...DIFFERENTLY LOVERS....

di RuikaLShinoda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ...Nascosti tra la folla... ***
Capitolo 2: *** ...Tra Sacro e Profano.... ***



Capitolo 1
*** ...Nascosti tra la folla... ***


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Salve a tutti! a differenza dei miei monotoni precedenti questa volta non sarà la solita FF sui 30 seconds to mars...questa volta vi dedicherò una serie di storie originali che non sono collegate tra loro ma fanno parte di un unica realtà...^^ buon divertimento

La luce soffusa del salotto di prima mattina era così accogliente! Sembrava voler nascondere le amarezze, le insicurezze oppure semplicemente loro.
Una paranoia che insegue l'amore e li spinge a nascondersi.

Quanta sofferenza dietro quei sorrisi! e quanti schiaffi su quelle mani che accarezzano i capelli biondi. Mani grandi e sicure nel calore di quella stanza, nel tepore di quell'abbraccio.
Poi un sguardo, un sorriso, forse un po' di malizia scorre tra quelle labbra.
Il sapore di infiniti baci passati non svanisce per far spazio ad un nuovo desiderio, ed il silenzio è il maligno consigliere di lontani ricordi.
"Jas dobbiamo andare" ecco un suono dolce rompere la poesia.
Così difficile uscire di nuovo alla luce! Perdere quella nicchia di dolcezza per far spazio al mondo reale.
Esistono i sogni? Forse sono scritti nei nostri gesti? Loro stessi, forse, vivevano un sogno e lo facevano sembrare così naturale...
Pochi passi per arrivare alla macchina e sempre meno minuti per stare insieme; Mike sentiva avvicinarsi il momento dell'abbandono e seppur si sarebbero rivisti presto, il vuoto era enorme.
Il viso di Jasper guardava fuori dal finestrino impassibile, lo sguardo fisso sulle case che scorrevano.
"A cosa pensi?" la frase gli rimbombò in testa ma non trovò il coraggio di dirla. Al semaforo i suoi occhi si fermarono sui capelli biondi di Jasper.
Cosa nascondeva quel silenzio? Cosa doveva fare?
Allungò la mano e afferrò quella del pensieroso che finalmente distolse lo sguardo dal panorama, posando gli occhi azzurri su di lui.
Qualche secondo in veste di narratore silenzioso scandì il battito dei loro cuori come un rintocco d'orologio.
Quelle perle scure, che M portava umilmente come occhi, distrassero il ragazzo dal mondo; li guardò fissi per poi perdere il controllo di se e gettarsi oltre il suo sedile, fino quasi a sfiorare le labbra dell'amato che, immobile, si lasciò cingere il collo con il braccio. I calori dei due corpi si unirono come i respiri, così vicini da sembrare un unico alito di vita.
Pochi secondi e sarebbero stati una cosa sola, uniti... ma una vecchietta attraversò la strada lanciando un'occhiata curiosa nell'auto.
"AAAAArgh!!Cosa fai? sei impazzito?" con un gesto repentino Mike allontanò Jasper da sé, e quest'ultimo tornò al suo posto ridendo sommesso.
"uff... sempre con le tue paranoie!" nonostante l'irritazione per il momento mancato, il biondo mantenne il sorriso: in fondo comprendeva i problemi dell'altro, sicuro del sentimento che li univa.
La musica tornò a riempire il silenzio, mentre i rossori sul viso di Mike andavano aumentando al solo pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere se non fosse passata la vecchietta.
L'amore non significava dare spettacolo in mezzo alla strada...Amore? Ma di cosa parlava? Il suo cuore non si era ancora ripreso da quella storia....No, non doveva pensarci! Non aveva importanza cosa pensasse il suo cuore: lui ora era lì accanto, con le mani tese sulle ginocchia, che aspettava solo una conferma. Eppure, per Mike, la scena di un film sarebbe sembrata più reale di quegli attimi.
Invece quel fotogramma si ripeté per mesi, piccoli sprazzi di felicità nel totale limbo dell'incertezza, come lucciole nella notte.
