Folie Parisienne, ovvero: < Mi scusi se non so fare il maggiordomo > di Dew_Drop (/viewuser.php?uid=127372)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sala d'attesa, ovvero: < Ma mi volete proprio stare a sentire? > ***
Capitolo 2: *** Salotto, ovvero: < Ebbene, il mio sogno è diventare attore! > ***
Capitolo 3: *** Le Gala des Nouveaux, ovvero: < Camus Blanchard è un'aragosta > ***
Capitolo 4: *** Le Gala des Nouveaux, ovvero: < La favola del bottegaio che osò troppo > ***
Capitolo 5: *** Rhadamanthys de Westminster, ovvero: < Oh me infelice! > ***
Capitolo 6: *** Nozze inglesi, ovvero: < El Senor de la Carrera > ***
Capitolo 7: *** Prova dei Particolari, ovvero: < Color pesca o rosa confetto? > ***
Capitolo 8: *** Prova di Volante, ovvero: < Questa limousine non s'ha da fare! > ***
Capitolo 9: *** In partenza, ovvero: < Il mio Buddha è un architetto > ***
Capitolo 10: *** Bucarest, ovvero: < Due Bau-Bau e una Madame complottano > ***
Capitolo 1 *** Sala d'attesa, ovvero: < Ma mi volete proprio stare a sentire? > ***
Cap 1: Sala d'attesa: "Ma mi volete proprio stare a sentire?"
E
rieccomi anche su questo fandom! Alors, dal momento che questo weekend
dovrei terminare "Foulard - Trattato sui Sensi", ho ben pensato di non
lasciarvi a bocca asciutta e di presentarvi quindi la storiella che
avevo in programma. Per riassumere questa mia idea, tutto è nato
da un calderone di diversi anime, quali Saint Seiya in primis, seguito
da spunti tratti da Kuroshitsuji e KHR. Questo non significa che
sarà un crossover, anche perché i particolari di cui
parlo sono solo pochi accenni nella trama. Dieci punti a chi mi trova
tutti gli indizi d'ispirazione! xD Finalmente posso resettare la mia
mente ad un registro ed un contesto più vivaci **
Bando alle cialde, però, spero che questo strano ibride di FF possa incuriosirvi =3
* Fe' *
< CAPITOLO 1 >
Sala d'attesa, ovvero: "Ma mi volete proprio stare a sentire?"
Benvenuti a casa Blanchard!
Affidatemi
pure il vostro cappotto. Lasciate che vi lustri le scarpe. Permettetemi
di accompagnarvi nella sala d'attesa. C'è ancora qualcosa da
fare? Da dire?
Ah,
già, quasi me ne scordavo: che sono un ottimo attore. Anche
stavolta mi sono ben calato nell'atteggiamento del maggiordomo capace.
Già, calato.
Non che io lo sia sul serio, difatti. Questo frack mi sta così
scomodo... Come, non mi sono ancora presentato? Eccovi l'indiscutibile
prova della mia ignoranza nel galateo.
Milo Dellas, anni venti, professione "cagnolino col papillon"; alle dipendenze di Camus Blanchard, ricco e giovane erede della ricca famiglia che dirige l'omonima industria di dolciumi. Ricca anche quella.
Il
mio desiderio non era certo quello di finire nella grotta di Polifemo.
La colpa è stata tutta del mio precedente superiore, dicasi Sion
Bonnet, dicasi dunque il proprietario dell'hotel Deux Fleurs, dicasi di nuovo amico d'infanzia del mio attuale padroncino.
E dicasi da parte mia, un gran bastardo.
Non appena gli è giunta alle orecchie la diceria che il
dirigente della Blanchard stava battendo tutta Parigi alla ricerca di
un nuovo maggiordomo Bau-Bau (e il mistero rimane su che fine abbia
fatto colui che mi ha preceduto in questo destino), non ha perso tempo
e gli ha raccomandato il mio nome. Che gran coppia di amici, eh? Qual
maniera migliore di riaffermare il rapporto d'infanzia! Cedermi ad un
Polifemo rosso ficcato in completi assurdi, patito dei marshmallows che
i suoi stessi cagnolini producono, schifosamente profumato della
ricercata superiorità gerarchica francese.
E
la maniera in cui mi ha inquadrato la prima volta, mentre mordicchiava
con ambigua passione uno di quei cubetti gommosi, è il primo
ricordo che ho di lui. Mi ha messo in mano una penna, ha fatto
scivolare sotto i miei occhi un foglio e un sacchetto di dolciumi:
"Una firma qui, prego".
E ho firmato.
"Andremo tanto d'accordo, vedrai".
E oggi me ne pento.
Pinocchio! Ecco chi si cela sotto quell'espressione d'innocuo
marinaretto! Così ho scoperto quanto Camus Blanchard sia bravo
con le bugie. E no, aspettate ancora, anche quanto sia bravo ad abusare
fisicamente delle caramelle che ciuccia con delizia. Ricordatelo
sempre: quello che a prima vista può parere un giovanotto per
bene potrebbe in realtà essere un maniaco sessuale.
"Scrounch scrounch". E "ciup ciup".
Che suoni molesti.
Quando
Sion Bonnet ha passato il guinzaglio a Monsieur Marshmallows, i miei
sogni di bambino sono stati buttati malamente in un angolo. Ho perso
ogni interesse a voler comprendere la vita dei dolciumi, soprattutto se
la vita in questione consiste nell'essere molestati da quel Polifemo in
giacca e cravatta.
Ma
se volete sapere tutto di quest'esistenza da Bau-Bau, allora
sbrighiamoci. Vedrò di dirvi tutto prima che il mio padroncino
piombi qui nella sala d'attesa...
...con un carrello di caramelle da ficcarvi in bocca.
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Capitolo 2 *** Salotto, ovvero: < Ebbene, il mio sogno è diventare attore! > ***
CAP II
Vi giuro che non era mia intenzione correre con gli aggiornamenti XD,
ma ho dato un'occhiata alla prossima settimana e mi sono resa conto che
sarò un tantino impegnata. Contando anche che vedo
dell'interesse per quest'ibride di FF... non me la sentivo di farvi
aspettare troppo.
Eccovi allora il secondo capitolo, e grazie ^^
Fe'
< CAPITOLO 2 >
Salotto, ovvero: "Ebbene, il mio sogno è diventare attore!"
Luci, prego!
Lasciate che vi narri le mie
vicende in qualità di chi vorrei
essere. Gli eventi mi hanno costretto ad una carriera da Bau-Bau quando
in realtà nelle mie vene scorre il sangue di un attore teatrale.
Accomodatevi quindi ai vostri posti (ebbene sì, il mio
animo è stato schifosamente corrotto dalla vita in frack; ma un
po' di cordialità "maggiordomale" non guasta mai) e ammirate il
sipario spalancarsi!
C'era una volta... "Un re!", diranno subito i miei piccoli spettatori.
No ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un maggiordomo. Non un
maggiordomo di legno, mi raccomando, ma uno in carne ed ossa, uno che
sognava il Moulin Rouge ma che invece, buttato a riva dai burrascosi galopponi
dell'esistenza, si è ritrovato col papillon al collo.
Non mi pare però il caso di partire dall'inizio, da quando
ancora scodinzolavo dietro a Sion Bonnet ignaro che nella bella Parigi
si nascondesse Monsieur Molestatore di Marshmallows. Cominciamo da
quando ero già prigioniero di casa Blanchard, o meglio, da quel
tremendo giorno d'agosto in cui i fratelli Nichomakis si presentarono
sul viale con un gran seguito di Volkswagen degne della Mafia. Qual orrida
visione per un povero maggiordomo! Due gemelli identici come un paio di
mocassini, certo lucidi e ben curati, ma dei quali solo il perfetto
nodo delle stringhe ti fa sentire inferiore. A me fu ordinato...
No aspettate, questo siparietto debbo recitarvelo:
Ehm, ehm...!
Disse M. Blanchard, molestando spudoratamente una caramella gommosa: "Milò, lucida l'argenteria e portaci del tè".
Gli rispose il fido Bau-Bau, che ignorata con coraggio l'eretica pronuncia del proprio nome: "Ouais, subito".
Riprese il padrone, col sopracciglio di poco curvo in un gesto
raffinato: "Ah...!", la qual espressione stava ad intendere un: "Mi
è saltata in mente un grillo d'idea, mio caro servitore!".
Temette ordunque il peggio il nostro pover Bau-Bau, e ficcatosi un dito
in lo colletto (per prender aria, pover maggiordomo!) lo
incalzò: "Dica pure".
Ebbene concluse soddisfatto l'interlocutore, ammiccando co' sguardo ambiguo: "Anche i biscottini".
El povero cagnolino in frack, mogio mogio, battè ritirata in cucina a chin capo.
E s'affievoliscono le luci sulla scena
Ed eccoli!, i celeberrimi
marshmallows a forma di biscotto (mais oui, avete capito bene) che
troneggiavano sui piattini da tè. Ma non deve certo sorprendere
il fatto che quasi tutto, a casa Blanchard, sia gommoso e ricoperto di
zucchero, non quando affisso nell'atrio ben si legge:
Liberté, Egalité, Fraternité
et Marshmallows Rulez!
...Come, non l'avevate notato all'ingresso? Allora mi vergogno io
stesso d'avervi riferito la sì particolar regola del casato.
In ogni caso, Monsieur Ciup-Ciup sedeva nel salotto con i due
Mocassini, pardon, con Saga e Kanon Nichomakis, ragguardevoli dirigenti
dell'industria di famiglia. S'occupavano essi di pupazzi ed altri
balocchi (e se ne occupano ancora, in quanto non mi par d'aver udito
notizia di morte alcuna) e volevano scendere in affari con il mio
padrone. Durante la ciarla io me ne stavo bel bello dietro alla
poltrona del Blanchard e macchinavo di mio queste suddette supposizioni:
1)
Non avevo intenzione di immaginarmi un peluche con in su la spalla una
sacca di dolciumi: è di questo scandaloso ibride, in breve, di
cui i tre signorotti discutevano.
2) ...ma intanto me lo immaginavo dietro lo vetrine. Non avrei più fatto shopping per Parigi.
3) Sentivo uno strano sciacquio.
4) E poi cos'era mai la sensazione di umido sul mocassino?
"Milò", m'illuminò il mio padrone sbirciando appena sopra alla tazza, "stai rovesciando il tè".
Così, semplicemente; e con altrettanta semplicità mi si
stampò in faccia un'espressione imbarazzata oltre ogni limite.
Il mio perfetto portamento da servitore (che solo in teoria
avrebbe dovuto essere tale) si era chissà perché
afflosciato, forse appesantito dalle congetture che m'arrovellavano la
massa cerebrale, e la teiera si era inclinata quel poco da permettere
alla bevanda calda di sgorgare a guisa di Cascate Vittoria sulla mia
scarpa. Mi drizzai di tutto punto, ripescando il contegno perduto:
"Mi scusi se non so fare il maggiordomo" pronunziai.
"Almeno il cagnolino lo fai bene. Hai alzato la zampetta e hai fatto
pipì. Bau-Bau!", e giù a ridacchiare nel tono zuccheroso
di chi abusa di marshmallows, mentre i Nichomakis si univano alla
comitiva e gracchiavano amabilmente divertiti.
Tipico humor francese. Cinico.
