Safety pins are none too strong, Katie di RiceGrain (/viewuser.php?uid=37989)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** •what a waster ***
Capitolo 2: *** •tell the king ***
Capitolo 3: *** •up the bracket ***
Capitolo 1 *** •what a waster ***
what a waster
Tu.
Tu con i capelli neri. Neri e blu. Blu come le fila di quel destino che hai abbandonato troppo presto.
Perchè di quelle come te ne è pieno il mondo,
ma occhi grandi come i tuoi è difficile trovarne.
Perchè tu, tu avresti potuto essere un sacco di cose.
E perchè alla fine, non sei stata niente di niente.
Giri per strada , e ti fermi a raccogliere sassi che poi porterai
a casa e che tieni in un barattolo accanto al letto solo perchè
per ogni sasso che tieni con te, è un pezzo di Londra che
hai portato via agli altri.
Perchè tu Londra la sognavi di notte. E di giorno. Eri convinta che prima o
poi saresti arrivata lì dove tutti ti avevano sempre detto non
saresti arrivata mai e perciò cammini per strada e te ne freghi
degli sguardi della gente che mai e poi mai capirà la tua
anima da ascoltatrice del vento.
E poi cosa ti è accaduto? Proprio a te, a te che ridevi
guardando le foglie staccarsi dagli alberi. A te che sussurravi alle
farfalle.
A te, amica della pioggia.
Quella pioggia che adesso arriva a bagnare le ferite che ti sei fatta da sola.
Non si perdona facilmente e tu dovresti saperlo. Che
la città è così. E' dura. Ed è
imparziale.
E tu sei lì, proprio lì in quell'angolo di strada dove ti
hanno rincorsa e dove hai deciso di non voler essere nient'altro
che un corpo da svendere.
E' lì che lui ti ha trovata, nuda e sorridente. Sorridente di tristezza.
"Guarda" , gli hai detto, "sono ricca" .
E avrebbe solo voluto prenderti a pugni. Ma ti ha dato la sua giacca, invece.
E di quei soldi, di quelle quattro banconote che stringevi in
mano, avrebbe voluto farne coriandoli e gettarli nel fiume.
Ti ha riaccompagnata a casa e tu ridevi, ridevi e ridevi.
Ma non c'era felicità in quella risata.
Avevi gli occhi spenti e di quei soldi poi, che cosa ne hai fatto?
Rumore di passi affrettati per le scale e di risate ubriache.
E le urla di Steve di farla finita che è tardi e "Io ho un cazzo di lavoro, stronzi!"
E tu, tu neanche te ne accorgevi di tutto ciò che stavi sprecando.
Della vita che ti scorreva fra le mani, quelle mani grandi. Troppo grandi per una ragazzina come te.
"Il vento lo voglio dentro di me" seduta a gambe incrociate sul pavimento, fra gli schizzi di pittura e le chitarre scordate.
"Qui" e ti indicavi il cuore.
E lui allora smetteva di dipingere il sole e ti baciava.
Là fra gli spartiti gettati via come pezzi di anima
malandata, fra le coperte bucherellate e il profumo di
Camden Road.
Aprivi gli occhi e sorridevi.
La mattina, tu sorridevi.
Prendevi il tuo diario e scrivevi, scrivevi. E sorridevi.
"Cosa scrivi?" ti chiedeva.
"I miei sogni. Se li scrivo, si avverano."
Seduta fra le lenzuola, una pagina strappata.
E nel riflesso dei tuoi occhi si vedeva che tu il vento l'avresti catturato un giorno.
Ma hai sprecato tutto.
Hai fottutamente sprecato tutto.
Tu eri una di quelle che poteva avere il mondo ai suoi piedi.
E l'universo probabilmente, se solo l'avessi voluto.
Tu, che dentro le pagine d'inchiostro ci avevi racchiuso la tua essenza effimera.
Tu che potevi saltare da Joyce ai fumetti con una velocità
impressionante e lasciavi tutti quanti spiazzati con la sola
forza del tuo sguardo.
Tu, tu che eri grande.
E lui, lui l'hai lasciato indietro.
Hai sprecato tutto ciò che potevi avere e l'hai lasciato indietro.
Lui voleva sapere, davvero lo voleva, dov'è che avessi tanta fretta di andare.
Dove volevi arrivare? Dove?
E adesso che ti sei fottuta con le tue stesse mani, di quei soldi che cosa ne hai fatto?
Adesso che hai sprecato , che hai rovinato, che hai gettato al vento
l'infinità del tuo essere per farlo ridurre a brandelli da
quella polverina bianca, adesso dimmi perchè?
Perchè l'hai fatto?
