Isilrill

di Sacu
(/viewuser.php?uid=129720)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitoli 1 - Nyatar ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Sirio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Danarr ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Misao ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Imreenice ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - La chiave ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Ziwa ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Candlekeep ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Reya ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - Il pugnale ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Menzoberranzan ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Partenza ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 - Athkatla ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 - We're Here ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 - La riunione ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 - Richand ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 - Nimbral ***



Capitolo 1
*** Capitoli 1 - Nyatar ***


Avevano litigato la sera prima e non era riuscito a chiudere occhio: sua figlia si era decisa a lasciare la Radura dei druidi per intraprendere una missione inutile e pericolosa.
Non riusciva proprio a capirla. L'aveva trovata quasi cento anni prima mentre era inseguita dai Drow, l'aveva messa al sicuro, l'aveva presa come sua figlia e insegnato ad essere una druida. Ma no, a lei non bastava tutto questo! Voleva tornare indietro.
Perché voleva andare in un luogo da dove era stata cacciata, quando lui l'aveva accolta e voluto bene? Non era forse sufficiente tutto l'amore che provava per lei? Non era forse più degno lui di fargli da genitore piuttosto che quella madre insensibile che l'aveva abbandonata quando era ancora una neonata?
Mancavano pochi minuto all'alba e osservò col cuore a pezzi sua figlia mentre recuperava le ultime cose. Forse era l'ultima volta che la vedeva. Volle metterla alla prova ancora una volta, magari avrebbe capito che non era in grado di cavarsela da sola e avrebbe rinunciato. Non ci sperava, aveva la testa dura quella, ma non aveva niente da perdere. Bevve un lungo sorso dalla sua boccetta, poi le si avvicinò da dietro per sorprenderla alle spalle; lei non si accorse della sua presenza.
"Pensavo di averti insegnato a percepire se hai qualcuno intorno, evidentemente mi sbagliavo, non ne sei ancora all'altezza." Disse mettendole una mano sulla spalla.
L'Elfa sussultò. Si voltò cercando di far finta di niente, ma il sorrisetto sul volto del Satiro le fece capire che era inutile. Sì, se fosse stato un nemico a quest'ora sarebbe morta. Suo padre riusciva sempre ad umiliarla con quelle sue frasi ironiche, soprattutto perché aveva sempre ragione e questo la feriva. Cercò di sviare l'argomento per evitare il rimprovero.
"Ketojan! Non è un po' presto per bere? Di solito aspetti dopo l'alba. Cos'è, senti già la mia mancanza?"
Forse aveva detto la frase sbagliata, perché invece di rispondere il Satiro alzò la mano sinistra ad accarezzarsi il corno nero come la pece. Conosceva quel gesto inconscio, da abilissimo arciere qual era lo faceva per afferrare l'arco mentre con la destra estraeva una freccia e “bam”, il bersaglio era colpito. Solo che quel movimento era lento: voleva dire un'unica cosa, suo padre era arrabbiato. Cercò di mantenere la calma e riprese a parlare.
"Oh, scusa, volevi uccidermi? Se cerchi l'arco, mi sa che l'hai scordato nella tenda. Se vuoi ti aspetto!" disse sfoggiando uno dei suoi sorrisi ammaliatori.
Il Satiro la squadrò, sembrava ci stesse pensando seriamente.
"E perché no? Forse dovrei, compiendo un atto misericordioso e risparmiandoti le torture delle Sacerdotesse di Lolth. Ma in fondo, io sono solo tuo padre, che diritto ho di volerti proteggere?"
Gli occhi lo tradivano, ma il tono era quello scherzoso di sempre. Isilrill si impauriva ogni volta quando lui voleva mascherare la sua rabbia; sapeva di cosa era capace, Ketojan era il suo maestro, ma anche il Capo Druido del Circolo della foresta di Baldur's Gate. Nonostante ora si occupasse solo della gestione del Circolo, i bardi cantavano ancora le sue gesta di quando era più giovane. Doveva farlo ragionare prima che perdesse il controllo.
"Ketojan, andiamo, ieri notte ne abbiamo parlato fino a tardi e ti ho spiegato le mie..."
Ma lui non la lasciò finire. "Sei mia figlia! E sei la mia unica allieva! Ti ho addestrata, ti ho insegnato tutto quello che sai. Non essere arrogante, sei poco più che una novizia, non sai ancora badare a te stessa. Se te ne vai, non potrò fare niente per aiutarti. Non ti ordino di rimanere, ti chiedo solo di restare almeno fin quando non avrai imparato ciò che ti serve!"
Perché suo padre non capiva? "Io voglio solo tornare a casa!"
"Non è forse questa la tua casa ora? Non ti abbiamo forse accolta tra noi, non ti abbiamo insegnato..."
"Basta, ne abbiamo già parlato! So tutto quello che tu e gli altri avete fatto per me, e vi ringrazio, ma non basta tingermi i capelli per scordare chi sono! E tu non hai il diritto di chiedermi di farlo!"
Ketojan non riuscì più a trattenersi.
"Stupida creatura! Loro non ti hanno mai voluta! Il passato ormai è sepolto e lontano! Pensi che non ti abbia mai vista mentre ti specchi nel torrente a guardarti le orecchie? Accetta la realtà e guarda chi sei realmente! Sei un'Elfa! Per Silvanus, tu sei Isilrill! Come puoi voler gettare al vento tutto ciò che hai fatto e che sei? Di là non c'è niente che tu non possa avere in questo posto!"
"Io non appartengo a questo luogo, lo sai bene!"
"Ti sbagli! E la cosa grave è che non te ne rendi conto..." Senza pensare, guidato solo dalla rabbia, Ketojan prese il flauto che portava appeso alla cintura in vita, dove finiva la sua folta peluria rossa di Satiro. La ragazza fece un passo indietro.
"Brava, vedo che hai paura. E perché non dovresti, l'ultima volta non ti ho fatto ballare per quasi una notte intera, ricordi?"
Ricordava anche troppo bene, non riusciva più a tenersi in piedi e suo padre dovette prenderla sulle spalle e riportarla alla Radura. Se avesse cominciato a suonare, non sarebbe potuta partire; come minimo avrebbe dovuto aspettare il giorno dopo e forse non avrebbe più trovato la persona che cercava. Sapeva che Ketojan non scherzava, glielo leggeva negli occhi mentre si avvicinava il flauto ala bocca.
"Dimmi perché non dovrei trattenerti con la forza!"
Ma mentre sembrava stesse per cominciare, da un cespuglio uscì un umano, facendo un grosso sbadiglio. Ketojan abbassò il flauto, ricomponendosi. Tirò fuori il suo solito tono allegro come se tutto fosse normale e la discussione con sua figlia non fosse avvenuta e si rivolse all'Uomo.
"Com'è andato il giro di perlustrazione, Roger?"
"Tutto tranquillo, Capo" rispose l'umano, troppo stanco per rendersi conto di cosa aveva interrotto. "Troppo tranquillo, mi sa che non ne verremo mai a capo, di questo passo. Forse dovremmo impiegare più persone." Poi si accorse dello zaino dell'Elfa. "Oh, Isilrill, vai in città?"
"Isilrill ha deciso di andarsene" tagliò corto Ketojan, poi si voltò verso la sua tenda. L'Elfa ebbe l'impulso di seguirlo, ma poi ci ripensò. Non voleva che il Satiro cambiasse idea e si mettesse a suonare. Meglio aspettare che si sbollisse.
"Quindi te ne vai davvero?" continuò Roger senza considerare il Capo che si allontanava. "Sinceramente, non pensavo che l'avresti fatto. Nessuno di noi lo pensava. Certo che questo sarà un duro colpo per il Capo."
TI SENTO!”
"Scusa Capo! Certo che quel suo udito... a volte vorrei essere un Satiro pure io. Senti..." le si avvicinò per poter abbassare la voce. "Qualunque cosa tu possa pensare, ricordati che avrai sempre un posto dove tornare. E non mi riferisco a quello, ma a questa radura. Il Capo darebbe la vita se servisse a tenerti qui, è molto protettivo nei tuoi confronti. E lo stesso vale per noi, sei un po' come la nostra sorellina"
"Sorellina? Uomo, io ho 91 anni più di te!"
"Come? Uomo?!"
"Non lo sei forse?"
"Sì, come tu sei un'Elfa."
Isilrill abbassò lo sguardo, arrossendo. "Be', non proprio. Chissà, se potessi dirlo sarebbe tutto molto più semplice. E non avrei creato tutti questi problemi. Ma io so la verità..."
Roger le diede una pacca sulla spalla. "Su con la vita! Pensa, quando tornerai ruberemo il liquore di malto del Capo e faremo una bella festicciola! Vedrai, non se ne accorgerà, basterà aspettare che esca per cercare qualche Ninfa..."
"Ti sento!" disse Ketojan sbucandogli alle spalle. Sembrava più rilassato adesso.
"Silvanus! Capo, non dicevo proprio sul serio... Giuro di non averti mai rubato neanche un goccio!"
Certo che non l'hai fatto, visto che ti lasci sorprendere in questo modo. Vedo che sei stanco, vai a riposarti." E dopo aver fatto cenno a Roger di lasciarli soli, allungò la mano verso Isilrill.
"Prendi questo."
Non credeva ai propri occhi! Le stava porgendo il flauto! Quello che suo padre gli aveva regalato quando gli erano spuntate le corna, quello che custodiva come un tesoro. Il suo flauto!
"Non capisco... Vuoi burlarti di me fino alla fine?"
"Questa non è la fine. Prendilo. No, non te lo regalo, se è questo che ti preoccupa. Te lo affido. Me lo renderai quando torni. So che non ne hai intenzione, ma... voglio l'ultima occasione per convincerti a restare qui con me."
Gli era costato molto dire quell'ultima frase, non gli piaceva lasciar trasparire i propri sentimenti, ma sapeva che così lei si sarebbe sentita in colpa e avrebbe accettato. Non poteva impedire di partire; sì, poteva ritardare la sua partenza, ma prima o poi lei sarebbe scappata. Almeno con quel piccolo stratagemma aveva la certezza che l'avrebbe rivista ancora e chissà, magari nel frattempo avrebbe trovato un modo per trattenerla per sempre.
"Io non voglio prenderlo."
"Oh, in questo caso posso farti ascoltare la canzone segreta di mio padre, cadresti in trance prima di renderti conto che sto suonando e finalmente riuscirei a farmi obbedire da te, Elfa!"
"Tu non oseresti... E poi che soddisfazione pensi di trovare nel costringermi ad obbedirti?"
"Non saprei, mi piace l'idea di una bella Elfa come schiava."
"Dai, speri di convincermi che sono un'Elfa dicendo che sono bella?" disse sorridendo. Sì, era riuscito a calmarlo, finalmente. Risero insieme.
"Eh, sappiamo entrambi che le lusinghe funzionano con te!"
"Va bene, va bene, Satiro! Sei stato convincente. Farò del mio meglio per riportarti il flauto così come me l'hai dato."
"Brava. E stai attenta! Potrai rifugiarti anche in capo al mondo, ma se mi rompi il flauto giuro che ti troverò ovunque tu sia!"
Era emozionatissima, finalmente poteva prendere in mano quel tesoro che suo padre custodiva gelosamente. Era molto liscio, e col fatto che era emozionata quasi le cadde di mano, così lo mise al sicuro nello zaino. Poi guardò commossa il Satiro e con sorpresa di lui lo abbracciò.
"A presto, Capo."
"Guai a te se mi richiami ancora così! Te l'ho già detto, devi chiamarmi Padre!"
"Non lo farò mai, Ketojan! Ti voglio bene, ma presto raggiungerò la mia vera famiglia."
"Figlia mia, quanto sei ingenua! Ma ti adoro anche per questo."
"E tu? Mi chiamerai mai col mio vero nome?"
"Il tuo nome è Isilrill. Ora vai."
"Prima vorrei prima salutare tutti e ringraziarli per quello che hanno fatto per me."
"Assolutamente no, te lo proibisco. Se vuoi farlo, dovrai tornare."
Le diede un bacio sulla fronte, poi con un immenso sacrificio la lasciò andare. Volendo ritardare di ancora di qualche attimo la sua partenza, le offrì la sua bottiglia col liquore al malto. Lei bevve un lungo sorso e gliela resa. Poi bevve anche lui, ma finendo tutto il contenuto.
Il sole stava sorgendo, così l'Elfa recuperò le sue cose e fischiò.
"Vieni Ziwa, è ora di andare!" Una lupa color grigio argento la seguì trotterellando.
Arrivata alla fine della Radura si voltò. Ketojan era solito suonarle una canzone quando partiva per una missione, ma stavolta non aveva il flauto e non avrebbe potuto farlo. E forse non l'avrebbe fatto comunque. Lui non era lì a salutarla, non c'era nessuno. Ebbe voglia di lasciar perdere e correre ad abbracciare il padre, ma non lo fece.
Si sentì tirare i vestiti. "Ci sono, Ziwa. Partiamo". Non si voltò più indietro.

=========================================================================

Baldur's Gate. Mezzogiorno. Le strade erano piene di gente. Le carrozze sfrecciavano dalla zona centrale verso la zona nobiliare, riportando a casa i nobili dopo aver assistito alla cerimonia. La Sacerdotessa aveva investito dei nuovi chierici ed erano accorse molte persone, credenti di Tyr e non. A Isilrill non andava tanto a genio quella Mezzadrow, ma in fondo lei era diversa da quelli che aveva conosciuto. Parnis Umarth era una brava persona.
Fece fatica in mezzo a quella folla, ma alla fine riuscì ad oltrepassare il Tempio e andò verso la Grande Quercia, a metà strada con la Torre dei maghi. La Sacerdotessa di Tyr, i maghi di Mystra... Ripensò all'immagine della divinità adorata da sua zia, ma provò una stretta alla pancia. Cercò di scacciare i pensieri preparandosi mentalmente all'incontro col Custode della Grande Quercia.
Nyatar era un Elfo, il druido responsabile della città. Non usciva mai dal recinto della Grande Quercia, dove solo i druidi e i guardiaboschi avevano il diritto di entrare. Via via che si avvicinavano, il suo richiamo diveniva più forte e Ziwa era ansiosa di arrivare.
Il prato dentro il recinto era pieno di animali sparsi, come al solito. Lupi, leopardi, volpi, di tutto insomma; erano calmi grazie all'influenza della Grande Quercia e al druido, il cui richiamo riusciva a placarli.
Lo trovarono mentre era ad occhi chiusi, preparandosi evidentemente per un qualche rituale. Isilrill non volendolo disturbare si tenne a distanza, ma un'ombra le oscurò il volto: era un falco che le sorvolava la testa. Senza interrompersi, Nyatar allungò il braccio destro e il falcò si diresse verso di lui, atterrando con grazia sulla sua pelle nuda.
Dopo qualche attimo fermò la sua litania, ma non si voltò. “Il guardiaboschi che corrisponde alla descrizione che mi hai dato ha aiutato il gruppo che avevo ingaggiato; gli ha procurato gli agganci per entrare al servizio dei mercanti, li hanno uccisi e hanno liberato gli animali che usavano nei combattimenti all'ultimo sangue. Puoi riferire al Circolo che non ci sono prove del coinvolgimento dei druidi in questa storia e che gli animali sono tornati nel loro territorio sani e salvi, così forse la smetteranno di lamentarsi!”
Andiamo, sai bene che non si lamentano di te ma i tuoi metodi seppur efficaci sono... diciamo aggressivi. Non ti piace proprio collaborare con le Guardie, vero?”
Nyatar sputò a terra. “Se quella ragazzina facesse il suo dovere invece di gingillarsi, non dovrei occuparmene io! Se avessi aspettato il suo intervento, a quest'ora gli animali sarebbero tutti morti!”
Isilrill cercò di calmarlo. “Hai ragione, ma Misao è una samurai, lei prende la legge e la burocrazia alla lettera. E' brava nel suo lavoro, ma è piccola, le serve solo un po' di tempo per maturare. Secondo me dovresti provare a darle fiducia, sono sicura che...”
Ma Nyatar la interruppe. “Pensi di venire qui ad insegnarmi come comportarmi? Tu non sai sotto il peso di quali responsabilità io agisca! Tornatene al sicuro da tuo padre, ragazzina!”
Avrebbe voluto rispondere, ma non voleva gettare olio sul fuoco. “Per favore, dimmi solo dove si trova Danarr e non mi rivedrai mai più.”
Mai più, che parole impegnative!”
Esatto, se le informazioni che riceverò dal guardiaboschi saranno buone, non rimetterò più piede in città!”
Solo dopo aver finito di parlare si accorse di aver rivelato troppo. Nyatar era il migliore quando si trattava di trovare informazioni e lei era stata costretta a rivolgersi a lui, ma Ketojan era convinto che certe circostanze strane in cui si era trovata in passato fossero dei suoi tentativi per toglierla di mezzo.
Dopo quelle parole, l'Elfo finalmente si voltò per squadrarla. Fu allora che si accorse di una dettaglio non indifferente; oltre alla spada lunga e all'arco sulla schiena, l'Elfa portava una strana spada appesa al fianco tramite una cordicella che partiva dalla fascetta in metallo al centro del fodero. Anche la parte inferiore e quella superiore erano rivestite da metallo, ma erano incise e il fabbro aveva curato soprattutto l'elsa, lasciando poca immaginazione su dove fosse stata forgiata: Menzoberranzan.
"Cos'è quella strana arma che ti porti dietro? E' così sottile. E cos'è quella cosa attaccata all'elsa? A che serve?”
Oh, questa!" disse appoggiandoci sopra la mano sinistra, quasi a volerla nascondere. "Non è da usare, è un'arma da parata dell'Irraggiungibile Est, e questo pendaglio è puramente estetico. Praticamente solo un giocattolo. Me l'ha regalata Misao.”
Aveva cercato di nascondere l'incisione, ma Nyatar l'aveva riconosciuta come il simbolo di un nobile casato Drow. Che ci faceva nelle mani di un'Elfa?
Posso vederla?”
Ziwa ringhiò. Nonostante l'effetto calmante della Quercia, percepiva e condivideva i sentimenti della padrona.
E' tardi e ho urgenza di vedere Danarr.”
Il druido non insistette. “Il guardiaboschi alloggia alla Mela Marcia. Nel quartiere residenziale. Ah, prima di andare: non so quali siano le tue intenzioni, ma non ti conviene farti vedere in compagnia di una persona invischiata in cose poco legali. Potrebbe nuocere alla tua reputazione.”
Ho forse qualche scelta?”
Quel tuo amico mago, Deneb, lo conosce. Hanno collaborato nella storia degli animali. Potresti rivolgerti a lui.”
Ti ringrazio.” Senza aggiungere altro, uscì dal recinto e chiuse il cancello.

Nyatar la guardò allontanarsi. “Seguila!”

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Sirio ***


 

La Torre era poco distante. C'era solo un problema: l'accesso era consentito solo agli incantatori.
Durante una missione aveva dovuto inseguire un mago della Torre, accusato di aver commerciato incantamenti illegali, troppo pericolosi per questa zona del mondo. Quel tipo era riuscito a sfuggirle per un mese intero (ciò aveva provocato molte beffe da parte di Ketojan), ma alla fine lo portò legato come un salame fino in città. Ovviamente solo dopo una piccola perquisizione, durante la quale rimediò il medaglione magico che dava l'accesso alla Torre. Non l'aveva mai usato, ma le piaceva avere quel piccolo segreto da mantenere, e soprattutto in caso di emergenza sarebbe potuta passare lo stesso.
Si fermò ai piedi della Torre: l'utilizzo del medaglione era fuori questione, troppo rischioso. Avrebbe potuto aspettare che passasse qualche mago e chiedergli di chiamargli il suo amico. Facile, lui era conosciuto praticamente da tutti: Sirio l'Incantatore, della nobile e antica famiglia Deneb, generazioni di incantatori da tempi immemorabili. Secondogenito, non avrebbe avuto diritto neanche a una piccola parte di eredità; probabilmente gli avrebbero proibito pure un eventuale matrimonio. Così, rubato qualche gemma (dal valore totale di 100000 monete d'oro) scappò di casa per venire a rifugiarsi a Baldur's Gate. Oh, suo padre e suo fratello maggiore avrebbero voluto farlo arrestare per recuperare le gemme, ma le guardie non potevano intervenire su un furto effettuato in un'altra città. Ci furono diversi screzi diplomatici, perché la famiglia Deneb commercia in incantamenti e metalli, merci assai preziose in questa parte di mondo. Ma alla Torre faceva comodo avere un mago dall'abilità di Sirio, per non parlare che avere un membro di una famiglia così nobile avrebbe portato molto lustro. Così, dopo molte discussioni diplomatiche e politiche, trovarono un accordo e Sirio fu salvo.
Isilrill ricordava bene tutto questo, non erano passati neanche cinque anni. Lo conobbe quel giorno che riportò quel mago fuorilegge in città. Era in Caserma, stava raccontando a Misao (a quel tempo aveva sì e no undici anni, ed era molto buffa con quella katana più grande di lei) di come aveva teso l'imboscata, quando gli passò accanto un bel giovane, alto, coi capelli scuri e gli occhi verdi. Doveva parlare col Capitano, quello che circa tre anni dopo avrebbe ceduto il posto alla piccola samurai, della faccenda delle gemme. Si era perso nei meandri della Caserma, così Isilrill lo accompagnò alla porta giusta. Era un tipo simpatico e riuscì a superare quasi subito la diffidenza iniziale di lei.
Scartò l'ipotesi di aspettare l'arrivo di un mago. Serviva troppo tempo e lei era impaziente.
Tu Ziwa mi aspetti qui. Non muoverti!” Accarezzò la lupa, che la guardò come per volerle dire di sbrigarsi (aveva fame) e si accucciò accanto al muro. L'Elfa si guardò attorno. Bene, nessuno la osservava. Ketojan le aveva insegnato l'incantesimo diversi anni prima, lo chiamava “Movimento del Ragno”. Sussurrò la formula più piano che poteva; le sue mano si illuminarono di verde chiaro per pochi istanti. “Fatto.” Sapeva dov'era la camera di Sirio, l'aveva vista altre volte, così appoggiò prima le mani alla parete, poi avvicinò i piedi e cominciò la scalata.
Guardò diverse volte verso il basso, non si sentiva mai del tutto a suo agio quando lanciava un incantesimo divino, si aspettava di fallire da un momento all'altro. Ma non falliva mai, era portata per gli incantesimi. Un dono di famiglia.

==========================================================================

Finalmente l'ultimo metro... arrivata! Faceva molto caldo e la finestra era aperta. Le stanze assegnate ai maghi erano tutte uguali: un letto con in fondo una cassapanca, una libreria e una scrivania. “No, loro lo chiamano scrittoio... be', poco importa, serve solo come appoggio per scrivere e leggere” pensò. Sirio era seduto con diverse pergamene davanti.
Ancora burocrazia? Che strazio essere maghi, noi druidi non siamo così formali!”.
Sirio lanciò un urlo. “Isilrill! Quante volte devo dirti che non puoi arrampicarti sulla Torre! Se ti scoprissero...!”
Ma no che non mi scoprono! Dai, è così che mi saluti, non mi fai neanche entrare? Dopo tutta la scalata che ho fatto sto morendo di sete!”
Per Mystra, se sapessero che sei qui ci ucciderebbero!”
Uccidere te? Il nobile Deneb? Nah, non prendermi in giro. A me forse non farebbero vedere un altro giorno, ma a te non ti toccherebbero neanche un capello. Insomma, posso entrare o devo rimanere qui appollaiata come un'idiota?”
Non toccherebbero neanche te per paura di tuo padre. Mi dici cosa c'è di così urgente da doversi arrampicare? Non potevi farmi chiamare?”
Oh, niente, ho solo saputo da fonte autorevole che durante la liberazione degli animali...”
L'espressione di Sirio cambiò subito. Era terrorizzato. “Cosa, come, chi ti ha detto una cosa simile?!”
Toc toc. Qualcuno doveva aver sentito l'urlo. “Tutto bene lì dentro?” Sirio era pallido, guardò la porta, poi Isilrill, poi di nuovo la porta. “Tutto bene, mi sono distratto e mi è scivolato il terzo volume di Divinazione sul piede. Ieri notte ho studiato fino a tardi e oggi sono assonnato.” Per fortuna il tipo se la bevve e se ne andò. Del resto, non aveva motivo di pensare che Sirio stesse ospitando una non-incantatrice in camera sua. Nel frattempo Isilrill varcò la finestra.
Chi ti ha detto degli animali? Non dirmi che Lady Misao ha saputo...”
No, no, è stato Nyatar.”
...Nyatar? ...non capisco. E' stato lui a dar loro l'incarico... Io non volevo... ma si trattava di mio fratello... E poi lo sanno tutti che è illegale commerciare animali... solo perché i mercanti sono stranieri non rende il reato meno grave... Era compito delle guardie fermarli... E' stato Nyatar...”
Sirio, calmati! Fai un bel respiro e cerca di formulare una frase coerente.”
Con molto sforzo, fece un respiro profondo e si calmò. Ma era ancora preoccupato.
Ti prego, non dirlo a Lady Misao! Quella non ci pensa due volte a farmi a fettine!”
Hahaha! Vero che la katana è affilata, ma farti addirittura a fettine! Possibile che abbiate tutti così paura di quella ragazza?”
Possibile che TU non ne abbia? Eppure sai cosa può fare, hai combattuto al suo fianco.”
Appunto. E so che usa la katana solo per difendere la città. Ma non volevo parlare di lei. Anzi, forse sì: mettiamola in questo modo, se farai quel che ti chiedo, manterrò il segreto con Misao.” disse sorridendo.
Il mago si rilassò, la sua amica scherzava e stette al gioco.“Mi stai ricattando? Me, un tuo amico?”
Sì, Sirio. Non lo farei, ma è un'emergenza.”
Missione del Circolo?”
L'Elfa aspettò a rispondere. “Missione personale.”
Si era arrampicata sulla Torre, poi aveva riso e adesso era diventata seria: Sirio era perplesso, aveva l'impressione di essersi perso qualcosa.
Non burlarti di me, da quando ti conosco ti ho sempre sentito parlare del Circolo, di Ketojan, di Nyatar, di Lady Misao, di me, del liquore di malto e di nuovo del Circolo. Andiamo, di che cosa si tratta?”
Isilrill si avvicinò allo scrittoio. Versò dell'acqua in un bicchiere e bevve tutto d'un fiato. Lo faceva sempre quando doveva schiarirsi le idee.
Scusa Sirio, non posso raccontarti niente. Mi fido di te, ma stavolta la situazione è grave. Ci sono persone che mi cercano da anni e non voglio che arrivino a te o Misao.”
Ma ne hai parlato con tuo padre? Sono sicuro che lui può aiutarti.”
E' per questo che mi ha adottata, per proteggermi. Ma vedi, io non ho scordato da dove vengo e vorrei tornare a casa. Devo solo trovare un certo oggetto e poi potrò andarmene per sempre!”
Non credeva alle sue orecchie. “Te ne vuoi andare? Ma cosa ti sei messa in testa? Forse il sole preso durante la scalata ti fa vaneggiare!”
Calmati! Appena avrò recuperato quell'oggetto, tornerò qui per salutarvi un'ultima volta. Stai tranquillo. Non so a quanto possa servire, ma se vuoi puoi unirti al Capo nel cercare di convincermi a restare.”
Non ci credo! Abbandoni tuo padre dopo tutto quello che ha fatto per te?”
Fermo, non ti permetto di parlarmi in questo modo! Sei mio amico, ma quello che succede tra me e Ketojan non ti riguarda.”
E se non trovassi quello che cerchi?”
Ci penserò quando sarà il momento”.
E se non ti aiutassi? Se adesso io gridassi aiuto accorrerebbero molti maghi, ti sarebbe difficile fuggire. Riuscirei a farti trattenere quanto basta per dare il tempo a Lady Misao di venirti a prendere e sono sicuro che una notte in prigione ti schiarirebbe le idee.”
Hahaha! Com'è che avete tutti questa mania di trattenermi con la forza? Stamattina Ketojan ha minacciato di suonarmi il flauto per rendermi sua schiava e tu adesso mi minacci con qualche mago e Misao... Sai benissimo che questo non servirebbe a fermarmi. Ho una questione da sistemare e un luogo dove tornare. Sì, riusciresti a trattenermi per un po', ma poi? Che sia domani, fra un mese o fra un anno non fa alcuna differenza: devo tornare a casa”.
La tua casa è qui”.
No. Qui è dove sono vissuta per una parte della mia vita. Sirio, sai bene che Ketojan è il mio padre adottivo e il suo sangue non scorre nelle mie vene. Molto lontano da qui c'è mia madre che non ho mai visto: chiedo solo di vederla almeno una volta!”
Sentendo nominare la parola madre, Sirio sembrò calmarsi. Aveva perso la sua qualche anno prima, dopo aver dato alla luce il quinto figlio. Rimase in silenzio per un minuto intero.
Ho infinite domande, ma so che non risponderai. Giurami sulla nostra amicizia che se adesso io ti aiuto, tu tornerai qui e per Mystra non te ne andrai finché non avrò fatto di tutto per farti cambiare idea!”
Te lo giuro!” Poi si avvicinò bruscamente alla finestra. “L'incantesimo finirà tra poco, devo scendere finché sono in tempo. Troviamoci all'entrata della Torre” e senza aggiungere altro si calò dalla finestra.
Stupida Elfa, come se non sapessi che taglia sempre corto quando vuole nascondere i suoi sentimenti” e uscì sbattendo la porta.

=========================================================================

Giuro su Mystra che questa Elfa non la capirò mai” pensò Sirio. La stava guidando per la città, camminavano fianco a fianco. Isilrill gli aveva chiesto un favore. Dal tono si era aspettato che gli chiedesse di fare degli incantesimi pericolosi, che gli chiedesse di farla entrare in una stanza proibita della Torre, forse di rubare qualcosa a un Drago! Niente di tutto questo. Voleva che le presentasse Danarr, il guardiaboschi col quale aveva collaborato nella storia degli animali.
Toglimi questa curiosità: mi spieghi come sei rimasto coinvolto nella storia degli animali?”
Semplice! Nyatar non sopportava più che quei poveretti venissero uccisi in così malo modo, quindi non potendo intervenire di prima persona per non inguaiare il Circolo ha ingaggiato mio fratello e i suoi due compagni, un barbaro e un incantatore. Loro hanno incontrato questo guardiaboschi che ha procurato degli agganci e da lì è partito il piano di salvataggio. Piano che purtroppo ha previsto il mio intervento, ho dovuto noleggiare una barca e lanciare una Palla di Fuoco. Capisci, io non volevo, ma ho dovuto aiutarli, si trattava del mio fratellino.”
Il terzogenito?”
Sì, Rigel. Ha sempre avuto la capacità di mettersi nei guai, fin da piccolo quando non voleva studiare. E' scappato di casa portandosi via due spade, un cimelio di famiglia che nessuno usa più. Non sappiamo neanche di chi fossero, siamo incantatori da generazioni e non usiamo certe cose. Nostro padre non se n'è neanche accorto! Invece, quando io ho portato via qualche piccola gemma...”.
Lo so. Ma gli animali che fine hanno fatto?”
Mah, non saprei, io dovevo solo creare un portale per mandarli da Nyatar, come abbia fatto a rispedirli nel loro territorio non lo so. Ecco La Mela Marcia, siamo arrivati!”

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Danarr ***


Nessuno si accorse della porta che si aprì. E neanche di chi entrò. Erano troppo occupati ad osservare una gara di forza: braccio di ferro contro una barbara Umana.
Forza Keid! Non puoi farti battere!” disse un Uomo con due spade, capelli simili a quelli di Sirio e con gli occhi grigi.
La barbara non sembrava dare il massimo, a differenza di questo Keid. Lasciò passare qualche secondo, poi lo buttò giù. “Pare che ti devi allenare ancora un po'. Vuoi provare tu?” chiese a quello con due spade.
Sbam! Fu scaraventato a terra. “Troppo debole il ragazzo. Chi altri vuol provare?” Nessuno era riuscito a batterla e la piccola folla si disperse, lasciando visibile il gruzzoletto vinto dalla barbara. Isilrill notò che in quella locanda erano tutti Uomini. Tranne uno.
Fammi indovinare: quello che è stato lanciato a terra è tuo fratello?”
Oh, non me ne parlare. Si allenasse di più invece di scatenare risse nelle taverne, a quest'ora sarebbe diventato generale di un qualche esercito. Ma sono fatti suoi, a me non interessa.”
Ricorda che qui non possiamo parlare, dobbiamo portarli in un posto più appartato, lontano da orecchie indiscrete.”
Lascia fare a me!” e si avvicinò verso il tavolo all'angolo.
Brendon! Ti aspettavo alla Torre, non avevi detto che volevi fare una qualche ricerca?”
Bentrovato. Sì hai ragione ma stamattina ho accompagnato Keid al mercato per comprarsi un'ascia, in fondo mi sento un po' responsabile per la sorte toccata a quella che aveva prima.”
Sirio rise. Scambiò qualche convenevole con Brendon, un mago molto alto e mingherlino con un bastone scuro appoggiato alla parete. Fece qualche battuta a Keid (un barbaro biondo, alto quanto Brendon ma ben piazzato) e a Rigel per essersi fatti battere dalla barbara. Isilrill, che era rimasta in disparte, vide la mano del barbaro avvicinarsi alla nuova ascia, sembrava volesse rinnovarla in quel momento ma un'occhiataccia di Brendon lo fermò. Sirio che non si era accorto di niente si rivolse al Mezzelfo, con la sua solita giovialità.
Certo che dopo la storia di due sere fa sei messo male, dovrai trovarti un nuovo lavoro per pagarti la birra.”
Eh, dici il vero. Ma di questi tempi è facile trovare qualcosa da fare, per gente come me che sa guardarsi intorno.”
Oh, in questo potrei aiutarti. Conosco una persona che cerca un guardiaboschi abile nel seguire le tracce. Sai, mi ha confidato che deve cercare una cosa nella massima discrezione e io ho subito pensato che poteva interessarti.”
Brindiamo a Mielikki! E dove si trova questa persona?”
Le ho detto di raggiungerci qui. Perché non ci portiamo queste birre di sopra, mentre l'aspettiamo?”
Isilrill sentì di aver fatto bene a chiedere aiuto a Sirio. Certo, avrebbe potuto fare da sola ma avrebbe certamente attirato l'attenzione di qualcuno. Quel Mezzelfo era invischiato in molte cose, alcune non proprio legali e altre decisamente no. Meno si faceva vedere in sua compagnia, meno rischi correva di attirare attenzioni sbagliate.
Lasciò passare un minuto, poi li seguì. Trovò facilmente la porta che Sirio aveva lasciato socchiusa. Fece per afferrare la maniglia, quando un brivido le percorse la schiena. Sapeva che come avesse varcato quella soglia tutto sarebbe cambiato: era l'inizio della storia. “O la fine” pensò. Ma come si era già detta un'ora prima, non era il momento di pensare. Cercò lo sguardo rassicurante di Ziwa, mise la mano sulla porta e la spinse.


