Your Love is My Hope di Femke (/viewuser.php?uid=29851)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lettere Mancate ***
Capitolo 3: *** Mangiamorte, Stamberga Strillante e Platano Picchiatore! ***
Capitolo 4: *** I Tuoi Occhi ***
Capitolo 5: *** Risveglio In Nero ***
Capitolo 6: *** Spiegazioni e Chiarimenti ***
Capitolo 7: *** L'Ordine ***
Capitolo 8: *** Scontri e Incontri ***
Capitolo 9: *** Mutante ***
Capitolo 10: *** Prese in Giro e Solletico! ***
Capitolo 11: *** 23, Tra Pensieri e Timori ***
Capitolo 12: *** Arrivo Improvviso ***
Capitolo 13: *** Pace e Amore ***
Capitolo 14: *** Dolci Risvegli e Amari Litigi ***
Capitolo 15: *** Bacio a Tradimento ***
Capitolo 16: *** Maledizioni e Addii ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
2penelope prologo
Allora per prima cosa, a tutti i lettori che hanno aperto questa storia senza aver letto Your Love is My Potion,
andate a leggerla prima di iniziare questa che altro non è che
il seguito di quella (un discorso mlto sensato eh? XD)
Perchè vi informo che senza aver letto Your Love is My Potion non capirete molto di questa nuova storia in quanto ci sono molti riferimenti alla fanfiction precedente.
Invece, se avete già letto Your Love is My Potion
(lasciate un commento mi raccomando) vi voglio dire che questa non
è affatto una fanfiction spensierata e divertente come a quella
che siete stati abituati a leggere fino a adesso. Nonostante questo,
spero che vi piaccia comunque.
Inoltre non vi preoccupate se inizialmente non capirete bene che cosa
succede o cosa è successo a Penelope perchè verrà
tutto chiarito nei prossimi capitoli e si chiariranno molte cose anche
riguardo alcuni avvenimenti rimasti inspiegati in Your Love is My Potio.
Chi non l'ha notato, basta cliccare sul titolo di Your Love is My Potion per andare alla storia.
Un bacione e buona lettura!
PROLOGO
Penelope si osservò intorno decidendo che c’era qualcosa di
tremendamente sbagliato.
Il corridoio scuro si stagliava dinnanzi a lei e in fondo a
questo c’era la porta. Una volta varcata tutto sarebbe finito.
Avrebbe lasciato quel maniero e non vi avrebbe più fatto
ritorno.
Strinse con forza i lacci del proprio borsone e fece un paio
di passi in avanti prima di fermarsi proprio di fronte allo specchio alla sua
destra.
Si voltò lentamente e lo sguardo gelido che gli tornò
indietro non lo riconobbe come il proprio.
Ma come saperlo?
Neanche il suo volto le sembrava familiare dopo vent’anni di
solitudine.
I suoi capelli che in quel momento erano raccolti in una
coda alta, se lasciati liberi le sarebbero ricaduti lungo la schiena e sulle
spalle fin oltre la vita. Aveva le occhiaie sotto gli occhi e il suo volto era
troppo magro.
Così come tutto il suo corpo.
Non era cresciuta, ma era cambiata. La vecchia Penelope
sarebbe riuscita a fare qualche commento sarcastico persino sulla sua
condizione, ma in quel momento, era troppo disperata per riuscire anche solo a
ricordare cosa fosse il sarcasmo.
È possibile essere tanto stanchi?
Prese un respiro profondo e uscì dalla casa.
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Capitolo 2 *** Lettere Mancate ***
2penelope 1
Oooh siete stati così entusiasti che non ce l'ho fatta a resistere una settimana per l'aggiornamento! XD
Ringrazio tutte le persone che hanno letto e soprattutto commentato *-*
Vorrei
dirvi di pazientare in quanto Severus non comparirà ancora per
un po' e so quanto questo possa demoralizzare XD Ad ogni modo un
bacione a tutti e buona lettura!!!
PS: Lasciate un commento!!!!! (Per il secondo capitolo però dovrete aspettare davvero fino a sabato ù.ù... ok, forse venerdì XD)
1
-Desidera qualcos’altro?-
-No...-
-Bene, allora queste sono le chiavi e la sua camera è la
seconda a destra su, al primo piano.-
Penelope annuì e dopo aver preso le chiavi si diresse al
piano di sopra.
La piccola stanza era modesta, ma pulita ed accogliente. Le
pareti erano color salmone e il letto addossato al muro aveva accanto un comò.
Lasciò cadere la valigia a terra e finalmente si concesse un
sospiro. Fortunatamente aveva dietro abbastanza soldi per almeno una settimana.
Si spogliò e si fece una doccia bollente, poi si sedette sul
letto e tirò fuori dalla borsa le dieci buste che era riuscita a trovare nello
studio di suo padre.
Tutte e dieci con lo stesso mittente.
Severus Snape.
Al pensiero dell’altro gli occhi le si riempirono di
lacrime.
Lui le aveva scritto
e lei non gli aveva mai risposto.
Sicuramente ne era rimasto ferito.
Prese la prima e strappò la carta sigillata spiegando il
foglio.
Mi manchi.
Una lettera non si
dovrebbe affatto iniziare così, ma le parole non sono il mio forte e so che ti
piacciono le frasi dirette.
Mi manchi e se tu mi
hai detto che mi ami... mi rendo conto solo ora che sei partita che
probabilmente anche io sono innamorato di te.
Non ho idea del perché
non te l’abbia detto prima, ma spero che riuscirai a perdonarmi.
Rispondi presto.
Severus.
Le lacrime ormai scorrevano libere sulle guance di Penelope.
Si portò le ginocchia al petto e chinando la testa in avanti, singhiozzi
cominciarono a scuotere le sue spalle.
Anche lui le aveva scritto che l’amava.
Ripiegò con cura la lettera e ne prese un’altra.
Non rispondi ancora, è
trascorsa più di una settimana. Devo dedurne che non ti sei ancora sistemata
nella nuova casa? A proposito, non mi hai detto dove sei diretta.
Penelope prese la successiva.
Perché non rispondi?
Ancora un’altra.
Ti è successo
qualcosa? Oppure non ne vuoi più sapere di me?
Le rimanenti continuavano a ripetere le solite domande e nel
leggerle, Penelope si sentì morire sempre di più.
Lo aveva fatto soffrire così tanto...
Posò i fogli sul piccolo comodino e poi si infilò sotto le
coperte rannicchiandosi in posizione fetale. Chiuse gli occhi e il sonno la
colse solo dopo un paio d’ore, dopo che ebbe esaurito tutte le lacrime.
Quando riaprì gli occhi aveva il respiro corto, era tutta
sudata e si stava aggrappando disperatamente alle lenzuola.
Si mise a sedere di scatto, ansimante e il suo sguardo fu
calamitato dal proprio avambraccio sinistro, dove nuovi graffi e ferite si
erano andati ad aggiungere a vecchie cicatrici.
Si alzò in piedi e tentennante si diresse nel minuscolo
bagno, aprì l’acqua fredda e ci mise sotto il braccio, sibilando di fastidio e
sollievo.
Il marchio nero sembrava osservarla quasi soddisfatto.
-Maledetto...- ansò lei e presa da una rabbia improvvisa
infranse lo specchio, distruggendo così l’immagine di una donna disperata.
-Maledetto, maledetto, maledetto... MALEDETTO!!!!- urlò
infine e accecata dall’ira prese una delle schegge di vetro più grandi e
tagliandosi il palmo della mano, la conficcò ripetutamente nel proprio
avambraccio sinistro. Continuò così finchè il sangue perso non fu troppo e le
forze le vennero meno.
Quando si svegliò per la seconda volta era appoggiata al
muro piastrellato del bagno. La testa pesante e l’odore del proprio sangue a
circondarla.
Con le poche energie rimaste richiamò una pozione curativa e
dopo averla stappata ne bevve un lungo sorso.
Non poteva morire proprio adesso. Prima avrebbe trovato
Severus e gli avrebbe chiesto perdono.
Non doveva morire. Doveva trattenersi.
Pensando questo osservò il braccio tumefatto. Non doveva più
farsi del male.
Il pomeriggio abbandonò la locanda dopo aver ripulito il
bagno e aver mangiato qualcosa.
Usò il loro camino e comparve al Paiolo Magico, a Londra.
Fortunatamente nessuno fece caso a lei, ma in fondo era
normale, di lì passavano così tante persone da non fare caso all’ennesima che
arrivava senza preavviso o ordinazione.
Si incamminò senza una meta precisa quando si accorse della
locandina del giornale che la osservava minacciosa.
L’immagine di una donna la osservava altezzosa. Il titolo
diceva qualcosa su una nuova professoressa ad Hogwarts impiegata del ministero.
Penelope comprò il giornale e poi scorse velocemente
l’articolo sgranando gli occhi.
Il ministero della
magia, preoccupato dalle parole del preside della nota scuola di magia e
stregoneria londinese riguardo al presunto ritorno del Lord Oscuro, ha deciso
quindi di scegliere un professore di difesa contro le arti oscure, adeguato...
Silente sapeva che Lui era tornato, ma nessuno gli credeva.
Penelope si accigliò.
Bambino sopravvissuto?
Suo padre aveva accennato a qualcosa del genere, ma lei non
aveva mai capito di cosa si trattasse.
Forse la cosa migliore era andare da Silente.
Ma come avrebbe reagito nel trovarsi davanti ad una sua ex
studentessa adesso anche mangiamorte?
Penelope scorse il resto dell’articolo senza interesse,
persa nelle sue elucubrazioni, ma ad un certo punto sbattè le palpebre
sorpresa.
Dolores Umbridge
quindi, oltre che insegnare difesa contro le arti oscure avrà anche il compito
di decidere se gli attuali docenti nelle altre materie sono idonei...
Qui di seguito
l’elenco degli attuali professori:
...Minerva McGranitt,
trasfigurazione e Severus Snape, pozioni.
Penelope rimase imbambolata per qualche secondo prima di
riprendersi.
Severus.
Il suo Severus, era professore di pozioni ad Howarts.
-Signora tutto bene?-
Penelope alzò lo sguardo ed incontro quello preoccupato del
giornalaio. Senza accorgersene era rimasta immobile con il giornale tra le mani
per non sapeva quanto tempo.
-Si, certo, mi scusi.- e poi si girò cominciando a comminare
in fretta.
Andare da Silente sembrava la scelta migliore, resa ancora
meglio dalla consapevolezza che al castello avrebbe potuto trovare Severus.
Ma in un certo senso aveva paura. Non era così ingenua da
sperare che Severus l’avrebbe riaccolta a braccia aperte dopo che lei lo aveva
abbandonato in quel modo crudele. Certo non era stato per sua volontà, ma lui
come poteva saperlo?
Come minimo adesso la odiava.
Si fermò all’improvviso in mezzo alla strada con un cipiglio
deciso sul volto e con le lacrime agli occhi. Anche se l’odiava, non avrebbe
potuto impedirle di amarlo, giusto?
L’amore per lui era l’unica cosa che l’aveva aiutata nel
periodo di prigionia nella sua stessa casa.
Infilò le mani nelle tasche dell’unico paio di jeans babbani
che ancora gli stavano e conficcandosi le unghie nei palmi delle mani rientrò
al Paiolo Magico, prese una manciata di polvere volante ed entrò nel camino.
-Hogsmeade, I Tre Manici di Scopa!- urlò e con una fiammata
verde scomparve.
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Capitolo 3 *** Mangiamorte, Stamberga Strillante e Platano Picchiatore! ***
2penelop 2
Eccomi qua dopo ben sei giorni. ù.ù Non sono riuscita ad aspettare il settimo mi mancavate troppo! XD
Spero di ricevere tanti bei commentini e... Buona lettura!
2
Uscì dal camino e si spolverò il mantello consunto,
osservandosi intorno, sorpresa di vedere tutto uguale a venti anni prima.
Il locale era come sempre affollato. Madama Rosmerta faceva
su e giù per i tavoli prendendo e consegnando le ordinazioni.
Lei e Severus c’erano andati solo una volta. Durante il loro
primo e ultimo pomeriggio ad Hogsmeade, il giorno prima che lei se ne andasse.
Chissà se c’era tornato ancora dopo quella volta.
Scrollandosi quei pensieri malinconici di dosso si diresse
al bancone.
-Salve, cosa posso servirle?- le chiese sorridente Rosmerta
e Penelope si ritrovò a ricambiare appena il suo sorriso anche se appena
accennato.
-Vorrei una stanza per qualche giorno.-
-Oh, mi dispiace, ma in questo periodo siamo al completo.-
il sorriso di Penelope scomparve.
-Capisco, non importa.- detto questo uscì dal locale e son
un sospiro si diresse alla Testa di Porco.
-Una stanza?- Il vecchio che la stava squadrando con
sorpresa mal celata sul volto era chiaramente sconvolto da questa sua richiesta
e Penelope non ne era stupita. Dopotutto solo i disperati andavano a dormire
alla Testa di Porco... ma lei lo era, quindi non c’era alcun problema.
-Si, per qualche giorno.-
Il vecchio annuì e le consegnò una chiave.
-Salga le scale, la prima porta a sinistra.-
Penelope si fece una doccia, e poi si mise a letto. Aveva
bisogno di dormire almeno non un paio d’ore, altrimenti non ce l’avrebbe fatta
a rimanere in piedi neanche per qualche altro minuto.
Chiuse gli occhi e si addormentò subito, spossata.
Purtroppo però si svegliò meno di un’ora dopo, spaventata e
tremante. Si mise a sedere e scostò i capelli sudati dalla fronte.
Non poteva continuare così.
Dopo qualche minuto riuscì a calmare il battito frenetico
del suo cuore e ricominciare a respirare normalmente.
Guardò fuori dalla finestra e si accorse che stava
nevicando.
Erano a metà ottobre, ma da quelle parti il freddo era
piuttosto intenso.
Stava pensando al tempo, guardando fuori con sguardo vacuo
quando vide una sagoma nera dall’altra parte della strada infilarsi in un
vicolo.
Il cuore le tornò a martellare.
Un mangiamorte?
Stupida sei anche tu
una mangiamorte di cosa hai paura?
Sono una mangiamorte traditrice ecco di cosa ho paura.
Finito questo dialogo mentale, scese dal letto e si vestì
velocemente. Prese la bacchetta e il più silenziosamente possibile uscì dalla
camera e poi dalla locanda.
Il vento freddo la colpì crudelmente e la neve le impediva
di vedere troppo lontano, ma lei si strinse meglio il mantello addosso e si
incamminò nella direzione del presunto mangiamorte.
Perché poi un seguace del signore oscuro si sarebbe dovuto
disturbare a raggiungere Hogsmeade nel pieno della notte?
L’unica cosa che poteva venirgli in mente era Hogwarts...
Raggiunse il vicolo tutto infreddolita e quello che vide in
effetti non gli piacque affatto.
C’erano due uomini. Uno accasciato contro il muro, all’apparenza terrorizzato dall’altro
che al contrario era in piedi con in mano la bacchetta e sembrava che stessero
discutendo.
Troppo impegnati tra loro non si accorsero di Penelope che
però rimase imbambolata a fissarli per qualche secondo di troppo.
-Sparisci!!- le urlò contro il tizio-grosso-e-cattivo e le
lanciò contro un incantesimo che lei evitò facilmente.
-Stupeficium!!!- urlò spaventata e per sua fortuna, l’uomo
che sembrava più impedito di lei immerso nella neve venne scaraventato contro
il muro.
Fatto questo si avvicinò al tizio-steso-a-terra.
-Sta bene?- gli chiese e riponendo la bacchetta gli porse
una mano per aiutarlo ad alzarsi, ma questi le riservò invece una lunga
occhiata.
Poi parlò. –Penelope Lewis?-
Lei sgranò gli occhi e senza pensare a quello che stava per
fare si girò e cominciò a correre.
Stupida! Stupida! Stupida!
Come aveva fatto a essere così ingenua? Erano entrambi mangiamorte!
Continuò a correre e quando sentì i passi pesanti dell’altro
farsi sempre più vicini entrò nel panico. Doveva fare qualcosa.
Pensa lucidamente Penelope, pensa lucidamente. Si ripetè
mentalmente quando iniziò a non farcela più a correre.
Pensa, pensa, pensa, pensa. Si sentì afferrare per il
braccio e urlò con forza, ma con terrore si accorse che a son di correre erano
usciti dal villaggio.
Brava Penelope, davvero un’ottima idea.
Cercò di liberarsi dalla stretta dell’altro e così facendo
caddero entrambi per terra.
-Maledetta puttana, sta ferma!!-
-Col cazzo!!!- gridò lei e solo in quel momento si rese
conto che il mangiamorte non aveva cercato di farle nessun incantesimo e questo
perché...? Non aveva la bacchetta!
Con orrore però si accorse che il
tizio-non-più-steso-a-terra stava mirando alla sua.
Occazzo.
Aveva la testa sprofondata nella neve e l’uomo sopra di lei
che cercava di prendere la sua
bacchetta.
D’accordo, era il momento di utilizzare la tecnica preferita
dalle donne. E con maestria alzò con violenza un ginocchio colpendolo
direttamente i suoi gioielli di famiglia.
Quando questi ululò dal dolore le lasciò andare i polsi e
lei ne approfittò per sgusciar via da sotto di lui, ricominciando a correre
verso l’unica struttura in vista.
La Stamberga Strillante.
La raggiunse col cuore che le stava bucando la cassa
toracica da quanto batteva forte e poi si materializzò all’interno.
Affannata si appoggiò contro una parete, esausta. Le
facevano anche male i polsi, quel tizio non si era risparmiato con lei. Per sua
fortuna la maggior parte dei mangiamorte erano degli idioti.
Si affacciò appena alla finestra e vide che l’uomo si stava
dirigendo anche se barcollante da quella parte.
Dannazione.
Con un gemito cominciò a girare per casa cercando una
qualche via di fuga.
Si affacciò nuovamente e si morse con forza il labbro
inferiore, era sempre più vicino. Si appoggiò al muro e un attimo dopo si
ritrovò col sedere per terra in mezzo alla polvere e con la parete che si
richiudeva davanti a lei.
Aveva trovato un passaggio segreto?
Con quel pensiero in testa si alzò in piedi ringraziando
qualunque dio avesse deciso di aiutarla in quel momento.
E poi cominciò a camminare.
Dopo qualche minuto si accorse che quel passaggio era scavato
nel terreno.
Sperava di non dover assistere ad una frana.
Trascorse quasi un’ora di cammino e poi finalmente vide una
luce.
-Non sarà certamente quella del paradiso.- borbottò e poi
uscì all’aperto, in un prato che le sembrava stranamente familiare.
Ma non ebbe il tempo di ricordare niente perchè sentì un
sibilo alle sue spalle.
-Che cosa...?-
Si girò appena prima di accorgersi del pericolo e strillando
si abbassò appena in tempo per evitare un ramo di quello che aveva riconosciuto
come il platano picchiatore.
Finì a carponi per terra cercando di strisciare via dalla
sua traiettoria, ma un altro colpo le arrivò addosso colpendola ad un fianco.
Venne sbalzata da una parte e tranne che per il dolore atroce gli fu quasi
grata dato che l’aveva allontanata da sé.
-Che culo che ho... prima un mangiamorte cerca di uccidermi
e adesso anche un albero...- borbottò alzandosi in piedi a fatica tenendosi il
fianco ammaccato. Fortunatamente non si era rotta niente.
Si allontanò il più velocemente possibile e il platano non
riuscì più a beccarla.
Ansimando, raggiunse le serre del castello e quando fu
relativamente al sicuro nascosta dietro un bancone, le salirono le lacrime agli
occhi.
-Ok, ok... va tutto bene adesso...- mormorò tra sé e sé come
aveva fatto in tutti quegli anni di solitudine forzata per farsi coraggio.
Cominciò a piangere silenziosamente e dopo un tempo che le
parve infinito si addormentò sul pavimento di pietra della serra numero tre di
erbologia.
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Capitolo 4 *** I Tuoi Occhi ***
2penelope 3
Come sempre in un giorno di anticipo, ecco a voi il terzo capitolo!! ^^
Sono contenta che siate tutti così entusiasti e spero rimarrete
così per tutta la storia XD In questo capitolo si
rincontreranno i nostri piccioncini, spero che vi piaccia e che
mi lascerete poi un commento!!!!
Questi sono due schizzi che ho fatto su Sevrus e Penelope, ditemi che pensate!
Penelope
Severus e Penelope
3
Penelope riprese coscienza di sé a causa di alcuni
schiamazzi che le suonavano decisamente poco familiari.
