A butterfly caught in the cobweb ~

di Key_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ~ ***
Capitolo 2: *** Just to have somewhere to go ~ ***
Capitolo 3: *** This is my December ~ ***
Capitolo 4: *** For the first time ~ ***
Capitolo 5: *** Bittersweet Memories ~ ***
Capitolo 6: *** Love was what I needed ~ ***



Capitolo 1
*** Prologo ~ ***


Il mio nome era Yuriko,avevo 21 anni quando sono morta.
Sono nata il 13 Febbraio 1988,a Tokyo,Giappone,da madre Giapponese e padre Americano,avevo un fratello di quindici anni.
Non crederete alla mia storia,sembra così inverosimile,eppure io da dove sono ora,ve la racconterò,vi donerò i miei occhi,il mio corpo,i miei pensieri,sentimenti e sensazioni,provate in ogni mio piccolo attimo.
Quindi ora accomodatevi e ascoltate la mia storia.




"Sembrava andasse tutto bene,sembrava tutto perfetto,ma poi è arrivato quel 23 Settembre.."

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Capitolo 2
*** Just to have somewhere to go ~ ***


La solita domenica.Sveglia alle 8.00,pur dovendo smaltire la sbronza del giorno prima,grazie a quella donna che rompe;la solita colazione:cereali,latte e caffè;commissioni in casa;pomeriggio per dimenticare la settimana a dir poco pesante:jeans stracciati con camicia,troppo colorata per i miei gusti,skate,I-pod e quella fottutissima Nikon da cui ho tratto dipendenza;infine doccia e uscita con le amiche.La solita domenica quindi.
 
8.00 del mattino.
 
*driin driin driin*
 
"La sveglia! Di gia'! Ma sono andata a dormire poco fa.Cazzo la testa! E cazzo sono ancora vestita!"-pensai-
Postumi da sbronza del sabato sera? Decisamente sì.
 
Sono anni ormai che non faccio altro che questo,non me ne sono resa nemmeno conto,continuo ad ubriacarmi e a tornare a casa in condizioni pietose,ma almeno ne vale la pena.Per una volta posso sentirmi felice e dimenticarmi tutto quello che mi circonda.
 
"Non avrei mai voluto una figlia come te!"
 
Quelle dannate parole continuano a ronzarmi in testa.Il viso di quell'uomo continua a tornarmi alla mente.Le lacrime versate quella notte sono state le ultime.
 
 
 
Tre anni prima.
 
Avevo ancora sedici anni,passavo le mie giornate nello studio totale,cercavo di non pensare mai a quello che mi circondasse realmente,era troppo diverso da me,non mi andava a genio,lo ignoravo,esistevo solo io,lo studio e della buona musica che non fa male a nessuno e che mi accompagna ancora tutt'oggi.
E il fine settimana? Bé,ad ubriacarsi con gli amici no?
 
 
7.00 del mattino.
 
Semplice mattinata grigia di Dicembre,una giornata come tante d'altronde.
Zompettavo sulle scale cercando in tutti i modi di non perdere l'equilibrio mentre mi infilavo quei jeans neri stracciati e scoloriti,e di abbottonarmi quella camicia che tanto odiavo.Avevo ancora abbastanza tempo per non farmi vedere spettinata e struccata dai miei.Odiavano quando arrivavo a colazione tardi e senza essere pronta.Per fortuna avevo ancora tempo,dalla mia camera alla cucina era come camminare chilometri e chilometri a piedi ed era piena di specchi enormi.
Arrivata in cucina vidi,come tutte le mattine,mio padre,l'uomo piu' puntuale di tutta la Terra,che leggeva il giornale,accompagnato da una tazzina di caffè ed un croissant dall'odore sublime,appena sfornato.Mia madre aveva appena finito di preparare la mia colazione,come se ne avessi mai avuto bisogno.Mio fratello,invece,ronfava beatamente nella sua camera e come ogni giorno avrebbe fatto tardi a scuola,-"colpa della sveglia"-diceva.
 
" 'Giorno! " - salutando con la mano i miei,mi sedetti al tavolo dove si stava svolgendo la colazione.
 
" 'Giorno! " - risposero i miei in coro.
 
"Quali sono i tuoi progetti per oggi?"- mi chiese mio padre -
 
"Scuola,capatina a casa di Hannah per studiare e poi corsa alle prove con la band" - risposi.
 
Ebbene sì,avevo una band.Puro divertimento da sedicenni,della serie:"Vivo di musica".
 
"Bene,a che ora avresti intenzione di tornare?" - l'insistenza di mio padre non mi andava a genio.
 
"Dopo cena"
 
"Allora disdici tutti i tuoi impegni.Questa sera si esce in famiglia" - disse mio padre con il solito tono da "non fare obbiezioni,è stato deciso così"
 
Così feci.Acconsentì e corsi in camera per lavarmi i denti e per prendere il mio I-pod,lo skate,il cellulare,lo zaino e la giacca a vento per poi correre verso l'uscita.
 
"Otto in punto!" - urlò mio padre prima che attraversassi la porta.
 
Misi per terra lo skate,accesi l'I-pod e mi incamminai verso la scuola,che tanto lontana non era.
Controllai l'orario sul cellulare erano le sette e trenta,troppo presto per la scuola,quindi decisi di fare una piccola deviazione.
Ed eccolo,quel posto che tanto amavo.Era un pontile,non molto lontano da casa,adoravo andarci,mi dava pace,mi faceva sentire libera.C'era il mare,adoravo il suo profumo aspro,quei gabbiani che gironzolavano qua e là alla ricerca della loro preda,e c'era lui,il sole,almeno quando il tempo lo permetteva.
Anche se stavo per diventare un pinguino,restai lì,finchè la mia migliore amica,Hannah,mi chiamò e mi infornò che stavo per fare tardi a scuola.
 
La giornata terminò troppo in fretta.
Fattesi le sette,dopo un estenuante giornata passata a studiare con la mia migliore amica,Hannah,decisi di passare al "sottoscala",un luogo buio e sperduto,regalatoci dallo zio di Alex (il bassista della band),dove ogni settimana ci riunivamo per suonare un pò di buona musica e dimenticarci del mondo esterno.
La band era composta da tre ragazzi,poi c'ero io,ero come una mascotte per loro.
Li adoravo,erano la mia seconda famiglia,forse anche la prima.
Giunta al "sottoscala" dissi loro che per questa sera non potevo restare con loro e che non potevo oppormi al tono da "non fare obbiezioni,è stato deciso così" di mio padre. Quindi salutai i miei amici e corsi a casa.
 
"Otto in punto"- pensai guardando l'orologio.
Ero davanti casa,aprii la porta ed entrai.Mi stavano aspettando.Salutai i miei fin troppo eleganti,e a quanto pare dovevo esserlo anch'io.
Dall'espressione del viso di mia madre capii che era ora di andarsi a preparare e scendere al piu' presto.
E così feci.Mi feci una doccia.Indossai un'abito da sera,nero,con la scollatura anni sessanta,era uno dei pochi abiti regalatomi da mio padre,lo adorava,e per farlo contento decisi di indossarlo proprio quella sera.
Aprii la cassettiera dove giacevano quelle scarpe con il tacco che tanto odiavo.Ne indossai un paio nere e aggiunsi un tocco di rosso a tutto quel nero che i miei odiavano.
Sistemati i capelli e sistemato il trucco,corsi nell'atrio per raggiungerli.
Attraversato il giardino,come sempre,trovammo Robert che ci attendeva e che ci apriva la porta dell'auto.Odiavo quel lusso.
Purtroppo mio padre era un politico e tutto questo secondo lui era necessario.
Ci stavamo dirigendo in un ristorante,mio padre ci aveva appena comunicato di aver vinto le elezioni e quindi aveva deciso di festeggiare.
Non riuscivo a capire come tutti potessero essere felici,addirittura mio fratello lo era.
Non riuscendo a mascherare il mio disgusto,fui rimproverata e come al solito mio padre mi pregò affinchè mi comportassi bene.Come se non l'avessi mai fatto.
Sbuffai al solo pensiero della ramanzina che stava assalirmi,e per una volta,mi resi conto che stavo sbagliando e che quella mia boccaccia doveva restare chiusa.
 
