2015- The Muggle War

di Natalie_S
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***
Capitolo 13: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 15: *** Capitolo XV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Londra, 2025
Questa storia mi frulla in testa da poco dopo aver finito il 6 libro. E' ambientata in un universo parallelo dove Voldemort ha vinto e ucciso Harry Potter, che però è riuscito a far fuori tutti gli Horcrux tranne Nagini. Snape, ovviamente, non è stato ucciso.
Buona lettura! Natalie


Dedicato alla mia meravigliosa beta, Emily Darlington (deatheaters_in_training) <3



Londra, 2015

 

Il crepuscolo stava calando sulle vie di Camden Town: pochi passanti impauriti si affrettavano verso le loro case, i negozi erano chiusi da un pezzo.

Il celebre mercato col passare degli anni si era rimpicciolito fino a poche sparute bancarelle; del resto Londra non era più un posto per turisti.

Da quando era iniziata la guerra, che ormai che ormai dilaniava la nazione da quasi vent’anni, la gente non viaggiava che lo stretto necessario.

Un uomo con un pesante cappotto nero si dirigeva verso la vecchia stazione della metropolitana;  nella tasca portava un pacchetto di naftalina. Si era arrischiato nella vecchia Londra babbana per procurarsi la materia prima per uno dei suoi esperimenti, visto che dalle sue parti non veniva prodotta.

La città era devastata, aveva considerato il mago con orrore: raramente usciva di casa, aveva cercato di ignorare il lento ma inesorabile declino della popolazione umana. Da molti anni non si spingeva in uno dei quartieri babbani, specialmente da quando le tecnologie di localizzazione di attività magica si erano diffuse.

Non che avesse paura, questo no: era abbastanza potente da sbarazzarsi facilmente di qualsiasi poliziotto o Sentinella che avesse trovato sul proprio cammino, ma non voleva grane.

Non appena Voldemort aveva conquistato il potere sulla comunità magica, aveva iniziato a sterminare tutti i maghi babbani di nascita, poi aveva attaccato gli umani.

Sarebbe stato facile, tutta la tecnologia di cui gli omuncoli erano tanto orgogliosi non avrebbe potuto fare nulla contro una potente magia oscura, aveva pensato il dittatore.

E questo era stato il suo grande errore di valutazione, il primo dopo che anni e anni prima aveva perso il potere a causa di un bambino in fasce.

Mai sottovalutare il nemico, per quanto debole possa sembrare.

I babbani non avevano poteri magici, è vero, ma erano abituati da millenni ad arrangiarsi nei modi più impensati per far fronte alle minacce.

La magia interferiva con il loro mondo, tutti i maghi lo sapevano da anni.

I congegni elettronici andavano in tilt in un ambiente saturo di attività magica, come era a conoscenza ogni ragazzino di Hogwarts che aveva provato a portarsi un walk-man a scuola.

Trasformare una semplice radiolina tascabile in un radar anti mago non aveva richiesto più di un paio di settimane;  studiare i campi magnetici per costruire giubbetti che proteggevano dalle maledizioni senza perdono aveva richiesto qualche anno, ma in generale gli umani si erano dimostrati un nemico combattivo e per nulla rassegnato a soccombere.

E poi c'erano le Sentinelle.

Un colpo di vento gelido sferzò il volto del mago, che si levò una ciocca di capelli grigi dagli occhi e alzò il bavero del cappotto fin sopra le orecchie.

Ormai era giunto davanti alla stazione della metropolitana: avrebbe potuto materializzarsi a casa, ma un'attività magica così evidente avrebbe mandato in allarme tutti i rilevatori nel giro di un miglio e non gli andava di attirare l'attenzione.

Una ragazza con l'uniforme della guardia civile babbana pattugliava l'entrata.

Da quando Lord Voldemort era salito al potere l'ammissione a Hogwarts era stata concessa soltanto ai bambini con almeno un genitore di sangue magico, e nessuno si era più preoccupato di localizzare la magia nei ragazzini babbani di nascita.

Questo era stato il secondo errore.

Qualche anno prima, gli umani avevano capito che anche loro potevano accedere a una risorsa di energia magica: si diceva che i pochissimi maghi nati babbani che erano scampati al genocidio avessero iniziato a addestrare le nuove reclute.

L'accademia della guardia babbana non aveva nulla a che vedere con Hogwarts: nei tre anni di addestramento i giovani soldati imparavano le nozioni base di autodifesa, magica e babbana, e naturalmente le maledizioni senza perdono.

Dopodiché veniva loro assegnata una rudimentale bacchetta, una pistola anti incantesimi scudo, un giubbetto anti-kedavra e venivano mandati in missione senza troppi complimenti.

Il mago guardò la ragazza di guardia davanti all'entrata della stazione: come tante Sentinelle era molto giovane, poco più di una ragazzina. Aveva il volto pallido e un po' scavato, con una ruga precoce in mezzo agli occhi.

Avrebbe potuto essere una delle sue allieve, quando tanto tempo prima era stato un professore.

-Buonasera- fece il mago passandole accanto.

Lei rispose con un cenno del capo e un accenno di sorriso.

Buffo, probabilmente la Sentinella si era appena lasciata sfuggire uno dei maghi più potenti di tutti i tempi, nonché uno dei principali responsabili dell'ascesa del Signore Oscuro.

La stazione era deserta: il mago cercò il biglietto nella tasca del cappotto.

Di colpo un rumore attirò la sua attenzione verso l'entrata: un chiassoso gruppetto di uomini col mantello nero, chiaramente maghi, si stava dirigendo verso la Sentinella. Quattro maghi violenti e ubriachi che seminavano il panico nei quartieri babbani, sfasciando vetrine, uccidendo poliziotti e guardie civili.

Un attacco inutile e piuttosto vigliacco, come tanti che venivano riportati ogni giorno sui giornali, pensò.

Puntavano dritto al loro bersaglio, e non avevano fatto caso alla sua presenza.

Il mago osservò la Sentinella impallidire ulteriormente e portare la mano alla fondina della pistola.

-Controllo prego- disse la ragazza in tono pratico e professionale, ma che tradiva un lieve tremito.

I maghi scoppiarono a ridere. Ormai l'avevano già accerchiata.

Senza preavviso, la Sentinella estrasse la pistola e fece fuoco, colpendo uno degli assalitori al torace. Prima che avessero il tempo di reagire, si voltò e sparò a un altro alla spalla. A quel punto però gli altri due si erano riscossi: estrassero la bacchetta e puntandola verso la ragazza esclamarono all'unisono -Avada Kedavra-.

Tutti gli allarmi della stazione iniziarono a squillare, il rumore perforava le orecchie.

La Sentinella cadde a terra, incosciente: indossava il giubbetto che riparava dalle maledizioni senza perdono, tuttavia un attacco così violento l'aveva quasi distrutto. Il prossimo colpo sarebbe stato fatale.

Il vecchio assisteva alla scena combattuto: certo non si sarebbe messo ad aiutare la guardia babbana, tuttavia si rendeva conto di quanto quella fine fosse ingiusta.

Uno dei maghi colpiti era ancora a terra, lo sguardo fisso rivolto al soffitto, probabilmente morto; l'altro, stringendosi la spalla sanguinante, urlò all'indirizzo dei compagni: -Che state aspettando?-.

Uno dei due si avvicinò alla ragazza e puntò la bacchetta, pronto a lanciare l'incantesimo per ucciderla.

Lui agì d'istinto: bastò un incantesimo non verbale e un gesto della mano per disarmare gli assalitori, che si guardarono intorno sconvolti.

-Chi … chi... è stato?-

Un altro gesto veloce e furono tutti fuori combattimento.

Si avvicinò alla ragazza che giaceva a terra, respirando a stento e tossendo sangue: si guardò intorno, non c'era nessuno, non sarebbe sopravvissuta a lungo se l'avesse lasciata lì.

Un secondo più tardi, erano entrambi spariti.

Gli allarmi continuavano a squillare, come impazziti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



           

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Il mago si sedette su una poltrona davanti al fuoco ancora alto: aveva passato tutta la notte a curare la Sentinella ferita, ora fuori pericolo.

Era messa male, aveva avuto paura che non avrebbe superato la notte, ma a quanto pare era ancora un ottimo guaritore.

Osservò la ragazza: sembrava gracile e indifesa, ma aveva già parecchie cicatrici sotto il giubbetto.

Questa storia delle Sentinelle era assurda, un mucchio di ragazzini mandati allo sbaraglio in una missione suicida.

Guardò fuori dalla finestra, l'alba stava sorgendo sulla collina accanto alla sua casa, un'enorme villa a nord di Londra.

Gliel'aveva assegnata il Signore Oscuro, come una quantità esagerata e inutile di ricchezze e l'offerta delle più alte cariche dello stato, che naturalmente aveva rifiutato. Voleva solo ritirarsi e passare il resto della sua vita lontano dal mondo, con i suoi libri, le sue pozioni, in santa pace.

Severus Snape sentiva di aver già fatto abbastanza.

Stava per voltarsi quando sentì la punta della propria bacchetta contro la giugulare.

-Ok, nonno. Prova a muoverti e sei morto-.

 

Liz aprì gli occhi, e vide una stanza sconosciuta. L'aria era calda, il fuoco scoppiettava nel caminetto.

C’era uno strano odore, notò, come in un'erboristeria.

Dove sono?

Percepì di non essere sola nella stanza e cercò di alzarsi senza fare rumore: il dolore al petto, tuttavia, la colpì come una coltellata.

Si accorse di avere il petto fasciato strettamente: probabilmente aveva un paio di costole rotte, considerò, nonché tagli e bruciature varie. Aveva anche la testa bendata e dolorante.

Osservò la persona dall'altro capo della stanza: era chiaramente un mago, alto, con dei vestiti neri che accentuavano la sua aria lugubre.

Sembrava il padre di Alice Cooper.

Era solo? C'erano altri maghi nelle vicinanze?

Devo andarmene da qui, pensò. Notò che il finto Alice Cooper aveva lasciato la bacchetta sul tavolino. Che scemo.

Si costrinse ad alzarsi il più silenziosamente possibile: afferrò la bacchetta, si avvicinò al mago di soppiatto e prima che si accorgesse di qualcosa gliela puntò al collo.

-Ok, nonno. Prova a muoverti e sei morto-.

Il mago alzò appena la mano e Liz si ritrovò scaraventata dall'altra parte della stanza, disarmata.

Diede un gemito: tentò debolmente rialzarsi, ma il torace le faceva troppo male. Toccò le bende sul fianco, poi osservò la propria mano macchiata di sangue.

-Ti consiglio di muoverti il meno possibile, o renderai vana tutta la mia fatica per salvare la tua piccola inutile vita-

Liz notò confusamente che il tizio non era per niente scomposto, solo altezzoso e molto scocciato.

-Chi sei? Dove siamo? Cosa vuoi da me?- boccheggiò: non riusciva a respirare bene.

-Certe volte mi domando davvero se esista, questa civiltà per cui combattete...- il mago agitò brevemente la mano nella direzione di Liz e lei si sentì sollevata fino a tornare su quella specie di tavolo operatorio su cui si era svegliata.

Lo sconosciuto iniziò metodicamente a sciogliere la fasciatura sul fianco fino a rivelare un taglio profondo che a quanto pare si era appena riaperto.

-Cosa vuoi da me?- ripeté Liz.

-Che tu chiuda quella fastidiosa bocca tanto per cominciare- sibilò il mago prendendo una sostanza puzzolente da una ciotola e spalmandola sulla ferita.

Bruciava terribilmente. Lei trattenne il respiro, reprimendo una parolaccia.

Il mago cantilenò qualche frase sottovoce, poggiandole le mani sul fianco: con stupore, Liz percepì il sangue smettere di uscire e i lembi del taglio rimarginarsi miracolosamente.

-Come hai fatto?- mormorò affascinata, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla ferita.

- C'è una ragione per cui ci chiamano maghi, sai. Usiamo la magia. - borbottò lui.

Liz lo guardò negli occhi, notando che erano neri e profondi: -Sappi che non ti darò assolutamente nessuna informazione- affermò seria.

Lui rise senza allegria: -Pensi davvero di sapere qualcosa che potrebbe interessarmi? O che non potrei costringerti a dire se volessi? Che creature presuntuose, questi babbani!-

La ragazza sbuffò: il tizio non sembrava pericoloso, ma le dava un po’ sui nervi: -Perché mi hai salvata?-

-Un impulso dettato dalla coscienza, di cui già mi sono pentito. Ora taci e stai ferma, o le bende non reggeranno per molto. -

Mentre era occupato a sostituire la fasciatura, Liz lo osservò bene per la prima volta: aveva una sessantina d’anni o giù di lì, portava i capelli grigi un po' lunghi, il naso aquilino. Sembrava non vedesse il sole da anni.

-Come ti chiami?- domandò burbero.

La ragazza esitò: il mago sembrava benintenzionato anche se certamente non gentile, ma del resto la prudenza non era mai troppa...

-Ah, che sciocchezze non essere ridicola!- sbuffò lui. Liz come l'impressione che le leggesse nel pensiero.

-Mi chiamo Liz- rispose infine -E tu?-.

-Severus Snape - rispose, guardandola negli occhi. Sembrava aspettarsi una qualche reazione. Mai sentito nominare.

-Allora... ehm, Severus, dove ci troviamo?- domandò lei, guardandosi attorno. I muri erano coperti di libri, perlopiù dall'aria antica e consunta; c'erano anche parecchi scaffali pieni di provette, bottiglie, sacchetti di erbe e strani sassi. Accanto al caminetto erano accatastati parecchi calderoni di varie misure. Si sarebbe detto il laboratorio di un alchimista. Allora era questo l'aspetto delle case dei maghi? O era lo studio di un loro medico? Cercò di memorizzare il più grande numero di particolari possibile, ma le girava la testa e concentrarsi era molto difficile.

Snape incominciò a esaminare le costole: -Cerca di fare uno sforzo e capire che se non stai zitta e immobile peggiorerai solo la tua situazione. -  fece.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, infastidita: perché iniziava una conversazione, se poi non voleva parlare?

-Siamo nel mio studio, comunque- aggiunse dopo un istante -Stai tranquilla, non c'è nessun altro in casa... bevi questo -. La bevanda era disgustosa, e l'odore ricordava parecchio la sostanza che aveva messo sul taglio.

Improvvisamente Liz si riscosse: -Devo avvisare che sono viva! In caserma... staranno pensando che mi hanno polverizzata o chissà che...-

-Poco male. Quando tornerai si convinceranno che non è andata così-

-Ma non posso sparire così… -

- Be’ in questa casa non ci sono certo telefoni o imeil, o qualche altra delle vostre diavolerie babbane. Perciò o cerchi di tornare a casa a piedi per annunciare la tua salvezza, probabilmente non sopravvivendo al tentativo, o stai ferma per una buona volta e mi permetti di sistemare la confusione in cui al momento si trovano i tuoi organi interni-.

Un lungo momento di silenzio. Liz per un istante si aspettò di vedere un cespuglio di erba mobile passare al centro della stanza.

Si sentiva  molto stanca e debole, gli occhi le si stavano chiudendo....

- Severus...?- incominciò, già mezza addormentata.

La voce del mago suonava lontana ma inequivocabilmente infastidita: -Che c'è adesso?-

-Siamo nemici in questa guerra. Perché mi aiuti?-

-Questa non è la mia guerra- mormorò lui.

Liz avrebbe voluto ringraziarlo, ma sprofondò nel sonno prima di poter parlare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


 

La pozione aveva agito in fretta e in pochi secondi la ragazza aveva di nuovo perso conoscenza. Bene.

Ora che si era svegliata Snape era più che mai pentito della scelta di curarla a casa sua. Perché non l'aveva semplicemente lasciata davanti a uno degli ospedali di guerra babbani?

Scosse la testa: sapeva perfettamente che non sarebbe sopravvissuta all'attesa e la disorganizzazione che avrebbe incontrato in quei luoghi sporchi e caotici. E lui non poteva sopportare di avere un'altra vittima sulla coscienza.

Ricordava benissimo il giorno in cui i Mangiamorte si erano insediati a Hogwarts: sembravano impiegati ministeriali qualunque, posati, di mezza età, assolutamente ordinari se si voleva ignorare la spilletta con il marchio nero appuntato sulla giacca.

Allora lui era preside: aveva accettato l'incarico con molti dubbi, ma tutto sommato pensava che fosse meglio che la scuola fosse in mano a uno degli esponenti più moderati. Come dire, per limitare i danni.

Erano passate giusto un paio di settimane  quando i Mangiamorte si erano presentati, avevano spulciato i registri e portato tutti i figli di babbani sull'Hogwarts Express, destinazione Londra. Da lì in poi se ne erano perse le tracce. I meglio informati (o quelli di più buonsenso) se ne erano andati già da un pezzo, ma non avrebbe mai potuto dimenticare l'espressione spaventata ma insieme fiduciosa che aveva letto in decine di occhi. Perché lui non avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa del genere nella sua scuola, vero? E invece, pensa un po', l'aveva permesso.

Snape non aveva potuto fare niente. A nulla erano valsi i suoi disperati appelli all'Oscuro Signore. O forse non ci aveva mai provato davvero, sospirò l’ex-insegnante.

Aveva sempre avuto il timore di esporsi troppo, paura che la sua lealtà venisse messa in dubbio, per arrischiarsi a opporre un rifiuto diretto. All’inizio pensava che sarebbe stato una risorsa più preziosa dall’interno, come aveva promesso a Dumbledore… finché non era arrivato il momento in cui aveva capito che tutto sarebbe stato inutile.

Comunque sia, il giorno dopo aveva dato le dimissioni e agli occhi del mondo magico era praticamente sparito.

Severus aveva osservato lo scoppio della guerra contro i babbani con rassegnazione e indifferenza. Non era più affar suo, del resto.

Draco Malfoy, come giovane ministro della difesa, si era dimostrato precipitoso, sottovalutando il reale pericolo costituito dagli umani, ma scaltro e abile per quanto riguardava la politica interna. Nessuno aveva mai osato dire nulla contro di lui. In effetti, nessuno aveva mai più osato dire nulla da quando Voldemort aveva ucciso in battaglia il giovane Potter.

Albus aveva riposto tanta fiducia in quel ragazzo coraggioso, certo, intelligente (be' insomma... ricordò Snape con una smorfia), ma totalmente e irrecuperabilmente impreparato di fronte a una tale minaccia. Era morto da eroe, come tutti gli altri membri dell'ordine della fenice. Notevole quanto inutile.

Una volta scomparso, il mondo si era dimenticato in fretta di lui.

Dumbledore si era sacrificato, convinto che il ragazzo non avrebbe fallito e quello era stato il suo più grande errore, forse l'unico.

Snape aveva perso ogni speranza.

Guardò la ragazza, ancora stesa sul tavolo operatorio d'emergenza; appena si fosse ripresa le avrebbe cancellato la memoria e rispedita a casa.

Tanto per avere la coscienza pulita.

 

Il tenente Charles Monk richiuse il cellulare sconfortato.

Liz Mills, soldatessa specializzata in localizzazione di attività paranormale, era sparita durante il turno di guardia a Camden, alla stazione della metro.

Stranamente, erano stati trovati quattro maghi, di cui uno morto e gli altri privi di sensi: i tre superstiti, durante il duro interrogatorio nella centrale (naturalmente dotata di tutte le più sofisticate misure di sicurezza anti-magia) avevano confessato alcuni atti vandalici compiuti nella zona e poi raccontato di aver perso conoscenza inspiegabilmente, quando la Sentinella era ancora viva.

Monk non sapeva se crederci o meno, ma la sua esperienza gli insegnava che probabilmente mentivano. Spesso durante gli interrogatori i maghi arrestati facevano credere di avere informazioni su babbani, per ritardare il momento dell'esecuzione. Il tenente trovava barbara l'usanza, ormai consolidata dell'esercito britannico, di uccidere tutti i prigionieri. Purtroppo non c'era molta scelta: tenerli chiusi da qualche parte per troppo tempo era molto rischioso. Averne poi più di uno in carcere, con la possibilità che finissero col comunicare... no, troppo pericoloso.

Questo del resto faceva sì che, a vent'anni dall'inizio della guerra, avessero imparato molto poco sui maghi.

Tutto quello che si sapeva veniva dal generale Longbottom, ma erano nozioni scarse, frammentarie; mentre sapevano che i maghi avevano una letteratura -scientifica- sui loro poteri, trattati sull'uso della magia, incantesimi sofisticati.

Era anche possibile che Liz avesse disertato, come molti prima di lei.

Monk sospirò: la sua unità di guardia babbana distaccata a Londra Nord era composta da soli cinque elementi e la scomparsa di uno di loro avrebbe affossato ancora di più il morale già basso della squadra.

Il tenente era un uomo di mezza età, a cui dieci anni prima era stata localizzata una certa quantità di “attitudine all'attività paranormale” (come veniva pomposamente indicata la magia). Da quel momento la sua carriera nell'esercito era cambiata radicalmente. Come molte Sentinelle, aveva ormai rinunciato all'idea di una vita privata al di fuori dell'esercito; la pressione esercitata su di loro era troppo forte per permettere qualsiasi altro interesse o impegno.

Aveva visto gli umani combattere contro i maghi, migliorando velocemente le proprie armi, raggiungendo qualche importante vittoria e collezionando molte sconfitte. Purtroppo, da qualche anno a quella parte, aveva la netta sensazione che non sarebbero più durati molto. La magia, semplicemente, trascendeva dalle loro possibilità: era un'arma infinitamente più forte di tutte le loro messe insieme.

Inoltre, da qualche tempo i maghi sembravano sapere tutte le loro mosse in anticipo. Sicuramente avevano qualche sistema per sorvegliarli… qualcuna delle loro diavolerie.

Si diresse verso l'ufficio di supporto paranormale, dove sapeva che i suoi soldati stavano aspettando notizie di Liz.

Aprì la porta per entrare in una stanza umida e male illuminata, con sei scrivanie di recupero.

La sua unità era composta da persone molto diverse tra loro.

Il più anziano per età e per appartenenza era Peter Tuffey, un ex prete di origine irlandese che aveva dovuto rinunciare alla tonaca quando, quindici anni prima, il governo aveva riscontrato in lui una fortissima propensione alla magia. Conosceva pochi incantesimi (era già sulla trentina quando aveva iniziato a fare pratica di magia, un'età piuttosto tarda dal punto di vista formativo) che scagliava con grande imprecisione e altrettanta potenza.

La sua vita al di fuori del servizio era votata a ricercare nella Bibbia giustificazioni morali per le uccisioni e la violenza che costituivano la sua vita quotidiana. Era infine approdato a una filosofia piuttosto articolata, il cui perno centrale era la condanna della stregoneria e delle aberrazioni agli occhi di Dio.

Quando Monk entrò nella stanza, era intento a leggere a bassa voce versetti del Levitico annuendo convinto.

La scrivania accanto alla sua era gentilmente concessa dal governo britannico a Gary Townshed, un rubizzo ex muratore cinquantenne, dedito per lo più alle scommesse sportive e alle pinte di Guinness in orario extralavorativo.

I giovani erano decisamente più promettenti: come Liz, anche i due restanti elementi, Chandra Sharma e Robert Garreth, avevano iniziato l'addestramento militare magico in giovane età, essendo nati poco prima dello scoppio della guerra civile.

Chandra era una ragazza di origine indiana coetanea di Liz: pur non essendo propriamente amiche, andavano d’accordo e collaboravano serenamente. Probabilmente sarebbe stata la persona più rattristata dalla notizia.

Robert invece aveva appena sedici anni: era molto introverso e non parlava molto, quindi era piuttosto difficile prevedere come avrebbe potuto reagire.

Liz  era stata l'acquisto più recente della sua unità: era arrivata l'anno precedente dopo un trasferimento da Leeds.

-Allora?- fece Chandra ansiosa, quando Monk varcò la soglia -ci sono notizie?-.

Il tenente si limitò a scuotere la testa e calò nuovamente il silenzio nella stanza. Del resto, a che scopo parlare? Le numerose ipotesi sull'accaduto erano già state ampiamente sviscerate nelle ore precedenti.

La scena del "delitto", se si delitto si poteva parlare, era davvero difficile da interpretare: Monk si trovò ancora una volta a valutare la possibilità della diserzione.

Aprì il fascicolo personale di Liz.

Elizabeth Rosemary Mills era nata ventiquattro anni prima nello Yorkshire, da un'ordinaria famiglia della middle class britannica. Aveva frequentato delle buone scuole private fino a quando, a quattordici anni, la polizia non aveva riscontrato in lei un considerevole potenziale paranormale. Era probabile che i genitori sapessero già da tempo delle sue capacità: nonostante in quegli anni la guerra civile non imperversasse ancora così duramente, i Mills avevano già avviato tutte le pratiche per l'emigrazione in Francia.

Si trovavano nell'aeroporto di Gatwick, pronti a imbarcarsi, quando durante un controllo di routine Liz si innervosì talmente da far esplodere tutti i metal detector, computer e terminali dell'aeroporto. Per poco non fece anche cadere un paio di aerei.

A quel punto, il governo inglese non aveva potuto ignorare l'esistenza della giovane potenziale maga.

Monk sfogliò il fascicolo fino alle informazioni sui familiari: i genitori e il resto dei suoi parenti erano in seguito effettivamente emigrati in Francia, e Liz trascorreva là la maggior parte dei propri congedi. Parlava molto bene francese dall'infanzia e, se si fosse procurata dei documenti falsi, avrebbe senza dubbio passato agevolmente un controllo aeroportuale.

Riflettendo su questa possibilità si rese conto di non sapere molto su Liz, a livello personale. Era una ragazza riservata, non in modo asociale o preoccupante, ma abbastanza da far sì che il tenente non sapesse quali fossero i suoi interessi o le sue aspirazioni. Svolgeva i compiti che le venivano assegnati in modo preciso e efficiente, senza lamentarsi ma senza neanche mostrare un particolare entusiasmo. Era determinata, per non dire testarda, questo sì. Le poche volte in cui si era impuntata su qualcosa, una strategia di irruzione in un edificio a Finsbury, ricordò il tenente, aveva insistito finché non l'aveva avuta vinta.

Ma Monk non riusciva a immaginare se Liz trovasse adatta a sé o meno la vita militare, se desiderasse fuggire o fare carriera. Un giorno era semplicemente arrivata, e ora se ne era andata.

 

 

Che palle.

Le ore sembravano interminabili in quella stanza scura. -Perfettamente immobile- si era raccomandato il mago con l'aria di chi non ammetteva repliche -devi fare sì che le ossa si ricostruiscano, è un processo lungo e molto delicato- aveva aggiunto poi.

Chissà quanto tempo era passato, si chiese Liz. Chissà cosa aveva pensato la sua squadra!

Come aveva potuto verificare con un breve esame, il suo palmare dotato di localizzatore GPS era andato in mille pezzi durante lo scontro e non aveva altro modo di comunicare con loro.

Si chiese cosa stessero facendo adesso, se avessero iniziato le ricerche o se l’avessero già data per spacciata.

La stanza era cambiata: dopo il primo incontro si era sempre risvegliata in una camera buia e polverosa, comunicante con un piccolo bagno. Aveva tutta l'aria di una stanza per gli ospiti mai utilizzata. Come nel laboratorio, anche qui le pareti erano tappezzate di libri dalla copertina consunta.

Le prime volte si svegliava solo per pochi minuti, per poi ripiombare nel sonno, ma ora che iniziava a sentirsi meglio poteva cercare di rendersi conto della situazione in cui si trovata.

Si toccò la testa, ancora saldamente fasciata, accorgendosi che molte ciocche di capelli erano state sommariamente tagliate per agevolare la medicazione. Merda. Ci aveva sempre tenuto molto ai suoi capelli lunghi.

Negli ultimi giorni l'opprimente dolore al petto era quasi completamente sparito: respirare era più facile ma il tempo trascorreva lento.

Il tizio, Severus, non le era antipatico: aveva un suo senso dell’umorismo, ma non era certo un chiacchierone.

Osservò i libri che la circondavano, pensosa. In fondo non le aveva mai proibito di leggerli, considerò.

Erano troppo lontani perché potesse leggerne i titoli, così prese la bacchetta (lasciata sul comodino, il nonno evidentemente non aveva le minime nozioni di sicurezza) e fissò la sua attenzione su uno a caso: -Accio -.

Il volume si alzò faticosamente dallo scaffale per ricadere pesantemente sul letto. Non aveva mai veramente padroneggiato questo incantesimo, ma per questa volta poteva andare, decise Liz con una scrollata di spalle.

“Antidoti vegetali e preparati para-magici” lesse.

Scommetto che è un bestseller, pensò amaramente.

Non aveva la forza di prendere un altro libro, così si sistemò il volume sulle ginocchia e incominciò a sfogliare le pagine.

 

Snape si stava recando nella stanza della Sentinella con una pozione fresca. La ragazza (come si chiamava già? Liz?) si stava riprendendo bene: pochi giorni prima aveva quasi tutte le costole rotte e gli organi interni lesionati, ma il suo talento di pozionista e guaritore aveva compiuto un piccolo miracolo.

Aveva buone capacità di ripresa, era giovane, anche se doveva avere qualche anno in più di quelli che le aveva attribuito al loro primo incontro.

Già aveva iniziato ad essere fastidiosa, pensò il mago con una smorfia. Probabilmente per via della noia e della solitudine, ogni volta che andava a cambiarle le bende o a somministrarle le pozioni, lei cercava ostinatamente di intavolare una conversazione, il più delle volte senza successo.

Questa era una delle caratteristiche che più lo stupivano dei babbani: erano a loro modo forti, temprati, pronti a tutto, eppure non perdevano una certa ingenuità infantile, un'incrollabile speranza nel prossimo. Snape li compativa e ammirava al tempo stesso.

Entrò nella stanza senza bussare, sperando di trovare Liz addormentata: ci metteva sempre un po' a svegliarsi e una volta che aveva recuperato la parlantina lui se n'era già andato.

Notò con disappunto che era ben vigile e cosciente, seduta sul letto con i cuscini rincalzati dietro la schiena e un pesante tomo sulle ginocchia.

-Che stai facendo?- domandò seccamente.

La ragazza si riscosse e lo guardò:- Leggo!- spiegò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. In effetti lo era.

-Questo lo vedo!- sbuffò Snape -ma non ricordo di averti invitata a servirti liberamente della mia biblioteca-. Il mago posò il bicchiere con la medicina e fece un gesto rapido con la mano: il libro si richiuse bruscamente in una nuvola di polvere e tornò al suo posto sullo scaffale.

-Non posso stare qui sdraiata tutto il giorno senza fare niente. Sto diventando scema!- protestò lei.

Snape le porse il bicchiere con fare autoritario -Fossi in te non mi preoccuperei, direi che il danno ormai è fatto-.

Liz alzò gli occhi al cielo trattenendo un sorriso suo malgrado e trangugiò la pozione senza fiatare. Sembrava abituata a dover prendere medicine o a medicarsi, e le numerose cicatrici che le solcavano il colpo lo dimostravano.

-Su quel libro che stavo leggendo c'è una pomata contro le ustioni da fiamme inestinguibili- disse la ragazza con fare pensoso. Il mago la guardò senza capire.

-C'era questo tizio, Tom, viveva a sud, vicino a Clapham...be', se l'avessimo conosciuta, questo preparato... forse sarebbe vivo adesso- aggiunse con voce leggermente tremante.

Snape non seppe cosa rispondere.

Liz alzò uno sguardo accusatorio fino ai suoi occhi: - C'è così tanto da imparare sulla magia, e noi sappiamo così poco. Riusciamo giusto a difenderci, e neanche tanto bene. Non sappiamo neanche cosa sia la maggior parte delle fatture che ci uccidono!-

-Hai ragione, è una lotta impari, ma finora ve la siete cavata discretamente...-borbottò il mago, a disagio.

-Discretamente non è abbastanza.- dichiarò la Sentinella senza distogliere lo sguardo.

Snape diede un'occhiata al titolo del libro: -Si tratta di pozioni abbastanza elementari, non sarebbe così difficile neanche per voi riprodurle. Dai una ripassata al tuo libro di Pozioni del primo anno e vedrai che troverai molte risposte. - concluse, nella speranza di cambiare argomento,

Speranza vana.

-Libro di Pozioni?- ghignò la ragazza, un po' perplessa.

-Sì, il tuo libro di Pozioni... ai miei tempi era "Infusi e pozioni magiche", di Arsenius Brodus, non so su cosa abbiate studiato voi giovani- sbuffò Snape.

Liz lo guardò divertita -Be', quando avevo 12 anni o giù di lì ho fatto un corso di chimica, ma ti assicuro che nessuno ha mai menzionato tra gli elementi la radice di... come si chiama...aspetta, te lo dico - si voltò nuovamente verso la libreria e afferrò la bacchetta -Accio-.

Tre o quattro volumi caddero a terra, mentre il prescelto andò a sbattere contro la parete dietro al letto, facendo staccare qualche pezzetto di intonaco.

-Ops- si scusò la ragazza con un sorrisino vergognoso -Sai com'è con questi incantesimi...- aggiunse, in tono pratico.

Snape era scandalizzato: -Quello a cui ho appena assistito, è senza dubbio il peggior incantesimo di appello della mia quasi ventennale carriera di insegnante!- esclamò.

Liz si strinse nelle spalle: -Suvvia, non era così male. Il libro è qui, no?- gli fece notare, togliendo con la manica la polvere e qualche scheggia di vernice bianca, proveniente dal muro, dalla copertina del libro.

L'ex professore non poté più trattenersi: -Questo è inammissibile! Alzati... ce la fai ad alzarti? Ecco, prendi la bacchetta, in questo modo- Snape afferrò il polso di Liz, facendoglielo ruotare di qualche decina di gradi -Più salda la presa con le dita.... la bacchetta deve essere un prolungamento del tuo braccio e idealmente il movimento della stessa deve imprimere l'intenzione dell'incantesimo- proseguì in tono didattico -Il movimento esatto è questo... esatto proprio così. Ora fissa quel libro e dì forte e chiaro l'incantesimo-.

-Accio!- esclamò Liz. Il libro indicato da Snape fece un'elegante parabola attraverso la stanza e finì dritto nella sua mano protesa.

-Wow!- esclamò lei, osservando il libro da ogni angolazione, come se cercasse il trucco nascosto.

-Complimenti per aver compiuto in modo appena decente, alla tua veneranda età, un incantesimo da quarto anno. 10 punti a... -qui Snape si interruppe, confuso -10 punti a te. Congratulazioni.-

-10 punti! Che culo!- esclamò la ragazza, allegra. Evidentemente per lei il sistema di punti e gratificazioni scolastiche di Hogwarts non aveva alcun significato.  

Snape era perplesso: si era sempre chiesto vagamente che livello di istruzione magica potessero avere le Sentinelle babbane, ma aveva sempre dato per scontato che, anche se non erano degli Auror, fossero perlomeno in grado di difendersi.

Invece la preparazione di quella Liz era di una pochezza imbarazzante.

Esisteva sempre la possibilità che si trattasse di un caso isolato, un'allieva particolarmente poco brillante, ma Snape ne dubitava. I babbani erano in difficoltà ma non certo stupidi, non avrebbero mandato una totale incapace in battaglia; inoltre, finché si era trattato di maneggiare la pistola, se l'era cavata piuttosto bene con i maghi alla stazione della metro; infine il suo stupore di fronte alle pozioni e ai suoi incantesimi era indubitabilmente sincero.

Guardando meglio la bacchetta tra le mani della ragazza, si accorse che aveva tutta l'aria di un oggetto di plastica prodotto in serie.

Liz interruppe il corso dei suoi pensieri -E così, sei un insegnante? Strano, non mi sembravi il tipo. Accio!- riprovò, appellando una tazza che si trovava sul comodino, la quale planò delicatamente nella sua stretta -Non male eh? Dovevi essere bravo come professore- aggiunse, soddisfatta del risultato.

-Quanti incantesimi conosci?- domandò Snape.

Liz lo fissò in modo strano: -Questo è un segreto militare, nonno- rispose alla fine.

-Credi che ti abbia portato fin qui per carpire qualche segreto di guerra? Mi basterebbe leggere la tua mente per farlo- fece lui, sprezzante.

La ragazza incrociò le braccia sul petto: - E’ quello che continui a ripetere. Ma sai, io non so se crederci o meno-.

Era forse necessario questo per tranquillizzarla? si chiese Snape. Era un po’ come metterla al tappeto con un pugno per dimostrare di avere buone intenzioni.

Oh be’, se proprio doveva…

-Qualsiasi cosa succeda- disse il mago, lentamente -non pensare a quello che sai sulla magia. Legilimens!-

Snape si vide scorrere davanti il familiare, confuso flusso di immagini e pensieri ricavato dalla legilimanzia. Osservò Liz adolescente prendere una bacchetta di plastica, a caso, da un armadio pieno… La vide, prima quindicenne, poi sempre più grande, esercitarsi in una breve sequenza di incantesimi base, incantesimi di appello, schiantesimi, disarmo per poi passare direttamente alle maledizioni senza perdono.

Confusamente percepì gli strascichi di qualche scontro con i maghi, sentì le pallottole sibilargli accanto alle orecchie, la sensazione di pesantezza al petto quando il giubbetto veniva colpito da una maledizione. In tutti questi ricordi c’era qualcuno, la presenza sfocata di un uomo, forse un soldato.

Interruppe il contatto. Liz si risedette sul letto, tenendosi la testa come se le girasse -Eh dai così non vale! A tradimento!- protestò.

-Come si chiama quel tizio? Carl? Colin?- la stuzzicò Snape.

Liz sollevò la testa, ancora un po’ scossa: -Cillian. Ok, adesso ci credo-.




Ciao!
Un enorme grazie a chi ha messo la storia tra le seguite e uno ancora più enorme a chi ha commentato!

Julia Weasley: grazie mille! Sono contenta che l'ambientazione non ti abbia distolta dalla lettura! Mi piaceva l'idea di vedere cosa sarebbe successo se Voldemort avesse attaccato i Babbani... anche perchè secondo me lo Statuto di Segretezza è un po' una boiata! :) Ciao, spero che continuerai a seguire la storia!!!

Emily : Ciao, mia incomparabile musa! Ti stai addirittura rileggendo la storia, wow! Sono onorata! Sono contenta che il mio Piton passi il tuo severissimo esame di canonicità! ;) Baci!

Iurin: Tessssora!! Ciao! Sono contenta che la storia ti intrighi!! In realtà Snape nel 2015 avrebbe 55 anni, ma Liz gliene attribuisce di più perchè secondo me li porta male. Del resto Coco Chanel diceva che la faccia che hai a 20 anni te la dà la natura, quella dei 50 invece te la devi meritare, e secondo me Snape non ha mai prestato la dovuta cura alla sua pelle. XD Comunque non dovrebbe essere troppo vecchietto.. Silente era temibile a 150 anni, e non è manco morto di morte naturale! Spero che continuerai a leggere, ciaooo!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


 

Liz si svegliò nel cuore della notte. Aveva decisamente fame, si rese conto. Dopo molti giorni di debolezza e di continue perdite di conoscenza, in cui la nauseava anche il solo pensiero del cibo, ora si sentiva molto meglio, ma il suo stomaco protestava per il prolungato digiuno.

Decise di avventurarsi per il castello: non poteva aspettare che Severus venisse a controllare la medicazione.

Aprì il vecchio armadio che si trovava nella stanza: all’interno erano accatastati degli oggetti alla rinfusa.

Liz notò una scopa che poteva servire da bastone per aiutarla a camminare.

Percorse una serie di corridoi finché non trovò le scale e iniziò a scendere.

Dopo qualche piano vide una luce filtrare sotto una porta.

La aprì cautamente: all’interno vide Snape che rimescolava attentamente in un calderone appoggiato su un fuoco vivo, che costituiva l’unica fonte di luce della stanza. La scena era piuttosto inquietante.

- Severus, lo sai che quando ti ci metti fai davvero paura?-

Snape si riscosse: -Ti ho forse incoraggiata ad andare in giro indisturbata per casa mia? Quale parte di “perfettamente immobile” non ti è chiara?- le abbaiò contro.

Liz zoppicò fino ad avvicinarsi al calderone: -Sono affamatissima. Che c’è lì dentro?- domandò, sporgendosi incuriosita.

-Niente che ti riguardi - tagliò corto il mago. Con un gesto della bacchetta accese un paio di lampade nella stanza, e fece apparire su un tavolino una lauta colazione inglese: the, toast, uova, bacon e un generoso piatto di scones con un barattolo di marmellata.

-Sai, il ritorno dell’appetito è un ottimo segno - osservò Snape ricominciando a osservare il contenuto del calderone, mentre Liz si gettava letteralmente sul cibo -Significa che presto starai meglio e finirò di averti tra i piedi -

La ragazza gli indirizzò un sorriso colmo di marmellata: -Fignifica che… dovrò rinunciare al piacere della tua…- prese un ulteriore morso dallo scone che teneva in mano -entuViaFta converFazione e non eFFere coFparFa di una roba puzzolente ogni due ore? Mi FpeFFi il cuore-.

-E non avevo ancora assistito al rivoltante spettacolo del tuo nutrimento. Il pasto della belva. Non ricordo un simile comportamento da quando ho visto un ippogrifo sbranare un procione -.

Liz nel frattempo aveva attaccato le uova e il bacon: -Se la cosa ti interessa, posso consigliarti molti edificanti documentari sulla natura. Così ogni volta che vedrai il DVD con gli avvoltoi che si cibano famelicamente di una povera carcassa penserai a me!-

Snape trattenne un involontario sorriso: doveva ammettere che uno dei (pochi) pregi di questa ragazza era l’autoironia. Prendeva le sue velenose battute con un certo umorismo, e non si era mai offesa.

-Piuttosto, quando avrà luogo il lieto evento? Quando mi sbatti fuori di casa?- domandò allegramente lei, tra una forchettata e l’altra.

Snape ci penso su: -Presto direi, anzi per quanto mi riguarda il prima possibile. Non mi imporrei ulteriormente il discutibile piacere della tua presenza se non fosse che il corpo reagisce in maniera piuttosto inaspettata alla magia oscura. L’Anatema che Uccide è un incantesimo potente e terribile e tu ne hai ricevuti due in pieno petto. -

Liz deglutì: -Ma per fortuna avevo il giubbetto…-

-Ovviamente, altrimenti non saresti qui a parlarne. E’ un oggetto veramente singolare. Inoltre non mi era mai capitato di osservare gli effetti attutiti di un’Avada, devo ammettere che è piuttosto stimolante-.

In realtà il giubbetto affascinava enormemente Snape: durante la convalescenza della proprietaria l’aveva osservato e analizzato meglio che poteva ma non era riuscito a capire il suo funzionamento o a riconoscere il materiale di cui era fatto. I babbani erano stati davvero ingegnosi: l’incantesimo assassino era conosciuto da migliaia di anni ma nessun mago aveva mai pensato di fare qualcosa per contrastarlo. E loro c’erano riusciti, in circa dieci anni e con conoscenze rudimentali dei principi magici. Davvero stupefacente.

Quanto a Liz, il decorso delle sue ferite era altrettanto interessante: il suo sangue aveva difficoltà a coagularsi nella zona compresa tra il ventre e le spalle, dove presumibilmente il giubbetto aveva distribuito l’impatto della fattura. I sintomi comprendevano aritmia, difficoltà respiratorie e inappetenza, ma dopo quattro giorni la ragazza aveva ricominciato a mangiare e a camminare, sebbene con difficoltà, il che era decisamente un buon segno.

Snape aveva raccolto una grande quantità di appunti, quello era probabilmente l’esperimento più sorprendente degli ultimi 10 anni.

Liz aveva finito di mangiare: ancora sbocconcellando un ultimo pezzo di toast, si avvicinò al calderone.

-Che stai facendo?- domandò, interessata.

-E’ una pozione rimpolpa-sangue- rispose Snape.

-Che sarebbe…?-

-Una pozione che rimpolpa il sangue. Inaspettato, nevvero?-

Liz sbuffò -Questo l’avevo intuito. Ma come funziona, intendevo?-

-Il ferro è la sostanza che aiuta il tuo sangue ad aumentare, quindi c’è una buona dose di estratto di alcuni legumi e sangue di vari animali carnivori, mentre il dittamo fa sì che le ferite si rimarginino più facilmente e smettano di sanguinare. Un altro ingrediente importante è il papavero, che calma il dolore che gli altri principi causerebbero. - riassunse il mago. Una fitta di nostalgia gli ricordò la sua aula a Hogwarts e le lunghe ore passate a fare lezione. Con molte classi non si era mai impegnato granché, lo riconosceva, ma ricordava con piacere molte esercitazioni per i M.A.G.O. con i Serpeverde.

-Severus, mi stai dando una bella dose di oppiacei!- esclamò lei divertita.

Osservò l’anziano professore sminuzzare i semi di papavero con un coltellino. Non sembrava difficile, e quella pozione era decisamente utile.

-Posso aiutarti?- domandò.

Snape sgranò gli occhi, sorpreso. Non si faceva aiutare nella preparazione di una pozione da… non se lo ricordava neanche. Forse nessuno l’aveva mai assistito durante la sua attività.

Ma in fondo non c’era niente di male, considerò. Sarebbe stato un po’ come insegnare.

-Se vuoi renderti utile, spremi quei semi schiacciandoli così, vedi? Credi di riuscire a farlo senza vanificare l’ora di lavoro che mi ha impegnato finora?-

-Farò del mio meglio-.

 

Un paio d’ore dopo la pozione, ormai terminata, riposava nel calderone in attesa di raffreddarsi ed essere imbottigliata.

Liz, piuttosto affaticata dalla prima serata passata lontana dal suo letto di convalescenza, sonnecchiava su una delle poltrone.

Snape diede un’ultima mescolata all’intruglio, per saggiarne la consistenza: era perfetta.

Liz, sorprendentemente, si era dimostrata un’ottima allieva: nonostante la sua ignoranza in fatto di piante e ingredienti fosse abissale (e il nome di alcuni, come il grinzafico, le provocasse inspiegabili attacchi di riso, ricordò Snape perplesso), era piuttosto portata per la materia.

Era molto precisa e meticolosa nel dosare e preparare gli ingredienti: gli aveva rivolto molte domande pertinenti e inaspettatamente acute.

Snape si avvicinò al camino, sulla mensola del quale era incorniciata una piccola foto di una ragazza con i capelli rossi che rideva. Lily.

Nei primi anni il dolore per la sua scomparsa, di cui il mago si attribuiva gran parte della colpa, era stato lacerante, intollerabile; ed era continuato tanto a lungo (10 anni, poi 15, poi 20) che si era ormai convinto che non sarebbe mai passato.

Aveva ragione, in un certo senso: ancora oggi poteva sentire delle fitte di nostalgia quando guardava l’immagine rubata della ragazza, o quando (sempre più raramente, ormai) visitava i luoghi in cui si erano trovati insieme.

Tuttavia, il miglior regalo della vecchiaia, se mai ce n’era stato uno, era che la lancinante sofferenza si era via via tramutata in un’affettuosa malinconia. Alle volte si sorprendeva a rievocare il suo ricordo anziché temerlo, come se il dolore fosse diventato un rifugio, un fedele compagno a cui ormai si era abituato.

Liz aveva qualcosa di Lily, considerò, stupendosi immediatamente del suo pensiero.

Fisicamente non si assomigliavano affatto: la Sentinella, nonostante non fosse una brutta ragazza, non poteva neanche lontanamente aspirare a raggiungere l’abbagliante bellezza di Lily. Il suo viso, dai tratti affilati, più interessante che bello, non possedeva la delicata dolcezza delle fattezze dell’amata scomparsa.

Però quella sera, il suo entusiasmo per la preparazione, e il suo stupore di fronte alla scoperta del mondo magico, gli avevano inaspettatamente ricordato Lily e la sua scoperta di essere una strega.

O forse sto solo diventando un vecchio sentimentale, pensò Snape scuotendo la testa.

Spense il camino e si preparò a mettere via la pozione.

 

-Non vedevo una pozione corroborante di questo livello dai tempi di Longbottom e Crabbe, due miei allievi di tantissimi anni fa- esclamò Snape, tirando su una mestolata di liquido scuro dal calderone di Liz.

-Erano bravi?-

-Erano una catastrofe-

-Oh. -.

Era ormai una settimana che Snape stava tenendo un corso molto accelerato di pozioni alla sua paziente.

In realtà la pozione non era così male, e anche se forse non avrebbe risvegliato la vittima di uno schiantesimo, probabilmente avrebbe potuto dato una certa forza a una persona affaticata. Ma, che dire, certe abitudini erano dure a morire. E poi l’insegnante credeva fermamente che, se i complimenti fioccavano troppo facilmente, l’impulso a migliorarsi venisse meno.

Quanto a miglioramenti, questi erano evidenti anche a livello fisico: la ragazza, dopo che le ferite sul torace si erano finalmente rimarginate, stava ricominciando a respirare liberamente e presto si sarebbe sentito abbastanza sicuro da rimandarla a casa.

Doveva ammettere che era vagamente dispiaciuto: dopo anni passati in quasi completa solitudine, avere un bersaglio per le proprie frecciatine era stato un piacevole diversivo.

Inoltre, perché negarlo, gli piaceva insegnare. E anche di più se aveva davanti un’allieva interessata e dotata di un certo talento.

Osservò Liz, che ora rimestava dubbiosa nella pozione: ormai stava bene, era evidente.

Tuttavia era restio a lasciarla andare, non sapeva neanche lui perché: le aveva detto che la magia oscura aveva degli effetti imprevedibili anche quando gli i sintomi sembravano quasi svaniti e che voleva tenera in osservazione ancora qualche giorno.

Lei aveva alzato un sopracciglio con un’espressione indecifrabile, così simile a quella di Snape stesso, ma non aveva protestato.

Il mago si era fatto l’idea che non amasse particolarmente la vita sotto le armi; non sembrava affatto ansiosa di ritornare nel mondo babbano.

Forse esitava tanto a rimandarla a casa perché sapeva che avrebbe dovuto farle un incantesimo di memoria, e tutto ciò che le aveva insegnato sarebbe andato perduto. Ma certo non poteva accettare un simile o rischio. O sì? Il pensiero lo rendeva inquieto. Decise che avrebbe deciso una volta che si sarebbero accomiatati.

Liz attraversò la stanza per andare a prendere un altro libro.

-Potresti anche usare la magia ogni tanto, a meno che tu non tema di ingrassare per la scarsa attività fisica- osservò Snape.

Lei scrollò le spalle -Non ce n’è bisogno-.

-Però hai un dono, non è così comune. E’ un peccato che non lo sfrutti-

-Un dono? Preferirei poterlo restituire, grazie tante- rise Liz, amara.

-Ma…- Snape era stupito -La magia ti offre enormi potenzialità. E’ come un altro mondo, tu puoi piegare le leggi fisiche in un modo che i babbani….-

-Posso attirare a me oggetti lontani- lo interruppe Liz -posso uccidere le persone con una formula e posso cercare di proteggermi. Sono un’arma. Bella roba eh? Se fossi del tutto babbana potrei… scegliere, decidere della mia vita-.

-La magia non è solo questo. La tua visione è tragicamente limitata! Puoi fare cose meravigliose, cose che non puoi neanche immaginare…-

Liz incrociò le braccia: -Sì, certo. Dimmene una-.

-Potresti materializzarti dove vuoi, apparire in un posto lontanissimo-

-Il piacere è nel viaggio, non nella meta…- citò lei.

-Potresti evitarti tutte le incombenze domestiche: pulire, cucinare…-

-A me piace cucinare. E poi anche così me le evito, non ho una casa-

Snape sbuffò: quando ci si metteva, Liz era davvero cocciuta. E meno male che era una soldatessa! Di certo non invidiava il suo superiore babbano.

