Your Love is My Hope

di Femke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Lettere Mancate ***
Capitolo 3: *** Mangiamorte, Stamberga Strillante e Platano Picchiatore! ***
Capitolo 4: *** I Tuoi Occhi ***
Capitolo 5: *** Risveglio In Nero ***
Capitolo 6: *** Spiegazioni e Chiarimenti ***
Capitolo 7: *** L'Ordine ***
Capitolo 8: *** Scontri e Incontri ***
Capitolo 9: *** Mutante ***
Capitolo 10: *** Prese in Giro e Solletico! ***
Capitolo 11: *** 23, Tra Pensieri e Timori ***
Capitolo 12: *** Arrivo Improvviso ***
Capitolo 13: *** Pace e Amore ***
Capitolo 14: *** Dolci Risvegli e Amari Litigi ***
Capitolo 15: *** Bacio a Tradimento ***
Capitolo 16: *** Maledizioni e Addii ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


2penelope prologo

Allora per prima cosa, a tutti i lettori che hanno aperto questa storia senza aver letto Your Love is My Potion,  andate a leggerla prima di iniziare questa che altro non è che il seguito di quella (un discorso mlto sensato eh? XD)

Perchè vi informo che senza aver letto Your Love is My Potion non capirete molto di questa nuova storia in quanto ci sono molti riferimenti alla fanfiction precedente.

Invece, se avete già letto Your Love is My Potion (lasciate un commento mi raccomando) vi voglio dire che questa non è affatto una fanfiction spensierata e divertente come a quella che siete stati abituati a leggere fino a adesso. Nonostante questo, spero che vi piaccia comunque.
Inoltre non vi preoccupate se inizialmente non capirete bene che cosa succede o cosa è successo a Penelope perchè verrà tutto chiarito nei prossimi capitoli e si chiariranno molte cose anche riguardo alcuni avvenimenti rimasti inspiegati in Your Love is My Potio.

Chi non l'ha notato, basta cliccare sul titolo di Your Love is My Potion per andare alla storia.
Un bacione e buona lettura!

PROLOGO

Penelope si osservò intorno decidendo che c’era qualcosa di tremendamente sbagliato.

 

Il corridoio scuro si stagliava dinnanzi a lei e in fondo a questo c’era la porta. Una volta varcata tutto sarebbe finito.

 

Avrebbe lasciato quel maniero e non vi avrebbe più fatto ritorno.

 

Strinse con forza i lacci del proprio borsone e fece un paio di passi in avanti prima di fermarsi proprio di fronte allo specchio alla sua destra.

Si voltò lentamente e lo sguardo gelido che gli tornò indietro non lo riconobbe come il proprio.

Ma come saperlo?

 

Neanche il suo volto le sembrava familiare dopo vent’anni di solitudine.

 

I suoi capelli che in quel momento erano raccolti in una coda alta, se lasciati liberi le sarebbero ricaduti lungo la schiena e sulle spalle fin oltre la vita. Aveva le occhiaie sotto gli occhi e il suo volto era troppo magro.

Così come tutto il suo corpo.

 

Non era cresciuta, ma era cambiata. La vecchia Penelope sarebbe riuscita a fare qualche commento sarcastico persino sulla sua condizione, ma in quel momento, era troppo disperata per riuscire anche solo a ricordare cosa fosse il sarcasmo.

È possibile essere tanto stanchi?

 

Prese un respiro profondo e uscì dalla casa.

 

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Capitolo 2
*** Lettere Mancate ***


2penelope 1

Oooh siete stati così entusiasti che non ce l'ho fatta a resistere una settimana per l'aggiornamento! XD

Ringrazio tutte le persone che hanno letto e soprattutto commentato *-* 

Vorrei dirvi di pazientare in quanto Severus non comparirà ancora per un po' e so quanto questo possa demoralizzare XD Ad ogni modo un bacione a tutti e buona lettura!!!

PS: Lasciate un commento!!!!! (Per il secondo capitolo però dovrete aspettare davvero fino a sabato ù.ù... ok, forse venerdì XD)

 

1

 

 

-Desidera qualcos’altro?-

 

-No...-

 

-Bene, allora queste sono le chiavi e la sua camera è la seconda a destra su, al primo piano.-

 

Penelope annuì e dopo aver preso le chiavi si diresse al piano di sopra.

La piccola stanza era modesta, ma pulita ed accogliente. Le pareti erano color salmone e il letto addossato al muro aveva accanto un comò.

 

Lasciò cadere la valigia a terra e finalmente si concesse un sospiro. Fortunatamente aveva dietro abbastanza soldi per almeno una settimana.

 

Si spogliò e si fece una doccia bollente, poi si sedette sul letto e tirò fuori dalla borsa le dieci buste che era riuscita a trovare nello studio di suo padre.

 

Tutte e dieci con lo stesso mittente.

 

Severus Snape.

 

Al pensiero dell’altro gli occhi le si riempirono di lacrime.

Lui le aveva  scritto e lei non gli aveva mai risposto.

Sicuramente ne era rimasto ferito.

 

Prese la prima e strappò la carta sigillata spiegando il foglio.

 

 

Mi manchi.

 

Una lettera non si dovrebbe affatto iniziare così, ma le parole non sono il mio forte e so che ti piacciono le frasi dirette.

Mi manchi e se tu mi hai detto che mi ami... mi rendo conto solo ora che sei partita che probabilmente anche io sono innamorato di te.

Non ho idea del perché non te l’abbia detto prima, ma spero che riuscirai a perdonarmi.

 

Rispondi presto.

Severus.

 

Le lacrime ormai scorrevano libere sulle guance di Penelope. Si portò le ginocchia al petto e chinando la testa in avanti, singhiozzi cominciarono a scuotere le sue spalle.

 

Anche lui le aveva scritto che l’amava.

 

Ripiegò con cura la lettera e ne prese un’altra.

 

Non rispondi ancora, è trascorsa più di una settimana. Devo dedurne che non ti sei ancora sistemata nella nuova casa? A proposito, non mi hai detto dove sei diretta.

 

Penelope prese la successiva.

 

Perché non rispondi?

 

Ancora un’altra.

 

Ti è successo qualcosa? Oppure non ne vuoi più sapere di me?

 

Le rimanenti continuavano a ripetere le solite domande e nel leggerle, Penelope si sentì morire sempre di più.

 

Lo aveva fatto soffrire così tanto...

 

Posò i fogli sul piccolo comodino e poi si infilò sotto le coperte rannicchiandosi in posizione fetale. Chiuse gli occhi e il sonno la colse solo dopo un paio d’ore, dopo che ebbe esaurito tutte le lacrime.

 

 

Quando riaprì gli occhi aveva il respiro corto, era tutta sudata e si stava aggrappando disperatamente alle lenzuola.

 

Si mise a sedere di scatto, ansimante e il suo sguardo fu calamitato dal proprio avambraccio sinistro, dove nuovi graffi e ferite si erano andati ad aggiungere a vecchie cicatrici.

Si alzò in piedi e tentennante si diresse nel minuscolo bagno, aprì l’acqua fredda e ci mise sotto il braccio, sibilando di fastidio e sollievo.

 

Il marchio nero sembrava osservarla quasi soddisfatto.

 

-Maledetto...- ansò lei e presa da una rabbia improvvisa infranse lo specchio, distruggendo così l’immagine di una donna disperata. 

-Maledetto, maledetto, maledetto... MALEDETTO!!!!- urlò infine e accecata dall’ira prese una delle schegge di vetro più grandi e tagliandosi il palmo della mano, la conficcò ripetutamente nel proprio avambraccio sinistro. Continuò così finchè il sangue perso non fu troppo e le forze le vennero meno.

 

Quando si svegliò per la seconda volta era appoggiata al muro piastrellato del bagno. La testa pesante e l’odore del proprio sangue a circondarla.

 

Con le poche energie rimaste richiamò una pozione curativa e dopo averla stappata ne bevve un lungo sorso.

 

Non poteva morire proprio adesso. Prima avrebbe trovato Severus e gli avrebbe chiesto perdono.

Non doveva morire. Doveva trattenersi.

Pensando questo osservò il braccio tumefatto. Non doveva più farsi del male.

 

 

Il pomeriggio abbandonò la locanda dopo aver ripulito il bagno e aver mangiato qualcosa.

Usò il loro camino e comparve al Paiolo Magico, a Londra.

 

Fortunatamente nessuno fece caso a lei, ma in fondo era normale, di lì passavano così tante persone da non fare caso all’ennesima che arrivava senza preavviso o ordinazione.

 

Si incamminò senza una meta precisa quando si accorse della locandina del giornale che la osservava minacciosa.

 

L’immagine di una donna la osservava altezzosa. Il titolo diceva qualcosa su una nuova professoressa ad Hogwarts impiegata del ministero.

Penelope comprò il giornale e poi scorse velocemente l’articolo sgranando gli occhi.

 

Il ministero della magia, preoccupato dalle parole del preside della nota scuola di magia e stregoneria londinese riguardo al presunto ritorno del Lord Oscuro, ha deciso quindi di scegliere un professore di difesa contro le arti oscure, adeguato...

 

Silente sapeva che Lui era tornato, ma nessuno gli credeva.

Penelope si accigliò.

 

Bambino sopravvissuto?

 

Suo padre aveva accennato a qualcosa del genere, ma lei non aveva mai capito di cosa si trattasse.

Forse la cosa migliore era andare  da Silente.

 

Ma come avrebbe reagito nel trovarsi davanti ad una sua ex studentessa adesso anche mangiamorte?

Penelope scorse il resto dell’articolo senza interesse, persa nelle sue elucubrazioni, ma ad un certo punto sbattè le palpebre sorpresa.

 

Dolores Umbridge quindi, oltre che insegnare difesa contro le arti oscure avrà anche il compito di decidere se gli attuali docenti nelle altre materie sono idonei...

Qui di seguito l’elenco degli attuali professori:

...Minerva McGranitt, trasfigurazione e Severus Snape, pozioni.

 

Penelope rimase imbambolata per qualche secondo prima di riprendersi.

 

Severus.

Il suo Severus, era professore di pozioni ad Howarts.

 

-Signora tutto bene?-

Penelope alzò lo sguardo ed incontro quello preoccupato del giornalaio. Senza accorgersene era rimasta immobile con il giornale tra le mani per non sapeva quanto tempo.

 

-Si, certo, mi scusi.- e poi si girò cominciando a comminare in fretta.

 

Andare da Silente sembrava la scelta migliore, resa ancora meglio dalla consapevolezza che al castello avrebbe potuto trovare Severus.

 

Ma in un certo senso aveva paura. Non era così ingenua da sperare che Severus l’avrebbe riaccolta a braccia aperte dopo che lei lo aveva abbandonato in quel modo crudele. Certo non era stato per sua volontà, ma lui come poteva saperlo?

 

Come minimo adesso la odiava.

 

Si fermò all’improvviso in mezzo alla strada con un cipiglio deciso sul volto e con le lacrime agli occhi. Anche se l’odiava, non avrebbe potuto impedirle di amarlo, giusto?

 

L’amore per lui era l’unica cosa che l’aveva aiutata nel periodo di prigionia nella sua stessa casa.

 

Infilò le mani nelle tasche dell’unico paio di jeans babbani che ancora gli stavano e conficcandosi le unghie nei palmi delle mani rientrò al Paiolo Magico, prese una manciata di polvere volante ed entrò nel camino.

 

-Hogsmeade, I Tre Manici di Scopa!- urlò e con una fiammata verde scomparve.

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Capitolo 3
*** Mangiamorte, Stamberga Strillante e Platano Picchiatore! ***


2penelop 2

Eccomi qua dopo ben sei giorni. ù.ù Non sono riuscita ad aspettare il settimo mi mancavate troppo! XD 

Spero di ricevere tanti bei commentini e... Buona lettura! 

2

 

 

Uscì dal camino e si spolverò il mantello consunto, osservandosi intorno, sorpresa di vedere tutto uguale a venti anni prima.

 

Il locale era come sempre affollato. Madama Rosmerta faceva su e giù per i tavoli prendendo e consegnando le ordinazioni.

 

Lei e Severus c’erano andati solo una volta. Durante il loro primo e ultimo pomeriggio ad Hogsmeade, il giorno prima che lei se ne andasse.

Chissà se c’era tornato ancora dopo quella volta.

 

Scrollandosi quei pensieri malinconici di dosso si diresse al bancone.

 

-Salve, cosa posso servirle?- le chiese sorridente Rosmerta e Penelope si ritrovò a ricambiare appena il suo sorriso anche se appena accennato.

 

-Vorrei una stanza per qualche giorno.-

 

-Oh, mi dispiace, ma in questo periodo siamo al completo.- il sorriso di Penelope scomparve.

 

-Capisco, non importa.- detto questo uscì dal locale e son un sospiro si diresse alla Testa di Porco.

 

 

-Una stanza?- Il vecchio che la stava squadrando con sorpresa mal celata sul volto era chiaramente sconvolto da questa sua richiesta e Penelope non ne era stupita. Dopotutto solo i disperati andavano a dormire alla Testa di Porco... ma lei lo era, quindi non c’era alcun problema.

 

-Si, per qualche giorno.-

 

Il vecchio annuì e le consegnò una chiave.

-Salga le scale, la prima porta a sinistra.-

 

 

Penelope si fece una doccia, e poi si mise a letto. Aveva bisogno di dormire almeno non un paio d’ore, altrimenti non ce l’avrebbe fatta a rimanere in piedi neanche per qualche altro minuto.

 

Chiuse gli occhi e si addormentò subito, spossata.

 

Purtroppo però si svegliò meno di un’ora dopo, spaventata e tremante. Si mise a sedere e scostò i capelli sudati dalla fronte.

Non poteva continuare così.

 

Dopo qualche minuto riuscì a calmare il battito frenetico del suo cuore e ricominciare a respirare normalmente.

Guardò fuori dalla finestra e si accorse che stava nevicando.

Erano a metà ottobre, ma da quelle parti il freddo era piuttosto intenso.

 

Stava pensando al tempo, guardando fuori con sguardo vacuo quando vide una sagoma nera dall’altra parte della strada infilarsi in un vicolo.

Il cuore le tornò a martellare.

 

Un mangiamorte?

 

Stupida sei anche tu una mangiamorte di cosa hai paura?

 

Sono una mangiamorte traditrice ecco di cosa ho paura.

 

Finito questo dialogo mentale, scese dal letto e si vestì velocemente. Prese la bacchetta e il più silenziosamente possibile uscì dalla camera e poi dalla locanda.

Il vento freddo la colpì crudelmente e la neve le impediva di vedere troppo lontano, ma lei si strinse meglio il mantello addosso e si incamminò nella direzione del presunto mangiamorte.

 

Perché poi un seguace del signore oscuro si sarebbe dovuto disturbare a raggiungere Hogsmeade nel pieno della notte?

L’unica cosa che poteva venirgli in mente era Hogwarts...

 

Raggiunse il vicolo tutto infreddolita e quello che vide in effetti non gli piacque affatto.

 

C’erano due uomini. Uno accasciato contro il  muro, all’apparenza terrorizzato dall’altro che al contrario era in piedi con in mano la bacchetta e sembrava che stessero discutendo.

Troppo impegnati tra loro non si accorsero di Penelope che però rimase imbambolata a fissarli per qualche secondo di troppo.

 

-Sparisci!!- le urlò contro il tizio-grosso-e-cattivo e le lanciò contro un incantesimo che lei evitò facilmente.

 

-Stupeficium!!!- urlò spaventata e per sua fortuna, l’uomo che sembrava più impedito di lei immerso nella neve venne scaraventato contro il muro.

 

Fatto questo si avvicinò al tizio-steso-a-terra.

 

-Sta bene?- gli chiese e riponendo la bacchetta gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi, ma questi le riservò invece una lunga occhiata.

Poi parlò. –Penelope Lewis?-

 

Lei sgranò gli occhi e senza pensare a quello che stava per fare si girò e cominciò a correre.

 

Stupida! Stupida! Stupida!

 

Come aveva fatto a essere così ingenua? Erano  entrambi mangiamorte!

 

Continuò a correre e quando sentì i passi pesanti dell’altro farsi sempre più vicini entrò nel panico. Doveva fare qualcosa.

 

Pensa lucidamente Penelope, pensa lucidamente. Si ripetè mentalmente quando iniziò a non farcela più a correre.

 

Pensa, pensa, pensa, pensa. Si sentì afferrare per il braccio e urlò con forza, ma con terrore si accorse che a son di correre erano usciti dal villaggio.

 

Brava Penelope, davvero un’ottima idea.

 

Cercò di liberarsi dalla stretta dell’altro e così facendo caddero entrambi per terra.

-Maledetta puttana, sta ferma!!-

-Col cazzo!!!- gridò lei e solo in quel momento si rese conto che il mangiamorte non aveva cercato di farle nessun incantesimo e questo perché...? Non aveva la bacchetta!

 

Con orrore però si accorse che il tizio-non-più-steso-a-terra stava mirando alla sua.

 

Occazzo.

 

Aveva la testa sprofondata nella neve e l’uomo sopra di lei che cercava di prendere  la sua bacchetta.

D’accordo, era il momento di utilizzare la tecnica preferita dalle donne. E con maestria alzò con violenza un ginocchio colpendolo direttamente i suoi gioielli di famiglia.

 

Quando questi ululò dal dolore le lasciò andare i polsi e lei ne approfittò per sgusciar via da sotto di lui, ricominciando a correre verso l’unica struttura in vista.

 

La Stamberga Strillante.

 

La raggiunse col cuore che le stava bucando la cassa toracica da quanto batteva forte e poi si materializzò all’interno.

Affannata si appoggiò contro una parete, esausta. Le facevano anche male i polsi, quel tizio non si era risparmiato con lei. Per sua fortuna la maggior parte dei mangiamorte erano degli idioti.

 

Si affacciò appena alla finestra e vide che l’uomo si stava dirigendo anche se barcollante da quella parte.

 

Dannazione.

 

Con un gemito cominciò a girare per casa cercando una qualche via di fuga.

Si affacciò nuovamente e si morse con forza il labbro inferiore, era sempre più vicino. Si appoggiò al muro e un attimo dopo si ritrovò col sedere per terra in mezzo alla polvere e con la parete che si richiudeva davanti a lei.

 

Aveva trovato un passaggio segreto?

 

Con quel pensiero in testa si alzò in piedi ringraziando qualunque dio avesse deciso di aiutarla in quel momento.

E poi cominciò a camminare.

 

Dopo qualche minuto si accorse che quel passaggio era scavato nel terreno.

 

Sperava di non dover assistere ad una frana.

 

Trascorse quasi un’ora di cammino e poi finalmente vide una luce.

 

-Non sarà certamente quella del paradiso.- borbottò e poi uscì all’aperto, in un prato che le sembrava stranamente familiare.

 

Ma non ebbe il tempo di ricordare niente perchè sentì un sibilo alle sue spalle.

-Che cosa...?-

 

Si girò appena prima di accorgersi del pericolo e strillando si abbassò appena in tempo per evitare un ramo di quello che aveva riconosciuto come il platano picchiatore.

 

Finì a carponi per terra cercando di strisciare via dalla sua traiettoria, ma un altro colpo le arrivò addosso colpendola ad un fianco. Venne sbalzata da una parte e tranne che per il dolore atroce gli fu quasi grata dato che l’aveva allontanata da sé.

 

-Che culo che ho... prima un mangiamorte cerca di uccidermi e adesso anche un albero...- borbottò alzandosi in piedi a fatica tenendosi il fianco ammaccato. Fortunatamente non si era rotta niente.

Si allontanò il più velocemente possibile e il platano non riuscì più a beccarla.

 

Ansimando, raggiunse le serre del castello e quando fu relativamente al sicuro nascosta dietro un bancone, le salirono le lacrime agli occhi.

 

-Ok, ok... va tutto bene adesso...- mormorò tra sé e sé come aveva fatto in tutti quegli anni di solitudine forzata per farsi coraggio.

Cominciò a piangere silenziosamente e dopo un tempo che le parve infinito si addormentò sul pavimento di pietra della serra numero tre di erbologia.

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Capitolo 4
*** I Tuoi Occhi ***


2penelope 3 Come sempre in un giorno di anticipo, ecco a voi il terzo capitolo!! ^^
Sono contenta che siate tutti così entusiasti e spero rimarrete così per tutta la storia XD In questo capitolo si  rincontreranno i nostri piccioncini, spero che vi piaccia e che mi lascerete poi un commento!!!!