Dentro al tuo naso.
Sì , insieme al profumo di Londra e di pittura.
E all'improvviso non ci sei stata più.
E nel tuo libro delle rivelazioni, dimmi, c'era un capitolo su come comportarsi quando la vita ti muore in mano?
Lui non ti amava.
E tu lo sapevi.
Non ti amava nella maniera convenzionale del termine.
Ma ti amava lo stesso.
E tu sapevi anche questo.
Lui sapeva che insieme avreste potuto farcela ad uscire dalla spirale di paura.
Ma tu non volevi.
Tu avevi già rinunciato.
E lui era debole.
E quella mattina nei tuoi occhi c'era terrore.
Alla porta solo 3 colpi e tu avresti voluto scomparire.
"Chi è?"
"Salvami. Salvami."
"Da cosa?"
"Da domani."
La mano sul braccio e lui si era girato a guardarti.
"Vado ad aprire."
"Non farlo." e di nuovo il terrore negli occhi.
Le lenzuola scivolate sul pavimento e i suoi piedi scalzi sulla moquette polverosa.
"Salvami da domani."
E lui ti aveva guardato, tu e lo smalto rovinato delle tue unghie.
Cosa volevi fare? Grattarti via anche l'anima insieme a quelle gocce di nero pece?
Forse si era stancato.
Di te e del tuo ineffabile mutare.
Un giorno allegra come il sole, quello successivo scura come il mare in tempesta.
Oggi padrona dell'aria. Domani schiava della cocaina.
Aveva aperto la porta e l'uomo era entrato come un fulmine.
"Dov'è quella puttana?"
E tu eri rimasta sdraiata a fissare il soffitto.
Che ti chiamasse pure puttana. O sgualdrina.
"Dov'è quella lurida drogata del cazzo?"
Anche quello andava bene.
In fondo era solo ciò che eri.
"Salvami, salvami" continuavi a ripetere, mentre lui ti guardava impassibile dalla soglia.
"Dove li hai messi i soldi, eh?" l'uomo aveva gli occhi spiritati e tu avevi paura.
Paura di assomigliargli.
Eppure non riuscivi a fare altrimenti.
Cassetti aperti e ante di armadi spalancati.
Magliette gettate alla rinfusa e odore di vecchi ricordi calpestati da mani sporche.
"Adesso basta. Vattene." aveva detto lui, le braccia incrociate e gli occhi fissi su di te.
Hai sprecato tutto.
Tutto.
"Non ce li ho, i soldi."
I secondi avevano smesso di passare .
Per tutti quanti.
Per lui che voleva salvarti.
Per l'uomo che si era voltato a guardarti.
E per te.
Che avevi deciso di morire.
"Una puttana come te, come fa a non averceli i soldi?"
L'uomo aveva il sorriso stampato sulle labbra.
Un sorriso cattivo.
Un sorriso da nemico delle fiabe.
E di nuovo le lacrime.
Dappertutto.
E la pioggia.
E lui e te.
E le grida.
E i pianti.
E i passi.
E il rumore di biancheria strappata.
E l'odore ferroso del sangue.
E i cazzotti.
E la signora del piano di sotto che urlava.
E di nuovo passi per le scale, passi affrettati di chi non può
aspettare oltre perchè ha la violenza davanti agli occhi.
"Basta!" ma nessuno ti ascoltava.
E dove l'uomo ti ha toccato, la vestaglia è strappata.
I tuoi sogni non ci sono più.
Il libro che tenevi accanto al letto non ha più fogli.
E' solo una copertina vecchia e rovinata adesso.
"Torna dentro" ti ha gridato lui, ma tu non l'hai ascoltato.
Forse non esistevi già più.
Sei fuggita via e lui è rimasto da solo a combattere la vostra battaglia.
Una battaglia che tu avevi già perso in partenza perchè non ci hai nemmeno provato.
Altrimenti avresti vinto.
E adesso sei lì, a marcire ad Highgate.
Una lapide senza nome e qualche fiore appassito.
Lui ti ha dimenticata.
E' andato avanti.
E tu sei rimasta ferma.
Un dipinto incompleto, una canzone mai terminata, una passeggiata interrotta.
Una poesia sussurrata e cancellata.
Avrest i potuto essere un sacco di cose e alla fine,
non sei stata niente di niente.
Beh, che dire?
In realtà c'è ben poco da dire. Ascoltavo What a Waster dei Libertines, e tutto è venuto fuori da solo.
Più o meno.
In realtà mi sono lasciata ispirare da un frammento di vita vissuta dei Libertini.
Un tempo pare avessero convissuto con una prostituta -senza nome- cocainomane e via dicendo.
