Folie Parisienne, ovvero: < Mi scusi se non so fare il maggiordomo >

di Dew_Drop
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sala d'attesa, ovvero: < Ma mi volete proprio stare a sentire? > ***
Capitolo 2: *** Salotto, ovvero: < Ebbene, il mio sogno è diventare attore! > ***
Capitolo 3: *** Le Gala des Nouveaux, ovvero: < Camus Blanchard è un'aragosta > ***
Capitolo 4: *** Le Gala des Nouveaux, ovvero: < La favola del bottegaio che osò troppo > ***
Capitolo 5: *** Rhadamanthys de Westminster, ovvero: < Oh me infelice! > ***
Capitolo 6: *** Nozze inglesi, ovvero: < El Senor de la Carrera > ***
Capitolo 7: *** Prova dei Particolari, ovvero: < Color pesca o rosa confetto? > ***
Capitolo 8: *** Prova di Volante, ovvero: < Questa limousine non s'ha da fare! > ***
Capitolo 9: *** In partenza, ovvero: < Il mio Buddha è un architetto > ***
Capitolo 10: *** Bucarest, ovvero: < Due Bau-Bau e una Madame complottano > ***



Capitolo 1
*** Sala d'attesa, ovvero: < Ma mi volete proprio stare a sentire? > ***


Cap 1: Sala d'attesa: "Ma mi volete proprio stare a sentire?"





E rieccomi anche su questo fandom! Alors, dal momento che questo weekend dovrei terminare "Foulard - Trattato sui Sensi", ho ben pensato di non lasciarvi a bocca asciutta e di presentarvi quindi la storiella che avevo in programma. Per riassumere questa mia idea, tutto è nato da un calderone di diversi anime, quali Saint Seiya in primis, seguito da spunti tratti da Kuroshitsuji e KHR. Questo non significa che sarà un crossover, anche perché i particolari di cui parlo sono solo pochi accenni nella trama. Dieci punti a chi mi trova tutti gli indizi d'ispirazione! xD Finalmente posso resettare la mia mente ad un registro ed un contesto più vivaci **
Bando alle cialde, però, spero che questo strano ibride di FF possa incuriosirvi =3

* Fe' *



< CAPITOLO 1 >
Sala d'attesa, ovvero: "Ma mi volete proprio stare a sentire?"



Benvenuti a casa Blanchard!
Affidatemi pure il vostro cappotto. Lasciate che vi lustri le scarpe. Permettetemi di accompagnarvi nella sala d'attesa. C'è ancora qualcosa da fare? Da dire?
Ah, già, quasi me ne scordavo: che sono un ottimo attore. Anche stavolta mi sono ben calato nell'atteggiamento del maggiordomo capace.
Già, calato. Non che io lo sia sul serio, difatti. Questo frack mi sta così scomodo... Come, non mi sono ancora presentato? Eccovi l'indiscutibile prova della mia ignoranza nel galateo.
Milo Dellas, anni venti, professione "cagnolino col papillon"; alle dipendenze di Camus Blanchard, ricco e giovane erede della ricca famiglia che dirige l'omonima industria di dolciumi. Ricca anche quella.
Il mio desiderio non era certo quello di finire nella grotta di Polifemo. La colpa è stata tutta del mio precedente superiore, dicasi Sion Bonnet, dicasi dunque il proprietario dell'hotel Deux Fleurs, dicasi di nuovo amico d'infanzia del mio attuale padroncino.
E dicasi da parte mia, un gran bastardo.
Non appena gli è giunta alle orecchie la diceria che il dirigente della Blanchard stava battendo tutta Parigi alla ricerca di un nuovo maggiordomo Bau-Bau (e il mistero rimane su che fine abbia fatto colui che mi ha preceduto in questo destino), non ha perso tempo e gli ha raccomandato il mio nome. Che gran coppia di amici, eh? Qual maniera migliore di riaffermare il rapporto d'infanzia! Cedermi ad un Polifemo rosso ficcato in completi assurdi, patito dei marshmallows che i suoi stessi cagnolini producono, schifosamente profumato della ricercata superiorità gerarchica francese.

E la maniera in cui mi ha inquadrato la prima volta, mentre mordicchiava con ambigua passione uno di quei cubetti gommosi, è il primo ricordo che ho di lui. Mi ha messo in mano una penna, ha fatto scivolare sotto i miei occhi un foglio e un sacchetto di dolciumi:
"Una firma qui, prego".
E ho firmato.
"Andremo tanto d'accordo, vedrai".
E oggi me ne pento.
Pinocchio! Ecco chi si cela sotto quell'espressione d'innocuo marinaretto! Così ho scoperto quanto Camus Blanchard sia bravo con le bugie. E no, aspettate ancora, anche quanto sia bravo ad abusare fisicamente delle caramelle che ciuccia con delizia. Ricordatelo sempre: quello che a prima vista può parere un giovanotto per bene potrebbe in realtà essere un maniaco sessuale.

"Scrounch scrounch". E "ciup ciup".
Che suoni molesti.
Quando Sion Bonnet ha passato il guinzaglio a Monsieur Marshmallows, i miei sogni di bambino sono stati buttati malamente in un angolo. Ho perso ogni interesse a voler comprendere la vita dei dolciumi, soprattutto se la vita in questione consiste nell'essere molestati da quel Polifemo in giacca e cravatta.
Ma se volete sapere tutto di quest'esistenza da Bau-Bau, allora sbrighiamoci. Vedrò di dirvi tutto prima che il mio padroncino piombi qui nella sala d'attesa...
...con un carrello di caramelle da ficcarvi in bocca.






  

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Capitolo 2
*** Salotto, ovvero: < Ebbene, il mio sogno è diventare attore! > ***


CAP II



Vi giuro che non era mia intenzione correre con gli aggiornamenti XD, ma ho dato un'occhiata alla prossima settimana e mi sono resa conto che sarò un tantino impegnata. Contando anche che vedo dell'interesse per quest'ibride di FF... non me la sentivo di farvi aspettare troppo.
Eccovi allora il secondo capitolo, e grazie ^^
Fe'



< CAPITOLO 2 >
Salotto, ovvero: "Ebbene, il mio sogno è diventare attore!"




Luci, prego!

Lasciate che vi narri le mie vicende in qualità di chi vorrei essere. Gli eventi mi hanno costretto ad una carriera da Bau-Bau quando in realtà nelle mie vene scorre il sangue di un attore teatrale. Accomodatevi quindi ai vostri posti (ebbene sì, il mio animo è stato schifosamente corrotto dalla vita in frack; ma un po' di cordialità "maggiordomale" non guasta mai) e ammirate il sipario spalancarsi!

C'era una volta... "Un re!", diranno subito i miei piccoli spettatori. No ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un maggiordomo. Non un maggiordomo di legno, mi raccomando, ma uno in carne ed ossa, uno che sognava il Moulin Rouge ma che invece, buttato a riva dai burrascosi galopponi dell'esistenza, si è ritrovato col papillon al collo.
Non mi pare però il caso di partire dall'inizio, da quando ancora scodinzolavo dietro a Sion Bonnet ignaro che nella bella Parigi si nascondesse Monsieur Molestatore di Marshmallows. Cominciamo da quando ero già prigioniero di casa Blanchard, o meglio, da quel tremendo giorno d'agosto in cui i fratelli Nichomakis si presentarono sul viale con un gran seguito di Volkswagen degne della Mafia. Qual orrida visione per un povero maggiordomo! Due gemelli identici come un paio di mocassini, certo lucidi e ben curati, ma dei quali solo il perfetto nodo delle stringhe ti fa sentire inferiore. A me fu ordinato...
No aspettate, questo siparietto debbo recitarvelo:

Ehm, ehm...!

Disse M. Blanchard, molestando spudoratamente una caramella gommosa: "Milò, lucida l'argenteria e portaci del tè".
Gli rispose il fido Bau-Bau, che ignorata con coraggio l'eretica pronuncia del proprio nome: "Ouais, subito".
Riprese il padrone, col sopracciglio di poco curvo in un gesto raffinato: "Ah...!", la qual espressione stava ad intendere un: "Mi è saltata in mente un grillo d'idea, mio caro servitore!".
Temette ordunque il peggio il nostro pover Bau-Bau, e ficcatosi un dito in lo colletto (per prender aria, pover maggiordomo!) lo incalzò: "Dica pure".
Ebbene concluse soddisfatto l'interlocutore, ammiccando co' sguardo ambiguo: "Anche i biscottini".
El povero cagnolino in frack, mogio mogio, battè ritirata in cucina a chin capo.

 E s'affievoliscono le luci sulla scena

Ed eccoli!,  i celeberrimi marshmallows a forma di biscotto (mais oui, avete capito bene) che troneggiavano sui piattini da tè. Ma non deve certo sorprendere il fatto che quasi tutto, a casa Blanchard, sia gommoso e ricoperto di zucchero, non quando affisso nell'atrio ben si legge:



Liberté, Egalité, Fraternité
et Marshmallows Rulez!



...Come, non l'avevate notato all'ingresso? Allora mi vergogno io stesso d'avervi riferito la sì particolar regola del casato.
In ogni caso, Monsieur Ciup-Ciup sedeva nel salotto con i due Mocassini, pardon, con Saga e Kanon Nichomakis, ragguardevoli dirigenti dell'industria di famiglia. S'occupavano essi di pupazzi ed altri balocchi (e se ne occupano ancora, in quanto non mi par d'aver udito notizia di morte alcuna) e volevano scendere in affari con il mio padrone. Durante la ciarla io me ne stavo bel bello dietro alla poltrona del Blanchard e macchinavo di mio queste suddette supposizioni:

1) Non avevo intenzione di immaginarmi un peluche con in su la spalla una sacca di dolciumi: è di questo scandaloso ibride, in breve, di cui i tre signorotti discutevano.
2) ...ma intanto me lo immaginavo dietro lo vetrine. Non avrei più fatto shopping per Parigi.
3) Sentivo uno strano sciacquio.
4) E poi cos'era mai la sensazione di umido sul mocassino?

"Milò", m'illuminò il mio padrone sbirciando appena sopra alla tazza, "stai rovesciando il tè".
Così, semplicemente; e con altrettanta semplicità mi si stampò in faccia un'espressione imbarazzata oltre ogni limite. Il mio perfetto portamento da servitore (che solo in teoria avrebbe dovuto essere tale) si era chissà perché afflosciato, forse appesantito dalle congetture che m'arrovellavano la massa cerebrale, e la teiera si era inclinata quel poco da permettere alla bevanda calda di sgorgare a guisa di Cascate Vittoria sulla mia scarpa. Mi drizzai di tutto punto, ripescando il contegno perduto:
"Mi scusi se non so fare il maggiordomo" pronunziai.
"Almeno il cagnolino lo fai bene. Hai alzato la zampetta e hai fatto pipì. Bau-Bau!", e giù a ridacchiare nel tono zuccheroso di chi abusa di marshmallows, mentre i Nichomakis si univano alla comitiva e gracchiavano amabilmente divertiti.
Tipico humor francese. Cinico.
Per quanto mi riguarda, quella volta benedii Camus Blanchard con un sorrisetto. Ho detto, sorrisetto, il che sta a significare quell'ipocrito gesto di cortesia che si rivolge a chi è invece bersaglio dei tuoi istinti omicidi. Ma orsù signori!, con quest'evento vi ho fatto capire due cose: che quella fu la prima volta in cui ufficialmente ammisi di non saper fare il mio lavoro e che Monsieur Ciup-Ciup mi affibbiò il soprannome di "Bau-Bau" proprio quel pomeriggio d'agosto.
Ah, e vi domando una cosa: sono bravo almeno a recitare? Perché a me è parso, in altra occasione, d'essere sì ferrato per il teatro, così come mi suggerisce la volontà. Come, volete sentire quest'altra storia? Vi assicuro che è ancor più buffa di questa, ma se la volete ugualmente ascoltare...
Le Diner de Gala des Nouveaux, ergo "Cena di Gala dei Nuovi", dove "Nuovi" sta per "la nuova generazione di gente che conta".
Vi racconterò di grandi nomi... di aragoste e champagne... e di come capii ch'esser maggiordomo ha i suoi vantaggi.
Soprattutto se si ha un gran bel pezzo di signore a cui leccar le scarpe.