Questi sono due schizzi che ho fatto su Sevrus e Penelope, ditemi che pensate!

Penelope

Severus e Penelope


3

 

 

 

Penelope riprese coscienza di sé a causa di alcuni schiamazzi che le suonavano decisamente poco familiari.

Aprì gli occhi e dopo essersi abituata alla luce si mise a sedere portandosi subito dopo una mano alla testa, che le stava pulsando in un modo piuttosto fastidioso e doloroso.

 

-Mmmh...- mugolò e solo in quel momento di rese effettivamente conto della propria situazione.

 

Era nella serra di erbologia, fortunatamente non quella adibita per le lezioni e se fosse uscita in quel momento probabilmente l’avrebbero catturata e spedita ad Azkaban con un biglietto di sola andata.

 

Si massaggiò per qualche minuto le tempie con la punta della dita.

 

Mantieni la calma Penelope. Non è successo niente di grave, dopotutto avevi programmato di andare ad Hogwarts no?

 

Certo. Ma quando l’aveva programmato aveva pensato ad un’entrata in scena molto più discreta dell’essere trovata sporca di terra e completamente ricoperta di ematomi.

 

Fece un respiro profondo e poi cercò di pensare a qualcosa che la potesse aiutare ad uscire di lì.

Quante probabilità c’erano di uscire dal castello in pieno giorno durante i giorni delle lezioni? Nessuna.

 

Perfetto.

 

Allora doveva cercare di raggiungere un posto più sicuro?

No, più rimaneva nascosta e più sarebbe stato grave quando gli altri l’avrebbero scoperta.

 

Perché era assolutamente certo che sarebbe stata beccata, l’unica domanda era: quando?

 

Forse...

Forse poteva provare a raggiungere i sotterranei? Sarebbe potuta andare da Severus.

 

A quel pensiero il cuore prese a batterle con più forza.

 

Dopotutto le stanze del professore di pozioni erano sempre state nei sotterranei, che erano certamente più facili da raggiungere rispetto alla presidenza.

 

Con questo pensiero, in qualche modo rassicurante, si mise carponi e sbirciò aldilà del bancone di legno.

 

Ok, via libera.

Ma per sicurezza decise di rimanere a quattro zampe e con cautela raggiunse la porta della serra, quella che portava all’esterno, la stessa che la sera prima aveva usato per entrare.

 

Per sua fortuna mancava ancora un po’ al cambio dell’ora, così non c’erano studenti in giro.

 

Si fece un incantesimo di disillusione, per evitare inconvenienti e poi si diresse verso il portone dell’ingresso che con suo enorme spavento si aprì per lasciarla entrare.

Si guardò intorno con il cuore in gola, ma per suo sollievo non si vedeva nessuno in giro.

 

Il più silenziosamente possibile si incamminò verso le scale e si perse nella contemplazione dei corridoi della scuola.

 

Le era mancata così tanto...

 

Si riscosse al suono delle voci degli studenti e con orrore si accorse di aver perso troppo tempo incantata ad osservare i quadri e le pareti imponenti del castello, così si nascose dietro un’armatura.

 

Anche se l’incantesimo di disillusione la nascondeva non voleva correre alcun rischio, nel caso non le fosse riuscito bene. Dopo tutto erano quasi vent’anni che non ne usava uno.

 

Quando quel gruppo di studenti si fu allontanato riprese a camminare e questa volta non si distrasse riuscendo così a raggiungere in fretta le scale che portavano nei sotterranei.

Era incredibile che nonostante tutti quegli anni riuscisse ancora a ricordarsi così bene dove fosse ogni cosa.

 

Con un sospiro cominciò a scendere.

 

Il freddo dei sotterranei la raggiunse molto presto e lei sorrise al ricordo di tutte le discussioni che aveva avuto con Severus proprio a causa degli spifferi gelidi dei sotterranei.

 

Arrivò alla fine delle scale e proprio in quel momento un boato esplose costringendolo a tapparsi le orecchie.

 

-Accidenti...- borbottò evidentemente esistevano ancora studenti che facevano esplodere i calderoni, quel pensiero la fece sorridere ancora di più.

E non riuscì a fare neanche un altro passo che l’urlo ben poco umano di un uomo la raggiunse facendole sgranare gli occhi.

 

-PACHOCK!!!!!!!!!! Possibile che possa essere così inetto da non capire di non dover mischiare la pelle di girilacco con la polvere di ali di fata nonostante ci sia precisamente scritto nel suo manuale???????-

 

Penelope si sentì mancare il respiro e il suono del suo cuore che batteva le tappava completamente le orecchie così non si accorse che l’incantesimo di disillusione si era annullato e neanche di aver cominciato a correre verso la sua vecchia aula di pozioni e di aver spalancato la porta con forza,

 

fino a che una ventina di paia d’occhi non si fissarono su di lei, compresi quelli d’onice di un certo professore. 

 

Severus era evidentemente in procinto di urlare anche contro di lei, o almeno lo fu finchè non incrociò il suo sguardo e vide l’amore e il dolore riflesso nelle iridi della donna, che sembrava avere occhi solo per lui.

 

Gli studenti invece sembravano trattenere il fiato, non capendo chi fosse quella donna emaciata e  ferita appena apparsa nell’aula di pozioni.

Neville soprattutto cercava di evitare persino di respirare temendo che altrimenti il professore si sarebbe ricordato di lui ricominciando a sgridarlo.

 

Snape ebbe comunque abbastanza spirito da riprendersi dalla sorpresa e senza distogliere lo sguardo da quello di lei le si avvicinò di un paio di passi, minaccioso.

 

-Chi è lei e come si permette di disturbare la mia lezione?- sibilò minaccioso e l’espressione della donna che fino a quel momento era rimasta sorpresa si tramutò in un qualcosa molto simile alla felicità e al sollievo.

 

-Severus...- sospirò – Mi dispiace di non essere tornata prima...- sussurrò e poi con sconcerto dell’uomo chiuse gli occhi e svenne costringendolo così a raggiungerla e ad afferrarla impedendole  di cadere a terra.

 

Il professore si ritrovò con questa donna tra le mani, letteralmente, mentre  i suoi studenti sembravano essersi tramutati in ventitre statue di cera.

 

-Signorina Patìl, vada a chiamare Madama Chips, gli altri sono liberi di andare, la lezione è finita.- dichiarò e in un silenzio perfetto, in meno di un minuto, tutti gli studenti furono fuori dall’aula.

 

 

Non appena fu solo, Snape portò la donna ancora incosciente nel proprio studio privato e non sapendo che altro fare la fece stendere sul divano e notando quanto fosse fredda, accese il camino.

 

Poi cominciò ad osservarla.

 

L’aveva chiamato per nome, quindi era piuttosto evidente che si conoscevano, ma proprio non riusciva a ricordare dove potesse averla incontrata.

I suoi  capelli neri erano legati in una lunga treccia, i suoi abiti erano sporchi di terra e strappati in più punti, la sua pelle era tirata, le guance erano scavate  e un pel paio di occhiaie facevano mostra di loro sotto i suoi occhi.

 

Sembrava una fuggitiva.

 

- Severus... Mi dispiace di non essere tornata prima...-

 

Il professore si accigliò.

C’era qualcosa che gli sfuggiva...

 

I suoi occhi erano verdi... verdi chiaro, più vicini al grigio...

Aveva già visto quel colore, da qualche parte, molto tempo fa. Lo aveva sognato e aspettato per tanto tempo.

 

Trattenne il fiato e permise al suo viso di assumere un’espressione del tutto stupita e anche un po’ sconvolta.

 

-Penelope...?-

 

Quell’ipotesi sembrava tanto assurda quanto possibile.

 

- Severus... Mi dispiace di non essere tornata prima...-

 

Si alzò in piedi e fissando la donna stesa sul proprio divano notò alcune somiglianze con la sua Penelope.

Avevano lo stesso mento e la stessa linea dritta del naso.

Le sue spalle sembravano sempre molto fragili e...

 

Le prese la mano destra tra le sue e tirando su la manica della maglietta logora, vide la voglia color cioccolato sul suo polso.

 

Con orrore però si rese conto che la voglia era stata tagliata più volte e numerose cicatrici bianche contornavano la pelle morbida del polso di lei.

 

-Che cosa hai fatto?- mormorò.

 

Ma nessuno rispose a quella domanda e proprio in quel momento Madama Chips entrò nel suo studio, obbligandolo ad allontanarsi dalla sua nuova paziente.

 

 

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Capitolo 5
*** Risveglio In Nero ***


2penelope 4

Con ben due giorni di anticipo ecco a voi il quarto capitolo!!! XD In realtà dovevo decidere se postarlo giovedì o oggi dato che domani non credo di poter aver accesso al mio computer, così pretendo almeno un ringraziamento ù.ù XDXDXD 

Ok, adesso la smetto e dato che non ho nient'altro da dirvi... ah no! Voglio ringraziare tutte quelle nuove persone che hanno aggiunto la mia storia alle seguite o alle preferite, perchè ho visto che siete aumentati *-* E un grazie ancora più grande a chi perde due minutini del suo tempo a commentare *____________*

[da adesso la nota potete anche saltarla se non volete sentirmi sparlare ù.ù]

Una nota ulteriore del capitolo che adesso vedrete da voi, ma ci tengo a sottolineare che... compare Sirius Black. Per me che ho sempre mal tollerato Felpato è stata una sorpresa vederlo diventare un personaggio attivo della storia. Non so come, ma ha preso vita da solo (maledetto +_+) 

Ad ogni modo in futuro, perchè in questo capitolo ancora non si nota molto, vorrei anche un vostro parere su di lui.

Detto questo: 

Buona lettura!!!!

4

 

 

 

Quando Penelope aprì gli occhi si rese subito conto che c’era qualcosa di sbagliato, perché per la prima volta in tanti anni non si era svegliata in preda agli incubi.

 

Si mosse appena sotto le coperte cercando di riportare alla mente gli ultimi avvenimenti.

 

Si ricordò tutto molto velocemente e si mise a sedere di scatto.

-Severus...!- boccheggiò osservandosi febbrilmente intorno, ma quello che l’accolse furono solo delle pareti scure e deprimenti che la fecero spaventare.

 

Scostò le coperte e non curante di indossare solo una camiciola di carta raggiunse la porta che con orrore si rese conto essere bloccata da un incantesimo.

 

-No... no...- pigolò e poi cominciò a battere i pugni contro il legno della porta.

 

-Lasciatemi uscire!!! Aprite! Vi prego!!!- urlò con tutta la forza che aveva terrorizzata.

Non poteva essere stato solo un sogno! Non poteva!

 

Quando la gola le fece male smise di gridare e si accorse solo in quel momento che un’altra voce stridula di donna urlava ed aveva urlato con lei fino a quel momento.

 

Sentì dei passi sulle scale e spaventata a morte si andò a rannicchiare in un angolino della stanza portandosi le ginocchia al petto, abbracciandosi le gambe, osservando con intensità la porta della stanza.

 

La quale venne spalancata tutto d’un tratto da un uomo che non era suo padre.

 

Questo le ricordò che suo padre era morto.

 

L’uomo si osservò intorno confuso prima di individuare la donna rannicchiata a terra che lo guardava spaventata.

 

-Ehi...- mormorò non sapendo proprio che dire.

 

-Emmmh... perché diavolo ti sei messa a gridare in quel modo?- le chiese non proprio gentilmente e lei cercò di farsi ancora più piccola.

 

-Senti, non ho idea del perché Silente e Mocciosus ti abbiano portata qui, ma nessuno vuole farti del male- le disse cercando di apparire rassicurante e lei lo osservò con occhi nuovi per qualche istante.

 

Mocciosus...?

 

-Severus...?- soffiò lei con voce rauca e l’uomo fece una smorfia di disgusto.

 

-Mocciosus sarà ad Hogwarts in questo momento... avviserò Silente che ti sei svegliata.-

 

-Sei... Black? Sirius Black?- gli chiese sgranando appena gli occhi, abbandonando la paura per la sorpresa e lui la guardò confuso.

 

-Ci conosciamo?-

 

-Si... andavamo a scuola a insieme e tu sei lo stronzo che si divertiva a trattar male Severus.- mormorò la donna osservandolo adesso con rabbia.

 

Sirius del resto non sapeva proprio cosa pensare.

Snape era arrivato lì tre giorni prima con una donna svenuta tra le braccia e l’espressione più seria e glaciale che gli avesse mai visto in volto, con al seguito un Silente anch’esso inespressivo in un modo alquanto singolare.

 

Non aveva fatto domande e si era limitato ad annuire quando il preside gli aveva detto di non entrare nella camera fino a che la ragazza non si fosse svegliata e non appena avesse ripreso conoscenza avrebbe dovuto avvisarlo. E così avrebbe fatto.

 

Tuttavia non credeva che sarebbe stato preso a insulti.

 

-Si, beh non è che lui fosse proprio un angioletto.- replicò acido e lei si alzò in piedi con uno sguardo di fuoco.

 

-Fottiti. Sei sempre stato un piccolo grifondoro viziato e borioso che si interessava solo a sé e alla sua combriccola insignificante. Eri sempre tu o quel Potter a dare fastidio a Severus lui si limitava a rispondere alle vostre provocazioni e non dire che non è vero!- sibilò

 

-Voi serpi siete tutte uguali...- ma Penelope lo interruppe –Io ero una corvonero!-

 

Sirius rimase basito per qualche attimo prima di riprendersi.

-Ok, adesso basta, mettiamo da parte questo discorso vuoi?-

 

Penelope lo osservò per qualche attimo con le palpebre assottigliate e poi annuì.

 

-Perfetto, allora vuoi dirmi come ti chiami?-

 

-Penelope... Penelope Lewis.-

 

 

_ _ _

 

 

 

Severus camminava nervosamente lungo l’ufficio del preside con Silente che lo osservava in qualche modo divertito.

Non lo aveva mai visto così nervoso.

 

-Severus.- lo richiamò e lui si voltò cercando di riassumere la sua solita espressione di indifferenza.

-Siediti e raccontami cosa ti angoscia tanto.-

 

Severus però ghignò e non si sedette affatto.

-Cosa mi angoscia?- gli chiese ironico –tranne il fatto che... Penelope sia giunta qui senza alcun preavviso ridotta all’ombra di se stessa con segni evidenti di torture sul corpo e il marchio nero sul braccio? Non saprei... qualcos’altro?- sbottò passandosi una mano tra i capelli.

-Ormai è da tre giorni che dorme e non sappiamo niente di tutto quello che le è successo o che ha fatto in tutto questo  tempo...- e alla fine si sedette passandosi le mani sul volto.

 

-Non è il caso di allarmarsi prima del tempo.- affermò Silente placidamente.

 

Severus rialzò lo sguardo intenzionato a rispondere sgarbatamente quando la testa di Black spuntò dal camino in una fiammata vermiglia.

 

-Silente, Mocciosus... la nostra bella addormentata si è finalmente destata dal suo sonno.-

 

Severus si alzò in piedi di scatto e Silente lo imitò qualche istante dopo.

-Arriviamo il prima possibile.-  disse il preside, ma Snape era già fuori dalla stanza.

 

 

_ _  _

 

 

-Ok... stanno arrivando, vuoi qualcosa da mangiare nel frattempo?- chiese Sirius alla sua riluttante ospite che si era seduta sul divano nel posto più lontano possibile da lui.

 

Si era messa un paio di jeans e un maglione scuro che Sirius era riuscito a trovare nella stanza di suo fratello e poi non aveva detto più neanche una parola.

 

-Hai del cioccolato?-

 

Sirius le lanciò un’occhiata stranita e poi annuì.

-Si, credo di avere un po’ di cioccolata  da qualche parte in cucina... sempre se Remus non se l’è mangiata tutta l’ultima volta che è stato qui...- borbottò dirigendosi in cucina e dopo qualche istante sentì Penelope seguirlo.

 

Sembrava molto riluttante a stare in sua compagnia.

 

Si misero a rovistare in tutti i cassetti e aprendo tutti gli sportelli disponibili alla fine riuscirono a trovare un paio di barrette al cioccolato.

Sirius gliene porse una e lei la prese osservandolo sempre con sospetto.

 

-Puoi anche smetterla di guardarmi in quel modo... mica l’ho avvelenata.- replicò seccato, ma lei si limitò a lanciargli un’occhiataccia peggiore delle precedenti e poi si sedette al tavolo per scartare la cioccolata e mangiarla in santa pace.

 

Quando l’assaggiò mugolò compiaciuta.

Era da così tanto che non ne mangiava! Come aveva potuto resistere tutti quegli anni senza il suo amato cioccolato??

 

-Quando arriverà Silente dovrai molte spiegazioni lo sai vero?-

 

Penelope si riscosse dal piacere dolce del cioccolato a quella domanda così diretta.

-Lo so.-

 

-Mocciosus sembrava piuttosto sconvolto... ma c’era qualcosa tra di voi oppure...?- tuttavia dovette abbassarsi perché dovette evitare un vaso diretto verso la sua faccia, che grazie ai suoi riflessi pronti andò a rompersi contro il muro.

 

-Ma che cavolo..?????-

 

-Smettila di chiamarlo in quel modo!!!!- replicò Penelope in piedi e rossa in viso dalla rabbia.

 

E fu proprio così che li trovarono Silente e Snape.

 

-Signor Black, signorina Lewis... vedo che avete cominciato a... “socializzare”.- affermò placidamente Silente con accanto un Severus dall’aria a dir poco glaciale.

 

Penelope si girò subito verso di loro osservando Severus.

Quando tre giorni prima lo aveva visto e riconosciuto non era riuscita ad osservarlo per bene perché il sollievo per averlo ritrovato aveva prevalso insieme alla stanchezza, facendolo svenire. Ma adesso che poteva guardarlo bene, si rendeva conto di quanto fosse cambiato.

 

Era maturato, il suo fisico un tempo mingherlino si era irrobustito e il suo portamento fiero era sottolineato dai suoi abiti scuri.

I suoi occhi erano sempre scuri e profondi, ma più gelidi e distanti rispetto a vent’anni prima. In compenso però non avevano perso la capacità di farle venire il batticuore.

 

Boccheggiò per qualche istante incapace di pronunciar parola e alla fine chiuse la bocca abbassando il capo e incrociando le braccia contro il petto in un gesto dettato solo dal nervosismo.

 

-Signor Black... potrebbe venire con me? Devo assolutamente contattare gli altri membri dell’Ordine, ma il suo camino mi ha sempre dato problemi.- Sirius stava per replicare con un: “Ma che diavolo sta dicendo? Non ci mettiamo in comunicazione sempre con i patroni?”

Ma l’occhiata che il vecchio mago gli lanciò lo convinse a tacere e ad annuire.

 

Così uscirono dalla cucina chiudendosi la porta alle spalle, lasciandoli soli.

 

Il silenzio scese su di loro come un pesante macigno.

Penelope non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi da quanto si sentiva in colpa.

 

-Hai... hai chiesto tu a Silente... di lasciarci soli...?- mormorò dopo qualche secondo non sopportando tutta quella tensione.

 

-No.- fu la risposta secca di Severus e Penelope alzò lo sguardo su quello che ormai era un uomo e i suoi occhi si fecero inevitabilmente lucidi mentre cercava in qualche modo di sorridere.

 

-Sai... ti vedo bene... sei cambiato tanto, ma...- in qualche modo sei sempre lo stesso, sei diventato un professore borioso proprio come lo eri ai tempi della scuola o sei migliorato nei rapporti interpersonali?

Avrebbe tanto voluto dirgli quelle parole, ma un nodo che le si era formato in gola glielo impedì e tacque.

 

Severus allora la guardò negli occhi e lei si sentì tremare le ginocchia e il petto le si accartocciò attorno al cuore e ai polmoni facendole  mancare il respiro.

 

-Che cosa ti è successo?- le chiese con voce dura e profonda e lei rabbrividì.

 

-Ho letto le tue lettere.- cambiò argomento lei abbassando gli occhi e in un gesto automatico cercò con le mani nelle tasche dei pantaloni trovandole vuote e in quel momento si ricordò che quelli erano abiti presi in prestito e che tutte le sue cose erano ancora alla Testa di Porco.

-Ah...- arrossì un poco continuando a evitare di guardare l’altro –Non le ho qui con me... ma non le ho ancora lette tutte, sai ho cominciato solo qualche giorno fa a  leggerle e non...-

 

-Smettila.-

 

Penelope tacque immediatamente.

