Doomei - L'alleanza

di VaniaMajor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - I principi di Nishi ***
Capitolo 2: *** 2 - La scelta di una sposa ***
Capitolo 3: *** 3 - Mettere la testa a posto ***
Capitolo 4: *** 4 - Nuove informazioni ***
Capitolo 5: *** 5 - Viaggio verso est ***
Capitolo 6: *** 6 - Salvataggio in extremis ***
Capitolo 7: *** 7 - Al vostro servizio ***
Capitolo 8: *** 8 - I sospetti di Miroku e Sango ***
Capitolo 9: *** 9 - Strane sensazioni ***
Capitolo 10: *** 10 - Confidenza ***
Capitolo 11: *** 11 - Spicchio di luna ***
Capitolo 12: *** 12 - Indagini poco fruttuose ***
Capitolo 13: *** 13 - La principessa Isuzu ***
Capitolo 14: *** 14 - Il segreto di Anna ***
Capitolo 15: *** 15 - La scelta di Sesshomaru ***
Capitolo 16: *** 16 - Un nuovo sovrano ***
Capitolo 17: *** 17 - La visione di Kagome ***
Capitolo 18: *** 18 - La Grande Famiglia ***
Capitolo 19: *** 19 - Nishi VS Higashi ***
Capitolo 20: *** 20 - Un nemico immortale ***
Capitolo 21: *** 21 - Razoru ***
Capitolo 22: *** 22 - Una strana alleanza ***
Capitolo 23: *** 23 - Lame ***
Capitolo 24: *** 24 - L'attacco di Isuzu ***
Capitolo 25: *** 25 - I veri sentimenti ***
Capitolo 26: *** 26 - Cuore di demone ***
Capitolo 27: *** 27 - La tecnica completa ***
Capitolo 28: *** 28 - Il segreto di Naraku ***
Capitolo 29: *** 29 - Anna e Naraku ***
Capitolo 30: *** 30 - Rapita ***
Capitolo 31: *** 31 - Separazione ***
Capitolo 32: *** 32 - La profezia fallace ***
Capitolo 33: *** 33 - Sangue impazzito ***
Capitolo 34: *** 34 - Sesshomaru contro Anna ***
Capitolo 35: *** 35 - Assalto al Monte Horoshiri ***
Capitolo 36: *** 36 - Scontro finale ***
Capitolo 37: *** 37 - Il compiersi del destino ***



Capitolo 1
*** 1 - I principi di Nishi ***


Author's note: Benvenuti! Felice di accogliere i nuovi lettori e gli affezionati di Cuore di Demone che hanno voglia di vedere la storia di Sesshomaru trapiantata in un mondo diverso! ;) Spero che Doomei sarà una bella avventura, restate con me!!

CAPITOLO 1

I PRINCIPI DI NISHI

Il monaco scrisse l’ultima parola, poi posò per un attimo il pennello e si appoggiò con i gomiti sul tavolo, lasciando che l’inchiostro si asciugasse. Una lama di sole entrava dalla finestra e cadeva proprio sopra al foglio, illuminando lo scritto con quello che l’uomo sperava potesse essere un buon presagio. Da fuori giunse un suono di risate e lui sorrise. 
Era una bella giornata, che presto sarebbe diventata ancora più bella. Non aveva molto tempo da dedicare a ciò che stava scrivendo, ma aveva quasi finito e riteneva che non sarebbero venuti a disturbarlo prima che avesse vergato l’ultima frase. Fuori, il baccano era ragguardevole. La cerimonia sarebbe iniziata al massimo entro due ore e tutto era stato fatto così di fretta che i preparativi erano ancora in corso. Gli ultimi dettagli, certo, ma il signore del castello non avrebbe tollerato difetti. E nessuno voleva incorrere nella sua ira.
Sospirando, il monaco rilesse nella propria mente ciò che aveva scritto.
“Devo riportare quanto accaduto perché oggi è un giorno epocale, per me e per il mio Paese. Il Nishi non è mai stato in un tale stato di fermento e di gioia da quando la guerra è cominciata; sapere di aver fatto la mia parte in tutto questo mi concede tregua dal tormento ormai superato della mia maledizione e spero rechi felicità ai miei antenati morti in questa lunga lotta.
Finalmente abbiamo conquistato la Sfera degli Shikon. Dopo tanto peregrinare, tanta lotta e tanta sofferenza, essa è stata riunificata ed è stata usata dal Principe Inuyasha. Quanto mi suona strano ora chiamarlo con il suo titolo…siamo stati compagni di viaggio per tanto tempo che queste cose ormai non hanno per noi alcun significato. In ogni caso, la Sfera è stata ottenuta dal Nishi e il suo potere è in mano ad Inuyasha.
Quando ho iniziato la ricerca non ero che un monaco guerriero, l’ultimo erede di una casata in rovina a causa di Naraku, il dannato hanyo di Higashi, il quale ci ha maledetti dotandoci di un vortice malefico che con l’età adulta si fa più grande, conducendoci infine alla morte. Porto ancora il rosario alla mano, ma il vortice non mi spaventa più. Non morirò, poiché la maledizione è stata bloccata. Ma ci arriverò. Come dicevo, non ero che un monaco errante dalla dubbia fama. Per me fu una sorpresa quando mi trovai di fronte, un giorno, il Principe Inuyasha.
Egli è il secondogenito della famiglia inu-yokai che regge il governo dei demoni di Nishi. Suo fratello maggiore Sesshomaru è un demone puro e siede sul trono, mentre Inuyasha è un mezzosangue, il principe cadetto. Inuyasha venne da me perché aveva sentito parlare del mio vortice maledetto e della mia abilità nel combattere i demoni fuorilegge. Mi raccontò una storia, qualcosa che mi spinse a mettermi in viaggio con lui e che mi ha tenuto al suo fianco per tre anni.
La guerra tra Nishi e Higashi non è un mistero per nessuno. Nishi è un Paese che si regge su un certo equilibrio tra Uomini e Demoni. Ognuno ha le proprie leggi e i propri spazi, vengono mantenute relazioni diplomatiche e in linea generale si cerca di non pestarsi i piedi a vicenda. Noi Umani siamo governati da diversi signori, mentre i Demoni sono riuniti in famiglie che rispondono ai voleri di Sesshomaru, il cui padre cementò i rapporti tra le nostre razze prendendo in seconda moglie una donna umana. 
Higashi, al contrario, è un disgraziato Paese in cui gli Uomini sono ridotti in schiavitù e i Demoni spadroneggiano. Il loro sovrano è Soichiro, un crudele moko-yokai, il cui braccio destro è l’hanyo Naraku, un essere abietto la cui malvagità è insondabile e le cui mire non mettono al sicuro nemmeno il sovrano che serve. La guerra tra Higashi e Nishi si protrae da quasi cinquant’anni, ormai, e sta sfinendo uomini e demoni.
Inuyasha mi raccontò di una profezia, che fu affidata al suo defunto padre e trasmessa ai figli affinché ne facessero tesoro. Essa dice:
‘Verrà un giorno oscuro
in cui il ragno tesserà la sua tela ad est
a fianco dalla tigre che ruggisce,
e Uomini e Demoni farà preda
della sua fame immonda.
L’ovest troverà salvezza 
solo quando il gioiello sarà completo
e il cuore del Demone sovrano
s’unirà ad uno di razza umana.
Allora il cane atterrerà la tigre
e il cucciolo spillerà il sangue del ragno,
e le reti cadranno sulle rovine dell’est.’
Inuyasha mi spiegò che ciò significava che Sesshomaru era destinato ad uccidere Soichiro, mentre lui avrebbe dovuto uccidere Naraku. Per fare ciò, però, occorreva una forza superiore a quella che già possedevano. Sesshomaru ha ereditato una spada, Tenseiga, la quale nasconde una potente tecnica distruttiva. Essa, però, è fuori dalla portata del demone in quanto per ottenerla deve prima imparare ad usare il potere di resurrezione della spada stessa. Nel cuore di Sesshomaru, purtroppo, non c’è spazio per sentimenti quali la pietà e la gentilezza. Conoscendolo di persona, ho avuto modo di constatare quanto sia freddo il suo animo. 
Secondo il padre di Inuyasha, Sesshomaru diverrà invincibile solo quando conoscerà l’amore, il che sembra a tutti più difficile ogni giorno che passa. La profezia dice che dovrà unire il suo cuore ad uno umano, vale a dire dovrà decidersi a sposarsi con una principessa degli Uomini. Essa permetterà di stringere una duratura alleanza con gli esseri umani, in maniera che entrambe le Razze combattano unite, e sarà la chiave per giungere alla tecnica segreta di Tenseiga. 
In quanto ad Inuyasha, possiede una spada chiamata Tessaiga, ma all’epoca in cui ci incontrammo non riusciva ad usarla al meglio a causa del suo sangue mischiato. Si era così messo alla ricerca dei frammenti della Sfera degli Shikon, un gioiello magico che ha il potere di rendere più forti. Il Principe Inuyasha desiderava che lo aiutassi nella ricerca, visti i miei poteri spirituali. Accettai, lieto che vi fosse qualcun altro che desiderasse così ardentemente uccidere Naraku.
Non ho difficoltà ad ammettere, ora, che noi due soli avremmo impiegato molti anni a trovare tutti i frammenti. La fortuna, o forse il caso, ci portò però ad incontrare una fanciulla meravigliosa, la giovane miko Kagome del villaggio Higurashi. I poteri di lei sono infinitamente superiori a quelli di qualunque Maestro io abbia mai incontrato e il suo aiuto ci è stato indispensabile per portare a termine l’impresa. 
Grazie a lei, quattro giorni fa abbiamo completato la Sfera, in barba ai tentativi di Naraku di fermarci. Essa ha reso più forti tutti e tre, prima di scomparire di nuovo. Ha stabilizzato il sangue demoniaco di Inuyasha, rendendolo più potente che mai. Ha bloccato la crescita del mio vortice, di cui posso utilizzare il potere senza temere che prima o poi mi uccida. Soprattutto, ha reso Kagome immune alla vecchiaia, garantendole ciò che desiderava: poter restare per sempre accanto a Inuyasha.
Già, perché la più grande vittoria conseguita nel nostro viaggio è di certo l’amore che è nato tra Inuyasha e Kagome.”
Il monaco sogghignò, riandando con la memoria ai molti ricordi divertenti e imbarazzanti del loro viaggio. Erano già passati tre anni da quando quell'avventura era iniziata? Sembravano trascorsi in un lampo e al tempo stesso essere durati una vita intera. Sentì il suo nome echeggiare nel cortile e riprese il pennello, conscio che non gli restava molto tempo.
“Oggi, nel castello di Sesshomaru, Inuyasha e Kagome si fidanzeranno, suggellando una prima alleanza tra uomini e demoni. Non è quella che decreterà la nostra vittoria, ma è comunque un segnale di speranza per il nostro futuro. Il ‘gioiello’ è stato riunito, come richiesto dalla profezia. Se solo Sesshomaru si decidesse a trovare una donna da amare…finora si è rifiutato persino di cercarla.
Io gioisco per i miei amici, per la felicità che è scesa su di loro e per la concreta speranza di vittoria che la Sfera degli Shikon ci ha dato. Desidererei soltanto poter condividere questa gioia con la mia Sango, la bella e fiera principessa guerriera che mi ha rubato il cuore mesi fa, quando ci aiutò a sconfiggere Naraku durante un attacco particolarmente violento. Non riesco più a desiderare una donna da quando c’è il suo volto nella mia mente. Non fossi solo  un monaco errante…
Ma ora so che le cose possono cambiare. Non mi arrenderò. Sulla felicità di oggi non deve calare alcuna ombra e, se il Buddha, vorrà presto questa guerra sarà finita.”
«MIROKU!»
«Sono qui, Shippo!» esclamò il monaco, arrotolando il foglio. Un ragazzino kitsune entrò nella sua stanza con aria trafelata. Miroku non poté fare a meno di ricordare quando l’avevano conosciuto, circa un anno prima. Shippo si era visto uccidere i genitori da emissari di Naraku e aveva a sua volta rischiato la pelle. Erano stati loro a salvarlo e dopo lunghe cure si era ristabilito. Viveva al castello, ora, in qualità di aiutante di Inuyasha, come il demone rospo Jaken serviva Sesshomaru. Adorava Kagome ed era profondamente grato a Inuyasha, motivo per cui si era fatto in quattro per dare una mano ad organizzare la cerimonia.
«Sei pronto? Manca pochissimo!- gli chiese Shippo, eccitato- Dovresti vedere Kagome quanto è bella…invece Inuyasha è imbarazzato da morire!» Il kitsune rise, facendo sorridere Miroku, che stava riponendo i fogli scritti in un contenitore per pergamene.
«Immagino.- sogghignò- Bene, visto che questo fidanzamento lo devo officiare io, sarà meglio non farli aspettare. Non vorrei che Inuyasha decidesse di testare la Tessaiga su di me.»
«Non ci scherzerei troppo su, se fossi in te. E’ terribilmente agitato.» disse Shippo, stringendosi nelle spalle. Miroku rise di nuovo, poi uscì dalla stanza con il kitsune cadenzando il passo con il suo shakujo.
***
Inuyasha si guardò allo specchio per l’ennesima volta e fece una smorfia. Qualcosa non andava, ma non capiva cosa. In tutta la vita non aveva mai guardato la propria immagine riflessa tante volte quanto nell’ultima mezz’ora, e questo lo irritava molto. Non si poteva dire che fosse vanitoso, in circostanze normali.
«Cos’è che mi manca?!» borbottò.
«Il cervello.» suggerì una voce fredda e sardonica. Inuyasha si voltò come una vipera verso suo fratello Sesshomaru, seduto sul bordo della finestra, intento a guardare con imperscrutabili occhi ambrati il cortile sottostante.
«Senti, se sei venuto nella mia stanza solo per farmi girare le scatole te ne puoi pure andare.- sbottò Inuyasha, con una smorfia che scoprì le sue zanne- Del tuo sarcasmo faccio volentieri a meno.»
Sesshomaru si voltò a guardarlo e i due si fronteggiarono, uno calmo e gelido, l’altro fremente di indignazione e pieno di nervosismo per ciò che lo attendeva. C’erano alcune somiglianze essenziali fra i due fratelli: i capelli d’argento, gli occhi color ambra, i bei lineamenti…Per contro, i loro caratteri erano completamente diversi e Sesshomaru incarnava alla perfezione la figura di Signore dei Demoni, sempre imperscrutabile e terribile nel suo silenzio. Inuyasha aveva sentimenti e atteggiamenti molto più umani, cosa che durante l’infanzia l’aveva fatto soffrire ma che ora benediceva, in quanto ciò l’aveva aiutato ad innamorarsi di Kagome. 
Per molto tempo i due fratelli si erano odiati, poi la morte del padre e la profezia li avevano avvicinati almeno il minimo indispensabile per non scannarsi a vicenda. Sesshomaru aveva quasi cessato di ricordargli ogni minuto la sua inferiorità e Inuyasha si era accorto che molto dell’odio del fratello maggiore era derivato dalla disparità di affetto che il padre aveva elargito loro. Nonostante ciò, non era consigliabile che trascorressero insieme più di cinque minuti.
Ora, Inuyasha si accorse che Sesshomaru stava guardando con intenzione il suo fianco sinistro. Abbassò lo sguardo, cupo, poi arrossì suo malgrado nel rendersi conto di cosa mancava.
«Tessaiga…» disse, piano, voltandosi subito per prenderla e legarsela al fianco. Dopo tutta la fatica fatta per avere la forza di usarla, ci mancava che la dimenticasse sul tavolo come un oggetto qualunque! Sesshomaru atteggiò il viso ad una smorfia di disprezzo.
«Come dicevo, ti manca il cervello.- disse- Se quella donna ti fa un tale effetto…»
«Non chiamarla ‘quella donna’! Il suo nome è Kagome, vedi di ficcartelo in testa.- disse Inuyasha, seccato- E sono semplicemente un po’ agitato. Lo sarai anche tu, quando finalmente troverai la donna della tua vita.» L’occhiata di Sesshomaru lo portò a scuotere la testa. «Già, ma che parlo a fare? Comincio a pensare che non la troverai mai.- borbottò- Chi vorrebbe sposare un ghiacciolo?»
Le sopracciglia di Sesshomaru si corrugarono in maniera allarmante e Inuyasha tornò a fissarsi nello specchio, lasciando cadere l’argomento. In effetti, era una bella domanda. Aveva convenuto con Kagome di posticipare il loro matrimonio alla fine di quella stupida guerra, ma di quel passo l’immortalità di Kagome sarebbe stata davvero indispensabile per affrontare l’attesa! Se solo quel suo stupido fratello si fosse deciso a cercarsi una donna…Anche così, però, chi assicurava che si sarebbe innamorato? Inuyasha non riusciva nemmeno ad immaginarsi Sesshomaru preda di buoni sentimenti.
Inuyasha lanciò al fratello maggiore un’occhiata storta, ma lui stava guardando di nuovo in cortile con aria indifferente. Inuyasha si corrucciò. A volte, l’imperturbabilità di Sesshomaru riusciva soltanto a farlo apparire molto solo. Quel giorno tutti erano felici, al piano di sotto servitù e invitati ridevano e scherzavano. L’unico a non provare nulla era Sesshomaru. Spesso, negli ultimi tempi, Inuyasha si trovava a pensare che la vita del fratello fosse davvero triste. Inuyasha aveva degli amici fidati, aveva la sua Kagome…ma Sesshomaru cos’aveva? Servitori e sudditi che lo temevano, e un’eredità che non poteva usare.
“Padre, hai sbagliato con lui.” pensò Inuyasha, cupo.
«E dunque, ti sei imbambolato davanti allo specchio?» disse Sesshomaru, sprezzante. Il tono cancellò immediatamente la pietà dai pensieri di Inuyasha. Aprì la bocca per replicare, quando dal basso giunse la voce di Miroku.
«Sesshomaru, Inuyasha! Venite giù! Kagome è già pronta.» esclamò il monaco, con una mano accanto alla bocca per indirizzare meglio la propria voce.
«Di norma sono le donne a metterci molto a prepararsi, non è così?» aggiunse una voce allegra. Riconoscendola, Inuyasha si precipitò alla finestra.
«Kagome!» esclamò, per un momento confuso dalla visione meravigliosa ferma in cortile. Kagome lo aspettava con un radioso sorriso sulle labbra, vestita di un abito bianco e verde da principessa. Non lo era, ma il suo rango di miko non era di molto inferiore e presto lo sarebbe diventata davvero. Le avevano appuntato fiori e spilloni colorati nei capelli ed era davvero stupenda. Inuyasha rimase senza parole. Possibile che una ragazza così bella potesse amarlo?
Quando l’aveva conosciuta, viaggiava già da sei mesi insieme a Miroku, alla ricerca della Shikon no Tama. Kagome era la miko del villaggio Higurashi e custodiva un frammento della Sfera, che gli aveva ceduto solo dopo moltissime discussioni e interrogatori senza fine. Inuyasha, seccato, si era trovato a sprecare un sacco di tempo per un singolo frammento…ma era stato alla fin fine tempo sprecato? No, affatto. 
Durante le due settimane trascorse al villaggio Higurashi, tra Inuyasha e Kagome era nato qualcosa, qualcosa di ancora informe e senza nome che faceva battere più forte i loro cuori. Infine, Kagome aveva non solo donato il suo frammento a Inuyasha, considerandolo degno della Shikon no Tama, ma aveva messo a sua disposizione i propri occhi, i soli capaci di vedere i frammenti di Sfera ovunque essi si nascondessero. Così avevano continuato il viaggio in tre e presto il sentimento latente tra Inuyasha e Kagome si era rivelato per ciò che era: amore.
«Allora, scendi o no?» lo incalzò Shippo, ridacchiando nel vederlo immerso in chissà quali pensieri. Inuyasha si sentì sollevare di peso e scaraventare fuori dalla finestra.
«EHI!» sbottò, atterrando agilmente nel cortile sottostante per poi alzare lo sguardo verso la finestra. Sesshomaru, che l’aveva così gentilmente defenestrato, gli lanciò un’occhiata di compatimento e poi scomparve, forse per raggiungerli in modo più ortodosso tramite le scale. «Odioso e dannato che non è altro…» ringhiò Inuyasha, poi una mano leggera gli si posò sul braccio. Kagome stava ancora sorridendo.
«Non te la prendere. Sai com’è fatto.» gli disse.
«Anche troppo, mio malgrado.- disse Inuyasha, passandosi una mano sulla frangia argentata per sfogare il nervosismo- Beh, non sarà il suo muso lungo a rovinarci la giornata.»
«Era proprio quello che speravo di sentirti dire, Inuyasha.» rise Kagome, gioiosa, stampandogli un bacio sulla guancia. Inuyasha sorrise e la prese sottobraccio, poi guardò Miroku.
«E’ tutto pronto?» gli chiese.
«Cibo, vino e invitati aspettano solo voi, se volete darvi una mossa.» commentò il monaco, sollevando un sopracciglio. Inuyasha annuì, soddisfatto. Il gruppetto si incamminò verso la grande festa preparata per loro nel cortile del castello.

***

Sesshomaru sedeva sullo scranno preparato per lui a capo della tavola principale e osservava con freddo disinteresse quanti intorno a lui ridevano, scherzavano e mangiavano, brindando alla salute sua e di suo fratello.
Inuyasha e la sua fidanzata umana sedevano alla stessa tavola, poco distante. I due si erano scambiati le promesse davanti al monaco Miroku, poi Inuyasha aveva sguainato Tessaiga e su di essa aveva giurato di sconfiggere Higashi una volta per tutte. Gli invitati al banchetto avevano acclamato il principe cadetto, l’unico che al momento si fosse dato da fare perché la profezia si avverasse. Accanto a Inuyasha e Kagome sedevano  Miroku e Shippo, e il gruppetto rideva e scherzava in modo chiassoso. 
Poco più in là sedevano i parenti ancora in vita della miko: la madre, il nonno e un fratello minore. Stupidi esseri umani, ma ovviamente non aveva potuto esimersi dal far preparare quel pranzo di festa per loro, che da quel giorno rinunciavano a qualsiasi diritto su Kagome per lasciarla a fianco di Inuyasha. Per quanto Sesshomaru disprezzasse la debolezza umana, non aveva intenzione di distruggere le alleanze che suo padre aveva faticosamente instaurato con la loro razza, garantendo la pace all’interno di Nishi. La guerra con Higashi bastava e avanzava. Comportarsi in maniera consona con gli esseri umani gli costava, ma non era mai venuto meno alle regole della cortesia.
Inuyasha sembrava felice. Sorrideva in modo spontaneo, come non aveva mai fatto prima di partire alla ricerca della Sfera degli Shikon. Teneva la mano della sua donna, che lo guardava con adorazione, e a tratti arrossiva come un moccioso preso in flagrante. Rideva con i suoi amici e sembrava non avere un pensiero al mondo. Sesshomaru non riusciva a capire: Inuyasha sembrava diventato più debole da quando stava con quella Kagome, ma allo stesso tempo era più forte. Era maturato. Non era soltanto l’intervento della Sfera degli Shikon ad avergli dato la forza di usare Tessaiga…si trattava di qualcosa di più profondo. Inuyasha non era più un moccioso hanyo buono a nulla, per quanto Sesshomaru non avrebbe mai ammesso ad alta voce il cambiamento. Possibile che legarsi a qualcuno lo avesse cambiato tanto?
Sesshomaru abbassò gli occhi ambrati sul cibo che non aveva nemmeno sfiorato. Da quando Inuyasha aveva trovato la Shikon no Tama e l’aveva usata, il Signore dei Demoni di Nishi non poteva più arroccarsi nella sua testarda convinzione che la profezia fosse una emerita stupidaggine. Sesshomaru aveva sempre disprezzato le condizioni della profezia, asserendo che sarebbe riuscito ad uccidere Soichiro e Naraku senza aiuto, perfino senza utilizzare l’eredità Tenseiga, se questo era necessario! Invece, dopo tanti anni la guerra continuava e la spada rimaneva un aggeggio incomprensibile per il suo padrone. Possibile che dovesse davvero trovare un cuore umano a cui legarsi per poter vincere? Ma per quale motivo?
Tornò a fissare la coppia felice e una sorda irritazione gli si agitò nel ventre. Lui non si sarebbe mai abbassato a legarsi a qualcuno, profezia o meno. Quel cuore che avrebbe dovuto risvegliarsi per poter utilizzare Tenseiga semplicemente non esisteva. Suo padre voleva sicuramente umiliarlo quando aveva deciso come spartire la sua eredità, o forse aveva giudicato giusto dare ad entrambi i figli spade che non potevano usare? Solo che adesso Inuyasha sapeva utilizzare la sua…
Abbassò gli occhi sul fodero della spada inutile che gli pendeva dal fianco. Forse, per quanto gli sembrasse assurdo e irritante, occorreva fare un tentativo.
«La festa procede bene, Sesshomaru-sama. Se siete stanco di sentire queste chiacchiere umane faccio servire il dolce e poi mandiamo tutti a casa.» sussurrò una voce gracchiante accanto a lui. Sesshomaru abbassò lo sguardo su Jaken, che stava in attesa di ordini e annuì distrattamente, preso da altri pensieri. Il piccolo rospo si voltò per eseguire, ma Sesshomaru lo afferrò per la collottola, bloccandolo e quasi strozzandolo con la stoffa.
«S…sì, Sesshomaru-sama?» chiese Jaken, agitato.
«Jaken, scrivi delle lettere di convocazione per le principesse umane che vivono nel nord di Nishi. Ordina loro di presentarsi al castello.» disse il demone, gelido.
«Le…principesse? Umane? Cosa…» balbettò Jaken, sbalordito e perplesso.
«Fai come ti dico. Inizierò a selezionare le principesse che risiedono a poca distanza dal castello. Se la profezia è vera, allora devo fare questo sforzo.» disse Sesshomaru, lasciandolo andare bruscamente.
«Ma…Sesshomaru-sama…»
«E’ solo per vincere questa guerra, Jaken.- disse Sesshomaru, riportando la sua attenzione corrucciata sulla coppia in festa- E’ solo per vincere questa guerra.»
Jaken deglutì nervosamente, poi si inchinò e andò ad eseguire l’ordine. Per quanto lo riguardava, il pensiero di Sesshomaru-sama legato ad un essere umano lo faceva rabbrividire. 
Possibile che quella dannata profezia dovesse risultare veritiera?

 

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Capitolo 2
*** 2 - La scelta di una sposa ***


Author's note: Ne approfitto per fare a tutti auguri di buona Pasqua! Divertitevi e mangiate tanto!! XD

CAPITOLO 2

LA SCELTA DI UNA SPOSA


«A presto, cercate di stare tranquilli.» disse Kagome, abbracciando un’ultima volta sua madre.
«Sono felice per te, cara.- mormorò la donna, stringendola- Se tu sei convinta che questa è la tua strada…»
«Lo è, mamma. Sono felice.» disse Kagome, e il sorriso luminoso che le apparve sulle labbra non lasciò spazio a dubbi. Kagome aveva sempre sentito come un peso i propri poteri di miko, ma da quando se ne era andata con il principe Inuyasha aveva acquisito una serenità e un’allegria che un tempo non possedeva.
«Allora, in bocca al lupo Kagome.» disse il nonno, annuendo.
«Non ti cacciare nei guai, sorellina.» scherzò Sota, e Kagome gli scompigliò i capelli fingendo di corrucciarsi. I due risero, poi il gruppetto salì sui cavalli messi a loro disposizione e imboccò la strada che si allungava oltre la grande porta del castello. Kagome rimase sulla soglia a sventolare la mano finché i suoi parenti furono in vista, poi indugiò ancora un po’ a guardare in lontananza, trattenendo un sospiro. La sua vecchia vita era definitivamente conclusa, ma la vaga malinconia che provava era mitigata dai tre anni che già aveva trascorso lontana da casa. Non era pentita. D’ora in avanti, la sua famiglia sarebbe stata composta solo ed esclusivamente da Inuyasha.
Sorridendo fra sé, Kagome lasciò la Prima Porta e si avviò. Il castello degli inu-yokai era circondato da tre cinte di mura, tra le quali si estendevano meravigliosi giardini. In quel mese di maggio, prati, alberi e fiori erano un’apoteosi di vita. Erano passate quasi tre settimane dalla sua festa di fidanzamento e a Kagome sembrava ancora di vivere in un sogno. Non tanto per il soggiorno in quel lussuoso castello o per gli abiti principeschi che le facevano indossare, quanto per la possibilità di vivere una vita normale e pacifica con Inuyasha. I viaggi avevano sempre lasciato loro pochissimi momenti tranquilli, senza parlare poi di intimità, perciò quella parentesi da favola la faceva camminare ad un metro da terra dalla gioia.
Peccato che tutto fosse destinato a finire…o quantomeno a interrompersi. Benché avessero trovato la Sfera degli Shikon, la guerra contro Soichiro e Naraku era ben lungi dall’essere conclusa. Proprio quella mattina era giunta notizia di un’incursione di demoni di Soichiro contro un villaggio umano di frontiera. Inuyasha e Miroku erano a colloquio con Sesshomaru proprio per questo motivo.
Kagome sospirò, incupendosi. Soichiro era un demone malvagio e potente, ma Kagome era convinta che fosse Naraku il più temibile avversario. L’hanyo possedeva una malizia e una capacità di fare del male superiore a quella di qualunque malvagio lei avesse mai incontrato. Kagome avrebbe combattuto al fianco di Inuyasha fino alla fine, che la profezia avesse fondamento oppure no. In fondo, riteneva che l’intero Creato si sarebbe ribellato alla vittoria di esseri tanto abominevoli. Lei non aveva paura. Sapeva che il Nishi avrebbe trionfato, alla fine, riportando la pace. Gli unici timori che aveva erano per l’incolumità di Inuyasha e dei suoi amici.
Fu distratta nel vedere Jaken che si affrettava con il suo passo dondolante in direzione opposta alla sua. Per quanto Kagome non provasse grande simpatia per lo yokai, cosa d’altronde reciproca, si incuriosì nel vederlo così affannato. Stava forse succedendo qualcosa?
«Jaken! Dove vai così di fretta?» chiese, gentile, con la sua voce argentina. Jaken la guardò male mentre la raggiungeva, borbottando qualcosa. Kagome non se la prese troppo. Sapeva che, per quanto non avesse mai apprezzato il fratello del suo padrone, pure Jaken riteneva che un legame con un misero essere umano fosse sbagliato alla radice. Purtroppo per lui, a Inuyasha il suo parere non importava un fico secco.
«Inuyasha e Sesshomaru sono ancora in riunione?» chiese Kagome, chiedendosi se non fosse emerso qualcosa di grave da quella discussione.
«Sì, sono ancora in riunione. Per questo devo andare io.» rispose Jaken, facendo cadere le sue ipotesi.
«Andare dove?» 
«Alla Porta! Stanno arrivando le principesse e ci deve pur essere qualcuno ad accoglierle!» sbuffò Jaken, seccato.
«Le…principesse?- sbottò Kagome, stupefatta- Jaken, ma di che stai parlando?»
Jaken si accigliò, poi si guardò attorno come per assicurarsi di non essere sentito, quindi scrollò le spalle e sospirò desolato, iniziando a rigirarsi tra le mani il Bastone Ninto.
«Sesshomaru-sama ha convocato le principesse umane del nord del regno.» gemette.
«COSA?!» quasi gridò Kagome. Jaken annuì, cupo come se gli avessero detto di dover morire entro cinque minuti. Kagome era sbalordita. Sesshomaru…si era finalmente deciso a tentare di realizzare la profezia?! E quando aveva preso questa decisione? «Ma…non ha detto nulla…»
«Me ne sono occupato io, secondo i suoi ordini.- gemette Jaken- Ho mandato demoni veloci a recapitare i messaggi e ho organizzato un luogo di ritrovo a tre giorni da qui. Ora le portantine sono state avvistate, il corteo si avvicina. Sono undici principesse. Dovrò accoglierle io.» Sospirò, un sospiro che lo scosse tutto. «Dove andremo a finire se anche Sesshomaru-sama si abbassa a mischiare il suo puro sangue con quello di un essere umano?»
«Forse vinceremo la guerra.- replicò Kagome, sbuffando, poi si impietosì nel vedere Jaken così sconsolato- Vuoi una mano ad accoglierle?»
«Lo faresti davvero?- chiese Jaken, con occhi improvvisamente adoranti- Io non sono abituato a trattare con principesse umane e se sbaglio qualcosa Sesshomaru-sama mi ammazzerà…»
Conscia che quella sottomissione derivava solo dalla situazione in cui si trovava Jaken, e dalla sua paura di dover assaggiare le unghie velenose del padrone, Kagome scrollò le spalle e decise di dare comunque una mano. Anche le principesse si sarebbero trovate più a loro agio nell’essere accolte da lei piuttosto che da Jaken. Così, Kagome tornò alla Prima Porta insieme allo yokai e attese l’arrivo delle portantine. Era davvero un corteo degno di fanciulle d’alto rango. Un corpo di guardie, evidentemente mandato da Jaken, scortava le undici portantine, coperte di veli come si conveniva al viaggio di fanciulle ancora da maritare. Kagome non era sorpresa dalla condiscendenza delle famiglie nobili ai desideri di Sesshomaru. Nessuno voleva inimicarsi il demone, senza contare che un’alleanza con lui faceva gola a chiunque. I genitori di quelle fanciulle speravano ardentemente di diventare parenti di Sesshomaru e aumentare così il proprio prestigio e potere. La processione si fermò sulla soglia, attendendo il permesso di entrare.
«Benvenute alla reggia di Sesshomaru-sama, Signore dei Demoni di Nishi.» disse Jaken, con la sua vocetta gracchiante.
«Siate le benvenute. Vi ringraziamo per aver accolto l’invito. Che la vostra visita possa portare la prosperità al Nishi.» aggiunse Kagome, graziosamente, accennando a un inchino di benvenuto. I due si fecero da parte per lasciare entrare la processione. Kagome si trovò a scrutare fra le cortine di velo, cercando di indovinare le fattezze delle principesse. Il nord del Paese era abbastanza turbolento, vicino com’era ai confini con Higashi. Lei lo sapeva bene, essendo nata laggiù, ed era curiosa di sapere se tra quelle fanciulle ce n'era qualcuna che aveva conosciuto durante i suoi viaggi con Inuyasha e Miroku. Non sarebbe stato poi così difficile, visto che il loro amico monaco si era messo d’impegno per conquistare ogni singola donna che…
«Kagome-chan? Sei proprio tu?» mormorò una voce. Kagome vide sollevarsi una cortina di velo e si trovò di fronte il viso sorpreso di una bella ragazza della sua età. Il cuore di Kagome perse un battito.
«Sango?!»


***


Inuyasha scrutò la mappa con aria corrucciata, mentre Miroku indicava il punto esatto.
«E’ successo nel territorio di questo villaggio, Karenomi.» disse il monaco, battendo la punta del dito sul nome del villaggio di frontiera.
«Chi governa quella zona?» chiese Inuyasha, che non era mai riuscito a tenere a mente le zone di competenza in cui era suddiviso il Nishi.
«Una famiglia umana, i Seimei.- rispose Miroku, che invece aveva una memoria di ferro- Il capofamiglia ha detto di aver fatto tutto il possibile. Hanno ricacciato il nemico, ma hanno subito gravi perdite e distruzioni.»
«Niente yokai in zona?» chiese ancora Inuyasha.
«I più vicini sono gli okami-yokai di Koga, ma vivono a tre giorni di viaggio verso nord.» disse Miroku, scuotendo il capo. Inuyasha brontolò qualcosa tra sé e sé. Non aveva buoni ricordi di Koga e della sua tribù. L’okami-yokai aveva giurato vendetta nei confronti di Naraku, che aveva per metà sterminato la sua gente, e questo aveva portato i loro destini a incrociarsi. Era un buon combattente e finora aveva resistito bene agli attacchi di Higashi. Peccato che quell'arrogante lupastro si fosse innamorato di Kagome…Inuyasha era contento che Sesshomaru avesse ordinato a quei lupi di sorvegliare una parte della frontiera con Higashi, almeno se lo erano tolti di torno. Quel testardo era capace di indulgere ancora in pensieri amorosi sulla fidanzata di Inuyasha!
«La frontiera orientale tiene a malapena. Dobbiamo rinforzarla.» mormorò Sesshomaru, intervenendo per la prima volta da quando avevano ricevuto la missiva della famiglia Seimei.
«Cosa pensi di fare?» chiese Inuyasha, cupo. Lui smaniava dalla voglia di andare a sfidare Naraku, ma al momento Sesshomaru glielo aveva proibito. Sembrava stesse rimuginando un qualche piano.
«Richiamerò alcune famiglie del sud e dell’occidente. In quelle zone di pace relativa non sono utili a nessuno.- disse Sesshomaru, gelido- Assegnerò loro delle aree di controllo e rafforzerò la frontiera orientale. Per ora sembra che Soichiro abbia intenzione di attaccarci da lì.»
«Chissà perché ha attaccato Karenomi…Sa che Koga non è lontano. Anche se fossero riusciti a prendere un avamposto, difficilmente sarebbero riusciti a tenerlo. Mi sembra…un’azione prematura.- disse Miroku, pensieroso- Le nostre spie dicono che l’esercito di Soichiro non è ancora pronto.»
«Non ci interessano i suoi motivi, quanto i risultati delle sue azioni. Dobbiamo spazzare via Soichiro e Naraku il prima possibile. Non staremo qui ad attendere che ci invadano.» fu la dura replica di Sesshomaru, prima che qualcuno bussasse alla porta.
«E’ Jaken.» sbuffò Inuyasha, avendo avvertito l’odore del piccolo yokai.
«Vedi che vuole.» gli ordinò Sesshomaru, continuando a scrutare la mappa.
«Ehi! Non sono mica il tuo usciere!»
Un’occhiata micidiale passò tra i due fratelli. Miroku, sospirando, si alzò e andò a vedere cosa aveva da dire Jaken. Quando aprì la porta e abbassò lo sguardo, si rese conto che il piccolo yokai era molto agitato.
«Sono arrivate le principesse.» disse subito Jaken, come se volesse liberarsi di quel messaggio il prima possibile. Miroku sgranò gli occhi violetti.
«Le…principesse?!» chiese, perplesso. Si scostò quando sentì dietro di sé la presenza inquietante di Sesshomaru. Il demone gli passò accanto e uscì, subito seguito da Jaken. Inuyasha si fece dappresso a Miroku, a sua volta perplesso.
«Principesse? Ma di che sta parlando, quel rospo?» chiese.
«Se non lo sai tu, come faccio a saperlo io?» replicò il monaco. Shippo stava correndo verso di loro lungo il corridoio.
«Ehi, voi due, muovetevi! Non ci crederete mai!- disse, ansimando- Sesshomaru ha convocato le principesse del nord di Nishi per scegliere una sposa!»
«COSA?!» sbottarono in coro Inuyasha e Miroku. Fecero quasi a gara per raggiungere il grande atrio del castello. Se davvero Sesshomaru aveva fatto una cosa simile, quello era un giorno da tramandare ai posteri!
«Davvero non ti aveva avvisato di questo suo gesto?» chiese Miroku, mentre si affrettavano.
«Feh! Quando mai quello lì mi dice qualcosa?- brontolò Inuyasha- Comunque sono contento che si sia deciso. Ecco cosa aveva in mente! Non vedo l’ora di far avverare quella dannata profezia.»
Giunsero alla balconata che si affacciava sull’atrio principale. Sesshomaru era in piedi vicino alla balaustra, rigido e altero come sempre, e Jaken stava elencando i nomi delle convenute.
«La Principessa Junko della famiglia Retsu di Hanetsuji. La Principessa Harune della famiglia Menjo di Sakayama. La Principessa…»
«Fammi dare un’occhiata più da vicino. Voglio vedere quanto sono belle queste principesse.» disse Miroku, con un sorrisetto sul volto.
«Non cambi mai, eh?» disse Inuyasha, con una smorfia. I tre si avvicinarono un po’ di più all’angolo estremo della balaustra, guardando di sotto. Nell’atrio erano schierate undici giovani donne, vestite e pettinate con tutta l’eleganza possibile. Inuyasha si accorse subito che la maggior parte di loro non era quel granché…più che altro erano il trucco e i vestiti a farle apparire belle. Dopotutto, non stava scritto da nessuna parte che essere principessa significasse anche essere bella…d’altra parte, conoscendo Sesshomaru, lui avrebbe dato più importanza all’aspetto esteriore che a quello interiore della poveretta prescelta. Si accorse che Kagome era di sotto e la sua vista gli riscaldò il cuore. Ai suoi occhi, brillava come una gemma in mezzo a tutte quelle ragazze. Incrociò lo sguardo di lei e si accorse che era turbata. Corrugò la fronte.
«C’è qualcosa che non va.- mormorò- Kagome ha una strana espressione…» In quel momento, sentì Miroku trattenere bruscamente il fiato e si voltò verso di lui. «Ehi, che…»
«La Principessa Sango della famiglia Taijiya di Muketsu.»
Inuyasha e Shippo tornarono immediatamente a guardare di sotto, dove una giovane molto bella dai lunghi capelli scuri si stava inchinando graziosamente. Quando si rialzò e guardò in faccia Sesshomaru, i suoi occhi castani brillarono, denunciando il suo carattere forte e determinato.
«Ma…ma quella è la mia Sango!» sbottò il monaco sottovoce.
«Sango è stata convocata? Per tutti i demoni…- mormorò Inuyasha, sorpreso di ritrovare l’amica in quella strana situazione- Eh già, è l’unica figlia femmina della sua famiglia…»
Guardò Miroku, che era impallidito. Sango era la figlia maggiore della famiglia Taijiya, che controllava un’ampia zona della frontiera settentrionale. Era una guerriera di rara abilità e aveva dato loro una mano per circa quattro mesi,  durante i quali si erano battuti più volte contro Naraku per il possesso di ben cinque frammenti della Sfera sparsi nel territorio della famiglia nobile. Tra loro si era stretta una forte amicizia e non era un mistero che Miroku avesse preso una sbandata non da poco per la bella principessa. Ora, la sua famiglia doveva aver pensato di ottenere l’alleanza con Sesshomaru dandogliela in sposa.
«Benvenute.- disse Sesshomaru, e Inuyasha storse le labbra nel sentire gelo e indifferenza in quella voce- Desidero che vi godiate la permanenza al castello. Non vi verrà fatto mancare nulla nel tempo che impiegherò a fare la mia scelta. Verrete presto convocate.» Detto questo, il Signore dei Demoni si voltò e se ne andò senza tanti riguardi, avendo già esaurito la sua capacità diplomatica. Jaken guardò in basso e batté il Bastone Ninto a terra un paio di volte, richiamando la servitù.
«Scortate le principesse in alloggi adeguati e fate in modo che godano di tutte le comodità.» gracchiò, cercando di darsi un tono. Le donne della servitù presero in consegna le principesse, che a mano a mano sciamarono mormorando tra loro nei corridoi della residenza. Sango, prima di andarsene, scambiò un’occhiata con Kagome. Inuyasha, dall’alto, se ne accorse e corrugò la fronte. La principessa del nord non aveva notato la loro presenza al piano di sopra.
«E adesso?» mormorò Miroku, mentre Jaken se ne andava. Inuyasha guardò l’amico. Sembrava sotto shock.
«E adesso cosa?» chiese. Miroku lo afferrò per le spalle, fulminandolo con un’occhiata da pazzo. Ecco il vero carattere di Miroku che tornava a manifestarsi…
«Come fai a non capire?! Sango è qui! Qui…per sposare Sesshomaru!» quasi ringhiò il monaco.
«Ehi, Sesshomaru non l’ha mica scelta…»
«Non scherziamo! Non hai visto le altre? Sango è come una stella in mezzo a loro!- sbottò Miroku, poi lasciò Inuyasha e si posò una mano sulla fronte- Lei è bella; inoltre è forte, è una guerriera. Nessun’altra donna può competere con lei. E’ ovvio che Sesshomaru la sceglierà!»
«Con Sesshomaru, niente è ovvio. Come hai visto, non le ha quasi classificate. E comunque, che ci vuoi fare? Parla con Sesshomaru e sistema la questione.» sbuffò Inuyasha.
«Parlare con Sesshomaru?! E da quando si può discutere con lui?» disse Miroku, amaro.
«Già…otterrebbe solo di mettere Sango ancora di più in luce.» osservò Shippo, ottenendo in cambio della sua intuizione due occhiate assassine.
«Allora cosa vuoi fare?- sbuffò Inuyasha, incrociando le braccia sul petto- E’ ovvio che la famiglia di Sango ha deciso per lei. E’ una grande occasione per loro.» Vedendo Miroku impallidire ancora di più, sospirò e aggiunse:  «Secondo Kagome, però, tu piacevi a Sango. Se lei preferisce seguire i sentimenti piuttosto che la politica, direi che il problema non esiste. Non sarebbe meglio che ti chiarissi prima di tutto con Sango?»
Miroku si chiuse in un silenzio pensieroso, poi annuì.
«Sì, devo fare qualcosa prima che la situazione diventi troppo complicata.» disse, piano. Poi sorrise. «Grazie del suggerimento, Inuyasha. Stare con Kagome ti ha fatto maturare, a quanto vedo.»
Inuyasha scosse il capo, borbottando. In verità non pensava che la cosa si sarebbe risolta poi così facilmente. Una principessa avrebbe davvero scelto un monaco guerriero quando aveva la possibilità di diventare la Signora di Nishi?

***

Sesshomaru si appoggiò allo schienale del trono, trattenendo un sospiro seccato mentre la porta della grande sala delle udienze si chiudeva dietro la terza esaminata della giornata. Jaken, alla porta, smise di fare inchini alla volta dell’umana ormai uscita e corse goffamente dal padrone, con la sua lista in mano.
«Tocca a Sango dei Taijiya. La faccio convocare, Sesshomaru-sama?» chiese il piccolo rospo. 
Sesshomaru corrugò la fronte e non rispose. La sua mente era una ridda di pensieri irritati e insoddisfatti. Cosa diavolo stava facendo, per l’inferno?! Cosa ci faceva seduto lì ad assistere a una sfilata di deboli donne umane quando aveva una guerra da combattere?! La lista che Jaken teneva in mano era inutile. Sesshomaru le aveva già dato una scorsa e la sua memoria prodigiosa aveva immagazzinato tutte le informazioni inerenti le undici ragazze. Leggendo le loro origini, le loro storie e i loro gusti aveva provato esattamente ciò che aveva avvertito guardandole dall’alto della balconata nell’atrio, il giorno prima: assolutamente niente. Per lui, quelle fragili creature non erano che deboli ningen troppo agghindate e profumate in modo da dargli la nausea.
Le aveva già catalogate. C’erano le ambiziose, che gli avevano lanciato le loro occhiate seducenti nella speranza di farsi notare. Alcune di loro gli avevano persino fatto arrivare messaggi dolci e sottomessi ma inequivocabili tramite Jaken, che si stava occupando di loro. Poi c’erano le donne senza personalità, che avrebbero obbedito in silenzio a qualsiasi ordine…esseri anonimi senza idee né volontà. Oltre a loro, c’erano un paio di principesse guerriere, che almeno avevano carattere, o così si supponeva. Nessuna di loro, in ogni caso, gli aveva procurato la minima emozione, il minimo presentimento di trovarsi di fronte alla donna della profezia. Inuyasha stesso, quella mattina, gli aveva detto: «Tutto questo è inutile. Non la troverai così…non finché avrai quell'atteggiamento.»
La sua mano scese a stringersi attorno all’elsa di Tenseiga, che teneva legata al fianco.
“Padre…perché questo accanimento nei miei confronti? Perché non mi hai dato un’arma che io potessi usare?” pensò, non per la prima volta. Sesshomaru era cresciuto da solo, nel castello. Suo padre era sempre stato una figura temibile e fiera, da imitare, raggiungere e superare. Niente di più, niente di meno. Poi, quel suo gelido padre si era innamorato di un’umana…Una ningen! Era stato un tale shock vedere quel neonato dalle orecchie da cane, il suo imperfetto fratello minore cui il padre aveva dato tutto l’affetto che a lui era mancato e l’eredità che aveva tanto agognato: Tessaiga. 
Sesshomaru aveva trovato come sfogare la sua ira e la frustrazione: la guerra contro Soichiro e Naraku. L’ostilità latente tra Nishi e Higashi era scoppiata quando Inuyasha era ancora un bambino e Sesshomaru era partito per la guerra con suo padre. Lui c’era quando la battaglia si era fatta terribile, era là quando la trappola infida di Soichiro era scattata, quando il grande Inuken era stato ferito a morte e non aveva potuto fare niente per impedirlo. E quali erano state le ultime parole del suo augusto genitore?
«Proteggi la mia amata e tuo fratello, Sesshomaru. Saranno loro la tua famiglia, d’ora in avanti.»
Inuken aveva letto la rabbia omicida che gli era cresciuta dentro a quelle parole? Aveva avvertito il suo disprezzo, il suo disgusto? Probabilmente sì…ma si era fidato ugualmente. Sapeva che il figlio maggiore avrebbe obbedito al suo ultimo desiderio, e così era stato. Col tempo, Sesshomaru si era perfino abituato ad avere intorno quella piattola di Inuyasha…e probabilmente Inuken l’aveva saputo fin dal principio.
Il viso di Sesshomaru si incupì nel ripensare agli ultimi istanti di vita di suo padre, quando gli aveva affidato il pezzo di pergamena con la profezia vergata in inchiostro rosso di sangue, nominandolo nuovo Signore dei Demoni di Nishi. Dopodiché gli aveva scaricato sulle spalle la responsabilità di quella donna e del moccioso…
«Ritrovalo.»
La voce di suo padre gli riecheggiò nelle orecchie come se Inuken fosse nella stanza. Sesshomaru strinse gli occhi in due fessure, mentre un ricordo vago tornava a galla. Se ne era dimenticato a causa della rabbia e del dolore, ma suo padre aveva aggiunto qualcos’altro prima di andare a morire, qualcosa che lo riguardava direttamente. Cos’era? Sesshomaru, ignaro del turbamento di Jaken di fronte al suo silenzio prolungato, lasciò fluire ciò che rammentava di quel triste giorno e infine l’immagine si presentò chiara nella sua mente. Era inginocchiato accanto a suo padre, ricoperto del suo stesso sangue. Inuken ansimava, era allo stremo. Aveva sconfitto Ryukotsusei, ma ciò gli era stato fatale. Gli aveva dato la pergamena, che Sesshomaru aveva distrattamente infilato nel vestito, e detto di proteggere la sua ‘nuova famiglia’. Poi, ignorando la rabbia sul punto di esplodere del figlio maggiore, Inuken gli aveva posato una mano insanguinata sul petto, a sinistra.
«Nessuno si è mai curato del tuo cuore, Sesshomaru. Dov’è andato a finire?- gli aveva detto, con un sorriso denso di rimorso che quasi si era fatto strada attraverso la nebbia dell’ira di Sesshomaru- Ritrovalo. Tenseiga ti aiuterà. Impara ad amare, figlio, o la tua vita sarà inutile come è stata la mia per tanto tempo.»
Dopodiché, Inuken aveva colpito Sesshomaru così forte da fargli perdere i sensi. Quando si era ripreso, ore dopo, la battaglia si era spostata più ad est e suo padre era morto in forma canina dopo aver combattuto fino all’ultimo grano di energia. Non l’aveva voluto accanto negli ultimi momenti della sua vita. Sesshomaru l’aveva odiato ancora di più per questo.
Perché questo ricordo tornava a galla ora? Ritrovare il suo cuore…Tenseiga l’avrebbe aiutato? E come? Gli avrebbe dato un segnale? Ma a che diavolo serviva poi avere un cuore?! 
Sesshomaru si alzò dal trono e si avviò verso l’uscita della sala senza una parola. Jaken gli corse dietro.
«Ah…Sesshomaru-sama…dove andate?» balbettò.
«Mi assenterò per qualche tempo.» disse il demone, la testa altrove.
«Ma…e le principesse?» chiese Jaken, timoroso. Sesshomaru si fermò e lo guardò, corrugando la fronte.
«Manda via quelle che ho già esaminato.- gli ordinò, freddo- Trattieni qui le altre fino al mio ritorno. Vedrò che farne successivamente.»
«Ma…ma dove andate, Sesshomaru-sama?» chiese ancora Jaken.
«A riflettere.» mormorò Sesshomaru, lasciando indietro il piccolo rospo e uscendo dalla sala. C’era un solo luogo dove avrebbe potuto pensare in pace alle parole di suo padre: la valle nascosta che era sempre stata il suo rifugio nei momenti più difficili. Sì, si sarebbe recato laggiù, e che le principesse lo attendessero pure. Non c’era fretta.
Sesshomaru uscì nei giardini e si involò verso occidente con le parole del padre che gli risuonavano nelle orecchie. Ritrova il tuo cuore…Dove avrebbe potuto cercare una cosa simile?

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Capitolo 3
*** 3 - Mettere la testa a posto ***


Author's note: Grazie per l'ottima accoglienza! Cosa farà Miroku per strappare Sango alle grinfie di Sesshomaru? Ma lui sarà interessato? E cosa sta combinando Naraku?.....

CAPITOLO 3

METTERE LA TESTA A POSTO


Kagome guardava Inuyasha che camminava avanti e indietro per la stanza con un’espressione terribile sul viso, le mani che si aprivano e chiudevano a pugno. Jaken aveva appena detto loro, ovviamente sotto minaccia, che il padrone si era allontanato dal castello nel pomeriggio inoltrato del giorno prima. Ergo, Sesshomaru non era più nel castello, alcune principesse quella mattina erano state rimandate a casa in lacrime, anche se con tutti gli onori del caso, e le altre fanciulle aspettavano con impazienza di essere convocate da un Signore dei Demoni momentaneamente assente.
«Ma che le ha chiamate a fare se poi se ne va per i fatti suoi?!» sbottò Inuyasha.
«Inuyasha…non credo che questa mossa di Sesshomaru sia stata dettata da qualcosa di diverso dal senso del dovere.» sospirò Kagome, incitandolo con lo sguardo a calmarsi.
«Bah, anche solo per senso del dovere avrebbe dovuto dare a tutte loro la giusta attenzione. Come si può scegliere una sposa così? E poi, non pensa che le famiglie di queste ragazze si potrebbero offendere?! E le alleanze dove le mettiamo?!»
«Non mi sembra che Sesshomaru abbia mai dato eccessiva importanza a queste cose.» gli ricordò Kagome, a sua volta un po’ turbata dall’indifferenza del demone per gli esseri umani e le sue alleanze con loro. Inoltre, era strano sentire parlare Inuyasha a quel modo. Di norma nemmeno lui era molto attento a queste cose.
«Feh! Anche questo è vero…però non è giusto. Mina alla base il lavoro fatto da nostro padre.» sbuffò Inuyasha, poi andò a sedersi accanto a lei, le braccia conserte. Kagome lo guardò in silenzio per un po’, poi gli appoggiò il capo sulla spalla. Lo sentì rilassarsi un po’ e sorrise.
«Le principesse rimangono nostre ospiti e la vita al castello non è male. Non credo che si offenderanno se racconteremo loro che Sesshomaru si è allontanato per questioni importanti.- disse, calma- Terremo loro compagnia fino al ritorno di tuo fratello.»
«Bah, io ho altro da fare che tenere compagnia a un mucchio di oche.» disse Inuyasha, acido, la mano sull’elsa di Tessaiga.
«Inuyasha!» sbottò Kagome. Inuyasha scrollò le spalle.
«Sono tutte delle smorfiose, a parte Sango, che comunque non verrà mai scelta da Sesshomaru.- tagliò corto lui- Tra queste donne non c’è quella per lui…ma poteva almeno fare la fatica di mandarle via tutte e di non lasciarcele sul groppone!»
Kagome storse la bocca a quelle parole così grezze, ma dovette ammettere con se stessa che Inuyasha aveva ragione: tra quelle donne non ce n’era una che potesse stare al fianco di Sesshomaru. Ma esisteva una tale donna?
«Visto che preferisci andare ad ammazzare i demoni di Soichiro con la tua spada, vorrà dire che ce ne occuperemo io e Miroku.» capitolò.
«A proposito…quel libertino dov’è?» chiese Inuyasha. Kagome spalancò gli occhi di colpo.
«Non starà importunando qualcuna delle principesse?!» sbottarono entrambi, allarmati. Miroku era capace di fare questo ed altro, anche con Sango lì presente. In quei due giorni, anzi, il monaco aveva evitato la principessa guerriera come la peste. Inuyasha e Kagome uscirono dalla stanza per andare a controllare. Si diressero verso la balconata che dava sul giardino retrostante al castello, da dove giungeva il cicaleccio di chiacchiere e risate. Le principesse passavano il tempo laggiù ad intrecciare corone di fiori raccontandosi pettegolezzi.
«Sembra che Miroku non sia in vista.» mormorò Kagome.
«Allora ti lascio ai tuoi compiti. Io me ne vado a fare un giro di ronda.» disse Inuyasha, stiracchiandosi.
«Fai attenzione.» gli raccomandò Kagome. Inuyasha fece un sorrisetto, le baciò la fronte e se ne andò. Kagome, scuotendo il capo, scese le scale per raggiungere il giardino. Inuyasha non sapeva proprio stare fermo…Era difficile che vi fossero yokai di Higashi così vicino al castello, ma a volte si trovavano delle spie e Inuyasha aveva sempre voglia di testare le nuove tecniche della sua spada. Sembrava che questa attività lo divertisse, ma durante la sua assenza Kagome si preoccupava da morire.
Scese al pianoterra e uscì in giardino, dove il sole splendeva caldo e un venticello tiepido rendeva la giornata perfetta. Le principesse sembravano divertirsi tra loro, perciò quando Kagome si sentì chiamare dalla vocetta di Shippo lo raggiunse senza troppi ripensamenti. Il kitsune era seduto sotto un pesco insieme a Sango, l’unica a non fare comunella con le altre nobili. Sango era sempre stata piuttosto solitaria. L’unica persona cui fosse affezionata, prima di conoscere il loro gruppo, era il fratello minore Kohaku, destinato un giorno a governare la famiglia. Nonostante questa apparenza fredda, Sango era una giovane donna bisognosa di affetto e attenzione.
«Kagome-chan!» la salutò la principessa guerriera, che per passare il tempo stava lucidando la sua inseparabile arma, Hiraikotsu, con cui combatteva i demoni da quando era una bambina.
«Buongiorno, Sango-chan! Finalmente abbiamo un po’ di tempo per chiacchierare!- disse Kagome, sorridendo e sedendosi accanto all’amica- E’ passato così tanto dall’ultima volta che siamo state insieme!»
«Davvero, Kagome! Mi ha fatto piacere sapere che siete riusciti a recuperare la Shikon no Tama in barba a Naraku. Dev’essere stato un duro colpo, per quel dannato hanyo.» disse lei, con un lampo gelido negli occhi castani. Sango detestava Naraku con tutte le sue forze. Tanti membri della sua famiglia erano morti per mano sua o dei suoi scagnozzi.
«Credo che l’odio di Naraku per Inuyasha, Kagome e Miroku non sia mai stato tanto profondo.- considerò Shippo, alzando lo sguardo al cielo- Gli hanno fatto fare una bella figuraccia!»
«Già, è la prima volta che qualcuno ha un successo così eclatante sulle sue trame.» sorrise Sango, e Kagome si schermì con un gesto leggero della mano.
«E’ storia passata, quel viaggio è finito e la guerra continua, purtroppo. Trovare la Shikon no Tama era solo una tappa per giungere alla vittoria.- sospirò- Piuttosto, Sango-chan…sono contenta di vederti, ma ancora mi chiedo cosa ci faccia tu qui! Non avevo mai avuto il sentore che tu volessi diventare Signora di Nishi!»
Kagome vide Sango rabbuiarsi, come prevedeva. La sua fiera amica non si trovava a Palazzo di sua spontanea volontà.
«Ti hanno mandata qui, vero?» chiese Shippo, preoccupato. Sango annuì.
«I parenti di mio padre hanno fatto pressione perché venissi mandata dal fratello di Inuyasha. Sarebbe un grande onore per i Taijiya, se fossi scelta.- mormorò, poi abbassò gli occhi- Mio padre ha ceduto alle loro richieste e mi ha mandata qui. Si aspettano di ricevere l’invito al matrimonio il prima possibile.»
Kagome e Shippo si scambiarono uno sguardo. Evidentemente i Taijiya non conoscevano personalmente Sesshomaru e non avevano idea della persona con cui avevano a che fare. Nonostante ciò, avevano mandato Sango a sposare un demone senza tanti ripensamenti. 
«Ma a te Sesshomaru non interessa.» disse Kagome. Sango scosse lentamente il capo. Sembrava molto triste. «Perché tu sei innamorata di Miroku.» finì Kagome.
Sango trattenne un mezzo sospiro sconsolato, poi alzò di scatto la testa e le sue gote arrossirono furiosamente, come se avesse capito dopo un istante le parole dell’amica.
«Cosa…no! Assolutamente no! Kagome, come ti viene in mente?» balbettò, agitata.
«Beh, quando eravamo nella tua terra mi sembrava che voi due vi foste avvicinati molto…» disse Kagome, sorpresa per la veemenza di quella negazione.
«Anche a me sembrava che vi voleste bene.» disse Shippo, il mento appoggiato sulle mani.
«Vi siete sbagliati.- sbottò Sango, riprendendo a strofinare Hiraikotsu con energia- Perché mai dovrebbe piacermi un monaco libertino come Miroku?!»
«Ma tu a Miroku piaci.» disse semplicemente Shippo. Sango divenne di una gradazione di rosso più intensa e Kagome nascose a fatica un sorriso. Era evidente come la principessa guerriera avesse continuato a pensare a Miroku anche in quei mesi di lontananza.
«Co…come fai a dirlo?» balbettò Sango.
«Ti nomina spesso e di solito Miroku non tiene a mente il nome delle donne perché ne ha sempre una nuova in ballo.- disse Shippo, fin troppo sincero- E poi, dovevi vedere la faccia che ha fatto quando sei arrivata! Era pallido come un morto, aveva paura che Sesshomaru ti scegliesse!»
«Da…davvero?» mormorò Sango. Si strinse addosso l’Hiraikotsu come se volesse abbracciarlo e Kagome sorrise nel vedere quel gesto inconscio. 
«Anch’io credo che lui sia innamorato di te, Sango-chan. Perché non approfitti della tua permanenza qui per chiarirti con lui?- le propose- Sesshomaru non sceglierà nessuna delle ragazze qui presenti, questo è chiaro. Non è meglio stare con qualcuno per amore che per dovere?»
Sango rimase in silenzio per qualche istante, combattuta, poi sollevò lo sguardo sull’amica.
«Se è come avete detto, perché Miroku non è ancora venuto nemmeno a salutarmi?- mormorò- Perfino Inuyasha ha scambiato due parole con me…Invece, Miroku sparisce sempre. Sembra che non gli importi nulla di me.»
«Credo che sia agitato all’idea di chiarire le cose con te.» disse Kagome, guardando Shippo per avere conferma. Il kitsune stava annuendo con convinzione, quando alle loro orecchie giunse l’inconfondibile voce suadente di Miroku. Il gruppetto si voltò solo per vedere il monaco inginocchiato accanto a una principessa, con le mani di lei strette tra le sue.
«Principessa, la vostra bellezza non mi concede tregua.- stava dicendo, con la sua migliore espressione da uomo serio sull’orlo di una dichiarazione- Tra tutte, voi siete la più bella.»
«Oh, Miroku-sama…vi ho sentito ieri che dicevate la stessa cosa a Mariko.- ridacchiò la giovane, comunque lusingata- Siete un manigoldo!»
«Ma no, che dite! Sono così abbagliato dalla vostra avvenenza…»
«Suvvia!»
«Junko-sama, nessuna donna vi sta a pari. Vedete…proprio per questo vorrei chiedervi se, in caso non foste scelta da Sesshomaru-sama, mi concedereste l’onore di un fi…» andò avanti Miroku, imperterrito, prima che l’Hiraikotsu lo centrasse in testa, atterrandolo come un anatema divino e strappando un gridolino alla principessa. Lo sguardo attonito di Kagome e Shippo passò dal corpo riverso di Miroku a Sango, che era ancora in piedi dopo il lancio, fremente di indignazione. Erano mesi che non vedevano quella scena!
«E così quello sarebbe innamorato di me?!- sibilò la principessa guerriera, furiosa, avvolta in un’aura fiammeggiante che nulla aveva da invidiare a quella di un demone- Che vada al diavolo! Lo odio!»
Ciò detto, andò a recuperare Hiraikotsu e rientrò nel castello senza degnare di uno sguardo il povero Miroku, mentre l’altra principessa si allontanava con una certa inquietudine. Kagome e Shippo sospirarono.
«L’ha combinata grossa.» disse Shippo, scuotendo la testa.
«Sceglie sempre il momento giusto per rovinare tutto.- sbuffò Kagome, alzandosi- Coraggio, facciamolo portare nella sua camera. Quando si sveglierà, gli farò una ramanzina che si ricorderà per tutti i secoli dei secoli!»
«Non sarà necessario, Kagome-sama. Non ho perso i sensi.» borbottò Miroku, rialzandosi faticosamente. Kagome corrugò la fronte.
«Miroku, ma che ti salta in mente di fare una cosa del genere? Davanti a Sango-chan, poi! Sei proprio senza cuore né ritegno!» sbottò, accovacciandosi accanto al monaco che si tastava con fare pensieroso il bernoccolo dovuto allo scontro con Hiraikotsu.
«Sei davvero un libertino! E noi che cercavamo di convincere Sango che…» borbottò Shippo, anche lui corrucciato. Miroku sospirò con fare ascetico.
«Non avete capito. Questa scena che ho recitato alle vostre spalle era approntata ad uso e consumo della mia Sango.» disse, tranquillo.
«Recitato?» chiese Shippo, poco convinto. Kagome, invece, spalancò la bocca per l’indignazione.
«Cosa?! Hai istigato Sango apposta?!» lo aggredì. Miroku annuì, serio e impassibile.
«Sono passati mesi dall’ultima volta che ci siamo visti e non potevo sapere se i sentimenti che pensavo lei provasse per me fossero rimasti o meno nel suo cuore.- disse, sereno e pacato, poi si toccò il bernoccolo e fece una piccola smorfia di dolore- Ora ne sono certo. E’ gelosa di me, quindi mi ama.» La sua frase venne accolta da un improvviso silenzio che lo costrinse a voltarsi verso i due amici. Entrambi lo fissavano con le palpebre a mezz’asta. Miroku sollevò un sopracciglio. «Dal vostro sguardo, mi pare di capire che non apprezzate la mia tecnica d’indagine.» mormorò.
Kagome si alzò in piedi, scuotendo il capo. Alzò un braccio e indicò perentoriamente il corridoio.
«Non si gioca con i sentimenti altrui, Miroku! Ora vai da lei e dille chiaramente che la ami. Tanto lo so che avrai il coraggio di affrontare Sesshomaru e di spiegargli tutta la faccenda. Basta tergiversare!» gli ordinò, secca. Miroku sorrise, si alzò in piedi e carezzò gentilmente una guancia di Kagome.
«E’ bello vedere che la mia Sango ha un’amica così sincera.» disse soltanto, poi si allontanò sempre sorridendo. Kagome borbottò qualcosa, le mani sui fianchi. 
«Sembra serio, adesso.» disse Shippo.
«Sì, sembra anche a me.- mormorò Kagome, riluttante- In ogni caso, dopo la scenetta di prima non posso fidarmi. Seguiamolo e vediamo che cosa succede.»
«Già, anche perché con l’umore che ha Sango adesso potrebbe anche riempirlo di botte prima che abbia il tempo di aprire bocca.» disse Shippo. Kagome gemette nell’immaginarsi la scena.
«Ti prego, non dirlo, Shippo-chan…» disse. Fece cenno al kitsune di seguirla e Shippo le corse dietro all’interno del castello.


***


Inuyasha saltò su un alto ramo d’albero, poi rimase fermo ad annusare il vento, una mano sull’elsa di Tessaiga. Sembrava che tutto, attorno al castello, fosse calmo. Niente di sospetto, nessun viandante straniero per le strade. In parole povere, nessun momento d’azione per lui. Inuyasha trattenne un mezzo sospiro, poi sguainò Tessaiga e la guardò scintillare al sole. Sorrise. Il potere dell’arma era aumentato così tanto in poco tempo che non aveva ancora avuto molte occasioni di testarlo. Il suo sorriso si fece duro come il diamante al pensiero che sarebbe stato Naraku ad assaggiare i frutti delle sue fatiche…e che gli potessero rimanere sul gozzo per l’eternità! In un angolo della mente si chiese di nuovo cosa avesse spinto Naraku ad attaccare con tanta ferocia un villaggio di umani. Le sortite sulle frontiere non mancavano mai, certo, ma la mancanza di individui sospetti attorno al castello diceva che il maledetto ragno aveva impegnato una buona parte delle sue forze per un’azione all’apparenza sciocca. Quello era più il modo di fare di Soichiro che di Naraku…ma se la vecchia tigre aveva dato quell'ordine, qual era stato il suo obiettivo?
Scuotendo la testa, conscio che non ne sarebbe venuto a capo senza ulteriori elementi, rinfoderò la spada e si guardò attorno, corrugando la fronte. Aveva avvertito, leggerissimo, l’odore di suo fratello. Si era allontanato verso nord-ovest, chissà per fare cosa, e Inuyasha era stato tentato di seguirlo. Aveva rinunciato per due ottimi motivi: non aveva tempo da perdere dietro a suo fratello maggiore e inoltre quella era una direzione tabù. Quando Sesshomaru andava a nord-ovest, non voleva essere seguito. L’unica volta che Inuyasha, per contraddirlo, l’aveva fatto, era stato intercettato e picchiato con dovizia da Sesshomaru. Alla fine, il gioco non valeva la candela e crescendo Inuyasha aveva perso qualsiasi curiosità nei riguardi di suo fratello. Erano troppo diversi per comprendersi o avere anche solo dei punti di contatto.
«Va bene, basta star qui a cincischiare.» mormorò, scattando in una corsa a balzi da un albero all’altro. Visto che non c’era niente da fare, tanto valeva tornare al castello. Kagome lo stava aspettando e non voleva che si preoccupasse. Giunse in breve alla grande magione e si diresse nel giardino posteriore, certo di trovare là Kagome. Si sorprese quando vide che sull’erba erano sedute solo le principesse. Non era rimasto lontano molto a lungo…dove si era cacciata Kagome? Ad una seconda occhiata si accorse che mancavano anche Shippo e Sango.
«Dove saranno andati a cacciarsi?» mormorò.
«Inuyasha-sama!» lo chiamò una delle giovani donne, facendo per alzarsi e raggiungerlo. Inuyasha si affrettò a fare alle donne un cenno di saluto e ad allontanarsi. Ci mancava che gli chiedessero notizie di Sesshomaru! Non voleva saperne niente di quella storia…che se la cavasse Jaken, con le domande di quelle donne! Entrò nel palazzo, poi catturò l’odore di Kagome con il suo olfatto sensibile e lo seguì attraverso i corridoi.
Salì fino al secondo piano prima di trovare Kagome e Shippo, accovacciati dietro l’apertura ad arco che dava sulla balconata. Più oltre, Inuyasha vide Sango e Miroku. Apparentemente i due stavano discutendo.
«Ehi, che ci fate lì nascosti?» chiese Inuyasha, perplesso. Kagome si voltò verso di lui e lo zittì prontamente, facendogli cenno di raggiungerli dietro l’angolo. «Ma che sta succedendo?» chiese ancora, più piano.
«Miroku si sta dichiarando a Sango!» gli disse Kagome. Gli occhi le brillavano.
«O almeno, ci sta provando.- rettificò Shippo, dando un’occhiata alla coppia al momento silenziosa- Sango gli ha appena ricordato i nomi di tutte le ragazze con cui ci ha provato durante i mesi in cui avete combattuto insieme. Direi che per ora il coltello dalla parte del manico ce l’ha lei.»
«Se le ricorda per nome?- chiese Inuyasha, sbuffando e ottenendo un’occhiata di deprecazione da parte di Kagome- E’ inutile tenere il conto, Miroku ci prova con tutte.»
«Ma ama Sango.» sottolineò la ragazza.
«Finché non glielo dice, questo non serve a niente.» ritorse Inuyasha.
«Fatemi sentire! Miroku sta replicando!» li zittì Shippo, tirandoli entrambi per una manica.
«Sango…- stava dicendo Miroku, che dava loro le spalle- So di essermi comportato male e di certo non ho giustificazioni. Credimi, però, se ti dico che l’unica donna che amo sei tu.»
Inuyasha fischiò tra i denti e Kagome gli diede una gomitata nelle costole. Sango era arrossita terribilmente.
«Non…non è vero! Altrimenti…avresti detto qualcosa prima di andartene con Inuyasha e Kagome e lasciarmi sola!» obiettò. 
«Sango, io sono solo un monaco guerriero. Che futuro avrei potuto darti all’epoca, quando per di più ero afflitto dalla maledizione che minava la mia vita?»
«Questa è una scusa! Io non avevo paura…» Sango si mise una mano davanti alla bocca, come a volersi rimangiare le parole.
«Quanto vorrei vedere la faccia di Miroku adesso!» gemette Kagome, frustrata da quella visione a metà. Inuyasha le lanciò un’occhiata stranita, poi scosse la testa. Ma che ci stava a fare lui lì?
«Ciò che dici mi lusinga.- disse Miroku, e nella sua voce sembrò esserci un sorriso- Immagini che tormento è stato per me vederti arrivare qui a palazzo come possibile sposa di Sesshomaru?»
«Non sono venuta qui di mia volontà. Non equipararmi a te.» borbottò Sango. Miroku le si avvicinò e le prese le mani nelle sue. Lei non si allontanò, ma lo guardò con un’espressione a metà tra l’irato e il supplice. Kagome e Shippo si tennero per mano per l’eccitazione del momento.
«Mia Sango…se provi qualcosa per me, e non t’importa la differenza di rango che c’è tra noi…accetteresti di sposarmi e partorire i miei figli?» disse Miroku, con voce piena di sentimento. Kagome e Shippo spalancarono la bocca in una silenziosa esclamazione di gioia mentre Inuyasha sbuffava e Sango si gettava tra le braccia del monaco. Era logico che sarebbe finita così, no? Perché tutta quella agitazione per una cosa tanto semplice? Poi la sua mente riandò al tempo impiegato per decidersi a confessare il suo amore a Kagome e sentì una punta di vergogna per la propria superficialità.
«Finalmente quei due si sono chiariti.» sospirò Kagome, asciugandosi una lacrima di commozione.
«Già! Era ora!» convenne Shippo.
«Voglio proprio vedere come lo spiegherà a Sesshomaru.» sbuffò Inuyasha.
«Tu lo aiuterai.» disse Kagome, sorridendo.
«Io?!»
«Certo! Che amico sei, se…»
«Questo significa che non mi tradirai più, vero?» disse Sango in quel momento, interrompendoli. A quelle parole, di fronte a quegli occhi felici e imploranti, Miroku fece una pausa di silenzio così lunga che Sango ripeté, minacciosa: «VEEEROOOO?!» Miroku ridacchiò nervosamente sotto lo sguardo truce di Sango. Kagome, Shippo e Inuyasha sospirarono. 
Il più grande ostacolo a quella storia d’amore era Miroku stesso.


***


La bambina sostò un attimo per riprendere fiato, le mani sulle ginocchia. Si sistemò il piccolo fagotto sulle spalle, poi si voltò anche se si era ripromessa di non farlo. Nel villaggio, a un paio di miglia di distanza, si distingueva ancora qualche luce. Il fumo si alzava ancora dalle case andate a fuoco. Ci sarebbe voluto del tempo perché le ferite del combattimento si rimarginassero. La grande magione del signore del luogo troneggiava illuminata da torce sopra tutto il resto, ma perfino quest’ultima aveva subito dei danni.
La piccola esalò un sospiro tremulo, poi un delicato suono di passi dietro di lei le giunse alle orecchie.
«Rin…»
Rin deglutì il groppo che le occludeva la gola. Non voleva piangere. Non voleva che lei capisse che stava per piangere. Non meritava anche questo fardello.
«Rin…ti avevo detto di non guardare indietro.»
La voce era così stanca, eppure così gentile…Lei era sempre stata gentile. Rin strinse forte le palpebre, prese un bel respiro e si voltò con un sorriso luminoso.
«Oh…Rin voleva solo dare un ultimo sguardo.- disse, facendo finta di nulla- Ne hanno fatti di danni, vero? Ma Rin è sicura che presto tutto sarà tornato come prima.»
La giovane donna si inginocchiò accanto a lei e le sfiorò i capelli. La sua espressione era nascosta agli occhi di Rin dalle ombre della notte.
«Rin, puoi tornare là, se vuoi. Non sei obbligata a venire con me.- sussurrò, gentile e comprensiva come sempre- Anzi, sarebbe meglio che tu tornassi tra loro. Al momento, starmi accanto è pericoloso. La strada che ci attende è lunga e lui…tornerà, lo sai.»
Rin scosse la testa con veemenza e si aggrappò al suo vestito.
«Rin viene con te! La gente laggiù è stata cattiva e ingiusta, e Rin non vuole più stare con loro!» Le lacrime che voleva ricacciare le spuntarono suo malgrado agli occhi e le rotolarono lungo le guance. «Rin sa che c’è pericolo, ma c’è pericolo ovunque. Se Rin non viene con te, resterai sola, e Rin non vuole questo!»
Lei sorrise e se la strinse al petto.
«Sei tanto cara, Rin.- disse, poi si alzò in piedi- In questo caso, andiamo. Io farò tutto ciò che sarà in mio potere  per proteggerti.»
«Lo so, nee-chan.» disse Rin, sorridendo. Anche la donna sorrise, poi la sua espressione si fece di nuovo imperscrutabile. Alzò il viso al cielo notturno, come a voler annusare il vento, poi si incamminò facendole cenno di seguirla. 
Rin si sistemò di nuovo il fagotto sulle spalle e la seguì, sperando in cuor suo che il malvagio Naraku non riuscisse a trovarle mai più.

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Capitolo 4
*** 4 - Nuove informazioni ***


Author's note: Fortunatamente sono riuscita a ritagliarmi un po' di tempo, se no non avreste visto altri capitoli prima della settimana prossima...e come potrei lasciarvi in sospeso tanto tempo?! XD Read and enjoy!

CAPITOLO 4

NUOVE INFORMAZIONI


Sesshomaru lasciò il suo eremo dopo tre giorni di intense rimembranze e altrettanto intense frustrazioni. Le parole paterne che aveva ricordato non facevano altro che irritarlo oltre misura, senza dargli alcun ragguaglio su come utilizzare Tenseiga o sconfiggere i suoi nemici. Non avrebbe potuto usare Tenseiga finché non avesse ritrovato il proprio cuore…ma non c’era modo di trovarlo! Lui non possedeva quei sentimenti che gli altri tanto si affannavano a cercare in lui. Si faceva tanto parlare sull’amore quando questo sentimento non faceva che indebolire chi ne era affetto e renderlo dipendente da qualcuno.
Sesshomaru aveva perfino tentato di crearsi un’immagine mentale della donna che avrebbe voluto al suo fianco. Niente. Non gli veniva in mente niente. Il fatto era che lui non voleva alcuna donna al suo fianco, ningen o yokai che fosse! Era solo una seccatura, una palla al piede! Non c’era niente che potesse insegnargli la pietà, non c’era niente che potesse dargli la gioia che vedeva sul viso di Inuyasha quando stava con la sua miko. 
Lui non era fatto per queste cose. Ciò che avrebbe potuto dargli perlomeno soddisfazione era solo la prospettiva di spedire i maledetti burattinai di Higashi all’inferno.
Irato con il padre e con se stesso, Sesshomaru decise di recarsi per l’ennesima volta dal forgiatore della spada, il vecchio Totosai. Il vecchio demone aveva creato sia Tessaiga che Tenseiga, ma non si era mai rivelato utile per estrapolare dalle spade il loro potere. Né Inuyasha né Sesshomaru erano mai riusciti a strappargli una sillaba e se il vecchio era ancora vivo doveva ringraziare il fatto di essere il solo depositario di quei segreti. Tenendo conto della rabbia frustrata che stava provando, però, Sesshomaru riteneva che forse quel giorno si sarebbe tolto lo sfizio di dilaniare il dannato fabbro con le sue unghie avvelenate.
Raggiunse la sua fucina, circondata da miasmi micidiali a chiunque non fosse un demone. Dall’interno delle fauci scheletriche che costituivano la sua casa si udivano colpi di martello e il rombo delle fiamme.
«Totosai!» chiamò Sesshomaru, entrando senza cerimonie nell’antro senza badare ai miasmi mefitici. 
Totosai era impegnato a forgiare un’alabarda e sputava fuoco su di essa mentre la batteva. Non si scomodò all’ingresso del suo sovrano, ma si limitò ad alzare lo sguardo con aria seccata e a continuare il suo lavoro. Un minuscolo essere saltellante palesò la sua presenza a Sesshomaru.
«Sesshomaru-sama, quanto tempo! Siete venuto a farci visita? Come sta il signorino Inuyasha? Ho saputo del suo fidanzamento!» chiese il vecchio Myoga, un demone pulce che da tempo si era ritirato a vivere con Totosai. Saltò sulla manica del figlio maggiore del suo antico padrone, non osando cercare un contatto più amichevole. 
«Credi che abbia tempo da perdere in visite di cortesia, pulce?» chiese Sesshomaru, gelido, per poi tornare a fissare con oscuro cipiglio il fabbro. Myoga trasalì.
«Ehm…Totosai, forse è meglio se dai retta a Sesshomaru-sama…» consigliò, incerto. Il fabbro diede un’ultima fiammata rovente, poi mise da parte l’alabarda e piazzò le mani sulle ginocchia, fissando finalmente il suo ospite.
«Bah, lo so già perché è qui.- rispose, borbottando- Come lui, del resto, sa la risposta. Io non ci posso fare niente se non sa usare Tenseiga!»
Sesshomaru scrocchiò le nocche delle dita, mentre i suoi occhi diventavano due fessure.
«Vuoi morire, Totosai? Ti avverto: non è il giorno giusto per contrariarmi. Sputa il rospo senza tante cerimonie.» disse, venendo avanti di un passo. Myoga, ad ogni buon conto, saltò via e Totosai si fece un po’ indietro, imbronciato.
«Che vuoi che ti dica, Sesshomaru? Sai anche tu quali sono le richieste di tuo padre affinché tu possa usare quella spada. Una forza che arriva da pietà e amore: queste furono le sue esatte parole! E’ una costrizione che non puoi eliminare!»
«Tu sei il fabbro che l’ha forgiata. Fai qualcosa.» gli ordinò Sesshomaru. 
«Una volta fatta, questa cosa non si può disfare.- sospirò Totosai- Come te lo devo dire? Le qualità di Tenseiga sono state forgiate con lei e hanno bisogno della chiave adatta per essere utilizzate. Non si tratta di una serratura che puoi forzare con le maniere cattive, Sesshomaru.»
Sesshomaru si incupì ulteriormente, ma non rispose. Quella conversazione aveva avuto luogo innumerevoli volte nel corso degli ultimi cinquant’anni e la risposta di Totosai era sempre la stessa: non si poteva liberare la spada dalla costrizione voluta da Inuken.
«Sesshomaru-sama…la profezia che vi riguarda non si è ancora avverata?» chiese timidamente Myoga, vedendo che Sesshomaru non stava per scagliarsi su Totosai e farlo a fette.
«Ho convocato le principesse umane del nord di Nishi.» disse Sesshomaru, pensando ad altro. Non si accorse dello sguardo sorpreso e speranzoso che si scambiarono i due vecchi. 
«E…e quindi?» chiese Myoga, riprendendo a saltellare.
«Ne hai scelta una?» chiese Totosai, sporgendosi in avanti. Sesshomaru li fissò. Il suo sguardo, che sembrava intento a capire se fossero o meno malati di mente, li fece sospirare entrambi.
«Beh, era troppo bello per essere vero.» borbottò Totosai, incrociando le braccia.
«Non ne avete incontrata nemmeno una di vostro gusto, Sesshomaru-sama? Eppure non posso credere che non vi fossero leggiadre fanciulle degne di essere regine.» chiese Myoga, affranto. Sesshomaru fece un gesto infastidito.
«Sono solo donne umane. Non hanno niente che io, il Grande Sesshomaru, possa trovare attraente.» decretò. Myoga e Totosai scossero la testa. Non era un modo incoraggiante di affrontare la questione.
«Eppure ci dev’essere una donna adatta. La profezia lo dice con chiarezza.- disse il demone pulce, assorto- Il problema è: dove trovarla? Soprattutto c’è da considerare, Sesshomaru-sama, che voi non riuscite a liberarvi del disprezzo per la debolezza dei ningen e che quindi non ne troverete mai una di vostro gusto.»
«Se sapesse chi è la donna della profezia, probabilmente la cosa sarebbe diversa. Vi si avventerebbe come un falco sulla preda, anche se questo non soddisferebbe del tutto la profezia. C’è ben poco amore, in una cosa del genere.» sbuffò Totosai. Sesshomaru lo fulminò con un’occhiata terribile, poi sembrò riflettere su quelle parole.
«In effetti, sarebbe diverso sapere dove cercare, invece di vedermi sfilare davanti una teoria di donne insipide e inutili.» mormorò.
«Già, ma come fare?» borbottò Totosai.
«Beh…si potrebbe chiedere a Kiokuchi-sama.- disse Myoga, ottenendo l’immediata attenzione di Sesshomaru, cosa che lo mise sulle spine- E’…è la dea che ha fornito la profezia a vostro padre. All’epoca non vide niente di più di ciò che già sappiamo ma adesso…forse…potrebbe farvi sapere dove trovare il cuore umano che vi darà accesso alla Tenseiga, Sesshomaru-sama.»
«Kiokuchi-sama?- mormorò Sesshomaru, riflettendo, poi si fece duro- Dove posso trovarla?»
«Vive un po’ a sud di qui, lungo il corso del torrente Juusuki.- disse Myoga- Andrete da lei, Sesshomaru-sama?»
Senza rispondere, Sesshomaru voltò loro le spalle e fece per uscire, avendo perso ogni interesse nel conversare con loro. Totosai guardò Myoga e borbottò: «Mi sa che questo non cambierà le cose. Vedrai che prima di un mese ce lo ritroveremo qui a minacciare! Poveretta la donna che se lo dovrà sorbire…»
Un attimo dopo, Totosai era a terra con un enorme bernoccolo sulla testa e Sesshomaru se ne stava andando definitivamente.
«Lo sai che non devi parlare finché non se ne è andato! Non sai proprio cosa sia l’istinto di autoconservazione!» disse Myoga, sgridando il fabbro mentre questo si rimetteva faticosamente a sedere e si massaggiava il bernoccolo.
«Beh, intanto non mi ha ucciso, il che è un progresso.- borbottò, poi si fece serio e sospirò- Oh, è cambiato rispetto a qualche anno fa, quando ancora voleva uccidere suo fratello per la sua natura di hanyo e non pensava che a vendicarsi, non c’è dubbio. Ma non è ancora abbastanza. No, non è abbastanza.»
Myoga annuì, sospirando.
«Speriamo che Kiokuchi-sama possa smuovere le acque.- disse- Chissà se le ultime volontà di Inuken-sama riusciranno mai a realizzarsi?»

***

Il moko-yokai tamburellava le lunghe unghie sul bracciolo del trono, gli occhi dorati stretti in due fessure mortifere, la bocca serrata in una linea sottile di disgusto e rabbia. Il sovrano di Higashi aveva un normale aspetto umano, vestito con opulenza, i capelli biondi legati in un’alta coda. La furia che lo pervadeva, però, lasciava libera la sua aura demoniaca, cosa che lo tacciava sembra ombra di dubbio come yokai dal sangue puro. Gli schiavi umani che erano nella sala stavano tremando sotto l’effetto di quella furia trattenuta a malapena.
«E queste…queste sono le notizie che porti? Questo è il tuo modo di servire il tuo sovrano?!- sbottò infine Soichiro, alzando man mano la voce- Naraku, per l’inferno! Non ti riconosco più!» Si alzò dal trono e cominciò a camminare per la sala, cercando di contenere la propria ira. «Ti fai soffiare la Sfera degli Shikon, dando a quel maledetto cucciolo il modo di ampliare la sua forza. Poi, quando ti affido un compito semplicissimo, crei più danni alla nostra causa di quelli che già esistevano?!»
L’hanyo avvolto in una bianca pelle di babbuino seguì con lo sguardo il suo padrone durante la ramanzina. I suoi occhi rossi celavano un odio e un disprezzo che Soichiro, Signore di Higashi, avrebbe dovuto temere se fosse stato più saggio e meno tronfio della sua natura di yokai puro. Per come stavano le cose al momento, doveva ritenersi fortunato che Naraku non ritenesse ancora giunto il momento di spodestare la tigre dal trono per prenderne il posto. Ubbidiva ai suoi ordini, per quanto sciocchi, e studiava il suo vero nemico: i fratelli inu-yokai di Nishi. Gli schiavi umani, per quanto stupidi, avevano compreso di doverlo temere più del padrone. Un giorno questo sarebbe stato chiaro anche a Soichiro.
«Nessuno poteva sapere che quella donna celasse in sé un simile potere.» si giustificò infine, gelido, quando Soichiro prese una pausa per respirare. Il moko-yokai scoprì le zanne in una smorfia rabbiosa.
«Sapevi che era potente! Lo sapevi bene! Non eri stato proprio tu a prendere informazioni su di lei per mio conto?! Per questo…e per ciò che ho visto nello specchio della tua dannata discepola Kanna…la volevo per me! Era essenziale sottrarla al Nishi, maledizione!» esclamò.
«Ma lei non ha ubbidito al vostro ordine.» sottolineò Naraku, apparentemente senza voler sottintendere nulla di particolare. Soichiro tornò al trono e vi si sedette, corrucciato. Allungò una mano ad afferrare una fiaschetta di sake, traendola a sé con un movimento così brusco da fare cadere in ginocchio il ragazzo terrorizzato che gliel’aveva porta.
«No, non l’ha fatto. Nonostante ciò che le ho offerto, è rimasta fedele al Nishi.- brontolò- Maledetta anche la bellezza delle donne! Non mi sarei abbassato a farle addirittura una richiesta, se non avesse posseduto quel viso angelico.»
Naraku abbassò lo sguardo per non permettere al suo sovrano di vedere la sua espressione sarcastica. Soichiro aveva un debole per la bellezza femminile e se poteva unire l’utile al dilettevole non si tirava mai indietro. Invece di rapire la donna e tanti saluti, aveva cercato di ottenerla spezzando al contempo una delle alleanze di  Sesshomaru. Aveva cozzato però contro la fermezza di quella donna, con il suo orgoglio indomito, e di conseguenza si era infuriato. Come osava quella ningen opporsi ai voleri del possente Soichiro?!
Naraku, che a sua volta aveva avuto un breve periodo di sbandamento per la miko Kagome, la donna sempre al fianco di Inuyasha, gli aveva proposto una soluzione definitiva, quella che lui stesso aveva deciso di adottare: se rifiutava di allearsi con Higashi, occorreva ucciderla. Quella era una donna pericolosa. Soichiro aveva accolto la proposta e l’aveva spedito nel villaggio dove lei viveva, seguito da un buon numero di yokai per fare piazza pulita dell’agglomerato e dei suoi abitanti. Come già accennato, a Soichiro piaceva unire l’utile al dilettevole.
Quella donna, però…Aveva difeso il castello come una guerriera, combattendo contro Naraku stesso. Lui l’aveva ferita, umiliata, sconfitta; era un essere umano, dopotutto. E quando era giaciuta a terra, quasi morta, aveva lasciato che uno dei suoi sottoposti le saltasse addosso per divorarla invece di finirla di persona. Ancora non credeva alla propria fortuna, in quanto ciò che era successo a quello yokai avrebbe potuto essere il suo destino. Era stata una sorpresa, ed erano poche le cose che potessero sorprendere Naraku. Solo in quel momento si era reso conto del reale potere di quella donna…e della sua pericolosità. Una pericolosità che adesso si era moltiplicata e sarebbe stata più difficile da eliminare.
«Così siete dovuti fuggire con la coda tra le gambe.- disse Soichiro, riportandolo alla realtà- E adesso cosa intendi fare, Naraku? Quella donna non deve assolutamente raggiungere Sesshomaru! E’ necessario che muoia.»
«Lo farà, mio signore.- disse Naraku, chinando un attimo il capo- Se non posso ucciderla con metodi tradizionali, ne troverò altri. State certo che presto quella donna sarà un capitolo chiuso.»
«Lo spero bene, Naraku. Siamo troppo oltre per commettere altri errori grossolani di questo genere.» sibilò Soichiro, prima di alzarsi dal trono e lasciare la sala. Naraku rimase solo, in silenzio, mentre i servi lasciavano la stanza con un tramestio di piedi nudi. Una bambina albina comparve dal nulla e gli si approssimò. Teneva uno specchio in mano.
«Kanna…» mormorò Naraku. Kanna era una sua creatura, nata dal suo multiforme corpo, e al momento era l’unica sua creazione ancora in vita. Dopo che Kagura, la prima nata, si era fatta irretire da sentimenti per il sovrano di Nishi e l’aveva tradito, decretando la propria morte, Naraku aveva deciso che il gioco non valeva la candela. Ora guardò nello specchio che Kanna gli stava porgendo. Un sorriso malefico gli comparve sul volto.
«Così viaggia con la sola compagnia di una bambina. I miei sottoposti le sbarreranno il passo fino al mio arrivo. Questa donna è molto sicura di sé…o molto sciocca, se crede che non andrò a finire ciò che ho cominciato.» disse. Una bassa risata gli nacque in gola, mentre faceva cenno a Kanna di lasciarlo solo. Prima di andarsene, lanciò un’occhiata al trono.
“Presto…molto presto…” pensò, sempre sorridendo. Poi voltò le spalle al seggio che tanto agognava e si recò a finire il lavoro.

***

Sesshomaru raggiunse il torrente Juusuki e ne seguì il corso verso meridione, cercando la dea Kiokuchi. Non ricordava il suo volto, né rammentava che fosse stata lei ad offrire la profezia al suo defunto padre. Nel regno di Nishi vivevano diverse divinità e per la maggior parte si astenevano dal prendere qualsiasi posizione nella guerra contro Higashi. In linea generale, Sesshomaru riteneva questi kami degli esseri del tutto inutili. Stando alle parole del vecchio Myoga, però, questa dea poteva offrirgli un servigio che gli avrebbe risparmiato un sacco di tempo e fatica…sempre che riuscisse a vedere nel suo futuro. Sesshomaru sapeva per esperienza che questo genere di visioni era sempre nebuloso e criptico.
Il demone abbassò lo sguardo su Tenseiga, appesa al suo fianco. Era forse giunto il momento di prendere seriamente possesso della sua eredità? C’era speranza di ottenere la micidiale tecnica: il Meidozangetsuha?
Si fermò poco prima del tramonto, quando raggiunse una insenatura del torrente adombrata da un grande salice dal tronco cinto di corda e festoni di carta. Un albero sacro. Sesshomaru si guardò attorno per cercare qualche segno di vita e non ne trovò. Stava per decidersi a chiamare la dea, quando una figura si materializzò lentamente sotto le fronde, risparmiandogli la fatica.
«Kiokuchi-sama?» chiese Sesshomaru, socchiudendo gli occhi sotto l’attacco degli accecanti raggi del sole calante. Davanti a lui, in atteggiamento di educata accoglienza, c’era una donna dai lunghi capelli neri acconciati in modo complesso, vestita di un abito dai molti strati. Quando alzò gli occhi su di lui, Sesshomaru si accorse che erano bianchi. La divinità era cieca.
«Sesshomaru-sama, Signore del Nishi, è venuto a trovarmi?- mormorò la dea, con voce musicale- A cosa devo la vostra visita?»
«Sei stata tu ad offrire a mio padre la profezia, non è vero?» chiese Sesshomaru, brusco. La dea annuì.
«Ebbi una visione e mi affrettai a comunicarla al vostro defunto padre. Mi è spiaciuto apprendere della sua morte. Egli ebbe l’accortezza di prendere sul serio le mie parole. Mi è giunta voce, a questo riguardo, che vostro  fratello minore è riuscito a impossessarsi della Shikon no Tama. Ciò è bene per il Nishi.»
Sesshomaru corrugò la fronte. Non gradiva sentirsi ripetere i successi di Inuyasha.
«Sono qui per un’altra questione.» tagliò corto.
«Come posso servirvi, Sesshomaru-sama?» chiese Kiokuchi, di buon grado.
«Sto cercando una donna.» disse Sesshomaru. La dea sorrise.
«La donna della mia profezia?- chiese, con voce morbida- Cercate la donna del vostro cuore, Sesshomaru-sama?»
«Non ho alcun interesse in una donna umana.- disse Sesshomaru, con una smorfia- Pare, però, che quella che hai menzionato nella tua profezia sarà la chiave per aprire i segreti della mia spada, Tenseiga. Non ho voglia di iniziare una ricerca priva di senso. Mi servono riferimenti precisi per trovare questa donna.»
«Volete quindi che cerchi una visione di lei per condurvi a trovarla?» chiese Kiokuchi, perdendo il sorriso e assumendo un’aria preoccupata.
«Cerca di esserne in grado. Non mi piace perdere tempo per nulla.» disse Sesshomaru, con voce velata di un gelo percepibile. La dea sospirò, parve sul punto di aggiungere qualcosa, poi desistette.
«Tenterò, Sesshomaru-sama…per quanto non credo che questo aiuterà il vostro cuore ad aprirsi. La ricerca in sé avrebbe potuto aiutarvi.- mormorò- Abbiate pazienza, ora. Cercherò di scrutare l’invisibile.»
La dea si inginocchiò sulla riva del torrente e i suoi occhi ciechi si posarono sull’acqua, per quanto non potessero vederla. Sesshomaru rimase dov’era, osservandola con freddezza. La dea alzò le mani sulla superficie dell’acqua, che parve diventare di specchio. Sesshomaru corrugò le sopracciglia, mentre il suono della corrente si attenuava alle sue orecchie fino a diventare impercettibile. L’acqua divenne scura, ma non riuscì a scorgervi alcuna immagine. Kiokuchi, invece, prese a parlare con voce echeggiante come una campana d’argento.
«Bella, di nobile sangue e forte…solo una donna così potrebbe starvi a fianco.- disse, atona- Ella possiede tutte queste qualità. Grande nella forza, grande nella debolezza. E’ una spada senza fodero, un’arma che non sa trovare riposo. Porta in dono amore e vita, ma con uguale facilità elargisce la morte.»
Sesshomaru assimilò quelle parole, concentrato. Si trattava di una nobile, come già previsto, che sapeva combattere. Anzi, stando alle parole della dea, non aveva mai fatto altro nella vita. Questo era un bene: Sesshomaru non voleva accollarsi un peso.
«La tigre e il ragno sono i suoi nemici, e lei li odia con tutta la forza del suo animo. E loro sanno che nemica terribile potrà essere…perciò minacciano la sua esistenza.- continuò Kiokuchi, e sembrò impallidire- Già l’hanno minacciata, ma lo faranno ancora. Ad est si consuma la tragedia…»
La dea spezzò la propria concentrazione e ritrasse le mani, come se nell’acqua si fosse rispecchiato qualcosa di orribile.
«Non riesco a vedere di più. Non so esattamente come e quando questa minaccia si realizzerà.- disse, stanca- Non riesco a vedere davvero il suo volto, né il suo nome. Vive, però, nell’est. Penso…se visiterete le nobili famiglie della frontiera orientale la incontrerete di sicuro. Tenseiga vi farà da guida.»
«A oriente, quindi?» mormorò Sesshomaru, stringendo l’elsa della spada. Kiokuchi annuì e si alzò in piedi.
«Fate in fretta, Sesshomaru-sama. Soichiro e Naraku l’hanno già individuata.- mormorò- Non permettete loro di sottrarvela.»
«Non lo farò.» disse Sesshomaru, ferreo. Ora che sapeva che gli odiati nemici erano a loro volta alla ricerca della donna a lui designata, si sarebbe impegnato con tutte le sue forze nel cercarla. Non si sarebbe fatto anticipare da loro. Non dovevano osare mettere le mani su qualcosa che era suo, di qualunque cosa si trattasse.
«Credo che tutto sommato abbiate fatto bene a venire da me, Sesshomaru-sama.- disse la dea al demone, che già si voltava per andarsene- Un’altra cosa ancora…»
Sesshomaru si voltò a metà, la fronte leggermente corrugata.
«Portate con voi vostro fratello e coloro che lo accompagnano.- aggiunse Kiokuchi- Sono certa che vi aiuteranno a individuare la donna a voi destinata, tanto quanto lo farà la spada Tenseiga.»
«Mio fratello e il suo seguito?- chiese Sesshomaru, con una smorfia- Sono solo dei perditempo.»
«Ovviamente la scelta è vostra, Sesshomaru-sama. Ritengo, però, che vi saranno di aiuto.» mormorò la dea. 
Sesshomaru non proferì verbo. Si limitò a voltarle le spalle e ad andarsene in volo. Aveva una preda da catturare, ora, prima che qualcuno gliela portasse via.
“Portate con voi vostro fratello e coloro che lo accompagnano…”
Portarsi dietro quelle piattole gli avrebbe logorato i nervi, ma se poteva servire alla sua causa avrebbe cercato di avere pazienza. Abbassò lo sguardo sulla Tenseiga. La spada gli avrebbe indicato la via per trovare la donna, la quale a sua volta gli avrebbe indicato la via per usare la spada. C’era dell’ironia in questo, ma a Sesshomaru il pensiero non strappò nemmeno l’ombra di un sorriso.

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Capitolo 5
*** 5 - Viaggio verso est ***


CAPITOLO 5

VIAGGIO VERSO EST


Jaken uscì dalle cucine con il suo passo barcollante, borbottando fra sé. Anche per quel giorno, il pranzo per quelle maledette principesse dai gusti difficili era quasi pronto. Maledizione anche a loro! Abituate com’erano agli agi, non si accontentavano di piatti normali! E Jaken non voleva che si dicesse in giro che le cucine del palazzo di Sesshomaru non erano in grado di sfamare al meglio quelle sciocche ragazze umane.
Sospirò, desolato. Ma perché Sesshomaru-sama lo aveva lasciato in una situazione del genere? Fortuna che quella Kagome e il kitsune si interessavano di mettere le principesse a loro agio, altrimenti il piccolo demone non avrebbe proprio saputo che fare! Lui non era certo fatto per trattare con quelle donne!
«Vorrei che Sesshomaru-sama le avesse mandate via prima di partire.- borbottò tra sé- Tanto sono sforzi sprecati, non ne sceglierà nemmeno una, non sono degne di…guep!» Un piede lo colpì alla schiena, mandandolo lungo disteso. Quando si voltò per vedere chi era stato, vide ergersi sopra di lui la figura del padrone. «Ah! Sesshomaru-sama!- balbettò, affrettandosi a prosternarsi- Avete sentito…ehm…non era una critica mossa a voi…»
«Dov’è Inuyasha?» gli chiese Sesshomaru, troncando sul nascere le sue giustificazioni.
«Vo…vostro fratello? Credo si trovi nella sala da pranzo dei suoi appartamenti insieme ai suoi amici.- disse Jaken, con una smorfia- E’ quasi ora del pasto, e…»
Sesshomaru non ascoltò il resto della frase, incamminandosi lungo il corridoio per raggiungere le stanze del fratellastro. Jaken, dopo un attimo, si affrettò ad alzarsi e a recuperare il Bastone Ninto, correndo dietro al padrone. Sentiva che c’era qualcosa di nuovo nell’aria e non capiva se era tempesta o meno. 
Sesshomaru raggiunse la porta che dava sugli appartamenti di Inuyasha, da dietro la quale si udivano chiacchiere. Qualcuno disse qualcosa e il gruppo rise, spensierato. Sesshomaru aprì la porta di scatto, zittendo quelle sciocche manifestazioni di ilarità.  Il gruppo di Inuyasha era seduto attorno a un grande bollitore per il tè, e diverse paia d’occhi stavano fissando il nuovo arrivato con aria attonita. C’erano tutti: la miko, il kitsune, il monaco…e una donna umana che Sesshomaru non ricordava di aver mai visto.
«Ehi, Sesshomaru…sei tornato, finalmente!- disse subito Inuyasha, aggrottando le sopracciglia- Eravamo stufi di star dietro a quelle…»
«Inuyasha, per favore!» lo censurò Kagome, evidentemente stanca di sentire quel genere di lamentele.
«Dove sei stato?» chiese Miroku. La donna che gli stava a fianco gli si avvicinò un po’ di più, un movimento non del tutto conscio. Sesshomaru la squadrò, mentre alle sue spalle si fermava Jaken.
«Chi è quella donna?» chiese. Il gruppo si scambiò occhiate incerte.
«Il mio nome è Sango dei Taijiya.- rispose Sango, fiera- Sono una delle principesse da voi convocate, Sesshomaru-sama.»
«E cosa ci fa qui con voi?» chiese ancora Sesshomaru, secco. Miroku mise una mano sulla spalla di Sango.
«Sango è la mia fidanzata, Sesshomaru. Spero che la cosa non ti contrari, visto che abbiamo avvisato di ciò anche la sua famiglia.» disse, apparentemente placido e sereno. Kagome lo guardò con ammirazione per il suo sangue freddo e per la compostezza con cui aveva detto una cosa tanto bella. Inuyasha sbuffò e Sango arrossì.
«Ne devo dedurre che ora anche lei faccia parte del tuo seguito, Inuyasha?- disse Sesshomaru, con una piccola smorfia infastidita- E sia, verrà con noi. Una seccatura in più o in meno non fa differenza. Preparatevi, si parte tra un’ora.»
«Si parte?» chiese Kagome, sorpresa.
«Cosa?» chiese Jaken, a sua volta stupito.
«Ehi, frena un po’! Non puoi presentarti qui dal nulla e ordinarci di partire! Spiegaci che diavolo succede!» protestò Inuyasha, alzandosi in piedi.
«Non ho tempo da perdere con voi.» lo gelò Sesshomaru.
«Feh! Allora vattene da solo.» tagliò corto Inuyasha, tornando a sedersi con aria cocciuta.
«E’ condizione essenziale che voi veniate, e verrete…a costo di costringerti, Inuyasha.» mormorò Sesshomaru, minaccioso, alzando la mano e flettendo le lunghe dita in un gesto denso di minaccia. Inuyasha tornò a balzare in piedi, i pugni stretti, ma Miroku gli stese davanti lo shakujo, frenandolo.
«Sesshomaru, sono certo che tu abbia un buon motivo per richiedere la nostra presenza. Se dobbiamo partire tra un’ora, concedici almeno di pranzare e di far preparare dei bagagli per noi. Nel frattempo potrai raccontarci in breve cosa ti ha portato a prendere una tale decisione.» disse, ragionevole.
«Miroku ha ragione. Non ti faremo perdere tempo.» lo blandì Kagome, con un sorriso. Sesshomaru corrugò la fronte, poi annuì bruscamente.
«Jaken, porta da mangiare a questi ningen e fai preparare il necessario per il viaggio. Non ho tempo da perdere.» ordinò, e il piccolo rospo si affrettò ad eseguire l’ordine. Durante il pasto degli amici, Sesshomaru spiegò con pochissime parole a cosa aveva portato il suggerimento di Myoga e Totosai.
«Quella dea non riesce proprio ad avere visioni un po’ più chiare?» si lamentò Inuyasha, con una smorfia.
«Inuyasha, non credo sia il caso di criticare una dea. Vuoi farti maledire?- obiettò Shippo- E poi, mi pare che ci siano parecchi indizi su cui lavorare!»
«Feh! Tutta la frontiera est è stata attaccata da Naraku. Dovremo setacciarla da cima a fondo.»
«In realtà ci dovremo soffermare solo sugli insediamenti umani, Inuyasha.- disse Miroku, calmo- Parliamo di una principessa umana…perciò le famiglie nobili con figlie già maritate o di età sbagliata, o aventi solo eredi maschi, sono escluse dal conteggio.»
«Sono comunque tante.- sbuffò Inuyasha- Sango, tu non conosci qualche donna dell’est che possa corrispondere alla descrizione?»
«Non ho mai avuto molti contatti con le altre famiglie nobili, a dire il vero.» ammise Sango, scuotendo il capo. 
«Beh, sappiamo che è una principessa e già questo è un vantaggio. Inoltre, dobbiamo cercare una donna forte, che sappia combattere e che odi Naraku con tutte le sue forze.- ricordò loro Kagome- A me non sembra una cattiva base da cui partire.»
«E ricordiamoci che è molto bella, il che restringe ulteriormente le possibilità.» aggiunse Miroku, con aria ascetica. Sango lo fulminò con un’occhiata, indovinando i suoi pensieri reconditi.
«Non mi interessano queste chiacchiere.- tagliò corto Sesshomaru- Finite di mangiare e andiamo.»
«Ecco, abbiamo un altro indizio: per stare con lui quella donna dovrà avere un carattere tremendo.» bofonchiò Inuyasha, sorbendo una quantità eccessiva di ramen e guadagnandosi un’occhiata omicida del fratello.
«Hai idea di dove iniziare la ricerca?» chiese Kagome.
«Partiremo da nord-est, per seguire poi la frontiera. Mi sembra logico.» fu la caustica risposta di Sesshomaru. Miroku corrugò la fronte.
«Sesshomaru…perché non iniziare la ricerca da Karenomi, allora?»
«Karenomi?- sbuffò Inuyasha, poi assunse un’espressione attenta- Aspetta…non è quel villaggio attaccato da Naraku un paio di settimane fa?»
«Esattamente. Quella famiglia ha tre figlie femmine, se non erro, ed è uno dei primi insediamenti sulla frontiera est. Inoltre, Naraku l’ha attaccato da poco e secondo le parole della dea i nostri nemici sono alla ricerca di quella donna. Non mi sembra un segno da sottovalutare.»
Sesshomaru, dopo un attimo di riflessione, annuì. In quel momento Jaken tornò, seguito da alcuni servi che recavano i bagagli degli amici.
«E’ tutto pronto, Sesshomaru-sama.- disse il piccolo rospo, tormentando il Bastone Ninto- Posso…ehm…potrei venire anch’io con voi, stavolta?»
Sesshomaru si alzò e uscì dalla stanza, concedendo al suo servitore un freddo: «Fa’ come ti pare.»
«Ehi, ma come fai a commuoverti così?» chiese Shippo, scuotendo il capo nel vedere Jaken seguire con sguardo adorante e lacrimevole il suo padrone. Gli altri si alzarono in piedi, dando una breve controllata agli involti da viaggio.
«Chissà perché dobbiamo andare anche noi?» borbottò Inuyasha.
«Non è ovvio? Per mediare il caratteraccio di Sesshomaru.- rise Kagome, a cui quella ricerca non dispiaceva- Metterebbe in soggezione qualsiasi donna e rovinerebbe tutto prima ancora di cominciare.»
«Sarà…»
«Non ti dispiace venire con noi, vero Sango?» chiese Miroku, issandosi in spalla il suo bagaglio.
«Macché! Anzi, questo darà il tempo alla mia famiglia di digerire le ultime notizie. Non vorrei che mandassero il mio povero fratello a trascinarmi via dalle mani di questo monaco maniaco. Già Kirara è stata mandata qui…» disse lei, sorridendo e assicurandosi l’Hiraikotsu sulla schiena.
«Sango…» protestò debolmente Miroku, fingendosi affranto.
«Allora, vi muovete?!»
La voce di Sesshomaru li spronò ad uscire dalla stanza, con Jaken che li precedeva, felice e tronfio per non essere stato lasciato a casa.
«Sarà un viaggio stressante.» predisse Inuyasha, sospirando con irritazione. Kagome non ebbe il coraggio di contraddirlo.


***


«Ecco Karenomi.»
«Kami-sama…i danni fatti da Naraku sono ancora ben visibili.»
«Già.»
Il gruppo si trovava in cima a una collina verdeggiante, costellata di larici, e da quella posizione godeva della vista della vallata in cui sorgeva il villaggio di Karenomi. O meglio, quello che ne restava…Nonostante gli uomini del villaggio fossero al lavoro per ricostruire case e magazzini bruciati, c’erano ancora molti segni dell’attacco demoniaco. Una sezione del muro esterno del castello, poi, sembrava essere crollata come una parete di carta e le macerie non erano ancora state sgombrate. Nel villaggio ferveva una grande attività e nell’aria si elevavano gli ordini di chi sovrintendeva ai lavori e i colpi di martello.
«Quel maledetto Naraku ha fatto dei bei danni, ma niente di particolare.» osservò Inuyasha.
«E’ vero. Di solito, quando decide di radere al suolo un villaggio ci mette più impegno.- disse Sango, che in materia era un’esperta- Dev’essere stato disturbato e per questo ha lasciato il lavoro a metà…altrimenti non si spiega.»
«Mi chiedo chi gli abbia messo in mente di attaccare Karenomi. Koga e i suoi sono a soli cinque giorni di marcia da qui, non poteva pensare di crearsi un avamposto.» mormorò Miroku, corrugando la fronte.
«Come non mi spiego che significa tutta questa tranquillità vicino al confine.- disse Inuyasha, incrociando le braccia sul petto- E’ più di una settimana che viaggiamo e avremo incontrato sì e no un paio di spie tra le più scarse. Se Naraku ha richiamato i suoi demoni, mi chiedo a quale scopo.»
«Non hai tutti i torti…» ammise Miroku, pensieroso.
«Dov’è Sesshomaru?» chiese Kagome, accorgendosi che il demone non era in vista. Inuyasha accennò col capo verso sinistra e Kagome scorse un lampo bianco tra i larici, su una cima più alta rispetto al declivio su cui si trovavano loro. Sesshomaru stava quasi sempre per i fatti suoi, spostandosi su sentieri paralleli ai loro per avere con il gruppo meno contatti possibili. Ora, il demone dai capelli d’argento prese a scendere lungo il fianco della collina, dirigendosi verso il villaggio con Jaken che gli trotterellava dietro.
«Seguiamolo, o va a finire che lui entra nel castello e noi restiamo fuori.» sbuffò Inuyasha, facendo agli altri cenno di incamminarsi. Il gruppo scese dalla collina, raggiungendo Sesshomaru e seguendolo a breve distanza. Kirara si trasformò sotto ordine di Sango, non volendo spaventare più del necessario gli abitanti. Quando giunsero al villaggio, Jaken si affrettò a portarsi in testa alla fila e ad intimare alla gente del villaggio di spostarsi.
«Largo! Largo a Sesshomaru-sama!» diceva, tronfio, spostando di qua e di là il Bastone Ninto. Secondo i presenti era fatica inutile: chiunque si sarebbe spostato nel vedere apparire Sesshomaru, Signore dei Demoni di Nishi, e l’espressione gelida sul suo volto era sufficiente a convincere anche i più restii a farsi da parte. Quando giunsero alla porta del castello, piantonata da guardie, Jaken si erse in tutta la sua non considerevole statura e proclamò: «Dite al vostro signore che Sesshomaru-sama, Principe di tutti gli yokai e garante dei ningen di Nishi, è giunto alla sua porta per essere ricevuto immediatamente.»
La guardia corse dentro per la gioia del piccolo rospo. Gli altri attesero dietro di lui di ricevere il permesso di entrare.
«Non mi pare una richiesta cortese, la sua.» osservò Sango, storcendo le labbra. Teneva Kirara in braccio e le accarezzava dolcemente la testa.
«Sesshomaru può permettersi di essere brusco. Se non ci fosse lui a dirigere la difesa di Nishi, questo paese sarebbe nel caos.» le rispose Miroku, in un mormorio. Era meglio non farsi sentire dal diretto interessato. In quell'istante, la porta venne aperta.
«Questa dimora è onorata di accogliervi. Gensuke-sama vi dà il benvenuto nel castello di Karenomi. Se volete seguirmi, vi condurrò da lui.» disse un uomo oltre la soglia, inchinandosi profondamente.
«Visto?» disse il monaco, sorridendo a Sango che sembrava comunque contrariata. 
Sesshomaru e il suo seguito entrarono nel cortile del palazzo. Anche lì, come nel villaggio, fervevano i lavori di preparazione. Le occhiate che vennero loro lanciate, però, sembravano piuttosto tese. Inuyasha si guardò attorno con aria corrucciata, avvertendo un’atmosfera che non gli piaceva.
«C’è qualcosa che non va, qui.» disse infine a Kagome, sfiorando senza realmente pensarci l’elsa di Tessaiga.
«Beh, è ovvio che dopo l’attacco di Naraku…» mormorò lei.
«No, non leggo la tipica paura nei loro occhi. Questa gente mi sembra…non so, ansiosa.- cercò di spiegarsi Inuyasha- Non mi piace. C’è sotto qualcosa.»
«Inuyasha, non giungere a conclusioni affrettate.- disse Kagome- Magari sono solo tutti molto stanchi e la visita improvvisa di Sesshomaru li sta turbando. Non sanno perché sia qui e quindi sono agitati.»
«Mmh…sarà.» borbottò Inuyasha, poco convinto.
Giunsero all’ingresso della dimora, ove un uomo piuttosto grasso sulla quarantina li stava aspettando.
«Sono onorato di accogliere i principi degli yokai di Nishi in questa casa.- disse l’uomo, che evidentemente era Gensuke-sama, con un inchino- Sesshomaru-sama, voi mi fate un onore che non merito.»
Sesshomaru annuì appena, notando come già Inuyasha aveva fatto la tendenza dello sguardo del padrone di casa a sfuggire a destra o a sinistra dell’interlocutore.
«Ehm…Sesshomaru-sama, siete qui a causa dell’attacco che abbiamo subito? Vi assicuro che i nostri guerrieri hanno combattuto strenuamente per ricacciare gli yokai di Naraku.» disse il signore di Karenomi e la sua voce ebbe un piccolo cedimento. Inuyasha stirò le labbra in un sorrisetto e si rilassò. Ecco spiegata l’agitazione: quel tizio aveva paura di sentirsi accusare di debolezza contro il nemico e di vedere Sesshomaru fargli una strigliata.
«Forse avevi ragione tu.» sussurrò a Kagome, che lo guardò con perplessità. Lei non aveva notato quelle sfumature.
«Non è questo il motivo per cui sono qui.- disse Sesshomaru, gelido, dopo un istante- Tu hai figlie.»
«S…sì, Sesshomaru-sama.» balbettò l’uomo, facendosi pallido. La sua carne sembrò davvero flaccida, in quel momento, dando un’idea di quanto poco quell'uomo fosse abituato a combattere.
«Mostramele.- gli ordinò Sesshomaru, iniziando a salire gli scalini del portico- Una di loro potrebbe avere l’onore di diventare la mia consorte.»
L’uomo impallidì di più, poi si illuminò, poi ancora diventò paonazzo, mentre si sbrigava a fare strada all’interno farfugliando qualcosa di incomprensibile sull’onore ricevuto e sulla bellezza delle sue figlie.
«Speriamo che siano belle davvero, o sarà un viaggio sprecato.» disse Miroku, sospirando, prendendosi una gomitata nelle costole da Sango.
«La gente ha paura di Sesshomaru.» osservò Kagome, un po’ dispiaciuta.
«Feh! Altrimenti come farebbe a tenerli in riga? E’ giusto che i ningen provino paura per noi.» disse Inuyasha, entrando nella casa, su cui regnava una rilassante penombra. Kagome sospirò, scuotendo il capo, ma non replicò.
«Muoviamoci, altrimenti ci lasciano indietro!» disse Shippo. Sesshomaru e il padrone di casa non stavano certo facendo la fatica di aspettarli, così fu il capo dei servitori a scortarli fino ad una sala accogliente, in cui i due sovrani si erano già sistemati. Venne servito loro del sake di buona qualità, mentre Miroku spiegava a Gensuke-sama i termini della profezia.
«Bene…sì, bene! Sarei onorato di allacciare un tale legame con il Signore di Nishi.- disse l’uomo, tormentandosi le mani con aria agitata- Vi presento subito le mie figlie, Sesshomaru-sama, gioielli della mia terra. Somigliano tutte alla loro defunta madre.»
Con un cenno brusco, Gensuke-sama mandò il servitore a chiamare le figlie. Sesshomaru, nel frattempo, rimase seduto in silenzio, senza toccare il sake. Quell'uomo emanava un’accozzaglia di odori sgradevoli. Sotto i profumi molli che usava, c’era il tanfo del sudore impregnato di ansia e timore. Era eccitato alla prospettiva di una tale alleanza con il Signore di Nishi, per il prestigio che la famiglia Seimei avrebbe racimolato. Al contempo, aveva paura. Sesshomaru riteneva che quell'uomo si sentisse colpevole di una mancanza nei suoi confronti e che avesse il terrore di essere scoperto. Ma una mancanza di che tipo? A una prima occhiata, non sembrava esserci nulla di strano.
«Perché Naraku ha attaccato il vostro villaggio?» chiese d’improvviso, a bruciapelo. Gensuke-sama sobbalzò, colpito in pieno. Boccheggiò come un pesce spiaggiato, poi deglutì nervosamente e si decise a rispondere.
«So…Soichiro-sama ha cercato di blandirci con allettanti proposte, Sesshomaru-sama.- confessò, imbarazzato- E’ quasi un mese che tenta di comprare la nostra fedeltà. Noi abbiamo rifiutato…e Naraku ha organizzato un attacco notturno al nostro villaggio.»
«Se è così, mi sorprende che non vi abbia rasi al suolo. Se sapevate di essere in pericolo, perché non vi siete rivolti alla tribù Joro?» continuò Sesshomaru, sullo stesso tono.
«Abbiamo valenti guerrieri, Sesshomaru-sama! Teniamo questa terra come fecero mio padre e mio nonno, a cui vostro padre affidò Karenomi.- tentò di difendersi Gensuke-sama- Purtroppo, abbiamo perso molti valorosi, stavolta. Ci vorrà del tempo per riprenderci. Oh, ma ecco le mie figlie.»
Sesshomaru corrugò la fronte. In quelle parole si nascondeva qualcosa, ma al momento non riusciva a capire cosa. Non poteva scrollare quell'ammasso di ciccia per cavargli la verità, se non voleva veder saltare l’alleanza con Karenomi. Maledizione anche alla diplomazia…Purtroppo ora aveva altro a cui pensare. 
Due ragazze dai capelli neri, una che dimostrava almeno venticinque anni e l’altra poco più di una ragazzina, entrarono nella sala, sedendosi composte e ordinate ai lati del padre, per poi inchinarsi profondamente.
«Questi sono i miei gioielli. La maggiore si chiama Asari. La minore, Chisato. Entrambe sarebbero onorate di essere scelte, Sesshomaru-sama.» disse Gensuke-sama, improvvisamente tronfio.
Kagome e Sango si scambiarono un’occhiata. Ai loro occhi, le due parevano terrorizzate alla sola idea. Non era una buona base da cui partire. Sesshomaru le fissò per un minuto, non di più, dopodiché si alzò.
«Ah…Sesshomaru-sama…» balbettò il signore del castello.
«Nessuna di loro è la prescelta.» tagliò corto Sesshomaru. Kagome si accorse che la più piccola stava sospirando per il sollievo.
«Ma…se solo provaste a conoscerle…» tentò ancora Gensuke-sama.
«Quando l’avrò trovata, lo saprò. Non cercare di propinarmi le tue figlie quando ho già dato il mio diniego.» fu la gelida replica di Sesshomaru, che sfiorò la spada Tenseiga. La lama era rimasta tranquilla nel suo fodero, assicurandogli che nessuna delle due ragazze senza sale che gli stavano davanti era la prescelta. Fece un brusco cenno agli altri, esortandoli ad alzarsi.
«Perdonate, Gensuke-sama…ma mi risulta che abbiate tre figlie, non due.- intervenne Miroku, pur alzandosi in piedi- Posso chiedervi dov’è la terza? Forse si è già maritata?»
Gensuke-sama impallidì di nuovo.
«La secondogenita…purtroppo è rimasta uccisa durante l’attacco, onorevole monaco.»
«Uccisa?»  
I compagni si guardarono. Possibile che Naraku fosse arrivato prima di loro e che…Ma questo era in contraddizione con le parole di Kiokuchi-sama e tutti se ne accorsero dopo un attimo. Quando Sesshomaru era andato dalla dea, l’attacco a Karenomi era già avvenuto da paio di settimane. La principessa era già morta da un po’, perciò non poteva essere lei la prescelta. Era comunque un triste avvenimento.
Il gruppo si congedò dal signore di Karenomi e tornò a incamminarsi, seguendo Sesshomaru. Inuyasha, appena fuori dal villaggio, si approssimò al fratello.
«Quel tizio nasconde qualcosa.» esordì.
«Credi forse che non me ne sia accorto?- disse Sesshomaru, affibbiandogli un’occhiata sardonica- Non è il momento di indagare a fondo. Scoprirò cosa nasconde quando questa ricerca sarà finita.»
«Soichiro voleva comprare la loro lealtà…mi sembra davvero improbabile. Devono aver avuto un intrallazzo non indifferente con la vecchia tigre, se poi l’hanno fatta arrabbiare così tanto da farle ordinare un attacco in grande stile.» sbuffò Inuyasha.
«Quello che mi sorprende davvero è che sia rimasta in vita così tanta gente.» mormorò Sesshomaru, socchiudendo gli occhi ambrati. Inuyasha annuì. Per una volta, la pensava allo stesso modo di suo fratello.
«Ora dove si va?» chiese. Sesshomaru si voltò verso i ningen che li seguivano.
«Monaco, qual è la prossima tappa?» chiese, perentorio.
«Il villaggio di Nyokai, oltre le colline. Sono circa sette giorni di marcia, dobbiamo oltrepassare il territorio di Koga.» rispose Miroku, che aveva studiato un itinerario pressoché perfetto. Sesshomaru riprese a camminare, lasciando presto tutti indietro.
«Sesshomaru-sama, non camminate così veloce! Il vostro servitore non ha gambe così lunghe!» gracchiò Jaken, cercando di corrergli dietro. Inuyasha tornò dagli altri, sospirando. Non gli piaceva molto l’idea di rivedere Koga. Soprattutto, non gli andava che Koga rivedesse Kagome! La ragazza, che aveva intuito i suoi pensieri, gli si aggrappò al braccio.
«Non ti preoccupare.» gli disse soltanto, guardandolo con occhi luminosi. Inuyasha arrossì, poi fulminò con lo sguardo gli amici, che sogghignavano.
«Oi! Toglietevi immediatamente quel ghigno dalla faccia!» sbraitò. 
Ignorandoli del tutto, Sesshomaru continuò a camminare per i fatti suoi.