Lo colpì un’idea.

-Vieni con me- le intimò.

-E la pozione?-

-Questo è più importante-.

Attraversarono la grande casa fino a giungere nei sotterranei.

Snape aprì una porta: la stanza al di là di quella era evidentemente stata adibita a cantina. Liz notò una gran catasta di oggetti ammucchiati, dall’aria logora e abbandonata: calderoni, sacchi di vestiti, pentole e vasi.

Snape aprì un baule semisepolto e iniziò a frugare al suo interno.

-Eppure deve essere qui dentro…-

Liz starnutì: -Che cosa, la tua collezione di acari della polvere?-.

Si guardò intorno, raccolse il lembo di una sciarpa grigia e verde che era caduta fuori dal baule: carina.

-Questa!- esclamò trionfante Snape, traendo fuori dal mucchio di oggetti una piccola scopa dal manico rosso.

-Questa?- ripetè Liz perplessa -Vuoi farmi provare l’ebbrezza delle pulizie di primavera?-

Snape si limitò a scoccarle un’occhiata fulminante, come a replicare che non era divertente.

Poi la condusse nel giardino: -E’ solo una scopa per bambini, non la tocco da quando avevo… oh, undici anni o giù di lì. Ma dovrebbe darti l’idea.-

Liz arrancò dietro di lui, tenendo ancora in mano, distrattamente, la sciarpa; fuori la temperatura era piuttosto fredda e rabbrividì al contatto con l’aria pungente.

-Vuoi che pulisca il giardino, ora?- domandò, sempre più confusa.

-In effetti forse sarebbe un compito più adatto a te, ma io intendevo suggerirti di cavalcarla- replicò Snape con un sospiro.

Liz ridacchiò: -Cavalcarla. Ehm, certo-.

-Dai tieni, salici sopra!- la incitò, porgendole la piccola scopa rossa.

La ragazza la prese, osservandola dubbiosa e porgendogli la sciarpa da tenere.

La sua vecchia sciarpa di Serpeverde, notò Piton. Buffo che proprio quell’oggetto avesse attratto l’attenzione di Liz.

-Gratta e netta!- formulò contro la sciarpa, da cui si sollevò una nuvola di polvere. Ora era sufficientemente pulita e la porse nuovamente a Liz. La nottata era fredda.

-Grazie- replicò lei, avvolgendosela al collo -ora, come esattamente dovrei salirci? All’amazzone?-

-A cavalcioni andrà benissimo, se sua signoria non si scandalizza…-

La ragazza posizionò le gambe ai lati della scopa: - Ok, e adesso?-

Snape corresse la sua postura dandole un colpetto in mezzo alla schiena: -Ora piega le ginocchia e datti una spinta con le gambe-

-Ci provo, ma non sono molto convinta che…- non riuscì a finire la frase, perché a causa di una spinta troppo forte, la scopa era partita di scatto, portandola a qualche metro da terra.

-Prova a girare, dirigila con il manico- le suggerì l’insegnante, ancora a terra.

Ma Liz non lo stava più ascoltando: superata la sorpresa iniziale, scoprì che non era così difficile controllare la scopa.

Essendo presumibilmente poco più di un giocattolo per bambini, non si sollevava più di qualche metro, ma la sensazione era ugualmente esaltante.

Si diresse verso un albero del giardino e gli girò intorno velocemente: sentiva l’aria nei capelli, il soffio del vento che la aiutava a prendere velocità se inclinava la scopa nel modo giusto.

Si sorprese a trovarsi accanto Snape, che volava senza scopa con naturalezza.

-Fai attenzione! Non ci sei mai salita sopra, cadere e farsi male è molto frequente- la ammonì.

Liz si impennò verso l’alto, per poi inclinare la scopa all’indietro in una sorta di salto mortale; ma la scopa, che evidentemente non era progettata per queste evoluzioni, deviò lateralmente e lei perse l’appiglio.

Prima quasi di rendersi conto di precipitare, si ritrovò appesa in aria per la caviglia. Snape le puntava contro la bacchetta con aria arcigna: -Che ti avevo detto? Bisogna fare molta attenzione!- ripeté, facendola planare dolcemente al suolo.

Ma Liz non sembrava molto spaventata. Aveva le guance molto arrossate e gli occhi brillanti, il resto del viso era semicoperto dalla sciarpa di Hogwarts. In quel momento gli ricordò Lily più che mai.

-Allora? Non è così male, vero?- le chiese poi, mentre si incamminavano verso casa.

-No- ammise lei -non così male-.

-Dopotutto, c’è qualcosa di buono nella magia, no?-

Liz ci penso su per qualche istante: -Sì… forse-.

Snape ritenne che per il momento fosse sufficiente.

Ancora una volta si chiese se fosse davvero necessario cancellarle la memoria, quando se ne fosse andata. Si sarebbe dimenticata anche di questo. Era un peccato.

Entrati in casa, Liz lo guardò negli occhi, di colpo seria: -Però devo tornare a casa ora-.

 

 

 

 

 

 

 

 

 



Ciao a tutti!
Ecco l'ultimo aggiornamento dell'anno!
Grazie alle 10 (wow!) persone che hanno messo la storia tra le seguite e in particolare quegli splendidi individui che hanno lasciato un commento!
Ci vediamo nel 2011!!

Exelle: Grazie davvero, non puoi capire quanto mi faccia felice il tuo commento! Hai colto un sacco di riferimenti più o meno voluti nella storia (anche se in effetti non mi ero resa conto di tutte le similarità con V per Vendetta... e ce ne sono! Ops!). Tuo papà ha degli splendidi gusti: come si fa a non amare Alice Cooper? :) Poooooison! \m/ Sono anche molto contenta che ti sia simpatica Liz: il tranello dell'insopportabile Mary Sue è sempre in agguato, spero di riuscire a non farcela cadere. Per quanto riguarda la villa, eh be', Pity si è scelto un bel posto per isolarsi... tuttavia mi piace pensare che alla fine usi solo due o tre stanze, e le altre stiano lì a prender polvere e ad accumulare macchie di umidità. Ciao, a presto!!!

Julia Wealey: grazie, sono contenta che ti piacciano le ambientazioni a metà tra i due mondi. Mi intrigava l'idea di mettere degli elementi tecnologici babbani dentro la storia (sono nerd inside!!! XD ). E cos' ti incuriosisce Robert Garreth... oh caspita, speravo di riuscire a lasciarlo nell'ombra per un po'! Non ti dico niente, ma più avanti avrà il suo momento di importanza! ;) A presto e buon anno!!

Emily: : Nooo, non ti offendere! Questa volta ti mando anche il messaggino per avvisarti! :) Adesso ti svelo il grande segreto: se vai sulla pagina "il tuo account" in basso a sinistra troverai una riga che dice "bottoni social network", cliccandoci sopra ti chiederà se vuoi che il tuo account mostri i bottoni sui vari social network, e tu devi selezionare "sì". L'unico problema è che non sono ancora riuscita a capire come si faccia a vedere chi ti apprezzi: questo capitolo dice che è stato gradito da due persone su facebook, ma non ho la più pallida idea di chi siano! Mistero!!! Per il resto, sono contenta che apprezzi il lato "didattico" di Piton: in fondo era direttore della casa di Serpeverde, un posto di prestigio... secondo me significava che doveva essere bravo (anche se non con Harry)! Silente non avrebbe mica messo un deficiente qualsiasi (o forse sì, considerando quanto ama i Serpeverde... be' non pensiamoci! ). Un bacio, ci vediamo il prossimo anno!!! Ciaooo!

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


 

L’addio fu un po’ più triste di quanto entrambi si aspettassero.

-Non ti disturbare a tornare qui. C’è un incantesimo sulla casa, non potresti neanche vederla- le intimò lui bruscamente, quando Liz era ancora sulla soglia.

Indossava la sua divisa rattoppata alla bell’e meglio, e la sciarpa di Serpeverde ancora avvolta a proteggerla dal freddo di dicembre.

-Puoi tenerla se vuoi- aveva borbottato Snape quando lei aveva fatto per restituirgliela, e lei aveva accettato volentieri.

Aveva in qualche modo intuito che l’ex insegnante si sarebbe sentito un po’ solo dopo la sua partenza; ma anche che non era il tipo da dirlo ad alta voce.

La versione che avevano concordato di fornire era quella di una temporanea amnesia e di aver vagato per un po’ in stato di shock.

La ragazza era ancora coperta di ferite, era tutto sommato plausibile.

Snape sapeva che avrebbe dovuto farle un incantesimo di memoria, ma così avrebbe perduto tutto quello che le aveva insegnato, le pozioni, gli incantesimi, le sue lezioni. Alla fine aveva deciso di lasciar perdere. Aveva corso così pochi rischi negli ultimi 30 anni, che tutto sommato questa piccola imprudenza non poteva essere così grave.

-Allora… ti ringrazio. Mi hai salvato la vita. Spero che un giorno potrò in qualche modo ripagarti- esordì Liz, porgendogli la mano.

Snape la strinse frettolosamente: -Non credo che ci rivedremo più- e con un breve cenno, richiuse la porta.

La ragazza fece qualche passo poi si guardò alle spalle: la grande casa di pietra era ancora lì. Si strinse nelle spalle. Forse l’incantesimo di protezione della casa avrebbe fatto effetto solo dalla mezzanotte in poi, o qualcosa del genere.

 

Il suo miracoloso ritorno venne accolto dai suoi colleghi con sollievo: Tuffey decretò che Dio aveva voluto salvarla perché compiesse la Sua opera contro gli abomini della natura; Gary le diede grandi pacche sulle spalle, mentre Robert si limitò ad arrossire, abbozzare un abbraccio, poi cambiando idea darle la mano.

Chandra la sorprese, abbracciandola con trasporto.

Ma a Liz parve di scorgere un’ombra di tensione negli occhi di Monk, quando le disse che c’era stata una breve indagine e avrebbe dovuto sostenere un colloquio con dei suoi superiori. Sarebbe stato organizzato per il giorno dopo.

Sul momento le fecero pochissime domande, il che la mise istintivamente in guardia.

Passò la maggior parte della giornata nell’ospedale, dove diversi medici la visitarono, decretando che era stata colpita da un bel po’ di magia oscura, ma nel complesso si era rimessa bene.

-Qualcuno ti ha aiutata- disse il dottor Donaldson, un giovane medico. Non era una domanda.

-Ehm, io… ecco, non ne sono sicura- rispose Liz -non ricordo quasi nulla degli scorsi giorni. Mi sono ritrovata diversi chilometri lontana dalla stazione, ma non so come ci sono arrivata-

Donaldson esaminò una delle ferite sulla sua testa, dove i capelli erano stati sommariamente tagliati: -Questa è stata evidentemente curata. Non è una medicazione di fortuna, questa è opera di qualcuno che sapeva il fatto suo-.

Liz si strinse nelle spalle. Aveva scoperto che mentire spudoratamente era meno facile di quello che credeva.

La sera, si ritrovò con Chandra nel dormitorio femminile. Per fortuna, tutte le altre donne non erano ancora rientrate.

-Allora, si può sapere che casino hai combinato?- domandò Chandra.

-Io… niente, ho vagato in stato di shock…- iniziò Liz, ma venne subito interrotta dall’altra.

-E’ meglio che cerchi di inventarti qualcosa di meglio di questo. Qui c’è stato il finimondo. Erano convinti che avessi disertato! Sai qual è la situazione dei disertori- le ricordò a bassa voce. Liz non aveva certo bisogno di pensarci: i soldati che abbandonavano l’Inghilterra erano sempre più numerosi, e per arginare il problema l’esercito era decisamente severo. Diciamo drastico.

-In ogni caso, c’è stata un’indagine. Hanno rintracciato un debolissimo segnale intermittente dal tuo palmare. Il problema è che veniva da Londra Nord, in particolare dal quartiere di Highgate. E’ una delle zone a più alta concentrazione nemica!-

Liz deglutì: si era ingenuamente convinta che l’entusiasmo del suo ritrovamento avrebbe messo in fuga ogni dubbio sulla sua versione dell’accaduto, ma doveva ricredersi.

-Da quello che sono riuscita a capire, domani ci sarà un interrogatorio piuttosto serrato. Ci ho pensato tutto il giorno: secondo me ti conviene dare meno particolari possibili. Descrivi l’attacco; l’abbiamo visto nelle telecamere quindi non dirai niente di nuovo. Per il resto, ti faranno un bel po’ di domande: chi ti ha medicata? Chi ti ha tagliato i capelli? E dove hai preso quella sciarpa che avevi addosso stamattina?-

Liz aprì la bocca per rispondere, ma Chandra la interruppe nuovamente: -Non ti preoccupare, quella credo di averla notata solo io. Sensibilità femminile- aggiunse, stringendosi nelle spalle -in ogni caso, cerca di non contraddirti mai. Cerca di ricordarti o inventarti qualche particolare riguardante questi giorni, e continua a ripetere quello.

In ogni caso, non puoi essere messa così male: sei tornata, quindi il peggio che ti possa capitare è che ti accusino di temporanea diserzione, il che è grave ma non così terribile-.

-Grazie Chandra. Io… lo sai che non ho disertato o niente del genere…- non sapeva esattamente cosa dirle. Aveva promesso a Snape di non parlare di lui con nessuno, e intendeva tenere fede.

Chandra sospirò -Senti, a tutti può capitare un momento di indecisione. Non è facile per nessuno. Se ti è capitata l’occasione… be’ lo capisco. Però sei tornata, ed è quello l’importante-.

 

Il giorno dopo, Liz si presentò all’ufficio del colloquio.

Prima di bussare si schiarì la voce e si passò una mano tra i capelli, che la sera prima Chandra aveva insistito per tagliarle, pareggiando il taglio con le ciocche più corte. Il che aveva il doppio scopo di mascherare l’intervento di medicazione di chi le aveva tagliato i capelli la prima volta e di darle un aspetto più ordinato e presentabile che, a detta di Chandra, era sempre un ottimo biglietto da visita.

Perdere il familiare peso e calore dato dalla massa dei suoi capelli lunghi era stato un po’ spiazzante, per non parlare di quando si era vista allo specchio.

Si decise a bussare, poi aprì la porta.

All’interno vi erano una serie di ufficiali, almeno una decina. Riconobbe Monk e il maggiore Knight.

Ufficialmente era un incontro informale, ma non pareva affatto tale.

Si irrigidì sull’attenti e fece il saluto militare.

-Riposo- ordinò Monk.

Le indicarono una sedia, dove si sistemò.

-Ciao Liz- fece piano una voce familiare alle sue spalle.

Si voltò, non credendo alle sue orecchie: poco accanto a lei era seduto l’ex tenente, ora capitano, Cillian Archer.

 

 

Merda.

Questo fu il primo pensiero coerente che Liz riuscì a formulare sul momento. Il secondo fu ringraziare il cielo che Chandra avesse insistito per sistemarle i capelli.

Cillian Archer era stato il tenente della sua unità a Leeds; era stata assegnata alla sua squadra quando era appena uscita dall’accademia della guardia babbana, cioè quando era poco più che diciassettenne.

Qui a Londra erano concentrati molte più Sentinelle che nel resto dell’Inghilterra. Nella più tranquilla e periferica Leeds invece vi era una sola Sentinella per ogni unità. Cillian, come tutti i suoi ex compagni, era completamente umano, o babbano come dicevano i maghi.

Lui era uno dei più giovani e brillanti ufficiali dell’esercito: un uomo caparbio, affidabile, preciso fino al midollo. Tutti i suoi superiori lo adoravano, e, incidentalmente, anche Liz.

Sfortunatamente aveva pensato bene di esprimere la annosa cotta durante una festa di Natale molto alcolica: dopo essersi ritrovati piuttosto sbronzi a baciarsi a fianco al magazzino delle armi da fuoco, lui aveva recuperato parzialmente il raziocinio e suggerito che probabilmente non era una buona idea, visto che lei era molto giovane e lui il suo diretto superiore.

Retrospettivamente, Liz si rendeva conto che avrebbe dovuto dichiararsi d’accordo e agire con nonchalance: purtroppo i cocktail preparati dal caporale David Skinner la pensavano diversamente, quindi si ritrovò a sbraitargli contro anni e anni di amore disperato e non corrisposto.

Nei mesi successivi si era sentita così imbarazzata da decidere di farsi trasferire a Londra. Non l’aveva più rivisto dal loro impacciato commiato un paio di anni prima.

Il maggiore Knight fece un cenno a Monk, che prese la parola.

-Il tuo rapporto sulla scorsa settimana, Mills- ordinò.

Liz raccontò del suo turno di guardia alla metro e dell’attacco dei quattro maghi, dilungandosi il più possibile sui colpi a lei inflitti dai nemici.

-Questo l’abbiamo visto nelle videocamere. Ora dovremmo sapere dove sei stata e cosa hai fatto negli ultimi sette giorni- tagliò corto Monk.

-Non saprei dirlo con esattezza, signore-

Gli ufficiali si scambiarono uno sguardo significativo.

-Sta dicendo che non ha alcun ricordo di come si è liberata dei due assalitori sopravvissuti, né di alcun avvenimento dell’ultima settimana, soldato?- la incalzò Knight, in tono poco convinto.

-Nossignore. Cioè sì. Sissignore. Ecco, io… ho qualche frammento di ricordo. Non so come sono uscita dalla metro, ma mi sembra di ricordare… tombe, statue. Un cancello-.

Si riferiva naturalmente al cimitero di Highgate. Casa di Snape era in quel quartiere, come aveva capito andandosene a piedi e come le aveva confermato Chandra. Sperò intensamente che i suoi superiori cogliessero il riferimento.

-Ha avuto contatti con qualche mago o umano?-

Liz sostenne lo sguardo: -Non posso escluderlo, signore-.

L’interrogatorio proseguì per qualche ora. A quanto pareva, la commissione non aveva nulla di meglio da fare che ripeterle più e più volte le stesse domande, forse sperando di coglierla in fallo.

Tuttavia, Liz era preparata a una simile strategia, quindi si atteneva scrupolosamente alla versione che si era preparata quella notte.

Cillian era stato in silenzio per tutta la durata dell’interrogatorio.

Ad un tratto, dopo che Liz ebbe riferito per l’ennesima volta come era tornata a casa (“Ho preso la metro nella stazione di Finsbury Park”), prese la parola: -Credo che il parere di un esperto potrebbe essere utile. Il dottor Donaldson ha visitato Mills ieri, e potrebbe fornire una diagnosi-.

Gli altri ufficiali acconsentirono e il dottore venne mandato a chiamare.

Donaldson suggerì la possibilità che Liz avesse attinto a una fonte di magia inconscia che le avrebbe permesso di stordire gli assalitori: -Le nostre conoscenze sulla forza paranormale sono ancora tragicamente misere. In particolare, è difficile sapere come potrebbe reagire un mago o un umano con forte potenziale magico, come Mills, in una situazione di forte pressione. E’ possibile che lo sforzo mentale l’abbia lasciata confusa per un certo periodo. Questa è la spiegazione più plausibile a cui riesca a pensare- ammise.

Questo intervento colpì molto la giuria.

Dopo un’altra ora di snervanti domande, sembrarono infine abbastanza convinti da reintegrarla nei ranghi.

Liz tirò silenziosamente un sospiro di sollievo quando Monk le ordinò di ritornare alla sua unità.

Dopo aver rispettosamente salutato gli altri ufficiali si incamminò alla ricerca di Chandra; sentì una voce alle sue spalle che la chiamava per nome.

-Cillian… volevo dire, tenente Archer- rispose.

-Capitano, veramente- rispose lui, indicando i gradi sulla divisa -sono stato promosso qualche mese fa, e di recente distaccato a Londra-.

-Congratulazioni-

-Grazie. Credo che sarebbe comunque ridicolo se iniziassi a darmi del lei.- sorrise -Senti Liz… io… mi dispiace ma il tuo racconto mi sembra davvero poco credibile- aggiunse, senza troppi preamboli.

Liz, suo malgrado, sentì di arrossire.

Si irrigidì: -Stai forse suggerendo che ho mentito a tutti i miei superiori?-

-Io… non so quali siano le tue ragioni, ma se me ne parlassi… qualsiasi cosa sia successa, io penso che sia il tuo dovere riferirlo alla commissione.

Loro sono stati convinti dalle parole di Donaldson, ma io ti conosco. Non stai dicendo la verità. Certo, sono sicuro che tu hai delle ottime motivazioni per essere sparita una settimana- aggiunse poi in tono conciliante.

Il suo dovere. Dovere, dovere, pensò Liz. Sembrava non esistesse altra motivazione per l’agire del tenente, anzi, capitano Archer, ricordò con amarezza.

-Se questo è tutto quello che hai da dirmi, ti chiedo il permesso di tornare con la mia unità. Ho parecchio lavoro arretrato-

Cillian sospirò -Liz, ti prego. Io vorrei aiutarti ma...-

La ragazza si era ormai incamminata.

-Qualunque cosa sia, io temo che tu stia correndo un grosso rischio!- le gridò ancora dietro.

 

Le settimane seguenti trascorsero in modo tranquillo: in virtù del suo recente infortunio, Liz fu provvisoriamente assegnata a un lavoro d’ufficio (protocollare i rapporti della squadra e occuparsi della trasmissione alla sede centrale).

Ebbe anche occasione di rivedere il capitano Archer tra gli uffici, ma le sue continue insistenze affinché gli rivelasse quello che stava nascondendo la convinsero a cercare di evitarlo il più possibile.

A fine mese fu il turno del suo giorno di congedo.

Monk aveva esitato parecchio prima di concederglielo (a quanto pare il sospetto di una possibile diserzione non era ancora del tutto fugato) e si decise soltanto il giorno precedente, un venerdì. Ormai era troppo tardi per organizzare una visita ai suoi genitori in Francia, considerò Liz irritata: la procedura per ottenere i visti e i permessi di espatrio richiedeva qualche settimana di anticipo, e con un’inchiesta pendente sulla sua testa poteva scordarseli per qualche tempo.

Il sabato mattina si ritrovò quindi a Londra e libera da impegni, come non le succedeva da ormai moltissimo tempo.

Non aveva molti amici lì, nessuno da visitare. O forse sì?

Era un’idea folle, pensò. E in ogni caso lui aveva detto che non sarebbe più stata in grado di ritrovare la casa. Quindi, che male c’era a tentare?

Tuttavia, doveva fare attenzione a non essere rintracciata.

Dopo essersi vestita, si recò nella biblioteca di Finsbury Park, più precisamente reparto sulla letteratura latina: la sala era prevedibilmente deserta. Con molta circospezione incise la base di uno degli scaffali, fino a riuscire a estrarre il listello di copertura. Dopodiché si sfilò il palmare che portava agganciato al polso e lo introdusse nella cavità; poi rimise a posto il listello.

In questo modo, dovunque si fosse recata, a chi avesse osservato il segnale lei sarebbe sempre risultata in biblioteca, forse a leggere qualche classico.

Una volta raggiunto il quartiere di Highgate, non ci mise molto a ritrovare la strada in cui abitava Snape.

La casa era ancora lì, osservò, grande e austera come quando l’aveva vista l’ultima volta.

Perplessa, suonò al campanello.

 

Da quando Liz era tornata alla sua caserma, Snape aveva potuto riassaporare la privacy della sua casa, che tanto apprezzava.

Certo, era stato interessante, persino, perché negarlo, divertente, avere contatti con un altro essere umano, ma lui era un animale solitario.

Un orso, o forse un’aquila. Le aquile non fanno amicizia con le soldatesse ventenni dal bizzarro senso dell’umorismo. Escluso.

Tuttavia, non poteva negare che la sua presenza l’avesse colpito.

Pochi giorni dopo la sua partenza, si era procurato un manuale babbano di elettronica per principianti: l’interazione della magia con la tecnologia babbana era affascinante, nonché molto utile, come dimostrava il prodigioso giubbetto anti-kedavra.

Si era immerso nella lettura del manuale, che era ostico quanto stimolante. Non si sentiva così ispirato da molti anni.

Il suono del campanello lo riscosse dai suoi pensieri.

Non era possibile, pensò. La casa era protetta dall’Incanto Fidelius, di cui lui era il custode segreto. Non aveva mai rivelato a nessuno (nemmeno al Signore Oscuro in persona) l’indirizzo, né portato nessuno all’interno della protezione dell’incantesimo. Tranne…

La porta si aprì per rivelare il sorriso esitante della ragazza, che sollevò una mano in segno di saluto: -Come va?-

 

-Credevo che la casa sarebbe sparita o qualcosa del genere- fece Liz, una volta che lui l’ebbe fatta entrare nello studio.

Indossava abiti civili babbani anziché l’uniforme, notò Snape, e forse aveva qualcosa di diverso nei capelli.

-Lo credevo anche io. Se avessi pensato che mi saresti di nuovo apparsa davanti mi sarei come minimo trasferito- sibilò lui. Come aveva potuto dimenticarsi di rinnovare l’incantesimo?

 Lei sorrise, come se avesse appena ricevuto un complimento e, con enorme fastidio di Snape, sollevò un libro per leggerne il titolo.

-Adesso, se vuoi smettere di cacciare il tuo naso tra gli affari miei, sarei lieto di sapere che cosa diavolo ci fai qui- sbuffò l’insegnante prendendole il libro dalle mani e rimettendolo su uno scaffale.

La ragazza si sedette su una poltrona: -Be’, innanzitutto ero curiosa di sapere se sarei riuscita a rintracciare casa tua…-

-Direi che la tua curiosità è stata soddisfatta-

-… e poi oggi è il mio giorno libero, sai ne ho uno ogni due mesi, e pensavo che non sarebbe stato male finire di preparare quello Skelegrow di cui mi parlavi qualche tempo fa- finì.

Fu un pensiero in particolare a colpire Snape: -Fammi capire – obiettò – tu hai un  giorno libero ogni due mesi… e vieni qui-.

-Be’ sì- rispose Liz.

-Non hai una famiglia da andare a trovare?-

La ragazza annuì: -Sì ma non vivono in Inghilterra e non ho fatto in tempo ad organizzarmi-

-Degli amici con cui passare questi giorni?-

-Non proprio- rispose lei, un po’ imbarazzata –Come avrai capito, non ci fanno uscire molto-.

Snape sospirò, rassegnato: - Immagino di essere l’unico a sopportare l’onore e l’onere della tua compagnia, la cosa non mi stupisce-

Liz sbuffò.

-Prendi quel calderone lì in fondo, prima che cambi idea- aggiunse burberamente.

 

Nel complesso la giornata fu più piacevole di quanto si fosse aspettato.

Lo Skelegrow riuscì perfettamente, e Liz fu ben lieta di portarsene via una bottiglia “per ogni evenienza”.

La sua consulenza poi fu per lui molto preziosa per chiarire le parti del trattato di elettronica per lui incomprensibili (il concetto di voltaggio gli era particolarmente difficile da comprendere), e si scoprì vagamente deluso quando si rese conto che per lei era arrivato il momento di tornare in caserma.

-Be’ allora… ci vediamo- lo salutò lei, sulla soglia.

Snape le rivolse un cenno di saluto, chiudendosi la porta alle spalle.

Era sicuro che di lì a un mese l’avrebbe rivista.

 

Liz rientrò in caserma in orario, dopo essere passata da Finsbury Park a recuperare il palmare, che giaceva indisturbato nel suo nascondiglio.

Attraversando l’ingresso si imbatté in Cillian, che usciva in quel momento.

-Hai passato una buona giornata?- le domandò, con una strana espressione.

-Sì, certo, grazie- rispose lei un po’ perplessa.

-Non sapevo fossi appassionata di letteratura latina- osservò il capitano.

Aveva controllato il segnale del suo palmare! Ma perché non si faceva gli affari suoi?

-Be’, che dire, ci sono tante cose che non sai- replicò Liz seccata.

Cillian fece per dire qualcosa, poi parve cambiare idea.

Mentre saliva le scale, Liz poteva sentire il suo sguardo che la seguiva.

Decisamente non era convinto.

 

 

 

 

 

Ciao, lettori! Come avete iniziato l'anno? Spero bene!
Spero anche che vi sia piaciuto questo capitolo... Ringrazio come al solito chi sta leggendo la storia! Se sentite l'esigenza di lasciare due parole... prego, non siate timidi! :) A presto!
Emily: Eh, lo so che tu non sei esattamente la fan n.1 di Lily! XD Anche io non la amo, ed è una delle ragioni per cui ho deciso di ambientare la fan fiction in un periodo successivo a quello degli eventi della Rowling. In fondo sono passati 35 anni dalla di lei morte, si sarà un po' ripigliato! Sulle pozioni, secondo me Piton queste cose le diceva, anche se Harry non lo ascoltava (lo dice lui stesso nel terzo libro, se non erro)... anche perchè altrimenti non farebbe altro che scrivere gli ingredienti alla lavagna e sedersi a togliere i punti a Grifondoro... sai che lavorone! XD Pity che vola...ahh! che uomo! Anche se da quando ho letto VDM non posso fare a meno di immaginare le sue mutande che fanno bella mostra di sé per gli spettatori a terra! ;) A presto!!!

Iurin: Come sono contenta che la storia ti piaccia!!! Eh sì Piton è un burbero con un cuore d'oro nascosto (ma nascosto bene). Sono felice che tu continui a trovarlo IC: sono consapevole che fargli fare un'evoluzione caratteriale di 20 anni come questa era molto a rischio OOC, ma spero di non renderlo troppo "innaturale"! L'argomento Lily è molto spinoso... non potevo non nominarla perchè è troppo importante per la sua storia, ma non ti nascondo che io personalmente la toglierei di mezzo volentieri! (risata malvagia) Quanto a Liz, non è che abbia scelto di non studiare la magia, è che da quando Voldemort ha preso il potere i nati babbani non sono più stati istruiti, e quindi si sono dovuti arrangiare come potevano (grazie a un personaggio che arriverà dopo, che dovrebbe essere un po' inaspettato ma che ho già messo nella lista dei personaggi presenti nella FF...ah, che suspence! :D ). Ciao e grazie!! A prestissimooooo!

Julia: Ciao!!! Sono contenta che tu abbia trovato convincente l'accenno a Lily e come il mio ipotetico Piton è andato avanti con la sua perdita. Era proprio una delle parti di cui ero meno sicura! Mi intrigava anche l'idea che fosse Piton, che per Harry è stato uno degli elementi più sgradevoli del mondo magico, a iniziare qualcuno alle gioie della magia...tutto sommato, sono convinta che con Harry abbia dato un po' il peggio di sé, ma che con altri fosse più ben disposto. I Serpeverde in fondo lo adorano, e anche Narcissa e Lucius lo considerano un amico! Che dire, spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!! A presto e grazie!!!

Exelle: devo confessarti che sono rimasta letteralmente basita nel leggere il tuo commento sul cambiamento dello stile. Perchè in effetti questo era il primo capitolo che avevo scritto dopo aver lasciato perdere questa storia per oltre 3 anni (ha avuto un tempo di sviluppo superiore alla gestazione di un elefante e, nonostante ormai ce l'abbia ben chiara in mente, non ho ancora finito di scriverla). Nel frattempo ho scritto altro, e poi sono tornata a EFP e ho deciso di riprenderla in mano. Quindi, wow, complimenti per l'analisi del testo! :) Grazie per il suggerimento sul volo (mi mangio le mani per non averci pensato io!), se farò una revisione lo inserirò... anche se mi piace pensare che Piton, a distanza di anni, odi un po' meno tutto ciò che è associato a James Potter. Però questo non dovrebbe trattenerlo da qualche battutina al vetriolo! :) Grazie mille, ci sentiamo presto qui o sul "Dono"!! Ciaooo"

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


 

-Sei proprio sicuro che questi abiti siano babbani?- domandò Liz, con una punta di sarcasmo, all’anziano seduto su una panchina della stazione della metropolitana di Golders Green.

L’uomo indossava lunghi jeans con una pronunciata zampa d’elefante e una camicia a fantasia psichedelica.

-Certo che sono sicuro! Erano di mio padre- replicò questi offeso.

La ragazza ridacchiò, alzando le mani in segno di resa: -Se lo dici tu…-

Snape era andato ad assisterla durante il suo turno di guardia notturno alla stazione della metro: di recente aveva preso l’abitudine di andarla ogni tanto, quando lei si trovava in servizio in giro per Londra.

Comunicavano le ore e i giorni tramite due pezzi di pergamena incantati, su cui era visibile per entrambi ciò che uno dei due scriveva.

Erano passati sei mesi dalla prima volta che la ragazza era andata a trovarlo a casa sua, e quegli incontri erano diventati un piacevole intervallo nella monotonia delle sue giornate.

Il mese successivo si era scoperto molto arrabbiato quando Liz non si era presentata di sabato, salvo poi apparire il mercoledì, spiegandogli tranquillamente che il suo giorno libero non cadeva necessariamente sempre lo stesso giorno della settimana.

Un paio di mesi prima poi, quando lei aveva saltato un incontro, arrivando a quello successivo con un braccio appeso al collo, sembrava fosse impazzito per l’angoscia. Forse fino a quel momento non si era veramente reso conto che un giorno la giovane soldatessa avrebbe potuto non presentarsi affatto, e lui non ne avrebbe mai più saputo niente.

Non era stato niente di grave, aveva minimizzato lei, un banale scontro con un paio di maghi in vena di grane. Inoltre, aveva aggiunto orgogliosa, aveva avuto l’occasione di provare lo Skelegrow di sua produzione e questo aveva funzionato benissimo.

Pure troppo bene, in realtà, visto che il dottor Donaldson le aveva rivolto moltissime domande inquisitorie sulla sua veloce e quasi miracolosa guarigione. Anche in questo caso le sue spiegazioni non sembravano averlo del tutto convinto, ma non avendo niente di concreto a cui aggrapparsi non aveva potuto fare altro che lasciar perdere.

Anche Cillian Archer stava iniziando a diventare un bel problema: mentre Monk si rallegrava della sua celere ripresa e lodava i sofisticati incantesimi con cui Liz si era difesa durante lo scontro, Cillian non faceva che rivolgerle continue domande su dove e come avesse imparato alcune tecniche di difesa, e a indirizzarle avvertimenti sempre meno velati sui rischi che correva chiunque tentasse di agire dietro le spalle dell’esercito.

Lei era preoccupata, doveva ammetterlo: se avessero scoperto che intratteneva un qualche tipo di rapporto con un mago l’avrebbero come minimo accusata di alto tradimento. Non credeva che spiegare le buone intenzioni di entrambe le parti sarebbe valso a molto.

D’altra parte però non poteva rinunciare alla mole di conoscenza che le offriva Snape: c’erano così tante domande che si era rivolta sulla magia nel corso della sua vita, e finalmente aveva trovato qualcuno che poteva risponderle, per non parlare degli orizzonti magici che le aveva aperto, di cui lei non aveva nemmeno sospettato l’esistenza.

Oltretutto, non poteva negare di essere sinceramente affezionata a quel vecchio insegnante dai modi scorbutici. In effetti era il primo vero amico che aveva dopo molti anni.

Quanto a Cillian, be’, col tempo si sarebbe calmato, del resto non aveva nessuna prova contro di lei. Liz avvertiva sempre una specie di brivido quando pensava a lui, anche se non sapeva dire se fosse per il pericolo che lui rappresentava o per… qualcos’altro.

-E così hai usato il Sectumsempra l’altro giorno?- chiese Snape, riscotendola dai suoi pensieri.

-Sì, ha funzionato benissimo- rispose Liz – Sai, pensavo che non sarebbe male imparare a evocare un Patronus… c’è tutta una parte di Londra a cui non possiamo accedere, perché è infestata di Dissennatori. Solo il generale e un paio d’altri riescono a utilizzare l’incantesimo giusto-.

Snape annuì: -Buona idea, ma dovremmo farlo a casa mia. Non basterebbe disattivare qualche rilevatore di magia, manderemmo in tilt mezza Golders Green se evocassimo un Patronus qui-.

Negli ultimi mesi si era interessato molto di tecnologia babbana e di come questa interagiva con la magia: aveva anche trovato il modo di incantare i rilevatori per silenziarli quando faceva esercitare Liz nei lunghi turni di guardia notturni. Era davvero una fortuna che nessun altro mago ritenesse opportuno occuparsi di triviale elettronica, le potenzialità erano enormi.

Liz sbadigliò, poi controllò l’orologio: -Sono le sei passate! Io stacco, vado a dormire! Ci vediamo domani da te allora?-

-Stesso posto, stessa ora- replicò Snape, e si smaterializzò via.

Il rilevatore di magia sopra la testa di Liz diede un trillo acuto, che la fece sobbalzare.

-Oh, sta’ zitto- esclamò, tirando fuori un telecomando dalla tasca e disattivandolo.

In quel momento il capitano Archer entrò nella stazione della metro.

Indossava abiti civili che, come Liz non poté fare a meno di notare, gli stavano molto bene, dandogli un aspetto più giovane e rilassato della severa divisa.

-Che cos’è stato?- domandò preoccupato.

-Buongiorno anche a te- fece Liz, distogliendo lo sguardo imbarazzata- Niente, mi è solo caduta la bacchetta e ha sparato fuori qualche scintilla. Piuttosto, cosa ti porta qui a quest’ora?-

-In realtà- rispose Cillian, sedendosi sulla stessa panchina dove, fino a poco prima, stava Snape- speravo di parlarti, in privato. E’ un bel po’ che cerco di farlo… una volta, parlavamo sempre-.

Riluttante, la ragazza si sedette accanto a lui. Non aveva molta voglia di ricordare i bei tempi andati, ma d’altronde non poteva certo piantarlo in asso.

-Mi è dispiaciuto molto quando hai chiesto il trasferimento due anni fa – iniziò – Speravo che avremmo potuto continuare a lavorare insieme nonostante… be’… tutto – si strinse nelle spalle, un po’ a disagio –In fondo abbiamo combattuto fianco a fianco, letteralmente, per quasi sette anni. Siamo praticamente cresciuti insieme. E non sei cambiata tanto quanto credi negli ultimi tempi. Lo vedo che c’è qualcosa che non vuoi dire… no aspetta, lasciami finire- aggiunse, notando che Liz stava prendendo fiato per protestare –ti prego. Conosci un sacco di incantesimi che nessun altro qui conosce. Lo so, mi sono informato. Ho letto il manuale di Longbottom, li riconosco anche se non posso usarli. Sparisci tutti i tuoi giorni liberi in biblioteche e non hai mai un singolo libro con te. Stai sempre per conto tuo a scrivere e sembri persa nei tuoi pensieri. Se tu ti fossi cacciata in una situazione poco chiara… dovresti parlarmene. Io ti posso aiutare, davvero, basta che mi dici cosa sta succedendo e troveremo la soluzione. Non ti succederà niente…-

Liz lo interruppe: -Senti… ehm, è vero, qualcosa mi è successo-.

Cillian si voltò verso di lei, sorpreso: -Sono contento che tu abbia deciso…-

-No aspetta- lo fermò la ragazza –non è quello che credi. Io… - ebbe un’illuminazione – ho conosciuto una persona. Qui a Londra. Sai, ehm… mi piace molto-.

Be’, in un certo senso non era una bugia, considerò tra sé e sé.

Il capitano si rabbuiò:- Una persona. Certo. E sarebbe questa la ragione del tuo strano comportamento-

-Sì esatto- annuì Liz – però capisci, sono cose personali e…-si strinse nelle spalle- sai com’è…-.

-Certo – ripeté lui –Non sono affari miei. E questo è tutto quello che hai da dirmi a riguardo?- aggiunse.

-Be’… sì-

-Va bene. Se questo è quello che vuoi, non ne parleremo più- fece stancamente.

Liz si alzò: -Se non ti dispiace io… andrei-.

Cillian annuì.

La soldatessa strisciò un pass sul sensore della barriera della metropolitana, la attraversò e si avviò verso i binari.

Quando si fu allontanata, il capitano Archer estrasse un cellulare dalla tasca e compose un numero: -Pronto, Tomlinson? Avrei bisogno che ti occupassi di un lavoro per me. Dovresti seguire una persona-.

 

 

Il giorno seguente, Liz si recò a casa di Snape, dopo aver fatto una piccola deviazione alla biblioteca di Islington per nascondere il suo palmare.

Dopo aver preso il thé, Snape le insegnò l’evocazione di un Patronus, una magia piuttosto avanzata a suo dire. Liz, con sua grande delusione, non riuscì a scoprire in quale animale si sarebbe presentato, in quanto non riuscì a evocarne uno corporeo, ma soltanto a creare una specie di scudo luminoso davanti a sé.

Secondo Snape era comunque un ottimo risultato.

Quando fu ora di tornare a casa, Liz salutò Snape e uscì.

I suoi occhi abituati alla penombra dello studio furono colpiti dalla luce violenta di un faro puntato contro di lei.

Non appena riuscì a mettere a fuoco, osservò sorpresa la scena che si stagliava davanti a lei: c’erano tre auto della polizia, illuminate dalla luce intermittente della sirena, una decina di poliziotti con il mitra spianato, più metà della Sezione Paranormale che le puntava contro la bacchetta.

Riconobbe Chandra, che sembrava spaventata e preoccupata, Tuffey, che invece aveva l’aria risoluta e Garreth, che appariva semplicemente terrorizzato.

-Ma… che sta succedendo?- domandò, stupita.

La voce di Knight le arrivò attraverso un megafono: -Soldato Mills, getti la bacchetta davanti a sé-.

-Cosa?-

-La bacchetta, Liz. Dammela – questo era Monk, che si era staccato dal gruppetto avanzando verso di lei, pur tenendosi a distanza di sicurezza.

Meccanicamente, la ragazza tirò fuori la bacchetta e la gettò a terra. Dalla sua punta uscirono delle scintille verdastre: i poliziotti fecero istintivamente un balzo all’indietro.

Le bacchette dell’esercito lo facevano sempre, era un difetto di progettazione che non era ancora stato corretto, e tutti lo sapevano benissimo. Perché erano così spaventati, come se lei potesse aggredirli da un momento all’altro?

-Cosa hai fatto qui dentro per tutta la giornata?- domandò Monk, quasi riluttante –Abbiamo registrato un concentrato di attività magica altissima. -.

-Io… no, sono appena arrivata… ero a Islington…- iniziò Liz, ma il capitano la interruppe.

-Questo- fece, tirando fuori dalla tasca un piccolo palmare– era a Islington. Tu invece sei qui da questa mattina - .

-Sentite, posso spiegarvi…- iniziò la soldatessa, mentre sentiva salire il panico.

-Come hai fatto ad apparire dal nulla?- insisté il tenente –Questa è una cosa che solo i maghi sanno fare. -

-Dal nulla? No, ero dentro questa casa ma…-

-Quale casa?- chiese Knight attraverso il megafono- A quale casa si riferisce?-

Liz avrebbe voluto urlare per la frustrazione: -Quella dietro di me, ovviamente!-.

-Liz, non c’è nessuna casa dietro di te- disse Cillian quietamente. Non si era resa conto che c’era anche lui, a pochi passi dal gradino da cui lei era appena scesa.

Doveva essere uno dei meccanismi di protezione di cui aveva parlato Snape, pensò.

Poi sentì una profonda rabbia salirle alla testa, mentre capiva cosa era successo: - Tu!- urlò – Sei stato tu a farmi seguire! Come… come hai potuto farlo!?-.

Cillian fece un passo verso di lei: -Andrà tutto bene, Liz, devi ascoltarmi, devi dire loro cosa sta succedendo, non ti capiterà niente, però devi spiegare…-

-Sei un cretino!!!- urlò Liz –Non capisci che..- istintivamente si mosse verso di lui, e in quel momento tutti i poliziotti tolsero la sicura al mitra, con uno spaventoso “clic”.

Le avrebbero sparato se avesse fatto qualche gesto inconsulto, si rese conto. Liz si fermò, sconvolta.

Knight e Monk si scambiarono uno sguardo carico di significati: -Ora andiamo- disse Monk, raggiungendola e facendole scattare delle manette ai polsi –Sei in arresto per alto tradimento- aggiunse, rassegnato.

 

Nei giorni seguenti, Liz passò la maggior parte del suo tempo ad essere interrogata da ufficiali dal grado sempre più alto.

Il pezzo di pergamena incantata che trovarono nelle sue tasche fu considerata una prova incriminante e, ovviamente, requisito.

E’ vero, ammise, era in contatto con un mago. Ma questi era estraneo alla guerra, era un tizio scorbutico di mezza età che le aveva insegnato a difendersi e a preparare delle pozioni mediche, e non le aveva mai chiesto nulla di militare o riguardo ai loro piani.

Era tutto inutile. Non le credevano. Vedeva le loro espressioni prima scettiche, poi irritate, poi furiose.

-Che cosa ti hanno promesso? Pensavano di utilizzarti come infiltrato? Cosa hai detto loro? Da quanto tempo va avanti?-

Ormai erano convinti di aver acciuffato la responsabile della fuga di informazioni che aveva creato tanti problemi negli ultimi tempi.

Era assurdo.

Aveva cercato di spiegare loro che non poteva nemmeno portarli da lui, perché la casa era protetta da qualche tipo di protezione per cui solo il proprietario poteva decidere a chi mostrarla: questa spiegazione era stata etichettata come “ridicola”. Probabilmente, considerò amaramente Liz, era un incantesimo piuttosto sofisticato, e nessuno dei nati babbani ne aveva mai sentito parlare.

Persino il suo cosiddetto avvocato, tale Parker, sembrava poco incline a prodigarsi per aiutarla: la considerava una traditrice, come gli altri.

Anche Cillian Archer l’aveva interrogata: si era dimostrato più propenso di tutti gli altri a crederle, aveva promesso che avrebbe cercato di fare il possibile per aiutarla ma la sua situazione “non era buona”, aveva commentato visibilmente preoccupato. Era stato l’unico a segnarsi il nome di Severus Snape, mentre gli altri ufficiali non avevano nemmeno finto di annotarlo.

Ogni volta che lo incontrava aveva l’aria sempre più disfatta, come se non dormisse da giorni.

Mentre passava le ore di riposo in cella (la stessa dove, aveva considerato con orrore, probabilmente qualche raro mago catturato aveva atteso la pena capitale), Liz cercava di tenere a bada i lugubri pensieri sul suo futuro. Sarebbe stata condannata, ne era sicura. Poteva solo sperare che credessero nella sua buona fede, ma non si sentiva molto fiduciosa a riguardo.

La guerra li stremava da anni, e tutti sembravano ben felici di avere qualche colpevole su cui accanirsi.

Probabilmente i maghi avevano semplicemente qualche corrispondente magico di una cimice (aveva visto a casa di Snape molti ritratti muoversi da una cornice all’altra, e immaginava che stregare un oggetto per questo scopo non fosse difficile) e non avrebbero comunque avuto bisogno di inflitrarsi, ma i suoi superiori sembravano entusiasti dell’aver identificato una spia.

Dopo una settimana venne fissata la data del processo, qualche giorno più tardi. Sarebbe stato presente, in qualità di giudice, il generale Longbottom, una delle poche persone che, si diceva, avesse conosciuto il mondo dei maghi prima dello scoppio della guerra.

Rispetto ai tempi di pace l’iter giudiziario si era notevolmente snellito, tanto da assomigliare più ad una farsa che ad un’applicazione della giustizia.

Nel suo caso, evidentemente avevano paura che potesse liberarsi con qualche magia a loro ignota o perfino che qualche mago la potesse far evadere, e volevano toglierla di mezzo il prima possibile.

Vana preoccupazione, considerò Liz. Non che non ci avesse pensato, era chiaro: non avendo molta fiducia nel sistema aveva pensato a ogni possibile soluzione illegale per togliersi da lì.

Un paio degli incantesimi di Snape l’avrebbero tirata fuori in un baleno, ma senza bacchetta non poteva eseguirne nessuno, né aveva modo di contattarlo. Ammesso che poi lui volesse esporsi tanto da farla scappare… certo, insegnarle un paio di fatture ogni tanto era una questione, affrontare altri babbani per metterla in salvo… be’, era un altro paio di maniche.

Avevano avvisato i suoi genitori, le avevano detto. Ma, vista la natura della sua accusa, non le era concesso comunicare direttamente con nessun civile, neanche via lettera.

Mentre fissava i muri sporchi e costellati di scritte, pensò che a quel punto era davvero sola.

 

Cillian Archer era disperato. Non avrebbe saputo come altro definire la sua condizione.

Era tutta colpa sua, ora lo capiva. Avrebbe dovuto cercare di parlarle ancora, di farsi dire che cosa stava combinando invece di far intervenire le altre autorità.

Eppure ci aveva provato, aveva insistito per mesi, ma Liz non aveva voluto confidarsi con lui, e lui sapeva cosa il suo dovere gli imponeva di fare.

Ma ora… se davvero, come sembrava probabile, lei ci avesse rimesso la vita, non avrebbe mai potuto perdonarselo.

Sembrava che, in qualche modo, lui riuscisse sempre a fare la cosa sbagliata quando si trattava di Liz Mills, pensò.

Da quando era stata trasferita a Londra, quasi due anni prima, era stato deluso e confuso. Sembrava che lei fosse, oltre che imbarazzata, risentita nei suoi confronti. Ma lui sapeva che non poteva fare altro… aveva agito correttamente, ne era sicuro… però, ugualmente, non aveva potuto fare altro che sentirsi in colpa, e vagamente in collera con sé stesso.

Mentre si versava l’ennesima tazza di caffè della giornata (ormai elemento essenziale, se non addirittura unico, della sua dieta), ripercorse gli avvenimenti dei giorni precedenti.

Il processo avrebbe avuto luogo il giorno seguente e secondo tutti gli ufficiali, ormai la ragazza era spacciata.

Il maggiore Knight era sicuro che da mesi tramasse alle spalle dell’esercito per minare anche le ultime resistenze degli umani. Questa opinione era condivisa da tutti gli ufficiali di grado superiore con cui aveva parlato.

Monk, il tenente a capo della squadra di cui faceva parte Liz, era meno convinto della sua colpevolezza… tuttavia, sembrava non fosse neanche propenso a credere alla sua innocenza.

Nonostante i suoi appelli sempre più disperati, nessuno aveva voluto nemmeno considerare l’ipotesi di dare credito alla versione della ragazza.

E lui, Cillian, che cosa credeva? Le aveva parlato per molte ore a riguardo, poi la conosceva bene da anni, e sapeva che non avrebbe tradito. Era però possibile fosse stata ingannata… che qualche mago le avesse fatto credere di volerla aiutare per poi invece utilizzarla per i suoi scopi.

Cillian sapeva che Liz odiava la vita nell’esercito. Non gliel’aveva mai detto chiaramente, ma traspariva dai suoi comportamenti, le sue manie, le sue piccole idiosincrasie: il suo cambiare la divisa con abiti civili nel momento esatto in cui non era obbligata ad indossarla, o il fatto che passasse ogni minuto di congedo il più lontano possibile da altri militari.

Non era come lui: lui aveva scelto di combattere, sapeva che questa era la sua strada e il suo entusiasmo l’aveva aiutato nella sua rapida carriera.

A Liz invece tutto questo era stato imposto, e probabilmente l’occasione di infrangere le regole e decidere da sé come usare il suo potenziale magico l’aveva attirata irresistibilmente.

L’idea di capire i principi della magia, invece di usarli pedestremente come le veniva ordinato, era sicuramente qualcosa che poteva avere un’enorme attrattiva per lei.

Nessun umano però si sarebbe dimostrato comprensivo. Tutti loro avevano perso qualcosa, o qualcuno, o tutto nel corso della guerra e non si sarebbero dimostrati indulgenti.

Nessun umano l’avrebbe aiutata.

