Provaci ancora, James!

di Yuki Delleran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Seconda Parte ***
Capitolo 3: *** Terza Parte ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J

Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J.K.Rowling

 

I Malandrini in:

Provaci ancora, James!

di Yuki Delleran

 

Prima Parte

Il sole splendeva luminoso sulle ampie distese erbose che circondavano il castello silenzioso e illuminava le placide acque del lago poco lontano mandando mille riflessi cangianti. Lo splendido pomeriggio primaverile avvolgeva tutto nella sua atmosfera tranquilla creando la piacevole sensazione che niente avrebbe potuto spezzare l'armonia di quei momenti.

«JAMES POTTER!!! TU! SEI SEMPRE TU!! INCORREGGIBILE CANAGLIA!!!»

Il grido stridulo fece sobbalzare il sedicenne accoccolato sul banco dell'ultima fila dell'aula di Trasfigurazione della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Il ragazzo si alzò senza la minima traccia di espressione colpevole, sistemandosi gli occhiali sul naso e passandosi automaticamente una mano tra i capelli corvini già sufficientemente spettinati.

«Canaglia? Andiamo, professoressa, non le sembra di esagerare? Si è trattato solo di uno scherzo innocente.»

«TU QUESTO LO CHIAMI ‘SCHERZO INNOCENTE’! Dovevi Trasfigurare il tuo porcellino d'India in un calice da champagne, non il signor Patil in un porcellino!» esclamò la professoressa agitando il povero Roger Patil che squittiva disperato sotto il naso di James.

Accanto a lui il suo inseparabile compagno di avventure Sirius Black sghignazzava apertamente, alle sue spalle Remus Lupin si premeva entrambe le mani sulla bocca nel tentativo di non scoppiare in una fragorosa quanto sconveniente risata e Peter Minus si era completamente avvolto nel mantello per nascondere l'ormai irrefrenabile ilarità.

«Canaglia… che roba… » borbottò James tra sé con aria offesa. «Piuttosto Malandrino!»

Le risate contagiarono l’intera classe che comprendeva il sesto anno di Grifondoro e Corvonero e anche i compagni del povero Roger cominciarono ad additarlo rinunciando a trattenersi.

«Ora basta!» tuonò la professoressa McGranitt. «Cinquanta punti in meno a Grifondoro e per ogni persona che ride toglierò altri dieci punti alla sua Casa!».

Questo spense le risate dei ragazzi come un'improvvisa doccia fredda.

Al termine della lezione i quattro Malandrini si avviarono velocemente verso l’uscita temendo l’ennesima predica della professoressa, ma questa non venne. I ragazzi che passavano loro accanto salutavano James con pacche sulle spalle e risatine e le ragazze gli lanciavano dei gran sorrisi che lui però non vedeva, troppo occupato a cercare con lo sguardo l’unica persona (a parte Roger che tornato al suo aspetto umano gli scoccò un’occhiata torva) che in classe non aveva riso. Eccola: lunghi capelli rosso scuro, il viso spruzzato di efelidi e occhi di smeraldo. Colei che popolava i suoi sogni nonché i suoi incubi essendo Prefetto di Grifondoro.

«Li… » tentò di chiamarla, ma la ragazza gli passò accanto senza nemmeno volgere lo sguardo, un’espressione seccata sul viso.

James sospirò e tornò a seguire con gli altri il corridoio verso la Sala Grande dove li aspettava il pranzo.

 

A tavola il giovane Grifondoro fu l’unico dei quattro amici a non fare onore all’ottimo cibo. Giocherellava con le polpette che aveva nel piatto e non sembrava avere la minima intenzione di mangiarle.

«James, non ti senti bene?» si informò preoccupato Remus. «Stai ancora pensando ai punti che ci ha tolto la McGranitt

«Stavolta ha davvero esagerato!» intervenne Sirius senza alzare la testa dal piatto che stava svuotando voracemente. «In fondo era davvero solo uno scherzo e cinquanta punti sono decisamente troppi! Comunque non stare a prendertela, con in classe gente come Lunastorta o Evans si recuperano in fretta!»

«Sirius ha ragione.» continuò Peter. «Evans fa guadagnare punti alla Casa ad ogni interrogazione.»

L’espressione di James si oscurò ancora di più.

«Se state cercando di tirarmi su sappiate che avete toccato il tasto sbagliato.»

«Oh, andiamo, non puoi pretendere di avere tutta la componente femminile della scuola ai tuoi piedi!» tentò di sdrammatizzare Sirius peggiorando però la situazione.

«Lei si impegna tanto per far guadagnare punti alla Casa e io ne faccio perdere cinquanta per volta! Quando faccio il buffone in classe tutti ridono ma lei non mi guarda nemmeno. Le volte che mi ha rivolto la parola si contano sulla punta delle dita… Non posso continuare così, devo attirare la sua attenzione!»

Così dicendo si alzò e lasciò la Sala Grande di corsa e il piatto intatto sul tavolo.

I tre rimasti si guardarono interdetti.

«Ha perso la testa.» commentò Sirius.

«Che abbia la febbre? » si chiese Peter.

«Oppure » fece Remus serafico lanciando uno sguardo alla rossa seduta al tavolo dei Prefetti. «si è semplicemente innamorato. »

 

La successiva ora di lezione sarebbe stata Divinazione. Normalmente James si sarebbe fatto delle gran risate a sentire la professoressa che prediceva la sua morte nei modi più assurdi, cosa che avveniva praticamente ogni volta che lo vedeva, ma quel giorno non era in vena di ascoltare le fantasie farneticanti di una falsa veggente. Aveva solo voglia di prendersi un po’ di tempo per pensare a Lily e al modo per far sì che si accorgesse di lui. Marinare una lezione non era poi così grave, peccato che si trovasse già nel corridoio che conduceva alla scala a pioli per l’aula di Divinazione e quelli dietro di lui fossero indubbiamente passi di studenti. Senza pensarci aprì la porta di uno sgabuzzino e vi si infilò dentro. Il posto ideale per nascondersi da occhi indiscreti in mancanza del fido Mantello dell’Invisibilità.

«AAAHH!! COSA STAI FACENDO?! »

Spaventato dallo strillo improvviso, James alzò gli occhi e incrociò lo sguardo fulminante di Lily Evans appollaiata in cima a una scala con uno scatolone tra le mani.

«Cosa…? »

«VATTENE IMMEDIATAMENTE, RAZZA DI MANIACO! TOGLITI DA LI’!! »

La ragazza si chinò bruscamente tentando di indicargli la porta con le mani occupate ma così facendo mise un piede in fallo. James scattò in avanti e se la vide crollare addosso assieme allo scatolone pieno di carte planetarie, oroscopi e sfere di cristallo che piovvero da tutte le parti, compresa sulla sua testa. Quando riaprì gli occhi si rese conto che Lily era sopra di lui, le braccia appoggiate al suo petto e… le labbra praticamente sulle sue! Il suo cuore prese a battere all’impazzata: era vero? Era successo sul serio o si era addormentato durante la lezione di Divinazione e stava sognando?

Lily si rialzò di scatto e a garantire un rapido risveglio da qualunque fantasia giunsero il rumore secco di uno schiaffo e le esclamazioni eccitate di una piccola folla di studenti curiosi che si accalcava davanti alla porta dello sgabuzzino, probabilmente attirata dal trambusto. La ragazza si allontanò velocemente nel corridoio con espressione furiosa lasciandolo seduto sul pavimento ancora stordito. Le occhiate maliziose che gli spettatori si lanciavano tra loro, i sorrisini ambigui e le battute che iniziavano a correre di bocca in bocca resero James improvvisamente conscio della situazione: il Prefetto e il capitano della squadra di Quidditch… la scuola avrebbe avuto di che chiacchierare per mesi.

«Questa volta Lily mi odierà davvero… »

 

«Ti do una notizia, Ramoso. La scuola chiacchiera di te da anni. Quanto a Evansbhè, ti odiava già, non è un gran cambiamento. »

«Bella consolazione, Sirius, grazie! » protestò James sistemandosi su una delle poltrone dell’aula di Divinazione che, suo malgrado si era trovato a dover frequentare. «Comunque non è vero, altrimenti non me la farebbe passare liscia tutte le volte. Considerando i guai in cui mi trovo spesso “casualmente” coinvolto, devo essere un bel grattacapo per un Prefetto. »

«Ah, se è per questo devi ringraziare l’intercessione del prefetto corrotto di Grifondoro. Nessuna ragazza resiste agli occhioni da cucciolo di Lunastorta. »

«Prefetto corrotto, a chi? » si inalberò l’interessato mentre James spostava lo sguardo su di lui.

«Remus, ti avverto… »

«James. » lo interruppe il ragazzo in tono esasperato a sottolineare l’assurdità degli avvertimenti che l’amico si apprestava a pronunciare.

«Ok, ok… »

La professoressa si schiarì la voce e cominciò a distribuire carte astrali che gli studenti avrebbero dovuto interpretare.

«Io comunque non ho ancora capito perché Evans se la sia presa tanto. » bisbigliò Peter additando il livido che si stava formando sulla guancia di James.

«Bhè, sai, Codaliscia, Evans è una ragazza. » disse Sirius come se quella fosse una spiegazione universale.

«Una ragazza che stava in cima a una scala mentre James si trovava sotto. » continuò Remus.

«Le ragazze portano la gonna, l’hai notato vero, Peter? » chiarì definitivamente Sirius.

Finalmente l’espressione del ragazzo si illuminò di comprensione.

«Senza contare che l’ho baciata. »

A quelle parole tre paia di occhi sgranati si voltarono di scatto verso James mentre tre voci esclamavano all’unisono: «COSA?! » attirando sul quartetto un’occhiataccia della professoressa.

«Traditore! Questo non l’avevi detto! Come osi tenerci all’oscuro di un cosa del genere? » sussurrò Sirius concitato fingendo di concentrarsi sulla congiunzione tra Marte e Giove.

«E’ stato un primo bacio molto appassionato… » fece James con sguardo sognante.

«Terra chiama Potter! Torna tra noi, amico, non ti era caduta addosso? »

«Tu sai sempre come rovinare l’atmosfera, vero, Sirius? » brontolò James afferrando la mappa astrale e prendendo a tracciare cuspidi a casaccio tra le costellazioni. «Allora… Mercurio in terza casa, fortuna nel lavoro e soldi in arrivo. Congiunzione di Marte con la Luna, buona salute. Venere in Bilancia, fortuna in amore. »

«James, sembri l’oroscopo del Settimanale delle Streghe. » sospirò Remus.

Quando il ragazzo alzò la testa per rispondere all’amico, scoprì di avere di fronte la professoressa che lo fissava con uno sguardo vacuo e leggermente appannato.

«Ehm… io stavo… »

«Il tuo futuro di gioia non si realizzerà. » lo interruppe la donna con voce piatta spostando gli occhi da lui a Lily, seduta dall’altra parte dell’aula. «Ciò che l’amore crea, l’odio distrugge e l’oggetto dell’amore subirà inevitabile destino infausto. »

Nella classe scese un silenzio innaturale e Lily, impallidendo suo malgrado, sotto quello sguardo fisso, si ritrasse leggermente.

James balzò in piedi di scatto urtando il tavolino e facendo precipitare a terra la sfera di cristallo che vi era appoggiata e che finì in mille pezzi. Il fracasso fece riscuotere la professoressa che guardò il disastro ostentando una grande calma.

«Una Sfera Infrangibile in frantumi… pessimo presagio… »

«ORA BASTA! NON VOGLIO SENTIRE UN ALTRA PAROLA! » gridò James fuori di sé sotto gli sguardi esterrefatti degli amici e dopo aver scavalcato i resti della sfera abbandonò l’aula senza voltarsi.

Remus e Sirius si alzarono a loro volta contemporaneamente, ma il Prefetto appoggiò una mano sul braccio dell’amico.

«Ci penso io. » disse convincendo il più esuberante del gruppo a lasciare la situazione nelle mani del più saggio. «Professoressa, credo che Potter non si senta bene. Posso accompagnarlo in infermeria? »

«Comprensibile… comprensibile… dopo una rivelazione del genere… » borbottò la professoressa. «Certo, vai pure, Lupin. »

Ma Remus era già fuori dall’aula.

 

Remus scese la scala a pioli che portava all’aula di Divinazione e si guardò attorno nel corridoio deserto. Dov’era finito James? Il suo sguardo cadde sulla porta dello sgabuzzino.

«L’assassino torna sempre sul luogo del delitto. » pensò il ragazzo aprendo lentamente la porta.

La stanza era completamente buia ed estraendo la bacchetta mormorò: «Lumos. »

Il debole raggio di luce illuminò una sagoma di spalle con i pugni stretti appoggiati alla parete in fondo.

«James, cosa c’è? » mormorò avvicinandosi. «Non è da te avere questi scatti di nervi. »

«Già, non è da me. » mugugnò James. «Dovrei essere abituato a certe profezie balzane. Questa volta però… ha praticamente minacciato di morte Lily! Non ci ho visto più! »

«Sei serio? »

James alzò gli occhi nocciola per incontrare quelli ambrati dell’amico.

«Cosa? »

«Sei serio, non è uno sfizio? » ripeté Remus. «Non è il tuo orgoglio ferito a parlare? Lily non è come le altre ragazze, non merita di essere usata come passatempo e poi buttata via! »

James era quasi intimorito da quelle parole, aveva l’impressione che Remus lo stesse mettendo alla prova.

«Sono serio, sì. » rispose infine. «So che sembra strano detto da me, ma forse per la prima volta in vita mia sono assolutamente convinto. »

«Di cosa? »

James esitò.

«Dillo, James. » incalzò Remus.

Il ragazzo trasse un sospiro.

«La amo. Amo Lily Evans. »

Per un momento ebbe l’impressione che quello che attraversava gli occhi di Remus fosse un lampo di tristezza, poi l’altro continuò con la consueta gentilezza: «Allora devi tentare, altrimenti non saprai mai cosa prova per te. »

«So già cosa prova per me, Rem. Non mi sopporta, credo mi consideri un idiota. Ora come ora non oserei nemmeno rivolgerle la parola. »

«Ricorda ciò che scrisse il grande poeta Babbano William Shakespeare: “Ciò che amore vuole, amore osa.” Non è da te nemmeno arrenderti così. »

La porta dello sgabuzzino si spalancò e un applauso li raggiunse. Voltandosi verso l’ingresso videro Sirius e Peter che li osservavano.

«Fantastico! » fece il ragazzo dai capelli neri fingendo di asciugarsi una lacrima. «Siete così teatrali! »

«Sirius! » lo sgridò Remus infastidito dal tono ironico.

«Oh, se non volevi essere ascoltato dovevi mettere un Incantesimo Imperturbabile sulla stanza. Quanto a te, James, non disperare: il più affascinante nonché più astuto dei Malandrini è giunto in tuo soccorso! »

James iniziò a preoccuparsi. Quando Sirius si metteva in moto c’era poco da fidarsi.

«Bisogna fare in modo che ti conosca e che apprezzi le tue migliori qualità. Qual è il tuo vanto maggiore? »

«Essere capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, ma non vedo cosa… »

«Esatto, amico mio!Invitala alla partita di dopodomani! Nessuna ragazza resisterebbe all’invito del capitano! »

 

Consegnare l’invito si rivelò un’impresa piuttosto ardua. Dopo innumerevoli tentennamenti, James riuscì a scrivere un biglietto che diceva semplicemente: «Vieni alla partita. » e che somigliava più ad una lettera minatoria che ad un invito galante. Si rifiutò categoricamente di firmarlo, sicuro che in quel caso Lily non si sarebbe fatto vedere, precauzione tra l’altro inutile perché proprio il giorno prima con il professor Vitious avevano studiato gli Incantesimi Rivelatori.

Il giorno successivo tentò per ben tre volte di avvicinarla ma capitava sempre che qualcuno si intromettesse nel momento meno opportuno: prima la professoressa McGranitt la propose come sua assistente per la lezione, poi un gruppo di ragazzine adoranti di Tassorosso lo circondarono all’uscita dall’aula, la terza volta Lily stessa ignorò completamente i suoi goffi tentativi di attirarne l’attenzione. Alla fine, scoraggiato, poiché la ragazza guardava con sospetto anche Sirius e Peter associandoli automaticamente a lui, si risolse a chiedere di nuovo l’aiuto di Remus che in qualità di collega Prefetto poteva avvicinarla tranquillamente. Il ragazzo consegnò la busta senza problemi ma questa non sortì alcuna reazione. Per quella avrebbero dovuto aspettare il giorno della partita, ma almeno James si sentiva sollevato. Ora aveva finalmente la possibilità di dimostrare quanto valeva.

 

«La semifinale per la Coppa del Quidditch è giunta ad una fase di stallo! Grifondoro e Corvonero sono in perfetta parità e il Boccino d’Oro ancora non si vede. I Cercatori Potter e Chang volteggiano alti sopra lo stadio mentre la Pluffa schizza veloce… Patil ribatte un Bolide insidioso! Ottima battuta! Il Bolide punta su… »

Il commentatore si interruppe con il fiato sospeso. Molti metri più in su James volava lentamente in cerchio tenendo lo sguardo fisso su un punto degli spalti dove tra gli striscioni rosso e oro spuntava una chioma fulva.

«ATTENZIONE!!! »

Il ragazzo si voltò verso il proprietario della voce e qualcosa schizzò a velocità folle a pochi centimetri dalla sua testa. Sirius gli si parò davanti infuriato.

«Sveglia, James! » esclamò brandendo la mazza. «Quel Bolide puntava dritto su di te e ci scommetto la scopa che Patil l’ha fatto apposta! »

«Scusate, mi ero distratto un attimo… »

«Un attimo, eh? … ATTENTO! »

Sporgendosi dalla scopa Sirius lo spinse di lato e di nuovo il Bolide schizzò tra di loro. Pochi metri più in basso Remus lo ribatté indirizzandolo sui Cacciatori di Corvonero.

«Non è il momento di fare conversazione! » esclamò. «Concentrati, James! Pensa solo al Boccino!»

«Pensa alla figura che farai se perderemo la partita! » ribadì Sirius voltando la scopa. «Attivati, Potter! »

Felpato aveva perfettamente ragione, si disse James, non poteva assolutamente permettersi di perdere. Oltre alla magra figura con Lily sarebbe sfumata anche la possibilità di conquistare la Coppa. Doveva darsi da fare e per prima cosa doveva liberarsi di Chang che lo marcava stretto. Avrebbe sfoderato il meglio del suo repertorio comprese, se necessario, le mosse che teneva in serbo per la finale contro Serpeverde. Iniziò ad aumentare la velocità dei giri sopra al campo poi fece virare bruscamente la sua Nimbus 1500 a destra verso le porte di Corvonero. Chang era sempre dietro di lui anche se la sua Swiftstick non riusciva ad eguagliarlo in velocità. James prese a zigzagare tra i Cacciatori schivando per un pelo i Bolidi che Patil e il suo compagno Battitore gli indirizzavano contro. Un aumento di velocità, uno sguardo alle spalle,Chang era sempre lì.

«E’ un Wollongong Shimmy! »strillò il commentatore. «Finalmente dopo una fase di stanca sembra che Potter si sia ripreso e stia dando il meglio di sé. Una grande fama meritatissima! Guardate come fila! Chang però non molla e lo marca strettamente. Ma… attenzione! Che Potter abbia visto il Boccino? »

La scopa di James si inclinò improvvisamente e prese a schizzare verso il basso a velocità folle per diverse decine di metri. Il terreno si avvicinava pericolosamente. Il giovane Cercatore sentì la folla trattenere il fiato.

«Più veloce! Ancora più veloce! »

A poco più di un metro dal suolo James strattonò bruscamente il suo manico di scopa e sfiorando il terreno con i piedi riprese a salire. Alle sue spalle, impossibilitato a frenare per tempo quella corsa, Chang si schiantò al suolo con un tonfo sordo. Dagli spalti si levarono alte grida di trionfo e di protesta.

«Fantastica, meravigliosa, SPETTACOLARE FINTA WRONSKI DI POTTER!!! » urlò il cronista con voce magicamente amplificata.

James sentiva l’adrenalina scorrergli nelle vene e lanciò a sua volta un’esclamazione di esultanza. Non riuscì però a godere appieno di quel momento perché un riflesso dorato baluginò al limite del suo campo visivo. Subito si lanciò all’inseguimento dell’agognato Boccino catapultandosi letteralmente sulle tribune, che evitò per un soffio. (La professoressa McGranitt non gradì particolarmente che il suo cappello fosse portato via dallo spostamento d’aria.) Finì di nuovo tra i Cacciatori che si lanciavano la Bluffa e solo l’intervento della fantastica coppia di Battitori Black-Lupin gli evitò di venire abbattuto dall’ennesimo Bolide. Il Boccino si fiondò verso il basso e James fu costretto a seguirlo.

«Malefica pallina alata, vuoi farmi fare la fine di Chang? »

Ormai mancavano pochi metri al terreno. La coda della Nimbus raschiò il campo di gioco e James tese il braccio in avanti.

«Ancora un po’! Ancora un po’, forza! »

Quando le sue dita strinsero finalmente il Boccino, il peso del corpo fece sbilanciare definitivamente il manico di scopa e James precipitò a terra in una nuvola di polvere. La Nimbus continuò la sua corsa per alcune decine di metri prima di fermarsi contro la base degli spalti. Per qualche istante sullo stadio cadde un silenzio di attesa poi, dopo quella che era sembrata un’eternità, James si alzò tenendo alto il Boccino d’Oro che si divincolava tra le sue dita sbattendo impotente le piccole ali.

La folla esplose.

«Potter prende il Boccino! Centottanta a quaranta! Grifondoro! GRIFONDORO IN FINALE!! Grandioso! Potter non delude mai! Una performance da fuoriclasse! Questo capitano entrerà nella storia della squadra! »

 

Gli spogliatoi risuonavano delle esclamazioni gioiose dei ragazzi della squadra di Grifondoro. I tre Cacciatori si congratularono con James ripetutamente e solo quando Sirius cominciò a dare segni di impazienza gli permisero di avviarsi verso l’uscita.