***


Iniziarono ad avvertire una strana tensione nell’aria circa tre giorni dopo. Stavano attraversando un’ampia foresta, che entro un paio di giorni si sarebbe aperta sulle creste rocciose del territorio degli okami-yokai. Di quando in quando avevano trovato al suolo resti di demoni. Tutte le uccisioni erano piuttosto recenti.
«Yokai contro yokai. Questi erano di Naraku.» diceva Inuyasha, ma sia lui che Sesshomaru sembravano leggermente in dubbio riguardo alla sentenza. Inoltre, il numero dei cadaveri aumentava e nell’aria si avvertiva la tensione di un combattimento.
«Che sta succedendo da queste parti?» chiese Miroku, cupo. 
«Un po’ di movimento, finalmente. Mi sa che presto ci sarà da menar le mani.» disse Inuyasha, con un sorrisetto. Era inattivo da troppo tempo per i suoi gusti. 
Era quasi l’ora di pranzo del terzo giorno di cammino, quando Sesshomaru alzò improvvisamente il capo, annusando l’aria.
«Sangue.- mormorò- Sangue umano.»
Si mise a correre, seguito a ruota da Inuyasha e più lentamente dagli altri. Non dovettero fare molta strada. Si imbatterono in un piccolo cadavere sanguinante, circondato da quattro o cinque demoni di basso livello.
«Tessaiga!» esclamò Inuyasha, sfoderando la spada e menando un fendente. Ne polverizzò due, mentre suo fratello faceva a brandelli gli altri.  «Feh! Erano delle mezze cartucce. Cos’hanno…» si zittì quando i suoi occhi si posarono sul piccolo cadavere. Sibilò tra i denti. «Una bambina! Bastardi…»
A terra, in una pozza di sangue, giaceva una bambina sui sette anni. Era morta con gli occhi aperti, un’espressione terrorizzata sul volto. 
«Poverina…» mormorò Inuyasha, stringendo le labbra in una linea sottile. Sesshomaru non parlò. Mentre gli altri li raggiungevano e Inuyasha si affrettava a fare in modo che le ragazze non vedessero il pietoso cadavere, Sesshomaru si abbassò su un ginocchio per esaminare meglio il corpo, notando la buona fattura dello yukata e le pietre lavorate sulla spilla che tratteneva una ciocca dei capelli della bimba a lato della testa. Quella non era una povera bambina dispersa. Ciò che indossava rivelava che la sua famiglia doveva essere di buona condizione economica. Ma cosa ci faceva da sola in un posto tanto sperduto? E che collegamento aveva con le uccisioni di demoni in cui si erano imbattuti nelle ultime miglia?
«E’ molto strano…» mormorò, sfiorando i capelli della piccola morta. Fu allora che Tenseiga iniziò a pulsare.

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Capitolo 6
*** 6 - Salvataggio in extremis ***


Author's note: Povera Rin!!! Sicuramente Tensaiga suggerirà a Sesshomaru cosa fare...Ma perchè la bimba è sola? Chi l'ha attaccata? Il viaggio alla ricerca della sposa continua...

CAPITOLO 6

SALVATAGGIO IN EXTREMIS


Sesshomaru abbassò lo sguardo su Tenseiga, stupefatto. Era la prima volta, da quando la spada lo aveva accettato come padrone, che Tenseiga lo incitava ad agire, rendendosi disponibile a essere usata.
“E’ un segno? Che cosa significa?” pensò Sesshomaru, corrugando la fronte. Pose la mano sull’elsa e la spada si acquietò, spedendogli una sensazione di tiepido calore lungo il braccio. Non poteva sbagliarsi. Quello era un segno…la spada desiderava che lui resuscitasse quella bambina. Desiderava essere usata. Non capiva a cosa questo potesse servirgli, ma Kiokuchi-sama aveva detto chiaramente che Tenseiga lo avrebbe guidato nella ricerca della donna che gli avrebbe aperto la strada all’uso di Tenseiga e lui non poteva ignorare un segno. Forse, quella bambina rappresentava una tappa nella sua ricerca. Inoltre, non avrebbe mai potuto imparare il Meidozangetsuha se prima non fosse stato in grado di usare Tenseiga per resuscitare vite…e quella era l’occasione buona per testare le capacità della spada in tal senso.
Si alzò in piedi, ignorando Jaken che, al suo fianco, stava fissando con aria critica il corpicino della bimba.
«Non sanno far altro che pasticci, i demoni di Higashi.- sbuffò Jaken, attento a non calpestare il terreno insanguinato- Si sono meritati una lezione, non è vero Sesshomaru-sama? Sesshomaru-sama?!» Il secondo richiamo di Jaken fu fatto con voce strozzata, in quanto il suo padrone aveva estratto Tenseiga dal fodero e ora la teneva pronta a colpire, mentre fissava con occhi inespressivi il piccolo cadavere. Inuyasha e gli altri, nell’udire lo strano tono di voce di Jaken, si voltarono. Nel vedere Tenseiga fuori dal fodero, ammutolirono. Che stava succedendo?!
«E..ehi! Sesshomaru, cosa stai…» disse Inuyasha, venendo avanti di un passo.
Sesshomaru aveva estratto Tenseiga molte volte, nel vano tentativo di discernerne i segreti. Ora, per la prima volta, vide tutto. I piccoli spiriti della morte stavano estraendo l’anima dal corpo, pronti a separarla per sempre dalla carne mortale. Era questo, ciò che doveva evitare. La spada pulsava come un piccolo cuore nella sua mano. Sesshomaru menò un solo fendente, riducendo a brandelli i messaggeri di morte, poi ripose Tenseiga nel fodero con un movimento fluido e si chinò di nuovo sul corpo.
Inuyasha sbatté le palpebre, sconcertato.
«Ma che diavolo ha tagliato?» borbottò. Ai suoi occhi, Sesshomaru aveva tirato un fendente all’aria.
«Avviciniamoci, Inuyasha!» mormorò Kagome, tirandolo verso Sesshomaru. Il gruppetto si assiepò alle spalle del demone, osservandolo mentre afferrava senza troppa gentilezza il corpo, appoggiandoselo sulle ginocchia.
«Se…Sesshomaru-sama, che succede?» chiese Jaken, con voce rauca per la sorpresa.
«Sesshomaru, cosa stai facendo?» chiese Miroku, corrugando la fronte. Sesshomaru non gli rispose né lo guardò. I suoi occhi erano fissi sul volto immoto della bambina che, in quel momento, iniziò a respirare. Tutti si fecero indietro di un passo con un ansito di sorpresa.
«Non…non è morta!» balbettò Jaken, agitato.
«E’ salva!» esclamò Shippo, stupefatto. Inuyasha si abbassò a sua volta sulle ginocchia.
«Sei stato tu? Con Tenseiga?» chiese. Era sinceramente sbalordito che suo fratello si fosse preso il disturbo di salvare la vita a una bambina umana. Sesshomaru nemmeno si degnò di rispondergli, sottolineando con il suo silenzio l’ovvietà della risposta. Chi altro avrebbe potuto fare una cosa del genere? Kagome si portò le mani alla bocca, commossa. Sesshomaru aveva provato pietà per quella bambina? Per questo l’aveva salvata? Allora c’era la possibilità che la profezia si avverasse! A meno che, le sovvenne, lo yokai non l’avesse fatto pensando al Meidozangetsuha…Purtroppo, quella era un’ipotesi più plausibile dell’altra.
«Si sta svegliando.» disse Miroku, vedendo il viso della bambina tendersi in una piccola smorfia. La bimba aprì gli occhi e le sue innocenti iridi castane si appuntarono sul volto di Sesshomaru. Gli altri si prepararono a tranquillizzare la piccola, ben sapendo che vedersi davanti uno yokai dopo aver appena subito un attacco dalla stessa razza non poteva che sconvolgerla. Invece, la bambina sorrise.
«Tu hai salvato Rin…vero, signore?» mormorò, piano. Inuyasha e gli altri si scambiarono un’occhiata, sorpresi dalla tranquillità della rediviva ningen. Sesshomaru avvertì una strana sensazione di fronte a quel sorriso. La purezza di quegli occhi era quasi eccessiva.
«Chi sei?» chiese, brusco.
«Rin, signore. E tu chi sei?» chiese lei, sedendosi sulle sue ginocchia, poi perse il sorriso e una luce di panico le nacque negli occhi, come se stesse realizzando solo in quel momento in che situazione si trovava e cosa era successo. Si aggrappò alle braccia di Sesshomaru, guardandolo fisso negli occhi. «Signore, tu sei forte, vero? Tu sei buono?»
Sesshomaru ristette a quelle domande, ma Inuyasha trattenne a fatica una risata.
«Buono?! Sesshomaru?!» sghignazzò. Rin si voltò verso di lui, preoccupata, e Kagome gli diede una gomitata nelle costole.
«Stai tranquilla, piccola Rin. Sei al sicuro con noi.- disse, dolcemente- Il signore che ti tiene in braccio è Sesshomaru-sama, Principe degli yokai di Nishi.»
«Sesshomaru…sama?- mormorò la bambina, tornando a guardare lo yokai, che iniziava a stancarsi di tenerla sulle ginocchia- Voi siete Sesshomaru-sama?»
«Scendi, mocciosa.» le ordinò lui, facendo per alzarsi a costo di farla cadere per terra. Il suo interesse stava scemando in quanto quella mocciosa non sembrava avere niente a che fare con la ricerca in cui era impegnato.  Tenseiga doveva essersi sbagliata, o forse lui aveva interpretato male le sensazioni che la spada gli aveva trasmesso. 
La bambina si aggrappò ancora più forte, inchiodandolo dov’era con quei suoi occhi grandi e puri.
«Stavamo venendo da voi! Cercavamo voi!- disse tutto d’un fiato la bambina, con voce acuta e quasi disperata- Sesshomaru-sama, aiutatela! Aiutate la mia nee-chan!»
«Di che diavolo stai parlando?» chiese Sesshomaru, sollevandola e scaricandola tra le braccia di Kagome. Cominciava a pentirsi di aver dato ascolto a Tenseiga. Rin si voltò verso Kagome e Inuyasha, ma sembrava che i suoi occhi fossero irresistibilmente attratti verso Sesshomaru, come se il fatto di essere stata salvata da lui avesse creato un legame.
«Rin ha dovuto lasciare la sua nee-chan! Lei ha mandato via Rin, perché gli yokai ci hanno attaccate! Ma gli yokai hanno inseguito Rin che cercava aiuto, e poi Rin ha sentito tanto dolore e tutto è diventato buio…» disse la bambina, agitata. Si zittì per un attimo e il suo faccino divenne pallido.
«Rin, significa che da queste parti dovrebbe esserci tua sorella?» chiese Miroku, scambiando al contempo un’occhiata con Inuyasha. Se la ragazza era stata attaccata dai demoni, a quell'ora doveva essere morta. Rin annuì.
«Aiutatela, per favore!- gemette, quasi piangendo- Nee-chan sapeva che Sesshomaru-sama è forte e buono, e voleva raggiungerlo per chiedere il suo aiuto!»
«Chiedere…il suo aiuto?!» chiese Sango, stupita. Non capitava spesso che un ningen avesse l’ardire di porre le sue richieste di fronte al Signore di Nishi in persona.
«Ehi, mocciosa, di che stai parlando?!» sbottò Jaken, che non ci stava capendo nulla.
«Nee-chan sa combattere, è molto forte.- disse Rin, poi tornò a guardare Sesshomaru con aria implorante- Ma non è forte quanto voi, Sesshomaru-sama, e poi è da sola! Nee-chan ha protetto Rin tante volte in questi giorni, senza mai aiuto, ma oggi è arrivato Naraku…»
«NARAKU?!» sbottarono tutti in coro. Sesshomaru divenne improvvisamente cupo in volto. Si abbassò di nuovo e strappò la bambina dalle braccia di Kagome, guardandola con occhi che avrebbero spaventato chiunque, ma che non sembrarono intimorire lei.
«Cosa c’entra Naraku?» disse, con voce letale.
«Naraku odia la mia nee-chan.- mormorò Rin- La cerca perché la vuole uccidere. E Rin ha paura…ha paura che stavolta lei…»
Sesshomaru si alzò in piedi, a quel punto sordo alle parole di Rin. Sapeva solo che Naraku era in zona e che aveva la possibilità di farlo fuori. I suoi sensi acuti gli portarono un vago odore di morte e lui scattò in corsa, immediatamente seguito da Inuyasha, che non voleva farsi lasciare indietro se c’era la possibilità di scontrarsi con Naraku. Gli altri rimasero con Rin.
«Rin…questo Naraku è un demone che si copre con una pelle bianca di babbuino?» chiese Miroku, per essere certo che la bambina non stesse confondendo loro le idee. Rin, però, annuì.
«Naraku è crudele, Rin lo sa. Rin lo ha visto uccidere tante persone…anche la mamma e il papà di Rin, e i fratellini.- mormorò la bambina, ritta in piedi di fronte al gruppo di amici- Rin sa che lui vuole uccidere nee-chan. Ma ora…ora Rin ha incontrato Sesshomaru-sama e lui farà in tempo, vero? Salverà la mia nee-chan come ha fatto con Rin, vero?»
«Certo, Rin-chan.- rispose Kagome, desiderando confortarla ma poco ottimista in cuor suo- Sarà il caso di seguirli, no?»
«Certo che sì, anche se Kirara farà fatica a portarci tutti.» disse Sango. Con la bambina, erano in sei.
«Beh, io posso portare Kagome e Rin.» disse Shippo, gonfiando il petto per l’orgoglio. Stava perfezionando la sua trasformazione in palla volante.
«Bene, allora io e Miroku andremo con Kirara.» disse Sango, salendo in groppa al demone gatto.
«Ehi! E io dovrei andare a piedi?!» si lamentò Jaken, irato.
«Va beh, verrai con noi…» borbottò Shippo, ben poco lieto della prospettiva. Mentre il kitsune si alzava in aria con il suo carico, Sango si voltò verso Miroku e chiese: «Miroku…non sarà che la sorella di Rin sia la principessa che stiamo cercando?»
«Ci ho pensato anch’io.- disse il monaco, corrugando la fronte- In questo caso, siamo arrivati appena in tempo. Sbrighiamoci a raggiungere i due fratelli, potrebbero avere bisogno di una mano.»
Sango annuì, poi diede di sprone a Kirara che si mise a correre sulle tracce dei fratelli inu-yokai.


***


Inuyasha sguainò Tessaiga ancora prima di giungere sul luogo dello scontro, mentre correva a pochi metri da suo fratello Sesshomaru. Il solo nome di Naraku era bastato ad accendere in entrambi un fortissimo spirito combattivo e Inuyasha non vedeva l’ora di testare la nuova forza di Tessaiga su quel dannato. Dalla direzione che la bambina resuscitata aveva indicato loro si sentivano sempre più forti gli odori di sangue, di morte e dell’aura venefica di Naraku. Non c’era alcun dubbio: la mocciosa non si era sbagliata nel rivelare loro l’identità del nemico. Al momento la prospettiva dello scontro aveva cancellato in Inuyasha anche la sorpresa per aver visto il fratello usare Tenseiga. Per valutare l’importanza di quel gesto ci sarebbe stato tempo dopo.
«E’ laggiù!» ringhiò, sbucando in contemporanea a Sesshomaru in una radura. La vista che si presentò loro era piuttosto impressionante e li costrinse a fermarsi un attimo. A terra giacevano almeno una quindicina di corpi di yokai, alcuni ridotti a mummie incartapecorite, alcuni bruciati fino all’osso, altri fatti a brandelli. C’era sangue ovunque e qui e là ribolliva ancora il miasma di Naraku.
«Ma che diavolo…è successo, qui?» mormorò Inuyasha, attonito. Una risata sprezzante proveniente dall’alto fece alzare loro la testa di scatto. «NARAKU!» esclamò Inuyasha, digrignando i denti nel vedere l’odiato nemico. Naraku era in piedi su un ramo, avvolto nella sua veste di babbuino in alcuni punti sbrindellata. Purtroppo, nel complesso sembrava stare più che bene.
«Siete arrivati un po’ in ritardo, Inuyasha e Sesshomaru.- disse l’hanyo, sprezzante- D’altronde, voi siete sempre in ritardo su di me.»
«Non vantarti di cose non vere, dannato!» esclamò Inuyasha, stringendo Tessaiga. Sesshomaru, parco di parole, spiccò un balzo e sferrò una micidiale artigliata a Naraku, che si disimpegnò all’indietro, evitandolo per un soffio.
«Sesshomaru, Naraku è mio!» esclamò Inuyasha, spiccando a sua volta un balzo per avventarsi contro Naraku.
«Chiudi la bocca.» gli ingiunse suo fratello, gelido, continuando ad attaccare l’hanyo a mani nude. Naraku rise, sprezzante.
«Quale onore che litighiate per me!- li derise- Non preoccupatevi, ne ho per entrambi.»
Allargò le braccia e una serie di grossi tentacoli appuntiti si propagò dal suo corpo, saettando contro i due fratelli. Sesshomaru e Inuyasha si disimpegnarono in due diverse direzioni, tranciando tentacoli solo per essere attaccati da altri. Il miasma di Naraku prese ad appestare l’aria.
«Maledetto bastardo…beccati questo!» gridò Inuyasha, menando un terribile fendente con Tessaiga. La lama della spada parve farsi di diamante e una serie di appuntite schegge dello stesso materiale scaturirono dall’arma per andare a impattare contro Naraku. Il colpo devastò i tentacoli di Naraku e i proiettili si piantarono nel suo torace come tante spade micidiali. «Ah! E adesso ridi ancora, bastardo!» esultò Inuyasha, prima che Sesshomaru finisse Naraku con colpo delle sue unghie, che gli tranciò la testa. Prima che Inuyasha potesse decidere se essere incavolato per l’intromissione del fratello o felice per la morte di Naraku, il corpo dell’hanyo si sfaldò in quello che parve un cumulo di terra, con al centro una figura umanoide intagliata nel legno. La testa di Naraku giaceva a terra, sogghignante.
«Era finto, idiota. Hai sprecato il colpo.» disse Sesshomaru, fissando la testa tranciata, costruita solo per metà.
«Un…fantoccio?!» sbottò Inuyasha. Quel trucco di Naraku era nuovo! La testa di Naraku rise.
«Bel potere hai dato alla tua spada, Inuyasha, ma non ti servirà. Ora che ho visto il tuo colpo, prenderò le dovute precauzioni. Non sono venuto qui per farmi ammazzare da te e ormai è troppo tardi perché Sesshomaru…»
La frase venne tranciata dal piede di Sesshomaru, che calpestò la testa fittizia e la ridusse in polvere.
«Ehi! Stava parlando di te…» brontolò Inuyasha, rinfoderando Tessaiga.
«Le sue parole non mi interessano.» tagliò corto Sesshomaru. In quel momento, gli altri li raggiunsero nella radura.
«Naraku?» chiese subito Miroku, scendendo da Kirara con un balzo. Inuyasha gli indicò il mucchio di terra.
«Adesso si mette anche a giocare con i burattini.- sbuffò- Quel maledetto vigliacco…non capisco cosa sia venuto a fare qui.»
«Nee-chan!» Tutti si voltarono verso Rin, che si stava guardando attorno con ansia febbrile. «Nee-chan!» gridò ancora, scrutando i cadaveri al suolo.
«Dobbiamo trovare sua sorella.» ricordò loro Kagome, seguendo la bambina.
«Guardate, c’è una traccia di sangue che va verso gli alberi.» notò Sango, afferrando Hiraikotsu per precauzione e seguendo Kagome. Gli altri si accodarono, Sesshomaru per ultimo in quanto si attardò a scrutare con odio il fantoccio di legno per poi spezzarlo tra le dita. Si era appena infilato fra i tronchi resinosi quando la bambina lanciò uno strillo da spaccare i timpani.
«Kami-sama…» mormorò la miko, in tono scioccato. Sesshomaru fece ancora qualche passo e finalmente vide cosa aveva bloccato il cammino di tutti quanti. 
Accasciata su mani e ginocchia contro un tronco c’era una donna, a cui Rin si stava aggrappando con espressione disperata. Ansimava e attorno a lei l’erba era coperta di sangue. Sesshomaru socchiuse appena gli occhi ambrati nel notare i capelli della donna. Erano del colore dell’oro e le spiovevano davanti al volto, nascondendoglielo. Non potevano esserci dubbi, però, sul fatto che quella donna fosse una yokai. E stava morendo. Si teneva una mano chiusa ad artiglio sul ventre.
«Quella…è tua sorella?» chiese Shippo, allibito. Ovviamente era impossibile che tra le due ci fosse vera parentela: Rin era indubbiamente umana, mentre la donna bionda era una yokai dalla testa ai piedi. 
«Che cos’hai? Che cos’hai, nee-chan?- chiese Rin, con voce tremante, e non ricevendo risposta aggiunse- Ho portato Sesshomaru-sama, nee-chan! Lui ti salverà!» 
La yokai voltò lentamente il capo verso il gruppo, mostrando loro un volto bello e pallido, segnato dalla sofferenza. Sulla fronte della yokai era tatuata una fiamma azzurra. Due occhi dello stesso colore, screziati d’oro, li scrutarono uno per uno con espressione dura e combattiva. Kagome si inginocchiò accanto alla donna, impietosita dalla sua sofferenza. Anche se era evidente che tra lei e Rin non c’era veramente un legame di famiglia, non si potevano avere dubbi sull’affetto che la bambina aveva per la yokai.
«Stai bene? Cos’è successo?» chiese, allungando una mano verso di lei.
«Dov’è…Naraku?» ansimò la donna. La sua voce era roca e la bocca le si tese in una smorfia, mentre la mano stringeva ancora di più la stoffa dello yukata semidistrutto che indossava.
«Era un Naraku finto. Lo abbiamo sconfitto.- disse Inuyasha, abbassandosi a sua volta per scrutare la yokai- Tu cos’hai a che fare con lui?»
«Inuyasha, non è il momento di fare domande! Non vedi che sta male?!» sbottò Kagome. Una luce vaga illuminò gli occhi azzurri della donna.
«Siete…il principe Inuyasha?- chiese, piano- Allora le parole di Rin sono vere…» Appuntò il suo sguardo su Sesshomaru, che si era tenuto discosto, e fece per dire qualcosa, ma in quel momento il suo viso si irrigidì e un rigurgito di sangue le si riversò dalla bocca, sporcandole il mento e costringendola a terra, mugolante di dolore.
«Nee-chan!» strillò Rin, ormai alle lacrime.
«Cosa vi è successo, signorina?» chiese Miroku, inginocchiandosi accanto alla yokai. A una prima occhiata, la donna non aveva particolari ferite, eppure la sua sofferenza era evidente.
«Qualcosa la sta divorando dall’interno.» disse Sesshomaru, gelido, sorprendendo gli altri.
«Di…divorando?!» chiese Shippo, deglutendo a fatica. Sesshomaru si avvicinò alla donna, costringendo gli altri a fargli largo, poi posò un ginocchio a terra e forzò la donna a sollevarsi quanto bastava per guardarla in faccia. Lei lo guardò dritto negli occhi, dimostrando un certo carattere. Quando i loro sguardi si incontrarono, Tenseiga vibrò al fianco di Sesshomaru, trasmettendogli una strana sensazione.
“Anche questa donna è una tappa nella mia ricerca?” si chiese. «Cosa si muove dentro di te?» chiese, secco.
«Naraku…ha atteso che perdessi le forze e mi ha costretta a ingoiare un uovo.- disse lei, stringendo i denti- Si è schiuso…nel mio stomaco. L’ho sentito avvenire. Ora…qualcosa mi sta…divorando. La vostra intuizione è…giusta.» Altro sangue le sgorgò dalla bocca, ma la sua espressione stoica non vacillò.
«Cosa possiamo fare per lei? Se va avanti così…» mormorò Sango, preoccupata.
«Io non posso esorcizzare lo yokai, le darei il colpo di grazia.» disse Kagome, stringendo le mani per l’agitazione.
«Eppure dobbiamo farlo uscire da lei, non c’è altra soluzione.» disse Miroku, serio. Inuyasha rimase in silenzio, maledicendo in cuor suo le orribili azioni di Naraku. Il dolore sul volto della bambina che stava lì accanto era indicibile. Rin aveva capito benissimo che la sua nee-chan stava morendo. In quel momento, Sesshomaru tirò la donna in piedi con un movimento brusco. Lei si aggrappò alle sue spalle per non cadere, rimanendo in equilibrio con grande fatica. Sesshomaru sguainò Tenseiga.
«Ehi, Sesshomaru! Che vuoi fare?» chiese Inuyasha, alzandosi a sua volta in piedi. Sesshomaru non lo degnò di un’occhiata e la sua risposta fu per la donna che gli stava di fronte.
«Se non vuoi morire, aggrappati forte e non muoverti.» le ingiunse, gelido. La yokai strinse le labbra insanguinate in una linea sottile e la stretta delle sue mani sulle spalle di Sesshomaru si fece ferrea. Per un attimo, Sesshomaru avvertì un enorme calore provenire da lei e riuscì vagamente ad avvertirne il grande potere. Quella donna sapeva sottrarre le energie altrui! Ecco perché Naraku era così interessato a lei! Bene, probabilmente questo salvataggio gli avrebbe perlomeno fruttato un vantaggio sui suoi nemici. 
Senza perdere altro tempo, Sesshomaru affondò Tenseiga nel ventre della yokai, strappando un grido a tutti i presenti. Immediatamente, qualcosa uscì dal fianco della donna con uno spruzzo di sangue, fuggendo dal potere della spada.
«Inuyasha!» esclamò Sesshomaru. Inuyasha non se lo fece ripetere due volte. Tranciò in due il disgustoso yokai verme, uccidendolo. 
«Che orrore…» disse, con una smorfia, pulendosi la mano insanguinata sul vestito e osservando disgustato i resti della creatura. Sesshomaru ritrasse la spada e tutti videro che non aveva affatto trapassato il ventre della yokai. L’unica ferita, che per quanto orribile non l’avrebbe uccisa, era quella attraverso cui lo yokai si era scavato una via di fuga.
«Per il Buddha…se questa non è stata una scena cruenta…» mormorò Miroku, deglutendo a fatica. 
La donna yokai, che non aveva emesso un gemito durante tutta l’operazione, perse improvvisamente la presa sulle spalle di Sesshomaru e si accasciò. Lui la lasciò andare e si fece indietro di un paio di passi, rinfoderando Tenseiga e permettendo che Kagome e Sango controllassero le condizioni della yokai. Un piccolo peso gli si aggrappò alla gamba, costringendolo a guardare in basso. La bambina gli aveva appena abbracciato una gamba.
«Grazie! Grazie, Sesshomaru-sama!- disse Rin, guardandolo con occhi adoranti- Voi avete salvato la nee-chan di Rin! Rin vi sarà grata per sempre!» Gli rivolse un sorriso così luminoso e puro, così pieno di affetto e calore, che Sesshomaru se ne sentì per un attimo turbato. Nessuno gli aveva mai sorriso in quella maniera.
«Vai a controllare come sta tua…sorella.» le disse, meno brusco del solito. Lei annuì e raggiunse le ragazze, inginocchiandosi accanto alla donna stravolta e asciugandole il viso con un lembo della manica. Inuyasha si approssimò al fratello.
«Hai avuto una buona idea.- ammise, riluttante- Anche se devo ammettere che quando l’hai trafitta mi è venuto un colpo. Com’è che oggi usi Tenseiga ad ogni piè sospinto?»
«Mi sta dando dei segni.» tagliò corto Sesshomaru. Non aveva voglia di chiacchierare. La spada Tenseiga era calda al suo fianco e, anche se non vibrava, sembrava più viva che mai. Guardò la donna che aveva appena salvato e si accorse che lei lo stava fissando con quei suoi strani occhi del colore del cielo.
«Sesshomaru-sama, vi devo la vita.- disse lei con voce bella e musicale, liberandosi delle attenzioni delle ragazze quanto bastava per inchinarsi con un certo sforzo- Vi ringrazio dal più profondo del cuore.» Quando si rialzò, sul suo viso macchiato di sangue c’era un sorriso luminoso come il sole, secondo in purezza solo a quello della piccola Rin. Di nuovo, una strana e incomprensibile sensazione si fece strada in Sesshomaru. 
«Chi sei, donna? Perché Naraku ha messo tanto impegno nel cercare di ucciderti?» chiese, brusco. L’espressione della donna si fece d’un tratto seria e imperscrutabile, come se le nuvole avessero oscurato il sole.
«Il mio nome è Anna, Sesshomaru-sama.- rispose- E sono una nemica di Higashi.»

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Capitolo 7
*** 7 - Al vostro servizio ***


Author's note: E finalmente entra in scena la nostra Anna! Ma...forse è troppo presto per cantare vittoria. Anzi, sembra che le cose siano molto più complicate del previsto. Inoltre, Sesshomaru ha poca pazienza...

CAPITOLO 7

AL VOSTRO SERVIZIO


Kagome insistette affinché Anna, la yokai appena salvata da Sesshomaru, venisse curata a dovere prima di farle perdere altre energie nel costringerla a raccontare la sua storia. Lei e Sango si allontanarono con la yokai e Rin, cercando un corso d’acqua o una pozza da cui poter attingere acqua per pulirle la ferita e poi fasciarla senza che vi fossero attorno occhi indiscreti. La disinteressata proposta di Miroku di accompagnarle fu debitamente respinta.
«Non mi piace troppo che vadano sole.- borbottò Inuyasha- Che ne sappiamo di quella tipa? Potrebbe essere ben altro che una nemica di Naraku e Soichiro!»
«Non credo, Inuyasha, soprattutto visto che Tenseiga ha guidato Sesshomaru sia alla bambina che alla yokai.» disse Miroku, dopo aver tirato un sospiro deluso per l’impossibilità di avere una visione del corpo della donna.
«La spada forgiata dal mio antico padrone non può sbagliare.» disse Jaken, tronfio quasi la cosa fosse merito suo.
«Beh, a me sembra che Rin e quella Anna siano brave persone. Io non mi farei scavare il ventre da un verme per dimostrare che sono nemico di Naraku.» disse Shippo, con un brivido. Inuyasha si voltò verso il fratello, che era in piedi poco distante, rigido e impassibile.
«Ehi, Sesshomaru…hai notato che quella donna odora di umano?» chiese, sorprendendo i presenti.
«Cosa…Inuyasha, sei certo di ciò che dici?» chiese Miroku.
«Non capisco come sia possibile, ma è così. E’ uno yokai, ma conserva addosso un odore umano.- annuì Inuyasha- La cosa non mi quadra. Quella donna è davvero misteriosa.»
«Il suo corpo e la sua yuki sono puramente demoniaci, ma la sua anima è umana.» disse Sesshomaru, interrompendoli. Tutti si voltarono verso di lui, ma Sesshomaru non ricambiò lo sguardo, continuando a fissare la direzione in cui le ragazze si erano allontanate. «L’ho avvertito chiaramente. La sua anima è umana e il suo sangue yokai, per quanto puro, è instabile. Quella donna è diventata uno yokai. In origine, era un essere umano.»
«Cosa?!» sbottarono tutti.
«Ehi…ma è possibile una cosa del genere?» chiese Shippo, attonito.
«Ma va’, non può essere fattibile…» disse Inuyasha, rifiutando di credere una cosa tanto assurda. Un essere umano non poteva mica diventare uno yokai! Sesshomaru doveva essersi sbagliato.
«Quella donna ha il potere di attrarre a sé le energie altrui.- continuò Sesshomaru, come se non li avesse sentiti- Assorbe le energie, perfino quelle demoniache. Quei cadaveri…» Lanciò una breve occhiata verso il luogo della battaglia tra Anna e Naraku. «Metà di loro sono stati assorbiti, l’altra metà carbonizzati come per il rilascio di una grande quantità di energia demoniaca. E’ opera sua.»
«Come hai fatto a capire una cosa del genere?» sbottò Inuyasha. Ora che Sesshomaru lo diceva, risultava evidente come fosse stato perpetrato quel massacro.
«Sesshomaru-sama sa sempre tutto.» disse Jaken, guadagnandosi occhiate disgustate da parte di tutti i presenti. Miroku tamburellò le dita sullo shakujo, riflettendo.
«Se ha questo potere, potrebbe davvero aver operato una fusione con un demone.- disse, dopo qualche istante- E’ magia nera, il che significa che questa donna ha una certa cultura in materia, oltre ad un evidente potere innato. Sì, se fosse stata spinta sull’orlo della morte e in quel momento uno yokai l’avesse attaccata…»
«Vuoi dire che è possibile? E’ possibile per un essere umano diventare uno yokai?» chiese Inuyasha, sbalordito.
«Un essere umano meno potente sarebbe diventato un hanyo, con un’alta possibilità di insuccesso.- mormorò il monaco, corrugando la fronte- Per essere diventata uno yokai, per quanto instabile, significa che questa donna possedeva un potere latente enorme.»
Inuyasha fischiò piano, impressionato, poi assunse un’espressione decisa.
«Avevo scartato quest’ipotesi quando ho visto che la donna era una yokai, ma…- disse, voltandosi verso suo fratello- Sesshomaru, non si tratterà di LEI? Ci hai pensato?»
«Intendi dire…la sposa della profezia?» chiese Shippo.
«Non dire sciocchezze!» sbottò Jaken. Inuyasha gli mostrò il pugno con un chiaro gesto di minaccia, riducendolo al silenzio.
«Pensateci un attimo: è potente, una guerriera nemica di Naraku che è quasi stata fatta fuori dal nostro odiato nemico. Non è di brutto aspetto e ha un cuore umano, anche se il suo corpo è quello di uno yokai.- continuò Inuyasha, convinto- Direi che le coincidenze sono troppe per poterle ignorare!»
«Se fosse anche una principessa, il quadro sarebbe completo.» mormorò Miroku, con un luccichio interessato negli occhi violetti.
«Bene, allora appena torna…» disse Inuyasha.
«Appena torna ve ne starete zitti.- li gelò Sesshomaru, la voce secca come una frusta- Non mettetele in testa strane idee. Se sapesse che cerchiamo una principessa, probabile che si fingerebbe tale e dovremmo perdere tempo a scoprire se dice o meno il vero. Ascolterò la sua storia come uscirà dalla sua bocca.» Li fulminò con i suoi occhi d’ambra per sottolineare il fatto che stava dando loro un ordine e non un consiglio.
«Io non credo che una donna, potendo scegliere, si fingerebbe la sposa predestinata di Sesshomaru.» borbottò Shippo, non così piano da non essere sentito. Lo sguardo che Sesshomaru gli lanciò lo spinse a nascondersi dietro Jaken.
«Sesshomaru non ha tutti i torti. Non conosciamo ancora questa Anna e non mancano le donne ambiziose a cui farebbe gola il trono di Nishi.- disse Miroku, riportando la calma- Lasciamola raccontare senza interferenze. Se si tratta di una nobile, senza dubbio sarà lei stessa a dircelo. In ogni caso, Tenseiga ci ha guidati a lei e scopriremo presto se e come sarà utile a Sesshomaru.»
Dopo un momento di incertezza, Inuyasha annuì, approvando le parole dell’amico. Non dovevano avere fretta di trovare la donna della profezia, altrimenti avrebbero rischiato di fare la scelta sbagliata. Non che Sesshomaru sembrasse molto interessato…Abbassò lo sguardo su Tessaiga, mentre gli altri si mettevano comodi ad aspettare. Quello che non aveva detto agli altri era che, per un attimo, quando quella donna aveva alzato gli occhi per incontrare quelli di Sesshomaru, Tessaiga aveva vibrato al suo fianco. Poteva esserselo immaginato, eppure…


***


Passò poco meno di mezz’ora prima che le ragazze sbucassero dal folto. La yokai camminava senza aiuto tra Sango e Kagome, anche se un po’ piegata in avanti per il dolore al fianco. Il suo vestito devastato le dava un’aria disordinata in netto contrasto con la pacata serietà del suo volto. Ora che i suoi lineamenti non erano distorti dalla sofferenza appariva ovvia la sua bellezza. Occhi chiari, pelle bianca, tratti regolari e appena affilati, cosa che conferiva un certo mistero alla sua espressione. Aveva una fiamma azzurro e oro, come i suoi occhi, tatuata sulla fronte. Era più alta di Kagome e Sango, e i capelli color oro le arrivavano all’incavo delle ginocchia. La piccola Rin le camminava a fianco come una guardia del corpo.
«Vi chiedo scusa per avervi fatti aspettare.» mormorò la yokai, inchinandosi con grazia davanti a loro. I suoi modi sembravano piuttosto raffinati, indice che aveva ricevuto una buona educazione.
«Stai meglio?» chiese Shippo. La donna gli sorrise con calore, facendolo arrossire.
«Molto meglio, piccolo kitsune, grazie.» rispose, mentre Inuyasha e Jaken guardavano con curiosità la reazione di Shippo. In meno di un secondo, Miroku era davanti ad Anna, con le sue mani strette nelle proprie.
«Dolce signorina, è il fato che ci ha condotti sulla vostra strada.- disse il monaco, fissando Anna con sguardo serio e profondo- Se vorrete sdebitarvi del nostro aiuto, sappiate che io sarò lieto di fare un figlio con v…»
L’Hiraikotsu di Sango centrò Miroku alla testa, liberando Anna dalle sue grinfie. Rin si coprì la bocca con una mano, soffocando un sorriso.
«Non ci badare, è solo un monaco maniaco.» disse Sango, fulminando Miroku con un’occhiata inceneritrice. Anna rise piano, avendo compreso la relazione tra i due.
«Lascia che ti presenti gli altri, Anna.» disse Kagome, sorridendo con fare rassicurante. Le sciorinò i nomi dei presenti, finendo con Sesshomaru. Anna fissò il demone, che a sua volta la squadrò con freddezza. Rin corse dallo yokai, sorridendogli.
«Nee-chan, è stato Sesshomaru-sama a salvare Rin. Lui è buono e forte come avevi detto tu.» disse, toccando una mano di Sesshomaru e guardando lo yokai con gioia e adorazione palese. Lui non la scostò, turbato dalla familiarità che quella bambina dimostrava nei suoi confronti. Anna si inchinò ancora a Sesshomaru.
«Non so come ringraziarvi per aver salvato Rin, Sesshomaru-sama.» disse, piano.
«Comincia spiegando il tuo rapporto con Naraku, donna.» disse Sesshomaru in tono secco. Kagome corrugò la fronte sentendolo apostrofare la yokai in quel modo sgarbato, ma Anna si limitò ad annuire e Rin nemmeno parve farci caso. Quelle due avevano davvero un bello spirito di adattamento! Anna si sedette, spingendo gli altri a fare altrettanto. Rin rimase accanto a Sesshomaru, come se non se ne potesse staccare.
«Io e Rin siamo originarie del villaggio di Karenomi, governato dalla famiglia Seimei.» iniziò.
«Karenomi?!- la interruppe subito Inuyasha- Abbiamo visitato quel villaggio un paio di giorni fa! Allora tu sei coinvolta nell’attacco che Naraku ha sferrato ai Seimei?»
Anna parve sorpresa da quella domanda.
«Voi…siete stati a Karenomi?- mormorò, chinando il capo in un’espressione riflessiva- Capisco. Era logico che una tale notizia vi avrebbe spinti a indagare.»
«Vai avanti senza perderti in chiacchiere.» le ordinò Sesshomaru, e Anna annuì.
«Vedete, io non sono sempre stata come mi vedete ora. Fino all’attacco di Naraku, io ero un essere umano.» disse, sfiorando con fare assente i propri capelli dorati. Le ragazze mandarono un ansito di sorpresa, mentre gli altri si fecero soltanto più attenti, avendo avuto conferma all’intuizione di Sesshomaru. Restava da scoprire se l’ultimo tassello coincideva. «Avevo il compito di vigilare la frontiera per la famiglia Seimei. Sono una guerriera e una maga discreta.- continuò Anna, seria- Ho sempre svolto con successo il mio compito, almeno fino all’attacco in forze che Naraku ha condotto contro Karenomi.» Smise di parlare quando vide la delusione sui volti del monaco, del kitsune e del principe Inuyasha. «C’è qualcosa che non va?» chiese.
«Sei…una guerriera, allora?- chiese Miroku, gentile- Non sei di sangue nobile? Nessuna parentela con i Seimei?»
«No.- rispose subito lei, con volto inespressivo- Perché?»
Miroku scosse il capo e le fece cenno di continuare, ma scambiò un’occhiata delusa con Inuyasha. Quella donna non era la principessa della profezia e questo significava che erano ancora in alto mare. Un vero peccato. Nessuno si accorse che la piccola Rin aveva aperto e chiuso la bocca, come se si fosse trattenuta dal dire qualcosa.
«Ebbene, non starò a rendere la storia più lunga di quanto non sia. Vi basti sapere che Soichiro di Higashi aveva avuto notizia dei miei poteri e…mi ha chiesta in sposa tramite i Seimei.» disse la yokai, fra i denti.
«In sposa?!» sbottò Kagome.
«Quel Soichiro?!» le fece eco Sango, sbalordita. La vecchia tigre cercava moglie tra gli esseri umani?! Incredibile! Sesshomaru si limitò a stringere le labbra, contrariato. Ecco cosa si nascondeva dietro gli atteggiamenti nervosi del capofamiglia Seimei…quel dannato ningen doveva aver trattato, anche se per breve tempo, con Soichiro.
«Io rifiutai.- continuò Anna, e nei suoi occhi passò un lampo d’odio inequivocabile- Sono fedele al Nishi e conosco la crudeltà di Soichiro. Lui insistette, mi mandò Naraku con grandi doni. Io rifiutai di nuovo. Soichiro si indignò…»
«E come risultato mandò Naraku ad attaccare il villaggio.» finì per lei Inuyasha, con una smorfia. Anna annuì.
«Feci il mio dovere e combattei fino allo stremo delle forze, ma eravamo un pugno di esseri umani contro un’orda di demoni…non potevamo che soccombere.» mormorò. Chiuse per un attimo gli occhi in un’espressione sofferta, poi li riaprì con fare deciso. «Io combattei contro Naraku, ma lui era troppo potente per le mie forze. Mi ridusse in condizioni pietose e le esalazioni del suo miasma mi avvelenarono. Caddi davanti alle mura crollate del palazzo, incapace di difenderlo. Mi restavano pochi attimi di vita.- la sua bocca ebbe un guizzo- Naraku avrebbe dovuto finirmi allora…ma non è nel suo stile sporcarsi le mani direttamente. Sono certa che, avendolo combattuto a lungo, voi conosciate questo suo modo di fare.»
Tutti annuirono. Avevano avuto ben più che un assaggio del modo di fare di Naraku, negli anni.
«Consentì ad un neko-yokai di divorare i miei resti.- continuò Anna, con voce atona- Quando questi mi azzannò, il mio corpo reagì senza quasi chiedere aiuto alla mente. Ero al limite e l’unica cosa che desideravo era vivere. Operai un incantesimo di fusione, sottraendo al demone tutta la sua energia e inglobandola nel mio corpo.»
«Allora avevamo ragione.» disse Inuyasha, attirando la sua attenzione. «Io e Sesshomaru,- spiegò lui, di fronte alla perplessità della yokai- abbiamo avvertito subito il tuo odore umano. Sesshomaru aveva capito che sei diventata yokai con la magia.»
Anna guardò Sesshomaru con un certo rispetto, ma lui non ricambiò lo sguardo. Quella storia iniziava ad annoiarlo e voleva che finisse in fretta. Ora che sapeva che la sua ricerca non era conclusa, non voleva perdere altro tempo. Inoltre, qualcosa negli occhi di quella donna lo irritava terribilmente.
«In breve, divenni ciò che vedete ora. Il mio corpo è demoniaco, la mia anima umana. Il mio sangue è instabile, ma ancora non so come questa pecca si manifesterà.- disse la donna, come se l’atteggiamento di Sesshomaru le avesse messo fretta- Assorbo le energie di chiunque e sono in grado di usarle come arma esplosiva. Grazie a questi poteri, ho ricacciato Naraku e i suoi demoni, sorpresi dal mio attacco improvviso. Poi, stremata dalla lotta e dall’incantesimo, sono crollata. Quando mi sono risvegliata, sono stata invitata a lasciare il villaggio.»
«Ti hanno costretta, nee-chan!- intervenne per la prima volta Rin, indignata- Avevano paura di te!» Anna la guardò con affetto ma fermezza, e lei si zittì, abbassando lo sguardo.
«La secondogenita della famiglia era…morta.- continuò la yokai, e la voce le cedette per un istante- Inoltre, spero non vi offendiate, molte famiglie umane trovano ancora strana l’alleanza con gli yokai e la mia trasformazione aveva messo tutti a disagio.  Come se questo non bastasse, sapevo che Naraku sarebbe venuto a finire il lavoro e non volevo che Karenomi subisse altre ferite a causa mia. Ho accolto l’invito e me ne sono andata da Seimei, portando Rin con me. Non siamo sorelle di sangue, ma negli ultimi due anni ci siamo occupate l’una dell’altra.»
«Questo accadeva due settimane fa?- chiese Kagome, e quando lei annuì chiese- Allora come mai ti trovi a così breve distanza dal villaggio?»
Anna tornò a guardare Sesshomaru nonostante la sua risposta fosse rivolta a Kagome.
«Il mio desiderio è uccidere Naraku e Soichiro, ma sono conscia dei miei limiti nell’usare il potere demoniaco. Avevo pensato di mettermi al servizio di Sesshomaru-sama…offrirgli il mio potere in cambio di un adeguato addestramento e della possibilità di tornare a combattere.- spiegò con voce dura come l’acciaio e un lampo inquietante negli occhi azzurri- Purtroppo, il mio cammino verso ovest è stato ostacolato a tal punto che sono dovuta tornare indietro. Mi stavo dirigendo verso il territorio di Koga…»
«Conosci Koga?!» sbottarono in coro Kagome, Inuyasha e Miroku. Lei annuì, sorpresa.
«Abbiamo collaborato, di quando in quando, negli ultimi due anni.- disse- In ogni caso, speravo mi avrebbe dato una mano a liberarmi degli scagnozzi di Naraku per permettermi di dirigermi di nuovo ad ovest…ma come avete visto, oggi Naraku in persona mi ha trovata e quasi uccisa. Non so dosare la mia forza, ne ho sprecata troppa all’inizio del combattimento. Un errore che mi è quasi costato la pelle.»
Si zittì. Con tutta evidenza pensava di non avere altro da aggiungere e per qualche istante vi fu silenzio, mentre gli altri assimilavano le informazioni acquisite. Anna si alzò e andò a piazzarsi davanti a Sesshomaru, abbassandosi poi su un ginocchio in segno di omaggio come avrebbe fatto un guerriero. I suoi occhi azzurri catturarono quelli ambrati del principe dei demoni con una fermezza che allo yokai non piacque per niente. Presagiva complicazioni.
«Sesshomaru-sama, permettetemi di combattere per voi.- disse Anna, decisa- Metto a vostra disposizione la mia vita, in quanto essa è vostra dal momento in cui me l’avete salvata. Combatterò Naraku e Soichiro per il bene di Nishi. Vi chiedo solo di indirizzare il mio potere nella giusta direzione.»
«Io non ho tempo da perdere dietro a una stupida ningen che non sa gestire i poteri yokai. Se la mia spada non avesse reagito, oggi, non mi sarei curato della tua vita.» la freddò lui, gelido. Gli altri videro la donna impallidire e stringere le labbra, ma il suo sguardo non vacillò. Era inquietante come riuscisse a mantenere su di sé l’attenzione di Sesshomaru.
«Non voglio essere protetta, né salvata da voi. Se mi addestrerete, sarò autosufficiente e meriterò la morte che verrà in caso di insuccesso. Sono stata una ningen, è vero, ma non sottovalutate la forza di volontà di un essere umano. Mettetemi alla prova, Sesshomaru-sama. Non vi deluderò.» fu la sua aspra replica. In una sola frase, era riuscita a pregare Sesshomaru di aiutarla e a riprenderlo tra le righe per il suo disprezzo per gli esseri umani. 
Sesshomaru se ne accorse benissimo e corrugò la fronte. Per quanto dicesse di essere sottomessa, e per quanto si atteggiasse tale, quella donna aveva un carattere forte e probabilmente era abituata a far pesare la propria opinione. Se lui avesse accettato la proposta, di certo avrebbe guadagnato una seccatura che gli avrebbe fatto rimpiangere la scelta fatta per i giorni a venire. Se avesse rifiutato, però, sarebbe andato contro il volere di Tenseiga…e avrebbe perso una potenziale arma contro Higashi. Se l’eredità paterna l’aveva spinto a salvare la bambina e la donna doveva pur esserci un motivo. Inoltre, in quegli occhi c’era qualcosa che se da una parte lo irritava, dall’altra lo incuriosiva…e non erano molte le cose che incuriosivano il Grande Sesshomaru.
«Farai quello che io ti dico, senza discussioni.» asserì infine. Anna, comprendendo che si trattava di un assenso, finalmente abbassò il capo in segno di sottomissione, accettando la condizione. Sesshomaru si alzò. «Ora muovetevi. Abbiamo perso anche troppo tempo.» disse, secco, incamminandosi tra gli alberi e lasciando il gruppo dietro di sé. 
«Benvenuta nel nostro gruppo, Anna!» esclamarono Kagome, Sango e Shippo, mentre Jaken correva dietro al padrone, sparendo alla vista. Anna sorrise graziosamente, lieta di essere accettata con tale entusiasmo.
«Andremo…con Sesshomaru-sama?» chiese Rin, nell’improvviso silenzio.
«Sì, Rin.- rispose Anna, strappando un gridolino di gioia alla bambina, prima di alzarsi da terra e rivolgersi agli altri- Perdonate…dove vi state dirigendo?»
«Seguiamo il confine. E sarà meglio darci una mossa, o quel ghiacciolo ambulante ci lascia indietro.» sbuffò Inuyasha, facendo cenno a Kagome di seguirlo.
«Il confine?» chiese Anna. Prese la mano di Rin e seguì gli altri fra gli alberi. Sembrava si fosse già ristabilita abbastanza da tenere il passo. Miroku le si affiancò, sorridendo.
«Avete mai sentito parlare della profezia che riguarda la famiglia reale di Nishi?» chiese il monaco, affabile.
«Sì, a grandi linee.- ammise Anna- So che è scritto che saranno i principi di Nishi a uccidere i nostri nemici. Proprio per questo ho deciso di mettermi al servizio di Sesshomaru-sama, anche se le profezie sono spesso inesatte…»
«Questa è esatta.» tagliò corto Inuyasha, seccato, lanciandole un’occhiataccia.
«Chiedo perdono se vi ho offeso, Inuyasha-sama.» disse subito lei, rigida. Kagome tirò un orecchio a Inuyasha, facendo ridere Rin e Shippo.
«Non ti preoccupare, non si è offeso. Se si parla di Naraku, però, diventa suscettibile.- spiegò la miko- Inuyasha, non essere sgarbato!»
«Va bene, mi spiace. E per carità, non chiamarmi Inuyasha-sama.» brontolò Inuyasha, sedato.
«Sono spiacente anch’io…Inuyasha.- disse lei, di nuovo gentile- So che tu e i tuoi compagni avete già trovato la Shikon no Tama, perciò la tua parte della profezia è stata esaudita. Non volevo mettere in dubbio il vostro operato.»
«Conosci la Shikon no Tama?» chiese Sango, interponendosi per precauzione tra Miroku ed Anna.
«Me ne ha parlato Koga, poco tempo dopo che Sesshomaru-sama gli aveva affidato la regione.» ammise lei, strappando una smorfia a Inuyasha.
«E sapete cosa si richiede a Sesshomaru nella seconda parte della profezia?» continuò Miroku, lanciando un’occhiata ferita a Sango. Anna scosse il capo. «Beh, il nostro Signore di Nishi scoprirà il suo vero potere solo quando si unirà ad un cuore umano.- recitò il monaco, sospirando- Siamo alla ricerca di una tale sposa. Bella, potente, una grande guerriera di sangue nobile. Ora comprenderete il perché di tante domande nell’incontrarvi. Speravamo che foste voi la donna della profezia.»
«Nee-chan…» disse Rin, aggrappandosi al vestito di Anna e fissandola con i grandi occhi castani.
«Certo, Rin.» disse lei, prendendola in braccio come se la bambina si fosse lamentata di dover seguire il loro passo. Gli altri non se ne accorsero, ma Sango e Miroku videro uno strano sguardo passare tra le due, avente come risultato di spegnere la luce negli occhi di Rin, che si acquietò.
«Insomma, mio fratello va in cerca di una sposa umana. Roba da pazzi.- sbuffò Inuyasha, scuotendo il capo- Ho paura che non la troverà mai, non con quel carattere del cavolo che si ritrova.»
«Sesshomaru-sama…disprezza la debolezza umana, non è vero?» chiese Anna, a voce bassa. Sembrava pensierosa.
«Il suo più grande problema è che non ha mai imparato ad amare qualcuno.» disse Kagome, malinconica. Sospirò e si aggrappò al braccio di Inuyasha, che parve imbarazzato. Anna non commentò, ma parve farsi ancora più pensierosa.
«Insomma, il nostro viaggio alla ricerca di una sposa è appena iniziato.- disse Miroku, allegro- Ora che vi siete aggregata a noi, presumo che il nostro cammino sarà più allegro e interessante, in quanto…»
«In quanto cosa?» gli chiese Sango, dandogli un doloroso pizzicotto al braccio. Anna e Rin risero, e gli altri fecero lo stesso. Continuarono a camminare tra gli alberi, guidati da Inuyasha nella direzione che Sesshomaru stava seguendo, chiacchierando amabilmente. Quando fu certa che gli altri non badavano a loro, Rin sussurrò nell’orecchio di Anna: «Nee-chan…perché?»
«E’ meglio così, Rin. Abbi fiducia in me.» rispose lei, dura.
«Ma…se andiamo in questa direzione incontreremo Koga!» le ricordò la bambina. Anna fece una piccola smorfia, ma annuì.
«In qualche modo farò, Rin. Sono certa che lui mi darà una mano.» mormorò. Rin annuì, sospirando.
«Rin avrebbe voluto che glielo dicessi.- borbottò- Sesshomaru-sama è buono, nee-chan. Rin l’ha capito subito.»
Anna non rispose, affrettandosi invece a recuperare il contatto con gli altri dopo aver rallentato un po’ nel parlare con Rin. Lei non era sicura dell’affermazione della bambina. Sesshomaru era di certo forte e degno di rispetto, ma guardando in quegli occhi ambrati l’unica cosa che aveva provato era gelo. Anche se per un attimo, solo per un istante, le era sembrato di poter vedere oltre quegli specchi privi di espressione…e ciò che aveva intravisto era la desolazione di una persona estremamente sola.

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Capitolo 8
*** 8 - I sospetti di Miroku e Sango ***


Author's note: E' iniziata la gara delle ipotesi, ma io non vi dirò niente!! Ah ah ah! Confidate in Rin, abbiate pazienza e tutto verrà spiegato...almeno credo...XD Intanto i nostri si avventurano nel territorio di Koga...

CAPITOLO 8

I SOSPETTI DI MIROKU E SANGO


Sesshomaru si fermò e si voltò, in perfetto equilibrio sopra un ramo d’albero. Nonostante solo la luna illuminasse la notte, non faticò a discernere la forma di quella stramba donna che aveva salvato due giorni prima. I suoi capelli rilucevano d’oro persino alla luna, come dotati di luce propria. Ora lo stava raggiungendo saltando da un ramo all’altro, dimostrando però una lentezza e una goffaggine che Sesshomaru non poteva sopportare.
Quella yokai, Anna, gli aveva chiesto di addestrarla in modo che potesse utilizzare il potere acquisito al suo meglio. Il potenziale era grande e poteva essergli utile, altrimenti Sesshomaru non avrebbe perso tempo con lei. Da un paio di notti la stava allenando, ma i risultati erano discutibili. Nonostante i suoi talenti, rimaneva attaccata ai suoi goffi e lenti movimenti umani, senza rendersi conto che il suo corpo era pronto a rispondere a ben altri sforzi. Sesshomaru l’aveva messa alla prova e ciò che aveva visto non lo soddisfaceva. Quando lei lo raggiunse, la fissò con oscuro cipiglio.
«Sei lenta, donna.» disse, secco.
«Forse siete voi ad essere troppo veloce, Sesshomaru-sama.» ribatté lei, anche se in tono gentile. Sesshomaru atteggiò il viso a una piccola smorfia.
«Ti muovi come uno stupido ningen, donna.- disse- Sei uno yokai, dai maggiore fiducia al corpo che ti sei conquistata.»
«Prima di tutto, se da ningen avessi tentato di saltare in questo modo da un albero all’altro dopo poco mi sarei sfracellata al suolo.- fu la replica piccata di lei- Teoricamente capisco quello che volete dire, Sesshomaru-sama, ma è difficile per la mia mente liberarsi dei limiti fisici con cui sono nata. Cercate di avere pazienza.»
Sesshomaru la fissò in quegli occhi che al buio assumevano una vaga luce dorata e strinse le labbra. Una cosa sgradevole che aveva scoperto: quella donna era terribilmente irritante. Non si faceva tanti problemi a rispondergli quando qualche osservazione non le andava e non abbassava mai lo sguardo in segno di sottomissione. Quando lo faceva, era solo per calmare le acque, non perché avesse cambiato in qualche modo idea. Era sfacciata, orgogliosa e linguacciuta. Sesshomaru iniziava a pensare che Tenseiga gli avesse fatto un dispetto.
Senza rivolgerle un’altra sillaba, Sesshomaru prese a correre verso il campo che gli altri componenti del gruppo avevano piazzato, sempre saltando da un albero all’altro con agilità tale da sembrare solo un lampo bianco nella notte. Non si voltò a vedere se lei lo seguiva o a che velocità. Che si arrangiasse! Aveva sprecato fin troppo del suo tempo con quella dannata donna! Fu suo malgrado sorpreso quando lei lo raggiunse, seppure ancora con una certa goffaggine, sfrecciando al suo fianco.
Sesshomaru accelerò, desideroso di lasciarsela alle spalle, ma improvvisamente quella strana donna scoppiò a ridere e si diede ad una corsa pazza che la portò a superare lo yokai, il quale invece aveva rallentato a quel suono per lui così strano. La yuki della donna era molto potente, al momento, e la forza scaturiva da lei a ondate, mentre continuava a correre facendosi sgorgare dalla gola quella risata gaia. Sembrava…sembrava che si stesse divertendo! Ma come?! Gli aveva fatto perdere le staffe e adesso faceva ciò che lui le aveva chiesto fin dal principio con quella noncuranza?! E osava anche ridere?!
Erano ormai a pochi metri dal campo. Il chiarore arancione del fuoco rischiarava gli alberi quasi fino alla cima, segnalando la presenza dei viaggiatori. Sesshomaru fermò la sua corsa e balzò dall’albero per tornare a camminare sullo spugnoso suolo della foresta. Le cime oscure gli celarono la vista della donna e Sesshomaru si mise a camminare con fare rigido per l’ira trattenuta. Anticipata da un lieve ansimare, la donna atterrò poco dietro di lui, apparentemente ignara di averlo fatto adirare.
«Sesshomaru-sama…avete visto?- chiese- Avete visto a che velocità ho corso?»
Sesshomaru non rispose né si voltò, continuando a camminare. Non seppe se stupirsi ulteriormente per la sfacciataggine di quella donna quando lei lo afferrò per una manica, trattenendolo e costringendolo a voltarsi. Si trovò davanti un volto radioso e due occhi scintillanti di gioia. La voglia di cancellarle quell'espressione dal volto con una lezione indimenticabile gli crebbe dentro a dismisura.
«Sesshomaru-sama, ci sono riuscita!» disse lei, sempre con quel tono felice. Sesshomaru si liberò dalla sua stretta con un gesto brusco, guardandola con occhi gelidi.
«Non toccarmi, donna.» le ingiunse. Vide con soddisfazione spegnersi la luce in quegli occhi. Lei si fece indietro di un passo, contrita, e accennò un inchino.
«Ho dimenticato il mio posto nelle cose, Sesshomaru-sama. Vi chiedo perdono.» disse. Sesshomaru continuò a fissarla con occhi terribili.
«Trasformati.» le ingiunse, brusco. Lei lo guardò di nuovo, stupita.
«Cosa?» chiese, incerta.
«Hai detto di esserci riuscita. Se è così, trasformati.- ripeté lui, duro- Sei un neko-yokai. Prendi la tua forma originale.»
«La mia…è questa la mia forma originale.» mormorò lei, capendo solo all’ultimo quello che lui voleva dire. Si incupì.
«Fai quello che ti ho ordinato, donna.» disse lui, con un tono di voce allarmante.
«Non so come si fa.» replicò lei, alzando il mento in segno di sfida. Si stava arrabbiando, come dimostrava il cipiglio che le segnava la fronte. Sesshomaru fece una breve smorfia, poi si voltò e fece per andarsene di nuovo. «Sesshomaru-sama!» lo richiamò subito lei.
«Non seccarmi. Tu non hai la minima intenzione di imparare e il Grande Sesshomaru non è solito perdere il suo tempo in questo modo.» la sferzò lui con la sua voce fredda. Anna strinse i pugni e mostrò le zanne in una smorfia.
«Io HO intenzione di imparare!- replicò, alzando la voce e costringendolo a guardarla di nuovo- Sesshomaru-sama, la questione è diversa: siete voi che non avete pazienza!»
Sesshomaru socchiuse gli occhi in un’espressione mortifera che avrebbe fatto tremare le gambe a chiunque, ma lei non vacillò, anzi avanzò ancora di un passo verso di lui.
«Come faccio a sapere come trasformarmi? Non l’ho mai fatto in vita mia, la mia forma è sempre stata questa! Vi rendete conto di quello che mi chiedete?!» quasi gridò, indignata.
«Sei una yokai, ora. Vedi di farci l’abitudine, o tradirai il patto che mi hai chiesto di accettare e diventerai nient’altro che un peso.» la freddò lui. Pur sotto le ombre notturne, gli fu evidente il pallore che le scolorò il volto.
«Un…peso?!- balbettò lei, poi gridò- Io ce la sto mettendo tutta! Come potete pretendere in due giorni che io…»
«Ehi! Che diavolo sta succedendo?»
Inuyasha, Kagome, Miroku e Sango uscirono dal folto, interrompendo il litigio. Sesshomaru lanciò ad Anna un’ultima occhiata, poi si voltò per andarsene.
«Non voglio avere niente a che fare con le persone mediocri.- sentenziò- D’ora in avanti, sarà Inuyasha ad addestrarti.»
Tra lo stupore generale a quell'affermazione, Sesshomaru si inoltrò tra gli alberi verso il campo, scomparendo alla vista. Anna abbassò lo sguardo sui propri pugni serrati, stringendo le labbra. L’aveva deluso…ma lui pretendeva così tanto da lei! Non riusciva a capire che…
«Anna, stai bene?»
Anna sollevò lo sguardo su Kagome, che le si era avvicinata e le aveva messo una mano sulla spalla. Lei annuì lentamente, poi cercò di sorridere.
«Cosa ci fate qui?» chiese.
«Abbiamo sentito le vostre grida e abbiamo pensato che fosse accaduto qualcosa. Che foste stati attaccati dai demoni di Soichiro, ad esempio.» disse Sango, abbassando l’Hiraikotsu che aveva tenuto in mano per precauzione. Anna si sentì arrossire.
«Io…ehm…stavo gridando?» balbettò, imbarazzata. Tutti e quattro annuirono, aumentando il suo sconforto.
«Ehi, cosa significa che adesso ti devo allenare io? Non ti sei mica messa al mio, di servizio. Non ho tempo da sprecare in queste cose.» borbottò Inuyasha, spedendo un’occhiata astiosa nella direzione verso cui Sesshomaru si era allontanato. Anna sospirò piano.
«Mi spiace, Inuyasha. Io…devo aver deluso Sesshomaru-sama. E’ che…- corrugò la fronte, rifiutandosi di cedere tanto facilmente- Pretende davvero troppo da me! Non si rende conto che sono una yokai da pochissimo tempo? Che non conosco niente delle mie potenzialità…anche solo di come si svolge la vita di uno yokai? Sesshomaru-sama è davvero insensibile!»
Il silenzio stupefatto che accolse le sue parole le restituì una parvenza di calma e un po’ dell’imbarazzo iniziale. Fu sorpresa quando tutti e quattro gli amici cercarono senza molto successo dal trattenersi dal ridere.
«Sai che ti dico? Finalmente qualcuno che ha le idee chiare su quel ghiacciolo di mio fratello!- disse alla fine Inuyasha, ridacchiando- E’ un peccato che non sia tu la donna della profezia, sono sicuro che lo avresti messo in riga, a quel dannato. Va bene, ti allenerò io in onore di ciò che hai detto su Sesshomaru.» Ridacchiò più forte, compiaciuto e divertito. 
«L’importante è che Sesshomaru non lo venga a sapere.- sospirò Miroku- Anche se, lo ammetto, quelle grida ci avevano fatto presagire il peggio, è piacevole notare che con la nostra dolce Anna tuo fratello si trattiene. Non è mai accaduto che Sesshomaru sia arrivato ad un tale stato di esasperazione senza alzare le mani sul suo antagonista, uomo o donna che fosse.» 
«Feh! Che ci vuole ad insegnare a combattere? Dopotutto…- Inuyasha sfoderò Tessaiga e l’agitò con fare minaccioso verso gli alberi- è tutta una questione di non lasciare all’avversario tempo di ribattere. Chiaro, Anna? Un colpo e bam, distrutto!» Sferrò un fendente per dimostrare la sua teoria, sorridendo con una certa ferocia.
«Un colpo e bam?» chiese Anna, perplessa.
«Non credo che sia così semplice.» disse Sango, sollevando un sopracciglio.
«Inuyasha, non le devi insegnare ad usare una spada, ma i suoi poteri.» sospirò Kagome.
«Non preoccuparti, Anna, affiancheremo noi Inuyasha nel tuo addestramento.- disse Sango, incrociando le braccia sul petto- Sai già combattere, perciò non dovrai far altro che affinarti. Non ti preoccupare.»
«Oi! State dicendo che io non sono in grado di insegnarle?!» sbottò Inuyasha, facendoli ridere. Quando tornarono al campo, Sesshomaru non c’era, e Jaken nemmeno. Shippo e Rin li aspettavano arrostendo del cibo sul fuoco.
«Jaken è andato dietro a Sesshomaru, che ha detto di non sopportare la nostra presenza e altre cose simili.» annunciò Shippo, borbottando e girando lo spiedo.
«Nee-chan! Tutto bene? Avete litigato?» chiese la bambina. Anna annuì e si sedette accanto a lei, partecipando alla spartizione del cibo e ascoltando con un orecchio solo le chiacchiere del gruppo. Era lieta che loro l’avessero accettata con tanta naturalezza e che avessero deciso di aiutarla senza pensarci due volte. Questo, però, era rovinato dal contrasto che aveva avuto con Sesshomaru. Era delusa dal fatto che Sesshomaru si fosse addirittura allontanato dal gruppo pur di non vedere la sua faccia. Quel principe dei demoni era davvero gelido, cupo e imperscrutabile ed emanava disprezzo per ogni essere vivente. Com’era possibile che un tipo simile reggesse le sorti di un Nishi in cui ningen e yokai convivevano in nome di una fragile alleanza? Come faceva uno come lui ad essere circondato da gente così gentile senza che questo avesse mai toccato il suo cuore?
Anna si era fatta un’idea del principe dei demoni che in gran parte era stata demolita negli ultimi due giorni. Eppure, lui l’aveva salvata, e lo stesso aveva fatto con la piccola Rin. Anna scosse il capo e si impose di mangiare. Dopotutto, capire Sesshomaru non era affar suo.


***


Quando il giorno dopo ripresero la marcia, Sesshomaru e Jaken non erano ancora tornati.
«Sono avanti rispetto a noi. Non molto, ma abbastanza perché non ci scoccino.- disse Inuyasha, con una smorfia, quando Rin gli chiese notizie dei due- Seguiamoli con calma, tanto mancano almeno quattro giorni al prossimo villaggio di ningen e siamo ormai nel territorio degli okami-yokai.»
«Okami-yokai? Ci sarà Koga, allora?» chiese la bambina.
«Certo.- annuì Shippo- Il che significa che Koga verrà a trovare Kagome non appena sentirà il suo odore, e Inuyasha farà il geloso, per cui quei due si metteranno a litigare, e…»
«Tu taci!» gli intimò Inuyasha, affibbiandogli un pugno sulla testa.
«Inuyasha! Non trattare così Shippo!» protestò Kagome.
«Vedete, è una specie di strano triangolo che si è venuto a formare durante il nostro viaggio alla ricerca della Shikon no Tama.- Miroku spiegò ad Anna mentre saliva in groppa a Kirara dietro a Sango- Koga è innamorato di Kagome, che è la fidanzata di Inuyasha, ma questo non l’ha mai inibito. Conoscete il carattere del nostro amico lupo, se già l’avete incontrato, e sommando la sua testardaggine alla gelosia di Inuyasha…»
Anna si portò una mano alla bocca per nascondere un sorriso. Conosceva bene Koga e non faticava a immaginarsi come si fosse scontrato con uno dal carattere infiammabile quale era Inuyasha.
«Speriamo di non incontrare nessun lupo rognoso.- ringhiò infatti l’inu-yokai- E adesso muoviamoci, o ci faremo staccare troppo da Sesshomaru e poi ci toccherà correre per raggiungerlo.»
Camminarono tra gli alberi per buona parte della giornata, ogni tanto sbucando in cima a declivi che fornivano loro vedute spettacolari delle colline che costituivano quella sezione di confine. Sango e Miroku cavalcavano Kirara, Anna portava Rin e Inuyasha teneva sulle spalle Kagome e Shippo, cosa che permise loro di muoversi ad una velocità superiore a quella di un essere umano pur senza fare grandi sforzi. Il cammino rimase indisturbato fino a tre ore dopo la sosta per il pranzo, quando Inuyasha si fermò e alzò il viso, come annusando l’aria.
«Inuyasha, che succede?» chiese Sango, perplessa. La smorfia che mostrò le zanne candide dell’inu-yokai diede risposta a quel quesito ben prima che Inuyasha rispondesse: «Koga.»
Gli altri si fermarono, mentre Inuyasha lasciava scendere Kagome e Shippo e si preparava a sfoderare Tessaiga.
«Inuyasha, cerca di non litigare con…» iniziò a dire Kagome.
«Feh! Lo sistemo una volta per tutte, quel dannato lupastro!» la freddò Inuyasha, pronto allo scontro. In quel momento, vennero raggiunti da un giovane dai capelli neri legati in una coda folta, abbigliato con pelli di lupo e pezzi d’armatura, che frenò la sua corsa con prontezza sollevando terriccio e aghi di pino.
«Kagome!- esclamò subito, ignorando del tutto gli altri- Sapevo che eri tu. Sapessi quanto mi sei mancata…» E fece per avvicinarsi, le mani tese per afferrare quelle di lei.
«Ehi! Non mi ignorare e non la toccare, lupastro!» ringhiò Inuyasha, frapponendosi fra loro. Koga si mise le mani sui fianchi e abbassò le palpebre a mezz’asta, sbuffando.
«Ah, ci sei anche tu, cagnolino?» disse, annoiato. Inuyasha strinse i denti e alzò Tessaiga, pronto a fracassare la testa dell’okami-yokai. 
«Inuyasha, smettila di fare così! E’ tanto tempo che non incontriamo Koga, e non vedo perché dobbiate litigare.» protestò Kagome, stanca di quella diatriba. Subito, Koga aggirò Inuyasha e le afferrò le mani, guardandola con ardore.
«Mia cara Kagome, non ti sei ancora stancata di questo irascibile cagnolino?» le chiese, dolcemente. Inuyasha gli affibbiò un pugno sulla testa.
«Mollala, maledetto!» gli urlò.
«Cos’è, sei geloso del nostro amore?» ritorse Koga.
«Il vostro che cosa?!»
«A-mo-re! Cos’è, sei sordo oltre che cieco?»
«Potreste evitare di ammazzarvi davanti ai bambini?» chiese Miroku, con un sospiro, fermando i due nel momento in cui si afferravano per il collo. Koga si voltò verso il monaco, che gli stava indicando Shippo e Rin.
«Ah, ci siete anche voi? Quanto tempo!» disse, poco interessato.
«Ciao, Koga.» disse Anna. I presenti videro Koga assumere un’espressione perplessa quando i suoi occhi si posarono sulla bionda, poi la sorpresa gli ingrandì gli occhi chiari, tanto che lasciò perdere la diatriba con Inuyasha e si avvicinò di qualche passo alla yokai.
«Ma tu sei…- balbettò- No, non puoi essere lei.»
«Sì, Koga. Sono Anna di Karenomi.- disse la yokai, con un sorriso che gli occhi attenti di Miroku giudicarono d’avvertimento- Sono stata sconfitta da Naraku…ma grazie alla magia sono diventata una yokai. Immagino tu sia sorpreso di rivedermi così.»
Koga parve sul punto di replicare qualcosa, poi corrugò la fronte e annuì bruscamente.
«Così ora è questa la tua identità…Anna. Beh, sarai un po’ più utile di quando eri una ningen.- disse, scrollando le spalle, poi si voltò con ostentata calma verso Inuyasha- Ehi, cagnolino…ho visto tuo fratello più avanti. Cosa vi porta da noi? Quel ghiacciolo di poche parole non si è lamentato della mia gestione della frontiera, quindi non capisco.»
«Fatti nostri, lupastro. E adesso smamma!» fu la sola risposta di Inuyasha, che rinfoderò la spada e fece per andarsene.
«Stiamo cercando di porre in atto le condizioni dettate dalla seconda parte della profezia, Koga. Siamo solo di passaggio…e Anna si è messa al servizio di Sesshomaru da alcuni giorni.» spiegò Miroku, lanciando un’occhiata alla donna bionda, che sembrava al momento impegnata in una conversazione a bassa voce con Rin.
«Di passaggio, eh? Bene. Ho affiancato una scorta a quel principe borioso, anche se so che non se ne fa nulla. E’ comunque mio dovere, per quanto mi scocci.- disse Koga, facendo un gesto distratto- In quanto a voi…» Di nuovo, raggiunse Kagome e le strinse le mani impetuosamente, strappandole un sorriso nervoso. «Non preoccuparti, Kagome, non permetterò che qualcosa ti minacci mentre viaggi nella mia terra. Questo cagnolino non è affidabile, penserò io di persona a scortarti…»
«Ehi! Nessuno te l’ha chiesto!» inveì Inuyasha, strappando le mani di Kagome alla sua stretta.
«Non ho mai detto che avrei scortato te.» disse Koga, con un sorrisetto malefico.
«Sparisci e basta, lupo da strapazzo.» ringhiò Inuyasha, letteralmente sprizzando scintille dagli occhi ambrati.
«E se tornassimo a incamminarci? Sesshomaru non sta certo ad aspettare noi.» propose Sango, stanca di quella diatriba infinita. 
«Ecco, questa è un’ottima idea.» disse subito Kagome, cercando di dividere i due contendenti. Entrambi, con riluttanza, annuirono. Koga si voltò verso Anna e parve rabbuiarsi.
«Cominciate ad andare avanti, faccio un giro di perlustrazione e vi raggiungo.- disse- Anna…vieni con me?» Lei, dopo un attimo annuì e fece cenno a Rin di andare avanti con Shippo. «Cagnolino, non approfittare di Kagome mentre sono via.» disse Koga a mo’ di temporaneo congedo, allontanandosi poi velocemente con Anna.
«E’ meglio se non torna, quel dannato.- sbuffò Inuyasha- Strano, comunque, che si allontani da Kagome di sua spontanea volontà…ma a caval donato non si guarda in bocca. Dai, andiamo.»
Ripresero il cammino, con Kagome che discuteva con Inuyasha sulla sua condotta e Rin e Shippo che cercavano fiori tra le radici degli alberi. Miroku e Sango, che stavano in coda su Kirara, rimanevano silenziosi.
«Koga voleva parlare da solo con Anna.» mormorò infine Sango.
«Te ne sei accorta anche tu?- chiese Miroku, serio- Ritengo che Anna nasconda qualcosa e che Koga sappia di che si tratta. La sua espressione, più che sorpresa, era cupa.»
«Pensi si tratti di qualcosa che possa danneggiare noi e Sesshomaru?» continuò Sango. Miroku rifletté.
«Anna non mi sembra malvagia e credo che il suo odio per Naraku sia sincero. Forse, però, la storia che ci ha narrato non è veritiera. Che ne diresti…- le sussurrò all’orecchio- di cercare quei due e curiosare un po’? Sarebbe meglio scoprire eventuali inganni adesso, piuttosto che nel momento meno opportuno.»
Sango, dopo un attimo, annuì. «Inuyasha e Kagome?» chiese.
«Meglio non coinvolgerli. Non voglio far nascere in loro sospetti probabilmente infondati.» disse il monaco. La principessa dei Taijiya annuì, poi spronò Kirara ad alzarsi in volo.
«Sango, dove andate?!» la chiamò Kagome, voltandosi insieme agli altri con espressione sorpresa.
«Ho perso la katana per strada, Kagome. Torniamo subito, non preoccupatevi.» disse la donna, inventando una scusa. 
«Non preoccupatevi, l’accompagno io.» disse Miroku agli amici, accarezzando al contempo il fondoschiena di Sango. Questo gli fruttò un pugno da parte dell’interessata e dissipò la preoccupazione degli amici, che continuarono il cammino senza sospettare nulla. I due si involarono con Kirara e il demone gatto seguì l’odore di Koga ed Anna. Atterrò lungo un declivio, più indietro, al riparo di una lunga serie di macigni.
«Sono poco più avanti. Come ci avviciniamo senza farci notare?» chiese Sango, scendendo dalla groppa di Kirara. Miroku le mise in mano un braccialetto di legno.
«Metti questo. Ti renderà invisibile ai loro sensi e potremo avvicinarci quanto basta da ascoltarli.» le disse Miroku, infilando un braccialetto simile al polso. I due si mossero guardinghi da un masso all’altro, sfruttandoli come protezione alla vista di Anna e Koga. La donna era seduta su una grossa pietra, mentre Koga era seduto sull’erba a gambe incrociate. Si fermarono quando furono a portata di voce.
«…è così.- stava dicendo Koga- Beh, non è che i Seimei ti abbiano mai protetta molto.»
«Questo non ha importanza. Ho fallito nel mio compito, e…» disse Anna, quasi troppo piano per essere udita.
«Non c’eri solo tu a combattere. E Naraku è un osso duro, posso dirlo per esperienza personale.- sbuffò Koga- Comunque non capisco questo cambio d’identità…perché ti sei presentata così a Kagome e agli altri?»
Anna scrollò le spalle e un sorriso duro le comparve sul volto.
«Come ningen sono morta e il mio nome da umana è morto con me. Sono rinata come yokai e mi sono lasciata alle spalle il passato. Naraku mi ha portato via tutto. Il mio nome glielo posso anche regalare.- disse, gelida- In fondo, Anna non è un brutto nome, no? Vorrei che anche tu mi chiamassi così, d’ora in avanti.»
Sango e Miroku si guardarono, stupiti. Perciò anche il nome di Anna era fasullo? Miroku schioccò le dita senza produrre suono.
«Ma certo! Anna significa ‘simile a’…Era evidente che non fosse un vero nome.» mormorò.
«Io ho pensato che fosse soltanto un nome particolare.- sussurrò Sango- Questo significa che vuole lasciarsi il passato alle spalle?» Miroku le fece cenno di fare silenzio, notando che i due si erano rimessi a parlare.
«E ora che farai? Perché segui Sesshomaru?» chiese Koga, alzandosi in piedi. Le due spie aguzzarono le orecchie, in quanto si trattava di ciò che per loro era più importante. Anna impiegò qualche istante a rispondere.
«Sesshomaru-sama è sempre stato un personaggio importante nella mia vita. Combattevo per Karenomi in nome dei Seimei, ma di fatto tenendo sempre a mente che era lui a reggere le redini dell’alleanza tra ningen e yokai. Conoscevo le storie sulla sua potenza e lo rispettavo. Pensavo…essendo una yokai, di mettere i miei poteri al suo servizio in maniera diretta, stavolta, servendolo con tutta la forza del mio odio vendicativo per Higashi.» Anna strinse i pugni, come trattenendo l’ira che quelle parole risvegliavano in lei. «Sono stata già salvata da Sesshomaru-sama e mi sono dimostrata poco propensa ad imparare da lui. Credo di avergli dato un’impressione di debolezza. Inoltre…è molto diverso da come lo immaginavo.»
«E’ il fratello di quel cagnolino, che ti potevi aspettare?» sbuffò Koga.
«Io non so se potrò fare qualcosa per lui, ma continuerò a seguirlo. Inuyasha e gli altri sono pronti ad aiutarmi e Rin…Rin crede che Sesshomaru-sama sia una persona meritevole d’elogio.- corrugò la fronte- Anche se mi riesce difficile capirlo, il suo istinto difficilmente sbaglia.»
«Potresti restare con noi e darci un aiuto sulla frontiera.- propose Koga- Una mano farebbe comodo.»
«Grazie, Koga, ma sento che la direzione scelta è quella giusta. Andrò con Sesshomaru-sama dove la profezia lo guiderà.»
«Ancora quella profezia? Cosa devono trovare stavolta, una collana di gemme quadrate?» disse Koga, sarcastico, ma Anna non aggiunse altro. Comprendendo che la discussione era finita, Sango e Miroku si guardarono, entrambi più tranquilli. Ciò che avevano udito dissipava i loro dubbi sulla fedeltà di Anna. La giovane donna aveva mentito, forse, e omesso alcune cose importanti quale ad esempio il suo vero nome, ma questo era dovuto ai dolorosi fatti che l’avevano condotta alla trasformazione in yokai, non a progetti di tradimento nei confronti di Sesshomaru. Entrambi potevano capire quel genere di tormento ed era nei diritti di Anna tenere per sé i propri dolori passati.
Sango e Miroku tornarono da Kirara, desiderosi di andarsene prima di essere scoperti. Mentre salivano in sella, sentirono Koga chiedere con tono schifato: «Ma con tutti gli yokai che potevi assorbire, dovevi scegliere proprio un dannato gatto?»
La risata di Anna li raggiunse anche dopo che Kirara ebbe preso il volo.

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Capitolo 9
*** 9 - Strane sensazioni ***


Author's note: Buona domenica a tutti! Koga fa da guida al nostro gruppo di amici, Inuyasha è geloso marcio, Sesshomaru è antipaticissimo...meno male che c'è Rin! Enjoy!

CAPITOLO 9

STRANE SENSAZIONI


«La vuoi piantare di importunare Kagome?!»
«Sei tu che la importuni, cagnolino!»
«In verità mi state importunando tutti e due…» sospirò Kagome, stanca, facendo andare immediatamente nel panico entrambi i contendenti.
«Hai visto? L’hai fatta arrabbiare con tutte le tue polemiche.» disse Koga, afferrando Inuyasha per la casacca rossa.
«Cosa?! Sei tu, con quella linguaccia che ti ritrovi, che non sai mai quando startene zitto!» gli ringhiò in faccia Inuyasha, strattonandolo per le fibbie del pettorale d’armatura. Kagome sospirò ancora. Il suo intervento non aveva prodotto effetti evidenti.
Sesshomaru, seduto lontano dal fuoco, per metà immerso nell’ombra dell’albero sotto cui era seduto, si disinteressava alla diatriba, lasciando che le parole rabbiose dei due litiganti scivolassero in un angolo remoto della sua mente, dove non potevano dare fastidio. In caso contrario, si sarebbe alzato e avrebbe spaccato le teste dei due l’una contro l’altra. La miko Kagome sembrava non farcela più, ma gli altri si erano a loro volta disinteressati ai due litiganti, che andavano avanti così da due giorni. Jaken e Shippo erano impegnati a giocare a una versione rudimentale degli scacchi e il kitsune stava vincendo sotto gli occhi interessati della bambina umana, Rin, e dei due sottoposti di Koga che lo yokai aveva eletto loro scorta mentre viaggiavano tra le colline. Il giorno dopo li avrebbero lasciati. Il monaco e la principessa dei Taijiya chiacchieravano a bassa voce con la yokai, Anna. Mentre Sesshomaru guardava, lei sorrise al monaco e una strana sensazione gli serpeggiò nello stomaco, costringendolo ad affondare di nuovo lo sguardo nelle ombre.
Nel sorriso di quella donna c’era qualcosa che stonava, ma allo stesso tempo la accendeva di luce, come succedeva alla piccola Rin. Sesshomaru non si era mai accorto di come un sorriso potesse cambiare l’espressione di un volto. Chissà perché con quelle due la cosa gli era saltata agli occhi? Come aveva promesso, si era disinteressato del tutto al suo addestramento. La notte prima, mentre i bambini e Jaken dormivano, Sesshomaru aveva visto l’intera comitiva allontanarsi per far allenare quella donna in un luogo abbastanza ampio per tutti. Li aveva seguiti ad una certa distanza, curioso suo malgrado di vedere che pasticcio avrebbero combinato quegli stolti. Non aveva saputo se sorprendersi quando aveva assistito alle ‘lezioni’ di Inuyasha e i suoi amici. Ognuno di loro aveva un consiglio per la donna, ognuno di loro si prodigava per darle modo di capire e utilizzare al meglio le sue nuove forze yokai. Persino l’okami-yokai Koga. E lei migliorava. Come se non bastasse, il gruppo rideva e scherzava, rendendo l’atmosfera degli allenamenti molto leggera senza per questo prenderli sottogamba.
Sesshomaru non capiva. Quell'atmosfera amichevole lo aveva esacerbato e costretto ad andarsene. Non era qualcosa di cui lui potesse fare parte e non gli interessava. Non esisteva nessuno per cui valesse la pena sorridere o prodigarsi tanto. La vita era egoista e bisognava affrontarla pensando a se stessi se non si voleva morire da deboli. L’aveva sempre pensata così e riteneva che quella yokai dovesse imparare un tale concetto per esprimere davvero la sua forza ed essergli finalmente utile. Al contrario, sembrava che stesse imparando più celermente in mezzo a un’atmosfera gaia. Sesshomaru non capiva e disapprovava. Se ne sarebbe disinteressato, punto e basta. La sua ricerca di un cuore umano cui legarsi era appena cominciata, Naraku e Soichiro proseguivano con i loro piani sfrontati e non aveva tempo di curarsi delle creature che Tenseiga lo aveva costretto a salvare.
Un piccolo corpo gli si approssimò e si sedette vicino alle sue gambe, in modo da poterlo guardare in faccia. Sesshomaru abbassò lo sguardo sulla piccola Rin, che lo folgorò con uno di quei suoi sorrisi pieni d’amore e gioia. Lo yokai era stranamente vulnerabile alla bambina: non riusciva ad ignorarla. La vide tendergli qualcosa, che in un primo momento non riconobbe alla luce mutevole delle fiamme. 
«Tenete, Sesshomaru-sama. E’ un portafortuna. Rin l’ha fatto per voi.» disse la bambina, orgogliosa. Sesshomaru prese dalle sue mani la piccola ghianda, su cui Rin aveva inciso con qualcosa di appuntito una faccina sorridente. Corrugò la fronte. «Oh, vi prego, tenetela Sesshomaru-sama!- lo pregò Rin, che aveva capito la sua reticenza ad accettare una cosa così piccola e sciocca- Rin sa che non è niente di speciale, ma Rin l’ha fatta con amore e quindi vi porterà fortuna»
Senza una parola, Sesshomaru cedette e infilò la ghianda in una tasca. Rin sorrise, gioiosa per quella piccola vittoria, poi gli si fece più dappresso.
«Sesshomaru-sama, è vero che avete litigato con Anna-nee-chan?» chiese la bambina. Sesshomaru strinse appena le labbra, contrariato per la domanda, e Rin sospirò. «A Rin dispiace che non vi parliate, Sesshomaru-sama.- mormorò- Vedete…Anna-nee-chan è una persona molto dolce. E’ vero che quando si arrabbia diventa dura, ma solo perché cerca di difendersi. Anna-nee-chan ha sofferto.»
«Tutti soffrono.» tagliò corto Sesshomaru.
«E’ vero. Anche Rin ha perso i genitori e i fratellini.- ammise Rin, con una luce triste negli occhi castani- Però, Sesshomaru-sama, Rin è stata sempre amata. Anche se è stata sfortunata, è stata amata.» Spostò lo sguardo sulla neko-yokai, che stava parlando con Sango. «Anna-nee-chan non è mai stata amata da nessuno. Rin è stata la prima a volerle bene. Tutti hanno sempre avuto paura di Anna-nee-chan e lei doveva essere forte per proteggere chi le stava attorno. Non poteva comportarsi come una persona normale, ma…come qualcuno di superiore. Rin non sa se riesce a spiegarsi.»
Sesshomaru corrugò la fronte. Non gli piaceva ascoltare quella storia. Per un attimo, aveva avuto una breve visione di se stesso, quand’era poco più di un ragazzo e cercava di guadagnarsi il diritto alla successione affinando la propria forza e la propria crudeltà. Non aveva mai avuto un rimpianto, ma sapeva che l’uomo che era adesso derivava dall’ambiente freddo e duro in cui era cresciuto. Questo però non significava che quella donna avesse qualcosa in comune con lui!
«Ora Rin è contenta, perché da quando Anna-nee-chan ha incontrato voi si è fatta degli amici.- Rin sorrise, rassicurata da ciò che vedeva- I vostri amici le vogliono bene e anche lei sembra che si stia affezionando a loro. Forse, a mano a mano, la tristezza nel sorriso di Anna-nee-chan scomparirà.»
Così era quella l’ombra nel sorriso della donna? Tristezza…forse rimpianto per la vita umana che non era riuscita a vivere e che ora le era preclusa per sempre. Sesshomaru distolse bruscamente lo sguardo quando lei fece per voltarsi verso di lui, come avvertendo la sua attenzione. Non gli piaceva provare curiosità per quella yokai bionda. Non era da lui. Rin si alzò, sempre tenendo puntati quegli occhi luminosi e caldi in quelli freddi e ambrati del Signore di Nishi.
«Anna-nee-chan vi rispetta tantissimo, Sesshomaru-sama. Fate la pace con lei. Rin sarà felice…e anche nee-chan, anche se è orgogliosa e non dice niente. Anna-nee-chan è sempre triste, ma non piange mai…invece, sorride. Ma Rin vede che è triste dietro quel sorriso.- Rin sorrise mestamente- Rin crede che, se parlaste un po’, andreste d’accordo. Molto d’accordo. Rin crede che grazie a voi il sorriso di Anna-nee-chan potrebbe diventare vero.»
Con queste ultime parole, Rin tornò al fuoco con gli altri. Sesshomaru rimase nell’ombra a riflettere sulla richiesta della bambina e a chiedersi perché diavolo facesse anche solo la fatica di prenderla in considerazione.


***


Nyokai, Kusume, Tengakurame…I villaggi controllati da nobili famiglie umane si succedevano l’uno dopo l’altro lungo la frontiera orientale, intervallati da zone di controllo affidate agli yokai. Il viaggio del gruppo di Sesshomaru continuò senza grandi avvenimenti…e senza scelte di sorta. Né la figlia minore dei signori di Nyokai, né le due principesse di Kusumi avevano catturato l’interesse del Principe di Nishi. Gli amici al suo seguito si spostavano di villaggio in villaggio cercando perlomeno di godersi il viaggio. L’allenamento di Anna continuava, e dalle chiacchiere di Inuyasha e compagnia Sesshomaru aveva dedotto che stesse facendo progressi. Non era più andato a controllare cosa facessero, imponendosi di disinteressarsene. Ciononostante, la donna yokai sembrava di giorno in giorno acquistare una nuova sicurezza e il suo sorriso, come Rin aveva sperato, diventare meno adombrato dalla tristezza.
Ora, mentre usciva dal palazzo di Tengakurame dopo l’ennesimo esame fallito, Sesshomaru si rimproverò di essere così distratto. Perché pensava a quella donna mentre era impegnato nello scopo della sua ricerca? Il fatto che la principessa del villaggio fosse quasi svenuta al vederlo, rivelando un terrore atavico per gli yokai, non era una buona scusa. Era come se qualcosa lo spingesse a guardarla, a studiarla costantemente. Se non l’aveva sott’occhio, pensava a lei. Questo era stupido e privo di senso, ma Sesshomaru non riusciva a controllare il flusso del suo pensiero.
«Sesshomaru, puoi aspettare un attimo?- chiese Kagome, strappandolo ai suoi ragionamenti- Vorrei comprare uno yukata nuovo per Anna. Il suo è stato ricucito alla bell’e meglio, poverina, e si merita di indossare qualcosa che non sembri uscito dalla spazzatura.»
«Non credo che lei ci faccia molto caso. Non si è mai lamentata.» sbuffò Inuyasha.
«A una donna non fa mai piacere essere vestita di stracci.» gli fece osservare Kagome, allontanandosi con Sango a un brusco cenno del capo di Sesshomaru e dirigendosi con lei verso le bancarelle del mercato di Tengakurame. 
Anna non entrava mai nei villaggi che visitavano e Rin restava a farle compagnia. Le due li attendevano appena fuori dall’agglomerato, probabilmente perché la vita del villaggio avrebbe ricordato alla neko-yokai ciò che aveva perso insieme alla sua vita da ningen. A Sesshomaru non importava che lo seguissero o meno durante le visite alle famiglie nobili. Quando lasciavano il villaggio e tornavano sulla strada, le due erano lì ad attenderli e ad accoglierli con un sorriso. Più spesso era esposto alla luce calda di quei sorrisi, più Sesshomaru se ne sentiva affetto. Il pensiero non aveva senso, come era sciocco che Sesshomaru evitasse di incontrare lo sguardo di quegli occhi azzurri. Era come se la donna fosse un messaggio da decifrare, qualcosa che Tenseiga stava cercando di dirgli…ma lui non riusciva a coglierlo ed era combattuto tra la voglia di ordinare a quella donna di andarsene e la tentazione di tenerla al suo servizio finché non fosse venuto a capo del mistero. Era una sensazione che non gli piaceva affatto, eppure non riusciva a togliersi di mente né la bambina né la yokai. Forse si stava affezionando alla bambina…ma la yokai che c’entrava? Perché iniziava ad irritarsi nei momenti in cui le lasciava fuori dal villaggio? Perché ora aveva fretta di lasciare quello stupido agglomerato di ningen?
«Quel sorriso…» si lasciò scappare di bocca Sesshomaru, attirando l’attenzione degli altri.
«Avete detto qualcosa, Sesshomaru-sama?» chiese Jaken. Sesshomaru strinse le labbra in una linea sottile e non rispose. Gli altri rimasero tranquillamente in attesa, non avendo compreso cosa Sesshomaru avesse mormorato. Kagome e Sango tornarono presto con un involto di stoffa e il gruppo poté di nuovo incamminarsi. Uscirono dal villaggio, sbucando in aperta campagna. Le risaie e i campi avevano preso il posto delle colline, ormai ombre in lontananza sull’orizzonte, e qua e là si ergevano splendidi alberi da frutto. Alcuni abitanti del villaggio lavoravano, abbastanza distanti dalla strada da non essere costretti ad inchinarsi al passaggio di Sesshomaru.
«Ehi, dove sono finite?» chiese Shippo, quando da lontano vide il ceppo d’albero su cui Anna e Rin erano sedute quando le avevano lasciate. Sesshomaru corrugò la fronte, molto contrariato nel non vederle dove avrebbero dovuto attendere il loro ritorno, poi udì un gridolino seguito da una risata squillante. Tutti si voltarono verso destra. Poco lontano, crescevano quattro alberi di pesco già carichi di frutti. Rin era ai piedi di uno di essi e qualcuno, nascosto tra le fronde, le faceva cadere in mano le pesche una ad una. Rin si divertiva ad acchiapparle al volo, ridendo.
«Sono laggiù. Raggiungiamole.» disse Kagome, sorridendo nel vedere quella scena allegra. Si approssimarono ai peschi e finalmente Rin si accorse di loro.
«Bentornati! Bentornato, Sesshomaru-sama!- esclamò, acchiappando al volo un’ultima pesca e aggiungendola al mucchietto considerevole lì accanto- Stiamo raccogliendo pesche per la merenda!»
Miroku guardò in alto, sorridendo, e vide Anna in bilico su un ramo, colta in flagrante con la mano ancora tesa verso una pesca in alto. La donna, per metà nascosta dal fogliame, arrossì appena sotto il loro sguardo incuriosito, poi rise e scese con un balzo aggraziato.
«Bentornati! Spero abbiate fame.» disse, indicando il mucchio di frutta. Gli altri risero e annuirono, poi Kagome e Sango mostrarono ad Anna il nuovo yukata e insistettero perché si cambiasse. Nel frattempo, gli altri si sedettero sotto l’ombra rinfrescante degli alberi, mangiando le pesche. Rin ne portò una a Sesshomaru, sorridendogli con calore. Il demone la accettò, pur non avendo intenzione di mangiarla. Si limitò a tenerla in mano, lasciando che il cicaleccio delle chiacchiere facesse da sottofondo ai suoi pensieri. Anna tornò da dietro gli alberi, indossando il nuovo yukata, poi si unì agli altri nel mangiare le pesche. Sesshomaru rimase in disparte, godendo dell’ombra rinfrescante che dava un po’ di pace ai suoi pensieri. Dopo poco, un’ombra più scura gli cadde addosso. Alzò lo sguardo e incontrò gli occhi azzurri di Anna.
«Vi disturbo, Sesshomaru-sama?» chiese la yokai. Sesshomaru non rispose né in un modo né nell’altro, perciò Anna si sedette a una certa distanza da lui, sotto lo stesso albero. Rimase in silenzio qualche minuto, poi chiese: «Nemmeno stavolta avete trovato la sposa della profezia?»
«No.» rispose lui. Anna annuì, corrugando la fronte.
«Sembra che la ricerca sia più difficile del previsto.- mormorò- Inuyasha e Miroku mi hanno spiegato qualcosa a riguardo della vostra spada, Tenseiga.»
«Evidentemente quei due non hanno voglia di vivere a lungo.» disse Sesshomaru, contrariato. Non gli andava che quella donna sapesse più del necessario.
«Mi hanno solo detto che essa è strumento di due tecniche, di cui quella offensiva ancora vi sfugge.- disse lei, con voce gentile- Ho visto di persona il risultato della sua tecnica benefica. La vita della mia piccola Rin è dipesa dalle vostre azioni.» Sorrise, quel sorriso che gli muoveva qualcosa all’altezza del petto. «Mi chiedo quale tecnica offensiva potrà possedere la vostra spada, dovendo equivalere una tale carica benefica.» Parve rifletterci con serietà finanche eccessiva. 
«Non te ne preoccupare. Non sono fatti tuoi, donna.» disse Sesshomaru, gelido. Lei lo guardò e sul suo viso passò un miscuglio di sentimenti che Sesshomaru non capì. Poi, lei gli sorrise di nuovo, e lui vide che le ombre erano tornate sul suo volto.
«Avete ragione, Sesshomaru-sama. Non sono affari miei.- disse, facendo per alzarsi- Volete darmi la pesca, se non la mangiate? E’ inutile tenerla in mano.»
Sesshomaru le porse la pesca, ormai dimenticata, che Rin gli aveva portato. Non era preparato a ciò che avvertì quando le dita di Anna sfiorarono casualmente le sue. Una corrente elettrica, una sensazione bruciante e rivelatrice gli scosse le membra. Ebbe la sensazione di aver compreso ogni cosa, poi i suoi pensieri razionali furono obliati da una brama accecante. Prima ancora di rendersi conto di ciò che stava facendo, si ritrovò in piedi a poca distanza da lei, il polso sottile stretto nella mano come in una morsa. Se lei non si fosse ritratta all’ultimo momento, pur se colta di sorpresa dal suo movimento repentino, si sarebbe ritrovata contro il suo petto. Sesshomaru ritrovò la lucidità nel vedere la luce spaventata e turbata negli occhi di lei, e nell’avvertire attorno a sé l’improvviso silenzio attonito degli altri. 
“Cosa diavolo sto facendo?” si chiese, incapace di capire. Il suo istinto aveva agito per lui, reagendo a una sensazione fugace con un gesto di possesso di cui adesso si sentiva imbarazzato e disgustato. La breve impressione di aver ricevuto una rivelazione era del tutto scomparsa e sembrava non essere mai esistita.
«Ho…ho detto qualcosa che vi ha offeso, Sesshomaru-sama?» gli chiese lei, piano, e la sua voce ebbe un cedimento. Sesshomaru la lasciò andare così di colpo che lei barcollò, poi le voltò le spalle.
«No.- rispose, secco- E voi piantatela di mangiare. Muoviamoci.» Si allontanò senza aspettarli, lasciandosi alle spalle il loro sbalordimento per la scena che non avevano capito.
«Anna-san…stavate litigando con Sesshomaru?» chiese Miroku, perplesso.
«Io…no, non direi…» mormorò Anna, massaggiandosi il polso.
«Bah, lasciamolo perdere. E tu, Anna, non te la prendere. Sarà di cattivo umore.» sdrammatizzò Inuyasha, alzandosi da terra per segnalare agli altri che l’intermezzo pacifico era finito. Anna annuì lentamente, sotto lo sguardo preoccupato di Rin, fissando con aria assente la pesca caduta per terra. Kagome rimase silenziosa. Da dove era seduta, lei aveva visto la luce che era passata per un istante negli occhi di Sesshomaru quando la mano di Anna aveva sfiorato la sua. Non si era trattato di ira o di cattiveria…Il gesto di Sesshomaru era stato dettato da desiderio puro e semplice. La cosa aveva dell’incredibile pensando che potesse essere accaduta al gelido demone, e piuttosto allarmante se si teneva a mente lo scopo del viaggio che stavano compiendo.
“Possibile…- si chiese Kagome, osservando il volto ancora turbato e arrossato di Anna- Possibile che Sesshomaru si stia invaghendo di Anna?!”
Quello poteva essere un bel problema.


***


Suo padre si allontanava nella tenebra e lui era incapace di seguirlo. Era come se le membra gli fossero state incollate al corpo e quest’ultimo fosse inchiodato al suolo.
«PADRE!» gridò, frustrato e disperato, ma egli non si voltò e quando la zampata della tigre lo raggiunse dall’ombra e lo ghermì non produsse suono. Sesshomaru ringhiò, tentò di trasformarsi, di agire in qualunque modo, ma invano. Con uno sforzo di volontà tanto intenso da procurargli dolore alla mente e al corpo, si costrinse ad afferrare la spada e ad estrarla. Sforzo inutile: Tenseiga non poteva ferire niente e nessuno. Quella spada…quella dannata spada inutile! Fece per scagliarla lontano, riversando contro di lei tutto l’odio che avrebbe voluto sfogare su Soichiro e Naraku, sul suo padre egoista, su quella famiglia di cui ora sarebbe stato responsabile pur detestandola dal profondo del cuore…
La spada pulsò nella sua mano, trasmettendogli lungo il braccio una sensazione di forza e calore. Sesshomaru ristette. Una forma umana stava nell’ombra, troppo distante perché potesse discernerne i lineamenti. Si avvide, però, che era una donna. La spada pulsò di nuovo.
«Nessuno si è mai curato del tuo cuore, Sesshomaru. Dov’è andato a finire?» La voce di suo padre gli echeggiò nelle orecchie. La figura lontana parve avvicinarsi di un passo. «Impara ad amare, figlio, o la tua vita sarà inutile come è stata la mia per tanto tempo.» La donna lontana gli tese la mano, da una grande distanza che Sesshomaru seppe di poter improvvisamente colmare. Il suo corpo era libero di muoversi, ora. La spada gli mandava messaggi chiari…ma lui voleva davvero andare incontro a quella figura indistinta? Voleva davvero raggiungerla e afferrare quella mano?
L’attimo di esitazione, il dubbio, furono fatali. Il ragno si erse sulla donna ignara e le tranciò il corpo in due con le zanne venefiche che sporgevano dalla bocca fetida…
Sesshomaru si svegliò di scatto, aprendo gli occhi ambrati nell’oscurità della notte, che gli parve incredibilmente luminosa se paragonata con la tenebra del suo sogno. Si rilassò contro la corteccia dell’albero, come sempre pronto a tornare alla realtà senza strascichi dovuti all’incubo. Non era un sogno nuovo, quello…lo faceva, di quando in quando, e sempre lo irritava a morte. Quella, però, era la prima volta che la donna della profezia si insinuava nell’incubo.
“Forse sono vicino a trovarla.” si disse. Oppure, probabilmente aveva pensato a troppe sciocchezze per quel giorno. Si era rimproverato a non finire per la sua condotta sotto gli alberi di pesco e si era fatto delle domande scomode. Con tutta probabilità era stato questo a scatenare la sua attività onirica, quella notte. Di nuovo freddo e compassato, guardò in basso dalla sua postazione sul ramo più alto di una grossa quercia. Tutti dormivano nell’accampamento, dove le fiamme del fuoco danzavano pigramente, ormai quasi sul punto di spegnersi. Sesshomaru corrugò lievemente la fronte nel notare che Inuyasha e Anna non c’erano. Alzò il viso alla notte, annusando l’aria, e colse l’eco lontana di un’esplosione.
Si alzò in piedi e andò alla ricerca dei due insonni, probabilmente impegnati in qualche allenamento. Sesshomaru aveva giurato a se stesso che si sarebbe lavato le mani dell’istruzione di quella neko-yokai, ma alla fin fine era curioso di vedere quali livelli di forza avrebbe raggiunto. Non intendeva, però, farle sapere di questo suo interesse. Lei si era messa al suo servizio. Era un’arma contro Higashi e come tale Sesshomaru doveva sapere come e in che modo utilizzarla. Sottovalutare o, peggio, sopravvalutare un’arma era sempre un errore imperdonabile. 
Raggiunse i due dopo qualche tempo. Si erano allontanati molto per non disturbare gli altri, in quanto sembrava che Anna si stesse allenando a sparare l’energia che assorbiva in colpi sempre più potenti e precisi. La luce azzurra illuminava a tratti la foresta. Animali e yokai, spaventati, avevano abbandonato la zona.
«Non era troppo dispersivo, questo?»
«Mi pareva abbastanza buono…forse un po’ troppo vasto. Fosse stato concentrato, avresti ridotto il tuo avversario ad un mucchio di ceneri.»
«Ci riprovo. Ormai non ho molti altri massi da poter distruggere, qui…»
Sesshomaru si fermò quando fu in grado di udirli e vederli da lontano. Si fermò sulla cima di un albero, scrutando il campo di allenamento. I due si trovavano presso un torrente dalla riva sassosa. Anna stava tentando di regolare le sue emissioni di energia sparandole contro le rocce più grandi. Inuyasha era seduto lì vicino, a braccia conserte, e i suoi capelli d’argento luccicavano alla luce della luna. Dava le spalle al fratello, ma sembrava comunque abbastanza preso da ciò che stava facendo per non notare la sua vicinanza. Anna era circondata dai detriti. Attorno a lei restavano solo tre rocce di dimensioni sufficienti ad essere di qualche utilità. Sesshomaru sentì l’energia concentrarsi in lei, mentre i suoi occhi assumevano un colore oro e l’azzurro si riversava nelle sclere, scurendole e dandole un aspetto veramente demoniaco. Con il corpo che fremeva di luce azzurra, Anna fece un gesto imperioso verso una delle rocce. Vi fu un’esplosione accecante e la roccia andò in frantumi. 
«No, non ci siamo.» sentenziò Inuyasha, sbadigliando senza ritegno. Anna imprecò piano, ma Sesshomaru la sentì lo stesso. Avvertì, inoltre, il campo di energia attorno a lei flettersi in maniera anomala. Il suo odore portato dal vento cambiò impercettibilmente.
«Vorrei spaccarla, non distruggerla!» sbuffò.
«Ma che ti cambia? Che lo carbonizzi o lo polverizzi, l’importante è ammazzare il tuo nemico, no? E’ difficile che tu possa trovare il punto esatto in cui colpire, come Tessaiga mi aiuta a fare.» chiese Inuyasha, sguainando Tessaiga e facendo sibilare la lama in due fendenti nell’aria. Sesshomaru sollevò un sopracciglio, ironico. Inuyasha era un insegnante molto approssimativo…
«Devo saper dosare la mia forza, altrimenti sarò sempre inferiore a Naraku…- disse lei, e Sesshomaru non poté fare a meno di approvare- e quindi di nessuna utilità a Sesshomaru.» Sesshomaru si irrigidì quando la sentì pronunciare il suo nome senza alcun suffisso rispettoso. Erano davvero in pochi ad avere l’ardire di chiamarlo soltanto per nome…Non seppe capire se sapere che lei, in presenza degli altri, lo chiamava soltanto per nome gli dispiacesse o meno. Anna allungò di nuovo un braccio, pronta a fare un ennesimo tentativo. Il campo di energia che si formò attorno a lei, però, era debole e sull’orlo di un collasso. Sesshomaru corrugò la fronte. Inuyasha avrebbe dovuto fermarla, la yokai era al limite…ma Sesshomaru non voleva che lo facesse. Si trovava lì proprio per scoprire pregi e difetti della sua nuova arma.
Anna sparò l’ennesimo colpo energetico e la flessione di potere subodorata da Sesshomaru avvenne con una conseguenza imprevista. Sotto gli occhi attoniti suoi e di Inuyasha, Anna perse del tutto le caratteristiche demoniache e si accasciò in ginocchio sull’erba, stremata. 
«Oi! Che ti succede?! Cavoli…hai esagerato!» esclamò Inuyasha, andandole vicino e nascondendola alla vista del fratello. Sesshomaru però aveva già visto abbastanza. I capelli di lei si erano scuriti, pur restando di un colore troppo chiaro per lo standard degli abitanti di Nishi. I suoi lineamenti si erano leggermente ammorbiditi e la fiamma sulla sua fronte era scomparsa. La donna era ancora una yokai, ma la forza in lei era defluita troppo alla svelta, rendendo instabile la forma del suo corpo. Così, era questa la debolezza di quella yokai nata con la magia…
«Non è niente, Inuyasha…» stava dicendo lei.
«Niente? Sembri tornata una ningen! Me lo chiami niente? In ogni caso, basta con gli allenamenti, per stanotte.» protestò Inuyasha.
«Va bene. Adesso so cosa mi accade se tento di esagerare. Buono a sapersi.- sospirò lei- Sarà meglio che assorba energia dagli alberi e riprenda la mia forma normale, prima di tornare al campo. Non voglio che Sesshomaru mi veda così.»
«Già, meglio evitare. Sarebbe capace di dire qualcosa di sgradevole.» borbottò Inuyasha. Sesshomaru avvertì una fitta d’ira agitarglisi nel ventre quando suo fratello prese tra le braccia la yokai per aiutarla ad alzarsi. Non tentò di decifrare la cosa. Si limitò  a voltare le spalle ai due e a tornare al campo.

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Capitolo 10
*** 10 - Confidenza ***


Author's note: Mentre alle mie solite sfighe si aggiunge il mal di denti, ecco a voi un nuovo capitolo, in cui cerchiamo di capire che cosa sta escogitando quel ragnaccio schifoso di Naraku (mi scuso con le eventuali fan dell'aracnide...)!

CAPITOLO 10

CONFIDENZA


La notte ammantava la palude di un’aura particolarmente spettrale. La luce della luna brillava sulla nebbia mefitica che aleggiava a pelo d’acqua, sfiorando come viscidi tentacoli le piante marce penzolanti sullo specchio d’acqua e le canne che crescevano sulla riva fangosa. Una grotta si apriva sulla palude, le cui acque si spingevano anche all’interno. Il demone somigliante ad un insetto forbice strisciò all’ingresso dell’antro buio, aprendo e chiudendo la bocca per il disgusto nell’avvertire l’odore gassoso della palude, poi si inoltrò goffamente all’interno, cercando di non finire nell’acqua per non smuovere il fango e non aumentare la puzza. Non ci volle molto perché la piccola figura bianca di Kanna si facesse trovare davanti a lui con il suo specchio in mano.
«Vieni. Naraku aspetta.» mormorò con la sua voce sempre bassa e calma. 
«Ma proprio in un posto simile doveva aspettare?» borbottò Kiokumushi, non osando lamentarsi a voce più alta. Seguì Kanna più addentro nella grotta gocciolante e buia, dove più avanti brillava un lucore arcano. Giunsero in un’ampia sala di roccia, quasi per metà occupata dal corpo scomposto di Naraku. Kiokumushi rabbrividì, pur avendo già visto quello spettacolo un paio di volte. Almeno altri due personaggi sedevano nascosti dalle ombre della grotta, impedendogli di identificarli.
«Naraku, sono tornato.» disse Kiokumushi, inchinandosi all’hanyo che era suo padrone. Kiokumushi faceva parte della più specializzata rete di spie di Higashi. Essendo in grado di mascherare la propria yuki e il proprio odore, e di rendersi per questo invisibili ai sensi yokai,  gli insetti forbice potevano muoversi in ogni dove con un’alta probabilità di non essere scoperti e Soichiro li aveva utilizzati con grande successo in quella guerra. Era grazie alle loro scoperte se, anni addietro, Soichiro era riuscito a tendere una trappola mortale ad Inuken, Signore di Nishi, e ad ucciderlo. Negli ultimi tempi, però, alcuni di loro avevano offerto la loro più alta lealtà a Naraku. Sembrava evidente che il potere in Higashi stava per spostarsi di mano e quelli di loro con il fiuto più affinato avevano già capito chi si sarebbe seduto sul trono di lì a non molto. 
«Che novità?» chiese la testa di Naraku, appesa tra le tante orribili appendici scomposte.
«Il sovrano inizia a spazientirsi per la tua assenza.- riferì Kiokumushi, borbottando- Naraku, dovresti stare più attento. Il sovrano è furibondo per il tuo fallimento nell’uccidere quella donna, che a quanto pare si è unita alla compagnia di Sesshomaru, e la tua conseguente scomparsa…» Un’enorme zampa di ragno si abbatté accanto a Kiokumushi, costringendolo a farsi da parte con uno stridio terrorizzato per non essere schiacciato.
«Sei audace ad affermare con tanta sicurezza che ho fallito, insetto. Non parlare come se mi stessi nascondendo alla vecchia tigre.- disse Naraku, comunicandogli che si era preso troppe libertà- Hai detto a Soichiro che sono in fase di trasformazione?»
«Sì, ma non si è calmato molto nel saperlo.- disse il demone, deglutendo a fatica- Sa anche lui che non è il periodo solito. Come mai ti sei rintanato quaggiù?»
«Ho avuto un assaggio del potere della spada Inuyasha e sto modificando il mio corpo in modo da averne ragione. Mi occorre tempo.- spiegò brevemente Naraku, poco propenso a spiegazioni- In quanto alla donna, dicevi che si è unita al gruppo di Sesshomaru?»
Kiokumushi annuì.
«Hanno appena lasciato Tengakurame e si dirigono verso Mutsuka. Kanna non te l’ha mostrato?- borbottò- Pare che il Signore di Nishi stia cercando la sposa.»
Naraku sorrise in modo così cinico e crudele da far rabbrividire la spia.
«Non ha ancora capito nulla, come avevo previsto.- rise piano- Bene, c’è tempo. Organizza un attacco, altrimenti si insospettiranno. Inoltre, se vuoi puoi portare in dono a Soichiro da parte mia una buona notizia.»
«Una buona notizia?» chiese Kiokumushi.
«Il sangue yokai della donna è instabile.- disse Naraku, con un sogghigno- Ritengo che, se sufficientemente istigata, potrebbe perdere i poteri e tornare umana il tempo necessario per ucciderla. Questo dovrebbe metterlo tranquillo per un po’.»
«Come desideri.- disse Kiokumushi, servile- C’è altro?»
«No. Vattene.» gli ingiunse Naraku, e l’insetto scivolò nelle tenebre, lasciando la grotta. Naraku era soddisfatto: l’orgoglio e la diffidenza dei suoi nemici stavano facendo il suo gioco, e Soichiro poteva sbraitare quanto voleva, tanto il suo momento era quasi giunto. Quando la sua armatura fosse stata pronta, nemmeno Tessaiga avrebbe potuto danneggiarlo e allora avrebbe avuto il piacere di schiacciare il principe cadetto di Nishi…
«Naraku.»
Naraku emerse dai suoi pensieri e fissò una delle figure in ombra. Vestito di nero, l’uomo era visibile solo per gli occhi d’oro che brillavano anche al buio e che al momento erano fissi su di lui. «Naraku, fammi andare a combattere.»
Naraku sollevò un sopracciglio, sarcastico.
«Non ora. Non ancora.»
«Ma…»
«Ti ho detto che avrai il tuo momento e la tua vendetta. Devi avere ancora pazienza, Razoru, o rovinerai tutto.»
L’ombra si alzò in piedi, fremente di frustrazione e ira.
«Naraku, sono al tuo fianco per mio comodo. Aspetterò finché avrò pazienza, poi ti manderò al diavolo e andrò a prendermi la vita della sacerdotessa.» disse, uscendo poi dalla grotta a grandi passi. Naraku corrugò la fronte. Razoru era un cavallo difficile da tenere per le briglie. Il tempo comunque, era quasi giunto e lui avrebbe portato un bello scompiglio in quel di Nishi. Se avesse vinto, bene. In caso contrario, sarebbe stato comunque un ottimo acquisto per il corpo in costante ricerca di potere di Naraku.