Ma forse… forse qualche mago l’avrebbe fatto, pensò Cillian, sentendo un’improvvisa fitta di speranza.

Se ammetteva, solo per un istante, che la storia di Liz fosse effettivamente vera, allora c’era qualcuno che la poteva confermare, qualcuno che, presumibilmente, non avrebbe voluto che lei fosse giustiziata.

Il vecchio mago che abitava nella casa invisibile.

Non suonava particolarmente credibile detto così, osservò tra sé e sé: ma del resto, lui era solo un bambino quando era scoppiata questa guerra assurda e irreale, e per tutta la vita aveva dovuto accettare eventi che sfidavano la logica.

Forse, per uscire da questo incubo, doveva solo mettere da parte la logica per un po’.

 

 

Era calata la sera quando il capitano arrivò nel quartiere dove era stata arrestata Liz.

Entrambi i lati della strada erano occupati da ville in stile vittoriano, intervallate qua e là da giardini all’interno di cancelli in ferro battuto. La maggior parte delle case sembrava disabitata, ma non era strano. Gran parte della popolazione di Londra era stata sfollata.

Cercò di ricordare l’esatto punto in cui si trovava Liz. Era apparsa in fondo alla strada, e alle sue spalle si trovava uno dei giardini cintati, che appariva vetusto e poco curato.

Forse entrando avrebbe trovato qualche indizio, quindi fece per avvicinarsi.

In quel momento fu colpito dall’improvvisa consapevolezza che doveva tornare alla caserma… aveva da fare, faccende molto importanti… non poteva perdere tempo lì.

Fece un passo indietro e si incamminò verso la stazione della metro… doveva andare... cosa gli era venuto in mente?

“No, un momento, ma cosa sto facendo?” pensò, fermandosi improvvisamente al termine della via “E’ questo quello che devo fare, devo cercare di contattare il mago Severus Snape. Sono qui per questo!”.

Tornò sui suoi passi, dirigendosi nuovamente verso il giardinetto.

Ma no, pensò una volta arrivato quasi a toccare la maniglia del cancelletto, non era questo il posto dove trovare il mago… doveva tornare, parlare con Liz, lei avrebbe saputo…. Sì, era chiaro… non poteva perdere tempo lì…

Questa volta, la sensazione passò già a metà della strada.

Doveva trattarsi di incantesimi repelli-babbano, capì Cillian: ne aveva letto sul manuale di Longbottom, sapeva che esistevano anche se nessuno dei nati-babbani era in grado di eseguirli; inoltre confermava la versione di Liz per cui la casa era protetta da sofisticati incantesimi.

Fece una serie di prove, cercando di avvicinarsi sempre di più: infine stabilì che la minima distanza di sicurezza era a circa una decina di passi dal cancello del giardino. Probabilmente, rifletté, il giardino non esisteva affatto, era solo un’illusione che nascondeva la casa.

Il mago era lì dentro, pensò ansiosamente, ma come poteva contattarlo?

Afferrò un sasso dalla strada dissestata e lo tirò nella direzione in cui, supponeva, si trovava la casa; il sasso rimbalzò contro l’aria come se avesse incontrato una superficie elastica.

A quanto pare non era possibile sfondare una finestra, ma chissà se chiunque si trovava all’interno dell’abitazione aveva sentito il rumore…

Forse il rumore era l’unica cosa che poteva penetrare gli incantesimi... Cillian tirò fuori la pistola dalla fondina e sparò una serie di colpi in aria, per poi urlare - SEVERUS SNAPE!!! DEVO PARLARTI!!!-.

Sparò un’altra raffica di colpi: - SNAPE!!! SEVERUS SNAPE!!! PUOI SENTIRMI?-.

Non accadde nulla.

No, non poteva essere… era così vicino… doveva esserci il modo per parlargli! Non c’era più molto tempo, il processo era l’indomani.

In preda al panico, afferrò una manciata di sassi e iniziò a lanciarli in direzione della casa.

Quando li ebbe finiti, ricominciò a urlare, diventando paonazzo per la rabbia e la frustrazione: -SNAPE!!! SNAPE!!! ESCI, RAZZA DI…-.

Non poté continuare la frase, perché la lingua gli si incollò al palato, impedendogli di parlare e quasi di respirare.

La pistola gli cadde, e si portò le mani alla gola, tentando di alleviare la sensazione di soffocamento.

Quando rialzò lo sguardo, davanti a lui c’era un uomo, con unti capelli grigi lunghi fino alle spalle, che lo minacciava con una bacchetta: -Si può sapere chi sei e che diavolo vuoi da me?-.

 

 Snape aveva capito che qualcosa non andava già da un paio di giorni.

Dal giorno in cui era andata a trovarlo, Liz non aveva più scritto sulla pergamena, né gli aveva fatto avere sue notizie in altro modo, e questo era piuttosto strano.

D’altronde, era possibile che semplicemente avesse perso o danneggiato la pergamena, oppure che avesse da fare. Tuttavia non era riuscito a scrollarsi di dosso la sensazione di imminente pericolo.

Quando aveva sentito la voce di quel tizio sbraitare il suo nome in mezzo alla strada gli era quasi preso un colpo.

Highgate era un quartiere di Londra poco popoloso, ma i pochi abitanti erano quasi tutti maghi, ragion per cui non gli faceva molto piacere che qualcuno mettesse in pericolo l’ anonimato che aveva impiegato anni a conservare accuratamente.

Aveva aperto la porta e si era trovato davanti un tizio sui venticinque anni, con l’uniforme dell’esercito inglese, dall’aria visibilmente sconvolta (anche per la piccola fattura che aveva lanciato per chiudergli il becco).

-Che cosa vuoi?- ripeté Snape.

Il tizio indicò la propria bocca, che era ancora sigillata dall’incantesimo.

-Se faccio la controfattura, posso essere sicuro che non ricomincerai a sbraitare come una scimmia urlatrice?- domandò il mago annoiato.

L’altro annuì e si mise la mano destra sul cuore, in segno di solenne promessa.

Snape diede un veloce sventolio di bacchetta, e il soldato aprì la bocca inspirando sollevato.

-Si tratta di Liz – disse infine, dopo aver tossito e sputacchiato per un po’ –Quando è uscita da casa tua la settimana scorsa… è stata vista uscire da qui, o meglio, apparire qui. E’ stato provato che ha avuto dei contatti ufficiosi con dei maghi, cioè con te, e… insomma, è stata accusata di alto tradimento. Pensano che sia stata reclutata come spia-.

Snape sbuffò:- Ma è ridicolo!-

-E’ vero, ma sono tempi difficili e questi non vanno molto per il sottile. Inoltre ci sono delle continue fughe di notizie e non sembra loro vero poter dire di aver trovato la colpevole. Ti prego – lo afferrò per una manica della veste, mentre la sua voce assumeva una sfumatura di disperazione –devi venire con me. Se tu spiegassi a tutti che Liz non è una spia, e che le hai solo dato ripetizioni di pozioni o qualcosa del genere, lei si salverebbe-.

Il mago ritrasse il braccio come disgustato, liberandolo dalla stretta: - Salvarsi? Non crederai certo che per un banale malinteso…-.

Cillian gli rivolse un’occhiata di scherno velata di amarezza: -Io non lo credo. E’ una certezza. Chiederanno la pena capitale, e l’otterranno sicuramente. -.

Snape aprì la bocca per parlare, ma non uscì alcun suono.

-Ti prego- ripeté il babbano – anzi, ti supplico. Non sarei qui a chiedere il tuo aiuto se non fosse l’ultima spiaggia. Se dovesse succederle qualcosa io… ecco… mi sento responsabile, in un certo senso è a causa mia che… e…sarebbe…- non riuscì a terminare la frase.

L’insegnante tacque per un attimo, mentre molti pensieri gli vorticavano nella mente.

-Vuoi farla evadere?- domandò infine in tono neutro.

Il babbano rimase interdetto: - No. Vorrei che tu confermassi la sua versione. Se dovesse evadere dove andrebbe? Non potrebbe stare con gli umani né con i maghi… sarebbe una vita da latitante… e non credo che durerebbe molto. -.

-Mi dispiace, ma non vedo altra strada. Non posso… entrare nell’aula di un tribunale babbano, così come se niente fosse. Nel caso non l’avessi notato, devo informarti che c’è in corso una guerra civile e io sono decisamente parte della fazione avversa alla vostra-.

- Ti prego- ripeté ancora il soldato - Farò qualsiasi cosa tu ritenga necessario. Domani mattina ci sarà il processo e se come credo verrà condannata, l’esecuzione potrebbe essere dopodomani. Dimmi cosa vuoi… vuoi i codici di accesso della centrale? Vuoi i segreti delle nostre armi? Dimmi di cosa hai bisogno e io… ti dirò tutto…- aggiunse. Sembrava completamente abbattuto.

Per un istante, quell’uomo sconvolto gli ricordò molto sé stesso, in una vita precedente. Questo lo metteva, ora, nei panni di Albus Dumbledore? No, pensò, proprio no. Albus agiva sempre per un qualche suo macchinoso piano superiore, muovendo gli altri come pedine.

Lui non aveva nessun piano, se non quello di vivere in solitudine quello che restava della sua vita.

-Non voglio nulla. Io… non credo di poterti aiutare. Mi dispiace, davvero -.

-No! Ti scongiuro… basterebbe che tu venissi lì, e poi… troverei il modo di farti andare via… ti assicuro… - balbettò il babbano.

-Mi dispiace- disse di nuovo Snape – Va’ a casa. Trova una soluzione, falla evadere, non so. -.

-Non puoi stare lì e non fare niente!!!- esclamò l’altro, in tono aggressivo.

-Io posso fare o non fare tutto ciò che ritengo opportuno!- urlò Snape, irato –Nessuno potrà più manipolarmi per farmi fare quello che vuole!- e così dicendo, rientrò in casa e sparì.

 

 

 


Ciao! Spero che la storia continui a piacervi! Grazie a tutti quelli che la stanno seguendo (più vedo il numero di quelli che l'hanno messa tra le seguite e le preferite, e più mi esalto!!)! XD
A presto! Natalie

Julia: Grazie! Sono contenta di riuscire a tenerti col fiato sospeso! :) Mi piace troppo scrivere di Snape... mi sembra che le scene in cui c'è lui siano subito più interessanti delle altre. Come vedi, Cillian sta tirando fuori il suo potenziale da soldato ottuso scassamaroni... ma poverino, lui mi piace lo stesso! Sotto sotto è tenero anche lui...no?
alcuni dei suoi superiori invece sono davvero stronzi, però ne hanno passate tante in questi anni, quindi spero che il loro atteggiamento appaia giustificato!
Ciao a presto!!!

dirkfelpy89:Grazie! Benvenuto!!! Sono felicissima che la storia ti piaccia! Piton è... be' è il mio personaggio preferito, e sono sempre molto felice quando mi dicono che risulta IC e ben caratterizzato... per me è importante rendergli giustizia! Spero che il seguito continui a piacerti!! A presto!!

Emily: Ciaao! Sapevo che quel "come va?" ti sarebbe piaciuto, anche se nella mia mente è intrinsecamente legato a Silente e Grindelwald ahahah! Se Liz non avesse trovato Snape in casa... oh be', si sarebbe fatta un giro, immagino. Tutto sommato Highgate è una bella zona, c'è anche un pittoresco cimitero, pare frequentato da vampiri. Così però avrebbe rischiato di trovare Edduccio (SO che anche lei l'avrebbe odiato! XD) e la storia si sarebbe trasformata in un crossover... meglio non pensarci. ;) Sì, Monk è anche un detective, lo danno su Mediaset Premium, ma non saprei dirti se assomiglia al "mio" Monk, perchè non ho mai visto la serie! A presto befanona! Ti lovvo!

Iurin Ciao bella!! Ti piace Piton vestito anni 70, stile febbre del sabato sera?? XD Ah poverino, cosa non gli faccio fare! Anche io trovo che raccontare balle non sia per niente facile, ho sempre avuto difficoltà a ricordarmi la versione che avevo dato. Spero che anche questo capitolo ti piaccia! Ciao!!!

GhunzatroxDellAtoScuro: Ciao! Innanzitutto benvenuto e grazie per aver letto fin qui! Riguardo alla guerra, io ho immaginato che si fosse estesa soltanto fino alle isole britanniche, visto che è una guerra civile e del resto nei libri della Rowling la scena internazionale non sembra molto importante. Credo che la seconda parte della storia ti piacerà di più (aspetta ancora un paio di capitoli!), perchè la guerra diventa il centro della vicenda, anche grazie a un personaggio che ne sa un po' di più dei protagonisti. La narrazione però sarà ancora dal punto di vista di Snape e Liz, perchè... be' sono i protagonisti. Spero comunque di non deludere le tue aspettative!!! A presto!!!

Exelle : Ciao!! Mi fa piacere che lo stile secondo te sia migliorato! Qui ho dovuto far fare un po' un salto in avanti alla vicenda perchè mi ero un po' incartata e non sapevo come far progredire gli eventi! :D Sono contentissima che ti piaccia Liz... i personaggi originali sono sempre un po' un'arma a doppio taglio, spero di riuscire a non farla diventare stucchevole o insignificante. Anche perchè ormai mi sono affezionata a lei quasi quanto a Snape. Quasi eh! XD Ciao, a prestissimo!!!

Novakina: Ciao! Benvenuta!! Mi fa piacere che la storia ti piaccia! Ho sempre avuto una passione per il "lato oscuro" della storia, e non mi piace scrivere dei protagonisti o dei Weasley... quindi ho fatto che eliminarli tutti. Un po' crudele lo so... Spero che continuerai a seguire la storia! A presto!!!

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Il giorno dopo, la sala del processo era gremita di soldati, Sentinelle, poliziotti e più o meno di chiunque avesse una giustificazione per assistere.

La cattura di una presunta spia suscitava un certo interesse.

Cillian durante la notte aveva letteralmente gettato giù dal letto il maggiore Knight, raccontandogli che aveva parlato con Severus Snape, il mago che aveva salvato Liz, che esisteva, che era tutto vero.

L’ufficiale, a metà tra il seccato e il comprensivo, gli aveva detto che i suoi tentativi erano commoventi, che sapeva che era affettivamente legato all’imputata da un’annosa amicizia, ma che non doveva interferire con l’andamento della giustizia.

Cillian aveva insistito ma, evidentemente, la sua testimonianza non era considerata attendibile e il maggiore gli aveva intimato di andarsene prima di incorrere in eventuali sanzioni.

Il capitano si sedette nel banco dietro a quello dell’imputata. Poco lontano da lui sedevano Monk, Tuffey, Townshend, il giovane Garreth e Chandra Sharma.

Sospirò: avrebbe pensato a qualcosa, ma per il momento poteva solo sperare in un miracolo.

 

Il generale Neville Longbottom era un po’ una leggenda della guerra civile.

Alcune voci sostenevano che fosse un genio che aveva capito come rubare ai maghi i segreti dei loro incantesimi; altre che fosse un potente stregone che si opponeva a Voldemort da anni, l’unico sopravvissuto della resistenza che alcuni maghi avevano opposto al dittatore.

In ogni caso, era sicuramente la persona che conosceva più incantesimi e pozioni di chiunque altro tra le Sentinelle. Il manuale da lui redatto conteneva tutte le nozioni che gli umani avevano sui maghi: tutti gli incantesimi, una manciata di pozioni, alcune indicazioni sulle creature che popolavano il mondo magico.

Liz lo osservò mentre entrava nella sala: era un uomo non molto alto, sui trentacinque anni, con una massa di capelli biondi striati prematuramente di grigio. Nonostante la sua apparenza fisica non fosse per nulla eccezionale, irradiava un’aura di sicurezza e determinazione.

Il suo viso tondo, che avrebbe potuto dargli un aspetto infantile, era solcato da due profonde cicatrici che gli deturpavano la guancia destra.

Alcuni dicevano che era stato addirittura il serpente addomesticato di Voldemort a provocargliele.

Gli avvocati esposero i fatti molto sinteticamente: Parker fu particolarmente poco convincente, non citando molti particolari che rendevano la sua versione verosimile, come il nome di Snape, che venne sempre identificato come “il mago”.

-Vuole far testimoniare qualcuno?- domandò Longbottom.

-No. – rispose Parker – Vorrei appellarmi alla clemenza della corte. -.

-Cosa?!- protestò Liz –No, io voglio parlare! Voglio difendermi da sola!-

-Silenzio, silenzio!- la ammonì Knight.

-E’ una vergogna!- esclamò ancora Liz, per poi rivolgersi all’avvocato –Sei licenziato!-

Knight intervenne spazientito: -Non puoi licenziarlo, è un avvocato d’ufficio e comunque non è previsto che tu ti possa difendere da sola in quanto non sei abilitata… -.

Cillian si alzò in piedi: - Mills dovrebbe avere la possibilità di dare la sua versione dei fatti e se il suo avvocato non vuole collaborare…-

Molti nel pubblico iniziarono a rumoreggiare, esprimendo il proprio supporto a Knight.

-SILENZIO!- urlò Longbottom.

La sala si azzittì.

-Ascoltate. - aggiunse il generale, tendendo l’orecchio.

In lontananza, si sentiva l’inconfondibile trillo di un sensore antimagia. A questo se ne aggiunse un altro, più acuto. Poi un altro ancora, e un altro, sempre più vicini alla sala.

Poi ci fu un urlo, seguito da un tonfo, e lo squillo di un ulteriore sensore.

Tutti i presenti trattennero il fiato.

Le porte della sala si spalancarono violentemente e, imponente e vagamente terrificante nelle sue vesti scure, con il lungo mantello nero che svolazzava alle sue spalle, fece il suo ingresso Severus Snape.



Nel corso degli ultimi trent’anni, Neville Longbottom aveva imparato a non stupirsi di nulla, o quasi.

In effetti, la sua impassibilità e il suo sangue freddo erano diventati proverbiali fra i suoi sottoposti. L’unico uomo che potesse sfidare Voldemort, lo chiamavano.

Tuttavia, queste sue doti non potevano essere sufficienti a trattenere il suo stupore quando, del tutto inaspettatamente, si vide comparire davanti l’uomo che per anni era stato il suo incubo, il suo personale persecutore, che per sei lunghi anni non aveva mancato di farlo sentire come uno squallido rifiuto del mondo della magia.

-Tu!!!- esclamò, alzandosi in piedi talmente di scatto da rovesciare la sedia alle sue spalle.

Tutte le Sentinelle estrassero prontamente le loro bacchette, ma prima che potessero utilizzarle un secco movimento della bacchetta di Snape le fece volare tutte nella sua mano. Allora i militari babbani mirarono all’intruso, solo per vedere le pistole e i mitra smontarsi e cadere a pezzi nelle proprie mani.

Un altro movimento di bacchetta e la porta della sala si chiuse ermeticamente.

Severus Snape si voltò nella direzione di Neville e lo fissò come se lo vedesse per la prima volta, evidentemente non riconoscendolo.

–Tu!- ripetè questi, come se nessun insulto fosse adatto a descrivere la bassezza morale del nuovo arrivato.

I freddi occhi neri di Snape si soffermarono sulle cicatrici sul volto del generale, per poi passare ai capelli biondi e il viso tondeggiante, per spalancarsi infine in educata sorpresa.

-Longbottom!- il nome gli sfuggì dalle labbra come se lo stesse sputando fuori, e l’ex insegnante scoppiò in una sgradevole risata derisoria – Sei tu a capo di tutto questo? Ora capisco perché siete messi così male!-.

Neville era ancora troppo sconvolto per parlare.

Notò che alle sue spalle l’intera sala era come pietrificata dal terrore mentre l’imputata, Elizabeth Mills, sembrava rinfrancata e osservava la scena con una nuova baldanza, e il capitano Cillian Archer esibiva un sorriso incredulo.

-Ma non dilunghiamoci oltre sui tuoi insuccessi accademici- continuò Snape, marciando verso la scrivania dove si trovavano gli ufficiali –mi è stato detto che la signorina Mills, qui, sta passando un brutto quarto d’ora solo perché le ho insegnato qualche utile incantesimo che tu, evidentemente, non hai mai ritenuto utile imparare. Santo cielo – aggiunse, con malcelato scherno- non l’avrei creduto possibile, ma sei riuscito ad essere peggiore come insegnante di quanto non fossi come allievo. Hai superato te stesso, congratulazioni!-.

Knight recuperò l’uso della parola: -Generale, lei conosce questo… questo… mago?- chiese, incredulo.

-Oh sì- fece Neville, la voce ridotta a un sussurro –Questo è l’uomo che ha assicurato a Voldemort la vittoria nel mondo magico!- spiegò, in tono più sicuro.

Il resto dei presenti diede un mormorio di stupore.

-Pfff!- fece Snape, con un gesto della mano, come a scacciare dei moscerini fastidiosi – Come al solito parli a sproposito di questioni che di cui non sai nulla. -.

Neville chiuse gli occhi, stringendosi la radice del naso con la punta delle dita: -Allora, sentiamo, che cosa vuoi?- domandò stancamente.

Snape parve spazientito: -Ma l’ho appena detto. Sono qui per scagionare Mills da… non so neanche esattamente cosa, qualsiasi accusa sia stata mossa nei suoi confronti. Non è una spia. Non mi ha detto niente su… qualsiasi cosa facciate voialtri. E’ solo una ragazza curiosa e, per inciso, una pozionista molto più dotata di te. -.

Neville aprì la bocca per lo stupore. Severus Snape che usciva allo scoperto perché fosse assolta una Sentinella babbana. Non poteva essere… Ma forse poteva volgere questa situazione a suo vantaggio, pensò, forse poteva sfruttare questa debolezza.

Non era mai stato un gran manipolatore, e sicuramente non poteva competere con la freddezza di Snape: il generale Longbottom era più tipo da giocare a carte scoperte, ma forse… forse questa volta avrebbe potuto funzionare.

La voce del maggiore Knight lo riscosse dai suoi pensieri. Suonava spaventato e sull’orlo di una crisi di panico: - Generale, vuole che chiami rinforzi?-.

-No, no- rispose Neville – non ce n’è bisogno. Vorrei parlare con il nostro ospite in privato. Sono sicuro che, nell’interesse della sua nuova pupilla, non avrà problemi a seguirmi, vero?- fece, rivolto al mago.

Snape diede un suono simile a una risata sprezzante: -Direi che l’eventualità che tu possa avere la meglio su di me in un duello a quattr’occhi è quantomeno remota. -.

-In questo caso, da questa parte – disse Neville, indicando una porta che conduceva a degli uffici ora deserti –Knight –aggiunse – fai riportare Mills in cella. Il processo è momentaneamente sospeso. -.



 

Snape aveva passato in bianco la notte precedente.
Non che questa fosse una circostanza inusuale: alle volte si faceva talmente prendere dai suoi esperimenti e dalle sue letture che si ritrovava ad osservare l’alba rendendosi conto solo in quel momento di non essere andato a dormire.

Questa volta, però, era stato in preda a un dilemma.
Andare o non andare ad aiutare Liz?

Il buonsenso gli diceva di lasciar perdere. Non sarebbe successo niente, non avevano prove. Se proprio le cose si fossero volte al peggio, il suo amico avrebbe trovato il modo di farla uscire, e sarebbe scappata in qualche paese remoto, probabilmente vivendo molto più felicemente di quanto non avrebbe potuto fare qui.

Niente che lo riguardasse, in ogni caso.

“Ma se invece non andasse così?” gli chiedeva una crudele voce interiore. Se l’avessero giudicata colpevole e quel tizio che era venuto a casa sua non fosse riuscito a farla scappare, e se…

Non voleva neanche pensarci.

E sarebbe stata tutta colpa sua, ancora una volta, l’ennesima.

Sembrava che tutti coloro con cui lui entrava in contatto fossero destinati a fare una brutta fine.

Ma cosa stava dicendo? No, non sarebbe successo niente, era solo un malinteso… si sarebbe risolto tutto, certamente.

“Oppure no?” gli sibilava di nuovo la voce crudele.

Quando era giunto il mattino si era alzato, rinunciando definitivamente a dormire. Aveva iniziato a leggere un capitolo particolarmente interessante del suo manuale di elettronica (era ormai arrivato al secondo volume, le cose si facevano complesse), ma dopo qualche ora si era reso conto di rileggere più e più volte le stesse frasi, incapace di concentrarsi.

-Oh, al diavolo!- aveva esclamato infine, e si era smaterializzato fuori casa.

E adesso stava lì, a fissare nientemeno che Neville Longbottom redivivo, uno dei suoi peggiori studenti di tutti i tempi.

Questo sì che era inaspettato.

Sapeva che qualcuno dei sostenitori di Potter si era salvato, ma aveva sempre dato per scontato che fosse qualcuno dell’Ordine, Kingsley Shackelbolt forse, o magari Nynphadora Tonks. Non aveva mai pensato a Longbottom.

Questi l’aveva condotto in un ufficio qualsiasi, gli aveva fatto segno di accomodarsi e infine si era lasciato cadere stancamente anche lui su una sedia.

-Allora – esordì l’ex studente – come la mettiamo?-.

Snape si limitò a fissarlo, privo di qualsiasi espressione. Voleva proprio sentire cos’aveva in mente.

-L’accusa che è stata formulata contro Mills è molto grave- continuò Longbottom, quando si rese conto che non avrebbe avuto alcuna reazione dall’interlocutore – e, nonostante il fatto che tu abbia deciso di uscire allo scoperto per venire qui a testimoniare sia decisamente notevole, non possiamo avere la certezza che non sia tutto una sorta di scaltro piano-.

Snape continuò a osservarlo, alzando appena un sopracciglio con espressione scettica: - Davvero pensi che i Mangiamorte potrebbero avere un così grande interesse a tenere una spia qui dentro?- domandò, facendo un lieve gesto circolare ad indicare lo squallore della stanza.

Longbottom si strinse nelle spalle: -Be’, non possiamo escluderlo. -.

Non sembrava troppo convinto nemmeno lui di questa scusa.

Santo cielo, il ragazzo era veramente poco portato per i bluff!

-Sentiamo – tagliò corto Snape, incrociando le braccia sul petto – che cosa vuoi?-.

L’altro prese fiato: - Ci serve una qualche… dimostrazione della tua buona fede. Un modo tangibile di provare le tue nobili intenzioni. – si interruppe, prendendo fiato.

-Vieni al punto. – commentò Snape freddamente.

-Devi addestrarci – disse, quasi riluttante, Longbottom.

-Cosa?!-

Il generale prese a camminare per la stanza:- Se hai parlato con Liz, saprai benissimo a che livello sia la preparazione magica dei nati babbani. Io sono riuscito a scappare da Hogwarts durante il sesto anno, non avevo una preparazione adeguata ad istruire un esercito… le cose più utili che so me le aveva insegnate Harry l’anno precedente, ai tempi dell’Esercito di Silente. Non sono riuscito a portare molto con me. -

Follia, pensò Snape, questa è pura follia. Non poteva… ma come gli veniva in mente…?

-Tuttavia – continuò Longbottom – in questi anni è stato sufficiente per difenderci, per attaccare in qualche caso, per sfuggire all’eliminazione. Grazie agli ibridi di tecnologia babbana e magica abbiamo trovato delle armi effettive contro Voldemort. Però abbiamo bisogno di qualcuno che conosca veramente il mondo magico, qualcuno esperto in difesa, in pozioni, in incantesimi… qualcuno che sappia come proteggersi, e come contrattaccare… in breve, qualcuno come te. -.

Snape era scandalizzato: sentiva una vena pulsare sulla sua tempia, e cercava di trattenere gli insulti che avrebbe voluto rivolgere a quel ragazzetto sfrontato.

-Questa è una stupidaggine – fece infine, controllando la voce il più possibile – innanzitutto, se davvero hai il timore che Mills ed io siamo in combutta con i Mangiamorte, non è ancora peggio avere due spie qui dentro?-

-Se devo essere sincero- lo interruppe Longbottom, con un mezzo sorriso rassegnato – a questo punto non credo che ci sia più nulla che quelli già non sappiano. Controllano tutte le nostre mosse, sanno sempre in anticipo dove colpiremo. Ogni genere di aiuto che puoi darci sarebbe comunque un passo avanti-.

-Ma io non posso… venire qui e… addestrarvi… insomma, è ridicolo. - sputò fuori Snape, reso incoerente dalla rabbia –Io ho i miei esperimenti, le mie ricerche… non posso mollare tutto per.. un branco di ragazzini con delle bacchette di plastica e…-.

-Non ti importa di tutte le persone innocenti che potrebbero morire se non collabori con noi? Non ti importa che Voldemort…?-

-No! Non mi importa! Io… questo non ha niente a che fare con me!-

-E va bene- disse infine Longbottom, con una nota di freddezza che Snape non gli credeva possibile –La vita di Elizabeth Mills per il tuo aiuto. Vattene e la ragazza muore. E’ la mia ultima offerta. -.



 

Liz fissava i muri della cella in cui aveva passato le ultime settimane.

Non voleva lasciarsi andare all’ottimismo, per non ritrovarsi con una cocente delusione, anche se si sentiva decisamente rinfrancata dalla presenza di Snape.

Il suo arrivo era stata come la risposta a tutte le sue preghiere.

Era rimasta un po’ perplessa dall’affermazione del generale Longbottom sul fatto che Snape fosse il principale responsabile della vittoria di Voldemort. Non le era mai sembrato il tipo da interessarsi di politica, aveva semplicemente dato per scontato che fosse un vecchio scontroso estraniato dal mondo. A quanto pare non era sempre stato così.

Lui aveva minimizzato le parole di Longbottom come se fossero cretinate.

In effetti questo era tipico… ma, istintivamente, Liz sentiva che probabilmente Snape aveva ragione. Non era certo un tipo diplomatico, e poteva immaginare che si fosse fatto odiare da molti… Tanti, con ogni probabilità, non vedevano l’ora di dare la colpa a Severus per qualcosa.

E poi non poteva credere che l’unico mago che le avesse mai dato una mano nella sua vita fosse proprio un seguace di Voldemort.

L’aveva molto colpita la reazione di Longbottom all’arrivo di Snape… sembrava che avesse visto un fantasma, e un fantasma di quelli veramente terrificanti.

Era stato sconcertante vedere il leggendario generale profondamente scosso dall’arrivo dell’ex professore.

Secondo Liz, Severus era un ottimo insegnante e una persona bizzarramente piacevole, per quanto a modo suo, però capiva che la propria situazione era stata completamente diversa da quella dei suoi precedenti allievi.

L’aveva incontrato quando era già adulta, ragionevolmente sicura di sé da non sentirsi ferita dalle sue battutine, senza vederlo come una particolare autorità e quindi non facendosi remore a rispondergli per le rime, o ignorarlo quando lo ritenesse opportuno; immaginare di trovarselo davanti in un’aula scolastica, da bambina o insicura adolescente… be’, era tutta un’altra storia.

Un rumore di passi nel corridoio la riscosse dai suoi pensieri.

Longbottom in persona stava scortando Snape verso la sua cella; fece un cenno alla guardia, che aprì la porta per far entrare il mago.

-Avete cinque minuti.– disse il generale con voce incolore, per poi allontanarsi seguito dalla guardia.

-Ma…?!- esclamò Liz stupita –Ci lasciano da soli così? E se mi facessi smaterializzare via?-

Snape si sedette sulla branda, accanto a lei: -Lo sa che non lo farò. – disse stancamente, appoggiando la testa contro il muro e chiudendo gli occhi.

Ora che lo vedeva da vicino, Liz si rese conto di quanto fosse pallido e di come fossero profonde le borse sotto i suoi occhi.

-E perché no?-

Severus sospirò: - Perché sono stato costretto a stringere un Voto Infrangibile, in cui ho giurato, tra le altre cose, che non ti avrei fatta scappare in nessun modo. Quel deficiente di Longbottom… - borbottò, scuotendo la testa –si è scordato tutti gli incantesimi di protezione e le pozioni, ma questo… questo se lo ricordava, come no!-.

Liz sentì una fitta di panico in una zona imprecisata dello stomaco: - Che cos’altro hai dovuto promettere?-.

-Longbottom mi ha offerto una scelta. Voleva che addestrassi tutta questa gente, i nati babbani, come ho iniziato a fare con te. Una vera formazione magica, diceva lui. La tua vita per il mio tempo. Insomma, venire qui e.. avere a che fare con voi ragazzini petulanti che non sapete neanche reggere una bacchetta dalla parte giusta…- la sua voce trasudava disgusto.

Il terrore sbiancò ulteriormente il viso già smorto di Liz.

Rinunciare alla sua privacy, alla sua tranquillità… Longbottom gli aveva chiesto l’unica cosa che Snape non avrebbe mai sacrificato.

Deglutì: -E quindi?-.

Snape aprì un occhio e le rivolse un’occhiata in tralice: -E quindi preparati, perché la prossima settimana assisterai alla tua prima vera lezione di Difesa. -.

Liz rimase sbigottita per qualche istante; poi appoggiò anche lei la testa contro il muro, troppo sorpresa per trovare qualcosa da dire.

-Wow… grazie. - mormorò infine.

-Ah, ma sta’ zitta!- sbottò Snape irritato.

Lei sorrise in silenzio.

 

 

Ciao a tutti!

Scusate per il ritardo nell’aggiornamento ma sono tornata in ufficio e mi sono trovata un mucchio di lavoro arretrato *_*

Spero che il capitolo vi sia piaciuto!!

Ciaoo!

 

Emily: Eh, lo so che Cillian non ti piace! Peccato, perché a me piace tanto! Lo so che è un po’ palloso però ho sempre pensato che se uno decide di fare il soldato, debba essere un po’ quadrato come mentalità.

Ahahah, mi ha fatto troppo ridere pensarti a un esame che cerchi di dire che sì, hai completato il progetto da consegnare, ma purtroppo se l’è tenuto il mago nella casa invisibile che scompare. Spero che questo capitolo ti sia piaciuto… ho avuto un po’ paura che Neville reagisse un po’ troppo velocemente e trovasse subito il modo per incastrare Snape… ma d’altronde un vero leader deve pensare prontamente (e se non lo faceva la storia non andava avanti!).

Ciao bella, aggiorna presto i doni riciclati mi raccomando!!! ;)

 

Iurin: Ciao tesssoro, come stai? Hai visto che Pity alla fine è rinsavito? ^_^

Eh lo so che i babbani qui sembrano un po’ ottusi, ma poveretti bisogna capirli, negli ultimi anni ne hanno passate di tutti i colori!

Sì sì, Longbottom è proprio il nome inglese di Neville Paciock: poveretto, è uno dei nomi più bistrattati dalla traduzione italiana. Secondo me è proprio una traduzione stupida, anche perché il nome originale non fa pensare a un tipo pasticcione e inoltre suo padre Frank, che aveva lo stesso cognome, era un tipo in gamba! Guarda, io le traduzioni italiane le detesto proprio (specialmente quelle dei primi libri, che ahimé ci siamo portati dietro fino al settimo… come unci-unci… ah non farmi parlare!)

Ciao, alla prossima!!!

 

Julia: Ciao! Sì avevi ragione, effettivamente non potevo bruciarmi così la protagonista! ;) Mi rendo conto che Cillian non riscuote molto successo di pubblico… spero che, per quanto antipatico, comunque risulti credibile!

Ehm, veramente secondo me il primo istinto di Piton è quello di pensare a sé stesso (o almeno al mantenimento del suo stato di isolamento), ma poi sono i sensi di colpa che lo fregano! ^_^

Spero che ti sia piaciuto come è stata risolta la questione (confesso che questo è uno dei capitoli di cui sono più dubbiosa). Ciao!!

 

Ekathle: Grazie mille per i complimenti!! Sono felice che tu abbia apprezzato l’evoluzione caratteriale di Snape: mi piaceva l’idea di dargli una seconda possibilità, ma al tempo stesso avevo bisogno che fosse passato un certo tempo dagli eventi descritti dalla Rowling, altrimenti non credo che avrebbe saputo coglierla. Sono anche molto contenta delle osservazioni che hai fatto sull’età e la malinconia, era proprio quello che speravo di riuscire ad esprimere! Grazie davvero! Alla prossima!

 

Dirkfelpy89: Ciao! Grazie, sono felice che la storia continui a piacerti! Il parallelo tra il giovane Piton e Cillian avevo paura che fosse un po’ azzardata, quindi mi fa molto piacere che tu l’abbia apprezzata! Fammi sapere cosa pensi anche di questo capitolo! Ciaooo!

 

GhunzatroxDellAtoScuro: Buongiorno anche a lei! Devo confessare che le Sue recensioni mi mandano in paranoia per una settimana (inizio a pensare: oddio, sarò riuscita a spiegare questo e quest’altro, a rendere l’azione credibile etc etc), ma mi fanno molto piacere perché sono sempre delle critiche molto costruttive!

Spero che questo capitolo sia stato di Suo gradimento! Da questo momento inizia quella che io considero la seconda parte della storia: con il fatto che Snape entra, più o meno volontariamente, a far parte della guerra babbana, la storia diventa più incentrata su questi eventi. Si parlerà molto di più della guerra in sé e ci sarà qualche scena di azione e battaglia.

Ci sarà uno scontro con Voldemort in persona e si vedrà come si risolvono gli eventi, ma non sarà sullo sfondo, occuperà gli ultimi capitoli. E’ la parte che mi sto accingendo ora a scrivere, e devo ammettere che è complicatissima (almeno per me, che non sono molto abituata a scrivere scene di azione così prolungate)! *_*

La mia predilezione per i nomi originali è data dal fatto che negli ultimi anni (dal 5 libro in poi) ho sempre letto solo l’originale inglese, in quanto non potevo aspettare la traduzione italiana. Inoltre trovo che le traduzioni dei nomi raramente rendano giustizia al personaggio originale. I primi libri erano considerati per bambini, e trovo che le traduzioni rispecchino questo atteggiamento.

In ogni caso non disdegno le fanfiction inglesi e americane, e nemmeno quelle francesi, anche se leggo perlopiù in italiano!

A presto!

 

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Severus Snape era ogni giorno più sorpreso da quanto quella corte dei miracoli babbana potesse essere efficiente.

Era passata una settimana dall’assoluzione di Liz e dal proprio reclutamento coatto.

Longbottom non aveva perso tempo nel metterlo al lavoro: già dopo poche ore aveva trovato un vecchio edificio caduto in disuso, a Camden, che un tempo aveva ospitato degli uffici e l’aveva destinato a diventare la nuova sede dell’Accademia babbana; Snape aveva quindi praticato ogni genere di incantesimo protettivo sul vecchio stabile, rendendolo imperturbabile, indisegnabile, impedendo la materializzazione entro i suoi confini; aveva esteso le stesse protezioni alla caserma sede dell’arma delle Sentinelle, e praticato immediatamente degli incantesimi di riservatezza su tutti i soldati.

Spinto dall’abitudine, aveva anche messo qualche incantesimo repelli-babbano, che un irritatissimo Longbottom gli aveva fatto eliminare quando si era accorto che i suoi ufficiali ricordavano improrogabili impegni ogni volta che si avvicinavano alla caserma.

Aveva quindi reso il generale Custode Segreto di entrambi gli edifici: un grande numero di postini erano stati precettati per portare personalmente le missive con l’indirizzo della nuova Accademia, vergato a mano da Longbottom, a tutte le Sentinelle sparse per la nazione.

-Le poste funzionano ancora così bene?- gli aveva chiesto sorpreso.

-Siamo pur sempre inglesi!- aveva replicato quello.

E così tutte le Sentinelle erano arrivate a Londra, prima quelle stanziate nelle campagne limitrofe, e per ultime le scozzesi e quelle che si trovavano in Irlanda del Nord: al momento dell’ingresso nell’Accademia, ognuno veniva sottoposto ad alcuni incantesimi che dovevano assicurare il loro silenzio e l’impossibilità di rivelare informazioni al nemico.

Questa parte non era stata molto apprezzata dai soldati, che erano evidentemente restii a essere oggetto di qualsiasi incantesimo, specialmente se praticato da un mago come Snape.

Un soldato scozzese di nome Wilson protestò così violentemente da far suggerire l’uso della maledizione Imperius.

Il tutto era stato organizzato in appena una settimana. Snape doveva ammettere di stare inaspettatamente apprezzando le doti manageriali di Neville Longbottom.

E ora si trovava in un vecchio open space cadente, mentre davanti a lui sedevano quasi duecento soldati, per la maggior parte molto giovani ma già segnati nel fisico da quelle che dovevano essere stati molti scontri.

Tutti lo fissavano, alcuni ancora stupefatti, altri con espressione apertamente ostile, ma la maggior parte era semplicemente incuriosita.

Notò in una delle prime file la familiare zazzera di Liz: nell’incrociare il suo sguardo, la ragazza gli rivolse un sorriso di incoraggiamento.

Snape sospirò e si schiarì la voce, poi puntò la bacchetta verso la propria gola per amplificarne il suono: -Buongiorno. Mi chiamo Severus Snape e, come avrete immaginato, sono un mago. Sono qui per insegnarvi a difendervi dalle arti oscure e…-

Una voce si levò da una delle ultime file: -Noi non abbiamo bisogno dell’aiuto di un lurido mago!-, seguito da un rumoroso mormorio di assenso.

Snape si voltò verso Longbottom, con un’espressione seccata che urlava “Te l’avevo detto!”.

Questi alzò la voce: -Se non ne avessimo bisogno, avremmo già distrutto i Mangiamorte da un pezzo. Perciò chiudete il becco e ascoltate quest’uomo. Era un insegnante ad Hogwarts, la scuola di magia, prima della vittoria di Voldemort. -.

Calò il silenzio: la platea era evidentemente impressionata.

O forse era la presenza di Longbottom, si sorprese a pensare Snape: tutti sembravano venerarlo come un eroe, e difficilmente mettevano in discussione quello che diceva.

Doveva farsi aiutare da Neville Longbottom per disciplinare una classe fuori controllo: Merlino, come si era ridotto.

-Le Arti Oscure- riprese Snape, dopo una breve pausa –sono molte, varie, mutevoli ed eterne. Combatterle è come combattere un mostro dalle molte teste che, ogni volta che un collo viene reciso, genera una nuova testa, ancora più feroce e intelligente della precedente.

Ma questo voi lo sapete già: vi siete difesi da esse per anni, e siete riusciti, quasi miracolosamente, a far fronte a un nemico le cui conoscenze superavano di gran lunga le vostre. Avete dimostrato intelligenza, creatività e prontezza di spirito, che, in ultima analisi, sono le qualità più importanti al momento dello scontro. Ma tuttavia, io sono qui oggi per farvi fare un passo avanti: le Arti Oscure non devono essere necessariamente temute.-

Un brusio concitato si diffuse nella sala.

-Non devono essere temute- ripetè Snape -ma sfruttate. Qualsiasi fattura, anche la più perfida e malvagia, se utilizzata a fin di bene, è un’arma che potrebbe salvarvi la vita, mentre un innocente incantesimo di disarmo può condannarvi a morte certa. Non esistono incantesimi buoni o cattivi…. Dipende tutto dall’uso che ne viene fatto-.

Guardò la platea: tutti erano in silenzio e sembravano pendere dalle sue labbra.

-Voi siete più ingegnosi dei maghi purosangue…- concluse Snape - ora dovete solo imparare a batterli sul loro terreno!-.

 

Dopo il breve discorso introduttivo, Snape divise la classe in una decina di piccoli gruppi, che si esercitarono in semplici incantesimi di disarmo e scudo. Passando attraverso la classe, prese nota di ogni nome e smistò ognuno in uno di quattro macrogruppi: i più scarsi (i Grifondoro, come li battezzò tra sé e sé con un ghigno perfido), i principianti di belle speranze, il livello intermedio e, infine, quelli più promettenti (per lui, i nuovi Serpeverde).

Osservò scandalizzato che quasi tutti gli ufficiali più anziani facevano parte del primo gruppo: alcuni di loro erano a malapena capaci di reggere in mano la bacchetta.

Ne rimbrottò uno, tale Knight, che ricordava di aver visto al processo di Liz, e notò che questo suscitò parecchie risatine tra i soldati più giovani.

Evidentemente per loro era piuttosto divertente vedere i propri superiori trattati come ragazzini alle prime armi.

Be’ a lui non importava proprio niente del loro grado, quindi nessuno si aspettasse di trovare un trattamento preferenziale.

I nuovi studenti lo trattavano con diffidenza, ma si impegnavano nell’eseguire gli incantesimi.

Una volta che ebbe terminato di dividere tutti quanti nei vari gruppi, assegnò a ciascuno di essi dei compiti diversi e degli incantesimi da ripassare o provare per la prima volta.

 

Al termine della prima giornata, Neville decise di parlare con Elizabeth Mills.

Era un po’ di tempo che era incuriosito da lei, l’unica persona che, a sua memoria, andasse davvero d’accordo con Snape.

La guardò bene per la prima volta: avevo un volto dai tratti affilati, i capelli corti che stavano crescendo in ciocche disordinate e lo squadrava con aria diffidente. Probabilmente Snape le aveva riferito la sua minaccia di giustiziarla se lui non avesse collaborato.

-Mills- la apostrofò, prendendola da parte– vorrei che da oggi seguissi e aiutassi Snape nel suo lavoro. Insomma, che diventassi una specie di assistente. Ti toglierei dal tuo reparto e prenderesti ordini direttamente da me.-.

-Sissignore- rispose lei, neutra.

-Non ti nascondo che… be’… sono piuttosto sollevato di aver trovato qualcuno che lo sopporti. Intendo dire… con cui riesca a comunicare…-

-Non capisco, signore-

-Intendo dire… forse avrai capito che è stato un mio insegnante, a scuola, molti anni fa… già allora sa essere piuttosto pungente, addirittura crudele. Bisogna avere una bella corazza per reggere la sua compagnia. Tu come ci riesci?- domandò a bruciapelo, sentendosi per un attimo come un undicenne che cerca di copiare i compiti – Parla pure liberamente-

L’espressione della ragazza si ammorbidì: - A dire la verità non è così male. –disse- Ha solo un senso dell’umorismo un po’ particolare. No, davvero –aggiunse, notando la sua espressione scettica – è simpatico, a modo suo. Bisogna solo saperlo prendere-.

Neville aveva serie difficoltà a percepire la simpatia di Snape, ma in quel momento aveva preoccupazioni più pressanti:- Va’ a chiamarlo, e venite tutti e due nell’ufficio al primo piano. Ho indetto una riunione con tutti gli ufficiali.-

Gli sembrava che il primo giorno fosse andato piuttosto bene, anche se era rimasto un po’ deluso dai risultati generali: credeva che la maggior parte, specialmente tra i più vecchi, fosse un tantino più abile.

Snape però aveva condotto la lezione con il solito rigore e, ora riusciva a riconoscerlo, con l’abituale abilità. Non aveva mai avuto modo di apprezzarlo a Hogwarts, ma ora, ad anni di distanza, riconosceva che il mago, oltre ad essere esperto nelle Arti Oscure, aveva un’eccellente capacità di spiegazione e sintesi.

Già dopo appena un giorno gli sembrava di aver visto dei miglioramenti tangibili.

La maggior parte degli ufficiali sembrava un po’ meno entusiasta.

-Generale – fece Knight, prendendo per primo la parola durante la riunione – avremmo una proposta da esporle: sarebbe possibile organizzare delle lezioni private, separate dal resto degli studenti, per gli ufficiali di esperienza e grado più alto?-

Snape, dall’angolo in cui era seduto, si limitò ad alzare un sopracciglio.

-Ecco – riprese Knight – riteniamo che sia pericoloso per la disciplina questa eccessiva confidenza con le truppe… Potrebbe minare il prezioso valore dell’autorità.-

Personalmente, Neville detestava la pomposità di quegli ufficiali, ma negli anni ci aveva fatto l’abitudine, e aveva scoperto che alle volte era necessario assecondare queste richieste.

-Capisco – fece quindi – Snape, pensi che sia possibile?-

-Neanche per sogno!- sbottò quello – Sono solo con più di duecento studenti di livello molto diverso tra loro, perciò non se ne parla. Se questi signori vogliono avere autorità e rispetto, dovranno guadagnarseli!-

Neville fu abbastanza sicuro di percepire un ghigno da parte di Mills, prima che questa lo mascherasse con colpo di tosse.

-In effetti credo che per ora sia meglio attenerci alle divisioni in base al livello di preparazione.- dichiarò Neville, per poi passare all’organizzazione degli orari delle lezioni di ogni gruppo.

-Siamo ancora così pochi… tantissimi per un insegnante solo, ma in generale…- disse infine, preoccupato –E quel che è peggio, per un po’ tutte le Sentinelle saranno qui, lasciando il resto del paese completamente sguarnito –

Con sua grande sorpresa, vide Mills alzare la mano.

-Parla pure-

-Generale, anche io avrei qualche proposta- disse quella, un po’ esitante, probabilmente perché era l’unica soldatessa semplice in quel gruppo blasonato – Ci sono branche della magia in cui anche le persona prive di poteri magici potrebbero aiutarci… per esempio le pozioni!-

Si levò un mormorio scontento, anche da parte di Snape, che sembrava quasi scandalizzato.

-Voglio dire – aggiunse la ragazza, prendendo coraggio man mano che parlava – non c’è neanche bisogno di usare la bacchetta. Si tratta di unire tutti gli ingredienti secondo particolari procedimenti e sequenze, ma non c’è effettivamente bisogno di usare la magia, no? Potrebbero farlo anche… non so… dei cuochi?-

-Cuochi?!- esclamò Snape, che appariva schifato all’idea.

-Dei farmacisti, piuttosto!- disse Neville, sentendosi speranzoso – Sono più abituati alla precisione e alle misure esatte degli ingredienti che si usano nelle pozioni… Oltretutto queste potrebbero essere usate da tutti, anche dai babbani…-

Snape borbottò qualcosa che comprendeva “è inaudito” e “nobile arte delle pozioni profanata”.

-No, no, è una buona idea!- si animò Neville – E’ questo di cui abbiamo bisogno, pensare fuori dagli schemi! Dobbiamo agire in un modo che Voldemort e i suoi non si aspettano!-

-Rimane comunque il problema di avere un solo insegnante- osservò Monk – Forse qualcuno degli studenti più bravi potrebbe sostituirlo più avanti, anche solo nelle esercitazioni…-

-Sì e inoltre – aggiunse un colonnello scozzese di nome McDiarmid – ora abbiamo accesso a moltissimi volumi di magia, che potremo esaminare autonomamente!-

Snape non sembrava particolarmente entusiasta all’idea di condividere la propria biblioteca, ma non protestò.

-Certo, avere un po’ di aiuto non guasterebbe… persino un fantasma come Binns sarebbe benvenuto in questo momento…- sospirò Neville, passandosi stancamente la mano tra i capelli.

-Ci potrebbe essere una soluzione, almeno per le lezioni più teoriche – disse Snape, pensoso –Potremmo utilizzare i quadri-.

Tutti gli ufficiali lo guardarono senza capire.

-I quadri?- Neville non vedeva un quadro magico animato da quasi vent’anni. Non aveva più pensato a quegli oggetti per molto tempo, e aveva finito quasi col dimenticare la loro esistenza.

-Sì. Ci sono dei ritratti a casa mia, alcuni di essi potrebbero avere delle nozioni utili-

Neville annuì. Poteva solo sperare che i quadri di casa Snape fossero più affabili del proprietario.

 

 

Liz si lasciò cadere sulla sua poltrona preferita: aveva passato tutta la mattinata a interrogare quadri (la maggior parte dei quali davvero poco disponibile) sulle loro conoscenze magiche.

A parte un mago corpulento con un’ornata papalina in testa che sosteneva di essere un esperto di divinazione, nessun altro ritratto si era mostrato particolarmente incline a collaborare; molti si erano limitati ad ignorarla.