«Accidenti, altro che campione! » brontolò il ragazzo che lo aspettava insieme a Remus. «Con quella Finta Wronski mi hai fatto perdere dieci anni di vita! Non hai mai mezze misure, o dormi sulla scopa o ti lanci in mosse suicide! »

Remus ridacchiò sentendo l’amico brontolare in quel modo: lui era decisamente il meno indicato a raccomandare cautela. James intanto continuava a giocherellare con il Boccino che teneva nella mano sinistra con un sorriso estatico stampato in faccia. Non vedeva l’ora di vedere Lily e sentire i suoi commenti entusiasti.

«Credo sia meglio che tu vada in infermeria. » sentì invece dire da Remus.

Quando tentò di ribattere l’altro continuò: «Non mi incanti tenendo la mano destra in tasca. Quando sei caduto dalla scopa ti sei fatto male, vero? »

James fu costretto ad ammettere suo malgrado che sì, il polso gli dava un po’ fastidio, ma era tutto sotto controllo. Quando Sirius lo sfiorò però si lasciò sfuggire una smorfia di dolore.

«Potrebbe essere slogato, rotto non credo. Dammi retta. » ripeté Remus. «Madama Chips ti rimetterà in sesto in un attimo. »

Così, mentre i due amici si incamminavano verso la Torre di Grifondoro, James si avviava in direzione dell’infermeria con il braccio appeso al collo con una rozza fasciatura ricavata dalla cravatta. Portava ancora la divisa da Quidditch e quando svoltò l’angolo del corridoio si trovò circondato da un gruppo di ragazze che rientrava dallo stadio.

«Fantastico, Potter, una presa meravigliosa! »

«Eccezionale! Sei il migliore capitano che la squadra abbia mai avuto! »

«Potter, ti adoro! Mi autografi la camicetta? »

«Anch’io! Anch’io! »

«Mi regaleresti il Boccino vincente? »

«Quando esci con me? »

Tutte quelle attenzioni e quei complimenti lo frastornarono piacevolmente. Essere l’idolo delle ragazze era il suo sport preferito dopo il Quidditch.

«Grazie, siete davvero adorabili. Grazie. » si mise a rispondere a casaccio chinandosi a firmare un paio di autografi.

Quando rialzò la testa al di sopra delle chiome bionde e brune che lo circondavano ne intravide una fulva.

«Lily! » esclamò tentando di districarsi da una ragazza che gli si era letteralmente appesa al braccio sano.

Lily Evans lo fissava immobile dall’altro lato del corridoio. Il suo sguardo di smeraldo era come James non l’aveva mai visto.

«Lily… »

La ragazza si voltò bruscamente.

«Non parlarmi! Ho la nausea! »

Un macigno.

Sullo stomaco.

Sul cuore.

James la guardò allontanarsi senza voltarsi e sparire dietro l’angolo mentre un pesante senso di sconforto lo invadeva e tutta la tensione accumulata durante la partita gli piombava addosso facendolo sentire spossato. Le giovani Grifondoro lo circondavano ancora ma James tentò di allontanarle.

«Devo andare in infermeria… per favore… » disse stancamente.

Quando finalmente riuscì a liberarsi riprese a camminare chiedendosi se sarebbe stato in grado di arrivare fino all’infermeria o qualche altra catastrofe lo aspettava dietro il prossimo angolo. Non che esistesse qualcosa di peggiore  delle parole pronunciate da Lily… Si fece coraggio e lo svoltò trovandosi davanti Severus Piton. Se è vero che non c’è mai limite al peggio è anche vero che con questo peggio a volte ci si può divertire. Un ghigno si dipinse sul volto di James: questa era l’occasione giusta per sfogarsi. Mise al sicuro il Boccino nella tasca della divisa e brandì la bacchetta con la mano sinistra.

«Guarda chi si vede! Mocciosus! » esclamò.

Piton strinse più saldamente i libri che portava.

«Che vuoi, Potter? » chiese diffidente.

James ridacchiò.

«Morivo dalla voglia di vedere la tua faccia. Ora che siamo in finale stracceremo Serpeverde come se niente fosse! Siete sempre stati degli incapaci, non avete speranza di cavarvela. »

Improvvisamente sentiva il bisogno insopprimibile di dire cattiverie.

«Mi minacci con la bacchetta per dire sciocchezze simili? » ribatté Piton che nel frattempo l’aveva estratta a sua volta. «Se casualmente dovesse passare un professore o un Prefetto faresti perdere parecchi punti alla tua Casa e la tua splendida partita sarebbe stata inutile. »

«Purtroppo, come vedi, non c’è nessuno e io ho giusto un paio di incantesimi niente male da sperimentare… » sibilò James con aria sadica.

«Cos’è, Potter? La tua piccola Mezzosangue ti ha mandato un bianco? »

James non ci vide più ma Piton fu pronto a rispondere. Due raggi scaturirono dalle rispettive bacchette e un violento lampo di luce li accecò entrambi. James si sentì scaraventare indietro e andò a sbattere contro una parete. Uno scricchiolio sinistro e il dolore acuto che gli trafisse il polso destro gli suggerì che probabilmente ora l’osso si era davvero incrinato. Quando riaprì gli occhi scoprì che Piton galleggiava a mezz’aria e tutto il suo corpo si era gonfiato fino a raggiungere dimensioni doppie rispetto al normale.

«Non osare mai più parlare di Lily in quei termini o te la farò pagare cara, sono stato chiaro?! » ringhiò James alzandosi e raddrizzandosi gli occhiali.

Il polso gli faceva male a morire, era furioso con Piton nonostante fosse stato lui a provocarlo e tutta l’euforia della vittoria era scomparsa. Inoltre le parole di Lily gli pesavano sul cuore più di quanto fosse disposto ad ammettere persino con sé stesso.

Piton mugugnò qualcosa e James brandì la bacchetta. L’incantesimo che stava per pronunciare venne interrotto dalla voce secca di Madama Chips che era uscita dalla porta in fondo al corridoio.

«Insomma, un po’ di silenzio! Questa è un’infermeria! Signor Potter, signor Piton, cosa sta succedendo? »

Il suo sguardo indagatore saettò dal braccio di James appeso al collo con la cravatta a Piton che volteggiava sempre più verso il soffitto con il volto contratto dall’ira.

«Stavo venendo a farmi medicare quando sono… ehm… inciampato su Piton. » rispose James come se quella fosse una spiegazione sufficiente.

Madama Chips preferì non approfondire l’argomento e prendendo lui per il braccio sano e il gorgogliante Serpeverde per un piede, li trascinò dentro l’infermeria dove già si trovava Chang di Corvonero che lanciò loro occhiate truci.

 

Il pomeriggio seguente il polso di James era tornato a funzionare a dovere ma l’umore del ragazzo era, se possibile, peggiorato ancora di più. Ce n’era voluto del bello e del buono per convincerlo a lasciare l’infermeria e tornare alla Torre di Grifondoro. Sirius, Remus e Peter non riuscivano a capacitarsi di quel cambiamento radicale. Quando l’avevano lasciato, James sprizzava gioia da tutti i pori e ora… Avevano visto anche Piton in infermeria (che volteggiava nei pressi del soffitto, legato alla testiera del letto per una caviglia, colpito da quello che sembrava un bizzarro incrocio tra gli Incantesimi Engorgio e Levicorpus) ma era poco probabile che la vittima predestinata dei loro scherzi riuscisse a influenzarlo tanto. Doveva esserci lo zampino di qualcun altro.

«James, sei pronto? » esclamò Sirius rivolto all’amico che sedeva apatico nel vano della grande finestra della loro stanza nel dormitorio.

Il ragazzo si voltò appena.

«Ricordi? Eravamo d’accordo che se avessimo vinto la partita di ieri, oggi ci sarebbe stata una riunione straordinaria della squadra per la pianificazione degli allenamenti in vista della finale. » incalzò Sirius.

James tornò a guardare fuori dalla finestra gli ampi prati inondati di sole. Alcune ragazze si rincorrevano ridendo sulle rive del lago. Gli sembrò di intravedere una chioma rossa, ma un attimo dopo si rese conto di essersi sbagliato.

«Oh, Sirius, lasciami stare. » mormorò. «Non riuscirei ad acchiappare un Boccino nemmeno se fosse grosso come una Pluffa e mi volasse a due centimetri dal naso! »

«James! Sirius! A che punto siete? » chiese Remus sopraggiungendo in quel momento. Lui era già pronto da almeno mezz’ora.

«James, stai ancora così? » disse indicando l’uniforme nera della scuola che il ragazzo indossava ancora al posto della sgargiante divisa scarlatta di Grifondoro. «Faremo tardi agli allenamenti. Il capitano non può mancare alla riunione della squadra. Cosa c’è? Il polso ti fa ancora male? »

«Che importa? Tanto la disgusto… »

Remus e Sirius si scambiarono un’occhiata perplessa e il bel moro fece roteare la mazza da Battitore in segno di impazienza.

«Cosa dici? » esclamò Peter sgranando gli occhi. Era spuntato da dietro Remus senza che nessuno se ne accorgesse. «Non è assolutamente vero! Sai benissimo che ti adora! Non potrebbe vivere senza di te! »

James rivolse la propria attenzione verso l’interno della stanza, illuminandosi.

«Peter? »

«Ma certo! Ci sono stati degli screzi, è vero, ma tu sei fondamentale per la squadra di Quidditch! »

«La… squadra di Quidditch…? »

James non credeva alle proprie orecchie.

«Sto parlando di Lily! LILY!! Dopo la partita mi ha detto che le do la nausea! »

Nella stanza scese il silenzio. Nessuno dei tre amici sapeva cosa rispondere ad un’affermazione del genere.

«Senti, James, » tentò infine di mediare Sirius. «non è possibile che Evans sia disgustata dal Quidditch e non da te? »

«Fantastico! Il primo amore della mia vita che disprezza il secondo. Andiamo sempre meglio! Detto questo con che coraggio mi chiedete di venire con voi? »

Sirius lanciò un’occhiata eloquente a Remus che annuì con espressione preoccupata. Se James si rifiutava di giocare a Quidditch era decisamente ora di prendere provvedimenti seri.

«Il tuo problema è che Evans ha un’impressione sbagliata di te. Lei conosce solo il lato superficiale del tuo carattere e per questo è giunta probabilmente alla conclusione che sei solamente un arrogante pieno di sé. » disse Remus come parlando tra sé. «Lei non sa quello che hai fatto per noi. Per Sirius… e per me. »

«E sarà meglio che non lo scopra. »

«Sta’ zitto, Sirius! Quello che stavo tentando di dire è che l’idea di Felpato non era malvagia, solo non è stata applicata nel modo giusto. Quello che Lily deve conoscere non è Potter l’idolo della scuola, ma James il ragazzo gentile sempre disposto ad aiutare i suoi amici. Capisci cosa intendo? Per fare questo però devi parlarle e darle il tempo di capirti. Non è esibendoti come miglior Cercatore che farai colpo su una come Lily. »

Un allegro battito di mani accompagnò la fine del discorso di Remus.

«Bravo il nostro professor Lupin! » esclamò Peter. «Una lezione perfetta! A questo punto ci stiamo chiedendo perché non hai una ragazza. »

Gli occhi ambrati di Remus si velarono mentre li abbassava.

«Perché io non me lo posso… permettere… »

Se gli sguardi potessero uccidere, quello di Sirius avrebbe incenerito Peter all’istante per la sua ingenua e colossale mancanza di tatto.

Improvvisamente James, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, balzò in piedi gettando sul proprio letto la tunica nera dell’uniforme.

«Forza, ragazzi! » esclamò rianimandosi. «Gli allenamenti ci aspettano e siamo già in ritardo! »

I tre amici si scambiarono a vicenda occhiate perplesse poi sorrisero.

Forse erano sulla buona strada.

Forse.

 

Quella sera, nonostante la stanchezza, James non riusciva a chiudere occhio. Tutto l’entusiasmo che sapeva trasmettergli il solo salire sulla sua Nimbus 1500 stava gradualmente lasciando il posto all’ormai familiare senso di sconforto. Alzandosi silenziosamente, allontanò le coperte e si avvicinò alla finestra. La notte era nuvolosa e del grande parco si distinguevano solamente le sagome nere del lago e del Platano Picchiatore.

«Devi parlarle e darle il tempo di capirti… »

La faceva facile Remus. Lui non veniva squadrato da capo a piedi ogni volta come se fosse stato un Vermicolo o peggio. Lui con Lily riusciva a parlare. Sì, ma lui, si disse James insultandosi mentalmente, aveva patito e pativa ben di peggio…

Aveva voglia di vederla. Aveva voglia di parlarle, ormai era diventato un pensiero fisso. Voleva vederla adesso.

«E’ notte fonda, non esiste scusa plausibile per questo. Riuscirei solo a farla arrabbiare e a farmi insultare… di nuovo. »

Cosa le avrebbe detto? Era perfettamente consapevole di non riuscire a fare un discorso completo con lei. Si sarebbe impappinato a metà e avrebbe fatto l’ennesima figura da scemo. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine del loro incontro dopo la partita di Quidditch, lo sguardo fiero dei suoi brillanti occhi verdi, la carnagione pallida che metteva in risalto le efelidi e il rosso fuoco dei capelli. Non gli era mai sembrata tanto bella.

Spostò il peso da un piede all’altro picchiettando il davanzale con un dito.

«James, bello mio, non è così che si fa! » si rimproverò. «Non è possibile che tu sia così vigliacco! Basta! »

Presa la sua decisione si voltò a guardare i compagni di stanza che dormivano beati. L’unico suono che giungeva a spezzare il silenzio era il ritmico russare di Peter. Sirius giaceva mezzo scoperto tra le lenzuola scomposte. Remus era volato verso di lui e i lineamenti distesi gli davano un aspetto tranquillo e innocente. Badando di muoversi il più silenziosamente possibile prese gli occhiali dal comodino, si infilò la vestaglia di flanella rossa e cominciò a frugare nel suo baule. Ne estrasse la bacchetta, la Mappa del Malandrino e il Mantello dell’Invisibilità in cui si avvolse, poi lasciò furtivamente la stanza.

 

Spente anche le ultime braci residue nel camino, la Sala Comune era buia e silenziosa. Dame e Cavalieri, nei ritratti appesi alle pareti, dormivano della grossa. James si fermò alla base delle scale che portavano al dormitorio maschile, sempre avvolto nel Mantello dell’Invisibilità. Non che pensasse di incontrare qualcuno a quell’ora, ma nel caso sarebbe stato complicato e imbarazzante spiegare cosa ci faceva in giro per la Torre di Grifondoro nel cuore della notte. Mormorò: «Lumos poi toccò con la punta della bacchetta la Mappa del Malandrino.

«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. »

Sotto i suoi occhi prese vita la mappa completa di Hogwarts e James poté verificare la posizione di ogni suo occupante. Gli allievi erano tutti nelle proprie stanze, i professori anche a parte qualche studioso nottambulo, Gazza e la sua gatta si trovavano nello sgabuzzino che si ostinavano a chiamare ufficio. Naturalmente anche Lily era… James si bloccò e strabuzzò gli occhi: Lily non era nella sua stanza. Percorse con lo sguardo l’intera mappa e alla fine scorse in puntino con accanto il suo nome posizionato sulla torre della Guferia. Non perse tempo a pensare né a chiedersi il perché, infilò la mappa in una tasca, tese la bacchetta in avanti per fare luce e uscì dalla Sala Comune attraverso il buco del ritratto. Salì rapidamente diverse rampe di scale controllando ogni tanto che non si avvicinasse nessuno e ben presto giunse alla porta della Guferia. Quando la aprì silenziosamente rabbrividì per la temperatura improvvisamente più bassa, poi gettò uno sguardo all’interno. I trespoli sul soffitto erano vuoti, tutti i gufi dovevano essere fuori a caccia, nella Foresta Proibita o nel parco. In un angolo scorse una figuretta nera rannicchiata contro una parete. Dava un’impressione molto triste e James rimase fermo ad osservarla per qualche minuto. Dopo un attimo la ragazza si alzò volgendo le spalle all’ingresso e si appoggiò alla balaustra sospirando. James si avvicinò di soppiatto e le coprì gli occhi con le mani. La sentì irrigidirsi contro di lui e quando capì che stava per gridare, una mano scese a chiuderle la bocca.

«Non urlare. » la implorò allontanando il Mantello e mostrandosi a lei. «Non urlare, per carità. Sono io. »

Gli occhi di Lily si spalancarono, le sue guance si arrossarono leggermente, poi l’espressione passò da stupita a severa.

«Potter! Mi hai spaventata a morte! Cosa ci fai fuori dal dormitorio a quest’ora? In vestaglia e ciabatte, oltretutto. »

James sorrise.

«Non riuscivo a prendere sonno e ho pensato di venire fin quassù a farmi rimproverare dalla mia Prefetta Perfetta preferita. »

Anche Lily si lasciò sfuggire un piccolo sorriso davanti a quella specie di scioglilingua e James si sentì riempire di gioia. Stava sorridendo e sorrideva a lui.

«Seriamente, perché sei qui? » continuò la ragazza.

«Seriamente, volevo vederti. »

Lily assunse un’espressione diffidente.

«Sei fuori dal dormitorio di notte. Non credere che non sappia che tu e i tuoi compari siete soliti a questo genere di cose. Cosa stai macchinando? »

James si sedette a terra sulla paglia avvolgendosi nella vestaglia.

«Forse per la prima volta da quando ho messo piede a Hogwarts non sto macchinando niente. Anzi, la tua stessa mancanza di disciplina, cara signorina Prefetto, mi ha evitato un grosso rischio. Sarebbe stato complicato inventare una scusa plausibile per giustificare la mia presenza di notte nel dormitorio femminile, e poi ho la netta impressione che tu mi avresti picchiato. Almeno la Guferia è territorio neutrale. »

La ragazza continuava a non sembrare convinta e rimaneva in piedi a un paio di passi da lui.

«Saresti venuto a svegliarmi a quest’ora solo per vedermi? » chiese scettica e James annuì convinto.

«In effetti non mi sono fermato a rifletterci, comunque anche tu stai violando le regole, quindi… »

«Cosa vorresti dire? » scattò Lily.

«Niente, niente, cerca di rilassarti un po’. Non ho intenzione di chiederti perché sei qui. »

Lily rimase in silenzio tornando ad appoggiarsi alla balaustra e scrutando il cielo notturno. Dopo alcuni minuti si sedette a sua volta sulla paglia, sempre badando di mantenere una distanza di sicurezza da James, raccolse le gambe e le circondò con le braccia. Il ragazzo si beava nella sua vista: era così bella. Alla sola luce bella bacchetta abbandonata sul pavimento e delle poche stelle che facevano capolino tra le nubi, il suo profilo puro la faceva assomigliare ad una malinconica bambola di porcellana. Fragile e meravigliosa come un sogno.

Quasi non si accorse quando iniziò a parlare.

«A volte mi prende una strana malinconia. Qui a Hogwarts sono sempre stata molto bene ma stranamente capita che mi manchi il mio mondo. I miei genitori mi scrivono regolarmente ma mia sorella… bhè… sono anni che praticamente non mi rivolge la parola. Da quando poi ha conosciuto quel ragazzo e si sono fidanzati, i nostri rapporti si sono definitivamente spezzati. Sai, lui disprezza i maghi… »

Un improvviso scricchiolio mise James all’erta. Mentre Lily continuava a parlare di un certo Vernon Dursley, tese le orecchie poi improvvisamente la afferrò per la vita e la trascinò in un angolo buio. Spense la bacchetta con un rapido: «Nox! » e gettò su entrambi il Mantello dell’Invisibilità.

«Ferma e zitta! » le intimò in un soffio.

Lily stava per protestare ma un attimo dopo vide la porta della Guferia aprirsi ed entrare Mastro Gazza con una lanterna, accompagnato dall’immancabile Mrs. Purr.

«Avrei giurato di aver visto una luce quassù. » brontolò tra sé.

James si irrigidì. Fosse stato per lui non ci avrebbe pensato due volte a prendere in giro il guardiano e a scappargli sotto il naso. Se poi fosse stato scoperto, non sarebbe stato un gran problema. Avrebbe fatto perdere un po’ di punti alla sua Casa ma ormai si trattava di fatti all’ordine del giorno. Per Lily invece era diverso, lei era un Prefetto. Se fosse stata sorpresa a violare le regole sarebbe stata nei guai. James inorridì quando vide che a pochi metri dai piedi di Gazza, seminascosta dalla paglia smossa, si trovava la Mappa del Malandrino. Doveva essergli caduta quando si era alzato di scatto. Se il custode l’avesse trovata sarebbe stato un disastro di proporzioni che a stento riusciva a immaginare.

Mentre Gazza continuava a muovere attorno la lanterna in modo sospettoso, la gatta si fermò proprio accanto alla pergamena, la annusò poi puntò i suoi occhi gialli dritti nella direzione dove si trovavano i ragazzi. Lily si rannicchiò contro James e lui la strinse di più a sé con il braccio libero. Dopo alcuni interminabili secondi, Gazza abbassò la lanterna deluso.

«Andiamo, tesorino. Qui non c’è nessuno. » disse. «Dev’essere stato di nuovo quel Pix. Ah, ma se lo prendo… »

Stava ancora inveendo contro il poltergeist quando i suoi passi svanirono per le scale.

James tirò un sospiro di sollievo e si rilassò lasciando cadere il mantello. Fu allora che si accorse della posizione in cui si trovavano: aveva Lily praticamente seduta in braccio e la stava abbracciando. La vide alzare gli occhi e avvampare. Era imbarazzata? Ovvio! Indispettita? Molto molto probabile… Ora gli avrebbe fatto una scenata, eppure non riusciva a pensare ad altro che al fatto che la stava tenendo tra le braccia ed era meraviglioso.

«Oh, santo cielo! Cielo! Cielo! Devo trattenermi! »

Lily avvicinò il viso al suo e invece dell’insulto che si aspettava James sentì posarsi sulla sua guancia un bacio delicato. Impulsivamente le prese il viso tra le mani e la baciò sulle labbra. Inizialmente Lily fece per ritrarsi poi si abbandonò tra le sue braccia ricambiando il bacio.

