Semplicemente esseri umani

di Alison_95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Until the day... ***
Capitolo 3: *** Nostalgia ***
Capitolo 4: *** Memories ***
Capitolo 5: *** The price to pay ***
Capitolo 6: *** Why? ***
Capitolo 7: *** Today I'm fine ***
Capitolo 8: *** Trouble is ***
Capitolo 9: *** Double game ***
Capitolo 10: *** Fears ***
Capitolo 11: *** Choices ***
Capitolo 12: *** Semplicemente esseri umani ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Desclaimer: i personaggi di sailor moon appartengono esclusivamente a Naoko Takeuchi.

Ecco qui il prologo (infatti è abbastanza cortino) della mia nuova storia che spero vi piaccia e troviate interessante. Lasciate commenti se volete, sono sempre graditi anche se critiche.

Prologo
 
Le persone credono nel destino. Non importa che esse si affidino ciecamente ad esso, che credano in una storia già scritta o che decidano di costruirselo con le proprie mani, ma il destino è sempre presente nelle nostre vite. Questo è ciò che pensano tutti, un filo magico che sta alla base di ciò che ci circonda.
E se esso invece fosse stato inventato durante la Preistoria per giustificare un tradimento? O durante le Guerre Greche per poter usare la violenza? E se la credenza di questo filo fosse collegata solo ad un invenzione per giustificare delle scelte sbagliate e per non prendersi le proprie responsabilità?
Destino, fato: semplici sostantivi che racchiudono un colosso su cui si basa il credo di milioni di persone. Ma questo destino esiste davvero? E’ utilizzato come scusa per giustificare le azioni? E’ già scritto? Può essere modificato?
Tante domande, nessuna risposta e questa è una storia su… No, non si può trovare un’opportuna definizione. Forza, debolezza, amore, malinconia, tristezza, felicità… l’insieme delle emozioni. Sì, perché si narra di guerriere Sailor con superpoteri, pronte a sconfiggere il male ma si dimentica che anche loro sono esseri umani.
 
La pace regnava sovrana. Dopo la sconfitta di Galaxia, nessun mostro aveva colpito la Terra. Gli abitanti vivevano ignari della situazione ovvero del loro futuro. Non sapevano che a distanza di cinque anni ci sarebbe stata l’ascesa al trono della regina Serenity, che da quel momento non ci sarebbe stata più alcuna minaccia e che la loro vita sarebbe proseguita nel XXX secolo.
Una semplice ragazzina, di ormai diciassette anni, imbranata, pasticciona, sbadata, terribilmente innamorata del suo principe, ben presto avrebbe dominato la Terra, avrebbe avuto una bellissima figlia e sarebbe stata sempre circondata dalle sue amiche, trasmettendo ai sudditi amore e serenità.
Questa è la storia che si narra, una storia perfetta. Ma nessuno ci ha mai detto che la perfezione non esiste? Dietro a tutto questo destino, a tutti questi progetti e piani, forse una minaccia si stava avvicinando. Non sarebbe stato semplice contrastarla perché avrebbe colpito dall’interno del cuore. Ecco la prova più importante: sconfiggere il Male.
Ma le guerriere Sailor non l’hanno sempre sconfitto? Questa volta sarebbe stato diverso perché non c’erano più i cattivi, c’erano le emozioni. Imparare a controllarle, a dominarle e a sconfiggere la debolezza, la tristezza, la solitudine. Perché ogni persona si trova a dover fronteggiare questi grandi mostri e, raramente, riesce a sconfiggerli, semplicemente perché sono naturali sentimenti dell’animo umano e niente può cambiare il fatto che essi esistano, neanche il destino. Ecco perché la perfezione non esiste, ecco perché per poter proteggere quel favoloso destino, le guerriere si trovano di fronte all’ultima prova e soprattutto in cosa consiste precisamente? Consiste nel vivere, nel rimanere unite, nell’amare, nel non dare niente per scontato e nel superare debolezza, fragilità e indecisione.
Perché loro sono i pilastri del domani, del mondo che verrà, sono persone troppo importanti per essere dimenticate. Per ora sono semplici ragazzine con la loro vita, ma presto tutto cambierà. E loro saranno pronte?
Tra gioie, dolori, litigi, riappacificazioni affronteranno l’ultima prova, senza saperlo.
Tenetevi pronti perché tutto ha appena avuto inizio. L’obiettivo? Essere semplicemente esseri umani.

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Capitolo 2
*** Until the day... ***


Capitolo I: Until the day…
 

Quando la sveglia suona la mattina, tu non vorresti alzarti, vorresti continuare a poltrire o proseguire il bellissimo sogno nel quale ti sposi con  l’amore della tua vita. E’ tutto perfetto, vi scambiate le fedi, vi state per baciare e poi improvvisamente senti un rumore sordo vicino alle orecchie. No, non è l’allarme della chiesa che va in fiamme, è semplicemente il segnale che è arrivata l’ora di mettere da parte la fantasia e addentrarsi nel mondo reale.
Se però si tratta di un incubo, il nostro subconscio desidera disperatamente che gli occhi si aprano, vuole iniziare la giornata e dimenticare i pensieri che ti hanno disturbato per tutta la notte.
 
Rea era sempre stata una sensitiva. Probabilmente se l’avesse detto al mondo intero, tutti le sarebbero scoppiati a ridere in faccia; per fortuna aveva trovato quelle amiche che condividevano con lei qualche stranezza, una di quelle facoltà non comuni a tutti. Insieme avevano vissuto delle avventure fuori da qualsiasi immaginazione eppure qualche volta questa ragazza dai lunghi capelli corvini avrebbe voluto essere una semplice ragazzina, senza nessun grande compito.
Questo accadeva quando faceva un incubo. Non un semplice incubo ma era terribilmente preoccupata quando sentiva che era una premonizione. E quella mattina Rea lo sentiva. L’unico problema era decifrare ciò che aveva visto. Perché ovviamente essere una sensitiva non è cosa semplice, non è che ti appaiono delle scritte che ti dicono esattamente cosa succederà in quel giorno o nel futuro. Semplicemente essere quel tipo di persona implica l’interpretazione.
E lei lo sapeva da anni. Poteva chiedere aiuto alle sue migliori amiche ma era difficile trasmettere le sensazioni che provava, quindi risultava più semplice stare giornate intere a meditare e a pensare.
Durante il tragitto dal Tempio a Scuola rifletteva ed elencava tutte le varie probabilità, tuttavia ogni volta che i suoi pensieri sfioravano l’idea di una nuova minaccia, Rea allontanava il pensiero, cercando altre vie d’uscita che, inevitabilmente, la riconducevano sul percorso evitato. Anni di lotta l’avevano resa ancora più forte, avevano legato profondamente le guerriere Sailor, ma adesso era tempo di pace. Non aveva bisogno di altra violenza, di altre morti, di pianti e sofferenze. Ora che era passato un anno, si alzava la mattina senza che la minima preoccupazione le sfiorasse la mente. Nessun nemico, nessun problema. Tutti erano felici, tutto era perfetto, fin troppo perfetto.
“Niente panico, sarà stato solo un incubo a cui non devo dare troppa importanza”.
Ma sappiamo cosa ha importanza e cosa no nella vita? Evidentemente Rea doveva ancora impararlo.
 
Jubaan School.
 
- “Ragazze! Ho la notizia più fenomenale del mondo, venite qui” Bunny si agitava nel giardino della scuola, chiamando le amiche.
- “Hai per caso visto un cantante bellissimo da queste parti?” Marta la prese per il fiocco della divisa.
- “Ancora con questa storia?! Non l’hai proprio dimenticato! Poverina.” Morea si portò una mano sul fianco.
- “Scusa?! Di chi stai parlando? Se ti riferisci a quel lurido verme di Yaten, allora sappi che tra noi è finita!”
- “Marta, tra voi non è mai iniziata! E poi ormai se ne sono andati, è passato un anno, non torneranno più, bisogna dimenticare. Capitolo chiuso, archiviato, buttato nel cestino, nella macchina trituratrice, biodegradato!” Ami muoveva freneticamente le mani mentre pronunciava le frasi come un piccolo robot.
- “Qualcuno qui sta evitando l’argomento, vero Ami?” Morea la punzecchiò.
- “Ragazze! Ma mi ascoltate?! Logico che manchino anche a me i Three Lights… e anche tanto, però ho una bellissima notizia!” Rispose Bunny prima che qualcun altro potesse interromperla. “Ho preso 59 nel compito di algebra, non è fantastico?” E sventolò saltellando il foglio incriminato.
“Wow! Che notiziona! Ci credete?! Bunny ha preso quasi la sufficienza!” Disse sarcasticamente Marta.
“Parli proprio tu! Sentiamo, quanto avresti preso?”
“58, ma a differenza tua io diventerò una star e tu rimarrai a marcire!”
“Brutta antipatica! Io almeno ho un cervello!”
“Questa è buona! E da quando?”
“Ehm… ragazze non vorrei interrompere la vostra lite barra attacco isterico, ma ho appena sentito Rea per telefono. Ha detto che nel tardo pomeriggio siamo da lei al Tempio per studiare.” Annunciò Ami.
“Io non posso…oggi devo prendere il treno e andare a Osaka da mia nonna per salutarla. Anzi vi saluto proprio adesso perché dopo devo scappare alla stazione” Bunny pose una mano dietro la nuca, in segno di scusa.
 
Al suono della campanella, le ragazze tornarono in classe e, quando anche quella giornata scolastica fu finalmente terminata, si recarono al Tempio da Rea, mentre la futura principessa correva verso la stazione, sbraitando, spingendo i passanti, in maniera non molto… regale.
A chi era saltata in testa quell’idea stupida di mandarla proprio quel pomeriggio a Osaka? Non ne aveva assolutamente voglia. Avrebbe preferito starsene a casa a leggere fumetti, poi avrebbe dormito, avrebbe chiamato il suo Marzio e avrebbe ascoltato “Search for your love”. Amava quella canzone: le riportava alla memoria tempi passati, tristi per l’assenza del suo fidanzato, ma felici per la presenza di Seiya. La verità era che le manca tremendamente. Tutti avevano sempre temuto ci fosse più di una semplice amicizia, ma lei era sempre stata fedele nonostante i sentimenti provati dal ragazzo, perché amava alla follia il suo principe. Non aveva mai pensato a Seiya in quel modo perché non le era minimamente passato per l’anticamera del cervello, eppure ogni tanto si chiedeva cosa stesse facendo e se stesse bene quella persona che era così importante. Forse non aveva mai pensato a lui in quel modo perché aveva paura. Paura di immaginarsi una vita accanto a qualcuno che non fosse stato Marzio. Perché lei aveva uno stupendo destino e non vedeva l’ora si compisse; qualche volta pensava a come sarebbe stato se non fosse mai stata una guerriera Sailor ma la sua mente lavorava per pochi minuti perché il cuore impediva certi pensieri.
Le persone riflettono molto, forse troppo e questo le porta spesso ad avere rimorsi e rimpianti. Se semplicemente non stessero ore e ore concentrate sul passato, riuscirebbero a pensare solo al futuro e reputerebbero ogni scelta quella giusta per loro. Ma Bunny si era mai trovata di fronte a scelte? Tutto per lei era stato già scritto e si sentiva sollevata perché era venuta a conoscenza del suo destino perfetto, ma se avesse voluto sbagliare avrebbe potuto? No, lei era una principessa ed era collegata a un filo perfetto che l’avrebbe condotta ad avere un regno perfetto dove non esisteva la parola “sbagliare”. Lei non era persona da fare certi tipi di ragionamenti, semplicemente viveva come meglio credeva senza porsi problemi. Un giorno però, anche lei, sarebbe uscita dal mondo della perfezione.
 
Appena prese il treno, mandò subito un messaggio a Marzio per comunicargli la partenza e dopo iniziò a leggere una rivista. Ogni tanto le piaceva guardare fuori dal finestrino per ammirare il paesaggio giapponese; gli alberi di pesco le trasmettevano gioia e spensieratezza, ma quel giorno erano malinconici.
 
---------------------------- - “Allora Rea cosa hai sognato?”
- “C’era un treno, degli alberi e improvvisamente un tuono, e poi un sacco di feriti…è stato tremendo”
- “Vedrai che sarà sicuro solo un incubo”. La rassicurò Morea.
 
Il treno andava così veloce che gli alberi sembravano tutti uniti tra di loro, Bunny poteva vedere che essi disegnavano una scia, simile a quella di una stella cadente. Pensò a Seiya, sorrise.
Il suo sorriso ebbe la durata di qualche secondo perché presto fu sostituito dal buio più totale. Un enorme boato e gli alberi che si tingevano di rosso mentre si sentivano urla di dolore provenienti dal vagone.
Bunny sorrideva, poi non più.
 
Niente è perfetto, neanche il destino. E la prova era cominciata.


Angolo dell'autrice: ecco qui il primo capitolo dove finalmente compaiono le nostre eroine. All'inizio è tutto normale e poi alla fine invece.... beh penso abbiate capito cosa succede^^
Vorrei ringraziare chi ha messo la storia tra le seguite, tra le preferite, chi commenta e i lettori silenziosi.
Un bacio a tutti^^

Alison_95

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Capitolo 3
*** Nostalgia ***


Capitolo II: Nostalgia
 
E’ questo il motivo per cui crediamo nel destino. Perché dobbiamo trovare qualcuno da incolpare. C’è sempre qualcuno che ha la colpa e, quando non è possibile accusare nessuno di vivente, si ricorre al destino.
L’uomo ha la necessità di trovare il colpevole, non può vivere senza trovare risposte alle sue domande, non può vivere senza avere giustificato gli eventi. Se qualcosa succede c’è un perché e non è qualcosa di occulto che deve rimanere nascosto, non è un perché senza soluzione, ma è un interrogativo che ben presto verrà giustificato, anche dal falso.
Se una studentessa deve studiare ma decide di uscire e incontra l’amore della sua vita, ovviamente è merito del destino. Altrimenti sarebbe rimasta a casa, avrebbe studiato e avrebbe perso il suo ragazzo. Ma questa studentessa si sarà mai posta la domanda: “E se avessi studiato?” Magari avrebbe preso dieci in matematica, avrebbe partecipato a una competizione di geni dove avrebbe ugualmente incontrato l’uomo della sua vita.
Quando ci sono eventi felici, raramente l’uomo si ferma e riflette su ciò che sarebbe potuto succedere in alternativo. Quando ci sono catastrofi invece la colpa è del destino.
 
Bunny era salita su quel treno per andare ad Osaka e cosa sarebbe successo se l’avesse perso? O se avesse disubbidito ai suoi genitori? Si sarebbe salvata? Non sarebbe stata parte della catastrofe?
Un momento. Ma il suo destino non era quello di diventare regina? Faceva parte del destino questo piccolo incidente? Non era destinata alla perfezione?
Evidentemente no.
 
 
Drin drin.
 
- “Pronto, chi parla?”
 
Il rumore di un oggetto che si infrange dopo essere caduto sul pavimento. Rea era completamente immobilizzata, i suoi occhi erano spalancati e fissava le sue amiche.
 
- “Rea, cosa succede?” Domandò preoccupata Ami.
- “Era… la mamma di Bunny…è all’ospedale…il treno…si è schiantato…lei è ricoverata” Rispose Rea singhiozzando, spaventata, preoccupata.
- “Non è possibile! Ragazze, muoviamoci, andiamo all’ospedale” Propose Marta, che cercava di nascondere l’agitazione. “E avvertite Marzio!”
 
Le quattro ragazze, dopo aver avvisato Marzio, si recarono all’ospedale per cercare di dare sostegno ai genitori della loro amica, per controllare le sue condizioni e perché erano preoccupatissime.
Non volevano perderla. Come era potuto succedere?
 
Appena giunte nel reparto, si sedettero sui divanetti, cercando di trattenere l’impazienza. Volevano avere novità da parte dei medici, il ticchettio delle scarpe si sentiva per tutta la stanza, erano udibili i singhiozzi dei parenti delle vittime. Nei loro occhi si leggeva disperazione, attesa ma anche speranza. E fu a quel sentimento che si affidarono le guerriere. Non potevano fare altro che sperare in qualcosa di positivo.
La televisione trasmetteva il telegiornale, soffermandosi su una notizia in particolare. Tutti erano molto attenti e ascoltavano le parole del giornalista che sembrava voler ricostruire dettagliatamente la vicenda. “Questo pomeriggio il treno diretto a Osaka ha perso il controllo e si è rovesciato fuori dalla rotaia. I morti sono circa settantacinque e c’è qualche centinaio di feriti che, ora si trova ricoverato nell’ospedale di Tokyo, sovraccaricato da questo terribile disastro. Queste povere persone andavano a trovare parenti, tornavano dal lavoro ed è capitata questa terribile sorte. Perché il destino è stato così crudele con loro? Forse non lo sapremo mai.”
 