La voglia di conoscersi impregnava ogni gesto, ogni parola o scherzo, ed ogni tanto lo spirito cedeva....Nel negozio di musica accanto allo scaffale del jazz, dove nessuno passava mai,due mani si sfioravano delicatamente, senza malizia....Al fast food gli occhi si cercano, si trovano, si stuzzicano, mentre le caviglie si strusciano, le gambe si allungano facendo toccare le ginocchia, un piccolo brivido percorre i due....Al supermercato ogni frutto, ogni oggetto diventa un gioco di parole, uno scherzo, mentre nel reparto surgelati le braccia di Jasper si incrociano alla vita di Mike sconfiggendo il freddo con un abbraccio....
"Dai! Potrebbero vederci!Pazzo!" imbarazzato, il castano, tornò svicolando al carrello della spesa.
Gli occhi azzurri dell'altro si spensero mentre guardava il ragazzo andarsene con il carrello nella corsia.
La sua comprensione si stava esaurendo, il logoramento del dubbio e della precarietà lo tormentava come non mai. Attendeva da tempo qualcosa che tardava esageratamente ad arrivare.
Non si sarebbe mai sognato di chiedere qualcosa in cambio di quell'amore che sperperava ogni giorno.
Secondi, minuti, ore e infiniti giorni a pensare a lui, a cercare in ogni possibile modo di renderlo felice... Perchè? Perchè l'amava e non aveva mai cercato di nasconderlo....eppure Mike era il suo fuoco freddo, nascondeva dietro le tende delle finestre la loro storia, la rinchiudeva nel più remoto cassetto per non guardare in faccia la realtà; sussultava ad ogni persona che li guardasse, nel timore che fra i loro atteggiamenti ci fosse scritto l'amore che li univa.
L'ennesimo viaggio in macchina illuminato dal sole primaverile riflesso dagli occhiali neri di Jasper.
"Il tuo treno è ritardo! Mannaggia!" si agitò Mike mentre accompagnava il ragazzo al binario.
Non ci fu nessuna risposta, nessun gesto tradì le tempesta di emozioni che ribolliva sotto gli occhiali.
Un altro momento di assoluto silenzio, dove le parole di un intero pomeriggio cadevano come foglie nell'inverno di quell'istante, ma non sarebbe bastato un abbraccio per scacciare quel gelo. Bastò uno sguardo a Mike per capire...e per la prima volta comprese tutto fino in fondo....
"Senti puoi anche andare...è tardi, i tuoi si potrebbero preoccupare...e poi c'è molta gente, potrebbe esserci qualcuno che ti conosce" spostando i biondi capelli dal viso con un gesto noncurante, Jasper abbassò la testa per nascondere la smorfia che gli segnava il viso, non riusciva a trattenersi oltre. "Avanti vai!Non voglio certo crearti altri probl....." gli occhi di Mike mentre lo spingeva contro la colonna del binario si erano trasformati , un eco di follia li attraversava, rosso di un'inedita passione. I palmi delle mani, ancora poggiati al suo petto, rilasciavano il calore della foga mentre all'unisono i cuori battevano come tamburi.
La testa del castano giovane si poggiò affannosa alla spalla dell'altro che rimase immobile, terrorizzato ed allo stesso tempo incuriosito da quella reazione.
"io....io vorrei..io vorrei...vorrei poter esprim...." gli ansimi gli troncavano le parole come un singhiozzo sommesso.
Quegli occhi, sempre più simili al cielo, lo fissavano e sapeva che avrebbero potuto vedere oltre ogni sua barriera, così decise di romperle lui stesso: senza pensarci poggiò le labbra su quelle di Jasper, calde e avvolgenti. Finalmente si abbandonò e afferrando la camicia della vittima della sua passione, si lasciò abbracciare ed accarezzare.
Erano nel mezzo del binario, alle 4 del pomeriggio eppure in quel bacio non esisteva nessuno; persino loro avevano smesso d'esistere ma una nuova forma d'esistenza prendeva forma: il vero amore.
Come la luna non si spegne al giorno, quel bacio non fu che l'inizio di una luce costante che non si lasciò sopraffare, né dal tempo né dalle paure.


Spizzico era praticamente vuoto ma scelsero comunque il tavolo più appartato (Mike non sopportava gli sguardi continui della gente).
Jasper stava con lo sguardo fisso sull'altro che nemmeno lo guardava:“Non mi lascerai vero?”
Mike alzò la testa di scatto e si fece subito serio.
“Ma sei scemo???Io non so come ti vengono in mente queste cose!!” disse aggressivo ma poi si calmò, scostò la ciocca di capelli castani dalla fronte e sorrise.
