It's Deja Vu all over again

di nenya85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima dell'inizio ***
Capitolo 2: *** Una piega nel tempo ***
Capitolo 3: *** Ritorno al Futuro ***
Capitolo 4: *** Attraverso lo specchio ***
Capitolo 5: *** La Minaccia Fantasma ***
Capitolo 6: *** I Fratelli Kaibamazov ***
Capitolo 7: *** Ė a questo che servono gli amici ***
Capitolo 8: *** Ora e Allora ***
Capitolo 9: *** La fine dell'infanzia ***



Capitolo 1
*** Prima dell'inizio ***


Ciao

Ciao ^^ Sono Aleen, e sono la traduttrice di questa storia. Sono abbastanza nuova dell’ambiente, ma leggo fic dall’alba dei tempi ^_^. Come prima traduzione, ho deciso di proporre “It’s Déjà Vu all over again”, di Nenya85. Si tratta di una fic di Yu-Gi-Oh! e come coppia principale (e quasi unica) presenta Seto Kaiba e Yami Yuugi. L’attenzione è incentrata soprattutto su Seto, e il personaggio è sviluppato davvero in maniera fantastica ^____^. La fic conterà più di quaranta capitoli… e io spero di essere all’altezza! Per cui… Bando alle ciance, ed ecco a voi...

 


 

 

It's Déjà Vu all over again

By Nenya85

Tradotto da Aleen (e Kim della B’n’R)

Beta read by Gekkeiju

 

 

Per favore, leggete e recensite. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di come parte la storia, ma, soprattutto all’inizio, mi accontento di sapere che qualcuno la sta leggendo.

 

AMBIENTAZIONE: la storia è ambientata dopo l’arco di Battle City e l’arco di Dartz.. Non include l’arco dell’Antico Egitto del manga, perché allora non ci sarebbe più niente da scrivere. Ne ho preso piuttosto alcuni elementi per creare la mia cronologia personale. In breve: Akunadin, (che è il padre del Gran Sacerdote Seth), e Zork Necropolis, che è l’incarnazione del male, cercano di conquistare il mondo al tempo del faraone. Quando falliscono, gli Oggetti del Millennio in loro possesso, l’Ascia e l’Occhio si sdoppiano, con una versione che resta in loro controllo, e l’altro paio che continua nella cronologia corrente fin nella Domino odierna.

 

RICONOSCIMENTI: Un po’ di tempo fa ho letto una storia intitolata “The Ties That Bind” di George Takahashi. Portava un Seto di 10 anni e un Mokuba di 5 a Domino. Mi ha fatto iniziare a pensare sul perché Kaiba dovrebbe provare a scappare, quanti anni dovrebbe avere, e cosa avrebbero da dirsi l’un l’altro le due versioni dei fratelli. Anche se questa è (se tutto va bene) originale, volevo riconoscere che l’ispirazione viene da “The Ties That Bind”.

 

NOTE SUL MANGA: quando possibile, uso la versione del manga degli eventi, con in mezzo accenni degli episodi sul Mondo Virtuale e l’Arco di Noa, semplicemente perché vi appaiono un sacco i fratelli Kaiba e loro mi piacciono. Quando necessario, metterò una Nota sull’Anime o sul Manga che spieghi le differenze di trama e personaggi dalla versione ufficiale.

 

DEATH-T: La storia si basa anche sulla versione del manga della storia di Yami Yugi e Seto Kaiba. Dopo che Yugi sconfigge Kaiba, al loro primo duello, questi è portato a creare il torneo di Death-T, e a costringere Yugi e i suoi amici a partecipare ad una competizione che può ucciderli veramente. Mokuba insiste nell’essere uno degli sfidanti di Yugi, e quando Yugi lo sconfigge, Kaiba costringe Mokuba a entrane nella “camera per la simulazione della morte” che aveva preparato per Yugi, finché Mokuba non è salvato da Yami.

.

 

 

 

CAPITOLO 1: PRIMA DELL’INIZIO

Il ragazzo non stava correndo. Con un piano adeguato, non c’era bisogno di correre. E il ragazzo aveva pianificato tutto molto attentamente. Non c’era nessun segno che qualcuno li stesse cercando. Con un po’ di fortuna, la caccia non sarebbe mai iniziata.

 

Il ragazzo era consapevole che non avrebbero potuto limitarsi a correre. Sarebbe stata una sfida, e lui non si sarebbe mai fermato fino a che lui non li avesse battuti. Ma cosa sarebbe successo se invece lui avesse pensato che loro avessero preso un’altra via di fuga? Se avesse pensato che il premio fosse definitivamente fuori dalla sua portata?

 

Era l’unica soluzione logica. Il ragazzo non aveva lasciato dietro di sé una lettera di suicidio. Sarebbe stato troppo finto. La cosa più dura era stata lasciare indietro i loro medaglioni, perché si rovinassero contro le rocce frastagliate, e affondassero nelle acque turbinose del fiume del loro terreno.

 

“Non possiamo abbandonarli! Sono tutto quello che ci è rimasto,” aveva protestato suo fratello.

 

“No. Non lo sono.” Aveva risposto il ragazzo. “Non finché abbiamo l’un l’altro. Guarda. È tutto a posto. Le foto sono solo copie. Ho ancora gli originali. Mi procurerò dei medaglioni più belli - dei medaglioni con immagini di Duel Monster – non appena saremo liberi. Te lo prometto.”

 

Un’altra infrangibile, impossibile promessa.

 

Si fermò per un momento, esitando, dando a suo fratello il tempo di adeguarsi alle sue più ampie falcate. Si chiese se stava facendo la cosa giusta, portando via il suo fratellino dal benessere e dalla sicurezza della casa più ricca di Domino.

 

Non era abituato a porre se stesso per primo. Non erano stati i pestaggi, le infinite notti insonni. Si era preparato per quello. Non avrebbe mai disturbato la vita di suo fratello per qualcosa di così insignificante. Ma si era accorto che se la residenza era ancora confortevole – non era più sicura. Non per suo fratello. Peggio, la minaccia più grande non era quella più evidente … quella che fumava il sigaro. Il vero pericolo giaceva nel suo stesso cuore, nell’oscurità che stava iniziando a insinuarsi nelle sue crepe. Tutto girava intorno al denaro che avrebbe sovvenzionato la loro fuga… e al modo in cui se lo era procurato.

 

Poteva anche avere solo 13 anni, ma non era stupido. Di fatto, era un genio. Questo era il problema. Questo era sempre stato il problema. Sapeva che non potevano vivere da soli. Quella sarebbe stata una maniera sicura per farsi catturare ed essere rispediti indietro. Ma se avessero avuto abbastanza soldi, avrebbero potuto assoldare qualcuno per far finta di essere un parente. Se avessero avuto abbastanza soldi, avrebbero potuto ottenere una nuova identità. Un terzo cognome, pensò il ragazzo con un sorriso. Dopo tutto, l’unico nome di cui gli era sempre importato era quello di Mokuba.

 

Ottenere il denaro era stato difficile, ma non impossibile. Se i soldi fossero semplicemente scomparsi, Gozaburo avrebbe capito che loro non erano morti, ma in fuga. Così lui aveva fornito una spiegazione, e un capro espiatorio.

 

Nessuno sapeva quanto bravo lui fosse con i computer. Questo era il segreto che aveva custodito più gelosamente. Nessuno sapeva che lui poteva infiltrarsi nella rete della Kaiba Corporation, trasferire denaro, far sì che il ladro sembrasse qualcun altro.

 

La scelta della sua vittima si era rivelata semplice. Kaeru era il braccio destro del suo padre adottivo. La persona di cui Gozaburo si fidava tanto quanto si fidava di chiunque altro – cioè per niente.

Kaeru era quello con l’incarico di assicurarsi che lui non dormisse fino a quando non avesse finito un incarico, quello che lo svegliava con uno schiaffo sulla bocca, quello che si era accorto della potente presa che suo fratello aveva su di lui, quello che lo teneva separato da Mokuba.

 

Sorrise al pensiero di Kaeru nei guai, un sorriso freddo e senza rimorsi. Gozaburo l’avrebbe certamente fatto punire, forse anche uccidere. Sogghignò, come avrebbe fatto un vero Kaiba – e fu questo che lo convinse finalmente a correre. Non voleva essere un Kaiba, ma cominciava a non vedere altra scelta. Cominciava a credere che l’unica soluzione rimastagli fosse diventare il più possibile simile a Gozaburo, e sconfiggerlo al suo stesso gioco. Era stato abbastanza da spaventarlo fino a farlo correre.

 

Aveva pianificato la loro fuga attentamente – pianificato tutto tranne la figura in vesti fluttuanti che gli stava bloccando la strada, chiamando il suo nome.

 

“Mi dispiace, Seto. Era un buon piano. Avrebbe potuto funzionare.” disse tristemente l’uomo.

 

Seto sapeva che l’uomo era veramente dispiaciuto. Era bravo a interpretare le persone. Ma capiva anche che quest’uomo voleva fermarlo. Il suo scarto a sinistra fu veloce, come erano veloci tutte le sue reazioni, ma non funzionò. Invece una luce accecante inghiottì sia il ragazzo sia suo fratello.

 

“C’è in gioco più di quanto tu ti renda conto. Più della tua stessa vita, o anche di quella di tuo fratello. Hai un compito da svolgere prima di ritornare nel tuo tempo. Cerca Yugi Motou e il suo … yami al Turtle Game Shop. Questo non sarà il nostro ultimo incontro.”

 

“Come se volessi incontrare questo pazzo in turbante di nuovo,” fu l’ultimo pensiero di Seto.

 

Sia il ragazzo che l’uomo erano così concentrati nel loro scontro che nessuno dei due aveva notato la figura che li stava osservando dall’ombra del vicolo. Una figura che imprecò come vide il lampo di luce e il ragazzo che spariva… poi si fece pensierosa. Aveva speso gli ultimi 3,000 anni ai piedi del suo padrone, Zork Necropolis. All’epoca del faraone, avevano tentato di avvolgere il mondo nelle Tenebre. Aveva fallito. Peggio, gli oggetti in cui aveva riposto tanta fede avevano perso i loro poteri.

 

Oh, l’Occhio dorato luccicava ancora freddamente al posto del suo originale, e l'Ascia era ancora nascosta nelle sue vesti. Ma quando lui era stato sconfitto, erano apparsi dei duplicati – solo per essere subito presi e controllati dai sacerdoti del faraone. E il loro potere era stato disperso – diviso tra le due rispettive copie, che non sarebbero dovute esistere nello stesso tempo e luogo. Per gli scopi del suo padrone, i preziosi oggetti sarebbero stati inutili fino a che non fossero stati riuniti. Questa era la sua missione.

 

E così, aveva osservato dalle tenebre per 3,000 anni, aspettando in un luogo dove il tempo non significava nulla. Un vantaggio, pensò, di un eternità nel limbo, era che gli aveva dato lo stesso potere del suo antico rivale, Shadi – il potere di viaggiare nel tempo. Si era trovato pronto quando gli oggetti erano finalmente riapparsi - insieme alla reincarnazione del figlio che lo aveva tradito. E lui lo sapeva – questa versione era perfetta. Lo strumento perfetto per correggere il suo errore.

 

La prima volta, aveva venduto la sua anima per fare di suo figlio il faraone. Aveva voluto che il ragazzo fosse allevato come un orfano, incorrotto dall’amore familiare. Ma aveva anche voluto un’occasione per crescere il figlio che lui stesso aveva ripudiato. Così la soluzione era stata il sacerdozio. Aveva addestrato suo figlio ad essere freddo, a desiderare il potere. Ma si era affezionato al ragazzo, a dispetto delle sue intenzioni; e aveva educato il bambino con un codice d’onore; un’integrità che, alla fine, suo figlio non avrebbe tradito. E questo era stato il suo errore fatale, un errore di padre. Perché affezionandosi al ragazzo, inconsapevolmente lo aveva reso capace di affezionarsi agli altri. E così Seto aveva dato la sua tenace fedeltà, forse anche il suo amore, al suo faraone. E Akunadin aveva fallito.

 

Quella volta.

 

Ma questa era una diversa epoca, e quello che camminava così risolutamente lungo le strade era un diverso ragazzo. Aveva un maestro migliore, molto più crudele.

 

Era strano, Akunadin rifletté. Lui aveva venduto la sua anima alla personificazione del male. Eppure anche in quest’epoca, suo figlio aveva trovato – no, aveva scelto – un mentore ancora più demoniaco.

 

E Gozaburo era riuscito dove Akunadin aveva fallito. Aveva rotto ogni legame con l’umanità che Seto possedeva. Akunadin aveva gioito quando il ragazzo aveva costruito Death-T. C’era un’oscurità in lui, un’oscurità che sarebbe cresciuta – fino a che il faraone non l’avesse estinta definitivamente. Fino a che il ragazzo stesso non fosse stato spedito nel Regno delle Ombre.

 

Akunadin non s’illudeva che il giovane uomo che era ritornato sarebbe potuto essere uno strumento adatto. Era troppo indurito; non avrebbe perseguito alcuno scopo tranne che il proprio.

 

Ma questa versione leggermente più giovane; questa che stava correndo verso la propria dannazione; questo ragazzo era perfetto. Era selvaggio; non riconosceva altra legge che il proprio volere. Sarebbe stato disposto a rischiare la propria anima – o ancora meglio, credeva che non esistesse. Ed era pronto a tutto pur di fuggire dalla trappola che lui stesso aveva disegnato. Zork Necropolis era riuscito a vedere almeno questo prima che la sua visione si offuscasse; nascondendo il futuro alla loro vista; indirizzando il corso delle loro azioni.

 

Egli considerò il bambino più piccolo, incollato alle gambe del fratello maggiore. Era inaspettato; non era esistito nel passato. Ma Akunadin aveva indagato molto attentamente questa linea temporale. Aveva visto la sua preda quasi uccidere suo fratello, casualmente, per un gioco. Seto l’aveva lasciato a morire in una stanza piena di mostri evocati dalla sua tecnologia - la sua magia di epoca moderna. Alla fine, Mokuba era stato salvato dalla nemesi di Akunadin – il faraone. Ma Seto l’aveva abbandonato. Così il bambino più piccolo doveva essere un peso irrilevante; il legame tra i fratelli debole; di nessun ostacolo ai suoi piani.

 

Stava per rivelare la propria presenza quando vide un nemico – Shadi. Poi vide il lampo di luce, e quando riaprì gli occhi, si ritrovò solo nel vicolo.

 

Ma Akunadin ci pensò su e sorrise. Poteva far volgere le cose a proprio favore. Sapeva che Shadi stava cercando di prevenire le sue mosse. Il che significava che Seto doveva essere riportato indietro. Ma cosa non avrebbe fatto Seto per l’uomo che poteva ora promettergli una fuga così totale?

 

 


 

NOTE DELL’AUTRICE: Kaeru significa “rospo”, che sembra essere un buon modo per descriverlo.

 

NOTA DELLE TRADUTTRICI: Anche noi aspettiamo commenti sul nostro lavoro di traduzione ^_^. Fateci sapere che ne pensate, e se avete consigli da darci. I vostri commenti verranno tradotti e spediti all’autrice ^^’’’.

Aleen (e Kim)

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Capitolo 2
*** Una piega nel tempo ***


Ciao

Ciao! Qui Aleen. Grazie mille per le recensioni! Sono commossa (sigh!). Sono sollevata che la traduzione vi soddisfi, a me la storia parte automaticamente in inglese, e non riesco mai a capire se in italiano il discorso fila lo stesso. Per cui continuate così! A proposito degli spazi del cap precedente, nell'anteprima c'erano, poi sono spariti, e ancora io e Kim ci chiediamo perché. >>;;; Qualcuno può aiutarci?

 


 

It's Déjà Vu all over again

By Nenya85

Tradotto da Aleen (e Kim della B’n’R)

Beta read by Gekkeiju

 

 

Per favore, leggete e recensite: ho sempre pensato (lo dice una poesia) che finché non è stata letta, una storia è solo inchiostro su una pagina, quindi vorrei sapere che ne pensate.

 

NOTE SUI NOMI: avere due set di personaggi con lo stesso nome può diventare piuttosto fuorviante. Perciò userò i nomi nel modo seguente:

Kaiba – si riferisce al Seto Kaiba di 18 anni

Seto – si riferisce al Seto Kaiba di 13 anni

Mokuba - si riferisce al Mokuba di 13 anni

Kouma – si riferisce al Mokuba di 8 anni (letteralmente significa “pony”)

 

 

CAPITOLO 2: UNA PIEGA NEL TEMPO

 

SETO POV

 

Le cose sembravano… differenti. Notai le macchine per prime. Erano più eleganti, in qualche modo - meno squadrate nel disegno - più aerodinamiche. Sbirciai fuori dal vicolo. Tutti sembravano avere un cellulare, un portatile o entrambi. Allora… non erano più giocattoli per i ricchi. Ero stato schifosamente ricco per 3 anni (con enfasi sullo schifosamente), ma non avevo dimenticato cosa voleva dire non avere niente, non essere niente.

 

Guardai in alto. Anche il profilo dei grattacieli era cambiato. Stavo osservando la torre che avevo sempre immaginato di costruire. Quella che avevo progettato nella mia mente. Poi vidi le iniziali che la decoravano – l’enorme KC. Quando Gozaburo l’aveva costruita? E, più importante, cosa diavolo stava succedendo?