 

-Perché non mi hai mai risposto?- le chiese allora l’uomo con voce sempre dura e Penelope pensò che fosse arrabbiato con lei.

 

Non ha tutti i torti, gli avevi promesso che saresti tornata presto!

 

-I..io... non potevo...- sussurrò torcendosi le mani e quando lo sentì avvicinarsi temette di essere colpita e chiuse con forza gli occhi.

 

Attese qualche secondo trattenendo il respiro, ma quando non accadde niente riprese a respirare e riaprì gli occhi accorgendosi che Severus le aveva preso tra le dita una ciocca di capelli scuri e se l’era attorcigliata intorno all’indice.

 

-Hai paura di me?- le domandò con un tono appena più morbido e Penelope alzò lo sguardo lucido di lacrime tornando finalmente a guardarlo negli occhi.

 

-Come potrei mai aver paura di te?- gli domandò con voce incrinata. –Io ti amo. Non ho mai smesso di amarti... sei stato tu a salvarmi... il mio amore per te mi ha permesso di resistere per tutti questi anni... il pensiero di dover tornare, per te, con te mi ha fatto continuare a sperare...- Penelope concluse quel discorso ormai in singhiozzi, ma non cercò in nessun modo di avvicinarsi a Severus, fu lui a stringerla contro il suo petto e a quel punto si aggrappò con disperazione alla sua casacca nera continuando a piangere fino a che non esaurì tutte le lacrime.

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Capitolo 6
*** Spiegazioni e Chiarimenti ***


2penelope 5

 Ciao a tutti!!! Ecco a voi il tanto atteso (o almeno spero) quinto capitolo dove finalmente si capisce che cosa diavolo è successo a Penelope ^^ Spero vi piaccia e che mi lasciate un commentino. Per vostra fortuna non ho il tempo di fare una nota più lunga perchè la scuola mi sta uccidendo, quindi BUONA LETTURA!!!!

5

 

 

La prima cosa di cui si rese conto Penelope fu che qualcuno stava discutendo.

E non una semplice discussione, no... sembrava più un litigio e... era una sua impressione o stavano parlando di lei?

 

-Possibile che tu sia così stupido? È rimasta incosciente per tre giorni, avresti dovuto darle qualcosa di più consistente da mangiare!-

 

-Non dare la colpa a me Mocciosus! Stava benissimo prima che vi lasciassimo soli, dimmi, che le hai fatto???-

 

-Mmmh...- mugolò Penelope e poi aprì gli occhi ritrovandosi sdraiata sul divano del salotto con Silente seduto su una poltrona di fronte a lei e i due litiganti tra di loro che si fronteggiavano con aria minacciosa.

 

Si mise a sedere e a quel punto sia Severus che Sirius tacquero per potersi girare verso di lei, mentre il preside sorrideva, bevendo da una tazzina quello che sembrava del tè.

 

-Mi sono addormentata..?-

 

Sirius lanciò un’occhiataccia a Severus.

-è quello che afferma Mocciosus.-

 

Penelope alzò gli occhi al cielo e ignorando del tutto il malandrino guardò Severus che ricambiò l’occhiata.

A quel punto però Silente si alzò in piedi impedendo a chiunque altro di aggiungere qualcosa.

 

-Signor Black, vorrei che ci lasciasse da soli.-

 

Sirius si accigliò indispettito. –Faccio parte dell’Ordine, non vedo il motivo per il quale dovrei andarmene.-

 

-Perché è impossibile discutere in presenza sia tua che di Severus e in questo caso è più importante che Severus rimanga e non ho tempo oggi per i vostri battibecchi.- replicò il preside sempre sorridente e estremamente tranquillo.

 

Sirius allora uscì dalla sala borbottando qualcosa di incomprensibile, ma sicuramente poco carino e Silente fece finta di non essersene accorto.

 

Quando rimasero solo loro tre, il vecchio mago si rimise seduto e si concentrò su Penelope che in automatico abbassò lo sguardo.

 

Purtroppo in quegli anni il suo timore per le autorità si era tramutato in terrore.

Sempre colpa di suo padre.

 

-Veniamo a noi Penelope... Severus si è limitato a dirmi che è da quando ti sei ritirata dalla scuola che non  ha più avuto tue notizie.-

 

Penelope annuì.

 

-Sono molto curioso di sapere come hai fatto ad entrare nella scuola senza che nessuno se ne accorgesse e soprattutto il perché... –

 

Penelope si accorse che Silente ci stava andando molto delicatamente con lei, perché non gli aveva chiesto delle cicatrici né del marchio nero. Per questo gli fu grata.

 

-Non so esattamente come ci sono arrivata... cioè lo so, ma non era nelle mie intenzioni...- tacque per qualche secondo e poi alzò gli occhi ricominciando a parlare. –Un mangiamorte mi stava inseguendo... ero ad Hogsmeade, avevo preso una stanza alle testa di Porco...-

 

Né Severus né Silente parvero turbati da quelle parole, ma Penelope potè giurare di vedere le labbra di Severus più pallide del solito.

 

-Era sera tardi... io non riuscivo a dormire così mi sono affacciata alla finestra, quando mi è sembrato di vedere un uomo, nella neve, tutto vestito di nero... credevo fosse un mangiamorte, allora sono andata a vedere, ma...- sospirò stancamente.

-Ha cominciato a rincorrermi ed io mi sono rifugiata nella stamberga strillante, poi... non so come, ma si è aperto una specie di passaggio segreto, sembrava una galleria sotterranea e seguendola sono uscita fuori alle radici del platano picchiatore... non è stato un incontro molto piacevole...- e si sfiorò un fianco.

 

-Mi ero accorta di essere ad Hogwarts, ma era notte fonda, così mi sono intrufolata in una serra e mi sono addormentata... la mattina dopo mi sono diretta nei sotterranei perché sapevo di trovarci Severus.-

 

Guardò negli occhi l’uomo e sorrise appena. –Avevo letto il giorno prima che eri il professore di pozioni.-

 

Severus annuì, ma un sacco di domande gli vorticavano nella mente.

Silente, che non aveva perso il suo solito sorriso riprese la parola –Perché hai deciso di uscire di notte per  seguire un presunto mangiamorte?-

 

-Era un mangiamorte.-

 

-Si, ma tu inizialmente non potevi esserne certa.-

 

Fortunatamente non le fece notare che lo era anche lei. –Temevo che fosse lì per me.-

 

Severus trattenne il respiro per qualche secondo. –Perché?- non riuscì a trattenersi dal chiederle e gli occhi di lei si fecero lucidi.

 

-Perché ho ucciso mio padre e sono fuggita.-

 

 

Da quel momento in poi le parole uscirono dalle sue labbra come un fiume in piena e Severus e Silente non ebbero più bisogno di fare domande per riuscire a farle dire di più.

 

-Mio padre ha sempre avuto  molte case in diversi paesi, ma da quando io e mio fratello abbiamo iniziato ad andare a scuola i nostri genitori si erano stabiliti nel maniero in Norvegia... io fui mandata ad Hogwarts e mio fratello a Durmstrang. Non ne avevo mai capito il perché. Ma in questi ultimi quindici anni tante cose sono diventate fin troppo chiare.- Penelope si rannicchiò in un angolino del divano stringendosi le ginocchia al petto.

 

-Io e mio padre non abbiamo mai avuto un gran rapporto.- un sorriso ironico si delineò sulle sue labbra e Severus si accigliò ancora di più.

 

-Lui si limitava a picchiarmi quando sbagliavo o facevo qualcosa che non gli piaceva, ma per il resto... non credo di aver mai avuto un discorso che si possa definire normale con lui. Con mio fratello invece era diverso. Spesso dopocena si chiudevano nel suo studio e quando Marcus, mio fratello, ne usciva aveva sempre un’espressione corrucciata.

Spesso ho provato a chiedergli cosa facessero ma lui rispondeva sempre a monosillabi ed era sempre vago.-

 

Penelope si interruppe per qualche momento chiudendo gli occhi.

 

-In quei momenti l’odiavo perché ritenevo che nostro padre riservasse a lui un trattamento speciale.

Quando poi mi arrivò la notizia che era morto non potevo crederci e solo dopo due anni morì anche mia madre.- sorrise di scherno.

 

-Mio padre aveva scritto che si era suicidata.-

 

Severus sospirò appena. Ricordava bene il giorno in cui le arrivò la missiva da suo padre, era sconvolta e sapere che si era tolta la vita con le sue stesse mani non doveva averla aiutata.

 

-In realtà mio fratello, in quegli incontri con mio padre riceveva come delle lezioni sull’importanza della famiglia e della purezza del sangue... hanno cercato di fargli il lavaggio del cervello, soprattutto a Durmstrang, ma Marcus non era uno sciocco e quando mio padre l’ha presentato a Voldemort...-

 

Severus chiuse gli occhi per qualche istante a quel nome e rabbrividì per poi tornare a guardarla cercando di non far trasparire i propri sentimenti.

 

-Lui non si è piegato. Non ha voluto ricevere il marchio. Ne aveva già parlato a nostro padre, ma lui non lo aveva ascoltato e arrivati al momento cruciale, Voldemort l’ha ucciso a causa del suo rifiuto. E nostro padre non ha fatto niente per fermarlo, così come non ha impedito la morte di nostra madre.-

 

Il silenzio si abbatté su di loro violento e dopo qualche istante, Silente prese la parola.

 

-Tu non ne sapevi niente?- le chiese e Penelope fece un cenno di diniego.

 

-Marcus e mia madre  mi hanno tenuto sempre all’oscuro cercando di proteggermi... perché mio padre era uno all’antica... le donne servono solo per procreare e per badare ai figli e alle faccende domestiche...  quindi non si è opposto alla decisione di mia madre a mandarmi ad Hogwarts, il più lontano possibile  lui. Solo che poi le cose sono cambiate.

Mio padre si è ritrovato senza erede, senza nessuno da poter offrire al signore oscuro. Come se tutti i suoi averi e la sua famiglia non fosse stato abbastanza. Così mi fece tornare a casa... solo che non c’era solo lui ad accogliermi, ma anche i mangiamorte e Voldemort.

Mi imposero il marchio, ma io mi rifiutai di eseguire qualunque ordine e non mi uccisero solo perché le streghe purosangue scarseggiavano ed io potevo sempre essere utile in futuro, così mi rinchiusero nella prigione sotterranea della mia stessa casa.-

 

Silente aveva perso il sorriso molti minuti prima.

-Per tutto questo tempo?-

 

-Non proprio... quando Voldemort sparì, le visite dei mangiamorte si fecero sempre più rade fino ad annullarsi del tutto. Era rimasto solo mio padre ed io... e... lui aveva cominciato ad abbassare la guardia, depresso dalla scomparsa del suo signore ed io riuscii ad uscire dalla prigione, presi la sua bacchetta e dopo averlo ucciso... fuggii.-

 

Penelope posò il mento sulle ginocchia e sospirò mentre Silente la osservava concentrato ed estremamente serio.

 

-Voldemort è tornato.- affermò il vecchio mago all’improvviso –ma immagino che tu lo abbia saputo non appena è accaduto, perché sei venuta solo ora?-

 

Penelope abbassò nuovamente lo sguardo. –Ho dovuto fare in modo che nessuno mi seguisse.-

 

-Che vuoi dire?- chiese allora Severus e lei arrossì appena.

 

-Sono riuscita a liberarmi da mio padre solo poco prima che Voldemort tornasse in vita... mio padre era troppo vecchio per aiutare attivamente il suo signore, così era stato messo da parte ed io ne ho approfittato. Pochi giorni dopo Voldemort aveva riacquistato tutti i suoi poteri, ma io ovviamente non mi sono presentata al suo raduno e... alcuni mangiamorte sono venuti a cercarmi e mi sono dovuta nascondere per qualche mese, perché   erano sulle mie tracce, solo quando sono stata sicura di non portarmi dietro nessuno allora... solo allora sono tornata a Londra.-

 

-Quindi sei considerata una traditrice.- concluse per lei Silente e Penelope annuì.

 

-Bene, allora suppongo che per te sia molto più sicuro rimanere a Graimmuald Place-

 

Sia Penelope che Severus lo guardarono sorpresi.

-Grimmuald Place...?-

 

-Per la precisione il numero dodici.-

 

-Ma preside...- cercò di opporsi Severus e il vecchio mago lo guardò con astuzia –Non convieni con me che questo sia il posto più sicuro per Penelope?-

 

-Si, ma...-

 

-Niente ma. La signorina Lewis rimarrà qui in compagnia del signor Black...- a quelle parole entrambi fecero una smorfia.

 

-...ed ovviamente farà parte dell’Ordine della Fenice.-

 

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Capitolo 7
*** L'Ordine ***


2penelope 6

Buona domenica a tutti e mantendo i miei soliti sei giorni ecco a voi il sesto capitolo. Però devo ammettere di esserci rimasta un po' male...ç_ç Dove siete finite mie solite commentatrici?

Ok, la smetto, dopotutto sono felice che lo scorso capitolo vi sia piaciuto. ^^ Grazie a tutti quelli che mi seguono e BUONA LETTURA! 

6

 

 

-Silente ha detto che torneranno domani.- ripetè per la seconda volta Sirius cercando di attirare l’attenzione della donna che da quando Mocciosus e il vecchio se n’erano andati  era rimasta seduta sul divano a fissare il vuoto davanti a lei.

 

Piuttosto inquietante a dire il vero.

Ma in fondo era contento di avere un ospite fisso per un po’, così almeno avrebbe avuto un po’ di compagnia...

Anche se inquietante.

 

Sirius le andò di fronte e le sventolò una mano davanti al volto guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Penelope.

 

-Mi hai sentito?-

 

-Ho capito, non sono sorda, né idiota, al contrario degli altri presenti nella stanza.-

 

-Carina.- replicò sarcastico Sirius sedendosi accanto a lei con suo sommo fastidio.

 

-Si può sapere perché devi per forza rompermi le scatole?-

 

-Perché è una noia qua dentro e non so cosa fare... –

 

Penelope lo fulminò.-Ho capito... quindi sarei il “Mocciosus” di questa situazione?-

 

Sirius la scrutò per qualche attimo prima di prendere in considerazione la cosa.

-In effetti sei la persona che caratterialmente si avvicina di più a Snape... è piuttosto disturbante.-

 

-Oh, Black... potrei commuovermi, questa è la cosa più carina che tu mi abbia detto.-

 

-Sei proprio assurda! Come potresti considerare un complimento essere paragonata a Mocciosus???-

 

-Non lo riesci a capire vero?- gli chiese con condiscendenza –Per me non esiste nessun Mocciosus, ma solo Severus...-

 

-Si è vero, non riesco a capirlo.-

 

-Idiota.-

 

-Mocciosa.-

 

-Anche questo da parte tua potrebbe essere considerato un complimento, te ne rendi conto vero?- gli chiese ghignando e lui sbuffò seccato facendola sorridere appena, divertita.

 

 

Quella sera andarono a letto presto e Penelope, dopo vent’anni riuscì a dormire sei ore consecutive in una relativa tranquillità emotiva. Forse il sollievo di aver incontrato Severus e di avergli spiegato come erano andate le cose, l’aveva resa più serena.

 

Solo che quando vide l’ora si accorse di aver dormito per molto più di sei ore.

 

Accidenti, era proprio esaurita. Erano le cinque e mezzo del pomeriggio.

 

Con fatica si alzò, si fece una doccia, si vestì e poi scese di sotto, solo che quando aprì la porta della cucina per vedere di mangiare qualcosa, incontrò lo sguardo di una donna che certamente non era Black, ma che anzi aveva in mano un enorme pollo completamente spennato.

 

-Emmmh...- rimasero per qualche attimo imbambolate a fissarsi.

 

Quella donna aveva i capelli rossi ed era robusta di corporatura, ma sembrava molto sorpresa di vederla.

 

-Salve...?- mormorò Penelope e la donna sembrò riscuotersi dal suo torpore e le sorrise calorosamente.

 

-Oh, tu devi essere Penelope, scusami, ma Sirius mi ha detto che saresti rimasta a letto ancora per molto e non mi aspettavo di vederti  in piedi... ad ogni modo io sono Molly, faccio parte dell’Ordine.- le spiegò gentilmente, poi posò il pollo su un vassoio e dopo essersi pulita le mani gliene porse una, che Penelope strinse appena.

 

-Oh, emmh... piacere Molly, ma mi stavo giusto chiedendo... che ci fai qui?- le chiese cercando di non apparire sgarbata, ma che diavolo! Vedersi comparire una con un pollo tra le mani... morto, non è che sia proprio normale.

 

O forse lei aveva perso la cognizione della normalità, anche questa non era una possibilità da scartare.

 

-Sono venuta a cucinare, stasera ci sarà una riunione con tutti i membri dell’Ordine e molti rimarranno a cena.-

 

A quelle parole Penelope sgranò appena gli occhi.

-Ci saranno proprio tutti?- chiese con trepidazione e Molly si sorprese di quel cambio repentino d’umore.

 

-Oh beh, non so se proprio tutti, ma molti.-

 

Penelope si morse il labbro inferiore e poi annuì.

-D’accordo... beh, io vorrei mangiare qualcosa e...-

 

-Oh ma certo!- esclamò la donna interrompendola –dopotutto sei così magra, devi metter su qualche chilo.-

 

Le ore dopo trascorsero molto velocemente.

Penelope mangiò un panino al prosciutto e poi assaggiò tutto quello che Molly le proponeva. Quella donna sapeva così tanto di “mamma” che non si stupì quando Sirius le disse che aveva ben sette figli.

Ad un certo punto Sirius comparve nella cucina tentando in qualche modo di aiutarle, ma Molly gli urlò contro e lo buttò fuori dalla stanza dichiarando che sarebbe stato in grado solo di combinare guai.

 

Quella donna le stava già simpatica.

 

Alle sette e mezzo i membri dell’ordine cominciarono ad arrivare e Penelope si rifugiò in camera sua sotto lo sguardo divertito di Black.

 

Dalle chiacchiere di Molly sapeva che Silente arrivava sempre per ultimo, dopo cena e di conseguenza anche Severus avrebbe fatto lo stesso.

Avrebbe tanto voluto vederlo da solo, ma era impossibile e probabilmente a lui non interessava più avere qualcosa a che fare con lei, anche se qualche giorno prima l’aveva abbracciata.

 

Si infilò sotto le coperte intenzionata a sparire per sempre quando la voce di Black la raggiunse da fuori.

 

-Avanti, vieni a cena, altrimenti Molly mi farà la pelle.- le urlò e lei sorrise appena.

 

-Questo non è che mi invogli a venire non trovi? Anzi.- replicò aprendo la porta e lui le lanciò un’occhiataccia.

 

-Molto carina.- disse ironico e lei gli sorrise sbattendo un paio di volte le palpebre, da brava finta innocente.

 

-Grazie.-

 

 

Scesero al piano di sotto e oggettivamente non c’erano molte persone, ma per lei che aveva vissuto isolata per vent’anni, quella era una numerosissima folla.

 

-Eccoci qua! Ho recuperato la bella addormentata.- esclamò Sirius facendo voltare tutti quanti a guardarla e lei abbassò immediatamente lo sguardo.

 

Con sua enorme sorpresa però, Black le afferrò un polso trascinandola davanti ad un altro uomo, che le ricordava qualcuno.

Aveva i capelli castano chiaro, il viso era contornato da qualche cicatrice e il suo sorriso era sincero, ma stanco.

 

-Ecco qua, lui è Remus, questa invece è Penelope Lewis, veniva a scuola con noi.- presentò brevemente Sirius e lei fu sorpresa nel riconoscere in quell’uomo Remus Lupin il prefetto più imperfetto del mondo, dato che faceva parte dei malandrini.

 

Nessuno dei due fece in tempo a dire niente che una ragazza dai capelli rosa si affiancò a Lupin sorridente.

-Oh quindi andavi a scuola con questi due, immagino che avrai un sacco di aneddoti da raccontare, preferibilmente imbarazzanti.- affermò sorridendole complice.

 

-Taci cugina non sai di cosa stai parlando.-

 

-Invece credo di sapere esattamente di cosa parlo cugino ed anche Penelope ha inteso benissimo vero?-

 

Penelope anche se stordita da tutta quell’esuberanza annuì sorridendo lievemente e Sirius le lasciò finalmente il polso, che non si era accorto ma lo aveva stretto fino a quel momento, e si gettò addosso a Remus.

