A guinea pig lab, an echo, a seal.

di Shadow98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Soltanto un sigillo ***
Capitolo 2: *** Ricordi ***
Capitolo 3: *** Colpi di Scena ***
Capitolo 4: *** I frammenti di un ricordo dimenticato ***



Capitolo 1
*** Soltanto un sigillo ***


1 )  Il sigillo torna a casa


Era notte fonda e nulla rompeva il silenzio angosciante che aleggiava in quel vicolo buio e marcio .
uattro guardie della Pandora mi reggevano per le spalle,temendo che potessi scappare . Dove volevano che andassi? La mia gamba era chiaramente rotta e provocava fitte atroci,impedendomi ogni minimo movimento .  Le manette stringevano i miei polsi con forza e non sentivo più circolare il sangue.
Pregai nella mia mente e, come un dono dal cielo, la pioggia iniziò a scendere silenziosamente come lacrime alleviando l'indescrivibile dolore.
Provai a rilassarmi ascoltando il suono delle gocce risuonare a contatto col terreno ma qualcosa turbò il mio momento di riflessione. - Esci fuori!- gridai con espressione annoiata.
Proprio in quel momento una figura maschile e bizzarra si levò dall'oscurità , il viso illuminato dal debole bagliore di una lampada ad olio. Il suo occhio rosso mi fissò,decisamente divertito dalla situazione.
-chi non muore si rivede!-  esclamò con un sorriso sarcastico
- Questo dovrei essere io a dirlo . . . e pensare che speravo di leggere il tuo nome su di una lapide!- risposi   in tono ironico .
Sempre sorridendo, posò il suo sguardo sulla mia gamba malconcia e prontamente ils sorriso si trasformò in una fragorosa risata.

-Oh, ma tu guarda! Sembra che mi toccherà portarti in braccio come una principessa! - Ciliegina sulla torta. -
Non credo che Shadow ne sarebbe felice . . . non aspetta altro che l'occasione per divorarti! E' anche per questo che tu rappresenti un problema.
Mi viene difficile ignorare le sue parole! -
Detto questo gli feci cenno di avvicinarsi e ,con un gesto brusco, gli strappai lo stravagante bastone da passeggio dalle mani, per usarlo come stampella.
Quando fece un altro passo avanti nella mia direzione le guardie si spostarono . -Andiamo!-Così mi incamminai verso la carrozza,ansimando per il dolore e irritata per un particolare dettaglio: mi stava tenendo la mano! Ma chi si credeva
di essere? Io non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, tantomeno da un tale idiota!Qualche passo dopo ecco finalmente la carrozza . Salii con molta fatica a causa della gamba che non smetteva di farmi dannatamente male .