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Capitolo 3
*** Le Gala des Nouveaux, ovvero: < Camus Blanchard è un'aragosta > ***


Cap III. La Gala des Nouveaux, ovvero: "Camus Blanchard è un'aragosta"

...si è sentita la differenza fra ferie pasquali e settimana scolastica, eh? XD Eccomi con un nuovo capitolo di "Folie Parisienne". Ho deciso di pubblicare prima una nuova parte di questa FF in quanto è più semplice e leggera, pertanto pubblicherò l'ultimo capitolo di "Foulard" questo pomeriggio, quando dunque il tepore delle coperte mi avrà abbandonato. Spero di farmi perdonare per il ritardo. Qui compariranno altri due nuovi personaggi, ma... Chiedo subito venia per il nome che ho scelto per uno di loro (mi sembrava azzeccato e divertente, vi prego fan di non uccidermi! xD). E ho voglia di lasciarvi un po' sul misterioso, anche... v.v"

A voi, e ancora grazie °v° (quest'autrice soffre della malattia del Ringraziamento Continuo, abbiate pietà)

Fe (:

< CAPITOLO 3 >

Le Gala des Nouveaux, ovvero: "Camus Blanchard è un'aragosta"


...soprattutto se si ha un gran bel pezzo di signore a cui leccar le scarpe, dicevo! Chiudete gli occhi e tuffatevi nel mondo dei gran gala: sentite il parlottare raffinato dei signorotti? Il profumo invitante dei buffet, le bollicine frizzanti di champagne che vi scoppiettano in gola?
Benvenuti a Le Diner de Gala des Nouveaux, dicasi “luogo in cui i promettenti eredi dei grandi casati discutono fra piatti che noi semplici umani fatichiamo persino a sognare”. E i maggiordomi furon invitati. Mi pareva d’esser, vi dirò col cuor in mano, ad una mostra di amici a quattro zampe in cui i padroncini sfilavano pomposamente tenendo per lo guinzaglio i loro cucciolotti. Ma ben presto Monsieur Ciup-Ciup si stancò si trascinarmi fra i saloni del convito e mi lasciò sol soletto appollaiato sul seggiolino d’un bancone, mentr’egli si concedeva alle lusinghe d’un gruppo d’affaristi.
Da lontano Camus Blanchard appariva ai miei occhi come sott’un diluvio di luce celestiale; una di quelle classiche pozze di Paradiso, pensateci, che piovon dall’alto accompagnate da musiche celestiali. Questo perché, fra tutti i completi scuri e grigi che s’intervallavano, lui era l’unico a vestir di color confetto; l’unico che, al posto di tener una biro d’argento nel taschino interno, dal medesimo fodero de’ ricchi proprietari pescava un marshmallow dietro l’altro.
Ero sicuro che non avrebbe toccato alcun buffet, non quando era sì più interessato agli alimenti con cui abitualmente si nutre. Strana razza animale, il mio padrone. Dietro le sbarre di suddette argomentazioni, non m’accorsi ahimè che un altro Bau-Bau s’era seduto al mio fianco. Il siparietto fu alquanto bizzarro...

Ehm, ehm...!

“Milo! Non ci credo, sei proprio tu?”.
Volse il capo l’indolente maggiordomo di casa Blanchard, stordito dal gran ciarlare del convito; e subito, inquadrato ch’ebbe il volto familiare, mollò teatralmente la mandibola facendo sfoggio di gran sorpresa:
“Che ci fai qui?”.
Er’egli un certo Ambrogio Chela, che tutti però conoscevano, complice il misterioso mondo de’ soprannomi, a nome “Death”. Suo compare ai tempi di Sion Bonnet, se n’era però andato presto a lavorar alle dipendenze d’un tal signorotto svedese, svanendo in siffatta maniera dal raggio d’azione de ‘l nostro protagonista; protagonista che arraffata l’opportunità, si fece così spiegar l’esistenza del compare.
“Il mio signorotto è Fredric Lewis Gottfrid, del casato dei Gottfrid, dirigente dell’omonima industria floreale”, spiegò dunque il signor Chela dopo i dovuti ossequi. “Ma tutti lo conoscono come Aphrodite”, e segnalò co’ lo dito il suddetto signorotto, il che bastò al maggiordomo di casa Blanchard per capir il motivo d’un sì strambo soprannome.
“N’ho sì sentito discorrere! È proprio un bel giovanotto...”.
“Vedo che sei divenuto un cagnolino col papillon. A chi dai man forte?”.
“Casato dei Blanchard”.
“Or dunque ti svelerò che la nostr'occupazione può anche esser spada, oltre a fodero; cosucce a favor nostro, mio compare, per intenderci”.
“M’hai sfregiato la corazza, Death. M'hai fatto curioso!”.
“L’aragosta è buona?”.
“Buonissima”.
“Fresca fresca?”.
“Fresca fresca, altrimenti non l’adocchierei nemmeno”.
“Proprio un figliol fortunato! Ma sta’ attento che la portata non rimane calda in eterno”, e detto ciò s’ alzò, lo strambo signor Ambrogio Chela, dipendente di Gottfrid, e rapì il proprio signorotto da discussione straniera per trascinarlo con sé là dove gli umani si liberano dalle mortali impurità.

 E s'affievoliscono le luci sulla scena.

...ebbene non vi scandalizzerete se vi dico che, almen per quello spergiuro, “aragosta” è sinonimo di “il padroncino per il qual si lavora”! Giacché non credo che il maggiordomo abbia il dovere d’accompagnar il superiore anche sin alla tazza del water, se m’avete inteso.
Non son certo qui per confessare la mia omosessualità; ma giunti a tal punto mi par un particolare necessario per un’impeccabile comprensione. Camus Blanchard è certo un bel giovine: capelli rossi come (aragoste...?) il peperoncino e carnagione d’una zuccherosità impareggiabile. Mashmallowsiana, direi. Tentar non nuoce, lo san tutti.
Eppure preso com’ero da certe mie macchinazioni, mentre il mio signorotto cambiava aspetto ai miei occhi,

 

(perché in questo momento la piega poco al di sotto della zona lombare mi par più interessante di prima?)


non m’accorsi d’aver dimenticato un piccolo spunto. Non per vanto ma per realismo, anch’io posseggo un certo fascino. “Poco ma sicuro”, direte voi. Ebbene, prima ch’io stesso prendessi in considerazione quest’aspetto, fu qualcun altro ad accorgersene.
Ma come?, non vi ho presentato questo nuovo personaggio? È una gran svista da parte mia, chiedo venia, ché la gentil figura pronta ad entrar in scena è cert’importante in questa novella. Vi narrerò come si concluse quella serata di gala, nonostante...
...no un momento, non posso essere timido. Un attore non deve essere timido!

Ehm-ehm....! Permettetemi or dunque di introdurvi...

 

  

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Capitolo 4
*** Le Gala des Nouveaux, ovvero: < La favola del bottegaio che osò troppo > ***


Cap 4 -





< CAPITOLO 4 >

Le Gala des Nouveaux, ovvero: "La favola del bottegaio che osò troppo"



...Mirelle Blanchard, niente popò di meno che sorella di Monsieur Marshmallows!
E' strano ch'io non ve ne abbia parlato sino ad ora, dato che questa leggiadra fanciulla ha un ruolo certo non indifferente in quanto mi appresto a raccontare. Si presenta ella come una tenue figura femminile dai lunghi capelli color aragosta e gli occhi, come si suol dire, da cerbiatta; e poiché io non sono stupido - o almeno la mia capacità intellettiva non è così limitata -, né poco precoce, parlando di que' tempi posso confermare d'aver spesso messo lo sguardo sulla Mademoiselle, anche solo di sfuggita, durante gli spuntini che Monsieur si concede almeno quattro volte al dì.
M'ero allora reso conto che anch'ella m'indirizzava ambigue attenzioni, ridendo de' mie burlate sotto la vigil pupilla del fratello maggiore, che mal traduceva quegli indizi d'intesa reciproca.
Maggiore, avete udito bene. Mirelle Blanchard ha diciott'anni d'età, il che comporta due anni di differenza dal sottoscritto.
Com'ogni sorella minore che si rispetti, è tenuta in gran vigilanza dal mio padrone, il qual non permetteva -e non permette tutt'ora - ch'io m'avvicini troppo a lei. Qual difficile vita ho condotto, or capirete, prigioniero del casato per cui lavoro...
Ma non voglio farvi perdere tempo, e vi narrerò come dunque si concluse quella serata di gala. Immaginatevi di nuovo il frizzare di bollicine e il frigolare de' raffinati chiacchiericci. Eccoci di nuovo al bancone del bar, Ambrogio "Death" Chela svanito con il Gottfrid suo padrone ed io, pover maggiordomo, intento ad osservar la figura d'Homard Blanchard [1] - fa pur rima, qual disdetta!


Ehm,ehm...!


