Just A Secret

di Cucuzza2
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Too Much Stupid ***
Capitolo 2: *** Three's House ***
Capitolo 3: *** Pendings ***
Capitolo 4: *** Their Agreement ***
Capitolo 5: *** What's Love? ***
Capitolo 6: *** Difference. ***
Capitolo 7: *** Greenwood. ***
Capitolo 8: *** Storms ***
Capitolo 9: *** Jane Fadet ***
Capitolo 10: *** The End. ***



Capitolo 1
*** Too Much Stupid ***


Just a Secret
 
 « Buona sera.
Probabilmente tua madre merita di morire.
Sì, certo: tu vuoi bene alla tua mamma. Ma sei sicura di conoscerla bene? La conosci solo dal giorno in cui sei nata... Mentre lei esisteva già da molti anni prima. Pensaci: anni ed anni! Scommetto cento sterline che in quei lunghi, noiosissimi e solitari anni trascorsi prima che tu nascessi, lei ha fatto cose delle quali non ti ha mai detto nulla. »
Leander Deeny, Gli incubi di Hazel.
 
Too Much Stupid.
Il bambino aveva i capelli scuri, gli occhi verdi ed era alto, almeno per la sua età.
Undici anni. Non uno di più, non uno di meno.
Gli sarebbe bastato un attimo per rendere neri quegli occhi verdi, per macchiarli d’inchiostro. Era l’eredità di sua madre, morta dopo due settimane dalla sua nascita. Combattendo. Insieme al marito.
Se fosse resistita un solo giorno di più, sarebbe stato per sempre.
Il bambino si chiamava Teddy Lupin.
Tutti speravano che diventasse un Grifondoro od un Tassorosso - in verità per molti era praticamente una certezza. Di certo non per Teddy, che non riusciva affatto a sentirsi coraggioso od amichevole abbastanza. Però aveva sempre sperato di diventarlo col tempo.
Adesso, ammassato con altri quaranta ragazzi in una stanza che li conteneva appena, Teddy Lupin aveva paura.
E si sentiva in colpa. Non era da Grifondoro avere paura. Sentiva anche un certo fastidio per gli altri. Non da Tassorosso, nemmeno lontanamente.
Gli tremavano le gambe. Fra pochi minuti il vicepreside McMillan avrebbe aperto la porta, li avrebbe fissati con quei suoi due occhioni neri e penetranti e li avrebbe portati in Sala Grande per essere smistati, sperando ardentemente di vederne il più possibile a Tassorosso, la sua Casa.
Teddy tamburellò per terra con il piede. Tassorosso andava benissimo, per lui. Anzi, gli andava bene tutto.
Non aveva paura di una Casa in particolare, aveva paura di essere considerato troppo deficiente per una qualsiasi delle Quattro.
« Non devi essere insicuro, la tua famiglia è con te. »
Famiglia. Bella parola.
A rendere Teddy così insicuro non era l’assenza di genitori, bensì la sovrabbondanza di essi. Nonna Andromeda, i Potter, i Weasley. Erano tutti gentili con lui, ma a volte si sentiva quasi soffocato. Di pochi si fidava veramente.
« So come ti senti, Ted », gli aveva detto una volta il suo padrino. « Quando si è senza legami della propria famiglia... Non importa quanta gente hai attorno. »
Teddy del suo padrino si fidava, ed anche di sua nonna. Erano loro il legame che gli restava.
Riemerse dai suoi pensieri quando una ragazzina dall’aria zuccherosa lo urtò per sbaglio, trasalendo.
« Scusa », disse lei con una vocetta acuta. Poi aveva sorriso in modo falsamente dolce, nonostante questo fosse quantomeno inappropriato.
Teddy alzò le spalle, poi pensò di rivolgerle la domanda che lo tormentava.
« Tu, secondo te, in che Casa finirai? »
« Serpeverde », fece lei, e ridacchiò. Evitò lo sguardo del ragazzo.
Teddy sospirò. Non aveva affatto valutato l’ipotesi di finire in quella casa - solo una volta, ma Harry gli aveva assicurato che il Cappello non lo avrebbe smistato lì, non se non avesse voluto.
Voleva tacere, ma non riuscì.
« Sai chi è uscito da lì? », chiese.
Lei annuì, e fece un sorrisetto. « Dolores Jane Umbridge, un mucchio di Mangiamorte... »
« ... Lord Voldemort... »
Lei sobbalzò appena, ma questo non intaccò la sua aria zuccherosa.
« Tu...? »
« I miei genitori lo pronunciavano. »
La ragazza sembrò notare l’uso del passato. Lui intuì quello che pensava.
« Io sono Teddy Lupin », disse solo.
Lei annuì, e sembrò aver trattenuto un sorrisetto salitole alle labbra.
«Piacere, Sophie Ga... »
Proprio in quel momento il vicepreside MacMillan apparve e fece cenno di seguirlo ai nuovi studenti.
La Sala Grande era immensa. I tavoli delle Case e quello degli insegnanti erano allineati con precisione, e sopra di essi c’erano decine e decine di piatti vuoti.
La Preside era seduta fra gli altri insegnanti, e solo un vecchio appostato accanto al portone sembrava superare la sua età.
Mentre MacMillan portava il Cappello logoro e rattoppato su di uno sgabello, Sir Nicholas, la Dama Grigia, il Frate Grasso ed il Barone Sanguinario rilucevano, perlacei, ed ammiccavano ai nuovi studenti, sperando ognuno di vederli nella propria Casa.
« Cominciamo, dunque », fece MacMillan.
Uno squarcio si aprì sull’antica stoffa del Cappello.
Un mormorio percosse la sala, poi il Cappello cantò.

