E mi persi in una coltre di nubi che oscurava il mio cielo.

di _shehatesthesun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Natale in frantumi. ***
Capitolo 2: *** Il giardino illunato. ***
Capitolo 3: *** Il pianto disperato. ***
Capitolo 4: *** Un addio temporaneo. ***



Capitolo 1
*** Natale in frantumi. ***


Ah, finalmente Natale! Una coltre di nebbia avvolgeva la nuova casa di Hermione Granger e Ron Weasley, mentre il cielo prometteva una leggera nevicata. Hermione aveva preparato tutto alla perfezione, tre teglie di lasagne emanavano un odore delizioso per la cucina e per la sala da pranzo, e il roast beef con le patate arrosto era in forno in attesa di esser cotto. E c'erano un'immensa quantità di altre cose pronte per esser mangiate: crostini misti, pasta di pane fritta, pollo arrosto, insalata, verdure fritte... Ma la cosa che nessuno aveva ancora visto, tranne Hermione e sua figlia Rose, era la torta. Era un dolce di dimensioni spropositate, a tre strati ricoperti di glassa, ciliegie e canditi in bella vista. Bella agli occhi, e soprattutto allo stomaco. Sarebbe stato un Natale diverso dal solito. Infatti, avevano scoperto da poco che la diciassettenne Rose si era fidanzata. Nessuno ancora sapeva chi il fortunato ragazzo, ed egli sarebbe venuto a cena da loro, portandosi dietro i genitori, anch'essi inconsci dell'identità della ragazza. Si sarebbe dovuti smaterializzare alle otto in punto davanti alla porta di casa. Erano le otto meno cinque. Nessuno stava più nella pelle.
Hermione indossava un vestito semplice ma elegante, blu scuro, con un scollo a barca. Ron era vestito normalissimo, con uno di quei golf che sua madre continuava a regalargli ogni anno. Rose aveva un vestitino rosa pallido, attillato e molto grazioso, che le metteva in risalto gli occhi azzurri e i capelli identici alla madre. Hugo era serissimo, senza neanche un po' di curiosità, tanto era la gelosia che provava per questo ignoto ragazzo. Mentre finivano di sistemare gli ultimi preparativi ancor più alla perfezione, sentirono suonare il campanello.
«Oddio, chi va ad aprire adesso?» disse Hermione, più emozionata di Rose.
«Non ci penso neanche!» fece Ron vedendo che tutta la famiglia aveva gli occhi puntati su di lui.
«Suvvia babbo, certo che tocca a te! Vedrai che non ti sentirai in imbarazzo, credo che tu li conosca bene...» fu la risposta di Rose, impaziente.
«Che io conosca chi?!»
«Vai ad aprire e lo saprai», disse Rose sorridendo al padre. Ron gemette un secondo, prima di sistemarsi per bene l'orrendo golf e di avviarsi furtivamente verso la porta di legno. Un respiro, due respiri, tre respiri. L'uomo aprì la porta.