- Ho saputo che le cose non stanno andando come speravi!- mi affrettai a dire per rompere il silenzio imbarazzante, senza però ottenere una risposta.
Era seduto esattamente di fianco a me e aveva in volto un'espressione adorabile,pensierosa . L'occhio rosso sangue era fisso sul panorama
tetro che si poteva osservare dal finestrino e i capelli candidi ricadevano sull'altro occhio facendolo apparire misterioso... non me lo ricordavocosì carino!   Rimasi a fissarlo in quella posa per tutta la durata del viaggio, finchè riuscì a
scorgere il palazzo della Pandora da dietro una collina. Imponente e pauroso al tempo stesso... non era cambiato molto dall'ultima volta che l'avevo visto, 7 anni prima, ma ora avevaun'aspetto più rovinato . L'idea di rientrare in quell'edificio non mi piaceva affatto, non volevo più avere niente a che fare con loro . In realtà
avevo deciso di lasciar perdere il passato e pensare al presente,ma il passato non mi abbandona mai . Mi perseguita ovunque vada, è inutile.
Non si può scappare. Immersa nei miei pensieri,senza rendermene conto, ero già
arrivata in salotto, non facendo caso al fatto che le mie ferite si erano già rimarginate. Questo è uno dei pochi aspetti positivi dell'avere un chain dentro di me, di essere un sigillo  umano.
Subito dopo aver fatto il mio ingresso nella sala, che era un urlare e strepitare da tutte le parti, il mio sguardo color ghiaccio cadde subito su 2 dei 5 ragazzi... gli unici che non avevo mai visto prima .Erano un ragazzo e una ragazza che fisicamente dimostravano una quindicina d'anni. Il ragazzo aveva i capelli biondi e gli occhi smeraldo, un Bezarius, non c'erano dubbi!La ragazza invece aveva dei lunghi capelli marroni e indossava uno strano vestito rosso.  Alla sua vista iniziò a bruciarmi il petto e i battiti cardiaci diventarono irregolari. Era Shadow che si stava dimenando, evidentemente la sua presenza l'aveva scioccato parecchio. Le parole che mi sussurò erano tra le più orribili che gli avessi mai sentito dire...la desiderava per sè. Se ero riuscita a percepire bene le sue parole pronunciate con un filo di voce spezzata si trattava di B-rabbit, uno dei Chain più potenti dell'Abisso. Ma cosa ci faceva lì? E soprattutto,perchè si
trovava in superficie? cercando di dare una risposta a questi quisiti il potere di Shadow stava man mano avanzando e prendendo possesso del mio corpo. Per un attimo caddi in trance. Mi si annebbiò la vista, a tal punto che riuscivo a  vedere solo ombre e i suoni mi parvero lontani . In un momento di disperazione mi morsi la lingua con forza e grazie a questo gesto riacquisì il controllo di me stessa. Raddrizzai quindi la schiena e, dopo essermi schiarita la gola, ammiccai verso tutti i presenti in sala mentre la

mia mente era impegnata a ricordare chi

fossero: Gilbert Nightray, Sharon Rainswort, Reim Lunette,B-Rabbit e un Bezarius. feci un passo avanti e,sempre puntandogli un dito contro,iniziai a parlare:-Io sono un sigillo, non datemi fastidio e  andremo tutti d'accordo! Non vi è permesso rivolgermi la parola se non strettamente necessario! Non ho un nome, ma se dovete chiamatemi Shadow, mocciosetti! Ad ogni modo, il pi ecere è tutto vostro. -Mi voltai  a guardare Break - Conosco la strada. -
-So che conosci la strada, ma devo accompagnarti comunque... non vorremmo che ci scappassi un'altra volta! - Concluse lui facendo spallucce .
Tristezza e rabbia, ma allo stesso tempo qualcosa di simile alla paura affollavano la mia mente mentre seguivo Break che mi faceva strada verso la mia vecchia prigione d'oro.
 

 