 

Sapevo che c’era qualcosa di molto sbagliato. Sono un genio, ricordate? Avevo bisogno di risposte, e non le avrei ottenute rimanendo ad aspettare in un vicolo tutto il giorno. Portai Mokuba fuori nella strada. Fu in quel momento che vidi il giornale – più specificatamente, la data – 2004. In qualche modo eravamo arrivati 5 anni avanti nel futuro. O ci siamo stati mandati, pensai, ricordando il tizio col mantello, la luce accecante.

 

Mi aveva dato un indirizzo, e un paio di nomi. Sì – come se io fossi stato a sentire tutto quello che un clown vestito da donna mi diceva di fare.

 

Considerai le mie alternative. Non erano buone. Eravamo 5 anni avanti nel futuro. La banca e la carta di credito che mi ero attentamente procurato potevano essere scaduti, lasciando i miei soldi in un limbo elettronico. Con tempo, privacy e un computer connesso a Internet, potevo risolverlo.

 

Forse era il caso di riconsiderare il consiglio di quel pazzoide. Un negozio di giochi, anche uno con un nome stupido come 'Turtle Game Shop' doveva avere un computer.

 

Ma non avevo intenzione di cacciarmi ciecamente in una trappola. Più importante, non ci avrei condotto Mokuba.

 

Mi inginocchiai così che potessimo guardarci negli occhi. Così che capisse che ero serio. Lui aveva accettato tutto con tranquillità, come sempre. Diavolo, dopo l’orfanotrofio e Gozaburo, un tizio che emetteva lampi probabilmente era normale. Invidiai il suo dono di rimanere ignaro di tutto ciò che lo circondava, anche se sentivo la familiare fitta di sensi di colpa per non fare di meglio nel prendermi cura di lui.

 

“Ho qualcosa di cui mi devo occupare, Kouma.” Dissi, guardando il suo volto illuminarsi quando usai il nostro soprannome speciale, quello che avevo cominciato a dimenticare. Tuttavia, amavo vederlo sorridere ogni volta che lo chiamavo “Pony”. Era iniziato prima dell’orfanotrofio, quando lui si era rifiutato di tagliarsi i capelli finché la sua chioma non aveva finito per assomigliare a un Pony Shetland. Era diventata una battuta ricorrente, parte del nostro legame.

 

Per una volta ebbi un po’ di fortuna. Come avere fortuna in un incubo, pensai sarcasticamente. Il centro ricreativo che avevo finanziato era ancora in attività 5 anni dopo. Ancora un servizio per persone ricche che occasionalmente avevano bisogno di disfarsi dei figli ad orari assurdi. Ancora aperto fino a mezzanotte. Speravo di tornare per quell’ora, ma avevo imparato a non chiedere fortuna – o qualsiasi cosa avessi voluto.

 

Non mi voltai indietro mentre mi dirigevo verso qualsiasi cosa mi stesse aspettando al Turtle Game Shop - per lo meno l’avrei affrontata da solo.

 

Non appena fui dentro al negozio capii di aver commesso un altro sbaglio. Quelle persone mi avevano riconosciuto, e questo non poteva essere una buona cosa. Potevano anche essere gente di Gozaburo.

 

Indietreggiai verso la porta. Uno di loro, un biondo trasandato, gridò “Fermo. Non muoverti!” Mi si avvicinò. Mirai alla sua faccia. Quando alzò le mani per proteggersi, colpì quanto più forte possibile al mio reale obiettivo – le sue palle. Si accasciò imprecando. Afferrai ogni cosa che fosse a portata di mano, per la maggior parte giocattoli e pacchetti di carte, e iniziai a lanciarli, tenendo a bada gli altri, concentrandomi sul ragazzo alto dai capelli a punta. Potevo sentire il biondo ansimare dal pavimento ”Grandioso, ora crede di essere Jackie Chan!”

 

Io non sapevo chi diavolo fosse questo Jackie Chan, ma sapevo questo: qualsiasi cosa può essere resa un’arma. Gli altri stavano indietreggiando. Guadagnai la porta. Ero un bravo combattente. È curioso, ma Gozaburo non mi aveva mai punito per aver combattuto contro i suoi gorilla. Si limitava a mandarne uno più grosso la volta successiva, ogni volta che riuscivo a stenderne uno. Adesso capivo il suo ragionamento contorto. Mi aveva insegnato ad affilare la mia rabbia, ad usarla. In un certo senso, gli ero grato.

 

Ma era tempo di andare. Prima che qualcos’altro andasse storto.

 

“Kaiba, aspetta.” urlò la ragazza. Aveva una voce dolce. A Mokuba sarebbe piaciuta. Rischiai uno sguardo alle mie spalle, aspettandomi di vedere il familiare completo, di sentire l’odore del familiare sigaro – ma non c’era nessuno lì. Sogghignai. Pensava di spaventarmi chiamando il nome del mio padre adottivo?

 

Ma lei stava guardando me, un’espressione confusa sulla sua faccia. “S-Seto?” disse incerta “Cosa è successo? Perché sei così … giovane?”

 

“Quanto grande dovrei essere?” controbattei.

 

“Più o meno 18. Come noi” disse lei gentilmente.

 

Tornava. 5 anni nel futuro. Proprio come me.

 

Esitai, ancora per metà fuori dalla porta. La lotta aveva schiarito la mia testa. Chiunque fossero queste persone – non erano di Gozaburo. Lui non avrebbe mai assunto questo incapace gruppo di ragazzini. Decisi di rischiare un'altra domanda.

 

“Okay, chi di voi è Yugi Mutou? O un tizio chiamato Yami?”

 

“Io mi chiamo Yami, e questo è Yugi.”

 

Grandioso. Quei due avevano i capelli ancora più selvaggi che il biondo trasandato. (ma cos’avevano questi tizi contro i capelli? Nessuno di loro aveva mai sentito parlare di una spazzola?). Sembravano gemelli identici. Eccetto che quello che aveva parlato era più alto. Lo osservai. Portava al collo una piramide a testa in giù, con sopra lo stesso occhio del dannato che mi aveva spedito qui. Riconosco sempre le persone che stanno per diventare importanti per me e questo tizio dagli occhi cremisi era importante. Questo non mi rassicurava affatto. Dopo tutto, anche Gozaburo era importante.

 

Si tenne a distanza, disse piano “Non abbiamo cattive intenzioni.”

 

Non mi preoccupai di rispondergli. Mi limitai a fargli una domanda delle mie “Allora come conoscete il mio nome?”

 

“E’ un po’ complicato.”

 

“Se stai cercando un modo per dirmi che sono 5 anni avanti nel futuro, risparmia il fiato. Ci sono già arrivato.”

 

“Noi non ci siamo ancora incontrati, ma nel presente Seto… ” si fermò, “Seto… Kaiba è il mio più grande rivale”.

 

Socchiusi gli occhi. Tornava. Chi lo immaginava che Uomo Lampadina avesse del senso dell’umorismo?

 

“Rivale?” chiesi.

 

"Amichevolmente rivale.”

 

“Questa è una contraddizione in termini” osservai sarcastico “L’unica parola che va con amicizia è cazzata.”

 

“Questa è la prova. È proprio Kaiba” borbottò il biondo.

 

Sorrisi. Almeno qualcosa di familiare – un nemico dichiarato. Ma questo Yami stava parlando ancora.

 

“Ti piacerebbe vedere il tuo te stesso più grande?”

 

“Dipende. Dov’è Gozaburo?”

 

“Il tuo padre adottivo è morto due anni fa.”

 

“Che ne dici di provarlo?”

 

“Penso di poterlo fare io” disse il più piccolo, quello con gli occhi porpora, mentre scompariva nel retro. Ritornò con un qualche tipo di meccanismo elettronico – un giocattolo. Aveva inserito un deck di Duel Monster. Mi dovevo essere distratto – mi ci volle un momento per accorgermi del logo. C’era una grande KC sul davanti.

 

“Assomiglia a qualcosa che Gozaburo costruirebbe?”

 

Lo guardai. Diavolo, non riuscivo a toglierli gli occhi di dosso, sentivo il bisogno di accarezzare quelle linee eleganti. Non l’avevo mai visto prima, ma sentivo che era una parte di me.

 

“Si,” confermò Yugi “E’ il tuo design.”

 

Maledizione. Mi aveva capito così facilmente. “Okay, se voi volete portarmi da quest’altro Seto, suppongo che per me vada bene.”  Dissi, come se stessi concedendo un favore.

 

Ma la ragazza rovinò tutto chiedendo “Dov’è Mokuba?”

 

Considerai di dire “Mokuba chi?” ma sapevo che non avrebbe funzionato. Così ripiegai sulla mia bugia numero uno – quella che stava iniziando a convincere Gozaburo e i suoi gorilla. Quella a cui temevo di aver già cominciato a credere. La bugia che mi aveva messo in fuga.

 

“Quel cane randagio, che sta sempre a mordermi le caviglie? Dava troppi problemi. Mi stava intralciando la strada, così l’ho abbandonato.”

 

Tutti sorrisero. Il biondo roteò gli occhi. “Cosa ve ne frega?” li sfidai.

 

“Nessuno che ti conosca – in qualsiasi tua versione – crederebbe che tu abbia abbandonato tuo fratello così alla leggera.” replicò Yami.

 

Non potei fermare l’espressione di sollievo dal balenare nei miei occhi, né le parole dal fuggire.

 

“Allora ha funzionato… Allora io non ho…” dissi prima di bloccarmi, e annuì. Ero pronto ad andare.

 


 

NOTE DELL’AUTRICE: stavo cercando una voce che fosse chiaramente quella di Kaiba, ma suonasse comunque più giovane. Normalmente ciò potrebbe suggerire una persona più aperta e fiduciosa, ma nel caso di Seto penso che ciò significhi essere meno maturo e controllato, e molto più sospettoso, perché è ancora nel mezzo della sua lotta contro Gozaburo, e anche, terrificante come sembra, perché non ha avuto l’esperienza di Kaiba nel sapere che gli amici possono aiutarsi a vicenda. Voi cosa ne pensate?

 

NOTA DELLE TRADUTTRICI anche noi aspettiamo commenti sul nostro lavoro di traduzione ^_^. Fateci sapere che ne pensate, e se avete consigli da darci. I vostri commenti verranno tradotti e spediti all’autrice ^^’’'.

Aleen (e Kim)

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Capitolo 3
*** Ritorno al Futuro ***


Ciao

Ciao! Sempre Aleen. Grazie ancora per le vostre recensioni, continuate così! ^_^ gli esami non hanno fatto vittime, per fortuna, quindi ho avuto finalmente il tempo di ricontrollare la storia pubblicata finora: i cap precedenti sono stati ripostati inserendo le Note dell’Autrice, più alcune piccole modifiche (vedi Nota delle Traduttrici in fondo). Dovrebbero essere rimasti anche gli spazi, (l’HTML non mi ha morso stavolta).  

Buona lettura!


 

 

It's Déjà Vu all over again

By Nenya85

Tradotto da Aleen (e Kim della B’n’R)

Beta read by Gekkeiju

 

 

Per favore leggete e recensite: mi piace sapere che la mia storia viene letta, e vorrei sentire cosa ne pensate, e dove pensate che stia andando a parare.

 

IMPORTANTE! NOTA SULL’ANIME: Déjà vu è ambientata dopo l’arco di Dartz dell’anime. Non ho tutti i dettagli, perché mi baso su dei riassunti, ma ciò che segue è importante: Durante un duello contro Raphael, a Yami viene data una carta che farà emergere il suo lato oscuro (inteso come malvagio). Nonostante le proteste di Yugi, Yami è convinto di riuscire a controllarla, e che questo è l’unico modo per vincere il duello e salvare i suoi amici. Ovviamente giocare la carta segna la sua sconfitta. Poiché si trattava di una specie di Gioco delle Ombre, la sua anima deve essere rinchiusa in una lastra di pietra come punizione per aver perso. Ma Yugi lo spinge via e lascia che sia la propria anima a venire rinchiusa – lasciando uno Yami distrutto e dilaniato dal rimorso come unico possessore del loro corpo.

 

NOTE SULLO STILE: gli Italics sono usati per indicare i flashback. Le scene in cui Yugi e Yami comunicano telepaticamente sono segnate nella storia stessa, senza cambio di formattazione.

.

 

 

CAPITOLO 3: RITORNO AL FUTURO

 

YAMI POV.

Aveva l’abilità di Kaiba di stare ai margini del gruppo, precisamente dove poteva sentire e vedere tutto senza prendervi parte.

 

Sebbene stessimo camminando verso la sua casa, e lui fosse l’unico a conoscere veramente la strada, Seto si trovava in fondo al gruppo, con me. Dove poteva tenerci tutti nel suo campo visivo. Dove era appena fuori dalla portata di un braccio. Dove poteva confondersi nell’ombra se uno di noi faceva un movimento improvviso. Sorrisi all’evidenza del suo sospetto. In altri 5 anni, Seto avrebbe imparato a nascondere tutte le sue emozioni, anche la cautela.

 

Eravamo abbastanza vicini da sentire la voce di Yugi nella mia testa, mentre camminava davanti con Jounouchi.

 

“Sono fiero di Jou. Ne ha fatta di strada.”

 

Sorrisi. Era tipico di Yugi, che in tutto questo, il suo primo pensiero fosse per il suo amico.

 

“Si, Aibou. Non ho mai pensato che avrebbe perso un’occasione di rinfacciare Death-T a Kaiba. A qualsiasi Kaiba.”

 

“Bhe, immagino che una cosa sia battere un Kaiba adulto, un’altra insultare questo teppistello”

 

Ma per quanto inaspettati fossero stati gli eventi della serata, io non ero sorpreso. Ero rimasto in attesa di … qualcosa, sin dalla notte in cui Shadi era comparso alla nostra porta, di nuovo, portando la sua chiave.

 

Quell’estate avevamo riportato sei dei sette Oggetti del Millennio nella Valle dei Re. Shadi aveva insistito perché io e Yugi tenessimo il puzzle. Io avevo riottenuto parte delle mie memorie. Abbastanza per ricordare Shadi e Isis combattere al mio fianco. Abbastanza per ricordare Seto – mio cugino, compagno … e amante. Avevo abbastanza ricordi per sapere che davanti a me c’era un affare da concludere. Abbastanza memorie per non rimanere sorpreso all’improvvisa apparizione di Shadi al Game Shop.

 

La sua apparizione aveva causato lo scambio da Yugi a me. Shadi poteva anche essere mio alleato, ma la sua presenza significava sempre pericolo.

 

Come sempre, andò dritto al punto. “il tempo è diventato instabile.”

 

“Ma abbiamo sigillato gli Oggetti nelle tombe,” protestai.

 

“Pensavamo di averlo fatto. Due di loro, l’Occhio e l’Ascia sono … incompleti. Devono essere riuniti prima che si possano sigillare per davvero. Altrimenti c’è la possibilità che Akunadin possa procurarseli per il suo padrone, Zork Necropolis - che insieme loro possano finalmente riuscire, 3000 anni dopo, ad avvolgere il mondo nelle Tenebre. Dobbiamo essere noi a riunire gli oggetti separati, e sigillarli nella loro tomba una volta per tutte.”

 

Potevo sentire il sostegno di Yugi, come un fuoco che mi riscaldava dentro.

 

“Cosa dobbiamo fare?” Chiesi.

 

“Non ne sono sicuro. Il futuro non mi si è ancora rivelato chiaramente.”

 

“Bene, grazie per essere passato.” disse Yugi nella mia testa.

 

Ma Shadi stava già parlando…

 

“Ho avuto … dei flash del futuro. Proprio come tu hai avuto dei flash del passato. Verrà il momento in cui tu e Yugi avrete bisogno di essere in due posti diversi nello stesso momento. Così sono venuto con il dono che tu non hai ancora compreso di desiderare – il potere di darti il tuo proprio corpo.”

 

Non avevo bisogno del nostro legame per conoscere il primo pensiero di Yugi … Anzu. 

 

L’aveva sempre amata, ma aveva sempre avuto paura di avvicinarla, portando, come faceva, il suo rivale nel suo stesso corpo. E contro la mia volontà, ero stato davvero il suo rivale. Finché eravamo uno, non potevo far altro che riflettere i suoi sentimenti. Lui era il limite della mia esistenza. Io vedevo il mondo attraverso i suoi occhi; le sue emozioni correvano nel mio sangue. Il suo amore per Anzu era così forte da rendermi inerme nel resistere al suo influsso.

 

Pensavo, speravo, che Anzu avesse finito per amare Yugi; riuscendo ad allontanarsi dalla sua infatuazione per me. Lei lo conosceva e gli era affezionata laddove io ero l’amore dei suoi sogni. Ma le fantasie non sono fatte per le difficoltà e le cadute della vita di tutti i giorni. Ed io sperai che fosse abbastanza saggia da preferire la sostanza all’ombra.

 

Shadi aveva avuto ragione pure su di me.

 

La nostra battaglia contro Dartz mi aveva cambiato. Aveva segnato la prima volta in cui io ero stato veramente me stesso dopo 3000 anni. All’inizio non sentii nulla eccetto il senso di colpa per aver perso Yugi; per aver perso me stesso contro la mia stessa oscurità. Lo stesso senso di colpa che Kaiba doveva aver provato mentre ricomponeva la sua anima dopo il Death-T.