«Scorpius!» urlò Rose, buttandosi tra le braccia di un ragazzo della sua età, alto con capelli biondi e occhi marroni cioccolato. Lui le accarezzò i capelli dolcemente, e poi le sussurrò qualcosa all'orecchio. La reazione degli altri invece fu completamente diversa. Alla porta c'erano Draco Malfoy con sua moglie Astoria Greengrass. Dopo qualche minuto di sbalordimento e di esitazione, Hermione tentò di pronunciare un entrate pure, ma uscì qualcosa di vagamente comprensibile. I Malfoy entrarono nella graziosa dimora degli Weasley, lui nell'imbarazzo più totale, lei in preda ad una silenziosa crisi di nervi.
«Mezzosangue!», sussurrò irritata al marito, senza farsi sentire da Ron ed Hermione. Regnava il silenzio più assoluto, finché non fu Rose a parlare: lo avevano entrambi più o meno previsto.
«Babbo, mamma, lui è Scorpius Malfoy», annunciò ai genitori. Il ragazzo fece lo stesso gesto con i suoi.
«Ehm... direi che possiamo metterci a tavola!», dichiarò Hermione, cercando di sorridere e di sembrare carina. Così tutti si accomodarono intorno alla tavola imbandita, in attesa della cena.
«Malf... Draco, cosa fai di bello adesso?», chiese Ron al vecchio nemico.
«Lavoro al Ministero. Tu?», rispose.
«Mando avanti con George il negozio, lui da solo non ce la fa...», si vedeva chiaramente che non era esattamente il tipo di lavoro che aveva sempre sognato. Draco invece appariva così solenne!
«Di che Casata sei, Scorpius?», chiese Hermione, pentendosene un attimo dopo. Dio che domanda stupida. Astoria la fulminò con lo sguardo.
«Serpeverde», furono le parole di Scorpius, facendo una faccia che lasciava intendere un naturale, no?. Hermione, notando il clima, decise di portare in tavola le lasagne, e tutti le mangiarono in silenzio, assaporandone ogni piccola parte.
«Sai mamma, Scorpius è un candidato a passare i M.A.G.O. con tutti Eccellenti!», disse Rose, dando una gomitata al fratello che gli aveva appena sussurrato qualcosa di impercettibile.
«Come lo sei tu, Rose». Hermione appariva preoccupata, si sentiva sudare. Non poteva tollerare una cosa simile, no! Scorpius Malfoy era l'ultima persona sulla lista che avrebbe potuto sposare, anzi, proprio non era segnato! Inesistente, introvabile! Rose avrebbe finito la sua storia con lui al termine di quell'imbarazzante serata. E dopotutto come lei la pensavano Ron, Astoria e Draco. Doveva finire tutto.

Fu così che il cenone di Natale si concluse nel peggiore dei modi. Astoria fu la prima a scoppiare, e provocò l'ira di tutti gli altri.
«Scorpius, sappi che non hai certo la mia approvazione! Infangherai la nostra famiglia di sangue sporco, dopotutto sua madre è una Mezzosangue!» disse rivolgendosi al figlio.
«Come ti permetti, mamma? Non siamo neanche a casa nostra!» rispose il ragazzo.
«Non importa ragazzo! Anche io sono dell'idea che questa faccenda è puramente folle, folle!», fece allora Ron, trovato l'istinto di padre protettore.
«Babbo! Che dici?», furono allora le parole di Rose.
«Tuo padre ha ragione, cara», ribatté Hermione.
«E io non posso che dire che la penso esattamente così», disse Draco senza scomporsi.
I due giovani rimasero immobili, non sapevano più cosa dire. Astoria adesso aveva perso completamente il controllo di sé, così prese la meravigliosa torta e la scaraventò per terra, fracassando il piatto che la teneva in mille pezzi.
«Dio danto, calmati!» esclamò Draco, prendendo la moglie per i polsi. «Vai a fare una giratina fuori, e torna quando ti sarai calmata! Che figure mi fai fare!»
Astoria non esitò un attimo, prese suo figlio per un braccio e se lo portò fuori. Ron era in preda ad una simile furia, così, per divedere ancor di più i due ragazzi, prese Rose e la portò di sopra, per parlarle dell'enorme sbaglio che stava facendo. La ragazza, mentre veniva traportata a forza nella sua camera al piano superiore, piangeva come una fontana.
Hermione e Draco si trovarono nel peggior imbarazzo, cercando di chiedersi scusa a vicenda per gli esagerati ed inopportuni comportamenti dei rispettivi consorti. E improvvisamente Hermione corse verso di lui, e lo abbracciò piangendo.
«Cosa dobbiamo fare?» chiese tra le lacrime.
Lui rimase immobile, accarezzandole i capelli.