Ma l'altro non rispose al sorriso, abbassò lo sguardo e continuò a mangiare in silenzio.
Mike sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, ma conosceva Jasper, e qualunque cosa avesse detto l'avrebbe ferito. Era un grande peso per lui sapere di avere vicino una persona così desiderosa di lui e non riuscire ad ingranare la marcia giusta.
Dopo qualche minuto di strano silenzio il castano alzò lo sguardo per scoprire l'espressione distrutta dell'altro; un senso di colpa tremendo lo assalì, perciò decise di allungare una mano e afferrare quella dell'altro.
Quando le dita si sfiorarono Jasper ebbe un fremito, unì i suoi occhi a quelli scuri dell'altro e accennò un sorriso. Finalmente un piccolo contatto!
Afferrò la mano di Mike e cominciò a giocarci, dapprima discretamente poi roteando le dita, accarezzandogli il dorso, solleticandogli il palmo sempre più audacemente.
Lo sguardo di Mike si trasformò di nuovo e una punta di nervoso e incertezza fecero capolino tra le sopracciglia finchè quegli occhi castani non lo fulminarono minacciosi.
“Jas.....allora?!” gli sussurro il castano avvicinandosi leggermente ma gli occhi azzurri di Jasper, da vicino, erano così ipnotici che per un istante si perse.
Il biondo capì e rimase immobile, fissandolo intensamente mentre i cuori battevano all'unisono e lo sfondo diventava sempre più sfocato; la testa bionda lentamente si avvicinava all'altra, con calma, senza perdere il contatto visivo. Ci era quasi riuscito, i visi erano così vicini che persino lui stava per perdere il controllo.
“Ehilà!...oh cielo scusate!!” disse Vera sedendosi proprio di fronte a loro. “No, vi prego, fate pure, come se io non ci fossi...” Jasper fece come gli era stato suggerito stringendo la mano del ragazzo, che scoppiò a ridere e ritirò l'arto.
“Ciao tesoro! Ti stavamo aspettando...” disse Mike ignorando lo sguardo deluso dell'altro che ben presto, però riuscì a trasformare in un sorriso. Il pranzo continuò tra gli scherzi e le risa di tutti e tre, come sempre quando c'era Vera.
Mike la adorava anche se, a volte, per lui rappresentava un sipario dietro cui nascondersi prima del vero spettacolo (ovvero stare solo con Jasper).
In realtà lei era un sipario di carta velina, infatti passava il 90% del tempo cercando di spingere l'uno verso l'altro, tuttavia lo faceva in un modo tale che tutto si riassumeva in una risata.
Quel giorno però splendeva il sole ed era appena cominciata la primavera.
“Ragazzi avanti, è primavera...” disse con un gran sorriso la voce femminile del trio.
“E quindi?” chiese Mike con noncuranza, sperando che il discorso non cadesse proprio dove sospettava.
“È la stagione degli amori!” avevano appena svoltato l'angolo e la via era deserta, perciò Jasper ne approfittò per afferrare il braccio dell'altro e trascinarselo vicino; nonostante i tentativi di ribellione, egli lo tenne stretto e con la mano gli accarezzò il volto.
Ancora una volta Mike stava per cascare nella trappola di seduzione ma, dietro di lui una risatina sommessa lo fece arrossire come un bambino.
“Jas ma che fai!! c'è Vera!!!” disse con fare irritato mentre si divincolava per la seconda volta, e di nuovo il biondo s'incupì.
“Uffaaa ma perché? Mica mi da fastidio anzi...” esclamò Vera poi, facendo l'occhiolino a Jasper, mosse un passo avanti e con sfrenata teatralità cadde addosso a Mike facendolo cadere esattamente tra le braccia di Jasper, che senza perdere tempo lo afferrò abbracciandolo. Il biondo attese qualche secondo che V li stesse guardando ,poi con audacia si buttò alla ricerca delle labbra di Mike. Ma fu troppo precipitoso e trovò solo la guancia del castano che riuscì a scansarlo.
“Khyaaaaa!!che carini!!” grido la ragazze senza ritegno. Nel frattempo Mike si era arreso all'abbraccio ma teneva il volto a distanza.