 

Ma una volta che ci fummo riuniti nuovamente, anche se il rimorso rimase, riaffiorarono altre memorie: Jou che mi riscuoteva con forza dal mio stato catatonico; Kaiba che rideva, felice di aver segnato un punto in più di me – lui aveva sconfitto il suo avversario mentre io avevo fallito – che mi diceva di cancellare l’onta dal mio titolo.

 

Vennero alla luce altre sensazioni: sentire il vento nei miei capelli, l’erba sotto i miei piedi,  sentire … me stesso per la prima volta in millenni. Mi ricordavo mentre correvo lungo i corridoi infiniti della Kaiba Corporation, USA, con tutti i mostri dell’inferno che ci inseguivano – con Kaiba al mio fianco. Mai stato così sicuro che sarei morto – mai sentito così intensamente vivo.

 

3,000 anni fa avevo accettato il mio sacrificio – o pensavo di averlo fatto. Ora, per la prima volta, rimpiangevo la brevità  della mia esistenza. Per la prima volta il legame tra me e Yugi non era abbastanza. Non ero più così contento di essere semplicemente l’oscurità di qualcun altro.

 

Ma mi interrogai sulle criptiche parole che Shadi pronunciò prima di partire: “Nella battaglia che si profila davanti a noi, la tua forza più grande diverrà la tua più grande debolezza.”

 

“Tu pensi che sia divertente – Seto, intendo. ” Yugi disse, i suoi pensieri che interrompevano i miei. Non era esattamente una domanda.

 

Pensai al tornado in miniatura che si era appena schiantato sulle nostre vite e sorrisi. “E tu no?” elusi.

 

“Vediamo, in più o meno 5 minuti ha distrutto il negozio del Nonno, colpito Jou nelle parti basse, e lanciato tutto quello su cui poteva mettere le mani sopra contro di noi. si, immagino che tu abbia ragione … è  piuttosto divertente.”

 

“Ma  è più di questo, no?” continuò “Lui ti piace. Una parte di te stava facendo il tifo per lui – come sempre.”

 

Non potei ignorare le parole della mia altra… della mia metà migliore. In tutti i nostri duelli, avevo combattuto per Seto Kaiba così come contro di lui. Avevo combattuto per mostragli la persona che avrebbe potuto essere. Adesso che mi trovavo nel mio proprio corpo, consapevole dei miei propri desideri, volevo l’occasione di combattere per fargli credere in se stesso… per fargli credere in me.

 

Osservai il ragazzo che stava camminando quasi, ma non esattamente al mio fianco. Aveva nascosto Mokuba in un rifugio temporaneo qualsiasi che aveva trovato. Conoscendo Kaiba, la separazione gli stava sicuramente lacerando l’anima. Stava per affrontare un futuro che, malgrado i suoi sforzi di nasconderlo, lo riempiva di terrore. Stava chiaramente fuggendo da qualsiasi orrore che aveva spinto i fratelli nella notte e li aveva scaricati qui. (Ed era difficile immaginare una qualunque cosa capace di far fuggire Kaiba). Poiché lui era qui, fuori dal tempo, ero pronto a scommettere che si fossero incontrati con Shadi, che è sempre un’esperienza sconvolgente. Eppure niente di tutto questo traspariva dal suo volto. La faccia era senza espressione, il corpo era apparentemente rilassato – o almeno, non più teso del solito. Poteva sembrare che stesse facendo due passi per una banale commissione. Nonostante tutto quello che era accaduto negli ultimi 5 anni, l’essenziale rimaneva intatto.

 

“Si, a dispetto di tutto, mi piace” risposi finalmente. “In un certo senso, è un bambino notevole”.

 


 

NOTA DELL’AUTRICE: Una cosa che ho trovato interessante in quel poco che so dell’arco di Dartz è che Yami, in un certo senso, tradisce Yugi. Rifiuta di ascoltarlo, e il suo desiderio di vincere, insieme alla certezza di essere inbattibile, causa la sua sconfitta, e porta Yugi a perdere la propria anima. Anche se è Yugi a decidere di sacrificarsi, mi è venuto in mente che ci sono alcuni parallelismi con l’esperienza di Kaiba che potrebbe essere interessante esplorare.

 

NOTA DELLE TRADUTTRICI: POV indica il “Punto di Vista”.

 

SECONDA NOTA DELLE TRADUTTRICI: Abbiamo deciso di tradurre Millenium Rod con “ascia”, anziché con “barra” per motivi stilistici, più che per correttezza di significato. In realtà esistono due maniere per indicare questo oggetto: “Sennen Shakujo” in kanji, e “Millennium Rod”, la traduzione data in katakana di fianco al nome giapponese. Il punto è che non solo Shakujo non si traduce con Rod, ma è evidente che l’oggetto in questione non è né uno né l’altro (Shakujo essendo il bastone sacro del monaco buddhista, e Rod essendo qualsiasi cosa che va dalla barra al parafulmine). Dopo alcune discussioni con Gekkeiju, abbiamo dunque deciso che l’oggetto in questione è una sorta di ascia usata a scopi religiosi, uno scettro, o comunque qualcosa di simile; ergo, delle due traduzioni usate in italiano (manga e anime), abbiamo tenuto quella che stilisticamente ci suonava meglio, ovvero Ascia.

 

Anche noi aspettiamo commenti sul nostro lavoro di traduzione ^_^. Fateci sapere che ne pensate, e se avete consigli da darci. I vostri commenti verranno tradotti e spediti all’autrice ^^’’'.

Aleen (e Kim)

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Capitolo 4
*** Attraverso lo specchio ***


Ciao! Qui un'Aleen molto dispiaciuta per l'immane attesa. Purtroppo sto ancora cercando di stringere un'alleanza con FrntPage, cosa non facile dato che il mio pc non l'ha mai avuto, e a quanto pare neanche il centro multimediale dell'università sa cos'é. Triste verità. Cmq se vedete questo capitolo vuol dire che per ora ho vinto io. Buona lettura!

 


 

 

It’s Deja Vu all over again

By Nenya85

Tradotto da Aleen (e Kim)

Beta-read by Gekkeiju

 

 

Per favore leggete e recensite: mi piace sapere che la mia storia viene letta, e vorrei sentire cosa ne pensate, e dove pensate che stia andando a parare.

NOTA DI NENYA85 AI LETTORI ITALIANI: l’autrice ringrazia tutti di cuore per le recensioni, ed è felice che la storia vi piaccia. E’ molto eccitata di essere all’EFP, in versione italiana ^^.

 

IMPORTANTE! NOTE SULL’ANIME: alla fine di DOOMA, Kaiba e Yami stanno combattendo insieme contro Dartz (il cattivo principale). Kaiba sacrifica i suoi life points per Yami (non so come funzioni – mi sono basata sui riassunti) e cade tra le braccia di Yami – dato che questo è una specie di Gioco delle Ombre, crede di rinunciare alla sua vita. Dice a Yami che è felice di ripagare i finalmente i suoi debiti, e muore tra le sue braccia. (forte, huh?). Comunque, questo ovviamente viene fuori più di una volta nella storia, ma lo spiego qui.

 

NOTE SUL POV: da qui in poi, la narrazione cambia, spesso nel mezzo del capitolo, in base al POV necessario per portare avanti la storia. Ho inserito degli spazi doppi, e ho messo in evidenza ogni cambio di POV, perciò spero che non vi confonda.

 

PROMEMORIA DEI NOMI: Seto si riferisce al Seto Kaiba di 13 anni, e Kaiba a quello di 18 anni.

 

 

CAPITOLO 4: ATTRAVERSO LO SPECCHIO

KAIBA POV

Avrei dovuto saperlo che qualcosa sarebbe andato storto prima che la giornata finisse. Gli anniversari, anche quelli segreti, sono una rottura.

 

Ero sdraiato sul pavimento con Mokuba, giocando a scacchi. Tipo come ai vecchi tempi… molto vecchi tempi. Fin da Battle City avevo deciso di riprendere a giocare. Non era Duel Monster, ma non era male.

 

Le mosse di Mokuba iniziavano ad essere casuali. Si stava addormentando mentre giocava. Probabilmente avrei dovuto fermare il gioco ma, non essendomi mai stata imposta, l’ora giusta di andare a letto era una delle poche cose che non avevo mai capito.

 

Non so perché mi degnai di rispondere alla porta. Voglio dire, ho delle guardie del corpo per questo genere di cose, ma nessuno di sospetto sarebbe mai riuscito ad arrivare alla porta, comunque. Quando la aprì, sembrava che ci fosse uno sciame di Yugi-tachi all’entrata.

 

Prima che io riuscissi a chiedere cosa diavolo stavano facendo tutti qui, il randagio irruppe: “Wow, Kaiba, sei in  tuta!”

 

Qualcuno si è mai chiesto perché io ignori questi idioti? Voglio dire, era tardi; era sabato. Cosa credevano, che dormissi in un fottuto cappotto?

 

Ignorai il perdente, come facevo sempre. Mi concentrai, come facevo sempre, su Yugi – o più specificatamente, sul suo altro se stesso. Quindi, ce n’erano veramente due, proprio come aveva detto l’e-mail. L’aveva mandata Yugi. Dopo tutte le volte che l’avevo usato per fargli riferire messaggi al suo altro se stesso, credo che avesse deciso di ricambiare il favore. E logicamente, uno non può aspettarsi che l’ex-spirito-di-un-faraone vecchio di 3000 anni sappia molto sui computer. Il messaggio era stato semplice: “Volevo che lo sapessi – ognuno di noi ha il suo proprio corpo.” La leggevo ogni giorno. Non avevo mai risposto. Sarebbe stato ammettere che ero abbastanza importante per loro… per lui … da valere un messaggio. Sarebbe stato ammettere che lui era abbastanza importante per me, da rendermi felice di ricevere la sua e-mail.

 

E ora loro erano lì, sottocasa.

 

“Oh grandioso” li schernii. “questo vuol dire che devo sconfiggervi tutti e due per reclamare il titolo?”

 

Yami mi rivolse quel mezzo sorriso dei suoi. Era l’unico che avesse mai capito le mie battute dichiaratamente sprezzanti. Il sogghigno si allungò nel familiare sorrisetto compiaciuto. Quello che significava sempre guai.

 

“Tieniti forte, Kaiba” disse “Yugi e io non siamo i soli duplicati a Domino.”

 

SETO POV

Non potevo vederlo. La folla intralciava. La sua voce era profonda e risonante mentre si punzecchiava con Yami. Io testai le parole “amichevolmente rivale” sulla lingua, ma le sentivo ancora aliene. Mentre parlava con Yami, la sua voce non era esattamente cordiale, ma non era neanche fredda.

 

Finalmente i gemelli tricolore si fecero da parte, così che potei dargli una buona occhiata. Era alto. Cavolo, questo avrei dovuto immaginarlo. Anche adesso, ero alto quasi quanto il nanetto al mio fianco, solo un paio di pollici di scarto dal suo gemello dagli occhi cremisi. Ma lui torreggiava sopra tutti loro.

 

All’orfanotrofio ero sempre stato più alto degli altri ragazzi della mia età. Era stato un vantaggio, anche se avevo imparato che cervello, ferocia e determinazione contavano di più.

 

La sua faccia era liscia e inespressiva quasi come le maschere di porcellana che erano probabilmente ancora appese nella sala da pranzo. I suoi occhi non si spalancarono per la sorpresa, né si socchiusero per il sospetto. La loro durezza mi disse che il mio peggior incubo si era avverato.

 

Gozaburo era morto e lui era vivo. Questo probabilmente significava che lui aveva vinto. Ma da dove mi trovavo io, sembrava al massimo, una vittoria parziale. Un’occhiata fu abbastanza per dirmi che Gozaburo aveva affondato i suoi uncini in me più profondamente di quanto avrei mai riconosciuto o ammesso. Feci un passo indietro.

 

Ora i suoi occhi luccicavano come quelli di un predatore che ha scovato la preda. Stese la mano - non per fermarmi, ma per assicurarsi che ero solido. “Così, non è un ologramma” mormorò. Si guardo intorno, e per la prima volta la sua voce rivelò un’emozione aldilà del distaccato divertimento.

 

“Dov’è Mokuba?” chiese bruscamente.

 

Lo fissai negli occhi. Non dissi niente. Resistevo.

 

Sorrise; il sorriso di un lupo; il sorriso di Gozaburo.

 

“Molto bene. Nemmeno io mi fiderei di me stesso. Fortunatamente conosco il modo di smuovere questa situazione. Sembra che prima di mostrarmi il tuo Mokuba, tu voglia vedere il mio. Posso giocare anch’io a questo gioco.

“MOKUBA, vieni qui,” urlò.

 

MOKUBA POV

Mi svegliò il suono del mio nome. Ero caduto addormentato sopra la scacchiera, sparpagliando i pezzi. Stavo perdendo comunque. Sentì Nisama chiamarmi ancora. Non riuscivo a identificare l’emozione nella sua voce – non che la sua voce fosse mai facile da interpretare – anche per me.

 

C’era nella sua voce una nota di eccitazione soppressa, quasi di urgenza, decisi. Ma non c’era pericolo. Questo lo sapevo. Se ci fosse stata una minaccia, non avrebbe mai chiamato il mio nome; sarebbe morto sulla soglia prima di avvisare un potenziale nemico della mia presenza. Questo poteva significare solamente una cosa… Yugi e i suoi amici erano qui.

 

Corsi alla porta, strofinandomi gli occhi. Ebbi appena il tempo di ricompormi prima che un tornado dai capelli castani e gli occhi blu mi raggiungesse, e quasi mi buttasse a terra. Tenne il mio viso tra le sue mani e mi fissò negli occhi.

 

“MOKUBA!”

 

Era mio fratello… ma aveva la mia età ed era grande come me. Non sapevo cosa fosse successo, ma lui era reale, era solido, mi stava abbracciando – con un’espressione di sollievo negli occhi normalmente inespressivi. Non sapevo cosa diavolo stava succedendo, così finì per dire la prima cosa che mi venne in mente.

 

“Wow… mi sa che sono più alto di te”

 

“No, certo che no” replicò lui immediatamente.

 

Ma Nisama, il mio Nisama, inclinò la testa, e ci osservò attentamente. “Sì che lo è” disse con il suo tono misurato “per circa un quarto di pollice.”

 

Tirai un sospiro rassegnato alla soddisfazione che trapelava dalla sua voce. Era così tipico di mio fratello prendere le mie difese, anche contro se stesso.

 

Ma Nisama stava parlando di nuovo.

 

“Bene, adesso che hai visto che il mio Mokuba è vivo e in buona salute, è ora di andare a prendere il tuo. Se ti serve un’altra prova della mia buona fede – ecco qui.”

 

Si sfilò il medaglione dalla testa, e lo lanciò al suo se stesso più giovane. Stetti a osservare i due – improvvisamente congelato, improvvisamente timoroso di sapere cosa stava per succedere. Gli ci erano voluti più di due anni per mantenere quella promessa. Trenta mesi da quando i medaglioni di Duel Monster pendevano dal nostro collo, proteggendo le nostre foto.

 

“Non vuoi sapere dove si trova Mokuba?” chiese la versione più giovane.

 

“Lo so già,” rispose. “Sono stato io a trovare quel centro ricreativo – in caso avessi avuto bisogno di nascondere Mokuba per alcune ore. Il mio asso nella manica. Non ho mai avuto occasione di usarlo – o almeno così pensavo.”

 

Nisama aveva addosso il suo cappotto e le sue scarpe, iniziava a farsi largo tra Yugi e i suoi amici.

 

“Kaiba – fermati!” lo chiamò lo Yugi con cui duellava sempre mio fratello. Potei vedere la frustrazione crescere nei suoi occhi cremisi quando questi lo ignorò.

 

Lui non capiva. C’era un Mokuba là fuori, e nessuna versione di mio fratello sarebbe stata completamente a posto fino a che non fosse tornato a casa.

 

“Yugi.” Dissi, facendo appello al più piccolo dei due. “Lascialo andare a prendere Mokuba. Se il tuo aibou prova a fermarlo, Nisama farà qualcosa di cui si pentirà in seguito.”

 

Gli occhi di Yugi divennero assenti. Poi udì l’altro urlare “Stai attento, Kaiba. Qui c’è in opera più di quando tu sappia.”

 

Ma mio fratello si limitò a scoprire i denti nel suo sorrisetto. ”Sbagliato. Io ne so molto di più di te su questa notte. Ho avuto cinque anni per pensarci… per tentare di comprendere cosa era andato storto .. per chiedermi come mai finimmo per ritrovarci alla residenza senza il ricordo di essere stati catturati ... e sembra che stia finalmente per avere delle risposte.”

 

Cinque anni fa mio fratello provò a scappare. Quel tentativo fallito iniziò un’odissea che lo lasciò come il CEO della Kaiba Corporation 2 anni e mezzo più tardi, che lasciò il mio patrigno morto sul marciapiede sotto le finestre della Kaiba’s Tower. Era stato un viaggio che aveva portato mio fratello sull’orlo dell’omicidio delle persone ora davanti a noi.. e quasi ad uccidermi… prima della fine dell’anno successivo. Che avrebbe portato il suo cuore ad essere frantumato dall’uomo che adesso stava chiamando il suo nome con ansia e preoccupazione… che avrebbe portato mio fratello ad offrire la sua stessa vita in sacrificio mentre combatteva al fianco del suo rivale.