 

-Ah Rem! Solo tu mi capisci, come faremo adesso?? Due vipere alleate contro di me! Solo tu puoi aiutarmi!- esclamò melodrammatico e Penelope lo fulminò con lo sguardo.

 

-Vipera a chi???- replicò offesa la ragazza-dai-capelli-rosa.

 

Penelope osservò i due continuare a battibeccare e solo quando finalmente si sedettero per la cena intuì che il nome della ragazza era Nimphadora Tonks, ma solo chi voleva morire la chiamava per nome.

 

Prima di iniziare a mangiare comunque, ogni persona le si presentò. Molti di questi comunque avevano i capelli rossi e non era poi difficile capire chi fossero.

Ma oltre ai figli più grandi dei Weasley era presente anche un certo Alastor Moody che lei conosceva di fama. Molly le disse che normalmente erano molti di più, ma la riunione era stata indetta solo il giorno prima e pochi erano riusciti a liberarsi dal lavoro.

 

Penelope si ritrovò accanto a Lupin e Tonks, quest’ultima era un po’ troppo agitata per i suoi gusti, ma almeno era simpatica, mentre Remus non faceva altro che fissarla.

 

Questo in effetti la irritava molto.

 

-Penelope Lewis...- mormorò ad un certo punto e lei si voltò a guardarlo a sua volta.

 

-Si, è il mio nome.-

 

-Ma certo, sei quella ragazza che non faceva altro che combinare disastri durante la lezione di pozioni.- disse allora sorridendo divertito e lei arrossì.

 

Come faceva a ricordarsi chi era dopo vent’anni????

 

A quelle parole, Sirius sogghignò.

-Davvero Rem? Io non ricordo.-

 

Dannato.

 

-Si, Lumacorno è finito in infermeria più volte per merito tuo.- rispose il moro rivolgendosi  a lei.

 

A quel punto tutti i presenti stavano ascoltando.

 

-Si è vero- ammise anche se a malincuore, ma ormai l’avevano messa con le spalle al muro. –Ma come fai a ricordartelo?-

 

Remus allora rise. –In realtà ricordo soprattutto una lezione in cui il professore ti mise a lavorare in coppia con Snape...-

 

Oh, cazzo!

 

Sirius ghignò ancora di più e Tonks si porse verso di lui. –E perché mai?- gli chiese e Penelope pensò che si fossero messi d’accordo in precedenza.

 

-Perché ad un certo punto Snape urlò contro qualcosa sul fatto che fosse troppo distratta e lei lo insultò apertamente proprio durante la lezione.-

Sirius scoppiò a ridere insieme a quasi tutti i presenti mentre Tonks la guardava con quella che sembrava ammirazione negli occhi.

 

-Oh è vero, è vero mi è tornato in mente, ma cos’è che gli dicesti? Te lo ricordi?- le chiese Black e Penelope divenne color pomodoro.

 

-Lo ricordo bene, ma...-

 

-Non credo che siano affari che ti riguardano nevvero Black?- la voce profonda e roca di Severus interruppe la sua frase e stroncò del tutto le risate che comunque stavano andando ad esaurirsi.

 

Penelope si girò verso l’uomo, ma lui non la degnò di uno sguardo, al contrario Silente le rivolse un sorriso indulgente e divertito prima di iniziare a parlare.

 

-Siamo in anticipo, ma speravamo...- un’occhiataccia da parte del professore gli fece cambiare idea –Speravo di poter gustare la deliziosa torta di mele di Molly.- la donna allora si alzò in piedi.

 

-Ma certo Albus, prego accomodati... Severus, tu ne gradisci una fetta?- gli chiese cortesemente, ma lui fece un cenno di diniego.

 

-No, grazie.-

 

-Tzè, figurati...- borbottò Black e Severus si accigliò.

 

Penelope osservò i due per qualche secondo, indecisa, quello sarebbe stato il momento perfetto per chiedere a Severus di parlare per qualche attimo, da soli, magari nella sua camera... al pensiero le guance le si scaldarono.

 

Probabilmente ti odia e tu pensi al sesso? Sei proprio una maniaca. Vent’anni di prigionia ti hanno danneggiato il cervello.

 

Probabilmente era così.

 

Ad ogni modo, si alzò in piedi e fu stranamente cosciente del fatto che non solo Severus aveva subito posato lo sguardo su di lei, ma che Black aveva fatto altrettanto.

 

Perfetto.

 

 

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Capitolo 8
*** Scontri e Incontri ***


2penelope 7

Allora... dopo aver letto il capitolo probabilmente mi odierete, ma date tempo al tempo ok? (per favore non linciatemi >.<) detto questo vorrei ringraziare tutti quelli che continuano a seguirmi, ma soprattutto chi commenta. E questo perchè sto attraversando la fase del "blocco dello scrittore" ç_ç Ma non preoccupatevi che i capitoli fino al quindicesimo sono già stati tutti scritti... spero che da qui a un paio di settimane riesca a tornare in carreggiata XD. Quindi... BUONA LETTURA!!!! (Per il blocco dello scrittore i commenti sono la migliore cura... volevo solo farvelo sapere ù.ù)

7

 

 

 

Penelope uscì dalla sala e passando accanto a Severus lo guardò per qualche secondo negli occhi.

 

Il silenzio poi, scese stranamente su tutta la tavolata.

-Sai Mocciosus, se non ti decidi a seguirla potrei farlo io.- esclamò ad un certo punto Sirius e forse per la prima volta ebbe davvero paura di Snape.

 

L’occhiata che gli riservò non aveva niente di umanamente definibile.

 

E senza dire niente si voltò, uscendo a sua volta dalla sala.

 

-Quella battuta potevi davvero risparmiartela Felpato.- sospirò Remus e Sirius si ritrovò ad essere d’accordo con l’amico.

 

_  _ _

 

 

Ok, ok, ok, ok, ok.

 

Ok. Fai un respiro profondo.

 

Lo fece, ma questo non l’aiutò affatto a recuperare la calma.

 

Si era avvicinata al divano del salotto, ma non era riuscita a sedervi da quanto era  agitata.

 

Severus la raggiunse dopo qualche secondo accigliato e lei deglutì nervosamente. Stava per iniziare a parlare, ma lui non le diede il tempo dato che tirando fuori la bacchetta eseguì un incantesimo non verbale che riconobbe come muffliato.

 

-Non credo che a qualcuno qui interessi cosa diciamo.-

 

-Mmh e di Black cosa mi dici?- replicò Severus e lei si ritrovò ancora una volta a rabbrividire per quella sua voce roca e per i suoi occhi che si erano posati su di lei neri e profondi.

 

Con imbarazzo crescente abbassò lo sguardo.

 

-Non devi sentirti in colpa.- esordì il professore dopo qualche attimo di silenzio e lei lo guardò sorpresa.

 

-Cosa..?-

 

-Hai spiegato tutto l’altro giorno, di quello che ti è successo, non te ne faccio una colpa.-

 

Penelope immaginava che si sarebbe dovuta sentire meglio per quelle parole, ma erano state pronunciate con una voce così gelida e indifferente che invece si sentì schiacciata dalla  sofferenza che Severus evidentemente nascondeva.

 

-Beh... è difficile crederti se parli in quel modo così... serio e drammatico.-

 

Severus la scrutò per qualche secondo impassibile e Penelope sentì morire il sorriso sulle proprie labbra  guardandolo negli occhi, accorgendosi solo ora che il suo Severus probabilmente non c’era più.

 

L’uomo che aveva davanti non era più abituato a sorridere o a scherzare, ma al contrario si era fatto amica la sofferenza.

 

-Oh, Sev... mi dispiace tanto.- mormorò Penelope portandosi una mano alla fronte cercando di nascondergli le proprie lacrime.

 

-Smettila di piangere, non sono più il ragazzino che conoscevi, non devi soffrire più per me.-

 

Penelope alzò gli occhi guardandolo confusa. –Cosa..?...No!- esclamò scuotendo il capo.

-Io ti amo. Non posso evitare di preoccuparmi per te!-

 

Penelope però si sentì morire nel vedere il suo sguardo farsi ostile.

 

-Non sono più quello che credi.-

 

-Si invece, sei sempre il mio Severus, non importa se sono trascorsi vent’anni e che siamo entrambi marchiati, io non smetterò di amarti!-

 

Severus sgranò impercettibilmente gli occhi e Penelope si rese conto che l’altro non sapeva che lei sapeva che anche lui era diventato un mangiamorte.

Severus assottigliò lo sguardo e le si avvicinò.

 

-Come lo sai?- sibilò e Penelope lo guardò con sfida.

 

-Sono anche io una mangiamorte, ricordi? E anche mio padre lo era, credi che non avesse una lista di tutti i seguaci dell’Oscuro?-

 

Continuarono a guardarsi negli occhi per qualche altro secondo prima che Severus distogliesse lo sguardo per primo.

 

-Questo non cambia niente.- ci tenne a precisare Penelope, ma l’altro si strinse nel mantello, incrociando le braccia al petto.

 

-Questo cambia tutto.-

 

Penelope scosse il capo –Perché fai così? Posso capire l’odio nei miei confronti, il rifiuto dei miei sentimenti, ma non posso sopportare che tu non mi creda.- affermò decisa.

-Non puoi non credermi. Non dopo tutto quello che ho passato... che abbiamo passato.-

 

Severus le lanciò un’occhiata irata.

-Cosa puoi saperne tu di quello che ho passato io? Tu non c’eri- sibilò cercando di trattenere la propria rabbia.

 

-LO SO!- esclamò con le lacrime che ormai sgorgavano dia suoi occhi, libere e incontrollate –Lo so...- ripetè poi a voce più bassa e Severus nel vedere il suo dolore riuscì a placarsi.

 

-Tu sei libero di fare quel che vuoi... non devi parlarmi se non vuoi... puoi evitarmi e odiarmi, ma non puoi dubitare dei miei sentimenti per te...- gemette lei con lo sguardo a terra.

-Il pensiero che avevo per te è stata l’unica cosa che mi ha permesso di sopravvivere e di andare avanti anche quando le cose si facevano difficili e tu non puoi dubitarne, mai.-

 

Penelope non rialzò gli occhi neanche quando sentì l’altro girarsi, la porta aprirsi e poi richiudersi.

 

Severus se n’era andato.

 

Ma in fondo era normale, no? Era quello che si era ripetuta fino alla nausea, prima di incontrarlo. Adesso lui l’odiava, perché a suo tempo, era stata lei ad abbandonarlo. Era naturale.

 

Ma allora perché faceva così male, nonostante tutto?

 

Si lasciò cadere in ginocchio e senza potersi trattenere scoppiò a piangere coprendosi il volto con le mani.

 

_ _ _

 

 

Sirius attendeva nervoso che Snape e Penelope tornassero.

Erano ancora tutti seduti a tavola finendo di mangiare il dolce, quando Mocciosus entrò nella stanza. Individuò Silente, gli si avvicinò e mormorò qualcosa al suo orecchio facendolo accigliare, poi si voltò ed uscì dalla sala. Poco dopo la porta della casa venne chiusa con forza e con sconcerto, Sirius sentì dei singhiozzi provenire dal salotto.

 

-Bastardo.- sibilò e si alzò in piedi intenzionato ad andare da Penelope, ma Remus lo afferrò per un polso.

 

-Dove vai?-

 

-A fare quello che avrebbe dovuto fare quello stronzo, ecco cosa!- esclamò infuriato e poi si liberò dalla stretta dell’amico per dirigersi in salotto.

 

Penelope era inginocchiata a terra, le palle scosse dai singhiozzi e le mani a coprire il suo volto.

Sirius si morse il labbro inferiore e poi le si accucciò accanto.

 

-Penelope?- la chiamò piano e le posò una mano sulla spalla, ma lei la allontanò in malo modo.

 

-Non mi toccare!!!- urlò, ma Sirius, ovviamente, non l’ascoltò e al contrario le passò le braccia intorno alla vita e la strinse contro il suo petto.

 

Lei cominciò a tirargli pugni, cercando di liberarsi, ma lui accettò tutto senza mollare e alla fine si ritrovò esausta tra le braccia del malandrino.

 

-Lasciami.- sussurrò con voce roca, ma l’altro vece un cenno di diniego.

 

-Credo che tu abbia bisogno di un amico e dato che non c’è nessun altro toccherà a me questo ingrato compito.-

 

Penelope a quelle parole tornò nuovamente da piangere.

 

Severus... un tempo era lui il suo amico...

 

Con orrore prese coscienza di non avere più nessuno. Era sola.

 

Si morse l’interno guancia e stringendo tra le mani la camicia di Black, si appoggiò a lui, ricominciando a piangere.

 

Sirius la tenne stretta tutto il tempo trovando ogni secondo un nuovo insulto contro Snape. Quello stronzo l’avrebbe pagata.

 

Penelope smise di piangere dopo un tempo indefinito, ma non si allontanò dall’uomo e lui non fece niente per scostarla da sé. Così, esausta per tutta quella giornata, si addormentò stretta tra le braccia di Sirius Black.

 

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Capitolo 9
*** Mutante ***


2penelope 8

Ciao a tutti ed ecco a voi l'ottavo capitolo. Mmmh... in questo nuovo eccitante (si come no) capitolo, si... diciamo approfondirà il rapporto tra Penelope e Sirius... (non pensate male). Purtroppo per chi non lo sopporta, Sirius sarà piuttosto presente nei capitoli seguenti, quindi... aspettate e vedrete. ù.ù

Come sempre vi ricordo di lasciarmi un commentino e BUONA LETTURA!

8

 

 

Penelope aprì gli occhi solo la mattina dopo, in camera sua.

Si mise seduta sul letto intontita, con gli occhi che le bruciavano e la testa dolorante.

 

Solo dopo qualche minuto le tornò in mente quello che era successo la sera prima e la tristezza, condita dalla sua amica disperazione si fece largo nel suo petto.

 

-Va tutto bene... andrà tutto a posto, si sistemerà tutto...- cominciò a ripetersi con gli occhi chiusi e le ginocchia strette al petto, come aveva fatto per tutti quegli anni, cercando di aggrapparsi a una qualsiasi speranza...

 

...a Severus. Al pensiero di incontrarlo nuovamente, ma adesso tutto era finito.

 

Qual’era la sua speranza adesso?

 

Quella domanda le riecheggiò nella mente per qualche secondo, senza trovare una risposta.

 

Si alzò e traballante si diresse nel bagno, chiudendovisi dentro.

Si appoggiò alla porta chiusa cercando di regolare il respiro, che si era fatto rapido e superficiale. Cosa doveva fare adesso?

 

Si tolse la maglietta e rimanendo in reggiseno osservò il marchio nero deturpato da molte cicatrici.

Avrebbe tanto voluto strapparsi la pelle per non doverlo vedere più.

 

Aprì un armadietto e trovò subito quello che stava cercando.

 

Una lametta.

 

Era da così tanto con si tagliava... perché si era trattenuta? Ah si... per Severus, temeva che se si fosse sfregiata troppo non l’avrebbe più voluta, ma adesso non aveva più importanza giusto?

 

La strinse nella mano destra e la posò sull’avambraccio sinistro, sul marchio, proprio poco sopra la testa del serpente, come se volesse tagliargliela.

 

Poi spinse e un rigo rosso sgorgò dal taglio.

 

Sospirò e continuò ad affondare la lama.

 

 

-Penelope?-

Sirius entrò nella sua stanza con la colazione.

Era da una vita, letteralmente, che non faceva qualcosa del genere per una donna, ma Penelope sembrava averne davvero bisogno.

 

Perché poi? Non lo sapeva.

Remus la sera prima lo aveva avvertito. Penelope era off-limits e lui aveva fatto il finto offeso dichiarando di saperlo già da sé, ma in realtà quella ragazza aveva qualcosa che lo attirava. Forse la prospettiva che andarci a letto avrebbe fatto infuriare da morire Mocciosus? Poteva anche darsi.

 

Penelope però non era a letto e la porta del bagno era chiusa.

Sirius allora sbuffò e posò il vassoio sulla scrivania e fece per andarsene, ma l’odore del sangue lo raggiunse immobilizzandolo.

 

Grazie alla sua forma di animagus aveva un olfatto più fine anche quando era umano, ma cosa ci faceva del sangue nel bagno?

 

Bussò alla porta.

-Penelope, stai bene?-

 

Nessuna risposta. –Penelope!?- la chiamò allora più forte, ma non sentendo ancora alcun rumore, cominciò a preoccuparsi.

 

-Alohomora!- esclamò con la bacchetta in mano e la porta si aprì.

 

-Penelope!!!- le si inginocchiò accanto e le strappò la lametta dalle mani e quello sembrò riscuoterla perché si sporse verso di lui nel tentativo di riprenderla.

 

-Ma cosa hai fatto??- esclamò anche se in realtà era fin troppo chiaro. Il braccio sinistro era pallido in un modo preoccupante tranne per le ferite aperte da cui sgorgava fuori  troppo sangue.

 

Sirius prese un asciugamano e bloccando il tentativo dell’altra di liberarsi le fasciò alla bell’e meglio l’avambraccio sinistro.

 

-NO, NO!!! Lasciami, LASCIAMI!!!!- continuò a strepitare Penelope, ma Sirius non la lasciò andare.

 

-Smettila di agitarti! Cosa credevi di fare? Volevi ucciderti???- urlò l’uomo scuotendola per le spalle con forza e lei lo guardò negli occhi confusa, come se non capisse la sua lingua.

 

Dopo qualche attimo di silenzio Penelope sembrò tornare in sé.

 

-Cosa... cosa ci fai qui...?- mormorò sbattendo le palpebre confusa e Sirius sospirò, allentando la stretta sulle sue braccia.

 

-Cosa credi che faccia? Ti sto impedendo di suicidarti ecco cosa.- replicò lui sarcastico e lei sbuffò prima di scrollarsi di dosso le sue mani.

 

-Non mi stavo uccidendo.-

 

-Si certo.- rispose lui sarcastico indicando intorno a sé il sangue e lei fece un cenno di diniego togliendo l’asciugamano dal suo braccio prima di mostrarglielo.

 

Sirius sgranò gli occhi.

 

Non aveva più nessuna ferita.

 

-Ma cosa...-

 

-Si sono aggiunte solo un altro paio di cicatrici, non ho niente, non sono mai riuscita a uccidermi.- rispose disinteressata e Sirius sbiancò.

 

-Cosa hai detto?-  e Penelope gli lanciò un’occhiataccia.

 

-Ho detto che non sono mai riuscita a morire dissanguata nonostante tutte le ferite ok? Mi si richiudono sempre prima che perda troppo sangue... di solito svengo, ma mi sveglio sempre dopo un paio d’ore al massimo.-

 

Sirius deglutì prima di passarsi una mano tra i capelli non curandosi di macchiarsi di sangue ancor di più di quanto già non fosse.

-Ma com’è possibile?-

 

-Non lo so, ma finchè Voldemort era in vita ha avuto bisogno che qualcuno provasse le pozioni  che inventava  o che si “offrisse volontario” per subire una qualche altra maledizione scoperta o... qualcosa di simile... si insomma, sono stata la sua cavia per vent’anni e non mi stupisco di avere qualche stranezza...- rispose Penelope con voce monocorde con gli occhi a fissare il marchio nero, come ipnotizzati.

 

Sirius invece non sapeva cosa dire. Lui aveva trascorso diciassette anni ad Azkaban, ma a confronto con quello che aveva subito Penelope, la sua sembrava una spensierata vacanza.

 

-Pensi che sia colpa delle pozioni e degli incantesimi quindi?-

 

-Altrimenti cosa? Certamente non sono una mutante.- borbottò con un sorrisino divertito, ma quando alzò lo sguardo e vide l’espressione sconvolta dell’altro si rese conto che forse avrebbe fatto meglio a tacere quei dettagli, non l’aveva detto neanche a Silente.

 

-Vorrei che non dicessi niente a nessuno.- mormorò alla fine alzando gli occhi stanchi su Sirius.

 

-Ma hai bisogno di aiuto, devi fare qualche esame, per vedere se stai bene davvero.- cercò di opporsi l’uomo, ma lei scosse il capo.

 

-Non voglio essere studiata come un animale d’accordo? Venti anni da cavia mi sono bastati.-

 

Sirius non era del tutto sicuro che quella fosse la cosa giusta da fare, ma annuì. Dopo tutto poteva immaginarsi la sua necessità di riservatezza –D’accordo...- sospirò. Accidenti, quella ragazzina gli avrebbe fatto venire un ictus prima o poi.