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Capitolo 2
*** Il giardino illunato. ***


Il giardino degli Weasley era molto grazioso. C'era un orto, qualche alberino - che probabilmente ancora non faceva alcun frutto - e un piccolo laghetto dove galleggiavano le ninfee. Astoria Greengrass camminava per un vialetto cosparso di ghiaia, le sue scarpe producevano suoni ovattati. Si era esteriormente calmata, ma dentro aveva una bestia che cercava di uscire fuori sotto forma di parole, le parole più cattive che avrebbe mai pronunciato.
«Caro...» disse rivolgendosi al figlio Scorpius. «Cosa ti piace di quella ragazza? Gli occhi azzurri forse? La sua aria a superiore benché sia una Grifondoro?»
«A me piace tutto di lei, mamma.»
«Ne sei sicuro? O è solo estetica?» ribatté la madre, cercando di sembrare dolce.
Il ragazzo rimase zitto, cercando di tirare fuori i suoi sentimenti dal più profondo. Cos'era per lui Rose? Era diversa da quelle che aveva avuto. Le altre, innanzitutto, erano tutte Serpeverdi, con le loro manie dei capelli liscissimi, o riccissimi, sempre intente a cercare un filtro d'amore più potente o a scegliere le più scomode mutandine, sempre piene di laccetti e pizzi superflui. Rose era così diversa! Era studiosa, comprensiva, la sentiva quasi come una parte di sé... Anzi, lei era una parte di sé! Ormai faceva parte del suo corpo, ed era presente in qualsiasi punto. Nel sangue che scorreva nelle sue vene, nei suoi capelli spettinati la mattina, nelle lacrime che versava e che aveva versato, nei gesti frettolosi delle sue mani quando scriveva... Oh, Scorpius amava immergersi nei suoi occhi azzurri, che lui sfortunatamente non aveva ereditato. I suoi erano infatti marrone cioccolato, usciti fuori da chissà dove. Amava guardarla cercare libri in biblioteca, amava guardarla mangiare, bere, dormire, fare una passeggiata. Quando guardava la luna e i raggi di essa le illuminavano fiocamente il volto perfetto. Ed era così paziente! Restava impassibile anche nei momenti no di Scorpius, che andavano fortunatamente diminuendo. E inoltre era stata l'unica a consolarlo quando era morta sua nonna, e lo aveva fatto nel modo migliore, meglio del padre e della madre, anche se essi erano sconvolti almeno quanto lui. Sentiva di amarla. I ti amo che le sussurrava all'orecchio erano sinceri, non come quelli che aveva detto alle altre ragazze. Il suo amore per lei era il più sincero degli amori, il più puro, il più irremovibile. Non sarebbe cambiato. Anche se suo fratello Hugo lo odiava. Anche se i genitori di Rose lo odiavano. Anche se i suoi genitori lo odiavano. Ed era vero tutto, tutti in quelle due famiglie lo detestavano, sognavano che sparisse da questo mondo, dovevano annientarlo. Morte, distruzione! Solo perché si era innamorato. La morte a questo punto diventava felice, poiché la vita gli riservava impedimenti ad esser qualcosa di diverso. Perché non poteva cambiare? Perché forse nelle sue vene scorreva il sangue dei Malfoy? Quale follia! Esisteva forse un'ipotesi pià sciocca? Dunque era solo un dannatissimo nome a frenarlo dall'essere migliore di come era stato condannato ad essere!
«Scorpius, figlio mio... lei è una Mezzosangue» sussurrò Astoria interrompendo i suoi pensieri.
«Cosa c'entra? Niente, niente, niente!» urlò lui.
«I Mezzosangue sono peggiori...»
«Vuoi dire forse che i Purosangue sono più forti? Come puoi sostenere una cosa simile? Hai forse prove scientifiche?» ribatté lui.
«Chi è stato il mago più potente del mondo, Scorpius?» chiese la madre, aspettandosi una risposta ben precisa.
«Albus Silente! E non era un Purosangue!»
«Chi è stato il mago più potente del mondo?» ripeté Astoria, stava perdendo la pazienza.
«Albus Silente!»
«Non dire più simili sciocchezze! Per ucciderlo è bastato disarmarlo e lanciargli un Avada Kedrava. L'ha ucciso tuo padre!» rispose lei.
«Menzogne! Mi avete sempre raccontato bugie! Non è stato mio padre ad uccidere Silente! L'ha ucciso Severus Piton! Anzi, è stato lui ad uccidersi! Si è suicidato! Era tutto nei suoi piani! Credi che Voldemort pur di salvare qualcun'altro si sarebbe ucciso?» chise alla madre, sbraitando sempre di più.
«Non pronunciare il suo nome! Si dia il caso che noi siamo davanti alla casa di coloro che aiutarono Harry Potter a sconfiggere il Signore Oscuro!» disse Astoria. «È una vergogna il solo fatto che a te piaccia la loro figlia!»
«Vattene.»
Astoria non fece discorsi. Guardò il cielo dove brillava la luna piena, e si ricordò che Scorpius quando era piccolo definiva illunato qualsiasi cosa che fosse illuminata dalla luna. E quello era proprio un giardino illunato. Si smaterializzò, lasciando Scorpius da solo, in compagnia delle sue lacrime.