Videro entrare una giovane Elfa. Dalla pelle chiarissima e dai lunghi capelli scuri si sarebbe detta provenire dalle Marche d'Argento. Solo Rigel si accorse dell'insolito colore degli occhi, di un verde molto intenso. Ma a parte questo sembrava una druida Elfa come tante.
Era seguita da una lupa di grandezza nella media (“Poca carne da mangiare, non vale la pena” pensò Keid) e dal lucido pelo argenteo. Si vedeva che la sua padrona la curava attentamente.
Isilrill diede una rapida occhiata in giro per assicurarsi non ci fosse nessun altro.
Hai fatto in fretta mia cara. Lascia che ti presenti...”
Lo interruppe. Non aveva tempo da perdere in convenevoli. “Grazie Sirio, so già chi sono queste persone e non c'è bisogno che loro sappiano chi sono io. Porta fuori tuo fratello e i suoi amici, voglio rimanere sola con lui” e indicò il guardiaboschi.
Ehi, chi ti credi di essere per entrare e parlarci così?”. Come Sirio le aveva sempre raccontato, Rigel non era capace di tenere la bocca chiusa. “Potresti essere meno altezzosa e più educata, magari potremmo decidere di aiutarti per quello che devi fare.”
Non ho tempo per giocare con un ragazzino viziato. Andatevene adesso!”
Keid, che prima aveva visto sfumare l'occasione per testare la nuova ascia, stavolta non si fermò; l'Elfa non era stata particolarmente aggressiva, ma ciò gli bastò per scagliarsi subito contro di lei. Era un barbaro dopo tutto.
Ziwa partì all'attacco addentando il polpaccio destro, senza poter affondare per colpa di un robusto stivale; era riuscita però a far rallentare Keid quanto bastava per dare a Isilrill il tempo necessario a trovare la concentrazione. Alzò la mano verso di lui, appoggiando il palmo sinistro sul dorso della destra. Rigel e Brendon, abituati alle reazioni improvvise del compagno, fecero per trattenerlo, ma era tardi. Mentre il barbaro si scrollava la lupa di dosso, i capelli dell'Elfa si ondularono come scossi dal vento e sprigionarono una chiara luce verde mentre sussurrava delle parole incomprensibili: dalla sua mano uscì un getto di acqua gelida che avvolse Keid.
Danarr si ritrasse giusto in tempo per evitare l'ascia persa dal barbaro, ora sdraiato a terra.
Con sguardo minaccioso, l'Elfa guardò Brendon e Rigel. “Volete provare anche voi o seguite il mio consiglio di uscire dalla stanza?”
Isilrill, dove hai imparato a...”
Taci Sirio. Se non avete niente in contrario, adesso vorrei discutere col Mezzelfo. Non voglio combatterci, voglio solo parlare in privato.”
Rigel aiutò Keid ad alzarsi, poi uscirono come richiesto, ancora sorpresi e curiosi. Non avevano mai visto una cosa così strana. Per non parlare degli occhi di lei, sembravano sprizzare ghiaccio.
Isilrill chiuse prima la finestra, poi si occupò della porta. “Siamo soli finalmente”.


"Complimenti, la tua amica ha steso Keid!" disse Brendon.
"Ehi, non mi ha steso! Avrei potuto batterla, se non avesse fatto quella cosa strana!"
Sirio lo ignorò. "Vi giuro che da quando la conosco non si è mai comportata così. Sembra che oggi sia impazzita, proprio non so. Cosa non darei per sapere che cosa vuole da lui."
Rigel aveva una proposta: le pareti erano molto sottili e la stanza confinante era la sua.

=====================================================================

Capisco chiudere la porta, ma la finestra?”
Semplice precauzione. Non penso di essere seguita, non ancora almeno, ma preferisco essere cauta. Dunque, che ne dici di sederci e mangiare qualcosa? Preferisco discutere a stomaco pieno.”
Concordo. Sirio ha detto che ti chiami Isilrill, vero?”.
Danarr non era intimorito, anzi era divertito. Non capiva la situazione, ma gli sembrava assolutamente buffa.
L'Elfa afferrò un pezzo di carne e lo gettò a Ziwa. Poi ne prese un altro lei e cominciò a mangiare. Trovava più facile fare certe domande se era distratta da qualcosa. Il Mezzelfo beveva.
Ho saputo che qualche tempo fa ti sei ubriacato in una taverna.”
Haha, mi ubriaco spesso. A quale ti riferisci?”
Il luogo non ha importanza. Ce l'ha invece quello che hai detto. Forse non te lo ricordi, avevi bevuto molto, ma la mia fonte ti ha sentito. E molto bene.”
Ehi, se vuoi accusarmi di qualcosa parla chiaramente!”
Non avere fretta, voglio prima chiarire una cosa: se qualcuno dovesse chiederti di cosa abbiamo parlato, dovrai rispondere che ti ho chiesto di seguire delle tracce di un ladro ma che hai rifiutato perché la paga non era soddisfacente. Ci siamo intesi?”
Se così desideri”. Non chiese chi avrebbe potuto far domande, era abituato a certe richieste.
Bene. Veniamo al dunque.” Si alzò in piedi. Stava arrossendo dalla vergogna, ma doveva farlo. In fondo, in un Mezzelfo scorre sangue umano e quel trucchetto era l'unico modo per convincerlo a parlare senza che ricordasse l'argomento.
Cominciò a slacciarsi i vestiti mentre parlava. Colto alla sprovvista, Danarr sputò tutta la birra per terra.
In un attimo rimase completamente nuda, fragile e indifesa nella sua bellezza. Poche volte il Mezzelfo aveva visto un'Elfa senza vestiti.
Isilrill gli sorrise con lo stesso sguardo con cui cui era solita calmare Ketojan. Un altro dei suoi trucchetti.
Sembrava un'apparizione. Gli si avvicinò e gli sedette sopra a cavalcioni. “Per favore non trattarmi male, sii carino con me” disse con un tono così sensuale da fargli perdere la testa. Lei gli prese le braccia e se le portò al collo.
Sai, sono sempre stata eccitata dalle cose belle e mi chiedevo se potevi parlarmi di qualcosa che mi faccia piacere. Vuoi fare questa piccola cosa per me?”
Il guardiaboschi non ragionava più. “Ma certo dolcezza, tutto quello che vuoi” Avvicinò il viso per darle un bacio, ma lei si allontanò.
Non essere frettoloso caro, si sa che la pazienza è la virtù degli amanti. Perché non mi parli prima di qualcosa che mi faccia essere più ben disposta? Non so, perché non mi parli della statuetta di Mystra, quella in puro platino, ho sentito dire che è incantevole.”
Incantevole? Dolcezza, non esiste oggetto più meraviglioso per questo lo tengono al sicuro da sguardi indiscreti”.
Oh, immagino che al sommo Sacerdote non piaccia mostrarla... Deve avere un gran valore.”
Oh, certo, certo, la tiene in un luogo sicuro”.
Isilrill si avvicinò al suo orecchio. “Mi hanno detto che l'hai vista di persona. E' forse vero?”
Sì dolcezza, con questi occhi”.
Come hai fatto a penetrare in un posto così pericoloso, mio caro?”
C'era un ladro con noi, molto abile. Ha trovato il passaggio segreto che si trova nella stanza del Sacerdote, dietro la libreria. E' bastato toccare un libro e la parete si è aperta su un corridoio che porta sotto il Tempio.”
In un sotterraneo?”
Sì, dolcezza. Era pieno di tesori, collane, gioielli di ogni tipo... Scommetto che ti sarebbe piaciuto”.
Posso chiederti cosa ti ha spinto a compiere una tale missione?”
Dovevamo recuperare un antico libro che era stato donato in vita da un nobile e dopo la sua morte il figlio voleva riaverlo. Vedessi i braccialetti che c'erano...”
Così tanti?”
Oh, sì! Ma non abbiamo avuto tempo di prendere altro, la paga per la restituzione del libro era sufficiente e rimanere ancora poteva costarci la vita. Così ce ne siamo andati.”
Che coraggio! Ma ti prego caro, parlami della statuetta: era con le altre cose preziose?”
No è riposta sull'altare in bella vista, ma non può essere toccata da nessuno ad esclusione del Sacerdote. C'è chi dice che non sia platino ma un altro materiale, ma non so dirti se sia vero.”
Non può essere toccata dici? E' proibito?”
Sì dolcezza, l'hanno protetta con degli incantesimi.”
Che cosa pericolosa! Dimmi, non hai avuto paura di essere scoperto? Non so, immagino ci saranno state delle trappole.”
Trappole? Io sono agile come una tigre e astuto come una volpe, dolcezza. Non mi sarei mai fatto cogliere da una trappola! E quelle poche che c'erano sono state disattivate dal mio compagno. Che ne dici di smettere di parlare adesso?” Spostò le mani, ma lei gliele afferrò rapidamente e gliele rimise sul suo collo.
Ancora un momento, caro. Immagino che avrai dovuto camminare molto per giungere là, se fossi stata con te di certo avrei saputo come alleggerire la tua stanchezza.” e avvicinò il suo orecchio alla bocca di lui. Lui abbassò la voce e...


Non sento più!” sussurrò Rigel. Si guardarono tra loro per qualche momento pensando a cosa fare, poi un urlo ruppe il silenzio. Senza perdere tempo, uscirono dalla stanza e spalancarono la porta dietro la quale c'erano il guardiaboschi, Isilrill e Ziwa. “Che è successo?”
Fecero appena in tempo a vedere Danarr svenuto a terra e Isilrill che aveva cominciato a rivestirsi, (si era già rimessa la lunga casacca che la copriva abbondantemente, lasciando libera la visuale solo da metà coscia in giù), quando Ziwa si gettò contro di loro ringhiando. Chiusero la porta giusto prima che la lupa li azzannasse.
Vergognatevi! Non sapete che si bussa, prima di entrare in una stanza con dentro una signora?”
Pensavamo fossi in pericolo! Che è successo?”
Un momento!”
Quando riaprì era completamente rivestita e il Mezzelfo era ancora sdraiato a terra.
Ho dovuto essere persuasiva” si giustificò l'Elfa.
Giacendo con lui?”
Non dire idiozie, Sirio! Mi sono solo spogliata! E' un trucchetto che mi hanno insegnato, serve a ottenere informazioni da un Uomo senza che lui ricordi. Era il modo migliore e alla fine è bastato colpirlo nel punto giusto per farlo svenire.”
Rigel non fece in tempo a finire di dire: “Se ogni volta che chiedi informazioni ti spogli, io sono disposto a dirti tutto quello che vuoi!” che si ritrovò l'impronta di cinque dita sulla guancia sinistra. “Meglio se tieni chiusa quella bocca, intesi?”
Di che ti lamenti? Non sono io che uso il mio corpo per avere informazioni”.
Lei gli lanciò un'occhiata gelida. “Sirio, non picchio questo essere perché è tuo fratello, ma se non lo fosse lo avrei già volato dalla finestra.”
Non è mia intenzione difenderlo ma stavolta hai davvero usato dei metodi... inusuali!”
Lei arrossì e si diresse alla finestra chiusa, cercando una scusa per non rispondere. Si vergognava infinitamente, ma la scelta era sedurlo o torturarlo. E anche se avesse scelto la seconda, non era sicura di riuscire battere il guardiaboschi. Sembrava uno stupido, ma aveva molta esperienza alle spalle.
Guardava distrattamente fuori; la finestra dava sulla strada piena di gente e si vedevano diversi tetti.
"Hai ragione come sempre, ma non avevo scelta."
"Potevi sempre rinunciare a sapere dov'era la statuetta!"
Isilrill si voltò di scatto. "Hai origliato?"
"Certo che l'ho fatto, ti aspettavi forse un aiuto senza dare alcuna spiegazione?"
Maledizione! Ti avevo detto che è pericoloso!”
Stava valutando se era il caso di vincere l'imbarazzo e spogliarsi davanti al suo migliore amico e gli altri tre per cancellare la memoria anche a loro, quando Ziwa ringhiò contro la finestra.
Che ti prende?” Poi lo vide. Il falco di Nyatar li stava spiando da lontano. Urlò un'imprecazione in druidico mentre si allontanava rapidamente dalla finestra.
Nyatar ha mandato quello stupido falco a spiarmi! Fortuna che avevo chiuso la finestra, da quella distanza ha potuto vedere ma non sentire.” Riprese fiato e si rivolse a Sirio. “Amico mio, ti giuro che non avevo intenzione di metterti in questo guaio. Sapevo di dover essere cauta, invece non mi sono accorta di quel dannato animale! Se Ketojan fosse qui si burlerebbe di me!”
Mentre gli altri si guardavano senza capire, Isilrill fece un altro respiro profondo, ritrovando il suo autocontrollo. Valutò chi c'era nella stanza, cercando il più rapidamente una soluzione.
Ascoltatemi bene! Tutti quelli che si trovano in questa stanza sono in pericolo, non so dirvi di preciso quanto gravi. Spero solo di sbagliarmi, ma... fossi in voi, comincerei a pregare Mystra o chi vi pare.”
Come osi nominare il suo nome quando vuoi rubare una sua statua sacra?”. Era Brendon a parlare. Anche lui come Sirio era molto devoto. Forse anche di più.
Avremo tempo per chiarire, ma non adesso. Vi dico cosa faremo, lo dirò solo una volta e se ci tenete alla pelle vi suggerisco di obbedirmi: Sirio, tu puoi restare a Baldur's Gate, ma ti proibisco in qualsiasi modo di uscire dalla Torre. Adesso esci, vai da Watanabe e gli racconti cosa è successo facendolo giurare di non dire niente a nessuno. Lui è l'unica persona di cui ci spossa fidare qui. E un'altra cosa, sta' lontano dal guardiaboschi più che puoi ma tienilo d'occhio. Non dovrebbe ricordare niente, ma non si sa mai.
Per quanto riguarda voi... Non potete rifugiarvi nella Torre. Può Brendon ma non penso che che lascerebbe andare voi due da soli. Quindi voi verrete con me!”
Pensi che accetti i tuoi ordini? Non puoi decidere tu di quello che mi riguarda!” rispose Rigel.
Fratellino, stavolta farai bene a darmi retta: fai quello che ti dice! Nyatar può essere molto più pericoloso di quanto tu abbia visto questi giorni.”
Non è Nyatar che mi preoccupa, ma a chi potrebbe rivolgersi” aggiunse Isilrill. Sirio stava per dire qualcosa, ma lei lo precedette: “Non ho motivo di pensare che sia in contatto con la gente che mi cerca, ma ora come ora la più piccola distrazione potrebbe avere gravi ripercussioni su tutti.”
Per quanto mi riguarda il mio credo mi obbliga a impedirti di profanare un Tempio di Mystra, fosse anche uno insignificante di campagna! Ti avrei seguito comunque per impedirtelo. Keid?”
Se vai te, vado anche io.”
Allora siamo d'accordo!”
Ehi, io ho detto di no!”
Isilrill ignorò Rigel e abbracciò Sirio. “Non preoccuparti, io starò bene e prometto di non picchiare troppo forte il tuo fratellino. Rimani chiuso nella Torre, qualsiasi cosa accada. E non far sapere niente a Ketojan, deve pensare che sono al sicuro, almeno per ora. Conosci le sue idee su Nyatar, se sapesse che m'ha fatto seguire non so come reagirebbe.”
Io sì. Andrebbe a a spaccagli le ossa.”
Un'ultima cosa. Saluta Misao da parte mia e dille solo che le voglio bene come ad una sorellina. Lei capirà.”
Il guardiaboschi cominciò a muoversi. Stava riprendendo conoscenza e il gruppo si defilò in fretta, seguito da Ziwa.

=======================================================================

NOTE: differenze con la versione precedente.
- Isilrill butta a terra Keid con un incantesimo invece che con la lancia (che in questa versione non ha);
- non ha imparato il trucco della seduzione dalle Ninfe ma da altre creature;
- è alta come un'Elfa standard e Rigel è più alto di lei (1,70m).

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Misao ***


Sirio non era uscito fuori insieme agli altri, aveva ordinato da bere e si era messo seduto a un tavolo, a parlare con un gruppetto di persone che conosceva. Non passò molto tempo che il guardiaboschi scese le scale e lo raggiunse.
Ehi, che diavolo è successo?”
Sono io che dovrei chiedertelo, sei rimasto da solo con la tipa. Di' un po', che avete fatto da soli?”
Il guardiaboschi era spaesato. “Mi ha chiesto di seguire delle tracce di un ladro, ma la paga era bassa... poi non ricordo più niente”.
Forse avevi bevuto troppo. Ti va di farmi compagnia per un po'?” Sirio rimase con lui offrendogli da bere finché non fu del tutto ubriaco. Come aveva sperato Isilrill, non ricordava niente.
Sistemata questa prima faccenda, pagò l'oste e si recò in Caserma. Dopo cinque anni, ancora si perdeva in quei corridoi tutti uguali e per fortuna incontrò Atog, un Nano che prestava servizio sotto Lady Misao. Lei non c'era, stava svolgendo i suoi doveri di Capitano, ma a lui non interessava, cercava il suo Maestro e il Nano lo accompagnò alla porta.
Fuori c'era una rastrelliera con molte armi. Erano quelle di riserva, le prendevano le guardie quando le loro erano rotte o a far riparare.
Ringraziò la Guardia e fece per bussare quando fu preceduto: “Avanti”.
Per Mystra, com'è che ci riesce?” si chiese Sirio, poi entrò. Non capiva come facesse Watanabe a percepire sempre la sua presenza.
Aveva visto altre volte la stanza, ma ogni volta ne restava affascinato. Dicevano che quello era lo stile nell'Irraggiungibile Est, essenziale e curato, ma da quelle parti era sconosciuto: pochissimo mobilio, assenza del letto (dormiva su un materassino che chiamava futon) e il pavimento era fatto di tatami, composto da pannelli rettangolari affiancati fatti con paglia di riso intrecciata e pressata.
Giovane Lord Deneb, accomodati pure.”
Watanabe era seduto su un cuscino; su un tavolino basso davanti a lui c'era un libro scritto in un modo che Sirio non conosceva. Da un cassetto di un armadio vicino tirò fuori due piccoli piattini neri con decorazioni rosse e una bottiglietta. Li poggiò sul tavolino, dopodiché accese la sua pipa. Il bocchino e il piccolo fornello erano in metallo, mentre il centro era di un legno particolare che lui chiamava bambù. Aveva trasmesso questo vizio anche alla sua giovane allieva.
Immagino che sia una questione di rilevante importanza se vieni da me senza aver prima avvisato Lady Misao.” disse Watanabe mentre versava del Sakè nei piattini.
Come sempre, la vostra saggezza vi indica la verità. Sono qui per riferirvi un messaggio da parte della figlia del Capo Druido.”
Lady Isilrill si è forse cacciata in qualche guaio?”
Stavolta penso di sì.” E cominciò a raccontare.

============================================================================

Erano usciti dalla locanda cercando di farsi notare il meno possibile. Rigel aveva smesso di creare problemi, soprattutto perché i suoi compagni erano intenzionati a seguire l'Elfa. Sirio aveva detto che si trattava di una sua amica, ma per come l'aveva conosciuta sembrava un pazza. Avevano dovuto recuperare le loro cose in modo frettoloso e sperava di aver dimenticato qualcosa per poterla incolpare.
Andarono alla stalla dove avevano lasciato il cavallo e un carretto, Isilrill li seguì in silenzio. Montarono i bagagli, Keid salì al posto del conduttore insieme a Rigel, mentre Brendon, Isilrill e Ziwa salirono dietro.
Quando arrivarono alla Porta della città, furono fermati dalle guardie per il consueto controllo.
Lady Isilrill, non mi dica che Lady Misao le ha chiesto di scortare fuori Deneb da Baldur's Gate!” disse scherzosamente una guardia. Conosceva Isilrill perché faceva da messaggera per il Circolo e aveva aiutato qualche volta Misao nei suoi compiti. E conosceva Rigel per la sua fama: insomma, chi non conosceva la famiglia Deneb in quella parte di mondo? Rigel poi era conosciuto da tutti almeno di nome, era l'unico mago fallito che la famiglia avesse da generazioni! Sì, come guerriero non era poi così male, ma nessuno lo ricordava per la sua abilità con le spade: rimaneva più impressa la parte del mago mancato. E questo lo irritava.
Esatto, ho ucciso un Uomo e se non la pianti ti mostro come ho fatto!”
Le guardie non ridevano più. Due di loro che erano sedute ad un tavolo con molte pergamene e del materiale per scrivere si alzarono in piedi.
Come hai detto Deneb?”
Isilrill era pronta ad intervenire per calmarli, ma fu Brendon a precederla. “Scusatelo, ha un pessimo carattere, ci mette sempre nei guai con quella sua boccaccia che non si chiude mai. Per piacere ignoratelo, ha già avuto quel che meritava da Lady Misao”. In effetti, il giorno prima ne aveva prese dalla samurai, ma questa è un'altra storia.
Le guardie non erano molto convinte, ma si stava formando una piccola fila di persone che volevano passare e non potevano perdere altro tempo con loro. Presero i loro documenti, li timbrarono e glieli restituirono.
Faccia buon viaggio mia Lady e se le dovesse servire aiuto con questo tipo non avrà che da chiedere! Saremo lieti di liberarla di un tal peso”.
Isilrill sorrise di risposta e poi li salutò. Appena furono fuori dalla portata delle loro orecchie si rivolse a Rigel: “Ma ti ha dato di volta il cervello?”
Senti chi parla, quella che ha le paranoie di essere seguita!”
Paranoie dici?” rispose Keid. “Perché non guardi alle tue spalle allora?”
Si voltò. Il barbaro, più avvezzo alla vita nella foresta e agli animali che la abitano, se n'era accorto prima di lui: nel cielo, distante da loro abbastanza da poter passare inosservato ma alla distanza giusta da poterli seguire, volava un falco.
Potrebbe essere di chiunque!”
O potrebbe essere vero che Nyatar ci fa seguire” aggiunse Keid.
MI fa seguire, voi non c'entrate niente. Alla prima occasione favorevole ci separeremo, io per la mia strada e voi per la vostra”
Neanche per sogno! Siamo finiti in un presunto guaio di cui non sappiamo niente, come minimo ci devi selle spiegazioni!” disse Rigel, al quale quella storia non andava giù per niente. Aveva preso per buono che erano in un guaio, ma visto che stavolta non era colpa loro voleva vederci chiaro.
Esatto signorina, innanzitutto vogliamo sapere chi sei e poi perché vuoi rubare la statuetta della dea Mystra.” finì Brendon.
Isilrill non rispose. Pensava alla discussione con suo padre la notte precedente e quella della mattina, pensò a Nyatar, a Sirio da solo in città e a Misao, che non aveva avuto il tempo di salutare.
Prese Ziwa tra le braccia e osservò la città che si allontanava.
Neanche qui c'è nessuno che mi saluta” si lasciò inavvertitamente sfuggire a bassa voce. Brendon la sentì, ma ritenne più opportuno rimandare la discussione e lasciarla ai suoi pensieri. Per il momento.

==========================================================================

Era dalla mattina che non mangiava e stava morendo di fame. I suoi compiti l'avevano fatta stare fuori per tutto il giorno e appena rientrata trovò una piccola cupola di pergamene. “No, altre scartoffie!” Sconsolata si sedette e cominciò a leggere. Non era portata per il lavoro di ufficio, preferiva quello sul campo, ma svolgeva entrambi con lo stesso impegno, come le aveva insegnato il suo Maestro. Un samurai svolge sempre il suo dovere fino in fondo, piaccia o no, costi quel che costi.
Era arrivata circa a metà, quando bussarono alla porta. “Posa pure la cena sul tavolo”. Entrò una guardia, ma non portava niente se non la sua alabarda d'ordinanza.
Vi chiedo perdono Lady Misao” rispose la guardia evidentemente molto tesa.
Isilrill si era sempre stupita di come la sola presenza della sua amica incutesse terrore nelle persone; e Misao rimaneva perplessa sapendo che l'Elfa non ne provava affatto! Entrambe si stimavano reciprocamente per questa cosa che le univa più di ogni altra. La ragazza non capiva perché certe volte Isilrill le assomigliasse e la capisse, quasi come se conoscesse la via del samurai. Sapeva che Isilrill non lo era e non si comportava come tale, tuttavia trovava una certa affinità senza spiegarsene il motivo.
La guardia riprese: “Non sono qui per la vostra cena. Mi è stato ordinato di informarvi che il vostro Maestro desidera incontrarvi al più presto.”
La ragazza non disse niente. Felice di poter rimandare a più tardi le scartoffie, era però preoccupata: raramente il Maestro chiedeva di vederla con urgenza, e quando succedeva non era cosa buona.
Congedò la guardia e si recò nell'appartamento del Maestro. Si fermò fuori della porta, senza bussare, in attesa.
Avanti” la invitò il Maestro. Chiusa la porta, si inchinò. “Buonasera Maestro, spero di non disturbare, mi è stato riferito che mi cercavate.”
Ti è stato detto il vero. Siediti”.
Nell'aria c'era odore di incenso, il Maestro doveva aver appena finito di pregare. Si sedette silenziosamente su un cuscino di fronte a lui.
Watanabe le mise davanti un piattino di Sakè.
Se non è troppo scortese, a quest'ora preferirei del tè.”
Credo che tra poco preferirai avere questo in corpo”. Lei non discusse. Sollevò il piattino e bevve tutto d'un fiato. “Vi ascolto Maestro”.
La questione è delicata e seria. Si tratta di Lady Isilrill.”
Le è successo qualcosa?” chiese allarmata.
Non ancora. Ma potrebbe.”
Lasciando Misao in sospeso, il samurai si prese del tempo per bere il suo Sakè.
Devo farti una domanda difficile e sappi che la tua risposta sarà vincolante, perciò pensa bene prima di parlare sii onesta con te stessa. Dimmi: quanto sei disposta a rischiare per la tua amica?”
Il suo Maestro era serio, Lady Isilrill doveva essere in un brutto guaio e di certo non l'avrebbe lasciata sola.
Un samurai da la vita per salvare quella di un amico. Niente mi farà tirare indietro.”
Neanche dovessi essere torturata dalle Sacerdotesse di Lolth?”
Il Maestro scorse un momento di dubbio negli occhi della sua allieva, ma fu come come lampo, veloce a svanire come era comparso. L'aveva addestrata bene, non si sarebbe sottratta.
No Maestro. Se c'è anche solo una speranza che la mia vita possa essere la sua salvezza, è mio dovere fargliene dono. Preferisco morire per salvarla, piuttosto che vivere nel disonore di averla tradita.”
Il Maestro versò dell'altro Sakè. “Hai preso una decisione che ti fa onore. Che la tua determinazione ti aiuti a non venir meno a questo giuramento”. Sollevarono insieme i piattini e bevvero.
Poi Watanabe si concentrò sulla sua pipa. Misao tirò fuori la propria e l'accese, aspettando che il Maestro riprendesse a parlare.
E' giunto il momento di sapere qualcosa in più della tua amica.
Come sai, Lady Isilrill non è figlia di sangue del Capo Druido, come te è stata adottata. Tu hai vissuto inizialmente in un orfanotrofio di Helm, poi sei stata venduta come schiava ai maghi rossi del Thay ed è stato lì che tuo padre, Nano chierico di Ilmater, ti salvò prendendoti con sé. Non hai altra famiglia se non tuo padre.
A differenza di te, l'Elfa è stata adottata da grande e ricorda molto bene il suo passato. Aveva appena passato i quarant'anni, quindi era poco più che una bambina, quando fu rapita e si ritrovò sola in questo mondo. Costretta prima alla schiavitù e poi a un matrimonio contro la sua volontà con un nobile Drow, subì molte torture dai Drow. Tu vieni dal Thay, quindi puoi immaginare cosa ha passato.
Poi un giorno suo marito venne ucciso in una congiura e lei riuscì a scappare, non prima però di aver recuperato un certo oggetto, un diadema che appartiene alla Somma Sacerdotessa Nil'Chaka. E' per questo motivo che tutt'ora Lady Isilrill è ricercata dai Drow e il Capo Druido la tiene al sicuro.
Non sapendo dove andare, risalì il corso del fiume Rauvlin fino ad arrivare alla Foresta Alta e volendo far perdere le proprie tracce vi cercò rifugio. Lì, vicino ad un ruscello tra i Picchi Perduti e le Montagne delle Stelle, trovò un gruppo di Ninfe che la accolsero tra loro.
Fu allora che incontrò Ketojan.
A quei tempi non era ancora Capo Druido, ma solo un candidato. Ma che dico, erano tutti certi che avrebbe preso lui quel posto: era il migliore.
D'altra parte è un Satiro, e come tutti quelli della sua specie è attratto dalle Ninfe. Fu dunque la sua voglia di sedurne qualcuna che lo portò da quelle parti. Lady Isilrill non voleva essere scoperta, così si nascose in un luogo sicuro mentre le Ninfe lo cacciavano via, ma lui non si diede per vinto e tirò fuori la sua arma: il flauto. Cominciò a suonare volgendo la situazione in suo favore, fu allora che l'Elfa uscì dal suo nascondiglio e lo affrontò; voleva proteggere le Ninfe che tanto amorevolmente l'avevano accolta tra loro. Prese delle foglie e si tappò le orecchie, per non subire il richiamo del Satiro, ed uscì allo scoperto piantandoglisi davanti con sguardo fiero: voleva affrontarlo faccia a faccia.
Nel vederla, Ketojan si mise a ridere e le disse qualcosa, ma lei non udì.
Qualsiasi cosa tu dica sappi che non posso sentirti, ho fatto in modo da non poter essere influenzata dalla tua musica. Se te ne vai adesso non ti farò alcun male, ma se resterai non sarò responsabile di ciò che ti accadrà.”
Il druido era molto divertito da quella creatura e decise di affrontarla, sicuro di sé. Ma aveva fatto male i conti: l'Elfa estrasse la sua spada e lo impegnò in un duro combattimento, dal quale uscì vincitore solo grazie alla sua lunga esperienza.
Lei era brava, ma prevedibile. Le lanciò contro una sfera infuocata e nell'attimo in cui lei si girò per schivarla, le bloccò le mani facendole cadere la spada, la sbilanciò a terra e le tolse le foglie dalle orecchie.
Adesso ti farò apprezzare della buona musica!”
Aveva preso il flauto e stava per cominciare a suonare, quando le Ninfe, che nel frattempo si erano riprese, lo implorarono di fermarsi. Fu allora che venne a sapere della storia di Lady Isilrill. Rimastone sorpreso e visto del potenziale in lei, le chiese se voleva seguirlo per essere addestrata come druida. Lei non voleva lasciare le Ninfe, ma queste le consigliarono di accettare. Soprattutto perché non poteva continuare ad usare quella spada, era facilmente riconoscibile e avrebbe attirato l'attenzione dei Drow. Il Capo Druido avrebbe potuto insegnarle ad usare l'arco e la spada lunga e si sarebbe preso cura di lei.
Da quel momento, Lady Isilrill divenne allieva di Ketojan ed insieme anche sua figlia. Sono passati molti anni da allora.”
Il Maestro si interruppe. Versò dell'altro Sakè per Misao e per sé. Bevvero entrambi in silenzio. Poi riprese.
Sai bene che Lady Isilrill considera Ketojan come un padre. Ma non è mai riuscita a dimenticare la sua vita precedente e la sua famiglia, di sangue intendo. Vuole tornare da loro, ma questo comporta dei rischi che lei non può permettersi. Non solo per se stessa, ma di questo parleremo un'altra volta.
Come ti ho detto, ci sono persone che la stanno cercando. Persone che preferiscono prenderla morta piuttosto che viva. E adesso che si è allontanata dall'influenza di Ketojan corre un grave pericolo.
Soprattutto adesso che c'è di mezzo Nyatar.”
Nyatar? Ma come...?”
Lasciami finire. Nyatar non è fra quelli che la stanno cercando, se è questo che ti preoccupa. Ma come sai, Nyatar è lentamente cambiato da quando ha assunto il suo ruolo di Custode della Grande Quercia. Non sono certo io a doverti dire che i suoi metodi sono diventati violenti e ha cominciato ad agire al di fuori della legge. Non abbiamo prove inconfutabili sulle sue intenzioni, ma mi stato riferito che la sta facendo sorvegliare dal suo falco.”
Misao trattenne il fiato. Aveva sentito la sua amica accennare a questa teoria che trovava la sua origine in Ketojan, diceva che secondo lui c'era qualcosa di marcio in Nyatar e insisteva che doveva stargli alla larga. Ma lei non ci credeva, non poteva pensare che l'Elfo, che conosceva da anni, la volesse morta. Sì, qualche volta il dubbio le era passato per la mente: sapeva che non provava simpatia per lei, infatti non se ne fidava, ma da qui a pensare che la volesse morta... Come diceva lei a volte, ce ne corre di distanza!
Anche Misao ci aveva riflettuto. Sì, Lady Isilrill si era ritrovata in circostanze pericolose o misteriose, ma ne era sempre venuta fuori. Non sapeva che pensare. La sua amica diceva: “Anche se ci avesse provato veramente non ci ha messo l'intenzione. Se davvero avesse voluto uccidermi, ci sarebbe riuscito”. Questo bastava a lei per vivere tranquilla, ma Misao non era del tutto convinta.
Invoco perdono Maestro per l'interruzione, ma che interessi ha il druido a eliminare Lady Isilrill? Quale sarebbe il movente?”
Oh, ma è molto semplice! Nyatar da tempo si è stancato del suo ruolo e ambisce a quello di Capo Druido. Se anche Ketojan dovesse morire, ora come ora non è escluso che sia nominata lei in quanto sua figlia. Lui la sta addestrando per questo motivo. E' ancora molto giovane, ma impara in fretta ed è portata al comando. Siete molto simili in questo.”
Misao era felice. Raramente Watanabe le faceva un complimento, ma non era il momento di distrarsi perché cominciò a raccontarle cos'era successo il pomeriggio.
Erano troppe informazioni da digerire tutte in una volta, ma non voleva deludere il suo Maestro. Si prese un attimo per assorbire la cosa, ripose la sua pipa, poi esclamò: “Ditemi cosa devo fare e lo farò!”
Molto bene. Per prima cosa, dovrai avvisare personalmente il Capo Druido che i suoi sospetti erano fondati.”