Per quanto mi riguarda, quella volta benedii Camus Blanchard con un sorrisetto. Ho detto, sorrisetto,
il che sta a significare quell'ipocrito gesto di cortesia che si
rivolge a chi è invece bersaglio dei tuoi istinti omicidi. Ma
orsù signori!, con quest'evento vi ho fatto capire due cose: che
quella fu la prima volta in cui ufficialmente ammisi di non saper fare
il mio lavoro e che Monsieur Ciup-Ciup mi affibbiò il
soprannome di "Bau-Bau" proprio quel pomeriggio d'agosto.
Ah, e vi domando una cosa: sono bravo almeno a recitare?
Perché a me è parso, in altra occasione, d'essere
sì ferrato per il teatro, così come mi suggerisce la
volontà. Come, volete sentire quest'altra storia? Vi assicuro
che è ancor più buffa di questa, ma se la volete
ugualmente ascoltare...
Le Diner de Gala des Nouveaux, ergo "Cena di Gala dei Nuovi", dove "Nuovi" sta per "la nuova generazione di gente che conta".
Vi racconterò di grandi nomi... di aragoste e champagne... e di come capii ch'esser maggiordomo ha i suoi vantaggi.
Soprattutto se si ha un gran bel pezzo di signore a cui leccar le scarpe.
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Capitolo 3 *** Le Gala des Nouveaux, ovvero: < Camus Blanchard è un'aragosta > ***
Cap III. La Gala des Nouveaux, ovvero: "Camus Blanchard è un'aragosta"
...si
è sentita la differenza fra ferie pasquali e settimana
scolastica, eh? XD Eccomi con un nuovo capitolo di "Folie Parisienne".
Ho deciso di pubblicare prima una nuova parte di questa FF in quanto
è più semplice e leggera, pertanto pubblicherò
l'ultimo capitolo di "Foulard" questo pomeriggio, quando dunque il
tepore delle coperte mi avrà abbandonato. Spero di farmi
perdonare per il ritardo. Qui compariranno altri due nuovi personaggi,
ma... Chiedo subito venia per il nome che ho scelto per uno di
loro (mi sembrava azzeccato e divertente, vi prego fan di non
uccidermi! xD). E ho voglia di lasciarvi un po' sul misterioso,
anche... v.v"
A voi, e ancora grazie °v° (quest'autrice soffre della malattia del Ringraziamento Continuo, abbiate pietà)
Fe (:
< CAPITOLO 3 >
Le Gala des Nouveaux, ovvero: "Camus Blanchard è un'aragosta"
...soprattutto se si ha un gran
bel pezzo di signore a cui leccar le scarpe, dicevo! Chiudete gli occhi e
tuffatevi nel mondo dei gran gala: sentite il parlottare raffinato dei
signorotti? Il profumo invitante dei buffet, le bollicine frizzanti di champagne
che vi scoppiettano in gola?
Benvenuti a Le Diner de Gala des
Nouveaux, dicasi “luogo in cui i promettenti eredi dei grandi casati discutono
fra piatti che noi semplici umani fatichiamo persino a sognare”. E i
maggiordomi furon invitati. Mi pareva d’esser, vi dirò col cuor in mano, ad
una mostra di amici a quattro zampe in cui i padroncini sfilavano pomposamente
tenendo per lo guinzaglio i loro cucciolotti. Ma ben presto Monsieur Ciup-Ciup
si stancò si trascinarmi fra i saloni del convito e mi lasciò sol soletto
appollaiato sul seggiolino d’un bancone, mentr’egli si concedeva alle lusinghe
d’un gruppo d’affaristi.
Da lontano Camus Blanchard
appariva ai miei occhi come sott’un diluvio di luce celestiale; una di quelle
classiche pozze di Paradiso, pensateci, che piovon dall’alto accompagnate da
musiche celestiali. Questo perché, fra tutti i completi scuri e grigi che
s’intervallavano, lui era l’unico a vestir di color confetto; l’unico che, al
posto di tener una biro d’argento nel taschino interno, dal medesimo fodero de’
ricchi proprietari pescava un marshmallow dietro l’altro.
Ero sicuro che non
avrebbe toccato alcun buffet, non quando era sì più interessato agli alimenti
con cui abitualmente si nutre. Strana razza animale, il mio padrone. Dietro le
sbarre di suddette argomentazioni, non m’accorsi ahimè che un altro Bau-Bau
s’era seduto al mio fianco. Il siparietto fu alquanto bizzarro...
Ehm, ehm...!
“Milo! Non ci credo, sei proprio
tu?”.
Volse il capo l’indolente
maggiordomo di casa Blanchard, stordito dal gran ciarlare del convito; e
subito, inquadrato ch’ebbe il volto familiare, mollò teatralmente la mandibola
facendo sfoggio di gran sorpresa:
“Che ci fai qui?”.
Er’egli un certo Ambrogio Chela,
che tutti però conoscevano, complice il misterioso mondo de’ soprannomi, a nome
“Death”. Suo compare ai tempi di Sion Bonnet, se n’era però andato presto a
lavorar alle dipendenze d’un tal signorotto svedese, svanendo in siffatta
maniera dal raggio d’azione de ‘l nostro protagonista; protagonista che
arraffata l’opportunità, si fece così spiegar l’esistenza del compare.
“Il mio signorotto è Fredric
Lewis Gottfrid, del casato dei Gottfrid, dirigente dell’omonima industria
floreale”, spiegò dunque il signor Chela dopo i dovuti ossequi. “Ma tutti lo
conoscono come Aphrodite”, e segnalò co’ lo dito il suddetto signorotto, il che
bastò al maggiordomo di casa Blanchard per capir il motivo d’un sì strambo
soprannome.
“N’ho sì sentito discorrere! È
proprio un bel giovanotto...”.
“Vedo che sei divenuto un
cagnolino col papillon. A chi dai man forte?”.
“Casato dei Blanchard”.
“Or dunque ti svelerò che la
nostr'occupazione può anche esser spada, oltre a fodero; cosucce a favor
nostro, mio compare, per intenderci”.
“M’hai sfregiato la corazza,
Death. M'hai fatto curioso!”.
“L’aragosta è buona?”.
“Buonissima”.
“Fresca fresca?”.
“Fresca fresca, altrimenti non
l’adocchierei nemmeno”.
“Proprio un figliol fortunato! Ma
sta’ attento che la portata non rimane calda in eterno”, e detto ciò s’ alzò,
lo strambo signor Ambrogio Chela, dipendente di Gottfrid, e rapì il proprio
signorotto da discussione straniera per trascinarlo con sé là dove gli umani si
liberano dalle mortali impurità.
E s'affievoliscono le luci sulla scena.
...ebbene non vi scandalizzerete
se vi dico che, almen per quello spergiuro, “aragosta” è sinonimo di “il
padroncino per il qual si lavora”! Giacché non credo che il maggiordomo abbia
il dovere d’accompagnar il superiore anche sin alla tazza del water, se m’avete
inteso.
Non son certo qui per confessare
la mia omosessualità; ma giunti a tal punto mi par un particolare necessario
per un’impeccabile comprensione. Camus Blanchard è certo un bel giovine:
capelli rossi come (aragoste...?) il peperoncino e carnagione d’una zuccherosità impareggiabile. Mashmallowsiana, direi. Tentar non
nuoce, lo san tutti.
Eppure preso com’ero da certe mie
macchinazioni, mentre il mio signorotto cambiava aspetto ai miei occhi,
(perché in questo momento la piega poco al di sotto della zona lombare
mi par più interessante di prima?)
non m’accorsi d’aver dimenticato
un piccolo spunto. Non per vanto ma per realismo, anch’io posseggo un certo
fascino. “Poco ma sicuro”, direte voi. Ebbene, prima ch’io stesso prendessi in
considerazione quest’aspetto, fu qualcun altro ad accorgersene.
Ma come?, non vi ho presentato
questo nuovo personaggio? È una gran svista da parte mia, chiedo venia, ché la
gentil figura pronta ad entrar in scena è cert’importante in questa novella. Vi
narrerò come si concluse quella serata di gala, nonostante...
...no un momento, non posso
essere timido. Un attore non deve
essere timido!
Ehm-ehm....! Permettetemi or dunque di introdurvi...
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Capitolo 4 *** Le Gala des Nouveaux, ovvero: < La favola del bottegaio che osò troppo > ***
Cap 4 -
< CAPITOLO 4 >
Le Gala des Nouveaux, ovvero: "La favola del bottegaio che osò troppo"
...Mirelle Blanchard, niente popò di meno che sorella di Monsieur Marshmallows!
E' strano ch'io non ve ne abbia
parlato sino ad ora, dato che questa leggiadra fanciulla ha un ruolo
certo non indifferente in quanto mi appresto a raccontare. Si presenta
ella come una tenue figura femminile dai lunghi capelli color aragosta
e gli occhi, come si suol dire, da cerbiatta; e poiché io non
sono stupido - o almeno la mia capacità intellettiva non
è così limitata -, né poco precoce, parlando di
que' tempi posso confermare d'aver spesso messo lo sguardo sulla
Mademoiselle, anche solo di sfuggita, durante gli spuntini che Monsieur
si concede almeno quattro volte al dì.
M'ero allora reso conto che
anch'ella m'indirizzava ambigue attenzioni, ridendo de' mie burlate
sotto la vigil pupilla del fratello maggiore, che mal traduceva quegli
indizi d'intesa reciproca.
Maggiore, avete udito bene. Mirelle Blanchard ha diciott'anni d'età, il che comporta due anni di differenza dal sottoscritto.
Com'ogni sorella minore che si
rispetti, è tenuta in gran vigilanza dal mio padrone, il qual
non permetteva -e non permette tutt'ora - ch'io m'avvicini troppo a
lei. Qual difficile vita ho condotto, or capirete, prigioniero del
casato per cui lavoro...
Ma non voglio farvi perdere tempo, e
vi narrerò come dunque si concluse quella serata di gala.
Immaginatevi di nuovo il frizzare di bollicine e il frigolare de'
raffinati chiacchiericci. Eccoci di nuovo al bancone del bar, Ambrogio
"Death" Chela svanito con il Gottfrid suo padrone ed io, pover
maggiordomo, intento ad osservar la figura d'Homard Blanchard [1] - fa pur rima, qual disdetta!
Ehm,ehm...!
Disparve
ebbene il Gottfrid co' suo fido Bau-Bau in quel luogo, come s'era
detto, ove gl'esseri umani si disfano delle mortali impurità.
Eppur non si mosse il maggiordomo di casa Blanchard, limitandosi in
vece a spostar l'occhio or perplesso sul signorotto per il qual
lavorava; o meglio, quel fu un tentativo, giacché ancor prima
che potesse pescar la marshmallowsiana figura nel convito, un oggetto
non ben definito l'arraffò per il braccio scollandolo dalla
seggiolina.
Servì un istante.
"Ma-Mademoiselle Blanchard!"
trillò stupefatto il cagnolino col papillon, ma ella, senza
sentir ragioni o dar interesse alle sue parole, lo trascinò
dietro un angolo con l'ammirevole forza d'una mula da carico.
Si trovò a spalle contro al
muro, l'indifeso servitore, con il volto della signorina ad una
distanza ben poco raccomandabile.
"Mademoiselle Blanchard! Lei non dovrebbe esser qui o fallo?"
"Non dovrei, dici bene", allor rispose la dolce Mirelle, "ma qual occasione migliore di questa...!"
"Ouais?"
"...per fuggir dal vigile occhio fraterno!"