A parte la scarsa simpatia dei ritratti, era molto soddisfatta della sua nuova mansione: aveva molte meno scartoffie da riempire, niente turni di sorveglianza notturni da svolgere e poteva dedicarsi praticamente a tempo pieno a migliorare le sue competenze magiche.

Anche dal punto di vista della disciplina il regime era decisamente più lassista, perché Snape non conosceva le regole dell’esercito e neanche sembrava interessato ad apprenderle, e Longbottom aveva problemi più pressanti del controllare la sua divisa o a che ora uscisse o rientrasse dalla caserma. Insomma, la qualità delle sue giornate era decisamente migliorata.

Era stata inserita nel gruppo di studio più avanzato: della sua precedente unità, solo Robert ne faceva parte. Chandra era stata inserita nel gruppo di livello intermedio, Peter in quello dei principianti promettenti e Gary in quello di livello più basso.

Insieme a loro vi erano anche delle Sentinelle che non aveva mai incontrato, alcune di loro erano veramente interessanti.

In particolare apprezzava la compagnia di Kieran Wilson, un tizio distaccato a Inverness che raccontava storie raccapriccianti sulla magia oscura che trovavano da quelle parti. Sembrava già un veterano, nonostante la giovane età. A quanto pare, in Scozia la situazione era peggiore che a Londra.

-Viene tutto da questo posto, in mezzo alle Highlands. Dissennatori, zombie, cavalli scheletrici volanti, e ogni genere di diavoleria- raccontava, con il suo pesante accento scozzese- Noi non ci avviciniamo, è chiaro, ma lo sanno tutti che c’è qualcosa di veramente oscuro da quelle parti-.

Aveva scoperto che, nonostante quasi tutte le nozioni che sapevano sulla magia venissero dal manuale di Longbottom, alcuni erano riusciti a scoprire altri incantesimi, copiandoli dagli attacchi dei maghi nemici o attraverso gli interrogatori.

Quando non seguiva le lezioni e gli allenamenti, aveva iniziato a tenere le esercitazioni di Pozioni per il centinaio di babbani, medici e farmacisti, che erano stati chiamati per imparare la preparazioni dei più importanti medicinali e altri preparati che potevano essere usati come armi.

Insomma, erano giorni molto intensi.

Non vedeva più Cillian molto spesso, pensò. Dopo il processo, Snape le aveva raccontato che era stato lui ad andarlo a cercare, e che era disperato per averla fatta arrestare. Liz l’aveva dunque ringraziato e si erano riappacificati.

La conversazione era consistita per lo più in una serie di frasi imbarazzate e molti “ehm”, ed era terminata in una sorta di goffo abbraccio.

Aveva però come la sensazione che quell’aura di fascino e invincibilità in cui aveva avvolto Cillian per tutti quegli anni si fosse irreparabilmente incrinata. Era una brava persona, certo, e si era dimostrato un caro amico. Ma per la prima volta non le appariva più così perfetto.

Snape arrivò nella stanza, portando sotto il braccio un ritratto: -Trovato qualcosa?- le chiese.

-Ci interessa la divinazione?-

-Per carità…-

-Allora no- rispose Liz alzandosi –E tu, chi hai lì?-

-Ci è voluto un po’ per convincerla, ma credo che sarà un aiuto prezioso… se c’è qualcuno che se ne intende di magia oscura, questa è lei – spiegò il mago, mostrandole l’immagine di una donna di mezza età, con pesanti sopracciglia e un lungo viso scavato, che sembrò vagamente famigliare a Liz.

-Non ho ancora detto che lo farò, Severus! Ho solo acconsentito a fare una prova, ma mi riservo il diritto di mandare tutti a quel paese!- protestò il ritratto, irata.

-Eileen Snape- lesse Liz sulla cornice –Una tua parente?-

Snape sospirò: - Ti presento la mia adorabile mamma.-

 

 

Ciao a tutti!

E così Snape è tornato a fare l’insegnante… stella, non può proprio starsene tranquillo, c’è sempre qualcuno da salvare!

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, è un po' di transizione, ma nel prossimo succederà qualcosa in più, promesso! Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia nelle seguite, ricordate o preferite, e chi sta leggendo in silenzio!

 

Ma ora veniamo a noi:

 

Iurin: ciaoo! Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto… scrivere l’entrata “trionfale” di Snape è stato molto divertente!

Tra l’altro me la sono immaginata con una musica molto trascinante (sono l’unica scema che mentre scrive si immagina anche la colonna sonora? Ti prego, dimmi di no).

Neville è stato un po’ stronzo, però secondo me un po’ ci stava no? Dopotutto lui adesso è il capo della resistenza, quindi deve pensare soprattutto al “bene superiore”, e deve essere un po’ spietato. Spero solo che la sua caratterizzazione non sia troppo OOC!!

Grazie del commento, al prossimo capitolo!! Ciaoo!!

 

Eleonora96: Ciao, benvenuta! Non scusarti per non aver commentato prima, mica è un obbligo ;), anzi ti ringrazio molto per averlo fatto! Grazie anche per i complimenti! ^_^

Snape è il mio personaggio preferito da…tantissimo tempo, e per quanto mi sia piaciuta molto la sorpresa del settimo libro, mi ha fatto anche tanta pena! Insomma, poverino, ha avuto davvero una vita di sfighe! Quindi ho cercato di renderlo un po’ meno disperato e depresso in questa fanfiction, spero che comunque rimanga credibile.

Eh sì, si è dovuto prendere un bel rischio per salvare Liz, ma del resto quando Silente gli chiede quante persone aveva visto morire, lui risponde “ultimamente, solo quelle che non sono riuscito a salvare”, quindi spero che sia abbastanza IC.

Ciao a presto!!!

 

Julia Weasley: Povero Neville, in effetti qui non ne è uscito benissimo! Spero che in questo capitolo ti sia un po’ più simpatico. Il fatto è che, secondo me, in questi anni si è dovuto prendere tante responsabilità e quindi si è un po’ “fatto furbo” (come si dice dalle mie parti), ed è diventato un tantino più senza scrupoli. Del resto, ne ha davvero passate tante!

Mi piace pensare che anche nei libri fosse balenata la sua attitudine a prendere decisioni difficili e a volte impopolari (ad 11 anni era pronto a fermare i propri amici per il bene di Grifondoro).

Grazie mille, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Ciao!!

 

Emily: Sììì l’entrata plateale piace anche a me! Che figo! Mi faceva ridere il fatto che si lasciasse dietro una scia di gente schiantata… tipo antistress! XD

Purtroppo i discorsi profondi e introspettivi non riesco tanto a scriverli, ma sono contenta che tu apprezzi questa mancanza!

Poi, secondo me, magari Silente è il tipo che pensa all’amore e ai sentimenti, alla giustizia e alla lealtà e mille boiate, invece Piton è più il tipo che, quando si trova lì, agisce e basta: anche nei ricordi, Silente gli chiede cosa è disposto a fare e lui subito “Anything!”, e anche quando accetta di difendere Harry non è che sta lì tre ore a pensarci.

Ciao a presto!!!

 

Astry: Oooh, che piacere ritrovarti anche qui!! Wow, sono contenta che tu abbia avuto voglia di andare avanti con la storia, è un bellissimo complimento. Grazie anche per la pubblicità sul tuo forum, sono onorata! *lacrimuccia di commozione*

Per la camicia psichedelica, ahaha, vedo che proprio non ti va giù! XD In effetti lo capisco!

Quando ho scritto quella scena ho pensato al capitolo dei ricordi del Principe, dove il piccolo Snape (tenerezza a palate) ha degli imbarazzanti vestiti babbani, la camicetta etc…

Mi piaceva l’idea che, dopo tutti quegli anni, ancora non fosse ben riuscito ad afferrare la moda babbana; poi mi sa di un tipo che non pensa troppo all’apparenza fisica (i capelli sporchi, i denti gialli… ;) ), se gli dicono che quei vestiti sono babbani, lui se li mette e non sta troppo a pensarci su.

Per quanto riguarda la parte sull’indecisione, in effetti mi rendo conto di non averla resa molto bene (come scrivevo ad Emily, l’introspezione psicologica non è proprio il mio forte), anche perché lui è già arrivato quindi in quel momento non c’è suspence a riguardo, però dovevo mettere due righe per far capire che era stata una decisione un po’ sofferta. E’ stato un paragrafo messo lì un po’ per “dovere”, ed effettivamente si percepisce.

Quanto a Neville, mi dispiace che quella parte non si sia capita molto: secondo me lui non è del tutto sicuro che Snape sia dalla loro parte, ma è talmente disperato che decide di correre il rischio.

Lui ha pensato che, anche se è veramente un nemico, tutto sommato lo può sfruttare per i suoi scopi, facendo leva sulla sua debolezza.

Del resto, da quasi 20 anni è in guerra praticamente da solo (nel prossimo capitolo verrà un po’ spiegato come mai i maghi degli altri paesi non intervengono), e più va avanti nel tempo più si rende conto che, se continuano così, sono destinati a perdere. Oltretutto pensa che con un Voto Infrangibile molto accurato e preciso (e lui ha talento per queste cose, come si è visto con la Stanza delle Necessità ;) ) possa essere sufficientemente sicuro di non fare più danni del dovuto.

Ciao, a presto!!! (mamma che papiro ti ho scritto!)

 

GhunzatroxDellAtoScuro: La ringrazio, sono molto compiaciuta di aver incontrato il suo favore con lo scorso capitolo! E’ sempre un piacere avere un complimento da un così severo giudice!

Riguardo al flashback di Snape, eh sì, quella parte proprio non scorre. Devo davvero lavorare sull’introspezione psicologica, che effettivamente lascio sempre un po’ da parte a favore dei dialoghi e del proseguimento della narrazione.

Spero che abbia apprezzato il discorso introduttivo di Snape: questo capitolo è un po’ di transizione, ma prometto che nei prossimi ci sarà un po’ di azione.

I miei più rispettosi saluti, a presto!

 

Exelle: Grazie cara, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Ci sentiamo presto qui, sul “Dono” o su “Vesper”! Ciao!!!

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


I mesi successivi passarono rapidamente: i progressi dei maghi nati babbani aumentavano a vista d’occhio.

Presto anche il gruppo di livello più basso padroneggiò perfettamente gli incantesimi base e i rudimenti della trasfigurazione.

Quest’ultima materia era insegnata per lo più dal ritratto di Eileen Snape, che si era rivelata molto esperta anche se decisamente più intrattabile del figlio, il che era tutto dire.

Onestamente, quella donna faceva sembrare Severus Snape uno zuccherino.

Non era insolito che i soldati uscissero inviperiti dall’aula, dichiarando che preferivano affrontare Voldemort e il suo serpente a mani nude piuttosto che dover ancora ascoltare quell’insopportabile quadro.

Chandra Sharma finiva regolarmente in lacrime al termine di ogni lezione.

Tuttavia, come il figlio, Eileen Snape era anche terribilmente brava, e conosceva la materia alla perfezione, quindi si dovevano armare di santa pazienza e sopportare le sue bizze.

Longbottom era molto soddisfatto dell’andamento della preparazione magica delle Sentinelle: erano usciti vincitori da tutti gli scontri che avevano avuto luogo in quei mesi, e contava che presto avrebbero potuto scagliare una pesante offensiva.

Neville aveva cominciato a parlare con Snape di questioni di sicurezza e a pianificare possibili attacchi; questi per molti anni era rimasto completamente estraneo alla guerra, ma la sua esperienza precedente si era rivelata molto utile.

L’impossibilità di rivelare informazioni al nemico era stata ben sottolineata nel Voto Infrangibile, e Neville si sentiva ragionevolmente sicuro a riguardo.

Snape si era molto stupito della situazione di anarchia del governo babbano, e si era piuttosto indignato quando aveva scoperto che il primo ministro e quello che rimaneva del governo (insieme alla famiglia reale) era basato a Gibilterra, lontano dagli scontri, intervenendo di fatto molto poco nelle vicende del paese.

Anche gli altri paesi della NATO, l’organizzazione internazionale babbana per la difesa, non intervenivano nella situazione inglese: i ministeri della magia locali si erano accordati con i governi e, un po’ per paura di Voldemort, un po’ per timore di uscire allo scoperto di fronte a tutti i babbani, avevano di fatto lasciato l’Inghilterra alla sua sorte.

Di fronte al resto del mondo, infatti, lo Statuto di Segretezza rimaneva inviolato: secondo l’opinione pubblica internazionale, in Inghilterra vi era una guerra civile piuttosto ordinaria, per quanto sanguinosa.

I governi, in collaborazione con i ministeri della magia, avevano passato anni a controllare ogni comunicazione e viaggio con le isole britanniche.

Snape sapeva che Voldemort aveva tentato di reclutare seguaci anche all’estero, ma a quanto pare non aveva avuto molti successi. Di fatto, finché non avesse risolto il conflitto in patria, avrebbe avuto difficoltà ad assicurarsi la fiducia dei maghi europei.

Questo lasciava Neville come unico vero nemico del mago oscuro: e ora finalmente, grazie a Snape, stava riuscendo a addestrare il suo esercito in un modo estremamente soddisfacente e pericoloso.

Oltre alle preziosissime lezioni, Snape si era anche interessato alle interazioni tra elettronica babbana e magia.

Insieme a McDiarmid e altre Sentinelle che in precedenza si occupavano di elettronica e software, stava mettendo a punto dei caschi a protezione totale dagli incantesimi, e un apparecchio per la materializzazione, che poteva essere usata anche dai babbani e in cui era sufficiente inserire le coordinate GPS della destinazione.

Tutti questi esperimenti erano ancora in fase embrionale, ma erano molto promettenti.

Il generale Longbottom, per la prima volta da molti anni, si sentiva nuovamente fiducioso.

-Vedi- spiegò, mostrando a Snape una cartina di Londra fittamente cosparsa di punti disegnati a pennarello- tutta la zona di Westminster è controllata dai Mangiamorte, fino a oltre il Tamigi. Se riuscissimo a riprenderci la zona, potremmo riaprire la stazione di Victoria e ripristinare parte del trasporto verso la campagna, sarebbe molto utile-.

-Che cosa usano per controllare la zona?- chiese Snape.

-Dissennatori, tutto attorno. All’interno del cerchio da loro formato non sappiamo cosa potrebbe esserci, non ci siamo mai arrivati. Forse ci sono dei Mangiamorte, rileviamo una forte presenza di magia. Quando pensi che potremo attaccare?-

Snape scosse la testa:- E’ difficile a dirsi. Di quante persone pensi di aver bisogno?-

-Una cinquantina, almeno-

-Be’… - iniziò Snape, quando un forte rumore proveniente dal cortile li fece sobbalzare.

I due andarono alla finestra per osservare cosa stesse succedendo.

-Ah già- esclamò Neville – è domenica pomeriggio!-

 

Da quando tutte le Sentinelle erano state riunite nella scuola improvvisata, per la prima volta nella loro vita si erano trovate a stretto contatto con i propri simili e con un’apprezzabile quantità di tempo libero.

Questo aveva fatto sì che si sviluppassero dei giochi e degli svaghi basati sulla magia: e lo sport più popolare in poco tempo era divenuto il duello.

La domenica pomeriggio due studenti, di solito all’incirca allo stesso livello di preparazione, si sfidavano davanti a tutti gli altri: potevano usare incantesimi, ma non solo. Per questo motivo anche i duelli tra principianti erano piuttosto appassionanti: in mancanza di incantesimi adatti allo scopo, finivano col prendersi a pugni.

Naturalmente erano vietate le Maledizioni Senza Perdono, e tutto ciò che lasciasse danni permanenti.

I due sfidanti indossavano l’attrezzatura di protezione, che era stata notevolmente migliorata, e nessuno si era mai seriamente fatto male. Tuttavia lo spettacolo era considerato molto divertente.

Il duello di quel giorno era particolarmente atteso, perché toccava a due degli studenti considerati più esperti: Robert Garreth e Liz Mills.

Il pubblico era curioso, e si aspettava qualche fattura particolarmente perfida o almeno scenografica.

I due arrivarono nel cortile, e si strinsero la mano, davanti a Kieran Wilson, che fungeva da arbitro.

-Che vinca il migliore- disse Robert.

-Ti faccio un culo così, ragazzino- ribatté Liz, suscitando qualche risata negli astanti e nello stesso Robert.

Mentre si posizionava a un’estremità del cortile, guardò bene il suo avversario: in effetti, non sembrava più un ragazzino.

Forse per la sua timidezza, aveva una postura un po’ gobba che gli dava un’aria mite e dimessa. Ma ora che le stava di fronte, ergendosi in tutta la sua altezza, si rese conto di quanto si fossero allargate e irrobustite le sue spalle, e di quanto ormai sembrasse (o proprio fosse) un adulto.

-Pronti?- chiese Wilson – Protego!-

Era il segnale: alle parole dell’arbitro, i due vennero avvolti da una bolla traslucida che li avvolse in una sorta di ring, lasciando il pubblico all’esterno.

La bolla si spostava con loro, e includeva gli oggetti che incontravano, ma impediva la materializzazione e l’intrusione di altri partecipanti.

Per qualche istante Liz e Robert si limitarono a camminare in tondo, studiandosi a vicenda.

Liz decise di attaccare per prima:-Impedimenta!-

Robert schivò facilmente e rilanciò: -Incarcerous!-

Neanche questo colpo andò a segno.

Liz decise di passare a qualcosa di più sofisticato, tanto per divertire un po’ il pubblico:-Avis!-

Uno stormo di canarini gialli uscì dalla punta della sua bacchetta, provocando un “ooh!” di stupore tra gli astanti.

-Oppugno!- esclamò quindi, e gli uccellini si gettarono aggressivi contro Robert. Questi riuscì a farli fuori velocemente, anche se prima i volatili lo graffiarono e beccarono un po’ sul volto.

Robert passò quindi al contrattacco, con una fattura orcovolante che mise Liz in difficoltà per qualche minuto.

Il duello stava iniziando a farsi interessante, e nel cortile tutti urlavano il loro sostegno a un combattente o all’altra.

-Petrificus totalus!- provò ancora lei, prendendo il bersaglio di striscio e immobilizzandogli soltanto la gamba sinistra.

Garreth iniziò a zoppicare vistosamente: -Tarantallegra!- urlò di nuovo, prendendo Liz su una gamba, che iniziò a muoversi a passo di danza.

Il successivo incantesimo le saltò alle labbra per istinto, quasi prima di riuscire a pensarlo coerentemente: -Densaugeo!!!- strillò lei, questa volta centrandolo in pieno.

Gli astanti scoppiarono a ridere, mentre i denti davanti di Robert Garreth raggiungevano le sue costole.

Il ragazzo arrossì: in effetti, era una fattura imbarazzante.

A Liz sembrò per un istante di vedere uno sguardo di pura furia negli occhi azzurri del solitamente mite ragazzo.

-Expelliarmus!- urlò Robert: Liz si sentì investita da una potente onda d’urto e cadde riversa sulla schiena, perdendo la bacchetta.

-Finite!- esclamò Wilson – Robert vince il match di oggi!-.

Il pubblico eruppe in un applauso entusiasta.

Robert si avvicinò a Liz, tendendole la mano per farla rialzare.

-Che incantesimo hai usato per ultimo?- gli domandò, spolverandosi la maglietta.

Il ragazzo si strinse nelle spalle: -Solo un incantesimo di disarmo.-

-Non è possibile, era qualcosa di più forte… non sarei caduta così per un semplice expelliarmus!- protestò Liz.

-Ti ho presa di sorpresa! Ah-ah!- gongolò Robert, con un sorriso da ragazzino pestifero.

Liz non ci poteva credere:- No, ti dico che…-

-Ah, ma piantala Mills!- la interruppe Kieran –Questa volta hai perso! Devi essere sportiva e accettarlo! Piuttosto fa’ i complimenti a questo ragazzo così in gamba! Battuta da un Expelliarmus… non riesco a immaginare niente di più umiliante- aggiunse perfidamente.

Gli altri risero.

Liz gli strinse la mano, ma continuò a guardarlo in cagnesco.

 

-Allora- riprese Neville –Si può fare?-

-L’obiettivo che hai scelto è molto… complicato. Il fiume, le stanze, la torre… Credo che sarebbe più saggio iniziare da qualcosa di più semplice.-

-Ma è un simbolo. Darebbe il segnale che qualcosa sta cambiando.-

Snape sospirò: -E va bene, proviamo-

-La prossima settimana ci riprendiamo il Parlamento!- disse Neville con aria risoluta –Be’ sai- aggiunse - è una cosa piuttosto importante per i babbani.-

Snape alzò gli occhi al cielo:- Certo, certo… be’ buona fortuna.-

-Sarai tu a guidare l’attacco.- lo informò Neville senza guardarlo.

-Cosa?!-

-Non sappiamo cosa potrebbe esserci lì dentro, ho bisogno di qualcuno con un po’ di esperienza!-

-Non erano questi gli accordi!- protestò Snape.

Neville fece spallucce: -Gli accordi sono cambiati.-

-Ma..?! E se ci fosse qualche Mangiamorte che mi riconoscesse?-

-Ci sono pozioni per quello. Abbiamo un calderone di Polisucco nel seminterrato che ho fatto fare a Mills per l’esercitazione della scorsa settimana.-

-Non mi puoi obbligare!-

-E va bene, non posso.- concesse Longbottom – ma vuoi davvero mandare tutti i tuoi preziosi studentelli allo sbaraglio senza sapere cosa potrebbero trovare?-

-Certo. Non me ne importa proprio niente- ribatté Snape incrociando le braccia sul petto. Ma non era vero, lo sapeva.

Messo all’angolo ancora una volta da Neville Longbottom, pensò il mago con stizza.

Stava davvero diventando vecchio.

 

 

Eilà!

Ecco un altro capitolo!

Scusate se è un po' corto, ma il prossimo sarà più consistente. Un enorme grazie a chi sta seguendo la storia, chi ha commentato e chi l’ha inserita nelle preferite o nelle seguite!

A presto!

 

Julia Weasley: Ciao!! Mamma mia, sei sempre velocissima nei commenti! Ti adoro! :D

Cosa darei anche io per assistere a una lezione di Snape: la scena della sua prima lezione nel “principe mezzosangue” la so praticamente a memoria! Peccato che praticamente si sia vista solo quella. Sono sicura che sarebbe la mia materia preferita!

Naturalmente è stata bellamente tagliata nel film.. e te pareva!

Eileen Snape non si vedrà tantissimo (mi piaceva soltanto l’idea del quadro che fa lezione, anche perché non poteva fare tutto Pity), ma dà prova del suo bel caratterino… Snape doveva pur aver preso da qualcuno!

Quanto a Cillian… mah, vedremo! ;)

Ciao a presto!!!

 

Eleonora96: Ciao! Ecco un altro capitolo. Di solito cerco di postare una volta la settimana (la storia è già quasi tutta scritta, mi mancano solo gli ultimi capitoli), a meno di contrattempi e interferenze varie!

Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto… Snape insegnante piace tantissimo anche a me! Oltretutto, dal diario del Principe, mi dà l’idea di essere uno che prova, che sperimenta, insomma un tipo davvero interessante.

E’ davvero un peccato che ad Harry non piacciano le sue lezioni e non ci si soffermi troppo nei libri… maledetta pottervisione! ;)

Ciao, alla prossima!!

 

Biancalupin: Ciao! Grazie per avermi lasciato un commento! Lo so, alle volte è difficile trovare anche solo cinque minuti per scrivere un messaggio (anche io non riesco a commentare tutto quello che leggo), quindi grazie davvero, lo apprezzo molto!

Anche a me Snape, nonostante una buona fetta di fanfiction rappresenti il contrario, mi sa di uno a cui piace insegnare e in un certo senso stare a contatto con gli studenti (purchè siano bravi e non zucconi come Harry o Neville.. ah, e ovviamente non Grifondoro! XD). Infatti mi sono sempre chiesta come sia con i suoi adorati Serpeverde… uff, peccato che la Rowling non ci abbia fatto vedere questo punto di vista!

Ciao, ci vediamo al prossimo capitolo!!

 

Astry: Ciao!! E’ vero, Snape da piccolo era tenerissimo! E quella stronza di Lily che lo trattava male.. ma si può? Non ci posso fare niente, quella tizia proprio non mi piace.

Sì, il luogo a cui si riferisce Wilson è proprio Hogwarts! Il castello sarà importante più avanti… e sarà teatro di una parte delle scene. Ma non spoilero! ;)

Ti ringrazio per i complimenti, spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto. Nel prossimo vedremo Snape in azione!!

Ciao!

 

Iurin: Wow, davvero è diventata come una droga?? Cavolo, mi commuovo! E detto da te, la cui fanfiction mi ha fatto hackerare ( XD) il SPFF per sapere il seguito, è davvero un doppio complimento!

Anyway! Sì Wilson si riferisce proprio ad Hogwarts, che presto (? vabè, tra qualche capitolo) ritroveremo in versione malvagia.

Su mamma Snape a dire la verità non mi sono concentrata molto, ma adesso che ci penso i suoi racconti imbarazzanti sull’infanzia di Pity sarebbero divertenti, anche solo per vedere la faccia del nostro beneamato prof quando li ascolta (“E adesso ti racconto come sono riuscita a insegnargli a usare il vasino….” Faccia di Snape: -.-‘ ). Povero Pity, in che situazioni lo metto! XD

Ciao a presto!!

 

Emily: Ciao Be(r)tuccia!!!

In effetti povero Neville, lui ha fatto quello che poteva ma non è che fosse particolarmente versato nella magia. Era bravo con le piante, ma nella resistenza non servono a un tubo.

Meno male che c’è Pity. E meno male che sono in Inghilterra perché in Italia avrebbero dovuto trovare i fondi ed avere le autorizzazione per l’uso di un edificio pubblico e renderlo agibile secondo le norme di sicurezza sul lavoro e aspettare di avere la lettera in triplice copia della commissione per la tutela degli edifici storici e… zzzz… ora che Snape riusciva a fare lezione Voldemort aveva già vinto venti volte.

Sulle Arti Oscure, guarda, secondo me l’atteggiamento di Silente, o di James Potter (faccina che vomita) non è dei più furbi: va bene non esserne attratti, ma che senso ha demonizzarle? Non fa altro che accrescerne l’attrattiva per i tipi un po’ più svegli che trovano una fattura oscura e dicono “Ehi, mica male!”.

Poi bisogna anche vedere il confine tra arti normali e arti oscure: perché la roba che fa crescere le unghie dei piedi è oscura e quella che fa crescere i capelli no? In fondo, è quasi tutta cheratina in entrambi i casi.

Io la penso come Pity, W le arti oscure!

Ciao, baciottolonzi!

 

Numenlilith: Ciao! Benevenuta tra i miei 25 lettori.. molto manzoniana questa cosa! :D

Anche tu su Spinner’s End? Mi ci sono iscritta anche io! Adesso mi sto mettendo in pari con tutte le discussioni!

Che dire, sono felicissima che la storia ti piaccia! Sono sempre contenta quando sono le super fan di Piton ad apprezzarla!

Il quadro di Eileen, sarò sincera, non ha una parte fondamentale, apparirà solo ogni tanto per sprizzare simpatia da tutte le pennellate! ;)

Ciao, alla prossima!!

 

Exelle: Ciao!! Come va?

Sono contenta che gli scorsi capitoli ti siano piaciuti! Di qui in poi si inizia ad entrare nel vivo della storia!

Sì, hai indovinato il luogo a cui si riferiva Wilson è proprio Hogwarts, che però adesso è controllata da Voldemort e quindi è un posto potente e malvagissimo. Vedrai! ;)

Snape che insegna Arti Oscure è sempre stata una mia fantasia (ehm, non pensare male): nel senso che mi sarebbe piaciuto tantissimo sapere di più sulle sue lezioni, ma purtroppo la Rowling non ha gentilmente provveduto con molti dettagli, era troppo presa a raccontare gli inciuci tra Ron, Hermione e Lavanda. Pff! Quanto mi piacerebbe un sesto libro alternativo dalla parte dei Serpeverde.

Ah, tra l’altro stavo pensando che io e te un giorno dovremmo fare un bel discorso sulla letteratura fantasy: ho cercato su Wikipedia la trilogia di Bartimeus che hai nominato e, wow, sembrano dei libri veramente avvincenti! Devo provvedere, devo provvedere (mi frego le mani con aria da Signore del Male).

Grazie ancora!! A prestissimo qui, su Vesper o sul Dono!

Ciao!!!

 

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Il Parlamento costituiva uno spettacolo terrificante.

L’intera zona di Westminster era controllata dai maghi da moltissimi anni, e da allora era disabitata.

Ai lati del ponte si potevano ancora vedere i resti diroccati del London Eye, fuori asse come una ruota per criceti abbandonata, e persino gli spettrali resti di vecchie bancarelle di souvenir.

Il parlamento stesso era crollato in più punti, aprendo larghi squarci nell’edificio verso il fiume, dove si staccavano dei mattoni che cadevano in acqua. La torre dell’orologio era quasi completamente invisibile, perché circondata da Dissennatori che giravano intorno al Big Ben.

All’interno, nessuno sapeva esattamente cosa ci fosse.

Peter Tuffey, e molti altri come lui, erano decisamente esaltati all’idea di attaccare i maghi: presto quegli abomini della natura avrebbero avuto quello che spettava loro.

Quando Liz aveva obiettato che tecnicamente anche loro, le Sentinelle, erano “abomini”, aveva risposto che la questione era completamente diversa, rifiutandosi di addurre ulteriori spiegazioni.

Liz si voltò verso Snape: la pozione Polisucco gli aveva fatto prendere le sembianze di Longbottom, ma, a detta della soldatessa, era ancora perfettamente distinguibile dall’originale per via dell’espressione arcigna.

Facevano parte del gruppo che avrebbe tentato l’accesso all’edificio da Cromwell Green, la vecchia entrata per i visitatori.

Con loro c’erano anche Robert, Kieran e Chandra e Gary Townshend, oltre al capitano Monk.

Accanto a loro, altri gruppi stavano prendendo posto presso le porte d’entrata laterali. Il piano era attaccare simultaneamente da più ingressi.

Alcune unità babbane, di cui faceva parte anche Cillian Archer, avrebbero circondato l’edificio, senza però entrare.

Liz l’aveva salutato un po’ impacciata quando aveva superato la sua unità, schierata davanti al Parlamento.

-Remember, remember, the fifth of November…- sussurrò Gary, quando si trovarono davanti all’edificio.

Gli altri ridacchiarono nervosamente; Snape non riusciva a capire come mai. Mah, doveva essere una cosa babbana.

-Scommetto duecento sterline che c’è un gruppetto di fan di Voldie di guardia…- continuò Gary.

-Duecentocinquanta che c’è anche il serpentone.- disse Chandra.

-Scommettere è peccato- tagliò corto Peter, passando davanti a loro per raggiungere l’entrata di Black Rod’s Garden.

I soldati presero posto dietro i palazzi accanto agli ingressi, davanti a cui fluttuavano alcuni Dissennatori: non appena si fossero accorti della loro presenza, li avrebbero attaccati.

La voce del generale Longbottom li raggiunse tramite la ricetrasmittente di Monk: -Squadra 2, in posizione…. Fuoco!-

A questo segnale, tutti uscirono e gridarono: -Expecto Patronum!- contro i Dissennatori.

Snape vide il proprio Patronus, la cerva d’argento, correre contro le creature, e metterne in fuga parecchie. Altri Patronus, come quelli di Liz e di Chandra, si limitavano a proteggere le proprietarie, non essendo ancora perfettamente formati.

Notò che Robert Garreth aveva un Patronus molto potente, un cane argentato piuttosto impressionante.

I Dissennatori cercarono ancora di attaccare, ma tutta la squadra era al riparo sotto i propri Patronus, e infine riuscirono a entrare nell’edificio.

A fatica, Kieran e Chandra riuscirono a sbarrare la porta dietro di loro.

-Andiamo, da quella parte, verso sud, dobbiamo raggiungere la Lobby Centrale!- li esortò Monk.

Si incamminarono per il corridoio. Ad un tratto, videro una figura avvicinarsi verso di loro. Era ancora piuttosto lontana, e coperta da un mantello nero. Si avvicinava lentamente e non sembrava minacciosa.

-Chi è là?- chiese Monk.

La figura non rispose, e continuò a camminare verso il gruppo di persone.

C’era qualcosa di esitante nella sua andatura, notò Snape, come se fosse malferma sulle gambe.

-Siamo qui per prendere possesso dell’edificio- riprese Monk, staccandosi dal gruppo e andando più vicino alla figura incappucciata, tenendo la bacchetta spianata davanti a sé – se deponi le armi non succederà niente. Dammi la bacchetta se ne hai una.- ordinò.

Ancora nessuna risposta da parte della figura misteriosa, che ora stava, silenziosa e ferma, davanti al capitano.

Monk si avvicinò lentamente, e allungò una mano per spostare il cappuccio e vedere il nuovo arrivato in faccia: in quel momento, la figura si lanciò contro il capitano, cercando di morderlo alla giugulare, esibendo denti macchiati di sangue.

-Un Inferius!- urlò Snape – Incendio!-.

Il fuoco fece allontanare la figura da Monk, il quale si rialzò, sconvolto ma incolume.

-E che roba è?- gridò Gary.

Fu Kieran a rispondergli:- Uno zombie!-

Dal corridoio videro arrivare numerose altre figure, che caracollavano lentamente verso di loro, emettendo suoni inarticolati come animali feriti.

-Siamo bloccati!- disse Chandra –se torniamo indietro saremo attaccati dai Dissennatori… sono troppi!-

-E poi non possiamo spingere i Dissennatori contro le unità babbane schierate fuori, quelli non possono difendersi!- aggiunse Liz, con un’evidente sfumatura di panico nella voce.

-Qui è pieno di maledetti zombie!- urlò Monk nella ricetrasmittente.

-Anche qui- rispose la voce gracchiante di Longbottom – sono dappertutto! Dobbiamo…- le istruzioni si persero, perché si udì il rumore di qualcosa di metallico che veniva distrutto, e le comunicazioni cessarono.

-No!- esclamò Liz.

-Dobbiamo tenerli a bada con il fuoco, è l’unico modo con quelle bestiacce schifose- disse Kieran.

Snape annuì:- E’ vero, è il modo migliore. Non possiamo ucciderli un’altra volta, possiamo solo bruciare i resti.

Garreth, tu e Wilson tornate all’entrata, aprite le porte e tenete i Dissennatori lontani dall’esercito con i Patronus. Dite ai babbani che aspettano fuori di usare i lanciafiamme contro qualsiasi cosa esca da quelle porte.

Noi andiamo avanti e cerchiamo un’altra via di uscita.- ordinò.

-Va bene, andiamo, come ha detto lui!- aggiunse Monk.

Snape agitò la bacchetta e una corda di fuoco eruppe dall’estremità: con questa circondò i soldati, tranne Kieran e Robert che corsero verso l’entrata.

Così avanzarono verso il corridoio, mentre gli Inferi si scansavano, zoppicando verso l’uscita nel tentativo di rimanere lontano dal fuoco.

Si accorse che gli effetti della Polisucco stavano svanendo, mentre recuperava il suo abituale aspetto.

Avevano raggiunto la Lobby Centrale: l’intera, celebre sala ottagonale era piena di Inferi, alcuni dei quali sembravano intenti a cibarsi di arti mozzati.

Avevano già raggiunti gli altri gruppi? si chiese Snape.

Accanto a lui, Liz sembrava pietrificata e Chandra era pallidissima, mentre Monk e Townshend mormoravano sottovoce quelle che potevano essere imprecazioni o preghiere.

Improvvisamente Snape vide una figura staccarsi dai cadaveri per avvicinarsi a lui: aveva i capelli ancora lunghi che spuntavano dal teschio raggrinzito, sporche ciocche rossastre che le lambivano le spalle. Il volto era una maschera grottesca, con un innaturale ghigno che lasciava scoperti i denti insanguinati nella bocca priva di labbra.

Nelle orbite incavate poteva ancora vedere gli occhi spenti, che erano di un verde brillante.

-Lily…?- sussurrò, abbassando la bacchetta. La corda di fuoco si spense.

Poteva essere lei? Poteva il Signore Oscuro aver osato tanto, nel volersi beffare dei suoi nemici?

Non ne era sicuro, in effetti ormai era impossibile distinguere i lineamenti.

Allungò una mano verso il corpo martoriato:-Lily…- ripeté.

In quel momento, il corpo che poteva essere appartenuto a Lily si scagliò verso di lui, e lo morse al collo, in un abbraccio fatale.

Un urlo si alzò da dietro di lui: Gary Townshend, che era l’ultimo della fila, era stato preso dagli Inferi, che l’avevano trascinato in un punto imprecisato in mezzo a loro.

Chandra si mise a piangere, cercando senza successo di mormorare un incantesimo, la bacchetta stretta nella mano tremante.

Monk urlò:-Incendio!-

Snape era inebetito, e incapace di reagire. Guardava il sangue fluire da lui, la sua carne strappata a morsi dal cadavere, come se stesse osservando una scena in cui non poteva intervenire, come se ci fosse una strana giustizia in quell’atto. Chiuse gli occhi, preparandosi alla propria fine.

Due braccia lo afferrarono per le spalle, strappandolo alla presa dell’Inferius: era Liz.

La ragazza sferrò un calcio in pieno volto al cadavere, che ancora si protendeva per riafferrare la sua vittima, per poi trascinare Snape in un angolo della sala, momentaneamente deserto.

-Che cosa stai facendo?- gli urlò, tirando fuori un pezzo di stoffa dalla tasca e premendoglielo contro il collo.

-Io… quella era Lily…io non potevo- mormorò Snape, incoerentemente.

-No, no, ascoltami: non era Lily, chiunque fosse. Era solo un cadavere. Non è più una persona, hai capito?- disse Liz, guardandolo negli occhi per sincerarsi che la stesse ascoltando.

Vennero raggiunti da Monk, che continuava a generare fiamme dalla bacchetta, e Chandra.

-Dobbiamo uscire di qui- disse il capitano.

Snape era ancora inebetito.

Ci fu il rumore di un’esplosione, vicina, come se fosse nella stanza stessa; poi il lampadario al centro della sala crollò, lasciando intravedere un enorme buco nel soffitto.

Dal bordo videro fare capolino la testa di Neville Longbottom: -Monk, sei lì?- disse, attraverso un megafono.

In tutta risposta Monk sparò delle scintille colorate dalla propria bacchetta.

-Stiamo per calare una scala. Salite, vi copriamo le spalle-.

I quattro raggiunsero faticosamente il centro della sala, immobilizzando gli Inferi che si gettavano su di loro ad ogni passo. Liz sorreggeva Snape, ancora catatonico.

Dal buco dove un tempo si trovava il lampadario venne fatta calare una scala di corda, e loro si arrampicarono, ricacciando giù i cadaveri a calci e schiantesimi.

Quando tutti si furono issati sul soffitto, Neville fece cenno ai soldati che reggevano la scala, che venne buttata giù e portò con sé gli Inferi che avevano tentato di arrampicarsi su di essa.

-Che fine ha fatto Townshend?- chiese Longbottom.

Monk scosse la testa eloquentemente.

Uscirono da una delle finestre della torre che sovrastava la Lobby Centrale, per raggiungere un elicottero che era posato sul tetto del parlamento.

Altri elicotteri stavano tirando su le Sentinelle che erano penetrate all’interno dell’edificio, mentre, accanto ad ogni uscita, soldati babbani attaccavano con i lanciafiamme tutti gli Inferi che si lanciavano fuori dal palazzo.

Liz fece salire Snape sull’elicottero; vennero quindi raggiunti dagli altri e decollarono verso la caserma.

Snape si rese conto che Liz, Chandra e Monk lo stavano guardando preoccupati, tenendosi a distanza, come se dovesse fare un gesto inconsulto e violento da un momento all’altro.

-Che diavolo avete da guardare?- berciò.

Fu Liz a prendere la parola, dopo essersi scambiata un’occhiata di intesa con i due compagni di viaggio:- Stai per diventare uno di loro?-

-Che cosa?- domandò Snape senza capire.

-Be’, visto che sei stato morso… - spiegò Liz a disagio – stai per diventare uno zombie?-

Snape sospirò:-Merlino, questi babbani e i loro stupidi film!-

-Quindi no?- domandò Chandra timidamente.

-Ma certo che no!- ribatté Snape scandalizzato.

I tre si rilassarono visibilmente sul sedile.

Snape si sentiva ancora turbato, ma l’irritazione lo stava rapidamente riscuotendo.

Una volta giunti all’Accademia, si fece una veloce medicazione di fortuna al collo, poi, con l’aiuto di Liz e dei farmacisti babbani ormai piuttosto esperti in Pozioni, distillò grandi quantità di una sua varietà di Pozione Incendiaria, che prendeva fuoco a contatto con i materiali organici ma lasciava intatti gli altri oggetti.

Questa venne irrorata da grandi idranti posti sul tetto del Parlamento, bruciando tutti gli Inferi: vedere i corpi che si contorcevano sotto le fiamme fu uno spettacolo raccapricciante, anche se Snape sapeva che quelle creature non provavano dolore come gli esseri umani.

Cercò di individuare il corpo che gli era sembrato di Lily, ma non ci riuscì.

Intorno a mezzanotte, l’ultima fiamma si estinse sui resti carbonizzati degli Inferi.

Il Parlamento era stato preso.

 

 

Ciao!

Per farmi perdonare dell’aggiornamento miserello della scorsa settimana, pubblico con un giorno d’anticipo.

Tra l’altro mi sembrava carino festeggiare S. Valentino con un bel capitolo con zombie assetati di sangue! ^_^

Buon S. Valentino a tutti!!!

Natalie

 

Iurin: Ciao! Anche io sono sempre contenta quando trovo un capitolo nuovo di Buio Apparente… aiuta a affrontare meglio il lunedì! Come promesso, qui c’era un po’ di azione e abbiamo visto Pity alla riscossa!

Sono contenta che la storia continua a piacerti!! Un bacio!

 

Julia: Ciao! Eh sì, questo capitolo aveva proprio una scena di battaglia! Non c’erano i Mangiamorte (secondo me Voldemort non li avrebbe usati per una cosa babbana come il Parlamento) ma comunque abbiamo potuto vedere Snape in azione.

Sì, i quadri sono sempre dei simpaticoni… in effetti questa cosa dei ritratti devo ammettere che mi affascina non poco! ^_^

Grazie mille, a presto!!

 

Eleonora96: Buondì! Anche secondo me Snape è il tipo che si affeziona agli studenti.

In fondo, tutti i Serpeverde sembrano andare piuttosto d’accordo con lui (a parte Draco- a cui comunque lui ha salvato la pellaccia non dicendo a Voldemort della bacchetta ed è pure morto… più affezionato di così!- nel terzo è scritto che è andato a raccontare a tutti i Serpeverde che Lupin era un mannaro… me lo vedo nella sala comune che racconta tutti gli speteguless! ;) ), e poi secondo la McGranitt la casa di Hogwarts diventa la tua famiglia e lui è il direttore!

Piton che smanetta davanti al computer è tenerissimo!! E secondo me sarebbe anche bravo!

Al prossimo capitolo, ciaoo!!!

 

Emily: Lo so, è difficilissimo ricordarsi che Voldemort è cattivo! Anche i Mangiamorte, sono abituata a vederli così adorabili nelle tue storie… Infatti credo che sarò veramente in difficoltà più avanti quando li dovranno incontrare. Io voglio salvarli tutti! :’(

Oh, vedremo!

Tarantallegra contro Voldemort sarebbe veramente da vedere. Mi immagino la sua faccia imperturbabile e arcigna mentre aspetta che gli effetti svaniscano!

McDiarmid, hai indovinato, è proprio in onore di Palpy!! Sapevo che avresti apprezzato! ^_^

Ciaooo!!!!


Numenlilith: Ciao! Devo confessare che io sono una fan della regina Elisabetta II! Ce l’avevo anche tra gli amici di Facebook, poi mi è sparita. Uhm, forse mi ha cancellata lei. Che tristezza! :’(

Vabe’, comunque avevo bisogno che nella storia stesse un po’ a fare altro per non interferire con Neville, quindi purtroppo l’ho dovuta far sloggiare! ^_^

Ciao, a presto!!!

 

Astry: Ciao!! Sono contenta che la storia ti appassioni, non sai quanto mi renda felice!

Hai visto che sono stata brava con la Polisucco? Niente di eccessivamente imbarazzante!

Sapevo che non ti sarei sfuggita, dopo la camicia anni ’70! (*mi nascondo sotto il tavolo dai tuoi cruci*)

Spero che ti piaccia anche questo capitolo!

Alla prossima, ciaoo!!!

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


La mattina dopo, l’Accademia fremeva di un misto di tristezza e euforia.

Per la prima volta avevano attaccato e vinto: è vero, non si erano scontrati direttamente con nessun mago, ma aver eliminato tutti quegli Inferi e scacciato i Dissennatori era un traguardo non indifferente.

D’altra parte c’erano state alcune perdite: non molte, paragonate a quelle che abitualmente avvenivano contro i maghi, ma molte unità avevano perso uno o due uomini.

C’erano stati anche molti feriti: Liz e il gruppo di pozionisti fu impegnato per tutta la notte nella preparazione di Pozioni rimpolpa-sangue e cicatrizzanti.

Era davvero un problema che molte delle pozioni dovessero essere utilizzate immediatamente dopo la preparazione, pensava Liz: sarebbe stato interessante trovare un modo per conservarle mantenendo inalterati i principi attivi. Doveva parlarne con Snape, forse avrebbero potuto trovare una soluzione. Probabilmente i conservanti alimentari babbani potevano essere un buon un punto di partenza. Chissà se era possibile liofilizzare alcuni preparati, oppure solidificarli in comode pastiglie, sarebbe stato molto più pratico.

Uscì dalla sala adibita a laboratorio quando era già mattina inoltrata, stropicciandosi gli occhi arrossati. Avrebbe avuto bisogno di almeno dodici ore di sonno, pensò, ma dubitava che sarebbe stato possibile.

-Liz!- la sorprese una voce alle sue spalle. Era Cillian che, inaspettatamente, la abbracciò con trasporto.

-Mi hanno detto che qualcuno della tua unità era stato… preso da quegli zombie e ho pensato… insomma, volevo controllare…- spiegò lui, una volta che si furono staccati.

-Io sto bene. E’ Townshend che….- la voce le morì in gola, al pensiero di Gary che veniva trascinato via dagli Inferi, senza che potessero fare nulla per fermarli.

Nella concitazione che era seguita alla battaglia era riuscita a non pensarci, ma ora sentiva un groppo in gola e pensò stupidamente che Gary non avrebbe mai saputo chi avrebbe vinto la Champions League. Sentì gli occhi pizzicarle e le sfuggì un singhiozzo.

-Dai Liz… coraggio…- disse Cillian – non piangere…ti ricordi quella volta a Leeds che siamo dovuti scappare dalle fogne ed era pieno di topi?-

Lei annuì, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.

-Ti ricordi Skinner che saltava su ad ogni fruscio come una femminuccia?-

A Liz sfuggì una risata, tra le lacrime: era stato un momento bizzarramente spassoso, e il povero Skinner era stato preso in giro per mesi.

-Secondo me avrebbe preferito trovarsi gli zombie…- osservò.

Cillian annuì: -Anche secondo me.- sorrise.

-Mi sei mancata Liz- aggiunse, dopo un momento –mi dispiace che tu ci sia stata male per quello che è successo qualche anno fa.-

-Anche tu mi sei mancato.- disse Liz, rendendosi conto in quel momento di quanto fosse vero –Amici come prima?- propose, tendendogli la mano.

-Amici- accettò Cillian, stringendola.

 

-Insomma, vuoi stare fermo?- esclamò Liz, intenta a picchiettare un pezzo di cotone idrofilo imbevuto di dittamo sulla ferita al collo di Snape. Il taglio si era già rimarginato, ma la sostanza lo avrebbe guarito in breve tempo e senza lasciare segni di cicatrici.

Il paziente, tuttavia, non era molto collaborativo.

-Sei approssimativa. Non lo stai distribuendo correttamente! Devi metterlo anche lì… verso l’orecchio…- protestò Snape, contorcendosi per indicare il punto esatto.

-Ma sì che ce l’ho messo… adesso sta’ un po’ fermo oppure te lo spalmi da solo.- concluse Liz.

Snape tacque.

Non avevano parlato di quello che era successo a Westminster, dello zombie – Inferius, si corresse Liz mentalmente- che li aveva attaccati e da cui Snape era stato incapace di difendersi.

La ragazza aveva immaginato che questa misteriosa Lily fosse la donna coi capelli rossi di cui il mago teneva la foto incorniciata sul caminetto: era l’unica decorazione della stanza, quindi era difficile non notarla.

Liz si sentiva in dovere di parlare con Snape a riguardo: aveva l’impressione che la cosa lo tormentasse e che gli avrebbe fatto bene non tenersi tutto dentro.

-Insomma, questa Lily- esordì infine, dopo un lungo silenzio impacciato – era tua moglie?-

Snape sussultò: -No!- rispose seccamente.

Una lunga pausa silenziosa.

-Tua sorella?-

-No.-

-Tua cug…-

-Non era mia parente.- la interruppe Snape.

Un’altra pausa di silenzio.

Be’, forse dopotutto non aveva tanta voglia di parlarne, rifletté Liz, continuando a picchiettare il dittamo sul taglio, che ora somigliava ad una vecchia cicatrice.

-Era mia amica- fece infine Snape –la mia più cara amica.-

Liz era un po’ sorpresa ma cercò di non darlo a vedere, e continuò la sua opera di cicatrizzazione. Aveva l’impressione che “amica” fosse una definizione un po’ riduttiva per qualsiasi cosa questa persona fosse stata per Severus Snape.

-E’ morta molti anni fa, prima della guerra tra Voldemort e i babbani.- continuò il mago – Era un po’ di tempo che non pensavo a lei, ma quando ho visto quella… cosa… quella donna…- sospirò- Insomma, sembrava proprio lei, aveva i suoi capelli…- la sua voce si spense in un borbottio indistinto.

-Sai- disse Liz dopo qualche istante- che oltre il 10% della popolazione delle isole britanniche ha i capelli rossi?-

-Sì?- rispose Snape, apparendo un po’ confuso.

Liz annuì:- E pare che oltre il 40% degli inglesi e degli irlandesi abbia il gene in forma recessiva.-

-Ah, però.-

-Quindi molte persone probabilmente hanno esattamente lo stesso colore di capelli di questa tua amica. E considerato che è… come dire… scomparsa molti anni fa, credo che sia piuttosto improbabile che qualche mago oscuro seguace di Voldemort sia andato a recuperarne il… ecco.. le spoglie.- era difficile parlare di zombie assetati di sangue cercando di essere rispettosi, pensò Liz- Probabilmente metà degli Inferi lì dentro è composta da persone che lavoravano nel Parlamento quando Voldemort ha attaccato, e l’altra metà dai turisti. Un sacco di gente visitava quella zona, sai, ogni giorno. Avevano già tutti i cadaveri di cui avevano bisogno.-

Snape non rispose: sembrava che stesse riflettendo sulla cosa.

-E poi – continuò lei- anche nel caso più che remoto che davvero fosse il suo corpo, non era davvero lei, no? Hai detto che sono controllati da qualcuno, sono come dei pupazzi. Non c’entra con… sai… il suo spirito. Sono sicura che la tua amica non avrebbe mai voluto attaccarti.-

-Non ne sarei tanto sicuro.- borbottò Snape.