- “Ragazze, e se fosse stato un mostro?” Propose Ami.
- “Ami, non è possibile. E’ finita l’epoca dei nemici. Fra qualche anno inizierà l’era di Crystal Tokyo, la pace regnerà per sempre. E’ destino che sia così.” Morea diede la mano alla sua amica cercando di tranquillizzarla.
- “Io sono stufa di tutta questa storia! E’ questo che il destino riservava per noi?! La probabile morte di Bunny! Tutte queste sofferenze? Pensate che si riprenderà tutto d’un tratto? Era davvero questo il destino perfetto a cui ambivamo? Perché se è questo quello che succederà, io non voglio più credere nel futuro!” Rea scoppiò in lacrime e corse verso il bagno.
 
Anche lei, forte e coraggiosa, non sopportava l’enorme peso che le gravava sulle spalle. Era tenace, combatteva per ciò in cui credeva e mai una volta si era arresa perché sapeva che era inutile. Eppure si era sentita stranamente sollevata dopo la sconfitta di Galaxia non solo perché era finita la battaglia, ma perché poteva mettere da parte scontri e combattimenti per un po’.
Inoltre non era così entusiasta di arrivare all’Incoronazione della sua regina, non tanto perché non si fidasse di lei, ma perché non riusciva a credere che questo destino fosse davvero così pacifico, bello…insomma perfetto. Purtroppo non si era mai affidata completamente ad esso, e aveva fatto bene.
Il destino le aveva tradite, le stava facendo soffrire. Le lacrime scendevano lungo il volto della guerriera che si portò le ginocchia al petto, seduta a terra nel bagno di un ospedale. Piangeva ripensando alla sua amica in uno stato grave, voleva rivedere il suo sorriso, voleva tornare a litigare con lei, voleva ancora sentire il forte affetto che le legava. Voleva tantissime cose in quel momento e i ricordi scorrevano più impetuosi che mai nella sua mente.
“Ti prego, sopravvivi. Sarei persa senza di te”. Rea appoggiò la testa contro il muro e la sollevò leggermente fissando il soffitto, poi chiuse gli occhi in senso di rassegnazione e continuò a pregare.
 
- “Forse ha ragione Rea, mi sembra strano che nel destino fosse prevista una cosa del genere…” Marta interruppe il silenzio che si era creato.
- “Magari era previsto che Bunny si rompesse qualcosa ma che ne uscisse ancora più forte di prima…” Morea cercava di rassicurare l’amica.
- “Ragazze, io invece ho paura per lei… spero di avere sue notizie presto.” Ami guardava i genitori della sua migliore amica che piangevano disperati.
 
All’improvviso un dottore uscì da una sala accompagnato dalle infermiere.
 
- “I parenti di Bunny Tsukino?” Subito essi risposero e il dottore fece cenno di avvicinarsi. “Potete vedere vostra figlia; ha riportato lesioni sulla gamba destra, la scapola e la clavicola rotta e…”
- “Quindi sta bene?” Marta saltò fuori all’improvviso sperando di ottenere notizie positive sull’amica.
- “Potete visitarla però ecco…”
 
Il volto di Marta sbiancò, non voleva credere alle sue parole. No, era impossibile, doveva essere un incubo. E fu proprio in quel momento che la bionda ragazza pensò: “Questo non era il destino scritto, cosa diavolo sta succedendo?”
 
Nel frattempo in una piccola stanza dell’ospedale, giaceva sul letto Bunny, quasi completamente fasciata.
Ci fu un lamento e lei aprì gli occhi. I dottori non si aspettavano che l’avrebbe fatto così presto e andarono a chiamare i familiari. Forse c’era qualche speranza. Si, per lei c’era senz’altro.
Però quando si svegliò era molto confusa, vide un bicchiere d’acqua sul comodino vicino e si guardò le fasciature. Improvvisamente sentì la necessità di chiamare qualcuno e chiedere aiuto perché era pervasa da uno stato di angoscia, di mancanza, quasi di nostalgia.
Era difficile accorgersi di cosa si trattasse, era un sentimento definibile come nostalgia, ma non di una persona o di un luogo. No, questa era la nostalgia dei suoi ricordi.


Angolo dell'autrice: ecco qui il punto della situazione. Chi se l'aspettava che fosse questo il problema vero di questa enorme catastrofe? e ora cosa succederà?
Grazie mille a chi recensisce sempre e anche ai lettori silenziosi!

Un bacio^^
Alison_95

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Capitolo 4
*** Memories ***


Capitolo III: Memories

 
“Un ricordo è qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?” Una domanda senza risposta.
 
Nostalgia di ricordi.
Assenza di essi.
Totale dimenticanza di se stessi.
Senso di vuoto che ti circonda.
 
I ricordi sono una parte di noi. Cancellateli e avrete cancellato non solo la memoria, ma anche la persona. Non essa come entità o come essere vivente, ma avrete eliminato la sua anima. Tutto ciò che viviamo rimane ben stampato e forma il nostro carattere, le nostre gioie e le nostre sofferenze e cos’è un mondo senza ricordi? E’ un mondo senza emozioni.
 
Bunny si era svegliata. Attorno a lei c’erano quattro ragazze che la guardavano, sembrando preoccupate. Una di loro aveva tutto il viso rosso, probabilmente aveva appena pianto, l’altra era visibilmente preoccupata., poi vicino a lei c’era una figura con i capelli blu che digitava lettere su uno strano affare e infine c’era qualcuno con una coda di cavallo, appoggiata al muro che la scrutava.
Il mal di testa la assaliva. Non ricordava niente.
“Chi sono queste ragazze? Sicuramente mie amiche, altrimenti non sarebbero qui. Ma perché sono qui? E chi sono io? E’ tutto così confuso.”
 
- “Ciao Bunny. Finalmente ti sei svegliata!” Marta le rivolse la parola come se niente fosse.
- “Chi è Bunny? E chi sei tu?”
 
Per un momento tutte rimasero pietrificate. Non si aspettavano un danno così grave e soprattutto, fino ad allora, avevano pensato che fosse un incubo e che, appena avesse aperto gli occhi, Bunny le avrebbe riconosciute tutte. Ma non fu così. Il suo sguardo era vuoto, i suoi occhi spenti e sembrava di parlare con una bambina di pochi mesi. Aveva perso tutto. Ora dovevano ricomporlo. Ma come?
Un passo alla volta.
 
- “Tu sei Bunny, Bunny Tsukino e sei la nostra migliore amica. Frequenti il penultimo anno del liceo, hai diciassette anni e…” Marta tremava.
- “Non capisco…io…non ricordo…mi dispiace tanto…” Bunny si portò la mano sulla testa.
 
- “Ragazze, ora dovete andare, potete venire a trovarla domani. L’ora delle visite è terminata.” La dottoressa aveva in mano la cena.
 
- “D’accordo. Ciao Bunny, a domani” Ami sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi e tutte la seguirono.
 
La dolce ragazza bionda rispose annuendo e con un flebile “ciao”. Un saluto che alle guerriere sembrò un addio. Infatti quello era un addio. Un taglio netto col passato, qualcosa che non sarebbe più ritornato, qualcuno che non avrebbero più rivisto, non come prima.
Se non avesse più ricordato, sarebbe stata la fine. Per la loro amicizia. Per l’amore. Per la pace. Per la Terra. Per il destino. No, era lui che aveva deciso questa strage e lui avrebbe dovuto sistemarla.
Ma si possono dare ordini al fato? Potete sempre provarci, ma dubito che vi ascolti.
 
Giunte a casa, Rea iniziò a preparare il tè. Dovevano parlare, sfogarsi, trovare una soluzione.
 
- “Ciao ragazze. Ho ricevuto il messaggio solo adesso. Come sta Bunny? Cosa è successo?” Marzio posò la valigetta a terra e si sedette a tavola con le ragazze, accompagnato da Luna e Artemis.
- “Ecco… E’ un discorso lungo che si concluderà con un obiettivo. Dobbiamo sistemare le cose.” Ami parlava perché era l’unica in grado di mantenere i nervi saldi al punto giusto.
- “Cosa dobbiamo sistemare? Ami non capisco! Come sta Bunny?”
- “Ha..lei ha perso.. la memoria.” Tutto d’un fiato.
- “COSA?! Non è possibile! E’ uno scherzo!” Marzio aveva rovesciato la tazza e aveva cominciato a urlare dicendo cose senza senso. Il mondo gli era caduto addosso. Forse il destino lo stava punendo. Si, era di sicuro così. Lui l’aveva abbandonata e ora l’aveva persa.
- “ORA BASTA! Siamo qui per sistemare le cose, non per litigare o disperarci, non servirebbe a niente. Dobbiamo capire cosa fare.” Tuonò Rea.
- “Cosa proponete di fare?” le chiese Morea.
- “Bunny non ricorda assolutamente niente, chi siamo noi, chi è Marzio, quindi io direi di raccontarle la sua storia un po’ alla volta. La storia della sua vita da umana però…” Propose Ami.
- “No, lei è la futura Regina, deve sapere!” Dichiarò Artemis.
- “Ti rendi conto che ha perso tutto?! Vuoi andare là e dirle: sai sei Sailor Moon, la futura regina del mondo, ti sposerai con quest’uomo, avrai una figlia, il mondo vivrà in pace perché il destino ha deciso così.” Marta si era scaldata.
- “E’ per questo che bisognerebbe partire dalle cose più basilari, da chi ha conosciuto, mostrando delle foto e raccontando chi fossero. Domani è domenica, potremo andare da lei e stare tutto il tempo con lei, magari Marzio ci raggiungi nel pomeriggio e cerchiamo di vedere se si ricorda di te.” Morea incrociò le braccia.
- “Si, mi pare una buona idea. Speriamo che funzioni.” Replicò Marzio.
 
La serata continuò tranquillamente. Discutevano di Bunny, di quello che sarebbe successo e del destino. Non capivano cosa fosse potuto succedere. Sembrava quasi che una nuova minaccia si stesse avvicinando eppure nessuno la percepiva.
Essa era già arrivata, aveva il compito di dividerle, di farle lottare ancora una volta, per i loro sentimenti, per ciò in cui credevano, per riportare la pace. E se questo non fosse successo? Il destino avrebbe subito una modifica. Ma qualcuno ha mai detto che con un futuro diverso le cose sarebbero andate peggio? No. Eppure le Sailor ne erano convinte. Sbagliavano? Forse.
 
Nel frattempo, in una galassia lontana…
 
Passo veloce. Carta e penna alla mano. A ogni persona che incontrava rivolgeva un dolce sorriso e incoraggiava a continuare il lavoro. Diceva cosa fare, amministrava i lavori.
Sotto il sole cocente quei pantaloni neri attraevano tutti i raggi e la maglietta bianca permetteva a tutte le ragazze di commentare quel ragazzo.
Passo veloce. Carta e penna alla mano. Si dirigeva verso la sua stanza. Si sedette, prese la chitarra e si immerse nel suo mondo, fatto di parole, di musica, di dolci pensieri e di un cuore spezzato.
I wish I could tell her
“You’re one in a million”
“You’re going the distance”
But you never even look my way
 
Non l’aveva mai guardato in quel modo. Cosa avrebbe dato per sentirsi amato anche lui. Perché era questa la verità: l’affetto e il calore delle fans non era bastato a colmare il vuoto che sentiva dentro di lui. Si comportava da arrogante, antipatico, egocentrico solo perché dietro quella maschera nascondeva il grande amore che provava e che doveva reprimere giorno dopo giorno.
Erano passati mesi e non l’aveva dimenticata perché il destino aveva deciso così.
Anche lui che non ci aveva mai creduto, stava iniziando a pensare che forse un fato davvero esisteva. E per lui aveva segnato una lenta agonia.
 
If I could be the light
To guide you through
The darkness, baby
If I could be the one
To change the ending
To your story, I’d be the one in
A million
Someday I will tell her
“You’re one in a million”
 
Perchè lei lo era. Era una su un milione, l’unica che lo faceva sentire così dannatamente innamorato. Si alzò. Passo veloce. Carta e penna alla mano. Sfoggiava il suo migliore sorriso per fingere, per nascondere il suo cuore spezzato. Ma i suoi occhi dicevano tutto.
Eppure lui credeva che, forse, una speranza di incontrarla ancora c’era. Si, Seiya aveva proprio ragione.
 
Bunny fissava fuori dalla finestra il cielo stellato e pensava, cercava di sforzarsi e di ricordare, ma non ce la faceva.  “Il ricordo è una cosa che hai o una cosa che hai perso per sempre?” Domanda senza risposta. Ognuno ha una sua idea e non c’è niente di giusto o di sbagliato.
Ma Serenity ce l’aveva quella risposta: per lei il ricordo era semplicemente qualcosa che aveva perso, forse per sempre.


Angolo dell'autrice: Che bello, sto scrivendo in viola <3 Ok, a parte le mie meravigliose scenate di pazzia, spero che questo capitolo vi sia piaciuto perchè secondo me è così così.
E Seiya ha fatto la sua comparsa, anche se breve.
Un grazie immenso a chi mi segue sempre!
Un bacio^^
Alison_95

 

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Capitolo 5
*** The price to pay ***


Capitolo IV: The price to pay
 
“Life wouldn’t be the same without you and all the memories you have giving me.”


“La vita non sarebbe la stessa senza te e tutti i ricordi che mi hai dato”


 
Ci si rende conto di quanto è importante una persona solo dopo averla persa. Quante volte ci è capitato di dare per scontato l’amicizia o l’amore? Eravamo così sicuri di essere il centro del loro mondo, non abbiamo fatto nessuno sforzo per rimanere legati a loro e li abbiamo persi. Ecco che arriva il dolore. E ci chiediamo: “Perché non sei più vicino a me?” . Forse perché ce la siamo cercata. Forse perché l’altra persona si è stufata del nostro comportamento a dir poco apatico. Forse perché, invece, ci siamo sempre comportati bene e a un certo punto la persona con cui avevi condiviso i momenti più belli della tua vita, decide di voltarti le spalle. Ma questo è un altro caso. Analizziamo i primi due cioè i casi in cui è colpa nostra. Una storia d’amore è come un processo: si basa sulla parità delle parti, ovvero si dà e si riceve. Non si può sempre e solo ricevere. Ma questo non viene capito e, inevitabilmente, si rimane soli. Soli, senza aver mai dato, aspettando un’altra vittima da prendere per scontato. E il ciclo si ripete. Inevitabilmente però si rimane feriti.
 
Marzio si sentiva ferito. In qualche modo, davanti al suo bicchiere di vodka, ammetteva la sua responsabilità. Non tanto per l’incidente, quanto per ciò che aveva fatto con Bunny. O meglio, ciò che non aveva fatto. La amava, questo era certo e lo sapeva. Ma si era mai sforzato di dimostrarglielo? Si, nei combattimenti. Ma forse non era bastato.
Bunny era quella che nella coppia dava tutto e riceveva poco, quasi niente. Perché? Marzio era introverso, timido, chiuso e riservato.
No, non ci si può nascondere dietro a tutto questo.
 
“Ho perso i miei genitori e da quel momento sono diventato una persona fredda. Poi l’ho incontrata e il mondo è cambiato, finalmente provavo amore. Ma non gliel’ho mai dimostrato. E sono stufo di nascondermi dietro al mio carattere. La verità è che avrei dovuto fare di più. Una persona può essere riservata quanto vuole, ma se ci tiene davvero, lo dimostra. Bastava anche un piccolo gesto. Sono questi che rendono felice. E io vorrei tornare indietro, dargli tutto ciò di cui aveva bisogno, non lasciarla mai. Perché ora, solo ora che l’ho persa, capisco quanto era importante per me.”
Marzio si sdraiò sul divano, addormentandosi e aspettando che il nuovo giorno arrivasse.
 
- “Allora pronte per cominciare la missione?” Morea guardò le sue amiche.
- “Speriamo vada tutto bene. Avete avvisato le Outer?” Rispose Rea.
- “Sai che sono in America per ancora un po’, non mi pare il caso di disturbarle…” Ami si tolse gli occhiali da sole.
- “Sono d’accordo. Allora ragazze, si comincia!” Marta puntò un dito verso il cielo e si avviò verso l’entrata.
 
Quattro ragazze. Quattro amiche. Quattro semplici persone, munite di album fotografici, quaderni e videocassette. Quattro guerriere con una sola missione: sconfiggere il Male. Cos’era il Male? La vita. Dovevano abbattere quel potente nemico.
 
Aprirono la porta, respirarono profondamente e videro Bunny.
 
- “Ciao Bunny. Stai meglio?” Rea cercò di comportarsi il più normalmente possibile.
- “Ciao ragazze. A parte i vari dolori e la testa e il fatto che non ricordo nulla? Diciamo che sto bene. Scusate potete ripetermi i vostri nomi?” Bunny si spostò i capelli sciolti dietro l’orecchio.
- “Certo! Abbiamo portato anche un po’ di foto così cerchiamo di farti tornare la memoria.” Marta sorrise, cercava di fingere, fingere che andasse tutto bene.
 
