Behind these hazel eyes

di Elepinkina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non posso ancora credere che l'abbia sposata! ***
Capitolo 2: *** You found me ***
Capitolo 3: *** Alla festa ***
Capitolo 4: *** Tom 1 (ovvero il punto di vista di Tom) ***
Capitolo 5: *** Quella strana sensazione nello stomaco ***
Capitolo 6: *** Ke nervoso! ***
Capitolo 7: *** Niente é uguale stasera fra me e te ***
Capitolo 8: *** Tom (part 2) ***
Capitolo 9: *** Never be the same again ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Non posso ancora credere che l'abbia sposata! ***


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“Guardala” pensavo mentre la guardavo di nascosto che sgridava le sarte perché non facevano più in fretta “E’ un maiale vestito da sposa”. E poi la marcia nuziale, mio padre che aspetta all’altare con aria non molto felice, sarà perché io me ne sto a guardarlo dalla finestra con nessuna intenzione di scendere? E lei che arriva, con tutta la sua pomposità in quel vestito bianco che le mostra la ciccia nei fianchi, un rossetto troppo rosso e un sorriso sul giallognolo. Mio padre sembra riprendersi e sorridere alla sua quasi sposa. Il prete dice le fatidiche parole che segneranno la vita di due innamorati per sempre e anche la mia vita. Non posso ancora crederci che l’abbia sposata.

Toc! Toc! Bussarono alla porta della mia stanza. Erano passate ormai 2 settimane dal matrimonio ma la mia decisione su quella donna non era ancora cambiata.
«Chi é?» chiesi con poca voglia abbassando solo leggermente il volume dello stereo.
«Sono Tom! Dai, Ry, fammi entrare!» sorrisi come poche volte avevo fatto nelle ultime settimane e andai ad aprire. Ci abbracciammo immediatamente. Tom era il mio migliore amico e vicino di casa da sempre ed eravamo molto legati.
«Scusa se ti ho lasciata al matrimonio da sola.» mi disse sedendosi sul mio letto senza troppi complimenti. «Come é andato a proposito?» Chiusi la porta e mi sedetti di fianco a lui.
«In realtà non ci sono andata.» risposi senza guardarlo. La risposta lo aveva lasciato leggermente senza parole ma lui sapeva sempre dire qualcosa: «Ryalie, io ci sarei andato. Per tuo padre almeno.» ehm... quando ho detto che sapeva sempre dire qualcosa non intendevo qualcosa di questo tipo.
Diventai scorbutica in un colpo per quella risposta che mi urtava i nervi: «Credi che non lo sappia? Sarebbe piaciuto andarci anche a me ma quella vacca non la posso vedere e mio padre non ha voluto sentire la mia opinione prima di decidere di sposarla.» Buttai fuori tutto in un colpo come se non vedessi l’ora di dirlo a qualcuno. Subito dopo cominciai a piangere. Tom mi avvicinò a sé e mi abbracciò stretta. Questo era il Tom che volevo in quel momento. Non era facile trovarlo così affettuoso ma quando ce n’era veramente bisogno lo era.
«Ma dico solo che tu e tuo padre siete come amici. Ti ha allevato lui da sempre, é stato sempre con te e passavi ore fin da quando eri piccola a rompermi le balle su quello che facevi insieme a lui.» mi scappò una risata a quest’ultima frase. Mi diede un bacetto in fronte. Era come avere un fratello maggiore. E io gli volevo bene come se lo fosse stato.
«Ma rimane il fatto che però anche se siamo ‘amici’, come dici tu, lui non mi ha detto che aveva intenzione di sposarsi con quella vacca.» dissi.
«E tu non gli hai dato modo di spiegare questa sua azione!» Aveva ragione come al solito, ma non glielo dissi. Non parlammo più di quello per tutto il pomeriggio.

«Ryalie, dove vai a quest’ora?» mi chiese mio padre uscendo mezzo assonnato da camera sua. Erano le 7, la scuola sarebbe iniziata solo fra 2 ore ma io ero già pronta e con lo zaino in spalla. Per un attimo mi venne voglia di chiedergli se gli andava di venire giù in cucina a parlare un po’, come non facevamo da tanto tempo per colpa sua (e mia). Ma quel pensiero se ne andò subito dalla mia testa e con tono pacato dissi: «Faccio colazione e vado a scuola»
«Due ore prima? Ma c’é Joshua che può accompagnarti!» disse accennando alla stanza davanti alla sua.
«E’ proprio per lui che vado a scuola prima» dissi semplicemente. Joshua era il figlio di quella vacca della mia matrigna. Aveva un anno in più di me e sembrava un secchione con quei suoi occhiali e il suo fisico scheletrico. Non c’avevo ancora parlato tranne per mandarlo affanculo quando mi aveva chiesto di abbassare la radio ma mi stava antipatico.
Mio padre fece per uscire e venire verso di me ma io lo fermai: «Non venire. La colazione me la so fare da sola.» Mi restò a guardare mentre scendevo le scale poi rientrò in camera.
Il salotto era bellissimo con le prime luci del mattino ma gli scatoloni dei regali di nozze ancora sul divano facevano pena. Mi preparai un toast veloce e uscii. L’autobus sarebbe arrivato solo fra un’ora ma avevo tutto il tempo per arrivare a scuola a piedi.
Alle nove meno venti ero solo a metà strada. «Fanculo se arrivo in ritardo il primo giorno.» dissi mentre calciavo una lattina. Ero chiaramente arrabbiata con il mondo intero. Mi fermai a guardare l’oceano e le persone che quel giorno erano fortunate a non lavorare ed erano andate a prendere il sole sulla spiaggia deserta.
«Ehy!» mi chiamo una ragazza da una posh rossa: Cinzia! Lei aveva i capelli sul rossiccio in una pettinatura mozzafiato. Le piaceva truccarsi e sembrava sempre più grande di me.
Saltai su dove c’erano altre ragazze che conoscevo. A scuola io ero nel gruppo delle ‘popolari’ ma fra tutte le mie amiche io non facevo la ragazza pon-pon, non mi piaceva.
Stranamente la scuola mi distrò molto. Il primo giorno c’erano così tante cose da fare!!! E prima di tutto, c’era il ragazzo che mi piaceva da parecchio. Carter. Un ragazzo splendido di due anni più di me, con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Era un angelo, soprattutto quando cavalcava le onde con la sua tavola da surf. Non c’avevo mai parlato molto. Solo una volta ci eravamo scontrati e io non avevo perso tempo a chiedergli il numero. Ma lui mi salutava solamente.
«Ciao Ryalie!» mi disse infatti mentre gli passavo di fianco. E io con le ginocchia molli ricambiai il saluto.
«Dai, Ry, che quello ti muore dietro!» mi incitò Cinzia prendendomi per un braccio.
«Cinzia, non illudermi!» sorrisi «Lo faccio già abbastanza da sola!»
Tom era appoggiato ad un armadietto che parlava con alcuni suoi amici. Appena vide che stavo passando mi bloccò prendendomi per un braccio: «Ciao, come va oggi?»
«Bene, stupendamente direi.» risposi «Ma la tua ragazza dov’é?»
«Boh, sarà in bagno a truccarsi!» mi spettinò la frangetta: «Voi donne!»
Sorrisi e me ne andai prima che la sua ragazza mi vedesse lì. Non le ero mai andata a genio nemmeno prima che si mettesse con Tom e lei non era mai andata a genio a me.
Cinzia entrò in bagno così la seguii. Le tenni la borsa e lei si chiuse dentro ad una toilette. Io intanto mi guardai allo specchio.
«E ti chiamano popolare?» chiese sarcastica Kelly, la ragazza di Tom. Era una tipa bionda, con i capelli lisci e gli occhi marroni e si vestiva tutta sofisticata. Io quel giorno avevo semplicemente una felpa con il collo a V, dei jeans con una catenella e mi ero fatta due trecce sbarazzine in fretta.
«Io mi vesto come voglio. Non devo rendere conto a nessuno.» le risposi mentre mi mettevo un po’ di mascara.
«Beh, io vado dal MIO Tom.» disse prima di uscire.
«Ma come cazzo ha fatto a mettersi con quella Tom? E’ malato!» commentò Cinzia uscita dal bagno. Sbuffai: «Non dirlo a me. Pensavo di conoscerlo!»
«Non é stata una palla il discorso del preside?» chiesi a Cinzia uscita dalla Sala Magna. Lei guardava da tutt’altra parte, però. Seguii il suo sguardo: c’era Carter che parlava con un ragazzo alto, abbronzato e moro. Matt, l’ex della mia amica.
«Lascialo stare.» dissi portandola a forza fuori.
«Non ce la faccio, Ry.» mi disse quando fummo alla fermata dell’autobus. «E’ stato tutto per me.»
«Può anche essere stato tutto ma alla fine si é rivelato uno stronzo!» cercai di farle capire. Infatti mentre erano ad una festa lui era salito in camera con un’altra lasciandola da sola a quella festa di mezzi ubriachi.
Cinzia mi lasciò da sola ad aspettare l’autobus mentre lei si allontanava in direzione della sua macchina, forse si era offesa per quello che le avevo detto. Mi infilai il lettore CD alle orecchie e mi sedetti in un posto vuoto vicino al finestrino. Prima che l’autobus partisse, vidi Tom dare un furtivo bacio a Kelly e partire a tutta velocità sulla sua moto. E in quell’istante mi chiesi esattamente perché non avevo chiesto a lui un passaggio come avevo sempre fatto.
«Non hai toccato niente» disse la mia matrigna mentre eravamo in tavola con il sorriso più finto che potesse trovare.
«Non é semplice avere appetito con un maiale che mangia alla mia stessa tavola.» dissi. Mio padre aprì la bocca chiaramente per sgridarmi ma io fui più veloce e me ne andai dal salotto: «Dove vai, adesso?» mi urlò. Chiusi la porta di camera mia e attaccai la musica al massimo.
Sfogliai il mio diario di scuola e trovai una scritta di Cinzia: “Festa sulla spiaggia di Melanie Sabato alle 21”. Mi sarei divertita un mondo a quella festa, era la festa che chiunque aspettava per tutto l’anno! Ma avevo bisogno proprio in quel momento di uscire e fare qualcosa che mi distraesse. Abbassai leggermente la musica, mi infilai le all stars nere e scavalcai la finestra.
Camminai un bel po’ prima di arrivare al mare. Come stavo bene al solo sentire le onde infrangersi. Per me il posto più bello al mondo era la spiaggia. Quand’ero piccola, sognavo di costruire una casa che desse subito sulla sabbia, senza tratti cementati da percorrere. Camminai, corsi e mi fermai a cantare con dei ragazzi che suonavano e cantavano attorno ad un fuoco appena acceso poi mi allontanai e trovai la baracca del bagnino dove andavo una volta. Mi ci accomodai sopra e guardai le onde.











Questa é solo la presentazione dei personaggi praticamente. Ma se dite che la storia vi piace la continuo volentieri.
Bacioni, Ele

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Capitolo 2
*** You found me ***


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YOU FOUND ME
“You found me
when no one else was looking
how did you know just where I would be”
(Kelly Clarkson)

Il mio momento di paradiso fu interrotto da Tom. Ma come cavolo faceva a sapere sempre dov’ero?
«Ehy, ciao scema!» mi disse sedendosi di fianco a me. «Che fai qui?»
«Potrei farti la stessa domanda» risposi sorridendo.
«Ma io non sono scappato dalla finestra, i miei sanno che sono fuori a cercare TE.» disse puntandomi un dito contro il naso.
«Ah, mi hai seguito!»
«No, tuo padre mi ha chiamato per sapere se eri da me.» Mi girai di scatto a guardarlo e lui aggiunse serio: «E’ preoccupato»
«Oddio! Veramente?» chiesi in preda al panico ma fu solo un attimo e dissi subito: «Gli sta bene» anche se sentivo il mio labbro inferiore tremare.
«Andiamo a casa adesso, scema?» mi disse sempre con quel suo sorriso da imbecille. Mi voltai di nuovo verso il mare, strinsi le ginocchia verso di me e risposi: «Stiamo qui ancora un po’.»
Dopo aver parlato di cavolate, dei nostri sogni e cantato facendo finta di aver un pubblico davanti (cm facevamo spesso), mi accompagnò a casa. Mi diede la buonanotte con un abbraccio e se ne andò. Io respirai profondamente prima di suonare il campanello.
Alla porta venne ‘Morgana’ : «Oh, John, é qui!» urlò verso il salotto roteando gli occhi. Poi si girò verso di me ancora e mi lanciò uno sguardo da vecchia strega. Mio padre arrivò come un fulmine, mi prese per la felpa e mi tirò dentro con forza. Era chiaramente sconvolto e arrabbiato come non lo era mai stato per quanto potessi saperne io.
«Tu non sei normale! Ti rendi conto di cosa mi hai fatto passare??» urlava fortissimo e la sua voce era molto profonda, ero sicura che i vicini sentissero ogni singola sillaba. Per me in quel momento il mondo sembrava una gabbia, l’unica persona che mi era sempre stata amica mi stava urlando contro e mi ritrovai a pensare: ‘Voglio mamma’ . Mi veniva da piangere per tutto quel trambusto che si era creato ma non potevo darla vinta a quella strega. Per fortuna, mio padre non mi sfiorò con un dito ma il fatto che mi urlasse contro in quel modo mi feriva più di tutto. Alla fine me ne andai in camera mia con il divieto di uscire di casa per un tempo indefinito. «E neanche il Papa potrà farti uscire!» aveva aggiunto mio padre prima che chiudessi la porta della mia stanza. Mi tuffai sul letto ed attaccai a piangere affondando la testa nel cuscino.