Tutto il resto è frutto della mia testolina sconclusionata :)
Xx
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Capitolo 2 *** •tell the king ***
tell the king
Ho un piccolo segreto per te;
Ti guardo, ti guardo steso su questo letto dalle coperte sbiadite.
Non dormi, ma hai gli occhi chiusi e più ti guardo più mi sento piccola.
La mia mano scompare dentro la tua.
Come si fa ad essere così immensi?
Ti guardo e il rumore del tuo respiro lento e regolare mi dà i brividi.
Tu che con quegli occhi grandi e così pieni di malinconiche speranze, sei il re del mondo.
Per quelli come te non esistono le vie facili, le scorciatoie.
Non ci sono mai state e lo sai che mai ci saranno.
Guardati.
Potresti essere orgoglioso di quello che sei ed invece no, invece
pensi di doverti distruggere per provare ancora una volta che non sei
niente.
Non sei nessuno.
E il mondo con la sua infinita pochezza ha vinto e ti ha soffocato.
Vuoi raccontare una bella storia?
Racconta questo.
Racconta di come ti senti quando sei esposto agli sguardi e ai giudizi di tutti.
Di tutti quelli che non ti conoscono e che vogliono soltanto fare
banchetto della tua carne e venderti al miglior offerente.
Racconta questo al mondo.
Dì che quando ti guardi allo specchio tutto quello che
vedi ti fa soffrire ma nonostante ciò non trovi il
coraggio di smettere.
Perchè smettere significherebbe urlare di aver perso.
E tu non vuoi.
Tu che per la paura di veder riflessa negli occhi degli altri un'immagine distorta, ti nascondi dietro spirali mortali di droga.
Tu che vuoi essere il salvatore del mondo, ma sei di fatto il distruttore di te stesso.
Racconta questo.
E poi sollevi una mano ad accarezzarmi e il calore di questo gesto mi fa desiderare di piangere.
Perchè vederti sprecare così è atroce.
Semplicemente atroce.
Vedere la tua faccia sbattuta sulla copertina di qualche pretenziosa
rivista di musica che di te non ha capito un accidente, è
devastante.
E tu col tuo sguardo sfuggente e perso chissà dove scuoti la testa e mandi a farsi fottere i giornalisti e vai avanti.
E mi vuoi con te.
E io non riesco a tenere il tuo passo.
Ci provo e fallisco costantemente.
Tento di riportarti indietro, che stupida.
Tu che hai sempre vissuto avanti, indietro non ci sei mai stato.
La vita che ti scorre dentro ed attraverso, su e giù e
dappertutto, ti tormenta e a volte lo fa così tanto che
anche respirare è difficile.
E allora mi prendi per mano e mi porti via e ridi e dietro quella risata ti sento morire giorno dopo giorno.
La vita ti sta distruggendo.
Quella vita che ami così tanto e ti fa ubriacare di felicità e disperazione tutto allo stesso tempo.
Lo capisco, sai, dai tuoi occhi che non ti senti a posto mai.
Mai, neanche quando ti comporti da spaccone e arrivi tardi alle
prove, o lasci di stucco tutti quanti con l'irriverenza delle tue
parole.
Di quel palazzo dorato, tu non ti senti parte. Là dentro
da qualche parte in mezzo alla droga e a tutto l'alcohol con il quale
hai cercato di mascherarlo, sei ancora quel ragazzino spaventato
e sognatore che se ne va in giro con un vecchio quaderno e una
chitarra scordata.
Forse non smetterai mai di esserlo e sarà la tua rovina.
L'altro giorno mi hai detto che la mia anima è blu. Blu come il mare e come il cielo d' estate.
E la tua com'è, ti ho chiesto.
Hai sorriso e hai abbassato lo sguardo .
La mia non c'è, hai detto.
Poi ti sei alzato e sei andato a prendere una birra e quando sei
tornato mi hai guardato fino in fondo e allora ho capito che lo pensavi
davvero.
Forse non c'è mai stata.
Non credo sia così, sai?
Credo piuttosto il contrario.
La tua anima io la immagino variegata.
Dorata come il sole d'agosto e grigia come la pioggia d'autunno.
Splendente come le scogliere di Albion e scura come i sobborghi dell'East End.
Quell'East End che ti ha accolto quando, adolescente, passavi i
pomeriggi fra i negozi di dischi e le panchine nei parchi deserti.
L'appartamento disastrato di tuo fratello e le grida di tua sorella.
I rimproveri di tua nonna e This Charming Man a tutto volume.
Dove finiranno i tuoi sogni?
Dove sono finiti?