"Non fai altro che tornare sbronza soprattutto il sabato sera,non fai altro che passare il tempo con quei teppistelli,non fai altro,non fai altro,smettila e cresci per una volta! Non avrei mai voluto una figlia come te!"
 
"Hai finito?! E' vero non sono le figlia che fa per te.Non è questa la vita che voglio.Il lusso non mi sta bene.Odio la politica.Odio tutto questo.Posso farne a meno!"
 
"Allora al posto di farne a meno,inizierai ad amare tutto questo! Il lusso,la politica,tutto! Da oggi in poi smetterai di uscire,smetterai di vedere quei ragazzi,smetterai di ubriacarti,diventerai la figlia perfetta!"
 
"Non voglio! Non ti permetterò di distuggermi la vita,come tu hai distrutto la tua! Non te lo permetterò!
Robert ferma questa cazzo di auto! Ferma quest'auto!"
 
Presa dall'ira non mi accorsi di nulla,nemmeno che l'auto stava sbandando,nemmeno che un camion si stava dirigendo a tutta velocità verso di noi,nemmeno che il conducente picchiava forte sul clacson,e neanche di quello stesso suono che mi stava distruggendo i timpiani...

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Capitolo 3
*** This is my December ~ ***


L'ultima cosa che ricordo è che poco dopo mi sono ritrovata in un letto d'ospedale dalle lenzuola bianche e scolorite come le pareti della stanza buia in cui ero stata catapultata,illuminata solo da una luce fioca che sporgeva dal comodino accanto al letto in cui giacevo.Tentai di alzarmi ma non ci riuscì.Mi girava la testa.
 
"Chissà,forse sono dinuovo sbronza."- pensai.
"Ma se sono sbronza e non guido e non mi ricordo di essere andata in una discoteca,o roba simile,a divertirmi,perchè sono in ospedale?"
Mi posi troppe domande per una poi avere una singola risposta.
 
All'improvviso,mentre mi continuavo a porre domande,entrò un uomo,alto,brizzolato.Gli avrei dato un massimo di quarant'anni,anche se era davvero affascinante come uomo.Dal camice bianco che indossava,capii che era un medico.Mi si avvicino e mi guardò con aria scioccata.
"Perchè mi guardi con aria scioccata?" - pensai.
 
Continuò ad osservarmi fin quando non mi rivolse la parola.

"Incredibile.Fino ad un'attimo fa eri in Coma,ed ora sei sveglia.Ti avevano diagnosticato al massimo un mese di Coma o forse di piu',e invece ti svegliata in nemmeno ventiquattr'ore.Strabiliante.Che grande di volontà." - quell'uomo mi incuteva terrore.
E mentre lui continuava a farneticare qualcosa,mi chiedevo cose mi fosse realmente accaduto,e quindi decisi di chiederlo a quell'uomo che mi incuteva tanto terrore.

"Mi scusi,ma cosa mi è accaduto?" - chiesi,

"In realtà,non sappiamo cosa ti è accaduto realmente,sappiamo solo che un camion si è fiondato sull'auto dove tu e la tua famiglia viaggiavate" - rispose,il suo viso ebbe un cambiamento,cosa era successo hai miei?

"E la mia famiglia? Robert? Che fine hanno fatto?"

"Bè...Signorina,lei è l'unica sopravvissuta.Condoglianze."

Quell'uomo abbandonò la stanza.Stava davvero dicendo il vero?
Tentai di alzarmi,volevo uscire da quella camera bianca e buoia,mi opprimeva,volevo assaporare l'aria,volevo capire quello che era realmente accaduto,ma purtroppo la testa mi girava troppo velocemente per permettermi di scendere.
"Lei è l'unica sopravvissuta"
"Non avrei mai voluto una figlia come te!"
Quelle parole.Erano le parole di mio padre,in auto,ci stavamo dirigendo in un ristorante per festeggiare la sua vittoria alle elezioni.Avevamo appena litigato,volevo scendere dall'auto,ma l'auto si è schiantata contro un camion che ci è piombato addosso in un nanosecondo.
Non potevo crederci.Non potevo essere sopravvissuta solo io,non poteva essere vero.
Presa dai miei pensieri e sconvolta,riuscì ad alzarmi,e ad arrivare nel corridoio dove c'era un mini radio che stava trasmettendo il notiziario.

"Abbiamo purtroppo assistito alla morte del politico Harry Jackson.Questa notte l'auto di Jackson si è schiantata contro un camion.Tutti morti,tranne la figlia maggiore,Yuriko Jackson,che è tutt'ora ricoverata in ospedale.Non abbiamo ancora notizie sulle condizioni della ragazza,ma vi aggiorneremo al piu' presto.Ed ora passiamo alla prossima notizia..." - e mentre quella voce continuava a farneticare qualcosa su non so quale attore,mi resi conti che quello che quell'uomo aveva detto era vero.
"L'unica sopravvissuta".
Ero totalmente sola.
Sballonzolai per tutto il corridoio alla ricerca di conforto,ma ormai non c'era piu' nessuno,nemmeno mio fratello,nemmeno mio padre,nemmeno mia madre.Nessuno.Eppure li ho sempre odiati,ma da allora ne sento la mancanza.
Solo quando perdi qualcuno ti rendi conto di quanto fosse importante per te.
 
Era il 24 Dicembre,quando fui rispedita a casa.Il giorno dopo dell'incidente.
Casa.Davvero questa si può definire casa?
Non ho piu' rivisto la mia vera casa.Da quel lontano 24 Dicembre sono stata rinchiusa in una sottospecie di "casa famiglia",dove fino a quando non ho compiuto i diciotto anni,sono dovuta rimanere e diciamo vivera,avevo solo l'uscita libera il sabato e le visite la domenica mattina,ma soprattutto da allora non ho piu' festeggiato il Natale. 
L'unica fortuna era che la sottospecie di casa era poco piu' in là della mia reale casa,e grazie a questo era facile per i miei quattro unici amici venirmi a trovare e almeno cercare di consolarmi con un pò di buona musica.
 
Sono passati anni,ma mi pento ancora di quelle ultime cose che ho detto a mio padre,a quanto pare non erano la realtà.
Io amavo tutto quello che mi circondava,compresa la politica.Lo negavo solo per non far compiacere lui,mio padre,Harry Jackson,politico di grande fama,vincitore delle elezioni del 2003,morto il giorno della sua vittoria.
 
 
8.00 del mattino 23 Dicembre 2007
 
Le lacrime iniziarono a cadere e a corrodere il mio viso.Sono passati troppi anni.Da quella sera le mie lacrime si sono sempre rifiutate di cadere.
Oggi è l'anniversario della morte della mia famiglia,da oggi sono quattro lunghi anni,infernali,da oggi andrò a vivere nella mia vecchia casa.Dopo aver smaltito la sbronza naturalmente.
 
"Yuriko,forza è ora,alzati,doppiamo andare a trovare la tua famiglia,ricordi?." - mi disse quella voce che tutte le mattine mi ricordava di alzarmi e che era ora di andare al college o a  portare a termine un qualsiasi impegno politico.
 