Così piano piano sfogliando le pagine dell’album Rea iniziò la narrazione: “Allora da dove cominciamo? Beh, dagli albori direi…”
- “Ehm…mi dispiacerebbe interromperti ma…cosa sono gli albori?”
Le quattro ragazze si guardarono e scoppiarono a ridere; “non sei cambiata proprio per niente in fondo” disse Morea. Rea proseguì “Bunny, diciamo che non brilli di intelligenza e hai voti piuttosto bassi a scuola a differenza di questa ragazza –indicando Ami sulla foto- che ha il più alto quoziente intellettivo dell’intera nazione, ama studiare, la matematica è la sua passione e va spesso a nuotare in piscina. Dopo ci sono io, Morea e Marta. Tu ed io litighiamo sempre, anche per le cose più sciocche, ci prendiamo in giro da ormai tre anni e gestisco il Tempio scintoista insieme a mio nonno. Morea è la cuoca del gruppo e scambia tutti i ragazzi carini per il suo ex. Infine Marta è quella che più ti assomiglia, negata a scuola, bionda ma vuole diventare una star.”
Le ore passavano e le ragazze continuavano a spiegare a Bunny le cose essenziali della sua vita, mostrando delle foto, raccontando aneddoti nella speranza che ricordasse, descrivendo i suoi compagni di classe. La ragazza cercava di memorizzare i volti e i nomi e veniva colpita spesso da strane sensazioni. Sembrava qualche volta percepire un legame con le persone raffigurate e questo era solo un bene, era un buon segno, forse qualche speranza c’era.
 
- “Sentite… presuppongo di essere single, visto che non avete trattato ancora questo tasto…” Commentò a un certo punto Bunny.
- “Ecco… Invece tu sei fidanzata con un bellissimo universitario che si chiama Marzio…ormai la vostra storia prosegue da tre anni e siete davvero molto affiatati.. verrà anche lui in ospedale appena si libererà dagli studi.” Le disse Marta.
 
Le amiche quindi presero l’album fotografico e lo sfogliarono fino a trovare una bellissima foto di loro due insieme. Era stata scattata al parco, entrambi sorridevano. Tuttavia la guerriera rimase colpita da ciò che vi era nella pagina a fianco.
- “Lui l’ho già visto da qualche parte…”
 
Rea fissò Marta, cercando quasi un segno di approvazione. Dovevano raccontarle anche di lui; era pur sempre stato una parte importante della sua vita, l’aveva aiutata. Si, era giusto.
 
- “E’ come se l’avessi già visto…”
- “Probabilmente l’avrai visto in televisione, lui era una star…insieme ai suoi due fratelli. Si chiama Seiya. Frequentavano la nostra stessa scuola. L’anno scorso Marzio è partito per l’America e tu eri molto giù di morale così ti sei molto avvicinata a questo ragazzo che ti ha sempre aiutata.”
- “Capisco…Ed è ancora in città?”
- “Vedi…lui e i suoi fratelli sono dovuti..ehm…partire..” Ami chinò il capo.
- “Scusa, perché ti interessa così tanto?” Si interessò Morea.
- “Non lo so…è come se i suoi occhi trasmettessero amore… e poi…”
- “Poi?” Morea era sempre più curiosa.
- “Beh…è proprio un gran bel pezzo di manzo!” Bunny scoppiò a ridere seguita poi dalle sue amiche.
- “Beh su questo non hai tutti i torti…erano belli tutti e tre e Marta ed Ami ne sanno qualcosa, vero?” Punzecchiò Rea.
- “Ma cosa dici? Io e Yaten siamo incompatibili! Acqua e fuoco, bianco e nero. No, over, finita, basta!” Esplose Marta, mentre Ami si era solo limitata ad arrossire.
- “Sentite ma visto che voi sembravate molto legate a questi ragazzi… non è che per caso…io e Seiya… insomma… noi…”
- “No no no no no! Tu sei sempre stata fedele a Marzio perché lo amavi e sono sicura che ritroverai questo sentimento, nonostante Seiya… ci abbia provato abbondantemente!” Rispose immediatamente Rea.
 
Improvvisamente entrò un’infermiera: “Mi dispiace ragazze ma l’orario per ora è terminato. Potete tornare nel primo pomeriggio.”
 
Fu proprio ciò che promisero a Bunny. Sarebbero tornate appena possibile.
La ragazza salutò e poi rimase a sfogliare quell’album che sembrava raccogliere tutta la sua vita. Da quando era nata fino a quell’incidente che le aveva provocato la perdita della memoria. Guardava la foto del suo principe e si sforzava di provare qualcosa. Ma era tutto vuoto. Magari i sentimenti sarebbero tornati presto. Ciò che invece non capiva era perché la foto di quel cantante la attirasse così tanto. Si sentiva incuriosita. Non che provasse qualcosa per lui, ma percepiva emozioni forti.
Avrebbe voluto vederlo. Ma non poteva. Così si addormentò, pensando al perché Seiya la colpisse così tanto, pensando che lei aveva già un ragazzo, pensando a reprimere i suoi sentimenti.
Incredibile: aveva perso la memoria, non sapeva più chi era, cosa era stata e non conosceva il suo destino e, nonostante tutto, una vocina le diceva di reprimere ciò che provava perché era fidanzata. La storia si ripete. Quella era una vocina che proveniva dal profondo, la voce della paura, della rinuncia, della resa… Era solo una chiara, nitida voce che le avrebbe rovinato la vita.
 
Un uomo percorreva il lungo corridoio, portava una valigetta e si notava ancora il sudore della corsa fatta per giungere a destinazione. Si fermò davanti alla stanza della sua fidanzata, aprì la porta e la vide dormire. Non era cambiata per niente. Nonostante le ferite che portava, anche in viso, era sempre la stessa dolce ragazza che aveva sempre amato. Fu pervaso da una sensazione di sofferenza che lo paralizzò. Voleva ricominciare. L’avrebbero fatto insieme: lui le avrebbe dedicato tutto il tempo che aveva a disposizione. Avrebbero ricominciato insieme, ricominciato a vivere.
Purtroppo ciò che lo aspettava era solo sofferenza. Tante volte non si può ricominciare se prima non si paga un prezzodoloroso.
 
 
- “Ragazze, pensate anche voi quello che penso io?” Gli occhi di Marta parlavano da soli.
- “Si, dobbiamo farlo. E’ per il suo bene. Deve ricordare. Grazie a lui ricorderà e poi il destino si compierà.” Decise Rea.
- “Lo faremo soffrire…”
- “E’ il prezzo da pagare.”
 
 
C’è sempre un prezzo da pagare per qualsiasi cosa. Il prezzo da pagare per la felicità è il dolore. Bisogna soffrire o far soffrire per conseguire lo scopo.
Purtroppo ciò che molti non riescono a capire è che non è importante solo la meta, ma soprattutto conta il percorso, quello che è nel mezzo. E fu proprio questo percorso che modificò per sempre…il destino? No, le persone.
 
- “Pronto. Chi sta parlando?”
- “Sono Ami. Mi dispiace disturbarti, ma devi tornare sulla Terra.”
- “Cosa?!”
- “Ti prego, è importante.”
 
Seiya, Seiya, Seiya… Perché mi sento così strana?


Angolo dell'autrice: Spero che la storia vi stia piacendo perchè penso abbiate notato che il mio scopo non è solo quello di narrare gli eventi, ma di fare anche qualche riflessione in più, quindi lo stile è leggermente diverso dalle precendenti ff.
Parliamo del capitolo: ho dato abbastanza spazio a Marzio perchè in questa ff lui ricopre una parte importante. Non perchè mi sia improvvisamente convertita al "marzianesimo" ma perchè voglio che anche lui provi sentimenti da esseri umani e che non sia schivo e freddo, cioè che sia sempre se stesso ma voglio che capisca cosa sbaglia cioè quello che secondo me sbaglia. Infatti la riflessione all'inizio è un mio pensiero. Per scriverla mi sono ispirata a una persona che mi è stata molto vicina e che mi ha dato per scontato perchè era un po' come Marzio.
Un'altra cosa che vorrei precisare è che non è che Bunny sia improvvisamente innamorata di Seiya, anzi. Semplicemente sente delle sensazioni, stop. Per il resto vedrete come si evolve la storia :)
Dopo questo papiro ringrazio Moana, Cri Cri, Fighterdory, ChibiRoby, Dudy, PrincessLuna, Arwen297, Saki85  che recensiscono sempre =)
Un bacio^^
ALison_95

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Capitolo 6
*** Why? ***


 Capitolo V: Why?
 
- “Pronto. Chi sta parlando?”
- “Sono Ami. Mi dispiace disturbarti, ma devi tornare sulla Terra.”
- “Cosa?!”
- “Ti prego, è importante.”
 
Seiya rimase immobile, non capiva cosa stesse succedendo. Pensava che non avrebbe più sentito la loro voce e invece il ricordo lo perseguitava.
 
- “Ami, abbiamo lasciato la Terra. Non posso.” Disse Seiya con un filo di voce.
- “Non te lo chiederei se non fosse importante.”
- “Ma perché? Ci sono nuovi nemici?”
- “Bunny ha perso la memoria.” Lo disse tutto d’un fiato affinché fosse meno doloroso.
- “Cosa? Stai scherzando? E perché dovrei tornare?” La sua testolina buffa non ricordava più niente, forse aveva dimenticato anche lui. Si, era senz’altro così. Tutte le giornate trascorse insieme, tutto era sparito.
- “Ecco…lei ha visto la tua foto e ha chiesto di te e sembra che senta qualcosa…tu puoi aiutarci, Seiya.” Ami cercò le parole giuste.
- “Non potete chiedermi questo…io …ci penserò.” Chiuse la conversazione. Non voleva che sentissero la sua voce spezzata.
 
Bunny aveva perso ogni ricordo. Seiya invece viveva di quei ricordi. La prima volta che si era innamorato, i momenti passati con lei…tutto ciò che gli aveva permesso di rinunciare alla sua duplice identità.
Le persone ogni tanto di fermano e si guardano indietro, analizzando il passato. Riportano alla memoria dolci momenti trascorsi in felicità, ma spesso non riprovano le stesse sensazioni. Quando i ricordi sono tristi si riprova lo stesso dolore di quella data occasione, un tormento che infligge l’anima, una porta che si riapre sfoderando tutta la sofferenza.
Seiya ricordava perché sapeva di amare ma soffriva.
Lei, in quel momento, era stesa su un letto di ospedale senza sapere chi fosse. E lui sapeva che avrebbe sofferto, sapeva che non lo avrebbe riconosciuto eppure voleva vederla perché voleva essere parte della sua guarigione. Voleva insegnarle a essere Bunny, se stessa, una persona non vincolata dal destino.
Così il giovane cavaliere prese una decisione, una decisione che lo avrebbe condotto verso ciò che più credeva impossibile.
 
Ospedale di Tokyo.
 
Bunny aprì gli occhi, si guardò intorno e notò una presenza maschile. Cercò di leggere le espressioni, di sfogliare le poche pagine del libro intitolato “la mia vita” eppure in quel libro non c’era traccia di quel ragazzo. La sua memoria non aveva traccia di lui.
 
- “Suppongo che tu sia Marzio…” Sorrise Bunny.
- “Si… vedo che le altre ti hanno già illustrato un po’ di cose…” Rispose imbarazzato lui.
- “Si mi hanno mostrato un po’ di foto e raccontato qualcosa, piano piano sto cercando di memorizzare i nomi e i volti e presto tornerò alla mia vita normale a quanto pare…”
- “Ti dimettono?”
- “Si, fra una settimana. Ovviamente la normalità sarà difficile da raggiungere subito, ma ho una strana sensazione.”
- “In che senso?” Marzio non sapeva cosa dirle, era sempre la sua testolina buffa, la ragazza che parlava dolcemente e che con il suo sorriso riusciva a illuminare le giornate.
- “E’ come se tra le foto percepissi qualcosa di strano…come se la normalità non fosse nel mio Dna. Lo so, è molto buffo.” Rise. Una risata triste, rassegnata ormai al dolore.
- “La tua vita è incredibile, Bunny. Ricorderai tutto presto e io ti starò accanto.”
- “Grazie Marzio. Ora in realtà vorrei solo riposare…Lo so, mi sono appena svegliata ma mi sento davvero distrutta.”
- “Capisco. Allora ci vediamo presto, riprenditi.” Si girò, prese la borsa e poggiò la mano sulla porta.
- “Ah… Marzio, mi dispiace tanto di non ricordare. Sono sicura che io e te ci amavamo davvero e succederà di nuovo, lo spero.” Chinò il capo.
- “Ne sono sicuro.” Le sorrise e poi uscì. Avrebbe aspettato il suo ritorno, eppure si domandava se lei avrebbe riacquistato la memoria o se avrebbe provato nuovamente qualcosa.
E una domanda continuava a ronzare nella sua mente: Chibiusa? Il destino?
Fino a quel momento non si era posto il problema ma cosa sarebbe successo se lei non avesse ricordato?
No, non era possibile. Sicuramente tutto questo era previsto dal destino. In fondo mancavano ancora cinque anni alla Glaciazione, c’era ancora un sacco di tempo.
Una settimana e l’avrebbero dimessa, poi lui avrebbe cercato, conciliando i suoi impegni, di aiutarla a ricordare, ricordare quell’amore ora assopito.
Mentre svoltava nel corridoio a destra, non si accorse di chi stava entrando nella stanza della sua dolce fidanzata.
 
- “Che afflusso di persone oggi! Voi siete…Ah si! Vi ho visto nelle foto…” Bunny indicò le persone davanti a se.
- “Abbiamo captato dei segnali e abbiamo capito che ti era successo qualcosa…” Sidia appoggiò la borsa sulla sedia.
- “Captato? Ma siete sensitive?!”
- “Più o meno… abbiamo delle strane premonizioni.” Milena cercò di salvare la situazione. Evidentemente le Inner avevano deciso di non dirle niente.
- “Delle super eroine in pratica? Ho delle amiche speciali, a quanto pare!” Rise Bunny
- “Niente di particolare, persone fortunate.” Heles mise le mani sui fianchi.
- “Molto fortunate!” La stuzzicò maliziosamente Milena.
 
Le ragazze dopo qualche minuto decisero di lasciare che la stanca amica potesse riposare e tornarono a casa.
 
- “Ragazze… a me è dispiaciuto molto andare via dall’America, però penso che la situazione sia abbastanza grave.” Sentenziò Milena.
- “Dobbiamo proteggere la nostra principessa. Quello che non capisco è perché le Inner non le abbiano detto la verità…” Rispose bruscamente Heles.
- “Penso che abbiano fatto bene. Non possiamo caricarla emotivamente, avrebbe un crollo. Piano piano si riprenderà e noi la aiuteremo.” Sidia sospirò.
- “Tornerà ad amare Marzio e il destino si compierà… è scritto da millenni che sarà così.” Heles mise in moto la macchina.
- “Questa volta sento il mare in tempesta. Non sarà così semplice…” Milena si preoccupò.
- “Che c’è? Hai paura?”
- “Con te no, mai.”
 
E le tre ripresero la strada verso casa, non sapendo che loro stesse sarebbero state le artefici di grandi cambiamenti a causa della loro paura, dell’eterna paura di perdere ciò che il futuro aveva riservato. Perché anche le Outer, nonostante la forza d’animo, erano fragili e spaventate dai mutamenti che si erano verificati. Perché anche loro erano esseri umani.
 
Una settimana dopo.
 
I could feel you near me
Even though you’re far away
It’s not supposed to feel this way
I need you, I need you
 
Perchè? Si chiedeva continuamente perchè fosse successo proprio a lei. Il giorno stesso sarebbe stata dimessa e avrebbe ricominciato la sua vita cercando ricordi, sperando che nuovi tasselli potessero ridarle ciò che aveva perso.
Aveva trascorso la settimana ad ascoltare le vicende della sua vita e qualcosa sembrava esserle tornato in mente. Ma non bastava, non riusciva a colmare il vuoto che aveva dentro.
 
I need you, I need you
More and more each day
Tell me, are you and me
Still together?
Tell me, you think we could
Last forever?
Tell me, why?
Why?
 
Perché? E’ la domanda più frequente. I bambini sono alla continua ricerca di risposte che trovano ponendo questa parola, gli studenti risolvono i loro dubbi ottenendo spiegazioni, spiegazioni chieste attraverso questa parola, gli uomini e le donne si domandano cosa fare della loro vita attraverso questa parola.
 
Perché? Perché? Perché ho perso tutti i miei ricordi?
 
Bunny stava preparando la valigia, pronta a tornare a casa e a rientrare nel suo mondo, cercando di farne parte. Marzio era partito per un viaggio di due giorni, quindi non poteva essere lì con lei, ma le aveva promesso che, appena tornato, sarebbero stati insieme.
 
Perché? Perché? Perché ho avuto questo triste destino?
 
Ancora pensava al destino, nonostante non sapesse quanto esso condizionasse la sua vita.
La porta bussò.
 
- “Avanti!”
- “Vedo che stai preparando la valigia… Forza, ti porto a casa.”
 
Perché? Perché? Perché mi sento così?
 
