Se è amore, non puoi scappare

di Tem_93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ten years later ***
Capitolo 2: *** Marry me ***
Capitolo 3: *** See you soon Doctor Puckerman! ***
Capitolo 4: *** Sweet old Breadstix ***
Capitolo 5: *** Nice nose ***
Capitolo 6: *** But sometimes it hurts instead ***
Capitolo 7: *** Cream ***
Capitolo 8: *** Never been a bad boy ***
Capitolo 9: *** Invitation ***
Capitolo 10: *** Partyin', partyin' (Yeah!) ***
Capitolo 11: *** Can we start again? ***
Capitolo 12: *** Home ***
Capitolo 13: *** Make us stay in love this way forever ***



Capitolo 1
*** Ten years later ***


Se è amore, non puoi scappare

1.Ten years later

 
C'è sempre un po' di verità dietro ad ogni "Stavo solo scherzando".
Un po' di conoscenza dietro ad ogni "Non lo so".
Un po' di emozione dietro ad ogni "Non mi interessa".
Un po' di dolore dietro ad ogni "Sto bene".
 
 
Afferrò in mano la rivista per l’ennesima volta. Quella copertina lo stava tormentando.
Come poteva catturarlo da un giornale?
Come ci riusciva dopo dieci cavolo di anni?
Buttò nuovamente Mary Claire sul divano, sbuffando. Certo, se non avesse avuto due donne in casa sarebbe stato più facile evitarlo, se una delle due non lavorasse per la moda forse ancora di più.
E invece quel giornale da donne era lì, con lei in copertina fiera e bellissima, nel suo vestito senza spalline, con i boccoli che le ricadevano sulle spalle.
Rachel Berry, la sua tortura. Finito il liceo McKinley era volata velocemente a Broadway, salutando i genitori e Finn. Che due ipocriti. Quello fu il giorno in cui la odiò maggiormente.
Dopo pochi anni era diventata una star, come era destinata ad essere. Aveva preso parte in numerosi spettacoli e da qualche anno aveva cominciato la sua carriera cinematografica. Una vita perfetta, esattamente quello che voleva. Aggiungi poi quel bell’imbusto riccioluto di Jesse St. James al suo fianco ed è fatta. Cosa si può desiderare di più? E così ora gli toccava vederla in tv, al cinema e persino sui giornali. I giornali nella sua casa erano colpa di quelle due, o almeno cercava di convincersene.
Dopo il liceo anche Noah aveva lasciato Lima in effetti, non da solo. I genitori di Brittany avevano regalato alla figlia un appartamento a New York e lei aveva chiesto immediatamente a Santana di andarci a vivere insieme. Ovviamente quest’ultima aveva accettato, poi l’avevano chiesto a lui. Subito era stato titubante. Non sapeva se voleva andare a vivere con le amiche, che tra l’altro erano una coppia, né voleva realmente lasciare la madre e la sorella. Dopo però aver avuto il consenso della famiglia, ed aver ricevuto varie lamentele in spagnolo aveva accettato.
Così si erano trasferiti nella Grande Mela e avevano scelto le università.
Brittany, la quale di scuola non ne voleva proprio più sapere, era stata velocemente adocchiata da qualche stilista che l’aveva voluta come modella. Aveva fatto molto successo e con il suo senso della moda aveva anche iniziato una sua collezione. Santana non era troppo felice del lavoro della bionda, ma tutto per un fatto di gelosia.
La mora aveva scelto giurisprudenza, dopotutto si era diplomata col massimo dei voti, e Noah non conosceva nessuno che avrebbe potuto fare l’avvocato meglio di lei. Infatti si era laureata in fretta ed aveva cominciato a lavorare, ottenendo immediatamente successi. Il vederla vestita da persona seria la mattina lo turbava ancora un po’, ma quando uscivano e lei indossava i suoi gilet di furetto rivedeva la solita Santana.
Lui aveva scelto medicina, e chi mai l’avrebbe detto! Lui che non aveva mai studiato nulla a scuola, che si domandava ancora come era riuscito a diplomarsi si era buttato su uno degli studi più lunghi e difficili. Sarà che quando l’aveva scelto voleva dimostrare di valere, doveva dare prova di riuscire in qualcosa, doveva dimenticare qualcuno. Effettivamente i libri e i test l’avevano aiutato ad offuscare alcuni ricordi, ma lei era sempre lì pronta a ritornare fuori. Anche lui era arrivato alla laurea, alla faccia di quelli che avevano detto che non ce l’avrebbe mai fatta, di quelli che gli avevano dato del pazzo, di quelli che non l’avevano mai supportato.
Così da qualche anno era un chirurgo pediatra. Anche questa scelta era stata azzardata.
Pediatra.
Avrebbe dovuto lavorare sempre a contatto con dei bambini, ma era quello che voleva. Piaceva ai bambini e a lui piaceva poterne aiutare qualcuno.
In quegli anni aveva perso alcuni contatti con quelli del vecchio Glee, ma non tutti. Sam era ancora il suo miglior amico e conviveva ormai da mesi con Quinn. Lui era diventato un astronomo come tanto sognava, lei era diventata una arredatrice e si divertiva a farlo anche con le case degli amici. Casa loro era stata già messa a posto più volte da quella trottola bionda. Bè, a parte loro i contatti con gli altri era quasi completamente spariti.
Ovviamente se non contiamo le discussioni con la figura di Rachel sullo schermo o sul giornale.
Nonostante fossero già passati dieci anni si trovava ancora a condividere l’appartamento con quelle due squilibrate. Probabilmente per la troppa fatica di cercarne una sua, o forse perché avrebbe odiato una casa vuota, o magari perché si era anche affezionato alle due coinquiline. Sì, Kate gli aveva chiesto se voleva andare a stare da lei, ma lui aveva cambiato in fretta il discorso.
Inizialmente si era infuriata quando aveva scoperto che viveva con Brittany e con un’altra ragazza. Poi aveva scoperto che erano lesbiche e fidanzate e le era andato a genio.
Katelyn Harris lavorava con Brittany, era una modella e ormai usciva con lei da due anni. Già, da due anni. Gliel’aveva presentata l’amica una sera, in un locale in centro. Bè, che fosse bellissima non c’erano dubbi. Era poco più bassa di lui senza tacchi, aveva due grandi occhi verdi e lunghi capelli castani e mossi. Poi era divertente, sapeva scherzare, era sempre allegra ed era una bomba a letto. Ancora non riusciva a trovare difetti in lei,e questo forse era il problema. Sapeva solo che qualcosa in lui non andava, nel cervello s’intende, tutti gli altri organo funzionavano alla perfezione, era sempre e comunque Puckzilla.
 
Senza accorgersene aveva preso tra le mani Mary Claire, senza sfogliarlo, fissava solo la copertina.
Come sempre, in realtà.
 
-Puckerman!- il grido arrabbiato di Santana lo riportò alla realtà –Cosa stai facendo??- sbraitò sulla porta. Non era nemmeno entrata e si era già messa ad urlare, Noah sbuffò.
-Niente- soffiò lui. Santana lo fulminò con lo sguardo. Andò verso di lui con passo spedito e fissò il giornale che aveva in mano. Sorrise, alquanto irritata.
-Sbaglio o era già finito nel pattume?- domandò alterata, chiudendo gli occhietti scuri a fessure.
-Noooo- la schernì lui, rimanendo serio. Lei scosse la testa, poi prese con forza la rivista. Lo guardò storto e strappò la copertina. Sorrise soddisfatta. Andò dal cestino e la distrusse in tanti piccoli pezzi. Noah rimase fermo sulla sedia, con il resto della rivista in mano. La ragazza tornò da lui
-La smettiamo con questa storia?- domandò più tranquilla.
-Appena passerò davanti ad un edicola ne comprerò un altro- sorrise lui, sfidandola con lo sguardo. Santana alzò entrambe le sopracciglia, incrociò le braccia al petto, soffiò e sibilò –provaci sol..-
-Stavo solo scherzando- la fermò Noah, ridacchiando. Santana borbottò qualcosa per poi calmarsi.
-Lo spero per te- lo avvertì, prima di dirigersi nella sua camera.
Per fortuna San non capiva sempre quando mentiva. Non era proprio una bugia, lui non voleva comprarlo più quel giornale. Però quando la vedeva su quella copertina patinata era più forte di lui. Non vedeva l’ora che non lo vendessero più e che la pagina iniziale cambiasse soggetto.
Voleva bene a Santana come lei ne voleva a lui. Per questo si arrabbiava e strappava giornali. Proprio perché teneva a lui, cercava di tenerlo lontano dalla Berry, di cambiare argomento quando qualcuno ne parlava, spostare canale quando appariva in Tv. Sapeva quanto aveva sofferto per lei e sapeva che in parte ne stava ancora soffrendo. Era arrabbiata sia con la Berry che con lui. Non riusciva a capire come ” in dieci cavolo di anni quella nana malefica”, testuali parole, non lo lasciasse ancora stare. Sinceramente questa cosa non la capiva nemmeno lui. Lui che era sempre stato per rapporti di una notte, o meglio da una botta e via. Lui che aveva sempre rifiutato i sentimenti, che aveva deriso e preso in giro in tutti i modi la Berry, se ne era perdutamente innamorato.
“Chi disprezza compra, Noah” gli ripeteva sempre sua madre quando era piccolo. Cavolo, perché sua mamma alla fine doveva sempre aver ragione. La prima volta che gliel’aveva detto era stato quando non voleva mangiare i waffle perché diceva che gli facevano schifo. Ora non viveva senza waffle. La seconda volta gliel’aveva detto perché da piccolo aveva affermato, alquanto convinto, che a lui non piacevano le “femmine”, perché giocavano con le bambole e piangevano sempre. Ora, bè ora la cosa era decisamente cambiata. La terza volta gliel’aveva detto quando lei gli aveva proposto di sposare un’ebrea, una come quella Rachel Berry che andava a scuola con lui,e Noah aveva risposto che piuttosto di sposare una tipa del genere preferiva rimare scapolo. Ora avrebbe rinunciato ai waffle e a molto altro per poter mettere il nome Puckerman a Rachel.
Ok, non era proprio il massimo avere una ragazza e pensare ciò.
Kate era spuntata fuori dal nulla perché anche Brittany gli voleva bene. Infatti una sera l’aveva costretto ad uscire con lei che doveva incontrarsi con delle colleghe. Modelle ovviamente, allora Puck aveva detto “perché no?”. Così Brit lo aveva trascinato in un piccolo locale con le luci basse dove l’aspettavano due sue amiche. Una era una bionda frizzante e altissima, l’altra era Kate. Era tranquilla e sorridente e presto erano cominciati ad andare d’accordo. Per uno strano motivo Brittany e l’altra bionda si erano allontanate, lasciandoli soli. Puck era sempre Puck, non si sarebbe lasciato scappare quegli occhi verdi e quel fisico da urlo.
E poi diciamo che era sempre in cerca di una che gliela facesse dimenticare.
Fatto sta che in breve erano finiti nell’appartamento di lei e avevano smesso di chiacchierare. La mattina dopo si era svegliato solo nel letto, ma un buon odore di brioches l’aveva attirato in cucina dove Kate, con indosso una maglia larga e una paio di mutandine, canticchiava preparando la colazione. Quella volta non se ne andò come faceva sempre, si sedette al tavolo e intonò con lei quella canzoncina. Lei si girò sorridente e gli porse la colazione, cominciando a raccontargli qualcosa sui suoi gusti. Era così facile e divertente stare con lei. Quel giorno si era convinto che lei era quella giusta, che ormai Rachel Berry l’aveva perso.
Poi erano passate qualche settimane e lui e Kate erano diventati una coppia fissa, rendendo felice anche Santana. Però, Noah aveva capito che nemmeno lei avrebbe vinto su Rachel, anche se lui avrebbe fatto di tutto per favorirla. Rachel era sempre lì, pronta ad assillarlo quando era solo. Eppure lui voleva odiarla, voleva detestarla, ma faceva solo il contrario.
Era riuscito ad odiarla malapena quel giorno. Perché lo ricordava ancora così bene? Erano passati tutti quegli anni, perché quello stronzo del suo cervello non rimuoveva tutto?
 
Puck strattonò la ragazza per un braccio, prendendola in disparte.
-Cosa stai dicendo?- disse, leggermente irritato.
-Non voglio ferirti più Noah- ripetè Rachel, abbassando gli occhi, non riuscendo a reggere quello sguardo forte. Puck deglutì, non capendo, o volendo capire, cosa diceva la ragazza.
-Non capisco- borbottò accigliato.
-Io amo ancora Finn. Non posso più stare con te- farfugliò lei, mentre le lacrime avevano iniziato a scendere dai suoi occhioni nocciola. Noah non rispose subito. La confessione lo scioccò. Lasciò il braccio di lei.
-Non puoi lasciarmi- sbottò- nessuna lascia Noah Puckerman-. Dal tono della sua voce sembrò che dovesse auto convincersi.
-Amo Finn, non posso più mentirti- disse lei nuovamente. Le lacrime scendevano veloci e frequenti.
-Non è vero!- sbraitò lui, facendola sobbalzare- come puoi amarlo? Come puoi farlo dopo quello che ti ha fatto passare? Lui non ti ama!- non riusciva più a controllare la rabbia. Diede un pugno contro l’armadietto chiuso.
-Diavolo Rachel, lui non ti ama o almeno non come me-. Ok, quello era delirio puro. Noah aveva appena detto quella cosa ad alta voce? L’aveva detta mentre lei lo stava lasciando? Chi cavolo aveva formulato quel cazzo di pensiero?
Rachel singhiozzava ormai.
-M-mi dispiace Noah, ma io amo lui più di quanto ami te- ammise con un filo di voce.
Puck a stento tratteneva l’ira che aveva in corpo e sentiva gli occhi pizzicare. No, piangere non l’avrebbe mai fatto.
-Sai cosa ti dico- borbottò facendo un giro per poi tornare di fronte alla ragazza –Che sei solo una bambina viziata, egoista, petulante e da oggi anche stronza. Brava- applaudì le mani per schernirla –hai vinto un altro ottimo aggettivo Berry- sibilò, vinto dal dolore.
-Mi dispiace- ripetè Rachel, incassando le dure parole del ragazzo. Noah la guardò un’ultima volta poi se ne andò, senza più voltarsi.
 
Non era stata per quella la volta in cui era riuscito veramente ad odiarla. Era stato tempo dopo. Neanche qualche mese forse. Era la cerimonia dei diplomi. Avevano ottenuto tutti i diplomi e si erano esibiti per l’ultima volta, tra abbracci e lacrime, avevano così detto addio al McKinley.
E quel giorno Rachel aveva detto addio anche a Finn.
Lo aveva lasciato, perché lei sarebbe partita per Broadway e lui non voleva partire con lei.
Lei lo aveva lasciato per Finn e poi si erano lasciati per quella stronzata.
Aveva lasciato lui che l’avrebbe seguita anche in Antartide.
L’aveva lasciato per il grande amore a cui in quel momento stava dicendo addio.
L’aveva lasciato senza motivo.
 
Gli aveva solo spezzato il cuore.
 
 
***
 
Oook, ecco la long di cui avevo accennato. Intanto devo ringraziare la mia pecora, dirle che la adoro come sempre e che senza di lei non so se l’avrei continuata o pubblicata. Grazie Ari di esserci, sei la pecora più dolce che ci sia ;)
Questa ff non è da me, io sono totalmente contro l’angst, mentre una in una long ci deve essere per forza. Per questo adoro le one-shot o le raccolte u.u
 
Precisazioni:
-La ff è tutta nata dalla pazzia del mio cervello e dalle copertine di Marie Claire, scegliete quella che volete, Lea è meravigliosa sempre, anche se mi ha ispirato quella di Maggio 2011

MarieClaire
MarieClaireMay2011

-Io credo seriamente che Puck potrebbe diventare quello che vuole se s’impegnasse. Per il lavoro mi sono un po’ collegata ad Alex di Grey’s. Mi piacciono anche i lavori che ho scelto per gli altri u.u
-Non so perché Rach mi è uscita così stronza e Puck così coccoloso. Cercherò di essere più IC
-Ovviamente il Brittana è on, ma lo è sempre stato dopotutto ;)
-Kate mi è uscita troppo bene, non riesco nemmeno ad odiarla tanto. Ci proverò. Il nome è stato scelto dalla mia cara pecora, e no, la Middelton non c’entra nulla.
-Penso ci saranno spesso flashback.
-I waffle perché ho riguardato la puntata originale e Puck non ama i muffin come ho sempre creduto ma i waffle.Sì, sono stata sconvolta anche io per giorni  e giorni.
-Ah, sì. La frase all’inizio è abbastanza importante, quando diranno le frasi ricordarla (io ve le metterò in corsivo). Non ricordo di chi è, ma io amo le citazioni e per esse userò la signora Puckerman ;)
-Perché Jesse St. James e non Finn?? Perché odio Finn U.U
 
Bene direi di aver finito per ora ;)
Aggiornerò appena posso. La storia è tutta nella mia mente, devo solo trovare il tempo per metterla anche su Word. Se avete consigli e ideuzze provate pure a dire ;)
Che altro? Spero vi piaccia e che gli errori siano pochi ..
Besos, Miky

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Capitolo 2
*** Marry me ***


2.Marry me



-Kate è malata-disse dispiaciuta Brittany entrando in casa.
Puck seduto a tavola la guardò e le sorrise.
-Sì, mi ha chiamato poco fa. La andrò a trovare domani dopo il lavoro.- la informò, mentre lei arrivava furtiva dietro ad una Santana intenta a cucinare. L’abbracciò e le schioccò un bacio sulla guancia. La mora ridacchiò, dopodiché la bionda si sedette vicino a Noah. Cenarono allegramente parlando di quello che avevano fatto durante il giorno. Puck avrebbe fatto il turno di notte per cui la maggior parte della giornata l’aveva passata a letto.
Gli piaceva quando cenavano assieme. Non succedeva spesso, né che fossero tutti e tre in casa per quell’ora, né che Santana avesse abbastanza voglia per cucinare loro qualcosa.
Quelle due non erano cambiate una virgola da quando avevano lasciato il McKinley, se non per il fatto che ora erano una coppia fissa e certamente non aperta. Non erano proprio più quelle che andavano con chiunque, quelle che cercavano solo una notte di divertimento con un ragazzo a caso. Si amavano e si bastavano e Puck lo sapeva, eccome se lo sapeva. Infatti Santana e Brittany non avevano perso la naturalezza e spensieratezza di una volta, e di certo non si trattenevano perché in casa c’era lui. Tutt’altro.
Noah in fondo era felice per loro, voleva bene ad entrambe e sapeva che ora che si erano trovate non si sarebbero mai separate. Passò velocemente uno sguardo sulle loro fedi. Già, erano sposate da qualche anno. Non c’era voluto tanto per capire che era la cosa più ovvia da fare. Era successo tre anni dopo il diploma e avevano deciso di sposarsi a Lima, quella cittadina dove erano cresciute e che era stata in passato tanto ostile.
Era stata la prima volta dopo anni in cui l’aveva rivista. Infatti, sposandosi a Lima, avevano invitato tutti i vecchi amici, in particolare quelli del Glee; erano riuscite perfino a rintracciare Holly.
 
-Morirò- sussurrò Santana sistemandosi ancora una volta il boccolo dietro all’orecchio.
-Tranquilla, Brit ci sarà. L’ho vista.- la confortò lui –e Quinn l’ha aiutata a vestirsi. Non ti preoccupare.- le sorrise raggiante. Lei distolse lo sguardo dalla sua figura riflessa nello specchio.
-Perchè Brittany mi dovrebbe preoccupare? La sposerei anche se venisse in tuta da motocross. Tu mi preoccupi- chiarì la mora, sospirando.
-Io?- chiese Noah non capendo.
-Già, non so ancora perché ho accettato che facessi tu il discorso a cena. Sei sicuro di volerlo fare?- chiese lei. Puck la guardò storto.
-Ci ho perso ore a pensarlo e mi hai rotto due mesi per convincermi. Ora vuoi veramente ritirare l’offerta?- borbottò quello incrociando le braccia.
-Mi metterai sicuramente in imbarazzo- sbuffò scocciata lei, avvicinandosi per aggiustare la cravatta dell’amico.
-E’ l’unico motivo per cui ho accettato- sorrise sornione lui, ricevendo poi uno schiaffo sulla spalla.
-Su, andiamo, c’è una bionda che mi aspetta- esclamò la mora aprendo la porta.
Puck sorrise e uscirono.
In effetti come suo solito Santana arrivò in ritardo.
Brit era là che l’aspettava con un gran sorriso sulle labbra, stretta nel suo vestito color crema, mentre sbatteva velocemente le ciglia chiare. Fu una cerimonia veloce ed allegra, allietata dai cori del Glee. Appena terminò si spostarono nel giardino della villa dei Pierce, dove cenarono. Quando portarono la torta Puck decise che era il momento del suo grande discorso. Aveva pensato più volte a cosa dire, ma non l’aveva mai messo per iscritto. Forse avrebbe dovuto farlo, considerò in quel momento. Quando tutti gli occhi furono puntati su di lui cominciò con un sorriso.
-E Santittany fu! Santittany è come piace a Santana definire loro due. Quando eravamo al liceo spesso usavamo nomi simili per le coppie, era una cosa alquanto buffa. Vivendo con loro due ho scoperto che esistono cose molto, molto più buffe di quella. All’inizio ero titubante, non ero sciuro di voler conviverci. Primo perché avrei fatto un po’ la parte del terzo incomodo, secondo perché erano Santana e Brittany. Voi non immaginate cosa voglia dire condividere la casa con loro. Una è una dittatrice che da ordini tutte le ore, perfino durante il sonno. L’altra è una nullafacente che invece di mettere ordine crea disordine, ma che ha il diritto di farlo perché sta con la dittatrice. Quindi, immaginate chi deve eseguire gli ordini?- gli invitati scoppiarono a ridere. – Devo dire però che in fin dei conti è divertente. Sicuramente non è una convivenza né normale, né sana, ma in qualche modo è fica. Sarà che siamo tutti e tre dei gran fichi – sorrise ebete.- Basta abituarsi ad avere due matte in giro per casa ed è fatta. Dopo ti sembra normale tornare a casa e metterti sul divano a guardare orribili film commentati secondo per secondo da Santana, o ritrovarsi impegnati in qualche gioco di società fino a tarda notte; perfino perdere una gara di rutti con Brit ormai è normale. Prima o poi la batterò- annuì convinto mentre la bionda scosse la testa, estremamente discorde. –A vivere con loro ho così imparato quanto quelle due si amino. Se c’è una cosa di cui sono certo, è che, per quanto faranno le cretine, non si lasceranno mai. A volte capita che litighino, e da scemotte quali sono vengono tutte e due a lamentarsi da me. E tutte le volte, in poco tempo hanno già fatto pace, e se dovesse essere successo qualcosa, la colpa viene data a me.- alzò le spalle scoraggiato.
-Mia madre mi diceva sempre che quando è amore, non si può scappare. Penso che questo a loro sia chiaro, ma credo anche che non proveranno più a fuggire.- Sorrise guardando le amiche. Santana stava sicuramente bonfichiando qualche insulto nei suoi confronti. Puck alzò il bicchiere deciso.
-Al Santittany- esclamò e tutti alzarono i bicchieri, brindando poi alle spose.
Noah rimase lì ancora qualche oretta a festeggiare, chiacchierando allegramente con i vecchi compagni e tenendosi cautamente lontano da certi individui. Purtroppo non tutto andò come aveva deciso, un po’ perché anche lei era lì e non riusciva ad ignorarla, un po’ perché era leggermente brillo.
-Vai via?- chiese Noah vedendo Rachel infilarsi la giacca e dirigersi verso il cancelletto.
-Già. Anche tu?- domandò lei di rimando, vedendo che anche il ragazzo stava uscendo. Lui annuì solo.
-Vai a piedi?- disse Noah vedendola incamminarsi.
-Sì. I miei papà sono rimasti solo al matrimonio. Se ne sono andati in fretta e furia perché dovevano partire per andare a trovare alcuni parenti.- lei sollevò le spalle.
-Ciao Berry- la salutò, infilandosi nella macchina nera. Lei agitò la mano, percorrendo il vialetto. Puck mise in moto poi vide Rachel quasi cadere per terra. Le si era rotto un tacco e stava imprecando ferocemente. Sbuffò e si accostò al marciapiede.
-Sali, ti accompagno a casa- la invitò lui. Rachel gli sorrise ed entrò nell’automobile.
-Grazie- sussurrò –Hai fatto un bel discorso- sorrise lei.
-Grazie- disse a sua volta lui.
-Così vivi con Brittany e Santana- puntualizzò la ragazza. No, stare in silenzio non era il suo forte.
-Già- annuì lui.
-E la tua ragazza non è gelosa?- domandò portando lo sguardo su di lui.
-Non ho una ragazza… fissa- rispose lui, sorridendo maliziosamente.
-Certo, sei sempre Puckzilla- sussurrò lei sorridendo debolmente. Arrivarono a casa della ragazza e scesero. Puck l’accompagnò alla porta, probabilmente perché non era del tutto sobrio.
-Buonanotte- le augurò sistemandosi la giacca mentre lei apriva la porta.
-G-grazie- farfugliò Rachel allungandosi verso di lui e posando le sue labbra sulla sua guancia. Si guardarono per un momento poi lei entrò e si fermò sulla porta.
-Di nulla- mormorò, sospirò e fece per andarsene. Non riuscì nemmeno a girarsi che Rachel lo afferrò per la cravatta nera e lo tirò verso di se, baciandolo. Probabilmente anche Rachel doveva aver bevuto qualche bicchiere di troppo. Puck la guardò un attimo negli occhi, poi la sollevò e riprese a baciarla con foga. Le alzò il vestito rosa pastello così che potesse avvinghiare le gambe intorno al suo bacino. Si dovette staccare per riprendere fiato e scese sul collo profumato della ragazza, cominciando a torturarglielo. Lei era intenta a sciogliere il nodo della cravatta, per poi sfilargli la giacca e cominciare a sbottonargli la camicia bianca. Non furono né educati, né tantomeno gentili. Noah non perdeva occasione per mordere quella pelle liscia e Rachel continuava a graffiare quella di lui. Sembrava quasi volessero lasciare il segno, marchiarsi, fare sì che quel momento rimanesse per un po’.
Il giorno dopo Noah si svegliò, stropicciò gli occhi e si accorse di avere tra le braccia il corpicino di Rachel, la quale dormiva ancora tranquilla. Si maledì più e più volte. Come cavolo era potuto succedere? Si era ripromesso di starle lontano per sempre ed odiarla, non di andarci a letto.
Ok, poteva classificarsi come una botta e via. O meglio tre o quattro botte e via.
Ma sì, Rachel era una delle tante, tentò di persuadersi. Si alzò cercando di non svegliarla e si mise a rintracciare i vestiti; la camicia e la giacca dovevano essere rimaste di sotto. S’infilò i pantaloni e le scarpe poi sentì la ragazza muoversi dietro di lui.
-Noah- bisbigliò confusa.
-E’ stato un errore Rachel. Eravamo ubriachi- disse lui continuando a darle le spalle.
-Lo so. Non ricordo molto- mentì lei, sistemandosi i capelli e tirando la coperta fino al mento.
-Bene, cerchiamo di dimenticare questo fatto- suggerì il ragazzo alzandosi in piedi e voltandosi verso di lei. Sarebbe tanto voluto restare per tornare a dedicarsi a quelle labbra morbide e quegli occhi da cerbiatta, ma non poteva.
-Ci vediamo- la salutò uscendo dalla camera
-Certo, a presto Noah- disse lei guardandolo andare via.
Puck scese e recuperò gli ultimi indumenti per poi lasciare la casa e ripartire per New York.
 
