Apollo e Narciso

di EndlessSkyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E' tutto in sospeso. E così rimane. ***
Capitolo 2: *** Non scordare il mito di Narciso, perchè si abbatterà su di te ***
Capitolo 3: *** Chi ferisce è sempre stato ferito prima. ***
Capitolo 4: *** La fine. E l'inizio dell'eternità. ***



Capitolo 1
*** E' tutto in sospeso. E così rimane. ***



Non potevo crederci. Squadrai meglio il nuovo membro dell'Akatsuki. Esaminai tutto di lui. I suoi occhi trasmettevano un senso di sfida misto alla paura di un bambino preso a calci. Itachi me l'aveva presentato con molta nonchalance. Poteva veramente essere lui?

 

Se vi prendo, piccoli marmocchi!”

Scappa, Saso-kun, se ci prende siamo fritti”

Siete sempre i soliti cretini”

Onoki-sensei, Yuna, Yukiko... Deidara...

 

Quegli occhi erano inconfondibili. Quei capelli biondi spiccavano anche in una giornata di sole. Raro, qui, nel Paese della Pioggia. “Così tu saresti Deidara” dissi, fingendo indifferenza. In realtà il mio cuore palpitava. . “Si”. Rispose lui. Doveva avere sedici anni, a quell'epoca. Non visse un anno in più. “Molto bene”. Non mi poteva riconoscere. Per lui ero lo Scorpione. “Penso ti abbiano già informato che d'ora in poi sarò il tuo compagno”.

 

Onoki ci raccattò che non avevamo sette anni. Io avevo un anno in più di lui.

I nostri genitori erano periti durante la terza guerra ninja, lui fu come un nonno burbero.

Ci insegnò ad amare l'arte in segreto, visto il suo odio per essa.

Ci mise in squadra con due ragazze, Yuna e Yukiko.

Noi ci divertivamo a far adirare tutti e tre.

Eravamo due fratelli, non di sangue.

Diventammo due amanti. Lui nella sua ingenuità, io nel mio disperato bisogno di amare.

 

“Parlami di te” esordii, squadrandolo ancora una volta. “Non ho niente da dire a voi, siete dei criminali. Io non sopporto i criminali”. “E tu cosa sei?”. Si irrigidì. “Un artista”. Sorrisi. “Un terrorista. Rubasti l'argilla proibita al terzo Tsukikage”. Mi fulminò. “Quel dannato vecchio odiava l'arte e ne proibiva la messa in atto! Ho fatto ciò che era giusto”. “Come puoi sapere ciò che è giusto, piccolo Deidara?”. Lui mi guardò, spaesato.

 

...e tu rimarrai sempre il mio preferito, piccolo Deidara” disse Onoki.

Li spiai. Mangiavano insieme, con lui Onoki sorrideva. Era orgoglioso delle sue esplosioni.

Allora legali. Allora innocenti, per proteggere il Villaggio della Roccia.

Sei il mio orgoglio”. Deidara era scostante.

Deidara non rispondeva. Si limitava ad annuire.

Era perfido, il biondo. Era ingrato.

Onoki non gli andava a genio. Voleva tutto. Voleva che egli lo amasse, ma che amasse anche l'arte.

 

“Cosa ho suscitato in te, dinamitardo?” chiesi. “Non susciti niente se non disprezzo”. Come osava parlare ad un sempai in modo così arrogante? Ma come potevo muovere un dito su di lui, se non per accarezzare i suoi capelli biondi? “Vai a dormire, ora. È tardi” ringhiai, perentorio. Lui armeggiò con il suo Demone. Con le sue mani linguacciute. Creò una bomba. Me la pose sulla testa. Mi fece cenno di stare immobile e prese le misure con le mani. Risi, dentro la mia armatura. Si portò l'indice e il medio alla bocca. “Katsu!” esclamò. La bomba esplose. Lui rise, isterico. “L'arte è un'esplosione”. Non capii. Ma avrei dovuto costruirmi un'armatura più resistente. Deidara sgranò gli occhi e si avvicinò a me. “Da...Danna?” chiese, toccandomi il viso. La nuvola di fumo si stava dissolvendo. “Com'è possibile?”

