Pirati dei Caraibi - Gli eredi del mare

di Martyx1988
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Persefone ***
Capitolo 2: *** Lettere perdute ***
Capitolo 3: *** Il capitano ***
Capitolo 4: *** Pirata all'un per cento ***
Capitolo 5: *** Il Pivello ***
Capitolo 6: *** Occhio alla scimmia ***
Capitolo 7: *** Dal 'Guercio'... ***
Capitolo 8: *** Una pessima serata ***
Capitolo 9: *** Obblighi di famiglia ***
Capitolo 10: *** Ancore e porti ***
Capitolo 11: *** Il Commodoro Charles ***
Capitolo 12: *** Lord Coward ***
Capitolo 13: *** Il Principe e il Pirata ***
Capitolo 14: *** Il Prigioniero ***



Capitolo 1
*** La Persefone ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
La Persefone

La scuola per signorine di Miss Parker era tra le più prestigiose di Londra. Molti gentiluomini mandavano le figlie lì perché venissero istruite all’etichetta e alle buone maniere e potessero diventare, con gli anni, delle ottime mogli per i rampolli dell’alta società britannica. Alcuni dicevano che anche la moglie del re era stata educata lì, ed era riuscita ad arrivare al trono grazie agli insegnamenti di Miss Parker, che ogni tanto vantava una qualche visita a Buckingham Palace sotto invito della sua vecchia allieva.
Le studentesse della casa andavano dai cinque ai diciassette anni, anche se spesso uscivano molto prima di quell’età dalla scuola, per contrarre un matrimonio combinato in tempi pregressi dai genitori con quel tal duca o quel barone di laggiù.
A dire la verità una sola era la ragazza di diciassette anni che studiava lì, l’unico caso da quando la scuola era stata fondata. E per Miss Parker quella ragazza era una pura e semplice maledizione. Se ne sarebbe liberata molto prima se non fosse stato per l’ingente somma di denaro che era pervenuta assieme a lei quando, ancora bambina, era stata trovata alla ruota di uno degli innumerevoli orfanotrofi londinesi, uno dei meno decadenti, e che le assicurava un soggiorno presso la casa ancora per qualche mese. Dopodiché se ne sarebbe lavata le mani di lei.
Ma fino ad allora era sotto la sua tutela ed era suo dovere trovarla, a tutti i costi. Perché la piccola Elizabeth, oltre ad essere una palla al piede quando era a scuola, aveva il tremendo vizio di scappare dall’edificio per andare chissà dove. Secondo Miss Parker era inevitabile che si comportasse così, viste le sue origini. Sulla lettera che le suore dell’orfanotrofio avevano trovato nella cesta della bambina era scritto che veniva dal Nuovo Mondo, dai Caraibi precisamente, e il nome datole era un chiaro segno della sua discendenza. Non le era mai stato detto il suo vero nome, sin dal primo giorno Miss Parker aveva presentato la bambina col nome di Betty, senza cognome né niente. Insegnanti, camerieri e cittadini la chiamavano Miss Betty, Miss Parker solo Betty.
“Avete visto Betty uscire, di recente?” domandò perentoria la signora, guardando il portinaio oltre l’adunco naso.
“No, miss, purtroppo non l’ho vista” rispose l’uomo dimesso “Ma potrebbe essere uscita mentre ero a mangiare all’osteria”
“Nulla di più probabile, quella ragazza è una volpe. Ma stavolta l’ha fatta grossa. Anche il figlio di lord Coward non si trova più”
Quel giorno alcuni dei giovani scapoli della Londra bene avevano fatto visita alle ragazze della scuola oltre i quattordici anni, una tradizione radicata per favorire le conoscenze e i successivi matrimoni. Lord Coward era uno dei più importanti membri della Camera e suo figlio il cosiddetto scapolo d’oro dopo il principe. Come aveva temuto, aveva subito notato Betty e non le si era scollato di dosso un attimo, nemmeno quando la ragazza aveva deciso di fuggire.
“Molto bene” sentenziò Miss Parker “A mali estremi, estremi rimedi”
Scese gli scalini che portavano alla porta della scuole e si immerse nella folla che animava la strada di fronte.
Il portinaio sbuffò. Anche lui sarebbe scappato da una donna come Miss Parker, perciò non biasimava la giovane Betty. Anzi, gli stava pure simpatica.

“Forse dovremmo tornare” azzardò il giovane Henry mentre si guardava intorno circospetto. Aveva visitato la zona del porto solo a bordo di una delle carrozze di suo padre e l’odore fetido che era riuscito a entrare gli aveva creato non pochi problemi allo stomaco. In quel momento, però, ci era totalmente dentro alla zona del porto e l’effetto dell’odore era duplicato, se non triplicato. Evitò una secchiata di non voleva sapere cosa che una donna aveva gettato da una delle finestre in alto e si affrettò a raggiungere la ragazza che era con lui. O meglio, era lui ad essere con la ragazza, perché era stata lei a convincerlo a disertare il tè delle cinque con le altre allieve e i loro accompagnatori per venire lì.
Betty si voltò appena per rispondergli “Tu va, se vuoi. Io là dentro non ci torno”
“Spiacente Betty, ma o torni con me o io resto con te”
“Non mi pare tu gradisca molto l’ambiente” rise lei.
“No, infatti, ma non si addice nemmeno ad una signorina ben educata e istruita come te”
Betty scoppiò in una fragorosa e poco educata risata e finalmente si voltò verso il giovane rampollo, che immediatamente ricordò per quale motivo l’aveva seguita. Betty non era come le altre, anche se l’apparenza diceva il contrario. Come tutte le studentesse era molto carina alla vista, l’abito azzurro e blu le contornava bene il fisico asciutto e metteva in risalto i suoi capelli biondi, raccolti in una complicata croccia da cui emergevano alcuni voluminosi boccoli. Ma ad un occhio più attento non sarebbe sfuggito il nastro leggermente storto, il ciuffo scappato all’acconciatura e adagiato scomposto sulla fronte, il trucco leggermente sbavato, l’abito in disordine. L’aveva notata perché era riuscita a distinguersi in un modo tutto suo, quasi selvaggio, come quella risata.
“Povero Henry!” disse una volta calma “Ecco perché non potrà mai funzionare tra noi. E, tra parentesi, Miss Parker ne sarebbe molto sollevata”
“Per quale motivo dovrebbe esserlo?”
“Diciamo che non sono la sua allieva prediletta. Secondo lei staresti bene con Margaret Woodstock, prima della classe in economia domestica, ma anche con Polly Johnson non ti vedrebbe male…eccola, Henry, guarda!” esclamò interrompendo il suo pensiero e indicando qualcosa oltre la marmaglia di marinai che camminavano freneticamente lungo i moli.
“Non è stupenda?”
Ciò che Betty stava indicando era una nave, un mercantile probabilmente, di buona fattura e ben tenuta, armata con una ventina di cannoni e dalle bordature verde muschio, così come il nome, le cui lettere erano contornate in oro in modo che risaltassero sul legno scuro.
“La Persefone” Betty sussurrò il nome della nave con voce sognante.
“Sì, è una bella nave, ma cos’ha di speciale rispetto alle altre?” domandò Henry.
Betty si voltò spazientita verso il ragazzo.
“Quella nave viene dai Caraibi, dal Nuovo Mondo!”
“E allora?”
Betty sospirò.
“Ma non ti hanno insegnato niente a scuola? Per cosa è famoso il Mar dei Caraibi?”
Henry scosse la testa disorientato.
“Pirati!” esclamò lei, sbalordita da tanta ignoranza “La Persefone ha fatto Londra-Caraibi e ritorno sopravvivendo ai pirati. È incredibile!”
“Probabilmente perché non ce ne sono quasi più di pirati” commentò Henry a testa alta “Mio padre dice che la Marina Britannica e la Compagnia delle Indie li hanno praticamente eliminati dai mari”
“Baggianate! I pirati hanno dato una lezione a entrambi meno di vent’anni fa” rispose Betty, irritata dal modo in cui Henry le aveva parlato.
“E chi te l’ha detto questo?” domandò allora lui, divertito.
“Un marinaio”
“Tsk, un marinaio! Pensi che possa credere ad un marinaio ubriacone e non a mio padre?”
“Non era ubriaco!...non ancora, almeno, e comunque ho ragione di credere che tuo padre non abbia mai messo piede su una nave, o sbaglio?”
“Una volta mi ha raccontato di aver navigato lungo la Senna, a Parigi”
“Uh, emozionante!”
Detto questo, diede le spalle al ragazzo e iniziò ad allontanarsi.
“Dove stai andando?” le domandò Henry preoccupato.
“A vedere la Persefone più da vicino” rispose scocciata.
Si sentì poi afferrare di malo modo per un braccio. Cercò di liberarsi dalla presa, ma venne subito riacchiappata e costretta a voltarsi. Si sarebbe aspettata di vedere Henry, invece davanti alla su faccia stava quella abbronzata e sudicia di un marinaio che le sorrideva mostrandole la dentatura tutt’altro che perfetta.
“Vai da qualche parte, dolcezza?” le alitò in faccia, costringendo i muscoli del suo volto a contrarsi in una smorfia disgustata.
“Ah, sì, io…sto cercando mio padre, è il capitano di una nave”
“Ma davvero? E quale nave?” domandò ancora l’uomo, sempre più vicino.
“La Persefone” si affrettò a rispondere lei, tentando nuovamente di allontanarsi.
“Conosco il capitano Gibbs e non ha né moglie, né tantomeno figlie”
“Beh, magari a voi non l’ha mai detto. Ora scusate, devo andare”
Un altro tentativo di allontanamento venne vanificato dal marinaio, che attirò Betty ancora più verso di sé costringendola ad inarcarsi con la schiena per mantenere le distanze.
“Signore, abbiate la decenza di lasciare quella ragazza!” urlò la voce di Henry, anticipando l’arrivo del ragazzo. Il marinaio si voltò in direzione del disturbatore e Betty ne approfittò per tirargli un calcio su uno stinco che lo costrinse a lasciarla andare. La ragazza colse l’occasione al volo e iniziò a correre il più lontano possibile dal marinaio, trascinandosi dietro Henry, costretto a tenersi la parrucca castana con una mano per evitare di perderla. Dopo aver messo una buona distanza tra loro e lo scocciatore, rallentarono la corsa e si sedettero su alcune casse di legno a riprendere fiato. Il giovane Henry sembrava aver patito non poco lo sforzo fisico ed era paonazzo in volto, con la parrucca scomposta che lasciava intravedere qualche ricciolo rosso.
“Ammettilo…ti sei pentito…di non essere tornato indietro…appena hai potuto” fu l’accusa di Betty a Henry, tra un respiro e l’altro.
Il giovane rise.
“Diciamo che, quando mi sono alzato stamattina, mai avrei immaginato di finire in una situazione del genere”
Betty si unì alla risata, ma poco dopo Henry tornò serio.
“Non hai visto la Persefone, però” constatò, guardando verso l’albero della nave, che spuntava tra quelli più bassi delle altre imbarcazioni.
“Tornerò, magari domani” fu la semplice risposta di Betty.
“Potrebbe non esserci più domani”
“Allora tornerò fra cinque mesi, quando sarà nuovamente a Londra”
“Perché ti interessa tanto quella nave?” domandò Henry curioso.
“Il mio destino non è quello di diventare una lady, Henry. Non frequenterò mai salotti nobili né prenderò un tè con la regina. Sono orfana e senza dote e nessuno accetterebbe di sposarmi. Nel Nuovo Mondo, invece, avrei molte più possibilità”
“Non è molto rosea come prospettiva, inoltre chissà, qualcuno disposto a prenderti in moglie potresti trovarlo”
A Betty non sfuggì l’allusione di Henry e sorrise al ragazzo.
“Noi due non siamo fatti per stare insieme, mi sembra di avertelo dimostrato” gli disse con gentilezza, ma il ragazzo non parve arrendersi.
“Mi conosci solo da questa mattina, come puoi esserne certa?”
“Fidati, è così. Siamo due mondi totalmente diversi”
“Non ho proprio nessuna speranza?”
Betty scosse la testa dispiaciuta.
“A questo punto, direi che conviene tornare alla tua scuola. È quasi il tramonto e Miss Parker sarà preoccupata per la nostra assenza”
“Nah, forse per la tua. Probabilmente spera che ritorni da solo con la triste notizia di un mio rapimento o che so io”
Si alzarono entrambi dalle casse e ripresero a camminare verso il centro di Londra. Prima di lasciare definitivamente il porto, Betty lanciò un’ultima occhiata malinconica all’albero maestro della Persefone, promettendogli che sarebbe tornata.

Raggiunsero il quartiere in cui si trovava la scuola di Miss Parker in poco più di un quarto d’ora di cammino silenzioso, Betty davanti e Henry dietro. Per tutto il tragitto la ragazza non pensò ad altro che alla Persefone e alla nuova vita a cui quella nave poteva condurla, lontana da sfarzi, etichetta e buone maniere. Il suo soggiorno alla scuola stava per terminare, i soldi che le erano stati lasciati stavano per finire e per lei sarebbe significato ripartire da zero. Ma in una città come Londra, se non hai delle referenze confermate puoi fare poca strada. Nelle colonie del Nuovo Mondo, invece, tutto questo non valeva, e avrebbe potuto vivere la sua vita come più avrebbe preferito, senza alcuna sorta di vincolo.
“Miss Betty!” la chiamò qualcuno da lontano.
Alzò gli occhi dal pavimento e scoprì di essere arrivata a pochi metri dalla scuola. Vide dei soldati davanti alla porta intenti a parlare con Miss Parker.
“Addirittura i soldati, questa volta?” si domandò a voce alta, incredula, per poi cercare chi l’aveva chiamata. Vide Bobby, il giovane postino, correre a perdifiato verso di lei con qualcosa in mano.
“Miss Betty, questa lettera è per voi, da vostro fratello” le disse il ragazzo ansimante “Deve essere caduta mentre preparavamo i sacchi per la consegna del mattino. Appena l’ho vista sono corso per darla a Miss Parker, come tutte le altre, ma l’ho trovata impegnata…”
“Ferma un momento, Bobby” lo bloccò Betty con un gesto della mano “Ti stai sbagliando. Non ho mai ricevuto lettere in vita mia, ma soprattutto non ho nessun fratello”
“Avete lo stesso cognome, ho pensato fosse vostro padre la prima volta che ho fatto le consegne qui, ma Miss Parker mi ha subito corretto dicendomi che eravate orfana”
“Tu hai consegnato delle lettere per me a Miss Parker?” chiese Betty, nel tentativo di capirci qualcosa.
“Consegno tutta la posta per voi signorine a Miss Parker e poi lei la distribuisce a voi”
“Ma a me non è mai arrivato niente. Sei proprio sicuro che io abbia ricevuto periodicamente delle lettere da mio fratello, se mai esiste”
“Certo! Almeno, da quando lavoro io in questa zona, ho sempre visto una lettera per voi, più o meno ogni mese”
“Fammi vedere quella”
Bobby le porse il foglio di carta piegato che teneva in mano. All’esterno del foglio, in grafia appuntita, erano scritti mittente e ricevente.

Dal tenente Jack Weatherby Turner
Distaccamento della Marina Britannica a Port Royal
Per Morgan Elizabeth Turner
Scuola di Etichetta e Buone Maniere di Miss Gloria Parker
Londra

Losso, losso, sono già imbarcata con altre mille ff, direte voi, perchè ne inizi una nuova?
E avete pienamente ragione, però ho rivisto di recente il film e letto altre fic molto avvincenti sull'argomento...e la mia fantasia ha frullato e frullato ed ecco il risultato...almeno, l'inizio.
Mi serve sapere se vi piace, se Betty ha tendenze da Mary Sue in modo da poterla cambiare sin da subito, se vale la pena svilupparla o se tanto vale cancellarla, grassie :)
Buona lettura, comunque!

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Capitolo 2
*** Lettere perdute ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Lettere perdute

"A dead letter is a
letter that has
never been
delivered because
the person to whom
it was written
cannot be found,
and it also cannot be
returned to the
person who wrote it"
The Rasmus - Dead Letters

Dal tenente Jack Weatherby Turner
Distaccamento della Marina Britannica a Port Royal
Per Morgan Elizabeth Turner
Scuola di Etichetta e Buone Maniere di Miss Gloria Parker
Londra

Ogni lettera di quella scatola era intestata allo stesso modo di quella che le aveva consegnato Bobby. Saranno state una ventina di lettere, se non di più, tutte quante indirizzate a lei, tutte quante mai consegnatele. Se non fosse stato per il casuale incontro con Bobby, non sarebbe mai venuta a conoscenza della loro esistenza.
Dopo che il ragazzo le aveva consegnato la lettera, era rimasta comunque scettica sul fatto che fossero effettivamente per lei.
"Potrebbe essere una qualsiasi delle ragazze della scuola. D'accordo, mi chiamo Elizabeth, ma qui è messo come secondo nome e un sacco di mie compagne si chiamano così" aveva obiettato.
"Qualcuna di loro fa Morgan di primo nome?" era stata la domanda di Henry, che si era rivelato molto interessato alla faccenda.
Betty ci aveva pensato su qualche momento, ma non le era venuta in mente nessuna ragazza che si chiamasse in quel modo. In effetti, Morgan non era un nome molto comune a Londra, anzi, era soprattutto un cognome. Era bizzarro che dei genitori avessero chiamato la loro figlia femmina con un cognome. L'unico Morgan che le era venuto in mente era sir Henry Morgan, un pirata vissuto quasi cento anni prima di cui aveva sentito alcune storie da dei marinai al porto.
A quel pensiero una balzana idea le era iniziata a frullare in testa, avvalorata dal fatto che la lettera provenisse dalla principale colonia inglese nel Mar dei Caraibi.
"E' assurdo" aveva detto Betty, prima di incamminarsi a passo spedito verso il capannello di soldati attorno a Miss Parker, seguita a ruota da Henry e da Bobby, un po' più distante.
La donna stava parlando fittamente con uno dei gendarmi, affiancanta da un distinto uomo in parrucca bianca.
"La ragazza non è un problema" stava dicendo Miss Parker in modo teatrale "Ma il giovane figlio di lord Coward potrebbe essere preso in ostaggio o peggio. Oh, che il Signore lo protegga!"
"Faremo il possibile, Miss, Milord, ve lo assicuro" continuava a ripetere il soldato.
"Mio figlio è in corsa per diventare uno dei più stretti collaboratori del re, non appena avrà finito la sua formazione" aveva aggiunto pomposo Lord Coward "Sua Meastà ha notato le sue brillanti doti di diplomatico e lo tiene sott'occhio da molti mesi..."
"Mettetevi l'animo in pace, Milord" era intervenuta allora Betty "Vostro figlio è tornato sano e salvo"
I soldati le avevano fatto spazio per lasciarla salire fino alla porta, dove Miss Parker e Lord Coward la stavano osservando severi.
"Guardati come sei ridotta" le aveva sibilato la donna dopo aver notato il suo aspetto disordinato "Che figure mi fai fare? Tutti penseranno che le mie allieve sono delle poco di buono..."
"Moderate i termini, Miss" l'aveva rimproverata Henry, affiancandosi subito a Betty "Piuttosto, avete delle spiegazioni da dare a questa ragazza"
Miss Parker si era messa a scrutare entrambi con espressione arcigna, che si era poi trasformata in allarmata quando Betty le aveva mostrato la lettera.
"Dove l'hai presa?" le aveva chiesto con voce acuta, eliminando così ogni dubbio dalla mente della ragazza.
"Bobby vi ha vista occupata e l'ha consegnata direttamente a me. Mi ha anche detto che non è la prima che mi viene spedita. Ho ragione di credere che mi abbiate nascosto la mia corrispondenza?"
Gli occhi di tutti i presenti si erano concentrati su Miss Parker, la cui bocca aveva continuato ad aprirsi e chiudersi senza proferir parola per alcuni secondi. Si era poi voltata verso Lord Coward, il quale la osservava dall'alto in basso con le mani congiunte sul pomello del suo bastone da passeggio, in attesa. Miss Parker aveva tirato allora un lungo sospiro con fare rassegnato.
"Vi ringrazio, capitano, non c'è più bisogni di voi ora" avava detto per congedare i soldati, che dopo aver battuto i tacchi erano ritornati alle loro posizioni in strada. Aveva poi detto a Betty di seguirla in casa.
Lord Coward, invece, aveva intimato al figlio di salire in carrozza per tornare a casa, ma questi si era fermamente opposto per restare con Betty, a meno che la ragazza non fosse stata contraria. Betty aveva annuito col capo, attirandosi ulteriori antipatie da parte del nobiluomo, che aveva rifiutato l'invito 
a fermarsi per la notte rivoltogli da Miss Parker ed era salito brontolando sulla sua carrozza.
Miss Parker aveva fatto strada ai due giovani fino al suo studio. Da un cassetto della sua scrivania aveva tirato poi fuori quella scatola e l'aveva aperta davanti a Betty, mostrandole le lettere in essa contenute, tutte indirizzate a Morgan Elizabeth Turner.
"E' il tuo vero nome" le disse, dopo averle lasciato qualche attimo per contemplarle "Non che Betty sia falso, ma ho ritenuto che Morgan non si addicesse ad una signorina per bene. Non si addice a nessuna ragazza in generale, a parer mio"
"Perchè l'avete fatto?" le domandò Betty, più sconcertata che arrabbiata.
"Per assecondare il desiderio di tua madre" rispose serafica la donna, prendendo una delle lettere in fondo e porgendola a Betty. All'esterno non c'era scritto l'indirizzo come nelle altre, solo "Per Miss Gloria Parker" , in grafia elegante e ordinata.
"Era nella tua cesta, accompagnava i soldi per la retta. Tua madre è stata una studentessa di questa scuola fino a quando non è partita con tuo nonno per Port Royal, dove avrebbe ricoperto la carica di governatore delle colonie. Qui ha scritto molto chiaramente che voleva che doventassi una Lady e ti facessi una vita dignitosa qui a Londra. Anni dopo sono iniziate ad arrivare le lettere da parte di tuo fratello e ho rotenuto che loro contenuto avrebbe potuto compromettere la tua crescita, che risultava già difficoltosa visto il tuo carattere difficile. Ulteriori motivi di ribellione avrebbero rovinato il lavoro fatto fino a quel momento.
"Continuando a crescere la tua poca predisposizione per le buone maniere si è accentuata e ciò mi ha convinto a continuare a nasconderti le lettere, nella speranza che qualcosa cambiasse in te, prima o poi. A questo punto, però, non mi sembra il caso di continuare"
Miss Parker avvicinò ulteriormente la scatola a Betty "Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Evidentemente diventare una Lady non è mai stato il tuo destino"
"Allora qual è?" domandò Betty, continuando a guardare le lettere.
"Quelle lettere ti aiuteranno a capirlo. Ho letto solo la prima arrivata qui, le altre non so di cosa parlino, ma credo che riservino delle sorprese. Dopotutto provengono dal Nuovo Mondo"
Betty si lasciò sfuggire un rapido sorriso, quindi rimise la lettera di sua madre insieme alle altre e prese la scatola.
"Puoi usare la biblioteca. Non farò entrare nessuno" offrì Miss Parker, indicando la stanza di fronte al suo studio.
"Grazie Miss Parker"
Betty uscì dallo studio rapidamente e, aperta la porta della biblioteca, vi entrò senza indugi. Stava per richiudere il battente quando notò henry in piedi nel corridoio, a metà strada tra le due stanze, in attesa di indicazioni. Forse per premiarlo per essere stato sempre dalla sua parte, forse per avere qualcuno al suo fianco con cui condividere quel segreto, Betty lo esortò ad entrare.
"Ormai ci sei dentro anche tu, tanto vale andare fino in fondo" aggiunse come giustificazione alla sua scelta.
Il giovane Coward sembrò entusiasta dell'invito e si affrettò ad entrare. Betty chiuse la porta dietro di lui e insieme raggiunsero il primo tavolo libero, dove la ragazza posò la scatola con le lettere. Dalle grandi finestre entrava ormai poca luce, poichè il sole stava volgendo al tramonto, così Henry prese una delle lampade a olio appese alle pareti e la poggiò sul tavolo vicino alle lettere.
Ragionando sul fatto che Miss Parker avesse preso la lettera di sua madre, la prima lettera, dal fondo, Betty dedusse che fossero ordinate cronologicamente dalle più recenti alle prime arrivate. Prese perciò il mucchio e lo ribaltò sul tavolo. Vide il semplice sigillo di ceralacca della prima lettera rotto, mentre gli altri erano tutti intatti, a riprova dell'attendibilità delle parole di Miss Parker. Betty sospirò, il cuore le martellava nel petto per l'emozione. Sentiva che, dopo aver letto quelle lettere, tutto sarebbe cambiato.

I due ragazzi rimasero chiusi nella biblioteca fino a notte fonda a leggere le lunghe lettere che Jack aveva mandato a sua sorella sin dal suo settimo compleanno. Nella prima di esse vi era una lunga descrizione della loro famiglia. Erano figli di Miss Elizabeth Swan, unica figlia del governatore Weatherby Swan di Port Royal, Giamaica, mentre il loro padre era William Turner, fabbro che aveva poi deciso di imbarcarsi e di passare il resto della vita in mare, sbarcando appena possibile per riabbracciare la famiglia. La loro madre era morta che Morgan aveva pochi mesi e già si trovava a Londra, dove Elizabeth l'aveva mandata preventivamente presentendo la prematura fine. Jack invece era stato affidato ad un ufficiale della Marina Britannica perchè lo addestrasse e lo arruolasse una volta raggiunta la maggiore età. Avevano nove anni di differenza, dovuti alle lunhe assenze del padre a causa dei suoi viaggi.
Nelle lettere successive Jack descriveva alla sorella, con dovizia di particolari, la sua vita a Port Royal, ponendo l'accento sui fatti di cronaca più interessanti, il più delle volte legati ad attacchi dei pirati ai danni dei mercantili provenienti o diretti a Londra. Leggere di quegli avvenimenti entusiasmò Morgan, che rimpianse di aver passato la sua vita in quella scuola quando sarebbe potuta stare al fianco del fratello per vedere coi suoi occhi ciò che lui le aveva descritto. Ma a Morgan non era mai mancata l'immaginazione e si figurò tutte le vicende alla perfezione.
In una lettera arrivata a Londra che lei aveva dodici anni Jack le raccontava del suo arruolamento in Marina e di come il suo superiore, il capitano Charles, fosse entusiasta del suo arrivo, tanto da dargli subito incarichi importanti. Le lettere successivi erano racconti dettagliati delle sue missioni in mare contro i corsari francesi e i pirati in generale, i quali, dopo la sconfitta della flotta della Compagnia delle Indie Orientali, si erano fatti più audaci. Due navi in particolare sembravano non dare tregua alla Marina: la Perla Nera e la Persefone.
Persefone? si era domandata Morgan a leggere quel nome, ma poi aveva ragionato, insieme a Henry, che poteva essere un'omonima del mercantile ancorato al porto.
Arrivarono alle ultime due lettere che i rintocchi della mezzanotte erano passati da molti minuti e la stanchezza iniziava a farsi sentire. Quella di Morgan scomparve quando lesse le prime righe della penultima lettera, arrivata cinque mesi prima.

Cara Morgan,
sta succedendo qualcosa qui a Port Royal. Il capitano Charles è appena stato promosso a Commodoro e
ha fatto di me un tenente, nonostante sia ancora giovane e inesperto per una carica così alta.
Quando sono andato per ringraziarlo dell'onore concessomi, mi ha risposto che "era l'unico modo per
tenermi stretto il mio tesoro". C'era una luce strana nei suoi occhi, inquietante, e quando gli ho chiesto
ulteriori spiegazioni mi ha detto che "grazie a te la sconfitta della Compagnia delle Indie sarà presto
vendicata"

"Henry!" chiamò Morgan senza staccare gli occhi dal pezzo di carta che aveva in mano. Il giovane Coward le fu accanto dopo poco e iniziò a leggere la lettera silenziosamente.

Charles sta organizzando una grande spedizione punitiva contro i pirati, almeno questo è quello che
sono riuscito a capire. Ho paura, però, che stavolta non si limiterà ad azzufarsi con la Perla Nera o la
Persefone. Credo che i suoi piani siano molto più su larga scala, continua a parlare di una Fratellanza e
di voler imprigionare il mare. Tutto fa pensare che sia un folle, ma ha l'appoggio della Corona e finora il
suo comportamento è stato impeccabile.
Tra due giorni salpiamo, la Perla Nera è stata avvistata al  largo di Hispaniola e per il momento è
l'obiettivo primario di Charles, in attesa della Persefone.
Spero che i tuoi studi a Londra procedano bene, cara sorella. Appena la situazione qui si sarà fatta più
chiara chiedero un periodo di permesso per venirti a trovare a Londra. Nel frattempo, che Dio ti
protegga.
Con affetto,
tuo fratello Jack

"Ma che cosa vuol dire?" si chiese Morgan riscorrendo velocemente la lettera per trovare un senso alle parole del fratello. Anche Jack, però, sembrava particolarmente confuso.
"Magari nella lettera di oggi c'è qualche spiegazione in più" fu la supposizione di Henry, subito accolta da Morgan, che si affrettò a recuperare l'ultima lettera e a spezzare il sigillo di ceralacca. Dopo che l'ebbe dispiegata, rimase delusa nel vedere che era vergata con poche righe scritte di fretta, ma ugualmente allarmanti

Morgan,
credo di essere nei guai e tu sei in pericolo. Charles vuole costringere la Fratellanza ad imprigionare
nuovamente Calypso, ma gli mancano due Pirati Nobili e non riesce a trovarli. Vuole il controllo del
mare e per averlo gli serve il cuore del capitano dell'Olandese Volante. Dice che io ho la chiave ma
non so di cosa parli. Continua a ripetermi che nostra madre deve avermi dato la chiave ma io non ho
niente, gliel'ho giurato più e più volte. Non so cosa sapesse nostra madre, ma se scopri qualcosa, ti
prego, resta a Londra. Lì sei al sicuro.
Che Dio ti protegga,
tuo fratello Jack

"Ha ancora meno senso di quella di prima" constatò Henry "Fratellanza...Calypso...Olandese Volante...sembra un romanzo d'avventura. E' assurdo!"
"Abbiamo letto la lettera di mia madre?" gli chiese Morgan.
"No, abbiamo iniziato dalla prima di tuo fratello"
La ragazza mise da parte la lettera che aveva in mano e cercò nel mucchio di fogli sparsi sul tavolo, finchè non trovò la missiva con cui era arrivata alla casa di Miss Parker. La aprì velocemente, ma vide che c'erano scritte solo le cose che la direttrice della scuola aveva detto loro poche ore prima.
"Morgan, guarda!" esclamò Henry, indicando un punto del foglio apparentemente bianco. Qualcosa, però, compariva in controluce.
"Sembra filigranato" constatò Morgan, quindi avvicinò di più la lettera alla lampada.
Il foglio si coprì immediatamente di una fitta rete di parole nascoste. Morgan iniziò a leggere dall'inizio.