Disparve ebbene il Gottfrid co' suo fido Bau-Bau in quel luogo, come s'era detto, ove gl'esseri umani si disfano delle mortali impurità. Eppur non si mosse il maggiordomo di casa Blanchard, limitandosi in vece a spostar l'occhio or perplesso sul signorotto per il qual lavorava; o meglio, quel fu un tentativo, giacché ancor prima che potesse pescar la marshmallowsiana figura nel convito, un oggetto non ben definito l'arraffò per il braccio scollandolo dalla seggiolina.
Servì un istante.
"Ma-Mademoiselle Blanchard!" trillò stupefatto il cagnolino col papillon, ma ella, senza sentir ragioni o dar interesse alle sue parole, lo trascinò dietro un angolo con l'ammirevole forza d'una mula da carico.
Si trovò a spalle contro al muro, l'indifeso servitore, con il volto della signorina ad una distanza ben poco raccomandabile.
"Mademoiselle Blanchard! Lei non dovrebbe esser qui o fallo?"
"Non dovrei, dici bene", allor rispose la dolce Mirelle, "ma qual occasione migliore di questa...!"
"Ouais?"
"...per fuggir dal vigile occhio fraterno!"
"Mais... Mademoiselle Blanchard!" squittì di nuovo l'impacciato maggiordomo, tingendosi improvvisamente di purpureo imbarazzo. Un sibilo era il suo, atto a non destar l'interesse dei signorotti appena oltre il muro, là dove il tintinnar dei bicchieri e le luci del gran convito battezzavano la festosa atmosfera. Pareva ad egli d'esser un bottegaio imboscato con chi di troppo, o con la figlia del re, il che fuggiva alla buona condotta de' sua occupazione. Non son forse sempre finiti male i sottoposti che troppo allungano la mano sulla sfera de' potenti?
"Monsieur, Mademoiselle... se la scoprisse... Iddio vuol bene a tutti, ma sarebbe capace di scordarsi di me pur di non attaccar briga col Casato [2]!"
"Via, Milò, ti chiedo solo una cosa."
"Uh?"
"...Bassin, huh? [3]"
"Gyeh...! Mademoiselle Blanchard, ma siete promessa sposa di Rhadamanthys de Westminster, è per me osar troppo!"
"Devono ancora correr due mesi!" ribatté pronta la delicata fanciulla, annidandosi al petto del servitore or troppo sorpreso - e rosso di sbigottimento -. "S'il vous plait, Milò! [4]"
Come dunque fece a dir di no, il rassegnato maggiordomo? Si vide costretto a ceder a quegl'occhi così vivi d'amore; e presole il viso tra le mani, senza più pensare ad atto non professionale, si chinò sulle labbra di lei ch'altro non aspettav...


Blackout


Accontentatevi di questo, giacché son stato io a toglier metaforicamente la corrente per evitare dettagli sì personali. Vi basti sapere che solo un bacio fu, e nient'altro, anche perché i guai eran destinati ad arrivare un mese più tardi...
E' con tristezza che mi sento costretto a raccontar, insaziabili spettatori, dell'improvvisa visita del Westminster. Fu una situazione alquanto... particolare.
Ma non vi voglio dir nulla per ora, lasciatemi un poco di tregua, mi serve un bicchier d'acqua. Oh, desiderate anche voi rinfrescar la gola?  


°°°


Note
Homard Blanchard [1] - Letteralmente, "Blanchard l'Aragosta"
Casato [2] - Milò ( xD ) lo pronuncia con enfasi (visivamente tradotta con l'iniziale maiuscola) in quanto sottointende il casato di Blanchard.
"Bassin" [3] - "Bacino"
"S'il vous plait, Milò!" [4] - "Per favore, Milo!"



Ci sto prendendo così gusto a scrivere in questa maniera che a momenti parlo come Manzoni XD Piccola noticina, non ho intenzione di scaricarvi addosso terminologie troppo manzoniane x°D - il romanzo del caro Alessandro non mi dispiace, ma a volte il lessico è veramente incomprensibile -, quindi se non vi è chiara qualche frase, o se vi accorgete che questo lessico diventa troppo pesante - anche se di prima battuta, come mi avete detto, è originale -, non esitate a dirmelo!
Alla prossima, e ancora grazie °w°

Fe'





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Capitolo 5
*** Rhadamanthys de Westminster, ovvero: < Oh me infelice! > ***


Cap 5 Rhada de West, ovvero: "Oh me infelice!"




< CAPITOLO 5 >

Rhadamanthys de Westminster, ovvero: "Oh me infelice!"


Ehm-ehm, stavo dicendo...
Ebbene, un bigio dì d'ottobre giunse a casa Blanchard l'emerito Rhadamanthys de Westminster. Er'egli un gagliardo giovincello sui vent'anni individuabile in tra molti grazie al sopracciglio "ribelle"... Ma mi par inutile nascondervi che l'aggettivo sì migliore per suddetto particolare é "orrido": di quel razza fosse sua madre per partorir que' folti pelucchi sugl'occhi, io non saprei. Sta il fatto, mio adorato uditorio, che l'inglesotto benestante - per dirla tutta, sommerso dall'agiatezza -  fece capolino senz'invito quella mattina d'autunno, cogliendo impreparati noi Bau-Bau e pur il nostro padroncino; al che ci furon rifilate, in fretta in fretta, un fior di mansioni da portare a termine prima che il tal ospite varcasse l'uscio.
A me, essend'io ottimo cagnolino Semper Fidelis alla causa, si comandò d'introdurre il de Westminster. Pensate allora, qual ansia da palcoscenico mi scosse! Infilatomi alla bell'e meglio il cappotto de' ricevimenti, con tanto di papillon rosso cremisi, zompettai giocondo sul viale della villa accostandomi alla vettura lì davanti arrestata. Birichino il vento che tentò di rapire il cilindro ch'avevo in testa, al fin di scarabocchiare la mia pomposa eleganza!
Galateo vuole, e quest'è nota da precisare, che sia il servitor di casa a aprire la portiera all'ospite, essendo il maggiordomo, in quel momento, sinonimo del benvenuto del casato. Certo che se la villania vien dall'altra parte...


Ehm, ehm...!

"Benvenuto a casa Blanchaa-AHI!!" cinguettò in conclusione il tradito Bau-Bau, man allo sportello aperto ed espression rabbiosamente docile in viso. Era poco prima disceso dall'automobile Rhadamanthys de Westminster, ponendo, di sicuro non apposta - per ironia della sorte - un piè al di sopra di quello del servitore. Scivolò fuor dall'abitacolo in gran strascico di velluto nero, gettando un'occhiata deliziata all'indirizzo del maggiordomo:
"Che si ha fatto, il signore? Un malore improvviso?"
Dannati i tacchetti de' signori!, fu'l pensiero dell'altro; prima di macinar tra i denti la mielosa sentenza da copione: "Non s'ha da preoccupare, l'Eccelso Monsieur."
Le dita della zampa pulsavan furibonde, offese dal trattamento ricevuto, ed ebbero un sospiro di sollievo allo scostarsi de' loro tiranno, giacché lo stivale dell'inglesotto s'appropinquava ora all'ingresso. Or dunque si domandò Semper Fidelis, che si fosse fatto per finir nella lista nera del de Westminster. Il sopracciglio alieno dell'ospite era stato scosso da delittuoso intento quando i loro sguardi s'erano incrociati sulla portiera. Che si sapesse del bacio alla sposa promessa? Bensì era impossibile che s'avesse quest'informazione, a men che qualcuno, al Gala des Nouveaux, non li avesse intravisti. In tal caso...
"Io non penso che al signor maggiordomo sia dato di star qui immobile. Non dovrebb'egli seguire l'ospite?"
Il servitore si volse punto da tali parole, e realizzò ch'esse erano di provenienza straniera. A parlar era stato l'autista della vettura, or sporto... che mi si corregga, sporta al di là del finestrino. Arrossì immediatamente il fido Bau.Bau, rizzando i capelli come preso d'improvviso disagio:
"Non ha torto, Mademoiselle!"
"Allora chiuda lo sportello, s'ha da pregarsi, che devo posteggiare."
Si fece come s'era domandato e l'automobile scivolò maestosa sul viale svanendo dietro alla svolta. Che l'autista in questione fosse una leggiadra figura a nome Pandora, è cosa che si seppe dopo.


 E s'affievoliscono le luci sulla scena


Fu quella la prima volta, sarò sincero, in cui capii che a scondinzolare non eran solo i cani, ma anche le cagnoline. Pandora fu la prima - avete capito bene - ch'io conobbi essere alle dipendenze d'un signore. Er'ella autista personale dell'inglesotto e il futuro mi riservò una bella sorpresa... Ma questa è un'altra storia, ché per ora, per rimaner in tema, ci spostiamo all'interno della casa e vi racconterò un altro fatto di quell'infausta giornata.


Ehm, ehm...!


Svelto svelto si mosse il fedel servitore, battendo in ritirata nella cucina. S'era ad egli chiesto di preparare del thè ristoratore per l'ospite ed il signor di casa, dal momento che si doveva parlar del matrimonio imminente. Fu proprio mentre il Bau-Bau s'operava tra tazzine e fornelli che gli venne allor in mente di non aver visto Mademoiselle Blanchard, quella mattina; e fu nello stesso momento che scoprì il motivo, al che un oggetto non subito identificato lo cinse da dietro posandogli - me non colpevole - un bacio su l'orecchio:
"...Milò."
"Eek!" fu il pigolio allarmato in risposta, "M-Mademoiselle Blanchard, son al lavoro!"
"Milò..."
"...sì che stavo per rovesciare il thé, signorina!"
"...bassin."
"Spengo i fornelli e acchiappo l'infuso e... No un momento!, dove si son messi i cucchiai? Oh me infelice, l'argenteria di Monsieur!"
"Mais Milò, sempre così ansioso..."
"Mademoiselle, c'è il de Westminster!"
"Ah-ah."
"Come sarebbe a dire ah-ah? Una visita inaspettata!"
Ma la dolce fanciulla non diede ascolto alle angosce dell'amante, al che gli si aggrappò al collo con le labbra. Vacillò l'impreparato servitore, che salvò di volata il contenitore dello zucchero e si liberò in fretta e furia:
"La signorina voglia scusarmi se debbo scappare in salotto per il thé!"
"Qual delizioso rossore sulle gote, Milò...!"
"Gyeh? ...Si riguardi, Mademoiselle!", e filò via recando con sé il vassoio d'argento imbandito di thé, piattini e marshmallows.
Buffo, indaffarato, strampalato maggiordomo! Servisti egregiamente la bevanda, zuccherasti con compostezza, eppur non ti rendesti conto d'un particolare sì imbarazzante! Eminente Monsieur Blanchard, fosti tu a render pubblica quell'ingenuità con sufficiente commento:
"Certo non è periodo di zanzare."
Il de Westminster, pizzicato da codesto annunzio, volse il cipiglio sul Semper Fidelis. "Forse che tu abbia un domicilio umidiccio, Monsieur Camus?"
Il nostro pover protagonista fu tardo a tradurre quanto detto, fintantoché non si portò una mano al collo e....
Sì un po' scivoloso.
Caldo.
Trivellato.
"M'han da scusarsi, i signori!" s'affrettò il servitore bollendo da capo a piedi. "Una piccola puntura."
"Come vien nominato, compare? Succhiotto, forse?" puntualizzò il Blanchard con un sorriso dietro alla tazzina. "Milò, non è certo dei migliori spettacoli."
La voglia di fondersi con il pavimento, venne all'infelice maggiordomo. Pel quel che gli era parso un bacio sul collo, preso com'era con l'argenteria, non s'era ahimè accorto della conseguenza.