***

Le nuvole che passavano davanti al sole creavano strani giochi di luce ed ombra, quella mattina. Il gruppo si era incamminato di buon ora, diretto verso il villaggio di Mutsuka, prossima tappa del loro viaggio. Sesshomaru camminava in testa al gruppo, affiancato da Jaken. Rin e Shippo giocavano con Kirara, andando avanti e indietro ridendo. Gli altri camminavano insieme, chiacchierando.
«A Mutsuka vivono due principesse in età da marito.» stava dicendo Miroku, rispondendo a una domanda di Kagome.
«Speriamo sia la volta buona…» borbottò Inuyasha.
«Mi spiace contraddirti, Miroku, ma la maggiore della famiglia si è sposata un paio di mesi fa.- disse Anna, che sembrava avere la testa altrove- E’ rimasta solo la figlia minore.» Anna tornò ben presente solo quando gli altri la fissarono in un silenzio attonito. «Ho detto qualcosa che non va?» chiese, perplessa.
«Sai molte cose sulle famiglie nobili di frontiera.- osservò Sango, stupita- Sai sempre qualcosa in più di Miroku, che tratta le relazioni tra Sesshomaru e gli esseri umani già da qualche mese. Nemmeno io ho una visione così chiara della condizione delle altre famiglie nobili!»
«Oh…beh, avevo una certa confidenza con i Seimei, come Miroku l’ha con Sesshomaru. Praticamente svolgevo le sue stesse mansioni.» mormorò Anna, con un mezzo sorriso.
«Capisco. La vostra memoria e il grado di informazione che possedete sono comunque ragguardevoli.» disse Miroku, sorridendole con calore e avvicinandosi alla yokai quel tanto che bastava da costringere Sango a tirarlo per un braccio.
«Ora la mia memoria è al servizio di Sesshomaru, così come i miei poteri.» disse lei, scrollando le spalle.
«Visto che conosci tanto bene le famiglie nobiliari della zona, Anna, sapresti dirci se secondo te esiste una donna adatta a Sesshomaru?» le chiese Kagome. Anna la guardò, avvertendo nel suo tono di voce e nell’espressione del viso qualcosa che non riusciva a cogliere, poi rifletté intensamente.
«Non saprei dire.- mormorò infine- Sesshomaru, in primo luogo, disprezza la debolezza umana, per cui non so se preferirebbe una donna sottomessa o una con molto carattere.»
«Probabilmente una con molto carattere che si sottomettesse a lui. Per lui questa è una caccia, niente altro.» sbuffò Sango, a cui non piaceva molto la condotta del Signore di Nishi.
«Feh! Quello non vuole nessuna, e questo è quanto.- tagliò corto Inuyasha- Ma sarà meglio che si sbrighi a scegliere, perché io sto perdendo la pazienza.»
«Sesshomaru ha iniziato ad usare Tenseiga e questo è un segno positivo. Penso che siamo non distanti dalla meta.» disse Miroku, riflettendo. Di nuovo, Kagome guardò Anna con una strana espressione che mise a disagio la yokai.
«A proposito di Tenseiga…- borbottò- Scusate, c’è una cosa di cui vorrei discutere con Sesshomaru.»
«Se si tratta di Tenseiga vengo…» disse Inuyasha, prima che la mano di Kagome gli si chiudesse sul braccio, frenandolo. Inuyasha guardò negli occhi la ragazza, sorpreso, poi fece cenno ad Anna di andare senza aspettarlo. Quando si fu allontanata abbastanza, Inuyasha chiese: «Beh? Perché mi hai fermato? Guarda che l’uso di Tenseiga interessa anche me.»
«Volevo che li lasciassi soli.» disse Kagome, facendogli spalancare la bocca per la sorpresa.
«Cosa?! Ma di che stai parlando?!»
«Kagome-sama…a cosa vi state riferendo?» chiese Miroku, che già si era fatto un’idea.
«Avete presente la reazione che Sesshomaru ha avuto con Anna appena usciti da Tengakurame?- chiese Kagome, attendendo che annuissero- Beh…io mi sono fatta un’ipotesi. So che vi sembrerà incredibile…»
«Di che si tratta, Kagome-chan?» chiese Sango, incuriosita. Kagome abbassò un attimo lo sguardo, come se faticasse a mettere la cosa in parole.
«Io credo che Sesshomaru provi qualcosa per Anna.» disse, piano. Gli altri smisero del tutto di camminare tanto l’ipotesi li colpì.
«Sesshomaru?- balbettò Inuyasha- E Anna?» Guardò avanti e vide la yokai affiancarsi a Sesshomaru. Nell’aria si levarono le proteste di Jaken, che però venne allontanato dal suo padrone, il quale continuò a camminare con Anna a fianco. «Non è possibile.» sentenziò, rifiutando di crederci.
«Eppure, quando le ha afferrato la mano la stava guardando con desiderio.- disse Kagome, convinta- Inoltre, non avete notato come segue tutti i suoi movimenti, come controlla dove si trova e cosa sta facendo? E poi…un paio di notti fa mi sono svegliata e mi sono accorta che Sesshomaru si allontanava verso il luogo che tu edAnna avevate scelto per allenarvi, Inuyasha. Sono sicura che sia venuto a cercarvi.»
«Forse non si fida di lei.» borbottò Inuyasha.
«Ora che Kagome-chan me lo fa notare, io penso invece che abbia ragione.- mormorò Sango- Guardate anche adesso come accetta tranquillamente la sua presenza. Si stanno allontanando da soli senza fare caso a noi.»
«Secondo voi anche Anna-san è attratta da Sesshomaru?» chiese Miroku, pensieroso.
«Non ne sono sicura, ma credo di sì.» disse Kagome. Miroku sospirò con fare drammatico.
«Come posso assistere indifferente ad un tale spreco?» disse, guadagnandosi un’occhiata di fuoco da parte di Sango.
«Beh, in questo caso dovremmo correre ai ripari!- sbottò Inuyasha, facendo convergere la loro attenzione su di lui- Sesshomaru deve innamorarsi della donna della profezia, non di una yokai guerriera!»
«Ma Anna era un essere umano! Forse la profezia si sbagliava sulle origini nobili. E’ troppo strano che proprio ora Sesshomaru inizi a provare dei sentimenti!» obiettò Kagome.
«Senza contare che Anna è nobile di spirito. Ha un gran cuore, e…» le diede man forte Sango.
«Non cominciate a prendere le parti di Anna. Qua è in gioco una guerra, ve lo siete scordato?!» disse Inuyasha, testardo.
«Anna-san è una donna dai molti segreti.- intervenne Miroku- Io e Sango non vi abbiamo detto nulla, ma abbiamo ascoltato di nascosto una conversazione tra Anna e Koga, tempo fa, scoprendo che la nostra nuova amica ci ha nascosto alcune cose, tra cui il suo vero nome.»
«Cosa?» esclamò Kagome, sorpresa.
«E perché non ce l’avete detto?!» protestò Inuyasha, seccato.
«Non si trattava di qualcosa di sordido o pericoloso per noi, Inuyasha.- disse Sango- Anna ha voluto troncare con il suo passato cambiando perfino il suo nome. Koga, in ogni caso, la teneva in gran conto, perciò siamo sicuri che lei sia davvero una nemica giurata di Higashi e che la sua fedeltà a Sesshomaru sia assoluta.»
«Crediamo però che il suo passato sia diverso da ciò che ci è stato raccontato.- disse Miroku- Io non porrei veti alla nascita di sentimenti tra quei due. Non dimentichiamo che è stata Tenseiga a guidarci a lei. Deve esserci un motivo se sta accadendo tutto ciò.»
«Ma la principessa…» brontolò Inuyasha.
«Che vada al diavolo anche la principessa!- esclamò Kagome, stupendolo per la sua veemenza- L’unica cosa che importa è che Sesshomaru impari ad amare! L’amore è un sentimento più forte di qualsiasi profezia.»
Inuyasha rimase senza parole, incapace di replicare, ben sapendo che se l’avesse fatto si sarebbe impantanato in un regno di sabbie mobili. Si zittì, immusonito, ben poco convinto dell’ottimismo degli amici.
«Io li terrò comunque d’occhio.» disse, piano. Guardò di nuovo la coppia ormai lontana e scosse il capo. Per quanto si ostinasse a negarlo, anche lui riusciva a vedere che tra suo fratello e la neko-yokai si stava formando un’elettricità particolare che prima o poi si sarebbe palesata...con chissà quali risultati.

***

Anna si avvicinò a Sesshomaru con la sensazione di essere fuggita. Nelle parole di Kagome si era celato qualcosa che la neko-yokai non aveva nessuna intenzione di cogliere, perciò si era allontanata. Oltre a ciò, Anna aveva formulato un’ipotesi riguardante Tenseiga. Per quanto Sesshomaru le avesse detto che non erano fatti suoi, non era riuscita a non pensarci. Sorrise a Rin, che le passò accanto ridendo seduta dietro a Shippo sulla groppa di Kirara, poi accelerò il passo per approssimarsi a Sesshomaru. I suoi capelli argentati luccicavano quando il sole li colpiva. Il suo passo fermo e deciso denunciava una terribile sicurezza in se stesso.
Anna avvertì una strana sensazione, mentre ripensava suo malgrado alla stretta di Sesshomaru sul suo polso sotto l’albero di pesco, qualche giorno addietro. Non riusciva a togliersi dalla mente lo strano turbamento che l’aveva colta, l’espressione che per un attimo aveva visto dietro le iridi dorate del Signore di Nishi. In quel momento, per la prima volta, Anna era stata colpita dall’avvenenza del demone, dalla sua forza, non in quanto Signore del regno che lei serviva ma in quanto uomo. La sensazione le aveva fatto paura e in quei giorni aveva evitato ogni contatto con lui. Era anche turbata dalla recente scoperta del proprio punto debole e non voleva che Sesshomaru si accorgesse del suo stato d’animo. Ora, però, desiderava parlargli di ciò che aveva pensato riguardo a Tenseiga.
«Sesshomaru-sama…» lo chiamò, approssimandosi. Lui si voltò a malapena, senza smettere di camminare. «Sesshomaru-sama, perdonate se vi disturbo.- continuò lei- Ho riflettuto sui poteri della vostra spada, e benché mi abbiate ricordato che non sono affari miei…»
«Infatti!- sbottò Jaken, spianandole davanti il Bastone Ninto per farle mantenere una certa distanza dal suo signore- Certo che sei una donna davvero impudente!»
«Sto forse parlando con te?» chiese Anna, gelida. Non era la prima volta che il piccolo yokai rospo le faceva capire di non gradire la sua presenza.
«E’ mio compito proteggere Sesshomaru-sama anche dalle oche petulanti come te.- disse Jaken, seccato- Non disturbare il cammino del mio padrone con chiacchiere che non portano da nessuna parte.»
Lo sguardo di Anna fu così terribile e gelido che Jaken quasi fece un passo indietro. Di certo impallidì e sembrò farsi più piccolo: non capitava spesso di essere investiti da una tale carica ostile.
«Jaken.- disse Sesshomaru, intervenendo nella disputa sempre senza voltarsi- Lasciala stare.»
«Co…cosa?! Ma padrone…» gemette Jaken.
«Vieni qui se devi parlarmi, donna. Non ho intenzione di rallentare il mio cammino a causa tua» le ingiunse Sesshomaru. Anna si lasciò alle spalle uno stupefatto e affranto Jaken e si portò accanto a Sesshomaru. Jaken camminò ad una certa distanza, dietro di loro, chiedendosi con angoscia come quella donna potesse ottenere tanta considerazione da parte del suo padrone.
Anna, intanto, scoprì di non riuscire a intavolare il discorso. Per un attimo non poté far altro che camminargli a fianco in silenzio, cercando di non guardare il suo profilo e di mettere a tacere i battiti troppo frenetici del suo cuore.
«Ebbene?» la esortò infine Sesshomaru, contrariato per l’attesa. Anna prese un bel respiro e raddrizzò la schiena.
«Sesshomaru-sama, non ho potuto fare a meno di riflettere riguardo alla vostra spada, come dicevo.- disse- E’ probabile che le mie ipotesi non siano altro che sciocchezze, o osservazioni a cui voi siete giunto da anni, ma…»
«Taglia corto.» le disse lui, brusco.
«Bene. Sapevo già che la vostra Tenseiga sa restituire la vita ai morti…non so se solo una volta o più d’una. Mi chiedevo come ciò fosse possibile e ho chiesto delucidazioni agli altri. Inuyasha mi ha detto di avervi visto tagliare, apparentemente, nient’altro che aria sopra il corpo di Rin.- disse Anna, seria- Ovviamente ciò non è possibile, per cui, discutendone insieme, siamo giunti alla conclusione che si celi qualcosa oltre la soglia della vita…qualcosa che noi possiamo avvertire tramite il giungere dell’odore della morte, ma voi, grazie a Tenseiga, percepite in maniera più profonda. Ci siamo sbagliati?»
«Non di molto.» ammise Sesshomaru, con una certa riluttanza. Al contempo, si trovò ad apprezzare freddamente la logica di quella donna. Aveva cervello, oltre che potere. Si accorse che lei lo guardava, probabilmente in attesa di una spiegazione più esauriente. «Tenseiga può uccidere gli invisibili emissari del mondo dei morti.» disse, seccato di dover scendere nei particolari. Anna annuì.
«Capisco. Allora la mia ipotesi non è del tutto campata per aria.- continuò- Sesshomaru-sama, so che sarà compito della donna della profezia darvi la giusta chiave per l’uso di Tenseiga, ma desidero rendermi utile, per quanto posso. Non potrebbe essere…la tecnica offensiva di Tenseiga non potrebbe spedire direttamente il nemico nel mondo dei morti?»
«Se potessi tagliare i loro corpi, non avrebbero scampo,- disse Sesshomaru, sprezzante- ma come tu stessa hai sperimentato, il corpo vivente non viene tagliato da…» Smise di parlare, mentre d’un tratto la sua mente si illuminava di comprensione. Si voltò verso di lei, guardandola finalmente in faccia. «Tenseiga è collegata a doppio filo con l’aldilà.- mormorò, socchiudendo gli occhi ambrati in un’espressione concentrata e predatoria- Non può tagliare i corpi viventi, ma se creasse un passaggio con l’aldilà in cui…spingere i nemici, diciamo così, essi non avrebbero scampo.»
«Se così fosse, sarebbe una tecnica invincibile.» mormorò Anna, che aveva avuto a sua volta un’idea soltanto vaga di ciò che Tenseiga avrebbe potuto fare. Sesshomaru annuì, poi si chiuse in un silenzio pensieroso, riflettendo. Il nome della tecnica invincibile avrebbe dovuto dargli la risposta già da tempo, ma si era lasciato sconfortare in maniera eccessiva dalla tecnica benefica di Tenseiga, perdendo di lucidità. Se fosse riuscito ad aprire un passaggio per il Meido dove la spada toccava il corpo del nemico…
«Pensate che possa funzionare, Sesshomaru-sama?» chiese Anna, riscuotendolo e facendolo voltare di nuovo verso di lei. Sembrava piuttosto ansiosa. Un incerto rossore le colorava le guance.
«Sesshomaru.» disse lui, brusco. Lei spalancò gli occhi azzurri, non comprendendo dove lui volesse andare a parare. «Chiamami soltanto Sesshomaru.- disse lui, gelido- So che lo fai già con Inuyasha e gli altri. E’ inutile mantenere le apparenze in mia presenza e trattarmi poi da pari con gli altri.»
Anna arrossì ancora di più, colta in fallo.
«Io…non intendevo mancarvi di rispetto. Ho preso questa abitudine influenzata da vostro fratello…» mormorò, imbarazzata.
«Non importa. Se posso sopportare che lo facciano quel monaco sfacciato e il resto della combriccola, posso sopportare anche te.- disse lui, inaspettatamente perfino per se stesso- Diciamo che il tuo suggerimento ti ha guadagnato questo onore. In fondo, pare che tu non sia stupida.»
Anna lo fissò con stupore quasi comico, mentre una nuvola passava sul sole e gettava su di loro la sua ombra. Poi, la donna si voltò dall’altra parte, con una mano sulla bocca, e le sue spalle cominciarono a tremare. Sesshomaru corrugò la fronte, non comprendendo la reazione, poi si accorse che lei stava cercando di trattenere una risata. Piuttosto stupito, la vide cedere e scoppiare a ridere. Il sole tornò ad illuminarli in pieno e per un attimo la neko-yokai gli parve soffusa di luce dorata, mentre il suono dolce e argentino della sua risata gli riempiva le orecchie.
«Lo prenderò come un complimento…Sesshomaru.» disse lei, cercando di darsi una controllata e sorridendogli. Per la seconda volta in pochi giorni, Sesshomaru avvertì una strana sensazione, la certezza di essere sul punto di capire qualcosa di importante. Fermò i suoi passi, fissandola. Lei fece altrettanto e smise di ridere, colpita dalla sua serietà, da ciò che si leggeva a malapena negli occhi color ambra. Sesshomaru avvertì una irresistibile tentazione di toccarla, di sfiorarle i capelli d’oro, il viso dall’ossatura delicata…
«Ehi! Che hai da guardare il padrone a quel modo?!» sbottò Jaken, spezzando il momento con la sua vocetta gracchiante e piazzandosi fra loro. Non aveva previsto la sensazione di essere carbonizzato da due diverse occhiate, una di fronte e una alle spalle. E quella alle spalle era la più terribile in assoluto…Sesshomaru era estremamente seccato per aver perduto di nuovo la rivelazione prima di averla afferrata e anche per la strana attrazione che avvertiva per la donna.
«Oh, Jaken, sei davvero un guastafeste!» esclamò Rin, da lontano, facendo capire ad Anna che la bambina e Shippo avevano seguito tutta la scena. Fece per dire qualcosa, imbarazzata e irritata da tutta la situazione. In quel momento, un odore minaccioso le riempì le narici.
«Yokai!» annunciò, guardandosi attorno. Sesshomaru aveva il volto alzato al cielo.
«Dietro di noi.» disse. Si voltarono verso il resto del gruppo, che ormai era rimasto parecchio indietro, e videro andare loro incontro una turba di demoni dagli intenti palesemente aggressivi.
«Jaken, bada ai mocciosi.» ordinò Sesshomaru, scattando in corsa verso il nemico. 
«Ma perché sempre io?» si lamentò il piccolo rospo.
«Rin, resta con loro!» disse Anna, seguendo Sesshomaru nella corsa. Per lei era arrivato il momento di testare le proprie capacità. Sesshomaru, da parte sua, era ben lieto di quell'attacco: una buona occasione per scoprire se le sue intuizioni su Tenseiga erano o meno veritiere.

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Capitolo 11
*** 11 - Spicchio di luna ***


Author's note: Mentre siedo qui al pc invece di essere già sulla strada per Trecate (stasera sono di scena con l'Arlecchino) causa faccia gonfiata dal mal di denti e chilata di medicine in corpo, almeno mi tolgo la soddisfazione di mandarvi un nuovo capitolo. Spero vi piaccia! Ah, nota tecnica: il personaggio di Razoru non è mio, mi venne proposto e prestato da chi lo inventò. Credo possiate trovare le sue avventure su manga.it :) Buona lettura e insultate Sesshomaru quanto volete! XDD

CAPITOLO 11

SPICCHIO DI LUNA


«Yokai!» esclamò Kagome, mettendo mano al suo arco.
«Yokai di Naraku!- aggiunse Miroku, stringendo il pugno sigillato dal rosario- Ci sono i Saimyosho con loro, dannazione…»
«E’ ora di fare un po’ di movimento.» disse Sango, preparando Hiraikotsu. Quella che si stava precipitando verso di loro era una vera orda.
«Largo, ci penso io.- disse Inuyasha, con un ghigno, sguainando Tessaiga- Li sfascio tutti con un Kaze no…» Prima che potesse finire la frase, suo fratello Sesshomaru gli sfrecciò accanto, avventandosi sui loro avversari. «Ehi…EHI! Maledetto, fermati!- gridò Inuyasha- Con te in mezzo non posso usare Tessaiga come si deve! Ehi, Sesshomaru!!»
Il suo richiamo non valse a nulla e un attimo dopo anche Anna lo superò per seguire Sesshomaru, un lampo d’oro che emanava energia negativa da ogni poro. Inuyasha imprecò pesantemente.
«Così dovremo farli fuori uno per uno!» sibilò, stizzito.
«Dai, Inuyasha, andiamo. Inutile stare qui a recriminare.» disse Kagome, tirandolo per un braccio.
«Ce ne libereremo comunque alla svelta. Non mi sembra siano avversari temibili.» disse Sango. Miroku corrugò la fronte e annuì.
«Già, mi sembrano più che altro un disturbo…e Naraku non è presente.» osservò il monaco. 
«Feh! Se li ha mandati a farsi massacrare, non c’è problema.» disse Inuyasha, sprezzante. Il gruppo corse verso la mischia, dove Sesshomaru e Anna avevano già cominciato a fare vittime.
Nessuno si era accorto di Kiokumushi, nascosto su un albero a seguire tutta la scena, celando la sua yuki e il suo odore in maniera da rendersi invisibile. Non credeva che qualcuno avrebbe badato a lui, non con quella torma di deboli yokai che Naraku gli aveva ordinato di mandare contro il gruppo di Nishi, ma non si poteva mai dire. Lui era lì per osservare, non per farsi individuare ed ammazzare!
La battaglia era impari. I governanti di Nishi e i loro compagni erano troppo forti per quei demoni così scarsi, ma l’obiettivo dell’attacco era solo innervosire i nemici di Higashi e permettere a Kiokumushi di osservare al meglio le potenzialità della spada Tessaiga, che sembrava preoccupare Naraku tanto da spingerlo a trasformare un’altra volta il suo corpo.
Da quello che poteva vedere, la spada Tessaiga esaltava la forza bruta del principe Inuyasha. Con un solo fendente, faceva letteralmente a pezzi i nemici che aveva attorno. Non sembrava stesse usando qualche tecnica segreta e il demone se ne rammaricò. L’aveva visto prepararsi all’avvicinarsi dei nemici, e attorno alla sua spada stava iniziando a formarsi un’aura terribilmente minacciosa. Poi, Sesshomaru lo aveva sorpassato in corsa, mettendosi tra Inuyasha e gli yokai, e il principe cadetto aveva abbassato la spada, inveendo. Anche Kiokumushi aveva maledetto Sesshomaru per avergli fatto perdere quell'occasione. In ogni caso, era facile intuire come le tecniche speciali di Tessaiga avessero bisogno di spazio per essere realizzate, forse perché avevano un ampio raggio d’azione distruttivo. Avendo attorno gli amici e il fratello, Inuyasha stava usando Tessaiga come una normale spada.
“Cercare di offrirgli poco spazio e possibilmente piazzare ostaggi tra lui e il nemico.” annotò Kiokumushi. Anche chi circondava Inuyasha, comunque, non scherzava. Le frecce purificatrici della miko Kagome, l’Hiraikotsu della principessa Sango, gli esorcismi di quel Miroku…Kiokumushi fece una smorfia. Diverso tempo prima aveva avuto modo di confrontarsi con il monaco e ne era uscito vivo per miracolo. Quel maledetto era fortissimo anche senza bisogno di usare il suo vortice!
Kiokumushi spostò la sua attenzione sugli ultimi due combattenti: Sesshomaru e la donna bionda di Seimei. Sesshomaru dilaniava con le sue unghie venefiche tutto ciò che gli si parava davanti con la consueta freddezza, ma sembrava distratto, come se nel frattempo stesse pensando a tutt’altro. Tipico suo, non prendere sul serio un combattimento come quello. Probabilmente non lo riteneva alla sua altezza. La donna bionda stava stupendo Kiokumushi…lo stava stupendo negativamente. Secondo Naraku, la donna era molto potente ma non sapeva dosare le proprie forze. A quanto l’insetto forbice poteva vedere, non sembrava fosse così.
La donna si muoveva con grazie e agilità, e i suoi scontri corpo a corpo duravano sempre lo spazio di un istante. O riduceva il nemico ad una mummia secca, o gli sparava nel petto una sfera di energia azzurra e lo carbonizzava. Sembrava procedere con metodo e se la stava cavando bene.
“E’ migliorata. E’ stata addestrata.- pensò Kiokumushi, immusonito- Naraku farà meglio a non sottovalutare quella donna.”
Tornò a guardare la battaglia, interessato, quando un grosso orco si parò davanti a Sesshomaru e il Signore di Nishi mise mano alla spada che portava appesa al fianco. Tenseiga, gli pareva si chiamasse. Una spada incapace di ferire che per il demone non era mai stata di alcuna utilità. Perché adesso la stava estraendo?
Sesshomaru si fermò a pochi passi dall’orco e sferrò un colpo con Tenseiga, colpendo all’apparenza nient’altro che aria. Subito dopo, una falce di oscurità segò in due il corpo del mostro, togliendo il respiro a Kiokumushi. Quella era una novità imprevista.
Nello stesso momento, lo sbalordimento la faceva da padrone anche sul campo di battaglia. Gli scontri si erano momentaneamente fermati al comparire di quel gigantesco spicchio di luna fatto di oscurità. I nemici rimasti si fecero un po’ indietro, terrorizzati. Kagome perse la presa sulla freccia che stava per scoccare e Sango riabbassò Hiraikotsu, a bocca aperta. Inuyasha era basito e Miroku non sembrava meno sorpreso di lui. Cosa diavolo aveva fatto Sesshomaru con Tenseiga?! Il corpo dell’orco venne segato in due con un taglio netto. Quando la falce mortifera scomparve, la parte del corpo del nemico che si era trovata sulla traiettoria sparì del tutto. Il torso cadde a terra, seguito poi dal crollo della parte inferiore del corpo.
Sesshomaru guardò Tenseiga, poi si voltò verso il resto della marmaglia di yokai. Come se una sola mente li guidasse, questi voltarono loro le spalle e fuggirono.
«Ehi! Non ve la caverete così facilmente!» sbottò Inuyasha, menando un potente fendente con Tessaiga e riducendo a brandelli gran parte di loro con il Kaze no Kizu. Altri riuscirono a fuggire e scomparvero all’orizzonte senza mai voltarsi indietro. Nessuno si accorse di Kiokumushi, che si allontanò velocemente con le nuove informazioni acquisite.
«Sesshomaru…» mormorò Kagome, facendo un passo verso il demone.
«Sesshomaru, cosa diavolo era quello?» chiese Inuyasha, rinfoderando Tessaiga. Sesshomaru non rispose, continuando ad osservare Tenseiga in silenzio. La sua espressione era imperscrutabile.
«Era forse…il Meidozangetsuha?» chiese Miroku, attirando l’attenzione degli altri.
«Cosa?! Era davvero…» sbottò Inuyasha, sbalordito. Quella…la tecnica segreta di Tenseiga?! Com’era possibile? 
«Padrone!- gracchiò Jaken, che stava correndo verso di loro seguito da Kirara con in groppa i due bambini- Padrone, ce l’avete fatta! Avete padroneggiato la tecnica segreta di Tenseiga!»
Finalmente Sesshomaru rinfoderò la spada, poi si voltò verso il piccolo yokai rospo e lo freddò con un’occhiata gelida.
«Non dire idiozie, Jaken.» disse, secco. Jaken si fermò, incerto e stupito.
«Ma allora…non si trattava del Meidozangetsuha?» chiese Miroku, perplesso.
«Lo era…in parte.- disse Sesshomaru, pensieroso- Non crederete davvero che in un colpo simile si esplichi il Meidozangetsuha.»
«A me è sembrato efficace.» disse Sango, non comprendendo dove il demone volesse arrivare.
«Non è completo.» tagliò corto Sesshomaru.
«Vuoi dire che devi ancora discernerne i segreti e che diventerà più potente di così?» chiese Kagome, stupita quando lo vide annuire. Guardò il corpo segato in due, cui mancava una parte risucchiata dallo spicchio di oscurità, e rabbrividì.
«Ma di che si tratta, esattamente? E come ci sei arrivato, Sesshomaru?» chiese Inuyasha, avvicinandosi al fratello. Sesshomaru lo guardò con sarcasmo.
«Non hai sentito niente?» chiese.
«Odore di morte.- borbottò Inuyasha- Da quel…buco a spicchio…veniva un terribile odore di morte.»
Sesshomaru annuì, approvando l’intuizione del fratello. Strinse nella mano l’elsa di Tenseiga.
«La tecnica benefica e quella malefica di Tenseiga sono legate a doppio filo.- disse- Tenseiga impedisce alle anime di andare nel mondo dei morti…oppure ve le spedisce con un colpo solo.»
«Nel…Meido?!» ansimò Miroku.
«Quello era un passaggio per il Meido?!» esclamò Kagome.
«Non è completo.» ribadì Sesshomaru, stanco di dare spiegazioni. Gli altri si guardarono, perplessi. Se quella era una versione incompleta, cosa sarebbe successo all’eventuale avversario colpito da un Meidozangetsuha con tutti i crismi?!
«Ci rimettiamo in viaggio per Mutsuka, o ci fermiamo qui?- chiese Shippo, interrompendoli- Io e Rin avremmo un certo appetito…»
«Non perdiamo altro tempo.» disse Sesshomaru, voltando le spalle ai resti dell’orco e incamminandosi.
«Ehi, un’ultima domanda.- disse Inuyasha, affiancandoglisi- Da dove ti è arrivata questa intuizione? Non me ne hai mai parlato.»
«Perché avrei dovuto parlartene?» disse Sesshomaru. Inuyasha fece una smorfia che mise in mostra le zanne e strinse i pugni dalla voglia di picchiare il fratello maggiore, il quale però proseguì: «Ho trovato applicazione ad un’intuizione di quella donna.»
«Quella donna? Quale…» iniziò a chiedere Inuyasha, poi capì. L’unica donna al seguito che Sesshomaru non chiamava mai per nome era Anna. Si voltò verso di lei, che durante tutta la discussione era rimasta in disparte. «Anna?» chiese, sbalordito. Sesshomaru lo guardò con blando stupore.
«Ne ha discusso anche con te, no?» chiese.
«Sì, ma…» balbettò Inuyasha.
«Ha cervello.» disse Sesshomaru, e il suo tono di voce, il modo in cui aggrottò la fronte, misero Inuyasha in serio allarme. Non gli sembravano più così improbabili le teorie di Kagome. Nella voce di suo fratello c’era un sincero, per quanto freddo, apprezzamento. Non era roba da tutti i giorni. In verità, non ricordava che Sesshomaru avesse mai avuto parole di apprezzamento per qualcuno.
Rallentò il passo, lasciando che Sesshomaru camminasse da solo. Anna lo superò per raggiungere il Signore di Nishi, stanca ma sorridente, ignara delle loro ultime parole, poi gli altri lo raggiunsero.
«Cosa c’è, Inuyasha?- chiese Kagome, vedendolo piuttosto pallido- Sesshomaru ti ha rivelato qualcos’altro?»
«Sapete da dove gli è arrivata l’idea di aprire un passaggio per il Meido?» chiese Inuyasha, con voce cupa.
«Avrà riflettuto sulle capacità intrinseche della spada.» disse Sango, tirando a indovinare.
«Oh, certo.- disse Inuyasha, sempre cupo- Con Anna.»
«Con Anna?! Vuoi dire che è grazie a lei se…» sbottò Kagome. Inuyasha annuì. La tecnica segreta che Sesshomaru avrebbe scoperto solo trovando la donna che avrebbe risvegliato il suo cuore era appena stata tentata sotto i loro occhi…ma la principessa non era stata ancora trovata. Invece, era stata Anna a fornire il suggerimento giusto a Sesshomaru. C’era qualcosa che non quadrava in tutta la faccenda.
«Sarà il caso di cercare di scoprire qualcosa in più sul passato di Anna.- disse Inuyasha, cupo- E credo di dover fare quattro chiacchiere con mio fratello.»

***

Sesshomaru camminava accanto alla principessa, la quale lo stava scortando di persona alla camera a lui assegnata. La donna parlava piano, ridendo ogni tanto dietro il palmo della mano in maniera graziosa, e lo guardava con adorazione. A Sesshomaru non importava niente di tutto ciò. Non aveva ancora detto chiaramente ai governanti di Mutsuka che nemmeno questa principessa era la prescelta, per consentire agli altri di avere un alloggio decente per la notte. Il monaco, Miroku, lo aveva quasi pregato di lasciar fare a lui, e Sesshomaru lo aveva accontentato. Non gli costava niente. Anzi, desiderava una notte di tranquillità per riflettere su ciò che aveva imparato quel giorno riguardo Tenseiga. Dopotutto, erano arrivati a Mutsuka a pomeriggio inoltrato e non sarebbero andati comunque lontano anche se avessero lasciato il villaggio il prima possibile.
«Ecco la vostra stanza, Sesshomaru-sama.- mormorò la principessa, con un sorriso- Buonanotte.»
Rimase per un attimo a guardarlo, come aspettando che lo yokai facesse o dicesse qualcosa, ma quando si accorse che non c’era speranza si inchinò e gli voltò le spalle. Sesshomaru aspettò che se ne andasse, prima di entrare nella camera. Purtroppo per lei, quella donna non possedeva alcuna attrattiva ai suoi occhi.
Si chiuse la porta alle spalle, poi aprì l’anta scorrevole che dava sul giardino, facendo entrare la luce della luna. Era solo uno spicchio, ma proiettava una luce intensa. Sesshomaru si sedette nella sua luce, guardando il rigoglio del giardino, poi sguainò Tenseiga e la tenne di fronte a sé, fissando la lama lucente.
Sì, riusciva ad avvertirne il potere, ora, pronto a mettersi al suo servizio. Le parole di quella donna avevano aperto uno spiraglio nei suoi pensieri e questo lo aveva condotto a comprendere il Meidozangetsuha…o perlomeno, ad arrivare vicino alla sua realizzazione. Ciò che aveva fatto quel giorno, con quell'orco, era solo una pallida dimostrazione della vera essenza della tecnica segreta. Facendo costante pratica, avrebbe presto fatto sua la tecnica completa. Le occasioni, dopotutto, non mancavano. I suoi sensi superiori lo avevano aiutato ad aprire il varco e a comprenderne le potenzialità; affidandosi ad essi e al suo istinto, presto avrebbe avuto in mano la chiave per spedire Soichiro e Naraku all’inferno. La vendetta che tanto agognava non sembrava più così lontana dal realizzarsi.
Per la prima volta, Sesshomaru sentì di poter ringraziare il padre per l’eredità ricevuta. La spada che aveva sempre disprezzato si stava rivelando non inferiore a Tessaiga. Stava ottenendo ciò che voleva tramite quel viaggio, seguendo i consigli di Tenseiga stessa, come quella dea aveva profetizzato. Che non ci fosse stato bisogno di ‘ritrovare il suo cuore’, nel frattempo, era solo un sollievo. Sesshomaru era stanco di cercare la donna della profezia e ora che aveva in pugno il Meidozangetsuha trovava che unirsi a un essere umano fosse un sacrificio totalmente inutile. Che se ne faceva, lui, di una sposa? Perché avrebbe avuto bisogno di stringere un’alleanza più profonda con gli esseri umani?
Sesshomaru rinfoderò Tenseiga e tornò a guardare fuori, tenendo un braccio appoggiato sul ginocchio. Nelle stanze attorno a lui, gli altri riposavano, approfittando dell’ospitalità del nobile. Anche la piccola Rin alloggiava nella grande casa con gli altri. Anna aveva insistito perché li seguisse e stesse comoda almeno per una notte. Lei, invece, da testarda qual era, era rimasta come sempre fuori da Mutsuka. Sesshomaru corrugò la fronte nel pensare a lei. Quella donna era…particolare. Lo incuriosiva e allo stesso tempo gli dava sui nervi. Era forte, dotata di potenzialità non indifferenti. Allo contempo, era cocciuta e aveva una non trascurabile abilità dialettica che la portava spesso a confondere il suo interlocutore e a vincere le discussioni. Quando Sesshomaru le dava un ordine, lei non lo prendeva come un’imposizione, ma come uno spunto per far valere il suo punto di vista, quale che fosse. Il risultato sorprendente era che spesso Sesshomaru le lasciava fare quello che voleva e il fatto che in quel momento lei si trovasse fuori dal villaggio ne era un esempio palese. Il perché, però, gli sfuggiva. Non era mai stato così…morbido…con qualcuno. Cos’aveva lei di speciale?
Quel giorno le aveva concesso di chiamarlo semplicemente per nome e non gli era piaciuta la sensazione elettrica che lo aveva attraversato nel sentirglielo pronunciare. Non riusciva a capire quella donna che, tramite la piccola Rin e di conseguenza Tenseiga, era entrata nella sua esistenza. Si trovò a chiedersi cosa stesse facendo lei in quello stesso momento. Una informe e senza nome voglia di vederla lo colse.
Sesshomaru si alzò e uscì all’aperto, alzando il viso al cielo notturno, per un attimo tentennante. Poi saltò sulla cinta di mura della magione e si diresse con la consueta velocità fuori dal villaggio, senza accorgersi che suo fratello Inuyasha lo stava osservando con cupo cipiglio da uno spiraglio nella finestra della camera che divideva con Miroku. Sesshomaru tornò nel luogo ove quel pomeriggio avevano lasciato Anna e, non trovandola, seguì il suo odore portato dal vento. Voleva discutere ancora con lei di Tenseiga. Il brutto vizio di quella donna di mettere ogni cosa in discussione, per una volta poteva anche rendersi utile.
Si inoltrò tra gli alberi, un boschetto che costeggiava i campi coltivati, e i suoi passi rallentarono nell’udire le note sussurrate di una canzone. Era Anna? Stava cantando? La sua voce era morbida, forte ma graziosa. La melodia aveva un non so che di malinconico che ben si accordava con l’atmosfera notturna. L’impressione che Sesshomaru ne ricavò fu di solitudine. Quella donna non era così impassibile come dimostrava, alla fine dei conti: la verità era che si sentiva sola, e triste. Di certo non le avrebbe fatto piacere se Sesshomaru l’avesse colta in un momento di debolezza.
Il pensiero gli diede un vago senso di rivalsa su di lei e Sesshomaru proseguì seguendo il suono della voce. La vide quando si trovava ancora ad una certa distanza. Sostava accanto a una pozza d’acqua in cui si specchiava la luna e gli dava le spalle. Doveva essersi lavata, perché i capelli le cadevano pesantemente su una spalla, e le sue braccia erano infilate sommariamente nello yukata, tanto che la schiena pallida era del tutto scoperta. Le gocce d’acqua brillarono fiocamente sulle sue spalle quando lei strizzò i capelli bagnati, mettendo in evidenza la bella linea del collo. Era una visione di bellezza innocente e pura, e Sesshomaru si fermò, incantato. Non riuscì a spiegarsi il calore che gli si accese nel ventre, né la fitta di dolore che provò al petto. Sembrava che gli fosse stato lanciato un incantesimo.
Poi, i sensi di yokai di Anna colsero la sua presenza e la donna si voltò di scatto, in allerta, stringendosi addosso lo yukata e spezzando sul più bello la melodia che stava cantando. I suoi occhi si spalancarono quando lo vide.
«Se…Sesshomaru!- balbettò, attonita- Voi…tu…che ci fai qui?» Si affrettò a coprirsi, sottraendo il proprio corpo alla vista del demone. Questo restituì a Sesshomaru la freddezza andata perduta.
«In due mesi non ti avevo mai sentita cantare.» disse, guardandosi attorno.
«Io…di norma lo faccio quando sono sola, oppure per far addormentare Rin.- mormorò Anna, passandosi le dita tra i capelli bagnati e alzandosi in piedi- Una guerriera non ha tempo da sprecare in cose leziose come il canto.»
Sesshomaru la guardò, poi giudicò che non avesse fatto dell’ironia e annuì. Rimasero in silenzio per qualche istante.
«C’è qualcosa che non va, Sesshomaru? Perché sei qui?» chiese Anna, prudente. Sesshomaru corrugò la fronte.
«Pensavo a Tenseiga…e ad altre cose.- rispose, quasi riluttante- Non ho voglia di passare la notte in quella casa.»
Anna lo guardò, stupita, e si avvicinò di un passo.
«Sesshomaru, nemmeno questa volta hai trovato la donna della profezia?» chiese.
«No.» fu la risposta decisa e gelida di Sesshomaru. Paradossalmente, l’espressione di Anna sembrò farsi più serena. Si avvicinò ancora e si sedette vicino a lui. Dopo qualche attimo, Sesshomaru fece lo stesso. I modi di lei lo mettevano a suo agio e lo invitavano a placare la sua eterna impazienza.
«Sesshomaru, ma cosa cerchi veramente?- chiese Anna, dopo poco- Cosa dice esattamente questa profezia?»
Sesshomaru corrugò la fronte.
«La profezia dice che solo quando mi unirò ad un cuore umano sarò in grado di distruggere Soichiro.» rispose.
«E’ solo questo che ti muove?»
«Certo. Che altro?» 
La risposta secca zittì Anna e per qualche istante vi fu altro silenzio. Una folata di vento fece rabbrividire la neko-yokai, poi Sesshomaru riprese a parlare d’improvviso.
«Mio padre venne ucciso da Soichiro tramite una trappola infida e vigliacca. Io ero presente poco prima della sua morte e lui fu in grado soltanto di  ordinarmi di cercare il mio cuore.- disse, senza accorgersi di quanto la stesse sorprendendo con quella confidenza- Parole senza senso, pensai. Nonostante ciò, come lui mi aveva detto, Tenseiga si è rifiutata di farsi usare da me…per quasi cinquant’anni.»
«Il tuo cuore…deve risvegliarsi, perché tu possa usare Tenseiga?» mormorò Anna, sorpresa. Quando lui non rispose, continuò: «E’ a questo che serve la principessa? L’amore per una donna potrebbe aiutarti a…»
«…a padroneggiare le tecniche che mi permetteranno di gettare Soichiro all’inferno.» finì per lei Sesshomaru, scrutando l’oscurità con occhi duri come il diamante.
«E perciò continui a cercarla?- chiese Anna, e la sua voce cedette un istante- Ma…sai solo che è una principessa? Non hai altri indizi?»
«So che è una guerriera, nemica di Naraku e di Soichiro quanto lo sono io. So che vive su questo confine.- fu la brusca replica di Sesshomaru- Credi davvero che continuerei a viaggiare con quel gruppo di idioti che mi circonda se non fosse strettamente necessario?»
«E…quando la troverai…» disse Anna, fissandolo con i suoi occhi azzurri.
«La prenderò per me.» disse lui, guardandola. I loro occhi rimasero incatenati per un istante e Sesshomaru vide un profondo turbamento in quelli di lei. Gli parve bella, molto bella, e fu stupito di essersi accorto di una verità così evidente con tale ritardo. Si irritò quando lei distolse bruscamente lo sguardo, spostandolo sulle proprie mani chiuse a pugno sul grembo.
«Sesshomaru…- mormorò Anna, con labbra tremanti- Sesshomaru, io…c’è una cosa che…»
«In ogni caso, a questo punto la mia fretta nel trovarla è diminuita.- la interruppe Sesshomaru senza tante cerimonie- Sto usando Tenseiga anche senza la presenza di quella donna. La mia spada mi obbedisce, finalmente. Ritengo che potrei fare a meno di dannarmi l’anima a cercare un’insulsa principessa umana.»
Anna spostò lo sguardo su di lui, scioccata.
«Ma…i tuoi sentimenti…l’amore per…» balbettò. La bocca di Sesshomaru si torse in una smorfia di tale gelido disprezzo da zittirla.
«Troverò la principessa umana e la prenderò per me, perché devo.- disse, sferzante- In quanto all’amore…Disprezzo tali sentimenti e di certo non li proverei per una insipida, debole e inutile ningen.»
Anna impallidì visibilmente, ma lui non se ne accorse, preso com’era dai propri pensieri. Le sue conquiste su Tenseiga gli avevano reso ancora più fastidioso il pensiero di doversi unire a una donna umana, e non poca parte di lui stava accarezzando l’idea di lasciar perdere quella caccia a tappeto. Dopotutto, la ricerca del proprio cuore era una faccenda stupida fin dal principio…Si riscosse quando Anna si alzò bruscamente.
«Compiango la donna che dovrà seguirti, Sesshomaru.- disse, guardandolo con una freddezza che non le aveva mai notato- Sarà condannata a una triste esistenza…un oggetto in più nel tuo Palazzo.»
«Non ho chiesto il tuo parere.» disse Sesshomaru, secco. Lei scosse il capo, guardando altrove.
«No, non lo hai chiesto.- mormorò- Vado…a fare un giro d’ispezione. Buonanotte.»
Prima che potesse ordinarle di fermarsi, la neko-yokai era già sparita tra gli alberi. Sesshomaru si alzò in piedi, seccato dalla brusca fine della loro conversazione. Che le era preso?! Un attimo prima lo ascoltava con grande attenzione, l’attimo dopo fuggiva via con un pretesto. E perché lui rimpiangeva che la loro conversazione non fosse durata più a lungo? Davvero non capiva.
Si sfogò facendo una sortita nel territorio nemico, quella notte. Testò la nuova tecnica della sua spada e cancellò nel sangue altrui le immagini e i suoni del suo incontro con Anna, un incontro che lo aveva lasciato insoddisfatto. Tornò alla magione di Mutsuki appena prima dell’alba. Davanti alla finestra aperta della sua stanza, seduto in attesa, c’era Inuyasha.
«Fatti da parte.» disse Sesshomaru, seccato.
«Dove sei stato? Da Anna?» gli chiese Inuyasha, cupo. Sesshomaru corrugò appena la fronte e Inuyasha sospirò. «Sesshomaru, credo proprio che dobbiamo parlare.»

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Capitolo 12
*** 12 - Indagini poco fruttuose ***


Author's note: Inuyasha tenta di prendere in mano la situazione!! Ma...ce la farà?! Parlare con un testardo non è facile, figuriamoci con due! Intanto, la Tigre perde la pazienza...

CAPITOLO 12

INDAGINI POCO FRUTTUOSE


«Non ho nessuna voglia di parlare con te, Inuyasha. Levati da lì e fammi entrare.»
Inuyasha corrugò la fronte. Come inizio di conversazione non era dei migliori. Se Sesshomaru decideva che non era in vena, non gli avrebbe dato corda nemmeno sotto tortura. Questo, almeno, gli diceva l’esperienza…ma Inuyasha non voleva cedere prima di tentare. Non era nella sua natura sottrarsi a uno scontro, di qualsiasi tipo esso fosse. Lo aveva aspettato sveglio per tutta la notte e anche se adesso, al suo ritorno, Sesshomaru sapeva di sangue e di morte, Inuyasha era certo che al momento della sua partenza dal castello si fosse dapprima recato da Anna. 
Le parole di Kagome non volevano toglierglisi dalla mente e, più ci pensava, più gli sembrava evidente che tra quei due stesse nascendo qualcosa. Non sapeva se esserne preoccupato e in quale misura, e questo lo innervosiva. Mettere le cose in chiaro con Sesshomaru era l’unico modo per sapere qualcosa di certo.
«Riguarda la profezia, Sesshomaru.» disse, cercando di fargli capire l’importanza dello scambio di vedute che gli stava chiedendo. Sesshomaru sollevò appena un sopracciglio.
«Ebbene?» chiese, secco. A quanto pareva aveva deciso di potergli dedicare almeno qualche minuto.
«Com’è che hai scoperto le tecniche di Tenseiga senza prima trovare la principessa?» chiese Inuyasha, cupo. Sesshomaru non rispose e Inuyasha si alzò in piedi. «Non ti sei accorto che è un po’ strano? La profezia diceva…»
«Le profezie sono vaghe e interpretabili per loro stessa natura.- disse Sesshomaru, sprezzante- La ricerca in sé, evidentemente, mi ha condotto all’utilizzo di Tenseiga. Non vedo perché questo debba infastidirti, Inuyasha. Ti secca non essere più l’unico a possedere e gestire l’eredità paterna?»
«Ma…brutto idiota, ma ti pare?!- sbottò Inuyasha, arrabbiato- Cosa vuoi che me ne freghi di quello che puoi o non puoi fare tu rispetto a me?! Sto parlando in previsione della battaglia finale contro i nostri nemici!»
«In questo caso dovresti solo essere contento del risultato.- disse Sesshomaru, sarcastico- Ed ora fatti da parte e lasciami entrare. Anzi, vedi direttamente di sparire.»
«Tu non ti fai mai domande, vero?- chiese Inuyasha, con una smorfia- Prendi quello che arriva e ignori ciò che ti dà fastidio. Tu non vuoi affatto trovare la principessa della profezia!»
Sesshomaru, che aveva raggiunto Inuyasha, lo fissò con gli occhi stretti a fessura.
«La troverò, invece. Potrebbe essermi ancora utile, in maniera che al momento non riesco a vedere.- mormorò, sibillino- Tenseiga me la indicherà, al momento giusto. Se ti sei annoiato di seguirmi, Inuyasha, puoi anche tornare a casa con tutta la tua marmaglia. Non piangerò la vostra assenza. E adesso, spostati.»
Scostò Inuyasha con un colpo brusco della mano, che mandò il fratello minore a sbattere la schiena contro lo stipite. Inuyasha strinse i pugni e ringhiò, mentre Sesshomaru gli passava accanto per entrare nella stanza. Quando si atteggiava a ‘Grande Sesshomaru’, Inuyasha proprio non riusciva a reggerlo.
«Se vuoi ancora trovare la principessa, allora che stai combinando con Anna?» ringhiò. Questo, finalmente, gli valse l’attenzione del fratello maggiore. Sesshomaru si fermò nella penombra della stanza, poi si voltò lentamente verso di lui. Adesso sì che sembrava minaccioso!
«Anna?- mormorò- Che c’entra quella donna?»
Inuyasha incrociò le braccia sul petto e si appoggiò allo stipite, lieto di aver colpito nel segno.
«Feh! Credi che sia cieco? Mi sono accorto di come la guardi e di come la tratti.» sbuffò.
«Cosa vuoi dire?» chiese ancora Sesshomaru. Il suo tono stava diventando letale.
«Mi stai dicendo che stanotte non sei stato da lei, prima di farti la tua dose notturna di combattimenti?- chiese Inuyasha, con una piccola smorfia- Andiamo, Sesshomaru…si vede lontano un miglio che lei ti piace.»
Sesshomaru non disse nulla. Si limitò a fissarlo e Inuyasha lo incalzò.
«Senti, in linea generale non sono contrario, anche se sappiamo così poco del suo passato…ma dove mettiamo la principessa, allora? Era lei a doverti scongelare quel tuo cuore messo in ghiacciaia e in questo modo le cose si complicano! Sesshomaru, se ti innamori di Anna, poi come gestirai la situazione nel momento in cui…» disse, infervorato, prima di accorgersi che suo fratello lo stava fissando con lo sguardo che si riserva ai minorati mentali. Inuyasha si sentì arrossire suo malgrado e diventò furibondo. «Beh?! Che razza di sguardo è?!- lo aggredì, stringendo i pugni pronto alla lotta- Sto dicendo la verità, no? Tu sei innamorato di Anna, no?»
«Inuyasha, la tua profonda stupidità continua a stupirmi nonostante ne abbia le prove ormai da decenni.- disse Sesshomaru, sprezzante- Dove e come la tua mente malata ha partorito l’idea che io possa essere innamorato di quella donna?»
Inuyasha ristette, aprendo e chiudendo la bocca un paio di volte.
«No…non mentire!- esclamò infine- Ti ho visto benissimo! Segui sempre i suoi movimenti con lo sguardo, spii i suoi allenamenti, mi vieni a dire che apprezzi il suo acume…e poi le hai permesso di chiamarti semplicemente per nome! Da quando in qua tu concedi la tua approvazione o certe confidenze?! Non ti sei mai comportato così con un’altra donna!»
«Lei mi incuriosisce. Fine della storia.» disse Sesshomaru. 
«Io non credo affatto che sia la fine della storia. Perlomeno, ammettilo chiara…» continuò Inuyasha. Un secondo dopo, Sesshomaru l’aveva afferrato per il collo, il viso ad un centimetro dal suo.
«Togliti queste strane idee dalla testa, Inuyasha. Io disprezzo gli stupidi sentimenti umani che stai cercando di applicare alla mia condotta e sarà meglio che tu lo tenga bene a mente. Non me ne parlare mai più, o ne subirai le conseguenze.- gli ordinò, gelido e terribile- La nostra conversazione è finita.»
Sesshomaru defenestrò Inuyasha con un singolo movimento del braccio. Lo yokai atterrò nel giardino dopo un’agile capriola solo per vedersi sbattuta in faccia la finestra.
«Ehi!» protestò Inuyasha, fremente di rabbia per il trattamento ricevuto, poi pestò a terra un piede e strinse i pugni, frustrato. Non aveva ottenuto una sola risposta da quel maledetto testardo! Secondo lui Anna lo incuriosiva e basta…ma da quando in qua Sesshomaru provava curiosità per qualcosa? E poi, se non aveva colto nel segno, perché era diventato così furibondo?
«Inuyasha, che succede?»
Inuyasha si voltò verso Miroku, che si era affacciato alla finestra nell’udire il trambusto dovuto al litigio. Inuyasha sospirò, passandosi una mano sulla frangia argentata con un gesto frustrato.
«Non gli ho cavato di bocca una parola.- borbottò, raggiungendo l’amico ormai del tutto sveglio- Stanotte è andato da Anna, ne sono certo. Quando è tornato sapeva di morte e sangue, quindi deve aver fatto una sortita oltre il confine. Qua attorno non c’era una particolare aura demoniaca.»
«E’ tornato di cattivo umore?» chiese il monaco, pensieroso.
«Cattivissimo.» ammise Inuyasha, corrugando la fronte.
«Probabilmente hanno avuto una discussione, se non un litigio.- fu la teoria di Miroku- Inuyasha, dovresti imparare a ponderare in quali momenti parlare e in quali lasciar perdere, se vuoi vivere a lungo.»
«Feh! Con lui bisognerebbe sempre lasciar perdere! E’ un caso senza speranza.- replicò lui, sprezzante, poi abbassò la voce- Comunque, non mi ha convinto affatto. Quando l’ho accusato di amare Anna si è infuriato, perciò mi sa che ho colto nel segno.»
«Se così fosse, avremmo un problema. Cosa vuoi fare?» chiese Miroku, facendo per alzarsi in piedi. Inuyasha lo fermò con un cenno.
«Adesso vado da Anna e faccio due chiacchiere anche con lei. Voglio cercare di capire com’è la situazione dal suo punto di vista. Poi…beh, nel caso sarà meglio cercare di scavare un po’ più a fondo nel suo passato.»
«Potremmo cercare di ottenere informazioni da Rin.» disse il monaco.
«Mi sembra un po’ troppo fedele ad Anna…»
«I bambini non sono fatti per tenere segreti. Se conduciamo l’interrogatorio con astuzia, capiremo qualcosa in più.»
«Non ti fai scrupoli ad ingannare una bambina, eh?» chiese Inuyasha, osservando il monaco con le palpebre a mezz’asta. Miroku rise piano, stringendosi nelle spalle.
«Tu, piuttosto, cerca di non esagerare nel tastare il polso ad Anna.- gli ricordò il monaco- Kagome non apprezzerebbe affatto le tue intromissioni in questa storia d’amore in potenza.»
«Come se non lo sapessi…- borbottò Inuyasha- Cercherò di stare attento.»
Ciò detto, Inuyasha lasciò Miroku e corse via, balzando fuori dalle mura del castello di Mutsuki e correndo verso il sole che sorgeva, seguendo l’odore di Anna. In linea generale, l’idea che Sesshomaru si innamorasse di Anna non gli dispiaceva. La neko-yokai era una donna forte, decisa, con un carattere un po’ chiuso ma non così tanto da risultare antipatica. Era una guerriera con i fiocchi e univa ad un cuore umano i poteri yokai. Il vero problema consisteva in come conciliare questo con la profezia! L’amore era meno importante della guerra…o no? Una volta, la risposta gli sarebbe sembrata palese: il dovere innanzi tutto! Ora che aveva accanto a sé Kagome, però, non ne era più sicuro. Era facile guardare in maniera oggettiva alle situazioni altrui quando poi non si era in grado di farlo con le proprie. Se solo ne avessero potuto discutere da persone civili, forse avrebbero trovato una soluzione a questi dilemmi…ma Sesshomaru era tutto tranne che civile. 
Trovò Anna nel punto in cui l’avevano lasciata il pomeriggio precedente. Come se non si fosse mai mossa, la neko-yokai sedeva a lato della via che conduceva a Mutsuka, immobile come una statua votiva. Sembrava piuttosto pallida nella grigia luce precedente l’alba, ma quando si voltò a guardarlo non sembrò diversa dal solito. Su di lei, però, aleggiava un vago odore di sangue. Doveva essersi data alle stesse attività notturne di Sesshomaru.
«Inuyasha!- disse, mentre lui fermava la sua corsa a pochi passi da lei- E gli altri?»
«Stanno ancora dormendo.» borbottò Inuyasha. Ora che era lì, non sapeva come intavolare il discorso.
«Sei venuto per parlarmi? O ti manda Sesshomaru?» chiese Anna, togliendolo dagli impicci. Se si accorse di una leggera freddezza nel suo tono, fu troppo lieve perché la prendesse in considerazione.
«Sono venuto di mia iniziativa. Volevo chiederti…Sesshomaru è venuto da te, stanotte, vero?» chiese Inuyasha, corrugando la fronte. Anna fece un gesto vago.
«Abbiamo parlato un po’. Mi ha…illustrato…il suo punto di vista su certe cose. E’ stato molto istruttivo.» disse Anna, sollevando appena un sopracciglio. Stavolta Inuyasha colse il sarcasmo contenuto a fatica.
«Avete litigato?» chiese, stupito. Non aveva creduto davvero che quei due avessero avuto uno scontro verbale. Di norma, nessuno sopravviveva o usciva indenne da una discussione con suo fratello.
«Certo che no.- disse lei, facendo crollare la sua ipotesi- Lui è libero di pensarla come gli pare. Io sono una sua sottoposta, mi è richiesto di ascoltarlo, non di dire la mia. Mi fa pena la poveretta che dovrà sposarlo, in ogni caso.»
«Eh?!» esclamò Inuyasha. La conversazione non stava andando come l’aveva pensata! Anna provava compassione per la prescelta di Sesshomaru?! Allora non desiderava quel ruolo?!
«Perché, non lo sai? Sesshomaru vuole la sua principessa come potrebbe volere una nuova spada.- disse Anna, e la sua bocca si piegò in una piccola smorfia- Prego che la prescelta si accontenti di una vita di agi, perché di certo non avrà l’amore. Comunque, non è affar mio e non dovrei metterci becco. Anzi, ti prego di perdonarmi se mi hai trovata inopportuna. Dopotutto, stiamo parlando di tuo fratello.»
Anna si alzò e si inchinò alla volta di Inuyasha, che non riusciva a chiudere la bocca spalancata.
«No…non sei stata…cioè…allora tu non…- balbettò, poi cercò di recuperare il filo del discorso- Insomma, io credevo tutt’altra cosa! Diavolo…allora ho preso un granchio?»
«Tutt’altra cosa?» chiese Anna, fissando con i suoi occhi azzurri. C’era una tale ingenuità su quel volto che Inuyasha non riuscì a formulare la frase. Come avrebbe potuto dirle a bruciapelo: “Io ero convinto che tu fossi innamorata di Sesshomaru, e lui di te.’ dopo averla sentita con le sue orecchie compiangere la povera principessa? Ci avrebbe fatto una figuraccia. Inoltre, non voleva mettere strane idee in testa ad Anna, se queste non esistevano già. Quella donna non gli dispiaceva, a mano a mano che la conosceva, e non voleva complicare ulteriormente la situazione solo per soddisfare la propria curiosità.
«Inuyasha?» lo chiamò Anna, perplessa per il suo prolungato silenzio. Inuyasha sospirò e si passò una mano sul volto, poi scosse la testa.
«Niente. Non era niente di importante, lasciamo perdere.- disse, poi le diede una pacca sulla spalla- Comunque, farai meglio ad abituarti a sentire solo cose sgradevoli uscire dalla bocca di mio fratello. Per parte mia, sei autorizzata a cantargliele quando vuoi.»
Anna gli sorrise, ridendo piano, e ricambiò la pacca cameratesca.
«Se rimarrai al servizio di Sesshomaru, la povera principessa avrà almeno te e Kagome con cui andare a sfogarsi.» disse Inuyasha, con un sogghigno. Non si accorse che a quelle parole il sorriso di Anna aveva smesso di riflettersi nei suoi occhi.


***


Soichiro ascoltò i resoconti delle spie nel pomeriggio e non ne fu affatto soddisfatto. Lungo la frontiera non si segnalavano particolari attacchi, questo era vero…ma i movimenti di quel dannato Sesshomaru erano troppo vicini a Higashi, senza contare che quel maledetto cane bastardo e la sua combriccola avevano trovato qualcuno che a quell'ora avrebbe dovuto trovarsi sotto metri di terra scura o nello stomaco di qualche demone affamato.
«Dannato Naraku…è già la seconda missione importante che manda in malora!» sibilò, stropicciando nella mano uno dei dispacci ricevuti dal confine.
Prima la ricerca di quella dannata Sfera degli Shikon…Soichiro la desiderava ardentemente, sia per rendere nulla la profezia di Nishi sia per acquistare un potere tale da spazzare via la casata degli inu-yokai con le sue sole forze. Ovviamente, se n’era occupato Naraku: non era forse quello il suo mestiere? L’hanyo si era buttato nell’impresa con zelo, questo glielo concedeva…anche troppo zelo, visto che Soichiro, sul finire, aveva cominciato ad avere dei sospetti. Durante gli anni di ricerca, forse anche per stare alla pari con gli evidenti progressi del principe moccioso, Naraku aveva modificato il proprio corpo e la propria essenza ed era diventato più forte. Un po’ troppo per i gusti del moko-yokai, che alla fine dei conti non era stato poi così desolato dal fallimento di Naraku. Meglio al nemico che al proprio braccio destro con manie di conquista sul trono, aveva pensato. Inuyasha si poteva uccidere più facilmente di Naraku, secondo Soichiro. Naraku era troppo infido e farlo fuori poteva essere rischioso. Questo era l’unico motivo per cui il sovrano di Higashi non se n’era ancora liberato.
Poi, quella donna…quella dannata donna! Orgogliosa, stupidamente fiera di sé nonostante non fosse che una insignificante ningen, aveva respinto le sue profferte, che avrebbero potuto salvarle la vita e offrirle il potere! E invece no, era rimasta fedele ad un sovrano che non aveva nemmeno mai visto e quando aveva mandato Naraku a farla fuori non ne aveva ricavato che di accrescere il potere della donna e farla diventare una nemica insidiosa. Naraku avrebbe dovuto spezzarla prima che lei si incontrasse con Sesshomaru, ma non era riuscito a fare nemmeno questo. Ed ora, dov’era il suo secondo? Rintanato chissà dove a modificare di nuovo il suo corpo, con la scusa di fortificarsi contro i colpi della Tessaiga di Inuyasha! Soichiro era stato deluso troppe volte per credere ancora a queste scuse. Secondo lui, Naraku si era semplicemente nascosto per attendere tempi migliori.
«Ma quali tempi migliori?! Se Sesshomaru trova le sue risposte, qui siamo alla frutta!- ringhiò Soichiro, incenerendo i dispacci che aveva in mano e mettendosi a camminare in tondo per la stanza come un felino irrequieto- Già ho dovuto concedergli tregua per riorganizzare l’esercito…Naraku non ha saputo avere ragione di quel moccioso di Inuyasha e Sesshomaru ha incontrato chi non doveva assolutamente incontrare. Può andare peggio di così?»
Soichiro non intendeva accettare una risposta positiva a questa domanda. Avrebbe accelerato i preparativi per l’attacco massiccio che stava organizzando da mesi. Inoltre, c’era un’altra cosa che voleva fare.
«Kiokumushi! Dov’è Kiokumushi?» esclamò nella grande sala vuota. Un istante dopo, un demone della famiglia degli insetti forbice comparve dalle ombre e gli si inchinò di fronte.
«Kiokumushi è sul confine, vostra maestà.- mormorò la spia- Volete che gli porti un messaggio?»
«Sì. Digli di trovare il nascondiglio di Naraku, al più presto.» gli ordinò Soichiro, secco.
«Oh…avete bisogno dei suoi servigi, Soichiro-sama?» chiese lo yokai, che apparteneva segretamente alla fazione dell’hanyo. Il sogghigno di Soichiro fu letale.
«Non più.» disse.


***


Inuyasha si illudeva se pensava che la questione si fosse conclusa con le due strampalate conversazioni avute quella mattina presto. Gli altri, ovviamente, volevano conoscere il risultato delle sue indagini e lui fu costretto a ripetere tutto fin nei minimi dettagli mentre si allontanavano da Mutsuka. Camminavano in gruppo, al centro dello schieramento. In testa c’era Sesshomaru, lontano e indifferente come al solito, con accanto Jaken che cercava di tenere il suo passo. Poco dietro di loro c’erano Rin e Shippo su Kirara, i quali chiacchieravano amabilmente con le loro voci squillanti. I quattro amici avevano alle spalle Anna, che faceva da retroguardia ad una certa distanza. Secondo lei e Sesshomaru, la zona era piuttosto irrequieta e dare un’occhiata in tutte le direzioni non era una precauzione inutile ‘vista la quantità di deboli ningen che ci seguono’, per citare le parole di Sesshomaru.
Gli altri non avevano da replicare, in quanto questo permetteva loro di discutere della situazione, posto che non avessero alzato troppo la voce.
«Insomma, ci siamo sbagliati?» disse alla fine Sango, pensierosa.
«Io non credo affatto che ci siamo sbagliati.- disse Kagome, cocciuta- Erano entrambi arrabbiati, no? Anche Inuyasha dice cose sgradevoli quando è arrabbiato.»
«Tu no, vero?» disse Inuyasha, seccato.
«Quello che Kagome vuole dire, è che hai probabilmente scelto il momento meno opportuno per indagare. Inoltre, può sempre essere che nessuno dei due si sia ancora accorto di cosa significa questo interesse reciproco.- interloquì Miroku, facendo tintinnare il suo shakujo- Sesshomaru è notoriamente poco portato all’introspezione e Anna…non credo di sbagliare dicendo che sia molto orgogliosa. E’ un insieme potenzialmente pericoloso.»
«Pericoloso soprattutto per la profezia.» sbuffò Inuyasha. Scosse il capo: quell'obiezione iniziava a suonargli stantia sulle labbra.
«Anch’io credo che Anna sia una donna orgogliosa, ma…- mormorò Sango- Sì, credo che provi qualcosa per Sesshomaru. Mi ricorda un po’ il mio comportamento, ai tempi in cui…»
«…in cui ci siamo conosciuti?» finì per lei Miroku, stringendole le mani e fissandola con occhi intensi. Sango arrossì e balbettò una negazione poco convinta, poi si irrigidì quando la mano del monaco scese ad accarezzarle il fondoschiena. Un attimo dopo, cinque dita erano stampate sulla guancia di Miroku come un marchio a fuoco.
«Non cambi mai, eh?» disse Sango, tra i denti, imbarazzata oltre misura. Miroku ridacchiò, dimostrando di non essersela presa per lo schiaffo.
«Allora, che facciamo? Lasciamo perdere o insistiamo?- chiese Inuyasha, sbuffando- Sinceramente mi sono stufato di star dietro a questa faccenda.»
«Direi che potremmo evitare di interpellare di nuovo i diretti interessati. Tanto, non se ne ricava nulla.- disse Miroku- Potremmo però indagare con sottigliezza sul passato di Anna, come ti dicevo stamane. Dopotutto, ci troviamo di fronte a strane coincidenze e sappiamo che Anna non ci ha rivelato tutta la verità. Non vedo niente di male nell’interrogare un po’ la piccola Rin.»
«Interrogare Rin?!» sbottarono in coro le due ragazze.
«Chiacchierare con lei, se preferite.» disse il monaco, sorridendo. Sango e Kagome si scambiarono un’occhiata, poi annuirono con riluttanza.
«Beh…va bene. Cerchiamo però di non forzarla.» mormorò la miko.
«Shippo! Rin! Perché non camminate con noi?» disse Miroku ad alta voce, con uno dei suoi sorrisi migliori. I due bambini si voltarono verso il gruppo e spronarono Kirara a raggiungerli. Il demone gatto si trasformò per riposarsi un po’ tra le braccia della padrona, Shippo si mise tranquillamente a camminare e Miroku, scherzoso, si issò la piccola Rin sulle spalle, strappandole un gridolino gioioso.
«Stai comoda, lassù?» chiese il monaco.
«Sì, grazie Miroku-sama!» disse la bambina, ridendo. Sango trattenne un sorriso nel vedere il monaco interagire con Rin con tanta facilità. Miroku ci sapeva fare con i bambini.
«Avevate qualcosa in particolare da dirci?» chiese Shippo, piuttosto contrariato che il suo tête-a-tête con Rin fosse stato interrotto. Passare il tempo chiacchierando con lei non gli dispiaceva per niente.
«Niente di particolare, ma ultimamente stai tenendo la piccola Rin tutta per te, Shippo, e non è cortese.- disse Miroku, facendo avvampare Shippo e strappando un’altra risatina a Rin- Rin inizierà a dimenticare perfino i nostri nomi, se non parliamo mai.»
«Miroku, che intendi dire?!» sbottò Shippo, paonazzo.
«Miroku-sama, Rin non potrebbe mai dimenticare i vostri nomi!» rise Rin, stando allo scherzo.
«Dici così, ma lo so che il tuo amore va solo ad Anna-san, Sesshomaru e Shippo…» sospirò Miroku, melodrammatico. Rin negò con veemenza, sempre ridendo, e lo scherzo continuò ancora per un po’.
«Incredibile…Miroku riesce ad ingannare le donne perfino quando sono ancora delle bambine.» disse piano Inuyasha, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Kagome e Sango.
«Tranquillo, Shippo…» disse invece Kagome, vedendo che il piccolo yokai non sapeva se essere più geloso o più imbarazzato. Finalmente, Miroku iniziò con le sue domande.
«Rin, ci chiedevamo…quand’è il compleanno di Anna-san?»
«Oh, è…» fece per rispondere d’impulso la bambina, poi si bloccò e parve riflettere. «Beh, una volta era alla fine dell’estate.- mormorò- Però Rin pensa che adesso Anna-nee-chan lo abbia abbandonato come le altre cose umane, quindi forse il suo nuovo compleanno è il giorno della battaglia a Seimei.»
«Chissà perché Anna-san desidera dimenticare tutto.- continuò Miroku, fingendosi pensieroso- Immagino che il suo passato sia stato piuttosto triste.» Rin non rispose e il monaco continuò prendendo l’argomento un po’ più alla larga. «Sai, tutti noi abbiamo vissuto momenti molto brutti, quindi ci sentiamo di capire una persona che ha sofferto. Io, per esempio, ero minacciato da una maledizione.»
«Davvero?!» sbottò Rin, stupita. Miroku sollevò la mano coperta dal rosario.
«Il mio Vortice, che ora è un’arma ai miei comandi, una volta era la mia maledizione. Un giorno si sarebbe ingrandito troppo e mi avrebbe divorato.- disse, e non finse l’amarezza che gli si insinuò nella voce- Ho vissuto anni sull’orlo del baratro e vorrei lasciarmeli alle spalle. Anche Inuyasha, Kagome e Sango hanno sofferto molto, combattendo contro Soichiro e Naraku.»
«Per questo non chiediamo nulla ad Anna.- disse Sango, sentendosi un pochino in colpa per quel trucchetto- Non ne abbiamo il diritto, visto che anche noi siamo restii a parlare di certe cose.»
«Rin è sicura che Anna-nee-chan ve ne parlerà, prima o poi, perché siete amici adesso.- disse Rin, convinta- Rin non può dire niente perché ha giurato…e poi erano tutti cattivi, per cui non vale la pena di ricordarselo. Se non ci fosse stata Anna-nee-chan, Rin sarebbe forse morta di fame. Le sorelle di Anna-nee-chan…» Si zittì di colpo.
«Anna ha sorelle?- chiese Miroku, con noncuranza- Sai, Sango e Kagome, invece, hanno entrambe un fratello minore.» 
«Davvero?» chiese Rin. Inuyasha storse la bocca nel notare come Miroku riusciva puntualmente ad alleggerire il discorso quando Rin si lasciava scappare qualcosa.
«La mia dolce Sango era stata mandata a sposare Sesshomaru, lo sai?» chiese Miroku, melodrammatico. Rin spalancò la bocca per la sorpresa e non sembrò molto contenta della cosa. Sango rise.
«Per fortuna non è andata così.- disse- Sto con Miroku, che per quanto sia un monaco libertino…»
«Sango!» sospirò Miroku, fingendosi affranto.
«E’ un peccato che Anna non sia una principessa.- disse Kagome, guardando Rin con un sorriso dolce- Lei e Sesshomaru starebbero bene insieme, non trovi?»
«Oh, sì!- rispose subito Rin, poi parve pentirsi di quanto detto- Cioè…a Rin piacerebbe…se Anna-nee-chan fosse una principessa…»
«Davvero ti piacerebbe vedere insieme Anna e Sesshomaru?» chiese Shippo, stupito.
«Secondo Rin sono fatti l’uno per l’altra.- disse la bambina, sporgendosi da sopra la testa di Miroku per parlare con il kitsune- Secondo te no, Shippo?»
«Perciò secondo te Anna è innamorata di Sesshomaru?» chiese Inuyasha, intervenendo per la prima volta. Rin fece un sorriso smagliante.
«Certo! E anche Sesshomaru-sama si è innamorato di Anna-nee-chan!- disse, sicura- Perché, voi non ve ne siete ancora accorti?»
La sua totale sicurezza sbalordì i presenti. Se l’innocenza non diceva altro che la verità, allora i loro sospetti trovavano una decisa conferma.
«Ovviamente Rin sa che Sesshomaru-sama sta cercando una principessa, ma Rin è convinta che alla fine sceglierà Anna-nee-chan.- continuò la bambina, quasi battagliera- A voi non dispiace, vero?»
«Ah…no…» balbettò Miroku, ancora sorpreso dalla decisione della bambina. Una voce gelida alle loro spalle mise fine alla discussione e li fece rabbrividire tutti quanti.
«Perché non chiedete a me se mi dispiace o meno?»
Quando si voltarono, Anna era a pochissimi passi da loro e li scrutava con un’espressione davvero allarmante.

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Capitolo 13
*** 13 - La principessa Isuzu ***


Author's note: Scusate se non ho risposto ai vostri commenti (tutti incentrati su una frase di Sesshomaru che ha fatto scalpore! XDDD) ma tra il trasloco e i miei malanni non so più da che parte sono girata! Entra in scena un nuovo personaggio! Vi piacerà? Ho i miei dubbi...^__^

CAPITOLO 13

LA PRINCIPESSA ISUZU


Erano stati proprio sorpresi in flagrante. Presi com’erano dalla conversazione con Rin, non si erano accorti che Anna aveva accorciato le distanze da loro. A giudicare dall’espressione tempestosa sul suo volto, questa distrazione poteva rivelarsi un grave errore.
«Oh…Anna-san…- disse Miroku, con un sorriso nervoso- Stavamo chiacchierando un po’…»
«So di cosa parlavate.- tagliò corto Anna, fissandoli a braccia conserte con quei suoi occhi terribili- Ho sentito dalla prima all’ultima parola. Il mio udito è molto migliorato da quando sono una yokai. Anzi, mi stupirei se Sesshomaru non avesse colto l’argomento della vostra…chiacchierata.» Spostò un attimo lo sguardo sulla figura bianca che, avendo continuato a camminare, era già lontana. «Per fortuna mia e vostra deve aver deciso di ignorarvi.» finì.
«Stavamo solo facendo ipotesi…» mormorò Kagome, sentendosi in colpa.
«Su me e Sesshomaru? Toglietevele dalla testa.- disse Anna, con una smorfia- Sapete meglio di me che Sesshomaru sta cercando una principessa. Che c’entro io?!»
«Si facevano castelli in aria, Anna-san.» sospirò Miroku, deluso.
«Feh! Non c’è bisogno di avere quell'atteggiamento contrito!- sbottò Inuyasha, seccato- Ehi, Anna! Comincia con il raccontarci la tua vera storia!»
«Inuyasha!» protestarono in coro Kagome e Sango.
«E’ normale che ci facciamo i castelli in aria se non sappiamo con chi abbiamo a che fare.- tagliò corto lui- Tu e Sesshomaru vi comportate in maniera strana l’una con l’altro, senza contare che sei stata tu a dargli l’imbeccata per il Meidozangetsuha. Vuoi che non mi vengano dei sospetti?»
Anna sembrò piuttosto colpita da questa osservazione. Arrossì appena, poi divenne pallida.
«Era solo un suggerimento.» mormorò.
«Che sarebbe dovuto venire dalla principessa della profezia!- sbuffò Inuyasha, sempre aggressivo- Come ce la spieghi? Anna…che sta succedendo tra te e Sesshomaru?»
«Assolutamente niente.- disse lei, di nuovo rigida e altera- Egli è il mio sovrano e io sono al suo servizio. Punto e basta.» Alzò una mano per prevenire le rimostranze di Inuyasha. «In ogni caso, capisco che non vi fidate di me, né della mia storia.»
«Non è che non ci fidiamo di te, Anna. Sappiamo che sei una persona per bene.- disse Sango, seria- Io e Miroku, però, abbiamo colto frammenti delle tue conversazioni con Koga. Sappiamo che non ci hai raccontato tutta la verità.»
«In ogni caso, ne avevamo avuto il sospetto fin dal principio.- aggiunse Miroku, gentile- Non era difficile capire che avevate qualcosa da serbare dentro di voi.»
Anna abbassò lo sguardo, pensierosa. «Capisco…sicché sono una pessima bugiarda. Non credevo.» mormorò.
«Se capisci, allora sputa il rospo, dannata!» la incitò Inuyasha, con una smorfia. Kagome gli infilò un gomito nelle costole, contrariata dalla sua aggressività. Anna rimase in silenzio.
«Anna-nee-chan…sei arrabbiata?» chiese Rin, estremamente preoccupata. Anna scosse il capo e sospirò.
«Non sono arrabbiata, Rin-chan. Immaginavo che prima o poi…- scrollò le spalle- Va bene, vi racconterò tutto…ma non adesso.»
«Cosa?!» esclamò Inuyasha, ma Kagome gli strinse il braccio per zittirlo.
«Quando, Anna?» chiese la miko, in tono tranquillo.
«Dopo che Sesshomaru avrà trovato la sua principessa. Se dovremo combattere insieme, devo darvi modo di fidarvi di me.- disse Anna, con un sorriso tirato in cui Kagome vide una certa tristezza- Vi racconterò la vera storia della mia vita. In ogni caso, non aspettatevi niente di eclatante…Non ho cambiato di molto la mia storia. A grandi linee, si adatta a ciò che vi ho già narrato.» Il suo sorriso divenne cinico. «Desidero, però, che non diciate nulla di tutto questo a Sesshomaru.»
«Perché?» chiese Shippo, perplesso.
«Perché complicherebbe le cose. Ve lo assicuro.» sospirò Anna. 
Gli amici si guardarono, poi uno ad uno annuirono, accettando la condizione. Inuyasha incrociò le braccia sul petto e sbuffò. Tutti quei segreti e sotterfugi gli davano sui nervi. Anna rise piano, prese Rin dalle spalle di Miroku e la fece sedere sulle proprie per farle capire che non era arrabbiata con lei.
«Coraggio, Inuyasha. Se tutto va bene, non dovrai attendere molto.» disse.
«Che vuoi dire?» brontolò lui, di cattivo umore.
«Non sapete chi è la prossima principessa sulla nostra strada?» chiese Anna, sollevando appena un sopracciglio. Miroku estrasse da sotto la sua veste nera un rotolo di pergamena. Ne svolse la parte terminale.
«A cinque giorni di viaggio, la famiglia Barashi di Rookan.- lesse- Due figli, una maschio e una femmina.»
«Il maschio è l’erede del casato. Era in trattativa con i Seimei per un matrimonio d’interesse.- spiegò Anna, seria- La figlia femmina ha più o meno la mia età e si chiama Isuzu. Ha la fama di essere la donna più bella di Nishi, in quanto pare che nelle sue vene scorra una lontana traccia di sangue demoniaco.»
«Sangue demoniaco?!» sbottò Inuyasha.
«La donna più bella di Nishi?!» esclamò Miroku, subito interessato. L’occhiataccia di Sango lo rimise nei ranghi.
«Ha lasciato tracce solo nella sua beltà, che è effettivamente al di là dell’umano.- tagliò corto Anna, facendo un gesto vago- E’ un’abile diplomatica, non combatte in prima persona ma è una brava stratega. Insomma, a mio modo di vedere non esiste una principessa con più possibilità di essere la prescelta di Sesshomaru.»
«Non ce ne avevi mai parlato prima.» disse Kagome, piano.
«Non ci avevo pensato.- ammise Anna- In ogni caso, credo riassuma in sé tutte le caratteristiche della profezia, senza contare che forse Isuzu è l’unica che potrebbe sopportare di vivere per sempre come un soprammobile.» La voce di Anna si fece aspra. «Per lei l’onore della sua famiglia è al primo posto nei valori. L’idea di imparentare i Barashi con Sesshomaru la farà ardere di gioia.»
Non colse lo sguardo di Kagome a quell'uscita a causa della domanda di Shippo.
«Pensi davvero che Rookan possa essere la nostra ultima tappa?» chiese il kitsune.
«Sei stanco di viaggiare, Shippo-chan?» rise Anna.
«Sì e no. Se non procedessimo a tappe forzate, sarebbe più divertente.» sospirò Shippo, facendo ridere Rin.
«Una principessa tanto bella…- mormorò Miroku, mentre riprendevano il cammino- Sango, tu non la conosci?»
«Mi era giunta qualche vaga voce della sua bellezza, ma non ci ho fatto molto caso.- disse Sango, sistemandosi l’Hiraikotsu in spalla- Non erano fatti che mi interessassero.»
«L’importante è che troviamo questa principessa e la facciamo finita.- borbottò Inuyasha- Mi sono rotto le scatole di tutta la faccenda.» 
Nessuno si accorse di quanto Kagome si fosse fatta pensierosa. Procedeva accanto a Inuyasha tenendo basso lo sguardo, la fronte corrugata per la concentrazione. Lei non aveva creduto affatto all’atteggiamento noncurante di Anna. Le era sembrata troppo pronta a raccomandare quella principessa per Sesshomaru, come se si volesse liberare da un peso. Continuava ad esserci qualcosa che non quadrava, nella faccenda, perché il tono di voce di Anna le aveva lasciato intendere piuttosto chiaramente che la yokai non aveva una grande stima della principessa Isuzu, nonostante ne avesse oggettivamente elencato i pregi. Era come se volesse affiancarla a Sesshomaru per ripicca…
Inoltre, Kagome aveva notato una cosa che forse agli altri era sfuggita. Anna, fin da quando l’avevano incontrata, si era dimostrata una persona molto cortese e attenta alle formalità, come se avesse ricevuto un’educazione di un certo rilievo. Ciò non sorprendeva, se si teneva conto che Anna aveva lavorato per i Seimei…sempre che ciò corrispondesse al vero. Ultimamente, però, Anna si stava lasciando andare con loro, forse perché si sentiva a suo agio, ed era venuta alla luce una certa vena autoritaria nel suo modo di parlare, una propensione a far pesare le sue idee…come se fosse abituata ad essere ascoltata e obbedita da chi le stava intorno. Ma se era solo una guerriera, questo non era plausibile…
A coronare queste piccole incongruenze, Kagome aveva notato che Anna, qualche momento prima, aveva chiamato la principessa per nome senza usare il minimo suffisso rispettoso…come se stesse parlando di una pari.
“Anna non è soltanto una guerriera. Sa troppe cose, ha un carattere troppo orgoglioso per essere stata a servizio tutta la sua vita.- pensò, guardandola di sottecchi- E poi, perché vuole raccontarci la sua storia solo dopo la scelta di Sesshomaru? E’ come…come se volesse mettersi al sicuro.”
Questo era pazzesco, eppure aveva una sua logica. E se Anna avesse mentito loro perché spaventata dalla profezia? Se lei fosse stata una principessa, e non una guerriera, e per questo Soichiro e Naraku l’avessero presa di mira? Se lei fosse stata…la principessa Seimei data per morta dal padre?! Al pensiero, sobbalzò, tanto che Inuyasha smise di parlare con Miroku e si voltò verso di lei.
«Kagome, tutto bene?» chiese. Lei annuì, aggrappandosi inconsciamente al suo braccio. L’ipotesi era del tutto campata per aria, ma ora che l’aveva formulata Kagome non riusciva più a levarsela dalla testa. Guardò Anna, che rideva con Rin e Shippo, e si sentì stringere il cuore.
“Stai scappando da un destino preimposto, Anna?” si chiese, avvertendo con un certo allarme che le stava venendo da piangere.
«Ehi…davvero stai bene?» le sussurrò Inuyasha, preoccupato nel vederle scintillare gli occhi a quel modo. Kagome annuì e si passò un dito sulle palpebre, sorridendo.
«Mi è andata della polvere negli occhi.» disse, guardandolo con dolcezza. 
Non avrebbe detto nulla agli altri, non ancora. Se le cose stavano come pensava, Sesshomaru non avrebbe mai scelto la principessa Isuzu.

***

«Meidozangetsuha!»
Una falce di luna oscura più della notte stessa tagliò in due i corpi degli yokai nemici, che dopo un istante caddero al suolo in pezzi, con un’espressione sbalordita sul volto. Sesshomaru osservò la spada con occhi cupi, insoddisfatto. Si stava tenendo in costante esercizio, utilizzando le ore della notte per passare il confine e scovare demoni di Soichiro su cui testare la nuova tecnica di Tenseiga. Purtroppo, la falce era tutto ciò che riusciva a ricavare dal Meidozangetsuha e Sesshomaru era certo come dell’aria che respirava che quell'effetto fosse ancora lontano dalla tecnica completa.
«Devo continuare a provare. - mormorò tra sé- Cosa manca?»
Possibile che aver afferrato il concetto non fosse ancora sufficiente per padroneggiare la tecnica? Cos’altro doveva fare? C’entrava ancora una volta quella stupida storia riguardante il suo cuore? La tecnica avrebbe forse marciato di pari passo con la maturazione dei suoi sentimenti?
«Sciocchezze.» disse Sesshomaru, rinfoderando la spada con un gesto secco. Solo pensare ad una cosa simile lo irritava. Inoltre, gli riportava alla mente la discussione avuta con Inuyasha un paio di mattine prima. Come diavolo era passato per la mente bacata di suo fratello che lui potesse essersi innamorato di quella neko-yokai?! Gli si era presentato davanti, tutto agitato, ricordandogli che la profezia gli metteva accanto una principessa, non una guerriera! Bah…stupido. Era ovvio che il Grande Sesshomaru non avrebbe mai provato dei sentimenti del genere per un essere inferiore. Inuyasha si era davvero cotto il cervello.
Il gruppetto di ficcanaso aveva insistito anche con la donna, da quanto aveva udito della loro discussione di un paio di giorni prima. Non si riusciva a capire se temessero o sperassero che la donna provasse dei sentimenti per lui. Sesshomaru desiderava solo che la smettessero di parlare di cose così inutili e di ficcarle in testa idee bacate, prima che perdesse la pazienza e decidesse di prenderli tutti a cazzotti e rispedirli a casa con fratture multiple. 
Vero era che la donna aveva almeno in minima parte la sua considerazione. Si era impegnata per ovviare alle sue debolezze e mancanze, si era allenata con impegno e in combattimento si era comportata bene. Aveva un buon istinto di combattente, al momento di uccidere le si accendeva la luce giusta negli occhi. Inoltre, era intelligente. Sapeva pensare alle cose mettendole in relazione tra loro ed esponeva in maniera chiara i suoi pensieri. Era una persona che poteva rivelarsi utile e Sesshomaru non pensava questo di molti esseri al mondo…Corrugò la fronte quando una vocina dentro di lui gli rammentò che, oltre a ciò, la trovava anche bella.
«Sciocchezze.» disse di nuovo, nonostante la sua mente indugiasse sull’immagine di lei seminuda sulla riva del lago, con l’acqua che le luccicava sulla pelle come argento.
Fu distratto da questo ricordo scomodo dalla sensazione che vi fosse qualcuno a spiarlo. Non avvertiva nessun odore particolare, però…Scattò in un balzo, sferrando una tremenda unghiata che segò un paio di grossi rami d’albero. Una figura biancovestita scartò all’indietro, evitandolo per un soffio. La risata gutturale ne tradì subito l’identità.
«Naraku.- disse Sesshomaru, fermandosi davanti al nemico avvolto nella pelle di babbuino- O meglio…uno dei suoi fantocci.»
«Sei di naso fino, Sesshomaru, come sempre.- rise Naraku, sarcastico- E’ parecchio tempo che non ci vediamo.»
«Il piacere è stato tutto tuo.» disse Sesshomaru, stringendo gli occhi in due fessure e preparandosi a dilaniare il burattino fatto di terra. Naraku rise ancora, piano.
«Noto che stai padroneggiando una nuova tecnica. C’entra forse quella donna?» chiese, sottile. Sesshomaru corrugò la fronte, ma non rispose. Lo infastidiva ricordare la connessione tra Naraku e Anna. «Mi sembra comunque evidente che sei ancora lontano dal padroneggiare la tua spada. Ho tempo di fare ciò che devo.- disse Naraku- Per ora ti devo lasciare. Ho altri impegni che mi chiamano.»
Sesshomaru scattò e dilaniò il burattino, che cadde a terra in un mucchio di terriccio su cui spuntava il fantoccio di legno che lo animava. La voce di Naraku rise ancora.
«Presto sarò più forte di quanto potete immaginare, Sesshomaru. Non ho fretta, né timore delle vostre spade. Io cambierò i termini della profezia.- disse- Soichiro sarà il primo ad accorgersene. E dopo, toccherà a voi.»
Sesshomaru spaccò il fantoccio tra le dita, seccato da quelle chiacchiere. E così, Naraku aveva infine deciso di tradire il suo sovrano? Credeva forse che questo l’avrebbe reso qualcosa di diverso dallo stupido hanyo che era? Si ingannava, se pensava una cosa simile.
«Ti mostrerò quanto poco saggio da parte tua sia non temere il potere della mia spada.» mormorò, prima di lasciare i resti del burattino alle sue spalle e tornare al Nishi.

***

«Ha altro da fare?!»
«Sta per tradire Soichiro. Ce lo aspettavamo.»
«Sì…ma non credevo l’avrebbe fatto così presto. E non capisco perché si sia preso la briga di dirtelo.» Inuyasha corrugò la fronte, mentre incrociava le braccia sul petto. «Quel dannato è in grado di cambiare il suo aspetto  assorbendo demoni o mutando funzione a parti del suo corpo. Non so cosa abbia in mente al momento.»
«Parli come se lo temessi, Inuyasha.» lo provocò Sesshomaru, con un sorrisetto sarcastico. Inuyasha lo fulminò con un’occhiata.
«Io non lo temo. Lo ucciderò a qualunque costo.- ringhiò- Comunque, credo difficile che possa sbarazzarsi di Soichiro con tanta facilità…altrimenti la profezia dove va a finire?»
«La profezia…» mormorò Sesshomaru, fissando le fiamme. 
Era notte inoltrata ed erano accampati a qualche ora di viaggio dalla loro prossima tappa. Gli altri dormivano, Anna compresa, e i due fratelli sedevano accanto al fuoco che si andava spegnendo. Sesshomaru aveva aspettato ancora un paio di giorni per parlare del suo incontro con Naraku, non per un motivo specifico ma perché gli era parsa una conversazione del tutto inutile. Inuyasha, invece, la pensava diversamente. Le parole di Naraku lo avevano allarmato.
«Ah, ci fossi stato anch’io…» disse, stringendo i pugni dalla rabbia.
«Era un fantoccio, Inuyasha. Quell'hanyo dev’essersi nascosto da qualche parte, se davvero è impegnato nella trasformazione del suo corpo.» osservò Sesshomaru, indifferente.
«Beh, tutto ciò che avrei voglia di fare al momento è setacciare Higashi per trovarlo e ucciderlo con Tessaiga.- disse Inuyasha, con una smorfia rabbiosa- Purtroppo non posso. Non so dove andarlo a cercare e aggirarmi per il territorio nemico farebbe scatenare di nuovo la guerra con tutta la sua forza. Già le tue incursioni sono pericolose…»
«Non dovrai attendere a lungo.» disse Sesshomaru, con un lampo omicida negli occhi. Non appena avesse avuto la piena potenza del Meidozangetsuha dalla sua, avrebbe riorganizzato le sue armate e invaso Higashi, mettendo fine a quella dannata guerra. Inuyasha prese un rametto, stuzzicando il fuoco.
«Secondo Anna, stavolta incontreremo la principessa della profezia.» disse, spiando di sottecchi la reazione del fratello. Lo vide prestargli immediata attenzione, il volto fine cupo e corrucciato.
«Che ne può sapere, quella donna?» chiese, secco. Inuyasha storse la bocca nel rendersi conto che Sesshomaru si ostinava a non chiamare Anna per nome. Questo avrebbe dovuto tranquillizzarlo; invece, chissà perché, gli dava fastidio. Era come se Sesshomaru si costringesse a tenere la neko-yokai ad una certa distanza. Una scelta poco coerente, dopo che le aveva permesso di chiamarlo solo per nome…e Sesshomaru non era mai stato incoerente in vita sua.
«Dice che la principessa Isuzu è di una bellezza superiore a quella umana, che è una brava stratega e che tiene molto al prestigio della sua famiglia. Secondo lei, non c’è una donna più adatta a te in tutto Nishi.» spiegò Inuyasha.
«Questo sarò io a deciderlo.» tagliò corto Sesshomaru.
«Feh! Allora vedi di deciderti in fretta!» disse Inuyasha fra i denti, seccato, guadagnandosi un’occhiata che avrebbe incenerito una quercia. Questo pose fine alla loro conversazione e in silenzio attesero che arrivasse l’alba e gli altri si svegliassero. Poco dopo il sorgere del sole, il gruppo fece una breve colazione, dopodiché tornò a mettersi in marcia su quel territorio pianeggiante e boscoso. Inuyasha rimase di cattivo umore per tutta la mattina, ma non condivise con gli altri le ultime notizie su Naraku. Per il momento, era inutile che gli altri si preoccupassero di ciò che stava succedendo in Higashi. Avevano già abbastanza a cui pensare rimanendo nel Nishi.
Raggiunsero Rookan nelle prime ore del pomeriggio. Si trovarono davanti una vera e propria città, non appena sbucati da una macchia di alberi. Era cinta da una solida muraglia, ben pattugliata dalle guardie del nobile Barashi come si conveniva ad una città di frontiera sempre pronta ad un attacco nemico. Al centro del villaggio svettava il castello del nobile, una costruzione imponente.
«Rookan è di certo una città con tutti i crismi.- disse Sango, la cui famiglia governava un villaggio molto più piccolo- Qualcuno fra voi l’aveva mai visitata?»
«Io no. Ci sono un sacco di posti nel Nishi dove non sono mai stato.- borbottò Inuyasha, poco impressionato- E tu, Sesshomaru?»
«Io ci sono già stato.» rispose lui, senza prestargli veramente attenzione. Continuò a camminare senza dire più nulla.
«Ah, ma quanti aneddoti ci ha fornito…» sbuffò Inuyasha, seccato.
«Non pretenderai che Sesshomaru-sama si perda in chiacchiere su un mero villaggio di ningen?!» disse Jaken con la sua vocetta gracchiante.
«Sono pur sempre suoi sudditi, Jaken. Non li denigrerei così, fossi in te.» disse Miroku, con un’occhiata che convinse il piccolo rospo ad accelerare il passo per raggiungere il suo padrone.
«Io mi fermo qui.» disse Anna in quel momento, facendoli voltare verso di lei. Anche Sesshomaru si fermò, cosicché Jaken andò a sbattere contro la sua gamba, profondendosi poi in scuse.
«Anna…non vieni nemmeno stavolta?» chiese Shippo, dispiaciuto.
«Preferisco aspettarvi qui.» disse lei. Il suo sorriso era duro e freddo.
«Nee-chan, resto con te!» esclamò Rin. Anna scosse il capo.
«No, Rin, tu vai pure con loro.» le disse la neko-yokai, e il suo sorriso si riscaldò un po’.
«E se ti ordinassi di seguirci, stavolta?»
Anna alzò lo sguardo di scatto su Sesshomaru, incontrando lo sguardo gelido dei suoi occhi d’ambra. Parve perdere per un attimo la sua imperturbabilità, poi si inchinò lievemente.
«Ti prego di non farlo. Non voglio essere messa nella condizione di doverti disobbedire.» disse, facendo perdere il fiato agli altri. Anna doveva avere un gran fegato, per dire a Sesshomaru una cosa del genere! I presenti attesero che Sesshomaru la sferzasse con parole dure o passasse addirittura alle vie di fatto, ma nulla accadde. Gli occhi ambrati e quelli azzurri continuarono a sfidarsi senza considerazione per quanti stavano loro attorno, poi Sesshomaru voltò le spalle ad Anna e si incamminò senza aggiungere una parola.
Il gruppo tornò a voltarsi verso Anna.
«Va bene così. Non preoccupatevi per me.» disse lei. 
«Ma Anna…perché ti ostini a non voler entrare con noi?» chiese Sango, sconcertata. Da lontano giunse la voce gracchiante di Jaken che annunciava l’arrivo del suo padrone e quale onore questo fosse per Rookan. Anna alzò una mano e sorrise.
«Andate, o rimarrete chiusi fuori.- disse- Arrivederci. Mi aspetto di vedervi tornare con buone nuove.»
Visto che Kagome e gli altri non sapevano decidersi, Inuyasha afferrò Kagome per un polso e se la tirò dietro dicendo: «Feh! Arrangiati un po’, dannata testarda!» Gli altri, dopo un attimo, lo seguirono. Rin rimase girata verso Anna, sentendo tante parole che non poteva pronunciare chiuse a malapena dietro le sue labbra. Vide Anna sorriderle di nuovo e salutarla con la mano. Poi, Kirara di inoltrò nella via principale di Rookan e il via vai della gente le precluse la vista della neko-yokai. Una mano le si posò sulla spalla.
«Coraggio, Rin-chan.- le disse Shippo, sorridendo- Se tutto va bene, questa principessa Isuzu sarà quella giusta e potremo tornare a casa.»
Il piccolo kitsune si stupì e preoccupò non poco quando vide il viso di Rin rabbuiarsi, i suoi occhi nocciola incupirsi.
«Se Sesshomaru-sama sceglie Isuzu-sama, Rin non sarà felice.- sentenziò la bambina, con gli occhi improvvisamente lucidi di pianto- Nessuno sarà felice e tutto andrà male!»
«Rin, perché dici così?» chiese Shippo, attonito. La terribile sicurezza con cui Rin stava facendo quell'osservazione non sembrava un semplice capriccio di bambina…
«Ehi, voi due! State rimanendo indietro!» li chiamò Miroku, interrompendoli. Rin acchiappò una mano di Shippo e si mise a correre per raggiungere gli amici, sfoderando di nuovo il suo sorriso e impedendo al kitsune di farle altre domande.

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Capitolo 14
*** 14 - Il segreto di Anna ***


Author's note: Ci siamo, ci siamo! Sesshomaru sta per scoprire una cosa importante! Una donna pericolosa entra nelle vite dei nostri amici! E Naraku...beh, cos'altro potevate aspettarvi da lui?...

CAPITOLO 14

IL SEGRETO DI ANNA


Furono accolti al castello dai due figli del nobile Barashi, in quanto quest’ultimo era partito da un paio di giorni per un giro d’ispezione delle terre a lui affidate. Il principe Guzao e la principessa Isuzu si fecero trovare davanti all’ingresso della costruzione principale e si inchinarono rispettosamente a Sesshomaru. Entrambi erano sulla ventina e si distinguevano per una bellezza superiore rispetto allo standard umano. Lineamenti perfetti, pelle chiara, occhi neri e capelli lisci e lucidi come ossidiana. Gente non abituata a vedere una simile perfezione doveva certamente rimanere abbagliata da tanta bellezza, ma Kagome ritenne, con un certo senso di soddisfazione, che le parole di Anna a tal proposito fossero state un po’ esagerate. Per quanto bellissima, infatti, la principessa Isuzu non superava Anna. Le mancava qualcosa negli occhi…erano troppo freddi per ispirare simpatia.
«Siamo lieti di avervi a Rookan, principi di Nishi.- disse Guzao, facendo loro cenno di entrare- Io, Guzao, e mia sorella Isuzu vi diamo il benvenuto. Ci è giunta novella della vostra ricerca. Se volete seguirci, potremo discorrere in privato, lontani da orecchie indiscrete.»
Sango e Kagome si scambiarono un’occhiata. E così, a Rookan era giunta voce della ricerca di Sesshomaru? Anna non mentiva quando diceva che i figli del nobile Barashi si occupavano con costanza di quanto accadeva nel Nishi! Entrarono nel fresco atrio del castello, dove Guzao invitò le signore e i bambini ad accomodarsi in un’altra ala del castello.
«Rifocillatevi e riposatevi, mie signore. Spero che la nostra ospitalità vi soddisfi.- disse il principe, con un sorriso cortese ma piuttosto professionale- Quando la nostra conversazione sarà finita, sarà mio privilegio mostrarvi i giardini della nostra dimora.»
Le ragazze, per non apparire maleducate, non poterono far altro che accettare. A Kagome, però, la mossa non piacque affatto. Afferrò Inuyasha per un gomito, prima di essere condotta altrove.
«Inuyasha, stai bene attento a Sesshomaru.- gli sussurrò- Quella donna è furba.»
«Furba? Perché?» chiese Inuyasha. Isuzu non aveva ancora aperto bocca, limitandosi a sorridere delicatamente stando a fianco del fratello.
«Non mi piace. Sono sicura che le tenterà tutte. Non lasciare che Sesshomaru si faccia abbindolare!» mormorò.
«Kagome, ti posso ricordare che siamo qui proprio perché si faccia abbindolare?» chiese Inuyasha, sbuffando. L’occhiata omicida di Kagome lo fece indietreggiare di un passo, poi le giovani donne e i bambini, insieme a Jaken, vennero scortati altrove dalla servitù.
«Io Kagome non la capisco…che le è preso?» borbottò Inuyasha. Miroku gli si affiancò, sospirando.
«Te lo spiegherò io, più tardi.- gli disse- Coraggio, andiamo.»
Vennero fatti sedere nella sala delle udienze, su comodi cuscini. Tè e dolcetti erano stati approntati per loro, e Miroku e Inuyasha approfittarono dell’uno e dell’altro con parsimonia, l’uno per cortesia e l’altro per sfogare il nervosismo che l’occhiata di Kagome gli aveva instillato. Sesshomaru, come ovvio, non toccò nulla. 
Il Signore di Nishi ascoltò le parole del fratello maggiore, Guzao, che gli illustrava la situazione di Rookan, in costante attacco da parte di una tribù di neko-yokai, al contempo conscio dell’atteggiamento di quella donna, Isuzu. Così, era quella la principessa che Anna si era tanto premurata di raccomandare ai suoi amici…Era bella, su questo non c’erano dubbi, molto più bella di tutte le donne che aveva dovuto visionare dall’inizio della sua ricerca. Fino a quel momento era rimasta in silenzio, comportandosi come si conveniva ad una principessa di alto rango. Non aveva cercato il suo sguardo con malizia, non lo aveva guardato con ammirazione, né aveva mostrato timore. Come già Kagome aveva intuito, Sesshomaru comprese che dietro al bel viso si celava un’intelligenza da non sottovalutare. Quella donna era una calcolatrice. Guzao e Isuzu avrebbero fatto di tutto per metterlo a suo agio nella maniera più consona, perché avevano avuto modo di prepararsi alla sua visita.
“Ma sarò io a decidere.” si disse, spostando il suo sguardo direttamente sulla donna. La principessa Isuzu lo guardò con placida calma, prima di chinare il capo in segno di pudore. Guzao smise di parlare e guardò la sorella.
«So che state cercando moglie, Sesshomaru-sama, e che essa deve rispondere ad alcune caratteristiche precise.- disse il principe- Mia sorella Isuzu possiede molte qualità, ma non sarò io ad elencarvele. Sono suo fratello e non sarebbe conveniente.»
«Vostra sorella è in verità una donna bellissima.» disse Miroku, cortese, sapendo che Sesshomaru sarebbe rimasto ostinatamente muto. Isuzu sorrise appena e Guzao fece altrettanto. 
«La nostra famiglia sarebbe onorata di una tale unione.- continuò Guzao, come se Miroku non lo avesse interrotto- Mia sorella è in età da marito e finora la sua intelligenza e le sue capacità hanno sempre scoraggiato eventuali corteggiatori. I nobili non desiderano una donna che sia loro superiore.»
“Ma non aveva detto che non avrebbe vantato le doti della sorella?” si chiese Miroku, sollevando appena un sopracciglio. Guardò Inuyasha e lo vide cupo. Anche lui aveva notato che l’orgoglio e la vanità di Guzao erano emersi nonostante le parole diplomatiche.
«Non esiste una donna che sia superiore a me.» disse Sesshomaru, abbassando la temperatura della stanza da tanto la sua voce fu gelida. Guzao annuì e Isuzu si inchinò.
«Proprio per questo, forse siete la sola speranza per mia sorella.- continuò Guzao- Isuzu…» La donna guardò il fratello. «Accompagna Sesshomaru-sama ai giardini.- le disse, poi si voltò di nuovo verso Sesshomaru- Lasciate che ella vi mostri se stessa, Sesshomaru-sama. Dopodiché, accetteremo in egual modo qualunque vostra decisione.»
Inuyasha guardò Miroku, ben sapendo che quella era proprio una delle situazioni rischiose che Kagome gli aveva ordinato di evitare. Il monaco si strinse nelle spalle, in quanto non potevano certo mettersi a protestare. Tanto per peggiorare la situazione, Sesshomaru si era alzato, raccogliendo l’invito.
«Sarà mio piacere continuare a conversare con il principe Inuyasha.- disse Guzao, mettendo fine ad ogni dubbio- So che avete combattuto a lungo contro Naraku e desidererei essere edotto sui misteri della Shikon no Tama.»
Inuyasha dovette annuire, anche se non aveva nessuna voglia di chiacchierare. Guardò il fratello che si allontanava, a fianco della donna dai capelli neri, e corrugò la fronte. Avrebbe dovuto sperare che fosse la volta buona, ma l’umore di Kagome lo aveva contagiato. Sentiva che in un modo o nell’altro la scelta di Sesshomaru era vicina. Faticò non poco a tornare a prestare attenzione a Guzao.
Sesshomaru, nel frattempo, uscì nei giardini in fiore della famiglia Barashi, con la principessa Isuzu al fianco. Aveva accettato l’invito più per ripicca che altro, anche se non lo avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso. Che Anna si fosse permessa di raccomandargli quella donna lo indisponeva moltissimo. Le sue parole al momento di separarsi, quel ‘non costringermi a disubbidirti’, continuavano a risuonargli nella testa. Perché le aveva permesso di fare di testa sua? In quel momento avrebbe voluto afferrarla e trascinarla in città per i capelli, ma l’intensità di quel desiderio rabbioso era stata così forte da spingerlo a fare l’inverso e ignorarla. Faceva fatica a controllarsi con quella dannata neko-yokai…perché?
«Avete incontrato Naraku di recente, Sesshomaru-sama?» chiese Isuzu, costringendolo a riportare la sua attenzione su di lei.
«Sì.» disse soltanto, gelido. La bella giovane annuì e i suoi capelli neri scintillarono al sole. Non come i capelli d’oro di una certa neko-yokai, comunque…
«Rookan è in costante lotta, mio signore, e vi sarete accorto del nostro estremo stato d’allarme.- mormorò la donna, con fare composto ma deciso- Altrove, sulla frontiera, gli scontri si sono come sopiti, ma non a Rookan.»
«Tutto questo non durerà ancora a lungo.» disse Sesshomaru, come pregustando il modo in cui avrebbe concluso quella faccenda. Isuzu gli sorrise, un bel sorriso luminoso.
«Ne sono certa, Sesshomaru-sama. La profezia sta per avverarsi.» disse, serena. Sesshomaru rimase indifferente di fronte a quel sorriso e si chiese quale fosse la differenza da quelli di Rin ed Anna. Non riuscì a capirlo, ma l’effetto su di lui era del tutto opposto. La principessa continuò a discorrere amabilmente di relazioni diplomatiche e guerra, dimostrando competenza e intelligenza. Nel frattempo, si muoveva con grazia tra i fiori, sfiorandoli con le dita sottili.
Sesshomaru dovette oggettivamente ammettere che fino a quel momento non aveva incontrato una principessa che potesse stare a pari con Isuzu dei Barashi. Non avvertiva nessuna particolare sensazione, ma il ragionamento gli diceva che difficilmente avrebbe potuto trovare di meglio tra quegli sciocchi ningen. Certo, i suoi capelli neri non splendevano come oro alla luce del sole e il suo viso bellissimo non sapeva esprimere al meglio il calore di un sorriso. La sua grazia era costruita e non genuina come quella di un gatto e il suo modo di parlare non era diretto e franco; i suoi occhi neri rimanevano freddi, al contrario di quegli occhi azzurro cielo che avevano la tendenza a guardarlo fin dentro l’anima…
“Ma che diavolo sto pensando?!” si chiese, bloccando il flusso di pensieri che lo stava portando in una direzione pericolosa. Perché stava paragonando Isuzu ad Anna?!
«Sesshomaru-sama, devo confidarvi una cosa. Attendevo la vostra visita fin da quando ho saputo della vostra ricerca.» disse Isuzu, con un leggero rossore sulle guance. Sesshomaru quasi non le diede retta, preso com’era a scacciare certe immagini dalla mente…poi Tenseiga vibrò, piano ma inequivocabilmente, al suo fianco. Sesshomaru tornò a prestare attenzione alla principessa.
«Tra gli esseri umani…- il suo imbarazzo parve crescere- sono considerata la donna più bella di Nishi. Mi reputo intelligente, Sesshomaru-sama, peccando forse di superbia, e speravo sarei stata la vostra prescelta.» Sospirò. «Quando ho saputo che la vostra ricerca sarebbe cominciata da nord del confine orientale, invece che da sud, mi sono sentita affranta. Credevo che la vostra scelta fosse caduta sulla mia rivale.»
«Al momento non ho visto donna che vi stia a pari.» disse Sesshomaru, senza per questo volerle fare un complimento. Isuzu, però, ne sembrò lusingata.
«Vi ringrazio, Sesshomaru-sama. Ad ogni modo, la morte di Etain Seimei è giunta inaspettata. E’ un danno per il Nishi, ma non vi nasconderò che una parte oscura di me ne è stata sollevata.- disse lei, e la vergogna che mostrò parve a Sesshomaru del tutto insincera- Ella era l’unica ad eguagliarmi, se non in bellezza in forza. La notizia della sua dipartita mi ha addolorata, ma mi ha restituito la speranza di incontrarvi, un giorno.»
«Etain Seimei?» chiese Sesshomaru, a cui il resto delle chiacchiere non interessava.
«Non ve ne hanno parlato a Karenomi?» chiese Isuzu, stupita.
«Ho visto le sorelle della morta. Donne insipide.» tagliò corto lo yokai. Tenseiga continuava a vibrare…possibile che gli stesse indicando Isuzu?
«Oh, lei era molto differente. Un po’ grezza, forse, ma potente.- disse Isuzu, concedendo graziosamente merito alla defunta- Era una guerriera indomita e combatteva sempre alla testa dei suoi soldati. Io ritengo che un buon generale debba conservare la propria vita per continuare a muovere i suoi eserciti ove occorre, ma lei era d’altro avviso.»
Sesshomaru corrugò la fronte, avvertendo una certa inquietudine. Anna si era presentata come la guerriera di testa della famiglia Seimei, la cui colpa era stata non riuscire ad impedire la morte della principessa Seimei…Era una menzogna? 
«Non aveva una guardia del corpo?» chiese. 
«No, non l’avrebbe mai permesso.- disse Isuzu, sorpresa- Ella combatteva con le armi e con un particolare potere di oscura origine. Non esito ad affermare che questo metteva a disagio la sua famiglia. Se l’intendeva con un gruppo di okami-yokai, a quanto ne so, e spesso combatteva insieme a loro.»
Sesshomaru smise di camminare, ma Isuzu non se ne accorse. Frammenti di conversazione e intuizioni gli sfrecciavano nella mente come meteore. Anna  aveva detto di aver combattuto spesso e volentieri con la tribù di Koga…Anna, che aveva fin da prima di diventare yokai un potere particolare…
«Questa Etain Seimei…era una miko?» chiese. La sua stessa voce gli parve distante. Tenseiga vibrava ormai così forte che anche Isuzu se ne accorse.
«No…non era una miko.- mormorò la donna, desiderando improvvisamente cambiare argomento- Il suo sembrava il potere di uno yokai. L’aveva ereditato dalla nonna, una gaijin. Ma…Sesshomaru-sama, la vostra spada…»
«Una gaijin?!- chiese Sesshomaru, e i suoi occhi ambrati mandarono scintille- Una gaijin dai capelli chiari?»
«Sì, si chiamava Anna, se non erro. Etain Seimei aveva capelli e occhi chiari, quasi come uno yokai…» balbettò Isuzu, certa ormai di aver fatto adirare il Signore di Nishi con le sue chiacchiere.
Sesshomaru strinse l’elsa di Tenseiga, che ormai praticamente cantava da quanto forte vibrava. Una guerriera dai capelli chiari, di grande potere, alleata degli okami-yokai…Quella dannata Anna lo aveva ingannato! E quello stupido Seimei gli aveva raccontato che la figlia era morta! E lui…lui non aveva capito niente! L’aveva avuta a fianco per quasi due mesi senza capire un accidente!
“L’avevo trovata. L’avevo trovata fin dal principio, sull’orlo della morte come la dea mi aveva preannunciato!- pensò, arrabbiato con lei e con se stesso- Per l’inferno, quanto sono stato cieco! Rin mi ha condotto a lei e io non l’ho capito!”
Senza una parola, Sesshomaru voltò le spalle alla principessa Isuzu e corse via. Nella sua testa c’era spazio solo per quella dannata yokai bugiarda.


***


«Laggiù?»
«Laggiù. Le spie del nostro Signore sono state chiare.»
«Poteva anche scegliersi un luogo meno schifoso per…»
«Zitti! Naraku ha sensi più fini dei vostri.» li costrinse al silenzio lo yokai serpente al comando della truppa che stava circondando la palude. Soichiro aveva spedito una squadra di riprovata abilità a far fuori il suo braccio destro, ormai divenuto scomodo. Gli yokai non avevano discusso l’ordine: anche secondo il loro punto di vista l’hanyo aveva alzato troppo la cresta e, per quanto il governo di Soichiro fosse dispotico, nessuno desiderava sapere come sarebbe stato avere Naraku sul trono. La sua malvagità riusciva sempre a raggiungere nuovi abissi che sconcertavano persino loro, che si occupavano di morte ogni dannato giorno.
«L’hanyo si nasconde in quella grotta.- stava spiegando il comandante della squadra- Voglio che teniate a mente che possiede molto potere, e anche se adesso il suo corpo è in fase di ricostruzione potrebbe non essere così indebolito come le spie ci hanno riferito. Quegli insetti forbice non riconoscerebbero un nemico morto da uno vivo, figuriamoci…»
«Come siete acido, comandante.» disse una voce, poco sopra di loro. Gli yokai sollevarono lo sguardo solo per vedere Kiokumushi arrampicato su un albero scheletrico e nero, che li guardava con finta riprovazione. 
«Tu! Che ci fai qui?» chiese lo yokai serpente, seccato.
«Mi accerto che vada tutto come deve andare.» disse Kiokumushi, grattandosi la testa con una delle zampe appuntite. Gli yokai brontolarono e il loro capo sputò per terra.
«Torna al confine, piuttosto, e fai il tuo dovere.- lo redarguì- Qui non c’è niente da vedere.»
«Hai ragione. Fra poco non ci sarà niente da vedere.» disse Kiokumushi, sibillino. Il comandante fece per dire qualcos’altro, poi spalancò le fauci zannute e una rosa di sangue gli comparve sul petto.
«Ma che…» sbottarono i soldati, facendosi indietro. Il corpo del loro comandante cadde, rivelando la presenza di una donna umana dal viso inespressivo che teneva in mano una spada insanguinata. Sulla sua schiena era legato un bastone con due lame a mezzaluna.
«Tu…dannata ningen, cosa…» balbettò uno degli yokai.
«Suvvia, come siete scortesi con mia sorella!» commentò una voce ironica alle spalle di quest’ultimo. Vi fu un balenio freddo, poi la testa del malcapitato cadde a terra e il corpo la seguì a breve. Alle sue spalle c’era una ragazza abbastanza simile all’altra da far capire la parentela che le legava. Sul suo viso c’era un sorriso confidenziale e sfrontato e nelle mani stringeva due falcetti. Aveva una katana legata al fianco.
«Chi siete?!» sbottò un moko-yokai, attaccando la ragazza più sfrontata. Questa rise, evitando l’attacco.
«Siamo Akemi e Mikage, le Sorelle delle Lame.- disse, sogghignando- Ma saperlo vi servirà a poco, visto che state per morire.»
«Co…» 
Prima che chiunque altro potesse pronunciare un’altra sillaba, una scarica di fulmini passò in mezzo agli yokai, falciandone parecchi e lasciando i cadaveri bruciati a terra.
«Ehi, prendi bene la mira, Razoru!» si lamentò Akemi, guardando in alto. Coloro che seguirono la direzione del suo sguardo videro un uomo con due spade in mano, avvolto in un mantello, in piedi sopra un albero poco distante.
«Fatti in là, se non vuoi morire anche tu.» furono le uniche parole di quest’ultimo.
«Ma che diavolo sta succedendo?!» gridò uno yokai.
«Come, non avete ancora capito?- disse Kiokumushi, dal suo posto sopraelevato, con un sorriso duro e secco- Siete caduti in una trappola!»
Non ci volle molto per trasformare i dintorni della palude in un cimitero. Le lame delle due sorelle umane e gli inaspettati poteri dell’uomo dagli occhi d’oro ebbero presto ragione degli scagnozzi di Soichiro, senza che alcuno di loro avesse la possibilità di contrattaccare o fuggire. Nessuno avrebbe portato notizia a Soichiro di quella disfatta. Ciò avrebbe dato a Naraku quel tempo in più che ancora gli serviva.
A fine lavoro, Razoru rinfoderò le due spade nell’imbracatura dietro la schiena e tirò giù il cappuccio dalla testa, mentre si aggirava tra i cadaveri. Kiokumushi era scivolato via, andando ad avvisare Naraku del successo. La sorella maggiore, Mikage, stava controllando che non vi fossero superstiti, mentre la minore ripuliva i suoi falcetti, fischiettando.
«Sei un tipo tosto!- disse all’uomo dai capelli neri, fissandolo con occhi scuri parecchio interessati- Ancora non ti ho chiesto da dove arrivi, Razoru.»
«Non chiedermelo. Non ti risponderei.» le disse lui, annoiato.
«Beh, sei davvero antipatico.- sospirò Akemi- Almeno potresti dirmi perché lavori per Naraku? Non sei un ningen, ma non mi sembri nemmeno uno yokai. Sei un dio?» Sorrise con malignità di fronte al suo corruccio.
«Akemi, lascialo stare.» disse Mikage, che sembrava incapace di cambiare espressione.
«Sono qui per vendetta…e curiosità.- rispose infine Razoru, brusco- Questo hanyo ha in mente strane cose. Voi, piuttosto…Siete ningen, e da queste parti non ho visto gente della vostra razza che non fosse schiava.»
«Ti sei risposto da solo, bel tipo.» disse Akemi, sprezzante.
«Meglio essere guerriere per Naraku che schiave di Soichiro.- disse Mikage, semplicemente- A noi non importa di cosa farà Naraku, né del fatto che ci stia usando. Ci basta poter usare queste.» Batté una mano sulla sciabola che aveva alla cinta. Razoru annuì. Era un ragionamento che poteva capire.
Il gruppetto tornò alla grotta, ove Naraku li stava aspettando insieme a Kiokumushi.
«Ben fatto.- li accolse l’hanyo, il cui aspetto era notevolmente migliorato negli ultimi giorni- Le notizie erano vere, dunque…Soichiro ha deciso che la mia utilità finisce qui. Peccato per lui che se ne sia accorto così tardi.» Sorrise, un’espressione maligna e maliziosa, mentre le sorelle si sedevano sulla roccia umida e Razoru si appoggiava alla parete con la schiena, le braccia conserte. «Avete fatto in modo che non vi siano testimoni?» chiese Naraku, fissando i suoi sottoposti.
«Ovviamente, Naraku.» disse Mikage, seria.
«Le nostre informazioni erano precise, Naraku. E’ evidente che Soichiro-sama sospetta di te.- disse Kiokumushi, annuendo- Non sa quanto ha ragione.»
«E deve continuare a non saperlo ancora per un po’.» disse Naraku, sfiorando il suo nuovo corpo con una mano, sempre sorridendo. Razoru lo squadrò da sotto il cappuccio che si era tirato sul viso. Il corpo di Naraku presentava ancora appendici strane e sgradevoli a vedersi, ma stava riacquistando una forma umana e sembrava si stesse ricoprendo di un’armatura a prima vista più pacchiana che effettivamente utile. Lo spirito della morte dagli occhi d’oro sollevò appena un sopracciglio. Quelle erano solo apparenze. Sentiva nell’aria che la forza di Naraku era cresciuta. Guardò più in basso, ai bordi della barriera mutevole che circondava il corpo in trasformazione dell’hanyo.
Qualche giorno prima, Naraku si era fatto portare una scatola che ai suoi occhi esperti sembrava in tutto e per tutto una pisside. Pareva niente più che un buon oggetto di artigianato…ma Naraku l’aveva tenuta presso di sé, e l’oggetto si stava via via impregnando della sua aura malefica. Razoru non sapeva a cosa essa servisse, né cosa Naraku dovesse metterci dentro, ma l’informazione era stata subito archiviata nella sua mente capace. Non si poteva mai sapere cosa poteva tornargli utile. Dopotutto, a differenza delle Sorelle delle Lame, lui non era lì per farsi usare da quell'hanyo.
«E la guerra che ci hai promesso, Naraku?- chiese Akemi, con il solito sarcasmo- Le nostre lame hanno sete!»
«Manca poco…molto poco.- mormorò Naraku, socchiudendo gli occhi color sangue- Prima toccherà a Soichiro. Poi sarà la volta del Nishi…e dei fratelli inu-yokai.»
«E la miko?- chiese Razoru, brusco- A quel punto non avrai niente in contrario se ammazzo quella ficcanaso, no?»
Il sorriso di Naraku si fece predatorio, quasi impossibile da guardare.
«Verrà anche il suo tempo.- disse, piano, e i suoi occhi andarono alla pisside che giaceva ai suoi piedi- Oh, sì…verrà anche il suo tempo, Razoru.»