Perché: questa parola è la rovina di tanti e la salvezza di pochi. Tante volte la pronunciamo solo per darci delle spiegazioni. L’uomo necessita di esse per andare avanti, ma qualche volta sarebbe meglio rimanere in silenzio con i propri dubbi piuttosto che conoscere la verità, una verità che ci fa soffrire.
Perché: questa parola, usata da tutto il mondo, è caratterizzata da un pregio e un difetto.
Qualche volta non trova risposta.
 
- “Sicuro?”
- “Certo! Ho parlato anche con le tue amiche, forza Testolina Buffa!”
- “Ma tu…”
- “Sì?”
- “Non eri partito?”
- “Sono tornato. Avanti pigrona, ti porto la valigia.”
- “Grazie….” Bunny sorrise guardandolo.
 
Seiya. Quel nome, quella foto che l’aveva tanto colpita. Quell’unica certezza nel suo mondo di dubbi. Quell’unica presenza nel suo mondo di mancanza.



Angolo dell'autrice: E finalmente è arrivato il mio caro seiyuccio <3 Chissà cosa succederà ora! Bunny sente questo strano legame... a cosa porterà? E le Outer che parte avranno?
Vi aspettavate il ritorno di Seiya? Beh immagino di sì, ma forse avete pensato che il ragazzo alla fine potesse essere Marzio tornato dal suo viaggio. Spero di non avervi annoiato :)
Un grazie a chi recensisce sempre =)
Un bacio^^
Alison_95

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Capitolo 7
*** Today I'm fine ***


Ragazze, mi scuso per il ritardo ma ho avuto tantissimi impegni! Per tutto ciò che ho da dirvi vi aspetto a fine capitolo nell'angolo dell'autrice. Buona lettura^^


Capitolo VI: Today I’m fine

 
Ogni ragazza ha un diario su cui scrive i suoi segreti, i suoi pensieri o al quale racconta la giornata appena trascorsa. Di solito però si utilizza questo pezzo di carta semplicemente come sfogo per un brutto voto, per un ragazzo che ci ha tradito o per un’amica che non è più tale. Poche volte si racconta un momento felice: anche i momenti tristi rimangono impressi nella memoria come quelli felici, però è quasi impossibile trovare le parole per questi ultimi, perché dopo averli vissuti le emozioni originarie svaniscono, lasciando lo spazio al consolidamento della serenità, ma ripensando a questi momenti non si proverà più la stessa gioia originaria.
Le ragazze non trovano le parole per descrivere momenti gioiosi perché è più semplice manifestare le emozioni negative attraverso lo scritto. In fondo i grandi poeti, i grandi cantautori erano ispirati da sofferenza e solitudine probabilmente perché non si sente la necessità di scrivere quando si sta bene. Non esiste una sfogo per la felicità, ma solo per il dolore.
E’ per questo che i diari sono costellati da pagine e pagine di nostalgia, malinconia, dolore ed è raro trovare qualcuno che scriva: “oggi sto bene”. Significherebbe trovare il coraggio di andare oltre lo sfogo, oltre qualsiasi sentimento, significherebbe essere stata talmente bene da volerlo dire a tutto il mondo, anche a un semplice mucchio di fogli.
 
 
- “Testolina Buffa, come ti senti?” Seiya era imbarazzato, gli sembrava quasi impossibile trovarsi lì con lei.
- “Bene! Sono contenta di poter tornare a casa, forse ricominciando la mia vita riacquisterò la memoria e potrò ricordarmi di te, delle mie amiche e di Marzio..” La ragazza si incupì.
- “E’ tutto a posto?”
- “No…cioè non so che fare… non mi ricordo niente di lui o di cosa ci sia stato e…”
- “Testolina buffa ascolta: lui è il tuo grande amore, lo ami più della tua stessa vita e non riusciresti a vivere senza di lui. Sono sicuro che niente di questo sia svanito.” Seiya dovette pronunciare quelle parole sorridendo, anche se in realtà avrebbe voluto stringerla ora che lei aveva dimenticato. Ma sapeva che non sarebbe stato giusto così le aveva detto la verità, una verità che lo feriva.
- “E’ strano: ne parlate tutti come se dovessimo sposarci…” Disse Bunny incuriosita.
- “Beh diciamo che tu parlavi in continuazione del matrimonio, delle damigelle, quindi…” Sorrise Seiya.
 
Questa frase lasciò Bunny assorta nei suoi pensieri. Aveva accanto un ragazzo non solo bellissimo, ma anche simpatico e dolce, un ragazzo che l’amava eppure non aveva esitato a dirle la verità sul suo fidanzato. Per la prima volta da quando si era svegliata, aveva paura, paura che quell’incidente avesse stravolto completamente la sua vita.
 
Giunsero davanti all’ingresso e Bunny posò la mano sulla maniglia; un solo secondo, un solo istante e si ritrovò catapultata in un mondo gioioso e festoso fatto di risate e di urla, tra le quali spiccava la voce di Marta; c’erano delle bevande sul tavolo, ben quattro torte al cioccolato e un enorme striscione recitava la frase: “bentornata a casa, Bunny”.
Non riuscì a trattenere le lacrime, il suo cuore era fatto della stessa dolcezza di prima, non era cambiato. Non poteva credere di avere delle persone accanto così sensazionali, piene di idee e di sentimento verso di lei. Si respirava un’aria nuova, qualcosa che sanciva un cambiamento.
Bunny aveva perso la memoria e tutti credevano fosse quell’evento ad aver creato un dubbio nel futuro. Tutti sbagliavano.
Erano loro che stavano cambiando tutto, i loro sorrisi, le parole subivano lentamente delle modifiche; la memoria era stato solo l’inizio, l’inizio della fine.
 
- “Allora sei rimasta sorpresa?” Marta le porse il bicchiere.
- “Ragazzi, non ho parole! Ma come avete fatto?”
- “L’idea è stata di Seiya; appena tornato ha subito provveduto a farti star bene.” Le sorrise Taiki e vide il volto imbarazzato del fratello.
- “Grazie davvero, ragazzi.” Bunny era rimasta senza parole.
 
Drin drin.
 
Il campanello suonò ed entrò Marzio. Alla vista dei tre cantanti non seppe cosa dire; sapeva della festa e per questo era tornato prima dal viaggio, però non pensava di trovare lui, quel ragazzo che era stato così vicino alla sua amata durante la sua assenza. Cercava di capire cosa ci potesse fare a casa di Bunny, soprattutto ora che aveva perso la memoria, ora che lei era vulnerabile. Forse era proprio questo il suo scopo. Eppure sembrava strano perché tutti gli avevano sempre parlato di Seiya come di un vero esempio di lealtà e onestà: ci doveva essere qualcosa sotto.
 
- “Marzio, ma non eri partito?” Bunny era incredula.
- “Si, ma ho deciso di fare un salto dalla mia fidanzata, lei è più importante.” Non poteva credere a ciò che aveva appena detto. Stava cambiando, stava iniziando a capire quanto fosse importante dimostrarle ciò che provava, anche con piccoli gesti.
- “Sei stato davvero dolce! Grazie!” Bunny lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia, sotto lo sguardo incredulo di tutti. Magari stava ricordando qualcosa e ne erano tutti felici, tutti tranne lui che aveva guardato la scena con un po’ di nostalgia.
Perché era questo che Seiya sentiva: una profonda malinconia, malinconia di ciò che non avrebbe mai avuto.
 
- “Allora direi di cominciare ad abbuffarci!” Propose Bunny.
- “Mi sa che non sei cambiata per niente, Testolina Buffa.” Seiya le toccò gli odango.
- “Su ragazzi musica…decente per favore!” Marta guardò Yaten.
- “Cosa vorresti insinuare?” Rispose il cantante con aria offesa.
- “Semplicemente quello che ho detto, sei leggermente egocentrico!”
- “E adesso cosa c’entro io?!”
- “Hai subito pensato che stessi parlando di te, questo implica il tuo egocentrismo! Argomento chiuso!”
- “Marta, per favore non tirare fuori le implicazioni sennò Ami comincia un trattato di funzioni di matematica!” ribattè Rea.
- “Rea!” Ami la guardò infuriata-
- “Ho solo detto la verità!”
- “No, non è per quello! Che catastrofe…”
- “Cosa è successo adesso?”
- “LE IMPLICAZIONI FANNO PARTE DELLA LOGICA, NON DELLE FUNZIONI!” Urlò.
 
E tutti scoppiarono in una fragorosa risata. Sembrava di essere tornati ai vecchi tempi e, tra le mille risate, Bunny si sentiva a casa; nonostante niente la legasse a quegli individui, lei sentiva una profonda connessione e capiva che erano davvero importanti.
Improvvisamente sentì il bisogno di aria fresca così salì le scale e si affacciò al balcone della sua camera. Guardava la luna e pensava a quanto fosse falsa. Le infondeva una sensazione di pace, serenità, sentiva il cuore colmo di gioia eppure qualcosa la disturbava: quel bagliore così luminoso, quei crateri che assomigliavano alle forme di un viso, le comunicavano una sorta di indecisione.
Non sapeva se fissare quel satellite spettacolare o smettere perché quella visione le provocava paura.
Avrebbe capito troppo tardi che quella paura non sarebbe mai passata.
 
Sentì dei passi e si voltò.
- “Testolina buffa che ci fai qui tutta sola?”
- “Pensavo…”
- “E da quando sai pensare?”
- “Te l’ha mai detto nessuno che sei proprio antipatico?!”
- “Certo, me l’ha detto una ragazza dai lunghi codini biondi tanto tempo fa…”
- “Seiya, grazie.”
- “E di cosa? Sono io che devo ringraziarti perché, anche se tu non lo ricordi, mi hai fatto passare i momenti più belli della mia vita.”
- “Grazie per la festa. Sai, vorrei tanto poter ricordare tutto…ho paura che possa cambiare tutta la mia vita…”
- “Forse è un bene …o forse no.” Seiya si corresse subito per evitare che Bunny potesse fare ulteriori domande.
- “Dai rientriamo, fa freddo.” Proseguì.
- “Aspetta…” Bunny lo abbracciò; era un gesto carico d’affetto verso una persona che le aveva già dimostrato più del necessario, verso una persona per cui non sapeva i sentimenti che nutriva.
Seiya provava un immenso calore, poteva stringere la sua dolce amata grazie a un gesto di spontanea gratitudine. Non voleva staccarsi più, ma doveva. C’era una persona al piano di sotto che rispettava e che non doveva soffrire; inoltre per lui era difficile trattenere tutte le emozioni.
 
- “Scendiamo adesso…” Disse e si staccò.
- “Aspetta, prima devo fare una cosa, tu vai.” Sorrise Bunny.
 
Rimasta sola, la ragazza aprì i cassetti della scrivania per cercarlo. Cercare quell’oggetto sicura di avere perché tutte le ragazze lo hanno, nascosto in un qualsiasi cassetto.
Frugò fino a quando non venne fuori un quadernino rosa con un coniglio, lo aprì, ma decise di non leggere gli eventi passati. L’avrebbe fatto quando avesse avuto tempo e soprattutto se avesse voluto ricordare disperatamente. Ma si accorse di non volerlo.
“In fondo non sono vincolata a niente. Magari ho commesso degli errori e posso ripararli, invece leggendo questo diario sarei condizionata a comportarmi in una determinata maniera. Voglio essere me stessa e vedere cosa succederà d’ora in avanti. Chissà il destino cosa riserva per me..” Pensò la ragazza. Non era per ricercare il passato che aveva cercato quel blocco, quel diario. Era per creare il futuro. Scrisse la data e poi pensò a cosa scrivere. Non le veniva in mente niente che potesse descrivere il suo stato d’animo.
Impugnò la penna e iniziò a muoverla. Alla fine rilesse: “Oggi sto bene.”
 
Si, Bunny era stata capace di andare oltre lo sfogo, oltre il dolore. Aveva trovato il buono anche in quel periodo ricco di sofferenze.
“Magari alla fine il destino non è così grigio per me.”
No, hai ragione non è grigio.
Per te, Bunny, il destino è nero.


Angolo dell'autrice: rinnovo le mie scuse per il ritardo enorme! A essere sincera ho avuto numerosi impegni causa la scuola ma poi ho avuto un blocco. Ogni volta che avevo la possibilità di scrivere, aprivo il foglio word ma non riuscivo ad andare avanti. Scusate! Per questo è un capitolo sofferto, nel senso che non so come sia venuto e  se vi sia piaciuto però d'ora in avanti si entrerà nel vero della storia cioè nel succo della trama, prima di arrivare alla fine. Non sarà una storia lunghissima infatti perchè non voglio stufare i lettori.
Detto questo, grazie a Moana, CriCri, Arwen287, Dudy, Fighterdory, Saky85, PrincessLuna che recensiscono sempre :) 

Un bacio^^
Alison_95

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Capitolo 8
*** Trouble is ***


Capitolo VII: Trouble is
 
“It’s hard to tell your mind to stop loving someone when your heart still does.”

“E’ difficile dire alla tua mente di smettere di amare qualcuno se il cuore lo fa ancora.”

 

E’ ciò che si fa per dimenticare la tristezza: si cerca di dimenticare. Ci sono persone che si impegnano e si tengono occupate solo per non pensare perché, se succede, rievocano momenti che avrebbero voluto cancellare.
Studiano, scrivono, cucinano, fanno qualsiasi cosa per evitare di pensare, per evitare che determinati pensieri si addentrino nella mente e portino a riflettere. Quando l’uomo riflette non sempre è una cosa positiva: quando si distrae e ritorna con la mente ai suoi problemi, cerca di analizzarli, di risolverli e di comprenderli ma non ci riesce mai e viene assalito dalla preoccupazione. L’amore è un problema e, come tale, se fa soffrire è meglio evitarlo. La mente si concentra su tutto ciò che implichi pensieri diversi dal sentimento.
E allora è meglio che le scatole di ricordi e le foto rimangano nello scatolone dove le hai lasciate; è meglio che, quando si compra una maglietta, non si respiri e si dimentichi il profumo della signora accanto che sta guardando i vestiti, che non si conosce ma che ci riporta alla memoria quella dolce fragranza che amavamo. Chiudiamo tutto in una sezione e non vogliamo che si apra più. Eppure la mente non è collegata al cuore e, quando la teniamo occupata, si apre il cuore, insieme alle vecchie ferite.
 
Seiya attraversò il corridoio per dirigersi al piano di sotto e pensava a ciò che gli era appena accaduto. L’aveva abbracciata e aveva respirato il suo profumo, quella vaniglia così forte che disperatamente cercava di togliersi dalla mente. Si odiava per ciò che provava ma soprattutto perché non riusciva a dimenticare. Così gli venne un’idea che, almeno per una giornata e forse le seguenti, l’avrebbe tenuto impegnato.
 
Nel frattempo in cucina…
 
- “Di cosa volevi parlarmi?” Rea appoggiò la mano sul tavolo.
- “Ecco, non voglio sembrare scontroso, ma perché diavolo avete chiamato i Three Lights?!” Marzio chiuse la porta per non farsi sentire.
- “Calmati d’accordo? E’ necessario, più persone ha vicino più facilmente ricorderà.”
- “Cosa c’entrano loro?! Sono stati con lei per pochissimo tempo e noi per anni e anni, non serviva! Potevate almeno consultarmi!”
- “Loro sono stati molto partecipi della sua vita, più di quanto tu possa pensare, almeno loro non sono partiti per l’America, lasciandola sola!” Rea si mise una mano sulle labbra e chinò il capo. “Scusa.. io non volevo…”
- “No hai ragione e lo so… Non avrei mai dovuto partire. Solo che ho paura, ora lei è vulnerabile e non vorrei che potesse innamorarsi di lui…” Marzio si sedette.
- “Ascolta, lei non lo farà. Avrete Chibiusa e tutto andrà per il meglio, non può cancellare un legame così forte nemmeno per una perdita della memoria. Non so cosa possa essere successo, ma forse era stato scritto anche questo. Tu le devi stare vicino e farla sentire bene, devi farla innamorare ancora. Seiya è sempre stato solo un amico, stai tranquillo.” Sorrise Rea.
- “Grazie Rea. Spero davvero di non perderla, non me lo perdonerei mai.” Si alzò e si diresse verso la porta. “Senti, ma alla fine perché li avete chiamati?”
Rea esitò e poi prese un bicchiere d’acqua, “Perché sono suoi ricordi recenti e la possono aiutare, in realtà avevamo chiamato Seiya ma si sono presentati tutti. Meglio per Marta ed Ami!”
- “Va bene. Torniamo alla festa, devo andare dalla mia ragazza.” Marzio uscì.
 
Rea aveva mentito. Non poteva dirgli che Bunny aveva sentito un forte legame con Seiya, non poteva dirgli che era per il suo bene perché non l’avrebbe capito.
In realtà si sentiva una persona orribile: aveva mentito a Marzio e stava usando Seiya. Sapeva perfettamente che, se avesse ricordato, alla fine la sua amica avrebbe scelto il suo principe perché lo amava e avrebbero avuto una dolcissima bambina, mentre il cantante se ne sarebbe dovuto andare, questa volta per sempre. Il suo cuore sarebbe stato ancora spezzato in mille parti e non si sarebbe più ricomposto. Ma in realtà una strana sensazione circondò il cuore della guerriera di Marte; e se fosse cambiato qualcosa? E se Lei non avesse più ricordato? Cosa sarebbe successo se Bunny non avesse più ricambiato i sentimenti di Marzio?
Scosse il capo: non era possibile. Il destino aveva deciso una determinata strada che sarebbe stata seguita, a qualunque costo.
 