"Mais... Mademoiselle Blanchard!"
squittì di nuovo l'impacciato maggiordomo, tingendosi
improvvisamente di purpureo imbarazzo. Un sibilo era il suo, atto a non
destar l'interesse dei signorotti appena oltre il muro, là dove
il tintinnar dei bicchieri e le luci del gran convito battezzavano la
festosa atmosfera. Pareva ad egli d'esser un bottegaio imboscato con
chi di troppo, o con la figlia del re, il che fuggiva alla buona
condotta de' sua occupazione. Non son forse sempre finiti male i
sottoposti che troppo allungano la mano sulla sfera de' potenti?
"Monsieur, Mademoiselle... se la
scoprisse... Iddio vuol bene a tutti, ma sarebbe capace di scordarsi di
me pur di non attaccar briga col Casato [2]!"
"Via, Milò, ti chiedo solo una cosa."
"Uh?"
"...Bassin, huh? [3]"
"Gyeh...! Mademoiselle Blanchard, ma siete promessa sposa di Rhadamanthys de Westminster, è per me osar troppo!"
"Devono ancora correr due mesi!"
ribatté pronta la delicata fanciulla, annidandosi al petto del
servitore or troppo sorpreso - e rosso di sbigottimento -. "S'il vous
plait, Milò! [4]"
Come dunque fece a dir di no, il
rassegnato maggiordomo? Si vide costretto a ceder a quegl'occhi
così vivi d'amore; e presole il viso tra le mani, senza
più pensare ad atto non professionale, si chinò
sulle labbra di lei ch'altro non aspettav...
Blackout
Accontentatevi di questo,
giacché son stato io a toglier metaforicamente la corrente per
evitare dettagli sì personali. Vi basti sapere che solo un bacio
fu, e nient'altro, anche perché i guai eran destinati ad
arrivare un mese più tardi...
E' con tristezza che mi sento costretto a raccontar, insaziabili
spettatori, dell'improvvisa visita del Westminster. Fu una situazione
alquanto... particolare.
Ma non vi voglio dir nulla per ora, lasciatemi un poco di tregua, mi
serve un bicchier d'acqua. Oh, desiderate anche voi rinfrescar la gola?
°°°
Note
Homard Blanchard [1] - Letteralmente, "Blanchard l'Aragosta"
Casato [2] - Milò ( xD ) lo pronuncia con enfasi (visivamente tradotta con l'iniziale maiuscola) in quanto sottointende il casato di Blanchard.
"Bassin" [3] - "Bacino"
"S'il vous plait, Milò!" [4] - "Per favore, Milo!"
Ci sto
prendendo così gusto a scrivere in questa maniera che a momenti
parlo come Manzoni XD Piccola noticina, non ho intenzione di scaricarvi
addosso terminologie troppo manzoniane x°D - il romanzo del caro
Alessandro non mi dispiace, ma a volte il lessico è veramente
incomprensibile -, quindi se non vi è chiara qualche frase, o se
vi accorgete che questo lessico diventa troppo pesante - anche se di
prima battuta, come mi avete detto, è originale -, non esitate a
dirmelo!
Alla prossima, e ancora grazie °w°
Fe'
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Capitolo 5 *** Rhadamanthys de Westminster, ovvero: < Oh me infelice! > ***
Cap 5 Rhada de West, ovvero: "Oh me infelice!"
< CAPITOLO 5 >
Rhadamanthys de Westminster, ovvero: "Oh me infelice!"
Ehm-ehm, stavo dicendo...
Ebbene, un bigio dì
d'ottobre giunse a casa Blanchard l'emerito Rhadamanthys de
Westminster. Er'egli un gagliardo giovincello sui vent'anni
individuabile in tra molti grazie al sopracciglio "ribelle"... Ma mi
par inutile nascondervi che l'aggettivo sì migliore per suddetto
particolare é "orrido": di quel razza fosse sua madre per
partorir que' folti pelucchi sugl'occhi, io non saprei. Sta il fatto,
mio adorato uditorio, che l'inglesotto benestante - per dirla tutta,
sommerso dall'agiatezza - fece capolino senz'invito quella
mattina d'autunno, cogliendo impreparati noi Bau-Bau e pur il nostro
padroncino; al che ci furon rifilate, in fretta in fretta, un fior di
mansioni da portare a termine prima che il tal ospite varcasse l'uscio.
A me, essend'io ottimo cagnolino Semper Fidelis
alla causa, si comandò d'introdurre il de Westminster. Pensate
allora, qual ansia da palcoscenico mi scosse! Infilatomi alla bell'e
meglio il cappotto de' ricevimenti, con tanto di papillon rosso
cremisi, zompettai giocondo sul viale della villa accostandomi alla
vettura lì davanti arrestata. Birichino il vento che
tentò di rapire il cilindro ch'avevo in testa, al fin di
scarabocchiare la mia pomposa eleganza!
Galateo vuole, e quest'è
nota da precisare, che sia il servitor di casa a aprire la portiera
all'ospite, essendo il maggiordomo, in quel momento, sinonimo del
benvenuto del casato. Certo che se la villania vien dall'altra parte...
Ehm, ehm...!
"Benvenuto a casa Blanchaa-AHI!!"
cinguettò in conclusione il tradito Bau-Bau, man allo sportello
aperto ed espression rabbiosamente docile in viso. Era poco prima
disceso dall'automobile Rhadamanthys de Westminster, ponendo, di sicuro
non apposta - per ironia della sorte - un piè al di sopra di
quello del servitore. Scivolò fuor dall'abitacolo in gran
strascico di velluto nero, gettando un'occhiata deliziata all'indirizzo
del maggiordomo:
"Che si ha fatto, il signore? Un malore improvviso?"
Dannati i tacchetti de' signori!,
fu'l pensiero dell'altro; prima di macinar tra i denti la mielosa
sentenza da copione: "Non s'ha da preoccupare, l'Eccelso Monsieur."
Le dita della
zampa pulsavan furibonde, offese dal trattamento ricevuto, ed ebbero un
sospiro di sollievo allo scostarsi de' loro tiranno, giacché lo
stivale dell'inglesotto s'appropinquava ora all'ingresso. Or dunque si
domandò Semper Fidelis, che si fosse fatto per finir nella lista
nera del de Westminster. Il sopracciglio alieno dell'ospite era
stato scosso da delittuoso intento quando i loro sguardi s'erano
incrociati sulla portiera. Che si sapesse del bacio alla sposa
promessa? Bensì era impossibile che s'avesse quest'informazione,
a men che qualcuno, al Gala des Nouveaux, non li avesse intravisti. In
tal caso...
"Io non penso che al signor maggiordomo sia dato di star qui immobile. Non dovrebb'egli seguire l'ospite?"
Il servitore si volse punto da tali
parole, e realizzò ch'esse erano di provenienza
straniera. A parlar era stato l'autista della vettura, or
sporto... che mi si corregga, sporta
al di là del finestrino. Arrossì immediatamente il fido
Bau.Bau, rizzando i capelli come preso d'improvviso disagio:
"Non ha torto, Mademoiselle!"
"Allora chiuda lo sportello, s'ha da pregarsi, che devo posteggiare."
Si fece come s'era domandato e
l'automobile scivolò maestosa sul viale svanendo dietro alla
svolta. Che l'autista in questione fosse una leggiadra figura a nome
Pandora, è cosa che si seppe dopo.
E s'affievoliscono le luci sulla scena
Fu quella la prima volta, sarò sincero, in cui capii che a
scondinzolare non eran solo i cani, ma anche le cagnoline. Pandora fu
la prima - avete capito bene - ch'io conobbi essere alle dipendenze
d'un signore. Er'ella autista personale dell'inglesotto e il futuro mi
riservò una bella sorpresa... Ma questa è un'altra
storia, ché per ora, per rimaner in tema, ci spostiamo
all'interno della casa e vi racconterò un altro fatto di
quell'infausta giornata.
Ehm, ehm...!
Svelto
svelto si mosse il fedel servitore, battendo in ritirata nella cucina.
S'era ad egli chiesto di preparare del thè ristoratore per
l'ospite ed il signor di casa, dal momento che si doveva parlar del
matrimonio imminente. Fu proprio mentre il Bau-Bau s'operava tra
tazzine e fornelli che gli venne allor in mente di non aver visto
Mademoiselle Blanchard, quella mattina; e fu nello stesso momento che
scoprì il motivo, al che un oggetto non subito identificato lo
cinse da dietro posandogli - me non colpevole - un bacio su l'orecchio:
"...Milò."
"Eek!" fu il pigolio allarmato in risposta, "M-Mademoiselle Blanchard, son al lavoro!"
"Milò..."
"...sì che stavo per rovesciare il thé, signorina!"
"...bassin."
"Spengo i fornelli e acchiappo
l'infuso e... No un momento!, dove si son messi i cucchiai? Oh me
infelice, l'argenteria di Monsieur!"
"Mais Milò, sempre così ansioso..."
"Mademoiselle, c'è il de Westminster!"
"Ah-ah."
"Come sarebbe a dire ah-ah? Una visita inaspettata!"
Ma la dolce fanciulla non diede
ascolto alle angosce dell'amante, al che gli si aggrappò al
collo con le labbra. Vacillò l'impreparato servitore, che
salvò di volata il contenitore dello zucchero e si liberò
in fretta e furia:
"La signorina voglia scusarmi se debbo scappare in salotto per il thé!"
"Qual delizioso rossore sulle gote, Milò...!"
"Gyeh? ...Si riguardi,
Mademoiselle!", e filò via recando con sé il vassoio
d'argento imbandito di thé, piattini e marshmallows.
Buffo, indaffarato, strampalato
maggiordomo! Servisti egregiamente la bevanda, zuccherasti con
compostezza, eppur non ti rendesti conto d'un particolare sì
imbarazzante! Eminente Monsieur Blanchard, fosti tu a render pubblica
quell'ingenuità con sufficiente commento:
"Certo non è periodo di zanzare."
Il de Westminster, pizzicato da
codesto annunzio, volse il cipiglio sul Semper Fidelis. "Forse che tu
abbia un domicilio umidiccio, Monsieur Camus?"
Il nostro pover protagonista fu tardo a tradurre quanto detto, fintantoché non si portò una mano al collo e....
Sì un po' scivoloso.
Caldo.
Trivellato.
"M'han da scusarsi, i signori!" s'affrettò il servitore bollendo da capo a piedi. "Una piccola puntura."
"Come vien nominato,
compare? Succhiotto, forse?" puntualizzò il Blanchard con
un sorriso dietro alla tazzina. "Milò, non è certo dei
migliori spettacoli."
La voglia di fondersi con il
pavimento, venne all'infelice maggiordomo. Pel quel che gli era parso
un bacio sul collo, preso com'era con l'argenteria, non s'era
ahimè accorto della conseguenza.
°°°
Ed eccomi con l'aggiornamento settimanale XD Allora, così
è entrata in scena anche Pandora! *si chiede se abbia fatto una
buona scelta* In realtà volevo mettere Shaka al suo posto, ma
per il nostro Budino
(cioè, mi si corregga, "Buddhino") ho ben altro in mente e
quindi preferisco posticipare la sua entrata in scena
sìsì °v°
Ringrazio coloro che mi supportano (e sopportano) in questo ibride di ficcy demenziale XD
Alla prossima con le avventure del nostro (e speriamo, vostro) maggiordomo preferito,
Fe' <3
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Capitolo 6 *** Nozze inglesi, ovvero: < El Senor de la Carrera > ***
CAP 6
< CAPITOLO 6 >
Nozze inglesi, ovvero: "El Senor de la Carrera"
Questo uno degli episodi più imbarazzanti del repertorio.
