-Eustachio Scrubb se ne pentì

di _Irene
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- ***
Capitolo 2: *** Capitolo, dove il postino lascia un grande pacco ed una lettera ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** 6. ***



Capitolo 1
*** Prologo- ***


-Eustachio Scrubb se ne pentì.

Prologo-

Quando finalmente, la nave approdò in un’isola sconosciuta e apparentemente disabitata, Eustachio decise di fare qualche ricerca.
Possedeva solamente un taccuino, il suo diario che ora era diventato un “diario di viaggio” molto vissuto e scritto.
Con quel quadernino nascosto nel calzino si avviò per le alture della strana isola ancora estranea.
Quando pensò di avere finalmente trovato almeno un lato positivo in quello che reputava uno stupido scherzo, se ne pentì.
Amaramente.
Aveva trovato un tesoro: molto ma molto oro.
E poi, così d’improvviso, si era tramutato in un enorme drago: di lui rimaneva solo i suoi occhioni  azzurri e il bracciale doro che aveva indossato prima della trasformazione.
Se ne pentì, o forse così pensava.
Ma da quella che sembrava una cosa brutta si rivelò una cosa davvero molto utile e bella: era riuscito a salvare tutti, a capire che i cugini in fondo erano simpatici, a capire che Narnia e quell’universo non era poi tanto male, a fare nuove amicizie e trovare un migliore amico: Ripicì.
Poi era comparso Eustachio, nel suo corpo di sempre: Gli occhi celesti sotto le sopracciglia perennemente storte, il suo fisico da ragazzino e le lievi lentiggini spruzzate qua e là nel viso chiaro.
Ma sapeva che, non lo avrebbe mai dimenticato.
Un’avventura mozzafiato indimenticabile, lo sapeva bene.
E nel profondo del cuore voleva ritornarci là, in quel luogo sperduto nel mondo.
Oltre il quadro.
E un giorno il suo sogno si avverò.



NOTE DELL'AUTORE:
Lo so, come prologo è molto brutto. Però spero nelle recensioni!
_Irene

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Capitolo 2
*** Capitolo, dove il postino lascia un grande pacco ed una lettera ***


 - Eustachio Scrubb se ne pentì
2 capitolo
, dove arriva un grande pacco ed una lettera.
Quando all’orizzonte di quel paese comparve il sole, il postino raccolse tutte le lettere che doveva consegnare. Viaggiò per colline, pianure, montagna, viali e vie.
Quando arrivò a casa Scrubb.
***
Finalmente Eustachio sembrava aver accettato che i due cugini convivessero con lui.
Era passato molto dalla grande aventura: un anno. E oramai Eustachio non ce la faceva più. Voleva assolutamente tornare a Narnia, ma Narnia non lo chiamava.
***
Il postino lasciò una lettera sullo zerbino. Era una lettera semplice, di un colore rosa delicato. Tutti i bordi erano decorati con fiori di ogni genere: tigli, rose, gigli, nontiscordardime, girasoli, iris e tulipani. Un pacco gigante alto quanto un armadio si trovava accanto a quel messaggio.
***
Era mattina quando Lucy lanciò un grido che si diffuse per tutta la casa. Aveva rifatto l’incubo. Edmund si affrettò a venire nella sua camera.
<< E’ la terza volta, oggi. Comincio a preoccuparmi. >> disse rivolta al fratello.
<< Dunque è sempre lo stesso brutto sogno? >> la rincuorò Edmund.
<< Sì, un leone, un grido e una poesia di sottofondo. E poi io che mi alzo sudando. >> rispose Lucy.
<< Ti ricordi come faceva la poesia? >> chiese il fratello bagnandole la fronte che sudava freddo.
Lucy iniziò a canticchiare un motivetto. Più continuava, più diventava inquietante.
Edmund si alzò e indietreggiando chiese: << Lucy, per favore, basta! >>.
Ma la sorella continuava a canticchiare, si alzò dal letto e venne incontro ad Edmund.
Aveva gli occhi di un colore più scuro e le sue mani afferrarono quelle di lui. I due cominciarono a ballare con quel sottofondo, in quella stanza.
La canzoncina cominciò a diventare più piacevole. Edmund fermò la danza.
Si guardò i piedi. << Quando Aslan fa il suo ruggito qui l’inverno è già finito, quando scuote la criniera qui ritorna primavera. >> disse poi alzando lo sguardo.
<< … >> Lucy iniziò a piangere. << Hey, hey! Stai tranquilla Lucy. E’ la vita. >> la consolò il fratello.
In quel momento nella stanza irruppe Eustachio.
<< Ragazzi, correte a vedere! >> urlò.
In casa erano svegli solo loro tre.
Corsero giù per le scale e Eustachio aprì la porta lentamente.
<< Il postino ci ha lasciato questo! >>
 

Angolo Autrice:
Cari lettori, ringrazio molto Lils_.
Volevo darvi qualche anticipazione: NEI PROSSIMI EPISODI SI SCOPRE CHE…
E’ STATA LANCIATA UNA MALEDIZIONE SU LUCY, CHE SUBIRA’ QUALCHE CAMBIAMENTO DI CARATTERE (provvisorio, dopo torna tutto normale). CAPITERANNO IN UN’AVVENTURA I TRE MA ANCHE SUSAN E PETER.
Soprattutto, ricordo a tutti che è mia invenzione e che l’entrata dei 4 fratelli (troppo grandi per ritornare a Narnia) avrà una spiegazione.
Grazie a tutti, _Irene

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Tutti ne erano consapevoli, un giorno assai vicino i nemici avrebbero fatto una grande mossa.