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Capitolo 15
*** 15 - La scelta di Sesshomaru ***


Author's note: Per festeggiare il 2 giugno e coloro che finalmente hanno messo da parte verifiche e interrogazioni, ecco un nuovo capitolo in cui Sesshomaru e Anna si affrontano per benino!! Read and enjoy!

CAPITOLO 15

LA SCELTA DI SESSHOMARU


Inuyasha si congedò presto da Guzao, lasciando a Miroku il compito di rispondere alle domande del nobile del villaggio di ningen. Era di cattivo umore e non aveva voglia di chiacchierare. In parte ciò era dovuto al modo di fare di Kagome prima che si separassero e in parte ad una strana sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato in tutta la faccenda. Inuyasha si sentiva parte di una situazione che si stava trascinando come…beh…come un elastico troppo tirato che stava per rompersi. Non stavano cercando la sposa di Sesshomaru da un po’ troppo tempo?
Sbuffò, accelerando il passo nei corridoi, seguendo le indicazioni che lo avrebbero portato dove le ragazze erano state alloggiate. La similitudine dell’elastico sul punto di rottura gli parve quanto mai azzeccata. Stavano impiegando troppo tempo a trovare quella dannata principessa e non aveva bisogno che Kagome lo mettesse in guardia perché vedesse nei fratelli Barashi caratteristiche che non gli piacevano. Non gli andava di avere per cognata quella principessa tanto bella quanto calcolatrice e la docilità con cui Sesshomaru l’aveva seguita gli aveva messo addosso una sensazione di errore, di qualcosa di sbagliato. Chissà perché, poi…Quella Isuzu non aveva fatto né detto niente di male, ed era di certo una bella donna che sapeva il fatto suo, ma come poteva ispirare amore una donna tanto fredda? 
«Ma è ovvio che sceglierà lei…» borbottò Inuyasha, posando una mano sull’elsa di Tessaiga. Era una questione di raziocinio: non avevano incontrato nessun’altra principessa che stesse alla pari con Isuzu. Nonostante questo, Inuyasha era convinto che fosse una scelta sbagliata. Prima di tutto, la dea aveva detto che la principessa era sotto la mira di Naraku, che al momento invece sembrava impegnato altrove…e poi, fin da quando avevano lasciato Anna fuori dal villaggio la sua Tessaiga vibrava leggermente, come a volerlo avvertire di qualcosa. Ma di cosa?
«Feh! Si arrangi un po’!- disse fra i denti, seccato- Cercargli la donna giusta non è un problema mio. Tra ghiaccioli, magari se la intendono.»
In quel caso, lui sarebbe andato a vivere al villaggio di Kagome. L’avrebbe sposata e avrebbe costruito una casa per entrambi. Dopotutto, a lui non interessavano gli agi, né il titolo. Gli bastava avere vicino Kagome per sempre…
«Oi! Sono qui.» disse, aprendo la porta scorrevole con un gesto secco. Kagome e Sango si voltarono verso di lui, smettendo di parlare tra loro, mentre Rin e Shippo lo salutavano con un gesto della mano, impegnati a mangiare dei mochi. Jaken guardava fuori dalla finestra e ogni tanto sospirava sconsolatamente.
«Sei già tornato, Inuyasha?- chiese Kagome, mentre lui si sedeva accanto a lei in uno svolazzare delle maniche rosse- E gli altri?»
«Miroku parla con Guzao, che è curioso riguardo la Shikon no Tama.- sbuffò Inuyasha, rubando un mochi a Shippo e ficcandoselo in bocca- Sesshomaru è in giardino con Isuzu.»
«Cosa?!» sbottò Kagome.
«Non potevo mica saltargli addosso per impedirglielo! C’è andato senza batter ciglio…»
«Isuzu-sama è molto bella.- sospirò Jaken, con la sua voce gracchiante- Non immaginavo che avrei visto Sesshomaru-sama sposarsi con una ningen…»
Notando il rabbuiarsi della piccola Rin, Shippo corrugò la fronte e disse: «Niente fa supporre che Sesshomaru sceglierà la principessa Isuzu.»
«Bisognerebbe essere scemi come un kitsune per non capirlo!- rintuzzò Jaken, desolato- La bellezza di quella donna è il requisito minimo per stare accanto al mio signore e finora al confronto le altre principesse erano tutte racchie!»
«Grazie tante!» sbottò Sango, irritata.
«E’ bella, ma non mi piace.» borbottò Inuyasha, pensieroso.
«Sesshomaru-sama non deve scegliere Isuzu-sama!- esclamò Rin, decisa, facendoli voltare tutti verso di lei- Non è lei la principessa giusta!»
Kagome e Inuyasha si scambiarono uno sguardo perplesso.
«Rin…tu sai qualcosa che noi non sappiamo?» chiese gentilmente Kagome alla bambina, che arrossì.
«O parli a vanvera?» chiese Inuyasha, guadagnandosi una tirata d’orecchie che lo fece guaire. Rin si guardò le mani serrate a pugno su un pezzo di mochi, indecisa.
«Rin ha promesso di non dire nulla.» mormorò. 
«Rin, tu sai chi è la principessa della profezia?» chiese Sango, sbalordita. Rin, dopo un attimo, annuì.
«E come fa una mocciosa a saperlo?» chiese Jaken, irritato.
«Rin, diccelo se sai qualcosa!- disse Inuyasha, protendendosi verso di lei con fare impetuoso e afferrandola per una spalla- Qui ci sono in gioco cose più importanti di una stupida promessa! Se Sesshomaru sceglie male, le cose precipitano!»
«Rin sperava che Sesshomaru-sama avrebbe capito da solo…» mormorò Rin, i grandi occhi castani tristi e un po’ delusi.
«Feh! Quello non capisce niente neanche se gli piazzi le risposte sotto il naso!» disse Inuyasha.
«Sarà un tratto di famiglia…» mormorarono Sango e Shippo all’unisono.
«Oi!» ringhiò Inuyasha, seccato dall’insinuazione.
«Rin, se sai qualcosa diccelo.- la pregò Kagome- Capisco che hai fatto una promessa, però…»
In quel momento, la loro discussione venne interrotta da un grido femminile.
«Sesshomaru-sama…SESSHOMARU-SAMA! Dove andate?!»
«Ma che diavolo succede?!» sbottò Inuyasha, andando alla finestra che Jaken stava spalancando insieme agli altri. Il gruppo, attonito, vide Sesshomaru sfrecciare come un lampo bianco da una parte all’altra del palazzo, scavalcando poi il muro di cinta per scomparire oltre quest’ultimo.
«Quello era Sesshomaru, no?- chiese Shippo, attonito- Ma dove sta andando?»
«Possibile che quella principessa ningen abbia irritato il mio signore fino a questo punto?» si chiese Jaken, tormentando il bastone Ninto.
«Sta andando fuori dal villaggio.- disse Inuyasha, afferrando Kagome per un gomito- Kagome, andiamo!»
«Ma Inuyasha…» cercò di protestare lei, mentre lui se la caricava in spalla.
«Sesshomaru-sama sta andando da Anna-nee-chan!- esultò Rin, battendo le mani- Rin lo sapeva che…»
«Voi state qui!» ordinò Inuyasha agli altri, saltando fuori dalla finestra e seguendo suo fratello. Tessaiga vibrava contro il suo fianco. Le parole di Rin avevano dissipato qualsiasi dubbio. Se la sua intuizione era giusta, non voleva perdersi il momento della scelta di suo fratello.


***


Etain Seimei. La secondogenita della famiglia Seimei, una guerriera dotata di grande potere che aveva combattuto contro Naraku e ne era quasi stata distrutta. Una donna umana diventata yokai e comparsa sulla sua strada come la profezia aveva annunciato. Una donna che si era fatta apprezzare per le sue doti e che iniziava ad acquisire un certo fascino ai suoi occhi.
Una bugiarda.
“Non sono riuscito a vedere oltre il mio naso.- si rimproverò Sesshomaru, mentre attraversava la città con la velocità di un lampo, una mano su Tenseiga- Eppure tutti i segni erano palesi! La mia spada mi ha condotto a lei, il suo acume mi ha portato al Meidozangetsuha! Perché non ho indagato sulle sue origini?!”
Al momento non intendeva scavare in questi perché, visto che era molto semplice e giusto dare la colpa di questa enorme perdita di tempo all’infida donna bionda che lo serviva da due mesi. Era il momento di darle il fatto suo. Non si ingannava il Grande Sesshomaru senza pagarne le conseguenze.
Piombò su di lei come una folgore punitrice, avvicinandola con tale foga da costringerla a ripiegare all’indietro con un balzo, il corpo flessuoso all’erta e pronto allo scontro. Quando si accorse che era lui, si rilassò un po’…ma non troppo. Non si era mai reso conto che lei era sempre tesa in sua presenza? Beh, sì…ma gli sembrava solo consono e giusto che lei fosse sulle spine quand’era vicina al suo signore. Ora vedeva la cosa sotto un’altra luce. Un’ennesima prova della sua natura di bugiarda.
«Sesshomaru, cosa c’è?- chiese lei, riavviandosi i capelli biondi- Mi hai spaventata. Credevo…»
«Ora capisco perché non hai mai voluto seguirmi nelle mie visite ai nobili.» disse Sesshomaru, con tono glaciale. 
«Co…di cosa stai parlando?» chiese Anna. La sua voce sembrò innocente come l’espressione del suo volto. I suoi occhi azzurri, però, si andavano facendo duri e sospettosi. Sesshomaru venne avanti di un passo, accorciando le distanze.
«Avevi paura di essere riconosciuta.- continuò Sesshomaru, guardandola fisso con i suoi occhi ambrati, taglienti come lame- Temevi che mi venisse svelato il tuo nome, Etain Seimei.»
La donna impallidì all’istante. Tutto il colore le defluì dal viso come sangue da una ferita aperta, provocando un moto di gelida soddisfazione in Sesshomaru. Il colpo era andato immediatamente a segno. La vide chinare il capo e i capelli d’oro celarono l’espressione del suo viso. Sesshomaru si aspettava rimostranze o scuse, ma fu deluso.
«Come l’hai saputo?» disse soltanto lei, insolitamente docile.
«La principessa Isuzu mi ha parlato della sua rivale da poco defunta. Era difficile non riconoscerti in quella descrizione.» disse Sesshomaru. Anna fece un gesto secco, sprezzante.
«Tanto intelligente e scaltra, e poi quella donna parla di cose su cui farebbe meglio a fare silenzio.» sentenziò, con le labbra piegate in una smorfia.
«Se quella donna è una sciocca, tu sei una bugiarda.- disse Sesshomaru, gelido- Come intendi giustificarti con il tuo signore, donna?»
«Non intendo giustificarmi. Sapevo che prima o dopo l’avresti scoperto.- disse Anna, orgogliosa- Ti ho mentito e non me ne pento.»
«Sei testarda, Etain Seimei.» disse Sesshomaru, socchiudendo gli occhi in un’espressione pericolosa.
«Non chiamarmi così! Il mio nome è Anna!» protestò lei.
«Il tuo nome è Etain Seimei, e mi hai mentito.» insistette Sesshomaru, duro, notando come bastasse pronunciare quel nome per farla sussultare dal dolore.
«Voi non capite! Non riuscite a vedere, Sesshomaru-sama?!- disse Anna, con foga, avvicinandosi a sua volta di un passo e tornando al voi- Etain Seimei vi ha servito come essere umano, rinchiusa nel suo ruolo di protettrice di Karenomi. Due mesi fa quella donna è morta e sono nata io. Libera, ho deciso ugualmente di servirvi, e questa non è una menzogna, Sesshomaru-sama!»
Sesshomaru corrugò la fronte, inaspettatamente contrariato da quel ritorno repentino alla forma rispettosa…come se lei volesse mettere della distanza tra loro. Non lo apprezzò. Non ora che aveva preso la sua decisione.
«Combatterò Naraku e Soichiro per voi, Sesshomaru-sama, ma non come Etain Seimei. Quella donna è morta. Io sono Anna, una neko-yokai, e sono al vostro servizio.» finì Anna, alzando orgogliosamente il mento e fissandolo negli occhi.
«Tu possiedi ancora quello che io stavo cercando, perciò la discussione è ben lungi dall’essere finita qui, donna.» disse Sesshomaru, freddandola. Vide la sua determinazione vacillare, incerta.
«Che…di che cosa state parlando?» balbettò Anna. Sussultò quando un dito di Sesshomaru le toccò il petto, sulla sinistra.
«Tu possiedi ancora il cuore umano di Etain Seimei. Esso, secondo i termini della profezia, appartiene a me.» sentenziò Sesshomaru, gelido come se stesse parlando di un qualsiasi oggetto di sua proprietà. Anna impallidì, poi divenne paonazza. Si fece indietro di un passo, stringendosi per riflesso le mani sul cuore, come a volerlo nascondere.
«Non dite sciocchezze! Non sono io la principessa della profezia!- ansimò, in preda al panico- Non sono più un essere umano e nemmeno una principessa! Sono solo una yokai guerriera…»
«Questo perché Naraku è arrivato prima di me.- disse Sesshomaru, e sul suo viso passò un’espressione mortifera- Anche questo verrà messo in conto a quel dannato.»
Anna scosse il capo, fissandolo, incapace di parlare. Sesshomaru notò che sembrava terrorizzata. Non le aveva mai visto un’espressione simile sul volto e si compiacque di essere riuscito a smuovere quella donna tanto orgogliosa. Impaurita, possedeva una bellezza intensa e fragile che non poté non notare. Gli sembrava ovvio, ora, che fosse lei la principessa. Di nuovo, una voce dentro di lui gli rimproverò il tempo perduto.
«Cosa volete fare di me, Sesshomaru-sama?» chiese lei, tentando un passo indietro. Lui ne fece uno in avanti per non permetterle di allontanarsi.
«Ti porterò al mio castello, Etain Seimei, e diventerai la mia consorte.- disse Sesshomaru, marmoreo- Così, anch’io avrò portato a buon fine la mia parte di profezia e finalmente vedremo le battute finali di questa guerra.»
Queste parole parvero far risorgere l’orgoglio di Anna. La neko-yokai abbassò le braccia lungo i fianchi e si erse in tutta la sua statura, fissandolo dritto negli occhi. Nonostante questo, tremava.
«Voi mi amate, Sesshomaru-sama?» chiese, seria.
«Ovviamente no.» fu l’immediata replica di Sesshomaru.
«Allora no è anche la mia risposta.- disse Anna, con ira- Io non sarò un soprammobile nel vostro castello! Non sarò una bambola piegata ai vostri desideri! Combatterò per voi e morirò per voi se sarà necessario, ma non vi sposerò mai!»
Ciò detto, gli voltò le spalle e fuggì. Sesshomaru ristette per un attimo. Non si era atteso un rifiuto da parte sua. A dirla tutta, non aveva nemmeno pensato che lei potesse avere un opinione in merito. Non doveva averne! Doveva soltanto ubbidire! Sesshomaru scattò in corsa, raggiungendola in pochi balzi. Per quanto lei fosse agile e leggera, non poteva competere con lui. La afferrò per un polso, costringendola a fermarsi, e lei gli si rivoltò contro, soffiando come un gatto. Sesshomaru notò con vago interesse che i suoi occhi avevano cambiato colore e che le sue zanne si erano allungate. Dovette lasciarla andare per evitare un’artigliata che gli avrebbe cambiato i connotati, ma quando lei tentò di approfittarne per fuggire, estrasse Tenseiga e la lanciò. La lama si conficcò in un tronco, tagliandole la strada, e subito lui le fu addosso di nuovo. Le afferrò i polsi e glieli serrò dietro la schiena, bloccandola con il proprio corpo contro il tronco e serrandole l’altra mano sulla nuca. Lei tentò di svincolarsi, con un miagolio disperato, ma non c’era modo di liberarsi dalla morsa di Sesshomaru.
L’inu-yokai le sollevò la testa perché lei fosse costretta a guardarlo in faccia.
«Tu farai quello che ti dico, Etain Seimei.» disse, gelido.
«Assolutamente no, Sesshomaru-SAMA.» lo sfidò lei, con una smorfia. Lui aumentò la stretta, facendosi quasi crudele.
«Non accetto un no.» disse Sesshomaru. Lei lo fissò con ira. I suoi occhi luccicavano di lacrime trattenute. Sembrava una fanciulla presa in trappola, ma Sesshomaru sapeva che se in quel momento l’avesse lasciata andare lei avrebbe lottato contro di lui. Sembrava odiasse le costrizioni. Aveva fegato da vendere, insieme ad una sfacciataggine senza precedenti. Il connubio gli piaceva. D’improvviso avvertì la morbidezza e il calore del corpo che stava stringendo. Il suo sangue cominciò a scorrere più velocemente, una bramosia inaspettata lo invase. Quasi chinò il capo per assaporare quelle labbra tremanti, poi si accorse che l’espressione di lei era cambiata. Forse aveva letto quello strano desiderio nei suoi occhi. Questo gli restituì la freddezza. Sesshomaru si fece indietro e recuperò Tenseiga, poi, sempre tenendole le braccia bloccate, la sollevò da terra di peso.
«Che…che fate?! Lasciatemi andare!» gridò Anna, agitandosi invano.
«Passeremo la notte nel castello dei Barashi e tu verrai con me e ti presenterai per quello che sei.- disse Sesshomaru, marmoreo, riprendendo il controllo di sé- Hai finito di fare i tuoi comodi, Etain Seimei.»
«Non chiamatemi così! E lasciatemi andare! Vi ho detto di lasciarmi!!» strillò lei, trasportata come un pacco, con i capelli biondi che quasi spazzavano la strada. Sesshomaru continuò a camminare, sordo ai suoi strilli indignati. Nessuno dei due si accorse di Inuyasha e Kagome, che da poco distante avevano seguito tutta la scena in un silenzio attonito.
«Era lei. Era davvero lei!» sbottò Inuyasha, passandosi una mano sulla frangia argentata.
«Ma gli ha detto di no, hai sentito?» mormorò Kagome, preoccupata.
«Feh! E ti pare che a quel ghiacciolo importi qualcosa?» borbottò Inuyasha.
«E’ proprio questo il problema, Inuyasha, non capisci?- sbuffò Kagome, guardandolo storto- Ma lo vedi? La sta portando in città come se trasportasse un vitello! Se quei due non si innamorano, la profezia non si avvererà lo stesso!»
Inuyasha sospirò, non avendo da replicare a quell'osservazione. Kagome aveva ragione, dopotutto. Eppure, l’espressione che aveva letto per un attimo sul volto di Sesshomaru nel momento in cui aveva catturato Anna…Inuyasha non era un esperto in certe cose, ma poteva dire con sicurezza che non aveva mai visto uno sguardo del genere negli occhi di suo fratello.
«Chissà, magari qualche speranza c’è.» borbottò. Scosse il capo di fronte all’occhiata interrogativa di Kagome, poi fece salire la sua fidanzata sulla schiena e tornò in città. Le sorprese, per quel giorno, potevano non essersi ancora concluse.


***


Stava calando la sera sul palazzo dei Barashi e l’atmosfera nella stanza riservata ad Anna era invivibile. La yokai sedeva in un angolo vicino alla finestra chiusa, fissando cocciutamente il telaio della stessa, chiusa in un mutismo che era profondo quanto acuti erano stati i suoi strilli mentre Sesshomaru la conduceva a forza in città. Raggiunto il palazzo aveva serrato le labbra e assunto un’espressione di orgoglio umiliato che non l’aveva ancora abbandonata. Al posto del suo yukata da viaggio indossava un vestito principesco che le era stato prestato da Isuzu e Anna non si era fatta pregare più di tanto per accettare l’offerta, arrivata ormai al punto di ubbidire come un automa. Il suo silenzio e l’aura furibonda che emanava erano sufficienti a fare capire con quale stato d’animo stesse prendendo gli ultimi sviluppi della sua situazione.
Sesshomaru aveva trascinato Anna fin davanti ai nobili Barashi, che erano stati quantomeno stupefatti di riconoscere in lei Etain Seimei. Gli altri avevano seguito i due yokai fino alla sala del trono, stupiti nel vedere Sesshomaru trasportare Anna in spalla in quel modo ignominioso, e la loro sorpresa era stata enorme nell’ascoltare Sesshomaru che spiegava chi fosse Anna e come presto avrebbe assunto il ruolo di sua consorte. In quel mentre erano arrivati anche Inuyasha e Kagome, ai quali non era sfuggita l’espressione di amaro disappunto sul volto di entrambi i Barashi…soprattutto su quello della bella Isuzu, ormai pentita di aver parlato troppo. 
Comunque fosse, la cortesia aveva prevalso e Isuzu in persona si era occupata di Anna, fornendole le cure delle sue ancelle e il vestito che ora indossava. Anna aveva sopportato tutto in silenzio, mentre la sua aura negativa cresceva, e cresceva… Sesshomaru l’aveva lasciata sola quasi subito, ma questo non sembrava aver migliorato il suo umore.
Ora sedeva in quella stanza, con gli amici che da pochi minuti le si erano seduti intorno, e Rin accanto che la guardava con ansia. Kagome si era alzata per accendere un paio di lumini e lei ancora non si era voltata. 
«Oi, dannata! Piantala di tenere il muso, e spiegaci cosa sta succedendo qui.» sbottò Inuyasha, che a suo parere aveva portato pazienza fin troppo.
«Vorrei che qualcuno lo spiegasse a me.» disse Anna, amara, aprendo finalmente bocca.
«Non dire fesserie! Tu sapevi dal principio di essere la principessa della profezia, non è così?!» disse Inuyasha, arrabbiandosi.
«Inuyasha, cerca di stare calmo…» lo redarguì Kagome.
«Con l’ira non si risolve nulla e mi riferisco ad entrambi voi.- disse Miroku, calmo e serio- Anna-san, sono anch’io del parere che vi fosse venuto un dubbio a proposito della profezia. Non è per questo che ci avete celato tanto a lungo la vostra identità?»
«Avevo già deciso di farlo indipendentemente dalla profezia…che non conoscevo. Almeno, non la conoscevo in questi termini.» disse Anna, dura. La mano di Rin si insinuò nella sua e Anna, dopo un attimo, la strinse. Tutti notarono il gesto e lo presero per un segno di apertura.
«Ma una volta conosciuta potevi anche fare la fatica di parlare! Sono due mesi che giriamo come degli idioti!» sbuffò Inuyasha.
«Anna, temi tanto il tuo ruolo accanto a Sesshomaru?- chiese Sango, corrugando la fronte- Forse lo odi?»
«Non lo odio.- mormorò lei, poi negli occhi le passò un lampo omicida- O forse sì.»
«Sesshomaru non è facile da amare, ma sono sicura che se tu tentassi…» disse Kagome, speranzosa.
«Io non voglio tentare! Anche se io lo amassi, per lui sarei solo un oggetto! Sarei solo un mezzo per realizzare quella dannata profezia!- sbottò Anna, aggressiva- Mi sono stancata di vivere dentro un ruolo, soffocando tutto ciò che penso e provo! Adesso basta! Combatterò, farò quello che volete, ma non diventerò una consorte di paglia!»
Gli amici si zittirono, avvertendo il dolore dietro all’ira. Anna era davvero sconvolta. La neko-yokai tirò un sospiro tremante, passandosi una mano sul volto. Rin le si accostò di più ed Anna la guardò negli occhi castani, come se volesse ritrovare in lei l’equilibrio.
«Ho vissuto come principessa guerriera fin da quando sono nata.- mormorò infine- Mio padre ha avuto solo figlie femmine e al contrario delle mie sorelle io ho ereditato il potere che si trasmette per linea femminile nel mio sangue gaijin. Fin da neonata, sono stata separata dalle mie sorelle ed addestrata alle arti della guerra e della magia, affidata alle cure di mia nonna, Anna Seimei.»
«Anna Seimei?!- chiese Sango- Allora…il tuo nome odierno è in realtà quello di tua nonna?»
«E’ stata madre e padre per me. L’amavo molto.- disse Anna, annuendo- Purtroppo il mio addestramento dovette essere intensivo e celere, perché non c’erano eredi maschi e mio padre non è mai stato un buon combattente. Peggiorò ulteriormente alla morte di mia madre. L’avete visto, no?»
Tutti annuirono, ricordando il nobile dal corpo molle e l’animo pavido. Non sembrava nemmeno esserci parentela tra Anna e i Seimei che avevano incontrato. Nella famiglia di Sango, perlomeno, erano tutti combattenti e la responsabilità della difesa era condivisa.
«A tredici anni ereditai il titolo e venni posta alla testa dei soldati di guarnigione, iniziando a combattere contro gli scagnozzi di Soichiro e Naraku.- continuò lei con tono piatto- Prima che ciò accadesse, mia nonna mi rivelò un segreto affidatole da Inuken-sama.»
«Da mio padre?!» sbottò Inuyasha, alzandosi quasi in piedi per la foga. Anna lo guardò e annuì.
«Fu Inuken-sama a convocare mio nonno e mia nonna dall’ovest per affidare loro la terra di Karenomi.- disse- Mia nonna veniva dal mare e si era sposata da poco con il principe Seimei. Furono convocati a palazzo e ricevettero la consegna. Mia nonna ebbe modo di vedere il figlio minore del Signore di Nishi insieme a sua madre, ma non il maggiore, che in quel momento si trovava sul confine. Quella notte, mentre tutti riposavano, Inuken-sama convocò di nuovo mia nonna…solo lei.» Compresse le labbra e chiuse gli occhi, come a voler trovare il coraggio di andare avanti. Prima che Inuyasha perdesse la pazienza e la sollecitasse, continuò: «Le disse di aver saputo, tramite una profezia, che sarebbero stati i suoi figli ad uccidere Naraku e Soichiro e a porre fine alla guerra. Le disse…» Deglutì a fatica. «Le disse che suo figlio maggiore, Sesshomaru, avrebbe avuto bisogno dei servigi di una donna della discendenza di Anna Seimei. Inuken-sama aveva visto chiaramente i tratti del volto e riteneva si trattasse della prima o della seconda generazione di eredi. Le comandò di avere cura della fanciulla che sarebbe giunta e di crescerla forte, coraggiosa e degna, perché potesse servire Sesshomaru-sama, futuro Signore di Nishi, quando egli sarebbe venuto a chiamarla.»
«Kami-sama…il padre di Inuyasha sapeva di te?!» ansimò Kagome, stupefatta. Inuyasha strinse i pugni.
«Se lo sapeva, perché non ce l’ha detto?! Avremmo fatto meno fatica e tu non saresti diventata uno yokai!- ringhiò, poi ristette- A meno che non fosse proprio ciò che voleva…» 
«Io non lo so. So solo che ero stata cresciuta in ubbidienza e orgoglio per la mia casata, perciò l’idea di essere utile al Signore di Nishi mi diede ulteriore sprone a combattere. Mia nonna morì l’anno dopo e io mi esercitai a diventare sempre più forte. Combattevo con due wakizashi, le spade corte, e con esse dirigevo il mio potere, una forza d’attrazione che indeboliva gli yokai. Riuscii a tenere il confine per sette anni, alleandomi anche, due anni fa, con gli okami-yokai di Koga. Ciò provocò sconcerto, ma nessuno si oppose. Non ero vista né trattata come un normale essere umano, perciò mi era concesso di prendere le mie decisioni.»
«Ma eri sola.» indovinò Miroku, serio. Anna, dopo un istante, annuì.
«Nessun rapporto con la mia famiglia, che mi temeva. Nessun amico, nessun pretendente alla mia mano.- riassunse, gelida- Non ne avevo e non ne cercavo. L’unica luce era Rin.» Guardò la bambina e finalmente sorrise, anche se debolmente. Rin la ricambiò con uno dei suoi sorrisi luminosi e le posò il capo sul braccio, affettuosa.
«Salvai Rin un anno e mezzo fa da un attacco di yokai. Purtroppo, per la sua famiglia era già troppo tardi, perciò decisi di prenderla con me. Lei è stata l’unica a volermi bene per ciò che sono. Non la ringrazierò mai abbastanza per questo.»
«E’ difficile vivere lottando.» mormorò Sango, rabbuiandosi.
«Tu puoi capire, Sango.- disse Anna, annuendo- E’ assurdo vivere così. Tu, grazie ai kami, hai avuto la fortuna di incontrare Miroku.» La ragazza arrossì e il monaco le sfiorò la spalla con la mano…prima di cercare altri contatti e prendersi un pizzicotto doloroso. «Io, invece, ho avuto la sfortuna di cadere nelle mire di Soichiro.- continuò Anna- Il resto della storia lo sapete ed è inutile che mi ci soffermi. Per quanto fossi più forte di un normale essere umano, non avevo la possibilità di battere Naraku. Dopo la trasformazione, lasciai Karenomi e il mio nome con esso. La mia famiglia non poteva accettare la mia trasformazione e io desideravo mettermi direttamente al servizio di Sesshomaru-sama, per avere la possibilità di aiutarlo nella guerra e vendicarmi. Mi inventai un’identità, in modo da non mettere i Seimei nei guai per avermi ripudiata, e Rin mi seguì. Quando ci incontrammo e mi diceste della profezia, capii tutto…e ne fui terrorizzata. Un’altra gabbia era pronta per me.»
«Anna, la profezia si avvererà solo se tu dirai di sì a mio fratello! Possibile che non ti entri in quella testaccia?!- esclamò Inuyasha, aggressivo- E’ un sacrificio così grande stare accanto a quel ghiacciolo?! Tanto faresti la stessa vita di adesso, Sesshomaru non si accorgerebbe nemmeno che ci sei…»
«Appunto per questo non accetterò mai.» fu il commento gelido di Anna. Questo e le occhiate di fuoco di Kagome e Sango zittirono Inuyasha, che si rese conto di avere appena peggiorato la situazione.
Fuori da lì, Sesshomaru si alzò dal gradino su cui era rimasto seduto ad ascoltare la conversazione. Non aveva molta curiosità riguardo la vita da umana di Etain Seimei, ma era rimasto molto sorpreso nell’apprendere che suo padre conosceva l’identità della donna della profezia. Perché allora l’aveva lasciato a brancolare nel buio? Strinse le labbra in un moto d’irritazione. Suo padre aveva sempre fatto in modo che il figlio avesse a percorrere la strada più difficile. Perché? Lui e le sue lezioni da imparare…non c’era niente da imparare nel girare per il Nishi alla ricerca di una donna! Anche il Meidozangetsuha era ancora lungi dall’essere completato e tutto perché suo padre non gli aveva lasciato la minima traccia!
“A quello porrò rimedio. Intanto, lei farà quello che dico io.- pensò, lanciando un’occhiata alla sagoma che intravedeva attraverso la finestra- Si illude se crede di poter opporsi.”
«Anna, non riesci nemmeno a pensare di poterti innamorare di Sesshomaru?» chiese la miko, dentro la stanza. Sesshomaru, che stava per andarsene, si ritrovò a soffermarsi un attimo ancora, avvertendo un inaspettato desiderio di conoscere la risposta a quella domanda. Per quanto lo riguardava, non cambiava nulla se lei provava o meno dei sentimenti per lui…eppure…cos’era quel serrarsi delle viscere? Cos’era quell’improvviso accelerare del battito del suo cuore, mentre fissava l’ombra immobile della donna?
Non seppe decifrare quel sentimento, né ciò che provò quando fu evidente che il silenzio sarebbe stato l’unica risposta alla domanda di Kagome.

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Capitolo 16
*** 16 - Un nuovo sovrano ***


Author's note: Colpo di Stato! Colpo di Stato! Naraku all'attacco! E intanto due teste continuano a cozzare l'una contro l'altra...

CAPITOLO 16

UN NUOVO SOVRANO


Secondo Inuyasha, Anna avrebbe tentato la fuga alla prima occasione e se l’occasione non si fosse presentata l’avrebbe costruita da sé. Miroku accettò la scommessa, affermando il contrario e mettendo in palio una bella sommetta. Purtroppo per Inuyasha, fu il monaco a vincere e su tutta la linea.
Durante il loro viaggio di ritorno verso il palazzo reale di Nishi, Anna non solo non scappò, ma nemmeno cercò la lite con Sesshomaru. Certo, il suo silenzio era abbastanza inquietante e la sua espressione non era certo di gioia, ma non sollevò mai il discorso riguardante il suo nuovo ruolo, né tentò la fuga.
«Eppure ne ero sicuro.- borbottò Inuyasha, un giorno in cui lui e Miroku si erano trovati a camminare ad una certa distanza dalle ragazze- Era così incavolata…»
«Tu non hai tenuto conto di alcuni lati essenziali del carattere di Anna-san.- disse Miroku, cadenzando il passo con lo shakujo- Per prima cosa, il suo senso del dovere. Per quanto desideri essere libera, ha vissuto secondo le regole da quando è nata e liberarsi da certe abitudini non è facile. Secondo e non meno importante aspetto della questione, Anna deve la vita a Sesshomaru e gli ha offerto i suoi servigi di sua spontanea volontà. Non è tipo da rompere una promessa fatta e non può dimenticare il debito che ha verso tuo fratello.»
«Va bene, non avevo pensato a tutte queste cose.- sbuffò Inuyasha, fulminandolo con lo sguardo nel vedere il suo sorrisetto- Perciò, si è arresa? Sposerà mio fratello?»
«Non credo proprio. E’ testarda e orgogliosa almeno quanto è leale.- sospirò il monaco- Ci saranno altre scintille e forse anche qualche deflagrazione, ma perlomeno non se ne andrà.»
«Il che non significa che le cose andranno a finire bene.» disse Inuyasha, seccato.
«Ma significa senza ombra di dubbio che ho vinto la scommessa.» disse Miroku, sogghignando e mostrandogli il palmo aperto pronto alla questua. 
«Oi! Mancano ancora due giorni al nostro arrivo! Può…può ancora darsi che vinca io, dannato!» si fece indietro Inuyasha.
«Impossibile. Comunque, posso aspettare altri due giorni.» disse Miroku, serafico, ritirando la mano.
La deroga non servì e Inuyasha, una volta a palazzo, fu costretto a pagare la scommessa. Giunsero alla Prima Porta nel tardo pomeriggio, con Sesshomaru e Jaken in testa al gruppo. Anna camminava accanto a Kirara, con Rin in braccio che si era quasi appisolata. Le guardie sulle mura li videro arrivare da lontano e aprirono la porta al loro signore.
«Sesshomaru-sama è tornato…con colei che sarà la sua nuova consorte!- gracchiò Jaken suo malgrado, sapendo che quello era il suo dovere ma dispiacendosene molto- Inchinatevi alla principessa della profezia!»
Anna chinò il capo, a disagio, mentre le guardie si inchinavano al loro passaggio con espressione perplessa. Sapeva cosa stavano pensando: come mai la principessa della profezia era una yokai? E dov’era il corteo che avrebbe dovuto fornirle la famiglia di provenienza? E perché Jaken non ne aveva detto il nome? 
In realtà, il piccolo rospo avrebbe dovuto presentarla come Etain Seimei, ma Anna era riuscita a prenderlo in disparte e a minacciarlo di terribili tormenti se l’avesse fatto. Non pretendeva che la presentasse come Anna, incorrendo nelle ire di Sesshomaru, ma non voleva che tutti cominciassero a chiamarla Etain-sama prima che mettesse bene in chiaro che quella sua identità era morta e defunta.
Il viaggio alla ricerca della sposa di Sesshomaru finì dunque con un ritorno in sordina. Niente festeggiamenti, né particolari discorsi. Sesshomaru se ne andò subito nelle sue stanze, affermando che ne aveva abbastanza della loro compagnia. Gli altri ne approfittarono per riassettarsi, mangiare qualcosa e riposare, lasciando Anna alle cure di alcune serve di fiducia. A Jaken rimase il compito di raccontare tutta la storia ai capi della servitù in maniera che sapessero come trattare la nuova arrivata. Grazie a loro, in poco tempo la storia di Anna sarebbe stata di dominio pubblico per tutto il castello.
Più tardi, in tarda serata, Anna sedeva nella sua nuova camera, guardando il cielo limpido in cui brillava una luna a tre quarti del suo splendore. Si sentiva molto stanca. Si era affidata passivamente alle cure delle due hanyo assegnate a lei, tali Rika e Misao. Le due donne si erano rivelate gentili e affabili, e l’avevano chiamata Anna-sama fin dal principio. Le notizie andavano veloci! 
L’avevano aiutata a lavarsi di dosso la polvere del viaggio, le avevano fatto indossare una ricca veste azzurro e oro e le avevano acconciato i capelli, che ormai avevano preso una piega parecchio selvaggia.
«Di nuovo in gabbia.» mormorò Anna tra sé. Aveva sempre detestato quei cerimoniali. Avrebbe voluto avere indietro la sua armatura e le sue spade, e tornare al confine per combattere. Sospirò, chiudendo le palpebre sugli occhi azzurri. Se solo Sesshomaru non fosse stato così testardo…Come a sottolineare il pensiero, la porta della sua stanza si aprì di colpo, facendola voltare di scatto. Sulla soglia c’era Sesshomaru.
«Sesshomaru-sama…» mormorò lei, chinando il capo per salutarlo. Lui la fissò in silenzio per qualche istante, poi entrò, chiudendosi la porta alle spalle con decisione. Si avvicinò e Anna avvertì suo malgrado il cuore perdere qualche battito. Perché il Signore di Nishi era nella sua camera…di notte?! Che intenzioni aveva?! 
Anna deglutì a fatica e avvertì un inopportuno rossore salirle alle guance quando lui le giunse abbastanza vicino da poterla sfiorare. Non voleva pensare a certe cose, però…Lui la stava fissando con quei suoi imperscrutabili occhi d’ambra, forse valutando il cambiamento dovuto alle cure delle due hanyo, e Anna sentì il proprio viso andare in fiamme. Sperò che lui non potesse notarlo nella fioca luce lunare, poi rammentò che i suoi sensi yokai erano molto più sviluppati dei suoi e si costrinse a darsi una calmata.
La aiutò il fatto che Sesshomaru si sedette all’altro lato della finestra, smettendo di guardare lei per rivolgere la sua attenzione al cielo notturno. Il silenzio fra loro si fece sempre più profondo, fino a diventare pesante.
«Avete bisogno di me, Sesshomaru-sama?» chiese Anna, decidendo di prendere in mano la situazione. Sesshomaru la fissò di nuovo e stavolta non fu difficile vedere che era contrariato.
«Smettila di chiamarmi così.- le ingiunse, secco- Non mi piace ripetere le cose più di una volta, Etain Seimei.»
«Sarò lieta di tornare a chiamarvi Sesshomaru, quando voi la finirete di insistere su quel nome defunto e mi chiamerete Anna.» fu la risposta della neko-yokai, pronunciata in tono dolce e remissivo. Sesshomaru non poté trattenere una smorfia nel notare quanto quella donna fosse sempre pronta alla replica. Tornò a guardare fuori.
«Ho valutato la posizione dei Seimei nei confronti del Nishi, alla luce delle tue rivelazioni.- disse, gelido- Ho deciso di destituirli dal governo di Karenomi.»
Ebbe la soddisfazione di sentirla trattenere il fiato.
«Sesshomaru-sama, se togliete Karenomi ai Seimei, essi non avranno un posto dove andare!» mormorò Anna, scioccata.
«Hanno ancora i loro possedimenti ad ovest. Si ritireranno laggiù e cercherò guerrieri umani in grado di tenere il confine. Siamo in guerra.- disse Sesshomaru, sarcastico- Non c’è nessuno, in quella famiglia, che sia in grado di servirmi al momento. Essi sono inutili, se non traditori. Tuo padre ha avuto l’ardire di rispondere alle ambasciate di Soichiro.»
Anna si trovò a chinare il capo. Non poteva replicare a questa affermazione.
«Vado già contro le mie abitudini nel punire così blandamente la tua famiglia. Lo faccio per non rovinare del tutto l’alleanza con i ningen ad un passo dal momento che stavo aspettando.- disse Sesshomaru, e la sua mano sfiorò distrattamente Tenseiga- Li destituirò.»
«Sesshomaru-sama…posso offrirvi un’alternativa che sia meno umiliante per i Seimei? In fondo, fino alla mia morte abbiamo tenuto il confine con tenacia.- mormorò Anna, sporgendosi un po’ verso di lui- Cercate un nobile uomo a capo di un’armata, che possa sposare una delle mie sorelle. A quel punto, destituite pure mio padre e date il potere al marito di mia sorella. La famiglia cambierà nome, ma gli sforzi di tre generazioni di Seimei non saranno del tutto dimenticati.»
Sesshomaru la guardò, valutando la sua proposta.
«Sei lesta a proporre un matrimonio per le tue sorelle, quando tu sei così restia.- disse infine, facendola avvampare, poi continuò- In ogni caso, mi pare una condizione accettabile. Ci penserò.»
«Vi ringrazio, Sesshomaru-sama.» disse Anna, turbata. Sesshomaru si alzò. Evidentemente questo era tutto ciò che gli premeva dirle. Anna non seppe se esserne sollevata o delusa. Sorprese se stessa quando lo chiamò, facendolo voltare di nuovo verso di lei. Anna si alzò a sua volta, decidendo di tentare di illustrare a Sesshomaru il suo punto di vista riguardo alla profezia.
«Sesshomaru…- iniziò, sperando di irritarlo il meno possibile- Sesshomaru, ascolta…Ho pensato molto al mio ruolo all’interno della profezia…»
«Hai finalmente deciso di obbedirmi, donna?» chiese Sesshomaru, brusco. Anna dovette mordersi la lingua per non esplodere in un ‘no!’ che avrebbe fatto saltare tutto il suo ragionevole discorso. Prese un paio di respiri prima di continuare, decidendo di ignorare la sua domanda diretta.
«Sesshomaru, io resterò al tuo fianco come ho giurato. Ti devo la vita e ti ho promesso i miei servigi.- disse, e non seppe spiegarsi l’indurirsi del suo sguardo- Inoltre…desidero combattere al tuo fianco. Anch’io avverto che questo è il mio posto, non sono così testarda da diventare cieca e sorda.» Scosse il capo e i suoi capelli d’oro scintillarono nella luce fioca. «Questo, però, non significa che io debba diventare per forza la tua consorte.» finì.
«Che vuoi dire?» chiese Sesshomaru. 
«Io non potrei sposarmi senza amore e tu non mi ami.» disse lei, chiaramente.
«Questo non c’entra nulla. La profezia…» disse Sesshomaru.
«E’ stato tutto orchestrato perché tu imparassi ad avere dei sentimenti. Tu stesso hai detto che tuo padre ti ha incitato a ritrovare il tuo cuore.- lo interruppe lei, di fretta- E’ evidente che io non posso aiutarti da quel punto di vista, tu non provi niente per me. Nonostante questo, potrei starti a fianco e aiutarti nella guerra. Anche per te dev’essere poco attraente l’idea di sposarti con un essere impuro.» Si posò una mano sul petto e il sorriso che fece non ingannò Sesshomaru. Lei soffriva nel ritenersi una cosa del genere.
«Sarò io a decidere, donna.» tagliò corto, chiedendosi perché si ostinasse tanto. Lei gli stava offrendo una scappatoia ragionevole. Era vero, lui non avvertiva il minimo desiderio di avere una consorte. Non gliene importava un fico secco, l’unico desiderio che aveva era uccidere Naraku e Soichiro. Una donna gli sarebbe stata solo d’intralcio. Allora perché non prendeva la palla al balzo?
Perché non voleva dargliela vinta, ecco perché. Perché voleva che lei gli ubbidisse senza discutere. E poi perché guardandola provava qualcosa che non sapeva definire. Lei gli tese una mano e Sesshomaru guardò quelle dita bianche e sottili, aggraziate, come se non sapesse che farsene. La guardò di nuovo in volto.
«Promettimi che ci penserai. Ti prego, Sesshomaru.» mormorò lei, con un sorriso incerto. Lui, dopo un attimo, le strinse la mano. Una sensazione di calore li invase entrambi, rendendo fin troppo ovvio il fatto che qualcosa già li legava. Si fissarono, ognuno turbato a modo suo da quella sensazione così piacevole e allo stesso tempo allarmante, poi Sesshomaru lasciò andare la mano di Anna come se si fosse scottato e le voltò le spalle.
«Sesshomaru…» lo chiamò Anna, mentre lui apriva la porta. Lui si fermò, ma non si voltò.
«Non mercanteggio sulla profezia. Tu farai come ti dico, Etain Seimei.» disse, brusco e gelido, prima di uscire e chiudere la porta di botto in faccia ad Anna. La neko-yokai boccheggiò un paio di volte, scioccata da quella doccia gelida arrivata quando sembrava che il discorso si fosse fatto ragionevole, poi si infuriò.
«Andate al diavolo, allora, Sesshomaru-sama!» gridò, tirando un calcio alla porta e svegliando quasi tutta quell'ala del castello. Il diretto interessato non parve colpito dalla sua reazione e il suono dei suoi passi svanì lungo il corridoio.


***


«Nessuna novità? Nessuna novità?!» I servitori si appiattirono contro le pareti della grande sala del trono quando il seggio regale venne scagliato con violenza inaudita al centro della pavimentazione, fracassandosi. 
«Come sarebbe a dire ‘nessuna novità’?!- continuò Soichiro, imbestialito, fissando i due yokai venuti a riferirgli riguardo ai suoi nemici- Tu mi vieni a dire che Sesshomaru se ne è andato con l’allegra combriccola dirigendosi verso casa…e non c’è nessuna novità?! Ah!»
Puntò una mano sul neko-yokai e un’ondata di fuoco ne sgorgò. Lo yokai balzò di lato per evitarla, ma non poté salvarsi dall’esserne perlomeno scottato. Mandò un miagolio di protesta.
«Signore, è ciò che ho visto…» si lamentò.
«E non ne capisci le implicazioni, vergogna del mondo felino!- sbraitò Soichiro, mostrando le zanne in una smorfia terribile- Se quel cane bastardo è andato a casa, significa che ha fatto la sua scelta! Significa che ha capito che quella donna…quella donna…aaaaaaah, maledizione anche a quella dannata donna!» Un’altra palla infuocata esplose dalle sue mani quando gesticolò. Stavolta andò a colpire alcuni dei servitori terrorizzati. I corpi si carbonizzarono all’istante e gli altri schiavi umani si defilarono velocemente dalla sala con le facce pallide e stravolte, in un silenzio che era mille volte più intenso delle grida di terrore che sarebbero state ovvie in una tale situazione. Soichiro non vi badò, né lo colpì in alcun modo l’odore penetrante della carne bruciata.
«Potevi organizzare un attacco. La tua gente è là che preme da una vita contro i ningen dei Barashi, una sortita non avrebbe fatto certo male!» sibilò, iniziando a camminare avanti e indietro con le mani dietro la schiena. Era così arrabbiato che il suo codino di capelli biondi stava ritto come un mazzo di spini.
«Non avevo l’ordine di farlo. Non posso prendermi la responsabilità di fare qualcosa che poi si riveli un errore. Mi uccidereste.» borbottò il neko-yokai.
«Almeno mi toglierei di torno qualche idiota! Vi devo sempre dare l’imbeccata?!» gridò Soichiro, fulminandolo con lo sguardo.
«Di norma, queste cose le organizza Naraku-sama.» tentò ancora di difendersi il neko-yokai. Soichiro smise di camminare. I suoi occhi neri come la pece si fecero predatori.
«Se in questo regno qualcuno ubbidisse ancora ai miei voleri, Naraku a quest’ora non sarebbe più in grado di comandare niente e nessuno. L’epoca di Naraku è finita e sarà bene che tutti voi vi abituiate a far senza.- sibilò, poi si rivolse all’altro yokai, uno della famiglia degli insetti forbice- E riguardo a lui che sai dirmi?»
«Nessuna notizia dalla squadra che avete mandato, mio signore.- disse questo- Non è più tornata. O è passata dalla parte di Naraku, o i suoi componenti sono morti.»
Soichiro trattenne un’imprecazione, fece per sedersi, poi si accorse di aver lanciato il trono poco prima e tornò ad ergersi fremente d’ira.
«L’ho sempre detto che certe cose è meglio farle di persona. Canaglie…- ringhiò- Quell'hanyo maledetto è ancora in quella grotta? Nella palude?»
«Crediamo di sì, vostra maestà. Non sono stati segnalati movimenti di rilievo nella zona.» disse lo yokai, cercando di ponderare le parole. Soichiro strinse le labbra e riprese a camminare avanti e indietro, poi si accorse che i due attendevano ancora di essere congedati.
«Sparite, sciocchi! Filate!» ruggì, facendo tremare le colonne. I due messaggeri si affrettarono ad andarsene, lasciando il loro sovrano solo nella grande sala piena di ombre. Soichiro continuò ad andare su e giù sulla piattaforma dove normalmente stava il suo trono, ora un ammasso di legno e dorature fracassato sul pavimento. Niente di ciò che lo circondava stava andando secondo i suoi voleri.
Aveva scovato la donna della profezia ben prima di Sesshomaru e aveva fatto di tutto per portarla dalla sua parte, o quantomeno farla fuori. Non era riuscito né nel primo né nel secondo obiettivo, e questo perché? Perché aveva fatto fare a Naraku, ecco perché! Come si faceva a lasciare che la donna, morente, avesse a disposizione una riserva di energia, un’intera vita da rubare, che non solo le poteva conferire poteri da yokai, ma oltretutto li aumentava in accordo con la sua già elevata abilità magica? 
Soichiro non poteva credere che Naraku avesse offerto un’opportunità simile a Etain Seimei. Una volta ferita a morte, avrebbe dovuto finirla con un colpo solo. Oppure, se proprio desiderava soddisfare il suo sadismo, avrebbe potuto lasciarla morire dissanguata nei tormenti. 
Invece no! Naraku decideva di aggiungere al danno la beffa, esagerando come al suo solito…e di conseguenza la beffa era stata tutta per Higashi, tanti saluti e care cose a sua maestà Soichiro.
Soichiro strinse i pugni, ferendosi i palmi con le lunghe unghie. Il risultato di quell'errore madornale era che Sesshomaru aveva avuto tutto il tempo di incontrare la sua consorte designata, di riconoscerla e di portarsela via. Soichiro non aveva idea di come questo avrebbe aiutato quel dannato cagnaccio a prendersi la sua rivincita su Higashi, ma del resto non aveva nemmeno alcuna intenzione di scoprirlo! 
Ora avrebbe dovuto affrettare i tempi e attaccare Nishi con tutte le forze disponibili prima che Sesshomaru e Inuyasha si mettessero a giocare con troppo impegno con le spade che portavano.
A questo si era aggiunto il comportamento insostenibile di Naraku. Soichiro non lo temeva. Si trattava di un hanyo, dopotutto, un suo sottoposto con manie di grandezza, ma lo irritava moltissimo non avere ancora la sua testa da usare come poggiapiedi davanti al trono. Aveva ordinato che gli fosse portata già da un pezzo e invece quel dannato stava ancora nella sua grotta ad attuare chissà che misteriosa trasformazione! Forse era ora di sporcarsi le mani in prima persona e mettere fine alla collaborazione ormai vecchia di cinquant’anni con un solo scontro decisivo…
Fu allora che si accorse della figura bianca seminascosta dietro ad una delle colonne della sala. Si voltò bruscamente.
«Chi sei? Chi ti ha dato il permesso…- sbottò, irato con se stesso per non aver notato la presenza di quell'essere, poi la riconobbe- Tu sei Kanna, la mocciosa albina. Che diavolo ci fai qui?»
Kanna non rispose, ma venne avanti di un passo, mettendosi più in vista, e alzò lo specchio. Soichiro sapeva cosa significava. Ogni volta che la creatura di Naraku mostrava il proprio specchio significava che qualcosa di importante stava accadendo e che lei era in grado di farlo vedere attimo per attimo all’interessato.
«Hai qualcosa per me, mocciosa?» ringhiò. Non si fidava di Kanna, ma del resto, dopo l’episodio di Kagura, immaginava che nemmeno Naraku si fidasse di lei.
«Naraku.» disse soltanto lei, senza cambiare espressione. Sollevò lo specchio ancora un po’. Suo malgrado, il moko-yokai si incuriosì. Ovviamente gli interessava sapere dove si era cacciato Naraku e che cosa stava combinando! Scese i gradini e camminò a grandi passi verso Kanna. Quando arrivò davanti a lei, si accorse che lo specchio era vuoto e nero. Non si vedeva alcuna immagine.
«E dunque? Dov’è Naraku?!» sbottò, sfoderando le zanne in una smorfia e alzando una mano per tirare un manrovescio a quella mocciosa che lo prendeva in giro.
«Qui.» disse una voce ben conosciuta dietro di lui.
La reazione di Soichiro fu fulminea, ma non sufficiente. Mentre si voltava, numerose appendici lo trafissero da parte a parte, strappandogli un grido di dolore e spillando con generosità il suo sangue. Il dolore aumentò quando il miasma velenoso di Naraku iniziò a propagarsi nel suo corpo.
«Naraku…- ringhiò, voltandosi a fatica verso il suo assalitore- Tu, traditore…»
«Non sapevi che lo fossi, Soichiro? Ciò non mi sorprenderebbe. Sei sempre stato stupido.» disse Naraku, con un sogghigno. Soichiro fece una smorfia terribile. Naraku aveva abbandonato la pelle di babbuino e si era rivestito di un’armatura pacchiana. Le appendici che l’avevano ferito uscivano dalla sua schiena. Soichiro storse la bocca in un ghigno.
«Tutta qui la tua trasformazione, Naraku? Sporco hanyo arrogante, come puoi pensare di sfidare un demone puro come me?!» disse, prima di tagliare gli arti che gli si erano conficcati nel corpo con le unghie ed avventarsi su Naraku, sputando un fiume di fuoco dalla bocca. Questo colpì in pieno Naraku e Soichiro dilaniò quel che restava con i suoi artigli. Fermò il suo slancio per guardare con disprezzo dietro di sé, ma la bocca gli si seccò nel vedere il corpo di Naraku riformarsi senza alcun danno apparente, protetto da una barriera che luccicava lievemente.
«Tu…sei ancora vivo?!» sbottò Soichiro. Naraku rise, una risata gelida e terribile.
«Mi spiace, Soichiro, ma per quante volte mi colpirai, non potrai uccidermi. Questa è la mia trasformazione.- disse l’hanyo, con un sorriso strafottente- Sono al di là della tua portata, ora. Soffriresti meno se ti arrendessi adesso.»
«Non dire fesserie, piccolo ragno insignificante!» ruggì Soichiro, pronto a ripetere l’operazione. Se c’era bisogno di ucciderlo più di una volta, non si sarebbe fatto pregare! Una sensazione bruciante gli afferrò le viscere, facendolo cadere sulle ginocchia proprio mentre era sul punto di portare il suo secondo attacco.
«Cosa…» biascicò. Uno strano formicolio si stava impadronendo del suo corpo, permettendogli a stento di articolare parola.
«Il mio miasma ti circola nelle vene. Ho spostato una parte di me nel tuo sangue.- disse Naraku, avvicinandoglisi tanto che Soichiro si trovò a guardare le sue scarpe- Ti terrà buono finché mi servirà.»
«Cosa…cosa…» balbettò di nuovo Soichiro. Naraku si abbassò quanto bastava da afferrare il mento del moko-yokai per costringerlo a guardarlo negli occhi, rossi come il sangue.
«Ora sono io il Signore di Higashi, Soichiro.- gli disse, con un sorrisetto sprezzante- Ma non preoccuparti. Presto tornerai su quel trono…come una parte di me.»
Soichiro fu invaso dalla rabbia e dall’orrore nel capire fino in fondo il piano di colui che era stato il suo braccio destro, poi l’oblio lo colse e perse i sensi. Naraku lasciò scivolare il suo corpo a terra, rialzandosi in piedi. Altre figure uscirono dalle ombre.
«E’ stato un colpo di Stato molto veloce.» disse Akemi, ironica, avvicinandosi al corpo inerte sul pavimento.
«E stato come volevo che fosse.» tagliò corto Naraku. 
«Non lo uccidi?» chiese Mikage, corrucciata.
«Non ancora. Lo assorbirò, perché è un demone potente, ma al momento non ho altro tempo da perdere nella trasformazione del mio corpo. Lo lascerò in queste condizioni finché mi aggraderà.» disse Naraku, raccogliendo ciò che restava del trono e trascinandoselo dietro mentre si dirigeva verso la piattaforma. Riuscì in qualche modo a dare stabilità ai resti del trono e sorrise. Non fu un sorriso piacevole a vedersi.
«E adesso che succede, Naraku?- chiese Razoru, venendo avanti di un passo- Io sono stanco di aspettare.»
«Non aspetterai più.- sogghignò Naraku, sedendosi- La vera guerra contro i fratelli inu-yokai inizia oggi.» Abbassò lo sguardo su Soichiro e i suoi occhi si socchiusero in uno sguardo di bieca soddisfazione. Il moko-yokai era sconfitto. Ora restava il piacere di distruggere Sesshomaru e Inuyasha. 
Soprattutto Inuyasha.

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Capitolo 17
*** 17 - La visione di Kagome ***


Author's note: Aggiorno ben prima del previsto perché sabato trasloco, quindi domani di collegarsi non se ne parla...Se tutto va bene, lunedì arriverà un nuovo capitolo. Se invece non mi danno subito la linea adsl, dovrete aspettare un po'... :( Abbiate pazienza! Da questo caos, un bacio a tutti!

CAPITOLO 17

LA VISIONE DI KAGOME


Kagome si svegliò di scatto, ansimando, portandosi protettivamente le mani al volto pallido e sudato.
«Oi, Kagome…cosa c’è?» chiese Inuyasha, accanto a lei. Le sue mani le stringevano le braccia. Evidentemente era stato lui a svegliarla. Kagome riabbassò lentamente le mani, voltandosi verso Inuyasha che la guardava con preoccupazione. 
«Naraku.» mormorò la miko. Il viso di Inuyasha si indurì percettibilmente.
«Naraku?!» ringhiò. Kagome annuì, poi lo abbracciò, posando la guancia sul suo petto nudo. Il contatto la confortò e le restituì la calma. «Ho sognato Naraku.- disse, piano- Stava…combattendo contro Soichiro.»
«Nientemeno?» borbottò Inuyasha, iniziando ad accarezzarle i capelli corvini. Lei annuì.
«Si sono combattuti a morte…e ha vinto Naraku. Non credo che Soichiro sia già morto, ma adesso è Naraku a stare sul trono di Higashi.»
«Ne parli come se fosse vero e non un sogno.» disse Inuyasha, scostandola quel tanto che bastava da guardarla in faccia.
«Non credo che fosse un sogno, Inuyasha.- sospirò lei- Era tutto troppo…non so…troppo plausibile. La cosa spaventosa era il cambiamento di Naraku.»
Inuyasha, pur con riluttanza, scostò Kagome e si alzò a sedere sul futon, con i capelli d’argento scarmigliati che gli ricadevano sulle spalle. Se avesse continuato ad abbracciarla non sarebbe riuscito a darle l’attenzione che l’argomento necessitava.
«Cosa vuoi dire?» chiese, brusco.
«Naraku aveva un aspetto diverso, ma non credo sia questo l’importante.- disse Kagome, cercando di riportare alla memoria le fasi dell’incubo- Vedi…quando Soichiro l’ha colpito, gli ha devastato il corpo. Nonostante questo, Naraku ha ripreso forma davanti agli occhi di Soichiro in men che non si dica. Rideva e diceva che quella era la sua trasformazione…»
«Feh! Ha modificato di nuovo il suo corpo, eh? Quel dannato!- disse Inuyasha, con una smorfia- Ma cosa intendi dire affermando che ha ripreso forma?»
«Si è rigenerato dai pochi frammenti rimasti, proteggendosi con una barriera.- cercò di spiegare Kagome, abbracciandosi le ginocchia sotto le lenzuola- Non l’avevo mai visto fare una cosa del genere. Ricordi quando io lo colpii con una freccia sacra? Impiegò quasi tre mesi a recuperare la parte del corpo che gli avevo devastato.»
Inuyasha annuì, cupo. E così, Naraku ne aveva combinata un’altra delle sue. Era riuscito ad ottenere un potente potere rigenerativo?
«Beh, bisognerà fare in modo di non lasciare neanche una briciola di lui.» mormorò. Il suo sguardo fu attirato da Tessaiga, che giaceva lì accanto, sopra i suoi vestiti. Kagome lo guardò, preoccupata.
«Temo che il nocciolo della questione sia un altro, ma non saprei dirti più di così.» disse, dispiaciuta. Inuyasha la abbracciò, poi le posò un bacio su una tempia.
«Non ti preoccupare, Kagome. Tanto, che siano Soichiro o Naraku a guidare le truppe, entrambi dovranno morire per mano nostra. Non c’è dubbio riguardo a questo ed è tutto ciò che mi interessa.- disse, poi la baciò sulla bocca prima di aggiungere- Il fatto interessante è che se davvero ciò che hai sognato è accaduto, la battaglia finale sta per cominciare.»
«Hai ragione!- esclamò Kagome, alzandosi di scatto e acchiappando i suoi vestiti, con estrema delusione di Inuyasha- Sarà il caso di parlarne a Sesshomaru. Bisognerà avvertire i villaggi di confine e chiamare le truppe…»
«Hai mai pensato di fare il generale?» chiese Inuyasha, deluso, guardandola vestirsi con il mento appoggiato sulla mano.
«Non scherzare, è una cosa seria.» lo riprese lei, arrossendo. Inuyasha sospirò. Quando Kagome si metteva una cosa in testa, non riusciva a pensare a nient’altro. La imitò e si vestì, borbottando tra sé.
«Non per cambiare argomento…ma tu non hai sentito un po’ di fracasso, stanotte?» gli chiese Kagome, mentre lui si allacciava in vita la Tessaiga. Inuyasha trattenne a stento una risata, annuendo. Aveva sentito perfettamente il baccano di quella notte, molto meglio di quanto avrebbe potuto fare Kagome. Proveniva dalla stanza di Anna, la quale aveva ricevuto una visita che in un modo o nell’altro le aveva fatto perdere la pazienza.
«Quando Sesshomaru si muove, più che danni non può fare.» sghignazzò, rendendo Kagome ancora più perplessa. Poi, la ragazza si illuminò.
«Si trattava di Sesshomaru ed Anna?» chiese, eccitata.
«Frena. Sesshomaru è andato da Anna, ma l’unico risultato ottenuto è stato farla incavolare come una iena. Se non mi sbaglio del tutto, Anna deve aver fracassato la porta della sua stanza con un calcio.» Ridacchiò di nuovo nel vedere l’espressione delusa di Kagome. «Sarà dura mettere insieme quei due.»
«Già…- mormorò Kagome, con un sospiro- Però è un peccato. E’ evidente che sono fatti l’uno per l’altra. Come noi due.» Si avvicinò approfittando del suo imbarazzo e lo baciò sulla bocca, scherzosa, scivolando subito via. «Dai, andiamo ad avvertire gli altri, Inuyasha.»


***


«Come sarebbe a dire che non c’è?!»
«Se non c’è, non c’è! E’ inutile che te la prendi con me!»
«Prendermela con te è proprio ciò che farò.» disse Inuyasha, incombendo su Jaken mentre si faceva crocchiare le nocche. Era andato a cercare suo fratello per riferirgli dell’incubo di Kagome solo per scoprire che quel dannato se ne era andato da qualche parte a fare chissà cosa. Era rimasto turbato dal litigio con Anna? Bah, impossibile! Di sicuro gli era frullato in testa un qualche pensiero balzano e se ne era andato per i fatti suoi, fregandosene come al solito di chi lasciava indietro. Come a volergli dare ragione, Jaken aggiunse un tassello al mistero.
«E’ andato verso nord-ovest su uno dei nostri animali, poco prima dell’alba.» gracchiò, facendo un intimorito passo indietro.
«Nord-ovest?! Diavolo!- disse Inuyasha, con una smorfia- La…»
«…direzione proibita, infatti. Che non ti salti in mente di seguirlo!» disse Jaken, puntandogli contro il Bastone Ninto.
«Non ci penso nemmeno. Che si arrangi.» replicò Inuyasha, dando le spalle ad un Jaken improvvisamente riverso sul pavimento con la testa fumante per i pugni presi. Il principe di Nishi sbuffò, contrariato. Quel maledetto di suo fratello sceglieva sempre i momenti sbagliati per allontanarsi. Che diavolo era andato a fare a nord-ovest? E poi, proprio ora che la situazione era critica! Anche non volendo tenere conto di quello, non avrebbe fatto male a rammentarsi che aveva una donna da conquistare, dopo che aveva fatto la fatica di portarsela al castello!
«Feh! Non lo capirò mai.» sentenziò Inuyasha, decidendo di fregarsene e uscendo in giardino. Poco distante, i suoi amici lo aspettavano per sapere le ultime novità. Sango e Miroku sedevano vicini, e in quel momento il monaco si stava prendendo un pizzicotto di sicuro ben meritato. Kagome lo stava guardando con aria preoccupata vedendolo tornare solo. Anna era seduta sull’erba con espressione imperscrutabile e Rin accanto a lei intrecciava fiori. Shippo lanciò una voce a Inuyasha.
«Ehi, Inuyasha! Dov’è Sesshomaru?» chiese, perplesso.
«Non c’è. Quel cretino è andato a farsi un giro.» sbuffò Inuyasha, raggiungendoli e sedendosi sull’erba in uno svolazzare delle maniche rosse.
«Un giro?!» sbottò Kagome, contrariata.
«Ragazzi, è forse successo qualcosa di grave?- chiese Sango- Ci avete convocati tutti qui e ora rimpiangete l’assenza di Sesshomaru…»
«Feh! Io non rimpiango proprio niente.- disse Inuyasha, seccato- Kagome, racconta ai presenti. Tanto Sesshomaru lo saprà comunque, prima o dopo.»
«Saprà cosa?» chiese Miroku, perplesso. Kagome sospirò, guardandosi le mani.
«Naraku ha sconfitto Soichiro.» esordì. Raccontò agli amici il suo vivido incubo, senza tralasciare alcun particolare. Si soffermò soprattutto sulle apparenti nuove capacità del corpo di Naraku, probabilmente nate da una nuova trasformazione attuata dall’hanyo. Essendo il corpo di Naraku un insieme di demoni strettisi attorno ad un cuore umano immerso nell’odio, Naraku aveva sempre avuto la capacità di cambiare se stesso alterando l’unione di questi demoni.
«Il suo corpo si è completamente riformato?» mormorò Anna, pensierosa.
«Sì, si è rigenerato dai pochi frammenti rimasti.- ammise Kagome- Attorno a lui aleggiava una barriera strana, che non aveva mai posseduto. Inoltre…»
«Inoltre?» la incalzò gentilmente Miroku. Kagome si prese un po’ di tempo per pensare a come formulare il concetto che aveva in mente fin dal risveglio.
«Non so…Naraku ha assunto un aspetto minaccioso e guerresco, quasi non avesse più la necessità di nascondersi e demandare il lavoro sporco agli altri. Questo mi suona strano ed estraneo alla sua natura, per come lo conosciamo.»
«Sono d’accordo con te. Quel dannato bastardo è infido e viscido.» disse Inuyasha, con una smorfia, e le sue parole furono sottolineate da Shippo, che annuì con vigore.
«Inoltre, mi è sembrato che gli mancasse qualcosa. Non so spiegarmi meglio di così.» Kagome alzò una mano per frenare le loro domande. «E’ come se la mia mente avesse captato un’anomalia, ma non fosse in grado di restituirne un’immagine comprensibile.»
«Non preoccuparti, Kagome. Mi sembra che tu abbia già fatto abbastanza.» la rassicurò Sango, posandole con affetto una mano sul braccio.
«Sono d’accordo nel ritenere questa una vera e propria visione, di eventi già verificatisi o in procinto di farlo.- disse Miroku, corrugando la fronte- Sappiamo dunque che la guerra sta per scatenarsi in tutta la sua potenza, e che la battaglia finale è vicina. Tessaiga e Tenseiga si sono risvegliate, e…» Lanciò un’occhiata ad Anna e l’espressione sul volto di lei lo spinse a prendere l’argomento alla larga. «…e tutto ciò che ci occorre per ottenere la vittoria è in nostro possesso. Sarà il caso di allertare la frontiera, visto che ci aspettiamo un attacco massiccio a breve.»
«Fortunatamente, sulla frontiera sono sempre all’erta.» disse Shippo, ricordando il clima che si respirava nei villaggi di uomini e di yokai che avevano incontrato nel loro viaggio.
«C’è comunque una bella differenza fra le solite scaramucce e un attacco in grande stile.» gli ricordò Sango.
«Va bene, quello lo possiamo fare benissimo noi. Mandiamo messaggi alla gente giusta e gli accendiamo il fuoco sotto i piedi.- borbottò Inuyasha- Quello che mi scoccia è che potremmo chiamare le armate e prendere quel bastardo di Naraku in contropiede, e invece non possiamo muoverci!»
«E perché non potete?» chiese Rin, intervenendo per la prima volta nella discussione nel vedere quanto era frustrato Inuyasha. Il principe di Nishi storse la bocca in una smorfia.
«Perché è quel cretino di mio fratello Sesshomaru ad avere il potere di farlo e lui se ne è andato a fare chissà che cosa in direzione proibita. Finché non torna, le cose rimangono ferme.» sbuffò.
«Direzione proibita?» chiese Anna, perplessa.
«Pare che quando Sesshomaru si allontana dal palazzo in direzione nord-ovest, non voglia essere seguito.» disse Kagome, guardando Inuyasha per avere conferma.
«Che sciocchezza! Perché mai?» disse la neko-yokai, corrucciandosi in maniera buffa. Sembrava una fidanzata che ha scoperto un’abitudine puerile del consorte. Nessuno ebbe il fegato di farglielo notare.
«E chi lo sa? Non si sa né dove va, né cosa fa.- disse Inuyasha, facendo un gesto vago- L’unica volta che ho provato a seguirlo, mi ha riempito di legnate.»
«Mi pare che questo sia un caso d’emergenza, non un pedinamento dovuto alla curiosità.» fece notare Anna, sollevando un sopracciglio con fare ironico.
«Secondo Sesshomaru, le emergenze non esistono.- sospirò Miroku, incrociando le braccia sul petto- Dopotutto, lui è il Grande Sesshomaru ed è in grado di fronteggiare qualsiasi imprevisto. Parole sue.»
«Ti minaccerebbe di morte se ti sentisse parlare così.» ridacchiò Shippo.
«Forse lui è davvero in grado di fronteggiare gli imprevisti, ma dovrebbe pensare anche a chi non può. Dopotutto, è il sovrano di Nishi.- sospirò Kagome- In ogni caso, non ci resta che aspettare il suo ritorno.»
«Figuriamoci! Non c’è tempo da perdere.» sbottò Anna, alzandosi in piedi. Tutti la guardarono mentre stava in quella posa orgogliosa, bella e un po’ inquietante nell’abito da principessa che indossava. «Vado io a chiamarlo.» disse, sbalordendoli.
«Anna, non te lo consiglio…» iniziò Kagome.
«Feh! Vuoi proprio litigare con lui, scema?- disse Inuyasha, con un sorrisetto di scherno- Ti scorticherà se provi a seguirlo.»
«Se è per il bene di Nishi, non m’importa se mi scortica.- disse Anna, stringendosi nelle spalle con noncuranza- Ho offerto a tuo fratello i miei servigi, il che significa che devo riferirgli di avvenimenti del genere il prima possibile. Inoltre…» Abbassò gli occhi su Rin, che la stava guardando con un gran sorriso. Anna ricambiò. «Rin-chan, ti va di fare una passeggiata?» chiese, dolcemente. Rin rise e annuì, alzandosi subito in piedi.
Gli altri si scambiarono un’occhiata. Anna non era l’incosciente che pensavano. La presenza di Rin avrebbe impedito a Sesshomaru di esprimere al meglio la sua negatività. Tutti si erano accorti di come contenesse i propri modi bruschi in presenza della bambina e Anna si stava portando dietro un’assicurazione sulla vita.
La neko-yokai prese Rin in braccio, poi chiese: «Nord-ovest?»
«Nord-ovest. E buona fortuna.» disse Inuyasha, facendo un gesto come per dire che lui se ne lavava le mani. Anna e Rin salutarono il gruppo, poi la neko-yokai partì in una corsa che presto la portò a saltare d’un balzo la cinta di mura esterne.
«Non è affatto stupida, quella donna. Ha già capito come trattare Sesshomaru.» borbottò Inuyasha.
«Forse è per questo che lei ha del potere su di lui.» disse Kagome, sorridendo.
«Speriamo solo che lo convinca a richiamare l’esercito.- disse Miroku- La guerra è alle porte e non si limiterà a bussare.»


***


Sesshomaru era seduto su una sporgenza rocciosa, vicino alla cascata. Il rombo dell’acqua gli riempiva le orecchie mentre guardava la lama di Tenseiga. Si alzò con un movimento fluido e menò un fendente che aprì uno squarcio nella realtà…uno squarcio a forma di spicchio di luna.
Stringendo le labbra in una linea sottile, Sesshomaru rinfoderò Tenseiga, mentre sotto i suoi occhi lo spicchio di tenebra si richiudeva e scompariva come se non ci fosse mai stato.
«Insufficiente.» mormorò, contrariato. Il Meidozangetsuha non si era ancora evoluto da quel misero primo passo. Cosa occorreva fare per ottenerne la piena e completa potenza? Cosa mancava? Non certo il desiderio di spillare il sangue dei suoi nemici…quello era forte, più forte che mai ora che si avvicinava il momento decisivo. Allora cosa c’era che non andava?
Sesshomaru si era recato al luogo eletto a suo personale uso per esercitarsi con il Meidozangetsuha senza avere intorno qualcuna di quelle piattole che stavano infestando il suo castello. Inoltre, la sua mente continuava a soffermarsi, pur senza averne desiderio, sulla proposta che la neko-yokai gli aveva fatto quella notte: stare accanto a lui come alleata fedele, non come sposa. 
Se da una parte ciò gli avrebbe evitato la scocciatura di avere una consorte, dall’altro lato Sesshomaru vedeva un’eventuale accettazione del patto come un cedimento da parte sua. Perché dare questa soddisfazione a quella donna? Ma imporre la sua volontà valeva la catena di un matrimonio con una donna per cui non provava assolutamente nulla?
“Bugiardo.” disse una voce nella sua mente, una voce somigliante a quella di suo padre. Il pensiero gli si soffermò su alcune particolari sensazioni che aveva provato a contatto con Anna, quando le aveva sfiorato la mano, o l’aveva vista seminuda sotto la luce della luna…Sesshomaru scacciò quelle immagini dalla mente con energia. Erano tutte sciocchezze! Forse qualcosa in lui trovava attraente il corpo di quella donna, ma soddisfare una tale attrazione non comportava affatto un legame più profondo.
«Sesshomaru-sama!»
La squillante voce di bimba lo fece voltare di scatto. Era incredibile, ma la piccola forma che stava correndo verso di lui attraverso il prato fiorito era Rin. Sesshomaru corrugò la fronte quando vide camminare, più lontano, una donna dai capelli d’oro: Etain Seimei.
«Sesshomaru-sama, ma è stupendo!- esclamò la bambina, ridendo gioiosa e piroettando su se stessa mentre si avvicinava- Rin non immaginava che voi veniste a pensare in un luogo tanto bello!» Giunta da lui, Rin gli abbracciò una gamba con affetto e adorazione così palese che parte della contrarietà di Sesshomaru si dissolse come neve al sole. Rin era in grado di spazzare via qualunque tenebra. Questo però non significava che la sua solitudine dovesse venire disturbata in quel modo.
«Cosa ci fate qui, Rin?» chiese, abbassando lo sguardo sulla bambina.
«Sesshomaru-sama, Anna-nee-chan ha delle importanti notizie da darvi.- disse la bimba, piuttosto seria- Inu-chan ci ha detto che questa è la direzione proibita e che voi non volete essere disturbato quando siete qui, ma secondo Anna-nee-chan dovevamo avvisarvi subito. Ci perdonerete, vero, anche se vi abbiamo disturbato?»
Sesshomaru corrugò la fronte, poi alzò lo sguardo sulla donna che si stava avvicinando. Avvertì uno strano dolore al petto quando si rese conto di quanto quel luogo le si adattasse. Anna, come il prato fiorito che stava attraversando, sembrava l’incarnazione dell’estate. I suoi capelli d’oro scintillavano al sole, e l’abito azzurro e giallo le svolazzava attorno mosso dalla brezza come ali di farfalla. Era stupenda e il rendersene conto non piacque affatto a Sesshomaru.
«Cosa vuoi, donna?» chiese, brusco. Lei sorrise, un sorriso così dolce e innocente da rivaleggiare con quello di Rin. Il dolore al petto divenne davvero fastidioso.
«Sesshomaru-sama, questo posto è meraviglioso!- disse Anna, guardandosi attorno con espressione quasi commossa- Fa pensare che la pace sia qualcosa di tangibile…realizzabile.»
Sesshomaru non disse nulla. Si limitò a fissarla, chiedendosi perché la sua presenza e le sue parole lo colpissero tanto. Rin lo lasciò andare.
«Rin farà delle corone di fiori, mentre voi parlate di cose serie.- disse la bambina, gioiosa- Ci sono fiori, qui, che Rin non aveva mai visto.»
Rin si allontanò un po’, lasciando i due da soli. Sesshomaru fissò Anna con occhi duri.
«Spero per te che la ragione che ti ha spinto a venire qui sia davvero importante, donna.» disse, gelido.
«Lo è, Sesshomaru-sama.» sospirò lei, andandogli accanto e sedendosi sul bordo dell’affioramento roccioso. Iniziò a raccontargli della visione di Kagome e presto anche lui si sedette, mentre la ascoltava con attenzione.
«Soichiro non è morto.» disse alla fine Sesshomaru, e non era una domanda. Anna scosse la testa.
«Non credo. Fossi nei panni di Naraku…- fece una smorfia- non sprecherei una tale fonte di potere. Lo terrà in vita, ancora per un po’. Al momento, sembra che gli prema di più muoverci guerra.»
«Odia Inuyasha, la miko e me, in quest’ordine.- disse Sesshomaru, con un sorrisetto gelido- Bene, avrà ciò che gli spetta. Avevo già deciso di richiamare le armate, iniziando dalla Grande Famiglia degli Inu-yokai.»
«Davvero, Sesshomaru-sama?- chiese Anna, stupita- Allora…»
«Allora non c’era bisogno che tu venissi a pungolarmi, donna.» finì per lei Sesshomaru, alzandosi in piedi e fissandola con un certo fastidio. Le guance di Anna parvero voler arrossire, ma lei riuscì a tenere quella reazione sotto controllo.
«Potrò combattere al vostro fianco, Sesshomaru-sama?» chiese, alzandosi a sua volta in piedi. Lui parve studiarla.
«Rischierai di trasformarti in ningen durante la battaglia. La tua yuki si flette con troppa facilità.» disse, facendola impallidire. Anna si morsicò il labbro inferiore, frustrata. Non credeva che Sesshomaru avesse un’idea così chiara del suo punto debole.
«Cercherò di stare attenta. Sono migliorata, Sesshomaru-sama. Gli allenamenti di vostro fratello Inuyasha mi sono stati utili.- disse- Mi farò affidare due wakizashi, così userò meno il mio potere e maggiormente la mia forza.»
«Due wakizashi…- mormorò Sesshomaru- Erano queste le tue armi, come guerriera ningen?»
Anna annuì.
«A volte le usavo anche per indirizzare il potere, ma credo che ora come ora fonderei una lama normale se la usassi in quel modo.» disse, incerta. C’era qualcosa in quegli occhi d’ambra che la stava mettendo a disagio. In quel momento, Sesshomaru le voltò le spalle.
«Vieni con me.» disse. Anna non fece in tempo a chiedere delucidazioni che il sovrano di Nishi richiamò la bestia a due teste con cui si era recato nel suo luogo ormai non più segreto. «Rin, torna a casa con lui.» ordinò Sesshomaru alla bambina, seduta tra l’erba con una corona di fiori già finita in mano. Rin si alzò subito, andando loro incontro.
«Perché, Sesshomaru-sama? Voi non tornate con Rin?» chiese lei, perplessa.
«Abbiamo da fare. Di’ a quegli altri idioti di aspettarci.» tagliò corto Sesshomaru, sollevando Rin e mettendola in sella.
«Va bene.- disse Rin, perplessa, poi sorrise- Rin vi aspetterà al castello, allora.»
Sesshomaru colpì il posteriore della creatura, che si sollevò in aria portando con sé Rin e i suoi gridolini eccitati per la sua prima esperienza di volo. Anna la seguì con lo sguardo, un po’ corrucciata dopo aver notato la palese soddisfazione di Rin al pensiero di lasciarli da soli, poi si accorse che Sesshomaru si era incamminato.
«Sesshomaru-sama, cosa succede? Si può sapere dove stiamo andando?» chiese ancora, correndogli dietro.
«Dal forgiatore.» fu la risposta di lui, e più di questo Anna non riuscì a cavargli di bocca.

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Capitolo 18
*** 18 - La Grande Famiglia ***


Author's note: Benedetta dalla linea adsl fin dal principio di questa vita nella nuova casa, vi invito a fare un viaggio. Prima dal forgiatore, poi a Inuzuka e quindi...non avrete già dimenticato Isuzu Barashi, vero? ;)

CAPITOLO 18

LA GRANDE FAMIGLIA


Totosai nemmeno alzò la testa quando il suo toro demoniaco lanciò un muggito. Si limitò a ficcare la lama che stava battendo nell’acqua fredda, sbuffando.
«Cosa c’è, Totosai?» chiese Myoga, saltandogli su un ginocchio. Totosai si tirò la barbetta bruciacchiata e sbuffò ancora.
«Che vuoi che ci sia? Di nuovo quel testone di Sesshomaru!- borbottò- E’ l’unico che riesca a far innervosire il mio toro. Speravo che il tuo suggerimento ce l’avesse tolto di torno per un tempo più lungo…»
«E adesso cosa stai facendo?» chiese Myoga, perplesso, mentre Totosai preparava in tutta fretta un fagotto.
«Cerco di scappare, che altro?! Mi sono stufato di essere minacciato! E’ ora di fare una vacanza.» sbottò il fabbro, alzandosi sulle gambe arcuate e caricandosi in spalla fagotto e martello. In quel momento, una sagoma ben conosciuta si stagliò sulla soglia dell’antro.
«Troppo tardi.» sospirò il vecchio Myoga.
«Vai da qualche parte, Totosai?» chiese Sesshomaru, gelido, restando sulla soglia.
«Eh…stavo per l’appunto partendo per un viaggio.» disse Totosai, camminando con cautela verso l’ingresso tenendo la schiena contro la parete.
«Tu non vai da nessuna parte.» gli ingiunse il Signore di Nishi.
«Ah no?» sbottò Totosai, piccato.
«No. Ho un lavoro per te.» disse, sorprendendo il fabbro. Si voltò e chiamò qualcuno con un gesto. I due vecchi yokai rimasero sbalorditi nel vedere spuntare una donna. Era una yokai dai lunghi capelli biondi, una donna bellissima che avanzava con grazia, pur se con un’espressione diffidente sul volto. Aveva una fiamma azzurra tatuata sulla fronte.
«Ma…chi…» balbettò Totosai.
«La donna della profezia.» tagliò corto Sesshomaru.
«Ma stai scherzando?! E’ una yokai!» sbottò Totosai, dimenticando per un attimo di moderare i toni. La yokai si inchinò e parlò, evitando che il fabbro peggiorasse la propria situazione.
«Il mio nome è Anna e sono una neko-yokai nata dalla fusione tra un demone e un essere umano.- disse, con voce chiara e gentile- Piacere di fare la vostra conoscenza.»
Totosai rimase senza parole. Myoga, invece, saltellò fino alla donna e le si posò sul braccio, guardandola con attenzione.
«E’ vero, ha qualcosa di umano.- disse, poi si strofinò gli occhi d’improvviso lacrimanti- Oh, signorino Sesshomaru, come sono lieto che abbiate esaudito il desiderio di vostro padre! Sapevo che ce l’avreste fatta!»
«Piantala di dire idiozie, pulce.- disse Sesshomaru, gelido- E’ proprio a causa della sua natura umana se siamo qui.»
«Mi dispiace di arrecarvi disturbo.» disse Anna, sorridendo a Myoga che era stato zittito così bruscamente. 
«Bella e gentile, come la fidanzata del signorino Inuyasha.- disse Myoga, facendola arrossire- Oh, che giorno fausto!»
L’occhiata terribile che Sesshomaru gli scoccò lo zittì di nuovo.
«Insomma, non sei qui per il Meidozangetsuha. Allora che vuoi da me?» chiese Totosai, sospettoso. Sesshomaru afferrò Anna per un braccio, costringendola ad avanzare di un paio di passi.
«La sua yuki si flette troppo facilmente quando usa il suo potere. Rischia ogni volta di trasformarsi in qualcosa di fin troppo simile ad un essere umano.- disse Sesshomaru, ed entrambi i vecchi yokai notarono il rossore dovuto all’umiliazione che salì al volto della donna- La guerra sta per cominciare e lei combatterà. Un tempo usava due wakizashi per indirizzare il proprio potere. Voglio che le sue nuove armi siano forgiate da te e che abbiano la capacità di mantenere l’equilibrio del suo sangue.»
«Non mi chiedi una sciocchezza.- brontolò Totosai- Quali sono i tuoi poteri, mia cara?»
«Assorbo energia vitale e posso espellerla sotto forma di colpi simili a sfere azzurre.» disse lei, liberandosi con uno strattone dalla mano di Sesshomaru. Myoga e Totosai si scambiarono un’altra occhiata. Non sembrava vi fosse un sentimento d’amore tra quei due. Totosai rifletté per qualche istante, poi annuì.
«Posso provare.- disse- Ho bisogno di due dei tuoi artigli…e del tuo sangue. Sia quello potente che quello debole.»
«Ho capito.- mormorò Anna, poi sollevò le mani e le sue unghie si allungarono in artigli appuntiti- Prendete ciò che volete.»
Totosai estrasse due pinze da sotto il vestito e le strappò due unghie con movimenti veloci, poi mise una ciotola sotto le dita, raccogliendo alcune gocce del suo sangue. Vedendola fare una smorfia di dolore, le lanciò una pezza in cui asciugare il resto del sangue e le disse: «Tranquilla, ricresceranno in una mezza giornata. Ora dovresti cercare di assumere la forma umana. Dopo, Myoga ti prenderà un po’ di sangue.»
«Va bene.» mormorò Anna, che non sembrava troppo convinta di quella trafila. Guardò Sesshomaru, pregandolo con gli occhi di lasciarla fare da sola, e lui le fece bruscamente cenno di uscire. Quando si fu allontanata, Myoga chiese: «E’ una bella fanciulla, Sesshomaru-sama…posso chiedervi come l’avete trovata?»
Sesshomaru raccontò in pochissime parole come Tenseiga l’aveva condotto ad Anna e qual era la sua vera identità. Accennò anche ai suoi progressi con la tecnica della spada ereditata dal padre.
«Sposerete questa fanciulla?» chiese ancora Myoga, notando con dispiacere la mancanza di passione nel figlio maggiore del suo vecchio padrone.
«Devo.» disse lui, secco. Totosai, che stava mettendo in ordine ciò che aveva raccolto, sospirò platealmente.
«Lo vedi perché il Meidozangetsuha ti riesce incompleto? I sentimenti, Sesshomaru, i sentimenti! Dove diavolo li hai ficcati? Non è che li hai seppelliti da qualche parte e hai perso la mappa?» disse. Sesshomaru alzò una mano e scrocchiò le dita, minaccioso.
«Totosai, se non la finisci con le tue impudenze, questo sarà il tuo ultimo lavoro.» disse, gelido. Totosai si mise a sedere per controllare con attenzione finanche eccessiva gli artigli di Anna. Da fuori giungevano rumori di esplosioni e lampi di luce azzurra.
«E’ una donna coraggiosa, Sesshomaru. Ti poteva capitare di peggio e non credo di dover essere io a dirtelo.- disse il fabbro, più mite- Cerca di guardare al di là della sua utilità. Ho paura che abbia un cuore più tenero di quello che supponi.»
«Che ne può sapere un vecchiaccio come te?» chiese Sesshomaru, fissandolo con occhi d’ambra velati di irritazione. Totosai sospirò ancora e non disse più niente. In quel momento, Anna rientrò nell’antro, barcollando un po’. Sesshomaru corrugò la fronte nel vederla trasformata. La prima volta che l’aveva vista così era notte ed era distante. Ora riusciva a notare come i suoi lineamenti si fossero addolciti, come sembrasse più fragile. Occhi e capelli erano più scuri, ma comunque strani per una ningen di Nishi. Il tatuaggio sulla fronte era sparito. Lei evitò il suo sguardo, come se si vergognasse. Sesshomaru avvertì la strana tentazione di portarla via da lì, chiuderla nel castello e non permetterle di combattere. Sarebbe stato così facile per Naraku, in quelle condizioni, ucciderla di nuovo…
“Ma che diavolo sto pensando?” si chiese, corrugando la fronte. Il pensiero di ciò che le aveva fatto l’hanyo lo stava riempiendo di una rabbia sorda che non comprendeva. Intanto, Myoga aveva succhiato un po’ del suo sangue da un dito ed ora lo stava rigettando in una ciotola.
«Che spreco! Il vostro sangue è squisito, Anna-sama!» sospirò il vecchio, facendo sorridere Anna.
«Bene, ora abbiamo tutto.- disse Totosai- Ci vorrà un po’ per creare queste spade, perché il tuo potere è grande e strano, senza contare che hai due nature differenti. Vi chiamerò quando saranno pronte.»
«Vedi che sia presto, vecchio Totosai.» disse Sesshomaru, chiaramente minaccioso.
«Ci metterò il tempo che ci vorrà.» ribatté lui, piccato. Anna si inchinò di nuovo.
«Vi ringrazio per la vostra disponibilità.- disse- Sono certa che farete un buon lavoro.»
«Oh…» disse Totosai, quasi imbarazzato, poi Anna barcollò vistosamente e quasi cadde. «Ragazza, ho paura che i miasmi di casa mia non facciano bene alla tua salute, al momento.» disse il fabbro, preoccupato. Fu stupefatto quando Sesshomaru prese Anna in braccio, ignorando il suo imbarazzo e le sue proteste.
«Forgia quelle wakizashi, Totosai. La guerra sta per iniziare.» disse il Signore di Nishi, prima di allontanarsi con la donna in braccio e scomparire oltre la soglia, alzandosi in volo. Totosai e Myoga rimasero a fissare il vuoto, attoniti.
«Si è preoccupato per lei! L’ha presa in braccio! Hai visto, Totosai?- disse poi Myoga, eccitato e commosso- Forse c’è speranza! Forse la profezia si realizzerà!»
«Bah, io non riporrei tutta questa fiducia in quel ghiacciolo.» borbottò Totosai. Nonostante queste parole, anche il vecchio fabbro aveva notato la strana gentilezza con cui Sesshomaru aveva preso la donna tra le braccia, e anche la richiesta di quelle spade…Sesshomaru temeva forse la morte della neko-yokai? Si stava affezionando a lei, magari senza nemmeno rendersene conto?
«Sarebbe da lui.» disse, ridacchiando. Dal canto suo, avrebbe fatto un buon lavoro con quegli artigli. Afferrando il proprio gigantesco martello, Totosai si accinse a creare le armi per la nuova consorte di Sesshomaru.

***

Anna era molto agitata. Quella mattina era partita dal castello con il solo presupposto di avvertire Sesshomaru delle novità su Naraku e possibilmente irritarlo un po’ per vendicarsi della discussione avuta in nottata. Era rimasta sbalordita quando lui se l’era trascinata dietro mandando Rin a casa. La visita al fabbro e la conseguente scoperta che Sesshomaru voleva far fabbricare delle armi per lei l’aveva al contempo lusingata e umiliata. Era felice che l’inu-yokai le avesse concesso di combattere al suo fianco e che intendesse aiutarla ad utilizzare al meglio il suo potere, ma allo stesso tempo temeva che il pensiero non espresso di lui fosse che la riteneva debole e inutile così com’era. Questo era umiliante, per lei, e quando si era trasformata aveva evitato il suo sguardo, nel timore di leggervi disprezzo. Aveva imparato che Sesshomaru non andava molto il sottile nell’esprimere le proprie opinioni.
A ribaltare il suo stato d’animo ci aveva pensato lui, prendendola tra le braccia come il principe di una favola quando i miasmi velenosi avevano fatto presa sul suo corpo indebolito. Ora stava volando accanto a lui, stretta contro il suo corpo per non cadere. Il suo braccio la teneva saldamente, ma Sesshomaru non la guardava. Sembrava fosse a malapena conscio che era con lui. Anna lanciò un’occhiata al suo volto immobile e subito distolse lo sguardo, arrossendo. Quella vicinanza la turbava. Sentiva uno strano calore dentro di sé e una paura senza nome. Si sentiva protetta accanto a Sesshomaru ed era la prima volta nella sua vita che provava una sensazione del genere.
“Vedi di finirla, con questi pensieri.- si disse, seccata- Ti ha presa in braccio, e allora? Cosa doveva fare, andarsene e lasciarti nella fucina del fabbro finché non fossi tornata abbastanza in forze da strisciare via per i fatti tuoi?” Sapeva che era una sciocchezza. La differenza stava nel fatto che Anna era già stata presa in braccio da Sesshomaru, ma in quell'occasione era stata trasportata come un animale al macello o un pacco particolarmente pesante. Nessuna gentilezza. Era cambiato qualcosa e lei non se n’era accorta?
Si riscosse quando si rese conto che lui stava scendendo a terra. Si trovavano sopra ad una foresta, vicino alle pendici di una collina.
«Dove siamo, Sesshomaru-sama?» chiese Anna, guardandosi attorno.
«Ad Inuzuka.» rispose lui, secco. Toccarono terra e subito lui la lasciò andare. Anna, ancora debole, si appoggiò a un albero e si lasciò scivolare a terra. Le girava la testa e aveva un grande bisogno di assorbire energia. Si era trattenuta dall’assorbire per sbaglio quella di Sesshomaru, visto che il suo corpo la reclamava con urgenza, ma adesso era veramente sfinita.
«Perché siamo qui, Sesshomaru-sama?» chiese ancora, guardandolo mentre stava in piedi di fronte a lei, splendido e bianco. Splendido?! Da dove veniva fuori quell'aggettivo?
«E’ ora di richiamare gli eserciti. Inizierò con la Grande Famiglia Inu-yokai.» disse lui. Anna annuì, avendo una vaga idea di ciò a cui lui si stava riferendo. Sapeva che nell’antichità era stata la Grande Famiglia a prendere le redini del governo dei demoni di Nishi e che il loro capo era stato eletto Signore del Paese. Erano però demoni con uno spiccato disprezzo per gli esseri umani e ciò aveva dato problemi per almeno cinquecento anni. Col tempo, il regnante si era sempre più affrancato dai consigli degli inu-yokai, che erano rimasti comunque i demoni più potenti di Nishi, e con il padre di Inuyasha e Sesshomaru erano finalmente nate alleanze durature. 
Sesshomaru si piegò su un ginocchio e le afferrò il mento, costringendola a guardarlo. Anna si trovò ad essere fissata da quegli imperscrutabili occhi d’ambra, a così breve distanza dai suoi. Le dita di lui le stringevano la mandibola, ma senza particolare crudeltà. Non capiva cosa questo significasse, ma si sentì di fuoco e di gelo e per un attimo terribile sperò e temette che stesse per baciarla. Lui, invece, parlò.
«Non puoi venire in queste condizioni. Non amano gli esseri umani e non ho intenzione di subire discussioni.- disse, con un tono di voce che sottintendeva quanto poco fosse di buon umore- Resta qui e aspetta.»
«Cosa…» mormorò lei, mentre lui si alzava e le dava le spalle, facendo per incamminarsi. «Sesshomaru-sama!» 
Lui si voltò di nuovo, corrugando la fronte.
«Cosa?» chiese, brusco. Anna chinò un attimo il capo, chiedendosi perché diavolo l’avesse richiamato indietro.
«Io…volevo ringraziarvi per ciò che avete chiesto al fabbro Totosai.- disse, e si inchinò- E’ importante, per me.»
«Non è mia abitudine sprecare le armi che mi capitano tra le mani e per quanto ti riguarda vale lo stesso.» disse lui, gelido. Per Anna fu una doccia fredda, ma iniziava ad essere conscia che quel genere di risposta era l’unica che avrebbe mai ottenuto da Sesshomaru. Annuì, poi lo guardò e sorrise. Non doveva prendersela: dopotutto, lui si era dimostrato anche gentile, quando voleva. Sesshomaru era molto diverso da come l’aveva dipinto nella propria mente per tanti anni, ma Anna iniziava a capire che si celava qualcos’altro dietro il portamento gelido e sprezzante. Qualcosa di fragile e bello, forse.
«Ti aspetterò qui, Sesshomaru.» disse, sorridente. Si accorse di averlo colpito con la sua repentina docilità, ma l’inu-yokai non disse nulla. Le voltò le spalle e sparì alla vista in due grandi balzi. Anna sospirò e poggiò la testa al tronco dell’albero, chiedendosi cosa diavolo le stesse prendendo mentre iniziava ad assorbire energia dal terreno. C’era una guerra da combattere e lei si perdeva in pensieri sentimentali a quel modo. Sesshomaru le stava entrando nel cuore. In molti sarebbero stati felici di saperlo: Inuyasha e i suoi amici, la piccola Rin…E Sesshomaru ne sarebbe stato lieto? No. Solo soddisfatto. Se questo sentimento l’avesse portata ad ubbidirgli senza fare tante storie, gli avrebbe tolto un pensiero fastidioso, nient’altro.
“Non devo innamorarmi di lui.- si disse, fissandosi le mani e notando che le unghie stavano già ricrescendo- Mi farà soffrire. Lui non si innamorerebbe mai di me.”
Non lontano, un ululato agghiacciante squarciò l’aria, facendola tendere. Capì che si trattava di Sesshomaru che chiamava a raccolta la Grande Famiglia e si rilassò. Gli inu-yokai erano alleati potenti ed era necessario fin da subito il loro supporto.
«Gli mostrerò cosa so fare.- mormorò, decisa- Scoprirà che so combattere con valore.»
Si tese improvvisamente, avvertendo il passaggio di numerosi yokai, nei dintorni. Gli inu-yokai si stavano riunendo. Non fu particolarmente sorpresa di vedersene passare uno davanti, una femmina di medie dimensioni con il pelo rosso e gli occhi neri. Fu contrariata, però, nel vederla fermarsi davanti a lei.
«Un’umana? No, non proprio.- disse la inu-yokai, fissandola e leccandosi distrattamente le fauci- Che cosa sei, tu?»
«Io sono io.» disse Anna, corrugando la fronte. Detestava quella domanda. Non sapeva più definire se stessa.
«Forse sei una hanyo particolarmente scarsa.- ridacchiò la inu-yokai, venendo avanti di qualche passo per incombere su di lei- Sento odore di felino, e questo non mi piace. Non lo sai che il posto dei gattacci è Higashi?»
Anna non rispose. Continuò a fissare la inu-yokai, sperando che se ne andasse per la sua strada.
«Non posso tollerare che una micia come te si aggiri così vicino ad Inuzuka.» disse ancora la inu-yokai, abbassando il muso verso di lei, mostrandole le zanne in un chiaro gesto di minaccia.
«Il tuo Signore ti ha convocato. Non dovresti andare?» disse Anna, gelida. La inu-yokai ristette, poi ringhiò.
«Come sai della presenza di Sesshomaru-sama? Sicché sei una spia di Higashi?» disse, rabbiosa.
«Io sono del Nishi.» sospirò Anna, che iniziava a stancarsi di quella conversazione.
«Non dire fesserie! E che ci faresti, qui, micina? Rispondi al richiamo?» la derise la inu-yokai. Anna, irritata, pensò all’espressione che avrebbe fatto quella sciocca se le avesse detto che era la profetizzata consorte del suo Signore. Decise all’istante di non rivelarlo. Non voleva nascondersi dietro quel ruolo che non aveva nemmeno accettato. Se quella inu-yokai voleva grane, era arrivata al momento giusto.
«Sono del Nishi e tu puoi crederci oppure no, non m’importa.- disse, categorica- Ti consiglio di andare da Sesshomaru-sama, ora, e di lasciarmi stare.»
«Penso invece che mi farò uno spuntino.- disse la inu-yokai, leccandosi il muso- La grande Kima, purtroppo per te, ha fame!»
Si avventò contro Anna a fauci spalancate. Anna spiccò un balzò e si portò sulla testa della inu-yokai.
«Anch’io ho fame, grande Kima…purtroppo per te.» disse, poggiando le mani sulla sommità del capo di Kima. L’energia della inu-yokai passò nel suo corpo in un lampo di luce azzurra.

***

Sesshomaru si trasformò mentre correva, cercando di scacciare dalla mente l’immagine di Anna che lo salutava sorridendo. La sua grazia e la sua luce erano innegabili. Quella donna era pericolosa, per lui, almeno tanto quanto gli era utile. Sesshomaru iniziava ad abituarsi alla presenza di lei al suo fianco, iniziava a farsi domande sul suo futuro. Questo non era affatto un bene. Avere qualcuno di cui preoccuparsi era una debolezza e lui non intendeva diventare debole.
Lanciò il richiamo, ululando, mentre si avvicinava ad Inuzuka. La gran parte della Famiglia viveva là in pianta stabile e non dovette attendere molto prima di vedere una quindicina di inu-yokai, tutti in forma canina, correre verso di lui lungo le pendici del colle. Si inchinarono a lui, formando un semicerchio. 
«E’ guerra.- annunciò subito, brusco- Sapete ciò che dovete fare.»
«L’esercito sarà pronto entro quattro giorni, Sesshomaru-sama.» disse Tashiki, il vecchio inu-yokai che guidava la Grande Famiglia.
«Spargete la voce. Mettete tutti in allerta. Stavolta Higashi cadrà.» disse Sesshomaru, alzando il capo al cielo quasi stesse pregustando l’evento.
«Finalmente, Soichiro pagherà.» ringhiò un inu-yokai dal pelo chiaro.
«Pare che al momento Soichiro sia ostaggio di Naraku.- disse Sesshomaru, sorprendendoli- Ritengo che questo non faccia alcuna dif…»
Sesshomaru avvertì una strana sensazione di gelo e si accorse che quasi tutti gli inu-yokai avevano avuto un brivido. Si voltò di scatto nella direzione da cui era arrivato e fece in tempo a vedere un forte lampo di luce azzurra.
«Cos’è?!» esclamò una inu-yokai, scoprendo le zanne. Sesshomaru scattò in corsa, lasciando gli altri, attoniti, dietro di sé. Quella luce poteva essere stata prodotta solo da Anna! Stava combattendo? Le era successo qualcosa?
“Perché questa ansia?” si chiese, avvertendo una morsa serrargli il petto al pensiero di ciò che avrebbe trovato nel luogo in cui l’aveva lasciata. Scacciò la sensazione con risoluta fermezza, ma continuò a correre. Quando giunse nel luogo ove l’aveva lasciata, vide una inu-yokai dal pelo rosso stesa a terra, ansimante e priva di sensi. Accanto a lei, fissandola con occhi di ghiaccio pregni di disprezzo, c’era Anna nella sua forma demoniaca. La sua yuki era tornata potente e stabile. Al suo arrivo, si voltò verso di lui, e Sesshomaru notò la luce di ammirazione che le balenò nello sguardo nell’osservarlo in tutta la potenza della sua forma originale. Tornò alla forma umana.
«Che cosa è successo?» chiese, brusco, anche se già immaginava la risposta.
«Riteneva fossi una spia di Higashi e non ha voluto ragionare.- disse Anna, scrollando le spalle- Non l’ho uccisa.»
In quel momento, giunsero anche gli altri inu-yokai, sbalorditi e contrariati nel vedere Kima a terra.
«Che è successo, Sesshomaru-sama?» chiese Tashiki, appuntando lo sguardo cupo sulla donna bionda.
«Chi è quella…una neko-yokai?!» sbottò un altro, scioccato.
«Una spia di…» iniziò a dire un altro ancora, prima che Sesshomaru alzasse una mano e li zittisse tutti.
«Questa donna è la principessa umana Etain Seimei, diventata una yokai a causa di un attacco di Naraku.- disse, gelido, notando sia il disgusto dei suoi sottoposti nel trovarsi di fronte ad un essere di sangue impuro, sia l’ira di Anna nel sentirgli usare il suo nome umano- Ella è la donna della profezia.»
Anna vide gli inu-yokai sbiancare. Alcuni di loro, i più giovani, ritrovarono subito la presenza di spirito e sorrisero.
«Allora è davvero il momento, Sesshomaru-sama? E’ davvero giunta l’ora della vittoria?» chiese una di loro, ferocemente gioiosa. Sembrava che la parte anziana della famiglia non condividesse lo stesso entusiasmo. Ciononostante, il vecchio che guidava la combriccola fece a tutti cenno di inchinarsi.
«Siamo lieti di conoscere la consorte del nostro Signore.» disse, con cortesia. Anna, però, incontrò lo sguardo di quegli occhi prima che il vecchio inu-yokai si inchinasse e ne recepì il messaggio senza fatica. Quegli occhi proclamavano disprezzo per la sua natura ibrida e le comunicavano che da parte loro non sarebbe mai, mai stata accettata come consorte di Sesshomaru.

***

La principessa Isuzu torturava un fiore mentre sedeva nella sua camera, in preda come sempre da un paio di settimane all’ira e alla delusione. Da quando si era vista crollare sotto gli occhi la possibilità di diventare la sposa di Sesshomaru, aveva perso interesse per qualsiasi cosa. Quella dannata Etain Seimei…Nemmeno da morta riusciva a scomparire?! Doveva proprio rinascere come demone? L’aveva vista, ancora più bella e potente…Isuzu aveva saputo che il suo desiderio di maggiore onore per la famiglia Barashi era morto quando Sesshomaru era rientrato al castello portando la donna in spalla.
«Dannata Etain Seimei…» disse tra i denti, stringendo i petali in mano fino a ridurli in poltiglia. Sapeva di doversi scuotere, anche perché c’era movimento sospetto tra le truppe nemiche e non poteva lasciare che l’onta si abbattesse sulla sua famiglia per aver lasciato il villaggio senza un’adeguata difesa, ma non riusciva a scuotersi. «Se solo quella dannata fosse morta, ora sarei al fianco di Sesshomaru-sama.» sibilò, scagliando i resti del fiore verso la finestra aperta. Sbalordì e sussultò quando una mano li acchiappò al volo.
«Chi è là?» chiese, cercando il pugnale che portava sempre addosso. Una risata bassa e malefica venne dall’esterno.
«Sei una donna di carattere, Isuzu Barashi.- disse l’intruso- Per questo sono qui.»
Isuzu sbiancò quando vide profilarsi nel vano della finestra una sagoma avvolta in una bianca pelle di babbuino.
«Na…Naraku?!- ansimò- Guardie!»
«Non gridare, principessa Isuzu. Quello che vedi è solo un fantoccio.- disse l’hanyo, con tono quasi divertito- Non subirei gran male se mi colpissero, ma d’altronde non voglio farne a te. Sono qui per parlamentare.»
«Parlamentare?! Perché dovrei parlamentare con il nemico?» chiese Isuzu, scioccata.
«Perché desidero chiederti un favore…una cosa da poco che ti porterà grande soddisfazione.» disse Naraku. Isuzu corrugò la fronte.
«Di che parli?» chiese. La bocca che si intravedeva sotto la maschera sogghignò.
«Ti sto proponendo di eliminare quella donna che tanto infastidisce entrambi: Etain Seimei.» sussurrò Naraku, stupendola. Vedendo il miscuglio di diffidenza e interesse della principessa, Naraku fece un gesto vago. «Ho un modo…un modo per porre fine alla sua esistenza in maniera definitiva.- continuò- Ho bisogno di un sicario, però, e so che tu la odi abbastanza da essere in grado di fare ciò che serve.»
«Io non tradirò Sesshomaru-sama!» disse Isuzu, fiera e fremente d’ira.
«Non ti chiedo questo. Sarà una cosa tra te ed Etain Seimei. La rivalità tra me e Sesshomaru è un fatto privato e lo sbrigheremo tra noi.» disse Naraku, sempre con quel sorrisetto astuto.
«Lui ti vincerà.» disse la principessa, decisa.
«Lo scopriremo, un giorno. Questo, comunque, esula dal perché mi trovo qui.- disse Naraku- Non m’importa se tu diventi la sposa di Sesshomaru, mentre mi irrita che quella donna sia ancora in vita. Eliminandola, entrambi ne guadagneremmo. Inoltre, ti offro sicurezza per il tuo villaggio per tutto il periodo che impiegherai a farmi questo favore.»
«Io non mi vendo…» sbottò Isuzu.
«Oh, non temere. Dopo non mi risparmierò e tu combatterai contro le mie armate, salvaguardando il tuo onore.» disse Naraku, sprezzante. L’hanyo vide la principessa chiudersi in un’espressione di profondo turbamento e attese in silenzio. Sapeva già di aver vinto. Isuzu covava un’invidia oscura ed era certa che la perdita di Etain Seimei non avrebbe affatto danneggiato il demone per cui spasimava…Come prevedeva, Isuzu tornò a guardarlo in volto con i suoi profondi occhi neri.
«Cosa dovrei fare?» chiese, con una smorfia. Naraku sorrise, poi fece un gesto di richiamo. Balzando con tutta probabilità dal tetto, una ragazza dai capelli neri atterrò accanto a lui. Si infilò una mano sotto il vestito e ne estrasse quello che a Isuzu parve un semplice foglietto, prima che notasse le parole magiche vergate su di esso.
«Dovrai applicare questo sigillo sul suo corpo.» disse Naraku, sogghignando. 
Spiegarle il piano non fu complicato.

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Capitolo 19
*** 19 - Nishi VS Higashi ***


Author's note: Mentre la vostra Vania, ridotta al mutismo dall'operazione subita, muore di fame...ecco un nuovo capitolo per festeggiare il ritorno on-line del sito! E' arrivato il momento di scendere in battaglia!

CAPITOLO 19

NISHI VS HIGASHI


Servirono quattro giorni per radunare gli eserciti demoniaci. Le armate umane provenienti da ovest avrebbero impiegato più tempo per spostarsi sul confine, ma le famiglie che controllavano la frontiera erano già all’erta e avevano messo in campo tutto il possibile. Cosa fare altrimenti? L’esercito di Higashi sembrava avesse deciso che il momento delle scaramucce era finito. Ovunque si registravano scontri durissimi. Il punto in cui sembrava sarebbe avvenuto lo sfondamento corrispondeva all’indebolito villaggio di Karenomi ed era là che i principi del Nishi sarebbero andati a combattere, insieme ai loro potenti alleati.
«Sei sicuro che sia proprio Karenomi?» chiese Anna a Miroku, che stava leggendo la missiva arrivata a palazzo grazie a un demone volante.
«Stando alle parole di Koga, sì.- sospirò il monaco- Purtroppo gli okami-yokai sono occupati a tenere le loro colline e non possono arginare il nemico altrove. Sembra ormai ovvio che sarà Karenomi il punto ove il nemico sfonderà.»
Anna soffocò un’imprecazione, cercando di calmarsi pettinando i capelli di Rin, che ascoltava la conversazione con viso preoccupato.
«A me sorprende poco questo sviluppo nella faccenda.- disse Inuyasha, con un sorrisetto- Naraku ci sguinzaglia contro l’esercito perché ha paura. Teme il potere di Tessaiga e, adesso che Sesshomaru ha incontrato Anna, teme anche Tenseiga. Lui sa che la profezia non è cosa da prendere sottogamba. Sapere che ci teme mi dà un sacco di soddisfazione.»
«C’è anche da dire che Naraku gioca sempre per vincere, Inuyasha.- disse Sango, cupa- Sarà una dura battaglia…e aspettiamoci qualche colpo basso diretto in particolare alle nostre persone. Naraku ci detesta.»
«Quanto è vero, mia dolce Sango!- sospirò Miroku, mettendole un braccio attorno alle spalle con nonchalance- In ogni caso, farà bene a non toccarti.»
«Comincia con il non toccarmi tu.» disse lei, dando un pizzicotto alla mano che stava scendendo verso il suo seno.
«Avrei voluto sapere qualcosa in più dello scontro tra Naraku e Soichiro, ma purtroppo non ho avuto altre visioni.» mormorò Kagome, corrugando la fronte.
«Non preoccuparti, Kagome. Non è poi così importante.» disse Inuyasha, facendo un gesto vago.
«E’ meglio avere a che fare con uno solo di loro, piuttosto che con tutti e due, no?» disse Shippo. Kagome scrollò le spalle, dando ad intendere che quella mancanza di informazioni continuava a disturbarla.
«Ehi, Anna! Me lo vuoi spiegare tu perché abbiamo la Grande Famiglia che campeggia in giardino?» disse Inuyasha, con una smorfia, voltandosi verso la neko-yokai.
«Sesshomaru-sama non te l’ha spiegato?» chiese lei, blandamente sorpresa.
«Feh! Lo sapevo anch’io che li avrebbe convocati per la guerra. Non capisco però che ci facciano qui. Non è che dobbiamo insegnare loro la strada, del resto.» sbuffò lui, incrociando le braccia sul petto con espressione cocciuta.
«Il vecchio che guida la Famiglia ha convinto Sesshomaru-sama a spostarci tutti assieme. Domani partiremo per la frontiera insieme a loro.» spiegò Anna, finendo di pettinare i capelli di Rin. Inuyasha sollevò appena un sopracciglio.
«Sembra che non ti siano rimasti simpatici.» osservò, sarcastico. Anna corrugò la fronte, sentendosi dileggiata, poi si accorse dello sguardo di Inuyasha e si sorprese.
«Nemmeno a te?» chiese.
«Un branco di idioti. I vecchi ancora peggio dei più giovani.- disse Inuyasha, secco, alzandosi per guardare fuori con un’espressione di disprezzo sul viso- Fosse per me, li manderei a rendersi utili seduta stante con un bel calcio nel sedere ciascuno.»
Anna rimase perplessa finché non incrociò lo sguardo di Kagome, che sembrava conoscere la causa di quell'odio. Le indicò le orecchie canine di Inuyasha e Anna capì: la Grande Famiglia non aveva mai accettato il figlio hanyo di Inuken-sama. Sorrise amaramente.
«Hanno una visione molto rigida di ciò che è puro e ciò che non lo è, questo è certo.» disse, e Inuyasha si voltò di scatto verso di lei.
«Hanno detto qualcosa anche a te, vero?» chiese, aggressivo.
«Non hanno detto nulla…ma ho capito lo stesso.» sospirò Anna.
«Dovresti dirlo a Sesshomaru. Gliela farebbe pagare e magari potrei sfogarmi anch’io.» sbottò Inuyasha, rabbioso.
«E a che servirebbe? Lasciamoli nel loro brodo. A me non importa quello che pensano.» disse Anna, alzando il mento in un moto d’orgoglio. Inuyasha, dopo un attimo, sorrise. Quella reazione gli piaceva.
«Molto bene, vorrà dire che staremo attenti ai loro tiri mancini per i fatti nostri.- disse, tornando a sedersi- Comunque non immaginavo che sarebbe andato a chiamarli portandoti con lui.»
Anna arrossì in maniera sospetta e tutti si fecero attenti. La neko-yokai non aveva raccontato nulla delle ore che aveva passato da sola con Sesshomaru e nessuno si era ancora arrischiato a farle domande. Sembrava si fosse un po’ tranquillizzata da quel giorno e non volevano scatenare un ritorno di testardo rifiuto nei confronti del suo ruolo accanto a Sesshomaru.
«Nee-chan, che cosa avete fatto quel giorno tu e Sesshomaru-sama?» chiese Rin con tranquillità, sbalordendoli. Rin era capace di dire e fare cose che avrebbero messo nei guai chiunque altro.
«Che…che vuoi dire, Rin?» chiese Anna, con un cedimento nella voce. L’attenzione dei presenti decuplicò: Anna era imbarazzata! Allora era successo qualcosa tra loro!
«Rin voleva sapere dove ti ha portata Sesshomaru-sama dopo che Rin è tornata al castello.» disse la bambina, sorridendo.
«Oh, quello. Non ve l’ho detto?- chiese Anna, tentando senza troppo successo di parlare con naturalezza- Siamo stati da Totosai, un fabbro. Sesshomaru-sama ha richiesto due wakizashi per me, due armi magiche per rendere stabile il mio sangue…e quindi permettermi di combattere al meglio.»
«Davvero Sesshomaru ha avuto questa idea? Ma è meraviglioso!» esclamò Kagome, felice.
«Ha detto che non è tipo da usare malamente le armi di cui dispone.» la freddò Anna, facendo subito dissipare il suo entusiasmo.
«Sì, beh…è una frase che gli sta proprio a pennello.» borbottò Shippo, deluso.
«Penso comunque che sia una buona idea.- disse Sango, seria- A prescindere dalla motivazione, la vita di Anna resta in pericolo più del dovuto, a causa della sua doppia natura. Totosai è il forgiatore di Tessaiga e Tenseiga, perciò penso che sarà in grado di fare un buon lavoro.»
«Quel vecchio è un lamentone, ma sa fare il suo mestiere.» convenne Inuyasha, sfiorando l’elsa di Tessaiga.
«Speravo che potesse forgiarle entro la nostra partenza, ma mi sembra ovvio che non sarà così.» sospirò Anna, delusa.
«E poi?» chiese Kagome.
«E poi cosa?»
«Kagome-sama desidera sapere cos’altro è accaduto, Anna-san.» disse Miroku, con un sorriso innocente volto a metterla a suo agio.
«Dopo siamo andati ad Inuzuka, dove Sesshomaru-sama ha richiamato la Grande Famiglia e io ho avuto uno screzio con una di loro…niente di grave, in ogni caso.- disse la neko-yokai, sbrigativa- Poi siamo tornati a palazzo.» Notando che nessuno sembrava soddisfatto, fece una piccola smorfia. «Se avete domande, siete pregati di porle chiaramente.»
«Ehm…noi volevamo sapere…ecco…» balbettò Kagome, imbarazzata.
«Insomma, tu e mio fratello avete combinato qualcosa mentre eravate da soli oppure no?» sbuffò Inuyasha, brusco. Sopportò le occhiate di disapprovazione di tutti i presenti con noncuranza. A lui davano sui nervi tutti quei giri di parole…e Anna era arrossita di nuovo in maniera sospetta, segno che qualcosa sotto c’era.
«Non farò finta di non capire a cosa ti riferisci, Inuyasha, e la risposta è no. Contento?» rispose, brusca.
«Veramente no. Ma quanto siete lenti?» sbuffò Inuyasha, guadagnandosi stavolta una tirata d’orecchie da parte di Kagome. Subito dopo, un colpo in mezzo alla schiena lo fece cadere a terra di faccia.
«Ma che…» ringhiò, voltandosi. Suo fratello Sesshomaru era in piedi dietro di lui e lo fissava con espressione terribile.
«Sesshomaru-sama!» esclamò Rin, gioiosa, correndo da lui. Sesshomaru la guardò mentre lo abbracciava, poi tornò a spostare la sua attenzione su Inuyasha.
«Alzati, idiota. E anche voi nullità, datevi una mossa. E’ ora di partire.» disse.
«Partiamo subito?» chiese Miroku, alzandosi in piedi e aiutando Sango a fare altrettanto. Sesshomaru annuì.
«Dannato…prima provochi e poi te ne vieni fuori che dobbiamo partire?- ringhiò Inuyasha, alzandosi- Se cominci un litigio, finiscilo!»
«Se vuoi, posso finirlo.» disse Sesshomaru, alzando le dita dalle unghie venefiche. Kagome si aggrappò al braccio di Inuyasha per frenarlo e anche Anna si avvicinò, volendo aiutare a sedare gli animi. Vedendola, Sesshomaru si distrasse e si avvicinò a lei, ignorando completamente Inuyasha.
«Totosai si è rivelato troppo lento.» disse l’inu-yokai.
«Combatterò ugualmente, se me lo concederete.- mormorò Anna, e nessuno mancò di notare la nuova dolcezza del suo sguardo nel rivolgersi a Sesshomaru- Vostro fratello mi ha allenata a combattere anche senza wakizashi.»
«Immagino che non viaggerai nella tua forma felina.» le disse Sesshomaru, con un tono di disapprovazione. Anna sembrò smarrita, poi chinò il capo. Non aveva mai preso la sua vera forma e non sembrava avesse intenzione di farlo a breve. Sesshomaru corrugò la fronte, poi la afferrò per un polso.
«Se…Sesshomaru-sama…» balbettò lei, trascinata via a forza.
«Raggiungeteci in giardino. Subito.» furono le parole di lui, prima che scomparisse oltre la porta insieme alla neko-yokai.
«Bisogna sempre ubbidire immediatamente a quel bastardo! Bah…» disse Inuyasha tra i denti, liberandosi dalla stretta di Kagome.
«I nostri bagagli sono già pronti. Direi che è inutile farlo aspettare.» disse Miroku, guardando Sango per avere conferma. Lei annuì, poi si voltò verso Shippo, che si era affiancato a Rin.
«Voi ci attenderete qui. Non è il caso che vi avviciniate più del dovuto al campo di battaglia.» disse.
«Vi aspetteremo.» assicurò Shippo. Rin riuscì a sorridere, anche se si vedeva che era preoccupata. Inuyasha si voltò verso Kagome e la vide sorridere.
«Beh? Che c’è?» le chiese, perplesso. Non gli sembrava ci fosse qualcosa per cui essere contenti.
«Anna si è innamorata di Sesshomaru.- disse lei, sorprendendolo- Credo che ancora non se ne sia resa conto, ma…il suo è proprio lo sguardo di una donna innamorata.»
«Tu dici?» chiese lui, incerto. Kagome annuì e il suo sorriso divenne più accentuato. Secondo lei, anche Sesshomaru si stava innamorando. Era solo più difficile notarlo. «Coraggio, raggiungiamo tuo fratello in giardino.»