 

 

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Capitolo 2
*** Three's House ***


Credits: Karyon ed OrangeLoLLiPop, per la revisione della canzone *distribuisce muffin*.
Thanks to: Chi legge/segue/commenta. Sì, anche chi legge e basta.
And remember...: Tu che sei convinto al 100% che il padre di Sophie sia proprio il tizio del quale porta il cognome, potresti sbagliarti di grosso. In fondo, esistono molte persone che hanno lo stesso cognome pur non essendo parenti.
Three’s House
Secoli or sono, mi han detto parlante,
svolgevo il servizio pe' i Quattro fondanti,
servendo l'idea, rivoluzionaria ai tempi
di riunire e istruire qui tutti i talenti.

Vidi il castello la fama stagliar,
assistetti alla fuga del Sal Salazar,
e dopo decenni e pericoli oscuri
continuo ancor ora a cercar dentro i cuori.

Vi troverò oggi forse coraggio,
di Messer Grifondoro il ricco vantaggio?
Giustizia e prodezza, andatene fieri,
troverete nell'oro gli amici più veri.

E l'intelligenza più acuta chiamava,
l'acume, sì, a Corvonero attirava,
com'ieri anche oggi la creatività
per la casa d'argento la chiave sarà.

O ancor Tassorosso, che fa sua bandiera
di lavoro e onestà dedizione più vera.
Fate tesoro di sì tanta lealtà,
ché Tosca la buona amarvi saprà.

Infin Serpeverde, casata de' grandi
che di fulgida gloria portaron gli incanti,
in me confidate, menzogna mi è rada,
questa è la patria che v'apre la strada.

Ergo indossatemi e tosto accettate
il colore brillante cui sarete assegnati.
 
Teddy tremolò per un attimo.
« Anne, Martha! »
Una ragazzina impacciata incespicò nella divisa e si ficcò il Cappello sugli occhi.
Quest’ultimo urlò, dopo pochi secondi:
« TASSOROSSO! »
Quindi è così che succede.
Teddy lanciò uno sguardo penetrante alla futura Serpeverde, ma lei si limitò a ridacchiare ed ad evitare i suoi occhi.
I ragazzi si succedettero, prendendo man mano posto nei vari tavoli. Quando giunsero alla g, Teddy vide Sophie sussultare.
« Gazza, Sophie! »
Qualche vecchio studente aggrottò la fronte. Il vecchio appostato accanto al portone si guardò intorno, circospetto.
Il Cappello coprì gli occhi di Sophie. Sembrò ragionare, e rimase in silenzio per diversi minuti.
Poi urlò.
Ma non “Serpeverde”.
« CORVONERO! »
Teddy Lupin sobbalzò. Rivolse lo sguardo al portone, e gli sembrò di vedere un guizzo negli occhi del vecchio.
« Ma chi è, quello? », chiese ad un ragazzo. Notò che era biondo e che aveva l’aria di uno senza troppe preoccupazioni.
Questi alzò le spalle. « Sono Nato Babbano, non ne so molto, ma mi hanno detto che è un vecchio rimbambito che si diverte a minacciare tutti gli studenti di appenderli al soffitto per le caviglie. »
Sembrava piuttosto divertito dalla prospettiva.
« Ti hanno detto come si chiama? », chiese in fretta Teddy.
« Lo hanno chiamato Gatta... Gassa... Un qualcosa del genere. Pare abbia frignato da morire al funerale della sua orrida micia, Mrs Purr. »
Teddy Lupin preferì non rispondere.
« Kogers, Thomas! »
Il ragazzo accanto a lui avanzò, poi si piazzò il cappello in testa. Il Cappello sembrò tentennare per un attimo, poi si decise.
« CORVONERO! »
Partì un applauso dal tavolo dei Corvi.
Teddy lo vide sedersi vicino a Sophie, ma mantenendo la distanza di un posto. La ragazza rimase sola, all’angolo del tavolo.
Per certi versi, a Teddy ricordò molto il vecchio pazzo del portone.
Un sospiro.
Passarono alcuni interminabili minuti, durante i quali « Kater, Miriam! » fu assegnata a Serpeverde e « Loden, Armand! » a Grifondoro, poi il vicepreside MacMillan pronunciò le due fatidiche parole:
« Lupin, Teddy! »
Tremante da capo a piedi sotto il peso del nome di Ted Tonks e del cognome di Remus Lupin, Teddy raggiunse lo sgabello. Il Cappello gli scivolò sugli occhi, e tutto fu buio.
« Oh, vediamo un po’ qui », fece la vocetta stridula del Cappello. « Sicuramente non a Serpeverde, ma neppure a Grifondoro. No, il ragazzo non ha proprio preso da quel Remus. »
A Teddy sfuggì un sospiro.
« Mah, confesso che staresti bene a Tassorosso. Però vedo una certa dose d’intelligenza... Sì, direi CORVONERO! »

