Maledetta magia!

di Kurookami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Note dell'Autrice:
Prima volta sul fandom di Hetalia! Sinceramente non ho la più pallida idea di dove sia uscita questa storia, ma spero di aver fatto un buon lavoro e che l'appreziate tutti!
P.S.: il tempo in cui la storia si colloca è dopo le guerre mondiali, quindi purtroppo la Prussia non esiste come nazione e si sono già iniziate le varie riunioni mondiali.

Disclaimer: i personaggi non appartengono a me ma a Hidekazu Himaruya. Se così non fosse, Gilbert si vedrebbe molto di più e i fratelli Italia starebbero sempre insieme.                  




Maledetta magia! 






Capitolo 1
 
La stanza era scura e spettrale. Al centro di essa, in mezzo ad un pentacolo stava una sedia dall’aria malridotta.
Davanti, Arthur leggeva con fare trionfante il libro che teneva in mano.
“Eheh, con questa nuova formula creata da me stesso, nemmeno Russia riuscirà a romperla di nuovo!” disse con fare malefico, per poi iniziare il rito.
Quando finì, la sedia brillò per un attimo di una strana luce violetta, per poi ritornare alla normalità.
Arthur la guardo perplesso.
Avrà funzionato?
 
*Hetalia!*
 
Ludwig aveva immediatamente capito che c’era qualcosa che non andava.
All’inizio era solo un debole sospetto quando, quella mattina, non aveva trovato Feliciano a dormire nel suo letto contro la sua volontà.
Poi era quasi convinto quando aveva incontrato Lovino e quest’ultimo non aveva cercato di farlo fuori con lancio di pomodori come al solito.
Ma quando vide Italia e Giappone la sua divenne una certezza.
“Uno, due! Uno, due!” urlò Feliciano, occhi insolitamente aperti, facendo il giro del campo di addestramento insieme a Kiku.
Poco dopo, fermandosi un attimo, notò Ludwig, il quale lo stava guardando come si guarderebbe un Cerbero.
“Germania!” disse autoritario Italia, avvicinandosi all’uomo ancora sconvolto “sei in ritardo per l’allenamento mattutino! Forza, andiamo ad allenarci!”.
Il castano prese a trascinarlo, quando Kiku si gettò su Germania e cominciò a spupazzarselo.
“Doitsu! Ohayo!!” urlò gioioso Giappone, continuando ad abbracciare il biondo.
A quel punto quest’ultimo riuscì a proferire parola.
“Ma che sta succedendo qui?!?” urlò Ludwig, indicando Giappone “perché Kiku si comporta come Italia?! Ma soprattutto” fece una pausa, per poi indicare Feliciano “cosa diamine ti è accaduto?!”.
“Germania, quanto casino che fai” sbuffò Italia “sono sempre io e Giappone è sempre Giappone”.
“No che è tutto ok! Di solito ti devo trascinare nel campo per allenarti, e anche in quel momento appena mi volto scappi! Giappone” si girò verso il moro, il quale aveva un inquietante sorriso alla Italia stampato sul volto “che cosa sai tu?”.
“Oh” fece Kiku tutto emozionato “stamattina mi sono svegliato di buon umore, e subito dopo sono venuto qui! Ma Feliciano mi ha subito costretto a fare i giri del campo!”.
“In effetti” comiciò Italia, con un espressione corrucciata che Ludwig non aveva mai visto sul suo volto “è da questa mattina che mi sento… diverso. È stata quasi una magia!” concluse ridendo di una simile possibilità.
“Magia…” sussurrò Germania. Poi una lampadina si accese nel suo cervello.
“INGHILTERRA!”.
 
