Illusione

di Fabi_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: Chi era Mirtilla? ***
Capitolo 2: *** Di come Mirtilla fu inghiottita nell’abisso della desolazione. ***
Capitolo 3: *** Il futuro che non avrebbe mai avuto ***
Capitolo 4: *** Il Pogrebin e il Centauro. ***
Capitolo 5: *** L'illusione e la Giratempo ***
Capitolo 6: *** Epilogo: il ricordo dell'illusione ***



Capitolo 1
*** Prologo: Chi era Mirtilla? ***


∙Nick Autore: Fabi_
∙Casa: Serpeverde
∙Titolo: Illusione
∙Personaggi: Mirtilla Malcontenta, Albus Silente, Teofano (OC), Pogrebin (OC)
∙Pairing: Nessuno
∙Genere: Fantasy, Introspettivo,
∙Rating: giallo
∙Avvertimenti: Long Fic
∙Tema: Mirtilla Malcontenta; "L'amavi? – Era la mia vita. – Come aveva nome?  – Illusione." (Ambrogio Bazzero); Foresta Proibita; Giratempo. 
∙Introduzione: Durante il lungo periodo che aveva passato nel bagno della scuola, in quegli anni di solitudine forzata, c’era un ricordo che tornava prepotentemente a colpire Mirtilla, quasi fosse una scheggia di legno infilzata nel suo indice che tornava a farsi sentire ogni tanto, ma di cui era incapace di liberarsi.
Sospirò pensando a quella giornata, la più speciale della sua esistenza. Era passata una vita, anche di più.

∙NdA: premessa: Spero che si capiscano i vari passaggi della storia, non ho spiegato tutto per scelta, altrimenti sarebbe stato troppo facile e troppo diretto, invece ho cercato di mantenere un po’ di cose nebulose, spero che la lettura proceda fluida e che tu riesca a capire tutto. 

 

Illusione.

 

Intro:

Chi era Mirtilla?

 Bagno di Mirtilla, anno 1976

 

Durante il lungo periodo che aveva passato nel bagno della scuola, in quegli anni di solitudine forzata, c’era un ricordo che tornava prepotentemente a colpire Mirtilla, quasi fosse una scheggia di legno infilzata nel suo indice che tornava a farsi sentire ogni tanto, ma di cui era incapace di liberarsi.

Le sue compagne di casa usavano rivolgersi a lei in modo poco carino abbastanza spesso. Mirtilla ci si era abituata, anche quando era in vita era sempre stata presa di mira dalle altre ragazze, di qualunque Casa fossero le davano in continuazione il tormento, lei non se ne capacitava.
Faceva il possibile per starsene in disparte eppure loro non facevano che infastidirla.

Ma chi era veramente Mirtilla? Interessava a qualcuna di loro?

Nessuna si era mai preoccupata di conoscerla, di capirla.

Ora che era un fantasma era trattata al pari di una poltrona o di un quadro: “Lascia che parli, tanto è solo quella patetica, stupida, piagnucolosa, Mirtilla Malcontenta.”

Ma lei era stata una ragazza e c’erano delle cose che avrebbe potuto raccontare a chiunque avesse voluto ascoltarla.

Ad esempio, nessuno sapeva che lei aveva una grande passione per Cura delle Creature Magiche, nessuno poteva sospettare che un tempo, proprio lei avesse avuto a che fare con un Centauro.

Non solo con un Centauro a dire il vero, anche con un Pogrebin e una Fenice.

Anche lei aveva vissuto dei momenti speciali, certo, forse il più speciale riguardava un Basilisco, ma lei non intendeva rivangare i ricordi tristi.

Sospirò pensando a quella giornata, la più speciale della sua esistenza. Era passata una vita, anche di più…

 

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Capitolo 2
*** Di come Mirtilla fu inghiottita nell’abisso della desolazione. ***


Ringrazio Payton per aver commentato e per aver aggiunto la storia alle seguite: come vedrai sono io che dovrei sentirmi in colpa XD

Un grazie a chiunque deciderà di leggere la storia.