M'abbia da scusarsi, il signore, ma è da riconoscersi che la
colpa è tutta di Mademoiselle, senz'altro troppo precoce... Per
mia fortuna, al dì d'oggi, quest'intraprendenza è scemata
man mano, soprattutto in seguito al matrimonio col l'illustre de
Westminster; giacché ve n'ho fatto accenno mi sembra giusto
soffermarmi su quest'altro episodio - le nozze, per l'esattezza -, che
a dispetto di quel che vi parrà mi riservò spiacevoli
sorprese. Nemmeno ad un unione dinnanzi al Signore ho potuto star
tranquillo, poffarbacco!
Per l'evento fummo invitati al domicilio dello sposo, un raffinato
cottage che più che cottage parea un palazzo in miniatura,
agghindato da verdissima edera rampicante ed avvolto in sinuosi
vialetti alberati. Non fu una chiesa il grembo di questo amore - se
amore si può definire, e con l'avanzar de' mie vicende capirete il perché -, ma il
cortiletto sul retro che dava, in magnifico paesaggio, su di un
laghetto proprio ai piedi della collina. Luogo d'incanto, certo;
cerimonia, un po' meno.
Ebbene, s'avviava il mezzogiorno di novembre quando...
Ehm, ehm...!
Era
già stato pronunziato il "sì" cruciale quando il Bau-Bau
di casa Blanchard, ornato a festa da impeccabile completo chiaro,
s'accomodò al buffet tirando un sospiro sconsolato. Aveva
già perduto di vista il signorotto, di certo imboscatosi in
qualche discussione d'affare con gli spettabili del luogo, sì
ch'egli era in grado, testimone il suo altolocato apprezzamento
sociale, di discorrer la lingua inglese; talento che sfuggiva al nostro
pover protagonista, intento, più che a goder del rinfresco, ad
evitar l'occhio della novella Mademoiselle de Westminster. Mi si faccia
ammenda, intendevo, della Madame Mirelle de Westminster, dacché
avev'appena ella chiesto il divorzio dal nubilato.
Scansare la sua vista era quindi il fioretto di Semper Fidelis, per
eludere possibili manifestazioni d'affetto, come si suol dire,
"extraconiugale".
Nel mentre del
suddetto calderone di pensieri, il caro Ambrogio "Death" Chela - lo
spettatore se ne ricorderà di certo - s'accostò al
maggiordomo:
"Ohè!, Milo!"
"Death! Ospite anche tu?"
"I Gottfrid sono colleghi affezionati dei Westminster. E i Blanchard?"
"...matrimonio combinato per le società de' signori imbrigliati nella faccenda."
"Come? La sposa non ha scelto di volontà propria?"
"Decision del fratello" rispose il fido Bau-Bau a spalle strette. "Sì che Mademoiselle non apprezza. Povera fanciulla!"
"Gyahahah!, certo lo sposo non è dei più contesi, dico bene?"
"Ragion assoluta, Death! Pel l'orribil monociglio...!"
Al codesto esclamar, menò Chela uno schiaffo in nuca a Sempre
Fidelis, ghignando: "Abbassa la voce, stampo d'impudente, che se
dovess'egli sentirti...! Ma quel che importa è d'essertene
lavato le mani."
"Lavato le mani?"
"Con questo matrimonio hai messo in fresco l'aragosta!"
Trasalì il maggiordomo dei Blanchard, scoccando uno sguardo d'impiccio al compare. "Ancor con ista storia?"
"Verità!" si difese Ambrogio il Gioviale, prima di rifilare un
occhiolin da birbante: "Innegabil sentenza, la mia. Con la signorina
Mirelle fuor di casa, dovresti pensare a come muovere il pedone."
""Muover il...?"
"D'intender personalmente" fu la conclusiva sentenza, e il cagnolino
del Gottfrid, scodinzolando - certo metaforicamente - per la gioia del
discorso, sviò nel convito nella confusione degl'ospiti. Al che
rimase privo di verbo, il nostro protagonista, con la mandibola di poco
abbandonata in un'espression alquanto spaesata; s'è fatta rima!
...Questo in breve per spostarci di scena, e finire, avvolti da
discorsi de' genti illustri, di fronte a Monsieur Ciup Ciup e
Monsieur... o Mister... o rettifico, Senor Felipe Romero, di
soprannome Shura, di fatto rampollo spagnolo.
Ci siam qui trasferiti giacché il Blanchard ha richiamato a
sé il fido Bau-Bau, ch'è corso, come ben si può
immaginare, ai piedi del padrone ad ascoltar quant'ha da dire.
Soppesata or dunque la curiosità del servitore, questo gli disse
Homard Blanchard:
"Milò, ti presento un mio caro amico d'infanzia... Senor Romero."
"Onoratissimo." (Sospir di sollievo, la discussione si avviava alla ben masticata lingua francese!)
"Excelente!, el mayordomo!" cinguettò gaio il giovine di Madrid,
pizzicandosi, con gesto raffinato, il nodo della cravatta. "Qual
galanteria!"
"E' un fido Bau-Bau, com'io lo nomino" fu la fiera puntualizzazione di
colui il quale, impeccabilmente, er'intento a molestare una caramella
gommosa. "Credo sarà all'altezza."
"...All'altezza? Posso domandar di cosa si parla, il signore?"
"Una competizione, Milò. Un prestigioso premio per il miglior
dei maggiordomi, organizzato non a caso dal Senor. In Spagna s'avrebbe
nome... La Carrera."
Un sussulto prese il cor del servitore. "Ne sono... onorato, onoratissimo, lo dico con l'anima in mano!"
"Posso definir la parte burocratica del premio" s'avanzò con un
sorriso il Romero, ammiccando con sguardo deliziato. Di cui il qui
presente narratore posticiperà i particolari, per non derubarvi
dell'unicità della competizione. Posso però dirvi che
Semper Fidelis accettò immediatamente, con lo scopo, certo
celato, di dimostrar il proprio talento a quel tiranno marshmallowsiano
de' suo padrone; padrone che avea però inteso codesta
intenzione, tanto che già progettava le più svariate
macchinazioni per rifilar impicci. Poiché in fondo desiderava
che vincesse, ma che vincesse, s'è ben d'intendere, col sangue a
fior di pelle: dopo aver aggirato tranelli malefici, propositi
fanciulleschi e bizzarri e tante altre congetture.
"Son fiero d'apparir nella lista dei concorrenti, Felipe" concluse
orgoglioso il Monsieur, mentre gioiva de' lamenti fantasiosi del
dolciume di cui stava abusando. "Milò saprà di certo
tener testa a tutte e quante tre le prove."
"Prova dei Particolari, Prova di Volante, Prova d'Adattabilità"
definì il rampollo spagnolo dondolandosi sui mocassini. "I
particolari e i vostri obiettivi vi saran spediti in busta a data
precisa, con un fior di giudice per registrare il punteggio."
"Affar fatto" fu il trillo giocondo del Blanchard, e fu una condanna per l'infelice Bau-Bau.
Che già sospettava, come i nomi suggerivano, che i gradini verso
la vittoria fossero di una certa difficoltà; e anche cosparsi di
olio bollente, prontamente rovesciato, senz'ombra di dubbio, dal
padrone stesso, in attesa di qualche sgambetto.
°°°
Eccomi
come ogni domenica °v° Il titolo dovrebbe significare (scarse
conoscenze dello spagnolo XD), "il signore della gara". Oggi un po'
più tardi del solito, dati gli impegni, ma non oserei
saltare un aggiornamento per nulla al mondo v_v
Come avrete notato, tendo a fare capitoli brevi dove non vi sono fior
di colpi di scena, dato che in effetti sono solo "slices of life";
piccoli siparietti che però, mettendoci bene l'occhio, si
concludono sempre a metà dell'anello seguente XD Togliendo le
metafore (devo smetterla di scrivere come se stessi ancora stendendo il
capitolo), vi lascio sempre con un piccolo indizio per quello che
accadrà in seguito, tattica che spero vi invogli a continuare XD
Ho già in mente tante idee per queste tre prove... chissà se riuscite ad indovinare qualcosa u_u"
Ci si risente tra sette giorni, mondo °v° Ringrazio i recensori, ovviamente, e Angelynn, Kurabika e Tamakisskiss per averla aggiunta alle preferite, oltre che Haru e San per averla inserita tra le seguite.
Alla prossima °x°
Fe'
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Capitolo 7 *** Prova dei Particolari, ovvero: < Color pesca o rosa confetto? > ***
Cap 7
< CAPITOLO 7 >
Prova dei Particolari, ovvero: "Color pesca o rosa confetto?"
...Senor Felipe Romero!
Un ragazzotto all'incirca dell'età de' mio padrone, con capelli
nerissimi ed occhi d'un taglio particolare, ma così particolare
da sembrar rifinito dallo scalpello. E' egli un rampollo spagnolo
sì distinguibil tra la folla grazie alla rosellina eternamente
infilata nel taschino del completo. Mi chiedo se c'abbia fatto le
radici, lì dentro.
In ogni caso, mio benvoluto ospite, questo fu 'l nostro primo
incontro, giacché prima nemmen conoscevo il nome dei Romero. Il
solo particolare positivo che seguì alle nozze inglesi fu che
Mademoiselle rimase col de Westminster, vantaggio per me, ch'intendevo
approfittarne per "muovere il pedone", secondo il consiglio di Death.
Davanti a quest'espressione di prima battuta ambigua - ché
qualcuno potrebbe tradur male il complemento oggetto, se il signore
m'intende -, la mia interpretazione fu alquanto semplice: nient'altro
dovevo fare che cucir il filo con Monsieur, o meglio, almen tentare
qualche azzardato ma audace approccio confidenziale. Mia
finalità, parliamoci in chiaro, era quella di divenire un ottimo
maggiordomo e un ottimo... come si può dire?, "amante", forse?
M'ha da scusarsi se la cosa può parer scomoda al pensiero
dell'ospite, ma son fermamente convinto che la sincerità premia
gli animi.
Non si suol sentenziare in ista maniera?
Or dunque, le prove della Carrera
mi parevan il mezzo eccelso per riuscir nell'opera: libero dagli
istinti di Mademoiselle e soprattutto senz'il pericolo d'una visista
del de Westminster, occupato com'era a coltivare i primi semi del
matrimonio. Sto io parlando del viaggio di nozze, con meta - me
sollevato! - l'Indonesia. Più lontano di tal Paese non poteva
capitarmi, tanto che per una volta pensai d'aver avuto fortuna.
Lo pensai e basta giacché la sfortuna, a dispetto de' mio sollazzo, s'era solo presa una pausa.
E i guai arrivarono con la prima prova, dei Particolari, a detta del Romero.
Quello che sto per raccontar m'imbarazza assai. Mi perdoni dunque se la mia psicologia le parrà... instabile.
Ehm, ehm...!
Lo fissava. Da decenni.
Al che Semper Fidelis, rotendo
gl'occhi ad inquadrar una gocciolina di disagio che gli si scioglieva
su la tempia, s'allentò il colletto della camicia.
"Io son pronto" pronunziò in tono meccanico.