Angolo dell'autrice!
Ciao a tutti! Non ho scritto niente su di me nel capitolo precedente tanto ero sicura di non ricevere nessuna recensione. In effetti è la mia prima FanFiction e spero vi piacerà. Credo che sia piuttosto chiaro qual è il succo della storia, credo che ormai ci siano arrivati tutti. Spero che l'idea vi piaccia. Ringrazio molto le due persone che hanno recensito il primo capitolo, a Gaia ho anche risposto, ma non so se ha letto la mia risposta.
Grazie ancora, e se vi fa piacere recensite! Accetto commenti di tutti i tipi, basta che non mi insultiate.
E già che ci siete fatemi gli auguri che tra poche ore ho un esame professionale di danza classica, e sto pregando Dio che vada bene.
Buona settimana a tutti, cercherò di aggiornare al più presto!
Arianna

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Capitolo 3
*** Il pianto disperato. ***


«Tesoro, non essere arrabbiata con me. Lo faccio per il tuo bene» disse Ronald Weasley, accarezzando i capelli di Rose, identici a quelli della madre. Così belli, così profumati. Purtroppo però quel tipo di frase era la peggiore che potesse uscire dalla sua bocca, e Rose si arrabbiò ancora di più.
«Lo fai per il mio bene?!»
«Sì Rose, quando sarai più grande capirai. Sono Purosangue loro, possibile che tu non riesca a vedere la loro natura? Pieni di sé, orgogliosi, ripugnanti verso i Mezzosangue...» affermò Ron, senza badare troppo al fatto che sua figlia gli stava urlando contro.
«Credo che tu ti stia scordando che tu sei un Purosangue» furono le parole decise di Rose, che non piangeva più. Le erano rimasti solo gli occhi arrossati, unico segno certo di un violento pianto.
«Sì, che secondo loro ha infangato il suo sangue sposando una Mezzosangue e generando figli Mezzosangue».
«No, nessuno ha mai detto questo! Te lo stai inventando!» fece Rose, rossa per la rabbia.
«Certo che è vero! I Malfoy sono sempre stati nostri nemici, sempre! Anche ai tempi di Hogwarts! Forse non sai - ma sarebbe ora che tu lo sappia - che Lucius Malfoy, che probabilmente hai anche conosciuto senza il mio permesso, mise nel calderone di tua zia Ginny un Horcrux di Voldemort. Un Horcrux, per Dio! Sai che cos'è un Horcrux, Rosie?» chiese il padre.
«No, non lo so! E non me ne importa! Non ci credo!»
«Si tratta di magia molto, molto oscura, cara. Ti prego di prestare attenzione, ormai sei una donna e bisognerebbe sapere certe cose. È un oggetto nel quale si nasconde un pezzo della nostra anima, è per questo che Voldemort è rimasto in vita anche dopo esser stato sconfitto una prima volta. Ti rendi conto di che cosa poteva accadere a zia Ginevra? La voleva uccidere! Malfoy la voleva uccidere! Harry l'ha salvata, e per farlo a soli dodici anni ha dovuto affrontare un Basilisco, distruggere un Horcrux inconsapevolmente! Io ne ho distrutto uno, tanto tempo fa, ed è stato dolorosissimo! Non hai idea di cosa mi è apparso davanti agli occhi a un passo da annientarlo!» disse Ron, risvegliando in sé i ricordi più profondi, più bui. Rose parve interessata alla cosa, stranamente. Ma ormai Ron sapeva che era una ragazza che si distraeva facilmente, bastava cambiare argomento per farle dimenticare il precedente.
«Ce n'erano addirittura due? Ciò vuol dire che Voldemort strappò la sua anima due volte?» chiese, spalancando gli occhi azzurri chiari.