Fabi


Capitolo 1:

Di come Mirtilla fu inghiottita nell’abisso della desolazione.

 

Foresta Proibita, ore 15:17, anno 1942

 

Era un giorno di primavera del suo quarto anno, Mirtilla aveva cominciato a girare per l’immenso parco di Hogwarts ed era finita di nuovo ai margini della Foresta Proibita.

Le era capitato abbastanza spesso di addentrarsi tra gli alberi in cerca di qualche animale magico. Anche questa volta aveva deciso di farlo, desiderava incontrare un Unicorno e, nello scrutare attraverso i rami, le era parso proprio di vedere un bagliore argenteo, per questo aveva cominciato a correre attraverso gli alberi. Purtroppo però non era riuscita a raggiungerlo.

Mirtilla era tutt’altro che stupida, infatti cominciò a cercare i punti di riferimento utili a tornare indietro.

Senza spiegarsene il motivo, continuò invece ad addentrarsi nel bosco, sempre più convinta, a causa di uno stato di malessere generale, che non sarebbe mancata a nessuno. Improvvisamente si sentì colta da apatia, disperazione e solitudine; iniziò a piangere mentre camminava verso un punto troppo interno della foresta, verso una zona sconosciuta e senza dubbio anche pericolosa.

Ma non le importava più di niente.

Cominciò a vedere tutto più buio attorno a sé, desiderò non essere mai andata così in profondità nella foresta. Si fermò a prendere fiato e si appoggiò a un albero, tremante e sconsolata. Poco distante da lì vide il ruscello che scorreva attraverso la foresta e decise di rinfrescarsi con dell’acqua. Quando scorse il suo viso riflesso rimase a dir poco sconvolta: i suoi lineamenti sembravano invecchiati di una decina di anni, i suoi occhi erano gonfi di lacrime e i suoi vestiti erano sporchi, vecchi e consumati.

Una voce dentro di lei cominciò a raccontarle una storia che non conosceva, la storia della sua vita in solitudine.

 

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Capitolo 3
*** Il futuro che non avrebbe mai avuto ***


Capitolo 2:

Il futuro che non avrebbe mai avuto.


Luogo sconosciuto, anno sconosciuto.


Abiti lerci, mani screpolate, freddo.

Una topaia come casa, un piccolo letto e tanto disordine. Polvere.

Queste furono le cose che saltarono immediatamente agli occhi della ragazza. Nulla che mostrasse un briciolo di gioia faceva parte della sua vita.

Mirtilla non aveva mai avuto ospiti.

Lo capì quando aprì il mobiletto della cucina, nel quale trovò un solitario piatto e un bicchiere sbeccato. Un paio di padelle consumate facevano mostra di loro poco più in basso. Cominciò a piangere. Doveva essere un incubo, nessuno poteva essere così solo. Per un attimo si chiese come fosse finita in quel luogo, dove fosse la sua famiglia.

Perché era ancora viva?

Meglio morta che sola com’era, su questo non aveva dubbi. Non aveva la bacchetta, se ne rese conto solo in quel momento.

Pianse ancora più forte, Mirtilla, urlò di dolore sperando che qualcuno la sentisse. Aveva coscienza di essere sveglia, non stava sognando: quello era veramente il suo presente allora?

Si lasciò cadere a terra, preda dello sconforto.

Perché non si ricordava nulla del suo passato?

Dov’era?

L’aria faticava a raggiungere i suoi polmoni, le sembrava di respirare sabbia e acqua, iniziò a tossire e si sentì svenire.




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Capitolo 4
*** Il Pogrebin e il Centauro. ***


Ringrazio Payton_ e Whateverhappened per le recensioni, non ho molto tempo ma prima o poi riuscirò a rispondere e a leggere le vostre storie per il contest, anche se siete Grifondoro ci tengo ♥

Buona lettura

 


Capitolo 3:

Il Pogrebin e il Centauro.