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Capitolo 3
*** Pendings ***


Pendings
Corvonero?!
Doveva ammettere di non aver mai pensato a quella Casa, ma ora che lo sapeva non riusciva a trovare una soluzione più ovvia.
Passò il Cappello Parlante a MacMillan e si diresse verso il tavolo, ancora ipnotizzato, e da lontano gli giungevano gli applausi dei suoi nuovi compagni.
E’ dura essere figlio di due eroi.
« Scusa? », chiese a Sophie, che era sovrappensiero. « Potrei...? »
La ragazza lo guardò, sorpresa.
« Ted, anche tu qui? »
Lui annuì.
« Come mai? », chiese, poi gli fece posto senza attendere risposta. « Vieni, siediti. »
Vedendola da vicino, Teddy notò che non era certo una bellezza: i corti e spettinati capelli neri, i due occhietti neri e lucenti e le spalle storte le conferivano un’aria anfibia.
Zuccherosa.
Era zuccherosa, ma sembrava una brava persona.
« Il Cappello ha detto che non sono all’altezza dei miei genitori. »
Ticchettò appena sul piatto con una posata.
« E vorrei ben vedere! », esclamò lei. « Dev’essere... Tremendo... Avere tutte quelle aspettative addosso. »
« Tu... Tu ne hai molte? »
Sophie scosse la testa. « No. Non direi proprio », mormorò.
« Tua madre non si aspetta nulla da te? »
« Mia madre è morta. »
Fu secca, per quanto si può esserlo con quel tono zuccheroso.
Calò un silenzio gelido.
Teddy non rispose. Sapeva bene che i “povero ragazzo” non servivano a niente, solo inutili ipocrisie. Meglio un taglio netto.
Quel giorno, suo malgrado, non riuscì.
« Ti manca? », chiese solo, e poche parole sarebbero state più sincere di quelle.
Lei annuì.
« Ma fidati, è meglio che sia morta. »
L’espressione di Sophie si era addolcita, ma appariva subdola.
Teddy rabbrividì appena.
« Non... », cominciò, ma fu interrotto dalla voce della Preside.
Lo Smistamento era terminato. L’intera Sala tacque.
« Benvenuti ai nuovi studenti », cominciò, solenne. « E bentornati a quelli più grandi. In questo momento inizia ufficialmente il nostro nuovo anno scolastico. Ricordo a tutti di rispettare con il massimo rigore le regole della scuola, e di non costringere il corpo docenti a dover ricorrere a severe punizioni. Argus Gazza sarà particolarmente ferreo nel campo. »
Gli occhi del vecchio saettarono per un attimo fugace. Teddy sobbalzò.
« Sophie, chi è tuo padre? »
« Non lo so », fece lei, e sorrise zuccherosa.

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Capitolo 4
*** Their Agreement ***


Their Agreement
« Fid, porta questo alla nonna, questo ai Potter e questo ai Weasley... », fece Teddy, legando tranquillo alcune lettere alle zampe di Fid, un gufo dalle piume scure con una grande passione per i biscotti.
Stava per mandarlo, poi ebbe un ripensamento. Prese una pergamena, l’appoggiò ad un trespolo ed intinse la penna nell’inchiostro.
 