James non credeva a quello che stava succedendo. Se non era magia quella…

 

«Non mi hai ancora spiegato come hai fatto a sapere che ero qui. » incalzò Lily mentre James raccoglieva dalla paglia la Mappa del Malandrino.

«Intuito? Diciamo che ho le mie fonti… Fatto il misfatto! » così dicendo toccò con la punta della bacchetta la pergamena e se la infilò in tasca.

«Quella cos’era esattamente? »

«Eh? Oh… nulla. Solo una… ehm… sciocca pergamena stregata da… Sirius, che prende in giro chiunque tenti di leggerla… »

Non si era ancora ripreso dalla shock emotivo di poco prima e la calma della ragazza lo spiazzava.

«Pensavo mi odiassi. » si lasciò sfuggire.

Questa volta fu il turno di Lily  rimanere senza parole.

«Ma… »

«Dopo la partita. Mi hai detto che ti do la nausea. In effetti mi sono comportato male, ti ho invitata e poi mi sono fatto trovare con tutte quelle ragazze. Mi hanno teso un agguato sulla strada per l’infermeria. Comunque non volevo fare la figura dello sbruffone e dell’arrogante, anche se… »

«Frena, frena! Aspetta! » lo bloccò Lily tendendo una mano in avanti. «Io non ho mai detto di avere la nausea di te. »

«Cosa…? »

«Sì, è vero, ero arrabbiata e mi sentivo anche discretamente male per quello che avevi fatto, ma le tue ammiratrici c’entrano ben poco. Mi hai invitata a una partita dove per ben due volte hai rischiato di ammazzarti. Non ero disgustata, ero spaventata. »

James non credeva alle proprie orecchie. Aveva avuto paura per lui.

Lily arrossì e distolse lo sguardo.

«Quando ti ho visto lanciato in quella Finta Wronski mi si è quasi fermato il cuore… »

«Allora questo vuol dire che… » iniziò James entusiasta.

Gli occhi di Lily tornarono a puntarsi su di lui impedendogli di continuare.

«Vuol dire che anche tu se vedessi la persone che ti…ehm… tormenta compiere un’azione suicida ti preoccuperesti, vero? »

«Tormenta? Se vedessi Lucius Malfoy precipitare dalla sua scopa gli farei solo un applauso… »

Lily non fece commenti. Si limitò a togliersi dal collo la sciarpa con i colori di Grifondoro che portava e a riavvolgerla attorno a sé stessa e a James.

«Stai gelando. Sarà meglio rientrare. »

Scesero dalla Guferia e attraversarono di nuovo i corridoi sempre celati dal Mantello dell’Invisibilità. Quando giunsero nella Sala Comune, prima di salire in dormitorio, Lily si voltò brevemente.

«Sia ben chiaro, Potter. Quel bacio che ho lasciato che mi dessi è stato solo per ringraziarti di avermi aiutata. Se ne farai parola con qualcuno, i tuoi compari compresi, e credimi che verrei a saperlo, troverò il modo di fartene pentire amaramente. Buonanotte. »

A metà della rampa di scale si sentì afferrare per un braccio.

«Ok, condizione accettata, però tu domani sera dovrai venire con me. Ho in mente una sorpresa. »

 

CONTINUA…

 

 

 

 

NOTICINA DI YUKI:

Ecco qua la prima parte! Questa è una storia originariamente nata per essere tutta di seguito e non divisa in capitoli, ma mi sono trovata a doverla tagliare per “esigenze di pubblicazione”, fatemi sapere cosa ne pensate e presto pubblicherò le altre due parti! RECENSITE, MI RACCOMANDO! I vostri commenti sono la mia gioia! Mi scuso se in questo o nei seguenti capitoli i personaggi vi sembreranno un po’ OOC, il “mio” James e il “mio” Sirius sono un po’ più nervosi e meno scanzonati di quanto immagino siano gli originali ma quando ho scritto stavo attraversando un periodo un po’ teso e una volta terminata la storia ho preferito lasciarli così per non dover cambiare tutta la trama. Spero vi piaccia lo stesso! Come al solito ringrazio VampiraSix per la prima lettura e i preziosi consigli! Un bacio e alla prossima! YUKI-CHAN

 

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Capitolo 2
*** Seconda Parte ***


Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J

Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J.K.Rowling

 

I Malandrini in:

Provaci ancora, James!

di Yuki Delleran

 

Seconda Parte

L’indomani mattina, con grande sollievo dei compagni Malandrini, James era tornato del consueto umore scanzonato. A colazione, nella Sala Grande, canticchiava sorseggiando il suo succo di zucca e lanciando occhiate furtive ed estatiche in direzione del tavolo dei Prefetti. Remus, che preferiva sedere con gli amici, Sirius intento ad abbuffarsi di brioche e persino Peter tra uno sbadiglio e l’altro, non poterono fare a meno di accorgersi di quel cambiamento.

«Ti vedo allegro stamattina. » commentò il giovane Prefetto. «Hai fatto un bel sogno? »

James lo guardò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

«Altro che sogno! »

«Immagino… » si intromise Sirius. «Per i particolari sconci è meglio trovare un posto meno affollato. »

«Insomma, Felpato, sei sempre il solito! Possibile che pensi a queste cose già la mattina presto? » lo sgridò Peter.

James assistette al battibecco tra i due ridacchiando sotto i baffi.

«Spiacente, ragazzi, ma non c’è niente da raccontare. » disse. «Sappiate solo che è stato discretamente… soddisfacente. »

«Lo vedi? Lo vedi, Codaliscia? Non è un problema solo mio! E’ lui che mi provoca! » esclamò Sirius esigendo giustizia.

Terminata la colazione si avviarono verso l’aula di Incantesimi, James in testa che sembrava camminare a un metro da terra, seguito da Sirius e Peter che continuavano a stuzzicarsi e infine da Remus che procedeva in silenzio.

Quel giorno il professor Vitious spiegò gli Incantesimi di Protezione, utili ad apporre sigilli o barriere magiche a luoghi o oggetti.

«Oltre a quelli appena spiegati » disse verso la fine della lezione. «esistono altri Incantesimi di Protezione molto più potenti che è possibile applicare agli esseri umani. Si tratta di materiale che approfondirete al settimo anno, per il momento è sufficiente che sappiate della loro esistenza. »

James vide Lily, come sempre seduta ai primi banchi, alzare la mano.

«Non potrebbe almeno accennarci di che tipo di incantesimi si tratta? » chiese interessata.

Il professore sembrò inizialmente titubante poi, decidendo probabilmente che non vi era nulla di male, decise di parlare.

«E’ magia antica, legata al sangue. Qualcosa che non è possibile trovare sui libri di scuola. Sappiate solo che praticandola un mago mette in gioco la propria vita. L’incantesimo estremo che permette di proteggere una persona scarificandosi per lei. Oh, ma non si tratta di cose adatte alle vostre capacità! Non dovete neanche pensare a questioni del genere! »

Un incantesimo realizzabile solo a prezzo della propria vita… Chi ricorreva ad un gesto del genere doveva essere decisamente disperato, pensò James augurandosi di non trovarsi mai in una situazione del genere.

La lezione successiva fu Storia della Magia con il professor Rüf e il sonno perso quella notte cominciò a farsi sentire. Dopo mezz’ora James si accorse di non riuscire a tenere gli occhi aperti. Il ruolo della Comunità Magica all’interno dei grandi conflitti Babbani, raccontato dal professore fantasma non era esattamente quello che si dice un argomento entusiasmante. Lentamente la sua testa si abbassò sempre di più fino a toccare il libro aperto sul banco davanti a lui.

«POTTER! BLACK! MINUS! LUPIN! »

La variazione acuta nella voce solitamente piatta e monotona di Rüf lo fece sobbalzare. Guardandosi attorno stranito si rese conto che i nomi chiamati dopo il suo erano quelli dei suoi amici. Che la mente di Sirius e Peter divagasse durante una lezione non era una novità, ma che persino Remus avesse abbandonato la sana e vecchia abitudine di prendere appunti sempre e comunque la diceva lunga sui metodi d’insegnamento dei fantasmi.

«Signor Lupin, mi meraviglio di lei. » brontolò infatti il professor Rüf accigliandosi. «Lasciarsi influenzare così da quel gruppo di nullafacenti. »

«Sono molto spiacente, professore. » disse Remus arrossendo a dispetto del pallore del viso.

Anche James era molto stupito ma la sua attenzione venne subito catturata in un’altra direzione. Lily si era voltata verso di lui, ma al contrario della comprensione che si aspettava, nel suo sguardo lesse solo esasperazione. Non vide Sirius che si chinava verso l’amico Lupo Mannaro e non lo sentì bisbigliare: «Ti senti bene, Rem? Sei pallido. Forse dovresti andare in infermeria. »

«Non ti preoccupare, è tutto a posto. » rispose Remus ritrovando il suo solito sorriso gentile. «Da quando sto con voi sono abituato a beccarmi una ramanzina ogni tanto. »

«Non è quello che intendevo…» cominciò Sirius, ma venne interrotto di nuovo dalla voce di Rüf che quel giorno sembrava più presente del solito.

«Black e Lupin. Questa non è una Sala Comune ma un’aula. Se volete fare conversazione…»

«No, professore, ci scusi. » intervenne Remus zittendo Sirius con uno sguardo, e poiché l’idea di far scontare a Remus e a sé stesso una punizione lo allettava meno della lezione di Storia della Magia, il ragazzo fu costretto a lasciar cadere l’argomento.

 

A pranzo James sghignazzava felice nonostante il centinaio di punti che aveva rischiato di far perdere alla Casa di Grifondoro per aver “inavvertitamente” innaffiato di Pozione Urticante Amos Diggory di Tassorosso durante Erbologia. Aveva persino salutato allegramente con una pacca sulla spalla il Cercatore di Corvonero Chang, appena rimessosi dal volo dalla scopa.

«Oh, ragazzi, ci manca solo che vada a stringere la mano a Malfoy e Piton poi sarà pronto per essere ricoverato al San Mungo. » commentò Sirius dando voce allo sconcerto di tutti.

«Ti ho sentito, Felpato! » esclamò James voltandosi di scatto rischiando di rovesciare il vassoio di patate al forno da cui si stava servendo.

«Non intendevo certo dirlo di nascosto, che sei matto è cosa nota. Stai attento con quelle patate, vorrei assaggiarle anch’io. »

«Sì, insomma, i tuoi sbalzi d’umore, per così dire, poco sani ci danno da pensare. » disse Peter.

«Non ce la racconti giusta. » continuò Sirius. «Sputa il rospo! »

Il sorriso di James si allargò ancora di più e si caricò di sottintesi mentre rispondeva: «Rospo? Quale rospo? Vi assicuro che qui non c’è proprio nessun rospo! »

Black lo fissò oltre il tavolo socchiudendo gli occhi grigi e acuti sotto la folta frangia.

«A volte vorrei essere bravo in Pozioni solo per avere la soddisfazione di saper preparare il Veritaserum… Oh, bhè, a mali estremi, estremi rimedi. Ho sempre pensato che la terapia d’urto fosse la migliore. »

Il sorriso di James si spense all’istante quando vide Sirius alzarsi con espressione maliziosa e marciare dritto verso il tavolo dei Prefetti. Inorridì letteralmente quando l’amico si fermò proprio davanti a Lily Evans.

«Allora, Evans, le mie più sentite congratulazioni! » scandì in modo che tutta la tavolata potesse sentirlo. «Dimmi, posso finalmente considerarti mia cognata o hai intenzione di farci patire ancora i lamenti di quella povera anima folle laggiù? »

Additò chiaramente James e l’espressione della ragazza passò in rapida successione da stupita a irritata a furibonda. James ebbe la fugace visione di Lily che lo Trasfigurava in uno Gnomo da giardino ma quello che giunse alle sue orecchie non fu l’Incantesimo Feraverto, bensì un’esclamazione carica di malcelato sdegno.

«Cosa ti fa pensare che voglia avere qualcosa a che fare con quella povera anima idiota? » disse calcando particolarmente l’ultima parola. «Pensavo che in fondo in fondo avessi cervello, Black, ma evidentemente la vicinanza di Potter ti ha fatto perdere anche quel poco di cui Madre Natura ti aveva fornito! Oppure te lo sei bevuto con il succo di zucca? »

I tavolo dei Prefetti scoppiò in un entusiastico applauso e Sirius tornò a quello di Grifondoro commentando ad alta voce: «A quanto pare mi trovo a fare da ambasciatore dell’ennesimo due di picche! »

James lo ignorò fissando Lily che si sedeva molto rossa in faccia: era rabbia o imbarazzo? Ora ce l’aveva con lui? Pensava che avesse spifferato tutto? Oppure le era tornato in mente il bacio della sera prima?

«Via, James, non prendertela. » tentò di consolarlo Remus vedendolo così assorto. «Anche tu, Sirius, stavolta hai esagerato. »

«Ragazzi… » mormorò James attirando l’attenzione dei tre amici. «Io… io… l’adoro! Avete sentito come le ha cantate a Sirius? E’ grandiosa! La amo da impazzire! »

Sirius si portò una mano alla fronte.

«Peter, per favore, mi presteresti il tuo gufo? Dobbiamo scrivere subito al San Mungo…»

 

Nel primo pomeriggio ebbero un’ora libera e decisero di trascorrerla all’aperto a godersi il tiepido sole primaverile. Avevano appena messo piede sul prato che James sembrò ricordarsi di qualcosa di importantissimo e rientrò di corsa. Sirius, Remus e Peter evitarono persino di scambiarsi l’ennesima occhiata perplessa limitandosi a scuotere la testa, rassegnati alle stranezze dell’amico e a incamminarsi verso il faggio sulle sponde del lago sotto il quale erano soliti trascorrere il tempo libero. Si erano seduti da pochi minuti quando delle concitate esclamazioni femminili giunsero a disturbare quell’attimo di quiete.

«Scommetto che stanno litigando per sapere chi ha il diritto di precedenza ad uscire con me. » ridacchiò Sirius con atteggiamento baldanzoso. «Ora che Ramoso si è autoescluso dai giochi resto il più appetibile della scuola! »

«Spiacente di deluderti, Felpato, » fece Remus con gli occhi fissi sulle ragazze poco distanti. «ma non ti stanno filando di striscio e comunque temo che non gradiresti la compagnia. »

Sirius si voltò a sua volta e quando vide una cascata di lucidi capelli biondi ricadere sopra lo stemma di Serpeverde ricamato sulla divisa sentì lo stomaco rivoltarsi. La voce acuta e carica di nervosismo che giungeva alle sue orecchie era quella della cugina Narcissa Black. L’altra “soave creatura” che le strillava contro altri non era che la beneamata Lily Evans.

«Ho già tolto dieci punti alla tua Casa, non costringermi a toglierne cinquanta! » stava dicendo la rossa a voce decisamente alta.

«Non atteggiarti a maestrina tollerante, Evans! Bisogna insegnare agli stupidi come rispettare chi è loro superiore! » rispondeva altera eppur decisamente tesa Narcissa.

«Era solo una ragazzina del primo anno! Che bisogno c’era di terrorizzarla con un Serpensortia?! »

«E tu che bisogno avevi di metterti in mezzo, sciocca Mezzosangue?! »                

Remus balzò in piedi, i pugni serrati che tremavano leggermente. Gli occhi di Peter si dilatarono per lo spavento quando vide la sua espressione.

«Remus, per carità… » balbettò.

Anche Sirius lesse la furia che stava crescendo dietro lo sguardo dorato dell’amico solitamente sempre molto controllato e iniziò a preoccuparsi seriamente. Considerando lo stato attuale delle cose, se Remus avesse perso il controllo sarebbe stato un disastro. Peter era praticamente inutile e lui da solo non era sicuro di riuscire a trattenerlo. Dove diavolo era andato a finire James?

Intanto la discussione tra le due ragazze era degenerata al punto che avevano entrambe estratto la bacchetta.

«CONJUNCTIVITUS! » strillò Narcissa.

«PETRIFICUS TOTALUS! » ribatté Lily.

Accadde tutto molto velocemente. Prima che Sirius riuscisse a trattenerlo, Remus si era precipitato in mezzo a loro.

«FINITE INCANTATEM! »

Rimase immobile, respirando affannosamente, sempre con la bacchetta puntata verso le due, che gli avevano rivolto una sguardo attonito. La scena di stallo venne interrotta da una risata fredda alle loro spalle.

«Avrebbe potuto essere uno spettacolo interessante. E’ un peccato che tu le abbia interrotte, Lupin

Lunghi capelli biondi, occhi chiarissimi e una spilla da Prefetto che luccicava sopra lo stemma di Serpeverde. Lucius Malfoy.

Remus si irrigidì, Peter sgranò gli occhi ancora di più e Sirius si preparò a quella che si preannunciava essere una zuffa. Peccato che James non fosse in zona!

«I duelli… e le risse… sono vietati. » ansimò il giovane Lupo Mannaro recuperando a fatica il controllo di sé. «Inoltre insultare gratuitamente un Prefetto è molto imprudente. »

«Qui nessuno vuole essere prudente, Lupin! » stridette Narcissa Black.

«Non lo ritengo necessario quando si ha a che fare con Filobabbani, Mezzosangue e rinnegati. » disse Malfoy squadrandoli uno ad uno. «Per non parlare della futura mogliettina dell’idiota della scuola. »

Lily arrossì di rabbia e stava per ribattere quando un’esclamazione la prevenne.

«Oh, Lily Evans, fedifraga e traditrice! Solo ora scopro che ti sei promessa a Malfoy! E la povera Narcissa? Quale sorte da terzo incomodo la attenderà? »

Tutti si voltarono in direzione della voce scoprendo che James era dietro di loro con un’espressione altamente drammatica. Narcissa Black lo fissò con odio e gli occhi di Lucius Malfoy lampeggiarono di astio.

«A quanto pare il buffone di corte è giunto ad intrattenervi. » disse strascicando in modo fastidioso le parole. «Spiacente ma non amiamo la commedia demenziale. »

Detto questo voltò loro le spalle e si allontanò. Prima di seguirlo Narcissa lanciò uno sguardo di disprezzo a Sirius sibilando: «Alla prossima, cuginetto. »

Sirius digrignò i denti ma James scoppiò in un’allegra risata.

«Non c’è niente da ridere, James! » esclamò Peter. «Poteva finire male. Molto male! »

«Si può sapere dove accidenti eri? » lo aggredì Sirius ancora innervosito dall’incontro con la cugina.

James sollevò con aria innocente il libro che portava sotto il braccio. Era Il Quidditch attraverso i secoli di Kennilworthy Whisp.

«Ho pensato che una pausa non è una pausa senza il fido Kennilworthy. »

«Un libro?! » si scandalizzò Peter. «Sei tornato in dormitorio per un libro?! »

«Ancora Quidditch? » fece Lily seccata.

«Perché non ho preso la Bibbia del Battitore di Sirius… No, aspetta, Lily! Non andare via! »

Mentre James inseguiva la ragazza, Sirius si chinò su Remus che si era accasciato a terra.

«Tutto a posto, Lunastorta? Mi hai fatto prendere un colpo. »

Il giovane Prefetto sorrise scusandosi.

«Sto bene. Mi dispiace, è stato l’istinto del Lupo…»

«Te lo do io l’istinto del Lupo…» brontolò il ragazzo dai lunghi capelli neri. «Per un attimo ho temuto che saltassi alla gola della cugina CissyBhè, in quel caso forse ti avrei dato manforte…»

Remus rise e la tensione intorno a loro si spezzò.

Un attimo dopo James raggiunse gli amici con un’espressione raggiante stampata sul volto.

«Sei riuscito a strapparle un appuntamento? » chiese Peter.

«No, mi ha insultato chiamandomi ‘stupido maniaco delle scope’. » rispose James sempre sorridendo. «Ora ne ho la certezza assoluta, mi adora! »

«Non so perché ma ho l’impressione che ci sia qualcosa che non torna…»

«Lascia perdere, Pete. » interloquì Remus alzandosi. «Andiamo o faremo tardi a Cura delle Creature Magiche. »

 

Quella sera la cena fu piuttosto caotica. Sirius brontolava in continuazione a causa dei compiti extra che si era beccato dal professor Lumacorno di Pozioni per aver rovesciato la sua bottiglia di Puzzalinfa addosso a Phileas Lovegood di Covonero che si era malauguratamente trovato a passargli accanto con il calderone. Peter si lamentava della mano morsa da un kappa durante Cura delle Creature Magiche, poiché l’essere non si era visto consegnare per tempo il cetriolo che lo avrebbe dissuaso a cercare il sangue di chi lo accudiva (come ben sa chi ha letto Gli animali fantastici: dove trovarli di Newt Scamadro). James era talmente agitato da non riuscire a seguire un discorso per più di cinque minuti di fila. Remus, piuttosto frastornato da tutto quel caos, preferiva starsene sulle sue ed era un vero miracolo se non li aveva piantati in asso tutti quanti per cenare al tavolo dei Prefetti.

Appena finito di ingurgitare le cosce di pollo arrosto che aveva nel piatto, James scattò in piedi interrompendo una tirata di Peter sulle Creature Magiche pericolose.

«Ragazzi, ci si vede! »

Sirius, che era seduto accanto a lui, lo afferrò per un braccio.