 

Foresta Proibita, ore 15:18, anno 1942

 

Mirtilla in realtà non era sola nel bosco, non sapeva che un misterioso essere la stava inseguendo. Il Pogrebin1 si celava alla sua vista nell’unico modo che conosceva: imitando una pietra. La sua solita tattica sembrava funzionare alla perfezione: la vittima cominciava a sentirsi abbastanza inutile da fermarsi a piangere. Una delle capacità della creatura magica era proprio quella di sentire la disperazione delle persone. In quella ragazza lui aveva sentito una tristezza profonda, una mancanza di speranza e di fiducia nelle sue possibilità che gli avrebbe permesso di risparmiare molto tempo e di godersi un pasto caldo e veloce.

Mangiarsela sarebbe stato fin troppo facile. In effetti non si sarebbe divertito molto.

Quello che lo preoccupava era la vigilanza del gruppo di Centauri che lo stava braccando. Non gli volevano permettere di vivere nella foresta come tutte le altre creature. Ma neanche lui era uno stupido, tutt’altro. Lui si sarebbe fatto valere. Avrebbe mangiato i Centauri uno per uno dopo aver recuperato le forze grazie a quella triste streghetta. La gente lo sottovalutava solo perché era piccolo, quella ragazzina infelice era la sua miniera d’oro, o meglio, il suo succulento pasto quasi pronto. Ridacchiò cercando di non farsi sentire, mentre s’impegnava a infondere la desolazione nel cuore dell’umana.

Dietro un albero, intento a osservare l’evolversi della situazione, c’era proprio Teofano0, il Centauro incaricato di seguire gli spostamenti del Pogrebin. In quel momento stava aspettando con impazienza l’istante in cui la creatura avesse cercato di mangiare la ragazzina. L’uccisione di una studentessa avrebbe creato non pochi problemi all’interno della foresta.

I Centauri avevano scelto di occuparsi dell’ospite straniero, così lo chiamavano, soltanto in modo passivo. Non avrebbero interferito fino a quando quello non si fosse dimostrato veramente ostile, e forse il momento era proprio arrivato.

Gli occhi azzurri e puri del Centauro osservavano il piccolo gnomo con attenzione, il suo arco era pronto ad attaccare. La ragazzina stava cedendo alla desolazione e sembrava non avere speranze di salvarsi da sola da un eventuale attacco. Teofano richiamò il branco lanciando una freccia verso la vedetta: si sarebbero liberati del Pogrebin in poco tempo.

 

Il mostriciattolo grigio e peloso era ancora fermo a qualche metro da lei, che si era appoggiata ad un albero, incapace di sostenersi. Passarono pochi istanti dal momento in cui la ragazza si era rialzata a quello in cui cadde nel ruscello. 


 


0Il nome è greco come gli altri nomi di Centauri.

1Il Pogrebin: è un demone russo alto circa trenta centimetri, dal corpo peloso e dalla testa liscia, grigia e molto grossa. Accovacciato somiglia ad un sasso. È attratto dagli umani e di nascosto li pedina continuamente. Chi viene a lungo pedinato da un Pogrebin viene assalito da ondate di disperazione e apatia, portando a credere nella vittima la coscienza della sua nullità. Quando la disperazione è massima, la vittima cade piangendo ed è proprio in quel momento che il Pogrebin la assale tentando di divorarla. Il demone tuttavia può essere facilmente respinto da maledizioni, stupefici o calci. Classificato XXX.

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Capitolo 5
*** L'illusione e la Giratempo ***


Penultimo capitolo, un grazie anche a BAbyDany94 per aver commentato, spero che questo capitolo non ti deluda ^^

Ringrazio tutti i lettori, la storia è quasi finita. Non ne sono convinta, ma ormai è fatta, un saluto alle mie compagne di casa che mi staranno maledicendo dopo averla letta XD


 


 

 

Capitolo 4:

L’illusione e la Giratempo.

 

Foresta Proibita, ore 15:55, anno 1942.

 

Fu una questione di attimi. Teofano scoccò una freccia verso il demone e lo colpì al braccio, la creatura gridò, il suo grido era acuto e forte, l’unico risultato che ottenne fu di far accorrere il branco più velocemente.

