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Era un fatto particolarmente risaputo
che tra i Babbani anno nuovo significasse vita nuova.
HermioneGranger non era
del tutto sicura che la stessa teoria valesse anche per i Maghi, ma lo sperava
ardentemente. Se ne avesse avuto il potere, avrebbe inventato una macchina del
tempo e cancellato un intero anno di vita, lacerando completamente quello che
gli studiosi chiamavano il continuum spazio-temporale.
Un altro detto che i Babbani
amavano utilizzare nei momenti più disperati era: "Salvare
il salvabile".
E di quell'anno trascorso non c'era assolutamente niente che poteva definirsi
"salvabile".
Il "vissero felici e contenti" suo e di Ron
aveva raggiunto il record più basso di durata, tanto che ormai si comportavano
come due estranei. Lei e i suoi amici erano scampati alla morte per puro
miracolo e Hogwarts era stata quasi del tutto rasa al
suolo. Per non dimenticare le terribili maledizioni Cruciatus di BellatrixLestrange.
Quello era stato l'esatto momento in cui Hermione
aveva smesso di pensare e si era isolata dal mondo circostante.
Non sarebbe riuscita a cancellare tutto ciò neanche con tutta la magia
esistente. Le cicatrici, anche se non più visibili, sarebbero rimaste per sempre.
Erano questi i pensieri che tormentavano l'eroina del Mondo
Magico 240 ore – dieci giorni - prima della fine dell'anno.
Saggezza e buonsenso erano da sempre parte integrante del suo carattere, perciò
aveva scelto di trascorrere le vacanze natalizie a Hogwarts
e non a casa, circondata da tutti i suoi parenti e cugine ficcanaso, che non
avrebbero perso l'occasione di farle notare che non avesse uno straccio di
ragazzo a cui dare il famoso bacio allo scoccar della mezzanotte.
Lei aveva salvato il Mondo Magico e loro non pensavano ad
altro che a uno stupido bacio di Capodanno!
Si sentiva lontana da tutti quei discorsi fatti con superficialità, quasi
un'aliena nel suo mondo.
Forse era lei ad avere qualcosa di sbagliato, o semplicemente era più vecchia
di quanto dimostrasse. E come avrebbe potuto non essere così? Dopo tutti gli
ostacoli che aveva dovuto affrontare, le terribili decisioni che aveva preso...
Magari, il suo unico problema fosse stato un semplice e stupidissimo bacio di
Capodanno, magari!
«Sai che, se non baci qualcuno entro lo scoccar della
mezzanotte, la sfortuna si abbatterà su di te per tutto il resto dell'anno
nuovo?» cinguettò una ragazzina del terzo anno.
Era preoccupata che la maledizione l'avrebbe
colpita, se non avesse trovato subito qualcuno a cui appiccicarsi come una
ventosa.
La sua compagna annuì vigorosamente, in perfetto accordo.
«Peccato che non possiamo andare alla festa!» piagnucolò, sconsolata.
La festa. Hermione se ne era quasi
dimenticata.
La McGranitt l'aveva davvero pugnalata alle spalle
con quella meschina trovata.
Come aveva potuto la sua amata professoressa, adesso preside, concedere il
permesso ai ragazzi del settimo anno, quei pochi rimasti per le vacanze, di
organizzare una festa di Capodanno nella Sala Grande? HermioneGranger trovò solo
una risposta a quella domanda: neanche i Maghi erano immuni alle stupide
tradizioni Babbane.
***
DracoMalfoy,
dal canto suo, avrebbe volentieri trascorso il Capodanno e tutto il resto
dell'anno a venire rinchiuso in camera sua.
La decisione di tornare ad Hogwarts per completare
gli studi era stata pessima.
Se ne era pentito infinite volte e continuava a tenerne il conto. Anno di merda. Così l'aveva definito.
Perché non poteva che definirsi tale l'anno in cui la sua ragazza, nonché
promessa sposa, Astoria Greengrass, aveva pensato
bene di tradirlo e scappare con uno dei suoi più cari amici, Theodore Nott. Non appena era venuta a sapere che tutti i beni della
sua famiglia erano stati confiscati e che per non perdere il prestigio del loro
nome i Malfoy avevano accettato di collaborare con
gli Auror, dopo la caduta del Signore Oscuro, aveva
pensato bene di cambiare partito.
Il colpevole assoluto della decisione di tornare ad Hogwarts, oltre suo padre, era stato proprio quel damerino
del suo migliore amico, in quel momento piazzato davanti allo specchio a parete.
E se DracoMalfoy definiva
damerino qualcun altro all'infuori di sé, voleva dire che questo qualcuno aveva
raggiunto un livello spropositato.
‹‹Sai che, se non baci qualcuno entro lo scoccar della
mezzanotte, la sfortuna si abbatterà su di te per tutto il resto dell'anno
nuovo?›› lo informò Blaise con fare distratto,
intento ad ammirare la sua camicia blu cobalto di seta pregiata, girando su se
stesso per analizzare sia il suo splendido lato
a che il suo marmoreo lato b. DracoMalfoy era scettico
all'idea che la sua vita potesse essere peggio di quanto già non fosse.
«Non credi che io abbia già avuto la mia proficua dose di sfiga, Zabini?» berciò, guardandolo in maniera torva. Blaise lisciò e accarezzò per l'ennesima volta
i suoi lucenti capelli.
‹‹Smettila di lagnarti, Draco. Poteva andarti
peggio!›› Blaise sventolò la mano in aria, come se
avesse voluto dire che le sue sventure fossero delle sciocchezze.
Il biondo alzò entrambe le sopracciglia, contrariato.
‹‹Ovvero, idiota?››. Zabini finalmente gli concesse l'onore di guardarlo
in faccia.
‹‹Saresti potuto diventare calvo, avresti potuto perdere un occhio, un arto e
di conseguenza tutto il tuo fascino da bello e impossibile; saresti potuto diventare un
disgustoso Troll di montagna o, peggio, Harry
Potter; avresti potuto baciare la Mezzosangue... Potrei andare avanti per
ore››. Draco soffocò l'improvvisa voglia di strozzarlo.
‹‹Ora mi sento molto meglio›› si limitò a commentare, sarcastico.
Blaise tornò a dedicare la propria
attenzione all'immagine riflessa nello specchio.
‹‹Oh sì, sei perfetto›› si autoadulò con un sorriso
smagliante. Draco roteò gli occhi al cielo e cominciò a chiedersi
quando e perché avesse deciso di instaurare un rapporto d'amicizia con
quell'individuo.
‹‹Tornando a parlare di cose serie: devi assolutamente trovarti una donna, Malfoy. Stai diventando sempre più acido, scorbutico e... trasandato ogni giorno che passa››
l'amico pronunciò la parola trasandato con
un tale tono disgustato che si dovette portare una mano sul petto per non rimettere.
‹‹Ho chiuso con le donne, Blaise.›› sbottò Draco, accigliato, coprendosi il viso col cuscino.
‹‹Piacere, DracoMalfoy, monaco di clausura›› Blaise
imitò con scarso successo la voce cavernosa dell'amico per poi scoppiare a
ridere. Un cuscino volò in direzione del moro, che riuscì a schivarlo per un
pelo, cosa che infastidì Draco.
‹‹Anche se hai l'aspetto di un catorcio, non credo ti sarà
difficile riuscire a ottenere un innocente bacio per Capodanno. Giusto per
evitare un altro anno di merda, che ne dici?››. Blaise ricevette come risposta un grugnito.
‹‹Mi guardano tutti come se fossi un assassino voltagabbana››
‹‹Be', voltagabbana un po', in effetti ... ››.
Un altro cuscino si librò in aria, centrando il bersaglio sul naso, stavolta.
‹‹Dannazione, Draco! Smettila di attentare al mio
naso perfetto!››.
***
Hogwarts era pressoché deserta quel giorno, come lo
sarebbe stata durante tutte le vacanze di Natale. Gli studenti rimasti
contavano una quarantina scarsa: una ventina del settimo anno, comprese tutte e
quattro le case, e l'altra ventina sparpagliata tra gli altri anni. Hermione, oltre ad aver deciso di non tornare a casa,
aveva anche rifiutato l'invito della signora Weasley
a trascorrere le vacanze alla Tana.
Non aveva nessuna voglia di rivedere Ron, né di
sorbirsi i complessi esistenziali di Ginny, che si
strappava ancora i capelli per Harry, il quale oramai sembrava avere simpatie
per Luna. Le aveva confessato la cosa un paio di giorni prima di partire, solo
che non aveva ancora trovato il coraggio di dichiararsi.
"Probabilmente lo farò a Natale",aveva
detto, poiché anche Luna era stata invitata alla Tana.
Si presentarono solo in venti per la colazione in Sala
Grande, così la preside decise di fare sedere tutti in un unico tavolo.
Cinque Tassorosso, cinque Grifondoro,
sei Corvonero e quattro Serpeverde.
DracoMalfoy, purtroppo,
era tra quei quattro. Hermione si chiedeva di continuo perché gli avessero
permesso di tornare ad Hogwarts, dato che, a parer
suo, non lo meritava affatto.
Le occhiate malevole tra i due non mancarono, quando il biondo prese posto
esattamente di fronte a lei, al lato opposto del tavolo. Hermione si ritrovò ad ammettere che Draco avesse un aspetto molto meno impettito e curato di
quanto avesse avuto in passato. I suoi jeans erano sgualciti, la camicia
stropicciata, la cravatta verde-argento allentata, e i capelli, non più
impomatati, ricadevano in ciocche scomposte sulla fronte.
Non sembrava neanche lui, così normale.
‹‹Vuoi una foto?›› biascicò l'oggetto dei suoi pensieri, infastidito,
sentendosi osservato, senza distogliere il viso dalle sue uova strapazzate col
bacon.
‹‹Credo che la macchina fotografica si romperebbe nel tentativo, Malfoy›› rispose lei con stizza. Draco posò la forchetta e il coltello ai
lati del piatto, sollevò il viso e la incenerì con lo sguardo.
‹‹Stai forse insinuando che io sia brutto, Mezzosangue?››
‹‹Avrei voluto dirlo io, ma tu mi hai battuto sul tempo›› Hermione
finse un tono deluso e costernato.
In realtà, non pensava che fosse brutto. Fisicamente parlando,
era un bel ragazzo: era tutto il resto della sua maligna essenza che non le
permetteva di essere obiettiva.
Lui serrò la mascella e strinse i pugni sul tavolo, livido di
rabbia.
La sua autostima era già stata intaccata una volta da una donna e si era ripromesso
che ciò non sarebbe mai più successo.
‹‹Tu ti credi una gran bellezza, Granger? Perché, te
lo assicuro, non lo sei››.
In realtà, neanche lui pensava che fosse brutta. Era la sua sporca essenza che
non gli permetteva di essere obiettivo.
Hermione parve accusare il colpo, tuttavia,
non poté trattenersi dal ribattere.
‹‹Non ho mai detto di esserlo, al contrario di qualcuno. Forse non sarò bella, Malfoy, ma almeno la mia ragazza non mi ha lasciato per il
mio migliore amico, dato che era impossibile stare con un viscido verme come
me. Voglio dire, quale donna sana di mente ti vorrebbe mai?››.
Crudele. Hermione si meravigliò delle sue stesse parole. Non
avrebbe dovuto tirare in ballo una cosa così personale.
Draco la fissò intensamente, nei suoi occhi
si poteva leggere perfettamente il rancore e l'odio che stava provando per la
persona che gli stava di fronte.
Erano mesi che lottava contro se stesso per dimenticare; mesi che proibiva a
chiunque anche solo di pronunciare il nome di quella puttana in sua presenza;
mesi che sopportava lo sguardo di tutte quelle persone che lo squadravano
dall'alto in basso come se fosse un mostro; mesi che era diventato solo una
proiezione della sua ombra. Mesi.
E ora una stupida Mezzosangue si arrogava il diritto di distruggere anche
quelle deboli tracce d'amor proprio che gli permettevano di non crollare, di
non cedere.
Peccato che quella dannata Mezzosangue avesse anche maledettamente ragione. Draco si alzò di scatto, poggiò i palmi sul tavolo e
si sporse verso di lei.
‹‹Quale donna sana di mente mi vorrebbe mai?›› sibilò a denti stretti, senza
toglierle gli occhi, ormai ridotti a due tizzoni ardenti, di dosso.
Non aspettò una risposta, non gli serviva: scaraventò i piatti e le posate a
terra, facendo sussultare tutti per lo spavento. Infine le lanciò un'ultima
occhiata gelida, e poi se ne andò.
Hermione aveva trattenuto il respiro per
tutto il tempo, non si aspettava una reazione così violenta da parte del Serpeverde.
Era sconvolta.
Non l'aveva mai visto tanto ferito.
E la causa della sofferenza che aveva visto nei suoi occhi era stata proprio
lei.
Ancora ipnotizzata a fissare il punto in cui il biondo era seduto fino a poco
prima, sussultò, quando sentì la voce suadente e pacata di BlaiseZabini.
‹‹Non farci caso, Granger. Non è stato il tuo tatto
da Troll a scatenargli quella reazione da bestia feroce. È solo che, quando si
sfiora l'argomento Astoria Greengrass, Draco diventa un tantino... suscettibile, ecco››.
Avrebbe sicuramente preferito cavarsi gli occhi con le dita anziché sentirsi in
quel modo. In colpa.
***
DracoMalfoy era
caduto in uno stato di profonda depressione, tanto che non aveva il coraggio di
guardarsi allo specchio per paura di ciò che avrebbe visto.
Lui, il bellissimo, ricchissimo - un tempo- , rispettato -un
tempo-DracoMalfoy,
era depresso.
Nessuno poteva essere depresso a Natale. A Natale erano tutti più felici e più
buoni.
O almeno, la tradizione prevedeva questo. DracoMalfoy non era
affatto più felice, né più buono. Forse solo più fiacco.
Non ricordava neanche quando fosse stata l'ultima volta che aveva umiliato,
deriso o semplicemente insultato qualcuno. HermioneGranger l'aveva
visto coi suoi stessi occhi che DracoMalfoy era diventato l'ombra, anzi, la brutta copia
dell'ombra di se stesso.
Spesso lo provocava nella speranza che reagisse, quando aveva la sfortuna di
incontrarlo, ma lui non rispondeva, si limitava a guardarla di traverso e ad
andare dritto per la sua strada.
Quello non era più DracoMalfoy
e la cosa più sconvolgente era che a lei la cosadisturbasse
alquanto.
Si sentiva pazza nel pensarlo, eppure era così.
Lo preferiva quando rispondeva alle provocazioni e la guardava come se fosse
stata una cosa disgustosa. Era pazza, doveva esserlo per forza.
Non riusciva a vederlo ridotto in quel modo. Prima fiero e arrogante, adesso
era uno zombie che si trascinava per il castello.
Rivoleva il vecchio Draco, quello che aveva il potere
di tenerle testa e farla infuriare.
Ormai non c'era nemmeno gusto ad incontrarlo, senza i soliti battibecchi che
avevano caratterizzato il loro rapporto in
tutti quegli anni.
Troppe cose erano cambiate e troppe le avevano impedito di vivere una vita da
normale diciottenne.
Non poteva cambiare anche l'unica cosa che era certa non sarebbe cambiata mai: Malfoy.
La consapevolezza che ci potesse essere ancora qualcosa di immutato, dopo tutti
quegli anni, la consolava.
Qualcosa che la legasse al suo essere una semplice diciottenne.
E quel qualcosa, be', anche quel qualcosa era cambiato. Irrimediabilmente e
inevitabilmente segnato dalla sofferenza e dagli eventi... persino lui, sì,
lui. Malfoy.
Era assurdo, irragionevole, ma solo quando battibeccava con lui si ricordava di
essere ancora una ragazzina e non una dei salvatori del Mondo Magico.