«A dopo. » disse. «Ci vediamo stasera. »

«Stasera? Ma certo… »

Detto questo schizzò via verso la Torre Grifondoro. Arrivato al ritratto della Signora Grassa, pronunciò la parola d’ordine e si precipitò nel dormitorio. Aveva l’impressione di poter scoppiare da un momento all’altro per l’agitazione. Di lì a un’ora avrebbe incontrato Lily. Nonostante la sua ritrosia del pomeriggio, quando l’aveva rincorsa ed erano rimasti da soli, non aveva dato segni di aver cambiato idea sul loro incontro di quella sera. Ora doveva solo decidere cosa mettersi e riuscire a comportarsi in maniera decente quando si trovava con lei. Dopotutto, la notte prima aveva avuto l’impressione di dare inizio a qualcosa e se ora non voleva rovinare tutto doveva impegnarsi. Aprì il proprio baule e cominciò a rovesciare sul letto e sul pavimento l’intero contenuto: jeans, camicie, calzini di tutte le fogge e colori, l’uniforme di ricambio, la divisa da Quidditch, il mantello nero, i gilet di lana che sua madre si ostinava a sferruzzare, l’abito da cerimonia bordato di pizzo e una tunica da mago tradizionale verde brillante (James si era sempre chiesto a cosa avrebbe mai potuto servirgli). Osservando il caos che lo circondava si sentì davvero stupido. Non era una ragazzina al suo primo appuntamento, era il famoso James Potter! Che importava cosa indossava? L’importante era lo stile con cui lo portava. Rinfrancato da quel pensiero infilò una camicia a quadri e un paio di jeans, gettandosi poi in spalla la mantella nera dell’uniforme. Memore della temperatura in Guferia, afferrò anche la sciarpa gialla e rossa. Lanciò un’occhiata all’orologio: se voleva arrivare con un “cavalleresco” anticipo doveva sbrigarsi. Sulla porta si bloccò ricordandosi improvvisamente di togliere dalla sciarpa la spilla delle Appelby Arrows, la squadra di Quidditch di cui era tifoso sfegatato. Non voleva certo infastidire di nuovo Lily. L’orologio al suo polso tintinnò dolcemente per avvisarlo che il tempo che aveva a disposizione da perdere era finito. Ora doveva davvero correre!

 

L’appuntamento era a metà del corridoio del terzo piano, davanti alla statua della Strega Orba. James era arrivato da circa mezzo minuto e non aveva ancora fatto in tempo a preoccuparsi di come spiegare a Lily le sue intenzioni, che la ragazza lo raggiunse. Era incerto su come iniziare la conversazione, durante il loro incontro quel pomeriggio non sembrava particolarmente ben disposta verso di lui, ma prima che il cervello si collegasse, la bocca si aprì da sola.

«Buonasera, Lily, mia splendente! Pronta per una serata indimenticabile? »

«Dipende cosa intendi per indimenticabile…» fece Lily scettica. «Forza, vediamo cosa stai macchinando. »

«Mi chiedo perché tu sia convinta che io stia sempre macchinando qualcosa. » disse James, poi vedendo che l’espressione di Lily si stava facendo impaziente si affrettò ad aggiungere: «Ma non perdiamo altro tempo. Prego, da questa parte. »

Controllò che il corridoio fosse deserto oltre a loro, poi colpì con la punta della bacchetta la gobba della statua della Strega Orba mormorando: «Dissendium. »

La statua si aprì rivelando un passaggio e una sorta di scivolo di pietra che conduceva verso il basso. Lily sembrava piuttosto reticente davanti a quella scoperta, ma James la incoraggiò.

«Prima le signore. Forza, ti assicuro che non è niente di pericoloso e nemmeno troppo contrario alle regole. »

Forse non aveva scelto le parole giuste vista l’occhiata che lei gli lanciò ma quando la vide infilarsi nel passaggio sospirò rassicurato. Dopo lo scivolo percorsero un tortuoso tunnel sotterraneo scavato nel terreno fino a giungere alla base di una scalinata di pietra. Lily ora sembrava decisamente preoccupata ma James non fece commenti e prese a salire. Giunto in cima tolse un involto argenteo da sotto il mantello e lo mostrò alla ragazza.

«Sarebbe? » chiese lei con il fiatone per la quantità spropositata di gradini.

«La prima sorpresa. » annunciò James dispiegando il Mantello dell’Invisibilità.

Per la prima volta ebbe il piacere di vedere una sincera incredulità dipingersi sul volto della ragazza.

«Quello è… quello è il mantello di ieri notte! Allora è un vero Mantello dell’Invisibilità! »

«Certo, altrimenti come pensavi che avesse fatto Gazza a non vederci? Ora seguimi in silenzio. »

Avvolse sé stesso e la ragazza nel mantello e spinse verso l’alto la botola che si trovava sopra le loro teste. Emersero in una stanza buia e ingombra di scatoloni e dopo aver percorso una breve scala di legno giunsero ad un’altra porta. James sbirciò all’esterno e quando la via fu libera si avventurò con Lily spuntando dietro il bancone del negozio di dolci Mielandia.

La ragazza era impietrita.

«Potter…» riuscì a stento a sillabare. «Potter, cosa significa… questo? Siamo a… a Hogsmeade! »

«Sì, in effetti… Forza, andiamo. Non tirare il mantello o i clienti, per pochi che siano, si chiederanno cosa ci fanno a spasso da soli due paia di piedi. »

Un po’ spingendo un po’ trascinando una Lily incredula, James riuscì a raggiungere l’ingresso del negozio. Stavano per uscire quando il passaggio di una corpulenta strega li costrinse a farsi bruscamente da parte urtando un enorme barattolo di Mentine Ventose che si sparsero sul pavimento scatenando un forte vento. Altri barattoli si rovesciarono, compresi uno di Bacchette di Liquirizia che presero a mordere il naso della strega, uno di Topoghiacci che si misero a correre per tutto il locale e uno di Scarafaggi a Grappolo che volarono ovunque appiccicandosi alle tuniche dei clienti. Entrambi schizzarono fuori dal locale e corsero fino a raggiungere una viuzza laterale dove si liberarono del mantello. James era in preda ad un irrefrenabile attacco di risate tanto che fu costretto a piegarsi in due appoggiandosi alla parete di un edificio.

«Insomma, Potter! » esclamò Lily  indignandosi. «Cosa ti è saltato in mente? Siamo… cosa… io…»

Gli angoli della suo bocca tremavano.

«Hai visto la faccia che ha fatto quando quella Bacchetta di Liquirizia le ha morso il naso? »

James aveva le lacrime agli occhi dal gran ridere.

«Ecco… io…»

Le labbra di Lily si incurvarono e si lasciò sfuggire un sorriso. Un attimo dopo scoppiò in un’allegra risata.

«Altroché! Avrei voluto avere una macchina fotografica! Era da prima pagina sulla Gazzetta del Profeta! »

Seduti per terra in una stradina sterrata, con ancora il Mantello dell’Invisibilità  attorcigliato attorno alle ginocchia, i due ragazzi ridevano come matti.

 

Mezz’ora dopo sedevano ad un tavolo appartato del confortevole pub I Tre Manici di Scopa e James sospirava beatamente: «Ah, adoro la vita del Malandrino! Non c’è assolutamente niente di meglio al mondo! »

L’atmosfera calda e intima, completamente diversa da quella affollata e caotica dei fine settimana quando vi si recavano gli studenti. Una giovane donna dal viso aperto e gioviale si avvicinò al loro tavolo con il blocchetto delle ordinazioni e una piuma che svolazzavano a mezz’aria.

«Cosa vi porto… Oh, ma guarda chi si vede! James! Senza i tuoi amici stentavo a riconoscerti! » esclamò. «Di nuovo in fuga da scuola? Cerca di non cacciarti troppo nei guai. »

«Buonasera, Rosmerta. » la salutò James accennando un inchino. «Niente combriccola di svitati stasera, come vedi ho una compagnia molto migliore. Ci puoi portare due Whisky Incendiari? »

Lily lo fulminò con lo sguardo.

«Ok, ok, scherzavo! Portaci due Burrobirre. »

Rosmerta si allontanò ridacchiando mentre la piuma grattava sul blocchetto delle ordinazioni e Lily rimase a fissarla per un attimo, poi la sua attenzione tornò su James.

«Così per te è normale sgattaiolare via dalla scuola di notte per venire fin qui a bere Whisky Incendiario. » constatò.

«Bhè, non esageriamo…» fece James imbarazzandosi. «Il Whisky Incendiario l’ho bevuto una sola volta. Per il resto, capita a volte che io e gli altri…»

«Avrei dovuto immaginarlo. »

«Senti, per questa sera, solo per questa volta, non potresti smettere di essere il Prefetto Evans? Ci stiamo divertendo, no? Stiamo bene. Per favore…»

Lily lo zittì con un gesto, inclinando la testa come per ascoltare meglio. Nell’aria si diffondeva una melodia leggera prodotta probabilmente da un vecchio apparecchio sul bancone sintonizzato di Radio Strega Network.

«Per tutti i maghi e le streghe innamorati in ascolto… questa è per voi…» stava dicendo il deejay.

«E’ la musica che ballavo da piccola con mio padre durante le riunioni di famiglia. » mormorò Lily. «Sai ballare, Potter? »

«Cos…? No! » esclamò James colto alla sprovvista impappinandosi sul precedente discorso del Prefetto. «Oh, no! L’unico ballo che abbia fatto in vita mia è stato quando Sirius mi ha scagliato per dispetto una Tarantallegra ed è stato uno spettacolo da ‘D’… Desolante! »

«Forza, non è così difficile! » esclamò Lily afferrandolo per un braccio. «Ti insegno io. Dai…»

E James, che per vederla sorridere avrebbe fatto qualunque cosa, si alzò.

Stavano muovendo i primi passi impacciati accanto al tavolo quando il ragazzo parlò di nuovo.

«Avevo paura che ce l’avessi con me per quello che ha detto Sirius a pranzo. » disse tenendo gli occhi fissi sui propri piedi.

«Non guadare in basso, guarda me. » lo redarguì Lily. «Black è uno sciocco, si capiva benissimo che tu non avevi detto niente. Se continua così non basterà più l’intercessione di Lupin per fargli scampare una punizione. Potter, devi guardare me, non le tue scarpe o finirai per confondere i passi. Guarda me. »

James alzò lo sguardo fissandolo in quelle iridi di smeraldo.

«Ti sto guardando… e sei bellissima. »

Lily arrossì leggermente e per tutto il resto della canzone rimase a fissare un punto imprecisato sopra il suo orecchio sinistro, sussultando solo leggermente ogni volta che James le pestava un piede. Quando la musica si spense tornarono a sedere al tavolo dove avevano lasciato le Burrobirre. James si sentiva la gola secca e ne mandò giù un sorso così velocemente che per poco non soffocò e prese a tossire. Lily si limitò a guardarlo e sorridere.

Terminate le Burrobirre, James aveva recuperato abbastanza controllo di sé per affrontare la seconda parte della serata. Pagò le bevande a Rosmerta che gli lanciò un sorrisino allusivo e guidò Lily fuori fino al limite del villaggio. Lei lo guardava con curiosità, probabilmente si chiedeva di nuovo cosa stesse “macchinando”.

James alzò la bacchetta ed esclamò: «Accio Nimbus! »

Alcuni attimi dopo un sibili acuto attraversò la quiete notturna e dal cielo coperto scese su di loro un lucido manico di scopa che James cavalcò la volo, facendo subito un paio di giri sopra lo spiazzo.

«Ecco cosa stavi facendo oggi pomeriggio quando non eri con gli altri, nascondevi questo! Che intenzioni hai? » esclamò Lily al terzo giro sopra la sua testa. «Se intendi esibire la tua bravura nel volo, giuro che ti lascio qui e me ne torno al castello da sola! »

«Oh, no! Non lo farai! »

James le sfrecciò accanto e volo radente e, cogliendola alla sprovvista, la afferrò per la vita e la sollevò sulla scopa. La ragazza strillò spaventata dalla precaria posizione e dall’altezza che stavano raggiungendo e quando la Nimbus si lanciò ad alta velocità verso il castello, si aggrappò a James chiudendo gli occhi e gridando: «Cosa credi di fare, Potter? Sei impazzito? »

Dal canto suo il giovane si stava divertendo un mondo e si lasciava andare ad esclamazioni entusiaste facendo zigzagare la scopa tra gli alberi del parco ma quando Lily si strinse a lui, d’improvviso non vide più nulla. Il manico di scopa prese a sussultare cambiando bruscamente direzione ogni pochi secondi.

«Ah!... Ehm… Lily… così non vedo niente! Dovresti… togliermi le mani dagli occhi…»

Ma la ragazza non lo sentiva nemmeno.

«Potter, smettila! Ora basta, fammi scendere! Ti prego, fermati, JAMES!!! »

A quelle parole la scopa si fermò di botto, rischiando di far ruzzolare Lily in avanti per il contraccolpo se James non l’avesse ancora tenuta stretta a sé con un braccio. Stava tremando e per un attimo anche lui venne percorso da un brivido.

«Co… come hai detto? »

Lily non rispose, rimanendo stretta a lui. Sembrava decisamente terrorizzata. La scopa scese lentamente e toccò terra senza scossoni. James sollevò la ragazza tra le braccia e la adagiò sul prato.

«Va tutto bene? Io non pensavo… ehm…»

Due iridi smeraldine si alzarono su di lui, dilatate dallo spavento.

«Non-farlo-mai-più! » sillabò Lily tentando di riprendersi quanto bastava per reggersi sulle gambe.

James si avvicinò per aiutarla ma lei respinse bruscamente la sua meno.

«Faccio da sola! »

Voltandogli le spalle si incamminò ancora un po’ barcollante in direzione del castello. James la seguì avvilito, il manico di scopa su una spalla. Si sentiva un idiota, avrebbe voluto farla divertire invece ne aveva combinata un’altra delle sue. Per tutto il giorno aveva immaginato un romantico volo al termine del quale Lily gli avrebbe gettato le braccia al collo ridendo felice. Certo, prevedeva che all’inizio si sarebbe spaventata, ma la sua intenzione era anche quella di farle passare la paura delle scope. Una terapia d’urto, avrebbe detto Sirius. Già, forse troppo d’urto. Forse era stato troppo brutale e aveva definitivamente compromesso quella specie di rapporto che stava tentando di stabilire con lei. A questo punto tanto valeva tentare il tutto per tutto.

«Ehm…»

Silenzio glaciale. Non si era nemmeno voltata.

«Eh… ehm…»

«Se devi dire qualcosa, dillo oppure stai zitto! » esclamò Lily tagliente.

«Scusa! »

James si zittì all’istante, abbassando gli occhi nocciola sulla punta delle scarpe, mentre gli occhiali gli si appannavano leggermente.

«Un momento! Cosa sto facendo? Sto arrossendo? Io? Non scherziamo! » si indignò con sé stesso per quel comportamento docile.

In condizioni normali le avrebbe risposto per le rime prendendola spietatamente in giro in modo che tutta la scuola ridesse della sua paura, invece adesso si stava comportando come uno scolaretto pescato a disubbidire.

«Se mi vedesse Sirius penserebbe che mi hanno lanciato qualche strano incantesimo che rimbambisce la gente… sono patetico…»

Continuò a camminare a capo chino fino a quando si accorse che Lily si era fermata un paio di passi più avanti e lo fissava.

«Guarda un po’ che grande scoperta. » la sentì dire. «A quanto pare anche il popolare James Potter si imbarazza. Non dirmi che in realtà sei un timido perché non ci credo! »

James rialzò gli occhi di scatto, punto sul vivo.

«Tanto qualunque cosa dica o faccia è quella sbagliata! E, per la cronaca, non sono affatto timido! »

«Sei arrossito di nuovo…»

Seccato, James riprese a camminare più speditamente. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo a quando lui e Lily si stuzzicavano in continuazione, a quando non aveva ancora capito cosa esattamente provasse per lei. Si rese conto a malapena del contatto delle sue dita con qualcosa di morbido e caldo. Quando realizzò, tentò di darsi un contegno continuando a fissare dritto davanti a sé, ma le sue guance si arrossarono di nuovo. Lily gli aveva preso la mano e di sua iniziativa.

«Dai, non essere arrabbiato. » la sentì dire. «La scontrosa dovrei essere io, tu sei quello che sorride sempre. »

A quella parole il sorriso spuntò spontaneo sulle sue labbra e si voltò a guardarla raggiante.

«Parlami sempre così e non mi arrabbierò mai più! »

 

Procedettero sul sentiero fino a raggiungere la parte di parco adiacente al castello, sempre mano nella mano e James con la scopa in spalla.

«Senti, James…» iniziò Lily a un certo punto.

«Ah! L’hai fatto di nuovo! » esclamò il ragazzo interrompendola. «E’ stupendo! »

Lily sembrava perplessa.

«Mi hai chiamato per nome! » spiegò quindi. «Di solito mi chiami Potter con quel tono che lo fa sembrare un dispregiativo, invece prima sulla scopa e anche adesso, mi hai chiamato James! »

Lily non disse niente, rimase a fissare il buio davanti a loro, poi riprese come se niente fosse: «Stavo dicendo… Non ti ho più visto alla lezioni di Divinazione, le stai marinando? »

James, che si era aspettato tutt’altro tipo di discorso, rimase deluso e iniziò a chiedersi dove volesse andare a parare la ragazza. Intendeva fargli una bella ramanzina da mamma-Prefetto? Oppure… che ricordasse anche lei le parole della professoressa che lo avevano tanto scosso l’ultima volta?

«Ciò che l’amore crea, l’odio distrugge e l’oggetto dell’amore subirà inevitabile destino infausto…»

Come dimenticarle? Scrollò le spalle per reprimere un brivido involontario. Dopo la sua uscita teatrale poi, probabilmente le ricordava tutta la classe.

«Non sei più venuto per via di quella predizione, vero? » disse Lily in tono serio interrompendo i suoi pensieri. «Secondo me non dovresti prenderla troppo sul serio. Dopotutto la Divinazione è una scienza molto labile e ognuno è artefice del proprio destino. »

James si fermò e le prese entrambe le mani tra le sue fissandola intensamente.

«Non sopporto che qualcuno ti minacci. » disse. «L’oggetto del mio amore non deve subire un destino infausto. Se tu lo volessi… sarei disposto a proteggerti da qualunque cosa. »

La vide arrossire. Era così bella. James si chinò su di lei. I suoi occhi brillavano, i suoi capelli sembravano oro fuso alla luce della Luna che era spuntata da dietro una nuvola. La luce della Luna? La Luna… era piena! Alzò la testa di scatto. Doveva essere sbiancato improvvisamente perché Lily lo fissava preoccupata. Che stupido era stato! Non se n’era accorto perché fino a quel momento il cielo era stato coperto, ma avrebbe dovuto notarlo da tante altre piccole cose. Gli tornarono in mente tutti i particolare a cui in quei giorni non aveva dato peso: i repentini cambiamenti di umore di Remus, il fatto che fosse più pallido e silenzioso del solito e le esplicite parole di Sirius a cena: «Ci vediamo stasera. » Perso nelle sue fantasie, li aveva piantati in asso tutti, oltretutto privandoli della protezione del Mantello dell’Invisibilità. Un idiota INTEGRALE.

«Ti senti bene? Sembra quasi che tu debba svenire da un momento all’altro. »

Svenire? Ah, sì, ci sarebbe mancato solo quello! Ora doveva pensare per prima cosa a Lily.

«Devi… ehm… dobbiamo rientrare al castello! Subito! » disse con una voce che suonò più tagliente del voluto.

«Cosa? Perché tanta fretta? Abbiamo sforato il coprifuoco di ore…» fece Lily perplessa.

«E’ tardi ed è pericoloso rimanere qui! Il coprifuoco esiste per un motivo…»

«Ti metti a fare la paternale a me che sono un Prefetto, James Potter? Dopo avermi spinta a violare le regole, oltretutto! »

«Senti…»

Le parole di James vennero interrotte da un basso ringhio alle sue spalle e voltandosi si trovò faccia a faccia con un grosso lupo argenteo. Per un attimo si sentì travolgere da un’ondata di panico e lasciò cadere a terra la scopa. Gli occhi ambrati della bestia lo fissavano famelici, assetati di sangue… Quando vide che si preparava ad attaccare, si frappose automaticamente tra lui e Lily che era rimasta a fissare la scena con gli occhi sbarrati. Il balzo del lupo però venne interrotto da un grosso cane nero che lo aggredì e prese a lottare con lui. James notò che poco distante, nell’erba, si trovava anche un topo tremante.

«No! Lunastorta! » esclamò quando si rese conto che il sangue di qualcuno era schizzato sul prato.

«Come? Lunastorta? Ma non è…»

«Lily, sali sulla scopa! » la interruppe James.

Il lupo si rialzò, mentre il cane nero rimase a terra apparentemente ferito. Anche la pelliccia argentea era macchiata di sangue.

«Non posso. Ho paura, lo sai! » protestò Lily.

Il lupo puntò di nuovo su di loro ringhiando.

«Sali-su-quella-scopa! ADESSO! »

Quando vide che la Nimbus con la ragazza a bordo si sollevava nell’aria, tornò a rivolgere la propria attenzione al lupo.

«Lunastorta, sono io. Andiamo, sono James, non vorrai davvero attaccarmi? »

Dall’alto della scopa, Lily osservava la scena terrorizzata. James si rivolgeva al lupo come se potesse davvero capirlo. L’aveva chiamato Lunastorta. Possibile che fosse davvero… Davanti ai suoi occhi il ragazzo prese a mutare sembianze e un attimo dopo al suo posto si trovava un cervo maestoso dal pelo lucido e dall’ampio palco di corna. I due animali si fronteggiarono per un attimo poi ingaggiarono un breve scontro al quale prese parte anche il cane nero e poco dopo il lupo venne immobilizzato. Accucciato sul prato, sembrava ululasse di dolore. Il cane gli si avvicinò e cominciò a leccargli una zampa. Anche il cervo tentò di avvicinasi, ma questa volta fu il cane a ringhiargli contro. Un altro paio di passi e prese ad abbaiare minaccioso, quindi il cervo abbassò la bella testa e si incamminò verso il castello. Il cane nero e il lupo argenteo che zoppicava si avviarono in direzione del Platano Picchiatore e Lily ebbe l’impressione che un roditore dalla lunga coda li seguisse attraverso l’erba alta.

Ancora sconvolta dalla scena a cui aveva assistito e dalle sue implicazioni, voltò lentamente la scopa e la spinse sulla scia del cervo che procedeva a capo chino.