Caro Harry,
ti ho già detto nell’altra lettera del mio Smistamento a Corvonero. Quello che non ti ho detto è che ho paura, molta paura.
Temo di non essere all’altezza della mia famiglia. Non so cosa ci si possa aspettare, ma temo di non essere altro che un undicenne Corvonero con un nome più pesante di quello che potrebbe reggere.
Ted
P.S.: Una mia amica non sa chi è suo padre e non vuole rivelare il nome di sua madre. Secondo te si tratta di una Mangiamorte?
 
 
Harry Potter finì di leggere la lettera, poi la lasciò cadere sul tavolo.
Teddy aveva più problemi dei suo tre figli messi insieme.
Perché lui poteva pur essere Il-Ragazzo-Che-E’-Sopravvissuto-Due-Volte, ma era sempre lì a sorreggerli. Per Teddy, invece...
Due domande difficili, e sapeva cosa rispondere alla prima. Aveva vissuto quella situazione.
Per la seconda, si chiese cosa potesse rappresentare lui per Teddy.
La risposta era quanto mai semplice.
Padrino.
 
Caro Teddy,
mi sento di dirti solo una cosa: non avere paura. Quando avevo la tua età, io avevo l’appellativo che sai, però dopo alcuni mesi ero già semplicemente io.
Mi rendo conto che non è molto come lettera, ma ti chiedo solo di avere pazienza.
E coraggio.
Harry.
P.S.: Per rispondere alla tua seconda domanda, mi viene in mente ciò che mi disse il mio padrino a proposito di Dolores Jane Umbridge:
« Il mondo non è diviso in Mangiamorte e brave persone. »
Dunque, per quanto possa sembrarti strano, non bisogna per forza essere dei Mangiamorte per avere uno scheletro nell’armadio.
Perché secondo me si tratta di questo. Uno scheletro nell’armadio, appunto.
Ti auguro solo di non averne mai.
 
La lettera arrivò il secondo giorno di lezioni. Lui, Sophie e Thomas Kogers si stavano gettando sulla colazione.
« Hey, Sophie, perché quel cipiglio? «, chiese Thomas, ingurgitando quintali di porridge.
Sophie tossicchiò e gli lanciò un’occhiataccia.
L’accaduto del giorno prima non era esattamente passato inosservato, considerando il dono acuto dell’urlo lanciato da Sophie.
« Stupidi uccellacci », continuò, con un sorrisetto che andava da un orecchio all’altro. « Li appenderei al soffitto per quelle luride zampacce, li farei scrivere con sangue, li strozzerei con le mie mani, li... »
« Com’è poffibile che tu abbia tanta paufa dei gufi? », domandò Thomas a bocca piena. Il porridge era certamente il suo cibo preferito.
« Ho paura anche dei Centauri, cosa c’entra? »
Altro sguardo zuccheroso.
« Ma allora sei davvero una fifona! Che ne dici, Ted? »
Teddy Lupin annuì distrattamente, ma il suo sguardo era rivolto altrove.
Avrebbe potuto giurare di aver visto un guizzo negli occhi di Argus Gazza.
Scrisse una risposta frettolosa, perché era ansioso di sapere se... Se quello.
 
Caro Harry.
Ti prego, parlami di Dolores Jane Umbridge.
Ted.

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Capitolo 5
*** What's Love? ***


What’s Love?
Il corvo gracchiò l’indovinello:
« Cosa succede a chi vuole volare senza affaticare l’ale? »
« Finisce che poi cade », rispose svelto Teddy.
« Ottima risposta. »
La porta della Sala Comune di Corvonero si aprì lentamente, poi Teddy entrò. La Sala era allegra; si sentiva l’atmosfera natalizia nell’aria.
Seduti vicino alla statua di Rowena, ritratta come una giovane con un diadema finemente lavorato fra i capelli, Sophie e Thomas stavano studiando per liberarsi dai compiti, in vista dell’arrivo del Natale.
Teddy, doveva ammetterlo, era ben contento di poter ritornare a casa; voleva rivedere la nonna, parlare con Harry e gustare uno degli ottimi pranzi Weasley.
« E così domani si parte, eh? », gli chiese Thomas, tirando il naso fuori dal libro.
Teddy annuì. Sapeva bene che Sophie, benché trovasse simpatica la cugina che la ospitava, aveva preferito restare a scuola, perché odiava l’atmosfera gelida di casa sua.
Thomas, invece, rimaneva per farle compagnia ed, essendo Nato Babbano, per ambientarsi ancora meglio in quel mondo.
« Ted », fece lei. « Ma chi si è occupato di te? »
« Nonna Andromeda », rispose d’impulso. « E poi un po’ tutti i Potter ed i Weasley, specie Harry, sai, è il mio padrino. »
« Uh », commentò Sophie con un sorrisetto mieloso. « Thomas, mi passi il manuale di Difesa? Merlino, dovremmo fare meno pratica... »
Teddy alzò gli occhi al cielo. Erano mesi che Sophie ripeteva a ruota continua l’assurdo ritornello “Dovremmo-Fare-Meno-Pratica-Di-Difesa”, ed aveva ormai rinunciato a controbattere.
 