 
Ok, forse non erano proprio dieci anni che non la vedeva. A volte capitava di incontrarsi e quando succedeva finivano sempre col fare quello che non avrebbero dovuto.
Sembrava più forte di loro.
Si evitavano tutto il tempo, però, in qualche modo, alla fine si ritrovavano soli in una stanza.
Per essere sinceri erano quattro anni che non la vedeva, ma ora era quasi sicuro che se si fossero incontrati di nuovo, stavolta sarebbe andata diversamente.
Ora lei stava con Jesse e lui con Kate; inoltre gli era quasi passata questa fissa per lei.
Bè, forse quello era ciò di cui voleva e doveva convincersi.
Come se non bastasse, Santana aveva capito tutto ed aveva intenzione di tenerlo costantemente sott’occhio.
Noah sapeva che da lì a poco l’avrebbe rivista. L’estate si stava avvicinando e con essa anche un matrimonio che avrebbe riunito nuovamente le New Directions dopo tutto quel tempo.
Finalmente Dave gliel’aveva chiesto!
C’erano voluti cinque anni e vari rimproveri di Santana prima della proposta.
Ah, in un certo senso non avevano perso i contatti nemmeno con quei due, ma vivendo loro ora a Parigi, li sentivano solo per telefono o Skype.
Dave quando aveva saputo che Kurt aveva ottenuto quel lavoro in Francia si era subito opposto. Continuava a ripetere che odiava la Francia e che i francesi erano tutti delle checche. Kurt si era arrabbiato e gli aveva detto che poteva anche starsene in America. Con quelle parole Kurofsky aveva borbottato un po’, aveva messo su il broncio e poi si era arreso.
Puck pensò che anche quei due erano una coppia di matti.
Così erano partiti per Parigi e Kurt aveva potuto lavorare per uno delle maggiori riviste di moda francesi, mentre Dave aveva cominciato a lavorare come architetto, appena dopo essersi laureato.
Sarebbero tornati a Lima per l’inizio dell’estate. Avevano deciso di sposarsi a casa, anche perché portare tutti gli amici e parenti in Francia era molto più difficile che fare il contrario.
E come non avrebbe potuto invitare Rachel? Bè, se fosse stato per Dave si sarebbero sposati da soli perché tutti gli altri gli davano noia, ma Kurt aveva preso il totale controllo del matrimonio, e oramai nessuno poteva più fermarlo. Così Noah si era messo il cuore in pace e aveva accettato il fatto che tra qualche mese l’avrebbe rivista.
 
-Se stai pensando alla Berry ti castro- gli sibilò Santana nell’orecchio, rubandogli poi una patatina dal piatto.
-No, pensavo al vostro matrimonio in realtà- rispose velocemente il ragazzo.
-Puckerman, possibile che vivendo con me tu non abbia mai imparato a mentire??- borbottò la mora per poi tirare un calcio alle gambe dell’amico –e smettila di pensare alla nasona-.
-Perché non le chiedi di sposarti?- domandò Brittany sorridendogli.
-A chi?- Puck corrugò le sopracciglia.
Brittany scoppiò a ridere.
-Sei ancora malato- affermò.
Brittany era convinta che fosse una malattia, perché non riusciva a concepire come una persona sana potesse essere innamorata di Rachel Berry per così tanto tempo. Parlava lei che si era scelta proprio un angioletto come moglie!
-Puck, chi può essere? Sei fidanzato con Kate e nessun altra!- mormorò l’ispanica.
Puck sbuffò annoiato, quelle due volevano sempre aver ragione! Che cavolo, sapevano che una parte di lui era convinta di avere ancora una possibilità con Rachel.
-Vado a lavorare, mamme!- disse alzandosi e andando a prendere la giacca.
-Ci vediamo domani!- le salutò aprendo la porta.
-Buon lavoro figliolo- disse Brittany sorridendo e salutando con la mano, mentre l’altra ridacchiava.
 
In una ventina di minuti Noah arrivò all’ospedale ed iniziò il suo turno. Non fu una giornata particolarmente pesante. Non c’era nessun caso grave, così l’avevano messo nel pronto soccorso, ma anche quello non era affatto affollato. Nonostante fossero pesanti, i turni di notte erano solitamente tranquilli. Le ore passarono in fretta e senza complicazioni. Ormai aveva finito, tra poco gli avrebbero dato il cambio. In quel momento fu chiamato in pronto soccorso da un suo specializzando.
Arrivò velocemente e scostò la tendina azzurra. Il giovane ragazzo stava parlando con la paziente. Appena si accorse che era arrivato si scostò, lasciando libera la visuale di Noah che buttò un occhio sulla ragazza, la quale sgranò gli occhi.
-Ecco, è arrivato il dottor..- farfugliò il giovane ma Noah richiuse in fretta la tendina e tornò indietro.
-Noah!- squillò la ragazza.
Puck respirò lentamente. Si bloccò un momento, dopodiché riaprì la tenda, tornando dallo studente e dalla paziente.
-O dottor Puckerman se preferisci- gli sorrise lei.
-Ciao Rachel-.
 
***
 
Ecco qui il secondo capitolo ;)
Precisiamo qualcosina :
-Il titolo è per l’affollamento di matrimoni in questo capitolo
-Kurtofsky, eh già! Mi piacciono come coppia, se non si era capito io sono per le coppie difficili [Ari so che mi odierai, ma in qualche modo mi farò perdonare ;)]
-Mi piace pensare che quei tre in casa facciano cose dolci e buffe, come mettersi a fare un puzzle perché Brittany non riesce a prendere sonno. Sì, il mio cervello è malato, lo so tranquilli u.u
-Perché Santittany e non Brittana? Perché in Glee Santana l’ha chiamato così e poi anche perché Naya vorrebbe che lo chiamassero così. In realtà tutti lo chiamano Brittana XD
 
Spero vi sia piaciuto e che ci siano pochi errori. Se ci dovessero essere ditemi pure!
Besos, Miky
 

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Capitolo 3
*** See you soon Doctor Puckerman! ***


3.See you soon Doctor Puckerman!
 
Puck borbottò qualcosa e guardò male lo specializzando, arrabbiato perché lo aveva chiamato.
-M-Ma è Rachel Berry? L’attrice?- domandò lui sorpreso, squadrando la donna sul lettino.
Lei annuì e sorrise.
-Sì, bravo, ora puoi andare. Spero che la mia presenza fosse strettamente necessaria- sibilò lui spingendo via il ragazzo che mugugnò qualcosa per poi andare a cercare un altro paziente.
Puck tornò da Rachel.
Ma perché cavolo il suo turno non poteva essere finito dieci minuti prima!?
-Quanto tempo Noah. E così sei un dottore ora- trillò lei tutta allegra.
Lui annuì posando lo sguardo sul ginocchio sanguinante della ragazza.
-Perché non mi hai mai detto nulla? E’.. è favolso!Deve essere stata dura. So che ci sono esami veramente difficili a medicina. E poi che ramo hai scelto? Chirurgia?- continuò lei.
-Berry perché invece non mi parli della gamba? Che tra l’altro non è che un graffietto. Penso che non ci fosse nemmeno bisogno di venire qui…- disse lui con un finto sorriso.
-Sono caduta poco lontano da qui. Mi si è rotto un tacco mentre stavo correndo, cercando di raggiungere un taxi. - spiegò lei alzando le spalle.
-Ancora? E’ un vizio- farfugliò lui cominciando a medicare la ferita.
-Cosa?- domandò lei non capendo a cosa si riferisse.
-Niente- farfugliò lui, sorridendo appena.
-Visto che ero nei paraggi e non sapevo come medicarmi sono venuta qui. Bene ora che ti ho detto cosa mi è successo puoi rispondere alle mie domande- squillò lei, facendo poi una smorfia mentre Noah controllava più accuratamente il suo ginocchio.
-Sì, sono un dottore ed è stato difficile. Sono un chirurgo pediatra. Non ti ho detto nulla perché non ti vedo da anni- rispose lui concentrato sulla ferita, senza mai guardarla negli occhi.
-Potevi chiamarmi- sbuffò lei, lisciandosi i capelli. Nonostante fosse tanto che non la vedeva era ancora una piccola, pazza logorroica. –Hai tagliato la cresta- disse, guardando i capelli quasi rasati del ragazzo. Lui si alzò sconvolto e si tocco la testa.
-Oh cavolo! Mi deve essere caduta!- la derise per poi ridacchiare e tornare a quello che stava facendo.
-Ah. Ah. Ah.- sillabò lei, facendo roteare gli occhi.
-Tu invece Berry sei più perspicace di prima- la schernì ancora.
-E tu sempre più simpatico- borbottò lei dandogli un colpetto sulla testa. Lui rise.
-Allora cosa mi racconti?- cinguettò Rachel, dondolando la gamba sana. Puck gliela fermò con la mano libera, sbuffando.
-Potrei farti un’anestesia totale- mormorò. Lei non ci badò e tornò al suo discorso.
-Così sei un pediatra. Oddio, m’immagino i poveri bimbi che dovrai curare- ridacchiò.
-I bambini mi adorano- affermò Puck sorridendo. Prese poi una garza e cominciò a fasciarle il ginocchio.
-Ovvio! Tra simili ci si capisce!- esclamò lei ridendo.
-Mi era mancata Miss Simpatia- rispose lui guardandola male, poi sorridendo malvagiamente diede una leggera spinta sulla ferita.
-Ahia!- strillò Rachel –Un dottore non dovrebbe fare cose del genere!- sbottò schiaffeggiando il ragazzo. Lui sghignazzò facendo spallucce.
Non ci poteva fare nulla. Quando era con lei era così tutto facile e naturale. Era divertente farla arrabbiare, vedere come corrucciava le labbra, incrociava le braccia e gonfiava il petto, indispettita. Era sempre così teatrale, e così carina.
No, ok, se ci fosse stata Santana lo avrebbe già preso a calci.
Doveva finirla.
-Dove hai messo Belli Capelli?- domandò ghignando.
-Se con ”Belli Capelli“ intendi Jesse, ora sta lavorando ad un film in Europa- rispose lei rabbuiandosi.
-Tutto bene?- le chiese incontrando i suoi occhi.
-Abbiamo litigato- borbottò per poi soffiare.
-Bè, cosa ti aspettavi! Ti sei messa con quello che ti ha spiaccicato un uovo in faccia Berry- disse lui finendo la medicazione.
-Disse quello che mi tirava granite tutti i giorni!- rise la ragazza.
-Ma, vuoi mettere? Le mie erano amichevoli!- annuì lui alzandosi in piedi.
-Ah sì? Allora ero io che le interpretavo male- Rachel scoppiò nuovamente in una risata –come possono essere amichevoli delle granitate!-.
-Mpfff.. Comunque è stato solo il primo anno..e forse il secondo..- mugugnò lui agitando la mano. Lei lo spintonò leggermente, alzandosi in piedi, scalza.
-Tu invece? Come va?- gli domandò a pochi passi da lui.
-Sto bene, grazie- sussurrò.
Rachel sorrise poi fece un po’ muovere il ginocchio arricciando leggermente il naso.
-Avrei bisogno di un paio di scarpe- bisbigliò prendendo in mano le sue.
-In macchina dovrei aver un paio di ciabatte, il mio turno è finito cinque minuti fa..- la informò lui, così Rachel alzò il volto sorridente e annuì. La ragazza lo attese alla porta e Noah,dopo essersi tolto il camice ed aver rindossato i vestiti normali, la raggiunse e la condusse alla macchina. Frugò nel baule, trovando quello che cercava.
-Perché hai un baule pieno di scarpe da donna?- ridacchiò la ragazza.
-Sono di Brittany, non so perché finiscano sempre nella mia macchina.- le porse un paio d’ infradito nere.-Penso siano le uniche cose che ti possano andare bene. Brittany porta un numero troppo grande per te- le spiegò.
-Grazie, ma non posso prendere le sue scarpe!- le rifiutò lei scuotendo la testolina.
-Non se ne accorgerà mai, ne ha centinaia e sicuramente non le mancheranno un paio d’infradito. Al massimo gliene comprerò delle nuove- le rispose lui.
Lei gli sorrise e le infilò.
-Grazie. Allora vivi ancora con Brittany?- domandò.
-e Santana- borbottò l’altro con un tono che fece ridacchiare l’altra.
-E tu come mai sei a New York? Non devi lavorare?- chiese il ragazzo.
-No, ho appena finito le riprese di un film. Mi sono presa qualche mese di pausa. Ero venuta qui per trovare alcuni amici, ma penso che a breve partirò per Lima. Mi mancano i miei papà- gli chiarì lei.
-Capisco-.
-Potremmo andare a mangiare qualcosa- propose lei allegramente.
Cavoli!
Se fossero andati a mangiare qualcosa non si sarebbero fermati lì. Ne era sicuro, si conosceva e ora sapeva anche che Jesse era alquanto lontano. No, doveva assolutamente rifiutare!
Primo perché nella sua testa c’era già l’immagine di Santana che lo uccideva, secondo perché tornare a letto con Rachel lo avrebbe nuovamente scombussolato, terzo c’era Kate.
Ah già! Kate era malata e le aveva promesso di andarla a trovare dopo aver finito di lavorare!
Noah scosse la testa.
-Mi dispiace, devo andare a trovare Kate- declinò.
-Kate?-domandò Rachel curiosa.
Santana aveva ragione, perché dopo dieci anni non aveva ancora imparato nulla da lei?
Discrezione Noah, discrezione diamine!
-La mia ragazza- ammise, notando un debole sorriso formarsi sulle labbra carnose della mora.
-E così anche Puckzilla ha una ”ragazza“!- disse abbassando lo sguardo.
Noah si chiese se fosse forse dispiaciuta.
-Eh già! Anche i migliori sbagliano- sorrise sornione, facendola ridere.
-Capisco, bè allora io vado! A presto dottor Puckerman!- trillò alzandosi in punta di piedi e schioccandogli un bacio sulla guancia.
-A presto Berry- le sorrise lui, guardandola poi fermare un taxi mentre faceva dondolare la borsetta.
Si voltò per un momento indietro sorridendo, poi salì sula vettura gialla e se ne andò.
Puck si sfregò la guancia come se volesse rimuovere il bacio che lei gli aveva stampato poco prima, o come se volesse solo trattenerlo.
 
 
Entrò nell’auto e mise in moto. In pochi minuti si ritrovò al terzo piano di una palazzina a suonare il campanello. Kate gli aprì la porta sorridendo debolmente e lui l’abbracciò.
-Tutto bene?- le chiese accarezzandole la schiena calda.
-Certo, se ora sto abbracciando i gemelli Puckerman è tutto a posto- scherzò lei.
-Siamo due gemelli fichissimi, ma io resto il migliore- rise, sciogliendo l’abbraccio e stampando un bacio sulle morbide labbra della ragazza.
-Se ti dovesse venire la febbre è colpa tua- lo rimproverò lei. Lui annuì e la seguì sul divano, coprendola con la coperta; si sedette e Kate si appoggiò sulle sue gambe.
-Questo week end non potrò venire- farfugliò chiudendo gli occhi.
-Non fa nulla, starò qui con te anche io- disse lui, alzando le spalle. Lei scosse la testa.
-No, vai pure, viene mia sorella. Già tua madre mi odia, pensa se t’ impedisco anche di tornare a casa- sbuffò rannicchiandosi.
-Non ti odia- sorrise lui –davvero, resto se vuoi- insistette.
-Ti dico che verrà mia sorella. Comunque ho ragione io, tua madre non mi sopporta perché non sono ebrea- mugugnò lei stropicciandosi gli occhi.
In effetti sua madre gli aveva fatto qualche storia, ma nulla di che. Lei avrebbe solo voluto che sposasse una brava ragazza ebrea (“come quella Rachel Berry” continuava a ripetere) al tempio dove era cresciuto, che mettessero su famiglia così da ritrovarsi a breve dei piccoli nipotini ebrei. Quando aveva saputo che Kate non era ebrea, che per giunta era atea, aveva storto il naso e borbottato qualcosa, ma non da odiarla.
-Le dirò che verrai la prossima volta e che non vedi l’ora di rivederla!- esclamò il ragazzo giocando con i boccoli castani di lei.
-Fai come ti pare, salutami Quinn e Sammy- farfugliò.
In poco tempo si addormentò e Puck fece lo stesso, anche se non era proprio in una posizione comodissima. Quando si svegliarono Noah preparò un po’ di the, ma Kate tornò in fretta a riposare così lui decise di andare a casa.
 
 
Appena entrò gli sembrò tutto normale, poi notò Santana seduta sul divano che lo guardava con un sorriso. Ovviamente Puck conosceva quei sorrisi, tanto da sapere che non significavano nulla di buono.
-Puck! Bentornato, tutto bene?- gli chiese avvicinandosi ed abbracciandolo.
Ok, la cosa diventava assai pericolosa. Il ragazzo s’irrigidì senza ricambiare l’abbraccio.
-Certo- mormorò guardandola confuso.
-Com’è andato il lavoro?- continuò il suo teatrino la mora – non è successo nulla di strano?-.
Ormai quel finto sorriso lo inquietava. Puck alzò le spalle, scuotendo la testa.
-Nulla di particolare- disse.
-Anh- sospirò l’altra.
-Noah, non è che per caso hai visto le mie infradito nere?- domandò Brittany raggiungendolo.
Cazzo.
Puck sgranò gli occhi, facendo per correre via, ma lo scappellotto di Santana fu più veloce.
-Ahia- si lamentò massaggiandosi la testa – Non fare la bulla!- sbottò contro la mora.
-E tu non fare il cretino!- rispose lei alzando nuovamente la mano sinistra, ma lui le afferrò il polso. Le sorrise ebete e lei alzò entrambe le sopracciglia, per nulla turbata.
Già, aveva anche una mano destra.
-Potresti smettere di picchiarmi?!- domandò il ragazzo, bloccando anche l’altro braccio.
-E’ per il tuo bene- gli sorrise lei.
-Come no- borbottò lui, lasciandola poi andare.
-Chiederò a Dave di prenderti a pugni appena ti vede- trillò prendendo in mano il cellulare per informarlo subito. Puck fece roteare gli occhi ridacchiando.
-Io vorrei davvero le mie infradito- sottolineò Brittany, portando le mani sui fianchi.
-Non so dove siano- tentò di mentire ancora lui.
-Scommetto che una certa nana nasona lo sa- sibilò Santana sedendosi sul divano e incrociando le braccia al petto.
-Allora avevo ragione- mugugnò Noah portando una mano sotto il mento – avete installato cimici nella mia macchina. Siete pessime!- sbottò guardandole male.
-No che non l’abbiamo fatto, imbecille. Non viviamo in tua funzione- brontolò la mora – E poi in certi casi basta accendere la tv e sperare nei paparazzi. Sono proprio stati bravi stavolta- esclamò lei.
-Peccato non ci fosse l’audio- mormorò Brittany, sdraiandosi sul divano e poggiando la testa sulle gambe della moglie. Puck farfugliò qualcosa di incomprensibile e si sedette al fianco delle amiche.
-E’ stata una sorpresa anche per me, non mi sarei mai aspettato di vederla in ospedale. Mi dispiace per le tue infradito Brit, te ne comprerò di più belle- le sorrise e il sentire ciò la fede rallegrare nuovamente.
-Quando l’hai vista dovevi andartene- lo sgridò Santana.
-C’ho provato, appena l’ho riconosciuta mi sono voltato e me sono andato. Purtroppo c’era uno studente incapace che non ha distinto una ferita seria da una specie di sbucciatura, e ciò mi ha costretto a rimanere- spiegò.
-Certo che la Berry è proprio un caso perso. Penso andrebbe in ospedale anche solo per un taglietto sul dito, disperandosi sul fatto che potrebbe incidere sulla sua voce- disse acida la mora accarezzando i capelli biondi dell’altra ragazza.
-Sì, penso anche io- rise lui.
-E cosa ti ha spinto a darle le mie ciabatte?- chiese Brittany, ancora leggermente infastidita.
-Bè, essendo Rachel, ha incominciato come suo solito uno dei suoi interminabili monologhi tra cui mi ha anche informato del fatto che si era fatta male perché le si era rotto un tacco. Così ho pensato di…-
-Hai pensato male- lo interruppe Santana –quella stronza doveva camminare scalza- borbottò, facendo ridere gli altri due.
La mora guardò intensamente gli occhi del ragazzo.
-Dimmi che non hai provato nulla quando ti ha baciato o quando ti ha sorriso- a Puck risuonò quasi come un ordine.
-Tranquilla mamma Tana- esclamò schioccandole un bacio sulla fronte al quale lei rispose con una smorfia –nulla di particolarmente rilevante- aggiunse dopo essersi diretto verso la sua camera.
-Sarà meglio per te!- gli gridò, facendo per alzarsi, ma due occhi azzurri e delle morbide labbra la invitarono a restare dov’era.
 