 

Gli zoccoli ticchettarono sul pavimento dell’ingresso e James riassunse le sue sembianze. Era nei guai, i guai più grossi che riuscisse a immaginare. Lily aveva scoperto il loro segreto e, cosa ai suoi occhi ben più grave, era stato lui stesso a tradire i suoi amici. Come aveva potuto dimenticare la Luna piena? Il senso di colpa verso i compagni e in particolare Remus si stava prepotentemente facendo strada dentro di lui, quando si accorse che Lily era ancora in piedi accanto a lui, con la sua Nimbus tra le mani. Sembrava molto spaventata, era incredibilmente pallida ma non era scappata. James le fece cenno di seguirlo in silenzio e salirono velocemente fino alla Torre di Grifondoro senza incontrare nessuno. Una volta nella Sala Comune, il ragazzo si lasciò cadere stancamente su una poltrona dinnanzi al camino spento. Mancava ancora qualche ora all’alba, ma avrebbe potuto aspettare lì gli amici. Inaspettatamente Lily trascinò una poltrona e si sedette accanto a lui.

«Mi dispiace. » disse James evitando il suo sguardo. «Dicevo di volerti proteggere e invece ti ho messa in pericolo a causa della mia stupidità. Vuoi farmi delle domande, vero? »

«Solo se vuoi e puoi rispondermi. »

«Proviamo…»

Si sentiva avvilito e in colpa, forse non si era mai sentito peggio in vita sua. Quella rischiava di essere la fine di tutto e poteva incolpare solo sé stesso.

«Quello era un Lupo Mannaro, vero? L’hai chiamato Lunastorta. E’ il soprannome che vi ho sentito usare per…»

«Non lo dire. » la interruppe James. «Non ho il diritto di rispondere a domande su altri… non più. »

«Allora dimmi di te. Sei un Animagus. E’ incredibile! Da quanto tempo? »

«Ehm… a occhio e croce un anno. »

«Non sei registrato, è illegale, lo sai? »

«Sì. »

«Anche quel cane era un Animagus, vero? E il topo. Ah, scusa, niente domande su altri. Ehm…»

«Altre domande? » fece James il cui cattivo umore stava peggiorando a vista d’occhio.

«Solo una. Ti sei accorto di esserti Trasfigurato male e di avere ancora le corna? »

James schizzò in piedi portandosi le mani alla testa e affondando le dita tra i folti capelli corvini scomposti. In effetti due protuberanze appuntite spuntavano sulla sommità del capo, ben lontane dal grande palco di corna che gli era valso il suo soprannome, ma comunque non trascurabili.

«Me lo dici solo adesso?! » esclamò a voce alta zittendosi poi subito dopo. Se si fosse messo a urlare presto avrebbero avuto la Sala Comune piena di studenti.

«Sarei potuto andare in giro per la scuola in questo modo, domani! Chissà che risate! » bisbigliò concitato.

«Scusa, ma non mi sembravi dell’umore adatto e non volevo pensassi che ti stessi prendendo in giro. »

Le sfuggì un sorriso prima e un leggero risolino poi.

«Invece adesso cosa stai facendo? » brontolò James.

Estrasse la bacchetta, la puntò sui cornini e disse: «Reducio. »

Quelli si rimpicciolirono gradualmente fino a sparire. Nonostante l’apprensione rise a sua volta.

«Pensa che una volta, quando stavo ancora imparando, mi sono ritrovato con le corna intere! Mi ha preso in giro per mesi, Sir… ehm…»

Si interruppe ma Lily parve non notare le ultime parole.

Si era fatta più vicina.

«Se lui è Lunastorta, tu chi sei? »

«Io sono… ehm… Ramoso. »

Era pericolosamente vicina. Un attimo prima stavano ridendo, cosa le prendeva tutto a un tratto?

«E’ stata davvero una serata indimenticabile, come avevi detto. Mi hai fatta uscire dalla scuola di nascosto, ma hai portata a Hogsmeade violando le regole, mi hai pestato i piedi ballando, mi hai terrorizzata su una scopa, mi hai fatto incontrare un Lupo Mannaro…»

Cosa voleva fare? Voleva denunciarlo al preside a causa di quella serata disastrosa?

«… e mi hai protetta. » concluse Lily. «L’hai detto e l’hai fatto. Grazie. »

Si era seduta sulle sue ginocchia e lo stava baciando. Incredibile. La strinse a sé avvolgendola nel suo abbraccio ma un attimo dopo lei si sciolse e quando James aprì gli occhi vide che era già alla base delle scale per il dormitorio.

«Ehm… Lily… Forse non è necessario dirlo… tu sei una persona buona, non causeresti mai dolore a una persona innocente… a differenza di me… ma…»

«Non ti preoccupare. » lo interruppe lei. «Buonanotte Messer Ramoso. »

Nonostante il peso che gli gravava sul cuore, quel nome non gli era mai parso così dolce.

 

Quando James aprì gli occhi, disturbato dalla luce che filtrava attraverso le tende non tirate, scoprì di essersi addormentato sulla poltrona della Sala Comune. Gli occhiali gli erano ricaduti di traverso sul naso e li raddrizzò con un gesto. Muovendo i piedi si accorse che accanto alla poltrona, in una massa argentea aggrovigliata, giaceva il Mantello dell’Invisibilità. Non ricordava di averlo avuto con sé quando era rientrato, probabilmente l’aveva perso nel parco e Sirius o Peter l’aveva raccolto. Era stato un gesto gentile da parte loro però il fatto che non lo avessero svegliato per parlargli lo impensieriva. Quando salì in dormitorio scoprì che sia Sirius che Peter erano nei propri letti profondamente addormentati. Remus doveva essere in infermeria e sarebbe rientrato più tardi. Dopo essersi infilato l’uniforme al posto della camicia a scacchi stropicciata, prese dal baule il Kit di Manutenzione per Manici di Scopa e tornò di sotto. Era domenica, sicuramente gli studenti avrebbero trascorso la giornata all’aperto lasciando la Torre deserta. Avrebbe avuto il tempo di parlare con gli altri più tardi.

Era quasi mezzogiorno quando Remus rientrò dall’infermeria. James sedeva in silenzio sul davanzale della finestra strofinando energicamente la sua Nimbus 1500. L’intero contenuto del Kit di Manutenzione era sparso tutto intorno e un grosso barattolo di Lucido per Manici Il Quercione era aperto davanti a lui. Non aveva fatto altro tutta la mattina. Dalla parte opposta della Sala Comune, accanto al camino spento, Sirius stava stracciando Peter a Spara Schiocco senza dare segno di accorgersi della presenza di un'altra persona nella stanza.

L’ingresso del giovane Prefetto, i capelli chiari solitamente legati, sciolti e leggermente scomposti, un braccio al collo e mezza tavoletta di cioccolato in mano, fece scattare qualcosa per cui tutti si voltarono e iniziarono a parlare contemporaneamente.

«Sei in ritardo, ci stavamo preoccupando. » fece Peter.

«Cos’hai fatto al braccio? Sei ferito? Cos’è successo? » saltò su Sirius.

«Remus, ti devo parlare assolutamente. » disse James.

Remus rimase un attimo perplesso da quell’accavallarsi di parole, poi i suoi occhi ambrati corsero da un lato all’altro della Sala afferrando al volo la situazione. Era evidente che Sirius non aveva nemmeno rivolto la parola a James dalla notte prima, negandogli categoricamente la possibilità di spiegarsi. Stava per dire qualcosa quando Sirius gli fu addosso.

«Allora, che hai fatto? Sputa il rospo! Di solito Madama Chips cura subito qualunque cosa. Aspetta, non dirmi che hai incontrato Piton e ti ha fatto qualche brutto scherzo? Lo polverizzo, quello! »

«A cuccia, Felpato. » lo prese in giro bonariamente Remus. «Piton non c’entra niente. Temo sia stato tu a mordermi…»

«Cos…? »

Sirius si immobilizzò come facendo mente locale, poi la sua espressione si fece dolente.

«Non mi ero reso conto di essere stato così violento. Mi dispiace tantissimo…» mormorò.

«Cosa dici? Non è niente, te l’assicuro. Madama Chips mi ha messo un unguento assicurandomi che per domani sarà a posto. Inoltre anch’io ho l’impressione di non esserci andato leggero. State tutti bene? »

Sirius annuì con convinzione fingendo di dimenticare la spalla dolorante della sera prima, imitato da Peter.

«James, Evans sta bene? Non si è fatta male? » chiese ancora Remus.

Come se quelle parole avessero innescato una reazione a catena, Sirius esplose.

« Cosa? COSA?! Se Evans sta bene? Chi se ne frega se Evans sta bene! » gridò. «Ti rendi conto di quello che ha fatto? Ha scelto decisamente la notte sbagliata per portare a spesso la sua bella! »

James tentò di ribattere, ma per la prima volta da ore Sirius si rivolse direttamente a lui.

«Non ti credevo tanto idiota! E nemmeno tanto egoista! Potrebbe denunciare Remus! Potrebbe denunciarci tutti! »

James era impietrito e si sentiva assolutamente incapace di articolare una qualsiasi frase in propria  difesa. Forse non esisteva nemmeno una difesa possibile. La notte prima Lily lo aveva rassicurato sul suo silenzio, ma ora si rendeva conto che il pericolo era reale.

«SiriusSirius, è Evans. Non lo farebbe mai. » intervenne Remus tentando di mantenere la calma.

«Che ne sai, tu?! »

Remus si ritrasse con espressione ferita.

«Non è aggredendo me o James che risolverai il problema. Comunque qualunque cosa succederà, la responsabilità sarà mia. »

Gli occhi grigi di Sirius lampeggiarono.

«Non dire sciocchezze! » sbottò e lasciò la Sala a grandi passi sbattendosi alle spalle la cornice del ritratto.

I lamenti della Signora Grassa accompagnarono l’eco della sua andatura irosa giù per le scale.

Peter tentennò spostando nervosamente lo sguardo da Remus a James, poi annunciò che sarebbe andato a pranzo e abbandonò a sua volta la Sala.

Rimasto solo con Remus, James si rese conto di essere profondamente a disagio. Gli doveva delle scuse enormi e nonostante sapesse che era buono di natura, non era sicuro che questa volta l’avrebbe perdonato. Non era sicuro nemmeno di meritarlo.

«Non prendertela, gli passerà. »

Quelle parole colsero James alla sprovvista.

«Sirius si è spaventato molto ieri notte quando ha visto te e Evans, e ora teme che se lei rivelasse il vostro segreto possiate avere dei guai con il Ministero della Magia. »

James aveva l’impressione che a Remus fosse sfuggito qualcosa.

«Se veniste espulsi da Hogwarts sarebbe un disastro, specialmente per lui vista la famiglia che si ritrova. Non me lo perdonerei mai se dovesse accadervi una cosa del genere. »

No, decisamente Remus non aveva afferrato il punto.

«Casomai sono io che non me lo potrei mai perdonare, visto che è a causa della mia stupidità se ci troviamo in questa situazione. » esclamò James. «Ma non hai capito? Il problema non è il nostro segreto, la cosa più importante sei tu. Sei il primo che Sirius ha nominato ed ha perfettamente ragione. Se Lily dovesse parlare e a causa di questo tu dovessi soffrire di nuovo, per tutti noi sarebbe intollerabile. Abbiamo giurato di non lasciarti più solo invece io… ho tradito la tua fiducia. Sirius ha tutte le ragioni per essere furioso con me. Non immagini quanto sia mortificato…»

Remus era rimasto in silenzio, sbigottito.

«James… se parli così non sembri nemmeno tu. Per favore, smettila di scusarti. La vostra devozione nei miei confronti mi commuove, davvero, ma non voglio che vi creiate dei problemi per questo. La vostra reciproca amicizia è più importante, e anche l’amore. Se Evans ti farà delle domande su di me, parla pure liberamente, mi fido di lei. Dovrò anche scusarmi, per poco non l’ho aggredita… James, che cos’hai? »

Il ragazzo aveva chinato la testa e le sue spalle tremavano leggermente. Emozioni contrastanti turbinavano dentro di lui: senso di colpa, sollievo, gratitudine, tristezza, euforia, affetto, amicizia, amore…

«Ah, non ci provare! » esclamò Remus. «Sono io il piagnucolone del gruppo, tu sei il gran capo dei Malandrini, non te lo puoi permettere! »

I loro discorsi vennero interrotti dalla porta del dormitorio femminile che si apriva. Ne uscì una Lily leggermente arruffata e meno impeccabile del solito. Aveva l’aria di essersi appena alzata dal letto e considerando le due notti in bianco di fila era comprensibile.

«Buongiorno, Lupin. » disse attraversando la Sala Comune diretta all’uscita.

James, che aveva ritrovato il sorriso non appena l’aveva vista, venne clamorosamente ignorato.

«Buongiorno a te, Evans. » rispose educatamente Remus, mentre James tentava invano di farsi notare con uno squillante: «Ciao, Lily! Dormito bene? »

La ragazza stava già attraversando il buco del ritratto quando si voltò brevemente verso di loro.

«Ah, ringraziate Black da parte mia, per favore. » disse. «Se non mi avesse fatto da sveglia, mi sarei persa il pranzo.»

 

Quando anche Remus si diresse a pranzo, James, il cui appetito si era volatilizzato, uscì a passeggiare nel parco. Dopotutto avrebbe potuto saccheggiare la cucina più tardi e gli Elfi Domestici sarebbero stati più che felici di dargli tutto quello che voleva.

Gli rodeva il fatto di non essere riuscito a rispondere a Sirius, di essersi mostrato debole di fronte a Remus che, a suo parere, era quello tra loro che più aveva bisogno di sostegno, e di essere stato di nuovo ignorato da Lily. Cosa passava per la testa di quella ragazza? Solo la notte prima aveva scoperto che era un Animagus e l’aveva baciato, di nuovo, e ora fingeva che non esistesse. Era un enigma. Continuò a camminare sempre più velocemente. Era frustrante non avere nessuno con cui sfogarsi, avrebbe dato la sua scopa per la possibilità di tormentare Mocciosus, ma certamente Piton era a pranzo come tutto il resto della scuola. Quando si rese conto di avere il fiatone, alzò la testa e si accorse di aver percorso praticamente di corsa un ampio tratto di parco allontanandosi parecchio dal castello lungo le sponde del lago. Scrutò le acque scure con un sospiro. Forse, se si fosse trasformato in un pesce invece che in un cervo e fosse andato a far compagnia alla piovre gigante, avrebbe avuto meno problemi. Commentando con una smorfia l’assurdità del pensiero, tornò sui suoi passi verso la scuola. Per prima cosa avrebbe pensato a Lily, poi si sarebbe occupato di Sirius che aveva bisogno di tempo per sbollire il nervosismo. Si sentiva svuotato senza l’appoggio del suo migliore amico, doveva riuscire a fargli capire che era stato un errore, non una manifestazione di noncuranza nei loro confronti. Uno strano brontolio lo distrasse dai suoi pensieri: a quanto pareva c’era qualcos’altro di vuoto. Forse era il caso di dare la priorità assoluta al suo stomaco, in fondo a pancia piena si ragionava meglio.

 

Tornava dalla cucina con le tasche piene di Zenzerotti quando si fermò sulla porta della biblioteca. C’erano forti probabilità che Lily fosse lì a studiare invece che in giro per il parco. Si affacciò da dietro uno scaffale e la vide seduta a uno dei lunghi tavoli, china su uno spessissimo libro di testo. Davanti a lei erano impilati una decina di altrettanto grossi volumi. Aguzzando la vista James riconobbe Fatture per Affatturati, Antiveleni Asiatici, Compendio degli Anatemi più comuni e relative Contro-fatture, Mille Erbe e Funghi Magici, Affrontare l’Informe e altri titoli riguardanti gli antidoti e le contromaledizioni. Che Lily stesse svolgendo un tema di Difesa contro le Arti Oscure che lui non ricordava di dover fare? Dalla parte opposta del tavolo un ragazzo si alzò e quando si avvicinò, James riconobbe Remus. Si chinò su Lily e le chiese qualcosa riguardante il compito di Astronomia. James la vide sobbalzare come se si fosse spaventata di esserselo trovato così vicino, poi rispondere nervosamente.

«Credi che a un Prefetto lascerebbero consultare De Potentissimis Potionibus nel Reparto Proibito?» chiese infine mordendosi un labbro.

Lo sguardo di Remus si abbassò sul libro aperto sul tavolo. Mostrava il capitolo riguardante i Lupi Mannari di Gli Animali Fantastici: dove trovarli.

«Stai svolgendo una ricerca? » chiese amabilmente.

Lily non rispose. Aveva l’espressione di chi è stato colto in flagrante a fare qualcosa di male.

«James ti ha raccontato…? »

«No! » si affrettò a rispondere lei. «No! Davvero! Ha parlato solo di sé! »

«Ti devo delle scuse. » continuò Remus con espressione triste abbassando la voce. «Io non… ero in me. Non era mia intenzione tentare di aggredirti. »

James, dietro lo scaffale, si irrigidì mentre il suo cuore accelerava i battiti. Dalla sua risposta sarebbe dipeso il destino di tutti loro.

Lily scosse la testa e accennò un sorriso.

«L’hai detto, non eri in te. Non è colpa tua. »

Non si era reso conto di aver trattenuto il respiro e quando sospirò liberamente si sentì più leggero.

«Stavo… ehm… cercando qualcosa che potesse esserti… d’aiuto. » disse ancora Lily. «Forse non ti conosco bene come i tuoi amici, ma so che sei una persona gentile e buona. Non lo faresti mai… intenzionalmente… vero? »

Di nuovo James si preoccupò vedendo l’espressione di Remus incupirsi, poi il ragazzo si sedette accanto a Lily che questa volta non accennò nemmeno a ritrarsi.

«Mi fido di James, è forse la persona di cui più mi fidi al mondo. » disse. «Tu sei quella che James ha scelto quindi voglio fidarmi anche di te. Sono stato morso da un Lupo Mannaro quando ero piccolo. Non esiste una cura anche se i Guaritori del San Mungo stanno lavorando già da qualche anno a una pozione che attenua i sintomi. Per il momento devo accontentarmi di restare chiuso nella Stamberga Strillante una volta al mese. Ramoso, Felpato e Codaliscia mi sono stati di grande aiuto diventando Animagi. Da quando trascorro le nottate in loro compagnia non mi sento più solo e il Lupo è meno violento. »

«Vuoi dire che… eri tu stesso a ferirti con le zanne e con gli artigli? » mormorò Lily inorridita. «E io che ho sempre pensato che fossi maldestro…»

Remus accennò un sorriso e si massaggiò il braccio sinistro ancora al collo.

«Non sempre. Qualche volta ci mette lo zampino, o meglio, il dentino anche il vecchio Felpato. Ora però Sirius è infuriato con James. Non sopporto di vederli in quello stato. »

«E’ davvero così grave? »

«Il fatto è che Sirius è uno zuccone…»

James decise che aveva ascoltato abbastanza. Non aveva voglia di stare a sentire la ragazza di cui era innamorato e uno dei suoi migliori amici che lo commiseravano. Gli era addirittura passata la voglia di parlare con Lily. Prese uno Zenzerotto dalla tasca, se lo ficcò in bocca e uscì dalla biblioteca con aria fintamente noncurante.

 

L’aria era tiepida e il sole abbagliante splendeva sul parco e sulle acque scure del lago. Avviandosi verso il solito faggio, James vide che era già occupato dalla persona che stava cercando: Sirius era sdraiato all’ombra con le braccia dietro la testa e gli occhi chiusi. Accanto a lui, appoggiato al tronco, Peter teneva Trasfigurazione Avanzata aperto sulle ginocchia e lo sguardo perso in direzione di un gruppo di ragazze in riva al lago. Fu lui il primo ad accorgersi dell’arrivo di James e il suo sguardo si fece leggermente allarmato. In realtà Peter nutriva una smisurata ammirazione per l’amico e non aveva ancora deciso come interpretare quella sorta di “tradimento”. Purtroppo le circostanze avevano deciso per lui e prima che se ne rendesse conto si era trovato schierato nella fazione di Sirius anche se sperava che la frattura tra gli amici Malandrini si sanasse al più presto. Vedere due personalità forti come quelle di James e Sirius scontrarsi, era piuttosto traumatico per lui e aveva la pressoché assoluta certezza che anche Remus fosse più addolorato per questo che per il fatto in sé.

Quando anche Sirius si accorse del ragazzo, si alzò a sedere con espressione infastidita.

Peter scattò in piedi rovesciando il libro.

«Io… ehm… ho dimenticato gli appunti in dormitorio…» balbettò e si allontanò di corsa. Non voleva assistere a un’altra lite per tutti i Galeoni del mondo.

Sirius lo ignorò completamente, gli occhi di ghiaccio fissi su James.

«Che vuoi? »

«Che mi ascoltassi. » rispose James.

Faceva male vedere il suo migliore amico fissarlo in quel modo, era lo sguardo che solitamente riservava agli altri membri della famiglia Black.

«Non hai nessun bisogno di giustificarti. » disse Sirius. «Un tradimento è un tradimento indipendentemente da tutte le parole che ci sprechi sopra! »

«Non intendo giustificarmi! » scattò James. «Credo che tu non sappia di cosa parli quando dici ‘tradimento’! »

Sirius si fece livido di rabbia.

«Pensi che io non sappia… io… che sono stato chiamato ‘traditore del suo sangue’ da sei anni a questa parte! Io che mi sono visto rinfacciare ogni gesto! Ogni volta…»

«Proprio per questo dovresti capire invece di ostinarti tanto. Non ho tradito nessuno, non intenzionalmente almeno. »

Avevano entrambi alzato la voce e il gruppetto di ragazze sulla riva del lago si stava avvicinando incuriosito.

«Mi ostino perché tu non hai la minima idea di cosa abbia significato per Remus il fatto che tu ti sia portato dietro quella tipa! » continuò Sirius imperterrito.

«Invece lo so eccome! Perché io con Remus ci ho parlato, a differenza di te che cianci a vuoto di tradimenti! »

James aveva perso la calma anche se si era ripromesso di non raccogliere le provocazioni di Sirius, anche se le sue intenzioni erano solo quelle di parlare e non di litigare.

Un sussurro alle sue spalle attirò la sua attenzione.