Mia piccola Morgan,
non so se leggerai mai queste parole, probabilmente non dovrei nemmeno scrivertele, altrimenti rischierei
di rovinare tutto ciò che sto facendo per proteggerti. Penso, però, che sia nei miei doveri di madre non
tacerti la verità, cosa che invece farà tuo fratello su mia raccomandazione. Lo faccio non per andare contro
le regole da me stessa prefissate, ma perchè ho ragione di credere che un giorno ti servirà sapere tutto questo,
e se così sarà vorrà dire che la nostra famiglia sarà in serio pericolo.
Un giorno Jack ti dirà che sei figlia mia e di un fabbro imbarcato su un mercantile, ma sarà una mezza
verità. Tuo padre è sì imbarcato, ma non su un mercantile. E' il capitano della nave pirata conosciuta
come Olandese Volante, una nave leggendaria il cui comando fa gola a molti, perchè legato alla vita
eterna. E io sono sì figlia del governatore di Port Royal, ma non solo. Sono Pirata Nobile del mar della Cina
del Sud e Re del Consiglio della Fratellanza dei pirati.
E' probabile che tu non stia capendo molto di quello che ti sto dicendo, che ti sembri tutto un racconto
della buonanotte, ma ti assicuro che è tutto vero. Non ti costringo ad accettarlo, puoi continuare la tua vita
a Londra sotto la guida di Miss Parker e restare fuori da tutto questo. Ma se un minimo credi alle mie
parole, se qualcosa di ciò che ti ho raccontato di attira, ti fa battere il cuore, allora cerca il capitano
Gibbs e la sua nave e potrai scoprire tutta la verità. Allora avrai tutti gli elementi per decidere
se aiutarci o no.
Ti voglio bene, Morgan, te ne vorrò sempre, anche quando non ci sarò più. Perchè quando leggerai questa
lettera, probabilmente sarò già morta.

Morgan si asciugò una lacrima e posò la lettera sul tavolo. Era figlia di pirati, come aveva supposto quando aveva letto il suo vero nome. Il suo destino, come aveva sempre immaginato e sognato, era nel Nuovo Mondo, nei Caraibi, vicina a suo fratello che in quel momento, a quanto aveva capito, era in serio pericolo. Non aveva molto tempo, la sua nave poteva salpare da un momento all'altro.
Si alzò di scatto e uscì a passo spedito dalla biblioteca, seguita a ruota da Henry.
"Morgan, dove stai andando?" le chiese leggermente preoccupato e intuendo già la risposta.
"Al porto"
"Non vorrai seriamente cercare..."
"La Persefone? Sì, è quello che intendo fare, se è l'unico modo per aiutare mio padre e mio fratello" continuò Morgan per lui, prima di lanciarsi giù per le scale verso il pian terreno.
"E' notte fonda e non è saggio girare per Londra da sola" la ammonì Henry, seguendola "Inoltre la Persefone potrebbe essere già salpata"
"O potrebbe essere ancora al porto, perciò non c'è tempo da perdere. Resta qui, se vuoi, mi hai già dato un aiuto enorme, ma ora devo andare da sola"
"Non se ne parla, io vengo con te fino al porto"


Rapidissimo aggiornamento prima che ricominci il periodo "Studio matto e disperato", l'inizio è tratto dall'album dei Rasmus, che si intitola appunto "Dead letters" e mi sembrava adatto ad introdurre il capitolo :)
Ditemi che ne pensate, i vostri commenti sono fondamentali per la continuazione di questa storia!
Ringrazio intanto chi ha commentato il primo capitolo
-Rebecca Lupin: esatto, il suo nome è Morgan e anche a me Elizabeth non sta proprio simpatica, ma con la figlia cercherò di riscattare la madre ;) inoltre è figlia di pirati, quindi, anche se è una Turner, imparerà a non essere onesta, promesso! Attendo un tuo commento! A presto!
-marty_odg: ben ritrovata! Sono contenta che ti sia piaciuto il primo cap e che tu abbia scelto proprio questa fic per soddisfare la tua voglia di pirati :) dimmi che ne pensi del nuovo capitolo! Grazie e a presto!
-stellysisley: ciao e grazie per aver scelto questa fic :) no, veramente per la casa per signorine mi sono ispirata a "La Piccola Principessa", ma grazie a te ho scoperto una nuova trilogia che potrei leggere :) grazie del commento, spero che il nuovo capitolo ti piaccia!
Grazie ai lettori e a chi segue la storia!
A presto (spero)!

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Capitolo 3
*** Il capitano ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Il capitano

Erano di nuovo nella zona del porto, fiocamente illuminata dalle fievoli luci di candela lungo la strada, che proiettavano sul selciato lunghe e traallanti ombre.
Con non poca fatica, Henry era riuscito a convincere Morgan a prendere una carrozza e a non andare a piedi, portando come motivazione valida la maggiorrapidità con cui avrebbero percorso il tragitto. Appena scesa dal convoglio, la ragazza aveva fatto promettere al conducente di non dire nulla riguardo a loro. Questi, incentivato dalla piccola fortuna che Henry gli aveva messo in mano, aveva alla fine acconsentito alla richiesta di Morgan e si era diretto verso una squallida locanda per godersi il gruzzolo appena guadagnato.
I due giovani si erano invece diretti verso i moli, dove il viavai di quel pomeriggio era notevolmente diminuito e le navi ormeggiate erano meglio visibili.
Morgan tirò un sospiro di sollievo quando vide la Persefone ancora alla fonda e con le vele issate. Senza indugiare oltre si diresse a passo spedito verso il molo, seguita a ruota da Henry, i cui sensi erano all'erta nel caso un altro marinaio sbronzo avesse deciso di aggredirli. Fortunatamente, tutti quelli che nel pomeriggio si erano rivelati leggermente alticci in quel momento dormivano rumorosamente sopra i sacchi delle provviste o tra le casse.
"Che spettacolo rivoltante" commentò il giovane tappandosi il naso per non sentire il fetore proveniente da quegli uomini.
"Suppongo che dopo un po' ci si faccia l'abitudine" ribattè semplicemente Morgan, prima di iniziare a rallentare il passo "Siamo arrivati"
Col naso all'insù e gli occhi spalancati, Morgan stava fissando l'imponente scafo del mercantile davanti a loro, su cui la scritta Persefone giganteggiava elegante e solo leggermente scrostata.
"Quindi questo mercantile in realtà è una nave pirata?" domandò Henry guardando anche lui l'imponente imbarcazione.
"Non lo so, ma se così fosse, starebbe a significare che il capitano Gibbs è veramente abile"
"Tu dici?"
"Spero che me lo dica lui"
Detto questo, Morgan iniziò a correre lungo il molo di legno in cerca di una passerella per salire sulla nave.
"E se il capitano non fosse a bordo?" obiettò Henry, dopo averla raggiunta.
"Allora lo aspetteremo finchè non arriva"
"Morgan, ti rendi conto che questa è una pazzia?" le domandò allora, bloccandola per un braccio.
"Può darsi, ma se voglio vederci chiaro non posso fare altrimenti. E' l'unico indizio che mi è stato lasciato per ritrovare la mia famiglia e intendo seguirlo"
"Hai letto cosa ti ha scritto Jack, no? Vuole che tu resti a Londra" tentò di convincerla Henry, ma la testa di Morgan era più dura del ferro.
"Quanto pensi che possa essere al sicuro, a Londra? Non sono i pirati ad essere sulle mie tracce, ma la Marina. Le stesse persone che oggi mi proteggono domani potrebbero venirmi a prendere senza complimenti per spedirmi in una cassa al commodoro Charles o a chi per esso"
"Ma perchè gettarsi di propria iniziativa tra le braccia del nemico?"
"Cos'è questo baccano, si può sapere?" sbraitò una voce sopra di loro.
I due ragazzi alzarono lo sguardo verso una delle finestre del castello di poppa. Un uomo si era affacciato da essa, ma al buio non era possibile distiguerne le fattezze.
"Perdonateci, signore" si scusò Henry mentre tentava di trascinare Morgan più lontano, ma questa oppose una ferma resistenza e alla fine riuscì a divincolarsi dalla presa.
"Stiamo cercando il capitano Gibbs, del mercantile Persefone" spiegò la ragazza, ignorando le proteste di Henry.
"Perchè cercate il capitano a quest'ora della notte, Miss?" domandò l'uomo.
"Ho bisogno di parlargli di una faccenda complicata. Molto complicata. Mi è stato detto di rivolgermi a lui"
"E chi vi ha dato questo saggio consiglio?"
"Mia madre" rispose Morgan dopo alcuni secondi di riluttanza "Lo conosceva"
"Il capitano Gibbs conosce un sacco di donne che potrebbero essere vostra madre, ragazza" puntualizzò l'uomo, ridendo "Dovrete essere più precisa per convincermi ad andarlo a chiamare"
Morgan non seppe cosa rispondere. Si voltò a guardare Henry, il volto contratto in un'espressione contrariata, che con un gesto della mano la incitò ad andare avanti. La ragazza prese un respiro profondo e continuò.
"Si chiamava Elizabeth Swan"
L'uomo alla finestra non rispose e dopo qualche secondo lo videro chiudere la finestra e sentirono i suoi passi che si allontanavano. Morgan sospirò delusa e abbassò lo sguardo, per rialzarlo subito dopo quando sentì altri passi sul ponte. Vide l'uomo appoggiato alla balautra in legno, in cima alla passerella.
"Sono io il capitano Gibbs" si presentò cupo l'uomo "E voi siete Morgan, giusto?"
"Mi conoscete?" domandò lei sorpresa, raggiungendo in fretta la fine della rampa di legno.
"Oh sì. Conosco tutta la vostra famiglia. I Turner. Gente che attira i guai come i maiali attirano le mosche"
Sia Morgan che Henry rimasero un po' interdetti dal paragone del capitano e la ragazza si voltò verso l'amico, che la guardò con fare ammiccante.
"In effetti..." iniziò a dire, ma il capitano lo interruppe.
"Cosa volete da me, di preciso? Non siete stati molto esaustivi, prima"
"Ecco, vorremmo delle spiegazioni" rispose Morgan, per poi mostrare al capitano le ultime due lettere inviatele da Jack e quella di sua madre "Sembra che mio fratello e mio padre siano in pericolo, ma non ho capito molto altro. Mia madre mi ha scritto di rivolgermi a voi per sapere la verità"
"Jack Turner in pericolo?"
"Sì, capitano"
L'uomo grugnì qualcosa di incomprensibile, quindi invitò i due ragazzi a salire a bordo. Morgan si sorprese di trovarsi davanti un uomo già abbastanza avanti con l'età, ma in una forma fisica pressochè perfetta, se non si guardavano i denti mancanti e le cicatrici sparse su viso e braccia. Per un marinaio raggiungere quell'età doveva essere un'impresa non da poco. Anche il capitano si mise a guardarla con tanto d'occhi.
"Per tutti i diavoli! Siete sputata a vostra madre!" esclamò.
"Davvero?"
"Sì, le somigliate molto. E se ve lo dico io, vuol dire che è vero. L'ho vista crescere quella ragazza. Ma bando alle ciance, fatemi vedere quelle lettere"
Morgan gli passò subito i fogli che aveva in mano e Henry si premurò di specificare la particolarità della lettera di Elizabeth Swan.
"E tu chi sei? Che c'entri in tutto questo?" gli domandò Gibbs burbero, guardandolo storto.
"E' un mio amico, ha insistito per accompagnarmi. Possiamo fidarci" rispose Morgan per lui.
Il capitano parve non farsene troppo un problema e, dopo aver inforcato un paio di occhialetti sporchi, iniziò a leggere le lettere, concentrato. Arrivato a quella di Elizabeth, si avvicinò ad una delle lampade a olio appese lì vicino. Alla fine riconsegnò il tutto a Morgan.
"A quanto pare, il giovane Turner non ha molto ben chiaro quello che sta succedendo" commentò cupo.
"E voi lo sapete invece?" domandò Morgan, fremente.
"Naturalmente! Se non lo aveste ancora capito, la Persefone nominata lì e proprio questa nave"
"E come mai non siete ancora stato arrestato per pirateria?" chiese Henry guardingo.
"Perchè aggirare quei citrulli al governo è estremamente semplice. Per loro questa nave è un semplice mercantile e sono convinti che la Persefone pirata sia una nave omonima. Che stupidi!"
Il giovane Coward, punto nell'orgoglio, fece per ribattere, ma Morgan lo fermò con una gomitata nel costato.
"Capitano Gibbs, vi prego, ditemi che sta succedendo a mio fratello" lo supplicò accorata Morgan.
Il capitano sospirò e si tolse gli occhiali.
"Non mi basta una notte per raccontarvi tutto, ma sappiate che tutto quello che c'è scritto nelle lettere è la pura verità. Esiste una Fratellanza e i nove Pirati Nobili ne compongono il Consiglio. Fino ad oggi si è riunito quattro volte. La prima di esse si decise di imprigionare la dea del mare, Calypso, nella sua forma umana, in modo che il controllo delle acque passasse agli uomini"
"Quella Calypso?" intervenne Henry scettico "La stessa di cui si parla nell'Odissea? Quella che tiene Ulisse per dieci anni a Ogigia?"
"Oh, credimi, ragazzo, ha fatto di peggio" lo liquidò Gibbs, toccandosi il mento e tornando poi al discorso principale.
"Durante il quarto consiglio, invece, si decise di liberarla, per ottenere il suo favore nella guerra contro la Compagnia delle Indie e l'Olandese Volante, allora capitanata da Davy Jones. Fu vostra madre, eletta Re del Consiglio, a dichiarare l'atto di guerra, e a fine battaglia, morto Davy Jones, vostro padre prese il comando dell'Olandese e diede manforte alla Fratellanza, che sconfisse così la Compagnia delle Indie"
Avendo avuto la riprova che ciò che aveva detto quel pomeriggio era vero, Morgan guardò Henry di sottecchi, ricevendo in risposta un'occhiata infastidita.
"Come vi ha scritto vostra madre, prendere il comando dell'Olandese vuol dire ottenere la vita eterna" continuò Gibbs "Ma ad un caro prezzo. Per dieci anni l'Olandese guiderà i morti in mare all'altro mondo. Dopodichè al capitano è concesso un giorno a terra da passare con le persone che ama. Così per l'eternità, o finchè qualcuno non pugnala il suo cuore, contenuto in uno scrigno la cui chiave il capitano custodisce gelosamente. Ma l'Olandese deve sempre avere un capitano e colui che pugnala il cuore deve sostituirlo col suo e prendere posto al comando della leggendaria nave, per portare avanti il suo compito"
"Tutto questo è assurdo" commentò Henry.
"Non mi aspetto che un damerino come te comprenda le mie parole" lo schernì il capitano, per poi rivolgersi a Morgan "Vostro padre affidò il suo cuore a vostra madre, chiedendole di tenerlo al sicuro. Per molti anni la vita del capitano Turner rimase fuori da ogni pericolo, finchè qualcuno non trovò i diari di Lord Beckett, principale esponente della Compagnia delle Indie al tempo della guerra"
"Charles" disse Morgan ricordando le parole di suo fratello. Gibbs annuì e continuò.
"Era da poco diventato ammiraglio della Marina, il favorito del Commodoro e ben visto dal Governatore e dalla Corona per la dedizione e la condotta impeccabile che aveva sempre mantenuto, nonchè per la sua ferrea avversione verso tutto ciò che aveva a che fare coi pirati. Molti pensavano fosse un vero e proprio fanatico, che un giorno sarebbe diventato pazzo per quest'ossessione. Quando gli capitò fra le mani il diario di Beckett, il suo fanatismo raggiunse i massimi livelli. Aveva trovato il modo più efficace per debellare la pirateria una volta per tutte. Mandò i suoi collaboratori più stretti ad informarsi riguardo alla Fratellanza, a Calypso e all'Olandese.
"Erano anni, ormai, che nessuno chiedeva più di queste cose e molti pirati pensarono che ci fosse qualcosa sotto, così informarono il Re della Fratellanza, che aveva messo al mondo da poco una figlia, la sua secondogenita. Voi"
Il cuore di Morgan ebbe un sussulto. Il capitano andò avanti.
"Temendo per l'incolumità della sua famiglia, Elizabeth nascose il cuore del marito in un posto segreto e ne affidò le chiavi ai suoi due figli. Solo con entrambe le chiavi sarebbe stato possibile trovare il cuore e per scongiurare la cosa, vi affidò ad un suo uomo di fiducia perchè vi portasse a Londra, al sicuro"
"Chi era quell'uomo?" domandò Morgan, smaniosa di sapere il più possibile.
Gibbs ci mise qualche secondo a rispondere, poi disse tutto d'un fiato "Il sottoscritto"
Morgan spalancò occhi e bocca per la sorpresa dovuta alla rivelazione. Pensò fosse quello il motivo per cui la Persefone l'aveva sempre attratta e affascinata.
"Quando tornai, seppi che il piccolo Jack era stato portato a Port Royal, ma di lui non ebbi più notizie, fino ad adesso" riprese Gibbs, accennando poi alle lettere "Con le informazioni contenute nel diario di Beckett e quelle raccolte dai suoi informatori, immagino che per Charles trovarsi il giovane Turner tra i suoi sottoposti sia stata una manna dal cielo, ecco perchè se l'è tenuto stretto e buono. Ho paura, però, che non sia stato così accorto da non parlare di voi, Miss"
"Non poteva sapere che Charles avesse queste mire su di noi" lo giustificò Morgan.
"No, infatti, ma anche se attiraguai, i Turner non sono mai stati degli stolti. Se ha un po' del cipiglio dei vostri genitori, avrà sicuramente cercato di porre rimedio alla cosa. Ovviamente nel modo sbagliato, ecco perchè vi ha scritto di essere in pericolo. Volete sapere altro, Miss Morgan?"
"Sì, in effetti"
Il capitano la invitò a parlare con un gesto della mano.
"Avete un posto che vi avanza nella vostra ciurma?" domandò la ragazza a bruciapelo.
"Cosa?" esclamarono Gibbs ed Henry all'unisono.
"Avete capito benissimo, capitano. Ho intenzione di partire con voi, o con qualsiasi altra nave che mi porti ai Caraibi ad aiutare la mia famiglia"
"Morgan, non fare idiozie" la ammonì Henry, parandosi davanti a lei "D'accordo, sei in pericolo sia qua che ai Caraibi, ma là molto di più che qua. Ora che so come sono andate le cose posso offrirti protezione. Mi basterà parlare con mio padre e sarà tutto risolto"
"Ma davvero?" intervenne Gibbs scettico "E chi sarebbe tuo padre, ragazzo?"
"Lord Archibald Coward" rispose fiero Henry.
"Allora tanto vale che la consegni a Charles in persona. Lord Coward è responsabile delle colonie all'interno del governo britannico e non ci metterà due secondi a spedirla a Port Royal dal Commodoro, se questo servirà a debellare la pirateria"
"Tuo padre era presente quando ho mostrato la lettera a Miss Parker" ricordò Morgan "Ha visto che il mio vero nome è Turner"
"Spiacente, Miss, ma non potete più restare a Londra" constatò il capitano.
"Ma non può neanche imbarcarsi con voi verso i Caraibi. Se laggiù siete riconosciuti come pirati, avrete addosso la Marina appena entrati nel golfo" obiettò Henry.
Gibbs fece per ribattere, ma alla fine dovette ammettere che l'obiezione di Henry aveva un senso.
"Fermi un attimo" disse allora Morgan "Anche se Charles sapesse della mia esistenza, non sa che aspetto ho, giusto? Coma farebbe allora a riconoscermi? Per lui sarei solo una ragazza come le altre imbacata su un vascello pirata. Se invece resto qui a Londra e Lord Coward viene a sapere che Charles mi sta cercando per il suo piano, si ricorderà della ragazza che gli ha rapito il figlio e non ci metterà due secondi a mandarmi a prelevare dalla casa di Miss Parker, tanto più che qui sono sola e senza nessuno che possa dire o fare qualcosa a mia difesa. Non siete d'accordo?"
"Beh, in effetti ha un senso anche questo" assentì Gibbs.
"Ma che state dicendo?!?" protestò nuovamente Henry "Morgan, non puoi immischiarti con loro. Sono pirati!"
"E io non sono molto diversa da loro, Henry. Sono nata da pirati, se non l'avessi ancora capito"
"Ma questo non fa di te un pirata. Non per forza"
"Miss Parker ci ha provato con tutta se stessa a cambiarmi i connotati e, come hai potuto vedere, non ha ottenuto grandi risultati, perciò perchè continuare a mentire a noi stessi? Questo mondo, il tuo mondo, non fa per me, e il mio, con i pirati e tutto il resto, non credo faccia per te. Le nostre strade si dividono qui"
Henry non seppe cosa ribattere e la guardò con espressione dispiaciuta e ferita, che però non smosse la ragazza.
"Ci conosciamo da neanche ventiquatt'ore, Henry, non credo di essere diventata così importante per te. Tra una settimana ti sarai già dimenticato della mia esistenza e io sarò immersa nei guai fino al mento per pensare a te. Non può funzionare, te l'ho detto"
"Come fai ad esserne così sicura?" domandò lui, guardando altrove.
"Fidati, è così. Ma puoi fare qualcosa per me qui, a Londra"
L'attenzione del ragazzo tornò su Morgan, di nuovo seria.
"Torna da Miss Parker e dille di bruciare tutte le lettere e i documenti su di me. Non dovrà mai dire nulla riguardo alla mia vera vita, per lei devo continuare ad essere Betty. E anche per te"
Henry annuì, quindi si avvicinò per dare un veloce bacio sulla guancia alla ragazza.
"Buona fortuna, Morg...Betty" sorrise lui "Spero di reincontrarti un giorno"
"Io spero di no e sai perchè"
"Sì, certo. Addio" la salutò, per poi rivolgere un ulteriore saluto al capitano e scendere giù dalla passerella fino al molo. Dopo pochi minuti la sua minuscola figura era scomparsa in lontananza in direzione della città.
Fece molta fatica ad ammetterlo, ma a Morgan quel ragazzo sarebbe mancato un po'. Non era come gli altri nobili, non del tutto almeno, e si era dimostrato un amico leale e paziente - perchè, con tutte le sue stranezze, ce ne voleva parecchia di pazienza con lei. Sentiva, però, in fondo al cuore, che un giorno si sarebbero rivisti, a Londra o ai Caraibi non poteva saperlo.
Rallegrata da quel pensiero, si allontanò dalla balaustra del ponte e si voltò verso il capitano Gibbs, che la stava osservando sorridendo sornione.
"Siete sicura della vostra decisione, Miss Morgan?"
La ragazza annuì vigorosamente "Ho scoperto di avere una famiglia e che è in pericolo. E' mio dovere tentare di aiutarla, no?"
"Può darsi di sì. In questo caso, benvenuta a bordo della Persefone"



Ecco, velocissimamente come non mai, il terzo capitolo :)
C'è poca descrizione e molto dialogo, spero non vi risulti noioso, cari lettori, nel qual caso ditemelo che proverò a riaggiornare lo stile di scrittura ;)
Grazie alle fedeli lettrici e commentatrici:
-Rebecca Lupin: tutto sarà spiegato a tempo debito, mi cara :) purtroppo Henry non si imbarcherà per i Caraibi...non ancora, almeno ;) scrivendo di lui mi c sono affezionata ed è nata una balzana idea nella mia testa :D grazie per il commento e buona lettura!
-stellysisley: sono contenta che anche i personaggi di Jack (anche se appena abbozzato) e di Henry ti siano piaciuti. Col tempo si delineeranno meglio :) nel frattempo buona lettura e grazie ancora!
-marty_odg: ecco a te il tanto atteso prosequio :) spero ti piaccia, buona lettura e grazie!
Grazie anche ai lettori silenti e a chi segue questa fic!
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Pirata all'un per cento ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Pirata all'un per cento

Il coperchio del baule scivolò all'indietro rumorosamente, rivelando il suo contenuto polveroso agli occhi di Morgan. In quel momento si trovana nella cabina del capitano, Gibbs le aveva detto di andare a vedere tra gli abiti contenuti in quel baule se c'era qualcosa di meno vistoso del vestito che aveva indosso. Morgan prese il primo della pila, una giacca marrone e rattoppata qua e la che doveva essere appartenuta a qualche giovane attendente del capitano. Era un po' abbondante per lei, ma in quel frangente non poteva fare la preziosa. Continuò a frugare tra i vestiti e riuscì a riesumare dei pantaloni, una camicia beige e un gilet.
Venne allora il punto più difficile: liberarsi di ciò che aveva addosso. Sbottonò con pazienza tutti i piccoli bottoncini sul corpetto dell'abito, quindi allentò il nastro che glielo teneva stretto in vita e se lo sfilò, restando in biancheria e corsetto. Con qualche contorsione riuscì a sciogliere il nodo di quest'ultimo e a liberarsi di quella trappola. I suoi polmoni poterono finalmente espandersi del tutto e riempirsi di aria. Fece un paio di respiri profondi per  godersi il momento di libertà, quindi iniziò ad indossare i vestiti riesumati dal baule, prima la camicia, poi a seguire pantaloni, gilet e giacca. Tornò a frugare nel baule in cerca di qualcosa da mettere ai piedi. Trovò un paio di stivali logori ma non troppo abbondanti per il suo piede e li indossò sopra i pantaloni.
La nuova immagine che lo specchio le restituì di lei le causò una morsa allo stomaco. Per la prima volta in tutta la sua vita riconobbe se stessa nella ragazza riflessa. La bambola di porcellana, conosciuta come Betty, che di solito compariva aveva lasciato il posto ad una semplice ragazza di strada di nome Morgan, senza restrizione alcuna, libera di essere quello che era.
Come ultimo tocco sciolse quel che restava dell'elegante pettinatura in cui erano stati acconciati i suoi capelli e riutilizzò il nstro per legarli in una semplice coda bassa.
Il capitano Gibbs bussò alla porta della sua cabina e le chiese se era pronta. Morgan andò ad aprire e rispose affermativamente.
"Stiamo per partire, non volete fare un saluto alla cara Londra? Non la vedrete per un bel po'"
"Infatti sarà un addio, più che un arrivederci" rispose Morgan "Non mi è mai piaciuta come città"
Seguì il capitano sul ponte, dove, a differenza di quella notte, c'era un viavai indescrivibile di marinai indaffarati a tirare cime e issare ancore affinchè la Persefone potesse partire. Non badarono molto a lei, probabilmente erano avvezzi ai nuovi arrivi sulla nave, oppure Gibbs aveva detto loro della sua presenza.
Uomini di ogni razza e aspetto camminavano sul ponte, ma nessuna donna. Ricordò che una volta un vecchio marinaio le aveva detto che le donne non erano le benvenute a bordo di una nave perchè portavano male. Nonostante fosse solo una superstizione, a parer suo, aveva contribuito non poco a soffocare i suoi sogni di partire un giorno con un vascello verso il Nuovo Mondo.
Il capitano iniziò a impartire a gran voce ordini ai suoi uomini, che ogni volta rispondevano con un altrettanto squillante "Sì, signor capitano!"
La frenesia aumentò ancora, e con essa il buon umore nell'animo di Morgan, sempre più convinta di aver fatto la scelta giusta. Quella era la sua strada, lo era sempre stata, nonostante avessero tentato in tutti i modi di deviarla.
"Vi conviene salire qui, se non volete essere investita da qualche botte vagante" le suggerì Gibbs, urlando per farsi sentire sopra tutto quel trambusto, dall'alto del castello di poppa, vicino al timone. Morgan lo raggiunse rapida.
"Siete ancora in tempo per cambiare idea"
"Perchè dovrei?" domandò Morgan perplessa.
"Perchè non aveve la minima idea di come sia vivere tra i pirati, Miss. Disonesti fino al midollo, tagliagole a tradimento, ladri alla prima occasione. Non è certo posto per giovani fanciulle, salvo eccezioni"
"Ve l'ho già detto ieri sera, ho una famiglia da aiutare e non intendo tirarmi indietro" rispose Morgan con fermezza.
"Una Turner in tutto e per tutto. Decisa come vostra madre e avventata come vostro padre"
"Lo prendo come un complimento" sorrise lei.
Le procedure per la partenza durarono ancora un'ora abbondante, durante la quale Morgan cercò di capire qualcosa degli ordini che Gibbs impartiva alla ciurma a gran voce. Per lei, però, erano solo un'accozzaglia di parole sconosciute e prive di senso. Quando, finalmente, sentì la nave muoversi e vide il molo allontanarsi, il suo cuore mancò un battito. Non era solo il molo che si stava allontanando, era tutta Londra, e con essa la sua vecchia vita. Era Miss Betty che si stava allontanando, coi suoi abiti eleganti e i modi raffinati, e stava salutando con una mano guantata Morgan, la nuova Morgan, che di quella ragazza non aveva più niente, se non il volto. Alzò leggermente la mano per ricambiare il saluto a quella se stessa che, alla fine, non si era mai sentita di essere, a quella maschera che aveva dovuto sempre indossare e che le aveva tenuto nascosta la sua vera identità.