«Dunque non puoi nemmeno venire al party di Melanie!» disse Cinzia dopo che le ebbi raccontato tutto. Eravamo nel bagno delle ragazze durante la ricreazione, non avevo voglia di uscire e incontrare Tom e quindi spiegare anche a lui tutto di nuovo, ci sarei rimasta malissimo.
Mi appoggiai ad un lavandino ma non la guardai, abbassai lo sguardo e dissi solo: «Beh, dopotutto mi perdo solo una sbronza, no?» feci il sorriso più convincente che riuscii a trovare in quel momento e la guardai. Lei di risposta mi fece un sorriso di tenerezza, annuì con il capo e mi abbracciò. Che grande amica che era Cinzia!
«Comunque se cambi idea e ti va di scappare ancora dimmelo perché mi mancherai alla festa» mi disse staccandosi e mostrando il suo sorriso bianchissimo.
«No, te l’ho detto. E’ una festa stupida se non hai un ragazzo con cui andarci.»
Mentre uscivamo da lì, Joshua, il mio fratellastro, andò addosso a Cinzia facendola cadere.
«Oh, scusa, scusa. Non - non ti avevo visto... o meglio si che ti avevo vista ma...» balbettava imbarazzato. Era proprio imbranato oltre che antipatico allora! Le porse la mano per aiutarla ad alzarsi ma lei la ignorò del tutto. Lo squadrò un attimo e commentò solo: «Beh, avresti potuto stare più attento» Lui annuì senza dire niente e noi ci allontanammo.
«Quel deficiente di un fratellastro!» dissi.
«Ah, già... Beh, ma é stato gentile» disse Cinzia quasi in tono paternale. Alzai le spalle non capendola. E lei intese subito: «Insomma, Ry, tu l’hai preso subito male quel ragazzo da quando é venuto a stare a casa tua. Ci hai mai parlato?»
Quasi inconsciamente scossi la testa: «L’ho solo mandato affanculo una volta»
Lei roteò gli occhi senza guardarmi e alzò le spalle: «Beh, non importa.»
Ogni volta mi lasciava senza parole. Capitava spesso che non la capissi quando faceva questi discorsi. Era strana. Stavo per chiederle cosa intendeva quando mi sentii chiamare da una voce calda e sicura di sé: «Ehy, Ryalie!»
Mi voltai e come in un film bellissimo, lo vidi lì, appoggiato all’armadietto con un ciuffo biondo sugli occhi più belli del mondo. Sorrisi e ricambiai il saluto.
«Senti, vieni al party di Melanie questo sabato?» chiese Carter. Perché me lo stava chiedendo? Insomma, lo sapeva di certo che io ci andavo ogni anno.
«Sì...» risposi scordandomi totalmente del castigo. «Perché?»
Mostrò il suo sorriso meraviglioso e mi domandò ancora: «Ti va di venirci con me?»
Cosa? Cosa? Cosa? Carter mi stava invitando ad uscire con lui? Era sicuramente un sogno eppure sembrava così reale.
«Ok» fu l’unica cosa che riuscii a dire mentre con la testa stavo già fra le nuvole.
Carter alzò i pollici ed esclamò: «Grande! Passo da te alle nove.» e se ne andò.
Cinzia dovette strattonarmi per farmi ricadere a terra. Avevo un appuntamento con Carter!

«E del castigo te ne sei dimenticata?» mi domandò Tom quando glielo raccontai. Era venuto in camera mia passando per la finestra e ci eravamo messi a parlare e a giocare a cuscinate. Quel ragazzo aveva due anni in più di me ma si divertiva come un bambino.
«No, ma riuscirò ad eludere la sorveglianza...» affermai con un sorrisetto furbo. Tom rise: «Perché?» alzò un sopracciglio.
«Mio papà e... quella là, saranno via e non ritorneranno prima di almeno le tre. E mi lasciano a casa da sola con Joshua.» accennai al muro della camera di fianco.
Tom sghignazzò ancora, prese un cuscino e me lo buttò addosso. Mi fece il solletico per un pezzo mentre imploravo di smetterla, poi ad un tratto, si bloccò. Era sopra di me e se non fosse stato il mio migliore amico l’avrei trovata una posizione alquanto provocante.
«Beh, tu ci verrai alla festa?» gli chiesi mentre guardavo quegli occhioni color nocciola da bambino cresciuto troppo in fretta.
«Sì... pensavo di andarci con i miei amici.» disse senza distogliere lo sguardo dal mio viso.
«Eeeeh, non la bevo latin lover!» esclamai tirandomi su e quindi costringendo lui a fare altrettanto «Là starai con Kelly! Non farmi credere che te ne starai sempre con i tuoi strambi amici!» Lui sorrise dolcemente: «Può darsi. Ma tu non metterti nei guai!» disse avvicinandosi alla finestra. La scavalcò. Io alzai le spalle: «Più nei guai di così! E poi c’é Carter.»
«Sai che quel tipo non mi piace...» commentò serio.
«Suvvia, Thomas! Non puoi giudicare uno per una cosa che ti ha fatto alle elementari, non é normale!» sostenni io. Tom sfoggiò il suo sorriso, scrollò la testa e scese dal tetto.

«Allora, Joshua, amore, hai capito tutto vero?» La mia matrigna stava ripassando la serata con suo figlio, il quale se ne stava sdraiato sul divano a giocare con la Play.
«Sì mamma, andate!» disse ormai stufo. Io stavo lavando i piatti e mio padre mi fece il suo discorsetto: «Se scopro che esci, cosa impossibile se c’é Joshua a controllarti, non potrai più vedere nemmeno Tom.»
Annuii. Fece per avvicinarsi a scoccarmi un bacio sulla guancia ma mi scansai e lo salutai. E finalmente se ne andarono.
Erano le otto ed oltre a sapere come vestirmi non sapevo ancora come fare a non farmi scoprire da Joshua. Con la gonna che dovevo mettermi non sarei riuscita a scendere dal tetto, sicuramente. Poi, inaspettatamente, la voce di Joshua risuonò dal salotto: «Farò finta di pensare che tu sia a letto, l’importante é che ritorni prima delle tre altrimenti ci finisco io nei guai!»
Posai i piatti e lo raggiunsi. Lui non si voltò a guardarmi e io chiesi solo un po’ titubante: « Mi... mi leggi nel pensiero?»
Fece una risatina alquanto stupida e rispose: «Certo che no! Ho solo sentito che Carter ti ha invitato ad andarci con lui.»
«Mi spii?» domandai ancora nervosa.
«No, é stato per caso. Ero lì vicino. E poi lo sanno tutti che ti piace da morire!»
In un attimo fui seduta di fianco a lui tanto vicina da poter contare le lentiggini sul suo naso.
«Come... come lo sanno tutti???»
«Nah... sono solo voci che circolano.» finalmente si voltò a guardarmi. «Comunque vai a prepararti, no?»
Non sapevo che dire, mi alzai perplessa e andai a vestirmi.

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Capitolo 3
*** Alla festa ***


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Quando echeggiò il clacson della macchina di Carter, mi precipitai giù dalle scale.
«Io vado.» dissi al mio fratellastro. «Grazie!»
«Ritorna per l’ora che abbiamo stabilito. Ciao!» rispose lui guardando la TV. Sorrisi dolcemente pensando che in fondo Joshua non era così male.
La jeep nera mi aspettava davanti al giardino. Prima di salirci feci un respiro profondo dopodiché aprii la porta. Lo salutai e lui mi diede un bacetto sulla guancia. Era strano, ma era anche Carter, il ragazzo più figo della scuola, qualunque cosa facesse lui con le ragazze doveva essere quella giusta.
Parlammo di poche cose durante il tragitto. Ad un tratto superammo la casa di Melanie da dove provenivano urla, musica e luci di tutti i colori.
«Ehy, ma dove stiamo andando?» gli chiesi, non troppo preoccupata però. Dovevo sembrare tranquilla con lui.
«Ah, ti porto in un posto non molto lontano.»
Si scoprì che questo ‘posto’ era la spiaggia ad un chilometro di distanza dalla festa. Scendemmo dalla macchina e camminando mi prese la mano.
«Io adoro la spiaggia. E’ il mio posto preferito.» gli dissi per rompere quel silenzio.
Lui sicuro di sé affermò: «E se no perché credevi ti portassi in spiaggia?»
Nooo! Impossibile! Si era persino messo a capire i miei gusti ancora prima di uscire con me! Che ragazzo da sogno...
Mentre guardavamo il mare, mi prese più forte la mano facendomi voltare verso di lui, mi guardò negli occhi per un istante che trovai troppo veloce e poi mi baciò. Non credevo di aver mai baciato un ragazzo in modo più bello.
«Ti vuoi mettere con me?» fu la domanda subito dopo. Un po’ precoce per il primo appuntamento, ma dopotutto se no per cosa mi aveva invitato? Mi commossi dalla sorpresa e dalla felicità che avevo in quel momento dentro. E lui sorrise incuriosito mentre con il pollice mi asciugava una lacrima.
«Ehy, non credevo di farti quest’effetto. Se vuoi ritiro tutto.» scherzò.
«No, no.» risposi prontamente io asciugandomi il viso con la manica della maglietta. «E’ solo che così di colpo non me lo sarei mai aspettata.»
Alzò le mani impaziente: «Eh, allora devo aspettare molto per la risposta?»
«Sì. La mia risposta é sì.» risposi frettolosa. Mi aspettavo un bacio carico di passione dopo questa risposta, invece mi prese per mano e mi portò verso la festa.
Appena varcato il giardino, mollò la mia mano e mi avvertì che andava a salutare un po’ di suoi amici. Lo persi di vista. Intravidi invece Tom che mi fece un cenno col capo mentre Kelly mi fulminava. Voltai immediatamente la testa da un’altra parte e finalmente ritrovai il mio neo-fidanzato che parlava con dei ragazzi che non conoscevo. Mi avvicinai a testa alta ma con il cuore che tremava e gli presi la mano. Lui si voltò e con aria un po’ scocciata disse: «Ryalie, non hai amici con cui stare?» Mi bastò quello. Me ne andai dall’altra parte del giardino e me ne stetti lì finché una Cinzia ubriaca fradicia non mi venne incontro.
«Ciao! Anche stasera sei scappata allora!» urlò sorseggiando la bottiglia di non-so-cosa che aveva in mano. «Brava così si fa!»
«Mah, mi sto pentendo...» risposi solo.
«Perché???» chiese come se a quella festa fosse impossibile non divertirsi.
«Non sono adatta per Carter...» accennai al biondo che scherzava con gli amici.
«Naaaah...» fu la risposta di Cinzia seguita da un sonoro rutto «Hai solo bisogno di essere più rilassata per rompere il ghiaccio» alzò un sopracciglio e mi porse una bottiglia appena presa da un tavolino lì vicino.
Sorrisi e cominciai a berne un goccio, e un goccio ancora e ancora e ancora...





