the Water Rose di Styll (/viewuser.php?uid=108972)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Acqua. Acqua, acqua, acqua dappertutto. E' acqua quella che circonda il corpo? Di chi è quel corpo, è il suo? E' suo quel corpo? Il
senso del tatto arriva piano, subito prima che l'essere apra gli occhi
di scatto; bruciore, brucia, brucia, brucia tutto, va tutto a fuoco. Freddo;
freddo, sensazione di freddo. Il corpo intirizzito, quel corpo che non
riconosce, che rifiuta ma sente d'esser suo, quel corpo che trema
sospeso nell'acqua. Luce, tanta luce, troppa luce; una figura nera in
mezzo la luce, un'ombra tra la luce. La sagoma s'ingrandisce, taglia la
luce con la sua oscurità, una mano si appoggia sul suo corpo, non
toccandolo davvero. Dolore; brucia, brucia, brucia tutto. Cos'è
quello, chi è quello? Chi è lui, che è lui? Occhi sbarrati nell'acqua;
freddo, freddo, freddo. Dolore. I sensi a intermittenza; dove sono
gli altri sensi? Sa parlare, sa sentire con le sue orecchie? Sa odorare,
con il suo naso? Vede davvero, è forse un sogno, un incubo? Cos'è un
uncubo, cos'è un sogno, cos'è lui? La figura è vicinissima,
riuscirebbe a vedere i suoi occhi se quella luce accecante non le
impedisse il riconoscimento, vedrebbe le sue labbra che si muovono e
saprebbe, in qualche modo, per qualche istruzione pre stabilita nel suo
corpo, qualche informazione incisa nella sua mente, che si tratta di
magia. Gli occhi si chiudono, il freddo scompare sostituito dal nulla, se non da un forte bruciore. Brucia, brucia, brucia. Brucia tutto.
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Capitolo 2 *** Capitolo Primo ***
Capitolo Primo
Ci
sono storie che non è dato sapere a tutti; ai più sfortunati, è la
propria, medesima storia che risulta sconosciuta. Ricordi confusi,
sprazzi di luce e acqua; e dolore. Brucia, brucia; brucia tutto. Un
corpo sospeso nell'acqua, a pancia sotto, il dorso all'aria; la pelle è
chiara e bluastra, le labbra viola per la troppa permanenza nella foce
del fiume, i capelli sono argentanti, dai riflessi azzurri e rosa, e
ondeggiano sospesi a metà tra la luce e le tenebre, intorno il volto,
come sottili alghe albine. I sensi inesistenti, ottenebrati
dall'incoscienza e dall'assenza di ricordi, se non sentimenti ancestrali
che l'essere non sa, non saprebbe spiegare. Delle voci, lontane;
urla, uomini che indicano il corpo. L'essere non può sentire, non può
vedere, non può sapere quello che sta succendendo. Le mani forti di
alcuni pescatori lo tirano su, adagiano il suo corpo sulla barca;
mormorii e voci tremanti, un litigio che passa e finisce come un
temporale estivo; poi la barca riparte.
Il corpo viene scaricato
sulla terra ferma. Nessun sintomo di una qualsivoglia vita anima
quell'essere dalle fattezze umane, nessun respiro a muovere il suo
petto, o battito a far scorrere il sangue nelle sue vene. Indossa una
veste sgualcita e rovinata, blu notte e nera, dai riflessi azzurro
elettrico; presenta due tagli all'altezza dell'addome, quasi fosse stata
colpita a morte, trapassata da una spada, ma non vi sono ferite a
colorare la pelle pallida, quasi diafana, quasi trasparente. La stoffa
sulla schiena è larga, cascante, e rinforzata da più strati di tessuto,
quasi a voler proteggere - o nascondere - qualcosa. Il corpo viene
calato nel terreno, sotterrato in mezzo al bosco, abbandonato e
dimenticato dagli abitanti del povero paesino di pescatori in riva alla
Terra dell'Acqua. Se fossero tornati al luogo predisposto ad essere la tomba dell'essere, avrebbero trovato un foro nel terreno. E una pianta di rose azzurre in fondo alla tomba.
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