La Persefone solcò la acque profonde del Tamigi per tutta la mattinata e buona parte del pomeriggio, sospinta da venti favorevoli. Attraversarono altre piccole città e villaggi di pescatori e mercanti e lande desolate coperte a perdita d'occhio da boschi e prati. Nessuno a bordo sembrò fare caso al panorama, ma Morgan cercò di non perdere il minimo particolare di tutto quello che le passava sotto lo sguardo, per lei nuovo e affascinante nonostante fossero ancora in Inghilterra.
"E questo è niente" le disse il capitano ad un certo punto, divertito nel vederla così curiosa ed entusiasta "Quando arriveremo alla foce tutto ciò che avete visto finora vi sembrerà niente"
"Quanto manca?" domandò allora lei, impaziente come una bambina.
"Poco, molto poco" sorrise Gibbs, per poi sollevare gli occhi verso la postazione della vedetta "Forse se salite lassù riuscite già a vederla"
"Davvero posso?" chiese, incerta sul da farsi.
"Ehi, Botton!" chiamò il capitano "C'è posto per un'altra vedetta, lassù?"
L'uomo di nome Botton, la vedetta, dedusse Morgan, rispose senza nemmeno voltarsi "Non vi fidate più della mia vista, capitano? Eppure non sono così vecchio. Non quanto voi, almeno"
"Risparmiati le battute, Botton, o dalla vedetta passerai a fare il mozzo"
"Va bene, va bene! Mandami su il pivello!"
"Bene, Miss Morgan" Gibbs tornò a rivolgersi alla ragazza, divertita dallo scambio di battute "Se riuscite a raggiungere il signor Botton, lassù, potete considerarvi un pirata all'un per cento"
"Solo un per cento?" ribattè Morgan, delusa.
"Un passo alla volta, ragazzina. Fammi vedere se buon sangue non mente"
Morgan accettò la sfida e scese dalla postazione del capitano, diretta all'albero maestro. Da dove si trovava lei, la gabbia della vedetta era coperta pr la maggior parte dalla vela di maestra. Lungo l'albero molte cime scendevano fino ad avvilupparsi come serpenti addormentati sul ponte, ma Morgan non sarebe stata in grado di arrampicarsi con esse. Vide però che poteva raggiungere il signor Botton sfruttando una delle due scale di corda che, dai parapetti del ponte, terminavano in corrispondenza dell'incrocio tra albero e pennone, poco sotto la postazione di vedetta.
Scelta a caso una delle due, Morgan salì sulla balaustra  di legno, facendo attenzione a dove metteva i piedi, quindi iniziò la sua scalata. I pioli di corda oscillavano ognivolta che vi poggiava sopra lo stivale e un paio di volte temette di finire con la faccia contro le assi del ponte, salvata soltanto dalla presa salda che aveva sulle corde, nonostante fossero ruvide e le pungessero i palmi delle mani.
Lentamente arrivò alla fine della scala, faccia a faccia col pennone della vela di maestra. . Morgan abbandonò allora riluttante la ruvida sicurezza delle corde per tenersi saldamente al legno del pennone, evitando di guardare in basso nel caso avesse sofferto di vertigini. Si aggrappò, quindi, al bordo della gabbia di vedetta. Una volta dentro, sbuffò per la fatica e si concesse di guardare verso il basso - scoprendo così non soffrire l'altezza -, dove il capitano Gibbs, sorridente, le mostrò l'indice alzato, a significare che poteva considerarsi pirata all'un per cento.
"Ehi! E tu chi sei?" gracchiò una voce lì vicino, appartenente ad un marinaio abbronzato e pelato, con una grossa e rosea cicatrice simile ad un bottone sulla fronte. Morgan lo identificò come Botton.
"Sono il pivello" rispose spiccia Morgan.
"Si può sapere perchè Gibbs ti ha mandato quassù?" domandò allora scocciato Botton, tornando a scrutare l'orizzonte.
"Oh, non starò molto, volevo solo vedere la foce"
"Bene, allora rifatti gli occhi, pivello"
Morgan lasciò vagare lo sguardo verso l'orizzonte come Botton, e ciò che vide la lasciò senza fiato. I due lembo di terra che formavano le rive del fiume si aprivano in un immenso estuario tinto di rosso e arancione dai raggi del sole calante e la spuma di mare creata dall'incontro tra il Tamigi e la Manica li riflettevano in una brillante danza di colori arcobaleno.
"E' meraviglioso" sospirò Morgan, incapace di staccare gli occhi da quello spettacolo.
"Ti conviene tenerti, pivello. L'entrata in mare è un po' traballante" le consigliò Botton. Subito morgan si aggrappò con entrambe le braccia all'albero maestro, poco prima che tutta la nave venisse percorsa da un forte scossone  di cui nessuno dei marinai parve accorgersi. Morgan dedusse che fosse l'abitudine, in fondo era solo lei ad intraprendente quel viaggio per la prima volta.
"Grazie, signor Botton" disse, una volta tornata la calma.
L'uomo emise una risata gutturale e borbottò qualcosa come "Questi pivelli", prima di tornare a scrutare il mare di fronte a lui.
In quei pochi attimi si erano allontanati dalla foce del Tamigi di parecchio e Morgan non aveva più motivi per restare lassù, così scese allo stesso modo in cui era salita e ritornò sul castello di poppa, da cui potè osservare la cara vecchia Inghilterra allontanarsi all'orizzonte e diventare sempre più una linea scura indistinta.
"Non si può più tornare indietro, ora" disse Gibbs dietro di lei.
"Non ho intenzione di farlo" ribattè lei risoluta, sempre guardando verso terra "Ma fa comunque uno strano effetto"
"La prima volta è così per tutti, a meno che non si sia nati su una nave. Ad ogni modo ora siete pirata all'un per cento, e Londra non è più posto per voi"
"Non lo è mai stata neanche prima" rise Morgan mentre si allontanava dal parapetto per avvicinarsi a Gibbs "Cosa dovrei fare per diventare pirata al cento per cento"
"Siete una donna, non sarete mai pirata al cento per cento"
"Ma come farò a sopravvivere una volta arrivata ai Caraibi?"  obiettò allora lei.
"Tenterò di insegnarvi qualcosa, in modo che arriviate a Port Royal almeno come pirata al cinquanta per cento. In questo mese di traversata dovrebbe essere fattibile, considerata anche la grande esperienza della mia ciurma in atti di pirateria"
"La vostra ciurma?" chiese Morgan titubante.
"Scelta con cura e perizia tra la peggior gente di Tortuga e dintorni, più qualche galeotto raccattato tra un arrembaggio e l'altro. Certo, all'inizio è stato difficile mantenere la disciplina, però il polso fermo e la dura legge del mare hanno piallato anche i caratteri più bellicosi. Prendete il signor Botton, lassù. Di certo avrete intuito il perchè del nome. Ebbene quella cicatrice se l'è procurata deviando una pallottola diretta proprio a Barbanera. E' anche chiamato Testa d'Acciaio, ma qualche ripercussione devo ammettere che c'è stata. Là a prua, invece, cìè Slim, detto l'Anguilla. L'abbiamo ripescato dal mare dopo che era stato condannato al giro di chiglia. Non uno squalo l'ha toccato. Potrei andare avanti fino a notte"
"E mia madre?" domandò Morgan a bruciapelo.
Il sorriso soddisfatto sul volto rugoso e abbronzato di Gibbs scomparve lentamente.
"Vostra madre era diversa" iniziò serio il capitano "Nulla a che vedere con questa gente. Ma ha sposato la libertà dei pirati e per essa è morta, fiera come una regina"
"Com'è successo?"
"Un agguato, a Port Royal, dove era tornata dopo la vostra partenza per mettere al sicuro anche il piccolo Jack. Charles la trovò prima che riuscisse a ripartire per la Baia dei Relitti, dove sarebbe stata salva. Tentò di estorcerle delle informazioni, ma lei non aprì bocca"
Il capitano si fermò per prendere un respiro profondo "Le sparò a sangue freddo in pieno cuore e lasciò il suo corpo in balia del mare, finchè un suo caro amico non venne a prenderlo per darle una degna sepoltura. Fortunatamente, Charles non sapeva che Miss Elizabeth, oltre ad essere Re del Consiglio, era anche un Pirata Nobile. Si è bloccato la strada da solo"
Gibbs si voltò verso Morgan, i cui occhi colmi di lacrime stavano per strabordare e rigare il volto contratto dalla rabbia.
"Non lasciate che la vendetta guidi le vostre azioni, Miss. Pensate a vostro padre e a Jack. Per loro avete intrapreso questo viaggio, come per loro si è sacrificata vostra madre. Questo non dovete mai dimenticarlo"
Morgan si asciugò gli occhi con la manica della camicia e annuì "Ci proverò"
"Dovete riuscirci" la esortò il capitano con voce ferma.
"E mio padre?"
"Quando si è trovato a guidare la barca della sua stessa sposa verso l'altro mondo, ha deciso di non solcare più questi mari. O almeno così ho sentito dire"
"Quindi non sa di essere in pericolo"
"Ho paura che non gli importi più di morire" rispose Gibbs amaramente.
"E di noi? Di me e Jack gli importa ancora? O ci ha abbandonati a noi stessi?"
Gibbs sospirò e abbassò il capo.
"Questo non ve lo so dire, Miss Morgan"
Morgan rimase in silenzio, ma non era del tutto rassegnata. Ancora molte cose non le erano chiare di tutto ciò che stava succedendo, del mondo verso cui stava navigando. In quel momento se n'era aggiunta un'altra, più martellante delle altre. Suo padre non poteva aver abbandonato Jack al suo destino, nè poteva ignorare la sua esistenza. Elizabeth era riuscita in qualche modo a rivelare tutto a Morgan, era possibile quindi che avesse fatto lo stesso col marito. Almeno, questo era ciò che Morgan sperava e che dava un senso al viaggio che aveva intrapreso.
"Sarà più dura di quanto immagino, vero?" riprese lei, di nuovo risoluta come prima.
"Ovvio che sì" rispose Gibbs ghignante.
"Quante possibilità ho di uscire viva da tutto questo?"
"Dipende se riuscirete a sopportare il mese in mare aperto. Nel qual caso, comunque, molto poche"
"Anche quando sarò pirata al cinquanta per cento?"
"Specialmente quando sarete pirata al cinquanta per cento. Adesso vammi a prendere una bottiglia di rhum nella stiva, pivello"
Mentre scendeva attraverso i ponti sudici e maleodoranti sottocoperta, Morgan si chiese se sarebbe sopravvissuta a quel suo primo mese da marinaio.




Capitolo 4 pronto per essere letto! Non succede molto, è un capitolo di transizione che porta al succo della storia :) non mi dilungherò a descrivere il mese di viaggio, potrebbe risultare noioso da scrivere e da leggere e questa fic piace troppo per abbandonarla a se stessa.
Qualche nota:
- il pennone è il sostegno in legno della vela, attorno a cui viene legata una volta issata
- il giro di chiglia era la condanna che subiva un marinaio (diciamo che si poteva scegliere tra quella e l'impiccagione con tanto di taglio di mano destra) e consisteva nel far buttare il malcapitato in acqua con i piedi legati ad una cima. Questi doveva riuscire a nuotare sotto la chiglia della nave e riemergere dall'altra parte. L'unico problema era che, prima di tutto ciò, venivano gettati in mare i rifiuti della nave in modo da attirare un discreto numero di squali che impedissero al marinaio di riemergere vivo. Carina come cosa, nè?
Ed ora i ringraziamenti:
-_Vega: Grazie e benvenuta! Farò il possibile per esaudire il tuo desiderio, intanto dimmi che ne pensi di questo cap :) a presto!
-stellysisley: anche a me Gibbs piace molto, per questo l'ho inserito nella trama nonostante il tempo lo abbia reso un po' troppo anziano per essere ancora un marinaio :) qui iniziano le avventure di Morgan a bordo, buona lettura e fammi sapere che ne pensi!!
-Rebecca Lupin: tranquilla, Henry tornerà, promesso anche questo :) la nostra Morgan adesso è pirata all'un per cento, dovrà tribolare parecchio per crescere di livello! Spero che questo cap ti sia piaciuto, a presto!
-marty_odg: spero di aver soddisfatto la tua curiosità sui coniugi Turner, non è molto felice, ma le cose cambieranno :) attendo il tuo fedele commento! A presto!
Grazie anche a chi segue la storia e a chi la legge soltanto!
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Il Pivello ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Il Pivello

Gli occhi acquosi dell'Anguilla erano puntati in quelli castani del Pivello, immobili e scrutatori, mai perturbati da un battito di ciglia. Le labbra sottili del marinaio erano tirate a disegnare una perfetta linea orizzontale sul suo volto, in contrasto col sorriso sardonico del ragazzo di fronte a lui. Nella mano dell'Aguilla il bicchiere di legno roteava lentamente e al suo interno i dadi rotolavano e si scontravano, dando una ritmata colonna sonora a quel momento di tensione. Un ultimo tiro e le loro sorti sarebbero state decise una volta per tutte.
"Sette" gracchiò l'Anguilla con tono tagliente.
"Sei" ribattè il Pivello con ostentata sicurezza.
"Bene"
Con un movimento fulmineo l'allampanato pirata rivoltò il bicchiere sulla botte di legno che fungeva loro da tavolo. I dadi al suo interno cozzarono un'ultima volta, quindi vi fu silenzio. Gli sguardi dei due giocatori andarono allora al bicchiere che l'Anguilla stava sollevando con lentezza disarmante. Apparvero alla loro vista i primi puntini neri delle facce laterali, poi lo spigolo smussato e scheggiato del dado, infine i due piccoli cubi furono totalmente scoperti.
"Ahaaaaa!" esultò l'Anguilla nel vedere quel magico quattro più tre sul tavolo "Sette! Il nostro Pivellino dovrà lavare il ponte fino a che faremo porto, che peccato! Uahaaa!"
Ma il Pivello non si scoraggiò. Se c'era una cosa che aveva imparato durante quel mese a bordo della Persefone era che c'era sempre un'occasione per ribaltare le proprie sorti. Infatti, non appena l'Anguilla gli diede la schiena per festeggiare la sua vittoria con un collega marinaio, il Pivello si mosse fulmineo a girare il dado di una faccia, in modo che il tre diventasse un due. Diede poi una fugace occhiata in giro, ma Slim era ancora intento a festeggiare sguaiatamente e gli altri pirati non gli prestavano alcuna attenzione.
"Io aspetterei a festeggiare, Slim" buttò lì con fare innocente "Se non vado errato, è uscito un quattro più due, non un quattro più tre"
Slim smise di agitarsi convulsamente e tornò a guardare il tavolo. Sbattè le palpebre incredulo quando vide che il Pivello aveva ragione.
"Ma...era...io ho visto..." iniziò a balbettare, per poi mettersi a contare con le dita rimuginando tra sè e sè.
"Evidentemente la matematica non è il tuo forte, mastro Slim" constatò il Pivello alzandosi dall'improvvisato sgabello e sistemandosi il bicorno sul capo "Vi auguro un buon lavoro"
Il ragazzo fece per andarsene, ma la mano affusolata di Slim gli agguantò il braccio.
"Hai imbrogliato" lo accusò il marinaio, puntandogli nuovamente gli occhi addosso.
"E in base a cosa affermi ciò?" ribattè il Pivello senza scomporsi.
"Era un quattro più tre, ci metterei la mano sul fuoco. Hai girato i dadi mentre non vedevo"
"Ma non mi hai visto farlo, così come nessun altro sulla nave, perciò non hai prove"
Il Pivello fece per andarsene, ma Slim lo trattenne.
"Solo perchè sei l'attendente del capitano, non credere che non possa tagliarti quella mano lesta che ti ritrovi"
"Forse proprio perchè è lesta, dovresti prestarci attenzione"
Slim si corrucciò per un istante, quindi fece cadere lo sguardo sulle mani del ragazzo. La sinistra non sembrava sul punto di muoversi, ma quando portò gli occhi sulla destra, il Pivello vi ficcò due dita dentro, costringendo il marinaio a mollare la presa sul suo braccio per portarsi le mani agli occhi doloranti.
"Dannatissimo cagnaccio rognoso!" imprecò Slim ancora momentaneamente cieco "Se ti prendo ti faccio finire in pasto agli squali senza darti il tempo di pregare la tua fottutissima madre ignota!"
Ma il Pivello, o meglio, la Pivella, era già a metà della sua scalata lungo la grisella di tribordo e non più a portata d'orecchio. Raggiunse in breve la coffa, dove Botton scrutava l'orizzonte come ogni giorno.
"Bada che, prima o poi, Slim si ricorderà di tutte quelle che gli hai combinato in questo mese" la avvertì la vedetta senza scostare gli occhi dal mare pacifico.
"Confido nella sbronza di questa sera, o in qualche accidentale botta in testa"
Botton rise.
"Certo che sei cambiato dal primo giorno, ragazzo" constatò "Ti arrampichi su quelle griselle come se ti ci avesse appeso tua madre appena ti ha partorito"
"Chissà che non sia vero" ribattè Morgan, prima di tornare a guardare verso il ponte. Slim si stava sciacquando gli occhi con l'acqua della sua borraccia e nel mentre continuava a maledirla. Non le importò più di tanto, la sola cosa che contava era aver raggiunto l'obiettivo: pirata al cinquanta per cento. L'ultima prova a cui Gibbs l'aveva sottoposta era, secondo il capitano, la più difficile. A suo parere, infatti, un pirata, per essere tale, deve essere disonesto e senza coscienza alcuna. Di tutti i suoi marinai il peggiore era Slim e gabbare lui avrebbe significato aver raggiunto un livello accettabile di disonestà, oltre che di scaltrezza. Dopo molti tentativi e molte serate passate a tirare a lucido il ponte a causa delle sconfitte contro Slim, alla fine Morgan aveva dovuto tentare il tutto per tutto a meno di una settimana dall'arrivo nel Mar dei Caraibi. Alla fine ce l'aveva fatta, poteva considerarsi un pirata.
Al momento, però, la presenza di Slim sotto l'albero maestro che l'attendeva come un cane rabbioso le impediva di andare a riferire al capitano il suo successo. Sulla coffa era al sicuro. Al contrario di Slim, infatti, Botton l'aveva presa in simpatia sin dal primo giorno e non aveva mai esitato a scaricare sull'Anguilla o qualsiasi altro marinaio fosse alle calcagna di Morgan una buona dose di piombo. Per questo motivo Morgan non aveva mai ingannato la vedetta, tranne che su un particolare che aveva dovuto tener nascosto a tutta la ciurma.
Per tutti quanti lei era Morgan il Pivello, un ragazzino, un maschio. Per rendere il tutto più credibile si era dovuta stringere una fascia al petto, per rendere le sue forme di donna meno vistose. Per il comportamento non si era dovuta sforzare più di tanto, già Miss Parker le aveva sempre fatto notare quanto il suo atteggiamento fosse poco femminile.
Il ricordo di Miss Parker le sembrò lontano millenni da quello che era diventata durante quel mese di navigazione. Nonostante non fosse la sua vita ideale, fu presa da un po' di malinconia che cercò di scaricare guardando verso il mare, azzurro e limpido sotto i raggi del sole mattutino. Un piccolo difetto, però, non sfuggì al suo occhio. Una macchiolina nera davanti a lei, a stento riconoscibile come una nave a causa della lontananza. Morgan si concentrò su quel punto lontano, lo vide crescere a vista d'occhio e dilinearsi, ne riconobbe la grande vela di maestra, la polena, l'intero scafo. Tutto completamente nero.
"Botton" chiamò senza distogliere lo sguardo, ma il marinaio non le rispose "Botton! Una nave!" ripetè a voce più alta.
"Cosa?" rispose finalmente la vedetta.
"C'è una nave a babordo, con le vele nere" spiegò meglio Morgan, voltandosi verso Botton e indicandogli il punto con l'indice teso.
"Per la barba di Barbanera!" esclamò a bassa voce, prima di gridare a tutta la ciurma dell'avvistamento. "Nave a babordo!"
Subito sul ponte crebbe il fermento, al suono di "Nave a babordo" che ogni marinaio ripeteva come se fosse una cantilena, finchè su tutte una voce si fece largo.
"Che succede, mastro Botton?" domandò il capitano Gibbs, appena uscito dal castello di poppa.
"Una nave con le vele nere, signore. Punta dritto verso di noi e a gran velocità"
"Nessun segnale?"
"Non ancora, signore, e il Jolly Roger non sventola"
Morgan lo prese come un buon presagio, anche se era strano che un vascello pirata ne attaccasse un altro, specialmente di quei tempi.
"Mastro Morgan, a rapporto!" la chiamò Gibbs.
"Sì, capitano" fu la pronta risposta della ragazza, che ridiscese fino al ponte, rapida come un ragno lungo la ragnatela.
"Perdio, ci sembri nato per questa vita!" sorrise il capitano, ormai abituato a considerarla come un maschio. La spinse poi vicino alla porta del castello di poppa, il sorriso completamente scomparso dal volto abbronzato e rugoso del capitano.
"Signore, è la Perla?" domandò Morgan in un misto di preoccupazione ed eccitazione.
"Nessun'altra nave sventola bandiere nere" rispose Gibbs, invece per nulla elettrizzato "Ascoltami bene, ragazzino. E' molto strano che la Perla solchi queste acque e di conseguenza non so che intenzioni abbia Barbossa. In ogni caso, voglio che tu stia nascosto qua dentro finchè non se ne saranno andati"
"Barbossa?" chiese confusa Morgan "Non era Jack Sparrow il capitano?"
"E' una storia troppo lunga che forse un giorno ti racconterò, ma esigo che tu faccia come ti ho ordinato. Intesi?"
Morgan annuì decisa, anche se la cosa non le andava molto a genio. La possibilità di vedere un altro vascello pirata con un altro capitano la mandava in fibrillazione.
"Chiedono di salire a bordo, signor Gibbs!" urlò Botton dalla coffa, dopo aver interpretato i segnali mandati dall'altra nave.
"Signore?" domandò ancora Morgan, sorpresa nel sentire Botton non rivolgersi a Gibbs come capitano.
"Nel Mar dei Caraibi, sono solo il primo ufficiale di questa nave. Ora basta con le domande e dentro"
Gibbs aprì la porta degli alloggi quanto bastava per farci passare il fisico esile di Morgan, quindi la richiuse e si allontanò. Dai vetri opachi la ragazza lo vide appostarsi alla balaustra di babordo, in attesa della barcaccia partita poco prima dalla grande nave nera ancorata lì vicino. Non passarono che pochi minuti, prima che un arcigno pirata con un largo cappello nero dalla piuma spiumata e una scimmietta sulla spalla mettesse piede sul ponte, accolto non troppo calorosamente da Gibbs.
Morgan socchiuse la porta quel poco che le bastò per sentire la conversazione.
"I miei omaggi, signor Gibbs" salutò con eccessiva cortesia Barbossa, sfiorandosi appena la tesa del cappello.
"E' una sorpresa vedervi qui, capitano. Le ultime notizie vi davano per prigioniero e la vostra nave nelle mani della Marina"
"Un aiuto improvviso quanto propizio ha fatto in modo che riacquistassi libertà e imbarcazione, ma la Marina mi è comunque alle calcagna da quel giorno. Non che si sia mai rivelata eccessivamente pericolosa, tuttavia è un sassolino in una scarpa molto fastidioso" spiegò Barbossa senza scendere troppo nei dettagli.
"Quali notizie portate, dunque, dal Mar dei Caraibi?" chiese Gibbs sorridente.
"C'è agitazione. La scomparsa della maggior parte dei Pirati Nobili ha preoccupato non poco i nostri illustri colleghi e sottoposti. Inoltre strane voci iniziano a girare tra le locande"
"Riguardo a cosa, se posso chiedere?" si incuriosì Gibbs.
"Prendetela come la confessione di un vecchio marinaio ubriaco, ma secondo lui e molte altre fonti l'Olandese è tornata a solcare le acque dei vivi"
Al sentir nominare l'Olandese Morgan si fece più attenta alle parole di Barbossa.
"Dopo tutti questi anni? Perchè mai?" indagò il signor Gibbs.
"Ovviamente non con l'assiduità con cui lo faceva Jones, ma sembra che il capitano Turner sfrutti quel poco tempo libero concessogli per cercare qualcosa...o qualcuno"
"E immagino che voi non abbiate idea di chi stia cercando Turner" azzardò Gibbs, lanciando un'impercettibile occhiata verso la porta dietro cui era nascosta Morgan.
"Sappiamo bene entrambi che il nostro povero sovrano, nonchè sua consorte, è morta anni addietro, perciò possiamo restringere il campo a due persone" ribattè Barbossa con fare allusorio, ma Gibbs non si lasciò trarre in inganno.
"Persone che sappiamo perfettamente dove si trovano. Il ragazzo è arruolato e io stesso portai la bambina a Londra"
"Bambina che ormai sarà diventata donna, non credete?"
Morgan arretrò d'istinto di qualche centimetro, silenziosa. Sentì la scimmia sulla spalla di Barbossa gridare e guardare nella sua direzione. Anche il capitano fece altrettanto, ma non prestò molta attenzione al richiamo dell'animale.
"Dubito che una donna londinese si imbarchi per raggiungere questo posto maledetto" riprese Gibbs.
"Forse avete ragione" sorrise bieco Barbossa "Ad ogni modo non sono venuto qui per parlare dei marmocchi dei Turner, ma per darvi un messaggio importante da riferire al vostro capitano, perciò, se non vi dispiace convocarlo"
"Il capitano non è a bordo al momento" lo informò Gibbs "Ma provvederò a riferire il tutto non appena sarà stato reimbarcato"
"Già, ricordo la vostra strana usanza. Un capitano ai Caraibi, un altro lengo le rotte mercantili"
"E' necessario se si vuole che i farfalloni inglesi credano alla storia delle navi omonime"
"La cosiddetta genialità di Jack" commentò ironico Barbossa "Ad ogni modo ditegli che, in quanto Pirata Nobile, secondo il Codice è suo dovere andare in soccorso degli altri Pirati Nobili nell'eventualità in cui questi siano in pericolo o prigionieri, come, guarda caso, è. Siccome non è grazie a lui se adesso sono qui a parlarvi, vi prego, esortatelo ad onorare la chiamata come ventincinque anni fa fecero gli altri, o potremmo dire addio alla nostra nobile professione"
"Mi duole informarvi che Jack, al momento, ha altro per la testa" ribattè Gibbs, ma dall'espressione di Barbossa capì che questi non ammetteva repliche "Ad ogni modo riferirò, come mi avete chiesto"
"Molto bene" sorrise il pirata soddisfatto "Ora andrò alla ricerca dell'Olandese, nel tentativo di portare Will Turner dalla nostra parte"
Morgan si fece nuovamente attenta.
"Turner ha scelto di non prendere alcuna parte venticinque anni fa"
"Sì, lo so, ma penso di avere la leva giusta per smuoverlo" ghignò Barbossa, incuriosendo sia Morgan sia Gibbs. Barbossa non resistette alla tentazione di stuzzicare ulteriormente il suo interlocutore e continuò "Avete presente l'aiuto propizio di cui vi ho parlato poco fa?"
Gibbs sembrò non capire più di prima, ma la mente di Morgan associò quell'affermazione all'ultima lettera che suo fratello le aveva spedito. Era stato Jack a liberare Barbossa! E, da come il pirata si atteggiava, doveva averlo fatto prigioniero subito dopo per poter così ricattare suo padre. In men che non si dica Morgan prese la sua decisione e si avviò verso la finestra. Le doleva lasciare Gibbs e la sua ciurma senza dire niente, ma si era imbarcata per salvare suo padre e suo fratello e ora le si era presentata l'occasione giusta.
"Beh" continuò il capitano, rinunciando a far capire a Gibbs a cosa alludesse "Diciamo che potrebbe rivelarsi ulteriormente utile"
"Spero, allora, che riusciate nel vostro intento" concluse Gibbs, ignaro di ciò che stava succedendo all'interno della cabina "Avere l'Olandese dalla nostra parte sarà sicuramente d'aiuto"
"Esattamente" annuì Barbossa "Ricordatevi del messaggio per il vostro capitano e aggiungete che spero di rivederlo presto...ma non troppo. Ora, se permettete, tornerò alla mia nave, più tempo spreco a parlare con voi, più la Marina si avvicina"
"Non vi trattengo oltre, capitano" ribattè in pieno accordo e notevolmente sollevato Gibbs.
Barbossa si sfiorò nuovamente la tesa del cappello in segno di saluto e ridiscese fino alla scialuppa. Una volta che la barcaccia fu abbastanza lontana, Gibbs si concesse un sospiro di sollievo e andò verso il castello di poppa.
"Esci pure, Pivello!" gridò da dietro la porta "Pericolo scampato"
Quando si accorse che nulla si muoveva all'interno della cabina, vi entrò di persona, per scoprire con amarezza la finestrella di babordo spalancata. fare uno più uno non gli costò molta fatica.
"Diavolo di una Turner!" imprecò, arrivando alla finestra giusto in tempo per vedere la scialuppa che veniva issata fino all'altezza della balaustra della Perla.
"Perchè in quella famiglia devono essere così avventati?!?" domandò al nulla, per poi uscire sul ponte e riprendere ad impartire ordini a gran voce. Urgeva come non mai andare a prendere capitan Jack.







Scusate per l'attesa, ma tra lo studio e la mancanza di ispirazione i tempi si sono fatti più lunghi del previsto...ad ogni modo, vi presento il capitolo 5  e vi auguro buona lettura, sperando che il salto temporale non vi dia troppo fastidio, ma è stato necessario ad evitare la monotonia che altrimenti avrebbe contraddistinto la storia :)
Ringrazio quindi:
-stellysisley: sono contenta che ti sia piaciuto il precedente capitolo, spero di aver replicato con questo :) grazie a presto!
-_Vega: che bello vedere che hai aggiunto la storia tra le preferite, lo considero un onore, nella speranza che questo cap non ti faccia cambiare idea :) grazie del commento, a presto"
-Rebecca Lupin: mi ha fatto piacere vedere che ti è piaciuto il cap precedente, grazie del commento!
e ringrazio anche chi segue, preferisce e solo legge questa storia :)
A presto!