Che si ricordava di essere HermioneGranger.
E lei aveva bisogno di ricordarlo. La sua identità le era
stata strappata via nel momento in cui Bellatrix
l'aveva catturata e torturata.
Avrebbe potuto accettarlo da tutti quel comportamento, ma non da Malfoy.
Dio, permetteva a una qualunque stupida di fargli questo?
L'orgoglioso DracoMalfoy,
che andava in giro a testa alta, annientato da una donna?
Come era potuto passare dall'essere il suo degno, cattivo,
furbo antagonista di primo piano all'essere un personaggio sbiadito, patetico,
privo di spessore e di secondo piano? Era semplicemente inaccettabile.
***
Centoquarantaquattro
ore - sei giorni - alla notte di Capodanno.
L'intera Sala Grande era stata
decorata da enormi e ricchi festoni di Natale che levitavano di qua e di là,
persino le solite candele che illuminavano i tavoli erano state sostituite da
candele rosse che portavano la scritta "Buon Natale!", la quale
compariva ad intermittenza con una brillante luce dorata. Malfoy non si presentò a colazione neanche quel
giorno, come i giorni precedenti, dopo la violenta reazione avvenuta in Sala
Grande.
Un paffuto gufo grigio planò con
maestosità sul tavolo, fermandosi esattamente di fronte a Hermione.
Sul becco portava una lettera di un acceso rosa shocking, il che le fece subito
intuire chi potesse esserne il mittente: Ginny.
Afferrò la lettera e accarezzò il pennuto in segno di ringraziamento.
Cara Hermione, Buon natale! Spero che stia passando bene le vacanze a
scuola, mi dispiace che tu abbia deciso di restare lì, ci saremmo divertite un
mondo insieme!
Se per "divertirsi un mondo" intendeva ascoltare
lei che inveiva contro Harry, tacciandolo di essere un bastardo crudele e senza
cuore, non era per nulla pentita di aver fatto quella scelta.
Comunque, devo assolutamente dirti
quello che è successo oggi! Harry mi ha sorriso, sorriso,
capito?! Sono al settimo cielo! Sento che torneremo insieme! L'ho sentito per sbaglio mentre parlava con Ron nella sua stanza: ha detto che stasera si dichiarerà!
La solita, inarrestabile, Ginny.
Peccato che la dichiarazione fosse destinata a un' altra.
Domani ti scriverò un'altra lettera
per raccontarti tutto! Non vedo l'ora! Ah, Herm,
dimenticavo. Devi assolutamente dare un bacio a qualcuno
prima della mezzanotte, la notte di Capodanno, altrimenti la...
La sfiga ti perseguiterà per tutto l'anno nuovo. La sapeva a
memoria quella tiritera. Cristo, i Maghi erano persino più superstiziosi e
scaramantici dei Babbani!
E deve essere un bel ragazzo, intesi? Così fai rodere un po' Ron. Non avrebbe dovuto lasciarti!
In realtà era stata la cosa più intelligente che il rosso
avesse fatto.
E poi, come diavolo avrebbe fatto a trovare un bel ragazzo? Escluso Zabini, che sembrava molto più propenso a baciare se stesso
che gli altri, non c'era nessun altro di decente.
O meglio, forse uno c'era... ma era inutile prenderlo anche solo in
considerazione.
In fondo, la sfortuna non le faceva poi così paura, erano diventate grandi
amiche ormai.
***
Diciotto ore alla notte di Capodanno. Hermione si svegliò insolitamente presto quella
mattina. Alle sei era già in giro per il castello, desiderosa di uscire in
cortile per respirare l'odore della neve, uno dei suoi preferiti.
Ma non era la sola quel giorno ad essersi svegliata all'alba.
Draco non aveva chiuso occhio per tutta la
notte e aveva rinunciato all'idea di restare a letto. Così si aggirava per il
castello come un'anima in pena e con i nervi a fior di pelle.
Hermione rimase stupita, quando lo vide
affacciato a una finestra.
‹‹Malfoy, che ci fai già in piedi a quest'ora?›› gli
chiese con aria sospettosa.
Lei era sempre stata un tipo mattiniero, le sembrava strano che lo fosse anche
lui.
‹‹Mai sentito parlare di insonnia, Mezzosangue?›› sbottò lui.
‹‹So cos'è l'insonnia, Malfoy. Ma non vedo perché tu
debba averla››. Draco si girò verso di lei con un'espressione
indecifrabile.
‹‹E io non vedo perché a te dovrebbe interessare›› ribatté, infastidito.
Aveva ragione. Non erano fatti suoi, eppure non sopportava
l'idea che lui avesse delle motivazioni serie per non dormire.
‹‹Mi chiedevo cosa potesse tormentare così tanto uno come te››
‹‹Uno come me?›› Draco
socchiuse gli occhi e fece dei passi minacciosi verso di lei. Hermione deglutì, si aspettava da un momento
all'altro un'altra reazione violenta, ma preferiva mille volte che ci fosse
quella piuttosto che non ce ne fosse una.
‹‹Privo di coscienza e di sentimenti›› . Draco sorrise di sbieco.
‹‹Hai ragione, Mezzosangue. Sono un mostro, un essere immondo e disumano. Era
questo che volevi sentire?››. Draco non le diede neanche il tempo di ribattere,
lasciò da sola in mezzo al corridoio.
No, non era quello che voleva sentire.
Il vero DracoMalfoy non le
avrebbe dato ragione, le avrebbe risposto a tono, lanciato frecciatine maligne,
non si sarebbe arreso così.
Adesso era davvero troppo.
***
‹‹Draco, sei patetico››esordì il suo migliore amico, quando
lo trovò con la testa nascosta sotto il cuscino e le lenzuola tirate fin sopra
la nuca.
‹‹Fottiti, Blaise›› fu la gentile risposta di Draco.
‹‹Lo farei volentieri, se solo non fosse così complicato›› osservò Blaise, assai dispiaciuto.
Draco sollevò il cuscino quel tanto da
mostrargli un'aria perplessa e disgustata.
‹‹Mi spieghi di nuovo perché sono amico tuo, Zabini?››
Quella domanda gliel'aveva già posta tantissime altre volte, ma ancora non era
riuscito a darsi una risposta. Blaise posò una mano sulla sua spalla, pronto a
rivelargli una sconvolgente verità.
‹‹Perché sono troppo simpatico››.
La sua modestia cresceva proprio a dismisura man mano che il tempo passava.
‹‹Ti lascio il beneficio del dubbio» gli concesse Draco,
scettico, per poi rituffare il capo sotto il cuscino.
‹‹Sei proprio sicuro di non voler venire alla festa? Questa stanza è talmente
deprimente con te dentro››
‹‹Vai al diavolo››.
Il moro sospirò, sconfitto: non c'era proprio verso di
convincerlo ad alzarsi da quel letto.
‹‹Cerca di non accoppiarti col letto, durante la mia assenza››. Draco gli mostrò il dito medio.
Gli sghignazzi di Blaise furono percepibili anche al
di fuori della porta.
Finalmente solo.
Fece giusto in tempo a terminare di formulare quel pensiero che la porta della
camera si aprì di nuovo: Zabini non voleva
proprio demordere.
‹‹Blaise, ti ho detto che non ci vengo a quella
maledetta festa!›› sbraitò allora Draco, senza
sollevare il viso dal cuscino.
Le lenzuola gli vennero violentemente strappate di dosso.
‹‹Blaise, ma che cazzo stai- !›› ruggì, furioso e
infastidito dal freddo che lo aveva investito. HermioneGranger era in
piedi di fronte a lui, con le braccia incrociate al petto e un cipiglio severo. Draco strabuzzò gli occhi per accertarsi che non
fosse un'allucinazione.
‹‹Tu sei bello, bello, dannazione!››
strepitò questa, additandolo come se fosse colpevole di un delitto. Draco, dapprima preso dal desiderio di cacciarla, non
prestò attenzione alle parole della Grifondoro.
‹‹Chi diavolo ti ha fatto entrare nel mio dormi- !›› si interruppe
all'improvviso, assimilando finalmente le parole della Mezzosangue.
‹‹Aspetta. Io sono cosa?!›› urlò, sotto shock.
‹‹Sei alto, bello, biondo, hai gli occhi grigi... Merlino,
grigi! Chi diavolo ha gli occhi grigi?! Non ce li ha nessuno! Che diritto hai
di essere depresso, me lo spieghi?! Ma non ti vergogni?!››. Draco la guardò a bocca aperta, sgomento.
‹‹Astoria Greengrass ti ha mollato, e allora?! Questo
ti autorizza ad essere un ameba? Ameba, sì, ameba,
hai sentito bene! Ti odio di più ora di quando facevi lo stronzo! Almeno eri uno
stronzo che aveva senso di esistere!›› Hermione aveva
il viso scarmigliato per la foga con cui aveva parlato.
‹‹Granger, frena, cazzo. Sono
rimasto a bello›› le ordinò Draco, massaggiandosi le
tempie con le dita, convinto di essere impazzito.
Hermione ne approfittò per riprendere fiato.
‹‹Posso prima sapere chi diavolo ti ha fatto entrare nel mio dormitorio?›› le domandò,
costringendosi a mantenere la calma.
‹‹Zabini››. Dannato Blaise, appena
se lo fosse ritrovato tra le mani!
‹‹Devi reagire, Malfoy. Devi tornare lo stronzo che
eri, non ce la faccio a vederti... così!›› Hermione
fece una smorfia schifata.
‹‹Ti turba tanto che io sia depresso, Granger?›› Draco la scrutò intensamente.
‹‹Non ti tollero, è diversa la cosa›› precisò lei, altezzosa.
‹‹Vuoi sapere che motivo valido ho di essere depresso, Mezzosangue?›› Draco, vinto dal nervosismo, gettò il cuscino a terra e la
fronteggiò.
Hermione lo fissò in attesa, curiosa di
sentire.
‹‹Il fatto che io sia privo di coscienza, di sentimenti, che
sia un mostro, un essere immondo e disumano, e che nessuna donna sana di mente
si innamorerebbe mai di me ti basta?››.
La Grifondoro sentì di nuovo quella spiacevole
sensazione.
‹‹Io non... » avrebbe voluto formulare qualcosa di simile a delle scuse, ma Malfoy le impedì di farlo.
‹‹E che di questo ne siano convinti tutti?››. Hermione cercò di nuovo di dire qualcosa, ma lui la
zittì.
‹‹Astoria mi ha lasciato per Nott perché io non ero
più conveniente per lei. É una stronza e non avrei dovuto permetterle di farmi
questo, ma l'amavo. L'amavo, ti è così difficile crederlo? Ti è così difficile
credere che io possa soffrire per qualcuno che ho amato? Il fatto che io sia
capace di provare dei sentimenti è talmente sconvolgente per te? É talmente
sconvolgente scoprire che sono una persona come tutti gli altri? É talmente
sconvolgente scoprire che sono stanco dell'indifferenza e del disprezzo con cui
mi guardate tutti perché porto il nome di mio padre? Tutti commettono degli
errori. Tu sbagli, San Potter sbaglia, Weasleyuccio
sbaglia, ma nessuno vi condanna e vi mette un'etichetta addosso per sempre!››
esplose, amareggiato.
Hermione si sentì piccolapiccola. Accecata
dall'odio e dai pregiudizi che aveva sempre avuto per quel ragazzo, non si era
mai soffermata a pensare che in fondo anche lui fosse unapersona
fatta di carne e di ossa.
Le sembrava assurdo che Malfoy, quello in piedi di
fronte a lei, fossecapace di amare. Era sempre stato un tale bastardo... non aveva mai pensato che potesse
essere bastardo e al tempo stesso umano.
Gli piaceva dare quell'idea meschina e abietta di sé, anche se, in realtà, non
lo era nel profondo del suo animo.
"10!", le voci esaltate dei ragazzi fuori
dal castello arrivarono alle loro orecchie. "9!" Hermione guardò Draco che,
ancora ferito e scosso per quello che aveva confessato, si ostinava a tenere il
viso rivolto a terra.
"8!"
Forse aveva sbagliato tutto. "7!"
Forse non aveva mai saputo come fosse davvero DracoMalfoy.
Forse le sarebbe piaciuto scoprirlo. "6!"
Forse Natale rendeva davvero tutti più buoni.
Forse lui meritava una seconda chance. "5!" Errare è umano, perseverare è diabolico. Un
altro dei tanti proverbi che i Babbani amavano di più
utilizzare.
E Malfoy aveva smesso di perseverare. "4!"
‹‹Malfoy›› Hermione lo
chiamò ad alta voce, in modo che la guardasse negli occhi. "3!"
‹‹Cosa?››le rispose lui in un
soffio, alzando lo sguardo. "2!"
‹‹Se non baci qualcuno entro lo scoccar della mezzanotte, la sfortuna si
abbatterà su di te per tutto il resto dell'anno nuovo, lo sai?››. "1!".
Il biondo stava sicuramente per ribattere che non gliene
importava niente, peccato che le parole furono soffocate ancora prima di
nascere.
Forse Babbani e Maghi facevano più
che bene ad essere scaramantici. Perché rischiare?
Quando Blaise,
barcollante e in piena crisi da ridarella alcolica, tornò nel dormitorio con
una trombetta verde-argento in mano, si arrestò sulla soglia della camera,
spiazzato dalla scena che gli si presentò. DracoMalfoy aveva gli
occhi sbarrati, il viso di un colorito che andava dal viola al blu e la bocca,
spalancata, aveva tutta l'aria di essere più profonda della galleria della Gringott.
Blaise temette quasi che l'amico avesse ricevuto una
scatola di cioccolatini avvelenati dal fantasma di Lord Voldemort.
‹‹Malfoy?›› Blaise si
avvicinò con cautela al biondo.
Non ricevette alcuna risposta, solo un veloce battito di ciglia.
Blaise cominciò a preoccuparsi seriamente e l'idea
che il ragazzo fosse stato colpito da una maledizione o da unPetrificusTotalus si fece sempre più strada nella sua mente.
Per fortuna dovette accantonare l'ipotesi, poiché Draco
mosse le labbra per formulare una frase di senso (in)compiuto.
‹‹Mi habaciato›› farfugliò questo
in delirio. Blaise alzò un sopracciglio e soffocò una risata.
‹‹Santo cielo, Malfoy, ti sconvolgi per un bacio? Va
bene che sei in astinenza da un po', però...››
‹‹Lei. Mi ha baciato. Lei!›› lo interruppe Draco,
scuotendolo violentemente per le spalle e cercando disperatamente di metterlo
al corrente dell'enorme gravità della situazione.
‹‹Stiamo parlando di Pansy?›› Blaise tentò di indovinare, confuso.
‹‹No››
‹‹Daphne?››
«No››
‹‹La Bulstrode?›› sibilò con un'espressione disgustata.
‹‹No, Blaise, cazzo! Lei!›› si alterò Draco,
in preda a una crisi isterica.
Non riusciva neanche a pronunciare il
suo nome.
‹‹Beh, almeno non è lui! In
quel caso sì che ti saresti dovuto preoccupare!›› ironizzò
Blaise, ancor più perplesso. Draco desiderò strozzarlo, quello non era il momento
di scherzare.
‹‹Blaise, ti ricordi quando mi hai fatto quel
bellissimo elenco di cose peggiori che mi sarebbero potute capitare?›› Draco gli rinfrescò la memoria, senza celare il suo
evidente nervosismo.
‹‹Mmm...›› Blaise si
massaggiò il mento nel tentativo di ricordare.
‹‹Dubito che tu sia diventato calvo e, a meno che non sia Harry Potter dentro
il tuo stesso corpo... ›› continuò, pensieroso, lasciando in sospeso la frase.
‹‹Oh›› finì, sconcertato, non appena capì.
‹‹Ecco›› concordò Draco, ancora palesemente turbato.