«Due? Sette, ti dico! Il diario di Voldemort stesso, quello che prese Ginny, l'anello di Orvoloson Gaunt, il Medaglione di Serpeverde, la Coppa di Tassorosso, il Diadema di Corvonero, il suo serpente Nagini!» Ron li elencò più velocemente del solito, come se dovesse ancora scaricare la tensione di quell'avventura che aveva vissuto da diciassettene. Rose li contò sulle punta delle dita, pronunciando impercettibilmente i numeri.
«Babbo, ne hai detti sei» gli fece notare.
«Oddio! Mi sono scordato l'Horcrux più importante! Il più involontario!» E poi si fermò, non riusciva a parlare, l'orrore lo prese per la gola impedendogli di continuare.
«E sarebbe...?»
«Harry Potter, Rosie, Harry Potter!» urlò.
«Non urlare, babbo, per favore. Ma che ti prende?! Vuoi dire che allora Voldemort non è del tutto sconfitto? Potrebbe tornare! Zio Harry non è stato distrutto, una parte della sua anima è crudele, non appartiene a lui!» Era sconcertata.
«No, Voldemort ha distrutto anche il suo settimo Horcrux, con un Avada Kedavra che ha ucciso solo la parte di Voldemort dentro Harry».
Ci fu un attimo di riflessione da parte di entrambi. Poi, finalmente, Rose si svegliò dai suoi pensieri e riprese l'argomento precedente, più irata che mai perché comprese che suo padre l'aveva ingannata.
«Comunque non ci credo che Lucius Malfoy abbia fatto una cosa simile! Sei accecato dall'odio, dalla gelosia!»
«Dio Santo, perché non mi vuoi credere? Chiedilo a qualsiasi altra persona! Ti risponderà come ti ho risposto io. Vallo a chiedere alla mamma, se vuoi.»
Rose si precipitò giù per le scale, e Ron la seguì correndo. Giù trovò sua madre Hermione, piangente, e Draco Malfoy. Non notò il fatto che anche il padre di Scorpius aveva gli occhi lucidi e arrossati.
«Signor Malfoy, la prego, mi ascolti! Mio padre sostiene che suo padre, Lucius, abbia messo nel calderone di zia Ginny un Horcrux di Voldemort, quando ella era ancora ad Hogwarts! Mi dica se è vero o no, la prego!» gli disse Rose, sicura di una risposta che avrebbe umiliato il padre.
«Tu credi che sia così?» chiese l'uomo.
«No, certo che no! Non credo a queste sciocchezze, questa banalità, questi pregiudizi! Voi siete tutte brave persone!» Rose voleva gridare, ma non ce la fece, le forze la stavano abbandonando. Ci fu un attimo di silenzio.
«Fai male, cara Rose. Ciò che ha detto Ronald è vero» ribatté con voce calma. Ron spalancò gli occhi. Da quando Draco Malfoy aveva una voce così dolce con una Mezzosangue e mostrava tanta sincerità?
«Non è vero. Voi volete solo che io lasci Scorpius! Ma io lo amo! Non mi lascerò influenzare da certe fesserie!» Rose era sempre così testarda, come la madre.
«Per Dio, tu me l'hai chiesto e io ti ho dato una risposta, credici almeno!» Draco era visibilmente irato, e anch'egli stremato dalle forze.
«Draco...» fece Hermione, preoccupata per come le cose potevano finire. Suo marito non si accorse nemmeno che ella aveva chiamato il nemico per nome, tanto era arrabbiato.
«Malfoy, non trattare così mia figlia! Io sono il padre, io la sgrido se il suo comportamento non è di mio gradimento, sono io a decidere cosa è meglio per lei!»
E fu così che Draco Malfoy, il gelido Draco Malfoy, quello impassibile, costantemente calmo, indifferente, superficiale, quasi sadico, irruppe in un pianto disperato, singhiozzante, liberatorio.