 

Cinque anni fa mio fratello aveva iniziato un viaggio che non era mai veramente finito, che lo aveva portato, lungo il suo percorso, indietro alla residenza... indietro a giocare a scacchi con me sul pavimento, mentre tentava di ricomporre insieme i pezzi della sua vita che aveva iniziato a frantumarsi, esattamente 5 anni fa, questo stesso giorno. Il mio sguardo passò dall’uno all’altro dei miei fratelli maggiori, in piedi ai due lati come fermalibri… con il Death-T, con la Battle City, con la Kaiba Corporation, con me, con le loro promesse… che stavano tra di loro; che li separavano.

 

“E così, era stato un buon piano dopo tutto,” disse Nisama con calma soddisfazione, le sue parole che si facevano largo tra i miei pensieri.

 

C’era una corrente sotterranea di eccitazione nella sua voce, nel momento in cui balzò in macchina, la sua controparte più giovane già accanto a lui. Mentre seguivo Nisama, sapevo che era già concentrato sulle sue risposte, sul suo futuro. Mi chiesi quale prezzo fosse preparato a pagare questa volta.

 

Si volse verso il suo se stesso più giovane. “Sarai contento di saperlo, la tua logica è stata impeccabile. Non ho mai più visto Kaeru.”

 


 

 

NOTE DELL’AUTRICE: lo so che aspettavate di vedere Kaiba e Seto incontrarsi – e poi ho realizzato che al loro primo incontro, l’unica cosa in comune tra i due sarebbe stata (sorpresa): Mokuba!

 

NOTE SULL’ALTEZZA: so che la tentazione è pensare a Mokuba come ad un tappo. Ma questo perché è sempre vicino a Kaiba. Se ci pensate, lui é cinque anni più giovane degli altri. E quelli sono i cinque anni in cui i ragazzi crescono di più. E persino adesso, è alto come Yugi (Okay, Yugi è un tappo!) Ma non è comunque tanto più piccolo di Anzu o Jounouchi, considerando la differenza d’età. Perciò penso che sia più probabile che lui sia davvero alto per la sua età – se fosse mai vicino a qualcuno della sua stessa età. Inoltre, proprio non ho potuto resistere a farlo leggermente più alto di Seto.

 

NOTE DELLE TRADUTTRICI: Nisama è il termine usato dall’autrice per indicare “fratello maggiore”. In realtà, l’ortografia corretta sarebbe Niisama o Nii-sama. Comunque, manterremo la grafia dell’originale.

Nota delle traduttrici: anche noi aspettiamo commenti sul nostro lavoro di traduzione ^_^. Fateci sapere che ne pensate, e se avete consigli da darci. I vostri commenti verranno tradotti e spediti all’autrice ^^’’'.

Aleen (e Kim)

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Capitolo 5
*** La Minaccia Fantasma ***


DEJAVU

 

 

I’ts Deja Vu all over again

By Nenya85

Tradotto da Aleen (e Kim della B’n’R)

 

 

Per favore Leggete e Recensite: mi piace veramente ascoltare di persone che leggono la storia, e vorrei sapere cosa ne pensate, e dove vi sta portando il vostro pensiero.

 

NOTE SULLE NOTE DELL’AUTRICE: le note necessarie per la comprensione e, si spera, per la godibilità dei capitoli sono all’inizio. Le note alla fine (che possono essere evitate facilmente) sono una sorta di flusso di coscienza su vari aspetti di Yugioh

 

NOTE SUI NOMI: Anche se “Seto” l’ho usato esclusivamente, finora, per riferirmi al Seto Kaiba tredicenne,  proprio non riesco a immaginarmi Shadi che si riferisce alla versione diciottenne chiamandola “Kaiba”, dato che in Egitto lo conosceva come Seto. Perciò quando Shadi usa il nome “Seto” si sta riferendo al Seto Kaiba diciottenne. 

 

NOTE SU SHADI: ho notato che, anche se Shadi appare e scompare, può anche manipolare oggetti solidi. Nel manga intreccia corde; nel DVD aiuta Honda e Otogi a non cadere dal dirigibile. Perciò la mia personale interpretazione – e quella con cui andrò avanti in questa storia – è che anche se lui può muoversi attraverso le pareti (senza contare attraverso il tempo), una volta che appare da qualche parte – è solido, e può interagire con persone e cose.

 

PROMEMORIA DELL’ANIME: durante un duello contro Rafael, a Yugi viene data una carta che porterà alla luce il suo lato oscuro (inteso come malvagio). Nonostante le obiezioni di Yugi, Yami è convinto che sarà in grado di controllare la carta, e che questo è l’unico modo di vincere la partita e salvare i suoi amici. Ovviamente giocare la carta segna la sua sconfitta. Dato che si tratta di una specie di Gioco delle Ombre, la sua anima doveva essere sigillata in una lastra di pietra come punizione per la sconfitta. Ma Yugi lo spinge da parte e permette che la propria anima venga intrappolata al suo posto – lasciando uno Yami affranto e oppresso dal senso di colpa come unico possessore del loro corpo.

 

 

 

 

CAPITOLO 5: LA MINACCIA FANTASMA

 

YAMI POV

Seto entrò in casa, con un Mokuba di 8 anni tra le braccia. Era troppo pesante da portare per un tredicenne, ma uno sguardo alla stretta di Seto mi convinse che non avrebbe lasciato suo fratello a nessuno - nemmeno al suo se stesso più vecchio. E Kaiba aveva le braccia piene del proprio Mokuba.

 

Era difficile dire se il Mokuba più grande fosse veramente troppo stanco per camminare, o fingesse sonnolenza in risposta al bisogno non detto del fratello di avere un proprio Mokuba da abbracciare. L’unica cosa di cui ero sicuro, di cui ero sempre stato sicuro, era che il loro rapporto era tanto intenso e intricato quanto quello tra Yugi e me. Ed era appena stato elevato al quadrato.

 

“Kaiba – dobbiamo parlare” lo chiamai, mentre mi passava accanto, senza degnarmi di uno sguardo.  

 

“Mokuba ha 8 anni. È affamato e ha avuto una lunga giornata. Voglio essere sicuro che si senta a casa. E anche questo è probabilmente affamato di nuovo,” disse con un cenno verso il ragazzo tra le sue braccia. “Quando avrò finito con loro, potremo parlare.”

 

Senti la voce di Yugi nella mia testa. “Perché non dovrebbe sentirsi a casa? Questa è la sua casa.”

 

“Penso che dipenda in primo luogo dal motivo per cui si trovavano per le strade di Domino” risposi.

 

“Inoltre,”  Kaiba disse. “Se tu sei ancora qui, significa che devi volere qualcosa. Perciò sono pronto a scommettere che aspetterai ancora un po’.”

 

Continuò, come se non mi avesse appena insultato, “allora come dovrei chiamarti, adesso?”

 

“Yami.” Risposi.

 

“Oscurità.” Tastò le parole sulla lingua. “Ti si addice,” disse mentre se ne andava.

 

Non appena scomparì in casa sua, Shadi apparve al mio fianco. “E’ pazzo a parlarti in modo così irriverente? Tu sei il suo faraone!”

 

“Non più. Può anche essere la reincarnazione del mio Gran Sacerdote -  e del tuo amico – ma Seto Kaiba è veramente solo se stesso.”

 

SHADI POV

Come entrò nella stanza, Kouma mi saluto, sorridendo. Immediatamente, lo sguardo di Seto si indurì. Si accigliò nel riconoscermi; come se qualche ricordo vagante fosse emerso. Studiai il mio vecchi amico, in questo nuovo aspetto – e fui impreparato alla furia cieca nei suoi occhi, quando li alzò sui miei.

 

“Così, ecco il fantasma,” disse.

 

Mi colse di sorpresa. Il suo primo colpo rovesciò la mia testa all’indietro. Con il secondo mi ripiegai su me stesso, tenendomi lo stomaco. Avrei dovuto ricordarmi quando ingannevole poteva essere. Violenti com’erano, i colpi erano stati delle finte. Mentre iniziavo a raddrizzarmi, afferrò le mie vesti, si portò dietro di me e mi lanciò oltre la sua spalla. Aveva calcolato il lancio così che invece di cadere innocentemente sul pavimento, volai attraverso la stanza per schiantarmi contro la parete.

 

“Sembri abbastanza reale, adesso,” commentò mentre mi rimettevo in piedi. Il suo se stesso tredicenne lo stava guardando con approvazione, aspettando che continuasse.

 

“Kaiba!” gridò Yami. Fu tutto quello che disse, ma fermò Seto dov’era.

 

 “Un uomo che passa attraverso le pareti e può… piegare il tempo. Vediamo, ho finalmente messo insieme due più due… ed equivale a cinque anni.”

 

“Come facevi a sapere che poteva passare attraverso le pareti?” domandò Jounouchi.

 

“Le telecamere di sicurezza sulla Battle Ship lo hanno ripreso,” disse senza darvi peso.

 

“Perché non hai detto qualcosa?” chiese Anzu, curiosa.

 

“In quel momento, sembrava… inconsistente.” Sogghignò alla sua stessa battuta.

 

“Aspetta un momento, maledetto bastardo,” urlò Jounouchi “avevi delle telecamere che ci controllavano?”

 

 “Solo nei luoghi pubblici. Credimi, non avevo nessun interesse a scoprire cosa stavate combinando nelle vostre stanze.” Si voltò verso Anzu, “Anche se devo ammettere una debole curiosità su cosa pensavate di fare tu e Isis con il corpo incosciente di Rishid quando avete iniziato a giocare all’aula di musica con lui. Non sapevo che vi piacessero mezzi morti.” 

 

Nel tumulto che seguì, realizzai ciò che aveva cercato di dirmi il mio faraone. Questo non era il mio vecchio amico. Il Seto che conoscevo era stato difficile; era stato spinto a dimostrare il proprio valore a colui che chiamava il suo maestro, e al suo faraone. Ciò lo aveva condotto a compiere molte azioni insensate. Ma era stato in grado di operare, entro i limiti della sua personalità, come parte di un gruppo. Queste erano le persone più vicine a lui, adesso – i suoi alleati. E in soli 5 minuti, lui si era deliberatamente alienato tutti quelli che erano nella stanza. Tutti, eccetto il mio faraone – che lo stava osservando con tranquilla rassegnazione.

 

Avevo capito adesso. Io ero stato fatto rinascere all’infinito, con i miei ricordi per la maggior parte intatti. Ma Seto era veramente rinato da capo ed era stato modellato da venti differenti. Era concentrato sui suoi obiettivi come lo ero io; era concentrato come lo era sempre stato – ma i suoi propositi erano oscuri. Le mie dita scivolarono al mio fianco. Mi chiesi quanto ci sarebbe voluto prima che fossi costretto a usare la mia chiave; a esplorare la mente dell’estraneo che era stato mio amico.

 

YAMI POV

Eravamo seduti ad un tavolo per conferenze; chiaramente Kaiba inseriva la nostra visita nella categoria “lavoro”, piuttosto che in quella “di piacere”.  Le due coppie di fratelli erano diagonalmente l’una di fronte all’altra. Kouma era in braccio a Seto, e stava sonnecchiando. Mokuba era seduto di fianco a Kaiba. Seto non aveva ancora parlato da quando era entrato nella stanza. Kaiba era stato altrettanto silenzioso, fin dal combattimento. Sembravano ignorarsi l’un l’altro… tranne che per le occhiate, rapide e speculative, che a tratti correvano lungo la tavola.

 

La mia mente iniziò a distrarsi mentre Shadi ricapitolava la situazione. Non molto era cambiato. Era abbastanza sicuro che Akunadin sarebbe riuscito a seguire Seto in questo tempo. Ma non poteva semplicemente impadronirsi degli oggetti e consegnarli al suo padrone, Zork Necropolis; l’essere a cui aveva venduto la propria anima 3000 anni prima. Questi erano Oggetti del Millennio. Aveva bisogno che gli venissero consegnati, o di vincerli in duello ai loro legittimi padroni. E questo ci dava l’opportunità di reclamare per noi le sue versioni.

 

Seto, come reincarnazione del mio primo sacerdote, aveva controllato l’Ascia. Per quanto sembrasse strano, aveva anche ereditato il diritto all’Occhio da suo padre, lo stesso Akunadin. Mi chiesi se gli dei avessero il senso dell’umorismo.

 

Shadi aveva sottolineato che la permanenza nel futuro dei fratelli Kaiba era temporanea. Una volta che avessimo sconfitto Akunadin e riunito gli oggetti, Seto e Mokuba dovevano tornare indietro al loro proprio tempo … alla loro vecchia vita. Era l’unico modo per sigillare Zork e Akunadin nella loro prigione; per preservare intatta la nostra linea temporale. Fu un’informazione che il Seto Kaiba più giovane ricevette in un silenzio gelido.

 

Shadi puntualizzò che se avessimo avuto successo, i Kaiba più giovani non avrebbero ricordato nulla di tutto questo. A questo promemoria, la faccia di Kaiba si oscurò. Shadi lo guardò. “Niente è scritto nella pietra,” disse. “Siamo nel presente adesso, e gli eventi devono svolgersi da soli, come faranno. La fine può ancora essere cambiata. Zork e Akunadin possono ancora vincere … se noi glielo permettiamo.”

 

Kaiba non reagì. In effetti, non sembrava prestare molta più attenzione di quanto facessi io. Oh, ero sicuro che avesse afferrato tutti i punti salienti, ma era troppo occupato a rimuginare sul fallimento di qualunque piano Shadi avesse rovinato cinque anni prima. Eppure mentre osservavo Kaiba, ero sicuro che le due cose erano collegate.

 

Era bello rivederlo ancora.

 

C’era sempre stata una connessione tra noi due, un legame che si era fatto più profondo ad ogni duello. Non riuscivo a cancellare il ricordo di aver corso fianco a fianco con Kaiba, come se fosse quella la nostra giusta maniera di essere. Ero stato consapevole del mondo solo attraverso il prisma dei pensieri e dei sentimenti di Yugi. Ora i miei iniziavano ad irrompere in me, e realizzai che la percezione di Kaiba era quella che più volevo esplorare. Perché per quanto amassi Yugi; per quanto avessimo condiviso un corpo … il mio cuore non aveva mai danzato come faceva quando fissavo il viso orgoglioso di Kaiba. Era come se avessi ottenuto il mio proprio corpo, la mia propria anima… solo per essere attirato verso di lui.

 

E per quanto fossimo rivali, o forse proprio per questo, mi sentivo a mio agio accanto a lui, come non mi sentivo con nessun altro, nemmeno con Yugi ormai, da quando l’avevo tradito. Mi ero arreso alla mia stessa oscurità durante il duello contro Raphael; in parte, avevo tenuto il nome Yami per ricordare a me stesso la mia debolezza. Ed ora vivevo con il perdono di Yugi; seguendo la strada che Kaiba aveva percorso davanti a me.

 

Lo avevo quasi ucciso alla Torre di Pegasus. Gli amici di Yugi avevano cercato di giustificarlo: lo avevano ignorato concentrandosi sull’imbroglio di Kaiba. Ma lo stesso Kaiba aveva capito, e penso, approvato. E il suo riconoscimento come un dato di fatto dell’oscurità nella mia natura, nel mio nome, mi faceva sentire un’affinità con lui, come se fossimo ancora i cugini che eravamo stati in un lontano passato che sembrava ora risorgere da sé.

 

Shadi aveva finito le spiegazioni. L’incontro era terminato con una risata quando Jounouchi aveva detto. “Oh, diavolo, vuoi dire che il destino del mondo dipende da Kaiba che fa la cosa giusta?” 

 

Fortunatamente, Kaiba aveva ignorato Jounouchi, come aveva ignorato tutto ciò che accadeva intorno a lui. Rivolse la sua attenzione a ciò che lo aveva probabilmente preoccupato per tutto il tempo – dove avrebbero dormito i suoi inaspettati ospiti. Mi interrogai sul suo problema, fino a quando realizzai che stava tentando, senza successo, di trovare una stanza in questa grande villa slegata da ricordi spiacevoli. Alla fine li mise insieme nella stanza di Mokuba, che era collegata alla sua. Supposi che Mokuba avrebbe dormito con lui. Avevano chiaramente bisogno di stare insieme tanto quanto le loro controparti.

 

Andò di sopra per sistemare tutto. Mi ritrovai in piedi a fianco del Mokuba più grande, mentre aspettavamo la limousine che doveva portare noialtri a casa. Mi sorrise con fare birichino, senza più traccia di sonno… all’improvviso appariva giovane come la versione di otto anni.

 

“Non ha mai risposto, ma legge l’e-mail al minimo una volta al giorno, sai. Ho controllato il numero di volte in cui l’ha aperta.”

 

Gli sorrisi, improvvisamente riscaldato da qualcosa di più della aria estiva.