***
 
Così abbiamo visto anche Rach ;)
Doveva essere un incontro che si doveva concludere in poche righe, ma non mi sono riuscita a fermare XD
Curiosità:
-Belli Capelli è ovviamente Jesse. Il nomignolo l’ho preso da un mio amico che chiama così tutti i ragazzi con i riccioli XD Non che non mi piacciano. Groff sa il fatto suo ;) [ma mai quando il mio Mark] e io adoro l’amicizia Groffchele (anche se non interessa a nessuno XD)
-Se non dovessi seguire la mia storia avrei sicuramente seguito il consiglio di Kathlyn e avrebbero fatto qualcosa di più divertente sul lettino XD
-Scrivere di Noah e un’altra è stato terribilmente difficile u.u
-Parlare di Santana come la moglie di Brittany mi rende molto feliciue =)
 
Bene, spero vi sia piaciuto e che non ci siano troppi errori :)
Besos, Miky
 

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Capitolo 4
*** Sweet old Breadstix ***


4.Sweet old Breadstix
 
-Ti vuoi svegliare Brit??-brontolò il ragazzo puntellandole con l’indice la schiena. Lei mugugnò qualcosa rotolando sul letto più lontana possibile da lui.
-Santana si arrabbierà- le disse avvicinandosi e stuzzicandola ancora.
-Anche tu sei ancora a letto- bonfichiò lei tirandosi la coperta fin sopra alla testa.
-Ma io sono qui solo per svegliarti. Sono anche già vestito- le rispose lui.
Santana entrò nella camera da letto guardandoli storti.
-Puck, possibile che tu non riesca mai a svegliarla?!- si lamentò spingendolo giù dal suo letto e scoprendo la bionda. Brittany si lamentò della luce mentre Noah uscì dalla stanza.
La bionda aprì leggermente un occhio, giusto per individuare la figura di Santana, poi le buttò le braccia al collo e la tirò a se, costringendola a sdraiarsi.
-Brit, alza il tuo amabile culetto e vestiti- le intimò, ma l’altre prese a baciarle il collo senza ascoltarla. Santana ridacchiò infilando poi le mani sotto la canottiera della ragazza, facendogliela sfilare. Brittany spalancò gli occhietti e le sorrise maliziosamente. Santana si staccò prendendo la canottiera, poi si alzò e la ripose sulla sedia.
-Bene, ora sei sveglia e puoi vestirti- le sorrise cominciando a cercarle qualcosa da indossare. Brittany spalancò la bocca per poi corrucciare le labbra.
-Sei cattiva. Scordati i miei sweet lady kisses- brontolò alzandosi controvoglia e afferrando il vestito che le porgeva la moglie. Santana sorrise per poi afferrarla per i fianchi.
-Di cosa mi dovrei scordare?- le sussurrò a pochi centimetri dalle sue labbra.
-Smettetela di fare porcate e muovetevi. Siamo già in ritardo di venti minuti!- le rimproverò Puck sorridendo. Santana gli fece una linguaccia, poi stampò un bacio fugace sulla bocca della compagna. Brittany si lamentò e poi riuscì finalmente a vestirsi.

Dopo una decina di minuti erano in macchina, pronti a partire. Come sempre era Noah a guidare, ma quella che dava ordini era come al solito Santana.
Come tutti i primi week end del mese, eccetto quando c’erano urgenze al lavoro, erano diretti a Lima.
Lima era la loro casa ed amavano tornarci. Rivedevano la famiglia e i vecchi amici, era sempre rallegrante lasciare un po’ New York per l’Ohio.
Arrivarono per l’una e, dopo aver accompagnato le amiche a casa Pierce, Noah si diresse verso la propria.

Parcheggiò la macchina nel cortile ed entrò sorridente.
-Mamma, sono a casa- esclamò cercando la donna. Sua madre scese le scale gioiosamente e andò ad abbracciare il figlio. Si guardò un po’ intorno, come se cercasse qualcosa.
-Kate?- domandò incerta.
-E’ malata ed è rimasta a casa con sua sorella. Ti saluta e non vede l’ora di vederti- le riferì abbracciandola nuovamente. Lei alzò le sopracciglia contrariata.
-Certo certo, tutto bene Noah?- gli chiese interessata. Lui annuì sollevando le spalle. Vide poi scendere la sorella dalle scale tutta di corsa. Corrucciò immediatamente le sopracciglia guardandola storta. Lei lo abbracciò frettolosamente, baciandogli la guancia.
-Ciao fratellone, io esco!-trillò sorridente dirigendosi verso la porta.
-Momento momento momento- farfugliò lui prendendola per un polso –pensi di uscire vestita così?- le domandò guardandola dall’alto al basso. Indossava una canottiera alquanto scollata con un paio di shorts. Lei si sventolò i capelli lisci e lunghi annuendo. Lui scosse la testa.
-Naah, vatti a cambiare- le disse indicandole le scale. Lei scoppiò in una fresca risata.
-Sono maggiorenne Noah e faccio kick boxing. Non ti preoccupare –lo rasserenò dandogli un buffetto sul petto.
-Non me la racconti giusta. Sono quasi convinto che tu abbia otto anni- borbottò lui fingendosi serio. Lei ridacchiò ed uscì.
Così passò il pomeriggio con la madre, a raccontarle delle ultime settimane ascoltando poi quello che lei aveva da dirgli.


La sera, come faceva sempre, andò dal caro vecchio Breadstix.

Quando entrò adocchiò quelle due pazze delle sue coinquiline sedute al loro tavolo usuale mentre parlottavano allegramente.
-Non mi libererò mai di voi- sbuffò sedendosi al tavolo.
-Sì tranquillo, prima o poi ti ucciderò- gli sorrise Santana spintonandolo leggermente.   
-Guarda guarda chi vedo, il trio di matti- cinguettò Quinn entrando dalla porta seguita da Sam.
-Detto da te Fabrey, è un complimento- disse Santana sistemandosi i capelli.
-Quinn e Sammy Evans!- trillò Brittany tutta contenta correndo incontro agli amici. Quinn l’accolse tra le braccia, aspettandosi di essere travolta dall’altra bionda.
-Hey Puck- sorrise Sam all’amico facendo poi scontrare i loro pugni come sempre.
I due ragazzi si sedettero al tavolo ridendo.
-Throuty Mouth ti ho portato un regalo- disse Santana porgendo un pacchettino al ragazzo biondi sedutole di fronte.
-Scommetto che è un burro cacao- sospirò lui sorridendo.
-Bè cosa vuoi che ti regali!- sbuffò lei alzando le spalle mentre lui scartava il burro cacao al mango.
-Devo riconoscerti però che sono sempre gusti diversi- rise.
-Bè, se faccio una cosa la faccio bene- scherzò la latina.
-Altrimenti obblighi altri a farla-borbottò Noah guardandola male.
-Zitto Puckerman- sibilò lei facendogli poi la linguaccia.
-Ho buone notizie ragazzi- squillò Quinn solare.
-No, un altro figlio no Fabrey. Non potrei sopportare un altro piccolo Evans. Le precauzioni- sbottò Santana contro Sam che ridacchiava scuotendo la testa. Quinn fece roteare gli occhi cercando di non badare alle frecciatine dell’amica.
Puck rise alla battuta della latina.
Sam e Quinn avevano due figli, due maschietti entrambi biondi e vivaci.
La prima volta che Quinn era rimasta incinta, Sam era andato dal migliore amico tutto preoccupato. Aveva paura di turbare Noah, di ricordargli il passato. Ovviamente Noah gli aveva ordinato di non fare il cretino, che era una notizia meravigliosa. L’unica che l’aveva smontato era stata Santana che aveva ridacchiato sul fatto che fosse in arrivo una “piccola cernia”.
Noah pensava spesso a Beth, era impossibile dimenticarla, era assurdo anche solo credere di farlo. Una volta ogni tanto andava a trovarla, si sedeva su una panchina, restando fuori da scuola e aspettando che lei uscisse e corresse incontro a Shelby tutta sorridente. Non si era mai presentato alla bambina, se non quando aveva qualche mese. Non intendeva intromettersi nella sua vita, turbarla e toglierle quel bel sorriso, non ne aveva il diritto. Aveva fatto una scelta in passato, una di quelle che non puoi cambiare, e ora non poteva pretendere il contrario.
Di certo non aveva motivo di essere turbato sapendo che Quinn aspettava un mini Evans.
-Dave e Kurt sono in città da due giorni- esclamò radiosa –e stasera verranno qui!-.
-Quello scimmione di Dave!- sbottò la mora- appena arriva mi sente, poteva avvertire- borbottò corrucciando le sopracciglia.
-In teoria volevo farti una sorpresa Lopez, ma a quanto pare nessuno qui riesce a tenere la bocca chiusa- brontolò Dave alle loro spalle. Santana si voltò sorridendo.
-Davey- squillò Brittany allegra. La bionda guardò poi la moglie con uno sguardo d’intesa, ridacchiarono e si avvicinarono all’uomo che s’irrigidì, spaventato.
Velocemente poi diedero un bacio sulle guance dell’amico, Santana sula sinistra e Brittany sulla destra, sghignazzando.
-Questa è la cosa più disgustosa che vi abbai mai visto fare-si lamentò con una smorfia il ragazzo, imbarazzato mentre gli amici scoppiarono in una fragorosa risata.
-Anche tu mi sei mancato bestione- lo canzonò Santana tirandogli un leggero pugno sul braccio.
-Dovresti smetterla di fare la bulla alla tua età- sbuffò lui sedendosi al tavolo.
-Io non vedo Kurt- notò Sam cercandolo con lo sguardo fuori dal locale.
-Avete litigato?- domandò preoccupata Quinn, ma Dave scosse la testa.
-E dove hai messo la tua fatina, allora?- chiese Puck corrucciando le sopracciglia.
-Fatina un corno. E’ in fase strega cattiva, piuttosto ed è rimasto a ideare i suoi piani malvagi- borbottò Karosfky incrociando le braccia al petto.
Santana scoppiò a ridere – sarà un matrimonio divertentissimo- commentò mentre Dave la guardava storto.
-E scommetto che tu non possa decidere nulla- ridacchiò Noah.
-Io non posso nemmeno immaginare una cosa simile che quello tenta alla mia vita. Probabilmente ora mi ha sentito e tra poco sarò morto- spiegò il ragazzo, scuotendo sconsolato la testa mentre gli altri ridacchiavano.
Puck notò Sam irrigidirsi al suo fianco spalancando gli occhi, non capendo seguì la traiettoria del suo sguardo.
-Ragazzi non ci credo. Qualcuno mi pizzichi perché mi sembra un sogno- cinguettò Rachel entusiasta sulla porta. Con un sorriso enorme si avvicinò di corsa al loro tavolo. I ragazzi si voltarono verso di lei sorridendo. Ovviamente a parte Puck che era attonito e Santana che fece una smorfia. Quinn si alzò per stringere l’amica.
-Berry, sono anni che non ci si vede- esclamò mentre l’altra rideva. Rachel costrinse ad abbracciarla Sam, Dave e Brittany. Era eccitata come una bambina a cui regalano un pony. Santana, la quale faceva finta di nulla, si ritrovò l’attrice di fianco con un sorriso preoccupante.
-Santana, mi sei mancata anche tu- le sussurrò abbassandosi per abbracciarla.
-Quante volte Berry ti devo ripetere che certe cose prima di farle devi avvisare. Prenderò un infarto prima o poi- borbottò, cercando di essere il più carina possibile.
-Anche le tue frecciatine mi mancavano. Nessuno sarà mai al tuo livello- si complimentò Rachel ancora sorridente.
-Io l’ho sempre detto- disse l’ispanica aprendo le braccia.
-Dottore- trillò Rachel avvicinandosi a Noah. Con una mano lo invitò ad alzarsi per poi stringersi a lui come aveva fatto con gli altri. Puck sorrise abbracciandola forte tanto da farla lamentare.
-Ma non ti hanno spiegato che i dottori curano la gente, non fanno loro male- borbottò la ragazza spintonandolo leggermente.
-Devo aver saltato quella lezione- la derise lui ridacchiando, si voltò poi, fulminato dallo sguardo assassino di Santana.
-Com’è che una star come te è qui a Breadstix?- domandò Sam giocando con una ciocca dei capelli di Quinn.
-Sono in pausa e lo sarò fino alla fine dell’estate- rispose serena Rachel ordinando poi qualcosa da mangiare.
-Ma ditemi di voi!- esclamò interessata, squadrando gli amici- sarà serata gossip- mormorò entusiasta.
Brittany vedendo che nessuno rispondeva decise di parlare a nome di tutti, dopotutto lei adorava le chiacchiere.
-Io e San purtroppo viviamo ancora con Noah. Abbiamo tentato di cacciarlo più volte, di chiuderlo fuori dalla porta, di cambiare la serratura ma non c’è nulla da fare- sospirò a bionda suscitando le risate degli altri.
-Voi cosa avevate fatto?- domandò allibito Noah.
-Puck, sei l’unico che non lo sapeva e il solo tanto imbecille da non accorgersene e spaccare due chiavi a vuoto- lo canzonò Santana tra gli sguardi divertiti degli altri.
-Anche tu Brit però, certe cose non si sbandierano in questo modo- la rimproverò scherzosa Santana
-Poi Quinn e Sammy hanno due bambini. Sono più simpatici di loro, io li adoro- ammise annuendo- mentre Davey è tipo supergay come Kurt e a breve si sposeranno- la informò sbattendo le ciglia chiare.
-Ma senti da che pulpito..- mugugnò Dave. Rachel rise di gusto al breve riassunto della bionda.
-E mentre Noah è un buffo dottore – Puck la guardò storto lanciandole addosso un pezzi di un grissino  mentre lei sghignazzò –voi cosa fate?- chiese curiosa.
-San è un avvocato- rispose velocemente Brittany
-Delle cause perse- commentò Dave
-Ma come primo lavoro fa la despota- si aggiunse Puck. Entrambi ricevettero un calcio dalla latina spazientita.
-Ah già, è anche una bulla- precisò Karofsky.
-Confermo- disse Sam mentre Quinn annuiva. Rachel rise ancora.
-Adesso la racconto io che voi non siete capaci- prese la parola l’ispanica mettendo gli altri a tacere.
-Vedi- sussurrò Puck a Rachel alzando gli occhi.
-Puckerman ti ricordo che non ti ho mai castrato, ma che non è detto che non lo farò a breve- lo minacciò divertendo tutti.
-Dicevamo, io sono un avvocato mentre Testa Vuota è un dottore. Britts è una modella ma prima o poi la convincerò a smettere perché ci sono troppo guardoni- borbottò – Throuty Mouth fa un lavoro inutile direi.. ah sì l’astronomo, ma cosi ti puoi aspettare da uno del genere. Io gli avevo proposto di farsi prendere in un acquario come specie protetta e unica, ma non mi vuole ascoltare- alzò le spalle mentre partirono le risate dei ragazzi, esclusa quella di Sam che bonfichiava qualcosa.
-Miss Fabrey è un’arredatrice e mi par strano che non abbia voluto arredare anche casa tua perché rompe sempre tutti in modo allucinante. La nostra casa anno sì, anno no è sottosopra perché quella deve provare qualche nuova combinazione o mobile e noi siamo le infelici cavie. Ah già, non conosci le due trotine, perché la nostra Lucy non contenta di aver messo al mondo un piccolo Evans, ha avuto la bella idea di ripetersi- fece una smorfia alzando gli occhi al cielo.
Quinn si sporse leggermente verso Rachel che sembrava alquanto interessata e divertita.
-Santana non è cambiata di una virgola, è sempre la stronza senza peli sulla lingua- affermò ghignando alla latina.
-Dave è un architetto e vive con Kurt a Parigi. E’ il solito maleducato che non si fa mai sentire e non viene mai a trovarci con la scusa che è a qualche ora da casa nostra. Kurt lavora per il Vogue francese, anche se in questo momento è abbastanza impegnato a progettare secondo per secondo l’imminente matrimonio. Quel giorno chiuderò Dave in casa nostra solo per vedere Hummel inviperirsi- sghignazzò.
-Causeresti la terza guerra mondiale probabilmente- sussurrò il ragazzo.
-Che altro?- Santana corrucciò le labbra pensando- ah sì, Puck ha una ragazza fissa da ben due anni, se non lo sapevi. Si chiama Kate e lavora con Brit. Nonostante stia con lui è anche abbastanza intelligente, di ciò proprio non me ne capacito. Probabilmente appena capirà quello che sta facendo lo mollerà. Lo farà quando gli chiederà di sposarlo. Pensandoci bene spero però che non se ne accorga perché potremmo liberarci di lui- concluse la latina sorridendo contenta.
-Tu, chiama Kate e falle la richiesta. Per l’anello e la cena dille che ci penserete poi- ordinò puntando il dito verso Noah. Gli altri risero.
A Noah parve di vedere però il volto di Rachel tendersi e la sua espressione irrigidirsi.
-E tu Rach?- domandò Brit puntando il mento sulle mani –con Jesse come va?- i suoi occhietti si riempirono di interesse.
-Abbiamo litigato e ora è in Europa. Nulla di serio, sistemeremo- mormorò solo, in risposta. Non pareva affatto turbata, come se non le interessasse granché .
Passarono così la serata a raccontarsi delle ultime novità, a ridere e scherzare come un tempo.
-Grazie di tutto, ragazzi- esclamò Rachel infilandosi la giacchetta leggera –è stata una delle serate migliori da tempo- sorrise.
-Sei a piedi?- chiese Quinn, come preoccupata. Rachel annuì afferrando la borsa.
-Ti accompagniamo a casa- le propose Sam, facendo per alzarsi.
-Non ti preoccupare, posso andare da sola. Sono grande e so difendermi- sorrise, chiudendo le palpebre e puntando i pugni sui fianchi, tipico di Rachel Berry.
-Ma figurati- disse Quinn.
-Ma che l’accompagni Puckeman… non sta facendo nulla- suggerì Dave nascondendo un sorrisino divertito. Puck e Santana lo guardarono accigliati.
-Perché tu cosa staresti facendo?- borbottò Puck chiudendo gli occhi a fessura.
-Su, non rompere e portala a casa- tagliò corto Dave. Puck vide Santana guardarlo malissimo, ma si alzò e prese la giacca.
-Su Berry, ti porto a nanna – sussurrò infilandosi l’indumento mentre Rachel sorrideva.
-Devi tornare a prenderci Puckerman!- gli urlò Santana mentre i due uscivano.


Noha lo tradusse immediatamente come un “non provare nemmeno a pensare di fermarti a casa di Rachel per più di dieci minuti”.

Come salirono in macchina la ragazza incominciò a sistemare la radio, probabilmente per trovare qualcosa di cantabile.
-Bè Noah, dopo anni e anni, ci si rivede in giro di pochi giorni- interruppe il silenzio lei.
-Già, sto accarezzando l’idea che tu mi stia pedinando Berry-la guardò assottigliando lo sguardo.
-No, mi hai scoperta! Cavoli, dovevo stare più attenta!- esclamò battendosi una mano sulla fronte facendo sorridere entrambi.
-Noto che la tua pazzia non è stata messa da parte con i tuoi maglioncini con le renne, ma che la porti sempre dietro!- disse il ragazzo guardandola un momento.
-Accidenti, i miei maglioncini! Sono a casa di sicuro, li devo cercare- farfugliò ridendo, mentre ancora cercava una canzone passabile.
 
I wish that I had Jessie’s girl 
Where can I find a woman like that? 


Appena Puck sentì i versi di Springfield cambiò stazione con una smorfia.
Rachel sicuramente se ne accorse perchè si ammutolì.
Noah si maledì mentalmente.
Ok, Jessie’s Girl non l’avrebbe voluta ascoltare per vari motivi, ma toglierla in quel modo era proprio da idioti. Se Rachel avesse avuto qualche dubbio, con quel gesto aveva chiarito varie cose.
Perché quando c’era lei non riusciva mai a fare la cosa più sensata?
Fortunatamente arrivarono nel vialetto di casa Berry e parcheggiarono. Rachel aprì la portiera e ringraziò il ragazzo. Attese ancora un momento seduta con lo sguardo puntato su di lui.
-Mi sei mancato Noah- bisbigliò per poi sporgersi e lasciargli un bacio sulla guancia.
Noah non capì se era l’intenzione di Rachel; seppe solo che quel bacio era più vicino alla sua bocca che alla sua gota.
 
***
 
Che parto lungo e difficile per ‘sto capitolo -.-‘
Non doveva essere così, avevo pensato al prossimo, però alla fine è venuto fuori ciò.
Tra l’altro è anche più lungo …
Curiosità:
-Il capitolo sta poco sul Puckleberry e un po’ mi dispiace, però mi piaceva dar voce anche ad altri personaggi.
-Mi piace vedere Puck come fratellone geloso :)
 
Va bene, ho finito. Spero di essere più veloce con il prossimo, ma non assicuro nulla perché sono abbastanza impegnata ;)
 
Spero non ci siano troppi errori e ringrazio di cuore chi mi segue e prende la briga di recensire <3
Besos, Miky

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Capitolo 5
*** Nice nose ***


5.Nice Nose
 

Noah uscì dalla casa dopo aver fatto colazione con la famiglia. Sua madre gli aveva chiesto di andare a comprare un quotidiano poiché si era dimenticata, così a malavoglia si trovava davanti ad un’edicola. Ultimamente aveva sviluppato un particolare odio per esse, in realtà più per i giornali.
Come trovò il quotidiano, infatti, un’altra rivista reclamò la sua attenzione.
Ma perché cavolo doveva sempre essere su qualche copertina?
Non aveva niente di meglio da fare che cercare un modo per torturarlo!?
Pagò il giornale e, dopo un ultimo sguardo tornò in macchina.
”Nose job? No, Grazie!“ era ciò che era scritto sulla foto di Rachel.
Non bastava solo occupare la prima pagina, doveva anche fare dichiarazioni legate a vecchi ricordi.
Sbuffò.
 
 
 
Puck sentì il cellulare vibrare sul comodino. Chi cavolo rompeva a quell’ora di notte?
Era da poco passata l’una. Noah si stropicciò gli occhi e si scoprì leggermente. Afferrò il telefono imprecando contro la luce accecante. Strizzò gli occhi per leggere.
 
~It’s a quarter after one, I’m all alone and I need you now
 
Puck fece una smorfia non capendo bene il messaggio. Rachel in qualsiasi caso doveva aver sbagliato verso, perché in quel caso quello più adatto era quello che diceva “I’m a little drunk”. Probabilmente l’ora non aiutava, ma quel messaggio era alquanto strano. Si chiese se Rachel non avesse sbagliato numero.
 
~Berry, Another shot of whiskey?
 
Inviò soffiando. Lo aveva svegliato per uno stupido messaggio probabilmente indirizzato ad Hudson. Tornò a sistemarsi sotto il piumone, cercando di riprendere sonno. Sentì vibrare di nuovo il cellulare. Sbottò irritato, afferrandolo con uno scatto.
-Cosa vuole ora..- borbottò.
 
~I just need you NOW.
 