Aprì gli occhi e dopo essersi abituata alla luce si mise a
sedere portandosi subito dopo una mano alla testa, che le stava pulsando in un
modo piuttosto fastidioso e doloroso.
-Mmmh...- mugolò e solo in quel momento di rese
effettivamente conto della propria situazione.
Era nella serra di erbologia, fortunatamente non quella
adibita per le lezioni e se fosse uscita in quel momento probabilmente l’avrebbero
catturata e spedita ad Azkaban con un biglietto di sola andata.
Si massaggiò per qualche minuto le tempie con la punta della
dita.
Mantieni la calma
Penelope. Non è successo niente di grave, dopotutto avevi programmato di andare
ad Hogwarts no?
Certo. Ma quando l’aveva programmato aveva pensato ad
un’entrata in scena molto più discreta dell’essere trovata sporca di terra e
completamente ricoperta di ematomi.
Fece un respiro profondo e poi cercò di pensare a qualcosa
che la potesse aiutare ad uscire di lì.
Quante probabilità c’erano di uscire dal castello in pieno
giorno durante i giorni delle lezioni? Nessuna.
Perfetto.
Allora doveva cercare di raggiungere un posto più sicuro?
No, più rimaneva nascosta e più sarebbe stato grave quando
gli altri l’avrebbero scoperta.
Perché era assolutamente certo che sarebbe stata beccata,
l’unica domanda era: quando?
Forse...
Forse poteva provare a raggiungere i sotterranei? Sarebbe
potuta andare da Severus.
A quel pensiero il cuore prese a batterle con più forza.
Dopotutto le stanze del professore di pozioni erano sempre
state nei sotterranei, che erano certamente più facili da raggiungere rispetto
alla presidenza.
Con questo pensiero, in qualche modo rassicurante, si mise
carponi e sbirciò aldilà del bancone di legno.
Ok, via libera.
Ma per sicurezza decise di rimanere a quattro zampe e con
cautela raggiunse la porta della serra, quella che portava all’esterno, la
stessa che la sera prima aveva usato per entrare.
Per sua fortuna mancava ancora un po’ al cambio dell’ora,
così non c’erano studenti in giro.
Si fece un incantesimo di disillusione, per evitare
inconvenienti e poi si diresse verso il portone dell’ingresso che con suo
enorme spavento si aprì per lasciarla entrare.
Si guardò intorno con il cuore in gola, ma per suo sollievo
non si vedeva nessuno in giro.
Il più silenziosamente possibile si incamminò verso le scale
e si perse nella contemplazione dei corridoi della scuola.
Le era mancata così tanto...
Si riscosse al suono delle voci degli studenti e con orrore
si accorse di aver perso troppo tempo incantata ad osservare i quadri e le
pareti imponenti del castello, così si nascose dietro un’armatura.
Anche se l’incantesimo di disillusione la nascondeva non
voleva correre alcun rischio, nel caso non le fosse riuscito bene. Dopo tutto
erano quasi vent’anni che non ne usava uno.
Quando quel gruppo di studenti si fu allontanato riprese a
camminare e questa volta non si distrasse riuscendo così a raggiungere in
fretta le scale che portavano nei sotterranei.
Era incredibile che nonostante tutti quegli anni riuscisse
ancora a ricordarsi così bene dove fosse ogni cosa.
Con un sospiro cominciò a scendere.
Il freddo dei sotterranei la raggiunse molto presto e lei
sorrise al ricordo di tutte le discussioni che aveva avuto con Severus proprio
a causa degli spifferi gelidi dei sotterranei.
Arrivò alla fine delle scale e proprio in quel momento un
boato esplose costringendolo a tapparsi le orecchie.
-Accidenti...- borbottò evidentemente esistevano ancora
studenti che facevano esplodere i calderoni, quel pensiero la fece sorridere
ancora di più.
E non riuscì a fare neanche un altro passo che l’urlo ben
poco umano di un uomo la raggiunse facendole sgranare gli occhi.
-PACHOCK!!!!!!!!!! Possibile che possa essere così inetto da
non capire di non dover mischiare la pelle di girilacco con la polvere di ali
di fata nonostante ci sia precisamente scritto nel suo manuale???????-
Penelope si sentì mancare il respiro e il suono del suo
cuore che batteva le tappava completamente le orecchie così non si accorse che
l’incantesimo di disillusione si era annullato e neanche di aver cominciato a
correre verso la sua vecchia aula di pozioni e di aver spalancato la porta con
forza,
fino a che una ventina di paia d’occhi non si fissarono su
di lei, compresi quelli d’onice di un certo professore.
Severus era evidentemente in procinto di urlare anche contro
di lei, o almeno lo fu finchè non incrociò il suo sguardo e vide l’amore e il
dolore riflesso nelle iridi della donna, che sembrava avere occhi solo per lui.
Gli studenti invece sembravano trattenere il fiato, non
capendo chi fosse quella donna emaciata e
ferita appena apparsa nell’aula di pozioni.
Neville soprattutto cercava di evitare persino di respirare
temendo che altrimenti il professore si sarebbe ricordato di lui ricominciando
a sgridarlo.
Snape ebbe comunque abbastanza spirito da riprendersi dalla
sorpresa e senza distogliere lo sguardo da quello di lei le si avvicinò di un
paio di passi, minaccioso.
-Chi è lei e come si permette di disturbare la mia lezione?-
sibilò minaccioso e l’espressione della donna che fino a quel momento era
rimasta sorpresa si tramutò in un qualcosa molto simile alla felicità e al
sollievo.
-Severus...- sospirò – Mi dispiace di non essere tornata
prima...- sussurrò e poi con sconcerto dell’uomo chiuse gli occhi e svenne
costringendolo così a raggiungerla e ad afferrarla impedendole di cadere a terra.
Il professore si ritrovò con questa donna tra le mani,
letteralmente, mentre i suoi studenti
sembravano essersi tramutati in ventitre statue di cera.
-Signorina Patìl, vada a chiamare Madama Chips, gli altri
sono liberi di andare, la lezione è finita.- dichiarò e in un silenzio
perfetto, in meno di un minuto, tutti gli studenti furono fuori dall’aula.
Non appena fu solo, Snape portò la donna ancora incosciente
nel proprio studio privato e non sapendo che altro fare la fece stendere sul
divano e notando quanto fosse fredda, accese il camino.
Poi cominciò ad osservarla.
L’aveva chiamato per nome, quindi era piuttosto evidente che
si conoscevano, ma proprio non riusciva a ricordare dove potesse averla
incontrata.
I suoi capelli neri
erano legati in una lunga treccia, i suoi abiti erano sporchi di terra e
strappati in più punti, la sua pelle era tirata, le guance erano scavate e un pel paio di occhiaie facevano mostra di
loro sotto i suoi occhi.
Sembrava una fuggitiva.
- Severus... Mi
dispiace di non essere tornata prima...-
Il professore si accigliò.
C’era qualcosa che gli sfuggiva...
I suoi occhi erano verdi... verdi chiaro, più vicini al
grigio...
Aveva già visto quel colore, da qualche parte, molto tempo
fa. Lo aveva sognato e aspettato per tanto tempo.
Trattenne il fiato e permise al suo viso di assumere
un’espressione del tutto stupita e anche un po’ sconvolta.
-Penelope...?-
Quell’ipotesi sembrava tanto assurda quanto possibile.
- Severus... Mi
dispiace di non essere tornata prima...-
Si alzò in piedi e fissando la donna stesa sul proprio
divano notò alcune somiglianze con la sua
Penelope.
Avevano lo stesso mento e la stessa linea dritta del naso.
Le sue spalle sembravano sempre molto fragili e...
Le prese la mano destra tra le sue e tirando su la manica
della maglietta logora, vide la voglia color cioccolato sul suo polso.
Con orrore però si rese conto che la voglia era stata
tagliata più volte e numerose cicatrici bianche contornavano la pelle morbida
del polso di lei.
-Che cosa hai fatto?- mormorò.
Ma nessuno rispose a quella domanda e proprio in quel
momento Madama Chips entrò nel suo studio, obbligandolo ad allontanarsi dalla
sua nuova paziente.
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Capitolo 5 *** Risveglio In Nero ***
2penelope 4
Con ben due
giorni di anticipo ecco a voi il quarto capitolo!!! XD In realtà
dovevo decidere se postarlo giovedì o oggi dato che domani non
credo di poter aver accesso al mio computer, così pretendo
almeno un ringraziamento ù.ù XDXDXD
Ok, adesso la
smetto e dato che non ho nient'altro da dirvi... ah no! Voglio
ringraziare tutte quelle nuove persone che hanno aggiunto la mia storia
alle seguite o alle preferite, perchè ho visto che siete
aumentati *-* E un grazie ancora più grande a chi perde due
minutini del suo tempo a commentare *____________*
[da adesso la nota potete anche saltarla se non volete sentirmi sparlare ù.ù]
Una nota ulteriore del capitolo che adesso vedrete da voi, ma ci tengo a sottolineare che... compare Sirius Black. Per
me che ho sempre mal tollerato Felpato è stata una sorpresa
vederlo diventare un personaggio attivo della storia. Non so come, ma
ha preso vita da solo (maledetto +_+)
Ad ogni modo in futuro, perchè in questo capitolo ancora non si nota molto, vorrei anche un vostro parere su di lui.
Detto questo:
Buona lettura!!!!
4
Quando Penelope aprì gli occhi si rese subito conto che
c’era qualcosa di sbagliato, perché per la prima volta in tanti anni non si era
svegliata in preda agli incubi.
Si mosse appena sotto le coperte cercando di riportare alla
mente gli ultimi avvenimenti.
Si ricordò tutto molto velocemente e si mise a sedere di
scatto.
-Severus...!- boccheggiò osservandosi febbrilmente intorno,
ma quello che l’accolse furono solo delle pareti scure e deprimenti che la
fecero spaventare.
Scostò le coperte e non curante di indossare solo una
camiciola di carta raggiunse la porta che con orrore si rese conto essere
bloccata da un incantesimo.
-No... no...- pigolò e poi cominciò a battere i pugni contro
il legno della porta.
-Lasciatemi uscire!!! Aprite! Vi prego!!!- urlò con tutta la
forza che aveva terrorizzata.
Non poteva essere stato solo un sogno! Non poteva!
Quando la gola le fece male smise di gridare e si accorse
solo in quel momento che un’altra voce stridula di donna urlava ed aveva urlato
con lei fino a quel momento.
Sentì dei passi sulle scale e spaventata a morte si andò a
rannicchiare in un angolino della stanza portandosi le ginocchia al petto,
abbracciandosi le gambe, osservando con intensità la porta della stanza.
La quale venne spalancata tutto d’un tratto da un uomo che
non era suo padre.
Questo le ricordò che suo padre era morto.
L’uomo si osservò intorno confuso prima di individuare la
donna rannicchiata a terra che lo guardava spaventata.
-Ehi...- mormorò non sapendo proprio che dire.
-Emmmh... perché diavolo ti sei messa a gridare in quel
modo?- le chiese non proprio gentilmente e lei cercò di farsi ancora più
piccola.
-Senti, non ho idea del perché Silente e Mocciosus ti
abbiano portata qui, ma nessuno vuole farti del male- le disse cercando di
apparire rassicurante e lei lo osservò con occhi nuovi per qualche istante.
Mocciosus...?
-Severus...?- soffiò lei con voce rauca e l’uomo fece una
smorfia di disgusto.
-Mocciosus sarà ad Hogwarts in questo momento... avviserò
Silente che ti sei svegliata.-
-Sei... Black? Sirius Black?- gli chiese sgranando appena
gli occhi, abbandonando la paura per la sorpresa e lui la guardò confuso.
-Ci conosciamo?-
-Si... andavamo a scuola a insieme e tu sei lo stronzo che
si divertiva a trattar male Severus.- mormorò la donna osservandolo adesso con
rabbia.
Sirius del resto non sapeva proprio cosa pensare.
Snape era arrivato lì tre giorni prima con una donna svenuta
tra le braccia e l’espressione più seria e glaciale che gli avesse mai visto in
volto, con al seguito un Silente anch’esso inespressivo in un modo alquanto
singolare.
Non aveva fatto domande e si era limitato ad annuire quando
il preside gli aveva detto di non entrare nella camera fino a che la ragazza
non si fosse svegliata e non appena avesse ripreso conoscenza avrebbe dovuto
avvisarlo. E così avrebbe fatto.
Tuttavia non credeva che sarebbe stato preso a insulti.
-Si, beh non è che lui fosse proprio un angioletto.- replicò
acido e lei si alzò in piedi con uno sguardo di fuoco.
-Fottiti. Sei sempre stato un piccolo grifondoro viziato e
borioso che si interessava solo a sé e alla sua combriccola insignificante. Eri
sempre tu o quel Potter a dare fastidio a Severus lui si limitava a rispondere
alle vostre provocazioni e non dire che non è vero!- sibilò
-Voi serpi siete tutte uguali...- ma Penelope lo interruppe
–Io ero una corvonero!-
Sirius rimase basito per qualche attimo prima di
riprendersi.
-Ok, adesso basta, mettiamo da parte questo discorso vuoi?-
Penelope lo osservò per qualche attimo con le palpebre
assottigliate e poi annuì.
-Perfetto, allora vuoi dirmi come ti chiami?-
-Penelope... Penelope Lewis.-
_ _ _
Severus camminava nervosamente lungo l’ufficio del preside
con Silente che lo osservava in qualche modo divertito.
Non lo aveva mai visto così nervoso.
-Severus.- lo richiamò e lui si voltò cercando di riassumere
la sua solita espressione di indifferenza.
-Siediti e raccontami cosa ti angoscia tanto.-
Severus però ghignò e non si sedette affatto.
-Cosa mi angoscia?- gli chiese ironico –tranne il fatto
che... Penelope sia giunta qui senza alcun preavviso ridotta all’ombra di se
stessa con segni evidenti di torture sul corpo e il marchio nero sul braccio?
Non saprei... qualcos’altro?- sbottò passandosi una mano tra i capelli.
-Ormai è da tre giorni che dorme e non sappiamo niente di
tutto quello che le è successo o che ha fatto in tutto questo tempo...- e alla fine si sedette passandosi le
mani sul volto.
-Non è il caso di allarmarsi prima del tempo.- affermò
Silente placidamente.
Severus rialzò lo sguardo intenzionato a rispondere
sgarbatamente quando la testa di Black spuntò dal camino in una fiammata
vermiglia.
-Silente, Mocciosus... la nostra bella addormentata si è
finalmente destata dal suo sonno.-
Severus si alzò in piedi di scatto e Silente lo imitò
qualche istante dopo.
-Arriviamo il prima possibile.- disse il preside, ma Snape era già fuori
dalla stanza.
_ _ _
-Ok... stanno arrivando, vuoi qualcosa da mangiare nel
frattempo?- chiese Sirius alla sua riluttante ospite che si era seduta sul
divano nel posto più lontano possibile da lui.
Si era messa un paio di jeans e un maglione scuro che Sirius
era riuscito a trovare nella stanza di suo fratello e poi non aveva detto più
neanche una parola.
-Hai del cioccolato?-
Sirius le lanciò un’occhiata stranita e poi annuì.
-Si, credo di avere un po’ di cioccolata da qualche parte in cucina... sempre se Remus
non se l’è mangiata tutta l’ultima volta che è stato qui...- borbottò dirigendosi
in cucina e dopo qualche istante sentì Penelope seguirlo.
Sembrava molto riluttante a stare in sua compagnia.
Si misero a rovistare in tutti i cassetti e aprendo tutti
gli sportelli disponibili alla fine riuscirono a trovare un paio di barrette al
cioccolato.
Sirius gliene porse una e lei la prese osservandolo sempre
con sospetto.
-Puoi anche smetterla di guardarmi in quel modo... mica l’ho
avvelenata.- replicò seccato, ma lei si limitò a lanciargli un’occhiataccia
peggiore delle precedenti e poi si sedette al tavolo per scartare la cioccolata
e mangiarla in santa pace.
Quando l’assaggiò mugolò compiaciuta.
Era da così tanto che non ne mangiava! Come aveva potuto
resistere tutti quegli anni senza il suo amato cioccolato??
-Quando arriverà Silente dovrai molte spiegazioni lo sai
vero?-
Penelope si riscosse dal piacere dolce del cioccolato a
quella domanda così diretta.
-Lo so.-
-Mocciosus sembrava piuttosto sconvolto... ma c’era qualcosa
tra di voi oppure...?- tuttavia dovette abbassarsi perché dovette evitare un
vaso diretto verso la sua faccia, che grazie ai suoi riflessi pronti andò a
rompersi contro il muro.
-Ma che cavolo..?????-
-Smettila di chiamarlo in quel modo!!!!- replicò Penelope in
piedi e rossa in viso dalla rabbia.
E fu proprio così che li trovarono Silente e Snape.
-Signor Black, signorina Lewis... vedo che avete cominciato
a... “socializzare”.- affermò placidamente Silente con accanto un Severus
dall’aria a dir poco glaciale.
Penelope si girò subito verso di loro osservando Severus.
Quando tre giorni prima lo aveva visto e riconosciuto non
era riuscita ad osservarlo per bene perché il sollievo per averlo ritrovato
aveva prevalso insieme alla stanchezza, facendolo svenire. Ma adesso che poteva
guardarlo bene, si rendeva conto di quanto fosse cambiato.
Era maturato, il suo fisico un tempo mingherlino si era
irrobustito e il suo portamento fiero era sottolineato dai suoi abiti scuri.
I suoi occhi erano sempre scuri e profondi, ma più gelidi e
distanti rispetto a vent’anni prima. In compenso però non avevano perso la
capacità di farle venire il batticuore.
Boccheggiò per qualche istante incapace di pronunciar parola
e alla fine chiuse la bocca abbassando il capo e incrociando le braccia contro
il petto in un gesto dettato solo dal nervosismo.
-Signor Black... potrebbe venire con me? Devo assolutamente
contattare gli altri membri dell’Ordine, ma il suo camino mi ha sempre dato
problemi.- Sirius stava per replicare con un: “Ma che diavolo sta dicendo? Non
ci mettiamo in comunicazione sempre con i patroni?”
Ma l’occhiata che il vecchio mago gli lanciò lo convinse a
tacere e ad annuire.
Così uscirono dalla cucina chiudendosi la porta alle spalle,
lasciandoli soli.
Il silenzio scese su di loro come un pesante macigno.
Penelope non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi da
quanto si sentiva in colpa.
-Hai... hai chiesto tu a Silente... di lasciarci soli...?-
mormorò dopo qualche secondo non sopportando tutta quella tensione.
-No.- fu la risposta secca di Severus e Penelope alzò lo sguardo
su quello che ormai era un uomo e i suoi occhi si fecero inevitabilmente lucidi
mentre cercava in qualche modo di sorridere.
-Sai... ti vedo bene... sei cambiato tanto, ma...- in qualche modo sei sempre lo stesso, sei
diventato un professore borioso proprio come lo eri ai tempi della scuola o sei
migliorato nei rapporti interpersonali?
Avrebbe tanto voluto dirgli quelle parole, ma un nodo che le
si era formato in gola glielo impedì e tacque.
Severus allora la guardò negli occhi e lei si sentì tremare
le ginocchia e il petto le si accartocciò attorno al cuore e ai polmoni
facendole mancare il respiro.
-Che cosa ti è successo?- le chiese con voce dura e profonda
e lei rabbrividì.
-Ho letto le tue lettere.- cambiò argomento lei abbassando
gli occhi e in un gesto automatico cercò con le mani nelle tasche dei pantaloni
trovandole vuote e in quel momento si ricordò che quelli erano abiti presi in
prestito e che tutte le sue cose erano ancora alla Testa di Porco.
-Ah...- arrossì un poco continuando a evitare di guardare
l’altro –Non le ho qui con me... ma non le ho ancora lette tutte, sai ho
cominciato solo qualche giorno fa a
leggerle e non...-
-Smettila.-
Penelope tacque immediatamente.
-Perché non mi hai mai risposto?- le chiese allora l’uomo
con voce sempre dura e Penelope pensò che fosse arrabbiato con lei.
Non ha tutti i torti,
gli avevi promesso che saresti tornata presto!
-I..io... non potevo...- sussurrò torcendosi le mani e
quando lo sentì avvicinarsi temette di essere colpita e chiuse con forza gli
occhi.
Attese qualche secondo trattenendo il respiro, ma quando non
accadde niente riprese a respirare e riaprì gli occhi accorgendosi che Severus
le aveva preso tra le dita una ciocca di capelli scuri e se l’era attorcigliata
intorno all’indice.
-Hai paura di me?- le domandò con un tono appena più morbido
e Penelope alzò lo sguardo lucido di lacrime tornando finalmente a guardarlo
negli occhi.