Li hai presi e buttati? O li conservi ancora nella tasca dei jeans?
Dici che non te ne frega niente, che quei sogni non sono mai esistiti.
Che la gente vuole dipingerteli addosso.
Ma poi succede che prendi la chitarra e scrivi e quei sogni appaiono.
Uno dopo l'altro li vedo volteggiare accanto e dentro di te.
E la cosa bella è che arrivano anche a me, mentre ti
guardo raggiungere la tua Arcadia avvolto nel drappo della tua musica.
La cosa brutta è che so che non ti basteranno.
Non ti fermeranno dallo sprofondare in quell'abisso
terrificante nel quale invece sei già immerso.
Prima o poi quel castello di sabbia crollerà.
Lo so io come lo sai tu che la droga, l'alcohol un giorno ti chiederanno di pagare il conto.
E mentre ti guardo , steso qui di fianco a me,
esporre le tue teorie strane sugli elefanti rosa di Dumbo,
mi rendo conto che mi mancherai.
Forse è troppo tardi per dirtelo, neanche lo capiresti.
Ma mi mancherai.
Anima persa nel flusso sconclusionato di un mondo che per te non era ancora pronto.
Mah. Stavolta davvero non so cosa dire XD
Tranne il fatto che è dalle 15.00 che Tell the King mi risuona
nelle orecchie a ripetizione e ancora non l'ho mandata a cagare XD
Beh, non so dove volevo andare a parare con questa roba che mi è
venuta fuori. L' unica cosa che so è che ogni volta che
ascolto questa canzone non posso fare altro che sentire un moto
ulteriore di amore verso Pete e la sua voce meravigliosa e i suoi
pensieri sempiterni e allora mi ricordo ancora di quanto io questi
Libertini li ami proprio tanto.
Coooomunque ringrazio infinitamente le mie due commentatrici della
previous shot (lo sapete che vi amo <3) e anche tutte le altre donne
fantastiche che l'hanno letta e mi hanno fatto sapere le loro
impressioni in separata sede :D
Beh spero che in questo guazzabuglio di robe strane riusciate a capirci
qualcosa e boh magari non vi farà interamente schifo XD
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Capitolo 3 *** •up the bracket ***
up the bracket
Ci rincorrevamo per le strade di Londra, tu e io e la polizia che era
attratta da te come le falene dalla luce, sai perchè?
Perchè tu sei la luce.
Ma ti vedi come risplendi brillante perfino nei vicoli bui di Shoreditch o dentro i tunnel della Tube?
Sì, loro saranno pure stati in ombra ma tu quell'indirizzo non
gliel'avresti dato nemmeno se te l'avessero chiesto alla luce del
sole e poi non gli piaceva, no non gli piaceva nemmeno un po' il tuo
ritmo da strambo ed incalzante difensore degli afflitti.
Ma quale difensore che tu pur di sfuggire alla morte saresti andato in
capo al mondo. E così nella tua follia hai trascinato anche me,
perchè ci vedo a correre per Torrington Place, sotto la
pioggia, fra gli schizzi di fango e la neve -beh la neve dipende se è inverno- che cade e tu ridi e quei fiocchi che ti
cadono sulle ciglia sono così delicati che lo sai che
talvolta mi chiedo se tu esista davvero o se sei solamente una
proiezione del mio inconscio.
E poi ti guardo, ti guardo quando
siamo persi l'uno dentro l'altra e mi rendo conto che non c'è
mai stato niente nella mia vita che abbia avuto più senso di te.
Sì di te e della tua insana ossessione per le puntate di
EastEnders alle 2 della mattina; di te e della tua camminata strana per
Camden High Street; di te e della tua Arcadia, che tu una volta mi hai
detto essere un sospiro fra gli alberi, o il crack del sacchetto di
patatine di Budgens, allo stesso modo.
Ecco per me Arcadia sei tu.
E la cosa che mi fa soffrire quando
non ci sei è che capisco che non avrò mai la forza per
starti dietro in questa folle corsa per la quale non ho nemmeno pagato
il biglietto. Vivo nel terrore costante del giorno in cui
arriverà qualcuno a dirmi di scendere, che il giro è
finito e si torna alla realtà.
-No, no, non è così-
mi ripeti quando cerco di fartelo capire. -Io e te siamo fatti l'uno
per l'altra. Non lo vedi come ci calziamo a pennello?-
Ma tu sei su un altro mondo, amore mio. Sei lontano millemila anni luce
da tutti noi comuni mortali e come pensi che anche solo lontanamente
potremmo trovarci io e te a sedere accanto al fuoco a leggerci le
storie?