Liz si stupì: -E perché?-

Snape evitò di incrociare il suo sguardo:-E’ morta per colpa mia- spiegò, asciutto, anche se la ragazza intuiva che pronunciare quelle parole dovesse costargli uno sforzo enorme – Voldemort l’ha uccisa a causa mia.-

Liz tacque, non sapendo bene cosa dire.

Era proprio una brutta situazione: anche se non conosceva i dettagli, incominciava a capire cosa avesse portato Snape a isolarsi per tanti anni, a non voler aver nulla a che fare con i suoi simili.

-Be’…- disse infine- adesso ci stai aiutando. Se abbiamo uno straccio di speranza di far fuori Voldemort e tutti i suoi amichetti, è grazie a te. Penso che questo Lily lo apprezzerebbe, no?-

Snape le rivolse un sorriso triste: -Sì- rispose –immagino di sì.-

Liz non disse nulla, ma continuò a picchiettare il dittamo sulla ferita, in silenzio, mentre la cicatrice incominciava a sparire.

 

Il punto di vista di Liz, cioè che il suo contributo alla guerra riscattasse ogni sua azione passata, sembrava essere condiviso dalla maggior parte dei soldati, che, dopo gli eventi del Parlamento, trattavano Snape con un calore che sconfinava nell’adorazione.

Anche durante le precedenti lezioni si erano dimostrati attenti e rispettosi, ma sempre mantenendo un’istintiva diffidenza di fondo verso il mago, troppo simile a quelli che li tormentavano quotidianamente.

Dopo che la buona fede di Snape era stata provata sul campo, e aveva permesso loro di riconquistare il Parlamento, un simbolo della loro libertà, guadagnandosi oltretutto una brutta ferita, avevano abbandonato ogni remora nei suoi confronti.

Con grande sconcerto di Snape, al suo rientro in classe era stato accolto con applausi e persino, da parte dei più coraggiosi, delle affettuose pacche sulle spalle che gli avevano quasi fatto perdere l’equilibrio.

Ad Hogwarts non era stato uno degli insegnanti più amati, lo sapeva. A parte la costante opera di captatio benevolentiae portata avanti dai Serpeverde (di cui comunque aveva sempre attribuito la causa ai favoritismi e al loro interesse, piuttosto che ad un sincero affetto nei suoi confronti), gli altri studenti si erano limitati a detestarlo più o meno cordialmente.

In ogni caso, niente l’aveva preparato a questo: studenti che lo fermavano continuamente dopo le lezioni, che gli chiedevano particolari sul mondo magico e sulla sua vita ad Hogwarts, e persino, con sua immensa perplessità, una Sentinella di sesso femminile che sembrava sbattere le ciglia con eccessivo entusiasmo in sua presenza.

In queste condizioni si sentiva a disagio e quasi in colpa quando sibilava le sue battutine sarcastiche e pungenti, anche perché alcuni allievi sembravano rimanerci davvero male, cosa che lo portava a ritrattare imbarazzato.

Merlino, che fatica.

Uscì dall’Accademia e si materializzò a casa, pregustando le ore di riposo che lo separavano dalla giornata successiva.

Forse avrebbe letto un po’ del manuale di informatica che McDiarmid gli aveva prestato: gli piaceva l’informatica, gli sembrava che le stringhe dei comandi non fossero così diverse dagli incantesimi. E poi era utile, portava l’elettronica a un livello superiore, molto più avanzato.

Immerso in tali pensieri, all’inizio, quando lo sentì, credette di essersi rovesciato qualcosa sul braccio, i resti di una pozione corrosiva, forse.

Poi capì: incredulo, sollevò la manica sinistra e osservò il serpente e il teschio pulsare sulla sua pelle. Il Signore Oscuro, dopo diciotto anni, lo stava nuovamente chiamando.

 

 

Eheheh vi lascio con un po’ di suspence! Scusate la brevità del capitolo, ma aggiornerò presto...

E finalmente, dopo ben undici capitoli, il cattivone si farà vedere!

A presto!

 

 

Eleonora96: Ciao! Grazie, mi fa piacere che lo scorso capitolo ti sia piaciuto!

Lo zombie, come si evince da questo capitolo, secondo me non era di Lily: però volevo che ci fosse qualcosa che mostrasse il punto debole di Snape, altrimenti è troppo perfetto e invincibile nelle battaglie!

Ciao a presto!

 

Emily: Ciao bella!! Perdonami per la ferita a Pity (ma come vedi non è grave), in questa storia il tasso di infortunio è piuttosto alto (la stessa Liz è praticamente un punching ball per fatture).

Come avevi capito, il “calcio” è più che altro metaforico, così come il fatto che Snape deve smettere di lasciarsi morire per colpa del ricordo di ‘sta rompicogl… ehm, quella cara ragazza.

Che dire, speriamo che sopravviva alle vicende di questa fan fiction (*risatina sadica*).

Alla prossima!!!

 

Julia Weasley: Ciao Julia!! Povero Peter, capisco che non sia simpatico (non piace neanche a me, che sono la sua creatrice, fai un po’ te!), però mi attraeva far vedere il conflitto tra la fede, come può essere quella di un prete, quando si trova ad essere uno di quegli individui che aveva sempre aborrito (in questo caso, uno stregone). Sulla brutta fine che rischia di fare… ehm! Vedrai! ;)

Come scrivevo sopra, secondo me è un po’ improbabile che in questo caso lo zombie sia davvero di Lily, diciamo che il momento era più che altro metaforico, però volevo far vedere che Snape non è invincibile e pur essendo un mago molto potente rischia quanto gli altri!

Grazie mille per i complimenti, al prossimo capitolo! (o chappy… ahaha, come sono gggiovane!)

 

GhunzatroxDellAtoScuro: Mi rallegro profondamente di aver passato il suo severissimo esame!

Certo che il pensiero di Snape nelle vesti di Ripley è disturbante… interessante in un certo senso, ma comunque disturbante.

Sì, perdoni il momento un po’ melodrammatico, ma d’altronde credo che ci volesse qualcosa che mettesse un po’ in difficoltà il nostro eroe, altrimenti sarebbe stato un po’ noioso!

Purtroppo non conosco Neon Genesis Evangelion (sono drammaticamente ignorante per tutto ciò che riguarda manga, anime e giapposità varie), ma stia tranquillo: Snape si è già ripreso, la depressione per fortuna non gli dura a lungo.

Sul ruolo finale di Voldemort e la sua possibile dipartita non faccio spoiler! Spero solo che l’epilogo sarà all’altezza delle sue aspettative.

I miei ossequi, vostra Scurità! A presto!

 

Iurin: Ciao!! Come è andata la tua giornata da segretaria? Credimi, so quello che hai passato (ho fatto questo interessantissimo –nota il sarcasmo- lavoro per un anno).

Lo ammetto, anche io ho provato un piacere sadico nel far prendere a calci quel povero Inferius, e in senso lato anche Lily… anche io non sono affatto una sua fan! Ho scritto la scena e poi ho sentito che avevo toccato il mio punto più basso come essere umano…

Ma non posso farci niente, la odio!!

L’idea di farla tornare come affronto finale è intrigante… vedremo! ;)

Quanto al nostro caro prof, in fondo non è così vecchio (anche se si porta male gli anni) per rifarsi una vita… in fondo se fai i conti ha solo 55 anni (anzi 56, perché è passato quasi un anno dall’inizio della storia), non è così vecchio, no? Ti metto la pulce nell’orecchio! ^_^

Grazie!! a prestissimo!!!

 

Astry: Mi nascondo dai tuoi cruci! Dai non sono stata così cattiva con la polisucco, no? Pensa se lo facevo trasformare in Liz (che brutta immagine!)!

Sì lo ammetto, sono stata un pochino sadica con Snape, ma ha fatto tutto lui! Come spiegato in questo capitolo, secondo me non era proprio il corpo di Lily, è più che altro la sua coda di paglia a fargli venire il dubbio.

A dire la verità non avevo intenzione di dire molto su cosa sia successo nella battaglia di Hogwarts di HP7, ma visto che me lo chiedi lo spiego qui.

Nella mia mente, ho messo il punto di stacco del What if al momento della Stamberga Strillante: Voldemort decide di non uccidere Piton, che non dà i ricordi a Harry, che non sa che deve morire e quindi tutta la battaglia ha un corso diverso (non c’è la sua protezione del sangue, perché non sapendo dell’Horcrux non sa che deve sacrificarsi per proteggere gli altri), e muoiono quasi tutti.

Nel momento in cui Voldemort lo becca, Harry non è preparato e a “King’s Cross” decide di andare avanti e ricongiungersi con tutti i suoi cari, che sono caduti.

Snape era dalla parte di Silente (come nel libro), ma quando Harry muore si trova un po’ spiazzato e, dopo il fallimento di tutti i piani di Silente, molto poco fiducioso nel futuro… e il resto è fanfiction! ^_^

A presto, ciao!!!

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Prima del prossimo capitolo, vorrei mostrarvi i bellissimi disegni di Beatrix Bonnie , ispirati a questa fan fiction!

Liz e Snape
Cillian Archer . (Vi è un po' più simpatico adesso che lo vedete in tutta la sua bellezza? ;) )
Grazie, Beatrix!!! ^_^


Il castello di Hogwarts era cambiato profondamente da quando il Signore Oscuro, qualche anno prima, aveva deciso di spostare la celebre scuola per renderlo la sua dimora. Hogwarts era come un’ossessione per Voldemort: voleva conoscerla in ogni suo singolo anfratto, e scoprire tutta la magia di cui era impregnata.

Snape si materializzò davanti al cancello e guardò verso il luogo che per tanti anni aveva considerato la sua casa.

Il castello appariva più scuro e sinistro che mai: molti Dissennatori volteggiavano attorno al perimetro esterno, mentre alcuni Thestral dall’aria minacciosa erano appollaiati sulle guglie delle torri.

Il cielo era perennemente coperto da uno strato di nuvole scure cariche di pioggia e, nonostante fosse ancora giorno, era buio come se fosse notte inoltrata: effetto dei Dissennatori, pensò Snape.

Nessuna finestra lasciava trasparire luce, notò: forse era per questo che sembrava così inquietante. Quando era una scuola, era difficile trovare una stanza in cui le luci non fossero accese.

Erano molti anni che non veniva chiamato dal Signore Oscuro: essendosi appropriato del potere nel mondo magico, Voldemort si era trovato a dirigere una grande quantità di persone, e l’uso del marchio non era più molto agevole. Era diventato un segno di onore, per aver sostenuto il Signore Oscuro fin dall’inizio, ma da molti anni nessuno veniva marchiato più.

Snape si chiese se Voldemort l’avesse tenuto sotto controllo in questi anni, e se sapesse del suo tradimento. Oppure, forse, qualcun’altro doveva essere punito; o magari doveva solo fare un annuncio; e se stesse cercando delle informazioni all’interno della sua cerchia più ristretta?

Impossibile sapere che cosa avesse in mente; era passato troppo tempo.

Notò che il cancello era chiuso: ma al suo avvicinarsi si aprì spontaneamente, per poi richiudersi bruscamente non appena lo ebbe attraversato.

Entrò all’interno del castello: la sala d’ingresso era vuota e gelida.

La sua attenzione venne attirata dall’ingresso della Sala Grande, dove le luci erano accese.

Era nel posto giusto: all’interno, non vi erano più i tavoli delle varie case, ma un unico tavolo al centro della stanza.

Snape si avvicinò al tavolo, che era già affollato dai vecchi Mangiamorte, molti dei quali indossavano il tradizionale mantello nero.

Riconobbe McNair, molto anziano e completamente incanutito; Avery, che lo salutò con un cenno del capo quasi calvo; Mulciber, ormai decisamente soprappeso; Travers, Yaxley e Rookwood, che esibivano altrettanto chiaramente i segni del tempo.

Snape pensò che probabilmente anche lui stesso sembrava più vecchio dei suoi cinquantasei anni.

Bellatrix Lestrange appariva molto invecchiata, anche più dei suoi…ormai sessantacinque anni, calcolò Snape. I suoi lunghi capelli, un tempo scuri e lucenti, erano grigi e stopposi, e contornavano il viso scarno dandole l’aria della classica strega delle fiabe babbane; i suoi occhi, però, erano ancora acuti e brillanti, e si guardavano attorno vagamente allucinati.

Lucius e Narcissa Malfoy erano, come sempre, pallidi ed eleganti, e nel gruppo sembravano quelli meno cambiati: ma, notò Snape, erano anche quelli che apparivano più terrorizzati.

Accanto a loro c’era un uomo biondo e pallido che, si rese conto, doveva essere Draco: assomigliava molto a Lucius e, come lui, sembrava molto spaventato. Non alzò lo sguardo ma si limitò a fissare il pavimento. La sua tempia sinistra era solcata da un grande livido scuro, e sul colletto della camicia bianca spiccavano alcune gocce di sangue rappreso.

Fece per salutarli, quando il Signore Oscuro fece il suo ingresso nella sala. Al suo arrivo tutti si alzarono in piedi: Bellatrix diede un piccolo gemito di gioia (o di terrore, difficile a dirsi) e si precipitò a baciargli l’orlo della veste.

Voldemort non era cambiato, osservò Snape: sembrava che negli ultimi anni non fosse invecchiato di un giorno. Come sempre, era seguito dalla fedele Nagini.

Aveva quasi dimenticato quando potessero essere terrificante il suo volto scheletrico illuminato dalle iridi rosso sangue: nel vederlo fu assalito da un fiotto di puro odio.

A causa di quest’uomo, se ancora poteva definirsi tale, Snape aveva perso tutto: prima Lily, poi Hogwarts e, in un certo senso, la fiducia in sé stesso.

-Severus, quanto tempo.- sibilò Voldemort, prendendo posto a capotavola, e rivolgendogli un pigro gesto con la mano pallida.

Snape chinò la testa rispettosamente, e si sedette. Si rese conto che, istintivamente, i tratti del suo viso si erano composti nell’espressione vuota e illeggibile associata all’Occlumanzia.

Quanto tempo era passato da quando ne aveva avuto bisogno l’ultima volta! Si chiese se fosse stato ancora in grado di tenere fuori Voldemort dalla sua mente.

Il Signore Oscuro stette in silenzio per qualche istante, osservando il volto di ognuno dei presente, soffermandosi leggermente di più sui Malfoy.

Infine iniziò a parlare, con la sua voce fredda e acuta: -Miei fedeli e antichi seguaci… vi chiederete come mai ho deciso di convocarvi qui, dopo così tanto tempo.-

-Mio Signore…- squittì Bellatrix, sporgendosi sul tavolo come per cercare di avvicinarglisi - Io… quale gioia… sapeste per quanto ho atteso… una vostra parola, un cenno…-

Voldemort la zittì alzando una mano: -Non dovresti gioirne!- esclamò seccamente.

La Lestrange sembrò afflosciarsi sulla sedia come un sacco vuoto.

-Vi ho chiamati – continuò Voldemort – per comunicarvi il mio… disappunto. Sono molto, molto deluso.-

Un brivido attraversò la tavolata.

-Come certo saprete, non abbiamo ancora eliminato i babbani. Qualche mese fa mi era stato assicurato – lo sguardo del Signore Oscuro si soffermò ferocemente su Draco Malfoy, che continuò a fissare un punto imprecisato al di sotto del proprio mento – che presto ci sarebbe stata una svolta. Non sarebbero durati molto, mi si diceva, stiamo per vincere. E invece- Voldemort alzò la voce, consentendole di vibrare di collera repressa –non solo quelle sordide creature non sono ancora ridotte come meritano, ma sembrano anche meglio organizzate! Usano sofisticati incantesimi di protezione, quei sudici mudblood, ci bombardano con pozioni e producono Patronus che scacciano i nostri Dissennatori!-

Snape mantenne l’espressione impassibile, rendendosi conto di una goccia di sudore freddo che gli scorreva lungo la nuca.

-E io mi chiedo, come è possibile? Come è possibile che tutto questo accada proprio sotto i nostri occhi e il mio Ministro della Difesa non faccia nulla?!-

Draco tremò visibilmente, mentre Narcissa soffocava un singhiozzo.

-Mio signore, v-vi supplico- balbettò Lucius – Mio figlio ha tentato…-

-Tuo figlio ha tentato!- ripeté Voldemort, beffardo –I suoi tentativi sono stati maldestri e fallimentari, e non sono più graditi al suo Signore.-

Nagini scivolò sul tavolo accanto a Voldemort, che la carezzò distrattamente sulla testa; il serpente si avvicinò, minacciosamente, ai Malfoy.

-La punizione per chi suscita la mia ira in modo così… sconsiderato - continuò il Signore Oscuro – è la morte.-

Nagini spalancò le fauci davanti al viso di Draco, fermandosi a pochi millimetri dalla sua pelle. Narcissa gemette come un animale ferito.

-Tuttavia- riprese Voldemort – i Malfoy mi hanno servito fedelmente, per molti anni. Il Signore Oscuro è misericordioso, e apprezza la lealtà dei suoi servi sopra ogni altra cosa.-

Nagini scivolò lentamente verso di lui, che ricominciò ad accarezzarla.

-Travers! – chiamò –Da questo momento sei tu il nuovo Ministro. Domani mattina tornerai qui e discuteremo su come agire.-

-Grazie, mio Signore- mormorò Travers, chinando la testa.

-Quanto a Draco, rimarrà in mia custodia finché non avrò deciso cosa fare di lui… cercherò di trovargli un utilizzo alternativo alla cena di Nagini.-

-Vi ringrazio, mio Signore – disse Lucius con un filo di voce – Vi siamo infinitamente grati per la vostra misericordia…-

Voldemort annuì: -Potete andare.- fece, rivolto alla tavolata.

Snape, come gli altri, fece lentamente per alzarsi, trattenendo un sospiro di sollievo.

-Anzi, ancora una cosa- disse Voldemort – Risedetevi, prego. Voglio raccontarvi un fatto singolare.-

I Mangiamorte si guardarono, confusi.

-Data l’incapacità dei miei seguaci- fece Voldemort in tono colloquiale – Ho deciso di interrogare io stesso la nostra fonte… una persona di mia grande fiducia che attualmente vive tra i babbani.-

Snape mascherò la propria sorpresa dietro una facciata indecifrabile: allora Knight e gi altri avevano ragione, c’era una spia.

-Ebbene, questa persona ha tentato di tutto per comunicarmi cosa stesse succedendo tra i mudblood, come mai di punto in bianco fossero diventati così versati nella magia: ma gli incantesimi che aveva addosso erano talmente potenti che non è riuscito a dire nulla al suo Signore. Davvero inusuale.-

Snape si congratulò con sé stesso. Ma chi poteva essere la spia?

-Ho tentato dunque con la legilimanzia.- il cuore di Snape mancò un battito – ma nulla. Era come se un muro coprisse le informazioni che dovevano rimanere celate. Ero molto… affascinato da questo problema. Quale mago poteva essersi beffato di me in tale modo?-

Voldemort si alzò, e iniziò a passeggiare attorno alla tavola.

-Tuttavia- continuò – i miei impegni sono molti e pressanti, e non posso perdere tutto il mio tempo in pedanti interrogatori. Dopo vari tentativi, ho quindi espresso il desiderio di richiedere ancora una volta i tuoi servigi, Severus.-

Snape si sentì gelare. Voldemort continuò a camminare, avvicinandosi al suo posto.

-Ed ecco, a questo punto è successa una cosa alquanto peculiare. – Voldemort fece una pausa carica di tensione, e quando parlò il suo tono era cambiato, lasciando trasparire tutta la sua ira -Non appena ho fatto il tuo nome, la mia fonte si è animata, comunicandomi ad ampi gesti che questa persona gli era familiare, e che in qualche modo c’entrava con l’oggetto della mia ricerca! Incarcerous!-

Snape si sentì imprigionare il busto da funi invisibili, e si dimenò inutilmente per liberarsi.

Voldemort tornò a sedersi a capotavola.

-Severus…- fece, il tono della voce nuovamente tranquillo e controllato – Non ti ho forse dato tutto quello che mi hai chiesto? Non sono forse stato oltremodo generoso nei tuoi confronti?-

-Mio Signore, io posso spiegarvi…- iniziò Snape, sforzandosi di non far tremare troppo la voce.

-Ti ho concesso il mio favore – continuò il Signore Oscuro –ti ho permesso di sospendere i tuoi servigi per tanti anni, per dedicarti a qualche futile attività di ricerca che tanto desideravi intraprendere. Ti ho dato tutte le ricchezze che potevi accumulare. Ed è così che vengo ripagato per la mia benevolenza??!- urlò, sporgendosi sul tavolo.

I suoi occhi rossi sembravano voler incenerire Snape.

-No! No, mio Signore, io….- balbettò questi.

-Taci!- disse Voldemort – non ho più intenzione di stare ad ascoltare le tue viscide chiacchiere. Sei un essere troppo meschino e spregevole per meritare ulteriormente la mia attenzione.-

Si appoggiò allo schienale della sedia.

-Bellatrix! – chiamò stancamente – occupatene tu. Spero che tu non abbia perso il tuo tocco.-

Bellatrix saltò in piedi, con un ghigno feroce dipinto sul volto.

Snape percepì la sua profonda soddisfazione: per anni aveva aspettato di vederlo sbugiardato.

Senza preoccuparsi neanche di usare la magia, lo afferrò per il colletto della veste e lo gettò in terra, poco lontano dalla tavola.

Snape cercò di alzarsi in piedi, senza successo: le funi invisibili gli avevano immobilizzato la parte superiore del corpo, e nonostante potesse muovere la gambe non riusciva a mantenere l’equilibrio.

La bacchetta si trovava nella tasca interna del mantello: impossibile afferrarla.

Bellatrix diede una risata maniacale: -Snape!- esclamò –Finalmente ci rincontriamo!-

Snape cercò di trascinarsi il più possibile lontano da lei.

-Crucio!- gridò la Lestrange.

Snape sentì le ondate di dolore provocate dalla maledizione: no, pensò, Bellatrix non aveva perso il suo tocco.

Tuttavia tutti gli anni che aveva passato a studiare le Arti Oscure avevano avuto il loro frutto: Snape aveva scoperto che la Cruciatus non provocava un vero dolore fisico.

La fattura agiva sui nocicettori e sulla corteccia cerebrale, dando alla vittima la sensazione del dolore, ma in realtà era tutto nella mente.

Da esperto occlumante quale era, poteva mitigarne gli effetti, anche se non eliminarli completamente.

Voleva scoprire chi era la spia, fosse anche l’ultima cosa che avrebbe fatto nella sua vita. Voleva sapere chi era riuscito ad ingannarlo.

Bellatrix ripeté la maledizione più volte, ma evidentemente non stava ottenendo il risultato che sperava; si avvicinò lentamente, gustando la paura che provocava nella propria vittima.

Aveva gli occhi animati da un’eccitazione febbrile: il suo volto scavato era contorto e arrossato.

-Oh, sei tanto bravo nei giochetti mentali, vero?- sussurrò – Peccato, con questo non ti serviranno a molto… Diffindo!- aggiunse, aprendogli due tagli all’altezza degli zigomi, da cui iniziarono a sgorgare due rivoli di sangue.

Malfoy, pensò Snape. Draco Malfoy sicuramente sapeva chi era la spia.

Probabilmente era lui che aveva organizzato il modo di infiltrarlo.

Voldemort osservava la scena in silenzio.

Bellatrix era evidentemente ansiosa di ottenere la sua approvazione: brandendo la bacchetta come un pugnale, fece il gesto di conficcarlo nel braccio di Snape, che sentì come una lama invisibile perforargli la carne, provocandogli un lamento.

Ecco, contro questo l’Occlumanzia poteva fare ben poco.

Il Signore Oscuro annuì soddisfatto.

Doveva leggere la mente di Draco, capì Snape. Lo individuò, ancora seduto accanto a Lucius e Narcissa. Al contrario di tutti gli altri, che osservavano la scena con orrore, continuava a fissare il tavolo, come se non volesse assistere.

Questo era un problema: aveva bisogno di stabilire un contatto visivo per leggere i suoi pensieri.

Bellatrix, intanto, affondò allo stesso modo la bacchetta nell’altro suo braccio, girando la lama nella ferita ripetutamente.

Snape gemette: ma doveva rimanere lucido… doveva sapere… non sapeva neanche a che scopo.

Era finita, pensò: non avrebbe mai fatto ritorno all’Accademia.

Presto si sarebbe riunito a Lily: finalmente, dopo tutti quegli anni di tormento… Ma allora perché non si sentiva consolato a quel pensiero?

Dopo aver invocato la fine del suo dolore tanto a lungo, ora che arrivava non voleva morire.

Voleva tornare… voleva vivere…

Si rese conto di trovarsi ormai in una pozza del suo stesso sangue: Bellatrix, intanto, fece scivolare la bacchetta lungo la gola di Snape, provocandogli un lungo e doloroso taglio.

“Guardami, Malfoy, guardami!” pensò.

Sentì, molto lontana, la voce di Voldemort:- Falla finita con quello schifoso traditore, Bella!-

Bellatrix annuì:- Allora, Snape… quali sono le tue ultime parole?- domandò, con un sorriso beffardo.

Snape seppe che non avrebbe avuto un’altra occasione:- DRACO!- gridò.

Malfoy alzò lo sguardo su di lui, talmente sorpreso e sotto shock da non proteggere i propri pensieri con l’Occlumanzia.

Snape affondò gli occhi nei suoi… e finalmente vide.

“Non è possibile…” pensò.

Bellatrix urlò “Avada Kedavra!”, e Snape vide un lampo verde erompere dalla sua bacchetta.

Fece appena in tempo a udire un rumore simile a uno scoppio, poi la stanza scomparve davanti ai suoi occhi.

 

 

 

Grazie a tutti quelli che hanno commentato e stanno seguendo la storia!

Alla prossima settimana!!

 

 

Asmodai: Sei venuta a leggere anche qui, che bello! ^_^

Sono contenta che ti piaccia il rapporto tra Piton e Liz (è una delle cose su cui ho meditato di più): però io credo che sia molto diverso da quello che aveva con Lily.

In effetti devo ammettere che non sono la fan numero 1 della mamma di Harry… anzi, sarò sincera, mi sta abbastanza sulle balle.

Ma povero Pity, lo trattava troppo male! E poi mi ha dato l’impressione che lui avesse paura a parlarle, per il fatto che spesso lo sgridava e poi giudicava male il suo interesse per le arti oscure.

Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo, a presto!!

 

Emily: Ciao!! Se mi avresti odiato per la chiusura dello scorso capitolo, figuriamoci con questo! :D

Mi fa piacere che ti piaccia Liz… anche se come hai giustamente notato la ragazza non è un’aquila! :D

Pity è super tenero… mi sento troppo in colpa quando devo fargli capitare qualche disgrazia… è per questo che poi preciso sempre quando sta bene e non riporta nessun danno permanente! :D

Alla prossima, ciaoo!!

 

Julia: Ciao! Come stanno andando gli studi?

Ahahha mi ha fatto troppo ridere immaginare Snape irritato davanti alla lentezza del computer!

Tra l’altro ho sempre pensato che i maghi, anche se probabilmente possono usare il pc, rischino di farlo impallare molto più spesso (visto che ad Hogwarts, che è piena di magia, addirittura vanno in tilt!). Quindi… chissà che frustrazione povero Snape!

Sono contenta che Liz ti sia simpatica e che tu stia apprezzando anche Cillian (secondo me anche lui è tenero!).

Alla prossima settimana, ciao!!

 

 

Iurin: Eh lo so che Snape non dovrebbe stupirsi di trovare consensi nel mondo del fandom!

Chissà che faccia farebbe se capitasse in una delle tue fan fiction “spicy”! XD

Però nella mia storia ho privilegiato il suo lato sfigatello, quindi se qualcuna ci prova lui rimane… sconcertato.

Ti ho messo la pulce nell’orecchio eh? Eh? * ghigna soddisfatta *

Be’, ovviamente il prof dovrebbe sopravvivere agli eventi di quest’ultimo capitolo… * sorriso sadico e sibillino *.

Non è così facile ingannare Voldie, come direbbe Bellatrix “Il Signore oscuro sa sempre!”.

Ci vediamo al prossimo capitolo, ciaooo!

 

Eleonora96: Ciao! Sì lo zombie di Lily sarebbe una cosa veramente orribile… già da viva non er—ehm, ehm, scusa, sono una persona orribile.

Ma quel personaggio, davvero, è odioso! Ogni volta che leggo i ricordi del Principe, oltre a commuovermi come una scema, non posso fare a meno di trovarla veramente antipatica.

Mi fa piacere che tu abbia un po’ rivalutato Cillian. In fondo, poverino, è un po’ tonto ma bravo!

Alla prossima!!

Ciaooo!

 

Beatrix Bonnie: Ehm, scusa per la chiusura del capitolo. Sono sadica, lo so!

Povero Cillian (anzi, Archer), perché ti puzza? In fondo lui voleva essere “solo amico” dall’inizio.. è Liz che aveva un’altra idea!

La parte dello zombie di “Lily” era proprio per far vedere il fatto che Snape si senta in colpa e abbia un po’ la cosiddetta coda di paglia.

Noo, tranquilla, Snape continuerà ad essere il solito, niente frasi pucciose e tenerezza a palate! Però mi incuriosiva l’idea di metterlo in un ambiente dove, invece di antipatia e diffusi pregiudizi, trova una bella accoglienza e addirittura aperta ammirazione, e vedere come avrebbe potuto reagire.

Grazie ancora per i disegni!!! ^_^

Ci vediamo al prossimo capitolo (qui o sul cristallo di ghiaccio!).

Ciaoo!

 

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Capitolo 13
*** Capitolo XIII ***


Prima del prossimo capitolo (suspence!! :P ), vi mostro il bellissimo disegno di Beatrix Bonnie che rappresenta il tenente Monk e la sua squadra!

Monk & co

Sono proprio come li avevo immaginati, e vederli sullo schermo è stata davvero un'emozione!

Grazie Beatrix!!!


Liz si trovava nel laboratorio dell’Accademia, intenta nel tentare la preparazione di una pozione che rigenerava i tessuti della pelle. Era un articolo di cui c’era sempre un estremo bisogno, e i farmacisti non facevano altro che produrne.

Questa volta, voleva tentare l’aggiunta di un conservante, e vedere per quanto tempo sarebbe durata.

Versò nel composto qualche granello di acido sorbico. La pozione diede uno sbuffo viola e cominciò a ribollire violentemente.

Liz fece prudentemente un passo indietro: non si aspettava quella reazione.

Probabilmente avrebbe dovuto ricominciare tutto da capo… merda!

In quel momento Longbottom entrò nella stanza.

-Hai visto Snape?- chiese.

-E’ uscito qualche ora fa.- rispose Liz- Vuole lasciar detto a me?-

-No, no, aspetterò che domani… -

Longbottom non fece in tempo a finire la frase, perché fu interrotto da un acuto “Crack!”

Al centro della stanza apparvero due figure: una di queste era un essere alto circa un metro, con grandi occhi scuri e orecchie simili a quelle di un pipistrello.

Liz lo guardò meravigliata. Che diavolo era?

Poi si rese conto che accanto alla creature c’era un uomo: colpita da un cattivo presentimento, si inginocchiò e lo voltò per vederne il viso.

Era Snape.

Liz urlò, terrorizzata: la parte anteriore della sua veste era completamente zuppa di sangue, che sgorgava dal volto, il collo, e le braccia. Sembrava incosciente.

“No, ti prego, ti prego, no…” pensò la ragazza, non riuscendo ad articolare un pensiero più definito.

-E’ vivo?- chiese Longbottom, ansioso – Respira?-

-Non…. Non lo so! Io… - balbettò Liz, in preda allo shock.

-Controllo io- la interruppe risoluta la strana creatura che era apparsa insieme al mago, facendola spostare con uno spintone.

Appoggiò una piccola mano sul collo di Snape e si chinò per ascoltarne il respiro.

-C’è battito, ma non sta respirando- sentenziò – Generale, io credo che è stato colpito da un’Avada di una maga…-

L’essere aveva uno strano accento, simile a quello mediorientale.

Liz aprì la veste di Snape sul davanti, e riconobbe l’oggetto pulsante che ricopriva il suo petto: -Ha il giubbetto! – esclamò – Dobbiamo toglierglielo.-

Armeggiò con le chiusure e i ganci, e finalmente, dopo qualche secondo che le parve interminabile, riuscì ad aprirlo: non appena ebbe allentato la pressione sul suo petto, Snape ebbe un sussultò, tossì e finalmente ricominciò a respirare normalmente.

Liz sospirò di sollievo, e si rese conto che Longbottom aveva fatto lo stesso.

-Shamir- disse questi, rivolto all’essere – Ti ha visto qualcuno, a Hogwarts?-

La creatura scosse la testa:- No, l’ho portato via prima che potessero notarmi. Sono stato prudente.-

Il generale annuì, sollevato:-Va’ a chiamare Donaldson, dobbiamo farlo medicare subito- ordinò.

-Sissignore- rispose l’altro, e sparì con un sonoro “Crack!”.

-Che è successo…?- domandò Liz, sorreggendo la testa del ferito –Ti hanno attaccato, erano a casa tua…?-

Snape tentò di parlare senza successo e tossì ancora.

-No… Voldemort… Hogwarts…- articolò con fatica –Ascolta… c’è una spia, qui dentro…-

-Cosa?!- esclamò Longbottom.

Liz aprì la bocca, senza riuscire a emettere alcun suono.

-E’ Garreth… Robert Garreth… è un Mangiamorte…- disse Snape – dovete… fermarlo, subito…-

In quel momento arrivò Donaldson, seguito da due infermieri che portavano una barella:- Dobbiamo portarlo in infermeria… togliti, largo… Generale, devo chiedere anche a lei di spostarsi.- aggiunse, rivolto a Longbottom.

Non poteva crederci… Garreth? Quel Garreth? Il ragazzo che sembrava imbarazzato persino dalla sua stessa ombra?

Eppure doveva essere così. Snape non avrebbe formulato un’accusa del genere se non ne fosse stato più che sicuro.

Allora era tutta colpa di Robert, pensò Liz, era tutta colpa sua se Snape era ridotto così… se aveva rischiato di essere ucciso da Voldemort… quel ragazzino infame li aveva traditi tutti…

Vide Donaldson che applicava la mascherina dell’ossigeno sul viso di Snape: osservò i tagli sulle sue guance e si sentì invadere da una rabbia incontrollabile.

-Io lo ammazzo- disse, piano – Io quello lo ammazzo…- ripeté, dirigendosi fuori dalla porta del laboratorio.

-Mills, dove vai?- la chiamò Longbottom, ma lei lo ignorò.

-Resta qui, è un ordine- disse, afferrandola per un braccio: Liz si divincolò con uno strattone e corse fuori.

Percorse il corridoio e uscì nel cortile: Robert era lì, che parlava con Wilson.

Alzò lo sguardo su di lei: gli bastò un’occhiata per capire che sapeva. Indietreggiò e portò la mano alla tasca, dove teneva la bacchetta.

Liz gli si avventò contro, a testa bassa, cercando di buttarlo a terra.

Non pensò neanche a un modo più efficace di combatterlo: in quel momento riusciva solo a percepire il desiderio di fargli del male fisico.

-Liz, ma che fai?- esclamò Wilson, sorpreso.

Longbottom arrivò nel cortile e ordinò: -Divideteli! Prendete Garreth, non lasciatelo scappare!-

In quel momento, Robert si liberò dalla presa di Liz dandole una ginocchiata nello stomaco: estrasse la bacchetta e, vedendo alcuni soldati che gli si avvicinavano, gridò: -Protego!-

Una bolla traslucida, simile a quella usata nei duelli, lo avvolse: per un istante apparve sollevato, ma poi si rese conto di aver involontariamente incluso anche Liz nella sfera protettiva.

Non poteva andarsene prima di averla eliminata.

-Stupeficium!- esclamò, ma la ragazza schivò l’incantesimo, e indietreggiò.

-Sectumsempra!- gridò lei, ma la fattura venne parata.

Passata la prima, bruciante ondata di rabbia, Liz si rese conto che aveva sottovaluto Garreth: si era gettata contro di lui dando per scontato che non avrebbe avuto grandi difficoltà a farlo fuori, ma ora capiva che, nonostante la giovane età, lui con ogni probabilità aveva ricevuto una vera educazione magica da parte dei seguaci di Voldemort.

Ecco perché era così bravo, pensò.

Come se le avesse letto nel pensiero, Robert fece un sorriso più simile a una smorfia, e scagliò un incantesimo che lei riuscì a evitare.

Fece qualche ulteriore passo all’indietro. Presto avrebbe raggiunto il muro del cortile.

Doveva evitare il contatto visivo, pensò: sicuramente lui stava usando la Legilimanzia per prevedere i suoi colpi. Distolse lo sguardo.

-Ah, ma che brava, ci sei arrivata finalmente!- la derise Garreth.

Dio, quanto odiava quella voce! Ma doveva cercare di controllarsi, o non ne sarebbe uscita viva.

Da fuori, sentì Longbottom ordinare di distruggere la sfera protettiva.

-Non ci riesco signore!- esclamò qualcuno, Wilson, forse.

-Diffindo!- disse lui: questa volta Liz non fu così veloce a spostarsi, e la fattura la colpì alla gamba, aprendole un profondo taglio.

Al di fuori della bolla, Neville tirò fuori la pistola anti-scudo e mirò verso Garreth: era troppo vicino a Liz, e l’effetto traslucido gli impediva di vedere bene il bersaglio. Avrebbe rischiato di sparare alla ragazza.

Liz urlò: - Confringo!- ma Robert parò l’incantesimo.

-Sai, sono quasi contento che mi abbiate scoperto. - disse -Almeno non dovrò più vivere in mezzo a questa feccia. Certo, il Signore Oscuro mi ha dato un compito di grande importanza… ma non uno dei più piacevoli. E’ stato disgustoso, in effetti…-

Liz si disse di stare calma: faceva solo il suo gioco se si lasciava irritare.

-Impedimenta!- provò, ma anche questo incantesimo venne facilmente parato.

Era molto difficile cercare di colpire l’avversario senza poterlo guardare.

-Il piccolo genietto delle pozioni è in difficoltà eh? – la derise Garreth – Ora non c’è il professor Snape a difenderti.- fece un passo in avanti, e Liz uno indietro -A quest’ora il Signore Oscuro l’avrà ucciso. A proposito, mi sono sempre chiesto cosa tu abbia fatto per convincerlo ad aiutarvi. Te lo sei scopato? E’ quello che dicono tutti. Che coraggio!- sogghignò.

Stava solo cercando di provocarla, pensò Liz. Ma doveva cercare di non guardarlo, e di mantenere il controllo.

-Expulso!- tentò, ma anche questa volta Garreth schivò l’incantesimo.

Questi lanciò un incantesimo non verbale che produsse una violenta fiammata: Liz si gettò di lato, ma venne colpita alla mano sinistra. Si lasciò sfuggire un lamento.

-Ahi, poverina – esclamò Robert, facendole il verso – ma questo è niente. Il Signore Oscuro ha dei supplizi che neanche ti immagini. Ha anche una Mangiamorte specializzata in torture… conosce tutti i modi per provocare le sofferenze più atroci… sai, credo che sarà stata lei a occuparsi del tuo prezioso Snape e…-

-Crucio!- lo interruppe Liz, furiosa, scagliando l’incantesimo con tutte le sue forze.

Questa volta lo prese in pieno: Robert cadde a terra, si contorse e gridò come in preda a un dolore indicibile.

Una Cruciatus da manuale.

Liz ne approfittò per colpire la mano destra dell’avversario con un calcio, facendogli perdere la bacchetta e mandandola lontano.

Prima che potesse colpirlo con un incantesimo, però, Robert la afferrò all’altezza delle ginocchia, e la fece cadere violentemente contro una vetrata che separava il cortile dall’interno dell’edificio.

La vetrata si ruppe sotto il suo peso, e Liz cadde a terra e perse la bacchetta, mentre alcune schegge le si conficcavano dolorosamente nella schiena.

In un attimo Robert fu sopra di lei, stringendole la gola e tentando di soffocarla.

Il braccio sinistro di Liz era immobilizzato, ma mosse a tentoni il destro, cercando la bacchetta. Niente: al tatto sentiva soltanto schegge di vetro.

Robert continuava a stringerla alla gola, impedendole di respirare.

Doveva ritrovare la bacchetta… non avrebbe resistito ancora a lungo… la sua mano trovò un pezzo di vetro lungo e affilato.

Il viso di Garreth era paonazzo e i suoi occhi animati da una luce febbrile: - Dai, muori, che aspetti…- sussurrò ferocemente- così potrò tornare a casa… muori…-

Liz afferrò il pezzo di vetro e, con tutta la forza della disperazione, lo conficcò tra le scapole di Robert.

Questi spalancò gli occhi: per un attimo rimase immobile, continuando a stringerla. Poi dalla sua bocca uscì un rivolo di sangue e la presa sulla gola di Liz si allentò. La bolla che li avvolgeva si dissolse: dopo pochi secondi sentì che il peso del corpo di Robert veniva spostato e udì il rumore di uno sparo. Era finita.

 

Snape osservò il proprio petto nello specchio del bagno dell’infermeria: aveva un grosso livido violaceo che gli copriva la cassa toracica, e un taglio che il dittamo aveva già fatto rimarginare, ma per il resto stava piuttosto bene.

Il suo giubbetto anti-kedavra, uno prototipo a cui aveva apportato della significative migliorie, aveva funzionato anche meglio di quanto si sarebbe aspettato. Peccato che fosse andato quasi completamente distrutto… evidentemente era un prodotto usa e getta. Che spreco!

Abbassò la maglietta (che gli era stata data insieme ad altri vestiti babbani, visto lo stato non recuperabile della sua veste) ed uscì dal bagno.

Quando il dottor Donaldson gli aveva detto che Liz aveva aggredito Robert Garreth da sola e aveva rischiato di essere uccisa da lui, si era molto arrabbiato: Merlino, ma si poteva essere più sconsiderati?

Aveva avuto una breve visione di lei che entrava nella stanza adiacente alla sua per farsi medicare le ferite che aveva riportato nel duello.

Secondo Donaldson, l’aver dovuto farsi estrarre decine di frammenti di vetro che le si erano piantati nella schiena era una punizione sufficiente per la sua indisciplina.

Anche Longbottom doveva essere dello stesso avviso, visto che non aveva preso provvedimenti nei suoi confronti.

Il dottore aprì la porta e fece entrare Liz: aveva entrambe le mani bendate, e qualche cerotto sulla nuca e sulle braccia, ma non sembrava aver riportato gravi ferite.

-Come va?- lo salutò imbarazzata, alzando una mano fasciata e andandosi a sedere a gambe incrociate su una delle brande libere.

-Come va?!- la scimmiottò Snape, irritato –Be’, diciamo che andrebbe decisamente meglio se non avessi saputo della tua bravata…-

-Senti, ero sconvolta! Tu non immagini cosa è stato…-

-Ma certo che lo immagino!- la interruppe Snape –Capisco che gli hai addossato la colpa delle morti di tutti i tuoi compagni in questi anni, visto che il suo tradimento li ha praticamente consegnati ai Mangiamorte in molte occasioni, ma tuttavia…-

Liz sembrò interdetta, come se quel pensiero non l’avesse neanche sfiorata, ma prima che potesse rispondere la porta si riaprì e entrò Longbottom, seguito da un elfo domestico.

Ma certo, comprese Snape: ecco come si era smaterializzato fuori da Hogwarts. La magia degli elfi era diversa da quella dei maghi e quindi non erano soggetti agli incantesimi anti-materializzazione.

Ma perché un elfo domestico di Hogwarts avrebbe dovuto salvarlo?

Liz fissò il nuovo arrivato apertamente: evidentemente non ne aveva mai visto uno in vita sua ed era molto incuriosita.

Longbottom prese una sedia e si accomodò davanti alla branda di Snape.

-Allora- esordì – vuoi fare rapporto su quello che è successo a Hogwarts?-

Snape si stizzì:-No, non ho alcuna intenzione di “fare rapporto”, come dite voi, perché, fino a prova contraria, non sono uno dei tuoi soldatini. –

Neville sospirò:- Saresti così gentile, per favore, da raccontarci cosa è successo durante il tuo incontro con Voldemort?- domandò, in tono paziente.

-Il Signore Oscuro ha destituito Malfoy dalla carica di Ministro della Difesa, assegnandola a Travers. Poi ha annunciato che aveva scoperto che ero coinvolto con la nuova abilità nella magia dei nati babbani, e ha ordinato a Bellatrix di uccidermi. Lei mi ha lanciato l’anatema che uccide, che è stato brillantemente parato dal mio giubbetto, poi mi sono ritrovato qui.- riassunse Snape.

-Questo non spiega come mai fossi coperto di sangue!- obiettò Liz.

-Mills, sono io che faccio le domande!- la rimbrottò Longbottom, per poi tornare a rivolgersi a Snape –Comunque, questo non spiega come mai fossi coperto di sangue. -

Che pantomima, pensò Snape alzando gli occhi al cielo.

-Conosci Bellatrix. - rispose semplicemente.

Liz rabbrividì.

Snape osservò l’elfo domestico che accompagnava Neville: in effetti, appariva un po’ diverso dalla maggior parte dei suoi simili.

Nonostante la piccola stazza sembrava piuttosto solido, persino muscoloso; probabilmente l’effetto era enfatizzato dal suo portamento, che era eretto e marziale, a differenza di quello di tutti gli elfi che aveva visto fin a quel momento, che apparivano sempre dimessi e un po’ ingobbiti.

-Vedo che hai fatto la conoscenza del nostro infiltrato ad Hogwarts!- disse Neville, evidentemente fiero dell’operazione di spionaggio.

-I servizi segreti inglesi sono riusciti a mettere una spia nella dimora stessa del Signore Oscuro?- domandò Snape incredulo.

-Esatto!- esclamò Longbottom –Credevi che in vent’anni non avessimo fatto nessun progresso?-

L’elfo si schiarì la voce – Ehm, ehm…-

Longbottom apparve lievemente imbarazzato:- In effetti, non sono proprio i nostri servizi segreti…-

-Shamir Tal, Mossad – si presentò l’elfo, porgendogli la mano.

Snape la strinse meccanicamente, interdetto.

Anche Liz si affrettò a stringere la piccola mano, evidentemente deliziata all’idea di fare la conoscenza di un elfo, per di più appartenente ai servizi segreti israeliani.

-Fatemi capire- disse Snape – il Mossad assume elfi domestici?-

-Certo!- si indignò Shamir – Comunque noi preferiamo l’espressione “maghi di origine elfica”.- precisò.

-Ma… non siete vincolati al vostro padrone?- interloquì Snape, notando troppo tardi l’espressione di Longbottom, che gli lanciava occhiatacce.

-Padrone…?!- si offese l’elfo –Noi serviamo soltanto la patria!-

-Sono statalizzati – spiegò Longbottom – i contribuenti israeliani pagano il loro stipendio con le tasse, e in questo modo loro sono legati solo allo Stato. La battaglia per i diritti degli elfi è un tema piuttosto delicato in molte parti del mondo – aggiunse, in tono significativo.

-Merlino, ma… sono l’esercito perfetto!- esclamò Snape.

Mentre Shamir parlava con Liz, sinceramente interessata, spiegandole come funzionava il sistema tributario israeliano e come mai fosse, secondo lui, di gran lunga superiore a quello inglese, Snape si rivolse a Neville.

-Credevo che i governi degli altri paesi non ci potessero aiutare- disse.

Neville annuì: -In effetti, nessun altro l’ha fatto. Ma loro hanno i migliori servizi segreti del mondo, e per qualche motivo vogliono tenere d’occhio Voldemort. – raccontò –Infiltrare Shamir è stata un’operazione molto delicata e, ovviamente, segretissima. Soltanto io ne ero al corrente.-

-E come sapeva che avrebbe dovuto salvarmi?- domandò Snape.

Neville ebbe il buon gusto di mostrarsi a disagio: - Gli avevo chiesto di tenerti d’occhio, e controllare che non trovassi il modo di passare informazioni a Voldemort… sai com’è. -

Snape si limitò a guardarlo male, in fondo non poteva dargli torto.

-Ma può andare e venire da Hogwarts in qualsiasi momento?- chiese.

-Per adesso sì, a quanto pare gli incantesimi di Voldemort non tengono conto della magia degli elfi. Naturalmente esce solo in situazioni di emergenza, come questa, non si sa mai!-

-Voldemort non considera gli elfi, e questo è un vantaggio per noi. – disse Shamir, che aveva finito con la complicata spiegazione – Anche i quadri parlano tra di loro e nessuno nota un elfo che fa le pulizie- scosse la testa, indignato -Dicono che attaccheranno i babbani. Presto, tra poche settimane. Voldemort riunirà tutti, maghi, lupi mannari, giganti e attaccherà in forze Londra. Vogliono spazzarvi via una volta per tutte.-

-Oddio…- mormorò Liz, terrificata.

-Non credo che potremmo resistere a un attacco del genere – commentò amaramente Snape.

-No, infatti. – concordò Longbottom –E’ per questo che dobbiamo attaccare noi per primi. –

Snape si voltò, stupito: -Che cosa?-

Neville alzò lo sguardo: - Non abbiamo scelta. Possiamo solo puntare sull’effetto sorpresa. Dobbiamo organizzarci e, il più presto possibile, attaccare Hogwarts.-

 

 

Ciao a tutti!

Avete visto che Snape non è morto?! :P

Però vi avverto eh: gli ho già fatto giocare la carta del salvataggio rocambolesco dell’ultimo momento! Quindi se lui continua a cacciarsi nei guai, poi non prendetevela con me….

A presto!

Natalie

 

Iurin: Alla fine era Robert! Te lo aspettavi? L’avada di Bellatrix era andata a segno… lei è troppo brava! E’ un personaggio che mi piace tantissimo, infatti un po’ mi dispiace che nei film passi sempre per scema. Cavolo! Lei era una strega di tutto rispetto, la più fidata e abile del Signore Oscuro, e lì sembra una cretinetta… mah! Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!! Ciaoo!!

 

Julia: Eilà! Scusa se ti ho fatto prendere una sincope! :P Sì sì, Pity ormai è affezionato al suo giubbettino (è da, tipo, il terzo capitolo che ci lavora!).

Hogwarts abitata da Voldie mette un po’ tristezza in effetti… anche se secondo me ha un fascino dark tutto suo! Nei prossimi capitoli si vedrà un po’ di più perché ci sarà la battaglia!

Sono contenta che ti sia piaciuta la giustificazione della Cruciatus. In realtà avevo bisogno che Bellatrix usasse qualcosa di un po’ più fisico anche perché se no non si giustificava tanto la reazione di Liz (indubbiamente la Cruciatus non lascerà una bella cera, ma vedere uno pallidino e un po’ sconvolto non fa tanto effetto) :P

Ci sei rimasta male per la rivelazione su Robert? Mi ricordo che ti piaceva… sorry!

Ci vediamo al prossimo capitolo!!

Ciaoo!!

 

Ghunzatrox: Ossequi vostra Scurità! E’ stato bellissimo leggere le sue ipotesi… e in effetti ci aveva abbastanza preso (era proprio uno dei compagni di Liz). L’idea di Peter Minus redivivo come animagus spia in effetti era geniale! Però io ho messo il punto di stacco del “what if” durante la battaglia di Hogwarts, quindi purtroppo il nostro amico roditore era già stato fatto fuori.

Anche l’idea della maledizione Imperius era bellissima…cavolo, ma perché non ci ho pensato io?

Per non parlare dell’idea della finta morte instillata da Voldemort tramite Legilimanzia: insomma, le sue ipotesi erano di gran lunga più belle della mia soluzione, ahimé!

Al prossimo capitolo!

*Natalie, con aria teatrale, accende lo stereo accanto a lei. Partono “Le tagliatelle di Nonna Pina”.