Da quel Gennaio del 2004 mi chiesero di sostituire mio padre in politica avevo ancora sedici anni ma accettai,affinchè mi aiutassi a ricordare che uomo era stato,per ricordare ogni giorno quanto lo volessi bene,quanto lui mi adorasse,pur avendo solo difetti e quanto adorassi lui,pur non essendo mai presente nella mia vita.
 
"Sì,Jane,lo ricordo,ed anche troppo bene,arrivo subito il tempo di prendermi un'aspirina." - le risposi,mentre sballonzolavo per la camera alla ricerca di un'aspirina.
 
"Sei di nuovo sbronza vero? Non fai altro! Vuoi distriggerti la vita?" - mi rimproverò come sempre -

"La mia vita è già un disastro." - le risposi come sempre,con quel tono triste,che ormai non sembrava nemmeno piu' tanto triste.
 
Scesi poco dopo,giusto il tempo di farmi una doccia,prendermi un'aspirina e sistemarmi.Feci colazione,anche se credevo di poter vomitare da un momento all'altro,ed infine,insieme a Jane,mi incamminai verso il cimitero,visto che non avevamo l'auto.
 
Il cimitero era alle spalle di un vecchio palazzo che poteva anche essere abbattuto.Era uno dei pochi ad essere così altro (saranno stati circa sei o sette piani),visto che ci trovavamo in periferia. 
Superato il vecchio palazzo,arrivammo al cimitero.Poco piu' avanti di una piccola cappella,si trovavano le tre lapidi.Quella di mio fratello,di mia madre e di mio padre.Posai su di esse dei fiori e mi inginocchiai sulla lapide di mio padre,chiedendogli se tutto quello che stavo facendo al suo posto era giusto,ma essenso una lapide non mi avrebbe mai dato una risposta.
 
Mentre me ne stavo in silenzio ad osservare quelle lapidi,Jane mi fece notare che dovevo andare al college,stavano per iniziare le lezioni pomeridiane.
Quindi salutai la mia famiglia e corsi assieme a Jane in quella casa per mangiare un boccone per poi andare al college.
Sì,diciamo che ero un pò privilegiata,visto che ero la figlia del noto politico defunto che si occupava degli affari del padre,che era stata rifiutata dai suoi parenti,per l'affido, e che è finita in una casa famiglia,avevo qualche diritto no?
No,nemmeno uno,ma io me ne sono fatta dare qualcuno.
 
Una volta uscita da quella casa,presi come sempre il mio Skate,"le abitudini non cambiano",e come una ragazzina di sedici anni arrivai al college,dove mi attendeva una noiosa lezione di storia americana.
 
Finite le tre ore,uscii dall'aula e mi diressi nel cortile del college,dove seduta su di una panchina,come una ragazzina,avrei aspettato la lezione successiva assieme ad un caffè e al mio I-pod.
Mentre mi stavo per immergere nella musica,mi piomba davanti agli occhi un ragazzo,alto,biondo dagli occhi azzurri,il solito principe azzurro.
Mi si siede accando,e mi porge un bigliettino.
Come facevo con la maggior parte dei ragazzi del college,lo snobbai e feci per alzarmi.Afferrò il polso del mio braccio destro e mi rivolse la parola.
 
"Se vuoi me ne vado,ma almeno ascolta quello che ho da dirti no?"
 
"Sinceramente puoi anche andare,non ho intenzione di ascoltarti."
 
"Bé,io parlo lo stesso,sono sicuro che ti interesserà."
 
Lo fissai incredula e tornai a sedermi.
 
"Cosa vuole ora questo? Scopare come tutti gli altri? Bé,ho smesso di scoparmi il primo che passa" - pensai irritata.
 
"Prendi almeno questo.Sei invitata alla festa della Confraternita questa sera,se vuoi puoi portare chi vuoi,anche il tuo ragazzo."
 
"Non ho il ragazzo."
 
"Perfetto."
 
"Sì,vuole scoparmi." - pensai ancora piu' irritata.
 
"Bé,ho una lezione,meglio che vada."
 
"Ci vediamo questa sera nel locale della Confraternita." - mi salutò con la mano da lontano come fossi una bambina.
 
Lessi il bigliettino.
"23 Dicembre.Locale della Confraternita.Non mancare e ricorda:Sesso,Droga e Alcool."
 
Ecco.Le uniche cose che si facevano alle feste delle confraternite erano queste.Le adoravo,ma avevo smesso di scoparmi il primo che passa,soprattutto dopo quella sottospecie di "Ammirazione ma allo stesso tempo ramanzina" di Alex.
 
"Tutti i ragazzi di Jacksonville sono collegati a te.Sai perchè? Perchè te li sei scopati tutti tu."
 
Alex lo ribadiva molto spesso,cioè sempre.Ogni volta che andavo al "sottoscala" continuava a dirmi sempre le stesse cose.Che dire non gli andava giu' che scopavo piu' di lui.

Rivolgendo i miei pensieri a tutto quello che non mi stava circondando in quel momento,mi diressi all'aula otto dove si stava per svolgere la lezione di economia.
 
Passate anche quelle due ore di economia,la mia giornata al college era terminata,e sempre con il mio fedelissimo skate,mi diressi al "sottoscala" dove mi attendevano Alex e gli altri.
 
Il college non era molto lontano dalla periferia,il problema era farlo in skate.
 
Dopo circa dieci minuti,arrivai dai ragazzi al "sottoscala",dove avremmo dovuto iniziare le prove,ma erano troppo presi a contare quante ragazze si erano fatti in almeno due anni.
Come sempre vinse Shane,il chitarrista.Non era ambizioso come gli altri,e quindi non pretendeva le biondine oppure le diciottenni di turno,quindi la prima che gli capitava era "la prescelta",come diceva sempre lui.
Purtroppo Alex e Tom,rispettivamente il bassista e il batterista,avevano piu' abizione nella scelta delle ragazze,e quindi,a differenza di Shane,avevano meno probabilità di potersene fare almeno una.
Troppo presi dalla loro discussione che nemmeno si accorsero di me e per attirare l'attenzione schiarì la voce.
 
"Hey,bellissima sei arrivata finalmente! Novità dal college?" - Alex aveva dato uno schiaffo a Tom e poi mi si era avvicinato,

"Mmmh...una novità c'è.Sono stata invitata ad una festa di una Confraternita questa sera." - cercai il bigliettino nella tesca e glielo mostrai,

"Pazzesco! Possiamo venire?" - chiese Tom esaltato,

"In realtà potreste,ma non ci andrò." - mentre Alex tornò alla sua postazione,cioè seduto per terra,mi diressi verso un divanetto distrutto che amavo tanto e mi accomodai lì.

"E perchè non ci andari?"

"Non ne ho voglia,ma soprattutto il tipo che mi ha dato il bigliettino mi vuole scopare"

"E quindi,non te ne fai mica un problema" - mi provocò Shane.

"Hey,Shane! Smettila di provocarla la piccola ha smesso da parecchio lo sai." - anche Alex iniziò a scherzarci sù.

"Ma scusa tu come faresti a sapere che vuole scoparti?" - chiese Tom interrompendo le provocazioni.

"Devo farti un disegnino Tom? Gli si è alzato,significherà qualcosa,visto che stava solo seduto accanto a me" - risposi scocciata.

"Ma non è detto che voglia proprio..."

"Ma se al posto di parlare chi vuole scoparsi la nostra biondina,non parliamo di cosa vuole decidere" - Alex fu nuovamente interrotto da Tom.Adoro quando caccia il suo buon senso.

"Io non ci andrò." - rabadì,

"E invece si biondina.E sai perchè? Perchè ci hai scocciati con questo tuo vittimismo,del tuo musetto triste e depresso,del tuo scoparti il primo che passa solo per ricevere un pò d'affetto che
non c'è,ma soprattutto del tuo menefreghismo.Quindi questa sera reagirai e andrai a quella festa e ti divertirai,e tornerai a sorridere come sempre." 