 

Sasori! Non puoi farmi questo!”. Le lacrime scorrevano sul suo volto come pesanti incudini.

Non posso più stare qui. Ho ucciso un uomo”.

L'hai fatto per difendermi! Onoki ti perdonerà, Onoki ci perdona sempre!”

...se sei tu a chiederglielo, amore mio...

Glielo chiederò io, vedrai che sarà come se non fosse successo!”

Non potevo non uccidere quella bestia.

Se non fossi arrivato in tempo...

[“Lasciami, bastardo!”. Delle grida. La mia corsa.

Zitta, piccola puttanella. Come fai ad ottenere tanto amore dal capo?”

Non sono affaracci tuoi”. Il suo corpo contro il tuo. Il tuo contro il muro.

Di schiena, voleva prenderti, come l'ultima delle mignotte.

Voglio un po' di questo amore anche io...”

No, lasciami...”

Lo avvolsi, con le mie spire di legno. Lo stritolai, fino quando non emise il suo ultimo respiro.

Il tuo sguardo, atterrito, sostenne il mio, furioso. Indietreggiai. Corsi a casa, a dormire.

Dormii, per sette giorni]

Sasori, non puoi andartene! Non lasciarmi solo! Noi non abbiamo ancora fatto...”.

...l'amore...

Le mie labbra sulle tue, mio piccolo Dei-kun. Il mio ultimo regalo.

Compisti quindici anni, tre giorni dopo.

 

“Com'è piccolo il mondo” sorrisi. “Sasori... abbiamo lasciato molto in sospeso”. Le tue labbra sulle mie. Potesti ricambiare quel mio ultimo presente. Una battaglia di lingue. “Prendimi ora, ti prego”. Mi staccai da lui. Si, troppo avevamo lasciato in sospeso. Feci per togliermi la maglia, ma qualcuno entrò in quella nostra stanza in comune, violò il nostro spazio.

Deidara”. Dei-kun guardò la figura del leader. “Seguimi, devo spiegarti un po' di cose. E abbassa la testa quando vedi una divinità”.

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Capitolo 2
*** Non scordare il mito di Narciso, perchè si abbatterà su di te ***


“Ho saputo molte cose su di te, Deidara” esordii quello che capì si chiamava Pain ed era il leader psicopatico di quest'organizzazione. Ciò che sapevo è che si stava spingendo troppo oltre considerandosi una divinità. “Acquisito informazioni” spiegò, come se fossi un bambino demente. La sua voce non lasciava trasparire nessuna emozione. Non mi guardava, mentre mi parlava, osservava il suo villaggio, dall'enorme finestra panoramica di quello che si potrebbe chiamare un ufficio. “Il pupillo di Onoki”. Suonava come una provocazione, ma non capii. “Tradisti il tuo villaggio per seguire la tua passione per l'arte, dico bene?”. Rimasi interdetto. Non pensavo di dover parlare. “S...si”. “Da quanto ho capito, conosci lo Scorpione. Del resto, anche lui era allievo dello Tsukikage”. Pronunciò quella parola con scherno. Già adoravo quell'uomo. “Sai, anche io amo l'arte. Dammi una dimostrazione”. Lo feci. Egli applaudì moderatamente. “Conosci Caravaggio?” mi chiese. “Sicuramente. Apprezzo il suo stile ma non mi beo del figurativo. L'astratto è il mio forte”. Lui sorrise. “Tu hai le fattezze di un quadro del Caravaggio”. Arrossii a quell'apprezzamento. “Amo la bellezza, Deidara”. Si avvicinò a me. “Credo tu deduca la bisessualità delle divinità. Le divinità amano la bellezza in generale”. Non riuscivo a sfuggire a quegli occhi. Mi accarezzò la guancia e mi stampò un bacio saffico e per niente volgare sulle labbra. Rimasi ancora una volta stupito. “Ora va, non voglio farti perdere tempo. Devi conoscere ancora tutti. Non affezionarti a nessuno, moriranno, presto”. Indietreggiai e presi la porta, ancora sconvolto.