Lo rilesse un paio di volte. Che avesse realmente bisogno di lui?
Maledizione, perché la Berry riusciva a fargli ciò? Perché riusciva a farlo alzare da letto, vestirsi, prendere la giacca, le chiavi della macchina e uscire per andare da lei?
Brontolò tutto il viaggio. Come arrivò, parcheggiò la macchina nel vialetto di fronte a casa Berry e scese.
Che idiota, certo che avrebbe anche potuto chiedere di più alla ragazza invece di fiondarsi lì. Arrivò alla porta della casa e si fermò. Mica poteva suonare all’una e mezza di notte. Solo una matta poteva chiamarlo a quell’ora e solo un cretino come lui poteva assecondarla. Si maledisse e fece quasi per andarsene, ma la porta si aprì.
-Noah- lo chiamò lei uscendo, scalza e in pigiama.
-Berry sei ubriaca? Cosa cavolo mi rompi a quest’ora?- la sgridò sussurrando. Lei abbassò gli occhi.
-Scusa- mormorò, poi lo prese per una mano invitandolo ad entrare.
-Grazie di essere qui- disse lei arrossendo appena, ma nel buio della stanza non si notò.
Lo condusse in camera in silenzio.
-Penso mi metterò a dormire- bisbigliò lui togliendosi le scarpe e buttandosi sul letto. Lei s’infilò sotto le coperte dalla parte opposta.
-Perché mi hai chiamato?- le domandò voltandosi verso di lei.
-E’ che- tirò la coperta fin sopra al naso, come si vergognasse- sono sola in casa ed avevo bisogno di qualcuno che stesse con me. E tu sei l’unica persona più simile ad un amico che io abbia, l’unico che mi fa sentire sicura- bisbigliò alla fioca luce della abat jour. Lui fece uno dei suoi sorrisetti ebeti sollevando un sopracciglio.
-Potevi dirlo subito che era perché avevi la casa vuota e ti sentivi sola- le ammiccò lui. Rachel lo spintonò leggermente sorridendo.
-Qual è il problema Berry?- le domandò avvicinandosi al suo volto.
-Lo sai, è per l’intervento- biascicò timida.
-Che non farai- precisò lui, con un accento irritato.
-Noah, tu non capisci- disse lei sconsolata, scuotendo la testa – ed è normale perché tu sei bellissimo così e non c’è nulla che devi sistemare – cercò di spiegargli. Un sorriso spontaneo comparve sulle labbra del ragazzo.
-Non fare l’idiota Berry- affermò per poi abbassarle la coperta, scoprendole il volto. Lei lo guardò titubante, ma lui le accarezzò dolcemente la guancia.
-Sai, sinceramente non capisco tutta questa cosa… Il tuo naso, come se si potesse concentrarsi su quello quando guardi qualcuno con quegli occhi. A riguardo, smettila di fare gli occhi da cerbiatta che perdo il filo- borbottò – Come può uno soffermarsi sul tuo naso quando può ammirare le tue labbra rosse e invitanti, come può solo immaginare di farlo quando sorridi, in quel modo meraviglioso che fa sorridere anche gli altri?- Noah continuò ad accarezzarle la guancia, sentendola diventare bollente. Questa volta si accorse con piacere che era arrossita.
-Noah, resta il fatto che è un naso orribile- sussurrò, evitando il suo sguardo.
-Stronzate. A me piace- affermò e ridacchiando gliene mordicchiò la punta. Lei scoppiò a ridere e lo spostò con una mano. Rachel lo guardò negli occhi sorridendo.
-E poi non saresti più tu, Rachel, e a me piaci così- le confessò guardandola dritto negli occhi, sicuro. Se possibile, lei divenne ancora più rossa.
Ad un tratto poi si gettò sul ragazzo, baciandolo. Lui ricambiò in fretta il bacio, approfondendolo e spostando la coperta dalla ragazza, per avvicinare il corpo di lei al suo. Si staccarono un momento.
-Sapevo che questo era il vero motivo per cui mi avevi chiamato. Per questo sono venuto!- rise lui con uno dei suoi sorrisi sornioni. Lei in risposta ridacchiò per poi riavvicinarsi alle sue labbra e leccarle, respirando piano. Lui la tirò per i fianchi, le prese una gamba per poggiarla sul suo fianco, facendoci scorrere sopra la sua mano calda. Rachel continuò a baciargli il collo, lasciando che le mani di lui corressero sul suo corpo, percorso interamente da brividi. Le sentì poi insinuarsi sotto la sua maglietta e premere sulla sua schiena, mentre il ragazzo la baciava. Si staccò dalle sue labbra a fatica e lo guardò, sbattendo le ciglia lunghe, poi sorrise e infilò a sua volta le mani sotto la maglia di Noah. Lui sorrise maliziosamente e se la levò, mostrando gli addominali e i bicipiti scolpiti. Rachel s’incantò un momento, poi scuotendo la testolina, tornò sulle labbra di un soddisfatto Puck. Lui alzò il busto, impuntandosi su un gomito e fece stendere la mora sulla schiena, la quale rimosse la sua maglietta. Noah si gettò sulla pancia piatta e ambrata della ragazza, accarezzandola con la lingua e assaporandone il gusto dolce. Rachel fece passare le sue mani sulla schiena inarcata del ragazzo, per poi cercare di nuovo le sue labbra. Noah fu puoi spinto e costretto a sdraiarsi. Rachel si sfilò i pantaloni e si mise a cavalcioni sopra al ragazzo, andando a baciarlo ridacchiando, mentre i suoi capelli ricadevano sul corpo di lui solleticandolo. Con forza portò la ragazza più possibile vicino a lui, graffiandone la schiena che s’inarcò automaticamente. Con un colpo secco, sganciò il reggiseno togliendoglielo. Sorrise alla visione del suo seno a pochi centimetri, e vi si avventò, facendola scoppiare a ridere. Le mani di Rachel cercarono presto il bottone dei jeans del ragazzo, per poterli aprire in fretta. Lui l’allontanò riportandola sotto di se, lasciando che i pantaloni cadessero a terra. Percorse poi, stringendo con le mani, le gambe della ragazza. Amava quelle gambe dorate, non capiva come Rachel fosse così bassa ma avesse quelle gambe lunghissime. Sentiva i sospiri della ragazza causati dai suoi morsi e baci sulle sue cosce. Si fermò un momento e cercò i suoi occhi, trovando in essi il desiderio. Sorrise e con i denti le abbassò le mutandine.
 
 
Rachel si accoccolò tra le forti braccia del ragazzo che la strinse a se e le baciò il capo. Lei si mise a fare cerchietti con l’indice sul petto di Noah.
-Perché lo teniamo segreto?- domandò la ragazza, senza guardarlo.
-Non so, pensavo non volessi renderlo pubblico- rispose solo lui.
-Invece lo voglio- affermò alzando lo sguardo, fissandolo con quegli occhi che Noah amava tanto.
-Bene, allora tra poche ora il Puckleberry sarà ufficialmente la coppia più fica del McKinley- esclamò lui sorridente.
-Bene- ripeté lei sorridente -Che ore sono?- chiese.
-Quasi le cinque- le sussurrò lui, spostando una ciocca di capelli e sistemandogliela dietro l’orecchio.
Lei sbarrò gli occhi preoccupata –Cavolo! Dovremmo dormire, domani c’è scuola!- disse agitata.
-Oh Berry, ti fai troppi problemi. Di tempo per dormire in classe ce ne sarà a sufficienza – le spiegò lui, ma lei scuoteva la testa spingendo con le mani sul suo petto per allontanarlo, senza successo.
-No no no, dobbiamo dormire-farfugliò, ma lui la chiuse nella sua presa, schiacciandola a se.
-Due minuti- la pregò, soffiandole nell’orecchio.
-Uno e mezzo Puckerman!- accordò lei. Lui sorrise e si fiondò su quelle labbra morbide e attraenti.
Fu un minuto e mezzo particolarmente lungo.
 
 
 
 
Il clacson della macchina dietro di lui riportò la sua mente sulla strada. Si scusò facendo un cenno con la mano e tornò a casa. Doveva seriamente smetterla di pensare a lei, soprattutto ora che era in città. Tornò a casa, aiutò la madre per il pranzo e, dopo mangiato, caricò tutto l’occorrente sulla macchina.
Tutte le domeniche pomeriggio a Lima, mentre le ragazze si trovavano da Starbucks a chiacchierare, loro andavano a pescare. La sera poi, se prendevano qualcosa, facevano una grigliata in riva al fiume. Ormai era una tradizione.
Raggiunse il fiume e si avviò con canna e zaino alla barchetta. Sam e Dave erano già lì che parlavano tranquillamente appoggiati ad essa.
-Ehy – li salutò Noah sorridendo.
-Con calma eh Puck- si lamentò Dave.
-Sappi che ce l’ho ancora con te- borbottò Noah alludendo alla sera precedente.
-Dovresti solo ringraziarmi- sorrise l’altro, incrociando le braccia al petto e sorridendo divertito.
-Hai sentito Leroy?- domandò Sam intromettendosi.
-Sì, stava partendo cinque minuti fa- disse Noah – ormai dovrebbe essere qui- cercò con lo sguardo l’uomo, senza vederlo.
Nonostante quello che era successo con Rachel, Puck era sempre rimasto molto amico con Hiram e Leroy, tanto da pescare con quest’ulitmo la domenica. Di certo non poteva incolpare loro dell’atteggiamento della figlia, erano sempre stati gentili con lui sin da bambino e ci andava d’accordo. I due uomini erano affezionati al ragazzo e Noah sorrideva quando li sentiva dire che avrebbero preferito di gran lunga lui come genero, invece di quell’altezzoso riccioluto di St. James.
-Oh, guarda guarda chi è arrivato-esclamò Dave sorridendo. Puck voltò il capo verso il luogo in cui guardava Karofsky, dopodiché si rigirò guardando male l’amico.
-Ragazzi, scusate il ritardo. Non è colpa mia!- esordì Leory, dando una pacca sulla spalla di Noah.
-Neanche mia- sorrise colpevole Rachel, salutandoli con la mano.
-Mah.. lei non è una ragazza? Dovrebbe essere con le altre.- borbottò Puck rivolto all’uomo.
-Ma scusa è una divisione categorica?- domandò Rachel confusa
-Sì, le ragazze sono al caffè e noi peschiamo- dispose Dave.
-Ma Kurt è con loro- controbatté lei.
-Appunto- le sorrise Dave, facendola ridere e poi imbronciare.
-Quando era piccola a volta la portavo con me sul fiume per fare una passeggiata e,visto che erano anni che non veniva, l’ho portata oggi. Spero non vi dispiaccia.- chiarì il signor Berry.
-Ma figurati!- esclamò Dave sorridendo – Puck non vedeva l’ora di insegnare a qualcuno a pescare!- enfatizzò guardando divertito l’amico. Il ragazzo lo fulminò per poi ritrovarsi davanti una febbricitante Rachel Berry. Sbuffò rumorosamente e lentamente.
-Ma tu non hai nulla da fare che rompere me?!?- le chiese scuotendo il capo. Lei portò una mano sotto il mento, fingendo di pensarci.
-No!- esclamò sorridente.
Così gli toccò pure passare il pomeriggio a spiegare a quella creatura petulante come cercare di prendere qualche pesce. Grazie a lei ovviamente i risultati furono scarsi, così che gli altri tre decisero di cacciarli. Noah non capiva perché anche lui, non aveva fatto niente di male, non voleva nemmeno che Rachel stesse lì. Il sorrisetto di Karofsky che vide quando tornò a riva gli chiarì tutto.
 
-Ma che cavolo Berry, per colpa tua mi perdo anche la pesca- sbottò camminando più velocemente.
-Colpa tua semmai- squillò lei – se mi avessi insegnato correttamente non ci sarebbero stati problemi- alzò le spalle. Lui arricciò il naso, guardandola storto.
-Vado a casa- la informò aprendo la portiera.
-Aspetta- lo fermò Rachel, prendendolo per un braccio –A casa ho una cosa che volevo darti da tempo. Mi accompagneresti così la puoi prendere?- chiese, senza lasciare la presa.
-No- borbottò lui, strattonandosi ed entrando nella macchina.
-Per favore- lo supplicò. La guardò un momento, poi soffiò.
-Sali- mugugnò girando la chiave. Lei sorrise e corse dall’altra parte per poi salire e accendere la radio.
-Cos’è che mi devi dare?- chiese scocciato.
-Vedrai- trillò lei sorridendogli, iniziando poi a canticchiare.
 
 
***
 
Altro capitolo difficile da scrivere..
Grazie Vale di avermi supportata, ed Ari di avermi in qualche modo ispirata ;)
 
Curiosità:
-Se Rach è recidiva con i tacchi, Puck lo è con i giornali xD
-Per il “Nose job! No, grazie” mi sono ispirata ad una vera intervista di Lea nella quale dice che cede a tutti i vizi tranne a quello di rifarsi il naso. Brava Lea ;)
-Il flash back è un possibile Missing Moment della notte prima che Rachel decida di non rifarsi il naso
-Il flash back è tutto per te Vero <3
-Io amo Need You Now e in qualche modo dovevo inserirla U_U
-Dave è troppo coccoloso perché lui è pro Puckleberry :)
-Cosa pensate sia la cosa che Rach deve dare da tempo a Puck?!? Suvvia, non siate maliziosi xD
-C’è un’altra cosa che volevo dirvi, ma non ricordo -.-‘
 
 
Spero vi piaccia e che vi siano pochi errori!
Besos,Miky
 

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Capitolo 6
*** But sometimes it hurts instead ***


6. But sometimes it hurts instead

 
In una decina di minuti si trovarono davanti al giardino dei Berry. Conosceva bene quella casa e spesso quando tornava a Lima ci passava davanti, ma era da tempo che non ci andava con Rachel. Scesero dalla macchina e dopo qualche lamentela del ragazzo, entrarono in casa.
-Su Puckerman, non rompere troppo- trillò lei aprendo la porta.
-Detto da te..- borbottò lui, chiudendosi l’uscio alle spalle.
-Ragazzi- esclamò Hiram, facendo sbucare la testa fuori da una marea di scatoloni –avete già pescato? Hey Noah- li salutò sorridendo.
-Ciao Hiram- sorrise a sua volta il ragazzo.
-Hey papà, che fai?- chiese curiosa la ragazza, avvicinandosi alle pile disordinate di ricordi.
-Metto a posto queste vecchie cose- rispose solamente lui, spegnendo la tv. Rachel si sporse per vedere cosa il padre le stesse nascondendo.
-Non starai mica guardando le cassette?- domandò alzando entrambe le sopracciglia. Lui sgranò gli occhi e alzò le braccia.
-Io? Macché, perderei solo tempo- farfugliò. Rachel ridacchiò, riaccendendo la televisione e schiacciando il tasto Play del registratore. Partì una vecchia registrazione di una recita scolastica di quando era bambina. Puck scoppiò a ridere divertito.
-Berry com’eri vestita?- ridacchiò. Rachel gli diede un buffetto sul braccio.
-Ero bellissima. Il vestito da topolina mi donava assai- fece lei con fare altezzoso, sistemandosi i capelli.
-E poi la statura era perfetta- aggiunse Noah ricevendo uno sguardo contrariato; poi, curioso, cominciò a rovistare tra le varie cassette contenute in alcuni scatoloni, scorrendo l’alternarsi di “esibizione”, “recita”, “concorso”. Rachel ne afferrò una sorridendo.
-Questa è di quando eravamo all’asilo. Se non sbaglio ci dovresti essere anche tu- ridacchiò.
-Ma certo!- esclamò Hiram prendendola di mano alla figlia, infilandola nel videoregistratore e facendola partire.
Si vedevano tanti bambini che giocavano in un prato, poi l’inquadratura si spostò sulla piccola Rachel.
 
-Hey Rachel, ti stai divertendo?-
-No papi. Noah continua a darmi fastidio!- si lamentò la bambina guardando male il piccolo Noah che ridacchiava al suo fianco –stacca la testa a tutte le mie bambole- brontolò spintonandolo con cattiveria.
-Così sono più divertenti- disse il bambino annuendo.
-Non è vero! Smettila- strillò Rachel corrucciando le sopracciglia.
-No- scosse la testa lui, sorridendo in segno di sfida.
-Come vuoi, ma non dire che non te la sei cercata- sussurrò la bambina, sorridendo perfidamente. Poi con uno scatto si avvicinò a lui che sgranò gli occhi impaurito, gli afferrò il volto e gli baciò la guancia con uno schiocco. Si staccò tutta contenta, ridacchiando.
-Puha- si lagnò lui pulendosi la faccia con un braccio –che schifo Rachel-. La bimbetta lo guardava tutta soddisfatta.
-Così impari- trillò incrociando le braccia al petto.
-Non si danno i baci, se non ai fidanzati! E io non sono il tuo fidanzato!- sbottò lui tirandole la testa di una Barbie.
-Per fortuna!- squillò lei accigliata.
-Per fortuna per me! Non sarò mai il tuo moroso- le urlò gesticolando.
-Mai e poi mai!- precisò lei, scuotendo il capo.
-Ma mai mai mai mai mai mai- insistette lui. Lei gli fece una pernacchia e trotterellò via.
-Raaaaaachel, io continuerò a staccare le teste alle tue bambole- le gridò arrabbiato, correndo poi dalla parte opposta della bambina.
 
“Mai dire mai” era una frase che la signora Puckerman usava spesso con il figlio, ma mai Puck l’aveva trovata più appropriata che in quel momento. Non ricordava nemmeno quella scena, ma sicuramente non condivideva i pensieri del piccolo Noah. Affatto.
 
-Eri antipatico fin da piccolo- sogghignò Rachel sorridendogli.
-Ah, io eh! Guarda che bambina malvagia che eri!- sbuffò mente Hiram continuava a guardarsi la registrazione.
-Ma non è vero! Ero dolce e carinissima- annuì lei convinta.
-Quanto le tue bambole- sghignazzò lui, facendola soffiare infastidita.
-Mi viene voglia di mandarti fuori a calci- mormorò guardandolo di sottecchi. Uscì poi dalla sala e si diresse nella sua vecchia camera, seguita dal ragazzo che continuava a prenderla in giro.
-Allora?! ‘Sta cosa me la vuoi dare?- chiese lui con fare malizioso, sedendosi sul letto. Rachel lo guardò sbarrando gli occhi.
-Berry! A cosa stai pensando!? La cosa per cui mi hai trascinato qui!- ridacchiò il ragazzo.
-Io non pensavo proprio a niente- cercò di coprirsi lei, voltandosi imbarazzata. Aprì poi l’armadio alla ricerca di qualcosa che il ragazzo ancora non sapeva.
-La stai costruendo?- brontolò lui, mentre lei continuava a farlo aspettare.
-Non rompere!- strillò lei per poi tornare da lui con una scatola enorme in braccio, impachettata con una carta verde e un grande fiocco giallo.
-Già dai colori si capisce chi l’ha incartato- la derise, cercando di capire cosa fosse.
-Mi sto pentendo di avertela comprata- mugugnò lei, porgendogli l’enorme pacchetto.
-Ma perché mi fai un regalo?- domandò confuso, afferrando la scatola.
-Era per il tuo venticinquesimo compleanno. La vidi e la presi, poi però non ho mai avuto occasione di portartela.-
-Eh già! Tu lavori a Broadway e io vivo e lavoro a New York. Un viaggio troppo lungo immagino- ridacchiò lui – comunque non ce n’era bisogno. Non penso di volerlo. Io non te l’ho mica fatto- rifiutò alzando le spalle e spingendo il regalo nuovamente verso di lei.
-Puckerman taci e scarta. Ormai l’ho comprata e a me non serve. Te la tieni- disse sedendosi al suo fianco. Il ragazzo sbuffò per poi cominciare a strappare la carta. Trovò solo una scatola, senza scritte né disegni.
-Se sono scatole dentro scatole ti picchio- sibilò lui facendola ridere.
-Apri!- gli ordinò e così fece. Dentro trovò una sacca nera a sagoma di chitarra. Sorrise appena, butto per terra il contenitore e aprì le cerniere. Ne estrasse finalmente una chitarra classica, color legno, con alcuni dettagli sui bordi e intorno al rosone. L’afferrò con decisione, sorridendo entusiasta.
-E’ una Gibson..- mormorò continuando ad ammirarla. Provò poi a suonare qualcosa, storcendo il naso.
-Devo accordarla- sussurrò tra se e se.
-Ti piace?- chiese Rachel vedendo la sua espressione contenta.
-Sì, è bellissima. Grazie- le disse sorridendole dolcemente –ma non posso accettarla- gliela porse nuovamente. Ma Rachel scrollò la testa sorridendo.
-Io non la so usare, e poi l’ho presa per te- ripeté alzandosi e andando a cercare qualcosa –dai accordala che cantiamo qualcosa.- cinguettò allegramente. Puck cominciò a provare i suoni per sistemarla, mentre la ragazza cercava alcuni spartiti.
Dopo pochi minuti avevano terminato entrambi.
-Ho fatto- esclamò lui estraendo poi un plettro dalle tasche dei jeans. Ne portava sempre uno con se per le evenienze.
-Ottimo. Qui ho solo vecchi spartiti. Però ho trovato una canzone bellissima di un’artista eccezionale- disse lei passandogli dei fogli. Lui iniziò a far vibrare le corde e lei, seduta a fianco, ad intonare il testo.
 
I heard that your settled down.
That you found a girl and your married now.
I heard that your dreams came true.
Guess she gave you things I didn’t give to you.
Old friend, why are you so shy?
It ain’t like you to hold back or hide from the lie.
I hate to turn up out of the blue uninvited,
But I couldn’t stay away, I couldn’t fight it.
I hoped you’d see my face & that you’d be reminded,
That for me, it isn’t over.
 
Puck guardò storto Rachel. Perché aveva scelto quella canzone?
E perchè gliela stava cantando?
Voleva forse dirgli qualcosa?
Forse Rachel ora che aveva Jesse distante pensava di giocare con lui, o forse era altro. Confuso, continuò a suonare.
   
Nevermind, I’ll find someone like you.
I wish nothing but the best for you too.
Don’t forget me, I beg, I remember you said:
“Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead”
Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead, yeah.
 
You’d know how the time flies.
Only yesterday was the time of our lives.
We were born and raised in a summery haze.
Bound by the surprise of our glory days.
I hate to turn up out of the blue uninvited,
But I couldn’t stay away, I couldn’t fight it.
I hoped you’d see my face & that you’d be reminded,
That for me, it isn’t over yet.
 
Rachel si bloccò, guardandolo negli occhi. Era come se si stesse trattenendo dal dirgli qualcosa, di certo non altre parole del testo. Si fermò a sua volta e si sfilò la chitarra.
-Tutto ok?- domandò sollevando un sopracciglio, mentre riponeva lo strumento nella sacca.
-No- sussurrò lei. Lui adagiò il regalo nuovamente nella scatola e si voltò verso di lei. Era a pochi centimetri dal suo corpo e lo guardava seria.
-Perché hai scelto questa canzone?- domandò, scrutando quegli occhi nocciola che lo facevano impazzire.
Rachel però non rispose, non resistette più e si gettò sulle sue labbra, mordendole e baciandole avidamente. Fece scorrere la mano sul petto del ragazzo, avvicinandosi a lui. Diversamente da quanto si aspettava, fu respinta e bloccata dalla presa di Noah sulle sue spalle.
-Cosa fai?- sbottò lui corrucciando le sopracciglia. Lei lo guardò storto.
-Non era chiaro?- domandò, tentando di avvicinarsi nuovamente.
-No. Cosa stai facendo?- scandì il ragazzo alzandosi e allontanandosi da lei.
-Io…- mormorò lei insicura, stringendo i pugni mentre il labbro le tremolava. Lui scuoteva la testa, contrariato ed offeso.
-Non verrò a letto con te. Non più.-la informò –Io sono impegnato in una relazione. Tu pure- ringhiò sulla porta.
A lei si velarono gli occhi. Se li asciugò in fretta, impedendo che scendessero le lacrime.
-Ho dei problemi a resisterti- ammise con un filo di voce, senza guardarlo.
-Allora stammi lontana. Non ci vediamo da anni, non penso sia un grosso problema. Non puoi farti vedere ogni tanto e pretendere di fare sesso perché ti diverte. Non funziona così- le sibilò, dirigendosi verso la porta a larghe falcate.
-Se non fosse solo quello?- gli urlò lei, fermandolo.
-Rachel, non dire stronzate. Sono dieci anni che non parliamo. Non intendo i teatrini vari, intendo parlare seriamente. Non lo facciamo da anni, sai bene da quando.- disse secco lui.
-Ma quella volta..- cominciò lei alzandosi per poi essere interrotta.
-Quella volta , sì, potevamo avere tutto. L’hai gettato e ora non puoi tornare indietro. Non ti perdonerò. La canzone era perfetta. “A volte l’amore dura, altre volte invece fa male”- citò fissandola nei suoi occhi ormai persi –quella volta, ha fatto male.- concluse. La guardò ancora per un momento, dopodiché uscì lasciandola lì, insieme alla chitarra.
 