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Capitolo 6
*** Occhio alla scimmia ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Occhio alla scimmia

Non fu facile per Morgan restare in silenzio e immobile nonostante tutti gli sballottamenti a cui fu sottoposta la scialuppa durante il ritorno alla Perla. Ebbe meno difficoltà a calarsi giù dalla finestra, lungo il fianco della poppa, e a nascondersi sotto un telo in coda alla barcaccia, facilitata dal fatto che i due marinai lasciati da Barbossa a guardia tutto facevano, meno che guardare.
"Quindi, secondo te, è impossibile che questa Persefone sia la stessa che commercia con l'Inghilterra per il solo fatto che non ha lo stesso capitano" stava dicendo il più robusto dei due al compagno, visibilmente interdetto, il quale dovette riflettere qualche secondo prima di rispondere con un semi-risoluto "No", mentre Morgan scivolava silenziosamente sotto il telo.
I due andarono avanti con le loro assurde congetture fino a quando Barbossa non tornò sulla scialuppa e li zittì con un perentorio ordine. Dopo un iniziale trambusto la barca iniziò a muoversi e in breve raggiunsero la Perla Nera. Il capitano risalì a bordo arrampicandosi lungo una scaletta sul fianco della nave, mentre i due marinai armeggiarono con delle carrucole per issare la scialuppa. Non fu una risalita tranquilla e Morgan prese colpi a destra e a manca, ma dovette mordersi più volte la lingua per evitare di lamentarsi ed essere quindi scoperta.
A quel punto Morgan restò in paziente attesa nel suo nascondiglio, mentre la nave riprese la navigazione e la ciurma si impegnò nelle sue normali attività. Gli ordini venivano, però, impartiti da una voce diversa da quella di Barbossa, cosa che fece supporre alla ragazza che il capitano si fosse ritirato nella sua cabina.
Le ore sembrarono non passare mai, dopo poco i muscoli iniziarono dolerle e gli arti ad addormentarsi. Accolse con gioia il silenzioche calò con l'arrivo della sera. Quando anche l'eco degli ultimi passi cessò, Morgan si azzardò a sbirciare fuori dal telo. Il ponte era apparentemente deserto, il vecchio uomo al timone sonnecchiava appoggiato alla ruota, così come il pappagallo azzurro sulla sua spalla.
Sempre guardinga, Morgan si scostò il telo di dosso e passò dalla scialuppa al ponte della nave, aiutata dai numerosi cigolii prodotti dalla nave stessa che coprirono quelli causati dai suoi movimenti. Rimise a posto il telo e iniziò ad esplorare con lo sguardo la nave, in parte aiutata dalle sporadiche lampade a olio appese qua e là.
Pochi uomini si trovavano in quel momento sul ponte, tutti ubriachi o quasi e senza alcun valido motivo per accorgersi di lei, tanto meno riconoscere il suo volto. In mezzo al ponte si apriva una grossa grata che permetteva l'accesso alla stiva. Morgan suppose che, qualche ponte più in basso, ci fossero le prigioni, il primo posto in cui le era venuto in mente di cercare suo fratello. A giudicare da ciò che le aveva raccontato Gibbs, però, Barbossa era tipo da trattare in modo privilegiato chiunque gli venisse utile, a meno che questi non si fosse rivelato poco disponibile a stare alle sue condizioni. Non avrebbe saputo dire quale delle due situazioni fosse migliore.
Morgan buttò un'ultima occhiata al timoniere, ora profondamente addormentato, quindi andò verso la grata e la sollevò, poggiandola poi a terra il più silenziosamente possibile. Prima che qualcuno potesse accorgersi di lei, la ragazza discese velocemente la breve scala di legno, nascondendosi poi all'ombra dietro di essa. Il puzzo di quell'ambiente la colpì con una porta in faccia e fece salire a Morgan un conato di vomito che difficilmente riuscì a reprimere. Scoprì con disappunto che l'odore sgradevole proveniva dai membri dell'equipaggio, profondamente addormentati sulle numerose amache che arredavano il primo ponte sottocoperta.
Muovendosi con circospezione, Morgan tornò alla scala e scese al livello sottostante, usato come magazzino per cibo, polvere da sparo e pezzi di ricambio per la nave. La ragazza proseguì fino all'ultimo livello, dove finalmente trovò le celle. L'ambiente, umido per la vicinanza al livello del mare e le frequenti infiltrazioni, era impregnato di un odore di cadavere di gran lunga peggiore rispetto a quello emanato dalla ciurma e che la obbligò a portarsi una mano al volto per coprirsi il naso.
Aguzzando la vista nel tentativo di vedere nonostante il buio, Morgan iniziò a procedere lungo le due file di celle mezze allagate e ammuffite, nonchè apparentemente vuote, finchè non andò letteralmente a sbattere contro l'ultima cella in fondo, completamente inghiottita dall'oscurità e impossibile da individuare. Istintivamente Morgan trattenne il respiro e si mise in ascolto, ma, non appena l'eco del clangore metallico cessò, tornò il silenzio. La ragazza allora si rilassò, nel frattempo i suoi occhi si erano abituati al buio e riuscirono a distinguere una forma all'interno della cella davanti a lei, che in più le sembrò si fosse mossa. Che fosse Jack? Morgan avvicinò il viso alle sbarre di ferro per vedere meglio, ma subito qualcosa le balzò contro da dentro la cella gridando e facendo scappare un urlo anche alla ragazza, che istintivamente indietreggiò per allontanarsi dalla scimmia aggrappata alla grata. Con la schiena andò però ad urtare contro qualcosa, o meglio, qualcuno, che immediatamente la prese per una spalla e la voltò. Subito fu faccia a faccia con Barbossa.
"Cercavate qualcosa, marinaio?" le domandò il capitano arcigno, puntando i suoi occhi giallognoli sulla ragazza.
Sotto quello sguardo maligno e indagatore, a Morgan morirono le parole in bocca. Barbossa contorse il volto in un'espressione impaziente.
"Allora?" incalzò poi, mentre la mano libera scivolava sul calcio della pistola.
"Io...io" iniziò titubante Morgan, impossibilitata a staccare gli occhi da quelli del capitano "...cercavo proprio voi" disse infine, tentando di ostentare la maggior sicurezza possibile.
"Ma davvero? Qui nelle prigioni?" indagò ulteriormente Barbossa, a metà fra lo sorpreso e il furibondo.
"Sì, ecco...ho esplorato ad uno ad uno gli altri ponti, ma non vi ho trovato, capitano" si giustificò Morgan.
"E non avete pensato a cercarmi nei miei alloggi?"
"Veramente...no, signore"
"E nemmeno a chiedere a qualcuno della ciurma, quindi"
"No, signore"
"Beh, in questo caso, le opzioni sono due: o la vostra stupidaggine raggiunge limiti inimmaginabili, oppure mi avete raccontato un sacco di frottole e i motivi della vostra presenza qui sono ben altri. E, chissà perchè, propendo per la seconda"
"Ma, se la prima fosse quella vera, allora la seconda la si potrebbe escludere con assoluta certezza, non trovate?" ribatt Morgan con forse troppa risolutezza. Barbossa la squadrò con occhi socchiusi per qualche istante, prima di domandarle "Come vi chiamate, ragazzo?"
Ragazzo? Quindi nemmeno lui si era accorto che fosse una ragazza, probabilmente anche a causa del buio, pensò Morgan. La ragazza fu presa, comunque, alla sprovvista. Sulla Persefone non aveva mai avuto bisogno di inventarsi un nome, per tutti era sempre stata il Pivello. Cercò di elaborarne uno il più velocemente possibile.
"Ben...Parker" disse alla fine di pochi ma estenuanti secondi di attesa.
"E, di grazia, perchè mi stavate cercando, mastro Parhker?" chiese ancora il capitano.
"Per presentarmi ed evitare spiacevoli inconvenienti, come appunto questo"
"Ma, di preciso, quando siete salito sulla mia nave?"
"Ero imbarcato come mozzo sulla Persefone, ma il mio più grande sogno era far parte della vostra ciurma, capitano" spiegò ossequiosa Morgan "Così mi sono nascosto sulla vostra scialuppa e ho atteso che la nave ripartisse. Solo che mi sono addormentato e al mio risveglio era già sera e i marinai disponibili...beh, non erano proprio disponibili. Allora sono venuto a cercare direttamente voi"
"Quindi volete entrare a far parte della mia ciurma"
"Esatto, signore"
Barbossa emise un suono gutturale a tratti simile ad una risata.
"Sì, devo ammettere che avete ragione, mastro Parker, siete molto stupido"
Morgan sorrise mestamente, poi il pirata coninuò.
"Fortunatamente per voi, oggi sono molto più misericordioso del solito. Vi prenderò nel mio equipaggio, ma non avrete favoritismi. Inizierete come mozzo e solo se e quando vi sarete distinto passerete di grado. Vi auguro una buona e il più possibile duratura permanenza a bordo della Perla Nera, mastro Parker"
Detto questo, Barbossa girò sui tacchi e tornò verso le scale che portavano in coperta, seguito a ruota dalla sua fedele scimmia, che fece nuovamente sobbalzare Morgan. Le venne spontaneo pensare con malinconia al suo mese di soggiorno sulla Persefone. Si immaginò Gibbs che la rimproverava per la sua avventatezza, cosa che stava facendo anche lei in quel preciso momento. Ma il bisogno di salvare Jack era stato troppo impellente per poterlo ignorare e l'occasione troppo ghiotta e a portata di mano. Ripensando a suo fratello, le tornò in mente la figura che aveva intravisto nella cella, ma non fece in tempo a voltarsi che il perentorio richiamo del capitano la obbligò a ritornare sui suoi passi.
"Sul ponte, mozzo! Solo perchè sei un poppante non ti è permesso oziare!"
"Jack, mi devi un enorme favore" mormorò fra sè mentre ritornava in coperta, dove un basso pirata dai radi capelli lunghi le porse con ironica gentilezza secchio e spazzolone.
"Il capitano ha detto che ci si vuole specchiare" precisò poi.
Morgan lo riconobbe come l'uomo che aveva preso il comando una volta che la nave era risalpata.
La ragazza si mise subito al lavoro, doveva finire prima dell'alba, in modo da non avere nessuno tra i piedi.
"Olio di gomito" gracchiò il pappagallo del timoniere, che la osservava appollaiato, stavolta, sulla balaustra di tribordo. Morgan sbuffò.
"Ci manca solo che anche la scimmia mi dia ordini"
In tutta risposta, l'animale raggiunse prontamente il pappagallo e le gridò contro, quasi a prenderla in giro. Morgan rivolse ai due animali un sorriso amaramente divertito, quindi riprese il suo lavoro, accompagnata dal leggero sciabordio del mare contro i fianchi della nave, sotto l'occhio vigile delle due bestiole.

Il giorno dopo la visita di Barbossa, la Persefone giunse in vista di un'isoletta non lontana dalla costa della Florida. La zona raramente veniva battuta dalle rotte commerciali a causa del basso fondale attorno al pezzo di terra, ma per la nave di Gibbs era tappa obbligata. Il capitano, riprese le vesti di primo ufficiale una volta entrati nel Mar dei Caraibi, ordinò di mollare gli ormeggi e preparare la scialuppa con i migliori rematori a bordo. Lui stesso li raggiunse poco dopo e, sotto la calura del tardo mattino, iniziarono a vogare verso terra. Pian piano i contorni dell'atollo si fecero sempre più nitidi, i folti palmeti si delinearono all'orizzonte, infine una figura più scura della sabbia e in movimento venne avvistata da Gibbs, il quale non potè non riconoscere la traballante camminata del suo capitano.
Appena ebbe avvistato la barca in avvicinamento, Jack Sparrow si portò una mano alla fronte per schermarsi dal sole e insieme socchiuse gli occhi per vedere meglio chi vi fosse a bordo.
"Ah, era ora!" si lamentò dopo aver riconosciuto il suo primo ufficiale, quindi bevve una generosa golata di rhum e andò a recuperare i suoi effetti, abbandonati ordinatamente su una foglia di palma per evitare che si imbrattassero di sabbia. Nel mentre che si preparò, la scialuppa raggiunse la riva e Gibbs lo salutò cordialmente.
"Ben ritrovato, capitano!"
"Ritrovato, sì, ma ci avete messo più del solito a trovarmi" fece notare Jack con disappunto "Sapete spiegarmente il motivo, signor Gibbs?"
"Naturalmente, Jack" rispose risoluto il primo ufficiale.
Il capitano restò in attesa, incalzando con lo sguardo Gibbs ad andare avanti.
"Oh, vuoi saperlo ora ora"
"Come siete perspicace. Sì, appunto, perciò parla, e sii sintetico"
"Barbossa è salito a bordo, voleva parlare con voi e, poichè non c'eravate, ha riferito a me cosicchè potessi riferire a voi"
"Riferite, allora"
"Vuole che soccorriate i Pirati Nobili presi in ostaggio da Charles, come comanda il Codice"
"E meno male che era il primo a dire che era solo una traccia" commentò amaramente Jack, per poi riattaccarsi brevemente alla bottiglia prima di continuare "In ogni caso, come ben sapete, ho un'altra impellente urgenza che sono, ahimè, costretto a risolvere e anche velocemente, e nonostante i miei debiti con la fratellanza siano stati ripagati anni orsono, non posso onorare la chiamata"
"L'avevo avvertito di questo, ma sembrava anch'egli di gran fretta, anche se ciò non gli ha impedito di ritardare noi"
"Di gran fretta, dici?" indagò Jack, interessato.
"A quanto diceva era evaso da poco da Port Royal, grazie ad un aiuto propizio, e la Marina era alle sue calcagna. Inoltre aveva intenzione di trovare l'Olandese Volante"
"C'è un solo modo per trovare l'Olandese e l'ha già sperimentato, se ben ricordo" constatò il capitano, facendo un rapido segno della croce con due dita.
"Già, ma a quanto pare ultimamente capitan Turner fa qualche capatina tra i vivi" spiegò allora Gibbs.
"Tipico di Turner fare cose stupide"
"Tipico dei Turner" precisò il vecchio pirata, incuriosendo ulteriormente Jack.
"I Turner?"
Gibbs annuì mestamente "La piccola Morgan era imbarcata sulla Persefone fino a ieri. Deve aver sentito tutta la conversazione tra me e Barbossa e in base ad essa ha deciso di imbarcarsi come clandestina sulla Perla Nera"
"Morgan è qui ai Caraibi? Dopo tutta la fatica che abbiamo fatto per metterla al sicuro?" domandò Jack con disappunto.
"E' venuta a conoscenza di tutto quanto, specie del fatto che il padre e il fratello fossero in pericolo"
"Ho inquadrato il soggetto e ho compreso le vostre allusioni, mastro Gibbs, ma uno senza l'altro fanno ben poco" fece notare il capitano, soddisfatto della sua arguzia nonostante le grandi dosi di alcol ingerite, ma il volto poco entusiasta del primo ufficiale lo fecero rabbuiare.
"Ho ragione di temere, capitano" iniziò Gibbs soppesando le parole "che anche il giovane Jack sia prigioniero a bordo della Perla"
"Ergo avete un disperato bisogno di me, nevvero?" ghignò Jack Sparrow, già diretto alla scialuppa con la sua fedele bussola in mano. L'ago puntò dritto verso sud-ovest.
"Verso Tortuga" mormorò fra sè soddisfatto "Verso le scorte di rhum"








Stavolta non vi ho fatto aspettare tanto, sono stata brava, vero?? ^^
Ecco che entra in scena il nostro Jack, spero di averlo reso al meglio delle mie possiblità, è un personaggio talmente unico che solo chi l'ha creato sarebbe in grado di riprodurlo fedelmente. Sappiate, comunque, che ho fatto del mio meglio :)
Passando ai ringraziamenti:
-stellysisley: già, tutta sua madre e suo padre la nostra Morgan, ed ecco a te Jack! Ti auguro una buona lettura, grazie e a presto!
-Rebecca Lupin: diciamo che non ci hanno messo molto, soprattutto grazie alla scimmia ;) grazie del commento, spero che il nuovo cap ti piaccia!
Grazie anche, ovviamente, ha chi ha solo letto, a chi segue la storia e a chi l'ha messa tra le preferite :)
A presto!

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Capitolo 7
*** Dal 'Guercio'... ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Dal "Guercio"...

Da quando aveva deciso di imbarcarsi, a Londra, Morgan aveva subito ogni sorta di sveglia mattutina, dal ribaltamento dell'amaca all'urlo nell'orecchio al topo sotto le coperte. Ma la Perla Nera, anche sotto quel punto di vista, non era la Persefone e la sveglia che Pintel le diede dalla prima mattina fu la peggiore che avesse mai provato.
"La prossima volta impari a buttare l'acqua sporca in mare quando finisci il lavoro" le aveva detto, dopo averle gettato addosso la secchiata di lerciume che aveva ottenuto dopo l'accurata pulizia del ponte. Dallo spavento Morgan era caduta dal mucchio di cime su cui si era addormentata, per rialzarsi completamente bagnata e sporcadi residui di pece. Pintel aveva sghignazzato sotto i baffi, insieme al suo amico allampanato e dall'occhio di legno, ma erano stati subito richiamati all'ordine da Barbossa.
Morgan, intenta ad osservarsi con disgusto e a pulirsi alla bell'e meglio, non si era poi accorta che il capitano aveva rivolto l'attenzione verso di lei finchè il silenzio calato intorno non l'aveva incuriosita. Alzato lo sguardo, aveva visto Barbossa scrutarla con gli occhi ridotti a due misere fessure. Temette per un attimo che il capitano avesse scoperto la sua vera identità sessuale, ma potè tirare un sospiro di sollievo quando, invece, le ordinò con noncuranza mista a disgusto di ripulire tutto. Pensò che doveva essere in condizioni davvero pessime se nessuno si era ancora accorto che era una ragazza. Si sentiva i capelli stopposi, non vedeva un bagno da parecchie settimane,  probabilmente il suo odore non era molto diverso da quello dei suoi colleghi pirati. Inoltre non riusciva a capire se la sua carnagione, che era sempre stata chiara, si fosse scurita per l'esposizione al sole o per la sporcizia.
Nonostante le sere successie si fosse sempre ricordata di buttare l'acqua sporca a mare, in qualche modo Pintel riuscì tutte le mattine a trovare un secchio pieno da rovesciarle addosso al momento della sveglia. Morgan non osò mai immaginare cosa sarebbe potuto succederle se avesse dormito sotto coperta col resto della ciurma e si ripromise di non metterci mai piede finchè nessuno le avesse fatto problemi riguardo il suo giaciglio di cordame.
Quella mattina, dopo la solita sveglia, mentre si ripuliva il viso con la manica ormai marrone della camicia, Morgan volse lo sguardo all'orizzonte, fino al giorno prima lineare e appena visibile tanto il cielo era blu e limpido, e vide una sottile linea di terra incresparlo. Era la prima volta da quando era partita da Londra e il suo cuore mancò un battito dall'emozione. Finalmente era arrivata ai Caraibi.
"Terra in vista!" gracchiò il pappagallo azzurro del vecchio timoniere Cotton, nonchè sua voce, visto che il marinaio aveva la lingua mozzata.
La scimmia di Barbossa, che, ironia della sorte, si chiamava Jack, balzò sulla sua spalla subito dopo, ma Morgan non si scompose, abituata com'era alla sua presenza. Barbossa gliel'aveva messa alle calcagna sin dal primo giorno, probabilmente per controllare le sue mosse, insospettito dalla sua presenza nelle celle la notte del suo arruolamento. Per Morgan era stato, così, impossibile avvicinarsi anche solo alla grata che portava sotto coperta. Suo fratello poteva essere a pochi metri da lei, eppure non poteva scoprirlo.
La linea increspata all'orizzonte divenne sempre più nitida e ben presto Barbossa iniziò a sbraitare ordini a destra e a manca. Morgan si ritrovò così a spingere l'argano per preparare la nave all'ancoraggio.
Il pezzo informe di terra si arricchì sempre più di nuovi particolari e in breve una disordinata città portuale si delineò sotto gli occhi di Morgan, che chiese al pirata davanti a lei come si chiamasse.
"Quella è Tortuga, mastro Parker" le rispose il marinaio tra una spinta e l'altra "L'unica città abitata da soli bucanieri di tutti i Caraibi. Troveremo cibo, acqua e ogni genere di sollazzo a noi più congeniale. Se è la tua prima volta, vedrai che sarà indimenticabile, un sacco di donnine faranno la coda per renderti un vero uomo. Ahahaha!"
Morgan tirò le labbra in un sorriso forzato a quella battuta. Nonostante non fosse la prima che sentiva, ne rimase comunque un po' turbata, forse a causa della sempre maggior vicinanza delle donnine a cui alludeva il marinaio.
Terminate le manovre di entrata in porto, Barbossa scese con parte della ciurma per fare rifornimento, lasciando a Pintel il comando della Perla. Questi non si lasciò sfuggire l'occasione per tartassare Morgan, che fu costretta a riordinare il ponte da cima a fondo, sotto il sole cocente di mezzogiorno e i vispi occhi di Jack, rimasto fedelmente a sorvegliarla.
"Forza con quella pialla!" le sbraitò contro per l'ennesima volta Pintel, mentre la osservava dall'alto del castello di poppa "Non vorrai che il capitano si punga con una scheggia quando si appoggia alla balaustra"
"Vorrei che succedesse a qualcun altro, però" mormorò Morgan e Jack rispose con un verso che le sembrò di approvazione.
"Ah, allora anche a te non va molto a genio" sorrise lei.
Jack prese allora a mordicchiare una pallina di legno che Morgan riconobbe come l'occhio di Ragetti, sparito sotto coperta ore addietro alla sua ricerca. La ragazza emise una breve e divertita risata, subito repressa dal rimprovero di Pintel.
Alla piallatura della balaustra seguirono il rammendo delle vele, che costò a Morgan non pochi buchi sulle dita, e il riordino delle cime, tutte aggrovigliate e annodate fra loro ai vari angoli della nave.
Era quasi il tramonto quando Barbossa e il resto dell'equipaggio fecero ritorno alla nave, in modo da dare a chi era rimasto a bordo la possibilità di scendere in città. Non appena Morgan mise piede sulla passerella, però, Pintel la fermò prendendola per un braccio.
"Dove credi di andare, mozzo?" le domandò arcigno, ma Barbossa accorse subito a smentirlo.
"Lascialo andare" disse laconico alle spalle del primo ufficiale, che lasciò allora riluttante la presa su Morgan. Questa scese rapidamente lungo la passerella per mettere la maggior distanza possibile tra lei e Pintel e non potè così sentire la motivazione del comportamento di Barbossa. "Se va bene, è la volta buona che riusciamo a liberarcene senza sporcarci le mani. Non mi piaceva il modo in cui andava a ficcare il naso in giro"

In un batter d'occhio, Morgan si ritrovò a camminare per la via principale di Tortuga, ancora insonnolita e priva del solito movimento, anche se qualche vecchio marinaio aveva già superato la soglia di tolleranza all'alcol.
"Ehi, bel giovanotto!" la chiamò con civetteria una prostituta appoggiata allo stipite della porta di un bordello, il volto coperto da un trucco pesante e colato e una vertiginosa scollatura ad evidenziare il seno prosperoso "Vuoi che diamo una lucidata al manico della tua postola?"
Morgan ringraziò di avere la faccia sporca che nascose il colore paonazzo del sui volto a quell'invito. Accelerò il passo e proseguì a occhi bassi, finchè non andò a scontrare contro qualcuno.
"Scusatemi!" si affrettò a dire "Non vi avevo visto".
Alzato lo sguardo, però, riconobbe il marinaio che le aveva spiegato di Tortuga sulla nave. Dall'alitata che le arrivò in viso quando rispose dedusse che fosse già completamente sbronzo.
"Aaaah! Mastro Parker!" biascicò entusiasta l'uomo, avvinghiando Morgan con un braccio attorno al collo per non cadere "State cercando la vostra prima donnina?"
"No, io...stavo solo guardando" ribattè lei mentre cercava di divincolarsi.
Il marinaio la osservò qualche istante con una buffa espressione accigliata che poi si distese in un sorriso.
"Ho capito qual è il vostro problema!" esclamò entusiasta "Siete senza un doblone, scommetto"
"Beh, sì in effetti ". La piega che aveva preso la conversazione piacque molto a Morgan, che pensò di sfruttarla a suo vantaggio "E quella signorina laggiù...insomma, ci siamo capiti"
"Per-fet-ta-men-te" scandì il marinaio, quindi si infilò la mano in tasca e ne estrasse una generosa manciata di monete d'oro. Questi sorrise furbescamente allo sguardo meravigliato di Morgan "Stavolta è girata bene ai dadi. Prendili tutti, un giorno me li restituirai. Li presto volentieri ad un giovane pirata in cerca di avventure"
Morgan sorrise e ringraziò, quindi assestò un diretto sul naso del marinaio, che subito cadde a terra privo di sensi. La ragazza gli prese dalla cinta spada e pistola e proseguì la sua visita della città, pensando intanto a cosa farne di tutti quei soldi. Il primo bisogno che ritenne necessario soddisfare fu quello di un buon bagno. Scorse a pochi passi da lei una locanda ancora apparentemente tranquilla, "Il Guercio", e pensò potesse fare al caso suo. Dentro trovò una donna nerboruta intenta a sistemare tavole e sedie nella sala principale del locale. Alzò lo sguardo non appena gli stivali di Morgan toccarono la prima asse di legno del pavimento.
"Un po' presto per il primo giro di rhum" constatò guardando accigliata la ragazza, senza smettere di mettere a posto.
"Non sono qui per bere" ribattè Morgan.
La donna socchiuse ulteriormente gli occhi e prese ad avvicinarsi circospetta a lei, che istintivamente iniziò ad arretrare. Si bloccò quando dalla bocca della donna uscì una divertita risata.
"Certo che no, sei troppo giovane, ragazza mia" disse infine.
Morgan, spiazzata, iniziò ad aprire e chiudere la bocca senza che ne uscisse alcun suono.
"Tesoro vedo pirati da tutta la vita e so riconoscere una ragazza travestita da maschio, anche se, sotto tutto quello strato di sporco e quella puzza, devo dire che con te ho fatto fatica"
"Ecco, a proposito, io...volevo prendere una stanza e se possibile farmi un bagno"
Morgan infilò le mani in tasca e ne estrasse la manciata di monete che il marinaio le aveva dato "Spero bastino"
La donna spalancò gli occhi di fronte a tutta quella manciata d'oro "Tesoro, puoi comprarti anche me con tutto quel denaro. Però ti consiglio di fare più attenzione quando mostri a qualcuno il tuo patrimonio. Potresti trovare gente molto meno onesta di me"
La locandiera si avvicinò a Morgan e prese dalle sue mani due dobloni "Questi basteranno, e posso farci rientrare la lavanderia per quegli stracci sporchi che hai addosso"
Morgan si guardò e, con un cenno del capo, dovette darle ragione. Questa le fece segno di seguirla fino al bancone e da un cassetto tirò fuori una vecchia chiave arrugginita. Rifece nuovamente il giro del tavolo e si infilò rapida in un passaggio angusto poco distante, che portava al piano superiore tramite una pericolante scaletta di legno. Si fermò davanti ad una porta e la aprì con la chiave, rivelando a Morgan una piccola stanza con una spartano letto di legno su cui era adagiato un materasso di paglia ricoperto da un lenzuolo bianco e rattoppato qua e là. Il resto del povero mobilio consisteva in una cassettiera piena di buchi di tarli, un tavolino e una sedia semi-sfondata.
"Questa è la migliore che ho e posso concedertela al massimo fino al calar del sole, a meno che tu non voglia assistee ai peggiori eccessi di lussuria della tua vita. Per il bagno arrivo tra poco, intanto svestiti, così mentre tu pulisci te io pulisco i tuoi vestiti"
"Va bene" rispose Morgan, confusa da tutta quella disponibilità. La donna fece per uscire quando lei la richiamò.
"Come vi chiamate?" domandò la ragazza con fare innocente.
"Theresa Goddman" rispose la locandiera.
"Perchè mi trattate in questo modo? Non che non lo apprezzi, intendiamoci, però mi sembra strano per una città di bucanieri"
Theresa rise piano prima di dare a Morgan la spiegazione che voleva.
"Solo perchè sei a Tortuga non vuol dire che tu debba incontrare solo pirati e delinquenti, anche se questo non toglie che tu sia stata fortunata. E ti tratto con riguardo perchè ho visto il tuo temperamento, prima con quel pirata, e mi piaci. Nonostante te la sia fatta sotto come un poppante quando ti ho smascherata, mi ricordi me"
La ragazza fece per protestare, ma alla fine si limitò ad abbassare lo sguardo imbarazzata e a sorridere mestamente. La locandiera le strizzò l'occhio e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle. Morgan iniziò allora a spogliarsi. Posò i vestiti sul tavolo e si coprì con un altro logoro lenzuolo che aveva trovato nella cassettiera. Poco dopo Theresa tornò trascinandosi dietro una tinozza di legno ricolma d'acqua in cui, constatò lei a occhio e croce, sarebbe entrata a malapena. Mentre la donna si accingeva a prenderle i vestiti per lavarli, Morgan fece per entrare in acqua, ma ritornò sui suoi passi dopo averne sfiorato la superficie con un dito.
"E' gelida!" esclamò voltandosi verso Theresa.
"Certo che lo è" ribattè la locandiera, per nulla scioccata "Questa non è una locanda di lusso, ringrazia ancora che ci sia la saponetta sul fondo.
Morgan sospirò e, dopo che Theresa se ne fu andata, prese coraggio e si immerse nella tinozza. Superato lo shock iniziale, si immerse allora con tutta la testa.
Quando uscì dalla vasca, alla piacevole sensazione di sentirsi pulita il calore causato di riflesso dal bagno freddo. Fece appena in tempo a coprirsi col lenzuolo che qualcuno entrò senza complimenti nella stanza, richiudendosi rumorosamente la porta alle spalle.
"Voi chi siete e come avete osato entrare qui?" domandò Morgan scandalizzata, riprendendo per un momento il fare dell'aspirante lady britannica, alla schiena dell'uomo appena entrato. Questi si girò sorpreso e, quando la vide, strabuzzò gli occhi e sorrise furbescamente. Doveva avere pochi anni più di lei, pelle abbronzata di chi ha vissuto tutta la sua vita in mare, occhi e capelli castani, fisico asciutto coperto da una camicia rossa e brache di pelle nera, un paio di stivali che gli arrivavano al ginocchio.
"La porta era aperta" rispose innocente, iniziando ad allontanarsi dall'uscio.
"Beh, questo non vi dà il diritto di entrare, soprattutto se dentro c'è..."
"Una ragazzina bella, isterica e mezza nuda? A maggior ragione allora"
Morgan spalancò la bocca, allibita. "Come osate? Siete un essere spregevole, uscite immediatamente"
"Vi mentirei se vi dicessi che vorrei tanto e, ad ogni modo, non posso" il ragazzo prese a guardarla intensamente "Anzi, credo proprio che potreste aiutarmi"
Dal piano di sotto giunsero molte voci concitate che misero il giovane in allarme. "Sì, pare proprio che mi aiuterete, miss" concluse, per poi sfilarsi rapido la camicia e mettere mano alla cinta dei pantaloni.
"Cosa...che state facendo?" chiese Morgan scioccata e in preda all'isteria.
"Tranquilla, resterò solo in calzoni. Se poi vi piacerà allora possiamo completare entrambi l'opera"
La ragazza non ebbe il tempo di ribattere, perchè si ritrovò le labbra dell'intruso incollate alle sue. Questi la prese poi per la vita e si lasciò cadere di schiena sul letto, portandosi Morgan sopra, senza smettere di baciarla nonostante le sue continue proteste. Quando però lei gli conficcò le unghie nel braccio, dovette cedere.
"Sentite" disse allora il ragazzo, spazientito "Ci siete dentro, che lo vogliate o meno, perciò vedete di collaborare se non volete morire"
La afferrò quindi per la nuca bagnata e riprese a baciarla zittendo ogni eventuale protesta. La staccò da lui poco dopo.
"E qualsiasi cosa succesa, continuate a baciare"
Di nuovo con le labbra del ragazzo sulle sue, Morgan giurò che gliel'avrebbe fatta pagare. Mentre studiava la sua cruenta vendetta, la porta si aprì di nuovo e al rumore del suo tonfo contro la parete seguì quello di uno sparo. Spaventata, la ragazza si aggrappò instintivamente al suo falso amante, che la strinse di più a sè e le spalancò la bocca con veemenza. Morgan gemette, scossa da uno strano brivido, e si dimenticò completamente di tutte le sue congetture.
Chiunque fosse entrato, imprecò in modo poco fine e proseguì lungo il corridoio borbottando qualche scusa.
Il ragazzo scostò bruscamente Morgan e corse a chiudere la porta, per poi concedersi un sospiro di sollievo e tornare a guardare Morgan, ancora disorientata e in affanno. Le rivolse un sorriso sghembo.
"Complimenti, miss. Non ti facevo così passionale"
Morgan si accigliò a quelle parole "Prego?"
"Per essere solo una ragazzina isterica, baci molto bene. Ed è indubbio che ti sia piaciuto"
"Piaciuto?!?" esclamò allora lei, tornata nuovamente in sè "E' stato disgustoso e...irrispettoso. E non avete nessun diritto di darmi del tu!"
"Credevo che ormai fossimo in confidenza" ribattè il ragazzo ammiccante, mentre si rivestiva.
"Con un individuo spregevole e arrogante come voi, mai"
Il ragazzo rise, per nulla offeso "Mia cara miss, ferisce più la spada delle vostre parole. Grazie per la sentita collaborazione e alla prossima"
Presala per il mento, le schioccò un ennesimo bacio sulle labbra, poi uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle giusto in tempo perchè il già malconcio vaso da notte lanciato da Morgan andasse ad infrangersi contro.