- “Ragazzi! Ho avuto un’idea!” Seiya sbucò in soggiorno e si sedette sul divano.
- “Quale folle piano proponi adesso?” Ribattè il fratello.
- “Domani sera daremo un concerto per annunciare il nostro ritorno!”
- “Mi sembra una buona idea… L’unico problema è: le canzoni?” Taiki incrociò le braccia.
- “Le scriverò domani e…promesso cercherò di essere il meno autobiografico possibile!”
- “O che bello! E noi siamo invitate, vero?” Marta fece gli occhi dolci a Yaten.
- “LORO sono invitate” indicò le sue amiche “TU purtroppo ti aggregherai, quindi…”
- “Yaten senti solo perché sei un cantante famoso per di più stonato che non sa suonare un bel cavolo, non ti puoi permettere di dire certe cose! Se non venissi io, nessuno potrebbe ammirare la mia bellezza!”
- “Sopravviveremo…”
Marta girò il viso, offesa per le parole del cantante. I due continuarono a punzecchiarsi fino a quando non scese Bunny, sorridente come al solito.
 
- “Perché state urlando tutti quanti?” Chiese.
- “Marta e Yaten litigano come i divorziati e Seiya ha deciso che domani andremo al loro concerto!” Le rispose Morea.
- “Come sono contenta! Marzio vieni anche tu, vero? Potresti accompagnarmi!”
- “Certo, Bunny! Passo domani alle sette e mezza e non fare la ritardataria come al solito!”
- “Ma mi devo fare bella per te!” Bunny fece la linguaccia e suscitò l’ilarità generale.
 
Quando la festa terminò, tutti si ritirarono nelle rispettive abitazioni, aspettando con ansia il giorno seguente e Ami scrisse un messaggio a Heles: “Abbiamo saputo che siete tornate. Domani sera concerto dei Three Lights alle 20. Spero che verrete, ci farebbe piacere.”
 
- “Prima ci tengono all’oscuro di tutto e ora ci chiedono di andare con loro a un concerto, per di più un concerto di quei tre spocchiosi che non sanno neanche suonare!” Tuonò Heles.
- “Heles non essere così! Sai che ce l’hanno tenuto nascosto per non farci preoccupare e poi è un modo per vedere Bunny…” Milena le accarezzò i capelli.
- “Sei troppo buona”
- “E tu troppo irascibile.”
- “Dici? Forse dovrei prendere una camomilla… ma non riesco a capire perché sono tornati sulla Terra, Bunny ora è vulnerabile.”
- “E’ per questo che Seiya non farà niente contro la volontà di Bunny, se poi sarà lei a provarci…”
- “Milena! Non dirlo neanche per scherzo!”
- “E dai Heles secondo te un legame così forte può essere sciolto solo per la perdita dei ricordi? Il loro amore va oltre il tempo e lo spazio…”
- “Speriamo che sia così, altrimenti dobbiamo intervenire.”
- “E fare cosa? Davanti alla vita e agli eventi anche noi siamo impotenti..”
- “Si, hai ragione.”
 
Eterna paura di perdere ciò che si possiede, di perdere quel futuro ben definito di cui si fa parte. La vita è un’avventura, non è una storia già scritta. Peccato che questo le guerriere Sailor non l’avevano mai imparato.
 
La sera successiva…
 
Luna osservava Bunny provarsi centinaia di vestiti. Era passata da un look più sobrio a uno da rockettara e non c’era niente che le piacesse.
Alla fine optò per una maglietta senza maniche, bianca con delle scritte in nero, dei jeans e degli stivaletti bassi. Salutò la sua micetta, i genitori e salì in moto con Marzio.
 
- “Solita ritardataria…” Le diede un bacio sulla guancia.
- “Solamente venti minuti, cosa vuoi che sia?!”
 
Le fan erano in delirio e le sailor erano tutte in prima fila per assistere al grande evento. Era una notte stellata, non faceva freddo e le luci del palco illuminavano tutta l’area circostante.
Tra le urla piano piano uscirono i tanto acclamati cantanti, vestiti tutti in jeans neri e maglietta bianca, giusto per far sì che la folla aumentasse ancora di più il tono delle urla.
- “Vi ringraziamo per essere qui, significa molto per noi.” Il primo a parlare fu Taiki.
- “Con questo concerto dichiariamo ufficiale il ritorno dei Three Lights.” Proseguì Yaten.
- “Ed è ora che lo spettacolo cominci!” Urlò Seiya.
 
Le canzoni erano stupende, si capiva quanto Seiya si fosse impegnato per portarle a termine e quanto fossero cariche di emozioni e sentimenti. Ci furono ragazze che piansero, altre che risero, altre erano abbracciate e fotografavano il grande evento, mentre Marta e Bunny ballavano.
 
- “Ed ora l’ultima canzone. Questa è dedicata a tutti coloro che hanno amato e sofferto.” Annunciò Yaten. Non fu Seiya a pronunciare queste parole perché voleva evitare di turbare la sua testolina buffa. In un altro momento avrebbe pensato che era rivolta a lei, ma quella sera non era necessario che lo sapesse, l’avrebbe intuito forse ma non avrebbe fatto niente perché lei era lì sotto, abbracciata al suo principe e lui era un semplice amico che non le faceva battere il cuore.
 
How come you never know
What you’ve got
Too bad ‘cause I never felt so
Good with anyone
How fool was I thinking
 I was gonna be alright, okay, fine?
So everyday I try a little
Harder to forget her
Lie here, convince myself
“Tomorrow will be better”
 
E’ ciò che fanno tutti. Mentono per convincersi di stare bene, sorridono per non apparire tristi e dimenticare i problemi e si tengono occupati per cancellare tristi immagini dalla loro mente. Ma arriva il momento in cui ti accorgi che fingere non è mai la scelta giusta perché non porta benessere, ma solo dolore. Perché quando apri gli occhi ti accorgi che fa male sapere di esserti illuso, illuso che potesse andare meglio, illuso che avresti dimenticato. Non hai dimenticato.
 
So everyday I find a little
Something to remind me
No matter how I try
I can’t put the past behind.
 
Il passato rimane la nostra principale paura. Purtroppo non si può continuare a vivere nei ricordi, ma bisogna andare avanti. Seiya voleva farlo, ci aveva provato ma forse lui non voleva che i ricordi lo abbandonassero. Perché per quanto soffrisse, non voleva dimenticare l’unica persona che gli avesse mai permesso di amare così tanto.
 
The Trouble is I can’t get
Her out of my mind when I close
My eyes at night
Who’s gonna save me?
Now she’s gone
The trouble is there’s a part
Of me that still can’t let go
Of her memory
 
Bunny ascoltava questa canzone con gli occhi lucidi, non voleva piangere, non voleva apparire sciocca e commuoversi ma sembrava che le lacrime volessero solcarle il volto necessariamente.
Un luna park, una discoteca, un invito a sorpresa e le lacrime scendevano dal volto.
 
Now I know what it is,
Yes, I know what it is
Love is what the trouble is.
 
Era l’amore l’unico problema che lo assillava. E lei riusciva a percepire ogni minima sfumatura di quel dolore cantato da quella voce così nitida e chiara.
L’orsacchiotto rosa di peluche e poi un improvviso buio nella sala, lui che la stringe e poi il vuoto.
Bunny strinse Marzio e le scese una lacrima lungo il volto: rappresentava il dolore provato nel ricordare quella giornata che non sarebbe più tornata.
E il problema di tutti i nostri ragazzi era uno solo: l’amore.



Angolo dell'autrice: ecco questa nuovo capitolo che spero non vi abbia annoiato. E' un capitolo non troppo rilevante ai fini della trama ma ogni tanto bisogna mettere qualcosa che faccia riposare la mente del lettore. In realtà questo è il collegamento tra gli eventi narrati in precedenza e quelli dei nuovi capitoli che porteranno le guerriere a delle scelte e quindi ricondurranno al titolo della ff^^
A quanto pare la nostra Bunny è molto confusa...non ricorda niente e questo la confonde perchè sta con il suo ragazzo e sta cercando di provare i sentimenti per lui però Seiya la "stuzzica" abbastanza.
Si vedrà :)
Mancano cinque capitoli alla fine!
Grazie a tutte quelle che recensiscono sempre :)
Un bacio ^^
Alison_95

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Capitolo 9
*** Double game ***


Capitolo VIII: Double game
 
Esiste sul nostro dizionario una parola composta da cinque lettere: amore.
Esso viene definito come “sentimento ed istinto naturale che lega due persone”.  Ma questa emozione può davvero essere ridotta a questa semplice etichetta? No, c’è dell’altro.
Ognuno ha un concetto diverso di questo sentimento e lo esprime come meglio crede. Porta la felicità, uno stato di gioia che rende le persone allegre, serene. C’è sempre un enorme agitazione quando si parla di amore: tutti vogliono avere una persona a cui dedicare loro stessi.
Ma l’amore è anche sofferenza, un nemico che ti sfibra continuamente. L’amore, come tutte le cose, è fatto di luci e ombre, gioie e dolori, malattie e medicine. Si cerca disperatamente qualcuno da amare, non sapendo che è come cercare qualcuno per cui soffrire.
Dolore perché non si è ricambiati. Dolore per la gelosia. Dolore per l’indifferenza di chi ci sta accanto. Dolore per averlo perso. Dolore che comprime il cuore in una morsa. Dolore che non ti fa respirare. Dolore che ti priva della vita. Dolore per l’amore.
 
Le luci del palco si spensero, la quiete cominciò a regnare e gli adolescenti presero la via di casa.
Bunny e Marzio si allontanarono dal loro gruppo per poter stare qualche minuto da soli.
 
- “So che è tardi, ma ti riaccompagno a casa appena posso.” Marzio le strinse la mano.
- “I miei non ci sono, quindi posso tornare quando voglio…” Sorrise la dolce ragazza dai capelli dorati.
- “Sei sola a casa? Per quanto tempo?”
- “Sono partiti nel pomeriggio e tornano domani sera,  la nonna non sta molto bene a quanto ho capito però preferiscono che io rimanga a casa, sai l’ultima volta…” Bunny alzò il viso e fissò le stelle.
Marzio annuì. L’ultima volta era stata tragica, tremenda, aveva spezzato ogni legame. L’ultima volta aveva perso la memoria.
La sua dolce metà guardava le stelle seduta sul prato, si perdeva in quell’immensità e i suoi occhi sembravano illuminarsi.
 
- “Marzio… da quanto stiamo insieme?” Quella domanda spiazzò il ragazzo.
- “Da quasi tre anni…” Si sedette vicino a lei.
- “Potresti raccontarmi qualcosa di noi? Lo so che potrebbe causarti tristezza e, da quello che ho capito, sei piuttosto riservato, ma…”
- “Certo.” Fu una risposta secca. Non poteva lasciarla in quello stato. Aveva bisogno di lui, del suo ragazzo e lui si sarebbe dimostrato all’altezza. Così le prese la mano “Ci siamo conosciuti per caso, tu tornavi da scuola e avevi preso un brutto voto. Hai accartocciato il foglio e me lo hai lanciato in testa. Ricordo che ti presi in giro e all’inizio ci odiavamo, poi...” Fece una breve pausa, questa parte era complicata persino per lui; non poteva rivelargli chi erano e lui stesso si era molte volte domandato come i suoi sentimenti fossero cambiati solo dopo aver scoperto le reciproche identità. Era un passaggio senza risposta. “Poi è stato il destino a unirci. Abbiamo scoperto di amarci e da quel momento abbiamo attraversato numerosi ostacoli ma li abbiamo sempre superati.”
- “E’ una bella storia. Vorrei tanto poter ricordare…” Bunny strappò un ciuffo d’erba “Perché sei partito per l’America?”
Un’altra domanda che lo spiazzò. Aveva pensato tante volte a cosa dirle, ma non aveva mai avuto il coraggio. “Ho vinto una borsa di studio e sono dovuto partire. Ma… se tornassi indietro non lo rifarei, ti starei accanto.” Pensò a Seiya. Era geloso. Lui era stato con la sua fidanzata e l’aveva difesa, l’aveva fatta sentire una ragazza della sua età senza nessun vincolo.
- “Grazie. Queste parole significano molto per me.” Gli diede un bacio sulla guancia.
Lui però le cinse la vita, la attirò a sé e le posò un casto bacio sulle labbra.
Il cuore di Bunny accelerò per un attimo, quel contatto le faceva provare una strana sensazione. Si sentiva serena, sembrava che quel bacio le avesse riportato in uno stato di apparente tranquillità.
 
- “Adesso ti accompagno a casa.” Marzio la prese in braccio e le fece indossare il casco, dopo entrambi sparirono nel buio della città.
 
 
- “Domani pomeriggio tutte da me per studiare?” Chiese Rea.
- “Siii! Ma tanto poi non studiamo, come al solito!” Marta le fece l’occhiolino.
- “Noi vi raggiungiamo dopo.” Milena guardò Heles.
- “Aspettate! Volete venire anche voi? Non che non vi voglia, ma è strano…” Rea si stupì dell’affermazione precedente.
- “Forse è arrivato il momento di vederci più spesso” sorrise Heles.
 
Si respirava aria di unione. Finalmente le guerriere condividevano un rapporto, oltre che al destino.
Ridevano, scherzavano e sembrava che i conflitti tra di loro non fossero mai esistiti.
Forse il destino le aveva aiutate, magari voleva renderle più vicine tra di loro. Forse l’incidente non le aveva colpite, ma riservava un futuro ancora più roseo.
Mai un pensiero fu così sbagliato.
 
Trenta minuti dopo…
 
Era nascosto tra i cespugli, prese un piccolo sassolino e lo lanciò contro la sua finestra.
- “Cosa ci fai qui? E’ tardi, lo sai?” Bunny sussurrò per non farsi sentire da tutto il vicinato.
- “Tempo fa passavo spesso da queste parti per salutarti, stasera ti ho portato anche la pizza! Non vorrai farmi rimanere qua dopo il favoloso concerto che ho fatto?” Seiya si passò una mano tra i capelli con aria di presunzione.
- “Lo sai che sei un po’ presuntuoso! E se io non ti volessi far salire?”
- “Vorrà dire che arriverò con la mia agilità!” Mentre lo diceva si era già arrampicato sull’albero e aveva scavalcato il balcone.
- “Wow! Ma come hai fatto?!”
- “Tutta esperienza, Testolina buffa. Esperienza che tu non hai perché sei goffa.”
- “Senti chi parla… per poco non cadevi prima!” Bunny si voltò offesa e Seiya la seguì in camera.
 
Mangiarono tutta la pizza fino a pulire il piatto e poi si distesero a guardare il soffitto.
 
- “Testolina Buffa, ti è piaciuta la mia ultima canzone?” Seiya poggiò le mani per terra e rimase seduto sul pavimento.
- “Era molto bella… è autobiografica?” La sua voce tremava; le amiche le avevano parlato dei sentimenti del ragazzo, ma lei era curiosa, voleva sapere di più.
- “Purtroppo sì. Lei è innamorata del suo principe e io ho sempre sperato che lei mi ricambiasse, ma non è possibile…”
 
Quanta sofferenza in quelle parole. Un semplice sorriso rivolto alla sua Testolina Buffa. Quel sorriso che faceva sempre quando parlava di lei. Era un sorriso amaro dettato dalle circostanze. Seiya non era una persona che si struggeva per amore in pubblico perché preferiva essere allegro, dimenticare il suo dolore e non rendere partecipi gli altri del suo amore non corrisposto.
Sfoderava uno dei suoi migliori sorrisi e tutti gli credevano. Ma il suo cuore piangeva e perennemente andava in tachicardia. Non per l’emozione ma per il dolore. Quando pensava a lei, a ciò che non avrebbe potuto avere, sentiva che il suo respiro affanava, sentiva un nodo in gola, avrebbe voluto stringere in mano qualcosa per poterla rompere in mille pezzi perché la sua era anche rabbia.
Rabbia. Frustrazione. Dolore. Sofferenza.
Sintomi dell’amore. Anche Seiya si comportava come un essere umano.
 
Resasi conto del silenzio, Bunny proseguì il discorso.
- “La ami?” Chiese
- “Sì… Lei è…” Guardò la ragazza che aveva accanto. Lentamente iniziò ad avvicinarsi. “E’ stupenda… e speciale, non sa che vorrei averla tutta per me..” Le accarezzò la guancia. “Ma è fidanzata, ama il suo ragazzo e non voglio approfittare di lei ora che è vulnerabile”.
- “Sai una cosa? Sei davvero un bravo ragazzo però se questa ragazza non volesse essere vulnerabile?” Bunny era perfettamente consapevole di quello che stava dicendo. Non voleva tradire Marzio però non voleva rimanere col dubbio, voleva capire cosa provava, quale fosse la differenza.
Seiya sembrava conoscerla da una vita, la faceva ridere, divertire, la trattava come una persona normale e non come un caso patologico da salvaguardare. Con lui si sentiva se stessa.
 