***


Partirono quel pomeriggio e in seguito Anna avrebbe ricordato il viaggio verso Karenomi e le prime due settimane di guerra con una certa nostalgia, perché fu il periodo in cui i suoi sentimenti per Sesshomaru maturarono e sbocciarono.
Sesshomaru la portò con sé, in volo. Non la tenne stretta come quando avevano lasciato la forgia di Totosai, ma aveva potuto stargli accanto, mentre sotto di loro correvano gli inu-yokai. Più distanti, Inuyasha e i suoi amici correvano a loro volta, ma presto erano stati lasciati indietro. Sango, Kagome e Miroku erano esseri umani e avevano bisogno di fare una pausa, ogni tanto. Per i demoni questo problema non esisteva. Si sarebbero ricongiunti sul campo di battaglia dopo pochi giorni.
Al loro arrivo, Karenomi era già stato conquistato dalle truppe di Higashi. Esse erano composte da yokai, ma anche da esseri umani schiavizzati e da perversi monaci malvagi. Le forze demoniache del Nishi erano già attive in ogni dove lungo il confine, come i generali delle varie stirpi si premurarono di informare Sesshomaru, ma gli esseri umani stavano ancora arrivando da sud e da ovest, venendo a rimpinguare le loro forze. Era una guerra in cui tutto sarebbe stato messo in campo e si era appena agli inizi.
Ventiquattro ore prima dell’arrivo di Inuyasha e gli altri, Anna dovette assistere al poco piacevole incontro di Sesshomaru con suo padre e le sue sorelle, sfuggiti al nemico. Gensuke Seimei si prosternò davanti al Signore di Nishi, fronte a terra. Le sorelle di Anna piansero in silenzio nel rivederla, non aspettandosi certo di trovarla accanto a Sesshomaru.
«Hai trattato con Soichiro, mi hai mentito riguardo a tua figlia e non sei stato in grado di mantenere la difesa di Karenomi.- disse Sesshomaru, marmoreo- Dovrei ucciderti come traditore e mandare le tue figlie a vagare in disgrazia.»
Gensuke aveva pianto, chiedendo perdono. Non credeva che sua figlia, tramutata in demone, avrebbe potuto essere di qualche utilità al suo Signore. In quanto al tradimento, aveva solo cercato di tenersi a galla da debole qual era. Anna aveva sentito i già labili legami con la propria famiglia spezzarsi del tutto nell’assistere a quello spettacolo umiliante. Non c’era niente che la legasse a certa gente. Nonostante ciò, fu sollevata quando Sesshomaru disse: «Tu andrai ad ovest e farai bene a scomparire. La maggiore delle tue figlie sposerà un uomo che io sceglierò, così da non macchiare del tutto l’onore della famiglia dalla quale la mia consorte designata proviene. In quanto alla minore, sceglierà da sola chi seguire. Se farai qualcosa di diverso da quanto ti ho ordinato, ti ucciderò.»
Anna era stata grata di quella decisione, comprendendo che le sue parole di alcune notti prima non erano rimaste inascoltate. Gli sguardi supplichevoli della sua famiglia umana non l’avevano mossa a pietà. Come Sesshomaru stesso, la sua mente aveva archiviato il problema e si era già rivolta alla battaglia, che si consumava poco distante.
E poi, il momento degli scontri era giunto. I principi di Nishi si erano presentati davanti al nemico, accompagnati dai più grandi guerrieri che il Paese avesse mai forgiato. Miroku era micidiale per demoni e uomini, immune agli attacchi magici grazie alla sua tecnica spirituale e un flagello per gli yokai grazie a quel vortice che un tempo era la sua maledizione. Sango combatteva in sella a Kirara e le due formavano una squadra vincente. L’Hiraikotsu di Sango si tingeva di rosso ogni giorno per essere poi ripulito quando la battaglia scemava. Inuyasha devastava il nemico con i fendenti micidiali della sua Tessaiga, testando sul nemico le sue nuove tecniche e il potere che la Shikon no Tama gli aveva concesso.
«Ho ancora un asso nella manica, sai? Non ci sto dando dentro come potrei.- le aveva confidato una sera, mentre bivaccavano- Tessaiga possiede ancora un potere…ma lo terrò per Naraku. Per il momento in cui lo ucciderò.»
Kagome combatteva al fianco di Inuyasha, senza mai allontanarsi da lui. Le sue frecce sacre erano la fine certa per i demoni che vi venivano a contatto. Quei due insieme da soli facevano tante vittime quante la squadra degli inu-yokai al completo.
Anna avrebbe voluto combattere allo stesso modo accanto a Sesshomaru, ma si accorse subito che non aveva speranza. Sesshomaru combatteva da solo, passando come la morte stessa in mezzo al nemico, lasciandosi alle spalle solo cadaveri. Non usava Tenseiga e Anna capì che anch’egli non desiderava sprecare il Meidozangetsuha, peraltro incompleto, su degli avversari per lui tanto miseri. Così, Anna combatté a sua volta da sola, prendendo sempre maggiore confidenza con il proprio corpo e con i poteri tanto potenziati che il sangue yokai le aveva donato. Scoprì di essere piuttosto in gamba anche senza armi di sorta. Zanne e artigli funzionavano a dovere, e quando non riduceva il nemico ad una mummia incartapecorita, ne falciava cinque o sei con un colpo energetico. L’unico difetto nella sua tecnica era che le occorreva toccare la vittima per succhiarle l’energia e qualche volta questo la poneva di fronte a palesi rischi.
Naraku non si fece mai vedere. Il maledetto hanyo comandava le sue armate da qualche luogo ben lontano dagli scontri, o forse guidava l’attacco in uno degli altri focolai di guerra. Comunque fosse, il nemico principale non era in vista e non sembrava avere intenzione di comparire presto. Come fece notare Inuyasha, sarebbe stata la prima volta che quel dannato si fosse sporcato personalmente le mani. A Naraku si addicevano atti subdoli. L’assenza di Soichiro, un tipo infido a cui però andava facilmente il sangue alla testa, diede conferma alla visione di Kagome. La vecchia tigre non si sarebbe mai tirata indietro di fronte alla possibilità di far fuori i figli di Inuken.
In ogni caso, pezzo per pezzo, l’esercito di Nishi riprese il villaggio di Karenomi e il territorio ad esso adiacente, e Anna si sentì felice e appagata come mai prima. Era assurdo sentirsi così quando attorno a lei avveniva un massacro, ma la neko-yokai era abituata a combattere. Ciò che rendeva tutto tanto prezioso era la presenza dei suoi nuovi amici, gli scambi d’opinione con loro nei momenti in cui potevano allontanarsi dal campo di battaglia, sapere che c’era qualcuno di cui preoccuparsi e che a sua volta si preoccupava della sua incolumità.
E poi, c’era Sesshomaru. Anna aveva fin dall’inizio assistito ai momenti in cui lui dava forma ai piani per la battaglia e aveva cercato di dare il proprio contributo. Inizialmente Sesshomaru l’aveva a malapena ascoltata…ma poi, a mano a mano, si era abituato alle sue osservazioni acute, che spesso anticipavano i suoi pensieri. Negli ultimi cinque giorni prima di riconquistare Karenomi, Sesshomaru si era consultato solo con Anna. Loro due, da soli, avevano deciso come sferrare l’attacco decisivo, spesso parlando mentre gli altri cercavano di riposare, ancora imbrattati del sangue della giornata di combattimenti. I due scoprirono di pensarla allo stesso modo in molte cose, fatto che suscitò lo scherno ironico di Inuyasha, e progressivamente Sesshomaru si abituò alla presenza di lei al suo fianco. Per Anna quei momenti erano preziosi, la considerazione di lui stava diventando essenziale per la sua felicità e con sempre maggiore chiarezza si rese conto di essere ormai innamorata di Sesshomaru. Senza speranza. Quando pensava a queste cose, si irritava con se stessa e si sfogava sul campo di battaglia. Rinchiuse i propri sentimenti in un luogo nascosto perché lui non se ne accorgesse.
La sua voce sapeva calmarla, o suscitarle brividi di aspettativa…di cosa, poi, non avrebbe saputo dire. Guardarlo negli occhi le faceva venire voglia di piangere. Di quando in quando si ritrovava quasi a sperare che lui le chiedesse di nuovo (anche se chiedere non era propriamente il termine adatto a lui) di diventare la sua consorte. Pensava che stavolta non avrebbe potuto esimersi dal rispondere di sì, che lui la amasse o meno. Per lei, Sesshomaru era diventato troppo importante.
Probabilmente fu questo cambiamento avvenuto in lei a farle prendere tanto male l’arrivo della principessa Isuzu Barashi. Accadde la mattina successiva alla presa di Karenomi. Si era in un momento di relativa calma e gli esseri umani al seguito dell’esercito stavano cercando di stimare i danni dell’agglomerato e la possibilità di farlo di nuovo diventare un presidio ben difeso. Anna si era allontanata per scrivere un messaggio da far recapitare a Rin. Era dalla loro partenza che Rin e Shippo non ricevevano notizie, e la neko-yokai era certa che fossero entrambi preoccupati. Presto, forse addirittura il giorno dopo, lei e gli altri si sarebbero spostati in altri luoghi ove la situazione era critica, perciò voleva approfittare di quell'attimo di pausa per rendere conto ai due ragazzini di ciò che stava accadendo. Venne interrotta dalla voce di Kagome, che la chiamava mentre correva verso di lei insieme a Sango.
«Cosa succede?» chiese Anna, subito allarmata, lasciando perdere la lettera e andando loro incontro.
«Nessun attacco, se è questo che pensi.» disse Sango, cercando di tranquillizzarla.
«Io invece lo chiamo proprio un attacco! Non ci posso credere…che sfacciataggine!» esclamò Kagome. Sembrava indignata e frustrata ed Anna la fissò con sorpresa.
«Kagome, cosa c’è? Mi sembri molto agitata.» mormorò.
«Isuzu è qui!» disse Kagome, pestando un piede a terra.
«Eh?» disse Anna, cadendo dalle nuvole. Poi capì. «Intendi Isuzu Barashi?- chiese, sbalordita quando entrambe annuirono- E che diavolo ci fa, qui?»
«E’ arrivata insieme ad un paio di okami-yokai di Koga. Pare che là la situazione sia in bilico e che abbiano bisogno di noi. Hanno incontrato la principessa Isuzu lungo la strada. Stava già venendo qui.» disse Sango, cupa.
«Ma a fare che?- chiese Anna, iniziando ad irritarsi- Non credo che il suo villaggio sia esente dalla guerra, no? Non ha da fare, laggiù?»
«Infatti dice che la sua famiglia l’ha spedita qui per proteggerla dagli attacchi di Naraku, che a quanto pare l’ha presa di mira.- disse Kagome, con gli occhi che sprigionavano fulmini- Ma a chi vuole darla a bere?! Quella è qui per Sesshomaru, si vede lontano un miglio! Ora sta parlando con lui e devi vedere come gli fa le moine! Anna…» Afferrò le mani della neko-yokai con impeto. «Non temere, noi siamo dalla tua parte. Non lasceremo che Sesshomaru si faccia abbindolare da quella donna.»
«Ah…uh…» balbettò Anna, colta alla sprovvista da quelle parole.
«Se tu non vuoi ancora mettere le carte in tavola con Sesshomaru, non ha importanza.- aggiunse Sango- Ti capisco, con certi uomini è difficile mostrare i propri sentimenti…ma questo non vuol dire che bisogna lasciare campo libero alle altre donne!» Dall’enfasi con cui pronunciò quelle parole, si poteva capire che Sango parlava per esperienza personale.
«Beh…se cominciassimo ad andare a sentire cosa sta dicendo Isuzu, già mi andrebbe bene.» disse Anna, incerta. Possibile che tutti avessero già capito i suoi sentimenti? La cosa dava da pensare…
«Giusto! Vieni con noi!» esclamò Kagome, trascinandosela dietro. Trovarono Isuzu e Sesshomaru all’interno di ciò che restava del vecchio palazzo dei Seimei. Viste le sue condizioni, Anna preferì non pensare a cosa poteva essere rimasto dell’edificio in cui lei era vissuta con la nonna. Inuyasha e Miroku stavano confabulando con i due okami-yokai di Koga, che la salutarono con gioia e speranza quando la videro arrivare. Miroku e Inuyasha indirizzarono un cenno alle ragazze e l’espressione sui loro volti lasciava capire che erano della stessa opinione delle loro fidanzate. Sesshomaru dava loro la schiena e non si voltò. Ascoltava Isuzu, che era in ginocchio davanti a lui in una posa educata e remissiva.
«Metto la mia sapienza al vostro servizio, Sesshomaru-sama.» stava dicendo.
«Non ho tempo per proteggere una ningen.» fu la secca replica di Sesshomaru. Anna si trattenne a stento dallo stendere le labbra in un sorrisetto di trionfo.
«Non vi sarò di peso. Anzi, mi renderò utile. Vedrete.» disse Isuzu, alzando lo sguardo e incrociando quello di Anna. In quegli occhi neri la neko-yokai lesse un odio allarmante e la certezza che il periodo quasi idilliaco tra lei e Sesshomaru era finito. Nubi temporalesche si ammassavano all’orizzonte. Strinse i pugni. Sango aveva ragione: non doveva permettere ad Isuzu di farsi strada nel cuore di Sesshomaru, o avrebbe continuato a pentirsene per tutta la vita. Inaspettatamente, scoprì di essere una donna gelosa.
«Se vuole la guerra, l’avrà.» mormorò, così piano che nessuno la udì. Isuzu, però, capì e i suoi occhi scintillarono di un segreto sorriso.

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Capitolo 20
*** 20 - Un nemico immortale ***


Author's note: Mentre la mia lotta per la sopravvivenza continua (chiedo scusa se non ho risposto alle recensioni, ma dopo che il pc mi ha ingoiato la bozza delle risposte non ho avuto la forza di ricominciare daccapo... -__-), Sesshomaru prende una decisione di cui si pentirà e Naraku sfoggia tutto il suo barocco malanimo XDD Read and enjoy!!

CAPITOLO 20

UN NEMICO IMMORTALE


«Non mi piace affatto. Che diavolo vuole, quella donna?» borbottò Inuyasha, seccato. 
«Posso assistere a questa riunione, Sesshomaru-sama?» stava intanto chiedendo Isuzu, inchinandosi graziosamente a Sesshomaru. Lui non le rispose né per sì né per no, e la principessa si unì al gruppo indifferente alle occhiate astiose dei presenti. Si poteva ben dire che, quando si metteva in testa una cosa, non si faceva intimidire facilmente. 
Anna sedeva accanto a Sesshomaru ed era tesa come una corda di violino, non sapendo bene da che parte indirizzare la gelosia che le stringeva il ventre in una morsa. Quella dannata Isuzu era nei paraggi da due giorni e Sesshomaru non aveva fatto nessun serio tentativo di rispedirla a casa. L’ira di Anna stava crescendo esponenzialmente ad ogni momento in cui sentiva la principessa pronunciare il nome di Sesshomaru…e succedeva spesso. 
La guardò, seduta alla sinistra di Sesshomaru in maniera speculare alla sua, che era a destra. Cercò di ignorarla e di ascoltare quello che Sesshomaru stava dicendo. La guerra era più importante di una sciocca gelosia. Non che Sesshomaru la trattasse con maggiore condiscendenza, o stima (per non parlare della gentilezza), ma ad Anna il solo pensiero di dover sopportare una donna con mire sull’uomo che lei…beh, amava, inutile girarci intorno…faceva venire l’orticaria. Aspettava che Sesshomaru se ne accorgesse, o facesse qualcosa, ma era evidente che l’inu-yokai pensava a cose ben più serie che ad una disputa tra donne.
Sesshomaru stava per dire loro come si sarebbero suddivisi il confine, in quanto sembrava palese che avesse intenzione di dividere le loro forze. Dopo aver ripreso Karenomi, che era stato il punto di maggiore debolezza, era ovvio che non serviva a molto concentrare tutti i più forti guerrieri in un punto critico alla volta quando potevano essere più utili guidando le truppe in varie zone contemporaneamente. L’obiettivo, stavolta, non era mantenere il confine, ma ricacciare il nemico e invadere Higashi. C’era una bella differenza.
Al momento, Sesshomaru aveva ricevuto richieste di aiuto da Koga, dal villaggio di Tengakurame, e ancora più a sud, verso Mutsuka. Le situazioni più allarmanti, in ogni caso, erano sulle colline e a Tengakurame. Pareva che molti sacerdoti rinnegati stessero dando filo da torcere ai demoni e lo sfondamento sembrava un affare di giorni, se non ore. Occorreva darsi una mossa.
«Inuyasha e la sua donna da Koga. I giovani della Grande Famiglia, il monaco e la principessa Taijiya a sud. Io, Etain Seimei e il resto della Famiglia a Tengakurame. Isuzu Barashi verrà con noi.» fu il succo degli ordini che diede. Si levarono non poche proteste accorate.
«Io non voglio combattere a fianco di quel dannato lupastro!» esclamò Inuyasha, ringhiando.
«Sesshomaru, farli stare vicino farà più danno che bene…» disse Kagome, preoccupata dai risvolti di quella faccenda.
«Posso andare io da Koga, magari con Sango e Miroku.- disse Anna, rigidamente, furibonda nel sapere che Isuzu avrebbe seguito Sesshomaru- Non sono una palla al piede, Sesshomaru-sama, e conosco quel territorio. Se voi…»
«Tu verrai con me e non ci sarà discussione su questo.» disse Sesshomaru, strappando una piccola smorfia di disapprovazione sia in Anna che in Isuzu. A lei stava benissimo andare a Tengakurame senza la rivale…nonostante ciò che teneva nascosto nelle pieghe della veste.
«Ma Inuyasha e Koga…» sbottò Anna.
«Inuyasha farà quello che gli dico.»
«E a te chi l’ha detto?» ringhiò Inuyasha, mettendo mano a Tessaiga.
«Ne vuoi discutere?» chiese Sesshomaru, alzando minacciosamente le lunghe dita artigliate.
«Sesshomaru, manda noi da Koga.- disse Miroku, cercando di sedare gli animi- Si tratta di poteri spirituali, potrei…»
«SESSHOMARU-SAMA!!»
La discussione venne bruscamente interrotta dalla voce gracchiante e sgradevole, che proveniva da un punto sopra le loro teste. Alzarono lo sguardo e videro volare sopra di loro un grosso demone a due teste…con in groppa Jaken.
«Jaken?» chiese Sango, perplessa, mentre il piccolo demone faceva atterrare l’animale e correva goffamente verso di loro. 
«Sesshomaru-sama, che gioia vedervi! Sapeste che pericoli ho corso per venire qui…» iniziò a dire il demone, commosso nel rivedere il suo padrone.
«Cosa vuoi, Jaken?» chiese Sesshomaru, gelido.
«Ah…uhm…- balbettò il demone rospo, colto in contropiede- Ecco…vi porto un messaggio da parte di Totosai.»
«Totosai?!» esclamò Anna, interessata.
«Le wakizashi sono pronte.» disse Jaken, tormentando fra le piccole mani il Bastone Ninto. Anna sorrise, esprimendo tutta la sua soddisfazione per la notizia. Isuzu fissò i presenti, non sapendo di cosa stessero parlando. Sperava non si trattasse di qualcosa che potesse interferire con i suoi piani immediati.
«Le hai portate?- chiese Sesshomaru, fissando Jaken con sguardo inquietante- Dove sono?»
«Ah…dunque…- balbettò, con una vocina fattasi piccola- Totosai ha…ha anche detto che da qualche giorno è controllato. C’è qualcuno che bazzica la sua…uhm…la sua tana e…e pensa sia uno scagnozzo di Naraku, se non più di uno, così…»
Jaken iniziò a sudare visibilmente. Inuyasha incrociò le braccia sul petto, guardandolo con le palpebre a mezz’asta.
«Così non ci sei andato perché avevi paura di essere fatto a fette. E lui non verrà a portarcele perché ha paura di uscire di casa.» finì per lui, sarcastico.
«Totosai non l’avrebbe scritto se non si trattasse di una cosa seria!» disse Jaken, piccato.
«Feh! Tra lui e Myoga, non so chi è più codardo…e tu fai parte del gruppo.» disse Inuyasha, sprezzante.
«Ci vado io.- disse Anna, mettendosi in mezzo- Sono le armi fatte per me, è giusto che vada a prenderle di persona.»
«No. Tu verrai con me.» la gelò Sesshomaru. Anna si voltò verso di lui, inviperita.
«Vi raggiungerò dopo! Cosa vi cambia?» disse, seccata.
«Ho detto che non ci saranno discussioni al riguardo.- disse ancora Sesshomaru, che quel giorno sembrava davvero inamovibile- Andranno il monaco e la principessa Taijiya. Con la neko-yokai Kirara, si spostano velocemente.»
«Davvero mandi noi?» chiese Miroku, sorpreso.
«Andrete, prenderete le wakizashi e ce le consegnerete scendendo verso Mutsuka.- disse Sesshomaru, brusco e sbrigativo- Uccidete il messo di Naraku.»
«Magari riusciremo perfino a carpirgli qualcosa…a seconda della sua importanza.» disse il monaco, con un sorrisetto non proprio ascetico.
«Per me va bene. Penso che i giovani inu-yokai se la sapranno cavare bene anche senza di noi.» disse Sango, annuendo.
«Allora non perdete altro tempo.» disse Sesshomaru, facendo loro cenno di partire subito per poi dare le spalle al gruppo e allontanarsi.
«Sesshomaru-sama!» lo chiamò Anna, frustrata, ma lui non rispose. Isuzu si affrettò ad alzarsi e a seguire il suo Signore. La sentirono cantargli le lodi dei piani appena formulati. Anna strinse i pugni. «Che vada al diavolo…che ci vadano tutti e due!» La fine della frase fu più un miagolio rabbioso che vere parole, poi Anna si allontanò nella direzione opposta, lasciando gli amici insieme a Jaken.
«Mi fa piacere che si sia innamorata di Sesshomaru.- sospirò Miroku- Peccato che la situazione, al momento, la porti anche a detestarlo.»
«Innamorata?! Che state dicendo?- chiese Jaken, irritato- E poi, che cosa fa quell’altra donna così appiccicata a Sesshomaru-sama?!»
«E’ quello che vorremmo sapere tutti.- sospirò Kagome, scuotendo il capo- La vedo grigia.»
«Beh, per noi sarà meglio partire subito, Miroku.- disse Sango, saltando in groppa a Kirara e sistemandosi in spalla l’Hiraikotsu- Non abbiamo tempo da perdere e al ritorno ci aspetta un viaggio piuttosto lungo.»
«Hai ragione, mia dolce Sango.» ammise Miroku, avvicinandosi a Kirara e salendo a sua volta sul suo dorso.
«Fate attenzione.» raccomandò loro Kagome.
«Se scoprite qualcosa di interessante, passate a riferircelo.» disse Inuyasha, corrugando la fronte.
«Contate su di noi. Faremo in fretta.» disse il monaco, salutandoli mentre Kirara spiccava il volo. Ovviamente Miroku non sapeva che di tempo utile ne restava pochissimo.

***

Inuyasha correva con Kagome in spalla, sfrecciando fra gli alti alberi delle colline. Era un giorno e mezzo che si spostavano a quella maniera ed entro qualche ora avrebbero raggiunto gli okami-yokai di Koga. Dall’alto di un colle avevano già potuto vedere gli evidenti segni degli scontri.
«Speriamo di essere ancora in tempo.» mormorò Kagome al suo orecchio.
«Feh! Quel lupo è un cretino fastidioso, ma in linea generale sa combattere.- ammise Inuyasha, pur se di malavoglia- Non credo abbia ceduto terreno. Con il nostro arrivo, costringeremo le truppe di Naraku ad arretrare. Non mi dispiacerebbe bivaccare in una zona sottratta a Higashi, prima del tramonto.» Sogghignò al pensiero.
«Mi domando come se la caveranno gli altri.» disse Kagome, pensierosa.
«Se la caveranno benissimo, se la bella coppia non si mette a litigare.» sbuffò Inuyasha.
«Anna era veramente arrabbiata.- disse Kagome, corrugando la fronte- Perché Sesshomaru non manda Isuzu a casa sua? Non vede che la sua presenza irrita la nostra amica? Mi rifiuto di pensare che possa piacergli quella donna, per quanto bella sia!»
«Figurati…è che al momento ha troppe uova nel paniere e sta tenendo a freno coloro a cui spaccherà il muso in seguito.» disse Inuyasha, sprezzante. Kagome lo guardò, perplessa.
«Non capisco.» disse. Così, Inuyasha le raccontò della discussione avuta con il fratello poco prima della partenza. Inuyasha aveva fatto notare a Sesshomaru che Isuzu ed Anna si detestavano nemmeno troppo cordialmente, e aveva chiesto al fratello di rimandarla a casa. Sesshomaru gli aveva risposto che non era ancora il momento.
«Perché?!» sbottò Kagome, indignata.
«Beh, pare che sia dovere del sovrano proteggere le fanciulle nobili se gli viene espressamente richiesto…ma questa è una cretinata, a Sesshomaru non importa un fico secco di certe regole.- disse Inuyasha- Il fatto è che quei deficienti della Grande Famiglia odiano Anna e parteggiano per Isuzu. Non chiedermi perché, visto che odiano i ningen. Forse odiano ancora di più gli esseri ibridi, vai a sapere…»
«E Sesshomaru sta ad ascoltare cosa dicono quei maledetti? Non lo perdonerò mai!» esclamò Kagome, indignata. Inuyasha ridacchiò.
«Veramente, da quello che ho potuto intuire dal suo tono di voce, vorrebbe squartarli tutti. Ti ho già raccontato che io e Sesshomaru abbiamo avuto in passato diversi motivi di screzio con quel vecchiaccio, Tashiki, e la sua combriccola. Beh, Sesshomaru ha capito subito che quei vecchi bacucchi disprezzavano Anna. Finché c’è la guerra, gli tocca sopportarli, ma dopo…»
«E Isuzu che c’entra?» insistette Kagome, piccata.
«Sta dando loro l’illusione che gli importi qualcosa di quella donna, così eviteranno di dare in escandescenze.- disse Inuyasha, pensieroso, traducendo a Kagome quello che aveva capito dalle gelide e scarne risposte di suo fratello- Ma sai che ti dico? Sesshomaru farebbe anche a meno della Grande Famiglia, è così orgoglioso e tronfio che sarebbe capace di attaccare da solo l’esercito di Naraku e lasciarci tutti indietro. No, mi sa che Sesshomaru è, in qualche maniera, lusingato dalla gelosia di Anna. Perciò vuole prolungarne l’origine.»
«Eh?!» sbottò Kagome.
«Eh già!- ridacchiò Inuyasha- Ormai Anna gira avvolta da un’aura negativa palpabile! Impossibile confondere la gelosia con qualcos’altro…Ho idea che a Sesshomaru questo faccia piacere, in qualche contorta maniera.»
«Contorta davvero! Come può prendersi gioco dei sentimenti di Anna in questo modo?- disse Kagome- Se ne è innamorato, dovrebbe dirlo chia…»
Inuyasha si voltò di scatto verso sinistra, frenando la sua corsa, poi balzò di lato, gridando: «Tieniti forte, Kagome!» Kagome gli passò le braccia attorno al collo, avvertendo a sua volta il pericolo. Un’ondata miasmatica colpì il suolo nel punto in cui si trovavano fino a poco prima. I sensi da miko di Kagome impiegarono solo un attimo a riconoscere l’aura malefica che si nascondeva nel folto.
«Naraku!» disse.
Inuyasha mise a terra Kagome e sguainò Tessaiga, pronto a combattere. Tra i fumi della vegetazione sciolta dal miasma, venne una risata sgradevole.
«Fatti vedere, bastardo!- esclamò Inuyasha- Siamo qui per te, non lo sai?»
«Quale onore, Inuyasha.- disse Naraku, dal suo nascondiglio- Desideravo farti sapere che non ho dimenticato di doverti uccidere.»
«Grazie per la premura. Lo stesso vale per me!» sogghignò Inuyasha, menando un fendente verso il luogo da cui sentiva provenire la voce. Il Kaze no Kizu sfasciò una grossa porzione di foresta, da cui si levò in volo Naraku, con un sorrisetto ironico stampato sul volto. L’hanyo si presentava rivestito da una corazza. Dalla sua schiena si dipartivano appendici forse appartenenti ai demoni che costituivano il suo corpo. In linea generale, se aveva subito una metamorfosi non sembrava cambiato di molto.
«Eccoti, maledetto bastardo! Iniziavo a pensare che fossi scappato.» ringhiò Inuyasha.
«Non sono qui per combattere seriamente, Inuyasha. Voglio giocare ancora un po’ con te e con i tuoi amici. Ho il tempo per farlo.- disse Naraku, ironico- Ti conviene smetterla di agitare quell'inutile spada.»
«Feh! Hai sempre avuto terrore di questa ‘inutile spada’, non credere di fare il gradasso!» disse Inuyasha. Naraku socchiuse gli occhi vermigli e il suo sorriso maligno si accentuò. 
«Ormai puoi fare e dire ciò che vuoi. Non importa. Non mi nuocerai, Inuyasha.» disse.
«Mi sembri troppo arrogante, dannato!» ringhiò Inuyasha, arrabbiandosi.
«Hai fatto un errore nel venire qui, Naraku.- disse Kagome, afferrando l’arco e incoccando una freccia- Non so come tu abbia sconfitto Soichiro, ma noi siamo fatti di un’altra pasta.»
Naraku sollevò un sopracciglio con blanda sorpresa.
«Così sai di Soichiro? I tuoi occhi vedono lontano, Kagome. Forse dovrei strapparteli.» disse, sarcastico.
«Non toccherai Kagome nemmeno con un dito, perché la tua vita finisce qui! Onda esplosiva di diamante!» gridò Inuyasha, spiccando un balzo e sollevando Tessaiga, la cui lama aveva improvvisamente assunto la brillantezza e le sfaccettature della pietra preziosa. Abbassò la lama in un colpo micidiale e dalla spada scaturirono lance di diamante che andarono ad impattare contro Naraku, dilaniandogli il corpo.
«Sei morto!» esclamò Inuyasha, trionfante. Quando toccò terra e guardò in alto verso il suo nemico, si accorse che il corpo di Naraku andava riformandosi velocemente all’interno di una barriera sferica lievemente luminosa.
«Cosa…» rantolò Inuyasha.
«C’è una barriera, Inuyasha!» disse Kagome, stupefatta. Naraku, da dentro la barriera, rise piano.
«Sono sicuro di averla superata con l’onda esplosiva di diamante! Perché il suo corpo si riforma?!» disse Inuyasha, attonito.
«Volevo mostrarvi che sono ormai oltre la vostra portata, pivelli. Sono diventato immortale.- disse Naraku, la cui parte superiore era ormai completamente riformata- Disperatevi sapendo che non riuscirete mai ad uccidermi. Quando mi aggraderà, vi strapperò le vostre già troppo lunghe vite. Vi siete goduti l’effimera vittoria nella ricerca della Shikon no Tama…ma adesso piangerete. Vi dispererete e torcerete nel lutto, finché io non deciderò che sia per voi il momento di morire.»
«Non cantare vittoria tanto presto!» esclamò Kagome, arrabbiata, scoccando una freccia. Nonostante il potere che la pervadeva, essa fu deviata dalla barriera senza conseguenze per il suo occupante. Naraku rise ancora, maligno. Inuyasha strinse Tessaiga, furibondo. Era il momento di usare il suo colpo più potente. Se neanche quello ce la faceva, allora…
«Kagome!»
La voce conosciuta lo fece voltare di scatto. Inuyasha vide Koga sbucare dal folto. Cosa diavolo ci faceva lì? Un movimento distolse la sua attenzione e Inuyasha scartò all’indietro, sottraendosi ad un’altra ondata di miasma. Naraku se ne stava andando.
«Aspetta, dannato!» gridò Inuyasha.
«Ci rivedremo, Inuyasha. Sempre che tu sopravviva abbastanza a lungo.» disse Naraku, volando via e scomparendo in lontananza. «Dannazione…» sibilò Inuyasha fra i denti, furioso. Com’era possibile che il corpo di Naraku si rigenerasse dopo aver subito un colpo del genere? E cosa voleva dire affermando di essere diventato immortale? 
«Kagome, mi sei mancata. Sei sempre più bella.»
Pensieri più immediati riportarono Inuyasha sulla terra. Si frappose fra Koga e Kagome, strappando le mani di lei alla stretta dell’okami-yokai e puntandogli addosso la spada.
«Vedi di non approfittarti del fatto che sono distratto, dannato lupastro! Piuttosto, che ci fai qui?» ringhiò. Koga sbuffò, guardandolo storto.
«Ho sentito l’odore di Kagome…e quello di Naraku. Non mi piace che si incontrino, so bene quando quel dannato la detesti.- disse Koga, e i suoi occhi chiari si appuntarono con odio nella direzione in cui l’hanyo era scomparso- E avevo ragione.»
«Il suo corpo si è rigenerato. Che significa?» mormorò Kagome, ancora stupefatta.
«Non lo so, ma non mi piace. Questa novità mi scoccia parecchio. Forse sarebbe il caso di avvertire gli altri…» disse Inuyasha, rinfoderando Tessaiga.
«Sareste voi l’aiuto mandatomi da Sesshomaru?» chiese Koga, interrompendolo.
«Perché, qualcosa da obiettare?» ringhiò Inuyasha, piccato. Lo sguardo di Koga non lasciò dubbi al riguardo.
«Sono felice che Kagome sia venuta da me, ma del cucciolo di cane al seguito avrei fatto a meno.- disse, mentre Kagome cercava di trattenere Inuyasha dal saltargli addosso e riempirlo di botte- Beh, visto che siete qui seguitemi. La situazione non è rosea.»
«Perché hai chiesto aiuto a Sesshomaru, Koga? Avete così grande difficoltà?» chiese Kagome, gentilmente. Koga fece una smorfia e corrugò la fronte.
«Avevamo dei problemi con un gruppo di preti spretati piuttosto rognosi, ma ero contrario a chiedere aiuto. Ho ceduto solo perché la tribù ha fatto pressione. Ora, però…» disse, serio.
«Ora cosa? Cos’è cambiato?» chiese Inuyasha, ancora seccato.
«C’è uno strano tizio che bazzica il campo di battaglia da una paio di giorni e ci sta dando un gran filo da torcere.- disse Koga- Usa delle strane armi e…beh, non ha un normale odore da demone, né tantomeno da essere umano. Mi sa che è qualcosa di diverso.»
«Uno scagnozzo di Naraku?» chiese Inuyasha. Koga annuì.
«Mi sembra che il suo nome sia…»

***

«Razoru.»
Lo shinigami si voltò verso la voce, per niente stupito di vedere il suo datore di lavoro.
«Allora, Naraku? Notizie per me?» chiese. Sedeva su una roccia e ai suoi piedi giacevano parecchi cadaveri di okami-yokai. Si era divertito un po’ mentre aspettava che Naraku tornasse dal suo giro di perlustrazione, ma era comunque insoddisfatto. Non si trovava lì per quello, anche se fare disordine non gli dispiaceva, e si sentiva irrequieto. Se stava dietro alle trame di Naraku, era solo perché quell'hanyo tanto contorto lo incuriosiva e perché gli avrebbe dato la possibilità di vendicarsi per il torto subito con la cornice di un grande spettacolo. Sapeva anche che Naraku desiderava inglobarlo dentro quel suo multiforme corpo…ma questo non era proprio cosa che Razoru intendesse concedergli. Avrebbe dovuto ucciderlo subito dopo essersi occupato di quella donna.
Come se avesse intercettato il suo pensiero, Naraku sogghignò.
«E’ qui.» disse.
«Sta venendo qui?» chiese Razoru, balzando in piedi, subito interessato. Naraku annuì.
«Credevo che sarebbe venuto il fratello maggiore…invece ho trovato il minore e la miko. Sembra sia stato tutto architettato apposta per te.» disse Naraku, con aria ironica.
«E di questo immagino di doverti ringraziare.- disse Razoru, con un sorrisetto- Bene, allora vado. Quella miko è vissuta anche troppo.»
Fece per incamminarsi, poi si voltò di nuovo verso Naraku.
«Tu non vieni? Pensavo ti avrebbe fatto piacere assistere alla scena.» disse, sollevando appena un sopracciglio. 
«Ho un altro…spettacolo a cui assistere. Devo andare altrove.- disse lui- Mi raccomando, non uccidere Inuyasha. Voglio vedere sul suo volto la sofferenza per la morte della donna che ama, prima di finirlo con le mie mani.»
«Come ti pare. A me interessa soltanto la miko.» disse Razoru, stringendosi nelle spalle e tornando ad incamminarsi. Il suo sorriso divenne predatorio. “Kagome Higurashi, goditi i tuoi ultimi istanti. Il torto che mi hai fatto sta per essere vendicato.” pensò, e le sue mani si strinsero involontariamente in due pugni.

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Capitolo 21
*** 21 - Razoru ***


Author's note: Ed ecco il grande momento del nuovo nemico di Kagome (le cui avventure originali, lo ricordo, sono pubblicate dal suo 'papà' su manga.it)! Intanto Sesshomaru, come al suo solito, combina casini...

CAPITOLO 21

RAZORU


Anna correva con movimenti leggeri e scattanti. Attorno a lei si spostavano gli anziani della Grande Famiglia, uno dei quali portava in groppa la principessa Isuzu. Anna era lieta che ci fosse un po’ di distanza tra loro. Lanciò un’occhiata di sbieco alla sua destra e vide Sesshomaru che correva a sua volta, guardando dritto di fronte a sé come se non gli importasse nulla dei suoi compagni di viaggio. Quella volta non si era parlato di condividere le gioie del volo. Anzi, non si era parlato proprio di nulla. Dopo lunghi giorni in cui aveva pensato di stare conquistando il rispetto di Sesshomaru, si era tornati a dare e ricevere ordini. Anna sospirò. Non poteva né voleva credere che fosse tutta colpa di Isuzu.
Stavano per superare le colline di Koga, diretti verso Tengakurame. Probabilmente, a quella velocità e senza incontrare imprevisti, avrebbero raggiunto il fronte in serata. Anna corrugò la fronte. Era stata una sciocchezza mandare Sango e Miroku a prendere le sue armi da Totosai. Era logico che fosse compito suo. Possibile che Sesshomaru non si fidasse a darle un incarico così banale? Credeva che non sarebbe riuscita a sconfiggere gli scagnozzi di Naraku?
“Sono molto migliorata in combattimento e ormai dovrebbe essersene accorto.- pensò, indignata e triste- Perché mi tiene in gabbia a questo modo?”
Forse avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi che Isuzu prendesse il suo posto il giorno in cui lui non l’avrebbe più tenuta al guinzaglio corto…ma per una donna orgogliosa come lei, quell'atteggiamento era insopportabile. Lo guardò di nuovo. Le sembrò bello, distante…troppo distante. C’era un abisso tra loro e, se prima lo riteneva la giusta distanza tra un Signore e la sua sottoposta, adesso le bruciava dentro come una ferita. Lo amava. Si era innamorata di Sesshomaru con tutta l’anima e non desiderava altro che dirgli che sarebbe diventata la sua consorte. Voleva sentire di nuovo il calore delle sue braccia, come l’aveva avvertito il giorno in cui lui l’aveva ‘catturata’, per così dire. Voleva che i suoi occhi smettessero di essere gelidi nel guardarla. Voleva che anche lui la amasse.
Questo era del tutto impossibile e accettare un’unione del genere l’avrebbe umiliata e fatta soffrire per sempre. Era meglio che Sesshomaru scegliesse un’altra donna.
«Ma cosa sto dicendo?» gemette, fermandosi e portandosi una mano alla fronte. Il solo pensiero la straziava. Perché Sesshomaru non aveva mandato via Isuzu? Perché non replicava né la difendeva quando diventava l’oggetto dei suoi sottili veleni? 
“Si diverte a vedermi in difficoltà?- pensò, stringendo i pugni mentre iniziava a capire qualcosa- Vuole forse…spingermi a pregarlo di ripetermi la sua proposta?!”
Anna rimase quasi a bocca aperta nel sentire, dentro di sé, tutti i pezzi del puzzle che andavano al suo posto. Ma certo! Ecco cos’era quel cambio di atteggiamento! Ecco a cosa serviva tenere Isuzu nelle vicinanze! Sesshomaru aveva deciso che sarebbe stata lei a pregarlo di diventare il suo consorte! Anna strinse le labbra, arrossendo furiosamente, poi voltò le spalle al gruppo che già l’aveva distanziata e fece per andarsene. Visto che le cose stavano così, avrebbe fatto di testa propria.
«Dove stai andando?»
La voce alle sue spalle la bloccò, ma la rese anche più furibonda. Si voltò e vide Sesshomaru che la guardava con quei suoi bellissimi occhi gelidi.
«Da Totosai. Potrei riuscire a intercettare Miroku e Sango per strada e mandarli a Mutsuka.» disse, rivaleggiando con lui in freddezza.
«Ti ho detto di venire a Tengakurame ed è ciò che farai.» disse lui.
«No!» obiettò Anna, pestando un piede a terra come una bambina che fa i capricci. Sesshomaru spalancò un po’ gli occhi, sorpreso. Erano giorni che avvertiva un’aura ostile attorno ad Anna e sapeva che ciò dipendeva dalla principessa Isuzu. La cosa lo aveva sottilmente divertito e aveva lasciato macerare la neko-yokai in quello strano sentimento che la spingeva ad arrossire, ad arrabbiarsi facilmente o a intristirsi. Rimanenze della sua anima umana, aveva pensato, ma quelle espressioni sul volto di lei lo avevano incuriosito. Gli piaceva vederle sul viso qualcosa che non fosse il solito compassato rispetto. Perché gli piacesse, poi, era un mistero.
Ora sembrava furibonda e Sesshomaru non ne capiva il motivo. Non era accaduto niente di particolare. Inoltre, era la prima volta da che ricordasse che lei disubbidiva ad un suo ordine diretto.
“No, non è la prima.” pensò, ricordando la profezia e rabbuiandosi.
«Tu sei tenuta ad ubbidirmi…» iniziò a dirle, brusco.
«Io sono tenuta ad ubbidirvi, ma voi che doveri avete verso di me? Nessuno, vero?- lo incalzò Anna- Voi potete tenervi accanto tutte le donne che volete, vero? Voi potete ignorarmi, o tenermi al guinzaglio, o impormi un ruolo che non ho chiesto e nessuno potrà rimproverarvi niente!»
«Stai straparlando.» la freddò lui.
«Lo so benissimo!» quasi strillò lei. I suoi occhi azzurri fiammeggiavano di un sentimento incomprensibile per Sesshomaru. Si passò una mano sul volto, facendo una smorfia. «Voi non riuscite a capire e io non voglio spiegarvelo. Siamo ad un punto morto.» mormorò.
«Io so che tu ti stai comportando in un modo assurdo e che non tollererò oltre le tue chiacchiere. Ora muoviti.» le disse lui, brusco. Iniziava a provocargli una strana sensazione vederla così confusa e…sofferente? Sì, sofferente. Ma perché soffriva? Non aveva senso. Lei scosse la testa, inondandosi le spalle di capelli d’oro.
«Andrò da Totosai.» disse ancora, sfidandolo con lo sguardo. C’era qualcosa di disperato in quegli occhi e Sesshomaru si avvicinò a lei senza nemmeno rendersene conto. La fissò, cercando la ragione di quella testardaggine sul suo volto senza essere capace di discernerla. D’un tratto, la situazione gli diede sui nervi e la afferrò bruscamente per un braccio.
«Muoviti.»
«No!»
Lei fece di tutto per liberarsi dalla stretta e alla fine ci riuscì. I due si guardarono ancora, mentre l’aria si faceva elettrica tra loro.
«Tu mi obbedirai, o…» iniziò a dire Sesshomaru, con voce terribile. Anna alzò il mento in segno di sfida e finì la frase per lui.
«…o mi ucciderete?» chiese, con voce tremante per qualcosa che non era paura. Sesshomaru ristette nel sentirsi rinfacciare una frase che per lui era sempre stata tanto comune. Gli sfuggì una smorfia.
«Donna testarda e infantile!» sibilò.
«E voi non capite niente! Siete un insensibile!» ritorse Anna. Sesshomaru le colpì la fronte con il dito abbastanza forte da lasciarle il segno.
«E’ evidente che qui dentro sei ancora una stupida ningen.- disse, con voce dura come il marmo- Mio padre doveva essere impazzito per pretendere da me una tale unione.»
La vide impallidire visibilmente, tanto che pensò stesse per svenire. Poi, su di lei scese il nulla. Tutte le emozioni che le aleggiavano attorno si volatilizzarono, lasciando un vuoto inspiegabile in una persona viva. Sesshomaru la guardò negli occhi e si accorse che erano distanti, anche se pieni di lacrime, che già le scendevano lungo le guance, come se non fosse nemmeno cosciente di aver iniziato a piangere. Una contrazione gli serrò il cuore, provocandogli dolore. Un vago ma pungente senso di colpa lo attanagliò per un attimo. Quelle lacrime lo facevano sentire un essere abietto.
«Anna…» disse, avvicinandosi a lei di un passo. Lei si fece indietro come se l’avesse avvicinata un serpente, senza neanche rendersi conto che lui l’aveva per la prima volta chiamata per nome. Se era per questo, nemmeno lui se ne era reso conto.
«Vado da Totosai.- mormorò la neko-yokai- Non vorrei che la mia stupidità di ningen avesse effetto su di voi.»
Ciò detto, si voltò e corse via, lasciandosi dietro un Sesshomaru preda di sentimenti convulsi e contraddittori. Il demone fu tentato di seguirla, poi la mandò al diavolo e tornò a dirigersi verso Tengakurame. La guerra contro Soichiro era molto più importante di una stupida donna…e delle sue lacrime taglienti come lame.


***


Gli okami-yokai avevano iniziato ad arretrare. Gli attacchi dei demoni di Soichiro – o di Naraku- erano coperti e favoriti da attacchi spirituali portati contro la tribù di Koga da sacerdoti schiavizzati di Higashi. Senza di loro a rendere lo cose difficili, gli okami-yokai non si sarebbero mai fatti sopraffare. Il terreno roccioso e in pendenza favoriva i demoni lupo, ma se si fossero fatti respingere fino in cima, poi si sarebbero trovati in posizione di svantaggio.
«Questo è quanto.- disse Koga mentre attraversava il campo di battaglia con Inuyasha e Kagome per portarsi in prima linea- Se riusciamo a far fuori gli esseri umani, al resto ci pensiamo noi. Mi sembra che oggi quello strano figuro non ci sia.»
«Chi, il tizio con un odore strano?» chiese Inuyasha, sarcastico. Pensava che i timori di Koga fossero eccessivi. Il suo tono di voce gli guadagnò un ringhio minaccioso.
«Per questo preferivo venisse quel ghiacciolo di tuo fratello. Tu ti faresti battere in cinque minuti.» disse Koga.
«Non litigate, per favore.» disse Kagome, preparando arco e frecce. Erano ormai vicini agli scontri. Inuyasha si fermò e posò Kagome a terra.
«Kagome, faccio un po’ di spazio. Raggiungimi quando ho finito.» le disse, sguainando Tessaiga e allontanandosi con un paio di balzi fra le rocce. Da lassù calcolò dove poteva colpire senza coinvolgere i propri alleati, poi sogghignò. Finalmente un’occasione per sfogarsi un po’!
«Kaze no Kizu!» esclamò, menando un poderoso fendente. La devastazione si abbatté sul nemico impreparato. Mentre Inuyasha si preparava ad un secondo colpo, i monaci schiavizzati cercarono di innalzare una barriera sacra di protezione, ma era troppo debole perché l’aura malefica di Tessaiga non ne avesse ragione. Il Kaze no Kizu si abbatté ancora e ancora, facendo largo a forza e mietendo molte vittime. Il combattimento si fermò e chi stava lottando contro gli okami-yokai si affrettò a ripiegare in preda al panico. Nel vedere di aver fatto un po’ di spazio e di aver seminato abbastanza devastazione da impressionare i presenti, Inuyasha si appoggiò la Tessaiga sulle spalle e parlò.
«Sono il Principe Inuyasha di Nishi. Parlo agli esseri umani di questo esercito.- disse, a voce alta- So che Naraku vi schiavizza, ma sappiate che combattere contro di noi significa la morte. Concederò il perdono a quanti decideranno di riparare nel Nishi ADESSO. Vi do due minuti per decidere. Chi resterà dove si trova ora, sarà carne da macello e non avrà perdono né misericordia.»
Inuyasha attese, sapendo che ben pochi avrebbero accolto la proposta. La schiavitù era così radicata negli esseri umani di Higashi che non riuscivano a pensare ad una vita differente. Aveva notato questo nei prigionieri che gli era capitato di incontrare negli anni. Sentì Kagome accanto a sé.
«Grazie per aver fatto loro questa proposta.» mormorò la ragazza, sorridendogli con una punta di tristezza. Nessuno di loro amava il pensiero di uccidere quella gente, che aveva avuto la sola colpa di nascere nel posto sbagliato. Sesshomaru non avrebbe mai dato loro una possibilità del genere.
Uno sparuto gruppo di soldati umani tentò la fuga verso Nishi, subito inseguito dai demoni. Una freccia di Kagome li convinse a lasciarli andare, incolumi. Nessun altro sembrò voler accettare la proposta di Inuyasha.
«Bene, allora possiamo andare avanti.» scandì il giovane con voce chiara, tornando a brandire Tessaiga mentre Kagome incoccava un’altra freccia. Il nemico sembrò ondeggiare, come colpito dalla potenza che quei due sprigionavano. La loro fama era grande in Higashi. Gli okami-yokai di Koga ripresero coraggio, pronti a farsi sotto.
In quel momento, Inuyasha avvertì una minaccia. Senza guardarsi attorno, acchiappò Kagome per la vita e saltò via, giusto un istante prima che una scarica di fulmini si abbattesse nel punto in cui stavano prima, annerendo la roccia e scavandovi una buca.
«Cos’è stato?» chiese Kagome, sbalordita.
«Che diavolo…» ringhiò Inuyasha, cercando di capire da dove erano arrivati quei fulmini.
«Finalmente ti ho trovata, miko.»
La voce sconosciuta proveniva dal basso, dalla zona devastata dal Kaze no Kizu di Inuyasha. I due guardarono in basso e videro un uomo completamente vestito di nero che li fissava. Sembrava giovane, ma allo stesso tempo dava la sensazione di una creatura senza età definita. I capelli neri svolazzavano al vento che soffiava sulle colline e li fissava con occhi dorati che non avrebbero stonato sul viso di un demone. Quel tizio, comunque, non sembrava uno yokai…ma nemmeno un essere umano.
«Così, saresti tu il tizio dall’odore strano di cui parlava Koga.» disse Inuyasha, ad alta voce, puntandogli addosso Tessaiga. Il nuovo arrivato rise.
«Odore strano? Può darsi. Ma non mi chiamo ‘tizio’…il mio nome è Razoru.- puntò un dito nella loro direzione- E sono qui per prendermi la vita di quella dannata miko.»
«Cos…» sbottò Inuyasha, prima che Koga arrivasse di corsa, gli si piantasse davanti ed esclamasse: «Che diavolo vuoi dalla mia donna, bastardo?» Inuyasha gli diede una pugno in testa e lo spinse da parte.
«Come ti permetti di venirmi a dire che vuoi la vita di Kagome?!- ringhiò, stringendo più forte Tessaiga- Vuoi morire, dannato? Ti rimanderò dal tuo padrone a pezzi!»
L’uomo rise ancora, più forte e con maggiore sarcasmo.
«Se ti riferisci a Naraku, io non ho padrone.- sogghignò- Sono qui per mio proprio desiderio…desiderio di vendetta.»
Kagome trattenne un ansito e si aggrappò a una manica di Inuyasha.
«Inuyasha, quello è uno shinigami!» disse, piano.
«Uno shini-che?» sbottò Inuyasha.
«Un dio della morte, ignorante!- esclamò Koga, con una smorfia- Ecco cos’aveva di strano…»
«Perché vuoi uccidermi, shinigami? Cosa ti ho fatto?» chiese Kagome ad alta voce, non riuscendo a capire. Il volto di Razoru fu distorto da una smorfia.
«A causa di una certa donna che non sa farsi gli affari suoi, un’anima di demone di cui ero in caccia dopo la sua fuga è stata esorcizzata, invece che ricondotta sotto la mia sorveglianza!- disse, rabbioso- A causa tua sono stato punito, i miei poteri quasi dimezzati!»
«Insomma, non hai fatto bene la guardia.» riassunse Inuyasha, sprezzante.
«Taci, cagnolino! O ammazzo anche te!» esclamò Razoru.
«Provaci!- lo sfidò Inuyasha- Non ti permetterò di toccare Kagome neanche con un dito!»
«Sarà questa a toccarla in vece mia.- disse Razoru, sguainando una spada che emetteva una fortissima aura maligna- La mia Kokureiken le toglierà la vita, donandogliene una nuova…come demone sottoposto al mio vero capo.»
«Dovrai passare sul mio cadavere!» ringhiò Inuyasha.
«Levati di mezzo o lo faccio sul serio!» disse Razoru, scagliandosi contro di lui. Inuyasha alzò la spada dietro le spalle per sferrare un Kaze no Kizu, mentre i fulmini si raccoglievano attorno alla spada del suo avversario.
«Kaze no Kizu!» gridò Inuyasha.
«Illuso!» sogghignò Razoru, abbassando la spada nello stesso momento dell’inu-yokai. Il vento da un lato e i fulmini dall’altro scatenarono una breve tempesta che fece arretrare, gridando, quanti erano ancora nel raggio d’azione dei due combattenti e le due armate si ritirarono velocemente ognuna sul proprio fronte per non restare coinvolte.
Inuyasha fermò la sua carica, accecato dal polverone, poi si fece indietro per evitare un paio di fulmini. Si guardò attorno, rabbioso, poi una sagoma nera sbucò dalla nube di polvere a tutta velocità. Inuyasha alzò la spada, ma Razoru lo superò con un balzo.
Comprendendo che stava disdegnandolo per dirigersi verso Kagome, il suo vero obiettivo, Inuyasha reagì d’impulso. Alzò una mano, riuscì ad acchiappare quel Razoru per una caviglia e cercò di scaraventarlo a terra. Razoru si voltò di scatto mentre era ancora in aria e abbassò la lama della Kokureiken sulla sua testa. Inuyasha fu costretto a lasciarlo andare per parare il fendente. Razoru cadde in piedi. Le due spade cozzarono con clangore, sprigionando scintille, mentre i due avversari stavano faccia a faccia.
«Una spada di grande potere malefico, eh?- chiese Razoru, piuttosto interessato- Una lama normale si sarebbe spezzata a contatto con la Kokureiken.»
«Feh! La tua arma è un giocattolo, paragonata a Tessaiga!» esclamò Inuyasha, premendo su di lui per fargli perdere l’equilibrio o scagliarlo via. Sembrava però che quel tizio non fosse un avversario qualunque…La sua forza era superiore a quella di molti demoni di sangue puro contro cui aveva combattuto.
«E’ un peccato che io non abbia tempo di giocare con te, cagnolino.» disse Razoru, con un sorriso strafottente. Inuyasha mostrò le zanne in una smorfia d’ira.
«Bastardo!» ringhiò, tirandosi un attimo indietro per colpire il suo avversario con tutta la sua forza. Razoru parò con la propria spada, ma venne scagliato all’indietro. Inuyasha sorrise, soddisfatto.
«Non ti conviene sottovalutarmi, dannato…» iniziò a dire, prima di vedere il sorriso tranquillo sul volto del suo avversario, che abbassò la spada quasi con noncuranza, mirando alla loro sinistra. Una potente scarica di fulmini si abbatté su Koga e Kagome, che li osservavano da breve distanza.
«KAGOME!» gridò Inuyasha, terrorizzato, ma Koga aveva preso in braccio la ragazza e l’aveva portata al sicuro. Inuyasha si sentì la bocca piena di un sapore metallico e non seppe se era dovuto al forte odore di ozono, alla paura per Kagome, o all’ira profonda. Dove Kagome si trovava fino ad un attimo prima, c’era una grossa buca fumante. «Koga, deficiente, portala via!» gridò, affrettandosi a mettersi tra loro e il suo avversario.
«Ma Inuyasha…» cercò di protestare Kagome.
«Sei tu il suo obiettivo, e poi è una specie di divinità, no? Il tuo potere non serve!- le ricordò Inuyasha, gli occhi sempre fissi su Razoru- A questo tizio ci penso io.»
«E io penserò a Kagome, cagnolino. Fai del tuo meglio.» disse Koga a mo’ di saluto, allontanandosi con Kagome e facendo ringhiare Inuyasha di irritazione. Kagome, però, non volle allontanarsi troppo.
«Potrebbe avere bisogno di me.» si limitò a dire a Koga, che le trovò una buona postazione ad una certa distanza dallo scontro. Sapeva che Kagome avrebbe detto quelle parole. Non era la prima volta che accadeva una cosa del genere. Dal canto suo, se Inuyasha fosse stato sconfitto, era pronto a combattere fino alla morte per salvare Kagome.
«Mi sembra di capire che dovrò farti fuori, se voglio arrivare alla miko.- disse Razoru, con uno scintillio poco rassicurante negli occhi- Non ho niente contro di te, ma…chi mi ostacola merita di morire.»
«Non ti sarà così facile, uccidermi.» lo avvertì Inuyasha, concentrandosi su Tessaiga, la cui lama divenne lucente e sfaccettata come il diamante. Razoru, intanto, aveva estratto una seconda spada.
«Ti concedo un’ultima mossa, se può farti piacere.» disse, con un sogghigno.
«Non darti tante arie, shinigami dei miei stivali!- esclamò Inuyasha, sentendo di detestare quell'individuo- Prendi questo!» 
Tessaiga si abbatté in un colpo micidiale, scagliando decine di appuntite e mortifere lance di diamante. Razoru spiccò un balzo, deviandone alcune con le sue spade, poi si abbatté su Inuyasha dall’alto, cercando di colpirlo con la spada appena estratta. Inuyasha parò il colpo senza difficoltà e scagliò via lo shinigami. L’istante successivo, Tessaiga si trasformò nelle sue mani in una semplice spada un po’ arrugginita.
«Co…» sbottò Inuyasha, basito. Guardò Razoru, che si era messo a ridere. Lo shinigami gli mostrò la sua seconda spada.
«Questa è Speranza del Futuro, una spada sacra.- gli spiegò Razoru- Ho cancellato l’aura maligna della tua katana. Sei finito.»
«Feh! Non credere di avermi sconfitto solo perché non posso usare Tessaiga.- disse Inuyasha, mostrandogli le dita dagli artigli affilati- Inoltre, parli tanto ma anche tu sei stato ferito da me.» Razoru si rabbuiò nel sentirsi rinfacciare la ferita che il colpo di Inuyasha gli aveva inferto al braccio sinistro. Fece una smorfia.
«Bene, sarà il caso di ripagarti con gli interessi!»
Per Inuyasha iniziò uno stancante balletto per evitare i colpi di Razoru. Tessaiga non sembrava voler tornare normale a breve, ma Inuyasha non osava liberarsene nella speranza che riacquistasse forza al momento giusto. La usava così com’era per deviare gli attacchi della spada sacra, si scansava per non essere colpito dalla Kokureiken e al contempo cercava un varco per staccare la testa a quel maledetto shinigami, ma senza trovare punti deboli.
«Sei tenace, cagnolino.» disse Razoru, mentre Inuyasha deviava la spada sacra e si faceva di lato per non essere tranciato in due dalla Kokureiken.
«E tu sei un grandioso rompiscatole.» ansimò Inuyasha.
«Me l’hanno detto persone più eminenti di te.» disse Razoru, affibbiandogli un calcio nello stomaco che lo fece indietreggiare per poi attaccarlo di nuovo.
«Avresti dovuto dar loro retta!- ringhiò Inuyasha, evitandolo e cercando di affibbiargli un’artigliata che andò a vuoto- Perché sei così fissato con Kagome?! Ha eliminato uno spettro sotto la tua giurisdizione, e allora? Fattene una ragione, se davvero non sei un semplice servo di Naraku!»
«E’ un’onta, per me, stupido yokai!- esclamò Razoru, con un lampo d’odio negli occhi- Non ho modo di recuperare chi è scappato e metà dei miei poteri sono stati chiusi a chiave a doppia mandata! Devo almeno togliermi la soddisfazione di ammazzare quella miko!»
«Non ha senso, cretino!» 
«L’importante è che abbia senso per me.» decretò Razoru, facendo scendere le proprie lame sulla testa di Inuyasha. Lui parò quella sacra con Tessaiga, sempre più conscio che se continuava a farle stare in contatto la sua katana non sarebbe mai tornata normale, e si difese dall’altra con il fodero. 
«Non ti permetterò di toccarla, te l’ho già detto!» esclamò, balzando in avanti e cogliendo Razoru di sorpresa. Gli sferrò una testata immane alla radice del naso, scagliandolo all’indietro. Inuyasha approfittò del momento di pausa per recuperare il fiato, mentre Razoru si detergeva con una certa sorpresa il sangue che gli sgorgava dal naso a macchiargli bocca e mento. Alzò i suoi occhi dorati su di lui e la loro opacità fece venire i brividi ad Inuyasha. Per un attimo aveva scorto dentro di essi abissi che non avrebbe mai voluto conoscere di persona.
«Adesso mi hai stufato, cagnolino.» mormorò Razoru. Chiamò a raccolta i fulmini e li scagliò su Inuyasha, che saltò all’indietro per evitarli. Questa tempesta elettrica era molto più intensa delle precedenti e Inuyasha corse il rischio di finire arrostito almeno un paio di volte. Quando Razoru sbucò da quella pioggia di fulmini senza minimamente subirne gli effetti, colpì Inuyasha al volto con l’elsa della spada sacra, gli fece saltare Tessaiga dalle mani e lo spedì a terra con un fendente di Kokureikan, che gli procurò una larga ferita sul ventre.
Inuyasha venne sbattuto a terra duramente, di schiena. Tessaiga andò a conficcarsi nel terreno fuori dalla sua portata. Inuyasha si portò una mano alla ferita, cercando di alzarsi mentre Razoru incombeva su di lui.
«Muori, cagnolino. La tua ragazza ti raggiungerà presto.» disse lo shinigami, alzando la spada. In quel momento, una sfera di energia blu si abbatté su Razoru, facendogli volare di mano le spade e scagliandolo all’indietro. Inuyasha, sbalordito, si rese conto di conoscere molto bene quel tipo di attacco. Si voltò.
Più in alto rispetto a loro, in piedi sulla roccia accanto a Koga e Kagome, c’era Anna con un’espressione terribile sul volto.

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Capitolo 22
*** 22 - Una strana alleanza ***


Author's note: Mai irritare una donna già arrabbiata...Cosa vuole veramente Razoru?

CAPITOLO 22

UNA STRANA ALLEANZA


Kagome incoccò una freccia, mirando allo shinigami.
«Kagome, cosa fai?- chiese Koga, afferrandole un braccio- E’ inutile, non gli farai nessun danno…»
«Beh, almeno lo distrarrò! Non posso stare qui ferma a guardare mentre Inuyasha è in difficoltà.» disse Kagome, preparandosi al tiro mentre Inuyasha e Razoru se le davano di santa ragione.
«Lascialo perdere! Grazie al cagnolino, quel tizio non sta pensando a te.- sbuffò Koga- Certo che è un osso duro, e pure testardo…» Si interruppe, avendo colto un odore familiare. Anche Kagome si distrasse, avvertendo una forte aura demoniaca alle sue spalle. Si voltò e spalancò gli occhi per la sorpresa nel vedere Anna.
«Anna?!- sbottò, mentre la demone bionda le si affiancava e guardava la battaglia sotto di loro- Ma…che ci fai qui?!»
«Stavo andando da Totosai.» rispose, tranquilla.
«Da…Totosai?» chiese Kagome, attonita. Sesshomaru aveva ordinato ad Anna di andare con lui a Tengakurame! Sango e Miroku erano in viaggio per la forgia di Totosai da quasi tre giorni, ormai, e non aveva senso che anche Anna si dirigesse là. Che Sesshomaru l’avesse mandata indietro, non lo credeva possibile. Cos’era successo? 
«Ho visto in lontananza gli effetti del Kaze no Kizu e una strana tempesta di fulmini. Ho pensato di controllare se avevate bisogno di una mano.- disse Anna, con voce stranamente atona- Non pensavo di trovare due armate bloccate dal combattimento di due singoli individui. Chi è quel tizio?»
«E’ uno shinigami.- rispose Koga, scrutando di sotto a braccia conserte- Per qualche strano motivo, ce l’ha con Kagome e vuole ucciderla. L’ha mandato Naraku, ma lui dice di non lavorare per quel bastardo. Il cagnolino si è messo in mezzo…ogni tanto si rende utile.»
Anna lanciò un’occhiata interrogativa a Kagome, che si strinse nelle spalle.
«Non ne so molto. Pare che io abbia esorcizzato uno spettro di demone sfuggito alla sua sorveglianza e che lui  sia stato punito per non averlo portato indietro. Ora vuole uccidermi.- spiegò la ragazza, preoccupata per Inuyasha, poi chiese- Anna…ma tu non dovevi andare a Tengakurame con Sesshomaru?»
Anna non rispose, continuò a osservare la battaglia con una strana espressione sul volto. Kagome guardò Koga e lui si strinse nelle spalle. Anche lui si era accorto che l’aura demoniaca di Anna aveva una strana intensità, nonostante il suo viso sembrasse del tutto privo di emozioni. In quel momento, Inuyasha venne colpito al ventre dalla lama maledetta di Razoru.
«Ah! Inuyasha!» gridò Kagome,  spaventata, cercando di correre da lui.
«No, Kagome!» la fermò Koga, afferrandola per le braccia mentre già lei tentava di scendere dalla rupe.
«Ci penso io, Kagome.» disse Anna in tono quasi discorsivo, alzando le mani sopra la testa. Tra i suoi palmi si formò una grossa sfera di luce blu, che Anna lanciò con violenza contro lo shinigami, proprio mentre costui alzava la spada per dare a Inuyasha il colpo di grazia. Il colpo energetico cadde tra i due contendenti, costringendo lo shinigami ad arretrare. Inuyasha, ferito profondamente al ventre, si voltò verso la rupe, sbalordito nel riconoscere il colpo di Anna.
«E tu che diavolo ci fai qui?!» sbottò, stupefatto. Anna balzò dalla rupe e si avvicinò ai due contendenti, poi si parò davanti ad Inuyasha, fronteggiando lo shinigami.
«Hai pretese sulla vita di una mia amica…pretese stupide, a quanto ho capito.- disse la neko-yokai, gelida- Ora combatterai contro di me.»
«Co…ehi!» protestò Inuyasha, alzandosi a fatica con una mano sulla ferita al ventre.
«E tu chi diavolo sei, si può sapere?- chiese Razoru, scrutandola- Non sei un normale demone.»
«Ehi, questo combattimento è mio!- continuò Inuyasha, afferrando un braccio di Anna- Vedi di levarti dai piedi.»
«Raccogli Tessaiga e fatti da parte, Inuyasha.- disse Anna, senza guardarlo, gli occhi fissi sul suo nuovo nemico- Sei ferito gravemente. Proteggi Kagome.»
«Posso batterlo benissimo!» ringhiò Inuyasha.
«Lasciami combattere, Inuyasha.- disse Anna, e sul suo viso passarono in un lampo le fattezze demoniache- In questo momento ho…bisogno…di combattere.» La sua espressione non piacque a Inuyasha.
«Ma che diavolo ti è successo?» borbottò. Razoru le puntò contro la Kokureiken.
«Spostati, donna. Quel cane è irritante, perciò lo finirò. Poi mi occuperò della miko. Tutto ciò non ha niente a che fare con te.» disse, con una smorfia sarcastica.
«La penso diversamente.» disse Anna, preparando gli artigli e lanciandosi contro Razoru.
«L’hai voluto tu, donna!» disse lo shinigami, irritato per quell'ennesima interruzione. Inuyasha, dimenticato ai margini del nuovo combattimento, si risolse a recuperare Tessaiga, che era ancora inibita dal contatto con la spada sacra di Razoru, e a farsi un po’ indietro. La ferita al ventre era davvero profonda e dolorosa, e stava perdendo molto sangue. Gli ci sarebbe voluto un po’ per guarire, stavolta.
«Inuyasha…» ansimò Kagome, raggiungendolo e aggrappandosi a lui.
«Sto bene, Kagome.- disse lui, osservando i due contendenti- Dannazione, che diavolo ci fa qui Anna?! E come si è permessa a mettersi in mezzo?!»
«Tu non potevi continuare.» disse Kagome, notando la gravità della ferita.
«Feh! Ci vuole altro per farmi desistere.- disse Inuyasha, tra i denti, guadagnandosi un’occhiata di sufficienza da parte di Koga- In ogni caso, quel tizio è forte. Non so se è un avversario che Anna possa battere. Al momento mi sembra che stia soltanto evitando i colpi.»
«Sembra che balli, vero?- disse Koga, che sembrava molto tranquillo- Era il modo in cui si muoveva in combattimento anche da umana. Era brava a schivare i colpi, doveva esserlo se voleva sopravvivere. Solo che…» 
«Solo che?» chiese Kagome, preoccupata.
«Solo che all’epoca usava due spade per attaccare. Ora è più agile di prima, ma non ha armi, a parte gli artigli…e contro quel tizio non so quanto possano essere utili.» finì l’okami-yokai.
«Oh, Inuyasha!- disse Kagome, stringendosi una mano sul petto nell’osservare il combattimento- Koga dice la verità! Guarda,  Anna non riesce a sferrare neanche un colpo!»
Anna si muoveva con la grazia di un felino, guizzando tra un colpo di spada dell’avversario e l’altro, ma i suoi artigli protesi non incontravano mai altro che il vuoto. Non aveva ancora sfiorato lo shinigami nemmeno una volta. Allo stesso tempo, però, Inuyasha notò che nemmeno lo shinigami riusciva a mandare a segno un singolo fendente. C’era una sfumatura di dispetto sul viso di Razoru o era una sua impressione? Lo shinigami, quasi a dargli ragione, scatenò una tempesta di fulmini, ma Anna la evitò e il balletto ricominciò immutato. Era inutile che Razoru usasse i fulmini per allontanare Anna, perché in questo modo nemmeno lui poteva colpirla.
«E’ vero, schiva sempre…» mormorò Inuyasha, che iniziava a capire cosa frullava nella mente della neko-yokai.
«Forse è la tecnica giusta. Abbiamo visto cosa accade ai cagnolini che attaccano a testa bassa.» disse Koga, con sarcasmo.
«Sempre meglio dei lupastri che nei momenti critici fuggono con la coda tra le gambe.» ritorse Inuyasha. Kagome divise i due, che si erano già afferrati per il collo, ringhiando.
«Finitela! Bisogna fare qualcosa per salvare Anna! Non dovrebbe essere qui a combattere contro quel tizio!- sbottò la giovane miko- Questo non è un duello, no? In primo luogo, non capisco perché Anna sia qui.»
«Il perché non lo so nemmeno io, ma si può affermare che è incavolata nera.» sussurrò Koga, notando che la danza di Anna si andava facendo più incalzante, che il suo volto aveva assunto una sfumatura di concentrazione quasi crudele.
«Sesshomaru.» mormorarono in coro Inuyasha e Kagome. Se qualcosa aveva fatto infuriare Anna tanto da indurla ad agire avventatamente, non poteva che trattarsi di Sesshomaru. Doveva averle detto o fatto qualcosa di sgradevole.
«Beh, comunque sia, dobbiamo intervenire subito! Non possiamo lasciarla sola a combattere!» sbottò Kagome, dando di nuovo mano al suo arco.
«Aspetta, Kagome. Anna ha appena iniziato. Lasciale ancora un po’ di tempo.» disse Inuyasha, afferrandole il polso per fermarla. Kagome lo guardò, smarrita, ma Inuyasha continuò a seguire lo scontro. Anna non aveva ancora mostrato il suo vero potere, sfera di energia a parte, e secondo Inuyasha la neko-yokai stava dando ad intendere allo shinigami che le sue armi d’offesa fossero principalmente gli artigli. Lo stava convincendo di volerlo dilaniare, ma se Inuyasha la pensava giusta, il suo scopo era più semplice…e più letale.
Anna schivò la spada sacra, avvertendone l’aura sulla pelle come una minaccia, poi piroettò sulle punte, balzando di lato per evitare la seconda spada, Tirò un’artigliata, poi un’altra, incontrando il vuoto. Non ci aveva messo molto impegno, ma riteneva che il suo avversario non se ne fosse accorto. Lo stava irritando.
«Vuoi stare ferma?! Sembri una mosca!» le disse infatti, rabbioso. Anna continuò nella sua strategia, imperterrita anche quando lui la bersagliò di fulmini. Era lui ad aver bisogno di un attimo di respiro, non lei. Lei combatteva al massimo delle sue forze e la rabbia che le si agitava dentro era stata forgiata in un’ardente desiderio di distruggere. Bastava un affondo un po’ più impulsivo dello shinigami, quel tanto che bastava da darle il tempo di sfiorargli la mano…e il combattimento sarebbe finito.
«E’ assurdo! Sono venuto a uccidere una miko e mi ritrovo a combattere contro un demone dietro l’altro.» ringhiò Razoru, continuando ad attaccare.
«Potresti sempre arrenderti e andartene. O hai paura delle ire di Naraku?» disse Anna, piano, schivando di nuovo la Kokureiken per un soffio. Le distanze si stavano accorciando.
«Non dire idiozie, donna! Me ne frego di Naraku!- esclamò Razoru, frustrato- Dannazione…perché poi tanto impegno per difendere la vita di una stupida ningen?»
Il lampo d’odio puro che passò negli occhi della sua avversaria spedì uno spiacevole brivido lungo la spina dorsale dello shinigami, che non era certo abituato a temere qualcosa. Quella donna non era un semplice demone. C’era qualcos’altro, in lei…
«Sono stanca di sentire insultare i ningen.» disse Anna, con voce che era un miagolio furibondo, attaccando. Razoru capì che c’era in serbo per lui qualcosa di terribile, ma ormai era sbilanciato in avanti dalle spade protese e non fece in tempo a tirarsi indietro. Anna afferrò la mano con cui teneva la spada sacra e l’altro braccio, il viso proiettato verso quello di lui nell’impeto dell’attacco, così che Razoru vide chiaramente gli occhi di lei cambiare colore. Razoru sentì le energie abbandonare il suo corpo come acqua all’apertura di una diga e rantolò, incapace di fermare quel processo di scambio così veloce e debilitante.
Quando lei lo scagliò lontano, cadde a terra come una bambola di pezza, attonito. Le sue mani erano ancora strette attorno all’elsa delle spade, ma non aveva un grammo di forza per alzarsi in piedi e riprendere a combattere. Riuscì solo ad alzare la testa quel tanto che bastava da vedere la neko-yokai ergersi su di lui, bella e terribile, piena fin quasi a scoppiare di energia, che le faceva svolazzare i capelli biondi attorno al corpo. Alzò una mano e il sangue di Razoru gelò.
«Questa è roba tua.» mormorò la demone, poi gli scagliò contro tutta l’energia che gli aveva sottratto in una gigantesca sfera di accecante luce azzurra. Razoru usò la poca forza che gli rimaneva per cercare di difendersi con la spada sacra, poi l’energia si abbatté su di lui, celandolo alla vista.
Anna barcollò, poi cadde sulle ginocchia. Sotto gli occhi attoniti di coloro che osservavano il combattimento, i capelli della donna si scurirono in un castano chiaro. La sua aura demoniaca quasi si dissolse. Inuyasha imprecò.
«Cavoli…ci mancava solo questa! Ha esagerato!» disse, cercando di correre da lei, in parte sorretto da Kagome. Koga li seguì, fissando con occhi cupi il cratere fumante in cui Razoru sembrava aver trovato la sua fine.
«Ehi, scema? Tutto bene?» chiese Inuyasha con la consueta grazia, abbassandosi su un ginocchio accanto ad Anna. Lei aveva ancora quella strana espressione assente, ma non sembrava stare male. Continuava a fissare il cratere.
«Hai ucciso Razoru?» chiese Koga.
«No.- disse Anna, sorprendendoli- Sei ancora, lì, non è vero? Parlo a te, shinigami.»
Tra il fumo e la polvere, una figura tentò di alzarsi in piedi, poi cadde in ginocchio e appoggiò le mani a terra, stremato.
«Ehi, non ti è bastata?!» disse Inuyasha, aggressivo, tenendo Tessaiga davanti a sé.
«Ma…come ha potuto sopravvivere?» chiese Kagome, sbalordita.
«Si è fatto scudo con la spada sacra.- disse Anna, apparentemente tranquilla- Sai anche tu che non puoi combattere in queste condizioni, vero?»
«Ti ho sottovalutata, donna.- rispose Razoru, con una strana risata nella voce- Non mi ero accorto che sei per metà umana…o forse meno di metà. Ma discendi anche da divinità della vita, eh? Quel potere…»
«Non lo so. Il mio sangue viene dal lontano Ovest, oltre il mare.- gli disse Anna, poco interessata- Ora ascolta: ti è proprio necessario uccidere Kagome? Non c’è altra merce di scambio? A quanto ho capito, non sei esattamente un servo di Naraku…»
«Certo che no!- quasi sputò lo shinigami, fissandola con aria offesa- E no, non ho altro modo di riscattarmi. Non posso portare indietro lo spettro che mi è sfuggito, e…»
«So però che le divinità non possono interferire con le profezie del ningenkai, non è vero?» chiese Anna. Inuyasha e Koga si scambiarono un’occhiata, non capendo dove Anna volesse andare a parare. Kagome, che conosceva meglio questi argomenti, capì.
«Cosa c’entrano le profezie?» borbottò Razoru, cadendo a sedere.
«Questa gente è legata ad una profezia che li porterà a uccidere Naraku…e Soichiro. Non puoi far loro del male. Non è permesso. Se ci proverai, sarai ulteriormente punito.» disse Anna, inglobando nella profezia anche Kagome con tutta calma, benché essa parlasse solo di Inuyasha e Sesshomaru. Razoru sembrò sbalordito, poi sospettoso, quindi si infuriò.
«Dannato Naraku! Sapeva benissimo che non ce l’avrei fatta! Voleva che mi stancassi combattendo contro di voi  per poi tentare di inglobarmi in quel suo dannatissimo corpo…» esclamò, stringendo i pugni. Anna alzò una mano per attirare di nuovo la sua attenzione.
«Ascolta: se consegni ai tuoi superiori una o più anime di demone in sostituzione di quella perduta, non sarai perdonato?» chiese. Razoru corrugò la fronte.
«Cosa mi stai proponendo?» chiese, piuttosto interessato. Anna fece un sorrisetto gelido che avrebbe gareggiato con quelli di Sesshomaru.
«Come ti ho detto, le vite di Soichiro e Naraku sono segnate. Cosa ne diresti di portare via con te le loro anime, come riscatto per ciò che Kagome ti ha involontariamente sottratto?» propose, sbalordendo tutti i presenti. Razoru rifletté intensamente, e tanto a lungo che qua e là le due armate ricominciarono le scaramucce. Infine, guardò Anna dritta negli occhi.
«Sei scaltra, donna.- disse, poi sorrise con un certo apprezzamento e un’accesa curiosità- Hai cervello. La tua idea non è cattiva. Come ti chiami?»
«Il mio nome è Anna.» disse lei, mentre Kagome la aiutava a rialzarsi in piedi.
«Anna…saprai presto la mia risposta.- ridacchiò Razoru, alzandosi a sua volta su gambe barcollanti- Sei una donna da prendere con le pinze, Anna. Mi piaci. Forse sei ancora più interessante di quell'hanyo con manie di grandezza.» Rise di nuovo, quasi allegro ora. «Bene, ci vedremo presto e allora saprai la mia risposta. Tu, miko, ringrazia la tua amica per questa dilazione.»
«Piantala di blaterare contro Kagome, shinigami! Se ne vuoi ancora, sono pronto!» ringhiò Inuyasha. Razoru rise ancora, poi fece un gesto e svanì come fumo. Inuyasha masticò un’imprecazione, poi si portò una mano alla ferita per una fitta improvvisa.
«Dovete andarvene di qui.- stava dicendo Koga ad Anna, indicando anche Inuyasha- Siete deboli, non servite a niente. Andate nelle retrovie. Qui ci pensiamo io e Kagome.»
«Cosa?!» sbottò Inuyasha.
«Koga ha ragione, Inuyasha. Io devo restare per contrastare i monaci di Higashi.- disse Kagome, cercando di convincerlo- Per favore, aspettami nelle retrovie…e anche tu, Anna. Dovete recuperare le forze.»
Inuyasha protestò aspramente, ma alla fine venne convinto ad accompagnare Anna lontano dal combattimento. Lasciandosi alle spalle Kagome, nella speranza che Koga non le facesse correre più rischi del dovuto e non si prendesse troppe confidenze, Inuyasha accompagnò Anna, che era ancora in una forma ibrida tra l’umano e il demoniaco, nelle retrovie, dove avrebbero potuto stare più tranquilli. La battaglia era ormai ricominciata.
«Bah, che fregatura! Se quel dannato Razoru non si fosse messo in mezzo…- masticò Inuyasha tra i denti, mentre si sedeva di fronte ad Anna, all’ombra degli alberi, in un luogo da cui potevano osservare l’andamento dello scontro- Messo da parte per una ferita del genere! Dannazione…» Guardò Anna con astio. «E tu, che diavolo c’entravi? Non dovevi intrometterti!»
«Intanto l’ho convinto ad andarsene, per il momento.» mormorò lei, distratta.
«Sì, certo, come no…- sbuffò Inuyasha, seccato- Così, ci toccherà pure rivederlo, quel dannato! In ogni caso, ammetto che hai avuto una buona pensata.» Fece una smorfia, come se non gli piacesse ammetterlo. Anna sorrise appena, sempre guardando altrove. Inuyasha si rabbuiò. Non gli piaceva quando Anna si comportava in quella maniera. Non gli piaceva nemmeno che si trovasse lì mentre Sesshomaru andava a Tengakurame.
«Coraggio, cos’è successo?- chiese alla fine, brusco- Hai litigato con mio fratello? Isuzu ha fatto o detto qualcosa che ti ha irritata? Di solito non contravvieni agli ordini di Sesshomaru.»
«Mi sono stancata dei suoi ordini.» disse Anna, sgarbata. Inuyasha sollevò appena un sopracciglio e attese. Anna lo degnò di un’occhiata contrariata. «Cosa vuoi che ti dica? Che sono gelosa di Isuzu? Sì, sono gelosa.- disse, gelida- Mi spiace di essere tanto stupida. Purtroppo sono nata ningen, che vuoi farci.»
Inuyasha dapprincipio non capì, poi sospirò. 
«Sesshomaru ha detto qualcosa di sgradevole sulla tua natura umana, ho capito.- borbottò- Questo però non mi pare sufficiente per fare andare fuori dai gangheri una come te. Disobbedisci, scappi, ti infiltri nei combattimenti altrui rischiando la pelle…Sai cosa mi avrebbe fatto Sesshomaru se ti fosse successo qualcosa?»
«Cosa vuoi che avrebbe fatto? Ti avrebbe picchiato e il giorno dopo si sarebbe dimenticato di me.- fu l’aspra risposta di Anna- Per quel che gliene importa.»
Inuyasha fu zittito da quelle parole, che lo costrinsero a riflettere. Che tipo di rapporto c’era tra Anna e Sesshomaru, in realtà? La profezia dava la neko-yokai per consorte ufficiale e Sesshomaru l’aveva tenuta accanto a sé…ma poi? D’accordo, lui sembrava particolarmente suscettibile alla sua presenza e in certi casi gli era sembrato perfino attratto da lei. In realtà, però, non aveva mai fatto cenno di provare dei sentimenti per Anna. Mentre Anna, se non si ingannava…
«Ti sei innamorata di lui, eh?» disse, quasi incredulo che qualcuno potesse provare una cosa simile per quel ghiacciolo di suo fratello. Anna lo fissò con ira, ma dietro di essa si celava una risposta affermativa. Alla fine, la neko-yokai annuì  e abbassò lo sguardo. La strana aura di vuoto che la circondava si dissipò in una palese tristezza. Inuyasha fu addirittura certo di aver visto delle lacrime luccicarle negli occhi, prima che lei sbattesse più volte le palpebre per scacciarle. 
“Mio fratello è un grandissimo idiota.” pensò, seccato. Inuyasha sospirò. Avrebbe voluto che in quel momento Kagome fosse presente. Lei avrebbe saputo dire le cose giuste.
«Senti, dammi retta…torna da lui.- le disse, serio- Quel cretino non è così indifferente come vuole far credere. Prova a conquistarlo sul serio. Faresti a tutti un grandissimo favore.»
«Inuyasha…» cominciò a protestare lei, debolmente.
«Non appena ti rimetti un po’ in sesto, andrai a Tengakurame a costo di spedirtici a calci.- borbottò Inuyasha, guardando la battaglia- Non voglio una cognata che non sia capace di combattere…e tu vai abbastanza bene per quel cretino di mio fratello. Devi farlo innamorare a tutti i costi.»
Anna lo fissò, sbigottita, e quando Inuyasha le lanciò un’occhiata di sbieco con un broncio un po’ imbarazzato, si sentì colmare di commozione. Sorrise, un vero sorriso per la prima volta da giorni.
«Farò come dici.- mormorò- Grazie, Inuyasha.»

***

Naraku corrugò la fronte, mentre lo specchio di Kanna si oscurava. I due erano seduti su rami d’albero, in una parte della foresta fresca e silenziosa in territorio di Higashi. Naraku strinse la mano che teneva sul ginocchio in un pugno.
«Immaginavo che non ce l’avrebbe fatta. I suoi poteri non sono al pieno.- mormorò, stringendo in una fessura gli occhi rossi- Ma non mi piace che abbia parlato con Etain Seimei. Non mi piace affatto.» Alzò lo sguardo, scrutando la foresta. «Inoltre dovrebbe essere già qui.» disse ancora. A quel punto, sapeva per certo che Razoru non sarebbe tornato. Dannazione anche allo shinigami! Troppo tronfio e indipendente per seguire semplicemente gli ordini, e troppo sospettoso per arrischiarsi a tornare al suo cospetto dopo aver fallito. Aveva mangiato la foglia riguardo le sue intenzioni di inglobarlo? Possibile. Razoru non era uno stupido.
Non gli dispiaceva che avesse fallito nell’uccidere Kagome. Per l’hanyo quello sarebbe stato un piacere sublime, visti i sentimenti contorti che provava per lei. Aveva osservato le prodezze di Inuyasha e sempre più si convinceva che la sua nuova trasformazione l’aveva reso invulnerabile a Tessaiga. Nessuno avrebbe scoperto il suo segreto e la profezia non si sarebbe mai avverata. Lui era andato oltre quelle sciocche parole senza senso.
Nonostante questa sicurezza, Naraku avrebbe voluto ascoltare quello che la principessa Seimei e Razoru si erano detti. Le sue ‘orecchie’, i Saimyosho, erano insieme alle Sorelle delle Spade, nella speranza che laggiù le cose non andassero storte. Aveva tenuto Kanna presso di sé per osservare lo scontro. Non si aspettava di dover assistere a discussioni di qualsivoglia genere.
«Quella donna…maledetto il giorno in cui Soichiro si è invaghito di lei!- disse tra i denti, con un moto d’odio per la donna bionda- Sarà meglio che Isuzu si sbrighi ad utilizzare quanto le ho dato, se non vuole incorrere nelle mie ire.»
Naraku saltò a terra, poi guardò in alto verso Kanna.
«Ti chiamerò per sapere delle Sorelle delle Spade.» le disse, brusco.
«Ed Etain Seimei?» chiese Kanna, con voce del tutto indifferente. Naraku fece un piccolo sorriso.
«Andrà a Tengakurame, seguendo Sesshomaru. E’ evidente che si è invaghita di lui e questo sarà la sua rovina. Isuzu l’aspetta con un dono.- rise piano- Precedila laggiù e poi fammi rapporto sul risultato del mio piano. Io ho qualcosa da fare…con Soichiro.»
Kanna annuì, sempre senza cambiare espressione. Naraku se ne andò. Kanna rimase seduta sul ramo d’albero ancora per qualche minuto, in silenzio. Il vento leggero le scompigliava i capelli bianchi, dando un po’ di vita al viso inespressivo. La piccola yokai fissava il suo specchio, ora oscuro e vuoto. Se c’erano pensieri nella sua mente, non si riflettevano sul suo volto.
«Razoru…» sussurrò, a fior di labbra. Si strinse lo specchio al petto, scivolò giù dal ramo, poi si incamminò attraverso la vegetazione come un bianco spettro silenzioso.

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Capitolo 23
*** 23 - Lame ***


Author's note: Sesshomaru lontano da Anna per la prima volta da mesi, Isuzu in assetto da battaglia...non è una buona accoppiata. Inoltre, Sango e Miroku si trovano a dover aggirare l'assedio alla fucina di Totosai. Mai sottovalutare le donne...Read and enjoy!

CAPITOLO 23

LAME


«Avete fame, Sesshomaru-sama?» chiese Jaken, avvicinandosi timidamente al padrone. L’inu-yokai nemmeno lo guardò e il piccolo demone rospo, dopo un attimo di attesa, si allontanò sospirando. Era una brutta serata, a quanto pareva. Il suo Signore era di umore nero. Non capiva come potesse tenersi in piedi dopo tali battaglie ostinandosi a non mangiare! Erano accampati tra gli alberi e poco distante i vecchi della Grande Famiglia cenavano attorno a un paio di fuochi da campo, accesi più per sprezzo del nemico che per reale utilità. 
Sesshomaru sedeva al buio, dando la schiena agli altri, contemplando senza vederla la vegetazione immersa nella tenebra. Aveva ben altri pensieri che il cibo, ben altre ossessioni che la battaglia. 
Continuava a pensare a quella donna. Etain Seimei, o Anna, o come diavolo voleva essere chiamata…dov’era adesso? Era andata da Totosai? In quel caso, perché il monaco e la sua donna non erano passati per Tengakurame? Era trascorso già qualche giorno, ormai. Era tornata a Palazzo, o era fuggita? No, tutto le si poteva dire, ma non che fosse una vigliacca. Da Inuyasha, forse?
Il pensiero gli fece involontariamente stringere i denti, mentre un moto d’ira gli si agitava nel ventre. Perché il solo pensiero che lei fosse andata da Inuyasha lo faceva andare in bestia? Certo, lei era di sua proprietà, e in quanto tale…ma non si era a più riprese ripetuto che di lei non gli importava niente?
“Ho scarsa attitudine nel mentire a me stesso.” si disse. Non sopportava di sentirsi così incerto e pensieroso, perciò cercò di analizzare il problema con freddezza.
Per prima cosa, avrebbe fatto meglio ad ammettere che di lei gli importava eccome, altrimenti non avrebbe passato le ultime notti a rimuginare su quegli occhi azzurri colmi di lacrime. Quella vista gli aveva fatto male, in qualche maniera, perché l’immagine non gli si voleva più cancellare dalla mente. Immaginava di averla ferita con le sue parole brusche sui ningen. Non aveva cambiato idea, eppure…avrebbe preferito essersele tenute per sé. Avrebbe preferito averla lì con lui, questo era il succo della questione.
“Perché la voglio vicino a me?- si chiese, corrugando la fronte- E’ una brava guerriera, lo ammetto, ma…” Già, combatteva bene. A dirla tutta, era splendida quando si trovava in mezzo alla mischia. Sesshomaru, pur impegnato nella battaglia, aveva di quando in quando indugiato a guardarla mentre si muoveva tra i nemici e i suoi movimenti quasi di danza, la sua grazia, la potente aggressività che esaltava le sue fattezze, gli avevano tolto il respiro. Altro punto fermo, quindi: quella donna era splendida, di una bellezza non solo esteriore, ma che rifletteva la forma di quel cuore che, teoricamente, era suo per predizione divina.
“Sono attratto da lei. Va bene.” si disse, con una smorfia di deprecazione. In realtà, non andava bene. Non gli piaceva affatto l’idea di desiderare qualcuno, ma a quello poteva sempre porre rimedio, no? Dopotutto, lei avrebbe dovuto diventare la sua consorte, volente o nolente; allora avrebbe soddisfatto il suo desiderio e poi l’avrebbe messa da parte. Ma era davvero così? C’era solo desiderio? Certo, bramava quelle labbra rosee, quel corpo che aveva intravisto alla luce della luna…ma non era solo questo. Non era così semplice.
Se davvero lei non era che un corpo attraente, perché avvertiva quella strana sensazione al petto, quasi un dolore, quando lei sorrideva? Perché continuava a pensare a com’era bella la sua voce nel canto? Perché provava un sottile divertimento nel farla arrabbiare, nel portarla a litigare con lui? Perché si era sentito un essere crudele quando l’aveva vista piangere? Sesshomaru si portò una mano al petto, chiedendosi cosa significassero quelle strane sensazioni, ripensando alle ultime parole paterne.
“Possibile? Possibile che…” si chiese, attonito, prima che una figura femminile venisse ad inginocchiarsi accanto a lui, spezzando il corso dei suoi pensieri. Corrugò la fronte, contrariato. Isuzu Barashi. Quella donna stava diventando una seccatura.
«Sesshomaru-sama, vi ho portato qualcosa da mangiare.» disse con la sua voce musicale, porgendogli una scodella piena e fumante. Sesshomaru nemmeno la guardò. Senza Anna presente, il gioco non gli interessava. Quella donna poteva sposarsi Tashiki, per quel che gliene importava. La principessa sospirò. «Sesshomaru-sama, dovete mangiare! Come farete a combattere al meglio se non vi nutrite?» lo rimproverò, con dolcezza ma fermezza.
Sesshomaru sentì una vaga irritazione verso quella donna. Stava imitando Anna. In quei giorni, non era la prima volta che gli parlava scimmiottando il tono di voce e le parole che Anna usava con lui. Non le riusciva molto bene, però…strideva con il suo vero carattere. Isuzu Barashi era una donna che calcolava ogni azione. Sesshomaru si chiedeva se lei lo ritenesse tanto stupido da non accorgersene.
«Stai zitta. Vattene.» le ingiunse. Lei impallidì, poi arrossì e mormorò qualcosa, umiliata. Sesshomaru pensò che Anna avrebbe invece replicato con una frase del tipo: “Allora arrangiatevi, Sesshomaru-sama!” e se ne sarebbe andata lasciandolo nel suo brodo. Che differenza…Un lieve sorriso gli comparve sulle labbra senza che lui se ne accorgesse e ciò illuse Isuzu di essere stata perdonata.
«Dovreste essere lieto, Sesshomaru-sama. La battaglia volge in nostro favore.- disse, con un sorriso- La defezione di Etain Seimei non ci ha danneggiati molto.»
Sesshomaru non rispose. Ignorò il sottile veleno di quelle parole come avrebbe ignorato una mosca. Isuzu, sempre attenta, capì e cambiò registro, tornando a una gentile preoccupazione.
«Cosa vi contraria tanto da spingervi a stare solo, Sesshomaru-sama? Potete parlarmene, se lo desiderate.» Lo invitò.
La mancanza di Anna. Tutto qua. Ma questa non era una risposta che avrebbe dato a Isuzu Barashi.
“Ma se Anna ti manca tanto, perché diavolo non vai a riprendertela? E’ tua, no? Vai a recuperare ciò che è tuo. Poi combatterai meglio, senza pensieri.” si disse, sorpreso per la semplicità di quella soluzione. Si alzò in piedi di scatto.
«Sesshomaru-sama…dove andate?» chiese Isuzu, venendolo incamminarsi.
«A riprendere ciò che è mio.» la gelò lui, iniziando a correre. Ora che si era deciso, aveva fretta. Non aveva il minimo scrupolo nel lasciare nelle grane la Grande Famiglia. La battaglia poteva aspettare.
Corse finché il cielo non si tinse del grigio dell’alba. Fu allora che avvertì l’odore di lei…un profumo che gli ricordava la sua valle nascosta, i fiori pieni di sole e l’acqua cristallina della cascata. Si fermò, vedendola arrivare. Lei gli stava correndo incontro. Si fermò a sua volta quando fu a pochi passi da lui e quando i primi raggi del sole le sfiorarono il viso e i capelli a Sesshomaru sembrò di stare assistendo ad una visione. Lei era semplicemente troppo bella.
«Stavi tornando.» mormorò.
«Stavate venendo a prendermi.» sussurrò lei, con un timido sorriso che la fece apparire ancora più giovane.
«Dove sei stata?» le chiese, brusco.
«Volevo andare da Totosai…ma ho preferito dare una mano alla tribù di Koga.» rispose lei. Si avvicinò a Sesshomaru a passo lento, fermandosi a pochi centimetri da lui, gli occhi fissi nei suoi. Il gelo che le era sceso addosso alle sue parole brusche era scomparso, sostituito da un calore che Sesshomaru non capiva, ma che lo riscaldava. Lei gli sfiorò la mano e l’inu-yokai dovette trattenersi per non muovere un muscolo. Gli sembrava di essere sotto incantesimo.
«Sesshomaru-sama, torniamo a Tengakurame. Ci sarà battaglia e non dovreste essere qui.- mormorò Anna, sempre fissandolo negli occhi- Poi…più tardi, se me lo concederete, vorrei parlarvi.»
«Parlarmi?»
Anna annuì e Sesshomaru vide un incerto rossore danzarle sulle guance. Il dolore al petto si fece intenso tanto da fargli credere che il suo cuore stesse per esplodere. Cuore? Era dunque il suo cuore a fargli provare quelle sensazioni? Il pensiero lo riempì di un inusuale timore, ma Sesshomaru lo domò stringendo tra le sue le dita della donna che stava sconvolgendo la sua esistenza.
Era impaziente di conoscere l’argomento della loro prossima conversazione.

***

«Kirara, scendi qui.»
Il demone gatto obbedì all’ordine della padrona e scese a terra, tra i cespugli che crescevano alla base del colle oltre il quale c’era la fucina di Totosai.
«Inutile andare oltre. I miasmi ci ucciderebbero.» sospirò Sango, scendendo dalla groppa di Kirara.
«Giusta osservazione.- disse Miroku, seguendo il suo esempio- Resta il fatto che quei due non usciranno dalla loro tana per darci le spade, se davvero qui attorno ci sono scagnozzi di Naraku.»
«Già, questo è vero.» disse Sango, sistemandosi l’Hiraikotsu in spalla. Si guardò attorno, corrugando la fronte. «Miroku, non ti sembra…» iniziò a dire, prima di sentire una mano accarezzarle il fondoschiena. Con una smorfia seccata, Sango affibbiò un pugno in testa al monaco.
«Era un momento ideale…» brontolò lui, affranto.
«Invece di pensare a certe cose, dammi retta.- sbuffò Sango, seccata- Forse sono sviata dalla forte aura malefica di questa zona, ma…io non ho la sensazione di essere circondata da yokai.»
«Nemmeno io. Ti do ragione.» disse Miroku, di nuovo serio.
«Già, ma al contempo…»
«Al contempo ti senti minacciata. Perché qualcuno c’è…ma non è un demone.» mormorò Miroku, teso e attento. Un sibilo attraversò l’aria e il monaco si gettò su Sango, spostandola di lato. Due pugnali sfrecciarono a pochi centimetri dal corpo di Miroku, conficcandosi nel terreno un po’ più avanti.
«Diavolo! Pensavo li avrei presi!» disse una voce di donna fra i cespugli.
«Li hai sottovalutati, Akemi.» rispose una voce simile.
«Chi siete? Fatevi vedere!» esclamò Sango, lanciando Hiraikotsu. Il boomerang d’osso fece strage dei bassi cespugli e due figure balzarono in aria per evitare il colpo, atterrando davanti a loro con le spade sguainate. «Due donne umane?!» sbottò Sango.
«Due belle donne umane!» aggiunse Miroku, guadagnandosi un’occhiata inceneritrice da parte della principessa.
«Chi diavolo siete? Scagnozzi di Naraku?» chiese Sango, irritata, mentre Hiraikotsu tornava nelle sue mani. 
«Siamo Akemi e Mikage, le Sorelle delle Lame. Non so cosa siate venuti a fare qui, ma questa sarà la vostra tomba.» sogghignò quella che sembrava la minore fra le due.
«Che parole scortesi in bocca ad una signorina.- disse Miroku, con un sorrisetto- Non mi piace questo tratto, in una donna.»
«Ti piacerà ancora meno finire a fette, monaco!» esclamò la donna, scattando in avanti con una spada per mano.
«Spiacente, non è nei miei programmi per la giornata.» disse Miroku, facendo per scoprire il Foro del Vento. Non intendeva uccidere quelle due, ma solo spaventarle. Per quanto possibile, non voleva diventare un assassino di esseri umani. Non poté comunque attuare il suo piano, perché l’aria fu improvvisamente piena di cupi ronzii.
«I Saimyosho! Miroku, non farlo!» esclamò Sango, vedendo gli insetti velenosi di Naraku.
«Dannazione…» sibilò Miroku tra i denti, spostando lo shakujo davanti a sé appena in tempo per parare i primi colpi di Akemi.
«E io mi occuperò di te.» mormorò la donna chiamata Mikage, guardando Sango e puntandole contro il bastone con due lame a mezzaluna che teneva in mano.
«Provaci.» rispose lei, sguainando la sua katana e tenendo alto Hiraikotsu come uno scudo.
Lo scontro, fu subito chiaro, sarebbe stato duro. Il clangore delle spade riempì l’aria, mentre le due Sorelle delle Lame incalzavano gli avversari, spingendoli l’uno lontano dall’altro per evitare che tentassero qualche trucco. Naraku le aveva avvisate che quei due erano bravi a lavorare in coppia e non volevano sorprese. Kirara, impossibilitata ad avvicinarsi e intervenire in mezzo a tutto quel roteare di spade, diede la caccia ai Saimyosho. Il demone gatto aveva un’idea ben chiara di quale impiccio essi fossero per i suoi amici.
Miroku parò tre affondi fulminei, poi quasi inciampò all’indietro in una radice. Akemi incrociò le spade con un ghigno e tentò di decapitarlo. Miroku, con un grugnito soffocato, riuscì a tenersi in piedi e a fermare la forbice letale piantando la cima del suo bastone tra le due spade. Gli anelli dello shakujo tintinnarono come impazziti.
«La forza non vi manca.» ansimò, con un sorrisetto di scherno.
«Non ci sottovalutare, monaco. Sarebbe un grave errore da parte tua.» ridacchiò Akemi, spingendolo via ed attaccando di nuovo.
Sango, nel frattempo, si opponeva a Mikage, che parlava meno della sorella ma non possedeva un’abilità inferiore. Parò diversi colpi in rapida successione, poi tentò di farsi avanti con la katana alzata. Mikage la schivò ruotando su se stessa e costringendola a passare oltre, lasciandole la possibilità di affondare il colpo nella sua schiena vulnerabile. Comprendendolo, Sango si torse per voltarsi pur se ancora sbilanciata dallo slancio in avanti. Riuscì a difendersi con Hiraikotsu appena in tempo, ma cadde a terra e il contraccolpo le fece perdere la presa sulla katana, che volò a qualche passo di distanza.
«Sei morta.» disse semplicemente Mikage, facendosi sotto. Sango, stringendo i denti per lo sforzo, spostò Hiraikotsu in avanti come un ariete, approfittando dello slancio della donna per il colpo finale, e la raggiunse allo stomaco, togliendole il fiato. Sango si disimpegnò con una capriola all’indietro, balzò in piedi e recuperò la katana.
«Non mi sottovalutare. Sono una principessa della stirpe dei Taijiya!» disse, fiera e pronta a combattere. Un grido soffocato la distrasse. Vide Miroku perdere sangue da entrambi i fianchi. Il suo volto era sudato.
«Miroku!» gridò.
«Pensa al tuo scontro, Sango! Se ti distrai, non ti daranno il tempo di pentirtene.» disse lui, spremendosi un sorrisetto sarcastico. Mikage sottolineò le sue parole scagliandosi nuovamente su Sango.
«Averlo capito non ti salverà, monaco.» ridacchiò Akemi, le cui spade erano sporche di sangue.
«Mi sono contenuto perché non volevo uccidervi, ma preferisco mantenere la mia vita che salvare quella di due serve di Naraku come voi.- disse Miroku, e sul suo volto Akemi lesse qualcosa che non le piacque- Ora non si gioca più.»
«Bah! Ho ucciso centinaia di yokai! Un monaco non riuscirà mai a sconfiggermi!» esclamò Akemi, avventandosi su di lui. Scoprì ben presto di aver sottovalutato le capacità di quell'uomo. Miroku rispose colpo su colpo, stavolta deciso ad andare fino in fondo. Akemi, per la prima volta dopo moltissimo tempo, si trovò in difficoltà.
Miroku la costrinse ad arretrare sotto i suoi colpi veloci. Akemi, imprecando, si abbassò per tentare di colpirlo alle caviglie con un calcio, ma Miroku spiccò un balzo e la attaccò da sopra, costringendola a difendersi con le spade. Perse l’equilibrio e cadde seduta a terra. Prima che potesse rendersene conto, Miroku l’aveva colpita con un pugno in piena faccia, mandandola lunga distesa.
«Tu…dannato…» ringhiò Akemi, alzandosi sui gomiti prima che Miroku le piantasse un piede sul petto per tenerla ferma, spingendo via le lame di lei con lo shakujo.
«E una è domata.- ansimò Miroku, soddisfatto- Sango, come va con l’altra?»
Sango non si trovava in una situazione molto simpatica. Lei e Mikage si erano ferite a vicenda e sembrava che le loro forze fossero pari. Prima che potesse rispondere, però, si udì nell’aria un potente muggito.
«Spostati, donna dei Taijiya!» esclamò una voce petulante.
«Kirara!» chiamò Sango, allarmata. Kirara passò in volo radente accanto a lei e Sango si aggrappò alla sua pelliccia, facendosi sollevare in volo appena prima che un’ondata di fuoco si abbattesse nel luogo dello scontro, inglobando e incenerendo Mikage in un batter d’occhio.
«Sorella!» gridò Akemi. 
Un toro demoniaco con in groppa il vecchio Totosai atterrò pesantemente sulla chiazza annerita dove fino ad un attimo prima Sango e Mikage stavano combattendo.
«Bene, bene…e una è andata.» sbuffò il vecchio fabbro. 
«Vecchio Totosai, alla fine ti sei deciso ad uscire.» disse Miroku, ancora sbalordito per quell'entrata in scena. 
«Vi ho sentiti arrivare e ho controllato. Chiuso in casa da settimane a causa di due stupide ningen! L’avessi saputo prima…» si lamentò lo yokai. Miroku non sentì il resto della frase. Si era distratto e Akemi non era così indifesa come pensava. Sfoderando da chissà dove un pugnale, Akemi lo piantò poco sotto il ginocchio del monaco, facendolo gridare di dolore e cadere all’indietro. Akemi si rialzò di scatto e scappò, raccogliendo le spade mentre fuggiva.
«Miroku!» gridò Sango, preoccupata, accorrendo dal monaco, che stava gettando via il pugnale.
«Fa male, ma non credo sia grave, Sango.» la rassicurò lui, pur se aveva una smorfia di dolore sul volto.
«Non la inseguite?» chiese Totosai.
«Lasciamola andare. Se Naraku non deciderà di ucciderla per il suo fallimento, penseremo a lei in un altro momento.» disse Miroku, scuotendo il capo. Controllò il cielo. I Saimyosho superstiti se ne stavano andando, seguendo le tracce di Akemi.
«Saggia decisione, Miroku! Sono lieto di vedere che tu e la principessa Sango siete sempre in buoni rapporti!» disse un’altra voce, proveniente da una minuscola figura saltellante sulla spalla del vecchio Totosai.
«Salve, vecchio Myoga.- disse Sango- E’ da molto che non ci vediamo.»
«Bando ai convenevoli. Io ho del lavoro da fare e voglio liberarmi di qualsiasi legame con Sesshomaru il prima possibile.- sbuffò Totosai- Avessi saputo chi mi assediava, avrei fatto venire quel piccolo rospo di Jaken.»
«Avresti potuto fare un giro di controllo, Totosai, invece di rinchiuderti in casa.» sospirò Miroku.
«Facile parlare per gente come voi, sempre abituata a combattere.- sbuffò Totosai, che in realtà non se la cavava così male quando non scappava- Ecco, prendete.»
Lanciò loro due corte spade nel loro fodero nero. L’elsa della prima era rivestita di stoffa d’oro, l’altra di stoffa azzurra.
«Sono le wakizashi per Anna?» chiese Sango, osservandole.
«Dovrebbero darle una mano. Quella dorata si chiama Seishin, l’azzurra invece è Seishitsu. La prima la aiuterà ad assorbire l’energia altrui, la seconda ad espellerla in quei suoi colpi energetici.- spiegò il fabbro, più lieto ora che si parlava della sua opera- Le ho forgiate dai suoi stessi artigli e con il suo stesso sangue. Le permetteranno di combattere senza temere di perdere la propria forza demoniaca.»
«Da quello che ho potuto intuire assaggiando il suo sangue, Anna-sama un giorno non avrà più problemi di questo genere…ma ci vorranno decenni, probabilmente, prima che il suo corpo raggiunga un equilibrio.» aggiunse Myoga.
«Beh, credo sia comunque una buona notizia.» disse Sango, riflettendo.
«Come va la battaglia? Il signorino Inuyasha sta bene?» chiese Myoga, preoccupato.
«Al momento di lasciarlo, stava benissimo. Combattivo come al solito.- disse Miroku con un sorrisetto, alzandosi in piedi aiutato da Sango- Il confine sembra tenere, comunque tra poco tenteremo di sfondare. Sarà quindi il caso di andare. Siamo lontani già da diversi giorni e c’è una battaglia che ci aspetta a Mutsuka.»
«E per quanto riguarda quel ghiacciolo di Sesshomaru? Qualche progresso?» chiese Totosai, scettico. Miroku salì in groppa a Kirara con una smorfia di dolore per il ginocchio ferito, poi rifletté mentre Sango si sistemava davanti a lui.
«Non saprei dire per certo.- mormorò- Lui è criptico, lo sapete bene. Crediamo che Anna-san sia innamorata di lui, ma conoscere il pensiero di Sesshomaru è difficile.»
«Anna-sama è una bella donna e il suo potere non è affatto disprezzabile. Sesshomaru-sama non dovrebbe avere da ridire.» borbottò Myoga.
«Non ha avuto né parole di biasimo, né di elogio, in realtà.» sospirò Miroku.
«Eppure, quando è venuto qui se l’è portata via in braccio.- raccontò Totosai, sbalordendoli- Non ve l’ha detto nessuno dei due? Finché avrò vita, non dimenticherò mai quanto era strano Sesshomaru in quel momento. Prendere una donna in braccio per non farla affaticare…bah, ad un certo punto mi sono chiesto se non fosse Inuyasha travestito, o se non si fosse messo a bere sake fino a perdere la cognizione di se stesso.»
«Come sei venefico, Totosai! Io sono rimasto commosso da quel gesto gentile!» disse Myoga.
«Nessuno ci ha raccontato nulla.» disse Miroku, scambiando un’occhiata con Sango. Ecco perché Anna arrossiva ogni volta che le chiedevano della sua escursione con Sesshomaru! Di certo, anche lei doveva essere rimasta sorpresa dal gesto dell’inu-yokai…
«Purtroppo ora è comparsa una rivale decisamente fastidiosa.» disse Sango, seccata.
«Una rivale?!» sbottarono in coro Totosai e Myoga, poi si scambiarono un’occhiata. Esistevano donne capaci di innamorarsi di uno con il carattere di Sesshomaru?!
«In ogni caso, a sentire Kagome-sama e Inuyasha, Anna non gli è indifferente. Posso testimoniare che non la perde di vista un momento. Le ha perfino impedito di venire a prendersi le spade.- lanciò un’occhiata alle wakizashi che Sango teneva in grembo- Chissà, forse c’è speranza.»
«Sesshomaru farebbe meglio a mandare via l’altra donna, se non gli interessa. Due femmine che litigano per la stessa preda possono essere molto pericolose…per loro, e per chi si contendono.» disse Totosai, serio. Miroku rise.
«Anna si mangerebbe Isuzu in un boccone, se solo si avvicinasse troppo! Non preoccupatevi.» disse.
«Anche se Isuzu è infida…» mormorò Sango, corrugando la fronte. Le parole di Totosai le avevano instillato una strana ansia.
I due salutarono il fabbro e la vecchia pulce e si involarono con Kirara.
«Sango, c’è qualcosa che non va?» chiese Miroku dopo un po’, accorgendosi del suo stato d’animo.
«Le parole di Totosai…mi stanno facendo pensare.- disse lei, piano- Miroku, non mi piace che quella donna rimanga nei pressi di Anna e Sesshomaru. E’ venuta apposta a seminare zizzania, questo è chiaro.»
«Non farebbe niente di male a Sesshomaru. E’ troppo ambiziosa, se anche non vogliamo credere ci sia dietro un sentimento.» cercò di rassicurarla lui.
«E’ troppo ambiziosa, appunto. E detestava Anna già da prima che Sesshomaru cercasse la sua sposa.- gli ricordò Sango- Quella donna è astuta, Miroku, e ora non c’è nessuno di noi a controllare la situazione. Non vorrei…non vorrei che stesse pensando di fare qualche sciocchezza.»
«Secondo me ti preoccupi troppo, Sango, ma comunque vada dobbiamo consegnare queste spade ad Anna, perciò ne approfitterò per parlare a Sesshomaru di Isuzu…in termini molto chiari.» disse lui. Sango si voltò a guardarlo.
«Lo faresti davvero?» chiese Sango. Miroku sorrise dolcemente.
«Per te, questo ed altro.» disse, facendole illuminare il viso. 
La baciò nonostante la scomoda posizione, poi la sua mano andò casualmente a toccarle il seno. La discussione finì con un sonoro schiaffo.

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Capitolo 24
*** 24 - L'attacco di Isuzu ***


Author's note: Il titolo dice tutto...no? ^___^

CAPITOLO 24

L’ATTACCO DI ISUZU


Jaken non sapeva più cosa pensare. 
Il demone rospo sedeva nell’ombra, un po’ discosto dal resto di coloro che mangiavano e si ristoravano dalla battaglia, sparsi tutt’attorno. Per il momento gli scontri erano in fase di stallo e sul confine era scesa di nuovo una quiete quasi grottesca, fragile come una lastra di vetro. Jaken sospirò, corrucciato. Stavano accadendo cose che proprio non riusciva a capire.
Nel primo pomeriggio, il suo padrone era tornato accompagnato dalla principessa Seimei. Jaken non aveva idea che Sesshomaru-sama fosse andato a prenderla, dopo che lei se n’era andata di punto in bianco facendolo irritare tanto, e la cosa gli era sembrata molto strana. O meglio: se la donna avesse avuto segni di percosse o perlomeno un’aria smarrita e desolata, tutto sarebbe rientrato nel comportamento che ci si poteva aspettare da Sesshomaru-sama. A Jaken sembrava normale che lui le facesse capire il suo posto nelle cose dandole una lezione. Il suo padrone si era sempre comportato così.
Invece, la donna era in forma e con una luce serena negli occhi azzurri. Inoltre, quando lei aveva cercato di seguire il padrone al fronte, lui gliel’aveva proibito, facendo riferimento a qualche incomprensibile problema riguardante la sua yuki. Troppo debole, aveva detto Sesshomaru-sama, imponendole di aspettarlo. Aspettarlo?! Ma che stava accadendo? Sesshomaru-sama che proibiva a quella donna di combattere? Ma se la sua capacità di nuocere al nemico era la sua unica virtù!
Storcendo il muso da rospo, Jaken lanciò un’occhiata di sbieco alla donna dai capelli neri che sedeva dritta e immobile poco distante, persa in pensieri cupi. A volerla dire tutta, quando guardava quella Isuzu Barashi, Jaken iniziava ad apprezzare maggiormente Etain Seimei. A Jaken, sempre pronto a notare se qualcosa poteva infastidire il suo padrone, non erano sfuggiti i pensieri reconditi di quella donna. Isuzu aveva mire molto precise su Sesshomaru-sama; voleva sposarlo e approfittare della sua posizione per dare maggior pregio alla sua famiglia rispetto agli altri esseri umani. Quella donna era una sciocca e come se non bastasse Jaken l’aveva vista confabulare con i vecchi della Grande Famiglia, che non erano in buoni rapporti con il suo padrone.
No, Isuzu Barashi non si doveva avvicinare di più a Sesshomaru-sama! A quel punto, meglio Etain Seimei. Almeno, in qualche modo lei era un demone e il suo signore non si sarebbe ritrovato con una moglie vecchia e brutta nel giro di pochi anni. E poi, quella stramba principessa sfuggiva il matrimonio come la peste! Questa era un’ottima raccomandazione! Jaken non capiva come una donna potesse rifiutare il suo padrone, ma al contempo era contento che quella bionda non avesse manie di conquista su di lui. 
Corrugò la fronte già rugosa nel ripensare alle parole di Rin, la mocciosa umana, al momento della sua partenza dal castello.
«Jaken, stai attento alla mia onee-chan!» gli aveva detto, preoccupata.
«Eh? Che stai dicendo?» aveva chiesto Jaken, sgarbato, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Shippo.
«Rin ha un brutto presentimento. Forse succederà una cosa brutta.- aveva continuato Rin, e i suoi occhi scuri brillavano- Jaken, tu devi vegliare, perché tutti sarebbero tristi se succedesse qualcosa ad Anna-nee-chan. Soprattutto Sesshomaru-sama.»
«Cosa vuoi che importi a Sesshomaru-sama?» aveva replicato Jaken, piccato. Rin aveva sorriso.
«Ma come, Jaken! Non ti sei accorto che Sesshomaru-sama è innamorato di Anna-nee-chan?» aveva riso la bambina.
«Bah, tutte sciocchezze!- borbottò adesso Jaken, scuotendo il capo- Il mio padrone non si innamorerà mai.»
Un movimento poco distante lo spinse a voltarsi, mettendo fine alle sue elucubrazioni. Il suo padrone camminava fra gli alberi, poco distante, ben visibile a causa dei suoi vestiti chiari e dei capelli argentati. Accanto a lui c’era la neko-yokai. I due furono visibili ancora per un attimo, poi si inoltrarono fra gli alberi e scomparirono nell’oscurità.
“Dove staranno andando?” si chiese Jaken, perplesso. Lanciò un’occhiata di sbieco verso Isuzu Barashi per controllare se la donna aveva visto qualcosa e si accorse che la principessa si era e stava furtivamente seguendo la coppia. Jaken balzò in piedi, poi ristette.
“Cosa devo fare? La seguo?- si chiese, agitato- Non mi piace molto che Sesshomaru-sama e quella Anna se ne vadano in giro insieme, ma se Isuzu Barashi ficca il naso nelle faccende del padrone, lui se la prenderà con me perché non l’ho fermata! Oh, ma perché Sesshomaru-sama mi mette sempre in situazioni così complicate?”
«Le donne sono nate per far danni.» gemette Jaken, seguendo a sua volta Isuzu Barashi. Quasi le andò a finire contro, visto quanto si mimetizzava tra le ombre con quei lunghi capelli neri e la veste verde scuro. Jaken rinculò e si tuffò dietro a un cespuglio, aspettandosi di essere apostrofato da quella voce bella e glaciale. Dopo qualche attimo di silenzio, il piccolo rospo capì di non essere stato scoperto e guardò oltre il cespuglio.
Isuzu Barashi osservava i due demoni poco distanti. Sul suo viso c’era un’espressione di gelosia contorta, mentre si mangiava le unghie per la frustrazione. Era così concentrata nella sua attività di spia che nemmeno si era resa conto che Jaken le era quasi finito addosso! Jaken si accorse che le voci dei due demoni si sentivano abbastanza chiaramente dal suo nascondiglio e ascoltò a sua volta la conversazione, pronto a mettere il Bastone Ninto tra i piedi di Isuzu se solo avesse fatto cenno di voler intervenire.