“Teneri un cavolo! Lo sai che mi da fastidio!!” lo disse guardando Jasper negli occhi, ma questa volta c'era un sorriso sulle sue labbra e l'altro non se la prese.
Ma la passione è come quelle piante che crescono anche senza la luce: al primo sprazzo di sole sbocciano in fiori stupendi, ma una volta tolte ai raggi tornano a crescere lentamente, sperando in un altra ricomparsa di quel bagliore.
Per tutto il pomeriggio la passione era cresciuta dentro Jasper e come sempre aveva ricevuto solo piccoli sprazzi d sfogo, che non avevano fatto altro che accentuarla.
Quando Vera se ne andò decisero di ritornare nel centro commerciale dove presero l'ascensore; nell'attesa che la cabina arrivasse i due quasi non si guardarono finché Jasper non alzò lo sguardo trovando il sorriso leggero di Mike. A quel punto nulla avrebbe potuto trattenerlo, non c'era nessuno,Vera se n'era appena andata e per qualche secondo sarebbero rimasti completamente soli in un ascensore. Così all'apertura delle porte il biondo trascinò dentro l'altro senza parlare.
“Che succede?Ehi Jas...che hai?...” lo sguardo di Jasper parlava da solo. “No....No...dai, non essere scemo...no..” mentre diceva così l'altro l'aveva già sbattuto alla parete chiudendogli la bocca con un bacio, dolce, intenso, che divenne appassionato e poi spudorato; la mano di Jasper che inizialmente era sul volto di Mike lentamente si posò sulla sua vita, accarezzandola per poi scendere lentamente...
“No...no Jas ti prego, non qui io....” la mano arrivò esattamente dove il biondo si era posto la meta. Mike stava perdendo il controllo. “mmmmh...Jas.....mmh” i baci, le carezze e quella mano che lo toccava gli annebbiarono la mente, sentiva solo il suo cuore a mille e il suo respiro sempre più pesante. Jasper era ormai in preda al momento, sapeva che se avesse continuato non si sarebbe più fermato e per quanto lo volesse quello non era il momento. Per un secondo si stacco dalle labbra del ragazzo e lo guardò negli occhi scuri socchiusi, ansimava e il rossore gli invadeva il volto.
“Va bene, adesso basta!” disse a mezza voce Mike.
“Perché? “ chiese con finta aria innocente “ Hai paura che si aprano le porte?” chiese provocatorio.
“Io.....” le porte si aprirono davvero e lo sguardo di Mike mutò in un espressione di paura e sorpresa. “C...ciao mamma...” disse sommessamente fissando terrorizzato oltre le spalle di Jasper che ancora gli stava addosso.
Nel momento in cui pronunciò le due sillabe di “mamma” il biondo si allontanò di scatto per ricomporsi al suo fianco, come se nulla fosse. Ma quando guardò verso la porta non c'era nessuno fuori dall'ascensore e subito capì: era stata tutta una scusa per sfuggirgli e quando si voltò Mike era scappato; ridendo come un matto correva per i corridoio del supermercato, mentre Jasper qualche passo più in là lo cercava. Si rincontrarono davanti al caffè ed il rossore del fervore era stato sostituito da quello della fatica.
“Mike sei un bastardo...” disse il biondo quasi seriamente.
“No sei tu che devi smettere di comportarti così...lo sai che mi da fastidio...” ribatté serio l'altro.
Cadde un silenzio che si prolungò per diversi minuti fino a quando Mike non esordì di nuovo sorridente “dai andiamo al cinema!”.
“ Ok dai..” rispose Jasper sorridendo a sua volta; nonostante dentro di sé bruciasse.
Arrivarono al cinema e presero i biglietti senza problemi, essendo mattino non c'era molta gente. Quando entrarono nella sala era già tutto buio e, con loro grande sorpresa, non c'era anima viva. Mike si preoccupò subito: una sala di un cinema deserta, buia e con lui che se ne approfittava di qualsiasi occasione per saltargli addosso.
Invece, a differenza dei suoi pronostici, metà film scorse senza nessuna sorpresa, ogni tanto il castano si voltava per guardare il volto dell'altro: era così bello nella penombra del cinema e il suo sorriso sembrava luminoso. Nonostante si tenessero la mano Jasper non si muoveva, né aveva mai provato a toccarlo in alcun modo, e questo lo fece arrossire. Perchè proprio in quel momento di pace lui avrebbe voluto la sua attenzione? Perchè quando l'aveva non lo sopportava e invece in quel momento gli mancava così tanto?