 

Penelope gli sorrise grata.

-Grazie.-

 

A quel punto Sirius la prese in braccio e dopo aver usato un gratta e netta su di loro e sul bagno, la riportò a letto.

Solo in quel momento si accorse che Penelope era mezza nuda.

 

-Emmmh... forse è meglio se vado a prenderti una maglia...- borbottò imbarazzato non appena la lasciò andare e lei rise divertita.

 

-Non ci credo, Sirius, mister-don-giovanni si vergogna in presenza di una dona senza maglietta?-

 

Sirius le lanciò un’occhiataccia. –Sta zitta, sono in imbarazzo perché altrimenti dovrei essere eccitato e ti assicuro che la tua pelle cadaverica non mi attizza per niente in questo momento.-

 

Grazie al cielo Sirius non aveva perso la sua agilità, così riuscì ad evitare il vaso diretto alla sua testa, che andò ad infrangersi contro la porta che per un pelo riuscì a chiudere dietro di sé.

 

-Che tu sia dannato Black!!!!!-

 

Il latrato della sua risata fu l’unica risposta che ricevette.

 

_ _  _

 

 

-Ok, devi dirmi una cosa.-

 

Sirius era seduto a gambe incrociate sulla parte del letto che non era occupata da Penelope che era intenta a fare colazione, recuperando così un po’ di energie.

 

-Mmmh.- si limitò a mugugnare lei continuando a mangiare.

 

-Sei immune anche agli incantesimi?-

 

-No. Dopotutto non sono immune neanche alle ferite, solo che guariscono più velocemente del normale, non sono mica diventata indistruttibile!-

 

-Mmh... e allora perché ti fai del male?-  le chiese Sirius con un cipiglio serio che chiunque avrebbe fatto fatica a ricollegare al suo volto.

 

Penelope lo osservò per qualche attimo prima di abbassare lo sguardo sulla tazza di cereali e latte ormai vuota che aveva tra le mani.

-Perché il dolore mi ricorda che sono ancora viva.-

 

Sirius osservò la donna che le stava di fronte e provò una gran pena per lei. Fino a due giorni prima non gli era mai sembrata così fragile, ma adesso... era come se si fosse lasciata andare, come se non gli importasse più niente.

 

-è colpa di Mocciosus vero?-

 

Penelope sussultò appena –No, sono stata io ad essermi fatta troppe illusioni, è che la verità fa male... credevo... credevo che una volta tornata da Severus, sarebbe andato tutto a posto, ma... sono stata ingenua. Non è colpa sua.-

 

-D’accordo, allora smettila di tagliarti, che cosa ci guadagni? Se hai bisogno di... qualunque cosa, posso aiutarti io... posso capire quanto sia difficile tornare alla vita, dopo tanti anni di prigionia.- le disse Sirius posandole una mano su una spalle e lei gli sorrise.

 

-Sai Black... dopo tutto, non sei proprio da buttare.-

 

-Bastarda e io che cercavo di tirarti su il morale!-  replicò dandole uno scappellotto e lei gli fece una linguaccia.

 

-Oh checcarino, sei proprio un dolce cagnolino.- gli diede due pacche sulla testa

-Me lo ricorderò, grazie.- aggiunse poi sorridendogli dolcemente e Sirius si limitò a sbuffare seccato.

 

 

 

Quella sera Penelope andò a letto più serena del giorno prima e si disse che non si sarebbe arresa facilmente. Severus prima o poi avrebbe creduto ai suoi sentimenti e lei non lo avrebbe abbandonato di nuovo, sarebbe stata lì per lui.

 

 

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Capitolo 10
*** Prese in Giro e Solletico! ***


2penelope 9

Chiedo perdono per questo ritardo, ma appunto il computer mi si è fuso (chi è andato alla mia pagina già lo sapeva). Quindi, non vi trattengo oltre: BUONA LETTURA!!!!!

9




-Scacco matto-


La miniatura nera del re si alzò in piedi e afferrando il trono colpì con violenza la regina bianca, mandandola in mille pezzi.

I lamenti e i brontolii di Sirius la fecero ghignare.


-Questa è la quinta volta in due giorni che ti batto.- dichiarò orgogliosa Penelope e lui la guardò con odio.


-Sicuramente hai imbrogliato- e lei sbuffò.


-Sei patetico, una scusa del genere non regge caro mio, o forse ti sei scordato contro chi stai giocando? Ero una corvonero, ci sarà un motivo...-


Sirius borbottò un “come ti pare, tanto lo so che imbrogli” e poi si alzò dalla poltrona dirigendosi in cucina.


-Che fai scappi?- lo derise e scoppiò a ridere nel notare che l’altro stava cercando di apparire superiore non rispondendole.

-Non fai onore ai grifondoro se scappi... i rosso ed oro dopotutto non erano i coraggiosi?-


-Argh maledetta!- esclamò allora Sirius tornando in sala più che irritato e lei lo fronteggio alzandosi in piedi, ma dalla parte opposta del divano.


-Si... mmh, immagino che la sconfitta ti bruci parecchio eh?- disse ancora e a quel punto Sirius scattò in avanti nel tentativo di prenderla ma lei, ridendo gli sfuggì riuscendo a raggiungere le scale.

Stava per salire il primo scalino quando due mani la presero per i fianchi sollevandola senza sforzo.


-Adesso la pagherai per avermi preso in giro.- le soffiò all’orecchio


-Mi tremano le ginocchia.-


Sirius allora la buttò nuovamente sul divano, ma non le diede il tempo di rialzarsi perché la bloccò col proprio corpo iniziando a farle il solletico.


Penelope sgranò gli occhi, sorpresa e poi cominciò a ridere, incontrollata. Non aveva sopportato il solletico.


Dannazione, aveva trovato il suo punto debole.


-Oh no, no ti prego!- riuscì ad articolare tra le risate, ma Sirius continuò a pungolarla con cattiveria.


-Ecco brava, forse qualche supplica potrebbe riuscire a fermarmi, ma non sarei troppo speranzosa al tuo posto.-


Sirius si fermò solo quando vide che Penelope non riusciva quasi più a riprendere fiato a causa delle risate e internamente fu molto soddisfatto del risultato ottenuto.


Penelope era stesa sotto di lui, le guance arrossate e gli occhi umidi. I capelli si erano liberati dall’elastico in un momento non ben precisato della lotta e le attorniavano il volto, sparsi sui cuscini del divano.

Sirius rimase ad osservarla per qualche attimo notando quanto si fosse ripresa in quei due mesi trascorsi insieme a lui a Grimmuald Place.

Da quando si era reso conto dello stato precario dell’altra si era assicurato che mangiasse regolarmente, tutti i giorni e che non rimanesse mai troppo tempo da sola, impedendole così di sprofondare in brutti ricordi e di ferirsi.


Probabilmente lei si era accorta di tutto quelle attenzioni, ma non ne aveva mai fatta parola e lui non le aveva più chiesto niente. Si limitavano a trascorrere quasi tutto il tempo insieme, discutendo e litigando per la maggior parte del tempo, ma evitando di parlare del passato di entrambi.


Ad ogni modo Penelope aveva preso qualche chilo e la sua pelle non era più cadaverica. Le sue guance non erano più scavate e le occhiaie anche se ancora presenti si erano fatte meno marcate. I suoi mal di testa erano scomparsi e in generale si sentiva molto meglio.


L’unica cosa che era rimasta invariata erano i suoi incubi. Continuavano a perseguitarla la notte e quando si svegliava le era difficile trattenersi dal farsi male.


Ma Sirius riusciva sempre ad anticiparla prima che accadesse l’inevitabile.


Una notte doveva aver urlato e lui l’aveva raggiunta proprio nel momento in cui stava per tagliarsi i polsi con la lametta dei giorni precedenti.


Glielo aveva impedito con la forza e poi lei doveva essersi addormentata di nuovo perché non ricordava nient’altro di quella notte, ma la mattina dopo, lo specchio, le lamette e qualsiasi cosa che potesse risultare come un’arma da taglio erano spariti dal suo bagno.


Penelope non glielo aveva mai detto, ma era molto grata a Sirius per quell’assistenza silenziosa. Anche se credeva che anche per lui fosse un toccasana avere qualcuno a casa con cui parlare, oltre a quell’orribile elfo domestico.

Lo vedeva spesso perdersi nei suoi pensieri e dalla sua espressione la maggioranza delle volte non dovevano essere pensieri particolarmente felici.


Anche se molto spesso le sembrava di essere trattata come una bambina.


E Sirius il più delle volte sembrava una mamma chioccia...


Ad ogni modo, le aveva raccontato di quello che era successo a James e Lily e di Harry Potter, il bambino sopravvissuto, aggiornandola così sui fatti del mondo magico.

Si soffermò a lungo soprattutto su Harry. Adorava quel ragazzino, da come ne parlava sembrava quasi che fosse suo figlio e probabilmente era quello che si avvicinava di più al concetto di famiglia. Dopotutto Penelope conosceva i rapporti disastrosi che Sirius aveva con la sua famiglia e lo sapeva perché ai suoi tempi a scuola c’era stato un periodo in cui i fatti personali di Sirius erano di dominio pubblico.


Adesso però Penelope cercava soprattutto di liberarsi del peso massiccio dell’altro che continuava a bloccarla contro il divano.


-Lasciami andare.-


-Non credo che lo farò, dopotutto sto piuttosto comodo.- replicò ghignando malandrino e lei sbuffò.


-D’accordo, hai vinto tu, lo ammetto, sei felice adesso?-


-Mmmmmmhhh... no.-


-Sei un bastardo.-


-E tu sei una...- ma l’insulto fu interrotto dall’arrivo di una donnola azzurrognola... si era proprio una donnola constatò Penelope con un’altra occhiata.


Sirius si mise immediatamente a sedere sul divano liberando così Penelope che si sedette a sua volta proprio quando dall’incanto patronus uscì una voce maschile.


“Silente ci ha informati che per il 23 dicembre sarà indetta una riunione dell’Ordine della Fenice, così andranno Tonks e Molly a prendere i ragazzi al binario e li porteranno lì il 22 sera.”


Così come la voce era comparsa, si volatilizzò e così fece anche il patronus che si dissolse.


-Di chi era quest’incantesimo?- chiese Penelope


-Arthur Weasley, quello che è stato attaccato da Nagini un mesetto fa.-


Penelope stava per chiedere come stesse, ma quando si voltò verso di lui si rese conto di quanto l’altro fosse felice per la notizia appena ricevuta, così tanto che si alzò in piedi e cominciò a camminare su e giù per la stanza.


-Arriveranno qui il ventidue quindi... dovrò sistemare le stanze e dire a Molly di...-

Penelope che nel mentre si era alzata a sua volta gli posò una mano sulla spalla.

-Ehi calmati un po’, arriveranno tra una settimana hai tutto il tempo di sistemare-


Sirius la guardò negli occhi per qualche secondo e poi le sorrise calorosamente.


-Non vedo l’ora.- dichiarò e lei alzò gli occhi al cielo

-Non l’avevo notato.-


_ _ _



A cena Sirius non la smise un attimo di parlare evidentemente eccitato dall’arrivo di Harry e dei suoi amici che ormai Penelope aveva l’impressione di conoscere di persona dato che Sirius le aveva raccontato ogni singolo dettaglio della loro vita... il che era impossibile, ma le sembrava fin troppo plausibile dopo quasi due ore di chiacchiere ininterrotte.


Mentre Sirius continuava a dare aria alla bocca lei si perse nei suoi pensieri chiedendosi se anche Severus sarebbe venuto.

Certo che si, dopotutto faceva parte dell’ordine anche lui no?

Però sarebbe rimasto anche per Natale? Era più probabile che sarebbe rimasto solo lo stretto necessario, ovvero solo per la riunione del ventitré.


Poteva essere la sua occasione per parlargli di nuovo. A quel pensiero il cuore le prese a battere con più forza.

Sirius era stato un buon amico che le era stato accanto, ma le mancava Severus come non mai. Avrebbe tanto voluto essere stretta nuovamente tra le sue braccia.


Il pensiero del Natale imminente le fece tornare in mente il loro primo Natale.

Lei gli aveva regalato un libro antico...

Avrebbe voluto fargli anche quell’anno un regalo, ma come faceva se non poteva uscire da quella casa?


Forse poteva chiedere a qualcuno di comprarlo al suo posto... no, era un’idea stupida. Non conosceva nessuno così bene da potergli chiedere una cosa del genere e poi non voleva che gli altri si facessero un’idea sbagliata.

Da quel poco che aveva potuto vedere e capire, Severus aveva costruito la perfetta maschera dell’uomo impassibile e privo di sentimenti e nessuno lo conosceva davvero... forse solo Silente. Sirius gli aveva detto che l’unico che si fidava realmente di Snape era il vecchio preside e lei era felice che almeno con una persona Severus si fosse aperto e confidato.


Inoltre sapeva che era dovuto tornare tra le schiere dei mangiamorte. Era la loro spia e nessuno si fidava di lui. Penelope avrebbe tanto voluto che lui si fidasse di lei, ma forse dopo tanti anni di sfiducia nei suoi confronti era normale che fosse così freddo con chiunque.


E poi doveva essere davvero qualcosa di inimmaginabile tornare a servire Voldemort anche se per finta.


Si riscosse da quei pensieri notando che Sirius aveva finalmente chiuso la bocca e la stava fissando con uno sguardo strano.

Tuttavia non vi si soffermò troppo.


-Scusa Sirius, ma devo.. devo fare una cosa.- detto questo lasciò la cucina e si diresse in camera sua

dove prese una pergamena pulita, una piuma e l’inchiostro.


Avrebbe fatto capire a Severus quello che provava per lui. Gli avrebbe scritto una lettera e gliel’avrebbe consegnata il ventitré, il giorno della riunione dove era sicura di rivederlo.


Non si sarebbe arresa.



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Capitolo 11
*** 23, Tra Pensieri e Timori ***


2 penelope 1

Decimo capitolo a voi! è forse il più lungo di questa storia, quindi spero che apprezzerete... anche perchè è uno dei miei preferiti *_* In questo finalmente si comincia a capire cosa passa per la testa a Severus. Ditemi che ne pensate e come sempre: BUONA LETTURA!!!!

10




Penelope osservò sconsolata la propria colazione.


Non ce la faceva a mangiare. Proprio no. Le veniva la nausea al solo pensiero.


-Mangia.- insistette Sirius per l’ennesima volta trucidato nuovamente da un’occhiataccia. Remus li osservava divertito.


Lupin era giunto a Grimmuald Place qualche giorno prima degli altri. Aveva perso l’ennesimo lavoro e il suo padrone di casa lo aveva cacciato, così aveva dovuto chiedere ospitalità a Sirius.

Appena arrivato però, Sirius gli aveva fatto una strana impressione.

In un primo momento non aveva ben individuato cosa lo rendesse diverso, ma ormai si era accorto che era a causa di Penelope.


Non sapeva se Sirius ne fosse consapevole, ma era chiaro che tra i due c’era qualcosa, non sapeva bene cosa, ma sicuramente c’era... o almeno da parte di Sirius.

Non faceva altro che seguirla con lo sguardo, qualsiasi cosa facesse e per la prima volta da quando era stato confinato nella vecchia casa della sua famiglia non aveva l’aria abbattuta di un condannato a carcere a vita.


Remus era felice per lui, sembrava più vivo, ma al contempo era preoccupato perché non sapeva che cosa aspettarsi da quella donna comparsa così all’improvviso.


-Non ho fame.- replicò appoggiandosi alla sedia con uno sbuffo infastidito –è difficile da capire?-


-No, ma è del tutto inaccettabile, devi mangiare.- rispose Sirius accigliato finendo le proprie uova.


A quel punto Penelope assottigliò lo sguardo arrabbiata. –Sono adulta e vaccinata e posso decidere da sola se mangiare o per una volta saltare la colazione.-


-No se pesi meno di quaranta chili!-


-Ma chi sei, mia madre per caso???-


-Ok, adesso basta!- intervenne il mannaro posando una mano sulla spalla di Sirius per farlo sedere nuovamente.


-Calmiamoci d’accordo? Sirius, Penelope può fare quel che vuole ed anche se non le fa bene, saltare un pasto non la ucciderà.-


Sirius per tutta risposta grugnì e Penelope sorrise soddisfatta.


-Bene, grazie Remus e adesso se volete scusarmi, torno in camera mia.-


_ _ _



Penelope si lasciò cadere sdraiata sul letto con un sospiro, cercando di calmarsi. Quella sera sarebbero arrivati i più giovani dell’Ordine e il giorno dopo ci sarebbe stata la riunione.


E ci sarebbe stato anche Severus.


Da quando se n’era andato lasciandola da sola nel salotto di Grimmuald Place non l’aveva più visto né sentito. Gli mancava da morire.

Ormai aveva finito la lettera per lui ed era stata il testo più difficile da scrivere in vita sua. Sperava che Severus l’avrebbe almeno letta prima di gettarla via.


Penelope si mise a sedere accigliata.


Ma cosa le prendeva? Non era mai stata così deboluccia... un tempo non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da quel borioso serpeverde. Anche se era cresciuto per lei sarebbe sempre rimasto il ragazzino che impacciato le aveva chiesto che cosa significasse essere una coppia.


Sorrise a quel ricordo.


_ _ _



-Si può sapere che cosa sta succedendo?- sbottò Remus non appena la porta della camera di Penelope si chiuse.


Sirius lo guardò confuso –Non ho idea di cosa tu stia parlando.-


L’altro gli rivolse un’occhiata ricca di scetticismo. –Non sono cieco, che cosa è successo tra voi due?...- ma subito dopo aver fatto quella domanda sgranò gli occhi –Non dirmi che ci sei andato a letto!-


-Cos..? No, no, assolutamente no!- sbottò Sirius e per suo eterno imbarazzo arrossì e Remus lo guardò accigliato.


-Però lo vuoi.-


-Emmh... domanda di riserva?-


-Felpato!-


-D’accordo, d’accordo... non mi dispiacerebbe... ma questo non vuol dire che lo farò.- dichiarò infine anche se il pensiero di fare un torto a Mocciosus per di più andando a letto con Penelope lo allettava.



_ _ _



Quella sera Penelope non scese a cena e non volle incontrare nessuno, anche se Sirius l’aveva pregata per più di un’ora fuori dalla porta cercando di convincerla a venir fuori per conoscere Harry ed i suoi amici, ma lei si era rifiutata categoricamente.


Quella notte Penelope non riuscì a dormire bene e la mattina dopo si svegliò presto con un’agitazione addosso che quasi stentava a riconoscere come propria.


-Ok Penelope, mantieni la calma...- mormorò mentre si faceva la doccia.

-Fa dei respiri profondi e mantieni la calma, oggi rivedrai Severus, ma non potrà andare peggio della scorsa volta...-


O almeno era quello che sperava.


Perché aveva capito a sue spese che il peggio non aveva fine e stranamente era convinta che anche Severus ne fosse consapevole.


Finì di lavarsi e si vestì con un paio di jeans della sua misura, che il giorno prima le aveva portato Tonks insieme a qualche altro capo, e una felpa slargata che era di Sirius e di cui lei si era appropriata durante quei mesi di convivenza.


Poi si fermò davanti alla piccola scrivania e prese tra le mani la busta di carta sigillata.


La soppesò per qualche istante e poi la posò nuovamente sulla superficie di legno.


La sollevò ancora e con uno sbuffo la gettò sul letto, arrabbiata e nervosa, osservandola come se fosse stata uno schiopiodo.


Non sarebbe mai riuscita a mantenere la propria sanità mentale se fosse rimasta chiusa in quella stanza per tutto il giorno!


Così si legò i capelli in una coda alta e uscì dalla camera, chiudendosi la pota alle spalle non dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla lettera.



_ _ _



Quando Sirius la vide scendere dalle scale sospirò di sollievo.

La sera prima si era preoccupato per lei e se fossero stati da soli avrebbe fatto irruzione nella sua camera costringendola a mangiare, ma Remus lo aveva trattenuto e la presenza di Harry lo aveva distratto.


-Penelope vieni qui!- la chiamò subito e sbuffando la vide venire verso di lui.


-Ecco voglio presentarti Harry, Ron ed Hermione.-


Penelope osservò i tre ragazzi che a loro volta la guardavano incuriositi.