Era la mattina di Natale.
Thomas Kogers era tutto intento a scartare i propri doni quando la porta del Dormitorio si aprì di colpo.
Il sorriso di Sophie era sin più zuccheroso del solito.
« Thomas! Ho ricevuto dei regali! »
 E che ti aspettavi?, pensò, ma preferì un ben più educato “« Cosa? »”
« Oh, proprio non me l’aspettavo. Grazie per le Tuttigusti+2 », fece, stranamente educata.
Lui fece un altro largo sorriso.
« Teddy a me ha mandato delle Cioccorane. A te, Phie? »
« Anche a me. Se vuoi posso darti le figurine, io non le colleziono. » Sorrise di nuovo. « Mia cugina è stata carina, mi ha mandato il disegno di due micetti semplicemente adorabili. Poi qualche cretino ha voluto farmi uno scherzo, ma non è questo il punto. »
 Thomas aggrottò la fronte. « Che scherzo? », chiese.
Sophie fece un largo sorriso.
« Questo biglietto. »
VATTENE!
Sparisci da questa scuola,
vattene e non farti
più vedere!
Un sospiro.
« È grave, Sophie », mormorò Thomas. « Dobbiamo denunciarlo al vicepreside. »
Lei sorrise, mentre alzava gli occhi al cielo. « È una cavolata, Thomas. Sarà stato quell’idiota di Frank Wayne, od il suo caro fratellino altrettanto mordace. »
« Comunque sia, è un gesto indegno. »
« Da quand’è che ti sei trasformato in Teddy Lupin? »
« Io? », chiese Thomas, fingendo di cadere dalle nuvole. « Io non... »
«Tu stai imitando Teddy, Thomas, non mentire a te stesso. »
Thomas Kogers abbassò lo sguardo.

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Capitolo 6
*** Difference. ***


Difference.
« Grazie per la lettera, Harry. »
Il padrino sorrise, poi aggrottò la fronte. « Come mai volevi che ti parlassi di lei? », disse.
Teddy evitò il suo sguardo. « Ero solo... Curioso. Già, curioso. »
Harry finse di berla.
« Un attimo, c’è Fid », buttò lì Ted, poi corse verso la finestra.
Non l’avesse mai fatto.
 
Caro Teddy,
come stai? Io bene, anche se mi manchi, e Thomas che si fa in otto per imitarti non migliora certo la situazione. Sì, sto tossicchiando in quel modo assurdo.
In compenso, mia cugina mi ha regalato il disegno di due micetti semplicemente adorabili - e ti ringrazio ancora per le +2. Ne ho trovata una alla stoffa, dicono sia una particolarità delle +2 rispetto alle +1.
Saluti,
Sophie.
P.S.: Un simpaticone mi ha mandato un invito a sparire dalla circolazione.
Uhm, divertiti dai Weasley.
 
Il custode li sovrastava, e sembrava furibondo.
« Tu, Kogers, e tu, ragazzina », dichiarò, e Thomas notò il mancato utilizzo del cognome di Sophie. « Cosa stavate facendo? »
« Cercavamo il Vicepreside », si spiegò in fretta Sophie con un altro dei suoi sorrisetti fuori luogo. « Per una... Denuncia. »
Gli occhi di Gazza scintillarono per un attimo.
« Dite. »
Sophie aveva centrato il debole di Gazza per le punizioni, ma sapeva bene che quella non era certo la persona più giusta con cui parlarne. Amava punire, non era affatto corretto ed in più la detestava.
« Signor Gazza », cominciò, ma quell’aria zuccherosa non fece che seccarlo ulteriormente. « Lei capirà che sono questioni di competenza del professor MacMillan... »
Chiunque, avendo davanti Gazza in quel momento, avrebbe potuto giurare di aver visto il volto del Custode riempirsi di odio e certezza.
Certezza di che, non si capiva.
Poi cambiò espressione. Non era più semplicemente arrabbiato... Era livido.
« Seguitemi », scandì.
I due ragazzi gli trotterellarono dietro. Thomas era di un pallore cadaverico, mentre l’aria zuccherosa di Sophie ancora non cedeva.
 