Il fucile venne caricato e la pallottola partì disegnando una retta perfetta a mezz’aria, per poi penetrare nel braccio destro di un giovane soldato.

Quel soldato era Peter Pevensie.

Il ragazzo si girò.

 BUM!

La grande mossa era stata eseguita: la bomba.

L’esplosione creò una strana immagine: una criniera infuocata che contornava un muso orgoglioso di leone.

***

[Quando Aslan fa il suo ruggito qui l’inverno è già finito

Quando scuote la sua criniera è già tornata la primavera.]

Per un attimo a Peter sembrò di impugnare una spada e che lì tutti avessero in mano sciabole o lame.

Chiuse gli occhi.

Li riaprì e si ritrovò nel bianco immenso dell’infermeria.

Un suo braccio era fasciato ed era steso su un letto. Irruppe nel silenzio con il rumore dei suoi passi il dottore.

L’uomo lo visitò: sentì la frequenza del battito cardiaco e gli posò una mano sulla fronte sudata.

Poi il medico domandò al soldato come stesse, Peter lo fissò per qualche istante.

L’uomo era alto e aveva una folta e lunga barba bianca che ricadeva su una pancia non poco prominente, degli occhiali d’oro posati all’estremità del naso, aiutavano due minuti occhi di un azzurro intenso a vedere meglio, aveva sopracciglia folte e numerose rughe risiedevano sulla fronte. Nelle enormi mani teneva uno stetoscopio consumato. A Peter ricordava qualcuno, ma non rammentava chi potesse essere.

<< Non esattamente bene>> disse con una punta di sarcasmo.  Il dottore lasciò Peter sbuffando infastidito.

Peter non sentiva altra voce oltre quella dei suoi pensieri.

Nel frattempo un’infermiera si era affrettata a giungere lì e a prendere gli appunti riguardo alla situazione del ferito. L’infermiera era molto giovane, non dimostrava più di diciassette anni, alta e bionda.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


p>Eustachio Scrubb se ne pentì

Capitolo 4- Quando un cofanetto importante viene salvato.

 

I Trifiji erano i più gran nemici dei Narniani.

Quando all’orizzonte fece capolino il sole, Mira stava correndo trafelata  verso una meta ben precisa: la Grotta Duyu.

Era quasi giunta, quando sentì un fruscio tra i cespugli.

E subito dopo una lama fredda sul suo collo.

Mira andava orgogliosa della sua coda e del suo mezzo busto di donna.

Bisognava ammettere che per essere un centauro era davvero affascinante.

Aveva lunghi capelli neri che cadevano sulla schiena, molto spesso una ciocca era legata a fontanella.

Mira si voltò di scatto.

Un‘ uomo dei Trifiji.

Lui era praticamente ricoperto di armi, ma un punto in cui l’armatura non copriva il collo, quello era il punto più veloce per togliere la vita.

Subito la mezza donna sguainò una spada tanto affilata che, non potevi accorgerti della ferita, non prima di morire.

Dunque una testa era a terra. Non era quella di una femmina.

Un’altro fruscio irruppe nel silenzio e Mira fece appena in tempo ad abbassare il capo quando un freccia nera le sfiorò il capo e finì infilzata in un albero.

Era contornata da arcieri, ma non poteva arrendersi, non ora.

In mano aveva l’oggetto più prezioso per i Narniani, l’unica speranza: un cofanetto rosso che conteneva un oggetto speciale.

***

Quando Mira cadde a terra, un topo si era addentrato tra l’erba alta e folta quando si ritrovò davanti ad un cofanetto.

IL cofanetto.

Lentamente e con più grazia che poteva lo prese e corse via dentro il bosco: era fuggito ai Trifiji.

 

ANGOLO AUTRICE:

Sì, lo so. E’ corta, è brutta, vi ho fatto aspettare. E sicuramente non volevate un capitolo come questo. Ma che ci posso fare. Dai, prometto che nel prossimo capitolo si intuirà (se non l’avete capito) l’oggetto prezioso.

Saluti,

_Irene

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Dove la stanza finiva, vi giaceva un’immagine, accostata alla porta. La luce fioca proveniva dal corridoio e si avvicinava lentamente, seguito da sussurri incomprensibili. Allora quando la lanterna era abbastanza vicina si poteva scorgere la sagoma di un ragazzo con le braccia consorte sulla soglia dell’entrata della sua camera. Vi era un letto, un letto a baldacchino dove una donna sui 30 anni dormiva lieta. Il volto era talmente bello che ogni uomo l’avesse visto se ne sarebbe subito follemente innamorato. Il vestito lungo arrivava ai piedi e i capelli ricci disegnavano sul cuscino. E lì, in quell’angolo, ingenuo a tutto, inconsapevole, c’era lui. Un bambino di otto anni che stava prendendo sonno.