 

Fermati, Deidara!”. Un grido. Un ordine. Una supplica.

Puoi ancora tornare indietro, piccolo Deidara”.

Zitto, dannato vecchio, assaggerai la mia arte!”

L'argilla proibita è pericolosa! Potresti farti del male!”

Ghignai. “Vecchio”.

Feci esplodere la mia bomba. Onoki gridò. Scappai.

Disperato. Sasori...

 

 

Entrai in una camera a caso. Dovevo conoscere i miei compagni. In una trovai due personaggi che giocavano a carte. Uno visibilmente annoiato, l'altro preso nella sua superbia. Si voltarono a guardarmi. “Cos'è adesso prendono anche i bambini in questa organizzazione del cavolo?” sbuffò Kisame. “Zitto, Kisame. È una decisione di Pain” sibilò Itachi. Incrinai leggermente la testa. “E' Poker, moccioso”. “Già, ed è anche noioso. Vado a meditare”. “Ehi Itachi! Dannato idiota!”. Rimasi solo con Kisame a fissarlo. “Beh?”. “Niente, posso giocare a poker con te”. Lui ridacchiò. “E' tanto che non vedo una donna nuda. Strip poker ed è andata”. “Ma non sono una donna”. Lo lasciai interdetto a farsi un solitario e mi imbucai in un altro dormitorio.

Altri due strani personaggi. Uno contava dei soldi su un tavolo, e fin qui, niente di strano. L'altro se ne stava meditando davanti alla finestra mormorando parole in una lingua antica. “Hidan, c'è quello nuovo” sbuffò Kakuzu. “Sto meditando”. Indietreggiai sorridendo e telai senza guardarmi alle spalle.

 

Loro sono Yuna e Yukiko” presentò Onoki.

Le sue nipoti. Avevano qualche anno in più di noi ed erano conosciute come...

...le più forti genin del villaggio della Roccia”.

Stringemmo amicizia immediatamente. Eravamo un gruppo affiatato.

La morte prese Yuna in un imboscata.

La vendicammo, ma il vuoto restò.

Non avremmo più rivisto i suoi capelli nocciola e il suo sorriso radioso.

 

“Mhm... mm” gemette Saso-kun mentre riversava il suo piacere nella mia bocca. Lo guardai. Lui seduto sul letto, io in ginocchio tra le sue gambe. Mi sorrise. Sorrisi. “Prima o poi andremo oltre” affermai. “Quando saremo pronti”. Uscimmo insieme nei prati verdi del villaggio della Pioggia. Uno dei pochi giorni in cui Pain non faceva piovere. Ci sdraiammo sereni nell'erba, ridendo e prendendoci a pugni, come se quell'anno non fosse mai esistito. “Perchè Onoki-sensei ha lasciato che ti portassero via?”. “Sono andato via prima io. Non sopportavo più le sue attenzioni”.

 

20/11/12, diario dello Scorpione

Sorpresi spesso Onoki-sensei pensare a Dei-kun in modo impuro, la notte, ma non glielo dissi mai. Probabilmente sensei palesò i suoi sentimenti quando me ne andai, così Deidara telò.

 

 

“Perchè mi ha convocato, Pain-sama?” chiesi, tirandomi dietro le orecchie un ciuffo biondo. Pain-sama mi guardò triste. Forse. “Non so se quello che sto per fare ti piacerà o no, ma l'istinto di una divinità non si può frenare. Rinnegan!”. La porta si chiuse con uno scatto secco. Lo guardai interrogativo ma elettrizzato. Si avvicinò a me e mi costrinse ad indietreggiare fino al muro. Lo feci e protesi le mie labbra alle sue. Lui sorrise e ricambiò. Lotta tra lingue. Quella di una divinità e quella di un quadro del Caravaggio. I vestiti fuggirono di fronte a tanta passione. Mi prese. Dolcemente ma secco. Gridai, ma a poco a poco i miei si trasformarono in gemiti sommessi davanti ai grugniti di una divinità. Intuiva la mia verginità. La sua ninfa era stata violata la prima volta. Buttai la testa all'indietro. “Prendimi più forte” mormorai. Non se lo fece ripetere.