Scuuuuuuusate il ritardo, il cap era pronto da un pezzo, dovevo solo batterlo al pc ^^
Nuovi personaggi a gògò in questa puntata, di cui uno non sparirà così facilmente, scommetto che intuite già chi possa essere ;)
Bando alle ciance, passiamo ai ringraziamenti del caso:
-Lyla91: Benvenuta cara, e grazie dei tuoi commenti, sono contenta che la storia ti abbia interessata. Spero che questo cap accresca la tua curiosità :)
-stellysisley: Direi che innumerevoli strati di sporco bastino a mascherare le fattezze femminee di Morgan, che dici? ;)  Fammi sapere cosa ne pensi di questo cap e grazie di tutto!
-Rebecca Lupin: esatto sono proprio loro, imbattibili ^^ è inoltre probabile che Jack abbia cantato qualche ninna nanna a Morgan quando era ancora in fasce e le abbia trasmesso un po' del suo cipiglio :D spero ti sia piaciuto questo cap, grazie del commento!
Grazie, come sempre, a chi segue la storia, a chi la preferisce e a chi la legge soltanto :)
Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Una pessima serata ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Una pessima serata

Richiusosi la porta alle spalle, Jed non si sorprese quando il vaso da notte andò in mille pezzi dall'altra parte.
Si passò la lingua sulle labbra, per gustare ancora una volta il sapore forte che avevano quelle di lei. Un sapore perfettamente in armonia col suo temperamento focoso. Jed si meravigliò di quanto quella ragazzina appena conosciuta lo attirasse. Non gli era mai successo di provare niente del genere, almeno non al primo bacio.
Dopo essersi ripromesso che l'avrebbe rintracciata, non appena i suoi problemi si fossero risolti, ridiscese le scale in tutta fretta, non curandosi di Theresa, intenta a stirare alcuni indumenti con un ferro caldo.
"Mi sorprende vederti ancora vivo" disse la donna per attirare la sua attenzione, senza smettere di lavorare.
Jed sorrise e si voltò verso Theresa.
"Ormai ho acquistato una certa abilità nel tirarmi fuori dai guai, dovresti saperlo, Terry"
"Può darsi, ma la prossima volta scegli un'altra locanda per tirarti fuori dai guai" lo minacciò la donna mentre piegava accuratamente l'indumento fresco di stiratura.
"Andiamo, miss Goodman!" fu la bambinesca protesta di Jed, che si appoggiò poi al tavolo con fare ammiccante "Mi conosci da tutta la vita e sono certo che le mie seppur frettolose e sporadiche visite ti fanno piacere"
Il ragazzo le pizzicò affettuosamente la guancia, non riuscendo però a strapparle il solito sorriso.
"Non quando vengono importunati i miei clienti"
"Non so di cosa parli...Ahi!"
Theresa prese Jed per un orecchio e lo avvicinò di più a sè, ignorando totalmente le proteste del ragazzo.
"Se scopro che hai torto anche solo un capello a quella ragazza, te ne faccio pentire amaramente. Ho detto al vecchio Sam che non ti ho visto entrare nè uscire, ma faccio ancora in tempo a smentirmi"
"Va bene, va bene, ho recepito il messaggio, ma adesso lasciami andare" implorò Jed, il cui orecchio era diventato sempre più rosso ad ogni parola della donna.
Theresa lo liberò e Jed si congedò rapidamente, sperando in cuor suo che quella ragazzina isterica non gli complicasse ulteriormente la vita.
La locandiera scosse la testa contrariata.
"E' proprio figlio di suo padre" sospirò infine, quindi prese la pila di abiti puliti da portare alla ragazza.
Quando, aperta la porta della stanza, scoprì i cocci del vaso da notte sulla soglia, si pentì di aver lasciato andare Jed così presto.
La ragazza era seduta sul letto sfatto, il volto contratto in un'espressione furibonda e le mani che stringevano convulsamente il lenzuolo con cui era coperta. Il viso si rilassò un po' alla vista di Theresa sulla soglia.
"Stai bene?" le chiese la donna con dolcezza.
La giovane annuì col capo.
"Cosa ti ha fatto?" indagò ancora Theresa.
"Mi ha usata per salvarsi la vita" rispose la ragazza asciutta.
"Sei a Tortuga, ragazza mia, è il minimo che ti possa capitare per essere una donna"
"E' quello che ho pensato anch'io" ribattè Morgan risoluta, alzandosi dal letto e iniziando a vestirsi "Mi sono lasciata prendere dal panico e non ho reagito da pirata quale sono, ma come se fossi ancora la vecchia Betty"
Theresa si fece più interessata al discorso.
"Ma adesso le cose cambieranno. Quando ho lasciato Londra, ho lasciato anche Miss Betty. Non c'è posto per lei qui"
"Come ti chiami, quindi?" domandò allora Theresa.
Morgan, completamente vestita e intenta a sistemarsi il cinturone in vita, rimase spiazzata da quella domanda e prese a fissare intensamente la donna. Non sapeva se fidarsi di lei, eppure si era dimostrata onesta e disponibile nei suoi riguardi, nonostante la conoscesse. Decise di provare a fidarsi e, nel caso fosse stata la scelta sbagliata, ne avrebbe affrontato le conseguenze.
"Il mio è un nome pericoloso, miss Goodman. Saperlo potrebbe mettervi in un mare di guai" la avvertì prima, ma la donna rise.
"Sono una donna che gestisce una locanda in un covo di bucanieri. Penso di saperli gestire i guai"
"Mi chiamo Morgan Elizabeth Turner"
Theresa non si scompose.
"Il tuo nome scotta, su questo ti dò ragione. Perciò ecco un consiglio prima che tu esca da qui: se non vuoi finire nelle mani sbagliare, ti conviene chiedere in prestito a Miss Betty da Londra il suo nome"
"Grazie, lo farò. Adesso, però, ho una nave da prendere"
Theresa le fece intendere a gesti che poteva andare e Morgan la ringraziò di tutto quando con un sorriso.

Dopo il calar del sole, Tortuga si era risvegliata dal torpore del tardo pomeriggio. Le locande cominciavano a riempirsi, insieme agli stomaci degli avventori, e le bottiglie a svuotarsi. Al silenzio si era sostituito un motivetto fatto di canti tra loro discordanti biascicati da chi a stento riusciva a stare in piedi, ma non perdeva mai la presa sul collo della bottiglia che aveva in mano.
Avere una pistola e una spada a portata di mano diede abbastanza sicurezza a Morgan da convincerla ad uscire dal "Guercio" per addentrarsi in quel marasma, diretta al porto. Nessuno badò a lei più di tanto, durante il tragitto, ma rimase comunque sempre in allerta, memore del piccolo tesoro che aveva in tasca.
Arrivata ai moli, notò che il numero delle navi attraccate era notevolmente aumentato e intuì che molte di esse non sarebbero salpate prima dell'indomani mattina.
Quando era scesa in tutta fretta dalla Perla, non aveva fatto caso a quale molo fosse attraccata, perciò iniziò a percorrere tutto il porto, convinta ad ogni modo che una nave come la sua sarebbe saltata subito all'occhio. Quelle ormeggiate, però, erano tutte una più anonima dell'altra. Nella mente di Morgan iniziò a farsi strada un pensiero poco confortante che trovò la sua conferma quando non rimasero più moli da controllare.
La Perla Nera era partita lasciandola a terra, sola e senza la minima idea di come arrivare a Port Royal.
Nonostante tutti i tentativi di mantenere la calma, alla fine Morgan si lasciò prendere dallo sconforto e si mise a piangere come una bambina, mandando all'aria tutti i risoluti propositi comparsi alla locanda. Vide una botte lì vicino, ma, quando ci si sedette, il legno marcio non resse il suo peso e Morgan finì con la schiena a terra. Le monete uscirono dalla tasca della sua giacca e Morgan non si meravigliò più di tanto quando, una per una, caddero in mare attraverso una fessura tra due travi. Aveva capito ormai da un pezzo la piega che aveva preso quella serata, perciò perchè sforzarsi di cambiarla?
Sola, abbandonata in un covo di pirati e senza un soldo. Erano motivi più che validi per convincerla a restare sdraiata sul molo a piangere silenziosamente, in attesa del colpo di grazia. Iniziò a pensare a tutti gli eventi che l'avevano portata lì, le lettere, la Persefone, il colloquio tra Barbossa e Gibbs, e si chiese di conseguenza cosa sarebbe successo se, invece di imbarcarsi, fosse rimasta a Londra.
Subito le venne in mente Henry e l'evidente sbandata che si era preso per lei. Quel giorno di più di un mese prima le aveva detto che sarebbe stato disposto a sposarla, ma lei lo aveva, con non poca fatica, lo aveva fatto desistere. Aveva rinunciato ad un futuro roseo accanto ad un Lord per inseguire quelli che, fino a quel momento, erano stati solo dei fantasmi, ombre indefinite che l'avevano portata, alla fine, su quel molo bagnaticcio e scomodo. Henry, invece, con tutta probabilità si stava godendo la sua vita da rampollo con accanto un'altra ragazza, forse una sua compagna della scuola di Miss Parker che lei stessa gli aveva consigliato.
Un rumore di passi sul legno la distolse dai suoi pensieri. Ecco, stava arrivando il colpo di grazia. Morgan chiuse gli occhi, non aveva senso opporsi al destino, e attese che questo si compiesse.
Un'ombra le oscurò il viso e una risata divertita le giunse alle orecchie. Due dita, poi, le scostarono una ciocca di capelli da davanti agli occhi. Sorpresa dal gesto, Morgan si decise ad aprirli e dovette reprimere un urlo di sorpresa quando vide chi le stava sopra. Ma subito ragionò che non poteva essere Henry, perchè Henry era a Londra e non a Tortuga.
"Ben svegliata!"
Peggio. Oltre a non essere Henry, era il ragazzo della locanda.
"Ti hanno lasciata a terra, piratessa?" continuò a canzonarla lui. Decisamente era il peggior colpo di grazia che potesse capitarle.
"No, sdraiarmi sui moli è la mia passione" rispose seccata Morgan.
"Come siamo permalose!"
"Dopo quello che hai fatto alla locanda, pretendevi forse inchini e riverenze?"
"E' stato solo un bacio. Perchè te la prendi tanto?"
"Solo un bacio?" scattò allora Morgan, che si rimise immediatamente in piedi "Mi hai letteralmente aggredita e hai approfittato di me"
"Ah, ho capito il problema!" esclamò il ragazzo, alzandosi "Era il tuo primo bacio"
"Cosa...sì...cioè...che c'entra questo?"
"Che ne so? Siete voi ragazze che la rendete una cosa importante. Ad ogni modo puoi vantarti di aver dato il tuo primo bacio ad un fascinoso pirata. Mi sembra un vanto non da poco"
Morgan rimase a bocca spalancata in cerca delle parole giuste per ribattere, ma il ragazzo la battè sul tempo.
"Senti, lascia perdere la storia del bacio, va bene? Ti sarai chiesta perchè sono qui, immagino"
Morgan sospirò. "Per peggiorarmi ulteriormente la giornata?"
"La tentazione è forte, ma no. Che ti sia piaciuto o meno, alla locanda mi hai salvato la pelle, quindi sono in debito con te"
La ragazza spalancò gli occhi, sorpresa da quelle parole.
"Vuoi aiutarmi?"
Il ragazzo si strinse nelle spalle.
"Ero al porto quando sei arrivata e vederti così vestita ha suscitato la mia curiosità, così ti ho seguita. Ammetto che è stato divertente vederti finire gambe all'aria, ma poi ho capito che qualcosa non andava e il mio lato cavalleresco ha avuto il sopravvento"
"Perchè? Mi conosci da neanche un'ora, cosa ci guadagni ad aiutare una spiantata come me?"
Il ragazzo sfoggiò il suo sorriso sghembo.
"Chi lo sa? Forse perchè un po' mi piaci. Inoltre, in questo modo, avremo tempo per conoscerci"
"Ma sei io non ti volessi conoscere?" azzardò Morgan "Dopo quello che mi hai fatto, dovrei starti mille miglia alla larga"
"Eppure non sei che a pochi centimetri da me. Come mai?"
"Perchè se faccio un passo indietro finisco in acqua, ecco perchè. Non montarti la testa, fascinoso pirata"
Il ragazzo rise. Doveva ammettere che la fanciulla aveva prontezza di spirito. Valeva davvero la pena conoscerla. Ad attrarlo ancora di più c'era poi quell'alone di mistero che la avvolgeva. Non appena l'aveva vista in abiti maschili, si era chiesto cosa cosa ci facesse una donna come lei tra i pirati. Il sesso femminile era poco rappresentato nella loro cerchia, forse era normale che vederne spuntare una dal nulla suscitasse curiosità. Il fatto che fosse bella e sfuggente, infine, completava l'opera.
"Allora, come pensi di aiutarmi?" gli domandò Morgan.
"Beh, per iniziare, potremmo presentarci. Io sono Jed"
"Solo Jed?" indagò Morgan.
"Precisamente"
"Io sono Morgan. Solo Morgan"
Non sapeva se fidarsi o meno di Jed, ma iniziare il loro rapporto con una bugia non avrebbe facilitato le cose. Era la sua unica ancora di salvezza e non poteva perderla.
"Piacere, solo Morgan"
Aveva anche il nome intrigante!
"Piacere, solo Jed"
"Propongo di tornare a far visita alla vecchia Terry. Davanti ad un buon boccale di birra si ragiona meglio, per quanto mi riguarda"
"Io non bevo birra"
"Ovviamente"

Il "Guercio" si era notevolmente animato durante l'assenza di Morgan, che l'aveva lasciato con giusto un paio di avventori al banco in trepidante attesa. Il chiasso dentro il locale non le impedì, però, di sentire ogni parola della strigliata che Theresa riservò a Jed, con tanto di tirata d'orecchie.
"Ti avevo avvertito che, se avessi scoperto che le avevi fatto qualcosa di male, ne avresti subito le conseguenze" stava urlando la locandiera al ragazzo, che si teneva al bancone nel tentativo di sfuggire alla sua presa.
"E' stato solo un bacio, Terry, non mi sembra il caso di chiamare il vecchio Sam" si giustificò Jed, con sguardo implorante.
"Chi è il vecchio Sam?" domandò Morgan a Terry.
"Quello che è entrato in stanza mentre ci coccolavamo, piccola...ahiahiahi!". L'ennesima tirata d'orecchi interruppe il momento ironico di Jed.
"Per tua fortuna è sbronzo e ricorda a malapena chi sei, ma ci metto poco a rinfrescargli la memoria, se non decidi di rigare dritto" lo minacciò Theresa.
"Appunto per questo sono qui con lei. Le ho offerto il mio aiuto e lei ha accettato. Smettila di tirare, fa malissimo!"
Theresa spostò lo sguardo da Jed a Morgan, che confermò tutto, quindi lasciò andare l'orecchio del ragazzo, che era diventato quasi viola.
"Bada bene che, se vengo a sapere..."
"Sì, sì, se oso anche solo sfiorarla mi farai la festa al mio ritorno" finì Jed per lei "Però se si innamora di me, non è colpa mia, d'accordo?"
"Tranquillo, non c'è pericolo" lo rassicurò Morgan.
"E posso sapere come intendi aiutarla?" chiese Theresa mentre porgeva a Jed una pinta di birra.
"Intanto evito che qualche malintenzionato le faccia del male, poi la imbarcherò su una nave e buona fortuna a tutti"
"Oh, che grande sforzo!" commentò amaramente Morgan.
"Che altro pretendi, scusa? Sono più al verde di te e ho già i miei guai. Ringrazia che mi sia interessato a te più del dovuto"
"Ad ogni modo, vedi di aiutarla per bene e di non imbarcarla sulla nave sbagliata" intervenne Theresa.
"Perchè? Una nave non vale l'altra?"
"Non sai chi sia questa ragazza?"
"So che si chiama Morgan" si voltò verso la ragazza e la fissò intensamente "Che altro dovrei sapere?"
Theresa sospirò e guardò anch'ella verso Morgan, che si strinse nelle spalle. La locandiera annuì e, dopo aver dato ordini ad uno sguattero di occuparsi momentaneamente della locanda, condusse i due ragazzi sul retro, che fungeva da magazzino per le botti di birra e rhum.
Dopo che si fu richiusa la porta alle spalle, nella stanza cadde il silenzio, con solo alcuni stralci degli schiamazzi del locale in sottofondo.
"Bene, ora siamo lontani da orecchie indiscrete. A te la parola, Morgan"
La ragazza prese un respiro profondo e si rivolse a Jed.
"Il mio nome completo è Morgan Elizabeth Turner" disse semplicemente e, dal cambio d'espressione sul volto di Jed, capì che era più che sufficiente.
Il ragazzo prese a guardarla con occhi spalancati per la sorpresa mentre pensava che, a volte, il destino gioca davvero strani scherzi.
"Capisci perchè non può salire su una qualsiasi nave?" intervenne Theresa.
"Perfettamente" rispose Jed serio.
"E capisci anche che potrebbe rivelarsi un compito fuori dalla tua portata"
Jed sorrise, senza smettere di guardare Morgan.
"Ho preso un impegno e lo porterò a termine" disse alla fine, risoluto.
"Grazie" sorrise di rimando Morgan.
"Allora buona fortuna, ragazzi miei. Io ho una locanda da gestire, quindi, se volete scusarmi".
Theresa si congedò per tornare al bancone in aiuto del povero sguattero inesperto, consapevole che i due giovani nell'altra stanza erano sulla buona strada per cacciarsi nel pasticcio più grande della storia.
Dal canto suo, dopo aver scoperto la vera identità di Morgan, Jed la vedeva sotto una luce totalmente diversa. Nonostante sapesse che, aiutandola, sarebbe inesorabilmente finito tra le grinfie del suo peggior nemico, aveva comunque deciso di correre il rischio e approfittare dell'occasione per farsi un nome e una fama. Sapeva, inoltre, che se anche avesse rifiutato, prima o poi l'avrebbe reincontrata sul suo cammino. Praticamente era il suo destino.
Morgan stava per ritornare alla locanda quando Jed le disse "Sapevo che c'era molto più che una ragazzina isterica in te".
"Fai sempre in tempo a ritornare sui tuoi passi" ribattè lei.
"Non mi credi all'altezza della situazione?"
"Potrebbe finire molto male"
"Per me finisce sempre molto male, perciò sono pronto. Adesso, però, ho una birra da scolarmi, se non ti dispiace"






Cavolo, quasi un mese che non aggiorno...chiedo umilmente perdono!!
Ecco svelato il nome del misterioso ragazzo del bacio facile. Non sono molto soddisfatta di questo pezzo, non riesco mai a metterlo giù come vorrei o come mi viene in mente nei momenti in cui, ovviamente, non ho carta e penna sotto mano. Spero vi piaccia lo stesso, altrimenti liberissimi di dire il contrario, non mi offendo :)
Ora i ringraziamenti di rito:
-_Sara_: grazie di tutto e benvenuta tra le lettrici :) sono contenta e onorata che tu abbia scelto la mia storia tra le tante del fandom, spero di non deludere le tue aspettative :) buona lettura!!
-Rebecca Lupin: Sì, è vero, Jed ha qualcosa del vecchio Jack...chissà ;P spero che questo capitolo ti sia piaciuto, grazie del commento!
-Lyla91: ecco a te, un po' in ritardo, il nuovo capitolo, spero che soddisfi almeno un po' la tua curiosità :) buona lettura a presto!
Grazie, come sempre, a chi segue la storia, a chi l'ha inserita tra i preferiti e a chi la legge soltanto.
A presto!

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Capitolo 9
*** Obblighi di famiglia ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Obblighi di famiglia

"Fammi capire" disse Jed dopo un lungo sorso dall'ennesima pinta di birra, che però non sembrava avere effetto sulla sua lucidità "Tu pensi che Barbossa tenga prigioniero tuo fratello sulla Perla, dopo che questi l'ha fatto evadere?"
"Lo so che è un po' complicato come ragionamento, però è quello che l'atteggiamento di Barbossa e soprattutto le sue parole mi hanno suggerito"
Per tutta la sera Jed e Morgan erano stati seduti ad un tavolo e in una zona appartata e relativamente tranquilla della locanda. La ragazza aveva raccontato a Jed tutto ciò che sapeva e che le era successo fino a quel giorno. Non gli aveva nascosto nulla, per premiarlo della sua disponibilità a darle una mano, cosa rara per un pirata. L'unica reazione strana che Jed aveva avuto era stata una smorfia di disappunto quando Morgan gli aveva parlato della Persefone, ma l'aveva attribuita a qualche precedente malinteso.
"E tuo fratello l'hai visto? Sulla Perla, intendo"
"No" sospirò Morgan "L'unica cosa che ho visto nelle celle della nave è stata un'ombra, ma poi è arrivato Barbossa e da allora mi è stato impossibile tornare laggiù. Mi ha sguinzagliato la sua scimmia alle calcagna"
"Però Barbossa non sapeva chi fossi" obiettò Jed.
"Mi sono spacciata per un ragazzo, Ben Parker, e lui ci ha apparentemente creduto. Ciononostante le celle erano off limits per me" spiegò ulteriormente Morgan.
"Ci vuole ben altro per ingannare il vecchio Hector" rise Jed "Non so se si sia veramente bevuto la tua storia o te l'abbia fatto solo credere, sta di fatto che ti ha lasciata a terra, Ben Parker o no, quindi qualche sospetto su di te deve avercelo avuto"
"Il che rende ancora più plausibile che Jack fosse rinchiuso in quella cella" concluse Morgan.
"Suppongo di sì". Jed bevve l'ultimo sorso della sua pinta.
Morgan riflettè un momento in silenzio e Jed, nell'attesa, fece vagare lo sguardo per il locale. Nulla di nuovo, le solite risse. Sobbalzò quando Morgan sbattè le mani sul tavolo di legno.
"Devo ritrovare la Perla" disse decisa, alzandosi in piedi.
"Ottima idea! E come pensi di fare?" le chiese Jed, senza scomporsi.
"Non lo so, ma mi inventerò qualcosa"
"Buon funerale" concluse Jed. Morgan si bloccò dopo aver mosso neanche un passo verso l'uscita della locanda, si voltò lentamente verso di lui e incrociò il suo volto divertito.
"Miss Turner, questa non è Londra e tu non sei una Lady, quindi non puoi permetterti di improvvisare"
Si alzò anch'egli dalla sedia e raggiunse Morgan dall'altra parte del tavolo.
"Quindi cosa facciamo?" domandò Morgan.
"Troviamo una nave"
"C'è solo una nave su cui posso essere al sicuro" gli fece notare.
"Guarda che non tutti i pirati sono ladri e tagliagole senza scrupoli. Troveremo qualcuno disposto ad aiutare la Fratellanza e te"
"Già, ma quel qualcuno non deve avercela con te, il che restringe enormemente il campo, se non sbaglio"
Jed rise. "Non preoccuparti per me, sei tu il pezzo da novanta da mettere al sicuro"
Morgan in un primo momento sorrise, ma quando realizzò cosa implicasse l'affermazione di Jed il sorriso scomparve dal suo volto. Non fece in tempo a ribattere che uno sparo riecheggiò nel locale e un vecchio pirata sfregiato in piedi su un tavolo si mise a gracchiare "Dov'è quel dannato Sparrow?"
Jed strattonò Morgan per un braccio e la trascinò sotto il tavolo.
"Che diavolo ti prende?" domandò contrariata, subito zittita dal ragazzo, evidentemente agitato, prima che il tavolo sopra le loro teste volasse via calciato dal vecchio pirata.
"Bene, bene, bene!" esclamò trionfante abbassando il cane della pistola e puntandola verso la fronte di Jed "Due passerottini in gabbia"

La Persefone attraccò a Tortuga che era ormai sera inoltrata e la città pullulava di vita. Gibbs e Jack scesero insieme a pochi altri marinai cui delegarono il compito di fare provviste. Gibbs, invece, seguì il suo capitano per le vie di Tortuga.
Il comportamento di Jack aveva insospettito il primo ufficiale sin da quando avevano gettato l'ancora. Jack aveva allora controllato nuovamente la bussola, il cui ago indicava sempre in direzione della città, ed era sceso a terra. Molte persone lo avevano salutato durante il cammino, chiamato a gran voce e persino minacciato, ma lui era sempre rimasto impassibile e guardingo.
"Non siamo venuti qui per il rhum, giusto Jack?" domandò infine Gibbs, dopo aver steso l'ultimo pirata che aveva attentato alla vita del suo capitano.
"Ma certo che siamo qui per il rhum" rispose Jack guardando Gibbs con superiorità "Il caso vuole che, dove c'è il rhum, ci sia anche qualcos'altro"
"Come fate ad esserne sicuro?"
"Sesto senso" lo liquidò Jack, tornando a camminare circospetto.
Gibbs attese qualche istante prima di tornare all'attacco.
"E cosa faremo una volta trovato questo qualcos'altro?"
Jack rispose scocciato "Improvviseremo come sempre, signor Gibbs. La bussola mi indica dov'è, non cosa fa, ergo non posso elaborare un piano"
Gibbs assentì col capo. Un rumore di vetri rotti attirò l'attenzione dei due gentiluomini. Un tavolo era volato fuori dalla finestra di una locanda.
"La cara Terry non sarà contenta" commentò Jack, mettendo mano per l'ennesima volta alla bussola. L'ago indicava esattamente quella finestra, da cui uscivano imprecazioni poco fini e svariati spari.
Jack fece in tempo ad alzare lo sguardo che una ragazza in abiti maschili e con una spettinata chioma di boccoli biondi uscì dalla finestra in tutta fretta.
"Miss Morgan!" esclamò Gibbs, riconoscendo la ragazza, che, a sentire il suo nome, si voltò verso i due pirati.
"Signor Gibbs!" si illuminò lei, sorpresa, ma un'altra figura sbucata dalla finestra la richiamò prima che potesse muoversi. "Morgan!"
"Jed?" fu la reazione di Jack.
"Sparrow!" esplose una voce roca dalla locanda, anticipando l'uscita del vecchio pirata dalla pistola facile.
Jed prese Morgan per un braccio e si mise a correre verso Jack e Gibbs, ma si bloccò subito una volta accortosi dei due uomini e Morgan andò a sbattergli contro.
"Che stai facendo, Jed?" domandò la ragazza, guardando alternativamente Jed e il vecchio Sam, che avanzava ricaricando la pistola. Il ragazzo era invece concentrato su Jack.
"Adesso ti faccio esplodere il cervello, ragazzo" gracchiò Sam, puntando l'arma contro Jed. La pistola saltò dalla sua mano poco dopo, a seguito di un preciso colpo partito dalla pistola di Gibbs. Il vecchio pirata dietro ai ragazzi imprecò tenendosi la mano ferita.
"Andiamo, Jed!" lo esortò Morgan, spingendolo da dietro.
"No" grugnì lui, muovendo un passo indietro.
"Vuoi farci uccidere?" domandò la ragazza, sconcertata dal suo comportamento.
"Non posso!" sbraitò lui, voltandosi verso Morgan e mostrandole il volto ai limiti della disperazione. In questo modo, però, rivolse la nuca scoperta a Jack, che subito la colpì col calcio della pistola. Sparò quindi su quella del vecchio Sam, allontanandola da lui.
"Non stasera, amico" gli disse il capitano con un mezzo sorriso.
Gibbs e Morgan avevano, nel frattempo, sollevato il corpo inerme di Jed e attendevano Jack poco distanti.
Sparrow seguì con la pistola pronta il vecchio Sam, finchè questi non fu di nuovo dentro la locanda. Solo allora rinfoderò l'arma e raggiunge gli altri tre. Si tolse il tricorno con gesto teatrale e si inchinò a Morgan.
"Miss Turner"