 

 

MESSAGGIO DA GKJ: Salve carissimi/e lettori/trici!! Sono la Beta-reader di  IDVAOA! Momentaneamente sono in trasferta a circa 8 ore di fuso orario. Importanti ragioni di studio (seeeeee....) e qualche difficoltà di reperimento internet mi ostacolano nel mio lavoro di sventramento dell'orig... hem... sistemazione della traduzione in piena coerenza con il testo originale (Per fortuna Aleen & Kim riescono poi a far conciliare le varie versioni!). Ma non vorrei negarmi il piacere di darvi una piacevole traduzione, per cui per ora abbiate un po' di pazienza per i ritardi, e continuate a sostenere le nostre traduttrici con entusiasmo! Yeah! (Ok, dopo questo "yeah!" avete tutto il diritto di insultarmi ^^)

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Capitolo 6
*** I Fratelli Kaibamazov ***


Ciao a tutti (quei pochi lettori rimasti dopo più di un anno di assenza). Qui Aleen. È passato un sacco di tempo dall’ultimo aggiornamento. Non abbiamo abbandonato questo progetto, non ce ne siamo state nemmeno con le mani in mano: io e kim siamo andate in Giappone per un po’, tornate noi è ripartita gekkeiju, lauree, cambi di università e sfighe varie non hanno aiutato. Ma tant’è. Fossi una lettrice sarei molto arrabbiata e molto delusa. Perciò, oltre che a chiedervi scusa, vorrei rassicurarvi che Déjà vu continuerà: l’aggiornamento non sarà velocissimo (si tratta comunque di un lavoro impegnativo, soprattutto perché ci teniamo che la traduzione sia la migliore possibile), ma sarà perlomeno costante.
Perciò, per favore, non abbandonateci!!
Buona lettura e buon Natale!


IT’S A DÉJÀ VU ALL OVER AGAIN
Tradotto da Aleen (e Kim)
Beta-read by Gekkeiju


Per favore leggete e recensite: mi piace sapere che la mia storia viene letta, e vorrei sentire cosa ne pensate, e dove pensate che stia andando a parare.

NOTE SUI NOMI: nel manga e nell’anime, Mokuba si riferisce invariabilmente a Kaiba usando Nisama. Tuttavia, avendone due, questo può creare confusione. Perciò anche se, quando gli parla, continua a chiamarli entrambi Nisama, nella sua mente usa i seguenti nomi:

Nisama: indica il Seto Kaiba diciottenne.

Oniichan: indica il Seto Kaiba tredicenne. Oniichan è un modo più affettuoso e meno formale per dire Fratello Maggiore. Ho pensato che sarebbe stato più IC che fargli usare Seto, persino nei suoi pensieri.

NOTE SUL MANGA: Anche se non ho seguito la serie dell’Egitto, ne ho “preso in prestito” diversi elementi: in primis che Akunadin è il padre del Gran Sacerdote Seto, e che ha venduto la sua anima a Zork Necropolis, che è una specie di mega-cattivone, per avere il potere di esprimere un desiderio con l’Occhio del Millennio. Akunadin desidera che suo figlio diventi faraone. Il sacerdote Seto, tuttavia, alla fine resta fedele al nostro faraone preferito.

CAPITOLO 6: I FRATELLI KAIBAMAZOV
(chiedo perdono a Fyodor Dostoevsky)


SETO POV
Se credeva che me ne sarei stato tranquillo a casa, Uomo Lampadina aveva a che fare col Seto Kaiba sbagliato.

Scivolare via era stato più facile di quanto pensassi – e questo mi preoccupava. Ma quei tizi stavano portando Kouma allo zoo con … beh, con Mokuba. Volevano mostrare al mio Pony tutti quei posti per bambini che non era mai riuscito a vedere. Mokuba aveva fatto una lista. Mi sentivo in colpa. Lo avevo portato fuori per quanto ero riuscito, ma c’erano così tante cose che non aveva mai fatto. Mokuba doveva aver realizzato come mi sentivo, perché mi circondò con un braccio e disse: “Niente era più divertente che stare con te.” Era quello che avevo sempre voluto sentire, ma era strano che fosse lui a confortare me; che sapesse che volevo essere confortato. Lo sentivo sbagliato.

Ed era stata dura lasciarlo andare via con altre persone. Non eravamo mai stati veramente separati. Kaiba aveva capito. Immagino che non mi sarei dovuto sorprendere, ma era difficile dire cosa lui stesse pensando.

Ma mentre me ne stavo lì, cercando di decidere se lasciarli andare o meno, Kaiba mi aveva tirato in disparte, dicendomi con il suo leggero sorrisetto: “Ritieni che queste persone siano un gruppo di stupidi. E hai ragione. Ma c’è una cosa che dovresti sapere – in passato loro hanno rischiato la vita per proteggerlo, e lo faranno ancora, se necessario. Lui è al sicuro con loro come lo è con te.” Disse, prima di mormorare sottovoce “…di più.”

A me non piaceva Kaiba, ma provavo un certo rispetto per lui. E c’era una cosa di cui ero sicuro – teneva a Mokuba quanto ci tenevo io. Forse malgrado il fallimento del mio piano originario, ero riuscito a mantenere la mia promessa. Ma trovavo difficile crederlo quando lo guardavo negli occhi, o pensavo al possibile significato dietro al suo sussurrato “… di più”.

Potevo chiederglielo. Mi avrebbe risposto. Si sarebbe eretto in tutta la sua altezza, e mi avrebbe sputato la risposta dritto in mezzo agli occhi … permettendomi di sapere esattamente quanto noi due fossimo spregevoli; sfidandomi a odiarlo – a odiare me stesso – più di quanto non facessi già.

Ma… Mokuba sembrava felice. Qualsiasi cosa avessi fatto sembrava aver ferito più me che lui. Mi strinsi nelle spalle. Questo significava che la risposta poteva aspettare, che non era importante. Potevo accettare qualunque cosa avessi fatto; era solo una cosa in più da spingere da parte.

Supponevo che non sarebbe stato difficile trovare Akunadin, e non lo fu. Dopo tutto, era lui quello che mi stava cercando. Tornai semplicemente indietro nella via dove mi ero scontrato con Shadi – e lui era lì.

Un altro idiota in toga. Sorrisi. Dopo Gozaburo, questo sarebbe stato una bazzecola.

“Seto.”

“Vecchio.”

“Perché sei qui?” chiese. Così erano finiti i convenevoli. Nemmeno io ero portato per le chiacchiere, in ogni modo.

“Ho sentito abbastanza su di te da essere curioso a proposito di quello che hai da offrirmi.”

“Non ti è stato detto che ho venduto la mia anima all’incarnazione del male? Che getterò il mondo nelle tenebre?” mi chiese curioso.

“Oh, beh, da dove vengo io, questo non sarebbe stato niente di nuovo. Perciò, non vuol dire che non possiamo metterci d’accordo.”

“Perché dovrei fidarmi di te?”

Sorrisi. “Probabilmente non dovresti. Nessuno lo fa mai.”

Sorrise in risposta. Mi chiesi se nell’Antico Egitto giocavano a scacchi. Forse se avessi imparato qualcosa oltre l’ingegneria e il business, avrei saputo la risposta.

“Shadi vuole rispedirti nell’Inferno che hai appena lasciato. Non ti ricorderai nemmeno di tutto questo. Tu sei riuscito a evadere. Io posso fare in modo di rendere permanente quest’evasione. Questa è la mia parte del contratto. Sono sicuro che Shadi te l’ha detto – ci sono due Oggetti che voglio. Quella è la tua. ”

“C’è una cosa che mi incuriosisce. Perché disturbarsi a rintracciarmi fin qua? Perché non contrattare con il Seto Kaiba che é già qui?”

“E perché diavolo questo dovrebbe importarti?”

“Perché chiaramente importa a te. Allora rispondi, vecchio, se vuoi che sia io il tuo piccolo aibou in questo affare”.

“Non ho nessuna obiezione a rispondere. È piuttosto semplice”

La registrai come la sua prima bugia. Niente è mai semplice.

“Il Seto che vive in quest’epoca ha potere, denaro, e il controllo della Kaiba Corporation. Crede di avere il controllo del proprio futuro.” Akunadin continuò. “Io non ho niente che abbia valore per lui. Ma ho qualcosa da offrire a te – l’occasione per intrometterti nella sua vita.”

“Avrò la sua vita tra cinque anni, in ogni caso. Con o senza il tuo aiuto.”

“Vuoi veramente aspettare? In questo modo, puoi avere la sua vita senza spendere quei cinque anni a pagare per essa.”

Non male. Eravamo già alla Bugia #2. Non c’è niente nella vita che non abbia un prezzo. Ed è sempre meglio conoscere questo prezzo in anticipo, e organizzare da soli la modalità di pagamento. Ma tutto quello che dissi fu.: “Penserò alla tua offerta. Ma sembra che ci siano dei buchi nella tua teoria. Credi che lui si tirerà semplicemente indietro, e mi lascerà il campo libero?”

Sorrise mentre parlò. “Diciamo che non credo che il mondo sia pronto per più di un Seto Kaiba, contemporaneamente.”

MOKUBA POV
Poteva anche aver ingannato tutti gli altri, ma dal momento in cui Oniichan ci lasciò andare con loro, capii… aveva un programma per conto suo. Mio fratello non era mai stato il tipo da restare tranquillamente seduto a casa aspettando che fossero i guai a trovarlo. Probabilmente era fuori a cercare Akunadin proprio adesso. E il mio lavoro, anche se lui non mi aveva detto niente, era quello di tenere tutti quanti fuori abbastanza a lungo da non far notare a nessuno la sua assenza.

Fui sorpreso che anche Nisama non fosse a vagare per le strade. Ma probabilmente aveva deciso che era più efficiente condurre la sua ricerca con il computer. E voleva imparare di più su Akunadin prima di affrontarlo. Anche se nessuno lo sapeva a parte me, Nisama riusciva a leggere quegli antichi geroglifici. E anche se era ancora difficile per lui, negli anni aveva imparato ad avere un po’ di pazienza.

Mi rendevo conto che tutti pensavano che Oniichan fosse una perfetta copia di Nisama. Come se cinque anni non avessero cambiato niente. Immagino che fossi il solo a vedere qualche differenza a parte l’altezza.

Eccetto forse per Yami. Il suo sguardo continuava a passare dall’uno all’altro, come se non avesse intenzione di farsi abbindolare dalle loro palesi somiglianze.

E Nisama era cambiato. Che stesse costruendo Kaiba Land, o giocando a scacchi, o semplicemente prendendosi del tempo libero, io potevo vederlo, nel suo solito, intenso, determinato, ostinatamente sbagliato modo di fare, mentre cercava di riappropriarsi di se stesso. Esattamente come aveva promesso ad Alcatraz, stava cercando di scacciare dal suo cuore la rabbia e l’odio che lo avevano quasi distrutto. Come se potesse, con la sola forza di volontà, entrare in quel vero futuro che andava sempre cercando. E forse poteva. Non conveniva mai sottovalutare Nisama.

Ma sembrava che per occuparci del futuro, dovevamo affrontare prima il passato. Riuscivo quasi a credere in quelle Antiche Divinità Egizie di cui Nisama odiava sentir parlare, anche solo per immaginare chi di loro si divertiva così tanto a giocare con la testa di mio fratello. Lui stava cercando di ritrovare il Seto di 10 anni che aveva abbandonato all’orfanotrofio, come se fosse stato un bagaglio in eccesso … cercando di restituirmi il Nisama che continuavo a dire di volere. Adesso, era finito con quello di 13 anni che aveva avuto l’intenzione di distruggere, invece. Il Seto che considerava con sentimenti così contraddittori. Il Nisama che osservavo con pietà oltre che amore. Il Nisama che mi aveva nascosto i suoi pensieri. Quello i cui segreti avevo imparato comunque – solo per celare anche io questa conoscenza di rimando.

Ecco come sapevo che Oniichan era fuori a cercare Akunadin. Gli altri si sarebbero arrabbiati se lo avessero scoperto. Ma diversamente da loro, io mi fidavo di Oniichan. Mi chiesi se anche Nisama lo facesse. Fidarsi di lui, intendo. Ne dubitavo. Death-T non era mai lontana dalla sua mente. E non avevo bisogno di chiedere a me stesso se a Nisama piaceva Onichan. Sapevo che non gli piaceva. Era convinto di non potersi permettere di occuparsi di se stesso - non se doveva occuparsi di me. Pensate che qualcuno che avesse apprezzato se stesso, avrebbe ceduto la propria vita a Gozaburo?

L’incontro con Oniichan mi aveva sbattuto in faccia quanto Nisama aveva sacrificato per me – e quanto giovane era stato quando lo aveva fatto.

Avevamo la stessa età, adesso. Io ero quasi un pollice più alto, ma lui stava decisamente più ritto di me. Non camminavo curvo, ma non avrei mai affrontato il mondo con la sua postura insolente. Proprio come a Yugi era permesso di stare in piedi in modo casuale, ma Yami tirava fuori il meglio da quei suoi pochi centimetri.

Avevamo la stessa età, ma Oniichan non era mai stato un bambino, e non sarebbe mai stato un ragazzo.

A volte mi chiedo perché lo aveva fatto – perché aveva deciso dal momento in cui ero nato che mi amava più della sua stessa vita; più della sua stessa anima. Ma non potevo fare a meno di vedermi attraverso i suoi occhi. Più che la casa, i soldi, o i giocattoli che i miei amici invidiavano – questo era il suo dono più importante per me.

Solo ora potevo amarlo per la persona che era – per i suoi difetti, per il prezzo che aveva pagato per me. A otto anni, ero stato solo capace di un’adorazione infantile e una fede cieca – che dovevano essere state sia un fardello che una gioia.

Avevo detto che era impaziente? Bene, lo era… ma aveva accettato tutto – cosa era stato, cosa era diventato, a cosa aveva rinunciato… con una pazienza terrificante quanto grandiosa.

E sapevo, allora come adesso, che non avrei potuto far deviare nessuno dei due da qualsiasi precipitoso, distruttivo percorso sul quale stavano correndo. Tutto ciò che potevo fare era amarlo, e cercare di proteggere il suo cuore ogni volta che ci riuscivo. Tutto ciò che potevo fare era essere lì per raccogliere i cocci.

Era una giornata bellissima. Ero circondato da amici. Ma improvvisamente mi sentii vuoto dentro. Se il nostro passato aveva deciso di rivisitarci - non che ci avesse mai lasciato – volevo il mio Nisama a fianco. Volevo godermi la giornata assieme a lui.

Come se fossi stato un duellante, e lo avessi chiamato fuori dal mio deck, la prima cosa che vidi quando raggiungemmo lo zoo fu la sua alta figura che ci aspettava all’entrata.

KAIBA POV
Ero andato in ufficio con l’intenzione di lavorare, se si può considerare un lavoro cercare informazioni su un antico sacerdote egiziano chiamato Akunadin. Ero partito prima che arrivassero Yugi e compagnia; ero solo rimasto abbastanza a lungo per tranquillizzare Seto riguardo alla sicurezza di Mokuba. Non restai sorpreso che Seto non si unisse alla banda. Non sopportava assolutamente le uscite in gruppo – ed ero sicuro che avrebbe colto l’occasione di sgattaiolare via di suo e cercare Akunadin. Occuparsi degli affari, avrebbe detto - non realizzando quando possa essere insostituibile una gita con Mokuba, o quanto divertente. Improvvisamente, mi alzai. Akunadin poteva aspettare. Anche io avevo degli affari di cui occuparmi.

All’ora dell’appuntamento, mi ritrovai all’entrata dello zoo. Ero mancato la prima volta che Mokuba c’era andato. Dio sa dove fossi - a disegnare missili, a progettare Death-T … o in coma, forse. Bene, non avrei perso questa.

Avevo portato fuori Mokuba per quanto mi era stato possibile, quando lui aveva l’età di Kouma. Ma, inevitabilmente, erano state gite frettolose e furtive, con l’odore del tempo rubato che avvolgeva tutto. Avrei passato tutto il giorno a chiedermi se saremmo stati scoperti, se qualcuno ci avesse visto, se saremmo riusciti a tornare in tempo. Avrei cercato di portare silenziosamente Mokuba in giro, cosciente di ogni secondo che passava, cosciente di dover nascondere la mia ansia crescente dietro a un sorriso.

In verità, le gite non erano mai state un piacere per me. Sarebbe stato solo più tardi, quando eravamo di nuovo al sicuro all’Inferno, che avrei rivisto tutti i dettagli che avevo immagazzinato nella mia mente – la reazione di Mokuba; quando aveva riso, cosa aveva detto – e così avrei provato a posteriori la felicità della giornata.

Scossi la testa, liberandola dai miei pensieri inutili, come li vidi arrivare. Ignorai gli sguardi di sorpresa su quasi tutte le facce (Era domenica – pensavano che vivessi in ufficio?) proprio come ignorai il sorriso saputello sul viso di Mokuba. Mi misi Kouma a cavalcioni sulle spalle, stupito di quanto fosse leggero. A 13 anni, mi era sembrato che le mie spalle dovessero crollare sotto il suo peso. Adesso, potevo portarlo per sempre.

Lui stava ridendo nel mio orecchio. Per forza - non era mai stato a quest’altezza.

“Sei altissimo adesso, Nisama! Guarda! Posso toccare il cielo!”