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Imreenice ***


Nyatar era salito sulla Grande Quercia, fin dove i rami glielo permisero. Si era sdraiato ad occhi chiusi, ma non per dormire. Gli Elfi non dormono. Voleva placare la sua ansia tramite l'influsso dell'albero e non voleva essere disturbato da nessuno. Erano passate quasi due ore da quando aveva inviato il suo falco e ancora non aveva ricevuto notizie.
Quella ragazzina era sempre stata sospetta. Ketojan aveva detto di averla trovata presso delle Ninfe, ma da quando quelle creature ospitavano estranei? E non c'era stato verso di sapere niente della sua vita prima di allora. Gli era stato detto che l'Elfa aveva sofferto molto ed era meglio non farle troppe domande; bene, cosa giusta, ma per Silvanus! erano passati novantatré anni! Perché era ancora proibito chiederle informazioni? Cosa c'era di speciale in lei?
Solo una stupida ragazzina con una strana arma! Ma quella spada... così sottile... sembrava di stile orientale, ma non assomigliava minimamente ad una katana. E per di più era opera di Thorgar. Sì, non poteva essere altrimenti, solo lui avrebbe potuto forgiare una cosa simile, con quella cura nei dettagli. Aveva visto altre armi forgiate da lui e non poteva sbagliarsi. Ma da quando quel Nano affidava i suoi lavori ai non-Drow?
Odiava quella creatura. Oh non da subito, inizialmente era le indifferente. Ma Ketojan la prese come sua figlia e cominciò ad addestrarla personalmente, fu questo che diede inizio al cambiamento! Il Capo si era rammollito e per colpa sua in città la Natura veniva sempre di più degradata e dimenticata. Per colpa di quell'Elfa, l'inettitudine di Ketojan aumentava a vista d'occhio ed era diventata intollerabile! E poi toccava a lui riportare le cose al loro naturale corso. Lui, Nyatar, accusato di usare metodi violenti e al di fuori della legge! Lui che svolgeva solo il suo dovere!
Era stufo dell'attuale gestione del Circolo. Ketojan non era più degno del ruolo di Capo Druido, possibile che fossero tutti ciechi? Lentamente l'Elfo aveva cominciato a pensare che avrebbe potuto fare meglio, che lui avrebbe saputo come ridare alla Natura il suo giusto valore e dignità. Cominciò così ad insinuarsi in lui il desiderio di sostituire il Capo Druido, cosa che divenne un pensiero fisso ed infine un'ossessione. Ma se il Satiro fosse morto, chi sarebbe stato eletto? Non era sicuro di essere lui il prescelto, quelli del Circolo erano molto affezionati alla giovane Elfa e nonostante la sua inesperienza non era impensabile che la proponessero per sostituirlo o addirittura eleggerla! Non poteva permetterlo, doveva fermarli. E l'unico modo era quello di toglierla di mezzo. Ci aveva provato, molte volte, ma era circondato da incompetenti.
E adesso, così di punto in bianco, senza alcuna spiegazione, Lady Isilrill voleva lasciare il Circolo. “Che mi stiano tendendo una trappola?” Da escludersi, non era ricollegabile alle cose accadutele. “Che Silvanus abbia ascoltato le mie preghiere?” Possibile, ma non ci sperava. “Se solo quel dannato falco tornasse a riferire cosa le ha detto quel guardiaboschi!”
E mentre cercava di placare questi pensieri, sentì il segnale del falco. “Finalmente!” L'animale si posò su un ramo accanto a lui, mantenendosi prudentemente fuori dalla sua portata.
Come sarebbe a dire che non hai sentito niente, inutile essere?"
Il falco riferì che Isilrill aveva chiuso la finestra, in compenso aveva visto chi c'era con lei.
Deneb, l'intoccabile! Tra la sua famiglia e la Torre di mezzo, era inarrivabile e sicuramente se ne sarebbe rimasto al sicuro rintanato lassù per qualche tempo. Ma di quel suo fratellino e dei suoi compagni nessuno avrebbe sentito la mancanza.
"Voglio che li segui, e vedi tornare con delle informazioni valide!”
Il falco, grato per essersela cavata con così poco, spiccò il volo e ritornò al suo inseguimento.
Quanto a Nyatar, scese dall'albero.
Come al solito, se vuoi una cosa fatta bene devi fartela da te!” disse fra sé e sé.
Si recò al suo alloggio cercando del materiale per scrivere. Non aveva molte occasioni per usarlo, ma teneva sempre qualche pergamena bianca di scorta. Aprì una boccetta di inchiostro che dopo anni di inutilizzo era sciupato. Prese quindi una nuova boccetta dal cassetto dello scrittorio, vi intinse la penna e cominciò a scrivere una lettera indirizzata al guardiaboschi:

Potrei avere del lavoro per te. Raggiungimi appena possibile alla Grande Quercia. Con la massima discrezione. Nyatar.

La sigillò e uscì chiamando un lupo per affidargli il messaggio. “Porta questo a Danarr, dovresti ricordare il suo odore.” Il lupo fece intendere di aver capito e Nyatar gli aprì il cancello e per farlo uscire.
Rientrò. Aveva un secondo messaggio da scrivere.

============================================================================

Era quasi mezzanotte, non mangiava dalla mattina, aveva lavorato tutto il giorno e desiderava solo stendersi e riposare. Ma quella sera il suo Maestro le aveva svelato cose troppo importanti e non poteva permettersi di perdere tempo. Misao aveva avuto l'incarico di fare rapporto a Ketojan, e per Helm l'avrebbe fatto prima dello spuntar del nuovo giorno.
Aveva lasciato il cavallo al finire del sentiero; adesso era sola in mezzo alla foresta, orientandosi con le poche stelle che vedeva. Cosa inutile, era difficile trovare un campo di druidi senza saperne l'ubicazione, erano abilissimi nel nascondere le tracce. Ma guardare le stelle l'aiutava quantomeno a non perdersi tra tutti quegli alberi e cespugli. Visto dall'alto sarebbe sembrato un manto verde.
Si era già inoltrata da molto, quando sentì un rumore di foglie. Rapidamente, si nascose dietro un cespuglio vicino, avvicinando la mano alla katana, pronta ad estrarla in caso di emergenza.
Chi va là?” Era la voce di un Uomo, ma lì per lì non lo riconobbe. Come aveva fatto a sentirla? Forse poteva essere un druido durante un giro si perlustrazione. Sapeva che era solo e valeva la pena rischiare, così uscì allo scoperto.
Sono Misao, figlia del chierico di Ilmater, allieva del samurai. Tu chi sei?”
Lady Misao, non mi riconosci? Sono Roger! Che diamine, ecco perché mi hai sentito arrivare, eri tu! E sì che sono stato silenzioso! Watanabe ti ha addestrata bene, certo meglio di come il Capo ha addestrato Isilrill, senza considerare che è un'Elfa. Abile ragazza, ma si lascia sempre cogliere alla sprovvista! Dimmi un po', che ci fai in mezzo alla foresta? Ti è scappato qualcuno?”
Sto cercando la vostra Radura, devo confabulare urgentemente col Capo Druido.”
E' forse successo qualcosa a Isilrill? E' partita proprio stamattina...”
Le informazioni sono solo per lui. So che è una richiesta inusuale, ma puoi condurmi al campo?”
Roger la guardò perplesso. Non era consentito portare i non-druidi alla radura, ma Lady Misao era una persona fidata. E sembrava avere fretta. “E' davvero così importante?”
Della massima importanza ed estremamente urgente.”
Non fece altre domande. Camminarono per qualche tempo, infine arrivarono al campo.
Eccoci qua. Dimenticavo, dobbiamo inventarci una scusa per spiegare al Capo perché ho abbandonato il mio giro di perlustrazione per portarti qui...”
Sì, è esattamente quello che mi piacerebbe sapere!”
Capo!” esclamò Roger. Anche Misao era sorpresa, non l'aveva sentito. “Stavo scherzando ovviamente, hehe!”.
Il Satiro aveva la sua consueta bottiglia in mano, ma non sembrava adirato.
Eh questi Uomini! Si lasciano sempre sorprendere così facilmente mentre architettano oscuri piani contro il Capo!” disse ridendo.
Bene... Ecco, io allora tornerei al mio dovere, Capo... se sei d'accordo chiaramente...”
Vai!” Appena Roger si fu allontanato portò la sua attenzione sulla ragazza.
Misao ebbe l'impressione che il Satiro non fosse sorpreso. “Sapevate che sarei venuta?”
Be' non potevo, ma la cosa non mi sorprende. Immagino che avrai saputo della partenza di Isilrill e che sia venuta qui per cercare una voce per sfogare il tuo disappunto; ma temo proprio di non poterti essere d'aiuto...”
Dite il vero, sono qui per parlare di Isilrill” e abbassò la voce “ma è il Maestro che mi ha inviata.”
Misao non si era aspettata quella reazione. Dalla faccia di Ketojan sparì ogni traccia della sua solita giovialità: non l'aveva mai visto così serio. “Seguimi. Questo non è un luogo sicuro per discutere.

=====================================================================


Il lupo aveva seguito l'odore del guardiaboschi fino La Mela Marcia. Aspettò che qualcuno aprisse la porta per passare ed entrò. Lo trovò ubriaco fradicio, come lo aveva lasciato Sirio; gli si avvicinò scodinzolando, ma il Mezzelfo non gli badò. Rimase quindi accucciato accanto a lui fin quando, verso sera, si riprese e finalmente lo notò. Danarr lo grattò dietro l'orecchio, gli diede un pezzo di carne e prese il messaggio. Il lupo lo sentì esclamare: “Per Mielikki, oggi tutti mi chiedono di essere discreto!” e lo vide uscire. Andò con lui.

====================================================================

Nyatar aveva inviato due messaggi e ancora non aveva avuto risposta da nessuno, era fuori di sé dall'agitazione. Finalmente qualcuno si avvicinò al cancello. Era una calda sera estiva, ma quella persona indossava un mantello molto lungo che la copriva completamente dalla testa ai piedi. L'Elfo si precipitò ad aprire.
Non mi aspettavo che venissi tu, ho inviato il messaggio a Parnis Umarth.”
Mia cognata non vuole avere niente a che fare con certe questioni e mio marito è impegnato. Ora fammi entrare, prima che qualcuno mi veda.”
Nyatar le aprì il cancello. Gli animali reagirono fiutando il suo odore, ma lui li calmò e portò subito la sua ospite nella sua abitazione.
Dimmi di che si tratta”.
La figlia del Capo Druido. Nasconde un segreto e voglio vederci chiaro.”
Pensi che mi interessino dei pettegolezzi su una stupida druida? Spero che ci sia ben altro, o l'amicizia che vanti con mio marito ti servirà a poco!”
Lasciami spiegare: l'Elfa portava una spada di Thorgar!”
Adesso aveva destato il suo interesse. “Una spada Drow? In mano a un'Elfa?”
Nelle mani di un'Elfa, per l'appunto. E ti do la mia parola che non ne ho mai vista una uguale, sembrava di origini orientali. Mi ascolterai adesso?”
Parla druido, e che non escano menzogne dalla tua bocca, o ti estirperò la verità in un modo che non scorderai facilmente!”

========================================================================


Danarr non si era aspettato di essere contattato da Nyatar, pensava di non doverlo più incontrare. Ma in fondo non gli dispiaceva, aveva contratto un grosso debito con dei Mezzorchi (gente che non scherza, quella!) per un traffico di certe Spore della Mente Aperta provenienti dalla Zona delle Raffinerie di Zacrà e gli serviva molto denaro per saldarlo.
Camminò a fianco del lupo fino alla Grande Quercia. Era ormai sera, nelle strade arrivavano solo le luci degli ultimi camini accesi che giungevano dalle finestre aperte. Era piena estate e la gente era solita spegnerlo prima di coricarsi per godere del fresco notturno, lo lasciavano acceso solo il tempo necessario alla vita domestica.
C'erano poche persone per le vie, per lo più piccoli gruppetti che tornavano a casa dopo il lavoro o che si dirigevano verso qualche taverna per bere piacevolmente in compagnia degli amici.
Il guardiaboschi si fermò un paio di volte a salutare dei conoscenti, scambiò qualche convenevole, infine arrivò a destinazione. Aprì il cancello per far entrare il lupo, gli accarezzò un'ultima volta la testa, poi accorgendosi che Nyatar non c'era si diresse verso la sua abitazione. L'Elfo non viveva in un tenda, si era costruito una casetta di legno sui primi rami dell'albero che rimaneva nascosta, protetta dalle foglie; ci si arrivava tramite una scala di legno e lui salì.
Sono io, ho ricevuto il tuo messaggio” Non udì risposta. “Nyatar? Non dirmi che mi hai fatto venire qui e tu non ci sei!”
Entra” gli rispose l'Elfo. Danarr spinse la porta e vide che era in compagnia di una Drow.
Se sei occupato posso ripassare più tardi”.
Non badare a lei, mettiti a tuo agio e fa' come se fossi a casa tua.”
Il Mezzelfo si guardò intorno: dov'era l'agio? C'era solo una sedia occupata dalla Drow e un letto di paglia.
Grazie, sto bene in piedi. La signora deve darmi qualche incarico? Spero che Nyatar l'abbia avvertita che la mia paga è alta.”
Non pensare a questioni venali adesso. Vogliamo sapere da te chi hai incontrato oggi”.
Tutti i giorni incontro molte persone...”
Si tratta di un'Elfa che ti ha presentato Sirio. Vogliamo sapere cosa ti ha chiesto.”
Niente di ché, mi ha proposto di seguire un ladro ma la paga era troppo bassa, così ho rifiutato.”
Tutto qui?”
Sì, non c'è altro... ma ero ubriaco, non ricordo molto bene i dettagli”.
La Drow si alzò in piedi. “In questo posso aiutarti io!”

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 - La chiave ***


Avevano viaggiato tutto il pomeriggio e si erano fermati in una locanda. Rigel aveva insistito affinché dormissero tutti nella stessa stanza, non voleva che lei se la squagliasse mentre dormivano. Brendon aveva provato ancora a farle qualche domanda, ma lei si era rinchiusa nel silenzio e aprì la bocca solo per mangiare la cena.
Alle prime luci dell'alba, l'Elfa si alzò lentamente e richiamò Ziwa.
Pensavi di andare da qualche parte?”
Keid l'aveva sentita. Quello stupido barbaro sarà stato anche un attaccabrighe, ma aveva un buon udito!
Volevo uscire a preparare qualche incantesimo, sai la mia routine giornaliera...”
Keid non disse nulla, scese dal letto e si piazzò davanti a quello di Brendon, che gli dormiva accanto.
Svegliati mago!” disse dandogli un bello strattone. “Devi accompagnare la druida per quella roba”.
Brendon, avvezzo al modo grezzo del barbaro, fece uno sbadiglio seguito da un sospiro. “Ti ho già detto che si tratta di preparare gli incantesimi per poterli usare durante il giorno! Possibile che ancora non l'abbia capito?”
Per me rimane roba strana. Visto che dovete fare la stessa cosa va' con lei”.
Aspe', il mago ed io non facciamo la stessa cosa! Lui lancia incantesimi usando focus arcano, io invoco la natura per...”
Lascia stare, se non sono riuscito a fargli capire cosa faccio io non penso che capisca la differenza tra un druido e un incantatore. Dammi il tempo di alzarmi e poi andiamo.”
Con malavoglia e sbadigliando, Brendon recuperò il suo bastone, di legno chiaro, che era al lato del letto e il libro che aveva lasciato sul comodino insieme ad un sacchetto.
Reagenti, eh?” gli chiese Isilrill.
Qualcosa in contrario?”
No, figuriamoci! Sei tu che hai deciso di far dipendere la tua vita da un sacchetto pieno di ingredienti disgustosi. Se a te sta bene così, a me non interessa.”
Brendon stava per controbattere ma Keid fu più rapido: “Sbrigatevi dannazione, prima tornate prima mangiamo!” Prese Brendon col braccio sinistro, Isilrill col destro e li sbatté fuori dalla porta, lasciando Ziwa dentro.
Che maniere, il tuo amico! E poi cos'è, ha bisogno della balia per fare colazione?”
Mettiamo le cose in chiaro: insulta me quanto vuoi, ma non osare aprire bocca sui miei compagni o userò tutti gli incantesimi di questa su di te, chiaro?” disse estraendo una bacchetta di legno con in cima una piccolissima pietra azzurra.
Va bene, ti chiedo scusa, penso di aver esagerato. Mettila via adesso, prima che ti parti qualche incantesimo per sbaglio.
Abbiamo capito che a nessuno di noi piace questa situazione, ma per quel che mi riguarda da adesso mi impegnerò per non litigare. Ci stai?”
Solo se ci spiegherai tutto.”
Isilrill sospirò. “Quanta pazienza! D'accordo, dopo a colazione vi dirò quello che volete.”

========================================================================

E' morto?”
Inutili creature ibride! Non hanno un briciolo di resistenza! Basta torturarle appena e muoiono subito!”
Nyatar evitò di farle notare che sua cognata e suo marito erano creature ibride pure loro. Non temeva tanto la Drow, quanto di attirare troppo l'attenzione: un eventuale scontro sarebbe stato difficile da nascondere e avrebbe dovuto dare spiegazioni scomode.
Non che sia servito a chiarirci le idee, ma almeno sappiamo dov'è diretta.”
Dove avrà imparato quella tecnica? Dalle Ninfe forse? Raramente condividono i loro poteri con altre creature, ma se non loro chi?”
Questo non lo so ancora, ma ho intenzione di spingere i miei lupi in terre più lontane finché non troverò qualcuno che sappia rispondere alle mie domande! Quanto a te...”
Non preoccuparti. Sia mai detto che io, Imreenice, servitrice di Lolth, lasci un'arma forgiata dalla mia gente nelle mani di una schifosa Elfa!”
Nyatar evitò ancora una volta di far notare che lui era un Elfo. “Bah, tempo perso discutere con le Drow!” pensò. Si congedarono, raccomandandosi l'un l'altro di fare più in fretta possibile e senza dare nell'occhio.
Ora che la sua ospite se n'era andata rimaneva un ultimo problema: liberarsi della spazzatura. Chiuse gli occhi (era solo un vezzo, non aveva realmente bisogno di farlo, tant'è che in combattimento li teneva sempre aperti. Era semplicemente un'abitudine che aveva acquisto da apprendista e gli piaceva mantenerla, in memoria dei “tempi andati”), alzò la mano destra e pronunciò l'incantesimo: davanti a lui comparvero due Wose, spiriti del legno suoi servitori, dal colore verde opaco. Non erano forti o intelligenti, ma erano molto fedeli e ottimi per svolgere lavori inferiori.
Spogliatelo e gettate il suo corpo agli animali. Quanto a ciò che indossa, non mi interessa come ma fatelo sparire.”

=======================================================================

Era passata quasi un'ora e Keid era riuscito ad impedire a Rigel di fiondarsi sulla colazione. Ma quel formaggio aveva un ottimo odore e la frutta era così matura che faceva lui stesso fatica a resistere.
Tutte le mattine la solita storia: mi spieghi perché non possiamo mangiare senza Brendon?”
Sono stato abituato così, nella mia tribù mangiavamo sempre tutti insieme.”
Ma ho fame!”
Puoi distrarti affilando le spade”.
L'ho già fatto! Voglio mangiare!”.
Keid prese l'ascia. “Provaci se vuoi!”
Rigel estrasse le sue spade. “Ti accontento subito!”
Il guerriero stava per caricarlo, quando la porta sbatté. “Adesso basta! Eravamo rimasti d'accordo che non avresti più usato le armi dentro le taverne! Se volete combattere, fatelo a mani nude!”
Ehm... questa non è una taverna, è una locanda!” sottolineò Rigel.
Fa' lo stesso!” gli urlò Brendon.
Be', no, non è proprio la stessa cosa... in una taverna si mangia e si beve, in una locanda si dorme e si mangia e si beve, di conseguenza c'è una netta differenza: se ti ubriachi in una locanda puoi rimanere finché non torni sobrio.”
...Mystra, ti supplico, dammi la forza di non fulminarlo...!”
I tuoi compagni sono sempre così?” domandò Isilrill, divertita dalla scena.
E non ci hai visto nella nostra forma migliore!” aggiunse Rigel.
Basta con le chiacchiere, io ho fame!” concluse Keid.
L'Elfa versò un po' d'acqua in una ciotola per Ziwa, poi raggiunse gli altri. In mezzo alla stanza c'erano delle sedie e un piccolo tavolo quadrato con sopra il vassoio della colazione. Latte, formaggio, frutta e pane.
Manca solo del liquore di malto.”
Non sapevo i druidi bevessero liquori la mattina presto.”
Generalmente no, è un vizio che mi ha attaccato il mio maestro. Misao ha il vizio della pipa, io quella di bere un sorso la mattina. Non pensiate che mi ubriachi, ho specificato un sorso!”
Rigel aveva sentito bene. Misao, non Lady Misao. Reduce del suo incontro del giorno prima (quando ne aveva prese di santa ragione) e certo che tutti la chiamassero col titolo nobiliare, le chiese in quale circostanza l'avesse conosciuta.
Isilrill stava masticando e non rispose subito. “Forse è il caso di rispondere a qualche domanda. Sentiamo, cosa volete sapere?”
Per prima cosa chi sei” chiese Brendon.
Il mio nome è Isilrill, sono figlia di Ketojan il Capo Druido del Circolo della Foresta di Baldur's Gate. Sono amica di Misao da quando suo padre la portò in città, quindi ad occhio e croce direi dieci anni, ricordo quando era alta così!” Osservò dove aveva fermato la mano e aggiunse: “Be'... non che sia cresciuta molto in altezza, è sempre stata mingherlina.
E conosco Sirio da cinque, ovvero dal suo ingresso” le scappò un sorrisetto “diciamo non proprio passato inosservato alla Torre. Sto cercando una statuetta di Mystra per motivi personali. Ah, inoltre sono inseguita da Nyatar e sono in compagnia di... be', voi!”
Ma perché vuoi profanare il tempio di Mystra per rubare una statuetta sacra?” Insistette Brendon.
Profanare, che espressione esagerata... mi voglio solo introdurre in un luogo frequentato solo da sacerdoti per recuperare un oggetto che mi serve...”
Un'occhiataccia di Rigel le fece sparire il tono ironico.
D'accordo, d'accordo! Ma ascoltatemi bene: finché rimarrete con me, la mia sorte sarà anche la vostra, quindi sarà meglio per tutti che teniate la bocca chiusa. E quando ci separeremo, se venissi a sapere che avete spifferato qualcosa, giuro sulla mia spada che verrò a reclamare le vostre vite una ad una!”
Su quale spada, quella vera o quella finta?” Isilrill aveva con sé diverse armi. Arco e frecce, tre pugnali nascosti, una spada lunga e la spada orientale. La sua preferita. Rigel si riferiva a quella.
Mago, dimmi: ci possiamo fidare di questo qui? Sirio sa quando è il momento di non replicare, ma suo fratello pare non possedere questo dono.”
Non preoccuparti, fa l'arrogante ma non tradirebbe mai nessuno. Ti prego, continua a raccontare.”
L'Elfa era preoccupata di mettere la sua vita nelle mani di perfetti sconosciuti, ma non avendo scelta si rassegnò. Inoltre Sirio si fidava di loro, questo era un punto a favore.
Dovete sapere che tanto tempo fa due antiche divinità chiamate Ibrandul e Mystril collaborarono nel creare due oggetti identici, uno per ciascuno.”
Brendon era sorpreso. “Ibrandul dio del sottosuolo e Mystril dea della magia? Cos'è che li ha indotti ad unirsi in un progetto comune?”
Aspetta. Sai cosa ne è stato delle divinità in questione?”
Ibrandul è stato ucciso da Shar, la quale ne ha preso il ruolo, mentre Mystril è morta insieme a Karsus, dando vita a Mystra, nostra venerata dea.”
Precisamente. Uno di questi oggetti entrò in possesso di Shar e fu successivamente rubato per dispetto da Lolth, dea dei Drow, la quale non conoscendone l'importanza ne fece dono alla sua Somma Sacerdotessa, in un giorno in cui era bendisposta per non so quale servigio reso. Questa lo conservò fino al giorno della sua morte, quando andò distrutto.
A questo punto, dei due oggetti ne rimane uno solo, quello di Mystril. L'ho cercato per venti anni (boicottata in tutti i modi possibili da Ketojan, stupido Satiro!) riuscendo a fatica a scoprire che era passato nelle mani di Mystra. Lei lo nascose per sicurezza all'interno di questa statuetta. La dea ha fatto degli incantesimi impedendo a chiunque di toccarlo tranne che al suo Sommo Sacerdote: apparentemente sembra di metallo, dicono sia di puro platino; in realtà, nelle mani del Sacerdote assume una consistenza gelatinosa grazie alla quale è in grado di estrarre l'oggetto.
A me non serve la statuetta, a me serve l'oggetto contenuto nella statuetta.” Fece una pausa per bere del latte.
Di grazia, cosa sarebbe l'oggetto?” chiese Brendon.
Isilrill si girò il bicchiere tra le mani, tenendo lo sguardo basso e cercando le parole giuste. “E' un bracciale. Si tratta di una chiave per aprire un Portale per il luogo da cui vengo. Come ho detto, non mi interessa la statua, mi serve solo il bracciale di Mystril per tornare a casa.”
Rigel rise. “Fammi capire, in sostanza il tuo piano sarebbe questo: vuoi intrufolarti in un tempio di Mystra, entrare nella stanza del Sommo Sacerdote, trovare l'accesso al passaggio segreto, schivare le trappole, arrivare nel sotterraneo e rubare la statuetta (che come ha detto il guardiaboschi è protetta da incantesimi); permettermi di domandarti: dopo esserne uscita miracolosamente viva, vuoi pregare il Sommo Sacerdote di prenderti questo oggetto rischiando l'ira della sua dea oppure vuoi implorare Mystra che ti faccia una grazia?”
A questo penserò dopo. Una cosa alla volta: prima di tutto dobbiamo raggiungere il tempio sull'isola Nimbral.”
Rigel non credeva alle sue orecchie e fece un'altra risata. “Come hai detto? Ti riferisci forse alla leggendaria isola Nimbral? Danarr ti ha mentito, lo sanno tutti che non esiste!”
Danarr ha detto il vero, le sue indicazioni combaciano con le informazioni che ho trovato in questi anni. Mi ha anche dato un nome con cui mettermi in contatto.”
Rigel era convinto che lei mentisse o che Danarr si fosse preso gioco di lei, così Brendon fece una proposta: cercare qualche notizia a Candlekeep.

========================================================================

Quella notte Ketojan non riuscì a dormire. Quella stupida Elfa si era cacciata in un grosso guaio e lui gliel'aveva permesso! Perché non aveva insistito di più per farla restare?