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Capitolo 2
*** Ricordi ***


2) Ricordi


Attraversai i bui corridoi senza dire nulla, seguendo Break come un cagnolino .Ma in quel momento non mi importava,riuscivo solo a pensare a quanto mi sentissi in trappola. -Siamo arrivati.- Disse lui togliendomi le manette.-Si. –
Risposi io senza guardarlo in faccia e,con lo sguardo basso,entrai nella camera. Era tutto come l’avevo lasciato anni prima, perfino i libri non avevano cambiato posizione. La vecchia scrivania d’ebano era esattamente al suo posto e conservava il suo aspetto rovinato.Era come se il tempo avesse preservato l’autenticità e la bellezza di quel luogo che per tanto tempo era stata la mia casa. Casa … pensarlo in quel momento trasmetteva nostalgia, finchè brutti ricordi non iniziarono a tormentarmi.
Mi lasciai cadere a peso morto sul grande e morbido letto e chiusi gli occhi.
Ero stata rinchiusa in quel luogo perché il mio potere veniva ritenuto pericoloso, dal momento che ancora non avevo imparato a gestirlo e sigillarlo.
Ma perché mio padre aveva riservato proprio a me,sua figlia,un simile destino?
Non era forse stato lui a trasformarmi in un sigillo a scopo di condurre ricerche sull’abisso?E anche alla mia sorellina non era scampata a una simile condanna. Non potrò mai perdonarlo,come del resto non potrò mai perdonare me per aver commesso un peccato tanto grave,un peccato che al solo pensiero ancora adesso mi fa bruciare il petto.
Per un momento caddi in un sonno profondo . . . erano giorni che non dormivo.
Poi loro ricominciarono a tormentarmi e mi svegliai di soprassalto. Sfilai istintivamente un sonnifero dalla tasca della mia giacca,pur sapendo che non avrebbe avuto nessun effetto. Ormai io e gli incubi insieme all’insonnia eravamo diventati una cosa sola.
Mi alzai dal letto con rassegnazione e feci per afferrare un libro dalla polverosa libreria di legno massello,quando una dozzina di roba mi cadde a dosso facendomi accasciare  sul pavimento.
Prontamente Break fece il suo ingresso nella stanza, probabilmente pensando che stessi tentando di fuggire.
-Oh,sei sempre la solita imbranata. Guarda che hai combinato!-
-Senti chi parla!- dissi rivolgendogli un ghigno.
-Se non ti dispiace,io torno a fare la guardia.-
-Và pure,ma ti assicuro che non scapperò. –
In realtà non avrei voluto che se ne andasse perché mi sentivo sola.
Ma dopotutto non ero mai sola, Shadow mi avrebbe sempre tormentata con la sua spietata e sottile voce che sussurrava parole di morte in ogni momento, 24 ore su 24.
Passai il resto della notte a girarmi e rigirarmi tra le coperte mentre cercavo di rassicurarmi pensando al fatto che Break era proprio lì, davanti la porta della buia e triste camera. Deprimersi non sarebbe servito a nulla perché nonostante le mie ferite fossero profonde e indelebili il sole sarebbe sorto il giorno dopo e la vita avrebbe continuato a scorrere.
Confesso che in quel momento avrei avuto voglia di tornare indietro nel tempo, di rivedere la mia sorellina, di incontrare la nuova Echo .

 

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Capitolo 3
*** Colpi di Scena ***