Angolo dell'autrice!
Ciao a tutti! Sono convinta che questo capitolo non vi sia piaciuto più di tanto, perché non convince neanche me. Ma volevo caratterizzare meglio il personaggio di Rose, forse ancora più testarda della madre, ma più sbadata, che si distrae molto facilmente. Spero però che ci siano più recensioni rispetto alla volta scorsa, e se non ci saranno, be', sopravviverò lo stesso!
Buona serata,
Arianna

P.S. Ringrazio ancora Gaia per la scorsa recensione!

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Capitolo 4
*** Un addio temporaneo. ***


La notte stava per finire, eppure i festeggiamenti non avevano la minima intenzione di terminare, probabilmente sarebbero durati in eterno. Draco Malfoy adesso aveva capito che aveva fatto la cosa giusta, che aveva compiuto quei sacrifici per qualcosa, che di lì in poi non avrebbe più avuto tentennamenti. La lotta era finita, ma ne cominciava una nuova. Stava facendo i bagagli lentamente, mentre sentiva le urla di gioia e i tintinnii dei calici pieni di burrobirra. Aveva vinto la sua battaglia, iniziata dalla parte sbagliata, finita da quella dei vincitori. Ma doveva partire. Almeno per poco, quel poco che bastava per conoscere la vita fuori da quella villa oscura, da quei genitori che non avevano fatto altro che indurlo alle scelte sbagliate, ficcandogli bene in testa idee che non avrebbe condiviso se al tempo fosse stato più maturo e più aperto ad una cultura meno mirata a certi argomenti. Guardò un grande orologio sopra di lui: segnava le sei del mattino con le sue lancette forgiate d'oro. Doveva partire prima che i suoi genitori glielo impedissero. Dopo aver sistemato per bene il suo bagaglio lo legò con una pesante cinghia di cuoio marrone e lo posò ai piedi del letto nel quale aveva dormito per ben sei anni, che tuttavia in quel momento sembravano troppo pochi; rimpianse per la prima volta di non aver passato ad Hogwarts anche l'ultimo anno. Si mise un secondo a sedere in fondo al letto, il viso tra le mani, cercando di richiamare alla mente ogni piccola cosa che per lui aveva avuto un significato in quella scuola. La volta che rubò la ricordella di Neville Paciock sperando di far punire Potter, quando in realtà ottenne il posto da cacciatore nella sua squadra; quando Weasley aveva tentato di scagliargli contro la fattura Mangialumache, mentre essa era tornata indietro; il torneo Tremaghi e il suo tifo per quel tipo che era morto... ah sì, Cedric Diggory; il ballo del Ceppo con tutti quei vestiti sfarzosi che nessuno aveva voglia di indossare; l'Armadio Svanitore di Magie Sinister, Silente... e ovviamente lei. I suoi capelli, i suoi occhi, le sue lunghe linee... La riformò nella mente, cercando di ricordare ogni piccolo dettaglio per creare un ritratto perfetto, quando sentì la porta del dormitorio aprirsi. Non poteva stupirsi, la scuola era distrutta e non c'era più parola d'ordine che reggesse, sarebbe stato facile anche andare in Presidenza. Fatto sta che davanti alla porta, silenziosa e sensuale, entrò proprio lei. Draco le sorrise e lei ricambiò, per poi avvicinarsi a lui. Ella si sedette proprio accanto guardandolo dritto negli occhi color ghiaccio, che si incendiarono subito al primo sguardo.
«Abbiamo vinto...» sussurrò. Draco la baciò lentamente, e lei rispose al bacio subito, inebriata dal desiderio di avere quel ragazzo tutto per sé. Il bacio si fece più appassionato, lui cominciò a spogliarla dolcemente, mentre lei imitava il suo gesto. Era così bella quando faceva l'amore. Il tempo passò talmente in fretta che Draco nemmeno si accorse che era terribilmente in ritardo. Si alzò e si rivestì in fretta. Era sul punto di andarsene, quando capì che doveva parlare con Hermione prima di fuggire, almeno lei doveva sapere. Le accarezzò i morbidi capelli e lei, ne fu sorpreso, si svegliò immediatamente. Appena fu completamente sveglia e cosciente di sé si alzò dal letto e, dopo essersi coperta con una vestaglia lunga color crema, si rivolse a Draco.