A quanto pare il mio comportamento deglio ultimi anni a Shane aveva fatto del male e forse era ora di smetterla,almeno quando ero con loro.
 
Infine decisi di accettare e di andare a quella festa.
Fortuna che avevo qualche vestito nel "sottoscala",non avrei mai fatto in tempo ad arrivare a casa,cambiarmi,per poi arrivare al centro della città,dove c'era il college,in skate.
Chiamai Hannah ma sicuramente era con il suo ragazzo e quindi aveva ignorato la mia chiamtata.
Indossai un abito nero,come sempre,scollato e abbastanza corto,con calze a rete e tacchi vertiginosi.
 
"Ora capisco perchè hanno così tanta voglia,anche io ti..."

"Andiamo?" - e con uno schiaffo Tom chiuse la bocca a Alex.
 
Potrebbe sembrare strano,ma i ragazzi si erano promessi di non immamorarsi di me o tentare di portarmi a letto,per loro ero come una sorella minore e non se lo sarebbero mai perdonato soprattutto Shane e Tom,mentre Alex se ne infischiava.
 
Ore 21.00
 
Presa l'auto di Shane arrivammo in tempo per l'inizio della festa.All'entrata di quella specie di locale ci attendeva il ragazzo arrapato che mi aveva invitato...

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Capitolo 4
*** For the first time ~ ***


Devo ammettere che quel ragazzo era davvero carino,ma non il mio tipo.
Ci accolse all'interno del "locale",dove tutti gli invitati si fermarono per un nanosecondo e si girarono verso di me.
Ansia.
 
Mentre Tom,Alex e Shane cercavano qualcuna da farsi,io mi limitai a sedermi,annoiata,sul divanetto che mi stava accanto.
Non mi spiegavo ancora cosa mi avesse spinto ad andare a questa festa.
Io mi annoiavo e i miei amici si divertivano.
Di solito ero sempre io quella che si divertiva di piu',eppure avevo perso questa mia facoltà,questa voglia di divertimento.
 
Presa dai miei pensieri,non mi resi conto che accanto a me si accomodò un ragazzo,alto,magro,dai capelli castano scuro e occhi verdi.Indossava un jeans nero,al quanto stretto,della serie:"esploderà da un momento all'altro",una camicia bianca e un cardigan nero con un cravattino,il solito bamboccio di turno.
Notò che lo stavo osservando,allora mi sorrise.
"Cazzo! Ma che...!" - aveva davvero un sorriso mozzafiato.
Ricambiai il sorriso e mi voltai dall'altra parte,evitando un qualsiasi scambio di parole con quel ragazzo dal sorriso mozzafiato.
Nel voltarmi incrociai lo sguardo di Shane,che stava abbordando una tipa,anoressica e bionda,avrebbe potuto trovare di meglio.
Mi sorrise e mi fece cenno di andare fuori,come se volesse parlarmi.
Lo ignorai,mi avrebbe solo rimproverata,secondo lui quella sera dovevo divertirmi e lasciarmi andare.
 
Il ragazzo seduto accanto a me fece per alzarsi,ma tornò a sedersi e mi rivolse la parola.
 
"Hai voglia di bere qualcosa?"
Mi voltai verso di lui.
 
"Bé,dopo tutti questi penso che passerò" - gli risposi indicando la pila di Jack Daniel's sul tavolino accanto al divanetto.
 
"Non credo che uno in piu' possa farti del male dopo tutto"
 
"Puo' essere,ma fatto sta che non ne ho piu' voglia" - risposi sbuffando.
 
"Allora smetterò di insistere" - si arrese,anche se per poco.
 
"Bè,piacere Mike" - aggiunse porgendomi la mano.
Gliela strinsi e mi presentai.
 
"Bè,io sono Yu...." -
 
"Sì,sei Yuriko Jackson,so tutto di te,ormai sei entrata anche tu in politica" - mi interroppe,
 
"Cosa vuoi intendere?"
 
"Bé,tuo padre era in politica ed ora lo sei anche tu solo perchè ti senti in colpa o sbaglio?"
 
"Non posso fare obbiezioni vostro onore,ma io non mi sento in colpa" - risposi con tono aspro
 
"Calma i bollenti spiriti piccola gattina,questo è quello che mi hanno riferito"
 
"Cosa sei? Anzi,chi sei?"
 
"Che ne dici se andassimo fuori,qui in giardino,con questo fracasso non riusciremo mai a continuare la nostra conversazione" - disse alzandosi e dirigendosi verso la porta.
Lo seguì ma incrociai ancora una volta lo sguardo di Shane,stavolta geloso.
"Shane geloso?! Mi sarò sbagliata" - pensai mentre mi dirigevo verso la porta con quel ragazzo.
 
Superati gli invitati,che stavano ancora aspettando di entrare nel "locale",arrivammo nell'atrio principale del collage,un giardino molto apio dove si riunivano tutti gli studenti per pranzare,staccare un po' dalle lezioni,pomiciare,oppure fare una semplice chiacchierata.
Ci accomodammo sul muretto sotto il salice che si trovava al centro dell'atrio.
 
"Bé,ora possiamo continuare la nostra chiacchierata no?" - chiesi
 
"Direi di sì" - mi rispose sorridendo
 
"Allora,dove eravamo rimasti?" - aggiunse
 
"Chi sei?"
 
"Giusto,chi sono io..." - rimase immobile senza darmi un risposta per almeno dieci minuti,allora feci per alzarmi.
 
"Dove vai?"
 
"Dentro.La nostra conversazione si puo' concludere qui"
Restò in silenzio lasciandomi allontanare.
Chi era quel ragazzo che,a quanto affermava,conosceva tutto di me.
 
Entrai di nuovo nel locale e tornai a sedermi sul divanetto.
Shane mi si avvicinò.
 
"Cosa voleva quel tipo?"
 
"Nulla.Dice di conosce tutto di me,e quando gli ho chiesto chi fosse non mi ha risposto."
 
"Stagli alla larga non mi piace per niente"
 
"Cosa c'è,sei geloso?" - lo provocai
 
"Io? Geloso? Quanti Jack Daniel's ti sei fatta?"
 
"Una decina circa"
Rise.
 
Restammo in silenzio,fino a quando gli altri si ricordarono della nostra presenza.Così tornammo al nostro "sottoscala",dove mi cambai per poi tornare a casa.
Sì,da quella sera tornai a vivere in quella casa che conservava avidamente tutti i miei ricordi.
 
Arrivò la Vigilia di Natale,Natale,ed infine Capodanno,che come ogni anno passai da sola.
 
 
9 Gennaio 2008 - 7.00 del mattino
Avevo il corso di Economia alle 8.00 e quindi mi sveglia presto per evitare di arrivare tardi.
Visto che avevo deciso di tornare a vivere in quella casa,avevo a disposizione,finalmente,l'auto.
 
Arrivai al college alle 7.50,avevo dieci minuti buoni per fare colazione e poi entrare in classe.
Mentre aspettavo il mio starbucks al caramello,mi si avvicinò un ragazzo.
Mi salutò e mi voltai per capire chi fosse.
Era Mike,il ragazzo di quella festa.
Chissà come ne ricordavo ancora il nome.
 
"Ciao" - ricambiai il saluto.
 
"Come stai? E' da quella sera che non ci vediamo"
 
"..." - avevo intenzione di ignorarlo
 
"Che corso hai?"
 
"...Economia" - risposi mentre prendevo il mio starbuck al caramello e mi allontanavo
 
"Bé,allora abbiamo lo stesso corso"
 
Lo ignorai e mi allontanai avviandomi verso l'aula per seguirne il corso.Mi seguì.
 