3) Colpi di scena
 
<<…Dow,Shadow…sbrigati!>>sentii chiamare, senza la minima intenzione di aprire gli occhi.
Una voce familiare e maliziosa tentava di svegliarmi,ottenendo però scarsi risultati. Sulle prime non ci feci molto caso,poi tornai a distinguere le forme,sebbene sfuocate, e mi resi conto che qualcosa non andava. Era ancora notte. Fu allora che con un piccolo sussulto balzai giù dal letto e identificai l’origine del suono. L’albino era improvvisamente comparso sotto il mio letto ghignando e cogliendomi di sorpresa.
<< T-tu…cosa diavolo ci fai qui?!>>
Sbottai con tutto il fiato che avevo in gola, non molto a giudicare dall’impercettibile gridolino che ottenni come risultato. Non contenta afferrai d’istinto il cuscino e lo scaraventai dritto nella sua direzione, con la chiara intenzione di colpirlo in pieno. Ma anche questo tentativo fallì miseramente.
<< Oh,cielo!Mi odi a tal punto di volermi assassinare con  un cuscino?>> disse falsamente melodrammatico dopo essersi ricomposto e rimesso in piedi.
<< Shadow è una ragazza cattiva!cattivaaaaaaaaaaaa!Non ho forse ragione,Break?>> aggiunse la strana bambolina di pezza sulla sua spalla,lasciandomi perplessa.
<< Ma Emily,non si dicono queste cose ad una fanciulla…anche se,dato che ha provato ad ucciderci…>>
A quel punto la mia ira divenne talmente grande che avvertì una fitta al petto e barcollante riuscii appena a raggiungere il letto per accasciarmi mugolando. Soltanto allora l’albino si decise ad assumere un espressione seria –per quanto seria potesse essere la faccia di uno che fa parlare una bambola- e si diresse verso la porta,quando,appena prima di richiuderla,mi disse che avevo dormito per tre giorni e che dovevo cambiarmi e dirigermi all’ingresso dell’edificio entro venti minuti,fingendo di essersene dimenticato.
Non appena Break se ne fu andato mi affrettai ad aprire l’armadio, in cerca di qualcosa quantomeno decente da indossare. Con mio sdegno però il mobile era colmo di abiti sfarzosi,decorati con pizzi,fiocchi e merletti. La cosa più proponibile che riuscii a tirare fuori furono una giacca maschile color blu,dei pantaloncini grigi e stretti e delle calze nere fin sopra il ginocchio che terminavano a zampa d’elefante con un piccolo riccio bianco – allora non fui più tanto sicura che fossero calze,ma cercai di accontentarmi- . Infine indossai delle bamboline di vernice e legai i lunghi capelli biondo platino in una coda,in modo da sembrare sbarazzina. Esattamente venti minuti dopo –neanche li avessi cronometrati- mi trovavo nella sala d’ingresso che era…come dire…molto animata,TROPPO  per i miei gusti.
<< Coooooooooooosa? Mia sorella?Scomparsa?>> La voce stridula di quello che si era presentato come Oz Bezarius  giunse alle mie orecchie scioccata e seriamente preoccupata.
- Basta. Ho deciso,vado a parlargli!-
Un Gilbert Nightray  decisamente irritato spalancò la porta con forza,lasciandosi alle spalle un Break con il solito sorrisetto irritante sulle labbra. In seguito intravidi anche il biondino che si era presentato come Oz Bezarius riemergere dalla buia camera con la solita espressione spensierata,come se non avesse un problema al mondo.
-Allora ci andremo tutti!Verrai anche tu,Shadow… non è così?-
Inizialmente non capii a chi si stesse riferendo,ma riflettendo un attimo ricordai che ora ero io Shadow e dunque, dopo aver scostato una fastidiosa ciocca di capelli dal viso, rivolsi al ragazzino uno sguardo gelido,
facendogli intendere che avevo interpretato  l’espressione ebete che aveva stampata in faccia come un chiaro invito a polverizzarlo .
Così iniziò ad avanzare nella mia direzione con le braccia dietro la schiena,in modo alquanto infantile,poi si portò l’indice della mano destra alla tempia iniziando a grattarsi impercettibilmente. Infine abbozzò un sorriso imbarazzato e si decise ad aprire bocca.
<>
Era chiaramente nervoso,qualcosa lo stava turbando . Il fatto che volesse nasconderlo mi irritò parecchio,alzai quindi la testa e il mio sguardo incrociò il suo color smeraldo.
<< Credi davvero che possa aver compreso di cosa state parlando se sono arrivata solo adesso?! Ad ogni modo tutto questo chiasso è sgradevole. >>
Mi limitai ai fargli presente con il mio solito tono di voce gelido e pacato al tempo stesso.
<< Ihihih….Shadow è una ragazza tarda,tardaaaaaaaaaa!>> Disse Emily mentre Break si apprestava a girare il the del povero  Reim con la forchetta con la quale,poco prima, aveva mangiato la sua fetta di torta alla panna.
<< Si pensa che Vincent Nightray possa avere collegamenti con la scomparsa di Ada Bezarius,la sorella di Oz, quindi a Gilbert è saltata in mente l’idea di andare a parlargli. Infine lo stesso Oz ha proposto di andare tutti insieme a Villa Nightray questa sera,dal momento che si terrà un ballo da cui nessun componente della famiglia potrà assentarsi.>>
Mi spiegò Reim mentre puliva i suoi sottili occhiali rassegnatosi all’idea di dover passare la propria vita  ad assistere ai fastidiosi teatrini dell’amico. Stavo appunto per ringraziarlo a dovere,data la sua pazienza, quando la voce squillante di un coniglio non intervenì inopportunamente nella discussione.
<< Se il servo del mio servo vuole andarci e il mio servo acconsente, in qualità di sua padrona dovrò unirmi a voi!!>>
<> la rimproverò Sharon – dicendo una cosa intelligente per la prima volta nella sua vita, ma ciò non le fece guadagnare la mia simpatia – sorseggiando del the con fare nobile.
<< Dobbiamo sbrigarci a prendere la carrozza,sono già le 18:00 e ci vogliono due ore per raggiungere la villa! >> sbottò Gilbert.
Così,senza nemmeno avere il tempo di reagire o protestare,mi ritrovai in viaggio diretta ad un ballo e qualcosa mi suggeriva che le danze sarebbero state alquanto “originali” .