Ma testarda com'era avrebbe trovato lo stesso un modo per andarsene. Almeno dandole il flauto era sicuro che l'avrebbe rivista.
Ma se avesse trovato guai più grossi di lei? Per di più era in compagnia del fratello di Sirio, con lui sarebbe stato difficile avere giornate tranquille!
Ripensò a come l'aveva addestrata e si sentì un po' meglio, in un modo o nell'altro se la sarebbe cavata. Ma il pensiero di Nyatar lo fece preoccupare di nuovo. Si sentiva impotente: sua figlia era distante e lui non poteva aiutarla.
Nel frattempo, Roger era rientrato dal suo giro di perlustrazione e si fermò davanti alla tenda del Satiro. “Capo devo fare rapporto. Ancora niente per quella cosa dell'orso, ma scommetto che la prossima volta lo prenderò in flagrante!”
Come aveva fatto a non pensarci prima? Certo che c'era qualcosa che poteva fare.
Invitò l'Uomo ad entrare. Lo vide agitato, non sapeva come scusarsi per aver portato la samurai al campo. “Per la storia di Lady Misao, ti assicuro che...”
Mio caro Roger! Non ti punirei mai per una simile sciocchezza! In fondo, farsi costringere da una ragazzina di sedici anni a farsi obbedire è già un'umiliazione sufficiente.”
Il Capo aveva sempre quell'aria allegra, soprattutto quando si burlava di qualcuno, ma stavolta c'era un che di inquietante.
Sono dispiaciuto...”
Anche io. Come posso fidarmi ancora di te? Oh, lasciami pensare... Mia figlia ieri ha lasciato la Radura, si è messa in viaggio col fratello di Deneb e i suoi compagni e voglio essere sicuro che stia bene. Ti andrebbe di assicurartene?”
Lei sa badare a se stessa, non ha bisogno di essere pedinata!”
Certo che no, ma io fossi nei tuoi panni, dopo stanotte farei quello che mi dice il Capo.”
Il druido non poteva rifiutarsi di eseguire l'ordine, ma sapeva quanto diventava aggressiva Isilrill quando era pedinata. Faceva paura quando si arrabbiava.
D'accordo, farò come vuoi. Ma sai che tua figlia non la prenderà bene e io le dirò chiaramente che è stata una tua idea!”
Come preferisci. Ah, un'ultima cosa. Fatti notare solo se necessario e... fai attenzione al cielo, potrebbe esserci qualche falco in giro.”
Fino a quel momento Roger pensava che il Capo volesse burlarsi di lui inviandolo in una missione inutile, ma quelle parole erano molto chiare. “Nyatar?”
Io non l'ho detto. Parti il prima possibile.” e fece un cenno con la mano per congedarlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Ziwa ***


La metà del giorno era passata da poco e lungo la Via della Costa era molto caldo. Il falco di Nyatar era scomparso, avevano già imboccato la deviazione per Candlekeep e sarebbero arrivati nel tardo pomeriggio ma Isilrill non era abituata a quella velocità: il cavallo faceva quello che poteva, ma il carretto era lento.
Avrei fatto prima a piedi!”
Se non ti va bene puoi scendere e spingere!” disse Rigel. “Oh, scordavo che le nobildonne non amano sporcarsi le mani!”
Smettila con questa storia! Il fatto che mio marito fosse un nobile non fa di me una nobildonna!”
Al contrario, sposandolo hai acquisito il titolo. Volente o nolente sei una Lady.” aggiunse Brendon divertito.
Ti ci metti anche te, adesso? Keid, almeno tu sei dalla mia parte?”
Spiacente, sei tu che te lo sei sposato.” Disse senza voltarsi, non aveva alcuna intenzione di prender parte in quel discorso; riteneva più importante guidare il carretto che ascoltare quelle chiacchiere.
Isilrill alternava lo sguardo tra Brendon, che le sedeva vicino, e Rigel che si era voltato per parlare.
Mi ha sposata contro la mia volontà, mi ha costretto! Come faccio a farvelo capire?” disse passandosi la mano tra i capelli.
Certo, certo. E gli Orchi regalavano dolcetti ai bambini.”
Non fu difficile capire che stavolta aveva esagerato; invece di arrabbiarsi come al solito, Isilrill mise il broncio come avrebbe fatto una bambina e dopo qualche istante chiese loro di fermare il carretto per riposarsi un po'.
Keid tolse l'imbracatura al cavallo per fargli brucare un po' d'erba mentre gli altri preparavano pane, formaggio e carne secca. Tutti percepivano la tensione dell'Elfa e il pasto fu rapido e silenzioso. Quando ebbero riordinato le loro cose, Isilrill ruppe il silenzio.
Ormai manca poco a Candlekeep, quindi possiamo fermarci ancora qualche minuto.”
Capirono che l'Elfa voleva confidare loro qualcosa di importante, così si sedettero tutti sul prato all'ombra di un grande albero. Lei accarezzava insistentemente Ziwa e aveva gli occhi lucidi, si capiva bene che era agitata.
Vi ho detto che vengo da un altro posto e che voglio tornarci. Quello che non vi ho spiegato bene è come sono finita qui.”
Passò lentamente lo sguardo su tutti loro, a uno a uno, quasi a voler penetrare nella loro mente e capire se poteva fidarsi di loro. Per quel poco che sapeva, erano leali.
Io non vengo da Abeir-Toril; non vengo neanche da uno di quelli che voi chiamate piani. Io sono nata su un altro mondo, chiamato Iriu, e adesso vi narrerò di come sono arrivata a Baldur's Gate.
Tutto ebbe inizio quando il nobile Narak, Arcimago di Sorcere, figlio della Somma Sacerdotessa Kilena, entrò in possesso di una Sfera Veggente: si tratta di una sfera di circa 30cm che è in grado di vedere cose molto lontane; so che ne esistevano altre, ora perdute, ma questa era in grado di andare oltre i piani e di volgere il suo sguardo fino al mio mondo.
Narak, all'insaputa di tutti, approfittava di ogni momento per scrutarla. Diventò come una droga e non poté più farne a meno; era ammaliato da essa e il suo desiderio di sapere gli impediva di separarsene. Mentre la sua mente marciva imprigionata dal pensiero di quelle visioni, l'occhio della sfera gli mostrò per caso una mia visione. Ne rimase folgorato fino a diventare un'ossessione per lui e mi osservò per lungo tempo.
Voleva in tutti i modi trovare un modo per portarmi in questo mondo, così cominciò le sue ricerche e scoprì la storia dei bracciali e del Portale. Preso dalla follia, sottrasse di nascosto il bracciale che era in possesso di sua madre e aiutato dai servi arrivò nel mio mondo. Lì, tramite l'aiuto di una divinità che mi odiava, riuscì a mandarmi in fin di vita e a rapirmi.
Passai un anno senza mai vedere la luce del sole, a Menzoberranzan. Mi davano la quantità di cibo e acqua solo sufficienti a non morire, non volevano che recuperassi le forze. Riuscivo a mala pena a fare pochi passi da sola, non potevo scappare in alcun modo.
Narak mi insegnò a parlare il Sottocomune e si divertì a usarmi come schiava.”
Isilrill si alzò in piedi e rimanendo di spalle si alzò la casacca, mostrando un tatuaggio sulla schiena: un occhio la cui iride era formato da un ragno. Il simbolo della casata Drow.
Poi si rimise seduta e riprese.
Ma non era ancora soddisfatto, oltre ad avere il mio corpo voleva sottomettere anche la mia mente; era convinto di riuscire a farmi il lavaggio del cervello trasformandomi in una marionetta. Fu allora che ebbe l'idea di sposarmi per creare un legame indissolubile.
Per le nozze nozze ordinò a Thorgar, un abile fabbro, di forgiarmi questa spada, replica di quella che avevo nel mio mondo: pensava che questo regalo sarebbe bastato a comprarmi. Ovviamente si sbagliava.
C'era però un problema che lui non aveva considerato: sua madre si accorse della scomparsa del bracciale e riuscì a scoprire l'identità del ladro: suo figlio! Fu così che si rivolse a Zagal, il fratello gemello di Narak. Anche lui era un mago potente al pari del fratello, ma gli era stato negato il titolo di Arcimago solo perché nato qualche istante dopo Narak; l'aveva odiato per questo e odiava sua madre per averlo favorito al suo posto.
Decise di sfruttare la situazione. Era sposato con Nil'Chaka, che nonostante la giovane età era una delle otto matrone che governavano Menzoberranzan; questa aspirava a diventare Somma Sacerdotessa e aiutò il marito nell'architettare un piano per eliminare la suocera e il cognato. E' troppo lungo raccontare i dettagli, vi dico solo che fu un brutto momento e io mi salvai per miracolo; in quell'occasione Narak e Kilena morirono e il bracciale di Ibrandul fu distrutto.
Scappai senza avere una direzione seguendo il fiume Rauvlin, poi entrai nella Foresta Alta e mi spinsi fino a giungere da un gruppo di Ninfe. Fui fortunata trovare la loro Radura e rimasi presso di loro quasi un anno.
Fu lì che incontrai Ketojan, che decise di prendermi con sé e di adottarmi. Inizialmente non volevo andare con lui, non avevo mai visto un Satiro e ne ero spaventata, ma lui riesce sempre a trovare i punti deboli delle persone e mi promise che mi avrebbe insegnato ad usare l'arco e qualche incantesimo. Aveva capito che dovevo cambiare vita e soprattutto cambiare identità per non essere rintracciata dai Drow. Così riuscì a convincermi a seguirlo.
E' stato come un padre per me, mi ha insegnato tantissimo e mi ha aiutato ad integrarmi in questo mondo, facendo sì che imparassi ad essere una druida.”


Fu un grosso sacrificio per Isilrill rievocare il passato; l'aveva fatto solo due volte: con le Ninfe e con Ketojan. Sì, Roger e Watanabe sapevano, ma era stato il Satiro ad informarli e nessun altro ne era a conoscenza.
Quelle parole le erano uscite tutte d'un getto, liberatorie. Aveva seppellito quella storia in uno degli angoli più profondi del suo cuore, ma allo stesso tempo era come tenuta prigioniera da quel ricordo che non le permetteva di andare avanti. Finalmente si era sollevata da un peso. Uno dei tanti almeno.


Facci capire: tu hai centotrentasei anni, giusto? Sono più di novant'anni che sei a Baldur's Gate e sembra che tu sia felice qui, perché vuoi andartene?”
Isilrill si aspettava comprensione da Rigel, invece quelle parole suonavano quasi come un'accusa. Le facevano ripensare a Ketojan e al fatto che non l'avrebbe più rivisto.
Io voglio soltanto tornare a casa e andare da mia madre!”
Aveva detto quelle parole tutte d'un fiato senza pensarci, adirata, e i sentimenti espressi erano fin troppo chiari per Ziwa: la lupa percepiva ogni sua più piccola reazione e quella frase non le era piaciuta. Si sottrasse alle carezze della padrona e si alzò ringhiandole conto. Isilrill tentò di avvicinare la mano, ma la lupa era ancora aggressiva.
Che le prende?” chiese Brendon.
Non c'è molto da mangiarci, ma se non sai gestire il tuo animale ci penso io a cucinarlo.” disse Keid mettendo mano all'ascia.
Fermo! Ha solo paura di essere abbandonata. A volte mi scordo che lei capisce quello che provo. Vedete, non la potrò portare con me e lei lo sente.”
poi sussurrò lentamente qualcosa con la mano alzata in direzione dell'animale. Ziwa si calmò, ma ancora non si faceva avvicinare.
Pensandoci bene capitava che i druidi dovessero lasciare i loro animali, forse per un viaggio in luoghi pochi adatti e con clima sfavorevole. Non era impensabile che lo sostituissero con un altro, più adatto e magari più robusto. Ma da quel poco che avevano visto Isilrill aveva un attaccamento quasi morboso per la lupa, sentimento evidentemente reciproco.

=======================================================================

Isilrill ne restò incantata! Candlekeep sorgeva su una rupe di origine vulcanica, le mura erano forti e le torri alte e robuste: una signora fortezza! Aveva un colore rossastro dato dalla luce del sole che ormai tramontava dietro il mare e dalle finestre delle torri già si vedevano i primi accenni di torce e candele. Semplicemente magica!
Sono in paradiso!”
No ma se vuoi ti ci mando!”
Andiamo Rigel, sono anni che cerco un posto del genere, non sciuparmi questo momento! Ehi mago, sei sicuro che ci siano tanti libri nella Biblioteca?”
CHIAMAMI BRENDON! O al massimo incantatore, ma non MAGO! Quante volte devo dirtelo?”
Scusa, me ne scordo.” disse noncurante. “Insomma, dimmi ci sono davvero?”
Sospirò. “D'accordo, te lo ripeto per l'ennesima volta: questa è la più grande che esista! Contiene libri di ogni tipo e dall'inestimabile valore. E' protetta giorno e notte da guardie e monaci, come se non bastasse ci sono molti incantesimi che impediscono ai libri di bruciare o ammuffire.”
Isilrill aveva mille domande, ma ormai erano arrivati nei pressi della Porta e si fecero avanti delle guardie con il simbolo della città sulla tunica: un castello con le fiamme di alcune candele che bruciano in cima alle torri. Brendon sfruttò gli ultimi momenti per ordinare a Rigel di tenere la bocca chiusa.
Sir Risewind è un piacere rivedervi. Venite per consultare nuovamente la biblioteca?”
Sì. Siamo di passaggio e abbiamo pensato di fermarci qui per un paio di giorni a riposarci un po'.”
E i vostri compagni sono..?”
Lord Rigel Deneb di Neverwinter, porta con sé due spade; la druida Isilrill, figlia del Capo Druido di Baldur's Gate, con la sua lupa Ziwa; e questo è Keid, ultimo discendente della tribù del Teschio d'Orso.”
Un barbaro dite? Non so se...” disse la guardia imbarazzata.
Non preoccupatevi, mi assumo io ogni responsabilità.” Assicurò Brendon.
Molto bene. In questo caso non ci sono problemi!” Aggiunse l'Uomo visibilmente più contento e gli porse dei documenti firmati. “Direi che avete fatto appena in tempo, stiamo per chiudere le Porte. Passate delle lunghe e proficue giornate!” e li lasciò entrare. Dalle loro spalle arrivò il rumore del cancello che scendeva.

====================================================================

Brendon era già stato in città e li condusse in una locanda vicino la Biblioteca; non era molto grande, ma l'oste era un Halfling molto simpatico e il cibo non era male. Presero una stanza, piccola anch'essa, ma era perfetta per passare la notte; in più poterono portare Ziwa con loro.
Di solito quando entrava in una città Isilrill lasciava la sua compagna fuori, dove era libera di muoversi e di cacciare come più le aggradava, ma dopo la faccenda di poche ore prima preferiva tenersela vicino. Si sentiva triste al pensiero che quelli erano gli ultimi momenti con lei e che presto l'avrebbe abbandonata.
Ricordava bene quando quattro anni prima aveva chiamato Misao per farla assistere alla nascita dei cuccioli di Ziwa VI e di come insieme avessero scelto una cucciola simile alla madre e l'avessero chiamata Ziwa VII. Ricordava che la samurai le aveva chiesto perché dava lo stesso nome a tutte le sue lupe e lei aveva risposto che lo faceva in onore di una sua vecchia amica: lo faceva per non dimenticarla.
Ricordava come avesse aiutato la madre ad addestrare la cucciola fino al suo secondo anno di vita e la loro prima missione insieme: Ziwa aveva preso con coraggio un colpo destinato alla padrona e aveva rischiato di morire. Con un incantesimo riuscì a farla ritornare cosciente, ma dovette portarla di corsa da un chierico per curarla. Giurò che se in quell'occasione non fosse morta l'avrebbe protetta a costo della propria vita.
E adesso voleva abbandonarla. Ziwa non l'avrebbe accettato, si sarebbe sentita tradita. E se si fosse rivolta contro di lei e avesse dovuto lottarci contro? No, sapeva cosa sarebbe successo: lei non avrebbe reagito e Ziwa l'avrebbe costretta a ritornare da Ketojan, avesse dovuto trascinarla per i vestiti! Era determinata almeno quanto la padrona, due teste dure!
La lupa era l'unica che avrebbe potuto far cambiare idea a Isilrill e lei pensava a come risolvere il problema mentre le carezzava la schiena. Tutte le sere Ziwa si abbandonava a quel trattamento, come se fosse un mistico rituale tra lei e la sua padrona. Quell'azione aveva il potere di calmare l'Elfa, perché scordava per un po' tutti i problemi e si concentrava solo sulla lupa; ma quella sera il problema era proprio la lupa e Isilrill non ebbe l'effetto calmante desiderato. Cominciava ad avere i primi dubbi.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Candlekeep ***


La Biblioteca di Candlekeep cercava da anni alcuni libri in possesso della famiglia di Brendon. Erano volumi preziosi, più unici che rari, ma alla fine la famiglia cedette all'insistenza dei monaci e glieli consegnarono. Essendo di valore inestimabile, giunsero ad un accordo che prevedeva la cessione in cambio della possibilità per tutti i discendenti primogeniti della famiglia di accedere alla biblioteca, tutte le volte che desideravano. Certo, dovevano rispettare le rigide regole come tutti, ad esempio non potevano trascrivere tracce di libri (una copia del libro costava 100 monete d'oro, mentre una copia di un libro con incantesimi anche dieci volte tanto), ma considerando che il singolo accesso era permesso solo con la donazione di un libro di gran valore risultò un buon affare per entrambi i contraenti.
Dopo colazione Brendon uscirono per recarsi in Biblioteca. Era molto presto, le ombre proiettate erano ancora lunghe e nelle via le guardie finivano di spegnere le torce della notte. Si sentivano i primi rumori provenire dalle case, mentre in strada c'erano appena una ventina di persone.
Oltrepassarono la seconda cinta muraria, più piccola della prima, e finalmente poterono apprezzare la struttura in tutto il suo splendore. Le mura forti e spesse delimitavano una struttura quadrata, con quattro torri agli angoli.
Il pian terreno occupava la maggior parte della costruzione: oltre ad esserci gli uffici dei monaci, c'erano delle ampie sale dov'era possibile consultare il materiale e una stanza abbastanza grande destinata agli incantatori per le loro esercitazioni.
Al primo piano si trovava la Biblioteca vera e propria. Il suo perimetro era più piccolo per lasciare spazio ad una grande terrazza che lo contornava e l'accesso era possibile solo dal pian terreno.
Ma il pezzo forte era il secondo piano! Ancora più piccolo del primo e circondato anch'esso da una terrazza, conteneva i libri più preziosi e importanti della Biblioteca: quello era il Luogo Sacro del Sapere, l'accesso era consentito solo in via straordinaria e con l'obbligo di accompagnamento dal Custode dei Volumi o dal Primo Lettore. In pochi avevano avuto tale onore.

====================================================================

Isilrill dovette lasciare una Ziwa non troppo contenta di rimanere sola all'ingresso vicino alle guardie. “Torno presto!” le promise.

Entrarono in una sala circolare non troppo grande e in pietra come il resto della struttura. Di fronte, in corrispondenza dell'entrata, c'era un corridoio il cui accesso era protetto da due guardie; ne dedussero che era l'unica strada per raggiungere l'interno, una delle tante precauzioni.
Sulla sinistra c'era un tavolo con del materiale per scrivere, seduto al quale c'era un piccolo Uomo con una tunica gialla e i capelli ormai bianchi.
“Oh, Sir Risewind, bentornato! Quale parte della sala volete visitare oggi?”
“Buongiorno, vorrei prima parlare col Primo Lettore, sempre che sia disponibile.”
“Lo contatterò immediatamente.”
Dopo essersi assicurato sull'identità degli altri tre, l'Uomo li fece accomodare su una comoda panca sul lato destro della stanza e mandò una guardia ad informare il Primo Lettore.
Nel frattempo arrivò uno Gnomo; voleva consultare un trattato di erboristeria molto particolare, per questo motivo tirò fuori dalla sua sacca un libro dalla copertina rossa.
Gli occhi dell'Uomo si illuminarono subito di avidità. “Un libro dite? Bene. Bene. Posso vederlo?” disse alzandosi di scatto dalla sedia. Evidentemente, la curiosità aveva reso l'agilità alle sue vecchie gambe.
Lo Gnomo glielo diede di malavoglia, quel tipo sembrava strano, ossessionato si sarebbe detto. Ma quella era la prassi e non poteva rifiutarsi di farlo valutare. Se voleva entrare nella Biblioteca avrebbe dovuto donarlo.
L'Uomo non ci fece caso, la sua attenzione era tutta sul libro e le sue mani rugose e dalle unghie gialle si muovevano viscidamente nello sfogliare le pagine.
Mentre discutevano sui dettagli e sui tempi della valutazione, tornò la guardia riferendo che il Primo Lettore li avrebbe ricevuti immediatamente e si alzarono felici di non dover più sopportare la vista di quell'Uomo.

=======================================================================

Rigel non si era aspettato una stanza così sobria dal secondo in linea gerarchica nella direzione della Biblioteca. Vicino alla porta c'era un letto pulito e confortevole, ma niente a confronto con quello decorato di suo padre. Le pareti erano ricoperte da scaffali sì zeppi di libri, ma in legno semplice. Solo il tavolo e il comodino erano più preziosi, placcati qua e là con piccole fascette d'argento di ottimo gusto. Niente a confronto con lo sfarzo e la pomposità di casa sua: il Primo Lettore gli era già simpatico.

Il Mezzelfo seduto al tavolo era molto anziano. Il sangue umano era forte in lui, un tempo doveva essere stato alto ma il peso dei suoi centosessantacinque anni lo costringeva a stare ricurvo e camminare con un bastone che portava sempre con sé. Il suo nome era Quarion e anni prima aveva curato la transazione dei libri della famiglia Risewind con il nonno di Brendon; dopo gli iniziali contrasti era diventato molto amico di questo e dalla sua morte era come un secondo nonno per il mago.
“Brendon caro, che piacere vederti! Ormai non vieni più a trovarmi spesso come una volta!”
Il ragazzo gli presentò i compagni, chiacchierarono un po' e si assicurarono dello stato di salute di parenti e amici.
Quando finalmente ebbero finito i convenevoli, cominciarono a raccontargli tutta la storia.


Quarion ascoltò in silenzio Isilrill, Brendon e Rigel che si interrompevano a vicenda nello spiegare i fatti; gli dissero che l'Elfa era stata portata in questo mondo contro la sua volontà e gli serviva il bracciale nella statuetta di Mystra per tornare nel suo mondo.
Quando si zittirono, il Mezzelfo poggiò la mano destra sul tavolo e cominciò a picchiettarlo con le dita, come a dire che avevano tralasciato qualcosa di importante ma poi sembrò ripensarci.
“Sì, posso confermare che Nimbral esiste. Cos'altro volete sapere?” chiese, sorridendo dello stupore di Rigel.
“Vogliamo sapere se esiste una mappa e quali difficoltà potremmo incontrare.” rispose Keid.
“Dunque, esiste una mappa conservata nelle sale interne ma una copia è troppo costosa per voi. Però Brendon può riuscire a memorizzarla in un paio di giorni al massimo quindi state tranquilli.
Per quanto riguarda le difficoltà... Gli abitanti non vedono di buon occhio i visitatori, ma non li cacciano se sono pacifici e i Guardiani intervengono solo per proteggere; quindi se non creerete problemi non vi infastidiranno. Ma dovete fare attenzione: al più piccolo segno di minaccia, questi Cavalieri vi saranno addosso in un attimo. Cavalcano dei Pegaso e oltre che veloci sono letali!”

===================================================================

Dopo averli congedati, Quarion trattenne Brendon per condurlo alle sale interne.

Il mago era stato altre volte al primo piano: conosceva quella grande sala con tutti quei scaffali alti fino a raggiungere il soffitto, stracarichi di volumi, e gli era familiare l'odore di cera e di carta che arrivano come un'ondata appena varcata la soglia. Ma non era mai salito al secondo piano.
Al centro della sala c'erano le scale protette lateralmente da muri, come un corridoio, e l'ingresso era sorvegliato da due guardie e chiuso da un robusto cancello. Quarion prese delle vecchie chiavi pesanti da una tasca interna del suo vestito e lo aprì facendolo cigolare.
Le stanze erano di varia grandezza, ma nessuna particolarmente grande. C'erano molte candele accese, forse per sostituire l'assenza di torce. Sugli architravi che separavano le salette era sempre incisa una lettera diversa. Sulle prime il mago non ci fece caso pensando che le lettere avrebbero dovuto essere in sequenza per facilitare la catalogazione; poi si accorse che non avevano nessuna connessione: f, a, e, k, a. Quarion gli disse che era una specie di labirinto, dove chiunque entrasse senza sapere la chiave per decifrare quelle lettere si sarebbe perso in quelle stanze così simili: un'ultima astuzia nel caso gli incantesimi e le protezioni non fossero bastate.
Infine giunsero in n. Era una stanza quasi rettangolare, una delle più grandi, e Quarion si avvicinò ad uno scaffale. Trovò la mappa quasi a colpo sicuro, dopo di ché si sedettero al piccolo tavolo rotondo in mezzo alla stanza e Quarion si rivolse a Brendon.
“Mi che ti sia imbarcato in un'avventura senza conoscerne i rischi.”
“Be', inizialmente volevo impedirle di profanare un tempio di Mystra, ma quando ho saputo tutta la storia ho ritenuto giusto aiutarla.”
“Tutta, dici? E dimmi, non ti sei chiesto come mai Nil'Chaka la cerca da così tanto tempo?”
Brendon era perplesso; aveva dato per scontato che fosse per la chiave, ma in effetti Isilrill non ce l'aveva ed era sulle sue tracce da poco; e pensandoci bene, che cosa poteva farsene la Drow?
“Ti risponderò io, figliolo. Come sai i Drow non possono vivere sulla superficie perché la loro pelle si ustiona al contatto del sole, è per questo che vivono nel sottosuolo. Ma la regola non è valida nel mondo al di là del Portale. Se Nil'Chaka e Zagal avessero la chiave non esisterebbero un attimo ad inviare il loro esercito per tentare di conquistarlo! Oh, non è detto che riuscirebbero, nessuno sa quali creature popolino quel mondo, ma come si dice il gioco vale la candela.
Indipendentemente dal risultato, sia questo che l'altro mondo sarebbero devastati e tutti noi conosciamo le conseguenze della guerra.
Ma vedi, c'è un'altra cosa: oltre alla chiave serve un altro oggetto, un diadema che apre il passaggio che conduce al Portale. Questo prezioso gioiello era in possesso di Kilena, precedente Somma Sacerdotessa di Lolth, e novant'anni fa sparì durante il suo assassinio. Indovina! Adesso si trova nelle mani di Isilrill, o meglio di Jelia.”
Brendon non riusciva più a seguire. “Jelia...?”
“Già, lo immaginavo. Non vi ha detto niente. Lei non è un'Elfa, è figlia di una strega dell'acqua. Non esistono nel nostro mondo, ma si dice che siano creature pericolose in grado di manipolare l'acqua e che se ne vengono allontanate perdono le forze finanche a morire. Probabilmente Isilrill è il nome che gli ha dato Ketojan quando l'ha presa con sé.
In questa biblioteca non c'è niente su di lei prima che varcasse il Portale, ma ci sono delle tracce nelle cronache di Menzoberranzan del periodo trascorso con Narak. Quel codardo l'ha tenuta in fin di vita per un anno, perché aveva paura del suo potere. Ti dico questo per un motivo molto semplice: lei è determinata, ma rivedendo i luoghi della sua tortura può darsi che la sua mente vacilli e commetta degli errori; se dovesse avvenire non voglio che tu sia lì. Non sono tuo nonno, ma ti voglio bene come se lo fossi.”
Finalmente il quadro era completo. Da un lato c'era Isilrill-Jelia che voleva tornare a casa; dall'altro c'erano i Drow che volevano vivere in superficie, non importava in quale mondo e a quale prezzo.
“Se la tua amica dovesse fallire, presto il nord entrerebbe in guerra e penso che questo tu non lo voglia. Prova a convincerla a rinunciare, a farle capire che la sua vita è qui.”
Quarion sapeva proprio tutto. In fondo non c'era da stupirsi, aveva libero accesso a tutta la conoscenza del Faerun! Ma Brendon sentiva che non sarebbe finita lì.
“Ricordi il mio apprendistato presso il necromante?”
“Se ricordo? Ti ho mandato almeno una lettera la settimana consigliandoti di lasciarlo perdere, ma tu no! Eri curioso, volevi imparare cose nuove!”
“Ci sono stato solo tre mesi! Poi me ne sono andato!”
“Sì, dopo che ti ha fatto fare degli esperimenti su gente viva! Per tutti gli Dei, comprava schiavi per torturarli per non si sa a che scopo... e tu l'hai aiutato!” A Candlekeep la schiavitù non era tollerata da nessuno. E ancora meno la compravendita.
“Ne abbiamo già parlato abbondantemente, appena mi sono reso conto della situazione me ne sono andato. Ma lasciami parlare: so che feci un errore, ma tornassi indietro lo rifarei perché in quel momento era la cosa giusta da fare per me. E adesso la cosa giusta è stare vicino a quella ragazza, è ancora traumatizzata e dopo tutti questi anni non ha superato la cosa. Sì, cercherò di farle cambiare idea, ma voglio aiutarla ad essere felice.”

===================================================================

Sirio aveva appena finito di parlare col Maestro di Misao come gli aveva chiesto Isilrill. Watanabe non aveva detto molto, aveva principalmente ascoltato e una volta finito il resoconto aveva pulito e messo via la sua pipa. Dopo di ché lo aveva ringraziato e gli aveva ordinato di rimanere chiuso nella Torre a cercare qualche incantesimo che potesse risultare utile. “E tieni d'occhio Nyatar.”

Già, ma come fare se doveva rimanere chiuso nella Torre? Anche evocando il suo Servitore Inosservato (un essere invisibile a tutti tranne che al suo creatore) la distanza con la Grande Quercia era troppa per poterlo evocare. Usare il suo famiglio? No, Nyatar si sarebbe accorto della presenza di un animale estraneo. Era quasi sera e si trovava fuori dalla Caserma senza nessuna idea. Per schiarirsi la mente decise di camminare un po', anche perché sarebbe dovuto rimanere rinchiuso per diversi giorni; invece di tagliare per la Torre, fece la strada lunga che portava al Tempio di Tyr, quello di Parnis Umarth. Era sempre rimasto affascinato dalla Mezzadrow fin dalla prima volta che ne sentì parlare: i bardi narravano le gesta di quando era giovane, di quando coi suoi compagni aveva affrontato dei Diavoli. Adesso che era invecchiata si era ritirata a servire Tyr come sua Sacerdotessa e non si occupava di altro.
Fu mentre pensava alle prove eroiche superate dalla Mezzadrow che vide uscire da una porta secondaria del Tempio una figura con un lungo mantello. O per meglio dire, la persona lì sotto sarà stata alta sì e no 1,40m, ma il mantello scuro l'avvolgeva completamente dalla testa ai piedi. Sirio ne rimase incuriosito; sembrava andare nella sua stessa direzione, così la seguì non volendo. Fu sorpreso quando la vide avvicinarsi al cancelletto della Grande Quercia e ancora di più quando Nyatar la fece entrare!
“Questo non va bene!” Non sapeva che fare, non sapeva affrontare certe situazioni, così preso dal panico decise di nascondersi e aspettare per capire cosa succedeva. Non passò molto che vide arrivare Danarr; avrebbe voluto fermarlo, ma cosa dirgli? Se lo avesse avvicinato, lo avrebbero di certo visto o gli animali lo avrebbero fiutato avvertendo Nyatar. Bloccato dalla paura, sperò che il trucchetto che aveva usato Isilrill per offuscargli la memoria bastasse per tenere il Mezzelfo lontano dai guai.
Si fece notte. La maggior parte degli animali dormiva e dall'abitazione di Nyatar non giungeva alcun suono. Stava per andarsene, quando finalmente vide dei movimenti: era la figura incappucciata che aveva visto prima. L'Elfo e Danarr evidentemente erano ancora dentro. Adesso doveva prendere una decisione importante senza sprecare tempo, basandosi sul suo istinto: aspettare il guardiaboschi o seguire la figura incappucciata?
Scelse la seconda. Per essere sicuro di non correre pericoli, evocò il suo Servitore Inosservato e lo mandò avanti a seguire quella figura, mentre lui rimaneva distante, fino al Tempio dove quella persona entrò. Sirio decise di tentare la fortuna e mandare dentro il suo Servitore.
Mentre camminava, la figura si tolse il mantello. Era una Drow, dalla pelle scurissima e dai capelli bianchi come il latte. Difficile capire l'età, sicuramente più di duecento e meno di settecento; non sapeva essere più preciso. Continuò a camminare lungo un corridoio, ma il Servitore si dovette fermare: l'incantesimo era al limite, un altro passo e sarebbe svanito. Mentre Sirio pensava a come potersi avvicinare, la Drow aprì una porta poco distante; anche se il suo Servitore non poteva vedere, poteva sempre sentire. E Sirio riconobbe la voce di Parnis.
“Imreenice! Sei stata da Nyatar?”
“Sì. Ed è stato meglio così, aveva bisogno di me, non di te.”
“Il messaggio era indirizzato a me! Che diritto avevi di prenderlo al mio posto? Voglio sapere di cosa si tratta!”
“Credimi cognata, non lo vuoi sapere. Anzi, vedi di non immischiarti in questa storia. Non sono cose che riguardano te o questa città.”
“Pensi di farmi paura? A me, Servitrice di Tyr?”
“Da giovane forse. Ma ora sei vecchia. Pff, sei solo una Mezzadrow!”
Imreenice vide Parnis alzare la mano pronta a lanciare un incantesimo. Vero che era invecchiata, ma non così tanto da non darle del filo da torcere. Non si erano mai potute sopportare, l'una Sacerdotessa di Tyr, l'altra seguace di Lolth. L'unico punto in comune era quel Mezzodrow fratello minore di una e marito dell'altra. Non fosse stato per lui, Imreenice non avrebbe mai messo piede a Baldur's Gate! E invece per colpa sua le loro visite erano anche troppo frequenti! Il Mezzodrow usava la scusa della nostalgia della sorella per arrivare in città e commerciare certe armi illegalmente. Certo era abile, Parnis non sospettava niente, anche per merito di Imreenice che lo copriva. Ma per questo motivo rimanevano spesso da sole e ciò le esasperava: finivano col litigare.
Questo era solo uno dei tanti litigi, ma quando Parnis arrivava a minacciarla con gli incantesimi Imreenice cedeva: vecchia sì ma molto abile lo stesso; non valeva la pena rischiare di morire per mano sua.
“Calmati adesso, ti racconto tutto. Pare che una certa Elfa figlia del Capo Druido sia in possesso di una spada particolare, mai vista prima, molto sottile all'apparenza, ma forgiata da Thorgar. Nyatar vuole solo sapere come l'abbia avuta avuta. Gli ho promesso che avrei cercato in città, a Menzoberranzan. Adesso calmati e vai a riposare, domani ti aspetta una lunga giornata.”
Sirio non aspettò oltre. Era stato già abbastanza fortunato per quella notte. Dissolse il Servitore Inosservato e corse più veloce che poteva verso la Caserma.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Reya ***


Watanabe non si era aspettato di essere svegliato a notte fonda. Le guardie avevano detto che Lord Deneb era come impazzito e chiedeva urgentemente di vederlo. “Lui capirà!” aveva detto alle guardie. Diede ordine di lasciarlo passare, spostò a un lato il futon, si mise addosso una vestaglia e lo attese al lume di una piccola candela mentre scaldava dell'acqua per il tè.
“Vi chiedo perdono ma porto notizie fresche riguardanti la discussione di oggi!”
“Chiudi la porta e accomodati.”
“Niente Sakè?”
“Il Sakè toglie lucidità e va bene la sera, non la notte. A quest'ora tarda è meglio del tè.”

====================================================================


“Come mai tanta dedizione per quella ragazza?”
Neanche Brendon sapeva rispondere. Fin da quella volta che l'aveva vista nella taverna, mentre stava finendo di rivestirsi dopo aver steso Danarr, aveva avuto l'impulso di seguirla. Si era detto che voleva proibirle di profanare il Tempio di Mystra, e quindi che voleva andare con lei solo per devozione alla sua Dea, ma adesso Quarion gli instillava dei dubbi.
“Non dirmi che provi altri sentimenti per lei oltre l'amicizia?
Stammi a sentire figliolo, non sappiamo bene di cosa sia capace ma quello che tu scambi per sentimento forse è solo un sortilegio!”
“Aspetta, ti assicuro che non provo niente di simile per lei! E' una persona che ha sofferto ed è una mia compagna, è più che normale volerla aiutare. Non mi ha fatto nessun sortilegio e non provo niente. Davvero, niente!”
L'insistenza di Brendon pareva essere diretta più a convincere se stesso che a rassicurare Quarion.
Il Mezzelfo era preoccupato; sia che si trattasse di sortilegio che di sentimento vero, suo nipote si era affezionato alla ragazza e rischiava di non essere obiettivo nel prendere decisioni e di mettere in pericolo sé e i suoi compagni.
“Pensi che riuscirai a convincerla a tornare a Baldur's Gate?”
Dopo un lungo sospiro rispose: “E' molto testarda. E' probabile che ammetta che sia la cosa migliore ma non tornerà indietro; non di sua spontanea volontà almeno.”
“Fammi capire, le serve un incentivo?”
Dal sorriso di Quarion, Brendon capì che aveva un'idea.

=====================================================================

Misao era tornata in città. Aveva passato quel che restava della notte presso una tenda dei druidi e si era svegliata poco dopo l'alba. Non vide Roger prendere due faretre piene di frecce e partire in fretta e furia. No, aveva incontrato solo Reya, una druida Mezzelfa sempre sorridente che faceva un po' da mamma a tutti, la quale le aveva offerto una ciotola con qualcosa di strano; troppo affamata dopo la precedente giornata di digiuno non si era fermata a domandarsi cosa fosse e lo aveva buttato giù quasi senza masticare, sentendo via via il proprio corpo rinvigorirsi. Non si era fermata oltre, ormai nella Radura quasi tutti i druidi erano svegli e lei doveva tornare in città.