Se anche lo fosse, Teddy, so che per te non farebbe differenza. Harry.
 
Teddy Lupin rilesse all’infinito quell’unica, misera riga.
Harry l’ha letta?!
Ancora stordito, notò che Fid aveva con sé anche un’altra lettera.
 
Grazie per l’amabile consiglio che mi hai dato di denunciare. Argus Gazza ha inventato una scusa contro di noi.
Io e Thomas siamo in punizione.
Caro, carissimo Teddy, la prossima volta potresti anche evitare.
Sophie.
 
Teddy a quel punto era ancora più stranito. Sophie era sempre stata scontrosa, sulle sue, subdolamente zuccherosa, ma mai a quei livelli.

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Capitolo 7
*** Greenwood. ***


7
Greenwood.
Gazza, furioso, aveva dichiarato davanti a MacMillan ed alla Preside di averli visti scrivere di proprio pugno la propria minaccia.
Preside e Vicepreside gli avevano creduto.
Thomas non era dispiaciuto né tanto per i venti punti in meno a Corvonero, né tanto per la punizione, quanto per il litigio con Sophie.
Sì, fare il Teddy non era stata esattamente una buona idea.
Pioggia scrosciante.
Gazza si avvicinò con un sorriso sadico stampato in volto.
« Ai miei tempi gli studenti li appendevano al soffitto per le caviglie, poi li lasciavano a marcire », grugnì, « per tre giorni e dopo cominciavano a torturarli. Ho ancora le catene, le tengo belle lucide per ogni evenienza. Oh, eccovi. Tu, Kogers, e tu, ragazzina, passerete la serata con me, nella Foresta Proibita. Non sarà una bella serata, ve lo assicuro. »
Lo seguirono nella foresta, riluttanti.
L’aria era fresca, e pian piano lo scroscio della pioggia si attenuò fino a scomparire.
Col bagliore dell’ultimo tuono, Thomas poté vedere distintamente la smorfia sul volto di Gazza, e gli scappò una risatina.
« I ragazzi d’oggi non sanno più distinguere una punizione da una gita ad Hogsmeade », borbottò il custode. « Potessi fare a modo mio... »
« Professor Gazza », cominciò accomodante Sophie, con quella sua vocetta acuta. L’appellativo stupì il vecchio Custode, che sembrò inorgoglirsi. « Lei ci vorrà senz’altro comunicare le modalità precise della nostra punizione, non è vero? »
Gli occhi della ragazza brillarono per un fugace attimo.
Non funzionò. Anzi, Gazza divenne livido.
« COME OSI, TU, INSULSA RAGAZZINA, PARLARE CO... »
Fu come se per un attimo il Lago Nero fosse diventato un elefante rosa confetto.
Ammutolirono.
« Tu, Kogers, e tu, ragazzina », quasi sputò. « Non ho nessuna intenzione di sopportarvi per tutta la serata. Mi seguirete in Infermeria e vi occuperete dei vasi da notte. »
Sophie abbassò lo sguardo, ma Thomas lo tenne dritto negli occhi del Custode.
« Non può non spiegarci niente! »
Gazza fremette. Era davvero furibondo. « Se-gui-te-mi », sibilò.
Thomas non osò più fiatare. Lui e Sophie lo seguirono in silenzio verso l’Infermeria, mentre il Custode elencava a denti stretti tutte le punizioni che, fosse stato per lui, sarebbero state assegnate a tutti quei teppisti che...
Sophie si distrasse. Aveva sentito come un peso posarsi sulla sua tasca. Passò una mano esternamente ad essa, ma non sembrava esserci nulla.
 