NATALIE: Oops!!

Si affretta a cambiare traccia, armeggiando frenetica con lo stereo.

Nella stanza si diffondono le note del “Confutatis” del Requiem di Mozart

NATALIE (si risiede, con aria solenne): Ecco. Meglio.*

 

Astry: Ah ah! Ti ho fatto prendere un colpo? Scusa se sono un po’ sadica, ma dopo la brutta sorpresa che mi hai fatto con “Incatenato alla Morte”, un po’ te lo meriti eh?!

Per questa volta Snape si è salvato per il rotto della cuffia… però non posso garantire per la sua incolumità futura! Avevi indovinato, aveva proprio il giubbetto!

Sono contenta che ti sia piaciuta la descrizione di Hogwarts, presto ne vedremo un po’ di più… è diventato un posto veramente oscuro!

Grazie per i complimenti, sono felice che la storia continui a prenderti!! A presto!!!

Emily: Lo so, anche per me è difficile fare i Mangiamorte cattivi! Sono talmente drogata dalle tue storie che mi aspetto sempre che Voldie faccia una battuta simpatica, o si inciampi su Nagini o Avery dica qualcosa di inopportuno… ma devo cercare di trattenere questa verve demenziale!

Ahah, ma Voldie voleva veramente fare un annuncio! Annunciava che Draco non era più ministro! Però era bellissima l’immagine di lui che annunciava la giornata per i diritti dei nostri amici serpenti o qualcosa del genere…

Basta! Sono cattivi! CATTIVI! :P

I Mangiamorte non si portano tutti male dai! Lucius e Narcissa si sono mantenuti bene… anche perché mi sa che sono quelli che dedicano più attenzione all’idratazione della pelle, che, si sa, è importantissima.

Mi hai paragonata a HP4! Oh my god! Sono commossa! :’)

Al prossimo capitolo!!! Baciottolonzi!

 

Beatrix Bonnie: Ciao cara!! Grazie mille per i complimenti, mi hai fatta arrossire, davvero!

I Mangiamorte sono dei personaggi che mi piacciono molto (specialmente Bellatrix: ammettiamolo, è troppo figa!)… e presto ci sarà un’ulteriore comparsata di un Malfoy, ma non spoilero! ;)

Ti aspettavi che la perfida spia fosse Robert? Avevo un po’ paura che si sarebbe capito troppo facilmente (specialmente per i discorsi che avevamo fatto su come rappresentarlo).

Per la Cruciatus, mi piaceva l’idea di giustificarla “clinicamente”, e poi soprattutto volevo che Snape fosse messo un po’ male perché altrimenti non aveva tanto senso che Liz si sconvolgesse.

Ci sentiamo al prossimo capitolo!! Baci!

 

Eleonora96: Ciao! Oh che bello, una fan dei Malfoy! Anche a me piacciono moltissimo! Nella battaglia uno di loro farà una comparsata… è stato troppo divertente da scrivere, li adoro!

Io faccio parte della lega per la protezione dei Malfoy, non riuscirei mai ad ammazzarne uno! :P

Ti è piaciuta la sorpresa della spia? L’avevi immaginato? Avevo un po’ paura che fosse ovvio dopo la scena del primo duello, ma nessuno mi ha detto niente quindi… boh! Mi interessa sapere cosa avevi pensato!

A presto! Ciaoo!

 

Asmodai: Sì, Snape era proprio stato portato via! Sai che sei l’unica che aveva indovinato?

I Malfoy non invecchiano perché… be’, perché Lucius è troppo fig… ehm, no, ecco, diciamo che non invecchiano perché si prendono cura della loro pelle, mettono sempre la crema solare con protezione 30 e assumono molti antiossidanti!

Era proprio il giubbetto a parare l’avada di Bellatrix (che comunque era una maledizione di tutto rispetto! Quanto mi piace Bellatrix!).

Alla prossima!!

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Capitolo 14
*** Capitolo XIV ***


Snape ricontrollò l’ultimo calderone di pozione rimpolpa-sangue che aveva preparato per gli infermieri che si sarebbero appostati fuori Hogwarts per soccorrere i feriti.

Liz, dopo aver dichiarato che sicuramente non sarebbe riuscita a chiudere occhio, aveva finito con l’appisolarsi esausta sulla sedia, in attesa che la sua pozione si raffreddasse.

Era l’ultima notte prima della partenza per la Scozia dove, la notte successiva, avrebbero attaccato Voldemort nel suo castello.

Poco più di una settimana e mezza era passata da quando era sfuggito a Voldemort, e in quei pochi giorni Longbottom aveva organizzato un attacco in piena regola, cercando di immaginare gli incantesimi protettivi di Hogwarts e il modo di eluderli.

Ci sarebbero state varie offensive: un piccolo gruppo sarebbe penetrato per primo all’interno del castello, grazie a Shamir, e avrebbe aperto il cancello per gli altri. Ai tempi della scuola, infatti, era sul cancello che si concentravano gli incantesimi di difesa, e Snape era abbastanza sicuro che Voldemort non avesse cambiato questa impostazione.

Altri avrebbero attaccato via aria e altri ancora dall’acqua, risalendo il fiume sotterraneo che alimentava il Lago Nero.

Anche se Hogwarts era invisibile e indisegnabile, avevano a disposizione delle dettagliate cartine militari dei dintorni, e questo fiume sembrava scomparire proprio in corrispondenza del castello.

Per evitare il tilt delle apparecchiature elettroniche in presenza della forte aura magica della zona, era stato recuperato nel museo navale un vecchio sottomarino risalente alla prima guerra mondiale, quasi completamente meccanico.

L’idea, piuttosto ingegnosa in effetti, era stata di Cillian Archer, l’amico di Liz, che avrebbe guidato la spedizione via fiume.

Ogni truppa babbana doveva essere accompagnata da almeno una Sentinella, che li guidasse attraverso gli incantesimi repelli-babbano.

Il primo gruppo invece, quello che avrebbe aperto il cancello, sarebbe stato composto di soli maghi e lui, naturalmente, ne avrebbe fatto parte, così come Liz.

Quella ragazza si stava comportando in modo strano ultimamente.

Secondo lui non avrebbe dovuto trovarsi lì in quel momento, per esempio.

Per quanto apprezzasse il suo aiuto e fosse felice della sua presenza, non voleva che stesse lì tutta la notte a preparare pozioni.

Il giorno dopo ci sarebbe stata una battaglia terribile: era il genere di serata da passare con gli amici, i familiari, le persone che le volevano bene.

Quando l’aveva esortata a farlo, lei si era limitata a scoccargli un’occhiata molto offesa, e a rispondere gelidamente che stava bene dov’era.

Ah be’, contenta lei. Lui voleva soltanto essere gentile.

Probabilmente era un po’ scombussolata: quella sera aveva chiamato i suoi genitori al telefono, per salutarli, ma non aveva avuto il coraggio di dire loro del pericolo mortale in cui si sarebbe trovata il giorno seguente.

A che scopo farli preoccupare, dopotutto.

Snape andò verso il muro, dove era appeso un ritratto.

-Ciao, mamma- disse.

-Severus.- lo salutò il dipinto.

-Domani mattina attaccheremo Hogwarts.- la informò.

La strega nel quadro lo osservò perplessa: - E perché mai dovresti attaccare la scuola dove lavori?- obiettò.

-No, io non lavoro più lì da molti anni- rispose Snape. Non era la prima volta che il ritratto di sua madre faceva confusione con le date. Lui immaginava che fosse normale, quando si passava tutta l’eternità appesi a un muro.

-Adesso è la dimora di Lord Voldemort. Potremmo morire tutti, domani notte. -

-Ah, ma non dire sciocchezze!- sbottò il dipinto.

Snape si accigliò: -Non è affatto una sciocchezza, Voldemort è un pericoloso mago oscuro e…-

-Sono anni che mi parli di questo Voldemort che potrebbe ucciderti- lo interruppe il ritratto – Però sei ancora qui, no?-

Snape sospirò. Parlare con sua madre era impossibile.

 

Cillian si avvicinò a Chandra Sharma, che era da sola nel cortile con una delle lattine di birra che erano state gentilmente offerta a tutti come conforto pre-battaglia.

L’aveva intravista nei mesi precedenti perché era nella stessa unità di Liz, ma nel corso dell’ultima settimana l’aveva frequentata un po’ di più perché era una delle Sentinelle che avrebbe raggiunto Hogwarts via fiume con la sua unità.

Era una ragazza molto bella, non poté fare a meno di pensare Cillian, ed era anche simpatica; era rimasta piuttosto sconvolta dalla notizia del tradimento di Robert Garreth, perché i due erano nella stessa unità da diversi anni e lei l’aveva sempre considerato un amico.

-Ciao- la salutò –Pronta per partire?-

Il gruppo che avrebbe attaccato via sottomarino doveva partire qualche ora prima degli altri, in quanto avrebbero dovuto raggiungere il fiume alla foce, nel mare del Nord.

-Eh, insomma…- rispose Chandra, non molto entusiasta.

-Sai dov’è Liz?- domandò Cillian – Volevo salutarla prima di andare. -

Chandra si strinse nelle spalle:- Non l’ho vista in giro. Prova a guardare nel laboratorio, ho visto il professor Snape da quelle parti. - suggerì.

Nonostante non sembrasse il momento più adatto, Cillian si sedette accanto a lei e decise di porle una domanda che lo incuriosiva da un po’ di tempo.

-Senti – esordì, un po’ imbarazzato –ma tu sai… ehm, ma Liz e Snape… sono… una –rabbrividì – coppia?-

Chandra sembrò divertita:- Ah, ma è la domanda da un milione di sterline, no? Ce lo chiediamo tutti. Gary Townshend aveva perfino iniziato a raccogliere delle scommesse. –sorrise malinconicamente – Nessuno lo sa… secondo me neanche loro. -

-E’ solo che sembra così assurdo. Insomma, lui è… vecchio!- esclamò Cillian, scandalizzato.

-Non è così vecchio come sembra. Ho sentito dire da Longbottom che ha cinquantasei anni, mal portati. E poi i maghi hanno un’aspettativa di vita più alta rispetto ai babbani. -

-Sì ma… l’hai visto bene?- Cillian fece una smorfia disgustata -Almeno i capelli potrebbe lavarseli!-

-In effetti!- rise Chandra – Però è a Liz che deve piacere, mica a me. Se non si fosse capito, io avevo puntato sul sì. -

-Sai, credevo che magari con te ne avesse parlato… sei sua amica. -

Chandra si strinse nelle spalle:- Be’, conosci Liz. Non è che proprio parli con nessuno dei fatti suoi. A te ha forse detto qualcosa?-

Cillian scosse la testa:- No, no…-sospirò- Davvero, conosco quella ragazza da tanti anni, e le voglio bene come se fosse mia sorella, ma il più delle volte proprio non la capisco!- affermò rassegnato.

 

Neville Longbottom osservò la vetrina di Purge and Dowse, Ltd, dove un tempo si trovava l’ospedale St. Mungo.

I suoi rilevatori non segnalavano la presenza di attività magica nei dintorni: probabilmente l’ospedale, ammesso che esistesse ancora, era stato spostato.

Non sapeva cosa fosse successo ai suoi genitori, se erano ancora ricoverati, o addirittura se fossero morti.

Eppure, spesso si ritrovava a riflettere davanti alla vecchia vetrina, pur non avendo mai provato ad entrare. Era l’unico posto che per lui avesse qualche legame con la sua famiglia.

Di sua nonna, purtroppo, non aveva più avuto notizie.

Sarebbe stata fiera di lui?, si chiese.

Ne aveva fatta di strada da quando era un ragazzino grassottello e troppo insicuro, anche se alle volte si sentiva ancora così.

Infilò la mano nella tasca interna della giacca, e al tatto sentì un mucchietto di incarti di caramelle, quelle che sua madre era solita regalargli: li portava sempre con sé.

L’indomani avrebbe reso fiera la sua famiglia, si disse, dovunque fossero.

Si fermò ad osservare la vetrina per qualche minuto ancora; poi si voltò e se ne andò.

 

 

Hogwarts. Di nuovo lì, davanti a lui.

Quello era il posto dove per la prima volta Severus Snape si era sentito a casa, e del resto aveva vissuto lì per molto tempo, prima come studente e poi come insegnante.

Ne era persino stato preside, per due anni, anche se non si era mai sentito tale: si era considerato un sostituto, un rimpiazzo temporaneo.

E invece era stato l’ultimo preside di Hogwarts, perché Voldemort aveva presto deciso che il potenziale magico del castello era sprecato in balia di studentelli adolescenti, e l’aveva reso la sua dimora.

Se non avesse avuto già abbastanza ragioni per odiare Voldemort, sarebbe bastato lo scempio che aveva fatto alla scuola.

Ora appariva un luogo grottesco, spaventoso, intimamente malvagio.

Il sole tramontava sul Lago Nero, ma la scena non aveva nulla della bellezza che ricordava; anzi, l’imminente arrivo della notte sembrava rendere il tutto ancora più inquietante.

I suoi compagni osservavano anch’essi il castello dalla collina poco lontana, vedendolo per la prima volta. Liz, Kieran Wilson e McDiarmid si sarebbero introdotti con lui all’interno di Hogwarts e l’avrebbero aiutato a dissolvere dall’interno gli incantesimi di protezione sul cancello, o perlomeno gli avrebbero coperto le spalle mentre lui se ne occupava.

Quasi tutto l’esercito babbano avrebbe fatto parte di quest’offensiva: dalla notte precedente si erano spostati per tutto il paese, arrivando via treno, elicottero, e persino via mare.

Tuttavia il paesaggio appariva innaturalmente tranquillo a un osservatore ignaro: Longbottom aveva studiato bene i suoi incantesimi di disillusione.

Il generale avrebbe coordinato l’arrivo delle varie truppe, e avrebbe fatto parte del primo gruppo che sarebbe entrato dal cancello.

Snape si chiese se anche lui si sentisse così a disagio all’idea di attaccare Hogwarts, l’adorata scuola.

Pensò a quanto, da piccolo, avesse atteso con impazienza di frequentarla e come gli era apparsa maestosa e invincibile quando l’aveva vista per la prima volta, dalla piccola barca condotta da Hagrid.

Mai avrebbe pensato di trovarsi lì in quel momento, neanche quando era un Mangiamorte.

Il suo ruolo, oltretutto, era sempre stato nell’ombra, discreto, infido, senza poter mai svelare i suoi veri colori.

Questa volta, invece, affrontava Voldemort a viso aperto. Non c’era più spazio per inganni o doppi giochi: quella battaglia avrebbe decretato la fine di uno o dell’altro. O di entrambi, pensò amaramente.

Stava rischiando più di quanto avesse mai fatto nella sua vita, eppure questo lo rendeva stranamente euforico.

Gli sembrava fosse passata una vita da quando Longbottom l’aveva praticamente costretto a addestrare i nati babbani. Credeva che sarebbe stata una condanna per lui, una fastidiosa punizione, e invece, si rese conto, aveva ricominciato a vivere.

Dopo aver passato anni indifferente alle sorti del mondo, aveva di nuovo respirato, desiderato e soprattutto sperato.

Si voltò verso Liz, che ora osservava il castello con le sopracciglia aggrottate, evidentemente nervosa.

Era stata lei la prima scintilla che aveva causato tutto questo: nel momento in cui aveva deciso di intervenire per salvarle la vita, la sua sorte era cambiata.

Guardandola meglio, si chiese come avesse fatto, al loro primo incontro, a giudicarla poco attraente: in quel momento il suo volto, anche con i suoi evidenti difetti, gli sembrò bellissimo e così… fragile.

Di lì a pochi minuti sarebbe entrata nel luogo più pieno di magia oscura di tutta l’Inghilterra (e, sospettava, del mondo intero), armata soltanto di una bacchetta da quattro soldi.

Il pensiero che stesse per correre un rischio così grande, che di lì a poco avrebbe potuto finire uccisa… perduta per sempre… gli fece girare la testa. Era un’idea che non voleva neanche considerare.

Shamir si materializzò sulla collina, con un mucchietto di mantelli neri che distribuì ai quattro.

-Ci sono molti Mangiamorte in giro per il castello- spiegò – così vi mimetizzerete meglio, e potrete avere qualche secondo di vantaggio. -

Snape prese un mantello e lo indossò.

Di colpo ricordò Lily, a cui per anni non aveva parlato e che non aveva mai saputo nulla di lui, di quello che aveva provato per lei e di quanto l’avesse devastato la sola idea della sua morte.

Questa volta non avrebbe commesso lo stesso errore, decise.

-Liz, c’è una cosa che vorrei dirti…- esordì.

La ragazza alzò gli occhi dalla chiusura del mantello con cui stava difficoltosamente armeggiando.

-Dimmi!- rispose.

-Ecco…- disse Snape. Maledizione, non riusciva a trovare le parole.

-Io vorrei dirti che… sai… sarebbe veramente molto triste se tu morissi. Dovresti proprio evitarlo. - fece infine.

Non era uscita come immaginava.

Liz lo guardò perplessa:- Ehm… certo. – rispose, la voce carica di ironia- Non ci avevo pensato ma, ehi, ora che me lo dici ci farò davvero attenzione. -

-No, quello che io volevo dire…- iniziò Snape, ma venne interrotto da Shamir.

-Coraggio, è ora. - li esortò l’elfo – Adesso vi porterò all’interno delle cucine. Gli altri elfi non daranno l’allarme, quindi non schiantateli o cose del genere -

Wilson e McDiarmid si avvicinarono all’elfo, pronti a farsi materializzare.

Anche Liz fece per andare, ma Snape la trattenne.

-Senti… non sono molto bravo con queste cose…- disse, pensando fugacemente a quanto sarebbe stato più semplice farle un incantesimo di memoria- ma, davvero, per me è importante che tu capisca. Devi essere prudente! Se ti succedesse qualcosa… sarebbe… io sarei…-

-Dai, sta’ tranquillo- lo interruppe lei, vagamente divertita –Ho capito. –

-Ragazzi, mi dispiace interrompere ma dobbiamo proprio andare- disse Shamir perentorio.

Snape si avvicinò a Wilson e McDiarmid.

-Formate un cerchio- ordinò Shamir- prendetevi per mano.-

Liz intrecciò la sua mano con quella di Snape.

Shamir si unì al cerchio: -Tre, due, uno…Via!-.

Snape sentì la familiare sensazione di oppressione al petto e chiuse gli occhi. Quando li riaprì, era nelle cucine di Hogwarts.

Era molto tempo che non entrava in quelle stanze; anche quando viveva lì era raro che dovesse capitare in quell’ala del castello, dove di solito si recavano solo gli elfi domestici.

Un gruppo di elfi era infatti in un angolo a scrutare i nuovi arrivati con espressione terrorizzata.

Liz si avvicinò loro:- Salve! – li salutò cordiale – Vorrei ringraziarvi a nome di tutti noi per il vostro aiuto. Vi siamo davvero grati. -

Gli elfi squittirono terrificati: uno di loro scoppiò a piangere, e un altro prese a darsi padellate sulla testa.

-Ma… cos’ho detto?- esclamò Liz, sconvolta – Shamir, che hanno quelli…?-

-Lascia perdere – tagliò corto Shamir, spiccio–Da quella parte.-

I quattro uscirono dalle cucine, e Snape li condusse verso l’uscita del sotterraneo, che spuntava nella Sala di Ingresso.

Salito l’ultimo gradino videro un gruppo di maghi correre verso di loro.

-Sono qui! Stanno risalendo!- urlò uno.

-Impedimenta!- lanciò Snape, bloccando un paio di loro.

-Che succede? Come fanno a sapere che siamo qui?- chiese McDiarmid, schiantandone un altro con un incantesimo non verbale.

Snape cercò di riflettere velocemente:- Voldemort deve aver capito come sono scappato l’altra volta, e ha aumentato il livello di protezione-

Altri Mangiamorte arrivarono dalle scale: raggiungere il cancello era diventato molto più difficile del previsto.

-Professore, da questa parte!- lo incitò Wilson, tirandolo per la manica.

Lui e McDiarmid erano riusciti ad aprire le grandi porte che davano sul cortile.

-Non lasciate che si richiudano!- gridò Snape.

Mentre Wilson teneva lontani i Mangiamorte, McDiarmid creò una barriera nella Sala d’Ingresso, poco prima delle porte, che bloccò i Mangiamorte all’interno.

Snape si voltò e rimase gelato:- Dov’è Liz?- chiese.

Non c’erano segni della ragazza: era rimasta indietro, dall’altra parte della barriera.

-Dobbiamo andare al cancello- disse Wilson- Andiamo, da questa parte…-

-Ma… non possiamo lasciarla lì da sola!- protestò Snape, facendo per tornare indietro.

-Se facciamo entrare gli altri non sarà più da sola!- disse McDiarmid, animato- Deve aprire il cancello, professore, lei è l’unico che può farlo!-

Snape si voltò ancora una volta indietro, verso la barriera che i Mangiamorte stavano tentando di abbattere, poi corse verso il cancello.

 

 

Ciao!

Scusate il capitolo un po’ di transizione (la proverbiale calma prima della tempesta…) ma dal prossimo si entrerà nel vivo dell’azione!

 

Julia: Eh sì, Robert è proprio una merdaccia! La sua fine era una di quelle scene che avevo in mente fin dall’inizio!

Liz è MOLTO affezionata a Snape… e viceversa, come si evince da questo capitolo, anche se devo ammettere che nessuno dei due è proprio a suo agio con i sentimenti.

La ragione per cui gli israeliani tengono d’occhio Voldemort è perché sono prudenti: visti i precedenti storici, mi sa di uno stato che, quando un dittatore inizia a parlare di sangue puro e razza, si fa due conti e decide di tenerlo d’occhio! Non si sa mai! ;)

In effetti devo confermarti che ci stiamo avviando verso la fine della storia… ci saranno ancora tre o quattro capitoli (devo ancora fare la divisione) più l’epilogo.

A presto, ciao!!!

 

Iurin: Sono contenta che la zuffa ti sia piaciuta!

No, gli elfi questa volta non li faccio combattere, in fondo Shamir è lì sotto copertura! Però come hai visto, dà una mano! Poveri elfi, sono un filino traumatizzati da Voldemort! :(

Nel prossimo capitolo però tornerà un personaggio di nostra conoscenza… ahah vedrai!

Grazie per i complimenti, alla prossima!! Baci!!

 

Emily: Ehm, hai ragione ero indietro di un giorno! Mea culpa! Anche se in realtà la ragione è che ero via per lavoro… stupido capo che non legge Muggle War e mi manda via in giorni inopportuni! ;)

Che carina l’immagine di Piton seduto su una barchetta, con il giubbotto di salvataggio, che osserva prudentemente l’acqua… stella!

Espulso non è un incantesimo lassativo (per quanto immagino che sarebbe una mossa letale in battaglia), ma fa esplodere ciò che colpisce. Oh oh oh, mi ricordo un incantesimo che tu non ricordi! Credo che sia tipo la prima volta in tanti anni! * fine momento gongolante*

Sono contenta che ti sia piaciuto Shamir… io lo adoro! XD

Al prossimo capitolo! Ciaoooo!

 

Eleonora96: Ciao! Per questa volta, Snape si è salvato… in futuro, che dire… continua a seguire la storia! ;)

Sono contenta che il ruolo di Robert sia stata una sorpresa… e che ti sia piaciuto il combattimento! Lui è veramente cattivissimo, quindi è stata un po’ una soddisfazione anche per me levarmelo di torno!

Questa ad Hogwarts sarà la battaglia finale della storia, occuperà qualche capitolo e poi ci sarà l’epilogo!

A presto e grazie mille!!!

 

Beatrix Bonnie: Ok. Ehm. Lo so… scusa!

Lo so che eri affezionata a Robert ma… lui è nato così! Non l’ho scelto dopo per fare la spia, il suo personaggio è nato proprio con l’apparenza tenerella e innocente ma già con quel ruolo. Sorry!

Sarà che a me quei biondini lì non convincono mica tanto… vedo il loro lato oscuro, un po’ alla Anakin Skywalker (che infatti è proprio uno di quei biondini lì… ma devo ammettere che quando ha la maschera di Darth Vader invece mi piace).

Oh, sono proprio contenta che ti sia piaciuto l’arrivo di Shamir… è un personaggio che a me piace molto! Come scrivevo a Julia, la ragione per cui gli israeliani vogliono tenere sotto controllo Voldemort è che, comprensibilmente, sono sempre preoccupati dall’arrivo di un nuovo dittatore che propugna la superiorità di un genere di sangue rispetto a un altro!

Per la sorte di Snape… ehm, vedremo!

Stay tuned, come dice Raz Degan prima delle pubblicità di Mistero.

Grazie mille per i complimenti! ;)

Ciaoo!

 

Ghunzatrox: Buongiorno!

Sono immensamente lieta che abbia apprezzato lo scorso capitolo.

Snape come Obi Wan Kenobi… uhm, non so! Se devo essere sincera, il vecchio Obi non mi è mai piaciuto granché. Molto meglio Qui-Gon Jinn! Ma anche lui non fa una bella fine, ora che ci penso…

Nei prossimi capitoli l’azione sarà ad Hogwarts, con tutto ciò che ne consegue: Mangiamorte, creature e oggetti magici, e (spero) qualche sorpresa! ;)

Bellatrix sicuramente tornerà in scena… mi piace troppo per lasciarla nelle retrovie!

Per la sorte di Voldemort… che dire, spero che apprezzerà!

Dopo questa serie di affermazioni sibilline, la saluto e la ringrazio umilmente!

Ossequi!

 

Asmodai: Ciao! Sì, in effetti le spie sono sempre odiose quando sono dalla parte dei cattivi! ;)

Snape invece… be’, lui può, perché è un figo! :D

Ma infatti è Liz, che è più diretta, a scattare come una biscia: probabilmente Snape sarebbe stato più moderato con un collega!

Per quanto riguarda la sorte di Snape… ehm… non posso dirti niente!

Anzi, ti dico solo che l’epilogo sarà ambientato lo stesso giorno di quello della Rowling (1 Settembre 2017), che qui è soltanto un anno dopo. Questo cosa ti dice? Ehm, niente in realtà!

Però spero lasci un po’ di suspence!

Grazie mille! Alla prossima settimana!!!

 

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Capitolo 15
*** Capitolo XV ***


Neville Longbottom osservò l’entrata del castello, preoccupato: perché ci mettevano così tanto?

Dietro di lui, i soldati fremevano: stavano faticando a resistere agli incantesimi anti-babbano.

Nonostante i suoi ordini fossero molto chiari (“Non muovetevi per nessun motivo!”), molti si agitavano impazienti, voltandosi continuamente come se desiderassero soltanto andarsene. Ogni tanto, qualche ufficiale tentava di convincerlo a tornare indietro, sicuro che il posto fosse sbagliato e che avessero dimenticato qualcosa di cruciale per la battaglia.

Neville si stava innervosendo: sapeva che non era colpa loro, ma di certo non aiutavano a sopportare la tensione del momento.

Le Sentinelle erano più disciplinate, per quanto visibilmente terrorizzate: loro riuscivano a vedere il castello in tutta la sua cupa maestosità.

-Signore- disse Knight, accanto a lui, esitante – Se Snape non dovesse riuscire ad aprire il cancello…-

-Certo che ci riuscirà. - lo interruppe Neville. Non voleva neanche considerare l’ipotesi contraria.

-Ma generale, sono dentro da molto tempo e…-

Venne interrotto da un fragoroso stridere metallico.

Neville vide Snape e Mc Diarmid che aprivano faticosamente il grande cancello di ferro, mentre Wilson appariva poco distante, intento a tenere a bada qualcosa alle loro spalle.

-Avanti! Knight, dai l’ordine a tutti di avanzare!- ordinò Neville.

L’esercito iniziò a fluire attraverso i cancelli: Neville osservò le jeep, i carri armati e molti soldati a piedi avanzare nel cortile verso l’entrata del castello.

Ogni veicolo era provvisto di incantesimi protettivi e le armi caricate a proiettili anti-scudo.

Venne raggiunto da Snape:- Voldemort aveva aumentato i controlli, siamo stati rallentati. Ora dobbiamo entrare il prima possibile! - spiegò questi.

L’insegnante appariva visibilmente preoccupato.

-Dove sono i Mangiamorte?- chiese Neville.

-Bloccati all’ingresso da uno scudo. Non reggerà ancora per molto. -

Neville cercò di pensare in fretta:-Togliamolo subito, e attacchiamo per primi. Cerchiamo di raggiungere il terzo piano. -

Tutto intorno a lui venivano impartiti ordini concitati: gran parte dei soldati si diresse verso le porte lignee della Sala di Ingresso, mentre le unità sui carri armati e sulle auto si disposero lungo il perimetro del cortile.

Carri armati a Hogwarts… sarebbe stato un pensiero orribile, se dentro quei mostri metallici non ci fossero stati i suoi uomini.

Per un istante si chiese che cosa diavolo stesse facendo: poi i Mangiamorte iniziarono a riversarsi contro di loro, e le maledizioni fioccarono tutto intorno.

 

Charles Monk era in attesa su uno degli aerei che sorvolavano Hogwarts, in attesa del segnale per paracadutarsi sul castello.

Nessuno doveva lanciarsi prima di aver ricevuto il via libera: altrimenti non sarebbero atterrati sul castello, ma avrebbero incontrato un blocco dato dagli incantesimi protettivi.

Guardò i soldati accanto a lui: sembravano tutti tremendamente giovani, pensò.

Uno di loro, magro e pallido sotto il casco, non dimostrava più di quindici anni, e dal colorito sembrava stesse per vomitare.

Sentiva il rumore dei molti velivoli, aerei e elicotteri, che sorvolavano l’area attorno a loro. Gran parte dell’esercito britannico era lì, quel giorno.

Se avessero fallito… meglio non pensarci.

I suoi pensieri vennero interrotti dal gracchiare della ricetrasmittente.

“Incantesimi spezzati… Dovete lanciarvi, adesso!” fece la voce di Knight.

Monk fece un cenno al pilota e il portellone si aprì: uno dopo l’altro, i soldati si lanciarono di sotto.

Infine, si buttò anche Monk.

L’impatto con il vento gelido lo fece sussultare: per qualche istante video soltanto un blocco compatto di nuvole, poi si delinearono i profili di guglie, mura e torri.

Perfetto: era quello il loro obiettivo. Dovevamo posizionarsi sulle quattro torri del castello.

Sotto di lui, vide molti paracaduti bianchi aprirsi; aprì anche il proprio e sentì il familiare strattone che rallentava la caduta.

Stava direzionandosi verso la torre nord quando un urlo lo fece voltare bruscamente: una creatura spaventosa, simile a un grande cavallo scheletrico con ali da pipistrello, aveva attaccato uno dei soldati, e stava strappando brandelli di stoffa e carne dal suo torace.

Che razza di mostro era quello?

Tirò fuori la pistola anti-scudo e sparò qualche colpo verso la creatura, che mollò la presa sul malcapitato paracadutista.

Troppo tardi, probabilmente: Monk vide che la testa gli ricadeva sul petto con un angolo innaturale mentre precipitava a terra come una bambola di pezza.

Intanto, altri cavalli scheletrici stavano attaccando i soldati, strappando i paracadute e mordendo tutto ciò che trovavano.

Molti spari gli sibilarono accanto alle orecchie, mentre cercava di tenere a bada gli assalitori a colpi di pistola e schiantesimo. Gli incantesimi però sembravano soltanto scalfire la loro corazza, senza provocare grossi danni.

Guardò giù: la torre non era più molto lontana… solo pochi metri e l’avrebbe raggiunta…

Accanto a lui, si trovava il soldato quindicenne che si era lanciato dal suo aereo: sembrava disorientato e sotto shock, si guardava intorno senza capire.

Fece per dirgli di atterrare sulla torre nord, ma uno dei cavalli lo attaccò alle spalle, artigliandolo alla schiena e distruggendo il paracadute.

La pistola gli cadde; il cavallo lo azzannò al braccio, impedendogli di raggiungere la bacchetta.

-Sparagli!- ordinò al soldato.

-Qui non c’è niente!- strillò il ragazzo, sempre più pallido e tremante- Io… non… non lo vedo!-

Come era possibile che non vedesse un enorme cavallo alato?

-Quello sopra di me!- gridò Monk, esasperato e in preda al dolore per i colpi della creatura.

-Che cosa..?- il ragazzo si voltò qua e là freneticamente – Io non capisco, qui non c’è niente!!!- urlò.

O il ragazzo era disturbato, o davvero non riusciva a vedere il mostro: Monk decise di affidarsi alla seconda ipotesi.

Con la mano sinistra fece scattare i fermargli che lo ancoravano al paracadute: la stoffa si staccò dalla sua schiena e andò a colpire il cavallo, delineando la sua silhouette attraverso la stoffa.

Il soldato sgranò gli occhi: evidentemente ora riusciva a vederlo!

Prese la mira e sparò tre colpi che presero il cavallo al centro del muso, tra gli occhi.

La creatura mollò la presa sul braccio di Monk che, privo del paracadute, cadde a peso morto sul tetto della torre: scivolò verso il basso non riuscendo ad afferrare né una tegola né un qualsiasi spuntone.

Quando cadde giù dal tetto, un braccio lo afferrò e lo aiutò ad issarsi all’interno della torre.

Una volta al sicuro, vide che un gruppo di soldati, tra cui il quindicenne, erano riusciti ad entrare e stavano sistemando le mitragliatrici.

Erano dentro.

 

Liz corse giù per il corridoio del sotterraneo.

Poco dopo l’arrivo dei Mangiamorte si era trovata separata dai suoi compagni, ed era stata spinta verso l’entrata dei sotterranei; purtroppo si rese presto conto che non era lo stesso corridoio dove si trovavano le cucine.

Vide diversi corridoi aprirsi davanti a lei: ne prese uno a caso, poi svoltò in un altro, poi in un altro ancora.

Sentì dei rumori di passi dietro di sé, e si acquattò dietro una colonna; il Mangiamorte la superò.

-Sectumsempra!- gridò lei da dietro la colonna: la fattura colpì l’avversario sulla mano, recidendo le dita che tenevano la bacchetta.

Il mago fece per avventarsi su Liz, ma lei gli tirò una ginocchiata nello stomaco e, estratta la pistola, con il calcio dell’arma lo colpì sulla nuca: l’uomo si accasciò esanime.

-Incarcerous!- disse e, dopo che le funi invisibili ebbero immobilizzato il Mangiamorte, aprì una porta a caso e lo spinse dentro una stanza vuota. Per buona misura, con un veloce incantesimo gli cicatrizzò i moncherini delle dita: meglio che non si dissanguasse e riempisse la stanza di sangue, rivelando la propria presenza.

Raccolse la bacchetta del Mangiamorte e se la infilò in tasca.

Si guardò intorno: non aveva idea di dove si trovasse né come tornare all’ingresso. Soprattutto, non sapeva dove si trovavano Snape e gli altri, e se fossero riusciti ad aprire il cancello.

Si incamminò per un corridoio, cercando di ripercorrere la strada che aveva fatto all’inizio, ma presto si rese conto che, anziché uscire dai sotterranei, stava addentrandovisi ancora più in profondità.

Voltò infine in un corridoio dove si aprivano una serie di celle con delle sbarre: decisamente non era passata di lì prima.

Era completamente persa.

-Merda!- esclamò, tirando un calcio contro una sbarra per la frustrazione.

-Chi c’è lì?!- chiamò una voce, con un’evidente sfumatura di panico. Veniva da una delle celle.

Liz si avvicinò circospetta, con la bacchetta spianata, e dal buio vide emergere un uomo biondo, piuttosto alto, con la fronte stempiata.

-Chi sei?- le domandò, andando più vicino alle sbarre. Aveva l’accento strascicato della Upper Class.

-Non ti avvicinare!- gli intimò Liz, facendo un passo indietro.

Lo sconosciuto le mostrò le mani:-Calma, calma, non ho neanche la bacchetta!-

Liz lo osservò meglio: era vestito in modo elegante, notò, ma era pallido e emaciato, e aveva l’aria di essere stato lasciato nella cella per molto tempo. Una parte del suo viso era completamente pesta.

Si udì un rumore lontano di passi, oggetti che cadevano, scoppi, molti piani al di sopra di dove si trovavano.

-Sei una di loro, vero? Una mudblood. Avete davvero attaccato Hogwarts!- il mago scosse la testa – Incredibile. -

-Tu che ci fai qui sotto?- domandò Liz –Perché non sei a difendere il castello come tutti gli altri maghi?-

-Be’, come puoi immaginare non sono nelle grazie del Signore Oscuro in questo momento. Sono in attesa che decida cosa fare di me, e non credo che sia qualcosa di piacevole. –

Liz non lo invidiava.

-E tu perché sei tutta sola?- interloquì ancora lo sconosciuto –Ti sei persa nei sotterranei, vero?-

-Ora devo andare- rispose lei, nervosa. Non era il caso che il tizio capisse che era in difficoltà.

Il mago allungò una mano oltre le sbarre e le afferrò il braccio:- Aspetta! Fammi uscire! Se rimango qui sono spacciato, chiunque arrivi!-

Liz si divincolò e gli puntò contro la bacchetta:- Giù le mani!-

-Ti prego!- la implorò il tizio – Non lasciarmi qui a morire. Ho un figlio piccolo- aggiunse, cercando qualcosa nelle tasche-… ho una sua foto, guarda…-

-Senti, mi dispiace, davvero, ma io…- iniziò Liz, a disagio.

Santo cielo, che situazione!

-Se mi fai uscire di qui ti guiderò fuori dai sotterranei – propose lui, febbrile – e ti mostrerò un’uscita dal castello che nessun altro conosce.-

Liz esitò.

Quei sotterranei erano un labirinto, e dubitava di riuscire a trovare l’uscita da sola in tempi brevi. Inoltre un’uscita di emergenza poteva fare veramente comodo a tutti.

D’altra parte non si fidava di quel tipo. Avrebbe potuto approfittare di un suo momento di distrazione, attaccarla e rubarle la bacchetta.

Lo squadrò ancora una volta: non era ridotto tanto bene. Sembrava debole e provato… forse non era così pericoloso.

-Pensaci un attimo- la esortò il mago –in questo momento non ho più interesse di te nell’aiutare il Signore Oscuro. Voglio solo mettere al sicuro la mia famiglia… non mi importa di nient’altro. -

Liz prese la sua decisione:- Ok. Ti faccio uscire. - disse – Ma dal momento in cui apro questa cella, tu fai esattamente quello che ti dico, chiaro? Se fai una mossa falsa ti sparo. –

Il mago annuì:-Chiarissimo!-

La ragazza estrasse la bacchetta:- Alohomora!- .

La porta non si aprì.

-Dovresti cercare il controincantesimo. - suggerì il tizio –prova con “Finite” o “Finitus incantatem” o…-

-Sta’ indietro!- gli intimò Liz.

Estrasse la pistola e fece fuoco due volte contro il lucchetto, che si infranse aprendo la porta.

-Be’, anche questo è un buon metodo. - concesse il mago, in tono ragionevole.

 

Voldemort sedeva alla scrivania nell’ex ufficio del Preside, dove da anni aveva stabilito le sue stanze personali.

Era stato un bel momento, quando per la prima volta aveva preso possesso dell’ufficio: la pesante scrivania lignea, i delicati strumenti d’argento che erano stati di Dumbledore (inutili, aveva presto scoperto. Tipico del vecchio, tanta scena e poca sostanza!), i raffinati alloggi riservati al preside.

Snape sembrava non aver toccato quasi nulla in quelle stanze nel periodo in cui aveva diretto la scuola: in ogni dettaglio si vedeva lo stile di Albus Dumbledore.

Voldemort aveva persino avuto il dubbio che il suo seguace avesse dormito per anni nel suo ex alloggio nei sotterranei.

Severus Snape era uno sciocco, pensò.

Ma uno sciocco che gli stava dando più problemi del previsto.

Aveva guidato i suoi patetici bambocci babbani fin dentro al castello… che impudenza! Davvero, non credeva che si sarebbe spinto a tanto. Lo aveva sottovalutato.

Era ora di finirla con questa pantomima, pensò Voldemort, avvicinandosi a uno degli armadi che un tempo aveva contenuto il pensatoio di Dumbledore.

Ora, aprendo lo sportello, rivelò un modellino di Hogwarts, preciso in ogni minimo dettaglio, dal più piccolo dei quadri alla più insignificante delle armature.

L’idea gli era venuta dalla “Mappa del Malandrino” che aveva trovato addosso a Potter, tanto tempo prima.

L’idea di conoscere il castello nei suoi più intimi anfratti l’aveva affascinato: voleva conoscere tutti i suoi segreti, la sua potente magia nascosta, i suoi astuti trabocchetti.

Ma conoscere, per il solo amore della conoscenza, non faceva certo per lui: a che gli serviva osservare e basta?

Il castello era suo. Voleva il controllo.

E così era nato il suo modellino: al suo interno, ora vedeva muoversi diverse luci pulsanti, con un piccolo nome scritto alla base, che rappresentavano le persone all’interno di Hogwarts.

Ogni tanto qualche luce si spegneva: un caduto.

Si concentrò sul terzo piano, dove vide una piccola luce verdastra con il nome “Severus Snape”.

Ora, doppiogiochista da strapazzo… A proposito del controllo.

 

 

 

Ciao!

Passato un buon ponte?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, alla prossima settimana!!

Natalie

 

 

Iurin: Eh lo so, Pity mi esce sempre troppo tenerello! <3

Il personaggio ritornato è, come forse avrai capito, Draco. Quanto mi piacciono i Malfoy!

No, tranquilla, non ho intenzione di resuscitare nessuno! XD

Comunque siamo ormai alla fine della storia: credo ci saranno ancora 3 capitoli più l’epilogo…

Sigh, sarà troppo strano, ormai è una vita che scrivo questa fanfiction, mi sono affezionata!

Ciaooo, bacioni!!!

 

Eleonora96: Oh, che bello, una shipper! Davvero ti aspettavi qualcosa tra quei due dall’inizio della storia? Io in effetti ero un po’ contraria a questo pairing… però alla fine mi sembrava che stessero troppo bene insieme per non accennare neanche la cosa! :D

Anche qui c’è un piccolo punto di vista di Neville, spero che ti sia piaciuto… nel prossimo capitolo (o in quello dopo ancora, devo ancora dividere! :D ) lo vedremo in azione!

Sono contenta che la storia continui a prenderti, grazie!! :D

A presto!!!

 

Astry: Davvero hai paura degli aerei? Ma no dai! A me fanno molta più paura le auto, specialmente di notte, con la nebbia e il ghiaccio per strada.

Sono contenta che Snape ti sia sembrato IC! Avevo paura di esagerare con la melassa, in effetti non è un genere in cui mi trovo molto a mio agio!

Snape sciupafemmine… seee, come no! Non me lo vedo proprio!

Sei pronta a tutto per il finale? Davvero a tutto tutto? :P

Vedrai!! Ahhaha come mi diverto a fare la sadica!

E poi devo “vendicarmi” delle lacrime che mi hai fatto versare per “incatenato alla morte”!

Alla prossima, ciaooo!!

 

Julia: In effetti la scena all’ospedale, nel 5, quando la mamma di Neville gli dà la carta della caramella era veramente straziante! Il forte della Rowling non saranno i sentimenti (vedi il “mostro nel torace” di Harry), ma quella parte era davvero commovente, quasi (QUASI!) come i ricordi del Principe. Mi piaceva l’idea di rendergli un piccolo omaggio, anche perché penso che sia una parte importante nella definizione del carattere di Neville.

Mi sono troppo divertita a scrivere l’imbarazzo di Snape alle prese con una specie di “dichiarazione”, perché mi faceva ridere l’idea di vederlo finalmente in difficoltà con qualcosa per cui non si possa usare la magia! Comunque, lui è un disastro ma anche Liz non è che sia tanto meglio! Mamma mia, che coppia tremenda ho creato!! :D

Ciao, a presto!!

 

Emily: Ciao cara! Oh, lo sai quanto adoro Eileen! Ho pensato che da qualcuno Snape doveva aver preso l’irresistibile parlantina!

Che bello, ho risvegliato il tuo animo shipper! Tra poco mi shipperai anche Phineas Nigellus e il ritratto della Signora Grassa, o Mrs Norris e Grattastinchi, o Piovra Gigante/Platano Picchiatore! :D

Non sai quanto ho riso da sola mentre scrivevo la parte di Piton e la sua frase romantica ad effetto! Sembravo una scema (sai che novità) ma mi faceva troppa tenerezza! <3

Liz non sa come funziona con gli elfi, ma poverina, ha incontrato soltanto Shamir che è sorprendentemente normale.

Ciao, ci vediamo sul QGM!! ;)

 

Ghunzatrox: Salve, vostra Scurità! Sono lieta che il pre-battaglia le sia piaciuto! Per quanto riguarda la sconfitta del piano di Silente, in realtà non inserirò la spiegazione nella storia, ma ho immaginato che il punto di “rottura” da cui parte il What if, fosse il momento della Stamberga Strillante: Voldemort decide di non uccidere Piton, che non dà i ricordi a Harry, che non sa che deve morire e quindi tutta la battaglia ha un corso diverso (non c’è la sua protezione del sangue, perché non sapendo dell’Horcrux non sa che deve sacrificarsi per proteggere gli altri), e muoiono quasi tutti.

Nel momento in cui Voldemort lo becca, Harry non è preparato e a “King’s Cross” decide di andare avanti e ricongiungersi con tutti i suoi cari, che sono caduti. Insomma, secondo me se Voldemort non avesse ucciso Piton avrebbe vinto. Quindi ben gli sta, oh!

Personalmente, a me piacciono i cross over, però li trovo di difficile gestione, perché per apprezzarli bisogna conoscere bene entrambe (o tutte) le saghe a cui viene fatto riferimento, e io sono un po’ carente da quel punto di vista. Per esempio, ho trovato parecchi cross over con anime o manga, che non leggo, e quindi non riesco a capire i riferimenti.

Noo, niente Hagrid, i personaggi “buoni” sono tutti morti… ma questo non significa che non possano tornare in altre “forme”, no? ;)

Al prossimo capitolo, arrivederci!

Beatrix Bonnie: Oh, sono contenta che tu mi abbia perdonata per Robert! ;). E anche che ti sia piaciuta la parte di Neville: anche a me aveva fatto tanta tenerezza nella parte dell’ospedale, nel 5 libro! Povero ragazzo! E poi la nonna, per quanto “buona”, era veramente un po’ insensibile, ci credo che il poveretto era un concentrato di insicurezze.

Ma povero Cillian! :D Che ti ha fatto? In realtà io non penso che lui sia ambiguo, vuole bene a Liz ma non si è mai innamorato di lei. Era il contrario, era lei ad avere una cotta per lui (e come darle torto, è tanto figo! ^_^ ). Mi dispiace di averti rovinato la coppia… però Liz la vedrei molto meglio con Snape. O con nessuno dei due… insomma, vedrai il finale! (ahah… sono malefica!) Comunque mi sono troppo divertita a scrivere la parte di Snape e la sua irresistibile parlantina. E’ tanto carino!

Però mi piace pensare che Liz sia un po’ meno stronza di Lily, che lo trattava troppo male, cavolo l’avevano capito persino le armature che lui le moriva dietro! Vabè… basta parlar male di Lily, che tanto non verrà più menzionata (ah ah!). Ci vediamo alla prossima, ciao e grazie ancora!!

Asmodai: Non sai quanto mi rende felice che la storia ti appassioni tanto! E’ davvero un bellissimo complimento! ^_^

Eh sì, Snape non ha un gran tempismo con i sentimenti… ma almeno qui se n’è accorto in tempo, non come con Lily che è arrivato in ritardo di sei o sette anni. Nel complesso, ha fatto progressi!

Mi dispiace, sono incorruttibile, anche perché il finale l’ho già scritto. Ma spero che, comunque vada, ti piacerà…. a me, devo ammetterlo, piace così com’è.

Basta affermazioni sibilline! :D ti saluto, alla prossima settimana! Ciaoo!

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Capitolo XVI ***


Snape era faticosamente riuscito ad arrivare al terzo piano, in quello che una volta era il corridoio di Incantesimi.

Avevano deciso di occupare quella zona perché era centrale e garantiva un’ottima visuale sul cortile e l’entrata.

Quando era abitato da Flitwick, era una zona del castello ariosa e piena di luce: ora aveva un aspetto a dir poco tetro.

In particolare, i muri avevano un aspetto terribilmente sporco e putrescente.

Alcuni soldati portarono dentro delle armi, e le sistemarono accanto alle finestre e alle entrate.

Un comandante sbraitava degli ordini concitati, e presto l’ex aula venne trasformata in una base di fortuna.

Snape si guardò intorno: avrebbe finito per il soffrire di claustrofobia. La stanza gli sembrava più piccola e soffocante ora che era piena di soldati e armi.

Dove era finita Liz? D’istinto avrebbe voluto precipitarsi a cercarla, ma non aveva la più pallida idea di dove fosse, e in più molti uomini attendevano i suoi ordini.

In quel momento, poteva solo sperare che fosse lei a trovarlo.

-Wilson, dove hai messo le pozioni di primo soccorso?- domandò McDiarmid, accanto a lui.

-Le avevo lasciate lì, proprio accanto a quella parete…- rispose Kieran confuso.

Merlino, non riusciva a concentrarsi.

Dove sarebbe stato Voldemort? Nell’ufficio del preside, probabilmente.

Di solito il Signore Oscuro non interveniva in prima persona nelle grandi battaglie, se non quando era strettamente necessario.

Gli piaceva tenere le fila, controllare ogni mossa dall’alto… era sempre stato così.

Ora, se soltanto avesse avuto una mappa del castello, avrebbe potuto stabilire come si dovevano muovere per raggiungere il settimo piano e l’ex ufficio di Dumbledore.

Doveva anche ricordarsi di chiudere il passaggio segreto dietro la statua della strega gobba lì al terzo piano; non poteva rischiare che venisse usato come via di ingresso per altri Mangiamorte e…

Un urlo interruppe le sue riflessioni: alzò la testa e vide un soldato che sembrava stesse passando attraverso un muro.

-Che cosa..?-

Ma poi comprese: non era lui ad attraversare il muro, era la parete che si stava stringendo intorno a lui, inglobandolo.

Un gruppetto di altri soldati si strinse intorno a lui, cercando di tirarlo via.

Era inutile: nonostante gli sforzi, il muro continuava ad avanzare, portandosi dietro lo sfortunato soldato, che ora urlava e si contorceva in preda al panico.

Snape guardò la stanza: si stava decisamente restringendo!

L’aspetto dei muri ora ricordava quello di una superficie liquida: ribollivano e tremolavano come se fossero vivi, portandosi dietro ogni oggetto che toccavano.

Uno di quelli che stava aiutando il prigioniero cacciò un urlo: il muro stava iniziando ad avvilupparsi intorno alla manica della sua casacca.

-Presto, levati la giacca, levala!- ordinò Snape.

Il soldato si divincolò, mentre la giacca veniva assorbita dal tocco della parete. Dell’altro, ormai non rimaneva che la punta dello scarpone.

-Tutti fuori, via! Non toccate le pareti!- gridò.

I soldati iniziarono a sciamare fuori dall’aula; Snape tornò indietro fino al punto in cui il soldato era stato attirato dentro il muro. Ora rimaneva solo una macchia più scuro sulla vernice.

Che razza di incantesimo aveva escogitato Voldemort?

Prima che la stanza si restringesse troppo, uscì anche lui.

I soldati stavano percorrendo il corridoio ma, nonostante fosse deserto, dalle pareti fioccavano maledizioni e incantesimi.