-Beh, piacere...- mormorò Harry, un ragazzino coi capelli in disordine e un sorriso appena accennato sulle labbra.


-Sai una cosa? Dovresti cambiare montatura degli occhiali, perché sei davvero identico a tuo padre... il che è abbastanza inquietante- gli disse con voce distaccata e lui arrossì, al contrario Sirius si arrabbiò.


-Ma ti sembra una cosa da dire?- sbottò e lei ghignò.


-Ovviamente no ed è proprio per questo che l’ho detta.-


Avrebbero anche continuato a battibeccare se Remus non fosse entrato in cucina.

-Di nuovo? Ma non fate altro che discutere voi due?-


I suddetti lo ignorarono completamente continuando a scrutarsi in cagnesco per qualche altro attimo prima di essere interrotti da Hermione.


-Quindi conoscevi il padre di Harry?- le chiese incuriosita continuando a fissarla in un modo che a Penelope metteva in suggestione.


-Sono del suo stesso anno, ma io ero una corvonero e conoscevo solo di nome Potter e “combriccola”.-


Remus e Sirius inarcarono un sopracciglio infastiditi per il modo in cui li aveva chiamati e lei si congratulò con se stessa.


-Già e poi eri troppo occupata a studiare con Mocciosus giusto?- replicò Sirius marcando in particolar modo la parola “studiare” e lei quasi ringhiò.


-Ti ho detto di non chiamarlo in quel modo.- sibilò mentre i tre giovani assumevano delle espressioni quasi scandalizzate.


-è amica del professor Snape?- chiese sorpresa Hermione e Ron scoppiò a ridere

-Bella battuta ‘Mione...- borbottò quasi con le lacrime agli occhi, ma sussultò nel vedere l’occhiataccia che gli aveva lanciato la donna.


Tuttavia Penelope si trattenne dal maledire “pel di carota” e poi sorrise.

-Perché non lo chiedi a lui?- gli chiese con voce dolce facendo rabbrividire tutti i presenti.


Poi si rivolse nuovamente a Sirius.

-Tu chiamalo di nuovo così e giuro che scoprirai quanto sono brava nelle maledizioni.-


Penelope notò appena lo sguardo ferito dell’ex malandrino prima di uscire dalla cucina e tornare in camera sua.

Preferiva rimanere da sola piuttosto che sentire quegli idioti insultare Severus!


E fu proprio quello che fece fino a che non arrivò la sera.

Scese a cena e a tavola si sedette il più lontano possibile da Sirius e da quei mocciosi preferendo la compagnia di Tonks e di Moody.


Man mano che la cena andava avanti Penelope era sempre più nervosa e quando arrivò il dolce praticamente il suo cuore batteva come un tamburo nella sua gola.

Nonostante questo però riuscì a sentire benissimo il rumore della materializzazione e i passi nel corridoio che indicavano l’arrivo di qualcuno.


Osservò ansiosamente la porta della sala, ma quando Silente fece la sua comparsa, nessuno era accanto a lui.


Penelope si sentì sprofondare e si rese appena conto del saluto che il vecchio preside rivolse a tutta la tavolata.


Severus non c’era.


Non era venuto... e probabilmente era colpa sua.


Sentì gli occhi bruciare, ma per il resto della cena e tutta la durata della riunione, trattenne stoicamente le lacrime, anche se non disse una parole e non ascoltò niente di quello che dissero.



-Preside...- lo chiamò poco prima che se ne andasse quando rimasero soli e lui si voltò verso di lei con il sorriso sulle labbra.


-Oh, mia cara, come stai?-


Penelope non riuscì a ricambiare il sorriso.

-Vorrei che mi facesse un favore....-



_ _ _



Severus sedeva sulla poltrone del suo ufficio. Una bottiglia di vino elfico mezza vuota sulla scrivania e un bicchiere pieno tra le mani.


Cercava disperatamente di non pensare, ma gli era così difficile.


Osservò per qualche secondo la bottiglia. Forse avrebbe smesso di usare il cervello solo quando l’avrebbe finita.


Normalmente non lo disturba pensare, ma da quando Voldemort era tornato tutto era diventato più difficile e complicato.

Nonostante questo però non era il ricordo delle torture e del dolore che lo tormentava, ma il pensiero di Penelope nelle sue mani per vent’anni a non farlo dormire.


Lui era diventato un mangiamorte dopo che si era sentito abbandonato da lei e inconsapevolmente era diventato uno dei suoi carcerieri.


Ma come era possibile che non ne fosse mai venuto a sapere niente?


Quella sera non era riuscito ad andare a Grimmuald Place. Il solo pensiero di vederla lo faceva star male. I sensi di colpa lo stavano divorando e non sapeva ancora come comportarsi nei suoi confronti.


Era così confuso...


Un bussare alla porta del proprio ufficio lo fece riscuotere da quel suo torpore.


-Severus, ci sei?- la voce del preside lo raggiunse e lui sospirò aprendo la porta con un colpo di bacchetta.


_ _ _



Silente entrò nell’ufficio del professore di Pozioni sorridendo nel vederlo intento ad affogare i propri pensieri nell’alcol.


-Cosa posso fare per te Albus?- gli chiese stancamente –Se vuoi solo aggiornarmi di quello detto questa sera, dovrai rimandare a domani, non sono dell’umore.-


Silente lo raggiunse e senza accennare a smettere di sorridere gli porse una busta sigillata.

Severus lo guardò inarcando un sopracciglio interrogativo.


-La signorina Lewis mi chiesto gentilmente di consegnartela-


Severus fece per prenderla, ma Silente la allontanò divertito.


-Mi ha detto anche di dirti che non si aprirà se prima non leggi questo...- e detto questo tirò fuori dalla tasca un foglio di pergamena piegato alla bell’e meglio.


-Sembrava davvero... non so se il termine disperata possa davvero spiegare appieno come apparisse Penelope non appena si è resa conto che non saresti venuto.-


Severus distolse lo sguardo da quello cristallino del preside che sembrava leggergli l’anima.


-Spero che tu non commetta l’errore di fermarti a pensare troppo.-


Severus tornò a guardarlo dopo qualche secondo, ma Albus si stava chiudendo la porta alle spalle dopo aver posato le due missive sulla cattedra e lui non ebbe il tempo di replicare in alcun modo.


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Capitolo 12
*** Arrivo Improvviso ***


2 penelope 11

Dopo una settimana da incubo a scuola, eccomi qui, ancora viva... *anf, anf* Spero che il capitolo vi piaccia.... emmmh... non so che altro dire, sono esausta e spero che i vostri commenti mi tireranno su il morale... ^___^ BUONA LETTURA!!!!

11




Severus prese la pergamena arrotolata e quasi trattenendo il respiro la aprì cominciando a leggerla.



Questa mattina mi sono svegliata e mi è tornato in mente il nostro primo e ultimo Natale trascorso insieme.

Anche quella mattina ero molto nervosa, ricordo di aver anche buttato nel cestino il regalo che ti avevo fatto spaventata dal fatto che magari non lo avresti apprezzato...


Severus chiuse per qualche attimo gli occhi e poi riaprendoli il suo sguardo si posò sulla libreria, nello scaffale più in alto, dove compariva la copertina ormai screpolata di quel manuale antico di pozioni che lei gli aveva regalato vent’anni prima.


Lo fissò per qualche secondo prima di tornare a leggere.



Speravo davvero di vederti.

Ma forse il tuo odio nei miei confronti è troppo forte da superare e lo capisco, ma...

Devo vederti. Ti prego.


Severus passò le dita su quelle parole rendendosi conto di quanto la carta fosse umida e osservando meglio poteva vedere delle macchie concentriche sulla lettera.


Aveva pianto.


Non posso pensare di averti perso per sempre.

Spero che leggerai la mia lettera prima di buttarla via.


Il messaggio si concludeva così, bruscamente.


Penelope credeva che lui la odiasse. Dopotutto però era normale, l’aveva evitata e... non era andato a Grimmuald Place quella sera.

Chiuse gli occhi passandosi una mano sul viso.


Era stato un vigliacco.


Con un gemito prese un altro bicchiere di vino e lo scolò in un unico sorso, poi prese la busta sigillata.


L’aprì e con sorpresa si rese conto che quelle erano le sue lettere. Quelle che lui le aveva mandato e a cui lei non aveva mai risposto.

Erano ripiegate con cura, ma anche queste erano macchiate di lacrime. Severus si sentì male a quella vista.


Alla fine però trovò una lettera scritta da lei.



Caro Severus,


Non so se queste siano tutte le lettere che in questi anni mi hai mandato, ma sono le uniche che ho trovato nello studio di mio padre dopo che è morto.

Te le consegno per un disperato bisogno di farti capire quello che provo per te. E poi volevo assolutamente avere qualcosa da darti per il giorno di Natale... anche se so che ci vedremo solo un paio di giorni prima.

Probabilmente adesso mi odi, ma io non ho mai smesso di amarti. E un giorno vorrei trovare le parole giuste per esprimerti tutto quello che sento per te, perché ormai la parola “amore” non mi sembra che sia abbastanza forte.

Inoltre ti scrivo anche per sopperire la mi mancanza di loquacità quando ti sono davanti. Non sono mai riuscita a dirti quello che volevo come lo volevo a causa dell’influenza che hai su di me.

Il mio cuore comincia a battere all’impazzata, la bocca mi diviene asciutta e le mani mi sudano.

Te lo sto dicendo perché non sono mai riuscita a farlo e avrei tanto voluto.

Non voglio farti pena, ma vorrei tanto riuscire ad avere con te un discorso spensierato come ai vecchi tempi. Sicuramente questo sarà impossibile, ma la speranza è l’ultima a morire e poi dopodomani è Natale...


Vorrei che le cose fossero andate differentemente.


Buon Natale.


Per sempre tua,

Penelope.



Severus sfiorò col pollice la parola tua e poi si alzò in piedi, lasciò la lettera sulla scrivania, prese il mantello e uscì dalle sue stanze.


Arrivò al portone d’ingresso quando si fermò, esitante.


-Dovresti andare.-


Severus si voltò affatto sorpreso della presenza del preside a pochi passi da lui. Quell’uomo sembrava avere il dono dell’ubiquità.

Tuttavia non rispose alle sue parole e giustamente l’altro prese il suo silenzio come un invito a continuare a parlare.


-Lei sarà sorpresa, ma in realtà ti sta aspettando.-


Severus si accigliò. Quel vecchio sapeva fin troppo su troppe cose.


-Anche se... forse potrebbe riuscire a dormire grazie a Sirius... mi è sembrato che fossero diventati molto amici in questo periodo.-


Albus sembrava aver detto quelle parole con assoluta convinzione, ma Severus sapeva che lo aveva fatto per farlo scattare in qualche modo e dannazione, fu proprio quello che fece.


-Come?- sibilò e Albus sorrise bonariamente nascondendo la propria soddisfazione.


-Dico solo che il signor Black sembrava molto interessato a Penelope durante la cena, ma potrei anche essermi sbagliato.-


Ed improvvisamente un bruttissimo pensiero riempì la mente del professore di pozioni.


Sirius Black uscito da Azkaban due anni prima, aveva trascorso un anno e mezzo da latitante prima di trovare una sistemazione nella vecchia casa dei suoi genitori, dalla quale non usciva mai.

Penelope era una donna che a sua volta aveva trascorso vent’anni in prigione prima di qualche mese da latitante e poi si era rifugiata nella medesima casa.


Avevano molte cose in comune tra cui il non aver avuto intimità con nessun’altro individuo del sesso opposto... fino ad ora.


Quell’ipotesi fece salire ad un tale livello la rabbia dell’uomo che ringhiò senza quasi rendersene conto. Non si preoccupava di Penelope, ma di Black, quell’uomo era sempre stato un dongiovanni e Penelope aveva bisogno di qualcuno che le stesse accanto... e lui l’aveva allontanata.


No, dannazione non avrebbe permesso a Black di portargli via la sua Penelope.


Così, sotto lo sguardo attento e divertito del preside, Severus uscì dal castello.



_ _ _



Penelope scrutò accigliata la scacchiera in cerca di una via d’uscita.


Dopo che Silente era andato via, Sirius l’aveva praticamente costretta a giocare a scacchi e dopo che lo aveva battuto, Ron, il ragazzo coi capelli rossi... o almeno uno dei tanti, l’aveva sfidata e lei avrebbe tanto voluto rifiutare, ma sapeva che Sirius non l’avrebbe lasciata andare tanto facilmente e poi comunque non sarebbe riuscita a dormire, quindi... perché no?


Solo che quel pel di carota era fin troppo bravo.


Sembrava un idiota, ma a scacchi ci sapeva fare. E poi non è che i commenti di Black e Potter l’aiutassero a concentrarsi.


-Ma voi due non avete nient’altro da fare?- sibilò e se Harry si ritrasse appena, intimorito dalla sua occhiata omicida, Black le si fece più vicino sorridendo.


-No...- rispose lui sorridendo divertito e lei ringhiò.


-Dai Sirius lasciala in pace.- le venne in aiuto Hermione e Penelope pensò che forse quella ragazzina dall’aria saputella non era poi da buttare via completamente.


-Tocca a te.-


Ron la riscosse dai propri pensieri e lei mosse un pedone a caso.

Non aveva più voglia di giocare.


Ma non appena fece la propria mossa, la porta d’ingresso della casa si aprì. Penelope non ci fece caso, ma dopo due secondi, Sirius si alzò in piedi con un’espressione incazzata e lei si girò a vedere chi fosse.


-Mocciosus... a cosa dobbiamo la tua sgradita presenza?-


Penelope aveva gli occhi spalancati e praticamente non respirava.


Se solo fosse stata un poco più lucida si sarebbe accorta che quei suoi sintomi avevano pervaso ogni individuo nella stanza a esclusione di Sirius.


Tuttavia vede chiaramente il momento in cui Severus spostò la sua attenzione su di lei, senza degnare di uno sguardo Black, che si stava infuriando sempre di più.


-Rispondi!- esclamò l’ex malandrino


-Puoi venire un attimo nell’altra stanza?- chiese invece il professore continuando a guardarla negli occhi e lei annuì deglutendo.


-Continuiamo dopo.- mormorò Penelope rivolgendosi a Ron e poi si alzò in piedi dirigendosi verso Snape, sotto lo sguardo attento di Sirius.


Non avrebbero continuato quella partita.



_ _ _




-Ma che diavolo è successo?- esclamò infine Ron quando Sirius si sedette sul divano accigliato.


Harry era confuso quanto l’amico, Hermione aveva forse intuito qualcosa, mentre Remus aveva capito fin troppo.


-Perché Snape è arrivato dopo la riunione per parlare con Penelope?- chiese ancora il rosso sperando in una risposta da parte di Lupin, ma lui fece un cenno di diniego.

Al contrario Sirius ringhiò alzandosi in piedi.


-Perché è un coglione ecco perché!- sbraitò e poi si diresse a passo di carica verso la porta, ma Remus gli impedì di raggiungerla.


-Lasciali da soli, hanno bisogno di parlare in santa pace.- lo rimproverò ma con un’occhiataccia Sirius lo scartò e sotto lo sguardo allibito dei ragazzi uscì dalla sala per spalancare la porta della cucina già pronto ad urlare, solo che i due diretti interessati non c’erano.


-Che diavolo...?-


-Forse sono di sopra.-


Lo sguardo di Sirius si infiammò a quelle parole, ma Remus non lo lasciò passare nuovamente.


-Pensi che se irrompi durante una loro discussione Penelope si ringrazierà?- gli chiese pacato e Black fu riportato alla lucidità.


No, non lo avrebbe fatto. E questo perché nonostante il comportamento orribile di Mocciosus... Penelope lo amava.

Aveva sofferto tanto in quei giorni e se lui le avesse rovinato quel momento come minimo non gli avrebbe più rivolto la parola.


-No, anzi...- rispose infine lasciandosi cadere su una sedia e Remus gli diede una pacca sulla spalla.


-Lo immaginavo.-


Ah, ah! Che finale da bastarda... lo so, ne sono consapevole, vi farò sudare il prossimo capitolo dove finalmente *SPOILER* i due piccioncini parleranno e chiariranno... forse un po' di cose.... *ihihih* 

Alla prossima settimana!!!!!!!

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Capitolo 13
*** Pace e Amore ***


2 penelope 12

Ooooooh! Ecco a voi il capitolo che stavate aspettando con ansia +-+ (o almeno io mi illudo che lo stavate aspettando con ansia XD) Ad ogni modo eccolo qua, e mi aspetto tanti bei commentini ù.ù detto questo: BUONA LETTURA!

12




Penelope incrociò le braccia al petto, mordicchiandosi il labbro inferiore con nervosismo.


Era seduta sul letto e Severus sulla sedia della scrivania della sua stanza.


Appena arrivati in cucina, Severus aveva fatto presente che entro poco sarebbero sicuramente stati interrotti da Black e lei gli aveva proposto di andare di sopra.


Ancora non sapeva da dove le era venuto fuori tutto quel coraggio.

Anche se quando Severus aveva nominato Sirius, aveva un’espressione più arrabbiata del solito...


-Ho letto i tuoi messaggi.- dichiarò ad un certo punto l’uomo e lei sussultò colta di sorpresa.


-Oh... allora Silente te li ha dati...- mormorò imbarazzata osservando con rinnovato interesse il pavimento. –Non... non credevo che ti avrei visto...- aggiunse poi alzando per qualche attimo gli occhi.


Severus sembrava impassibile. In quegli anni aveva migliorato molto la sua espressione imperscrutabile, ma era sicura che in quel momento si sentisse a disagio come e quanto lei, se non di più.

Così decise di prendere in mano la situazione.


-Come mai sei venuto?-


Lo sguardo che le rivolse la fece rabbrividire. I suoi occhi le avrebbero sempre fatto quell’effetto, ormai si doveva rassegnare a quella realtà.


-Perché volevo vederti...- soffiò l’uomo assottigliando le palpebre mentre lei rimase completamente stupefatta.


-Oh...- riuscì a sussurrare prima di accigliarsi, confusa. –Ma io credevo... cioè tu, dovresti odiarmi...- balbettò e Severus chiuse gli occhi per qualche attimo con un sospiro prima di alzarsi in piedi cominciando a camminare su e giù per la stanza.


-Per un periodo ho provato ad odiarti...- cominciò il professore guardando dappertutto tranne che verso di lei. –Ma non ci sono mai riuscito veramente... perché non potevo credere che tu mi avessi lasciato senza una ragione.-


-Ma allora... perché in questi mesi mi hai evitato?- gli chiese Penelope mentre il battito del suo cuore le rimbombava nelle orecchie.

A quella domanda Severus si fermò proprio di fronte a lei e la guardò negli occhi, trasmettendole così tutta la sua sofferenza.


-Mi sentivo... mi sento in colpa. In tutti questi anni che sono stato al servizio dell’Oscuro Signore non sono mai venuto a sapere niente di te, ma forse in qualche modo avrei potuto aiutarti. Sapevo che i mangiamorte avevano delle case sicure, ma io ho sempre evitato di andarci... però se avessi accettato i loro inviti avrei scoperto della tua prigionia e...-


Le parole però gli rimasero bloccate in gola quando Penelope gli gettò le braccia al collo stringendolo in un abbraccio che lui non fu capace di non ricambiare.


-Oh Severus...!- singhiozzò Penelope contro il suo collo respirando il suo odore nuovo ma al contempo familiare.

Non avrebbe mai pensato che Severus si sentisse in colpa per quello che le era successo. Ma certamente preferiva il senso di colpa all’odio.

E quando le sue braccia robuste le circondarono la vita, Penelope si disse che era valsa la pena soffrire per vent’anni solo per poter vivere quel momento.

Sorrise, ma continuò a singhiozzare.


-Non è colpa tua, non è colpa tua...- continuò a ripetere fino a che Severus non le accarezzò la testa.


-Mi dispiace di non esserti stato accanto in questo periodo... non ti lascerò più da sola.-


Penelope trattenne il fiato per qualche secondo e poi si aggrappò alla sua casacca nera con un gemito.


-Neanche io...- singhiozzò –Neanche io ti lascerò solo di nuovo.-


Severus la strinse ancora più forte respirando il dolce profumo di vaniglia dei suoi capelli sentendosi in pace come non si era più sentito da anni.


Dopo qualche minuto Penelope si scostò appena dall’altro quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi e con cautela gli posò una mano sulla guancia accarezzandogli dolcemente il viso e per la sua felicità, Severus socchiuse gli occhi ricoprendo quella mano con una delle sue.