Era giudice l'indiano
rispettabilissimo Agni Acharya, di soprannome Shaka per alcuni, neanche
foss'egli figlio dell'Illuminato in persona [1]. Signorino coscritto di
Monsieur, agghindato da un largo abito di velluto d'uno strano color
dorato. Particolarissima l'acconciatura, una rappresantazione della
Tour Eiffel in intrecciati e biondi giochi di capelli. Occhi
perennemente serrati, e sorgea spontaneo domandarsi a cosa allor
servissero gli occhialetti da vista inforcati su per il naso;
ché proprio li aveva, con tanto di cordicella d'oro
all'asticelle, ma che parevan di fatto inutili, data la preferenza del
suddetto individuo a dormire in piedi.
All'udita risposta de' nostro ansioso
Bau-Bau, l'Acharya smise di mordicchiare - molestar, cosa in comune con
Monsieur - il tappo della penna:
"Le prove son in ordine crescente di
difficoltà" annunciò, "fatto che rende la prima la
più semplice. Spero ch'il vostro servitore parta col piede
già in la staffa."
"Se dice che è pronto, non ho d'obiettare. Vrai, Milò?"
"Ouais, Monsieur, senz'ombra di dubbio. Che si cominci!"
"Com'è bene da notarsi, i
signori, la prima prova avrà come sede la residenza stessa. Milo
Dellas, anni venti, maggiordomo di Camus Blanchard", al qual nome
rivolse un cenno galante all'indirizzo del padron di casa,
"dovrà abbigliar ed acconciare il proprio signore per la cena
delle venti, che si terrà presso l'hotel Deux Fleurs. A questo
test" riprese il signorino indiano, accavallando le gambe con fare
mellifluo, "seguirà immediatamente il successivo."
Potete solo immaginr l'espressione di sconcerto di Semper Fidelis!
Vestire ed acconciare Monsieur
Ciup-Ciup er'impresa certo impossibile, che prevedeva, oltre alla
difficoltà d'indovinare gli scabrosi gusti del padrone, anche il
vederlo seminudo. E l'hotel Deux Fleurs...!, del qual il proprietario
era nientepopodimenoche Sion Bonnet, promotore di quel suo tristo
destino! Ed anche un gran bastardo, dicasi da parte del nostro
sfortunato protagonista.
Abisso di terrificata
incredulità si stampò in faccia al cagnolino col
papillon; al che Agni Acharya, con sorriso squisito:
"...Qualcosa ti turba, messere maggiordomo?"
"Io..."
"Tu?"
"Ma lei...?"
"...Noi?"
"Voi ed essi" concluse in un sospiro
il Blanchard, e si mis'in piedi scoccando uno sguardo complice al
servitore ancor troppo scioccato per articolare verbo. "Con permesso,
monsieur Acharya, direi si possa d'iniziare."
"Sarete voi stesso a valutare il
prodotto finale, ché una prova d'affidabilità nei
riguardi del messere. Messere ch'avrà da provare se ben conosce
il proprio signore, m'ha d'intendersi..."
"S'è inteso."
"Tempo fino alle diciannove e ventisette. Da ora. Io aspetterò con impazienza qui in salotto, s'è consentito."
"Milò, in camera. A spogliarmi."
E s'affievoliscono le luci sulla scena
Andò proprio così, lo giuro sul mio nome!
Che però... ma forse... sia meglio saltar la suddetta parte, quella dunque, come nominarla?
Sull'orologio spiccavan le diciannove esatte quando Monsieur si ritrovò in boxer rigorosamente color marshmallows
dinnanzi allo specchio da parete. Fu una fatica spogliarlo in quanto
non feci altro che evitare di toccarlo. Ma com'è da parer ovvio,
non potei sfuggir all'eterno al tocco con la sua pelle.
Ebbene mi parve di toccar una caramella zuccherata. Cosa non propriamente piacevole ma nemmeno degna d'orrore.
Eppur'io io, da bravo illuso, pensavo che il peggio fosse allora passato: un bel completo color gomma arabica, un fiocco rosa a legargli i capelli, un paio d'orecchini a forma di fragola et voilà!, eccovi Vostra Eminenza Camus "Homard" Blanchard! E invece no.
Perché il peggio fu quello che seguì.
Ehm, ehm...!
"...Qui o qui?"
"Mais Milò, non posso far parola con te, dovrai indovinare tu i particolari."
"Mi perdoni, il signore, ma mi par tutto così assurdo!"
"Non sei l'unico sulla giostra."
"Allora dove lo metto, il pendente più lungo? Sinistra o destra?"
"..."
"...Monsieur?"
"...Au pied d'la panne la cane y pond, au pied du pond le canard y couv' [2]"
S'arrese a tal presa di posizione, il
fido servitore, decidendo per la destra e fissando il pendolo a forma
di fragola bucherellata. Con fare afflitto zompò fin all'armadio
e l'aprì per sceglier l'abito.
Non l'avesse mai fatto!
Che mal hai tu causato, oh greco infelice, per capitar proprio in ista residenza?
Rosa ovunque. Rose le giacche, le
cravatte, le calzature allineate vittoriosamente come piccoli soldatini
di piombo. Bianco, c'er'anche, e color pesca pure, in nessun angolo
s'intravedeva una tinta più prepotente di quei gusti mielosi.
Non resistette Sempre Fidelis a un così sconcertante paesaggio -
ch'era la prima volta ch'apriva quelle ante! -, e si voltò un
momento a prender aria e rifarsi gl'occhi; ma Monsieur lo squadrava
deliziato da quella direzione, motivo per cui fu costretto a ritornar
col naso dentr'in quel regno di tinte pastello.
Alla fin della fiera, dopo una
frettolosa ricerca tra il rosa ingombrante, il fido pescò un
completo pallido abbinato a camicia marshmallowsiana, cravatta pesca e
lucide scarpettine bianche.
Fu così ch'abbigliò il
signorotto, appagato della scelta de' suo servitore, giacché ad
opera conclusa si mise dinanzi alla specchio e cinguettò gaio:
"Ma qual bella gamma di colori, Milò!"
"Apprezzo il vostro... apprezzamento"
fu la risposta sì boccheggiante di Bau-Bau, ancor troppo scosso
pel ricordo dell'armadio.
"Or l'acconciatura...!"
"M'ha da scusarsi, il signore..."
"...e confido in te, fidelissimo!"
"...non..."
"Qualcosa non va per il giusto verso, mio Milò?"
"Gueh!? Mio...?? ...Non s'abbia da
preoccuparsi" s'affrettò Semper Fidelis, or ancor più sul
punto di perder i sensi; ch'aveva inteso il troppo zucchero nel tono
del padrone, e mal guardava il suo atteggiamento spensierato e
fanciullesco.
"Allor come mi abbiglierai i capelli?"
Camus Blanchard, fosti così
insistente... che alla fine il tuo maggiordomo ti annodò la
chioma in uno chignon e si arrese senza dar sfogo a troppa
creatività.
Come se, in fondo, già
sentisse puzza di troppo bruciare. Soprattutto in vista della Prova di
Volante, il qual nome non prometteva nulla di buono.
° ° °
Note:
Agni Acharya [1] -
In lingua indiana queste parole hanno entrambe il significato di
"importante" e "rispettabile". Tra l'altro Agni è anche uno dei
tanti Dèi della cultura indiana. E per spiegarvi la frase:
"...di soprannome Shaka per alcuni, neanche foss'egli figlio
dell'Illuminato in persona" : il nome "Shaka" contiene la stessa radice
della parola "Shakyamuni", uno degli appellativi del Buddha.
"Au pied d'la panne la cane y pond, au pied du pond le canard y couv' " [2] - filastrocca in francese che Camus canticchia per ignorare il povero Milò XD
Ed eccomiiiii °v° Come
vedete ho fatto entrare in scena Shaka - cui ho dato il nome Agni,
molto più carino a detta mia XD Inoltre il qui citato Agni
avrà un suo spessore nel destino di Milò v.v" -, e
abbiamo concluso la prima prova, quella dei Particolari. Nel prossimo
capitolo vedremo qual gran bastardo
di Sion Bonnet - dato che ha obbligato Milò a questa dura vita
con il pervertito molestatore ç_ç - e la seconda prova **
Alla prossima domenica, e come
sempre grazie a tutti! ...e scusatemi se per caso dovreste trovare
errori/orrori di battitura o_o"
Fe'
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Capitolo 8 *** Prova di Volante, ovvero: < Questa limousine non s'ha da fare! > ***
Cap 8
< CAPITOLO 8 >
Prova di Volante, ovvero: "Questa limousine non s'ha da fare!"
Al
fin della giostra, per la gioia de' spettatore, passai la Prima Prova
con un punteggio di ottanta su cento. Gran parte del voto, è ben
che si sappia, s'era da parte del padrone, cui toccava il compito di
riconoscere se Me Infelice avesse o meno pescato i gusti esatti,
dall'altra del giudice, il quale apprezzò l'originalità
dell'abbigliamento, ammesso e non concesso che a questo scempio si
possa affibbiare il soprannome di "originalità".
Ora lor signori vorranno
sapere riguardo la Prova di Volante. Se possibile, fu ancor peggiore
della prima. Il sostantivo "volante" potea esser collegato ad un
test di guida, giacché la mia mente si ristorò un poco al
pensiero, possedendo io una certa alchimia con le vetture. Ma davanti a
casa Blanchard non sostò una di quelle macchinine in miniatura
che anche un nanetto sulla sedia a rotelle avrebbe potuto domare,
bensì una limousine di una lungheza fuori dal comune, aggeggio
su cui io, almen in questa vita, non avevo mai messo piede. E mano.
Lasciate dunque che vi renda
partecipi di questa mia disavventura. Ché il mio padrone si
diede proprio da fare per morire in un incidente stradale.
Ehm, ehm...!
Scivolò su il sedile di guida, Sempre Fidelis, sentendo or il
nodo della cravatta come mano assassina, complice l'ansia, mentre
s'aggrappava al volante con l'atteggiamento del naufrago sur uno
scoglio.
"S'è pronti, Milò?" lo delucidò Monsieur sedendogli di fianco.
"Ma il signore non dovrebbe accomodarsi dietro?"
"Regola."
"Come a dire... Regola? E il giudice...?"
"Il giudice acconsente."
E voltandosi
verso l'ultima risposta, Bau-Bau emise un: "Eek!" - squittio
strozzato - al vedere il volto del signor Acharya affacciato al
finestrino a guardar dentro con espression simile a quella di sfinge.
Ad occhi serrati.
"Son d'accordo" ricominciò serafico l'indiano, immobile. "Siederò io dietro."
"Ma, m'ha da dire...!"
"Milò, perché t'agiti tanto?"
"Ih, Monsieur...!"
sobbalzò Semper Fidelis, trovandosi ora, sulla destra, il viso
sorridente de' padrone. I particolari dell'ombretto e dell'acconciatura
marshmallowsiana avevan un che d'inquietante, nel riverbero fioco della
luce del viale, al che il maggiordomo deglutì rumorosamente
prima di riprendere: "...Monsieur, proprio non volete goder della
comodità de' divanetti posteriori?"
"Da regola, Milò."
Alla qual
decisione del Blanchard, il maggiordomo rispose con sospiro desolato,
dal momento che ben sapeva quanto inutile fosse d'insistere con lui. Si
sentì a quel momento un gran picchiare dall'abitacolo a loro
spalle:
"Ingranar la marcia, s'ha da pregare...!"
"S-signor Acharya, vien anche lei?"
"Milò, sciocchino."
"Mais M-Monsiuer...!"