Noah entrò nella macchina e tornò a casa. Si fermò nel garage e spense l’auto.
Appoggiò la testa sul volante, soffiando.
Dopo tutto quel tempo era riuscito a dirle come stavano le cose eppure non era soddisfatto. Una parte di lui avrebbe solo voluto baciare Rachel, prenderla in quella camera colma di ricordi, fregandosene del fatto che Hiram fosse di sotto e potesse entrare da un momento all’altro. L’altra invece continuava a ricordargli quello che lei gli aveva fatto, riaprendo le ferite del suo orgoglio e del suo cuore.
Andarsene era stata la cosa giusta e lo sapeva. Era giusta per se stesso, perché tornare con Rachel dopo tutti gli sforzi di starle lontano non gli avrebbe fatto bene; lo era per Kate, che era la sua ragazza, si fidava di lui e non lo aveva mai messo secondo a nessun altro uomo; lo era per Jesse, che, nonostante lo odiasse, era il fidanzato di Rachel e a Noah i tradimenti non andavano proprio a genio; lo era per Santana, che si era impegnata in tutti i modi per fargli passare quella cotta insana e morbosa.
Sapeva che era la cosa giusta, ma non ne sembrava contento.
Era certo però che ora, togliersi dalla mente il sapore, la morbidezza e la dolcezza delle labbra di Rachel, sarebbe stato maledettamente difficile.
 
 
Nevermind, I’ll find someone like you.
I wish nothing but the best for you too.
Don’t forget me, I beg, I remember you said:
“Sometimes it lasts in love but sometimes it hurts instead”.
 
 
***
 
Scusate il ritardo. Se lo pubblico oggi è perché Vale mi ha dato una spinta con la sua richiesta :)
E’ un po’ più corto ._.

 
Curiosità:
-Voi non sapete quanto sia stato difficile scrivere questo capitolo. Inizialmente doveva essere fluffoso, malizioso e quello che volete, ma non angst! E invece mi sono trovata a scrivere ciò. Tra l’altro mi sono scombussolata tutti i prossimi capitoli e ora dovrò pensare intensamente a come continuare. Mah! La mia mentre contorta peggiora di giorno in giorno .-.
-La canzone è Someone Like You di Adele. Ascoltatela. E’ una canzone meravigliosa, la mia preferita di 21, la amo. Dovevo inserirla U_U
-Il titolo in principio sarebbe dovuto essere “We could have it all”, poi in Glee hanno fatto il duetto St.Berry (MERAVIGLIOSO) e mica potevo usarlo per il Puckleberry v.v
-La videocassetta è una cagata, però mi piaceva vederli bisticciare anche da piccini.
-Non potete capire Rach per ora, ma prima o poi spiegherò ;)
 
A presto miei cari!
Mi scuso anche per gli eventuali errori ;)
 
Besos,Miky

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Capitolo 7
*** Cream ***


7.Cream
 

Puck si sedette sul vecchio dondolo sotto il portico, fuori di casa. Si spinse lentamente, soffiando.
Ancora non aveva metabolizzato il fatto che con Rachel aveva chiuso per sempre. Perché così era, erano giunti ad un punto di non ritorno. Sarebbe stato difficile, ma pensava che a quel punto era pronto per dimenticarla. Le aveva chiarito le idee, le aveva rivelato quello che pensava ed ora la faccenda era chiusa. Finalmente si sarebbe staccato da quel dannato primo amore.
Vide arrivare dalla strada una bionda con un soffice vestito color panna. Si avvicinò sempre di più a lui fino a sedersi accanto al ragazzo.
-Hey- gli sorrise teneramente.
-Fabrey dalla tua faccia si vede che sai, e per i miei gusti sei troppo amica sua. Quindi sciò – disse seccato lui, gesticolando con una mano.
-Sì so, ma vengo in pace- rispose lei tranquilla, spingendo il dondolo.
-No ti credo intanto- borbottò Noah, girandosi dall’altra parte.
-Ho parlato con lei e so che ci sono tante cose irrisolte tra di voi. So che lei si tiene tanto dentro, ma non la difenderò. Sappiamo tutti chi ha sbagliato- sussurrò, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Tante cose che lei ti ha confidato- precisò il ragazzo, guardandola.
-Sì, ma non è il mio compito dirtele.- disse lei alzando le spalle.
-Io non ho sbagliato Quinn.- affermò lui, soffiando.
-Lo so- annuì la ragazza – e so anche che sei una brava persona. Io ti rispetto Noah e rispetto le tue scelte.- gli confesso sorridendo gentilmente. Lui annuì solo.
-Non sono qui per nessun tipo di rimprovero. Sono qui perché ti voglio bene e volevo tenerti compagnia. Come va?- chiese, cullandosi appena. Lui sbuffò, incrociando le braccia.
-Sono arrabbiato- disse –perché nonostante tutto io non riesco ad odiarla e ho paura di non riuscire a dimenticarla.- confesso, guardando dritto nei profondi occhi verdi della bionda.
-Lo farai. Dai tempo al tempo.- lo sollecitò lei.
-Dieci anni non bastano?- domandò lui con una smorfia. Lei corrucciò le labbra.
-Vedi forse è proprio perché non vi eravate mai chiariti. Forse dovevi toglierti questo peso prima di andare avanti. Sai, anche io quando ero innamorata di Finn e lui mi lasciò pensai di non farcela. Pensavo seriamente che l’avrei amato per sempre e non sarei mai riuscita a voltare pagina. Poi un giorno mi sono detta che non ne valeva la pena, non dovevo rovinarmi la vita per una persona che mi aveva fatto tanto soffrire, dovevo impegnarmi a rendere la mia vita felice. Così l’ho dimenticato, ovviamente all’inizio è stata dura, c’è voluto un po’, ma ce l’ho fatta. Non puoi stare sempre appresso a qualcuno che non ti vuole, ad un certo punto devi fare quello che è meglio per te- concluse la ragazza. Noah l’abbracciò, stringendola a se.
-Grazie Lucy- mormorò alle sue spalle.
-Hey Miss Fabrey!- urlò Santana dalla strada. I due si staccarono, voltandosi nella sua direzione. Santana camminava a fianco di Brittany, tenendo la mano di un bimbetto biondo, mentre la compagna parlottava con quello che teneva in braccio. Avanzavano verso la casa del ragazzo.
-Smettila di provarci con Puck! Ti ricordo che hai marito e prole!- la derise, prima di arrivare sul vialetto della casa.
-Cavoli S.Lo, mi becchi sempre!- rise Quinn, poi strinse la mano del ragazzo. –Ti lascio nelle loro mani- gli sussurrò sorridendo.
-Ma allora non era vero che mi volevi bene- ridacchiò lui. I due ragazzi si alzarono, raggiungendo gli altri. Il bimbetto che stringeva la mano di Santana si staccò correndo verso Quinn e gettandosi tra le sue braccia.
-Mamma!- esclamò ridendo, mentre la donna lo sollevava.
-Chris, ti sei divertito con Brit e San?- domandò, baciandogli la morbida guancia. Lui annuì gioioso.
Anche il piccolo in braccio a Brittany scese per raggiungere la madre e attaccarsi alla sua gonna, geloso del fratello.
-Mami- la chiamò, cercando la sua attenzione –possiamo portarcele a casa?- chiese indicando le due ragazze.
-Non c’è dubbio Metthew, già vederle ogni tanto vi fa male, figuratevi tutti i giorni!- scherzò, abbassandosi per dare un bacio sul capo del bimbetto che mise il broncio.
-Se se, avrebbero bisogni di passare un po’ di tempo con gente sana ogni tanto- sbuffò Santana per poi ricevere un buffetto da Quinn.
-A presto ragazzi!- li salutò andandosene, mentre i bambini agitavano le manine ugualmente a Brittany. Quest’ultima si voltò e fissò l’amico a pochi passi da loro. Corrucciò le sopracciglia e con un balzo lo abbracciò teneramente.
-Dottor N, non essere triste- gli mormorò, poi si staccò e gli sorrise affettuosamente.
Non sapeva come, ma quella biondina capiva sempre il suo stato d’animo, le bastava guardare i suoi occhi per un momento.
-Sei adorabile Britts. Tra te e Santana sceglierei mille volte te- le disse, ricambiando il sorriso, dopodiché fu colpito da una ballerina nera.
-Come sei suscettibile Lopez!- la schernì, porgendogli la scarpa. Poi, quando se la fu infilata, la strinse a se.
-Sei un pessimo ruffiano- commentò lei, legandosi le mani dietro la schiena del ragazzo.
-Mi ha baciato- confessò, senza staccarsi dall’amica.
-Què?-sbottò la latina staccandosi e fissandolo.
-Hai capito, eravamo a casa sua e l’ha fatto.- continuò il ragazzo prima di essere interrotto.
-Primo. Perché cavolo non eri a pesca? Secondo. Perché diamine eri con Rachel Berry? Terzo. Per quale assurdo motivo eri a casa sua? Quarto. Baciati??- sbraitò sbracciandosi, mentre  ragazzo la guardava storto.
-Stai calma, vedi Brit com’è tranquilla- la fermò – lascia che ti spieghi- disse. Poi i tre si sedettero sul dondolo, mentre Santana sembrava stesse fumando dall’ira. Noah spiegò tutto quello che era successo, senza fretta, e senza tralasciare i dettagli che intanto le due gli avrebbero estorto. La mora fu sul punto di partire per prendere a calci l’attrice, ma fu fermata facilmente.
-Quindi ora è finita?- chiese l’ispanica acquietandosi.
-Così pare- affermò lui, sorridendo debolmente.
-Torniamo a casa- disse Brittany, appoggiando la testa sulla spalla di Noah.
Gli altri due annuirono e poco dopo partirono.
 
***
  
Puck suonò al campanello, appoggiandosi al muro.
-Chi è?- chiese la ragazza al citofono.
-Il dottore, sono venuto a controllare come sta Miss Harris- rispose, sorridendo sornione e sentendo ridacchiare dall’altro capo.
Kate aprì la porta e Noah se la ritrovò davanti in intimo. Lei si sporse per baciarlo, poi lo tirò dentro.
-Ciao Noah, mi sei mancato- gli mormorò, intrecciando le braccia dietro al collo del ragazzo.
-Se tutte le volte che ti manco quando torno ti trovò così, vado via più spesso- esclamò lui, ridendo. Lei scosse la testa divertita.
-Sono guarita, ma ora ho bisogno di qualcuno che mi dia la crema sulla schiena!- trillò lei staccandosi e afferrando la boccetta.
-Oh, sei fortunata perché si da il caso che io lo sappia fare benissimo!- la informò lui prendendo la crema e seguendo la ragazza. Kate si stese sul divano e lui cominciò a spalmare il liquido chiaro sulla sua pelle, massaggiandola con attenzione.
Tutto ciò gli ricordò una certa cosa.
 
 
Noah era sveglio da circa due minuti. In realtà solo il suo cervello lo era, perché non aveva ancora mosso nessun muscolo. Aveva un po’ di timore nel farlo, in effetti. Era stata una notte strana, decisamente per lui, ma era forse stata quella che non avrebbe mai voluto dimenticare. Non aveva ancora capito perché Rachel avesse accettato di andare a letto con lui, fatto sta che lei aveva avverato un desiderio che il ragazzo aveva da mesi. Inspiegabilmente si era preso una cotta per quella piccola e sexy ebrea, aveva tentato varie volte di avvicinarsi a lei e finalmente ce l’aveva fatta. La cosa strana era che fosse rimasto. Solitamente, quando andava con una ragazza, mai rimaneva con lei tutta la notte, né tanto meno la mattina. Quando avevano finito si rivestiva e se ne andava. Per la prima volta non era andata così. Aveva fatto un’eccezione per Miss Berry; che fosse innamorato seriamente?
Mannaggia a lei, ai suoi occhi da cerbiatta, alle sue gambe e al suo sedere perfetto.
Il problema ora era che, non essendo mai rimasto, non sapeva come comportarsi. Di certo Rachel non se ne poteva essere andata perché erano a casa sua, ma come avrebbe reagito?
Avrebbe fatto la distaccata per poi cacciarlo?
Gli avrebbe chiesto di cancellare tutto spiegandogli che era stato solo un grande errore?
Non lo sapeva e per questo motivo era titubante sul cosa fare.
Ad un certo punto sentì dei passi ovattati, poi un dolce profumo si sparse nella camera. Aprì lentamente gli occhi e vide Rachel sedersi sul bordo del letto dandogli la schiena. Indossava un asciugamano e aveva i capelli raccolti sulla nuca poiché probabilmente era appena uscita dalla doccia. Prese qualcosa dal comodino, poi fece cadere la salvietta sul letto, scoprendo la schiena ambrata e nuda. Non si accorse che il ragazzo era sveglio e aprì la crema ai frutti di bosco cominciando a spalmarla sulle braccia. Puck pensò che lo stesse tentando ingenuamente e senza pensarci su, si avvicinò a lei, posando le labbra sulle sue scapole e le mani sui suoi fianchi. Lei balzò sul posto, spaventata.
-N-Noah- balbettò avvampando e cercando con una mano l’asciugamano.
-‘Giorno Rach- sussurrò lui, continuando a baciarle la schiena, salendo verso il collo scoperto.
-Buongiorno, se mi dai cinque minuti vado in bagno, mi do la crema, mi vesto e torno- farfugliò, mentre lui le impediva di coprirsi o di alzarsi.
-Ma perché tanta fatica? Tra l’altro sulla schiena non riusciresti da sola- affermò lui, facendo scorrere la mani sul suo corpo ancora umido.
-Ma non è..ah!- gemette quando le mordicchiò la schiena.
-Sei maledettamente invitante Berry- mormorò, passando le braccia davanti per avvicinarsela.
-Noah sei un maiale! Come farò con te- borbottò cedendogli il contenitore.
-Come farò io con te, se già alle sette di mattina non fai altro che stuzzicarmi- disse lui. Fece scendere la crema fresca e rosata sulla schiena della ragazza, facendole emettere un gridolino.
-Così non migliori le cose- rise lui, cominciando a distendere il fluido, facendo scorrere lentamente e con cura le mani sul corpo di lei. Appena finì, Rachel fece per alzarsi, ma lui la prese per un braccio e la fece distendere sul letto, portandocisi sopra. Fece una smorfia quando notò che indossava le mutandine, però poi si concentrò su altro. Lei deglutì rumorosamente, non potendo più nascondere le gote bordeaux.
-Da questo lato posso fare da sola- farfugliò, stringendo i denti, non resistendo al suo sorriso ebete.
-Ma non voglio che tu ti affatichi troppo- sghignazzò maliziosamente Noah.
Fece scivolare poi le mani dalle gambe fin sopra al suo seno.
-Te l’ho già detto vero che sei un maiale?- strillò lei, stringendo il lenzuolo sotto il suo corpo.
-Varie volte, ma sono non puoi farci nulla, sono irresistibile- rise lui. Lasciò un bacio nella conca tra i seni di Rachel, poi, sempre sorridendo soddisfatto, si avvicinò al suo volto.
-Potrei abituarmi a svegliarmi sempre così- ammise lui, a pochi centimetri dalla ragazza.
-Tu sogni Puckerman!- esclamò lei ridendo, poi buttò le braccia dietro al ragazzo e lo baciò, tirandolo a se.
 
 
Puck si maledisse, fermandosi dopo nemmeno un minuto.
Aveva creduto veramente di poterla archiviare in qualche ora!? Che idiota che era.
-Kate c’è una cosa che devo dirti- mormorò, sospirando. Lei si alzò, notando il tono strano del ragazzo.
-Cos’è successo?- chiese preoccupata.
-Ieri ho incontrato Rachel Berry a Lima, e ..- spostò lo sguardo- lei mi ha baciato- ammise, riportando poi gli occhi dispiaciuti su Kate. Lei increspò le labbra.
-E dopo?- provò a domandare.
-Niente, l’ho respinta e le ho detto di lasciarmi stare; che ero impegnato e che lo era anche lei- sussurrò il ragazzo, affranto. Lei accennò un sorriso.
-Allora non c’è motivo per cui tu ti debba preoccupare. Se è stata lei, non è colpa tua, non sono arrabbiata- esclamò, avvicinandosi per stampargli un bacio sulle labbra.
-Possibile che tu non abbia difetti- rise lui, accarezzandole la pelle chiara.
-Nessuno è perfetto Noah, tanto meno io- disse lei alzando le spalle – per esempio, ora vorrei tanto trovare quel Jesse e baciarlo durante un’intervista in diretta- ammise, rimuginandoci sopra.
-Non ne vale la pena. Ha chiuso con me- la informò lui.
-Ottimo- squillò Kate –ora finisci di fare quello che stavi facendo, Mr Puckerman!- gli ordinò, rifilandogli la crema.
-Devi passare meno tempo con Santana tu- mugugnò lui, riprendendo a massaggiare la schiena della ragazza.
 
***
 
Eccomi, che velocità eh ;) Sarà il prossimo capitolo che mi causerà problemi o.o
 
Curiosità:
-S.Lo perché lo preferisco molto di più che J.Lo, lei è Santana Lopez, non ce lo dimentichiamo U_U
-I figli di Quinn sono comparsi su richiesta di Vero ;)
-I nomi dei bimbi, Christopher e Matthew, sono stati gentilmente consigliati da Vale, grazie ancora ciccia =)
-Scrivere di Kate e Noah è stato straziante O_O
-Il falshback è un regalino per scusarmi dell’angst in corso xD
 
Spero vi piaccia e non ci siano troppi errori =)
 
Besos, Miky
 
 

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Capitolo 8
*** Never been a bad boy ***


8.Never been a bad boy
 
 

-Non si preoccupi, l’intervento è andato bene. Non ci sono state complicazioni- Noah sorrise dolcemente –Suo figlio si sveglierà a momenti, vada da lui-. La signora che aveva di fronte non disse nulla, lo abbracciò per un momento e scappò via. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, dopodiché gettò i guanti nel primo pattume che vide e andò verso le infermiere per prendere la cartella che gli serviva.
Aveva circa cinque minuti di pausa e decise di prendersi qualcosa da bere.
-Hey Puck!- lo chiamò un collega da lontano, avvicinandosi. Lui lo salutò con un gesto del capo.
-Certo che cose del genere agli amici si dicono- sorrise quello, dandogli una pacca sulla spalla come suo solito. Noah alzò un sopracciglio e sorseggiò il suo caffè.
-Del tipo?- domandò curioso.
-Del tipo che ti sei fatto Rachel Berry più e più volte!- esclamò il biondino ammiccando.
Noah cominciò a tossire e per poco non si affogò col caffè che gi era andato di traverso.
-Cosa?- sbottò, sgranando gli occhi. L’altro scoppiò a ridere.
-Se volevate tenerlo segreto dovevate stare più attenti!- lo rimproverò il collega, continuando a sogghignare.
-Ma non è vero- affermò Puck scuotendo il capo. In risposta l’altro scoppiò in una fragorosa risata.
-Nathan, che cazzo ti ridi?- chiese irritato Noah, accartocciando il bicchierino di plastica che aveva in mano.
-Puck, ti ho già detto che dovevate essere più accorti. Ora siete in prima pagina-gli chiarì l’altro.
A Noah si gelò il sangue e per un momento rimase paralizzato.
-Comunque, se me la volessi far conoscere, io sono più che disponibile- annuì l’altro.
-Dov’è che siamo?- sibilò Puck, corrugando le sopracciglia.
-Chiedi ad Alison, io devo lavorare ora!- ridacchiò Nathan, poi salutandolo con la mano se ne andò. Noah scattò verso l’ascensore, dirigendosi verso il reparto di Alison. Appena vi arrivò, intercettò la collega che leggeva attentamente una rivista.
-Oh oh, Noah- mormorò appena lo vide, per poi brontolare quando il ragazzo le strappò di mano il giornale.
Puck guardò la copertina sconcertato.
Era occupata da una foto sua e di Rachel di anni prima, al McKinley, mentre si baciavano; come se non bastasse, in un tondino in alto ce n’era una di pochi giorni fa, che li ritraeva parlare fuori dall’ospedale.
Vecchie fiamme… si riaccendono?” lesse facendo una smorfia e sfogliò frettolosamente la rivista cercando l’articolo.
-Pagina 58- civettò Alison al suo fianco. Lui la guardò male, trovando poi la pagina.
O meglio, le pagine. Ce n’erano circa tre o quattro piene di foto di quando stavano insieme al liceo, quelle vicino all’ospedale e perfino quelle fuori da casa di Rachel qualche giorno prima.
-Ma come diamine le hanno avute- grugnì, cercando la fonte –Jacob Ben Israel- sussurrò chiudendo gli occhi a fessura.
E chi altro dopotutto? Chi era sempre intento a pedinarli quando ancora tenevano la loro relazione segreta dieci anni fa, chi aveva pubblicato alcune di quelle foto sul Muckrackers rendendola pubblica, chi ancora oggi poteva appostarsi fuori da casa Berry solo per scattare foto alla propria musa.
Solo quell’idiota di Jacob.
-Ci saranno sicuramente leggi sulla privacy- borbottò irato –Basta che lo sappia il mio avvocato preferito e vedi Ben Israel che ti succede, altro che un volo nel cassonetto- chiuse con cattiveria il giornale, restituendolo alla donna che lo guardava confusa.
-Ma, non hai letto nulla. E’ la parte più interessante- si lamentò, ricercando la pagina. Noah la guardò storto, senza dire nulla.
-Tipo- cominciò lei –Quando eravamo al liceo incominciarono una relazione clandestina. Credevano di non essere scoperti da nessuno, ma il sottoscritto li scovò in discutibili atteggiamenti in biblioteca e scattò alcune foto. Dopodiché le pubblicai sul giornalino scolastico, smascherandoli. Da quel giorno vissero la loro relazione sotto la luce del sole. Era un po’ strano per tutti vederli insieme perché a quel tempo la bellissima Rachel Berry sembrava tutta presa dal quarterback della scuola, inoltre era uno dei pochi membri fissi del club della castità. Noah invece era tutto l’opposto di lei, era un Don Giovanni, era stato con la maggior parte delle ragazze della scuola e la sua mente era perennemente occupata da pensieri impuri. Poi l’intervistatore chiede: Rachel continuò a frequentare quel club, quando cominciò quella relazione? E ‘sto Jacob risponde di no- Alison sorrise maliziosamente –e bravo il nostro Puckzilla- mormorò, senza staccare gli occhi dall’articolo.
Noah ricordava perfettamente quegli episodi. Era andato a cercare Rachel in biblioteca e l’aveva trovata tutta impegnata su un libro di storia. Lei aveva seriamente intenzione di studiare, ma lui continuava ad insistere che erano soli e che lei lo eccitava così tanto. Così si era fiondato sul suo collo, e dopo una prima fioca opposizione, lei aveva preso a baciarlo con foga. Purtroppo il tutto era stato interrotto da quell’essere riccioluto che si era parato loro davanti spalancando la bocca e gli occhi.
Bè, inutile dire che Noah l’aveva dovuto buttare nel bidone della spazzatura.
Pochi giorni dopo c’era stato il fatto del Muckrackers, alcuni scatti compromettenti vi erano stati pubblicati sopra e tutti aveva scoperto il loro piccolo segreto. Sì, Jacob si era ritrovato ancora tra i rifiuti.
-Li ho visti pochi giorni fa a Lima, nella nostra cittadina natale. Sono entrati insieme nella casa d’infanzia di Rachel, guardandosi intorno circospetti. Qualche ora dopo è uscito solo Noah che se ne è andato velocemente per fuggire da occhi indiscreti. Tra i due sicuramente quello più innamorato è sempre stato Noah, aveva rinunciato alla sua aria da rubacuori solo per lei, mentre Rachel lo lasciò prima della fine dell’ultimo anno per tornare con Finn, il quarterback.- continuò la ragazza, sollevando poi gli occhi sul dottor Puckerman.
-Ma tu non sei fidanzato?-domandò arricciando le labbra.
-Infatti. Non è successo nulla a casa di Rachel, anzi abbiamo litigato.- farfugliò lui –torno a lavorare, altrimenti vado a spaccare le gambe a Jacob- soffiò Noah, lasciando la sala ed entrando nuovamente nell’ascensore. Quando si chiusero le porte, soffiò e strinse i pugni.
Perché doveva andare sempre tutto storto?
 