La Persefone fu pronta a salpare nel giro di un'ora. Jed venne chiuso in una cella sottocoperta, mentre Morgan venne condotta da Gibbs nella cabina del capitano.
"Perchè avete rinchiuso Jed?" domandò subito al marinaio.
"E' una lunga storia, miss" rispose sbrigativo Gibbs.
Morgan protestò, ma l'entrata di Jack la zittì all'istante.
"Jed al momento non è un tuo problema" le disse serafico il capitano "Ma, se vuoi, dopo puoi andare a fargli visita. Sempre che sia già sveglio"
Morgan intese che non sarebbe più dovuta tornare sull'argomento.
Jack congedò Gibbs affidandogli il comando della nave, quindi rimase solo con Morgan.
"Siediti pure, mia cara" la invitò, indicando la sedia sgangherata da un lato del tavolo ricoperto di carte.
Morgan prese posto, imitata da Jack, che si sedette dal lato opposto e poggiò i piedi sul tavolo.
"Bene, Morgan, prima che tu faccia qualche altra cosa stupida come quella dell'imbarco sulla Perla, lascia che ti spieghi in cosa sei finita"
"Lo so in cosa sono finita" ribattè lei, inviperita.
"Ah, davvero? Sentiamo"
"Il commodoro Charles vuole la Fratellanza per imprigionare Calypso e me e mio fratello per trovare il cuore di nostro padre. In questo modo avrà il pieno controllo del mare e potrà debellare la minaccia dei pirati"
"Sì, in linea di massima è così" assentì Jack, stappando una bottiglia di rhum "Ma non sai come tu e il piccolo Jack servite a Charles per trovare il cuore di Will Turner...dio! Come suona male! Era meglio il cuore di Jack Sparrow"
Morgan non badò al'ultima considerazione e rispose "Jack mi ha accennato ad una chiave che Charles crede che lui possieda, ma non c'è nessuna chiave"
"Oh, sì che c'è" rivelò il capitano con un mezzo sorriso cospiratorio "O meglio, ci sono. Due chiavi: una a Jack e una a te"
"Ma io non ho niente!" protestò Morgan "Nemmeno questi abiti sono miei!"
"La chiave non è qualcosa che possiedi, ma che hai dentro di te" spiegò allora il capitano con fare solenne.
"E cos'è?"
"So molte cose, ma non tutto" rise il capitano, per poi bere un'altra golata dalla bottiglia "Ma questo dovrebbe farti capire una cosa: Charles è pronto ad uccidere te e tuo fratello per ottenere queste chiavi. E non solo lui"
Morgan, davanti a lui, si irrigidì e sbiancò.
"Perciò sii più prudente la prossima volta che decidi di arruolarti nella flotta di qualche pirata. E' stata un'ottima idea spacciarsi per un ragazzo e dare un nome farlo a Barbossa, ma il caro Hector non è uno stupido, credimi. Alla prima occasione, infatti, ti ha mollata a terra. Eheh, immagino la sua faccia quando scoprirà di essersi lasciato scappare la piccola Turner. Ad ogni modo, non siamo tutti membri della Fratellanza e molti di noi sono all'occasione corsari. Non ci penserebbero due minuti prima di portarti a Charles su un vassoio d'argento. Sono stato chiaro?"
Morgan deglutì e annuì nervosa.
"Eccellente! Ora, immagino tu voglia andare a visitare il prigioniero" cercò di indovinare Jack, indicando col capo sottocoperta.
"Sì, anche se non capisco perchè lo abbiate rinchiuso" confermò lei, un po' contrariata.
"Per l'unico motivo per cui si rinchiude qualcuno: per non farlo scappare"
Con un teatrale gesto della mano, Jack la invitò ad uscire. Morgan andò spedita verso le celle, ignorando le occhiate sorprese dei marinai, che l'avevano sempre considerata un ragazzo.
La Persefone era munita di quattro prigioni, usate soprattutto come deposito munizioni. La più larga era stata svuotata dalle casse di polvere da sparo per lasciar spazio al suo prigioniero. Jed era seduto scomposto vicino all'oblò e giocava distrattamente con un pezzo di legno.
"Ehi" lo salutò timidamente Morgan.
Jed alzò appena gli occhi dal suo passatempo, non ritenendo la presenza di Morgan rilevante.
"Senti, mi dispiace che tu sia finito dentro" riprese lei remissiva.
"Può dispiacerti quanto vuoi, da qui non mi faranno uscire" sbottò Jed velenoso.
"Come potevo saperlo, scusa? Non mi hai detto nulla a riguardo" si giustificò Morgan, a cui il comportamento del ragazzo iniziava a dare sui nervi.
"Ti avevo detto che c'erano molte altre navi che andavano bene, ma tu no! La Persefone di qui, la Persefone di là..."
"Ci stavano sparando! Era la nostra unica possibilità di salvezza, la sola nave reperibile in cinque secondi"
"Che, caso vuole, era l'unica nave di tutti i Caraibi su cui io non potevo salire"
"Non potevi o non volevi?" insinuò Morgan, alzando i toni.
"Fa differenza? Che io non potessi o non volessi, sta di fatto che ci sono salito e sono finito qui" ribattè Jed, adeguandosi.
"Allora ti spiacerebbe spiegarmi il perchè, così che possa aiutarti?"
"Non puoi fare niente" sibilò Jed, distogliendo lo sguardo.
"Posso provarci"
"A cambiare il mio destino? A far sì che non diventi ciò che sono nato per essere? Ne dubito"
A quella sibillina rivelazione, Morgan non seppe cosa ribattere.
"Che vuoi dire?" domandò alla fine con voce tremante. Jed scosse la testa.
"Non l'hai ancora capito? Quello che è successo alla locanda non ti ha suggerito niente?"
"Il vecchio Sam cercava Jack Sparrow" tentò di indovinare lei "E pensava che tu sapessi qualcosa..."
"Cercava uno Sparrow, ma non Jack" la interruppe il ragazzo, che era tornato a guardarla. La luce della luna gli illuminava metà viso, mettendone in risalto il naso dritto, gli zigomi alti e l'ovale sottile. Tutti tratti che Morgan aveva visto poco prima.
"Jack Sparrow è tuo padre" sussurrò appena, per paura che quelle parole avessero chissà quale effetto catastrofico.
"Ed essere uno Sparrow comporta degli obblighi ben precisi" aggiunse Jed poco entusiasta.
"Come aiutare i Turner, per esempio?"
"Sì, potremmo annoverare anche questo fra gli obblighi" rise il ragazzo, per poi tornare di nuovo serio "Ma quelli a cui mi riferisco sono altri fardelli che io mi devo caricare sulle spalle solo perchè mi chiamo Sparrow di cognome"
"Quali sono questi fardelli?"
"Quelli da cui mio padre ha sempre cercato di fuggire. Obblighi verso la Fratellanza che i nostri antenati si sono sobbarcati e tramandati si dai tempi di Morgan e Bartholomew. Siamo i custodi del Codice e i guardiani del Consiglio, Pirati Nobili per diritto di discendenza. E' un onore, non fraintendermi, ma custodire il Codice vuol dire restare segregati alla Baia dei Relitti per tutto il resto della vita, come è successo a mio nonno, che non è più salito su una nave da quando ha assunto la carica. Ora che sta morendo, l'eredità passerà a me e io dovrò dire addio alla libertà che l'essere pirata comporta"
"Ma perchè passa direttamente a te e non a Jack?"
"Perchè è capitano di una nave, altrimenti per quale motivo affannarsi a rincorrere la Perla per metà della sua vita? Alla fine è stato costretto a ripiegare sulla Persefone pur di scamparla. Anche mio nonno era un capitano, ma ha scelto di diventare ugualmente custode. Io non sono capitano di nessuna nave, perciò non posso essere esonerato dal mio compito"
"Quindi, se volessi aiutarti, dovrei trovarti una nave e farti capitano" fu la conclusione a cui giunse Morgan.
"Direi che è un po' troppo per una che naviga tra i pirati da un mese"
"Un custode e una chiave. Siamo proprio una bella coppia, io e te" sospirò lei, lasciandosi cadere a terra con la schiena poggiata alle grate.
"Una chiave?" domandò Jed incuriosito, avvicinandosi alla ragazza.
Morgan gli riportò la conversazione avuta poco prima con capitan Jack.
"Perciò Charles non può fare niente senza me e mio fratello in prima persona. Se riuscisse a prenderci, non oso immaginare cosa ci farebbe"
"Non devi preoccuparti" la rassicurò Jed, che l'aveva ascoltata in silenzio "Qui sei al sicuro, Gibbs e mio padre non permetteranno che ti facciano nulla"
"A quanto ne so, il vecchio Jack è piuttosto famoso per essere un voltagabbana" gli fece notare Morgan.
"Ma tiene alla sua vecchia pellaccia più di qualsiasi altra cosa al mondo e tenere in salvo te implica salvare anche lei"
Morgan sorrise, abbastanza rincuorata dalle parole di Jed. "Speriamo che le cose restino così, allora"
Voltandosi verso Jed, lo vide con lo sguardo perso oltre il piccolo scorcio di orizzonte visibile dall'oblò. Un uccello in gabbia che agognava la libertà.
"Jed, ascolta" riprese Morgan "Forse non posso aiutarti materialmente, ma voglio dirti una cosa"
Il ragazzo si voltò verso di lei, incitandola con gli occhi ad andare avanti.
"Quando ero a Londra sono sempre stata convinta di una cosa: non sarei mai diventata una lady. Mia madre lo avrebbe voluto, se non altro per tenermi al sicuro, ma sapevo che non era il mio destino. Me lo sentivo e forte di questo sono giunta fino a qui. Perciò se anche tu provi qualcosa del genere, continua a seguire la tua strada e non arrenderti. Il tuo destino è dentro di te, non sono gli altri a deciderlo"
Jed sospirò e il suo volto si distese in un malinconico sorriso "Non sono così sicur che valga anche per me, ma ci proverò"
La stanchezza accumulata durante quell'infinita giornata iniziò a prendere il sopravvento. Morgan si stropicciò gli occhi e sbadigliò, suscitando una leggera risata in Jed.
"Va a dormire, Turner, che da oggi in poi le tue giornate andranno sempre peggio" le consigliò infatti, alzandosi dal pavimento e stiracchiandosi.
Morgan pensò al letto comodo che la attendeva nel castello di poppa e automaticamente lo paragonò alla lugubre e umida cella in cui Jed era finito, alla fine dei conti per colpa sua. Si tirò su anche lei.
"Suppongo che, nel caso riuscissi a farti uscire, scapperestida questa nave alla prima occasione" gli disse neutrale.
"Non è quello che vorresti? Fino a poco fa mi credevi uno da cui stare a chilometri di distanza" ribattè Jed provocatorio.
"E' strabiliante quante cose si possano scoprire di qualcuno nell'arco di poche ore" replicò Morgan, riuscendo a non cadere nella trappola  "Potrebbe essere che abbia cambiato idea sul tuo conto"
"D'accordo, Turner. Prova a tirarmi fuori da qui e poi si vedrà"
Morgan accettò la sfida e, augurata la buona notte a Jed, risalì fino alla sua stanza. Le ci voleva una dormita ristoratrice per poter affrontare al meglio capitan Sparrow il giorno dopo.





Pardonne moi, non riuscivo mai a trovare il tempo di completare la battitura di questo cap, pronto ormai da parecchio.
Alla fine, comunque, eccolo qui per voi, se avrete ancora voglia di leggere questa fic :) purtroppo gravosi impegni di studio mi riducono il tempo che posso dedicare a tutte le mie storie che, ribadisco, non ho ad ogni modo intenzione di abbandonare :)
Come molti avranno sicuramente intuito da molto, Jed appartiene alla nobilissima stirpe piratesca degli Sparrow, anche se non ne sembra molto entusiasta...a voi i commenti!!
Ringrazio tutti i recensori insieme, la fretta è una brutta bestia, augurandomi di essere riuscita a soddisfarli e non solo loro con questo cap. Grazia, come al solito, anche a chi segue silenziosamente la storia, a chi l'ha inserita fra i preferiti e a chi solo la legge.
A presto!

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Capitolo 10
*** Ancore e porti ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Ancore e porti

“Jedediah Teague Sparrow”
La voce melliflua e a tratti canzonatoria di Jack arrivò alle orecchie di Jed come la peggiore sveglia che avesse mai ricevuto. Dopo un mugolio di protesta, il ragazzo sputò i filuzzi di paglia che gli erano entrati in bocca durante il sonno e si stiracchiò le membra, irrigidite a causa dello scomodo giaciglio su cui aveva passato la notte. Le ossa scricchiolarono come maracas e un fastidioso mal di schiena si fece poi largo tra i suoi muscoli.
Quando, alla fine, aprì gli occhi, incontrò lo sguardo divertito del padre e gli venne voglia di risdraiarsi e rimettersi a dormire con le spalle alla cella.
“Buongiorno” lo salutò Jack senza smettere di sorridere, o meglio ghignare.
Quel sorriso furbesco gli metteva i nervi, sembrava urlasse al mondo ‘Io sono capitan Jack Sparrow e nessuno potrà mai farmela sotto il naso, specialmente tu’ e, per qualche incognito motivo, quel ‘tu’ sembrava sempre riferito a Jed. Jed che, a poco più di vent’anni, era ancora un pirata solitario. Jed che doveva scappare per evitare una prigione peggiore di quella in cui era rinchiuso. Jed che, alla fine, veniva sempre rintracciato da un destino che, teoricamente, non doveva essere suo così presto, ma lo era diventato grazie alla scaltrezza che aveva reso il padre famoso in tutti i Caraibi e fino ai Confini del Mondo. Ripensò alle parole di conforto di Morgan della sera prima. No, non sarebbe mai riuscito a scollarsi di dosso quella spada di Damocle, decisamente non era il suo caso.
“Noto con piacere che sei sempre felice di federmi, figliolo” ironizzò Jack mentre si guardava le unghie.
“Dovrei averne motivo?” ribatté Jed ostile.
“Ancora arrabbiato per quella cosuccia del Codice? Vedrai che non è poi così male”
“Se non è così male, perché non diventi tu il Custode e mi lasci vivere la mia vita?”
“Ho una nave da comandare e un’altra da recuperare” elencò allora Jack “Direi che proprio non ho tempo. Tu, invece, cos’hai da fare, Solitario Jed?”
Il modo con cui il padre pronunciò il soprannome con cui era conosciuto tra i pirati lo mandò ancora più in bestia, come a sottolineare che il suo essere solitario lo condannasse senza appello alla segregazione alla Baia, ad una vita di clausura.
“Senti, Jed” riprese Jack, stavolta in tono più serio “Mi dispiace che sia toccato a te questo compito”
“Oh, per favore” sbuffò il ragazzo, alzandosi e dando le spalle al padre “Mi sembra sia un po’ tardi per fare il padre apprensivo, non ti pare?”
“Sto parlando seriamente, Jed”
“E infatti sono solo parole” sottolineò il ragazzo, tornando ad affrontare Jack “Solo inutili parole che non cambieranno niente. Non so neanche quanto siano vere, visto che non hai mai fatto niente per aiutarmi, anzi. Mi sei corso alle calcagna ogni volta che sono scappato e mi hai riportato dal nonno al guinzaglio, per poi ripartire all’avventura. Perciò risparmiati le scuse, perché le tue azioni le smentiscono su tutta la linea”
“È necessario che ci sia un Custode del Codice e sai bene quali possono essere le conseguenze se questa tradizione non si mantiene. Io sto facendo il possibile perché ciò avvenga e tu dovresti fare altrettanto”
“Certo! Tanto quello che se ne starà ad ammuffire alla Città dei Relitti sarò io, mica tu” gli fece notare Jed “Tu continuerai a viaggiare per i mari in eterno, come sognavi sin da bambino. Una tappa ogni tanto alla Fonte della Giovinezza e poi di nuovo in pista, a scappare dalle responsabilità come tuo solito”
L’espressione sul volto di Jed si fece malinconica e Jack si accigliò.
“Dimmi, papà” riprese il ragazzo “Che tipo di padre pensi di essere stato?”
“Non sono mai stato portato per fare il genitore” sussurrò appena Jack, per poi riprendere tono “Sono un pirata, non proprio il tipo di persona adatta a mettere su famiglia”
“Però l’arrivo di un figlio tra capo e collo, alla fine, si è rivelata utile, no?” domandò Jed, velenoso.
Jack non rispose all’accusa del figlio, che scosse la testa e si allontanò dalla grata, dando le spalle al padre.
Il rumore degli ingranaggi della serratura che si muovevano e il cigolio della cella che si apriva, però, lo convinsero a guardarsi indietro. Jack stava riagganciando le chiavi alla cintola.
“Che cosa fai?” gli chiese Jed, confuso.
“Tranquillo, la tua valanga di accuse non mi ha fatto cambiare idea” rispose serafico Jack “Non sono mai stato incline ai rimorsi e ai sensi di colpa. Non portano da nessuna parte, secondo me”
“Mi stai spianando la strada per fuggire di nuovo, se non te ne sei accorto” gli fece notare Jed, ma il capitano sorrise divertito.
“Invece no, mio caro ragazzo. Su questa nave c’è l’ancora che ti terrà ormeggiato al mio porto, perciò non corro alcun rischio”
“E se ti sbagliassi?” domandò Jed, muovendo un primo passo incerto verso l’uscita.
Jack rise appena, quindi gli lasciò libero il passaggio e gli fece segno con il braccio che poteva andare.
Il ragazzo uscì dalla cella senza perdere di vista il padre un solo istante, ma Jack rimase immobile al suo posto per tutto il tempo che gli ci volle per raggiungere la scala che portava in coperta. Non le sentì nemmeno salire dietro di lui.
Stentando a credere a ciò che stava succedendo, salì i gradini a due a due fino al ponte principale e svelto uscì all’aperto, per poi bloccarsi d’improvviso.
L’ancora. Capì immediatamente a chi si era riferito Jack.
Morgan era a pochi metri da lui e, come al solito, stava protestando per qualcosa con un pirata allampanato e dall’aria viscida che continuava ad allontanarla ogni qual volta lei provasse a mettere mano alla scotta che, insieme ad altri due o tre marinai, stava cazzando.
“Una Turner in tutto e per tutto” commentò la voce di Jack alle sue spalle, ma Jed non si voltò verso di lui. Lo sentì che gli si affiancava.
“Mi ricordo di sua madre” disse con voce flebile, sentendo un nodo alla gola a quel ricordo. Elizabeth Turner, il Re della Fratellanza, era stata l’unica a dimostrargli un po’ di affetto materno durante la sua infanzia alla Baia dei Relitti. La presenza sua e del figlio Jack erano l’unica cosa in grado di rallegrargli le tetre giornate passate col nonno a leggere il Codice e a sognare una vita avventurosa come quella del padre che raramente aveva visto.
Sorrise al ricordo della donna nuovamente incinta e al pensiero che ciò quel pancione aveva dato la vita a Morgan. Poi la loro partenza e la morte di Elizabeth. Allora aveva iniziato a scappare, imbarcandosi di nascosto su una delle numerose navi che attraccavano alla Baia. A quel punto suo padre aveva iniziato ad essere presente, ma in un modo che a Jed non era mai piaciuto, specie dopo che Jack e Teague gli ebbero spiegato del Codice e del ruolo che avrebbe assunto una volta morto il nonno.
Incontrare Morgan gli aveva dato la possibilità non solo di realizzare il suo sogno di sempre, ma anche di ripagare la famiglia Turner dei pochi momenti di gioia che la sua infanzia gli aveva concesso. Non si sarebbe tirato indietro.
“La mia ancora” sospirò mentre si voltava verso Jack, che ghignava soddisfatto, come al solito “Che rotta, capitano?”

All’ennesimo rifiuto di Slim alla richiesta di farsi aiutare, Morgan sbuffò e pensò che era molto meglio quando la consideravano un ragazzo. Quando mai si erano visti dei pirati gentiluomini e con slanci di cavalleria?
“Andiamo, Slim! Voglio aiutarti!” ritentò, ma il pirata non cedette. Già era stato umiliante scoprire che chi l’aveva gabbato ai dadi era una ragazzina. Farsi anche aiutare da lei in un lavoro da uomini avrebbe compromesso la sua reputazione per sempre.
Il marinaio legò la scotta e ne ammucchiò la parte restante vicino alla paratia, quindi andò a dedicarsi ad un altro lavoro, seguito con gli occhi da una delusa Morgan.
La ragazza sospirò e prese a guardarsi intorno, smarrita. La nave che, per un mese, era stata la sua casa, tutto a un tratto le appariva estranea e ostile.
Si lasciò cadere sulle spesse cime dietro di lei e affondò il viso imbronciato tra le mani.
“Non dirmi che ora ti sei pentita di essere salita su questa nave”
Al suono della voce di Jed, Morgan parve ridestarsi e si voltò di scatto, incontrando gli occhi scuri dell’amico che troneggiava sopra di lei.
Jed le si sedette accanto e sorrise alla vista della sua espressione sorpresa.
“Cosa…come…” farfugliò Morgan, indicando con mezzi gesti il ponte della nave.
“Deduco che non sia stato merito tuo, allora”
“No, cioè…volevo parlare col capitano, ma sembrava praticamente irrintracciabile” si giustificò lei.
“Deve averti battuto sul tempo, perché era giù a chiacchierare con me” le spiegò senza nascondere una mezza smorfia contrariata.
“Avete parlato di…”
“È stata più che altro una conversazione unidirezionale che non ha portato a nient’altro che non fosse tensione. Come se non ce ne fosse già abbastanza”
“Mi dispiace, Jed”
“Ah, non importa” sdrammatizzò lui, sorridendole “Ormai ci sono abituato e quasi mi diverto a litigarci. Un po’ come con te”
“Ma noi non stiamo litigando” gli fece notare Morgan.
“Non ancora” ammiccò Jed “Ricordati che io sono uno Sparrow e tu una Turner, ergo discussioni assicurate”
“Beh, mi farò trovare pronta allora” promise Morgan, non capendo però se le parole di Jed fossero serie o soltanto ironiche.
Il ragazzo accennò col capo alla spada che le pendeva dalla cintola.
“Dì un po’, l’hai mai usata?”
Anche Morgan guardò la spada, prima di rispondere. “No, non ne ho ancora avuto l’occasione”
“Ieri sera poteva essere una buona occasione” suggerì Jed.
“Ieri sera ci stavano sparando contro” rimarcò Morgan.
“Scommetto che non la sai usare” fu l’accusa del ragazzo.
Morgan cercò di non cedere. “E in base a cosa hai dedotto ciò?”
“Se si è abili con la spada, si riesce benissimo a mettere in scacco un avversario con la pistola” argomentò Jed.
“Perché non l’hai fatto, allora? Anche tu hai una spada. Magari sei tu quello che non la sa usare”
“Mi state lanciando una sfida, miss Turner?”
“E voi la state accettando, signor Sparrow?”
Jed sorrise e si alzò dal ponte, quindi tese una mano a Morgan per aiutarla a fare altrettanto. Quando fu in piedi, però, non le lasciò andare la mano, ma con l’altra le puntò la spada alla gola.
“Puoi interpretarlo come un sì” rispose allora Jed, sempre sorridente.
Lasciò andare la ragazza e spostò l’arma nella mano destra. Nel frattempo anche Morgan prese la spada.
Durante il mese di traversata da Londra ai Caraibi, Gibbs le aveva insegnato le basi di un duello con le spade – per diventare pirata al trenta per cento. Si era dimostrata abile per essere alle prime armi, ma l’inesperienza aveva sempre giocato a suo sfavore e non l’aveva mai condotta ad una vittoria.
Mentre pensava a tutto questo, la sua espressione doveva essere cambiata, perché Jed abbassò la guardia.
“Tranquilla, ci andrò piano” le assicurò.
Morgan lo ringraziò con un cenno del capo e, rialzate le guardie, iniziarono il duello amichevole, sotto gli occhi divertiti dei marinai e lo sguardo attento di Jack, che li osservava dal timone, affiancato da Gibbs.
“Due giovani promettenti” constatò il primo ufficiale, senza ottenere alcuna reazione dal capitano, perso nei suoi pensieri.
Non era mai stato uno che stava a sentire le proteste della propria coscienza, il capitano Sparrow. Se una cosa poteva portagli vantaggio, la faceva, se gli portava danno, la evitava. Era andato avanti così per tutti quei lunghi anni di navigazione e le rare volte in cui aveva trasgredito alle sue regole, poi se ne era pentito amaramente. L’arrivo di Jed, si era detto al tempo, non avrebbe cambiato il suo modo di essere. Affidatolo alle cure del nonno, felice di aver trovato finalmente un erede, aveva continuato a viaggiare dando poca considerazione al marmocchio, dimenticandosi quasi che sarebbe, prima o poi, diventato uomo.
Quello che Jack non si sarebbe mai immaginato era che Jed potesse diventare così simile a lui, così amante della libertà e fiero di essere pirata. Come lui insofferente agli obblighi e alle regole, era fuggito da quella prigione più e più volte per vivere la sua vita, e più e più volte Jack ce lo aveva riportato. Ogni incontro una discussione, ogni viaggio un pesante esame di coscienza e sempre la stessa domanda che gli ronzava in testa: possibile che fosse arrivato al punto di voler bene a suo figlio?
“Nave in vista, Capitano!” urlò Botton dal posto di vedetta.
Jed e Morgan smisero di duellare, Jack si portò il cannocchiale all’occhio.
La nave batteva bandiera britannica. E puntava dritta verso di loro.
“Charles” sibilò con disgusto Jack, per poi fare un cenno col capo a Gibbs.
“Tutti ai vostri posti! Prepararsi alla bordata!”




Eccomi di nuovo qui con un rapidissimo aggiornamento che mi è venuto di getto tra una pausa studio e l'altra :)
Non che succeda molto, è anche abbastanza breve come capitolo, ma ci fa conoscere un po' più a fondo Jed e capitan Jack in veste di padre...
Ringrazio Rebecca Lupin per il suo fedele commento e spero che questo cap la soddisfi come i precedenti :)
Grazie anche, come sempre, a chi ha inserito la storia tra i preferiti, a chi la segue e a chi solo la legge :)
A presto!

ps: una piccola chicca! Ecco come mi immagino i due protagonisti centrali di questi ultimi capitoli
Morgan Elizabeth Turner
Jedediah Teague Sparrow

Per Morgan ero sicura dal principio, ma Jed è stata una bella sfida e più avanti mostrerò altre proposte :)

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Capitolo 11
*** Il Commodoro Charles ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Il Commodoro Charles