Spazio alla psicopatica che ha deciso di scrivere questa merd....ehm...all'aultrice :D

    Per prima cosa vi porgo le mie più sentite scuse, dato che sono in NOTEVOLE ritardo col capitolo, ma non ce l'ho fatta con la scuola -ebbene si,anche io studio!- comunque ho un pò cambiato stile cercando di rendere le cose più chiare e che dire...spero proprio di non deludervi!

    Passiamo ai ringraziamenti:
    Katherina PikaNya: i tuoi commenti fanno schiattare!Sono divertentissimi!XD comunque spero continuerai a seguire e a recensire ^-^
   
    BlackFear: Grazie mille anche a te! Mi sento onorata a sapere che ti piace davvero questa spece di storia! *.*
  
    E un grazie anche  a tutte le persone che hanno criticato la storia incitandomi a fare di meglio e che spero ora siano soddisfatte del mio leggero cambiamento narrativo (eh si mi ci son messa d'impegno,non voglio deludere le aspettative di nessuno!)

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Capitolo 4
*** I frammenti di un ricordo dimenticato ***


 
4) Il frammento di un ricordo dimenticato


Le ore in carrozza furono tra le più orribili della mia vita,un vero disastro. Break continuava a discutere con Emily,il coniglio a dare al biondino dello schiavo mentre lui se la rideva come un ebete, Reim a pulirsi gli occhiali imbarazzato e Sharon a fissare Gilbert preoccupata,data la sua espressione depressa oltre che  palesemente lagnosa e sofferente ,come se tutte le sciagure di questo mondo fossero toccate a lui.
Per quanto riguarda me, mi limitai a fissare il panorama dal finestrino con  aria apatica e disinteressata. Mi disgustava il modo in cui la maggior parte delle volte loro riuscissero a restare allegri e a non dare a vedere di essere preoccupati nonostante i molti problemi. Ma forse il mio non era disgusto . Era solo invidia. Per quanto mi sforzassi ero costantemente in balia del malumore, non importava quanto ardentemente desiderassi di sorridere o avere degli amici. Non potevo permettermi di affezionarmi a qualcun uno perché io stessa sarei finita col fargli del male. Era già successo in passato e mi ero imposta di non ferire più nessuno, anche a costo di essere sola e di soffrire.
Improvvisamente la carrozza si fermò con una brusca frenata,neppure fossimo stati aggrediti da dei briganti . Aprii lo sportello  con  decisione e scesi con un balzo leggiadro ed agile, attendendo che anche gli altri, non più veloci di una chiocciola, scendessero. La Villa Nightray era davvero imponente e curata. Sebbene fosse una costruzione antica dava l’aria di essere nuova e lussuosa. Numerose carrozze erano ferme sulla strada, i cocchieri rassegnati alla lunga attesa che avrebbero dovuto sopportare prima che i cicisbei avessero fatto ritorno dal ballo. Questo non sarebbe accaduto prima che le luci dell’alba avessero illuminato l’oscuro cielo con i primi e deboli raggi del sole, come spettava all’ “impegnativa” giornata di un Giovin Signore dell’epoca. Così raccontava una delle mie opere preferite, Il Giorno . Giuseppe Parini era stato davvero geniale nello scrivere un simile poema satirico *. A dire la verità le cose erano un po’ cambiate rispetto al Settecento, ma c’era ancora chi passava le giornate a sperperare il proprio denaro mentre il popolo moriva di fame, ignaro delle minacce dell’Abisso, ignaro della Pandora e del pericolo imminente.  Nell’essere immersa in simili osservazioni la mia espressione sciapa aveva lasciato spazio ad un sorriso sinceramente divertito, come il solo pensiero di un libro interessante poteva fare.
-oooooooooh, allora anche una persona fredda e idiota come te può sorridere!-