*Hetalia!*
 
Arthur era in uno dei corridoi dell’edificio dove si svolgevano le varie riunioni mondiali, dirigendosi verso la solita sala ad incontrare gli altri.
Quando però giunse davanti alla porta, rimase sorpreso nel vedere Russia lì davanti, quasi a volerla bloccare, e con uno sguardo spaventato sul viso.
“Yo, Ivan!” disse Arthur, avvicinandosi “che stai facendo?”.
Russia lo guardò preoccupato, ma poi, vedendo nulla di insolito, si calmò.
“Arthur” cominciò “è meglio se non entri”.
“E perché?”.
“Gli altri sono strani, hanno qualcosa di diverso…”.
Inghilterra alzò le spalle “Sarà qualche altra loro trovata idiota, no? Dai fammi entrare che magari li faccio smettere” concluse, avvicinandosi alla porta.
Ivan lo guardò sconsolato “ti avevo avvertito…” sussurrò, per poi farlo passare.
Arthur aprì la porta, e immediatamente venne seppellito da un abbraccio spacca-costole.
“Arthur!” tubò America continuando a stritolarlo.
“Alfred?!” gracchiò Inghilterra, osservando scioccato la nazione che non accennava a lasciarlo.
Francia si avvicinò ai due, e piano allontanò America dal biondo.
“Susu, cosa sono queste dimostrazioni di affetto pubblico? Non avete un minimo di pudore?” disse, beccandosi un’occhiata spaventata da Arthur.
“Ma che sta succedendo qui?!” urlò questo guardando sconvolto Ivan, l’unico che a suo parere era normale (per quanto lo potesse essere qualcuno come lui).
“Te lo avevo detto che avevano qualcosa di diverso” borbottò Russia.
“Oh sono così felice di vederti, Arthur!” esclamò tutto contento Alfred, continuando a guardare il biondo troppo scioccato per poter proferire parola.
Anche le altre nazioni lì presenti avevano atteggiamenti totalmente contrari al solito: Grecia, ad esempio, invece di poltrire come al solito non faceva altro che saltellare di qui e di là mostrando emozioni che nessuno sapeva che avesse; Antonio non faceva altro che lanciare insulti a destra e a manca come se lo spirito di Lovino lo avesse impossessato, mentre quest’ultimo lo guardava con uno strano sorriso ebete carico di ammirazione; Lettonia e Lienchestein, solitamente pacati e silenziosi, stavano progettando con la lavagnetta piani per la conquista del mondo.
Inghilterra si sforzò di distogliere gli occhi da America, che in quel momento gli ricordava troppo quel bambino che un tempo considerava suo fratello, per guardarsi intorno e finire per fissare Russia.
“… io e te siamo gli unici sani di mente qui?” chiese disperato il biondo.
“Pare di si” rispose Ivan “ma mancano ancora Feliciano, Ludwig e Kiku”.
Arthur gemette dentro di se, cercando di immaginarsi un Italia ancora più scemo del solito, quando la porta della sala venne spalancata di colpo.
“INGHILTERRA!” urlò Germania entrando come un toro furioso, seguito da un Feliciano dallo sguardo truce e un Kiku che correva ad abbracciare Francia, il quale lo spinse via arrossendo “che diavolo hai fatto stavolta?!”.
Alla vista di quella furia, Arthur si nascose dietro a Ivan.
Ludwig stava per urlargli ancora, quando entrò Gilbert, con la stessa espressione pacifica che avrebbe potuto avere Biancaneve.
“Oh, fratellino caro” proferì l’ex-nazione, con un tono di voce decisamente stucchevole ”non dovresti urlare tanto, non ti fa bene!”. L’albino vede in quel momento un pulcino svolazzare verso di lui “AHHHH! Un pennuto giallo mi insegue!!” urlò come una ragazzina, per poi scappare per tutta la stanza, urtando Feliciano che iniziò a sparargli contro.
Ludwig a quella scena scosse la testa, inspiegabilmente depresso.
La situazione si faceva sempre più complicata.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Ecco a tutti il secondo capitolo! Credo di aver fatto un lavoro migliore di quello precedente, spero che vi piaccia!
Inoltre, ho scelto le coppie che si saranno:

USAxUK
LudwigxFeliciano
SpagnaxLovino

Anche se non sarà niente di che, visto che sono assolutamente incapace di fare qualcosa di romantico!
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, messo la storia tra preferiti/seguite/ricordate e chi ha semplicemente letto!