"Devo dar un
secondo avviso?" s'intromise di nuovo la voce de' giudice,
probabilmente accomodato ai sedili posteriori. "I ritardi non saranno
certo ammessi!"
"Ch'Iddio preghi per me..."
"Partire, Milò, non vorrai perder di punteggio?"
Il Fido
sbirciò di traverso l'occhiata de padrone e, fulmini e saette!,
s'indovinava in essi un barbaglio da furfante, mascherato dall'ombra
d'un mieloso sorriso. Fu visione tanto spaventosa che la ragione si
scardinò dall'istinto e la marcia venne ingranata senz'altra
parola.
La qui presente
voce narrante ben sa che alcuni fatti non s'adattano a pubblico minor
di dicciott'anni, ma per soddisfar la curiosità dei più
non può astenersi dal raccontarli; al che i suddetti Più
son pregati di tappar l'orecchie ai giovinetti, per non destar in loro
accuse di scandalo ne' miei confronti.
Fintantoché Monsieur rimase bel bello sul sedile del passeggero
a guardar fuori dal finestrino non ci furon problemi e Bau-Bau quasi si
convinse di potercela fare, sebbene la lunghezza del mezzo
compromettesse un poco le doti di guida. Quand'invece uno scroccar
sospetto mise in allerta il dato servitore, allora un po' di guai
cominciarono, giacché il Blanchard s'era messo a molestar un
pacchetto di marshmallows e questo non era mai un buon segno. Ma ancora
guardava la strada, deliziato dalla zuccherosa sofferenza dei dolciumi,
e almen ciò lo tranquillizzava un poco. Il vero disastro s'ebbe
dieci minuti dalla partenza, mentre la vettura filava elegante su un
trafficato nastro di strada della bella Parigi, e Ciup-Ciup decise di
dar sfogo a' suoi capricci; decise, in altre parole, di far fare
"ciup-ciup" al posto di "bau-bau".
"Milò."
"M-Monsieur? Aria condizionata, abbasso un poco il finestrino, uno specchietto...?"
"...Lo vuoi un marshmallow?"
S'accapponò
la pelle al maggiordomo, irrigiditosi sul posto di guida e mordendo con
le mani il volante senza scostar gli occhi di strada. La proposta gli
suonava più o meno come uno spauricchio de' bambini inventato da
un certo Mr. King alle prese con un certo Mr. Pennywise conosciuto
meglio come "Pagliaccio Assassino"; il qual domandava, a birbantelli
giocondi, se desideravan per caso un palloncino per volar insieme
giù nelle fogne di una certa cittadella. L'unica differenza, nel
nostro caso, era nel complemento oggetto.
"Mi vedo costretto a rifiutar l'offerta, il signore."
"Per qual motivo?"
"Sa... pericolo di perder la forma..."
"Non dire stupidaggini, Bau-Bau."
"Non le dico."
"L'hai detta."
"No che non l'ho
detta, mi permetto di... Uhm-uuuhm...!!!" reclamò buffamente il
servitore trovandosi una caramella gommosa in bocca - com'un ostaggio
imbavagliato -, e il volante gli scappò di mano nel medesimo
istante, motivo per cui la docile limousine sbandò investendo
per un tratto la corsia opposta. Subito dopo il frinire delle gomme, un
colpo dalle spalle e una voce dai posteriori:
"Vuol ammazzarci...?"
"Monnuer-Achanya!"
bofonchiò in risposta Semper Fidelis, divorando il marshmallow
per aver libera la bocca. "M'ha... mi scusi, non si ripeterà!"
"C'è da sperarlo, Monsieur Dellas."
Silenzio. E poi un sussurro mieloso:
"...Milò?", al che Fido rizzò il pelo:
"Mais Monsieur, c'ho da guidare, non mi distragga!"
"Non t'ho distratto, t'ho offerto un dolce."
"N-non faccia l'innocente, il signore, che stavamo per far un incidente!"
"Ah-ah. Rima."
Strana sensazione alla coscia.
"Ah-ah?? Il signore c'ha voglia di scherzare? Non si può aspettare una volta al Deux Fleurs?"
"Ma Milò, sempre così agitato?"
Strana sensazione salita... alla cinta?
"M-Monsieur,
m'ha da scusarsi, sarà ansia da prestaz-WAAAH!", e Bau-Bau
saltò sul sedile accorgendosi con orrore che la mano, quella
mano, la mano?, la mano!, massì, la mano del Blanchard gli
pizzicava il bottone de' calzoni! Emerito, pervertito furfantello!
"M-Monsieur...!!!"
"Cambia registro, Milò, sai solo d'urlar questo?"
"Tolga per favore la...!"
"Il camion."
"...Camion??"
"Davanti a noi, Milò."
"Il signore m'ha
da spiegare cos-Oh mon DIEU...!!!" squittì terrorizzato il
servitore, e riacciuffò il volante scostando brutalmente la
limousine sulla corsia esatta per evitar l'impatto contro un mezzo di
stazza non indifferente. E come nel pollaio parte una gallina a cantare
e seguono le altre, il rispettabile giudice picchiò nuovamente
da dietro gracchiando:
"Monsieur Dellas, per favore, tenga d'occhio la strada, che son ancora giovane per reincarnarmi!"
"Eek! Mi scusi, Acharya! E la mano!"
"Di... di grazia?"
"N-non a lei,
giudice!" si corresse in fretta Semper Fidelis. Abbassò la voce
e si rivolse al serafico passeggero che gl'era di fianco: "...la mano,
Monsieur!"
"Che mano? Le ho entrambe tra i marshmallows, sciocchino. Ti sarai preso un abbaglio."
E così difatti era, perché le dita del signorino eran impegnate a molestar altrove. Almen in quel momento.
E solo gli
Dèi dell'Olimpo ebbero l'onore di conoscere il sollievo del
nostro sfortunato protagonista quand'egli vide, in lontananza, le luci
del cancello del Deux Fleurs. Erano solo l'uscita da un Girone d'Inferno e l'ingresso per il secondo.
Agni Acharya fu il primo a smontare e l'ultimo a riprendersi. Quando
uscì dalla vettura, la ricercata Tour Eiffel ch'avea per capelli
s'era afflosciata in un'impeccabile Torre di Pisa che gli
guadagnò l'attenzione degli invitati italiani. Il punteggio
della Prova di Volante era tutto da parte de' padrone - che gran
fortuna fu, in effetti, dati i vari tentativi di suicidio in incidente
stradale - dopo la consultazione de' giudice, troppo sbandato per
spiccicar verbo; allor Semper Fidelis si comprò un altro merito
di ottanta punti.
E a proposito de' nostro maggiordomo: pres'egli un colpo quando,
smontato dalla limousine, realizzò di non essere solo con
l'Acharya e il Blanchard. Con loro er'anche qualcuno che ahimè
conosceva bene, benissimo.
Tratti distintivi, abbigliamento pomposo e scarpe viola a punta
come d'un folletto, cui tutti quanti avevan sempre tentato di dare un
senso ma cui nessuno c'era mai riuscito. Ecco a voi, signori e signore,
Sion Bonnet, proprietario dell'Hotel Deux Fleurs.
Ecco a voi, tradusse l'educatissima mente di Bau-Bau, il Gran Bastardo.
° ° °
Et voilà moi!!
La Seconda Prova s'è
risolta bene, in fin dei conti, nonostante le peripezie X°D Ed ecco
che è entrato in scena anche Sion Bonnet, caratterizzato,
attenzione, dalle scarpe a punta; e non chiedetemi da dove abbia preso
l'idea perché non lo so XD
In questo capitolo, forse qualcuno di voi l'ha notato, ha fatto riferimento al libro "It" di Stephen King, che io semplicemente adoro ----> i diritti sono ovviamente degli aventi diritto XD
Il prossimo capitolo sarà di introduzione all'ultima prova.
Alla prossima, e ancora grazie per il supporto °v°
Fe'
|
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Capitolo 9 *** In partenza, ovvero: < Il mio Buddha è un architetto > ***
Cap 9
< CAPITOLO 9 >
In partenza , ovvero: "Il mio Buddha è un architetto"
Madre Natura, miei cari ospiti,
s'è data da fare per metter d'impiccio l'essere umano; e questi,
preso il guanto de' la sfida, s'è oltremodo impegnato per dar ad
Ella filo da torcere. Basti pensare all'erba che cresce rigogliosa da
una parte e alle falciatrici dall'altra; basti ancor pensare alla
distanza, che Homo ha limitato tramite impeccabili reti di autostrade e
marchingegni d'ogni sorta.
E' di uno di questi mezzi di trasporto che voglio raccontarvi.
Giacché io, pigro e mansueto cagnolino col papillon al posto de'
collare, non m'ero mai interessato a viaggi che andassero fuor di
Parigi, almeno escludendo il tragitto Grecia/Francia che m'ha recluso a
sì crudele impiego; giacché, dicevo, rifiutavo
mentalmente ogni forma di spostamento oltre costì
Terra-di-Baguette, non realizzai subito d'essermi condannato al
giro del mondo. Ché le prove cui m'ero sottoposto per 'gentil
invito' di Felipe Romero non pensavo potessero osare d'uscir dalla
Nazione.
E invece, con sorriso glassato, la parola a Monsieur Bonnet:
Ehm, ehm...!
"S'ha da prepararsi Milo, che si partirà domattina."
In un primo momento di ghiacciata quanto timorosa sorpresa - di
trovarlo davanti proprio non se l'aspettava -, Semper Fidelis fece
sì col capo mascherando l'intento di menar qualche pugno a' suo
ex-padrone: "Per di dove, il signore?"
Giusto in quell'istante, tronfio [1] nel bell'abito adornato d'immancabile
rosellina, el Senor fece sua comparsa tirando un sorrisotto d'intesa
al giudice: "Come si prosegue, con le prove?"
"Più che bene" fu la fredda risposta dell'Acharya, ancora
intento ad architettare congetture per raddrizzar la Torre di Pisa. "A
parte qualche appunto, s'intenda."
"Non favorite della cena?"
"Giusto mio desiderio."
"Ah, lei! Monsieur Blanchard, venga, venga...", e se lo portò
dietro ciarlando nell'alfabeto de' potenti, che solo Iddio, e forse
nemmen lui, sa intendere. Rimase di stucco il nostro Bau-Bau,
mentr'essi svanivano di dentro nella luce de' convito; di sol un
battito di ciglia e pur l'indiano fu lor alle spalle a piccoli
passettini simil al saltellar de' passeri, con le zampette in su la
testa, per tentare, ahimè invano, di ristrutturar
l'acconciatura. T'eri tanto impegnato per sfoggiar il simbolo di
Terra-di-Baguette, povero il nostro giudice, ed or che ti trovi su
territorio baguettoso ti devi accontentare d'una Torre straniera!
Perché magari i convitati italiani ti lanciarono un occhio e
pensaron ch'avessi sbagliato Nazione in cui atterrare. Ma questi non
son discorsi che c'interesanno a fin di bene, per cui torniamo a Me
Infelice rimasto, vermetto intra galli, a fissare i due interlocutori.
"...Monsieur Dellas?"
"O-ouais, il signore?" si fece fretta di dire rivolto al Romero. "Ah, mi si dovrebbe spiegare la questione. De' partenza."
"Riguarda la Prova di Adattamento. L'ultima, per precisare. La più difficoltosa, per precisar di nuovo."