Scusate per il grandissimo ritardo. L'avevo lasciata un po' andare... Non avevo più ispirazione. So che il capitolo é corto ma mi basta anche un solo commento e aggiungo il prossimo che é già pronto.
Ringraziamenti:
machi: sono contenta che ti piaccia!!! Comunque no, non ho pensato per niente ai Backstreet Boys che personalmente non amo. Carter mi é venuto così dal nulla come nome mentre Thomas é ispirato a Thomas Matthew Delonge il chitarrista dei Blink 182. baci
daminex: gli errori di battitura purtroppo mi sfuggono comunque Joshua avrà la sua bella parte nella storia non verrà messo in disparte. Baci

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Capitolo 4
*** Tom 1 (ovvero il punto di vista di Tom) ***


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Mi stavo stufando alla festa di Melanie. Per i novellini o per quelli che cercano una sbronza era il posto ideale, ma io, che ci venivo da sempre, mi stavo annoiando a morte. Per di più Kelly continuava a starmi appiccicata. Non che ci sia qualcosa di male dato che é la mia ragazza, ma un conto é stare con me un altro é controllare chi guardo, chi saluto o con chi parlo. Era terribilmente gelosa negli ultimi tempi, come se avessi avuto una schiera di ragazze che mi facevano il filo!
Ad un certo punto, bloccai Cinzia, l’amica di Ryalie che già a quell’ora era ubriaca fradicia.
«Ehy, ciao!» le dissi per farmi notare.
«Ma ciaaaaaaaaooo Tom!!!» esclamò lei con un sorriso enorme. Kelly, finalmente se n’era andata a prendere da bere, così le chiesi: «Sai, se Ry viene?»
«Ryalie???» domandò come se le avessi chiesto la luna in arabo. Poi, forse ricordando che aveva un’amica, rispose: «Ah, forse viene con Carter.» e se ne andò.
«Chi era?» indagò Kelly mentre mi porgeva il bicchiere pieno di birra.
«L’amica di Ryalie.» risposi piatto e senza guardarla.
Sorseggiai la birra, alzai gli occhi e scorsi una Ryalie un po’ spaesata sulla porta d’entrata. Le feci un cenno con il capo e lei si voltò dall’altra parte: Kelly la stava uccidendo con lo sguardo. Ma che aveva? Insomma, erano sei mesi che stavamo insieme e da due continuava a ripetermi che non le piacevano le ‘occhiatine’ che mandavo a Ryalie o cose di altro genere. All’inizio le avevo riso dietro sostenendo che stava diventando gelosa ad un punto massimo. Ma poi sono cominciati a venirmi dei dubbi e quando l’altro giorno mi ero messo sopra di lei in quella posizione così sexy, ho sentito una sensazione strana nello stomaco. E poi quando mi parlava di Carter... credevo di morire... Che mi succedeva?
Infine: avevo dubbi sulla mia relazione grazie alla mia fidanzata.
Ad un certo punto della nottata, la mia attenzione fu catturata dalla voce inconfondibilmente ubriaca della mia migliore amica. La individuai che si strisciava su Carter mentre i presenti lì intorno si divertivano. In un attimo le fui di fianco e le avevo già messo una mano attorno alle spalle.
«Ah, Tom, sei quiiiii!» mi disse appena mi vide. Mi abbracciò e poi sorrise mentre la gente lì intorno rideva. Carter mi guardò come se gli avessi toccato i suoi preziosi capelli.
«Che le hai fatto?» gli chiesi, duro. Lui fece un sorriso beffardo, si voltò verso i suoi amici e poi si voltò di nuovo verso me.
«E’ venuta lei qui ubriaca a saltarmi addosso.» rispose indicandola. Ry si guardava intorno, ma mi pareva non capisse niente con quella sua aria un po’ persa.
«Non ti avvicinare più a lei» dissi cercando di essere il più minaccioso possibile a denti stretti. Dopodiché, presi la mia migliore amica e la condussi fuori di lì.
«Oh, Tom perché non mi hai lasciato lì? Mi stavo divertendo!» si lamentava mentre le allacciavo la cintura del sedile.
«E tutti si divertivano molto a riderti dietro.» risposi, ma così piano che non mi sentì. Montai al volante e la portai a casa.
Le luci della sala erano accesse e, per quanto ne sapevo, in casa doveva esserci solo il suo fratellastro. Ryalie si era addormentata. La presi in braccio e con un piede battei alla porta. Un ragazzo con i capelli biondi-rossi, lentigginoso e con gli occhiali mi aprì. Fu un po’ sorpreso di vedermi, ma senza farmi domande mi fece entrare.
«Ha bevuto?» mi chiese mentre stavamo seduti sul divano a guardarla dormire su quello di fianco.
Annuii, poi mi voltai verso di lui e gli porsi la mano: «Piacere, io sono Tom.»
«Ah» parve sorpreso «Io sono Joshua, piacere.» Facemmo conoscenza. Non sembrava, ma era un ragazzo veramente simpatico e poi aveva una marea di videogiochi per la Play!
Ad un certo punto, Ryalie si alzò di scatto dal divano e si chiuse in bagno.
«Starà vomitando...» affermò Joshua mentre accendeva la Play.
«Vado a vedere se sta bene» dissi e andai a bussare alla porta del bagno «Ryalie, tutto bene?»
Nessuna risposta.
«Vuoi che ti porti un bicchiere d’acqua?» stavo già per andare verso la cucina quando, da dentro il bagno, Ry rispose: «No, adesso esco.»
Aveva una faccia stravolta e non potei fare a meno di farle qualche battutina. Lei sorrideva, ma notai che era molto stanca quindi la convinsi ad andare a letto.
«Forza, Ry!» le dissi mentre la portavo su per le scale a forza. Non ne voleva sapere di andare in camera.
«No, dai, Tommy lasciami giù...» protestò. Allora la presi in braccio e la portai fin dentro alla sua camera e le ordinai di mettersi il pigiama e distendersi a letto.
Prima di chiudere la porta, mi sorrise e sussurrò un ‘grazie’.
Quando scesi di nuovo da Joshua ci trovai il padre di Ryalie e sua moglie. I due mi guardarono un attimo sopresi, poi la matrigna se ne andò di sopra senza dire una parola mentre John mi faceva segno di seguirlo in cucina. Prima di entrarci diedi un’occhiata a Joshua il quale alzò i pollici in segno di buona fortuna. Dentro John era ai fornelli con una teiera in mano.
«Siediti» mi disse «Vuoi un thé?»
Mi sedetti: «No, grazie» risposi, rigido. Anche lui si sedette, sorseggiò il suo thé e poi respirò profondamente. Mi guardò: «E’ uscita vero?»
«Si» risposi piano «Ma non se la prenda, sa meglio di me che non é abituata a stare in casa, soprattutto quando ci sono le feste...»
«Si, lo so, Tom.» affermò alzando una mano per bloccarmi «L’hai portata tu?»
«No. Un suo amico.» dissi.
«E’ affidabile questo ‘amico’?»
Non volevo che Ryalie finisse nei guai così annuii. In cucina entrò anche Joshua.
«Se posso permettermi, John» si intrufolò «L’ho lasciata io andare e mi dispiace che sia tornata ubriaca...»
«Ah...» disse John «Non é la prima volta anche se lei crede di avermelo nascosto bene.» sorrise.
«Si illude facilmente.» risi io.
«Già... Beh, grazie comunque Tom per averla portata a casa.» mi disse.
«Si figuri! Sono molto legato a Ry, non avrei potuto lasciarla là. E poi ho avuto l’occasione di conoscere Joshua, finalmente.» spiegai.
«Beh, adesso puoi andare.» disse John con un sorriso. Era un grande! Avrei voluto io avere un padre così. Non era per niente arrabbiato e si poteva capire benissimo. Me ne andai pensando che avevo fatto un ottimo lavoro.


Ecco! Forse non dice molto come capitolo... non so...ma volevo far sapere i pensieri di Tom...Comunque che sorpresa tutti quei commenti che mi chiedevano di continuare!!! Grazie!!! Allora:
damned88: Grazie non avrei mai pensato che intrigasse come storia... sono contenta ti piaccia!
miele : Beh Carter é un personaggio-chiave di tutto il racconto.. si scoprirà più avanti... hahaha!!! baci
gemy: Beh, che dire? Grazie e spero che il continuo ti sia piaciuto!!
chicca : Adesso puoi anche staccarti dal pc, visto? L'ho postata il più presto possibile appena il mio papy é uscito... sto facendo tutto di nascosto!!! hihihi!!! bacioni
damynex : Non sai quanto lo odio io Carter!!!! Io scrivo la storia e me la prendo pure con i personaggi... forse non sono tutta normale!!!


Aspetto i commenti... adesso mi metto a scrivere il prox cap...

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Capitolo 5
*** Quella strana sensazione nello stomaco ***


bohtml


La mattina dopo mi svegliai un po’ scombussolata nel mio letto. Avevo la testa che girava, ma a poco a poco mi ricordai tutto di ieri sera. Ero insieme a Carter! Certo, però, lui si era comportato veramente da schifo. E Tom... Lui sì che si era comportato bene. Guardai fuori dalla finestra il sole che splendeva. Era domenica e c’era un giorno da favola! All’improvviso entrò mio padre. Io lo guardai senza dire niente. Lui si sedette sul letto e fece un respiro profondo, dopodiché disse: «Tom mi ha raccontato cos’é successo.» cominciavo ad aver dei dubbi su quanto bene si era comportato Tom... «Immagino che tu non stia molto bene per venire a mangiar fuori, vero?» Se non fossi stata sorpresa di non essermi sorbita una paternale, gli avrei risposto sicuramente che non sarei mai venuta a mangiare con la Strega. E invece risposi solo: «Eh, già.»
Ci fu un momento di silenzio lunghissimo, o almeno a me parve così. Poi si alzò dal letto e mi si avvicinò di più: « Mi dispiace di non averti detto di Sarah... Lo so che tu dovevi essere la prima a saperlo che volevo sposarla. E sono stato uno sciocco a far tutto senza progammarlo.» Sembrava veramente dispiaciuto. Io gli sorrisi solo e poi cambiai discorso: «Allora, adesso non posso più vedere Tom?»
«Cosa?»
«Beh, avevi detto che se uscivo non potevo nemmeno vedere Tom...» gli ricordai con un sorrisetto.
«Ma va’, scema!» mi tirò un cuscino addosso e andò alla porta «Ti lascio a casa con Joshua, tanto ho sentito che comincia a starti simpatico...»
Annuii e lui chiuse la porta alle sue spalle.
Quando fui sicura che fossero usciti di casa, mi infilai le ciabatte e scesi in salotto.
«Ehy, buongiorno!» mi disse Joshua disteso sul divano che faceva zapping tra i canali.
«Ciao!» dissi un po’ timidamente.
«Ho conosciuto Tom ieri sera, quando ti ha portata a casa.» disse «Ottima scelta!» mi fece l’occhiolino.
«No no no. Guarda che non hai capito niente!» lo informai «Tom é il mio migliore amico!»
«Ok ok» alzò le mani.
«Tu piuttosto...»
«Cosa?»
«Guarda che si vede che ti piace Cinzia.»
Si alzò di scatto a sedere sul divano e chiese: «Come si vede?»
Risi a quella reazione: «Beh, si, Joshua. Dai, gli sei andato addosso apposta!»
Lui stette zitto, pensieroso.
«Perché non la inviti fuori?»
«MA SEI MATTA?» saltò su «Lei é... E invece io sono... non vado bene per lei...»
«Ma come fai a dirlo?» dissi «Prova a chiederle di andare al cinema. E vedi cosa ti risponde.»
«Dirà di no.»
«Joshua, non ne puoi essere sicuro se non provi a chiederglielo... E poi ti giuro che in caso ti dicesse di no, farò in modo che nessuna delle nostre amiche ti prenda in giro.»
«Cosa??? Voi ragazze prendete in giro un ragazzo rifiutato...?» Risi, aveva una faccia troppo buffa. Mi alzai e lo lasciai rimuginare.
Verso le 11 mi squillò il cellulare e io e Joshua stavamo facendo una partita a carte. Mi alzai e andai a rispondere: «Pronto?»
«Ciao!» rispose Tom dall’altra parte della cornetta. «Come va?»
«Bene, bene. Grazie. Perché non vieni qui? Io e Joshua stiamo facendo una partita a carte.»
«Sono via con Kelly. E’ già tanto che se ne sia allontanata un po’ da me così ho potuto chiamarti!»
«Ah.» Mi si contorse lo stomaco: provavo un senso di gelosia che il mio migliore amico fosse in giro con qualcun’altra quando invece poteva benissimo venire da me a divertirsi. «Dove siete?»
«In spiaggia! Ti devo lasciare adesso perché sta tornando!»
«Ciao Ti voglio bene!» gli dissi
«Anch’io. Ciao!» disse prima di attaccare.
«Oh, Joshua! Io mi faccio il bagno in piscina.» informai il rosso. Lui alzò lo sguardo solo un attimo: «ok!»
«Come ok? Tu non vieni?»
Scosse la testa e non stetti neanche a convincerlo.
Dopo una nuotata mi sentivo molto meglio. Lasciai i capelli bagnati che cadevano sulle spalle e mi infilai l’accappatoio.
«E Carter? Si é fatto sentire?» mi chiese Joshua mentre ci mettevamo a mangiare dei panini sugli sdrai davanti alla piscina.
«No. Quello stronzo! E io che pensavo fosse un bravo ragazzo!» risposi «Odio ammetterlo, ma Tom me l’aveva detto.»
Joshua rise, ma io non dissi altro.
«Non ti sta molto simpatica mia madre, vero?» mi chiese all’improvviso. Sinceramente mi prese alla sprovvista... insomma, da dove saltava fuori sua mamma in tutto il discorso???
«Beh, no. Per niente.»
«Nemmeno a me.» lo guardai un po’ storto. E lui si spiegò: «Sì lo so che dovrei difenderla dato che é mia madre, ma delle volte esagera e poi io preferisco mio padre. Lei mi ha abbandonato a 3 anni e poi é ritornata a prendermi portando persino mio padre in tribunale.»
Ci rimasi male per lui, poverino. E mi sentivo un verme ad aver pensato male di lui in tutto quel periodo. Per fortuna adesso saremmo diventati molto amici.