Disclaimer: i personaggi non appartengono a me ma a Hidekazu Himaruya, altrimenti Gilbert si vedrebbe di più.


 


Capitolo 2
 
“Allora fammi ricapitolare la situazione”.
“Mmh…”.
“Cercando stupidamente di sistemare di nuovo quella dannata sedia, hai fatto uno strano rito…”.
“Incantesimo!”.
“Hai lanciato un incantesimo. Hai fatto un rito. E’ la stessa cosa. E il risultato è che tutti tranne inspiegabilmente noi tre si comportano al contrario del solito”.
“Già!”.
Ludwig si trattenne dal dargli un pugno.
“Non dire già con quel tono quasi felice!” urlò, facendo nascondere Arthur dietro la scrivania “è tutta colpa tua, idiota!”.
“M-ma non era mia intenzione!” cercò di giustificarsi la nazione, venendo però zittito dall’aura malefica proveniente da Russia.
“Sai sistemare tutto, vero?” chiese fintamente affabile Ivan, mentre una strana nube viola lo inghiottiva.
Inghilterra deglutì “s-si, dovrei avere questa possibilità…”.
“E allora muoviti!” sbottò Ludwig, occhieggiando preoccupato Feliciano intento a litigare con Austria stranamente collerico su chi dovesse sedersi dove.
“Però ho bisogno di ricerche!” rispose Arthur “l’incantesimo l’ho inventato io, quindi mi ci vorrà un po’ per sistemare la faccenda”.
“Un po’ quanto?”.
“… almeno una settimana”.
“COSA?!” Ludwig cercò di balzargli addosso per ucciderlo – no, gli serviva, l’avrebbe ridotto in fin di vita – ma l’altro, subodorato il pericolo, corse fuori dalla sala, urlando qualcosa su libri, unicorni e folletti che potrebbero saperne qualcosa.
Il silenzio calò tra i due, rotto dagli schiamazzi di sottofondo.
“E adesso che si fa?” chiese disperato Ludwig, più a se stesso che a Ivan.
“Cerchiamo di calmare le acque. Inoltre, possiamo vedere in che maniera sono cambiati tutti” rispose Russia, con il solito finto sorriso sul volto.
Il biondo stava per rispondergli, quando una voce zittì i presenti nella sala.
“FATE SILENZIO!” urlò Feliciano, sbattendo i palmi sul tavolo e gelando tutti con lo sguardo “siamo qui per una riunione, no?! Allora facciamola!”.
“Fratellino, non essere scortese con tutti… dai, siediti” sussurrò Lovino, cercando di calmarlo.
“Ehi, Italia!” disse arrabbiato Spagna “quando si è deciso che saresti stato tu il capo qua?!”.
“Faccio quel che mi pare!”.
“Ah si? Vieni qui e regoliamo i conti!”.
“Vi prego, signori” disse pacato Gilbert, guardandoli come si guarderebbero due bambini intenti a litigare “siamo delle persone civili qui, no? Allora cerchiamo di andare d’accordo, su”.
Italia lo occhieggiò per un secondo, poi sbottò “Tò, c’è un pennuto giallo sulla tua testa”.
Prussia urlò e provò a togliersi il povero Gilbird dai capelli “dove? DOVE?!”.
Germania era diviso tra piangere alla vista di suo fratello ridotto così, o ridere della sua reazione quando glielo dirà appena tornato normale.
Intanto Italia cercava di colpire Spagna con dei proiettili, mentre questi ricambiava con un lancio di pomodori (siamo sicuri che non ci sia Lovino in quel corpo?).
“Ci vogliamo dare una calmata, da? Tanto diverrete tutti parte della Madre Russia!” disse Ivan, facendo calare un silenzio irreale.
Tutti lo guardarono.
Nemmeno con diverse personalità qualcuno avrebbe meno paura di lui…
 