"Tanti riguardi, Bonnet. [2]"
"Si deve viaggiare nella terra natia del giudice assegnato e restarvi
d'alloggio per un po' di tempo" riprese lo spagnolo, pizzicando la
rosellina nel taschino. Aveva egli una cert'aria di pomposità
che lo ridicolizzava, in quella postura con cui tendeva a tener avanti
il ventre, con le spalle ritte indietro, come se recitasse la parte del
signorotto senza però il panzone. "La partenza sarà
domattina, all'ereoporto della città. Si cambierà volo a
Bucarest e da lì si procederà in privato."
"S'intende che da di qui a quell'altra città dovremo viaggiare come tutti i passeggerri de' mondo?"
Il Bonnet si portò la mano al mento a tastare un'invisibile
barbetta da vecchio intenditore e si lasciò scappare un "oh-oh!"
degno de' balocchi. "Oh-oh!" ripetè, "volo di linea."
"Volo di linea." gli fece eco il Romero.
"Volo di linea?" cinguettò Bau-Bau.
"Volo di linea, Dellas."
"Volo di oh-oh!"
"Volo di..."
"...OH-OH!"
"...linea, Dellas" concluse lo spagnolo lanciando un occhio
all'intercalare de' ricco collega, ancora intento a massaggiarsi ora i
baffetti fantasma. "S'ha d'intendere, è questo, quella del
viaggio per l'appunto, un test d'ammissione all'ultima prova. Mi par ovvio che se non
s'atterrerà in India, la prova d'Adattabilità non si
può mica far in Burundi, m'ha compreso il maggiordomo?"
"Compreso."
Anche se più che fissar nel vuoto la paura per gli aerei - della
qual purtroppo Semper Fidelis soffriva -, parea egli svenire al
pensiero di viaggiare così lontano con un padroncino come il
Blanchard. Con a seguito, come concluse lo spagnolo, il Bonnet-Jouet [3] e
l'Acharya.
E s'affievoliscono le luci sulla scena
[Petits Acteurs]
Tira in fretta le funi del sipario,
corri corri davanti al pubblico seduto in attesa!,
fila sul precipizio del palcoscenico,
schizza allegro trascinandoti dietro le tende de' commedia,
attento a non...!
"Ohè, Ria! Sbaglio o non è ancor ora per te d'entrar in scena?"
"Stavo solo tirando il sipario per la prossima scena, Blancha- Che- Ma tra quanto io dovr-?"
"E s'ha da smettere, di mangiar le parole, qual vizio orrendo!"
...
"Finalmente silenzio" sospira sconsolato Petit-Blanchard sedendosi lì sul bordo del palcoscenico.
Con un paccheto di caramelle gommose, fissando assente il pubblico.
Ciup-ciup.
Ciuppy-ciup
E ciup.
Ehm, ehm...!
Acceptation, ovvero 'check-in'
Allegra combriccola, quella che quel
dì sostò ad uno dei banchi di check-in! Semper Fidelis
mise i bagagli - lì lasciò cadere, meglio dire - sul
nastro trasportatore con l'intenzione d'afflosciarvisi sopra, distrutto
dal peso non certo ragionevole de' valigie. Un po' come una
strisciolina di carta,rigata in volto da ondine nere, che s'ammoscia
buffamente al vento, priva d'ossa; così Bau-Bau si
presentò al banco con palline d'Albero Natalizio al posto di
perline di sudore.
"Sta bene, il Dellas?" s'informò il Bonnet con un sorrisetto affilato. "Deve aver faticato..."
"Ahm." - un "ouais" strozzato.
"Oh-oh!"
"Eh...."
"Il signore, prego" domandò la
gentil donzella da dietro al banco dopo aver ispezionato il biglietto
de' Carrera rifilatole dal nostro giudice. "Monsieur...?"
"Monsieur Blanchard. Camus Blanchard."
Tic-tic da parte della registrazione.
"Bagagli?"
"Cinque. Ognuno di trentasette chili, a onor d'esattezza. Vrai, Milò, che son trentasette?"
"Ahm."
E la fanciulla, esibendo 'l classico
sorriso d'impiego: "Ecco la carta d'imbarco. Uscita numero sei, tra
un'ora e quindici, posto quattordici. Venti invece per Monsieur Dellas,
trentuno per Monsieur Acharya. Lei, Monsie...?"
"No mia cara" fu subito di risposta
il Bonnet, facendo un certo movimento con le sopracciglia come se uno
dei numeri citati fosse riferito al camerino di suddetta signorina,
"s'è in errore, io non m'imbarco. Ho giusto accompagnato."
"Mi si perdoni. Allora buon viaggio ai signori."
Détecteur, ovvero 'cercametalli'
Passò per primo Bau-Bau, a guisa de' vittima sacrificale o d'assaggiatore per il re.
Via libera.
Passò or dunque il Blanchard,
lanciando un'occhiata marshmallowsiana all'agente, ché
d'occhiate del genere la gente farebbe volentieri a meno. Il
controllore fece un balzo, ritirando un poco il dispositivo come
crocifisso da sì terribil e zuccherosa minaccia, e nulla
osò trillare.
Fu quando toccò all'Acharya
che Monsieur Détecteur, annusatolo come un cane di tartufi,
abbaiò di fare un'analisi al soggetto.
S'ha da dire allo spettatore che quel
dì il nostro giudice avea ben provvisto al cambio di bandiera; e
non la Tour Eiffel, non quella di Pisa, bensì il Taj Mahal
simbolo d'India troneggiava sui suoi capelli con una precisione da far
invidia al più pignolo de' architetti. Una crocchia a forma di
cupola centrale e due piccoli chignon ai lati, a raffigurar le torrette
dell'edificio. E c'erano anche i fermagli a far da punte!
In ogni caso il dispositivo ebbe da
ridire e l'Acharya, lento lento, molto probabilmente in attesa del
"mondo di Dio che verrà per giudicare i vivi e i morti" -
citazione non azzeccata ma necessaria, in quanto non trovo altro modo
per darvi l'idea del bradipo insito in lui -, ficcò le mani nei
saloni del Taj Mahal. E più estraeva un gingillo dietro l'altro,
più l'agente si faceva cencio bianco mentr'elencava:
"Fermaglio, fermaglio,
fermaglio... modellino del Colosseo, modellino di Piazza S. Marco,
modellino del Big Ben, model- ...Twin Towers, Torre di Pisa, Sky Tower,
Chrysler Building, ponte di San Francisco, Partenone..."
Ecco chi era Agni Acharya. O forse
sarebbe meglio dire, cos'era: un giudice chissà come incappato
nel proprio impiego, eppur desideroso di metter mano a' lavoro degli
architetti. Individo della massa che sfuggiva alla piatta
quotidianità usando i capelli a mo' di mattone e cemento. E il
nostro Semper Fidelis, che fissava atterrito il contenuto a-non-finire
di quella chioma edificata, s'era pur reso conto che il controllore
aveva rinunciato a dir "modellino". Tanto non se ne vedeva il bisogno.
° ° °
Note:
Tronfio [1] - preferisco metterlo nelle note, essendo un aggettivo poco conosciuto: "tronfio" è sinonimo di "altezzoso" e "pomposo".
"Tanti riguardi, Bonnet" [2] - un altro modo per dire: "Tante grazie".
Bonnet-Jouet [3] - nomignolo carino, a detta mia, dato che fa anche rima ** Significa "Bonnet-Balocco".
Taj Mahal - monumento
simbolo indiano. Eccovi l'immagine, per darvi un'idea di cosa
s'è messo in testa (nel vero senso della parola, ahimè
XD) il nostro giudice:
Buh! Eccomi con il nono capitolo, devo dire, sudato. Ero indecisa sulla
caratterizzazione di Sion - che vedrò di far comparirere ancora,
in un modo o nell'altro -, ma alla fine ho pensato: "Ha già le
scarpe da folletto... mi ha sempre dato l'idea, almeno in una
caricatura di vignetta, di un tipo gioviale e sempliciotto..."; e alla
fin fine è uscito uno pseudo Babbo Natale che fa: "Oh-oh!" O_O
Non so proprio come la prenderete, ma pace XD
In più abbiamo scoperto che il nostro Shaka ha la mania per
l'architettura - in effetti quei capelli mi hanno sempre fatto rabbia,
sempre perfetti come sono, magnifici, insomma l'opposto dei miei
ç_ç ----> e allora perché non rovinare la loro reputazione in questo modo crudele? °° *sguardo malefico* Tra l'altro, il piccolo siparietto "Petits Acteurs - Piccoli Attori"
mi è balzato in testa ieri, dato che l'idea di vedere in formato
"chibi" i personaggi già stravolti dalla comicità mi
piaceva un sacco, e spero che anche voi abbiate apprezzato.
Protagonisti, in questo caso, Camus e Ria, che comparirà fra
qualche capitolo con un bel ruolo pronto sfornato per lui °v°
Allora vi lascio, e buona domenica **
Fe'
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Capitolo 10 *** Bucarest, ovvero: < Due Bau-Bau e una Madame complottano > ***
cap 10
< CAPITOLO 10 >
Bucarest , ovvero: "Due Bau-Bau e una Madame complottano"
Pensate
veramente che l'Acharya, durante la narrazione de' fatti, sia stato
già abbastanza sfortunato? Un ragazzotto troppo giovine per
reincarnarsi, che in Terra-di-Baguette ha esibito l'italiana Torre di
Pisa, aspirante architetto ma finito con indosso la toga... E non
è ancora finita! Ché al fin de' giostra non finimmo in
India come da programma, ma in tutt'altro paese. S'ha da aggiungere,
almeno a Bucarest arrivammo. Ma di lì i programmi cambiaron
ufficialmente, ed anzi, l'esordio di quest'avventura fuor da' confini
di Francia s'ebbe già in volo.
Lasciate dunque che ve ne spieghi il motivo; il motivo, ebbene, per cui
finimmo nella mia terra d'origine. Per cui finimmo, udite udite,
nell'assolata e bianca Grecia.
S'addentrò pian
piano Semper Fidelis intra le genti, alla ricerca de 'l numero del
proprio sedile. Il Blanchard e l'Acharya eran già svaniti. Una
gran fortuna, per il nostro povero protagonista, giacché muoveva
i passi un po' come si farebbe su di un campo minato e'l suo portamento
non era certo de' migliori, terrorizzato com'era dal volo imminente.
Trovato ch'ebbe il posto a sedere, realizzò ch'esso si trovava
al mezzo di due altri, essendovi file da tre. Si aggrappò allo
schienale tirando una boccata, neanche avesse scovato uno scoglio di
salvezza, e scivolò ad accomodarsi fissando solo dritto
lì davanti, con una faccia più bianca di un cencio steso
al sole. Alla sua destra un'esigua figura femminile con un gran
cappello a coprirle il volto; alla sinistra, a ridosso de' finestrino,
un passeggero intento a specchiarsi con spaventoso narcisismo. Faceva
delle espressioni, guardando l'immagina riflessa, peggio di quelle d'un
mollusco con diarrea acuta; eppur il nostro Bau-Bau era troppo occupato
a trasudar terrore per accorgersene. E per riconoscerlo; che anzi, a
riconoscerlo ci pensò proprio il ragazzotto vanitoso:
"M-Milo? Oye, Milo!, che ci fai qui?"
E sobbalzò il prode
Milò, volgendosi pian piano per inquadrar quel volto
tremendamente conosciuto. Purtroppo, s'aggiungerebbe.