-Come potrei mai aver paura di te?- gli domandò con voce
incrinata. –Io ti amo. Non ho mai smesso di amarti... sei stato tu a
salvarmi... il mio amore per te mi ha permesso di resistere per tutti questi
anni... il pensiero di dover tornare, per te, con te mi ha fatto continuare a
sperare...- Penelope concluse quel discorso ormai in singhiozzi, ma non cercò
in nessun modo di avvicinarsi a Severus, fu lui a stringerla contro il suo
petto e a quel punto si aggrappò con disperazione alla sua casacca nera
continuando a piangere fino a che non esaurì tutte le lacrime.
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Capitolo 6 *** Spiegazioni e Chiarimenti ***
2penelope 5
Ciao
a tutti!!! Ecco a voi il tanto atteso (o almeno spero) quinto capitolo
dove finalmente si capisce che cosa diavolo è successo a
Penelope ^^ Spero vi
piaccia e che mi lasciate un commentino. Per vostra fortuna non ho il
tempo di fare una nota più lunga perchè la scuola mi sta
uccidendo, quindi BUONA LETTURA!!!!
5
La prima cosa di cui si rese conto Penelope fu che qualcuno
stava discutendo.
E non una semplice discussione, no... sembrava più un
litigio e... era una sua impressione o stavano parlando di lei?
-Possibile che tu sia così stupido? È rimasta incosciente
per tre giorni, avresti dovuto darle qualcosa di più consistente da mangiare!-
-Non dare la colpa a me Mocciosus! Stava benissimo prima che
vi lasciassimo soli, dimmi, che le hai fatto???-
-Mmmh...- mugolò Penelope e poi aprì gli occhi ritrovandosi
sdraiata sul divano del salotto con Silente seduto su una poltrona di fronte a
lei e i due litiganti tra di loro che si fronteggiavano con aria minacciosa.
Si mise a sedere e a quel punto sia Severus che Sirius
tacquero per potersi girare verso di lei, mentre il preside sorrideva, bevendo
da una tazzina quello che sembrava del tè.
-Mi sono addormentata..?-
Sirius lanciò un’occhiataccia a Severus.
-è quello che afferma Mocciosus.-
Penelope alzò gli occhi al cielo e ignorando del tutto il
malandrino guardò Severus che ricambiò l’occhiata.
A quel punto però Silente si alzò in piedi impedendo a
chiunque altro di aggiungere qualcosa.
-Signor Black, vorrei che ci lasciasse da soli.-
Sirius si accigliò indispettito. –Faccio parte dell’Ordine,
non vedo il motivo per il quale dovrei andarmene.-
-Perché è impossibile discutere in presenza sia tua che di
Severus e in questo caso è più importante che Severus rimanga e non ho tempo
oggi per i vostri battibecchi.- replicò il preside sempre sorridente e
estremamente tranquillo.
Sirius allora uscì dalla sala borbottando qualcosa di
incomprensibile, ma sicuramente poco carino e Silente fece finta di non
essersene accorto.
Quando rimasero solo loro tre, il vecchio mago si rimise
seduto e si concentrò su Penelope che in automatico abbassò lo sguardo.
Purtroppo in quegli anni il suo timore per le autorità si
era tramutato in terrore.
Sempre colpa di suo padre.
-Veniamo a noi Penelope... Severus si è limitato a dirmi che
è da quando ti sei ritirata dalla scuola che non ha più avuto tue notizie.-
Penelope annuì.
-Sono molto curioso di sapere come hai fatto ad entrare
nella scuola senza che nessuno se ne accorgesse e soprattutto il perché... –
Penelope si accorse che Silente ci stava andando molto
delicatamente con lei, perché non gli aveva chiesto delle cicatrici né del
marchio nero. Per questo gli fu grata.
-Non so esattamente come ci sono arrivata... cioè lo so, ma
non era nelle mie intenzioni...- tacque per qualche secondo e poi alzò gli
occhi ricominciando a parlare. –Un mangiamorte mi stava inseguendo... ero ad
Hogsmeade, avevo preso una stanza alle testa di Porco...-
Né Severus né Silente parvero turbati da quelle parole, ma
Penelope potè giurare di vedere le labbra di Severus più pallide del solito.
-Era sera tardi... io non riuscivo a dormire così mi sono
affacciata alla finestra, quando mi è sembrato di vedere un uomo, nella neve,
tutto vestito di nero... credevo fosse un mangiamorte, allora sono andata a
vedere, ma...- sospirò stancamente.
-Ha cominciato a rincorrermi ed io mi sono rifugiata nella
stamberga strillante, poi... non so come, ma si è aperto una specie di
passaggio segreto, sembrava una galleria sotterranea e seguendola sono uscita
fuori alle radici del platano picchiatore... non è stato un incontro molto
piacevole...- e si sfiorò un fianco.
-Mi ero accorta di essere ad Hogwarts, ma era notte fonda,
così mi sono intrufolata in una serra e mi sono addormentata... la mattina dopo
mi sono diretta nei sotterranei perché sapevo di trovarci Severus.-
Guardò negli occhi l’uomo e sorrise appena. –Avevo letto il
giorno prima che eri il professore di pozioni.-
Severus annuì, ma un sacco di domande gli vorticavano nella
mente.
Silente, che non aveva perso il suo solito sorriso riprese
la parola –Perché hai deciso di uscire di notte per seguire un presunto mangiamorte?-
-Era un mangiamorte.-
-Si, ma tu inizialmente non potevi esserne certa.-
Fortunatamente non le fece notare che lo era anche lei.
–Temevo che fosse lì per me.-
Severus trattenne il respiro per qualche secondo. –Perché?-
non riuscì a trattenersi dal chiederle e gli occhi di lei si fecero lucidi.
-Perché ho ucciso mio padre e sono fuggita.-
Da quel momento in poi le parole uscirono dalle sue labbra
come un fiume in piena e Severus e Silente non ebbero più bisogno di fare domande
per riuscire a farle dire di più.
-Mio padre ha sempre avuto
molte case in diversi paesi, ma da quando io e mio fratello abbiamo
iniziato ad andare a scuola i nostri genitori si erano stabiliti nel maniero in
Norvegia... io fui mandata ad Hogwarts e mio fratello a Durmstrang. Non ne
avevo mai capito il perché. Ma in questi ultimi quindici anni tante cose sono
diventate fin troppo chiare.- Penelope si rannicchiò in un angolino del divano
stringendosi le ginocchia al petto.
-Io e mio padre non abbiamo mai avuto un gran rapporto.- un
sorriso ironico si delineò sulle sue labbra e Severus si accigliò ancora di
più.
-Lui si limitava a picchiarmi quando sbagliavo o facevo
qualcosa che non gli piaceva, ma per il resto... non credo di aver mai avuto un
discorso che si possa definire normale con lui. Con mio fratello invece era
diverso. Spesso dopocena si chiudevano nel suo studio e quando Marcus, mio
fratello, ne usciva aveva sempre un’espressione corrucciata.
Spesso ho provato a chiedergli cosa facessero ma lui
rispondeva sempre a monosillabi ed era sempre vago.-
Penelope si interruppe per qualche momento chiudendo gli
occhi.
-In quei momenti l’odiavo perché ritenevo che nostro padre
riservasse a lui un trattamento speciale.
Quando poi mi arrivò la notizia che era morto non potevo
crederci e solo dopo due anni morì anche mia madre.- sorrise di scherno.
-Mio padre aveva scritto che si era suicidata.-
Severus sospirò appena. Ricordava bene il giorno in cui le
arrivò la missiva da suo padre, era sconvolta e sapere che si era tolta la vita
con le sue stesse mani non doveva averla aiutata.
-In realtà mio fratello, in quegli incontri con mio padre
riceveva come delle lezioni sull’importanza della famiglia e della purezza del
sangue... hanno cercato di fargli il lavaggio del cervello, soprattutto a
Durmstrang, ma Marcus non era uno sciocco e quando mio padre l’ha presentato a
Voldemort...-
Severus chiuse gli occhi per qualche istante a quel nome e
rabbrividì per poi tornare a guardarla cercando di non far trasparire i propri
sentimenti.
-Lui non si è piegato. Non ha voluto ricevere il marchio. Ne
aveva già parlato a nostro padre, ma lui non lo aveva ascoltato e arrivati al
momento cruciale, Voldemort l’ha ucciso a causa del suo rifiuto. E nostro padre
non ha fatto niente per fermarlo, così come non ha impedito la morte di nostra
madre.-
Il silenzio si abbatté su di loro violento e dopo qualche
istante, Silente prese la parola.
-Tu non ne sapevi niente?- le chiese e Penelope fece un
cenno di diniego.
-Marcus e mia madre
mi hanno tenuto sempre all’oscuro cercando di proteggermi... perché mio
padre era uno all’antica... le donne servono solo per procreare e per badare ai
figli e alle faccende domestiche... quindi
non si è opposto alla decisione di mia madre a mandarmi ad Hogwarts, il più
lontano possibile lui. Solo che poi le
cose sono cambiate.
Mio padre si è ritrovato senza erede, senza nessuno da poter
offrire al signore oscuro. Come se tutti i suoi averi e la sua famiglia non
fosse stato abbastanza. Così mi fece tornare a casa... solo che non c’era solo
lui ad accogliermi, ma anche i mangiamorte e Voldemort.
Mi imposero il marchio, ma io mi rifiutai di eseguire
qualunque ordine e non mi uccisero solo perché le streghe purosangue
scarseggiavano ed io potevo sempre essere utile in futuro, così mi rinchiusero
nella prigione sotterranea della mia stessa casa.-
Silente aveva perso il sorriso molti minuti prima.
-Per tutto questo tempo?-
-Non proprio... quando Voldemort sparì, le visite dei
mangiamorte si fecero sempre più rade fino ad annullarsi del tutto. Era rimasto
solo mio padre ed io... e... lui aveva cominciato ad abbassare la guardia,
depresso dalla scomparsa del suo signore ed io riuscii ad uscire dalla
prigione, presi la sua bacchetta e dopo averlo ucciso... fuggii.-
Penelope posò il mento sulle ginocchia e sospirò mentre
Silente la osservava concentrato ed estremamente serio.
-Voldemort è tornato.- affermò il vecchio mago
all’improvviso –ma immagino che tu lo abbia saputo non appena è accaduto, perché
sei venuta solo ora?-
Penelope abbassò nuovamente lo sguardo. –Ho dovuto fare in
modo che nessuno mi seguisse.-
-Che vuoi dire?- chiese allora Severus e lei arrossì appena.
-Sono riuscita a liberarmi da mio padre solo poco prima che
Voldemort tornasse in vita... mio padre era troppo vecchio per aiutare
attivamente il suo signore, così era stato messo da parte ed io ne ho
approfittato. Pochi giorni dopo Voldemort aveva riacquistato tutti i suoi
poteri, ma io ovviamente non mi sono presentata al suo raduno e... alcuni
mangiamorte sono venuti a cercarmi e mi sono dovuta nascondere per qualche
mese, perché erano sulle mie tracce,
solo quando sono stata sicura di non portarmi dietro nessuno allora... solo
allora sono tornata a Londra.-
-Quindi sei considerata una traditrice.- concluse per lei
Silente e Penelope annuì.
-Bene, allora suppongo che per te sia molto più sicuro
rimanere a Graimmuald Place-
Sia Penelope che Severus lo guardarono sorpresi.
-Grimmuald Place...?-
-Per la precisione il numero dodici.-
-Ma preside...- cercò di opporsi Severus e il vecchio mago
lo guardò con astuzia –Non convieni con me che questo sia il posto più sicuro
per Penelope?-
-Si, ma...-
-Niente ma. La signorina Lewis rimarrà qui in compagnia del
signor Black...- a quelle parole entrambi fecero una smorfia.
-...ed ovviamente farà parte dell’Ordine della Fenice.-
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Capitolo 7 *** L'Ordine ***
2penelope 6
Buona
domenica a tutti e mantendo i miei soliti sei giorni ecco a voi il
sesto capitolo. Però devo ammettere di esserci rimasta un po'
male...ç_ç Dove siete finite mie solite commentatrici?
Ok,
la smetto, dopotutto sono felice che lo scorso capitolo vi sia
piaciuto. ^^ Grazie a tutti quelli che mi seguono e BUONA LETTURA!
6
-Silente ha detto che torneranno domani.- ripetè per la
seconda volta Sirius cercando di attirare l’attenzione della donna che da
quando Mocciosus e il vecchio se n’erano andati era rimasta seduta sul divano a fissare il
vuoto davanti a lei.
Piuttosto inquietante a dire il vero.
Ma in fondo era contento di avere un ospite fisso per un
po’, così almeno avrebbe avuto un po’ di compagnia...
Anche se inquietante.
Sirius le andò di fronte e le sventolò una mano davanti al
volto guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Penelope.
-Mi hai sentito?-
-Ho capito, non sono sorda, né idiota, al contrario degli
altri presenti nella stanza.-
-Carina.- replicò sarcastico Sirius sedendosi accanto a lei
con suo sommo fastidio.
-Si può sapere perché devi per forza rompermi le scatole?-
-Perché è una noia qua dentro e non so cosa fare... –
Penelope lo fulminò.-Ho capito... quindi sarei il
“Mocciosus” di questa situazione?-
Sirius la scrutò per qualche attimo prima di prendere in
considerazione la cosa.
-In effetti sei la persona che caratterialmente si avvicina
di più a Snape... è piuttosto disturbante.-
-Oh, Black... potrei commuovermi, questa è la cosa più carina
che tu mi abbia detto.-
-Sei proprio assurda! Come potresti considerare un
complimento essere paragonata a Mocciosus???-
-Non lo riesci a capire vero?- gli chiese con condiscendenza
–Per me non esiste nessun Mocciosus, ma solo Severus...-
-Si è vero, non riesco a capirlo.-
-Idiota.-
-Mocciosa.-
-Anche questo da parte tua potrebbe essere considerato un
complimento, te ne rendi conto vero?- gli chiese ghignando e lui sbuffò seccato
facendola sorridere appena, divertita.
Quella sera andarono a letto presto e Penelope, dopo
vent’anni riuscì a dormire sei ore consecutive in una relativa tranquillità
emotiva. Forse il sollievo di aver incontrato Severus e di avergli spiegato
come erano andate le cose, l’aveva resa più serena.
Solo che quando vide l’ora si accorse di aver dormito per
molto più di sei ore.
Accidenti, era proprio esaurita. Erano le cinque e mezzo del
pomeriggio.
Con fatica si alzò, si fece una doccia, si vestì e poi scese
di sotto, solo che quando aprì la porta della cucina per vedere di mangiare
qualcosa, incontrò lo sguardo di una donna che certamente non era Black, ma che
anzi aveva in mano un enorme pollo completamente spennato.
-Emmmh...- rimasero per qualche attimo imbambolate a
fissarsi.
Quella donna aveva i capelli rossi ed era robusta di
corporatura, ma sembrava molto sorpresa di vederla.
-Salve...?- mormorò Penelope e la donna sembrò riscuotersi
dal suo torpore e le sorrise calorosamente.
-Oh, tu devi essere Penelope, scusami, ma Sirius mi ha detto
che saresti rimasta a letto ancora per molto e non mi aspettavo di vederti in piedi... ad ogni modo io sono Molly,
faccio parte dell’Ordine.- le spiegò gentilmente, poi posò il pollo su un
vassoio e dopo essersi pulita le mani gliene porse una, che Penelope strinse
appena.
-Oh, emmh... piacere Molly, ma mi stavo giusto chiedendo...
che ci fai qui?- le chiese cercando di non apparire sgarbata, ma che diavolo!
Vedersi comparire una con un pollo tra le mani... morto, non è che sia proprio
normale.
O forse lei aveva perso la cognizione della normalità, anche
questa non era una possibilità da scartare.
-Sono venuta a cucinare, stasera ci sarà una riunione con
tutti i membri dell’Ordine e molti rimarranno a cena.-
A quelle parole Penelope sgranò appena gli occhi.
-Ci saranno proprio tutti?- chiese con trepidazione e Molly
si sorprese di quel cambio repentino d’umore.
-Oh beh, non so se proprio tutti, ma molti.-
Penelope si morse il labbro inferiore e poi annuì.
-D’accordo... beh, io vorrei mangiare qualcosa e...-
-Oh ma certo!- esclamò la donna interrompendola –dopotutto
sei così magra, devi metter su qualche chilo.-
Le ore dopo trascorsero molto velocemente.
Penelope mangiò un panino al prosciutto e poi assaggiò tutto
quello che Molly le proponeva. Quella donna sapeva così tanto di “mamma” che
non si stupì quando Sirius le disse che aveva ben sette figli.
Ad un certo punto Sirius comparve nella cucina tentando in
qualche modo di aiutarle, ma Molly gli urlò contro e lo buttò fuori dalla
stanza dichiarando che sarebbe stato in grado solo di combinare guai.
Quella donna le stava già simpatica.
Alle sette e mezzo i membri dell’ordine cominciarono ad
arrivare e Penelope si rifugiò in camera sua sotto lo sguardo divertito di
Black.
Dalle chiacchiere di Molly sapeva che Silente arrivava
sempre per ultimo, dopo cena e di conseguenza anche Severus avrebbe fatto lo
stesso.
Avrebbe tanto voluto vederlo da solo, ma era impossibile e
probabilmente a lui non interessava più avere qualcosa a che fare con lei,
anche se qualche giorno prima l’aveva abbracciata.
Si infilò sotto le coperte intenzionata a sparire per sempre
quando la voce di Black la raggiunse da fuori.
-Avanti, vieni a cena, altrimenti Molly mi farà la pelle.-
le urlò e lei sorrise appena.
-Questo non è che mi invogli a venire non trovi? Anzi.-
replicò aprendo la porta e lui le lanciò un’occhiataccia.
-Molto carina.- disse ironico e lei gli sorrise sbattendo un
paio di volte le palpebre, da brava finta innocente.
-Grazie.-
Scesero al piano di sotto e oggettivamente non c’erano molte
persone, ma per lei che aveva vissuto isolata per vent’anni, quella era una
numerosissima folla.
-Eccoci qua! Ho recuperato la bella addormentata.- esclamò
Sirius facendo voltare tutti quanti a guardarla e lei abbassò immediatamente lo
sguardo.
Con sua enorme sorpresa però, Black le afferrò un polso
trascinandola davanti ad un altro uomo, che le ricordava qualcuno.
Aveva i capelli castano chiaro, il viso era contornato da
qualche cicatrice e il suo sorriso era sincero, ma stanco.
-Ecco qua, lui è Remus, questa invece è Penelope Lewis,
veniva a scuola con noi.- presentò brevemente Sirius e lei fu sorpresa nel
riconoscere in quell’uomo Remus Lupin il prefetto più imperfetto del mondo,
dato che faceva parte dei malandrini.
Nessuno dei due fece in tempo a dire niente che una ragazza
dai capelli rosa si affiancò a Lupin sorridente.
-Oh quindi andavi a scuola con questi due, immagino che
avrai un sacco di aneddoti da raccontare, preferibilmente imbarazzanti.-
affermò sorridendole complice.
-Taci cugina non sai di cosa stai parlando.-
-Invece credo di sapere esattamente
di cosa parlo cugino ed anche Penelope ha inteso benissimo vero?-
Penelope anche se stordita da tutta quell’esuberanza annuì
sorridendo lievemente e Sirius le lasciò finalmente il polso, che non si era
accorto ma lo aveva stretto fino a quel momento, e si gettò addosso a Remus.
-Ah Rem! Solo tu mi capisci, come faremo adesso?? Due vipere
alleate contro di me! Solo tu puoi aiutarmi!- esclamò melodrammatico e Penelope
lo fulminò con lo sguardo.
-Vipera a chi???- replicò offesa la
ragazza-dai-capelli-rosa.
Penelope osservò i due continuare a battibeccare e solo
quando finalmente si sedettero per la cena intuì che il nome della ragazza era
Nimphadora Tonks, ma solo chi voleva morire la chiamava per nome.
Prima di iniziare a mangiare comunque, ogni persona le si
presentò. Molti di questi comunque avevano i capelli rossi e non era poi
difficile capire chi fossero.
Ma oltre ai figli più grandi dei Weasley era presente anche
un certo Alastor Moody che lei conosceva di fama. Molly le disse che
normalmente erano molti di più, ma la riunione era stata indetta solo il giorno
prima e pochi erano riusciti a liberarsi dal lavoro.
Penelope si ritrovò accanto a Lupin e Tonks, quest’ultima
era un po’ troppo agitata per i suoi gusti, ma almeno era simpatica, mentre
Remus non faceva altro che fissarla.