A quel punto era sicuro che l’avrebbero fatto a pezzi.

Teofano si lanciò nel ruscello e pescò la ragazzina, non era esperto di rianimazione umana ma fece il possibile per farle sputare l’acqua, le parlava e lei continuava a piangere, almeno era cosciente. Mirtilla iniziò a tossire e si accartocciò su se stessa, piangendo e gridando frasi sconnesse.

“Era un sogno, un effetto di quella creatura! Fermati, ragazzina!”

Mirtilla si sentì di nuovo in grado di respirare, una voce l’aveva riportata alla realtà. Allora non era vero: qualcuno c’era intorno a lei.

Il freddo era rimasto, ma quando aprì gli occhi per osservare quello che aveva intorno rimase a bocca aperta: due occhi profondi come la notte la stavano guardando, brillavano di una luce pulita e le infondevano serenità. Per un attimo credette di essere morta, quell’essere doveva essere uno degli angeli che lei immaginava far parte del cielo. La sua voce era profonda e tranquilla: “Non avere paura, ora ti accompagneremo a scuola, starai bene.”

Le grida acute del Pogrebin facevano da sottofondo al tutto. I Centauri l’avevano legato e l’avrebbero presto portato fuori dai confini, dove una delegazione di maghi si sarebbe occupata di lui.

“Aspetta qui un secondo.”

Mirtilla cominciò a mettere a fuoco l’ambiente in cui si trovava, capì che il suo angelo non era che un Centauro e che la causa del suo incubo era una creatura che riconobbe essere un Pogrebin, lei le conosceva queste cose, come aveva fatto a non capirlo?

Il suo angelo tornò da lei con un sorriso un po’ tirato: “Ti accompagnerò da Silente.”

Mirtilla avrebbe tanto desiderato cavalcare il Centauro, ma sapeva benissimo che questo non gli avrebbe fatto troppo piacere, fece per alzarsi ma cadde nuovamente a terra, a quanto pareva non sarebbe potuta uscire dalla foresta sulle sue gambe. Afferrò la mano del suo salvatore e si sentì bruciare dall’emozione, non immaginava che una creatura non umana potesse avere una pelle tanto umana.

Il Centauro era forse l’essere che era stato più gentile con lei da quando era arrivata a Hogwarts, si sentiva in debito con lui.

“Come ti chiami?” Gli chiese timidamente.

“Sono Teofano, e tu non avresti dovuto entrare nella foresta.”

Mirtilla sentì i residui della tristezza avvolgerla, forse era il senso di colpa: “Ho creduto di vedere un Unicorno, io amo la Foresta Proibita.”

“Dovrebbe bastare il nome a farti capire che non ci puoi entrare.”

“Dopo il tramonto, dice la regola.”

Si sentiva stupida, ma non poteva fare a meno di controbattere. L’andatura di Teofano era lenta e regolare, la sua pelliccia era morbida e tiepida e Mirtilla cominciò ad accarezzarla senza rendersene conto.

“Non sono un gatto,” disse lui in tono poco amichevole.

“Scusa,” lei smise immediatamente ma chiuse gli occhi, rivedendo i suoi.

Appena oltre il confine della foresta, li aspettava Albus Silente.

“Buonasera Teofano, buonasera signorina Danvers2, il preside Dippet mi ha pregato di chiederle di presentarsi immediatamente in infermeria, dove abbiamo una cosa per lei.”

Mirtilla si avviò verso la scuola a passo incerto, nel frattempo Silente iniziò a spiegare a Teofano cosa sarebbe successo: “Ora la delegazione di Ammaestratori si prenderà cura del Pogrebin e la memoria di Mirtilla verrà cancellata in modo che lei non ricordi l’accaduto. Sappiamo entrambi che con le voci che girano riguardo alla pericolosità della scuola non possiamo permetterci che una studentessa vada in giro a raccontare di essere stata salvata da un Centauro.”