La mattina dopo a scuola, al mio passaggio alcune ragazze bisbigliavano fra loro. Mi dava fastidio questo fatto, ma per fortuna Cinzia mi distraeva in tutti i modi ridendo delle figure di merda che aveva fatto da ubriaca alla festa. A mezzogiorno ci sedemmo in un tavolino all’aperto nel giardino della scuola e parlammo del più e del meno finché non fummo interrotte da... Carter.
«Posso parlarti un attimo?» mi chiese «In privato»
Mi alzai e lo seguii, allontanandoci dal tavolo. Ad un tratto, lui si bloccò e si voltò verso di me.
«Mi dispiace per l’altra sera alla festa.» sembrava veramente dispiaciuto. Io aprii bocca, ma lui mi bloccò con la mano: «Aspetta... Io mi sono veramente comportato da schifo. Non so cosa mi passava per la testa, insomma... l’hai visto anche tu... ti ho chiesto di metterti con me dopotutto, no? E invece da deficiente me ne sono stato con i miei amici. E mi dispiace anche per quando ridevano tutti di te. Sono stato orribile.» abbassò la testa in segno di pentimento. Cavolo, credo che ogni ragazza della scuola avesse sempre desiderato che Carter facesse un discorso così dolce... E lui l’aveva fatto a me! Era così adorabile...
«Non importa.» dissi piano. Lui alzò lo sguardo e sorrise contento: mi abbracciò forte e poi mi baciò.
«Ti va di venire al cinema oggi pomeriggio alle cinque?» mi chiese dopo.
«Ok. Andiamo nel cinema vicino al centro commerciale?» chiesi io.
«Sì, okay.» sorrise lui scoccandomi un bacio a stampo sulle labbra. «Ci vediamo!»
Me ne tornai da Cinzia che intanto stava raccogliendo il suo vassoio.
«Hai fatto già pace?» domandò incredula.
«Sì. Come facevo a tenergli il muso poverino?» dissi.
Lei roteò gli occhi e scosse la testa: «Poverino lui? Non é stato di certo lui a fare una figura di merda davanti a tutta la scuola.»
Alzai le spalle prendendo anche io il mio vassoio: «Ma é stato talmente dolce il modo in cui mi ha detto che gli dispiace tanto...»
«Oh, non mi fai cambiare idea. Ormai c’ho una brutta opinione di quel ragazzo!»
M’irritai: «Tu e Tom potreste mettere su un fan club contro Carter!»
Lei cercò di sorridere dicendo: «Lasciamo stare. Piuttosto, oggi pomeriggio vieni al centro commerciale?»
«Ok» dissi sapendo benissimo che sarei dovuta andare via.

«Tu oggi vieni al centro commerciale con me!» annunciai a Joshua, ritornata a casa.
«Cosa? Io a shopping con te non ci vengo!» Lui mi seguì fino in camera mia, si appoggiò alla porta e incrociò le braccia al petto.
«Ma ci sarà anche Cinzia!» lo informai, parve cedere, ma poi disse: «No, non ci vengo. Si vedrebbe troppo che sono lì per lei!!!»
«Ma non dire scemenze! Verrai con me come se niente fosse.»
«Anche se mi andasse bene...» disse abbassando le mani lungo i fianchi mentre mi osservava tirare vestiti in giro per la camera in cerca di qualcosa da mettermi. «Ci saresti tu! Quindi non avrei motivo di parlarle!»
«Erri, mio caro!» lo corressi alzando un dito nella sua direzione: «Io andrò al cinema con Carter alle cinque!»
«Ah» l’avevo spiazzato e sorrisi fra me e me.
«Mettiamoci al lavoro, dunque!» esclamai. Lui alzò un sopracciglio, stupito.
Dopo un ora ero riuscita a fare un capolavoro. Il mio fratellastro aveva i capelli rossi ti rati con il gel, lo avevo vestito in maniera più decente di prima (jeans e maglietta verde militare maniche corte.). Nonostante il colore rosso dei capelli, la pelle era abbronzata così il verde gli stava molto bene. Ci misi di più a convincerlo a togliere quegli occhiali orribili e mettersi le lenti. Aveva fatto le tragedie come un bambino. Ma finalmente ce l’avevamo fatta. Uscimmo di casa e camminammo fino al centro che non era molto lontano. All’entrata ci trovai Cinzia che indossava una gonna corta in jeans, una camicetta bianca, ai piedi aveva dei sandali con tacco e in mano aveva una borsa della Converse. Fu sorpresa di vedere che non ero sola. Joshua, dal canto suo, era un fascio di nervi, ma parve sciogliersi quando finalmente strinse la mano alla mia amica.
Passammo un’ora divertentissima. Nonostante Joshua fosse molto emozionato era molto bravo a far ridere la gente. E lui e Cinzia avevano un certo feeling che quasi mi sentivo di già il terzo incomodo. Alle cinque meno dieci annunciai che andavo al cinema con Carter.
«Dove vai, scusa?» chiese offesa Cinzia.
«Scusa, mi pareva di avertelo detto...» mi difesi «Ma comunque Joshua non ha niente da fare vero?» dissi indicando il rosso di fianco a noi. Lui rispose prontamente: «No, non c’é problema.»
«Beh, se per te non é un peso...» disse Cinzia che mi sembrò quasi in imbarazzo.
«No no» la rassicurò lui.
«Beh, allora io vado!» dissi andandomene felice: fra quei due sarebbe nato di sicuro qualcosa.
Trovai Carter all’entrata del cinema con i popcorn in mano. Insisté per pagarmi il biglietto e finalmente entrammo nella sala. Poco dopo di noi, entrò un’altra coppia: Tom e Kelly. E ancora quella strana sensazione allo stomaco. Tom non mi salutò nemmeno, ma forse perché Carter mi fece voltare verso di lui e mi baciò. Iniziò il film.
A metà film non sapevo neanche di cosa stava parlando il protagonista della storia. Ero troppo impegnata a rodermi di vederli vicini. Lei ogni tanto che gli si avvicinava per baciarlo. Poi ridevano di qualcosa di cui sapevano solo loro. Era orribile. Sarà che ero abituata ad avere Tom sempre fra i piedi, mentre nell’ultimo periodo pareva che la sua ragazza fosse troppo gelosa di lui.



L'ho finito in fretta apposta per postarlo a voi... Allora come richiesto da miele vi dò l'età di tutti i personaggi che pensavo già di dare perché su questa cosa non sono molto brava a metterla dentro la storia.
Ryalie e Cinzia hanno 15 anni
Tom e Carter e anche Kelly hanno 17 anni
Joshua ne ha 16
tutto chiaro adesso? Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e anche chi ha solo letto ma non l'ha trovata degna di commenti. Poi, volevo dire che sì, penso ce ne sarà un altro capitolo visto da Tom e non vedo l'ora di arrivarci. E, mi dispiace dirlo a damynex, ma io e le descrizioni non andiamo molto d'accordo. Qui ne ho messa una o due ma forse non troppo approfondita. Sper comuque che continuerai a leggerla!!! Forse ho tralasciato la descrizione della protagonista che mi pare la cosa più fondamentale quindi casomai adesso vi faccio un po' di descrizioni dei personaggi:
Ryalie : non é molto alta, ha i capelli color grano e gli occhi marrone scuro. Mi piace definirla un po' una 'stupid girl' come nel video di Pink all'inizio ma poi va maturando.
Tom : capelli neri (come Tom dei blink 182 ) e ha gli occhi color nocciola
Joshua occhi azzurri e capelli rossi fuoco con un po' di lentiggini.
I prossimi alla prossima!!!

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Capitolo 6
*** Ke nervoso! ***