Solita routine alla Caserma. Le guardie si alternavano nei turni, le reclute si allenavano col Sergente Hart, gli uomini di Misao, quelli dell'Unità d'Avanguardia, svolgevano il loro lavoro come sempre... Tutto regolare, una giornata come un'altra. Almeno in quell'ambito non aveva pensieri.
Prima di recarsi dal Maestro decise di passare dal suo ufficio per cambiarsi gli abiti. Inizialmente non ci fece caso, poi la vide: la pila di scartoffie era aumentata!
Fu presa dallo sconforto. L'unica cosa a cui pensava in quel momento era correre dietro Isilrill e offrirle la sua katana in aiuto, non certo a riempire moduli! Ma se era vero che aveva giurato di proteggere la sua amica, era altrettanto vero che aveva giurato di servire e proteggere Baldur's Gate: non poteva venire meno al suo dovere.
Diede quindi un rapido sguardo alle pergamene per capire cosa fossero: un ladro arrestato, un mercante di stoffe che si diceva truffasse, un locandiere sospettoso che i suoi clienti trafficassero armi illecite... Cose di sempre. Cose che potevano aspettare, per il momento.
Riordinò i rapporti e uscì per andare dal Maestro.

=====================================================================

Il Maestro la mise al corrente della conversazione con Sirio. Non c'era molto che potesse fare, ma appena Imreenice avesse messo piede a Menzoberranzan, Isilrill si sarebbe ritrovata i Drow alle calcagna e voleva avvisarla.

“Devi avere pazienza!”
“Chiedo perdono Maestro, ma non capisco cosa ci sia da aspettare! E' partita solo ieri, posso raggiungerla facilmente e...”
“L'impazienza ti offusca le idee, mia giovane allieva. Rifletti: pensi davvero che se tralasciassi i tuoi doveri e ti assentassi proprio durante la partenza di Lady Isilrill, Nyatar non sospetterebbe niente?”
Misao sentì le guance avvampare. La fretta non le aveva fatto notare la cosa più ovvia e non le piaceva sbagliare davanti al suo Maestro. “Voi dite il vero.”
Per calmare la tensione prese la sua pipa e l'accese.
“Bene, non posso andare da lei; ma cosa posso fare? Dopo aver parlato con voi, Lord Sirio si è rintanato sulla Torre e io non posso mettere i miei uomini a controllare Nyatar senza motivo; non solo, ammettendo che lo facessi personalmente (infrangendo tutte le procedure), quell'Elfo se ne accorgerebbe immediatamente! Non è stupido.”
Avrebbe tanto voluto del Sakè, ma il Maestro non gliene aveva offerto. Si sentiva presa tra due fuochi, da un lato il suo giuramento da Capitano e dall'altro la sua lealtà a Lady Isilrill. Non aveva le idee chiare e confidava nei consigli del Maestro, ma lui la fissava in silenzio. Faceva così tutte le volte che era indecisa, voleva che la sua allieva trovasse la via da sola. Misao detestava questo atteggiamento, era come un esame perenne, ma sapeva che lo faceva per il suo bene.
Cosa fare? Cosa voleva che facesse? Cosa avrebbe fatto il Maestro al suo posto? Poi capì.
“Lady Isilrill sa badare a se stessa e ha trovato dei compagni che potranno aiutarla. Aspetterò qualche giorno svolgendo i miei doveri come sempre e cercando informazioni su Danarr. Questo non è contro la legge, sappiamo che è coinvolto in faccende illegali e fa parte dei miei doveri indagare su di lui. Appena saprò qualcosa in più mi metterò sulle tracce di Lady Isilrill per avvertirla del pericolo.”
“E' la scelta giusta, per adesso non puoi fare altrimenti. Le guardie che l'hanno vista lasciare la città hanno riferito che è andata verso sud, lungo la Via della Costa sopra un vecchio carretto, quindi procederà lentamente e avrai tutto il tempo di raggiungerla. Lord Deneb dice che l'incantatore che accompagna la tua amica ha dei conoscenti nella città di Candlekeep e sono sicuro che Lady Isilrill non vorrà perdersi l'opportunità di farci una tappa. Il Capo Druido le ha impedito in varie occasioni di andarci e a lei piace fare il contrario di quello che viene detto. Fortuna che frequentandola non hai preso il suo vizio.”
Era proprio vero, se le dicevi di non fare una cosa, questa prendeva un gusto prelibato e presto o tardi, testarda com'era, la faceva lo stesso. Ma forse stavolta era un bene, almeno per Misao sarebbe stato più facile rintracciarla.

====================================================================

Reya era una Mezzelfa molto bella intorno ai sessanta-settant'anni. Isilrill adorava i suoi capelli rossi e tutti ricci (un cesto di capelli diceva). Nonostante fosse minuta, non arrivava al metro e mezzo, aveva un forte istinto materno e le piaceva aiutare chiunque quando poteva. Isilrill si era affezionata a lei, ma spesso Reya doveva lasciare la Radura per qualche missione: era la più abile quando si trattava di animali, sapeva sempre come capirli e farli ragionare, quindi non si vedevano spesso quanto avrebbero voluto.

Quella mattina si era alzata presto e aveva cucinato per tutti. Le piaceva farlo e la sua zuppa era la migliore. Mentre versava una porzione per la piccola Misao, la quale sembrava decisamente averne bisogno, vide Roger con la coda dell'occhio che usciva dalla tenda del Capo. Fin lì niente di strano. Ma ecco che invece di andare da lei per farsi dare da mangiare (era noto il suo appetito!), quatto quatto aveva preso un paio di faretre piene e cercava di allontanarsi senza dare nell'occhio.
Reya conosceva Roger da moltissimi anni e sapeva bene che lui non era molto capace con l'arco, lo usava solo in casi di emergenza: perché prendere addirittura due faretre? E si stava allontanando dopo essere rientrato dal suo giro di ricognizione!Da quando era così ligio al dovere dal rinunciare a dormire? Che il Capo gli avesse affidato qualche missione pericolosa?
Senza attirare l'attenzione degli altri, lo raggiunse prima che sparisse.
“Ehi, dove stai andando?” gli chiese.
“Shh, abbassa la voce! Non vorrei che qualcuno origliasse.” rispose Roger.
“Il Capo è nella sua tenda, da qui non può sentirci.”
“Lui no, ma altri sì. Senti Reya, io ho fiducia in te, solo che...”
Lei era perplessa, non capiva dove volesse andare a parare. Si erano sempre detti tutto, non c'erano segreti fra loro e così lui si decise.
“Ti voglio bene, quindi sarò onesto! Io ti avevo detto di non raccontare a Isilrill quella storia, ma tu non mi hai ascoltato! Sì, lo so che quando fa quei occhioni dolci è difficile dirle di no, ma lei si è messa in testa di andare a cercare...”
Si guardò intorno prima di continuare. Non c'era nessuno ma era inutile rischiare, Reya aveva capito di cosa parlava. Era stata lei a riferire a Isilrill di Danarr.
Durante una missione si era fermata in una taverna per incontrare un informatore e mentre aspettava sentì per caso le parole di un ubriaco che si vantava di aver compiuto innumerevoli imprese eroiche per attirare i favori della cameriera. Reya non ci fece molto caso fin quando non cominciò a parlare della statuetta che cercava Isilrill; un compagno di lui lo mise subito a tacere ma ormai aveva sentito abbastanza. Avrebbe voluto mantenere il segreto, ma l'Elfa aveva origliato mentre faceva rapporto al Capo e appena uscita dalla sua tenda le aveva spillato fino all'ultima informazione, decisa a cercarlo. Ketojan ovviamente glielo proibì, ma lei si rivolse a Nyatar.
Insomma, adesso è andata a cercarla!” concluse Roger, deluso dalla mancanza di apprensione della Mezzelfa.
“Dai, sa cavarsela da sola e poi non troverà mai l'isola di Nimbral! Appena capirà che sta sprecando tempo vedrai che tornerà. E poi tu che vorresti fare? Andare da lei? Non ti sembra di esagerare, addirittura portarti dietro due faretre! L'ultima volta che hai usato l'arco in missione è stato l'anno scorso, quando sei tornato più morto che vivo dopo aver affrontato quel mostro. So che Isilrill detesta essere seguita e quando si arrabbia diventa violenta, ma non credo sia più pericolosa di quel tipo dell'anno scorso...”
“Le frecce non sono per lei! Nyatar la sta facendo seguire dal suo falco.”
Adesso capiva la sua presenza: Lady Misao doveva aver portato un messaggio al Satiro.
“Te l'ha chiesto il Capo?”
“Sostituisci chiesto con ordinato e la risposta è sì. Senti, non prendertela a male, ma il Capo è molto preoccupato e forse dovresti chiedergli scusa.”
“Come? No! Non potete incolparmi del fatto che Isilrill se n'è andata!”
“Fa' come ti pare. Io so solo che se tu avessi tenuto la bocca chiusa adesso io non sarei costretto ad andare a giro con quest'arco alla ricerca di un falco!”
E voltandole le spalle, se ne andò.

====================================================================

Reya era arrabbiata! Come potevano accusarla di essere lei la causa di tutto!? Isilrill era grande e solo lei era responsabile delle proprie decisioni. Non era colpa sua, se non fosse stata lei a darle le informazioni, prima o poi le avrebbe trovate ugualmente!

Però, riflettendoci bene, pensò che se avesse taciuto certe cose avrebbe quantomeno rimandato la sua partenza. Più ci rimuginava, più il senso di colpa saliva. Decise di andare a parlare col Satiro, forse poteva rendersi utile prima che Nyatar tentasse qualcosa di pericoloso. Si fermò davanti la sua tenda.
“Capo, sono io, posso parlarti?”
“Entra.” Il Satiro stava bevendo del liquore al malto, come al solito.
“Ho incontrato Roger mentre prendeva due faretre.”
“Come come? Solo due? Non sa tenere in mano un arco e pensa che una quarantina di frecce gli bastino per colpire un bersaglio?”
“Capo, senti...” Si portò la mano dietro la testa sistemandosi i capelli, lo faceva quando era nervosa. “Volevo chiederti scusa per aver detto a tua figlia di quel guardiaboschi...”
Il Satiro era un po' sorpreso. “Non è colpa tua. Quella è più testarda di un mulo! Non avresti potuto fare niente, nessuno c'è riuscito, neppure io...”
Fece per prendere il flauto, sentiva il desiderio di suonare qualcosa per scacciare la malinconia, quando si ricordò di non averlo più; cercò mi mascherare il gesto, ma Reya se ne accorse.
“Capo! Dov'è il tuo flauto?”
Stava per non rispondere, poi cambiò idea. Non era in vena di inventare bugie.
“L'ho dato a mia figlia; diciamo che è un'assicurazione per il suo ritorno qui alla Radura.”
Bevve un lungo sorso dalla sua bottiglietta. Era così triste che Reya ebbe l'impulso di abbracciarlo, ma non lo fece, non voleva ferire il suo orgoglio.
“Roger mi ha detto di Nyatar. Non mi guardare male, non ci ha sentiti nessuno! Ascolta, io me la cavo meglio con l'arco, se vuoi vado con lui e te la riporto indietro sana e salva.”
Reya sentiva lo sguardo del Capo pesare su di lei e le sembrava di sentire il rumore dei suoi pensieri. Poche volte l'aveva visto così serio. Dopo qualche attimo le rispose.
“Ho in mente altro per te. Sì, tu potresti fare quello che ho chiesto a Roger, ma lui non potrebbe fare quello che chiederò a te. Sei una femmina, sei una Mezzelfa e sei una druida. Sei perfetta per andare nella Foresta Alta a cercare la radura delle Ninfe dove trovai mia figlia. Devi metterle in guardia, Nyatar farà in fretta a trovarle ed è bene che siano preparate.”

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 - Il pugnale ***


Erano passati tre giorni e ancora niente. Misao aveva trovato molte cose illecite riguardo Danarr, ma nessuno l'aveva più visto da un po'. Amico di tutti e di nessuno, non c'era persona che si fosse preoccupato della sua scomparsa. O meglio, c'erano dei Mezzorchi che lo cercavano per avere indietro dei soldi, ma Misao sapeva che non c'entravano niente. No, il responsabile era il Custode della Quercia, mancavano solo le prove.
Il Porto di Baldur's Gate dava sul fiume Chionthar, quello che collega la città con la Costa della Spada a ovest e con delle città interne ad est. Sì, la strada che dava direttamente sull'acqua era piena di bancarelle d'ogni genere e le guardie accorrevano subito in caso di bisogno, ma già a partire da qualche casa indietro diventava una zona poco raccomandabile. Misao la trovava ottima, le locande e le taverne del porto erano i posti migliori per trovare ubriachi dalla lingua sciolta.
Era andata alla Conchiglia Blu per interrogare il locandiere, un Halfling di nome Leram che gestiva la baracca da una decina d'anni; aveva denunciato dei clienti per traffico illecito di merci. Andarono a discutere sul retro, in una stanza luminosa tutta piena di farina che fungeva da cucina. Il locandiere allontanò il cuoco per restare soli.
Leram cominciò a parlare a raffica. Misao faceva un po' fatica a seguirlo, dovette più volte chiedergli di ripetere, poi lui disse qualcosa di importante: “...doveva essere per forza un Drow!”
“Come?” se fosse stata un lupo le si sarebbero drizzate le orecchie.
L'Halfling ripeté pazientemente. “Sì, Lady Misao, per forza! L'ho visto io! Solo di spalle, ma aveva il cappuccio abbassato e posso testimoniare che aveva la pelle scura e i capelli grigi. Era un maschio molto alto, sarà stato anche un 1,60m! E l'orecchio sinistro, mia Signora, avreste dovuto vederlo! La parte superiore era come strappata!”
Per gli Halfling tutti erano molto alti, ma Misao ritenne scortese commentare. Soprattutto perché Leram poteva non volendo averle dato un'informazione utile.
“Ti chiedo scusa, ma ho bisogno che mi ripeti tutto da capo sforzandoti di ricordare i dettagli.”
L'Halfling non era sorpreso. Parlava sempre veloce, era la norma che gli chiedessero di ripetere. Così ricominciò da dall'inizio scandendo le parole.
“Qualche giorno fa tre Mezzorchi hanno preso una stanza al piano di sopra. Solitamente non mi impiccio degli affari dei clienti, sapete com'è il mio mestiere, meno ne sai meno danni riceve la tua proprietà. Comunque mi avevano chiesto di portargli la cena; quando sono salito col vassoio la porta non era chiusa bene e dentro... c'erano loro con questo Drow! Non so da dove sia saltato fuori, di certo non è passato dalla porta principale o l'avrei notato. Si stavano accordando sul prezzo, lui doveva vendergli un pugnale incantato, una cosa pericolosa a quanto ho sentito. Loro lo volevano usare per uccidere un certo guardiaboschi che era sparito senza saldare il debito.”
“Cosa hanno detto?”
“Be', sa, io sono molto coraggioso, ma... Ecco, loro erano in quattro mentre io uno solo... Non volevo essere beccato a origliare, così sono sceso e ho lasciato passare una mezzora. Quando sono risalito da loro quel Drow non c'era più e potete essere sicura che non è uscito dalla porta. Nossignora, non me lo sono fatto passare sotto il naso! Sono stato attento! Non so che fine abbia fatto.
Sentite, io non voglio certa gente nella mia taverna. E' pericolosa e io voglio solo fare il mio lavoro onestamente senza rischiare di rimetterci la pelle.”
Finalmente qualcosa di utile! E lei che detestava le scartoffie! Se non avesse letto il rapporto e indagato a quest'ora starebbe ancora brancolando nel buio.
Misao tirò fuori del materiale per scrivere dal suo zaino.
“Molto bene signor Leram, mi serve una dichiarazione firmata, la descrizione dei Mezzorchi e la descrizione del Drow. Non ti preoccupare, queste persone non ti importuneranno più.”

================================================================

Aveva bisogno di parlare coi Mezzorchi ma non sperava che questi avrebbero collaborato, così aveva chiamato rinforzi. Forse anche più del necessario, ma non voleva rischiare di farseli scappare.
“Ricordatevi che dobbiamo prenderli vivi!”
“Sì, Lady Misao!” risposero le guardie intimorite dalla sua autorevolezza. Il Maestro le aveva insegnato bene l'autocontrollo e la marzialità; era un ottimo Capitano, stimata da tutti e nessuno si ricordava che in realtà aveva solo sedici anni. Solo Lady Isilrill la trattava per l'età che aveva. Lei, la sua amica... No, non poteva pensarci, doveva mantenere la mente lucida. Il Maestro l'aveva addestrata proprio per situazioni di quel genere: al primo posto le sue responsabilità, dopo i suoi sentimenti. Paradossalmente, se voleva aiutare Lady Isilrill doveva annullare le sue emozioni e concentrarsi.
Mise due guardie all'entrata, un altro paio all'uscita sul retro e per sicurezza una sotto la finestra in corrispondenza della stanza. Le quattro che rimanevano la seguirono su per le scale. Due avevano delle spade, una l'alabarda e l'ultimo un arco. Aveva chiamato più rinforzi del necessario, ma voleva avere la certezza assoluta di prenderli vivi.
Erano quelli i momenti che preferiva: pochi istanti prima della battaglia, quando ancora niente è stato deciso. I suoi uomini estrassero le armi, mentre lei si piazzò davanti la porta dei Mezzorchi. Sentirono dei brusii provenienti dall'interno. La samurai poggiò la mano sinistra sull'elsa, tirò il petto in fuori e parlò con voce forte e chiara.
“Sono Lady Misao, Capitano dell'Unità d'Avanguardia! Siete accusati di aver acquistato armi illecite! Vi ordino di aprire la porta e di arrendervi!”
Lasciò passare tre secondi. Nessuna risposta. Aprì la porta.
Fece appena in tempo a staccare la mano dalla maniglia per evitare un colpo che avrebbe potuto spezzarle il braccio. Si trovò di fronte un grosso Mezzorco con una mazza che la guardava minacciosamente da trenta cm più in alto. Il suo compagno dietro di lui non si fece scrupoli e caricò stroncando la porta aperta a metà con la sua ascia cercando l'avversario più vicino.
Misao si dedicò a quello con la mazza, lasciando il secondo alle guardie. Con incredibile rapidità estrasse la katana e lo colpì alla pancia, facendo uscire dallo squarcio quello che sembrarono fiamme; dopo aver rinfoderato, estrasse la wakizashi e lo ricolpì nello stesso punto, facendo però uscire dei frammenti di ghiaccio. In pochissimi attimi lo aveva ridotto in fin di vita, ma questo non lo fece desistere.
Dopo un rapido sguardo al danno subito, il Mezzorco si infuriò e impugnò la mazza con entrambi le mani colpendola al braccio sinistro. Misao provò a estrarre la katana, ma aveva il braccio intorpidito, così prese subito la wakizashi ma fallì il colpo.
Nel frattempo il suo avversario provò a colpirla alla spalla sinistra con tutta l'intenzione di rompergliela, ma lei facendo perno sul piede riuscì a evitarlo a portarsi di lato: estrasse la katana e gli tagliò la mano destra.
Mentre il Mezzorco cadeva a terra urlando dal dolore, Misao studiò la stanza: mancava il terzo.
Si precipitò alla finestra e vide che l'ultimo si era calato e stava combattendo con un pugnale contro la guardia che aveva lasciato.
“Xanril, qui presto!”
La guardia con l'arco era dovuta rimanere in disparte mentre le altre tre ingaggiavano il combattimento con il secondo Mezzorco e si sentì utile quando il Capitano lo chiamò. Non era facile colpire il bersaglio, ma non voleva sfigurare davanti Lady Misao dopo averla vista combattere; fece appello a tutta la sua concentrazione, prese la mira e scoccò.
“Ottimo lavoro Xanril, ho fatto bene a portarti.”

=================================================================

Era riuscita a catturarli tutti e tre vivi; uno malconcio, uno mutilato e uno mezzo morto, ma vivi e li aveva fatti scortare alla Caserma. Dalla perquisizione venne fuori il pugnale che aveva descritto Leram e mentre i prigionieri venivano separati in celle diverse, Misao si recò dal suo fabbro di fiducia.
Eldak era un Nano di centocinquantasette anni a cui piaceva il suo mestiere e ogni sua opera era fatta con cura e passione. Era a lui che il padre di Misao si era rivolto quando la sua piccola era diventata Capitano, volendole regalarle delle buone spade in modo che non corresse pericoli.
La sua bottega era strapiena di armi di tutti i tipi e di tutte le qualità ed era facile riconoscerle: quelle incantate erano appese su tutte le pareti, quasi fossero dei trofei (in effetti ne era molto orgoglioso), quelle di media qualità erano ordinate nelle rastrelliere, mentre quelle scadenti o vecchie erano accatastate ad un alto della stanza, quasi fossero spazzatura.
Quando Misao arrivò, Eldak stava finendo di sgridando un ragazzino umano che non poteva avere più di undici anni.
“... e voglio vedere questo posto brillare, chiaro?”
Il ragazzino tutto rosso in viso si rimboccò le maniche e si mise tutto d'impegno a spazzare, mentre il Nano si accorse della samurai.
“Oh buongiorno Lady Misao! Eh, questi ragazzi che non hanno voglia di lavorare! Io alla sua età già aiutavo nella fucina di mio padre! Ma scommetto che non sei qui per parlare dei me, vero? Mi hai portato qualcosa?”
Capitava di quando in quando che durante una perquisizione le guardie cittadine trovassero delle armi e le portassero da lui per farle valutare. Gli piaceva farlo, diceva che serviva a fare esperienza e a tenere allentato l'occhio. E a Misao faceva sempre dei grossi sconti sul servizio, grazie all'amicizia con suo padre.
La ragazza tirò fuori il pugnale e glielo porse, mentre lui chiamava il suo assistente. A vederli insieme veniva quasi da ridere; il Nano era piazzato, ma niente in confronto a Davice, un Uomo molto alto, con una grande pancia e un viso paffuto. Entrò nella stanza pulendosi pulendosi dalla fuliggine il viso e quei salsicciotti che aveva al posto delle dita su uno strofinaccio.
“Buongiorno Lady Misao! Vedo che ci avete portato un nuovo giocattolino!” disse alludendo al pugnale.
“Puoi ben dirlo!” rispose Eldak tutto soddisfatto come un bambino con un nuovo regalo. Certo, non l'avrebbe potuto tenere, ma il luccichio di felicità nei suoi occhi mal celava la sua curiosità.
Il Nano osservò attentamente il pugnale, lo rigirò più volte tra le mani, passando prima il dito medio delicatamente sull'elsa, poi il pollice sulla lama: era pronto per il verdetto.
“Forgiato dalle mani di un Drow di Menzoberranzan; di buona qualità.”
Poi passò l'arma a Davice. Dopo averlo preso in mano, chiuse gli occhi e quando li riaprì da essi sprizzò un bagliore bianco: stava scrutando la lama per capire se era incantata.
“Vediamo cosa abbiamo qui... Confermo, la qualità è buona... e... sì, c'è della magia qui... vedo che è letale contro gli Elfi... e... accidenti! Questo non vi farà piacere Lady Misao. Si tratta di un incantamento da veleno molto potente... e raro, non l'avevo mai visto prima, qui è illegale!”

==================================================================

Com'era suo dovere, Misao si fece firmare una dichiarazione da Eldak e Davice e fece mettere la valutazione in conto alla Caserma. Dopo di ché tornò in Caserma ad aspettare notizie del Sergente Graril, un Mezzelfo fanatico di kukri e scimitarra incaricato dell'interrogatorio.
Dovette aspettare solo fino a dopo cena, quando il Sergente bussò al suo ufficio. Se era lì doveva aver finito il suo incarico, ma non sembrava affatto soddisfatto.
"Hanno confessato Capitano. Sono riuscito a far firmare loro l'ammisione di colpevolezza e ho un resoconto della transazione."
Misao fece per prendere i documenti, ma Graril li trattenne.
"Capitano, prima di leggere... C'è una cosa che dovete sapere."
Il Sergente prendeva tempo nel scegliere le parole per addolcire la notizia, ma la ragazza lo mise alle strette.
"Sergente, vuoi nascondermi la verità?"
"Nossignora, Capitano, ma è la questione è delicata. Vedete, abbiamo interrogato i prigionieri separatamente e la loro versione coincide..."
Misao era come circondata da un'aurea mista tra impazienza e desiderio di uccidere; Graril ingoiò a vuoto impaurito e si affrettò a continuare.
"Vedete, la descrizione del venditore è uguale in tutte e tre le descrizioni: Drow maschio, alto 1,60m, pelle scura, capelli grigi, occhi scuri, con la porzione superiore dell'orecchio sinistro strappato. Già così ci sono pochi dubbi sulla sua identità, ma i prigionieri hanno dato anche il nome... Si tratta di Atharal, Capitano, il fratello della Sacerdotessa Parnis Umarth.”
Graril, che aveva raccolto tutto il coraggio che possedeva per dare quella brutta notizia, pensò di essersi sbagliato quando per un attimo vide un mezzo sorriso sul volto sempre marziale di Lady Misao.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Menzoberranzan ***


Nel sottosuolo, tra il Bosco della Luna e le montagne della Spina Dorsale del Mondo, 3km sotto la valle del fiume Surbin, sorgeva Menzoberranzan, la più grande città Drow. Solo un terzo della sua popolazione viveva libera, il resto era relegato allo stato di schiavo e ogni atto di violenza contro di essi veniva incoraggiato.
Imreenice amava quello spettacolo: possenti stalattiti dipartivano dalla volta del soffitto alto 300m fino a fondendosi con le corrispettive stalagmiti. I nobili più potenti vivevano in queste colonne scavate accuratamente dagli schiavi, ma lei non aveva avuto la fortuna di nascere nobile. Libera sì, ma non nobile.
C'erano poche strutture importanti, tutte ben visibili. La più importante in assoluto era la Grande Colonna chiamata anche Narbondel, situata al centro della grotta: questa, illuminata in base alle ore del giorno dall'Arcimago capo di Sorcere, fungeva da orologio per tutta la città e la rendeva vivibile.
Ma era a nord dove tutti sognavano di andare: a Tier Breche. Questa era una zona più alta della grotta dove sorgevano tre strutture: Melee Magthere, a forma di piramide, da dove uscivano i guerrieri; Sorcere, la torre degli incantatori; e Arach Tinilith, l'accademia a forma di ragno dove venivano addestrate le chieriche di Lolth.
La città era in fermento come al solito. Oltre alla popolazione residente c'erano anche i mercanti che riempivano le strade; Menzoberranzan era famosa per le sue leggi permissive in fatto di compravendite ed era una meta ambita da molti. Si era liberi di vendere e comprare praticamente di tutto. Ma se cercavi armi di alta qualità e di valore c'era solo un posto dove andare: da Thorgar il Fabbro. Figlio di un Nano e di una Drow (durante un giorno di festa sua madre si era ubriacata e sottoposta ad una pittura iridata rossa, la quale aumenta l'eccitazione sessuale. Per caso lì vicino c'era un Nano di Mithral Hall, in città per vendere del materiale... be', diciamo che il Nano non si è rifiutato), è il miglior forgiatore di armi e armature di tutto il nord. Alto 1,40m, la sua corporatura era più piccola di quello di un Nano puro; aveva la pelle molto scura, i capelli e la lunga barba neri come l'ebano; i suoi occhi erano piccoli e affusolati e le orecchie a punta come quelli della madre.
Era proprio alla sua bottega che era diretta Imreenice. Se c'era una persona che poteva sapere qualcosa sulla spada portata dall'Elfa, era senz'altro lui.
Il negozio si trovava proprio sotto Tier Breche. Un tempo era più lontano, ma da quando molti degli allievi di Melee Magthere aveva cominciato a servirsi da lui si era spostato lì vicino.
Thorgar non c'era quando Imreenice arrivò, era nel retrobottega che fungeva da fucina e la fece aspettare un po'. Quando entrò nella stanza la squadrò sprezzante, lei non era certo il genere di gente con cui era abituato a trattare! Lui lavorava con guerrieri di nobile famiglia e quando era fortunato anche con le chieriche di Lolth! La sua abilità era famosa e i suoi prezzi molto cari.
“Non penso tu possa permetterti uno dei miei capolavori.”
“Non sono qui per acquistare, Mastro Thorgar.”
Sputò a terra. “Se vuoi vendere qualche cianfrusaglia rivolgiti a quei pezzenti per le strade. Io non compro mai, vendo e basta.”
“Aspettate, lasciatemi parlare. Sono qui per chiedere informazioni...” non riuscì a finire, Thorgar l'aveva preso per un braccio con la sua grossa mano piena di calli e la stava trascinando verso l'esterno. Imperterrita, Imreenice riprese cercando le parole più rapide per destare la sua attenzione: “...riguardo una tua spada nelle mani di un'Elfa!”.
Ci era riuscita. Il fabbro la lasciò andare. Capitava che delle sue armi finissero usate dai non-Drow, ma lui pensava fosse una cattiva pubblicità e faceva il possibile per recuperarle. “Come dici?”
“So di una giovane druida che porta con sé una piccola spada, sottile, mai vista prima. E' sicuramente forgiata da un Drow e porta un'incisione su un lato, non so di preciso quale. Il fodero è in legno scuro, con la parte inferiore e quella superiore rivestite da metallo. La corda che la tiene agganciata alla cintura si attacca ad una fascetta anch'essa di metallo nella zona centrale. Sembra quasi un giocattolo, ma le decorazioni sull'elsa sono ben curate e tipiche di Menzoberranzan. Una simile opera poteva essere solo opera vostra.”
Thorgar impallidì. Non poteva essere! Non dopo tutti quegli anni! Nessuno ne aveva più traccia! E ora così senza preavviso, come un fulmine caduto dal cielo...
“Dici il vero?”
“Ti do la mia parola.”

=======================================================================

Misao aveva tutti i documenti necessari e aveva la legge dalla sua parte! Il sospettato era il fratello di Parnis Umarth: corrispondeva perfettamente alla descrizione e col dettaglio dell'orecchio lo aveva in pugno! Ce n'era già abbastanza per farlo arrestare.
Non solo non doveva più inventarsi una scusa per andare ad interrogare la Sacerdotessa, adesso era costretta per legge a farlo! Come vincere i giochi il giorno di fiera.
Accompagnata da due guardie si recò al Tempio di Tyr. La Sacerdotessa aveva appena finito di pregare e accettò di riceverli; era sempre disposta a collaborare con le guardie cittadine.
La stanza di Parnis era molto ordinata, tranne per un paio di guanti, uno bianco e uno nero, appoggiati distrattamente sul letto. Particolare era l'arazzo che ricopriva la parete più piccola; raffigurava al centro Tyr che impugnava con la mano sinistra una spada lunga, mentre agli angoli erano rappresentati dei guanti neri. La Sacerdotessa indossava la sua solita tunica blu e viola, con una fascia bianca in vita, che richiamava i colori dell'arazzo.
“Buongiorno Lady Misao. E' un piacere vedervi. A cosa devo la visita?”
“Buongiorno Sacerdotessa. Mi dispiace disturbarvi, ma sono qui per svolgere i miei doveri.”
Parnis fece accomodare Misao e le si sedette di fronte. Le guardie invece rimasero in disparte.
“Stiamo cercando vostro fratello e vorrei sapere dov'è in questo momento.”
“Mio fratello? Non capisco...”
“Quello che sto per dirvi è alquanto delicato, ma non vi nasconderò la verità. Abbiamo testimonianze firmate che affermano che vostro fratello ha venduto un pugnale illegale. Le prove sono certe, abbiamo già arrestato i compratori e sequestrato l'arma che avevano con sé; l'abbiamo fatta identificare da Mastro Eldak che l'ha riconosciuta come forgiata da un Drow e incantata illegalmente. Dopo l'interrogatorio, i Mezzorchi hanno confermato l'identità del venditore. Sono veramente desolata di darvi questa notizia, immagino non ne foste a conoscenza.”
Parnis era scossa, ma non così sorpresa come si era aspettata Misao.
“Ho sempre negato l'evidenza a me stessa... Voi non avete fratelli e forse non riuscite a comprendermi, ma io gli sono molto legata, è la mia famiglia. Tutte quelle assenze... Avevo intuito che c'era qualcosa di sbagliato, ma i sentimenti mi hanno resa cieca e non ho capito.
Vi chiedo perdono da parte sua, un tempo era una brava persona, dev'essere stata l'influenza di sua moglie a cambiarlo.”
“Vi capisco molto bene.” disse Misao pensando a Lady Isilrill. “Posso immaginare come vi sentiate, e sono dolente di chiedervi di collaborare...”
“Oh, ma certo Lady Misao, voi dovete fare il vostro lavoro. Prego, chiedetemi tutto ciò che ritenete necessario. Ne so poco, ma sarò felice di condividerlo con voi.”
In effetti, Parnis non sapeva niente dell'attività del fratello. Ma dalle sue informazioni la samurai riuscì a capire che la cognata Imreenice era una combattente Psion nata a Menzoberranzan e quali rapporti ci fossero con Nyatar. Era cominciato tutto anni prima, da una collaborazione che li unì nel salvare una giovane nobile. Quando l'incarico finì, il Mezzodrow sposò Imreenice e mantenne l'amicizia con Nyatar.
Atharal e sua moglie non erano più in città, erano tornati a Menzoberranzan, ma quel tassello del puzzle poteva aspettare: ora voleva dedicarsi al Custode della Grande Quercia.