Osservò velenoso il coniglio per vendetta, dato che con l’avevo degnato di una parola. Ma qualcosa sembrava aver catturato la mia attenzione a tal punto che non feci caso a quelle parole. Vidi qualcosa che si muoveva  tra il labirinto di rose nere, a cui prima non avevo nemmeno prestato attenzione, seppure fossero evidenti quanto inquietanti . Vidi un altro spostamento d’aria quasi impercettibile, come una folata di vento gelido. Infine intravidi dei capelli platino e prima che potessi rendermene conto ero già lì, nel labirinto, a cercare di inseguirli per non so quale motivo, mentre gli altri mi chiamavano e sentivo le loro urla farsi sempre più distanti.  Perché lo stavo seguendo? Speravo forse  che si trattasse di un coniglio con panciotto e orologio da taschino che mi avrebbe catapultata nel Paese delle Meraviglie? Mentre continuavo a inseguire quella massa indistinta di capelli quasi candidi sentii qualcosa di caldo sfiorarmi il viso. Lacrime.  Poi sentii qualcosa afferrarmi per l’angolo della giacca e quando mi voltai il tempo si fermò per un istante.
- Ehi,perché continui a correre? –
Occhi azzurri e profondi mi fissavano con espressione innocente lasciandomi atterrita. Quella … ero io! Prima mi mettevo a inseguire una bambina, poi il tempo si fermava e una me in versione infantile mi tratteneva per la giacca. Dovevo proprio stare male! Un secondo dopo il tempo riprese a scorrere ma  l’allucinazione era ancora lì,lo sguardo fisso su di me, la piccola manina a trattenermi. Sembrava quasi … reale.
Un altro spostamento tra i cespugli mi fece distogliere l’attenzione da quella che era l’altra me. Scattai immediatamente sulla difensiva e mi voltai  estraendo istintivamente il pugnale d’argento dal cinturino posto sulla mia coscia,sebbene non ricordassi di averlo indossato. A questo punto mi sarei aspettata qualsiasi cosa, invece alle mie orecchie giunsero solo delle splendide risate. Ora le rose non erano più nere,ma bianche.
- Seguimi.  – Si era limitata a dire l’altra me intanto che  si divertiva a scomparire e ricomparire come un fantasma, ogni volta sempre avanti di qualche passo . Sebbene fossi irritata, decisi di assecondarla . Non so ben dire quanto al lungo camminai tra quegli intricati corridoi di candide rose, ma quello che vidi alla fine fu davvero stupendo, come un piccolo angolo di paradiso.
Immerso nel verde e nei fiori si trovava un piccolo  gazebo laccato di bianco. Al suo interno i miei “genitori” prendevano comodamente un the ridendo e chiacchierando del più e del meno con una bellissima nobildonna, elegante e raggiante più del sole intenso che illuminava quella visione meravigliosa. Infine una bambina e un bambino  si divertivano a giocare e a rincorrersi . Si trattava di un piccolo biondino vestito di bianco,molto carino. La cosa che mi colpii maggiormente furono i suoi occhi eterocromi. Uno era color cremisi,l’altro color oro. In tempi antichi questa particolare caratteristica era considerata portatrice di terribili sciagure. L’altra bambina sembravo essere io. Ma qualcosa non quadrava … per quanto ricordassi non avevo mai imparato a sorridere e i miei genitori adottivi erano due scienziati pazzoidi che si erano divertiti a segnare la mia esistenza usandomi come cavia per condurre i propri esperimenti sulla loro particolare teoria, l’”unione”. Secondo loro era possibile sigillare una catena proveniente dall’Abisso all’interno di un  essere umano proveniente da esso,senza il bisogno di dover stringere un contratto con la creatura ovviamente. Guardacaso,poco dopo aver formulato le proprie teorie adottarono me,ovvero mi ritrovarono in uno stato di incoscienza tra i resti di Sabrie. Altra cosa strana,quel gazebo era l’unico punto illuminato,per il resto era notte. Mi bastò percepire la  risata acida e malvagia di una donna per capire che ero caduta in un tranello.
- Questa non è la verità. È soltanto un sogno creato dalla mia mente per cercare di nascondere un ricordo doloroso. –  Bastarono quelle semplici parole perché tutto si dissolvesse in cenere e il paesaggio tornò buio e angusto come prima. Solo lei non era sparita. Era ancora lì,l’altra me. Che idiota ero stata,continuavo a usare i miei poteri contro di me per ingannare la mia mente.
Quando finalmente realizzai ciò, lo shock fu talmente terribile che non riuscii a muovermi o ad urlare. Le cose non erano andate come nel sogno,la realtà era ben diversa. Quello … fu il giorno in cui uccisi quelle persone.