“Continua a sforzarti di raggiungerlo, Kouma. Ci arriverai prima o poi.”.

Yami apparve al mio fianco C’era qualcosa di… bello nel camminare con Kouma sulle mie spalle; con Mokuba da una parte e Yami dall’altra. Lo sentivo strano, ma insolitamente naturale. Entrambi sembravano felici della mia presenza; nessuno dei due si aspettava che io rispondessi. Anche se non credevo che io e Yami avessimo mai avuto una conversazione che non concernesse il duellare, il potere, o la necessità di salvare un parente o un amico, in qualche modo eravamo arrivati a capirci l’un l’altro. Possibilmente perché i suddetti argomenti coprivano praticamente tutto ciò che ci era mai importato.

E lui era stato nel mondo di Noa con me. Così anche gli altri, ma non mi importava di loro. Lui era l’unico che aveva visto davvero Gozaburo. Quando mi aveva detto dopo Battle City che dovevo sconfiggere i miei stessi demoni – beh, lui aveva visto cosa li aveva creati; sapeva perché erano potenti quasi quanto i miei draghi. Comprendeva l’enormità dell’incarico che mi aveva assegnato; sapeva che avrei dato tutto me stesso per portarlo a termine. Ed io mi ero sentito stranamente, quasi vergognosamente confortato nel fatto che c’era qualcuno là fuori che sapeva.

“Mi fa piacere che tu sia venuto” disse semplicemente, conoscendomi abbastanza bene da non aspettarsi una risposta. “È una giornata bellissima, e mi ricordo quanto speciale è stata la mia prima visita allo zoo.” Fu solo allora che realizzai - benché firmassi un generoso assegno per lo zoo ogni anno – non lo avevo mai visitato.


NOTE DELL’AUTRICE: Una cosa che mi ha sempre colpito riguardo a Kaiba è come lui sia una combinazione di impazienza e sopportazione. Nell’anime, appare chiaro che si era informato su Gozaburo prima di sfidarlo, e che sapeva, fino a un certo punto, in cosa si stava cacciando. Ho sempre avuto la sensazione che abbia scelto Gozaburo come la strada più veloce per mantenere la sua promessa a Mokuba, e ci si sia lanciato sopra – nonostante le perdite personali. E non ha aspettato per vedere se arrivavano opzioni diverse, migliori. Ma una volta che ha preso la sua decisione, l’ha seguita con una irremovibile determinazione che è impressionante.

Un’altra cosa che mi ha colpito è che anche se Kaiba ne sa parecchio di economia, elettronica, computer, lingue etc. la sua educazione è stata probabilmente abbastanza frammentaria. Cioè, non riesco a immaginarmi Gozaburo che pensava che valesse la pena insegnarli arte, o letteratura, o storia antica, o qualunque cosa che non avesse un’immediata applicazione pratica, soprattutto dato che chiaramente non stava cercando di creare una persona a tutto tondo (o equilibrata). In qualche modo vedo che se ne rende conto Seto, più che Kaiba.

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Capitolo 7
*** Ė a questo che servono gli amici ***


Ciao a tutti! Qui Aleen. Grazie per le recensioni al cap precedente, sono veramente contenta che ci siate ancora! E mi solleva molto quando dite che la fanfic "non sembra nemmeno una traduzione"! Spero che anche questo cap sia all'altezza. Buona lettura!


IT’S A DÉJÀ VU ALL OVER AGAIN
By Nenya85
Tradotto da Aleen (e Kim della B'n'R)
Beta-read by Gekkeiju


Per favore leggete e recensite: mi piace sapere che la mia storia viene letta, e vorrei sentire cosa ne pensate, e dove pensate che stia andando a parare. A dire il vero, è molto più semplice di così – Mi piace avere notizie dalle persone che leggono la mia storia!

IMPORTANTI NOTE SULL’ANIME: il primo avversario di Kaiba nell’arco di Dartz è Amelda. Ha giurato vendetta a Kaiba perché anche lui è un fratello maggiore, il cui amato fratellino è stato ucciso dalle armi della Kaiba Corporation. (Vivevano in un paese che si trovava nel mezzo di una guerra civile - e la Kaiba Corporation prolungava la guerra vendendo le armi a entrambi gli schieramenti.) Amelda si unisce a Dartz per ottenere vendetta, ed è uno dei pochi avversari con cui Kaiba sembra trovarsi in accordo.

NOTE SUI NOMI: nel manga Yugi e Jonouchi chiamano il nonno di Yugi “Jichan” (che vuol dire Nonno).

CAPITOLO 7: E’ A QUESTO CHE SERVONO GLI AMICI

YUGI POV
Avevamo finito col fermarci a casa di Kaiba… bhe, solo Yami, Jichan e io. Non avevo intenzione di forzare ulteriormente la situazione. Sembrava il minimo che potessi fare per Yami. Quando avevo visto com’era elettrizzato ad essere nel proprio corpo, mi ero chiesto per quanto tempo il nostro legame lo avesse limitato. Non credevo che Yami potesse nascondermi niente, ma di certo questo me l’aveva nascosto bene. O forse non era stato consapevole del suo desiderio – fino quando Shadi non lo aveva esaudito.

Era strano essere separati, essere di nuovo me stesso. Ma mi ero sentito sollevato nello scoprire che mi piacevo, che non tutta la mia forza era venuta da lui. Che non avevo più bisogno di lui come protettore, ma lo volevo semplicemente come amico.

E avrei potuto saltare di gioia nello scoprire che era Kaiba-kun che voleva, non Anzu.

Per quanto potente fosse Yami, in questo era indifeso. Stava appena imparando ad essere se stesso: stava appena iniziando a scoprire i propri interessi, ad ascoltare i propri desideri. Nonostante i suoi tremila anni, per una volta, ero io quello che ci era passato per primo.

Perciò ero più che felice di fare quello che potevo per aiutarlo. Non conoscevo sul serio Kaiba-kun, malgrado tutto quello che avevamo passato insieme. Ma l’unica cosa che sapevo per certo era che, vista la sua riservatezza, loro due avrebbero avuto bisogno di vedersi di più. E questo significava che sarebbero dovuti stare nella stessa casa….

Se non conoscevo Kaiba-kun, conoscevo Yami. Per quanto attratto fosse da Kaiba-kun, non era pronto a lasciarmi. E questo significava che saremmo rimasti tutti e due. E non c’era verso che Jichan mi lasciasse stare a casa di Kaiba-kun, neppure con Yami come guardiano. Per quanto gli piacesse Mokuba, l’unica volta che aveva incontrato Kaiba-kun (se volete chiamarla così) era stata nel Death-T. Dicevamo di pessime prime impressioni?

Ma Jichan si era mostrato incredibilmente d’accordo. Aveva sentito tutto a proposito dell’Isola dei Duellanti e del mondo di Noa, ovviamente. Forse era solo curioso.

Ero preoccupato per molto più che la vita amorosa di Yami. Temevo per il suo cuore.

Quando Yami era stato sconfitto da Raphael, insieme al duello aveva perso anche la fiducia in se stesso. Non lo biasimavo per quella sconfitta. Raphael era stato intelligente: aveva usato i punti di forza di Yami….la sua sicurezza, il suo orgoglio, il suo dovere di proteggerci… per tendere la sua trappola. Yami non sarebbe stato Yami, se non ci fosse caduto.

Quando lo avevo protetto dalle conseguenze della sua sconfitta, quando lo avevo spinto da parte, quando avevo lasciato che fosse la mia anima ad essere presa al posto della sua – lo avevo fatto per amore. Ma lo avevo fatto anche perché era l’unico modo per provargli che, nonostante tutto quello che era successo, mi fidavo ancora di lui. Sebbene avessi visto la sua caduta, avevo ancora fiducia nella sua abilità di rimettersi in piedi e di vincere. Ma lui non era ancora tornato - non del tutto. Oh, era riuscito a sconfiggere Dartz, a salvare me e il mondo, un’ altra volta. Ma non si era mai perdonato. E ogni volta che provavo a raggiungerlo sentivo un’esitazione… come se avesse paura di lasciare che lo vedessi; come se non meritasse di essere una parte di me. E non capiva che negando il nostro legame mi negava anche le sue meraviglie.

Consideravo questa sua ultima avventura con sollievo. Mi ci era voluto un po’ per realizzarlo, e ancora di più per ammetterlo - ma Yami aveva bisogno di qualcosa che io non potevo dargli. Così, per una volta, pensavo a Kaiba-kun con cauta speranza. Dopo tutto, se c’era qualcuno che sapeva cosa voleva dire aver fatto qualcosa di imperdonabile, quello era lui. Se ci avrebbe effettivamente aiutato o meno, era un’altra questione. Lui era, senza dubbio, la persona più pazza che avessi mai incontrato, e, a parte Yami, una delle più pericolose. A volte mi stupiva il fatto che se ne andasse ancora in giro vivo e libero – che nessuno fosse ancora riuscito a ucciderlo; che non fosse da qualche parte in manicomio - o in prigione. Eppure… ogni volta che io o Yami avevamo avuto bisogno del suo aiuto - in quel suo modo maleducato, sgarbato, spesso malato - lui ce lo aveva dato.

Alla fine, restare alla villa si era rivelato sorprendentemente semplice. Feci un lungo respiro prima di avvicinarmi a Kaiba -kun. Gli avevo parlato raramente, da solo. Alla sua apparizione, di solito, seguiva immediatamente quella di Yami. Ai tempi avevo supposto che fosse perché Yami lo considerava una continua minaccia – un’ipotesi ragionevole, considerati la sua ben meritata reputazione di essere imprevedibile e il suo temperamento violento. Ma adesso mi chiedevo se a Yami fosse piaciuto semplicemente parlargli.

Per chissà quale ragione, Kaiba-kun aveva accettato senza fare domande la mia dichiarazione di voler restare alla residenza: se fosse ritornato Shadi, infatti, saremmo stati tutti nello stesso posto… e Jichan era necessario, nel caso avessimo scoperto qualsiasi testo antico che dovesse essere tradotto.

Senza commentare, aveva fatto preparare delle stanze per noi e ci aveva mostrato la cucina, o piuttosto le cucine. Una era perfettamente accessoriata, con tanto di chef. L’altra sembrava contenere solo caffé, snacks e un tavolo. Jichan ci si era installato immediatamente. Kaiba-kun mi sorprese predisponendo una limousine che accompagnasse Jichan al negozio e lo riportasse a casa, limitandosi ad osservare che non si era aspettato che lui tralasciasse i suoi affari.

“Yami” chiamai nella sua mente. Come sentii la sua momentanea esitazione, aggiunsi “Per favore, lasciami entrare.”

“Mi dispiace, aibou” rispose immediatamente.

Cercai di tirargli su il morale. “Kaiba-kun è sembrato sorprendentemente accondiscendente, quasi non è da lui…”

“Lo so. Ma lui è imprevedibile. E la tua spiegazione era logica. Non poteva controbatterla senza rivelare che anche lui è in grado di leggere i geroglifici.”

“Forse.. ma io credo che ci sia qualcos’altro che sta succedendo. Lui non chiede mai niente, ma credo che voglia il tuo aiuto per proteggere Mokuba da Akunadin. O forse…” feci un lungo respiro e continuai “forse, è perché in questo modo può vederti, senza dover ammettere che lo vuole. Forse, era troppo contento di un’occasione per passare del tempo con te per sollevare qualsiasi obiezione. Cos’è che ti aveva detto… quel giorno ad Alcatraz, quando stavamo combattendo Malik?”

“Che se l’amicizia risiedeva veramente nelle carte, allora la sua carta aveva delle possibilità.” Yami sorrise. “La sua carta fu quella che ci permise di resistere abbastanza a lungo da prevalere. Era appropriato che la carta di Kaiba rappresentasse la vita. Perché per quanto spesso vinca, la sua vera vittoria è sempre stata nella sopravvivenza – la sua… e quella di Mokuba. L’anima di Kaiba e la mia si incontrarono quel giorno. Lui non mi diede semplicemente una carta, mi donò consapevolmente una parte di sé.”

“Allora forse questo è il momento per te di reclamarla.”

Mi guardo, esitante. “Per te ci sarà sempre un posto con me, se è questo quello che vuoi,” lo rassicurai. “Io resterò con te, finché non deciderai dove si trova la tua vera casa.”

“Io non ti merito, aibou”, disse seriamente; troppo seriamente.

Sorrisi, “Beh, allora siamo in due.”

YAMI POV.
Yugi aveva ragione, come sempre. Stavo passando più tempo con Kaiba di quanto avessi fatto nei nostri anni di duelli. Mi stavo godendo il lento, quasi inconscio disvelamento dei suoi pensieri. Eravamo spesso le uniche persone sveglie durante la notte. Anche se adesso mi trovavo in un corpo umano, non mi sembrava di DOVER dormire molto di più di quando ero uno spirito. Una mancanza che Kaiba sembrava condividere.

Non che lui facesse qualcosa di tanto esplicito come manifestare desiderio per la mia compagnia. Di solito a notte fonda lavorava al suo computer. Ma lasciava aperta la porta della sua camera da letto, come un invito silenzioso. Seto e Kouma stavano sempre alla porta accanto, nella vecchia stanza di Mokuba. Kaiba aveva trasformato lo studio adiacente in una camera per Mokuba, e aveva spostato l’attrezzatura nella propria camera da letto. Sembrava una sistemazione curiosamente improvvisata, per un milionario con una villa mezza vuota.

Di solito, l’avrei trovato che STAVA SCRIVENDO al computer. Io mi sarei appoggiato alla scrivania. Presto avrei notato che, mentre parlavamo, le sue mani restavano ferme sulla tastiera.

“Non ti ho visto molto da quando abbiamo sconfitto Dartz.” dissi.

“Ah, sei qui per parlare del passato recente, non di quello antico.”

“Non l’ho mai dimenticato… Raphael, intendo.”

“E così sembra che, anche se ti sei vendicato, tu non riesca a lasciar perdere le tue sconfitte molto più facilmente di me.”

A questo i miei occhi lampeggiarono. “Non stavo solo perdendo un duello.” Ignorai il suo grugnito. “Ho perso perché , per una volta, non ho ascoltato Yugi. Ero così sicuro della mia forza, che non ho mai pensato che questa potesse diventare il mio punto debole.”

“Per quello che vale, io avrei probabilmente fatto la stessa scelta” Rise, un po’ amareggiato. “Non credo che questo sia di gran conforto.” Mi osservò seriamente. “Farai di nuovo questo errore?”

“No.”

“Quindi alla fine hai imparato qualcosa. Niente errori stavolta – ti ricordi di avermelo detto?”

Fui sorpreso che fosse stato in grado di sentire –tanto meno di ricordare, cosa avevo detto a Mokuba, dato che allora Kaiba si trovava nel Regno delle Ombre, a ricomporre il suo cuore.

“E per questo che sei riuscito a resistere a Dartz, mentre io non ce l’ho fatta?”

“No. Il mio caso era diverso. Amelda non stava attaccando il mio punto debole, ma il suo. Dopotutto, mi stava dicendo che avevo sulle mani il sangue di sconosciute e innumerevoli persone – sia per il mio ruolo nel creare i disegni che usò Gozaburo – sia per i peccati che ereditai quando presi il controllo della Kaiba Corporation. Che tutto quello che ero, e sono, è basato sull’assassinio. Cosa di quello che mi ha detto non sapevo già? Le sue parole non contenevano sorprese per me.”

“Perché accetti la sua versione della tua vita? Non conta niente quello che hai fatto, che hai costruito da allora?”

“Perché non lo chiediamo al fratellino di Amelda?” rispose, piano.

Avevo ammirato, spesso riluttante, la mancanza di paura di Kaiba nel confrontarsi con la propria vita, la sua risoluzione nell’accettare le sfide. Se, a volte, aveva sbagliato strada, aveva sempre continuato a lottare.

Ma si aggrappava al suo senso di colpa con la stessa determinazione: era impietoso con se stesso come con i suoi nemici.

Una cosa che avevo imparato da Yugi era che dovevo capire i miei avversari, malgrado il bisogno di sconfiggere le loro azioni. Malik, Pegasus, persino lo stesso Kaiba… avevo cercato di guardare dentro i loro cuori, non semplicemente di romperli; di lasciare loro un modo per ricostruirli. Guardai l’espressione torva di Kaiba, che era come un ammonimento – pensai al modo in cui insisteva nel punire se stesso, quando io gli avevo mostrato pietà – e iniziai a chiedermi se potevo permettermi di essere meno generoso con me stesso di quanto non lo fossi con i miei nemici.

Le nostre conversazioni erano occasionalmente interrotte da un pianto proveniente da una delle camere ai lati della sua stanza. Il gemito infantile di Kouma aveva come effetto Kaiba che scattava in piedi e correva, lasciando la porta aperta dietro di sé - o per la fretta, o in un tacito segnale, per me, di restare. Lo avrei sentito cantare ninnananne col suo sonoro tono baritonale, Seto che si univa a lui con il suo più acuto tenore. Facevano un bel duetto, una volta che mi ero ripreso dalla sorpresa che Kaiba conoscesse una qualsiasi ninnananna, e tantomeno che la cantasse.