***
 
-Ciao Brit- salutò Noah entrando in casa e trovando la bionda sdraiata sul divano che mangiava pop-corn con Charity. Eh già, perché quella bionda aveva una passione per i gatti obesi, e non capiva come lei invece non ingrassasse mangiando sempre schifezze.
Brittany sventolò la manina, non potendo parlare a causa dei vari pop-corn in bocca, il suo pessimo vizio.
Si sdraiò di fianco a lei e chiuse gli occhi sbuffando.
-Giornata difficile?- domandò, accarezzando il gatto bianco. Lui annuì.
-Voglio uccidere Jacob Ben Israel- mormorò massaggiandosi le tempie.
-E’ un nome familiare- sussurrò lei, ragionandoci sopra –mi ricorda un grande gomitolo di polvere- annuì decisa
-Allora basterà usare un aspirapolvere- decise lui. Lei gli alzò il pollice e sorrise.
-Sai quando torna Santa..-
-El es un hombre muerto. Muerto, muerto, muerto!-sbottò Santana sbattendo la porta. Entrò tutta arrabbiata e si diresse verso gli altri due sbuffando. Buttò su divano il giornale e si sedette, incrociando braccia e gambe.
-San, che c’è?- chiese Brittany preoccupata.
-Jacob Ben Israel- sibilò lei.
-Ah, Noah ah detto che lo aspirerà- cercò di tranquillizzarla, andandole poi vicino.
-L’hai già letto?- chiese la latina al ragazzo, il quale annuì soffiando.
-Girava stamattina in ospedale- borbottò Puck, guardando male la rivista.
-Gli faremo causa. Ho già avviato le pratiche- li informò, prendendo poi il giornale per andarlo a buttare nel pattume.
-Sei sempre la migliore Lopez- rise Noah.
-Lo so Puckerman- sorrise lei.
-Anche io lo so- alzò la mano Brittany, sorridendo maliziosa. Santana la guardò e sorrise a sua volta.
-Hai già avvertito Kate?- chiese al ragazzo che aveva già preso in mano il joystick della play passandone uno alla bionda.
-Cavolo, no!-disse lui, scattando in piedi.
-Puckerman, potresti smettere di far fare i disoccupati ai tuoi neuroni. Da loro un lavoro!- lo riprese, accucciandosi al fianco della moglie, mentre il gatto le saliva in grembo.
-Vado da lei, ci vediamo dopo- le salutò, afferrando la giacca e le chiavi, prima di uscire.
 
***
 
-Hey Harris- esclamò lui, entrando e schioccando un bacio sula fronte della ragazza.
-Ciao Noah- sussurrò lei debolmente. Noah sospirò, abbassando lo sguardo.
-Dal tuo tono devo dedurre che sai perché sono qui- mormorò, guardandola negli occhi verdissimi.
-Già- confermò lei –dobbiamo parlare- disse. Poi si diresse verso la cucina, sedendosi su uno sgabello, aspettando che il ragazzo facesse lo stesso.
-Senti, non è successo altro che un bacio, te lo posso giurare su quello che vuoi. Se vuoi, la chiamo e te lo faccio dire da lei, ti dirà anche che l’ho respinta- iniziò lui, scuotendo la testa desolato.
-Lo so, e ti credo- gli rivelò Kate, puntando i gomiti sul tavolo.
-Ahn, ok- sussurrò lui.
-E’ che, è da quel bacio che ci penso.- cominciò, prendendo tra le dita una ciocca di capelli, -Penso che sia giusto lasciarci- affermò, buttando gli occhi in quelli del ragazzo, che li sgranò attonito.
Scosse il capo, non capendo.
-Ma …Ma hai detto che ti fidi- farfugliò –e io non ti tradirei mai con Rachel, con nessuna- si alzò e le si avvicinò. Lei si voltò verso di lui, alzando il viso nella sua direzione.
-Ma tu ami lei- sospirò Kate –lo so, so che magari non vorresti, ma la ami- gli occhi le luccicarono appena, ma sorrideva amaramente.
-Ho chiuso con lei. Io amo te- dichiarò lui, prendendole il volto tra le mani. Lei posò le sue su quelle del ragazzo e lo invitò a sedersi al suo fianco, poi gli strinse le mani, continuando a fissarlo negli occhi.
-Sai, dopo che ci siamo conosciuti e le cose sono cominciate a diventare serie, Santana è venuta qui. Quella ragazza ti vuole molto bene, sappilo. Venne e mi avvertì. Mi disse che tu eri come una macchina rotta, che aveva subito un violento frontale ed eri quasi irreparabile. Come entrò mi disse che amavi questa Rachel Berry, che nonostante lei ti avesse ferito e tu la volessi odiare, non riuscivi a non amarla. Ho apprezzato veramente tanto la sua sincerità. Mi disse che non sarebbe stata facile, ma tu mi piacevi tanto e io era intenzionata a diventare un meccanico eccezionale, solo per te- sorrise, lasciando che una lacrima le scorresse sulla guancia rosata – Così sono riuscita a costruire con te la nostra relazione, che spesso era favolosa, ma sapevo che da qualche parte dentro di te, c’era ancora lei. Io ci ho provato, ho usato tutti gli attrezzi possibili, pezzi di ricambio, vernici diverse, ma non riuscivo a ripararti, riuscivo solo a farti funzionare momentaneamente. Però, vedi, sono passati due anni e tu la ami come allora.- soffiò, sbattendo le ciglia.
-Posso ancora cambiare- cercò di dire lui, ma lei scuoteva la testa.
-Io ti amo Noah. Sei forse il ragazzo migliore che abbia mai avuto, e non è vero che sono perfetta, ho la mia buona dose di difetti- si affrettò a dire, precedendolo.
-Anche io ti amo- sussurrò lui, avvicinandosi al suo volto e baciandola. Lei non si oppose, ma nemmeno rispose al bacio.
-Sì, ma non come ami Rachel- puntualizzò. Lui sbuffò.
-Rachel continua a mandarmi la vita a rotoli, perché non posso amare così te?- chiese sbattendo il pugno sul tavolo. Lei glielo afferrò, aprendogli la mano e stringendola.
-Non lo faccio per essere cattiva, ma lo faccio per entrambi. Non ho il diritto di volere qualcuno che mi ama come tu ami lei?- domandò, vedendolo annuire dispiaciuto.
-E tu Noah hai due scelte.-mormorò, sorridendogli –O trovi una ragazza migliore di me, che riesca a fartela dimenticare e ti aggiusti perfettamente- disse, mentre lui la guardava incerto –o ti riprendi Rachel- ammise lei, sicura.
-Cosa?- chiese lui allibito.
-Sarebbe la cosa migliore. Intanto, per quanto lo negherai, tu le hai già perdonato tutto. Vai e prenditela, strappala a quell’affascinante e altezzoso St.James- gli consigliò, mentre i suoi occhi si facevano più vivaci.
-No- rispose secco lui.
-Sì invece- controbatté lei –Se lei non tenesse a te, non si farebbe viva per vederti e baciarti. Se ci provassi, l’avresti per te. Perché devi farti del male se non riesci a starle lontano? Vuoi fare passare altri dieci anni?-domandò brusca.
-Come puoi dispensare consigli simili in questo momento?- cercò di cambiare argomento lui.
-Perché a te ci tengo. E’ la cosa che ti farebbe meglio Noah, sono seria- annuì con un tenero e sincero sorriso.
-No, non ci proverò ancora con lei. Penso tornerò ad essere un cattivo ragazzo- bisbigliò, per poi abbracciarla –Tu sei una delle persone migliori che conosca, se solo ti avessi conosciuta prima della Berry…- sbuffò.
-Avresti poi incontrato lei e te ne saresti follemente innamorato- ridacchiò quella, stringendosi al suo petto.
-Anh, dici che è il destino che mi sta punendo perché non sono mai stato un bravo ragazzo?- chiese, pensandoci su.
-Noah- sorrise lei –tu non sei mai stato un cattivo ragazzo-.
 
 
***
 
Scusate l’immane ritardo ç_ç Non avevo idee per questo capitolo -.-
 
Curiosità:
-Nathan ed Alison sono due personaggi random, due colleghi del nostro dottore.
-Non so perché in questa ff  le riviste siano sempre presenti xD
-Io non sopporto Jacob, ma in questo caso l’ho sfruttato per i miei piani Pucklberrosi u.u Ovviamente lui è una persona strana, per cui la sua intervista lo è
-Charity è la figlia di Lord Tubbington u.u Britts non può stare senza un suo bellissimo gatto obeso. In teoria Charity è il nome del suo gatto nella prima stagione, ma visto che nella seconda è sparito, l’ho usato come volevo u.ù
-A B ricorda un gomitolo di polvere perché lo diceva in una puntata, la 2x02 direi
-Kate è una bella persona in fondo, so che la odiavate e so che ora lo fate meno, vero?
-Mi piaceva molto la metafora della macchina, per questo ne ho fatto un uso spropositato xD Io amo le metafore u_u
 
 
Mi scuso di errori e robe varie ;)
Besos, Miky
 

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Capitolo 9
*** Invitation ***


9.Invitation
 


Noah aprì gli occhi e si grattò la nuca, sbadigliando rumorosamente. I capelli erano decisamente troppo lunghi ormai, circa due o tre dita. Doveva tagliarli. Si voltò, notando la ragazza stesa al suo fianco. Fece mente locale per ricordare il suo nome, dopodiché le si avvicinò da dietro.
-Hey Jenny- mormorò, ancora mezzo addormentato, appoggiando il mento sulla sua spalla. Lei aprì gli occhi, corrugando immediatamente le sopracciglia. Si scrollo il ragazzo di dosso e si alzò, irritata.
-Mi chiamo Sarah- borbottò, cercando i vestiti sul pavimento.
-Cavoli- mugolò Puck con una smorfia, incrociando le braccia dietro la testa.
Lei lo fulminò con uno sguardo, poi, dopo essersi rivestita afferrò la sua borsa gli tirò contro i suoi boxer.
-Addio Puckerman- sibilò, dirigendosi poi verso la porta dove stava ferma un’altra ragazza imbronciata. Santana vide la ragazza di turno uscire dalla camera e dalla casa, dopodiché fece schioccare la lingua, esprimendo il suo fastidio.
Stette ferma appoggiata allo stipite della porta mentre il ragazzo andò in bagno, senza degnarla di uno sguardo.
Quando tornò in camera e la trovò di nuovo lì, sbuffò e le si avvicinò un poco.
-Che vuoi Lopez?-domandò alzando un sopracciglio. Non la chiamava così da tempo. Di solito lo faceva per scherzare, ma mai usava il suo cognome così seriamente, prendendo tanto distacco. Notò infatti la ragazza strizzare gli occhi, stranita.
-Che cazzo stai facendo?-chiese lei muovendo il collo all’avanti e stringendo i denti, rabbiosa.
Lui alzò entrambe le sopracciglia.
-Non sono fatti tuoi- rispose secco, voltandosi e sistemando le coperte, tanto per distrarsi dalla conversazione.
-Finchè abitiamo insieme lo sono e non mi va che ogni sera qui passi una ragazza diversa. Quella di poco prima era la quinta in sette giorni- ringhiò cupa, dirigendosi verso di lui.
-Mi dispiace- la canzonò lui sollevando le spalle.
-Stai facendo lo stronzo-sillabò, fermandosi a pochi passi da lui. Intanto Brittany era entrata nella camera e li guardava male.
-Qui ne hai il diritto solo tu?-insistette, accennando un sorrisino canzonatorio.
-Vaffanculo Puckerman- rantolò la ragazza, stringendo le labbra e i pugni.
Noah non fece in tempo a controbattere che uno schiaffò in piena faccia gli fece girare la testa di lato.
-Sant..-borbottò, masi trovò di fronte Brittany, con le sopracciglia corrugate e le labbra tese.
Noah spalancò la bocca e sgranò gli occhi allibito.

Conosceva quella biondina da anni e mai l’aveva vista arrivare alle mani, neppure per gioco. Era totalmente contro alla violenza, era una una delle cose che odiava maggiormente. Non credeva fosse possibile. Anche Santana aveva spalancato la bocca incredula. Sapeva che in quella settimana aveva commesso vecchi, stupidi e incoscienti errori, ma non credeva di aver superato il limite di Brittany. Ok, forse trattare la moglie in quel modo aveva contribuito.
Ma come cavolo gli era passato per la testa di parlare così a Santana? Era la sua migliore amica di sempre, era l’unica insieme a Brittany che si preoccupava costantemente di lui. Perché era un simile cazzone a volte? Perché ogni tanto il suo cervello si spegneva e sentiva di dover fare cose come andare con ragazze diverse ogni sera per dimenticarne altre, o inveire contro le persone a lui più care?
Incolpare Rachel era inutile, non poteva influenzare ogni suo comportamento, diamine! Doveva voltare pagina il prima possibile, e doveva farla nella maniera giusta, non in quel cavolo di modo!
Guardò la bionda spaesato, notando il suo rimorso in quel gesto. Sospirò e l’abbracciò, appoggiando la testa sula sua spalla.

-Mi dispiace averti fatto arrivare a tanto B. Non lo farò più, te lo prometto- le sussurrò, carezzandole la schiena.
-Ci conto- mormorò la ragazza, ricambiando l’abbraccio e sorridendo debolmente. Santana li guardò seria, ancora arrabbiata con lui. Appena si staccarono Noah la guardò desolato.
-Scusami Santana. Dopotutto non dici sempre che sono un idiota?- le disse, avvicinandosi a lei. Lei alzò il mento, grattandosi il collo, con gli occhi chiusi a fessure. Poi, veloce, gli tirò uno schiaffò in faccia, facendogliela ruotare nuovamente.
-Ok, me lo meritavo- annuì lui, dopodiché ne ricevette un altro. Ridacchiò afferrando la mano di Santana già pronta per un terzo. La vide sogghignare.
-Ci stavo prendendo gusto- ridacchiò quella. Noah le sorrise teneramente e si sedette sul letto, prima che le ragazze fecero lo stesso.
-Il tuo piano ora qual è?- chiese l’ispanica, sistemando i capelli in una coda alta.
-Che piano?-domandarono insieme Puck e Brittany. Santana sbuffò, scuotendo la testa.
-Cosa intendi fare con la Berry?-si spiegò, gesticolando.
-Oh, sono certo che in poco la dimenticherò!- affermò lui, fiero della risposta.
Sapeva per certo che sarebbe stata quella che voleva l’amica. Tra le tante cose che ancora non aveva ancora capito, non si poteva mai essere sicuri su quello che pensava quella donna.
-Ma, perchè?- chiese inarcando le sopracciglia, lasciando stupido il ragazzo.
-Come? Sono dieci anni che vuoi che lo faccia, e ora che sono più determinato che mai non sai contenta?-domandò Noah, confuso.
-Ho parlato con Kate e sono d’accordo con lei. Vai a prendertela!- lo incitò. Sia lui, che la bionda, che la gatta guardarono Santana allibiti.
-Saaaan, parliamo sempre di Rachel Berry, quella bassa, chiacchierona, egocentrica e megalomane!-le ricordò lui ancora stupito.
-Ma va là! Ci mancherebbe che avesse una gemella- sussurrò Santana portandosi una mano sul petto, come se avesse appena preso uno spavento; -Però, io sono dalla tua parte- gli disse, non chiarendogli le idee.
-Cioè?- chiese lui alzando un sopracciglio.
-Io …-iniziò –lo dico ora e mai più- gli intimò puntellandogli un dito sul petto –volendoti bene, voglio quello che è meglio per te. Non fare commenti o ritiro tutto –l’avvertì notando il suo sorrisino ebete.
-Se ci pensi sono sempre stata con te. Ero contro alla relazione tra la lillipuziana e il gigante, e sono contro a quella tra lei e riccioli d’oro; volevo che la dimenticassi per farti stare meglio, ma sembra solo che ti faccia stare peggio. Per cui, vai da loro, ruba la scarpina da gay che sicuramente St.James indosserà, e usala come lazo per rapire quella alta due mele e poco più- lo incoraggiò, annuendo sicura.
Noah, dopo aver ascoltato le dolci parole dell’amica, le sorrise, dopodiché assunse quella sua faccia divertita.
-Sei proprio un amore-disse ridacchiando e abbracciando la ragazza che aveva sbarrato gli occhi e aperto la bocca.
-Puckerman, mi fai pentire di tutto ciò, sei odioso- piagnucolò mentre lui le strofinava contro la guancia, pizzicandola con la corta barba che gli stava crescendo, mentre le tirava deboli pacche sulla schiena.
-Smettilaaa-si lamentò, spingendo con le mani sul suo petto per allontanarlo. Lui, ancora divertito, si staccò con il suo miglior sorriso sornione.
-Grazie tesorina, ma rifiuto l’offerta- esclamò il ragazzo alzandosi per prendere in braccio il gattone.
-Come mi hai chiamata?- sibilò la mora, attonita. Gli altri due scoppiarono a ridere e Brittany si buttò sulla moglie, baciandole la guancia.
-Dopotutto sei un tesoro-le sussurrò, irritandola ancora di più.
-Smettetela- borbottò scrollandosi di dosso la bionda, arrossendo –Piuttosto, perché rifiuti?- s’informò, non capendo.
-Perché sono stufo. Se le importasse di me, sarebbe tornata lei. Ci abbiamo già provato, non funziona- disse solo, scrollando le spalle.
-Ma lo sai che lei prova ancora qualcosa per te- mormorò Brittany, guardandolo coni suoi occhioni celesti.
-Non ne sono sicuro e comunque, non mi interessa- affermò lui, uscendo dalla camera.
-Puck, non abbiamo finito, e non è vero che non t’interessa!-lo chiamò Santana, seguendolo.
-Sì, la storia è chiu..-le urlò lei, ma fu interrotto da un inaspettato Dlin Dlon!

-Chi cavolo rompe ora- borbottò la latina, andando ad aprire alla porta, alquanto scocciata.
-Ciao Lopez, cavati, su su!-squillò Quinn entrando senza badare all’espressione infastidita della mora.
-Oh, ci mancavano solo gli Evans- si lagnò, facendo poi un sorriso ai bambini. Brittany si fondò nella sala quando capì chi era venuto a trovarli e i piccoli le saltarono addosso allegri.
Quinn andò ad abbracciare Puck che la guardò stranito.
-Che ci fate qui?-domandò, staccandosi dalla bionda.
-Sappiamo che è un periodo difficile Noah, per questo siamo qui-sorrise lei, porgendogli un cestino di pasticcini.
-Mi mancavano proprio altre quattro teste bionde- sussurrò lui, accennando un sorriso.
-Quindi, vuoi che ti accompagniamo da Rachel?- domandò Sam, poggiando una mano sulla spalla dell’amico. Lui arricciò le labbra e scosse la testa.
-Non tornerò da lei, intendo dimenticarla-gli spiegò.
-Noi siamo tuoi amici, ci puoi dire la verità- gli ammiccò Quinn, con un sorrisetto convinto.
-Ma è la verità-cercò di far capire lui, ricevendo sguardi contrariati.
-Certo, ci credo proprio- borbottò Quinn, corrugando le sopracciglia chiare.
-La volete smettere- sbottò lui allontanandosi e attirando l’attenzione su di se. –Non intendo andare a lottare per Rachel, è chiaro?Non vi preoccupate- chiarì, andando poi a portare il vassoio in cucina. I ragazzi nella sala si guardarono e scossero la testa.
-Che hai in mano?-chiese Santana, curiosa riguardo ai fogli che stringeva Sam.
-Ah già, vi abbiamo preso la posta- disse lui, porgendoglieli. Lei li afferrò e si girò tra le mani la busta bianca.
-Mittente McKinley High School?-squillò, sbattendo ripetutamente le palpebre. Tutti le si avvicinarono confusi.
-Ce n’è una a testa- notò Puck, prendendo poi la sua. Santana la scartò per prima, aprendo frettolosamente il foglio per poi leggerlo a voce alta.
-Bla bla bla.. La invitiamo a partecipare alla festa che si terrà presso la palestra della McKinley High School il 23 Giugno. Parteciperanno tutti coloro che si diplomarono nella nostra scuola nel 2012… Bla bla bla. Non dice altro di importante- sintetizzò la ragazza. Brittany lanciò un gridolino eccitato, mentre gli altri si guardarono un po’ titubanti. Santana notò che nella busta c’era anche un foglietto azzurro. Lo afferrò, leggendolo.
-Oh, questa è dal professor Shue- mormorò.
-E cosa dice?-domandò Sam, avvicinandosi alla ragazza.
-Oh- sillabò lei –Dice che il Glee club intratterrà la serata cantando-rispose, alzando gli occhi sugli amici.
-Eh??- fecero gli altri.
-Io non vengo-sentenziò Noah, senza nemmeno aprire la sua busta.
-E perché?- domandò Quinn guardandolo male.
-Non ho intenzione di vedere né Hudson, nè Rachel- spiegò lui sedendosi sul divano, lasciando che Chris gli si sedesse sulle gambe.
-Non rompere Puckerman, tu verrai- decise l’ispanica, guardandolo storto.
-Rachel non ci sarà- aggiunse Quinn, prendendo il foglio dalla mano dell’amica per rileggerlo.
-Come fai a saperlo?-chiese Noah, facendo fare salti sopra alla sua testa al bambino che rideva contento.
-Se cade ti uccido- lo minacciò la madre –il 23 c’è la premiere del nuovo film di Jesse. Non la salterà- spiegò tenendo d’occhio il figlio.
-Anh, allora quasi quasi. Prima però controllo se è vero perché di te non mi fido- mormorò lui.
-Se la Berry non ci sarà potrò prendere tutte le sue parti- cinguettò Santana, sorridendo.
-Non credo proprio Lopez. Io prenderò le sue parti-le intimò Quinn, schioccando la lingua.
-Vedremo.- sogghignò la latina, guardandosi le unghie.
-Oh Puck, visto che ti sono cresciuti i capelli potresti farti la tua vecchia cresta- propose Sam, sedendosi accanto all’amico. Lui gli sorrise concorde.
-Ottima idea- accettò, continuando a far volare Chris.