=======================================================================

Thorgar si era fatto raccontare tutto da Imreenice e ripetere più e più volte. Tutto combaciava!
Si precipitò fuori scordandosi il lavoro e catapultandosi a Sorcere. Doveva subito avvisare Zagal. Gli studenti dell'ultimo anno di Melee Magthere, adibiti alla sorveglianza della Torre, gli impedirono di entrare, ma essendo lui una persona rispettata e trovatolo in stato di confusione, fecero chiamare subito l'Arcimago.
Si incontrarono dietro la Torre, lontano da orecchie indiscrete.
“Spero sia questione di vita o di morte.”
“Oh, mio Signore, altroché se lo è!”

=======================================================================

Si era appena congedata da Parnis Umarth ed era diretta da Nyatar. Passava la mano sull'elsa della spada, lo faceva sempre quando stava per iniziare un confronto. Non vedeva l'ora di avere l'Elfo faccia a faccia. No, non avrebbero usato la violenza, nessuno dei due era così folle da iniziare un combattimento in pieno giorno; non uno che prevedeva le armi per lo meno.
Si fermò con le due guardie al cancelletto della Grande Quercia. Anche se doveva interrogarlo, non le era consentito oltrepassare quella soglia.
Nyatar non la fece attendere.
“Come mai ti fai vedere da queste parti? Non dovresti essere a proteggere la città?”
“Non temete, lo sto facendo. Sono qui per farvi delle domande.”
“Se è ancora per la storia degli animali, ti ho già detto...”
“No, sono qui per un altro motivo. Sappiamo che siete amico del fratello della Somma Sacerdotessa Parnis Umarth.”
“Se anche fosse?”
“E' accusato di aver trafficato armi illegalmente. Voi ne sapete qualcosa?”
“Assolutamente niente. Ora, se non ti spiace avrei da fare!”
“Ancora una cosa. I Mezzorchi che hanno comprato delle armi dal Mezzodrow hanno detto che volevano uccidere un guardiaboschi di nome Danarr. A noi risulta che sia una vostra conoscenza.”
“Danarr? Sì, l'ho visto qualche volta, sai noi druidi collaboriamo spesso con i guardiaboschi, non c'è niente di strano.”
“Vedete, la cosa strana è che Danarr è scomparso da diversi giorni; l'ultima volta è stato visto oltrepassare questo cancelletto. Da allora nessuno ne sa niente.”
Misao non scorse alcun cambiamento nell'Elfo. Era bravo a bluffare.
“Sì, può essere. Era venuto per certe sue questioni personali. Non penserai certo che io sia la causa della sua scomparsa, vero Misao?”
“Sto solo facendo il mio lavoro. Devo far perquisire la zona.”
“Come come? Tu, ragazzina, vieni qui e pretendi di mettere a soqquadro la mia casa? Non se ne parla proprio, l'accesso è vietato ai non-druidi! Gira i tacchi e vattene!”
“E se facessi perquisire dai druidi?”
Eccolo, ora sì che l'aveva spaventato. Ma Nyatar ritrovò subito il suo sangue freddo.
“Certo, vai dal Capo Druido, magari viene lui in persona!”
“Lui no, ma Roger o Reya forse. Loro sono vostri superiori, o sbaglio?”
L'Elfo la fissò dritto negli occhi e Misao ricambiò il suo odio. L'aria si fece elettrica e le guardie, impaurite, fecero un passo indietro.
“Quando si tratta di animali che soffrono non fai niente, ma per cercare un guardiaboschi che sicuramente è ubriaco in qualche taverna smuovi mezzo mondo! Complimenti, ligia al dovere!”
“Io ho le mie procedure da seguire!”
“Be', allora seguile e va' a cercare quel Mezzelfo in un posto più appropriato! Ti assicuro che qui non c'è.”
Nessuno dei due aggiunse altro, le parole non avevano più alcun significato: i loro sguardi parlavano per loro.
Nyatar si voltò per tornare ai suoi affari. Misao si diresse alla Caserma.

=======================================================================

Keid era più nervoso del solito. La vita tranquilla in città non era il suo forte e sentiva il bisogno di ricordare come si usa un'ascia; per il momento si accontentava di prendere un po' d'aria facendo compagnia a Isilrill mentre portava Ziwa nei prati vicini.
Rigel invece aveva trovato un buon modo per ingannare il tempo: aveva incontrato un Sergente Elfo della guardia cittadina e passava tutto il tempo ad allenarsi.
Stavano tutti aspettando che Brendon memorizzasse la mappa. Quarion aveva detto che un paio di giorni al massimo sarebbero bastati, ma la sera del secondo giorno il mago annunciò che doveva fare un discorso.

=======================================================================

Misao scrisse rapidamente i rapporti su Parnis Umarth e Nyatar, dopodiché si recò decisa dal Maestro. Non trovò ostacoli, al suo passaggio le guardie le cedevano il passo: sprigionava come un'aurea invisibile che terrorizzava tutti.
Gli raccontò ogni cosa.
“I druidi non invaderanno il territorio di Nyatar senza il consenso del Capo Druido e lui non lo darà mai. Ufficialmente perché non sono cose che riguardano il Circolo; ufficiosamente perché preferisce essere cauto.”
“Maestro, non penso che capirò mai le questioni politiche.”
“Infatti non spetta a te, i tuoi doveri sono altri.” Fece una pausa. “Adesso è giunto il momento. Devi partire e avvisare Lady Isilrill che i Drow sono sulle sue tracce.”
Non se lo fece ripetere. Era già pomeriggio inoltrato. Indossò la sua armatura, recuperò la wakizashi e il tantō, fece sellare un cavallo e partì riparandosi dal sole con la mano destra.

=======================================================================

Il suo padrone l'aveva inviato a cercare tracce di Isilrill e delle Ninfe presso le quali era stata qualche anno prima. Come cercare un ago in un pagliaio! Ma non aveva scelta, Nyatar era molto severo e non poteva disobbedirgli. Ricompensava bene chi gli era utile ma puniva chi tradiva la sua fiducia.
Aveva cominciato le ricerche da un paio di giorni, si era spinto verso nord, ma ancora niente. Gli altri lupi che aveva incontrato non sapevano nulla e lui non aveva alcuna traccia. Si fermò qualche minuto per bere. Il suo riflesso non era nitido, l'acqua scorreva rapida, ma nel torrente si specchiava un grosso lupo nero, con le zampe molto grosse. Comunque il suo vero vanto erano le zanne, lunghe e robuste che scalfivano anche le pelli più resistenti.
Mentre si dissetava, sentì un rumore. Si avvicinò al sentiero cercando di rimanere nascosto, e cosa vide? Una Mezzelfa dai capelli rossi! Riconobbe il suo odore, era una druida del Circolo, l'aveva vista altre volte. Finalmente una traccia!

=======================================================================

Erano nella loro stanza alla locanda, mentre ascoltavano il mago che parlava.
Brendon aveva avuto due giorni per preparare il discorso: spiegava finalmente ai compagni l'identità di Isilrill, ma usando parole e frasi come messaggio subliminale per farle capire che stava sbagliando tutto e che doveva rimanere in questo mondo. Aveva intuito che Isilrill aveva dei dubbi, soprattutto dopo la reazione di Ziwa di tre giorni prima, e puntava a colpire su quelli. Cominciò col rivelare che il suo nome era Jelia e soddisfatto dal sobbalzo di lei (erano novant'anni che non si sentiva chiamare a quel modo) continuò a infierire parlando di come suo padre l'avesse accolta e quanto avesse sacrificato per lei.
Via via che parlava vide il suo volto farsi sempre più buio, segno che stava avendo successo.
Rigel ascoltava rapito dal racconto come se stesse ascoltando una leggenda seduto intorno al fuoco in una serata tra amici, scordandosi che era in una locanda e che era una storia vera; e Keid finalmente si sentì sollevato sentendosi spiegare come aveva fatto Isilrill a buttarlo a terra quel giorno a Baldur's Gate.
Poi Brendon concluse. “Saremo felici di riaccompagnarti se cambierai idea.”
Guardando quel viso triste Brendon ebbe l'impulso di confortarla, ma se avesse detto qualcosa tutto il discorso che aveva appena fatto non sarebbe servito a niente.
Ziwa sentì le emozioni della padrona e le si avvicinò per leccarle la mano. Rigel provò a dire qualcosa, ma lei lo bloccò. “Devo riflettere.”
Isilrill non disse altro, si alzò e andò al suo letto. Rimase in silenzio, con lo sguardo a terra. Non si accorse di Rigel che rimproverava Brendon di essere stato troppo duro e non fece caso a Ziwa che continuava a leccarle la mano. Era come in trance.

=======================================================================

Nil'Chaka non ricordava da quanto non era così felice! Suo marito aveva parlato personalmente con Thorgar e quella Drow ed era certo che avrebbero finalmente rintracciato quella maledetta creatura. Presto avrebbe riavuto il diadema e non solo! Adesso sapeva anche dov'era il secondo bracciale, quello di Mystril! Avrebbe potuto realizzare il suo sogno!
“Portami il diadema e il bracciale!”
“E la creatura?”
La Sacerdotessa fissò suo marito come se la risposta fosse ovvia.
“Viva! Portamela viva. Voglio divertirmi con lei.”
“Come desideri, mia Signora.”

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Partenza ***


Misao sperava che il Maestro avesse ragione. Il gruppo di Lady Isilrill era passato inosservato per tutta la Via della Costa e pregava di trovarla davvero a Candlekeep. Si presentò alla Porta poco dopo l'ora del pranzo. Era affamatissima, aveva mangiato poco per raggiungere l'amica più in fretta possibile.
Sto cercando Sir Risewind, dovrebbe essere in compagnia di Lord Deneb, una druida e un barbaro. Vi risulta?”
Sì, Lady Misao, sono arrivati quattro giorni fa. Li troverete in qualche locanda vicino alla Biblioteca.” Rispose la guardia restituendole i documenti.
La città era molto pulita, le strade piccole ma senza ostacoli e si respirava un'aria piacevole. Non credeva sarebbe stato così facile trovare la sua amica. “Di tanto in tanto un po' di fortuna non guasta!”
Raggiunto il posto, lasciò il cavallo nella stalla e chiese al locandiere di indicargli la stanza di Sir Risewind. Lui rispose che il mago non c'era, era uscito a salutare dei conoscenti.
Fossi in voi non entrerei signorina, c'è un barbaro lì dentro!”
Vi ringrazio del consiglio, ma devo proprio. Ah, per caso hanno già mangiato?”
Sì, signorina. Il barbaro, Deneb e quella lupa hanno spazzolato tutto. L'Elfa invece non ha toccato cibo, è da ieri che digiuna.”
Misao sentì un crampo alla pancia. Preoccupazione? Fame? Entrambe?
Per favore, ridatemi la sua razione più un'altra per me.”
Arrivò davanti la porta e si appoggiò il vassoio sul fianco sinistro, in modo da liberare la mano e poter bussare. Dall'interno sentì la voce di Deneb.
Brendon, cominciavamo a pensare che volessi salutare tutta la città!”.
Rigel aprì la porta, ma al posto del suo amico c'era un'altra persona.
...Lady... Lady Misao... Vi giuro che non c'entro!”
Di cosa parlate, Lord Deneb?”
Non lo so, ma qualsiasi cosa sia io non ne sono responsabile!”
Non sono qui per te, voglio parlare con Lady Isilrill.”
Keid, che si era alzato preoccupato quando aveva sentito la voce della samurai, si risedette. “Entrate. E' in quell'angolo.” Le disse.
Sarà difficile parlarle, non apre bocca da ieri e non si muove di un millimetro!” aggiunse Rigel.
Misao appoggiò il vassoio sul tavolo e andò verso la sua amica. Era in condizioni pietose, sembrava una bambola di coccio da quanto era immobile.
Isilrill era assorta nei suoi pensieri e non si accorse di Misao fin quando questa si chinò verso di lei. Solo allora tornò in sé.
Misao... tu qui... è successo qualcosa? Ketojan...? Sirio...?”
Stanno tutti bene. Senti, perché non mi fai compagnia mentre mangio qualcosa?”
Veramente io... non ho molta fame...”
Andiamo, ho fatto così tanta strada per venire da te ed è così che mi ripaghi?”
Rigel si stupì dell'abilità con cui Misao era riuscita a convincerla suscitandole il senso di colpa. Lui non ne era capace. Evidentemente, Misao sapeva toccare i punti deboli dell'Elfa.
Isilrill si trascinò fino al tavolo, con Ziwa che non le si staccava di un millimetro. Percepiva lo stato della padrona e le rimaneva accanto.
Rigel era sicuro che si sarebbero messe a parlare fitto fitto di qualche cosa stupida, tipo pettegolezzi su comportamenti ambigui di qualche nobildonna.. Niente di più diverso! Misao diceva di aver visto un tantō bilanciatissimo e Isilrill chiedeva i dettagli sull'affilatura! Era spiazzato, mai gli era capitato di sentir discutere due ragazze sui pugnali come se si trattasse di un gioiello all'ultima moda! Lo trovò agghiacciante. “Devo fare attenzione, o qui finisco a fette!” pensò.
Keid invece fu sorpreso dalla velocità con cui Isilrill ritrovò l'appetito. Loro non erano riusciti a farla mangiare, mentre chiacchierando Misao aveva recuperato il loro feeling e finalmente l'Elfa sorrideva. I suoi occhi però erano ancora tristi.
Ma soprattutto, sia Rigel che il barbaro rimasero a bocca aperta nel vedere Lady Misao, Capitano di Baldur's Gate, comportarsi come una vera ragazzina di sedici anni!
Temevo fosse una creatura costruita dagli Gnomi!” Ma il commento di Rigel non fu udito dalle due ragazze che conversavano amichevolmente. Sembrava quasi non si vedessero da anni, ma in realtà stavano solo creando la giusta atmosfera: Misao sapeva che qualcosa era andato storto a Isilrill e l'Elfa sapeva che se la sua amica l'aveva raggiunta era successo qualcosa di grave. No, non stavano fingendo che tutto andasse bene, stavano solo rilassando i nervi. Era una specie di codice, un'intesa tra loro due.
So che abbiamo passato anche più tempo senza vederci, ma non hai idea di quanto mi sei mancata.” Eccoci. Isilrill aveva dato il via. Fine dei giochi.
Anche tu mi sei mancata. Sono successe tante cose quando sei partita.” rispose Misao.
Adesso anche Rigel e Keid avevano capito. Si entrava nel vivo della questione.
Sapete già che il Custode della Grande Quercia vi ha fatti seguire. Avresti dovuto ascoltare tuo padre quando diceva di non fidarti, che lui stava architettando qualcosa per farti del male.”
Hai ragione Misao. Hai perfettamente ragione, ma ormai è fatta.”
Già. Quello che non sai è che ha rintracciato Danarr e probabilmente l'ha fatto sparire.”
Cosa?”
Non ho prove che sia lui il responsabile, ma Sirio è stato l'ultimo a vederlo e dice che era alla Grande Quercia. Non sappiamo la sorte che gli è toccata.”
Isilrill era preoccupata. “Nyatar non può aver saputo molto, ho fatto in modo che il guardiaboschi non ricordasse...”
L'Elfo non era solo. Era in compagnia di una Drow di Menzoberranzan, una psion.”
No!” Isilrill cercò lo sguardo di Misao. “Dimmi che non è vero! Ketojan mi ammazza! Dopo tutti questi anni in cui siamo stati attenti! Ketojan sarà furioso! E Sirio? E' sicuro che fosse una Drow? Non può essersi sbagliato?”
Misao stava per raccontargli come erano andate le cose, quando rientrò Brendon.
Cosa ci fate voi qui?” chiese rivolto a Lady Misao, ma rispose Isilrill.
E' terribile Brendon! Loro sanno dove sono!”
Il buon umore di Brendon finì. Pensava fosse tutto risolto, che avrebbero riaccompagnato l'Elfa a Baldur's Gate e che sarebbero andati per la loro strada. Quanto si sbagliava! Poi ricordò la sensazione che aveva avuto qualche giorno prima parlando con Quarion, quella che lo avvertiva che non era ancora finita.
Chiuse la porta. “Direi che a questo punto dovremmo fare un bell'aggiornamento completo.”

=======================================================================

Reya non si era accorta di essere stata seguita da un lupo di Nyatar e si era inoltrata nella Foresta Alta seguendo le indicazioni di Ketojan; ma si era persa. Aveva la sensazione di essere già passata da quel punto e stava osservando meglio il cespuglio, quando sentì un rumore e impugnò automaticamente la lancia. Un orso color cannella grande un metro e mezzo le venne addosso senza che lei riuscisse a schivarlo; non cadde per un pelo, ma l'animale le lasciò con gli artigli un lungo segno sulla coscia destra. Reya non aveva intenzione di fargli del male ma neanche di rimetterci la pelle, così cambiò l'impugnatura della lancia e gli sferzò un colpo con la base sotto il mento; preso da dolore, l'orso lanciò un breve lamento e poi tentò di graffiarla, ma fallì, così cambiò strategia e la morse al polpaccio. Non era la prima volta che Reya affrontava un orso e sapeva cosa fare: gli tirò una botta in testa, proprio in mezzo agli occhi, con tutta la forza che aveva.
L'orso lasciò la presa e barcollò inciampando sulle proprie zampe, rinunciando ad attaccare ancora. Allora la Mezzelfa gli si avvicinò sussurrando parole calmanti in druidico e lo accarezzò, lanciandogli poi un incantesimo di guarigione.
Poi si alzò, senza riporre la lancia. “So che ci sei! Non hai il coraggio di mostrare il tuo volto, ma la codardia di mandare avanti un animale ad affrontare un nemico sconosciuto ce l'hai! Mostrati!”
Sentì un fruscio provenire dalla sua sinistra e come si voltò fu quasi accecata dalla visione: era la creatura più bella che avesse mai visto e per poco non svenne. Si trattava di una Ninfa.
Come osi darmi della codarda quando vieni qui armata di lancia? Chi sei?”
Alla vista di quella meravigliosa creatura, la rabbia di Reya svanì.
Il mio nome è Reya e sono una druida del Circolo di Baldur's Gate. Il Capo Druido mi ha inviata a cercare un gruppo di Ninfe, ma mi sono persa.”
Parli forse di Ketojan?”
La Mezzelfa avrebbe voluto rispondere ma non ci riusciva, incantata com'era dalla bellezza ultraterrena della Ninfa. Questa, senza aspettare le parole della druida, si fece più avanti e richiamò l'orso per assicurarsi del suo stato. Reya l'aveva sì colpito, ma poi lo aveva curato. Forse poteva darle una possibilità.
La condusse fino alla Radura dove viveva con le sue compagne e riunitele tutte ascoltarono il messaggio di Ketojan.

=======================================================================

Il gruppetto era intento a decidere cosa fare. Proprio adesso che Isilrill si stava convincendo a rinunciare alla ricerca, ecco che i Drow l'avevano scoperta! Senza considerare che con le informazioni di Danarr il bracciale di Mystril era in pericolo.
Non se lo prendiamo noi per primi.” Keid si sentì osservato: in effetti tutti lo fissavano come se avesse scoperto Matzica.
Be'... Non è una cattiva idea...” aggiunse biascicando Brendon. Era l'ultima cosa che voleva, ma per come si erano messe le cose era indispensabile farlo anche se era preoccupato: già era difficile prima quando la loro posizione non era nota; adesso si era trasformata in un'impresa suicida.
Avete sempre un grosso vantaggio in termini di tempo su di loro.” Suggerì Misao.
Fermi tutti, fatemi capire bene! Fin'ora avete fatto di tutto per impedirmi di completare la mia missione e farmi tornare indietro. E adesso mi venite a dire che dobbiamo andare a cercare quello stramaledettissimo bracciale?”
Isilrill stava provando troppe emozioni tutte insieme ed era vicina a perdere il controllo. Già era di cattivo umore per essersi fatta vedere da Misao in quello stato pietoso; in più era tormentata dal fatto che non potevano lasciare la chiave in mano a Nil'Chaka e non sapeva come uscire da questa situazione. Era arrabbiata col fato che l'aveva portata lì e fino a poco prima il suo scopo era stato quello di tornare indietro nel suo mondo, infatti aveva indirizzato tutte le sue azioni in quella direzione. Poi il destino le aveva fatto incontrare i suoi nuovi compagni; sentiva ancora riecheggiare nella mente le parole di Brendon mentre ricordava come i Drow l'avessero torturata e come Ketojan si fosse preso cura di lei.
E infine questo! Misao con nuove informazioni che contrastavano con l'idea di desistere nella ricerca.
Isilrill sentiva che questa cosa era più grande di lei. Non era spaventata tanto da Nil'Chaka o Zagal di per sé, ma per quello che rappresentavano: si era sempre rifiutata di affrontare quella parte della sua vita ed era andata avanti come se niente fosse; non voleva cancellarla, ma semplicemente non voleva pensarci. E ora che il passato ritornava a galla lei non era sicura di essere in grado di sopportarlo.
Maledizione, ci vorrebbe un Desiderio per cancellare tutta questa storia!” disse con rabbia.
Nessuno sano di mente praticherebbe quell'incantesimo.” Si intromise Brendon. “Non si sa mai quali siano le conseguenze. So perfino di certe città che l'hanno proibito.”
Keid era stufo, con tutto quel parlare si era fatta sera.
Ascoltatemi: è tardi e io ho fame! Se non vi sbrigate a prendere una decisione faccio un bel falò con queste sedie e mi mangio la lupa.”
Diamoci una calmata!” esclamò il mago vedendo Isilrill alzarsi in piedi.
Per come sono le cose, suggerisco di fare in questo modo: raggiungiamo il Tempio di Mystra, avvertiamo il Sommo Sacerdote dell'arrivo dei Drow e poi ce ne torniamo a Baldur's Gate. Concludendo: per alzata di mano, chi è favorevole?”
Il piano fu accettato all'unanimità e con la felicità di Keid ordinarono la cena.


Il giorno dopo si imbarcarono per Athkatla. Sarebbero potuti passare dalle miniere dei Picchi Nebbiosi, ma la strada via mare era più veloce e adesso non potevano permettersi di sprecare tempo.
Misao li salutò dispiaciuta di non poter andare con loro, ma era stata via anche troppo e i suoi uomini avevano bisogno di lei. Sarebbe venuto il momento in cui avrebbe protetto Lady Isilrill con la sua katana, ma adesso i suoi doveri la richiamavano a Baldur's Gate.

=======================================================================

Nyatar aspettava. Era bloccato alla Grande Quercia e aspettava. Aspettava il falco che aveva inviato a seguire l'Elfa; aspettava il secondo lupo che aveva inviato a raccogliere informazioni; e aspettava notizie da Imreenice.
Ogni istante che passava cresceva la sua ossessione per quell'Elfa. In quei giorni soffriva di emicrania da quanto ci pensava intensamente e usciva sempre meno dalla sua abitazione. Il primo lupo era già tornato senza niente di utile e stava quasi per cacciarlo, quando decise di rimandarlo a cercare informazioni in un'altra direzione.
Quel giorno poi non aveva messo fuori neanche il naso, si stava giusto preparando un infuso per affievolire il dolore quando lo sentì: era tornato il secondo lupo.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 - Athkatla ***


Era una giornata di sole, con pochissime nuvole e vento a favore; a parte la paura di Ziwa per il mare, il viaggio stava procedendo bene.
Keid e Rigel erano impegnati in un duello di dadi contro due marinai, mente tre di loro scommettevano sul prossimo numero. Per evitare discussioni, usavano tutti gli stessi cinque dadi e i punteggi erano tenuti da un quarto marinaio; attualmente Keid era in testa.
Urlavano talmente tanto che Isilrill li sentiva dalla prua. A lei piaceva il mare e come le onde lente e regolari si infrangevano sul legno della barca. Adorava perdersi nell'orizzonte, scrutare il confine tra acqua e cielo. Se non fosse stato per la paura della sua compagna, quel momento sarebbe stato perfetto. Mentre accarezzava la lupa che stava accucciata accanto alle sue gambe ottenendone in cambio un mugolio felice, Brendon le si avvicinò.
Non aveva mai avuto modo di vederla così, sembrava in pace con tutto; aveva un'espressione così serena e naturale che sembrava una creatura ultraterrena capitata lì per caso. Il mago era contrastato tra l'osservarla in silenzio e l'avvicinarla. Era semplicemente bellissima e sensuale e il modo con cui muoveva le mani accarezzando Ziwa era talmente dolce che Brendon sentì il cuore accelerare. Sarebbe rimasto a contemplarla per ore, fermo in silenzio, ma poi lei si girò verso di lui e gli sorrise; non poteva non andarle vicino.
“Toglimi una curiosità: ma da quando lo conosci, c'è mai stato un momento in cui Rigel sia stato zitto? Si sente quello che dice da quaggiù! E non rispondermi mentre dorme perché non vale!”
Brendon sentì qualcosa di strano quando Isilrill nominò il nome di Rigel, ma non riuscendo a identificare la sensazione non gli diede troppo peso.
“Se escludiamo quando dorme... Direi quando combatte, anche se a volte riesce a parlare lo stesso! Ma come mai ti interessa tanto?”
“Niente, era per curiosità. E' un peccato che giochi e si perda questo panorama. Io adoro il mare, quando ero piccola... sì, avevo più o meno la tua età direi. Allora fui incaricata di proteggere delle persone e dovetti viaggiare a lungo tra il continente settentrionale e quello meridionale. Ricordo che si era costretti a fare tappa su delle isole in mezzo all'oceano, vedessi com'erano belle! Piene di pirati, ma accidenti se l'acqua era limpida! Era la parte che preferivo del viaggio.”
Si sistemò i capelli che il vento le aveva portato sul viso e guardandolo negli occhi gli disse: “Sai, è la prima volta che racconto questa storia a qualcuno; a parte Ketojan ovviamente.”
La sensazione di prima fu sostituita da una nuova di gioia, ma non poté risponderle: un marinaio aveva avvistato il porto e loro dovevano lasciare la prua per far spazio alle manovre.

=======================================================================

Athkatla era una ricchissima città-mercato della nazione dell'Amn, conosciuta anche come Città della Moneta. Vi si poteva trovare di tutto: non solo commerciava con tutto il Faerun, ma era l'unico porto al quale approdavano le navi di Matzica, cariche di oggetti e frutti esotici.
La città era divisa in due parti dalla foce del fiume proveniente dal Lago Weng che formava un canale. A nord c'erano il Tempio di Waukeen, dea del commercio, e il centro amministrativo della città. Il sud invece cominciava col porto, seguito dalla Passeggiata di Waukeen (ovvero il mercato), la zona dei bassifondi e infine il cimitero, giusto appena fuori dalle mura. Al centro c'era un grandissimo ponte nuovo costruito dai Nani per rimpiazzare quello precedente, bruciato in circostanze misteriose. Era l'unico passaggio che univa le due metà.
Secondo le indicazioni di Danarr, una volta sbarcati avrebbero dovuto cercare uno Gnomo di nome Boddynock Aleslosh Raulnor; lui era l'unico a poterli condurre alla leggendaria Isola di Nimbral. Sapevano che era solito frequentare una locanda chiamata Melanotte nel quartiere malfamato, così si diressero in quella zona.
Nessuno di loro era mai stato ad Athkatla, ma aveva un ché di familiare: era come la zona del porto di Baldur's Gate e Neverwinter, solo che si estendeva a oltranza fin dove i loro occhi potevano vedere. Ovunque c'erano negozi e bancarelle con le mercanzie più disparate e più volte si si lasciarono tentare a chiedere dei prezzi, finendo però le trattative senza poter comprare niente. Armi bellissime, ma troppo care anche con lo sconto.
Consolandosi a vicenda arrivarono alla zona del Ponte e Isilrill li convinse a farsi fare un ritratto tutti insieme con lo sfondo del canale, una delle poche cose acquistabili con delle monete di rame.
Arrivati alla Melanotte, presero una stanza e ordinarono la cena. Mai in vita loro erano entrati in un luogo così sudicio! La cena gli arrivò in dei piatti unti; i boccali di birra avevano il bordo sbocconcellato e quello di Brendon portava segni evidenti di rottura e incollaggio; il tavolo era bagnato e traballava; e le finestre... diciamo solo che non venivano pulite da un bel po'. E in più la maggior parte delle persone presenti fumava erba avvolta in foglie o carta, rendendo l'aria irrespirabile e facendo rimpiangere la piccola pipa di Misao.
L'oste era un Mezzorco bello piazzato che stava dietro al bancone a pulire i boccali con un panno lurido e a chiacchierare con dei clienti abituali, mentre i piatti e i boccali erano serviti da tre cameriere simili a lui, evidentemente sue figlie.
Persino Keid si sentiva a disagio! L'unica a non avere problemi era Ziwa, che felice di essere scesa dalla barca mangiava la sua razione con avidità. Nessuno nella stanza faceva caso a lei e il gruppo non se ne stupì: per le strade avevano visto animali ben più appariscenti di lei in vendita.
Ora l'unico problema era trovare questo Boddynock Raulnor. Non avevano alcuna descrizione, solo il nome, e nelle vicinanze c'erano ben tre Gnomi.
“Proviamo ad ascoltare quello che dicono! Forse riusciamo a sentire un nome o almeno a capire qualcosa.” Suggerì Rigel.
Senza dare nell'occhio, si separarono. Mentre Isilrill e Rigel restarono fermi per ascoltare quello nell'angolo, Keid raggiunse quello vicino le scale e Brendon si avvicinò a quello alla porta.
Dopo una mezz'oretta, tornarono al tavolo. Keid aveva trovato il loro Gnomo.

=======================================================================

Gli chiesero se fosse sicuro. Non poteva esserlo perché non aveva sentito il nome, però aveva scoperto che aveva una barca. Adesso bisognava ideare un piano per avvicinarlo.
“Immagino basterà parlargli! Che male c'è a chiedergli un passaggio?” chiese Isilrill.
Nonostante l'Elfa avesse vissuto più di loro tre messi insieme e avesse acquisito molta più esperienza di vita rispetto a loro, a volte era così ingenua da far pensare che fosse una bambina. Dopotutto considerando che era figlia di una strega dell'acqua forse lo era ancora. A Brendon piaceva questo suo lato infantile, ma Rigel non perse occasione di dire la sua.
“Certo, come no! E ci offrirà pure la sua cabina personale!” le rispose con un sorrisetto ironico.
Sentendosi presa in giro gratuitamente, l'Elfa si arrabbiò e i due cominciarono a litigare, ritrovandosi in piedi ad insultarsi mentre Keid li incitava, speranzoso che sfociassero in una rissa. Brendon provò a placarli, ma con tutto quel baccano nessuno lo udiva. Si guardò intorno e vide la gente del locale avvicinarsi probabilmente per farli smettere; riponeva la fiducia in loro ma le sue speranze furono infrante quando vide l'oste raccogliere le scommesse. Evidentemente le risse erano uno spettacolo abituale.
Dopo qualche scambio di battuta, Rigel disse una frase che non pensava pentendosi subito di aver parlato ma ormai era tardi, perfino gli spettatori lo avevano capito e trattennero il fiato.
“...sei solo una femmina viziata che non capisce le conseguenze delle sue azioni! Ma d'altronde cos'altro c'era da aspettarsi dalla figlia di un Satiro!”
Per la prima volta da quando l'aveva incontrata, Rigel ne ebbe paura: il suo sguardo era più che furioso, era uno sguardo omicida! Come lui finì di parlare, Isilrill alzò il pugno destro e lo colpì al volto con un gancio facendolo quasi cadere a terra.
Nessuno può permettersi di parlare male di Ketojan!”Nell'attimo in cui Rigel valutò se chiedere scusa per quello che aveva detto o reagire per il pugno subito, si fece avanti Keid che sollevò l'Elfa e la scaraventò a terra. Rigel allora si buttò su Keid per placcarlo e la rissa iniziò.
Mentre Ziwa mangiava in un angolo per i fatti suoi, senza sapere come Brendon si ritrovò escluso dalla scena. Mentre i suoi compagni più altre quattro persone erano al centro che si stavano picchiando e lì intorno i clienti piazzavano scommesse, lui fu spinto fino alla porta senza riuscire a tornare indietro.
Dopo un paio di minuti capì di non poter fare niente se non aspettare che si sbollissero, così andò sconsolato al bancone per servirsi da solo un boccale di birra per tirarsi su il morale. Pensando al sangue caldo dei compagni e a come fargliela pagare, si guardò intorno alla ricerca di un posto dove sedersi e vide che se n'era liberato uno accanto a dove era seduto uno dei tre Gnomi, per la precisione quello che lui aveva osservato prima. Non aveva molta voglia di parlare, ma non gli piaceva bere da solo; notò che quel tipo aveva il boccale vuoto, così ne riempì un altro e lo avvicinò.
“E' libero?”
“Se quella birra è per me, senz'altro! Il mio amico è un fanatico di risse e mi ha lasciato da solo senza neanche un goccio!” rispose lo Gnomo già alticcio.
Brendon si sedette e cominciò a parlarci. Era un tipetto simpatico, non alto per la sua razza, ma nonostante fosse di mezz'età era molto muscoloso. Parlava bene il comune, ma in certe parole non riusciva a nascondere l'accento tipico dei marinai. A Brendon venne un dubbio.
“Comunque non ci siamo ancora presentati. Il mio nome è Brendon Risewind, sono un incantatore di Daggerford. E tu?”
Io sono Boddynock Aleslosh Raulnor. Tranquillo, so quanta difficoltà avete voi Uomini coi nomi della mia gente: chiamami solo Aleslosh.” disse al mago come se fosse un bambino a cui bisogna rivolgersi con nomi semplici.
Sono proprietario di una nave. Non per vantarmi, ma la mia We're Here è la più resistente di tutta Athkatla!”
Keid si era sbagliato allora, lo Gnomo giusto non era il suo! Brendon lanciò istintivamente uno sguardo in direzione dei compagni senza riuscire a vederli, c'era troppa gente davanti.
“Ehi, che ti prende? Vuoi andare a vedere la rissa pure tu? Vuoi lasciarmi qui tutto solo?”
“No, figuriamoci! Lì ci sono quei tre idioti dei miei compagni! Sono loro che hanno causato questo macello! Appena finiscono mi sentono!”
“Donne o soldi?”
Vedendo lo sguardo vacuo di Brendon, Aleslosh precisò: “La rissa intendo. Litigano per una donna o per i soldi?”
In quel momento, il mago ebbe un'idea. Era difficile, ma lo Gnomo sembrava averlo preso in simpatia e forse aveva una chance.
“Donne non direi, è stata un'Elfa a dare il via alle danze. No, si tratta di soldi! Keid e Rigel le devono un mucchio di monete.”
Aleslosh se l'era bevuta. “Eh, mai mettersi con una femmina rabbiosa! Sembrano creature indifese, ma quando si arrabbiano diventano delle assassine! Io preferisco quelle docili!”
“Puoi ben dirlo, amico mio!” e alzarono i boccali per brindare.
“Ma tu perché non aiuti i tuoi compagni contro quella femmina? Insomma, tre uomini con una donna... Sarebbe facile calmarle i bollenti spiriti, se intendi a quel che alludo. A me personalmente non dispiacerebbe intrattenermi con un'Elfa!” Gli disse ammiccando.
Brendon aveva capito che lo Gnomo era maschilista e nonostante non approvasse le sue idee aveva bisogno di lui; riuscì a mascherare la rabbia che gli saliva sentendo parlare di Isilrill in quel modo e sforzandosi di sembrare più naturale possibile gli si avvicinò per poter abbassare la voce.
“Mi piace avere l'esclusiva, se intendi a quel che alludo.”
“Oh intendo, intendo!” disse Aleslosh contento. “E' proprietà privata! Ma allora è semplice, dille di darci un taglio con tutta questa storia e di perdonare i tuoi amici! Così questa rissa finisce e torniamo tutti a bere in allegria!”
“Non posso, poi se la prenderebbe con me.”
Lo Gnomo gli mise una mano sulla spalla. “Ragazzo mio, se ti lasci impietosire fai il loro gioco! Mai dare potere alle femmine, guarda i Drow come si riducono a fare gli schiavetti! Mai chinare il capo, ragazzo mio, mai perdere il controllo! Loro vogliono essere dominate anche se non lo ammettono! Vogliono che sia l'uomo a comandare!”
Brendon stava ripassando mentalmente tutti gli incantesimi che conosceva cercando quello più adatto a farlo soffrire il più lentamente possibile, ma si trattenne pensando che gli serviva il suo aiuto. Cercò di stare al suo gioco.
“Lo so benissimo! Ma vedi, io ho i miei metodi: lascio che si sfoghi in questo modo, così quando arriviamo in camera da letto è docile come un agnello.”
Lo Gnomo fece una grossa risata tutto soddisfatto e poi brindarono ancora.
“Senti figliolo, posso fare qualcosa per aiutarti?” si offrì Aleslosh, molto bendisposto verso il mago dopo la birra offerta e quello scambio di parole.
Brendon sorrise, sicuro di aver trovato il modo di vendicarsi del comportamento dei compagni.
“In effetti sì, ci sarebbe qualcosa che potresti fare... ma non so se posso spingermi a chiederti così tanto...”
“Non aver paura, ragazzo! Parla liberamente!”
“Non è che ti servono un paio di marinai sulla tua nave?”