“Accetta il fuoco della passione, meravigliosa meretrice divina” gridò Pain, venendo. Lo baciai ancora. Venni nella mia mano, che ingoiò tutto e leccò il palmo. Uscì da me. Lo guardai. Mi guardò lascivo. “Torna quando vuoi, Deidara”.

 

...e lo faremo solo quando saremo pronti tutti e due”

Si, Saso-kun, voglio che tu sia il primo”

E spero anche l'ultimo” ridacchiò lui, accarezzandomi i capelli.

Misi il broncio. “Non sono mica una puttanella io”

E chi ha detto questo?”

Mi baciò.

 

Non resistevo. Erano passati due giorni da quell'episodio, Sasori si beveva ancora la storia che non ero pronto mentre io bramavo solo Lui. Mi davo piacere pensando a quel giorno. Ma non era la stessa cosa. Davo piacere al mio pseudo ragazzo, ma non mi soddisfaceva.

“Pain... Pain sama...” mormorai entrando nel suo ufficio. “Deidara” disse lui, freddo. “E' per la missione che sei qui?”. “N...no”. Un mezzo sorriso apparve sul suo volto e mi fece cenno di avvicinarmi. “Dimmi, dimmi cosa vuoi”. “Io...”. “Non essere timido, dinamitardo biondo”. Sospirai. “Voglio lei”. Pain si lecco le labbra. “Non c'è possibilità che qualcuno possa soddisfarti, al posto mio? Il tuo Saso-kun per esempio” disse, in tono di scherno. Chiusi gli occhi e mi avvicinai al suo volto. “Lei è insostituibile”. Baciai il suo collo, salii per l'incavo fra mento e orecchio, per poi tornare giù. “Bravo, così, fammi venire voglia” mormorò lui, lascivo. Mi fece cenno di sedermi a cavalcioni sopra di lui. Gli tolsi lentamente l'uniforme e constatai la bellezza del suo petto, totalmente nudo. Lo omaggiai con i miei baci. La prima volta era stata una cosa veloce e non avevo notato la sua bellezza. “Ha voglia, ora?” chiesi, come un bambino impaziente di scartare il suo regalo di compleanno. “Oh, Deidara” sbottò lui. “Non sai prendere un iniziativa?”. Lo guardai, supplichevole. Pain ghignò. Sorrisi. Si sbottonò i pantaloni e gli diedi piacere. Ricordi sfuocati mi tornarono alla mente, mentre lo facevo. I suoi gemiti erano ovattati.

 

La mitologia greca non è di tuo gradimento, signor Iwa?”

No, preferisco l'ora di storia dell'arte, francamente”

potevo permettermi di fare lo spaccone a scuola.

Onoki mi parava il culo.

Akane sensei sbuffò.

Come stavo dicendo, gli dei greci, paragonati a quelli cristiani erano molto più umani

essi amavano dilettarsi con esseri umani.

Le divinità greche erano note per la loro spiccata attitudine al ricercare la bellezza

piuttosto che la bontà, celebre è il mito di Apollo e Narciso.

Quest'ultimo aveva sedotto il dio del Sole, ignorando il sentimento che Zeus provava per lui e...”

Akane sensei!”

Yatsu?”

Narciso ed Apollo erano due uomini”

Ci stavo arrivando. Concludendo, Narciso venne assassinato da Zeus durante una partita,

tiro al piattello se non ricordo male.