Con il classico “Ottima risposta”, la porta della Sala Comune di Corvonero si aprì, lasciandoli passare.
« Scusami, Thomas », mormorò Sophie, socchiudendo gli occhi. Sembrava cercasse di sopprimere quel fastidioso accento fastidioso che la contraddistingueva.
Lui alzò le spalle, ma lei non smise di guardarlo negli occhi, come aveva fatto lui qualche ora prima con il Custode.
« Hai coraggio. »
Thomas fu preso alla sprovvista. « Cosa? »
« Dico sul serio, Thomas. Sostenere lo sguardo di Gazza in quel modo... Non è da tutti. »
Scandiva piano le parole, ma il tono zuccheroso era quasi scomparso.
« Sophie, Gazza odia te », mormorò Thomas. « Non me. »
« Lo so. Però sei stato grande lo stesso. »
Lui alzò lo sguardo, incredulo. Sophie gli strizzò l’occhio.
« E non fare più il Teddy... »
 

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Capitolo 8
*** Storms ***


8
Storms.
Seguirono giorni sereni.
Sophie si riappacificò con Teddy e Thomas; quest’ultimo sorrise più del solito.
La vocetta stridula si Sophie non sparì, ma in timbro migliorò un poco: sembrava tutto perfetto per la vacanze di Pasqua, ad eccezione dei compiti che non facevano mai sentire la propria mancanza.
« Mi passi la piuma, Sophie? »
La ragazza estrasse una penna di tasca e la passò a Teddy.
 
Teddy Lupin”,
 
scrisse questi, senza inchiostro.
La scritta luccicò di rosso.
Il ragazzo sentì un dolore lancinante alla mano.
« Mi servo il Pus di Bubotubero. », biascicò. « Harry dice che è la cura per... »
La scritta si cicatrizzò in un attimo.
 
Teddy Lupin”.
« Oh, be’, almeno siamo sicuri che non scorderai più il tuo nome. »
« Thomas », lo zittì Sophie.
Teddy poggiò la mano sul tavolo, e sembrava pensieroso. Thomas aggrottò la fronte.
Sophie rimase silenziosa.
Teddy sospirò. Incrociò lo sguardo di Sophie, e lei annuì.
« Thomas... »
Ma l’amico pensava ad altro. « Vi vedo, come vi guardate! »
« Thomas... »
« Scusate tanto se esisto, eh... »
« Thomas! »
« E per Rowena, parla! »
Avrebbero riso, ma in quel momento erano troppo seri per farlo.
« Dolores Jane Umbridge », mormorò Teddy. « Solo Dolores Jane Umbridge potrebbe fare una cosa del genere. »
Teddy tremolò. Sophie attese una reazione di Thomas.
Questi tacque per un attimo, poi aggrottò la fronte.
« Sophie, ma allora cosa ci faceva la sua penna nella tua tasca? »
Sophie titubò, poi divenne furiosa. L’aria subdola si dissipò in fretta.
« MI STAI ACCUSANDO, KOGERS? »
« Thomas », cominciò Teddy, con tono diplomatico. « Ginny si trovò in possesso di un diario di Voldemort, ma... »
« Non-pronunciare-quel-nome! », scandì Thomas. « E scusami anche se mi sono preso una sbandata per la tua... »
« Fra me e Teddy non c’è niente! »
Thomas si zittì. Sophie gli lanciò un’occhiataccia.
« E tu, che mi dici? », saltò ancora su. « Insomma, salta fuori che sei figlia della Umbridge e tu non ci avevi mai detto nien- »
Ammutolirono.
L’aveva detto.
« Ragazzi », mormorò Teddy. « Cerchiamo di utilizzare il cervello Corvonero che ci ritroviamo. I miei genitori erano eroi. I tuoi, Thomas, sono Babbani. Tua madre, Sophie, era Dolores Jane Umbridge. Non capisco proprio dove stia il problema. A casa mia fare discriminazioni non s’è mai usato. »
Sospirò. Sapeva bene quant’era vera l’ultima frase.
« Hai ragione, Ted », convenne infine Thomas. « Però, Sophie, tu non dovresti andare in giro con quella penna in tasca. »
Lei scosse la testa. « Non sapevo che ci fosse. Mia cugina Jane dice che sono tutte andate distrutte, tranne quella che mia madre lasciò a mio padre l’ultima volta che... », scosse la testa. « Non so altro. »
« Gazza », mormorò Thomas. « Ti ha lasciato cadere un qualcosa in tasca, il giorno della punizione. »
Lei scosse la testa. « No, Thomas. »
A volte, quando si è agognata per anni una cosa, averla può essere un fallimento sopra ogni aspettativa.
« Hai il suo cognome. »
« Sarà un falso. »
« Gli somigli nei tratti. »
« Coincidenza. »
Teddy socchiuse gli occhi. « Chiedi a Jane, Sophie. »
 
 

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Capitolo 9
*** Jane Fadet ***