*Hetalia!*
 
“Allora, diamo inizio a questa dannatissima riunione” sbottò Lituania, incavolato per tutto quel tempo perso “Chi vuole parlare? Alfred, cominci tu come al solito?”.
“Oh no” disse l’americano, scuotendo energicamente la testa “non oserei mai prendere tutta l’attenzione su di me! Polonia, parli tu?”.
“Assolutamente no!” sussurrò Feliks, arrossendo “sarei felice di ascoltare gli altri, piuttosto che parlare di me”.
“Così non andiamo da nessuna parte!” urlò Canada, stavolta ben visibile da tutti “qualcuno prenda la parola, o giuro che vi apro una terza orbita sulla faccia!”.
Silenzio.
Qualcuno alzò una mano.
“Parla” disse perentorio Matthew.
“DOMINEREMO IL MONDO!” urlò Lienchestein, ridendo come una pazza mentre Lettonia le faceva da eco.
Altro silenzio.
“Ma nemmeno per sogno! Sarò io a governarvi tutti!” gridò Feliciano, il quale poi venne colpito da un pomodoro.
“Stupido italiano, sarò IO ad avere tutto!” esultò Antonio, per poi cominciare a litigare nuovamente con il ragazzo.
Da lì fu tutto una catena: Austria rideva di Gilbert ancora inseguito dal pulcino, mentre Ungheria (femminile come non mai) cercava di aiutarlo; Svizzera, vestito come Heidi, invitava tutti quelli che poteva a casa sua e tentando di calmare Lienchestein ancora ridacchiante.
Ludwig, sull’orlo di una crisi di nervi, li mandò a calci tutti a casa e la riunione venne per ovvi motivi sospesa.
 
*Hetalia!*
 
Arthur era nella sua solita stanza buia.
Sul tavolo, illuminato solo dalla luce di una candela, era appoggiato un libro dell’occulto che veniva velocemente sfogliato dal ragazzo.
“Dannazione, non c’è niente nemmeno qui” borbottò nervoso, per poi voltarsi verso il vuoto alla sua sinistra “Sei sicuro di non saperne niente?”.
La fata scosse la testa.
L’inglese si accasciò al suolo “Germania mi ucciderà se non mi sbrigo…”.
Stava per rimettersi al lavoro, quando qualcosa lo abbracciò da dietro.
“Arthur!” cinguettò America.
“Alfred! Non eri alla riunione?” chiese il biondo, troppo sorpreso per cercare di levarselo di dosso.
“Si, ma Ludwig ci ha mandato tutti a casa perché facevamo troppo chiasso!” disse sorridendo l’altro, ancora attaccato alla nazione.
“Ehm… Alfred?”.
“Si?”.
“Ti stacchi?”.
“No!”.
“Cosa?!”.
“Mi hai sentito benissimo” rispose America, guardandolo con un broncio dolcissimo “se lo faccio, probabilmente non ti vedrò fino alla prossima riunione mondiale! Non vieni mai a trovarmi a casa, e se vengo io da te non ci sei mai o ti nascondi!”.
Arthur rimase senza parole a quello sfogo imprevisto. Alfred voleva stare con lui così tanto?
‘No’ pensò adirato con se stesso, schiacciando quella piccola speranza che per un attimo aveva sentito ‘è quello stupido incantesimo che parla… e se anche fosse, che m’importa?!’.
“Sparisci” sibilò l’inglese, sciogliendo malamente l’abbraccio “ho da fare”.
“Ma Arthur…” cercò di dire Alfred, ma venne spintonato fuori dalla porta, che gli venne chiusa in faccia.
Dopo un paio di minuti, Inghilterra tornò ai suoi studi, cercando freneticamente una soluzione.
‘Devo subito cancellare questo dannato incantesimo!’.
 