°°°


Ed eccomi con l'aggiornamento settimanale XD Allora, così è entrata in scena anche Pandora! *si chiede se abbia fatto una buona scelta* In realtà volevo mettere Shaka al suo posto, ma per il nostro Budino (cioè, mi si corregga, "Buddhino") ho ben altro in mente e quindi preferisco posticipare la sua entrata in scena sìsì °v°
Ringrazio coloro che mi supportano (e sopportano) in questo ibride di ficcy demenziale XD
Alla prossima con le avventure del nostro (e speriamo, vostro) maggiordomo preferito,
Fe' <3







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Capitolo 6
*** Nozze inglesi, ovvero: < El Senor de la Carrera > ***


CAP 6





< CAPITOLO 6 >

Nozze inglesi, ovvero: "El Senor de la Carrera"



Questo uno degli episodi più imbarazzanti del repertorio.
M'abbia da scusarsi, il signore, ma è da riconoscersi che la colpa è tutta di Mademoiselle, senz'altro troppo precoce... Per mia fortuna, al dì d'oggi, quest'intraprendenza è scemata man mano, soprattutto in seguito al matrimonio col l'illustre de Westminster; giacché ve n'ho fatto accenno mi sembra giusto soffermarmi su quest'altro episodio - le nozze, per l'esattezza -, che a dispetto di quel che vi parrà mi riservò spiacevoli sorprese. Nemmeno ad un unione dinnanzi al Signore ho potuto star tranquillo, poffarbacco!
Per l'evento fummo invitati al domicilio dello sposo, un raffinato cottage che più che cottage parea un palazzo in miniatura, agghindato da verdissima edera rampicante ed avvolto in sinuosi vialetti alberati. Non fu una chiesa il grembo di questo amore - se amore si può definire, e con l'avanzar de' mie vicende capirete il perché -, ma il cortiletto sul retro che dava, in magnifico paesaggio, su di un laghetto proprio ai piedi della collina. Luogo d'incanto, certo; cerimonia, un po' meno.
Ebbene, s'avviava il mezzogiorno di novembre quando...


Ehm, ehm...!



Era già stato pronunziato il "sì" cruciale quando il Bau-Bau di casa Blanchard, ornato a festa da impeccabile completo chiaro, s'accomodò al buffet tirando un sospiro sconsolato. Aveva già perduto di vista il signorotto, di certo imboscatosi in qualche discussione d'affare con gli spettabili del luogo, sì ch'egli era in grado, testimone il suo altolocato apprezzamento sociale, di discorrer la lingua inglese; talento che sfuggiva al nostro pover protagonista, intento, più che a goder del rinfresco, ad evitar l'occhio della novella Mademoiselle de Westminster. Mi si faccia ammenda, intendevo, della Madame Mirelle de Westminster, dacché avev'appena ella chiesto il divorzio dal nubilato.
Scansare la sua vista era quindi il fioretto di Semper Fidelis, per eludere possibili manifestazioni d'affetto, come si suol dire, "extraconiugale".
Nel mentre del suddetto calderone di pensieri, il caro Ambrogio "Death" Chela - lo spettatore se ne ricorderà di certo - s'accostò al maggiordomo:
"Ohè!, Milo!"
"Death! Ospite anche tu?"
"I Gottfrid sono colleghi affezionati dei Westminster. E i Blanchard?"
"...matrimonio combinato per le società de' signori imbrigliati nella faccenda."
"Come? La sposa non ha scelto di volontà propria?"
"Decision del fratello" rispose il fido Bau-Bau a spalle strette. "Sì che Mademoiselle non apprezza. Povera fanciulla!"
"Gyahahah!, certo lo sposo non è dei più contesi, dico bene?"
"Ragion assoluta, Death! Pel l'orribil monociglio...!"
Al codesto esclamar, menò Chela uno schiaffo in nuca a Sempre Fidelis, ghignando: "Abbassa la voce, stampo d'impudente, che se dovess'egli sentirti...! Ma quel che importa è d'essertene lavato le mani."
"Lavato le mani?"
"Con questo matrimonio hai messo in fresco l'aragosta!"
Trasalì il maggiordomo dei Blanchard, scoccando uno sguardo d'impiccio al compare. "Ancor con ista storia?"
"Verità!" si difese Ambrogio il Gioviale, prima di rifilare un occhiolin da birbante: "Innegabil sentenza, la mia. Con la signorina Mirelle fuor di casa, dovresti pensare a come muovere il pedone."
""Muover il...?"
"D'intender personalmente" fu la conclusiva sentenza, e il cagnolino del Gottfrid, scodinzolando - certo metaforicamente - per la gioia del discorso, sviò nel convito nella confusione degl'ospiti. Al che rimase privo di verbo, il nostro protagonista, con la mandibola di poco abbandonata in un'espression alquanto spaesata; s'è fatta rima! ...Questo in breve per spostarci di scena, e finire, avvolti da discorsi de' genti illustri, di fronte a Monsieur Ciup Ciup e Monsieur... o Mister... o rettifico, Senor Felipe Romero, di soprannome Shura, di fatto rampollo spagnolo.
Ci siam qui trasferiti giacché il Blanchard ha richiamato a sé il fido Bau-Bau, ch'è corso, come ben si può immaginare, ai piedi del padrone ad ascoltar quant'ha da dire. Soppesata or dunque la curiosità del servitore, questo gli disse Homard Blanchard:
"Milò, ti presento un mio caro amico d'infanzia... Senor Romero."
"Onoratissimo." (Sospir di sollievo, la discussione si avviava alla ben masticata lingua francese!)
"Excelente!, el mayordomo!" cinguettò gaio il giovine di Madrid, pizzicandosi, con gesto raffinato, il nodo della cravatta. "Qual galanteria!"
"E' un fido Bau-Bau, com'io lo nomino" fu la fiera puntualizzazione di colui il quale, impeccabilmente, er'intento a molestare una caramella gommosa. "Credo sarà all'altezza."
"...All'altezza? Posso domandar di cosa si parla, il signore?"
"Una competizione, Milò. Un prestigioso premio per il miglior dei maggiordomi, organizzato non a caso dal Senor. In Spagna s'avrebbe nome... La Carrera."
Un sussulto prese il cor del servitore. "Ne sono... onorato, onoratissimo, lo dico con l'anima in mano!"
"Posso definir la parte burocratica del premio" s'avanzò con un sorriso il Romero, ammiccando con sguardo deliziato. Di cui il qui presente narratore posticiperà i particolari, per non derubarvi dell'unicità della competizione. Posso però dirvi che Semper Fidelis accettò immediatamente, con lo scopo, certo celato, di dimostrar il proprio talento a quel tiranno marshmallowsiano de' suo padrone; padrone che avea però inteso codesta intenzione, tanto che già progettava le più svariate macchinazioni per rifilar impicci. Poiché in fondo desiderava che vincesse, ma che vincesse, s'è ben d'intendere, col sangue a fior di pelle: dopo aver aggirato tranelli malefici, propositi fanciulleschi e bizzarri e tante altre congetture.
"Son fiero d'apparir nella lista dei concorrenti, Felipe" concluse orgoglioso il Monsieur, mentre gioiva de' lamenti fantasiosi del dolciume di cui stava abusando. "Milò saprà di certo tener testa a tutte e quante tre le prove."
"Prova dei Particolari, Prova di Volante, Prova d'Adattabilità" definì il rampollo spagnolo dondolandosi sui mocassini. "I particolari e i vostri obiettivi vi saran spediti in busta a data precisa, con un fior di giudice per registrare il punteggio."
"Affar fatto" fu il trillo giocondo del Blanchard, e fu una condanna per l'infelice Bau-Bau.
Che già sospettava, come i nomi suggerivano, che i gradini verso la vittoria fossero di una certa difficoltà; e anche cosparsi di olio bollente, prontamente rovesciato, senz'ombra di dubbio, dal padrone stesso, in attesa di qualche sgambetto.


°°°   


Eccomi come ogni domenica °v° Il titolo dovrebbe significare (scarse conoscenze dello spagnolo XD), "il signore della gara". Oggi un po' più tardi del solito, dati gli impegni, ma non oserei saltare un aggiornamento per nulla al mondo v_v
Come avrete notato, tendo a fare capitoli brevi dove non vi sono fior di colpi di scena, dato che in effetti sono solo "slices of life"; piccoli siparietti che però, mettendoci bene l'occhio, si concludono sempre a metà dell'anello seguente XD Togliendo le metafore (devo smetterla di scrivere come se stessi ancora stendendo il capitolo), vi lascio sempre con un piccolo indizio per quello che accadrà in seguito, tattica che spero vi invogli a continuare XD
Ho già in mente tante idee per queste tre prove... chissà se riuscite ad indovinare qualcosa u_u"
Ci si risente tra sette giorni, mondo °v° Ringrazio i recensori, ovviamente, e Angelynn, Kurabika e Tamakisskiss per averla aggiunta alle preferite, oltre che Haru e San per averla inserita tra le seguite.

Alla prossima °x°
Fe'





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Capitolo 7
*** Prova dei Particolari, ovvero: < Color pesca o rosa confetto? > ***


Cap 7




< CAPITOLO 7 >

Prova dei Particolari, ovvero: "Color pesca o rosa confetto?"



...Senor Felipe Romero!
Un ragazzotto all'incirca dell'età de' mio padrone, con capelli nerissimi ed occhi d'un taglio particolare, ma così particolare da sembrar rifinito dallo scalpello. E' egli un rampollo spagnolo sì distinguibil tra la folla grazie alla rosellina eternamente infilata nel taschino del completo. Mi chiedo se c'abbia fatto le radici, lì dentro.
In ogni caso, mio benvoluto ospite,  questo fu 'l nostro primo incontro, giacché prima nemmen conoscevo il nome dei Romero. Il solo particolare positivo che seguì alle nozze inglesi fu che Mademoiselle rimase col de Westminster, vantaggio per me, ch'intendevo approfittarne per "muovere il pedone", secondo il consiglio di Death. Davanti a quest'espressione di prima battuta ambigua - ché qualcuno potrebbe tradur male il complemento oggetto, se il signore m'intende -, la mia interpretazione fu alquanto semplice: nient'altro dovevo fare che cucir il filo con Monsieur, o meglio, almen tentare qualche azzardato ma audace approccio confidenziale. Mia finalità, parliamoci in chiaro, era quella di divenire un ottimo maggiordomo e un ottimo... come si può dire?, "amante", forse? M'ha da scusarsi se la cosa può parer scomoda al pensiero dell'ospite, ma son fermamente convinto che la sincerità premia gli animi.
Non si suol sentenziare in ista maniera?
Or dunque, le prove della Carrera mi parevan il mezzo eccelso per riuscir nell'opera: libero dagli istinti di Mademoiselle e soprattutto senz'il pericolo d'una visista del de Westminster, occupato com'era a coltivare i primi semi del matrimonio. Sto io parlando del viaggio di nozze, con meta - me sollevato! - l'Indonesia. Più lontano di tal Paese non poteva capitarmi, tanto che per una volta pensai d'aver avuto fortuna.
Lo pensai e basta giacché la sfortuna, a dispetto de' mio sollazzo, s'era solo presa una pausa.
E i guai arrivarono con la prima prova, dei Particolari, a detta del Romero.
Quello che sto per raccontar m'imbarazza assai. Mi perdoni dunque se la mia psicologia le parrà... instabile.



Ehm, ehm...!