Questo in effetti la irritava molto.
-Penelope Lewis...- mormorò ad un certo punto e lei si voltò
a guardarlo a sua volta.
-Si, è il mio nome.-
-Ma certo, sei quella ragazza che non faceva altro che
combinare disastri durante la lezione di pozioni.- disse allora sorridendo
divertito e lei arrossì.
Come faceva a ricordarsi chi era dopo vent’anni????
A quelle parole, Sirius sogghignò.
-Davvero Rem? Io non ricordo.-
Dannato.
-Si, Lumacorno è finito in infermeria più volte per merito
tuo.- rispose il moro rivolgendosi a
lei.
A quel punto tutti i presenti stavano ascoltando.
-Si è vero- ammise anche se a malincuore, ma ormai l’avevano
messa con le spalle al muro. –Ma come fai a ricordartelo?-
Remus allora rise. –In realtà ricordo soprattutto una
lezione in cui il professore ti mise a lavorare in coppia con Snape...-
Oh, cazzo!
Sirius ghignò ancora di più e Tonks si porse verso di lui.
–E perché mai?- gli chiese e Penelope pensò che si fossero messi d’accordo in
precedenza.
-Perché ad un certo punto Snape urlò contro qualcosa sul
fatto che fosse troppo distratta e lei lo insultò apertamente proprio durante
la lezione.-
Sirius scoppiò a ridere insieme a quasi tutti i presenti
mentre Tonks la guardava con quella che sembrava ammirazione negli occhi.
-Oh è vero, è vero mi è tornato in mente, ma cos’è che gli
dicesti? Te lo ricordi?- le chiese Black e Penelope divenne color pomodoro.
-Lo ricordo bene, ma...-
-Non credo che siano affari che ti riguardano nevvero
Black?- la voce profonda e roca di Severus interruppe la sua frase e stroncò
del tutto le risate che comunque stavano andando ad esaurirsi.
Penelope si girò verso l’uomo, ma lui non la degnò di uno sguardo,
al contrario Silente le rivolse un sorriso indulgente e divertito prima di
iniziare a parlare.
-Siamo in anticipo, ma speravamo...- un’occhiataccia da
parte del professore gli fece cambiare idea –Speravo di poter gustare la deliziosa torta di mele di Molly.- la
donna allora si alzò in piedi.
-Ma certo Albus, prego accomodati... Severus, tu ne gradisci
una fetta?- gli chiese cortesemente, ma lui fece un cenno di diniego.
-No, grazie.-
-Tzè, figurati...- borbottò Black e Severus si accigliò.
Penelope osservò i due per qualche secondo, indecisa, quello
sarebbe stato il momento perfetto per chiedere a Severus di parlare per qualche
attimo, da soli, magari nella sua camera... al pensiero le guance le si
scaldarono.
Probabilmente ti odia
e tu pensi al sesso? Sei proprio una maniaca. Vent’anni di prigionia ti hanno
danneggiato il cervello.
Probabilmente era così.
Ad ogni modo, si alzò in piedi e fu stranamente cosciente
del fatto che non solo Severus aveva subito posato lo sguardo su di lei, ma che
Black aveva fatto altrettanto.
Perfetto.
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Capitolo 8 *** Scontri e Incontri ***
2penelope 7
Allora...
dopo aver letto il capitolo probabilmente mi odierete, ma date tempo al
tempo ok? (per favore non linciatemi >.<) detto questo vorrei
ringraziare tutti quelli che continuano a seguirmi, ma soprattutto chi
commenta. E questo perchè sto attraversando la fase del "blocco
dello scrittore" ç_ç Ma non preoccupatevi che i capitoli
fino al quindicesimo sono già stati tutti scritti... spero che
da qui a un paio di settimane riesca a tornare in carreggiata XD. Quindi...
BUONA LETTURA!!!! (Per il blocco dello scrittore i commenti sono la
migliore cura... volevo solo farvelo sapere ù.ù)
7
Penelope uscì dalla sala e passando accanto a Severus lo
guardò per qualche secondo negli occhi.
Il silenzio poi, scese stranamente su tutta la tavolata.
-Sai Mocciosus, se non ti decidi a seguirla potrei farlo
io.- esclamò ad un certo punto Sirius e forse per la prima volta ebbe davvero
paura di Snape.
L’occhiata che gli riservò non aveva niente di umanamente
definibile.
E senza dire niente si voltò, uscendo a sua volta dalla
sala.
-Quella battuta potevi davvero risparmiartela Felpato.-
sospirò Remus e Sirius si ritrovò ad essere d’accordo con l’amico.
_ _ _
Ok, ok, ok, ok, ok.
Ok. Fai un respiro profondo.
Lo fece, ma questo non l’aiutò affatto a recuperare la
calma.
Si era avvicinata al divano del salotto, ma non era riuscita
a sedervi da quanto era agitata.
Severus la raggiunse dopo qualche secondo accigliato e lei
deglutì nervosamente. Stava per iniziare a parlare, ma lui non le diede il
tempo dato che tirando fuori la bacchetta eseguì un incantesimo non verbale che
riconobbe come muffliato.
-Non credo che a qualcuno qui interessi cosa diciamo.-
-Mmh e di Black cosa mi dici?- replicò Severus e lei si
ritrovò ancora una volta a rabbrividire per quella sua voce roca e per i suoi
occhi che si erano posati su di lei neri e profondi.
Con imbarazzo crescente abbassò lo sguardo.
-Non devi sentirti in colpa.- esordì il professore dopo
qualche attimo di silenzio e lei lo guardò sorpresa.
-Cosa..?-
-Hai spiegato tutto l’altro giorno, di quello che ti è
successo, non te ne faccio una colpa.-
Penelope immaginava che si sarebbe dovuta sentire meglio per
quelle parole, ma erano state pronunciate con una voce così gelida e
indifferente che invece si sentì schiacciata dalla sofferenza che Severus evidentemente
nascondeva.
-Beh... è difficile crederti se parli in quel modo così...
serio e drammatico.-
Severus la scrutò per qualche secondo impassibile e Penelope
sentì morire il sorriso sulle proprie labbra
guardandolo negli occhi, accorgendosi solo ora che il suo Severus
probabilmente non c’era più.
L’uomo che aveva davanti non era più abituato a sorridere o
a scherzare, ma al contrario si era fatto amica la sofferenza.
-Oh, Sev... mi dispiace tanto.- mormorò Penelope portandosi
una mano alla fronte cercando di nascondergli le proprie lacrime.
-Smettila di piangere, non sono più il ragazzino che
conoscevi, non devi soffrire più per me.-
Penelope alzò gli occhi guardandolo confusa. –Cosa..?...No!-
esclamò scuotendo il capo.
-Io ti amo. Non posso evitare di preoccuparmi per te!-
Penelope però si sentì morire nel vedere il suo sguardo
farsi ostile.
-Non sono più quello
che credi.-
-Si invece, sei sempre il mio Severus, non importa se sono
trascorsi vent’anni e che siamo entrambi marchiati, io non smetterò di amarti!-
Severus sgranò impercettibilmente gli occhi e Penelope si
rese conto che l’altro non sapeva che lei sapeva che anche lui era diventato un
mangiamorte.
Severus assottigliò lo sguardo e le si avvicinò.
-Come lo sai?- sibilò e Penelope lo guardò con sfida.
-Sono anche io una mangiamorte, ricordi? E anche mio padre
lo era, credi che non avesse una lista di tutti i seguaci dell’Oscuro?-
Continuarono a guardarsi negli occhi per qualche altro
secondo prima che Severus distogliesse lo sguardo per primo.
-Questo non cambia niente.- ci tenne a precisare Penelope,
ma l’altro si strinse nel mantello, incrociando le braccia al petto.
-Questo cambia tutto.-
Penelope scosse il capo –Perché fai così? Posso capire
l’odio nei miei confronti, il rifiuto dei miei sentimenti, ma non posso
sopportare che tu non mi creda.- affermò decisa.
-Non puoi non credermi. Non dopo tutto quello che ho
passato... che abbiamo passato.-
Severus le lanciò un’occhiata irata.
-Cosa puoi saperne tu di quello che ho passato io? Tu non c’eri- sibilò cercando di
trattenere la propria rabbia.
-LO SO!- esclamò con le lacrime che ormai sgorgavano dia
suoi occhi, libere e incontrollate –Lo so...- ripetè poi a voce più bassa e
Severus nel vedere il suo dolore riuscì a placarsi.
-Tu sei libero di fare quel che vuoi... non devi parlarmi se
non vuoi... puoi evitarmi e odiarmi, ma non puoi dubitare dei miei sentimenti
per te...- gemette lei con lo sguardo a terra.
-Il pensiero che avevo per te è stata l’unica cosa che mi ha
permesso di sopravvivere e di andare avanti anche quando le cose si facevano
difficili e tu non puoi dubitarne, mai.-
Penelope non rialzò gli occhi neanche quando sentì l’altro
girarsi, la porta aprirsi e poi richiudersi.
Severus se n’era andato.
Ma in fondo era normale, no? Era quello che si era ripetuta
fino alla nausea, prima di incontrarlo. Adesso lui l’odiava, perché a suo
tempo, era stata lei ad abbandonarlo. Era naturale.
Ma allora perché faceva così male, nonostante tutto?
Si lasciò cadere in ginocchio e senza potersi trattenere
scoppiò a piangere coprendosi il volto con le mani.
_ _ _
Sirius attendeva nervoso che Snape e Penelope tornassero.
Erano ancora tutti seduti a tavola finendo di mangiare il
dolce, quando Mocciosus entrò nella stanza. Individuò Silente, gli si avvicinò
e mormorò qualcosa al suo orecchio facendolo accigliare, poi si voltò ed uscì
dalla sala. Poco dopo la porta della casa venne chiusa con forza e con
sconcerto, Sirius sentì dei singhiozzi provenire dal salotto.
-Bastardo.- sibilò e si alzò in piedi intenzionato ad andare
da Penelope, ma Remus lo afferrò per un polso.
-Dove vai?-
-A fare quello che avrebbe dovuto fare quello stronzo, ecco
cosa!- esclamò infuriato e poi si liberò dalla stretta dell’amico per dirigersi
in salotto.
Penelope era inginocchiata a terra, le palle scosse dai
singhiozzi e le mani a coprire il suo volto.
Sirius si morse il labbro inferiore e poi le si accucciò
accanto.
-Penelope?- la chiamò piano e le posò una mano sulla spalla,
ma lei la allontanò in malo modo.
-Non mi toccare!!!- urlò, ma Sirius, ovviamente, non
l’ascoltò e al contrario le passò le braccia intorno alla vita e la strinse
contro il suo petto.
Lei cominciò a tirargli pugni, cercando di liberarsi, ma lui
accettò tutto senza mollare e alla fine si ritrovò esausta tra le braccia del
malandrino.
-Lasciami.- sussurrò con voce roca, ma l’altro vece un cenno
di diniego.
-Credo che tu abbia bisogno di un amico e dato che non c’è
nessun altro toccherà a me questo ingrato compito.-
Penelope a quelle parole tornò nuovamente da piangere.
Severus... un tempo
era lui il suo amico...
Con orrore prese coscienza di non avere più nessuno. Era
sola.
Si morse l’interno guancia e stringendo tra le mani la
camicia di Black, si appoggiò a lui, ricominciando a piangere.
Sirius la tenne stretta tutto il tempo trovando ogni secondo
un nuovo insulto contro Snape. Quello stronzo l’avrebbe pagata.
Penelope smise di piangere dopo un tempo indefinito, ma non
si allontanò dall’uomo e lui non fece niente per scostarla da sé. Così, esausta
per tutta quella giornata, si addormentò stretta tra le braccia di Sirius
Black.
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Capitolo 9 *** Mutante ***
2penelope 8
Ciao a
tutti ed ecco a voi l'ottavo capitolo. Mmmh... in questo nuovo
eccitante (si come no) capitolo, si... diciamo approfondirà il
rapporto tra Penelope e Sirius... (non pensate male). Purtroppo
per chi non lo sopporta, Sirius sarà piuttosto presente nei
capitoli seguenti, quindi... aspettate e vedrete. ù.ù
Come sempre vi ricordo di lasciarmi un commentino e BUONA LETTURA!
8
Penelope aprì gli occhi solo la mattina dopo, in camera sua.
Si mise seduta sul letto intontita, con gli occhi che le
bruciavano e la testa dolorante.
Solo dopo qualche minuto le tornò in mente quello che era
successo la sera prima e la tristezza, condita dalla sua amica disperazione si
fece largo nel suo petto.
-Va tutto bene... andrà tutto a posto, si sistemerà
tutto...- cominciò a ripetersi con gli occhi chiusi e le ginocchia strette al
petto, come aveva fatto per tutti quegli anni, cercando di aggrapparsi a una
qualsiasi speranza...
...a Severus. Al pensiero di incontrarlo nuovamente, ma
adesso tutto era finito.
Qual’era la sua speranza adesso?
Quella domanda le riecheggiò nella mente per qualche
secondo, senza trovare una risposta.
Si alzò e traballante si diresse nel bagno, chiudendovisi
dentro.
Si appoggiò alla porta chiusa cercando di regolare il
respiro, che si era fatto rapido e superficiale. Cosa doveva fare adesso?
Si tolse la maglietta e rimanendo in reggiseno osservò il
marchio nero deturpato da molte cicatrici.
Avrebbe tanto voluto strapparsi la pelle per non doverlo
vedere più.
Aprì un armadietto e trovò subito quello che stava cercando.
Una lametta.
Era da così tanto con si tagliava... perché si era
trattenuta? Ah si... per Severus, temeva che se si fosse sfregiata troppo non
l’avrebbe più voluta, ma adesso non aveva più importanza giusto?
La strinse nella mano destra e la posò sull’avambraccio
sinistro, sul marchio, proprio poco sopra la testa del serpente, come se
volesse tagliargliela.
Poi spinse e un rigo rosso sgorgò dal taglio.
Sospirò e continuò ad affondare la lama.
-Penelope?-
Sirius entrò nella sua stanza con la colazione.
Era da una vita, letteralmente, che non faceva qualcosa del
genere per una donna, ma Penelope sembrava averne davvero bisogno.
Perché poi? Non lo sapeva.
Remus la sera prima lo aveva avvertito. Penelope era
off-limits e lui aveva fatto il finto offeso dichiarando di saperlo già da sé,
ma in realtà quella ragazza aveva qualcosa che lo attirava. Forse la
prospettiva che andarci a letto avrebbe fatto infuriare da morire Mocciosus?
Poteva anche darsi.
Penelope però non era a letto e la porta del bagno era
chiusa.
Sirius allora sbuffò e posò il vassoio sulla scrivania e
fece per andarsene, ma l’odore del sangue lo raggiunse immobilizzandolo.
Grazie alla sua forma di animagus aveva un olfatto più fine
anche quando era umano, ma cosa ci faceva del sangue nel bagno?
Bussò alla porta.
-Penelope, stai bene?-
Nessuna risposta. –Penelope!?- la chiamò allora più forte,
ma non sentendo ancora alcun rumore, cominciò a preoccuparsi.
-Alohomora!- esclamò con la bacchetta in mano e la porta si
aprì.
-Penelope!!!- le si inginocchiò accanto e le strappò la
lametta dalle mani e quello sembrò riscuoterla perché si sporse verso di lui
nel tentativo di riprenderla.
-Ma cosa hai fatto??- esclamò anche se in realtà era fin
troppo chiaro. Il braccio sinistro era pallido in un modo preoccupante tranne
per le ferite aperte da cui sgorgava fuori troppo sangue.
Sirius prese un asciugamano e bloccando il tentativo
dell’altra di liberarsi le fasciò alla bell’e meglio l’avambraccio sinistro.
-NO, NO!!! Lasciami, LASCIAMI!!!!- continuò a strepitare
Penelope, ma Sirius non la lasciò andare.
-Smettila di agitarti! Cosa credevi di fare? Volevi
ucciderti???- urlò l’uomo scuotendola per le spalle con forza e lei lo guardò
negli occhi confusa, come se non capisse la sua lingua.
Dopo qualche attimo di silenzio Penelope sembrò tornare in
sé.
-Cosa... cosa ci fai qui...?- mormorò sbattendo le palpebre
confusa e Sirius sospirò, allentando la stretta sulle sue braccia.
-Cosa credi che faccia? Ti sto impedendo di suicidarti ecco
cosa.- replicò lui sarcastico e lei sbuffò prima di scrollarsi di dosso le sue
mani.
-Non mi stavo uccidendo.-
-Si certo.- rispose lui sarcastico indicando intorno a sé il
sangue e lei fece un cenno di diniego togliendo l’asciugamano dal suo braccio
prima di mostrarglielo.
Sirius sgranò gli occhi.
Non aveva più nessuna ferita.
-Ma cosa...-
-Si sono aggiunte solo un altro paio di cicatrici, non ho
niente, non sono mai riuscita a uccidermi.- rispose disinteressata e Sirius
sbiancò.
-Cosa hai detto?- e
Penelope gli lanciò un’occhiataccia.
-Ho detto che non sono mai riuscita a morire dissanguata
nonostante tutte le ferite ok? Mi si richiudono sempre prima che perda troppo
sangue... di solito svengo, ma mi sveglio sempre dopo un paio d’ore al massimo.-
Sirius deglutì prima di passarsi una mano tra i capelli non
curandosi di macchiarsi di sangue ancor di più di quanto già non fosse.
-Ma com’è possibile?-
-Non lo so, ma finchè Voldemort era in vita ha avuto bisogno
che qualcuno provasse le pozioni che
inventava o che si “offrisse volontario”
per subire una qualche altra maledizione scoperta o... qualcosa di simile... si
insomma, sono stata la sua cavia per vent’anni e non mi stupisco di avere
qualche stranezza...- rispose Penelope con voce monocorde con gli occhi a
fissare il marchio nero, come ipnotizzati.
Sirius invece non sapeva cosa dire. Lui aveva trascorso
diciassette anni ad Azkaban, ma a confronto con quello che aveva subito
Penelope, la sua sembrava una spensierata vacanza.
-Pensi che sia colpa delle pozioni e degli incantesimi
quindi?-
-Altrimenti cosa? Certamente non sono una mutante.- borbottò
con un sorrisino divertito, ma quando alzò lo sguardo e vide l’espressione
sconvolta dell’altro si rese conto che forse avrebbe fatto meglio a tacere quei
dettagli, non l’aveva detto neanche a Silente.
-Vorrei che non dicessi niente a nessuno.- mormorò alla fine
alzando gli occhi stanchi su Sirius.
-Ma hai bisogno di aiuto, devi fare qualche esame, per
vedere se stai bene davvero.- cercò di opporsi l’uomo, ma lei scosse il capo.
-Non voglio essere studiata come un animale d’accordo? Venti
anni da cavia mi sono bastati.-
Sirius non era del tutto sicuro che quella fosse la cosa
giusta da fare, ma annuì. Dopo tutto poteva immaginarsi la sua necessità di
riservatezza –D’accordo...- sospirò. Accidenti, quella ragazzina gli avrebbe
fatto venire un ictus prima o poi.
Penelope gli sorrise grata.
-Grazie.-
A quel punto Sirius la prese in braccio e dopo aver usato un
gratta e netta su di loro e sul bagno, la riportò a letto.
Solo in quel momento si accorse che Penelope era mezza nuda.
-Emmmh... forse è meglio se vado a prenderti una maglia...-
borbottò imbarazzato non appena la lasciò andare e lei rise divertita.
-Non ci credo, Sirius, mister-don-giovanni si vergogna in
presenza di una dona senza maglietta?-
Sirius le lanciò un’occhiataccia. –Sta zitta, sono in
imbarazzo perché altrimenti dovrei essere eccitato e ti assicuro che la tua
pelle cadaverica non mi attizza per niente in questo momento.-
Grazie al cielo Sirius non aveva perso la sua agilità, così
riuscì ad evitare il vaso diretto alla sua testa, che andò ad infrangersi
contro la porta che per un pelo riuscì a chiudere dietro di sé.
-Che tu sia dannato Black!!!!!-
Il latrato della sua risata fu l’unica risposta che
ricevette.
_ _ _
-Ok, devi dirmi una cosa.-
Sirius era seduto a gambe incrociate sulla parte del letto
che non era occupata da Penelope che era intenta a fare colazione, recuperando
così un po’ di energie.
-Mmmh.- si limitò a mugugnare lei continuando a mangiare.
-Sei immune anche agli incantesimi?-
-No. Dopotutto non sono immune neanche alle ferite, solo che
guariscono più velocemente del normale, non sono mica diventata
indistruttibile!-
-Mmh... e allora perché ti fai del male?- le chiese Sirius con un cipiglio serio che
chiunque avrebbe fatto fatica a ricollegare al suo volto.