*Hetalia!*
 
Ivan entrò silenziosamente in casa sua, per evitare come al solito i tentativi di Natalia di sposarlo.
Quando però, arrivato in camera al secondo piano, non accadde nulla si rilassò, pensando che l’incantesimo di Inghilterra avesse funzionato anche con lei.
Quanto si sbagliava.
“Fratellone…” non una, ma due voci maligne eccheggiarono dietro di lui, facendogli venire i brividi. Si voltò lentamente, e vide con sommo terrore sia Bielorussia che Ucraina guardarlo fameliche e coltello alla mano.
“Allora fratellone, quando ci sposiamo?” chiesero le due con voce lugubre, mentre un’aura color antracite inondava tutta la casa.
Attimi di nero silenzio.
“VODKAAAA!” urlò Russia, lanciandosi dalla finestra accanto.
Maledetta magia e maledetto Arthur!
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 Kurookami: (nascosta in una cassa di pomodori) credo che qui sono al sicuro!
*Si sentono rumori provenire dall’esterno*
*Kurookami apre di poco il coperchio*
*L’esercito russo la circonda*
Kurookami: AHHHH!!! (terrorizzata inizia a sventolare la bandiera bianca) Pata pata! Pata pata! çOç Ivan, non uccidermi!
Russia: (nube omicida intorno) perché non dovrei? Ora devo preoccuparmi non solo di Bielorussia, ma anche di Ucraina… e poi sono stato pagato dalle lettrici per farti pagare il ritardo del capitolo!
Kurookami: addirittura l’esercito russo?! E poi ho una buona spiegazione!
Russia: non mi interessa (alza il fido tubo).
???: fermo lì!
*Una figura appeso ad una liana arriva, prende Kurookami e la porta in salvo*
Kurookami: Antonio! *^*
Spagna: Russia, tu non le farai del male, deve portare avanti la storia!
Russia: e perché ti interessa così tanto?
Spagna: finalmente il mio Lovinito si fa coccolare! *____*
Russia: =L=
Kurookami: comunque devo delle scuse a tutti quelli che seguivano la storia! Mi dispiace che il terzo capitolo si è fatto attendere, ma qualche settimana fa il mio computer è deceduto. Ora ho rubat… ehm, preso in prestito il computer portatile di mia zia per finire il capitolo e rispondere alle recensioni, quindi non so quando potrò ancora fregarl… ehm, quando me lo presterà di nuovo! ^_^’’
N. Italia: Ve! Non si rubano le cose! E quella è la mia bandiera! Ç_ç
S. Italia: dannazione! Quella è la mia scatola di pomodori! è____é
Kurookami: (fugge)
S. Italia: torna qui dannazione! (la insegue)
 
 
 
 
Capitolo 3
 
La casa di Germania non era mai stata così caotica.
Per prevenire ulteriori danni – altra maledizione lanciata ad Inghilterra – il tedesco aveva deciso che avrebbe portato a casa i Vargas e Giappone, oltre naturalmente al fratello che già abitava con lui.
Ora, con Gilbird sulla testa (da quando il suo padrone aveva paura di lui si era posizionato lì) guardava sconsolato la scena che gli si parava davanti: Feliciano, ridendo come un invasato, usava Lovino e Gilbert come schiavi, mentre Kiku li guardava sorridente dal divano e sventolando di tanto in tanto la mano nella sua direzione. Un’occhiata intorno, e si poteva vedere la casa completamente in subbuglio.
Ed erano solo al secondo giorno.
“Adesso basta!” disse perentorio, bloccando il settentrionale dal prendere a calci Lovino.
“Oi, stupido crucco, mollami o ti sparo!” ringhiò Feliciano staccandosi da lui.
Ludwig rimase così scioccato dal sentirsi chiamare così che lo mollò subito: era abituato sentire queste parole da Romano, ma mai si sarebbe immaginato di udirle da suo fratello.
‘Voglio il mio Italia’ si ritrovò a pensare, sconfortato, per poi sorprendersi ‘da quando Italia è diventato mio…?’.
“Io entro!” annunciò una voce proveniente dall’ingresso, seguita subito dopo dalla figura di Spagna. Quando questi vide Feliciano malmenare il povero Lovino, la sua furia divampò.
“Maledetto italiano!!” urlò, buttandolo dall’altra parte della stanza con una spallata e prendendo il meridionale tra le braccia.
“Ehi, giù le mani da mio fratello, cretino di uno spagnolo!”.
“Osa toccare di nuovo il mio Romano e ti faccio secco, e al diavolo i vostri legami di parentela!”.
Lovino, che di solito l’avrebbe preso a testate nella pancia, si accoccolò meglio vicino a lui, emettendo versi di contentezza.
Feliciano aveva già messo mano alle sue pistole, quando Kiku lo atterrò con un abbraccio, seguito a ruota da Gilbert.
“Fate l’amore, non fate la guerra!” urlarono i due in coro.
Antonio, approfittando della distrazione dell’italiano, si defilò portandosi via l’amato.
Ludwig era rimasto senza parole per tutta la scena.
“Maledetti, toglietevi subito!” borbottò Italia da sotto le due nazioni.
I due non lo pensarono.
Germania sospirò, grattandosi la nuca – facendo attenzione al pulcino – con fare depresso, per poi avvicinarsi al cumulo che erano diventati Italia, Giappone e Prussia, scostando senza fatica gli ultimi due e aiutando Feliciano ad alzarsi.
“Ora” sibilò il biondo, usando tutta la sua voce autorevole e avvolto da una nube blu scuro “andremo dritti da Inghilterra e lo aiuteremo a riportarvi tutti normali, ci siamo capiti?”.
I tre annuirono dall’angolo in cui si erano rifugiati.
 