bohtml

«Mamma mia, e te l’ho già detto che rideva ad ogni battuta che facevo?» mi chiese per la millesima volta Joshua.
«Sì, un miliardo di volte.» risposi roteando gli occhi. Era ritornato da poco, ma mi aveva già raccontato l’accaduto almeno dieci volte. Se ne stava seduto sul mio letto a baldacchino con le gambe incrociate. Il gel nei suoi capelli rosso fuoco non faceva più molto effetto e ormai li aveva tutti in disordine per tutte le volte che si era passato una mano fra essi. Si era anche rimesso i suoi occhialoni spessi come fondi di bottiglia.
Io stavo frugando dentro l’armadio. Non avevo un motivo preciso. Non dovevo uscire e non stavo cercando nessuna maglietta in particolare. Disfavo l’armadio semplicemente per fare qualcosa. Qualcosa che fermasse il mio nervosismo, nato da qualcosa che mi era sconosciuto. All’improvviso l’armadio non mi soddisfò abbastanza, mi legai i capelli in una coda sbarazzina e mi buttai sul letto vicino a Joshua, il quale guardava l’infinito sognante.
«Adesso che faccio?» domandò, ingenuo. Sbuffai, mi tirai a sedere e mi voltai verso di lui. Alzando le spalle, risposi: «Invitala fuori.»
In un attimo Joshua parve ricadere bruscamente sulla terra: «Non se ne parla»
Sbuffai per l’ennesima volta: «Oh, allora non so che dirti.» Mi alzai dal letto e andai alla mia scrivania. Era in ordine, ma solo per il fatto che non la usavo spesso se non per chattare in internet con gli amici. Accesi il piccolo stereo e misi dentro un CD dei Beach Boys. Non ero una fan dei BB, il cd era di mio padre, ma ascoltavo un po’ di tutto e in quel momento non avrei sopportato il punk e il rock dei miei gruppi.
«Ma che hai?» domandò Joshua ce mi aveva seguito con lo sguardo «Sei... nervosa»
«Non é vero» ribattei, schiacciando con troppa forza il pulsante di accensione del computer.
«E sei pure bugiarda» sorrise il rosso. «Si tratta di Carter?»
«No» risposi ritornando a sedermi vicino a lui.
«Allora... é Tom il problema?»
«No!» esclamai. Ma era possibile che ogni volta doveva tirar fuori il mio migliore amico come se lo avessi sempre in mente? Beh, ormai non sapevo più nemmeno io cosa avevo in mente. «In realtà non lo so perché sono così oggi.»
Joshua non disse niente.
«Ho voglia di... non so... picchiare qualcosa o qualcuno...» continuai. «Sono nervosa. E mi innervosisco di più perché non so il motivo»
Il mio fratellastro rise. Mi diede fastidio così gli buttai addosso un cuscino.
«Ah, non picchiare me!» disse alzandosi e dirigendosi verso la porta «Io ho un appuntamento con la scienza!!»
«E allora chi picchio, scusa?»
«Beh... c’é sempre Tom, no?» disse guardando fuori dalla finestra verso casa del mio miglior amico. Uscì dalla porta. Io mi voltai verso la casa di fianco. Le saracinesche della camera di Tom erano giù. Sicuramente era fuori con la sua ragazza... o forse in casa. Restai con quel pensiero tutto il giorno.
Il pomeriggio seguente, Tom mi invitò a casa sua. Arrivai davanti alla porta e abbassai la maniglia entrando così in una casa piena di profumo di fiori. L’interno era come il mio. Davanti la porta d’entrata, c’erano le scale che conducevano al piano di sopra. A destra c’era il salotto enorme e a sinistra la cucina, nascosta da una porta scorrevole.
La casa era deserta. Guardai le foto sul mobiletto di fianco alla porta. Ovviamente, le avevo viste parecchie volte. In una c’era Tom a 7 anni con la divisa da baseball tutta sporca e con l’aria soddisfatta. Un’altra rappresentava Tom a 14 anni abbracciato ad una donna giovane con i capelli neri come lui, ma gli occhi azzurri. Sua madre.
«Ryalie, ci sei?» Tom urlò dalla sua camera.
Salii velocemente le scale ed entrai nell’ultima camera a destra. Aveva le pareti bianche coperte ormai del tutto da poster dei Blink 182, dei Rancid e degli NOFX. Ed era straordinario quanto fosse ordinata nonostante appartenesse ad un ragazzo.
Tom se ne stava seduto sul letto con la chitarra elettrica in braccio. Sapevo che a lui sarebbe sempre piaciuto andare in giro per la California con il suo gruppo (lui era sia chitarrista che cantante), ma non gli si era ancora presentata un’occasione. Per di più sua madre voleva che prima finisse almeno il liceo.
Mi fece segno di sedere di fianco a lui. Poi finalmente terminò la canzone e mise la chitarra da una parte.
«Come va?» gli chiesi.
«Bene» disse scoccandomi un bacio sulla guancia e sorridendo. Lo stetti a guardare un attimo, di certo un gesto d’affetto di questo tipo non lo aveva mai fatto senza motivo. Poi, si alzò di scatto: «Ah... Ti ho chiamato per farti vedere cosa si é messa a fare quella pazza di mia mamma» disse roteando gli occhi prima di correre al piano terra.
Io mi guardai intorno e il mio sguardo andò a posarsi su una foto incorniciata sul comodino. Mi capitava spesso di guardarla perché la cornice rosso fuoco attirava lo sguardo di chiunque. C’era Tom a 5 anni in spiaggia, tenuto in braccio da un uomo con i capelli corti di color biondo scuro. Si potevano distinguere gli stessi occhi del bambino fra le sue braccia. Era il padre di Tom. Era 10 anni ormai che se ne era andato di casa e per quanto potessi saperne io, l’ultima volta che Tom e sua madre l’avevano visto era stato 8 anni fa in tribunale. Nonostante il mio migliore amico tenesse quella foto, credo che non avrebbe voluto rivedere l’uomo che aveva fatto soffrire lui e sua madre.
All’improvviso il mio sguardo si spostò su una foto nuova: Kelly abbracciata a Tom che sorridevano felici. E ancora quel dolore allo stomaco...
«Eccolo!» esclamò Tom entrando nella camera con un libricino in mano. Si sedette di fianco a me di nuovo e me lo porse. Io lo presi delicatamente. Era ricoperto di tela in jeans e con una penna argento qualcuno aveva scritto “Thomas e Ryalie”. Sorrisi.
«L’altro giorno nn aveva un cazzo da fare così si é messa ad attaccare tutte le nostre foto... » mi spiegò Tom.
Sorrisi «E’ stata carina, dai!» Aprii piano il libricino... Era pieno di foto tagliate in modo che ci fossimo solo io e Tom sempre. Da quando eravamo piccolissimi ad adesso. Poi c’erano un sacco di pagine bianche.
«Mia mamma dice che possiamo riempirle io e te.» mi disse. Mi voltai verso di lui e mi ritrovai con il viso vicinissimo al suo. Con un solo leggero movimento avremmo potuto unire le nostre labbra. Il mio cuore cominciò a battere a mille. Perché? Perché? E respirare mi sembrava così difficile... Perché? Perché? Perché? Credo che passammo un eternità così finché non squillò il mio cellulare... Proprio quando mi pareva che si stesse avvicinando. No No No! E’ il mio migliore amico, cazzo!
«Pronto?»
«Ehy, ciao!» mi rispose la voce di Carter.
«Ciao! Come va?» mi sciolsi.
«Bene, bene» rispose frettoloso «Senti, c’é una festa sulla spiaggia sabato prossimo, ti va di venire?»
«Ok!» risposi felice.
«Perfetto! Passo a prenderti alle 8 ok?»
«No, vengo da sola... ti dispiace?» chiesi mordendomi il labbro inferiore.
«Va beh, fa come vuoi. Ciao» e mise giù
Guardai Tom che si era alzato e stava facendo qualcosa con il computer.
«Ehy!!!!» lo chiamai.
«Era Carter?» mi chiese serio.
«Sì» sorrise contenta «Mi ha invitato ad una festa sulla spiaggia... oh é talmente dolce e---»
«Ma cazzo, non c’arrivi proprio??» si girò di scatto lui, arrabbiato.
«A... c- cosa?»
«Perché ti fai trattare così???»
«Oh Tom non dire scemate adesso!» mi scaldai «Mi ha chiesto scusa!»
«Ah, allora se San Carter chiede scusa bisogna prenderlo come oro colato!» sbraitò. Mi capitava poche volte di vederlo arrabbiato, con me era successa solo una volta prima di questa.
«Ma che problemi hai?!?!?!»
«Ho il problema che non ti riconosco più... Ti fai mettere i piedi in testa da uno solo perché é bello.»
Sentivo le lacrime agli occhi «Ma... cosa... non é vero!» uscii fuori dalla stanza e lo sentii urlare: «Quando ti accorgerai che quello non ha in mente una storietta romantica non chiamarmi. Non ti salvo questa volta!»
Che maledetto stronzo... Mi buttai sul mio letto e finii le mie lacrime.



Dato che sono a casa in sciopero ho finito anche questo capitolo... Lo so, damynex mi odierà perché non é lungo, ma ti giuro che mi impegno a far come dici tu ma non é nel mio stile... Posso annunciare che manca poco alla fine... più o meno 3 capitoli e sono indecisa se fare l'epilogo o no... Va beh, che x voi l'importante é leggerla fino alla fine... Spero vi sia piaciuto questo cap (damynex aspetto di sentire che ne dici) e grazie anche a damned88 e Valentina per aver commentato!!!
Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Niente é uguale stasera fra me e te ***


bohtml

Dedico questo capitolo ai Breakers il gruppo giovanile migliore di tutto il veneto, ragazzi siete i migliori!!!