Alcune notti l’interruzione sarebbe venuta dalla porta opposta: Mokuba che gridava per un incubo prima di rendersi conto di essere sveglio. Kaiba gli avrebbe parlato dolcemente, la sua voce profonda che mormorava, troppo bassa per me perché potessi capire le parole, anche attraverso la porta aperta. Invariabilmente si sarebbe aperta l’altra porta, e io avrei visto Seto guardare verso la stanza di Mokuba. Non dava mai segno di essersi accorto della mia presenza, né parlava o varcava la soglia. Sarebbe rimasto un momento in silenzio, come per rassicurarsi che tutto andasse bene, prima di richiudere la porta.

Kaiba di solito tornava dopo averli rimessi a dormire; non facendo alcun commento su cosa era successo… una tacita linea che io non oltrepassavo. E non avrei potuto dire se i loro incubi derivassero dalle circostanze insolite in cui si erano ritrovati, o se erano un avvenimento piuttosto regolare. Certe notti, quando l’attesa cresceva, avrei sbirciato in una o l’ altra stanza. Avrei trovato Kaiba e Seto addormentati, con il piccolo Kouma come un premio in mezzo a loro. Oppure, voltandomi nell’altra direzione, avrei scoperto Kaiba e Mokuba che sognavano tranquillamente, l’uno nelle braccia dell’ altro. Me n’ero accorto – tutti i letti erano troppo larghi per un bambino, come se fossero stati fatti per adeguarsi all’alta figura di Kaiba.

Più raramente, mentre stavamo parlando, avrei sentito un singolo lamento solitario, soffocato con forza. Mentre Kaiba, la faccia scura, si dirigeva lentamente verso quella che pensavo essere la stanza di Kouma, realizzai che quel grido soffocato poteva provenire solo da Seto. In notti come questa Kaiba chiudeva la porta, e non tornava più.


NOTE DELL’AUTRICE: anche se ho mostrato Yami felice di essere nel suo proprio corpo, lo vedo anche un po’ insicuro di se stesso - dopotutto in tremila anni non ha avuto una vita reale. E posso vedere Yugi contento del fatto di essere lui ad aiutare Yami.

NOTA DELLE TRADUTTRICI: anche noi aspettiamo commenti sul nostro lavoro di traduzione ^_^. Fateci sapere che ne pensate, e se avete consigli da darci. I vostri commenti verranno tradotti e spediti all’autrice ^^’’'.

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Capitolo 8
*** Ora e Allora ***


Ciao a tutti! Qui Aleen. Volevo solo avvisarvi che, anche se abbiamo mantenuto gli appelli dell'autrice, la storia in originale è già completa. Vi auguro una buona lettura.

IT’S A DÉJÀ VU ALL OVER AGAIN
By Nenya85
Tradotto da Aleen (e Kim della B'n'R)
Beta-read by Gekkeiju


Per favore, leggete e recensite. Sono un po’ nervosa riguardo a questo capitolo, perciò mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

NOTE SULLO STILE: il corsivo indica un flashback.
CAPITOLO 8: ORA E ALLORA

YAMI POV.

Guardare Kaiba che aspettava era come guardare una tigre in gabbia. Se avesse avuto una coda, mentre camminava l’avrebbe dimenata nervosamente.

“Vedo che non hai scoperto nulla di nuovo,” dissi.

“Vuoi sapere quello che ho scoperto con tutte le mie ricerche?” Ringhiò. “Posso riassumerlo in una frase: sembra che sia esistito un sacerdote chiamato Akunadin che servì un faraone senza nome circa tremila anni fa. Non mi sono disturbato di far sapere all’Università del Cairo che il loro faraone sconosciuto stava girando per Domino facendosi chiamare Yami.”

“Akunadin vuole quegli oggetti. Presto o tardi farà la sua mossa.”

“Se non l’ha già fatta…” disse Kaiba a se stesso, lanciando un’occhiata a Seto. Guardai Kaiba, ma lui scosse la testa.

“Pazienza…” dissi. “Il momento non è ancora arrivato. Posso sentirlo.”

“Ancora delle boiate mistiche.”

Una volta, avrei abboccato all’amo, mi sarei lanciato in un altro inutile dibattito. Ma mi ero abituato a come Kaiba usava la sua proverbiale scortesia per distogliere l’attenzione ogniqualvolta qualcosa lo metteva a disagio. Perciò concessi un piccolo cambio d’argomento, chiedendo, “Cosa farai adesso?”

“Dimenticare tutte queste assurdità e tornare al lavoro. E trovare qualcosa da far fare alla piccola vipera prima che si cacci nei guai.”

Mi guardai intorno nel salotto di Kaiba. Seto, come sempre, stava con Mokuba e Kouma, ignorando tutti gli altri. Mokuba stava annuendo a qualcosa che stava dicendo.

“Kaiba,” dissi “so che Seto è te, ma è ancora solo un… ”

“Non azzardarti a chiamarlo bambino,” sibilò, la sua voce bassa e furiosa.

“Non credi che abbia bisogno di un po’ di tempo libero?”

“Cosa potrebbe farci con una vacanza?”

“Divertirsi, magari?”

“Credimi, tu non vuoi sapere qual è la sua idea di divertimento…” la sua voce si spense. Apparve un sorriso, malevolo come ognuno di quelli che avevano solcato il viso di Malik. “Forse hai ragione. Forse si merita davvero un regalino”. Disse mentre raggiungeva gli altri.

“Non posso starmene a ciondolare qui tutto il giorno.” Annunciò al gruppo prima di rivolgersi a Seto, “Tanto vale che ti porti alla Kaiba Corporation con me.”

“La gente non noterà che sono un copia praticamente identica a te?”

“A chi importa?” disse freddamente Kaiba, ottenendo un sogghigno di risposta. “Avanti – ti mostrerò da quale finestra si buttò Gozaburo.”

“Fico!” sussurrò Seto. Un brillio insano illuminò due paia di identici occhi blu.

“Ragazzi… lo sapevo che Kaiba avrebbe avuto una cattiva influenza sul ragazzo.” Brontolò Jonouchi.

“Veramente,” disse pensosamente Yugi, “penso che siano adatti l’uno per l’altro.”

Come sempre, ero d’accordo con Yugi. Se non altro, si capivano, parlavano lo stesso linguaggio incomprensibile. Seto era infastidito dai nostri tentativi di amicizia, sembrava preferire la conversazione breve, impietosa di Kaiba… e i suoi lunghi silenzi. Spesso se ne stavano in piedi l’uno accanto all’altro. Parlavano raramente. E Kaiba era l’unico che guardava Seto e non vedeva un bambino condannato.

Anche se era sabato, nel quartier generale dell’azienda era presente un minimo di staff. Come promesso, la prima cosa che Kaiba fece fu mostrare a Seto la finestra dalla quale Gozaburo si era sfracellato. Seto era incantato. Stava alla finestra, tracciando senza dubbio la traiettoria di Gozaburo ancora e ancora nella sua mente. In un certo senso era… tenero. Era la prima cosa infantile che gli avevo visto fare.

Kaiba armeggiava senza sosta col suo computer. Sembrò sollevato quando una telefonata interruppe le sue preoccupazioni. Si alzò in piedi e disse, “Non serve a niente stare qui. Devo andare nel mio ufficio.”

“Credevo che fosse questo il tuo ufficio?”

“Questo è il mio ufficio dove concludo gli affari. Kaiba Land è dove disegno i nostri prodotti.” Era chiaro quale dei due preferiva.

“Avanti, andiamo,” aggiunse. “I piccoli possono giocare di sotto, e io posso portarmi avanti col lavoro.”

Stava chiaramente includendo Mokuba e Kouma nella categoria – come pure Anzu, Jonouchi, Honda e Yugi probabilmente - ma non Seto.

Sembrava, comunque, che sentisse il bisogno di fare al suo se stesso più giovane un regalo, probabilmente per scusarsi di doverlo trascinar via dalla finestra di Gozaaburo. Scaricò un file, e lanciò il dischetto a Seto.

“A te. Tieni. Non usarle come screen saver.”

Seto prese silenziosamente il dischetto, senza fare domande.

“Cos’è?” chiesi curioso.

“Le fotografie del cadavere di Gozaburo.”

Quando arrivammo a Kaiba Land, gli altri sfrecciarono via per mostrare a Kouma tutti i giochi e le corse. Yugi avrebbe voluto restare con me, e Kaiba glielo avrebbe permesso, ma il suo ufficio mi sembrava personale in un modo in cui non lo era la sua camera. Si sentiva il suono attutito prodotto dai bambini che ridevano a Kaiba Land, ottanta piani più in basso. Realizzai che proveniva da un interfono.

“Lo tengo acceso così posso accertarmi che là sotto niente vada storto,” disse in modo brusco, quasi arrabbiato, come per sfidarmi ad accettare la sua spiegazione. Non dissi niente, ma notai che le ovattate grida di gioia sembravano rilassarlo.

Il capo tecnico stava aspettando. Lo avevo già visto. Aveva probabilmente più del doppio degli anni di Kaiba ed era alto quasi come lui. Un uomo dalle ampie spalle, in camice da laboratorio, con lunghi capelli bianchi e la barba. Con lui c’era un giovane game designer (anche se doveva essere almeno cinque anni più grande di Kaiba). Kaiba non si preoccupò di presentarli.

Sembrava che il progetto dell’uomo più giovane fosse promettente, ma contenesse anche numerose gravi pecche. Kaiba si sedette al tavolo di lavoro, aprì il programma e venne presto assorbito in una conversazione che pareva in una lingua straniera. Nessuna meraviglia che non avesse alcun problema con i geroglifici. Non lo avevo mai visto così concentrato, tranne quando stava duellando. E compresi all’improvviso - non lo avevo mai visto così felice e rilassato. L'impresa di trasformare la Kaiba Corporation in un’azienda di giochi poteva essere iniziata come un’opera di espiazione, ma era chiaro che Kaiba l’amava; che i suoi disegni erano una parte di lui tanto quanto lo erano i suoi draghi.

Quasi senza farsi notare, Seto li aveva raggiunti. All’inizio rimase in silenzio, poi iniziò a fare domande e a offrire suggerimenti. Se gli altri furono sorpresi dalla sua presenza - o dal fatto che era una copia esatta, anche se leggermente più giovane, del loro boss, non lo diedero a vedere - essendo chiaramente più interessati a correggere gli errori del loro programma.

Anche se non avevo idea di che cosa stessero parlando, capivo che le osservazioni di Seto erano appropriate. Presto lo ascoltarono con lo stesso rispetto che mostravano a Kaiba. Ne sapevo abbastanza da sapere che cinque anni sono un lungo periodo nell’elettronica. E ricordavo che la sua stanza, come ogni stanza della residenza, aveva un computer. Mi chiesi se era il suo fiuto ad essere così buono, o quante ore doveva aver impiegato la notte per recuperare quasi metà decennio pieno di innovazioni tecnologiche. In entrambi i casi, era stato chiaramente accettato come una membro del team.

Kaiba doveva essere d’accordo, perché si ritrasse dal gruppo, lasciando una discussione a tre. Notò la mia sorpresa al suo farsi da parte e alzò le spalle. “Abbiamo risolto i problemi più grossi – almeno finché non se ne presenta un altro. Seto può occuparsi della ripulitura. È un gioco stupido, comunque.”

“Di cosa tratta?”

“Una qualche cavolata di gioco di ruolo sull’Egitto.”

“Tu stai producendo un gioco basato sull’Antico Egitto?”

“Certo, perché no? È la moda di adesso. Il gioco ha una grafica grandiosa. Probabilmente venderà piuttosto bene, se riusciamo a togliere i bug. Cosa credevi, che ci occupassimo solo di Duel Monster?”

“Qual é la trama?” chiesi curioso.

“Piuttosto banale… colleziona alcuni oggetti… sconfiggi il cattivo.” Sorrise. “Ti suona familiare?”

Si voltò a guardare Seto, pensosamente. “Lo metterò a capo dell’equipe di lavoro. In questo modo non dovrò avere a che fare con l’equipe troppo spesso.”

Dirigendosi alla scrivania, disse al gruppo riunito attorno al tavolo, “Chiamatemi, se avete bisogno di qualcosa,” ma non ci fu alcun segno che avessero sentito, e Kaiba non sembrava aspettarsi una risposta.

Si sedette: apparentemente lavorava, ma notai che stava guardando Seto, non il monitor. Come incapace di stare fermo, venne alla finestra. Non aveva la stessa vista, ma questo era l’edificio più alto di Domino.

KAIBA POV
Ero mai stato così sfacciato? Non arrogante. Questo mi sembrava di esserlo ancora. Ma a tredici anni, pensavo di essere invincibile. Per forza, a tredici anni non ero stato ancora spezzato. Seto poteva sentire la trappola richiudersi intorno a lui, ma era ancora sicuro di poterla battere: non sapeva di aver già perso l’unica partita che importava.

Tutti, Yami incluso probabilmente, pensavano che lo odiassi. Non era vero. Però nemmeno mi piaceva più di tanto.

Ero orgoglioso del Seto di dieci anni che aveva sfidato Gozaburo e aveva vinto. Che aveva usato l’orgoglio e il desiderio di vendetta di Gozaburo per costringere il più potente uomo d’affari del paese a dare una casa a lui e a suo fratello. Non importava dopo cosa mi fece, Gozaburo non potè mai cancellare quella vittoria. E non comprese mai che ogni giorno in cui lo tenevo impegnato a punirmi… ogni giorno in cui lo tenevo così assorbito nella sua vendetta da dimenticarsi dell’esistenza di Mokuba… era un’altra vittoria in una partita che non avrebbe mai nemmeno iniziato a capire.

Una partita che questo moccioso tredicenne alla fine aveva perso.

Quando avevo iniziato a lasciar andare Mokuba? Avevo la stessa età di Seto, o ero appena più giovane. Era iniziato la notte in cui ero stato scoperto nella sua stanza, a calmare uno dei suoi incubi.

“Ma bene. Sembra che tu persista a provare affetto per quel cagnolino che ti scodinzola intorno. Ti sta trascinando al suo livello.” Aveva detto Gozaburo, una calma minaccia nella voce.

“Il possesso non è affetto.” Risposi con noncuranza. “Avevamo un accordo. Mokuba è mio.”

“Fintanto che la sua presenza non si dimostri un ostacolo al tuo addestramento, nel cui caso mi toccherà riconsiderare la sua prolungata esistenza… qui. Gli ostacoli sono fatti per essere rimossi, qualche volta definitivamente… se tu continui ad essere lento nell’apprendimento. Negli affari hai bisogno di essere freddo; di prendere quello che vuoi. Non c’è spazio per calmare le paure di un bambino.”

“Ah, ma tu non sai cosa è venuto prima, vero? Il mio arrivo o le sue grida. Sei così sicuro che io non abbia seguito le tue istruzioni… prendendo precisamente quello che volevo?” Sorrisi, freddamente quanto lui “Mokuba è mio.”

Lo guardai fisso negli occhi, non osando interrompere il contatto mentre assorbiva quanto stavo dicendo. Sentii qualcosa scheggiarsi, irrevocabilmente, nel mio cuore. Fingere che io fossi capace di violare l’unica persona che avevo mai amato, mi aveva fatto sentire sporco. Mi aveva lasciato nauseato e tremante, nonostante mi ergessi orgoglioso come sempre. Quale che fosse il prezzo per questo lavoro – l’avrei pagato volentieri domani – fintanto che Gozaburo mi avesse creduto stanotte. Infine, un raro sguardo di approvazione, o di soddisfazione, si fece strada nei suoi occhi suo malgrado. Ci fu un brillio di risposta nei miei. Lo avevo ingannato. Avevo scelto bene la mia menzogna.

“Hai adottato un metodo interessante per distruggere il legame fra voi.”

“Io sono pieno di sorprese. Non è per questo motivo che mi hai comprato, padre?”

Fui ripagato dal suo rapido cenno d’assenso. Dopo che se ne fu andato, andai in bagno e vomitai finché non ebbi più niente nello stomaco, ma i conati continuarono. Poi cancellai le tracce.

Dentro di me, il sangue era gelido come il mio sorriso. La vita di Mokuba dipendeva dalla mia abilità nel convincere Gozaburo che avevo smesso di tenere alla sola persona che era la mia vita. Quanto ancora potevo resistere? Quanto ancora poteva durare prima che anche Mokuba iniziasse a crederci? Dovevo scappare, prima di cadere nella trappola che io stesso avevo disegnato.

Per anni non avevo ripensato a quella notte, fino a quando Seto non era apparso alla mia porta, un promemoria vivente. Avrei dovuto tentare di fuggire di nuovo – avrei solo dovuto prendere Mokuba e scappare. Ma le speculazioni sono tanto inutili quanto le scuse. Invece, avevo deciso di giocare al gioco di Gozaburo fino alla fine. Avevo creduto di essere abbastanza forte da poter fare affidamento su me stesso; avevo creduto che le mie promesse sarebbero state la mia ancora di salvezza. Mi ero sbagliato. E i “perché” non contavano di fronte a quel fallimento.

Sarei potuto scappare di nuovo. Ma non volevo morire. E avevo paura di lasciare Mokuba con un Gozaburo deprivato della sua preda. Non credetti mai che sarei diventato per Mokuba un pericolo tanto grande quanto lo era per lui Gozaburo stesso. Che io avrei fatto quello che Gozaburo aveva solo minacciato di fare - non immaginai mai che avrei tentato di uccidere Mokuba.