Lo fissava. Da decenni.
Al che Semper Fidelis, rotendo gl'occhi ad inquadrar una gocciolina di disagio che gli si scioglieva su la tempia, s'allentò il colletto della camicia.
"Io son pronto" pronunziò in tono meccanico.
Era giudice l'indiano rispettabilissimo Agni Acharya, di soprannome Shaka per alcuni, neanche foss'egli figlio dell'Illuminato in persona [1]. Signorino coscritto di Monsieur, agghindato da un largo abito di velluto d'uno strano color dorato. Particolarissima l'acconciatura, una rappresantazione della Tour Eiffel in intrecciati e biondi giochi di capelli. Occhi perennemente serrati, e sorgea spontaneo domandarsi a cosa allor servissero gli occhialetti da vista inforcati su per il naso; ché proprio li aveva, con tanto di cordicella d'oro all'asticelle, ma che parevan di fatto inutili, data la preferenza del suddetto individuo a dormire in piedi.
All'udita risposta de' nostro ansioso Bau-Bau, l'Acharya smise di mordicchiare - molestar, cosa in comune con Monsieur - il tappo della penna:
"Le prove son in ordine crescente di difficoltà" annunciò, "fatto che rende la prima la più semplice. Spero ch'il vostro servitore parta col piede già in la staffa."
"Se dice che è pronto, non ho d'obiettare. Vrai, Milò?"
"Ouais, Monsieur, senz'ombra di dubbio. Che si cominci!"
"Com'è bene da notarsi, i signori, la prima prova avrà come sede la residenza stessa. Milo Dellas, anni venti, maggiordomo di Camus Blanchard", al qual nome rivolse un cenno galante all'indirizzo del padron di casa, "dovrà abbigliar ed acconciare il proprio signore per la cena delle venti, che si terrà presso l'hotel Deux Fleurs. A questo test" riprese il signorino indiano, accavallando le gambe con fare mellifluo, "seguirà immediatamente il successivo."
Potete solo immaginr l'espressione di sconcerto di Semper Fidelis!
Vestire ed acconciare Monsieur Ciup-Ciup er'impresa certo impossibile, che prevedeva, oltre alla difficoltà d'indovinare gli scabrosi gusti del padrone, anche il vederlo seminudo. E l'hotel Deux Fleurs...!, del qual il proprietario era nientepopodimenoche Sion Bonnet, promotore di quel suo tristo destino! Ed anche un gran bastardo, dicasi da parte del nostro sfortunato protagonista.
Abisso di terrificata incredulità si stampò in faccia al cagnolino col papillon; al che Agni Acharya, con sorriso squisito:
"...Qualcosa ti turba, messere maggiordomo?"
"Io..."
"Tu?"
"Ma lei...?"
"...Noi?"
"Voi ed essi" concluse in un sospiro il Blanchard, e si mis'in piedi scoccando uno sguardo complice al servitore ancor troppo scioccato per articolare verbo. "Con permesso, monsieur Acharya, direi si possa d'iniziare."
"Sarete voi stesso a valutare il prodotto finale, ché una prova d'affidabilità nei riguardi del messere. Messere ch'avrà da provare se ben conosce il proprio signore, m'ha d'intendersi..."
"S'è inteso."
"Tempo fino alle diciannove e ventisette. Da ora. Io aspetterò con impazienza qui in salotto, s'è consentito."
"Milò, in camera. A spogliarmi."



 E s'affievoliscono le luci sulla scena   


Andò proprio così, lo giuro sul mio nome!
Che però... ma forse... sia meglio saltar la suddetta parte, quella dunque, come nominarla?


Sull'orologio spiccavan le diciannove esatte quando Monsieur si ritrovò in boxer rigorosamente color marshmallows dinnanzi allo specchio da parete. Fu una fatica spogliarlo in quanto non feci altro che evitare di toccarlo. Ma com'è da parer ovvio, non potei sfuggir all'eterno al tocco con la sua pelle.
Ebbene mi parve di toccar una caramella zuccherata. Cosa non propriamente piacevole ma nemmeno degna d'orrore.
Eppur'io io, da bravo illuso, pensavo che il peggio fosse allora passato: un bel completo color gomma arabica, un fiocco rosa a legargli i capelli, un paio d'orecchini a forma di fragola et voilà!, eccovi Vostra Eminenza Camus "Homard" Blanchard! E invece no.
Perché il peggio fu quello che seguì.


Ehm, ehm...!


"...Qui o qui?"
"Mais Milò, non posso far parola con te, dovrai indovinare tu i particolari."
"Mi perdoni, il signore, ma mi par tutto così assurdo!"
"Non sei l'unico sulla giostra."
"Allora dove lo metto, il pendente più lungo? Sinistra o destra?"
"..."
"...Monsieur?"
"...Au pied d'la panne la cane y pond, au pied du pond le canard y couv' [2]"
S'arrese a tal presa di posizione, il fido servitore, decidendo per la destra e fissando il pendolo a forma di fragola bucherellata. Con fare afflitto zompò fin all'armadio e l'aprì per sceglier l'abito.
Non l'avesse mai fatto!
Che mal hai tu causato, oh greco infelice, per capitar proprio in ista residenza?
Rosa ovunque. Rose le giacche, le cravatte, le calzature allineate vittoriosamente come piccoli soldatini di piombo. Bianco, c'er'anche, e color pesca pure, in nessun angolo s'intravedeva una tinta più prepotente di quei gusti mielosi. Non resistette Sempre Fidelis a un così sconcertante paesaggio - ch'era la prima volta ch'apriva quelle ante! -, e si voltò un momento a prender aria e rifarsi gl'occhi; ma Monsieur lo squadrava deliziato da quella direzione, motivo per cui fu costretto a ritornar col naso dentr'in quel regno di tinte pastello.
Alla fin della fiera, dopo una frettolosa ricerca tra il rosa ingombrante, il fido pescò un completo pallido abbinato a camicia marshmallowsiana, cravatta pesca e lucide scarpettine bianche.
Fu così ch'abbigliò il signorotto, appagato della scelta de' suo servitore, giacché ad opera conclusa si mise dinanzi alla specchio e cinguettò gaio: "Ma qual bella gamma di colori, Milò!"
"Apprezzo il vostro... apprezzamento" fu la risposta sì boccheggiante di Bau-Bau, ancor troppo scosso pel ricordo dell'armadio.
"Or l'acconciatura...!"
"M'ha da scusarsi, il signore..."
"...e confido in te, fidelissimo!"
"...non..."
"Qualcosa non va per il giusto verso, mio Milò?"
"Gueh!? Mio...?? ...Non s'abbia da preoccuparsi" s'affrettò Semper Fidelis, or ancor più sul punto di perder i sensi; ch'aveva inteso il troppo zucchero nel tono del padrone, e mal guardava il suo atteggiamento spensierato e fanciullesco.
"Allor come mi abbiglierai i capelli?"
Camus Blanchard, fosti così insistente... che alla fine il tuo maggiordomo ti annodò la chioma in uno chignon e si arrese senza dar sfogo a troppa creatività.
Come se, in fondo, già sentisse puzza di troppo bruciare. Soprattutto in vista della Prova di Volante, il qual nome non prometteva nulla di buono.


° ° ° 

Note:
Agni Acharya [1] - In lingua indiana queste parole hanno entrambe il significato di "importante" e "rispettabile". Tra l'altro Agni è anche uno dei tanti Dèi della cultura indiana. E per spiegarvi la frase: "...di soprannome Shaka per alcuni, neanche foss'egli figlio dell'Illuminato in persona" : il nome "Shaka" contiene la stessa radice della parola "Shakyamuni", uno degli appellativi del Buddha.
"Au pied d'la panne la cane y pond, au pied du pond le canard y couv' " [2] - filastrocca in francese che Camus canticchia per ignorare il povero Milò XD




Ed eccomiiiii °v° Come vedete ho fatto entrare in scena Shaka - cui ho dato il nome Agni, molto più carino a detta mia XD Inoltre il qui citato Agni avrà un suo spessore nel destino di Milò v.v" -, e abbiamo concluso la prima prova, quella dei Particolari. Nel prossimo capitolo vedremo qual gran bastardo di Sion Bonnet - dato che ha obbligato Milò a questa dura vita con il pervertito molestatore ç_ç - e la seconda prova **
Alla prossima domenica, e come sempre grazie a tutti! ...e scusatemi se per caso dovreste trovare errori/orrori di battitura o_o"

Fe'


 

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Capitolo 8
*** Prova di Volante, ovvero: < Questa limousine non s'ha da fare! > ***


Cap 8




< CAPITOLO 8 >

Prova di Volante, ovvero: "Questa limousine non s'ha da fare!"




Al fin della giostra, per la gioia de' spettatore, passai la Prima Prova con un punteggio di ottanta su cento. Gran parte del voto, è ben che si sappia, s'era da parte del padrone, cui toccava il compito di riconoscere se Me Infelice avesse o meno pescato i gusti esatti, dall'altra del giudice, il quale apprezzò l'originalità dell'abbigliamento, ammesso e non concesso che a questo scempio si possa affibbiare il soprannome di "originalità".
Ora lor signori vorranno sapere riguardo la Prova di Volante. Se possibile, fu ancor peggiore della prima. Il sostantivo "volante"  potea esser collegato ad un test di guida, giacché la mia mente si ristorò un poco al pensiero, possedendo io una certa alchimia con le vetture. Ma davanti a casa Blanchard non sostò una di quelle macchinine in miniatura che anche un nanetto sulla sedia a rotelle avrebbe potuto domare, bensì una limousine di una lungheza fuori dal comune, aggeggio su cui io, almen in questa vita, non avevo mai messo piede. E mano.
Lasciate dunque che vi renda partecipi di questa mia disavventura. Ché il mio padrone si diede proprio da fare per morire in un incidente stradale.


Ehm, ehm...!


Scivolò su il sedile di guida, Sempre Fidelis, sentendo or il nodo della cravatta come mano assassina, complice l'ansia, mentre s'aggrappava al volante con l'atteggiamento del naufrago sur uno scoglio.