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 - We're Here ***


Era tutto buio e maledettamente caldo, sembrava di essere in un forno. Non sapeva da quanto era lì, sentiva solo che era al limite. L'avevano lasciata sola in mezzo a quella cella, con una corda che pendeva dal soffitto a serrarle i polsi sopra la testa e le caviglie unite. Le avevano legato le gambe perché scalciava; le avevano proibito anche quell'unica reazione. Solo gridare le era concesso. Urlare e piangere. Ma non aveva più una goccia d'acqua in corpo e non avrebbe potuto versare neanche una lacrima. Neppure volendo.
Poi la porta si aprì, lentamente, come per permetterle di imprimersi bene chi aveva di fronte. Ma dalla porta entrava troppa luce e lei, dopo tutta quell'oscurità, non vide altro che una sagoma nera.
Con calma, un passo dopo l'altro, la figura si avvicinò. Non riusciva a vederne il volto e gli occhi le bruciavano per la luce, ma l'aria intrisa di trionfo non le lasciarono dubbi sulla sua identità. Poteva sentire il suo ghigno soddisfatto e avrebbe tanto voluto mostrarsi orgogliosa, ma in quel momento il suo corpo aveva bisogno d'acqua e nella sua mente non c'era spazio per altri pensieri.
Come un serpente che si avvinghia sulla sua preda, la sagoma nera le girò intorno fino a tornare davanti a lei, felice di poter vedere la sofferenza sul suo volto. Da una tasca della tunica entrasse una fiala con del liquido trasparente, la stappò e la avvicinò a lei.
Ti ho portato dell'acqua. E poi non dire che non sono magnanimo.” Disse lui.
La ragazza ne percepì l'odore dolce e fresco e non riuscì a trattenere un “ti prego” sussurrato.
La figura rise e l'eco della sua voce rimbombò nella piccola cella penetrando come un martello nella mente della ragazza.
Dopo tutto questo tempo non hai ancora imparato a supplicare? Io sono paziente, ma il tuo inutile orgoglio potrebbe anche stancarmi un giorno, sai?”
Ti supplico...” ripeté la ragazza a voce un po' più alta e abbassando gli occhi per la vergogna. Ma lui le sollevò il mento, voleva guardarla negli occhi mentre si umiliava.
Ci sei andata vicino. Completa la frase o questa fiala finirà per terra.”
Dopo qualche istante di lotta interiore si rassegnò. “Ti supplico mio Padrone.”
Un'altra risata echeggiò nella cella e la ragazza distolse lo sguardo ancora. Poi d'un tratto la figura si zittì e alzò la mano sinistra per accarezzare la guancia della ragazza, ma come lei sentì il contatto si scansò disgustata; l'ira lo assalì e scaraventò la fiala contro la parete.
Come osi! Come osi sottrarti al mio tocco! Come osi allontanarti quando persino le Sacerdotesse di Lolth litigano tra loro pur di avermi nel loro letto!? Come osi disprezzare l'onore che ti concedo di essere mia!”
La reazione di lui ebbe l'effetto di risvegliarle l'orgoglio duramente scalfito.
Sono felice che ti diverti ad essere usato alla stregua di un giocattolo da quelle Drow, ma per quanto mi riguarda le mie aspirazioni sono ben più in alto delle tue!” riuscì a dire. Percepiva la rabbia del suo padrone e si aspettava una reazione, ma questa non venne.
Dopo qualche breve istante durante il quale la ragazza si maledisse mentalmente per il suo orgoglio e per non essere riuscita ad ottenere l'acqua, ecco che lui tirò fuori un'altra fiala.
Sappiamo entrambi che se non bevi questa entro pochi minuti morirai. Dimmi Jelia, quali sono le tue aspirazioni adesso?” disse calcando la parola.
Adesso gli occhi si erano abituati alla luce e lei riuscì a guardarlo negli occhi, cercando di capire se bluffava.
Perché tutto questo, Narak?” chiese come fosse una preghiera. “Ti diverti così tanto?”
Te l'ho già detto. Voglio un figlio da te. Voglio un erede, un maschio che abbia i tuoi poteri e che sappia usare la mia magia. Immaginati il potenziale, potrebbe conquistare il mondo! Potrebbe...”
Non permetterei mai a mio figlio di seguire i tuoi pazzi piani!”
Ah, e come pensi di impedirmelo?”
Uccidendoti!”
La terza risata non tardò ad arrivare, ma stavolta sembrava meno sicura.
Sciocca creatura! Pensi di sfuggirmi, vero? Ma non te lo permetterò. Tu diventerai mia moglie e mi darai un legittimo erede!” E senza darle tempo di rispondere la baciò con prepotenza. A niente valsero le blande resistenze di Jelia, non poteva sottrarvisi, ma appena ne ebbe l'occasione gli morse la lingua.
Stupida!” Gridò il Drow staccandosi. “Adesso basta giocare! Rispondi: vuoi sposarmi? Vuoi diventare mia moglie?”
Se la ragazza avesse avuto un briciolo di saliva gli avrebbe sputato addosso.
Te lo scordi!”
Molto bene.” Stappò la seconda fiala e le versò il contenuto sopra i capelli mente la guardava buttare indietro la testa e cercare di recuperare con la lingua le gocce che le scendevano lungo il viso come fossero lacrime.
Poi con voce fredda si congedò. “Questo basterà a mantenerti in vita per un'altra mezz'ora. Spero che per allora avrai cambiato idea o passerò a metodi più persuasivi!”

=======================================================================

Una voce la svegliò di soprassalto e si alzò di scatto.
...maledetto mago da quattro soldi! Lui e le sue idee geniali! Giuro che questa me la paga! Sì! Mi vendicherò! Oh, sì che lo farò! La vendetta è un piatto che va servito freddo, ma troverò il modo per fargliela pagare! E allora sarò io a ridere...”
Isilrill si guardò intorno cercando di capire dove fosse. Il pavimento ondeggiava... certo, era su una barca; più precisamente sulla We're Here, la nave di cui si vantava Aleslosh; in effetti c'era di cui andar fiero, con i suoi ventun metri e un equipaggio di una ventina di marinai.
Si rassicurò e fece un bel respiro capendo di aver solo sognato. Erano anni che aveva smesso di fare quel tipo di incubi sul periodo passato in prigionia a Menzoberranzan ed ecco che adesso tornavano a inquietarla. Si guardò intorno quasi sperando che Ketojan fosse vicino per consolarla come era solito fare, ma ovviamente non era lì. C'era solo Ziwa accucciata accanto al letto e non aveva voglia di svegliarla, poverina, non si sentiva a suo agio sulla barca ed era difficile che si addormentasse.
Probabilmente il sole stava per sorgere, anche se con tutta quella nebbia non si poteva dire, e la voce che l'aveva destata non smetteva di minacciare un certo mago, così si affacciò alla finestra. Non fosse stato che anche lei era arrabbiata si sarebbe messa a ridere vedendo il nobile Rigel, della grande casata dei Deneb, valente guerriero, ramazzare il ponte con un mocio come il più umile dei mozzi.
Decisamente lui non aveva preso bene l'idea di Brendon; non che Keid o Isilrill ne fossero felici, anzi, ma almeno riuscivano a tenere la bocca chiusa, cosa impossibile per Rigel. Lui e il barbaro erano stati costretti ad imbarcarsi come marinai per saldare il debito nei confronti di Isilrill, mentre quest'ultima e il mago li seguivano per assicurarsi di avere indietro i soldi. L'Elfa sarebbe anche stata d'accordo se non fosse per il fatto che Aleslosh, sapendo della sua relazione con Brendon, non avesse riservato loro l'unica cabina presente sulla nave (esclusa quella del capitano s'intende). In pratica dovevano dormire insieme.
La stanza era piccola, senza mobilio e con solo un letto occupato dal ragazzo. Brendon si era offerto cortesemente di lasciarlo a lei e aveva anche scherzato sul fatto che avrebbero potuto dormire insieme, ma Isilrill da brava druida aveva rifiutato sistemandosi alla bell'e meglio con un paio di coperte per terra.
Dopo la sua discussione con il mago usciva raramente dalla cabina e Rigel e Keid avevano preso ad andarla a trovare lì quando finivano il loro turno. Le portavano da mangiare e passavano un po' di tempo insieme a giocare a carte o a dadi. Non fosse stato per Brendon avrebbe detto che il viaggio era piacevole.
Cercando di non svegliare il mago e Ziwa uscì dalla cabina. Era troppo tempo che si era rinchiusa lì dentro e si sentiva in gabbia, aveva bisogno di muoversi e soprattutto non voleva restare sola dopo quel sogno. Fu così che si avvicinò al suo compagno.
...maledetto...se gli metto le mani addosso...”
Ma Rigel già imprechi di mattina presto? Hai tanto fiato da far invidia a un bardo!”
Il ragazzo si fermò un momento per concedersi un sorrisetto e poi riprese il suo lavoro.
E' una dote naturale. Tu piuttosto, che ci fai qui fuori? Ti sei forse decisa a perdonare il Traditore?”
Isilrill si concesse una risata, quel ragazzo riusciva a metterla di buon umore. Lo stava rivalutando e cominciava a capire come mai Brendon e Keid lo tenessero con loro; vero che era chiacchierone fino all'inverosimile e che non sapeva mai stare zitto, ma in fondo un po' di allegria di tanto in tanto non guasta. Nonostante le apparenze da sbruffone era una brava persona.
Sbaglio o era il tuo migliore amico? Quand'è che è diventato il Traditore?”
Da quando mi fa dormire su un'amaca insieme agli altri marinai e mi fa lavare il ponte, ecco da quando! Almeno te hai una camera privata!”
Sì, da dividere con lui! Non sai che voglia ho la notte di strozzarlo...”
Se vuoi mentre te lo strozzi io soffoco le sue grida con un cuscino, che te ne pare?”
Risero insieme serenamente, era tanto che non lo facevano; il mago li aveva fatti infuriare per bene.
Credo che prenderò in considerazione la tua offerta, potrebbe tornare comoda. Comunque sì, l'ho perdonato per come ci ha procurato il passaggio e no, non l'ho ancora perdonato per avermi toccata e non credo che gli rivolgerò la parola tanto presto.”

=======================================================================

Erano in viaggio da poche ore e Brendon, offertosi volontario dopo una minaccia per niente velata dei compagni, aveva appena finito di stipare i bagagli di tutti dentro la piccola cabina. Non essendo abituato ai lavori fisici uscì in coperta tutto sudato e si avvicinò a Isilrill che ammirava il mare appoggiata al bordo sui gomiti, con Ziwa poco lontana; in quella posizione sembrava meno eterea rispetto al primo viaggio in mare, ma la trovava estremamente seducente e moriva dalla voglia di toccarla. Dopo il primo attimo di smarrimento, consapevole dei pensieri poco puri che gli erano passati per la mente, chiuse gli occhi e scosse la testa per non pensarci; senza però ricordarsi che era una pessima mossa da fare su una barca.
Isilrill si voltò sentendo un tonfo dietro di lei e si mise a ridere alla vista di Brendon con le gambe all'aria; per fortuna delle corde avevano attutito la caduta e non si era fatto male, ma era rimasto incastrato e non riusciva ad alzarsi, così gli porse un mano per aiutarlo.
Grazie...” Le rispose diventando tutto rosso per la pessima figura.
Che dici? Grazie a te! Dopo questa scena buffa potrei quasi perdonarti per come ci hai procurato il passaggio. Quasi ho detto!” Sottolineò sorridendo.
Brendon non seppe che rispondere e la osservò tornare nella posizione di prima. Cosa non avrebbe dato per poterla toccare! Si guardò intorno alla ricerca dei compagni per scacciare quei pensieri. Keid era a prua a controllare delle corde con altri marinai, mentre Rigel era dall'altra parte del ponte e gettava il contenuto di paio di secchi in mare, probabilmente bucce di patate. Guardò senza troppo interesse i suoi compagni per qualche secondo, poi alzò lo sguardo verso il timone e vide Aleslosh fargli un cenno di saluto con la mano. Ed ebbe un'idea.
Isilrill sentì Brendon venirle vicino da dietro per sussurrarle qualcosa nell'orecchio.
Aleslosh ci sta guardando, quindi per favore collabora e non spostarti.”
Lei stava per chiedere spiegazioni, quando sentì la mano dell'incantatore accarezzarle il fondo schiena. Si irrigidì per qualche istante, poi senza degnarlo di uno sguardo spostò la sua attenzione sullo Gnomo molto compiaciuto. Gli sorrise col suo miglior sorriso finto e senza neanche guardare Brendon lo prese per mano e se lo portò in cabina sotto l'approvazione di Aleslosh che sorrideva soddisfatto della scena. Quando un'ora più tardi il mago uscì dalla cabina pieno di lividi e col fiato corto suscitando l'ammirazione di tutti, nessuno (tranne Rigel e Keid) pensò che fosse dovuto ad una lotta.

=======================================================================

Suvvia, in fondo poteva fare di peggio, pensa se ti baciava!” scherzò Rigel senza notare un rapido lampo di preoccupazione nello sguardo di Isilrill, preso com'era dal suo lavoro.
Oh, se ci avesse provato a quest'ora il suo cadavere sarebbe nella pancia degli squali!” rispose prontamente lei.
Non che tu lo abbia lasciato in condizioni tanto migliori quando l'hai fatto uscire dalla cabina. Ti giuro, se non fosse stata una scena così comica mi sarei preoccupato delle sue condizioni!”
Comica dici? Lui mi mette le mani a dosso e tu dici comica? Ah, cosa parlo a fare con te... Piuttosto, ti sei informato col Capitano su quanto manca? Questa nebbia mi infastidisce, sembra di essere intrappolati.”
Lo Gnomo dice che manca poco. Vedi, in linea d'aria l'Isola di Nimbral non è lontana dalla Costa, ma con la barca bisogna seguire delle correnti precise che fanno un giro ampio; per questo ci vuole tempo. E la nebbia è causata dalla magia, serve per nascondere l'Isola dagli avventurieri.
Senti io qui ho finito.” Disse gettando il secchio d'acqua sporca in mare. “Facciamo colazione insieme?”
Con piacere!” Gli rispose con un ampio sorriso.
Presi com'erano dalle chiacchiere nessuno dei due si accorse di due paia d'occhi che li osservavano attentamente.

=======================================================================

Brendon era stato svegliato dalle risate di Isilrill e l'aveva osservata parlare amichevolmente con Rigel. Troppo amichevolmente, pensò. Dalla finestra della cabina non riusciva a capire tutto, ma le loro espressioni complici erano fin troppo eloquenti per i suoi gusti. Sentì un nodo allo stomaco che non riuscì a spiegarsi fin quando non li vide andare via insieme verso la cambusa. Gelosia.
Scacciò quel pensiero immediatamente. Era riuscito ad ammettere l'attrazione fisica, infondo la ragazza era oggettivamente bella, ma la cosa si fermava lì: essere geloso portava ad un altro livello e lui questo non lo accettava. Aveva riflettuto in quei giorni e aveva capito che provava qualcosa per lei, probabilmente dovuto al suo incantesimo e di certo lui non si sarebbe piegato a quella magia. No, poteva accettare l'impulso di averla ma non di provare un sentimento per lei oltre l'amicizia.
Mentre rimuginava rimpiangendo di non essere rimasto a letto invece di alzarsi e spiare dalla finestra, Aleslosh bussò alla porta con in mano la colazione salvandolo dai suoi pensieri.

=======================================================================

Aveva origliato rassicurato per aver visto Isilrill sorridere felice. Da quando era arrivato a Candlekeep non l'aveva persa di vista e nonostante avesse appurato che stesse bene e che fosse in buone mani era preoccupato per la tristezza nascosta nei suoi occhi. Finalmente si poteva dare pace.
Però da quando quel mago aveva osato toccarla lei non era più uscita dalla cabina per evitare che ci riprovasse e questo rendeva più difficile tenerla d'occhio; si consolava pensando che i lividi che Isilrill gli aveva lasciato erano niente in confronto a quello che avrebbe subito dal suo Capo una volta che avesse riferito tutto.
Spero che ne usciamo vivi per poter assistere alla scena!”




========================================================================

Chiesdo scusa per aver lasciato passare tutto questo tempo senza aggiornare, ma tra gli esami e il resto non sono riuscita a scrivere.
E vorrei ringraziare Cabol per tutte le recensioni che mi ha lasciato e per incoraggiarmi ogni volta. E grazie anche a tutti quelli che leggono questa storia!


Allora, come avete notato ho cambiato il titolo della storia. Questo è provvisorio, quindi: chi è gentile e mi aiuta a trovare un nuovo titolo?

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 - La riunione ***


Da quando Isilrill era andata via, Sirio non era mai uscito dalla Torre e aveva passato tutte le sue giornate immerso nei libri, con la gioia del suo insegnante che non doveva più disperarsi per rincorrerlo da una parte all'altra della città. A lui non piaceva stare rinchiuso troppo a lungo e usciva spesso per distrarsi un po' bevendo qualcosa con gli amici. Per questo suscitava l'invidia di alcuni suoi compagni e le crisi isteriche del suo insegnante: con poco studio otteneva ottimi risultati, era molto dotato per gli incantesimi. Dote di famiglia, chiaramente non ereditata da Rigel.
Il primo giorno il suo insegnante si era quasi messo a piangere dalla sorpresa: come al solito stava percorrendo tutti i piani della Torre alla ricerca del suo allievo, quando un gruppetto di novizi gli disse di averlo visto in biblioteca. Incredulo, dopo aver sgridato i ragazzini per la colossale bugia, si diresse verso la sala. Tentar non nuoce.
Qualcosa catturò subito la sua attenzione: dei ciuffi di capelli scuri nascosti da una matassa di libri dai titoli più disparati! Perplesso si avvicinò al tavolo. Più era vicino, più la sua bocca si spalancava! I capelli di Sirio, gli occhi di Sirio, il naso di Sirio, la bocca di Sirio... Il volto di Sirio!
“Per Mystra! Chi ti ha lanciato l'incantesimo di Dominio?” Quasi urlò, rompendo il silenzio e convogliando l'attenzione di tutti i presenti su di sé.
Per tutta risposta, Sirio alzò gli occhi verso il suo interlocutore un po' scocciato per essere stato interrotto.
“Come dite maestro? Che c'entra il Dominare Persone?”
“Stai studiando!”
“Sì.”
“In biblioteca!”
“Sì.”
“Senza che ti debba cercare per tutte le taverne di Baldur's Gate!”
“Se avete finito con le ovvietà mi potreste spiegare l'incantesimo di Allarme?”
“E mi chiedi pure di tua iniziativa di spiegarti gli incantesimi?” prontamente l'insegnante posò la mano sulla fronte di Sirio.
“Non sei caldo...”
“Dovrei esserlo?”
“Se non ti hanno fatto un incantesimo e non hai la febbre, mi spieghi cosa ci fai qui in biblioteca circondato da libri?”
“Ho solo deciso di dedicarmi maggiormente allo studio.” Rispose con fare ovvio.
Le gambe dell'insegnante cedettero e trattenendo a stento delle lacrime di gioia ringraziò Mystra promettendole svariate offerte, subendo lo sguardo attonito degli altri studenti.


Preso dalla paura di Nyatar aveva ben accolto l'ordine di non uscire e si era dedicato completamente allo studio di nuovi incantesimi, supervisionato dal suo insegnante grazie al quale faceva enormi progressi.
Quel pomeriggio però il suo studio fu interrotto dall'arrivo di una guardia cittadina che gli consegnò una pergamena arrotolata e sigillata.

 

Lord Deneb,
siete pregato di recarvi quest'oggi dopo il tramonto alla Caserma
per confabulare riguardo le novità sulla faccenda di cui sapete.
Vi prego la massima discrezione.

Lady Misao
 

=======================================================================

La serata non si preannunciava delle più divertenti. Ketojan aveva ricevuto un messaggio senza firma e adesso si stava recando a Baldur's Gate, seguendo un vecchio sentiero conosciuto solo da pochi. Messaggio che tanto anonimo non era, dato che quella grafia curata e precisa non poteva appartenere ad altri se non a Watanabe.

 

Dopo il tramonto, cancello sud.
 

Inutile scrivere altro, queste poche parole erano sufficienti per capire l'urgenza e la segretezza celate.
Era abbastanza sicuro del mittente, conosceva alla perfezione quello stile particolare di scrivere e non lo avrebbe confuso; ma era comunque un druido, per di più Satiro, ed era già tanto se sapeva leggere il Comune. Lui non era certo un esperto e qualcuno poteva aver falsificato il messaggio. Così, per evitare di ritrovarsi invischiato in una possibile trappola, si era portato appresso quattro druidi, un Uomo, un Mezzelfo e due Elfi. Meglio prevenire che curare, diceva il proverbio.
Più si avvicinava più aumentava il passo, rischiando di lasciare indietro i suoi uomini. La preoccupazione sembrava essere direttamente proporzionale con la vicinanza all'appuntamento e mille domande cominciarono impietose ad assalirlo. Sapeva che Misao era tornata da poco e sicuramente aveva visto sua figlia.
La samurai l'ha avvertita di Nyatar.
E perché non è tornata indietro?
Che sia andata prima in città?
Impossibile, sarebbe tornata a casa, da me.
Che sia cocciuta a tal punto da continuare nonostante il pericolo?
E...se...le fosse successo...qualcosa...?
No, no, no, non può essere! Lei sa badare a se stessa e poi non è sola.
Ma neanche Roger è tornato.
Perché non mi ha mandato nessun messaggio?
Che avesse paura di informarmi...?
No, Roger non è un vigliacco.
Forse la sta seguendo ancora.
Ma se la sta seguendo vuol dire che è in viaggio?
Ma come può essere in viaggio se la samurai ha parlato con lei?
Con questi pensieri si avvicinava al luogo dell'appuntamento.

=======================================================================

Lady Misao si era concessa di contemplare per qualche minuto il tramonto. Il sole se n'era andato e si era portato con sé i colori caldi lasciando un blu chiaro a sostituirli, di lì a pochi minuti sarebbe scomparso anche quello in favore della notte. Era giunto il momento. Si voltò verso sud e li vide. Per fortuna erano puntuali, non avrebbero potuto prolungare l'apertura del cancello ancora per molto, la procedura proibiva che rimanesse aperto durante la notte.
“Buonasera Capo Druido, vedo con piacere che avete ricevuto il messaggio del mio Maestro, ma vi aspettavamo solo.” Disse Lady Misao facendo un cenno ai quatto druidi.
“Non è certo colpa mia! Il caro vecchio Watanabe oltre ad avere crisi di identità è anche tirchio con le parole e non ha specificato niente oltre il luogo e l'ora.”
Nonostante Misao fosse abituata alle prese in giro di Ketojan, questa non l'aveva capita e dovette chiedere spiegazioni.
“Si è scordato di firmare, per me non sa chi è.” Disse porgendo il biglietto alla ragazza.
Lei lo guardò. Evitò di rispondergli che era una procedura dei militari evitare di firmare nel caso che qualcuno intercettasse il messaggio e che comunque la grafia era un valido indizio sul mittente, solo il Maestro e lei scrivevano in quel modo. Se lo avesse fatto gli avrebbe dato spago e avrebbe passato ore a prendere in giro lei, il Maestro e le guardie cittadine.
Così, facendo finta di niente, ordinò alle guardie di chiudere la Porta e li condusse fino alla Caserma.

=======================================================================

Due occhi dorati su un musetto allungato non si erano persi niente; si era acquattata in un vicolo vicino alla Porta sporcandosi la punta della coda, un piccolo sacrificio per accontentare il suo padrone. Certo meglio avere la coda grigia di polvere, piuttosto che averla bianca ma staccata dal corpo.
Appena il cancello fu chiuso, l'agile volpino dal manto marroncino sparì non visto tra le viuzze.

=======================================================================

Ketojan non ricordava neanche da quanto tempo era che non vedeva Watanabe, ma nonostante fosse un Uomo e quindi incline alla vecchiaia lo stimava molto per la sua saggezza. Era una delle poche persone di cui si fidava.
I suoi druidi furono accompagnati in un'ala della caserma dove poter riposare, mentre Lady Misao lo portò davanti la stanza del Maestro.
“Avanti.”
Sentendo quella voce provenire dall'interno, Ketojan sogghignò e aprì la porta.
“Alla tua età ti diverti ancora con questi trucchetti? Quando la smetterai di essere così infantile?”
“Quando voi smetterete di essere invidioso del fatto che percepisco la presenza delle persone meglio di voi.” Rispose Watanabe serio.
“Invidioso? Di un vecchietto?”
“Oltre che invidioso siete anche smemorato, non ho neanche sessant'anni.”
“Qui se c'è uno smemorato quello sei tu, ti sei scordato di firmare il messaggio.”
“Semplice precauzione. Allora, volete accomodarvi o preferite rimanere in piedi?”
Lady Misao chiuse finalmente la porta e i due si accomodarono su dei cuscini davanti al Maestro. Le quattro candele appoggiate sul tavolino, unica fonte di luce nella stanza, furono presto accompagnate da due ciotoline laccate in nero con decorazioni floreali in rosso e due bottigliette di Sakè.
Watanabe dispose le ciotoline davanti a sé e Misao, mentre aprì una bottiglietta e la avvicinò al Satiro che vedendo questo gesto perse ogni voglia di ridere. Rimase un attimo in silenzio fissando il Sakè, poi senza alzare lo sguardo disse: “Se mi offri addirittura una bottiglietta intera del tuo liquore migliore la cosa è grave.”
In un attimo l'aria si fece tesa.
“Aspettiamo l'arrivo di Lord Deneb. Dopo parleremo di tutto.”
“Se deve venire anche Sirio sarà meglio che Misao vada a recuperarlo all'entrata, non vorrei aspettare più del necessario per colpa del suo scarso senso dell'orientamento.”

=======================================================================

Dopo che Misao ebbe condotto Sirio dal Maestro e dal Capo Druido iniziò a spiegare di come le sue ricerche su Danarr l'avessero portata a Imreenice, la guerriera psion di Menzoberranzan, e a Nyatar. Raccontò poi di quando ebbe trovato Isilrill, di come aveva scoperto la sua vera identità (a quel punto si dovettero fermare per spiegare a Sirio che la sua amica veniva da un altro mondo) ed infine disse la decisione presa: dato che la copertura dell'Elfa era saltata o stava per esserlo, e i Drow presto avrebbero saputo di lei e dell'Isola di Nimbral, lei, Rigel, Keid e Brendon sarebbero andati al Tempio di Mystra per informare il Sommo Sacerdote. Una volta là avrebbero deciso cosa fare, se tornare a casa oppure cercare di prendere il bracciale per tenerlo al sicuro.

=======================================================================

Intanto, sotto la Grande Quercia un Elfo stava cercando di nascondere l'ansia giocherellando la sua Collana del Linguaggio Animale. La sua volpe appena tornata aveva riferito cose non buone.
Il Capo Druido in città.
Perché?
Di sicuro c'è di mezzo quella ragazzina impertinente.
Ma Ketojan non si sarebbe mai scomodato di persona se la questione non fosse stata grave. O non si trattasse di sua figlia.
Che abbia scoperto il falco che ho mandato ad inseguire Isilrill?
Forse, in fondo non è più tornato.
Oppure potrebbero aver individuato il lupo che ha incontrato Reya.
Non conoscendo la situazione non poteva prendere decisioni affrettate. Innanzitutto non era certo del motivo del suo arrivo, anche se era molto probabile che fosse lì per lui.
I quattro druidi non lo preoccupavano minimamente ma sapeva di non poter affrontare Ketojan, non aveva possibilità contro di lui. Quindi doveva sperare che il Satiro avesse solo intenzione di parlare. Ma Ketojan si sarebbe bevuto le sue bugie?
Di certo non voleva scappare prima di conoscere la situazione, non voleva rinunciare al suo ruolo di Custode della Grande Quercia, così prese l'unica decisione che gli sembrava plausibile: cominciò a prepararsi per effettuare il rituale della Traslazione Arborea.

=======================================================================

Avevano parlato a lungo, ormai era notte.
Sirio non si capacitava di come la sua amica non gli avesse mai detto niente.
Ketojan era sconvolto dalla decisione della figlia di raggiungere l'Isola (che a differenza di quello che sosteneva Reya esisteva).
Fortuna che fuori non c'era nessuno che potesse sentire le loro voci e i loro discorsi, così esasperati da sfiorare il ridicolo.


Dopo che Watanabe li ebbe calmati riempiendoli di Sakè, discussero sul da farsi e decisero che il giorno dopo all'alba sarebbero andati da Nyatar per farlo parlare.