-Grazie.-


-Per cosa?-


-Per non aver perso la speranza, di essere viva... e essere qui con me...-


Penelope gli sorrise e altre lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance, Severus strinse la mano che era sul suo viso e se la portò sul petto all’altezza del cuore mentre con l’altra le afferrava il mento.


-Grazie per non esserti arresa.- sussurrò e poi le sue labbra furono su quelle di lei.


Al contrario di quello che si aspettavano entrambi quel bacio non fu dolce, ma passionale, non delicato, ma anzi, quasi brutale.

Nessuno dei due aveva previsto di finire mezzo nudo nel tentativo disperato di togliere i vestiti all’altro. Ma quando si sdraiarono sul letto, finalmente nudi l’uno sull’altro e i loro corpi sembrarono combaciare alla perfezione, tutto sembrò naturale e perfetto.


_ _ _



-Che cosa hai fatto al braccio?-


Severus era a letto, la schiena appoggiata alla testiera e Penelope era rannicchiata contro il suo petto, rilassata, felice e molto soddisfatta.


Erano ancora nudi e... beh, Severus era cresciuto parecchio in quegli anni.


Tuttavia la domanda dell’altro, che si riferiva chiaramente agli sfregi sul suo avambraccio sinistro la fecero irrigidire.

-Emmh... diciamo che ho avuto qualche problema con l’accettare il marchio.- rispose evasivamente, ma Severus, che stava tracciando percorsi immaginari con la punta delle dita sulla sua spalla nuda capì molto più del necessario dato che smise di dedicarle quelle dolci attenzioni.


-Ti sei fatta del male.- dichiarò dopo qualche minuto di orrendo silenzio e lei si strinse l’arto incriminato con la mano destra.


-Non è niente di grave... ho avuto un periodaccio, ma adesso sto meglio, ho smesso di ferirmi.-


Severus se la tolse di dosso afferrandola per le spalle per poterla guardare in viso.

-Hai smesso.-


-Si, davvero... quando faccio gli incubi è difficile trattenersi, ma adesso va molto meglio... Sirius... mi ha aiutato in questo...- disse infine cautamente e come previsto Severus si accigliò profondamente.


-Ma non è successo niente tra di noi.- aggiunse subito, volendo chiarire la questione e lui sembrò crederle dato che annuì lentamente e dopo qualche altro attimo la lasciò andare permettendole di tornare a stringersi contro di lui.


Strofinò il naso contro il suo collo e lo sentì sospirare.


-Non deprimerti.- lo rimbeccò


-Come fai a sapere che mi sto deprimendo?- replicò lui ironico e lei passò una mano sul suo petto.


-Lo so perché hai sospirato in quel modo, e quando lo fai ti stai deprimendo... in questo caso, non devi sentirti in colpa per me e neanche stare in pensiero, sto meglio e adesso che sei qui sono felice.- soffiò lei che se fosse stata una gatta avrebbe cominciato a fare le fusa.


-Sei felice?-


-Si, perché siamo di nuovo insieme...-


Il silenzio li avvolse per qualche secondo durante i quali godettero della reciproca vicinanza.

-Sai che non potrò venire qua spesso.- esordì Severus accarezzandole la schiena.


-Lo so... adesso sei un professore ed hai studenti da terrorizzare per molte ore del giorno, senza contare i tuoi doveri da spia doppiogiochista.- dichiarò Penelope divertita e per questo si meritò un pizzicotto su un fianco.


-Ohi!- esclamò indignata massaggiandosi la parte lesa –Da quando nelle discussioni vieni alle mani? Devo dedurne che hai perso il tuo pungente sarcasmo?-


L’occhiata velenosa che le rivolse rispose a tutte le sue domande.


-Da quando sono circondato da decerebrati che non capirebbero il sarcasmo neanche tra due vite-


Penelope scoppiò a ridere e poi lo baciò dolcemente sulle labbra.


-Mi sei mancato.-


Severus si limitò ad accarezzarle nuovamente la schiena e lei sorrise. Non sarebbe mai cambiato.

Gli si mise a cavalcioni sorridendo maliziosa.


- È già tardi, credi di farcela per un secondo round?-


Con un colpo di reni Severus ribaltò le loro posizioni, bloccandola sotto di sé col proprio peso.


-Vipera.-


-Da te lo prendo come un complimento.-


E col sorriso sulle labbra, Severus si chinò a baciarla per l’ennesima volta quella notte.


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Capitolo 14
*** Dolci Risvegli e Amari Litigi ***


2 penelope 13

Olè! Eccovi il tredicesimo capitolo che altro non è che il terzultimo capitolo della storia ç_ç (non preoccupatevi che ci sarà un seguito che ho già iniziato a scrivere ù.ù) spero che le "reazioni" di Sirius vi piacciano e che me lo lasciate sapere tramite un commento ù.ù Grazie a tutti e BUONA LETTURA!!!!!

13



Penelope si svegliò con un braccio certamente non suo intorno alla vita.

Si rigirò in quell'abbraccio potendo poi stringersi meglio contro Severus, ancora addormentato.


Respirò il suo odore e poi sorrise, rilassata tra le sue braccia.


Avevano trascorso gran parte della notte a fare l’amore e Penelope non si era mai sentita così bene. Severus era stato gentile e passionale con lei, facendola sentire come se fosse davvero importante per lui.

Era una sensazione davvero fantastica.


Forse le cose potevano finalmente essere messe apposto e tra loro sarebbe tornata la stessa sintonia di un tempo.

In fondo a letto sembrava che si intendessero benissimo.


Ricordava la loro prima volta insieme. Era stata un piccolo disastro. Entrambi inesperti avevano seguito l’istinto e se l’erano cavata piuttosto bene, ma indubbiamente quella notte avevano fatto passi da gigante.

Penelope sorrise ancora e si crogiolò nel pensiero di poter finalmente svegliarsi accanto all’uomo che amava dopo una notte di sesso bollente.


Il braccio dell’altro si serrò con più forza intorno al suo corpo e lei seppe che era sveglio.


-Buongiorno.- gli mormorò sulle labbra prima di baciarlo dolcemente.


-Mmmh- mugugnò lui schiudendo le palpebre. –Che ore sono?- le chiese con voce roca.


-Non lo so, mi sono svegliata da poco anch’io...- rispose scrollando le spalle in segno di indifferenza. –Perché chiedi l’ora? È la vigilia di Natale... sei occupato persino oggi?-


-No, ma speravo di andarmene senza essere visto.-


Quella frase le fece sgranare gli occhi. –Che vuoi dire...?- sussurrò spaventata. Che si fosse già pentito di quella notte?


Severus si accorse di aver detto qualcosa di sbagliato perché cominciò a passare la mano lungo la sua schiena nel tentativo di rassicurarla. –Non mi piace che Black chiacchieri sui miei affari personali, tutto qui.-


Penelope allora si rilassò un poco.

-Ah... beh, però credo sia un po’ tardi per preoccuparsi non credi? Proprio perché non ti hanno visto andartene penseranno male.- dichiarò divertita e lui si accigliò.


-Invece credi che uscire la mattina dopo dalla tua stanza faccia cambiare loro idea?-


Penelope rise. Quanto le era mancato!

-A me non interessa, possono pensare quel che vogliono-


-Parli bene tu, Potter e i suoi amichetti non sono tuoi studenti!- replicò marcando con particolare disgusto il “Potter”.


Penelope sorrise, ma sapeva che c’era qualcosa che le sfuggiva. Sirius le aveva raccontato che Severus odiava Harry e che non si preoccupava affatto di nasconderglielo.

Quando gli aveva chiesto il motivo di questo astio nei suoi confronti, le aveva risposto semplicemente che era per colpa di James, ma lei non ne era del tutto convinta. Indubbiamente i trascorsi con James non aiutavano, ma aveva l’impressione che il motivo non fosse tutto lì.


Ad ogni modo ci sarebbe arrivata per gradi, anche perché non era che il rapporto tra Severus e il figlio di James Potter fosse tra le sue principali preoccupazioni al momento.


-Ad ogni modo prima di fuggire come un ladro, che ne dici di una doccia calda?- gli chiese sorridendogli e lui annuì distrattamente.


-Ok, però mi sembra giusto informarti che non c’è abbastanza acqua calda per due docce separate.- aggiunse la scusa più vecchia del mondo, ma quelle parole ebbero il potere di far riportare l’attenzione dell’altro su di lei.


-è un peccato, vorrà dire che tu la doccia la farai questa sera.- le rispose con un ghigno prima di alzarsi dal letto.


-Stronzo!- esclamò lei, ma non lo lasciò scappare e gli si aggrappò al braccio facendolo cadere nuovamente sul letto.

Per questo si meritò un’occhiataccia.


A quel punto iniziò una specie di lotta e alla fine l’ebbe vinta Severus che si appropriò del bagno, lasciando una Penelope imbronciata intenta a vestirsi.

In realtà non le dispiaceva non lavarsi subito, aveva l’odore di Severus sulla sua pelle e le piaceva. Le sembrava di appartenergli in qualche modo.


Severus si vestì e poi le diede un lieve bacio sulle labbra a cui lei rispose con un abbraccio.

-Ti amo...- gli dichiarò e lui la strinse a sua volta.


-Torno domani.- le disse e lei alzò il volto guardandolo negli occhi.


-Domani mattina? La mattina di Natale?- gli chiese con occhi che quasi brillavano e lui annuì.


Penelope praticamente gli gettò le braccia al collo baciandolo con trasporto.


_ _ _



Penelope scese solo a pranzo.

Severus aveva usato su di sé un incantesimo di disillusione ed era uscito illeso dalla casa, mentre lei era rimasta tutta la mattina a crogiolarsi nel ricordo della notte appena trascorsa.

Non era mai stata così felice!


Solo che quando entrò nella sala da pranzo tutti gli occhi furono puntati su di lei.

Sirius, Lupin, Potter, Hermione e pel di carota la stavano tutti fissando ed era evidente che avessero smesso di parlare proprio quando era entrata.


-Emh... buongiorno.- disse andando a versarsi una tazza di caffè passando così davanti a Black.


-Tu e Mocciosus vi siete divertiti?- le chiese con voce sprezzante e sembrò che la stanza trattenesse il respiro.


Penelope bevve un lungo sorso di caffè, posò la tazza e solo allora si girò verso di lui.


-Non so di che stai parlando.- dichiarò monocorde, ma Remus vide chiaramente la sua espressione indurirsi e nonostante fosse impossibile per Sirius non essersene accorto, continuò imperterrito.


-Non lo sai? Strano... allora forse potrei chiederlo a quel succhiotto che hai sul collo.-


Penelope si portò immediatamente una mano al collo. Non si era guardata allo specchio prima di uscire dalla camera... mossa piuttosto stupida da parte sua.


-Severus è andato via ieri sera e non ho idea di cosa tu stia parlando.- insistette, ma ormai sapeva che non sarebbe riuscita a darla a bere neanche ai ragazzini che la stavano fissando come se le fosse appena spuntata una seconda testa.


Sirius sembrava sempre più arrabbiato, ma Penelope proprio non ne capiva il motivo.


-Si può sapere che cos’hai?- sbottò stufa del suo comportamento.


-Cos’ho?? Hai trascorso la notte con Snape dopo che lui ti ha evitata per più di due mesi!!- esclamò irato e lei si accigliò.


-Non sono affari che ti riguardano!-


-Lo sono se per tutto questo tempo ho dovuto evitare che tu ti tagliassi i polsi a causa sua!!!-


Lo schiaffo che Penelope gli diede gli fece girare la testa di lato.


Sirius si portò una mano alla guancia dolente e si accorse in quel momento dello sguardo ferito che lei gli stava rivolgendo e non per colpa di Mocciosus, ma per colpa del suo comportamento.


-Bene, da adesso in poi non dovrai più farlo stanne certo.- sibilò e senza guardare nessuno uscì dalla cucina.


Sirius non poteva parlarle in quel modo e soprattutto non aveva il diritto di rimproverarla per qualcosa che la rendeva felice... e poi come si permetteva di parlare dei suoi problemi davanti a tutti?


Con le lacrime agli occhi per la rabbia tornò in camera sua e vi si chiuse dentro.


_ _ _



Remus osservò l’amico seduto al tavolo con la testa incassata nelle spalle.

Poco dopo che Penelope era salita al piano di sopra, aveva chiesto ai ragazzi di lasciarli soli e loro, anche se riluttanti, avevano obbedito.


-Non pensavo che ti interessasse al punto di farle una scenata di gelosia.- dichiarò infine bevendo un sorso del suo caffè.


-Non mi interessa infatti e quella non era una scenata di gelosia.-


-Certo e lei e Snape non hanno fatto sesso l’altra notte.- replicò ironico. Sirius poi non potè trattenere una smorfia disgustata.


-Vorrei sapere che diavolo ci trova in lui.- commentò e Remus sorrise.


-Si, in effetti è evidente che non ti interessa mmh...-


Sirius ringhiò al suo tono sarcastico infastidito. –Quello che davvero non sopporto è che è stata male per lui per due mesi e quando vostra “altezza” serpeverde si è finalmente decisa, lei lo perdona tranquillamente come se le avessero chiesto di bere un bicchiere d’acqua!- sbottò innervosito e Remus sorrise.


-è innamorata di lui.-


-Si, questo credo di averlo capito.-


-Bene, perché in queste cose non sei mai stato una volpe.-


-Molto carino Lunastorta, davvero, ma non dovresti tirarmi su il morale tu?-


-Teoricamente.-


Sirius allora sorrise appena e poi sospirò. –D’accordo, allora che ne dici di aprire quella bottiglia di vino che l’altra sera Arthur ha portato e nessuno ha aperto?-


-Direi che non sarebbe una cattiva idea.-


_ _ _



Infuriata con Sirius e gli altri, Penelope si rifiutò di scendere a cena ed anche se si rendeva conto di comportarsi come una ragazzina viziata, non gli interessava affatto.

L’unica cosa a cui riusciva a pensare era al ritorno di Severus del giorno dopo.


Ma Sirius non era dello stesso avviso e quella sera, dopo cena, quando tutti se n’erano tornati a casa loro e quei pochi rimasti erano a letto, andò a bussare alla porta della sua stanza.


-Chi è?-


-Sirius.-


Penelope attese qualche istante pensando ai pro e ai contro della sua prossima mossa, ma poi decise di essere troppo stanca per continuare a farsi troppo seghe mentali e allora aprì la porta, lasciando entrare l’altro, che la chiuse dietro di sé.


-Cosa vuoi?- gli chiese subito con un sospiro, non era seccata, ma piuttosto rassegnata, sperava solo che l’altro si fosse calmato abbastanza durante il giorno.


Sirius si passò una mano tra i capelli e poi sospirò a sua volta.

-Non sono venuto per litigare.- affermò e Penelope sorrise appena.

-Bene, sono felice di saperlo.-


-Vogli chiederti scusa per il mio comportamento di questa mattina, sono stato irrazionale, ma...- trattene il respiro per qualche secondo prima di continuare –avevi il suo odore addosso...- ringhiò e Penelope si accigliò.


-Il suo odore? E tu come diavolo...?-


-Sono un animagus, ho l’olfatto particolarmente fine anche nella mia forma umana e... scusa, ma non sono proprio riuscito a trattenermi.-


Penelope annuì.

-D’accordo, non è un dramma, la prossima volta mi farò una doccia prima di scendere a fare colazione.- nel vedere l’espressione dell’altro però capì che quelle non erano proprio le parole che desiderava sentire, anzi.


-Sirius... mi dispiace, ma...-


-No, non dire niente.-


Penelope lo fissò per qualche istante e in quel momento capì che non era solo Severus ad irritarlo. E quella consapevolezza la sconvolse in un certo senso.


-Tu... io ti piaccio?- chiese senza riuscire a trattenersi, ma non fece in tempo a rimediare che l’altro l’aveva afferrata per le braccia e chinandosi, aveva posato la bocca sulla sua.


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Capitolo 15
*** Bacio a Tradimento ***


2 penelope 14

Ok, ho ufficialmente le lacrime agli occhi ç_ç In questi giorni sono particolarmente lunatica (Moony *ç*) e il pensiero che questo sia il penultimo capitolo di questa storia... ç_______ç Ok, adesso vado a consolarmi e a scrivere l'ottavo capitolo del seguito XD Ad ogni modo ci tengo tanto a ringraziare tutte quelle persone che mi hanno sostenuto fin dall'inizio come ad esempio Phoebhe76 che mi ha tirato su il morale più di una volta, ma anche chi mi ha raggiunto dopo o addirittura adesso! XD Grazie a tutti e BUONA LETTURA!!!!

14




Penelope si osservò allo specchio per la centesima volta in quegli ultimi dieci minuti.


Che cosa c’era in lei che era piaciuto tanto a Black?


Proprio non capiva che cosa ci trovasse in lei. Adesso che ci rifletteva meglio non riusciva a comprendere neanche Severus.

Ma in fondo, oggettivamente Severus non era bello quanto Sirius. Secondo lei però Black non era affascinante neanche la metà di quanto non lo fosse Snape.

Scrollò il capo rinunciando a capire la logica degli uomini in fatto di bellezza, perché lei non era affatto bella, e cominciò a tamponarsi i capelli bagnati.


Era la mattina di Natale ed era scandalosamente presto, ma lei aveva deciso di svegliarsi a quell'ora per potersi fare una doccia in santa pace, anche prima che Sirius minasse la sua sanità emotiva baciandola a tradimento.


Adesso che ci pensava però anche il primo bacio tra lei e Severus era stato dato a tradimento.


No, le due cose non erano assolutamente equiparabili.


Appena Sirius l’aveva lasciata andare, lei era rimasta imbambolata a fissarlo, shockata per quello che era appena successo e non era riuscita neanche a schiaffeggiarlo, così lui intuendo che forse baciarla non era stata la mossa più intelligente che potesse fare, se n’era andato...


Senza neanche chiederle scusa!


Le erano serviti una decina di minuti buoni per assimilare l’accaduto, poi ne aveva trascorsi altrettanti a gongolare sul fatto che Sirius Black, lo strafigo della scuola l’aveva baciata e poi era tornata coi piedi per terra.


Perché Sirius non aveva alcuna speranza con lei.


Pensando questo aveva liquidato la questione, senza soffermarcisi ancora, ma poi le era sorto un dubbio.


Avrebbe dovuto dire a Severus quello che era successo?


Se glielo avesse detto avrebbe adempiuto al suo dovere di brava fidanzata che non nasconde niente al suo uomo, ma probabilmente avrebbe causato la morte di Sirius. Un qualcosa che non era poi così grave se si considerava che lo stesso Sirius avrebbe potuto dirlo a Severus.


Cosa che non solo avrebbe indicato l’istinto suicida del malandrino e la sua stupidità, ma le avrebbe causato non pochi problemi in quanto Severus poi si sarebbe potuto sentire, giustamente, tradito.


Quindi era giunta alla conclusione che l’odio tra Severus e Sirius avrebbe potuto reggere anche un bacio.


Lo avrebbe detto a Severus.


Finì di vestirsi, si pettinò i capelli e se li asciugò con un colpo di bacchetta. Fatto questo scese al piano di sotto e facendo il più piano possibile raggiunse la cucina, sorridendo serena nel constatare che era la prima ad essersi svegliata.

Si preparò il caffè e ne bevve una bella tazza.


Erano appena le otto di mattina del venticinque di dicembre era normale che tutti dormissero, ma lei era troppo eccitata per l’imminente arrivo di Severus per riuscire a dormire.


_ _ _



Per Severus quella fu la notte più serena dei suoi ultimi quindici anni di vita e la mattina di Natale si svegliò con la consapevolezza che qualcuno lo stava aspettando e il fatto che quel qualcuno fosse proprio Penelope lo rendeva... felice.


Così si fece una doccia, si vestì, prese quello che gli serviva e poi uscì dal castello.


Arrivò a Londra smaterializzandosi e quando gli incantesimi di protezione lo riconobbero, la porta si aprì e lui entrò a Grimmuald Place.


Erano appena le nove e lui sperava di non dover incontrare nessuno.


Solo che non appena la porta si richiuse dietro di sé, Penelope sopraggiunse e col sorriso sulle labbra gli gettò le braccia al collo abbracciandolo stretto.


-Non posso credere che tu sia davvero qui.- mormorò contro il suo orecchio e lui sbuffò.