"Perchè continui a starmi appiccicato,non hai capito che non mi interessi?" - gli sbottai contro
 
"Sì che l'ho capito,ma purtroppo io sono troppo interessato a te per lasciarti perdere"
 
"Bene,allora questa sarà per te una battaglia persa"
 
"Battaglia,non guerra.Posso ancora sperare"
 
"Contaci" - risposi sarcastica.
 
Entrati nell'aula si accomodò accanto a me,e per tutta la giornata non fece altro che seguirmi.
 
 
4.00 del pomeriggio.
 
*It's my life....*
 
Ecco la mia suoneria squallida.It's my life di Bon Jovi mi aveva accompagnato per molti anni,meritava di essere la mia suoneria.
Risi.
Presi il mio cellulare e lessi il nome.
"Shane"
Risposi.
 
"Biondina,dove sei?" - sentii in sottofondo la voce di Alex che implorava Shane di passargli il telefono
 
"Sono al college,perchè?"
 
"Ti va di venire da noi stasera?"
 
"Sì,perchè no,tanto domani non ho nessun corso"
 
"Perfetto,ci vediamo alle otto"
 
Riattaccò.
Prima delle otto avevo altri due corsi da seguire,tornare a casa,cambiarmi e prendere il mio basso,e finalmente andare di corsa da loro.
Sì,oltre ad essere diciamo la vocalist suonavo anche il basso.In verità me lo aveva imposto Shane,infatti era stato lui ad insegnarmi a suonarlo.
 
Mentre la mia giornata al college stava terminando e finalmente quel ragazzo era sparito,squillò il cellulare.
"Sconosciuto" - lessi ad alta voce.
Risposi.
 
"Ciao bella gattina,dove te ne vai questa sera?"
 
"..."
 
"Sono il ragazzo della festa" - Mike...
 
"Come hai fatto ad avere il mio numero?"
 
"Bé,segreto professionale"
 
"Perchè tu lavori?"
 
"Perchè non dovrei.E' anche una professione molto vicina alla tua,anzi no,forse la professione che da piu' fastidio alla tua"
 
Poteva essere solo un giornalista.
 
"Bene,allora concludiamo ancora una volta la nostra conversazione qui."
 
"Come sei perspicace.Comunque io sono a Jackson Street se vuoi raggiungermi..." - non riattaccò.Aspettò la mia risposta che non arrivò.
Casa mia,ecco dov'era.Jackson Street,non era questo il suo nome,fu mio padre a soprannominarla così,gli piaceva tanto e una volta diventato il segretario del presidente,avrebbe voluto chiamarla così.
Purtroppo dovevo passare assolutamente a casa per poter prendere il mio basso,e quindi decisi di andarci ugualmente.
Terminai la conversazione con Mike senza fiatare e mi diressi verso casa.  
Mike era proprio davanti all'entrata del giardino.Mi sorrise.
Percheggiai l'auto e mi diressi all'entrata.
Mi si avvicinò e mi abbracciò.Lo allontanai.
Continuò ad avvicinarsi,abbracciarmi,a stringermi a sè,stavolta non lo respinsi.
Quel suo abbraccio,caldo,avvolgente,mi fece sentire viva,mi fece stare bene.
In quel momento avvicinò le sue labbra alle mie.
Quel bacio aveva qualcosa di strano,afrodisiaco,era davvero piacevole.Non so quanto durò,ma mi sembrò un'eternità.Avrei voluto respingerlo,ma non ci riuscì.
Quando mi lasciò,mi sentii sprofondare ancora una volta nell'ombra.Avrei voluto cedere,ma avrei causato solo danni a me e alla mia carriera.
Tentò di entrare in casa.Il suo scopo era di portarmi a letto per poi farmi finire in prima pagina,lo scopo di tutti i giornalisti no?
Bé,fece un grosso buco nell'acqua,perchè erano le otto passate,Shane mi stava tempestando di telefonate e quindi andai dai ragazzi.
 
Arrivata al "sottoscala" non raccontai nulla,mi comportai come sempre,anche se notai negli occhi di Shane un pò di preoccupazione.
Passai la notte con loro a drogarmi di musica,facendomi scivolare addosso quello che era successo con Mike.
Non volevo una relazione,non ero mai stata piu' di due settimane con un ragazzo,non mi interessavano le relazioni stabili.
Come dire,la davo e basta,mi faceva stare bene,ma sentivo che con Mike non sarebbe stato così.
 
La sera dopo infatti si presentò ancora una volta a casa mia,e stavolta riuscì a convincermi a farlo entrare.
Passammo la sera a chiacchierare e chissà come, poco dopo,ci ritrovammo nella mia camera...

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Capitolo 5
*** Bittersweet Memories ~ ***


Quella sera finì col legarmi definitivamente ad un ragazzo.
Stavolta mi ero innamorata davvero.
Mi allontanai da tutto quello che mi circondava,compresi i miei amici.
Mi sembrava di essere in una favola,e al mio ritorno alla realtà,mi avrebbero sicuramente buttata fuori dalle loro vite a calci nel sedere.

 
Un anno dopo. 13 Febbraio 2009
 
E' il mio compleanno,da oggi ho ventun'anni e Mike ha deciso di festeggiarlo in modo particolare..
 
 
8.00 del mattino.
 
Dopo aver fatto una doccia,mi vestii e uscii da casa per dirigermi al mio studio.Oggi dovevo firmare qualche scartoffia di qualcuno che le aveva dimenticate sulla mia scrivania,poi essere intervistata da quelle televisioni locali che non avevo nessuno scandalo da mandare in onda per il tg della sera.
 
Una volta concluso il mio lavoro,mi diressi nella sala conferenze del palazzo che ospitava il mio studio,per l'intervista,assieme ad Amber,la mia consulente,unica amica e tutto quel che si voglia.
Potevo solo aspettarmi delle domande su un futuro che forse non sarebbe mai esistito e sulla mia storia con Mike,e non potevo fare altro che aver paura...
 
 
10 minuti alla fine dell'intervista.
 
All'improvviso si alzò un giornalista,con tanto di tacquino prendi appunti.
"Uhm,signorina Jackson cosa sà dirci su queste voci che girano su di un presunto tradimento da parte del suo compagno?" -sbottò,
 
"Presunto tradimento?!" -cosa voleva insinuare quel tipo?
 
"Bene,signori credo che per oggi sia tutto.Avete sentito abbastanza." -li congedò Amber portandomi via da quella sala.
Il mio viso aveva sicuramente cambiato espressione. 
Chiuse la porta dietro di sè e mi accompagnò alla macchina che mi avrebbe riportata a casa.

"Sapevo che ti avrebbero posto quella domanda prima o poi"-disse senza nemmeno guardarmi negli occhi.

"Cosa mi stai nascondendo?"

"Oggi dovrebbe essere un giorno specile per te,che ne dici se ne riparliamo?"

"No! Ora,in questo preciso istante tu mi dirai cosa sta succedendo,cosa sai e perchè sapevi che mi avrebbero posto quella domanda" - sbottai poco prima di rendermi conto che
dovevo vomitare.

"Sei pallida,seguimi"
Mi accompagnò al bagno.

"Sei calda,non è che ti sei presa l'influenza?" - disse mentre premeva una mano sulla mia fronte.
"Torniamo a casa" - aggiunse.
Eravamo arrivate all'auto,e una manciata di secondi sbottò tutto d'un fiato evitando il mio sguardo:
"Pochi giorni fa un giornalista ha dichiarato di avere più foto dove è ritratto Mike con Ashley Hammer mentre facevano shopping"

"Ashley Hammer,la figlia del capo del governo"

Restammo in silenzio per tutto il resto del tragitto e continuavo a sentirmi male.
Amber mi consigliò di non farne parola con Mike e di restare al letto almeno per domani.
Invece,io,la obbligai a dirmi il nome del giornalista che aveva dichiarato questo e di rintracciarlo a tutti i costi.
 