Non appena ci fu un momento di silenzio Mike lo chiamò sottovoce e, quando questi si voltò per la prima volta dall'inizio del film, non resistette e lo baciò delicatamente, senza premere né provocare aspettando che l'altro lo sconvolgesse... ma non lo fece. Rimase vicino al suo volto con gli occhi socchiusi, guardandolo in un modo tanto dolce che Mike dimenticò l'espressione di qualche ora prima nell'ascensore e desiderò con tutto se stesso di sconvolgere quel viso così perfetto.
Riprese la situazione in mano e questa volta fu lui a “muovere la mano”, si lanciò in un bacio oltre ogni pudore, mentre lentamente, un po' più in basso, faceva scorrere le dita oltre gli indumenti fino alla pelle calda e fremente. Un brivido li percorse entrambi, non erano mai arrivati a tanto e in qualche minuto si stavano scoprendo in un intimo che non sarebbe casto nemmeno nella parola.
Le mani scorrevano su e giù mentre le bocche non smettevano di baciarsi. La passione cresceva, sia nell'aria che nei pantaloni e raggiunse un punto in cui entrambe capirono di dover rallentare, lentamente i copri tornarono ai loro posti finché quel sensuale abbraccio si ridusse ad un semplice contatto di mani ancora calde, ancora bagnate, ancora frementi.
“Ti amo” fu un sussurro nell'aria. C'era molto caldo in quella sala ma nulla sarebbe potuto essere caldo quanto i loro cuori.

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Capitolo 2
*** ...Tra Sacro e Profano.... ***


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ATTENZIONE: mi sento in dovere di fare questa specificazione, questa storia tratta argomenti particolari e potrebbe essere considerata blasfema. I nomi e i luoghi sono stati modificati proprio per non dolere ai protagonisti e vi prego di non interpretare in modo eccessivamente eretico ciò che andrete a leggere perchè ci tengo a sottolineare il mio rispetto per tutte le religioni... buona lettura ^^


La giornata stava finendo e il sole, al tramonto, li travolse con tutto il suo calore, facendo quasi collassare Aedan che faceva finta di nulla mentre Zhac lo seguiva tranquillo godendosi il panorama. Mancava solo una tappa e vi si avvicinarono a passo spedito.
“Ecco, questa è la cattedrale, la chiamano la cattedrale del peccato” disse a Aedan mentre apriva la pesante porta arrugginita per trovare il fresco all'interno.
“Perchè la chiamano così?” chiese curioso Zhac mentre lo seguiva all'interno, osservando stupito come i grandi rosoni sulle finestre creavano dei giochi di luci abbacinanti. I loro piedi calpestarono le dure piastrelle di marmo grigio fino ad arrivare alle panche dove si sedettero.
Sembrava deserta, ma dopo pochi secondi sentirono le voci di un gruppo di persone in visita poco distanti da loro e un altro entrava dalla grande porta che avevano appena varcato.
“Per un un amore proibito tra un prete e un giovane ragazzo...” cominciò Aedan che ansimava e sudava copiosamente nonostante l'ombra. “Quella storia la fece chiudere e sconsacrare, ma dopo molti anni la chiesa rientrò in attività per ordine del vaticano. Il prete e il giovane scoperti dietro l’altare durante i loro momenti d’intimità vennero torturati e poi uccisi crudelmente nella piazza centrale della città per fungere da esempio...” mentre parlava le goccioline di sudore gli scendevano ininterrottamente dalla fronte alle guance anche se cercava senza successo di asciugarsi con la manica. Quando Zhac si voltò e lo vide fu colto dalla tenerezza e, preso un fazzoletto dalla tasca, cominciò a tamponargli la fronte mentre Aedan, sollevato di quel gesto, chiuse gli azzurri occhi e si lasciò asciugare come un cagnolino. Entrambi si sentivano impacciati ed imbarazzati di quella sintonia che non avevano mai avuto ma ne sorrisero senza troppi convenevoli tornando a guardare i dipinti sulle pareti. La guida in fondo alla sala stava spiegando il significato di un grande affresco rappresentante dei santi con voce forte e decisa. Aedan si alzò all'improvviso e prese Zhac per il polso trascinandolo fra la folla tesa all'ascolto di quell'interessante spiegazione. Si ritrovarono tra un gruppo di vecchi del Texas con uno strano accento e un forte odore di sudore, stringendosi l'uno contro l'altro per sentire bene; Aedan allungò il braccio cingendo le spalle dell'altro portandolo ancora più vicino e Zhac si ritrovò ad il suo inebriante profumo che conosceva a memoria, ma non smetteva mai di amarlo perchè scatenava qualcosa di indescrivibile in lui, inoltre sentirlo ansimare per il caldo nonostante il suo corpo addosso creava un atmosfera indescrivibile. La guida finì la spiegazione e la folla si spostò, gli unici che rimasero lì abbracciati erano loro due, senza accorgersene Zhac si ritrovò aggrappato alla maglietta di Aedan con il naso sul suo collo e decisamente eccitato, tanto che una volta staccato fu grato di non aver indossato i pantaloni attillati.