Blaise non riusciva a crederci, c'
era qualcosa di assurdo, impensabile in quello che aveva intuito essere
successo.
‹‹Cosa intendi per baciato?››. Draco strinse la mandibola e cercò di trattenersi: non
desiderava finire ad Azkaban solamente per aver ucciso quell'idiota.
‹‹Hai presente quando due labbra si avvicinano e poi succede questo...›› simulò
lo schiocco di un bacio, sfottendo l'amico.
***
Una cazzata. Aveva fatto una cazzata! Hermione aveva corso per le scale del castello come
se avesse avuto il diavolo alle calcagna ed era giunta al cospetto del ritratto
della Signora Grassa col fiatone.
Come diavolo le era potuto venire in mente di baciare DracoMalfoy, il suo acerrimo nemico?
Ok, meritava davvero una seconda occasione per riscattarsi, ma da qui a
baciarlo c'era un abisso!
Quell'anno era iniziato male, Hermione si ritrovò a
sperare che trecentosessantaquattro giorni passassero
alla svelta.
‹‹Parola d'ordine?›› chiese con tono formale la donna del quadro, stufa di
doverlo ripetere all'infinito.
Forse era stato solo un brutto sogno, adesso lei si sarebbe svegliata e avrebbe
tirato un lungo respiro di sollievo, perché non poteva aver baciato...
‹‹DracoMalfoy›› sussurrò tra sé e sé, immersa nei
suoi pensieri, come se non riuscisse a convincersene, ignorando completamente
la donna.
‹‹No, cara, non è questa la parola d'ordine!››.
***
‹‹Ma... intendi baciato, baciato?››Blaise non si era ancora persuaso all'idea. Draco sbuffò, afferrò un cuscino e lo scagliò con
rabbia contro la finestra.
‹‹Maledizione, Zabini! Quante volte te lo devo
ripetere?! Mi ha baciato, laMezzosangue
mi ha baciato!››.
Perché doveva continuare a farlo soffrire in quel modo? Il solo ripensarci lo
mandava in bestia.
Eppure, Blaise sembrava provarci un gusto sadico.
‹‹Insomma, ti si è avvinghiata al collo e ti ha baciato?›› Blaise socchiuse gli occhi, perplesso. Non riusciva nemmeno
ad immaginare la scena, per quanto fosse assurda.
Draco lo guardò con aria schifata: nemmeno lui osava
immaginare una scena del genere.
‹‹No, per Salazar. Nessun avvinghiamento.
Non ho avuto il tempo di muovermi, né di dire una parola, è scappata via subito
dopo avermi sfiorato le labbra››. Era stato breve, probabilmente
il bacio più breve della sua vita, e sicuramente anche il più sconvolgente.
‹‹Be'... ti è piaciuto?›› sghignazzò il moro, mettendo il dito nella piaga. Draco per poco non lo incenerì. Cominciò pure a
pensare che forse Azkaban non fosse poi così male come la dipingevano.
Si chiese, però, per quale motivo non riuscisse a trovare una risposta. Gli era piaciuto?
‹‹É tutta colpa tua!›› ringhiò, invece, cambiando totalmente
discorso. Blaise assunse l'aria più angelica e innocente che
possedeva.
‹‹Mia? Che c'entro io?!›› si indicò, sconvolto. Draco gli si avvicinò minacciosamente con gli occhi
ridotti a due lame argentate.
‹‹Sei stato tu a farla entrare qui dentro!››
‹‹Cosa? Non sono stato io!›› si difese l'altro. Draco indietreggiò di un passo e alzò entrambe le
sopracciglia, interdetto.
‹‹Lei ha detto così››
mormorò, pensieroso.
‹‹Vuol dire che Lei ha
mentito›› concluse l'amico con un'alzata di spalle.
Se davvero Blaise era innocente, allora come aveva
fatto ad entrare?
***
Hermione si vergognò come una ladra.
Non solo aveva baciato DracoMalfoy
ed era fuggita via come una stupida, ma aveva anche pronunciato il suo nome al
posto di una semplicissima parola d'ordine.
Entrata nel dormitorio, lanciò il mantello dell'invisibilità di Harry sul
letto. Lo aveva rimpicciolito affinché entrasse dentro la tasca, quando si era
rivelata agli occhi del Serpeverde.
Il suo migliore amico glielo aveva affidato, prima di andare dai Weasley, raccomandandole tali parole: "Fanne buon uso".
Chissà cosa le avrebbe fatto, se avesse saputo che lo aveva usato per
entrare nel dormitorio dei Serpeverde e baciare Malfoy. Rabbrividì al pensiero.
Dei suoni simili a beccate sul vetro la fecero sussultare. Si avvicinò alla
finestra, sul cui davanzale un gufo sostava con una lettera incastrata nel
becco. Lo riconobbe subito come il gufo di Ginny.
Strinse la lettera tra le mani, incerta se leggerla: le mancava solo la
sfuriata di Ginny, la quale aveva sicuramente
scoperto di non essere la destinataria della famosa dichiarazione d'amore di
Harry, per concludere il Capodanno in bellezza.
Alla fine tirò un profondo respiro e trovò il coraggio di aprirla. Tanto valeva
strappare il cerotto in un solo colpo.
Quello stronzo!
‹‹Iniziamo bene...›› commentò ad alta voce.
Si è messo con Luna! Con Luna, ti
rendi conto?! Non stenti anche tu a crederci?! Aaaaargh! Sarei capace di uccidere qualcuno in questo momento! È stato il Capodanno più brutto della mia vita!
‹‹Siamo in due a pensarlo›› mormorò, sconsolata.
Devi assolutamente parlargli, Hermione! Solo tu puoi farlo rinsavire! Noi due siamo fatti per stare assieme! Dobbiamo sposarci,
avere tanti bambini coi capelli rossi e gli occhi verdi!
‹‹Oh Cristo...››.
Decise di saltare tutta la parte in cui Ginny
descriveva la sua futura e immaginaria vita coniugale, andando direttamente
alla fine.
Spero tanto che il tuo Capodanno sia
stato migliore del mio.
Accartocciò la lettera fino a formare una pallina sgualcita,
poi la gettò malamente a terra.
Per un attimo aveva dimenticato la sua pessima figura col Serpeverde,
ma Ginny gliel'aveva ricordata.
Con quale coraggio l'avrebbe guardato in faccia adesso? Le spettavano ancora
sei lunghi mesi da passare in quel castello, mesi in cui lo avrebbe incrociato
tutti i giorni a lezione.
Si colpì la fronte coi pugni, dandosi dell'emerita imbecille.
Perché lo aveva fatto? Se lo era domandato, domandato e ancora domandato, senza
poter trovare una ragione plausibile.
Tutta colpa dell'atmosfera di Capodanno e Natale messe assieme, si rispose con convizione. E delle sue perfide cugine. E delle superstizioni Babbane. E di quelle magiche. E di Ron, che si
era dimostrato un fidanzato pessimo.
E di Malfoy, la cui unica colpa era quella di
chiamarsi Malfoy.
***
Hermione decise di recarsi in Sala Grande all'alba,
in questo modo il rischio di incontrare il Serpeverde
sarebbe stato pari a zero.
Rincuorata, consumò in silenzio la sua umile colazione, composta da un paio di
fette di pane imburrate e un bicchiere di latte.
Un battito di ali le fece sollevare il viso verso il soffitto. Una civetta nera
si adagiò elegantemente sul tavolo e lasciò cadere dal becco una lettera
giallastra.
Non poté fare a meno di pensare alla povera Edvige, quando le accarezzò il
becco.
Harry aveva deciso di prendere un'altra civetta, anche se tutti sapevano che
non avrebbe mai potuto rimpiazzare la prima. Hermione aprì la lettera, immaginando già cosa
avrebbe letto.
Cara Hermione,
Innanzitutto, buon Natale e buon Capodanno! Scusami se non ti ho scritto
prima!
Sono felice di annunciarti che io e Luna stiamo insieme! Finalmente ho
trovato il coraggio di dichiararmi! Ginny però non mi sembra che l'abbia presa
molto bene, temo che sia ancora innamorata di me.
Distratta dalla lettura, non si accorse dell'entrata di qualcuno che si accingeva
spedito verso la sua direzione.
‹‹Mezzosangue››. Hermione sputò sul tavolo tutto il sorso di latte che
avrebbe dovuto ingoiare.
Si immobilizzò sulla panca, la schiena cominciò a formicolarle per la paura.
Cercò dentro di sé il coraggio di girarsi, ma non lo trovò.
‹‹Mezzosangue, ci siamo solo io e te in questa sala, pensi che stia
parlando con qualcun altro?›› non essere guardato in faccia mentre parlava era
una cosa che aveva sempre infastidito DracoMalfoy. Hermione si voltò lentamente verso di lui, la gola le
era diventata improvvisamente secca e il viso un carbone ardente.
DracoMalfoy troneggiava di
fronte a lei con tutta la sua altezza. Il fatto che lei fosse seduta e lui in
piedi rendeva la sua figura ancora più minacciosa di quanto non fosse in
realtà, mentre quella della ragazza ancor più piccola e indifesa. Hermione tentò di alzarsi e darsi alla fuga, ma il
tentativo fu sventato dal biondo, che le chiuse ogni via d'uscita col proprio
corpo, imprimendo entrambi i palmi sul tavolo.
Un muro impossibile da scavalcare.
‹‹Non scapperai. Non stavolta›› la
sua voce era affilata come un rasoio. Hermione iniziò a sudare freddo, non si aspettava un
confronto così presto.
‹‹Voglio una spiegazione, Granger. E la voglio ora››
ordinò a denti stretti, fissandola dritto negli occhi.
Era turbato, se non agitato, si azzardò a pensare la Grifondoro.
Il suo corpo emanava una forte fragranza che Hermione
impiegò un paio di secondi per collegare al legittimo fiore; talmente intenta a
scoprirlo, ignorò la richiesta del biondo.
‹‹Gelsomino›› mormorò infine, soddisfatta, come se avesse risposto a una
difficilissima domanda di Pozioni. Draco socchiuse un occhio e alzò un sopracciglio:
quella non era certo la risposta che si aspettava, ragion per cui si innervosì
ancor di più, credendo che la ragazza si stesse prendendo gioco di lui.
‹‹Cosa?›› sibilò.
‹‹Usi un bagnoschiuma al gelsomino, vero?» Hermione
voleva accertarsi di aver ragione, perfino nelle sciocchezze non ammetteva di
sbagliare. Indovinare tutto per lei era come un'ossessione.
Il ragazzo la fissò per un attimo in silenzio, spiazzato, temendo che avesse
battuto la testa o fosse stata vittima di un incantesimo confondente. Spiazzato perché aveva indovinato. ‹‹Non sono venuto qui per
discutere del mio bagnoschiuma, Mezzosangue›› celiò, irritato.
La poca pazienza che gli era rimasta lo avrebbe abbandonato, tra non molto.
‹‹Voglio sapere perché diavolo ti è saltato in mente di baciarmi. E ti avverto
che "Perché sei bello" non è una risposta›› ci tenne a precisare, sogghignando.
Hermione accantonò la faccenda del bagnoschiuma e
concentrò la propria attenzione sugli occhi furenti del Serpeverde.
Il panico si impossessò di lei, mai si era trovata nella condizione di non
saper rispondere a una domanda; lei, che aveva sempre avuto la risposta pronta,
ora si sentiva un minuscolo scarafaggio incapace di parlare e formulare un
pensiero di senso compiuto.
‹‹Hai perso la lingua, Mezzosangue?›› ghignò lui malignamente.
Zittire la Mezzosangue e averla completamente in pugno, quante volte lo aveva
sognato?
La ragazza si ostinò a trovare qualcosa da dire, qualsiasi cosa, pur di non
dargliela vinta.
‹‹Sono superstiziosa, Malfoy›› quella fu la cosa più
originale e sensata che la sua testa fu capace di partorire.
La risata del Serpeverde la fece agghiacciare. Come
poteva dargli torto, d'altronde? Perfino lei sapeva di aver detto la cosa più
ridicola della sua vita.
‹‹Vorresti dirmi che mi hai baciato solamente per una stupida
superstizione? Valeva davvero questo enorme sacrificio?››. Enorme sacrificio, ripeté
mentalmente Hermione. Prima di allora non aveva mai
considerato tale la sua azione; assurda, inconcepibile, folle, sì, mail termine sacrificio non
l'aveva mai degnato di uno sguardo.
‹‹Sì, Malfoy, è così. Avevo bisogno di
dare un bacio a qualcuno prima di mezzanotte e tu eri lì›› la sua stessa voce
le sembrava estranea per le idiozie che stava dicendo. Draco sorrise di sbieco, scettico.
‹‹Tsk. E tu me lo chiami bacio quello?›› ci stava prendendo
gusto nel provocarla. Hermione si irrigidì, la voglia di mollargli un
ceffone la stava inducendo in tentazione.
‹‹Preferivi che ti saltassi addosso?›› commentò, acida. Draco si limitò a lanciarle un'occhiataccia, anche se
dentro di sé si sorprese a pensare che non fosse poi così disgustosa come idea.
D'un tratto gli si accese una lampadina. Una voce nella sua testa gli suggerì
qualcosa di tremendamente diabolico. Se lei si divertiva a prenderlo in giro,
perché non fare lo stesso?
Tolse i palmi dal tavolo e liberò la ragazza dalla sua regale presenza,
dopodiché si sedette a cavalcioni sulla panca, esattamente di fronte a lei.
‹‹Sai, Granger, nonostante tu sia un'insopportabile sotuttoio, dimostri di non saperne molto sulle
superstizioni e leggende dei maghi›› il suo tono aveva un che di misterioso. Hermione gli dedicò uno sguardo interrogativo; lei
sapeva tutto sulla magia, aveva
letto ogni libro, ogni saggio, ogni opuscolo che esisteva, era impossibile che
ci fosse qualcosa sul mondo dei maghi che lei non conoscesse.
‹‹Illuminami, Malfoy. Cos'è che non so?›› la
curiosità la stava mangiando viva. Draco ghignò, trionfante: il pesce aveva abboccato.
‹‹Secondo una leggenda sei destinato ad innamorarti della persona che
baci allo scoccare della mezzanotte di Capodanno. È una magia persino più potente
dell'Amortentia›› le raccontò, serio, evitando di
tradirsi col tono di voce che si sarebbe sicuramente mutato in divertito.
Hermione scoppiò a ridergli in faccia. Era la cosa
più ridicola che avesse mai sentito!
‹‹Malfoy, credi che me la beva? Se fosse vero, tutti dovrebbero innamorarsi della
persona che baciano a Capodanno e io dubito che succeda››.
La sua teoria filava liscia come l'olio, tuttavia, sottovalutava l'asso
che Draco teneva gelosamente nascosto nella manica.
‹‹Non tutti. Solo chi sente uno
specifico profumo collegato in qualche modo a quella persona. Hai sentito
profumo di gelsomino, giusto?›› Scacco
matto esclamò nella sua testa.
Hermione si ordinò di mantenere la calma. Malfoy stava bluffando, non poteva essere altrimenti.
‹‹É l'odore della tua pelle, Malfoy, sfido
chiunque a non sentirla da questa distanza›› affermò, risoluta, convinta della
sua più che razionale tesi. Draco sogghignò e si mise a giocare con il laccio del
suo mantello, attorcigliandolo nel dito.
‹‹Non è il mio odore. Il mio giardino è pieno di gelsomini. È il fiore
preferito di mia madre››.
La Grifondoro spalancò gli occhi, terrorizzata. Ebbe
la sensazione che un grosso muro di cemento le fosse caduto addosso,
riducendola in poltiglia.
Cominciò a sospettare con orrore che il Serpeverde
avesse detto la verità.