13.30 ora di pranzo.
 
Ero finalmente a casa,stavo pranzando con un piccolo toast e una bella manciata di frutta,stavo per prendermi una cosa qualunque per rimettermi in sesto,e aspettavo ancora una telefonata di Amber,che arrivò poco dopo.

"Ho trovato il giornalista,ti sto raggiungendo"

"Grazie mille"

Riattaccò.
Poco dopo suonò il campanello.
 
In quello stesso arco di tempo rintracciammo il giornalista.
Diceva di chiamarsi Chris Sandersen.Un nome che mi suonava familiare,infatti lo era.
Pochi mesi prima,Mike,mi aveva parlato di un certo Chris,suo carissimo amico,che gli aveva prestato il nome affiché lui lo potesse usare come psudonimo per un qualsiasi scoop che gli avrebbe potuto creare qualche problema.
All'istante capii che questo era tutto un gioco creato da lui.
Poco dopo mi arrivò una mail,era firmata con quel nome e conteneva le foto di Mike con Ashley.
 
20.30 ora di cena.
 
Mike stava per venirmi a prendere,dovevamo andare a festeggiare il mio ventunesimo compleanno.
Ma anche questa serata finì male,perchè poco dopo aver finito la cena e aver spento "le mie ventuno candeline" finì in bagno per vomitare ancora una volta..
Tutto sommato,pur avendo vomitato sul finir della serata,mi fece passare un bel compleanno.
Mi chiese anche dell'intervista,se i giornalisti mi avessero messo in difficoltà porgendomi qualche domanda indiscreta,se Amber mi era stata accanto..
Bè,feci finta di sentirmi male di nuovo e con quella scusa mi accompagnò a casa.
Evitai così di finirci a letto.
 
 
Il mattino seguente,mi resi conto che il piano di Mike era scattato.
Accesi la tv,presi il giornale che era fuori la porta di casa,aprì i vari blog che trattavano di politica ed ero sulla "bocca di tutti".
Ero la cornuta di turno e Mike non l'avrebbe passata liscia.
 
Avevo fatto male a fidarmi di lui,ad innamorarmi.Avevo sbagliato tutto,ma almeno stavo cadendo per colpa mia e mi sarei rialzata con i controfiocchi.
 
 
Chiesi consiglio ad Amber,non sapevo come comportarmi e insieme escogitammo un piano.
Amber chiese una conferenza stampa nel pomeriggio e io chiamai Mike per farlo partecipare.
Il piano di Amber era semplice.Dire la verità con un pizzico di bugie qua e là.
"La mia storia con il signore qui presente si era già conclusa da tempo.Il grande,come lo definite voi,Chris Sandersen era uno pseudonimo con cui lui si nascondeva.Quelle foto,infine,ritraggono solo una delle tante ragazze con cui è stato,il suo scopo? Diventare un ricco avvoltoio e distruggere la vita di qualcuno,e stavolta a sbagliato bersaglio"
 
*Domande a raffica..*
 
"E' tutto signori" - e fu così che Amber chiuse la conferenza chiudendo la porta della sala dietro di noi.
 
 
Si fece tardi e quindi decisi di tornare a casa,sicura che il mattino seguente non avrei trovato su tutti i giornali,blog o televisioni locali la mia faccia,o almeno lo speravo.
 
Mentre mi dirigevo verso casa lasciai scorrere liberamente i miei pensieri.
Era tutto fottutamente perfetto,o almeno lo credevo.Forse era solo un'illusione creata dalla mia mente,per poi farla svanire quel giorno.
La prima cosa che desideravo fare ora,era lasciarmi alle spalle quello che era stata la storia con Mike,sarebbero rimasti solo ricordi agrodolci in un angolo remoto della mia mente.
Una sola cosa fece la differenza.
Tornando a casa,alla porta d'ingresso c'era attaccato un foglietto giallo sul quale c'era scritto:

"Tutte le strade che dobbiamo percorrere sono tortuose.Tutte le luci che ci guidano sono accecanti.Ci sono tante cose che mi piacerebbe dirti,ma non so come.Forse perchè sarai colei che mi salvera'.E dopotutto,tu sei la mia ancora di salvezza..." [Oasis

Quella calligrafia poteva essere solo di una persona..

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Capitolo 6
*** Love was what I needed ~ ***


Quello fu solo il primo di migliaia di biglietti o postit che ritrovai fuori la porta di casa.
Sapevo di chi era quella calligrafia,il che mi aveva lasciata senza parole,era passato molto tempo,mi sembrava di non ricordare più il suo viso,la sua voce e i suoi calorosi abbracci.
La relazione conclusa con Mike non mi aveva nemmeno sfiorata,d'altraparte io,senza rendermene conto,lo stavo solo usando,e,senza alcun dubbio,lui usava me.
 
 
Due mesi dopo
 
Continuavo a trovare,bigliettini e i postit,ma decisa a fare mente locale,abbandonai tutto e tutti e partì.
Decisi di andare a far visita ad alcuni parenti in Giappone,la sorella e il fratello di mia madre,mettendoli così al corrente dell'incidente.
Visto che ci furono molti problemi non riuscii a rintracciarli,e tutt'oggi sono allo scuro di tutto.
Quando si tennero i funerali,quella mattina,c'eravamo solo io e la mia assistente sociale.
 
Lasciai tutto nelle mani di Amber,e dopo circa dieci ore di viaggio,la mattina del 12 Aprile ero a Tokyo,alla ricerca dell'appartamento in cui abitava Saeko,mia zia,la sorella maggiore di mia madre.
 
Nell'interno 33 di una palazzina nel centro di Tokyo abitava Saeko.
Cercai il cognome e bussai. Grazie a mia madre conoscevo molto bene la lingua locale e quindi non fu difficile trovarla.
Mi fece davvero uno strano effetto leggerlo dopo tutti questi anni.
Sentii una voce,molto familiare,sembrava quella di mia madre.

"Konnichiwa?"

"Konnichiwa,Sono Yuriko Jackson,non so se ti ricordi di me? Sono tua nipote..." - dissi,

"Yuriko? figlia di Rin-chan?" 

"Sì,sono io."

Si sentii la serratura del palazzo scattare.
Salii le 187 scale,e arrivai all'interno 33 dove una donna,alta,bionda,identica a mia madre,aprii la porta e mi avvolse in un caloroso abbraccio.
Era da molto che qualcuno non mi abbracciava così.
 
"Dio,sono passati anni.Come sei cresciuta!" - disse con un brillante sorriso stampato sul viso.

"Eh,dimmi mia sorella,tuo padre,e il piccolo dove sono?" - aggiunse,volgendo la vista a quello che poteva esserci dietro di me.

"Bé,sono venuta per metterti al corrente di una cosa.Posso entrare?" - dissi.

Dopodichè mi ritrovai in un fantastico appartamento di sette stanze,tutto in stile giapponese,ne rimasi estasiata.

"Gradisci qualcosa da bere?" - aveva ancora quel brillante sorriso stampato sul viso.

"Uhm...sì,grazie un tè,se è possibile"

"Ma certo,lo stavo giusto preparando."

"Dimmi tutto,mia cara Yuri-chan"

"Sarà meglio che ti metti comoda" - le indicai il divano.
 
Le raccontai tutto,non tralasciai nulla,o almeno credo.
Scoppiò in lacrime.
L'unica cosa che riuscii a fare,fu abbracciarla,stringerla forte a me,mentre le mie lacrime non riuscivano a cadere.
Ormai ero diventata gelida,quel ricordo mi faceva provare solo grande dolore,ma non riuscivo più a piangere.
 