Santana sobbalzò quasi, avvicinandosi ai ragazzi eccitata.
-Lo faccio io- si propose- vado a prendere il rasoio!- squillò, dileguandosi.
-Non ci pensare, e poi non dicevi che ne nascondevi sempre alcuni tra i tuoi capelli!?- le gridò Noah spaventato.
-Non a casa!-gli rispose, frugando nell’armadietto del bagno. Appena lo trovò tornò dagli amici con un sorriso malefico dipinto sul volto.
-Tu non oserai avvicinarti ai miei capelli - l’avvertì Noah alzandosi e allontanandosi.
-Io dico di sì- ridacchiò lei –c’è qualcuno che si è comportato male e si deve far perdonare- cantilenò avvicinandosi piano. Noah la guardò, abbassando il capo.
-Sei ingiusta- sussurrò nascondendosi la testa con le mani mentre gli altri ridevano di gusto della scena.
-Cosa sarà mai?! Io so fare tutto- lo rassicurò con un sorriso orgoglioso.
-No, no.Tu non sai fare molte cose..-borbottò il ragazzo parandosi dietro a Quinn.
-Eh?-strillò Santana, serrando la mandibola e soffiando.
-Non sai rimanere calma, non sai arrabbiarti con Brittany, nemmeno quando sarebbe giusto, non sai abbinare i vestiti…- elencò lui scappando nella camera.
-Puckerman, ti stai cacciando solo nei guai, prova a dire quella cosa e sei morto- sibilò infuriata.
Lui scoppio in un risolino –Ah già- esclamò –Tu non sai..-iniziò, vedendo la faccia della ragazza farsi ancora più rossa dall’ira.
-Non ci provare-lo minacciò, puntandogli contro l’oggetto.
-…Cucinare il guacamole bene come me!-rise.
-Io sono la regina del guacamole!- stillò, lanciandogli contro il rasoio e alcune cose che le capitavano a tiro.
-Ma che bambini- sospirò Quinn, scuotendo la testa.
 
***
 
Scusate l’immenso ritardo :(
Capitolo un po’ di passaggio…
 
Curiosità:
-Sì, la parte iniziale non piace nemmeno a me e Puck sembra un po’ bipolare..ma volevo inserire una mezza crisi…ora ho finito xD
-B che da uno schiaffo ha sconvolto anche me O_O Ma lei doveva salvare la situazione u.u
-Volevo precisare che non ho nulla contro gli adorabili ricci di Jon Groff, anzi sto cercando un modo per far diventare bi quel giovincello. Non è accettabile che sia solo gay u_u
-Mi dispiace per le vostre aspettative su Noah, ma lui seriamente non vuole più provarci ;(
-Per la scemenza alla fine, Naya è la regina del guacamole (una salsa texana), per cui anche San doveva esserlo xD
 
Vado ;)
Mi scuso per gli errori ;)
Besos,Miky

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Capitolo 10
*** Partyin', partyin' (Yeah!) ***


10. Partyin', partyin' (Yeah!) 
 
 

Noah sistemò la maglietta bianca, dopodiché infilò la giacca gialla e rossa, alzandone il colletto come un tempo. Guardò allo specchio e sorrise.
-Oh, guarda il nostro Titans stupidino- ridacchiò Santana sulla porta, mentre si legava i capelli in una coda alta.
-Tu non hai diritto di parlarmi per un mese, ricordi!- sbottò lui, spingendola fuori mentre lei sogghignava.
-Oh, smettila di lamentarti, ancora con quella storia. Era solo un graffietto e ti avevo pure messo il cerotto- borbottò la ragazza, stringendo l’elastico.
-Ah, certo. Se poi non contiamo il fatto che avevi impiegato cinque ore per centrare la cresta, è tutto ok!- brontolò lui guardandola male.
-Hai troppe storie- bonfichiò lei, tirando su la cerniera della gonna rossa. Brittany le arrivò da dietro e le porse le scarpe bianche.
Noah guardò le due amiche nelle vecchie divise dei Cheerios, con le code altre e i capelli pieni di boccoli come piaceva a Sue. Lui aveva ovviamente optato per l’indimenticabile giacca dei Titans e la vecchia maglia con su scritto “I’m with stupid”.
Santana si mise a ordinare i capelli della moglie, mentre quella come suo solito si lamentava.
-Che capelli lunghi B- sorrise la latina, accarezzando la chioma bionda che arrivava sino a metà schiena –mi sono sempre piaciuti i capelli lunghi- mormorò.
-Lo so!- squillò Brittany, voltandosi per schiacciare il suo indice sul naso di Santana.
-Pronte?-domandò Noah sbuffando.
-No!-esclamò la bionda. Posizionò poi Charity sul divano, le diede un bacio sulla nuca e le accese la Tv, lasciandole a fianco il telecomando.
-Così non si annoierà- giustificò, alzando le spalle.
Gli altri due risero, dopodiché i coinquilini andarono a prendere la macchina per raggiungere l’aeroporto.
 
 
-Hey ragazzi!- li chiamò Mike fuori dall’entrata della palestra, per poi essere investito da un letterale tuffo di Brittany.
-Ciao Mike! Ciao Tina!- trillò quella tutta eccitata, scendendo dalle braccia dell’amico.
-Ciao Brittany- risero i due sorridendo, salutando poi anche gli altri. Erano decisamente troppi anni che non si vedevano.
-Oh, le mie ragazze!- trillò Quinn alle loro spalle. Brittany e Santana si girarono per vedere la bionda in divisa come loro. Sorrisero istintivamente.
-Sai vero Fabrey che la capo cheerleader sono io!-chiarì subito l’ispanica.
-Certo!- esclamò quella –Convinta tu!- aggiunse, prendendo sotto braccio le due compagne per poi entrare nella palestra. Noah le guardò ridendo e fu raggiunto da Sam che lo salutò offrendogli come sempre il pugno destro, con cui il ragazzo fece scontrare il suo.
-Ehy, entriamo?- domandò all’amico.
-Aspetta, stanno arrivando Kurt e Dave- lo fermò il biondo, sbracciandosi per salutare la coppia.
-Ma io non canto, toglitelo dalla mente- borbottò Karofsky al fidanzato.
-Una canzone- implorò l’altro, guardandolo con i suoi profondi occhi celesti.
-Nah, nah- scosse la testa quello.
-Sei il solito scimmione troglodito- borbottò Kurt, incrociando le braccia e mettendo su il broncio.
-E tu la solita femminuccia- gli rispose Dave con un sorriso canzonatorio –Ciao ragazzi!- salutò gli amici appena li raggiunse.
-Hey Dave!- sorrise Puck dandogli una pacca sulla schiena –ciao Kurt- aggiunse avvicinandosi all’amico.
-Abbiamo avuto la stessa idea Puckerman!- sorrise quello, aprendo la giacca dei Titans per mostrare la maglietta con scritto “Likes Boys”.
-La differenza è che la divisa è sua, quella è mia- puntualizzò Dave, con la sua solita espressione beffarda.
-Ti devo ricordare che tutto quello che è in casa nostra è mio?!- squillò Kurt, alzando il naso altezzoso, per poi entrare nella palestra.
-Gli hai chiesto tu di sposarlo!- gli rammentò Noah sorridendo.
-Non me ricordare..- scherzò Karosfky, dopodiché gli amici si decisero a seguire gli altri all’interno della vecchia scuola.
 
Era addobbata come il loro ultimo ballo studentesco, con festoni dei colori distintivi della scuola e palloncini ammucchiati un po’ ovunque nella grande sala. Il palco era già allestito ma per ora era vuoto e poco lontano da esso c’erano i banchetti. Si mise in fila dietro Sam mentre si guardava intorno.
-Noah!- esclamò Emma seduta dietro al tavolino. Lui si abbassò per abbracciarla, dopodiché firmò la presenza.
-Will vi aspetta dietro al palco- lo informò, sorridendogli allegra.
-Ottimo!- esclamò lui, seguendo poi le indicazioni assieme a Sam.
 
Arrivò dietro al palco dove c’erano già le tre ex Cheerios, Tina, Mike e Mercedes. Salutò tutti, poi andò ad abbracciare Shue.
-Professor Shuester!- esclamò, stringendolo amichevolmente.
-Noah, da quanto!- sorrise lui. Arrivarono poco dopo anche Dave, Kurt e Artie. Gli amici chiacchierarono un po’ prima di affrontare la questione canzoni, poi Will prese la parola.
-Bè ragazzi, come vi sarete accorti Rachel non è presente, e nemmeno Finn potrà venire. Quindi dividetevi le loro parti, un tempo non avreste aspettato altro- rise guardando le facce sorridenti degli ex allievi.
-Oh, le ragazze hanno deciso di affidarmi tutti i pezzi della Berry. Io non potevo non accettare- affermò Santana, alzando le spalle.
-Non c’è dubbio Lopez, li divideremo ugualmente!- borbottò Quinn, dando una gomitata all’amica.
-Fabray, non sei simpatica- mormorò l’ispanica, giocando con un boccolo della moglie –Non so se hai notato, ma le più fiche in questa scuola siamo ancora io e Brittany. Quindi le decisioni qui le prendo io!- disse, annuendo. Quinn rise per poi sorridere beffeggiatrice.
-Bè, dovrai prima strapparmi il microfono di mano!- squillò, e prima che Santana potesse scattare, era già corsa sul palco ridacchiando. Will scoppiò a ridere.
-Dai, andiamo tutti sul palco ragazzi, direi proprio che si può iniziare con il nostro pezzo- disse, seguendo la bionda sul palco.
 
Quinn gli passò il microfono e lui lo portò alla bocca, battendoci sopra con l’indice per attirare l’attenzione di tutti i presenti.
-Hola chicos!- cominciò, salutandone alcuni con la mano –sono il preside Shuester, ricordate?! Il prof di spagnolo e quello che coordinava i ragazzi del Glee Club. Proprio per stasera, ho riunito le New Direction che ci intratterranno con i nostri vecchi pezzi. I miei ragazzi hanno fatto così tanta strada che alcuni non possono essere qui stasera. Una tra loro è la nostra stellina Rachel Berry- esclamò, ottenendo alcune grida di consenso –o il giocatore della nazionale di football, Finn Hudson!- aggiunse, suscitando altri applausi –i quali mancano, la prima per un’importante premiere, il secondo per un’immancabile partita- spiegò sorridente. –Non che quelli che sono qui siano da meno, tra i miei giovani c’è una modella, una cantante di successo, il redattore capo di un magazine, ma non sono qui per elencarveli tutti. Quindi, buona serata. A voi, le New Direction!- sorrise, aprendo le mani per mostrare i ragazzi, sorridendo, mentre i vecchi compagni di scuola applaudivano divertiti. Will passò il microfono a Quinn e scese dal palco. Pochi secondi dopo la musica partì e la ragazza cominciò a cantare.
 
Yeah, you may think that I'm a zero 
But, hey, everyone you wanna be 
Probably started off like me 
You may say that I'm a freakshow (I don't care) 
But, hey, give me just a little time 
I bet you're gonna change your mind 


Santana prese la parola, sovrastando la voce della bionda, che sorrise divertita.

All of the dirt you've been throwin' my way 
It ain't so hard to take, that's right 
'Cause I know one day you'll be screamin' my name 
And I'll just look away, that's right 


I ragazzi cominciarono a cantare tutti insieme, saltando e ballando a ricordo.

Just go ahead and hate on me and run your mouth 
So everyone can hear 
Hit me with the words you got and knock me down 
Baby, I don't care 
Keep it up, I'm tunin' up to fade you out 
You wanna be 
You wanna be 
A loser like me 
A loser like me 


Finita la canzone, molti di loro scesero dal palco, mentre Santana tenne il microfono in mano e afferrò per il bordo della giacca Sam.
-Tu mi servi!- gli sussurrò, per poi fare quel suo sorrisino maligno.
-No San, ti prego, no- supplicò lui mentre lei annuiva e le prima note cominciavano a risuonare nella palestra.
 
Guppy Face, Trouty Mouth
Is that how people’s lips look where you come from in the South
 
La voce armoniosa e calda della latina si diffuse nella grande sala, provocando varie risatine tra i ragazzi che non avevano mai sentito l’inedito o non lo ricordavano, mentre lei accompagnava il tutto con la sua irresistibile coreografia. Finita, Sam scosse la testa e sollevò gli occhi sbuffando. Lei scoppiò in una risata e lo abbracciò.
-E’ inutile che mi abbracci, resti sempre la solita HBIC- sussurrò lui.
-E così deve essere- rise lei, lasciando poi il posto ai ragazzi che si esibirono in Friday.
 
Noah scese dal palco ridendo, cercando qualcosa da bere, quando intercettò il sorriso di Shannon. La donnona avanzò e lo abbracciò ridacchiando.
-Oh, ci manca un Puckerman in squadra!- esclamò dando al ragazzo una pacca sulla schiena.
-Ci credo. Se ne trovano pochi belli e bravi come me- annuì lui, sospirando e facendo ridere l’ex insegnate.
-E così sciocchi e testoni!-aggiunse.
-Bè, è parte del mio fascino!- rise il ragazzo.
-Puck, smettila di provarci con la prof Beiste. Non sei ai suoi livelli –lo riprese Sam, chiamandolo da dietro.
-Diamine Evans, m’interrompi sempre-scherzò il ragazzo, passandosi una mano sulla cresta.
I tre risero, poi si voltarono per ascoltare l’assolo di Mercedes.
La ragazza si era affermata da qualche anno nel soul, blues e pop con due fantastici dischi con cui aveva fatto un grosso successo. E quella sera aveva deciso di portare un nuovo brano, un po’ in ricordo dell’inizio di tutto.
 
-Puckerman so che sei stato tu!-sentì urlarsi Noah. Cercò la proprietaria della voce, guardandosi intorno. Sue gli arrivò vicino con larghe falcate, con indosso la sua tuta rossa preferita.
-Lo so, sei stato tu di sicuro!- sbottò, indicandolo.
-Hey Coach Sylvester!- la salutò lui –cos’avrei fatto oggi?-domandò sorridendo.
-Hai corretto il punch!-lo accusò, puntandogli il dito sul petto.
-Guardi, se lo avessi fatto ora nessuno starebbe più in piedi, perché se devo fare una cosa la faccio per bene, e poi se anche fosse? Siamo tutti maggiorenni qui, non siamo sotto la sua tutela- disse lui, alzando le spalle.
-Risposta interessante- annuì lei, portando una mano sotto il mento –Mi hanno detto che ti hanno dato il consenso di uccidere!- esclamò lei dopo un po’.
-Se intende dire che mi lasciano operare, sì è vero-rise lui.
-Oh, ma mi hanno anche detto che uccidi solo bambini e per questo mi devo congratulare, qualcosa da me l’hai imparato. I bambini di oggi è meglio eliminarli che salvarli, diventano tutti come eravate voi- disse con un’espressione schifata.
Naoh era sicuro che non sarebbe mai cambiata, ma forse quello era proprio il bello di Sue.
-Bene, penso andrò a importunare qualcun’altro- li liquidò, voltandosi e andandosene.
I tra la guardarono sorridendo.
-Come l’ha presa quando Will è diventato preside?-chiese Sam a Shannon.
-Oh, inizialmente ha fatto uno dei suoi soliti teatrini, ha inscenato la sua morte aiutata da Sandy Ryerson, poi dopo è tornata a scuola perché diceva che non poteva vivere senza prendere in giro almeno una volta al giorno i capelli di Shuester - raccontò la Beiste.
 
Quando Brittany finì di cantare la sua adorata My Cup, ci fu un momento di pausa, che spinse Noah a buttare gli occhi sul palco.
Il suo sorriso svanì all’istante.
-Buonasera- sussurrò Rachel.
 
***
 
 
Ri-eccomi!
 
Curiosità:
-per il titolo del capitolo… Partyin', partyin' (Yeah)/ Fun, fun, fun, fun/ Lookin' forward to the weekend! ahahhaha quella canzone mi fa morire dal ridere xD
-Unholy Trinity *-*
-Vi ho inserito un po’ tutti  i personaggi u_u
-Chi è arrivata ;) !??!
 
Mi scuso per gli errori!
Besos,Miky

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Capitolo 11
*** Can we start again? ***


11.Can we start again?
 
 
-Buonasera- sussurrò Rachel sul microfono, alzando poi gli occhi sulla folla. Le persone si voltarono verso di lei, alcune zittite dallo stupore, altre sussurravano qualcosa sulla nuova arrivata, ma sempre stupiti. Lei sorrise appena.
-Sì, sono Rachel Berry- annuì, rispondendo alla domanda di un uomo vicino al palco. Era estremamente elegante per una sera del genere, nessuno avrebbe mai pensato che da calzettoni e maglioncini gialli si sarebbe mai arrivato a ciò. L’abito senza spalline blu le stringeva il busto fino a metà coscia, dove poi partivano varie morbide frappe. Portava una collanina di perle che legavano con il fermaglio del concio elaborato, mentre il colore dell’ombretto era abbinato al vestito. Probabilmente era pronta per andare alla premiere, ma qualcosa l’aveva spinta alla sua vecchia scuola.
Santana si avvicinò a Noah e gli diede un buffetto sulla spalla.
-Guarda chi è arrivata- sussurrò.
-L’ho vista-borbottò lui guardandola storto.
-Magari è un segno del destino- accennò la ragazza, facendo una faccia sorpresa.
-O magari la premiere è stata rimandata- rispose lui, facendola scoppiare in un risolino soffocato.
 
-Se vi dicessi che sono qui perché non potevo mancare a questa reunion, non sarei sincera- disse la ragazza, alzando borbottii tra le persone. Santana tirò una gomitata all’amico, aspettando curiosa le successive parole dell’attrice. Noah la guardò in attesa, mentre lei faceva vagare il suo sguardo sulle varie persone, come se fosse in cerca. Ad un tratto trovò i suoi occhi e sorrise, arrossendo leggermente.
-Se sono qui è per te Noah- ammise. La maggior parte delle persone si voltarono nella direzione di Puck, alcune spalancando la bocca, altre sorridendo.
-Ha detto Noah- sussurrò Santana, puntellando l’indice sulla spalla del ragazzo che fissava Rachel attonito.
-L’ha detto veramente?-chiese allibito.
-Già- annuì Sam al suo fianco.
 
Mentre molti erano ancora scioccati dall’affermazione della ragazza, alcune note cominciarono a diffondersi nella sala. Rachel staccò il microfono dalla stecca e lo avvicinò alla bocca.
 
What have I done?
I wish I could run
away from this ship going under
 
Aveva scelto la sua canzone, quella dei suoi errori, quelli del passato e del presente. Aveva distolto lo sguardo da lui a aveva cominciato a camminare sul piccolo palco.
 
what can you do when your good isn't good enough
and all that you touch tumbles down?
cause my best intentions
keep making a mess of things,
I just wanna fix it somehow
but how many times will it take?
oh, how many times will it take for me to get it right, to get it right?
 
Riportò gli occhi su di lui, come se volesse parlagli. Aveva anche lasciato cadere alcune lacrime, fregandosene del trucco.
 
can I start again, with my fate again?
cause I can't go back and endure this
I just have to stay and face mistakes,
but if I get stronger and wiser, I'll get through this
 
Poteva ricominciare? No che non poteva, era tardi. Noah scosse la testa e si fece spazio tra le persone.
-Hey dove vai?-sbottò Santana tirandogli la giacca.
-Via- borbottò solo lui, staccandosi per tentare di uscire.
 
and finally someone will see how much I care
 
Quando raggiunse la porta scoppiò l’applauso per l’impeccabile acuto della ragazza. Noah lanciò un’ultima occhiata al palco e uscì, entrando nei vecchi corridoi vuoti. Si aspettava di sentire in lontananza la fine della canzone, perchè dopotutto, può succedere qualsiasi cosa, ma the show must go on per Rachel Berry.
E invece nulla.
Come uscì dalla stanza la voce si fermò mentre la melodia risuonava ancora e le persone borbottavano. Noah cercò di non farci caso e continuò a camminare.
-Noah!- lo chiamò Rachel spalancando le porta che Dave si affrettò a richiudere da occhi troppo indiscreti. Lui non la stette a sentire e continuò ad avanzare, ma lei lo rincorse nonostante avesse i tacchi alti con cui non aveva mai avuto un buon rapporto. Lo afferrò per un braccio, facendolo voltare.
-Che vuoi?- sbottò guardandola negli occhi. Lei fece uno dei suoi tipici sorrisi alla Berry,  inclinando appena la testa .
-Sposiamoci- disse decisa come mai, con quella sua espressione combattiva e sicura.
Noah sgranò gli occhi sconcertato e aprì la bocca senza riuscire ad emettere suono. Aspetto qualche istante, aspettandosi un “scherzavo!”, ma ancora nulla.
Rachel doveva essersi bevuta completamente il cervello, era più pazza del solito, era ad un livello preoccupante anche per una come Rachel Berry.
-Sei ubriaca?- domandò avvicinandosi per sentire se puzzava di alcol, ma fu solamente investito dal suo solito profumo inebriante. Lei scosse la testa senza cambiare espressione.
-Allora ti droghi?- continuò il ragazzo, scrutando le pupille.
-No Noah, sono seria. Sposiamoci- ripeté, afferrandogli poi la mano e stringendola.
Lui ancora non poteva crederci, scosse il capo e si staccò. Se era uno scherzo di Santana non era affatto divertente. Tra l’altro lei continuava a fissarlo convinta.
-Ma, sei completamente impazzita?- domandò, ancora stupito.
-No- rispose lei tranquillamente.
-Rachel non ha senso quello che stai dicendo.- chiarì lui, allontanandosi un po’. Forse era quel profumo che lo incantava, doveva esserlo, perchè tutto ciò era impossibile.
-Certo che ce l’ha, lo sai- affermò lei, continuando a sostenere il suo sguardo.
-Intanto, tu sei fidanzata con..- cominciò lui contando sulla mano.
-Non con Jesse. L’ho lasciato. Pensavo fosse già chiaro che sono qui per te- precisò lei, continuando a lasciare allibito il ragazzo.
-Io allora sono fidanzato- mentì di getto.
-Non è vero. Mi stai sottovalutando Noah. Credi davvero che io non abbia prima parlato con alcuni dei tuoi amici?- domandò lei alzando un sopracciglio.
-Lo dicevo che era tutta opera della Lopez..-farfugliò il ragazzo, distogliendo lo sguardo.
-Diciamo che il nostro matrimonio non la farebbe impazzire, ma le andrebbe bene- disse Rachel, stringendosi nella spalle.
Noah non riusciva proprio a crederci, tutto sembrava assurdo. Erano passati dieci anni in cui avrebbe dovuto dimenticarla. Erano passati lenti e il ricordo di lei non era mai svanito. Erano passati, eppure lui l’amava ancora. Tuttavia, mai e poi mai avrebbe veramente pensato che dopo dieci anni lei sarebbe arrivata un giorno a caso a chiedergli di mettere su famiglia.
Lei aveva rotto in passato, era lei che aveva distrutto tutto quando non ce n’era bisogno, lei si era allontanata. Ed ora era lei lì a fargli quella proposta, con la sue solite strambe maniere, con i suoi bellissimi occhi nocciola, con quella decisione che solo Rachel poteva avere.
Erano passati dieci anni e lui in realtà non l’aveva ancora perdonata per quel giorno. Forse era per quello che le avrebbe risposto di no, quello era il motivo per cui avrebbe lasciato andare il grande amore. Perché non riusciva a dimenticare quando lei, che aveva già il cuore nelle sue mani a quel tempo, l’aveva calpestato e ci era saltata sopra.
 
Once upon a time I was falling in love
But now I’m only falling apart
There’s nothing I can do
A total eclipse of the heart
 
Noah la guardò storto.
-E ora perchè ti sei messa a cantare?-domandò, ma lei continuò.
 