‹‹Non è possibile. È uno scherzo, vero?›› si ritrovò a dire, ridendo in
modo isterico.
Purtroppo per lei, Draco non stava ridendo.
‹‹Io invece sento odore di...›› Draco si
ricordò di aver visto la ragazza bere più volte un particolare succo.
‹‹Lamponi››.
Il respiro della Grifondoro si fece sempre più debole
e questa sentì di essere vicina allo svenimento.
‹‹Adoro il succo di lamponi›› sussurrò, incredula.
‹‹Adesso mi credi, Mezzosangue?›› Draco dovette
ricorrere a tutto il suo autocontrollo per non ridere a crepapelle. Hermione si ostinò a fissare un punto anonimo del
pavimento, imbambolata. Draco si alzò dalla panca e fece per andarsene, ma si
bloccò a metà strada. Le sue labbra si incurvarono in un sorriso furbesco,
prima di tornare sui propri passi.
‹‹E per la cronaca, Granger...››
La Grifondoro stava ancora guardando il vuoto, quando
ritrovò il proprio viso imprigionato dalle mani affusolate del biondo e la
lingua di questo insinuata tra le labbra.
In quell'esatto momento parecchi studenti varcarono le porte dalla Sala Grande,
felici di potersi riempire la pancia con tutte le prelibatezze disposte sui
tavoli, ma non furono le famose pietanze che Hogwarts
aveva sempre offerto loro ad attirare maggiormente la loro attenzione: DracoMalfoy e HermioneGranger si stavano
baciando appassionatamente nella Sala Grande.
‹‹Ma quelli non sono DracoMalfoy
e HermioneGranger?!››
bisbigliarono tra di loro, visibilmente sconvolti. BlaiseZabini, invece, si
distingueva, a differenza di tutti gli altri, per l'espressione divertita che
gli solcava il viso.
Così si rivolse alle delle ragazzine del secondo anno, le quali avevano chiesto
anche loro se quello fosse proprio DracoMalfoy.
‹‹Dovete sapere che questo è proprio quello che noi esperti definiamo "tensione sessuale irrisolta"... ›› e da
lì diede inizio ad una lunga serie di consigli sulla seduzione e su come far
cadere una persona ai propri piedi.
Quando Draco valutò di aver bisogno di respirare, si
separò dalla bocca della Grifondoro, che aveva gli
occhi allampanati e il viso sfigurato dallo shock.
‹‹Questo è un bacio››.
È vero che quando si bacia qualcuno
senti i fuochi d'artificio e le farfalle nello stomaco? È vero che dopo un bacio si può rimanere
incinta?
È vero che, se baci qualcuno, devi sposarlo? È vero che, se qualcuno ti bacia, vuol dire
che ti ama? Hermione, quando era piccola, faceva sempre
quelle domande a sua madre. Già in tenera età la sua curiosità superava di gran
lunga quella di tutti gli altri bambini, e lei desiderava diventare grande per
trovare lei stessa le risposte.
Quando si è piccoli, si ha tanta fretta di crescere, affascinati dal mondo
degli adulti e dalle azioni che essi svolgono, poi gli anni passano velocemente
e si finisce per ritrovarsi grandi in men che non si dica, pieni di problemi e
responsabilità fino al collo.
Ed è così che, con malinconia, si ripensa alla gioventù, alla voglia di
ritornare bambini spensierati.
A Hermione capitava spesso desiderare di voler
tornare bambina. Sentiva che l'infanzia, quella che le spettava di diritto, le
fosse stata portata via prima del previsto, prima che potesse godersela appieno.
Adesso era maggiorenne, aveva avuto il suo primo bacio, la sua prima disastrosa
volta, la sua prima guerra.
Tuttavia, non aveva sentito fuochi d'artificio né farfalle nello stomaco. Il
suo primo bacio si era classificato piuttosto ordinario. Un semplicissimo,
comunissimo, banalissimo bacio.
Lei, che da bambina sognava di ricevere il bacio più bello del mondo, il più
magico, si era resa conto che di magico non avesse avuto proprio nulla. In
fondo, cosa pretendeva, cosa si aspettava? La realtà non era una favola.
L'amore non era rosa, ma nero, misterioso, incomprensibile, meschino, folle,
imbroglione.
Eppure, l'era capitato di provare invidia per le perfide cugine, le quali
sostenevano di aver visto letteralmente le stelle; lei non aveva visto le
stelle, non si era sentita tre metri sopra il cielo.
Non che Ron fosse stato un fidanzato terribile, solo
che non vi era stata passione tra loro, né sfida. Era stato tutto scontato,
prevedibile, quasi noioso.
Erano mancate quelle piccole attenzioni, quella meticolosa cura dei dettagli
che Hermione agognava con tutta se stessa da parte
del rosso.
Qualcuno sosteneva che l'amore non era
bello se non era litigarello e i Babbani ne erano fortemente convinti, ma Hermione trovava quella teoria alquanto ridicola; lei e Ron litigavano, eccome se litigavano e, nonostante questo,
il loro amore era stato tutto fuorché bello.
I loro litigi non si concludevano mai con un vincitore né un vinto, in quanto
caratterizzati da un dibattito pressoché inesistente.
Ron era solito mettere fine a una
discussione standosene in silenzio, a eccezione delle in cui si limitava a
sbuffare. Hermione aveva creduto di poter trovare in Ron quella persona capace di tenerle testa, zittirla,
stupirla; invece, si era dovuta rassegnare all'evidenza dei fatti, ovvero che
parlare col muro o parlare con Ron fosse la stessa
identica cosa.
Nessun confronto. Stimoli intellettuali pari a zero. Persino il cagnolino della
sua prozia Meg era un interlocutore migliore.
Un altro detto tanto caro ai Babbani era quello de
"Gli opposti si attraggono".
Lei e Ron erano opposti sotto molti punti di vista. Secchiona-Sportivo.
Pignola-Lavativo.
Razionale-Istintivo.
Matura-Immaturo.
Arguta-Sempliciotto. Ok, forse gli opposti si
attraevano, ma quelli troppo opposti di
che diavolo avrebbero mai potuto parlare? Sarebbero rimasti oppostiper tutta la vita? Senza trovar mai un
punto comune su cui andar d'accordo?
Ron doveva aver capito che una relazione non
poteva essere fatta solo di litigi e incomprensioni. La decisione di
lasciarla era stata la cosa più logica che avesse fatto. Lui desiderava una
ragazza meno profonda, più strafottente, qualcuno più simile a lui.
E Hermione non aveva potuto fare a meno di essere
d'accordo, quando lui glielo aveva fatto presente.
Alla fine avevano capito di avere solo un punto in comune: erano concordi
nell'essere discordi.
Hermione aveva impiegato un paio di secondi
per ripercorrere i punti salienti della sua vita, secondi in cui lei aveva
guardato il pavimento per tutto il tempo con un'espressione pietrificata.
Se avesse potuto parlare con sua madre in quel momento,
sarebbe stato come se fosse di nuovo tornata bambina, ma le domande che le
avrebbe posto sarebbero state diverse:
Che cosa significa, se una persona che ti odia, ti bacia?
Se senti delle api assassine ronzare nello stomaco, dopo che questa persona ti
ha baciato, cosa significa?
Ma sua madre non c'era e lei non avrebbe potuto farle quelle domande. Così,
fece la cosa che ritenne più giusta, sensata, semplice, conveniente. Si ridestò
dallo stato catatonico in cui era caduta. I suoi occhi erano ridotti a
due fessure, le labbra talmente strette da sembrare un unico trattino. Sollevò
il ginocchio e colpì con tutta la sua forza il ragazzo, che le stava ancora di
fronte con un ghigno di trionfo a deformargli il viso, nel punto più delicato
che gli uomini possedessero, sotto gli occhi scandalizzati dei presenti.
***
Blaise cercò in tutti i modi di reprimere le risate,
impresa che risultò essere molto ardua.
In fondo, era impossibile biasimarlo, chi non avrebbe riso dopo aver assistito
a quella deliziosa scenetta in Sala Grande?
Solo due volte DracoMalfoy
era stato picchiato da una donnain vita sua , ed
entrambe le volte era stata la medesima.
‹‹Hai bisogno di altro ghiaccio, Draco?›› Blaise si soffocò con la sua stessa risata, beccandosi uno
sguardo omicida da parte dell'amico. Draco preferì non rispondere e si accinse a
controllare le condizioni dei suoi preziosi
gioielli, tenendo ben premuta la borsa del ghiaccio su essi. Blaise non resistette oltre e si accasciò sul letto,
tenendosi la pancia per le risate sguaiate che esplosero. Arrivò perfino a
lacrimare ed ansimare.
‹‹Bastardo›› borbottò il biondo a denti stretti, stizzito.
Un amico che si sganasciava in quel modo, godendo delle sue disgrazie, non
poteva che essere un bastardo.
Dovette ammettere, però, che se l'era cercata. Cosa aveva voluto dimostrare con
quel bacio? Aveva preso in giro la Mezzosangue, era riuscito a ingannarla, ma
cosa ne aveva ottenuto? Una ginocchiata in piene palle,
ecco cosa. Maledetto lui e la sua ossessione di dimostrarsi superiore a
qualunque costo. Quella sporca Mezzosangue l'avrebbe pagata cara, nessuno poteva toccare un Malfoy e restare impunito.
Tuttavia, la sporca Mezzosangue, in quel suo discorso delirante, aveva toccato
i tasti giusti, i più dolenti.
Non lo avrebbe mai ammesso apertamente, ma aveva ragione da vendere.
Lei aveva preferito utilizzare un termine carino come ameba per
descrivere in una parola l'essere patetico che era diventato; lui, invece, si
era autodefinito un coglione. Naturalmente aveva ragione anche sul fatto che
fosse bello, quella però era una cosa talmente ovvia che non necessitava
considerazione. "Devi reagire, Malfoy.
Devi tornare lo stronzo che eri, non ce la faccio a vederti... così!". Quella era stata la dannata frase
che aveva scatenato il tutto. Era scattata una molla dentro di lui, una voglia
di rivalsa, di dimostrarle che lui fosse ancora lo stesso stronzo.
Un banale scherzo e un bacio intenso bastavano? No. Quanto tempo ci sarebbe
voluto per tornare l'orgoglioso e altezzoso stronzo di un tempo? Possibile che
quella puttana di Astoria l'avesse svuotato del tutto? Privato della sua
essenza, lasciato come un viandante in mezzo al deserto alla ricerca della sua
meta.
Un inetto. Ecco cosa lo aveva fatto diventare.
Aveva trascorso i giorni piangendosi addosso, senza versare lacrime,
uccidendosi lentamente, annientando se stesso, sempre di più.
Chi era adesso DracoMalfoy?
Scaricato e tradito dalla propria donna, depredato dei suoi soldi e del suo
buon nome. Cosa gli era rimasto? Dove era finito, Draco? Era ancora lì, da qualche parte, nei meandri della
sua anima? La bravata in Sala Grande non
era stata nient'altro che uno sbiadito e inconcludente tentativo di ritrovarsi.
E si era ritrovato, per un istante, si era riconosciuto di nuovo nel vecchio e
caro stronzo che una volta era stato. Solo con lei, la sporca Mezzosangue che
tanto disprezzava. Disprezzato o disprezzava? Neanche di questo era più tanto
sicuro,
C'era stato un tempo, prima e durante la guerra, in cui l'aveva odiata
con tutto se stesso.
A guerra finita, sembrava che nessuna rivalità, nessun odio, avesse più senso.
C'erano stati dei vincitori e dei vinti, la storia si era conclusa,
gioiosamente per alcuni, miseramente per altri; quindi, a che scopo continuare
a considerare nemici i suoi antichi rivali?
In fondo, la colpa era stata di suo padre, se avevano perso tutto. Convinto di
essersi schierato dalla parte del più potente, Draco
non si era soffermato più di tanto a pensare che spalleggiassero un pazzoide
con smanie di potere. Aveva solo dato retta al padre, lasciandosi convincere
che quella fosse la decisione più giusta, un modo per mettere al sicuro se
stesso e la sua famiglia.
Il vecchio Lucius non era mai stato un modello
esemplare di padre, ma, a suo modo, pur sbagliando, aveva dimostrato di voler
proteggere la propria famiglia. Interessato solo al proprio tornaconto, un
voltagabbana a seconda dell'esigenza, come tutti i Malfoy
precedenti.
Adesso Lucius era talmente ossessionato dall'idea di
procacciarsi la fiducia e la stima di tutti che, se Draco
gli avesse raccontato di aver baciato una Mezzosangue, gli avrebbe risposto:"Ben
fatto, figliolo. La nostra famiglia ha bisogno di riscattarsi agli occhi della
società".
Gli aveva sottratto perfino i mezzi per farlo infuriare,
maledizione.
Apparenza. I Malfoy vivevano solo di apparenza.
Grazie alla scoperta della quasi inesistente coerenza di Lucius,
Draco era arrivato alla conclusione che tutto
quell'odio covato per i Mezzosangue e compagnia bella fosse stato inutile.
Se il suo affettuosissimo padre avesse palesato prima la sua totale mancanza di
coesione, non si sarebbe impegnato così tanto nell'odiarli. Anche se il sangue
impuro della secchiona non era mai stato il principale motivo per il quale
provava avversione nei suoi confronti.
La trovava semplicemente insopportabile: se fosse stata una Purosangue,
l'avrebbe considerata nello stesso modo.
Di una cosa, però, poteva essere assolutamente certo: non esisteva nessun altro
al mondo che odiasse più di Astoria e Theodore, adesso.
Neanche la Mezzosangue poteva competere, ormai.
Per la miseria, qualsiasi pensiero facesse, la Mezzosanque
riusciva a penetrare in esso. Stava cominciando a diventare un vero e proprio
tormento, una persecuzione.
Blaise smise di ridere e lui, grazie a Salazar,
interruppe il filo dei suoi patetici pensieri.
‹‹Sei soddisfatto?›› ringhiò Draco, mantenendo
il timbro offeso.
L'altro scosse la testa: sul viso c'era ancora una vistosa traccia delle sane
risate di poco prima.
‹‹Non ancora, Malfoy. Solo quando tu e la Mezzosangue
vi sposerete. Allora sì che mi sentirò schifosamente realizzato›› Blaise si ritrovò ad assaporare il gusto
nauseabondo della polvere del pavimento.
***
‹‹Parola d'ordine?››
la voce della Signora Grassa assumeva sempre di più le fattezze di una monotona
voce femminile delle segreterie Babbane. Se l'era meritato. Sì, se l'era meritato tutto, quel grandissimo... ‹‹Stronzo›› per la seconda volta diede voce ai propri pensieri, sotto gli
occhi di una sconcertata Signora Grassa, che si coprì la bocca con la mano, inorridita.
‹‹Signorina! Non è questa la parola d'ordine! Oh, santo Godric...›› tuonò, severa, portandosi entrambe le mani al
petto. Hermione la mandò mentalmente a quel paese, era
troppo nervosa per dedicare anche solo un attimo del suo tempo alle buone
maniere. Quando mormorò la vera parola
d'ordine, entrò a passo spedito nel varco. L'aveva ingannata, quello sporco Purosangue. Ci era caduta con tutte le scarpe! Come aveva potuto credere a quelle
assurdità? Era stato bravo, odiosamente bravo.
Se la sua espressione tronfia non l'avesse tradito, probabilmente sarebbe stata
ancora convinta di essere innamorata di lui per opera di un'antica maledizione
di Capodanno.
Non appena mise piede nella Sala Comune, delle ragazzine
appartenenti ad anni inferiori al suo presero a bisbigliare concitatamente tra
di loro, lanciandole occhiate curiose.
Perfetto. La presunta e falsissima relazione
clandestina tra lei e Malfoy era sulla bocca di tutti.
Solo tre, tra di loro, trovarono il coraggio e l'impertinenza di rivolgerle la parola.