*Hetalia!*      
 
Arthur era nella sua cucina, bevendo del tè e mangiando degli scones da lui cucinati, quando Russia irruppe dalla finestra.
“What the…?!” urlò sorpreso il biondo, venendo però zittito dalla mano del russo.
“Shhhh…” fece questi.
Fuori dalla casa, infatti, si sentivano due voci femminili chiamare il loro fratellino, mentre un’aura color gabbiano-morto-nel-petrolio entrava dalla finestra e si diffondeva nella stanza.
Quando le voci si spensero, Ivan emise un sospiro di sollievo.
“Finalmente” disse, lasciando andare l’inglese.
“Ora mi spieghi che diavolo sta succedendo?”.
“E’ tutta colpa tua” rispose lui con fare mellifluo, dando sfogo a tutto il suo malevole fumo viola e brandendo il suo fidato tubo con entrambe le mani.
“Ehm…” Inghilterra impallidì visibilmente, osservando preoccupato l’arnese.
Venne salvato dal suono del campanello.
“La porta!” urlò sollevato, correndo verso l’ingresso.
Aprì la porta.
Ludwig lo fissò con astio.
La porta venne subito richiusa.
“Sono letteralmente tra l’incudine e il martello” sussurrò a se stesso, per poi decidere che in fondo Germania non l’avrebbe ucciso, al contrario di Russia.
Così la riaprì, ignorando il bagliore del tedesco e facendo passare lui e gli altri.
“Oh, ciao Germania” disse Ivan in disappunto, non potendo uccidere Inghilterra a causa sua (troppi testimoni).
“Si, si, saltiamo i convenevoli” ringhiò il biondo, per poi rivolgersi all’altra nazione “allora, a che punto stai?”.
“Eheh” cominciò Arthur, spostandosi piano verso la porta “sai, è una cosa divertente… ancora niente!” urlò lanciandosi verso l’uscita.
Uscita che però venne bloccata dall’ingresso di America, finendo così proprio tra le sue braccia.
“Ehi, Inghilterra! Sei contento di vedermi, eh?” tubò Alfred, stringendolo a sé.
L’inglese arrossì come un pomodoro, cercando di divincolarsi dalla stretta.
“Ehm ehm”.
L’attenzione venne rivolta a Germania.
“Allora, visto che lasciato a te stesso non sei capace di niente, andremo subito nel tuo antro…”.
“Studio”.
“Quello che è, per trovare un dannato controrito…”.
“Controincantesimo”.
“Smettila di correggermi!” urlò il tedesco, facendo stringere Arthur ad Alfred, il quale ricambiò la presa tutto contento.
Ludwig si ricompose “dicevo, ora andremo in quel luogo lì  a cercare qualsiasi cosa ci possa aiutare in questa stupida vicenda”.
E così fu che insieme si diressero nello studio della nazione.
Sotto le direttive del biondo, tutti vennero divisi in varie sezioni della biblioteca, sperando che essendo di più riuscissero a trovare qualcosa di decente.
 