Con lo sguardo e le mani abbandonate lungo i fianchi che volontariamente si sfioravano nel dondolio della camminata, seguirono la folla guidata fino ad una minuscola porta di metallo in fondo ad una stretta scalinata che, come spiegò la guida, portava alle segrete della chiesa dove erano contenuti tutti gli strumenti di tortura usati sui due poveri sventurati. Quando la serratura fu fatta scattare e la porta aperta, tutti vennero colti da un brivido nel sentire l'odore di umido e morte che usciva dal quel posto. Entrarono nei corridoi stretti e bui, ascoltando distrattamente la voce della guida che spiegava l'utilizzo di quegli arnesi che potevano osservare appesi alle pareti.
Dopo qualche minuto giunsero in una specie di stanza diversa dalle altre, quasi simile ad una cappella, con delle croci, un altare e teschi ovunque a foderare le pareti.
“Terrificante” disse Zhac guardandosi intorno ma quando posò gli occhi su Aedan si accorse che lui non era così interessato alla stanza bensì sembrava in preda ad un collasso, con la fronte madida e il fiato corto. Non capiva perchè si sentisse così dal momento che lui non poteva captare i cambiamenti di temperatura come qualunque altro umano ma riconosceva il malessere dell'altro.
“Dan che hai?” gli chiese preoccupato mentre l'altro si appoggiava alla parete ansante.
“Non... non mi sento bene, fa troppo caldo, voglio sedermi” disse accasciandosi su di una sporgenza di pietra tra due statue.
Zhac iniziava a preoccuparsi, si guardò intorno ma vide la folla uscire verso un altra stanza lasciandoli soli.
“Che devo fare Dan? Ti serve dell'acqua? Stai bene?” chiese guardando Aedan che non smetteva di ansimare tenendosi la testa fra le mani mentre i capelli neri gocciolavano di sudore sulle sue dita.
Agitato Zhac si gettò in ginocchio di fronte a lui ed avvicinandosi gli afferrò il viso sollevandolo; lo sguardo di Dan non sembrava né stanco né dolente e la sua bocca si inarcò improvvisamente in un sorriso malizioso. Zhac non capì ed abbassò le mani pensando di aver fatto un gesto sciocco ma l'altro gli si avvicinò col viso, tanto che poteva sentirne l'alito sulla pelle, poi sfiorandolo con la guancia abbandonò la testa sulla sua spalla poggiandovi al fronte. Rimasero immobili così per qualche secondo ma la temperatura del corpo di Aedan invece di diminuire aumentò quando aprendo gli occhi verso il basso vide comparire dai pantaloni di Zhac i boxer attillati che contenevano il frutto del suo desiderio e a quanto pareva anche lui non aveva pensieri puliti, ma se ne era già accorto prima nonostante avesse fatto finta di nulla. Sorrise tra se e sé ed allungò la mano lentamente, la appoggiò sulla spalla del ragazzo e lo attirò a sé eliminando tutto lo spazio che c'era tra di loro.
“Dan cosa...?” chiese sbalordito Zhac cercando di ritrarsi ma lo teneva troppo stretto.
“Shh” lo zittì Aedan mentre con la mano scivolò lentamente dalla spalla fino a quella fessura dei pantaloni dove aveva spiato fino a quel momento e vi si insinuò senza ritegno.