‹‹Ciao, Hermione. Sai, noi, - prese
l'iniziativa quella al centro, una ragazzina dall'aspetto svampito e fin troppo
avvenente, grazie ai chili di trucco che le imbrattavano tutto il viso- ci
chiedevamo se è vero che stai con DracoMalfoy. Perché, se fosse così, noi ti capiremmo, è molto
carino. Molto più carino di RonWeasley››.
Le altre due ragazze che la affiancavano annuirono concordi, dando appoggio
alla compagna. Hermione tirò un profondo respiro e si ostinò a
restare calma; le mani le tremavano in modo convulso, perciò dovette stringerle
a pugno per fermare il tremolio.
Poche volte nella sua vita aveva dato in escandescenze e, in quasi tutte, il
colpevole indiscusso era stato Malfoy.
‹‹No. E credo che voi dovreste pensare di più a farvi gli affari vostri.
Come sapete, io sono un Prefetto, ed è bene che voi vi comportiate in modo
adeguato, quando vi rivolgete a me. Ehm, Chastity,
giusto?›› Hermione cercò di ricordare il suo nome,
squadrandola con sufficienza dall'altezza della sua egregia superiorità.
La ragazzina bionda si lisciò un ciuffo di capelli, inviperita, consapevole di
essere in netto svantaggio.
‹‹Charlotte›› la corresse, asciutta, lanciandole ingiurie col pensiero
per l'affronto subìto. Hermione la liquidò con un
sorriso, dietro di cui si celava l'esultanza di una vittoria, per poi sedersi
nel lato che più preferiva del tavolo da studio.
***
Il buongiorno si vede dal mattino. Hermione avrebbe volentieri strozzato lo
stupido Babbano che aveva avuto la brillante idea di
inventare quel proverbio.
Il suo giorno si era rivelato tutt'altro che buono.
Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, tormentata dal ricordo dell'appassionato bacio di Malfoy, col risultato che le sue occhiaie toccassero quasi
il pavimento.
Analizzò con occhio critico il suo succo di zucca, rimpiangendo il sacro e
miracoloso caffè Babbano, il cui aiuto, in quel
momento, sarebbe stato prezioso.
Stava ancora contemplando il contenuto del bicchiere, quando un gufo maldestro
planò sul tavolo e lo rovesciò, imbrattando di succo anche la camicetta della Grifondoro.
‹‹Leotordo!›› si lamentò, agitando le mani nel
tentativo di scrollarsi via il liquido appiccicoso.
Il gufo cacciò la testa verso l'interno a mo' di scusa. Hermione raccolse la lettera, ormai umida ai lati,
con presa incerta. Ron le aveva scritto, cosa che la
stupì e agitò oltremodo. Era la prima volta che le "parlava", dopo la
rottura.
Ciao, Hermione...
Ci ho messo un bel po' per scriverti, sai, non sapevo esattamente cosa dire...
ma Ginny ha insistito. Spero che tu abbia passato un
bel Natale, mi dispiace che non sia venuta alla Tana a causa mia. Sei mancata a
tutti.
Hai saputo di Harry e Luna? Io sono rimasto di sasso, quando Harry mi ha
confessato di provare qualcosa per lei! Credevo fosse ancora innamorato di mia
sorella e non ti nascondo che un po' mi è dispiaciuto. Credo che sarebbe stato
l'unico ragazzo che avrei sopportato accanto a mia sorella! Saremmo dovuti
essere tutti una grande famiglia... peccato che sia andata così. Ad ogni modo, ti ho scritto per dirti che fra
tre giorni torniamo a scuola.
Sarà strano, eh?
Si erano lasciati poco prima che iniziassero le vacanze,
sarebbe stato strano rivederlo...
Tornare amici come prima non sarebbe stato facile, soprattutto dopo aver
condiviso così tanto.
Chissà cosa avrebbe dato Hermione per non dover
combattere con la perenne consapevolezza che la sua prima volta fosse stata
consumata con il suo ex migliore amico.
‹‹Il tuo spasimante segreto, Granger?›› celiò
una voce melliflua dal timbro roco. Hermione si paralizzò all'istante. Chiuse gli occhi,
desiderando con tutta se stessa che non fosse di nuovo lui.
Calma, calma, calma. Devi stare calma, ripeté
nella propria testa.
Possibile che lui si svegliasse sempre al suo stesso orario? San Godric, proprio quando la Sala era deserta...
‹‹Come stanno le palle, Malfoy? Ce le hai
ancora?››.
Draco
captò un significato intrinseco in quelle parole. La Mezzosangue si era
limitata ad usarle per riferirsi a una componente puramente fisica, lui invece,
ne cavò fuori qualcosa di molto più profondo.
Ce le hai ancora le palle, Draco? Quelle che ti definiscono
un uomo tutto d'un pezzo? Cavaliere senza macchia e senza paura?
Preferì scacciare le sue elucubrazioni con un sorriso beffardo, orgoglioso fino
alla morte, orgoglioso prima di tutto.
‹‹Vuoi verificare tu stessa?›› si sporse verso il basso per portare il viso
alla stessa altezza della ragazza.
Hermione avvampò, ci mancò poco che si affogasse con
la sua stessa saliva. Aveva a che fare con Malfoy da
più di sette anni ormai, eppure, sapeva che non si sarebbe mai abituata del
tutto alle sue risposte pungenti.
‹‹Sei disgustoso›› sentenziò con una smorfia schifata, scatenando le risate di
scherno del Serpeverde, che si accostò al tavolo col
fondo schiena.
«Prima affermi che io sia bello, poi che sia disgustoso. Non ti facevo così
volubile, Mezzosangue». Hermione scattò in piedi, quel netto dislivello di
altezza tra lei e lui la stava assoggettando; non che avesse mai potuto
risanarlo: lui l'avrebbe sempre sopraffatta di una ventina di centimetri.
Ora si fronteggiavano, l'uno a uno sputo di distanza dall'altra, studiandosi
attentamente come due leoni che circumnavigano su loro stessi, attendendo il
momento propizio per sferrare il primo attacco.
‹‹Perché sei qui, Malfoy?›› Hermione
avrebbe potuto ribattere a tono, colpirlo, invece scelse di porre quella banale
domanda, che, ragionandoci, poi così tanto banale non era.
Un
luccichio illuminò gli occhi del ragazzo, ma questo seppe bene come
nasconderlo. Si raddrizzò di nuovo, sottolineando ancora di più l'evidente
piccolezza della sua interlocutrice, sul viso fece capolino un'espressione
imperscrutabile.
‹‹Tu
perché hai le occhiaie, Granger?›› Un quesito
schivato con un altro.
Aveva creduto di poter trovare in Ron
quella persona capace di tenerle testa.
Hermione
non si aspettava certo che le rivolgesse una tale domanda, gettandola nel caos.
Nascose la sua iniziale esitazione con un veloce gesto della mano che portò a
riavviare i capelli all'indietro. Perché non riusciva a dormire.
Perché lui le dava il tormento. ‹‹Mai sentito parlare di insonnia, Malfoy?›› una
cantilena già sentita, ripetuta e copiata con estrema disinvoltura. Draco socchiuse gli occhi, puntandoli verso il basso.
Inclinò il viso leggermente di lato, le sue labbra si incurvarono in un sorriso
sghembo, consapevole di essere appena stato plagiato.
‹‹So cos'è l'insonnia, Granger. Ma non vedo perché tu
debba averla›› fu il suo turno di copiare.
Sembrava la scena di un film già visto, un déjà vu
ricorrente a ruoli inversi; la Grifondoro si
disorientò, si ritrovò senza parole, cominciò a capire l'effetto che quelle
parole dovevano aver avuto sul ragazzo, quando lei stessa gliele aveva sputate
in faccia senza pensarci più di tanto. Come se lui non avesse mai potuto avere
qualcosa che lo angustiasse e gli impedisse di dormire perché troppo poco
umano. E adesso lui gliele stava ritorcendo contro.
‹‹E per quale motivo?›› Hermione incrociò le braccia
al petto, in attesa. In attesa che lui la scalfisse con qualche insulto
gratuito, pensato appositamente per ferirla. HermioneGranger rare volte
nella sua breve vita era rimasta senza ossigeno, talmente impietrita da non
poter muovere un muscolo. A dodici anni, quando aveva visto il Basilisco
riflesso nello specchio; a quindici, quando era stata ferita nell'Ufficio
Misteri; a sedici, per la morte di Silente; a diciassette, quando era stata
torturata da Bellatrix.
Per questo, nel momento in cui Draco parlò, si
preparò ad aggiungere all'elenco una nuova
volta. ‹‹Perché tu sei il contrario di me, Mezzosangue. Sei
insopportabilmente perfetta›› alitò Draco.
L'astio che Hermione riconobbe nel suo tono la
investì come una doccia gelida. DracoMalfoy pensava che fosse perfetta, anzi,
insopportabile e perfetta.
Aveva creduto di poter trovare in Ron quella persona
capace di zittirla.
Draco non
si scompose, decise di mettersi comodo sulla panca per godersi meglio quella
inusuale scena. Dentro di sé, però, era tutt'altro che calmo.
Le aveva confessato qualcosa che aveva giurato non sarebbe mai uscito dalla sua
bocca: il motivo per cui la detestava, il motivo per cui l'aveva sempre
guardata con disprezzo, il motivo per cui la invidiava.
Hermione era ancora lì, coi piedi incollati al
pavimento, convinta di aver avuto un'allucinazione: lui, Purosangue, credeva
perfetta lei, Mezzosangue.
‹‹Io sarei perfetta? ›› soffiò
incredula, guardandosi bene dal sollevare lo sguardo per incontrare i suoi
occhi grigi, che continuavano ad osservarla.
Il ragazzo deviò la sua attenzione sul tavolo, iniziò ad accarezzarlo,
tracciando dei cerchi immaginari con le dita sulle linee del legno.
‹‹Sì, Granger. É questa la considerazione che hanno
tutti di te. Hai la fama di essere perfetta. Hai dimostrato in tutti i modi di
esserlo›› Draco parlava a ruota libera, privo di ogni
imbarazzo o inibizione. ‹‹Mentre io ho la fama di essere sbagliato. Il mio nome è sbagliato, persino il
colore dei miei capelli e la forma del mio naso sono sbagliati›› aggiunse, accennando un sorriso
appena ironico. Hermione analizzò d'istinto il profilo del suo naso e
non trovò nulla nella sua forma che non andasse: era dritto, leggermente
all'insù, sicuramente più gradevole del suo.
‹‹Smettila di guardare il mio naso alla ricerca di qualche difetto visibile. Sai bene a cosa mi riferivo››
rimbrottò infastidito, dopo averla beccata con la coda dell'occhio a studiarlo
come il compito del giorno da svolgere. Il naso del padre. Il naso di un Mangiamorte. Il naso di un ipocrita. "Non ti curar di loro, ma guarda e passa" citò sovrappensiero,
badando poco al fatto di aver in qualche modo dato una sorta di conforto al Serpeverde. Draco la fissò
attonito, quella ragazza era davvero la più stramba che avesse mai conosciuto.
‹‹Usi Dante per consolarmi, Granger? Sei
sconcertante›› Hermione, dal canto suo, ricambiò lo sguardo con uno
ancora più turbato.
‹‹Che tu sappia chi sia Dante, Malfoy, è molto più sconcertante››.
Aveva creduto di poter trovare in Ron quella persona
capace di stupirla. Gli opposti si attraggono, dicevano i babbani, ma
non avevano capito che tra di loro doveva esistere almeno un elemento che li
rendesse uguali.
‹‹Per chi mi hai preso? Non sono certo uno zoticone come il tuo amichetto›› sottolineò sprezzante e pieno di sé,
riferendosi a Ron. Hermione lì per lì si incendiò di rabbia, ebbe
l'istinto di sferrargli un'altra ginocchiata nelle parti basse, poi ci ripensò:
non gli avrebbe dato altri motivi per potersi considerare l'unico in grado di
farle perdere le staffe. C'era Ron che, in quanto a
faccia da schiaffi, competeva con lui, solo che le cause delle sfuriate
provocatele da Ron erano ben diverse: lei viveva su
un pianeta, lui su un altro. Malfoy, invece, si stava dimostrando un coabitante
dello stesso pianeta, seppur nelle vesti di vicino insopportabile.
‹‹Io
non sono perfetta›› affermò risoluta. Trovava ridicolo quell'aggettivo, un
aggettivo che non le si addiceva per niente; un aggettivo che faceva pensare a
qualcosa di finto, ermetico, noioso, persino disumano. Draco lasciò perdere il tavolo, si voltò interamente
verso di lei, degli accenni di barba incolta furono visibili grazie alla
luce del sole, che, abbandonando i raggi biancastri dell'alba, lo investì in
pieno viso. Senza di esso non sarebbe stato possibile vederla, poiché i peli
erano biondi tanto quanto i suoi capelli. Hermione
considerò che, tutto sommato, non gli stesse male.
‹‹No, adesso non lo sei più.
›› affermò misteriosamente, mentre un lampo di vittoria attraversava i suoi
occhi. Hermione, spaesata, si strinse nelle spalle; cercò in
tutti i modi di cogliere il significato della sua frase, decifrarne il
messaggio criptato, ma non ci riuscì.
‹‹Che vuoi dire?›› dovette arrendersi.
‹‹Chiedimi perché ti ho baciato, Granger›› ora Draco era in piedi, la scrutava dall'alto del suo metro e
ottantacinque, facendola sentire orrendamente bassa. Hermione continuava a non capire: cosa c'entrava la
storia del bacio col suo essere non più perfetta?
‹‹Perchè mi hai baciato?›› lo accontentò, non potendo
fare altrimenti.
Draco
abbozzò lo stesso sorriso mascalzone di prima, si portò di fronte a lei, la
quale indietreggiò istintivamente fino a toccare il tavolo; non la stava
toccando, neppure sfiorando, solo i loro vestiti si accarezzavano, eppure, Hermione si sentiva imprigionata, intrappolata nelle sue
spire invisibili.
‹‹Tu
perché mi hai baciato?›› Hermione si accorse
all'improvviso che i loro visi erano talmente vicini da poter sentire il
respiro caldo di Draco solleticarle le guance. Stava iniziando ad odiare le sue risposte
costituite da altre domande.
‹‹Te l'ho chiesto prima io›› protestò la Grifondoro,
ritrovandosi la voce roca a causa della gola secca, come se fosse stata per
giorni senza bere.
‹‹Io te l'ho chiesto per primo di chiedermelo›› gli occhi cenerini di Draco caddero sulle labbra della ragazza, non prima di
averla guardata in modo provocatorio, però. Hermione sentì il cuore esploderle dal petto, il suo
stomaco sembrava esser stato azzannato da un lupo mannaro; non si ricordava di
aver provato in precedenza una sensazione simile, quella situazione era nuova
per lei, e questo la terrorizzava.
‹‹Hai due anni, Malfoy?›› sfotté acida, obbligandosi
a rimanere impassibile, dato che la sua vicinanza la stava rendendo nervosa.
‹‹Ti risponderò solo dopo che lo avrai fatto tu››
Anche lei si concentrò sul movimento delle sue labbra, osservando gli incisivi
bianchi allineati perfettamente. Suo padre li avrebbe sicuramente ammirati, da
buon dentista qual era. Non era da tutti avere dei denti perfetti di natura
senza aver bisogno di ricorrere a metodi artificiali: lei aveva dovuto portare
l'apparecchio per molto tempo, ma, approfittando di dover essere guarita da un
incantesimo inflittole da Draco, si era fatta
rimpicciolire i suoi famosi dentoni, eliminando per sempre lo scomodo
dell'apparecchio.