***

«…e in questo modo sono riuscita a sconfiggerlo.»
«E’ così che hai indebolito la tua yuki?»
«Sì, anche se ormai si può dire che mi sono ripresa.» Anna sorrise, poi lo guardò. «In ogni caso, cosa vi sembra del patto che ho stipulato con quello shinigami?»
Sesshomaru rifletté in silenzio, mentre camminava lentamente nell’oscurità, con lei a fianco. Gli era mancata la sua voce, tanto che di quando in quando si scopriva a non ascoltare le parole, quanto il loro suono. Si riscosse.
«Può funzionare…se lui accetterà.» disse infine, quasi riluttante.
«Accetterà. Per un shinigami, è un bottino non disprezzabile. Penso che lo rivedremo presto.» Il sorriso di Anna di fece tagliente. Quando si parlava di Naraku e Soichiro, Anna non era meno battagliera di lui o di Inuyasha. Gli era mancato anche quel sorriso predatorio.
Seccato da quei pensieri, Sesshomaru si fermò, costringendola a fare altrettanto. La scrutò in quegli occhi azzurri, corrugando la fronte.
«E’ questo che volevi dirmi?» le chiese, brusco. Fu piuttosto soddisfatto di vederla arrossire.
«No, in realtà…ma riferirvi dello scontro era un dovere. Ho disobbedito ai vostri ordini, perciò dovevo pur portare con me qualcosa che servisse a farmi perdonare.- mormorò Anna, confusa, poi le comparve sul viso un’espressione cocciuta- Anche se continuo a ritenere di non aver agito in maniera spropositata rispetto alle offese che voi mi avete recato.»
«Spero che tu non ti aspetti delle scuse, potresti morire nell’attesa.» disse lui, sprezzante. Anna sospirò.
«So bene che tali parole esulano dal vostro vocabolario, Sesshomaru-sama, e non me le aspetto.- disse, poi sorrise- Mi basta che siate venuto a cercarmi. Per me, vedervi spuntare all’orizzonte venendomi incontro è stato  più che sufficiente.»
Sesshomaru corrugò la fronte, sentendosi preso in fallo. Messa in quel modo, la cosa sembrava aver avuto dei significati reconditi che non gli avevano mai attraversato la mente. Dopotutto, lui le era andato incontro solo per riprendersela, solo per…Una strana sensazione lo colse quando si rese conto che era proprio questo ciò a cui Anna si riferiva. Lei era felice che lui avesse voluto riprenderla con sé, invece di bandirla dal suo fianco.
Anna?! Quella neko-yokai che si teneva in piedi principalmente con l’orgoglio era felice che lui fosse andato a riprenderla?! Anna, come intuendo quel pensiero e la sua incredulità, guardò altrove e arrossì. A Sesshomaru sembrò incredibilmente giovane…e di una bellezza indifesa che quasi lo spinse ad allungare una mano per sfiorarle la guancia. Qualcosa in lui anelava di scoprire quale sensazione gli avrebbe dato il contatto con quella pelle chiara. Nessuno di questi pensieri trasparì dal suo volto gelido.
«Sesshomaru, ci sono alcune cose che credo di dover chiarire con te.- mormorò Anna, passando ad un tono confidenziale che gli spedì un piacevole brivido lungo la schiena- Ho parlato con Inuyasha, e…»
«Con Inuyasha?» la interruppe Sesshomaru, brusco. Questo particolare gli toglieva la voglia di ascoltarla.
«Parlando con lui, ho capito che mi sto comportando in maniera assurda. Da tanto tempo, ormai, sto mentendo a me stessa e questo non è un comportamento adatto ad una principessa guerriera.- disse Anna, ergendosi in tutta la sua statura in una posa naturalmente orgogliosa- Da quando sono al vostro fianco, non faccio che fingere.»
«Fingere?» chiese Sesshomaru, con tono nemmeno troppo velatamente minaccioso. Il discorso stava prendendo una piega che non gli piaceva.
«Sì, ho finto di essere una specie di statua di ghiaccio il cui unico scopo nella vita è servire te e uccidere i miei nemici. Ma non è vero…io non sono soltanto questo. Sono anche una donna come tutte le altre.» disse lei, e di nuovo parve imbarazzata.
«Il tuo contegno non ha nascosto poi così bene l’altra parte di te.- disse Sesshomaru, ironico- So che sei irascibile, insicura e spesso più infantile di Rin.»
Anna sembrò piccata, poi fece un gesto vago con la mano come a voler dissipare almeno il tono ironico di quelle parole che non avevano mancato di molto il segno.
«Sì, so che hai già guardato più in profondità di quanto io volessi.- disse- Il fatto è che mi sono accorta di essere peggiorata moltissimo da quando la profezia si è messa tra noi. Mi sono arroccata nei miei no, rifiutandomi di vedere e di capire.»
Sesshomaru corrugò la fronte nel sentirle parlare della profezia. Era un argomento che di norma evitava come la peste e non era sicuro di dove lei volesse andare a parare.
«Vieni al punto.» le ingiunse. Anna rimase silenziosa per qualche istante, evidentemente cercando le parole giuste, poi lo sbalordì con una domanda a bruciapelo: «Sesshomaru, tu che cosa provi?»
Sesshomaru sollevò appena un sopracciglio.
«Cosa?» chiese, freddo.
«Intendo dire…cosa senti? Cosa provi quando parli con me?- continuò Anna, che pur se imbarazzata sembrava decisa- Non senti niente di particolare? Non ti senti diverso dal solito?»
Sesshomaru non rispose. Anna gli si avvicinò di qualche passo e Sesshomaru si stupì del suo ardire quando sentì le dita di lei sfiorare le sue. 
«Non senti nulla quando ti sono accanto?- mormorò la neko-yokai con voce in cui si nascondeva una forte emozione- Non…non cambia nulla in te quando ti parlo, o quando mi capita di toccarti, come sto facendo adesso?»
«Non so nemmeno di cosa stai parlando.» la freddò Sesshomaru, sapendo benissimo di stare mentendo. Si stava facendo violenza per non afferrarla e stringerla a sé. Il suo sangue correva nelle vene con un calore bruciante. Anna sospirò appena, poi prese la mano di Sesshomaru e se la portò al petto. A quel movimento, l’inu-yokai credette di avvertire un’esclamazione soffocata tra i cespugli, ma la sensazione che provò quando Anna appoggiò il palmo di lui sul suo petto lo scollegò completamente dal mondo circostante.
Anna teneva una mano su quella di lui, schiacciandola con forza appena sopra il seno sinistro, di cui Sesshomaru poteva avvertire la prima lieve rotondità. Cos’era quella, una nuova forma di tortura?! Fissò i suoi occhi ambrati sul viso di lei e vide che anch’ella lo stava guardando fisso.
«Senti, Sesshomaru? Questo è l’effetto che mi fai.» disse Anna, spiazzandolo per un attimo finché non avvertì il forte battere del cuore proprio sotto il suo palmo. Il cuore di Anna, quel cuore che la profezia diceva suo, batteva in maniera quasi disperata. Il volto della neko-yokai era soffuso di un delicato rossore.
«Questo è quello che provo quando ti sto vicino, o mi parli, o ci sfioriamo per caso. E’ così anche quando litighiamo.- rise con voce tremula- Quello che desidero sapere è se è lo stesso per te.»
Sesshomaru rimase a lungo in silenzio. C’era una parte di lui, una parte consistente, che non voleva capire il discorso di Anna, in nessuna delle sue accezioni. Non voleva sapere quello che provava lei e non gli interessava capire cosa stava provando lui. Non aveva una mano schiacciata sul proprio cuore, ma avrebbe dovuto essere un puro spirito per non avvertire con che forza il sangue gli correva nel corpo. Ciononostante, tutto gli intimava di darci un taglio con quella discussione. Quella donna gli stava scombinando l’esistenza.
«Non sento niente.- disse, ritirando bruscamente la mano- E’ strano, comunque, che una donna orgogliosa come te mi riveli certe cose. E’ quasi inquietante.»
Avvertì il solito dolore al petto quando vide il suo sorriso mesto. Anna aveva capito che lui stava cercando di scappare. Scappare? Stava dunque scappando? Era una fuga, la sua?
«Ho capito che, in confronto a certe cose, dell’orgoglio non mi importa nulla.» sussurrò la neko-yokai. Le sue parole colpirono Sesshomaru, che non le era certo secondo in fatto di orgoglio. A cosa si stava riferendo quella donna? Non sembravano parole che le si addicessero.
Come a volergli dare ragione, Anna sollevò il mento in segno di sfida e cercò di riprendere il controllo della conversazione.
«Vorrei che tu pensassi a quello che ti ho detto, Sesshomaru.- disse- Fallo per la profezia, se non vuoi farlo per me.»
«Per la profezia? Perché?» chiese Sesshomaru, sospettoso.
«Perché…» cominciò lei, poi si fermò. Sembrò dover trovare il coraggio di continuare. Le sue dita si intrecciarono nervosamente, e gli parve di nuovo indifesa, un essere fragile da proteggere e custodire gelosamente.
“Come può questa donna farmi un tale effetto?- si chiese, sbalordito da ciò che sentiva- Che incantesimo mi è stato lanciato? Perché ogni suo stato d’animo influisce su di me?”
«Perché se un giorno mi dirai che anche il tuo cuore batte tanto forte, allora io…- disse lei, tornando a guardarlo in faccia quasi con disperazione- io…la mia risposta…»
Sesshomaru comprese cosa Anna stava cercando di dire e provò uno stato di stupefazione subito sommerso da trionfo, soddisfazione, e qualcosa di indefinibile ma caldo. Lei stava cedendo. Gli stava per dire che avrebbe accettato il ruolo che la profezia le aveva assegnato! Prima ancora che finisse la frase, fece un passo verso di lei, stendendo una mano per afferrarla…quando un richiamo di corni e grida acute squarciò l’aria.
«SESSHOMARU-SAMA!!»
Si levarono richiami, grida d’allarme e ululati. Il vecchio Tashiki e un altro paio di inu-yokai balzarono dagli alberi e atterrarono vicino alla coppia, spezzando del tutto il momento rivelatore.
«Sesshomaru-sama, un attacco inaspettato sul fianco destro!- disse Tashiki, ansimando- Il nemico è guidato in prima persona da Naraku!»
«Naraku?!» disse Sesshomaru, stringendo per riflesso la mano sull’elsa di Tenseiga.
«Venite, presto! C’è bisogno di voi!» lo incalzò il vecchio Tashiki, lanciando un’occhiata venefica ad Anna, che la sostenne senza problemi. Sesshomaru accennò a seguirli e Anna gli tenne dietro. Subito, Sesshomaru si voltò e la fermò afferrandola per una spalla.
«Cosa…» mormorò Anna, mentre lui la scrutava come a leggerle in volto le parole che non aveva fatto in tempo a sentire.
«Tu resta qui.» le ingiunse.
«Cosa?!» sbottò Anna, che per la seconda volta si vedeva estromessa dalla battaglia.
«Sei ancora debole. Resta qui, è un ordine. Anzi, è consigliabile che tu non veda il campo di battaglia finché non avrai le spade forgiate da Totosai.- continuò lui, gelido- Al mio ritorno sarà meglio per te che tu finisca di spiegarmi il tuo pensiero sulla profezia. Non voglio che tu ti faccia ammazzare prima di allora.»
«Ma…io…» balbettò Anna, incerta se prendere questa frase come un’apertura nei suoi confronti o meno.
«Andiamo.» ingiunse Sesshomaru agli altri, voltandole le spalle e balzando via. Anna non fece nemmeno caso alle nuove occhiate astiose di Tashiki e del suo seguito. Ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Rimase dov’era, ripensando alla conversazione appena sostenuta, poi rise piano. Che situazione assurda! Alla fine dei conti non era riuscita a dire molto a Sesshomaru, che da parte sua sembrava duro di comprendonio. Forse doveva essere più esplicita? Già così aveva fatto uno sforzo non indifferente…
«Inuyasha e Kagome avrebbero molto da ridire sul modo in cui ho condotto questa conversazione.» mormorò, sentendo allargarsi il suo sorriso.
«Mi fa piacere che tu sia così felice.» disse una voce astiosa alle sue spalle. Anna si voltò e si trovò faccia a faccia con Isuzu.

***

Jaken aveva ascoltato la conversazione fra quella Anna e il suo padrone con la vaga sensazione che stavolta non ci fosse niente da fare. Aveva pensato che la neko-yokai non avesse mire sul suo padrone? Beh, forse non mire calcolatrici, ma quella donna era sicuramente innamorata di Sesshomaru-sama! Gli occhi luccicanti, la voce tremante, le movenze languide…si vedeva lontano un miglio cosa provava per Sesshomaru-sama e purtroppo il padrone le aveva dato parecchia più corda di quanto Jaken si sarebbe mai aspettato!
“E’ andata così.- sospirò tra sé e sé, mentre gli inu-yokai venivano ad avvisare Sesshomaru-sama dell’attacco a sorpresa- Forse dovevo aspettarmelo. Quella dannata profezia…Speriamo almeno che questo non cambi radicalmente le abitudini del mio padrone!”
Ripensando al rapporto non proprio idilliaco che aveva con Anna, Jaken rabbrividì. E se lei avesse deciso di spingere Sesshomaru a licenziarlo?! Gli venne il panico e si grattò furiosamente la testa per scacciare quel pensiero. Forse era il caso di entrare almeno un po’ nelle grazie di quella neko-yokai, visto come si stavano mettendo le cose…
«Mi fa piacere che tu sia così felice.»
Sentendo Isuzu parlare, Jaken si voltò di scatto e guardò con interesse. Isuzu Barashi era venuta fuori dal suo nascondiglio e stava fronteggiando Anna! Chissà che discussione esplosiva che ci sarebbe stata! Un litigio fra donne era la sua unica speranza di divertirsi un po’ dopo i lugubri pensieri che l’avevano assalito. Inoltre, immaginava che Sesshomaru-sama avrebbe gradito sapere cosa si sarebbero dette. Rimanendo nascosto, dunque, Jaken spiò le due principesse.
«Isuzu?- disse Anna, corrugando la fronte- Cosa ci fai lì? Ti nascondi nei cespugli?»
«Cerco di rendermi conto della situazione, Etain Seimei.- replicò Isuzu, amara- Vi ho visti allontanarvi e ho compreso che stava per accadere qualcosa di sgradevole…per me.»
Anna sospirò, incrociando le braccia sul petto e assumendo un’aria grave e seria.
«Isuzu, non c’è mai stata simpatia fra noi. Al di là di questo, mi spiace che Sesshomaru sia diventato argomento di scontro.» disse, sincera. Isuzu sorrise amaramente e distolse lo sguardo, iniziando a camminare con lentezza, sfiorando gli alberi con una mano.
«Se tu fossi morta davvero, sarei stata l’unica in grado di soddisfare le condizioni della profezia.- disse, piano- Non credi anche tu? La lotta è sempre stata fra me e te, Etain Seimei.»
«Se io fossi morta, la profezia sarebbe stata inutile, Isuzu. Il ruolo non passa da una persona all’altra come credi tu.- disse Anna, scuotendo il capo- Non sono sicura di essere felice del fatto che il mio destino sia preordinato…»
«Allora lascialo a me!- gridò Isuzu, voltandosi verso di lei con aria sconvolta, i capelli neri che le ricadevano sulle spalle- Lascialo a me!»
Negli occhi di Anna passò un lampo di tristezza. Perfino Jaken si accorse che non c’era vero odio, in lei, nei confronti della rivale. C’era anzi una sorta di compassione. Il demone rospo iniziò ad avere un brutto presentimento. Se Anna non era mossa da cattivi sentimenti, l’altra donna lo era di sicuro.
«Non posso farlo, Isuzu.- mormorò Anna- Io lo amo. Non te lo lascerò mai spontaneamente. Mi dispiace, ma è così.»
“Lo ama? Avevo ragione!- pensò Jaken, agitato- Chissà come la prenderà Sesshomaru-sama quando lo saprà?” Non riusciva ad immaginarselo!
Il viso di Isuzu divenne una maschera di rabbia e odio, poi sembrò accartocciarsi, togliendole tutta la sua bellezza, mostrando il volto di una bambina capricciosa a cui era stato tolto qualcosa cui, forse per la prima volta, teneva davvero. Scoppiò in singhiozzi e cadde in ginocchio, tenendosi una mano sul viso per nascondere le lacrime e una sul petto, come a voler frenare i singulti.
Per un po’, Anna si limitò a fissarla, poi sospirò.
«Isuzu…» la chiamò.
«Lasciami in pace! Ti odio!» singhiozzò la principessa.
«Dai, Isuzu…cerca di calmarti, ora.» continuò Anna, con gentilezza, avvicinandosi a lei per portarle conforto. Il brutto presentimento riassalì Jaken, che si sentì risuonare nelle orecchie le parole di Rin, come se la bambina fosse seduta accanto a lui. Stava per succedere qualcosa. E quella scema cosa faceva, consolava la sua rivale?! Anna era ormai a un passo da Isuzu, con una mano allungata per carezzarle il capo. Jaken non poté più trattenersi.
«Ehi, allontanati da lei! Sei matta?!» sbottò con la sua voce gracchiante, sbucando fuori dal cespuglio e sorprendendo Anna, che si voltò con aria interrogativa verso di lui. Isuzu non perse l’occasione che Jaken le aveva fornito senza volerlo. La mano che aveva sul petto scattò verso quello di Anna, colpendola dritta allo sterno. Il colpo in sé era debole e non fece alcun danno alla neko-yokai. Sul suo vestito, però, rimase attaccato un foglio di carta rettangolare.
«Che diavolo…» mormorò Anna, sorpresa, poi vide l’odio trionfante negli occhi neri di Isuzu Barashi e il foglio sul suo petto si illuminò. Subito, Anna sentì l’energia vitale abbandonare il suo corpo ad una velocità che le preannunciò la morte.
«Ah…dannata…fingevi!» rantolò, cadendo sulle ginocchia mentre Jaken iniziava a chiamare aiuto con voce acuta e gracchiante, correndo verso l’accampamento.
«Sarò io a stare con lui! Io! Muori, una volta per tutte!» gridò Isuzu, con una nota trionfante nella voce isterica. Anna guardò ciò che aveva sul petto, e vi riconobbe un sigillo contro i demoni…un sigillo potentissimo. E chi poteva averlo dato a Isuzu? Chi voleva vederla morta con tale intensità da fornire l’arma adatta a chi la odiava tanto? Le lesse la risposta negli occhi.
«…Naraku?» balbettò, mentre la vista le si oscurava. Sul volto della nemica apparve un’ombra di vergogna. «Traditrice!- ringhiò Anna, utilizzando le ultime forze che le rimanevano per lanciarsi in avanti e afferrare Isuzu per i polsi- Non morirò tanto facilmente!»
Isuzu gridò, mentre la sua energia veniva rubata da Anna.
“Tienimi in vita! Tienimi in vita, dannazione!” pensò Anna disperatamente, mentre davanti ai suoi occhi Isuzu si trasformava in una mummia e poi si disfaceva in polvere, lasciando dietro di sé solo un ricco vestito e i resti della sua chioma nera. Come era entrata, però, l’energia usciva.
Anna crollò a terra. L’ultimo movimento che riuscì a compiere la portò a girarsi sulla schiena.
“Non può finire in questo modo stupido! Sesshomaru!”  gridò nella sua mente. La certezza che non sarebbe mai riuscita a dirgli ciò che provava la colpì e fu l’ultima cosa cui riuscì a pensare. Mentre le sue orecchie registravano vagamente i richiami senza risposta di Jaken, Anna affondò nella tenebra.

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Capitolo 25
*** 25 - I veri sentimenti ***


Author's note:...e adesso?! O__O

CAPITOLO 25

I VERI SENTIMENTI


Jaken chiamò aiuto, correndo per tutto l’accampamento, ma più che fuochi ormai morenti non trovò. Erano andati tutti alla battaglia. Jaken poteva sentirne il clamore, in lontananza. Nessuno avrebbe udito i suoi richiami disperati.
«Ah, che situazione!» esclamò, frustrato, acchiappando un ramo infuocato per farsi luce e costringendosi a tornare indietro. Era meglio che trovasse una qualche soluzione, se non voleva che Sesshomaru-sama lo facesse a pezzi! Quella Isuzu aveva applicato un sigillo di qualche tipo sul petto di Anna, ma la neko-yokai stava ancora lottando quando lui era andato in cerca di aiuto. Se ci fosse stata la possibilità, avrebbe usato il Bastone Ninto per dividere le due contendenti. Non poteva rischiare di far del male a quella Anna e Isuzu era pur sempre una principessa! Le relazioni diplomatiche! Ah, che situazione!! 
«Ferme voi due, se non volete che…che…» sbraitò, correndo tra i cespugli in direzione delle due donne. Lo accolse un silenzio di tomba, una terrificante sensazione di stasi. Incassando la testa tra le magre spalle, Jaken sbirciò il luogo dello scontro. Il fiato gli si bloccò in gola con un rantolo.
Anna giaceva al suolo, immobile. Sembrava dormisse, ma il colorito marmoreo e le ombre sulle sue palpebre raccontavano un’altra storia. Un sigillo sacro di incredibile potenza era posato sul suo petto. Jaken si chiese vagamente come il corpo della neko-yokai potesse essere ancora integro. Gli veniva la pelle d’oca stando ai margini di quel campo di forza che lo attirava, desiderando rubare la sua energia vitale…Per Isuzu, invece, pareva non ci fosse più niente da fare. A due passi da Anna c’era il ricco abito della principessa e quelle che sembravano ciocche di capelli neri. Tanti saluti ad Isuzu. Prima di morire, Anna le aveva dato il fatto suo.
«Che disastro!- gemette Jaken- E adesso come faccio?»
Girò attorno al corpo, cercando di capire qualcosa in più, ma riuscì solo a confondersi. A tratti Anna gli sembrava morta e a tratti riteneva che respirasse ancora. Non si poteva avvicinare per controllare, se non voleva spegnersi come un lumino, e in pratica saltava dall’agitazione. Se solo ci fosse stato Sesshomaru-sama…
«Devo andare a cercarlo! Se non lo avverto subito mi ammazzerà! Magari il mio padrone può ancora fare qualcosa…» balbettò tra sé, cercando di farsi coraggio. Il suo padrone aveva mille risorse, non era un povero demone rospo come lui! Forse la spada ereditata dal padre…
Senza più indugi, Jaken caracollò fino al punto in cui aveva lasciato la bestia a due teste che l’aveva condotto al confine e si arrampicò sulla sella.
«Vai, vai! Cerchiamo Sesshomaru-sama!» la incitò. La bestia si alzò in volo così bruscamente da farlo quasi rotolare giù dalla sella. Jaken si aggrappò per bene, scrutando il buio. In lontananza vedeva fuochi e fulmini, e il loro riflesso sul metallo. Il clangore si faceva più forte. La battaglia sembrava più una scaramuccia che altro e Jaken si chiese perché la Grande Famiglia avesse disturbato Sesshomaru-sama per una sciocchezza.
«Almeno, se fosse rimasto, tutto questo macello non sarebbe accaduto!» gemette. Qualcosa piombò loro addosso dall’alto. «Evitalo! Evitalo!» gracchiò Jaken, spaventato, pensando di trovarsi di fronte al nemico. La bestia non fece in tempo a cambiare direzione e lo sconosciuto la colpì, facendola precipitare insieme a Jaken.
Jaken cadde su un cespuglio che gli attutì la caduta e lo sconosciuto atterrò in piedi poco distante.
«Chi…chi sei?! Guarda che te la faccio pagare!- sbraitò Jaken, cercando senza troppo successo di riacquistare la postura eretta e minacciando l’intruso con il Bastone Ninto- Sono…sono il servo del grande Sesshomaru-sama e…non ti conviene…»
«Zitto, rospo. Parli sempre troppo.» lo apostrofò lo sconosciuto. Jaken, dopo un attimo, riconobbe la voce.
«Ta…Tashiki-sama?» gracchiò, sbalordito.
«Dove stavi andando, rospo? Di là c’è battaglia.» disse il vecchio inu-yokai, mentre Jaken si districava dal cespuglio.
«Devo andare da Sesshomaru-sama! Lo devo avvisare che è successa una disgrazia!» esclamò Jaken, poi si accorse del lieve luccicare delle zanne del vecchio inu-yokai. Tashiki stava…sorridendo?! «Voi…lo sapevate?» ansimò Jaken con una voce piccola e spaventata, facendo mezzo passo indietro e spiccando un balzo quando i rami del cespuglio gli punsero la schiena.
«Se mi dai retta, rospo, te ne starai zitto. Se Isuzu Barashi ha attuato il suo piano, non può che venire del bene a tutti. Te compreso, Jaken. Non crederai di conservare il tuo posto, se Sesshomaru-sama prenderà moglie?- disse Tashiki, con voce dura- Dammi retta e torna indietro. O meglio, fatti un giro. Tu non hai visto niente. Sesshomaru-sama prenderà atto di ciò che è successo e anche questa preoccupazione sarà finita.»
«Ma…Sesshomaru-sama…» balbettò Jaken, che non riusciva a capirci più niente. Isuzu si era messa d’accordo con la Grande Famiglia perché le creassero l’occasione giusta? Ma in quanti erano a tramare dietro le spalle di Sesshomaru-sama?!
«Scegli in fretta, Jaken. O il silenzio, o la morte.» gli ingiunse Tashiki, alzando una mano artigliata.
«No! No, alla vita ci tengo!» squittì Jaken, correndo dalla bestia volante, che si era ripresa dal colpo. Tashiki annuì.
«Allora vattene. E non tornare prima di domattina.» gli ordinò. Jaken annuì freneticamente, poi ordinò alla bestia bicefala di alzarsi in volo e dirigersi verso nord. Quando si fu un po’ allontanato e l’aria ebbe asciugato il sudore che lo copriva come una seconda pelle, Jaken si accorse di essere in un vicolo cieco. Cosa doveva fare?! Non poteva raggiungere Sesshomaru-sama per avvertirlo, o lo avrebbero ucciso. Allo stesso tempo, gli era stato imposto di prendere le parti della Grande Famiglia, se voleva conservare il posto. Vero, lui stesso aveva pensato che non sarebbe stato più di alcuna utilità a Sesshomaru-sama, una volta che lui si fosse tenuto Anna accanto…ma a ben pensarci, anche se era linguacciuta e sempre in mezzo, quella donna non lo odiava davvero. Non era Isuzu, tanto per essere chiari. Si meritava davvero una fine del genere? E poi…come avrebbe potuto, lui, continuare a servire Sesshomaru-sama con quel peso sulla coscienza?
“Solo io so cosa è successo…e quella donna potrebbe essere ancora viva.- pensò, disperato- Cosa faccio? Che cosa posso fare?”
Poi, un’illuminazione. Il sigillo era sacro…Chi, se non una sacerdotessa, poteva levarlo senza pericolo?
«Dagli okami-yokai! E in fretta!» ordinò Jaken alla sua cavalcatura. Doveva trovare Kagome e Inuyasha il prima possibile!


***


Kanna rigirò lo specchio pochi istanti dopo la partenza di Jaken. All’interno, il viso di Naraku era diabolicamente soddisfatto.
«Ottimo, Kanna. Isuzu ci ha anche fatto il piacere di sparire da sé.- disse l’hanyo, poi corrugò la fronte- Non mi piace che il corpo di Etain Seimei non si sia dissolto…ma forse anche questo gioca a mio favore. Sesshomaru ne sarà più impressionato. Se provava qualcosa per lei, ne soffrirà, e questo potrebbe finalmente minare quella sua insopportabile espressione indifferente.»
«Cosa devo fare, ora?» mormorò Kanna al padrone che l’aveva generata.
«Attendi il ritorno di Sesshomaru. Forse ti chiederò di mostrarmi la sua reazione.- le ordinò Naraku- Ora ho altro da fare. Nasconditi e aspetta.»
Il volto di Naraku scomparve e lo specchio tornò buio. Kanna lo fissò in silenzio per un attimo, poi guardò il corpo immoto che giaceva tra gli alberi. Etain Seimei non era morta. Non ancora. Il campo di forza che la circondava non era generato dal Sigillo della Vita, ma dagli sforzi della yokai di restare in vita assorbendo l’energia circostante. Quel campo di sarebbe allargato sempre più, alla disperata ricerca…finché avrebbe raggiunto il suo limite e si sarebbe spezzato, decretando la morte di quella donna.
Kanna non aveva detto nulla di tutto questo a Naraku. Se l’hanyo si accontentava di guardare senza farle domande, a lei andava benissimo. Omettere, per lei, era cosa facile. Mentire richiedeva uno sforzo mentale che le dava fastidio. Meglio così.
Passò una mano sulla superficie dello specchio.
«Razoru.» chiamò. Pochi istanti dopo, vide balenare nella superficie vitrea gli occhi dorati dello shinigami.
«Beh, guarda un po’…Kanna.- disse Razoru, sarcastico- Che vuoi? Ti manda Naraku?» Kanna scosse la testa lentamente e il sorriso ironico di Razoru si accentuò. «Perdonami se te lo dico, ma credo sia una frottola.» disse.
«Ti interessa ancora il patto che la principessa neko-yokai ti ha proposto?» mormorò Kanna, insensibile al suo sarcasmo. Razoru si fece attento e corrugò la fronte.
«Come lo sai, mocciosa?» disse, piano.
«Ti interessa?» insistette Kanna. Diversi pensieri passarono sul volto dello shinigami, prima che annuisse.
«Vuoi cambiare squadra, bimba albina?- chiese, riluttante- Mi sembri troppo tranquilla, per essere una che sta per tradire il suo padrone.»
«Io sono il nulla. Non ho emozioni.- sussurrò Kanna, senza cambiare espressione- Ma ne ho provata una, una volta.» Fece una pausa, ma Razoru non la incalzò. «Avevo una sorella.- continuò Kanna, e Razoru vide davvero l’ombra di un dolore negli occhi della piccola yokai- Mia sorella si innamorò del Signore di Nishi e cessò di combatterlo. Per questo, Naraku schiacciò il suo cuore e la uccise. Per questo…ora io ti dirò cosa fare per ucciderlo.»
«Sicché si può uccidere, eh? Come immaginavo…L’immortalità non è roba per un misero hanyo.- mormorò Razoru- Ti avverto, però, che io non posso toccare quel tizio. Ho chiesto delucidazioni e c’è davvero una profezia. Non posso interferire. Non lo posso uccidere.»
«Lo so. Tu riferirai ciò che io ti dirò a Inuyasha, o ad uno dei suoi alleati. Loro lo uccideranno e tu ne guadagnerai l’anima.- sussurrò Kanna- Sei ancora interessato?»
Il sorriso predatorio di Razoru fu una risposta sufficiente.
Nel frattempo, ignaro che una sua sottoposta stesse rivelando il suo grande segreto ad una persona temibile, Naraku osservava Soichiro, il cui corpo riposava in stasi, gli occhi semi aperti, appeso per i polsi e legato da demoni serpe che ne inibivano le reazioni.
Inizialmente, Naraku non aveva ucciso Soichiro perché desiderava inglobarlo nel proprio corpo per assorbirne il potere. Col tempo, aveva preferito non farlo. La sua ultima mutazione aveva equilibrato i demoni che costituivano il suo corpo e non voleva dover ricominciare daccapo ad assemblare i pezzi quando la sua invulnerabilità era stata così ben testata contro la spada di Inuyasha. Esisteva di sicuro un modo per utilizzare al meglio Soichiro…e adesso Naraku l’aveva trovato.
Naraku pose una mano sulla fronte di Soichiro, scostando la frangia di capelli biondi. Avrebbe aizzato Soichiro contro Sesshomaru. Il suo miasma avrebbe mandato in pappa il cervello del moko-yokai, trasformandolo in una bestia sanguinaria, vale a dire tutto ciò di cui Naraku aveva bisogno. Soichiro contro Sesshomaru, come diceva la profezia! E Sesshomaru avrebbe perso, perché lui l’aveva reso vulnerabile. Aveva perduto la donna che gli era destinata, sarebbe stato sconvolto e irato. Al momento, non aveva nessuno degli altri insetti vicino a sé e Naraku avrebbe scommesso la testa sulla decisione di Sesshomaru di occuparsi personalmente di Soichiro. Uccidere il moko-yokai era ciò che desiderava da una vita, no? E avrebbe perso, perché non sapeva ancora usare la spada Tenseiga.
Naraku sorrise, socchiudendo gli occhi rossi. Avrebbe dimostrato che la profezia non valeva niente. Lui, Naraku, era più forte e più furbo di una stupida profezia. E dopo che la sua insipidità fosse stata provata, allora avrebbe ucciso Inuyasha. Prima, però, lo avrebbe fatto soffrire. Kagome gli offriva un ottimo terreno per devastare l’anima del fastidioso principe di Nishi.
“Cosa stai cercando di fare, Naraku?!- gli arrivò flebile il pensiero irato e spaventato di Soichiro- Lasciami andare, dannato hanyo traditore!”
«Ti farò un dono, Soichiro. Ti permetterò di prendere la vita di Sesshomaru.» disse lui, ironico.
“Tu non mi userai come una marionetta per i tuoi scopi!” fu la replica di Soichiro. Naraku rise, non poté farne a meno.
«Non hai mai saputo accettare la sconfitta, Soichiro.- disse, in tono di deprecazione- Ora stai buono.»
La mente di Soichiro urlò per un po’, ma nel complesso fu un lavoro veloce.


***


Sesshomaru dilaniò un demone con i suoi artigli, seccato. L’attacco a sorpresa non era altro che una fastidiosa scaramuccia. Si trattava solo di deboli demoni di bassa lega. Pensare di essersi lasciato alle spalle una conversazione in cui riponeva grande interesse per sterminare quegli insetti, a cui avrebbero potuto benissimo pensare i suoi sottoposti, lo riempiva di una sorda irritazione. Se non poteva contare su di loro neppure per cose del genere, avrebbe dunque dovuto vincere la guerra con le sue sole forze?
«Inutili!- mormorò tra sé, contrariato, mentre sventrava un orco monocolo- Mi sono tutti inutili!»
Rivide il volto di Anna mentre si premeva sul petto la sua mano ed ebbe un ripensamento. Forse non erano proprio TUTTI inutili. O forse non aveva senso parlare di utilità in un caso del genere. Dopotutto, di che utilità potevano essere le strane sensazioni che quella donna gli provocava? Ma era giusto cercare un’utilità alle sensazioni?
Sesshomaru attaccò ancora e ancora, cercando di riacquistare un po’ di freddezza massacrando i demoni di Higashi. Si sentiva turbato. Poteva ancora avvertire il battere di quel cuore nel palmo della sua mano. Come faceva quella donna ad avere tanto potere su di lui…a entrargli nella mente a tale profondità, con tale facilità? In quel momento non desiderava altro che tornare da lei e sentire uscire dalla sua bocca le parole che aspettava fin dal momento in cui aveva capito la sua identità di Etain Seimei. Sesshomaru stesso si sorprendeva di aver scoperto di aver atteso un suo cedimento fin da allora e con tanta aspettativa. Perché era così importante che lei cedesse? Perché lo voleva così intensamente?
“Quella donna sta diventando troppo…importante per me.- si disse, turbato- Questo non va bene. E’ una debolezza che non posso e non voglio permettermi.”
Già…ma allora la profezia dove andava a finire? Secondo le sue parole, lui avrebbe trovato la sua vera forza nel momento in cui avesse trovato il suo cuore. A Sesshomaru, però, sembrava tutto il contrario. Come poteva un sentimento del genere renderlo più forte? Qualcosa, nel petto di Sesshomaru, ebbe un balzo. Sentimento? Davvero provava…un sentimento per quella donna?
I suoi pensieri, che si erano dipanati senza che la sua attività distruttrice avesse a subire il minimo rallentamento, furono improvvisamente troncati dalla vibrazione che scosse Tenseiga al suo fianco. Sesshomaru si disimpegnò e balzò su un albero, in un punto relativamente tranquillo. Posò una mano sull’elsa della spada. Essa vibrava nella sua mano in modo quasi disperato.
“Non capisco. Vuole essere usata?” si chiese Sesshomaru, perplesso. Alzò lo sguardo ad abbracciare la scaramuccia, che ormai era quasi vinta. “No. Sarebbe uno spreco.” si disse, comprendendo che non era quello ciò che Tenseiga stava cercando di dirgli. Ma allora perché vibrava così? Cosa stava cercando di comunicargli?
D’un tratto, capì.
“Anna è in pericolo.” pensò, avvertendo una strana sensazione di gelo. Come a volergli far capire di aver centrato il punto, Tenseiga smise di vibrare. Sesshomaru strinse le labbra e voltò le spalle alla battaglia. Si trovò di fronte il vecchio Tashiki.
«Sesshomaru-sama, dove andate? La battaglia è laggiù.» disse il vecchio inu-yokai. Sesshomaru gli fece un brusco cenno.
«Spostati.» gli ordinò.
«Sesshomaru-sama…non starete andando via?!- disse Tashiki, corrugando la fronte- E’ compito del generale comandare le armate di…»
Sesshomaru passò alle vie di fatto a scostò Tashiki con un violento spintone. Si rese conto che il vecchio non aveva il minimo odore di sangue, addosso. Cos’aveva fatto mentre gli altri combattevano? Gli faceva la predica quando lui stesso non aveva partecipato alla battaglia? In ogni caso, al momento la cosa non gli interessava. Aveva fretta. 
Corse via, inseguito dai richiami del vecchio Tashiki. Perché la voce di quel tizio gli suonava strana? Falsa? Non aveva tempo di pensare nemmeno a questo. Si limitò ad incamerare le sue strane impressioni sperando di avere tempo per rifletterci dopo. Iniziava a provare una strana sensazione di urgenza. Corrugò la fronte e corse più veloce verso il luogo in cui aveva lasciato Anna. Un brivido gli correva sulla pelle. Sentiva che era già tardi, era troppo lento, non sarebbe arrivato in tempo…
«Anna!» chiamò nel raggiungere il luogo in cui i fuochi da campo erano ancora accesi, pronunciando con coscienza il nome della donna per la prima volta. Non c’era nessuno, laggiù, nemmeno Jaken o Isuzu. Sesshomaru continuò a correre. Un odore di morte gli era arrivato alle narici e il sangue nelle sue vene minacciò di volersi fermare. Sguainò Tenseiga, pronto ad usarla se qualcosa o qualcuno avesse osato fare del male alla donna che lui...
«Anna!» esclamò di nuovo, quando sbucò dagli alberi nel luogo che era stato teatro della sua conversazione con la neko-yokai. Si bloccò dov’era ed ebbe a ringraziare il suo istinto per questo. Se avesse continuato a correre sarebbe entrato nel campo di forza che dominava una zona di almeno quattro metri di raggio…con chissà quali conseguenze.
Anna giaceva sull’erba, immota e pallida come morta. Per un istante, Sesshomaru pensò con gelido terrore che lo fosse, poi la sua mente gli ricordò il campo di forza e capì che lei era ancora viva. In stasi…ma viva. Quella forza che cercava disperatamente energia da assorbire proveniva da lei, senza alcun dubbio. Ma cos’era successo? Perché Anna si trovava in quella condizione? I suoi occhi si posarono sul pezzo di carta che Anna aveva sul petto, poi sul ricco abito che giaceva per terra poco distante. Aveva già visto quel vestito, ma fu l’odore, come sempre, a dargli la certezza. Isuzu Barashi. Di lei restava poco e niente, e ciò gli diede un’idea di come dovevano essere andate le cose. Isuzu Barashi aveva attaccato Anna con quel sigillo sacro preso chissà dove…Anna aveva assorbito le energie della principessa umana fino a distruggerne il corpo…poi aveva dovuto soccombere al potere del sigillo.
«Il Sigillo della Vita.» sibilò Sesshomaru tra i denti, sentendo un’ira malsana assalirlo. Sesshomaru conosceva quello strumento di morte per gli yokai, creato molto tempo prima da un monaco scomunicato di nome Tenchimaru. Il monaco aveva venduto i tre sigilli creati a Soichiro. Uno di essi aveva ucciso la madre di Sesshomaru, più di cento anni prima. Ora, la stessa arma era stata usata su Anna.
Un lampo rosso passò negli occhi di Sesshomaru, che strinse i pugni nel rendersi conto che tutto doveva essere stato orchestrato da Soichiro…o meglio, da Naraku. Solo lui avrebbe potuto fornire ad Isuzu Barashi un’arma simile, qualcosa che una volta usato non lasciava scampo. Anna non era ancora morta solo a causa del suo particolare potere, l’esatta antitesi di quello del Sigillo della Vita, ma la sua esistenza era appesa ad un filo. Sesshomaru riusciva a vedere come il terreno stesse diventando cenere sterile attorno a lei. Quando l’energia che la circondava fosse diventata insufficiente a tenerla in stasi, Anna sarebbe morta. Si sarebbe dissolta, probabilmente, perché anche se potente era pur sempre una yokai estremamente giovane. Nemmeno il potere di resurrezione di Tenseiga sarebbe servito a nulla. Se il Sigillo avesse portato a termine ciò per cui era stato creato, Anna sarebbe definitivamente morta.
Sesshomaru si costrinse ad avvicinarsi ad Anna più che poteva. Sentiva la forza di lei cercare disperatamente altra energia, qualcosa di più forte di ciò che riusciva ad assorbire dal terreno. Una vaga idea iniziò a formarsi nella mente di Sesshomaru, che però rimase dov’era, gli occhi fissi sul corpo immoto.
Una parte di lui gli stava consigliando di lasciare che il Sigillo della Vita facesse il suo dovere. Dopotutto, quella donna non prometteva di dargli altro che grane. Era già morta una volta, era un essere impuro nato dalla fusione dell’essere umano e del demone. Non era adatta ad essere la sua consorte. Lo stava indebolendo. Lo portava ad avere pensieri sbagliati, fuorvianti. Se fosse svanita dalla sua esistenza, tutto sarebbe tornato normale. L’avrebbe fatta pagare a Naraku, certo, ma…valeva la pena prendersi altro disturbo per quella neko-yokai?
«Non è ‘quella neko-yokai’.- si rispose da solo, in un sussurro amaro- E’ Anna. E’ Anna…e io voglio che viva.»
Era vero. Voleva che vivesse. Voleva che gli parlasse, che gli sorridesse, che si arrabbiasse e discutesse con lui con quel cipiglio che sotto sotto lo divertiva. Voleva capire il suo pensiero, sapere cosa provava. Voleva stringerla e sapere che sapore avevano le labbra che sempre più spesso lo avevano tentato. Voleva sentirle dire che sarebbe diventata la sua consorte. E se questo significava che provava qualcosa per lei, tanto peggio! Il tempo che aveva trascorso con lei, le occasioni in cui erano stati soli, le immagini già indelebili che gli turbinavano nella mente gli urlavano in tutte le terminazioni nervose che se l’avesse lasciata morire si sarebbe macchiato di un immondo crimine contro se stesso.
«Jaken!» chiamò, forte. Nessuno gli rispose. «JAKEN!» insistette Sesshomaru, cercando il suo servitore. Aggrottò la fronte quando si accorse che la bestia bicefala mancava. Dove se n’era andato Jaken in un momento simile?!
Non perse tempo a cercarlo. Tornò di corsa alla battaglia, terrorizzò un inu-yokai della Famiglia afferrandolo per la collottola e sottraendolo al suo combattimento, e trascinò il prescelto lontano dagli scontri.
«Se…Sesshomaru-sama!- balbettò l’inu-yokai, ancora più impaurito ora che vedeva la strana luce negli occhi del suo signore- Mi avete spaventato! Cosa…»
«Raggiungi Inuyasha. E’ sui colli degli okami-yokai. Ordinagli di venire qui con la sua donna, e che sia immediatamente.» disse Sesshomaru, gelido. L’inu-yokai si sorprese.
«Il principe Inuyasha?» chiese. Una mano di Sesshomaru gli si serrò con forza su una spalla, zittendolo.
«Deve portare qui la sua donna.- gli ripeté, socchiudendo gli occhi in un’espressione pericolosa- Vi converrà correre, perché se lei muore prima del vostro ritorno, vi ammazzo.»
L’inu-yokai deglutì a fatica. C’era un’ira repressa tale in quelle parole che non dubitò un istante della minaccia.
«Lei? Lei chi?» chiese solo, debolmente.
«Non ti interessa. Ora vai!» ringhiò Sesshomaru, con occhi divenuti rossi. Guaendo di paura, l’inu-yokai corse via, trasformandosi subito per poter correre più veloce. Sesshomaru lo seguì con lo sguardo per un attimo, poi cercò il vecchio Tashiki, che finalmente sembrava aver preso parte attiva agli scontri.
«Non uccidetene più. Fateli prigionieri. Non sprecatene uno.» gli ordinò.
«Sesshomaru-sama, cosa state…» mormorò Tashiki, che nella sua mente colpevole aveva già intuito lo scopo di quell'ordine.
«Non discutere e dirama l’ordine, o te ne pentirai. Portate i prigionieri al campo.» lo gelò Sesshomaru, prima di tornare indietro. 
Non avrebbe lasciato Anna a lottare da sola. Finché la miko non fosse arrivata, le avrebbe fornito lui l’energia necessaria a mantenerla viva.

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Capitolo 26
*** 26 - Cuore di demone ***


Author's note: Eccomi qua, reduce da una settimana in cui ho dovuto preparare (e fare) una lettura di fiabe per i bambini di un centro estivo, motivo per cui non ho potuto rispondere alle vostre recensioni. Chiedo venia e dichiaro pubblicamente che vi amo tutti!! ^___^ Ma torniamo alla tragedia che si sta consumando nell'accampamento di Nishi e ai nuovi sentimenti nel cuore (eh già...) del nostro Sesshomaru!

CAPITOLO 26

CUORE DI DEMONE

«Il prossimo.» ordinò Sesshomaru. I due inu-yokai annuirono e scomparvero tra gli alberi, tornando poco dopo con un prigioniero che si contorceva nella loro stretta. Un demone toro dagli occhi rossi…sembrava contenere abbastanza energia. Fece cenno di gettarlo all’interno del campo di forza. Quando il demone si accorse di cosa stava accadendo in quel luogo, cercò in tutti i modi di sfuggire ai suoi catturatori, scuotendo la testa possente mentre lanciava loro maledizioni e grattava il terreno con gli zoccoli in fondo alle gambe arcuate.
La resistenza non gli valse a nulla. Venne spinto all’interno del campo di forza. Sesshomaru poté quasi vedere come esso si allungava verso la nuova vittima per non farsela sfuggire. Lo yokai durò poco e si disfece in polvere. Sesshomaru corrugò la fronte. L’ostaggio si era rivelato meno utile del previsto.
«Andate. Vi chiamerò io.» disse, bruscamente. Gli inu-yokai si inchinarono e se ne andarono. Sesshomaru rimase solo, gli occhi fissi sul corpo immoto di Anna. Erano passati quasi due giorni dal momento in cui aveva trovato la neko-yokai in quelle condizioni e ancora non era arrivato nessun aiuto. Sesshomaru razionalmente capiva che sarebbe stato impossibile per Inuyasha e la sua donna arrivare fin laggiù in così poco tempo…ma la razionalità non aveva nulla a che fare con quello che sentiva in quel momento.
Anna era al limite. Il buon numero di ostaggi che la battaglia aveva fruttato le aveva consentito di resistere fino a quel momento, ma ormai la sua aura energetica era quasi al collasso. Dapprima, era necessario un sacrificio ogni mezz’ora. Ormai avrebbe dovuto ordinare di portare un ostaggio ogni cinque minuti. Attorno ad Anna, che sembrava dormire in mezzo all’erba, erano disseminate ossa e corpi mummificati. Gli yokai più giovani e meno potenti si disintegravano, mentre gli altri lasciavano dietro di sé spoglie commisurate alla loro potenza. Il problema era che l’energia, come entrava, usciva.
“Non resisterà fino a domattina.” pensò, e una sensazione di strazio gli afferrò le viscere.
Perché quella donna era diventata così importante per lui? Come aveva fatto a entrargli dentro in quel modo?
«Sai usare bene la magia, Anna.» mormorò, con un’ironia volta a se stesso. Sapeva bene che non si trattava di un incantesimo. Era semplicemente il risveglio di quel cuore che non aveva mai creduto di avere. Un risveglio brusco e orribile, visto che stava per perdere colei che era riuscita finalmente a toccarlo.
Sesshomaru si passò una mano sul volto. Cosa doveva fare? Se la miko non fosse arrivata in tempo, come avrebbe potuto salvare Anna?
Non avrebbe mai immaginato che la possibilità di perdere qualcuno potesse suscitare sentimenti tanto dolenti, stanchi e oscuri. Quando pensava che non avrebbe più rivisto quegli occhi azzurri, che lo avevano sempre guardato come se volessero scavargli nell’anima, sentiva le energie abbandonarlo. Ricordò il primo istante in cui i loro sguardi si erano incontrati, quando, seguendo Rin, aveva trovato la neko-yokai in fin di vita a causa di Naraku. Sesshomaru non aveva mai incontrato nessuno che avesse affrontato il suo sguardo senza cedimenti, con limpida sincerità e totale mancanza di timore. Naraku e le sue trame avevano chiuso quegli occhi.
Naraku, sempre Naraku! Era già la terza volta che quel bastardo tentava di portargli via Anna! Sesshomaru strinse i pugni fino a ferirsi i palmi con le unghie, sentendo montare odio e rabbia. Aveva un bisogno quasi disperato di uccidere, di affogare nel sangue quel dolore sordo e ottundente che lo aveva afferrato al cuore. Nel sangue avrebbe forse potuto scordare la liscia superficie della schiena di Anna sotto la luce lunare, il suo sorriso mentre camminava nella valle che era sempre stata il suo eremo nascosto, il dolce calore della carne che nascondeva un cuore che batteva forte, così forte…
“Senti, Sesshomaru? Questo è l’effetto che mi fai. Questo è quello che provo quando ti sto vicino, o mi parli, o ci sfioriamo per caso. E’ così anche quando litighiamo.” aveva detto lei. Aveva le gote arrossate. I suoi occhi rilucevano. Le sue labbra tremavano leggermente. In quel momento, la sua bellezza aveva rasentato la trascendenza.
«Portatene un altro!» ordinò Sesshomaru, rimanendo a capo chino, senza che le sue emozioni disperate trapelassero dal tono di voce. Un altro sacrificio. Ma a che poteva servire? Era finita, Anna sarebbe morta entro la nottata e lui avrebbe fatto meglio a venire a patti con questa realtà. Sesshomaru si chiedeva come si potesse continuare a vivere provando un tale senso di perdita.
«Sesshomaru!»
L’inu-yokai alzò bruscamente il capo nel sentirsi chiamare. Aveva riconosciuto la voce. Era il monaco! Si alzò in piedi con un movimento fulmineo, mentre gli inu-yokai gettavano il sacrificato nel campo di forza.
«Ne rimangono solo un paio, Sesshomaru-sama.» lo avvisò uno di loro, ma Sesshomaru quasi non lo ascoltò. In quel momento, il monaco e la principessa dei Tajiya sbucarono dal folto, fermandosi di botto quando si avvidero di ciò che era successo in loro assenza.
«Per il Buddha…cos’è accaduto ad Anna?!» sbottò Miroku, attonito. Sango si portò le mani alla bocca, scioccata. Anna era sdraiata fra una massa non indifferente di scheletri e mummie incartapecorite. Fece per raggiungere l’amica e controllare le sue condizioni, ma Miroku la fermò stendendole davanti lo shakujo.
«No, Sango…» mormorò.
«Non vi conviene fare un altro passo, se non volete morire.» aggiunse Sesshomaru, avvicinandosi a loro. Sango guardò Miroku e l’inu-yokai, perplessa.
«C’è un campo di forza. Finiresti come i corpi che vedi qui…o peggio.- le spiegò Miroku con voce atona, avendo afferrato la situazione- Sesshomaru, cos’è successo?»
Sesshomaru si limitò ad indicare il corpo di Anna, lasciando che gli occhi di Miroku cogliessero da soli la presenza del sigillo. Lo sentì imprecare tra i denti.
«Un sigillo sacro!- mormorò il monaco- E potente, anche!»
«E’ un atto di Naraku, portato tramite Isuzu Barashi approfittando di un momento in cui mi trovavo altrove.» disse Sesshomaru, con voce secca.
«Quella Isuzu Barashi…- sbottò Sango- Sapevo che avrebbe combinato qualcosa, me lo sentivo! Dov’è ora quella traditrice?»
«Morta.» tagliò corto Sesshomaru. Miroku corrugò la fronte.
«Quello non è un normale sigillo. Anna è potente, questo campo di forza lo dimostra in pieno. Per essere ridotta in questo stato quello deve trattarsi di…»
«Il Sigillo della Vita.- finì per lui Sesshomaru, che a suo modo di vedere avevano perso già abbastanza tempo in chiacchiere- Ciò che mi preme sapere è se puoi toglierlo, monaco.»
Miroku rifletté un istante, incupendosi in volto, poi scosse il capo. Sango notò una singolare espressione di pena passare negli occhi dell’inu-yokai.
«Posso cercare di mantenere stabile la sua aura, però non so quanto durerà.- mormorò Miroku- Noto che le hai continuamente fornito energia.»
«Le riserve stanno finendo. Stavo per ordinare un attacco, in modo da recuperarne altre. In ogni caso, in queste condizioni, sacrifici o meno, non supererà la notte.» fu la fredda replica di Sesshomaru. Miroku lo guardò, un po’ disturbato da quella gelida analisi della situazione, poi si accorse del tormento con cui Sesshomaru continuava a guardare Anna e si stupì. La situazione tragica sembrava aver portato qualcosa alla luce, nell’animo di Sesshomaru.
«Sesshomaru, lascia che io mi concentri per qualche attimo. Mi metterò laggiù a pregare e con le forze di cui dispongo dovrei riuscire a contenerla, e con ciò a mantenerla in vita, almeno fino a domani a mezzogiorno.- gli disse con tono gentile- Jaken sarà già arrivato da Inuyasha e sono certo che Kagome…»
«Jaken?!» chiese Sesshomaru, piuttosto sorpreso. Sango annuì.
«Lo abbiamo incontrato questa mattina. Stava volando a tutta velocità verso le colline degli inu-yokai. Sapeva che ad Anna era successo qualcosa di terribile e desiderava chiamare Kagome in soccorso. Allora non l’hai mandato tu?» raccontò, un po’ incredula nel ripensare all’agitazione del demone rospo. Jaken non era mai stato molto affezionato ad Anna, ma aveva agito con prontezza in quella situazione, soprattutto se davvero si era mosso per conto suo e non sotto ordine di Sesshomaru. Sango e Miroku non erano riusciti a strappargli più di qualche parola, da tanta fretta aveva. Inoltre, sembrava avesse paura di essere seguito. «A quest’ora li avrà raggiunti e, se i nostri amici sono veloci, potrebbe esserci ancora speranza.» finì, decidendo di soprassedere alla strana condotta di Jaken.
«Sono certo che Kagome potrà salvare Anna. Il suo potere spirituale è stato in grado di purificare persino la Shikon no Tama. Ora, se non vi dispiace, mi do da fare. Non c’è tempo da perdere.» disse Miroku, allontanandosi un po’ per sedersi a terra ai limiti della zona di sicurezza e chiudersi in meditazione. Sango, rimasta sola con un Sesshomaru cupo e silenzioso, rammentò di avere qualcosa per il Signore di Nishi. Gli tese le due wakizashi, l’una con l’elsa dorata e l’altra azzurra.
«Queste sono le spade forgiate da Totosai.- gli disse- Seishin e Seishitsu. La prima dovrebbe aiutare Anna ad assorbire le energie altrui e la seconda a potenziare i suoi colpi energetici mantenendo comunque stabile la sua yuki.»
Sesshomaru prese le spade e le osservò, chiedendosi in un angolo della mente se Anna avrebbe mai fatto in tempo ad usarle. Su entrambe aleggiava l’odore di lei, inalterato nonostante il lavoro della forgia. Dopotutto, esse erano nate da due artigli di Anna e da gocce del suo sangue.
«Secondo il vecchio Myoga, inoltre, il sangue di Anna diventerà stabile, con il tempo, facendo di lei una yokai a tutti gli effetti.» continuò Sango, poi spostò lo sguardo sul corpo immobile. «Spero che Kagome faccia in fretta. La sua morte sarebbe maledettamente ingiusta.» mormorò.
«Tutto questo non resterà impunito.» disse Sesshomaru, senza essere davvero conscio della presenza di Sango, mentre posava una mano sull’elsa di Tenseiga. Dal lampo rosso che gli passò negli occhi, Sango si sentì lieta di non avere alcuna responsabilità in ciò che era accaduto.

***

Miroku resistette tutta la notte, poi la fame di Anna cominciò a sgretolare gli effetti della sua concentrazione e il campo di forza tornò a crescere. Fecero portare gli ultimi nemici catturati la notte precedente e Miroku cercò di gestire lo scambio di energia in maniera da renderlo più lento e regolare. L’operazione non fu facile e non ebbe un effetto importante: entrambi i demoni in questione erano di basso livello. Sesshomaru fu persino tentato di sacrificare i due inu-yokai della Grande Famiglia, ma già da qualche tempo essi erano tornati a combattere ad est.
«Avrebbe bisogno di energia di migliore qualità…anche se questo modo di usare i nemici mi turba abbastanza.» disse il monaco, pallido e stanco.
«Quanto può resistere?» chiese Sesshomaru, che non si era mai allontanato dai paraggi. Sango, poco distante, si era addormentata dopo la lunga veglia. Accanto a lei giacevano le due wakizashi, del tutto dimenticate.
«Fino a mezzogiorno al massimo, fornendole ancora un po’ di energia. Dove potremmo ottenerla, però?- sospirò Miroku- Non ti nasconderò che inizio a diventare pessimista, Sesshomaru. Inuyasha dovrebbe correre come se avesse il diavolo alle calcagna per arrivare in tempo, e…sinceramente non credo riuscirà a farcela.»
Sesshomaru serrò le labbra in una linea sottile. In quel mentre, un componente della Grande Famiglia si palesò, inchinandosi brevemente al suo signore.
«Sesshomaru-sama, perdonate il disturbo, ma Tashiki-sama chiede il vostro intervento.» disse, svegliando bruscamente Sango.
«Di che parli?» chiese Sesshomaru, brusco.
«Sesshomaru-sama, la battaglia si è spostata sul territorio di Higashi. Stavamo  guadagnando terreno e Tashiki-sama teme che…»
Sesshomaru corrugò la fronte. Se la battaglia era in territorio di Higashi, significava che ormai la sua armata era troppo lontana per fare la spola e portare nuovi nemici da sacrificare.
«Non mi seccare. Ho altro da fare.- ordinò all’inu-yokai, con la mente altrove- Torna alla battaglia, e alla svelta. Se avete bisogno della balia per combattere i demoni di Higashi, significa che il Nishi è popolato da idioti senza spina dorsale.»
«Sesshomaru-sama…il fatto è che pare sia stato avvistato Soichiro!» disse l’inu-yokai, agitato. Questo gli valse, finalmente, l’attenzione dei presenti.
«Soichiro?!» sibilò Sesshomaru fra i denti, socchiudendo gli occhi in un’espressione pericolosa.
«Ma…Naraku non l’aveva sconfitto?» sbottò Sango, attonita.
«Sei sicuro che si tratti di Soichiro?» chiese Sesshomaru, stringendo inconsciamente i pugni.
«Il nemico avvistato è un gigantesco moko-yokai dal pelo dorato che riduce in cenere tutto quello che gli sta attorno, alleati e nemici.» disse il sottoposto, annuendo.
«E’ lui. Com’è possibile?» ammise Miroku.
«Non importa come sia possibile. E’ arrivato il momento di ucciderlo, finalmente.» mormorò Sesshomaru, facendo per andarsene. Aveva la possibilità di uccidere l’odiato nemico! Finalmente lui e Tenseiga avrebbero posto fine alla vita di colui che aveva ucciso suo padre!
«Sesshomaru! E Anna?» lo richiamò Miroku. Il cuore di Sesshomaru perse un battito e il suo spirito combattivo si congelò. Già…e Anna? Mentre lui andava a combattere Soichiro, lei sarebbe morta. Non aveva più energia da assorbire. Il terreno attorno a lei era ridotto in cenere sterile. Non avevano più nemici da sacrificare e il campo di forza aveva quasi raggiunto il suo limite. Se le avesse voltato le spalle adesso, avrebbe potuto dire addio a quei nuovi sentimenti nel suo cuore, perché colei che li aveva suscitati non ci sarebbe stata più. Non l’avrebbe vista mai più.
L’inu-yokai si voltò. I suoi occhi registrarono vagamente i due visi pallidi in attesa della sua risposta, poi si spostarono sul corpo immoto di Anna. Dalla sua pelle era scomparso ogni colore. Il suo odore si era modificato, avvicinandosi a quello della morte. La neko-yokai era al limite. Sembrava una bambola di porcellana…già un oggetto, non più una persona.
«Sesshomaru, senza altra energia Anna morirà entro un’ora.» disse Miroku, con voce bassa e rauca. Sesshomaru annuì, riconoscendo la verità in quelle parole. Nel suo animo avvenne una breve e intensa lotta, poi il suo volto prese le linee marmoree della decisione.
«Hai detto che le ci vorrebbe un’energia vitale di migliore qualità.- disse, guardando Miroku e attendendo che lui annuisse- Come gliela forniresti?»
«Io…avrei bisogno di un contenitore, o più di uno.- disse Miroku, preso alla sprovvista- Sigillerei all’interno l’energia del demone in questione e la fornirei ad Anna centellinandola. A seconda del tipo di energia, potrei guadagnare ancora dalle tre alle sei ore.»
Sesshomaru si voltò verso l’inu-yokai.
«Vai al campo che abbiamo abbandonato. Porta qui tutti i recipienti che riesci a trovare. I ningen di norma se ne portano dietro parecchi.» gli ordinò.
«Ma…Sesshomaru, non abbiamo energia da metterci dentro!» disse Sango, preoccupata.
«C’è la mia.» disse lui, sbalordendoli.
«COSA?!- sbottarono in coro, poi Miroku proseguì- Sesshomaru, in questo modo non potrai combattere contro Soichiro!»
«Certo che sì. Io sono il Grande Sesshomaru. Sono in grado di fare ciò che devo, in qualsiasi forma io mi trovi.» disse lui, gelido e sicuro di sé. Una sua occhiata frenò altre proteste. «Mi toglierai energie finché non ti dirò di fermarti, monaco. Me ne rimarranno comunque abbastanza per fronteggiare Soichiro. Io sono il Signore di Nishi, non un demone qualunque. Farò guadagnare ad Anna quelle cinque o sei ore. Inuyasha e la sua miko dovranno arrivare per tempo, o la loro vita non varrà più di un pezzo di carta.»
Attesero in silenzio il ritorno dell’inu-yokai della Grande Famiglia, il quale portò tutti i recipienti che gli fu dato di trovare prima di essere congedato. Miroku cercò ancora di discuterne con Sesshomaru, ma lui non glielo permise. Aveva fretta, sia per Anna che per Soichiro. Il monaco si rassegnò e iniziò la procedura per sottrarre l’energia maligna a Sesshomaru.
Sotto gli occhi attoniti di Sango, Miroku continuò a riempire recipienti e a sigillarli, uno via l’altro, senza che Sesshomaru sembrasse soffrire mutamenti. Quanto era forte il Signore di Nishi? Quanta potenza aveva la sua yuki?! In proporzione, quello stanco sembrava Miroku. Il monaco era sempre più pallido e gocce di sudore gli rigavano la fronte. Infine, Sango iniziò ad avvertire un cambiamento, pur con i suoi sensi non allenati. D’improvviso, i capelli di Sesshomaru annerirono alla radice e il colore corse come inchiostro per tutta la lunghezza dei suoi capelli.
«Basta, monaco.» ordinò con voce ferma, e Miroku cessò di pregare, sigillando l’ultimo contenitore e detergendosi il sudore dalla fronte con un sospiro tremulo. Sesshomaru si voltò verso Sango e la principessa guerriera si accorse con un sobbalzo dei cambiamenti avvenuti in lui. I suoi capelli erano neri e gli occhi ambrati erano diventati blu. Sulla pelle del suo viso non c’era traccia dei segni che lo classificavano come demone fin dalla prima occhiata. Quello che le stava davanti sembrava un essere umano, non un demone. Le ricordò Inuyasha, ai tempi in cui ancora soffriva dei mutamenti che erano la maledizione degli hanyo.
«Tu, principessa dei Tajiya. Prestami il tuo demone gatto.» le ordinò Sesshomaru, che in autorità non sembrava aver perso una virgola.
«Kirara? Sì, ma…» mormorò lei, facendo cenno al demone di trasformarsi. Sesshomaru salì in groppa a Kirara, che non parve troppo disturbata dalla cosa.
«Portami alla battaglia.» le ordinò.
«Ah…ma Sesshomaru, vuoi davvero andare ad affrontare Soichiro in queste condizioni?» tentò di protestare Sango. Sesshomaru nemmeno l’ascoltò. Kirara si alzò in volo e i due scomparvero oltre le cime degli alberi.
«Sono sbalordito.- disse Miroku, attirando l’attenzione di Sango- Anzi, la parola sbalordito non rende ciò che provo.»
Sango si toccò la fronte, a sua volta confusa e un po’ stordita dagli ultimi avvenimenti.
«Si è privato della sua energia…per salvare Anna.» mormorò.
«Nel momento in cui gli viene proposta la battaglia che ha sempre agognato.» aggiunse Miroku, iniziando a posizionare il primo vaso verso Anna.
«Ce la farà in quelle condizioni?» disse Sango, preoccupata, andando a sedersi accanto a Miroku.
«Lo spero. Il suo orgoglio non gli permette la sconfitta…e al momento le sue forze si riducono a poco più che a quello. Non so se ha pensato davvero ai pro e ai contro di ciò che mi ha chiesto.» mormorò lui, con una smorfia.
«L’ha fatto per salvare Anna.- disse Sango, ancora incredula, mentre l’energia di Sesshomaru iniziava a fluire nel campo di forza della neko-yokai- E’…è incredibile. E meraviglioso, da parte sua.»
«Credo alla fine si sia innamorato di lei, che se ne sia accorto o meno.- ammise Miroku, poi sospirò- Speriamo che finisca tutto bene, Sango. Quando Inuyasha e Kagome arriveranno, non vorrei dover dire loro che è troppo tardi…sia per Anna, che per Sesshomaru.»

***

Una voce dentro di lui continuava a dargli dello stupido. Cosa diavolo gli era saltato in mente? Aveva finalmente la possibilità di sconfiggere Soichiro e si riduceva a poco più di un essere umano per tentare di mantenere in vita una donna?!
Era esattamente ciò che aveva fatto…e per quanto quella voce continuasse a urlargli nella testa, al momento non ne era pentito. Lo seccava soltanto dover ricorrere alla cavalcatura della principessa Tajiya per andare in battaglia.
«Laggiù.» ordinò al demone gatto che cavalcava, indicando la battaglia furibonda che si stava svolgendo su un ripido pendio. Tutt’attorno alla battaglia, era un rogo. Le fiamme rosseggiavano e si levavano alte, attaccandosi a tutto ciò che trovavano. Si udivano grida di guerra e strilli di dolore. Perfino da dove si trovava, Sesshomaru riusciva a vedere i corpi in fiamme che correvano alla cieca per il campo di battaglia, prima di accasciarsi al suolo. Su tutto quello sfacelo, torreggiava la Tigre dell’Est.
Soichiro era gigantesco. Sferrava zampate che scagliavano da parte demoni e uomini come fossero formiche. Azzannava ciò che poteva, maciullando le vittime tra le zanne. Tutto il suo corpo emanava un calore tale da far vibrare l’aria, anche quando non scagliava fuoco dalle fauci. Sesshomaru non ne rimase impressionato. Aveva già visto Soichiro combattere e lo aveva già affrontato. Gli dispiaceva soltanto non essere in grado di colpirlo con un Meidozangetsuha completo…ma anche la falce di luna sarebbe stata sufficiente a spedire la dannata tigre all’inferno.
Lui e Kirara volarono rasente il suolo, evitando i roghi e il fumo nero. Quando passarono sopra agli inu-yokai della Grande Famiglia, Sesshomaru avvertì il loro panico nel vederlo ridotto in quelle condizioni. Del resto, il loro stato d’animo non gli interessava. Quando furono abbastanza vicini a Soichiro, Sesshomaru balzò dalla groppa di Kirara e si erse davanti a Soichiro, che al momento stava masticando una manciata di demoni della sua stessa armata, girato dalla parte opposta.
Sesshomaru corrugò la fronte. Perché Soichiro si stava dando ad un massacro incontrollato? La vecchia tigre aveva più discernimento, di solito, e quando possibile non scendeva mai in battaglia in prima persona…In quel momento, Soichiro fiutò il suo odore e si voltò di scatto. La lunga coda sferzò l’aria con un movimento nervoso mentre gli occhi bui di Soichiro si posavano sulla figura di Sesshomaru, immobile in tutto quel caos. Fu guardandolo negli occhi che Sesshomaru capì: Soichiro non era in sé. La mente razionale del moko-yokai era stata spazzata via, lasciando soltanto istinto omicida e sete di sangue. Non aveva davanti il Signore di Higashi, ma una bestia demoniaca dedita al massacro.
“Opera di Naraku. L’ha davvero soggiogato, dopotutto.” pensò Sesshomaru. Si sentì defraudato e storse le labbra in una smorfia, mentre Soichiro stesso gli mostrava le zanne colanti sangue. Non era la stessa cosa, per lui, uccidere Soichiro in quelle condizioni. “Immagino che nemmeno per lui sarebbe stato ugualmente soddisfacente uccidermi nelle condizioni in cui sono ora.- si disse, posando la mano sull’elsa di Tenseiga- Comunque sia, è ora di concludere.”
«Il tuo tempo è finito, Soichiro!» disse, sguainando la spada. Il moko-yokai spalancò le fauci in un ruggito possente che fece vibrare gli organi interni di Sesshomaru, poi spiccò il balzo.
«Meidozangetsuha!» esclamò Sesshomaru, menando il fendente. Fu nell’attimo stesso in cui compiva il movimento che si accorse di due cose: il suo fiuto non gli stava mostrando la via per il Meido…e Tenseiga non rispondeva al colpo che stava sferrando! Il sangue gli si gelò nelle vene mentre comprendeva, in un lampo di fredda e terrificante lucidità, che l’energia demoniaca rimastagli in corpo era insufficiente per gestire il potere di Tenseiga.
Poi, Soichiro gli fu addosso.

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Capitolo 27
*** 27 - La tecnica completa ***


Author's note: Abbiamo lasciato Sesshomaru e Anna in una situazione molto brutta. Come dite si risolverà?

CAPITOLO 27

LA TECNICA COMPLETA

Aveva sottratto al proprio corpo troppa energia! Dov’era il suo fiuto? Dov’era il suo istinto? Senza era come cieco e intorpidito, e infatti Tenseiga giaceva inerte nella sua mano. Il Meidozangetsuha, per quando incompleto, era al di là della sua portata. Troppo tardi la sua mente ricordò come Inuyasha, nelle notti in cui diventata umano, si sforzava invano di usare il potere di Tessaiga. Lui vi aveva visto un motivo in più per disprezzare il fratello minore.
Sesshomaru si riscosse dallo sgomento che l’aveva come pietrificato e si gettò di lato, sfuggendo per un soffio alle grinfie di Soichiro. Si rialzò e corse, spiccando un altro balzo e rotolando sull’erba quando Soichiro tentò di dargli un’altra zampata micidiale. Sesshomaru si rialzò in piedi di scatto e per un istante fu tentato di colpire Soichiro usando Tenseiga come una semplice lama, prima di ricordare che la spada non poteva uccidere né ferire. Imprecando tra i denti, Sesshomaru si rese conto di essere disarmato e inerme. Non poteva usare la sua spada e la trasformazione gli aveva tolto zanne e artigli, senza parlare del veleno. Così si era ridotto il Grande Sesshomaru?!
Soichiro interruppe i suoi pensieri scagliandogli contro una palla di fuoco. Sesshomaru la evitò per un soffio, ma il calore lo investì e gli scottò il braccio destro, facendogli perdere la presa su Tenseiga. La spada giacque in mezzo al fuoco, che si erse come una barriera rovente fra lui e la sua eredità mentre cadeva pesantemente di schiena.
Quanto era diventato debole e ottuso il suo corpo? Era questa la vita che facevano gli esseri umani e gli hanyo? Sesshomaru sapeva di essere comunque più forte di un ningen,  anche in quelle condizioni, ma la differenza tra il suo normale potere e quella sorta di via di mezzo era frustrante e lo accecava dall’ira e dal disgusto per se stesso. Come si era ridotto, a causa di una donna?!
Si rialzò e corse, conscio che senza un’arma poteva dirsi morto. Evitò un’altra sfera di fuoco, che gli strinò i capelli neri, dirigendosi verso i corpi carbonizzati dalla lotta precedente il suo arrivo. Qualcuno di quei cadaveri doveva pur essersi lasciato dietro una spada, una lancia…Aveva bisogno di un’arma! L’onda d’urto del ruggito di Soichiro lo colpì alla schiena, facendogli perdere contatto con il terreno e gettandolo a terra. Sesshomaru si trovò a guardare in faccia il volto nero e scarnificato di un essere umano. Ignorando le orribili spoglie, afferrò l’alabarda annerita che giaceva lì accanto e la sollevò, appena in tempo per intercettare le unghie micidiali di Soichiro, che incombeva su di lui.
Vi fu uno sgradevole stridio metallico quando gli artigli della tigre e il metallo dell’alabarda si incontrarono. Sesshomaru strinse i denti, cercando di contrastare con la sua misera forza la pressione della zampa che voleva schiacciarlo. L’alabarda vibrò, minacciando di spezzarsi, e le sue braccia tremarono nello sforzo. Soichiro si preparò a carbonizzarlo lì dove stava, quando il demone gatto Kirara volò sulla testa di Soichiro e gli azzannò furiosamente un orecchio. La tigre ruggì e scrollò il capo per liberarsi della scocciatrice, e Sesshomaru approfittò della sua distrazione e della minore pressione della zampa incombente di lui per sferrare un colpo ad arco con l’alabarda, ferendo il moko-yokai.
Soichiro si fece indietro, emettendo un suono di dolore e ira, e Sesshomaru cercò di approfittare dell’azione di disturbo di Kirara per incalzare la vecchia tigre. La ferita che aveva inflitto al moko-yokai era ridicola, poco più che un graffio. Occorreva fare di meglio. Sesshomaru corse sulla zampa di Soichiro, mentre Kirara evitava le zanne micidiali, diretto verso la grossa testa. Se fosse riuscito a spingergli quella alabarda attraverso l’occhio, e poi nel cervello, forse…
Soichiro non gli diede il tempo di arrivargli alla spalla. Pur guidato dall’istinto e non dalla ragione, sapeva che il suo vero nemico era quell'inu-yokai dall’apparenza debole. Il suo naso sapeva riconoscere il nemico di sempre  anche in una simile condizione. Soichiro si sollevò sulle zampe posteriori, ricadendo poi bruscamente. Sesshomaru fu scagliato via dal contraccolpo, e lo stesso accadde a Kirara. Soichiro colpì Sesshomaru con una zampata, due, tre, come se stesse giocando con un topo. L’inu-yokai si difese con l’alabarda, ma il manico di legno infine si spezzò tra le sue mani.
Soichiro si scagliò a fauci aperte su Sesshomaru, deciso a finirlo. Kirara atterrò accanto a Sesshomaru, che si aggrappò al suo collo e fu sollevato in volo appena prima che le zanne di Soichiro si chiudessero su di lui.
Sesshomaru si issò in groppa a Kirara, stordito e nauseato di se stesso. Non ci riusciva. Era troppo, troppo debole in confronto al suo nemico! Doveva tornare dal monaco e farsi restituire l’energia demoniaca, altrimenti…
“Allora lascerai morire Anna?” disse una voce dentro di lui, gelandolo. Un colpo improvviso lo scaraventò dalla groppa di Kirara, e mentre cadeva nel vuoto udì il ruggito di dolore del demone gatto, poi la grande zampa di Soichiro gli piombò addosso con tutta la sua forza. Il colpo lo raggiunse in pieno, gli tolse il fiato e lo scagliò ad una certa distanza. Andò a sbattere la schiena contro una roccia, vicino al rogo che ancora consumava la vegetazione attorno alla sua spada.
Il dolore fu obnubilante. Qualcosa si ruppe nel suo petto e il sangue gli sprizzò dalla bocca. Si accasciò ai piedi della roccia, mentre Soichiro si avvicinava lentamente, ringhiando. Le costole. Costole rotte. Danni ai polmoni. Respirava a malapena. tentò di alzarsi, ma sembrava che fosse un movimento al di là della sua portata. Era quello ciò che provavano gli esseri deboli? Era quella la morte che li attendeva? E lui, il Grande Sesshomaru, che aveva sempre disprezzato gli esseri deboli, stava per morire come uno di loro?! Il calore rovente dell’incendio gli asciugava il sudore sulla fronte e gli seccava la bocca, rendendogli ancora più difficile respirare.
“Sto…per morire?” si chiese, ancora incredulo della piega presa dagli eventi. Tutto per quella donna…tutta colpa di quella donna! Se solo non avesse preso la malsana decisione di mantenerla in vita sacrificando la propria energia, non avrebbe dovuto subire un’umiliazione simile! Se solo non l’avesse mai incontrata! Un cuore umano che l’avrebbe reso più forte? L’aveva invece reso debole, così debole che gli veniva da vomitare! Dannazione a suo padre, alla profezia e agli occhi azzurri di quella dannata…
Quegli occhi che stava maledicendo gli schiarirono la mente come un sorso d’acqua fresca capace di scacciare il calore rovente. Riempirono la sua testa come se Soichiro non stesse per porre fine alla sua vita. La rivide davanti a lui, sorridente, piena di vita. Ricordò la sensazione di strazio che l’aveva colto al pensiero di non poterla più vedere così, al pensiero della sua morte…Perché provava per lei qualcosa di così forte? Perché anche adesso pensava a lei?
“Io…la amo?” si chiese, avvertendo una nuova forza scorrergli lungo le membra mentre accettava quella rivelazione. Sollevò lo sguardo appannato verso l’incendio. Gli sembrava che, pur abbandonata là in mezzo, Tenseiga lo stesse chiamando. Sesshomaru strinse i denti. Stava forse per arrendersi? A tanto si era ridotto?! No, si rifiutava anche solo di pensare alla sconfitta!
Anna, pur non essendo forte quanto lui, pur avendo subito un attacco che per chiunque altro sarebbe stato micidiale, stava cercando con tutte le sue forze di mantenersi in vita. Come poteva lui piangere miseria sui risultati delle proprie decisioni, finché ancora il suo cuore batteva? Lui non poteva e non doveva arrendersi. Avrebbe conquistato Higashi con le sue sole forze. Voleva vedere cancellato il dominio dei suoi dannati nemici. Inoltre, voleva ascoltare quelle famose parole uscire dalla bocca di Anna e voleva vederla sorridere. Immaginava la luce di trionfo e orgoglio nei suoi occhi una volta saputo che il Grande Sesshomaru aveva finalmente ucciso Soichiro.
“Mi preme così tanto sapere che lei ne sarà felice…- si disse, quasi divertito nello scoprire quella parte di se stesso finora sconosciuta- Devo essere davvero impazzito.”
«Qualunque forma io abbia…sono sempre Sesshomaru.» si disse ad alta voce. Erano passati pochissimi istanti dal suo impatto contro la roccia, ma ora si sentiva di nuovo se stesso. Aveva di fronte l’odiato nemico. Aveva la possibilità di vendicare la morte di suo padre una volta e per sempre. Perché esitava?
D’improvviso, racimolò tutte le energie che gli erano rimaste e si tuffò nel fuoco, sorprendendo il moko-yokai. Le fiamme gli strinarono i capelli e i vestiti, gli fecero scottare la pelle, ma i suoi occhi rimasero su Tenseiga infilzata al suolo anche quando sentì di non poter più tirare un solo respiro. Le sue mani si chiusero sull’elsa rovente, ma Sesshomaru ignorò anche il dolore dei palmi che si ustionavano al contatto, anche le fiamme che cominciavano a levarsi dalle sue vesti.
La spada pulsò a ritmo con il battito del suo cuore e finalmente tutto divenne chiaro agli occhi di Sesshomaru, come se la spada stessa gli avesse prestato sufficiente energia demoniaca in risposta a ciò che aveva letto nel suo animo.
«Lo vedo!- esclamò Sesshomaru, sollevando la spada mentre Soichiro gli correva incontro a fauci spalancate- Meidozangetsuha!»
Una perfetta luna oscura apparve alle spalle di Soichiro, balzato in aria e incombente su di lui come un orrendo incubo di morte. Fu un istante di feroce soddisfazione, di orgoglio per se stesso, quando quel buco oscuro apparve al suo comando. Poi, Soichiro venne aspirato nel buio, sottratto al mondo dei vivi dalla terribile attrazione esercitata da quello dei morti. Sesshomaru vide negli occhi della tigre abbastanza discernimento da permettergli di capire cosa gli stava succedendo. Un’altra soddisfazione. Non avrebbe avuto alcun sapore uccidere un Soichiro del tutto privo di pensieri coerenti.
In quei brevissimi secondi, una figura umana sfrecciò attraverso la luna oscura mentre il moko-yokai veniva risucchiato, e Sesshomaru corrugò la fronte, in quanto non si era aspettato presenze al di là della tenebra. Poi, il cerchio si chiuse. Sul pendio ora silenzioso restavano solo lui e Kirara, che zoppicava nella sua direzione, ferita.
«Ce l’ho…fatta.» mormorò con l’ultima aria rimastagli nei polmoni, fissando la spada lucente che teneva in mano, inconscio delle fiamme sempre più alte che lo circondavano. Non riuscì a prendere il respiro successivo e il mondo si oscurò ai suoi occhi. Cadde a terra, sforzandosi di non perdere conoscenza mentre tutto vorticava furiosamente nel suo cervello, poi udì una voce conosciuta: «SESSHOMARU!»
“Inuyasha…è qui?- si disse- Allora forse Anna è salva.” Al momento anche quello gli sembrava remoto. Il corpo smise di rispondergli.
«Ehi! EHI! Come sei conciato?! Dannazione, vai a fuoco! Idiota, svegliati! Ma tu guarda…» ringhiò Inuyasha, inginocchiandoglisi accanto. Sesshomaru avvertì vagamente le mani del fratello minore che lo scuotevano, poi un tessuto gli fu gettato addosso. Le fiamme si spensero. «Sesshomaru, se muori ti ammazzo!- disse Inuyasha, frenetico, cercando di voltarlo in maniera da permettergli di respirare- Coraggio, vedrai che tra poco starai meglio! Dannazione, dov’è la tua vanagloria, quando serve?!»
“Salvato…da Inuyasha. Ridicolo.” pensò ancora Sesshomaru. Per quanto si sforzasse, non riuscì a inalare aria sufficiente nei polmoni. Svenne.

***

Recuperò i sensi un paio d’ore dopo e si trovò in un luogo tranquillo, circondato da sguardi irritanti. Suo fratello, il monaco, Jaken…una vera e propria riunione di scocciatori.
«Che avete da guardare?» ringhiò, seccato. La facilità con cui pronunciò le parole lo avvertirono che i danni alle costole stavano rientrando.
«Feh! Sveglio e di pessimo umore. Sta benissimo.» disse Inuyasha, posando il mento su una mano e guardando altrove, come un bambino che tiene il broncio. La sua casacca rossa era annerita dal fuoco e Sesshomaru capì che il fratello gliel’aveva gettata addosso per spegnere le fiamme. Patetico. Un sorrisetto di scherno per se stesso gli comparve sulle labbra.
«Sesshomaru-sama, cosa vi è accaduto? Siete ferito, e…e…» balbettò Jaken. Dalle sue parole, Sesshomaru dedusse di essere ancora in forma quasi umana. Gli pulsavano le mani ustionate. Dopotutto, aveva afferrato Tenseiga in mezzo a quel rogo…
L’immagine gli schiarì del tutto la mente. Si voltò verso il monaco così di botto da avvertire una fitta al costato.
«Anna. Dov’è? E’ sveglia?» chiese, febbrile. Miroku scosse il capo.
«Kagome è arrivata poco dopo che te ne sei andato tu, ed è una fortuna, perché nonostante la tua energia non ero sicuro di poter mantenere Anna in vita. Era al limite. Kagome ha rimosso il Sigillo e l’ha salvata. Sta bene, ma è debole e non penso sia già sveglia.» rispose, con un sorriso rassicurante, facendogli un gesto. Seguendo la direzione del suo dito, Sesshomaru vide, poco distante, Kagome e Sango inginocchiate ai due lati della persona che stavano assistendo. Le due donne erano voltate verso di lui, ascoltando la conversazione. Sango teneva in braccio Kirara, tornata in forma di gattino dopo le ferite ricevute. Tra di loro, inconfondibile nella sua veste azzurro e oro, riposava Anna, con la schiena appoggiata ad un tronco d’albero. Quando Kagome si mosse per andare loro incontro, poté vedere per un istante il viso pallido della neko-yokai. Sembrava dormire serenamente.
Sesshomaru chiuse per un attimo gli occhi, provando un sollievo indicibile. Sapere che lei era salva scacciava anche il male fisico. Pensò con sarcasmo che se ancora dubitava di amarla, era uno sciocco.
«Come hai fatto ad arrivare in tempo?» chiese, secco, senza aprire gli occhi.
«Ho corso. Più forte che potevo. Ho addirittura preso la forma canina.- borbottò Inuyasha- Cos’altro avrei dovuto fare? Secondo Jaken poteva essere già morta…né io né Kagome volevamo una cosa simile. E cosa ti scopro quando arrivo? Che anche il mio augusto fratello è lì lì per tirare le cuoia.»
«Non essere ridicolo.» mormorò Sesshomaru, ancora impegnato a valutare le forze che gli erano rimaste.
«E figurati se lo ammetteva!- sbuffò Inuyasha, poi il suo tono tornò serio- Hai ucciso Soichiro?» Sesshomaru riaprì gli occhi, e Inuyasha lesse la risposta nella luce dura e trionfante di quegli occhi blu. Scosse il capo, suo malgrado ammirato. «Con il Meidozangetsuha?» chiese ancora.
«Sì.- disse Sesshomaru, non abituato al pensiero di aver finalmente attuato la sua vendetta- Soichiro è morto.»
Inuyasha si passò una mano davanti alla faccia, incredulo, poi scambiò un’occhiata con Kagome. Suo fratello ce l’aveva fatta…in quelle condizioni! La cosa aveva dell’incredibile, se non si teneva conto della testardaggine di Sesshomaru. Quando Miroku gli aveva raccontato del suo gesto generoso verso Anna, gli era quasi venuto un infarto. Eppure, la prova era lì davanti ai suoi occhi…e Tenseiga aveva concesso a Sesshomaru di utilizzare la tecnica completa. Fosse stato un tipo sentimentale, c’era di che commuoversi.
«Sesshomaru, mi sono rimasti un paio di vasi con la tua energia, dopo la dose che ho dato ad Anna per permetterle di riprendersi.- intervenne Miroku- Se vuoi, posso restituirtela subito. Ti aiuterà ad accelerare la guarigione delle tue ferite.»
«Perché non l’hai detto subito, sciocco monaco?» fu l’aspra risposta di Sesshomaru. Miroku e Inuyasha si scambiarono un’occhiata, poi il monaco sospirò e tolse il sigillo ai due contenitori che giacevano lì accanto. Sesshomaru sentì l’energia rifluire in lui. Era poca, ma fu sufficiente a guarire quasi del tutto le sue ferite.
«Zanne e artigli sono tornati, pare. Anche il colore degli occhi. I capelli ci metteranno un po’ di più, temo.» lo avvertì Miroku. Sesshomaru, a cui quei dettagli non importavano, si tirò a sedere dritto, controllando di avere Tenseiga al fianco.
«Vuoi svegliare Anna?» chiese Inuyasha, sollevando un sopracciglio.
«Non adesso.» rispose lui. Di nuovo, i due amici si guardarono. Adesso tornava a fare il prezioso? Era un po’ tardi, no? «Voglio che teniate la bocca chiusa su questa faccenda.» disse Sesshomaru, interrompendo la loro comunicazione silenziosa.
«Cosa vuoi dire?» chiese Kagome, perplessa.
«Non una parola su questo.- disse Sesshomaru, indicando i recipienti, e poi i propri capelli ancora striati di nero- Se scopro che qualcuno di voi ha chiacchierato troppo, lo uccido.»
«Ma…» tentò di replicare Miroku, stupito.
«Non è giusto, Sesshomaru! Anna ha diritto di sapere quello che hai fatto per lei!» protestò Kagome, indignata.
«E’ un’informazione inutile. Anzi, consegnatemi le wakizashi. Devo farle sparire.» disse bruscamente l’inu-yokai.
«Ma perché?! Guarda che sei una bella testa di legno!- protestò Inuyasha, arrabbiandosi- Anna piangerebbe di gioia se sapesse quello che hai fatto. La ami, no? E diglielo, faglielo sapere in qualche modo, dannazione! Lei non se lo può mica immaginare! E poi, perché vuoi nasconderle le spade, ora che sono pronte?»
«Stai zitto, Inuyasha.» gli intimò Sesshomaru, con voce che abbassò la temperatura della zona di un paio di gradi. «So io cosa devo fare, come e quando farlo. Non ho bisogno di consigli da parte di un moccioso con il naso bagnato.»
Inuyasha strinse i pugni, ringhiando, avvertendo l’irresistibile impulso di spaccare la faccia al suo convalescente fratello. Fu distratto da Jaken, che lo tirò quasi disperatamente per una manica. Già, il piccolo rospo gli aveva confidato una novità poco simpatica di cui preferiva non prendersi responsabilità…Inuyasha sbuffò e scattò in piedi, cercando di darsi una calmata.
«A parte questo, c’è una cosa che devi sapere.- disse, cupo- Quello che è accaduto qui…è avvenuto con il benestare di quel vecchiaccio di Tashiki.»
Sesshomaru si voltò verso Inuyasha con tale repentinità da far temere volesse assalirlo. I suoi occhi, di nuovo ambrati, si strinsero in un’espressione omicida.
«Cosa? Parla chiaro.» gli intimò. Inuyasha fece cenno a Jaken di raccontare la sua storia, poi gli affibbiò una spinta con il piede quando lo vide indietreggiare. Jaken si fece minuscolo sotto l’ira incombente del padrone.
«Io…io volevo avvisarvi di quello che era accaduto, Sesshomaru-sama.- disse, con voce strozzata- Vi ho cercato, ma…ma…Tashiki-sama mi ha fermato e mi ha detto…di lasciare le cose com’erano. Ha detto che sarebbe stato meglio…per voi. Per il Nishi.» Deglutì a fatica, agitato. «Insomma, mi ha impedito di venire da voi, e allora io sono andato a chiamare la miko perché ho pensato che voi me l’avreste ordinato.- disse, poi sembrò indignarsi- Inoltre, Tashiki-sama mi ha minacciato di morte se avessi fatto la spia! Ma io sono un vostro fedele servitore, Sesshomaru-sama, perciò…sono sicuro che mi difenderete, vero?» La sua voce cedette sull’ultima frase, visto che Sesshomaru si stava già allontanando senza più ascoltarlo.
«Ehi, dove te ne vai?» chiese Inuyasha. Sesshomaru si fermò e posò con un gesto eloquente la mano sull’elsa di Tenseiga.
«Soichiro è morto. Non ho più bisogno di mantenere alleati che tramano alle mie spalle.» disse con voce terribile, prima di andarsene.
«Ehi! Ehi, aspetta! Dannazione…- ringhiò Inuyasha- Conciato così, vuole affrontare quel vecchiaccio di Tashiki?!»
«Sarà meglio seguirlo, Inuyasha.- disse Miroku, alzandosi in piedi- Ragazze, badate voi ad Anna?»
«Sì. Cercate di non cacciarvi nei guai.» disse Sango. I due annuirono, poi corsero dietro a Sesshomaru, seguiti da Jaken. Kagome sospirò.
«Dopo tutto quello che ha fatto, ora va persino a vendicarsi della cattiveria di Tashiki.- mormorò- E’ evidente che si è innamorato di Anna. Ma allora perché? Perché non vuole che lei lo sappia?»
«Per ora assecondiamolo, Kagome. Stiamo a vedere cosa deciderà di fare.- le consigliò Sango- Se poi ci renderemo conto che Sesshomaru sta sbagliando, agiremo di conseguenza.»
Kagome annuì, approvando. Le due rimasero accanto ad Anna, vegliando il suo sonno finalmente tranquillo.

***

Non sentiva più la vita scivolare via. Non avvertiva quel senso di oppressione al petto e il suo cuore non sfarfallava più come se avesse deciso che battere costava troppa fatica. Non stava bene, ma nemmeno troppo male. Si sentiva soltanto debole, come se si fosse appena ripresa da una lunga malattia.
Formulò questi pensieri ben prima di aprire gli occhi, in quanto non riusciva a ristabilire i collegamenti con il corpo. Ricordava di essere stata attaccata da Isuzu con un sigillo sacro spuntato chissà da dove – Naraku, forse?- e di aver creduto di morire. Aveva ucciso Isuzu? Sì, le sembrava di sì…ma a quel punto i suoi ricordi si facevano confusi e poi svanivano nel gorgo di un’incoscienza profonda che ancora non l’aveva lasciata del tutto.
L’unica cosa che poteva dire per certo, era che non le sembrava affatto di essere morta. In qualche modo, si era salvata. Le giunsero alle orecchie le voci di tre persone che chiacchieravano amabilmente, poi un richiamo. Da lontano, le rimostranze petulanti di Jaken.
“Sono fra loro. Meno male.” si disse, sentendo le ultime briciole di inquietudine scivolare via. Non sarebbe stata troppo sorpresa di vedere per prima cosa il viso di Naraku, venuto ad approfittarsi del suo stato per farle sperimentare una orrenda morte.
Si sforzò di muovere il proprio corpo e per un po’ non ci riuscì. Dopo qualche minuto, finalmente, almeno le palpebre risposero all’appello e Anna aprì gli occhi. Vide Kagome, Miroku e Sango che mangiavano, seduti davanti a lei. Sango stava dividendo il suo cibo con Kirara, che aveva una zampa fasciata. Da lontano si udivano  ancora le voci alterate di Jaken e Inuyasha, che con tutta evidenza stavano litigando. Kagome, forse sentendosi osservata, si voltò verso di lei. Spalancò gli occhi per la sorpresa.
«Anna! Sei sveglia!» esclamò a gran voce, scattando in piedi per correre da lei.
«Anna-san, per fortuna…iniziavamo a preoccuparci!» disse gentilmente Miroku, mentre lui e Sango si affrettavano a raggiungerla.
Anna aprì la bocca per dire qualcosa, ma riuscì appena a schiudere le labbra. Era così stanca…
«Non ti sforzare, Anna. Riprenditi con calma.- le disse Kagome, gentile, sollevandola insieme a Sango per permetterle di stare seduta, poi si voltò verso gli alberi e gridò- Inuyasha! Anna si è svegliata!»
«Lasciate che vi aiuti…» disse Miroku, con un sorriso splendido, allungando le mani. Sango gliele schiaffeggiò, borbottando qualcosa sui suoi intenti maniaci. Anna avrebbe voluto sorridere a quello scambio di battute piacevolmente familiari, ma non ci riuscì. Al momento, sembrava che le rispondessero solo gli occhi. Inuyasha li raggiunse camminando con le braccia incrociate sul petto, squadrando Anna con occhio critico.
«Era ora che ti svegliassi! Sono già due giorni che Kagome ti ha tolto quel sigillo. Sei lenta!» le disse, brusco.
«Inuyasha! Che modi!» lo rimproverò Kagome, ma Anna comprese che quelle parole celavano la preoccupazione di Inuyasha per la sua sorte e se ne sentì commossa. Ma dov’era Sesshomaru?
«Anna-san, riuscite a muovervi? A parlare?» le chiese Miroku. L’immobilità di Anna fu una risposta sufficiente, e il monaco si rabbuiò. «Avrebbe bisogno di altra energia…» mormorò con Sango.
La neko-yokai, intanto, fece spaziare lo sguardo tutt’attorno, senza vedere traccia di Sesshomaru. Erano tutti lì per lei…ma lui non c’era. Ovvio. Allora perché si sentiva desolatamente triste? Chiuse un attimo gli occhi, affranta, e così non vide l’occhiata che si scambiarono Inuyasha e Kagome. Entrambi avevano capito che Anna era rimasta ferita dall’assenza di Sesshomaru. Inuyasha stava giusto litigando con Jaken per sapere dove si era cacciato quel dannato. Ormai aveva riassunto le sue sembianze e poteva farsi vedere anche senza rivelare ciò che aveva fatto per Anna, ivi compresa l’uccisione a sangue freddo del vecchio Tashiki. Perché doveva fare tanto il difficile?
«Ma guarda, c’è tutta la combriccola…Beh, buongiorno a voi!» disse in quel momento una voce sarcastica, facendoli voltare tutti e costringendo Anna ad aprire gli occhi. Non fu del tutto sorpresa nel vedere la figura alta e nera dello shinigami che li osservava con i suoi occhi dorati.
«Tu…sei Razoru!- sbottò Inuyasha, mettendo mano a Tessaiga- Dannato, cosa ci fai qui?!»
Razoru fece un sorrisetto sarcastico in direzione di Inuyasha, poi tornò a guardare Anna.
«Sono venuto a dare il mio contributo al nostro patto.» disse.

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Capitolo 28
*** 28 - Il segreto di Naraku ***


Author's note: A volte, scoprire di amare non rende le cose più facili...

CAPITOLO 28

IL SEGRETO DI NARAKU

«Sono venuto a dare il mio contributo al nostro patto.» disse Razoru.
 «Contributo? Che cosa stai dicendo, dannato?!» ringhiò Inuyasha, sfoderando Tessaiga. Personalmente non vedeva l’ora di fare a fette lo shinigami. Gliene doveva un paio, a quel maledetto tizio strafottente. Non aveva dimenticato il loro combattimento lasciato in sospeso, né le sue mire sulla vita di Kagome.
«Sto parlando del patto che ho fatto con la neko-yokai.- gli ricordò lo shinigami, sarcastico- C’è un cervello in quella scatola cranica?»
«OI! Come osi?!» sbottò Inuyasha, facendo per scattare in avanti. Miroku e Kagome lo fermarono afferrandolo per i gomiti, e anche così dovettero faticare a tenerlo buono.
«Stai parlando del patto che Anna ti ha proposto dopo che vi siete battuti?» chiese Kagome, incerta.
«Esatto, miko.» disse lo shinigami, poi venne avanti di qualche passo e si accovacciò davanti ad Anna, che non poteva far altro che restare immobile, fissandolo con occhi ora presenti e attenti. Sia Miroku che Sango, avendo ascoltato i racconti degli amici su quell'oscuro personaggio, rimasero all’erta, pronti a intervenire. Anna non era in grado di difendersi da sola. «Un paio di giorni fa ho preso l’anima di Soichiro, Signore di Higashi.- annunciò Razoru, fissando Anna negli occhi, sordo agli ansiti di sorpresa attorno a lui- Direi che questo mi inchioda al nostro patto, no?» Fece un sorrisetto ironico.
«Come hai fatto a prendere l’anima di Soichiro?» chiese Inuyasha, sbalordito. Razoru si voltò a metà.
«Semplice. Quel tuo fratello…mi sono informato un po’ su di voi, non te la prendere…dicevo, quel tuo fratello ha aperto un passaggio per il Meido. Beh, che vuoi che sia per me attraversare un passaggio per il regno dei morti? Mentre il corpo passava, io ho preso in consegna l’anima. Facile come bere un bicchiere d’acqua.»
Razoru tornò a guardare Anna, che dal canto suo era basita da quelle novità inaspettate. Cos’era successo mentre lei era in balia del potere di quel sigillo? Sesshomaru aveva combattuto contro Soichiro? E aveva vinto, anche se il Meidozangetsuha non era completo?! Come se avesse visto quelle domande nei suoi occhi, Razoru annuì.
«Sì, il tuo fidanzato ha sconfitto Soichiro.» Ridacchiò. «Certo che anche lui è un bel tipo…fare certi sforzi in tali  condizioni! La testardaggine dev’essere un tratto di famiglia.»
Anna avvertì una punta di disagio a quelle parole e gli altri attesero con inquietudine che Razoru spiattellasse tutta la faccenda, in teoria segreta, al posto loro, ma lo shinigami stava con tutta evidenza mantenendo l’attenzione su cose più importanti.
«In ogni caso, questo ti dimostra che il patto è accettato. Ho parlato con i miei superiori e sembra che il bottino mi frutterà i poteri che mi sono stati confiscati. Questo è il mio obiettivo. Perciò, posso anche lasciar stare quella miko ficcanaso e importuna…anche se mi hai ingannato, includendola in quella profezia. Mi sono informato bene e lei non è annoverata da nessuna parte.» Lanciò un’occhiataccia a Kagome.
«Se mi chiamassi Kagome e la smettessi di lanciarmi occhiate assassine, preferirei.» sospirò lei, stanca di sentire recriminazioni.
«Feh! Farai meglio a lasciarla stare, shinigami. Per la tua incolumità.» ringhiò Inuyasha, rinfoderando la spada con riluttanza.
«Certo, certo. Tutti felici e contenti, eccetera.- disse Razoru, facendo un gesto vago- Se non erro, però, voi avete un problemuccio con Naraku. Una certa, recente tendenza dell’hanyo all’immortalità, diciamo.»
«Il corpo di Naraku, anche se distrutto, torna subito integro.» disse Kagome, annuendo.
«Ne sai qualcosa?» chiese Inuyasha, sospettoso.
«Ne so parecchio e se stai zitto ti fornirò un’informazione preziosa.- disse Razoru, irritandolo- Ho un’informatrice sicura…senza contare che quella roba l’ho vista anche con i miei occhi.»
«Quale roba?» mormorò Miroku, corrugando la fronte. Razoru schioccò le dita.
«Kanna, vieni.» disse. Tutti sguainarono le armi alla vista della yokai albina serva di Naraku. Kanna si fermò a poca distanza, con lo specchio stretto al petto e la solita inespressività negli occhi. «Calmatevi. Kanna è passata dalla mia parte.- disse loro Razoru- L’ho liberata dalle grinfie di Naraku.»
«Non ti stupiresti della nostra reazione, se sapessi quante volte abbiamo avuto problemi a causa di Kanna e del suo specchio.- disse Sango, brusca- Cosa significa che l’hai liberata dalle grinfie di Naraku? Lei è una sua creatura!»
«Lo so, ma mi ha raccontato una storia lacrimevole a proposito di una sua sorella ormai defunta.- disse Razoru, sollevando un sopracciglio- Si chiamava Kagura, se ho capito bene.»
Gli amici si guardarono, incupendosi. Kagura era stata la prima creatura di Naraku e aveva dato loro non poco filo da torcere durante la ricerca della Shikon no Tama, ma alla fine aveva deciso di combattere il suo creatore per ottenere la libertà. Era morta interponendosi tra Sesshomaru e Naraku, durante un attacco di quest’ultimo nelle vicinanze del castello. Il suo sacrificio aveva lasciato di lei un ricordo piuttosto triste e amaro. Solo Anna non batté ciglio. Lei non aveva mai avuto a che fare con Kagura…e forse era meglio non parlargliene.
«Beh, pare che la cosa l’abbia convinta che l’ambiente attorno a Naraku è malsano. Dopo una chiacchierata esplicativa, l’ho fatta rinascere come demone alle mie dipendenze. I suoi talenti sono troppo utili per sprecarli.- spiegò brevemente Razoru, battendo la mano sull’elsa della Kokureiken- Ora, se mi fate il piacere di smetterla di interrompermi…Kanna, vieni qui.»
Kanna si posizionò davanti ad Anna, tenendo alto lo specchio.
«Ero presente durante la trasformazione di Naraku, e pur nella totale incomprensione di ciò che stava facendo, mi sono accorto di due cose: che la sua barriera di protezione stava diventando enormemente potente…e che Naraku teneva presso di sé una pisside.» disse Razoru.
«Una…pisside?!» chiese Miroku, perplesso. Cosa poteva farci Naraku con un oggetto del genere? Razoru fece un cenno col capo a Kanna e all’interno dello specchio si svelò un’immagine. Tutti si assieparono accanto ad Anna, guardando con attenzione l’immagine oltre la luce, più forte nell’atmosfera serotina che circondava il gruppo. Lo specchio mostrava una pisside scura, ricoperta di rune.
«C’è una barriera attorno ad essa.» osservò subito Miroku.
«Già…potente almeno quanto quella di Naraku, a quanto riesco a percepire da qui.» mormorò Kagome.
«Il che, a dire di Kanna, non impedisce che si sposti la pisside o la si porti via, sempre che non si tenti di distruggerla.» disse Razoru, soddisfatto di sé.
«Ma a cosa ci serve sapere che Naraku ha protetto una pisside con una forte barriera?» chiese Inuyasha, seccato.
«Pensaci un po’, cagnolino.- sbuffò lo shinigami- Perché Naraku dovrebbe faticare tanto su un oggetto simile?»
«Perché per lui ha una qualche importanza.» disse subito Sango, corrugando la fronte.
«Vi ha nascosto dentro qualcosa di importante, questo è chiaro.- annuì Miroku, pensieroso- L’ha con sé?»
«Oh no, la tiene molto lontano dalla sua persona. E’ proprio questo il suo scopo. Trovarsi agli antipodi del corpo.» sogghignò Razoru.
«Ehi! Se sai qualcosa di preciso, sputa il rospo e non fare tante storie! Ci stai girando troppo attorno, per i miei gusti!» esclamò Inuyasha, che iniziava ad irritarsi. Anna aprì la bocca per intervenire, ma non riuscì ad emettere suono. Sembrò molto frustrata e lo shinigami si rabbuiò.
«Ti ha colpita proprio male quel sigillo, eh? Già tanto che sei ancora viva…» Sbuffò, poi le prese una mano e se la posò sul braccio. «Dai, assorbi un po’ della mia energia. L’hai già assaggiata e non ti è indigesta. Sei più interessante quando usi la tua lingua pungente.»
Anna sembrò rifletterci solo per un istante, perché subito l’istinto a nutrirsi prevalse e la neko-yokai assorbì una piccola parte dell’energia vitale dello shinigami. Gli altri fecero qualche passo indietro per non essere invischiati nel procedimento. Inuyasha avrebbe resistito senza problemi, ma gli altri…
Proprio mentre Anna staccava la mano dal braccio di Razoru e faceva per ringraziarlo, un lampo bianco si frappose fra loro, costringendo Anna a sbattere con la schiena contro il tronco e facendo cadere seduto Razoru. Kanna corse indietro di qualche passo, pur senza cambiare espressione.
«Toglile le mani di dosso.» disse il lampo bianco, la cui identità era ovviamente Sesshomaru. Il demone sguainò Tenseiga, puntandola poi sullo shinigami, che era parecchio scocciato per il trattamento.
«Ehi, datti una calmata, grand’uomo!» disse, con una smorfia.
«Sesshomaru…» Anna si aggrappò ad una manica di lui, tirandosi faticosamente in ginocchio. Per quanto l’energia di Razoru l’avesse aiutata, era ancora ben lungi dall’essere in forze. Lui abbassò lo sguardo su di lei, che scosse la testa. «Sesshomaru…è un nostro alleato. Mi ha aiutata.- mormorò- Non è successo…niente.»
Sesshomaru la fissò con occhi brucianti che la misero a disagio, poi rinfoderò la spada, si scrollò di dosso le sue mani e fece qualche passo di lato, permettendo a Razoru di rialzarsi da terra.
«Tu sei lo shinigami che ha fatto un patto con loro.» disse Sesshomaru, secco, indicando con un cenno del capo Inuyasha e Kagome.
«L’ho fatto con la tua donna, veramente. Se la tua entrata in scena ad effetto è finita, andrei avanti.» disse Razoru, sarcastico, togliendosi con gesti deliberati la polvere dai vestiti. Sesshomaru si rabbuiò talmente da far cadere il gelo su tutti i presenti, perciò Anna decise di intervenire prima che accadesse qualcosa di irreparabile.
«Razoru, tu sai cosa è contenuto in quella pisside?» chiese. Lo shinigami tornò a prestarle la sua attenzione.
«Il cuore.- disse- Il cuore di Naraku.»
«Il cuore?!» sbottarono tutti in coro, sbalorditi.
«Naraku si è separato dal suo cuore umano, che lo rendeva vulnerabile.- mormorò Kanna, intervenendo per la prima volta- E’ per questo che il suo corpo non muore.»
«Hai ragione! Ecco cosa c’era di sbagliato!- esclamò Kagome, scioccata- Ricordate? Vi avevo detto che mi sembrava di aver notato qualcosa di strano, quando il suo corpo si riformava!»
«Mancava il cuore…» ponderò Inuyasha, corrugando la fronte.
«Stai dicendo che, distruggendo il cuore di Naraku, distruggeremo Naraku?» chiese Miroku.
«In qualche modo, sì. I particolari non li conosciamo né io né Kanna.- disse Razoru- In ogni caso, ottenete il cuore di Naraku e avrete in pugno quel dannato hanyo.»
«Inuyasha potrebbe distruggere la barriera che lo protegge?» mormorò Anna, riflettendo.
«Feh! La mia Tessaiga ha una speciale abilità nel distruggere le barriere.» disse Inuyasha, con un sogghigno.
«L’ultima volta, non sei riuscito ad oltrepassare quella di Naraku.» disse Sesshomaru, gelido, facendolo voltare inviperito.
«Quello è un altro discorso! Non hai sentito? E’ tanto forte perché si è liberato del cuore vulnerabile! Vedrai che avendo in mano quella pisside riuscirò a farlo fuori.» ringhiò, stringendo i pugni.
«Allora bisogna trovare quell'oggetto al più presto.» disse Sango, corrugando la fronte.
«Razoru…sai dove si trova?» chiese Anna. Lo shinigami fece un gesto a Kanna e lei alzò di nuovo lo specchio. Videro un monte dalla roccia brulla e scoscesa, su cui pesava un cielo greve di nubi scure.
«Il monte Horoshiri.- mormorò- Quello è il nascondiglio.»
Inuyasha imprecò.
«C’è un sacco di strada per arrivare fin lì. Staremo via dal fronte per un pezzo.» disse.
«Se serve a uccidere Naraku, non sarà tempo perso.» disse Kagome, sorridendo con fare incoraggiante posandogli una mano sul braccio. Razoru guardò Anna.
«Allora, neko-yokai? Soddisfatta?» chiese.
«Direi di sì.- disse lei, con un mezzo sorriso- Se tutto andrà bene, anche tu sarai soddisfatto a breve.»
Razoru rise, annuendo.
«Hai centrato il punto. Questo è l’unico motivo per cui ti ho fornito informazioni. Ho fretta di riavere i miei poteri.- disse- Bene, siamo stati qui fin troppo. Ora arrangiatevi.»
«Grazie, Razoru.» disse Anna a nome di quei principi di Nishi troppo orgogliosi per pronunciare certe parole. Razoru sogghignò e fece un ironico inchino, poi afferrò Kanna e scomparve alla vista, forse richiamato nel regno dei morti dagli stessi superiori che gli avevano concesso quello strappo alla regola.
«Diavolo…il Monte Horoshiri…- mormorò Inuyasha- Se abbiamo in mano il cuore di Naraku, abbiamo Naraku. E ciò significa…»
«Il compimento della profezia. La fine della guerra.» finì per lui Sesshomaru, pensieroso.
«Bisogna partire subito. Naraku scoprirà l’assenza di Kanna e ne dedurrà di essere in pericolo…anche se non penso sospetti le intuizioni della sua creatura.- ponderò Miroku- Naraku ha il vizio di sottovalutare gli altri e questo potrebbe giocare a nostro favore.»
«Beh, se ci vede aggirarci per Higashi, non ci metterà molto a capire dove stiamo andando.- disse Inuyasha, con una smorfia- Come facciamo se sposta il cuore da un’altra parte? Potremmo avere non pochi problemi. Quel dannato ci farebbe volentieri girare per il suo regno fino allo sfinimento.»
«Forse sarebbe il caso di dividerci, dando così l’impressione di avere chissà quali obiettivi…Naraku non dovrebbe sospettare, senza contare che non ha più lo specchio di Kanna in cui seguire i nostri movimenti.» disse Sango.
«Rimangono i Saimyosho, ma dovrebbe sapere in anticipo dove mandarli.- disse Miroku, corrugando la fronte- Se ci muoviamo abbastanza in fretta, potremmo farcela.»
«Non possiamo far altro che lasciare il fronte alla Grande Famiglia e avventurarci in Higashi.» annuì Inuyasha, deciso.
«Dunque partiremo domani. Parleremo dopo dei dettagli.» disse Sesshomaru, scoccando ai presenti un’occhiata fosca.
«Perché? Decidiamo adesso gruppi e obiettivi, invece. Io ho fretta di…» ribatté Inuyasha. Kagome, comprendendo che Sesshomaru intendeva liberarsi di loro per poter parlare ad Anna, si aggrappò al braccio del fidanzato.
«Ne parleremo dopo, Inuyasha. Anna è stanca, e…» disse.
«Ma no, Kagome. E’ importante valutare i pro e i contro di ogni pericolo che incontreremo.» disse la neko-yokai, ingenuamente. Kagome e Sesshomaru si incupirono entrambi.
«Ho detto che ne parleremo dopo.» disse ancora l’inu-yokai, gelido.
«Sentito? Rassegnatevi.» disse Kagome, la cui stretta sul braccio di Inuyasha si stava facendo dolorosa.
«Ehm…bene, allora io e Sango andiamo a vedere com’è la situazione al fronte. Bisognerà avvisare i comandanti della nostra partenza.» disse Miroku, capendo l’antifona e trascinando via Sango tenendole un braccio sulle spalle.
«E noi li seguiamo, vero, Inuyasha? Non possiamo lasciar fare tutto a loro.» disse Kagome, con un sorriso tutto miele, spingendo via Inuyasha.
«Ma perché?! Insomma, io…» sbuffò lui.
«INUYASHA! Ti ho detto di venire con me!» disse Kagome, con voce terribile, incombendo su di lui in tutta la sua ira. Inuyasha, che da un po’ di tempo si era disabituato all’aura oscura di Kagome quand’era contrariata, guaì e si fece piccolo, lasciandosi poi trascinare via con sorprendente docilità.
Anna, che era rimasta scioccata da quella scena, balbettò: «Kagome fa…paura quando si arrabbia…»
“Di certo ha più cervello di quell'idiota di mio fratello.” pensò Sesshomaru, trattenendo un sospiro spazientito. Si voltò verso Anna e finalmente i due si guardarono in viso con intenzione, per la prima volta dalla loro famosa chiacchierata interrotta.
«Stai bene?» chiese Sesshomaru, brusco.
«Io…credo di sì. Sto meglio di prima, in ogni caso.- disse Anna, sorridendo- L’energia di Razoru mi ha ridato un po’ di forze.»
Sesshomaru corrugò la fronte. Non gli era piaciuto affatto che quello shinigami avesse tanta confidenza con Anna da cederle addirittura parte della sua energia vitale. La cosa lo aveva riempito di ira profonda e, se Anna non fosse intervenuta, avrebbe sventrato lo shinigami lì dove si trovava. In ogni caso, Anna sembrava ancora profondamente debole. Era rimasta seduta per tutto il tempo e adesso, cercando di fingere indifferenza, aveva appoggiato di nuovo la schiena al tronco. Il suo viso era ancora pallido e segnato dalla brutta esperienza vissuta. Sesshomaru piegò la bocca in una smorfia. Anna la interpretò male e distolse lo sguardo, deglutendo a fatica.
«Vi prego, non guardatemi così, Sesshomaru-sama.- mormorò- Al momento, non sono esattamente al meglio delle mie possibilità.»
«Che sciocchezze dici? E’ già un miracolo che tu sia viva. Il Sigillo della Vita non lascia scampo.» disse Sesshomaru, corrugando la fronte.
«Il…Sigillo della Vita?» chiese Anna, sbalordita. Fino a quel momento, non aveva capito quale arma Isuzu avesse usato contro di lei. Rabbrividì. «Allora come…come faccio ad essere ancora viva?» chiese, sbalordita.
«Il tuo potere innato rivaleggia con quello del Sigillo della Vita. Hai continuato ad assorbire energia dal terreno, e…» Sesshomaru ponderò cosa e quanto rivelare dei suoi sforzi per tenerla in vita. «…e alcuni prigionieri di Higashi si sono finalmente resi utili.»
Anna si portò una mano alla bocca, fissando Sesshomaru con gli occhi azzurri spalancati per la sorpresa. Era piuttosto disgustoso pensare che i demoni di Higashi fossero stati usati come sacrifici per mantenerla in vita…ma d’altronde non poteva nemmeno permettersi di fare la schizzinosa.
«Questo ti ha mantenuto in stasi fino all’arrivo della miko, che ha rimosso il Sigillo.» finì Sesshomaru, facendo diventare il tutto una storia molto semplice e lineare…soprattutto, una storia che non lo coinvolgeva affatto.
«Kagome?- mormorò Anna- Ma come ha fatto ad arrivare al momento giusto per…»
«Jaken ha assistito al tuo scontro con Isuzu Barashi ed è corso a chiamare la miko.» tagliò corto Sesshomaru. Gli occhi di Anna si ingrandirono ancora di più. Doveva la vita a Jaken?! Incredibile! Questo l’avrebbe costretta a rivalutare quel piccolo rospo petulante…
«Perciò è andata così.» mormorò, guardandosi assorta le mani. Sesshomaru non disse nulla e lei dopo qualche istante alzò la testa. «E per quanto riguarda Soichiro?» chiese.
Sesshomaru si tese e corrugò la fronte, chiedendosi per un attimo se quella piattola di suo fratello e i suoi seguaci non avessero già detto troppo. Vide solo sincera curiosità sul volto di Anna e tornò a rilassarsi.
«L’ho ucciso.» disse, brusco.
«L’avete davvero ucciso?!» ansimò Anna, con gli occhi che le brillavano di gioia sanguinaria. Sesshomaru annuì, ma dovette distogliere lo sguardo. Quell'espressione la rendeva terribilmente bella. Non si accorse, così, che lo sguardo di Anna si faceva perplesso.
La neko-yokai era indebolita, e le sue facoltà al momento non erano certo al loro massimo, ma in quel momento si accorse di quanto Sesshomaru fosse strano. Per la prima volta, le sembrò quasi vulnerabile. L’aura demoniaca che emanava era stranamente debole, anche se non instabile, e questo era senza precedenti. Forse la battaglia contro Soichiro l’aveva spossato fino a quel punto…ma una tale debolezza in lui stonava maledettamente. Non avrebbe potuto giurarci a causa del buio incombente, ma le sembrava perfino di vedere un’ombra nera sui suoi capelli.
«L’ho ucciso, grazie a Tenseiga.- disse Sesshomaru, interrompendo le sue riflessioni mentre stringeva una mano sull’elsa della spada- Soichiro non era del tutto in sé. Naraku aveva manipolato la sua mente. Nonostante ciò, in lui c’era ancora abbastanza del mio antico nemico da permettermi di godere di questa vittoria.» Un lampo rosso gli passò negli occhi, rinfocolando l’odio verso il moko-yokai ormai defunto. «Soichiro è stato inghiottito dal Meidozangetsuha. La mia vendetta è compiuta.» mormorò.
«Questa è una notizia meravigliosa per il Nishi, Sesshomaru-sama!» disse Anna, con un sorriso di sollievo e ammirazione. Sesshomaru si rabbuiò.
«Finiscila.» le ordinò. Lei sembrò non capire. «Finiscila con quel ‘Sesshomaru-sama’. Mi irriti.»
Anna chiuse la bocca di scatto, ferita dalla sua durezza, poi si rimproverò. Aveva deciso di smetterla con quei giochetti d’orgoglio e invece ci ricascava senza nemmeno accorgersene.
«Perdonami, Sesshomaru. L’ho fatto inconsciamente.» disse, in tono abbastanza docile. Lui, dopo un attimo, annuì, facendole capire che non era arrabbiato. «Piuttosto, tu stai bene? Non sei ferito?» chiese lei. La domanda le guadagnò un’occhiata dall’alto in basso.
«Ti sembro ferito?» chiese, sprezzante.
«La tua yuki è più debole del solito, così ho pensato che…» iniziò a spiegare lei, ma vide un lampo pericoloso balenare nei suoi occhi e si affrettò a ritrattare. «In ogni caso, se stai bene non posso che esserne felice.» mormorò, abbassando di nuovo lo sguardo.
«Dovresti pensare ad avere più attenzione per te stessa, invece di occuparti degli altri. Grazie al fatto che hai abbassato la guardia davanti ad Isuzu, sei quasi morta.» la sferzò la sua lingua tagliente, e purtroppo Anna non trovò da obiettare. Sesshomaru aveva ragione.
«Ho torto, non lo nego.- disse, cercando di alzarsi in piedi facendo leva sul tronco dell’albero- Ho fatto perdere tempo e ho causato problemi a tutti voi. Farò in modo che non accada più.»
Lasciò l’appoggio sicuro e cercò di stare in piedi, esibendo un sorriso deciso.
«Saprò aiutarvi contro Naraku.» asserì, prima di barcollare tanto vistosamente da perdere del tutto l’equilibrio. Portò le mani davanti al viso, conscia che stava per cadere faccia a terra, ma le braccia di Sesshomaru la afferrarono e le mani di Anna si posarono sul suo petto coperto dall’armatura, invece che sull’erba. Il suo cuore mancò un battito.
Alzò lentamente lo sguardo, sentendosi ad un tempo felice e intimidita. Il volto di Sesshomaru era un po’ in ombra, visto che la sera stava calando. Le prime stelle occhieggiavano nel cielo, ma Anna non serbò loro nemmeno un rapido sguardo. Le sembrava che vi fosse una strana espressione sofferente sui lineamenti di lui. Una strana luce nei suoi occhi.
«Sesshomaru…» mormorò Anna, perdendo il fiato quando le sue braccia la strinsero più forte e le sue mani le si serrarono sulla schiena, stringendo in una morsa il vestito e i capelli color oro. Non erano mai stati tanto vicini. Era già accaduto che tra loro si sprigionasse una particolare elettricità, un forte magnetismo che li attirava l’uno all’altra…ma questo era senza precedenti. C’era qualcosa di diverso in Sesshomaru, qualcosa che lo avvicinava a lei, lo rendeva accessibile come non era mai accaduto prima.
«Sesshomaru…» disse ancora, quasi pregandolo di rivelarle cosa nascondeva quello strano modo di fare, quella vulnerabilità quasi dolorosa. Le parole che seguirono, però, furono una doccia fredda.
«Se credi che ti permetterò di venire con noi, ti sbagli di grosso.» disse Sesshomaru. Gli occhi azzurri di Anna si ingrandirono per lo shock.
«Co…cosa?» balbettò.
«Hai capito bene. Tu non verrai.»