«Dove stai andando?» Era calma, probabilmente se lo aspettava.
«Non lo so. So solo che lo devo fare» sussurrò il ragazzo.
«Saprai mai fare le cose allo scoperto?»
«Herm, lo sai che non ne sono capace. Sono ancora troppo... direi circondato da persone che ancora potrebbero farmi del male. Molti non si sono ancora resi conto che la battaglia è finita, non si sono ancora chiesti che cosa ne sarà di loro...»
«Credo che molti ne siano felici. Credo che molti vogliano ricominciare...» fece Hermione.
«Poveri illusi! Troppo tardi ormai! Cosa sperano di avere adesso? Una vita felice? Dovranno pagare i loro sbagli! Il Ministero, appena sarà riformato, provvederà a spedirli ad Azkaban, uno per uno!» sputò Draco, con tutto il disprezzo che aveva dentro.
«Forse dimentichi che quando arriverà questo momento, tu sarai il primo della lista» furono allora le parole di Hermione, troppo calme.
«Per questo devo fuggire, Hermione!»
«No Draco, è questo che vogliono. Tu dovrai andare lì e spiegare tutto!»
«Oh sì, dirò che ero sotto la Maledizione Imperius, tanto nessuno ha mai usato questa scusa. O forse tutti i miei parenti e tutto il resto dei Mangiamorte spaventati dalla sparizione del Signore Oscuro dopo il noto evento a casa Potter» ribatté il ragazzo.
«Non intendevo mentire... intendevo raccontare tutto ciò che è verità. Niente bugie per una volta. Oh Draco, hai mentito così tanto in tutto questo tempo! Anche a Voldemort! Come potresti aver coraggio di farlo ancora?»
«Non lo farò infatti. Non dichiarerò niente. Andrò via. Adesso il Signore Oscuro...»
«Voldemort» lo interruppe Hermione, quasi offesa dall'usanza del ragazzo a chiamarlo ancora con quel nome.
«Adesso Voldemort è ancora un pericolo, benché sia morto» continuò Draco. «Voglio dire, ci sono moltissime prove che lui non ha eliminato, sempre a causa del suo orgoglio, convinto com'era di poter dominare l'universo. Ci scopriranno tutti, uno ad uno. Ed io non ho prove di esser stato dalla parte dei buoni.»
«Ma le avrai. Io sono la tua miglior prova. Sono pronta a raccontare tutto, sarò una testimone di tutta questa faccenda!»
«Sì, e finirai con me ad Azkaban. Un lieto fine insomma. Ciò che ogni coppia desidera.»
Hermione restò in silenzio, non sapeva più cosa dire. Era una cosa inusuale per lei, il fatto di non avere l'ultima parola. Ma forse quella era una delle tante cose che la inducevano ad amare Draco Malfoy.
«Addio Hermione, almeno per adesso. So che anche se in questo momento non puoi capire, mi comprenderai al meglio quando sentirai la fine degli altri indagati.»
«Spero che non sia un vero addio» sussurrò lei.
«Spero anch'io» le rispose Draco. E la baciò come se quella fosse state l'ultima volta.




Angolo dell'autrice :)

So che è un'eternita che non aggiorno, e mi scuso con i pochi che aspettavano notizie della mia storia. Ho scritto questo capitolo almeno un centinaio di volte, e vi posso assicurare che prime versioni erano molto diverse da questa. Non sono ancora molto soddisfatta, ma spero di rifarmi presto con i prossimi capitoli. Fatemi sapere quello che pensate! Intanto spero che la vostra estate stia andando a gonfie vele.
Un bacione a tutti gli utenti,

Ary

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