Ovviamente sapevo che prima o poi uno dei due avrebbe ceduto. E sapevo anche che Tom non voleva essere così duro con me. Ciò nonostante, passai i due giorni successivi a sbraitare contro di lui quando parlavo con Cinzia o con Joshua. Loro si limitavano a roteare gli occhi. Ero diventata così insopportabile? Possibile che nessuno mi stesse a sentire?
« Ehy, ciao! » mi disse Carter giovedì mattina prima di entrare in classe.
« Ciao! » lo salutai con un sorriso. Mi baciò e poi sussurrò: «Ho voglia di stare più tempo con te... ci manca un po’ di intimità»
Fui sorpresa e felice: sembrava mi stesse supplicando.
« Ti prometto che sabato staremo sempre insieme, ok? »
S’illuminò e annuì: « Ma perché non vieni su con me? »
« Ehm... perché mio padre dopo quello che é successo l’altra volta vuole accompagnarmi per vedere che tipo di festa é... » mentii. In realtà volevo arrivare alla festa passeggiando per la spiaggia. Era da un po’ che non ci andavo.
« Ah, ok. » sorrise lui. Suonò la campanella. Mi baciò un’altra volta prima di entrare in classe.
Quel pomeriggio, sul tardi, Joshua entrò in casa urlando il mio nome. Uscii dalla mia camera: « Che c’é? »
Corse su per le scale e notai che aveva il fiatone: « L’ho... L’ho... »
« L’hai cosa, Josh? » chiesi un po’ spazientita.
« ...baciata » sussurrò lui appoggiandosi con una mano al muro e respirando profondamente.
« Cosa? » non era sicura di aver sentito bene. Lui alzò lo sguardo e sorrise: « Ry, ho baciato Cinzia! »
Io scoppiai in una risata felice e lo abbracciai.
« Dov’é successo? » gli chiesi, dopo.
« Davanti casa sua... é stato splendido... » e se ne andò canticchiando verso il bagno.
Arrivò sabato sera. Mangiai in fretta e furia (con le occhiate e i rimproveri della mia matrigna) e andai a decidere cosa mettermi. Alla fine optai per un vestito azzurro chiaro senza spalline e lungo fino a sopra le ginocchia. Infilai dei sandali di color argento con un po’ di tacco e presi una piccola borsa bianca. Scesi le scale di corsa e salutai mio padre con un bacetto sulla guancia: « A dopo! »
« Non ritornare tardi! » mi urlò mentre chiudevo la porta alle mie spalle. Appena fuori di casa il mio piede calpestò qualcosa che era sul tappeto d’entrata e per poco non inciampai. Mi voltai indietro pronta a scagliare maledizioni su qualunque cosa fosse. Sul tappeto ci trovai un libricino ricoperto di stoffa in jeans; L’album che aveva fatto la madre di Tom. Lo raccolsi delicatamente e passai un dito sopra la scritta “Tom e Ryalie”. Di certo la madre del mio migliore amico era veramente fantasiosa, ma molto matta.
Durante la mia passeggiata sulla spiaggia lo sfogliai tutto, cosa che non avevo fatto quando Tom me l’aveva mostrato. C’erano foto di compleanni, di eventi della città, di noi sulle giostre, di noi che ci picchiavamo, di noi che facevamo il bagno nella piscina, ce n’era anche una dove si vedeva Tom che cercava di affogarmi ridendo come uno scemo. Ma una mi colpì più di tutte: eravamo io e Tom abbracciati nel mio giardino, vedendo il vestito nero che indossavo capii che risaliva al giorno della veglia per mia madre che si era tenuta ormai 5 anni fa. Non immaginavo che Tessy, la madre di Tom, ci avesse visti. Forse perché in quel momento stavo troppo male per accorgermene, ma pareva che nemmeno il mio migliore amico se ne fosse accorto della macchina fotografica. Ce ne stavamo tranquillamente abbracciati. Anche se il momento in cui era stata scattata non era dei migliori, era una foto bellissima.
Voltai la pagina e ci trovai un bigliettino strappato male con su scritto uno ‘SCUSA’ in grande. Profumava di Tom. Sapeva sempre come farsi perdonare. Misi l’album dentro la mia borsa, perché ero arrivata.
C’era una casetta dalla parte opposta al mare, sicuramente apparteneva a chiunque avesse organizzato la festa. C’erano delle scale che portavano alla spiaggia dove c’era già gente che ballava. Guardai l’orologio: le 8. Carter doveva ancora arrivare. Misi i sandali dove c’erano tutte le altre scarpe e mi avvicinai al tavolo delle bevande. Al cameriere chiesi un’aranciata, non volevo bere. Cominciai a sorseggiarla e guardai se c’era qualcuno che conoscevo. Guardai il palco dove un gruppo stava suonando. Riconobbi subito chi erano: i Breakers, il gruppo di Tom. Infatti eccolo lì che faceva un assolo con la chitarra. Dovevo di certo dirgli che mi dispiaceva appena avesse finito. Il mio sguardo si spostò sulla ‘pista da ballo’ dove individuai Cinzia e Joshua che ballavano scatenati come non mai, come se fossero gli unici lì e non ci fosse nessun altro a ballare. Posai il bicchiere e quando mi rigirai la musica era finita e il gruppo stava scendendo dal palco. Una ragazza bionda, sicuramente l’organizzatrice, mise una canzone lenta così notai i miei due amici appiccicati. Sorrisi e distolsi lo sguardo. Mi accorsi improvvisamente che Tom stava venendo verso di me sorridendo. Sentii le mie guance arrossire e cominciai ad essere agitata, però mi avvicinai anch’io. Ci ritrovammo in centro alla pista da ballo. Ci guardammo per un attimo senza dire niente. Sapeva che avevo trovato l’album. Quella sera aveva la camicia nera sbottonata nei primi bottoni e dei jeans bianchi. Inaspettatamente, mise le sue mani intorno ai miei fianchi, invitandomi così a ballare. Io misi le braccia intorno al suo collo e cominciammo a ballare senza distogliere gli occhi l’uno dall’altra. Come mi risultava difficile dire che mi dispiaceva...!
« Ho... Ho trovato l’album... » dissi. Lui sorrise: « Lo immaginavo »
« Me la sono presa troppo... » continuai « Scusa » abbassai lo sguardo. Lui avvicinò la sua bocca al mio orecchio, ma non disse nulla di ciò che mi sarei aspettata dicesse.
« Ti voglio bene » affermò semplicemente. Alzai lo sguardo e lo guardai ridendo a fior di labbra: « Anch’io, stupido. » risposi come se fosse tutto uguale. Ma non era tutto uguale fra noi, non quella sera almeno. C’era un qualcosa nell’aria... Nei suoi occhi un messaggio che non riuscivo a percepire...
« Ryalie! » la voce di Carter che ci veniva incontro mi fece tornare nella realtà.
« Ciao » dissi prima che mi baciasse.
« Andiamo? » mi chiese dando uno sguardo veloce a Tom che lo squadrava da quando era arrivato lì.
Annui con il capo e salutai Tom. Carter mi prese una mano e mi portò fuori dalla folla.
« Non balliamo? » gli chiesi. Lui scosse il capo e si sedette su una sedia vicino ad un tavolo dove c’erano i suoi amici. Mi fece segno di sedermi sulle sue gambe e io, un po’ esitante, feci come ordinato. Lui parlava con i suoi amici e ogni tanto mi dava un bacio sul collo senza un motivo logico. Poi, verso le 10, quando forse aveva notato che mi stavo stufando lì, mi fece alzare e andammo su per le scale verso la casa. Entrammo per una porta a vetri nella casa. Il salotto era pieno di gente ubriaca che urlava, ma Carter non aveva in mente di fermarsi lì perché superammo tutti e raggiungemmo delle altre scale. Le salimmo e ci ritrovammo nella zona notte. Mi portò dentro una stanza senza dire una parola e chiuse la porta dietro di sé. C’era un letto in centro alla stanza, sicuramente era la camera dei genitori della ragazza che aveva organizzato la festa. In un attimo, mi ritrovai con la schiena addosso al muro e Carter davanti a me. Cominciò a baciarmi come non mi aveva baciato fino a quel giorno. Sentii le sue mani scorrere per tutto il mio corpo e improvvisamente mi accorsi delle sue vere intenzioni.
« Basta Carter... » dissi mentre lui mi baciava il collo. Io puntai le mani contro il suo petto cercando di allontanarlo, ma lui aveva tutto il suo peso sopra di me e io non riuscivo a smuoverlo.
« Carter... per favore... » provai a dirgli ancora. Lui di risposta mi tappò la bocca con un bacio e infilò una mano sotto il vestito. Riuscii a staccare la mia bocca dalla sua e cominciai ad urlare sperando di sovrastare le urla degli ubriachi al piano di sotto. Carter non smetteva per niente e io mi sentivo disperata.
E poi, ecco Tom che entra nella stanza con prepotenza. Carter non fece nemmeno in tempo a voltarsi che Tom lo aveva già preso e gli aveva sferrato un pugno in pieno viso. Così Carter ne diede uno a Tom e inizio una rissa in cui nessuno dei due voleva crollare. Qualcuno che passando aveva visto la scena era andato a chiamare altre persone e adesso c’era una marea di ragazzi davanti alla porta che cercavano di guardare quella lotta. Io me ne stavo ancora appoggiata al muro, successivamente presi l’iniziativa e cercai di bloccarli.
« Ragazzi, basta! » urlai mettendomi fra loro due. Carter si calmò (o almeno così mi pareva) e Tom approfittò di quel momento per sferrargli un altro pugno. Il mio ragazzo cadde a terra con il labbro e il naso sanguinante. Tom, anche lui con il labbro e il sopracciglio sanguinante, boccheggiò qualcosa tipo: « Ryalie... Stai bene? »
« Non mi rivolgere la parola » fu l’unica cosa che gli dissi. Lui mi guardò un attimo e poi se ne andò.
« Grazie, tesoro. » mi disse Carter. Io lo guardai steso lì, impotente e avrei voluto tirargli un pugno in pancia. Ma mi limitai a osservarlo in un fare di disgusto e uscii dalla stanza. Scesi velocemente le scale e mi ritrovai di nuovo in spiaggia, presi i miei sandali e stavo per andarmene quando Joshua e Cinzia, che erano la coppia più bella del mondo, mi bloccarono.
« Ehy, che é successo? Sembri sconvolta. » mi chiese lei.
« E Tom sembrava avesse fatto a botte. » completò Joshua. Io mi limitai ad alzare le spalle.
« Per favore... Uno di voi due può portarmi a casa? »
Nei giorni successivi evitai Tom in tutti i modi. Lui mi cercava, mi urlava dietro per i corridoi della scuola, mi inseguiva mentre facevo shopping, ma io lo evitavo in tutti i modi. Cinzia mi aiutava delle volte in questo e le ero grata. Tom si era rivelato per quello che era veramente. Non mi aveva ascoltato quando avevo detto di bloccarsi e aveva agito slealmente. Non parlavo più nemmeno a Carter, ma lui, al contrario di Tom non mi cercava nemmeno.
In compenso, Joshua e Cinzia si erano messi insieme alla festa e io mi sentivo veramente infelice.



Eccovi il nuovo capitolo spero vi sia piaciuto... E spero che sia piaciuto a damynex... forse scampo ad un'altra strozzata... Grazie a chi ha recensito comunque.

Ah, dato che oggi é il 15 maggio dedico questo capitolo al miglior ragazzo del mondo: Daniel che oggi son 2 anni che conosco...

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Capitolo 8
*** Tom (part 2) ***


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Ecco il continuo... Non ho spiegato dettagliatamente i tentativi di Tom nel capitolo precedente proprio perché avevo previsto che Tom gli avrebbe descritti non Ryalie... Ecco perché sembrava chiuso in fretta... Baci