Alcuni caddero, non sapendo neanche da che parte proteggersi. Era un incubo.

-State lontani dai muri!- disse Snape - Andate verso le scale! Scendete giù verso le Sale d’Ingresso!-

Lui creò uno scudo intorno a sé e si avviò verso il passaggio segreto nascosto dietro la statua. Doveva chiuderlo prima che venisse utilizzato.

Il castello ora obbediva a Voldemort, rifletté. Era completamente impregnato di magia oscura.

Intorno a lui continuavano a cadere incantesimi, che si infrangevano contro il suo scudo.

Superò un corridoio in cui dei soldati stavano lottando contro delle armature e imboccò la svolta che portava alla statua.

Improvvisamente si trovò davanti due figure incappucciate, che si voltarono: Malfoy e Avery, riconobbe.

Lucius aveva il volto stanco e tirato e sembrava sconvolto dal trovarsi davanti il vecchio amico. Avery fece saettare lo sguardo dall’uno all’altro, come se non sapesse che fare.

I tre si limitarono a guardarsi per qualche istante, tutti con la bacchetta spianata.

Snape non voleva attaccare Lucius e Avery: erano stati dei suoi cari amici, fin dal tempo della scuola. Erano delle brave persone.

Eppure non poteva permettere che si mettessero sul suo cammino: aveva un lavoro da svolgere. Non sapeva che fare.

Una simile esitazione era visibile anche sui loro volti.

Infine, Lucius abbassò la bacchetta e fece segno ad Avery di fare lo stesso.

-Noi non ti abbiamo visto, Severus. - disse con voce atona.

Snape annuì e, ancora esitante, si avviò per il corridoio.

-Severus!- lo chiamò Lucius. Snape si voltò.

-Fa’ attenzione alle piante.- disse, per poi sparire nella direzione opposta.

-Cosa…?- domandò Snape, ma Lucius ed Avery erano già lontani.

 

-Lumos!- disse Liz, accendendo la bacchetta per illuminare il cunicolo.

Il mago che aveva liberato le aveva mostrato un passaggio segreto che portava fuori dai sotterranei: aveva spostato un arazzo e aveva rivelato una lunga scala a chiocciola.

-Come fai a conoscere questo posto così bene?- gli chiese.

-Una volta era la mia scuola. Ho vissuto qui per sette anni.- rispose il tizio.

Chissà se era stato allievo di Snape, si chiese Liz. Probabilmente sì, a giudicare dall’età.

-Prima tu- ordinò.

Si inerpicarono su per la scala per molti metri.

Liz guardò giù: aveva l’impressione che stessero oltrepassando di gran lunga il pian terreno… possibile che i sotterranei fossero così profondi?

Raggiunsero infine una specie di pianerottolo scavato nel muro di pietra, da cui partiva un’altra scala a chiocciola.

-Fermiamoci un attimo, per favore- disse il mago –Mi gira la testa…-

Liz sbuffò, ma acconsentì:- Va bene… un minuto, non di più!-

Il mago si sedette per terra e chiuse gli occhi: in effetti, non aveva una bella cera.

-Stai male?- gli chiese.

-Sono un po’ debole. L’ospitalità che il Signore Oscuro riserva ai suoi prigionieri lascia molto a desiderare. - rispose quello.

Doveva avere un calo degli zuccheri, pensò Liz. Si frugò nelle tasche della casacca: delle barrette di cioccolata erano state eccezionalmente distribuite nel caso qualcuno si fosse trovato in difficoltà con gli effetti dei Dissennatori.

-To’, mangia questa- disse, lanciandogli la sua barretta –Sia chiaro che non te la offro per gentilezza, ma perché non ho particolare desiderio di trascinare il tuo corpo esanime su per la scala. - puntualizzò.

-Che cos’è?- domandò il mago, osservando il dolce con sospetto.

-E’ un Mars. -

Il tizio inarcò un sopracciglio: -E si mangia?-

-Guarda che se non lo vuoi…- iniziò Liz, un po’ seccata, ma lui la interruppe:- Non ho detto questo. - borbottò, scartando lo snack e addentandolo.

Seguì qualche istante di silenzio, in cui sentì soltanto il vorace masticare del suo compagno di viaggio.

Una volta terminato il Mars il tipo sembrava star meglio, quindi si incamminarono e salirono la scala fino a trovare una piccola porta.

Dall’esterno giungevano, ovattati, i rumori di uno scontro.

-Siamo dietro un quadro del sesto piano. – spiegò il mago – quando usciremo, dovremo girare a destra e salire le scale…-

-Sesto piano?!- lo interruppe Liz, incredula –Credevo che stessimo andando verso un’uscita!-

-Infatti, l’uscita è al settimo piano. -

-L’uscita sarebbe forse costituita da una finestra da cui lanciarsi?-

Il mago sbuffò, impaziente:- Merlino, questi mudblood ignoranti… Non potresti fidarti di quello che ti dico e basta?-

-No. – rispose Liz perentoria –Dimmi dove stiamo andando. –

-Al settimo piano c’è una stanza, con un oggetto che permette di uscire dal castello, una specie di passaggio. Capito?-

Liz non aveva mai sentito di magie di questo genere, ma in effetti non aveva mai visto molti oggetti magici, se non i pochi che erano a casa di Snape. Magari erano piuttosto comuni.

-Va bene, andiamo. -

Uscirono da dietro il quadro (che rappresentava degli alberi le cui cime ondeggiavano come mosse dal vento) con circospezione: il corridoio sembrava deserto.

Era la prima volta che Liz aveva il tempo di osservare con una certa calma l’interno della scuola, e rimase quasi incantata di fronte ai muri di pietra, le colonne intagliate, e i soffitti con archi a sesto acuto.

C’erano anche alcuni quadri che rappresentavano per lo più paesaggi vuoti, come se mancasse il soggetto principale: anche così le scene parevano stranamente vive.

Sarebbe stato bellissimo potersi fermare a osservare tutta quella magia sconosciuta, ma purtroppo non ce n’era il tempo.

Liz fece camminare il mago davanti a sé, tenendolo per un braccio; una volta arrivati alle scale, sentì un colpo al braccio destro che le fece cadere la bacchetta.

Un Mangiamorte stava arrivando dal piano di sotto: istintivamente, la mano di Liz le corse alla tasca, da cui estrasse una bacchetta.

Lanciò uno schiantesimo contro il nuovo arrivato, colpendolo con forza inaspettata e facendolo rotolare giù dalle scale

Avvertì un piacevole calore diffondersi per il braccio e guardò la bacchetta. Era quella che aveva preso al Mangiamorte nei sotterranei: sembrava decisamente più potente della sua.

-Wow…- esclamò, osservandola meglio e soppesandola.

-Sbrigati, dobbiamo raggiungere il settimo piano!- le ricordò il mago biondo, con tono d’urgenza.

Corsero verso le scale, ma prima che potessero raggiungerle Liz si sentì colpita da un forte dolore alla schiena e cadde a terra.

Da un altro corridoio era emerso un mago alto e innaturalmente corpulento, con luridi capelli grigi e una barba cespugliosa: aveva un aspetto feroce e lacero, più simile a quello di un animale che a quello di un uomo.

-Sangue fresco, che meraviglia!- ghignò la creatura con voce rasposa –Vai pure, Malfoy, ci penso io…-

Il mago sembrò indeciso; poi corse via dalla visuale di Liz.

Merda, pensò, cercando di raggiungere la bacchetta che le era scivolata di mano ed era rotolata poco lontano.

Intanto la creatura si avvicinò a lei, osservandola come un succulento banchetto dopo giorni di fame.

Voleva sbranarla, pensò Liz, pietrificata per l’orrore.

Indietreggiò trascinandosi fin quasi contro a un muro, per poi rendersi conto che era ormai in trappola.

Il Mangiamorte le si avventò contro; ma prima che riuscisse a morderla venne colpito da uno schiantesimo e rotolò a terra.

Liz alzò gli occhi sul proprio benefattore: era Malfoy, che reggeva la bacchetta di plastica che le era caduta poco prima.

-Grazie…- gli disse, stupita.

-Lascia perdere- minimizzò lui –Erano anni che volevo farlo. Quel tizio è disgustoso. - arricciò il naso in un’espressione di disapprovazione –Adesso andiamocene da qui- aggiunse, porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi.

 

Ad appena un piano di distanza, Lord Voldemort osservò le due lucine etichettate come Draco Malfoy ed Elizabeth Mills che arrancavano su per un corridoio del sesto piano.

Quel buono a nulla di Malfoy stava collaborando o si era fatto prendere come ostaggio da una babbana?

Difficile da capire, ma non era la sua principale preoccupazione in quel momento: Voldemort si concentrò su un gruppetto di soldati che stava prendendo possesso della Sala Grande.

Uno di loro aveva un nome decisamente familiare…

 

Neville Longbottom ordinò ai suoi di disporsi lungo le finestre della Sala Grande e controllare l’area circostante.

Avevano superato la prima linea di Mangiamorte, e voleva mantenere il controllo del piano terra.

I soldati entrarono circospetti, osservando il soffitto, che aveva l’aspetto del cielo nuvoloso e carico di pioggia.

Alcuni fulmini squarciarono le nuvole minacciosamente.

-Non vi preoccupate- disse Neville –E’ solo un soffitto. E’ incantato per rispecchiare il cielo all’esterno. -

E’ scritto in “Storia Di Hogwarts”, pensò, ricordando per uno straziante istante una piccola Hermione Granger che trotterellava nervosamente verso il Cappello Parlante, molti anni prima.

Troppi ricordi in quella Sala, pensò scuotendo la testa.

Un fulmine particolarmente rumoroso lo riscosse dai propri pensieri. Come facevano a fare colazione e cenare quando pioveva, con quel trambusto? Non ricordava di aver mai fatto caso ai temporali, quando studiava ad Hogwarts.

Ma forse, il chiacchiericcio di tutti gli studenti copriva tutti i rumori circostanti.

Un’occhiata fuori gli permise di appurare che i Mangiamorte erano in notevole difficoltà contro le armi babbane. Bene.

Doveva sapere se Monk e gli altri erano riusciti a prendere possesso delle torri: afferrò la ricetrasmittente ma, in quel momento, udì un orribile rumore secco, seguito da un urlo.

Si voltò e corse verso il fondo della Sala, dove si era formato un piccolo gruppetto di soldati che fissava con orrore il corpo di un proprio compagno, carbonizzato.

-Signore…. Dicono che è stato un fulmine- spiegò Knight, lanciando un’occhiata preoccupata al soffitto.

-Non è possibile. E’ solo un’illusione, che non….-

Non fece in tempo a terminare la frase: un fulmine cadde dal soffitto, colpendo Knight sotto i suoi occhi.

Il suo corpo, già nero per l’ustione, stette un attimo in piedi, poi ricadde all’indietro.

Neville fece un passo indietro: non era possibile… il soffitto era incantato… era solo un’illusione…

Ma evidentemente non era più così: altri fulmini si abbatterono nella Sala, e un paio di altri soldati fu colpito.

-Fuori!- ordinò Neville – Usciamo subito da qui!-

Si avviò verso l’uscita, ma scoprì che tutto intorno alle porte della Sala Grande vi era un fitto muro di piante.

Uno dei soldati si avvicinò: una foglia balzò in avanti e lo colpì al volto.

Il soldato tossì: sembrava stesse soffocando.

-Che succede? Che hai?- domandò qualcuno.

-Non... respiro…- rantolò quello.

Il suo volto si fece cianotico. Neville si guardò intorno: cosa poteva fare?

Ad un tratto Wilson si staccò dal gruppo e corse verso il soldato colpito: -Prova questo!- esclamò, tirando fuori un inalatore.

Il soldato fece due spruzzi e, dopo qualche istante, il suo respiro si stabilizzò.

-Che cos’è?- domandò Neville, indicando l’inalatore.

Wilson si strinse nelle spalle: -Ventolin. Soffro d’asma, ce l’ho sempre dietro!-

Intanto, altri fulmini saettarono nella stanza.

Neville osservò le foglie della pianta: picciolate, a lamina ovale, base asimmetrica… la pianta agiva sul sistema respiratorio…

La conosceva… l’aveva studiata, tanti anni prima, ad Erbologia.

-Signore – lo riscosse uno dei soldati, un tizio ben piantanto sulla quarantina – Lei può creare… delle aste di metallo, con la magia?-

Neville sbatté le palpebre:- Che cosa?-

-Per i fulmini, signore. Possiamo tentare di attirarli e disperderli. - spiegò quello.

-Buona idea! Wilson, trasfigura quello che trovi. – ordinò.

Si guardò intorno e afferrò una borraccia, pensando che poteva essere facilmente trasfigurata.

Ma i soldati ruppero alcune delle finestre e strapparono via parte dell’intelaiatura in metallo, che Wilson modellò in forma di asta, un’operazione molto più semplice e veloce.

-Deve avere un filo che scarica a terra e la punta in metallo nobile, tipo oro!- spiegò il soldato che aveva avuto l’idea (evidentemente si intendeva di elettricità).

Wilson lo guardò smarrito:- Non posso trasfigurare le cose in oro… è complicatissimo, una magia davvero avanzata e…-

L’altro soldato sospirò: si levò la fede dalla mano sinistra e la porse a Wilson.

-Mia moglie mi ucciderà…- affermò cupamente.

In un altro momento, Neville avrebbe trovato la scena vagamente comica.

Ma doveva pensare alla pianta, che continuava a estendere pericolosamente i suoi rami all’interno della stanza.

Osservò le radici: erano a fittone, fusiformi… no, questo non lo aiutava.

In un angolo in basso, finalmente, vide un fiore a forma di calice, e lo riconobbe.

Datura Stramonium Inversa!

Una varietà magica più pericolosa e potente dello stramonio comune, molto aggressiva e velenosa.

Inversa… quella parte del nome era importante, ricordò. Ma perché?

Intanto, i soldati avevano piazzato alcuni parafulmini rudimentali in giro per la stanza, e sembravano funzionare.

All’improvviso, un ramo vicino alla porta si avventò verso di lui, e Neville, istintivamente, gli tirò la borraccia che ancora teneva in mano.

Quella colpì il ramo e si aprì, bagnando la pianta: al contatto con l’acqua, il ramo si ritrasse e sembrò rimpicciolire.

Ma certo, pensò Neville, Inversa! La Datura Stramonium Inversa, regrediva al contatto diretto con l’acqua, anziché crescere.

-Aguamenti!- gridò, colpendo la pianta con un getto d’acqua.

I rami si ritrassero e si assottigliarono, le foglie diventarono piccole e di un verde pallido; tutto il fusto della pianta si contorse e rimpicciolì davanti ai suoi occhi.

Le altre Sentinelle, vedendo che l’espediente funzionava, si unirono a lui nell’annaffiare la Datura, che presto fu ridotta a un mucchietto di semi pulsanti.

Al di là del muro di piante, vide arrivare un gruppo di Mangiamorte, tra cui Dolohov, Travers e la temibile Bellatrix Lestrange.

La vecchia guardia al completo.

Neville sospirò: ora iniziava veramente la battaglia.

 

 

Ciao!

Scusate per il ritardo ma ieri non avevo accesso al computer!

Alla prossima!

Natalie

 

Emily: Ciao! Eh lo so che far soffrire i Mangiamorte è sempre brutto! Ma qui si vedono due dei miei preferiti, Lucius e Avery, e si sa che quei due sotto sotto sono dei teneroni!

Comunque, lo so che avere le dita mozzate non è il massimo della vita, ma d’altro canto farsi schiantare all’inizio della battaglia e rimanere incosciente per tutto il tempo è un’ottima assicurazione sulla vita. Quel Mangiamorte si è sicuramente salvato. Pensaci!

Sono contenta che ti piaccia Draco! Anche a me piace tanto (quello vero, non il Dray superfigo delle Dramione ihihih).

Anche Voldemort mi piace, però scrivere di lui è più difficile perché la Rowling non ci fa mai vedere il suo punto di vista (a parte quella specie di flashback di quando uccide i Potter, ma lì aveva già subito la trasformazione del settimo…).

Ah, mi sa che parte di questo capitolo lo devi ancora leggere. Be’ che dire, spero ti piaccia!

Ciao superamicona!!!

 

Biancalupin: Ciao, che bello risentirti!! Sono contenta che continui a seguire la storia!

Eh, Snape non si è precipitato nei sotterranei anche perché non sa che Liz è lì… lui l’ha persa di vista e non sa che strada abbia imboccato. Ma alla fine si rivedranno, non temere!

Quanto a Draco… sì, in effetti è un po’ ambiguo, però mi piace pensare che sia dotato di una sua correttezza!

Ahha, mi ha fatto sorridere l’idea di Voldie che manda i diritti SIAE ai Malandrini per la mappa! :D

Ciao, a presto!!

 

Astry: Ciao! Come hai visto, il “misterioso” prigioniero è proprio Draco… come dicevo, io credo che lui non sia un tipo da grandi ideali, però ho sempre pensato che fosse abbastanza corretto. Non con Potter, chiaro, ma in generale… non è come, non so, Dolohov o Travers, di cui non mi fiderei mai (spero che Emily non legga questo commento, altrimenti mi crucia!XD ).

No, tranquilla, Voldemort non può fare tutte quelle cose cattivissime che faceva in “Incatenato” :P…

Qui può soltanto agire a distanza sui componenti del castello, non direttamente sulle persone.

Ciao, alla prossima settimana!!

 

Iurin: Ciao bella! Oh, mi fa piacere che il vecchio Voldie ti metta ansia… è lì per questo ehehe!

Quanto a Sev… ehm! Non posso promettere di restituirtelo illeso… be’, che dire, continua a leggere!

Mancano ancora due capitoli più l’epilogo… siamo quasi alla fine! Sigh, non ci posso credere… lo so che sembra una scemata ma mi ero proprio affezionata a questa storia, mi mancherà scriverla!

Ci sentiamo al prossimo capitolo! Ciaoo!

 

Eleonora96: Ciao! Eh sì, non posso negarlo, anche io sono una fan di Draco!

E hai proprio ragione quando dici che la sua fedeltà, prima che a Voldemort, va alla sua famiglia: anche io penso che lui ragioni in questo modo. In fondo era pronto a uccidere Silente per salvare i suoi, e credo abbia preso dai genitori l’importanza di questi valori. Insomma, i Malfoy mi piacciono troppo, si vede! :D

Sono contenta che ti sia piaciuta la scena con i Thestral! Qui Voldemort (o chi per lui: non ce lo vedo tanto in veste di domatore) li ha addestrati ad attaccare gli intrusi… poveri Thestral, non è colpa loro, ma hanno insegnato loro a fare così, quindi…

Il soldato quindicenne l’ho messo perché mi sembrava verosimile che solo uno molto giovane, in una guerra, non avesse ancora visto la morte.

Ci vediamo al prossimo capitolo, ciao e grazie!!!

 

Julia: Ciao!! L’idea di Voldemort che controlla le mosse di tutti è abbastanza inquietante vero?

Mi ha fatto troppo piacere che tu abbia detto che i carri armati ad Hogwarts fossero un sacrilegio… in effetti anche a me metteva i brividi l’idea! Però mi piaceva anche il fatto di metterci dentro i buoni, a differenza della maggior parte dei film, dove quelli che arrivano con pistole e mitra sono SEMPRE i cattivi!

Il quindicenne senza nome se la caverà, è un bel tipo! Più che altro, come ho scritto ad Eleonora, volevo mettere uno molto giovane perché mi sembrava l’unica ragione sensata per cui un soldato in guerra non avesse ancora visto la morte, e quindi i Thestral.

Draco è stato abbastanza tenero vero? Volevo dargli un po’ di riscatto!!

Ciao, grazie mille!!

A presto!!

 

Beatrix: Ciaoo! Wow, quanti complimenti, grazie! Mi fai arrossire!!

Comunque sarai contenta di vedere che anche in questo capitolo c’è il tuo caro Neville, che rispolvera le sue nozioni di Erbologia!

Sono contenta che ti siano piaciute le scene d’azione, avevo paura che fossero poco verosimili!

Non sono questa cima in fatto di strategie militari, ma per fortuna la mia cara beta Emily mi ha aiutata ad orchestrare la cosa (grazie Emily!).

Sì i Malfoy hanno troppa sfiga con Voldemort! XD Ma sono teneri, vero?

Mi hai fatta troppo ridere a pensare a Voldemort in versione bambina capricciosa con la casa delle bambole! In effetti è un’immagine molto calzante!! XD XD

Per Snape, in questo capitolo è tornato… per il finale… MAH! Vedrai! *si guarda intorno, a disagio*

Ciao, alla prossima!!

 

Ghunzatrox: Buongiorno! Che bella l’immagine di Voldie in versione dottor Male, che accarezza Nagini al posto del gatto spelacchiato e si porta il mignolo alla bocca quando ha una buona idea!!!

Ci sarebbe da farci una fan art, se solo sapessi disegnare (purtroppo sono negata, e invidio tanto chi invece è capace).

Spettacolare anche l’improvvisazione per organo! Tra l’altro un po’ di tempo fa ho visto su youtube un ragazzino giapponese che suonava su una tripla tastiera la colonna sonora di “Pirati dei Caraibi”, con tutti gli strumenti… era veramente incredibile, se la trovo gliela mando.

Al prossimo capitolo, Le porgo i miei più umili saluti!

Arrivederci!

 

Asmodai: Ciao! Wow, addirittura come Wagner e Apocalypse Now? Caspita… grazie! E’ veramente un gran complimento!!

Il misterioso prigioniero come hai visto è proprio Draco… sorry, pensavo si capisse!

Volevo fare tornare lui o Lucius (che qui fa una brevissima comparsata perché lo LOVVO ;) tanto e non potevo lasciarlo fuori del tutto), perché i Malfoy mettono quel tantino di imprevedibilità alla storia, visto che pensano solo a loro stessi e alla loro famiglia!

No tranquilla Voldemort non può agire sulle persone tramite il modellino… soltanto sul castello e i suoi oggetti.

Non sono così crudele come altre autrici… *COFF* Astry *COFF* (chissà se legge questo commento ;) )

Mi hai fatto troppo ridere nominando Bruno Vespa! XD XD In effetti, l’immagine di lui che osserva i suoi plastici congiungendo i polpastrelli con espressione malvagia (tipo il sig. Burns… eccellente…) è semplicemente terrificante! XD

Ciao, alla prossima!!

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Capitolo 17
*** Capitolo XVII ***


Cillian Archer aveva scoperto di odiare i sottomarini.

O meglio: quelli normali non gli creavano problemi.

Quel relitto della prima guerra mondiale che cigolava orribilmente e non rispondeva adeguatamente ai comandi, invece, lo metteva decisamente a disagio.

Erano sott’acqua, e sottoterra, da ore: avrebbero dovuto raggiungere il castello di Hogwarts molto tempo prima, ma aveva la netta impressione che si fossero persi.

Forse c’erano più fiumi sotterranei, e avevano imboccato quello sbagliato.

Difficile a dirsi, in mancanza di una vera cartina da seguire e persino del radar.

Per fortuna, Chandra aveva usato un incantesimo Supersensor, che le permetteva di identificare gli ostacoli e i tornanti del fiume in tempo per far virare quel catorcio.

Stava quindi al periscopio a dare istruzioni al pilota e al macchinista.

Cillian si sentiva sempre più ansioso e fastidiosamente inutile.

-C’è un’apertura più avanti… il tunnel è finito!- esclamò Chandra ad un tratto. L’equipaggio si riscosse.

Il sottomarino uscì dal tunnel sotterraneo per sbucare nel Lago Nero.

Cillian prese brevemente il posto di Chandra al periscopio: il fondale del lago sembrava tranquillo, ma ai margini della propria visuale percepiva dei movimenti furtivi e veloci.

Gli parve anche di vedere una specie di agglomerato di capanne sotterranee… ma chi mai avrebbe potuto vivere lì sotto?

Ad un tratto, udì un rumore secco su un lato del sottomarino, e un allarme iniziò a suonare.

-Che sta succedendo?- chiese al macchinista, un soldato di nome Clarke.

-Sembra…. sembra che qualcosa abbia bucato lo scafo!- rispose quello, armeggiando con vari comandi nel tentativo di isolare la zona colpita.

-Chandra, fa’ quella roba Supersensor!- ordinò alla Sentinella.

Chandra mormorò nuovamente l’ incantesimo e osservò fuori dal periscopio.

-E’ un animaletto verde… ha delle zampe lunghe con cui sta bucando lo scafo!- spiegò.

Cillian e Clarke si guardarono confusi. Che diavolo era?

-E ne stanno arrivando altri! Mio dio, sono tantissimi!- continuò Chandra.

In effetti il sottomarino risuonò di altri orribili rumori di metallo spezzato: sembravano provenire da tutto intorno a loro.

-Risali in superficie, vai!- ordinò Cillian.

Dei soldati iniziarono a sciamare verso la sala comandi: ogni altro ambiente si stava riempiendo d’acqua.

Cillian guardò fuori dal periscopio: non c’era più bisogno di un incantesimo per vedere che l’intero scafo era completamente ricoperto di creature pallide e pulsanti.

Nel frattempo, l’acqua stava filtrando attraverso la porta e dentro la stanza.

-Ci stanno trattenendo giù!- disse Clarke –Sono molto forti!-

-Dobbiamo mandare qualcuno fuori…- disse Cillian, cercando di pensare razionalmente - Chiama quel tizio, Hutcheson, è uno dei sommozzatori…-

Chandra lo interruppe:- Veramente, credo che dovrei andare io!-

-Non se ne parla neanche, sei l’unica Sentinella del sottomarino e…-

-Appunto! Quelle sono creature magiche, chi altro dovrebbe occuparsene?-

Cillian si stava innervosendo:- Senti. Non puoi andare tu. Ci deve essere una Sentinella per ogni unità e noi…-

Chandra incrociò le braccia sul petto: -E che cosa potrebbe fare lì fuori Hutcheson? Sparare a quei cosi verdi? E magari colpire lo scafo?- esclamò, in tono di sfida.

Cillian stava iniziando a capire come mai lei e Liz andassero tanto d’accordo.

L’acqua, a quel punto, stava lambendo le loro caviglie.

Il capitano aprì la bocca per replicare, ma in quel momento un orribile rumore cigolante interruppe il battibecco.

Il sottomarino ondeggiò come se fosse stato colpito da un forte colpo.

Cillian afferrò il periscopio: il sottomarino era avvolto da un enorme viscido tentacolo che lo stava scuotendo.

La scossa era talmente violenta che le creature verdi si stavano staccando dallo scafo.

All’interno della sala comandi, non era più possibile stare in equilibrio.

-E’ un calamaro gigante!- fece, cercando di tenersi aggrappato ad una superficie stabile.

-Una piovra, direi!- lo corresse Chandra, guardando nel periscopio.

-Come in Ventimila Leghe sotto i Mari!- esclamò Clarke, improvvisamente ispirato.

-E come ne uscivano lì?- domandò Cillian, illuminandosi di speranza.

Clarke ci penso su un attimo, poi il suo entusiasmo sembrò afflosciarsi:-Mi sa che morivano tutti. - affermò cupamente.

-Ehi! Non è vero!- protestò un soldato – Io l’ho letto il libro e non finiva affatto così! C’era una specie di gorgo che risucchiava il Nautilus e…-

-Ah be’, meglio allora!- commentò un altro sarcasticamente.

-Be’, no, ma la piovra era l’ultimo dei loro problemi!- rispose il primo soldato.

-Io ho visto il film, ma probabilmente dormivo a quel punto. - commentò un terzo, stringendosi nelle spalle.

Prima che Cillian potesse intervenire, si sentirono scagliati verso l’alto: la piovra li stava tirando fuori dal lago.

-Ci vuole schiacciare contro il fondale!- urlò qualcuno, angosciato.

-No, ci vuole mangiare!!!- gridò un altro.

-State calmi, state calmi! Le piovre non mangiano i sottomarini!- intimò Cillian, anche se, in cuor suo, non ne era tanto sicuro e soprattutto pensava che quello fosse un momento assolutamente adatto per farsi prendere dal panico.

Chandra strinse gli occhi (era ancora sotto l’effetto dell’incantesimo): -E se invece volesse solo…?-

In quel momento, la piovra lasciò la presa e il sottomarino fu scagliato attraverso il lago.

“Se sopravvivo a questo… se sopravvivo a questo, io…” pensò Cillian, orribilmente sicuro di essere in punto di morte.

Invece, il sottomarino atterrò in modo sorprendentemente delicato su un terreno solido, slittando fino a fermarsi contro un ostacolo.

Dopo l’impatto, non ci fu più alcun rumore.

I soldati all’interno del sottomarino si guardarono tra loro, stupefatti di essere ancora vivi e incolumi.

Cillian ordinò a tutti di uscire: finalmente si ritrovò di nuovo all’aria aperta.

Fece un respiro profondo, assaporando l’aria fresca sulla pelle. Si trovava in un largo cortile, vicinissimo a un’entrata della scuola.

Si voltò verso il Lago, appena in tempo per vedere un tentacolo inabissarsi nelle acque: da quella distanza sembrava ondeggiare, come in un gesto di… saluto?

Sbatté le palpebre: non poteva essere.

 

Nel frattempo, Chandra giunse davanti all’entrata della scuola.

Alzò lo sguardo verso le mura scure: man mano che si avvicinava, sentiva rafforzarsi una sensazione di abbattimento e di sfiducia.

Metteva davvero i brividi.

Cillian ordinò ai propri uomini di recuperare le armi non danneggiate e di disporsi sul perimetro dell’edificio, come da programmi, e la raggiunse.

-E’ veramente un posto orribile- commentò lei.

Cillian annuì: anche lui, per quanto babbano, poteva percepirlo chiaramente.

-Sono quasi contento che noi dobbiamo rimanere fuori- ammise.

-Ehi, guarda là!- esclamò Chandra, indicando un drappello di soldati che si stava avvicinando all’uscita.

Sembravano scappare da qualcosa.

Poi li vide: Dissennatori, almeno una ventina.

-Presto- disse a Cillian - voi babbani ritornate nel cortile, noi cercheremo di non farli uscire! –

Cillian sembrò incerto, poi decise di allontanarsi.

-Expecto Patronum!- gridò Chandra.

Il suo patronus, per quanto non molto potente, riuscì a far arretrare i Dissennatori abbastanza da permettere agli altri soldati di rinfrancarsi un po’.

-Grazie!- le disse uno di quelli –Abbiamo chiamato dei rinforzi, stanno arrivando dalla torre nord!-

Chandra annuì.

Voltandosi, vide una figura familiare accanto al muro.

-Peter!- esclamò, sollevata –Ehi, Peter ce l’abbiamo fatta, siamo qui anche noi e…-

Ma Tuffey non si voltò e non fece alcun cenno di averla sentita.

Dal fondo del corridoio, invece, sentì dei rumori di passi: dovevano essere i rinforzi provenienti dalla torre.

Chandra si avvicinò a Tuffey e lo afferrò per una spalla, costringendolo a voltarsi: infine lo vide in faccia.

Non sembrava ferito, eppure c’era qualcosa di profondamente sbagliato nel suo aspetto.

I suoi occhi chiari fissavano il vuoto ed aveva un’espressione completamente assente. Stava in piedi, ma sembrava riuscisse a farlo più per forza di inerzia che per una sua reale volontà.

-Peter? Che hai? Rispondimi!- disse Chandra, scuotendolo per un braccio.

Accanto a lei, il soldato con cui aveva parlato disse tristemente:-Mi dispiace… i Dissennatori… erano troppi e credo che lui sia rimasto indietro e… -sospirò -Mi dispiace tanto- ripeté.

-No, non può essere… ci deve essere qualcosa che…- singhiozzò Chandra, continuando a tenere il braccio di Tuffey, nella speranza di scatenare una qualche reazione.

Non Peter, l’unico che si era mai veramente preoccupato della propria anima… non poteva perderla così…

-Chandra… vieni via- mormorò qualcuno accanto a lei. Era Monk.

-No! Io non ci credo…- protestò Chandra.

-Lascialo. Dai, vieni via- ripeté Monk, costringendola dolcemente a lasciare la presa sul braccio di Peter.

Chandra singhiozzò ancora una volta, poi lo lasciò andare.

 

Liz e Malfoy raggiunsero il settimo piano senza ulteriori intoppi.

Imboccarono un corridoio e ad un certo punto il mago si fermò davanti a un arazzo (rappresentante delle enormi e goffe creature in tutù): quindi tornò indietro di qualche metro. Liz lo seguì.

Malfoy però fece di nuovo dietrofront e ritornò all’altezza dell’arazzo; poi si incamminò di nuovo nella direzione opposta.

-Che fai, ti sei perso?- domandò Liz, un po’ frastornata da questi continui cambiamenti di direzione.

-Sssh!- la zittì il mago, seccato.

Quando passarono per la terza volta nello stesso punto, sul muro opposto all’arazzo era apparsa una grande porta lignea.

-Ma come…?- iniziò Liz.

-Dai, entriamo, veloce!- la incitò Malfoy

Liz entrò e la prima cosa che percepì fu un vago odore di bruciato.

Si trovava in una stanza simile a una cattedrale, piena fino all’orlo di quelli che sembravano per lo più vecchi oggetti carbonizzati.

I muri erano anneriti e sembravano diroccati in più punti: all’interno della stanza c’erano stretti corridoi tra i cumuli di resti bruciati.

Malfoy si avviò verso il centro della stanza con sicurezza, come se conoscesse il posto piuttosto bene, spostando all’occorrenza mucchietti di oggetti fatiscenti.

-Dovrebbe essere ancora qui… ho controllato l’ultima volta un paio di anni fa…- borbottò.

-Ma… credevo che fossi almeno sicuro di questa uscita!- esclamò Liz contrariata.

Il mago spostò un ultimo cumulo di roba incenerita e rivelò quello che sembrava un vecchio armadietto scolastico dall’anta annerita dal fumo.

-Et voilà, donna di poca fede!- disse trionfante, indicando l’oggetto.

-Cosa c’è lì dentro?- domandò Liz, perplessa.

Malfoy alzò gli occhi al cielo:- Non c’è niente, l’uscita è l’armadietto!-

Dal momento che la ragazza non appariva in alcun modo delucidata, spiegò: -Ci sono due armadietti collegati. Uno è qui, l’altro in un luogo sicuro…. l’ho comprato proprio in previsione di una situazione di questo genere. Basta entrare dentro, chiudere la porta, e quando si riapre si esce dall’altro armadietto. Chiaro?-

Liz annuì.

- Un’altra cosa: per far riapparire l’entrata di questa stanza devi passarci davanti tre volte pensando intensamente “Stanza degli oggetti nascosti”. Ora vado- aggiunse, aprendo la porta dell’armadietto ed entrandovi.

Le fece un rapido cenno di saluto:- A buon rendere, mudblood!- disse, richiudendo la sportello dietro di sé.

Liz si aspettava che a quel punto sarebbe successo qualcosa: uno scoppio, un lampo di luce, un qualche segno.

Invece non accadde proprio nulla.

Riaprì cautamente la porta dell’armadietto: era vuoto. Evidentemente funzionava.

Si fece largo attraverso i cumuli bruciati e si avviò verso l’uscita, quando sentì delle voci concitate che sembravano provenire da un angolo della stanza.

-C’è qualcuno… sento dei passi!-

-Vi sembra Voldemort?-

-Non riesco a vedere… Armando, fammi spazio!-

Liz notò che in un angolo della sala, poco lontano dall’uscita, vi era un mucchietto di oggetti che non sembrava danneggiata dal fuoco o dal fumo: probabilmente erano stati portati nella stanza dopo l’incendio che evidentemente l’aveva devastata.

Le voci sembravano provenire da sotto una pesante tenda rossa. Incuriosita, Liz la sollevò e trovò delle cornici ammucchiate: gli abitanti dei quadri erano tutti stipati nei due o tre quadri in cima al mucchio. Erano quasi tutti uomini anziani.

-Chi è lei, signorina?- domandò un vecchietto calvo e magrolino.

-Ehm… io… ma piuttosto, chi siete voi e cosa ci fate qui?- domandò Liz, un po’ sorpresa.

Un mormorio scandalizzato si diffuse tra i ritratti.

-Noi siamo i presidi di Hogwarts!- la informò piccato un tizio con una barba a punta, vestito di verde e argento –Quel… Tu-Sai-Chi! Che mancanza di rispetto! Nessuno, nessuno si era mai permesso di togliere i ritratti dall’ufficio del Preside e…-

Gli altri ritratti assentirono con fervore:

-Ci ha rinchiusi qui, per anni…- affermò un tizio con un cornetto acustico.

-Dimenticati, come le ultime delle nature morte!- aggiunse sconsolata una donna con lunghi riccioli argentati.

Un tizio con una corta frangetta protestò veementemente:- E ha fatto un incantesimo per non farci muovere tra gli altri quadri di Hogwarts! E’ davvero una vergogna!-

Gli altri ritratti assentirono con un irato borbottio.

-Mi dispiace… credo che sia veramente… ehm, triste- disse Liz.

-E irrispettoso!- aggiunse quello con la barba a punta.

-Assolutamente, sì…- annuì Liz – Però noi stiamo attaccando Hogwarts, quindi, se tutto va bene, presto Voldemort sarà sconfitto e voi potrete tornare sul vostro…muro. – aggiunse, ottimisticamente -Ora se non vi dispiace dovrei andare. -

I ritratti ebbero un sussulto e iniziarono a chiacchierare concitatamente tra loro.

-Aspetta un attimo. - disse una voce pacata ma autorevole.

Gli altri occupanti della cornice si fecero da parte per lasciar passare un uomo con lunghi capelli bianchi e la barba argentata: penetranti occhi azzurri scintillavano dietro degli occhiali a mezzaluna. Aveva un aspetto energico e rassicurante.

-Chi sei? Chi è che sta attaccando Hogwarts?- chiese tranquillamente.

-Sono una Sentinella dell’esercito britannico- rispose lei, causando un ulteriore borbottio tra i ritratti.

-Quindi siete… dei babbani?!- disse incredulo il vecchietto calvo.

Il mago autorevole con la barba argentata la osservò:-Hai una bacchetta, però. Sei una strega?-

-No!- rispose Liz, offesa –Certo che no!-

-Ma devo presumere che tu sia in grado di fare delle magie. - insistette quello, sempre calmissimo.

Liz si strinse nelle spalle:- Be’ sì, ma non sono nata tra i maghi e…-

-Allora sei una strega mudblood, ragazza. – la informò il ritratto con la barba a punta, rivolgendole uno sguardo vagamente schifato.

-Devi darmi delle informazioni, ora – ordinò il preside con la barba argentata –Nagini, il serpente di Voldemort, è ancora vivo?-

-Il serpente? Presumo di sì… a meno che nelle ultime ore qualcuno non l’abbia fatto fuori…-

-Sono certo che non è accaduto. Solo un oggetto profondamente magico può farlo. Ed è estremamente importante che muoia prima che tentiate di uccidere Voldemort. Hai capito bene?-

-Perché?- domandò Liz, confusa.

-Ti basti sapere che se l’animale non viene ucciso, Voldemort non sarà veramente sconfitto. Ora, per fare ciò…-

Liz lo interruppe:- Un attimo, un attimo… a me non basta sapere questo! Se devo andare a dire a tutti che la nostra priorità è uccidere un serpentone gigante, voglio almeno sapere perché!- protestò.

I ritratti trattennero il fiato, sorpresi: a quanto pareva, non capitava molto spesso che qualcuno contraddicesse quel mago.

-Molto bene. - replicò quello con il solito tono di voce tranquillo, che però a Liz sembrò velato di una nuova freddezza –Un pezzo dell’anima di Voldemort è racchiuso nel serpente. Se non verrà distrutto prima della sua morte, lo terrà ancorato alla vita, e potrebbe risorgere in futuro... è un incantesimo molto complicato che non credo ti interessi. Si tratta di magia molto oscura e avanzata che soltanto i maghi di eccezionale bravura e intelligenza, come me, sono in grado di riconoscere. –

“Tiratela di meno…” pensò Liz, vagamente irritata da quel tono accondiscendente, ma decise di non chiedere ulteriori delucidazioni.

-Per uccidere il serpente, io credo che la soluzione migliore sia usare una spada di metallo goblin, che è imbevuta di un potente veleno. –continuò il ritratto -Per fortuna esiste un modo molto semplice di recuperare questa spada. Se vuoi essere così gentile da cercare in quella catasta di oggetti, dovresti trovare un cappello parlante…-

-Cosa? Parlante?- ripeté Liz.

Udì una voce ovattata provenire dalla sua sinistra -Sono qui, Albus! Qui!-.

Liz spostò degli oggetti d’argento che caddero sul pavimento con un rumore secco di rottura.

-Ops!-

Il mago, che apparentemente si chiamava Albus, sospirò.

Alla fine, Liz riuscì a trovare un cappello a punta molto vecchio, sporco e sciupato che, effettivamente, parlava.

-Eccomi, Albus!- disse infatti, in tono adorante, rivolto al ritratto.

-Ah, molto bene… che piacere rivederti, amico mio. - commentò questi, tornando poi a rivolgersi a Liz - Ora, mia cara, se vuoi per cortesia infilare la mano nel cappello e estrarre la spada…-

-La spada è nel cappello?- domandò Liz, confusa.

-Diciamo così. – annuì serafico Albus.

Liz fece come il ritratto aveva suggerito, ma non trovò nulla. Continuò a frugare all’interno, nonostante le proteste del cappello (-Ehi! Ma che maniere!-), ma della spada non sembrava esserci traccia.

-Qui non c’è niente. - disse infine.

-Oh.- commentò il ritratto, interdetto –Cappello, come mai non le consegni la spada di Godric?- domandò poi freddamente.

-Mi dispiace!- esclamò il cappello, affranto –Non ci riesco! Vorrei, ma questa –Liz presunse si stesse riferendo a lei- non è una Grifondoro, proprio per niente!-

Grifondoro? Non era una delle case in cui venivano divisi gli studenti di Hogwarts?

Liz ricordò che Snape aveva menzionato qualche volta questa ripartizione, ma non aveva avuto l’impressione che essere un Grifondoro fosse una cosa particolarmente auspicabile.

-Capisco. – disse infine il ritratto – Questo complica le cose. Dovremo cercare la spada nel luogo in cui si trova fisicamente. –

-Io so dov’è!- saltò su il ritratto del preside con la barba a punta –Me l’ha raccontato il Barone Sanguinario l’anno scorso! Voi-sapete-chi l’ha messa nelle serre, protetta da pericolose piante, veramente malvagie… Ti ho mai parlato della mia lunga esperienza con le Arti Oscure…?-

-Sì sì, Phineas, sono al corrente dei tuoi interessi magici – tagliò corto Albus, in tono di disapprovazione –Ma non sarà con le Arti Oscure che combatteremo Voldemort. Noi abbiamo armi che lui neanche sospetta, armi potentissime… come l’amore. – affermò, in tono solenne.

Liz alzò un sopracciglio, scettica.

-Nel frattempo, sarà necessario andare nelle serre a prendere la spada. – proseguì il quadro.

Squadrò quindi Liz: –Non preoccuparti. - disse, in tono rassicurante -Credo che potrò assisterti in questa ricerca. E poi, anche se non saresti stata ammessa a Grifondoro, anche le altre case hanno prodotto maghi di prim’ordine, davvero! Ci sono anche qualità meno evidenti che possono tornare utili…-

-Veramente, non sono sicura che Grifondoro fosse una casa con chissà che grandi pregi – lo interruppe Liz gelidamente, pensando a Snape –A me risulta che la migliore fosse Serpeverde. –

I ritratti mormorarono scandalizzati, tranne Phineas che esclamò felice:- Mi piace questa ragazza! Mi piace davvero!-

-Anche se è una mudblood?- chiese la strega con i boccoli argentati, sarcastica.

Phineas fece spallucce:- Nessuno è perfetto. -

Il ritratto di Albus annuì con aria sofferta:- Immagino che sia stato Voldemort a diffondere quest’idea di presunta superiorità. Ha sempre avuto il bisogno di denigrare ciò che non riusciva a capire e…-

-No, a dire il vero l’ho saputo da un certo Severus Snape. – ribatté Liz, che stava iniziando a trovare Albus sempre più supponente.

Tutti i presidi si animarono:

-Snape? Proprio lui?-

-E’ vivo? E’ qui?-

-Un grande preside, davvero ottimo!- annuì Phineas, soddisfatto.

Il ritratto di Albus fece cenno agli altri di tacere.

-Posso sapere per quale motivo tu sia entrata in contatto con Severus Snape?- domandò, sembrando contrariato.

-Lui ci ha addestrati!- si animò Liz –Ce la stavamo vedendo veramente brutta con i maghi, ma poi è arrivato lui e…

-Quindi Voldemort sa che Severus non è più un Mangiamorte?- la interruppe Albus.

-Sì sì, l’ha quasi ucciso ma…-

-Ma questo è inaccettabile!- esclamò il defunto preside.

-Infatti! – concordò Liz –Ma per fortuna è andata bene. Snape è scappato e adesso…-

Anche questa volta non riuscì a finire la frase, perché il ritratto borbottò: -Severus non avrebbe dovuto lasciare il suo posto. Doveva continuare a fare la spia, fino all’ultimo, e lasciare il comando a persone più meritevoli! Questo è quello che gli avevo ordinato. -

Liz sgranò gli occhi:- Più meritevoli? Ma che stai dicendo?-

Albus sospirò: -Il suo ruolo era molto delicato, e doveva restare nell’ombra, in attesa. Quando ho sentito che si era ritirato a vita privata sono stato molto, molto deluso da lui… e ora questo! Ha deliberatamente ignorato le mie disposizioni. -

-Si dà il caso- replicò la ragazza, incrociando le braccia sul petto –che Severus Snape sia la persona più in gamba che abbia mai incontrato. E poi… ma non lo sai che le spie sono le prime a lasciarci la pelle?-

Il ritratto annuì:- Alle volte, dei sacrifici sono necessari per il bene superiore. –

A Liz sembrò di vedere un freddo lampo calcolatore nello sguardo del vecchio.

Di colpo, non le sembrava più tanto rassicurante, anzi, lo trovava decisamente inquietante.

-Ma… sacrificati tu!- esclamò.

-Io ho già fatto il mio dovere- rispose Albus –In ogni caso, sono certo che Severus sarebbe onorato di unirsi a noi stimati presidi quando si immolerà per la causa…-

Liz non ci vedeva più dall’indignazione:- Immolarsi? No, senti nonno, noi non ci siamo proprio capiti. Severus uscirà di qui sano e salvo e…-

-Ti rendi conto che questo è estremamente improbabile? Perché non cerchi invece di anticipare le mosse di Voldemort e sfruttare questo vantaggio a tuo favore? Sai, del resto l’amore…-

Liz non la prese bene: dopo che ebbe edotto il quadro su dove, esattamente, potesse infilarsi il suo amore, fece per andarsene.

-La tua capacità di giudizio è obnubilata!- protestò Albus –Non riuscirai neanche a recuperare la spada senza il mio aiuto. –

Liz si fermò un attimo. Era vero, aveva bisogno di aiuto per raggiungere quella fantomatica spada.

-Tu! – disse, rivolta al ritratto di Phineas –Hai voglia di fare un giro fino alle serre?-

-Certo!-esclamò quello, allegro.

-Dov’è la tua cornice…?- Liz frugò tra i quadri finché non ne vide uno con una targhetta che recitava “Phineas Nigellus”.

Con un veloce incantesimo lo ridusse fino a fargli raggiungere le dimensioni di una tazzina da caffè, e se lo appuntò alla giacca come una spilla.

-Ci vedi bene? Ok, andiamo!- disse, e corse fuori dalla stanza.

I ritratti si guardarono tra loro, ammutoliti.

Albus Dumbledore appariva ancora sconvolto: -Non ce la farà mai. Mai!- esclamò infine.

 

 

Ciao!

Chi di voi frequenta il Quartier Generale dei Mangiamorte e altri forum “pitonati”, sa già che non nutro grande simpatia per Albus Silente… quindi in questa storia se ne sta a rimuginare nella Stanza delle Necessità! Phineas alla riscossa!!!

Alla prossima settimana! ;)

Natalie

 

 

Julia: Ciao! Sono contenta che il capitolo ti abbia presa… il prossimo sarà l’ultimo prima dell’epilogo… mamma mia non ci posso credere!

Mi piaceva l’idea che Draco facesse qualcosa per “redimersi”, ma non credo che avrebbe schiantato qualcuno che giudica un suo pari, come un Mangiamorte… invece l’ibrido Greyback credo che gli faccia abbastanza schifo da toglierlo di mezzo all’occorrenza! ;)

Lucius e Avery sono due tra i miei Mangiamorte preferiti (merito anche delle storie di Emily e Cass), quindi ci tenevo a metterli. ^_^ Lucius è tanto figo!!

Il Ventolin in realtà viene da una mia esperienza personale… da piccola soffrivo di asma, ed era il mio fidato compagno! ;)

Nel prossimo capitolo ci sarà la parte finale della battaglia… a presto!!

Ciao, grazie!!!

 

Iurin: Ciao!! Grazie per i complimenti!

Tranquilla, Voldemort per fortuna non riesce a controllare tutti i Mangiamorte in giro (ed è comunque difficile dal suo punto di vista capire le interazioni che non siano due che si incontrano e uno dei due che si spegne e muore), quindi ti preannuncio che Lucius e Avery se la caveranno senza conseguenze. Non potrei mai, mi piacciono troppo quei due! ;)

Neville mi esce sempre molto malinconico… sorry!

Comunque in questo capitolo Pity non c’è ma lo vedremo all’opera nel prossimo… che sarà anche l’ultimo prima dell’epilogo. Mamma, se ci penso mi commuovo…

Ci vediamo la prossima settimana!

Ciao!

PS: Ma quando aggiorni “Buio Apparente” su SPFF? La settimana scorsa ci sono rimasta troppo male a non trovare l’aggiornamento! >_<

 

Emily: Ciao cara! Anche in questo capitolo c’è una parte che non hai betato… ma poi basta, promesso! ;)

Ahah ho riso troppo quando ho letto la parte del terzo piano… ma come vedi, io seguo sempre i tuoi consigli strategici, anche se non riesco a comprenderli pienamente!

Tranquilla, sai che non avrei mai potuto uccidere Avery! Nelle mie storie lui fa sempre la parte del Mangiamorte “simpatico pirlone”.

Sìì certo che ho presente la scena della barretta di Lost! Ecco da dove, inconsciamente, ho preso ispirazione. Io lovvo (nota il termine gggiovane) troppo Ben!!

Nel prossimo capitolo come sai ci sarà Bella… ho cercato di rendere giustizia alla sua fighezza estrema in battaglia!

Ciaoo!!

 

 

Ghunzatrox: Vostra Scurità, lei percepisce bene, perché in effetti la fine della storia è ormai imminente… nel prossimo capitolo assisteremo alla resa dei conti.

Mi è preso un po’ un colpo quando ho letto della sua supposizione sui ritratti dei Presidi: come vede ci è andato MOLTO vicino, anche se solo Phineas Nigellus avrà un ruolo attivo.

Avevo pensato a un possibile Imperius di gruppo ma era davvero troppo cattivo e poi… be’ sinceramente non avrei saputo come far uscire i nostri eroi! :D

Che bella immagine il barattolone di Nutella gigante contro i Dissennatori! Lupin apprezzerebbe sicuramente!

La ringrazio per i complimenti, spero di rivederla al prossimo capitolo!