***

La vita a New York non è sempre facile, soprattutto di lunedì mattina, quando dopo un week end rilassante ri-inizia la solita e sempre uguale settimana. E vai a scuola e torna da scuola e una cantilena noiosa che finisce solo il sabato, quando si mette il piede alla fine delle scale della prigione degli studenti. E allora c’è allegria, il grigio diventa colorato, sulle facce mogie si allarga un sorriso, anche se solo per una giornata e mezzo.  Per le vie della NY City c’era una ragazza sempre all’ultima moda, con cerchietto e scarpe col tacco. Irene, così si chiamava e odiava le cose noiose come, appunto, la scuola. E per un ragazza così il lunedì è uno strazio. Ma si fermò, davanti ad una porta altissima che un omino anziano stava aprendo.

***

La vita da sposina felice e mammina buona era troppo poco per una ventunenne come Susan. In quel momento del lunedì mattina si trovava nella stalla, ad accarezzare il suo cavallo preferito: Fulmine. Era veloce, amichevole e soprattutto perfetto per la Pevensie. Quella mattina alle cinque si era svegliata, Susan. Con la faccia addormentata si era diretta in cucina, dove una tazza di spremuta d’arancia l’aspettava accogliente. Il suono del campanello l’aveva distolta dai pensieri mattutini e aprendo la porta fece in tempo a vedere il postino saltellare lontano sulla sua bici rossa. Una lettera era sullo zerbino. Sembrava una lettera delicata ed importante. Estremamente importante.

 

Ho provato con tutta me stessa a fare qualcosa di sensato, ma ho pensato di far apparire prima i personaggi e poi svelare qualcosa. Lo ammetto, non c'è filo e vi faccio sempre più confusi, quasi vi gira la testa, vero? Volevo promettere per la prossima volta un capitolo a luce chiara, ma mi è impossibile. Dunque aspettatevi qualunque cosa. Un continuo di questo, il racconto di qualcos'altro.. sono sincera: tutto tranne qualcosa che vi possa aiutare. Dunque volete sapere chi è il bambino? O volete seguire dentro la porta Irene? Magari preferite leggere con Susan la lettera! Tutto questo nei prossimi "episodi"!

PS: Lo so che gli anni tra i personaggi non vanno bene, ho cercato di fare contenta _Sofia, ma tanto non ce la faccio! Quindi non badate all'età! :) Saluti a tutti voi e grazie per aver letto fin qui!
_Irene

PPS: Piccolo piccolo.. Avete dei nomi da donna da consigliarmi? <.< se ne trovate uno e non avete voglia di commentare scrivetemi pure un mp :)

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Capitolo 6
*** 6. ***


-Eustachio Scrubb se ne pentì.

 

In questo capitolo... Irene entra in un altro mondo.

 

L’omino minuto e magro girò la chiave nella serratura una volta a destra e due a sinistra. Irene non sarebbe stata interessata a quello che stava osservando, se non il lunedì, avrebbe fatto qualunque cosa pur di non entrare nella scuola. Ebbene, l’omino aprì la porta e vi si intrufolò dentro. Irene sbirciò appena cosa nascondeva il portone. Ne fu attratta e senza neanche accorgersene, era già dentro il negozio di antiquariato. Era pieno fino al soffitto di oggetti vecchi e alla vintage. Non c’era segno di vita.

Irene chiamò: - Mi scusi, c’è, signore?-

Nessuno rispondeva.

Solo una musica attaccò con un motivetto attirante.

Irene seguì la scia della musica. Arrivò ad un punto dove non poteva continuare, perché intralciata da dei mobili di legno. C’era una scala, però, e la musica sembrava provenire da lì.

Irene salì i gradini e il fiato che dava vita alla melodia, sembrò sobbalzare.

Un tonfo e un flauto ai suoi piedi.

Irene fece in tempo a vedere l’ombra di una coda allontanarsi spaccando tutto.

Quando la perse di vista, sentì il rumore di piedi.

Non piedi, zampe.

Zampe di capra.

Non sentì più nulla.

 Irene raccolse il flauto e mentre se lo rigirava tra le mani, notò un  modellino che raffigurava una radura.

Lo prese, le piacque molto, indi, ci soffiò sopra perché era impolverato.

Lo scosse un po’ e ci passò sopra la mano per lucidarlo.

Ed ecco che un vortice colorato la catturò all’interno del piccolo modellino.

Si ritrovò in un bosco.

Non sapeva cosa le era successo, ma sapeva che ora, al posto del flauto, aveva in mano un corno bianco.

Soffiò all’interno di esso, e quel rumore echeggiò per tutto il paesaggio.

Non aveva la minima idea di che cosa fare, perciò si sedette a meditare, aspettando il sole del mattino per capire dove si trovasse.

 

_Irene.

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