«Cos’è successo secondo te? »

«Pare che Potter abbia tradito Lupin con una ragazza. E Black che c’entra? »

«E’ ovvio, Black voleva Lupin per sé però gli dispiace che ora stia soffrendo e se l’è presa con Potter. »

«Oh, no, ti prego! Dimmi che non è vero! »

«Un triangolo amoroso tra i più belli della scuola! Affascinante! »

«Chi sarà la ragazza? »

Le ragazze li avevano raggiunti e le loro ipotesi fecero rizzare i capelli a James. Anche Sirius doveva averle sentite perché non si degnò nemmeno di rispondere e se ne andò infuriato. James si sentì invadere dallo sconforto lasciandosi scivolare lungo il tronco del faggio fino a sedere sul prato. Il gruppetto di ragazze lo circondò immediatamente.

«Non essere così giù, Potter. »

«Ha ragione! Ci sono un sacco di ragazzi che farebbero la fila per uscire con te! »

«Se vuoi ti posso presentare un mio compagno del corso di Erbologia che…»

James scattò in piedi passando tutte le sfumature dal rosa pallido al violetto. Ci mancava solo che mezza scuola si mettesse in testa quelle idee sul suo conto!

«No, no! Non è necessario! » si affrettò ad esclamare. «Va tutto benone e io sono innamorato di una ragazza! »

Mentre si allontanava velocemente sentì una ragazza commentare tristemente: «Allora è vero. Povero Lupin, speriamo che Black lo sappia consolare. »

 

L’oscurità si infittiva, l’aria si stava gradualmente rinfrescando e la sua scorta di Zenzerotti era praticamente finita. Non che la cosa gli dispiacesse, per placare il nervosismo ne aveva sgranocchiati tutto il giorno e ormai ne aveva la nausea. L’ora di cena era passata da un pezzo e ormai tutti i suoi compagni sarebbero stati in Sala Comune, ognuno a occuparsi delle sue faccende. Non aveva nessuna voglia di rischiare un’altra discussione, sarebbe rimasto lì ancora per un po’, almeno fino a quando non fosse stato certo che erano andati tutti a dormire.

Si accomodò sulla paglia secca del pavimento della Guferia e si tolse gli occhiali. Senza, il cielo stellato, la foresta e il parco apparivano solo delle scure macchie indistinte. A volte era riposante il fatto che il mondo apparisse nebuloso e sfocato, permetteva al cervello di non pensare, gli evitava di indugiare su riflessioni tanto deprimenti quanto inutili. Ci si poteva rilassare svuotando la mente nell’assoluto silenzio…

CRACK!

«Ah! Ops…»

James alzò la testa aprendo gli occhi ma tutto quello che vide fu una sorta di nube nera che incombeva su di lui. Allungò la mano per afferrare gli occhiali ma le sue dita si strinsero su qualcosa di tagliente e affilato che gli si conficcò dolorosamente nel palmo.

«Ahi! Ma cosa…? »

«Mi dispiace! Temo di averci messo un piede sopra. Anche tu, però! Lasciarli per terra nella paglia!»

«Lily? Sei Lily? »

«Sì, sono io. Aspetta…»

Si sentì un fruscio di vesti e la sua voce che declamava chiaramente: «Reparo. »

La dita calde di Lily gli sfiorarono le guance e James tornò ad avere una visione nitida del mondo.

«Grazie. Cosa ci fai qui? » chiese.

«Veramente dovrei essere io a chiederlo. Non ti ho visto in Sala Comune con gli altri e mi sono chiesta se stessi…»

«… Macchinando qualcosa? » la interruppe James. «Ci avrei scommesso! Per un attimo mi ero illuso che fossi preoccupata per me. »

«Stupido! » esclamò Lily secca. «Mi sono chiesta se stessi bene! Ho saputo del tuo diverbio con Black di questo pomeriggio. Allora, chi sarà il prossimo fortunato ad uscire con te? »

James, che si era già preparato ad una ramanzina, non credette alle sue orecchie.

«Co… cosa? »

«Le voci corrono, caro Potter. » fece Lily con l’aria di chi la sa lunga. «Macmillan, il Prefetto di Tassorosso, è nella stessa Casa della ragazza che ti ha proposto il suo compagno di Erbologia e tra Prefetti, sai, si chiacchiera…»

«Tra Prefetti? Vuoi dire che anche Remus…? »

«Oh, non ho mai visto Lupin ridere così di gusto! E’ stato l’argomento della serata al tavolo dei Prefetti! »

James diventò di tutti i colori e iniziò a farfugliare negazioni prima di rendersi conto delle ultime parole.

«Remus era al tavolo dei Prefetti? »

Se non sedeva con Sirius e Peter come a tutti i pasti, la situazione doveva essersi complicata.

«Non angustiarti, sembra che abbia fatto una ramanzina a Black e voglia lasciarlo un po’ nel suo brodo. A dir la verità anch’io ci ho scambiato due parole. »

«E? Ti ha maltrattata? » si preoccupò James ricordando la reazione di Sirius al solo sentirla nominare quella mattina.

«No, anzi, è stato più gentile di quanto pensassi. Sembrava anche piuttosto giù, temo che Lupin gli abbia dato una bella strigliata. » Lily lanciò un’occhiata all’orologio. «Si sta facendo tardi. Nel caso tu avessi intenzione di rimanere fuori oltre l’orario, Lupin ti manda questo. »

Trasse da sotto la veste un involto argenteo e lo porse a James che dispiegò il Mantello dell’Invisibilità.

«Oh, mammina-Prefetto mi spinge a infrangere e regole? »

«Diciamo che mammina-Prefetto è momentaneamente assente, per qualunque necessità chiedete a Lily. »

Un pacchetto avvolto in un tovagliolo cadde in grembo a James.

«Ho pensato… ehm… siccome non ti ho visto a cena…magari ti sarebbe venuta fame. Sono Zuccotti di Zucca. »

James sorrise e si sentì alleggerito.

«Grazie! Grazie, Lily! Sei stata molto gentile! Allora è vero che ti preoccupi per me! »

«Non allargarti, Potter, non posso certo lasciarti morire di fame! »

«Ehi, sono stato declassato? Ieri notte ero ‘caro James’ e adesso sono di nuovo ‘Potter’? »

«Non mi risulta che tu sia mai stato ‘caro James’. » disse Lily reprimendo un sorriso e avviandosi verso la porta. «Forse dovrei chiedere a Macmillan di presentarti quel ragazzo di Erbologia…»

James si alzò di scatto e la afferrò per un braccio un attimo prima che uscisse.

«No, no, Lily! Io…»

«Stai tranquillo. » disse lei sorridendo. «Stavo scherzando. »

 

CONTINUA…

 

 

 

NOTICINA DI YUKI:

Seconda parte! Allora, che ne pensate? Ne manca solo una e la situazione si è piuttosto complicata… James si è cacciato decisamente in un bel guaio! Solo una piccola annotazione: considerate Lucius Malfoy una sorta di “guest star”, infatti consultando la tavola cronologica sul sito Diagon Alley ho scoperto che quando i Malandrini frequentavano il primo anno, lui era già al settimo quindi a questo punto non dovrebbe essere a Hogwarts. Purtroppo quando me ne sono resa conto la storia era già praticamente finita e un altro personaggio non avrebbe fatto lo stesso effetto. Puristi del caso, abbiate pazienza…

Angolino ringraziamenti:

Grazie mille per aver recensito la prima parte!!! GRAZIE!!! Grazie a VampiraSix per la solita lettura in anteprima.

suzako: Sono felice che ti sia piaciuta! In fondo preferisco la generazione passata a quella attuale della saga di Harry Potter quindi potevo scrivere solo dei Malandrini!

Lady_Eowyn: Mi hai resa felice! Uno dei complimenti che preferisco in assoluto è sentirmi dire che scrivo bene e che ho un buono stile (mooolto modesta… :-p), ti ringrazio tanto e spero che ti piaccia anche questa seconda parte!

call: In effetti rileggendo tutto insieme mi sono resa conto che Lily ha degli strani cambiamenti di umore per tutta la storia, dovuti più che altro a renderla incomprensibile agli occhi di James, spero che questo non la faccia sembrare troppo strana. Sirius e Remus… annosa questione… io in genere non sono per le yaoi (nonostante abbia scritto “Non capiva che l’amavo” ma quello è stato un delirio momentaneo), ma mi piacciono le amicizie strette e commoventi. Aspetta e vedrai…

Lily 90 e Arkadio: Sono davvero felice che la mia fatica sia apprezzata! Arkadio, ho letto le tue song sui Malandrini e mi sono piaciute parecchio, specialmente “Un compagno. Un amico. Un fratello.” E’ bellissima!! La trovo commovente (a proposito di amicizie strette e commoventi, è proprio quello che intendevo) e James è meraviglioso! (Anche se io non faccio molto testo, ADORO James! Amore mio!! ^///^)

Harriett: Guarda, io ho CONSUMATO il capitolo “Il peggior ricordo di Piton”! Potrei ripeterlo a memoria! In realtà qui non ho spiegato più di tanto, a Lily James piaceva già, o almeno non le era indifferente, tutto stava nel rendere la situazione chiara a entrambi… Su una cosa hai ragione, sono una grande fan dei Malandrini, anzi, sono del parere che sarebbe meraviglioso se la “cara” J.K.Rowling ci deliziasse con un prequel. Non pretendo certo una nuova saga settennale, magari solo un libro o due per chiarire tutti i dubbi che assillano noi estimatrici di James & Co., ma dubito che sia un’ipotesi realizzabile… peccato!

Questa nota è abominevole, ma ci tenevo a ringraziarvi tutti! Aspetto i vostri pareri anche sulla seconda parte! Alla prossima! YUKI-CHAN

 

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Capitolo 3
*** Terza Parte ***


Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J

Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a © J.K.Rowling

 

I Malandrini in:

Provaci ancora, James!

di Yuki Delleran

 

Terza Parte

La mattina dopo, nessuno era particolarmente in forma. Sirius e James non si parlavano e quest’ultimo sentiva imminente l’arrivo di un brutto raffreddore a causa della nottata trascorsa in buona parte in Guferia. Remus era taciturno, Peter particolarmente ansioso e Lily meno assidua del solito nel seguire le spiegazioni. Quando la lezione di incantesimi terminò senza essere interrotta da qualche scherzo particolarmente ardito né domande di precisazioni, il professor Vitious iniziò a chiedersi se per caso non fosse in atto una sorta di epidemia.

Stavano uscendo da Trasfigurazione quando Lily si avvicinò a Remus, lo prese sottobraccio e si appartarono a parlottare in un angolo. James li sbirciò di sottecchi con una punta di gelosia: quelli erano i momenti in cui invidiava all’amico la carica di Prefetto. Troppo concentrato sui due che continuavano a confabulare non si accorse che Mrs. Purr, la gatta di Gazza, era sbucata dall’angolo del corridoio e gli girava attorno sospettosa annusandogli l’orlo dei pantaloni. Quando se ne rese conto fece un salto indietro per evitarla finendo addosso nientemeno che a Sirius, fermo a sua volta in mezzo al corridoio a fissare la coppia di Prefetti.

«Ehi! » esclamò il ragazzo in tono di rimprovero.

James si voltò per ribattere quando una specie di ululato di rabbia li interruppe.

«La mia gatta! La mia gatta! Criminali!! »

James e Sirius abbassarono automaticamente lo sguardo su Mrs. Purr per scoprire che stava saltellando disperata con il pelo di uno squillante rosa shocking su cui spiccavano una J e una S giallo fosforescente.

«Non l’avete mai potuta sopportare, ma la pagherete! Oh, se la pagherete! »

Le grida furibonde di Gazza appena giunto sul posto, attirarono anche la professoressa McGranitt che uscì a passo di carica dall’aula.

«Cosa sta succedendo qui? »esclamò.

La scena che le si presentò davanti non lasciava spazio a dubbi: Gazza, con la gatta multicolore che miagolava desolata tra le braccia, inveiva contro i soliti Potter e Black. L’ennesimo scherzo di quelle due teste calde.

«Guardi cos’hanno fatto al mio tesoro, professoressa! Lei di sicuro sapeva che stavano nascondendo caccabombe o roba simile, quindi hanno voluto metterla fuori gioco! »

«Ma veramente noi…»

«Professoressa, le assicuro che non…»

«Un po’ di silenzio, prego! » intimò la professoressa McGranitt. «Mastro Gazza, non si preoccupi, penserò io alla sua gatta. Quanto a voi, Potter e Black, nel mio ufficio. Subito! »

I due, completamente spiazzati e disorientati, la seguirono chiedendosi cosa fosse esattamente successo considerando che loro non avevano fatto assolutamente nulla. Guardandosi attorno scoprirono che Remus e Lily erano spariti e questo fece nascere in James un sospetto.

La porta dell’ufficio del direttore della Casa di Grifondoro si chiuse alle loro spalle e la professoressa McGranitt si sedette alla scrivania.

«Dunque, Potter e Black, quasi trentasei ore di silenzio, un record. Iniziavo a pensare che vi foste ammalati. »

«Non siamo stati noi! » protestò Sirius. «Andiamo, che motivo avremmo avuto di scagliare un Incantesimo Colorante su Mrs. Purr? »

«E’ quello che spero mi spiegherete, considerando che la maggior parte delle vostre azioni non ha un motivo apparente. Quanto al vostro coinvolgimento, era scritto a chiare lettere… fosforescenti. »

Già, chiare lettere, anche troppo chiare, pensò James. Se fossero stati loro a combinare lo scherzo, non lo avrebbero certo autografato in quel modo. Di nuovo alla sua mente si affacciò un sospetto tanto assurdo che per la seconda volta venne ignorato.

«Bene, visto che non sapete darmi una spiegazione convincente, mi vedo costretta a punirvi. Per la prossima lezione voglio che mi portiate un tema di almeno sessanta centimetri sull’uso improprio degli Incantesimi Coloranti di secondo livello e per questa sera potete scordarvi gli allenamenti di Quidditch. »

«Fantastico, ci mancava solo una punizione a coronare questo degno periodo! » pensò James tra sé. «Se non altro avremo la possibilità di andare a zonzo nella foresta con Hagrid. »

«Rinfoderi quel sorrisino, signor Potter, so benissimo cosa sta pensando! » lo redarguì secca la McGranitt. «Non vi manderò a spasso per la Foresta Proibita, se è questo che sperate, per voi sarebbe un invito a nozze. No, trascorrerete la serata nel sotterraneo dell’aula di Pozioni a ripulire fiale e provette e a lucidare i calderoni. »

James credette di essere sul punto di sentirsi male: scambiare l’inebriante sensazione del volo su una scopa con l’umidità di una fosca segreta era inammissibile.

«Professoressa! » esclamò. «Perché mi odia così tanto? Quale torto personale le ho fatto per meritare una così atroce vendetta? »

Se non fosse stato così arrabbiato, Sirius sarebbe scoppiato a ridere per quel tono palesemente tragico.

«Chiuso in quel buco laggiù, con lui? » disse invece. «Non se ne parla! »

«Infatti la faccenda non si discute. » ribatté imperturbabile la professoressa. «Così ho deciso e così sarà. Le vostre beghe personali non mi interessano. Ci vediamo questa sera alle otto nel sotterraneo. Buona giornata. »

Uscendo dall’ufficio, in ritardo per la successiva lezione di Antiche Rune e di cattivo umore per la punizione appena ricevuta, quando videro Piton nel corridoio che conduceva all’aula, furono entrambi colti dall’irresistibile desiderio di tormentarlo un po’. Avevano già le bacchette in mano quando si accorsero che quelli con cui stava parlando erano Remus e Lily.

«… E così Lucius mi ha detto: ‘Chissà dove sono finiti Potter e la sua banda? Se consideri che Lupin e Evans hanno saltato la riunione dei Prefetti…’ » stava declamando con voce melliflua.

Quel viscido essere stava infastidendo i suoi amici, si disse James stringendo la bacchetta. Vederlo che attaccava i più deboli gli faceva una gran rabbia. Ora gliel’avrebbe fatta vedere!

«La riunione dei Prefetti dell’altra sera, dici? Quella che il tuo caro Lucius ha abilmente disertato per passare la serata con Narcissa Black? » disse a sorpresa Lily. «Non preoccuparti, ci ha pensato Macmillan ad aggiornarmi. Per quanto riguarda Potter e la sua banda, sei carino a stare in ansia per loro, ma non ne hai motivo. Lupin ed io abbiamo passato l’intera notte a tentare di sciogliere un Incantesimo della Pastoia particolarmente ostico che Black e Potter si erano lanciati contro a vicenda. »

«Oh, immagino allora che ti sia slogato il polso agitando la bacchetta, Lupin, visto che ieri hai portato il braccio al collo tutto il giorno. » continuò Piton tentando di rifarsi su Remus dopo aver incassato la frecciata di Lily. «Oppure sei stato aggredito da qualche animale? Nella Casa di Grifondoro ne girando tanti…»

Remus si irrigidì, sbiancando. Sirius balzò avanti, la bacchetta in resta, seguito da James deciso a fare a pezzi quell’insolente. Come osava? Non si comportava certo in quel modo quando c’erano anche loro!

Ma Lily fu più veloce. Sfoderò la bacchetta ancora prima che Piton capisse cosa stava succedendo ed esclamò: «Adesso mi hai seccata! Oblivion! »

Il ragazzo venne colpito da un raggio azzurrognolo, girò una volta su sé stesso e crollò sul pavimento.

Il silenzio che seguì alla scena la indusse a guardarsi attorno, sorridendo imbarazzata.

«Per la barba di Merlino! » esclamò James facendosi avanti. «Altro che debole! Non svegliare il troll che dorme! »

«Mi stai forse dando del troll, Potter? » si irritò subito lei.

«Ehm… Evans, ti faccio notare che hai appena aggredito uno studente. » intervenne Remus.

«Legittima difesa. » rispose Lily distratta dall’insulto che stava per lanciare a James. «Ad essere sincera mi sono spaventata quando ha parlato di animali… Comunque ora saresti così gentile da aiutarmi a trasportarlo in infermeria? Non dovremmo avere nulla di cui preoccuparci, quello era un Incantesimo di Memoria piuttosto potente. Quando si sveglierà non ricorderà cosa stava facendo, di cosa stava parlando, né che glielo ha lanciato. »

«Inizi davvero a farmi paura. » commentò James mentre lei e Remus sollevavano Piton per un braccio ciascuno.

Lily gli lanciò un’occhiata obliqua.

«Potter, Black, si può sapere cosa fate lì impalati? La lezione di Antiche Rune è già cominciata! Qui non c’è proprio niente di interessante da vedere. »

Sirius si incamminò verso l’aula senza dire una parola, ma James era certo di aver visto un sorriso aleggiare sulle sue labbra.

 

Quella sera a cena, per la prima volta da due giorni, i quattro Malandrini si trovarono di nuovo insieme. Sirius appariva sempre imbronciato e non spiccicava parola, ma il solo fatto che fosse lì e non al capo opposto del tavolo era un fatto positivo secondo James. Remus invece era più loquace del solito e si dilungava in particolari nel raccontare a Peter come Lily aveva steso Piton. In realtà in quanto Prefetto avrebbe dovuto disapprovare un comportamento del genere ma dalla sua voce trapelava un’innegabile ammirazione e il fatto stesso che si trovasse lì e non al tavolo dei Prefetti era un ulteriore passo avanti verso la ricostruzione del gruppo. Dal canto suo, Peter aveva smesso di sfuggire lo sguardo di James ed era tornato a lanciargli le consuete occhiate adoranti.

Per questi motivi, quando giunsero le otto, fu con animo piuttosto sereno che il ragazzo si avviò verso il sotterraneo dell’aula di Pozioni insieme a Sirius. La professoressa McGranitt li attendeva sulla soglia e quando li introdusse nella stanza James credette di avere le allucinazioni: più della metà del pavimento era ricoperto di alambicchi e provette e le quattro pile di calderoni lungo la parete raggiungevano il soffitto. Era materialmente impossibile che durante una lezione se ne fossero sporcati tanti.

«Ecco il vostro lavoro. » disse la professoressa. «Il professor Lumacorno ve ne sarà grato. Ah, naturalmente non vi è concesso l’uso della magia. Accio secchio! »

Un secchio pieno di una schiumosa sostanza giallastra volteggiò da un angolo dell’aula fino ai suoi piedi.

«Questo è uno speciale detergente antirotture, le spugne sono sulla cattedra. Sarete controllati in modo che non vi scappi nessun incantesimo, quindi non provateci. Buon lavoro. »

James era impietrito. Era un lavoro abominevole, non se la sarebbero cavata nemmeno se avessero strofinato fondi di calderone fino alla fine dell’anno.

«Professoressa! » esclamò nel suo miglior tono supplichevole. «Professoressa, non intenderà davvero abbandonarci qui? Due innocenti accusati ingiustamente rinchiusi in una segreta a fare da Cenerentola invece di librarsi liberi nell’aria come tutti i giovani di sani principi dovrebbero fare! »

«Un’altra parola, Potter, e ti spedisco a lucidare tutti i trofei del Quidditch di Serpeverde! » lo minacciò esasperata la McGranitt.

Non desiderando assolutamente peggiorare una situazione già pessima e trovando la nuova prospettiva ancora più orribile di quella attuale, Sirius si lasciò sfuggire un: «Dai, falla finita, James!» prima di ricordarsi che aveva smesso di rivolgergli la parola.

L’effetto fu immediato: James smise all’istante di lamentarsi e si diresse tutto giulivo verso le spugne sopra la cattedra.

«Io inizio dai calderoni, tu parti dalle provette, ci incontreremo a metà strada. » disse mentre la professoressa McGranitt, vedendoli finalmente all’opera, lasciava la stanza.

«Sono felice che mi parli di nuovo. »

Per tutta risposta Sirius puntò la bacchetta verso un pesante paravento di legno in fondo all’aula.

«Paravento locomotor! »

Quello ondeggiò, si alzò di qualche centimetro da terra e planò perfettamente in mezzo a loro nascondendolo alla sua vista.

Deluso, James prese a strofinare il primo calderone che gli capitò sottomano. Era troppo presto per arrendersi, infatti pochi minuti dopo Sirius sentì scandire a chiare lettere il proprio nome e cognome. Decise di ignorarlo come in precedenza finché qualcosa di luminoso e caldo nella tasca della sua veste non attirò la sua attenzione. Estrasse lo specchio a doppio senso che portava sempre con sé e che aveva stregato insieme a James che ne possedeva uno uguale. Lì gli apparve il volto sorridente dell’amico.