**TOM**
Mi sono comportato come uno stupido, nemmeno il più imbecille sulla terra si sarebbe comportato così... Farei bene ad andarmene da questa città in piena notte e scappare. Credo che ormai nessuno ne risentirebbe.
Ma andiamo con ordine.
Dopo che avevo picchiato Carter alla festa sulla spiaggia, Ryalie non voleva rivolgermi una parola. Non capii perché... Lui le stava saltando addosso, lei urlava, insomma, direi che io ero entrato al momento giusto, no? Non sapevo cosa mi stava succedendo in realtà... Io semplicemente non volevo che la toccasse... non volevo che lui toccasse una cosa mia... No, no, mi dissi, non é mia... Era solo perché é come una sorella per me e non potevo lasciarla nelle mani di un mascalzone. Eppure non mi voleva parlare, così, mi ritrovai con il labbro sanguinante e un taglio sul sopracciglio destro per niente.
Quando ritornai a casa cercai di non farlo notare a mia madre. Scivolai all’interno, chiusi la porta, la salutai e... lei mi venne incontro con quell’aria preoccupata che ha sempre. C’era da aspettarsi che non le sarebbe sfuggito... ma pensavo di riuscire ad ‘eludere’ quella sorveglianza... Vana speranza.
«Tom, cosa ti sei fatto?» Il suo tono non era arrabbiato, né di rimprovero. Mia madre era una donna giovane, con i capelli neri e gli occhi azzurri. Era sempre stata con me in ogni momento della mia vita Non era nel suo stile arrabbiarsi, con me soprattutto. Io ero l’uomo di casa ormai e lei mi voleva naturalmente bene.
Mi studiò il viso.
«Niente, mamma» dissi, cercando di restare calmo. Non mi era facile in quel momento. Ce l’avevo con il mondo intero e volevo solo andare in camera mia, infilarmi il lettore CD nelle orecchie e ascoltare a tutto volume i Blink. Forse mi avrebbero rilassato.
Per fortuna mia madre non fece altre domande e mi portò in cucina tirandomi per la camicia. Mi fece sedere e mi disinfettò il taglio sul sopracciglio.
«Era tanto bella?» non capii da dove veniva quella domanda.
«Cosa???»
Lei alzò le spalle: «Immagino che il motivo per cui sei così sia una rissa... E di solito le risse sono per le ragazze.»
Scossi la testa: «Non ho voglia di parlarne adesso» Non sapevo se lei pensava che mi piacesse Ryalie o se parlava in generale. Mi alzai dal tavolo e andai verso camera mia.
«Ok, tesoro» disse mia madre.
«Per favore! Tesoro é da bambini, mamma!» le urlai dopodiché chiusi la porta della mia camera e mi distesi sul letto. Non ebbi il tempo di prendere il lettore CD che, improvvisamente, mi addormentai.
La mattina dopo ero il più determinato possibile a parlare a Ryalie. Chiarire tutto. Presi la moto e partii a razzo verso la scuola. Sfrecciai fra le macchine e parcheggiai di fianco al cancello. Lì, forse per mia sfortuna, si trovava Kelly.
«Ciao tesoro!» mi disse venendomi incontro. Mi baciò e mi prese per mano.
«Che ti sei fatto???» domandò improvvisamente osservandomi il viso. La sera prima lei era in giro per non so quali locali così non era potuta venire alla festa.
«Niente, K.» cercai di sviare il discorso.
«Ha fatto a pugni ieri sera.» la informò una delle sue amiche trattandomi come se non ci fossi.
«Oddio, amore, come mai?» Kelly mi si avvinghiò ancora più forte al braccio. La sfilai via a fatica e mi diressi verso la scuola, irritato: «Non ho voglia di parlarne, okay?»
Era troppo ossessiva. Okay, forse questa volta aveva ragione a preoccuparsi, ma, sarà che avevo il peso degli esami dell’ultimo anno, sarà che volevo spaccare la faccia a Carter e sarà che ero alla ricerca disperata di una spiegazione da parte di Ryalie, ero veramente irascibile.
Nei corridoi trovai Matt che mi venne incontro.
«Ehy, bella rissa ieri sera! Sei stato grande!» mi disse. Anche lui non era molto amico di Carter. Poi, il suo sguardo smise di sorridere mentre guardava oltre la mia spalla. Mi voltai e vidi il fratellastro di Ryalie avvinghiato a Cinzia. Rimasi un attimo stupito: una come Cinzia insieme a uno come Joshua? La vita era strana delle volte.
«Sono insieme dalla festa» mi informò Matt come se mi importasse. Io, invece, scattai nella loro direzione e mi fermai davanti a loro costringendoli a staccarsi.
«Mmmm.... Ciao, Tom!» mi salutò Cinzia.
«Ciao» risposi in modo frettoloso. Mi girai verso Joshua che mi guardava da dietro gli occhiali. «Sai dov’é Ryalie?»
Lui fece per aprire la bocca, ma la sua (a quanto pareva) ragazza lo precedette: «Tom, senti...» iniziò come fanno le dottoresse in ospedale per annunciare che il paziente é morto ai familiari «Ha detto che non vuole vederti.»
«Ma perché?» chiesi. Questo non aveva veramente senso. «Sono il suo migliore amico!»
A questa affermazione mi lanciò uno sguardo scettico alzando le sopracciglia. Fece schioccare la lingua e disse con calma: «Sì, okay, ma lasciala stare finché non le passa.» Sembrava facile detto da lei, ma nei giorni successivi mi accorsi che non mi era semplice lasciarla stare.
Un giorno per caso la vidi mentre entrava nell’aula di biologia e la chiamai più volte. La vidi ignorarmi mentre faceva finta di ridere con le amiche. Perché? Perché si comportava così? Cosa avevo fatto che non andava?
«Amore, perché non ti parla più?» mi chiese Kelly uno di quei giorni. Sembrava che le importasse davvero, ma ormai la conoscevo e sapevo che sotto sotto stava esultando sperando che io e Ryalie non ci vedessimo più. Ma non potevamo non vederci più. O sì? Voglio dire, io ne sarei morto sicuramente. Era stata una parte troppo importante nella mia vita. Come mai mi sentivo così vuoto senza di lei? Eppure avevo passato altri momenti simili... Già, simili... Adesso qualcosa era diverso... Io ero diverso, lei era diversa, i nostri sguardi mentre ballavamo la sera della festa erano diversi. Ora lo capivo... ora riuscivo a capire tutto... Come fare a dirlo a Kelly?
Per mia fortuna (o sfortuna), quel sabato si presentò un’altra festa sulla spiaggia. Il che mi metteva di buon umore perché sapevo che lei ci sarebbe stata. L’avrei tirata in un angolo a parlare. Prima del giorno della festa l’avevo vista entrare in un negozio assieme a Cinzia un pomeriggio. Le avevo inseguite all’interno e avevo chiesto gentilmente alla commessa che stava alla cassa se poteva cedermi il posto per un attimo. Non mi dimenticherò mai la faccia che aveva fatto Ry quando mi aveva visto: le caddero le scatole per terra e assunse un aria veramente infuriata uscendo dal negozio. A me ovviamente toccò pagare tutta la roba che lei non aveva preso perché mi incolpavano ingiustamente di aver fatto perdere una cliente al negozio.
Andai alla festa vestito con i jeans bianchi e la camicia azzurra sbottonata che faceva vedere la collana d’oro con il crocifisso.
«Prendo la moto!» annunciai a mia madre mentre prendevo le chiavi. Lei si alzò dal divano e mi si parò davanti:
«No. Con quei pantaloni ti permetto di andare in macchina.» mi disse con tono autoritario.
«Mamma...»
«Non voglio sentire ragioni. Si possono rompere sulla moto. E poi fai troppo baccano quando ritorni a casa tardi.»
Rinunciai a convincerla. Le diedi un bacio sulla guancia e uscii. Presi la macchina e partii in direzione della festa. Non sapevo che sarebbe successo quella sera, sapevo che volevo parlare a Ryalie, questo era l’importante.
Quando arrivai, il party era già iniziato e tutti erano giù in spiaggia. La festa doveva essere un po’ ‘povera’ perché non avevano nemmeno un gruppo che suonava. C’era un semplice stereo con due casse enormi. La gente, comunque, sembrava divertirsi.
Mi accostai al tavolo delle bibite: da lì avrei avuto una visione completa di chi era presente. Presi un bicchiere di vino (io andavo matto per il vino rosso, sempre!) e scrutai gli invitati. Ed eccola lì, che rideva insieme alle sue amiche. Indossava un top rosso e una minigonna bianca, i capelli erano raccolti in due morbide trecce e ai piedi portava delle Ballerine bianche. Era graziosa... sì, quello era il termine giusto.
«Non ti parlerà» disse qualcuno di fianco a me. Joshua stava sorseggiando del vino e stava guardando nella mia stessa direzione.
«Ieri hanno parlato per un bel po’ lei e Cinzia, di te.» continuò.
«Non mi serve che mi parli.» dissi determinato «Mi serve solo che mi ascolti.»
Il rosso schioccò la lingua, mi diede un’altra occhiata, appoggiò il bicchiere sul tavolo e se ne andò. A quel punto, tanto per ricordare che avevo una ragazza, mi si avvicinò Kelly: «Oh... ho visto con chi parlavi... che ti succede?»
«Niente, K. Sto bene» le dissi, asciutto ignorando la sua mano che ricercava la mia. Mi voltai verso di lei improvvisamente e mi sentii un mostro. Era una ragazza bellissima con i capelli castani ricci e gli occhi azzurri, un corpo da favola e il modo di parlare che mi attraeva... Mi si contorse lo stomaco al pensiero che di lì a poco l’avrei mollata. Era sempre bruttissimo mollare una ragazza. Con lei sarebbe stato ancora più difficile: avevo passato dei mesi splendidi con lei, avevamo riso, avevamo pianto ed era stata la prima ragazza con cui ero andato a letto. Anche se da un po’ di tempo non reggevo più il suo atteggiamento da superiore e la sua gelosia, speravo di riuscire a chiudere mantenendo un buon rapporto.
«Scusami Tom. Lo so, sono troppo possessiva. Dovrei fidarmi di più» disse tristemente. Oh no, non adesso!! Così mi rendeva le cose molto più difficili di prima! Io di risposta le sorrisi solo e lei ricambiò: «Beh, io vado da alcune mie amiche... So che in giro c’era Matt che ti cercava»
Detto fatto, il mio migliore amico mi si avvicinò: «Ehy, ragazzaccio, come va?»
«Alla grande» esclamai cercando di essere il più naturale possibile.
«Che fai bevi ancora vino?» mi prese il bicchiere dalle mani e lo poggiò sul tavolo. A quel punto mi mise in mano il bicchiere che prima aveva lui. C’era dentro un liquido arancione.
«No...» dissi allontanandolo.
«Dai Tom!»
«No, non ho voglia...»
«Eh porca miseria in questi giorni sei proprio un pappamolle!» si scaldò lui.
«Oh, cazzo, Matt mi dispiace se a te va sempre tutto bene!» gli urlai allontanandomi.
Quel coglione di Matt. Lui che si diceva mio amico quando gli andava. Lui che aveva tutti i soldi del mondo, schioccava le dita e aveva tutto quello che voleva. Lui non era vissuto con la storia di un padre stronzo alle spalle. L’unica cosa che avevo più di lui erano le ragazze, lui con la sua brutta reputazione non ne aveva molte. E di certo lui non stava lottando per averne una a tutti i costi.
Mentre stavo seduta ad un tavolino, delle ragazze, che mi pareva di aver visto tra le matricole del primo anno, mi vennero incontro e si presentarono. Le salutai tutte con tre baci sulle guance dopodiché se ne andarono. Ritornai allora a guardare Ryalie e il momento che stavo aspettando si era presentato: lei stanca di ballare, se ne era andata dalla pista e si era seduta in un paio di tavolini lontano dal mio. Mi alzai di scatto dalla sedia e in un attimo le fui davanti. Lei alzò il viso verso di me e mi guardò, imbronciata.
«Posso parlarti?» le chiesi. Lei di risposta, balzò su dalla sedia, disse: «No» secco e fece per andarsene. Io, che non volevo perdere quell’occasione, la presi prontamente per un polso. Ryalie si voltò lentamente e calma, ma con fare irritato mi chiese: «Cosa vuoi? Perché ti sei comportato in quel mondo? Perché insisti?»
Questo era veramente troppo per me quella sera. Così le parole che avrei voluto dirle tranquillamente mi uscirono in un urlo arrabbiato: «Perché, cazzo, ho capito solo adesso quanto sei importante per me e non semplicemente come amica. Non vado avanti senza di te. Sorridere é diventato difficile da quando mi aviti. E scusa se mi preoccupo per te, sai?» la musica non c’era più. Quando mi voltai tutti stavano guardando la scena e Ryalie mi guardava a bocca aperta. E io me ne sono andato.
Adesso sono nella mia macchina e sto guidando verso casa. Sono stato un imbecille, non dovevo agire così di impulso. Così in un colpo avevo perso un amico, la mia migliore amica e la mia ragazza. Già, Kelly... A pensarci mi si contorce lo stomaco. Credo che per lei sapere che mi piace un’altra davanti a tutti non sia stato il massimo. Mi ha riempito il cellulare di SMS, non li ho ancora guardati ma so che sono suoi. E ha tutte le ragioni ad essere arrabbiata con me. Non era così che doveva andare la serata, cazzo! Adesso posso anche scordarmi di proporle di restare amici, come minimo non mi rivolgerà nemmeno la parola. E Ryalie, chissà adesso cosa pensava? Il suo migliore amico le si era dichiarato davanti praticamente a metà scuola! Non avrei dovuto, non sono il suo tipo, così ho solo rovinato l’amicizia che c’era tra noi. Dovevo reprimere quel sentimento. Perché non mi é venuto in mente prima quest’alternativa? Perché sono egoista, ecco perché, e la volevo solo per me.
Sono arrivato a casa. Le luci sono tutte spente e questo mi solleva. Non voglio altre domande. Salgo in camera senza fare troppo rumore e prendo il telefono.
«Ciao Je!» dico quando il batterista della mia band risponde dall’altra parte.
“Ehy, ciao Tom! Non eri mica a quella festa?”
«No... senti, ho pensato alla proposta di partire e andare un anno in giro a suonare.»
“Che hai deciso?"
Feci un respiro profondo. «E’ okay.»
“Lo sai, vero, che se piacciamo alla casa discografica potremmo stare in giro anche più di un anno, no?”
«Si, lo so.» dico guardando la finestra della camera di Ryalie.
“Allora sei sicuro? Dopo non potremo più tirarci indietro”
«Sono sicuro» certo che sono sicuro. Devo andarmene da quella città. Nessuno mi trattiene più qui. E anche se quella specie di tournée sarebbe iniziata solo a luglio, ma comunque mia madre non avrebbe mai accettato che partissi senza diploma.
Che poi, mi chiedo, che mi serve un pezzo di carta se divento un musicista?

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Capitolo 9
*** Never be the same again ***


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Eccomi con il capitolo finale (poi verrà l’epilogo). Ritorniamo a Ryalie che, dopo la dichiarazione di Tom, é confusa, ma allo stesso tempo capisce molte cose. La parte in corsivo é, come capirete, un Flashback e l'ho scritto in terza persona per dare meglio l'idea. Alla fine ho voluto chiudere con i pensieri di Tom. Ci vediamo nell’epilogo!!!! Baci8 a tutti soprattutto damynex che continua a seguirmi!!!!

Quando tornai a casa dalla festa mi infilai a letto, ma non dormii molto. Alle prime luci del sole mi misi a sedere a gambe incrociate guardando davanti a me. Non guardavo niente. Pensavo e basta. Io lo sapevo di provare qualcosa di più per Tom negli ultimi giorni. Me lo sentivo. Ma non l’ho voluto ammettere a me stessa. Sì, credo di averlo capito ancora la sera che ha picchiato Carter, quando abbiamo ballato. E forse era proprio perché nella mia testa c’era stata confusione che me l’ero tanto presa quando aveva picchiato Carter. A me di quel biondino tutto cotonato non importava niente. Infatti non l’avevo soccorso quando l’avevo visto con il labbro sanguinante. Me ne ero andata. E avevo evitato anche lui. Anche se non mi aveva cercata. Tom mi aveva cercata. Con quel solito modo di fare, senza perdersi d’animo, senza pensarci troppo, ma soprattutto, senza perdere il suo sorriso ottimista. Adesso pensandoci mi sentivo cattiva. Quello era il termine giusto. Potevo comportarmi meglio nei suoi confronti. Io e il mio stupido orgoglio.
Guardai verso la casa di fianco, verso la finestra di Tom. Aveva ancora le tapparelle giù, ma non ero sicura dormisse. Mi alzai di scatto dal letto e aprii il cassetto delle magliette. Per caso, in mano mi capitò la maglietta dei Blink e subito riaffiorarono i ricordi...