Mai avrebbe pensato che una parola, un semplice nome sussurrato appena avesse il potere di sconvolgere così tanto il suo animo.
Invece Morgan si scoprì a tremare e col fiato corto e il battito accelerato quando lesse sulle labbra del Capitano il nome di Charles.
La spada le cadde di mano e il suo corpo si rifiutava di rispondere agli ordini. Con lo sguardo perso oltre la poppa della nave, Morgan ripensò nuovamente al viaggio che aveva intrapreso e a quanto fosse stata stupida anche solo a pensare di poter riuscire in un'impresa del genere. Una ragazza cresciuta a pane e tè delle cinque non aveva la minima speranza di sopravvivere tra i pirati, soprattutto se era ricercata dal Commodoro della Marina inglese in persona. Oltre a tutto questo aveva anche preteso di salvare suo fratello e suo padre e, di conseguenza, l'intera Fratellanza dei pirati.
Come si era sopravvalutata!
"Morgan, che hai?" le chiese Jed, preoccupato dalla sua immobilità.
Avrebbe voluto rispondergli che aveva paura, che quello che aveva sempre considerato un nome astratto stava per acquistare un'identità, una faccia che l'avrebbe perseguitata fino alla morte di uno dei due.
Le parole, però, non ne volevano sapere di uscire e Morgan aprì e chiuse la bocca restando muta come un pesce.
Intorno ai due ragazzi, intanto, l'attività ferveva e la nave era praticamente pronta all'abbordaggio. Il nostromo comunicò la cosa a Jack e questi, senza proferir parola, scese sul ponte lasciando il timone a Gibbs. Sempre scrutando l'orizzonte, dove la nave della Marina iniziava a prendere forma, si rivolse a Jed.
"Porta Morgan sotto coperta e non uscite per nessun motivo al mondo"
A quelle parole, Morgan parve risvegliarsi e si concentrò sul Capitano.
"Ma io posso combattere" protestò Jed, subito zittito da un rapido gesto del padre.
"Ti sei preso l'impegno di aiutarla" Jack accennò a Morgan. "L'aiuto che puoi darle adesso è proteggerla"
Considerando la discussione chiusa, Jack oltrepassò i due ragazzi e iniziò ad impartire ordini a gran voce alla ciurma.
Lucida, ma ancora in preda la panico,per la situazione, Morgan vide Jed stringere l'impugnatura della spada con forza eccessiva, tanto che le nocche erano sbiancate.
"Non sei obbligato a venire giù con me, se non vuoi" sussurrò appena, per paura che un tono di voce più ampio sfociasse in un pianto isterico.
"No, ha ragione lui" disse invece Jed, sospirando subito dopo, "Ho fatto una promessa, e intendo mantenerla. Vengo con te"
Morgan non potè non sorridere a quella decisione e lo ringraziò con un cenno del capo.
"Forza, andiamo" la incitò, spingendola gentilmente verso la porta del castello di poppa.
Morgan raccolse la sua spada ed entrò, quindi scese fino alle celle.  Da un oblò provò a vedere il vascello di Charles che avanzava. La polena iniziava ad essere visibile in ogni suo dettaglio. Morgan deglutì e si allontanò dall'apertura, andando ad urtare con la schiena contro Jed.
"Stai tranquilla" le disse lui, stringendole una spalla con fare incoraggiante. "Non permetteremo che ti accada nulla"
"Perchè lo stai facendo?" gli domandò Morgan, apparentemente senza motivo.
Era tutta la mattina, però, che cercava di capire per quale ragione Jed avesse rinunciato alla sua unica occasione per scappare decidendo invece di restare con lei.
Il ragazzo abbassò lo sguardoe prese a giocherellare con l'elsa della spada nervosamente.
"Credo sia il mio modo per ringraziare tua madre" rispose poi, tornando a guardare Morgan. "FInchè c'è stata lei alla Baia, la mia infanzia ha visto anche momenti sereni, di quelli che ogni bambino dovrebbe vivere. Non è molto da pirata, lo so"
"E' un gesto nobile" affermò Morgan, con gli occhi lucidi "E sono sicura che la mamma lo avrebbe apprezzato. Non l'ho mai conosciuta, ma penso proprio che sarebbe stato così"
"Le somigli più di quanto credi, Miss Turner"
Jed le scostò una ciocca di capelli dal viso e la sua mano indugiò sulla guancia bagnata di lacrime di Morgan. Gliel'asciugò col pollice.
"E non solo nell'aspetto"
La sua voce si era ridotta ad un basso sussurro che però Morgan riuscì a percepire distintamente, tanto minima era diventata la distanza fra loro.
"Perchè stai fischiando?" gli chiese lei quando ormai le punte dei loro nasi erano a contatto.
"Non sto fisch... GIU'!"
Jed buttò Morgan a terra pochi istanti prima che la cannonata colpisse il fianco della Persefone. Schegge di legno volarono ovunque e ricoprirono i due ragazzi. La seconda bordata colpì un'altra zona del mercantile, dando loro il tempo di rialzarsi.
"Stai bene?" si accertò subito Jed, aiutando Morgan ad alzarsi.
La ragazza scosse vistosamente il capo in segno di assenso, ma non riuscì a proferir parola. Le cannonate che si susseguivano e il clamore fuori sul ponte le avevano ricordato dell'imminente arrivo di Charles, ora più vicino che mai.
"Non preoccuparti" Jed la afferrò per le spalle e la costrinse a guardarlo. "Resta dietro di me e non ti succederà niente"
Morgan non se lo fece ripetere due volte e, una volta dietro a Jed, si rannicchiò contro la sua schiena.
Piazzato davanti alla scala, la spada in una mano e la pistola nell'altra, Jed sospirò e rimase in attesa, con le orecchie tese a captare il minimo rumore che potesse rivelargli qualcosa di quanto stava succedendo sul ponte.
In breve le cannonate cessarono e alle voci concitate dei marinai si aggiunsero quelle della flotta della Marina. Lo scontro tra le due ciurme non tardò ad iniziare.
Ai primi clangori di spada la presa di Morgan sulla camicia di Jed si rafforzò. Sentì sotto le sue mani i muscoli del ragazzo tesi dall'attesa e pronti a scattare al minimo segnale di pericolo. Guardò la mano che impugnava la spada. Stava tremando leggermente.
Jed aveva paura. Di cosa in particolare, Morgan non avrebbe saputo dirlo, ma era spaventato quanto lei.
"Jed..."
"Andrà tutto bene" rispose nervoso il ragazzo.
Morgan sapeva che era l'esatto contrario. Se gli uomini di Charles fossero riusciti a raggiungerli, non avrebberoa avuto via di scampo. Le prigioni erano un vicolo cieco, l'unica via d'uscita era anche l'unica d'entrata, se non si contava il foro aperto dalla prima bordata.
Morgan sospirò.
"Scappa, Jed" disse risoluta, lasciando la presa sulla camicia del ragazzo e portando la mano all'elsa della sua spada.
Jed si voltò sorpreso verso Morgan e rimase spiazzato dal suo cambiamento repentino, tanto che non riuscì a ribattere niente di sensato.
"Devi scappare, finchè sei in tempo" scandì Morgan, indicando la falla nello scafo, abbastanza grande da farci passare una persona.
"Non se ne parla. Ho detto che ti avrei aiutato e non intendo tirarmi indietro" rispose Jed, altrettanto sicuro.
"Tu non morirai per causa mia, nessuno sarebbe dovuto morire per me"
"Non è solo per te, Morgan. E' per la libertà che lassù la gente sta morendo"
"D'accordo, ma tutto questo non ha mai riguardato te. Io non so per quale motivo non hai approfittato della tua scarcerazione, ma adesso voglio che tu vada via da qui e continui ad inseguire i tuoi sogni, finchè puoi"
Jed non rispose subito. Avrebbe avuto troppe cose da dire. Se da un lato non vedeva l'ora di rivelare a Morgan che era lei il motivo per cui non se n'era andato e non solo per riconoscenza verso sua madre, ma soprattutto per il brivido che gli saliva lungo la schiena ogni volta che incrociava il suo sguardo
e per la voglia difficilmente sopprimibile che aveva di baciarla ogni qual volta muoveva le labbra per dire qualcosa, dall'altro sapeva che non era il momento adatto per rivelazioni del genere, ma che era il momento di dimostrare a se stesso di essere un uomo.
"Troppo tardi, Morgan" rispose infine "Sono un uomo di parola e ho promesso che ti avrei portato al sicuro. Ed è quello che farò"
"Jed, non..."
Al ragazzo bastò un dito sulle labbra per zittirla. Riprese poi la sua posizione tra la scala e Morgan.
La ragazza vide che non tremava più.
Nemmeno lei aveva più paura.
"Comunque vada" disse infine "Non lascerò che tu muoia, Jed Sparrow"
"Grazie per il pensiero, ma non vedo come tu possa riuscirci"
Non ebbero modo di ribattere ulteriormente.
I rumori che prima giungevano attutiti alle loro orecchie esplosero in coperta quando le botole furono aperte e la ciurma della Marina iniziò a scendere per i vari ponti.
Comparve uno stivale, poi un altro. Due gambe coperte da brache bianche. Una giubba rossa. Un foro all'altezza del cuore.
Il soldato cadde ai loro piedi.
"La tua pistola" ordinò Jed, agitanto la mano sinistra.
Morgan vi poggiò subito il calcio della sua arma.
Comparve un altro soldato e Jed lo freddò come il primo.
Non c'era tempo di ricaricare le pistole, Jed avrebbe dovuto contare solo sulla sua abilità con la spada.
Strappò quella di Morgan dalla sua mano e la spinse via in malo modo, quindi andò ad affrontare a viso aperto tutti i soldati che, ad uno ad uno, si presentarono alla scala. Non lasciava loro il tempo di imbracciare il moschetto che si trovavano già trafitti da una delle due lame.
Jed resistette agli assalti per parecchi minuti, finchè un colpo d'arma da fuoco non gli colpì la mano sinistra.
La spada gli cadde dalla mano ferita e il ragazzo arretrò. Altri passi scesero le scale e un altro paio di stivali spuntò dal ponte soprastante. Jed andò incontro al nuovo soldato, ma si trovò una pistola puntata in fronte e due occhi cerulei a scrutarlo arcigni.
"Mettila giù, da bravo, se non vuoi anticipare la tua sentenza di morte"
Jed lasciò la presa sull'elsa e alzò entrambe le mani.
"Molto bene"
L'ufficiale schioccò le dita della mano libera e due soldati accorsero immediatamente per immobilizzare Jed con le braccia dietro la schiena.
Solo quando il ragazzo fu fatto inginocchiare a forza, l'uomo parve accorgersi di Morgan.
Dopo la spinta di Jed, colta alla sprovvista, era rimasta a terra ad assistere alla lotta, finchè non si era sentita gelare all'arrivo dell'ufficiale.
Un rapido sguardo al suo abbigliamento le aveva permesso di intuire chi fosse.
"Commodoro Charles?" domandò titubante.
Il Commodoro sorrise, bieco.
"E voi sareste, Miss?"
Morgan non rispose subito. Doveva inventare una bugia più che plausibile per far uscire lei e Jed incolumi da quella situazione.
"Miss Parker, signore" rispose timidamente.
Charles parve riflettere sul suo nome, per poi tornare a sorridere come prima.
"Spiacente, non credo di conoscervi. Potreste essere più precisa, cosicchè io abbia eventualmente un motivo per trarvi in salvo?"
Il tono canzonatorio con cui il Commodoro le pose la domanda fece passare in secondo piano il timore reverenziale che Morgan provava nei suoi confronti, per lasciare spazio all'odio puro e semplice. Si rialzò e si riassestò vistosamente, pronta a mettere in atto gli insegnamenti della vera Miss Parker.
"Il mio nome è Elizabeth Gloria Parker"
Ed era il terzo nome fasullo che assumeva.
"Mi sono imbarcata un mese e mezzo fa sul mercantile Persefone per raggiungere il mio futuro sposo, qui, ai Caraibi. Mi sono travestita da uomo per non essere notata quando la Persefone pirata ci ha arrembati e, fortunatamente, ha funzionato fino ad ora. Questi gentiluomini non si sono accorti di nulla" accennò col capo a Jed, poi proseguì. "A dire il vero aspettavo un vostro intervento già da qualche giorno. Il mio arrivo era stato previsto per una settimana fa e, dato che il mio futuro marito è un vostro sottoposto, pensavo sareste intervenuti un po' più tempestivamente, ecco"
Charles studiò ad occhi socchiusi l'atteggiamento civettuolo di Morgan, ma la ragazza sostenne egregiamente il suo sguardo.
"E chi sarebbe questo mio sottoposto, vostro futuro marito, miss Parker?" domandò allora Charles, apparentemente interessato.
"Jack Weatherby Turner. L'ultima volta che mi ha scritto aveva assunto il grado di tenente da poco, confermate?"
"Confermo, miss, e aggiungo che la sua morte è stata una grave perdita per la Marina" rispose il Commodoro, contrito.
"Perdita?" si allarmò Morgan, contribuendo ad aumentare la sua credibilità.
"E' caduto prigioniero della Perla Nera qualche mese prima della vostra partenza e dubito che Capitan Barbossa sia stato clemente con lui. Le mie condiglianze"
Dopo un breve attimo in cui non seppe cosa ribattere, Morgan trovò un valido espediente per avere informazioni su Jack e contemporaneamente sollecitare Charles ad andare dietro alla Perla.
"Dai racconti che ho sentito sulla Persefone, la famiglia Turner è importante per non ho capito bene cosa. C'entravano Calypso e il dominio dei mari o qualcosa del genere"
A quelle parole, come volevasi dimostrare, l'interesse di Charles si ridesto. Morgan continuò.
"Da quello che ho potuto vedere, i pirati sono gente superstiziosa e, come dire, rurale. Il povero Jack potrebbe essere ancora vivo se è, effettivamente, considerato così importante"
Sul voltò di Charles si piegò un ghigno divertito.
"Stase suggerendo di lanciarci all'inseguimento della Perla Nera, miss Parker?"
"Con la nobile intenzione di ridarmi un marito, s'intende. Trovate voi altre più valide motivazioni"
Saaaaaaaaalve :)
Lo so, sono imperdonabile per l'attesa a cui vi ho sottoposti, ma a livello di studio è stato un anno infernale e solo ora riesco ad avere un po' di tempo per aggiornare tutti i miei lavori.
Premetto che non sono per niente soddisfatta di questo cap, soprattutto nella parte che precede l'arrivo di Charles. Come al solito me l'ero immaginata in un modo ed è uscit fuori tutt'altra cosa :-/ spero che risulti comunque leggibile e soprattutto comprensibile...
Risponderò alle precedenti recensioni via mail e spero di ricevere qualche parere su questo cap :)
Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Lord Coward ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Lord Coward

Risalirono in coperta, Charles ad aprire la fila, Morgan, Jed e la sua duplice scorta dietro, in silenzio. Ogni tanto Morgan si voltava verso Jed, ma il ragazzo camminava a sguardo basso.
Sul ponte gli scontri erano giunti ad una situazione di stallo, in cui i soldati della Marina tenevano sotto tiro di spada o pistola la ciurma della Persefone.
Morgan si sincerò subito che Gibbs e altri dell'equipaggio fossero ancora vivi. Vide Botton appeso ad una grisella, con la canna di una pistola all'altezza dell'ombelico, mentre Slim non si era ancora deciso ad abassare la spada, nonostante ne avesse due alla gola.
Gibbs e Jack erano sul ponte di comando, anch'essi incolumi e tenuti a bada da due sottufficiali di Charles, il quale si affrettò a raggiungerli, assieme al suo seguito.
"Signor Sparrow" salutò con falso ossequio, senza degnare Gibbs della minima attenzione.
Jack biascicò qualche protesta sul suo titolo di capitano che il Commodoro non ascoltò.
"A quanto pare, questa volta la fortuna ha arriso a me" continuò Charles, iniziando a passeggiare.
"Perchè non approfittare di questa giornata di buona sorte, allora?" suggerì Jack, seguendolo con lo sguardo. "RIprendete la navigazione e cercate la Perla, potrebbe andarvi bene di nuovo"
Charles fermò il suo passeggiare distratto e si voltò a guardare Jack con espressione divertita.
"E' lo stesso suggerimento datomi da Miss Parker poco fa, guarda caso"
Il Capitano diede una rapida sbirciata verso Morgan, chedeglutì in risposta.
"Guarda caso" ripetè poi, sorridendo con fare sarcastico. "Se avete bisogno di informazioni sulla Perla, Commodoro, non esitate a chiederle"
"Sareste davvero in grado di indicarmi la rotta della Perla Nera, Capitano?" domandò Charles, faccia a faccia con Jack.
"Diciamo che potrei..." rispose lui, allusivo.
"Osate porre delle condizioni? Con le gole dei vostri uomini a poche dita dal filo della lama dei miei?"
"Ogni cosa ha il suo prezzo"
"E qual è quello per le vostre parole, Capitan Sparrow?"
"La mia nave e la mia ciurma, incolumi, in cambio delle informazioni e della donzella qui presente"
"Non scherzate, capitano" ribattè duro Charles. "In cambio di parole che potrebbero non essermi utili e di una mocciosa viziata pretendete che vi lasci scorrazzare libero per i Caraibi a saccheggiare e derubare e questo non mi sembra equo, perciò vedete di alzare l'offerta, o questa nave viene dritta a Port Royal con me, ad arricchire la mia collezione"
"Allora ditemi, qual è il vostro prezzo, Commodoro?"
Charles sorrise bieco e prese a guardarsi intorno, fino ad incontrare lo sguardo contratto di Jed.
Se era stato nascosto in fondo alla nave con la ragazza, pensò Charles, doveva esserci un motivo.
"Voglio un Pirata Nobile" disse infine il Commodoro a voce bassa, in modo che solo Jack potesse sentirlo.
"Non ci sono Pirati Nobili a bordo" rispose sicuro Jack, provocando una sorda risata nel Commodoro.
"Capitan Sparrow, se c'è una cosa che non sopporto è essere preso in giro. Voi e la Perla siete le ultime navi pirata che solcano il mar dei Caraibi e mancano tre Pirati Nobili a completare il Consiglio della Fratellanza. Uno di questi deve essere per forza qui e io lo voglio, in cambio delle vostre informazioni e della vostra libertà"
Jack sostenne qualche secondo lo sguardo glaciale di Charles, quindi lo spostò su Jed, che gli rispose con un lieve cenno affermativo del capo.
"L'avete già sotto tiro, Commodoro" rispose allora, accennando al figlio.
"Eccellente" sorrise Charles, rimanendo poi in attesa.
Jack rimase in silenzio ancora qualche secondo, quindi rispettò la seconda parte del patto.
"La Perla Nera è sulle tracce dell'Olandese Volante, dopo essere partita non più tardi di ieri da Tortuga. Questo è tutto ciò che so, Commodoro.
Charles sorrise. "Informazioni inutili, come avevo immaginato. Ma ormai sono abituato a trattare con gente della vostra risma, Capitano, e so per certo di essermi assicurato un lieve vantaggio dopo questa trattativa. Tornate pure a far sguazzare questa bagnarola carica di feccia tra gli squali e considerate il mio congedo come un arrivederci piuttosto che un addio, Capitano"
"Arrivederci a presto, allora, Commodoro"
Gli ordini di Charles di tornare sulla nave della Marina non tardarono ad arrivare, e subito vi fu un alternarsi di giubbe rosse e blu lungo le passerelle.
"Se volete precedermi, Miss" fu l'invito viscido di Charles a Morgan, che scese così le scale del castello di poppa seguita dal Commodoro e dal prigioniero.
Una volta sulla passerella, Morgan si voltò velocemente verso Jack e Gibbs, che osservavano la processione dal timone.
Il pensiero che Jed fosse ancora con lei la fece sentire meno sola ed esposta alle grinfie di Charles, tra le cui braccia si stava gettando senza avere via di scampo.

L'ammiraglia della flotta britannica era la nave più gigantesca che Morgan avesse mai visto. In confronto la Perla e la Persefone erano davvero delle bagnarole. Persino il nome  incuteva rispetto in chi lo sentiva.
A bordo della Majesty era tutto un viavai di soldati e marinai, perfettamente ordinati e ligi al loro dovere, nulla a che vedere con l'anarchia che regnava sulle navi pirata.
Dopo aver salpato le ancore, Charle ordinò che Jed fosse condotto nelle prigioni. Lui e Morgan riuscirono a scambiarsi un ultimo, rapido sguardo prima che Jed scomparisse sotto coperta. La sua espressione era imperscrutabile e Morgan sospettava che fosse arrabbiato con lei come dopo che erano salpati da Tortuga. Dopotutto era la seconda volta che finiva in cella per causa sua.
Charles la richiamò all'attenzione.
"Quanto a voi, miss Parker, dovete sapere che personalmente non sono incline a trattare col gentil sesso se non in un solo modo. L'esercito rende rudi, come si suol dire". Il suo sguardo percorse lascivo il corpo di Morgan, che istintivamente si ritrasse.
"Vi affiderò, perciò, alle più delicate cure di Lord Coward. Siete fortunata che abbia voluto provare di persona cosa vuol dire essere responsabili delle colonie..."
"Lord Coward? Volete dire quel Lord Coward?" volle accertarsi Morgan, nonostante conoscesse già la risposta.
"Lo conoscete, per caso?" si incuriosì Charles, socchiudendo gli occhi come faceva sempre quando qualcosa stuzzicava la sua curiosità.
"Solo di fama" balbettò lei con un fil di voce.
"Strano, perchè è stato proprio Lord Coward a spingere perchè cercassimo una ragazza sulla Persefone". Lo sguardo incuriosito rimase ancora.
"Forse gli è stato comunicato del mio rapimento?" azzardò Morgan, tentando di essere convincente.
"Forse" acconsentì Charles, rendendo il suo sguardo meno curioso. "Ad ogni modo, debbo portarvi da lui"
"Oh, non credo sia necessario disturbarlo" si affrettò a dire la ragazza, con voce troppo acuta perchè Charles non se ne accorgesse. "Voglio dire... suppongo che sia impegnato, quindi... perchè disturbarlo per una sciocchezza come me?"
"Perchè egli stesso ha insistito che vi portassimo da lui, nel caso vi avessimo trovata" rispose serafico Charles. "Ora se volete seguirmi"
Sono morta, pensò Morgan mentre percorreva la breve distanza che la separava dagli alloggi di Coward.
L'ingresso era piantonato da due guardie, che subito aprirono la porta appena Charles espose le indicazioni che Coward gli aveva dato. Dopodichè il Commodoro invitò, con un gesto della mano, Morgan ad entrare, quindi le guardie chiusero la porta alle sue spalle.
Ecco, ora sono proprio morta, constatò definitivamente, con lo sguardo fisso sui battenti chiusi.
"Morgan"
Nessun tono incredulo o sorpreso, solo una nota felice in quella semplice parola che era il suo nome. E un tono di voce che aveva quasi domenticato e che spazzò via tutte le sue paure.
Morgan si voltò lentamente, forse per paura che quel sogno accarezzato una sola volta in un momento di sconforto diventasse il suo peggiore incubo, ma l'abbraccio con cui Henry la accolse fugò ogni dubbio.
"Grazie a Dio sei sana e salva"
La ragazza ricambiò il gesto d'affetto con tutto il trasporto possibile. Nonostante l'avesse lasciato sperando di non vederlo mai più, riaverlo accanto così all'improvviso le rese il cuore più leggero, come se il mese e mezzo appena trascorso non fosse mai esistito.
Quando Henry sciolse l'abbraccio, non la lasciò comunque andare del tutto, ma la trattenne vicino a sè con due mani sulla vita di Morgan. Questa non se la sentì di allontanarsi dall'unica persona che, su quella nave, significava protezione.
"Che ci fai tu qui?" gli chiese sorridente, mentre lo osservava con cura. La parrucca castana era posata sulla scrivania e i raggi del sole del tardo mattino accendevano i riflessi rossi della chioma naturale di Henry, lasciata incolta e lunga come la morbida barba, che doveva avere un paio di giorni. La stessa stretta con cui la teneva, forte e sicura, dimostrava che del damerino londinese era rimasto ben poco, per lasciar spazio all'uomo d'avventura.
"Ho preso il posto di mio padre. E' morto poco dopo la tua partenza e il re mi ha subito affidato il suo incarico. Ho accettato a condizione che venissi mandato di persona qui"
"E hai fatto tutto questo per me?" domandò ancora Morgan, stavolta meno sorridente di prima.
"Sì, in parte" rispose Henry, lasciandola andare per tornare alla scrivania. "Ma anche perchè, dopo quella notte, non ho smesso un attimo di pensare a questo mondo, hai racconti delle lettere e del capitano Gibbs. Li sognavo di notte e ne ero terribilmente affascinato e attratto. La proposta del re è stata una piacevole sorpresa e un'occasione che non potevo rifiutare"
"Così ti sei schierato dalla parte di Charles" constatò Morgan.
Henry rispose allo sguardo duro di Morgan con uno altrettanto inespressivo.
In pochi passi sorpassò la ragazza e socchiuse il battente quel tanto che bastava per congedare le guardie all'ingresso, quindi lo richiuse con più forza di quanta ne fosse necessaria.
Nel tornare alla scrivania, si trascinò dietro Morgan tenendola per un braccio e la costrinse a sedersi su una delle sue sedie di fronte al tavolo. La ragazza si ritrovò in men che non si dica il volto di Henry a pochi centimetri dal suo, impossibilitata ad alzarsi per la presenza del ragazzo sopra di lei e per le sue mani appoggiate ai braccioli della sedia, a chiudere la gabbia.
"Dopo tutto quello che ho detto e fatto per te dal giorno in cui ti ho conosciuta ad oggi, pensi ancora che possa venderti al tuo peggior nemico?"
La domanda di Henry sprizzava rabbia e delusione ad ogni sillaba, ma Morgan non si lasciò intimidire e rispose a tono.
"Quando hai sia pirati che Marina alle calcagna per farti la pelle, penso che sia normale non fidarsi subito di chiunque, non trovi?"
Henry non rispose, ma non abbandonò mai gli occhi di Morgan, come lei non lo fece coi suoi. Il suo sguardo si addolcì gradatamente fino a stendersi in un sorriso.
"Sei cambiata, miss Betty" disse infine Henry "E mi piaci ancora di più"
"Anche tu, lord Coward" sorrise Morgan di rimando "Ma non so ancora se sei il mio tipo"
"Ho una speranza, quindi"
Henry si risollevò e porse a Morgan una mano per aiutarla ad alzarsi.
"Beh, in realtà sarei la promessa sposa del tenente Turner" ribattè lei, ammiccando, per poi proseguire a voce più bassa. "Per quanto riguarda Morgan... chi lo sa"
Henry parve piuttosto soddisfatto della risposta di Morgan. Tenendole ancora la mano, la invitò verso quelli che sarebbero stati i suoi alloggi per tutto il tempo che avrebbe trascorso sulla Majesty.
Le venne assegnata la cabina esattamente a fianco di quella di Henry, che si premurò di specificare che era disponibile per qualsiasi sua necessità. Le disse, inoltre, che avrebbe trovato degli abiti più consoni a lei nella cassapanca, quindi si congedò baciandole garbatamente la mano.
Una volta sola, Morgan non potè non pensare a quale destino fosse toccato a Jed. Il motivo per cui Charles l'aveva preso come ostaggio non le era chiaro, quella parte di discussione tra il Commodoro e Jack si era svolta troppo sotto voce perchè potesse essere sentita.
Stava di fatto che Jed l'aveva seguita per l'ennesima volta, che ciò fosse avvenuto contro la sua volontà o no, non sapeva dirlo, ma per mantenersi la coscienza a posto, decise che sarebbe andata a chiederlo.
Henry si era dimostrato gentile e disponibile, nonchè interessato a lei, come sempre. Era meschino da parte sua approfittare della sua devozione, ma si sentiva in qualche modo responsabile per Jed e voleva sincerarsi delle sue condizioni, prima di tutto, e di cosa gli passasse per la testa, in seguito. Solo allora si sarebbe occupata di rimediare al brutto tiro che aveva intenzione di tirare ad Henry.



Dopo pochissimissimo, ecco il capitolo numero 12 :) visto che brava?
Questo, invece, è venuto liscio liscio come lo volevo io e ne sono soddisfatta!
E' anche tornato il nostro beneamato Henry Coward, che però, poverino, dovrà penare un po' con la nostra Morgan (ops, piccolo spoiler XD)
Grazie a chi ha letto il cap precedente dopo millenni di non-aggiornamento :)
A presto!

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Capitolo 13
*** Il Principe e il Pirata ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Il Principe e il Pirata