Entrambi avevano smesso di guardarsi negli occhi, studiavano solo il contorno
roseo delle proprie bocche; Draco immaginò di tracciarlo
con le dita, ne aveva già verificato il sapore e la morbidezza il giorno prima,
ma, adesso, sentiva un'incontenibile voglia di toccarla. Hermione
sentì il proprio respiro affannarsi, o diminuire drasticamente, non riusciva a
scegliere, sembrava un miscuglio di tante emozioni che si accalcavano.
‹‹Te l'ho detto perché l'ho fatto›› si ricordò finalmente di rispondere, si era
perfino dimenticata di avere una voce.
‹‹Voglio il vero motivo,
Mezzosangue›› l'aroma del gelsomino aveva riempito le sue narici, dandole la
prova ancora più certa che quello fosse l'odore della sua pelle e non solo un
profumo scatenato da una sorta di incantesimo.
Draco non nutriva molte speranze di riuscire a
ottenere la risposta che voleva con le buone, per questo sarebbe ricorso alle
cattive. Lei era diventata il suo tormento, bene: lui
sarebbe stato il suo.
L'ora della colazione per le persone normali, ovvero quelle che non erano
solite svegliarsi prima dell'alba, era giunta; la Sala Grande si popolò subito
di studenti, i quali, come il giorno prima, si arrestarono all'entrata,
nuovamente sconvolti dalla scena che gli si presentò.
Draco afferrò Hermione per
i capelli, premendo le labbra sulle sue con fare rude; l'altra si difese
mordendole, in modo che non potesse riuscire a ottenerne l'accesso. Di
conseguenza, Draco gliele morse a sua volta,
determinato a vincere.
Nel castello iniziò a circolare la voce che DracoMalfoy ed HermioneGranger si stessero, alla lettera, divorando in Sala Grande. Due guerrieri che lottavano ad armi pari per
la propria sopravvivenza. Hermione cedette, attribuendo la colpa alla
superiorità fisica del ragazzo, che smise di esercitare quella specie di
costrizione, accarezzandole la lingua lentamente, così lentamente che lei
stessa temette di impazzire; le stava iniettando il suo veleno, che di amaro e
acido non aveva nulla.
Si rese anche conto di un'aspra verità: li stavano guardando tutti, e lei aveva
una reputazione da difendere.
Lo spinse bruscamente lontano da lei e non gli diede neanche il tempo di
ribattere, poiché lo colpì sul naso - odiosamente
perfetto- con un pugno, così come aveva fatto al terzo anno.
‹‹Smettila di baciarmi, dannazione!››.
***
Draco non riusciva a ricordarsi quando era stata
l'ultima volta che aveva dovuto faticare così tanto per baciare una donna:
forse perché non ce n'era mai stata una.
‹‹A quando il matrimonio?›› Blaise uscì dal bagno con
l'accappatoio di seta che tanto adorava sentire sulla pelle ed evitò di ridere
alla vista dell'amico, occupato a verificare i danni del suo naso. Draco sollevò il sopracciglio biondo fino a sfiorare
l'attaccatura dei capelli e smise di analizzarsi allo specchio per rivolgersi
al moro.
‹‹Cosa hai detto?›› sibilò. Blaise fece finta di non aver sentito, si impegnò ad
asciugare i propri capelli con la giusta cura, in modo che non venissero gonfi
e secchi, a sua detta.
‹‹Ormai non si parla d'altro, Malfoy. C'è un giro di
scommesse riguardo la data in cui sposerai la Mezzosangue›› lo informò con tono
disincantato, come se gli stesse annunziando che tempo avrebbe fatto il giorno
dopo.
‹‹Non ti inviterei nemmeno se fosse vero, Zabini››
replicò Draco, tagliente.
Blaise
sghignazzò: nel giro di tre giorni aveva riso più di quanto avesse mai fatto in
vita sua. Erano comici, Malfoy e la Mezzosangue, così
indaffarati a rincorrersi, mordersi e provocarsi, da non riuscire a vedere
quanto la cosa piacesse ad entrambi. Astoria era stata una preda facile, Draco non aveva mai dovuto sudare per conquistarla, i suoi
soldi e il suo bell'aspetto erano bastati a farla capitolare ai suoi piedi:
nessuna sfida.
Il
caro Draco non l'avrebbe mai ammesso ma, quella lotta
lo stava mandando su di giri; l'adrenalina che aveva sentito sulla sua pelle,
mentre lottava per baciarla, difficilmente l'avrebbe dimenticata.
‹‹Io ho scommesso quaranta galeoni sull'anno prossimo. Perciò vedi di farmi
vincere››.
Il povero Blaise aveva accumulato più infortuni in
tre giorni che in tre anni: questa volta fu il suo fondo schiena di origini
italiane a pagarne le conseguenze, poiché Draco lo
fece levitare e girare su stesso come una ruota per poi interrompere
l'incantesimo e farlo cadere di botto a terra.
‹‹Merlino, Draco! Devo posare da modello per Madama McClan, non posso presentarmi col deretano a strisce!››.
***
Hermione pensò bene di andare a rintanarsi nel suo
dormitorio, non reggeva più le occhiatine e i bisbigli di cui era protagonista.
Nel tragitto che aveva dovuto percorrere per raggiungere la torre di Grifondoro, aveva incrociato solo ragazzine smorfiose che
l'avevano guardata in tralice, probabilmente invidiose della sua fantomatica
relazione col biondo, o forse contrarie alla stessa.
Ebbe un po' di sollievo solo quando si chiuse alle spalle la porta della
propria stanza, lasciandosi scivolare su questa. La situazione stava degenerando.
Malfoy
continuava a baciarla senza spiegazioni plausibili e lei lo prendeva a pugni e
ginocchiate, facendo finta di non gradire. Ma che diavolo stava succedendo?
Merlino, se i suoi amici lo avessero scoperto, l'avrebbero accusata di essere
passata dalla parte del nemico.
Quale nemico, poi? Era inutile continuare la farsa del Grifondoro
buono e del Serpeverde cattivo; Voldemort
era morto, andato, trapassato, defunto, non esisteva più una schiera nemica che
si opponeva alla loro; persino LuciusMalfoy si era dimostrato solo un fan di convenienza e
adesso se ne andava in giro come un pentito, elemosinando ammirazione e gloria.
Quindi, Draco era un nemico, sì, ma di chi? Erano
nemici per cosa? Per abitudine, per comodità, perché per la gente era normale e
scontato che lo fossero?
Si
schiaffeggiò il viso, obbligandosi a smettere di fare quei pensieri, tanto
sapeva che per lei era meglio che quell'abitudine continuasse. Tutto doveva restare immutato, lei Grifondoro buona e lui Serpeverde
cattivo. Lei perfetta e lui imperfetto. La sua vita aveva subìto troppi cambiamenti, non poteva cambiare anche quello. Quell' unico elemento che la legava
ancora al passato.
Sapeva che non era corretto rimanere ancorati al passato, bisognava abbracciare
il presente insieme a tutte le sue novità, ma nonostante questo, lei ci si era aggrappata con le unghie. Hermione scorse una pila di tre lettere accatastate
sul davanzale esterno della sua finestra, il gufo, in questo caso gufi, le avevano lasciate lì, poiché
avevano trovato la finestra chiusa.
Hermione!
Cos'è questa storia che tu e Malfoy vi siete
baciati?! Stai bene, cara?! Oh Santo Cielo, chissà cosa deve averti fatto per
obbligarti, quella viscida serpe! Domani saremo subito lì, non temere!
Hermione.
Spero tanto che Ginny e la sua amica Charlotte
abbiano solo una grande e fervida immaginazione, perché io non ci credo.
Aspetto di sentire te, non prenderò mai per oro colato quello che dicono due
stupide ragazzine.
'Mione!!!
Io lo uccido quel verme schifoso!! Come si è permesso di toccarti?! Quella
lurida, viscida, infida, serpe!
Da quelle poche righe, Hermione si meravigliò di come
potesse trasparire subito il palese e abissale grado di maturità che
differenziava i tre: Harry si era dimostrato il più ragionevole di tutti,
mentre i fratelli sembravano esser stati creati con lo stampino.
Presa dal nervosismo, arrotolò le lettere in piccole palline e le gettò con
incuranza sul pavimento: la cara Charlotte non avrebbe avuto vita facile ad Hogwarts finché ci fosse stata lei ad abitarla.
***
‹‹La Mezzosangue, Draco? Che caduta di stile. Avresti
potuto trovare un rimpiazzo migliore›› Daphne Greengrass
non aveva potuto fare a meno di esprimere la sua opinione, quando Draco era entrato in Sala Comune, meritandosi uno sguardo
pieno d'odio da parte di questo: davanti a lui non c'era più Daphne, ma
Astoria.
Ogni
volta che la guardava, gli ricordava dolorosamente la sorella: stessi capelli
biondi, stessi occhi chiari languidi, se non avessero avuto un anno di
differenza, le avrebbe potute scambiare per gemelle.
‹‹Te, per esempio?›› suggerì divertito, sapendo di esser sempre stato l'oggetto
del desiderio di Daphne da quando si era messo con la sorella.
‹‹Non essere sciocco, io non potrei essere mai un rimpiazzo. Hai sbagliato fin
dall'inizio a scegliere Astoria›› la ragazza accavallò le lunghe gambe, donando
una parziale visuale delle cosce al ragazzo.
‹‹Ti credi migliore di lei, Daphne?›› Draco si
avvicinò, cauto, come un pitone che striscia di soppiatto, pronto ad
avvinghiare la preda e soffocarla.
‹‹Io non ti avrei mai lasciato›› affermò risoluta, reggendo il suo sguardo. Draco le rivolse un sorriso sarcastico, sollevandole
il mento con l'indice. La ragazza sussultò per la sorpresa e mosse il viso
verso il suo, convinta che l'avrebbe baciata; infatti, chiuse gli occhi,
preparandosi ad assaggiare quelle labbra che tanto aveva desiderato fossero sue.
Il ragazzo si arrestò poco prima di sfiorarla, facendo spalancare gli occhi
perplessi di Daphne, che lo fissò interrogativa.
‹‹Per te sono sempre stato un capriccio. Anche se dovessi riuscire ad avermi,
subito dopo apriresti le gambe al miglior offerente. Sei tale e quale a tua
sorella›› Daphne serrò la mandibola, offesa e umiliata come poche volte lo era
stata nella sua vita.
‹‹É tornata›› esordì con tono ombroso Blaise,
chinandosi sull'orecchio di Draco, che cercò in tutti
i modi di concentrarsi sulla pergamena.
Doveva tenere la sua attenzione fissa sul tema di Pozioni, altrimenti avrebbe dato di matto.
Finse che l'inchiostro della piuma non avesse schizzato di colpo sul foglio,
creando una vera e propria costellazione di puntini attorno alla parola
"cuore", e continuò a scrivere, distaccandosi il più possibile dal
messaggio di Blaise. E da quello che stava a
significare.
‹‹Draco, mi hai sentito?›› ripeté
in un bisbiglio, il fastidio nella sua voce era evidente: odiava essere
ignorato, un egocentrico come lui non poteva tollerare che qualcuno non
pendesse dalle sue labbra o non trovasse interessante quello che dicesse.
Le spalle del biondo si contrassero, bastò una stretta troppo
vigorosa intorno alla piuma per storpiarne la punta.
‹‹Ti ho sentito, Blaise. Se sei venuto qui per
conto suo, puoi riferirle che non me ne importa un cazzo›› sputò con veleno,
congelando i nervi facciali.
‹‹Credo proprio che non ce ne sarà bisogno››
Draco si girò con uno scatto repentino, i
pochi nervi rilassati rimasti sul suo volto si indurirono come il calcestruzzo.
L'incedere di Astoria era sinuoso ed elegante, proprio come quello di un gatto
avvezzo ad avvicinarsi alla propria preda, la povera vittima delle sue torture
crudeli.
Solamente gatti magri e affamati uccidono subito le proprie prede per
sopravvivere; gli altri, viziati, grassi e riveriti, si accoccolano al suolo,
illudono la preda di esser riuscita a sfuggire dalle loro grinfie, e la
osservano, seguendone ogni mossa, pronti a scattare da un momento all'altro per
catturarla, lasciarla libera e catturarla nuovamente, e così all'infinito, fino
a ucciderla.
‹‹Ciao, Draco›› un miagolio sottile
e dolce, che sarebbe potuto diventare presto un ringhio. É misterioso il il modo in cui muta lo stato d'animo di un gatto; di che
fanno le fusa e strofinano il musetto contro la tua mano, in che tirano fuori
gli artigli e ti graffiano, proprio quando meno te lo aspetti. Ruffiani ed
infidi. Come lei.
Blaise preferì congedarsi, la Sala Comune
era deserta, e lui non desiderava certo essere il terzo "incomodo";
anche se, dopo aver oltrepassato il ritratto, si rese conto di essere l'unico
in grado di impedire all'amico di ucciderla. Ma, stranamente, la cosa non lo
angosciò più di tanto. Avrebbe corso quel rischio.
‹‹Dov'è il tuo amante, l'hai già spremuto per bene?›› Draco deteneva un tale self control da far invidia a
chiunque.
Astoria lo sapeva bene, era uno dei tanti motivi per cui
considerava dannatamente attraente il ragazzo che le stava di fronte.
‹‹Non sei contento di vedermi?›› furono sufficienti due balzi felini per
raggiungerlo e arrestarsi dinnanzi a lui.
Draco si trattenne dal riderle in faccia
solamente perché si riteneva un gran
signore; in compenso si sollevò in piedi, contorse le labbra in un ghigno
nauseato, la stessa reazione che avrebbe avuto nel vedere uno scarafaggio
ripugnante solleticargli il piede.
‹‹Mi vedi contento?›› si limitò a sibilare con un'occhiata alquanto
eloquente.
Astoria sorrise di scherno, gli girò intorno, posizionandosi
dietro la sua schiena, che accarezzò avidamente con gli artigli.
‹‹Potresti diventarlo...›› Draco scansò di malo modo le sue mani, come se si
fosse scottato, e la gelò.
‹‹Non azzardarti mai più a toccarmi›› le afferrò le braccia,
stringendo più del dovuto le mani attorno ai polsi, ma la ragazza non batté ciglio.
‹‹ Certo, dimenticavo. Adesso ti piace essere toccato dalle
Mezzosangue›› elargì in tono di ribrezzo. Alludeva sicuramente alle voci
riguardanti la sua nuova e scabrosa relazione con la Mezzosangue.
Il biondo le scoccò uno sguardo sprezzante e compiaciuto allo stesso tempo.
‹‹Ho ritenuto necessario dover alzare
il livello. Capisci che intendo, non è vero, gatta
morta?››.
***
Quel giorno si era recata come al solito in biblioteca a
studiare, ignara del fatto che avrebbe dovuto fronteggiare un gruppetto
esagitato.
China sul suo adorato libro di Rune
Antiche, non si era accorta di quattro ragazzine strampalate che la stavano
fissando in adorazione da una manciata di minuti; solo quando una di loro si
mise a tossicchiare vistosamente per attirare la sua attenzione, si destò per
guardarle: non l'avesse mai fatto.
Ognuna di loro indossava una grossa spilla rotonda attaccata al petto: la prima
coppia ne possedeva una verde-argento; la seconda rosso-oro.
Le sue pupille si allargarono spropositatamente quando lo sguardo cadde sulla
scritta fosforescente incisa su esse. Desiderò con tutta se stessa cavarsi gli
occhi e calpestarli fino a ridurli in un mucchietto di polvere.
No. Non era possibile. Quello era un incubo. Da un momento all'altro si sarebbe
svegliata ed avrebbe riso a crepapelle, prendendo in giro il suo cervello
contorto e malato. Perché solo un cervello contorto e malato, avrebbe potuto
leggere la parola "Dramione" in quelle spille.
Si procurò un pizzicotto sul braccio, sperando di confutare
la sua tesi, ma sbarrò gli occhi, inorridita, accorgendosi di aver provato
dolore e di essere ancora lì.