Penelope lo osservò per qualche attimo prima di abbassare lo
sguardo sulla tazza di cereali e latte ormai vuota che aveva tra le mani.
-Perché il dolore mi ricorda che sono ancora viva.-
Sirius osservò la donna che le stava di fronte e provò una
gran pena per lei. Fino a due giorni prima non gli era mai sembrata così
fragile, ma adesso... era come se si fosse lasciata andare, come se non gli
importasse più niente.
-è colpa di Mocciosus vero?-
Penelope sussultò appena –No, sono stata io ad essermi fatta
troppe illusioni, è che la verità fa male... credevo... credevo che una volta
tornata da Severus, sarebbe andato tutto a posto, ma... sono stata ingenua. Non
è colpa sua.-
-D’accordo, allora smettila di tagliarti, che cosa ci
guadagni? Se hai bisogno di... qualunque cosa, posso aiutarti io... posso
capire quanto sia difficile tornare alla vita, dopo tanti anni di prigionia.-
le disse Sirius posandole una mano su una spalle e lei gli sorrise.
-Sai Black... dopo tutto, non sei proprio da buttare.-
-Bastarda e io che cercavo di tirarti su il morale!- replicò dandole uno scappellotto e lei gli
fece una linguaccia.
-Oh checcarino, sei proprio un dolce cagnolino.- gli diede
due pacche sulla testa
-Me lo ricorderò, grazie.- aggiunse poi sorridendogli
dolcemente e Sirius si limitò a sbuffare seccato.
Quella sera Penelope andò a letto più serena del giorno
prima e si disse che non si sarebbe arresa facilmente. Severus prima o poi avrebbe
creduto ai suoi sentimenti e lei non lo avrebbe abbandonato di nuovo, sarebbe
stata lì per lui.
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Capitolo 10 *** Prese in Giro e Solletico! ***
2penelope 9
Chiedo
perdono per questo ritardo, ma appunto il computer mi si è fuso
(chi è andato alla mia pagina già lo sapeva). Quindi, non
vi trattengo oltre: BUONA LETTURA!!!!!
9
-Scacco matto-
La miniatura nera del re si alzò in
piedi e afferrando il trono colpì con violenza la regina bianca,
mandandola in mille pezzi.
I lamenti e i brontolii di Sirius la
fecero ghignare.
-Questa è la quinta volta in due
giorni che ti batto.- dichiarò orgogliosa Penelope e lui la guardò
con odio.
-Sicuramente hai imbrogliato- e lei
sbuffò.
-Sei patetico, una scusa del genere non
regge caro mio, o forse ti sei scordato contro chi stai giocando? Ero
una corvonero, ci sarà un motivo...-
Sirius borbottò un “come ti pare,
tanto lo so che imbrogli” e poi si alzò dalla poltrona dirigendosi
in cucina.
-Che fai scappi?- lo derise e scoppiò
a ridere nel notare che l’altro stava cercando di apparire
superiore non rispondendole.
-Non fai onore ai grifondoro se
scappi... i rosso ed oro dopotutto non erano i coraggiosi?-
-Argh maledetta!- esclamò allora
Sirius tornando in sala più che irritato e lei lo fronteggio
alzandosi in piedi, ma dalla parte opposta del divano.
-Si... mmh, immagino che la sconfitta
ti bruci parecchio eh?- disse ancora e a quel punto Sirius scattò in
avanti nel tentativo di prenderla ma lei, ridendo gli sfuggì
riuscendo a raggiungere le scale.
Stava per salire il primo scalino
quando due mani la presero per i fianchi sollevandola senza sforzo.
-Adesso la pagherai per avermi preso in
giro.- le soffiò all’orecchio
-Mi tremano le ginocchia.-
Sirius allora la buttò nuovamente sul
divano, ma non le diede il tempo di rialzarsi perché la bloccò col
proprio corpo iniziando a farle il solletico.
Penelope sgranò gli occhi, sorpresa e
poi cominciò a ridere, incontrollata. Non aveva sopportato il
solletico.
Dannazione, aveva trovato il suo punto
debole.
-Oh no, no ti prego!- riuscì ad
articolare tra le risate, ma Sirius continuò a pungolarla con
cattiveria.
-Ecco brava, forse qualche supplica
potrebbe riuscire a fermarmi, ma non sarei troppo speranzosa al tuo
posto.-
Sirius si fermò solo quando vide che
Penelope non riusciva quasi più a riprendere fiato a causa delle
risate e internamente fu molto soddisfatto del risultato ottenuto.
Penelope era stesa sotto di lui, le
guance arrossate e gli occhi umidi. I capelli si erano liberati
dall’elastico in un momento non ben precisato della lotta e le
attorniavano il volto, sparsi sui cuscini del divano.
Sirius rimase ad osservarla per qualche
attimo notando quanto si fosse ripresa in quei due mesi trascorsi
insieme a lui a Grimmuald Place.
Da quando si era reso conto dello stato
precario dell’altra si era assicurato che mangiasse regolarmente,
tutti i giorni e che non rimanesse mai troppo tempo da sola,
impedendole così di sprofondare in brutti ricordi e di ferirsi.
Probabilmente lei si era accorta di
tutto quelle attenzioni, ma non ne aveva mai fatta parola e lui non
le aveva più chiesto niente. Si limitavano a trascorrere quasi tutto
il tempo insieme, discutendo e litigando per la maggior parte del
tempo, ma evitando di parlare del passato di entrambi.
Ad ogni modo Penelope aveva preso
qualche chilo e la sua pelle non era più cadaverica. Le sue guance
non erano più scavate e le occhiaie anche se ancora presenti si
erano fatte meno marcate. I suoi mal di testa erano scomparsi e in
generale si sentiva molto meglio.
L’unica cosa che era rimasta
invariata erano i suoi incubi. Continuavano a perseguitarla la notte
e quando si svegliava le era difficile trattenersi dal farsi male.
Ma Sirius riusciva sempre ad
anticiparla prima che accadesse l’inevitabile.
Una notte doveva aver urlato e lui
l’aveva raggiunta proprio nel momento in cui stava per tagliarsi i
polsi con la lametta dei giorni precedenti.
Glielo aveva impedito con la forza e
poi lei doveva essersi addormentata di nuovo perché non ricordava
nient’altro di quella notte, ma la mattina dopo, lo specchio, le
lamette e qualsiasi cosa che potesse risultare come un’arma da
taglio erano spariti dal suo bagno.
Penelope non glielo aveva mai detto, ma
era molto grata a Sirius per quell’assistenza silenziosa. Anche se
credeva che anche per lui fosse un toccasana avere qualcuno a casa
con cui parlare, oltre a quell’orribile elfo domestico.
Lo vedeva spesso perdersi nei suoi
pensieri e dalla sua espressione la maggioranza delle volte non
dovevano essere pensieri particolarmente felici.
Anche se molto spesso le sembrava di
essere trattata come una bambina.
E Sirius il più delle volte sembrava
una mamma chioccia...
Ad ogni modo, le aveva raccontato di
quello che era successo a James e Lily e di Harry Potter, il bambino
sopravvissuto, aggiornandola così sui fatti del mondo magico.
Si soffermò a lungo soprattutto su
Harry. Adorava quel ragazzino, da come ne parlava sembrava quasi che
fosse suo figlio e probabilmente era quello che si avvicinava di più
al concetto di famiglia. Dopotutto Penelope conosceva i rapporti
disastrosi che Sirius aveva con la sua famiglia e lo sapeva perché
ai suoi tempi a scuola c’era stato un periodo in cui i fatti
personali di Sirius erano di dominio pubblico.
Adesso però Penelope cercava
soprattutto di liberarsi del peso massiccio dell’altro che
continuava a bloccarla contro il divano.
-Lasciami andare.-
-Non credo che lo farò, dopotutto sto
piuttosto comodo.- replicò ghignando malandrino e lei sbuffò.
-D’accordo, hai vinto tu, lo ammetto,
sei felice adesso?-
-Mmmmmmhhh... no.-
-Sei un bastardo.-
-E tu sei una...- ma l’insulto fu
interrotto dall’arrivo di una donnola azzurrognola... si era
proprio una donnola constatò Penelope con un’altra occhiata.
Sirius si mise immediatamente a sedere
sul divano liberando così Penelope che si sedette a sua volta
proprio quando dall’incanto patronus uscì una voce maschile.
“Silente ci ha informati che per il
23 dicembre sarà indetta una riunione dell’Ordine della Fenice,
così andranno Tonks e Molly a prendere i ragazzi al binario e li
porteranno lì il 22 sera.”
Così come la voce era comparsa, si
volatilizzò e così fece anche il patronus che si dissolse.
-Di chi era quest’incantesimo?-
chiese Penelope
-Arthur Weasley, quello che è stato
attaccato da Nagini un mesetto fa.-
Penelope stava per chiedere come
stesse, ma quando si voltò verso di lui si rese conto di quanto
l’altro fosse felice per la notizia appena ricevuta, così tanto
che si alzò in piedi e cominciò a camminare su e giù per la
stanza.
-Arriveranno qui il ventidue quindi...
dovrò sistemare le stanze e dire a Molly di...-
Penelope che nel mentre si era alzata
a sua volta gli posò una mano sulla spalla.
-Ehi calmati un po’, arriveranno tra
una settimana hai tutto il tempo di sistemare-
Sirius la guardò negli occhi per
qualche secondo e poi le sorrise calorosamente.
-Non vedo l’ora.- dichiarò e lei
alzò gli occhi al cielo
-Non l’avevo notato.-
_ _ _
A cena Sirius non la smise un attimo di
parlare evidentemente eccitato dall’arrivo di Harry e dei suoi
amici che ormai Penelope aveva l’impressione di conoscere di
persona dato che Sirius le aveva raccontato ogni singolo dettaglio
della loro vita... il che era impossibile, ma le sembrava fin troppo
plausibile dopo quasi due ore di chiacchiere ininterrotte.
Mentre Sirius continuava a dare aria
alla bocca lei si perse nei suoi pensieri chiedendosi se anche
Severus sarebbe venuto.
Certo che si, dopotutto faceva parte
dell’ordine anche lui no?
Però sarebbe rimasto anche per Natale?
Era più probabile che sarebbe rimasto solo lo stretto necessario,
ovvero solo per la riunione del ventitré.
Poteva essere la sua occasione per
parlargli di nuovo. A quel pensiero il cuore le prese a battere con
più forza.
Sirius era stato un buon amico che le
era stato accanto, ma le mancava Severus come non mai. Avrebbe tanto
voluto essere stretta nuovamente tra le sue braccia.
Il pensiero del Natale imminente le
fece tornare in mente il loro primo Natale.
Lei gli aveva regalato un libro
antico...
Avrebbe voluto fargli anche quell’anno
un regalo, ma come faceva se non poteva uscire da quella casa?
Forse poteva chiedere a qualcuno di
comprarlo al suo posto... no, era un’idea stupida. Non conosceva
nessuno così bene da potergli chiedere una cosa del genere e poi non
voleva che gli altri si facessero un’idea sbagliata.
Da quel poco che aveva potuto vedere e
capire, Severus aveva costruito la perfetta maschera dell’uomo
impassibile e privo di sentimenti e nessuno lo conosceva davvero...
forse solo Silente. Sirius gli aveva detto che l’unico che si
fidava realmente di Snape era il vecchio preside e lei era felice che
almeno con una persona Severus si fosse aperto e confidato.
Inoltre sapeva che era dovuto tornare
tra le schiere dei mangiamorte. Era la loro spia e nessuno si fidava
di lui. Penelope avrebbe tanto voluto che lui si fidasse di lei, ma
forse dopo tanti anni di sfiducia nei suoi confronti era normale che
fosse così freddo con chiunque.
E poi doveva essere davvero qualcosa di
inimmaginabile tornare a servire Voldemort anche se per finta.
Si riscosse da quei pensieri notando
che Sirius aveva finalmente chiuso la bocca e la stava fissando con
uno sguardo strano.
Tuttavia non vi si soffermò troppo.
-Scusa Sirius, ma devo.. devo fare una
cosa.- detto questo lasciò la cucina e si diresse in camera sua
dove prese una pergamena pulita, una
piuma e l’inchiostro.
Avrebbe fatto capire a Severus quello
che provava per lui. Gli avrebbe scritto una lettera e gliel’avrebbe
consegnata il ventitré, il giorno della riunione dove era sicura di
rivederlo.
Non si sarebbe arresa.
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Capitolo 11 *** 23, Tra Pensieri e Timori ***
2 penelope 1
Decimo
capitolo a voi! è forse il più lungo di questa storia,
quindi spero che apprezzerete... anche perchè è uno dei
miei preferiti *_* In questo
finalmente si comincia a capire cosa passa per la testa a Severus.
Ditemi che ne pensate e come sempre: BUONA LETTURA!!!!
10
Penelope osservò sconsolata la propria
colazione.
Non ce la faceva a mangiare. Proprio
no. Le veniva la nausea al solo pensiero.
-Mangia.- insistette Sirius per
l’ennesima volta trucidato nuovamente da un’occhiataccia. Remus
li osservava divertito.
Lupin era giunto a Grimmuald Place
qualche giorno prima degli altri. Aveva perso l’ennesimo lavoro e
il suo padrone di casa lo aveva cacciato, così aveva dovuto chiedere
ospitalità a Sirius.
Appena arrivato però, Sirius gli aveva
fatto una strana impressione.
In un primo momento non aveva ben
individuato cosa lo rendesse diverso, ma ormai si era accorto che era
a causa di Penelope.
Non sapeva se Sirius ne fosse
consapevole, ma era chiaro che tra i due c’era qualcosa, non sapeva
bene cosa, ma sicuramente c’era... o almeno da parte di Sirius.
Non faceva altro che seguirla con lo
sguardo, qualsiasi cosa facesse e per la prima volta da quando era
stato confinato nella vecchia casa della sua famiglia non aveva
l’aria abbattuta di un condannato a carcere a vita.
Remus era felice per lui, sembrava più
vivo, ma al contempo era preoccupato perché non sapeva che cosa
aspettarsi da quella donna comparsa così all’improvviso.
-Non ho fame.- replicò appoggiandosi
alla sedia con uno sbuffo infastidito –è difficile da capire?-
-No, ma è del tutto inaccettabile,
devi mangiare.- rispose Sirius accigliato finendo le proprie uova.
A quel punto Penelope assottigliò lo
sguardo arrabbiata. –Sono adulta e vaccinata e posso decidere da
sola se mangiare o per una volta saltare la colazione.-
-No se pesi meno di quaranta chili!-
-Ma chi sei, mia madre per caso???-
-Ok, adesso basta!- intervenne il
mannaro posando una mano sulla spalla di Sirius per farlo sedere
nuovamente.
-Calmiamoci d’accordo? Sirius,
Penelope può fare quel che vuole ed anche se non le fa bene, saltare
un pasto non la ucciderà.-
Sirius per tutta risposta grugnì e
Penelope sorrise soddisfatta.
-Bene, grazie Remus e adesso se volete
scusarmi, torno in camera mia.-
_ _ _
Penelope si lasciò cadere sdraiata sul
letto con un sospiro, cercando di calmarsi. Quella sera sarebbero
arrivati i più giovani dell’Ordine e il giorno dopo ci sarebbe
stata la riunione.
E ci sarebbe stato anche Severus.
Da quando se n’era andato lasciandola
da sola nel salotto di Grimmuald Place non l’aveva più visto né
sentito. Gli mancava da morire.
Ormai aveva finito la lettera per lui
ed era stata il testo più difficile da scrivere in vita sua. Sperava
che Severus l’avrebbe almeno letta prima di gettarla via.
Penelope si mise a sedere accigliata.
Ma cosa le prendeva? Non era mai stata
così deboluccia... un tempo non si sarebbe fatta mettere i piedi in
testa da quel borioso serpeverde. Anche se era cresciuto per lei
sarebbe sempre rimasto il ragazzino che impacciato le aveva chiesto
che cosa significasse essere una coppia.
Sorrise a quel ricordo.
_ _ _
-Si può sapere che cosa sta
succedendo?- sbottò Remus non appena la porta della camera di
Penelope si chiuse.
Sirius lo guardò confuso –Non ho
idea di cosa tu stia parlando.-
L’altro gli rivolse un’occhiata
ricca di scetticismo. –Non sono cieco, che cosa è successo tra voi
due?...- ma subito dopo aver fatto quella domanda sgranò gli occhi
–Non dirmi che ci sei andato a letto!-
-Cos..? No, no, assolutamente no!-
sbottò Sirius e per suo eterno imbarazzo arrossì e Remus lo guardò
accigliato.
-Però lo vuoi.-
-Emmh... domanda di riserva?-
-Felpato!-
-D’accordo, d’accordo... non mi
dispiacerebbe... ma questo non vuol dire che lo farò.- dichiarò
infine anche se il pensiero di fare un torto a Mocciosus per di più
andando a letto con Penelope lo allettava.
_ _ _
Quella sera Penelope non scese a cena e
non volle incontrare nessuno, anche se Sirius l’aveva pregata per
più di un’ora fuori dalla porta cercando di convincerla a venir
fuori per conoscere Harry ed i suoi amici, ma lei si era rifiutata
categoricamente.
Quella notte Penelope non riuscì a
dormire bene e la mattina dopo si svegliò presto con un’agitazione
addosso che quasi stentava a riconoscere come propria.
-Ok Penelope, mantieni la calma...-
mormorò mentre si faceva la doccia.
-Fa dei respiri profondi e mantieni la
calma, oggi rivedrai Severus, ma non potrà andare peggio della
scorsa volta...-
O almeno era quello che sperava.
Perché aveva capito a sue spese che il
peggio non aveva fine e stranamente era convinta che anche Severus ne
fosse consapevole.
Finì di lavarsi e si vestì con un
paio di jeans della sua misura, che il giorno prima le aveva portato
Tonks insieme a qualche altro capo, e una felpa slargata che era di
Sirius e di cui lei si era appropriata durante quei mesi di
convivenza.
Poi si fermò davanti alla piccola
scrivania e prese tra le mani la busta di carta sigillata.
La soppesò per qualche istante e poi
la posò nuovamente sulla superficie di legno.
La sollevò ancora e con uno sbuffo la
gettò sul letto, arrabbiata e nervosa, osservandola come se fosse
stata uno schiopiodo.
Non sarebbe mai riuscita a mantenere la
propria sanità mentale se fosse rimasta chiusa in quella stanza per
tutto il giorno!
Così si legò i capelli in una coda
alta e uscì dalla camera, chiudendosi la pota alle spalle non dopo
aver lanciato un’ultima occhiata alla lettera.
_ _ _
Quando Sirius la vide scendere dalle
scale sospirò di sollievo.
La sera prima si era preoccupato per
lei e se fossero stati da soli avrebbe fatto irruzione nella sua
camera costringendola a mangiare, ma Remus lo aveva trattenuto e la
presenza di Harry lo aveva distratto.
-Penelope vieni qui!- la chiamò subito
e sbuffando la vide venire verso di lui.
-Ecco voglio presentarti Harry, Ron ed
Hermione.-
Penelope osservò i tre ragazzi che a
loro volta la guardavano incuriositi.
-Beh, piacere...- mormorò Harry, un
ragazzino coi capelli in disordine e un sorriso appena accennato
sulle labbra.
-Sai una cosa? Dovresti cambiare
montatura degli occhiali, perché sei davvero identico a tuo padre...
il che è abbastanza inquietante- gli disse con voce distaccata e
lui arrossì, al contrario Sirius si arrabbiò.
-Ma ti sembra una cosa da dire?- sbottò
e lei ghignò.
-Ovviamente no ed è proprio per questo
che l’ho detta.-
Avrebbero anche continuato a
battibeccare se Remus non fosse entrato in cucina.
-Di nuovo? Ma non fate altro che
discutere voi due?-
I suddetti lo ignorarono completamente
continuando a scrutarsi in cagnesco per qualche altro attimo prima di
essere interrotti da Hermione.
-Quindi conoscevi il padre di Harry?-
le chiese incuriosita continuando a fissarla in un modo che a
Penelope metteva in suggestione.
-Sono del suo stesso anno, ma io ero
una corvonero e conoscevo solo di nome Potter e “combriccola”.-
Remus e Sirius inarcarono un
sopracciglio infastiditi per il modo in cui li aveva chiamati e lei
si congratulò con se stessa.
-Già e poi eri troppo occupata a
studiare con Mocciosus giusto?- replicò Sirius marcando in
particolar modo la parola “studiare” e lei quasi ringhiò.