- “Seiya, in fondo non siamo esseri umani? Tutti sbagliano, ma bisogna provare…” Gli accarezzò i capelli e iniziò ad avvicinarsi sempre di più, le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza.

 
 
- “Hai visto che Bunny e Marzio sono andati a fare una passeggiata dopo? Le tue preoccupazioni erano inutili!”  Milena prese Heles sottobraccio.
- “Sì e ne sono contenta, solo che la vedo cambiata, sembra comportarsi come…”
- “Una normale ragazzina? E’ logico. Lei non sai chi è e per il momento è meglio tacere a riguardo, sono sicura che non combinerà pasticci.”
- “Si, lo spero. E quell’antipatico se ne tornerà a casa! Se dovesse andare diversamente però…”
- “Interverremo noi…” Lo sguardo di Milena si fece serio. “Ma penso che non servirà.”

 
 
- “Bunny, ti prego… io non saprei dire di no…” le sussurrò Seiya, dopo le prese la mano.
La ragazza non ebbe il tempo di replicare perché unì le sue labbra a quelle del ragazzo. Dentro di lei crescevano delle emozioni contrastanti; si sentiva terribilmente in colpa per quello che stava facendo ma la curiosità aveva prevalso, aveva vinto e ora le stava regalando quel bacio così dolce e così sensuale allo stesso tempo.
Seiya la prese in braccio e la poggiò sul letto mentre i loro baci continuavano. Avrebbero voluto fermarsi perché sapevano che ciò che stavano facendo era sbagliato, ma non riuscivano. La loro mente era completamente annebbiata ed erano guidati solo dal cuore.
 
Quella sera Bunny aveva creato una doppio gioco, una doppia partita. Una partita che le riservava una sorte drammatica, forse sarebbe uscita sconfitta da entrambe.
 
Sbagliare è umano. Proprio per questo a lei non era concesso lo sbaglio.


Angolo dell'autrice: cosa ha combinato la nostra Bunny? Prima bacia Marzio e poi si da' da fare con Seiya?! xD
Ci terrei a precisare delle cose: è vero Bunny non avrebbe mai tradito Marzio ma non si ricorda niente e, essendo un essere umano, pensa di trovarsi meglio con Seiya e il suo sentimento cresce in continuazione.

Detesto il tradimento ma in questo caso era necessario ai fini della trama inoltre Bunny non prova quasi niente per Marzio, si sente solo in colpa verso di lui perchè non riesce a ricordare.
Grazie a tutti quelli che recensiscono sempre, a Moana, CriCri, Saki85, Dudy, Arwen297, Fighterdory, PrincessLuna.
Un bacio^^
Alison_95

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Capitolo 10
*** Fears ***


Capitolo IX: Fears
 
Arriva il momento nella vita in cui dobbiamo abbandonare le nostre sembianze, seguire determinate strade, prendere delle decisioni e cambiare.
Per tutti il cambiamento non è facile, a volte avviene spontaneamente, a volte c’è la necessità di lasciare alle spalle ciò che siamo e diventare delle nuove persone più mature, più responsabili, diverse.
Dobbiamo muoverci verso una nuova direzione, se ci troviamo a un bivio dobbiamo scegliere, dobbiamo cambiare per il nostro bene. Tante volte le persone si attaccano ai ricordi, a quello che erano e non lasciano il passato alle loro spalle ma continuano a viverci. Arriva per tutti quel momento, il momento in cui bisogna andare avanti perché per vivere bisogna guardare al presente, non indietro.
Lasciare indietro il passato implica un cambiamento, ma non significa dimenticare tutto ciò che è stato, bensì fare lo sforzo per ricominciare, per rendere ciò che abbiamo vissuto un ricordo e procedere perché non si può vivere di ricordi.
Abbiamo bisogno di cambiare.
 
Il sole penetrava attraverso la finestra della sua camera. Era accoccolata tra le braccia di Seiya, poteva sentire i battiti del suo cuore e non voleva iniziare quella giornata.
Improvvisamente squillò il telefono e Bunny dovette rispondere, facendo così terminare il suo bellissimo sogno.
 
- “Bunny! Eri sveglia vero? Sono le undici! Pomeriggio vieni da me al Tempio così studiamo?” la voce di Rea era squillante come non mai.
- “Uhm… Va bene…Ma…” Sbadigliò
- “Perfetto. A dopo.” Rea riattaccò, dimenticandosi che la loro amica non aveva la minima idea di dove fosse il tempio.
 
Bunny diede un dolce bacio sulla guancia a Seiya per farlo svegliare e scese a preparare la colazione. Si sentiva sollevata, canticchiava una canzone mentre preparava il pane con la marmellata e ripensava ai baci della sera precedente, arrossendo.
- “Ehi Testolina Buffa, buongiorno!” Seiya le diede un bacio sugli odango.
- “Buongiorno, zucca vuota! Senti dopo saresti così gentile da accompagnarmi al Tempio? Non ho la più pallida idea di dove sia!” Bunny continuava a spalmare la marmellata.
- “Potrei accompagnarti, ma visto che mi hai offeso, non penso che lo farò.” Seiya sorseggiò una tazza di caffè.
- “Va bene! E io mi troverò un accompagnatore più bello e intelligente!”
- “Sarà difficile trovarne uno migliore”
- “Antipatico”
- “Permalosa” Seiya prese la nutella e col dito disegnò una faccina sulla guancia della ragazza, che fece la stessa cosa con la marmellata.
- “E’ appiccicosa!” Urlò il ragazzo, cercando di rimuovere la sostanza.
- “Lo so! E’ per i cattivi come te!”
 
Luna osservava divertita la scena, ma alquanto preoccupata. Non si era accorta che Seiya fosse entrato la sera precedente e di sicuro non poteva esporre i suoi problemi alla sua principessa. Avere una gattina parlante avrebbe reso Bunny ancora più confusa, allibita e in qualche modo avrebbe svelato l’identità.
Per la prima volta si domandava cosa fosse successo in tutto questo tempo, come fosse possibile la situazione. Non poteva biasimare Seiya, aveva resistito fin troppo però non poteva permettere che Bunny si innamorasse seriamente. Forse chiamare il ragazzo non era stata la soluzione migliore; avrebbero prima dovuto discuterne a sufficienza invece di agire di testa loro.
Precipitose. Incoscienti. Esseri umani.
 
Il pomeriggio.
 
- “Grazie per avermi accompagnato, alla fine non sei antipatico come credevo!” Bunny gli fece la linguaccia.
- “Perché lo pensavi?! Divertiti Testolina Buffa.” Seiya si voltò per andarsene.
- “Lo farò. Senti Seiya per ieri sera… ecco io avrei bisogno di tempo per pensare, per Marzio, per tutto insomma.” Chinò il capo assalita dai sensi di colpa.
- “Tranquilla, Bunny. Lo capisco. Per me è bastato sapere che provi qualcosa.” Le sorrise e se ne andò.
 
Bunny salì i gradini del Tempio e provò una strana sensazione. Le sembrava di essersi già trovata in quel posto. Ad accoglierla c’erano le sue amiche. “Quelle ragazze sono proprio dolci, è come se avessi un legame indissolubile nonostante non ricordo.” Pensò la ragazza.
 
- “Allora oggi si fa fisica, va bene?” Propose Ami.
- “Oppure si può spettegolare sul fatto che ieri tu e Taiki flirtavate in maniera spudorata!” Marta le diede una gomitata mettendo l’amica in imbarazzo.
- “Marta dobbiamo studiare!”
- “Io dire che è il caso di fare un po’ di gossip.” Milena si mise una ciocca di capelli dietro le orecchie mentre tutte la guardavano sbalordita. “Che c’è? Anche io sono una ragazza e mi faccio gli affari degli altri.” Aggiunse con la sua solita eleganza.
- “Sono d’accordo. Sentiamo un po’ questa storia Ami! Ti piace Taiki?” Rea chiuse il quaderno.
- “No…cioè lui mi ha solo chiesto di studiare qualche volta insieme…” Ami era diventata rossa per l’imbarazzo.
- “Tesoro facciamo matematica? Certo voglio studiarti per bene! E poi si baciarono” Marta sorrise.
- “Parli proprio tu che ieri sei uscita con Yaten prima del concerto!” Ribattè Ami, infuriata con l’amica.
- “Questa è bella! Marta e Yaten!” Morea sghignazzò.
- “Scusa, chi è che ieri è passata alla sala giochi solo perché doveva aspettare che Moran finisse il turno di lavoro?” Rea appoggiò i gomiti sul tavolo.
- “Abbiamo solo preso un gelato!”
- “Sì, sì a noi non ce la racconti!”
- “Rea, vogliamo parlare di Yuri?!” Tutte si voltarono verso di lei, la situazione era diventata davvero complicata.
- “Non è come sembra! Siamo solo amici..”
- “Se è per questo anche io e Moran! Eppure…”
- “Cavolo! Ragazze siete tutte molto impegnate a quanto pare!” Commentò Sidia per spezzare l’imbarazzo che si era creato.
- “E tu Bunny che ci dici?” Le chiese Heles, tutte sapevano che era una domanda mirata.
- “Solito.” Era visibilmente turbata, non sapeva che fare, fino a quel momento avevano riso e scherzato, ma sembrava che la domanda rivolta a lei fosse di vitale importanza.
- “Molto silenziosa… Come va con Marzio?”
- “Non lo so..” Bunny sospirò.
- “Cosa significa che non lo sai?” Heles stava iniziando a scaldarsi così Milena le prese la mano.
- “Significa che non so cosa provo e questo mi distrugge perché lui è il mio ragazzo e io….poi….” Le lacrime iniziavano a scendere lungo il suo volto. Le Outer erano tese, le Inner avevano paura della situazione ma confidavano nella loro amica.
- “Poi…?” Rea sussurrò, temeva la risposta.
- “Ho baciato Seiya.” Lo disse tutto d’un fiato e si coprì il viso con le mani.
Tutte si guardarono. Erano senza parole e Heles stava per avere una crisi di nervi, sbattè i pugni sul tavolo e chiese: “E’ stato lui vero? Ti ha costretto?”
- “No, l’ho baciato praticamente io.” I singhiozzi continuavano e tutte le guerriere sospiravano, non si aspettavano quella risposta. Non era stato Seiya, era stata lei. Bunny si alzò e corse via, si sentiva a pezzi per ciò che provava e non pensava che la reazione delle amiche sarebbe stata tale.
- “E’ tutta colpa vostra! Se voi non l’aveste chiamato questo non sarebbe successo!” Heles si alzò con rabbia.
- “Lo sappiamo.” Rea pronunciò in tono di sconfitta quelle parole. Heles rimase stupita, nessuno controbatteva, ammettevano le loro colpe. “Non pensavamo che si sarebbe arrivati a tanto.”
- “Dobbiamo fare qualcosa.” Sidia fece segno alle sue compagne di andarsene.
- “E cosa pensate di fare? E’ vulnerabile e non potete dirle la verità, avrebbe un crollo psicologico”. Marta cercò di fermarle.
- “Troveremo una soluzione.” E come il vento, come il mare, come la distruzione e come il Tempo se ne andarono.
 
Corsero più velocemente che potevano, bussarono a una porta, all’unica porta dove potevano sfogare la loro rabbia, l’unica che avrebbe aiutato a capire.
 
- “Yaten! Dov’è Seiya?” Chiese Heles
-  “Di sopra. Cosa volete?”
-  “Parlargli.” Milena passò e tutte si recarono al piano superiore.
 
- “Sei contento adesso?! Hai visto cosa hai combinato!” Heles gli urlò contro.
- “Non ho fatto niente! Sentite che cosa volete da me?”
- “Vattene, non tornare più!” Sidia lo guardò negli occhi.
- “Mi dispiace ma non posso. Io sono innamorato di lei. Se tu Heles fossi al mi posto e Milena al posto di Bunny che cosa faresti?” Seiya tirò un pugno contro il muro.
- “E’ un altro discorso.”
- “No è lo stesso! Pensi che durerà?! So che quando riacquisterà la memoria io sarò solo il cantante amico e lui il suo principe, lo so e non ho intenzione di farle cambiare idea!”
Per la prima volta le Outer rimasero in silenzio, avevano capito la sofferenza di Seiya. Avevano anche loro un cuore, ma tra tutti i sentimenti prevaleva la paura, paura di perdere il futuro e il destino. Non potevano perdere tutto ciò.
 
- “Mi dispiace Seiya ma dobbiamo intervenire.” Milena guardò il pugno del ragazzo che cominciava a sanguinare.
- “Le direte la verità? Pensi che vi crederà? Pensi che non impazzirà?”
- “Mi dispiace. Ciao Seiya.” Concluse Heles e le quattro lasciarono il ragazzo solo con i suoi pensieri e solo con il suo dolore.
 
Bunny era scappata. Aveva preso Luna e aveva deciso di fare una passeggiata con lei, quando ricevette un messaggio.
 
“Vieni da noi. Vogliamo parlarti. Heles”. Luna capì perché era al corrente, le Outer le avevano già raccontato tutto. Si chiedeva se quella fosse la scelta giusta per quella ragazza di diciassette anni che aveva perso tutto e che avrebbe solo sofferto.
Non erano sicure che ce l’avrebbero fatte, ma dovevano tentare.
 
Casa di Heles e Milena.
 
-“Ciao Bunny. Noi volevamo chiederti scusa per quello che è successo oggi, abbiamo esagerato. Ora devi ascoltarci.” Sidia le porse un bicchiere d’acqua, dopo guardò Luna.
Non era loro intenzione raccontarle tutto, non avrebbe mai creduto. Sarebbero ricorse a un espediente più efficace ma più rischioso. Luna si mise davanti alla ragazza e improvvisamente sfoderò un fascio di luce che le colpì la fronte.
 
- “Ma …cosa…?” Improvvisamente Bunny si toccò la fronte e si sentì confusa.
- “Se non funziona, ci chiederà spiegazioni e cosa le diremo?” Sussurrò Ottavia.
- “La verità.” Rispose Heles.
- “Non ci crederà.”
- “Si, ma funzionerà vedrai.”
- “E’ la cosa giusta?”
 
Heles non rispose. Non lo sapeva neanche lei, in quel momento provava una strana sensazione, si sentiva quasi in colpa, provava pena per la sua principessa. Ancora una volta avrebbe seguito il destino, non avrebbe scelto. Ma così era scritto.
 
Il fascio di luce si esaurì. Bunny guardò le sue amiche, guardò Luna.
- “Non ha funzionato, accidenti.” Sidia si coprì il viso.
 
La Luna. Berillia. Il faraone 90. Il Grande Saggio. Nehellenia. Zirconia. Galaxia. Le Sailor. La Luna. Le sue amiche. Marzio. Seiya. Chibiusa. Chibiusa. Seiya. Marzio. Chibiusa. Seiya. Marzio. Chibiusa. Seiya. Marzio. Chibiusa. Seiya. Marzio.
 
Bunny si voltò e le guardò.
 
- “PERCHE’ DIAVOLO L’AVETE FATTO?!”
 
Arriva il momento in cui si deve rendere il passato un ricordo.
Bisogna cambiare, e prendere delle decisioni, fare delle scelte.
Ma questo per alcune persone è impossibile.


Angolo dell'autrice: bene, bene! Abbiamo un capitolo ricco d'amore xD Beh a quanto pare le Sailor si danno da fare con i ragazzi ma Bunny è un bel po' incasinata, quindi le Outer pensano di farle un bel favore e di usare la cara micetta Luna per aiutare Bunny a ricordare. E adesso? Cosa succederà?
Grazie a tutti quelli che recensiscono, che hanno inserito la storia tra le seguite e le preferite :)
Un bacio^^
Alison_95

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Capitolo 11
*** Choices ***


Capitolo X: Choices
 
La vita è fatta di scelte. Esistono e noi dobbiamo prendere queste decisioni.
Ci sono bivi fatti di ostacoli e il superamento di essi fortifica l’animo. Si sceglie in amore, in amicizia, a scuola, per il proprio futuro. Ogni giorno ci poniamo di fronte a interrogatori per sapere se uscire o rimanere a casa, se studiare o prendere un’insufficienza, se dichiararci o rimanere in silenzio. E ognuna di queste scelte cambia il nostro futuro.
La scelta comporta rimpianti e rimorsi. Rimpiangiamo qualcosa che non abbiamo fatto e che avremmo potuto fare e abbiamo rimorso di qualcosa che abbiamo fatto e avremmo potuto non fare.
La scelta ci cambia la vita, determina chi siamo e chi saremo, determina la nostra forza e la nostra debolezza, la nostra paura. E’ difficile scegliere ma bisogna farlo. Sarebbe più facile non avere scelte e invece è proprio qui che si sbaglia. Crescere, maturare comportano dei bivi. Scegliere significa sbagliare, sbagliare significa vivere.
Chi non può scegliere, non vive. Si ritrova in una dimensione temporale a parte nella quale tutto è stato già scritto e allora vuole disperatamente sbagliare, cadere e vivere.
Vuole essere imperfetto. Ma non può perché ha troppa paura della sua scelta.
 