Rispondendo alla sagace domanda di Sasori, l'omosessualità e l'attitudine ad amare persone

di sesso diverso o uguale era considerata dai greci una qualità

che elevava lo spirito e ne dimostrava la superiorità”

 

“Ah... Pain sama, ci sono quasi” gemetti. “Aspetta. Se vieni ora giuro che non ti concederò un'altra possibilità”. Mi strinsi al suo collo. Riuscii a trattenermi. E venimmo insieme. “Mhm.. Deidara” mormorò Pain. “Non aspettare così tanto a tornare. “Io credevo di disturbare, Pain sama”. “No, gli altri sono tutti così noiosi”. Mi rivestii. Tornai da Sasori. Dissi che ero pronto.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Chi ferisce è sempre stato ferito prima. ***


 

“Cosa vuol dire che non sei più vergine?” gridai, tra le lacrime. “Io lo sono, l'ho fatto per te! Solo per te”. Deidara ridacchiò e si accese una sigaretta. Era seduto sulla sedia di camera nostra, indosso solo i pantaloni. Cercai di asciugarmi le lacrime, ma ne uscirono di più copiose. Guardai il suo ghigno schernitore. “Che carino che sei, quando piangi, Saso-kun”. Non so come resistevo all'impulso di spaccargli la faccia. “Guardati, sei patetico” continuò, guardando lascivo la patta dei miei pantaloni. “Stavamo per farlo. Potevi possedermi, hai aspettato per un anno. Anzi di più... quanto siamo stati insieme, Saso-kun? Tre anni? E io, piccolo marmocchio ingenuo 'Non sono pronto, oddio, mi sento male'”. La sua voce in falsetto prendeva in giro il Deidara di qualche anno fa. “Ma hey, Sasori, io ho avuto la mia prima volta con una divinità. Bimbo, mi sono fatto fottere da un Dio!”. “Basta, ti prego, smettila...”. Il ghignò di Deidara si ampliò ulteriormente. “Si... e mentre mi fotteva mi dava della puttana divina, sai? Ciò mi rende un semidio”. Ridacchiò. “Deidara, cosa ti è successo?” chiesi, la voce rotta dai singhiozzi. Prese una lunga boccata di sigaretta. Il suo sguardo fu cupo. “Mi hai abbandonato che non compivo quindici anni, Sasori”. Si alzò e si avvicinò a me. Era nettamente più basso di me, ma mi incuteva terrore. “Ero innamorato di te Sasori. Ma non poco eh! Sognavo una storia tipo quella dei giornaletti di Yuna”. Gli yaoi di Yuna. Che cosa lontana... “Io e te, insieme, felici, due ninja, forti ed innamorati”. Ridacchiò amaramente. “Ma tu te ne andasti, nonostante le mie suppliche. Diventai pazzo. Perchè sapevo che era colpa mia”. “No...no Deidara, io ho agito in modo esagerato. Avrei potuto tramortire quell'uomo e consegnarlo ad Onoki. Ma ero così furioso...”. Mi intimò il silenzio. “Così cominciai ad avere il pallino di diventare più forte. Di aspirare al meglio. Impazzii seriamente, diventai un traditore. Ma ero libero. Libero, come un dio: decidevo se chi veniva a chiedermi di diventare suo allievo doveva morire o bearsi della mia arte”. “Deidara... non devi più fare questo. Ora io sono qui. Ci sono io”.

 

Saso-kun, ti ho fatto una scultura!”

E' bellissima, Dei-kun, cosa rappresenta?”

Il tuo sguardo perplesso, mio piccolo Deidara, mi faceva sorridere.

La scultura era un fiore con un serpente avvolto attorno.

Penso sinifichi che la bellezza ha il suo prezzo ed il suo lato oscuro, sempai”

Sorrisi. Avevi solo otto anni, all'epoca ed io nove.

Ma eravamo due geni.

La tua bellezza ebbe un prezzo troppo alto e ti rovinò la vita.

Se tu non fossi stato così bello

quel tizio non avrebbe cercato di violentarti

io non l'avrei ucciso

non me ne sarei andato e tu...

tu, amore mio...

non saresti cambiato così tanto.