"Chela!" squittì coi capelli ritti in su la testa, "che mi venga un colpo!"
E dalla destra: "M-Milò??", al
qual terribil accento, il suddetto si volse alla direzione opposta e il
balzo del core lo crocifisse teatralmente allo schienale:
"M-Mademoisell... Madame de Westminster!"
Ebbene sì. Semper Fidelis
finì in mezzo all'affezionato - lo spettatore se ne
ricorderà di certo - Ambrogio "Death" Chela e alla Mademoisel-,
ehm, mi si perdoni, Madame Mirelle de Westminster. Ma quant'è
piccolo il mondo!
"M-Madame... Death...!"
"Milò!" s'affrettò la
sorella del Blanchard in un sibilo, tappandogli la bocca con velenosa
prontezza, "Milò!, s'ha da abbasssar la voce, mon Dieu!"
"Non mi si dica che c'è anche
il Ciup-Ciup ne' dintorni" drizzò le orecchie Monsieur Chela, e
sbirciò tra i sedili allungando il collo a guisa di struzzo.
"E l'Acharya, il giudice de la Carrera" s'accodò il cagnolino co' papillon, liberatosi de' mano della signora.
"Per tutti i frutti di mare, Milo! Mi
vorresti spiegare per qual motivo siete su questo volo?", cui
seguì un sussurro d'imprecazione, ch'io non riporto per non
scandalizzare chi segue le vicende.
"Andiamo in India, De..."
"India? A far che?"
"Per la Carrera."
"N'ho sentito parlare. Poffarbacco!" cinguettò d'un tratto il Chela, "la Mirelle; Mirelle, non ti convien farti vedere."
"Scherzi?"
"Madame, e il viaggio di nozze in Indonesia?"
"Ah Milò, non parlarmi di quel disgraziato!"
"Perché? Cos'ha combinato, il signorotto?"
"Se l'è data" fece la spia
Death, rifilando una gomitata al fido Bau-Bau. "Data a gambe con
l'autista, il Lombrico col Sopracciglio!"
"Autista?" ripeté Semper Fidelis, con le mani artigliate a bracciolo. "Quella Pandora?"
"Hai detto bene."
"Mio fratello non mi perdonerebbe mai la rovina del matrimonio, o me infelice!"
"Suvvia, cara Mirelle, non t'angosciare."
"E dova va, Madame?" si precipitò Milò. "Ma cosa più importante, che c'hai da c'entrar tu, Death?"
"Siam amici d'infanzia; e così
ne approfitto per accompagnare la mia cara. Bisogna sapere, il mio
padrone m'aspetta per concludere un viaggio d'affari all'estero, e si
dà il caso che Mirelle sia diretta al medesimo posto."
"E... qual sarebbe?"
"Un hotel ad Atene. Cinque stelle."
"E il direttore..." sospirò sognante Madame de Westminster, le mani congiunte al petto. "Il direttore..."
"Il direttore?" l'incalzò Bau-Bau, guardandola fisso.
"E' l'amante, ovviamente!" li precedette il Chela in tono soddisfatto.
"L'am... GUEH??"
"Abbassa la voce, mio Milò!"
"Come sarebbe a dire, l'amante?"
"Lombrico col Sopracciglio ha
un'amante. Par condicio" terminò Death con un'alzata di
spalle. "Un ragionamento ovvio."
"Milò" si rizzò tutto
d'un tratto Mirelle, puntandogli addosso due paia d'occhi gravidi di
aspettativa. "Milò, vieni con noi."
"C-c-c-CHEEE?"
"E diavolo!" lo ammonì il collega, con tanto di scappellotto. "Ma non riesci proprio ad abbassarla, quella voce?"
"Suvvia Milò, per stavolta. Potresti venire con noi. In Grecia. Pensa che bello, Madre Patria per te!"
"Maaais... non posso! Son diretto in
India per la Carrera! E se non scendessi con Monsieur... e il
giudice... o povero me!", e si disfò i capelli, l'incredulo
Semper Fidelis, arruffandosi il pelo con l'atteggiamento de' cagnolino
bagnato. "M'aspetterebbe la forca!"
"Non dire sciocchezze!" lo incitò Madame, tirandolo per il braccio.
"Ma ne andrebbe del risultato della prova!"
"Cambio di programma, cambio di
compagnia" complottò l'Ambrogio Chela. E si rilassò sul
sedile con in su il volto un sorrisetto soddisfatto: "Si torna nella
bella Grecia, mia caro!"
E s'affievoliscono le luci sulla scena
...Perché debbon sempre durare così poco, i matrimoni de'
potenti? Voi ve lo siete mai chiesti? Spendono fior di denari per la
cerimonia e mandan tutto all'aria per un capriccio. E poi s'ostinano a
dire che quelli strani siamo noi cagnolini col papillon, che coi soldi
spesi per le nozze camperemmo cent'anni e più. Misteri della
vita.
Insomma, tutto questo per farvi intendere che accettai. Non me la
sentii di negarmi questo sfizio, dopo tutto quel che avevo passato per
colpa di Monsieur... una competizione fallata non m'avrebbe ucciso, era
la mia unica speranza. In tutta la mia vita di Bau-Bau ho disobbedito
pochissime volte ma quella, quella volta,
quella ebbene fu la più grande disobbedienza che mi son concesso
in vita. Giacché abbandonare il proprio signorotto
all'aeroporto non è certo comportamente degno de' sottoposto,
dico bene?
Il nostro programma era, in sufficienza, di prendere un taxi da
Bucarest e filare dritti dritti alla mia bella Atene. Un bel viaggio di
quindici ore circa, ma per il costo, oh!, Madame ci promise che
c'avrebbe pensato lei. Il minimo! Il punto è, miei cari amici,
che il cambio di programma non era lì concluso. Mi aspettava
un'ultima sorpresa; anzi, s'ha da dire meglio, ci aspettò un'altra sorpresa, ché nessuno di noi avea previsto altri risvolti.
Ehm, ehm...!
Non fu difficile eludere l'occhio di
Monsieur Ciup-Ciup e dell'Acharya, motivo per cui l'allegra combriccola
sgattaiolò in fretta fuor dall'aereo e poi fuor dall'aeroporto,
là nella rinomata Bucarest. In quanto ai bagagli, n'avevano solo
due, piccini piccini, del Chela e di Madame; piccini piccini, si faccia
attenzione, per poter filar via subito come saette. Il carico di Semper
Fidelis era cert'insieme a quelli del Blanchard e del giudice,
giacché si preferì d'evitare di ritirarlo. Zampettarono
intra la folla di chi entrava e chi usciva, dritti al luogo di sosta
dei taxi. La scenetta era tra le più buffe: due ragazzotti col
papillon al posto de' collare, le lingue in fuori a mo' di cagnolini,
che seguivano docili un'agghindata signora, ciondolante nel pomposo
abito rosso e piantata su due tacchetti da gallinella. E entrambe le
valigie in spalla ad uno de' Bau-Bau, quello più alto dei due,
insomma quello col muso da cane bastonato. Insomma, ci si voglia
intendere meglio, Milò.
Puntaron al primo taxi de' la fila e
mentre Madame e il Chela si buttavano sui sedili, Semper Fidelis
scariva i bagagli nel cofano aperto per l'occasione prima d'infilarsi a
sua volta ne' abitacolo. Stretti stretti, la de Westminster in mezzo e
i Bau-Bau a destra e sinistra, comicamente vicini vicini come
anatroccoli infreddoliti; dato che il terrore d'essere scoperti era,
non dico molto, bensì estremo.
Mirelle si levò l'ingrombrante cappello di paglia e si diede una sistematina all'abito. "Il signore..."
"Il signore" le rubò parola il nostro maggiordomo, sporgendosi
innanzi per rivolgersi all'autista. "...Il signore, s'ha da partire
subito, per favore."
"Veramente di fretta, il Dellas."
"Dellas...?" sbiancò vitreo Bau-Bau, "non..."
"Dove porto i signori?" domandò l'Acharya voltandosi pian piano,
come un mostro che si gusta il panico della vittima.
Occhi chiusi dietro alle lenti degli occhiali.
Capelli. Singolarissimi.
Espressione immobile.
"...EEK!" squittì Milò, rizzandosi sul sedile com'anche
fecero Madame e il Chela, ghiacciati dall'orrore. Quasi il taxi ebbe un
sussulto. "A-ACHARYA!"
Ciup-ciup.
Ciuppy-ciup.
Ciup?
Ciup...!
"Milò" s'infiltrò la vocina mielosa del Blanchard, che
cacciò fuor il muso dal sedile anteriore del passeggero, "dove
s'ha d'andare?"
"M-Monsieur!" guaì Me Infelice, e raccolse le ginocchia sul
sedile seguito a ruota dai due compagni di complotto. "N-non era mia
intenzione!, posso giurarlo!"
Toc!, protestaron le portiere.
Bloccate.
"Ahm!", e Camus Ciup-Ciup si mise in bocca una caramella gommosa
pescata dal sacchetto ch'avea in grembo. Il suo sorriso, signori e
signore, era marshmallowsiamente terrificante. "E tu dovresti essere lo
sguattero dei Gottfrid! E Mirelle, sorellina! Avremo tempo per scambiar
qualche chiacchiera, durante il tragitto. Atene, mi si dia ragione."
"M-Monsieur!"
"Cambia registro, Milò."
"Come lo sa? Io... mon Dieu... chiedo venia!"
"Suvvia mio caro" lo zuccherò il Blanchard, "ero due file dietro di voi. Posto quattordici. Sprovveduti."
Sbiancarono in coro, i Bau-Bau e Madame. Particolare che venne tradotto
come un consenso dall'Acharya, che ingranò la marcia e si
preparò alla guid-
"GUEH!" strillò Semper Fidelis arrampicandosi sullo schienale
del giudice, "jamais!, non può guidare, il signore!, almeno apra
gli occhi! Anch'io son troppo giovane per reincarnarmi!"
"Neh" intervenne Monsieur, colpendolo sulla fronte come si farebbe con
una mosca, e Bau-Bau ritirò immediatamente il collo. "Neh,
Milò, Agni sa guidare, a differenza tua. A proposito", e si
sporse dietro, allungando il pacchetto di caramelle con un sorriso mieloso, "ne volete una?"
° ° °
Et
voilà, finalmente eccomi XD Scusatemi tanto per l'attesa, ma ho
avuto parecchio da fare. E così abbiamo un bel gruppetto diretto
ad Atene *squilli di trombe* dove, nel prossimo capitolo,
entrerà finalmente in scena Ria, amante della sorella di
Monsieur, sorella che a sua volta è stata tradita dallo sposo
Rhadamanthys de Westminster, sorella inoltre amica d'infanzia di
Ambrogio "Death" Chela, diretto ad Atene per incontrare il proprio
signorotto Fredric Lewis "Aphrodite" Gottfrid v_v Phew, peggio di
Beautiful @_@ Mi divertirò un mondo a stravolgere Ria, io
che lo amo così tanto come personaggio <3 , per cui
aspettatevi il peggio.
Allora, avevo detto che non
farò slittare gli aggiornamenti e così farò,
perché ci rivedremo tra domenica o martedì e non oltre.
Non ho voglia di farvi aspettare, giustamente, dato che ho già
ritardato troppo con questa parte, per cui vedrò di far quadrare
i conti e gli aggiornamenti.
Alla prossima allora, e grazie a tutti voi! Destinazione, Grecia, e lì ne succederanno di cose... *-*
Fe'
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