“No Aedan, che cazzo...?” cercò di nuovo di divincolarsi ma Aedan lo afferrò con entrambe le mani sbattendolo con forza contro la statua più vicina e tappandogli la bocca con il palmo. Nonostante fosse intrappolato Zhac non si rassegnava e con le mani cercava di spingerlo via inutilmente, perchè più si muoveva e più aedan si eccitava. Intanto quest'ultimo aveva di nuovo intrapreso la via dei pantaloni infilandoci la mano. Cominciò a toccarlo lentamente, senza esagerare e senza reagire ai movimenti di lui per liberarsi; sentiva i boxer bagnarsi ed il contenuto indurirsi sempre di più. Il respiro di Zhac divenne sempre più pesante ed alla fine smise di dimenarsi e chiuse gli occhi concentrandosi su quella mano che da tempo aveva desiderato sentire sul suo corpo; Aedan gli liberò la bocca continuando a guardarlo dritto in viso perchè amava vedere quei lineamenti candidi e perfetti contrarsi così nel piacere.
Zhac riaprì gli occhi lasciandosi sfuggire un profondo ansimo e senza trattenersi più, si gettò con la bocca su quella dell'altro in un bacio appassionato, le lingue impazzarono come non mai vorticando l'una sull'altra, calde ed umide. Non appena sentì di nuovo il sapore di Aedan, Zhac provò una felicità tale che non riuscì più a trattenersi gettandogli le braccia al collo.
Ad un tratto un rumore li distrasse: erano le voci della folla che sembravano tornare vicine.
“Oddio Dan, ci beccheranno!” disse preoccupato alzandosi di scatto. Aveva un aria così preoccupata ed eccitata allo stesso tempo che guardandolo, Aedan fu preso da una foga mai provata: si alzò e andò verso di lui lentamente mentre questo indietreggiava guardandosi intorno.
“Dai non fare il coglione, siamo in una chiesa cazzo” lo pregò Zhac ma lo sguardo di Aedan non preannunciava una rinuncia .
Camminando all'indietro Zhac andò a sbattere contro quella specie di altare che avevano visto poco prima, ormai di nuovo in trappola. Aedan era molto vicino al suo obbiettivo e quando lo raggiunse gli portò una mano sul fondoschiena tirandolo brutalmente a se, mentre con le dita superava i jeans e l'elastico dei boxer fino alla pelle morbida delle natiche; cominciò a toccare lentamente, un po' accarezzandole un po' afferrandole con forza mentre le loro bocche erano tornate a baciarsi intensamente. I loro corpi erano così vicini che ogni parte di uno combaciava con quella dell'altro e questo fece impazzire Aedan che a malapena si trattenne dal gettarlo da qualche parte e stuprarlo; ma quando gli infilò la mano sotto la maglietta per toccargli i capezzoli lo sentì fremere al suo tocco e pensò che trattenersi sarebbe stato davvero peccato, così con un gesto repentino gli fermò entrambe le mani dietro la schiena e voltandolo lo gettò con forza contro il piano dell'altare da cui caddero alcuni strumenti in ferro.
“Aedan no fermati! Ci beccheranno! Torneranno indietro!” gridò Zhac preoccupato.
“Non torneranno, ho fatto il giro di queste segrete mille volte e il tour va in una sola direzione, inoltre sono le sei e quello era l'ultimo giro” gli sussurrò Aedan all'orecchio; poi con sguardo vizioso afferrò una delle corde che ornavano la tovaglia, la staccò e gli legò ben stretti i polsi dietro la schiena.
“Oddio Dan...” questa volta il tono di Zhac fu così sexy che non sembrò affatto una supplica bensì un invito, che Aedan accolse di buon gusto, strappandogli letteralmente i pantaloni e i boxer di dosso mentre con la mano gli accarezzava la pancia scendendo lentamente fino al membro duro e alto.
“è questo che volevi vero?” disse Aedan ed avvicinandosi gli leccò l'orecchio poi il collo e scese attraversandolo con la lingua per per tutta la schiena, lentamente e morbidamente arrivò fino in fondo e ancora più giù.
Zhac sentiva quel caldo familiare, quella sensazione di abbandono che solo Aedan sapeva dargli e quella voglia che si concentrava tutta nella mano di lui che in mezzo alle sue gambe andava su e giù senza fermarsi facendogli quasi perdere la ragione, ma all'improvviso sentì qualcosa di caldo e umido insinuarsi nel suo piccolo intimo ed un gemito di piacere gli sfuggì. Aedan non si fermò, anzi quel sussulto gli diede l'input per proseguire finchè il corpo di Zhac non cominciò a scaldarsi e contrarsi, allora decise che era il momento per farlo impazzire del tutto.