"S'è pronti, Milò?" lo delucidò Monsieur sedendogli di fianco.
"Ma il signore non dovrebbe accomodarsi dietro?"
"Regola."
"Come a dire... Regola? E il giudice...?"
"Il giudice acconsente."
E voltandosi verso l'ultima risposta, Bau-Bau emise un: "Eek!" - squittio strozzato - al vedere il volto del signor Acharya affacciato al finestrino a guardar dentro con espression simile a quella di sfinge. Ad occhi serrati.
"Son d'accordo" ricominciò serafico l'indiano, immobile. "Siederò io dietro."
"Ma, m'ha da dire...!"
"Milò, perché t'agiti tanto?"
"Ih, Monsieur...!" sobbalzò Semper Fidelis, trovandosi ora, sulla destra, il viso sorridente de' padrone. I particolari dell'ombretto e dell'acconciatura marshmallowsiana avevan un che d'inquietante, nel riverbero fioco della luce del viale, al che il maggiordomo deglutì rumorosamente prima di riprendere: "...Monsieur, proprio non volete goder della comodità de' divanetti posteriori?"
"Da regola, Milò."
Alla qual decisione del Blanchard, il maggiordomo rispose con sospiro desolato, dal momento che ben sapeva quanto inutile fosse d'insistere con lui. Si sentì a quel momento un gran picchiare dall'abitacolo a loro spalle:
"Ingranar la marcia, s'ha da pregare...!"
"S-signor Acharya, vien anche lei?"
"Milò, sciocchino."
"Mais M-Monsiuer...!"
"Devo dar un secondo avviso?" s'intromise di nuovo la voce de' giudice, probabilmente accomodato ai sedili posteriori. "I ritardi non saranno certo ammessi!"
"Ch'Iddio preghi per me..."
"Partire, Milò, non vorrai perder di punteggio?"
Il Fido sbirciò di traverso l'occhiata de padrone e, fulmini e saette!, s'indovinava in essi un barbaglio da furfante, mascherato dall'ombra d'un mieloso sorriso. Fu visione tanto spaventosa che la ragione si scardinò dall'istinto e la marcia venne ingranata senz'altra parola.
La qui presente voce narrante ben sa che alcuni fatti non s'adattano a pubblico minor di dicciott'anni, ma per soddisfar la curiosità dei più non può astenersi dal raccontarli; al che i suddetti Più son pregati di tappar l'orecchie ai giovinetti, per non destar in loro accuse di scandalo ne' miei confronti.
Fintantoché Monsieur rimase bel bello sul sedile del passeggero a guardar fuori dal finestrino non ci furon problemi e Bau-Bau quasi si convinse di potercela fare, sebbene la lunghezza del mezzo compromettesse un poco le doti di guida. Quand'invece uno scroccar sospetto mise in allerta il dato servitore, allora un po' di guai cominciarono, giacché il Blanchard s'era messo a molestar un pacchetto di marshmallows e questo non era mai un buon segno. Ma ancora guardava la strada, deliziato dalla zuccherosa sofferenza dei dolciumi, e almen ciò lo tranquillizzava un poco. Il vero disastro s'ebbe dieci minuti dalla partenza, mentre la vettura filava elegante su un trafficato nastro di strada della bella Parigi, e Ciup-Ciup decise di dar sfogo a' suoi capricci; decise, in altre parole, di far fare "ciup-ciup" al posto di "bau-bau".

"Milò."
"M-Monsieur? Aria condizionata, abbasso un poco il finestrino, uno specchietto...?"
"...Lo vuoi un marshmallow?"
S'accapponò la pelle al maggiordomo, irrigiditosi sul posto di guida e mordendo con le mani il volante senza scostar gli occhi di strada. La proposta gli suonava più o meno come uno spauricchio de' bambini inventato da un certo Mr. King alle prese con un certo Mr. Pennywise conosciuto meglio come "Pagliaccio Assassino"; il qual domandava, a birbantelli giocondi, se desideravan per caso un palloncino per volar insieme giù nelle fogne di una certa cittadella. L'unica differenza, nel nostro caso, era nel complemento oggetto.
"Mi vedo costretto a rifiutar l'offerta, il signore."
"Per qual motivo?"
"Sa... pericolo di perder la forma..."
"Non dire stupidaggini, Bau-Bau."
"Non le dico."
"L'hai detta."
"No che non l'ho detta, mi permetto di... Uhm-uuuhm...!!!" reclamò buffamente il servitore trovandosi una caramella gommosa in bocca - com'un ostaggio imbavagliato -, e il volante gli scappò di mano nel medesimo istante, motivo per cui la docile limousine sbandò investendo per un tratto la corsia opposta. Subito dopo il frinire delle gomme, un colpo dalle spalle e una voce dai posteriori:
"Vuol ammazzarci...?"
"Monnuer-Achanya!" bofonchiò in risposta Semper Fidelis, divorando il marshmallow per aver libera la bocca. "M'ha... mi scusi, non si ripeterà!"
"C'è da sperarlo, Monsieur Dellas."
Silenzio. E poi un sussurro mieloso:
"...Milò?", al che Fido rizzò il pelo:
"Mais Monsieur, c'ho da guidare, non mi distragga!"
"Non t'ho distratto, t'ho offerto un dolce."
"N-non faccia l'innocente, il signore, che stavamo per far un incidente!"
"Ah-ah. Rima."
Strana sensazione alla coscia.
"Ah-ah?? Il signore c'ha voglia di scherzare? Non si può aspettare una volta al Deux Fleurs?"
"Ma Milò, sempre così agitato?"
Strana sensazione salita... alla cinta?
"M-Monsieur, m'ha da scusarsi, sarà ansia da prestaz-WAAAH!", e Bau-Bau saltò sul sedile accorgendosi con orrore che la mano, quella mano, la mano?, la mano!, massì, la mano del Blanchard gli pizzicava il bottone de' calzoni! Emerito, pervertito furfantello!
"M-Monsieur...!!!"
"Cambia registro, Milò, sai solo d'urlar questo?"
"Tolga per favore la...!"
"Il camion."
"...Camion??"
"Davanti a noi, Milò."
"Il signore m'ha da spiegare cos-Oh mon DIEU...!!!" squittì terrorizzato il servitore, e riacciuffò il volante scostando brutalmente la limousine sulla corsia esatta per evitar l'impatto contro un mezzo di stazza non indifferente. E come nel pollaio parte una gallina a cantare e seguono le altre, il rispettabile giudice picchiò nuovamente da dietro gracchiando:
"Monsieur Dellas, per favore, tenga d'occhio la strada, che son ancora giovane per reincarnarmi!"
"Eek! Mi scusi, Acharya! E la mano!"
"Di... di grazia?"
"N-non a lei, giudice!" si corresse in fretta Semper Fidelis. Abbassò la voce e si rivolse al serafico passeggero che gl'era di fianco: "...la mano, Monsieur!"
"Che mano? Le ho entrambe tra i marshmallows, sciocchino. Ti sarai preso un abbaglio."
E così difatti era, perché le dita del signorino eran impegnate a molestar altrove. Almen in quel momento.
E solo gli Dèi dell'Olimpo ebbero l'onore di conoscere il sollievo del nostro sfortunato protagonista quand'egli vide, in lontananza, le luci del cancello del Deux Fleurs. Erano solo l'uscita da un Girone d'Inferno e l'ingresso per il secondo.
Agni Acharya fu il primo a smontare e l'ultimo a riprendersi. Quando uscì dalla vettura, la ricercata Tour Eiffel ch'avea per capelli s'era afflosciata in un'impeccabile Torre di Pisa che gli guadagnò l'attenzione degli invitati italiani. Il punteggio della Prova di Volante era tutto da parte de' padrone - che gran fortuna fu, in effetti, dati i vari tentativi di suicidio in incidente stradale - dopo la consultazione de' giudice, troppo sbandato per spiccicar verbo; allor Semper Fidelis si comprò un altro merito di ottanta punti.
E a proposito de' nostro maggiordomo: pres'egli un colpo quando, smontato dalla limousine, realizzò di non essere solo con l'Acharya e il Blanchard. Con loro er'anche qualcuno che ahimè conosceva bene, benissimo.
Tratti distintivi, abbigliamento pomposo e scarpe viola a punta come d'un folletto, cui tutti quanti avevan sempre tentato di dare un senso ma cui nessuno c'era mai riuscito. Ecco a voi, signori e signore, Sion Bonnet, proprietario dell'Hotel Deux Fleurs.
Ecco a voi, tradusse l'educatissima mente di Bau-Bau, il Gran Bastardo.


° ° °


Et voilà moi!!
La Seconda Prova s'è risolta bene, in fin dei conti, nonostante le peripezie X°D Ed ecco che è entrato in scena anche Sion Bonnet, caratterizzato, attenzione, dalle scarpe a punta; e non chiedetemi da dove abbia preso l'idea perché non lo so XD
In questo capitolo, forse qualcuno di voi l'ha notato, ha fatto riferimento al libro "It" di Stephen King, che io semplicemente adoro ----> i diritti sono ovviamente degli aventi diritto XD
Il prossimo capitolo sarà di introduzione all'ultima prova.

Alla prossima, e ancora grazie per il supporto °v°

Fe'




    
   



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Capitolo 9
*** In partenza, ovvero: < Il mio Buddha è un architetto > ***


Cap 9






< CAPITOLO 9 >


In partenza , ovvero: "Il mio Buddha è un architetto"


Madre Natura, miei cari ospiti, s'è data da fare per metter d'impiccio l'essere umano; e questi, preso il guanto de' la sfida, s'è oltremodo impegnato per dar ad Ella filo da torcere. Basti pensare all'erba che cresce rigogliosa da una parte e alle falciatrici dall'altra; basti ancor pensare alla distanza, che Homo ha limitato tramite impeccabili reti di autostrade e marchingegni d'ogni sorta.
E' di uno di questi mezzi di trasporto che voglio raccontarvi. Giacché io, pigro e mansueto cagnolino col papillon al posto de' collare, non m'ero mai interessato a viaggi che andassero fuor di Parigi, almeno escludendo il tragitto Grecia/Francia che m'ha recluso a sì crudele impiego; giacché, dicevo, rifiutavo mentalmente ogni forma di spostamento oltre costì Terra-di-Baguette, non realizzai subito d'essermi condannato al giro del mondo. Ché le prove cui m'ero sottoposto per 'gentil invito' di Felipe Romero non pensavo potessero osare d'uscir dalla Nazione.
E invece, con sorriso glassato, la parola a Monsieur Bonnet:


Ehm, ehm...!


"S'ha da prepararsi Milo, che si partirà domattina."
In un primo momento di ghiacciata quanto timorosa sorpresa - di trovarlo davanti proprio non se l'aspettava -, Semper Fidelis fece sì col capo mascherando l'intento di menar qualche pugno a' suo ex-padrone: "Per di dove, il signore?"
Giusto in quell'istante, tronfio [1] nel bell'abito adornato d'immancabile rosellina, el Senor fece sua comparsa tirando un sorrisotto d'intesa al giudice: "Come si prosegue, con le prove?"
"Più che bene" fu la fredda risposta dell'Acharya, ancora intento ad architettare congetture per raddrizzar la Torre di Pisa. "A parte qualche appunto, s'intenda."
"Non favorite della cena?"
"Giusto mio desiderio."
"Ah, lei! Monsieur Blanchard, venga, venga...", e se lo portò dietro ciarlando nell'alfabeto de' potenti, che solo Iddio, e forse nemmen lui, sa intendere. Rimase di stucco il nostro Bau-Bau, mentr'essi svanivano di dentro nella luce de' convito; di sol un battito di ciglia e pur l'indiano fu lor alle spalle a piccoli passettini simil al saltellar de' passeri, con le zampette in su la testa, per tentare, ahimè invano, di ristrutturar l'acconciatura. T'eri tanto impegnato per sfoggiar il simbolo di Terra-di-Baguette, povero il nostro giudice, ed or che ti trovi su territorio baguettoso ti devi accontentare d'una Torre straniera! Perché magari i convitati italiani ti lanciarono un occhio e pensaron ch'avessi sbagliato Nazione in cui atterrare. Ma questi non son discorsi che c'interesanno a fin di bene, per cui torniamo a Me Infelice rimasto, vermetto intra galli, a fissare i due interlocutori.
"...Monsieur Dellas?"
"O-ouais, il signore?" si fece fretta di dire rivolto al Romero. "Ah, mi si dovrebbe spiegare la questione. De' partenza."
"Riguarda la Prova di Adattamento. L'ultima, per precisare. La più difficoltosa, per precisar di nuovo."
"Tanti riguardi, Bonnet. [2]"
"Si deve viaggiare nella terra natia del giudice assegnato e restarvi d'alloggio per un po' di tempo" riprese lo spagnolo, pizzicando la rosellina nel taschino. Aveva egli una cert'aria di pomposità che lo ridicolizzava, in quella postura con cui tendeva a tener avanti il ventre, con le spalle ritte indietro, come se recitasse la parte del signorotto senza però il panzone. "La partenza sarà domattina, all'ereoporto della città. Si cambierà volo a Bucarest e da lì si procederà in privato."
"S'intende che da di qui a quell'altra città dovremo viaggiare come tutti i passeggerri de' mondo?"
Il Bonnet si portò la mano al mento a tastare un'invisibile barbetta da vecchio intenditore e si lasciò scappare un "oh-oh!" degno de' balocchi. "Oh-oh!" ripetè, "volo di linea."
"Volo di linea." gli fece eco il Romero.
"Volo di linea?" cinguettò Bau-Bau.
"Volo di linea, Dellas."
"Volo di oh-oh!"
"Volo di..."
"...OH-OH!"
"...linea, Dellas" concluse lo spagnolo lanciando un occhio all'intercalare de' ricco collega, ancora intento a massaggiarsi ora i baffetti fantasma. "S'ha d'intendere, è questo, quella del viaggio per l'appunto, un test d'ammissione all'ultima prova. Mi par ovvio che se non s'atterrerà in India, la prova d'Adattabilità non si può mica far in Burundi, m'ha compreso il maggiordomo?"
"Compreso."
Anche se più che fissar nel vuoto la paura per gli aerei - della qual purtroppo Semper Fidelis soffriva -, parea egli svenire al pensiero di viaggiare così lontano con un padroncino come il Blanchard. Con a seguito, come concluse lo spagnolo, il Bonnet-Jouet [3] e l'Acharya.