La stanza era nella penombra, le Outer guardavano la loro principessa, che aveva lo sguardo perso, e continuava a urlare quelle parole. “Perché diavolo l’avete fatto?” Non capivano. Perché stava parlando in quella maniera? Aveva ricordato? E non avrebbe dovuto essere felice?
 
- “Bunny. Calmati, vuoi spiegarci cosa ti prende?” Sidia le diede un altro bicchiere d’acqua.
- “NO, NO NO! PERCHE’?!” Iniziò a singhiozzare, guardò Luna e vide lo sguardo impaurito della micetta.
- “Bunny, devi dirci che cosa hai!”
- “Ricordo tutto! Non era ancora il momento, perché l’avete fatto?!”
- “Dovresti essere felice di riavere i tuoi ricordi indietro, di ricordare chi sei davvero!”
- “E chi sono io? Vorresti spiegarmelo per favore? Voi dovevate aspettare!”
- “Aspettare cosa?” Intervenne Luna.
- “Che scegliessi!”
- “Non capisco! Ora che hai ricordato, sai di amare solo Marzio, che è lui l’amore della tua vita!” Heles la sgridò.
- “Non parlarmi così, smettetela di urlare! Se il destino mi ha fatto perdere la memoria, ci sarà stato un motivo! Forse voleva mettermi davanti a delle scelte! E adesso io cosa faccio? Dovevo avere più tempo.”
- “Bunny, io sul serio non capisco…”
- “Mi sono innamorata di Seiya ed è peggio! Prima non ricordavo niente e potevo trascorrere del tempo con lui, ho capito che lui mi tratta come una persona normale e mi stavo allontanando da Marzio. Ma sono sicura che sarei tornata da lui e, dopo un po’ di tempo, avrei scelto chi amavo di più.”
- “Bunny, c’è in ballo il destino non capisci?!”
- “No, tu Heles, non capisci che io diventerò regina tra cinque anni! Avevo cinque anni per scegliere! Avrei potuto scegliere col cuore e, anche se avessi scelto Seiya, dopo sarei tornata indietro ma almeno avrei vissuto a pieno la mia vita.”
- “Ma Chibiusa?”
- “Te l’ho appena detto! Tanto poi mi avreste fatto ricordare comunque e sarei tornata indietro! Ma almeno avrei vissuto la mia storia con Seiya o magari avrei scelto lo stesso Marzio! Non lo sapremo mai e ora io che faccio?” Ricominciò a singhiozzare sotto lo sguardo allibito delle guerriere.
Non sapevano cosa rispondere per la seconda volta, prima a Seiya e adesso a lei. Avevano entrambi ragione.  Ma avevano dovuto farlo, non potevano rischiare che il futuro per il quale avevano tanto lottato venisse messo in crisi.
- “Io devo andare. Vi chiamo dopo.” Bunny si alzò e come uno zombie lasciò quella casa, che affondò nel silenzio.
 
Bunny correva per le vie della città, diretta a casa di Marzio. Guardava tutte quelle persone attorno e fu assalita da un senso di malinconia. Perché lei non era come loro? Perché non aveva un’esistenza normale?
Lei voleva scegliere, ma non poteva farlo in quello stato e non poteva permettere che la sua dolce e amata Chibiusa scomparisse. Quel piccolo batuffolo rosa era parte di lei, non avrebbe mai rinunciato al suo regno perché sapeva di avere delle responsabilità.
 
Din don
 
- “Bunny! Che ci fai qui?”
- “Marzio! Ti prego, fammi entrare” Lo abbracciò. Amava anche lui, lui era il suo passato.
- “Così mi fai preoccupare!”
- “Mi hanno fatto ricordare tutto, so chi sono, chi siamo, chi eravamo e chi saremo.”
- “Ma è meraviglioso, amore! Ti preparo la cena?”
- “No… volevo solo fartelo sapere…” Lo guardò negli occhi.
- “Bunny, cosa c’è?”
- “Sono stanchissima davvero, usciamo domani sera va bene tesoro?”
- “Certo, ora vai e riposati, hai ragione. Sicuramente sarai distrutta.”
 
Sì, era distrutta. Psicologicamente devastata. Doveva scegliere. Non si era mai resa conto che tutto le era stato servito su un piatto d’argento. Aveva sempre avuto il desiderio recondito di poter scegliere. Ma ora capiva che era difficile. Era difficile perché non era abituata a scegliere. Si sentiva debole, senza forze, senza una meta perché era debole, senza forze e non aveva una meta.
Voleva sentirsi a casa.
Dopo aver avvisato Marzio, ora c’era la parte difficile: Seiya. Che cosa gli avrebbe detto? Non le veniva in mente niente e, mentre camminava nuovamente per le strade, la sua mente era altrove, a quel bacio tanto bramato e tanto sofferto, a quel contatto che le aveva accentuato l’indecisione, che l’aveva posta davanti a un bivio.
 
Nel frattempo…
 
Basterebbe una parola a descrivere le altre Sailor: amore.
Sdolcinate descrizioni delle loro azioni non basterebbero a rendere quanto il cambiamento fosse avvenuto. Si trovavano tutte con un grande ostacolo: avere accanto la persona che aveva tanto fatto battere il cuore e, anche se erano guerriere, provavano dei sentimenti e volevano condividere le proprie gioie, i propri dolori con qualcuno.
 
- “Pronta per il compito di matematica, Ami?” Taiki le porse una cioccolata calda.
- “Deve andare bene! Non posso essere superata o cose del genere, devo concentrarmi!” Ami prese la tazza senza neanche guardarla.
- “Senti lo so che sei impegnata, ma ecco mi chiedevo se…domani dopo la scuola, dopo il compito…insomma… vuoi venire al cinema con me?” il ragazzo guardava la finestra per l’imbarazzo, mentre Ami dovette fermarsi e realizzare ciò che aveva appena sentito.
- “Beh… io ecco…mi farebbe molto piacere!” Guardava il foglio che si stava annebbiando, dopo si alzò ed abbracciò Taiki. Fu un gesto d’affetto, per la prima volta provava delle emozioni così forti.
 
 
- “Senti, mi dici dove stiamo andando? Abbiamo attraversato mezza città!” Marta era distrutta e i piedi le facevano malissimo.
- “Ancora qualche passo pigrona e poi siamo arrivati!” Yaten le prese il polso e cominciò a trascinarla mentre il cuore della ragazza iniziava ad accelerare. “Eccoci qui”
- “Bene. E tutta questa camminata per vedere un palazzo rosso?!”
- “Non è un SEMPLICE palazzo. Questo è il palazzo nel quale tu ed io incideremo il nostro primo disco da solisti.”
- “Vuoi scherzare?!” Marta era diventata paonazza.
- “Ho parlato con Seiya e Taiki e per loro va bene, purchè non li abbandoni definitivamente per una bella ragazza come te”
- “Prima il disco, ora il complimento. Potrei anche abituarmici.” Aveva un aria insospettita.
Quindi il ragazzo le cinse la vita, la attirò a sé e, per la prima volta, si lasciò andare al sentimento che provava.
 
 
- “Si può sapere cosa stai facendo?! Fannullone!” Rea continuava a pulire i pavimenti e lanciò lo straccio a Yuri.
- “Pensavo…”
- “Beh vedi di finirla con i tuoi pensieri e aiutami!”
- “Ti ci vorrebbe una bella vacanza per rilassare i nervi…”
- “Mi stai dicendo forse che sono nervosa, scorbutica e tesa?! Si con te, sì!” Rovesciò il secchio d’acqua, suscitando le risate del ragazzo di fronte a lei.
- “E visto che sei così tesa, che ne dici se andiamo a prendere un gelato e qui finiamo dopo?”. Rea arrossì, annuì, non ebbe neanche il tempo di collegare la frase al cervello che subito il suo volto aveva detto di sì, aveva sorriso e si sentiva serena, dopo molto tempo.
 
- “Moran, hai finito il turno?” Morea si appoggiò al bancone.
- “Mancano solo cinque minuti…”
- “Ma avresti dovuto finire un ora fa!”
- “Lo so, ma ho dovuto fare gli straordinari perché domani devo portare una ragazza a cena”. Il volto di Morea si incupì.
- “Ma ancora non so se questa ragazza ha dei programmi.”
- “Chiediglielo. Io vado, ciao.” Così si voltò, diretta verso l’uscita.
- “Ehi Morea, hai programmi per domani sera?” La cara guerriera di Giove arrossì, poi sorrise e disse “Esco con te”.
 
 
Ancora quei corridoi che ricordava bene, ancora il numero dell’appartamento ben impresso, ancora quel rumore del campanello. Ora i ricordi erano ben chiari.
 
- “Testolina Buffa! Cosa ci fai qui?” Seiya sorrise e Bunny si sentì morire, come avrebbe fatto a parlargli?
- “Ciao. Posso entrare?” Seiya le fece segno di sì e i due si sedettero sul divano.
- “So che hai parlato con Heles e Milena…” Bunny tremava.
- “Non mi dire che ti hanno raccontato tutto?”
- “No. Loro hanno usato il fascio di Luna. Mi ha fatto riacquistare la memoria e ora ricordo ogni cosa…” Bunny strinse i pugni.
- “Quindi sei venuta per dirmi che devo dimenticarti, che il bacio non ha significato niente per te? Me l’aspettavo. Non poteva durare per sempre.” Scosse il capo.
- “Seiya sono venuta a dirti che devi dimenticarmi, ma anche a dirti che io dimenticherò te. Ho capito di provare qualcosa di forte. Sei stata la persona più vicina a me e nonostante il sentimento che provavi, non hai esitato a starmi accanto per aiutarmi. Mi fai sentire libera, gioiosa, allegra, felice di vivere la mia vita da adolescente…”
- “Ma…”
- “Ma io ho un destino già scritto. Tu tiri fuori quella parte di me che mi rende un essere umano, una semplice ragazzina che vuole sbagliare e riprendersi ma purtroppo io non sono questo.”
- “Se solo volessi, potresti esserlo, ma so quali sono i tuoi compiti e non sarò io a fermarli. Per me è sufficiente sapere che non ti sono indifferente.”
- “Come puoi pensare questo? Sei una delle persone più importanti della mia vita ma se scegliessi te, sparirebbe tutto il futuro che si è creato, Marzio e Chibiusa… non posso permetterlo, ho delle responsabilità che vanno oltre la vita normale. E anche se non voglio dimenticarti, devo.”
- “Forse è giusto così. In fondo ci faremmo solo del male a vicenda nascondendoci, ignorandoci o semplicemente amandoci. Ricorda che ti amerò per sempre” Le diede un bacio sulla fronte.
- “Anche io, non ti dimenticherò. Devo, non voglio e non lo farò.” Si alzò e si diresse verso la porta.
- “Ascolta Testolina Buffa, mi dispiace ma io me ne andrò. Sarò più semplice per entrambi. Dire addio è la soluzione migliore.” La strinse a sé.
- “Hai ragione. La lontananza semplificherà le cose…” Gli occhi le divennero lucidi.
- “Domani sera partirò e tornerò a casa, da dove sono venuto. Probabilmente Yaten e Taiki vorranno rimanere, ma non c’è più nulla che trattenga me. Mi verrai a salutare?”
- “Domani sera sono a cena con Marzio ma…”
- “Ascoltami. Io sarò al parco fino alle sette. Alle sette e un minuto ti chiuderò il mio cuore per sempre. Se verrai, partirai con me o semplicemente mi saluterai, sapendo che sarà doloroso ma con la consapevolezza che un giorno ci rincontreremo, altrimenti vorrà dire che la tua scelta è definitiva. Pensaci.”
- “Va bene. Ora come ora sono molto confusa e un giorno non basterebbe, ma so che prenderò la decisione giusta. Seguirò il cuore.” Bunny sorrise.
- “L’ultima cosa. Sai forse prima di essere una guerriera Sailor, sei un semplice essere umano.” Così dicendo chiuse la porta, incrociando le dita per il giorno dopo.
 
La futura regina tornava a casa, ormai esausta, cercando di scegliere e aspettando il giorno dopo che sarebbe stato decisivo per il suo futuro.
Ripensava alla frase di Seiya “forse prima di essere una guerriera Sailor, sei un semplice essere umano”.
Sorrise amaramente e, mentre osservava la luna, pensò “E se prima di essere semplicemente un essere umano, fossi una guerriera Sailor?”


Angolo dell'autrice: ok ragazze questo è il penultimo capitolo. Come potete vedere Bunny ama entrambi, uno è il passato, l'altro il presente e non sa scegliere. Le altre Sailor hanno grandi interessi amorosi ma la domanda adesso è: andrà tutto bene? CHi sceglierà Bunny? E soprattutto hanno imparato a essere umani?
Preparati all'ultimo capitolo che arriverà a breve.
Grazie a tutte, mi mancherete tanto ma i saluti li farò alla fine del prossimo capitolo.
Un bacio^^
Alison_95

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Capitolo 12
*** Semplicemente esseri umani ***


Capitolo XI: Semplicemente esseri umani
 
Le ragazze avevano affrontato la prova. Era finito il periodo concesso dal destino. Ora tutto sarebbe tornato alla normalità e tutte avrebbero vissuto quel futuro, che non sarebbe più cambiato.
Questa è una storia, la storia di semplici ragazze con dei superpoteri, la storia di quello che sarà il loro destino.
Non date nulla per scontato perché l’amore, qualche volta, non basta.
 
 
Ami stava per entrare in classe. Il foglio era davanti a lei, lesse tutte le tracce dei problemi e iniziò a risolverli poi, alla fine dell’ora, consegnò. Non era per niente convinta, sentiva dentro di lei un vuoto che le creava un nodo in gola; sapeva che l’ultimo esercizio era scorretto: aveva dimostrato l’ortocentro anziché dimostrare la perpendicolarità e questo le avrebbe sicuramente ridotto il punteggio, l’avrebbero superata, non sarebbe stata più la prima e avrebbe perso la battaglia.
Notava i suoi compagni che, allegri, chiacchieravano e pregavano per una sufficienza. Lei non era così: per lei un voto che andasse leggermente sotto il massimo non era plausibile, avrebbe comportato una punizione. Si infliggeva ulteriore studio, si sdraiava sul letto e pensava a cosa avesse fatto di male per sbagliare, prendeva la calcolatrice e freneticamente digitava i numeri per fare la sua media. “100, 98, 99, 100, 100 e se prendessi 85? Sarebbe un disastro!”
Non poteva permetterselo. Guardava i suoi compagni andare a pranzo e chiederle “Ami, è andata bene come al solito vero?” e rispondeva “Ho sbagliato qualche piccolo calcolo nell’ultima dimostrazione”. I commenti erano molteplici e variavano da “Dai! Anziché 100 avrai preso 95!”, a “Pensa noi che ci accontentiamo del 60!”, a “Sempre la solita!”.
A Ami non importava di aver preso 95, lei voleva il 100, non voleva accontentarsi di un 60, ma perché non la capivano? Lei studiava, aveva bisogno dei risultati eccellenti per sentirsi bene e detestava essere superata.
Era malata, malata di perfezionismo, malata perché voleva essere la migliore, malata perché prendeva ogni giorno in mano la calcolatrice per fare la sua media scolastica. E si agitava quando qualcosa non andava secondo i piani, quando c’era il rischio di essere superata e quando si sentiva inferiore. Si sentiva sempre inferiore perché non voleva deludere le aspettative di nessuno.
Tornò a casa e si sdraiò sul letto, decise per un momento di non pensare alla giornata appena trascorsa e chiamò Taiki per andare al cinema. Decise che nelle due ore precedenti l’appuntamento avrebbe riposato, si sarebbe comportata normalmente. Ma non lo fece. Si alzò, prese la calcolatrice e ricominciò a digitare numeri freneticamente. L’avrebbe fatto per il resto della sua vita, ogni giorno avrebbe cercato di essere la migliore perché aveva solo l’intelligenza a distinguerla, sarebbe stata un Sailor. Aveva Taiki, aveva l’amore, doveva proteggere la sua principessa ma avrebbe sempre ricordato con nostalgia la matematica, la scuola e la competizione, avrebbe impiegato ore a fare calcoli solo per passare il tempo.
Ami sarebbe stata per sempre l’incompresa.
 