Te l'ho detto anche l'altro giorno, quando siamo andati dalla ragazza
di Carl e tu strimpellavi quel motivetto che ti piace tanto di Chas 'n Dave.
Mi hai guardato col tuo sguardo da -checazzomenefrega- e hai continuato
a suonare, e poi sei venuto da me, mi hai preso da dietro e mi hai
lasciato un bacio rock'nroll alla base del collo -Anche tu sei su un altro mondo, fatina. Ci incontriamo a metà strada-
Ma io l'ho capito che non è vero.
L'ho capito quando ti vedo dannatamente perso dentro i
meandri di te stesso, così tanto da sapere benissimo che un
giorno da quelle profondità non riuscirai più a
riemergere; l'ho capito perfino da come ti pettini i capelli la
mattina, o per meglio dire da come non te li pettini, scompigliandoteli
all'inverosimile nemmeno avessi un nido in testa, prima di afferrare il
libriccino di poesie di Yeats che hai trovato nella soffitta di tua
nonna e girovagare per casa I bring you with reverend hands, the books of my numberless dreams;
E quel giorno che hanno suonato alla porta e ti cercavano, io ero lì.
Ero
lì quando ti hanno preso a
pugni fuori da quel pub di Brick Lane, che forse nemmeno te lo
ricordi ma era il mio compleanno e avremmo dovuto festeggiare - io e te -
in quel posto chic dove comunque non c'avrebbero neanche fatto entrare.
Ero lì quando a chi ti voleva incastrare hai mostrato le due
dita e di nuovo a correre su per Caledonian Road, era così
freddo quella sera e tu mi hai dato la tua giacca -Copriti, fatina.-
prima di fiondarci su per le scale della Tube -Perchè,
perchè?- ti ho chiesto io -Non te ne rendi conto?-
E tu hai scosso la testa -E' impossibile.-
E poi dentro l'ascensore e le risate al pensiero di avercela fatta e
-Stasera è la nostra sera- prima di stringermi a te e io ti
avevo creduto, avevo chiuso gli occhi ed avevo inspirato il tuo profumo
di pericolo, ma poi le porte si erano spalancate e i nostri due mondi
erano entrati in collisione.
-Heylà- un sorriso e non avevi neanche vacillato.
Io tremavo e tu stavi lì, fiero e sfacciato.
E loro avevano fatto un passo indietro, perchè di fronte a te non si può fare altro che questo.
E poi te ne sei andato.
Nonostante le tue promesse, l'hai fatto. E sì, va bene che l'ho
sempre saputo, ma una parte di me desiderava così disperatamente
crederti che adesso che invece non c'è più niente da
fare, mi sento così distrutta che preferirei lasciarmi annegare
nel Tamigi.
Sono venuta ad ascoltarti l'altra sera, a casa di quel tipo strambo che vende orologi al mercatino di WhiteChapel.
Suonavi Chas 'n Dave, di nuovo. Fumavi e sorridevi. Ma non eri felice.
-Fatina.- mi hai detto, quando ti sei accorto della mia invisibile presenza accanto al muro.
-Non mi piacciono i capelli corti.- ti ho detto io e tu ti sei messo a
ridere così forte che anche la tua nuova ragazza si è
girata incuriosita verso di noi.
-Fa parte del processo- mi hai risposto.
-Quale processo?-
-Siamo tutti su un altro mondo, fatina. E non lo vedi come ci calziamo a pennello?-
-Ma io e te siamo inavvicinabili.-
Ed allora tu ti sei avvicinato e mi hai accarezzato i capelli, e tutte
quelle vibrazioni che mi hai sempre fatto provare sono tornate in un
lampo a scuotere perfino il pavimento di quel minuscolo appartamento.
-Ecco quanto siamo vicini, io e te. E' abbastanza?-
Dopo più di un mese,
praticamente due sì XD torno ad aggiornare questa raccolta con
una shot pessima, veramente pessima. Scusate ç__ç
è che non credo di essere in grado di rendere come si deve una
canzone come Up The Bracket...cioè ma è anche colpa mia
che c'ho provato.
E' che questa è forse la mia preferita e non potevo, proprio non
potevo non scriverla. Solo che niente è un po' una robetta senza
senso XD va beh la smetto di rompere ulteriormente e passo a
ringraziare Charlee *-* grazie mille per tutto (la prossima sarà su Death On The Stairs vedrai!) E millape
che mi ha lasciato uno dei commenti più belli della storia dei
commenti, davvero mi hai fatto felicissima, no ti giuro me lo sono
riletto mille volte...mi hai fatto commuovere oltre che
emozionare..spero che con questa non sia cambiata del tutto la tua
opinione su di me ç__ç Ti adoro!
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