E s'affievoliscono le luci sulla scena


[Petits Acteurs]


Tira in fretta le funi del sipario,
corri corri davanti al pubblico seduto in attesa!,
fila sul precipizio del palcoscenico,
schizza allegro trascinandoti dietro le tende de' commedia,
attento a non...!
"Ohè, Ria! Sbaglio o non è ancor ora per te d'entrar in scena?"
"Stavo solo tirando il sipario per la prossima scena, Blancha- Che- Ma tra quanto io dovr-?"
"E s'ha da smettere, di mangiar le parole, qual vizio orrendo!"
...
"Finalmente silenzio" sospira sconsolato Petit-Blanchard sedendosi lì sul bordo del palcoscenico.
Con un paccheto di caramelle gommose, fissando assente il pubblico.
Ciup-ciup.
Ciuppy-ciup

E ciup.


Ehm, ehm...!


Acceptation, ovvero 'check-in'

Allegra combriccola, quella che quel dì sostò ad uno dei banchi di check-in! Semper Fidelis mise i bagagli - lì lasciò cadere, meglio dire - sul nastro trasportatore con l'intenzione d'afflosciarvisi sopra, distrutto dal peso non certo ragionevole de' valigie. Un po' come una strisciolina di carta,rigata in volto da ondine nere, che s'ammoscia buffamente al vento, priva d'ossa; così Bau-Bau si presentò al banco con palline d'Albero Natalizio al posto di perline di sudore.
"Sta bene, il Dellas?" s'informò il Bonnet con un sorrisetto affilato. "Deve aver faticato..."
"Ahm." - un "ouais" strozzato.
"Oh-oh!"
 "Eh...."
"Il signore, prego" domandò la gentil donzella da dietro al banco dopo aver ispezionato il biglietto de' Carrera rifilatole dal nostro giudice. "Monsieur...?"
"Monsieur Blanchard. Camus Blanchard."
Tic-tic da parte della registrazione.
"Bagagli?"
"Cinque. Ognuno di trentasette chili, a onor d'esattezza. Vrai, Milò, che son trentasette?"
"Ahm."
E la fanciulla, esibendo 'l classico sorriso d'impiego: "Ecco la carta d'imbarco. Uscita numero sei, tra un'ora e quindici, posto quattordici. Venti invece per Monsieur Dellas, trentuno per Monsieur Acharya. Lei, Monsie...?"
"No mia cara" fu subito di risposta il Bonnet, facendo un certo movimento con le sopracciglia come se uno dei numeri citati fosse riferito al camerino di suddetta signorina, "s'è in errore, io non m'imbarco. Ho giusto accompagnato."
"Mi si perdoni. Allora buon viaggio ai signori."

Détecteur, ovvero 'cercametalli'
 
Passò per primo Bau-Bau, a guisa de' vittima sacrificale o d'assaggiatore per il re.
Via libera.
Passò or dunque il Blanchard, lanciando un'occhiata marshmallowsiana all'agente, ché d'occhiate del genere la gente farebbe volentieri a meno. Il controllore fece un balzo, ritirando un poco il dispositivo come crocifisso da sì terribil e zuccherosa minaccia, e nulla osò trillare.
Fu quando toccò all'Acharya che Monsieur Détecteur, annusatolo come un cane di tartufi, abbaiò di fare un'analisi al soggetto.
S'ha da dire allo spettatore che quel dì il nostro giudice avea ben provvisto al cambio di bandiera; e non la Tour Eiffel, non quella di Pisa, bensì il Taj Mahal simbolo d'India troneggiava sui suoi capelli con una precisione da far invidia al più pignolo de' architetti. Una crocchia a forma di cupola centrale e due piccoli chignon ai lati, a raffigurar le torrette dell'edificio. E c'erano anche i fermagli a far da punte!
In ogni caso il dispositivo ebbe da ridire e l'Acharya, lento lento, molto probabilmente in attesa del "mondo di Dio che verrà per giudicare i vivi e i morti" - citazione non azzeccata ma necessaria, in quanto non trovo altro modo per darvi l'idea del bradipo insito in lui -, ficcò le mani nei saloni del Taj Mahal. E più estraeva un gingillo dietro l'altro, più l'agente si faceva cencio bianco mentr'elencava:
"Fermaglio, fermaglio, fermaglio... modellino del Colosseo, modellino di Piazza S. Marco, modellino del Big Ben, model- ...Twin Towers, Torre di Pisa, Sky Tower, Chrysler Building, ponte di San Francisco, Partenone..."
Ecco chi era Agni Acharya. O forse sarebbe meglio dire, cos'era: un giudice chissà come incappato nel proprio impiego, eppur desideroso di metter mano a' lavoro degli architetti. Individo della massa che sfuggiva alla piatta quotidianità usando i capelli a mo' di mattone e cemento. E il nostro Semper Fidelis, che fissava atterrito il contenuto a-non-finire di quella chioma edificata, s'era pur reso conto che il controllore aveva rinunciato a dir "modellino". Tanto non se ne vedeva il bisogno.


° ° ° 
 
Note:
Tronfio [1] - preferisco metterlo nelle note, essendo un aggettivo poco conosciuto: "tronfio" è sinonimo di "altezzoso" e "pomposo".
"Tanti riguardi, Bonnet" [2] - un altro modo per dire: "Tante grazie".
Bonnet-Jouet [3] - nomignolo carino, a detta mia, dato che fa anche rima ** Significa "Bonnet-Balocco".
Taj Mahal - monumento simbolo indiano. Eccovi l'immagine, per darvi un'idea di cosa s'è messo in testa (nel vero senso della parola, ahimè XD) il nostro giudice:



Taj Mahal  


Buh! Eccomi con il nono capitolo, devo dire, sudato. Ero indecisa sulla caratterizzazione di Sion - che vedrò di far comparirere ancora, in un modo o nell'altro -, ma alla fine ho pensato: "Ha già le scarpe da folletto... mi ha sempre dato l'idea, almeno in una caricatura di vignetta, di un tipo gioviale e sempliciotto..."; e alla fin fine è uscito uno pseudo Babbo Natale che fa: "Oh-oh!" O_O Non so proprio come la prenderete, ma pace XD
In più abbiamo scoperto che il nostro Shaka ha la mania per l'architettura - in effetti quei capelli mi hanno sempre fatto rabbia, sempre perfetti come sono, magnifici, insomma l'opposto dei miei ç_ç ----> e allora perché non rovinare la loro reputazione in questo modo crudele? °° *sguardo malefico* Tra l'altro, il piccolo siparietto "Petits Acteurs - Piccoli Attori" mi è balzato in testa ieri, dato che l'idea di vedere in formato "chibi" i personaggi già stravolti dalla comicità mi piaceva un sacco, e spero che anche voi abbiate apprezzato. Protagonisti, in questo caso, Camus e Ria, che comparirà fra qualche capitolo con un bel ruolo pronto sfornato per lui °v°

Allora vi lascio, e buona domenica **

Fe'

 


   



 
 

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Capitolo 10
*** Bucarest, ovvero: < Due Bau-Bau e una Madame complottano > ***


cap 10






< CAPITOLO 10 >

Bucarest , ovvero: "Due Bau-Bau e una Madame complottano"


Pensate veramente che l'Acharya, durante la narrazione de' fatti, sia stato già abbastanza sfortunato? Un ragazzotto troppo giovine per reincarnarsi, che in Terra-di-Baguette ha esibito l'italiana Torre di Pisa, aspirante architetto ma finito con indosso la toga... E non è ancora finita! Ché al fin de' giostra non finimmo in India come da programma, ma in tutt'altro paese. S'ha da aggiungere, almeno a Bucarest arrivammo. Ma di lì i programmi cambiaron ufficialmente, ed anzi, l'esordio di quest'avventura fuor da' confini di Francia s'ebbe già in volo.
Lasciate dunque che ve ne spieghi il motivo; il motivo, ebbene, per cui finimmo nella mia terra d'origine. Per cui finimmo, udite udite, nell'assolata e bianca Grecia.


Ehm, ehm...!