 

“Vado da Pain sama” sbuffò Deidara. “Mi annoi”. Rimasi fermo a guardarlo. “Ti annoio?” chiesi, cupo. “Si, sei così... sdolcinato, così emozionato”. Mi avventai su di lui. Lo atterrai e gli diedi uno schiaffo. Lui mi guardò ghignando. “E' tutto qui quello che sai fare? Sei un inetto, Sasori. Lo sei sempre stato, ecco perchè Onoki preferiva me”. “Onoki preferiva te perchè ti desiderava”. “Cazzate”. Lo baciai. Gli ficcai la lingua in bocca, così stava zitto e smetteva di dire cattiverie. “Hai cambiato idea, Saso-kun?”. “Si. Sta a vedere se sono un inetto”.

Lo presi. Non lo preparai, volevo punirlo per quello che aveva detto. Gridò. “Lo senti? Lo senti?” chiesi. Gemette, cercò di allontanarmi. “Lasciami, bastardo”. “Chi è l'inetto, eh?”.

 

Il nostro primo bacio fu meraviglioso.

Non gli morsi neanche le labbra per non fargli male.

Era come una bambola di porcellana.

Nh, Saso-kun” si staccò da me inspirò.

Non era abituato, quindi non aveva abbastanza fiato.

Ridacchiammo tutti e due. “Ti è piaciuto, piccoletto?”.

Si, Saso-kun, è stato...bello”

 

Lo lasciai steso sul pavimento, ansimante, ma ridacchiava. “Cristo, Sasori. Se lo sapevo...”. Mi sedetti sul letto, la testa tra le mani. Lui si alzò a fatica. Mi prese il viso. “Troveresti qualcosa di più freddo del mio cuore, Saso-kun?”. Quella domanda mi spiazzò. “E' colpa tua... se non te ne fossi andato sarei una puttanella tutta amore e bacini”. “Smettila”. “Invece sono solo una puttanella. Cattiva”. “Ti prego... io ti amo, Dei-kun”. Nei suoi occhi non c'era più traccia di cattiveria o freddezza. Erano tristi.

 

 

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Capitolo 4
*** La fine. E l'inizio dell'eternità. ***


Come puoi amarmi? Come puoi dire di amarmi se fuggisti da me?”.

Non fuggii da te, ma dalla vergogna”.

La vergogna fu più forte del tuo amore per me? È questo che dici?

Ciò mi ferisce ancora di più, Saso-kun”.

Fu più forte, si, ma ora ho capito. Dio quanto fui stupido”.

Fosti stupido, ma ti amai ugualmente. Pensai a te ogni giorno.

Ogni ora.

Ogni secondo della mia miserabile vita”

Allora mi ami tuttora?”

Come potrei negarlo?”

 

Perii un giorno d'estate per mano di una sgualdrina dai capelli rosa.

Egli perì in un'esplosione da lui causata per uccidere un'odiato Uchiha

il mito di Narciso si avverò, per lui fu una morte orribile.

Ora che siamo solo anime, fluttuiamo su questo mondo così futile.

Così sofferente.

Lo guardo ora osservare l'Uchiha salvo, vivo, che ha reso il suo sacrificio vano.

Mi giro verso di lui, senza smettere di dargli la mano.

Lui sorride, non c'è traccia di tristezza nei suoi occhi. Non gli importa più, ormai.

Saremo così, per sempre giovani, per sempre innamorati

in questo antinferno, ad espiare i nostri peccati.

Fino alla pace eterna.

Sasori Danna”

Dimmi, Dei-kun”

Ti amo”

Ti amo anche io”.

 



 NOTA DELL'AUTRICE:
E' la prima nota dell'autrice che faccio, mi fa sentire importante xD
Una nonsense abbastanza malinconica, l'ho pensata così, perchè oggi pioveva, ed io adoro la pioggia.
E adoro questi due personaggi.
Se avete tempo, ditemi cosa ne pensate.


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