-Ti ho detto di non chiamarlo in quel
modo.- sibilò mentre i tre giovani assumevano delle espressioni
quasi scandalizzate.
-è amica del professor Snape?- chiese
sorpresa Hermione e Ron scoppiò a ridere
-Bella battuta ‘Mione...- borbottò
quasi con le lacrime agli occhi, ma sussultò nel vedere
l’occhiataccia che gli aveva lanciato la donna.
Tuttavia Penelope si trattenne dal
maledire “pel di carota” e poi sorrise.
-Perché non lo chiedi a lui?- gli
chiese con voce dolce facendo rabbrividire tutti i presenti.
Poi si rivolse nuovamente a Sirius.
-Tu chiamalo di nuovo così e giuro che
scoprirai quanto sono brava nelle maledizioni.-
Penelope notò appena lo sguardo ferito
dell’ex malandrino prima di uscire dalla cucina e tornare in camera
sua.
Preferiva rimanere da sola piuttosto
che sentire quegli idioti insultare Severus!
E fu proprio quello che fece fino a che
non arrivò la sera.
Scese a cena e a tavola si sedette il
più lontano possibile da Sirius e da quei mocciosi preferendo la
compagnia di Tonks e di Moody.
Man mano che la cena andava avanti
Penelope era sempre più nervosa e quando arrivò il dolce
praticamente il suo cuore batteva come un tamburo nella sua gola.
Nonostante questo però riuscì a
sentire benissimo il rumore della materializzazione e i passi nel
corridoio che indicavano l’arrivo di qualcuno.
Osservò ansiosamente la porta della
sala, ma quando Silente fece la sua comparsa, nessuno era accanto a
lui.
Penelope si sentì sprofondare e si
rese appena conto del saluto che il vecchio preside rivolse a tutta
la tavolata.
Severus non c’era.
Non era venuto... e probabilmente era
colpa sua.
Sentì gli occhi bruciare, ma per il
resto della cena e tutta la durata della riunione, trattenne
stoicamente le lacrime, anche se non disse una parole e non ascoltò
niente di quello che dissero.
-Preside...- lo chiamò poco prima che
se ne andasse quando rimasero soli e lui si voltò verso di lei con
il sorriso sulle labbra.
-Oh, mia cara, come stai?-
Penelope non riuscì a ricambiare il
sorriso.
-Vorrei che mi facesse un favore....-
_ _ _
Severus sedeva sulla poltrone del suo
ufficio. Una bottiglia di vino elfico mezza vuota sulla scrivania e
un bicchiere pieno tra le mani.
Cercava disperatamente di non pensare,
ma gli era così difficile.
Osservò per qualche secondo la
bottiglia. Forse avrebbe smesso di usare il cervello solo quando
l’avrebbe finita.
Normalmente non lo disturba pensare, ma
da quando Voldemort era tornato tutto era diventato più difficile e
complicato.
Nonostante questo però non era il
ricordo delle torture e del dolore che lo tormentava, ma il pensiero
di Penelope nelle sue mani per vent’anni a non farlo dormire.
Lui era diventato un mangiamorte dopo
che si era sentito abbandonato da lei e inconsapevolmente era
diventato uno dei suoi carcerieri.
Ma come era possibile che non ne fosse
mai venuto a sapere niente?
Quella sera non era riuscito ad andare
a Grimmuald Place. Il solo pensiero di vederla lo faceva star male. I
sensi di colpa lo stavano divorando e non sapeva ancora come
comportarsi nei suoi confronti.
Era così confuso...
Un bussare alla porta del proprio
ufficio lo fece riscuotere da quel suo torpore.
-Severus, ci sei?- la voce del preside
lo raggiunse e lui sospirò aprendo la porta con un colpo di
bacchetta.
_ _ _
Silente entrò nell’ufficio del
professore di Pozioni sorridendo nel vederlo intento ad affogare i
propri pensieri nell’alcol.
-Cosa posso fare per te Albus?- gli
chiese stancamente –Se vuoi solo aggiornarmi di quello detto questa
sera, dovrai rimandare a domani, non sono dell’umore.-
Silente lo raggiunse e senza accennare
a smettere di sorridere gli porse una busta sigillata.
Severus lo guardò inarcando un
sopracciglio interrogativo.
-La signorina Lewis mi chiesto
gentilmente di consegnartela-
Severus fece per prenderla, ma Silente
la allontanò divertito.
-Mi ha detto anche di dirti che non si
aprirà se prima non leggi questo...- e detto questo tirò fuori
dalla tasca un foglio di pergamena piegato alla bell’e meglio.
-Sembrava davvero... non so se il
termine disperata possa davvero spiegare appieno come
apparisse Penelope non appena si è resa conto che non saresti
venuto.-
Severus distolse lo sguardo da quello
cristallino del preside che sembrava leggergli l’anima.
-Spero che tu non commetta l’errore
di fermarti a pensare troppo.-
Severus tornò a guardarlo dopo qualche
secondo, ma Albus si stava chiudendo la porta alle spalle dopo aver
posato le due missive sulla cattedra e lui non ebbe il tempo di
replicare in alcun modo.
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Capitolo 12 *** Arrivo Improvviso ***
2 penelope 11
Dopo
una settimana da incubo a scuola, eccomi qui, ancora viva... *anf, anf*
Spero che il capitolo vi piaccia.... emmmh... non so che altro dire,
sono esausta e spero che i vostri commenti mi tireranno su il morale...
^___^ BUONA LETTURA!!!!
11
Severus prese la pergamena arrotolata e
quasi trattenendo il respiro la aprì cominciando a leggerla.
Questa mattina mi sono svegliata e
mi è tornato in mente il nostro primo e ultimo Natale trascorso
insieme.
Anche quella mattina ero molto
nervosa, ricordo di aver anche buttato nel cestino il regalo che ti
avevo fatto spaventata dal fatto che magari non lo avresti
apprezzato...
Severus chiuse per qualche attimo gli
occhi e poi riaprendoli il suo sguardo si posò sulla libreria, nello
scaffale più in alto, dove compariva la copertina ormai screpolata
di quel manuale antico di pozioni che lei gli aveva regalato
vent’anni prima.
Lo fissò per qualche secondo prima di
tornare a leggere.
Speravo davvero di vederti.
Ma forse il tuo odio nei miei
confronti è troppo forte da superare e lo capisco, ma...
Devo vederti. Ti prego.
Severus passò le dita su quelle parole
rendendosi conto di quanto la carta fosse umida e osservando meglio
poteva vedere delle macchie concentriche sulla lettera.
Aveva pianto.
Non posso pensare di averti perso
per sempre.
Spero che leggerai la mia lettera
prima di buttarla via.
Il messaggio si concludeva così,
bruscamente.
Penelope credeva che lui la odiasse.
Dopotutto però era normale, l’aveva evitata e... non era andato a
Grimmuald Place quella sera.
Chiuse gli occhi passandosi una mano
sul viso.
Era stato un vigliacco.
Con un gemito prese un altro bicchiere
di vino e lo scolò in un unico sorso, poi prese la busta sigillata.
L’aprì e con sorpresa si rese conto
che quelle erano le sue lettere. Quelle che lui le aveva mandato e a
cui lei non aveva mai risposto.
Erano ripiegate con cura, ma anche
queste erano macchiate di lacrime. Severus si sentì male a quella
vista.
Alla fine però trovò una lettera
scritta da lei.
Caro Severus,
Non so se queste siano tutte le
lettere che in questi anni mi hai mandato, ma sono le uniche che ho
trovato nello studio di mio padre dopo che è morto.
Te le consegno per un disperato
bisogno di farti capire quello che provo per te. E poi volevo
assolutamente avere qualcosa da darti per il giorno di Natale...
anche se so che ci vedremo solo un paio di giorni prima.
Probabilmente adesso mi odi, ma io
non ho mai smesso di amarti. E un giorno vorrei trovare le parole
giuste per esprimerti tutto quello che sento per te, perché ormai la
parola “amore” non mi sembra che sia abbastanza forte.
Inoltre ti scrivo anche per
sopperire la mi mancanza di loquacità quando ti sono davanti. Non
sono mai riuscita a dirti quello che volevo come lo volevo a causa
dell’influenza che hai su di me.
Il mio cuore comincia a battere
all’impazzata, la bocca mi diviene asciutta e le mani mi sudano.
Te lo sto dicendo perché non sono
mai riuscita a farlo e avrei tanto voluto.
Non voglio farti pena, ma vorrei
tanto riuscire ad avere con te un discorso spensierato come ai vecchi
tempi. Sicuramente questo sarà impossibile, ma la speranza è
l’ultima a morire e poi dopodomani è Natale...
Vorrei che le cose fossero andate
differentemente.
Buon Natale.
Per sempre tua,
Penelope.
Severus sfiorò col pollice la parola
tua e poi si alzò in piedi, lasciò la lettera sulla
scrivania, prese il mantello e uscì dalle sue stanze.
Arrivò al portone d’ingresso quando
si fermò, esitante.
-Dovresti andare.-
Severus si voltò affatto sorpreso
della presenza del preside a pochi passi da lui. Quell’uomo
sembrava avere il dono dell’ubiquità.
Tuttavia non rispose alle sue parole e
giustamente l’altro prese il suo silenzio come un invito a
continuare a parlare.
-Lei sarà sorpresa, ma in realtà ti
sta aspettando.-
Severus si accigliò. Quel vecchio
sapeva fin troppo su troppe cose.
-Anche se... forse potrebbe riuscire a
dormire grazie a Sirius... mi è sembrato che fossero diventati molto
amici in questo periodo.-
Albus sembrava aver detto quelle parole
con assoluta convinzione, ma Severus sapeva che lo aveva fatto per
farlo scattare in qualche modo e dannazione, fu proprio quello
che fece.
-Come?- sibilò e Albus sorrise
bonariamente nascondendo la propria soddisfazione.
-Dico solo che il signor Black sembrava
molto interessato a Penelope durante la cena, ma potrei anche essermi
sbagliato.-
Ed improvvisamente un bruttissimo
pensiero riempì la mente del professore di pozioni.
Sirius Black uscito da Azkaban due anni
prima, aveva trascorso un anno e mezzo da latitante prima di trovare
una sistemazione nella vecchia casa dei suoi genitori, dalla quale
non usciva mai.
Penelope era una donna che a sua volta
aveva trascorso vent’anni in prigione prima di qualche mese da
latitante e poi si era rifugiata nella medesima casa.
Avevano molte cose in comune tra cui il
non aver avuto intimità con nessun’altro individuo del sesso
opposto... fino ad ora.
Quell’ipotesi fece salire ad un tale
livello la rabbia dell’uomo che ringhiò senza quasi rendersene
conto. Non si preoccupava di Penelope, ma di Black, quell’uomo era
sempre stato un dongiovanni e Penelope aveva bisogno di qualcuno che
le stesse accanto... e lui l’aveva allontanata.
No, dannazione non avrebbe permesso a
Black di portargli via la sua Penelope.
Così, sotto lo sguardo attento e
divertito del preside, Severus uscì dal castello.
_ _ _
Penelope scrutò accigliata la
scacchiera in cerca di una via d’uscita.
Dopo che Silente era andato via, Sirius
l’aveva praticamente costretta a giocare a scacchi e dopo che lo
aveva battuto, Ron, il ragazzo coi capelli rossi... o almeno uno dei
tanti, l’aveva sfidata e lei avrebbe tanto voluto rifiutare, ma
sapeva che Sirius non l’avrebbe lasciata andare tanto facilmente e
poi comunque non sarebbe riuscita a dormire, quindi... perché no?
Solo che quel pel di carota era fin
troppo bravo.
Sembrava un idiota, ma a scacchi ci
sapeva fare. E poi non è che i commenti di Black e Potter
l’aiutassero a concentrarsi.
-Ma voi due non avete nient’altro da
fare?- sibilò e se Harry si ritrasse appena, intimorito dalla sua
occhiata omicida, Black le si fece più vicino sorridendo.
-No...- rispose lui sorridendo
divertito e lei ringhiò.
-Dai Sirius lasciala in pace.- le venne
in aiuto Hermione e Penelope pensò che forse quella ragazzina
dall’aria saputella non era poi da buttare via completamente.
-Tocca a te.-
Ron la riscosse dai propri pensieri e
lei mosse un pedone a caso.
Non aveva più voglia di giocare.
Ma non appena fece la propria mossa, la
porta d’ingresso della casa si aprì. Penelope non ci fece caso, ma
dopo due secondi, Sirius si alzò in piedi con un’espressione
incazzata e lei si girò a vedere chi fosse.
-Mocciosus... a cosa dobbiamo la tua
sgradita presenza?-
Penelope aveva gli occhi spalancati e
praticamente non respirava.
Se solo fosse stata un poco più lucida
si sarebbe accorta che quei suoi sintomi avevano pervaso ogni
individuo nella stanza a esclusione di Sirius.
Tuttavia vede chiaramente il momento in
cui Severus spostò la sua attenzione su di lei, senza degnare di uno
sguardo Black, che si stava infuriando sempre di più.
-Rispondi!- esclamò l’ex malandrino
-Puoi venire un attimo nell’altra
stanza?- chiese invece il professore continuando a guardarla negli
occhi e lei annuì deglutendo.
-Continuiamo dopo.- mormorò Penelope
rivolgendosi a Ron e poi si alzò in piedi dirigendosi verso Snape,
sotto lo sguardo attento di Sirius.
Non avrebbero continuato quella
partita.
_ _ _
-Ma che diavolo è successo?- esclamò
infine Ron quando Sirius si sedette sul divano accigliato.
Harry era confuso quanto l’amico,
Hermione aveva forse intuito qualcosa, mentre Remus aveva capito fin
troppo.
-Perché Snape è arrivato dopo la
riunione per parlare con Penelope?- chiese ancora il rosso sperando
in una risposta da parte di Lupin, ma lui fece un cenno di diniego.
Al contrario Sirius ringhiò alzandosi
in piedi.
-Perché è un coglione ecco perché!-
sbraitò e poi si diresse a passo di carica verso la porta, ma Remus
gli impedì di raggiungerla.
-Lasciali da soli, hanno bisogno di
parlare in santa pace.- lo rimproverò ma con un’occhiataccia
Sirius lo scartò e sotto lo sguardo allibito dei ragazzi uscì dalla
sala per spalancare la porta della cucina già pronto ad urlare, solo
che i due diretti interessati non c’erano.
-Che diavolo...?-
-Forse sono di sopra.-
Lo sguardo di Sirius si infiammò a
quelle parole, ma Remus non lo lasciò passare nuovamente.
-Pensi che se irrompi durante una loro
discussione Penelope si ringrazierà?- gli chiese pacato e Black fu
riportato alla lucidità.
No, non lo avrebbe fatto. E questo
perché nonostante il comportamento orribile di Mocciosus... Penelope
lo amava.
Aveva sofferto tanto in quei giorni e
se lui le avesse rovinato quel momento come minimo non gli avrebbe
più rivolto la parola.
-No, anzi...- rispose infine
lasciandosi cadere su una sedia e Remus gli diede una pacca sulla
spalla.
-Lo immaginavo.-
Ah,
ah! Che finale da bastarda... lo so, ne sono consapevole, vi
farò sudare il prossimo capitolo dove finalmente *SPOILER* i due
piccioncini parleranno e chiariranno... forse un po' di cose....
*ihihih*
Alla prossima settimana!!!!!!!
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Capitolo 13 *** Pace e Amore ***
2 penelope 12
Ooooooh! Ecco
a voi il capitolo che stavate aspettando con ansia +-+ (o almeno io mi
illudo che lo stavate aspettando con ansia XD) Ad ogni modo eccolo qua,
e mi aspetto tanti bei commentini ù.ù detto questo: BUONA LETTURA!
12
Penelope incrociò le braccia al petto,
mordicchiandosi il labbro inferiore con nervosismo.
Era seduta sul letto e Severus sulla
sedia della scrivania della sua stanza.
Appena arrivati in cucina, Severus
aveva fatto presente che entro poco sarebbero sicuramente stati
interrotti da Black e lei gli aveva proposto di andare di sopra.
Ancora non sapeva da dove le era venuto
fuori tutto quel coraggio.
Anche se quando Severus aveva nominato
Sirius, aveva un’espressione più arrabbiata del solito...
-Ho letto i tuoi messaggi.- dichiarò
ad un certo punto l’uomo e lei sussultò colta di sorpresa.
-Oh... allora Silente te li ha dati...-
mormorò imbarazzata osservando con rinnovato interesse il pavimento.
–Non... non credevo che ti avrei visto...- aggiunse poi alzando per
qualche attimo gli occhi.
Severus sembrava impassibile. In quegli
anni aveva migliorato molto la sua espressione imperscrutabile, ma
era sicura che in quel momento si sentisse a disagio come e quanto
lei, se non di più.
Così decise di prendere in mano la
situazione.
-Come mai sei venuto?-
Lo sguardo che le rivolse la fece
rabbrividire. I suoi occhi le avrebbero sempre fatto quell’effetto,
ormai si doveva rassegnare a quella realtà.
-Perché volevo vederti...- soffiò
l’uomo assottigliando le palpebre mentre lei rimase completamente
stupefatta.
-Oh...- riuscì a sussurrare prima di
accigliarsi, confusa. –Ma io credevo... cioè tu, dovresti
odiarmi...- balbettò e Severus chiuse gli occhi per qualche attimo
con un sospiro prima di alzarsi in piedi cominciando a camminare su e
giù per la stanza.
-Per un periodo ho provato ad
odiarti...- cominciò il professore guardando dappertutto tranne che
verso di lei. –Ma non ci sono mai riuscito veramente... perché non
potevo credere che tu mi avessi lasciato senza una ragione.-
-Ma allora... perché in questi mesi mi
hai evitato?- gli chiese Penelope mentre il battito del suo cuore le
rimbombava nelle orecchie.
A quella domanda Severus si fermò
proprio di fronte a lei e la guardò negli occhi, trasmettendole così
tutta la sua sofferenza.
-Mi sentivo... mi sento in
colpa. In tutti questi anni che sono stato al servizio dell’Oscuro
Signore non sono mai venuto a sapere niente di te, ma forse in
qualche modo avrei potuto aiutarti. Sapevo che i mangiamorte avevano
delle case sicure, ma io ho sempre evitato di andarci... però se
avessi accettato i loro inviti avrei scoperto della tua prigionia
e...-
Le parole però gli rimasero bloccate
in gola quando Penelope gli gettò le braccia al collo stringendolo
in un abbraccio che lui non fu capace di non ricambiare.
-Oh Severus...!- singhiozzò Penelope
contro il suo collo respirando il suo odore nuovo ma al contempo
familiare.
Non avrebbe mai pensato che Severus si
sentisse in colpa per quello che le era successo. Ma certamente
preferiva il senso di colpa all’odio.
E quando le sue braccia robuste le
circondarono la vita, Penelope si disse che era valsa la pena
soffrire per vent’anni solo per poter vivere quel momento.
Sorrise, ma continuò a singhiozzare.
-Non è colpa tua, non è colpa tua...-
continuò a ripetere fino a che Severus non le accarezzò la testa.
-Mi dispiace di non esserti stato
accanto in questo periodo... non ti lascerò più da sola.-
Penelope trattenne il fiato per qualche
secondo e poi si aggrappò alla sua casacca nera con un gemito.
-Neanche io...- singhiozzò –Neanche
io ti lascerò solo di nuovo.-
Severus la strinse ancora più forte
respirando il dolce profumo di vaniglia dei suoi capelli sentendosi
in pace come non si era più sentito da anni.
Dopo qualche minuto Penelope si scostò
appena dall’altro quel tanto che bastava per poterlo guardare negli
occhi e con cautela gli posò una mano sulla guancia accarezzandogli
dolcemente il viso e per la sua felicità, Severus socchiuse gli
occhi ricoprendo quella mano con una delle sue.
-Grazie.-
-Per cosa?-
-Per non aver perso la speranza, di
essere viva... e essere qui con me...-
Penelope gli sorrise e altre lacrime
cominciarono a scorrerle sulle guance, Severus strinse la mano che
era sul suo viso e se la portò sul petto all’altezza del cuore
mentre con l’altra le afferrava il mento.
-Grazie per non esserti arresa.-
sussurrò e poi le sue labbra furono su quelle di lei.
Al contrario di quello che si
aspettavano entrambi quel bacio non fu dolce, ma passionale, non
delicato, ma anzi, quasi brutale.
Nessuno dei due aveva previsto di
finire mezzo nudo nel tentativo disperato di togliere i vestiti
all’altro. Ma quando si sdraiarono sul letto, finalmente nudi l’uno
sull’altro e i loro corpi sembrarono combaciare alla perfezione,
tutto sembrò naturale e perfetto.