“Certo,” ribatté Teofano “Questo ci metterebbe in luce come creature quasi umane e quasi gentili.”

“Sai benissimo cosa succederebbe, sei molto più intelligente degli umani,” Silente sorrise al Centauro, “Ora devo andare dalla ragazza, dovremo caricare la Giratempo in modo che non ci siano vuoti nella sua giornata.”

Teofano salutò il professore con un cenno della mano e tornò galoppando nel bosco.

Silente raggiunse l’infermeria e spiegò a Mirtilla la situazione: “Non possiamo permettere che queste notizie girino per la scuola, per questo tornerai indietro a oggi pomeriggio, quando sei arrivata al limitare della foresta, da lì riprenderai la tua giornata, non dirai a nessuno quello che hai visto.”

Mirtilla parlava molto per natura, sapeva che non avrebbe tenuto il segreto per molto, ma lo doveva al suo salvatore, a Teofano. Per questo fece finta di credere al professore e indossò la Giratempo. Si avviarono in silenzio al luogo prestabilito. Due giri esattamente quando te lo dirò io.

Contò i secondi. Quando il professore le diede il via, Mirtilla lo vide puntare su di lei la bacchetta, riuscì a sorridere per l’ultima volta al ricordo di quello strano pomeriggio e improvvisamente fu il vuoto.

L’Incantesimo aveva funzionato. Proprio un istante prima che tornassero indietro nel tempo, Silente aveva cancellato i suoi ricordi.

 

* * *

 

Foresta Proibita, ore 15:18, anno 1942.

 

Era ferma di fronte al confine tra la foresta e la scuola, iniziò a guardarsi intorno, credeva di aver visto un Unicorno.

“Signorina Danvers!”

Il professor Silente la guardava con aria truce: “Lo sa che non dovrebbe entrare nella Foresta Proibita?”

“Ma…”

“Venga con me, ho una cosa da mostrarle, ha mai visto una Fenice?”

Così Mirtilla lo seguì, non si chiese cosa fosse quel rumore che aveva sentito a pochi passi da lei, non vide l’Unicorno volare via per nascondersi all’altra Mirtilla che lo inseguiva nella foresta. Non notò nulla. Solo che le pareva di avere dimenticato una cosa molto importante.

Una sensazione di pace che l’aveva avvolta per qualche istante ma ora era come sfuggita.

Una voce che non conosceva popolò i suoi sogni per il resto del tempo che le rimase da vivere.

Perché il ricordo si può cancellare, dell’amore invece resta l’illusione.

 

2Mirtilla non ha un cognome, ne ho scelto uno a caso che ha origini inglesi.

 

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Capitolo 6
*** Epilogo: il ricordo dell'illusione ***


Ci tengo a ringraziare chiunque abbia scelto di leggere questa strana storia e tutte le persone che hanno commentato.

Ora aspetterò i risultati del contest, spero per la mia squadra che sia andata bene ^_^ 

Un bacio alle mie compagne di casa!

Fabi


Epilogo:

Il ricordo dell’illusione.

 

Anno 1942, estate.

 

Da viva, il sentimento era rimasto vivo in lei, ma era come se le mancasse qualcosa per comprenderlo fino in fondo.

Sentiva una voce nei suoi ricordi, sentiva un profumo conosciuto eppure così indefinito. Cercava una sensazione nel tocco e vedeva il blu di due occhi nell’acqua chiara del lago.

Lo amava, ma non lo conosceva.

Era un’illusione.

Un sogno.

Un angelo.

 

Bagno di Mirtilla, anno 1976.

 

Da  morta, Mirtilla aveva riacquistato la memoria di quel giorno.

Per questo, quando disse a Silente che ora ricordava tutto, lui la stupì con una domanda che non si aspettava: “L'amavi?”

“Era la mia vita.”

“Come aveva nome?”

“Illusione."

L’avrebbe sempre chiamato così, l’unico a Hogwarts che lei ricordasse con amore.

Teofano, che l’aveva tirata fuori dall’abisso della desolazione.

 

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