In quella stessa giornata conobbi anche "mio zio",il fratello minore di mia madre.
E come Saeko,scoppiò in lacrime.
Il dolore era sempre più forte,eppure fortunatamente,durante il mio soggiorno in Giappone,lo assaporai per l'ultima volta.
 
La giornata si conluse in fretta.Restai con Saeko fino a notte fonda.In seguito,andai ad alloggiare in un'albergo che mi aveva consigliato Amber,e stanca,crollai.
 
La mattina seguente Saeko e Kim si offrirono di accompagnarmi in giro per la città,per poi accompagnarmi nelle regioni più famose del Giappone.
 
Grazie a Saeko e Kim,infatti,riuscii a visitare Tokyo e la maggior parte del Giappone in meno di due settimane,ma il 30 Aprile del 2009,mentre ero a Shibuya per un pò di shooping,ricevetti una telefonata.
 
"Konnichiwa,qui è Yuriko Jackson che vi parla."

"Ehm...Yuriko,sono Hannah" - rispose una voce al quanto imbarazzata,

"Hannah? Sei proprio tu? Dio,che piacere sentirti! Come stai? Come state tutti?" - ero troppo presa dalla sorpresa di sentire il tono della sua voce,da non capire che c'era qualcosa che
non andava.

"Ehm...Yuriko,non penso sia il momento adatto per parlare di me,o degli altri.Dovrei solo metterti al corrente che Shane è in ospedale,non so ancora se è grave,ma Alex mi ha detto solo di avvisarti.Io ora li sto raggiungendo,tu dove sei?"

Mentre lei mi stava parlando,io stavo camminando con l'intenzione di entrare in un negozio che mi aveva colpita,ma mi fermai,mi pietrificai,sentii i clacson delle auto gridarmi contro,dovevo muovermi,spostarmi e chiedere ad Hannah tutto quello che sapeva.

"Yuriko,ci sei?"

"Hannah,sì,scusami.Io sono in Giappone,a Shibuya,non arriverò prima della settimana prossima al massimo verso la metà del mese prossimo,ma..."

"Io il mio compito l'ho svolto,ci sentiamo."-non mi diede nemmeno il tempo di finire la frase.

"Hannah,aspetta!"

"Che c'è?"

"Potresti dirmi cosa sai? Cosa gli è successo? Ti prego devo saperlo!"

"Solo ora ti interessi a lui? Sta soffrendo.E quando Amber è venuta al sottoscala e ci ha detto che eri partita per il Giappone e che forse non avevi intenzione di tornare,come credi che l'abbiamo affrontata? Come credi si possa essere sentito Shane in quel momento? Spiegamelo,perchè io non riesco proprio a capirti! Smettila di pensare a te stessa! Ti siamo sempre stati accanto,ma ora basta,se solo un'egoista!"-nelle sue parole non c'era cattiveria,c'era solo tanta tristezza,tanta delusione,il che mi stava facendo sentir male.Una sola promessa le avevo fatto:Non l'avrei mai delusa.E,come sempre,ho pensato a me stessa e l'ho delusa,ho deluso tutti,ho abbandonato la mia famiglia,per cosa? Per far finta di essere felice,per illudermi di essere innamorata,per sentirmi accettata e mai più sola,infine non ho guadagnato niente di tutto questo e sono finita per perdere anche la mia famiglia.

"Mi dispiace.Non mi sono resa conto di quello che stavo facendo,in quel momento mi sono sentita persa,non sentivo di aver accanto a me qualcuno,avevo bisogno di affetto,o almeno credo,non so di cosa avevo bisogno,so solo che ho fatto una cazzata,e me ne pento."

"Penso che non sia il momento di parlare di questo,ora l'importante è sapere come sta Shane,non credi?"

"Sì,sono d'accordo.Sai per caso cosa è successo?"

"Alex mi ha detto:dopo che Amber è venuta al sottoscala e ha detto che Yuriko era partita senza una data stabilita per il ritorno,Shane ha cambiato espressione,si è incupito,e questo spiegherebbe tutte le birre e i bicchieri di Jack Daniel's che si è bevuto.Bé,sai com'è andata dopo.Poi però quando te ne sei andata,Shane è sparito.Ho provato a chiamarlo al cellulare,ma niente.Allora sono uscito a cercarlo,e girato l'angolo,l'ho trovato steso in terra in mezzo alla strada."

"Shane..."-fu l'unica cosa che riuscii a dire.

"Bé,io ti saluto,sono arrivata in ospedale,ciao."

 E così terminò la telefonata.

 
Mi sembrava una maledizione.
Ma solo una cosa voglio chiederti Destino,perchè alle persone a cui tengo deve accadere qualcosa? Perchè non posso avere una vita normale?
Destino smettila di distruggermi la vita.
 
 
Dopo la telefonata di Hannah decisi di cercare il primo volo per il ritorno a Jacksonville.
In quelle ultime settimane avevo fatto tutto forchè pensare alla situazione che si era creata,stavo solo pensando a me stessa,a quanto avessi sbagliato ad affrontare un'altra volta quel dolore,e quando avessi voluto venire a conoscenza molto tempo prima del desiderio di mia madre.
Mia madre avrebbe voluta essere "seppellita" qui in Giappone,accanto a tutti gli altri parenti.
E sicuramente l'avrei accontentata.
 
 
Infine,prenotai l'unico volo diretto per il giorno 1 Maggio delle otto p.m.Dovevo fermarmi purtroppo a New York,e,quindi,da lì in poi,prendere un taxi che mi avrebbe portato finalmente a Jacksonville.
Salutati e ringraziati Saeko e Kim,partì.
 
 
3 Maggio 2009-Sei del mattino.
Arrivata a casa,le prime cose che feci furono: buttare i bagagli in giro per casa,farmi una doccia e crollare nel mio letto.
E come sempre attaccati alla porta d'ingresso c'erano dei bigliettini,ne aveva messo uno ogni giorno,erano datati.In tutto erano 23,ero sicura al cento per cento che pur essendo in ospedale,li abbia fatti attaccare da Alex o da Tom.
Durante il viaggio avevo ricevuto un'altra telefonata da parte di Hannah dove mi aveva messo al corrente degli orari di ricevimento,affinchè io lo potessi andare a trovare appena atterrata.Purtroppo però atterrai a New York durante la notte quindi non riuscii ad andare in ospedale.
 
Tre del pomeriggio.
 
Dopo una bella dormita,una doccia e aver sistemato le valigie,chiamai Hannah.
 
"Hannah,ciao,sono Yuriko,volevo dirti che sono a Jacksonville."

"Ah,bene.Allora andrai a trovare Shane?"

"Sì,sono tornata per questo"

"Allora per una volta non hai pensato a te stessa,grandioso"-disse sarcastica.Aveva un tono molto acido,era comprensibile dopo il suo sfogo.

"C'è altro?" - aggiunse.

"Ehm...no"

"Okkey,ciao."
 
 
Mi faceva male,tanto male.Ma purtroppo aveva ragione,tutto quello che aveva detto era vero,sono stata egoista e continuo ad esserlo.Sono tornata qui solo perchè mi sono sentita in dovere.Quei bigliettini sono la prova di quello che sente per me.Sono la prova di quanto abbia sofferto tutto questo tempo e di quanto ora abbia bisogno di me.

 
Conclusa la breve conversazione con Hannah,presi l'auto e mi diressi all'ospedale.Dalle 16.00 iniziava l'orario di visite.
 
"Jacksonville's Ospital"
Parcheggiata l'auto,mi diressi nell'hall del ospedale per chiedere informazioni.
Stanza 23,terzo piano.
 
Esitai.Non avevo la forza di affrontarli,e di vedere dopo molto tempo i loro volti,che ad essere sincera,mi sono mancati tanto.