Gli abiti di cui era fornito il baule che Morgan trovò nella sua cabina erano semplici ed essenziali, nulla a che vedere con le tende esageratamente decorate che si vedevano in giro per Londra. Tuttavia non fu piacevole dover nuovamente indossare un corsetto. Con uno sforzo immane, Morgan si strinse in quella prigione legalizzata e vi indossò sopra l'abito, quindi andò allo specchio per valutare il risultato. Le apparve una giusta via di mezzo tra la lady londinese e la piratessa che era stata fino a pochi minuti prima. Come tocco finale, acconciò i capelli in modo che alcune ciocche ondulate le ricadessero sul petto e le incorniciassero il viso.
Non era mai stata una ragazza vanitosa, ma, alla fine dei preparativi, potè ritenersi soddisfatta del risultato, in quanto rispecchiava perfettamente le sue idee di bellezza femminile: semplice e allo stesso tempo sofisticata, avvenente ma non troppo, ordinatamente disordinata.
Uscì dalla cabina dopo aver tratto un lungo sospiro e si diresse verso quella di Henry. Non fece in tempo ad alzare il pugno per bussare che una delle due guardie la informò, con tono asciutto, che Lord Coward non era nei suoi alloggi.
"Sapete dirmi dove posso trovarlo?" domandò allora lei, con gentilezza.
"E' andato a conferire col Commodoro" ribattè la stessa guardia. "Ci ha lasciato detto di indirizzarvi al ponte di comando, nel caso l'aveste cercato"
"Molto bene, grazie" sorrise Morgan, affabile, per poi dirigersi rapida fuori dal castello di poppa.
Subito le sue orecchie vennero investite dai richiami che si lanciavano marinai e soldati da un lato all'altro del veliero, nulla a che vedere con gli schiamazzi poco fini dei pirati, alternate ai versi dei gabbiani che volavano sulle loro teste.
La giornata stava volgendo al termine, il sole era basso all'orizzonte e il cielo iniziava a tinteggiarsi di rosa. Dal mare proveniva una piacevole brezza calda e dall'odore salmastro, che accompagnò Morgan mentre saliva le scale di legno verso il ponte di comando.
Henry stava parlando animatamente con Charles appoggiato alla balaustra opposta. Nonostante fosse più giovane e mingherlino del Commodoro, il giovane lord sembrava in grado di tenergli testa benissimo solo a parole.
Morgan si arrestò a pochi gradini dal ponte, in attesa che la discussione finisse. Henry, che dava le spalle alla poppa, la vide con la coda dell'occhio e parve improvvisamente calmarsi. Dileguò Charles con uno sbrigativo "Ne riparliamo dopo" e raggiunse l'amica in poche falcate, lasciandosi dietro un Commodoro visibilmente contrariato. Charles portò la sua attenzione alle carte posate su un grezzo tavolo di legno vicino al timone, non senza tenere d'occhio i due giovani, che nel frattempo si erano spostati dove poco prima stava parlando con Lord Coward.
"Ora sì che sei la mia Betty" sorrise Henry, dopo aver ammirato Morgan.
"Stai insinuando che prima non ti piacevo, per caso?"
"No, no, non intendevo questo!" si corresse subito il giovane, agitando freneticamente le mani. "Solo che... la Betty che ho conosciuto era più simile a questo che alla piratessa"
Morgan notò la nota di sdegno che Henry aveva dato all'ultima parola, ma non ci diede peso. Dopotutto, non era abituato come lei a trattare con i pirati.
"Di cosa parlavate con il Commodoro?" domandò poi, cercando di non dare alla domanda l'importanza che in realtà aveva.
"Charles vuole andare alla ricerca della Perla Nera. E' certo di poterla intercettare entro domani mattina ed è ancora più sicuro che riuscirà finalmente a sottometterla"
"E tu invece no?"
"Per quanto poco ne sappia, la nave ha comunque subito dei danni dopo lo scontro con la Persefone e la Perla, a quanto ho sentito, è un osso ancora più duro da spezzare. Sto quindi cercando di convincerlo a far rotta su Port Royal, così da apportare le giuste riparazioni e, soprattutto, mettere te al sicuro"
"Ma così Barbossa avrà il tempo di rifugiarsi da qualche parte e non la prenderemo più" obiettò Morgan, con troppa veemenza perchè Henry non se ne accorgesse.
"Prenderemo?" sottolineò, infatti, il ragazzo, accigliato.
Morgan riflettè qualche secondo, e alla fine optò per rivelare all'amico la verità.
"Ho suggerito io al Commodoro questa mossa" spiegò a voce talmente bassa che Henry dovette arrivarle ad un palmo dal naso per sentire. "
Jack è tenuto prigioniero sulla Perla. Io devo liberarlo prima che lo trovi Charles o che Barbossa lo usi per ricattare mio padre in qualche modo"
"E' una follia, non ce la farai mai ad eludere entrambi"
"Devo almeno provarci. E' per questo motivo che mi sono imbarcata, ricordi?"
"Ed è per evitare che combinassi sciocchezze che io mi sono imbarcato" ribattè energico Henry, lasciandola senza parole. Il ragazzo continuò. "Senti, voglio aiutarti, te l'ho detto prima, ma in un modo che non preveda arruolamenti avventati su navi pirata. Penserò io a Jack e una volta portato in salvo, vi porrò sotto la protezione della Corona..."
"Charles se ne farà un baffo della protezione della Corona. Questa è terra di nessuno, sarebbe capace di uccidere me e Jack e di far passare la nostra morte come un tragico incidente. Nessuno oserà contraddirlo dopo che sarà riuscito nel suo intento di eliminare la pirateria e controllare il mare"
"Allora troverò un altro modo, devo solo pensarci..."
Morgan poggiò le mani sulle spalle dell'amico, per zittirlo e calmarlo.
"Henry, non puoi fare niente per me, da questo punto di vista, se non continuare a coprirmi finchè sarò su questa nave"
Il ragazzo lasciò vagare lo sguardo sul mare, su cui si rifletteva il grosso spicchio di sole che stava tramontando.
"Non voglio perderti di nuovo" disse infine, senza voltarsi, ma prendendo le mani di Morgan tra le sue.
La ragazza avrebbe voluto ribadirgli ciò che gli aveva detto quando erano ancora a Londra, ma se voleva dare anche una mano a Jed, era necessario assecondare Henry.
"Chi ti ha detto che mi perderai?"
Subito gli occhi di Henry furono di nuovo su di lei, che gli sorrise. Il ragazzo aumentò la stretta sulle sue mani e si fece più vicino.
"La vuoi sapere una cosa?" le chiese. Aveva abbassato il tono di voce.
"Cosa?"
"Ho provato a fare come mi avevi detto tu, ma non ha funzionato. Nè con Margaret Woodstock, nè con... come si chiamava..."
"Polly Johnson" rise Morgan, ricordando quell'episodio.
"Giusto, Polly Johnson. E vuoi sapere perché? Perché entrambe avevano un difetto enorme"
"E cioè?" Morgan non ricordava che Margaret e Polly avessero difetti.
"Non erano te"
La ragazza non ebbe il tempo di stupirsi o lusingarsi per la risposta, che le labbra di Henry erano già a sfiorare le sue in un lieve bacio. La sua mente tornò involontariamente al bacio che Jed le aveva dato al loro primo incontro, tutt'altro che casto e in confronto al quale il tocco di Henry sembrava quasi una richiesta di permesso.
I due giovani si guardarono per qualche secondo, prima che Morgan concedesse il permesso a Henry di baciarla di nuovo.
Mentre il ragazzo la stringeva, Morgan riprese a paragonare quel bacio con quello di Jed. Quella volta, alla locanda, Jed sembrava volesse mangiarla, tanto irruento era stato il suo tocco. Era stato un bacio rude, quasi un morso, senza richiesta di permesso. Forse era per quel motivo che aveva sentito quello strano brivido lungo la schiena. E poi le mani di Jed l'avevano stretta con forza, constringendo la sua bocca contro quella del ragazzo, mentre la presa di Henry era gentile, quasi una carezza. Glissando poi sul fatto che lei e Jed erano quasi completamente nudi al tempo, mentre in quel momento lei ed Henry non avevano un abito fuori posto, notò infine che il bacio di Jed era stato una semplice via di fuga dall'ira del vecchio Sam, mentre Henry la stava baciando perché semplicemente le voleva bene.
A quel pensiero accadde qualcosa che Morgan non aveva previsto. Nello stomaco qualcosa iniziò ad agitarsi, il cuore accelerò i battiti e lei si sentì leggera come una piuma. Una ragazza normale avrebbe gioito di quella sensazione. Morgan invece si spaventò e si staccò bruscamente la Henry.
Non poteva legarsi così tanto a lui, avrebbe complicato ulteriormente le cose.
"Scusami" si affrettò a dire Henry, allontanandosi. "Probabilmente ho frainteso. Credevo che anche tu lo volessi"
Morgan si sentì terribilmente in colpa e impedì al ragazzo di allontanarsi ulteriormente.
"Infatti è così. Solo... era la prima volta per me" mentì, anche se non le piaceva considerare il bacio di Jed il suo primo bacio.
Henry parve rilassarsi e, di nuovo vicino a lei, le accarezzò una guancia. Rimasero a fissarsi per secondi che parvero ore, finché non successe una cosa strana.
Quasi come se fosse un monito, il volto di Jed si sovrappose per un istante a quello di Henry, e ricordò a Morgan perché aveva fatto tutto questo.
"C'è un favore che vorrei chiederti, Henry"
"Tutto quello che vuoi" rispose accondiscendente Henry.
"Ecco, io... vorrei vedere il prigioniero, il ragazzo che avete portato con me sulla nave"
Henry si accigliò a quella richiesta e Morgan cercò subito di giustificarla.
"Durante l'arrembaggio, i soldati di Charles ci hanno attaccati e lui mi ha difesa. Volevo solo ringraziarlo"
Un'altra piccola bugia che andava ad infittire la rete di menzogne che stava continuando a tessere.
Il ragazzo parve credere alle sue parole e le fece strada. Passando a fianco del Commodoro, ancora intento a studiare le sue carte, Morgan lo vide alzare la testa e incrociare per un attimo il suo sguardo. Sicuramente aveva prestato attenzione ad ogni singola parola della sua conversazione con Henry, ma i due ragazzi erano stati bravi a lasciar trapelare il minimo indispensabile a non destare sospetti nel Commodoro.
Scesero in silenzio i vari ponti, fino alla stiva, in fondo alla quale si aprivano le celle. L'ingresso era, anche qui, piantonato da due soldati, che aprirono la porta alla richiesta di Henry e la richiusero alle spalle di Morgan dopo che fu entrata.
Jed era stato messo nell'ultima cella in fondo a destra. Stava sdraiato sull'unica umida e pericolante panca come se, invece, fosse disteso su un immenso prato. Non accennò a muoversi quando Morgan raggiunse la sua cella e lo chiamò.
"Stavo giusto domandandomi quando saresti venuta a trovarmi" disse invece, sorridendo alla sua solita maniera sghemba.
"Come facevi ad essere sicuro che sarei venuta?"
"Perché non sai resistere un minuto lontana da me"
Detto questo, si decise ad alzarsi, sempre con fare baldanzoso, per poi fermarsi bruscamente una volta notato Henry.
"Lui chi è?" chiese a Morgan con astio, accennando all'altro ragazzo col capo.
"Potrei chiedere la stessa cosa" ribattè Henry, guardando Morgan a sua volta, stavolta con sguardo severo.
"Henry, questo è Jed Sparrow e il suo aiuto mi è stato prezioso in questi ultimi giorni, non solo durante l'attacco. Jed, lui invece è Henry Coward, mi ha aiutata quando ero a Londra e mi sta aiutando adesso a nascondermi dal Commodoro"
I due ragazzi si scrutarono per qualche secondo, finché Jed non riportò la sua attenzione su Morgan.
"Cosa pensi di fare, adesso?"
"Ho suggerito a Charles di cercare la Perla" spiegò Morgan. "Quando l'avrà trovata, dovrò in qualche modo liberare mio fratello e allontanarlo dal Commodoro"
"E pensi di fare tutto da sola?"
"No, probabilmente avrò bisogno di aiuto" ammise lei, guardando sia Henry sia Jed.
"Quindi non siamo venuti qui solo per dei semplici ringraziamenti" dedusse Henry, visibilmente contrariato.
"Mi avresti portata qui se ti avessi detto che intendevo liberarlo?"
"No, ovviamente"
"Mi dispiace, Henry, ma ho bisogno di entrambi per questa cosa. Credimi, non volevo mentirti, ma sono disposta a tutto pur di salvare Jack e mio padre. Sono quel che resta di una famiglia che non ho mai visto, cerca di capirmi"
Il ragazzo rimuginò qualche secondo sulle parole di Morgan, quindi sospirò e pose le sue condizioni.
"Promettimi che non mi mentirai mai più. Mi sono fatto in quattro per te, non merito di essere preso in giro, non credi?"
"No, hai ragione. Te lo prometto"
Henry sorrise, in un modo che a Jed non piacque per niente. Anche quel damerino era interessato a Morgan, lo si vedeva da un miglio di distanza. E a quanto pare era anche arrivato prima di lui. Doveva recuperare lo svantaggio in qualche modo.
"Quando pensate di liberarmi, dunque?" domandò più per riportare l'attenzione su di lui che per altro.
"Appena sarà avvistata la Perla Nera" rispose pronta Morgan. "Approfitteremo del trambusto per tirarti fuori e poi saliremo sulla Perla per liberare Jack. Faremo finta che Jed si sia liberato da solo e che mi abbia preso come ostaggio"
"E' molto rischioso" puntualizzò Henry.
"Hai paura di farti male?"
"No, ho paura che si faccia male lei" ribattè prontamente Henry.
"Si vede che non la conosci abbastanza, allora"
"Adesso basta" intervenne Morgan.
La situazione era già abbastanza complicata senza i loro litigi. Morgan pensò che probabilmente era colpa sua se le cose si stavano intricando così, ma non sapeva come altro fare per raggiungere i suoi scopi. In qualche modo avrebbe comunque sfruttato quella neonata rivalità a suo vantaggio.
"Nessuno si farà più male del necessario se ci atteniamo al piano. Henry, per liberare Jed ho bisogno che ti procuri le chiavi delle prigioni"
"Le tiene in custodia Charles nella sua cabina, ma posso recuperarle"
"Bene, direi che non possiamo fare molto altro adesso" concluse Morgan, guardando alternativamente Jed ed Henry, che ogni tanto si lanciavano occhiate omicide.
"Possiamo tornare nei nostri alloggi, allora" propose infine Henry, ma Jed non aveva intenzione di lasciare Morgan con quel farfallone senza chiedere spiegazioni.
"Io vorrei parlare in privato con lei, se non ti dispiace"
Henry fece per ribattere con lo stesso tono arrogante di Jed, ma la ragazza gli poggiò una mano sulla spalla e, con un cenno del capo, gli fece intendere che andava tutto bene.
ll giovane lord sospirò per il disappunto, quindi si incamminò verso l'uscita. Una volta che la porta gli si fu chiusa alle spalle, Jed attirò Morgan verso la cella prendendola poco gentilmente per un braccio.
"Te la fai con i nobili, adesso?"
"Jed, lasciami, mi stai facendo male"
Il ragazzo mollò la presa, ma rimase a fissare Morgan con espressione furibonda. Le mani non riuscivano a stare ferme e si aprivano e chiudevano a pugno ogni secondo.
"Abbiamo bisogno anche di lui per salvare gli altri pirati"
"Non erano questi i piani"
"Non avevamo un piano, fino a poche ore fa, e l'unico che avevamo elaborato è andato in fumo nel momento stesso in cui Barbossa mi ha lasciata a Tortuga. Ho dato per scontato che ti andasse bene, ma se hai deciso di tirarti indietro, allora resta pure in questa cella a marcire"
"Io non mi tiro indietro, dico solo che non mi fido di lui"
"Io sì. Conosce il mio segreto da più tempo di chiunque altro e non l'ha mai rivelato a nessuno"
"Come puoi esserne certa?"
"Perché è innamorato di me, maledizione!"
Quella era l'unica risposta che Jed non avrebbe voluto sentire. La certezza di avere un rivale rendeva la sua strada verso il cuore di Morgan ancora più in salita di quanto già non fosse. Inoltre, se, come diceva Morgan, si conoscevano da più tempo rispetto a loro, le cose si complicavano ulteriormente.
Jed non riuscì ad evitare di porle la domanda successiva.
"E tu?"
Morgan rimase spiazzata da quelle due semplici parole. Non poteva negare a se stessa di aver provato qualcosa mentre Henry la baciava, esattamente come non poteva ignorare quel brivido che l'aveva scossa mentre era tra le braccia di Jed. Decise allora che era venuto il momento di porsi delle priorità.
"Io voglio solo liberare mio fratello e mettere al sicuro mio padre. Al resto penserò dopo"
Jed si rilassò a quella risposta. C'era ancora una speranza per lui di conquistarla. Non sarebbe stata una guerra ad armi pari. Ogni bambina sogna di incontrare il principe azzurro ed Henry era ciò che più vi si avvicinava in tutto il Mar dei Caraibi. Doveva fare in modo che la sua bambina scegliesse invece il pirata.
"Allora liberiamolo" sorrise Jed, andando a prendere la mano di Morgan.
La ragazza gliela strinse con affetto e sorrise di rimando, mentre si riavvicinava alle sbarre.
"Mi dispiace. Sei finito di nuovo in gattabuia per causa mia"
"Ma almeno questa è una gattabuia di lusso. Guarda, c'è persino una panca"
Entrambi si misero a ridere di gusto, ma Morgan smise quasi subito, facendo spegnere anche la risata di Jed.
"Gli uccelli non sono fatti per stare in gabbia" disse mesta, guardandolo con occhi tristi. "Comunque vada a finire questa storia, ti prometto che sarai libero"
Jed emise una breve e poco divertita risata, prima di risponderle.
"E' una promessa che non puoi mantenere, questa volta, ma grazie del pensiero"
"Saremo liberi tutti, un giorno" continuò lei imperterrita. "E faremo quello che abbiamo sempre sognato sin da bambini"
"Tu cosa sognavi da bambina?"
"Sognavo mille avventure, per monti e per mare, dove le regole non esistono...sognavo i pirati"
A quelle parole il cuore di Jed fece una capriola in petto e il ragazzo strinse istintivamente la mano di Morgan. Questa parve risvegliarsi dai suoi sogni ad occhi aperti e incontrò gli occhi scuri di Jed, molto vicini ai suoi e brillanti come non mai.
"Morgan" disse con voce rauca e suadente, avvicinando il viso al suo tanto quanto le sbarre lo permettevano, mentre con la mano libera le carezzava una guancia. Bastò quel semplice tocco a causarle quella scossa che aveva sentito nella stanza del 'Guercio' e a farle nascere il desiderio di essere di nuovo tra le braccia di Jed.
Si sforzò di rammentare qual era la sua priorità e riuscì ad allontanarsi dal ragazzo.
"Devo andare adesso. Non voglio far preoccupare Henry" si giustificò, mentre si allontanava dalla cella. "Buonanotte Jed"
Il ragazzo non la perse di vista finché non fu scomparsa oltre la porta di legno, quindi si lasciò cadere a terra con la schiena contro le sbarre. Sapeva che, per un pirata era pericoloso innamorarsi, ma si disse con convinzione che, per Morgan avrebbe volentieri rinunciato alla sua libertà.
"Buonanotte, bambina mia" sussurrò al nulla.


Eccomi qui!!
Brividi e sospiri in questo capitolo, un po' mieloso, lo so, ma presto tornerà l'azione e moooolto presto entrerà in scena un personaggio fondamentale, indovinate chi?
Dai che è facile :)
Spero che i lettori gradiranno questo cap, buona lettura comunque!
A presto!

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Capitolo 14
*** Il Prigioniero ***


Pirati dei Caraibi – Gli eredi del mare
Il Prigioniero

L'ultimo raggio di sole di quell'ennesima giornata scomparve sotto la superficie del mare. Dalla sottile fessura tra le assi della nave vide il cielo stingere dal rosso al viola al blu. Riuscì persino ad intravedere una stella, scompariva e ricompariva a ritmo col rollio della nave.

Da quanti giorni era in quella cella? Aveva perso il conto al terzo, forse al quarto. Là sotto ogni giorno era uguale all'altro, specialmente quando le nubi si addensavano in cielo, dandogli un permanente colorito grigio tetro. Nè poteva prendere come riferimento l'ora del pranzo, perché il pranzo, o meglio, il suo unico pasto, poteva arrivare a qualsiasi ora.

Gente senza regole, i pirati, e senza un briciolo di gratitudine. Era grazie a lui se quella nave poteva ancora solcare i mari e la gattabuia era stata la sua ricompensa. Gliel'avrebbero pagata, in un modo o nell'altro. Sarebbe uscito da lì e avrebbero fatto i conti. Dopotutto, lui era fondamentale per la loro sopravvivenza.

Ma non solo lui.

Gli tornò in mente quel giorno, quando un nuovo mozzo era arrivato sulla nave. Dalla voce sembrava un ragazzino di massimo quattordici anni. Era troppo acuta per un ragazzo più grande, forse troppo acuta persino per un ragazzo in generale.

Ma non poteva essere altro che un giovane mozzo. Le sue istruzioni erano state chiare, non doveva venire ai Caraibi.

I passi sul ponte principale si fecero più frenetici e gli ordini iniziarono a riechieggiare per tutta la nave.

Due parole giunsero distinte alle sue orecchie: Majesty e Charles.

Qualcosa sarebbe cambiato quella notte.


Al primo urlo della vedetta, Morgan saltò in piedi. Non poteva aver sentito male, nè aver sognato.

"La Perla Nera! Dritta di prua!"

Charles aveva mantenuto la sua promessa di raggiungere la nave prima dell'alba.

Morgan venne pervasa da una strana agitazione, un misto di terrore ed emozione che le fece scorrere l'adrenalina a fiotti nelle vene. Senza badare al fatto che era solo in sottoveste, si precipitò fuori dalla sua cabina giusto in tempo per incrociare Henry. Anche lui era stato svegliato da quel trambusto, ma era riuscito a mettersi almeno un paio di brache e una camicia. Morgan lo vide arrossire di fronte al suo abbigliamento, ma non ci fece caso. Non c'era tempo per pensare ai dettagli.

Insieme uscirono in coperta, dove il via vai di marinai e soldati impedì loro di andare oltre la soglia della porta del castello di poppa. Tanto bastò, comunque, perché la Perla apparisse nitidamente davanti ai loro occhi.

I due giovani si guardarono e Henry strinse la mano di Morgan per qualche secondo, prima che la voce di Charles imperasse sopra tutte le altre. I due ragazzi si separarono subito, appena prima che il Commodoro li raggiungesse.

"Non è prudente che restiate qui, Milord, e nemmeno voi, miss Parker" li avvertì, nonostante avesse un tono di voce tutt'altro che preoccupato.

Henry, ad ogni modo, non se lo fece ripetere due volte e condusse Morgan verso la sua cabina. Subito la ragazza si precipitò alle finestre per cercare di vedere la Perla.

"Morgan, sei sempre sicura di volerlo fare?" le domandò il ragazzo, con la viva speranza che l'avere il pericolo alle calcagna avesse fatto cambiare idea alla ragazza.

"Non ho altra scelta. Questa occasione potrebbe non ripetersi più" rispose lei risoluta, senza spostarsi di un millimetro. "Agiremo appena avremo agganciato la Perla. Nel caos che regnerà sulle due navi non si accorgeranno di noi"

"Spero per noi che sia così"

La Majesty effettuò una brusca virata per affiancarsi alla Perla. Le bocche dei cannoni del vascello pirata passarono davanti a Morgan.

La parola fuoco riecheggiò tutt'attorno.


Alla prima bordata, la cella venne invasa da miriadi di schegge di legno. Dovette coprirsi il viso con le braccia per evitare che qualche pezzo di legno andasse a conficcarglisi negli occhi.

Le cannonate si susseguirono, poteva vedere distintamente le scintille dei cannoni avversari dalla falla che la prima bordata aveva creato nello scafo.

Con grande fatica a causa del rollio della nave, aumentato per le cannonate, si mise in piedi e si ripulì del legno che aveva addosso. Dalla falla vide la polena della Majesty. Le due navi erano perfettamente affiancate e poco mancava alla seconda raffica di cannonate.

Si allontanò dalla fiancata giusto in tempo. Una palla di cannone prese in pieno la poppa della Perla, sradicando le celle, compresa la sua. Quando riaprì gli occhi, infatti, vide le sbarre di metallo completamente ripiegate verso l'esterno e la porta della cella era saltata via.

Era libero.


Henry riuscì a spostare Morgan dalle finestre appena in tempo per evitare la prima bordata proveniente dalla Perla. Buona parte della sua cabina venne fatta a pezzi, della scrivania e della porta non era rimasta traccia e oltre la soglia si sentivano i gemiti dei primi feriti dello scontro.

"Morgan, stai bene?" chiese Henry, in apprensione.

La ragazza si guardò attorno qualche secondo, quindi fece cenno di sì col capo. Si rialzò poi rapidamente e si ripulì come meglio potè, seguita da Henry.

Sbirciando fuori, vide che il loro ponte era completamente deserto. Si rivolse allora a Henry con la stessa spavalderia di poco prima.

"Andiamo, non c'è nessuno"

Uscì dalla stanza senza attendere risposta e Henry non potè fare altro che seguirla.

La cabina del Commodoro era in fondo al corridoio e anch'essa non era stata risparmiata dal primo giro di cannonate. Al posto della parete di legno non c'era altro che un enorme buco, la scrivania era ribaltata e in buona parte era stata portata via dalla cannonata, e così era anche per il letto del Commodoro e per il resto della mobilia.

Morgan si avventò rapida su quel che restava dello scrittoio, ma scoprì con disappunto che i cassetti erano tutti chiusi a chiave.

"C'era da aspettarselo" commentò Henry dopo l'ultimo tentativo di forzare un cassetto.

Morgan rispose tirando un calcio alla scrivania con rabbia.

"Adesso che facciamo?" domandò poi, in agitazione.

"Non lo so" fu la titubante risposta di Henry. "Temo che non possiamo fare nient'altro. Ci abbiamo provato, Morgan"

Ma la ragazza non ascoltò nemmeno l'ultima affermazione e riprese a strattonare i cassetti, più per disperazione che per altro.

I cannoni ripresero a tuonare e la nave trmò da prua a poppa. Morgan ed Henry mantennero a stento l'equilibrio appoggiandosi allo scrittoio, ma quando le bordate colpirono anche la poppa, mancando di poco i due ragazzi, Morgan perse l'appiglio e cadde a terra. Il rollio della nave le impedì poi di rimettersi in piedi e la fece rotolare fino alla grossa falla nella parete della cabina.

Prima di cadere nel vuoto, riuscì a sentire il debole richiamo di Henry, poi, più presto di quanto immaginasse, si ritrovò sommersa dal mare, con le narici piene d'acqua e irritate dal sale. Nonostante l'intralcio della camicia da notte, Morgan fu in grado di tornare in superficie con poche bracciate.

Le due nave la sovrastavano con prepotenza e davano l'impressione che si sarebbero scontrate l'una contro l'altra, schiacciandola tra i loro ventri.

Guardandosi intorno in cerca di un appiglio per tornare a bordo, Morgan notò una scaletta a pioli sul fianco della Perla, che portava direttamente a bordo attraverso una falla quasi delle dimensioni di quella da cui era caduta. Senza pensare a cosa avrebbe fatto dopo, i arrampicò lungo il fianco fino alla falla e ricadde sul ponte che faceva da magazzino per le cibarie e da armeria. Subito individuò la scala che portava alle prigioni, ma la scoprì bloccata da numerosi pezzi di legno e altri detriti. Non poteva fare altro che risalire in coperta.


Scampato alla seconda scarica di cannonate per miracolo, dovette lavorare alcuni minuti per liberarsi dall'intriglio di casse e sacchi in cui era caduto. Si rialzò poi velocemente e vide che l'accesso alle celle era completamente ostruito. Le uniche vie d'uscita erano una grossa falla sul fianco della nave rivolto verso la Majesty – che avrebbe significato tornare nelle grinfie di Charles – e la scala che portava in coperta, dove il trambusto della battaglia gli avrebbe dato più possibilità di fuggire. Fino a quel momento tutto era girato a suo vantaggio. Sperò che questo colpo di fortuna durasse ancora un po' e, per dargli un aiutino, prese in prestito una pistola e una spada prima di salire.

Trovò il ponte in cui dormivano i marinai riempito solo del frastuono prodotto dallo scontro che stava avendo luogo in coperta. I cannoni sembravano aver cessato la loro attività. Al loro posto si sentivano gli schioppi degli archibugi e il clangore delle lame che si scontravano l'una contro l'altra.

La grata che chiudeva l'accesso ai ponti sottocoperta era spalancata, segno che qualcuno doveva essere passato da lì poco prima di lui. Non avendo incrociato nessuno, intuì che quel qualcuno era uscito anch'egli sul ponte.

Affiorò con la testa per valutare la situazione. I corpi a terra erano numerosi, soprattutto quelli con le giubbe rosse e blu della marina. Gli scontri stavano avendo luogo lungo tutto il ponte e perfino sulle paratie e sulle scale che portavano al ponte di comando, dove Charles e Barbossa stavano dando spettacolo. Nessuno, però, parve badare a lui, il che lo spinse ad uscire dal suo nascondiglio. La strada fino al parapetto non era tanta, pochi metri e sarebbe stato veramente libero.

Era quasi arrivato, quando la voce gracchiante di Barbossa, che doveva essersi momentaneamente sbarazzato del Commodoro, sovrastò tutto il resto e raggiunse le sue orecchie.

"Turner!"

Fece appena in tempo a voltarsi per vedere il Capitano puntargli la pistola contro. Qualcosa poi lo urtò al ventre e lo trascinò a terra, appena un attimo prima che la pallottola lo colpisse.

Ripresosi dalla caduta, per un attimo pensò di aver sbattuto la testa troppo forte. Quella che aveva davanti non poteva essere sua madre, era impossibile. Eppure la somiglianza era così impressionante...

"Avanti, alzati!" gli intimò, strattonandolo per un braccio. "Vuoi farti ammazzare?"

Non se lo fece ripetere due volte e si rimise rapido in piedi. Barbossa era di nuovo alle prese con Charles, doveva approfittarne.

La ragazza che lo aveva salvato stava già armeggiando con le cime di prua di una scialuppa. Andò a darle una mano occupandosi di quelle di poppa, ma uno sparo le recise in un colpo solo, lasciando penzolare la barcaccia che sfuggì dalle mani della ragazza.

Si voltarono entrambi verso il punto di provenienza del colpo.

Charles stava avanzando con passo marziale verso di loro, la pistola ricaricata pronta a colpire di nuovo. Doveva fare in fretta.

Salì sul parapetto e intimò alla ragazza di fare lo stesso, afferrò la cima della scialuppa con una mano e la porse alla giovane.

"Tieniti con tutte le tue forze, hai capito?"

Lei annuì convinta.

"Bene, saltiamo al mio tre... TRE!"

Si diedero lo slancio e si allontanarono dal parapetto poco prima che Charles li raggiungesse. Il Commodoro li teneva comunque sotto tiro e stava per premere il grilletto.

Solo allora sfoderò la spada e, con un colpo secco, recise la cima appena sopra le loro mani.


Per la seconda volta in pochi minuti, Morgan fu sommersa dalle acque marine, che zittirono le urla della battaglia sopra di loro.

Intravide lo scafo della Perla poco distante da lei e cominciò a nuotare per allontanarvisi. Si bloccò poco dopo, quando scorse in lontananza una figura nuotare nella sua direzione. Sembrava una medusa dai lunghi tentacoli neri. Quando fu più vicina, però, distinse perfettamente due occhi scuri, un naso e una bocca, finchè la creatura non assunse le sembianze di una donna, mentre quelli che aveva creduto tentacoli altro non erano che le ciocche della sua lunghissima chioma corvina.

La donna fece per parlare, e le sue parole riecheggiarono tra i flutti del mare.


Se allo scrigno vuoi arrivare

due chiavi al mare devi donare.

Nelle acque che il tocco fuggono

devi immergere il primo dono,

poichè qui la Dea vuole

cio che il cuore in corpo muove.

All'Oceano dalla battaglia scosso

dona invece ciò da cui il cuore è mosso.


La figura scomparve insieme all'eco della poesia e in Morgan tornò prepotente in bisogno di riprendere aria.

Dopo poche bracciate verso la superficie, si sentì afferrare con forza per un braccio e trascinare di lato, quindi verso il pelo dell'acqua.

Emerse in uno spazio angusto, andando a sbattere contro qualcosa di duro. Era sotto la scialuppa ribaltata.

"Stai bene?" le chiese il ragazzo di fronte a lei.

Per la prima volta, Morgan potè guardarlo in faccia per più di un secondo e senza qualcuno a metterle fretta. Nulla del suo viso le sembrava familiare, ma doveva essere colpa del buio, che lasciava intuire solo alcuni tratti del suo viso; e, dopotutto, Barbossa si era rivolto a lui quando aveva gridato il suo cognome poco prima.

"Sì, sto bene" rispose semplicemente alla fine.

"Conviene allontanarci, allora"

Afferrata una delle panche della barcaccia, il ragazzo iniziò a nuotare e ad allontanarsi dalla battaglia. Morgan lo aiutò finchè le gambe le ressero. Quando si accorse che riusciva a stento a stare a galla, il ragazzo si fermò.

"Dovremmo essere al sicuro, ora"

Si immerse ed uscì dal guscio della scialuppa, quindi la ribaltò e aiutò Morgan a salirci sopra, seguendola a ruota.

Le due navi non erano molto distanti, ma nessuno sembrava interessato alla loro fuga.

Il ragazzo prese comunque i remi e iniziò a vogare con rapidità per interporre ancora più distanza tra loro e Charles.


Più la guardava e più quel dubbio gli assillava la mente. Dopo aver escluso a priori che fosse sua madre, gli era rimasta un'unica possibilità, un unico nome che identificasse la ragazza di fronte a lui.

Forse sentendosi osservata, lei voltò lo sguardo, prima puntato alle luci delle navi, uniche luci oltre alle stelle che illuminavano quella notte. Solo allora si accorse che tremava da capo a piedi e che aveva le labbra viola. Anche lui iniziava ad avere freddo, doveva ringraziare il continuo vogare se era riuscito a non percepirlo fino a quel momento.

Non poteva però lasciarla morire di freddo. Se le sue supposizioni erano vere, nessuno di loro due doveva morire di freddo. Ma cosa poteva fare? Era notte fonda e non si vedeva terra all'orizzonte, le navi erano ormai irraggiungibili e nulla sulla scialuppa veniva utile per ovviare al freddo pungente.

Quasi in risposta ad una sua muta preghiera, la barcaccia si fermò d'improvviso con un forte scossone che sbilanciò entrambi. Si voltò e, con enorme piacere, scorse la sagoma di una palma nella notte buia, poi di un'altra e di una terza vicino.

"È davvero la mia notte fortunata" pensò a voce alta, poi scese dalla barca e si godette qualche istante il contatto con la sabbia fine della spiaggia.

La ragazza lo affiancò poco dopo, con le braccia strette in vita per riscaldarsi un minimo.

"Dove c-credi che s-siamo?" gli chiese mentre batteva i denti.

"Lontani da Charles, questo è l'importante" le rispose, quindi l'abbracciò. "Perchè sei venuta qui?"

Se all'inizio aveva lasciato da parte la sorpresa per quel gesto e si era abbandonata al calore che quell'abbraccio le stava donando, quella domanda la obbligò a staccarsi dal ragazzo per guardarlo in volto. Possibile che sapesse?

La fissò intensamente, con un'espressione imperscrutabile che voleva dire tutto e niente.

"Jack?" riuscì solo a dire dopo istanti eterni. "Sei davvero tu?"

"Solo se tu sei davvero Morgan"

Morgan non rispose, ma gli gettò di slancio le braccia al collo. Finalmente l'aveva trovato. Finalmente era con suo fratello. Finalmente era con la sua vera famiglia.

La stretta di lui attorno alla sua vita si attenuò e Jack le prese il volto fra le mani, scostandole i capelli bagnati dall'acqua di mare e dalle lacrime. Anche gli occhi di Jack erano lucidi di pianto, ma il suo volto era sorridente e radioso.

"Razza di incosciente, che sei venuta a fare qui?" tentò di rimproverarla, ma la gioia di averla di nuovo al suo fianco era di gran lunga più grande del disappunto.

"È stata la tua ultima lettera... e quella della mamma"

Morgan si lanciò in un racconto dettagliato degli avvenimenti che l'avevano portata ai Caraibi, spiegò delle lettere mai recapitate e del suo viaggio sulla Perfesone prima e sulla Perla dopo, di come era finita sulla Majesty e del suo iniziale piano per liberarlo. Quanto a Jack, non si perse una parola di quella storia pazzesca e pensò che solo una come Morgan poteva fare cose del genere. Dopotutto, era figlia di sua madre, come poteva non somigliarle nell'aspetto e nel carattere?

"... E poi Barbossa ha urlato 'Turner' rivolgendosi a te e l'ho visto puntarti la pistola contro e allora mi sono lanciata giù dalle scale per toglierti dalla traiettoria e... beh, il resto lo sai"

Morgan prese fiato, aveva raccontato tutto respirando solo il minimo indispensabile.

Nel frattempo si erano seduti sulla spiaggia e, a furia di gesticolare per dare più enfasi alle sue parole, il freddo le era passato quasi del tutto.

Jack rise brevemente alla fine di quel racconto dettagliato.

"E, per curiosità, cosa pensavi di fare dopo avermi liberato?" le chiese quindi, scompigliandole i lunghi capelli.

"Ecco... veramente non ci ho pensato" ammise lei, con aria colpevole. "Probabilmente contavo sull'esperienza del tenente Turner" ammiccò poi, suscitando un'altra risata nel fratello.

"Non so se sarebbe bastata in quella situazione. Non mi hanno addestrato a sfuggire a ben due navi nemiche!"

"Ma perchè Barbossa ti ha rapito, dopo che l'hai liberato?" domandò allora Morgan.

"Per istinto di sopravvivenza, credo" rispose lui, abbandonata del tutto l'allegria. "Deve aver pensato che fossi la via più breve per arrivare a nostro padre, e quindi al solo uomo potenzialmente in grado di dare del filo da torcere a Charles. Inoltre gli ha tolto l'enorme vantaggio che aveva sulla Fratellanza"

"Gli ha tolto una delle chiavi" specificò Morgan.

"Quindi lo sai"

La sorella annuì, e subito le tornò in mente quello che aveva sentito dopo essere saltata dalla Perla in mare.

"Jack, è possibile che abbia sentito qualcosa mentre ero sott'acqua?" gli chiese, titubante.

"Qualcosa tipo?"

"Tipo una poesia"

Gliela recitò tutta, facendo fatica solo a ricordare i primi versi, dopo i quali le parole le uscirono dalla bocca come se le avesse sempre sapute.

Alla fine dell'ultimo verso, tutti e due rimasero in silenzio, Jack a fissare il mare e Morgan a fissare suo fratello.

"Hai visto qualcosa mentre sentivi tutto questo?" chiese ancora Jack, dopo qualche secondo.

"Sì, una donna. Aveva la pelle scura e i capelli neri, credo"

Jack annuì. "Penso allora che Calypso ti abbia voluto indicare il modo per trovare il cuore di nostro padre"

"Ne sei sicuro?"

"Sicuro no, ma altrimenti che senso avrebbero quei versi. Tutto riconduce al cuore e l'unico cuore di fondamentale importanza in questo momento è quello del capitano dell'Olandese"

"Pensi che qualcun altro abbia sentito la poesia?"

"Non lo so, Morgan". Jack scosse la testa, sconsolato. "Spero vivamente di no"





Eccomi tornata!
Ho dovuto bazzicare un po' per mare per riuscire a finire questo cap, non mi convince molto, ma spero che a voi piaccia lo stesso :)
Buona lettura e...eccovi Henry Archibald Coward III e Jack Weatherby Turner (come li vedo io, s'intende...ps: per Henry è stata una faticaccia, spero apprezzerete ;P)

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