«Tom ti decidi a scendere???» urlò una ragazzina con due codine color grano e due grandi occhi nocciola. Ryalie stava urlando contro la casa del suo migliore amico Thomas da almeno 10 minuti. Quel giorno lei compiva 11 anni e all’insaputa di suo padre, l’avrebbe passato con Tom, bruciando scuola.
Un ragazzo con i capelli neri e gli occhi dello stesso colore della ragazza, si affacciò da una delle finestre: «Cavolo, Ry! Ti ho detto di aspettare!» Stava passando uno di quei periodi dove prima c’erano le ragazze. Non ne aveva in mente una in particolare, per il momento l’essere migliore dell’altro sesso che conosceva era la sua migliore amica che stava sbraitando dal suo giardino.
«E’ insopportabile» borbottò la biondina battendo i piedi.
«Gli avevo detto di prepararsi subito, io!» disse una donna snella, con i lineamenti perfetti, gli occhi azzurri e i capelli neri. La madre di Tom uscì da casa e porse un panino a Ryalie che lo agguantò con ferocia.
«L’appetito non ti manca mai!» sorrise la donna, osservandola.
«Aspettando quello là!» rispose la ragazzina indicando con la mano libera la finestra da dove prima era sbucato il ragazzo.
«Diventerai cicciona!» esclamò Tom scendendo le scale della veranda. Si avvicinò a Ryalie e le diede un bacetto sulla fronte. Era abitudine, lo faceva da sempre.
I due salutarono la madre di Tom e percorse l’ormai noiosa strada verso la scuola. A metà tragitto, Ryalie chiese: «Allora, dove andiamo?»
«Stiamo in spiaggia?» propose lui.
«Ok!» Svoltarono di scatto a sinistra e si ritrovarono di fronte al mare. Scesero le scale che portavano alla spiaggia e si diressero verso la vecchia cabina del bagnino. Lì ci andavano spesso.
Passarono il tempo a ridere, scherzare, giocare finché dopo che ebbero mangiato i panini che si erano portati da casa, Tom chiese: «Che mi dici del tuo compleanno? Cosa ne pensi?»
Ryalie sorrise, felice: «Ho bruciato per la prima volta scuola e ho persino ricevuto il cellulare. Manca solo il tuo regalo!»
«Ah sì!» Il ragazzo si mise a frugare nel suo zaino e ne estrasse una maglietta nera. La ragazza l’aprì, la osservò dopodiché guardò il suo migliore amico alzando un sopracciglio.
«I blink?» chiese scettica «Non mi piacciono!»
«Ma piacciono a me» ribatté Tom «Dai mettitela!»
«Se la metto...» disse pensierosa Ry « dopo mi fai un favore?»
Tom alzò le spalle e incrociò le braccia al petto «Ok, ma spero non sia niente di impossibile»
Ryalie si infilò la maglietta che raffigurava tre figure con sotto una scritta in rosso fuoco: BLINK 182.
«Mi sta persino larga!» si lamentò ed in effetti le arrivava sopra le ginocchia.
«Così ti andrà bene anche più avanti! Allora, qual é il favore?»
La biondina lo guardò negli occhi e con sguardo determinato disse: «Baciami»
Tom, sorpreso, fece cadere le braccia lungo il corpo: «Perché?»
«Perché ormai dovrò baciare un ragazzo!»
«Ma io e te siamo amici!»
«Appunto! Almeno così se sbaglio qualcosa rimane fra me e te!» spiegò lei.
Tom parve convincersi e si avvicinò. Appena fu abbastanza vicino da confondere il suo respiro con quello di lei, lo sguardo determinato di Ryalie svanì lasciando spazio ad uno da bambina innocente ed impaurita. Tom, dal canto suo, non sapeva che fare, non aveva mai baciato una ragazza in vita sua, ma la sua migliore amica sembrava convinta del contrario.
Appoggiò lentamente le labbra su quelle di lei e nessuno dei due osò dischiuderle. Era comunque un bacio bellissimo. Tutti e due tenevano gli occhi chiusi, curiosi di quella nuova sensazione che gli invadeva.
Quando poi si staccarono, fu Ryalie a prendere la parola e con voce roca disse: «Questo é il nostro piccolo segreto»

Chiusi il cassetto con forza come se mi avesse fatto un torto e mi lanciai a pancia in giù sul letto. Battei i pugni sul cuscino incapace di fare qualcos’altro. Mi sentivo confusa e impotente. Avrei voluto andare a parlargli, ma avevo paura di peggiorare le cose. E se poi ci mettevamo insieme? E se poi ci lasciavamo rovinando così la nostra amicizia? Mi alzai di scatto e scesi in cucina con l’intenzione di affogarmi nella cioccolata.


«Cucciola...» la voce di mio padre mi sembrò così poco pertinente mentre giungeva alle mie orecchie. Aprii lentamente gli occhi e mi accorsi di essermi addormentata sul divano con il barattolo di cioccolata in mano. Mio padre mi stava scuotendo dolcemente, nel frattempo Joshua stava in un altro divano e guardava la TV.
«Che ore sono?» chiesi notando che erano tutti e due vestiti.
«Le dieci.» rispose Joshua.
«Come mai sei qui giù? Non hai dormito stanotte? Non é stata bella la festa?» mi chiese mio padre mentre se ne andava in cucina.
«Sì... Bella.» risposi con poco entusiasmo. Il mio fratellastro mi lanciò un’occhiata dopodiché tornò a guardare la tv.
«Sono contento! Ci tenevi tanto ad andarci!» esclamò l’altro dalla cucina. «Ah, prima ha chiamato Cinzia!»
«Voleva me?» chiese Joshua scattando in piedi.
«No. Ryalie.» Presi il telefono e mi intrufolai in camera.


«La smetti di fare quella faccina lunga?» sbuffò Cinzia mentre camminavamo. Avevamo preso un gelato, lei era già a metà, io ero ancora all’inizio.
«Quale faccina lunga?» chiesi di risposta «Non ho nessuna faccina lunga»
«Dai, Tom si é dichiarato... Va bene! Avete superato tante cose! Supererete anche questo!» Di certo il discorso non mi sollevava... Cinzia non sapeva che anch’io provavo qualcosa per lui... Una cosa ancora indefinita, ma che non era di certo amicizia. Mi voltai verso di lei: mi stava guardando pensierosa, poi sorrise e dolcemente disse: «So il miglior modo per tirarti su di morale.» mi prese per mano e mi fece correre fino davanti alla parrucchiera più ‘in’ della città nonché la più costosa.
«Cinzia non posso! Mio papà mi ammazza!»
«Non dire cavolate!» esclamò lei «E’ da un bel po’ che non ti sistemi quei capelli...»
Uscimmo più o meno un ora dopo. Mi avevano scalato i capelli, li avevano lisciati u=in modo divino e, su richiesta di Cinzia, mi avevano fatto la tinta rossa nei capelli sotto. La mia amica, invece, si era semplicemente fatta fare delle pieces di vari colori: rosse, viola, castane. Eravamo felici e senza pensieri. Ci sentivamo bellissime come qualunque ragazza appena uscita dalla parrucchiera.
Ahimè, la mia felicità durò poco, infatti incontrammo Kelly con le sue amiche. Mi aspettavo una sfuriata da parte sua, dopotutto adesso avrebbe avuto una buona ragione confronto alle altre volte che mi era venuta contro. La vidi avvicinarsi a me e guardarmi con uno sguardo che non potevo descrivere. E poi, così, improvvisamente, quando pensavo che stesse per tirarmi uno schiaffo, scoppiò in lacrime. Io la guardavo incapace di fare qualcosa. Se ne stava davanti a me tremando e singhiozzando. Si mise una mano davanti alla bocca come per fermarsi e con voce strozzata mi disse: «Me l’hai portato via...»
Non riuscii a non provare dispiacere per lei. Lei che in definitiva Tom aveva amato, me l’aveva detto lui di persona quando si era messo con lei tempo fa. Lei che aveva vissuto 6 mesi insieme al mio migliore amico. Lei che era stata mollata in modo orribile.
Nonostante fosse un po’ più alta di me l’abbracciai e fui sorpresa di sentire che lei non faceva resistenza. Si staccò di scatto e corse via con le sue amiche che cercavano di raggiungerla. La guardai allontanarsi, adesso sapevo cosa dovevo fare. Quello che aveva appena fatto Kelly era come un passaggio del testimone nella staffetta. Io dovevo arrivare alla meta. Salutai Cinzia con tre baci sulle guance e la ringraziai di avermi tirato su il morale. Quindi cominciai a correre verso casa. Quasi arrivata, cominciai a camminare accorgendomi della figura che stava venendo dalla parte opposta. Tom si era fermato davanti al cancello di casa sua e mi guardava. Indossava dei pantaloni da tuta e una felpa grigia con il cappuccio. Doveva essere appena tornato da una corsa. Mi avvicinai senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi fino a che non gli fui molto vicina. Vidi i suoi occhi percorrere i miei capelli, fece una smorfia ironica e disse: «Che hai fatto ai capelli?» Io non la sentii nemmeno quella domanda troppo presa da quello a cui stavo pensando. Improvvisamente mi sembrava il ragazzo più bello che avessi mai visto, ogni sua imperfezione per me era un pregio.
Feci un respiro profondo e con lo stesso sguardo di 4 anni prima, dissi: «Baciami»
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Ancora quello sguardo... Erano passati 4 anni dal nostro bacio innocente eppure quello sguardo non era cambiato e io me lo ricordavo benissimo. Sì, adesso lei era cresciuta. Indossava degli shorts rosa e una canottiera bianca e per di più chissà cosa aveva combinato a quei capelli! Rossi sotto quel colore grano che tanto adoravo. Ma in quel momento non mi importava. Quell’ordine era diventato la mia priorità. L’afferrai in vita e posai le labbra sulle sue, chiuse gli occhi e così feci anch’io, e le nostre lingue cominciarono a giocare e a rincorrersi. In quel momento mi sentivo felice come non lo ero mai stato nella mia vita. Avevo tutto ciò che volevo.

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


Un breve racconto per spiegarvi cosa successe dopo... e con questo vi saluto!!!!! bacioni




Come narratrice mi sembra d’obbligo narrare cosa accadde in seguito a quel giorno.

Beh, Tom e Ryalie non avevano cambiato di molto il rapporto che avevano prima: si prendevano in giro, scherzavano e ridevano tranne che ogni tanto li si poteva vedere a baciarsi in uno dei locali della città, o in metropolitana, o negli autobus quando erano vuoti.

Uscivano spesso con Cinzia e Joshua il quale rapporto andava a gonfie vele come al solito. E non litigavano mai. Per i nostri due protagonisti era diverso, avevano un diverbio su parecchie scelte, ma risolvevano tutto in poco tempo. Fra i due il più geloso era Tom. Non era geloso perché non si fidava di Ry, ma, lui diceva, perché lei era troppo bella (anche se questo non l’aveva mai detto a Ryalie in pìersona, ma solo mentre parlava con gli amici) e non poteva pensare che qualcun altro avesse dei pensieri strani verso di lei.

Il padre di Ryalie all’inizio non aveva preso bene la storia. Forse perché si sentiva tradito dall’unica persona di cui si fidava ciecamente, ma in seguito capii che aveva fatto bene a fidarsi di Tom per tutto quel tempo. Lui avrebbe reso felice la sua bambina.

Purtroppo non aveva ragione. Si ricredette a fine giugno, dopo la consegna dei diplomi, quando sua figlia, che era andata ad assistere alla premiazione di Tom, era tornata a casa in lacrime e si era chiusa in camera. Lui non seppe mai per quale ragione, ma io sì.

Tom ormai aveva dato la sua parola che sarebbe partito per il giro degli Stati Uniti con la sua band. Non era stato facile chiudere con Ryalie, si amavano ancora tutti e due, ma lei al momento lo disprezzava perché in tutto quel tempo (ben 7 mesi!!) che erano stati insieme, lui glielo aveva tenuto nascosto.

Quando alla mattina del giorno seguente lui uscì di casa per mettere le valigie nella macchina, Ryalie lo raggiunse e lo abbracciò forte. Trattenne le lacrime anche se sapeva che non sarebbe resistita a lungo. Anche lui l’abbracciò forte e la baciò. Poi si riabbracciarono e intanto la madre di Tom era in lacrime come se stesse guardando un film romantico/drammatico alla TV. I due continuavano a stare vicini, non si sarebbero più rivisti per chissà quanto tempo. 16 anni spesi l’uno con l’altra stavano per chiudersi lì. Quando si staccarono lei si allontanò senza guardarlo. E in effetti, sapeva che guardarlo, osservarlo, studiarlo per l’ultima volta le avrebbe fatto solo male eppure lo fece lo stesso. Si voltò verso di lui e lo guardò, l’osservò e lo studiò. Quei capelli neri davanti agli occhi nocciola, quella pelle abbronzata, quella camicia hawaiana sbottonata nei primi bottoni e... oh, no! Non quei pantaloni, quei pantaloni bianchi che lei adorava...

E’ brutto quando ti accorgi all’improvviso che non rivedrai più una persona. Ed era questo a cui Ry pensava quando si sedette sugli scalini dela veranda di casa sua a piangere.

Un anno dopo Joshua si iscrisse al college di Princeton e un anno dopo di lui si iscrissero anche Ryalie e Cinzia che dividevano un appartamento. Ed é qui che ha inizio un’altra storia....


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