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Capitolo 29
*** 29 - Anna e Naraku ***


Author's note:...direi che il titolo dice tutto... ^__^;;;

CAPITOLO 29

ANNA E NARAKU

«Come sarebbe a dire?!- esclamò Anna, attonita- Mi stai dicendo…che dovrò restare qui, mentre voi sarete in Higashi?»
«No. Ti sto dicendo che torni al castello. Il tuo lavoro qui è finito.» disse Sesshomaru, togliendole le ultime tracce di colore dal viso.
«Al castello? Mi…mi stai mandando via?!» ansimò, incredula. Quando lui annuì, si sentì invadere dalla rabbia. «Perché?! Per quello che mi è successo?- lo aggredì, fissandolo dritto negli occhi- E’ vero, sono stata disattenta, ma sai benissimo che potrei esservi utile in Higashi, tu ne sei conscio quanto me! Naraku non avrà una scorta infinita di Sigilli della Vita, no? Sono in grado di combattere e tu lo sai!»
«Smettila di replicare. Ormai ho deciso.» disse lui, brusco.
«Non me ne importa niente se hai deciso! Io non sono d’accordo!» gridò Anna, facendosi indietro di un passo. Lui, però, non la lasciò andare.
«Naraku ha mire precise su di te, stupida donna. Non vedi l’impegno che profonde nell’ucciderti?- disse Sesshomaru, con una smorfia- Più lontana sarai, meglio…»
«Io non voglio andare lontano! Sesshomaru…io non posso andarmene sapendo ciò che dovete rischiare in Higashi!- lo pregò Anna, aggrappandosi alle sue braccia, e d’un tratto il viso le si illuminò di speranza- E poi, ci sono le spade! Le wakizashi! Sango e Miroku sono andati a prenderle, vero? Con quelle…»
«Scordati le spade.» la freddò subito Sesshomaru. Lei lo fissò come se fosse impazzito, poi si arrabbiò di nuovo.
«Io voglio combattere per te!»
«E io non voglio. E’ l’ultima parola sull’argomento.» tagliò corto lui.
«Non è affatto l’ultima parola sull’argomento!» gridò Anna, furibonda, interrompendolo. Si fronteggiarono con occhi sprizzanti lampi che nascondevano tutt’altro. Da lontano qualcuno chiamò i loro nomi. Evidentemente le loro grida stavano richiamando gli altri.
«Come fai a chiedermi di andare via? A privarmi del mio diritto di vendicarmi?- mormorò Anna, con voce in cui iniziava a insinuarsi il pianto- Io ho giurato di combattere per te per…»
«Ti sciolgo dal giuramento. Torna al castello.» disse di nuovo lui, più autoritario.
«Io non voglio lasciarti!» gridò Anna, disperata, pietrificandolo. Vergognandosi di quanto aveva detto, Anna si coprì il volto con le mani. «Non è…una questione di giuramenti.- disse, la voce soffocata nei palmi delle mani- Come potrei restare ad aspettare al castello sapendo che stai rischiando la vita per uccidere Naraku? Sesshomaru, ho paura di distogliere gli occhi da te. Ho paura di essere separata da te, perché io…io…»
Anna si sentì tirata in avanti e un attimo dopo era di nuovo chiusa in un abbraccio quasi disperato.
«Ses…» mormorò, attonita, ma le parole che Sesshomaru le sussurrò all’orecchio la zittirono.
«Non voglio che Naraku abbia ancora la possibilità di metterti le mani addosso.- disse, in un tono sentito che Anna ascoltava per la prima volta- Gli ho già offerto fin troppe occasioni per farti del male e voglio che tu stia il più lontano possibile da lui. Torna al castello, Anna. Ti prego.»
Anna ascoltò quelle parole con le lacrime agli occhi. Non si era mai sentita tanto felice. La speranza che lui provasse dei sentimenti per lei si stava accrescendo fino a farsi quasi dolorosa. La forza del suo abbraccio le riempiva il cuore di gioia. Purtroppo, i richiami di Inuyasha si facevano più vicini e il tempo a loro disposizione stava finendo.
«Sesshomaru…grazie.- mormorò, appoggiando la fronte sul suo petto- Le tue parole mi fanno piacere. Non sai quanto. Ma io...»
«No, Anna, non hai capito. Non c’è nessun ‘ma’.» disse Sesshomaru, e prima che lei potesse dire ancora qualcosa la colpì alla nuca. Anna spalancò gli occhi, poi divenne un corpo inerte, perdendo i sensi. Sesshomaru osservò il suo viso dormiente con buio cipiglio. «Devi sempre replicare, donna testarda?» mormorò, prendendola in braccio.
In quel momento, Inuyasha e Kagome li raggiunsero.
«Ehi! Che è successo? Sta male?» chiese Inuyasha, stupito e preoccupato.
«Dov’è Jaken?» chiese Sesshomaru, ignorando le sue domande.
«Jaken? E a che ti serve?» chiese Inuyasha. Notando l’occhiata irritata di Sesshomaru, Kagome rispose: «L’abbiamo incrociato poco fa, non dev’essere lontano. Sesshomaru…Anna sta ancora male? Abbiamo sentito le vostre voci e ci pareva che steste litigando…»
Sesshomaru si incamminò senza rispondere. Inuyasha e Kagome gli tennero dietro, l’uno irritato e l’altra preoccupata per il silenzio dell’inu-yokai.
«Sesshomaru, non è che le hai fatto qualcosa?» chiese Inuyasha, sospettoso.
«Ma dai, Inuyasha, come puoi pensare che…» protestò Kagome, difendendo senza saperlo un colpevole.
«Jaken.- chiamò Sesshomaru, vedendo il piccolo rospo che riposava tranquillamente accanto al destriero volante- Alzati.»
Jaken balzò in piedi, agitato nel vedere il padrone venirgli incontro con Anna in braccio.
«Se…Sesshomaru-sama! Avete bisogno di me?» chiese, incerto. Sesshomaru diede un calcio alla creatura volante, che si alzò sulle zampe con uno sbuffo, poi posò Anna sulla sella con inusuale gentilezza, in maniera che non cadesse.
«Sei responsabile che non le accada niente. Portala a casa. Se le succede qualcosa, ti ammazzo.» disse Sesshomaru, fissando Jaken con occhi che lo trasformarono in un terrorizzato pezzettino di ghiaccio. Lui…responsabile dell’incolumità di quella donna?!
«Ma…ma…ma…» balbettò Jaken, terrificato alla prospettiva.
«Ehi! Che diavolo significa?!- sbottò Inuyasha, avvicinandosi minacciosamente al fratello- Come sarebbe a dire ‘portala a casa’?»
«Significa esattamente ciò che ho detto, Inuyasha. Hai problemi di udito?» chiese Sesshomaru, sarcastico.
«Vuoi far tornare Anna al castello?- chiese Kagome, corrugando la fronte- Ma perché? Sei…» Si illuminò. «Sei preoccupato perché non è ancora nel pieno delle forze, vero? Vuoi lasciarla recuperare prima di metterla ancora in pericolo.»
Inuyasha la guardò come se avesse detto un’eresia, poi sembrò ripensarci. In effetti Sesshomaru si stava comportando in maniera strana.
«E’ così?» chiese, sospettoso.
«Non tornerà. Ci attenderà al castello.- fu la brusca replica di Sesshomaru- E ora finitela con le domande.» Afferrò Jaken e lo sollevò, posandolo con malagrazia sulla sella dietro al corpo riverso di Anna.
«Come sarebbe a dire che rimarrà al castello?!- esclamò Inuyasha, afferrandolo per un braccio- Ehi, dico! Stiamo per andare a sconfiggere Naraku!»
«Appunto.»
«Appunto cosa?! Anche lei ha degli ottimi motivi per vendicarsi di quel maledetto! Non posso credere che abbia accettato di restarsene al castello mentre…»
«Non ha accettato. Gliel’ho ordinato.»
«Ecco perché litigavate…» mormorò Kagome.
«Ma perché le stai facendo questo? Sai com’è fatta, per lei sarà una terribile umiliazione non poter dare una mano nella battaglia finale. Vuoi proprio che ti odi?» ringhiò Inuyasha. Si era preso a cuore quella ragazza, che in certe cose un po’ gli somigliava. Sesshomaru sembrava essersi innamorato di lei…allora perché la allontanava?
«Preferisco sapere che mi odia, piuttosto che vederla morta.» disse Sesshomaru, e questo li zittì per un attimo. Poi, Inuyasha tornò a rabbuiarsi.
«Stai comunque sbagliando.- asserì- Anna è forte e adesso ha a disposizione le spade di Totosai. Ci farebbe davvero comodo la sua presenza e posso capire quanto le farà male essere estromessa da questa battaglia. Sei un idiota, Sesshomaru! Non dirmi che hai paura di non riuscire a proteggerla, visto che sei il Grande Principe dei…» Le sue parole di disprezzo vennero soffocate dalla mano di Sesshomaru, che lo afferrò per il collo, strappando un’esclamazione di allarme a Kagome.
«Lei tornerà a casa.- disse Sesshomaru, con un basso ringhio minaccioso- E la discussione finisce qui, o la tua testa diventerà un oggetto indipendente dal corpo. Piantala di parlare di cose che non capisci.»
Lasciò andare bruscamente Inuyasha, che tossì e riprese fiato. Sesshomaru diede una pacca alla bestia a due teste, che subito di alzò in volo insieme ad un preoccupatissimo Jaken, poi l’inu-yokai si allontanò nell’oscurità.
«Deficiente…- ringhiò Inuyasha, strofinandosi la gola- Se questo è il suo modo di amare, povera Anna! Non lo perdonerà mai di averla mandata via così.»
«L’ha fatto per salvarla. Naraku sembra divertirsi a sperimentare su di lei modi orribili per uccidere.- mormorò Kagome, pensierosa- Credo che Sesshomaru abbia davvero paura, per la prima volta, di perdere qualcosa di importante.» Inuyasha le scoccò un’occhiata incredula, ma Kagome annuì. «Pensaci, Inuyasha. Anna fa spesso di testa sua. Sesshomaru non riesce a controllarla. Io credo…che tema uno scontro diretto tra Anna e Naraku. Sa che la nostra amica non si tirerebbe indietro, ma sei tu quello che è destinato a sconfiggere Naraku, e per farlo dobbiamo prima mettere le mani sul suo cuore. Il castello è sempre stato un posto sicuro. Non è una situazione facile.»
«Avrebbe fatto meglio a parlargliene chiaramente, invece di mandarla a casa come un’inferma.» ringhiò Inuyasha, rifiutando di lasciarsi convincere. Kagome annuì, con un sorriso mesto.
«Lo so. Purtroppo, quando ci si innamora si fanno spesso cose assurde.» disse, guardandolo con intenzione. Inuyasha, che aveva solo l’imbarazzo della scelta nel ricordare quante sciocchezze aveva accumulato nei primi tempi della loro relazione, non poté esimersi dall’arrossire. Borbottò qualcosa, guardando altrove. Kagome lo abbracciò e posò la testa sulla sua spalla, sospirando.
«Speriamo che lo capisca anche Anna.» si augurò. Inuyasha, da quel punto di vista, non si sentiva troppo ottimista.

***

Kiokumushi si fece avanti lungo la sala del trono con il suo moto serpeggiante, scrutando di sottecchi il suo nuovo sovrano, seduto su un trono ugualmente di recente fattura, mentre ascoltava gli incomprensibili ronzii del Saimyosho che gli si era posato sulla mano. Il demone insetto si fermò sotto i gradini, attendendo in silenzio che Naraku finisse di ascoltare il resoconto delle sue spie alate. La sala era buia e vuota, illuminata solo da un paio di torce vicino al trono. Pur nel terrore, quel posto pullulava di vita quando Soichiro governava. Schiavi umani, demoni servitori, militari, sacerdoti scomunicati…il via vai era sempre piuttosto intenso e di quando in quando si poteva assistere ad una bella esecuzione. Con Naraku, sembrava che regnassero solo la morte e il silenzio. Kiokumushi bazzicava il castello da un paio di giorni e non aveva ancora incontrato nessuno. Iniziava a chiedersi se Naraku non si fosse mangiato tutti gli schiavi.
Il Saimyosho volò via e Naraku posò i suoi occhi rossi sull’insetto forbice.
«Novità, Nar…Vostra Maestà?» chiese Kiokumushi, rammentandosi all’ultimo che ormai prendersi troppe confidenze significava accorciare la propria esistenza.
«Soichiro è morto.» disse lui, con un tono di voce che non lasciava dubbi su quanto ciò l’avesse contrariato. Kiokumushi ritenne prudente non dire nulla. Naraku aveva giocato con la mente di Soichiro, rendendolo una specie di bestia assetata di sangue, e l’aveva mandato a far fuori Sesshomaru, puntando sul fatto che la donna della profezia era ormai stata eliminata. Sembrava che il piano non avesse funzionato.
Kiokumushi non era uno stupido e intuiva che ciò significava due cose di gravissima importanza: primo, che Sesshomaru aveva in qualche modo utilizzato la tecnica che la sua spada non gli aveva mai concesso di mettere in pratica; secondo, che la profezia continuava a fare danni a dispetto degli sforzi di Naraku per affrancarsene.
«E’…stato ucciso da Sesshomaru?» chiese, piano. Non voleva che il suo silenzio venisse frainteso.
«Esatto.- disse Naraku, che sembrava pervaso da una calma terrificante- A quanto pare, il nostro caro principe ha usato la spada paterna con successo. Come ci sia riuscito, resta un mistero. I Saimyosho hanno riferito di aver visto aprirsi un grosso buco nero in cui Soichiro è stato risucchiato. Non sono stati più precisi.»
«Uccidendo la donna della profezia, questo non avrebbe dovuto accadere.» disse Kiokumushi, schiarendosi la voce.
«Di nuovo esatto. Ciò significa probabilmente che quella donna non è affatto morta.» mormorò Naraku, fissando l’oscurità e stringendo gli occhi in un’espressione di profonda concentrazione. Kiokumushi era sbalordito.
«Ma…Kanna non vi ha fatto rapporto sulla questione? Era lei a dover seguire le mosse di Isuzu Barashi!» disse, ricordando tra le righe al suo sovrano di non incolpare di questo i demoni forbice, impegnati altrove.
«Kanna ha fatto rapporto. Mi ha detto che Etain Seimei era morta insieme a Isuzu Barashi.- disse Naraku, alzandosi in piedi con un movimento lento e controllato- Purtroppo, contrariamente al solito, non mi ha fornito immagine di ciò. Al campo di Nishi, a quanto mi riferiscono i Saimyosho, Etain Seimei non c’è…ma d’altronde non c’è disperazione tra quei dannati vermi. Se non si stanno strappando i capelli né urlando vendetta per la morte della donna che avevano accolto, ciò significa che è ancora viva.»
«Ma…ma com’è possibile?» balbettò Kiokumushi, stupefatto.
Naraku stesso se lo stava chiedendo. Il Sigillo della Vita non lasciava scampo a colui che ne subiva gli effetti. Aveva riflettuto a lungo prima di scegliere l’arma da utilizzare contro di lei. Possibile che Etain Seimei, essendo in grado di gestire l’energia interna, fosse stata in grado di resistere? I Saimyosho gli avevano riferito che i suoi nemici erano riuniti tutti nello stesso luogo, non distante dal confine. Kagome avrebbe potuto avere la forza spirituale di rimuovere il sigillo. Se Etain Seimei era viva, allora era stata allontanata. Forse messa al sicuro dalle sue mire. Di certo doveva aver subito gravi danni dall’esperienza causatale dal Sigillo della Vita.
Naraku corrugò la fronte, mentre iniziava a scendere i gradini della piattaforma. Non sapeva dove si trovava la donna che stava rendendo più forte Sesshomaru. In più, quel maledetto cagnaccio aveva ucciso Soichiro, sbattendogli in faccia la futilità dei suoi tentativi di affrancarsi dalla profezia. Le sue labbra si strinsero tanto da sbiancarsi e nei suoi occhi passò un lampo omicida che fece indietreggiare velocemente Kiokumushi.
Ad aggiungere fastidio su fastidio, Naraku aveva perso contatto con Kanna. Sembrava che la piccola yokai albina fosse morta, perché Naraku non avvertiva più la sua presenza fin da quell'ultimo rapporto sulla fine di Etain Seimei. Che stava succedendo? Kanna era forse morta? Lei era una sua creatura…come poteva non aver avvertito un avvenimento del genere?
«Stanno succedendo troppe cose che non mi piacciono.» disse fra le labbra, passando accanto a Kiokumushi. Fortunatamente, il suo cuore era ben nascosto e i suoi nemici non sospettavano la sua attuale potenza. Le labbra di Naraku si piegarono in un sorrisetto e il suo malumore si dissipò in parte. Non doveva preoccuparsi di quegli inconvenienti. Ciò che importava era essersi messo al sicuro dalla spada del dannato Inuyasha. Lui era immortale, ora. Aveva costruito per sé un futuro di potere che non aveva eguali, partendo dal misero miscuglio di un essere umano e alcuni demoni di bassa lega. Lui era Naraku, ed era invincibile. Fermò i suoi passi.
«Scopri dove si trova Etain Seimei.- disse a Kiokumushi, che si affrettò ad annuire- E’ giunto il momento di divertirmi un po’ con Kagome del villaggio Higurashi.»

***

Quando Anna aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu un ampio panorama che si stendeva sotto di lei, tanto in basso da dare le vertigini. Per riflesso, il suo corpo ebbe un lieve sussulto e le sue mani si aggrapparono alla prima cosa che trovò, vale a dire una striscia di cuoio decorata che faceva da redine.
«Ehi, non tirare!» gracchiò una voce accanto a lei. Anna, lottando con i capelli che le frustavano il viso, si voltò a fatica e vide Jaken. Stavano volando sulla bestia a due teste e lei era sdraiata a pancia sotto sul dorso dell’animale, con i piedi e la testa penzoloni nel vuoto.
«Jaken? Dove…cosa…» balbettò, ancora stordita e debole.
«Stiamo volando verso il castello. Adesso stai buona, per piacere. Non vorrai mica cadere!- borbottò il demone rospo- Se ti succede qualcosa, poi Sesshomaru-sama se la prende con me.»
Anna tornò a guardare di sotto, ancora confusa, poi i ricordi tornarono al loro posto e il suo viso si irrigidì talmente da strappare una smorfia timorosa a Jaken. Già, adesso ricordava cos’era successo…Riportò alla mente la conversazione avuta con Sesshomaru, il suo ordine di tornare al castello per non essergli d’impiccio. Digrignò i denti nel ripensare al suo abbraccio. Un trucco! Un volgarissimo trucco per distrarla quel tanto che bastava per colpirla alla nuca e farle perdere i sensi! Meglio caricarla come un pacco sulla cavalcatura di Jaken che continuare a discutere su qualcosa che LUI aveva già deciso, vero?!
“Non lo perdonerò mai!” pensò, furibonda. Sia Jaken che la bestia a due teste sudarono freddo stando tanto vicini ad un’aura assassina come quella che Anna stava emettendo in quel momento.
«Jaken, scendiamo.» disse Anna, con voce sferzante che non aveva nulla da invidiare a quella di Sesshomaru.
«Cos…guarda che non puoi tornare indietro!- sbottò Jaken- Sesshomaru-sama è stato molto chiaro, dobbiamo tornare al castello…»
«Ho fame! Vuoi che mangi te?- quasi gridò Anna, e Jaken si accorse con spavento che gli occhi della neko-yokai iniziavano a cambiare colore- Scendi dove ti pare. Devo assorbire energia.»
Chiedendosi cosa aveva fatto di male nella vita, Jaken ordinò alla bestia di atterrare. Si posarono al suolo vicino ad alcuni alberi da frutta e Anna, rifiutando qualsiasi aiuto, si lasciò cadere a terra. Era così debole che non riusciva neanche a reggersi in piedi. Doveva strisciare. Sapeva che le sarebbero occorsi diversi giorni per essere in grado di combattere…ma questo non giustificava il comportamento di Sesshomaru!
Imprecando fra sé, iniziò a prendere energia dagli alberi. Quando ritenne di non poterne assorbire più senza danneggiare le piante, chiese alla cavalcatura di Jaken di aiutarla a raccogliere un po’ di frutta. Fece carico di mele, si sedette a terra e cominciò a mangiarne una dietro l’altra a grandi morsi furiosi, lanciando lontano i torsoli con gesti che indicavano quanta voglia avesse di torcere il collo a qualcuno. Jaken, per prudenza, stava zitto.
“Sango e Miroku mi avevano portato le wakizashi. Gliel’ho visto negli occhi.- pensava Anna mentre mangiava- Ma quando lui prende una decisione, non si può discutere! Come ha potuto privarmi della mia vendetta?! Ho BISOGNO di contribuire in qualche modo alla fine di Naraku! E mi ha abbracciata in quel modo…solo per ingannarmi!” Il pensiero la fece arrossire furiosamente. Ricordava troppo bene come si era sentita tra le braccia di lui, con la sua bocca che le sussurrava all’orecchio parole che mai avrebbe sperato di sentigli dire… “E mi ha chiamata per nome.” le sovvenne improvvisamente. Il cuore le fece un balzo e la mela che stava portando alla bocca rimase a mezz’aria.
Quello era stato un colpo davvero basso. Sapeva quanto era prezioso, per lei, che avesse usato il suo nuovo nome? L’aveva sempre chiamata ‘donna’, o ‘tu’, oppure aveva utilizzato il suo vecchio nome con lo scopo preciso di irritarla. Finalmente l’aveva chiamata Anna…ma solo per distrarla quanto bastava da farla stare buona mentre lui prendeva le sue precauzioni.
«Mi ha ingannata.» disse ad alta voce, cocciuta.
«Se stai parlando del padrone, modera i termini.» disse Jaken, seccato. Anna lo fulminò con un’occhiata.
«Non sono affari che ti riguardano.- disse, poi sbatté la mela a terra- Anzi, rimangio ciò che ho detto. Ti riguardano, eccome! Adesso torniamo indietro…»
«Cosa?!»
«…e non voglio sentire storie. Sesshomaru si pentirà di avermi trattata in questo modo!»
«Sesshomaru-sama sa che sei una testa calda! E’ per questo che ti sta allontanando dal campo di battaglia!» replicò Jaken, piccato.
«Figurati! Sta solo cercando di umiliarmi.- ringhiò Anna, furiosa- Non glielo permetterò.»
«Bah, sei solo una testarda! Non capisco cosa ci trovi in te Sesshomaru-sama. Chissà perché vuole proteggerti da…» Jaken, rendendosi conto di ciò che stava dicendo, si tappò la bocca con entrambe le mani. Anna strinse gli occhi in due fessure.
«Proteggermi? E da cosa? Da chi?» indagò, brusca. Jaken guardò altrove, rifiutandosi di rispondere. Anna sollevò un sopracciglio con espressione amara. «Figuriamoci se Sesshomaru desidera proteggermi. Si sarà arrabbiato perché sono stata tanto stupida da cadere nel tranello di Isuzu.- disse, deprecando se stessa- A lui non importa niente di me.»
Jaken, che era rimasto molto colpito dai recenti cambiamenti del suo padrone, si arrabbiò. A lui non piacevano quei cambiamenti, pensava che avrebbero portato solo guai, ma non poteva sopportare che quella neko-yokai sottovalutasse i sentimenti del padrone. Perciò, pungolato dall’ironia di lei, dimenticò per un attimo il giuramento di silenzio che aveva fatto e sbottò: «Taci, stupida donna! Se tu avessi anche solo una vaga idea di quello che Sesshomaru-sama ha fatto per salvarti, non ti permetteresti di aprire quella boccaccia!»
Lo stupore negli occhi azzurri di lei lo riportò alla ragione e Jaken si stampò di nuovo le mani sulla bocca, maledicendo se stesso. Un sudore gelido gli ricoprì il corpo al pensiero di cosa gli avrebbe fatto il padrone se gli avesse sentito pronunciare quelle parole imprudenti!
«Per salvarmi?- chiese Anna, perplessa- Non è stata Kagome a togliermi il Sigillo?»
«Sì! Sì, esatto!» si affrettò a dire Jaken, sperando di salvare la frittata. Anna corrugò la fronte.
«E allora che c’entra Sesshomaru?» chiese, brusca.
«Ah…eh…niente! Cioè…» Jaken si guardò attorno, come per cercare un aiuto che non c’era. Adesso sì che era in un bel guaio!
«Tu hai detto che Sesshomaru mi ha salvata.- lo incalzò Anna, che a quel punto non intendeva permettergli di ritrattare- Di che si tratta? Perché gli altri non mi hanno detto nulla?» Dall’espressione piena di panico del piccolo demone Anna comprese che, di qualunque cosa si trattasse, Sesshomaru aveva proibito di parlarne. «Doveva essere un segreto, è così? Purtroppo ormai ti sei tradito, Jaken. Scegli tu se raccontarmi tutto spontaneamente o sotto tortura.» disse, con voce pericolosa, fonda. Doveva assolutamente sapere cos’era successo!
Prima che Jaken potesse decidere qual’era il male minore, una risata maligna li interruppe e una sagoma avvolta in una pelliccia bianca si palesò da dietro un tronco d’albero..
«E’ veramente difficile ucciderti, Etain Seimei.» disse Naraku. Rise piano. «Stavolta me ne occuperò di persona.»

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Capitolo 30
*** 30 - Rapita ***


Author's note: Naraku tenta l'ultimo affondo. Cosa farà Sesshomaru? Non fate previsioni per il futuro...

CAPITOLO 30

RAPITA

Anna e Jaken persero il fiato quando Naraku si palesò ai loro occhi. La neko-yokai si maledisse per non aver notato la sua aura maligna, né il suo odore. Si era indebolita così tanto? Corrugò la fronte rendendosi conto che anche dopo essersi accorta della presenza di Naraku non riusciva ad avvertire la sua yuki.
«E’ veramente difficile ucciderti, Etain Seimei.» disse Naraku. Rise piano. «Stavolta me ne occuperò di persona.»
«Non ti permetterò di farmi ancora del male, Naraku. Non sono più la stessa donna contro cui hai lottato a Karenomi.- ringhiò Anna, alzando una mano artigliata pronta a quell'unico scatto che le sue minime forze le consentivano- E ti faccio presente che non sono mai veramente morta.»
Sotto la maschera di babbuino, Naraku sogghignò, spingendo Jaken a farsi scudo con il bastone Ninto.
«E’ vero, Etain Seimei. Prima sei diventata un demone, poi un gelido principe è venuto a salvarti in un momento tragico…- elencò, quasi divertito- e infine una miko impicciona ti ha liberata dal Sigillo della Vita. Sei davvero una fanciulla fortunata, principessa!»
«Se fossi stata fortunata non avrei mai incontrato te.» disse Anna, aspettando il momento giusto. Non poteva permettersi di sbagliare il primo attacco, o sarebbe stata la fine. Ma perché Naraku non aveva odore? Che si trattasse…La voce di Naraku interruppe i suoi pensieri.
«Suvvia! Sei così fortunata da essere stata scelta come sposa del celebre Sesshomaru. Non è così? Un uccellino mi ha raccontato le ultime novità.- il suo sogghigno si allargò- E’ un peccato che quell'inu-yokai non vedrà mai la tua avvenenza, mia cara. Perlomeno, Soichiro ti ha desiderata anche come donna.»
«Non nominare Soichiro! E fatti gli affari tuoi!» gridò Anna, avvertendo una furia senza nome agitarlesi nel ventre. Si impose di calmarsi. Naraku voleva che lei perdesse il controllo!
«Cosa credeva di fare quello sciocco di Sesshomaru allontanandoti dalla battaglia? Toglierti dai piedi? Gli sarai comunque d’impiccio, Etain Seimei, e sono qui per assicurarmene. Ti odierà, dopo che soccomberai a me.» disse Naraku, venendo avanti di un passo.
«Io non soccomberò mai ad uno come te.» disse Anna tra i denti, ripiegandosi su se stessa, pronta a balzare sul nemico come un gatto dal pelo ritto.
«Tu stessa pensi che abbia cercato di liberarsi di te, non è vero?- continuò Naraku, con la sua voce insinuante e dannatamente plausibile- Un uomo insensibile, che tu ami così tanto…invano. Non c’è cuore nel suo petto che possa battere per te.»
«Fai silenzio! E’ falso!»
«E’ vero, invece, e tu stessa lo pensi.» rincarò l’hanyo.
«Io rifiuto la tua verità! Tu perverti i pensieri e rendi tutto più oscuro di quello che è…come se non ti conoscessi!» esclamò Anna, fremente di indignazione.
«E’…è vero! Sesshomaru-sama non commette basse azioni come quelle a cui stai alludendo tu!» intervenne a sorpresa Jaken, che al momento si stava nascondendo dietro la gamba di Anna. L’attenzione di Naraku su di sé lo convinse a nascondersi del tutto.
«Ti sto dicendo ciò che la tua coscienza stessa ti grida, Etain Seimei. Ho sentito quello che dicevi poco fa al demone servitore.- allungò una mano verso di lei in un gesto di invito- Nel tuo cuore non c’era ripicca? Sete di vendetta per l’umiliazione subita? Odio per un amore puro spedito ad ovest, lontano dalla sua origine? Dammi quei sentimenti e io li forgerò. Ti restituirò la vera te stessa.»
«Non so cosa tu abbia in mente…- ringhiò Anna- ma io non sarò una marionetta nelle tue mani, dannato!»
Si lanciò contro Naraku, a tale velocità da risultare quasi invisibile. Jaken non era ancora caduto a terra per il contraccolpo che lei aveva sferrato due micidiali artigliate a Naraku, il quale aveva ancora la mano tesa. Gli squarciò il petto e gli mozzò la parte superiore della testa…poi capì.
«Un…burattino?!» rantolò. Aveva sprecato le sue forze per nulla! Tirò indietro il braccio per poterlo affondare nel corpo artefatto alla ricerca del manufatto di legno che gli permetteva di muoversi. Il corpo si scisse in larghi tentacoli di terra. Anna indietreggiò, colpendo i tentacoli a mano a mano che si facevano sotto, spezzandoli con i suoi artigli, ma il corpo fittizio si mosse più veloce di lei. I tentacoli le si chiusero attorno, stringendola in una morsa e togliendole il fiato. Anna sentì le proprie costole scricchiolare.
«Lasciami andare! Lasciami…» disse, cercando di liberarsi usando gli artigli, ma più di agitava, più veniva avviluppata dai tentacoli di quella bambola di terra…una terra strana, che drenava le sue energie. Una risata maligna eruppe dalla metà del volto ancora integra.
«Ti conviene stare ferma, Etain Seimei. Questo non è il mio vero corpo e non contiene energia demoniaca che tu possa assorbire. Nella terra con cui ho plasmato questo burattino è sparso in frammenti l’ultimo Sigillo della Vita. Non è sufficiente ad ucciderti in queste condizioni…ma può renderti il viaggio molto sgradevole.» disse.
«Il viaggio? Cosa…» ansimò Anna.
«La…lasciala stare, maledetto…finto Naraku!» gracchiò Jaken, tremante, puntando il Bastone Ninto su di loro. Naraku rise ancora.
«Ma certo, piccolo rospo! Perché non ci inondi di fuoco, così la preziosa sposa del tuo signore si riunirà a lui  come scheletro carbonizzato?» disse, stringendo Anna in una morsa tale da strapparle un grido. Jaken impallidì visibilmente e si affrettò ad abbassare il bastone. Era del tutto impotente! Naraku si faceva scudo con Anna e Jaken preferiva essere accusato di vigliaccheria piuttosto che finire ammazzato dopo aver ucciso malamente la consorte di Sesshomaru. Naraku tornò a rivolgersi ad Anna.
«Bene, tutti sono ragionevoli quest’oggi.- sogghignò- Andiamo al mio castello, principessa. Ti ci ambienterai.»
«No!» gridò Anna, mentre uno sciame di Saimyosho li circondava e li sollevava in volo. La sua protesta non valse a niente. Anna si morse le labbra con ira frustrata mentre il terreno si allontanava sotto di loro, così come la voce gracchiante di Jaken che urlava il suo nome.
«Sesshomaru e gli altri te la faranno pagare!» iniziò ad inveire la neko-yokai, perdendo subito il fiato. Non era una sciocca e capì dove Naraku voleva andare a parare facendo tanti sforzi per catturarla viva. «Tu vuoi che vengano al castello. Ecco perché hai lasciato in vita Jaken.» disse tra le labbra diventate insensibili. La risata di Naraku le parve il suono più orribile che le fosse mai giunto alle orecchie. Prese quanto fiato poteva e gridò: «Jaken! Jaken, non permettere loro di venire! E’ una trappola! E’ una tra…»
La frase finì in un grido acuto e straziato quando la morsa del burattino si fece tanto stretta da spezzarle qualche costola. Avvertì un dolore obnubilante, poi perse i sensi, accompagnata nell’oscurità dalla bassa risata di Naraku e dal ronzio dei Saimyosho.
Più in basso, Jaken smise di correre dietro alle sagome che si allontanavano velocemente nel cielo azzurro. Sul volto aveva un’espressione confusa, impaurita ed inorridita. Naraku aveva rapito Anna! Era successo tutto quello che NON DOVEVA succedere! E adesso chi l’avrebbe raccontato a Sesshomaru-sama?
«Mi ucciderà.» gemette Jaken, maledicendo per l’ennesima volta il momento in cui avevano incrociato la strada di quella neko-yokai portasfortuna! E cosa gridava, prima di zittirsi in quel modo tanto brusco da fargli venire i brividi? Di’ loro di non venire…e poi qualcos’altro che non aveva capito. Come mai quella donna non voleva essere salvata? Bastava dire a Sesshomaru-sama che Naraku aveva portato Anna al suo castello, e…
«E chi ha il coraggio di dirglielo?!- esplose Jaken, in piena crisi di panico, iniziando a correre in tondo- Sesshomaru-sama mi ucciderà! Stavolta è la fine! Stavolta è proprio…»
«Jaken!»
Jaken inciampò e cadde a terra di faccia. Rialzò lo sguardo con cautela, impaurito nel sentirsi chiamare per nome così all’improvviso.
«Ehi, cosa ti è successo? Non sembra che tu sia molto in forma.» disse un’altra voce. Jaken aveva la sensazione di conoscerle entrambe. Dapprima vide solo due paia di piedi e quattro zampe. Alzando ulteriormente lo sguardo, si accorse che a squadrarlo come se fosse una rarità c’erano una bestia volante bicefala, un ragazzino  yokai e una bambina ningen.
«Shippo?! Rin?!- gracchiò Jaken, balzando in piedi- E voi che diavolo ci fate qui?»
«La domanda te l’abbiamo posta prima noi…» gli ricordò Shippo.
«Jaken, che bello rivederti!- disse Rin, gioiosa- Ci sei mancato, sai? C’è anche Sesshomaru-sama?»
«Perché sudi a quel modo, Jaken?» chiese Shippo, notando la reazione del demone rospo al nome del suo padrone.
«Ah…uh…io…- balbettò Jaken- A…ancora non ho capito cosa ci fate qui. Dovevate restare al castello!»
«Rin ha fatto un brutto incubo, e…»
«Non era un incubo! Rin ha VISTO!- ribatté la bambina, piccata- Vedi, Jaken, Rin ha avuto un incubo sulla sua nee-chan. Naraku le faceva del male, e visto che Rin aveva sognato la stessa cosa prima dell’attacco a Karenomi…»
«Insomma, Rin non riusciva più a trattenere la preoccupazione, tanto che ha contagiato anche me.- finì per lei Shippo- E’ da tanto che non ci mandate notizie, così siamo venuti a cercarvi. Io ho protetto Rin lungo tutta la strada.» Shippo gonfiò il petto, orgoglioso. «Piuttosto, non mi aspettavo foste così vicini. Gli altri dove sono? Sento l’odore di Anna.»
Jaken fissò per un attimo i due bambini in attesa di una risposta, poi si sedette di peso per terra e scoppiò in lacrime in maniera plateale. Shippo e Rin lo fissarono, sconcertati.
«Stavamo tornando al castello, perché lei era debole, ma Naraku l’ha portata viaaaaaaa………- si lamentò Jaken, che sembrava avere due sorgenti al posto degli occhi- Sesshomaru-sama mi aveva ordinato espressamente di proteggerla e adesso mi ucciderààààà………»
«Ha portato via…Anna?!» sbottò Shippo, incredulo. Rin emise un gridolino, schiacciandosi le mani sulla bocca, poi si aggrappò a Shippo.
«Hai visto?! Rin l’aveva detto! Oh…dobbiamo fare qualcosa!» disse, accorata.
«Sesshomaru ancora non lo sa?» chiese Shippo a Jaken, incerto. Questi scosse la testa. Shippo guardò ancora gli occhi imploranti di Rin e cercò di farsi forza.
«Va…va bene, allora! Andremo sul campo di battaglia, e…e troveremo Inuyasha e Sesshomaru. Loro salveranno Anna.» disse, deciso.
«Shippo, ti tremano le gambe…» mormorò Rin.
«E’ l’eccitazione della battaglia.» asserì Shippo, che in realtà aveva paura di ciò che avrebbero trovato più avanti. «Dai, Jaken, andiamo!»
«Ma Sesshomaru-sama se la prenderà con me!» gemette Jaken. Shippo aiutò Rin a salire in sella, poi guardò Jaken.
«Preferisci che lo venga a sapere da Naraku?» gli chiese, franco. Jaken ci pensò su, poi scattò in piedi.
«No. Però sarai tu a dirglielo.» puntualizzò, correndo dalla cavalcatura con cui aveva fatto quel viaggio e salendo faticosamente in sella. Shippo annuì, poi spronò la propria cavalcatura a prendere il volo. Pensando di dover andare su un campo di battaglia, l’ira di Sesshomaru era davvero l’ultimo dei suoi pensieri!

***

«Quando partiamo?» chiese Sango, quando Inuyasha si sedette accanto a Kagome, vicino al fuoco.
«Alle prime luci dell’alba. Sesshomaru sta dando gli ultimi ordini.» borbottò Inuyasha, contrariato. Kagome gli porse una tazza di zuppa, sorridendogli per cercare di tirargli su il morale.
«Suvvia, Inuyasha! Mi sembra paradossale che tu non sia felice di andare incontro alla battaglia decisiva contro Naraku.» scherzò Miroku, sorbendo poi un sorso di zuppa.
«Feh! E’ ovvio che ne sono contento!- sbottò Inuyasha- E’ la situazione che lasciamo qui che non mi piace. Sesshomaru non doveva mandare via Anna in quel modo.»
«In effetti, non avrebbe dovuto.- sospirò Kagome, abbassando gli occhi sulla propria tazza- Sesshomaru non dovrebbe nascondere in questo modo i suoi sentimenti. Non ci porterà del bene.»
«Tanto per cominciare, da quando l’ha mandata via è diventato intrattabile. Non gli si può parlare. Ho tentato di illustrargli il nostro piano e mi ha ascoltato a malapena, tanto che alla fine abbiamo preso ad insultarci. Se non fossero arrivati i tizi della Grande Famiglia che aveva convocato, ci saremmo presi a pugni.» disse Inuyasha, con una smorfia disgustata.
«Non gli avrai detto qualcosa riguardo ad Anna, spero. Sarebbe stato un atto autolesionistico da parte tua.» disse Miroku, sollevando appena un sopracciglio.
«Gli ho detto quello che pensavo, cioè che ha fatto una cosa inutile e stupida.- disse Inuyasha, scolando in un sorso la zuppa e posando la tazza con malagrazia - Tanto lo so già: quella testarda di Anna farà finta di tornare al castello e non appena recupererà le forze tornerà qui al confine e seguirà le nostre tracce. Non si farà lasciare indietro.»
«Davvero la pensi così?- esclamò Kagome, sorpresa- Inuyasha, questo è un bel guaio! Se Anna si inoltra da sola in Higashi…»
«Proprio quello che ho detto io! E sai che mi fa quel demente di mio fratello? ‘Se Anna fa una cosa del genere, ti uccido’.» Imitò con precisione tono ed espressione del fratello maggiore, poi sputò a terra. «Bah, un pugno sulla testa non potrebbe fargli che bene! Non sono certo io a suggerire questa condotta a quella stupida! E’ solo che so che farà così.»
«Questo lato del suo carattere è molto simile al tuo, Inuyasha.- disse Kagome, trattenendo un sorriso- Forse per questo la capisci così bene!»
«In ogni caso, è un guaio. A questo punto sarebbe stato meglio lasciarla venire subito con noi. Inoltre, Sesshomaru non le ha affidato le spade che la aiuterebbero a regolare la sua yuki. Non mi piace.» mormorò Sango, corrugando la fronte. Kirara, accanto a lei, miagolò, come trovandosi d’accordo con la padrona.
«Sesshomaru ha sbagliato, punto e basta.- brontolò Inuyasha- E cosa ancora peggiore, si sta inimicando gli esseri umani.»
«Che vuoi dire?» chiese Kagome, sorpresa. Miroku annuì.
«Sì, ho notato anch’io quali chiacchiere girano tra le nostre armate umane. La strana scomparsa di Isuzu, l’atteggiamento di Sesshomaru verso Anna…Si dice che stia accadendo qualcosa di losco e che in realtà il Principe di Nishi disprezzi i ningen.»
«Il che, purtroppo, è vero.» sospirò Kagome, scuotendo il capo.
«Perlomeno, prima di questa guerra si sforzava di mostrarsi diplomatico.- le ricordò Miroku- Notando la mancanza di un vero legame con la sua sposa dal cuore umano, i ningen iniziano a farsi domande e a dubitare. Non è un buon segno. Potrebbe accadere di tutto, in nostra assenza.»
«Questa alleanza è fragile, ma dura da cinquant’anni. Ci vorrà qualcosa in più per creare disordini, tanto più che stiamo gradualmente entrando in Higashi e tutti sanno che Soichiro è morto.- disse Sango, più fiduciosa- In ogni caso, Sesshomaru non avrebbe dovuto allontanare Anna. La notizia non piacerà a molti nobili.»
«Sesshomaru sta del tutto ignorando quello che gli diceva la profezia. Dannazione, cosa bisogna fare con quella testa di cavolo?!» esclamò Inuyasha, ringhiando e stringendo i pugni. Un piede calzato finemente lo colpì alla nuca, facendolo piegare in due.
«Le teste di cavolo vanno calciate, stupido hanyo. Te ne do dimostrazione da una vita.» disse Sesshomaru, gelido, ergendosi sul fratello. Inuyasha spinse via il suo piede con violenza, pronto allo scontro.
«Allora aspetta, che sto per prendere a calci la tua.» ringhiò. Sesshomaru lo ignorò e volse il suo sguardo al gruppo.
«Vi consiglio di dormire, ningen. Voglio partire alle prime luci dell’alba e non ho intenzione di tollerare lamentele.» disse loro.
«Non è una cattiva idea.- disse Miroku, annuendo- Per quanti giorni conti di viaggiare in gruppo?»
«Non più di tre. Poi ci divideremo secondo quanto stabilito.» disse Sesshomaru, brusco, poi si voltò e si allontanò. Inuyasha lo seguì nonostante i richiami di Kagome, che temeva un nuovo litigio. Si era stancato dell’atteggiamento del fratello ed era ora di chiarire alcune cose.
«Ehi, Sesshomaru!» lo richiamò. Sesshomaru non parve volersi fermare ad ascoltarlo, così Inuyasha spiccò un balzo e atterrò davanti a lui, costringendolo a guardarlo in faccia. «Aspetta un attimo. Dobbiamo parlare.»
«Non abbiamo niente da dirci.» asserì Sesshomaru.
«Invece sì, e si tratta di Anna…di lei e di tutto ciò che gira attorno a lei, e negli ultimi tempi questo raggruppa un sacco di cose.» sbottò Inuyasha. Gli occhi di Sesshomaru si socchiusero pericolosamente.
«Non ho intenzione di parlare di Anna.»
«Ah, finalmente la chiami per nome!» osservò Inuyasha, con sarcasmo. Questo parve prendere Sesshomaru in contropiede, tanto da strappargli una smorfia.
«Levati di mezzo.» gli ingiunse, facendo per spostarlo di peso. Inuyasha si fece di lato ma non si zittì.
«Senti, posso capire perché l’hai mandata via, ma almeno ammettilo! Non vuoi che Naraku possa di nuovo farle del male.- disse, di nuovo serio- Posso capirti benissimo, per me è lo stesso con Kagome. Tu…ti sei accorto di amare Anna, non è vero?»
Sesshomaru non rispose, fissandolo con astio, ma Inuyasha non si fece prendere per il naso.
«L’ho capito, sai? Anche se hai le reazioni di una stalattite di ghiaccio, non mi puoi ingannare. Ti conosco da una vita e se ti comporti stranamente me ne accorgo.»
«Stranamente? Non farmi ridere, Inuyasha.» disse Sesshomaru, sprezzante.
«Cerchi di far ingelosire una donna, le doni la tua energia demoniaca perché possa restare in vita e scegli di combattere Soichiro da umano pur di non sottrarle quella speranza di sopravvivenza. In aggiunta, ti privi di una guerriera non certo disprezzabile, e in un momento tanto delicato, per non rischiare che capiti nelle grinfie di Naraku.- elencò Inuyasha con una smorfia- Io questo lo giudico parecchio strano, soprattutto da parte tua. Sesshomaru, se la ami diglielo senza tante storie. Sarebbe il giusto coronamento a tutte le cose che sono accadute. E’ un miracolo che esista una donna per te, quindi non fartela sfuggire.»
Aspettò una replica, che puntualmente non arrivò.
«Feh! Allora arrangiati!- esclamò, perdendo la pazienza- Ma sappi che lei ci seguirà a qualunque costo! Ormai dovresti sapere che testaccia si ritrova! Come glielo impedirai, grande Principe di Nishi?»
«Lei non mi disobbedirà.» disse Sesshomaru, ma sapeva benissimo di stare mentendo a se stesso. Anna gli aveva già disobbedito, e più di una volta. Era testarda. Inoltre, lui le aveva concesso di sperare. Non aveva saputo trattenersi dallo stringerla a sé, dal chiamarla per nome. Se ne sarebbe accorta e avrebbe capito…o quantomeno intuito. Inoltre, c’era quel suo dannato orgoglio. Sarebbe tornata indietro appena avesse racimolato forze sufficienti.
«Dirò ai membri della Grande Famiglia di fermarla. Deve stare il più lontano possibile da Naraku.» disse, rispondendo senza rendersene conto a tutte le cose che Inuyasha gli aveva detto. Inuyasha sospirò, abbassando lo sguardo con le mani sui fianchi.
«Senti, se ci raggiunge…cosa che ritengo probabile…falla restare. Proteggila tu. Sono sicuro che ti faresti ammazzare piuttosto che permettere a Naraku di toccarla.» gli disse, quasi gentile.
Sesshomaru non rispose, ma negli occhi gli passò un lampo che diede ad Inuyasha uno scorcio della desolata solitudine che si celava nelle profondità dell’animo di suo fratello. Sesshomaru aveva scelto di essere solo, con il suo comportamento e il suo ostentato disprezzo, ma la solitudine era ad un tempo il suo regno e la sua prigione. Inuyasha lo capì per la prima volta e, pur continuando a sentire estraneo il mondo del fratello, apprezzò ancora di più che qualcuno fosse riuscito a far breccia in quella armatura perfetta e a riscaldare un po’ quegli oscuri abissi. Anna era troppo preziosa perché potessero perderla per uno stupido moto d’orgoglio.
«Pensa alla tua donna, Inuyasha, e fatti i fatti tuoi.» disse bruscamente Sesshomaru, spingendolo da parte e allontanandosi.
«Ehi! Ma guarda che…uno si preoccupa…» sbottò Inuyasha, arrabbiandosi.
«Preoccupato per tuo fratello, Inuyasha? Sono quasi commosso.» lo derise Sesshomaru senza voltarsi.
«Preoccupato per Anna, deficiente! Di te non me ne frega un…»
«INUYASHA!»
«SESSHOMARU-SAMA!»
«PADRONE!»
Le tre voci, due acute e una gracchiante, echeggiarono quasi all’unisono sopra le loro teste, costringendoli ad alzare lo sguardo. Sopra di loro volavano due mostri bicefali che portavano in groppa Shippo, Rin e Jaken.
«Shippo?! Rin?! Ma che diavolo ci fate qui?» sbottò Inuyasha, sbalordito.
«Jaken?» disse piano Sesshomaru. Il sangue gli si gelò nelle vene. Cosa ci faceva lì Jaken, da solo? Non poteva assolutamente aver già raggiunto il castello ed essere tornato indietro. Allora…dov’era Anna?
«Ehi, che diavolo sta succedendo? Cosa ci fate qui, mocciosi?» chiese ancora Inuyasha, mentre le due creature atterravano. Rin saltò dalla sella e si aggrappò ad Inuyasha.
«La nee-chan di Rin! Dovete salvarla!» esclamò.
«Cosa?» chiese Inuyasha, sbalordito. Era successo di nuovo qualcosa? Sango, Miroku e Kagome li stavano raggiungendo, attirati dal chiasso.
«Padrone, non è stata colpa mia! Il vostro Jaken ha fatto di tutto per…» iniziò a dire Jaken, prosternandosi disperatamente.
«Cos’è accaduto?!» chiese Miroku, sbalordito nel vedere i nuovi arrivati.
«Naraku. Ha rapito Anna.» disse Shippo, mettendo in parole i peggiori presentimenti di Sesshomaru.
«Co…cosa?!- ansimò Kagome- Com’è possibile?»
«Non si trattava di lui in persona, ma di un suo burattino. L’ha usato per imprigionare Etain Seimei…cioè, Anna-sama…e al suo interno c’erano pezzi di quel sigillo che aveva già usato…» balbettò Jaken.
«Ancora il Sigillo della Vita. Dannazione!» disse Inuyasha tra i denti.
«…così lei non ha potuto reagire. E io non potevo certo usare il Bastone Ninto con Naraku che si faceva scudo di lei! Perdonate l’inettitudine del vostro servo, Sesshomaru-sama!»
«Pare che Naraku abbia detto molto chiaramente che l’avrebbe portata al suo castello, che immagino sia quello di Soichiro.- disse Shippo, preoccupato- Ma Anna ha gridato a Jaken…» Guardò un attimo il demone rospo per avere conferma. «…ha gridato di non andare a salvarla. Vero?»
«E’ vero, è vero!» si affrettò a confermare Jaken, con grandi cenni del capo.
«Feh! E’ ovvio che Naraku ci sta tendendo una trappola servendosi di Anna.- disse Inuyasha, scambiando un’occhiata cupa con gli amici- Lei l’ha capito bene. Per questo ha detto quelle parole.»
«Ma voi la salverete, vero?» chiese Rin, sull’orlo delle lacrime. Lasciò Inuyasha e guardò Sesshomaru con quei suoi occhi grandi e puri. «Sesshomaru-sama…voi salverete Anna-nee-chan, non è vero?»
Sesshomaru, dopo un attimo, le posò una mano sul capo. Sulle labbra di Rin comparve un sorriso pieno di fiducia. Quella carezza appena accennata era stata una risposta sufficiente.

 

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Capitolo 31
*** 31 - Separazione ***


Author's note: Rieccoci, dopo un momento di scomparsa per EFP...Voglio ringraziare con tutto il cuore DuBhe per la recensione allo scorso capitolo, sono commossa per le cose stupende che mi ha scritto! Purtroppo, non so per quale motivo, il sito non mi permette di rispondere alla recensione (solo a quella!), perciò rendo pubblici i miei più sentiti GRAZIE!! Ora torniamo nel Nishi, dove Naraku è ben lungi dall'aver terminato di fare danni. Dov'è finita Anna?!

CAPITOLO 31

SEPARAZIONE

Kagome sedeva su un tronco caduto, a metà strada fra i due fratelli, i quali stavano discutendo ad una certa distanza, e il resto del gruppo, che cercava di riposare in vista della partenza della mattina dopo. La giovane miko non sarebbe comunque riuscita a dormire, perciò ascoltava quanto poteva della conversazione di Inuyasha e Sesshomaru. La notizia del rapimento di Anna li aveva colpiti con forza e li aveva costretti a cambiare i loro piani.
«Ci penseremo io e Kagome.- stava dicendo Inuyasha in quel momento, scrutando con aria cupa il volto del fratello maggiore- In fondo, era deciso fin dal principio che sarebbe stata lei a prendere il cuore e io a distruggerlo.»
«Cerca di fare le cose in maniera intelligente, per una volta. Non fidarti delle sole parole di quello shinigami.- replicò Sesshomaru- Io andrò al castello di Soichiro.»
«A liberare la tua principessa.» disse Inuyasha, con la parvenza di un sorriso.
«E con questo cosa vorresti dire?» fu l’aspra replica del Principe di Nishi. Inuyasha si strinse nelle spalle.
«Niente, figurati.» sogghignò. Kagome sentì un mesto sorriso salirle alle labbra. Sesshomaru aveva deciso di correre a salvare Anna, lasciando a loro l’incombenza di trovare il cuore dell’odiato nemico e di distruggerlo. Il piano originario prevedeva che si inoltrassero tutti insieme in Higashi e poi si dividessero per confondere le idee a Naraku. Miroku e Sango avrebbero creato occasioni di combattimento, Sesshomaru avrebbe messo a ferro e fuoco il territorio sulla strada per il Monte Horoshiri, mentre Kagome e Inuyasha si sarebbero diretti subito alla meta, secondo le parole dello shinigami Razoru.
Ora che le cose avevano preso quella piega imprevista, Sesshomaru non avrebbe coperto la loro penetrazione nel nord. Si sarebbe diretto subito al castello, dritto in quella trappola che Naraku aveva preparato per lui. L’inu-yokai ci andava ben consapevole del tranello ai suoi danni, ma sembrava che Anna fosse abbastanza importante da fargli correre questo rischio.
Rin si era tranquillizzata da quando Sesshomaru aveva detto che sarebbe andato a salvare Anna e ora dormiva. Sul suo viso c’era un’espressione di serena fiducia. Kagome non capiva esattamente cosa la bambina vedesse in Sesshomaru per scatenarle una tale adorazione, ma anche Anna doveva aver intravisto la stessa cosa, altrimenti non si sarebbe innamorata del fratello di Inuyasha.
“Anche lui la ama. Non ha mai provato niente del genere prima e forse per questo sta commettendo tanti errori.- pensò, osservando tra le ombre notturne il volto gelido di Sesshomaru- Credo che adesso gli pesi il pensiero di aver allontanato Anna, ottenendo solo di farla rapire da Naraku. Si sente in colpa…e soffre. Questo riesco a vederlo anch’io.”
Allora perché Sesshomaru non aveva detto ad Anna la pura e semplice verità? Sesshomaru aveva sacrificato la sua forza e il suo orgoglio per lei, ma non voleva che la neko-yokai lo sapesse. Kagome vedeva in questo una irritante testardaggine. Anche Inuyasha era una testa di legno, quando decideva di non voler capire, e i kami sapevano che l’aveva fatta penare non poco prima di ammettere i suoi sentimenti…ma Inuyasha non aveva mai recitato una parte e ciò che non veniva detto a voce era sempre palese nei suoi occhi. Sesshomaru, invece, fingeva. Anna era testarda a sua volta e orgogliosa, e quei due insieme facevano scintille. Kagome, però, era convinta che se si fossero decisi a parlare chiaro avrebbero scoperto che essere felici non era poi così lontano dalla loro portata.
«Speriamo che questa sia la volta buona.» mormorò a mezza voce, sospirando. Se Sesshomaru avesse salvato Anna da Naraku, non avrebbe più potuto nascondere il suo attaccamento a lei! Certo, prima di pensare a queste cose c’era da sconfiggere Naraku e non sarebbe stata una passeggiata…
D’improvviso, Kagome alzò di scatto la testa, in allerta. Si sentiva osservata, ma non le sembrava un’attenzione ostile. Guardò verso i due fratelli e li vide ancora impegnati in una conversazione poco più che sussurrata. Si voltò verso il gruppo di amici e li vide tutti addormentati. Il resto dell’armata non si trovava vicino a loro e se fosse arrivato un messo sia Inuyasha che Sesshomaru se ne sarebbero accorti. Allora cosa…
Kagome voltò lentamente il capo verso la scura macchia d’alberi dietro il tronco su cui era seduta. Trasalì quando vide due occhi balenare di luce dorata nell’oscurità, poi riconobbe il volto tra le ombre e lasciò andare il respiro in un sibilo tremulo, sbalordita. Aprì la bocca per chiamare la nuova arrivata, ma la vide portarsi con autorità un dito davanti alle labbra e farle silenziosamente cenno di raggiungerla.
Perplessa e al contempo sollevata, Kagome si alzò e con qualche titubanza si inoltrò nelle ombre.
«Anna!- disse, pianissimo, alla figura dai capelli dorati che la stava aspettando- Kami-sama…stai bene! Allora sei riuscita a fuggire da Naraku!»
«Non dire il mio nome e non parlare ad alta voce. Non voglio che Sesshomaru si accorga di me.» mormorò Anna, facendole di nuovo cenno di stare zitta. Il suo volto era molto duro e pallido.
«Ma…perché?» chiese Kagome, attonita.
«Lo capirai. Ora seguimi.» disse Anna, afferrandola per un polso.
«Anna, cosa…»
«Seguimi, Kagome. Ho bisogno del tuo aiuto e non voglio chiedere nulla a Sesshomaru.» disse Anna, trascinandosela dietro. Kagome era confusa e si fece condurre per qualche passo.
«Hai bisogno…del mio aiuto?» balbettò.
«Mi sono liberata da Naraku, ma mi ha indebolita. Non avverti che mi manca la forza demoniaca?- mormorò Anna, guardando fisso nella tenebra con quegli occhi inquietanti- Qui vicino c’è uno dei suoi scagnozzi. L’ho tramortito, ma non ho la forza di finirlo. E’ potente. Ho bisogno di te.»
«Va bene, ma…dovremmo chiamare anche Inuyasha e gli altri! Anna, si sono preoccupati tutti così tanto…»
«Ah, davvero?»
Kagome era sempre più perplessa. Non le piaceva quell'atteggiamento di Anna e non riusciva a capire come potesse trovarsi lì, né perché si comportasse in maniera tanto strana. E poi, la stava allontanando dagli altri…Il pensiero le gelò il sangue nelle vene.
«Anna, lasciami. Chiamiamo gli altri.» disse, facendo resistenza. Anna la guardò. I suoi occhi le parvero vuoti.
«Va bene. Prima, però, facciamo fuori quel tizio…o cerchiamo di carpirgli informazioni su Naraku.» disse la neko-yokai, improvvisamente più docile. Il tono della sua voce sembrò a Kagome del tutto estraneo. Acuì i suoi sensi di miko, cercando una prova per giustificare la brutta sensazione che l’aveva colta.
«Chi è…quel tizio? Un demone?» chiese, per prendere tempo. L’assurda risposta di lei arrivò insieme alla consapevolezza della natura della persona con cui stava parlando.
«Lo conosci anche tu. E’ quel traditore dello shinigami Razoru.» disse il fantoccio creato ad immagine e somiglianza di Anna. Kagome capì che si trattava di una trappola e che qualcosa aveva indebolito la sua capacità ricettiva. Si trattava probabilmente degli yokai insetto forbice, spie da sempre al servizio di Higashi. Questo spiegava perché Inuyasha e Sesshomaru non avevano avvertito né la presenza né l’odore di quel fantoccio. Naraku doveva aver usato un capello di Anna per quella stregoneria. Fece un passo indietro.
«Tu sei…finta!» balbettò.
«L’hai scoperto.» disse semplicemente il fantoccio, che ora aveva la voce di Naraku, socchiudendo gli occhi. Il suo corpo si scisse in grossi tentacoli che si avventarono su Kagome. Lei trattenne la propria paura e non scappò. Corse anzi incontro a quel corpo fittizio anche quando le appendici le si chiusero attorno.
«Sei solo una finzione! Torna polvere!» gridò Kagome, toccando con le mani il petto della finta Anna e lasciando fluire il proprio potere. Una luce scaturì dai suoi palmi. La grezza bambola di legno all’interno del corpo fittizio si spaccò e la finta Anna si disfece in un mucchio di terriccio che la seppellì fino alle ginocchia. Kagome cercò di liberarsi, ansimando, poi raccolse il capello dorato legato al legno.
«Ci mancava solo questa. Sfruttare Anna per tendermi una trappola!- mormorò, stringendolo nel pugno- Naraku…sei imperdonabile!»
«Sarà dispiaciuto di sentirtelo dire, miko. Tiene così tanto a te!» disse una voce, alla sua destra. Kagome si voltò di scatto e vide un demone dal corpo ricoperto di chitina nera che sogghignava nel buio. Subito dietro di lui, quattro uomini attendevano ordini, due con frecce già incoccate ed altri due con delle corde in mano. «In ogni caso, io mi chiamo Kiokumushi e sono qui per condurti da Naraku, possibilmente intatta.- continuò l’insetto- Visto che con demoni e prodotti della magia hai un tocco…distruttivo…saranno questi ningen a fare tutto il lavoro. Io penserò a cancellare le tracce, così nessuno saprà che fine hai fatto.»
Kagome fece due passi indietro, barcollò sulla montagna di terriccio e quasi cadde.
«I…Inuyasha…» balbettò, la gola chiusa per la paura.
«Prendetela.» ordinò Kiokumushi, quasi con gentilezza.
«Inuyasha!!! Aiutami, Inuyasha!» gridò Kagome, cercando di fuggire. Non fece che pochi passi, poi qualcosa la colpì al capo facendole perdere i sensi.

***

Inuyasha interruppe la frase che stava dicendo al fratello e si voltò di scatto nell’udire la voce di Kagome che gridava il suo nome. La cercò dove era seduta fino a qualche momento prima e quando non la vide gli si gelò il sangue nelle vene.
«Kagome!- chiamò, ansioso, balzando sul tronco caduto e guardandosi attorno febbrilmente- Kagome, dove sei?!»
Il grido non si ripeté e Inuyasha chiamò di nuovo, più forte: «KAGOME!»
«Inuyasha, che succede? Dov’è Kagome?» chiese Sango, che si era svegliata insieme a tutti gli altri al suono della voce di Inuyasha.
«Non lo so! Era qui, fino ad un momento fa…- disse Inuyasha, passandosi una mano sulla frangia cercando di fare mente locale- Parlavamo, io e Sesshomaru, e non mi sono accorto che si è allontanata. Solo che…non capisco…non sento il suo odore!»
Guardò il fratello per avere conferma e Sesshomaru annuì, guardando tra gli alberi con oscuro cipiglio.
«Non ci sono tracce dei suoi movimenti percepibili attraverso il fiuto o l’istinto. Sono state mascherate, con tutta evidenza.» disse.
«Hai capito da che direzione proveniva il grido?» gli chiese Inuyasha, che era stato talmente sorpreso dal suono improvviso da non aver capito da dove esso provenisse. Sesshomaru gli indicò il folto e Inuyasha si mise a correre a tutta velocità, gridando il nome di Kagome. Cosa poteva essere successo? Perché Kagome si era allontanata da sola senza avvisarlo? Sperò che non le fosse accaduto nulla.
«Kagome!» gridò ancora. Gli altri lo stavano seguendo, più lentamente, perciò Inuyasha fu l’unico a vedere una veloce sagoma nera che si allontanava nel sottobosco con movimenti striscianti. «Fermo! Non muoverti!» gridò Inuyasha. Spiccò un balzo, sperando di tagliare la strada a quello che probabilmente era uno yokai insetto forbice, ma invano. L’intruso sembrava svanito nel nulla e non avvertiva né odori particolari, né la presenza di altri demoni…né quella di Kagome.
«Chiunque voi siate, toccate Kagome con un dito e giuro che…» esclamò, rabbioso, guardandosi intorno alla ricerca di un qualsiasi indizio. La frase gli morì in bocca quando impattò con le caviglie contro un monticello di terra e dovette sforzarsi per non cadere.
«Che diavolo…» ringhiò, rabbioso, voltandosi a guardare l’ostacolo. Ammutolì nel vedere il mucchio di terra su cui erano posati tre pezzi di legno a formare ciò che restava di una rozza bambola umana. «Naraku.» sillabarono le sue labbra improvvisamente insensibili.
«Inuyasha, Kagome deve aver seguito qualcuno fino a qui.- disse Miroku, raggiungendolo assieme a tutti gli altri- Ci sono due serie di impronte, e…» Anche il monaco ammutolì nel vedere il mucchio di terra e la bambola spezzata.
«Cos’è successo a Kagome-chan?» chiese Shippo, terribilmente preoccupato. Rin gli stava accanto, con il visetto pallido.
«Naraku.- disse Inuyasha, chinandosi su un ginocchio e afferrando con rabbia la figurina di legno- Questa non può che essere opera sua!»
«Vuoi dire…che Naraku ha rapito anche Kagome-chan?!» sbottò Sango, impallidendo. Inuyasha si morsicò il labbro inferiore tanto da spillare sangue.
«Deve averle teso una trappola…e io nemmeno me ne sono accorto!- disse, a voce appena udibile- Quel dannato bastardo! Come sarà riuscito a convincerla ad allontanarsi? Me la pagherà cara!» Strinse i pezzi di legno tanto forte da frantumarli in schegge, poi li lasciò cadere al suolo. Un capello gli rimase annodato alle dita e Inuyasha fece per scrollarselo di dosso con ira, poi un odore familiare, ben diverso da quello di Naraku, gli sfiorò le narici.
«Ehi, aspetta un attimo…» mormorò, avvicinandosi il capello agli occhi per poterne discernere il colore in tutto quel buio. Un vago lucore gli diede la conferma ai suoi sospetti. Il capello non era nero, bensì dorato. Si voltò di scatto verso Sesshomaru, che era rimasto, silenzioso, ai margini della scena. «Sesshomaru, guarda qui! Questo capello è di Anna!» esclamò.
Sesshomaru si rianimò all’istante. Raggiunse Inuyasha e gli strappò il capello di mano. Non ebbe alcuna difficoltà a confermarne la provenienza.
«Sì, è di Anna.» mormorò, stringendolo tra le dita.
«Perché quel capello si trova qui?» chiese Jaken, perplesso.
«Naraku deve aver creato un fantoccio in forma di Anna per trarre in trappola la donna di Inuyasha.» disse  Sesshomaru, gli occhi fissi sul capello dorato.
«Ma certo! Kagome si fida di Anna, non avrebbe sospettato tanto presto che si trattasse di una trappola.» mormorò Miroku, riflettendo.
«Quando poi Kagome ha capito con chi aveva a che fare, ha distrutto il burattino.» indovinò Sango, fissando il monticello di terra.
«Deve aver impiegato degli esseri umani, per questo lavoro. La miko avrebbe distrutto degli aggressori demoniaci.» disse Sesshomaru, corrugando la fronte e spostando il suo sguardo sul fratello minore, che masticò un’imprecazione tra i denti.
«C’era un insetto forbice, l’ho visto strisciare via.- li informò, stringendo forte le palpebre per la frustrazione- Maledizione! Quel dannato ha cancellato le tracce!»
«Non ci servono tracce, Inuyasha.» disse Sesshomaru, gelido, attirando l’attenzione di tutti.
«Che vuoi dire?» chiese Inuyasha, sorpreso.
«Non ci arrivi? E’ ovvio che Naraku ha portato anche la tua donna al castello di Soichiro.» disse Sesshomaru, sprezzante.
«Anche Kagome-chan è stata portata dove tengono prigioniera Anna-nee-chan?» chiese Rin, con una vocina sottile.
«Ma…perché?!» sbottò Inuyasha.
«Perché Naraku vuole attirarci entrambi laggiù. Soichiro è morto come previsto dalla profezia e, per quante precauzioni Naraku abbia preso, si tratta pur sempre di un misero hanyo. Vuole morte sia Anna che la tua Kagome…ma le nostre vite sono per lui ancora più preziose, perché troncarle gli darebbe la certezza della sua invulnerabilità. Le donne faranno semplicemente da esca.» gli spiegò Sesshomaru con pungente arguzia, guardandolo con sufficienza.
«Usa Kagome…come esca per avere me tra le sue grinfie?- mormorò Inuyasha, stringendo i pugni- E’ sempre stato bravo a manipolare il prossimo. Quel dannato sa che ci andrò.»
«Ci andremo.- lo corresse Sesshomaru, brusco- Mi secca averti al seguito, ma immagino che importi di portare avanti il piano originario sia fatica sprecata. Tanto più che senza la miko non riusciresti a tirare fuori il cuore dalla pisside.»
«Già, questo è vero…In ogni caso, Kagome ha la priorità su tutto. Devo salvarla!» ammise Inuyasha.
«E per quanto concerne il cuore?» chiese Sango.
«Naraku non sa che noi conosciamo il suo segreto, altrimenti non avrebbe ordito questa trappola per condurci al castello. Al momento si occuperebbe di spostare altrove il suo cuore o di nascondersi per trovare una nuova strategia segreta.» disse ancora Sesshomaru.
«Penso che tu abbia ragione. Se non avete niente in contrario, ce ne potremmo occupare noi.- disse Miroku, scambiando un’occhiata affermativa con la principessa dei Tajiya- Forse non avremo con noi una creatura tanto pura da poter manipolare la pisside, ma almeno potremmo far fuori eventuali guardiani ed aspettare il vostro arrivo per l’atto finale, proteggendo l’oggetto nel caso Naraku scoprisse che sappiamo.»
Sesshomaru, dopo un istante, annuì. Lo stesso fece Inuyasha, che iniziava con tutta evidenza ad avere fretta di correre al castello di Soichiro.
«Certo che se un monaco di mia conoscenza avesse un cuore più puro, si potrebbe portare via la pisside e andare incontro ad Inuyasha e Kagome. Risparmieremmo non poco tempo.» disse Sango, sospirando. Miroku fece un sorriso mesto, non potendo replicare alla critica. I suoi poteri clericali erano vasti, ma ci voleva un’anima pura per manipolare un oggetto contaminato dalla malvagità di Naraku.
«Se serve una creatura pura, c’è Rin.» disse Shippo. Quando vide l’interesse nello sguardo di tutti, e il corruccio sul volto di Sesshomaru, il giovane kitsune si pentì di quanto detto. «No, fate finta che io non abbia detto nulla! Meglio portare Rin a casa, piuttosto che farle correre un tale pericolo!»
«Giusto! Mi offro di farlo io!» disse Jaken, che evidentemente desiderava essere lontano da quella pessima situazione. Sesshomaru stava per annuire, quando la piccola Rin si fece avanti.
«No! Se Rin può essere utile, verrà!- esclamò, aggiungendo poi- Rin vuole salvare Anna-nee-chan, ma non può combattere contro Naraku. Perciò, Rin vi aiuterà a prendere questa pisside.»
«Rin…» mormorò Sesshomaru, cupo.
«Per favore, Sesshomaru-sama!» lo pregò lei, decisa e implorante. Sesshomaru continuò a scrutarla, poi si rivolse al monaco.
«Penso…che potrebbe farcela.- disse Miroku, riluttante- La piccola Rin ha un animo particolarmente puro, ne abbiamo già avuto prova molte volte. Inoltre ha dei vaghi poteri, che un giorno potrebbero portarla a diventare una buona miko. Con il mio aiuto, potrebbe farcela.»
Sesshomaru rifletté ancora per qualche istante, poi annuì.
«Sarete responsabili della sua incolumità.- avvisò i presenti, strappando un respiro quasi affranto a Jaken- Prendete la pisside, poi veniteci incontro. Una volta liberate le donne, correremo al Monte Horoshiri per distruggere il cuore. Prima ci riuniremo, prima questa storia finirà.»
«Cercate di fare in fretta. Se Naraku scopre ciò che stiamo per fare, le nostre vite non varranno più nulla.» disse Miroku, corrugando la fronte. Sesshomaru e Inuyasha si scambiarono un’occhiata cupa.
«Contaci.» rispose Inuyasha, sperando in cuor suo di essere in grado di sbrogliare quell'intricata matassa.

***

La porta scorrevole si aprì. Anna alzò lo sguardo verso di essa, osservando con aria cupa la sagoma oscura che si stagliava nella luce proveniente dalle torce accese nel…corridoio? Forse. Non aveva idea di come fosse fatto il castello di Soichiro. Quando si era risvegliata, era già rinchiusa in quella stanza buia.
«Naraku…» disse, tra i denti. Naraku rise piano in maniera sgradevole.
«Vedo che ti sei svegliata. Il viaggio è stato rilassante?» chiese l’hanyo, entrando nella stanza. Anna riuscì finalmente a discernere i suoi lineamenti e il viso le si contrasse in una smorfia di odio.
«Bastardo!» inveì.
«Suvvia, non sono parole che sia giusto provengano da una bocca femminile.- la dileggiò Naraku, fermandosi a poca distanza da lei- Tuttavia, se può darti soddisfazione, continua pure. Fingerò di non sentire.»
«Cos’hai in mente? Perché non mi hai uccisa subito?» chiese Anna, aprendo e chiudendo i pugni in preda alla frustrazione. Non poteva muoversi. Il fantoccio creato con terra e frammenti dell’ultimo Sigillo della Vita imprigionava le sue gambe e le braccia, sottraendole energia ogni volta che tentava di ribellarsi. Aveva volato sulle ali dei Saimyosho per cinque giorni, tra veglie e momenti di debolezza estrema, prima di ritrovarsi in quella stanza.
«Ucciderti ora sarebbe uno spreco.» disse Naraku, osservandola con curiosità. Anna sapeva che il suo nemico stava notando la fragilità della sua yuki. Anna manteneva la forma demoniaca a malapena. Non aveva più tentato di liberarsi per non spezzare quel fragilissimo equilibrio, ma era al limite e il pensiero di far conoscere quella sua debolezza al nemico le metteva addosso i brividi.
«Uno spreco? Ti mancherebbe il formaggio per attirare il topo, non è così? Sappi che sprechi il tuo tempo, lui non verrà.» disse con disprezzo. La risata di Naraku fu spontanea.
«Sesshomaru paragonato ad un topo…non mi dispiace.- disse, strappandole una smorfia- Noto che la tua mente è sempre fina, mia cara. Se sai perché ti trovi qui, farai meglio a rassegnarti. Mi servirai. Tu e gli altri farete come ho preordinato, volenti o nolenti.»
«Te lo puoi scordare. Preferisco morire.» ringhiò Anna. Naraku si chinò fino a portare il proprio viso a pochi centimetri dal suo e Anna si sentì turbata dalla malvagità che albergava in quegli occhi rossi.
«Io credo che tu tenga molto a vivere, invece.- le sussurrò- E credo anche che ci sia motivo d’odio verso Sesshomaru, dentro al tuo cuore. Rifletterai un po’ in solitudine e poi ne riparleremo.»
«Io non tradirò mai Sesshomaru.» disse Anna, desiderando che Naraku commettesse l’imprudenza di toccarla. Allora gli avrebbe fatto vedere a chi andava la sua fedeltà…Naraku, come leggendo quei pensieri nei suoi occhi, fece un sorriso sgradevole e si fece indietro di qualche passo.
«Ne riparleremo.» le promise ancora, incamminandosi verso la porta. Una volta giunto sulla soglia, si fermò. «Quasi dimenticavo: tra poco avremo un’altra ospite.- disse, voltandosi a metà con un sorrisetto maligno- Ti farà compagnia.»
«Un’altra…ospite?» mormorò Anna, perplessa, poi capì e sbiancò. «Kagome?! Stai parlando di Kagome?! Cosa le hai fatto, dannato…»
Naraku troncò la sua voce chiudendosi la porta alle spalle. Soddisfatto, si allontanò dalla stanza della prigioniera. I Saimyosho lo avevano avvertito che tutto filava secondo i suoi piani. Ormai aveva quasi tutto ciò che gli occorreva per provocare la distruzione dei principi di Nishi…e della profezia.
«I tuoi poteri saranno al mio servizio, Etain Seimei.- disse tra sé, socchiudendo gli occhi in un’espressione predatoria- Hai la mia parola.»

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Capitolo 32
*** 32 - La profezia fallace ***


Author's note: Kagome e Anna sono nelle grinfie di Naraku! I fratelli inu-youkai corrono a salvarle, cacciandosi nei guai, mentre Miroku e gli altri si recano al Monte Horoshiri...ma non è che la profezia su cui si basa tutta questa storia stia mostrando il fianco?!

CAPITOLO 32

LA PROFEZIA FALLACE

«L’hai portata?»
«Sì. Grazie per i Saimyosho, ci hai risparmiato un bel pezzo di strada.» disse Kiokumushi, inchinandosi al suo padrone.
«Non ti sarebbe piaciuto essere raggiunto da Inuyasha. E a me non sarebbe piaciuto affatto venire a conoscenza di un vostro fallimento.» mormorò Naraku, ironico, strappando una smorfia al suo servitore. Naraku fece un gesto vago, facendogli intendere che voleva vedere la prigioniera.
«Conducetela dentro!» esclamò Kiokumushi, voltandosi verso la porta della sala del trono. Due guerrieri ningen vestiti di nero entrarono nella sala, trascinando per le braccia Kagome, legata come un salame.
«Lasciatemi! Naraku, me la pagherai!» strillava la ragazza con la sua voce acuta. Kiokumushi guardò il padrone, incerto.
«Non mi avevi ordinato di imbavagliarla.» gli ricordò, borbottando. Naraku rise piano, maligno, poi si alzò. I due guerrieri lasciarono andare Kagome, che rimase instabile sui piedi legati saldamente prima di perdere l’equilibrio e cadere sul pavimento con un grido. Si dimenò fino a poter guardare in faccia colui che aveva commissionato il suo rapimento. Naraku…il solo guardarlo in volto le faceva venire i brividi.
Naraku scese i gradini della piattaforma del trono, poi fece qualche passo verso di lei, fermandosi ad una certa distanza. Nei suoi occhi rossi brillava un sadico trionfo.
«Kagome del villaggio Higurashi.- sussurrò con voce che nascondeva antichi sentimenti rinnegati- E’ una gioia poterti vedere prostrata ai miei piedi.»
Kagome strinse i denti, rifiutando di farsi umiliare dall’hanyo.
«Slegami e vedrai chi sarà prostrato, alla fine.» disse, bellicosa. Naraku rise piano. I ningen fecero per allontanarsi ma Naraku li fermò con un gesto perentorio. Avrebbe avuto ancora bisogno di loro.
«Non sono uso a dare vantaggi ai miei nemici, come tu ormai dovresti sapere.- le disse, tornando a guardarla- Mi piaci di più così. Indifesa, inerme, con il terrore negli occhi…»
«Io non ho paura di te!» gli gridò in faccia Kagome. Naraku rise ancora.
«Questo va a sfavore della tua intelligenza, mia cara Kagome.- disse, poi guardò i suoi schiavi- Fatela alzare e assicurate le sue corde a quegli anelli laggiù, così potrà stare in piedi.»
I guerrieri sollevarono Kagome di peso, ignorando i suoi tentativi di divincolarsi, poi la assicurarono a quegli stessi anelli che avevano imprigionato Soichiro fino a non molto tempo prima.
«Visto che sei diventato tanto potente, perché non mi affronti?» lo sfidò Kagome, cercando in quel modo di dominare la paura. Era evidente che Naraku non intendeva sfiorarla neanche con un dito. L’hanyo aveva avuto troppe prove del suo grande potere purificatore per prenderla sottogamba.
«Via, Kagome Higurashi…perché dovrei rischiare? Anche se il tuo potere non può più distruggermi, ricostruire ogni volta il mio corpo è una seccatura.- disse Naraku, osservando con attenzione che i suoi ordini venissero eseguiti con dovizia- No, non sarò io ad ucciderti…il che non significa che lascerai questo castello sulle tue gambe.»
Kagome non poté esimersi dallo scoccare un’occhiata ai guerrieri che stavano finendo di legarla alla parete. Contro gli esseri umani era del tutto inerme…Che fosse giunta la sua fine?
«Do…dov’è Anna? Cosa le hai fatto?» esclamò, cercando di prolungare la conversazione. Naraku sollevò appena un sopracciglio.
«Bene, vedo che le notizie corrono veloci quanto mi aspettavo.- disse, sogghignando- Riguardo ad Etain Seimei, la rivedrai presto. Prima di quanto ti piacerebbe.»
«Con questo che vuoi dire?» chiese Kagome, sentendo un brivido lungo la schiena. Naraku non parve darle retta.
«I due fratelli sono sulla strada.- disse a Kiokumushi- Controlla che si stiano dirigendo qui. Voglio essere avvertito del loro arrivo con qualche ora di anticipo.»
Kiokumushi chinò il capo e strisciò via. I ningen si inchinarono a loro volta e, avendo finito il lavoro, seguirono Kiokumushi fuori dalla sala. Kagome e Naraku rimasero soli.
«Inuyasha e Sesshomaru ti sconfiggeranno.- mormorò Kagome, suo malgrado preoccupata e impotente- Stai peccando di presunzione attirandoli qui, Naraku. Inuyasha ti ucciderà.»
«Lo pensi davvero? Bene, vedremo chi di noi pecca di presunzione, qui.» disse Naraku, poi si avvicinò ancora di un paio di passi, scrutandola con quegli occhi terribili. «Morirete, e morirete nella disperazione.- le sussurrò- Io, Naraku, spazzerò via le parole della vostra stupida profezia e governerò incontrastato calpestando le vostre ossa.»
Naraku voltò le spalle alla ragazza, terribilmente pallida, e uscì dalla sala, spegnendo le torce al suo passaggio. Kagome rimase nella tenebra a invocare nella propria mente il nome di Inuyasha.

***

Inuyasha correva nella notte, stringendo forte l’elsa di Tessaiga. Continuavano a trovare ostacoli sulla loro strada, ma non c’era tempo da perdere. Gli scagnozzi di Naraku venivano fatti a pezzi con ferocia dovuta alla fretta. Fosse stato nelle sue possibilità, Inuyasha si sarebbe messo addirittura a volare.
“Kagome, spero che tu stia bene.” pensò, stringendo i denti fino a sentirli stridere. Erano passati giorni dal rapimento di Kagome, giorni dalla loro partenza per il castello di Soichiro, che si ergeva in profondità nel territorio di Higashi. Inuyasha aveva continuato a correre senza quasi concedersi tregua, troppo allarmato dal pensiero di ciò che quel dannato avrebbe potuto fare alla sua Kagome. Inuyasha sapeva che Naraku non si sarebbe limitato a cercare di ucciderli. La sua massima soddisfazione derivava dal far soffrire il nemico, dal  pervertire i suoi sentimenti e spingerlo all’odio, alla disperazione e alla sconfitta interiore prima di dargli il colpo di grazia. Inuyasha sapeva che Naraku aveva rapito Kagome ed Anna nella speranza di approntare per loro una qualche tragedia che li avrebbe sfibrati e resi più deboli. Ma di che poteva trattarsi?
Le immagini che popolavano la mente di Inuyasha erano orribili, perciò egli cercava quando poteva di andare avanti senza pensare ad altro che al nome di Kagome. Il pensiero di perderla gli era insopportabile e se avesse continuato a tormentarsi a quel modo avrebbe raggiunto lo scopo di Naraku ancora prima di arrivare al castello. Doveva al contrario conservare la lucidità e prepararsi allo scontro.
“Chissà come se la staranno cavando gli altri?» si disse, corrugando la fronte.
Miroku, Sango e i bambini, seguiti da Jaken, si stavano dirigendo verso il Monte Horoshiri, seguendo una via che già dal principio li aveva spinti in una diversa direzione. Non avevano alcuna possibilità di comunicare tra loro e avrebbero saputo del successo degli uni e degli altri solo se fossero riusciti ad incontrarsi a metà strada, portando con sé da una parte le fanciulle rapite e dall’altra il cuore malvagio da distruggere.
La mano di Inuyasha si serrò convulsamente sull’elsa di Tessaiga. Non vedeva l’ora di porre fine alla vita di Naraku. La profezia era ormai ad un passo dall’avverarsi e Inuyasha non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione. Dovevano soltanto trovare un sistema per uscire da quel castello vivi e in buona salute. Essendo Naraku immortale, però, questo non sarebbe stato facile.
Inuyasha lanciò un’occhiata alla sua destra. Poco distante, con lo sguardo fisso di fronte a sé, anche suo fratello Sesshomaru correva. Sembrava non si stancasse mai. I suoi occhi rimanevano limpidi, focalizzati sull’obiettivo. Sembrava non fosse minimamente turbato dal pensiero di ciò che Naraku poteva fare ad Anna nelle ore e nei giorni che loro stavano impiegando per raggiungere il lontano castello.
Questo atteggiamento indifferente irritava moltissimo Inuyasha, ragion per cui i due quasi non si rivolgevano la parola fin dalla partenza. Nonostante le apparenze, però, Inuyasha sapeva che Sesshomaru era preoccupato, altrimenti non avrebbe agito d’impulso e non si sarebbe mai gettato di propria spontanea volontà nella trappola di Naraku. Inoltre, si stava portando appresso le due wakizashi forgiate da Totosai, probabilmente con l’intenzione di affidarle ad Anna, come avrebbe dovuto fare fin dall’inizio, per permetterle di combattere al loro fianco…sempre che fosse stata in grado di farlo.
Come avrebbe reagito Sesshomaru se fosse accaduto qualcosa ad Anna? Avrebbe sofferto? Non riusciva a immaginarsi suo fratello sofferente. Quel ghiacciolo gli aveva sempre rimproverato il cuore che aveva ereditato dalla madre umana. Vedere Sesshomaru preda dei sentimenti sarebbe stato quasi grottesco.
“Naraku vuole gettare nel caos i miei sentimenti, non quelli di Sesshomaru. Non credo si renda conto di quanto Sesshomaru sia cambiato nel profondo e non gliene importa molto, perché il suo obiettivo principale rimango io.- ragionò, corrugando la fronte- Immaginava, però, che sottrargli una sua proprietà e un’arma tanto potente lo avrebbe reso furibondo. Perché ci teneva tanto che ci cacciassimo in trappola entrambi? Vuole farci fuori in una volta sola, tanto per sottolineare la sua superiorità su Soichiro? Lui sarà anche diventato immortale, ma io e Sesshomaru assieme siamo pressocchè imbattibili…»
Un sospetto gli spedì un brivido freddo lungo la spina dorsale. Era possibile…che Naraku stesse progettando qualcosa per metterli l'uno contro l’altro? I suoi ragionamenti furono interrotti dall’apparire di numerosi yokai, che sciamarono su di loro.
«Via dalla strada, o non avrete il tempo di pentirvi di essermi venuti fra i piedi!» esclamò Inuyasha, rabbioso, estraendo Tessaiga. Suo fratello, mantenendo la sua condotta silenziosa, fece lo stesso con Tenseiga. Nessuno dei due fece il minimo cenno di rallentare la propria corsa davanti a quella mole di nemici.
«Kaze no Kizu!»
«Meidozangetsuha!»
Le portentose spade di Nishi ebbero ragione degli avversari con due semplici fendenti. I principi inu-yokai continuarono la loro corsa sotto gli occhi attenti delle spie di Kiokumushi.

***

«Mi chiedo cosa stiano facendo in questo momento Inuyasha e Sesshomaru.» disse Shippo, abbassando il ramo su cui era infilato il suo pezzo di carne arrostita e guardando la volta celeste, in cui le stelle occhieggiavano.
«Se li conosco un po’, staranno correndo con quanto fiato hanno in corpo.- indovinò Miroku, dopo aver inghiottito il boccone- Non hanno necessità di riposarsi e mangiare…perlomeno, non tanto quanto noi.»
«Non ce la stiamo cavando male, comunque. Se continuiamo così, tra una settimana saremo al Monte Horoshiri.» disse Sango, pulendosi la bocca con un gesto grazioso.
«Manca ancora tanta strada? E il castello dei cattivi quanto è lontano?» chiese Rin, pensierosa.
«Il Monte dista circa quattro giorni di marcia dal castello di Soichiro.- spiegò Miroku, disegnando una rozza mappa sul terreno- Se Inuyasha e Sesshomaru si muovono in fretta, potrebbero raggiungerci direttamente al Monte. Ritengo che fra un paio di giorni al massimo tenteranno di liberare le ragazze, mentre noi saremo ancora in viaggio in territorio ostile.»
«Naraku non verrà direttamente sul Monte Horoshiri, se scopre cosa stiamo facendo?» chiese Jaken, piuttosto inquieto.
«Probabile. Motivo per cui dobbiamo aspettarci di combattere e resistere al peggio. Non sarà una passeggiata. In ogni caso non potrà muoversi molto più velocemente dei due fratelli, perciò avremo un po’ di margine.» mormorò Sango, corrugando la fronte e accarezzando distrattamente il suo Hiraikotsu. Personalmente, non avrebbe disprezzato l’occasione di combattere contro l’odiato nemico.
«Se invece non vedremo arrivare né amici né nemici, inizieremo ad andare loro incontro e in questo caso la purezza della piccola Rin ci aiuterà.» finì Miroku, sorridendo alla bambina.
«Come staranno Anna-nee-chan e Kagome-chan?» chiese Rin, seria. Miroku e Sango si scambiarono un’occhiata che lei intercettò. «Rispondete sinceramente, per favore. Rin vuole sapere come stanno le cose.» aggiunse.
«Io sono sicuro che stanno bene.» disse Shippo, deciso.
«Sembrerà ottimistico da parte mia, ma sono d’accordo con Shippo. Penso che Naraku non abbia fatto loro del male. Non ancora.- disse Miroku, scompigliando poi i capelli di Rin, che sembrava non credergli- A dirti la verità, piccola Rin, credo che Naraku voglia usare le nostre amiche per ordire una qualche trappola contro Inuyasha e Sesshomaru. Non farà loro del male, finché gli saranno utili.»
«E dopo sarà battaglia.- mormorò Sango- Se potessi sdoppiarmi, vorrei andare ad aiutarli.»
«E’ una cosa che non si può fare, purtroppo. Abbiamo già le nostre gatte da pelare.» sospirò Miroku, passandole un braccio attorno alla vita…e poi più in basso. Sango gli tirò un ceffone, facendo ridere i due ragazzini, mentre Jaken borbottava qualcosa sulla tortura di dover affrontare del pericolo insieme a elementi del genere.
Più tardi, quando Miroku e Sango furono le uniche due persone sveglie attorno al fuoco, la principessa dei Tajiya guardò bene in volto il suo fidanzato.
«Sei preoccupato, vero? Non sei stato del tutto sincero con Rin.» mormorò. Miroku corrugò la fronte e si incupì, dimostrando quanto seriamente prendeva la situazione.
«Le ho detto parole sincere.- disse piano, quasi ponderando ogni sillaba- Ciò che non so, e che purtroppo mi dà i brividi, è in quale modo Naraku voglia utilizzare le vite di Kagome e Anna a discapito dei due fratelli.»
«Hai ragione. Al solo pensare a ciò che potrebbe fare di loro, mi vengono i brividi.» disse Sango, abbracciandosi forte. Miroku la strinse a sé, stavolta senza secondi fini.
«Quei due faranno di tutto per salvarle, ma non sarà una cosa semplice, senza contare che dovranno lasciarsi Naraku alle spalle per raggiungerci…Vedo tutta l’impresa appesa ad un filo.»
«Forse non dovremmo preoccuparci così. La profezia…» disse Sango, ma Miroku la interruppe dicendo cose che le gelarono il sangue.
«Quella profezia si sta rivelando inesatta, a voler essere ottimisti, mia cara Sango. Non te ne sei accorta?»
«Cosa vuoi dire? Soichiro è morto ucciso da Sesshomaru e Inuyasha ha ottenuto il potere tramite la Shikon no Tama…» disse Sango, scrutandolo in volto.
«Già, ma la forza di Inuyasha si basa su Kagome, non sul gioiello, e questo non era mai stato detto nella profezia. Naraku si è evoluto talmente che il potere di Tessaiga non è più sufficiente a sconfiggerlo.- disse Miroku, che con tutta evidenza aveva riflettuto a lungo sull’argomento- Inoltre, Sesshomaru avrebbe sconfitto Soichiro solo se si fosse legato ad una donna umana. E’ vero, ha sconfitto Soichiro, ed è altrettanto vero che si sia innamorato. Ma non si è affatto ‘legato’ ad Anna, no? Anna stessa è un essere umano solo per quanto riguarda l’anima. E Sesshomaru ha ucciso un nemico quasi ignaro di sé, trovandosi in una forma debole che per poco non lo ha ucciso. Non si è trattato del duello tanto atteso.»
«Tutto ciò che dici è vero. Questo significa che la profezia è fallace?» mormorò Sango, spaventata.
«Non arrivo ad affermare tanto, ma…di certo predire il futuro è una scienza incerta, anche per un dio. Il destino esiste, ma agli esseri viventi è data una possibilità di scelta.- disse Miroku- La situazione odierna, il cambiamento avvenuto in tutti i personaggi coinvolti…possono aver turbato il futuro e averlo reso mutabile. Le parole di disprezzo di Sesshomaru per la profezia non mi hanno mai trovato del tutto discorde…e oggi come oggi ancora di più penso che ci voglia poco per far crollare tutto ciò che abbiamo costruito.»
«Oh, Miroku!» ansimò Sango. Lui le baciò la fronte e poi le labbra.
«Magari mi sbaglio. In ogni caso, facciamo del nostro meglio, Sango.- le disse, poi sorrise- Facciamo vedere a Naraku come non ci sia spazio per lui nel futuro che stiamo costruendo insieme.»

***

Anna aveva perso il senso del tempo. Non sapeva da quanto stava lì, immersa nelle tenebre più fitte, in piedi, con le caviglie e i polsi inglobati dal fantoccio di Naraku. Era stremata dalla fame. Anche assorbire le energie vitali di qualcuno le sarebbe andato bene, a quel punto non poteva permettersi di farsi troppi scrupoli.
Aveva cercato di liberarsi diverse volte, senza risultati. I frammenti del Sigillo della Vita la infiacchivano. Naraku non era più tornato a tormentarla. La vanità dei suoi sforzi, la solitudine e la tenebra perenne le avevano quasi tolto il lume della ragione, ma Anna si era aggrappata alla propria innata freddezza come un naufrago allo scoglio e si era imposta di continuare a pensare, di non arrendersi. Probabilmente Sesshomaru non sarebbe mai arrivato a salvarla, desiderava anzi che non si arrischiasse a farlo, e sapeva che Kagome era stata a sua volta rapita. Doveva cavarsela da sola e poi salvare l’amica, se non voleva che Inuyasha cadesse nella trappola. Non poteva lasciare che Naraku avesse partita vinta.
Aveva così iniziato a sperimentare la resistenza della terra magica di cui era costituito il fantoccio. Andando per gradi, valutando che un sigillo in frammenti non poteva contenere lo stesso potere dell’originale integro – nel qual caso la sua vita sarebbe già finita da tempo- Anna aveva utilizzato le proprie riserve di energie per saggiarne i limiti. Questo l’aveva tenuta vigile e attenta, e da qualche ora Anna si sentiva pronta a tentare l’esperimento. Inoltre, sembrava che l’ala del castello in cui era rinchiusa non fosse più silenziosa e disabitata. Una fioca luce filtrava da sotto la porta, ricordandole che c’era un mondo al di fuori di quella stanza, e poteva sentire voci, rumori…e odori. Odore di vari yokai.
“Energia per me.” si disse, glaciale, poi chiuse le palpebre. “Va bene, vediamo di liberarci di questo dannato sigillo.” pensò, racchiudendo volontariamente la propria energia vitale in un nucleo in profondità, lasciando che i suoi poteri demoniaci diventassero una risorsa non utilizzata. Avvertì il cambiamento nel proprio corpo. Aveva desiderato tanto di non dover subire quella trasformazione, ma ora si rendeva davvero utile!
Subito, gli effetti del Sigillo svanirono. Il suo potere non era sufficiente a toglierle quel poco che le restava se lei lo nascondeva. In quel momento, era più umana di quanto potesse esserlo un hanyo, e a quanto pareva era sufficiente. Agendo in fretta, Anna arcuò il corpo, poi si piegò in avanti con un colpo di frusta, facendo forza su polsi e caviglie. La bambola di terra, non più animata dalla magia di Naraku, si ruppe.
Anna cadde pesantemente a terra, con una caviglia ancora imprigionata. La liberò con un movimento brusco e il fantoccio si disfece in polvere, da cui Anna strisciò via. Anche in quelle condizioni la terra sacra le era dannosa. Rimase sdraiata sul pavimento, tremante, conscia di non avere la forza di liberare nuovamente la sua energia demoniaca. Gliene era rimasta troppo poca e non avrebbe obbedito ai suoi voleri. Doveva nutrirsi.
«Il che significa che devo uscire da qui.» mormorò con voce rauca.
Strisciò fino alla porta, a cui poi si aggrappò per tirarsi in piedi. Le doleva tutto il corpo, la testa le pulsava e avvertiva un sapore nauseante in bocca, ma doveva assolutamente farsi forza. Avrebbe dovuto combattere per non farsi sopraffare dagli sgherri di Naraku.
Aprì la porta scorrevole con cautela, cercando di fare meno rumore possibile. Subito, però, una sagoma oscura si frappose fra lei e la libertà.
«Ehi, che diavolo…» esclamò la guardia che piantonava l’ingresso alla sua cella. Anna non gli diede il tempo di dire altro. Gli appoggiò una mano sul petto, quasi con gentilezza, e assorbì in un colpo solo tutta l’energia vitale dello yokai. Il corpo si disfece in polvere davanti ai suoi occhi, mentre l’energia vitale le fluiva nelle vene come vino frizzante. Non poté esimersi dal leccarsi le labbra, come se avesse gustato un dolce. Si sentì piuttosto forte, per la prima volta da settimane.
«Bene. Va  meglio.- disse, piano- Ora occupiamoci degli altri.»
Senza nemmeno rendersi conto che il suo corpo stava ritrovando l’equilibrio e che le sue fattezze tornavano demoniache, Anna corse silenziosamente lungo il corridoio, verso il suono di voci. La luce le feriva gli occhi, dopo tanti giorni di tenebra, ma sentì di poter sopportare il fastidio. Non sapeva dove stava andando, ma una direzione valeva l’altra.
Anna si trovò di fronte una porta scorrevole aperta su una veranda, la quale dava su un cortile interno del castello. All’interno della corte sembrava vi fosse l’accampamento provvisorio degli scagnozzi di Naraku. Fuori era buio, ma la neko-yokai poteva vedere i riflessi rossi delle torce splendere sui pezzi d’armatura, sulle armi, e negli strani occhi degli yokai. Anna si appiattì contro la parete, cercando di arrivare in veranda di soppiatto. Non aveva concesso alla sua guardia di gridare e non aveva sparso sangue, perciò non pensava che si fossero accorti della sua fuga.
Balzò fra loro con uno scatto, allungando le braccia. In quel momento, le sue mani erano armi micidiali. Assorbì due yokai, rendendoli polvere, prima che gli altri si accorgessero della sua presenza. Ci furono grida d’allarme e incitazioni all’attacco, ma presto queste si trasformarono in grida di spavento. Gli yokai erano una quindicina, di razza varia, ma per Anna erano soltanto serbatoi di preziosa energia. Sviò i loro attacchi, cercando il contatto che avrebbe decretato la loro condanna, sentendo finalmente la sua forza tornare ai livelli ottimali e poi crescere ancora, tanto che la sentiva sfrigolare nelle dita.
Gli ultimi tre tentarono di fuggire, ma Anna li inseguì oltre il muro del cortile, finendo in un giardino trascurato. Nemmeno un grammo della loro energia andò sprecata.
Anna si fermò un istante, lasciando al corpo il tempo di adeguarsi a quella scorpacciata a cui non era abituata. Se avesse sparato un colpo energetico in quel momento, avrebbe bucato il castello di Soichiro da parte a parte. Sorrise amaramente. Nemmeno questo sarebbe stato sufficiente contro Naraku, se le parole dello shinigami Razoru erano vere.
Aguzzò le orecchie, ma non udì alcun suono. Nonostante le grida, nessuno stava arrivando a dare man forte al gruppo di yokai che aveva ucciso. Avvertiva molti odori sgradevoli: decadimento, morte, umidità…Aveva sentito parlare della sfarzosa vita che si faceva al castello di Soichiro, ma sembrava che il governo di Naraku fosse molto meno mondano.
“Allora avevo ragione, il castello è pressocchè disabitato. Questi dovevano essere stati messi qui a scanso di sorprese…Perlomeno, quel dannato non mi sottovaluta.- si disse, corrugando la fronte e annusando l’aria - Dove sarà Naraku? Soprattutto, dove sarà Kagome?”
Non ne era sicura, ma le sembrava di sentire odore di essere umano provenire dall’interno del palazzo. Forse Kagome era in una delle stanze centrali. Anna trattenne una smorfia al pensiero di tornare in quei bui corridoi, poi si fece forza e corse dentro. Salvare Kagome era più importante dei suoi timori.
«Devo trovarla.» mormorò. Il problema sarebbe stato riuscirci senza attirare l’attenzione di Naraku.

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Capitolo 33
*** 33 - Sangue impazzito ***


Author's note: Oh oh...sono cavoli, ragazzi! Sono veramente CAVOLI!!!!!

CAPITOLO 33

SANGUE IMPAZZITO

La neko-yokai colpì al viso il soldato, spedendolo contro la parete del corridoio. Bloccò i suoi movimenti premendogli un braccio contro il collo prima che potesse reagire. Non che ne fosse in grado, comunque. Il colpo avrebbe stordito anche uno yokai.
«Ripeto la domanda.- disse Anna, fissando l’uomo con i suoi occhi demoniaci- Dove si trova la donna che è ostaggio di Naraku? Sto parlando della miko umana.»
«Io…non lo so.» gracchiò l’uomo, con voce rauca.
«Risposta sbagliata.» mormorò Anna, alzando l’altra mano e mostrandogli i suoi micidiali artigli. Dalla gola del soldato venne una specie di squittio. «Ora, per l’ultima volta. O mi rispondi e mi faciliti la vita in questo schifo di labirinto, o ti ammazzo come ho fatto con i tuoi compari yokai e continuo a cercare da sola. Scegli tu.» Anna indicò con il pollice i cadaveri sul pavimento, rammentando al soldato la sua posizione nelle cose.
«Nella sala del trono!- ansimò l’uomo, terrorizzato- La miko è là. C’è…c’è della sorveglianza, ma niente demoni. Naraku ha ordinato loro di tenersi lontani. Per arrivarci, svolta due volte a sinistra, entra nella corte centrale, e poi la grande porta…»
«La riconoscerò, grazie. Non mi serve altro da te.» disse Anna, colpendolo poi allo stomaco tanto forte da fargli perdere i sensi. Non perse tempo a guardare il corpo che cadeva riverso sul pavimento. Per lei quell'uomo aveva cessato di esistere. Stava perdendo fin troppo tempo nei meandri di quel dannato palazzo. Inoltre, l’odore di Naraku era ovunque e confondeva tutti gli altri. In compenso, l’hanyo non si era ancora palesato.
“Se è nel castello, non può non essersi accorto che mi sono liberata, a meno che al momento non sia con Kagome.- pensò, svoltando per la seconda volta a sinistra- Dovrò attuare il salvataggio più rapido della storia. Se Naraku mi costringe a combattere contro di lui, è la fine.”
Anna sentiva che Sesshomaru si stava avvicinando. Non sapeva come né perché, ma di minuto in minuto questa certezza cresceva. Sesshomaru e Inuyasha erano quasi arrivati al castello di Naraku, andando a ficcarsi in una trappola per salvarle. Se lei fosse riuscita a liberare Kagome e a riunirsi ai principi di Nishi la situazione sarebbe diventata più rosea e le speranze di farcela molto più consistenti. Doveva mettercela tutta.
Si fermò prima di uscire nel grande cortile centrale del castello. Rimase nell’ombra del corridoio, scrutando tutt’attorno. Vide subito la porta della sala del trono. Non c’era alcuna sorveglianza e questo le fece corrugare la fronte. L’odore di Naraku era forte; forse si trovava davvero all’interno.
“Meglio per lui se non ha fatto del male a Kagome.” pensò Anna, con una smorfia.
Doveva irrompere come una furia e ciò significava usare al massimo l’agilità che aveva acquisito dal sangue neko-yokai. Si concentrò, rassicurata dalla potenza che le scorreva nelle vene. Era piena di energia vitale, al massimo delle sue forze. Ce l’avrebbe sicuramente fatta. Dopodiché, sarebbe stato compito di Kagome dare a Naraku il filo da torcere necessario per permettere loro di fuggire. Solo i poteri sacri potevano fare qualcosa contro quel maledetto.
«Bene. Via!» sibilò tra i denti, raccogliendosi su se stessa per poi scattare in corsa, piena di grazia e di ferina potenza come una pantera. Non raggiunse nemmeno il centro del cortile. L’istinto le impose di saltare sulla sinistra e seguendolo si evitò un bagno nel miasma di Naraku. Balzò via e atterrò sul tetto della corte, accovacciata, fissando con odio la figura in piedi dalla parte opposta. Naraku rideva a bassa voce, con quella sua risata sprezzante e detestabile.
«Non hai abbastanza guardie per star dietro a Kagome, Naraku? Di solito non ti occupi personalmente di certe cose.» chiese Anna, maledicendo dentro di sé l’intuito di Naraku. Ora sarebbe stato molto più difficile liberare Kagome.
«Pare che io non ne abbia abbastanza per stare dietro a te, Etain Seimei.- ribatté lui, sollevando un sopracciglio- Ma non importa. In realtà hai fatto il mio gioco. Quando sorgerà il sole, i due fratelli saranno qui…e ormai manca poco.»
Anna non ebbe bisogno di guardarsi attorno per sapere che era vero. L’oscurità della notte stava già impallidendo e lei sapeva che Sesshomaru e Inuyasha erano vicini. Quasi riusciva a sentire il loro odore.
«Non ti permetterò di far loro del male, Naraku!» esclamò, balzandogli addosso con gli artigli protesi.
«Dovresti preoccuparti per te stessa, principessa!» ribatté lui, saltando via e attaccandola con i suoi tentacoli. Anna li distrusse con un colpo energetico, facendosi sotto nonostante il miasma che stava respirando e che le bruciava la pelle e gli occhi. Incalzò il demone con un altro paio di attacchi, ma in realtà non voleva scontrarsi con Naraku. Sapeva di non avere alcuna speranza di vincere e non voleva sprecare così tutte le energie che aveva accumulato. Doveva prendere Kagome e scappare. Nient’altro.
«Se perdessi quel poco di umano che ti resta, saresti davvero un’arma micidiale.» mormorò Naraku, scrutandola attraverso il miasma con i suoi occhi rossi. Anna scoprì i denti in una smorfia.
«Io sono fiera di avere un cuore umano!» esclamò, irraggiando una luce azzurra tanto forte da accecare l’hanyo. Anna non esplose il colpo, che l’avrebbe privata di una buona metà delle sue energie. Si voltò e tentò di approfittare della distrazione di Naraku per entrare nella sala del trono.
«Dove corri, Etain Seimei?» disse Naraku, beffardo, trasformando il proprio braccio in una lunga punta bianca e tentando di colpirla alle spalle. Anna fu costretta a fermarsi per evitare il colpo. Balzò di lato, poi finì nel miasma rimasto sul pavimento, ustionandosi i palmi delle mani. Un istante di indugio fu sufficiente a Naraku per colpirla alla spalla, trapassandogliela. Anna afferrò l’appendice bianca e la strappò via con violenza, alzandosi subito in piedi per contrattaccare. Un capogiro la colse di sorpresa, ammantando per un attimo il mondo di tenebra, ma riuscì a non cadere in ginocchio.
«Inizia già a fare effetto? Molto bene.» disse Naraku.
«Ef…fetto?» ringhiò Anna, trovando difficoltà nel parlare. La ferita sfrigolava. Naraku le aveva instillato del miasma nel corpo. L’hanyo le si avvicinò con passo lento e Anna cercò di costringersi ad attaccarlo. Non riuscì a fare più di due passi barcollanti. Gli occhi rossi di Naraku la tenevano inchiodata dov’era. A pochi passi da lei, lui la colpì alla spalla ferita, strappandole un mugolio di dolore e facendola cadere a terra. Naraku sorrise.
«Fiera di un cuore umano…- la derise- Sei una sciocca, Etain Seimei. Il cuore umano va soffocato e distrutto, per ottenere il vero potere, la vera immortalità.»
«Io non sono come te! Non sono diventata…una yokai per scelta, né…per sete di potere.» ansimò Anna. Vedeva come attraverso un velo nero. Il cuore le batteva in petto troppo forte e veloce, pulsandole nella testa. Paradossalmente, non si sentiva indebolita, anche se era paralizzata. La sua forza sembrava crescere al di là del suo controllo.
«Non so quanto tu conosca del passato, anche se mi combatti da quando eri una mocciosa.- sogghignò Naraku- Un tempo ero un mago umano, lo sapevi? Lavoravo a Mutsuka, per il Nishi. Aiutavo a tenere saldo il confine contro Soichiro, alle dipendenze di Inuken.»
«Lo…so. Ti chiamavi…Onigumo. Un traditore.» balbettò Anna. La sua voce le sembrava distante. Non le interessava conversare con Naraku, ma non riusciva più a muovere il suo corpo…
«Onigumo, sì. Odiavo Inuken quanto Soichiro…quello stolto inu-yokai aveva rifiutato di assegnarmi il controllo della regione. Volevo più potere, molto più potere, e questo mi ha condotto dove mi trovo oggi.- disse Naraku, guardandosi attorno come a rammentare in un momento quei lunghi cinquant’anni- Per tornare a noi, ero un esperto di magia. In particolare, avevo sviluppato un incantesimo che mi aiutava a manipolare il sangue degli yokai di famiglia felina, tipici di Higashi. Sangue come quello di Soichiro…come il tuo.» Sorrise, un sorriso che gelò il sangue di Anna.
«Credevi davvero di essere giunta fin qui grazie alla tua abilità? Ho allentato io stesso la sorveglianza. Ti ho offerto cibo per farti riprendere forza e ora sei in mio potere. Ho modificato in parte il mio miasma. Funziona, sai? L’ho già testato su Soichiro.- sussurrò Naraku, chinandosi per guardarla dritta negli occhi- Sesshomaru non ti ha detto che ha combattuto contro uno yokai impazzito, dotato di soli odio e istinto omicida?»
Anna aprì le labbra per chiedergli cosa le stesse facendo, ma ormai nemmeno la voce le rispondeva più. Sentì le zanne, nella sua bocca, allungarsi. Respirava in ansiti.
«Tu e Kagome Higurashi siete state due spine nel fianco, per me.- sussurrò Naraku, sfiorandole i capelli biondi con un gesto di confidenza detestabile- Avete quasi dato a quei due dannati cagnacci ciò di cui avevano bisogno per sconfiggermi. Ora sarete fautrici della vostra rovina e di quella dei due fratelli. E cominceremo con te, mia sfortunata principessa.»
Dalla gola di Anna venne solo un ringhio sordo. Iniziava a non seguire più il discorso. La sua mente vagava su pensieri di sangue.
«Là dentro troverai Kagome. Uccidila, o lei sarà costretta ad uccidere te.- mormorò Naraku, ipnotico- Tra poco i due fratelli saranno qui. Vedremo dunque quali legami verranno spezzati. Qualcuno di voi morirà qui, oggi.» Rise piano, malefico, mentre la coscienza di Anna si immergeva in una nebbia color sangue. «La profezia diventerà parole al vento, Etain Seimei. E sarai tu a renderlo possibile.»