_ _ _
-Che cosa hai fatto al braccio?-
Severus era a letto, la schiena
appoggiata alla testiera e Penelope era rannicchiata contro il suo
petto, rilassata, felice e molto soddisfatta.
Erano ancora nudi e... beh, Severus era
cresciuto parecchio in quegli anni.
Tuttavia la domanda dell’altro, che
si riferiva chiaramente agli sfregi sul suo avambraccio sinistro la
fecero irrigidire.
-Emmh... diciamo che ho avuto qualche
problema con l’accettare il marchio.- rispose evasivamente, ma
Severus, che stava tracciando percorsi immaginari con la punta delle
dita sulla sua spalla nuda capì molto più del necessario dato che
smise di dedicarle quelle dolci attenzioni.
-Ti sei fatta del male.- dichiarò dopo
qualche minuto di orrendo silenzio e lei si strinse l’arto
incriminato con la mano destra.
-Non è niente di grave... ho avuto un
periodaccio, ma adesso sto meglio, ho smesso di ferirmi.-
Severus se la tolse di dosso
afferrandola per le spalle per poterla guardare in viso.
-Hai smesso.-
-Si, davvero... quando faccio gli
incubi è difficile trattenersi, ma adesso va molto meglio...
Sirius... mi ha aiutato in questo...- disse infine cautamente e come
previsto Severus si accigliò profondamente.
-Ma non è successo niente tra di noi.-
aggiunse subito, volendo chiarire la questione e lui sembrò crederle
dato che annuì lentamente e dopo qualche altro attimo la lasciò
andare permettendole di tornare a stringersi contro di lui.
Strofinò il naso contro il suo collo e
lo sentì sospirare.
-Non deprimerti.- lo rimbeccò
-Come fai a sapere che mi sto
deprimendo?- replicò lui ironico e lei passò una mano sul suo
petto.
-Lo so perché hai sospirato in quel
modo, e quando lo fai ti stai deprimendo... in questo caso, non
devi sentirti in colpa per me e neanche stare in pensiero, sto meglio
e adesso che sei qui sono felice.- soffiò lei che se fosse stata
una gatta avrebbe cominciato a fare le fusa.
-Sei felice?-
-Si, perché siamo di nuovo insieme...-
Il silenzio li avvolse per qualche
secondo durante i quali godettero della reciproca vicinanza.
-Sai che non potrò venire qua spesso.-
esordì Severus accarezzandole la schiena.
-Lo so... adesso sei un professore ed
hai studenti da terrorizzare per molte ore del giorno, senza contare
i tuoi doveri da spia doppiogiochista.- dichiarò Penelope divertita
e per questo si meritò un pizzicotto su un fianco.
-Ohi!- esclamò indignata
massaggiandosi la parte lesa –Da quando nelle discussioni vieni
alle mani? Devo dedurne che hai perso il tuo pungente sarcasmo?-
L’occhiata velenosa che le rivolse
rispose a tutte le sue domande.
-Da quando sono circondato da
decerebrati che non capirebbero il sarcasmo neanche tra due vite-
Penelope scoppiò a ridere e poi lo
baciò dolcemente sulle labbra.
-Mi sei mancato.-
Severus si limitò ad accarezzarle
nuovamente la schiena e lei sorrise. Non sarebbe mai cambiato.
Gli si mise a cavalcioni sorridendo
maliziosa.
- È già tardi, credi di farcela per
un secondo round?-
Con un colpo di reni Severus ribaltò
le loro posizioni, bloccandola sotto di sé col proprio peso.
-Vipera.-
-Da te lo prendo come un complimento.-
E col sorriso sulle labbra, Severus si
chinò a baciarla per l’ennesima volta quella notte.
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Capitolo 14 *** Dolci Risvegli e Amari Litigi ***
2 penelope 13
Olè!
Eccovi il tredicesimo capitolo che altro non è che il terzultimo
capitolo della storia ç_ç (non preoccupatevi che ci
sarà un seguito che ho già iniziato a scrivere
ù.ù) spero che le "reazioni" di Sirius vi piacciano e che
me lo lasciate sapere tramite un commento ù.ù Grazie a
tutti e BUONA LETTURA!!!!!
13
Penelope si svegliò con un braccio
certamente non suo intorno alla vita.
Si rigirò in quell'abbraccio potendo poi
stringersi meglio contro Severus, ancora addormentato.
Respirò il suo odore e poi sorrise,
rilassata tra le sue braccia.
Avevano trascorso gran parte della
notte a fare l’amore e Penelope non si era mai sentita così bene.
Severus era stato gentile e passionale con lei, facendola sentire
come se fosse davvero importante per lui.
Era una sensazione davvero fantastica.
Forse le cose potevano finalmente
essere messe apposto e tra loro sarebbe tornata la stessa sintonia di
un tempo.
In fondo a letto sembrava che si
intendessero benissimo.
Ricordava la loro prima volta insieme.
Era stata un piccolo disastro. Entrambi inesperti avevano seguito
l’istinto e se l’erano cavata piuttosto bene, ma indubbiamente
quella notte avevano fatto passi da gigante.
Penelope sorrise ancora e si crogiolò
nel pensiero di poter finalmente svegliarsi accanto all’uomo che
amava dopo una notte di sesso bollente.
Il braccio dell’altro si serrò con
più forza intorno al suo corpo e lei seppe che era sveglio.
-Buongiorno.- gli mormorò sulle labbra
prima di baciarlo dolcemente.
-Mmmh- mugugnò lui schiudendo le
palpebre. –Che ore sono?- le chiese con voce roca.
-Non lo so, mi sono svegliata da poco
anch’io...- rispose scrollando le spalle in segno di indifferenza.
–Perché chiedi l’ora? È la vigilia di Natale... sei occupato
persino oggi?-
-No, ma speravo di andarmene senza
essere visto.-
Quella frase le fece sgranare gli
occhi. –Che vuoi dire...?- sussurrò spaventata. Che si fosse già
pentito di quella notte?
Severus si accorse di aver detto
qualcosa di sbagliato perché cominciò a passare la mano lungo la
sua schiena nel tentativo di rassicurarla. –Non mi piace che Black
chiacchieri sui miei affari personali, tutto qui.-
Penelope allora si rilassò un poco.
-Ah... beh, però credo sia un po’
tardi per preoccuparsi non credi? Proprio perché non ti hanno visto
andartene penseranno male.- dichiarò divertita e lui si accigliò.
-Invece credi che uscire la mattina
dopo dalla tua stanza faccia cambiare loro idea?-
Penelope rise. Quanto le era mancato!
-A me non interessa, possono pensare
quel che vogliono-
-Parli bene tu, Potter e i suoi
amichetti non sono tuoi studenti!- replicò marcando con particolare
disgusto il “Potter”.
Penelope sorrise, ma sapeva che c’era
qualcosa che le sfuggiva. Sirius le aveva raccontato che Severus
odiava Harry e che non si preoccupava affatto di nasconderglielo.
Quando gli aveva chiesto il motivo di
questo astio nei suoi confronti, le aveva risposto semplicemente che
era per colpa di James, ma lei non ne era del tutto convinta.
Indubbiamente i trascorsi con James non aiutavano, ma aveva
l’impressione che il motivo non fosse tutto lì.
Ad ogni modo ci sarebbe arrivata per
gradi, anche perché non era che il rapporto tra Severus e il figlio
di James Potter fosse tra le sue principali preoccupazioni al
momento.
-Ad ogni modo prima di fuggire come un
ladro, che ne dici di una doccia calda?- gli chiese sorridendogli e
lui annuì distrattamente.
-Ok, però mi sembra giusto informarti
che non c’è abbastanza acqua calda per due docce separate.-
aggiunse la scusa più vecchia del mondo, ma quelle parole ebbero il
potere di far riportare l’attenzione dell’altro su di lei.
-è un peccato, vorrà dire che tu la
doccia la farai questa sera.- le rispose con un ghigno prima di
alzarsi dal letto.
-Stronzo!- esclamò lei, ma non lo
lasciò scappare e gli si aggrappò al braccio facendolo cadere
nuovamente sul letto.
Per questo si meritò un’occhiataccia.
A quel punto iniziò una specie di
lotta e alla fine l’ebbe vinta Severus che si appropriò del bagno,
lasciando una Penelope imbronciata intenta a vestirsi.
In realtà non le dispiaceva non
lavarsi subito, aveva l’odore di Severus sulla sua pelle e le
piaceva. Le sembrava di appartenergli in qualche modo.
Severus si vestì e poi le diede un
lieve bacio sulle labbra a cui lei rispose con un abbraccio.
-Ti amo...- gli dichiarò e lui la
strinse a sua volta.
-Torno domani.- le disse e lei alzò il
volto guardandolo negli occhi.
-Domani mattina? La mattina di Natale?-
gli chiese con occhi che quasi brillavano e lui annuì.
Penelope praticamente gli gettò le
braccia al collo baciandolo con trasporto.
_ _ _
Penelope scese solo a pranzo.
Severus aveva usato su di sé un
incantesimo di disillusione ed era uscito illeso dalla casa, mentre
lei era rimasta tutta la mattina a crogiolarsi nel ricordo della
notte appena trascorsa.
Non era mai stata così felice!
Solo che quando entrò nella sala da
pranzo tutti gli occhi furono puntati su di lei.
Sirius, Lupin, Potter, Hermione e pel
di carota la stavano tutti fissando ed era evidente che avessero
smesso di parlare proprio quando era entrata.
-Emh... buongiorno.- disse andando a
versarsi una tazza di caffè passando così davanti a Black.
-Tu e Mocciosus vi siete divertiti?- le
chiese con voce sprezzante e sembrò che la stanza trattenesse il
respiro.
Penelope bevve un lungo sorso di caffè,
posò la tazza e solo allora si girò verso di lui.
-Non so di che stai parlando.- dichiarò
monocorde, ma Remus vide chiaramente la sua espressione indurirsi e
nonostante fosse impossibile per Sirius non essersene accorto,
continuò imperterrito.
-Non lo sai? Strano... allora forse
potrei chiederlo a quel succhiotto che hai sul collo.-
Penelope si portò immediatamente una
mano al collo. Non si era guardata allo specchio prima di uscire
dalla camera... mossa piuttosto stupida da parte sua.
-Severus è andato via ieri sera e non
ho idea di cosa tu stia parlando.- insistette, ma ormai sapeva che
non sarebbe riuscita a darla a bere neanche ai ragazzini che la
stavano fissando come se le fosse appena spuntata una seconda testa.
Sirius sembrava sempre più arrabbiato,
ma Penelope proprio non ne capiva il motivo.
-Si può sapere che cos’hai?- sbottò
stufa del suo comportamento.
-Cos’ho?? Hai trascorso la notte con
Snape dopo che lui ti ha evitata per più di due mesi!!- esclamò
irato e lei si accigliò.
-Non sono affari che ti riguardano!-
-Lo sono se per tutto questo tempo ho
dovuto evitare che tu ti tagliassi i polsi a causa sua!!!-
Lo schiaffo che Penelope gli diede gli
fece girare la testa di lato.
Sirius si portò una mano alla guancia
dolente e si accorse in quel momento dello sguardo ferito che lei gli
stava rivolgendo e non per colpa di Mocciosus, ma per colpa del suo
comportamento.
-Bene, da adesso in poi non dovrai più
farlo stanne certo.- sibilò e senza guardare nessuno uscì dalla
cucina.
Sirius non poteva parlarle in quel modo
e soprattutto non aveva il diritto di rimproverarla per qualcosa che
la rendeva felice... e poi come si permetteva di parlare dei suoi
problemi davanti a tutti?
Con le lacrime agli occhi per la rabbia
tornò in camera sua e vi si chiuse dentro.
_ _ _
Remus osservò l’amico seduto al
tavolo con la testa incassata nelle spalle.
Poco dopo che Penelope era salita al
piano di sopra, aveva chiesto ai ragazzi di lasciarli soli e loro,
anche se riluttanti, avevano obbedito.
-Non pensavo che ti interessasse al
punto di farle una scenata di gelosia.- dichiarò infine bevendo un
sorso del suo caffè.
-Non mi interessa infatti e quella non
era una scenata di gelosia.-
-Certo e lei e Snape non hanno fatto
sesso l’altra notte.- replicò ironico. Sirius poi non potè
trattenere una smorfia disgustata.
-Vorrei sapere che diavolo ci trova in
lui.- commentò e Remus sorrise.
-Si, in effetti è evidente che non ti
interessa mmh...-
Sirius ringhiò al suo tono sarcastico
infastidito. –Quello che davvero non sopporto è che è stata male
per lui per due mesi e quando vostra “altezza” serpeverde si è
finalmente decisa, lei lo perdona tranquillamente come se le avessero
chiesto di bere un bicchiere d’acqua!- sbottò innervosito e Remus
sorrise.
-è innamorata di lui.-
-Si, questo credo di averlo capito.-
-Bene, perché in queste cose non sei
mai stato una volpe.-
-Molto carino Lunastorta, davvero, ma
non dovresti tirarmi su il morale tu?-
-Teoricamente.-
Sirius allora sorrise appena e poi
sospirò. –D’accordo, allora che ne dici di aprire quella
bottiglia di vino che l’altra sera Arthur ha portato e nessuno ha
aperto?-
-Direi che non sarebbe una cattiva
idea.-
_ _ _
Infuriata con Sirius e gli altri,
Penelope si rifiutò di scendere a cena ed anche se si rendeva conto
di comportarsi come una ragazzina viziata, non gli interessava
affatto.
L’unica cosa a cui riusciva a pensare
era al ritorno di Severus del giorno dopo.
Ma Sirius non era dello stesso avviso e
quella sera, dopo cena, quando tutti se n’erano tornati a casa loro
e quei pochi rimasti erano a letto, andò a bussare alla porta della
sua stanza.
-Chi è?-
-Sirius.-
Penelope attese qualche istante
pensando ai pro e ai contro della sua prossima mossa, ma poi decise
di essere troppo stanca per continuare a farsi troppo seghe mentali e
allora aprì la porta, lasciando entrare l’altro, che la chiuse
dietro di sé.
-Cosa vuoi?- gli chiese subito con un
sospiro, non era seccata, ma piuttosto rassegnata, sperava solo che
l’altro si fosse calmato abbastanza durante il giorno.
Sirius si passò una mano tra i capelli
e poi sospirò a sua volta.
-Non sono venuto per litigare.- affermò
e Penelope sorrise appena.
-Bene, sono felice di saperlo.-
-Vogli chiederti scusa per il mio
comportamento di questa mattina, sono stato irrazionale, ma...-
trattene il respiro per qualche secondo prima di continuare –avevi
il suo odore addosso...- ringhiò e Penelope si accigliò.
-Il suo odore? E tu come diavolo...?-
-Sono un animagus, ho l’olfatto
particolarmente fine anche nella mia forma umana e... scusa, ma non
sono proprio riuscito a trattenermi.-
Penelope annuì.
-D’accordo, non è un dramma, la
prossima volta mi farò una doccia prima di scendere a fare
colazione.- nel vedere l’espressione dell’altro però capì che
quelle non erano proprio le parole che desiderava sentire, anzi.
-Sirius... mi dispiace, ma...-
-No, non dire niente.-
Penelope lo fissò per qualche istante
e in quel momento capì che non era solo Severus ad irritarlo. E
quella consapevolezza la sconvolse in un certo senso.
-Tu... io ti piaccio?- chiese senza
riuscire a trattenersi, ma non fece in tempo a rimediare che l’altro
l’aveva afferrata per le braccia e chinandosi, aveva posato la
bocca sulla sua.
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Capitolo 15 *** Bacio a Tradimento ***
2 penelope 14
Ok,
ho ufficialmente le lacrime agli occhi ç_ç In questi
giorni sono particolarmente lunatica (Moony *ç*) e il pensiero
che questo sia il penultimo capitolo di questa storia...
ç_______ç Ok, adesso vado a consolarmi e a scrivere
l'ottavo capitolo del seguito XD Ad ogni modo ci tengo tanto a
ringraziare tutte quelle persone che mi hanno sostenuto fin dall'inizio
come ad esempio Phoebhe76 che mi ha tirato su il morale più di
una volta, ma anche chi mi ha raggiunto dopo o addirittura adesso! XD
Grazie a tutti e BUONA LETTURA!!!!
14
Penelope si osservò allo specchio per
la centesima volta in quegli ultimi dieci minuti.
Che cosa c’era in lei che era
piaciuto tanto a Black?
Proprio non capiva che cosa ci trovasse
in lei. Adesso che ci rifletteva meglio non riusciva a comprendere
neanche Severus.
Ma in fondo, oggettivamente Severus non
era bello quanto Sirius. Secondo lei però Black non era affascinante
neanche la metà di quanto non lo fosse Snape.
Scrollò il capo rinunciando a capire
la logica degli uomini in fatto di bellezza, perché lei non era
affatto bella, e cominciò a tamponarsi i capelli bagnati.
Era la mattina di Natale ed era
scandalosamente presto, ma lei aveva deciso di svegliarsi a quell'ora
per potersi fare una doccia in santa pace, anche prima che Sirius
minasse la sua sanità emotiva baciandola a tradimento.
Adesso che ci pensava però anche il
primo bacio tra lei e Severus era stato dato a tradimento.
No, le due cose non erano assolutamente
equiparabili.
Appena Sirius l’aveva lasciata
andare, lei era rimasta imbambolata a fissarlo, shockata per quello
che era appena successo e non era riuscita neanche a schiaffeggiarlo,
così lui intuendo che forse baciarla non era stata la mossa più
intelligente che potesse fare, se n’era andato...
Senza neanche chiederle scusa!
Le erano serviti una decina di minuti
buoni per assimilare l’accaduto, poi ne aveva trascorsi altrettanti
a gongolare sul fatto che Sirius Black, lo strafigo della scuola
l’aveva baciata e poi era tornata coi piedi per terra.
Perché Sirius non aveva alcuna
speranza con lei.
Pensando questo aveva liquidato la
questione, senza soffermarcisi ancora, ma poi le era sorto un dubbio.
Avrebbe dovuto dire a Severus quello
che era successo?
Se glielo avesse detto avrebbe
adempiuto al suo dovere di brava fidanzata che non nasconde niente al
suo uomo, ma probabilmente avrebbe causato la morte di Sirius. Un
qualcosa che non era poi così grave se si considerava che lo stesso
Sirius avrebbe potuto dirlo a Severus.
Cosa che non solo avrebbe indicato
l’istinto suicida del malandrino e la sua stupidità, ma le avrebbe
causato non pochi problemi in quanto Severus poi si sarebbe potuto
sentire, giustamente, tradito.
Quindi era giunta alla conclusione che
l’odio tra Severus e Sirius avrebbe potuto reggere anche un bacio.
Lo avrebbe detto a Severus.
Finì di vestirsi, si pettinò i
capelli e se li asciugò con un colpo di bacchetta. Fatto questo
scese al piano di sotto e facendo il più piano possibile raggiunse
la cucina, sorridendo serena nel constatare che era la prima ad
essersi svegliata.
Si preparò il caffè e ne bevve una
bella tazza.
Erano appena le otto di mattina del
venticinque di dicembre era normale che tutti dormissero, ma lei era
troppo eccitata per l’imminente arrivo di Severus per riuscire a
dormire.
_ _ _
Per Severus quella fu la notte più
serena dei suoi ultimi quindici anni di vita e la mattina di Natale
si svegliò con la consapevolezza che qualcuno lo stava aspettando e
il fatto che quel qualcuno fosse proprio Penelope lo rendeva...
felice.
Così si fece una doccia, si vestì,
prese quello che gli serviva e poi uscì dal castello.
Arrivò a Londra smaterializzandosi e
quando gli incantesimi di protezione lo riconobbero, la porta si aprì
e lui entrò a Grimmuald Place.
Erano appena le nove e lui sperava di
non dover incontrare nessuno.
Solo che non appena la porta si
richiuse dietro di sé, Penelope sopraggiunse e col sorriso sulle
labbra gli gettò le braccia al collo abbracciandolo stretto.
-Non posso credere che tu sia davvero
qui.- mormorò contro il suo orecchio e lui sbuffò.
-Ti avevo detto che sarei venuto.- le
fece notare ovvio, ma lei si limitò a sorridere ancora di più e a
trascinarlo di sopra.
_ _ _
Penelope mugolò contro le sue labbra
cercando la forza d’animo di separarsi dalla bocca dell’altro per
riuscire a parlargli, ma le sue mani erano così calde e grandi
contro la sua schiena e la stava baciando così dolcemente, da farle
scordare persino il suo nome.