Finalmente,dopo un  lungo inverno, era giunta la primavera . I prati erano in fiore, gli uccelli cinguettavano allegri e dalla mia stanza riuscivo a udire le risate felici degli altri bambini. Allora il mio sogno era diventato quello di poter giocare con loro, ma non potevo. Ero sempre a letto malata, se quello poteva definirsi letto. In quel periodo mi avevano appena trasformata in un sigillo e per me non era per niente facile accettare e controllare quel potere … sono sempre stata una persona forte e fragile allo stesso tempo. Poi successe. La Pandora, che prima approvava la teoria dei miei “genitori” adottivi, una volta scoperto quello che mi avevano fatto fecero chiudere il laboratorio e interrompere gli studi,ma loro si opposero. Allora successe che mi portarono dai Nightray, coloro che da sempre avevano affiancato le ricerche, in qualità di serva personale di Vincent Nightray, un bambino adottato,trovato ferito e svenuto proprio come me. Ma lui aveva qualcosa di diverso,nel suo sguardo si potevano leggere la solitudine mista a qualcosa di simile alla malvagità . . . mi faceva paura. Allora imposi la mia autorità distruggendo tutto con il potere della mia catena e uccisi i miei “tutori”. Quella notte tutto si tinse di rosso, rosso sangue. Cercai di convincermi che era solo il gioco di colori di un pittore che si era divertito a spargere rosso ovunque tingendo anche la mia veste bianca da cavia e lo strano tagliente materiale candido di cui era fatta la spada demoniaca che brandivo. Così,quando tutto era finito, mi portarono alla Pandora e ancora una volta divenni una prigioniera, immersa in un sonno profondo che durò per molti anni.

Ma perché avevo dimenticato tutto? E soprattutto,perché stavo ricordandomene proprio in quella situazione? Giusto … il posto era proprio quello,quel giardino. Rimasi immobile per un tempo che mi sembrò infinito a piangere come non facevo da anni, senza riuscire a muovermi. Improvvisamente la figura alta e slanciata di un ragazzo della mia età mi comparve davanti, ma le lacrime mi offuscavano la vista. L’unica cosa che riuscii a distinguere furono due occhi eterocromi a me già familiari, che bastarono a far aumentare il mio terrore.
- Chi non muore si rivede.-
Disse in espressione seria assottigliando gli occhi in modo spaventoso,mentre avanzava verso di me.
Ancora quella maledetta frase.


  *:*:*Note*:*:*
* scusatemi,ma proprio non potevo evitare di citare Il Giorno, da quando l'ho studiato in letteratura ne sono letteralmente ossessionata!Sarà che mi ricorda Kuroshitsuji e il brutto ceffo che vuole portarsi a letto la bambina nei primi episodi di Pandora Hearts! dannati cicisbei! è_é

Coooooooomunque....nel capitolo ho voluto approfondire la storia della nostra protagonista sigillo e anche i poteri della catena...spero lo gradiate,mi sono impegnata per scriverlo XD



*:*:*Ringraziamenti*:*:*


Come al solito i ringraziamenti!
Grazie a Blackfear che commenta costantemente ed ha aggiunto la storia tra le seguite (spero ti piaccia questo capitolo!) Grazie a PikaNya che recensisce e ha inserito la storia tra i preferiti (ma io ti amo troppo!*_*) e grazie a SuperKiaraTheBest che lascia sempre recensioni dandomi buoni consigli u.u


 

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