“Se tu avessi scoperto che il piano che Shadi ha rovinato era arrivato così vicino alla vittoria, avresti agito diversamente?”

Questi pensieri erano così simili ai miei, che mi ci volle un momento per realizzare che a parlare era stato Yami.

“Perché avrei dovuto?” mi schermii, d’istinto. “quel piano mi ha reso il grande Seto Kaiba… ha portato la Kaiba Corporation nelle mie mani.”

Ma non incrociai il suo fermo sguardo cremisi. Ricordavo… Yami ora sapeva cosa voleva dire arrendersi all’oscurità annidata dentro se stessi. E per una volta, la mia debole scusa non poteva stare in piedi.

“Tanto non ha importanza, no?” risposi amaramente. “Il futuro è infinito, ma il passato ha una sola serie di impronte. Tu puoi soltanto vivere con le tracce che ti sei lasciato dietro.”


NOTE DELL’AUTRICE: Ummmnnn…. Spero sia chiaro che questa storia NON andrà a finire in un incesto. Okay, ora che ci siamo chiariti…

Ho sempre immaginato Gozaburo troppo assorto nella sua battaglia con Seto per notare Mokuba – e penso che Seto sia stato attento a mantenere la situazione in questi termini. Perciò, in un certo senso, la salvezza di Mokuba dipendeva dal fatto che Gozaburo lo considerasse indegno della sua attenzione. Ma questo avrebbe funzionato soltanto finché Gozaburo avesse creduto che Mokuba era irrilevante per Seto quanto lo era per lui. Se avesse realizzato quale influenza positiva e controbilanciante aveva Mokuba sul suo addestramento, lo avrebbe utilizzato, come Pegasus ha fatto più tardi, o semplicemente lo avrebbe rimosso.

Penso che Seto avesse bisogno di vedere Mokuba – che, in senso letterale, era il suo fratellino a mantenerlo con i piedi per terra. E dato che durante il giorno lavorava o comunque era controllato, questo implicava necessariamente delle visite notturne.

Per me una delle bellezze del rapporto tra Kaiba e Mokuba è che si tratta di un rapporto allo stesso tempo platonico e disinteressato. Ma a un certo punto mentre stavo scrivendo questa fic, ho iniziato a rimuginare sulla ragione per cui le fic sull’incesto sono così diffuse con questa particolare coppia; data l’intensità del loro legame, probabilmente è facile pensare anche ad una componente sessuale. È stato allora che le due idee si sono incontrate, e mi è venuto in mento che in cima alla lista delle persone che potevano pensarla in questo modo c’era Gozaburo.

NOTA DELLE TRADUTTRICI: anche noi aspettiamo commenti sul nostro lavoro di traduzione ^_^. Fateci sapere che ne pensate, e se avete consigli da darci. I vostri commenti verranno tradotti e spediti all’autrice ^^’’'.

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Capitolo 9
*** La fine dell'infanzia ***


IT’S A DÉJÀ VU ALL OVER AGAIN

Tradotto da Aleen (e Kim)
Beta-read by Gekkeiju


Per favore, leggete e recensite! Oltre al semplice fatto che adoro le recensioni, le trovo molto utili per strutturare il resto della storia.

NOTE SUI NOMI: ora che ho stabilito i nomi per tutti – darò dei soprannomi! (beh, comunque li darò a uno solo di loro):

Koryuu: dalla storia si capisce chiaramente (spero) che significa Piccolo Drago. Qualcuno indovina a chi si riferisce?

Make Inu: corrisponde nel doppiaggio americano a stray dog (letteralmente “cane randagio”, ma sottintende “perdente” n.d.T). È uno dei nomi con cui Kaiba insulta Jonouchi.


CAPITOLO 9: LA FINE DELL’INFANZIA



YAMI POV.

Le nostre chiacchierate si erano trasformate in una routine notturna. In un certo senso… se io mi appoggiavo alla sua scrivania… se Kaiba faceva finta di lavorare … riuscivamo a parlare. Era iniziato come un gioco – come quel gioco infantile “Verità o Penitenza” che Yugi mi aveva insegnato. Immobili nella semioscurità, ci saremmo sfidati a vicenda a rivelare noi stessi, a fidarci l’uno dell’altro, a credere nel legame che avevamo creato ad Alcatraz. Se non fosse stato per la nostra rivalità … la nostra determinazione a non lasciare che l’altro segnasse dei punti; se non fosse stato per quanto ci risultava difficile essere così aperti – dubito che ci saremmo riusciti.

“Da quando Yugi ha assemblato il puzzle per la prima volta, da quando sono rinato in questo mondo, ho ferito così tante persone.”

“Probabilmente se lo meritavano.”

“Spesso. Ma questo non mi ha mai preoccupato, finché non ho aggiunto Yugi alla lista.” Non fui sorpreso di vedere Kaiba annuire quasi inconsciamente.

“Ma capisci” continuai, “che se Yugi avesse assemblato il suo puzzle due settimane prima, Jonouchi e Honda sarebbero stati solo altri due la cui vita io avrei rovinato?”

“Non sarebbe stata una gran perdita.”

“Avrei potuto distruggerti.” gli feci notare.

“Non darti tante arie. Ho più esperienza di te in questo campo.”

“Sono serio. Ti avrei ucciso nel Regno dei Duellanti.”

“Nemmeno questa sarebbe stata una gran perdita.” Scrollò le spalle “Tu volevi vincere. Io volevo morire. Sembrava uno scambio piuttosto equo.”

“Non dire questo!” ordinai. La mia veemenza ci sorprese entrambi. “Yugi è molto più saggio di me.”

“Allora forse dovresti dargli ascolto. Ha ragione. In te c’è molto più che oscurità.”

“Credi che questo valga anche per te?” Gli chiesi curioso. Sapevo che sentiva un profondo senso di colpa per quanto riguardava il suo ruolo nel progettare le armi della Kaiba Corporation, anche se era chiaro che all’epoca era solo un bambino, inconsapevole di come i suoi progetti sarebbero stati usati. Aveva una coscienza, anche se a volte rudimentale. Ma non l’avevo mai sentito esprimere rimorso per quello che ci era successo al Death-T. Non credevo che ne provasse alcuno. Poi vidi il suo viso bianco e capii. Kaiba sentiva un senso di colpa così profondo e divorante che bloccava qualsiasi altro sentimento.

Improvvisamente mi sentii in collera con lui. “Tu ti incolpi ancora. Non hai mai smesso di farlo. Tu guardi Seto e lo odi per quello che sta per fare. Perciò come puoi startene seduto qui e dirmi di perdonare me stesso, quando ti aggrappi ancora così forte al tuo rimorso e alla tua vergogna?” domandai.

A questo, inaspettatamente, sorrise. “Che posso dire? A te, il perdono si addice meglio.”

“Finiscila. Sono serio, Seto Kaiba,” ringhiai.

“Anche io.”

“Se fossi stato io quello ferito, sarebbe stato accettabile” dissi, sapendo che Kaiba avrebbe capito. “Ma è stato Yugi a pagare per la mia arrogante cecità. All’improvviso, come risultato del mio fallimento… ho ricevuto la benedizione di essere veramente vivo per la prima volta in tremila anni. E per quanto mi sentissi in colpa … ho gioito di ogni minuto … in cui sono stato me stesso … in cui ho combattuto contro Dartz … insieme a te. Eppure, ogni respiro che facevo era un respiro che stavo rubando a Yugi. Mi sembrò una punizione adeguata dovervi rinunciare, dover tornare a essere niente di più che la sua ombra. E adesso, sono stato ricompensato per quel tradimento finale. Hanno esaudito il desiderio inespresso del mio cuore. Non sembra… giusto.”

Ora fu il turno di Kaiba di arrabbiarsi. “Ė stato “giusto” per te essere ficcato in un puzzle?” chiese con ironia selvaggia. “Hai tremila anni, Yami – è tempo di diventare grandi. Smettila di aspettarti che le piccole ricompense e punizioni della vita siano giuste. Non sono giuste – “sono” e basta. Fattene una ragione e vai avanti.” Kaiba non stava dicendo niente che non avesse già detto prima. E non aveva completamente ragione. Come stava imparando, il passato non poteva essere né completamente vinto né completamente eluso. Ma dovevo essere più stanco di quanto pensassi … perché trovai le sue dure dichiarazioni … confortanti.


JONOUCHI POV.

Non avevo intenzione di fare come se credessi che Kaiba mi avrebbe dato retta. O che Seto avrebbe apprezzato il mio ficcare il naso. Ma non potevo proprio restare fermo a guardarli… guardare quanto era freddo Kaiba. Voglio dire, lo sapevo che Kaiba era un maledetto pezzo di ghiaccio, ma lui era sempre così fissato con se stesso, che avevo quasi pensato che avrebbe trattato Seto un po’ più come Mokuba.

“E che cavolo, Kaiba. Non puoi essere un po’ più gentile con lui?”

“Che differenza fa che io sia più “gentile” o no? Ritornerà nel suo tempo, ricordi?”

Questo era il problema del discutere con Kaiba. Quello che diceva era logico. Solo che era… sbagliato.

“E allora? Intanto riuscirà a farsi qualche amico e a divertirsi un po’ finché starà qui.”

“Per fortuna quando tornerà indietro, non si ricorderà niente in ogni caso.”

“Sarà una fortuna non ricordarsi di avere avuto degli amici? Sarà una fortuna non riuscire a ricordarsi di essere stato felice? Tu sei più malato di quanto pensassi, Kaiba.”

“Dove andrà, un ricordo felice non gli sarà di alcuna utilità.” Disse, prima di marciare via.

“Non so perché ci provo ancora”, borbottai, girandomi verso Sugoroku. “Kaiba probabilmente ha ragione. Comunque – quel mocciosetto è il creatore di Death-T.”

“Non ancora, non lo è ancora,” disse con calma Sugoroku.

“Perché ti metti a difendere Seto? Sai quello che ti farà – non appena sarà cresciuto un po’.”

“Lo sai anche tu. Forse dovresti chiedere a te stesso perché lui ti piace così tanto.”

Discutere con Jichan era persino più inutile che discutere con Kaiba. E poi, aveva ragione… perlomeno su Seto. E per quanto non mi piacesse la sua versione extra-large, dovevo ammettere che mi ero piuttosto affezionato al ragazzino.
Per prima cosa, era così fiero – come un piccolo jumbo jet. Ed era divertente vedere tutte le arie e l’arroganza di quello grande compattate in una versione mini. Era un lottatore bravo quasi quanto il suo se stesso più vecchio, e mi avrebbe cancellato il sorriso dalla faccia, non appena lo avesse visto. Non pensavo che fosse possibile, ma era persino più aggressivo di Kaiba, e aveva un carattere due volte peggiore. Senza contare che era il lottatore più scorretto che avessi mai incontrato.

Ma anche se mi aveva intenerito – non potevo dire che lui ricambiasse il favore. Non riusciva a capire che io non ero un nemico, e dubitavo che sapesse cos’era un amico… o che il non saperlo lo preoccupasse. Ma anche questo era un miglioramento rispetto al suo se stesso più vecchio, il cui sguardo mi passava attraverso come se non esistessi. (Di tanto in tanto mi chiedevo se Kaiba sapesse che inu make non era il mio vero nome.)

Considerato chi sarebbe diventato, in un certo senso mi dava sui nervi il fatto che mi stava simpatico. Forse era perché io riuscivo a vederlo – che lui era un bambino abbandonato a se stesso tanto quanto lo ero stato io. Solo che Seto non era mai stato così fortunato da avere uno Yugi che entrasse nella sua vita a rimetterlo in piedi. La verità era che sentivo un senso di familiarità con il ragazzo più piccolo, che non avevo mai provato per il più grande.

E non riuscii a trattenermi dal dargli un soprannome.


KAIBA POV

Aveva avuto il coraggio di dargli uno stramaledetto soprannome. Beh, si poteva dire che io ne avevo dato uno al bastardo per primo, ma non credevo che make inu contasse - e di sicuro io non lo intendevo affettuosamente.

Koryuu.

Fottuto Piccolo Drago.

Sarebbe potuta andare peggio. Era quasi andata peggio. La prima idea di Jonouchi era stata Baby Kaiba, ma la proposta lo aveva lasciato a vomitare sul pavimento, di certo riconsiderando l’intera faccenda del vezzeggiativo. L’idiota aveva commesso l’errore di non rispondere finché non era stato troppo tardi. Contrariamente a quello che tutti chiaramente si aspettavano, non sentii il bisogno di intervenire, mentre Seto gli illustrava ogni trucco imparato al dojo e perfezionato all’orfanotrofio o sotto la tutela degli scagnozzi di Gozaburo.

Ma se Seto a Baby Kaiba aveva recalcitrato (violentemente), aveva concesso Piccolo Drago, e così, riluttante, avevo fatto io. Se uno doveva per forza avere un nomignolo, sicuramente l’essere chiamato come un drago era accettabile. Ma non si trattava del nome in sé stesso – si trattava di quello che implicava.

Continuavano a trattarlo come uno stramaledetto animaletto. Continuavano a trattarlo come uno stramaledetto bambino.

L’infanzia era qualcosa a cui io avevo rinunciato così tanto tempo fa, che non riuscivo a ricordare che cosa si provasse. Era stata semplicemente un lusso che non potevo permettermi - alla fine molto più costoso di tutti gli aerei e gli elicotteri e gli altri stravaganti giocattoli che adesso possedevo. Perché infanzia significa dipendenza e debolezza - e soccombere alla pericolosa illusione che ci sarà qualcuno a prendersi cura di te – qualcuno che farà andare “tutto bene”.

Avevo messo da parte le cose infantili a dieci anni, quando avevo sfidato Gozaburo. O a otto, quando i nostri parenti ci rubarono l’eredità e ci scaricarono all’orfanotrofio a badare a noi stessi. O a cinque, quando morì mia madre e mio padre si seppellì nel lavoro. Ero abbastanza grande da dedicare me stesso a Mokuba. Già allora, sapevo che solo uno di noi avrebbe avuto un’infanzia. Decisi che sarebbe stato lui.

Non me ne ero pentito. Era stata la scelta migliore che avessi mai fatto, in una vita piena di decisioni orrende. Però nemmeno avrei lasciato che gli altri la negassero, trattandomi come un bambino.

NOTE DELL’AUTRICE: Nel manga, i sentimenti reciproci di Kaiba e Jounouchi possono essere così riassunti: Jounouchi odia Kaiba con tutto se stesso, e Kaiba è totalmente e apertamente sprezzante nei riguardi di Jounouchi. Tuttavia, posso immaginare Jounouchi comportarsi diversamente nei confronti di Seto. Penso che avrebbe visto qualcosa di sé nel Seto Kaiba più giovane. Hanno entrambi avuto un’infanzia difficile e scelto come risposta la rabbia e l’autodistruzione. Lo stesso, ovviamente, vale anche per il Seto Kaiba più vecchio, ma penso che la muraglia che il Kaiba più vecchio ha costruito intorno a sé sia troppo opaca perché Jounouchi riesca a vederci attraverso. Penso che c’entri anche la differenza di età. Jounouchi guarda Kaiba e vede un teenager arrogante, freddo e calcolatore, che è irritantemente della sua stessa età. Anche se Seto condivide queste qualità, è più giovane, e credo che Jounouchi si renda conto di questo. Inoltre, Jounouchi è anche lui un fratello maggiore, e ha un istinto protettivo grosso come una casa. Ironicamente, penso che Seto sia ignaro di questo impulso da parte di Jounouchi – probabilmente sarebbe profondamente offeso e arrabbiato se lo sapesse – dato che troverebbe l’idea di essere un bambino bisognoso di protezione allo stesso tempo aliena e minacciosa. In effetti, la tensione tra il fatto che Seto È un bambino, e la rinuncia dell’infanzia sua e di Kaiba è una delle fila della storia.

NOTE SULLE IMPRECAZIONI: (Ragazzi, se è stato un titolo maledettamente divertente da scrivere!) Comunque, una delle cose più divertenti del guardare l’anime sottotitolato (almeno per me) è stata rendermi conto che imprecavano tutti! Non credo che Kaiba riesca a parlare, se non inizia ogni singola sentenza con ”Merda.” E se a Kaiba piace chiamare Jounouchi “cane randagio” e “nullità”, il nome favorito di Jounouchi per Kaiba é “Bastardo”. Inoltre, la scelta del doppiaggio americano di 'Mr. Pieno di Soldi' – che ho sempre pensato essere piuttosto triste, dato che Kaiba inizia come orfano senza un centesimo – fa partire i violini. Comunque, anche se Kaiba e Jounouchi sono i peggiori (o i migliori, dipende dal vostro POV), tutti, incluso Mokuba (seguendo l’esempio di Nisama), Yugi, e Anzu, prendono parte alla scena. Perciò potete far finta che io stia cercando di restare in characther. O potete far finta che è orribile mettere delle imprecazione per scritto, e dirvi che lo faccio per l'arte… o entrambe....


NOTA DELLE TRADUTTRICI: anche noi aspettiamo commenti sul nostro lavoro di traduzione ^_^. Fateci sapere che ne pensate, e se avete consigli da darci. I vostri commenti verranno tradotti e spediti all’autrice ^^’’'.

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