Tuttavia la mancanza di ossigeno le
venne in aiuto, dato che dopo qualche altro secondo erano entrambi a
corto di fiato.
Erano appena entrati in camera e
Severus l’aveva stretta contro di sé spingendola contro la porta
chiusa e lei non era proprio riuscita a resistergli.
-Ciao anche te...- soffiò contro le
sue labbra e Severus sollevò un angolo della bocca in una parvenza
di sorriso.
-Se fossi il tipo d’uomo che dice
romanticherie di direi che mi sei mancata nonostante siano trascorse
a mala pena ventiquattrore, ma non lo sono, quindi non lo dirò.-
Penelope rise e poi sempre sorridente
posò il capo contro il suo petto.
-D’accordo, allora apprezzo il
pensiero.-
Passarono un paio di minuti abbracciati
godendosi la reciproca vicinanza, poi Penelope riuscì a trovare il
coraggio di parlare.
-Devo dirti una cosa.- sussurrò e
dopo qualche attimo Severus la prese per le spalle, la scostò da sé
e guardandola negli occhi inarcò il sopracciglio destro in un modo
che Penelope stentò a credere essere umano.
-Non mi piacerà.- dichiarò dopo
averla scrutata attentamente e lei arrossì.
-Beh, si... ma ritengo che tu debba
saperlo...-
-D’accordo, d’accordo, dillo e
basta.- sbuffò il professore andandosi a sedere sul letto,
continuando a guardarla.
Con quegli occhi.
Penelope si sentì tremare le
ginocchia, ma si impose la calma.
-Ieri... quando sei andato via... ho
litigato con Sirius...-
Severus si accigliò e lei si affrettò
a continuare. –Poi me ne sono tornata in camera mia offesa e la
sera, dopo cena lui mi ha raggiunto e mi ha chiesto scusa...-
Penelope lo vide appena più calmo,
forse perché credeva che avesse finito di parlare, così chiese
mentalmente scusa a Sirius e decise di sganciare la bomba.
-...poi non so come o perché...- in
realtà sapeva il perché e anche il come, ma decise di soprassedere
-...Sirius mi ha baciata.-
_ _ _
Sirius aveva trascorso una nottata che
per essere davvero chiari era stata di merda.
La sera prima aveva baciato Penelope
anche se era stato chiaro fin dal principio che non avrebbe dovuto
farlo, ma quando lei lo aveva guardato in quel modo, non aveva saputo
resistere.
Solo che dopo gli era sembrato di stare
peggio di prima.
Quella mattina si era svegliato prima
del solito e verso le nove e mezzo decise di scendere di sotto. Con
sua sorpresa vi trovò Remus intento a leggere il giornale.
-Sei già sveglio.- dichiarò Lupin
osservandolo sorpreso e lui scrollò le spalle con indifferenza
andandosi a versare un’abbondante tazza di caffè.
-Anche tu.-
-Si, ma per me è normale, tu di norma
ti alzi dal letto solo verso le undici se sei particolarmente
mattiniero... è successo qualcosa?- chiese infine decidendo di
mettere da parte il quotidiano nel vedere le occhiaie sotto gli occhi
dell’altro.
Sirius lo osservò per qualche istante
ponderando se rispondere o meno alla sua domanda con un bugia quando
una porta al piano di sopra venne sbattuta con violenza e la voce di
Snape tuonò minacciosa il suo cognome.
-Cazzo...- sussurrò Sirius e Remus lo
guardò confuso, ma prima che potesse chiedergli chiarimenti, Severus
entrò nella cucina con un’espressione a dir poco infuriata.
Localizzò immediatamente la sua
vittima e con due ampie falcate la raggiunse. Lo prese per il bavero
della maglietta e lo sbattè contro il muro, riuscendosi soprattutto
grazie al fatto che Sirius era troppo shockato dalla forza dell’altro
per pensare a reagire.
Remus invece rimase pietrificato a
fissare i due non sapendo bene cosa fare.
Penelope raggiunse Severus pochi
secondi dopo e quando lo vide trattenere di peso Sirius contro il
muro non potè non provare una certa dose di orgoglio.
Dopotutto lo stava facendo perché era
geloso di lei.
-Severus!- lo chiamò andandogli
velocemente vicino, aggrappandosi al suo braccio nel tentativo, vano,
di staccarlo da Black.
-Lascialo, non è successo niente di
grave- aggiunse cercando calmarlo, ma forse scelse le parole
sbagliate, perché il professore la raggelò con un’occhiataccia
prima di tornare a guardare Sirius.
-Se la tocchi un’altra volta, giuro
che ti ammazzo.- dichiarò con voce gelida e assolutamente
controllata, fu questo a spaventare Sirius più delle parole, perché
in qualche modo sapeva che l’altro non stava affatto scherzando.
Allora Severus lo lasciò andare, poi
prese Penelope per un braccio ed insieme tornarono al piano di sopra
notando a mala pena lo sguardo allucinato di Remus e dei tre ragazzi
che erano sopraggiunti poco prima attirati dalle urla del loro
professore.
Solo quando furono nuovamente in camera
di Penelope, Severus si rese conto di quello che aveva appena fatto.
Impulsivo e idiota, ecco cos’era
stato. Ma i suoi pensieri furono interrotti dal sorriso soddisfatto e
malizioso dell’altra.
-Non guardarmi in quel modo.- le intimò
passandosi una mano tra i capelli e il sorriso di Penelope se
possibile si allargò ancora di più.
-Sbaglio o hai appena aggredito
Sirius?- gli chiese divertita e lui la guardò male.
-No, perché mi stavo giusto domandando
quale motivo avevi per farlo ed in effetti potrebbe essere perché
sei geloso di me?-
Severus la guardò ancora peggio.
-Hai intenzione di evitare di
rispondere? Beh, è un vero peccato perché se sei geloso allora
sarebbe mio dovere rassicurarti, ma se non lo sei...-
Severus la interruppe stringendola con
forza a sé per baciarla.
Quando si separarono Penelope sorrise.
–Lo prenderò come un si.-
-Oh, sta zitta.-
_ _ _
-Non potrò tornare per un po’.-
Penelope era sdraiata supina col volto
rivolto verso Severus che seduto sul letto si stava riabbottonando la
camicia.
-Come mai?-
-Il signore Oscuro vorrà sapere il
motivo di queste mie visite e non posso inventarmi tutto di sana
pianta ogni volta.-
Penelope sospirò appena e quando
Severus si girò a guardarla lei gli sorrise.
-Non preoccuparti, io starò bene.-
Lo vide accigliarsi e quasi riuscì a
sentire i suoi pensieri da quanto erano chiari. –Non permetterò a
Sirius di avvicinarsi, non temere.- aggiunse alzando gli occhi al
cielo e lui le lanciò un’occhiataccia.
Allora lei si mise in ginocchio sul
materasso e coprendosi con il lenzuolo si sporse verso di lui posando
lievemente le labbra sulle sue, in un bacio lieve.
-Non ti libererai da me tanto
facilmente.-
Severus sorrise appena e poi si alzò
in piedi.
-Quando potrai tornare?- gli chiese
allora osservandolo rimettersi la casacca nera.
-Credo che prima che inizi nuovamente
la scuola riuscirò a venire un’altra volta, ma non posso
prometterti niente.-
-Ok... allora ciao.- mormorò e lui
posò una mano sulla maniglia della porta quando Penelope scese
velocemente dal letto e lo raggiunse abbracciandolo con forza da
dietro.
-Sta attento.-
-Lo sono sempre.- e dopo averle
accarezzato il dorso della mano si liberò della sua stretta uscendo
dalla stanza.
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Capitolo 16 *** Maledizioni e Addii ***
2 penelope 15
Mi sembra incredibile,
ma siamo davvero arrivati alla fine della secnda storia °-°
ovviamente questa è tutt'altro che una fine, vi avviso!
ù.ù
Per tutti i saluti, i ringraziamenti e gli spoiler, vi rimando alla fine del capitolo, alle noti finali, per adesso: BUONA LETTURA!!!
15
Penelope singhiozzò passandosi una
mano sul viso, asciugandosi le ennesime lacrime.
-Non puoi andare! Il ministero sarà
pieno di auror e tu non devi farti vedere!-
-Harry è in pericolo, devo
andare!!!-
-Severus ha detto che è troppo
rischioso.-
-Fai solo quello che ti dice
Mocciosus??-
-Lo penso anch’io!!!-
-Ma cosa te ne importa?? Eh?!?!
Dopotutto hai il tuo “Severus”quindi sta zitta e fatti da parte!-
Avrebbe dovuto schiantarlo. Adesso
sarebbe stato ancora vivo.
Penelope si osservò intorno, notando i
poster di donne mezze nude attaccati vicino all’anta dell’armadio
della stanza di Black.
Sorrise appena. Sirius non era mai
cambiato.
E adesso non ne avrebbe avuta neanche
la possibilità... perché era morto. Nuove lacrime tornarono ad
inondare i suoi occhi.
Sirius l’aveva aiutata e sostenuta
quando non era in grado di badare a se stessa. L’aveva costretta a
mangiare e le aveva impedito di farsi del male, quando sembrava che
Severus non sarebbe più tornato da lei.
-Credo che tu abbia bisogno di un
amico e dato che non c’è nessun altro toccherà a me questo
ingrato compito.-
Era suo amico.
Si strinse le ginocchia al petto
posandovi la fronte cominciando a ripetere una litania di “Va tutto
bene... tutto bene”
Tutti quelli che venivano in contatto
con lei non riuscivano mai sopravviverle.
Perché? Perché?
Un singhiozzo più forte dei precedenti
la fece sussultare, ma dopo poco un paio di braccia robuste la
strinsero contro un petto ampio e familiare.
-Shhh...-
Si strinse a Severus continuando a
piangere abbandonata tra le sue braccia.
Quando quella mattina Severus era
sbucato dal camino della sala di Grimmuald Place vedendo che Sirius
era sano e salvo aveva spiegato loro cosa stava succedendo ad
Hogwarts e che probabilmente Potter era diretto a Londra, al
ministero.
Sirius aveva immediatamente contattato
gli altri e Severus aveva invece pensato a rintracciare il preside
che mesi prima si era dato alla latitanza per non essere arrestato
dalla Umbridge e da Caramell.
Quando tutto ciò era stato fatto
Penelope aveva cercato di dissuadere Sirius dall’andare anche lui,
ma non l’aveva ascoltata e da quello che aveva mormorato Remus al
suo rientro, aveva capito che era stata sua cugina Bellatrix ad
ucciderlo.
Conosceva quella donna solo di nome.
Anche se spesso era stata nella casa della sua famiglia durante la
sua prigionia, non le era mai stato permesso di andare a “divertirsi”
con lei, perché temevano che l’avrebbe potuta danneggiare
irrimediabilmente.
Il pensiero che Sirius fosse morto però
le faceva venire la nausea.
-Quanto potrai rimanere...?- gli chiese
con un sussurro soffocato e Severus la strinse ancor più forte.
-Non per molto... ma parlerò con
Silente. Non rimarrai qui da sola troppo a lungo, te lo prometto.-
Severus non le avrebbe permesso di
cadere nuovamente nel vortice della depressione e del autolesionismo.
L’avrebbe protetta.
Gli bruciava ammettere che Black fosse
stato molto utile da quel punto di vista in quegli ultimi mesi, ma
nonostante il rancore che scorreva tra loro non sarebbe mai stato
felice per la sua morte.
Vedere Penelope distrutta in quel modo
però lo faceva star male.
-Andrà tutto bene.- le mormorò contro
una tempia e lei tirò su col naso, facendolo sorridere appena. Non
era mai stato incline a consolare gli altri, ma ormai era venuto a
patti coi sentimenti che provava per Penelope.
Ormai sapeva che l’amava e che non
avrebbe mai rinunciato a lei.
Quindi anche a qualunque costo avrebbe
fatto andare tutto bene. Per lei. Per loro.
_ _ _
-Penelope non può rimanere in quella
casa da sola.- dichiarò osservando Silente che in quei giorni era
particolarmente distratto.
-Albus, ascoltami ti prego, non voglio
che soffra- aggiunse lasciando vedere all’altro la parte di sé più
umana.
Silente che fino a quel momento aveva
dato le spalle al professore si girò e con sguardo serio lo scrutò
a lungo.
-Potrebbe venire ad Hogwarts... ma così
facendo sai bene che rischia di essere riconosciuta.-
Severus chiuse per qualche attimo gli
occhi.
Conosceva bene i rischi, ma cos’altro
poteva fare? Preferiva essere con lei, aiutarla con la sua presenza,
sapeva che ne aveva bisogno. E poi avrebbe rischiato la vita anche a
Grimmuald a Place, cosa che lo avrebbe tenuto in una continua
angoscia. Non poteva rischiare che esagerasse nel tagliarsi, non
avrebbe mai fatto in tempo a raggiungerla. Doveva averla accanto a
sé.
-Lo so. Ma i pro sono più dei contro.-
affermò infine accigliato e Silente annuì lentamente.
-Per me va bene. Spetta a lei la
decisione.-
Severus tirò un lieve sospiro di
sollievo.
-Sarai qui questa sera?- gli chiese il
preside e lui mascherò bene la sorpresa a quella domanda.
-Si...-
-Bene. Puoi andare.-
Albus allora si girò nuovamente verso
la finestra e Severus, confuso da quel suo comportamento, uscì dallo
studio.
_ _ _
-Ciao...- mugolò Penelope nel sentire
una grande mano calda accarezzarla una guancia.
Sapeva di essersi addormentata sul
divano nella sala. Da sola.
Ma adesso c’era anche Severus. Le
aveva detto che sarebbe tornato presto... a quel pensiero sorrise.
-Cosa ridi?- le chiese il professore
continuando a sfiorare gentilmente la guancia.
Penelope aprì gli occhi e guardando
l’altro non smise di sorridere.
-Sei tornato da me.-
-Ti avevo detto che l’avrei fatto.-
-Lo so... ma non posso fare a meno di
essere spaventata. Non riesco a farne a meno.-
Severus si accigliò a quelle parole.
Tutto quello che aveva passato l’aveva resa insicura, e la morte di
Sirius non l’aveva aiutata.
-Silente ha detto che puoi venire ad
Hogwarts se è quello che vuoi.-
Penelope si scostò da lui giusto il
necessario per poterlo guardare negli occhi. –Davvero?-
-Si, però dovrai fare qualcosa per il
tuo aspetto... apportare qualche modifica, giusto per sicurezza, così
se il signore Oscuro dovesse trovarti in qualche mio ricordo non ti
riconoscerebbe... non ci farebbe caso.-
Penelope annuì. –D’accordo, ma in
ogni caso non credo che potrebbe riconoscermi, è da quand’ero una
ragazzina che non lo vedo.- dichiarò lei con un lieve sorriso.
Sarebbe potuta stare con Severus a
scuola, questa era l’unica cosa che le sembrava importante.
Severus però non sembrava dello stesso
avviso.
-Non è l’unico di cui mi preoccupo.
Lucius Malfoy ha la pessima abitudine di venire spesso a scuola e non
è uno che si scorda facilmente delle persone.-
-Lucius...? Ah... beh, non era un
assiduo frequentatore della mia cella-
Bugia.
Severus si rilassò un poco a quelle
parole. –Bene, meglio così.-
Bugiarda. Sei una bugiarda.
Diglielo!
-...- Penelope si strinse nuovamente a
lui infilando il volto nell’incavo del suo collo, incapace di
parlare. Aveva la gola riarsa e la lingua sembrava essersi incollata
al palato.
-Ma... Malfoy non è stato catturato al
ministero...?-
-Si, ma con l’influenza del suo nome
e dei suoi soldi uscirà molto presto di prigione, credimi.-
Penelope in effetti non fece alcuna
fatica ad essere d’accordo con lui.
-Quando potrò venire ad Hogwarts
allora?-
Severus sorrise e le baciò dolcemente
le labbra. –Quando la scuola inizierà, i primi di settembre.-
_ _ _
Severus arrivò trafelato davanti al
gargoyle di pietra dell’ufficio del preside.
Mormorò la parola d’ordine e poi
salì velocemente le scale, raggiungendo lo studio il più
velocemente possibile.
Silente era seduto sulla sua poltrona
con la testa reclinata da un lato e le mani in grembo, una di queste
era annerita.
-Preside...- ansò Severus sconvolto e
Albus sollevò a malapena le palpebre per osservare il professore e
poi sorridere appena, stancamente.
-Mio caro... speravo che tu potessi
fare... qualcosa... per questa...- sussurrò il vecchio mago alzando
appena la mano bruciata.
Severus lo raggiunse immediatamente,
cominciando ad esaminarlo.
Il battito era accelerato, il respiro
superficiale e la mano non aveva affatto un bell’aspetto. Magia
Oscura.
-Che cos’hai fatto?- gli chiese
trattenendo a stento la preoccupazione mascherandola abilmente con la
rabbia, che si tramutò in vera e propria ira quando l’altro si
limitò a sorridergli con più dolcezza.
-è una maledizione...- ansò e Severus
quasi ringhiò.
-Lo so che è una maledizione!- gridò
infuriato cominciando a passare la bacchetta sulla mano danneggiata
dell’altro.
-Voglio sapere chi te l’ha lanciata e
quale incantesimo ha usato!-
Albus però scosse la testa in un cenno
di diniego –Non è il momento che tu sappia.-
Severus si trattenne dal gridare
ancora, ma piuttosto si concentrò su quello che pensava fosse almeno
un rimedio temporaneo per impedire alla maledizione di avanzare
ulteriormente per le prossime due ore.
Quando finì di pronunciare
l’incantesimo era esausto e col dorso della mano si asciugò il
sudore sulla fronte.
-è solo un rimedio temporaneo, dovrò
inventarmi qualcos’altro in fretta.-
Il preside annuì come se avesse messo
in conto anche quella e Severus si accigliò profondamente.
-Questo pomeriggio mi hai chiesto se
stasera sarei stato al castello... era per questo vero? Sapevi che
sarebbe successo.-
Silente chiuse gli occhi ed
improvvisamente sembrò molto più vecchio di quello che era in
realtà.
-Sapevo che sarebbe potuto accadere,
non ero certo.-
Severus si alzò in piedi dato che fino
a quel momento era rimasto inginocchiato davanti al preside, e ripose
la bacchetta.
-Che cosa hai intenzione di fare?-
Silente lo guardò negli occhi
intensamente.
-Ti assegnerò la cattedra di Difesa
Contro le Arti Oscure.-
Severus lo guardò confuso. –Come?-
-Hai sentito.-
-Non intendevo questo... di che diavolo
stai parlando? Voglio sapere cosa hai intenzione di fare riguardo la
maledizione!-
-Lo so bene-
Severus si rese conto che come sempre
Albus non gli avrebbe rivelato niente di più e allora con un sospirò
gli diede corda.
-Perché accontentarmi proprio adesso?-
-Perché penso che la signorina Lewis
sarà perfetta come tua sostituta nel ruolo di professoressa di
Pozioni.-
Severus sgranò impercettibilmente gli
occhi e Silente sorrise.
Fine
Bene,
vi è piaciuta questa conclusione?? (Attenti perchè dalla
risposta dipenderà i tempi di postaggio del seguito
ù.ù XD)
Allora,
voglio ringraziare tutte quelle persone che mi hanno sostenuto e in
particolar modo chi ha insistito nel commentarmi ogni singolo capitolo
*_*
Un grazie enorme in particolare a: Phoebhe76, crissy11, gingiolina, Hinata_sama , Frenci_ , Mary_House .
Ed ovviamente a tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia a preferiti o seguite o da ricordare ^^
Fatto
questo, voglio dirvi che il primo capitolo della terza storia
verrà messo sul sito Lunedì, non so a che ore, ma
comunque tenete d'occhio la mia paina d'autore perchè nel caso
ci sia qualche imprevisto vi informerò senz'altro
ù.ù il titolo sarà "Your Love is My Life"
Spero che continuerete a seguire anche quest'altra storia e adesso qualche *SPOILER*
Penelope
si ritroverà nei panni della professoressa. Le cose tra lei e
Severus sembrano andare bene, ma l'evasione di un certo mangiamorte
complicherà le cose... soprattutto perchè sembra che sia
legato profondamente al passato della nostra neo-professoressa.
Come
ho già anticipato a molte di voi, Lucius Mlfoy avrà un
ruolo fondamentale nel seguito, proprio non potevo non inserirlo, io
trovo quell'omino biondo estremamente eccitante *_*
OK,
mi sembra di aver detto tutto, nel caso mi sia scordata qualcosa,
l'aggiungerò nelle note iniziali del primo capitolo della
prossima settimana. ù.ù
Un bacione a tutti!!!!!
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