 

Beatrix: Ciao! Mi fa piacere che tu abbia gradito la trovata di Voldemort (sto ancora ridendo, a immaginarlo che gioca con il castello tipo casa di Barbie…), grazie per i complimenti!! ^_^

Ci tenevo a non fare i Mangiamorte tutti cattivi (in realtà ora che ci penso non sono così cattivi, tranne Bellatrix… sono un po’ come le truppe dei cloni in Star Wars, fanno il loro sporco lavoro), innanzitutto perché sotto sotto li adoro ed è già stato difficile fare una storia dove fossero gli antagonisti, e poi Avery e Lucius sono i miei preferitissimi (ci sono anche nell’altra storia che ho pubblicato su EFP) e sono davvero affezionata a quei due!

Greyback è disgustoso e fa schifo a tutti… anche a Draco, secondo me! Non sembrava particolarmente entusiasta di vederlo alla fine del 6 libro!

In questo capitolo non c’è Neville (ma c’è uno dei miei personaggi preferiti… Phineas!), ma non temere tornerà nel prossimo capitolo e avrà un grande momento… vedrai! ^_^

Ciao, a presto!!!

 

Astry: Ciao! Grazie, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!

A dire la verità non sono una grande fan di Star Trek, anche se millenni fa avevo visto parecchi degli episodi della serie originale (nutrendo una strana cotta per Spock. Ehm. Vabe’), però quella dei muri non credo di averla vista!

Sono contenta che ti sia piaciuto Lucius… è troppo puccioso vero? Anche Avery mi piace tanto… l’uomo che riesce a dire sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato… be’ almeno qui se ne sta zitto e se la cava! ;)

Draco però non uccide Greyback (tutto sommato, un Malfoy secondo me non si sporcherebbe tanto le mani), si limita a schiantarlo… anche perché è un ibrido, non lo rispetta!

Lo so, anche io alle volte mi sento un mostro per aver bellamente fatto fuori quasi tutti i personaggi (la McGranitt! Come ho potuto?! :’( Lei mi piace tanto!)… ma volevo che Snape dovesse trovarsi degli alleati inaspettati.

Grazie per i complimenti! Per il Snape da stupro, be’, nel prossimo capitolo vedrai, spero di avergli reso giustizia!

Alla prossima!!

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Capitolo XVIII ***


Liz aprì cautamente una porta di vetro quasi completamente nascosta dal fitto fogliame.

Grazie all’aiuto di Phineas, che conosceva perfettamente la scuola e aveva parlato con vari quadri per farsi indicare i corridoi sgombri, era riuscita ad arrivare fino alle serre senza problemi.

Se non avesse saputo dal preside che si trattava di una serra, dubitava che l’avrebbe riconosciuta come tale: le piante erano cresciute selvaggiamente e senza alcun ordine, ricoprendo completamente ogni angolo in cui erano riuscite a infilarsi.

Liz, guardando in alto, notò che alcuni rami avevano sfondato il tetto di vetro, estendendosi verso l’alto, come se la serra non potesse contenere la loro rigogliosa espansione.

-Cerca di toccare le piante il meno possibile- l’avvertì Phineas –Sono quasi tutte velenose.-

Liz usò la bacchetta per scostare delicatamente i rami che le impedivano di passare e si addentrò all’interno della piccola giungla.

Alcune radici sembravano strisciare sul pavimento come se avessero vita propria; un fiore dall’aria pericolosamente carnivora si voltò al loro passaggio come se li seguisse con lo sguardo; alcuni rami si snodavano dietro di loro coprendo il sentiero da cui erano appena passati, rendendo l’orientamento molto più difficile; ma per il momento nessuna pianta sembrava volerli attaccare.

Ad un tratto Liz notò un debole luccichio nascosto tra gli arbusti: era una spada conficcata nel terreno. Sembrava di fattura antica ed era piuttosto sporca.

-La spada di Godric Grifondoro!- esclamò Phineas.

-Perché Voldemort l’ha nascosta qui dentro?- domandò Liz.

Il ritratto si strinse nelle spalle:- Credo che sia un segno di disprezzo per il fondatore di Hogwarts che più odia. La spada è molto pericolosa, non l’avrebbe certo lasciata in giro… oh, Albus dice che avrebbe voluto renderla un Horcrux, ma questa era troppo impregnata di veleno di Basilisco, tuttavia personalmente credo che ormai la sua anima sia troppo instabile per…-

-Eh? Horcrux? Basilisco…?- lo interruppe Liz, avvicinandosi alla spada- Che roba è?-

Phineas sospirò: -Lascia perdere…-

Liz allungò la mano per toccare l’elsa, che era dorata e intarsiata di pietre rosse che potevano essere rubini.

Si aspettava che la spada fosse incatenata al terreno: nella sua mente passò un rapido flash di un vecchio cartone animato con dei cavalieri che tentavano invano di estrarre una simile arma da una roccia.

Invece, con appena un piccolo sforzo, riuscì a sollevare la spada, e a toglierla dagli strati di terreno fangoso.

-Caspita!- esclamò, osservandola: la lama riluceva, per nulla intaccata dalla ruggine come si sarebbe aspettata. Sotto lo strato di sporco, avrebbe potuto essere nuova. Era sorprendentemente leggera e maneggevole.

Phineas annuì:- Un capolavoro dell’artigianato goblin, non c’è che dire! Hai notato le piccole incisioni sotto l’elsa?- proseguì in tono didattico –Ebbene, è solo una leggenda, ma pare che queste fossero volute da Godric in persona per…-

Prima che il preside potesse finire la frase, Liz si voltò verso l’uscita e non fece in tempo a evitare un pesante ramo che la colpì in piena faccia, facendola cadere.

Le piante intorno a lei si animarono, avvinghiando i rami intorno alle sue braccia e alle sue gambe.

-Ragazza! Alzati!- la incitò Phineas -Sbrigati!-

Liz si alzò, strappò via le piante e fece qualche passo verso l’uscita, ma si trovò davanti un muro di vegetazione, che le impedì di proseguire.

-Diffindo!- tentò, sperando di aprirsi un varco; riuscì però solo a scalfire qualche foglia.

Intanto, piccoli rami insidiosi continuavano a strisciarle sul corpo, tirandola verso i tronchi, che avevano un aspetto putrido e famelico.

Un fiore colorato spalancò la corolla rivelando delle fauci spaventose, e la morse dolorosamente a un braccio.

Liz gemette, e tentò invano di staccare il feroce vegetale.

-Prova con la spada!- suggerì Phineas.

La ragazza sollevò l’arma e la calò sullo stelo del fiore, che si spezzò di netto.

Un’altra pianta con fiori purpurei a grappolo le schizzò negli occhi un liquido bruciante che la accecò.

-Non ci vedo più niente!- si lamentò, strofinandosi gli occhi con il dorso della mano che reggeva la bacchetta.

-Lì a destra, colpisci!- la avvertì il quadro.

Liz calò la spada alla propria destra, alla cieca, e tagliò un ramo che probabilmente la stava per colpire.

-Davanti a te! Adesso!- gridò Phineas.

Liz seguì le sue indicazione menando colpi alla cieca, facendosi largo attraverso la vegetazione sempre più fitta e aggressiva.

Riuscì ad avanzare di qualche metro, poi le piante di strinsero attorno a lei, avvinghiandosi intorno alla spada e strappandogliela via.

-La spada, hanno preso la spada!!!- strillò, in preda al panico, continuando a strofinarsi gli occhi.

Sentì dei rami afferrarla per le gambe e per le spalle, e cercò invano di divincolarsi.

-Ora che devo fare? Aiutami!-

Il preside rifletté:- Be’, ci sarebbe un incantesimo che potresti usare, ma è davvero terribile per la vegetazione, il terreno probabilmente rimarrebbe danneggiato per anni e…-

-Non mi sembra il momento di farsi venire scrupoli ecologici!- gridò Liz, strappandosi via delle foglie viscide simili a tentacoli dalla vita.

Sentiva delle liane robuste come corde stringersi intorno al proprio corpo, sollevandola verso l’alto: i rami e le foglie la tenevano per il collo, e presto non sarebbe più riuscita a respirare…

-Oh, com’era… withera….withero…- borbottò il quadro, massaggiandosi le tempie.

-Phineas!!!- fece Liz, ormai paonazza per la mancanza d’aria.

-Prova questo: “Witheromnia”.- suggerì Phineas.

Con le ultime forze, Liz lanciò l’incantesimo:-W- Witheromnia!-.

Un lampo nero scaturì dalla sua bacchetta, allargandosi intorno a lei come le increspature di una pietra gettata in uno stagno.

Le piante si irrigidirono: poi, dopo un lunghissimo istante, avvizzirono e si sgretolarono, ridotte in polvere.

Liz cadde a terra, tossendo. Gli occhi le bruciavano ancora, ma riusciva di nuovo a tenerli aperti.

-Oh, che brutta faccia, hai gli occhi tutti arrossati- commentò Phineas –Vuoi andare nell’altra serra a cercare della calendula magica per curarli?-

Liz lo guardò incredula.

Il quadro sogghignò: -Scherzavo, scherzavo!-.

 

Dopo aver strappato la spada dai resti essiccati delle piante, Liz rientrò nella scuola.

-Vai nella Sala Grande!- suggerì Phineas- Sento dei rumori di battaglia, Nagini potrebbe essere lì!-

Liz osservò cautamente l’entrata di una grande stanza rettangolare, da cui effettivamente provenivano voci e rumori.

Sembrava che la sala fosse a cielo aperto, e dall’alto arrivavano dei fulmini che cadevano qua e là.

Il serpente era lì, notò, accanto a una strega anziana ma dall’aria pericolosa.

Lo sguardo della ragazza saettò tra i combattenti… e finalmente individuò Snape: stava duellando con tre Mangiamorte allo stesso tempo, ma era decisamente vivo e sembrava illeso.

Liz sentì alle proprie spalle dell’aria gelida: si voltò e vide dei Dissennatori che stavano attaccando un manipolo di soldati evidentemente in difficoltà.

-Expecto Patronum!- gridò.

Dalla sua bacchetta si levò come al solito una nebbia perlescente, ma per la prima volta si compose in una forma completa e definita.

Un gigantesco pipistrello argentato si scagliò contro i Dissennatori e li mise in fuga.

E così era questo il suo Patronus, pensò Liz osservandolo attentamente; aveva un’aria stranamente familiare, in effetti…

-Liz!- la chiamò Monk, emergendo dal gruppo di soldati - Santo cielo, quello è il Patronus più brutto che abbia mai visto!- esclamò, dandole una pacca sulla spalla. Sembrava molto sollevato nel vederla viva.

-Con tutto il rispetto, signore- rispose Liz allegramente – il mio cesso di Patronus le ha appena salvato le chiappe!-

Chandra si stacco dal gruppo e abbracciò Liz con trasporto.

-Ehm… sì… ciao!- fece Liz, un po’ irrigidita. Non si sentiva mai molto a proprio agio con le manifestazioni di affetto.

Chandra si staccò e si asciugò una lacrima.

-Non ascoltarlo- disse, con un sorriso triste e vagamente sibillino –Il tuo Patronus è perfetto. -

-Ehm ehm – si intromise Phineas spazientito – scusate se interrompo il lieto ritrovo, ma abbiamo un pezzo di anima di Voldemort da togliere di mezzo!-

Chandra osservò il piccolo quadro, perplessa.

-Dove hai preso quella?- domandò Monk, indicando la spada di Grifondoro.

-Lunga storia…- Liz si strinse nelle spalle – Però il mio amico Phineas, qui, ha ragione. Dobbiamo usarla per ammazzare il serpente di Voldemort, altrimenti lui non potrà morire perché ha messo via un pezzo di anima-

Monk apparì disorientato per un istante, poi sospirò: -E va bene, non tenterò neanche di dare un senso logico a quello che stai dicendo- affermò scuotendo la testa.

Si avvicinò alla soglia della grande sala e osservò la situazione; poi spiegò brevemente la strategia di azione a Liz e Chandra.

I tre entrarono nella sala e ai avvicinarono a Nagini.

Liz lo guardò attentamente: era un animale davvero enorme e letale.

La testa del serpente era grande quasi quanto quella di un uomo; aveva delle lunghe zanne sporche di sangue nonché, e questo probabilmente era il particolare più inquietante, uno sguardo sorprendentemente vigile e intelligente.

Monk e Chandra cercarono di attirare l’attenzione del serpente, scagliandogli contro degli schiantesimi.

L’animale si rivolse verso di loro, avventandosi contro Chandra.

Liz si piazzò alle spalle di Nagini, con la spada spianata. Doveva avvicinarsi ancora un po’…

Il serpente sembrava occupato ad attaccare Chandra, e Monk cercava di tenerlo a bada.

Liz sollevò la spada… era vicinissima…

-Cosa…?!- urlò una voce femminile alle sue spalle –Crucio!-

Era la strega anziana che aveva notato prima.

Osservava la spada con occhi spiritati, e sembrava furiosa.

La maledizione colpì in pieno Liz, che lasciò cadere la spada.

Come tutte le Sentinelle, non era nuova alla Cruciatus, che era una delle fatture preferite dai maghi sostenitori di Voldemort.

Le era capitato di esserne colpita qualche volta, e ricordava bene quanto fosse dolorosa; ma quella lanciata da quella strega sembrava semplicemente intollerabile.

Liz si contorse e boccheggiò: era una sofferenza che non aveva neanche immaginato. Ogni millimetro del suo corpo sembrava in fiamme; non aveva più coscienza della battaglia intorno a lei, voleva solo che finisse o sarebbe impazzita…

E ad un tratto il dolore terminò.

Alzò la testa e vide che la strega aveva un profondo taglio alla mano che reggeva la bacchetta (effetto di un Sectumsempra ben piazzato, valutò).

Davanti a lei, bacchetta spianata, stava Snape.

La strega sorrise senza allegria e attaccò il mago: sembrava elettrizzata dall’idea di duellare con lui, e Liz capì immediatamente il perché.

Nonostante fosse ancora un po’ abbattuta per gli effetti della Cruciatus e avesse paura per l’incolumità di Snape, non poteva fare a meno di osservare ammirata la magia oscura di altissimo livello che veniva impiegata nel duello.

I due combattenti erano abili e vigili: pochissimi colpi riuscivano ad andare a segno.

-Bellatrix Lestrange…- commentò Phineas, anch’esso ipnotizzato dal duello –Completamente matta, certo, ma che strega!-

Liz notò che Snape e Bellatrix, pur essendo entrambi molto potenti, avevano uno stile diverso.

Snape era più preciso: usava delle fatture semplici ma efficaci, come il Sectumsempra, e colpiva in modo esatto senza sprecare energia. Gran parte della sua attenzione sembrava dedicata a prevenire le mosse dell’avversaria.

La Lestrange, al contrario, parava gli incantesimi a istinto, e lanciava delle maledizioni molto forti e distruttive. L’effetto era decisamente terrificante, ma Liz si chiedeva quanto avrebbe potuto sostenere quella furia omicida.

La voce di Monk la riscosse:- Ehi! Smettila di stare lì imbambolata!-.

Chandra e il capitano stavano duellando con altri Mangiamorte e Liz si affrettò ad aiutarli.

Il serpente sembrava scomparso.

Liz schiantò un Mangiamorte e si guardò intorno: dove era finita quella bestiaccia?

Con la coda dell’occhio, vide un guizzo accanto al fianco di Snape e si accorse troppo tardi che il serpente era accanto a lui.

Con orrore, vide Nagini affondare le zanne nella gamba del mago.

Liz si lanciò contro il serpente e gli afferrò il collo, staccandolo da Snape, che sanguinava e zoppicava ma era ancora in piedi.

L’animale morse a vuoto accanto, cercando di colpirla: Liz continuava a tenergli il collo per impedirgli di morderla. Non poteva mollare la presa neanche un istante per prendere la bacchetta.

Il serpente era molto forte e continuava ad avvicinarsi… le sue zanne si chiusero pericolosamente vicine alla faccia della ragazza.

Poi Liz sentì un rumore di tessuti lacerati e si ritrovò a stringere solo la testa del serpente.

Sopra di lei c’era Chandra, che reggeva la spada di Grifondoro insanguinata.

Liz gettò via la testa di Nagini, improvvisamente disgustata.

Bellatrix Lestrange vide la scena e diede un grido disperato:-NO!-.

Snape, che sembrava non riuscire quasi più a reggersi in piedi, approfittò del momento di distrazione, e lanciò un incantesimo non verbale che la colpì al petto.

Bellatrix aprì gli occhi in un’espressione di orrore e sorpresa, poi ricadde al suolo.

Era morta.

In quel momento risuonò un suono assordante che fece tremare le pareti del castello e fracassò i pochi vetri che schermavano ancora le finestre.

La porta della sala venne divelta: sulla soglia, tremante per la furia e dall’aspetto meno umano che mai, c’era Lord Voldemort.

 

Snape cadde sul pavimento: la gamba ferita non riusciva più a reggere il suo peso. Osservò la stoffa dei pantaloni, che erano completamente insanguinati.

Nagini aveva preso l’arteria femorale? Possibile. Quel serpente era spietato e intelligente quasi quanto il suo padrone… o esattamente come lui, a quanto diceva Dumbledore.

Il Signore Oscuro aveva deciso di intervenire nella battaglia, e l’uccisione di Nagini l’aveva reso più infuriato che mai.

Lo osservò entrare nella Sala Grande, lanciando maledizioni su tutto ciò che trovava a portata di bacchetta: Sentinelle, babbani, persino Mangiamorte, ormai non faceva più alcuna differenza.

Voleva alzarsi e tentare di fermarlo… ma le forze lo stavano abbandonando, e la vista gli si annebbiava.

Accanto a lui, Liz fissava immobile Voldemort, come ipnotizzata. Doveva dirle di stare giù, di spostarsi, di nascondersi… Le artigliò una spalla con le ultime forze e solo allora Liz sembrò rendersi conto di quanto la sua ferita fosse grave.

-Il dittamo!- esclamò, iniziando a frugare freneticamente nelle tasche della casacca –Ne ho portato un po’… per i casi di emergenza…-

-Liz, contro il veleno di Nagini… non basta…- spiegò Snape stancamente.

-Oh, povero ragazzo…- commentò una voce che non sentiva da molti anni.

Il ritratto di Phineas Nigellus?! Ma che…?

Snape si rese conto che Voldemort era ormai pericolosamente vicino, e alzò lo sguardo su di lui.

-Immobulus!- disse una voce familiare dal fondo della Sala.

Tutte le persone nella stanza furono congelate nella posizione in cui si trovavano.

Snape continuò a guardare il Signore Oscuro (non che avesse molta scelta, dal momento che non poteva voltare la testa né sbattere le palpebre), che dopo un piccolo istante di immobilità riuscì a scuotere via l’incantesimo.

-Allora, chi è talmente stupido da tentare di fermarmi con questa fattura puerile?- gridò, irato –Snape! Sei tu a capo di questa assurdità, non è vero?-

-No- rispose Neville Longbottom, facendosi largo tra i corpi immobilizzati e avvicinandosi a Voldemort – Sono io. –

Snape non poté fare a meno di ammirarlo per il sangue freddo. Non se lo aspettava.

-Longbottom!- esclamò l’Oscuro Signore, a metà tra il sorpreso e il divertito –Che spreco, un purosangue come te che è diventato il paladino dei babbani… che schifo!-.

Gli lanciò un veloce incantesimo non verbale, che Neville riuscì a evitare.

-Arrenditi – disse Neville, sorprendentemente calmo –Il castello è nostro. Il nostro esercito è schierato là fuori, e se necessario non esiterà a raderlo al suolo. Hai perso. -

-Hogwarts? Non oseresti- disse Voldemort beffardo -Vedo che Nagini ti ha lasciato un bel marchio- la mano di Longbottom corse istintivamente alle profonde cicatrici sulla guancia – Credo che sia il momento di finire il lavoro. -

-Anche se mi uccidessi, i babbani andranno avanti senza di me. Non puoi vincere. –

Voldemort fece un rapido movimento, e nonostante Neville avesse tentato di parare la fattura, la sua bacchetta volò lontano.

-Crucio- disse Voldemort, quasi distrattamente.

Longbottom si contorse a terra per qualche istante.

-Arrenditi- ripeté tuttavia il generale, non appena la maledizione finì.

-Arrendermi?- rise il Signore Oscuro, abbassando la bacchetta, ora rilassato –Sei disarmato e mi minacci? Sei patetico, Longbottom! Cosa vorresti fare, prendermi a pugni? Uccidermi con qualche ridicolo metodo babbano?-

-Sì- rispose semplicemente Neville.

Prima che Voldemort potesse reagire, estrasse la pistola e sparò un unico colpo, che colpì l’avversario in mezzo agli occhi.

Il corpo del Signore Oscuro ricadde pesantemente all’indietro.

In quel momento, l’effetto dell’incantesimo di Longbottom finì.

Le persone all’interno della sala si riscossero e si guardarono tra loro.

Snape abbassò lo sguardo: il sangue aveva continuato a fluire dalla ferita e si allargava in una pozza scura intorno a lui. Sentì che le forze lo stavano abbandonando…

Sia i soldati che i Mangiamorte sembravano spaesati e incapaci di reagire. Tutti, compreso Neville, fissavano Voldemort, aspettandosi di vederlo alzarsi da un momento all’altro.

Ma il mago continuava a stare semplicemente a terra.

Era forse finita?

Nel silenzio generale, un soldato babbano avanzò di qualche passo verso il corpo e gli diede un cauto colpetto con la canna del mitra.

Voldemort alzò un braccio e afferrò l’arma con forza. Tutti sussultarono e fecero un passo indietro.

Ma la mano del Signore Oscuro si abbassò subito, e ricadde inerte a terra.

Il soldato, dopo un lungo istante, si avvicinò al mago, e gli toccò il collo all’altezza della giugulare.

Poi alzò lo sguardo verso gli astanti: - E’… morto. – annunciò, incredulo.

Snape si accasciò al suolo: non riusciva più a tenersi seduto.

Una profezia, ricordò confusamente, una sola profezia e due bambini…

Dumbledore ripeteva spesso che gli errori dei maghi spesso sono proporzionali alla loro grandezza; e sia lui che Voldemort erano stati dei maghi grandissimi… possibile che il loro errore fosse stato così macroscopico?

Nessuno dei due può vivere se l’altro sopravvive…alla fine, la profezia si era compiuta.

Era finita, non c’era più bisogno di lottare.

Sentì delle voci concitate accanto a lui, ma non riuscì più a distinguerne i proprietari:

-…dittamo…-

-Ci ho già provato ma…-

-…una barella! Presto, portatelo fuori!-

-…una flebo di Rimpolpa Sangue, qui…-

E un sussurro, talmente vicino e soffocato da fargli pensare che fosse stato pronunciato da una bocca premuta sul suo orecchio: -Ti prego, tieni duro… ti prego, ti prego…-.

Non poteva farlo, si rese conto: avrebbe voluto dire che gli dispiaceva, ma era troppo tardi.

Percepì una mano scostargli i capelli dalla fronte, e gli sembrò di tornare bambino per un attimo.

C’era qualcosa che gli ricordava stranamente un’infanzia lontana in quell’addormentarsi tra delle braccia che lo sostenevano, senza più preoccupazioni.

Sentì una fitta di rimpianto, ma non riuscì più a metterne a fuoco il perché. Forse non era più importante.

Snape chiuse gli occhi, e si lasciò avvolgere da un confortante oblio.

 

 

Ehm, ciao a tutti.

*Natalie fa capolino timidamente da dietro un angolo, proteggendosi dalla pioggia di cruci *

 

Ci vediamo la prossima settimana con l’epilogo…

Mi raccomando!!

 

PS: So che ormai mi odiate, ma volevo comunque dirvi che ho pubblicato una piccola one-shot intitolata “La seconda possibilità” su Piton e Lily.

Tranquilli, niente eccessi di tenerezza e fluffosità varie, anzi… *ghigno perfido*

Ciao!

 

 

Emily: Eilà! Anche questo aggiornamento arriva puntuale. Vabè tu non sarai troppo sconvolta perché essendo il beta avevi già letto tutto.

Ma come non ti ricordavi di Tuffey? Beta degenere! Comunque era uno della squadra di Liz, il prete. Sì, lo so, sono sadica…

L’immagine di Voldemort che si carica tutti i ritratti e la rumenta di Silente sulle spalle e li va a scaricare nella Stanza delle Necessità anche a me faceva troppo ridere…

Povero Voldie… sai che palle, si sarà trovato armadi di riviste sui modelli a maglia e dolci troppo zuccherini stantii.

Anche l’idea che l’estrazione della spada di Grifondoro sia come un esame per il cappello è… be’, sarò sincera, è francamente disturbante… io pensavo semplicemente che al cappello non facesse troppo piacere essere smanazzato. *rabbrividisco e cerco di scacciare l’idea*

Sono contenta che ti sia piaciuto Phineas, lo so che hai una predilezione per questo grande preside Serpeverde! Forza Phineas! (e abbasso quel vecchiaccio di Silente… ah!)

Baci, alla prossima!!!

 

Biancalupin: Ciao!

Punto 1: lo so, Phineas è il migliore! Solo quel cretino di Harry poteva trovarlo antipatico, è così adorabile!

Punto 2: guarda, io Silente proprio lo detesto! Ma hai visto come ha trattato il povero Pity nei ricordi? L’ha sfruttato per anni facendo leva sul suo senso di colpa e poi l’ha mandato a morire disperato pensando che Harry sarebbe morto e la sua vita fosse stata vana. Insomma, le parolacce ci starebbero tutte.

Punto 3: Il cappello è un altro maledetto filo-grifondoro! Cioè, in realtà poverino non è colpa sua: solo un vero Grifondoro può estrarre la spada dal cappello e Liz, decisamente, non lo è.

Comunque ho sempre pensato che, essendo appartenuto a Godric, avesse ancora traccia di una latente preferenza!

Ciao, grazie, ci vediamo la prossima settimana!

 

Julia: Buondì! Sono contenta che ti sia piaciuto il mio Phineas… come avrai immaginato è uno dei miei personaggi preferiti! Che dire, ho un debole per i Serpeverde un po’ intrattabili.

Mi ha fatto sorridere che tu abbia detto che Liz è “una vera Serpeverde”, visto che, non essendo andata a Hogwarts, non appartiene a nessuna casa. Ma… be’, vedrai nell’epilogo! ;)

Per le piante… be’ non può sempre arrivare Neville! Qui ci ha dovuto pensare Phineas.. che come vedi ha metodi un tantino più drastici del nostro filo-erbologista! ;)

Anche a me piace un sacco la piovra! Spesso nelle fanfiction viene dipinta come cattiva, ma mi piaceva l’idea che fosse bravissima, proprio come nei libri… e che fosse abituata a ributtare fuori quelli che finivano nel lago.

Ti ringrazio tanto per i complimenti, ci vediamo la prossima settimana per il finale!

Ciao!!

 

Beatrix: Ciao! Eheh, tutti si stupiscono sempre quando trovano un mio aggiornamento, ma in realtà pubblico quasi sempre il lunedì mattina (a meno di imprevisti, nel qual caso pubblico il giorno dopo). Ma forse ora è un po’ tardi per avvertirti… ormai la storia è quasi finita.

Scusa per averti fatto prendere un colpo… comunque ringrazio anche l’allarme fuori casa tua che è suonato al momento giusto fornendo un maggiore realismo! :)

Anche a me è un po’ dispiaciuto far fare quella fine a Peter… comunque, ho sempre pensato che un qualche genere di aldilà ci fosse anche per quelli che sono stati baciati da un Dissennatore.

La Rowling dice che quando nel mondo c’è meno malvagità, ci sono anche meno Dissennatori… quindi forse quando uno di loro cessa di esistere le anime vengono, per così dire, rilasciate. Insomma, mi piace pensarla così, altrimenti mi sento troppo in colpa verso i miei poveri personaggi! ;)

Il film “ a qualcuno piace caldo” non l’ho ancora visto, ma visto che me l’hai consigliato se mi capiterò l’occasione lo guarderò sicuramente.

Grazie mille per i complimenti!! Alla settimana prossima!!

 

Ghunzatrox: Buongiorno, Vostra Scurità!

Sì, ammetto che questo Silente è molto più stupido dell’originale, ma c’è una spiegazione!

In un’intervista, la Rowling diceva che i ritratti non hanno una personalità molto complessa, ma mantengono soltanto alcuni tratti del soggetto originale. La mamma di Sirius, per esempio, ha soltanto il rancore verso il figlio e la “feccia” che si porta a casa.

Ho pensato che i ritratti dei presidi fossero un tantino più complessi, visto che devono consigliare il preside in carica, ma comunque non potessero essere proprio come l’originale.

Questo è il motivo per cui il ritratto di Silente, pur seguendo gli stessi principi del soggetto ritratto, non ha la sua “finezza” nei ragionamenti e alle volte ripete un po’ a pappagallo le frasi distintive di Silente!

Come avrà capito, le armi che Voldemort non conosce alla fine sono… be’, proprio armi.

Spero che la fine del Signore Oscuro non l’abbia delusa.

L’aspetto per il capitolo finale la prossima settimana.

Arrivederci!

 

Iurin: Ciao CaVissssssssssima!

Sì, secondo me Silente è uno stronzo, non riesco a perdonarlo per come ha trattato Piton!

Sul forum “il quartier generale dei Mangiamorte”, gemellato col SPFF, ne abbiamo discusso lungamente, e la conclusione a cui sono giunta è che il vecchiaccio non abbia mai apprezzato Pity come avrebbe dovuto, visto che lo tratta sempre male e gli manca di rispetto in ogni modo possibile immaginabile.

Insomma, volevo che in questa storia ci fosse e che qualcuno finalmente lo mandasse a quel paese come merita, visto che spesso nelle fan fiction è dipinto come un vecchietto adorabile e onnisciente che ha a cuore solo il bene del nostro prof preferito… seee, come no! Grr!!

Per un eventuale seguito… no, guarda, non credo proprio. Anche perché, come avrai intuito dal finale di questo capitolo, potrei avere un problema con la mancanza del protagonista… :(

Grazie, alla prossima settimana, trésor!!

Ciao!

 

Astry: Ciao!

Come dicevo a Ghunzatrox, anche io non credo che il vero Silente si sarebbe scoperto così tanto; ma questo non è lui, è solo il suo ritratto.

Ricordo un’intervista della Rowling in cui questa diceva che i ritratti non hanno una “personalità tridimensionale” come le persone, ma si limitano a ripetere frasi distintive del soggetto originale e che Harry non avrebbe avuto molti benefici dal possedere un ritratto dei suoi genitori.

I ritratti di Silente e Phineas, nell’ultimo libro, sembrano piuttosto dotati di raziocinio, ma comunque ho pensato che non potessero essere astuti e sensibili come gli originali.

Da cui questo Silente un po’ ottuso (che però fa sempre piacere prendere a male parole! Ah ah! In your face, vecchiaccio!).

Sul Quartier Generale abbiamo già discusso parecchio a riguardo, quindi lo sai come la penso su quel… ehm… caro preside.

Come avevi immaginato, alla fine il bambino della profezia qui era proprio Neville e non Harry! Speravo fosse una sorpresa per qualcuno, ma l’avevano già indovinato tutti, uffi! :D

Ci vediamo la prossima settimana per l’epilogo.

Grazie mille!!!!

Ciao, anzi, “Lunga vita e prosperità!” (ah, il fascino di Spock!).

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


Questo è dedicato a chi, come direbbe la Rowling, è rimasto con Snape proprio fino alla fine.

 

1 Settembre 2017

Hogwarts, Sala Grande

 

Liz osservò con sospetto i quattro tavoli davanti a lei.

Erano pieni di ragazzini che parlottavano tra loro eccitati, indicando il soffitto, incantato per riprodurre il limpido cielo della giornata autunnale, le divise con i cravattini colorati, e gli occupanti delle altre tavolate.

Si sentiva vagamente intimorita.

Non c’erano solo adolescenti per fortuna: molti soldati già adulti dell’Accademia avevano deciso di tornare a scuola per completare la loro istruzione magica; inoltre, visto che durante il regno di Voldemort i maghi venivano educati a casa, anche i ragazzi delle famiglie di maghi erano stati inseriti nei vari anni non a seconda dell’età ma della preparazione.

Sarebbe stata una bella sfida per tutti gli insegnanti.

Insegnante… caspita! Non si era ancora abituata all’idea.

Era passato un anno dalla battaglia finale che aveva visto la fine di Voldemort, proprio in quella stanza.

Liz era stata congedata con una medaglia al valore (come Monk, Chandra, Cillian e molti altri, del resto) e una liquidazione (piuttosto misera, a dire il vero), e per la prima volta nella vita si era trovata libera di scegliere dove andare e cosa fare. Era stato… sconcertante.

Mai quanto lo scoprire che tra Cillian e Chandra avevano iniziato ad uscire insieme, certo.

Liz era felice per loro, ma si era sentita vagamente imbarazzata a riguardo. Aveva una gran voglia di togliersi di torno.

Era rimasta in patria quel tanto che bastava per testimoniare al processo contro alcuni Mangiamorte e a far scagionare Draco Malfoy (il tizio che l’aveva aiutata a uscire dal labirinto dei sotterranei: aveva scoperto dopo il processo che era una specie di pezzo grosso del mondo dei maghi. Ah, però!), poi era tornata dai genitori, a cui non sembrava vero che la figlia finalmente non fosse più in un quotidiano pericolo mortale, e per un po’ aveva vissuto con loro in Francia.

Aveva iniziato a lavorare come cuoca (con il suo allenamento in Pozioni, imparare le varie ricette era stato uno scherzo), poi dopo qualche mese aveva iniziato a viaggiare. Era molto tempo che desiderava farlo: era stata a Praga, in Russia, in India e infine aveva visitato gli Stati Uniti.

Si era mantenuta lavorando in bar e ristoranti qua e là, e nel complesso era stato un periodo interessante.

Ma le mancava qualcosa: aveva aspettato quel momento per tanti anni, e invece alla fine desiderava solo tornare a casa.

E per casa, intendeva la Gran Bretagna.

Così, quando un gufo molto provato dal lungo viaggio l’aveva raggiunta su una spiaggia californiana, aveva aperto la lettera con lo stemma di Hogwarts e aveva sorriso nel riconoscere la scrittura familiare del Preside.

Non era stata molto a pensarci su: aveva subito accettato la proposta, e quindi eccola lì, nella Sala Grande, ad osservare preoccupata i suoi futuri studenti di Pozioni.

Sperava che non fossero troppo bravi, a dire la verità: e se ce ne fosse stato qualcuno degli ultimi anni più preparato di lei? Magari qualche spocchioso maghetto purosangue…

Liz represse un brivido. Be’, poteva sempre assegnare punizioni e togliere punti a chiunque l’avesse contestata! Ah! Oderint tum metuant!

Non sarebbero stati tanto propensi a farle domande difficili se avessero avuto paura della sua reazione, pensò sollevata, e poi la disciplina… no, no, un momento, che stava facendo?

Non poteva iniziare a programmare le punizioni dal banchetto di inizio anno! Era poco educativo!

Sarebbe andato tutto bene, si disse, al massimo avrebbe fatto qualche corso di aggiornamento. Ecco, tutto lì.

Doveva essere matura e imparziale, pensò, respirando a fondo per tranquillizzarsi: tra l’altro, aveva anche scoperto che sarebbe stata la direttrice di una casa, Serpeverde.

Un lavoretto extra di tutto riposo, le avevano assicurato.

Per qualche motivo, non ne era tanto convinta.

Notò una figura familiare che si avvicinava al tavolo degli insegnanti: Kieran Wilson, che avrebbe insegnato Trasfigurazione e diretto la casa di Corvonero.

Anche lui sembrava nervoso, nonché vagamente fuori posto in giacca e cravatta.

-Eilà Liz- la salutò –Lo sai che mi hanno detto che ci sarà un campionato di Quidditch, una specie di calcio volante. -

-Ah sì?- commentò lei, un po’ sorpresa da questa novità.

Kieran annuì:-La squadra di Corvonero era piuttosto famosa per la sua bravura. Dovrò cercare di mettere insieme una bel gruppo per tenere fede alla fama e vincere la coppa, giusto?-

-Ehm… sì, vedremo!- fece Liz con un sorriso sghembo, prendendo mentalmente nota di setacciare tutta Serpeverde per trovare dei campioni di Kiddish, o come cavolo si chiamava questo sport.

Non poteva certo permettere che la sua casa non fosse all’altezza!

I due si salutarono e Liz tornò al suo posto.

Aveva saputo che negli anni successivi ci sarebbe stato a quel punto uno smistamento, ma, dal momento che quell’anno erano tutti nuovi e ci sarebbe voluto molto tempo, gli studenti erano già stati smistati nel pomeriggio.

Sentendo dei passi alle sue spalle, si voltò e vide la tenda che copriva il passaggio dietro il tavolo degli insegnanti spostarsi: era arrivato il Preside, Severus Snape.

 

Snape entrò nella Sala Grande appoggiandosi al bastone, e zoppicò fino al posto riservato al Preside.

La gamba non sarebbe mai guarita, e sarebbe rimasta rigida per il resto della sua vita; ma dopotutto, era già abbastanza fortunato ad essere vivo.

Dopo la battaglia ad Hogwarts si era risvegliato in un ospedale babbano, dove era stato ricoverato d’urgenza.

Era stata Liz, con l’aiuto del dottor Donaldson, a mettere insieme la pozione che aveva fermato l’emorragia: un misto di dittamo, pozione rimpolpasangue, coagulanti babbani e globulina antiemofilica.

Brava ragazza, pensò, con un sussulto di orgoglio didattico.

I mesi successivi erano stati densi di attività: era stato ricostituito un governo provvisorio, comune per la comunità magica e quella babbana, e tutte le istituzioni erano state riorganizzate.

Neville Longbottom era stato eletto Primo Ministro, e stava rimettendo in sesto la nazione, prendendo anche accordi con la comunità internazionale per abbandonare, di lì a pochi anni, lo Statuto di Segretezza dei maghi.

La guerra aveva provato che non c’era tutta quella disparità tra chi poteva usare la magia e chi no: era giunto il momento di collaborare… o almeno provarci.

Quanto a Snape, non aveva avuto letteralmente, un minuto libero: gli erano state date una gran quantità di onorificenze (era stato anche ricevuto dalla Regina, una signora grassottella con i capelli bianchi e modi esageratamente pomposi che l’aveva nominato baronetto… una specie di Ordine di Merlino, gli aveva spiegato Longbottom. Era stata un’esperienza singolare.), e gli erano state offerte molte cariche, tra cui il diventare Ministro della Magia.

Ma non era quello che gli interessava: e poi, aveva un conto in sospeso con Hogwarts.

Ora non si sentiva più un sostituto o, peggio ancora, un usurpatore: era la sua scuola, e poteva gestirla come meglio credeva.

Non si era fatto scoraggiare dallo stato in cui aveva trovato il castello dopo il soggiorno di Voldemort e la grande battaglia: aveva fatto ricostruire le torri, estirpare le piante velenose, e aveva eliminato personalmente un bel po’ di inquietanti fatture dalle aule.

Non c’era stato verso, tuttavia, di recuperare la serra in cui era stata custodita la spada di Grifondoro: a causa dell’incantesimo di Liz, il terreno era talmente secco che non sarebbe più cresciuto nulla per moltissimi anni. Alla fine aveva utilizzato l’area per costruirci un piccolo magazzino di strumenti per l’Erbologia.

Aveva deciso inoltre di spostare tutti i dormitori e le sale comuni nelle quattro torri: in fondo, Divinazione poteva essere svolta in una stanza qualsiasi mentre Astronomia… be’, c’erano miliardi di chilometri da qui alle stelle. Qualche metro in più non avrebbe fatto troppo differenza.

Soprattutto, aveva voluto assicurarsi che i Serpeverde non dovessero più abitare quei sotterranei tristi e umidi.

Certo che così veniva la voglia di diventare maghi oscuri!

La gestione della casa di Salazar era sempre stato un argomento molto delicato, che secondo lui Dumbledore non aveva affrontato nel modo giusto.

Dopo infiniti battibecchi con il cappello parlante (e persino l’uso di un potente Confundus, di cui però era meglio non parlare troppo in giro), era riuscito a far smistare a Serpeverde anche molti studenti nati babbani, purché avessero ovviamente le necessarie qualità morali.

Secondo Snape, se avessero continuato a trattare i Serpeverde come degli emarginati, impedendo loro a priori di integrarsi con gli studenti con diverso stato di sangue, il problema non sarebbe mai stato risolto alla radice, e in capo a qualche decina d’anni sarebbe di nuovo spuntato un mago oscuro un po’ più sveglio degli altri a fomentarli.

Questa era, tra l’altro, una delle ragione per cui aveva deciso di introdurre l’insegnamento delle Arti Oscure, come a Durmstrang: basta con quel moralismo bigotto tipicamente Grifondoro!

Per contrastare la possibile ascesa di un futuro mago oscuro, secondo lui era stupido demonizzare le sue armi: bisognava conoscerle e saperle sfruttare. Probabilmente così avrebbero anche perso molto del trasgressivo appeal che esercitavano sugli studenti più ambiziosi.

Non era l’unica modifica che aveva fatto all’offerta formativa: Babbanologia era stata eliminata, e aveva introdotto Tecnologie Babbane, con corsi avanzati di Meccanica e Elettronica.

Anche mettere Liz a capo della casa di Serpeverde era stata una scelta difficile e meditata a lungo: voleva dare un segnale forte, ma al tempo stesso aveva paura che i genitori dei piccoli maghi purosangue avrebbero fatto fuoco e fiamme.

Per fortuna, la ragazza aveva dalla sua Draco Malfoy, che aveva preso il posto del padre nel consiglio di amministrazione di Hogwarts e quell’anno aveva iscritto il figlio, Scorpius.

Liz aveva testimoniato a suo favore nel processo dopo la battaglia, ed era stata la sua parola che l’aveva tenuto fuori di prigione.

Incredibile come i Malfoy riuscissero sempre a cadere in piedi, pensò Snape divertito.

In ogni caso, Draco aveva manifestato il suo totale appoggio alla nuova direttrice e, nonostante Snape fosse convinto che lo facesse più come mossa pubblicitaria per dimostrare a tutti la sua buona fede e mancanza di pregiudizi che per una reale riconoscenza verso la ragazza, la sua influenza aveva fatto sì che nessuna delle altre famiglie protestasse.

Inoltre la sua generosa donazione per la ristrutturazione della torre sud, ora sede della sala comune di Serpeverde, era stata molto apprezzata, specialmente da quando la scuola doveva spendere una bella cifra per il lavoro degli elfi domestici.

Tra i fan di Liz non si poteva certo annoverare il ritratto di Albus Dumbledore, che aveva accolto molto freddamente la notizia della nomina. In effetti, non aiutava il fatto che Phineas Nigellus avesse raccontato l’aneddoto del loro colorito alterco a tutti i quadri e i passanti disposti ad ascoltarlo.

Comunque, Snape ne era convinto, Liz era proprio la persona giusta per seguire i Serpeverde.

Li avrebbe assecondati nella loro sete di conoscenza, non li avrebbe giudicati quando avrebbero dimostrato interesse nelle pozioni e veleni più letali, e in definitiva li avrebbe aiutati a sfruttare il loro lato oscuro, anziché perdersi in esso.

Snape la guardò: era seduta poco lontano da lui, e discuteva animatamente con Ivaylo Chilikov, il nuovo insegnante di Arti Oscure, ex allievo di Durmstrang.

Era stato molto felice quando gli era arrivata la risposta di Liz all’offerta della cattedra di Pozioni (un laconico “OK!” portato a giro di posta da un gufo esausto e sempre più irritabile).

Forse percependo di essere osservata, si voltò verso di lui e, come sempre, i suoi occhi brillarono nell’incrociare il suo sguardo.

Non era mai stato molto bravo a gestire le cose con le persone a cui voleva bene, considerò Snape, ma questa volta, be’, questa volta si sentiva… ottimista.

Il banchetto era giunto al termine.

Snape si alzò in piedi, un po’ faticosamente, e prese la parola.

-Benvenuti…- iniziò, ma non riuscì a terminare la frase.

Un fragoroso applauso si levò dai tavoli, impedendogli di parlare.

Snape cercò di quietarli con un gesto della mano, ma fu inutile.

Si voltò verso gli insegnanti, in cerca di aiuto, ma si rese conto che erano quelli che facevano più baccano di tutti.

Doveva proprio far loro un bel discorsetto riguardo alla disciplina, pensò, non riuscendo a trattenere un sorriso.

Merlino, avrebbe quasi potuto commuoversi.

Ma quando infine, qualche minuto dopo, riuscì a ricominciare il discorso, la sua voce non tremò:

-Benvenuti- disse –al primo anno della Nuova Hogwarts. -

 

FINE

 

 

E qui immaginatevi una musica trascinante, tipo la colonna sonora di “Pirati dei carabi”!

 

Cioè, ma davvero avete pensato per un attimo che avrei ammazzato Pity??!!! :P

In una storia scritta da me e betata da Emily?!

 

Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno seguito questa storia e che mi hanno commentata, in particolare Emily, la mia insostituibile beta e continua fonte di ispirazione, Julia Weasley e i suoi velocissimi e fantastici commenti, la sadicissima Astry, Beatrix e i suoi meravigliosi disegni, Iurin che ogni volta mi fa morire dal ridere, la gentilissima Eleonora96, Ghunzatrox (con sottofondo musicale), la mitica Asmodai, Biancalupin, Ninive, Numenlilith, Exelle (ma quando torni a pubblicare?! :’( ), coralinelovegood, dirkfelpy89, Ekathle, e novakina.

Grazie mille!!!

 

Un grazie enorme anche a tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite, ricordate o preferite. Se mai voleste lasciare un commentino, ora che è finita… be’, io sono sempre qua! ;)

Spero che vi siate divertiti a leggerla come io mi sono divertita a scriverla.

Un bacione!!

Natalie

 

Iurin: Su, su, animo!! Hai visto che alla fine te l’ho salvato? Un po’ “ciancicato” ma vivo, proprio come lo volevi!! :P

Quanto è faigo con la zoppia alla dr. House?

Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo scorso! Grazie!! E’ da quando ho letto il quinto libro che ho pensato “ma se invece di Harry alla fine di tutto fosse Neville?”. Secondo me sarebbe stata una grande svolta narrativa… ma la Rowling non mi ha accontentata! Peccato!

Sigh non ci posso credere che sia finita! Ciao!!!

 

Beatrix Bonnie: Wow, grazie mille per tutti i complimenti! Mi fai arrossire!!

Sì, l’incantesimo di Phineas era abbastanza lontano dalla legalità… ma quando ci vuole, ci vuole! Mica solo Voldemort può utilizzare gli incantesimi perfidi (e fighissimi, ammettiamolo! Già solo il Marchio Nero e il suo funzionamento è una figata!).

Sono contenta che ti sia piaciuta la fine di Voldemort… è una delle prime cose che avevo immaginato, e mi fa un sacco piacere che abbia “reso” una volta scritta.

Volevo dare il momento di gloria a Neville!

Per quanto riguarda Snape… guarda, sarò sincera, quando avevo pensato la storia, nel lontano 2006, avevo deciso che doveva morire alla fine. Ma poi è uscito il settimo, con i ricordi del Principe, e (dopo aver versato fiumi di lacrime) ho deciso che aveva avuto troppe sfighe e aveva bisogno di un riscatto! Lo so che letterariamente sarebbe stato più corretto il primo finale ma… come direbbe Doc di Ritorno al Futuro, ho pensato “Chissene frega!!!” :D

Un bacione!!!

 

Julia Weasley: Ahi, ahi! Protego! Protego!

Lo so Phineas è troppo simpatico! Io lo adoravo già nel libro, l’unico che ne dicesse quattro a Harry quando se lo meritava! Quindi non potevo proprio lasciarlo nella Stanza delle Necessità e preferirgli il banale Silente! :D

Bellatrix è troppo una grande… ho sofferto nel doverla far fuori. Ma ho pensato che alla fine per lei sarebbe stato un dolore troppo grande vedere la fine di Voldemort, quindi in un certo senso è stata una fine pietosa.

Lo so che non ci credevi al lieto fine per Snape, ma gliel’ho voluto concedere lo stesso!

All’inizio in realtà avevo pensato che sarebbe stato più giusto farlo morire (ruolo difficile, quello del vecchio mentore), ma alla fine… non ce l’ho proprio fatta! Ha avuto troppe sfighe nel libro, se non ci pensiamo noi fan writer a “riequilibrare” la situazione! :D

Anche se tu, dopo Slytherin Love (lacrimuccia) non puoi proprio parlare, ecco!!! :P

Ciao, un bacio!!!

 

Emily: Vabbè lo so che per te non c’è stata suspence, neanche quando l’hai letto la prima volta. Non sono riuscita a farti credere neanche per un istante che avrei ucciso Pity, mi conosci troppo bene! ;)

La fine di Voldemort con finta finale l’ho proprio copiat… ehm, presa in prestito da “Pronti a morire”… lo ammetto, quel film è una cavolata, ma Russell… *sbav *

Hai ragione, non sono una grande amante dell’ecologia, e questo atteggiamento un po’ traspare! Cioè per carità, poveri alberi, solo che penso che le persone siano più importanti!

Ahah il Pipy-sevviello! Che ridere! Sono persino andata a rileggermi la fan fiction in questione, che matte risate!

Ci vediamo sul forum, carissima!! Baci!!

 

Astry: Ok, ok, SONO una sadica stronza… ma solo con i lettori, non con Pityyyy!!!! :D

Mi ha fatto troppo ridere leggere che tutti voglio “assaggiare” Snape: Fuffy, il mannaro, Nagini… dev’essere perché appare così “condito”, tutto quell’olio dai capelli!

*Protego! Dal crucio che sento che mi vuoi mandare ehhehe *

Comunque, dopo “incatenato alla morte” non puoi proprio parlare eh! Caspita, quello sì che è sadismo… il mio cuoricino è troppo tenero per sopportare un’altra fine tragica.

Spero che il finale ti sia piaciuto comunque, anche senza i fiumi di lacrime.

Grazie! Un bacione!!

 

Ghunzatrox: Vostra Scurità, come aveva previsto siamo proprio alla fine.

Sì la morte di Voldemort è proprio un anticlimax! Ma del resto anche nel libro era un po’ così perché, ammettiamolo, la Rowling l’ha fatto talmente figo e invincibile (almeno nei libri precedenti al settimo), che nessuna trovata spettacolare sarebbe stata alla sua altezza.

La morte per buccia di banana in effetti sarebbe stato un gran finale! :D

Da vera babbana, io mi sono sempre chiesta come mai Harry non tentasse con metodi… diciamo… alternativi, visto che Voldemort era così imbattibile nella magia!

Tranquillo, non farei mai tornare quel vecchiaccio di Silente! E anche Voldemort è bello che andato. Tra parentesi, anche recuperare l’anello non sarebbe servito a molto, visto che Silente l’ha distrutto già nel sesto libro (prima dello stacco di realtà alternativa della fan fiction).

Grazie mille!! Arrivederci!!

 

Eleonora96: Ok, non sono riuscita a ingannarti neanche per un momento.

Non potevo uccidere Pityyyy!!! Cioè, in origine volevo farlo, ma era prima che uscisse il settimo e venissimo a conoscenza della sua vita di sfighe. Dopo aver letto i suoi ricordi, non ce l’ho proprio fatta! Doveva avere un riscatto!

Per il resto, sono felice che i capitoli precedenti ti siano piaciuti! Mi sono troppo divertita a scrivere di Silente, e farlo anche un po’ più tonto dell’originale… come avrai capito non mi è piaciuto molto il modo in cui ha trattato Piton.

Per quanto riguarda Voldemort… ok, è un finale un po’ stupido, lo ammetto. Però… possibile che non ci avesse mai pensato nessuno? ;)

Un bacio!! Grazie!!!

 

 

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