‹‹Salve, Prefetto Granger!›› la
salutarono in coro, arrossendo per l'emozione. Hermione sbatté le palpebre, spalancò la bocca nella
speranza di recuperare ossigeno, e non si curò del fatto che gli altri,
guardandola, avrebbero potuto pensare che sembrasse uno stoccafisso; le sue
labbra si mossero lentamente in un ringhio quasi canino.
‹‹Dove - avete – preso – quelle - spille›› scandì le parole, facendo una
pausa tra l'una e l'altra, furibonda.
Le ragazzine si irrigidirono, guardandosi a vicenda con occhi
impauriti.
‹‹Noi siamo il tuo fanclub!
Sosteniamo te e Draco, perché siete una bellissima
coppia!›› esclamarono, orgogliose, dedicandole sorrisi pieni di complicità.
‹‹Lui è così bello›› aggiunsero poi, sospirando con aria trasognante e
beata.
Hermione desiderò avere un muro a portata di mano
per sbatterci la testa fino a procurarsi un trauma cranico; doveva mantenere la
calma e infliggere a tutte e quattro una bella
punizione.
Peccato che la sua pazienza avesse fatto le valigie e fosse partita per le
Hawaii. Biglietto di sola andata.
‹‹No, ragazze. Forse non mi sono spiegata bene, io e Malfoy non siamo una coppia. Se non fate sparire subito
quelle spille, farò prendere dei seri provvedimenti dalla professoressa McGranitt!›› minacciò, scattando in piedi.
Il fanclubDramioneingoiò
a vuoto, indietreggiò di qualche passo, dopodiché si diede definitivamente alla
fuga. Hermione si lasciò cadere di nuovo sulla sedia,
stanca, nascondendosi il viso tra le mani con una smorfia: i suoi amici
sarebbero tornati quella sera stessa e rabbrividiva al pensiero che avrebbero
trovato il castello in quelle condizioni.
Cosa si sarebbe inventata? Come si sarebbe giustificata? Avrebbe potuto
affibbiare tutte le colpe al Serpeverde, sì. Ma era
davvero quello che voleva? Essere una bugiarda?
Sconsolata, raccolse le sue cose e uscì dalla biblioteca. Distratta dai
suoi angosciosi pensieri, si scontrò con qualcuno che le imprecò
velenosamente contro. Hermione si massaggiò la spalla dolorante con un
guaito nel momento in cui si chinò per raccogliere i libri che le erano caduti.
Si accorse che suddetta persona indossava un paio di decolté rosse. Confusa,
alzò lo sguardo, percorrendo tutta la sua figura: gambe lunghe e snelle, gonna
sagomata che fasciava fianchi stretti, camicetta bianca, sbottonata appena
sopra l'attaccatura del seno, capelli biondi e occhi azzurri dal taglio felino.
‹‹Sta attenta a dove cammini, Mezzosangue›› sbottò, feroce, squadrandola
da capo a piedi con arie di superiorità. Di fronte a lei c'era Astoria Greengrass, l'adultera in persona.
La prima cosa che fece fu chiedersi se Malfoy
sapesse già del suo arrivo, e si meravigliò di sentire una certa pressione
all'altezza dell'ombelico, definita anche ansia.
‹‹Mi dispiace›› mormorò stizzita, dimostrando che, in realtà,
non le dispiacesse per nulla.
‹‹Non credere di poter risollevare la tua misera condizione
sociale solo perché ti scopi Draco›› celiò crudele, mostrandole il mento. Hermione avvampò, non volle credere alle proprie
orecchie: si era davvero permessa di insinuare che lei andasse a letto con il
suo ex?
‹‹Suona strano detto da una che si scopa Nott per lo
stesso identico motivo›› un guizzo di vittoria le illuminò gli occhi.
Astoria tacque, tremante di rabbia; la guardò di traverso, avvelenata per
l'affronto subito, soprattutto perché a infliggerlo era stata una sporca Mezzosangue.
La Serpeverde la oltrepassò, e, cogliendone
l'occasione, le urtò la spalla bruscamente, facendole cadere di nuovo i libri.
Proprio quando Hermione credeva che
non le sarebbe potuto capitare di peggio, dovette fare i conti con un gruppetto
ancor più matto di quello incontrato in precedenza.
Charlotte, la leader, ostentava orgogliosamente una spilla su cui troneggiava
la scritta "Anti-Dramione", seguita dalle solite scagnozze che la
rincorrevano come tanti cagnolini.
Oramai nella bocca di Hermione
sarebbero potuti entrare anche stormi interi di gufi.
‹‹Che diavolo significa, Charlotte?!›› puntò i piedi a terra,
inalberata, additandole il petto e facendo ben attenzione a non sfiorare troppo
quella scritta, sotto la quale si trovavano anche"Abbasso la Mezzosangue
zannuta" e "Abbasso Hermione la secchiona".
La ragazzina la sfidò con lo sguardo.
‹‹Abbiamo cambiato idea. DracoMalfoy è troppo bello per te, meriti di stare con quel
cialtrone di Weasley›› si volse verso le compagne per
cercare la loro approvazione, che diedero all'istante.
‹‹Ma come ti permetti?! Stupida mocciosa, razza di smorf...!›› scattò in avanti, minacciosa, dovendo poi
bloccarsi, poiché laMcGranitt comparve con un'
espressione di puro stupore dipinto in viso.
‹‹Signorina Granger!›› la richiamò a bocca aperta,
portandosi una mano al petto.
‹‹Professoressa, deve leggere cosa c'è scritto sulle spille di queste
teppiste!›› afferrò Charlotte per le spalle, obbligandola a voltarsi verso la
donna, in modo che potesse vedere le spille incriminate.
L'anziana strega la scrutò con aria perplessa, visibilmente preoccupata per la
sanità mentale della propria pupilla.
‹‹Non vedo nulla, signorina Granger››.
I visi delle ragazzine si riempiono di ghigni di trionfo; Hermione
dovette constatare con suo orrore che le scritte fossero magicamente scomparse.
‹‹Hanno usato un incantesimo per nasconderle!›› si difese, ancor più adirata e
incredula.
La preside la guardò con compassione e scosse la testa, posandole una mano
sulla spalla.
‹‹É meglio che la sospenda dalla carica di Prefetto per alcune settimane.
Capisco che sia ancora turbata per tutto quel che è successo››.
***
Grazie al mantello dell'invisibilità fu facile entrare nel
dormitorio dei Serpeverde, non aveva dovuto far altro
che aspettare l'uscita di uno studente per infilarsi dentro.
Non ci mise molto ad individuare la vittima predestinata, che, china su una lunga
pergamena giallastra e intenta a scrivere, non si sarebbe mai potuta accorgere
di altre presenze nella stanza. Hermione si soffermò
ad osservare il suo viso, le cui espressioni ebbero il potere di
ipnotizzarla. Non lo aveva mai visto con quell'aria così seria, assorta. I suoi
occhi si posarono in particolare sulle dita appoggiate alle labbra, segno che fosse
pensieroso.
Le faceva uno strano effetto vedere un ragazzo studiare in quella
soprannaturale quiete, abituata com'era a sorbirsi tutte le lagne di Harry e Ron.
Tracciò con lo sguardo anche la linea delle spalle tese, provando ad immaginare
che aspetto avessero da nude. Scacciò quei pensieri peccaminosi dalla mente con
uno schiaffo in pieno viso.
Si ricordò il motivo per cui era lì e distolse gli occhi dal suo corpo, anche
se malvolentieri. Gettò a terra il mantello, rivelandosi. Draco
trasalì, voltandosi nella sua direzione.
‹‹Ma che... che ci fai qui? Come sei entrata?›› era spiazzato.
‹‹Dramione››
ringhiò lei, battendo i pugni sul tavolo a cui era seduto e rovesciando sulla
camicia del Serpeverde il calamaio contenente
l'inchiostro.
Il ragazzo scattò in piedi, sgomento, contemplando con aria
impotente la macchia scura, che ormai si era sparsa a chiazze su tutto il tessuto.
‹‹Dannata Mezzosangue! Che diavolo fai?!›› tuonò, furente, artigliandole
la cravatta della divisa per attirarla a sé e permettendole di vedere i suoi
occhi irosi da vicino. Hermione li ignorò, era presa da ben altri pensieri:
doveva sfogare la sua rabbia, riversare la propria indignazione sul Serpeverde.
‹‹Dramione,
Malfoy›› ripeté in un sibilo isterico, ostentando una
smorfia di puro disgusto.
Draco alzò un sopracciglio, sicuro che
stesse delirando, e rafforzò la presa intorno alla cravatta, accorciando,
involontariamente, ancor di più la distanza che li divideva.
‹‹Drache?›› grugnì,
infastidito.
‹‹Siamo noi, Malfoy.
Sono i nostri nomi fusi insieme in un'unica parola. Abbiamo un fanclub e un anti-fanclub››.
‹‹... Ah.›› seppe solo dire, non molto convinto di aver capito.
‹‹E a proposito. Sai che la tua ex è convinta che io faccia sesso con te?!››
continuò, in preda al delirio. Draco scoppiò a ridere a due centimetri dal suo naso,
ricomponendosi quasi subito.
‹‹Credo di essere stato io a lasciarglielo pensare›› alzò le spalle con
strafottenza, mantenendo salda la presa sulla cravatta. Hermione si soffocò con la sua stessa saliva, temendo
seriamente di poter morire sul colpo.
‹‹Che cosa hai fatto tu?›› ruggì in
cagnesco, tirandolo verso il basso per il colletto della camicia. Draco ringraziò che il Dormitorio fosse semideserto.
‹‹Di che ti lamenti, Mezzosangue? Penserà soltanto che hai fatto un
salto di qualità›› minimizzò, insultando indirettamente il suo ex ragazzo.
Hermione mosse la gamba con l'intenzione di
colpirlo nuovamente alle parti basse, ma, purtroppo per lei, Draco la bloccò in tempo, chiudendo la mano intorno alla
sua coscia e venendo direttamente a contatto con la pelle nuda.
‹‹Non ci provare, Granger›› la ammonì con voce
salda, respirandole sul viso.
Il calore provocato dalla sua mano si espanse lungo l'intera
gamba, fino ad abbracciare le sue lande più nascoste; quel languore nato al di
sotto del basso ventre era fuori luogo, nonché del tutto inopportuno.
I suoi ormoni erano rimasti assopiti per mesi, Ron
non era mai riuscito a destare quel tanto di lussuria che bastava a farle
agognare disperatamente un rapporto carnale, ecco perché, dopo la prima e
disastrosa volta, non l'aveva mai colta la voglia di riprovare. Diamine,
dovevano svegliarsi proprio adesso? Con Malfoy?
Deglutì rumorosamente, tentando invano di ignorare quelle torbide emozioni che
le si erano scatenate dentro.
Draco si accorse della tensione che gravava sulle
labbra della ragazza, mordicchiate e torturate da lei stessa, non potendo fare
a meno di guardarle, rapito.
Sapeva che avrebbe dovuto allontanarsi, smettere di toccarla, ma la tentazione
era più forte di lui; risalì con le dita su quella striscia di pelle in una
languida carezza.
‹‹Sei venuta qui solo per dirmi queste sciocchezze?››. Hermione non avrebbe potuto giurarlo, ma le sembrò
quasi deluso.
Era paralizzata: una parte di lei lottava e gridava affinché rinsavisse e lo
spingesse via, l'altra si beava di quel tocco delicato e sensuale, in totale
estasi.
‹‹No...›› le labbra si mossero meccanicamente.
Gli occhi grigi di Draco si illuminarono appena,
incatenandola. Non mosse le sue dita nemmeno di un millimetro, la presa rimase
decisa e dolce intorno alla coscia.
‹‹Hai usato quel mantello per entrare, vero? Anche quella notte›› gettò un'occhiata di
sfuggita al mantello che giaceva sul tappeto. Hermione annuì, tralasciando accuratamente di
spiegare perché lo possedesse. Gli fu grata per averle evitato di aggiungere
ulteriori dettagli al suo "No", poiché non avrebbe saputo cosa dire.
‹‹Perché Astoria è venuta da te?›› E si accorse disgraziatamente di
averli aggiunti, non appena pose quella domanda.
‹‹Perché è sadica. Sicuramente non è soddisfatta della vita sessuale che
conduce con Nott›› Draco
abbozzò un sorriso di pura goduria.
La ragazza rabbrividì. Astoria desiderava ancora Malfoy.
Immaginò le scene di una ipotetica notte di passione vissuta tra i due,
ritrovandosi a stringere brutalmente i pugni.
Draco dovette avvertire il suo fastidio, poiché
rafforzò la presa, come se volesse impedirle di scappare.
«Sei venuta a chiedermi solo questo, Mezzosangue?›› tornò alla carica con la
domanda iniziale. Cercava delle risposte, risposte che Hermione
non sapeva neanche di avere.
‹‹Anche per dirti che per colpa tua sono
stata sospesa dalla carica di Prefetto›› tergiversò la Grifondoro.
Sapeva bene che quelli non erano i motivi principali, c'era qualcos'altro che l'aveva
spinta ad andare da lui, qualcosa di oscuro e inspiegabile, perfino per lei,
che trovava una spiegazione a tutto.
‹‹Per colpa mia?›› sibilò l'altro, interdetto, muovendo un passo verso
di lei, che indietreggiò di riflesso, liberandosi la gamba.
‹‹Sì. Grazie a te e ai tuoi baci in pubblico ho quasi strozzato una ragazzina
del terzo anno.›› lo accusò con rancore. Un altro passo avanti lui, un passo
indietro lei.
‹‹Perché sei venuta, Mezzosangue?›› ripeté, ostinato ad ottenere una risposta.
Hermione si ritrovò a toccare il muro, nemmeno si era
accorta del suo progressivo indietreggiare.
‹‹Perché hai lasciato credere ad Astoria che io e te abbiamo una storia?›› non
voleva rispondere, stava ricorrendo ad ogni scusa possibile per ritardare quel
momento.
‹‹Per vendicarmi›› rispose intensamente Draco,
mostrando insofferenza per il suo ennesimo tentativo di fuggire la domanda.
‹‹Lei è bellissima, Malfoy. Mi hai guardata bene?
Avresti dovuto scegliere di meglio per farla ingelosire. ››
Hermione lo guardò in tralice, scettica.
‹‹Sarà anche più bella di te, Mezzosangue, questo è
innegabile...›› il suo respiro le accarezzò le guance, che sbiancarono per la
delusione di quelle parole.
Hermione inclinò leggermente il viso, cercando di
nascondere la sua espressione ferita; sapeva bene che il Serpeverde
avesse ragione, ma sentirselo dire in faccia era tutt'altra storia. Charlotte aveva ragione. Lui era troppo bello
per lei.
‹‹Ma non è insopportabilmente perfetta››Draco la costrinse a guardarlo, girandole il viso verso di
sé.
Hermione sentì i battiti del proprio cuore pulsare
nelle orecchie, il sangue defluire al cervello, le mani grondare di sudore;
l'ambiente circostante si era surriscaldato e le stava impedendo di respirare
in modo regolare.
Forse era stata la modulazione suadente della sua voce o i suoi occhi magnetici
a provocarle quella reazione.
No. Era stata la sua bocca, avvicinatasi troppo alle proprie labbra, che stava
solleticando con il respiro.
‹‹Perché sei qui?››.
Perché lui era il suo tormento. Lui e la sua bocca. Lui e il suo odore.
‹‹Perché mi hai baciata?››.
‹‹Perché mi hai baciato a Capodanno?››. Tutti quei perché e nessuna risposta.
‹‹Te l'ho chiesto io per prima!›› Hermione premette i
palmi sul suo petto per spingerlo via, esasperata: quel teatrino stava durando
anche troppo.