*Hetalia!*
 
“Basta!” urlò Feliciano, gettando all’aria il libro che stava sfogliando “sono ore che cerchiamo in questi dannati libri e non abbiamo trovato un beneamato…”.
“Non bestemmiare!” lo fermò Gilbert, coprendogli la bocca e venendo per questo allontanato a pallottole.
“Perché siete tutti così violenti…” sussurrò depresso l’albino, rintanandosi in un angolo a fare cerchietti per terra. Subito Giappone andò a consolarlo.
“E’ vero però, alla fine questa ricerca è stata inutile” disse sbadigliando Russia sdraiandosi completamente a terra.
“Dannazione! Inghilterra, quei tuoi gnomi…”.
“Follet-“.
Cosa ti avevo detto?!”.
“Gnomi. Come hai detto tu”.
“Bene. Dicevo, quelle creature strambe con cui parli non sanno proprio niente?”.
L’inglese scosse la testa.
“Purtroppo no. A loro non è mai capitato”.
Ludwig accasciò la testa tra le mani. Se adesso cercava di affidarsi agli esseri di dubbia esistenza di Inghilterra e alla sanità mentale di quest’ultimo, stavano messi davvero male.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


  Kurookami: (sbuca da un cespuglio) ma come cavolo ho fatto a cacciarmi in questa situazione? T^T
Inghilterra: (compare dalla siepe accanto a lei) you bloody wanker! E’ colpa della tua maledettissima storia! Perché devi mettere in mezzo me e la mia magia?!
Kurookami: beh, ma perché così ho una spiegazione logica…
Spagna: (penzolante da un albero) in effetti, dove c’è la tua magia ci sono i guai… ma questa volta te ne sono grato! *^*
S.Italia: (da dietro un sasso) io no, dannazione!
N.Italia: (travestito da coniglio) Vee-! Ma perché ci stiamo nascondendo?
Prussia: (si finge un geco albino) perché se Ivan ci trova siamo fregati.
N.Italia: uahh!!! (sventola la bandiera bianca) Pata! Pata! Pata! çOç
 Kurookami: (blocca l’italiano) shhh! Guarda che così ci trova subito!!
*All’improvviso, inizia a diffondersi nell’atmosfera un’aura color antracite*
Russia: kolkol… tanto so che siete qui +L+
Kurookami: ci ha trovati! E ha anche portato rinforzi!
Prussia: ma chi? Le lettrici che non hanno ricevuto uno straccio di capitolo per un bel po’ di tempo?
Kurookami: (annuisce depressa) e questo è pure corto T^T
Prussia: allora te la sei cercata U_U
Russia: (ormai vicino) sto venendo…
Tutti: (si dileguano)
 
 
 