***

Kagome si aggrappò alle catene che le legavano i polsi e si lasciò scivolare in avanti, rilassando il corpo per cercare di raggiungere un elevato livello di concentrazione.
«Daaaaai…» gemette Kagome, seccata con se stessa. Era troppo tempo che trascurava i suoi esercizi e quelli erano i risultati!
La notte era silenziosa e spettrale. Le torce splendevano nella stanza dove Kagome si trovava, sola e senza sorveglianza per la prima volta dal giorno in cui era stata condotta nel palazzo di Soichiro. Quella sera, un uomo le aveva portato da mangiare e si era seduto per cenare a sua volta, ma era stato subito richiamato da Naraku e se n’era andato, lasciando lì il cibo e, per una distrazione forse imperdonabile, un arco con faretra mezza piena.
Da allora non c’era più stato un solo segno di vita e Kagome per la prima volta aveva forse la speranza di liberarsi. Doveva riuscire a fondere il metallo senza farsi del male. Non si trattava di un incantesimo semplice e non l’aveva mai tentato prima, ma doveva riuscirci a tutti i costi. Il silenzio e la solitudine l’avrebbero aiutata. Probabilmente un’occasione del genere non si sarebbe mai ripresentata.
Le ci volle un po’ per dirigere la forza spirituale verso un oggetto che non aveva nulla di demoniaco, ma non per nulla aveva fama di essere la più potente miko di Nishi. Anche senza usare una vera e propria magia, senza gesti né parole, Kagome era in grado di usare la propria energia spirituale come voleva.
Le catene e i ferri ai polsi si arroventarono sotto l’attacco della mente allenata di Kagome, poi si spaccarono, cadendo con clangore sul pavimento marmoreo. Kagome rimase in precario equilibrio sulle gambe, allarmata dal fracasso, poi si accorse che nessuno stava accorrendo a vedere cosa fosse accaduto e si permise di prendersi un istante per strofinarsi i polsi. Per quanto si fosse concentrata, il metallo rovente le aveva scottato la pelle.
Si chinò sul pavimento, afferrò la faretra e si passò la cinghia sopra la testa, assicurandosi le munizioni alla schiena. Mentre allungava una mano verso l’arco, le sue orecchie registrarono un suono di voci all’esterno e il rumore di una colluttazione. Kagome si affrettò ad afferrare l’arma e a nascondersi dietro alla colonna, in una delle numerose ombre offerte dalla scarsa illuminazione della sala del trono.
Incoccò una freccia, aspettandosi di essere attaccata. Naraku doveva avere finalmente notato di averla lasciata senza sorveglianza. Non poteva sottovalutarla così tanto da non pensare che avrebbe tentato di liberarsi! Attese che gli scagnozzi dell’hanyo irrompessero dalla porta. Niente. Tutto si era fatto di nuovo silenzioso, quasi spettrale. Il cuore di Kagome batteva forte. Non riusciva a capire che cosa stesse accadendo.
Il clamore non era per lei? Forse…forse Inuyasha era arrivato a salvarla?!
«Inuyasha…» quasi gemette Kagome, combattuta dal desiderio di rivederlo e dalla preoccupazione nel sapere che si era cacciato in trappola a causa sua. Se si trattava di Inuyasha, lei doveva andare ad aiutarlo, a qualunque costo. In quel momento avvertì il soffocante odore del miasma di Naraku. Tossì piano, sbattendo le palpebre per ricacciare le lacrime prodotte dagli occhi irritati. Se Naraku stava usando il miasma, ciò significava che stava davvero combattendo contro Inuyasha.
«Sto arrivando, Inuyasha!» disse piano, emergendo da dietro la colonna e correndo verso la porta. Non riuscì ad arrivarci. Un forte colpo sfondò la grande porta a due battenti, riducendola in schegge. Kagome si coprì il volto per evitare di essere colpita dai frammenti, poi alzò lo sguardo speranzoso sulla soglia. Non vide Inuyasha, con Tessaiga sguainata e il suo inconfondibile vestito rosso, ma la sua delusione fu solo momentanea. In piedi sulla soglia c’era Anna e sembrava in perfetta forma nonostante la prigionia.
«Anna!- esclamò Kagome, felice- Ti sei liberata? Sono così felice di vedere che sei sana e…»
Anna si stagliava in controluce e per questo Kagome non aveva notato subito i cambiamenti in lei. Quando i suoi occhi riuscirono a vedere il vero aspetto della neko-yokai, le parole le morirono in bocca e l’entusiasmo si trasformò in paura.
Gli occhi della yokai erano diventati dorati e la sclera che li circondava blu profondo. Al contrario, la fiamma tatuata sulla sua fronte si era mutata in una macchia nera che le si insinuava tra i capelli, tingendone alcune ciocche. Anche le sue labbra erano scure, come se le avesse tinte con del belletto viola. Le mostrava le zanne in un ringhio sordo che ora udiva benissimo e nei suoi occhi c’era un odio vuoto che non le aveva mai visto. Le mani che stava protendendo verso di lei erano coronate da artigli affilati come lame.
«Anna?» mormorò Kagome, facendo suo malgrado mezzo passo indietro.
Anna esplose in un miagolio furioso, impossibile da emettere per una gola umana, e si lanciò contro di lei. Kagome lanciò un grido, gettandosi a destra per evitare l’attacco. Gli artigli di Anna la ferirono al fianco, ma non in profondità, e Kagome cercò di spostarsi vero l’uscita mentre Anna si voltava lentamente verso di lei, come un gatto che desiderasse giocare con la preda prima di ucciderla.
«Anna, che cosa ti è successo?- chiese Kagome, cercando di prendere tempo, indietreggiando con passi cauti- É…è stato Naraku?»
La risposta di Anna fu un lamentoso mugolio, uno scintillio di micidiale malvagità negli occhi. Le sue membra si muovevano con una fluidità perfino superiore a quella che la neko-yokai aveva già mostrato in battaglia.
«Sei preda del tuo sangue yokai?» mormorò Kagome, comprendendo la situazione con un tuffo al cuore. Anna scattò. Kagome tentò di fuggire. Non c’era modo di parlare con lei, poteva solo tentare di salvarsi la vita. Il colpo la raggiunse alla schiena, ma fortunatamente la faretra si prese quasi tutti i danni e Kagome si trovò ad essere scaraventata nella grande corte, rotolando dolorosamente sui gradini. Avvertì una forte energia demoniaca diretta verso di lei e si protesse con una barriera spirituale.
Vi fu un’esplosione accecante e Kagome venne di nuovo sbalzata via. Atterrò con un grido di dolore ad un paio di metri dall’arco ancora integro, conscia che era riuscita a evitare per un soffio di essere incenerita dal potere energetico di Anna. Lo scontro delle loro forze aveva provocato un cratere nel terreno e Anna era accovacciata al di là, scrutandola con quegli occhi inquietanti. Una risata malefica echeggiò nel cortile.
«Ti diverti, Kagome?» chiese Naraku. Kagome si guardò attorno, ma non vide l’odiato nemico.
«Naraku! Sei stato tu, non è vero? Cosa le hai fatto?» gridò. Naraku rise di nuovo.
«Un semplice incantesimo che ha infiammato il suo sangue quel tanto che basta da farla diventare una belva senza controllo. Nel petto le si agitavano ira e umiliazione, grazie a Sesshomaru. Non è stato difficile manipolare il suo sangue.- le spiegò, sarcastico, mentre Anna si preparava ad un nuovo attacco- È un piacere vedervi combattere l’una contro l’altra.»
«Naraku, sei imperdonabile! Dove ti sei nascosto?!» gridò Kagome, furibonda, poi dovette ergere una nuova barriera per contrastare Anna, che era balzata contro di lei. La neko-yokai si difese con un colpo energetico, ma sembrò irritata dalla sua resistenza.
«Non ti conviene dare troppa attenzione a me, Kagome.- disse Naraku, nascosto chissà dove- Mi chiedo come finirà. Sarà lei a toccarti e a ridurti in cenere…o sarai tu a farlo a lei?»
«Io non le farei mai del male!» esclamò Kagome, alzandosi in piedi a fatica. Anna le stava girando intorno, con un sorriso crudele sulle labbra.
«Davvero? Allora morirai. È molto semplice.» mormorò Naraku. Kagome si morse il labbro. Sapeva che Naraku stava dicendo la verità, perché in quel momento gli conveniva. Lei poteva difendersi solo usando la sua energia spirituale, che avrebbe ferito gravemente o ucciso Anna. La neko-yokai, dal canto suo, in quel momento desiderava uccidere tutto ciò che si muovesse. Era in un vicolo cieco. Naraku le aveva preparato su un piatto d’argento l’occasione di liberarsi solo perché desiderava assistere a quello scontro?
Anna fece per scattare di nuovo.
«Anna, non avvicinarti!- gridò Kagome, incoccando una freccia- Non costringermi a colpirti, ti prego!»
Avvertendo il potere di quella freccia, la neko-yokai si ripiegò su se stessa, guardando la miko con odio. Istintivamente sapeva di avere di fronte qualcuno che poteva ucciderla. Non smise comunque di girarle intorno, cercando un varco.
«Anna, per favore, ascoltami!- disse Kagome, febbrile- Ti prego…devi riprenderti! Se continuiamo a combattere, una di noi due finirà male!»
Anna miagolò, un suono falsamente amichevole. I suoi occhi non contenevano alcun sentimento.
«Anna, Inuyasha e Sesshomaru stanno sicuramente venendo qui. Capisci? Sesshomaru!- continuò Kagome, cercando contro ogni logica una reazione a quel nome che per Anna era tanto importante- Cosa penseranno vedendoci in questa situazione? Come potremmo mai trovare giustificazione se ci facessimo del male a vicenda?»
Il sangue le si gelò nelle vene quando comprese il reale significato di quella pantomima. Inuyasha e Sesshomaru dovevano essere quasi arrivati al castello. Naraku voleva che si trovassero di fronte ad uno spettacolo di morte. Una o entrambe dovevano morire in quel cortile, in maniera da fiaccare irrimediabilmente il morale dei fratelli inu-yokai…forse, metterli l’uno contro l’altro, preda della disperazione per la perdita della donna amata per mano dell’altra!
«Naraku, la tua anima è nera.» disse Kagome, terrorizzata dalle profondità abissali di cui era composto l’animo dell’hanyo, sempre pronto a pervertire e corrompere i buoni sentimenti per fare più male possibile.
Anna lanciò uno stridio da far vibrare i denti e scattò. Kagome gridò e scoccò la freccia per lo spavento, senza quasi guardare dove mirava. Anna fu colpita. Un’esplosione di luce rosata la scagliò all’indietro e Kagome gridò di nuovo.
«ANNA! Kami-sama, stai bene?!» esclamò, tentata di mettersi a correre verso di lei come un’incosciente per valutare le sue condizioni. Per qualche attimo Anna rimase a terra, raggomitolata, poi si alzò lentamente. L’aveva ferita ad una gamba. Sotto il vestito bruciato Kagome poteva vedere che una larga ferita carbonizzata si era aperta nella coscia sinistra di Anna. Se la freccia fosse passata anche solo due centimetri più vicina, le avrebbe fatto saltare via l’intero arto. Naraku rideva.
Kagome si mise a piangere, un po’ per il rimorso e un po’ per il sollievo. Quella ferita non rappresentava qualcosa di insormontabile per uno yokai e di certo avrebbe rallentato i movimenti di Anna. In ogni caso, era una prova tangibile che rischiava di ucciderla se l’avesse colpita di nuovo…e Anna non sembrava volerle dare tregua.
«Anna…per favore! Ritorna in te!- singhiozzò Kagome, allungando una mano verso l’amica che cercava un equilibrio sufficiente a consentirle di attaccare di nuovo- Ti prego! Io…non voglio farti del male!»
Anna non sembrò affatto toccata dalle sue parole. Si mise in piedi e piegò le ginocchia, pronta ad un altro balzo.
«Ti prego, Anna, smettiamo di combattere! Finirò per ucciderti!» gridò Kagome, disperata. Naraku rise ancora, da qualche parte, e Kagome lo odiò come mai prima.
Anna spiccò un balzo, gli artigli micidiali protesi verso di lei. Kagome incoccò la freccia…e poi la lasciò andare.
«No! Non posso ucciderti!» gridò, disperata, chiudendo gli occhi mentre Anna piombava su di lei.
«KAZE NO KIZU!!»
Una tempesta di vento sfiorò Kagome, allontanandola dalle mortifere mani di Anna. La sentì miagolare di dolore e disappunto, e capì che neanche lei era stata colpita direttamente. Quando riaprì gli occhi, si trovò a guardare la schiena di Inuyasha, erto protettivamente davanti a lei con Tessaiga in pugno. La sua speranza era arrivata a salvarla.
«Kagome! Stai bene?- chiese Inuyasha, voltandosi verso di lei- Per tutti i demoni…sei ferita!»
«INUYASHA!» gridò Kagome, alzandosi di scatto e correndo ad abbracciarlo, singhiozzando per la gioia.
«Dannazione, perdi sangue! Chi è stato?» ringhiò lui, furibondo con chiunque avesse osato far del male alla sua Kagome.
«Anna! Dobbiamo fare qualcosa! Sesshomaru dov’è?» mormorò Kagome, febbrile, con il volto pallido e due chiazze rosse sulle guance a testimonianza della sua angoscia.
«Che…cosa? Vuoi dire che ho quasi colpito…» balbettò Inuyasha.
«Anna?»
La voce di Sesshomaru li fece voltare verso il demone, il quale era in piedi nel cortile con una mano sull’elsa di Tenseiga e stava scrutando con volto pallido la sagoma ancora indistinta dietro al polverone alzatosi al Kaze no Kizu di Inuyasha, che aveva scavato solchi nel cortile e devastato una sezione del palazzo. Kagome si strinse ad Inuyasha, il quale socchiuse gli occhi per cercare di vedere qualcosa di chiaro attraverso la polvere e la grigia e innaturale luce dell’ultima ora della notte.
Quando riuscì a vedere Anna, perse il fiato, come già era successo a Kagome. Notò il cambiamento nelle fattezze della neko-yokai, il nero nei suoi capelli, il cieco istinto omicida nei suoi occhi. Aprì la bocca una prima volta per dire qualcosa, fare una domanda, ma non riuscì. Quando provò per la seconda volta, fu Sesshomaru ad interromperlo.
Suo fratello si voltò lentamente verso Kagome. Nei suoi occhi ambrati c’era un odio non dissimile a quello che impregnava i lineamenti di Anna. La voce che gli uscì dalla gola fu così fonda da essere quasi irriconoscibile.
«Miko, che cosa le hai fatto?» disse.

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Capitolo 34
*** 34 - Sesshomaru contro Anna ***


Author's note: Scusate la parziale mancanza di risposta alle recensioni (GRAZIE con tutto il mio corazon) ma è stata una settimana massacrante a livello di impegni scritterecci...Mi farò perdonare :) ma non adesso!! Uahz uahz uahz! Finalmente il grande scontro tra due innamorati!! Enjoy!

CAPITOLO 34

SESSHOMARU CONTRO ANNA

Sesshomaru aveva costantemente pensato a lei, mentre correva con suo fratello alla volta del palazzo di Soichiro. Si era maledetto mille volte per averla allontanata da sé e altre mille per i sentimenti che aveva iniziato a provare nei suoi confronti. Avrebbe desiderato stringerla a sé tanto forte da fonderla al suo corpo e allo stesso tempo prenderla a schiaffi per avergli dato tanti grattacapi.
Non era preparato a vederla in quelle condizioni, in preda ad una follia sanguinaria che si rivelava chiaramente dai suoi occhi dorati, piena di un’energia maligna da far invidia ad un demone maggiore. Non era preparato a trovarsi di fronte l’involucro del corpo di Anna privo della presenza di quel cuore che amava. Una visione del genere era capace di rimettere tutto in discussione.
In un silenzio dettato dallo shock, Sesshomaru percorse con gli occhi quel viso ringhiante, quel corpo già pronto ad un nuovo scontro, chiedendosi cosa mai potesse essere accaduto per ridurre Anna in un tale stato…poi, i suoi occhi si fissarono sulla terribile ferita alla gamba e capì almeno in parte cos’era accaduto prima del suo arrivo.
Si voltò lentamente verso Kagome. Nei suoi occhi ambrati c’era un odio non dissimile a quello che impregnava i lineamenti di Anna. La voce che gli uscì dalla gola fu così fonda da essere quasi irriconoscibile.
«Miko, che cosa le hai fatto?» disse.
Kagome sussultò nel vedere tanto astio nei suoi occhi. Inuyasha corrugò la fronte.
«Cos…stai accusando Kagome?! Ma sei pazzo?!- sbottò, indicando Anna- Ti pare che Kagome potrebbe averla fatta impazzire?!»
«La sua gamba. Non sei stata tu?» chiese Sesshomaru, socchiudendo gli occhi ambrati.
«La…gamba?» chiese Inuyasha, perplesso, guardando meglio. Ora la polvere si era depositata e Anna si bilanciava oltre il cratere, scrutandoli con aria famelica, forse cercando di decidere quale di loro attaccare per primo. Fu allora che Inuyasha vide la grande ferita sulla coscia della neko-yokai.
«Sono stata io, Sesshomaru. Mi dispiace!- ammise Kagome, pallida e seria- Mi ha attaccata e…ero terrorizzata. Non volevo colpirla, solo spaventarla. L’ho presa di striscio, e…»
«Non volevi farle del male…e anche lei ti ha ferita!» disse Inuyasha, notando solo in quel momento i tagli sul fianco di lei. Si voltò verso Sesshomaru. «Piantala di incolpare Kagome, cretino! Piuttosto, facciamo qual…»
Fu interrotto da Anna, che piombò in mezzo a loro con un miagolio da spaccare i timpani. Inuyasha afferrò Kagome e balzò via. Lo stesso fece Sesshomaru, pur senza lasciare con gli occhi la donna bionda. Anna restò ferma per un istante, come se fosse incerta, poi scattò di nuovo contro Inuyasha e Kagome. Sembrava aver capito per istinto che non le conveniva mettersi contro Sesshomaru.
«Ehi! Cretina, svegliati!- esclamò Inuyasha, arretrando sulle macerie tenendo Kagome dietro di sé- Oi, mi senti?!»
«Naraku ha fatto qualcosa al suo sangue demoniaco!- gridò Kagome, cercando di farsi sentire anche da Sesshomaru mentre Anna li incalzava con i suoi artigli- É…è come impazzita! Naraku voleva che ci ammazzassimo a vicenda per…»
«Oi!» ansimò Inuyasha, vedendosi passare le dita di Anna a due centimetri dal volto. Se l’avesse toccato, l’avrebbe ucciso! Inuyasha decise di passare alle maniere forti e interpose Tessaiga fra loro. Anna perse tre unghie sul filo della lama e si fece indietro di un balzo. «Dannazione!- balbettò Inuyasha, sentendo la fronte imperlata di sudore gelido- C’è mancato un pelo!»
La bianca figura di suo fratello gli comparve a fianco e un pugno lo spedì a terra lungo disteso, strappando un grido a Kagome.
«Che…che diavolo fai, dannato?!» gridò Inuyasha, furioso.
«Feriscila di nuovo e ti uccido.» disse Sesshomaru. I suoi occhi erano diventati completamente demoniaci. Emanava una terribile aura ostile, tanto che Anna si fece di nuovo indietro, fissando Sesshomaru con rabbioso timore. Inuyasha imprecò mentalmente, pensando che quello era proprio un brutto momento perché Sesshomaru sviluppasse un istinto protettivo nei confronti di Anna.
«Ma sei tutto scemo?! Se non uso Tessaiga, Anna ci ammazza!» esclamò, e a dargli ragione Anna tentò di nuovo di attaccare lui e Kagome. Inuyasha fece scaturire uno scarso Kaze no Kizu per allontanarla senza farle troppo danno. Neanche lui voleva farle del male, che diamine, ma non poteva stare lì a girarsi i pollici mentre rischiava la pelle! «Ecco, lo vedi?! Che altro dovrei fare? Se la situazione non ti piace, fammi il favore di occuparti tu di quella gatta scatenata!»
Sesshomaru si voltò verso Anna. Sembrava che il solo sguardo di lui la intimidisse, non si capiva se per istinto o se perché qualcosa in lei lo riconosceva.
«Sesshomaru, Naraku ha orchestrato tutto per metterci l’uno contro l’altro!- disse Kagome, cercando di fare breccia nell’ira dell’inu-yokai- Voleva che io e Anna ci uccidessimo a vicenda, così da farvi impazzire al vostro arrivo al castello! Purtroppo per lui siete arrivati prima che accadesse, ma…»
Una risata sgradevole la interruppe. Poco distante, sospeso in volo sopra al tetto della sezione di palazzo ancora integra, c’era Naraku.
«La tua spiegazione è inutile, Kagome.- disse l’hanyo, fissandoli con sarcasmo- Che stiate o meno seguendo i miei piani, la cosa non cambia. Ora siete qui e quelli che non sarò io ad uccidere verranno spacciati da Etain Seimei…a meno che qualcuno di voi non ritenga di avere abbastanza fegato da toglierle la vita. A questo punto sarebbe un atto pietoso…non trovate?»
«Naraku! Dannato bastardo!» esclamò Inuyasha, scattando in piedi e stringendo l’elsa di Tessaiga.
«Cosa le hai fatto, maledetto?» disse Sesshomaru, scrocchiando minacciosamente le nocche.
«La stessa cosa che ho fatto a Soichiro. Preoccupato, Sesshomaru? Sei davvero cambiato!- lo derise Naraku- Non avrei scommesso sul tuo arrivo…non quanto su quello di Inuyasha. Sei sempre stato un tantino più furbo di tuo fratello, ma noto che quella donna ti ha dato alla testa.»
«Le tue chiacchiere non mi interessano.» disse Sesshomaru, balzando contro Naraku. Anna ne approfittò per attaccare di nuovo Inuyasha e Kagome, e questo distrasse l’inu-yokai.
«Cosa vorresti farmi, Sesshomaru?- chiese ironicamente l’hanyo- Io sono immortale!»
Un’ondata di miasma proruppe dalla sua persona, riversandosi nel cortile. Tutti furono costretti a cercare un rifugio più in alto, coprendosi bocca e naso dai mefitici vapori. Kagome incoccò una freccia e la tirò nel cortile, purificando l’aria. Non fu molto felice di scoprire che nella faretra le erano rimasti soltanto due colpi.
«Siete nelle mie mani. Arrendetevi e morite!» esclamò Naraku. Il suo corpo si scisse in lunghe appendici letali che si abbatterono sui presenti, dividendoli e disperdendo le loro forze.
«Come ci liberiamo di quel dannato?» ringhiò Inuyasha, tranciando parti di Naraku con Tessaiga senza ottenere grandi risultati. L’hanyo aveva un forte potere rigenerativo. Anche Sesshomaru, più lontano, veniva inondato di miasma ogni volta che distruggeva una parte del corpo di Naraku. Non sembrava ci fosse modo di progredire.
«Non possiamo sconfiggerlo. Senza il cuore…» mormorò Kagome.
«Miroku e Sango se ne stanno occupando.» disse Inuyasha, poi menò un Kaze no Kizu per fare un po’ di spazio. Imprecò. «Dannazione! Se Anna non fosse in queste condizioni potremmo cercare di raggiungerli al Monte Hakurei! Il nostro piano sta andando a quel paese!»
«Dobbiamo impedire a Naraku di seguirci.- convenne Kagome- Ma come la mettiamo con Anna?»
«Attenta!» esclamò Inuyasha, spostando di peso la giovane. Kagome avvertì lo spostamento d’aria della zampata che Anna aveva cercato di sferrarle, dopo essere arrivata silenziosamente alle loro spalle. Inuyasha colpì le mani della neko-yokai con l’elsa della spada, poi dovette farsi da parte per evitare un altro attacco di Naraku. «Insomma! Se hai tutta questa voglia di combattere, non potresti rivolgerti contro Naraku?!» gridò ad Anna, frustrato.
«Inuyasha, la sua mente è stata manipolata! Non attaccherà mai Naraku!» lo avvertì Kagome, che fu costretta ad usare un’altra freccia per disperdere un po’ l’aria velenosa. Nel breve attimo di quiete, Sesshomaru si riunì a loro.
«Ha reso nemici i suoi amici, questo vuoi dire?- chiese a Kagome, con espressione terribile- Per quello mi teme al punto da non osare avvicinarsi?»
«Credo…di sì.» rispose Kagome, annuendo.
«State attenti, invece di chiacchierare!» gridò Inuyasha, usando il suo colpo di vento. Naraku non dava loro sosta. Anna, al momento, non si vedeva. Forse era rimasta nella zona ancora appestata dal miasma. Inuyasha si voltò con fare rabbioso verso suo fratello. «Cosa facciamo? Se Anna è sotto incantesimo, come si fa a farla tornare normale? Tu lo sai?» chiese. Sesshomaru lo ignorò e afferrò Kagome per un braccio, fissandola in volto.
«Se tu l’avessi uccisa, avrei voluto il tuo sangue. Non m’importa dei giochetti di Naraku. Tu sei una miko e se non sai dosare il tuo potere sei colpevole.- disse l’inu-yokai, con voce bassa e terribile che fece impallidire Kagome- Per tua fortuna, la sua ferita guarirà. Ora penserò io a lei.»
«Cosa significa?! Che pensi di fare?» sbottò Inuyasha, strappando Kagome dalla sua stretta.
«Riporterò Anna alla ragione.- disse Sesshomaru, allontanandosi verso la nebbia venefica- Voi occupatevi di Naraku.»
«Cosa pensi di fare? E come diavolo dovremmo occuparci di lui?!» sbraitò Inuyasha, furibondo per il tono superiore del fratello.
«Al momento, non mi riguarda. Tiramelo via di torno. È una vita che vuoi ucciderlo, no? Allora datti da fare.» lo freddò Sesshomaru, senza voltarsi.
«Pensate di potervi permettere di curarvi di Etain Seimei prima di avermi sconfitto?» disse Naraku, ironico, bersagliando di nuovo Inuyasha e Kagome con i suoi micidiali tentacoli. Inuyasha li tagliò con Tessaiga, cercando al contempo di portare Kagome lontana da quelle esalazioni venefiche. Non era un’impresa facile: Naraku non dava loro un istante di tregua e il miasma stava riempiendo il cortile. Inuyasha vide Anna saltare sul tetto, poco distante da Naraku, ma quando Sesshomaru fece per seguirla si trovò a sua volta impegnato a contrastare Naraku.
«Dannazione…dobbiamo attirare tutta l’attenzione di Naraku. Sesshomaru è l’unico che può combattere contro Anna.- disse Inuyasha tra i denti, poi si tolse la parte superiore del vestito con movimenti rapidi- Tieni, copriti con questo, Kagome.»
Kagome annuì, drappeggiandosi il tessuto fatto di pelle di hinezumi sopra la testa. Inuyasha menò altri due fendenti, spingendola indietro per farla restare al sicuro. Il miasma gli attaccò la pelle, facendola sfrigolare.
«Inuyasha!» esclamò Kagome.
«Non ti preoccupare, è una sciocchezza. Piuttosto…ho un’idea.» mormorò Inuyasha, senza voltarsi.
«Quale idea?» chiese Kagome. I suoi occhi seguivano i movimenti di Sesshomaru, nella speranza di vederlo avvicinarsi ad Anna, ma l’inu-yokai, dovendo gestire gli attacchi di Naraku e gli spostamenti di lei, non sembrava fare progressi.
«Se distruggiamo il corpo di Naraku, forse Sesshomaru riuscirà a spingere Anna a fuggire da qui. Se quei due si scontrano lontano dalla battaglia principale, sarà già un miglioramento.» disse lui. Calò la spada in un ennesimo Kaze no Kizu, ma vista la quantità di veleno che si sviluppò non seppe giudicare se aveva fatto bene o meno.
«Il suo corpo si riformerà…lo sai?» gli rammentò Kagome, tesa.
«Grazie al tuo potere, non lo farà tanto velocemente. E poi…beh, cercheremo di resistere finchè sarà necessario. Magari mi verrà un’altra idea.» rispose lui, con un sorrisetto che apparve e scomparve velocemente dalle sue labbra.
«D’accordo, mi hai convinta…ma ho una sola freccia.» sussurrò, stringendo più forte l’arco.
«Basterà. Tirala non appena sferrerò il colpo.» le disse lui, pronto.
«Cosa vi state bisbigliando, le ultime parole d’amore?- chiese Naraku, con ironia velenosa- Ho sempre detestato lo stupido, inutile sentimento che vi lega. Vi ucciderò uno per uno, dando il tempo all’altro di piangere le sue lacrime sul cadavere dell’amato!»
«Chiudi quella boccaccia contorta, dannato bastardo! Ti sei già esaltato abbastanza!- esclamò Inuyasha, furioso- Prendi questo!»
Kagome sfilò l’ultima freccia dalla faretra nello stesso istante in cui la lama di Tessaiga si fece di diamante. Aveva compreso l’idea di Inuyasha e, anche se si sarebbero ritrovati ben presto al punto di partenza, occorreva fare quel tentativo per permettere a Sesshomaru di spingere Anna lontano dal castello.
Inuyasha abbassò la spada in un fendente micidiale. I primi raggi del sole fecero brillare di luce accecante la lama e le decine di cristalli di diamante, che fendettero l’aria volando verso Naraku.
«Ku ku ku! Non puoi usare due volte lo stesso colpo su di me, Inuyasha, e aspettarti che funzioni! Ho già testato la forza della tua Tessaiga, ricordi?» disse l’hanyo, interponendo fra sé e quella tempesta micidiale le appendici che erano cresciute sulla sua schiena. Quello fu l’errore che Inuyasha si era aspettato. Non dovette nemmeno aprire bocca: Kagome aveva già scoccato la freccia, una massa di potere purificatore che viaggiava attraverso le schegge di diamante.
Naraku limitò a poco i danni dovuti al colpo di Inuyasha, ma non si aspettava un attacco combinato. La sua barriera era stata momentaneamente spezzata dal potere di Tessaiga e la freccia di Kagome si trovò davanti la strada sgombra. Passò attraverso i tentacoli come se fossero fatti di burro fuso e si piantò nel petto di Naraku. L’hanyo ebbe appena il tempo di assumere un’espressione di disappunto che il suo corpo esplose in pezzi, inondando il cortile di frammenti di diamante.
«Centro!» esclamò Kagome, trionfante.
«Vai, Sesshomaru!» gridò Inuyasha al fratello, che non se lo fece ripetere due volte. Inuyasha lo vide balzare contro Anna, costringendola a saltare oltre la cinta di mura del castello, poi anche lui saltò al di là e i due scomparvero alla loro vista. «E speriamo che riesca a riportarla in sé.» mormorò Inuyasha.
«Inuyasha, guarda!» lo chiamò Kagome, tirandolo per una manica. Inuyasha seguì il suo sguardo e vide che, nel cielo sopra di loro, la barriera di Naraku si era riformata e che i frammenti di carne stavano di nuovo convergendo.
«Dannazione, si sta già riformando…» ringhiò Inuyasha, preparandosi a ricominciare.
«Ku ku ku! Pensavate forse di ottenere qualche risultato?- li derise la testa ancora incompleta di Naraku- Ve l’ho detto, sono immortale! Per quante volte mi colpirete, non farà differenza. Inoltre…la miko ha finito le frecce.»
«Feh! Non credere che ci arrenderemo per così poco!» esclamò Inuyasha. Naraku rise ancora.
«Sei uno sciocco, Inuyasha! Ma se vuoi aspettare ancora qualche minuto, sarò felice di ucc…»
Naraku smise di parlare improvvisamente, con un ansito, come se avesse trattenuto il fiato. La sua attenzione scivolò via da Inuyasha e Kagome e la parte del volto già completa si contorse in un’espressione di ira, sorpresa e…paura? Sì, ad Inuyasha sembrava proprio paura.
«L’hanno toccato.» sfuggì alle labbra esangui di Naraku, e Inuyasha e Kagome si scambiarono un’occhiata speranzosa. Miroku e Sango avevano recuperato il cuore umano di Naraku? L’hanyo li guardò con occhi rossi pieni di ira furibonda. «Maledetti…voi lo sapevate!» sibilò.
«Sapevamo cosa?- lo derise Inuyasha, con un sorrisetto confidenziale, alzando di nuovo Tessaiga- Non vuoi più combattere, Naraku? Coraggio, ti sto aspettando!»
«Maledetti!» ripeté Naraku, poi i suoi resti in rigenerazione iniziarono ad allontanarsi, volando all’interno della barriera protettiva. Inuyasha si affrettò a rinfoderare Tessaiga.
«Quel bastardo ha avvertito che il suo cuore è stato toccato.- disse, facendo cenno a Kagome di salirgli sulla schiena- È così agitato che preferisce correre a recuperarlo piuttosto che continuare a combattere contro di noi.»
«Significa che le parole di Razoru erano vere. Il cuore è veramente il punto debole di Naraku!» disse Kagome, speranzosa.
«Bene, allora dobbiamo sbrigarci a seguire quel dannato, o Sango e Miroku si troveranno presto nei guai.» affermò Inuyasha. Kagome si strinse a lui e Inuyasha balzò sul tetto del palazzo. Naraku aveva già messo parecchia distanza tra loro.
«Inuyasha…e Sesshomaru? E Anna?» chiese la ragazza, mentre Inuyasha saltava giù dal tetto e cominciava a correre.
«Dovranno cavarsela da soli.- disse lui, corrugando la fronte- Tieniti forte, Kagome! Sarà una lunga corsa, fino al Monte Horoshiri.

***

Anna aveva cercato di evitare lo scontro con lui durante la parentesi al castello, ma ora non avrebbe potuto fare altro che accettare la sfida. Sesshomaru ne era sicuro. Conosceva la sua natura e non era certo quella della vigliacca. Si sarebbe voltata e lo avrebbe affrontato, con tutta l’aggressiva determinazione che lui tanto apprezzava.
“Un’occasione di scontro fra noi…Chissà, forse farà bene ad entrambi.” si disse. In realtà i suoi pensieri non erano così positivi. Non aveva una reale idea di come spezzare l’incantesimo e la furia cieca negli occhi di lei lo riempiva di inquietudine. Nonostante ciò, era convinto che ci sarebbe riuscito. L’avrebbe riportata alla ragione.
Perfino Soichiro non era stato del tutto soggiogato dall’incantesimo di Naraku. Sesshomaru aveva letto negli occhi folli del suo grande nemico la consapevolezza dell’importanza del loro scontro e Soichiro aveva compreso il significato della propria morte prima di sparire nel Meido. Anna aveva una chance in più di liberarsi di quella vergognosa magia: il suo cuore era umano. Sesshomaru decise di fare affidamento su quel cuore che aveva imparato ad amare.
Proprio in quel momento, Anna smise di correre lungo il pendio che si stendeva dietro al castello e si voltò in un lampo, fissando il suo nemico. Sesshomaru si fermò e i due si fronteggiarono nella luce del primo mattino, l’uno bianco e imperscrutabile, l’altra vibrante della propria furia omicida.
«Temi di batterti con me, Anna?- chiese Sesshomaru, fissandola negli occhi- Questo non è da te. Hai sempre combattuto chiunque abbia cercato di farti del male…me compreso.»
Vide il fantasma di un pensiero velarle per un istante gli occhi dorati e seppe di aver visto giusto. Qualcosa in Anna lo riconosceva…per questo aveva continuato a fuggire da lui.
«Attaccami, allora.- disse, venendo avanti di un passo- Pensi di potermi battere? Di poterti nutrire della mia energia con il solo tocco? Io sono Sesshomaru, non un demone qualunque. Tu non riuscirai mai ad uccidermi.»
Anna scoprì le zanne in una smorfia d’ira…e di dolore. Scattò verso di lui, allungando le mani artigliate che Inuyasha aveva ferito, cercando di dilaniare o quantomeno toccare il suo avversario. Sesshomaru evitò ogni colpo con calma naturalezza, pur apprezzando dentro di sé la forza della neko-yokai. Scopriva continuamente ottimi motivi per tenerla al suo fianco. La consorte del principe di Nishi doveva essere forte e in grado di badare a se stessa.
«Quanto sono stato cieco.» gli sfuggì dalle labbra. Fu come se l’avesse colpita. Anna si strinse le mani al petto, spalancando gli occhi, e fece un balzo all’indietro come un gatto spaventato. Lo fissò con quel viso demoniaco d’un tratto disperso, incapace di comprendere ciò che stava accadendo, poi l’ira tornò nei suoi occhi e miagolò di disappunto e frustrazione.
«Le mie parole ti hanno quasi raggiunta.- disse Sesshomaru, fissandola- Ho tutto questo potere su di te?»
Questo sembrò renderla ancora più furibonda. Anna si alzò in piedi e la sua yuki vibrò. Sesshomaru assistette senza battere ciglio alla trasformazione di lei. Davanti ai suoi occhi apparve un grande gatto dorato con una fiamma nera sulla sommità del capo, che miagolò di sfida, mostrandogli le zanne acuminate. Finalmente Anna era riuscita a prendere la forma demoniaca…peccato che stesse per rivolgerla contro di lui.
«Se è questo che vuoi, ti accontento.» mormorò Sesshomaru. Gettò a terra le wakizashi che aveva portato con sé,  poi lasciò libera la sua natura demoniaca. Si trasformò nel gigantesco cane bianco che era la sua vera forma, incombendo su Anna senza alcuna difficoltà.
I due demoni si scontrarono con rinnovato vigore, senza risparmiarsi. Sesshomaru incalzò Anna, approfittando della debolezza della zampa posteriore ferita da Kagome, tanto che la neko-yokai fu più volte costretta ad utilizzare i suoi colpi energetici per tenerlo lontano da sé. Per quanto lei fosse agile e scattante, Sesshomaru era più forte, più veloce, e non la temeva minimamente.
Anna tentò di balzare alla gola di Sesshomaru, che la colpì al muso, facendola crollare a terra. Le neko-yokai rotolò sulla schiena, tornando subito sulle quattro zampe, soffiando mentre inarcava la schiena per esprimere la sua ira, ma ormai si era indebolita molto. Il suo corpo non era abituato a gestire tanto potere tutto in una volta. Sesshomaru si aspettava un collasso della sua yuki da un momento all’altro…e a quel punto, forse, si sarebbe trasformata in una debole hanyo, su cui l’incantesimo di Naraku non avrebbe fatto presa. Intanto doveva forzarla ad usare ancora il suo potere.
Corse verso di lei, aggressivo, e ottenne subito il risultato sperato. Anna usò di nuovo il colpo energetico. Sesshomaru ne fu colpito, si era avvicinato troppo a lei. Sentì aprirsi ferite sul petto e sulle zampe anteriori, ma le aveva messe in conto. Più di così, Anna non poteva ferirlo. Quando la luce si spense, il gatto demoniaco non c’era più. Anna era riversa a terra, sulla schiena, gli occhi demoniaci spalancati, e respirava a fatica. L’olfatto di Sesshomaru gli comunicava che la sua yuki era talmente instabile da essere sul punto di spezzarsi.
Tornò subito alla forma umana, imprecando mentalmente e avvicinandosi al corpo disteso, indifferente al sangue che gli scendeva lungo le braccia e il petto. Si inginocchiò accanto ad Anna e ciò che vide non gli piacque per niente. Il corpo di Anna si rifiutava di trasformarsi in una forma più debole, preda com’era dell’incantesimo. In quello stato, la magia di Naraku l’avrebbe uccisa.
«Bastardo…l’avevi messo in conto fin dal principio.» mormorò Sesshomaru, avvertendo un lampo di gelido odio per l’hanyo. «Come posso salvarti?» disse, fissando il volto sofferente di Anna. Lei si voltò a metà verso di lui, timorosa e frustrata nell’avere il suo nemico così vicino.
Sesshomaru desiderò ardentemente poter rivedere il sorriso su quel volto, poter vedere di nuovo quegli occhi azzurri fissarsi nei suoi con franchezza. Voleva sentirla parlare. Vedendola giacere così, malata e sofferente, Sesshomaru capì fino a che punto desiderava avere quella donna. La voleva con sé, per sé, e voleva che fosse per sempre. Cosa poteva fare? Rammentò d’improvviso le wakizashi di Totosai e andò a recuperarle. Le posò accanto ad Anna, cercando di non toccarla per non offrirle energia demoniaca e ritrovarsi a dover cominciare il combattimento daccapo. La vicinanza delle lame magiche, però, non sortì alcun effetto.
“Questo perché sono state create con il suo sangue stabile e con quello umano.- ricordò a se stesso, deprecando la propria mancanza d’intuizione- Le spade non conoscono il sangue impazzito che le scorre nelle vene in questo momento.”
«Allora ti darò del sangue sano.» mormorò Sesshomaru. Una parte di lui iniziò a gridare che stava per fare la più grande sciocchezza della sua vita, ma il principe inu-yokai non vi badò. Voleva farlo. Voleva unirsi a lei con il sangue. Quello era un incantesimo più antico e più potente di qualsiasi cosa Naraku avesse mai pensato di poter fare. Avvicinò il proprio polso alla bocca ansimante di Anna, senza proferire parola. Lei reagì d’istinto. Lo morse e il sangue di lui le inondò la bocca, mentre cercava di portargli via anche l’energia vitale.
Sesshomaru afferrò un polso di lei e lo morse a sua volta, nutrendosi del suo sangue ammalato e sostituendolo con il proprio. La testa gli girò, avvertì una forte pulsione fatta di sentimenti negativi, ma la controllò con la sua ferrea forza di volontà, recuperando sangue ed energia nella stessa proporzione con cui lei gliene sottraeva. Durò un solo, lunghissimo minuto. Poi, Anna lasciò ricadere la testa all’indietro e Sesshomaru le liberò il polso. Le ferite, sciocchezze per due demoni come loro, smisero quasi subito di perdere sangue.
Sesshomaru si sporse sul corpo di lei per guardarla in viso. I suoi occhi erano ancora demoniaci, ma la fiamma sulla fronte di Anna era blu e non c’erano capelli neri nella sua chioma dorata. Nel suo sguardo c’era un vago, confuso riconoscimento. Sesshomaru si chinò fino ad avere la bocca a livello dell’orecchio di lei.
«Non fuggire più, Anna.- mormorò-  Tu sei mia.»
Sesshomaru guidò le mani di lei all’elsa delle wakizashi.

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Capitolo 35
*** 35 - Assalto al Monte Horoshiri ***


Author's note: Cosa sta succedendo al Monte Horoshiri? Naraku corre verso il suo cuore maledetto e la partita finale sta per cominciare...

CAPITOLO 35

ASSALTO AL MONTE HOROSHIRI

Giunsero in vista del Monte Horoshiri che era ancora notte. La vetta era piuttosto impervia e in cima riluceva debolmente la neve perenne che l’ammantava. Miroku guardò in basso, sporgendosi appena oltre la groppa di Kirara.
«Questo territorio è parecchio difficile. Non oso immaginare quanto tempo avremmo perso viaggiando a piedi.» mormorò.
«Fortunatamente abbiamo potuto proseguire sempre in linea retta. Abbiamo risparmiato del tempo.- gli rispose Sango- Pensi che Inuyasha e Sesshomaru abbiano già raggiunto il castello di Soichiro?»
«Dipende da quanti ostacoli hanno trovato per strada, presumo.» sospirò Miroku.
«Sesshomaru-sama distruggerebbe qualunque ostacolo.» si vantò Jaken, seduto sull’animale bicefalo insieme a Rin e a Shippo.
«Ma perderebbe tempo nel farlo.- lo stuzzicò il kitsune- È proprio di questo che si stava parlando!»
«Rin spera solo che stiano tutti bene.» mormorò la bambina.
«Vedrai che ce la faranno, Rin-chan. Naraku non riuscirà mai a gestirli tutti e quattro insieme.» disse Shippo, fiducioso. Miroku e Sango, pensando a come Naraku avesse fatto di tutto per avere i suoi maggiori nemici nello stesso luogo e nello stesso momento, non erano così ottimisti.
«Piuttosto, dove dobbiamo atterrare? Dov’è questo famoso nascondiglio?» chiese Jaken, sbuffando.
«Ottima domanda. Sarà il caso di scendere e dare un’occhiata più da vicino, tanto più che con questo buio non si vede un accidente.» disse il monaco. Sango ordinò a Kirara di volare più bassa, quasi sfiorando il fianco del monte.
«Cosa dovremmo cercare, esattamente?» chiese Shippo, guardandosi attorno con una certa apprensione. Il silenzio che li circondava lo metteva a disagio.
«Una grotta, credo, o comunque un anfratto nella roccia.» rispose Sango.
«E aspettiamoci che ci siano scagnozzi da eliminare.» sospirò Miroku.
«Speravo che quello shinigami, Razoru, venisse a darci una mano.» mormorò Sango.
«Aveva detto che non si sarebbe più immischiato. Comunque, stai certa che si farà vedere, non appena avrà sentore che…»
«Rin vede una luce, là sopra!» esclamò la bambina, indicando con il dito.
«Dove?! Io non vedo niente.» replicò Jaken, cercando di aguzzare la vista.
«Aspetta, adesso è coperta da una roccia…ecco, Rin l’ha vista di nuovo! La vedete anche voi?» chiese Rin, eccitata. Gli amici seguirono l’indicazione del suo indice puntato e si accorsero di un fievole lucore violaceo più in alto sulla montagna, quasi al limite dello strato di neve.
«È vero, c’è una luce!» si sbalordì Shippo.
«Una barriera, senza alcun dubbio. Mi sa che siamo arrivati.» disse Miroku, con un sorrisetto poco rassicurante.
«Kirara, dirigiti laggiù. Voi state vicino a noi, non si sa mai chi potrebbe essere di guardia al cuore di Naraku.» disse Sango. I bambini e Jaken si affrettarono ad annuire.
Raggiunsero una zona in cui poter atterrare, quasi di fronte all’anfratto protetto dalla barriera. Scesero dalla groppa delle loro cavalcature, guardandosi attorno con circospezione. Sembrava che non ci fosse nessuno.
«Questa barriera mi sembra troppo appariscente.» brontolò Shippo, che non si fidava.
«Se stai cercando di chiedermi se si tratta di una sorta di trappola, ti dico di no, Shippo. Anche se la luce della barriera evidenzia il nascondiglio, la sua potenza è forte, tanto che avrò bisogno di quasi tutti i sigilli sacri che mi porto dietro per spezzarla.» disse Miroku, infilando una mano nella veste per estrarre i suoi ferri del mestiere.
«Dopotutto, è un nascondiglio astuto. Chi mai verrebbe su questo monte a cercare qualcosa?» finì Sango, arrivando al punto.
«È vero, Naraku non sa che noi sappiamo che qui è nascosto il suo cuore!» disse Rin, orgogliosa di aver compreso la situazione.
«Ma lo saprà presto.- ricordò loro Miroku- Ora fate un po’ di silenzio, per favore. Mi devo concentrare.»
Miroku chiuse gli occhi, tenendo i sigilli davanti alla fronte e mormorando preghiere appena discernibili. Impiegò qualche minuto per trasferire l’energia spirituale dal suo corpo ai sigilli, poi aprì gli occhi di scatto e scagliò i fuda sulla barriera. Essa sfrigolò, tremolò mentre i sigilli si riducevano in cenere uno per uno. Poi, quando l’ultimo rimasto dava ormai segni di cedimento, la barriera si dissolse, lasciandoli davanti a un anfratto buio che si inoltrava dentro la montagna.
«Fatto.» disse Miroku, stanco, passandosi una mano sulla fronte, mentre Rin e Shippo applaudivano.
«Mi sembra troppo facile.» borbottò Jaken.
«Allora preferisci andare avanti tu?» chiese Miroku, sarcastico. Il demone rospo, per tutta risposta, spinse avanti Shippo. Miroku fece un gesto vago e si incamminò con circospezione verso la buia apertura, seguito dai bambini e da Jaken. Sango rimase in coda con Kirara, guardando loro le spalle.
«Sembra non ci sia nessuno.- disse Miroku, corrugando la fronte- Avremo bisogno di una torcia. Qui dentro è terribilmente buio.»
Sango offrì al monaco la torcia che possedeva e Shippo la accese con il suo fuoco fatuo.
«D’accordo, andiamo.» mormorò il monaco, inoltrandosi nella grotta. Il cunicolo era stretto e le rocce erano viscide dell’umidità notturna. A pochi passi dall’ingresso, Miroku si fermò.
«C’è un dislivello piuttosto pronunciato.- avvisò i suoi compagni- Cerchiamo di scendere con cautela, d’accordo? Vi aprirò la strada…»
«La cautela non ti servirà a nulla, monaco!» esclamò una voce di donna sopra la sua testa. Miroku ebbe appena il tempo di alzare lo sguardo, sbalordito, che un corpo si gettò su di lui dall’oscurità del soffitto del cunicolo. «Vendicherò mia sorella Mikage!» gridò la donna, attaccandolo con la spada sguainata.
«È Akemi! Miroku, attento!» gridò Sango, che aveva riconosciuto la donna.
Miroku contrappose il proprio shakujo alla spada di Akemi, imprecando fra i denti. Ecco perché non aveva avvertito nessuna aura demoniaca! Naraku aveva messo quella serpe di Akemi a guardia del suo cuore umano! Il contraccolpo lo fece scivolare sulle rocce umide. Miroku barcollò all’indietro e, prima che gli altri potessero anche solo pensare di prestargli aiuto, perse l’equilibrio, cadendo giù per il dislivello roccioso con Akemi ancora tenacemente aggrappata.
«MIROKU!» gridò Sango, superando i bambini e inginocchiandosi nel buio vicino al bordo della ripida discesa, con il rischio di cadere a sua volta. Dal basso, sempre più lontane, si udirono le esclamazioni di dolore di Miroku e di Akemi, poi più niente. «MIROKU!!» gridò ancora Sango, terrorizzata che al monaco potesse essere successo qualcosa di grave. Si voltò verso gli altri, il volto pallido illuminato dal nuovo fuoco fatuo di Shippo.
«Dobbiamo scendere ad aiutarlo.- disse, iniziando ad allungare una gamba oltre la prima roccia- Cercate di seguirmi, d’accordo? Si scivola…»
«Sango-chan!» strillò Rin, facendole saltare un battito del cuore.
«Cosa c’è, Rin?!» sbottò la principessa guerriera, più brusca di quanto avrebbe voluto.
«Yokai…ci sono gli yokai!» balbettò la bambina, indicando l’ingresso della grotta. Tutti si voltarono, con il cuore in gola. Rin diceva giusto: una torma di demoni di Naraku stava volando verso la grotta e li avrebbe raggiunti in un paio di minuti.
«Dannazione! Dobbiamo fermarli!» esclamò Sango, tirandosi in piedi e correndo all’imboccatura della grotta, mettendo mano all’Hiraikotsu.
«Ma…e Miroku?» chiese Shippo, guardando alternativamente il nemico in avvicinamento e il dislivello che si perdeva nel buio.
«Spero che non gli sia accaduto niente, ma non posso lasciare che quei demoni ci attacchino alle spalle.- disse Sango, che era evidentemente combattuta- Jaken, tu e quel tuo bastone potreste essere utili.»
«Li spazzerò via in una sola volta! Il fuoco del Bastone Ninto non teme rivali!» si vantò Jaken, che sarebbe scappato a gambe levate se le cose si fossero messe male.
«Sango, andiamo io e Rin a vedere come sta Miroku!» propose Shippo, deciso.
«Potrebbe essere pericoloso, Shippo…» protestò lei.
«Miroku non può stare laggiù da solo, tanto più che solo Rin potrà spostare la pisside con il cuore. E poi, anch’io sono un guerriero!» disse Shippo, cercando senza troppo successo di fare l’aria truce.
«Shippo-chan ha ragione! Miroku-sama ha bisogno dell’aiuto di Rin!» lo appoggiò la bambina, decisa. Sango fece per protestare di nuovo, ma i demoni ormai erano a tiro e non c’era più tempo. Si voltò verso l’ingresso, pronta all’attacco, e Jaken le si parò a fianco, al momento ancora lusingato della considerazione ricevuta. Shippo fece cenno a Rin di seguirlo e i due si avventurarono giù per la ripida discesa rocciosa, mano nella mano. Entrambi sentirono la voce di Sango gridare: «Hiraikotsu!», poi li investì un’ondata di calore che comunicò loro che anche Jaken si stava dando da fare. La battaglia contro i demoni era cominciata.
Shippo e Rin rischiarono più volte di scivolare, ma a mano a mano che scendevano le rocce si facevano meno umide, fino a diventare completamente asciutte. Più o meno a tre quarti della ripida discesa, iniziarono a vedere una debole luce provenire dal fondo e un clangore di armi che cozzavano, nonché alcune voci.
«Almeno sappiamo che è ancora vivo.» sospirò di sollievo Shippo. Quei rumori indicavano che la battaglia fra Miroku e Akemi continuava.
«Sbrighiamoci, Shippo!» lo incalzò Rin, che non sembrava affatto impaurita.
Raggiunsero il fondo della discesa e si trovarono davanti un’apertura semicircolare che dava in una grande aula scavata nella roccia, dal cui soffitto scendevano stalattiti e le cui pareti erano illuminate da torce. In un angolo c’erano coperte e resti di cibo, il che dimostrava la permanenza di Akemi in quel luogo. Al momento, lei e Miroku stavano combattendo furiosamente al centro della stanza. La giovane donna aveva una ferita profonda al polpaccio e graffi sanguinanti sulla fronte. Miroku aveva una manica della veste strappata e sul braccio spiccava un brutto taglio irregolare, probabilmente dovuto alla caduta sulle rocce. Per il resto, sembrava stare bene.
La cosa allarmante era la presenza di un secondo antagonista: un insetto forbice, che cercava di colpire Miroku con le tenaglie che aveva in fondo all’addome ogni volta che Akemi gliene lasciava la possibilità.
«Due contro uno non vale!» esclamò Rin, indignata, e Shippo soffocò la sua voce squillante con una mano.
«Vedi la pisside?» sussurrò. Rin spazzò la grotta con i suoi occhioni castani, ancora corrucciata, e all’inizio non vide nulla. Fu Shippo a notare la pisside, incastrata nella roccia dalla parte opposta della grotta, sopra a una specie di altare naturale.
«Dobbiamo prenderla! Ma come facciamo?» borbottò.
«Cominciamo con il distrarre quel brutto insetto!- propose Rin, combattiva- Miroku-sama è in difficoltà!»
«Hai ragione, dobbiamo aiutarlo.- disse Shippo, deciso- Allo yokai ci penso io. Tu prova ad andare a prendere la pisside senza farti notare troppo.»
Rin annuì, decisa, e si lasciò scivolare nella sala, stando ben vicina alla parete di roccia. Shippo, racimolando tutto il suo coraggio, balzò nel bel mezzo della sala gridando: «Kitsune ho Hi!»
L’insetto forbice, nella persona di Kiokumushi, fu investito dalle fiamme del fuoco fatuo e si spaventò, iniziando a colpirsi la testa e il petto per spegnerle.
«Perfetto, Shippo!» si congratulò Miroku, evitando un fendente e rifilando ad Akemi una dolorosa bastonata al braccio destro.
«Prendi anche questo, maledetto spione di Higashi!» esclamò Shippo, facendo roteare una trottola e spedendola sulla testa di Kiokumushi. L’insetto cadde a terra, gridando, mentre la trottola diventava gigantesca e lo inchiodava al suolo, facendogli credere che gli avrebbe scavato il cranio fino al cervello.
In tutto questo fracasso, Rin si avvicinò quatta al grosso altare di pietra e vi si arrampicò con qualche difficoltà senza che nessuno glielo impedisse. Quando si ritrovò a fissare la pisside scura le piccole labbra le si arricciarono in una smorfia volontaria. Trattandosi del cuore umano, l’oggetto contenuto nella pisside non aveva una barriera demoniaca da superare. In compenso, emanava una tale aura malvagia che chiunque non avrebbe potuto posarvi le mani senza sentirsi male o impazzire.
Rin deglutì a fatica, conscia di quanta malvagità si celasse sotto il coperchio della pisside. Si chiese se era davvero in grado di prendere tra le mani il cuore di Naraku, ma si riscosse subito. Miroku-sama pensava che lei fosse abbastanza pura da sopportare l’aura malvagia di Naraku e poi doveva farlo per Anna-nee-chan, Sesshomaru-sama e tutti gli altri. Doveva dare una mano anche lei, in quella guerra contro Naraku! Con lo stomaco stretto in una morsa per la paura, Rin posò le mani sulla pisside e la trasse dal suo nascondiglio.
Fuori stava spuntando l’alba e a molte miglia di distanza il proprietario del cuore voltò le spalle ai suoi nemici per cercare di correre ai ripari prima che fosse troppo tardi.

***

Il sole le batteva sul volto, riscaldandoglielo. Avvertiva un pulsante mal di testa, uno strano sapore in bocca e una gamba le faceva male. Molto male.
“Cosa è successo?” pensò, confusa, uscendo dal dormiveglia. La sua mente le fornì una pronta immagine di Naraku che incombeva su di lei. I suoi occhi rossi splendevano di trionfo, mentre rideva e le diceva che il miasma l’avrebbe trasformata in un folle demone assetato di sangue…
Anna spalancò gli occhi di scatto, alzandosi a sedere e parandosi il viso con le braccia, certa di essere ancora nel cortile del castello, tra le grinfie di Naraku. Si avvide subito di essere seduta sull’erba di un pendio, nella magnifica luce di una mattina di fine estate. Abbassò lentamente le braccia, rilasciando il fiato in un tremulo sospiro, poi guardò con curiosità ciò che stringeva nei pugni chiusi. Il cuore le balzò in petto quando si rese conto di stare brandendo due wakizashi ancora nel fodero.
Si voltò di scatto, provocandosi una fitta di dolore alla gamba, ferita chissà come. Sesshomaru era in piedi dietro di lei, immobile come una statua, inespressivo come sempre. Anna avvertì il pungolo delle lacrime e lo ricacciò con ogni briciolo di forza che poté racimolare. Non voleva fargli capire quanto avesse desiderato rivederlo.
«Sesshomaru…» mormorò. Non tentò di alzarsi in piedi. Sconvolta com’era, era sicura che le gambe l’avrebbero tradita.
«Ti sei svegliata.- disse lui- Come ti senti?»
«Io…bene. Credo.- balbettò Anna, stringendosi al petto le spade come per proteggersi- Dove siamo? Cos’è successo?» Si guardò attorno e vide in lontananza il muro di cinta del palazzo di Soichiro. Corrugò la fronte. «Dov’è Naraku?»
«Naraku è in viaggio verso il Monte Hakurei, presumo. Inuyasha e la miko lo stanno inseguendo.- spiegò brevemente Sesshomaru- Non ricordi nulla della battaglia?»
Anna scosse la testa, cercando di fare mente locale mentre lui si avvicinava.
«Ricordo solo il mio combattimento contro Naraku.- ammise infine- È stato lui a conciarmi la gamba in questo…»
Non riuscì a finire la frase, troppo agitata nel vederlo sedersi accanto a lei, a pochissima distanza. Per tutti i demoni, come poteva provare per lui un sentimento tanto forte?! Le parole di Sesshomaru la riportarono alla lucidità.
«Riguardo alla gamba, è stata la miko. Sarai tu a scegliere che condotta tenere con lei.» disse lui, e Anna avvertì rancore nella sua voce.
«Kagome?!- si sbalordì la neko-yokai, scuotendo il capo per l’incredulità- Non è possibile. Lei non mi farebbe mai del male…» Si zittì, poi si portò una mano alla bocca e guardò Sesshomaru con occhi angosciati. «L’incantesimo che mi ha gettato addosso Naraku…sono impazzita, vero?- gli chiese, comprendendo quanto era avvenuto- Sesshomaru, ho fatto del male a qualcuno? Ti prego, dimmi che non ho fatto nulla di irreparabile!»
Era così agitata che arrivò ad aggrapparsi al suo braccio, fissandolo con occhi lucidi e imploranti. Quando Sesshomaru scosse la testa, Anna tirò un sincero sospiro di sollievo, poi abbassò il capo e arrossì. Sesshomaru si rese conto che quel rossore derivava dall’umiliazione che Anna provava per essersi di nuovo fatta sopraffare da Naraku e le parole di lei gliene diedero prova concreta.
«Volevo liberare Kagome prima che voi finiste nella trappola di Naraku.- mormorò, mordendosi il labbro inferiore per la rabbia- Sapevo che stavate venendo a salvarla, e credevo…credevo di essere in grado di…ma Naraku mi ha di nuovo sconfitta e non ho fatto altro che causarvi problemi. Mi dispiace. Immagino…» Abbassò lo sguardo sulle wakizashi che aveva in grembo. «Immagino che sia stato tu a riportarmi alla ragione, grazie alle spade di Totosai.» Tirò un sospiro che era quasi un singhiozzo. «Ti chiedo perdono. Lasciami combattere al tuo fianco e ti dimostrerò che…»
Mentre parlava, Anna cercò di tirarsi in piedi per dimostrargli che era in grado di iniziare l’inseguimento di Naraku anche subito. Sesshomaru, invece, la afferrò per un polso e la tirò di nuovo a sedere.
«Stai ferma.» le ingiunse.
«Perché? Sesshomaru, posso esserti utile! Ti prego, dammi la possibilità di…» iniziò a protestare lei, pur sentendosi miserabile. Aveva davvero una bella faccia tosta a dire certe cose dopo i fallimenti a cui era andata incontro! Inoltre, quella scena si stava ripetendo troppe volte per i suoi gusti. Odiava implorarlo a quel modo. Sesshomaru la guardò dritta negli occhi, con quelle sue meravigliose iridi ambrate, e Anna non vi lesse disappunto, né ira. Vi si agitava, anzi, qualcosa che non aveva mai visto e che non seppe riconoscere.
«Verrai con me. Combatterai, se vuoi, ma non ti allontanerai dal mio fianco.» disse Sesshomaru. Anna fece per abbassare la testa, sentendosi un fallimento. «Non ti permetterò mai più di stare lontana da me.» aggiunse lui.
Anna avvertì una strana sensazione allo stomaco a quelle parole. Il tono della voce di Sesshomaru non era gelido come al solito. Cosa significava quel ‘mai più’? Alzò di nuovo lo sguardo, cauta. La mano di Sesshomaru si serrò di nuovo sul suo polso, accelerandole i battiti del cuore.
«Tu sei mia.» sentenziò Sesshomaru, e prima che lei potesse dire una sola parola pro o contro, la tirò a sé e la serrò tra le braccia. Anna si ritrovò contro il suo petto, senza fiato, con il cuore che sfarfallava impazzito. Le sue mani desideravano disperatamente stringere a sua volta l’uomo che amava, ma la mente le diceva che non stava succedendo davvero, che Sesshomaru non avrebbe mai…Ricordò che l’ultima volta Sesshomaru aveva usato quell'espediente per distrarla e si irrigidì.
«Sesshomaru, tu hai già recitato la tua parte nella profezia. Non hai più bisogno di me.» disse, anche se avrebbe solo voluto dirgli che lo amava e che si sarebbe accontentata perfino di essere la sua sottoposta per tutta la vita.
«Non m’importa della profezia. Non mi è mai importato.» disse lui, togliendole il fiato. Una mano di Sesshomaru salì ad accarezzarle i capelli. Le mani di Anna gli si serrarono dietro la schiena prima che lei avesse tempo di fermarle. Non capiva cosa stava succedendo, ma la sensazione era meravigliosa.
«Voglio averti al mio fianco, così come sei.- continuò Sesshomaru, in un sussurro appena percettibile- Irritante, irriverente, testarda, stupidamente orgogliosa e dannatamente sincera…Non so che incantesimo tu mi abbia lanciato…»
«Io non ho lanciato nessun incantesimo…» mormorò Anna, tremando come una foglia. Sesshomaru la scostò da sé quel tanto che bastava da guardarla in viso. Il suo volto non esprimeva nulla, ma c’era quella luce nei suoi occhi, una sorta di sofferenza…Le sfiorò il volto, accarezzandole le labbra tremanti.
«Sì, invece. Me l’hai lanciato il giorno stesso che ti ho conosciuta.- mormorò lui con voce bassa- Ormai ci sono dentro e non voglio liberarmene.»
«Vuoi dire…che…provi qualcosa per me? Indipendentemente dalla profezia, tu…» balbettò Anna. Si sentiva le gambe molli. Nella sua vita niente aveva mai avuto la stessa importanza di quella risposta. Le fu donata una visione indimenticabile: sulle labbra di Sesshomaru comparve per un istante quello che poteva essere il primo, vero sorriso che gli avesse mai visto fare. Poi non capì più niente, visto che Sesshomaru la attirò di nuovo a sé e la baciò. Quella era la sua risposta.
“Come al solito, è parco di parole.” pensò confusamente la mente di Anna, persa in una sorta di nuvola rosa che le rallentava i pensieri. Ricambiò il bacio, decidendo di esprimere in quel modo i suoi stessi sentimenti. Non aveva mai osato sognare un momento del genere. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentì completa, perfettamente al suo posto.
Quando Sesshomaru la lasciò prendere fiato, era così sconvolta che nascose il viso nella sua spalla, incapace di guardarlo in volto.
«Diventerai la mia consorte e senza storie, stavolta. Abbiamo giocato a nascondino anche troppo.» disse Sesshomaru, con una certa autorità. Lei si limitò ad annuire. Sesshomaru sollevò appena un sopracciglio, stupito da tanta accondiscendenza, ma la strinse più forte. La amava. Tenerla così, vicino a sé, era la sensazione più forte e intensa che gli fosse mai capitato di provare. Lo riempiva di fuoco e di luce. La donna che ora stringeva tra le braccia, e con cui aveva deciso di dividere la sua esistenza, era la vera eredità che suo padre gli aveva lasciato. Non Tenseiga, non quella peste di Inuyasha: Inuken gli aveva lasciato una donna da amare.
“Grazie, padre.” pensò, per la prima volta da più di cinquant’anni.
Sapendo che non c’era tempo per indulgere nelle sensazioni piacevoli, Sesshomaru scostò Anna da sé e la prese in braccio bruscamente, strappandole un gridolino allarmato.
«Sesshomaru, cosa…» esclamò lei, arrossendo.
«Naraku si è diretto verso il Monte Horoshiri, il che significa che il monaco e la principessa dei Tajiya hanno trovato il cuore umano di quel dannato hanyo.- disse Sesshomaru- Seguiamoli. Potremmo avere occasione di restituire il giusto a quel maledetto.»
Anna annuì, stringendo forte le wakizashi mentre Sesshomaru si alzava in volo. La parentesi romantica era già finita e Anna se la lasciò alle spalle con un piccolo sospiro di rimpianto. Era di nuovo ora di combattere. Abbassò lo sguardo sulle spade che teneva in mano, l’una con l’elsa azzurra e l’altra dorata.
«Totosai vi ha instillato il mio potere?» chiese, corrugando la fronte. Una mano di Sesshomaru si chiuse sulla sua, spingendola a guardarlo.
«Durante il volo ti spiegherò tutto.- le disse- Ora tieniti forte. Dobbiamo recuperare il ritardo accumulato.»

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Capitolo 36
*** 36 - Scontro finale ***


Author's note: Ci siamo, ragazzi! Siamo quasi alla fine, tenetevi forte!!

CAPITOLO 36

SCONTRO FINALE

Rin afferrò la pisside e la tirò a sé. La sensazione fu sgradevolissima, come se avesse chiuso le mani attorno a un intreccio di serpenti. Questo le strappò una smorfia e un gemito gutturale, poi il contenitore di pietra le pesò tra le mani, perse l’equilibrio e cadde all’indietro con un gridolino. Non si fece nulla e per fortuna non perse la presa.
«Ehi! La pisside!- esclamò Akemi, seccata- Kiokumushi, che diavolo fai?!»
«È colpa di questo dannato kitsune!» si lamentò il demone forbice, a cui Shippo stava tirando uno scherzo illusorio dopo l’altro.
Miroku approfittò della momentanea distrazione di Akemi per scostare la sua spada con un colpo di bastone e portarsi poi davanti a Rin, proteggendola con il suo corpo.
«Rin, tutto bene?» chiese il monaco.
«Sì, Rin sta bene…per ora.» disse la bambina, tirandosi in piedi e guardando la pisside come se si aspettasse di essere azzannata da un momento all’altro.
«Giù le mani, mocciosa!» esclamò Akemi, attaccando di nuovo Miroku. Il monaco parò i suoi colpi e Rin rimase dietro di lui, a seguire lo scontro con preoccupazione. Kiokumushi si abbassò a livello del pavimento e sfrecciò via dal raggio d’azione di Shippo correndo sulle sue molte zampe e arrampicandosi sulle pareti.
«Che schifo! È un vero insetto!» gemette Shippo, cercando di colpirlo con il suo fuoco fatuo senza riuscirci. Kiokumushi era veramente veloce quando si muoveva in quel modo!
«Muori, monaco!» disse l’insetto forbice, lasciandosi cadere dalla volta della grotta sulla testa di Miroku, con gli aculei in fondo all’addome pronti al colpo.
«Miroku, attento!» gridò Shippo. Miroku non perse tempo ad alzare la testa. Comprendendo la situazione, si abbassò bruscamente, abbracciando Rin per proteggerla. Il suo movimento sbilanciò Akemi, che aveva cercato di portare un affondo. La spadaccina assetata di vendetta cadde in avanti nell’esatto momento in cui Kiokumushi sferrava il suo colpo. Gli aculei velenosi dello yokai colpirono Akemi alla schiena, strappandole un grido. La giovane donna cadde di peso sulla schiena di Miroku, poi scivolò a terra. Le sue spade produssero un sordo tintinnio contro il fondo roccioso.
«Ma…maledizione…Mikage…» balbettò Akemi, poi i suoi occhi si fecero vuoti. Il veleno demoniaco l’aveva uccisa.
«Devo ritenermi fortunato.» sospirò Miroku, alzandosi di nuovo in piedi.
«Miroku, quello sta scappando!» lo richiamò Shippo. Vista la piega presa dagli avvenimenti, Kiokumushi aveva deciso di tagliare la corda e stava correndo verso l’uscita ventre a terra.
«Non te ne andrai così facilmente!» esclamò Miroku, lanciandogli alcuni fuda. Kiokumushi lanciò uno strillo quando gli scongiuri lo colpirono e fu costretto a fermarsi dalle scariche di energia che si propagarono attorno al suo corpo. Miroku gli corse incontro e lo colpì violentemente con lo shakujo, uccidendolo. Finalmente, nella grotta scese il silenzio.
«Rin, tutto bene?» chiese ancora il monaco, detergendosi il sudore dalla fronte e voltandosi verso la bambina, che lo stava raggiungendo insieme a Shippo.
«Per ora sì, ma Rin crede…crede che ogni tanto dovrà mettere giù questa cosa. Dà una sensazione schifosa.» gemette la bambina. Miroku annuì.
«Ti daremo dei momenti di pausa, piccola Rin. Ora…» disse.
«Sono troppi! Troppi! Mannaggia a me e a quando ho accettato di seguirvi!» strillò in quel momento una voce gracchiante, subito seguita dal caracollante Jaken, che stava scendendo giù per il tunnel di roccia.
«Jaken, che succede?» chiese Shippo, sorpreso nel vederlo laggiù.
«Gli yokai sono troppi! Neanche la Tajiya ce la fa!- li informò il demone rospo, in preda al panico- Moriremo tutti!!»
I tre si scambiarono un’occhiata, poi Miroku fece segno di seguirlo nella scalata.
«Non moriremo, non ancora. Andiamo a dare una mano a Sango, ragazzi.» disse, con un sorrisetto pericoloso. Non fu facile arrampicarsi lungo la buia scarpata e raggiunsero Sango quando la principessa dei Tajiya aveva ormai dovuto cedere terreno. Sango combatteva all’interno della grotta, cercando di contenere la massa di demoni con l’Hiraikotsu e la spada, e Kirara sferrava artigliate e morsi a chiunque le capitasse a tiro, ma era ovvio che stavano per cedere. I nemici erano senza ombra di dubbio troppi.
«Sango! Kirara! Dietro di me! Apro il Vortice!» esclamò Miroku, correndo verso di loro e slegando il rosario dalla propria mano. Le due si affrettarono a disimpegnarsi, lasciando al monaco campo libero. Miroku impose la mano sui servi di Naraku, aspirandoli con il potere di quella maledizione che Naraku stesso gli aveva inflitto. Non ci volle molto per aspirarli tutti. Quando poté sigillare di nuovo la mano, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Fuori era ormai giorno pieno e la luce del sole entrava nella grotta a fiotti. Sembrava fosse finita.
«Avete recuperato il cuore di Naraku?» chiese Sango, che fino a quel momento aveva guardato solo l’andamento della battaglia. Rin e Shippo annuirono, indicando la pisside che al momento giaceva su una roccia. Sango sospirò. «Bene, fin qui ci siamo.- disse, sistemandosi di nuovo Hiraikotsu sulle spalle- Ora cosa facciamo?»
«Cerchiamo di andare incontro a Inuyasha e Sesshomaru.- disse Miroku, serio- Naraku deve sapere che abbiamo spostato il suo cuore…basta vedere che ingente servizio di sorveglianza aveva approntato. Si dirigerà qui anche a costo di lasciare a metà lo scontro con i due fratelli.»
«Il che significa che ci stanno piombando tutti addosso?» disse Jaken, rabbrividendo alla prospettiva.
«Più o meno, per cui sarà gentile da parte nostra andare loro incontro, per quanto ci sarà possibile. Prima li incontreremo, prima questa storia finirà.» disse Miroku, facendo loro cenno di uscire dalla grotta.
«Ma Rin-chan ce la farà a portarsi dietro quella maledetta cosa?» chiese Shippo, preoccupato, notando l’espressione disgustata di Rin mentre toccava la pisside.
«Ci fermeremo ogni volta che capirà di essere arrivata al limite.- assicurò Miroku, facendo una carezza sui capelli della bambina- Chiaro, Rin? Non ti sforzare più del dovuto.»
«Va bene, Miroku-sama. Rin farà del suo meglio.» disse lei, spremendosi un sorriso nonostante tutto.
«Bene, allora non perdiamo altro tempo. Se ci stanno venendo incontro, Kirara saprà trovare la strada seguendo il loro odore.» disse Sango, salendo in groppa alla neko-yokai, che ruggì in risposta.
Il gruppo si alzò in volo con il suo pericoloso bottino e si diresse senza esitazione verso il castello di Soichiro.

***

Inuyasha balzò da una rupe, scivolando poi sul declivio roccioso e finendo tra i cespugli sottostanti. Riprese a correre, con Kagome che gli si teneva stretta al collo.
«Maledizione! Lo sto perdendo di vista!» ringhiò Inuyasha, cercando con lo sguardo la sagoma ormai lontana di Naraku che volava verso il Monte Horoshiri.
«È colpa mia, Inuyasha. Perdonami…avresti dovuto lasciarmi al castello.» disse Kagome.
«Feh! Non dire sciocchezze! Come avrei potuto lasciarti nel covo dei nostri nemici?- esclamò Inuyasha- Anche se dobbiamo fermarci ogni tanto, io corro più veloce di quanto quel dannato voli.»
Kagome quasi non poté trattenere un sospiro, sapendo che non era proprio così. Inuyasha stava facendo degli sforzi incredibili per tener dietro al loro nemico, ma lei era umana e aveva necessità di fermarsi qualche volta. Erano più di ventiquattro ore che correvano dietro a Naraku e, anche se Inuyasha si faceva guidare dal suo fiuto e dopo ogni sosta riusciva a recuperare abbastanza da vedere di nuovo l’hanyo in lontananza, ormai era ovvio che alla prossima fermata non sarebbero più riusciti a recuperare lo svantaggio.
«E poi, Miroku e Sango sono in gamba, riusciranno a resistere fino al nostro arrivo.» continuò Inuyasha, e Kagome sorrise nel sentire tanta fiducia nella sua voce. Un tempo Inuyasha non contava su nessuno, tranne che se stesso.
«Il corpo di Naraku mi sembra integro, ormai.» disse lei, osservando la figura lontana e corrugando la fronte.
«Sì, l’effetto del tuo colpo è finito.- annuì Inuyasha, correndo su per un pendio che tolse loro la visuale di Naraku- Ci toccherà ricominciare daccapo.»
«Chissà come se la cavano Sesshomaru e Anna?» mormorò Kagome, preoccupata.
«Non te l’ho detto? Credo che ci siano alle costole. Evidentemente Sesshomaru ce l’ha fatta.» disse Inuyasha, balzando giù dalla collina. Kagome tirò un palese sospiro di sollievo e Inuyasha trattenne un sorrisetto. Aveva iniziato ad avvertire la presenza di suo fratello alle spalle un paio d’ore prima. Vista la situazione, Sesshomaru non si sarebbe messo a seguire Naraku senza aver prima risolto la situazione di Anna, perciò almeno da quel punto di vista potevano stare tranquilli.
«Credevo tu fossi più veloce, cagnolino.» lo apostrofò improvvisamente una voce alla sua sinistra.
«Chi…» sbottò, voltandosi senza smettere di correre. Accanto a loro era comparso un uomo vestito di nero, in sella ad un cavallo demoniaco altrettanto oscuro. «Razoru!» ringhiò Inuyasha, infastidito.
«Forse è a causa del fardello che hai sulle spalle.» continuò lo shinigami, ironico.
«Ehi, se sei venuto qui a rompere, te ne puoi anche andare!» sbottò Inuyasha. Razoru rise.
«Non ci penso nemmeno! Mi sono persino fatto prestare questo cavallo per venire ad assistere allo spettacolo. Mi è stata promessa un’anima, non ricordate? E che anima! Mi restituiranno i poteri, dopo una caccia grossa del genere.»
«Vuol dire…che ci aiuterai a sconfiggere Naraku?» chiese Kagome, piuttosto incredula.
«Certo che no, miko.- sbuffò lo shinigami, lanciandole un’occhiata astiosa- Dovrete arrangiarvi. Io starò da parte e mi gusterò lo spettacolo fino al premio finale…sempre che siate in grado di mantenere le vostre promesse.»
«Feh! Se ti piace stare a guardare, allora levati di torno e non scocciare. Io ucciderò Naraku senza nessun bisogno dell’aiuto di un dannato dio della morte!» disse Inuyasha, seccato.
«Lo spero per te, cagnolino. Il fatto è che sei lento!» rise Razoru, spronando la sua cavalcatura fino a superarli e distanziarli. Inuyasha digrignò i denti.
«Maledetto bastardo! Prende anche in giro! Perché non prova ad andare a piedi, prima di criticare tanto?!»
«Mi spiace, Inuyasha…»
«Kagome, dillo un’altra volta e mi arrabbio.- sbuffò Inuyasha, zittendo Kagome- Ora basta con le chiacchiere. Cerchiamo di sbrigarci. Non voglio che i nostri amici si trovino in difficoltà.»

***

«Eccoli laggiù.» disse Anna, puntando il dito di fronte a loro. Sesshomaru annuì. Aveva già visto, in lontananza, il luogo dello scontro finale. Ancora distante, il gruppo mandato alla ricerca del cuore umano di Naraku si stava difendendo come poteva dagli attacchi di quest’ultimo. Sembrava che il monaco avesse innalzato una barriera, ma Sesshomaru riteneva che non avrebbe resistito a lungo. Il potere malefico di Naraku era troppo forte. Fortunatamente, erano riusciti a recuperare il tempo perduto volando senza sosta.
Sesshomaru guardò per un attimo la donna al suo fianco. Il suo viso era teso nell’aspettativa della battaglia. In mano stringeva le due wakizashi e sembrava aver recuperato le forze. La gamba era ancora ferita, ma non così tanto da compromettere in maniera grave il suo movimento. Inoltre, avrebbero combattuto fianco a fianco. Sesshomaru non avrebbe mai più permesso a Naraku di nuocerle.
«Lo sai che ci siamo lasciati alle spalle Inuyasha e Kagome, vero?» gli chiese Anna, lanciandogli una breve occhiata.
Sesshomaru non si curò di rispondere. Sarebbe stato difficile non sentire gli insulti di Inuyasha, quando li avevano superati senza fermarsi. Suo fratello e la miko non erano molto indietro, considerando che avevano dovuto correre fin lì, ma ci sarebbe voluto ancora un po’ perché raggiungessero il luogo dello scontro.
«Farà meglio a sbrigarsi, o non troverà spazio per inserirsi.» disse Sesshomaru, modificando la loro rotta per scendere in picchiata sulla figura di Naraku.
«Solo Inuyasha può uccidere Naraku.» gli ricordò Anna, con un sorrisetto.
«È tutto da vedere.» fu la lapidaria risposta di Sesshomaru, dopodiché i due furono nel bel mezzo della battaglia. Anna balzò dal suo posto sicuro a fianco di Sesshomaru, mentre un tentacolo si abbatteva tra loro, dividendoli. Sesshomaru lo tranciò con un’artigliata, senza cambiare espressione di un millimetro.
«Seishin!» gridò Anna, saltando su un’altra appendice diretta contro di lei e sferrando un fendente verso Naraku. Il potere della spada mise in evidenza la barriera dell’hanyo, che si voltò con una smorfia a guardare la donna bionda. La sua indistruttibile barriera era in qualche modo parte di lui e il contatto con la spada lo privò di un po’ della sua energia vitale.
«Seishitsu!» esclamò Anna,  calando la spada che teneva nella mano sinistra. Una sfera di energia azzurra colpì Naraku con violenza, scaraventandolo a diversi metri di distanza e dando un po’ di respiro a Miroku e compagnia. Apparentemente quello fu l’unico danno subito da Naraku.
«State tutti bene?» chiese Anna, atterrando con grazia di fronte al gruppo.
«Anna-nee-chan! Sesshomaru-sama!» gridò Rin, felice, correndo ad abbracciare la neko-yokai.
«Rin?! Ma che ci fai qui?!» sbottò Anna, stupefatta.
«Ci ha aiutati a trafugare il cuore di Naraku, visto che non avevamo Kagome con noi.- rispose Sango per lei- Speravamo che arrivaste in tempo.»
«Dove sono Inuyasha e Kagome?» chiese Miroku, corrugando la fronte.
«Stanno arrivando.- tagliò corto Sesshomaru- Dov’è questo cuore umano da distruggere?»
«Ku ku ku! Vi credete molto furbi, vero?- rise in quel momento Naraku, sollevandosi di nuovo in volo- Mi chiedevo come aveste potuto venire a conoscenza della natura della mia trasformazione, ma l’ospite seduto laggiù mi dà un’idea dell’accaduto.» Lanciò un’occhiata mortifera alla figura nera a cavallo che si teneva ad una certa distanza. «Razoru, sapevo che eri un traditore.» sibilò l’hanyo.
«Razoru è qui?» chiese Anna, in un sussurro.
«È arrivato in contemporanea con Naraku, ma non ci ha aiutati per niente.» borbottò Shippo.
«Quello vuole solo il suo premio.» disse Jaken, rancoroso.
«Faccio i miei interessi, Naraku. Ma non credo che sia il momento di occuparsi di me, non credi? Hai altre castagne sul fuoco.» replicò intanto lo shinigami, con una breve risata.
«Avrò tempo anche per te, shinigami. Ora…- Naraku tornò a guardare i suoi nemici e sorrise con malignità- vediamo di liberarci delle pulci.»
«Non sarà così facile come credi, Naraku!» esclamò Miroku, indicandogli la pisside.
«Mi basterà riprendere ciò che voi non potete in alcun modo distruggere.» disse Naraku. L’hanyo cambiò forma. Per la prima volta, si presentò loro per ciò che era, cioè un ammasso di corpi demoniaci che costituivano nel loro insieme un gigantesco ragno dagli occhi rossi.
Rin strillò, nascondendo il viso nel vestito di Anna, e gli altri strinsero i denti nell’assistere a quell'orrenda trasformazione. Solo Sesshomaru non rimase affatto impressionato. Sguainò Tenseiga.
«Cosa credi di fare, Sesshomaru?- rise l’hanyo, fissandolo dall’alto, ancora circondato della sua barriera, ora fattasi enorme- Io sono immortale!»
«Vediamo se il mondo dei morti ti rifiuterà, Naraku.- disse Sesshomaru, calmissimo, poi calò la spada in un movimento circolare- Meidozangetsuha!»
Davanti agli occhi dei presenti, un enorme foro oscuro si aprì alle spalle di Naraku, dando loro un breve ma indimenticabile scorcio delle tenebre del mondo dei morti. Sango si strinse a Miroku, senza fiato. Persino Shippo e Jaken si abbracciarono, troppo impauriti per ricordarsi la reciproca antipatia. Il Meidozangetsuha esercitò la sua potente attrazione su Naraku, trascinandolo verso di sé. Anna osservò con ansiosa concentrazione il deformarsi della barriera di Naraku, il lento spegnersi della luce di trionfo nei suoi tanti occhi…poi la porta per il mondo dei morti vacillò e la sua forza attirante divenne respingente. Con un suono che fece vibrare i timpani a tutti, il passaggio si richiuse, rifiutando di inglobare Naraku. L’hanyo rise.
«Vi avevo detto che era tutto inutile! Ora, morite!» esclamò, attaccandoli.
Sesshomaru rinfoderò Tenseiga, poi i suoi occhi diventarono rossi, la sua aura maligna crebbe a dismisura e l’inu-yokai prese la sua vera, gigantesca forma.
«Se…Sesshomaru-sama?!- balbettò Rin, impressionata- Ma è grandioso!»
«Rin, Shippo e Jaken, badate alla pisside. A Naraku ci pensiamo noi.» disse Anna, scambiando un’occhiata con Miroku e Sango, che annuirono. Sesshomaru si stava già scontrando contro Naraku, in un combattimento che non era più a misura d’uomo.
«Prenderemo tempo fino all’arrivo di Inuyasha e Kagome. Cercate un posto sicuro dove nascondervi.» disse Sango, saltando in groppa a Kirara insieme a Miroku. I bambini e Jaken annuirono, poi guardarono gli amici convergere su Naraku e impegnarlo in una terribile battaglia.
Sesshomaru, grande almeno quanto Naraku, sferrava morsi e artigliate a ogni parte dell’hanyo che fuoriusciva dalla barriera per attaccarli. Sango e Miroku davano man forte dall’alto, usando l’Hiraikotsu e i sacri fuda mentre Kirara faceva lo slalom tra le molte appendici che cercavano di acchiapparli, ma il danno che riuscivano a fare era molto relativo. Anna si avventava direttamente sulla barriera, usando alternativamente le sue spade. Grazie ad esse, il suo potere rimaneva stabile, dandole la possibilità di attaccare senza sosta. Saltava da una parte all’altra con un’agilità impressionante, una piccola figura azzurra e oro circonfusa di luce demoniaca.
L’insieme era quasi ipnotico e Shippo fu il primo a rendersi conto che erano ancora troppo vicini allo scontro, così allo scoperto, intenti a guardare la battaglia. Tirò per una manica sia Rin che Jaken.
«Dobbiamo spostarci di qui!- esclamò, attirando la loro attenzione- Rin, prendi la pisside, dobbiamo nasconderci!»
«Giu…giusto! Meglio allontanarsi.» disse Jaken, improvvisamente conscio della loro posizione. Rin annuì e prese in mano la pisside.
Purtroppo per loro, Naraku si accorse della loro mossa. Evitò un colpo di Sesshomaru e voltò il capo verso il gruppetto in fuga. Spalancò la bocca e da essa sgorgò un fiume di miasma diretto proprio verso i tre fuggiaschi.
«Rin! Shippo!» gridò Anna.
«Shippo, attento al miasma!» esclamò Miroku, dall’alto.
Shippo si voltò giusto in tempo per vedere arrivare su di loro la bianca massa del miasma velenoso di Naraku. Con uno strillo, il kitsune chiuse gli occhi, afferrò i compagni e si concentrò, trasformandosi in una sfera rosa volante giusto un attimo prima che il miasma non lasciasse loro scampo. Ansimando per lo spavento, Shippo si alzò in un volo barcollante, reggendo su di sé sia Jaken che Rin.
«Pe…per fortuna ho fatto in tempo!» gemette Shippo, subito interrotto da un grido di Rin.
«La pisside! È caduta là in mezzo!» esclamò la bambina, indicando il mare di miasma sotto di loro, poi tossì forte, soffocata dai vapori velenosi. Jaken e Shippo guardarono in basso e videro la scatola scomparire nel miasma bianco, tra i vapori venefici. Chi si sarebbe arrischiato ad andare a recuperarla?
«Ku ku ku! Bene, nessuno di voi potrà toccare quella scatola.- rise Naraku, soddisfatto- Ora non mi resta che uccidervi!»
«Via di mezzo, ragazzi! Onda esplosiva di diamante!!»
La voce di Inuyasha esplose dal nulla, fermando per un istante la battaglia, poi i presenti recepirono il messaggio e si fecero da parte il più velocemente possibile, lasciando in bella vista l’enorme mole di Naraku. Una tempesta di schegge di diamante attraversò l’aria diretta verso Naraku, che si spostò per evitarla. Fu in grado di sottrarsi al grosso dei danni, ma alcune schegge oltrepassarono la sua barriera e gli si conficcarono nelle carni. I suoi occhi colmi d’odio si focalizzarono sui due nuovi arrivati, fermi al limitare del campo di battaglia.
«Inuyasha! Kagome!» esclamò Sango.
«Era ora che arrivaste, ragazzi!» disse Miroku, alzando lo shakujo in segno di saluto.
«Ci siamo persi qualcosa?- disse Inuyasha, ironico, puntando Tessaiga contro Naraku- È arrivato il momento di pagare le tue malefatte, dannato!»
«Non esserne così sicuro, stupido cane vanaglorioso!» esclamò Naraku, spargendo miasma tutt’attorno. Tutti furono costretti a farsi indietro, Sesshomaru a parte, che non esitò ad attaccare ugualmente. Il veleno non aveva su di lui lo stesso effetto che sugli altri. Anna smise di indietreggiare e lo raggiunse, per coraggio o incoscienza.
Inuyasha mise Kagome in salvo, poi guardò Sango e Miroku, che erano atterrati in quel momento vicino a loro.
«Ragazzi, siete arrivati proprio al momento giusto.- disse il monaco- Naraku ha ricoperto la pisside di miasma. Non ci possiamo arrivare, se Kagome non purifica questo veleno.»
«Ci penso io.- assicurò la giovane miko- Ma…non ho frecce. Dovrò concentrarmi. Datemi qualche minuto.»
«Non so se ce l’abbiamo.» disse Shippo, atterrando a sua volta vicino agli amici e trasformandosi di nuovo.
«Feh! Ci penso io a tenere a bada Naraku.- disse Inuyasha, tralasciando il fatto che Sesshomaru e Anna non si stavano certo risparmiando, al momento- Kagome, fai quello che devi. Se distruggiamo quel cuore, distruggiamo  anche Naraku.»
Kagome annuì e Inuyasha balzò via, unendosi agli sforzi del fratello e di Anna per contenere i movimenti dell’hanyo. Kagome chiuse gli occhi, alzò una mano a livello del viso, tenendo tesi indice e medio, e corrugò la fronte, concentrando dentro di sé l’energia spirituale. Gli altri, intanto, seguivano lo scontro.
Anna stava accumulando una spropositata quantità di energia tramite la spada Seishin continuando a colpire la barriera di Naraku, forse preparandosi per un colpo energetico veramente potente. Sesshomaru strappò una zampa al corpo di Naraku usando le sue micidiali fauci. Inuyasha tranciava arti e appendici a tutto spiano, non potendo continuare a usare la Tessaiga di diamante con gli altri lì attorno.
«Ci sono!» disse Kagome in quel momento, attirando di nuovo l’attenzione degli amici e puntando le dita nella direzione indicatale da Rin e Shippo. Una luce potente si sprigionò dalla sua persona, rasserenando lo spirito di chi ne fu colpito e purificando l’aria e il suolo dal miasma di Naraku. Quando la luce si spense e il miasma scomparve, la pisside si rivelò, rovesciata a terra ma ancora chiusa sul suo contenuto.
Kagome e gli altri corsero verso la scatola, mentre Naraku lanciava un’esclamazione rabbiosa.
«Non vi permetterò di toccarlo!» esclamò, lanciandosi in avanti per sfondare la resistenza dei suoi nemici.
«Non farai un passo verso di loro, Naraku!» gridò Anna, balzando di fronte a lui e menando un fendente orizzontale con la spada Seishitsu. Tutta l’energia che la neko-yokai aveva sottratto a Naraku stesso fu espulsa in un solo, potentissimo colpo. Naraku fu scaraventato all’indietro e, anche se la barriera tenne, la forma che l’hanyo aveva preso ne fu in qualche modo compromessa, perché Naraku dovette riprendere sembianze umane. Anche Sesshomaru tornò alle solite sembianze, con una mano sull’elsa di Tenseiga.
«Grande Anna!- esclamò Inuyasha, esaltato dallo scontro- E questo è solo il principio, Naraku!»
«Inuyasha! Il cuore di Naraku!»
Tutti si voltarono al grido di Kagome. La miko aveva fatto ciò che solo un’anima pura e potente come la sua poteva permettersi di fare senza perdere la vita o la ragione. Kagome aveva aperto la pisside e afferrato tra le mani il cuore umano di Naraku, un organo vivo e pulsante di malizia e odio. Lo teneva sollevato, il volto distorto dall’orrore e dalla paura.
«Tiramelo, Kagome!» esclamò Inuyasha, preparando Tessaiga e correndo verso la giovane.
«NOOO! Non ve lo permetterò!» gridò Naraku, sollevandosi in volo.
«Tu non andrai da nessuna parte, Naraku.» disse Sesshomaru, balzandogli contro.
«Rassegnati!» esclamò Anna, scagliandosi su di lui con le spade alzate. Naraku tentò di evitarli, ma non poté. I loro colpi lo rallentarono abbastanza da dare a Inuyasha tutto il tempo che gli serviva.
Naraku vide Kagome lanciare in aria il cuore, felice di potersi liberare di quello sgradevole oggetto…vide l’organo che gli garantiva la vita disegnare un arco sanguinante nell’aria…poi Inuyasha vi fu sopra.
«TESSAIGA!» gridò Inuyasha, calando la spada. La lama forgiata per distruggere lo stregone traditore del Nishi superò la barriera malefica e affondò nel cuore di Naraku, facendolo a pezzi.

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Capitolo 37
*** 37 - Il compiersi del destino ***


Author's note: E' il momento della verità! Le chiacchiere a dopo!

CAPITOLO 37

IL COMPIERSI DEL DESTINO

Inuyasha spiccò un balzo, alzando Tessaiga, che mai come in quel momento gli era sembrata giusta nella sua mano, un prolungamento della sua stessa volontà. Il cuore umano di Naraku aveva raggiunto l’apice dell’arco che il lancio di Kagome poteva fargli compiere.
«TESSAIGA!» gridò Inuyasha, calando la lama mentre lanciava quell'urlo liberatorio, una summa di tutte le ansie, le angosce, gli orrori a cui Naraku lo aveva messo di fronte in tutti quegli anni. Tutte le trappole, gli intrighi, le sofferenze provocate, il sangue versato…Inuyasha tagliò quei brutti ricordi insieme alla barriera malefica che proteggeva il cuore. Avvertì la sua resistenza, ma durò un solo attimo. Lui e Tessaiga erano ormai maturi abbastanza da superare anche quell'ostacolo.
Inuyasha avvertì l’esatto momento in cui la spada si fece strada nel muscolo ancora pulsante. Lo investì un’ondata di malvagità e di malizia, di invidia e di meschinità, in dosi così massicce da dargli il voltastomaco. Poi, Tessaiga vi passò attraverso…e il cuore si disfece in brandelli.
Inuyasha toccò di nuovo terra, con la Tessaiga sanguinante di fronte a sé, il proprio cuore che batteva all’impazzata mentre dietro di lui Naraku gridava in preda ad un dolore che doveva essere indicibile, un dolore in cui si mescolavano ira e paura.
«Ce l’ho fatta?- mormorò Inuyasha, fissando la spada insanguinata- É…finita?»
«Inuyasha, attento!» gridò Miroku, spezzando la sua trance. Inuyasha balzò via prima ancora di voltarsi e questo gli impedì di essere investito da un’ondata di miasma e da un lungo tentacolo appuntito che aveva aggirato Anna per poterlo raggiungere. Sango lo tranciò con Hiraikotsu, pur senza abbandonare il suo posto a guardia di Rin, Shippo e Jaken. Inuyasha si voltò, con una smorfia. Naraku era ancora vivo.
«Non mi sconfiggerete…così facilmente!» stava dicendo a fatica l’hanyo, stringendosi una mano ad artiglio sul petto, ma il suo corpo sembrava voler esplodere, disgregarsi nella massa di yokai di bassa lega che era, rendendo vane le sue parole. La parte umana che teneva legato il tutto non c’era più. La coscienza di Naraku come entità singola aveva i minuti contati.
«Finisci il tuo lavoro, sciocco, o lo farò io.» disse Sesshomaru, attirando l’attenzione del fratello ed estraendo Tenseiga.
«Tu stanne fuori, è compito mio!» ringhiò Inuyasha, correndo avanti.
«Anch’io devo vendicarmi!» esclamò Anna, correndo alla sua destra. A sinistra si affiancò Sesshomaru.
«Feh! Allora chi prima arriva meglio alloggia!» riassunse Inuyasha, richiamando a sé i poteri della Tessaiga di diamante. Vedendosi arrivare addosso i due principi inu-yokai e la neko-yokai che lui stesso aveva contribuito a far nascere, Naraku tentò un ultimo, disperato attacco venefico, l’unica cosa che aveva ancora il potere e la forza di fare…ma ormai era troppo tardi. I suoi occhi rossi si fissarono in quelli ambrati di Inuyasha quando quest’ultimo spiccò un balzo, alzando la sua spada per il fendente finale.
«Muori, Naraku!» gridò Inuyasha, usando il micidiale potere della sua spada. Le schegge di diamante non si limitarono a perforare la barriera di Naraku: la dissolsero completamente, devastando il corpo al di là di essa. Naraku lanciò un impotente grido quando il suo corpo venne fatto in mille pezzi, ma questo ancora non bastava per ucciderlo.
Anna non gli lasciò tregua. Scattata pochi istanti dopo rispetto a Inuyasha, si fece sotto tra la pioggia delle ultime schegge e tranciò l’aria orizzontalmente con la sua spada azzurra.
«Seishitsu!» gridò, mentre la luce percorreva la lama ed esplodeva in una poderosa deflagrazione sui resti di Naraku. Il potere di Anna disintegrò quasi tutti i frammenti del corpo di Naraku, che ancora tentavano di tornare insieme, di ricostituire la passata unità. Sesshomaru pensò al tocco finale.
«Meidozangetsuha!» disse, aprendo il portale con il Mondo dei Morti con Tenseiga. Questa volta l’aldilà non fece alcun cenno di voler rigettare ciò che gli veniva donato. Con un grido atroce, ciò che restava di Naraku sparì nel buco oscuro, subito seguito dalla sagoma di Razoru in sella al cavallo demoniaco, che sfrecciò sulle loro teste seguendo quel grido terrificante.
Quando il foro si chiuse, il silenzio cadde sui presenti, illuminati dal sole di una giornata così bella da essere fuori luogo in relazione con i momenti appena trascorsi.
«Naraku…- mormorò Kagome, sbalordita- Naraku è…»
«È morto?- chiese Miroku, venendo avanti di qualche passo subito seguito dagli altri- È morto davvero?»
Inuyasha guardò Tessaiga, quasi non fosse certo di ciò che era accaduto, poi alzò lo sguardo e vide il volto freddo e indifferente del fratello e Anna che sorrideva con gioia trattenuta a malapena. Solo allora si rese davvero conto.
«È morto.» mormorò. Rinfoderò Tessaiga, scuotendo piano il capo, poi esplose di colpo in un grido di giubilo, si voltò e corse incontro a Kagome alzando i pugni al cielo. «È morto! L’ho ucciso, Kagome! Finalmente ho ucciso Naraku!» gridò, folle di gioia, e Kagome gli si gettò tra le braccia, ridendo e baciandogli il viso. Inuyasha la lanciò in aria strappandole uno strillo e la riacchiappò al volo, stringendola forte a sé.
«È finita! Questa dannata guerra è finita!» esclamò Miroku, lanciando un ululato di trionfo mentre i bambini si mettevano a saltare e ad applaudire e Jaken quasi piangeva dalla commozione per quel trionfo del Nishi. Il monaco ne approfittò per afferrare Sango, costringerla a chinarsi con la schiena sulle sue braccia e baciarla con tutta la foga dell’euforia.
Anna e Sesshomaru si scambiarono solo uno sguardo. Lei sorrise e rinfoderò le wakizashi, poi allungò una mano verso di lui. Nessuno notò il fatto che Sesshomaru stesse intrecciando le dita con quelle di lei.
«Nee-chan, ce l’avete fatta!» gridò Rin, felice, correndo dalla neko-yokai per abbracciarla. Anna lasciò andare Sesshomaru per prenderla in braccio, ridendo. Per qualche minuto, Sesshomaru ebbe la pazienza di lasciare ai presenti modo di sfogare la loro gioia, poi iniziò a camminare, mormorando a bassa voce parole di deprecazione per quelle manifestazioni esagerate.
«Ehi! Dove te ne vai?» chiese Inuyasha, accorgendosi che il fratello si stava allontanando.
«Ne ho abbastanza. Abbiamo fatto ciò che dovevamo, quindi andiamocene.» disse Sesshomaru, senza nemmeno voltarsi.
«Coraggio, Sesshomaru, almeno in questi momenti potresti…» disse Miroku, allegro, ma un’occhiata dell’inu-yokai gli ricordò con chi stava parlando, così il monaco sospirò e scosse il capo. Sesshomaru non avrebbe festeggiato nemmeno al colmo della gioia.
«Beh, prima di andarvene lasciatemi salutare la dea bionda a cui devo la restituzione dei miei poteri!» disse una voce alle loro spalle. Si voltarono e videro Razoru, comparso dal nulla, che li osservava a braccia conserte e con un sorrisino sulle labbra. Al suo fianco c’era Kanna, bianca e silenziosa.
«Razoru!- disse Anna- Ti avevo visto scomparire nel Meidozangetsuha.»
«Mi sono assicurato di avere in mano mia l’anima di quello strano essere che era Naraku.- disse lo shinigami, stringendosi nelle spalle- Ma non mi andava di scomparire senza rendere omaggio al tuo acume. Grazie a te abbiamo salvato capra e cavoli.» Lanciò un’occhiata allusiva a Kagome, strappando un ringhio minaccioso a Inuyasha.
«Spero che non avrai altri problemi.» disse Anna, formale.
«Non ne avrò.- assicurò Razoru, poi sogghignò- Noto che su di te non aleggia più lo spettro della morte. È la prima volta, da che ti conosco.»
Anna abbassò lo sguardo sulle spade che si era legata ai fianchi, poi sorrise.
«Sì, credo…che le mie possibilità di rimanere in vita siano aumentate di molto.» ammise.
«Secondo me, con i poteri che ti ritrovi sei sprecata in quella forma di yokai. Se vuoi, potrei renderti un essere diverso. Vero, Kanna?» chiese lo shinigami, estraendo a metà la sua spada Kokureiken come per un invito. Immediatamente Sesshomaru si frappose fra lui e Anna, minaccioso. Prima che nascesse un vero e proprio scontro, Anna fece scendere Rin, si avvicinò a Sesshomaru e gli posò una mano sul braccio, guardando allo stesso tempo negli occhi dorati di Razoru.
«Ho già trovato il mio posto.» disse la neko-yokai, con un sorriso. Arrossì un po’ nell’avvertire su di sé l’estasiata curiosità degli amici, che si rendevano conto per la prima volta di essersi persi importanti sviluppi nella faccenda, ma non abbassò lo sguardo e dopo un attimo Razoru rinfoderò la spada.
«Come preferisci. La vita è tua…finchè ce l’hai.» disse, poi voltò loro le spalle. «Saluti, mortali. Magari ci rivedremo quando passerete dall’altra parte.» li salutò con tono beffardo. Per tutta replica, si beccò una parolaccia da parte di Inuyasha, ma lo shinigami non se la prese. Ridendo divertito, scomparve insieme a Kanna.
Sesshomaru guardò Anna con oscuro cipiglio e lei si affrettò a farsi in là di un passo o due, arrossendo a causa di ciò che si era lasciata sfuggire. Lui sospirò e la afferrò per un polso, trascinandosela dietro mentre si incamminava.
«Andiamo, ora.» ordinò agli altri. Rin esclamò un entusiasta: «Sì, Sesshomaru-sama!», seguendoli di corsa mentre passavano attraverso il gruppo di amici.
«A…aspettate anche me, Sesshomaru-sama!» gracchiò Jaken, unendosi alla fila. Gli altri si scambiarono un’occhiata.
«Mi sembra che le cose si siano sistemate su tutti i fronti.» disse Miroku, con un sorrisetto.
«Hai sentito cos’ha detto? Inuyasha…hai sentito le parole di Anna?- chiese Kagome, estasiata- Oh, è splendido! Quei due si sono chiariti!»
«Speriamo che non sia solo uno sforzo di Anna e che anche quel cretino le abbia detto quello che prova.» disse Inuyasha, dubbioso.
«Io credo di sì. L’atmosfera attorno a loro è…come dire…più distesa. Più intima.» disse Sango, sorridendo.
«Credo che finalmente abbiano finito di girare intorno alla questione.» disse Shippo, ridacchiando. Miroku batté le mani.
«Bene! Abbiamo sconfitto Soichiro e Naraku e Sesshomaru ha trovato una donna da amare. Direi che la profezia si è realizzata.- asserì, deciso- Che ne dite di tornare a casa? C’è una guerra da terminare…e io devo fare qualche aggiunta alle cronache del Nishi.»
«Giusto, devi scrivere di come ho ucciso Naraku.» disse Inuyasha.
«Di come avete ucciso Naraku, vorrai dire.» lo corresse Shippo.
«Avete?! Feh! Che diavolo dici, scemo?» sbottò Inuyasha, mentre si incamminava con gli amici.
«Beh, anche Anna e Sesshomaru…»
«Storie, l’avevo già fatto fuori da solo!»
«Però ti hanno aiutato…»
«Chi ha distrutto il cuore? Chi gli ha devastato il corpo?»
«Sì, però…ahia! Kagome, Inuyasha mi ha picchiato!»
Kagome, Miroku e Sango sospirarono all’unisono, poi risero. C’era da immaginarsi che più tardi quella discussione avrebbe acceso l’amor proprio di entrambi i principi del Nishi.

***

Inuyasha si fermò in mezzo al corridoio, borbottando tra sé e tormentandosi le mani, poi annuì, fece tre passi e si fermò di nuovo, ripetendo la trafila.
«Che fai, Inuyasha?» chiese Shippo, arrivandogli alle spalle. Inuyasha quasi spiccò un balzo, poi si voltò, inviperito.
«Non sono fatti tuoi! Perché non vai a rompere le scatole a Rin, a Miroku, o a Sango?» ringhiò Inuyasha, che era agitato in modo sospetto.
«Rin si è appisolata e i nostri amici stanno passeggiando in giardino.- sbuffò Shippo- Il padre di Sango vuole venire a parlare con Miroku perché ricorda bene il suo comportamento con le ragazze del villaggio Tajiya, all’epoca del loro primo incontro, e vuole sincerarsi che sua figlia non stia prendendo una decisione sbagliata.»
«Feh! Certo che è sbagliata, ma Sango è l’unica che può far mettere la testa a posto a quel maniaco.- sbottò Inuyasha, poi si chinò e sussurrò- Perciò non hanno ancora il permesso di sposarsi, giusto?»
«Pare di no, Miroku è un po’ in crisi. Sango, invece, è più fiduciosa.- disse Shippo, scrollando le spalle- Ma tu non dovresti chiedere queste cose a me, senza contare che non ti sei ancora deciso a parlare a Kagome di…»
«Zitto!» gli ingiunse Inuyasha, tappandogli la bocca e guardando a destra e a sinistra per controllare che nessuno avesse sentito. Il corridoio era deserto. Shippo iniziò a diventare cianotico e solo allora Inuyasha lo lasciò finalmente andare. «Non dire una sola parola sull’argomento! E ora fila!» ingiunse al kitsune, allontanandosi poi velocemente. Shippo rimase dov’era, offeso e sconcertato, poi gli sovvenne un motivo per quel comportamento tanto esagitato. Sorrise, sperando di averla pensata giusta.
Inuyasha, intanto, si diresse verso le stanze di Kagome, sempre mormorando fra sé poche ma essenziali parole. Cercava di studiare l’intonazione giusta e di ricordarsi di non fare tanti giri di parole. Erano fidanzati, no? Si erano già promessi di sposarsi, perciò non era il caso di essere tanto agitati nell’andare a farle la proposta di matrimonio! Il pensiero lo fece fermare di nuovo, sulle spine. Solo facendo questa pausa si accorse di Kagome, inginocchiata dietro a una porta in un corridoio perpendicolare a quello che Inuyasha stava seguendo. Inuyasha corrugò la fronte nel rendersi conto che Kagome stava spiando all’interno degli appartamenti di Sesshomaru.
La raggiunse, facendola sobbalzare per lo spavento.
«Vuoi rischiare la vita o cosa?- le chiese, sconcertato- Perché spii le stanze di…»
«Shh!- lo zittì subito lei, indicando l’interno- Sesshomaru e Anna stanno parlando, e…credo che ci siamo!»
Inuyasha spalancò gli occhi, stupito. Dopo la battaglia contro Naraku, Kagome era riuscita a strappare qualche confidenza ad Anna e così ora tutti sapevano che lei e il Signore di Nishi avevano messo da parte la loro testardaggine e si erano infine confessati amore reciproco. Per quanto riguardava i loro rapporti, però, nessuno avrebbe potuto scommettere sul futuro della loro relazione, perché per tutto il viaggio di ritorno si erano comportati in modo…beh, professionale. Niente smancerie. Niente momenti di tenerezza. Una frustrazione continua per chi cercava i segni della nascente storia d’amore. Sesshomaru li aveva persino lasciati andare avanti, rimanendo sul confine per dare ordine alle sue armate di occupare pezzo a pezzo il territorio di Higashi allo sbando. La sera prima, Sesshomaru era tornato. C’era da aspettarsi che Kagome non volesse perdersi il momento –forse- fatidico.
Inuyasha stesso era curioso e si accovacciò accanto a lei, sperando di vedere qualcosa che gli avrebbe dato un po’ di coraggio. Non era certo da meno di suo fratello! Sbirciò all’interno e, oltre ad una stanza vuota, attraverso una seconda porta lasciata aperta intravide Sesshomaru e Anna, seduti uno di fronte all’altro a una certa distanza. Nell’aria non c’era mezzo grammo di romanticismo.
«…finirà presto.» stava dicendo Sesshomaru, che in quel momento era troppo preso dai suoi pensieri per badare alle spie non troppo lontane.
«Ne sono felice. Mia sorella…- disse Anna, con un’incertezza- l’uomo che l’ha sposata ha già trasferito i suoi uomini sul confine, vero?»
Sesshomaru la guardò e la vide sulle spine. Anna diceva di aver dato un taglio alla sua vita umana, ma non era del tutto vero. Si preoccupava ancora per i suoi familiari.
«Sì, si sono trasferiti al tuo villaggio. In ogni caso, presto non si potrà più parlare di ‘confine’. L’Higashi è nostro.» disse. Anna sorrise, sollevata, e il sorriso la rese più bella. Aveva ormai recuperato del tutto forza ed equilibrio, e agli occhi di Sesshomaru sembrava più splendida che mai.
«La tua yuki sembra stabile.» osservò.
«Sì, grazie al lavoro di Totosai non c’è pericolo di trasformazioni inopportune.- confermò Anna- Miroku mi ha spiegato che il costante utilizzo delle due spade e il tempo mi trasformeranno in una yokai completa.»
Sesshomaru annuì. Rimasero per qualche istante in silenzio, non sapendo come comportarsi l’un l’altro. Era la prima volta che restavano soli dalla parentesi rivelatrice presso il castello di Soichiro e nessuno dei due aveva grande esperienza in relazioni sentimentali.
«Ehm…riguardo alla profezia…» iniziò Anna, arrossendo appena.
«Immagino che mio fratello sposerà la sua miko.- disse Sesshomaru, indifferente e ignaro di aver appena provocato un principio d’infarto a Inuyasha- Per quanto mi riguarda, a questo punto può fare quello che vuole. Non mi interessa.»
«Capisco.- sussurrò Anna, tormentandosi la veste azzurra- E…noi?»
«Noi?» chiese Sesshomaru. Anna corrugò la fronte.
«Ti prego di non sviare il discorso fingendo di non capire. È imbarazzante.» disse, seccata. Possibile che dovesse sempre essere lei ad iniziare certi discorsi?!
«Ho capito benissimo ciò che stai dicendo.- disse Sesshomaru, sollevando appena un sopracciglio- Vuoi una sfarzosa cerimonia umana, degna del rango che occuperai?»
«Non mi interessa niente né del rango né dello sfarzo.- puntualizzò Anna, iniziando ad arrabbiarsi- L’unica cosa che voglio è…»
«È?» la incalzò lui. Desiderava sentire il seguito.
«È stare con te.» mormorò lei, abbassando lo sguardo dall’imbarazzo. Sesshomaru dovette trattenere un sorriso. Solo lui riusciva a portare alla luce quel lato dolce e indifeso nella principessa Seimei, e sapere di avere questo potere gli piaceva.
«Mi fa piacere saperlo.- ammise, concedendole almeno qualcosa- Anche perché la cerimonia è inutile. Noi siamo già sposati.»
Anna alzò la testa di scatto, gli occhi azzurri sgranati. Oltre la sala d’ingresso, due persone trattennero il fiato.
«Come, scusa?» chiese Anna, sbalordita.
«Siamo già sposati, almeno dal punto di vista degli yokai.» ribadì Sesshomaru, alzandosi in piedi. Anna scattò in avanti e lo bloccò afferrandolo per le braccia. Appuntò i suoi occhi in quelli di lui per non farlo scappare.
«Di che diavolo stai parlando? Io non ne so niente!- disse, con voce bassa e controllata a forza- Tra voi yokai basta la parola per essere sposati?»
«No. E di norma anche gli yokai usano delle cerimonie simili a quelle umane, almeno da qualche centinaio di anni a questa parte.- spiegò malvolentieri Sesshomaru- Io ho usato un rito più antico.»
«Tu hai usato…e quando?!» balbettò Anna. Sesshomaru le afferrò i polsi, costringendola a lasciarlo andare.
«Eri impazzita a causa della magia di Naraku, se ricordi.- disse, sospirando con impazienza- Il tuo sangue era malato, perciò ti ho fatto bere il mio, mentre io ti privavo del tuo. È un patto di sangue. Se fatto con intenzione, è una forma di legame più forte di uno stupido matrimonio.»
Le passò l’unghia del pollice nel punto in cui lui l’aveva morsa e dove ora non c’era alcun segno. Quel gesto, oltre a provocarle un brivido, le disse ciò che serviva. Le labbra di Anna si mossero una, due volte, senza produrre suono. La notizia era del tutto nuova, lui le aveva lasciato credere di averla guarita tramite le wakizashi, e ora…
«Perciò…» si cavò di bocca.
«Perciò siamo già sposati. Fine della discussione sull’argomento.» tagliò corto lui, lasciandola andare e facendo per andarsene.
«Fine un corno! Non scappare!- esplose Anna, furibonda- Sei un bugiardo! Mi hai raccontato un sacco di fandonie! E tutte quelle belle parole sul fatto che dovevo rimanere con te…mi avevi già legata senza che io lo sapessi! Mi hai presa in giro!»
«Non ti ho presa in giro.» disse Sesshomaru, seccato.
«E invece sì! Mi hai fatto dire esattamente ciò che volevi! Ti odio!» strillò Anna, afferrando qualcosa e tirandoglielo dietro.
Fuori dagli appartamenti del Signore di Nishi, Inuyasha e Kagome si guardarono, sbalorditi e mezzi assordati dalle grida indignate di Anna, che sembrava fosse sul punto di far saltare in aria il tetto del palazzo.
«Sesshomaru ha fatto…» mormorò Kagome.
«Non riesco a crederci.» commentò Inuyasha, scuotendo lentamente il capo. Ora capivano perché lo yokai fosse stato tanto sulle sue al ritorno! Non voleva far capire a nessuno fin dove si era spinto nel legarsi ad Anna! Quello che era accaduto andava al di là di ogni loro più rosea previsione!
Gli strilli di Anna si zittirono di colpo, strappandoli al loro stupore e spingendoli a guardare di nuovo oltre la porta. Sesshomaru copriva Anna alla loro vista, ma non bisognava essere un genio per capire che il Signore di Nishi aveva zittito la sua consorte chiudendole la bocca…con la propria.
«Oh…» mormorò Kagome, commossa, con le mani strette sul cuore. Inuyasha si alzò e la tirò per un braccio.
«Dai, andiamocene.» la esortò. Non voleva entrare più di così nelle faccende personali del fratello. Kagome comprese e si trovò d’accordo. Si alzò, chiudendo la porta con estrema delicatezza per non disturbare, e si allontanò con Inuyasha lungo il corridoio. Quando svoltarono l’angolo, rise piano, le guance rosse.
«Sono felice.- disse- Sono davvero felice per loro.» Guardò Inuyasha con occhi brillanti. «È una specie di miracolo, vero?»
«Vero.- ammise Inuyasha, prendendole una mano- Credo comunque che faranno anche la cerimonia. Sai, per ribadire l’alleanza con gli umani e la famiglia di Anna.» Lanciò un’occhiata veloce a Kagome, stringendo più forte la sua mano. «Potremmo fare una cerimonia doppia. Che ne pensi?» disse, con tono tranquillo.
Kagome si bloccò, costringendolo a fare altrettanto, e impallidì un po’, restando a bocca aperta.
«Inuyasha…mi stai chiedendo…» balbettò. Lui si mise di fronte a lei, prendendole anche l’altra mano e guardandola negli occhi. Ormai si era lanciato e doveva andare fino in fondo. Non aveva alcun dubbio riguardo a ciò che desiderava.
«Kagome, ci sposiamo?» chiese. Le lacrime affiorarono negli occhi di Kagome, poi lei annuì e due scie argentee le scesero per le guance. Inuyasha la abbracciò stretta, sentendosi immensamente felice. Se suo fratello provava la metà della gioia che lo aveva invaso in quel momento, quei cinquant’anni di lotte e sofferenze erano stati ben spesi.
Nello frattempo, nelle stanze di Sesshomaru, l’inu-yokai si staccò da Anna, tenendola in piedi per evitare che la neko-yokai cadesse a terra, visto che aveva le gambe molli. Il suo viso era in fiamme e sembrava che la sua indignazione si fosse molto ammorbidita.
«Non ti ho mentito.- ribadì Sesshomaru, guardandola negli occhi- Non avevo modo di chiederti un parere. Ho agito così per salvarti. In ogni caso, non ti avrei permesso di separarti da me. Ho solo reso indissolubile la cosa anche per te.»
Anna borbottò qualcosa, ma abbassò lo sguardo e gli passò timidamente le braccia attorno al collo.
«Vuoi dirmi che non intendevi sposarmi?» la incalzò Sesshomaru, sollevando un sopracciglio.
«Certo che volevo.- borbottò Anna, con un’occhiata di rimprovero, poi si sollevò sulle punte dei piedi e lo baciò lievemente sulle labbra- Ti perdono. E…sono felice di essere la tua consorte.»
«In realtà manca ancora qualcosa per completare il processo.» disse Sesshomaru. Anna corrugò la fronte, perplessa, e Sesshomaru si chinò a sussurrarle qualcosa all’orecchio. Per reazione, lei avvampò.
«Oh…» disse soltanto. Sesshomaru sorrise, mostrandole quell'espressione per lui tanto rara.
«Ho atteso anche troppo, Anna.» sussurrò, poi si chinò di nuovo a baciarla. Lei non protestò. E perché avrebbe dovuto? Lui era tutto ciò che desiderava.
Aveva trovato il suo posto.

 

EPILOGO

 

La notte iniziava ad essere fredda, ma la neko-yokai bionda seduta alla finestra a guardare le nubi correre nel cielo non ne era infastidita. Ciononostante, per vecchia abitudine umana si rimboccò la veste da camera attorno al collo. Il suo viso era rilassato e sereno, un’espressione che non caratterizzava i suoi lineamenti da tanti anni.
Avvertì un movimento dietro di sé, poi due braccia la cinsero e sentì un respiro caldo sulla guancia.
«Cosa fai qui?» le chiese Sesshomaru, mentre lei si abbandonava all’abbraccio e alzava il viso per sorridergli.
«Pensavo. Pensavo a tante cose del passato.» rispose.
«Torna al presente.» le disse lui, baciandole una guancia e poi il collo, facendole il solletico. Anna rise piano, alzando una mano per carezzargli i capelli argentati, stupita lei stessa di sapersi prendere quella confidenza con tanta tranquillità.
«Voglio svelarti un mio segreto, Sesshomaru.» mormorò, baciandolo piano sulle labbra. Lui trattenne un sospiro spazientito, ma le fece cenno di parlare. Lei abbassò lo sguardo, con un sorriso segreto sulle labbra. «Ti ho raccontato che mia nonna mi narrava di te, quand’ero bambina.» disse.
«In realtà no.» la interruppe lui.
«Non eri in camera con noi, ma eri fuori ad ascoltare. Lo so.- lo rimbeccò lei, guardandolo con espressione birichina- Non sottovalutare troppo le mie percezioni.»
Sesshomaru corrugò la fronte, seccato nell’essere stato preso in fallo. In effetti lui conosceva la storia di Anna per averla ascoltata dal giardino dei Barashi. Non credeva che lei se ne fosse accorta.
«Bene, dunque hai ascoltato, perciò sai.- riassunse Anna, iniziando ad accarezzargli dolcemente le mani- Lei mi raccontava del Principe di Nishi e del fatto che io ero destinata a servirlo con la mia vita, se necessario. Diceva che un giorno tu mi saresti venuto a prendere.»
Sesshomaru strinse le labbra in una linea sottile. La cosa gli ricordava il fatto che era arrivato quasi troppo tardi. Forse era destino, perché il fatto che lei fosse diventata una yokai gli garantiva che la loro storia sarebbe durata a lungo, ma non riusciva a non pensare a cosa sarebbe potuto accaderle se la dea Kiokuchi non l’avesse spinto a viaggiare lungo il confine.
«Io sono stata cresciuta in gran parte come un maschio, ma…quando pensavo che un giorno il Principe di Nishi sarebbe venuto a prendere proprio me…- mormorò Anna, arrossendo- Ho sognato il momento del nostro incontro fin da bambina. L’ho sognato e desiderato, e quando sono diventata l’erede dei Seimei ho rifiutato ogni proposta di matrimonio, perché io…aspettavo. Aspettavo te.»
Lo guardò con quegli occhi azzurri che nel buio si accendevano d’oro, imbarazzata, felice e innocente come la bambina di cui stava raccontando. La sua bellezza era quasi insopportabile.
«E quando le cose sono andate storte, ho smesso di aspettare e ho deciso di raggiungerti. E tu mi hai trovato.- disse Anna- Non eri come io pensavo e allo stesso tempo eri molto, molto di più.» Gli strinse forte le mani, come se volesse trattenerlo. «Ci sei sempre stato tu nel mio cuore. Anche se sono scappata tanto a lungo…in realtà volevo solo raggiungerti.- sussurrò- Ti amo, Sesshomaru.»
Il suono di quelle parole fu carezzevole, dolce e potente, un incantesimo a cui Sesshomaru non poté sottrarsi. La strinse a sé, baciandola con dolcezza e accarezzandole il capo, giocando con i suoi capelli. Non aveva mai ricevuto qualcosa di così puro e bello da chi gli stava attorno. Non sapeva come questo l’avrebbe cambiato, ma non gli importava: non si sarebbe privato di Anna a qualsiasi prezzo.
«Dove vai?» chiese lei, quando Sesshomaru si alzò. Lui le fece cenno di attendere, andò a prendere qualcosa vicino alla sua armatura posata in un angolo e tornò da lei. Le porse un piccolo oggetto e Anna lo prese, incuriosita. Si trovò in mano una piccola ghianda su cui era stata intagliata una faccia sorridente.
«Cos’è?» chiese Anna, perplessa, mentre lui si sedeva di nuovo accanto a lei.
«È un regalo di Rin.- disse lui- Volevo dartelo oggi, ma tu hai iniziato a starnazzare come un’oca.»
La similitudine gli valse un’occhiata inceneritrice, poi Anna guardò di nuovo l’oggetto e sorrise.
«Piccola Rin…- mormorò- Come mai ha detto a te di darmelo?»
«Perché ne ha fatta una uguale a me.- rispose Sesshomaru, guardando a sua volta la ghianda- Come portafortuna, ha detto. Me l’ha data poco dopo esserci incontrati, dicendo che mi avrebbe aiutato nel trovare la donna della profezia.» La guardò negli occhi. «Immagino che fin dal principio intendesse te.» aggiunse. Anna si strinse l’oggettino al petto, ricordandosi di ringraziare Rin.
«Rin è una bambina speciale.» disse.
«È grazie a lei se ci siamo incontrati.» ammise Sesshomaru, poi la trasse a sé. Le sussurrò due parole all’orecchio, quello stesso incantesimo speciale che lo aveva incatenato a lei.
Tenseiga, posata sul pavimento non lontano dall’armatura, vibrò un istante, come se lo spirito di Inuken stesse approvando le scelte del figlio. Né Sesshomaru né Anna se ne accorsero e dopo poco la spada si acquietò.
Se lo spirito del Signore di Nishi avesse potuto guardare nel cuore degli abitanti del castello, quella notte, vi avrebbe visto solo gioia.

FINE

 

Author's note: E qui finisce la lunga, lunghissima avventura di Doomei. Grazie dal profondo del cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia, grazie ai miei affezionati e preziosi recensori per l'entusiasmo che mi hanno trasmesso! State tranquilli che non vi lascerò soli a lungo. A settembre inizierà l'ultima (??) parte della saga di Cuore di Demone, il cui titolo sarà Sangue Impazzito. Spero vorrete seguirmi lungo questo nuovo sentiero. Intanto vi abbraccio fortissimo! Alla prossima!!

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