‹‹E io continuerò a baciarti, a costo di graffiarti e morderti per
riuscirci, finché non mi risponderai››.
Il modo migliore per torturala. Per darle il tormento. Per darsi il tormento.
La afferrò per le spalle, lottando contro la sua resistenza, e le bloccò le
braccia sopra la testa, facendole cozzare la schiena contro la parete. Hermione ruggì di protesta, dimenando le gambe per
liberarsi, ma lui le immobilizzò schiacciandole col proprio corpo.
Si morsero, pensando ingenuamente di arrecare danno all'altro, ma in realtà
accrebbero l'eccitazione e il desiderio già presenti da tempo dentro di loro. Draco allentò la presa sulle braccia, distratto dal
suo volersi impossessare della bocca della ragazza a tutti i costi, e lei si
liberò, ma non usò gli arti per scansarlo, gli concesse per un attimo il
privilegio di poter incontrare la sua lingua, smettendo di combatterlo.
Respirarono entrambi affannosamente, investiti dal piacevole calore di quel
contatto conturbante, che fu in grado di destare nella loro mente i pensieri
più perversi.
Fu solo un attimo.
Hermione affondò ferocemente le unghie dell'indice e
dell'anulare sulla guancia diafana del ragazzo, lacerandola con due strisce
rossastre, da cui sgorgò del sangue. Draco imprecò ad alta voce per il dolore, maledicendo
il suo sangue impuro e tutti quelli che avevano avuto a che fare con lei. Hermione ne approfittò per raccogliere il mantello dal
pavimento e precipitarsi ad uscire da quel posto maledetto, seguita dagli occhi
sconvolti di alcuni Serpeverde, che avevano
assistito, ammutoliti, a tutta la scena. Nessuno dei due si era accorto
di aver avuto un pubblico ad assisterli fino a quel momento.
Nott era in prima linea, accompagnato da Astoria, che
si teneva la mano davanti alla bocca, indignata; dietro di lei vi erano Blaise, che già faceva un conto mentale dei soldi che
avrebbe vinto, e Daphne, quasi sull'orlo delle lacrime.
‹‹Che diavolo avete da guardare?›› ringhiò Draco,
piccato, tamponandosi i graffi con le dita e analizzando le gocce di sangue
depositate su queste.
Si mosse per lanciarsi all'inseguimento della Grifondoro,
poi si arrestò all'improvviso, ricordandosi di fare qualcosa.
‹‹Ah. Dimenticavo›› mormorò tra e sé e sé con una luce diabolica negli occhi.
Si voltò verso gli spettatori sgraditi e in due falcate raggiunse Nott, sferrandogli un pugno micidiale in pieno naso.
***
Il castello si era ripopolato, la maggior parte degli
studenti era rientrata dalle vacanze, e tutti si erano aggiornati sugli
ultimissimi avvenimenti che ormai destavano interesse e scalpore in tutta la
scuola.
Draco ebbe modo di accorgersene mentre
procedeva di corsa lungo i corridoi con l'intento di fermare Hermione. Tutti gli lasciarono dietro occhiate basite e
curiose, accompagnate da bisbigli meravigliati.
‹‹Granger! Tu mi hai graffiato!›› le
rinfacciò, furibondo, una volta che l'ebbe raggiunta, afferrandole il braccio.
I segni rossi che lei gli aveva inferto spiccavano in maniera esagerata sulla
pelle liscia e pallida del ragazzo, sembrando ancor più grandi di quanto in
realtà non fossero.
Una parte di studenti impiccioni, tra cui i loro rispettivi fanclub
e antifanclub, li seguì fino in cortile, dove la
celebre Mezzosangue, accigliata , strattonò il Serpeverde.
‹‹E tu mi hai baciata! Te lo sei meritato!›› Solamente quando le urla della
ragazza si fecero più insistenti e acute, Draco si
degnò di lasciarla andare. Era compiaciuto che lei, in quel momento, fosse
scossa e furiosa per quello che era appena successo. I pettegoli alle sue
spalle, intanto, ascoltavano attenti, pronti a catturare ogni virgola del loro
discorso.
‹‹No, Granger, sei stata tu a baciarmi per prima! Sei
stata tu a dare inizio a tutto questo!›› replicò il biondo, additandola come
unica e sola colpevole della situazione.
Alla sua affermazione seguì un coro di "Oooooh"
pieno di stupore del pubblico, incapace di farsi una beneamata dose di cazzi
suoi.
Hermione spalancò la bocca, indignata.
‹‹E tu per ultimo, che è ancora
peggio!›› puntualizzò, ostinata a dover aver per forza ragione e a vincere
quella inconsueta battaglia.
A uno spettatore esterno quel battibecco sarebbe parso una sciocca lite tra
bambini di cinque anni che lottavano disperatamente per proclamare chi avesse
torto sfacciato e chi, invece, ragione sull'altro.
I visi degli studenti, che andavano dal secondo al settimo anno, si voltavano
in entrambe le direzioni, a seconda di chi parlasse tra i due, pendendo
completamente dalle loro labbra.
Lo spettacolo si stava dimostrando più avvincente e denso di colpi di scena di Beautiful, nota telenovela Babbana che imperversava nelle tv da quasi cento
anni.
‹‹Va bene›› sospirò Draco, scocciato, sollevando le
mani in segno di resa.
Doveva avere qualcosa in mente, Hermione non credeva
affatto che avesse l'intenzione di arrendersi così presto. Non era da lui.
‹‹Facciamo un patto, Granger›› si
avvicinò a lei, utilizzando un tono confidenziale. Hermione lo squadrò, divertita. Non si fidava di lui
e men che meno dei suoi patti.
Lo invitò a proseguire con un cenno del capo, curiosa di sapere fin dove
volesse arrivare.
‹‹Chi arriva per ultimo a quella collina laggiù›› Draco
indicò una collina innevata, che si intravedeva appena in mezzo alla nebbia
fitta, ‹‹confesserà il perché››.
La ragazza capì perfettamente a cosa alludesse, al contrario degli
spettatori che, invece, si scambiarono occhiate interrogative.
‹‹Non parteciperò a una gara di velocità non autorizzata›› borbottò Hermione, terrorizzata al pensiero di dover salire su una
scopa.
‹‹Ti credevo più coraggiosa, Mezzosangue. Non è per il tuo coraggio che sei
stata smistata a Grifondoro?›› le soffiò
nell'orecchio con l'intento di provocarla.
‹‹Non lo spreco certo per queste sciocchezze›› alzò il mento, fiera,
scostandosi da lui.
Draco le agguantò il polso, assumendo un'aria tremendamente
seria.
‹‹Hai sopportato torture terribili, Granger. Smettila
di comportarti da adulta... fai questa cazzata insieme a me. Sii una stupida
adolescente immatura con me, anche solo per qualche minuto››.
Hermione lo fissò in silenzio, colpita da
quelle parole, così vere e dolorose, scorgendo anche sul suo volto l'ombra di
un adolescente soffocato, costretto a vivere un'età non sua. Aveva ragione, Cristo, dannatamente ragione.
‹‹Dammi la scopa››.
***
‹‹In posizione›› esclamò un ragazzo del quinto, di cui sia Draco che Hermione ignoravano il
nome, improvvisandosi arbitro. Hermione strinse il manico della
scopa con disperazione, richiamando a sé tutto il coraggio che possedeva. Draco la guardò di sottecchi con un sorriso divertito
stampato in faccia, sicuro di aver la vittoria in pugno.
Quando l'arbitro diede il Via, Hermione fece in tempo solamente a sentire delle urla
isteriche, di cui riconobbe tutti e tre i proprietari:
‹‹Cosa sta facendo?!›› ‹‹É impazzita?!›› ‹‹Hermione!
Fermati! Non sai volare!›› ‹‹Oh, Harry, non preoccuparti. I Barzulli
Dispettosi saranno dalla sua parte!›› Luna era nel suo mondo,
rilassata come al solito. Non aveva avuto paura nemmeno quando si era
ritrovata faccia a faccia con Voldemort in persona,
perché mai avrebbe dovuto trovare strana una gara tra Hermione
e Malfoy?
Hermione dovette trattenersi dal ridere,
altrimenti avrebbe perso la concentrazione e sarebbe caduta dalla scopa.
‹‹Mezzosangue, ti offro la possibilità di rispondermi adesso! Così ti eviterai
l'umiliazione di esser battuta dal sottoscritto!›› Draco
cercò di coprire il vento con la propria voce, accostandosi di più alla scopa
della Grifondoro. No,
invece. Non era quello il motivo.
Draco si era accorto del poco controllo con cui la
ragazza maneggiava la scopa, per questo non l'aveva ancora surclassata per
raggiungere il traguardo. Cercò di ignorare quel senso di soffocamento al petto
che volgarmente veniva definito ansia o preoccupazione, sostituendolo con una
parola più conveniente: compassione.
‹‹Che c'è, Malfoy? Hai paura di perdere?››
controbatté lei, divertita, intestardendosi di potercela fare.
‹‹Non dire sciocchezze, Granger. Sai benissimo
che non sto applicando nemmeno un decimo di quello che so fare per vincere.
Sono sicuro che ti schianterai al suolo da un momento all'altro, vedendo il
modo in cui voli!››. Hermione lo fulminò e strinse con ancor più forza le
mani intorno al manico, offesa dalla confessione del Serpeverde:
non poteva permettere che la deridesse in quel modo.
‹‹Va' al diavolo, Malfoy! Sono perfettamente in grado
di volare! Pensa agli affari tuoi!›› tuonò, orgogliosa, virando a sinistra e
accelerando di colpo. Draco sbuffò, era inutile cercare di far ragionare
quella stupida Grifondoro arrogante - sì, perché
dimostrava di essere arrogante, se credeva di poterlo battere - e orgogliosa.
Decise di prendere il suo esempio e accelerare, impegnandosi seriamente a
vincere, stavolta.
Che si suicidasse pure, non era affar suo!
La raggiunse e la superò in meno di un paio di secondi, mostrandole il dito
medio in segno di vittoria.
Hermione andò su tutte le furie, lasciò la presa sul
manico, e, vinta dalla rabbia, cominciò ad insultarlo a gran voce, andandoci
giù anche pesante; questa sua mossa, però, le costò cara.
Draco aveva ascoltato ridacchiando i suoi insulti,
per questo, quando ci fu silenzio, si voltò immediatamente indietro alla
ricerca della Mezzosangue. La scopa era librata in aria senza la sua
proprietaria, di cui fece in tempo a scorgere l'urlo straziante.
Il suo cuore si fermò, come una macchina a forte velocità costretta a frenare
bruscamente all'ultimo secondo. Non pensò più a nulla, né alla sua vittoria, né
alla maschera di menefreghismo e disprezzo che tanto gli piaceva indossare: si
lanciò in picchiata verso quel corpo che precipitava verso il vuoto.
***
‹‹Stai bene, Granger?›› la voce che
la ridestò dal suo sonno era roca, bassa, impregnata di nervosismo. Hermione ebbe fatica a respirare, sentiva qualcosa
all'altezza dei polmoni che gli impediva di farlo. Dovette tossicchiare più
volte per poter essere di nuovo in grado di parlare.
‹‹Non avresti dovuto salvarmi›› mormorò senza fiato, stizzita,
scatenando le ire del Serpeverde.
‹‹Sei incredibile, Mezzosangue!›› ruggì, sbigottito, dando un calcio a una
pietra poco distante.
‹‹Vuoi che ti ringrazi?›› elargì, superba, incrociando le braccia al petto e
inclinando il viso nella direzione opposta a quella del biondo. Si accorse di
essere immersa in un prato ricoperto di neve, dalla quale alcuni fiori rosati
sbocciavano prepotenti, fregandosene completamente di appartenere a un'altra
stagione.
Si trovavano sulla collina designata da Draco come
traguardo della gara, inghiottiti nel silenzio della natura, lontani dal
castello, lontani dalle Dramione e Anti- Dramione,
dagli amici di lei e di lui. Lontani da tutto. Finalmente.
‹‹Perché mi hai baciato a Capodanno?›› Draco ignorò
la sua totale mancanza di gratitudine, pretendendo la risposta che gli
spettava: aveva vinto, era costretta a concedergliela. Hermione si sollevò in piedi, vincendo l'equilibrio
pessimo, e si appoggiò al tronco di un albero spoglio. Draco
la fissava in attesa, ignaro di metterla in uno stato d'agitazione tale da
farle sudare le mani con una temperatura sotto lo zero, tale da non avere
paragoni.
Dillo, Hermione,
metti fine a questa storia.
Rispondi una volta per tutte e liberati di lui.
Liberati.
‹‹Perché mi andava, Malfoy, ok?
Volevo sentirmi una ragazza normale, il cui unico pensiero era quello di
baciare un ragazzo il giorno di Capodanno. Volevo essere normale, una ragazza
normale, per una dannatissima volta. Non la salvatrice del Mondo Magico, non la
strega più brillante di Hogwarts, non la secchiona
che pensa solamente a studiare e ad avere voti alti. Non quella
insopportabilmente perfetta!›› Aveva urlato, forse anche pianto, non ne era del
tutto sicura, ma si sentì scivolare via di dosso un peso enorme, quel peso che
gravava sul suo cuore da parecchi anni.
‹‹Non lo sei più›› le confidò Draco, posando
il palmo sul tronco all'altezza del suo viso. Hermione distorse la bocca in una smorfia di
confusione.
‹‹Che stai dicendo?››
‹‹Per quale motivo credi ti abbia baciato in pubblico per ben tre volte, Granger?›› Draco accarezzò con il
pollice un punto violaceo del suo labbro inferiore, memore di averlo
mordicchiato lui stesso.
Hermione chiuse gli occhi, incapace di resistere alle
emozioni che la pelle del Serpeverde le scatenava
ogni volta che la sfiorava.
Quando li riaprì, aveva un sorriso dipinto sulle labbra: adesso aveva capito.
Il suo bacio l'aveva resa imperfetta. Lui, la rendeva imperfetta.
‹‹Volevo vendicarmi. Non credevo che ti avrei fatto un favore›› Adesso
sorrideva anche lui, perplesso.
Hermione gli sfiorò i graffi che lei stessa gli aveva
provocato, sentendosi un po' – ma non troppo- in colpa.
‹‹É l'anno nuovo, Malfoy. In questo anno, in
questa nuova vita, ancora non ti
odio›› si sentì ridicola a dirlo, ma era la verità.
‹‹Partiamo dal principio, allora. Facciamo iniziare questo anno nuovo nel modo corretto››.
Lei alzò le sopracciglia, confusa, aprendo bocca per chiedere spiegazioni, ma
se la ritrovò imprigionata da quella del biondo. Si ricordò per quale motivo
avesse dovuto graffiarlo in quel modo così barbaro per liberarsi: era
impossibile resistergli, se non con la violenza fisica.
‹‹DracoMalfoy,
piacere di conoscerti» le soffiò nell'orecchio, dopo aver recuperato il
respiro.
***
‹‹Hermione! Per Merlino! Che ti è
successo?›› quella fu la frase più gentile riuscì a captare in mezzo agli urli
bisbetici dei suoi amici, quando, scendendo dalla scopa di Draco,
la raggiunsero.
‹‹Sono appena diventata una donna insana di mente. Abituatevi›› ammise a
se stessa con consapevolezza, lasciando di stucco tutti, ma soprattutto Draco, che non credette alle sue orecchie. Una dichiarazione in piena regola che non
avrebbe mai avuto il coraggio di fare, tranne che in quel modo. Quel modo che
solo lui avrebbe potuto capire.
‹‹Ed io miliardario›› Blaise diede
sia ad Harry che a Ron una vigorosa pacca sulle
spalle, sorridendo in modo sornione. I suoi occhi avevano preso la forma di due
galeoni d'oro luccicanti.