*brrr brrr brrr*
 
Mi stava vibrando la gamba,doveva essere un messaggio.
 
"Non mi interessa se sarai felice o no di questo che ti sto per dire...ma chi se ne frega!
 
Mi prenderò cura di te,perchè voglio solo te.Voglio stare al tuo fianco e guardare il tuo volto mentre ti bacio e ti stringo,stretta tra le mie braccia...
 
Shane."
 
In quel preciso istante mi paralizzai.
Ed ecco arrivare le farfalle allo stomaco,come fossi una ragazzina del liceo.
Volevo solo vederlo,abbracciarlo,baciarlo.Mio.
Non amo Shane,ma potrò farlo.
 
Salii le scale alla ricerca della stanza e una volta trovata entrai di corsa per poterlo guardare negli occhi e finalmente abbracciarlo dopo così tanto tempo.
Ma non avrei mai immaginato di trovare lei,la sua ex-ragazza,Mary,avvinghiata a lui come non mai.
Per un istante rimasi lì,a guardarli mentre si abbracciavano,e lei,in tutti i modi,stava tentando di baciarlo.
Corsi via.
Ma mentre mi dirigevo verso l'uscita una mano gelida mi prese la mia e con forza mi girò verso di sè.
Mi prese tra le sue braccia.Che bel calore.
Mi strinsi a lui sempre più forte,finchè non prese il mio viso tra le sue mani gelide e mi baciò.
Tornarono quelle farfalle allo stomaco,mi sembrava di essere tornata davvero indietro,a quando avevo quindici anni e avevo una cotta per lui.
 
"Tu sarai mia..."-mi sussurrò.
"Sono già tua."
 
 
5 Settembre 2009.
Fall in love with him.
Quattro mesi.
 
Il 5 Maggio quando Shane ha lasciato l'ospedale ed è venuto a vivere a casa mia,abbiamo deciso di metterci insieme.
 
Non sapevo se stesse capitando davvero a me,oppure era una favola o roba simile.
Avevo una cotta per lui da quando ero al liceo,circa a quindici anni,ero totalmente innamorata di lui,ma visto che era il ragazzo più popolare della scuola e sempre pieno di ragazze,non aveva mai pensato di guardarmi anche solo per una volta.
Eppure ora stiamo insieme.
 
 
"Yuriko-chan,tornerai a Tokyo?"

"Certo zia,devo portare la mamma lì,come aveva chiesto"

"Non vedo l'ora di rivederti,a presto allora,ciao"
 
"Chi era al telefono?"-mi chiese Shane,

"La sorella di mia madre.Quando sono andata a Tokyo ho messo al corrente il resto della famiglia dell'accaduto e sono uscite fuori un pò di cose che devo sistemare"

"Tipo?"

"Mia madre voleva essere seppellita lì"

"E quando hai intenzione di esaudire il suo desiderio? Su,su,a preparare le valigie.Si va a Tokyo!"-disse esaltato,

"Davvero?"

"Davvero!Non sono mai stato a Tokyo"-sembrava un bambino.

Risi.
 
Amber lo stesso giorno prenotò il volo per il fine settimana realizzando così il desiderio di mia madre.
Restammo lì per un paio di settimane,Shane voleva visitare sia Tokyo che il Giappone.
 
22 Settembre 2009-Ore 21.00.
Dopo un lunghissimo viaggio,finalmente eravamo a casa.
E purtroppo non era stato uno di quelli da ricordare.
Shane era sempre al telefono,ma essendo molto bravo a nascondere quello che faceva,non sono riuscita a capire chi lo chiamasse in continuazione.
 
La sera del nostro rientro,mentre Shane si stava rilassando facendo il bagno,quel "qualcuno" lo stava chiamando.
Risposi.
 
"Ciao Shane,sono Mary.Dove sei? Sei tornato vero?"-era lei,la sua ex.

Presa dall'ira riagganciai,e visto che le sue valigie non erano ancora state disfatte,le scaraventai fuori la porta.
Non gli lasciai nemmeno il tempo di giustificarsi.Lo cacciai,perdendo così tutto.
 
Nuovamente mi crollò il mondo addosso.
Questa era una maledizione,non ero destinata ad essere felice.
 
 
Mi tempestò di telefonate,ma non risposi.
Hannah si presentò addirittura a casa mia,ma non aprii;mentre Alex,il solito Alex,tentò invano di entrare forzando la finestra.
Preferivo stare da sola,come sono sempre stata,non avevo bisogno di soffrire ancora.
 
23 Settembre 2009-Mezzogiorno.
 
"Hey,tu! Esci subito da questa casa e vieni a guardarmi in faccia prima di trarre a conclusioni affrettate!"-una voce femminile all'esterno mi stava minacciando di uscire.

Aprii la porta.Pioveva.

"Ma...Mary?"-rimasi lì impalata

"Sì,sono proprio io! Come ti sei permessa di pensare che ci stessi riprovando con Shane? Non sono quel tipo di ragazza,e poi sono fidanzata da un anno ormai,sono innamorata di
Oliver,chi se ne frega di Shane! E' finita con lui!"

"Mi dispiace,ma perchè vieni a dirmi questo?"

"Shane sta male.Hai frainteso tutto.Sei scesa a conclusioni troppo in fretta."

"Bene,visto allora che sei qui spiegami perchè dovrei crederti!"

"Se non a me credi a questo..."

Dalla borsa prese uno scatolino blu.Lo aprii.C'era un bigliettino.

"I choose you"-lessi ad alta voce.

"Sposta il biglietto..."

C'era un anello d'oro bianco con un piccolo diamantino al centro.

"Era sempre al telefono con me,perchè mentre voi eravate via,è arrivato l'anello.Mio padre possiede una gioielleria e Shane a ben pensato di venirlo ad acquistare da lui."
Non riuscivo a muovermi,a parlare,riuscivo solo a piangere,piangere e piangere.

"Dove posso trovarlo?"

"Nel sottoscala"

In quel preciso istante presi l'auto e mi diressi da lui.
Avrei voluto baciarlo,stringerlo a me per poi non lasciarlo mai più,era solo mio,tutto mio.
Anche se pioveva,decisi di schiacciare il piede sull'accelleratore.

*brrr brrr brrr*
 
"Dove sei?"

"Sono sulla statale,sto per arrivare al sottoscala"

"E' venuta Mary vero?"

"L'anello Hannah,l'anello"

"Lo so,lo so.Corri Yuriko,corri"
 
Furono le ultime parole che riuscii a sentire.
 
In meno di un secondo,senza rendermene conto,fu scaraventata via,fuori la strada,e,poco dopo ero attaccata ad un albero con l'auto che mi trafiggeva lo stomaco.

 
Ora posso dire di essere una farfalla libera,non sono più intrappolata in quella ragnatela di dolore,di oscurità.Sono libera,posso vagare sola e spensierata nell'infinito,in quello che non c'è,rimpiangendo di averti perso.
Questo è quello che sognavo,questo è quello che volevo fare una volta libera,ma sono una farfalla dalle ali rotte,non sono capace di volare e quindi me ne resto qui,a morire.
Sai prima che si facesse buoio,prima che tutto svanisse,prima che la mia anima abbandonasse il mio corpo,a chi ho pensato?
A te.
 
Anche se non te l'ho mai detto...Shane ti amo.
 
 
 
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Note stupide dell'autrice:
Ebbene sì,ci sono riuscita,l'ho finita! Spero vi sia piaciuta e scusate se scrivo male o se ci sono vari errori. Nei prossimi giorni la rileggerò e la correggerò. Ma soprattutto scusate il mio stupido tentativo di ricreare la vibrazione del cellulare. *Ride* Bé,vorrei tanto ascoltare i vostri pareri su questa fanfic. Alla prossima,Byee.

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