 
Capitolo 4
 
Se non fosse stato un tedesco – quindi qualcuno con un alto livello di sopportazione – Germania si sarebbe già suicidato.
“Chi diavolo ha avuto questa stupida idea?!” ringhiò per la decima volta in due minuti.
Inghilterra sospirò, guardandosi intorno depresso “I nostri capi non sanno di questi… ehm, cambiamenti, perciò hanno organizzato un altro meeting”.
“E cosa pensano che possiamo concludere così?”.
“Non lo so”.
“…”.
“…”.
“Kolkol”.
“Bhe… tanto non cambia molto dagli altri incontri. Non si è mai concluso niente, l’unica cosa è chi sta facendo casino”.
Ivan sorrise come sempre, e senza un motivo logico apparente chiese “Inghilterra, una volta finito tutto questo diventi uno con me, da?”.
Francia, seduto lì accanto, udita la frase prese Inghilterra e lo allontanò da Russia.
“Angleterre! Costui ti molesta! Scappiamo!” e detto ciò corse trascinandosi dietro il povero britannico.
“Ma, io…!” tentò di dire qualcosa quest’ultimo, prima di sparire dietro la porta dell’uscita.
“Ehi America!” sghignazzò Austria “pare che il tuo adorato Arthur se la faccia con Francis!”.
Attimi di nero silenzio.
“GIAMMAI!!!” urlò Alfred, sfrecciando fuori dalla stanza.
Tutte le nazioni eccetto Ludwig si misero a origliare.
Poco dopo…
“Francis! Molla subito Iggy!”.
“Anche tu qui per molestare il povero Angleterre?! Scordatelo! Difenderò la sua purezza con tutto me stesso!”.
“Guardate che non sono una fanciulla in pericolo…”.
Rumori di litigio in sottofondo.
“Non osare toccarlo, è mio!”.
“Io non gli farò niente! Al massimo sei tu che vuoi profanarlo!”.
“Dannato! Ti strappo tutti i peli di quella stupida barbetta francese!”.
Un secondo dopo si sentirono due colpi, inquietantemente simili a quando Ungheria colpiva Prussia con la padella, poi nulla.
Sentendo un rumore di passi, le varie nazioni corsero ai loro posti, giusto in tempo per vedere entrare un Inghilterra decisamente di malumore e rosso sulle guance.
“Continuiamo?” chiese quest’ultimo, sistemandosi la giacca e sedendosi al suo posto.
“…”.
“… Inghilterra, non li hai uccisi, vero?” chiese esitante Ludwig.
“Nah, li ho solo messi a nanna per un po’” rispose con fare malefico il biondo “se credono di potermi trattare come una ragazzina…”.
‘Ah, allora era vero che Inghilterra tempo fa era un pirata’ pensò Germania, osservandolo preoccupato emettere una risata malefica e cominciare a borbottare in inglese piratesco ‘questo lato del suo carattere mi preoccupa…’.
Lovino intanto era già corso fuori dalla stanza, triste per la sorte dei due e desideroso di aiutarli.
Ovviamente con Spagna al seguito.
Nel frattempo l’incontro riprese, tra richieste indecenti da parte di Russia e le risate sguaiate di Lienchtenstein, Lettonia e Sealand (quest’ultimo si era aggiunto al duo da poco).
“… ed è per questo quindi che credo che la risposta a tutti i nostri problemi sia un gigantesco eroe!!” esultò Canada, pieno di entusiasmo e indicando un disegno di un eroe alla lavagna.
Inghilterra si mise una mano sulla faccia. Finalmente America aveva smesso di dire queste cavolate, e ci si metteva Canada?
‘Qualcuno dall’alto mi odia’ pensò sconfortato.
Ludwig, intanto, stava cercando di trovare una soluzione a quell’orribile problema.
‘Riflettiamo… allora, tutte le nazioni si comportano al contrario del solito, con l’eccezione mia, di Russia e di Inghilterra. Oh, anche Bielorussia è come sempre’ aggiunse, osservando la ragazza sbucare dalla sedia dietro Ivan con il solito coro di “sposami, sposami, SPOSAMI!”.
‘Beh’ continuò, ignorando la scena ‘Arthur sicuramente perché ha fatto lui l’incantesimo, i due fratelli probabilmente perché sono sempre stati immuni a cose del genere e io… forse perché sono l’unico sano di mente?’.
Mentre i suoi pensieri proseguivano così, Inghilterra intanto si accorse di un particolare, e guardando il tedesco disse “Un momento, ma se l’incantesimo avrebbe dovuto farli comportare al contrario del solito, come mai Sealand vuole continuare ad essere una nazione?”.
Una lampadina si accese nella testa di Germania.
“E’ vero” disse sorpreso “avrebbe dovuto dire cose come ‘Mi fa piacere essere solo una piattaforma galleggiante’! Ma non solo lui: come mai Antonio continua ad amare Lovino sebbene per logica avrebbe dovuto odiarlo?”.
 
 

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