«Viso che faccia a faccia non riesco a parlarti, proviamo così. » disse James. «No, no, aspetta! Non metterlo via! Ok, ho capito, mi dispiace. Lo so che ce l’hai con me e che non ti fidi di Lily. Mi sono comportato da amico negligente. Mi dispiace davvero. Scusami. »

Sirius distolse lo sguardo, era imbarazzante sentire il suo migliore amico scusarsi in quel modo, ma del resto ce lo aveva costretto lui.

«Siri, dai, dimmi qualcosa. » continuò James. «Non sopporto di vederti così, hai un muso che striscia per terra e non è da te. Non ti vedevo così nervoso da quando le Appleby Arrows hanno battuto le Vespe di Winbourne alla finale della Quidditch Champions League o da quando… bhè… da quest’estate quando te ne sei andato di casa. Capisco che per te sia difficile fidarti di qualcuno così su due piedi ma oggi hai avuto la dimostrazione che Lily è una tipa a posto. Sirius… Oh, insomma, credi davvero che non sappia qual è il vero motivo per cui sei così arrabbiato? »

Il vero motivo? Innervosito, Sirius scattò in piedi calpestando una provetta che finì in briciole. Afferrò il paravento e lo scostò bruscamente.

«Cosa ne sai tu di…»

L’anta del paravento urtò qualcosa di pesante e un sordo rimbombo metallico interruppe la parole del ragazzo. Sirius rimase ammutolito a fissare la scena per qualche secondo poi scoppiò in una sincera e fragorosa risata. James Potter a testa in giù in un profondo calderone era quanto di più esilarante poteva capitargli davanti agli occhi in quel momento.

«Felpato! Ehi, Felpato! Piantala di ridere e tirami fuori da qui! Devono averci bruciato una Soluzione Corroborante a giudicare dalla puzza…»

Quando Sirius si riprese abbastanza da coordinare i movimenti, lo afferrò per l’orlo della veste e lo tirò in piedi. Cadendo James doveva aver rovesciato il secchio con il detergente speciale visto che la schiuma giallastra gli gocciolava abbondantemente dai capelli fino al colletto della camicia dandogli, se possibile, un aspetto più arruffato del solito.

Sirius ricominciò a ridere incontrollabilmente.

«Dovremmo suggerire questo utilizzo a Lumacorno. Sì, speciale Shampoo Intricante! »

«Probabilmente faremmo affari d’oro se lo vendessimo a Mocciosus! » esclamò James e di nuovo presero entrambi a ridere come matti.

 

Mezz’ora dopo erano entrambi sdraiati sul pavimento tra alambicchi e calderoni a fissare il soffitto con le braccia dietro la testa.

«Dovresti ripulirti. » esordì Sirius reprimendo l’ennesima risata.

«Già. Tergeo. »

Il detergente speciale sparì dalla sua testa e dai vestiti, ma la situazione dei capelli non migliorò di molto. James sospirò, sapeva che era una partita persa in partenza e del resto il look scompigliato gli donava.

«La sai una cosa? Hai rovesciato tutto il detergente, saremo fortunati se usciremo di qui entro il prossimo secolo…»

«E’ inutile piangere sulla pozione versata, e poi guarda il lato positivo. Mi stai parlando di nuovo. »

Sirius tenne gli occhi fissi sul soffitto.

«Bhè, sei uno sciocco, sei avventato e decisamente fuori di testa. Sei egocentrico, ostinato e quando ti metti in mente una cosa vedi solo quella finchè non riesci ad ottenerla. Sei invadente, rumoroso e insensibile, ma ci sei. Soprattutto quando qualcuno crede di non volerti attorno. Non sei perfetto, ma sei un amico. » Sorrise tra sé. «Senza contare che mi ospiti tutte le estati e che ormai non potrei più sopravvivere senza le crostate di mamma Potter. »

James rise ma dopo un attimo tornò di nuovo serio.

«Il vero motivo per cui te la sei presa tanto non è il nostro segreto di Animagi ma Remus, non è così? »

Sirius non rispose, limitandosi a voltare la testa dalla parte opposta, ma a James non sfuggì il leggero rossore che gli aveva colorato le guance.

«Forse dovremmo avvertire la McGranitt che non abbiamo più detergente. » tergiversò.

«Ci spedirebbe a lucidare i trofei di Serpeverde. Non cambiare argomento! » insisté James. «Andiamo, non c’è niente di cui vergognarsi nel voler proteggere un amico, neanche per il duro Sirius Black. »

Sirius continuò a sfuggire il suo sguardo per alcuni secondi, ma alla fine capitolò in nome della ritrovata complicità.

«Remus mi ha sgridato. » mormorò tenendo gli occhi incollati al soffitto in modo da non vedere neanche per sbaglio l’eventuale reazione dell’amico. «Non una delle solite ramanzine da Prefetto, sembrava davvero addolorato. Ha detto che ero un idiota a mandare all’aria un amicizia importante per una cosa del genere e che non avevo niente di cui preoccuparmi perché Evans è una persona fidata. Quando ho cercato di fargli capire che mi stavo preoccupando per lui, ha pensato bene di dirmi che non c’era niente di più importante che ristabilire la nostra amicizia. »

«E’ più o meno la stessa cosa che ha detto a me. » interloquì James.

«Sì, ma scommetto che tu non hai perso la testa urlandogli che non te ne fregava niente di lui e che si arrangiasse. »

«Hai fatto una cosa del genere?! » si scandalizzò James scattando a sedere. «E poi te la prendi con me! Alla faccia del tatto! »

Sirius tornò a voltarsi dall’altra parte per non guardarlo.

«Il fatto è che ho assistito a situazioni del genere troppe volte. Quando Cissy e Bella hanno scoperto che Andromeda frequentava un Babbano, l’hanno spifferato subito alla zia e da allora lei viene trattata come una reietta. Esattamente come vengo trattato io da quando sono stato smistato in Grifondoro. Anche Remus ha subito questa sorte ingiustamente. Essere traditi dalle persone di cui ci si fida è una cosa orribile e non volevo che lui dovesse soffrire di nuovo. Non lo sopportavo, così me la sono presa con la causa scatenante di tutto questo. Tu. »

«Dimentichi un paio di particolari: io non sono Narcissa o Bellatrix e Remus non è particolarmente perspicace quando si tratta di capire che ci si sta preoccupando per lui. E’ troppo modesto. »

«Sai cosa mi ha risposto? Con quel suo sorriso dolce? Ha detto che lui si è sempre arrangiato da solo e che le mie parole non erano una novità. Mi ha gelato, James. Letteralmente. E’ stato ieri sera, poi ha cenato al tavolo dei Prefetti. Rideva come un matto con Evans riguardo a qualcosa che c’entrava con Macmillan e il corso di Erbologia…»

James sbiancò ma commentò solamente: «Cavolate da Prefetti! Sicuro! »

«Questa sera poi continuava a parlare di Evans e Piton. Non mi ha degnato di uno sguardo, deve proprio esserci rimasto male. Aveva perfettamente ragione, sono un idiota! Ero così preoccupato di difenderlo dagli altri che alla fine l’ho ferito io! Come prima cosa appena usciamo di qui gli chiederò scusa. »

«Giura che lo farai. » fece James conoscendo la riluttanza dell’amico nel porgere le proprie scuse.

«Sì, sì, lo farò si sicuro! »

James annuì compiaciuto e si alzò in piedi. Contemplò per un attimo le pile di calderoni intatti e il mare di provette che li circondava, scosse la testa ed esclamò: «Molto bene! Alzati, ce ne andiamo!»

«Ma la McGranitt…»

«Dopo luciderò tutti i trofei di Serpeverde che vuole, anche quelli di Tassorosso e Corvonero se necessario ma adesso c’è qualcosa di più urgente. »

Così dicendo spalancò la porta che dava sul corridoio del sotterraneo. Due figure in nero sedute sul pavimento immerse in una fitta conversazione, si zittirono all’istante e si voltarono verso di lui.

«Dove te ne stai andando, Potter? » chiese Lily sospettosa allontanando dal viso una lunga ciocca di capelli ramati. Alle sue spalle anche Lupin si alzò.

«Guarda, guarda! Addirittura due Prefetti per controllarci! » esclamò il ragazzo ostentando stupore. Dietro di lui, Sirius non dovette dissimulare nulla perché stupito lo era davvero. «Scommetto che vi siete offerti volontari. Non so se ringraziarvi o avercela con voi, cospiratori dei miei stivali. Mettiamola così, la McGranitt sarà lieta di leggere le vostre relazioni. »

«Di cosa stai parlando? » chiese Sirius sempre più sorpreso.

«Dei nostri temi sull’Incantesimo Colorante che questi due si offriranno gentilmente di fare visto che sono stati loro a lanciarlo. Dico bene? Un espediente molto carino per farci chiudere qui dentro insieme. »

«Colpito e affondato. Non siamo granché come Malandrini, noi due. » disse Remus sorridendo.

James notò che il suo sguardo indugiava su Sirius per poi abbassarsi rapidamente

«Quei temi ce li siamo meritati. »

«Lupin! »

«Bhè, Evans, hanno ragione. Sono innocenti. »

«Oh, d’accordo! » fece Lily che evidentemente non si aspettava un risvolto del genere. «A quanto pare non avete portato a termine nemmeno l’altra punizione. Che avete fatto fin adesso? »

«Mea culpa. » ammise James. «Ho rovesciato il detergente di Lumacorno. Ora che ci penso però è stato Sirius a spingermi… Oh, bhè, non ha importanza, ci siamo comunque fatti una chiacchierata molto… costruttiva. »

Lily lo superò ed entrò nell’aula di Pozioni: era un completo disastro. Se l’avessero lasciata così la McGranitt se la sarebbe presa anche con lei e Lupin. Scuotendo la testa estrasse la bacchetta con espressione rassegnata.

«Mobiliarbus! Calderoni locomotor! Gratta e netta! Reparo! Evanesco schiuma! Accio provette! »

Nel giro di dieci minuti tutto era lindo e perfettamente ordinato. Lily si voltò verso i ragazzi con un gran sorriso.

«Adoro gli incantesimi ben riusciti! »

«Ma non era vietato usare la magia? » obiettò James.

«A voi. Ora andiamo, casco dal sonno. »

James colse l’occasione e la prese sottobraccio trascinandola avanti nel corridoio ignorando le sue proteste.

«Hai proprio ragione, Lily, anch’io ho davveeeero sonno. Andiamo, andiamo! »

Alle sue spalle però rimase solo un silenzio opprimente.

 

«Non va! Non va! Accidenti! »

Mattinata di riposo nella Sala Comune di Grifondoro. Quel giorno si svolgevano le prove del G.U.F.O. per gli studenti del quinto anno quindi le lezioni erano momentaneamente state sospese. Anche la colazione era stata servita direttamente negli alloggi degli studenti invece che nella Sala Grande come di consueto. La Sala Comune era semivuota. Molti ragazzi avevano approfittato dell’occasione per dormire fino a tardi, gli studenti del settimo anno affollavano la biblioteca in vista degli imminenti M.A.G.O. e i restanti sfaccendati erano a zonzo nel parco.

James, sprofondato in una morbida poltrona con i piedi appoggiati su un pouf di fronte, alzò lo sguardo dalla tazza di tè fumante e dal cornetto alla crema che aveva in mano per posarlo, leggermente esasperato, su Sirius.

«Si può sapere cos’hai? E’ da più di mezz’ora che continui a brontolare, che stai facendo? »

«Il tema sull’Incantesimo Colorante. » rispose Sirius alzando a malapena la testa dal tavolo su cui stava scrivendo febbrilmente. «Il tuo lo fa Evans ma il mio, Remus non lo fa di sicuro e figurati se Miss Prefetto ne scrive due! Maledizione! »

La lunga piuma d’aquila che stava usando aveva urtato la boccetta d’inchiostro e ora il suo rotolo di pergamena era completamente zuppo e illeggibile.

James sospirò e finì di sorseggiare il suo tè.

«Stai così perché non ti sei scusato con Rem. » sentenziò. «Avevi giurato che l’avresti fatto. »

«Intendo farlo ma è complicato parlare con una persona se appena ti avvicini se ne va! »

Questo James lo sapeva fin troppo bene, la situazione con Lily era tornata più o meno a quei livelli e lui non aveva idea del motivo.

«Dillo a me! » borbottò.

«Per te è diverso! So che mi pentirò amaramente di averti detto una cosa del genere, ma secondo me Evans ti evita perché si è accorta che non sei male e in fondo non le dispiaci. »

L’espressione di James si illuminò in un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

«Lo pensi davvero? Bhè, del resto come potrebbe essere altrimenti? Ho sempre pensato di essere un tipo affascinante. »

Alle sue spalle qualcuno si schiarì la voce ed entrambi i ragazzi si voltarono a guardare.

«Lily! » esclamò James tutto allegro, ma la bella rossa tirò dritto attraversando la Sala Comune e ignorandolo completamente.

Quando fu uscita, Sirius tornò grugnendo al suo compito e James sprofondò di nuovo nella poltrona. I pensieri di quella ragazza gli erano più oscuri delle Arti Oscure. Forse Sirius aveva ragione e lei ora si sentiva in imbarazzo, ma poteva essere anche l’esatto contrario. Dopo aver scoperto il loro segreto, sebbene non avesse intenzione di rivelarlo, non voleva avere più niente a che fare con loro. No, questo era altamente improbabile e comunque restare a rimuginare non serviva a niente.

«Amico mio, credo proprio che abbiamo bisogno di un po’ di distrazione. » disse.

Sirius smise di aspirare con la bacchetta l’inchiostro che aveva allagato il tavolo e rizzò le orecchie. Quando James parlava così c’era sempre da aspettarsi qualcosa di molto interessante.

«Ho un’informazione scoperta da poco che tenevo in serbo per i tempi bui. » continuò il ragazzo. «Credo sia giunto il momento di sfruttarla. »

Sirius non stava più nella pelle.

«Ho scoperto la nuova parola d’ordine del bagno dei Prefetti. »

L’espressione del giovane Black si fece indecifrabile.

«Vuoi che chieda scusa a Remus mentre fa il bagno? »

«Chiodo fisso, eh? » lo prese in giro James. «Come se Lunastorta fosse l’unico Prefetto di Hogwarts! Andiamo, un po’ di sana avventura ci farà bene! »

Non fu necessario aggiungere altro e pochi minuti dopo, celati sotto il Mantello dell’Invisibilità, svoltavano a sinistra dopo la statua di Boris il Basito nel corridoio del quinto piano e per fermarsi davanti alla quarta porta.

«Dunque, il piano è questo. » disse James. «Se ci sono delle ragazze ci godiamo lo spettacolo, se invece ci sono dei ragazzi ce la diamo a gambe. »

«E se non c’è nessuno? » fece Sirius scettico.

«Bhè, possiamo sempre farci un bagno rilassante. Adoro questo posto! »

Avvicinandosi all’ingresso bisbigliò la parola d’ordine e scivolò con Sirius alle calcagna oltre la porta. La loro visuale venne subito appannata dal fitto vapore che aleggiava nel bagno misto a enormi bolle di sapone dall’aroma dolce di bagnoschiuma. La grande vasca di marmo rettangolare al centro della stanza era ricolma di schiuma profumata e pigramente appoggiata al bordo si vedeva una ragazza di spalle, i lunghi capelli neri raccolti sulla sommità del capo.

«Ci è andata bene! » sussurrò James, la cui voce venne coperta dallo scroscio dell’acqua dai molteplici rubinetti d’oro.

I due ragazzi seguirono di soppiatto la parete fino a trovarsi sotto il ritratto della bionda sirena che sorrideva amabilmente.

«Sei pronta? » chiese ad un tratto la ragazza nella vasca. «Forza, l’acqua è  meravigliosa e ti aiuterà a rilassarti alla faccia delle persone importune che ti girano attorno. »

Si immerse nella schiuma fino alle spalle e si voltò nella direzione dei ragazzi. Sirius e James trattennero il respiro: era una ragazza davvero bella ed era…

«Emmy, un attimo di pazienza. » disse una voce soffocata alla loro sinistra.

Voltandosi scoprirono un leggero paravento bianco dietro al quale si intravedeva la silouette di una seconda ragazza intenta ad armeggiare con qualcosa attorno alla testa.

«Ci è andata molto bene! » soffiò James.

«Quella è Emmeline Vance, Caposcuola di Corvonero. » gli bisbigliò Sirius in un orecchio. «Remus dice che è molto severa, se ci scopre siamo morti. »

«Sarà, ma non mi sembra che tu abbia molta voglia di andartene…» rispose James notando che gli occhi grigi dell’amico luccicavano.

Emmeline chiuse i rubinetti e i ragazzi si zittirono.

«Niente da fare. Oh, chi se ne importa! »

La voce dietro il paravento giunse ora limpida e chiara e la ragazza uscì togliendosi un asciugamano dalla testa. Una cascata di riccioli fiammeggianti le ricadde sulle sottili spalle nude e James si afferrò con forza la camicia all’altezza del petto. Era certo di stare per avere un infarto. Lily Evans si trovava a due passi da lui, le curve morbide del corpo coperte solo da un leggero asciugamano bianco. Il suo cuore batteva all’impazzata e la mano si spostò automaticamente dalla camicia stropicciata fino a coprire la bocca.

«Oh, cavolo, cavolo, CAVOLO!! »

Sembrava che il cervello si fosse momentaneamente disconnesso dai centri motori e nonostante la ragione gli urlasse di uscire di corsa, non riusciva a staccare gli occhi dalla figura di lei che lasciava cadere l’asciugamano e scivolava nella vasca. Era letteralmente paralizzato e a giudicare dall’espressione imbambolata dell’amico al suo fianco, neanche Sirius se la cavava meglio.

La pelle candida, le forme morbide, il modo sensuale in cui i lunghi capelli rosso fuoco resi più scuri dall’acqua si incollavano alla schiena bianca, alla curva delle spalle… James avrebbe voluto sfiorarla, anche solo per un attimo. Irresistibilmente attratto verso la vasca, mosse un passo in quella direzione, ma Sirius lo fece tornare in sé con uno strattone.

«Sei matto? » sussurrò.

«Sei stata molto gentile ad invitarmi qui. » stava dicendo intanto Lily sprofondando nella schiuma. «Venire da sola non è rilassante come sembra e la testa si affolla di mille pensieri. »

«Ti posso capire. » rispose Emmeline Vance. «Di questi mille ce n’è forse uno che ti assilla più degli altri? Se ti posso aiutare… »

«Ne dubito, comunque grazie. Hai presente Potter, Emmy? »

Emmeline alzò gli occhi al soffitto con espressione molto eloquente.

«Chi non conosce Potter e la sua banda? Soprattutto, se non sbaglio, Black. Sirius Black. Una vera calamità. »

Sirius sarebbe rimasto tutta la vita a guardare la bella Emmeline fare il bagno, ma iniziava a tirare una gran brutta aria e aveva il sentore che fosse meglio tagliare la corda al più presto. Iniziò così a trascinare un recalcitrante James verso l’uscita.

«Ecco, sì. Il problema però non sono i guai che combinano. » disse Lily. «Il fatto è che ultimamente Potter…»

Il tonfo di una pila di asciugamani che cadeva interruppe le sue parole e le due ragazze si voltarono di scatto. Sirius si morse un labbro per trattenere un’imprecazione, nel camminare a ritroso non aveva visto l’ostacolo. James era bianco come gli asciugamani a terra.

«C’è qualcosa che non va. » disse Emmeline scrutando la stanza e afferrando la bacchetta sull’orlo della vasca.

Quel gesto bastò perché i due celati dal Mantello si precipitassero verso la porta, che venne colpita da una Fattura Orcovolante proprio mentre si richiudeva sbattendo.

 

Quando James e Sirius raggiunsero la Sala Comune di Grifondoro non avevano più un filo di fiato. Trassero diversi profondi respiri poi Sirius scoppiò a ridere.

«Ci voleva un po’ di adrenalina, avevi ragione Ramoso! » esclamò. «Senza contare che lo spettacolo meritava decisamente! Ehi, ci sei? »

James aveva le mani sugli occhi.

«Sono morto, morto, morto, molto morto…» mormorava. (*)

«Ma no, cosa dici? E’ stato divertente! »

«Se Lily lo scopre è la mia fine…»

«Non lo scopriranno mai. Comunque, amico, ti devo fare i miei complimenti per la scelta. »

James si riscosse.

«Senti tu! Come hai osato guardare… Oh, ciao, Rem. »

Il buco del ritratto si era appena aperto per lasciar entrare un Remus che li squadrava con aria incuriosita.

«Tutto bene, ragazzi? » chiese.

«Benissimo! » rispose James sfoderando il sorriso più falsamente rassicurante del suo repertorio.

Quando Remus fu salito in camera, aprì la bocca per continuare il discorso ma Sirius alzò la mano per interromperlo.

«Stop. Il secondo round più tardi, ora ho da fare. »

Così dicendo prese a sua volta la scala per i dormitori e sparì.

James tornò a sprofondarsi nella poltrona di poco prima tentando di convincersi di non essersi mai mosso da lì. Erano trascorsi solo pochi minuti, che la cornice del ritratto sbatté di nuovo e una furia rossa irruppe nella Sala. James riuscì a bloccarla che era già a metà scala per i dormitori maschili.

«Lily! Lily, aspetta! »

Quando si voltò verso di lui, i suoi occhi verdi mandavano lampi e al ricordo di pochi minuti prima James si sentì arrossire violentemente.

«Non ci siamo! Così mi scoprirà in un batter d’occhio! » si rimproverò. «Comunque non posso lasciarla salire a disturbare ora, Sirius deve parlare con Remus. »

«Cosa vuoi? Sono piuttosto di fretta! » esclamò Lily nervosamente.

Aveva le guance arrossate e i capelli ancora umidi. James la trovò stupenda.

«Voi Prefetti siete sempre di corsa, dovreste imparare a rilassarvi un po’. Per esempio, non sono ancora riuscito a ringraziarti per aver protetto il segreto di Lunastorta, ieri. »

«Nessun problema. » rispose Lily tentando di liberare il braccio che il ragazzo teneva saldamente.