S'addentrò pian piano Semper Fidelis intra le genti, alla ricerca de 'l numero del proprio sedile. Il Blanchard e l'Acharya eran già svaniti. Una gran fortuna, per il nostro povero protagonista, giacché muoveva i passi un po' come si farebbe su di un campo minato e'l suo portamento non era certo de' migliori, terrorizzato com'era dal volo imminente. Trovato ch'ebbe il posto a sedere, realizzò ch'esso si trovava al mezzo di due altri, essendovi file da tre. Si aggrappò allo schienale tirando una boccata, neanche avesse scovato uno scoglio di salvezza, e scivolò ad accomodarsi fissando solo dritto lì davanti, con una faccia più bianca di un cencio steso al sole. Alla sua destra un'esigua figura femminile con un gran cappello a coprirle il volto; alla sinistra, a ridosso de' finestrino, un passeggero intento a specchiarsi con spaventoso narcisismo. Faceva delle espressioni, guardando l'immagina riflessa, peggio di quelle d'un mollusco con diarrea acuta; eppur il nostro Bau-Bau era troppo occupato a trasudar terrore per accorgersene. E per riconoscerlo; che anzi, a riconoscerlo ci pensò proprio il ragazzotto vanitoso:
"M-Milo? Oye, Milo!, che ci fai qui?"
E sobbalzò il prode Milò, volgendosi pian piano per inquadrar quel volto tremendamente conosciuto. Purtroppo, s'aggiungerebbe.
"Chela!" squittì coi capelli ritti in su la testa, "che mi venga un colpo!"
E dalla destra: "M-Milò??", al qual terribil accento, il suddetto si volse alla direzione opposta e il balzo del core lo crocifisse teatralmente allo schienale:
"M-Mademoisell... Madame de Westminster!"
Ebbene sì. Semper Fidelis finì in mezzo all'affezionato - lo spettatore se ne ricorderà di certo - Ambrogio "Death" Chela e alla Mademoisel-, ehm, mi si perdoni, Madame Mirelle de Westminster. Ma quant'è piccolo il mondo!
"M-Madame... Death...!"
"Milò!" s'affrettò la sorella del Blanchard in un sibilo, tappandogli la bocca con velenosa prontezza, "Milò!, s'ha da abbasssar la voce, mon Dieu!"
"Non mi si dica che c'è anche il Ciup-Ciup ne' dintorni" drizzò le orecchie Monsieur Chela, e sbirciò tra i sedili allungando il collo a guisa di struzzo.
"E l'Acharya, il giudice de la Carrera" s'accodò il cagnolino co' papillon, liberatosi de' mano della signora.
"Per tutti i frutti di mare, Milo! Mi vorresti spiegare per qual motivo siete su questo volo?", cui seguì un sussurro d'imprecazione, ch'io non riporto per non scandalizzare chi segue le vicende.
"Andiamo in India, De..."
"India? A far che?"
"Per la Carrera."
"N'ho sentito parlare. Poffarbacco!" cinguettò d'un tratto il Chela, "la Mirelle; Mirelle, non ti convien farti vedere."
"Scherzi?"
"Madame, e il viaggio di nozze in Indonesia?"
"Ah Milò, non parlarmi di quel disgraziato!"
"Perché? Cos'ha combinato, il signorotto?"
"Se l'è data" fece la spia Death, rifilando una gomitata al fido Bau-Bau. "Data a gambe con l'autista, il Lombrico col Sopracciglio!"
"Autista?" ripeté Semper Fidelis, con le mani artigliate a bracciolo. "Quella Pandora?"
"Hai detto bene."
"Mio fratello non mi perdonerebbe mai la rovina del matrimonio, o me infelice!"
"Suvvia, cara Mirelle, non t'angosciare."
"E dova va, Madame?" si precipitò Milò. "Ma cosa più importante, che c'hai da c'entrar tu, Death?"
"Siam amici d'infanzia; e così ne approfitto per accompagnare la mia cara. Bisogna sapere, il mio padrone m'aspetta per concludere un viaggio d'affari all'estero, e si dà il caso che Mirelle sia diretta al medesimo posto." 
"E... qual sarebbe?"
"Un hotel ad Atene. Cinque stelle."
"E il direttore..." sospirò sognante Madame de Westminster, le mani congiunte al petto. "Il direttore..."
"Il direttore?" l'incalzò Bau-Bau, guardandola fisso.
"E' l'amante, ovviamente!" li precedette il Chela in tono soddisfatto.
"L'am... GUEH??"
"Abbassa la voce, mio Milò!"
"Come sarebbe a dire, l'amante?"
"Lombrico col Sopracciglio ha un'amante. Par condicio" terminò Death con un'alzata di spalle. "Un ragionamento ovvio."
"Milò" si rizzò tutto d'un tratto Mirelle, puntandogli addosso due paia d'occhi gravidi di aspettativa. "Milò, vieni con noi."
"C-c-c-CHEEE?"
"E diavolo!" lo ammonì il collega, con tanto di scappellotto. "Ma non riesci proprio ad abbassarla, quella voce?"
"Suvvia Milò, per stavolta. Potresti venire con noi. In Grecia. Pensa che bello, Madre Patria per te!"
"Maaais... non posso! Son diretto in India per la Carrera! E se non scendessi con Monsieur... e il giudice... o povero me!", e si disfò i capelli, l'incredulo Semper Fidelis, arruffandosi il pelo con l'atteggiamento de' cagnolino bagnato. "M'aspetterebbe la forca!"
"Non dire sciocchezze!" lo incitò Madame, tirandolo per il braccio.
"Ma ne andrebbe del risultato della prova!"
"Cambio di programma, cambio di compagnia" complottò l'Ambrogio Chela. E si rilassò sul sedile con in su il volto un sorrisetto soddisfatto: "Si torna nella bella Grecia, mia caro!"


E s'affievoliscono le luci sulla scena


...Perché debbon sempre durare così poco, i matrimoni de' potenti? Voi ve lo siete mai chiesti? Spendono fior di denari per la cerimonia e mandan tutto all'aria per un capriccio. E poi s'ostinano a dire che quelli strani siamo noi cagnolini col papillon, che coi soldi spesi per le nozze camperemmo cent'anni e più. Misteri della vita.
Insomma, tutto questo per farvi intendere che accettai. Non me la sentii di negarmi questo sfizio, dopo tutto quel che avevo passato per colpa di Monsieur... una competizione fallata non m'avrebbe ucciso, era la mia unica speranza. In tutta la mia vita di Bau-Bau ho disobbedito pochissime volte ma quella, quella volta, quella ebbene fu la più grande disobbedienza che mi son concesso in vita. Giacché abbandonare il proprio signorotto all'aeroporto non è certo comportamente degno de' sottoposto, dico bene?
Il nostro programma era, in sufficienza, di prendere un taxi da Bucarest e filare dritti dritti alla mia bella Atene. Un bel viaggio di quindici ore circa, ma per il costo, oh!, Madame ci promise che c'avrebbe pensato lei. Il minimo! Il punto è, miei cari amici, che il cambio di programma non era lì concluso. Mi aspettava un'ultima sorpresa; anzi, s'ha da dire meglio, ci aspettò un'altra sorpresa, ché nessuno di noi avea previsto altri risvolti.


Ehm, ehm...!


Non fu difficile eludere l'occhio di Monsieur Ciup-Ciup e dell'Acharya, motivo per cui l'allegra combriccola sgattaiolò in fretta fuor dall'aereo e poi fuor dall'aeroporto, là nella rinomata Bucarest. In quanto ai bagagli, n'avevano solo due, piccini piccini, del Chela e di Madame; piccini piccini, si faccia attenzione, per poter filar via subito come saette. Il carico di Semper Fidelis era cert'insieme a quelli del Blanchard e del giudice, giacché si preferì d'evitare di ritirarlo. Zampettarono intra la folla di chi entrava e chi usciva, dritti al luogo di sosta dei taxi. La scenetta era tra le più buffe: due ragazzotti col papillon al posto de' collare, le lingue in fuori a mo' di cagnolini, che seguivano docili un'agghindata signora, ciondolante nel pomposo abito rosso e piantata su due tacchetti da gallinella. E entrambe le valigie in spalla ad uno de' Bau-Bau, quello più alto dei due, insomma quello col muso da cane bastonato. Insomma, ci si voglia intendere meglio, Milò.
Puntaron al primo taxi de' la fila e mentre Madame e il Chela si buttavano sui sedili, Semper Fidelis scariva i bagagli nel cofano aperto per l'occasione prima d'infilarsi a sua volta ne' abitacolo. Stretti stretti, la de Westminster in mezzo e i Bau-Bau a destra e sinistra, comicamente vicini vicini come anatroccoli infreddoliti; dato che il terrore d'essere scoperti era, non dico molto, bensì estremo.
Mirelle si levò l'ingrombrante cappello di paglia e si diede una sistematina all'abito. "Il signore..."
"Il signore" le rubò parola il nostro maggiordomo, sporgendosi innanzi per rivolgersi all'autista. "...Il signore, s'ha da partire subito, per favore."
"Veramente di fretta, il Dellas."
"Dellas...?" sbiancò vitreo Bau-Bau, "non..."
"Dove porto i signori?" domandò l'Acharya voltandosi pian piano, come un mostro che si gusta il panico della vittima.
Occhi chiusi dietro alle lenti degli occhiali.
Capelli. Singolarissimi.
Espressione immobile.
"...EEK!" squittì Milò, rizzandosi sul sedile com'anche fecero Madame e il Chela, ghiacciati dall'orrore. Quasi il taxi ebbe un sussulto. "A-ACHARYA!"

Ciup-ciup.
Ciuppy-ciup.
Ciup?
Ciup...!

"Milò" s'infiltrò la vocina mielosa del Blanchard, che cacciò fuor il muso dal sedile anteriore del passeggero, "dove s'ha d'andare?"
"M-Monsieur!" guaì Me Infelice, e raccolse le ginocchia sul sedile seguito a ruota dai due compagni di complotto. "N-non era mia intenzione!, posso giurarlo!"
Toc!, protestaron le portiere.
Bloccate.
"Ahm!", e Camus Ciup-Ciup si mise in bocca una caramella gommosa pescata dal sacchetto ch'avea in grembo. Il suo sorriso, signori e signore, era marshmallowsiamente terrificante. "E tu dovresti essere lo sguattero dei Gottfrid! E Mirelle, sorellina! Avremo tempo per scambiar qualche chiacchiera, durante il tragitto. Atene, mi si dia ragione."
"M-Monsieur!"
"Cambia registro, Milò."
"Come lo sa? Io... mon Dieu... chiedo venia!"
"Suvvia mio caro" lo zuccherò il Blanchard, "ero due file dietro di voi. Posto quattordici. Sprovveduti."
Sbiancarono in coro, i Bau-Bau e Madame. Particolare che venne tradotto come un consenso dall'Acharya, che ingranò la marcia e si preparò alla guid-
"GUEH!" strillò Semper Fidelis arrampicandosi sullo schienale del giudice, "jamais!, non può guidare, il signore!, almeno apra gli occhi! Anch'io son troppo giovane per reincarnarmi!"
"Neh" intervenne Monsieur, colpendolo sulla fronte come si farebbe con una mosca, e Bau-Bau ritirò immediatamente il collo. "Neh, Milò, Agni sa guidare, a differenza tua. A proposito", e si sporse dietro, allungando il pacchetto di caramelle con un sorriso mieloso, "ne volete una?"
 
 
° ° °


Et voilà, finalmente eccomi XD Scusatemi tanto per l'attesa, ma ho avuto parecchio da fare. E così abbiamo un bel gruppetto diretto ad Atene *squilli di trombe* dove, nel prossimo capitolo, entrerà finalmente in scena Ria, amante della sorella di Monsieur, sorella che a sua volta è stata tradita dallo sposo Rhadamanthys de Westminster, sorella inoltre amica d'infanzia di Ambrogio "Death" Chela, diretto ad Atene per incontrare il proprio signorotto Fredric Lewis "Aphrodite" Gottfrid v_v Phew, peggio di Beautiful  @_@ Mi divertirò un mondo a stravolgere Ria, io che lo amo così tanto come personaggio <3 , per cui aspettatevi il peggio.
Allora, avevo detto che non farò slittare gli aggiornamenti e così farò, perché ci rivedremo tra domenica o martedì e non oltre. Non ho voglia di farvi aspettare, giustamente, dato che ho già ritardato troppo con questa parte, per cui vedrò di far quadrare i conti e gli aggiornamenti.
Alla prossima allora, e grazie a tutti voi! Destinazione, Grecia, e lì ne succederanno di cose... *-*

Fe'







 

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