Rea aveva dormito molto male quel giorno. Le capitava sempre più spesso di avere degli incubi, sogni così tremendi ma che sembravano così veri. Alcuni di essi si erano avverati – ricordava ancora il treno, lo schianto tremendo e Bunny che perdeva la memoria – altri no.
Ormai non sapeva più a cosa credere, che cosa ne sarebbe stata della sua mente. In qualche modo, era grata di avere quelle visioni perché la aiutavano a comprendere gli eventi futuri, la mettevano in allerta e la facevano sentire speciale, diversa dagli altri.
Fece colazione, dopo andò a scuola e nel tardo pomeriggio vide il tramonto con Yuri. Ancora le sembrava impossibile di essersi presa una bella cotta eppure stare con lui la faceva sentire bene, piena di attenzioni e protetta. Lei stessa, a sua volta, avrebbe protetto la sua principessa nel suo futuro, ora che aveva ricordato. Doveva assolutamente parlarle. Le Outer l’avevano avvisata e lei si era sentita sollevata perché non c’era più nessun problema col destino che pesasse sulle loro spalle, però si chiedeva come Bunny avesse reagito. Doveva proteggerla perché quello era il suo ruolo, ma voleva anche essere protetta da qualcuno.
Guardava il tramonto, visibile nonostante le numerose nuvole, che assumeva sfumature sempre più rosse. Il rosso. Il suo colore. Una fiamma che brucia, che arde. Le sue visioni le comunicavano uno stato di precarietà, di insoddisfazione.
Rea guardava l’uomo al suo fianco e non aveva più paura perché ora c’era qualcuno a cui avrebbe confidato tutto, pronto a salvarla, a soccorrerla nel momento del bisogno, pronto a starle accanto.
Rea avrebbe sposato Yuri. Avrebbe protetto la sua principessa. Nel futuro le sue visioni sarebbero continuate: belle o brutte che fossero, disegnavano sempre uno stato di solitudine che circondava Crystal Tokyo. La gente non capì mai il significato di quelle visioni e non capì mai la vera Rea.
Rea sarebbe stata per sempre la pazza.
 
Morea aveva passato l’intero pomeriggio a preparare la cena. Alla fine Moran sarebbe andato a casa sua, avevano optato per qualcosa di più intimo e così sulle note della sua canzone preferita cucinava piatti prelibati. Prendeva la farina, la impastava col lievito per creare la pasta soffice della torta alle fragole con panna: la sua preferita.
Amava la cucina e aspirava ad aprire un ristorante tutto suo; nel tempo perso si divertiva a provare nuove ricette ma recentemente aveva avuto ben poco tempo. La scuola, la sua missione e i ricordi di Bunny avevano occupato completamente le sue giornate e non aveva l’umore giusto per sbizzarrirsi in cucina. Riaccendeva i suoi amati fornelli dopo ormai mesi che non lo faceva e sentiva un gran calore che le pervadeva il corpo, gli occhi le brillavano e un sorriso sereno appariva sul suo volto. Era davvero la sua passione. Amava il profumo che aveva il cibo mentre veniva scaldato, amava tagliare le fragole, amava stendere la panna su quel perfetto pan di spagna: sentiva un odore dolce, l’odore di ciò che amava fare.
Ora che aveva Moran al suo fianco, aveva qualcuno con il quale condividere le sue creazioni, qualcuno che le sarebbe rimasto accanto per tutta la vita. La sua missione non l’aveva dimenticata, era ben fissa in mente ma Morea sapeva che si possono fare più cose nella vita. Avrebbe protetto la sua principessa, avrebbe collaborato con il cuoco, forse avrebbe aperto un ristorante tutto suo.
No, niente di tutto ciò sarebbe mai successo.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’Incoronazione, Morea sarebbe stata per sempre felice con Moran, ma non avrebbe più toccato un mestolo; lei doveva proteggere la sua regina, era una reale e non poteva permettersi di cucinare, disse addio per sempre alla cucina.
Morea sarebbe stata per sempre l’insoddisfatta.
 
Marta si svegliò con un dolce sorriso sulle labbra, dettato dalle circostanze. Presto sarebbe diventata una stella della musica e aveva al suo fianco il ragazzo di cui si era innamorata, Yaten.
Ciò di cui non si rese conto la guerriera di Venere era degli ostacoli ai quali andava incontro. Troppo spesso Marta aveva nascosto ciò che davvero provava, quando sorrideva e il mondo intero pensava che stesse bene, che fosse tutto a posto, quando rideva di gusto non era altro che un modo per scacciare la malinconia, la malinconia di non aver raggiunto i suoi obiettivi. Lei era l’unica consapevole tra le Inner di cosa avrebbe portato il destino e aveva sempre finto di vederlo come una cosa positiva anche se, per lei, non era così. Avrebbe visto spegnersi tutti i sogni, non voleva perderli, non voleva vedere tutto ciò per cui aveva lavorato, tutto ciò che amava andare in frantumi.
Così si arrese alla prima occasione: la verità è che aveva sviluppato una repulsione per le maschere che aveva indossato per tutta la vita, a tal punto che iniziò a scacciare dalla sua mente il pensiero di fare l’attrice. Arriva un momento in cui sei stufa di fingere e devi essere te stessa; Marta aveva imparato a sue spese cosa significasse essere qualcun altro, aveva quindi già perso i sogni e le aspirazioni.
Avrebbe inciso qualche canzone con Yaten e dopo avrebbe fatto un provino: il regista ne rimase colpito a tal punto che eliminò dalla selezione tutte le altre e le assegnò la parte, dicendole “Reciti così bene che sembra che tu abbia finto per tutta la vita.” Così Marta rifiutò la parte: doveva prima imparare a essere se stessa, a non avere complessi, a sentirsi bene non agli occhi degli altri, ma ai suoi occhi.
Avrebbe vissuto un grande amore con Yaten, avrebbe protetto la sua principessa ma non avrebbe più guardato le foto del suo provino, non avrebbe più toccato un copione, però avrebbe continuato a mentire sulle sue condizioni, si sarebbe dimostrata sempre allegra anche quando non lo era, non si sarebbe mai accettata.
Marta sarebbe stata per sempre l’insicura.
 
Heles ricordava bene le parole di Bunny, il suo sguardo perso nel vuoto, le lacrime che scendevano lungo il suo volto. Le aveva viste tante volte, ma mai le avevano fatto quell’effetto.
Compassione. Pena. Sofferenza.
Ricordava bene le parole di Seiya. Così guardava Milena e si chiedeva cosa avrebbe fatto lei al posto del ragazzo dal codino o al posto della sua principessa. Lei non aveva di questi problemi perché Milena era sua a prescindere, senza vincoli, senza destini, senza patti, senza ostacoli.
Era terribilmente combattuta, sapeva che restituire la memoria a Bunny aveva dato la possibilità di far proseguire quel destino già scritto, ma aveva privato una persona della libertà di scegliere.
L’aveva privata dei suoi ultimi cinque anni come essere umano. Ma forse loro esseri umani non lo erano mai stati.
Heles capì che da quel momento in poi avrebbe dovuto farsi perdonare per gli ostacoli che aveva imposto alla persona che avrebbe dovuto proteggere. Aveva sempre visto la sua missione come il motivo della sua esistenza, ma forse loro erano nate per vivere e non per raggiungere uno scopo.
In fondo si sarebbe sempre sentita in colpa per ciò che aveva fatto, per aver bruciato le tappe, per averLe affidato una decisione da prendere in un giorno anziché in cinque anni. Forse si sarebbe dovuta scusare anche con Seiya perché non si era mai fidata e l’aveva sempre visto d’intralcio, ma aveva capito quanto fosse buono. E’ raro fidarsi e per lei era quasi impossibile.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’incoronazione alla quale avrebbe assistito insieme alla sua amata Milena. Poi avrebbe protetto la sua principessa, si sarebbe per sempre sentita in colpa, sarebbe stata schiva come sempre e non avrebbe mai imparato a fidarsi.
Heles sarebbe stata per sempre la scontrosa.
 
Milena aveva deciso che quel pomeriggio sarebbe andata in piscina per fare una nuotata, per sentirsi meglio. L’acqua cancellava tutte le sue preoccupazioni, tutti i suoi tormenti.
Anche lei si sentiva in pena per la sua principessa perché per tutta la vita si era dedicata con anima e corpo alla sua missione e ora capiva che ci sarebbero state tante altre cose da fare.
Arrivò al punto di rimuginare sull’amicizia con le Inner. Non era mai stato un legame, lei non aveva mai desiderato ardentemente la loro compagnia, eppure in quel momento sì. Se avesse potuto avrebbe ricominciato da capo, avrebbe parlato con le sue compagne, non si sarebbe chiusa nel suo mondo, sarebbe stata vicino alla sua principessa. Ma indietro non si può tornare e si rimane per sempre con i rimpianti e i rimorsi.
La sua dolce eleganza e la sua bellezza erano riconosciute da moltissime persone eppure lei si sentiva vuota, vuota dentro. Dietro a quella perfezione esterna, si nascondeva un animo tormentato, un animo che non riusciva a legare con nessuno, che non riusciva a esternare i sentimenti.
Nuotando Milena si sentiva di poter parlare con qualcuno che non fosse Heles, parlava con l’acqua, l’amica che ascoltava i suoi dolori, ma non rispondeva.
Le aveva parlato del legame con le Inner, un legame che non avrebbero mai avuto veramente, le aveva parlato della missione, una missione che l’aveva esclusa dal mondo reale, le aveva parlato del suo carattere, un carattere chiuso e schivo che non riusciva a cambiare.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’Incoronazione e lei sarebbe stata presente con la sua Heles; avrebbe protetto la sua principessa ma non avrebbe più nuotato, avrebbe spezzato il legame indissolubile con l’acqua, avrebbe provato ad aprirsi con qualcun altro, ma non ci sarebbe riuscita.
Milena sarebbe stata per sempre la fredda.
 
Ottavia era sdraiata sul letto e pensava alla precedente serata. Anche se il suo corpo era quello di una bambina, aveva l’animo di un’adolescente e stava ancora crescendo, quindi capiva perfettamente ciò che era giusto e sbagliato.
Giusto era seguire il destino per dare la pace agli abitanti della Terra, sbagliato era non lasciare vivere. La vita è fatta di controsensi e contraddizioni. Ogni piccola cosa ha entrambe le facce: è positiva e negativa, è giusta e sbagliata, è buona e cattiva, …
Non c’è mai un’unica definizione, neanche per le persone. E lei era una contraddizione. Con un colpo poteva salvare il mondo e distruggerlo, era talmente potente da poter decidere le sorti dell’umanità.
I bambini voglio avere i superpoteri eppure lei che era tanto potente, avrebbe voluto non esserlo. Quel potere la faceva sentire sola, estranea a tutto ciò che la circondava. La sua unica famiglia erano le Outer, ma forse anche loro la temevano. Per una volta nella vita avrebbe voluto vivere normalmente e, per la prima volta, comprese ciò che intendeva Bunny la sera precedente. Bunny voleva scegliere perché è quello che fanno gli esseri umani. Ottavia voleva sentirsi normale perché è come sono gli esseri umani.
Ma lei non lo era, era destinata a vivere chiusa in un guscio, protetta da un’invisibile barriera che allontanava tutti.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’Incoronazione e lei avrebbe aspettato con ansia l’arrivo di Chibiusa per poter giocare con lei, una delle poche persone che l’avessero mai trattata come un’amica e non come un oggetto di distruzione. Ottavia non si sentì mai integrata completamente e tutti coloro che la vedevano al di fuori del castello la salutavano maestosamente per timore o, nella maggior parte dei casi, neanche la vedevano, abbassavano lo sguardo e procedevano avanti per la loro strada.
Ottavia sarebbe stata per sempre l’ignorata.
 
Sidia passeggiava per il parco consapevole che presto avrebbe detto addio a tutti, sarebbe tornata a casa. Ma quale era la sua casa? Le porte del Tempo.
Era difficile chiamarla casa. Casa è quel posto dove ti senti bene, dove c’è qualcuno ad accoglierti, qualcuno che ti ama, con il quale condividi affetto. Lei era sola, sola a controllare il passaggio temporale e nessuno le faceva mai visita, a eccezione della piccola Lady. Ma ogni volta che vedeva i suoi occhi ricordava quelli del suo amato Endymion, il consorte di Serenity, l’uomo che amava e che non sarebbe mai stato suo, che avrebbe guardato con nostalgia, nostalgia di qualcosa che non avrebbe mai avuto.
Pensava a Bunny: se avesse voluto, avrebbe potuto non restituirle i ricordi, spingerla tra le braccia di Seiya e provare a consolare Marzio. Ma non l’aveva fatto. Perché la sua missione era quella di guardiana del tempo e perché l’uomo che amava, era innamorato di un altra e lo sarebbe sempre stato. E lei voleva vederlo felice perché chi ama davvero, gioisce della felicità altrui. Soffre, piange, si dispera ma vuole il meglio per colui che le ha preso il cuore.
Sidia lo amava e non lo poteva avere. Era un’ingiustizia, ma era la vita. La vita è un’ingiustizia. L’unico contatto che le sarebbe rimasto, sarebbe stato Chibiusa, così simile a lui, sua figlia, il frutto dell’amore con una donna che non era lei. Eppure Sailor Pluto amava quella bimba come se fosse sua.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’incoronazione e lei avrebbe partecipato per poi tornare a custodire le Porte. Raramente avrebbe parlato con qualcuno, raramente avrebbe visto le sue amiche, la Piccola Lady. Mai più avrebbe rivisto Endymion.
Sidia sarebbe stata per sempre la sola.
 
Era ormai tardo pomeriggio e Bunny guardava il cielo nuvoloso fuori dalla finestra della sua camera, mentre ascoltava il suo carillon. Non aveva ancora deciso.
Prima di Seiya, Marzio era il passato, il presente e il futuro, ora lo era diventato il cantante. Come poteva decidere se amava entrambi? Marzio era il padre di sua figlia, di Chibiusa, quella dolce bambina che amava più della sua stessa vita e Seiya era il ragazzo di cui si era innamorata da semplice umano.
I ricordi si susseguivano nella sua mente, non aveva pace eppure una parte del suo cuore aveva sempre saputo che il cantante le aveva dato tutto. Amore, conforto, allegria, gioia e anche dolore. Tutte le sensazioni erano racchiuse nel suo rapporto con Seiya, lo desiderava disperatamente, se solo avesse potuto trascorrere quei cinque anni con lui… Ma se lo avesse fatto, si sarebbe innamorata ancora di più e non lo avrebbe più lasciato andare. Infatti non voleva che partisse, non voleva dirgli addio. Erano le sei e cinquanta.
Scese di fretta le scale, iniziò a correre più in fretta che poteva. Chibiusa. Seiya. E poi c’era anche Marzio. Ma voleva sentirsi libera per una volta, voleva scegliere e non essere vincolata a uno stupido destino.
Mentre correva, perse l’equilibrio e scivolò. Alzò lo sguardo e vide una bambina dinnanzi a sé: aveva degli occhi dolcissimi, guardava il papà e la mamma e si sentiva a casa perché era con i suoi genitori. Bunny iniziò a piangere, ricordando tutti i momenti trascorsi con la sua dolce Chibiusa e il suo cuore fremeva, si spezzava perché aveva capito ciò che sarebbe successo.
Scattarono le sette e un minuto, Bunny guardò l’orologio e rimase ferma a guardare il cemento. Non riuscì neanche ad alzare lo sguardo per vedere una luce che si faceva largo tra le nuvole e che puntava verso un’altra galassia, una galassia diversa da quella della sua dolce Testolina Buffa.
Bunny aveva scelto, ma era stato ancora una volta il destino a decidere per lei. Le aveva procurato varie ferite sul corpo che erano guarite, una tra i ricordi che era guarita e una sul cuore: quella non sarebbe mai guarita.
“La vita è fatta di addii”. Sì, lei lo sapeva perché aveva appena detto addio alla persona che amava.
Aveva sempre avuto paura dei cambiamenti e se ne sarebbe pentita per tutta la vita, ma almeno avrebbe avuto Chibiusa.
Cinque anni dopo ci sarebbe stata l’Incoronazione, si sarebbe sposata con Marzio e avrebbe sorriso al suo popolo. Avrebbe vissuto quella vita perfetta senza rivedere mai più l’unico che l’aveva fatta sentire diversa, umana.
Bunny sarebbe stata per sempre l’infelice.
 
Erano pronte. Avevano affrontato la prova e non l’avevano superata.
Perché le Sailor non avevano mai saputo, non sapevano e non avrebbero mai saputo essere semplicemente esseri umani.

FINE.


Angolo dell'autrice: Ok, ragazze non uccidetemi! Lo so benissimo che è finita non male, malissimo! Ma questo era il progetto fin dall'inizio, l'avevo iniziata per metter in risalto quella parte delle Sailor che non viene mostrata e che secondo me impedisce di vivere una vita normale. Tutte hanno l'amore ma non saranno mai completamente felici e anche la nostra Bunny lascia che la sua stella cadente voli via. Mentre la scrivevo ho pianto e mi dicevo "magari posso ancora cambiarla" ma non avrebbe più avuto il senso che volevo.
Spero che vi sia piaciuta e a me dispiace molto sia terminata perchè, tra tutte quelle che ho scritto, questa è la storia che ho sentito di più perchè ci ho messo parte di me e con le vostre recensioni mi avete reso la persona più felice del mondo.
Spero di non avervi deluso, forse vi ho rattristato e mi dispiace.
Ragazze, un grazie enorme per le favolose recensioni, per la lettura.
Grazie, grazie, grazie!
Un bacio^^
Alison_95

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