9
Jane Fadet.
Jane Fadet non era mai stata una giovane aperta. Suo padre era un Nato Babbano come tanti, Joseph Fadet. Per quanto riguardava sua madre, Tombie di bizzarro aveva solo il nome, il cognome e la sorella minore.
Jane viveva da sola da alcuni mesi - aveva da poco finito la scuola quando la zia aveva abitato da lei per poche settimane, prima di venire incarcerata e morire poco dopo. Con sua figlia.
Per quanto la riguardava, la giovane nipote era rimasta spiazzata.
Zia Dolores, innamorarsi? Sposarsi? Avere figli? Non era da lei. Sicuramente, non la seconda.
Della terza ebbe una conferma materiale. Sophie non era una gran bellezza nemmeno da neonata, ma alla cugina ispirò una tenerezza istintiva.
Per quanto riguardava la prima, non lo seppe mai. Sapeva poco e nulla sul padre di Sophie, ed a lei nemmeno quel nulla aveva rivelato.
Non voleva, non poteva e non ne aveva in coraggio.
 
Sophie passò metà delle vacanze di Pasqua chiusa nella propria stanza, a rimuginare.
Era ancora spiazzata. Teddy l’aveva detto:
« Per un amico, scoprire i lati nascosti dell’altro non può che accrescere la fiducia. Almeno, per mio padre è stato così. »
Per un fugace attimo aveva invidiato la fermezza che trasudava da quelle parole. Lei non riusciva a parlare di sua madre senza esitare, e neanche lei l’aveva mai conosciuta.
Era malinconico, Teddy. Maturo e malinconico. L’opposto di Thomas.
Gettò uno sguardo alla scritta sulla sua mano, cicatrizzata di fresco:
 
Di chi è questo sangue?
 
Aveva abbandonato sul tavolo il biglietto insanguinato.
Era stupido, sì. Scenografico, pure. Magari avrebbe spiazzato Jane, questo era probabile.
Forse.
Conosceva troppo bene la cugina per credere che abboccasse ad un tale trucchetto di bassa lega.
 
« Bel tentativo, Sophie. »
La voce della cugina le giunse dalla cucina, con quel velo sottile di sarcasmo che era tutto Fadet.
« Tipico tuo, giocare sull’effetto sorpresa, » continuò. « Inutile, direi, visto che nonostante tutto te lo avrei detto comunque. »
Sophie fissò il muro per appena due secondi, sbigottita, poi non perse più un secondo e filò in cucina.
I piatti si stavano lavando da soli sotto il getto dell’acqua. Jane fissava il tavolo della cucina, apatica.
« Jane... »
« Sophie, » cominciò la cugina. « Hai quasi dodici anni. Io dico che sei grande abbastanza per sapere, ma ricorda che... »
« Jane, per piacere. Nome, cognome ed indirizzo. »
« Non so chi è, Sophie, » buttò lì Jane. Ignorò l’aria stupita della ragazza. « Tua madre lo conobbe ai tempi nei quali insegnava. Erano... affini, disse così: fu probabilmente questo a spingerli a rincontrarsi, poco più di un anno dopo. Fu l’ultima volta. » 

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Capitolo 10
*** The End. ***


10
The End
Il labbro tremolava visibilmente.
« Buuuu! Cosa ti è capitato, ragazzina? Buuuuuu! »
« Piantala, Mirtilla. »
Il modo di frignare di quella le dava un fastidio assurdo. O meglio, la infastidiva il concetto stesso di pianto. Sophie non piangeva. Avrebbe inghiottito anche quello.
« No, Ted, non frigna, » fece appunto la voce di Thomas, mentre il ragazzino si intrufolava dentro.
« Rompo? »
« S-sì. Questo è il bagno delle ragazze. »
« Questo il bagno di Mirtilla, vorrai dire. »
Sophie alzò le spalle. « Lasciami in pace. »
« Avanti, Phie, prendila con filosofia! »
Nel bagno si era intrufolato anche Teddy. « Ehi, Thomas, te l’hanno mai detto che hai i sentimenti di un puntaspilli? »
« E va bene, vi lascio soli, Sophie ed il suo Teddieuccio. »
« Non-chiamarmi-Teddieuccio. »
Sophie tossicchiò - in che modo, si è inteso. I due litiganti ammutolirono.
« Me ne sono accorta solo io, o siamo davvero così legati al nostro passato? Dico, io e te, Teddy. »
« Scusate se respiro, » commentò Thomas, ma gli altri lo ignorarono.
« Temo di sì, » rispose Teddy a Sophie. « Per me è più o meno positivo, per te... che vuoi farci? »
Avrebbero portato sempre addosso i segni. Per il momento potevano pur sempre fingere che non fosse importante.
 
Fine.
 

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