Il candido corpo adagiato contro l'altare vi venne letteralmente spinto sopra, quasi sdraiandolo, Aedan si allungò per prendere qualcosa oltre di lui e nel farlo si appoggiò alle mani dell'altro che sentirono il suo piacere crescere nei pantaloni che ancora teneva addosso; Zhac non si fece perdere l'occasione e cominciò a toccarlo mentre questi sdraiato su di lui si tendeva nel tentativo di afferrare qualcosa. Con le mani ancora legate riuscì a slacciargli i jeans stretti ed andando a tatto gli abbasso anche i boxer arrivando dritto al punto che non esitò ad afferrare. Aedan ebbe un fremito e nonostante avesse afferrato l'oggetto che gli interessava rimase qualche secondo a godersi quel tocco che il suo corpo desiderava più che mai, ma subito si riprese perchè non era ancora il suo momento.
Quando si stacco dalle sue mani Zhac non fece in tempo a chiedersi cosa stesse architettando quando sentì qualcosa di freddo e spigoloso entragli dentro, per poco non un urlò trattenendosi in un singulto strozzato. Non capiva cosa fosse che lo stesse violando ma era freddo e lungo, non volle girarsi e Dan lo afferrò per i capelli, intanto che baciandogli il collo spingeva l'arnese più in profondità. Avrebbe voluto gridare tanto godeva ma sapeva di non poterlo fare, così si limitò ad ansimare pesantemente e sentiva di non potersi trattenere ancora per molto.
“Dio ti voglio, Dan... ti...ti voglio avere... Aedan” ringhiò sottovoce Zhac non resistendo più a quella voglia e l'altro si fermò di botto, cercò di voltarsi per vedere cosa stesse facendo ma non ci riuscì.
Aedan gli estrasse l'arnese e lo appoggiò sul tavolo mentre si abbassava i pantaloni all'estremo dell'eccitazione. Zhac girò lo sguardo per vedere cosa l'avesse violato ed inorridì quando vide un crocefisso umido appoggiato accanto a lui.
“Cristo, ma è un crocifisso! Mi hai messo un crocifisso n...” disse con orrore quasi gridando.
“Hai appena bestemmiato e ti preoccupi di un crocifisso?” ridacchiò Aedan che nel frattempo gli si era avvicinato.
“Ma è un simbolo sacro!” Zhac sembrava seriamente indignato ma Dan non aveva nessuna intenzione di rovinare l'atmosfera.
“è un oggetto Zhac! Un oggetto a forma di croce! Tutto qui!” rispose scocciato poi senza preavviso lo afferrò e lo penetrò, questa volta facendolo davvero gridare. Non gli lasciò spazio per nessuna risposta spingendosi sempre più a fondo dentro di lui, gli fece dimenticare ogni cosa e tutto ciò che sentì uscire dalle loro bocche furono gemiti e grida di piacere. Aedan da dietro accarezzava la testa di Zhac poi fece scivolare la mano davanti cominciando a toccarlo sempre più forte, sempre più intensamente, sentendo il suo corpo muoversi sotto di lui; continuò senza fermarsi muovendo la mano su e giù finchè non sentì quel sussulto, quel fremito e qualcosa di caldo gli scivolò fra le dita che gli fece leccare. Fu una scena irresistibilmente sexy ed il suo corpo cominciò a muoversi più velocemente mentre con le meni si aggrappò stretto alla tovaglia che ricopriva l'altare, sotto di lui Zhac si muoveva ancora come in preda ad una rinnovata passione e questo gli fece perdere la testa fino al punto che nel venire diede uno strattone alla tovaglia, facendo cadere alcuni strumenti.
Fu un emozione così intensa che per qualche secondo rimasero adagiati l'uno sopra l'altro poi Aedan slegò Zhac, lo voltò verso di sé e lo baciò dolcemente abbracciandolo come se fosse la cosa più importante al mondo che potesse sfuggirgli. Zhac fu travolto da quel bacio più di ogni altra cosa successa in quel posto e si abbandonò fra le sue braccia esausto e felice.



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