-Ti avevo detto che sarei venuto.- le fece notare ovvio, ma lei si limitò a sorridere ancora di più e a trascinarlo di sopra.


_ _ _



Penelope mugolò contro le sue labbra cercando la forza d’animo di separarsi dalla bocca dell’altro per riuscire a parlargli, ma le sue mani erano così calde e grandi contro la sua schiena e la stava baciando così dolcemente, da farle scordare persino il suo nome.


Tuttavia la mancanza di ossigeno le venne in aiuto, dato che dopo qualche altro secondo erano entrambi a corto di fiato.


Erano appena entrati in camera e Severus l’aveva stretta contro di sé spingendola contro la porta chiusa e lei non era proprio riuscita a resistergli.


-Ciao anche te...- soffiò contro le sue labbra e Severus sollevò un angolo della bocca in una parvenza di sorriso.


-Se fossi il tipo d’uomo che dice romanticherie di direi che mi sei mancata nonostante siano trascorse a mala pena ventiquattrore, ma non lo sono, quindi non lo dirò.-


Penelope rise e poi sempre sorridente posò il capo contro il suo petto.


-D’accordo, allora apprezzo il pensiero.-


Passarono un paio di minuti abbracciati godendosi la reciproca vicinanza, poi Penelope riuscì a trovare il coraggio di parlare.


-Devo dirti una cosa.- sussurrò e dopo qualche attimo Severus la prese per le spalle, la scostò da sé e guardandola negli occhi inarcò il sopracciglio destro in un modo che Penelope stentò a credere essere umano.


-Non mi piacerà.- dichiarò dopo averla scrutata attentamente e lei arrossì.


-Beh, si... ma ritengo che tu debba saperlo...-


-D’accordo, d’accordo, dillo e basta.- sbuffò il professore andandosi a sedere sul letto, continuando a guardarla.


Con quegli occhi.


Penelope si sentì tremare le ginocchia, ma si impose la calma.

-Ieri... quando sei andato via... ho litigato con Sirius...-


Severus si accigliò e lei si affrettò a continuare. –Poi me ne sono tornata in camera mia offesa e la sera, dopo cena lui mi ha raggiunto e mi ha chiesto scusa...-


Penelope lo vide appena più calmo, forse perché credeva che avesse finito di parlare, così chiese mentalmente scusa a Sirius e decise di sganciare la bomba.


-...poi non so come o perché...- in realtà sapeva il perché e anche il come, ma decise di soprassedere

-...Sirius mi ha baciata.-


_ _ _



Sirius aveva trascorso una nottata che per essere davvero chiari era stata di merda.


La sera prima aveva baciato Penelope anche se era stato chiaro fin dal principio che non avrebbe dovuto farlo, ma quando lei lo aveva guardato in quel modo, non aveva saputo resistere.


Solo che dopo gli era sembrato di stare peggio di prima.


Quella mattina si era svegliato prima del solito e verso le nove e mezzo decise di scendere di sotto. Con sua sorpresa vi trovò Remus intento a leggere il giornale.

-Sei già sveglio.- dichiarò Lupin osservandolo sorpreso e lui scrollò le spalle con indifferenza andandosi a versare un’abbondante tazza di caffè.


-Anche tu.-


-Si, ma per me è normale, tu di norma ti alzi dal letto solo verso le undici se sei particolarmente mattiniero... è successo qualcosa?- chiese infine decidendo di mettere da parte il quotidiano nel vedere le occhiaie sotto gli occhi dell’altro.


Sirius lo osservò per qualche istante ponderando se rispondere o meno alla sua domanda con un bugia quando una porta al piano di sopra venne sbattuta con violenza e la voce di Snape tuonò minacciosa il suo cognome.


-Cazzo...- sussurrò Sirius e Remus lo guardò confuso, ma prima che potesse chiedergli chiarimenti, Severus entrò nella cucina con un’espressione a dir poco infuriata.


Localizzò immediatamente la sua vittima e con due ampie falcate la raggiunse. Lo prese per il bavero della maglietta e lo sbattè contro il muro, riuscendosi soprattutto grazie al fatto che Sirius era troppo shockato dalla forza dell’altro per pensare a reagire.


Remus invece rimase pietrificato a fissare i due non sapendo bene cosa fare.


Penelope raggiunse Severus pochi secondi dopo e quando lo vide trattenere di peso Sirius contro il muro non potè non provare una certa dose di orgoglio.

Dopotutto lo stava facendo perché era geloso di lei.


-Severus!- lo chiamò andandogli velocemente vicino, aggrappandosi al suo braccio nel tentativo, vano, di staccarlo da Black.


-Lascialo, non è successo niente di grave- aggiunse cercando calmarlo, ma forse scelse le parole sbagliate, perché il professore la raggelò con un’occhiataccia prima di tornare a guardare Sirius.


-Se la tocchi un’altra volta, giuro che ti ammazzo.- dichiarò con voce gelida e assolutamente controllata, fu questo a spaventare Sirius più delle parole, perché in qualche modo sapeva che l’altro non stava affatto scherzando.


Allora Severus lo lasciò andare, poi prese Penelope per un braccio ed insieme tornarono al piano di sopra notando a mala pena lo sguardo allucinato di Remus e dei tre ragazzi che erano sopraggiunti poco prima attirati dalle urla del loro professore.


Solo quando furono nuovamente in camera di Penelope, Severus si rese conto di quello che aveva appena fatto.

Impulsivo e idiota, ecco cos’era stato. Ma i suoi pensieri furono interrotti dal sorriso soddisfatto e malizioso dell’altra.


-Non guardarmi in quel modo.- le intimò passandosi una mano tra i capelli e il sorriso di Penelope se possibile si allargò ancora di più.


-Sbaglio o hai appena aggredito Sirius?- gli chiese divertita e lui la guardò male.


-No, perché mi stavo giusto domandando quale motivo avevi per farlo ed in effetti potrebbe essere perché sei geloso di me?-


Severus la guardò ancora peggio.


-Hai intenzione di evitare di rispondere? Beh, è un vero peccato perché se sei geloso allora sarebbe mio dovere rassicurarti, ma se non lo sei...-


Severus la interruppe stringendola con forza a sé per baciarla.

Quando si separarono Penelope sorrise. –Lo prenderò come un si.-


-Oh, sta zitta.-


_ _ _



-Non potrò tornare per un po’.-


Penelope era sdraiata supina col volto rivolto verso Severus che seduto sul letto si stava riabbottonando la camicia.


-Come mai?-


-Il signore Oscuro vorrà sapere il motivo di queste mie visite e non posso inventarmi tutto di sana pianta ogni volta.-


Penelope sospirò appena e quando Severus si girò a guardarla lei gli sorrise.

-Non preoccuparti, io starò bene.-


Lo vide accigliarsi e quasi riuscì a sentire i suoi pensieri da quanto erano chiari. –Non permetterò a Sirius di avvicinarsi, non temere.- aggiunse alzando gli occhi al cielo e lui le lanciò un’occhiataccia.


Allora lei si mise in ginocchio sul materasso e coprendosi con il lenzuolo si sporse verso di lui posando lievemente le labbra sulle sue, in un bacio lieve.

-Non ti libererai da me tanto facilmente.-


Severus sorrise appena e poi si alzò in piedi.


-Quando potrai tornare?- gli chiese allora osservandolo rimettersi la casacca nera.


-Credo che prima che inizi nuovamente la scuola riuscirò a venire un’altra volta, ma non posso prometterti niente.-


-Ok... allora ciao.- mormorò e lui posò una mano sulla maniglia della porta quando Penelope scese velocemente dal letto e lo raggiunse abbracciandolo con forza da dietro.


-Sta attento.-


-Lo sono sempre.- e dopo averle accarezzato il dorso della mano si liberò della sua stretta uscendo dalla stanza.


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Capitolo 16
*** Maledizioni e Addii ***


2 penelope 15 Mi sembra incredibile, ma siamo davvero arrivati alla fine della secnda storia °-°  ovviamente questa è tutt'altro che una fine, vi avviso! ù.ù
Per tutti i saluti, i ringraziamenti e gli spoiler, vi rimando alla fine del capitolo, alle noti finali, per adesso: BUONA LETTURA!!!


15




Penelope singhiozzò passandosi una mano sul viso, asciugandosi le ennesime lacrime.


-Non puoi andare! Il ministero sarà pieno di auror e tu non devi farti vedere!-

-Harry è in pericolo, devo andare!!!-

-Severus ha detto che è troppo rischioso.-

-Fai solo quello che ti dice Mocciosus??-

-Lo penso anch’io!!!-

-Ma cosa te ne importa?? Eh?!?! Dopotutto hai il tuo “Severus”quindi sta zitta e fatti da parte!-


Avrebbe dovuto schiantarlo. Adesso sarebbe stato ancora vivo.

Penelope si osservò intorno, notando i poster di donne mezze nude attaccati vicino all’anta dell’armadio della stanza di Black.


Sorrise appena. Sirius non era mai cambiato.

E adesso non ne avrebbe avuta neanche la possibilità... perché era morto. Nuove lacrime tornarono ad inondare i suoi occhi.

Sirius l’aveva aiutata e sostenuta quando non era in grado di badare a se stessa. L’aveva costretta a mangiare e le aveva impedito di farsi del male, quando sembrava che Severus non sarebbe più tornato da lei.


-Credo che tu abbia bisogno di un amico e dato che non c’è nessun altro toccherà a me questo ingrato compito.-


Era suo amico.


Si strinse le ginocchia al petto posandovi la fronte cominciando a ripetere una litania di “Va tutto bene... tutto bene”


Tutti quelli che venivano in contatto con lei non riuscivano mai sopravviverle.

Perché? Perché?


Un singhiozzo più forte dei precedenti la fece sussultare, ma dopo poco un paio di braccia robuste la strinsero contro un petto ampio e familiare.

-Shhh...-


Si strinse a Severus continuando a piangere abbandonata tra le sue braccia.


Quando quella mattina Severus era sbucato dal camino della sala di Grimmuald Place vedendo che Sirius era sano e salvo aveva spiegato loro cosa stava succedendo ad Hogwarts e che probabilmente Potter era diretto a Londra, al ministero.

Sirius aveva immediatamente contattato gli altri e Severus aveva invece pensato a rintracciare il preside che mesi prima si era dato alla latitanza per non essere arrestato dalla Umbridge e da Caramell.

Quando tutto ciò era stato fatto Penelope aveva cercato di dissuadere Sirius dall’andare anche lui, ma non l’aveva ascoltata e da quello che aveva mormorato Remus al suo rientro, aveva capito che era stata sua cugina Bellatrix ad ucciderlo.


Conosceva quella donna solo di nome. Anche se spesso era stata nella casa della sua famiglia durante la sua prigionia, non le era mai stato permesso di andare a “divertirsi” con lei, perché temevano che l’avrebbe potuta danneggiare irrimediabilmente.


Il pensiero che Sirius fosse morto però le faceva venire la nausea.


-Quanto potrai rimanere...?- gli chiese con un sussurro soffocato e Severus la strinse ancor più forte.


-Non per molto... ma parlerò con Silente. Non rimarrai qui da sola troppo a lungo, te lo prometto.-

Severus non le avrebbe permesso di cadere nuovamente nel vortice della depressione e del autolesionismo. L’avrebbe protetta.


Gli bruciava ammettere che Black fosse stato molto utile da quel punto di vista in quegli ultimi mesi, ma nonostante il rancore che scorreva tra loro non sarebbe mai stato felice per la sua morte.

Vedere Penelope distrutta in quel modo però lo faceva star male.


-Andrà tutto bene.- le mormorò contro una tempia e lei tirò su col naso, facendolo sorridere appena. Non era mai stato incline a consolare gli altri, ma ormai era venuto a patti coi sentimenti che provava per Penelope.

Ormai sapeva che l’amava e che non avrebbe mai rinunciato a lei.

Quindi anche a qualunque costo avrebbe fatto andare tutto bene. Per lei. Per loro.


_ _ _



-Penelope non può rimanere in quella casa da sola.- dichiarò osservando Silente che in quei giorni era particolarmente distratto.


-Albus, ascoltami ti prego, non voglio che soffra- aggiunse lasciando vedere all’altro la parte di sé più umana.


Silente che fino a quel momento aveva dato le spalle al professore si girò e con sguardo serio lo scrutò a lungo.

-Potrebbe venire ad Hogwarts... ma così facendo sai bene che rischia di essere riconosciuta.-


Severus chiuse per qualche attimo gli occhi.

Conosceva bene i rischi, ma cos’altro poteva fare? Preferiva essere con lei, aiutarla con la sua presenza, sapeva che ne aveva bisogno. E poi avrebbe rischiato la vita anche a Grimmuald a Place, cosa che lo avrebbe tenuto in una continua angoscia. Non poteva rischiare che esagerasse nel tagliarsi, non avrebbe mai fatto in tempo a raggiungerla. Doveva averla accanto a sé.


-Lo so. Ma i pro sono più dei contro.- affermò infine accigliato e Silente annuì lentamente.


-Per me va bene. Spetta a lei la decisione.-


Severus tirò un lieve sospiro di sollievo.


-Sarai qui questa sera?- gli chiese il preside e lui mascherò bene la sorpresa a quella domanda.


-Si...-


-Bene. Puoi andare.-


Albus allora si girò nuovamente verso la finestra e Severus, confuso da quel suo comportamento, uscì dallo studio.


_ _ _



-Ciao...- mugolò Penelope nel sentire una grande mano calda accarezzarla una guancia.

Sapeva di essersi addormentata sul divano nella sala. Da sola.


Ma adesso c’era anche Severus. Le aveva detto che sarebbe tornato presto... a quel pensiero sorrise.

-Cosa ridi?- le chiese il professore continuando a sfiorare gentilmente la guancia.


Penelope aprì gli occhi e guardando l’altro non smise di sorridere.

-Sei tornato da me.-


-Ti avevo detto che l’avrei fatto.-


-Lo so... ma non posso fare a meno di essere spaventata. Non riesco a farne a meno.-


Severus si accigliò a quelle parole. Tutto quello che aveva passato l’aveva resa insicura, e la morte di Sirius non l’aveva aiutata.


-Silente ha detto che puoi venire ad Hogwarts se è quello che vuoi.-


Penelope si scostò da lui giusto il necessario per poterlo guardare negli occhi. –Davvero?-


-Si, però dovrai fare qualcosa per il tuo aspetto... apportare qualche modifica, giusto per sicurezza, così se il signore Oscuro dovesse trovarti in qualche mio ricordo non ti riconoscerebbe... non ci farebbe caso.-


Penelope annuì. –D’accordo, ma in ogni caso non credo che potrebbe riconoscermi, è da quand’ero una ragazzina che non lo vedo.- dichiarò lei con un lieve sorriso.


Sarebbe potuta stare con Severus a scuola, questa era l’unica cosa che le sembrava importante.


Severus però non sembrava dello stesso avviso.

-Non è l’unico di cui mi preoccupo. Lucius Malfoy ha la pessima abitudine di venire spesso a scuola e non è uno che si scorda facilmente delle persone.-


-Lucius...? Ah... beh, non era un assiduo frequentatore della mia cella-


Bugia.


Severus si rilassò un poco a quelle parole. –Bene, meglio così.-


Bugiarda. Sei una bugiarda. Diglielo!


-...- Penelope si strinse nuovamente a lui infilando il volto nell’incavo del suo collo, incapace di parlare. Aveva la gola riarsa e la lingua sembrava essersi incollata al palato.


-Ma... Malfoy non è stato catturato al ministero...?-


-Si, ma con l’influenza del suo nome e dei suoi soldi uscirà molto presto di prigione, credimi.-


Penelope in effetti non fece alcuna fatica ad essere d’accordo con lui.


-Quando potrò venire ad Hogwarts allora?-


Severus sorrise e le baciò dolcemente le labbra. –Quando la scuola inizierà, i primi di settembre.-

_ _ _



Severus arrivò trafelato davanti al gargoyle di pietra dell’ufficio del preside.

Mormorò la parola d’ordine e poi salì velocemente le scale, raggiungendo lo studio il più velocemente possibile.


Silente era seduto sulla sua poltrona con la testa reclinata da un lato e le mani in grembo, una di queste era annerita.


-Preside...- ansò Severus sconvolto e Albus sollevò a malapena le palpebre per osservare il professore e poi sorridere appena, stancamente.


-Mio caro... speravo che tu potessi fare... qualcosa... per questa...- sussurrò il vecchio mago alzando appena la mano bruciata.


Severus lo raggiunse immediatamente, cominciando ad esaminarlo.

Il battito era accelerato, il respiro superficiale e la mano non aveva affatto un bell’aspetto. Magia Oscura.


-Che cos’hai fatto?- gli chiese trattenendo a stento la preoccupazione mascherandola abilmente con la rabbia, che si tramutò in vera e propria ira quando l’altro si limitò a sorridergli con più dolcezza.


-è una maledizione...- ansò e Severus quasi ringhiò.


-Lo so che è una maledizione!- gridò infuriato cominciando a passare la bacchetta sulla mano danneggiata dell’altro.

-Voglio sapere chi te l’ha lanciata e quale incantesimo ha usato!-


Albus però scosse la testa in un cenno di diniego –Non è il momento che tu sappia.-


Severus si trattenne dal gridare ancora, ma piuttosto si concentrò su quello che pensava fosse almeno un rimedio temporaneo per impedire alla maledizione di avanzare ulteriormente per le prossime due ore.

Quando finì di pronunciare l’incantesimo era esausto e col dorso della mano si asciugò il sudore sulla fronte.


-è solo un rimedio temporaneo, dovrò inventarmi qualcos’altro in fretta.-


Il preside annuì come se avesse messo in conto anche quella e Severus si accigliò profondamente.


-Questo pomeriggio mi hai chiesto se stasera sarei stato al castello... era per questo vero? Sapevi che sarebbe successo.-


Silente chiuse gli occhi ed improvvisamente sembrò molto più vecchio di quello che era in realtà.

-Sapevo che sarebbe potuto accadere, non ero certo.-


Severus si alzò in piedi dato che fino a quel momento era rimasto inginocchiato davanti al preside, e ripose la bacchetta.


-Che cosa hai intenzione di fare?-


Silente lo guardò negli occhi intensamente.

-Ti assegnerò la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure.-


Severus lo guardò confuso. –Come?-


-Hai sentito.-


-Non intendevo questo... di che diavolo stai parlando? Voglio sapere cosa hai intenzione di fare riguardo la maledizione!-


-Lo so bene-


Severus si rese conto che come sempre Albus non gli avrebbe rivelato niente di più e allora con un sospirò gli diede corda.

-Perché accontentarmi proprio adesso?-


-Perché penso che la signorina Lewis sarà perfetta come tua sostituta nel ruolo di professoressa di Pozioni.-


Severus sgranò impercettibilmente gli occhi e Silente sorrise.




Fine





Bene, vi è piaciuta questa conclusione?? (Attenti perchè dalla risposta dipenderà i tempi di postaggio del seguito ù.ù XD) 

Allora, voglio ringraziare tutte quelle persone che mi hanno sostenuto e in particolar modo chi ha insistito nel commentarmi ogni singolo capitolo *_* 

Un grazie enorme in particolare a:  Phoebhe76 crissy11 gingiolina  Hinata_sama Frenci_ ,   Mary_House

Ed ovviamente a tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia a preferiti o seguite o da ricordare ^^

Fatto questo, voglio dirvi che il primo capitolo della terza storia verrà messo sul sito Lunedì, non so a che ore, ma comunque tenete d'occhio la mia paina d'autore perchè nel caso ci sia qualche imprevisto vi informerò senz'altro ù.ù il titolo sarà "Your Love is My Life"

Spero che continuerete a seguire anche quest'altra storia e adesso qualche *SPOILER* 

Penelope si ritroverà nei panni della professoressa. Le cose tra lei e Severus sembrano andare bene, ma l'evasione di un certo mangiamorte complicherà le cose... soprattutto perchè sembra che sia legato profondamente al passato della nostra neo-professoressa.

Come ho già anticipato a molte di voi, Lucius Mlfoy avrà un ruolo fondamentale nel seguito, proprio non potevo non inserirlo, io trovo quell'omino biondo estremamente eccitante *_* 

OK, mi sembra di aver detto tutto, nel caso mi sia scordata qualcosa, l'aggiungerò nelle note iniziali del primo capitolo della prossima settimana. ù.ù 

Un bacione a tutti!!!!!

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