«C’è una cosa comunque che devi sapere. » disse James sedendosi su un gradino e costringendo di conseguenza lei a fare altrettanto. «Piton ne è al corrente. E’ una lunga storia. Tutto ha avuto inizio con Sirius…»

«Non potresti raccontarmela un’altra volta? »

«Ti assicuro che è molto interessante! »

James si lanciò in un dettagliato racconto di come Piton avesse scoperto tutto all’inizio dell’anno a causa di uno scherzo di Sirius, di come lui lo avesse salvato dal Lupo Mannaro e di come Silente gli avesse fatto giurare di mantenere il segreto.

«Però a volte si diverte a tormentare Remus quando noi non siamo nei paraggi. Vigliacco. Sei stata grande a tenergli testa! »

Lily, al suo fianco, mostrava chiari segni di impazienza.

«A proposito, mi chiedevo quando potremo fare di nuovo una salto a Hogsmeade insieme. »

«E io mi chiedevo perché stai tentando di tutto per non farmi salire. » obiettò la ragazza. «Ho bisogno di Lupin per una riunione straordinaria dei Prefetti. E’ importante! »

James cincischiò l’orlo della camicia.

«Bhè, Sirius deve parlare con Remus. Anche questo è importante, quindi ti prego di lasciarli tranquilli per un po’. »

Lily si liberò il braccio con uno strattone e marciò decisa su per le scale. Quando James la raggiunse trafelato, era già davanti alla porta appena accostata della loro stanza.

«Lily, ti prego…»

«Lupin era piuttosto giù di morale ieri sera. Se Black gli dice di nuovo qualcosa di crudele lo stendo con uno Schiantesimo! »bisbigliò lei di rimando, e si accucciò accanto alla porta.

Senza capacitarsi della situazione assurda in cui si era cacciato, James si accomodò accanto a lei. Stava di nuovo spiando qualcuno e questa volta si trattava dei suoi miglior amici.

Remus era disteso sul proprio letto dando le spalle all’ingresso e a Sirius.

«Ti chiedo solo di ascoltarmi. » stava dicendo il ragazzo.

«Ti assicuro che non c’è motivo di tornare sull’argomento. » rispose tranquillamente Remus senza muoversi.

Dentro di sé James pregò che Sirius non perdesse di nuovo le staffe o sarebbe stato molto peggio. Lo vide dirigersi a grandi passi verso il letto, afferrare Remus per le spalle e voltarlo a forza verso di sé. Poi gli immobilizzò il volto con una mano costringendolo a guardarlo.

«Adesso mi ascolti! »

Remus aprì la bocca per ribattere ma Sirius gliele chiuse con la mano.

«E stai zitto. Sono stato crudele e non credo di potermi giustificare in qualche modo. L’unica vaga scusante che posso trovare è che in quel momento ho perso la testa. Tu continuavi a ripetermi di fare pace con James quando io in realtà mi preoccupavo solo di te e non riuscivo a fartelo capire. Non mi importa un accidente del nostro segreto di Animagi, né di essere espulso da Hogwarts, tanto non devo più rendere conto a nessuno. Però non posso tollerare che una cosa del genere succeda a te. Ero talmente preoccupato che l’azione di James ti ferisse o ti facesse soffrire in qualche modo, che ho finito per farlo io. Mi dispiace da morire. Davvero. »

Gli occhi ambrati di Remus si spalancarono al disopra della mano di Sirius.

«Sono stato meschino e ingiusto. Ho detto delle cose orribili, ma ti giuro che non le ho mai pensate. Hai ragione, sono un idiota, ma un idiota che tiene a te più di ogni altra cosa, quindi ti prego di non dire mai più che vuoi arrangiarti da solo. Puoi perdonarmi, Rem? »

Agli angoli degli occhi di Remus, ora chiusi, spuntarono due lacrime che scivolarono sulle guance e tra le dita di Sirius, che allontanò subito la mano.

«Remus, mi dispiace! Davvero! Non puoi immaginare quanto! Ti prego, non fare così! »

Il giovane Lupo Mannaro si tirò su a sedere asciugandosi gli occhi con la manica della camicia.

«Quanto sei sciocco. » disse con voce resa leggermente roca da un singhiozzo trattenuto. «Ti conosco, Sirius, sapevo benissimo che non stavi parlando sul serio. Ho solo voluto tirare un po’ la corda, in realtà dovrei essere io a chiederti scusa. Non mi aspettavo… non pretendevo di certo… delle scuse così…»

Si strofinò di nuovo gli occhi arrossati con il dorso della mano e Sirius gli circondò le spalle con un braccio.

Dietro la porta, James distolse discretamente lo sguardo.

«Ehm, ehm… dunque, per quale motivo dovrebbe essere indetta quella riunione straordinaria? » chiese sottovoce tentando di distrarre Lily dall’attenzione morbosa che stava prestando alla scena. Gli erano tornate in mente le ragazze chiacchierine in riva al lago e un brivido gli corse lungo la schiena. Lily sembrò ricordarsi in quel momento il motivo per cui si trovava lì.

«Ah, già. E’ per il bagno dei Prefetti. Qualcuno ha tentato di introdursi di nascosto. Ora dovremo cambiare di nuovo la parola d’ordine e magari apporre qualche incantesimo sulla porta. »

«Sembra un procedimento noioso. »

«Vorrei vedere te se qualcuno ti spiasse mentre fai il bagno! Comunque sì, sarà piuttosto noioso. »

«Allora lascia che se ne occupi Emmeline Vance e vieni con me a fare una passeggiata nel parco. »

«Ma non posso… Ehi, come fai a sapere di Emmy? »

Lily sgranò gli occhi e le sua espressione si fece orripilata, mentre James si mordeva la lingua insultandosi mentalmente per aver abbassato la guardia nel momento meno opportuno.

«Tu… tu… non ci posso credere… sei stato tu…»

Aveva le guance in fiamme ed ignorò completamente i tentativi di James di negare. Improvvisamente sembrò tornarle in mente qualcosa e si coprì la faccia con le mani. Credendo che stesse per scoppiare in lacrime, James le si avvicinò cautamente.

«Lily…»

«TU E QUEL TUO STUPIDO MANTELLO!! » esplose Lily gettandoglisi addosso e spingendolo oltre la porta socchiusa. «IO TI DISINTEGRO!! »

Precipitarono a terra entrambi facendo sussultare Remus e Sirius per lo spavento.

«E’… è stato un incidente… non… volevamo…» boccheggiò James tentando di allontanare le mani di lei dalla sua gola.

« ‘Volevamo’? »

Gli occhi di Lily si alzarono di scatto per incrociare quelli di Sirius, che li distolse subito.

«Lo sapevo che c’eri di mezzo anche tu, Black! » urlò furibonda. «Io… io… TROVERO’ IL MODO PER FARTI ESPELLERE! »

«Cosa sono questi favoritismi? » si lamentò James sotto di lei. «Perché io disintegrato e lui semplicemente espulso? »

«Perché tu sei Potter e questo è il crimine più grave! »

In quel momento un ignaro Peter si affacciò alla porta della stanza, di ritorno dagli esercizi di Materializzazione, e quello che vide lo indusse a stropicciarsi gli occhi: James e Lily avvinghiati sul pavimento e Remus e Sirius praticamente abbracciati sul letto. Sbigottito, fece un paio di passi indietro, chiuse cautamente la porta e decise di non essere mai stato lì in quel momento.

 

I giorni che seguirono a quella strana mattinata furono altrettanto bizzarri. Il gruppo dei Malandrini si era allegramente riformato e tutto sarebbe sembrato come sempre se non fosse stato per l’insolita atmosfera di attesa in cui vivendo James e Sirius, come se si aspettassero un richiamo ufficiale da un momento all’altro. Remus aveva partecipato attivamente ai provvedimenti presi per il bagno dei Prefetti, badando sempre di tenere i sospetti il più lontano possibile dai suoi amici. Lily, dal canto suo, sfuggiva la loro presenza e James non aveva più avuto modo non solo di parlarle ma a malapena di vederla. Era sicuro che in un modo o nell’altro gliel’avrebbe fatta pagare.

«Siete stati fortunati. » disse Remus una sera di una settimana più tardi mentre si trovavano come al solito sprofondati nelle poltrone della Sala Comune. «Sembra che Emmeline Vance abbia finalmente lasciato perdere la caccia agli intrusi. »

«Oh, sarei ben felice di farmi dare la caccia da una come quella…» sospirò Sirius.

«Ti assicuro che Vance è una ragazza molto intelligente e talmente severa che metterebbe paura anche a te. » fece Remus piccato.

«Parli così perché non l’hai vista come l’abbiamo vista noi. Un gran peccato che non ci fossi… Per non parlare di Evans, vero James? »

L’interpellato non rispose, momentaneamente disperso tra le fantasie e i ricordi di quel giorno. Lily avvolta solo dall’asciugamano bianco, circondata dalla schiuma profumata…

«Insomma, Ramoso, contegno! » esclamò Sirius. «Quali pensieri osceni stai facendo? »

James si riscosse con espressione stupita.

«Cosa? Parlavi con me? »

«Veramente cercavo il mio amico Ramoso ma sembra che non sia reperibile… Stavo tentando di far capire a Remus come fosse Emmeline Vance sotto le vesti di Caposcuola. »

«Oh, bhè… pelle d’alabastro, capelli d’ebano, labbra di rosa… decisamente incantevole. Peccato per quel suo caratterino. Che ti prende, Codaliscia? »

Peter si stava agitando sulla poltrona fissando qualcosa alle spalle di James.

«A proposito di caratterino, c’è qualcuno che da l’impressione di volerti incenerire. » disse.

Quando James fece per voltarsi, Lily si fece avanti ostentando indifferenza.

«Vedo che il quartetto a delinquere si è ricostituito. » disse evitando il suo sguardo. «A quanto pare la vostra è stata un’esperienza divertente. »

«Puoi scommetterci! » esclamò Sirius malizioso. «Mi sono divertito di più che a infilare Mocciosus nell’Armadio Svanitore del primo piano, e quello finora era stato il massimo! »

«Già! » fece eco Peter. «E’ ricomparso una settimana dopo sotto la statua di Gregory il Viscido! Proprio il posto adatto! »

Lily non li stava minimamente ascoltando. Il suo sguardo si era finalmente posato su James e la sua espressione era ferita.

«Mi fa piacere che tu abbia potuto godere di un bello spettacolo. » disse sprezzante e si allontanò uscendo dal ritratto.

James rimase per un attimo interdetto.

«Stavi lodando Vance quando in quel bagno c’era anche lei. » disse Remus a mo’ di spiegazione. «Per quanto possa averla infastidita l’accaduto, è ovvio che ci sia rimasta male. »

«Vuoi dire che… Oh, santo cielo! »

Senza aggiungere una parola, James sia alzò e schizzò fuori dalla stanza. Guardandosi attorno vide Lily che svoltava l’angolo del corridoio e la rincorse.

«Cosa vuoi? » lo apostrofò malamente lei quando la raggiunse. «Non intendo presentarti Emmy! »

«Come se la cosa mi importasse! No, senti, per quello che hai sentito…»

«Ah, quello? Bhè, se stai per scusarti non ne hai motivo. Non è colpa tua né di nessun altro se non sono incantevole. Pelle d’alabastro, capelli d’ebano e roba del genere. Ora tornatene dai tuoi compari! »

Tentò di incamminarsi ma James le si parò davanti.

«Perché sei così arrabbiata? »

«Non sono arrabbiata! Lasciami passare! »

«Stai alzando la voce e vista l’ora non è il caso. »

La prese per le spalle e la guidò fino a un’aula vuota dove nessuno li avrebbe disturbati.

«Pensavi scherzassi quando ti chiamavo ‘mia splendente’? » esordì. «Tu sei dieci, anzi cento volte più bella di quella Emmeline. »

«Cosa ti fa credere che mi importi qualcosa del tuo giudizio? » sbottò Lily sulla difensiva.

«Invece inizio a credere che ti importi. Ti sei spaventata quando hai temuto che mi facessi male con quella Finta Wronski nell’ultima partita. Hai ballato con me a Hogsmeade. Ti sei preoccupata quando ho litigato con Sirius e hai collaborato con Remus per farci fare pace. Stai proteggendo il segreto di Lunastorta e il nostro. Mi hai coperto dopo l’incidente del bagno e, dulcis in fundo, te la sei presa quando ho fatto i complimenti a Emmeline. Una a cui non importa non si comporta così. »

Lily arrossì ma rispose con ironia tagliente: «Ti stai montando la testa signor James-oddio-quanto-sono-figo-Potter! Credi che non lo sappia? Ti aspetti di avere tutta la popolazione femminile ai tuoi piedi! »

«Questa ha tutta l’aria di essere una scenata di gelosia di quelle brutte. » mormorò James avvicinandosi.

«Sei impazzito! »

«Allora dimostrami che ho torto. »

La circondò con le braccia e l’attirò a sé, ma Lily gli puntò le mani sul petto allontanandolo.

«Non ci provare! Non ci provare nemmeno a baciarmi o ti Schianto sul posto! »

Detto questo si divincolò e corse via lasciandolo solo nella stanza.

«Ah, no! Questa volta non scappi così. » pensò James risoluto.

La inseguì nel corridoio e la afferrò per un braccio costringendola a voltarsi

«Ti amo. Sul serio. Adesso guardami negli occhi e dimmi che non te ne importa niente di me. »

Quell’espressione e quelle parole insolitamente serie colpirono Lily che smise di divincolarsi lasciando però la mano nella sua. Tutta la rabbia provata fino a un attimo prima sembrò scivolare via come se non fosse mai esistita. Rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni secondi poi la ragazza sollevò la mano libera e gli sfilò gli occhiali. Attraverso l’improvvisa visione indistinta, James sentì solo il contatto delle labbra sulle sue. Sentendosi invadere da un’ondata di gioia allo stato puro, la strinse sé approfondendo il bacio che da timido com’era iniziato si fece più intenso. Quella era la pelle che voleva sfiorare, pensò mentre le sue dita l’accarezzavano lungo il collo e si perdevano tra i capelli morbidi. Quello il profumo dolce che voleva sentire. Quelle le uniche labbra che voleva baciare. Ora ne era certo. Anche lei provava gli stessi sentimenti.

Quando riacquistò una vista nitida, Lily era già sparita in fondo al corridoio.

 

Le ultime settimane di scuola volarono e in un batter d’occhio giunse il tanto agognato inizio delle vacanze estive. Tutti, chi più chi meno brillantemente, erano riusciti a superare l’esame di Materializzazione, compreso Peter a cui gli amici avevano inflitto degli esercizi extra che alla fine avevano dato i loro frutti. Grifondoro non vinse la Coppa della Case, superata dai più diligenti Corvonero, ma nessuno si aspettava di riuscire in quell’impresa ogni anno più ardua da quando esistevano elementi noti come Sirius Black e James Potter. In compenso riuscì a strappare la Coppa del Quidditch dalle grinfie di Serpeverde grazie a una partita spettacolare degna di rimanere negli annali di Hogwarts. L’affascinate capitano, alzando le braccia al cielo tra le urla trionfanti dei tifosi e i sospiri estatici delle ragazze sugli spalti, dedicò la presa del Boccino vincente al suo grande amore, atto di conseguenza al quale Lily gli tolse il saluto per un’intera settimana. Ma James aveva smesso di preoccuparsi, anzi sorrideva dell’imbarazzo della ragazza certo che prima o poi gli avrebbe perdonato anche quel gesto teatrale, come puntualmente avvenne.

Dopo un viaggio divertentissimo dove i Malandrini avevano dato il meglio di loro stessi facendo letteralmente impazzire i Prefetti delle altre Case, l’Hogwarts Express giunse infine alla stazione di King’s Cross decretando l’inizio ufficiale dei tre mesi di vacanza. James scese dal treno ridendo al fianco di Sirius pregustandosi il divertimento che li aspettava quell’estate e insieme si diressero verso i signori Potter che li aspettavano sulla banchina del Binario 9 ¾. Dopo i saluti e gli abbracci di rito, mentre la signora Potter scompigliava maternamente i capelli di Sirius, il suo sguardo vagò sulla piattaforma affollata. Remus e Peter si stavano dirigendo verso i rispettivi genitori. Lily trascinava il suo baule da sola verso il muro tra i binari 9 e 10. Sicuramente i suoi genitori Babbani la stavano aspettando all’esterno della stazione. In un attimo si districò dal braccio che suo padre gli aveva posto sulle spalle notando il suo sguardo puntato sulla graziosa rossa.

«Dove vai, Jamie? » lo richiamò la signora Potter. «A casa c’è una bella crostata che vi aspetta e Siri sembra avere fame. »

«Tesoro, credo che James abbia altro per la testa piuttosto che una torta. » obiettò il signor Potter.

«Mi dica, signora, che tipo di marmellata ha usato? » si intromise Sirius.

James ringraziò mentalmente il padre e l’amico per aver distratto l’attenzione della madre da lui e in quattro balzi raggiunse Lily.

«Permetti che ti dia una mano? » le chiese giungendole alle spalle e afferrando la maniglia del baule.

«Ti ringrazio. » rispose lei sorridendo. «Solo fino alla barriera, i miei mi aspettano al binario 10. »

Quando giunsero al muro di mattoni che li separava dal mondo degli uomini comuni, James posò il baule e le sfiorò la mano.

«Ehm… e così non sono riuscita a farti espellere neanche quest’anno. » disse Lily arrossendo lievemente. «Ma non temere, non mi arrendo. Rimane ancora un anno per provarci. »

«Ti sentirai sola laggiù tra i Babbani, senza qualcuno da rimproverare in continuazione. » rispose James sornione. «Non temere, ti scriverò tutte le settimane. »

«Oh, certo, come no? » fece lei con una sfumatura ironica nella voce. «Sarò perseguitata da stormi di gufi…»

James le si avvicinò circondandola con le braccia e stava per chinarsi su di lei quando il suo sguardo si fece allarmato.

«Ehm… posso baciarti o mi Schianti? »

Lily sorrise maliziosa.

«Anche volendo non potrei farlo. Sai, il Decreto per la Restrizione delle Arti Magiche fra i Minorenni…»

«Ah, bhè, in questo caso…»

Un attimo dopo la stava baciando stringendola a sé e quando la vide sorridere dolcemente mormorando: «Allora buone vacanze… James. » prima di svanire oltre la barriera, ebbe la certezza che quella storia d’amore iniziata in sordina sarebbe durata per tutta la vita.

 

The End… or the Beginning?

 

 

 

 

(*) Battuta liberamente tratta dal film “Alla ricerca di Nemo”.

 

NOTICINA DI YUKI:

Et voilà la fine! O quello che potrebbe vagamente assomigliare a una fine. La questione con Lily è più o meno sistemata e anche i problemi in sospeso con Sirius e Remus sono stati chiariti. In fondo James è un bravo ragazzo, non abbiatecela con lui se si è “perso” una luna piena! Spero che quest’ultima parte non vi sia dispiaciuta, fatemi sapere cosa ne pensate!

Angolino dei ringraziamenti:

call: Sì, è vero, anche a me è dispiaciuto farli litigare, i Malandrini sempre uniti sono un’istituzione! In fondo però la mia idea era che quello di base fosse un sentimento positivo. Infatti Sirius se la prende con James solo perché tiene a Remus e allo stesso motivo è dovuta la sua successiva reazione eccessiva. Lo stesso allontanamento di Sirius e Remus è dovuto più che altro a un fraintendimento. Insomma, quando ci si tiene troppo si combinano anche guai…

GINNY: Ecco la fine, spero ti sia piaciuta! Aspetto un tuo commento! ^_^

Arkadio: Grazie mille!! Sei molto gentile! Cosa ne dici della terza parte? Ho letto la tua terza song su Remus, bellissima come le altre due! Tantissimi complimenti!! Penso che ora mi lancerò sulle tue altre storie, se dimostrano la stessa sensibilità di queste, le adorerò di sicuro!

Francesca Akira89: Esatto, per “annosa questione” intendo proprio quello, comunque qui Sirius e Remus non finiscono insieme, anche se certe battute sono aperte a libera interpretazione. Non ho segnato yaoi perché non è nata e non la considero assolutamente tale. Complimenti per l’occhio acuto, una delle mie idee iniziali in fase di stesura era di fare Remus innamorato di Lily, ma alla fine ho deciso di accennare solo qualche espressione triste e lasciare tutto molto vago. Sì, durante il colloquio con Remus, Lily sembra un po’ “stordita”, ma mettendomi nei suoi panni ho pensato che si sentisse parecchio in imbarazzo e a disagio e in situazioni del genere è molto facile dire cavolate assolutamente prive di tatto. Non avercela troppo con James, alla fine non l’ha fatto apposta e si sente già abbastanza in colpa da sé…

suzako: Non ho resistito alla tentazione di prendere un po’ in giro le fic yaoi, sono contenta che il mio esperimento sia risultato divertente!^_^  Insomma, mi sono chiesta: “Cosa avrebbe pensato James se avesse assistito al genere di conversazioni sulle yaoi?” ed ecco il risultato. Poverino, l’ho un po’ maltrattato… A quanto pare Lily è un enigma per tutti…

Noto che Remus è molto amato, sono davvero contenta che vi piaccia come l’ho descritto! In realtà in questo periodo sto scrivendo una nuova fanfic proprio su di lui ambientata al secondo anno (Anche se James continua imperterrito a imporsi e a scivolare fuori dalla mia penna… Tesoro, controllati, non puoi essere sempre tu il protagonista!). Purtroppo per il momento sono solo all’inizio non ho idea di cosa ne verrà fuori… Se riuscirò a portarla a termine nel modo che ho in mente, spero che apprezzerete anche quella.

Ah, se doveste passare dalla prossima Cartoomics e doveste vedere una Lily e una Bellatrix versione scolastica, siamo io e VampiraSix (^///////^), una vera goduria procurarsi cravatte e mantelli!

Bene, anche questa è finita! Grazie a tutti voi che avete letto la mia storia e lascaito un commentino!Siete stati fantastici! Spero di potermi fare viva presto con qualcosa di nuovo. Un bacio a tutti! YUKI-CHAN

 

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