=======================================================================

Mancavano pochi minuti all'alba, e per le strade non c'era nessuno se non qualche guardia che svolgeva regolare il suo turno di sorveglianza. Nessuno, tranne un gruppo di persone che lasciò interdette le guardie facendole distrarre dal loro lavoro: il Capo Druido, Lord Deneb, quattro druidi e cinque guardie cittadine; in testa camminava il Capitano Misao, fiera e decisa come non mai.
Si fermarono di fronte al cancelletto che separava la Grande Quercia dal resto della città e Lady Misao fece un cenno al Sergente Hart il quale si fece avanti srotolando una pergamena con sopra vari sigilli.
“Nyatar Custode della Grande Quercia, per ordine di Lady Misao Capitano della Guardia Cittadina siete accusato della scomparsa del Mezzelfo Danarr e della sua probabile morte grazie alla testimonianza del qui presente Lord Deneb.
Vi ordiniamo quindi di consegnarvi alle guardie senza opporre resistenza alcuna.”
Non dovettero aspettare che pochi istanti, l'Elfo uscì dalla sua abitazione e sicuro di sé si avvicinò al gruppo.
“Misao, noto con dispiacere che pur di non ammettere di non saper fare il tuo lavoro scarichi la colpa sugli altri, sei riuscita addirittura a coinvolgere il Capo in questa insulsa situazione.
Capo, mi duole informati che questa ragazzina ti sta solo prendendo in giro, è ovvio che quel guardiaboschi non si trova qui ed è alquanto improbabile che io lo abbia ucciso visto che non ne avevo motivo.”
“Può darsi che sì come può darsi che no.” Rispose emblematico il Satiro. “Ciò non toglie che io abbia dei doveri nei confronti della Legge e devo collaborare per quanto mi è possibile a mantenere l'ordine.”
“Ovvio, quando si tratta di aiutare le guardie bisogna rendersi disponibili, ma quando si tratta di salvare degli animali ingabbiati non si alza un dito...”
“Ma certo Nyatar, sentiti pure libero di contestare le mie decisioni, dopotutto solo quello ti è concesso visto che il Capo Druido sono io mentre te non sarai mai altro se non il Custode della Grande Quercia. Sempre se dopo oggi lo resterai s'intende.”
L'Elfo ribolliva dalla rabbia e non riuscì più a mantenere il suo sangue freddo. Aprì il cancelletto e con un cenno teatrale della mano per farli entrare disse: “Ma prego, fidiamoci delle accuse di un un mago che passa le sue giornate a ubriacarsi, accomodatevi pure! Capo, visto che sei così propenso ad aiutare le guardie, vuoi che porti una pala anche per te? O forse a forza di comandare ti sei scordato cosa significhi lavorare?”
“Sei il meno indicato a parlare di memoria visto che ti sei scordato a chi devi la tua lealtà.”
“La mia lealtà va alla natura e nient'altro, ma la tua invece?”
“Alla natura? Quanto sei divertente. Un tempo sì, certamente, sei stato nominato Custode per questo. Ma adesso è solo il potere che ti guida, ne sei accecato e neanche te ne accorgi!”
“Come osi Ketojan! Tu vivi nella foresta, non hai la minima idea di cosa voglia dire far valere la natura in mezzo a una città, dove la gente è interessata solo ad arricchirsi!”
“Il tuo dovere non è imporre la natura ma riuscire farla integrare nella città; probabilmente non ti è più chiara la differenza!”
L'aria era elettrica e i loro sguardi più minacciosi che mai.
Nel frattempo i druidi erano entrati coi loro animali e cominciarono a cercare in giro qualche traccia di sotterramento, mentre gli altri si tenevano in disparte lasciando parlare i due.
“Se ti è cara la vita Nyatar dimmi cosa ne hai fatto del Mezzelfo!”
L'Elfo non rispose subito. Indipendentemente dal ritrovamento del cadavere Ketojan lo stava accusando apertamente. Se era vero che poteva ignorare le accuse di un Capitano della Guardia non poteva fare altrettanto con quelle del Capo Druido.
“Hai deciso di condannarmi senza prove? Secondo me sei tu quello accecato dal potere e che ha paura che io gli prenda il posto.”
Il Satiro gli si avvicinò rapido e gli tirò un pugno spaccandogli il labbro e facendolo quasi cadere a terra.
“Sentimi bene Elfo! Dimmi cosa sai e perché hai fatto seguire mia figlia o giuro su Silvanus che queste parole saranno l'ultima cosa che sentirai!”
Ma nessuno udì la sua risposta: un lupo aveva trovato tracce di terra smossa ed attirò l'attenzione di tutti.
Nyatar non poteva sperare in un diversivo migliore; mentre tutti erano distratti scattò in direzione della Quercia.
“Presto Xanril!” Urlò Misao.
L'arciere però non era pronto e quando scoccò la freccia Nyatar stava già per andarsene; riuscì a colpirlo al fianco, ma l'Elfo era sparito.

=======================================================================

Grazie alla Traslocazione Arborea Nyatar era già lontano una decina di chilometri dalla città e non poteva essere rintracciato. Si appoggiò ad un albero ed estrasse la freccia lanciando un urlo, non era più abituato a subire certe ferite, dopo di ché si lanciò un incantesimo di guarigione e si mise in cammino verso la sola destinazione possibile: Menzoberranzan.

=======================================================================

Ketojan provò a seguirlo, ma l'incantesimo si era disattivato subito appena l'ormai ex-Custode della Grande Quercia si era trasferito altrove. Potevano intuire quale direzione avesse preso, ma non c'era modo di raggiungerlo; per il momento avrebbero dovuto lasciarlo andare.


Il Satiro maledisse Nyatar in druidico, Xanril cercò di scusarsi con Misao. Ma ormai le parole erano inutili, adesso era tempo di prepararsi per l'inevitabile scontro e Sirio cercò di pacare gli animi.
“Signori, calmiamoci vi prego! Nyatar è fuggito, speravamo di poterlo evitare ma purtroppo non è successo. Adesso dobbiamo mantenere il sangue freddo e rispettare ciò che abbiamo stabilito: i druidi appartenenti al vostro circolo verranno richiamati mentre le guardie aumenteranno gli allenamenti. Per quanto riguarda Misao seguirà un addestramento particolare col Maestro Watanabe e quanto a me avvertirò il Decano della Torre e cercherò di ottenere il suo aiuto.
Non possiamo perdere tempo, ormai si tratta di giorni.
Speriamo solo che Isilrill torni presto.”




=======================================================================

SPAZIO AUTRICE

Un ringraziamento speciale a Cabol che mi riempie di complimenti e a Cami_e_Mati che ha cominciato a leggere la storia da poco. Grazie ragazzi!

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 - Richand ***


Aleslosh era uscito dalla cabina dicendo che mancava poco al primo porto e doveva salire sul ponte a controllare che tutto procedesse per il verso giusto, lasciando così Brendon da solo. Dopo pochi minuti, senza neanche bussare, Keid spalancò la porta e richiudendosela alle spalle sbattendola.
Dobbiamo parlare.” Disse all'incantatore.
Brendon, che si era appena seduto sul letto a leggere un libro, lo richiuse con un tonfo e lo appoggiò accanto a sé.
Di cosa?” Domandò il ragazzo.
Del tuo comportamento.”
Vi ho già detto che farvi lavorare come marinai era l'unico modo che avessi per farci salire a bordo e vi ho anche già chiesto scusa, più volte.” Disse esasperato il ragazzo. Sapeva che i suoi amici si sarebbero arrabbiati, ma questo era troppo! Possibile che non riuscissero a passarci sopra? Insomma, avevano passato cose ben peggiori insieme.
Parlo del tuo comportamento con Isilrill.” Continuò secco il barbaro, sedendosi per terra davanti al mago che a quella frase sbiancò.
...Non capisco di cosa parli...”
Non provare a ingannarmi, siamo amici da molto tempo. Tu sei attratto da lei.”
Il ragazzo scattò in piedi senza rendersene conto e prese a camminare per la minuscola stanza. Sapeva di non poter mentire all'amico, era un ottimo osservatore e si conoscevano da molto.
Tu... non capisci... Lei mi ha stregato!” si difese Brendon gesticolando con le mani come se questo potesse chiarire la cosa.
Ammetto che è una bella donna.”
No, lei... Ricordi quando l'abbiamo conosciuta, alla locanda, quando aveva usato il trucchetto per incantare Danarr? Ecco, mi sa che anche io ne ho subito l'effetto.” Disse risedendosi sul letto di fronte al barbaro e guardandolo negli occhi mettendo nel suo sguardo tutto quello che non riusciva ad esprimere a parole.
Era difficile parlare di ciò che gli stava accadendo, perché neppure lui se ne rendeva conto. Ma Keid era la persona giusta: a lui non piacevano le parole troppo spesso piene di menzogne, lui si fidava del suo istinto e preferiva osservare e capire la gente da come si muoveva e dai loro occhi. E com'era vero che non si riuscivi a nascondergli niente era anche vero che poteva capirti meglio di chiunque altro.
Penso dovresti dirglielo.”
Ecco le parole che tanto temeva. Le uniche parole adatte ad una simile situazione, le uniche parole perfette a risolvere tutto, le uniche parole che portavano ad un'azione che lui non si sentiva di affrontare. Non ancora.
Hai ragione.” Rispose chinando la testa, prendendola tra le mani e appoggiandosi sui gomiti. “E' la cosa più giusta da fare.”
Vai allora.”
Brendon lo guardò con sguardo vacuo in attesa di delucidazioni fin quando Keid parlò.
E' fuori sul ponte. Vai a chiarire, magari può annullare l'effetto.”
Una frase che lo sconvolse. Non aveva realizzato che lei potesse davvero eliminare il sentimento che gli stava nascendo dentro. Certo, parlandole almeno avrebbe avuto una risposta... ma se invece avesse scoperto che non c'era rimedio? O se addirittura avesse scoperto che era un sentimento autentico e non indotto da un incantesimo? Era lui in grado di affrontare quella realtà? No, non ancora, aveva bisogno di tempo per capire, inoltre ancora non provava niente di così forte, solo un po' di attrazione fisica. E gelosia. No, solo attrazione e nient'altro.
Sì, lo farò, ma non adesso, non voglio complicare le cose.”
Keid lo guardò facendogli capire esattamente come la pensava, poi senza dire altro se ne andò.

Non sapevano che la conversazione era stata ascoltata da un marinaio.

=======================================================================

Rigel si era andato a riposare e Isilrill stava uscendo dalla cucina, quando un muscoloso marinaio sulla quarantina e dai capelli brizzolati le cadde addosso facendola andare a terra.
Scusami tanto, sono inciampato.” Disse quello rialzandosi sorridendole “E' colpa di questi calzoni, sono troppo larghi.” Ed indicò i suoi pantaloni scuri veramente troppo larghi che gli arrivavano fino al ginocchio.
Non fa niente, piuttosto ti sei fatto male?”
Come, io ti cado addosso e tu ti preoccupi per me!? Che buffa!” Poi affrettandosi a parlare per non dare il tempo all'Elfa di arrabbiarsi si presentò. “Piacere, il mio nome è Richand. Tu sei Isilrill, vero?”
Vedo che sono piuttosto famosa su questa nave, ma immagino sia normale.”
Già, se anche possiamo scordarci i nomi dei nostri compagni di certo non possiamo dimenticare quello dell'unica femmina presente a bordo!”
Scommetto che con un bel bicchiere di liquore di malto scorderesti persino il tuo!”
Richand rise. “Chi lo sa! Ti va di provare?”
Isilrill sgranò gli occhi per la felicità. “Come, hai davvero del liquore di malto?”
Certo! Aspettami sul ponte, io torno subito.”


Finalmente qualcosa di buono in quella traversata! Era da quando aveva lasciato il Campo dei Druidi che non ne beveva! Quello di Richand poi era così buono e la gradazione così perfetta da farle scordare il motivo per cui era arrabbiata con Brendon.
Sembra quello che beve il Capo Druido! E te lo dico come complimento!” Disse lei svuotando un piccolo bicchiere di legno.
Oh, lo conosci di persona? Non sapevo che i druidi incontrassero il loro Capo, se non in occasioni particolari s'intende.” Domandò l'Uomo bevendo a sua volta un po' di liquore.
Io ho vissuto al Campo, per questo lo conosco. Inoltre...” Isilrill fece una pausa soppesando le parole prima di rispondere. Non sapeva perché, forse per il liquore di malto, ma sentiva di fidarsi di quel marinaio.
Inoltre mi ha trovato quando ero poco più che una ragazzina, avevo appena quarant'anni e mi ha cresciuto come se fossi sua figlia. E' la persona più importante per me.”
Quindi è tutta la tua famiglia?” Domandò con delicatezza per non rompere quella complicità che si era creata.
Ecco... non proprio. Io ce l'ho una madre, è lontana, ma ce l'ho.”
E perché non sei con lei?”
Semplice e spietata domanda.
...perché... lei non mi vuole. Mi ha abbandonata quando sono nata.” Disse spostando lo sguardo verso il mare, dove la nebbia cominciava a scemare.
Cosa? Questo non lo sapevo!”
Isilrill lo guardò spaesata. “Be', ovvio che non lo sapevi, solitamente non vado a sbandierare la mia vita privata ai quattro venti...”
Certo certo” cercò di recuperare l'Uomo, “intendevo che non me l'aspettavo. Ma perché ti ha abbandonata? Forse voleva proteggerti?”
Proteggermi? Figuriamoci! No, sperava che morissi affamata, fortuna che mi ha trovata mia zia e mi ha cresciuto al villaggio; fortuna o sfortuna non saprei, ma almeno sono viva.” Disse bevendo un altro bicchierino alla goccia.
Non ti seguo.”
Lei rimase a fissare il bicchiere come se fosse in trance qualche istante.
Non aveva mai raccontato niente a nessuno, solo al Capo Druido e gli aveva fatto giurare di non farne parola ad anima viva. Allora non era pronta ad affrontare questa cosa, ma adesso... Le cose erano cambiate e lei non era più una mocciosa. Decise che parlarne le avrebbe fatto bene.
L'unione fra mio padre e mia madre non era ben vista dalle rispettive famiglie, a maggior ragione quando nacqui io. Le sorelle di mia madre sfruttarono un'assenza di mio padre per convincerla a tornare a casa con loro e ad abbandonarci. Lei che voleva loro molto bene cedette e mio padre quando lo scoprì perse la ragione; morì annegato.
Quel giorno per fortuna venne a farci visita mia zia, la sorella di mio padre, e prese la decisione di portarmi al villaggio. Dato che nessuno mi voleva lì vivevo segregata in casa, come in gabbia, e ogni atteggiamento di umiliazione nei miei confronti non solo non veniva punito, ma era incoraggiato!
Questo fino a dieci anni, dove una persona mi portò via da lì dandomi una casa in un posto sicuro. Quando fui abbastanza forte da potermela cavare da sola, decisi di viaggiare. Per venti anni ho vagato in lungo e in largo per dimostrare a tutti quanto valessi e quanto meritassi di... be', semplicemente esistere! Ma niente, per mia madre era come se non fossi mai nata e ha rifiutato qualsiasi contatto con me.”
Ma tu hai provato ad andare da lei? Scommetto che se ti avesse vista si sarebbe addolcita e ti avrebbe riconosciuta come sua figlia...”
No, non con le sue sorelle tra i piedi. Mia madre è la migliore guaritrice tra loro e non possono rinunciare a lei. Spacciano il bisogno per amore fraterno... Vogliono lei, ma non me. E non cambieranno mai idea.
Comunque sì, avevo deciso di andare da lei. Ma poi le cose andarono diversamente e mi trovai nella Foresta Alta, troppo lontano da dove abitava. Quando successivamente ho incontrato il Capo Druido lui si è preso cura di me dicendomi di scordarmene.”
Ti ha proibito di cercarla?”
L'ha fatto solo per il mio bene!” Disse con tono duro. Nessuno poteva mettere in discussione quello che diceva Ketojan. Sì, lei lo faceva sempre, ma era sua figlia, era suo dovere contestarlo! Nessun altro però era giustificato.
L'ha fatto solo per proteggermi da una ferita che altrimenti non si sarebbe mai rimarginata.”
Come farebbe un padre.”
Esatto!” Esclamò convinta Isilrill.
Ma se ti ha fatto da padre, perché non lo consideri la tua famiglia?”
L'Elfa aprì la bocca per parlare, ma non uscì nessun suono dalle sue labbra. Chinò semplicemente il capo e chiese un altro bicchiere.


Chiacchierarono un po', fin quando il marinaio si addentrò in un altro terreno spinoso.
Simpatico quel Brendon. E' il tuo uomo, vero?”
...sì...”
Perché quel tono seccato?”
Perché certi atteggiamenti in pubblico mi infastidiscono.”
Oh, quanto sei intransigente, ti ha appena sfiorata, che vuoi che sia!”
Che vuoi che sia? Richand, secondo te è normale andare in giro a toccare la gente?”
La gente no, ma tu sei la sua donna.”
...già... comunque preferisco tenere certi atteggiamenti dietro una porta chiusa che in pubblico.”
Suvvia, è solo un uomo, non riesce a trattenere certi slanci! Non vedi come ti guarda?”
Isilrill avrebbe ribattuto alla prima frase se la seconda non avesse catturato la sua attenzione.
In che senso?”
Non ci sono molti sensi. E' evidentemente attratto da te.”
L'Elfa ci pensò su. Non si era mai accorta della cosa, ma non sembrava turbata.
Può succedere.”
...in che senso?”
Nel senso che io sono molto bella e mi capita spesso di attirare le attenzioni maschili. E' possibilissimo che Brendon sia attratto da me e se fosse vero non me ne stupirei.”
Evviva la modestia! Ma non pensi di dover fare qualcosa?”
E perché? E' vero che è un ragazzo con dei desideri, ma è anche un incantatore molto intelligente e sa frenarsi quando deve. Non corro alcun rischio.”
Sei sicura?”
Anche troppo! Inoltre se facesse qualcosa di sconveniente morirebbe.”
Speri che tuo padre vendichi il tuo onore?”
Chi, quel Satiro spelacchiato? Figuriamoci se uno come lui reputa un'offesa certe cose! No, lo ucciderei io.”
Semplice, diretta, consapevole, seria. Come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Uccideresti un tuo compagno senza neanche pensarci?”
Io ne farei a meno, ma la cosa è inevitabile.”
Il tono triste non era sfuggito a Richand, ma Isilrill interruppe i suoi pensieri.
Comunque finché non fa niente contro il mio volere va tutto bene.”
Ma sbaglio o avete litigato? Sicura che ti conviene rimanere arrabbiata con lui? In una squadra bisogna andare d'accordo e aiutarsi a vicenda per superare gli ostacoli.”
La fiducia dell'Elfa stava scemando lasciando intravedere i primi sospetti: quel marinaio sembrava sapere molte cose, forse anche più di quanto mostrasse; decise così di abbreviare la conversazione e lo salutò.
Prima di andare promettimi che gli parlerai per chiarire, penso vi farà bene.”
D'accordo, lo farò!”

=======================================================================

Isilrill rifletteva sulle parole di quel Richand. Tipo strano, nonostante tutto la portasse a diffidare sentiva che quell'Uomo non era nocivo. Ma indipendentemente da questo non poteva evitare di dargli ragione su una cosa: doveva parlare con Brendon e chiarire la situazione anche con Rigel e Keid.
Fu così che li andò a recuperare in coperta e li condusse (o meglio condusse Keid e trascinò Rigel) dentro la cabina. Spalancò la porta facendo sobbalzare il mago e gettò Deneb per terra, sedendosi poi accanto a lui.
Ehi, potevi farmi male!”
Sai che peccato!”
Ma dobbiamo proprio?” chiese sbuffando.
Rassegnati Rigel, è inevitabile!”
Keid decise di rimanere in piedi appoggiato alla porta mentre Brendon rimase fermo sul letto.
Allora mago, è giunto il momento di parlare.”
Il ragazzo in questione alzò il sopracciglio con fare interrogativo e lasciò che l'Elfa continuasse.
Dobbiamo chiarire: ti ci devi delle scuse e noi dobbiamo accettarle. Sentito Rigel? Ho detto dobbiamo!”
Cosa ti ha indotto a pensare che sia sordo?”
Non so, forse il fatto che quando sono venuta a svegliarti mi hai ignorato e ti ho dovuto portare qui di peso?”
Forse perché per colpa di questo Traditore sono stato costretto a ramazzare il ponte tutta la notte e adesso sono stanco?”
Vedendo che la situazione precipitava Keid venne in aiuto.
Basta Rigel. Il tempo per essere arrabbiati è finito, adesso dobbiamo unirci per raggiungere Salpir.”
Il ragazzo alzò lo sguardo verso il barbaro e per un momento si parlarono silenziosamente tramite un vecchio feeling nato dopo molti scontri affrontati insieme.
D'accordo” si arrese infine “va bene. Parliamo.”


Brendon spiegò loro come quello stratagemma fosse l'unica cosa sensata da mettere in atto, si scusò per la miliardesima volta e i ragazzi lo perdonarono. Poi domandò scusa anche ad Isilrill per il suo comportamento ammettendo che era stata un'idea stupida e non necessaria. In fondo errare è umano. La ragazza accettò le sue scuse ma si sentì in dovere di metterlo in guardia; non per mancanza di fiducia, solo per sicurezza.
Accetto le tue scuse, ma ti avverto. Fai qualsiasi cosa contro la mia volontà e non vivrai abbastanza da raccontarlo.”
Esattamente con lo stesso tono che aveva usato con Richand: una frase semplice e diretta, detta con tono serio ma non minaccioso; come fosse una raccomandazione che una madre fa al figlio dicendogli di non farsi male mentre gioca al posto di una promessa di morte; come se la conseguenza nefasta fosse una cosa certa e scontata.
Un tono così calmo che inquietò tutti i presenti, tanto che Brendon ebbe un brivido di paura e Rigel cercò di difenderlo.
Non credi di esagerare? Capisco che subire certe cose non sia piacevole, ma parlare di morte, con un tuo compagno poi...”
Oh, non dipende da me, non sono io che decido. E già che ci siamo non vale solo per lui ma anche per voi quindi fate attenzione; ogni azione ne porta ad un altra e l'abusare di me porta alla morte.
Ma adesso parliamo di cose importanti! Brendon, visto che tu ci hai cacciato su questa nave, come facciamo a scenderne?”

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 - Nimbral ***


SPAZIO AUTRICE

Per rendere migliore la comprensione del testo posto i link delle cartine che sto utilizzando per scrivere la storia.
http://bertball.com/img/fr_map_large.jpg
http://images.wikia.com/forgottenrealms/images/4/4e/Nimbral_loc..jpg
http://www.realmshelps.net/faerun/pix/nimbral.jpg
Ok, non potevo rendermi le cose più complicate, visto che c'ho messo due mesi per trovare informazioni dettagliate e le cartine sull'Isola di Nimbral...Va be', fortuna che alla fine ce l'ho fatta.
Questo capitolo è corto perché nel pezzo successivo devo riprendere le cose lasciate dall'altra parte. Ma non temete, prima o poi pubblicherò anche il seguito :)
Ringrazio sempre e comunque Cabol e Cami!


=============================================================

 

TERRA IN VISTA!
Una favola divenuta realtà! Piccole spiagge bianche immacolate accessibili grazie a dei segreti sentieri battuti solo dai bambini, quando scappavano dal controllo dei genitori, per andare a giocare. Alternate ad esse, delle ripide scogliere di pietra bianca che proteggevano naturalmente l'isola, con in cima qualche casa solitaria. Erano così perpendicolari e frastagliate che sembravano la sezione di un fungo gigante ed erano così chiare che quasi accecavano riflettendo la luce del sole.
Poche erano le persone a giro sulla costa, da cui partivano fitte foreste rigogliose e alte catene montuose, piene di caverne inesplorate. Per lo più la gente si riuniva nelle dodici città sparse per tutto il perimetro, lì dove la scogliera consentiva un porto naturale.
La parte centrale dell'Isola era anch'essa abitata, ma essendo habitat di molti animali pericolosi (orsi, cinghiali, lupi, peryton e nyths) c'erano solo pochi gruppi sparsi che vivevano a contatto con la natura. Le uniche abitazioni in cui ci si poteva imbattere erano dei piccoli castelli in pietra, con torri molto alte e snelle e tanti balconi colorati con degli stendardi, le dimore dei Cavalieri Flying Hunt.



Ci volle quasi un giorno e mezzo per costeggiare il lato occidentale di Nimbral, potendo godere quindi della vista di Arevar, Sombor, Nimith, Bromtor (quattro uniche città, simili tra loro ma così diverse da qualsiasi altra cosa avessero mai visto) prima di arrivare a destinazione.
Circumnavigarono il promontorio montagnoso nella parte sud-est dell'Isola e giunsero al porto di Suthhaven.

=============================================================

Brendon guardava il denso liquido verde con fare sospettoso e disgustato.
Perché proprio io?”
Primo, per dimostrarci che sei pentito. Secondo, perché sei amico di Aleslosh e sicuramente non farà storie a farti scendere sulla terra ferma; e noi, da bravi compagni quali siamo, ti accompagneremo. Terzo, l'idea è stata tua.” Rispose Isilrill porgendogli il bicchiere.
Chi mi garantisce che questo schifo non mi ucciderà?”
Mago! Non ti fidi delle mie conoscenze sulle erbe?”
No, no, ci mancherebbe!” disse preoccupato dalla minaccia velata della ragazza “Ma...”
Isilrill trafisse con lo sguardo il povero Brendon che rassegnato bevve tutto d'un fiato.


=============================================================

 

Gettate la corda!”
Il Capitano e i marinai erano così presi dalle manovre di attracco che non potevano accorgersi dei lamenti provenienti dalla cabina, così che appena la nave fu ormeggiata con delle robuste corde ad una bitta di legno scuro, Isilrill si precipitò da Aleslosh annunciandogli la triste notizia sulla salute del povero incantatore.
Non può essere mal di mare, non dopo tutti questi giorni!” rispose preoccupato lo Gnomo.
Sono d'accordo con te, ma ha forti crampi alla pancia... Ho provato a curarlo, ma non c'è stato niente che potessi fare! Forse dovremmo chiedere aiuto ad un guaritore in questa città!”
Aleslosh era restio a far scendere i suoi marinai sulla terra ferma, dava il permesso solo quelli più fidati e si occupava personalmente delle varie trattative di compra-vendita. Ma quando aprì la porta della cabina e vide il ragazzo disteso sul letto mentre si contorceva tenendo le mani sulla pancia, invocando la pietà di Mystra, acconsentì a far scendere il gruppo e la lupa.
A condizione di accompagnarli, s'intende.



Suthhaven era esattamente come le altre città dell'Isola, ma non per questo meno affascinante. Il molo in legno dava sulla strada di terra battuta su cui si aprivano le varie file di case, tutte allineate e in armonia fra di loro. Era sorprendente come le mura di pietra, le porte in legno decorato, le piccole statue, le panchine in pietra cesellata e le insegne scritte in perfetto Espruar potessero convivere con il tetto spiovente in paglia, le reti, le canne da pesca e secchi pieni di mangime per pesci: ogni casa mostrava un perfetto connubio tra il desiderio di circondarsi di oggetti belli e la vita semplice che tutti vivevano. Un perfetto connubio nato quando degli incantatori illusionisti Umani provenienti dalla lontana regione di Halruaa si rifugiarono sull'Isola di Nimbral, mescolandosi alla popolazione presente composta da Elfi della Luna, ormai quasi del tutto scomparsi.
Sì, qualche Elfo popolava ancora l'Isola, ma si trattava solo di piccoli gruppi sparsi che vivevano a contatto con la natura; per lo più la popolazione dell'isola era composta da Mezzelfi, dai tratti che evidenziavano la loro parentela con tali Elfi (come i capelli di varie tonalità di blu), e da Uomini dalla pelle chiara con sfumature bluastre, piccolo residuo del sangue elfico perso solo da qualche generazione.
Tutti, persino Brendon che stava male, notarono quanta complicità ci fosse tra le persone, quale atmosfera intima, cordiale e rispettosa aleggiasse tra gli abitanti fino a coinvolgere loro stessi e a metterli di buon umore.
Siamo capitati bene, pare che stasera ci sia una gara di racconti!”
Mentre li conduceva tra le varie case, Aleslosh disse loro di quanto gli abitanti della Terra dei mari d'Estate (così si facevano chiamare per via delle lunghe estati) fossero amanti della musica, dei balli e dei racconti, tanto che non esisteva nessun analfabeta sull'isola e c'era addirittura qualcuno che si dedicava alla scrittura di libri, per lo più racconti a tema romantico più o meno spinti.
Questi racconti venivano poi proposti durante le frequenti feste e chiunque poteva arricchire la storia o proporre una rappresentazione ballata delle scene. Spesso, grazie all'ottimo lavoro di tessitura delle donne, venivano creati costumi a tema e i giovani si divertivano ad interpretare i diversi personaggi.



La casa in cui lo Gnomo li stava conducendo non era diversa dalle altre, solo che sull'insegna di quercia Isilrill poté leggere i caratteri espruar ENVYNIATA*, che significavano guaritore.
La porta era socchiusa ma Aleslosh bussò lo stesso per non essere invadente. Dopo pochi secondi un Uomo alto, dai capelli scuri e con una benda sull'occhio sinistro li venne ad accogliere. Dal taglio inconsueto dei vestiti non si sarebbe detto, ma osservando meglio la giacca viola, i pantaloni da marinaio blu, la cintura bianca in vita e i guanti a mezze dita, uno bianco e l'altro nero, si poteva dedurre a quale divinità fosse devoto: Tyr.
Capitano! Così sei tornato! E vedo che mi hai portato clienti!” disse alludendo a Brendon che mugugnava da dietro la schiena di Keid.
Come sempre, Thomorm. La mia We're Here non mi tradisce mai, è la caravella più robusta al mondo! Più robusta di questo ragazzo si direbbe!” disse voltandosi verso il mago.
L'Uomo spalancò la porta del tutto e li fece accomodare in una stanza rettangolare con vari mobili pregiati di fattura elfica, molto raffinati ma niente di eccessivo. Il lungo tavolo con sopra un vaso di fiori, le siede, la piccola biblioteca e il letto con lo scheletro in olmo erano tutti decorati con richiami floreali e mostravano un ottimo gusto nell'arredamento. Tutte cose che non avrebbero sfigurato nella camera di un nobile.
Spero che mi abbia portato quegli unguenti che ti ho commissionato l'ultima volta, ormai ho quasi finito le scorte!” Poi ricolto al barbaro: “Poggialo su quel letto, lì vicino alla finestra.”
Keid lasciò cadere il compagno sul materasso in paglia e si allontanò, permettendo al guaritore di visitarlo.
Thomorm, se non è troppo disturbo ti lascerei questi ragazzi qui mentre vado a controllare i miei marinai, li torno a prendere più tardi.”
Suvvia, Capitano! Questi ragazzi hanno l'aria raccomandabile, non mi sembra il caso di fargli la guardia come a dei ladri!”
Non voglio correre rischi! Ricordi cos'è successo l'ultima volta che ho portato sull'isola un gruppetto di persone? Quel Mezzelfo sembrava affidabile anche lui, ma poi si è rivelato un ladro! Non ho ancora capito cosa sia successo, ma ricordo bene come Taerash si sia adirato con me e quasi mi proibì di tornare! No grazie, non ci tengo a replicare!”
Isilrill e i tre ragazzi trasalirono capendo che non poteva trattarsi se non di Danarr. Ecco com'erano andate le cose, il guardiaboschi aveva raggirato lo Gnomo e poi lo aveva messo nei guai. L'Elfa si sentì un po' in colpa pensando che stavano per fare la stessa cosa, ma fu ridestata subito dai suoi pensieri.
D'accordo, d'accordo! Ci penso io a loro, inoltre mi sembra che anche quel lupo abbia bisogno di una sistemata.”
Isilrill si voltò verso Ziwa. Non stava male ora che era scesa dalla barca, ma di certo l'aveva vista in forma migliore e qualche ricostituente non le avrebbe fatto male.
Vai pure, ci vediamo questa sera!”


=============================================================

Il guaritore riempì una ciotola per la lupa con del liquido azzurro tenue e Ziwa tornò in forze in un baleno, scodinzolando felice tra le gambe della sua padrona mentre l'Uomo si dedicava al ragazzo.
Passarono diversi minuti, duranti i quali l'espressione di Thomorm rimase sempre seria, finché non si decise ad uscire lasciandoli soli.
Torno tra poco, voi fate pure come se foste a casa vostra e aspettatemi qui.”



Pensate che abbia capito?” Domandò Keid.
Certo che ha capito, altrimenti perché ci avrebbe lasciati qui da soli? Ottimo lavoro Isilrill, fortuna che nessuno avrebbe dovuto scoprirci!”
Senti Rigel, anche ammettendo che quello sia un guaritore molto abile e abbia già intuito le erbe che hanno causato il dolore, di certo non sa né chi gliele ha date né perché. Basta mantenere la calma e negare.”
Be', a me non interessa! Basta che qualcuno mi faccia finire queste fitte alla pancia o per Mystra non risponderò di me!” Concluse Brendon tra un lamento e l'altro.


=============================================================

I ragazzi non dovettero attendere molto ma a quella vista avrebbero dato qualsiasi cosa pur di avere più tempo. Lì, sulla soglia di casa, davanti a loro, si ergeva una figura misteriosa ed inquietante: stivali alti, calzoni neri, cintura nera, anello d'oro al medio destro, tabarro con una stella bianca a tre punte (di cui una rivolta verso il basso) spostato su una sola spalla per il caldo e un distintivo: un triangolo bianco e nero.
Benvenuti nella Terra dei Mari d'Estate stranieri” disse l'Uomo dalla voce profonda “permettetemi di presentarmi. Io sono Taerash, l'Araldo incaricato dai Signori dell'Isola di vegliare sulla città di Suthhaven.”


L'Araldo entrò seguito da Thomorm, che si richiuse la porta alle spalle, e diede una rapida occhiata a Brendon. Senza poi mettere tempo in mezzo parlò deciso.
Il guaritore dice che qualcuno ha dato delle erbe nocive all'incantatore. E' corretto?”
Sì!” rispose l'Elfa, sotto lo sguardo incredulo di Rigel e Keid.
Sapete chi è stato?”
Sono stata io.”
Isilrill, cosa stai facendo?” Domandò sconvolto Rigel mentre Keid impugnava l'ascia per essere pronto a vendere cara la pelle.
Calmatevi stranieri. La vostra compagna è sotto incantesimo** e non può mentire. E sarà bene che non lo facciate neanche voi. Ora Elfa dimmi: chi siete e che intenzioni avete?”


=============================================================


NOTE
* envyniata: verbo in elfico Quenya di Tolkien che significa guarire. Purtroppo non sono riuscita a tradurre la parola medico/guaritore, quindi mi sono dovuta accontentare del verbo all'infinito presente spacciandolo per sostantivo.
** dato che sull'Isola di Nimbral non è vietato mentire (tutti dicono piccole bugie), ogni Araldo (giudice che fa rispettare i decreti dei Signori) possiede un anello magico dal valore di 15750 gp con 50 cariche, ognuna delle quali obbliga una persona a lui vicina di dire la verità per 5 minuti.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=699832