And I need you now tonight
And I need you more than ever
And if you’ll only hold me tight
We’ll be holding on forever
 
-Rachel!- la chiamò lui, interrompendola.
-Se parlo non mi senti. Io non so esprimere i sentimenti, se non con la mia voce- sussurrò lei, avvicinandosi lentamente.
-Perché prima hai cantato Get It Right? Era la canzone per Finn- disse lui.
-Sbagliato! Era la canzone per me, perché non faccio mai la scelta giusta, no?-rispose, dopodiché prese con le sue mani quelle dell’uomo, alzando poi il volto verso di lui.
-Non posso- sussurrò Noah fermandola.
-Perché?- chiese lei, stringendo le labbra. Lui rise amaramente e l’allontanò.
-Rachel io non ti ho mai perdonato per quella volta. Se non l’ho fatto in dieci anni non lo farò mai- le spiegò, fuggendo i suoi occhi.
-Ah cavoli, avrei dovuto cominciare da quello.- si rimproverò la ragazza, tirandosi un leggero schiaffo sulla fronte. Noah riportò i suoi occhi in quelli di lei, sollevando un sopracciglio confuso. Lei sorrise dispiaciuta.
-Quel giorno mentii. Non era vero che preferivo Finn. Cioè, è stato strano che tu mi abbia creduto. Pensavo fosse chiaro che ti amassi - rivelò, lasciando di stucco il ragazzo.
-Ma …allora perché cavolo l’hai fatto? Hai solo fatto male ad entrambi così!- controbatté lui, scuotendo la testa.
-Se ami qualcuno lascialo libero -citò con un debole sorriso –io sono sempre stata terribilmente egoista Noah e volevo andare a Broadway a tutti i costi. Era il mio sogno, era tutto per me. Dopotutto io cosa sono senza il teatro?-disse.
-Non dire cazzate Berry, io non ti amo…amavo solo perché sai cantare o recitare. E sai che ti avrei seguito fino in Russia se me l’avessi chiesto!-urlò lui, agitando le mani. Lei arrossì, sorridendo.
-Proprio perché mi avresti seguito l’ho fatto.- ammise. Lui continuava a non capire.
-Alla fine non siamo finiti entrambi a New York? Potevamo esserci insieme se non avessi rovinato tutto!-borbottò, con l’espressione tesa.
-Saresti mai diventato un dottore se mi fossi sempre stato appresso!-squillò lei, tacendolo –No, non sai com’è andata. I primi tre anni sono stati difficili, più di quanto credi. Broadway non mi voleva, io avevo sempre creduto che aspettasse solo me, che fossi pronta da sempre.-disse con la voce rotta, le lacrime erano tornate sul suo volto. Noah si avvicinò e gliele asciugò con il pollice della mano.
-Io sarei stato lì ad aiutarti-sussurrò.
-Appunto!-annuì lei –Io ti avrei rovinato la vita per un sogno solo mio- scandì – pensavo che spezzandoti il cuore mi avresti dimenticata in fretta, che mi avresti odiata e saresti passato al altro- confessò, facendo spallucce.
-E Finn allora?-
-Finn, forse si un po’ mi piaceva e poi volevo trovare anche io una maniera per dimenticare te- disse solo. Lui la guardò, stretta nel suo vestito blu notte, bella come solo lei era.
-E allora perché sei qui?-chiese infine.
-Perché ti amo, non è chiaro?-mormorò –Ricordi cosa dissi al matrimonio di Brittany e Santana, durante il tuo discorso?-chiese, senza però aspettare una risposta –dissi che se è amore, non puoi scappare.-ricordò, sbattendo le lunghe ciglia.-Quella volta non la capii a pieno, ma ora è chiarissimo- aggiunse.
Noah alzò gli occhi su di lei. Sapeva perfettamente cosa voleva dire. Non c’era bisogno di spiegarlo.
-Io posso scappare quanto voglio da te, posso fingere di amare Jesse, di essere contenta così, ma sappiamo entrambi che ti tornerei a cercare.-sussurrò, con un timido sorriso –e magari trovarmi ad assistere in un angolo alla tua laurea, vederti di sfuggita uscire dall’ospedale in cui lavori anche se non ci dovrei mai essere vicina, osservarti dalla riva di un fiume non molto lontano dalla casa dei miei- rivelò abbassando gli occhi.
Noah rimase piacevolmente sorpreso dalle parole di Rachel. Lei c’era sempre stata, nascosta, ma c’era. Anche lei non riusciva a dimenticarlo. Era tutto così paradossale.
-Per questo- tornò alla sua decisione iniziale -penso sia giusto sposarci- concluse, sorridendo decisa.
-Io…io non credo-bisbigliò Noah. Rachel mutò l’espressione, perdendo immediatamente la gioia.
-Senti Rachel, hai ragione, ma non puoi venire qui dopo dieci cavoli di anni e pretendere ciò. Io, io non lo so. Devo pensare-cercò di spiegarle.
-La mia non era una domanda-precisò lei.
-Non sei l’unica che decide- ribattè lui.
-Non fare il bambino-sibilò lei.
-Ma è assurdo. Qui quella che vuole scegliere tutto sei tu! Lasciami tempo, non puoi pretendere di avere sempre quello che vuoi- sbottò Puck, voltandosi e incamminandosi verso la porta.
-Noah!-lo chiamò ancora lei –Noah, perdonami…-supplicò –Noah!-gridò, ma ormai lui era già uscito ed aveva chiamato un taxi.
 
***
 
Oddio non uccidetemi. State tranquilli.
 
Note:

-Rach aveva i suoi validi motivi u.u Quella ragazza spacca :)
-Per le canzoni. La prima non sono stata ad assillarvi con tutto il testo che conoscete, ho messo solo le strofe più importanti. La seconda è Total Eclipse of The Heart che personalmente amo e le parole ci stavano, quindi l’ho inserita ;) Sì, avrei potuto usare Need You Now ma ho preferito non farlo. Premetto che adoro tantissimo quella canzone, però se n’è già scritto tanto tanto e non volevo ripetere, anche perché in un certo modo l’avevo già usata ;)
-Sono felice di essere arrivata a scrivere questo capitolo (interamente Puckleberry). Diciamo che l’unico punto fisso di tutta la fic era questo. Sono cambiati molti altri pezzi, ma questo l’ho lasciato come l’avevo pensato in partenza e non mi dispiace :)
- Per vestito di Rachel mi sono ispirata a questo vestito il resto è inventato u_u
- “Se ami qualcuno lascialo libero. Se torna da te, sarà per sempre tuo, altrimenti non lo è mai stato.” (Richard Bach)
 
Mi scuso degli errori ;)
Besos,Miky

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Capitolo 12
*** Home ***


12.Home
 
 
 
Noah pagò il taxi e si avviò con passo veloce verso l’aeroporto.
-Un biglietto per il primo volo per New York City- chiese, guardandosi in giro.
-Mi spiace, ho appena venduto l’ultimo che parte a minuti. Dovrà aspettare il prossimo tra un’ora.- lo informò il ragazzo, stampandogli il biglietto mentre lui pagava, leggermente infastidito di dover attendere.
Prese qualcosa alle macchinette e si sedette ad aspettare.
Il suo aereo fu alquanto puntuale e dopo un’ora di volo si ritrovò nella grande città, dove prese un ennesimo taxi per raggiungere casa.
Appena scese dalla macchina vide una persona seduta sui gradini della sua porta, che si stringeva infreddolita nelle spalle. La raggiunse e lei si alzò, guardandolo decisa. Poi, proprio come aveva fatto qualche ora fa, cominciò a cantare, ora senza musica, senza accompagnamento, solo con la sua voce melodiosa.
 
When will I see you again? 
You left with no goodbye, not a single word was said 
No final kiss to seal anything 
I had no idea of the state we were in. 


I know I have a fickle heart and bitterness 
And a wandering eye, and a heaviness in my head 


But don’t you remember, don’t you remember? 
The reason you loved me before, 
Baby please remember me once more. 


-Rachel, mi aspettano altre canzoni?- la interruppe lui, accennando un sorriso.
-Canterò finché tu non mi ascolterai e capirai quello che ho da dirti.- disse sicura, annuendo. Lui rise, scuotendo la testa. Fece per iniziare a parlare, ma lei fu più veloce grazie all’esperienza. Dopotutto si riusciva mai a tappare la bocca a Rachel Berry!?
-Noah, tu mi devi perdonare, e lo farai. Con le buone o con le cattive, non mi interessa- scosse la testa- ma o mi perdonerai o ti assillerò ogni singolo giorno finché non lo farai per sfinimento. Sai, sono bravissima a dare fastidio, penso sia l’unica cosa che mi venga meglio di cantare.- affermò sollevando le spalle nude –Perciò a tuo rischio e pericolo. Fai quello che vuoi, io ti ho avvertito. E giocherò anche scorretto se dovesse essere necessario- puntualizzò.
Noah scosse il capo divertito, era come una macchinetta che produceva parole su parole.
-Sai cosa, se dovess..-ripartì lei, ma qualcuno riuscì a fermarla, poggiando le proprie labbra sulle sue. Noah la baciò ancora dolcemente, prendendo delicatamente la testa fra le sue mani, mentre lei si faceva più vicina. Il ragazzo poi appoggiò la fronte su quella di lei, sorridendo, mentre fissava i suoi meravigliosi occhi nocciola che tanto amava.
-Hai fatto prima del previsto- sussurrò lei con un grande sorriso.
-Ti avevo già perdonata quando mi avevi raccontato com’era andata- ammise lui, mentre un sorrisetto beffardo gli comparve sul volto.
-E mi hai fatto fare tutto ciò per puro divertimento?-borbottò lei, tirandogli addosso la borsetta.
-Un po’-ridacchiò il ragazzo, cercando di tenerla ferma –Poi volevo vedere se mi avresti seguito-disse, stringendola tra le braccia.
-Sei proprio un romanticone- lo canzonò lei, non riuscendo a trattenere un sorriso.
-Pff- sbuffò lui, leggermente imbarazzato.
-Io vorrei essere baciata- trillò Rachel, sorridendo furba mentre alzava le sopracciglia divertita. Lui ridacchiò per poi accontentarla, dandole un bacio appassionato e intenso, uno di quelli che non le dava da tanto, da dieci anni forse.
 
L’aveva perdonata immediatamente, certo che l’aveva fatto. Aveva cercato di odiarla in quel tempo, ma non era servito a nulla. Poi quella sera aveva scoperto la verità, aveva capito il motivo per cui lei a suo tempo gli aveva distrutto il cuore. Lo aveva fatto per il suo bene, voleva che anche lui realizzasse i suoi sogni, che potesse desiderare qualsiasi cosa senza dover dipendere dal suo sogno di Broadway. Per farlo si era sacrificata in prima persona, perché aveva rinunciato al ragazzo che amava e ad una persona che le sarebbe stata accanto, che l’avrebbe supportata nei momenti difficili. Forse avrebbe dovuto capirlo in alcuni dei suoi gesti. Il modo in cui era sempre gentile con lui, come cercava sempre di avvicinarsi e come si comportava quando ogni tanto erano finiti a letto insieme.
E poi l’amava, poteva raccontarsi tutto ciò che voleva ma la verità era quella.
 
I due si staccarono, rimanendo però saldamente abbracciati.
-Mi mancavano i tuoi baci- mormorò lei, sospirando contenta.
-A me non solo quello- aggiunse lui, con il suo solito sorrisino malizioso, mentre faceva scendere le mani sul sedere della ragazza. Rachel gli tirò un leggero schiaffo sulla spalla, scoppiando a ridere.
-Mi mancava un po’ anche il tuo essere un maiale- aggiunse, legando le braccia dietro al suo collo.
-Bè, quello non ne avevo dubbi- rise il ragazzo- a me mancavano quasi i tuoi monologhi- scherzò.
-Come quasi?-chiese lei, facendo ridere entrambi.
-Per quanto tempo ancora hai intenzione di tenere le tue mani lì?- chiese la ragazza sorridente, alludendo al fatto che fossero ancora salde sul suo fondoschiena.
Lui fece finta di pensarci un po’, arricciando le labbra e guardando verso l’alto.
-Direi per il resto degli anni della mia vita- concluse Noah, ottenendo un buffetto sulla guancia.
-E’ un modo per dire sì alla mia proposta di matrimonio?-domandò lei, lasciando fugaci baci sulle sue labbra.
-Guarda, ti sposerei anche ora…. Ma ho le mani occupate- rispose lui alzando le spalle. Rachel scoppiò a ridere, scotendo la testolina.
-Quindi- iniziò lei, abbassando lo sguardo prima di riportarlo su di lui –non mi fai entrare?-domandò, con quell’aria maliziosa che a Puck faceva impazzire. Lui ci ragionò un po’ sopra, per poi sorridere sornione.
-Se ci tieni tanto- sospirò, staccandosi dalla ragazza per tirare fuori le chiave ed aprire la porta d’ingresso. Le porse la mano, che lei strinse immediatamente ed entrarono. Non le diede nemmeno il tempo di guardare l’interno che la spinse contro il muro, cominciando a baciarle avidamente il collo, scorrendo le mani sui suoi fianchi. Lei gli afferrò il capo, cercando le sue labbra, famelica e insistente, mentre con le mani lo aiutava a sfilarsi la giacca dei Titans come aveva faceva tanto tempo prima. Noah lasciò cadere l’indumento per terra, dopodiché fece girare la ragazza, spostandole i capelli di lato così da baciarle le scapole e trovare la cerniera del vestito elegante. La tirò lentamente verso il basso, facendo scivolare il vestito sul pavimento. Rachel rimase solo con un paio di mutandine di pizzo e voltò il viso per cercare lo sguardo del ragazzo. Lui le sorrise soddisfatto, girandola nuovamente verso di se per cominciare a baciare il suo petto, mentre lei sospirava lentamente. Rachel poi allacciò le braccia dietro al collo del ragazzo e si issò, legando le gambe intorno al bacino del ragazzo. Lui sistemò una mano sotto al suo sedere, mentre con l’altra le accarezzava la schiena. Lei prese a leccargli e mordergli il lobo dell’orecchio, scendendo poi per il collo per trovare il bordo della maglietta. Decise quindi di sfilargliela, infilandoci sotto velocemente le mani e tirandola verso l’alto, reggendosi al suo corpo mentre lui se la levava. Noah riprese a baciarla, mentre lei graffiava leggermente i suoi pettorali, dirigendosi verso il tavolo della cucina per farla sedere sul bordo. Lei sorrise, cercando con le mani il bottone dei suoi jeans, per poi farlo uscire dall’asola, per poi calarglieli. Noah le spinse leggermente una mano sulla pancia, facendola stendere sul tavolo. Si posizionò poi tra le sue gambe, abbassandosi sul suo corpo per stuzzicarla, giocando con la lingua intorno al suo ombelico, assaggiando il dolce sapore della sua pelle ambrata. Lei gemette, inarcando la schiena e spingendo il suo bacino più vicino al ragazzo, chiedendo di più. Lui rise, tornando sulle sue labbra rosse e socchiuse.
-Santana si arrabbierà?-sussurrò, ansimando appena
-Dopo tutti i posti in cui io ho beccato lei e sua moglie, non ne ha proprio il diritto-disse lui, infilando poi le mani sotto il bordo delle mutandine della ragazza, la quale alzò il busto, stringendosi più a lui.
-Ottimo- mormorò sorridendo.
 
Rachel sbatté le palpebre ancora una volta per abituarle alla luce che filtrava dalla finestra. Sentì la stretta salda di Noah su di lei e si accoccolò sul suo petto.
-Buongiorno- sussurrò al ragazzo.
-Buongiorno Rach- farfugliò lui, carezzandole la schiena liscia e nuda, mentre le lasciava un bacio sulla nuca.
-Non andare a lavorare- mugolò lei, vedendolo guardare l’orario.
-Tra qualche ora-rispose lui, continuando a coccolarla.
-Ma io sono più importante di quei bimbi- brontolò, sporgendo all’infuori il labbro inferiore e guardandolo con i suoi migliori occhi dolci.
-Che altruismo!- esclamò Noah ridacchiando.
-L’ho sprecato tutto anni fa. Ora ho solo il mio bellissimo egoismo- annuì lei. Lui le diede un tenero bacio sulle labbra.
-Cosa ci fanno delle mutande nella mia cucina?!-sbraitò Santana dall’altra stanza.
Noah e Rachel sgranarono gli occhi, ridendo divertiti. La testolina di Brittany sbucò poi dalla porta. La bionda sorrise allegra salutandoli con la mano, mentre loro ricambiavano.
-Santiiiii- chiamò la moglie, saltellando sul posto e battendo le mani –C’è Raaach!- aggiunse, mentre Santana arrivava borbottando.
-Cosa si era detto sul portare le ragazze in casa?- domandò la latina, guardando storto i due. Ma Brittany la spintonò appena.
-E’ Rach- ripetè sorridendo –Posso abbracciarla?-chiese,guardandola con i suoi vivaci occhietti chiari .
-Non ci pensare, prima deve farsi una doccia e vestirsi- rispose la moglie, puntando il dito verso Noah e Rachel che ridacchiavano divertiti. Brittany mise su il muso, incrociando le braccia indispettita. Santana si rigirò verso gli amici, continuando a guardarli male.
-Vi aspettiamo in sala, se vi vestite ci fate un favore- disse, scuotendo la testa e sorridendo appena, per poi andarsene.
-In realtà siamo entrambe molto felici per voi!- trillò Brittany, prima di essere trascinata via dalla latina.
Noah e Rachel scoppiarono a ridere, riprendendo a baciarsi.
-Sai, non è che mi vada molto a genio che tu ti vesta. Magari dopo chiedo a Santana se ti da il permesso di girare nuda in casa- rifletté il ragazzo, convinto. Lei gli diede uno schiaffo sul braccio, ridacchiando.
-Trovami qualcosa da mettere- gli ordinò, alzandosi e dirigendosi verso l’armadio.
-La mia idea era di gran lunga migliore- sbuffò lui, aprendo le ante per poi passarle una sua maglietta e un paio di pantaloncini.
 
I due ragazzi dopo una decina di minuti raggiunsero le amiche in sala, trovando Santana guardare la televisione con la testolina appoggiata sulle gambe della compagna, mentre Brittany si divertiva a farle alcune treccine tra i capelli.
Rachel sentì qualcosa sfregarsi contro le sue gambe e abbassando lo sguardo incontrò gli occhioni verdi di Charity, che fu ben presto raccolta da Noah.
-Allora, avete nulla di nuovo da dirci?- chiese Santana, alzandosi appena li vide. Brittany non aspettò una risposta, fiondandosi ad abbracciare l’attrice.
-Ci sposeremo- accennò Noah, non riuscendo però a trattenere un sorriso gioioso. Brittany si eccitò maggiormente, stringendo la presa sulla ragazza, che continuava a ridere.
-Congratulazioni, finalmente riusciremo a liberarc… B che cavolo fai? Lasciala in pace- borbottò, leggermente gelosa.
-Accoglievo come si deve la nostra nuova coinquilina- si difese tranquillamente lei. Gli altri tre la guardarono stupiti.
-Tú eres loca!- sbottò Santana, agitando le mani. Brittany la guardò confusa.
-Perché mai? Ora che stanno insieme vorranno anche vivere insieme- disse lei, chiedendo con un cenno del capo la conferma ai due i quali annuirono.
-Ma non in casa nostra! Finalmente ci possiamo liberare di Puckerman, non prenderemo anche la Berry!- squillò, scotendo la testa contrariata.
Brittany punto i piedi per terra, corrugando le sopracciglia e incrociando le spalle.
-Io non voglio che Noah se ne vada!- affermò decisa, guardando negli occhi la moglie. Santana spalancò la bocca allibita, quando si impuntava Brittany nessuno riusciva a farle cambiare idea.
-Ma io non voglio vivere con quei due. Già uno era tanto, pensa vivere persino con la Berry- piagnucolò Santana, implorando la moglie.
-Ma Rachel e brava e cara- annuì Brittany, sorridendo e dando leggere pacche sulla nuca dell’attrice che sorrideva divertita. Santana sbuffò, sospirò più volte, poi abbassò il capo sconfitta.
-E va bene- accetto, sconfitta. Brittany si lanciò verso di lei per abbracciarla e stamparle bacetti sulle guance.
-Ci divertiremo un sacco!-trillò la bionda su di giri, contentissima di aver ottenuto ciò che voleva.
Santana borbottò qualcosa, ancora contrariata, poi puntò il dito su Rachel.
-Io acconsento a condizione che te lo sopporti poi tu tutti i giorni, perché io l’ho fatto per tutto questo tempo lunghissimo- la minacciò, guardandola male.
-Certo- sorrise lei, voltandosi verso il ragazzo –al massimo lo chiuderemo fuori dalla porta-scherzò.
-Questa idea mi piace- annuì Santana, sorridendo maligna.
Noah guardò le due ragazze seccato –Comunque Lopez, avevo ragione io!-disse, continuando ad accarezzare la gatta che aveva tra le braccia.
-Ah.ah, divertente. Questa faceva proprio ridere- fece lei, ridendo per finta.
-Sbaglio o aveva detto che non sai dire di no a tua moglie?- la canzonò, ricevendo in fretta un cuscino in faccia. Rise e lasciò Charity per terra, abbracciando poi Rachel da dietro.
-Ora sei a casa, contenta?- le sussurrò all’orecchio, vedendola annuire con energia.
-Ne potremmo comprare una più grande - aggiunse lei, cercando le sue mani
-Prima o poi- mormorò lui.
I quattro amici si sedettero poi assieme sul divano, chiacchierando e scherzando.
Per Noah tutto era più semplice. Ora che aveva Rachel con se, ora che sapeva che l’avrebbe sempre avuta al suo fianco e che sapeva che non si sarebbe liberato nemmeno di quelle due matte coinquiline era proprio fiero della sua vita. Certo, sapeva che non ci sarebbero stati solo bei momenti, ma avere quelle tre ragazze sempre con se avrebbe sempre dato quel gusto frizzante a ogni suo giorno, e questo era proprio ciò che desiderava.
 
Santana ad un tratto interruppe il racconto di Rachel, alzandosi e puntando contro i due fidanzati il dito con fare minaccioso.
-Volevo solo precisare che se vi lasciate, vengo prima da uno poi dall’altra e vi uccido. Crudelmente- li avvertì per poi sorridere nuovamente –Dicevi?-
 
***
 
Contenti? Io lo sono ;) Il mio scopo era arrivare a questo capitolo u.u
Sarebbe dovuto essere l’ultimo ma Vale mi chiese di poter leggere di un certo matrimonio, per cui il prossimo e ultimo capitolo sarà un bonus di fluffosità :)
Non vi rompo nemmeno con le note, dico solo che la canzone all’inizio è la bellissima Don’t you remember della bravissima Adele ;)
 
Al prossimo!
Besos,Miky
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Make us stay in love this way forever ***


13. Make us stay in love this way forever 
 
 
Santana sciolse il papillon, per poi sistemandoglielo per la quinta volta. Borbottava qualcosa, agitata, non riuscendo a stare ferma.
-Dave, andrà tutto bene. Lui ti ama, tu lo ami, non ti preoccupare- farfugliò velocemente, continuando a lisciargli la camicia. Il ragazzo ridacchiò.
-Guarda che sei più agitata più tu di me, Lopez. Oggi è un giorno come gli altri, dovrò solo sopportare tanti sguardi su di me, ma per stavolta mi sacrificherò- sbuffò lui, facendo spallucce.
-Oggi è il giorno più importante della tua vita Davey- annuì Brittany, dandogli pacchette amichevoli sulla spalla. Santana la guardò male, allontanandola per risistemare la manica.
-No, il giorno più bello della mia vita al massimo sarà domani, quando sarò sposato e non avrò tutti voi tra i piedi- rise il ragazzo, mentre la latina continuava ad aggiustargli ogni difetto, invisibile ad occhio umano. Brittany sorrise, staccando poi la moglie da Karofsky, per tentare di calmarla. Santana sospirò, per poi abbracciare delicatamente Dave, non troppo forte per non sgualcire il completo nero del ragazzo.
-Non ci posso credere che il mio testone si sposa- sussurrò, lasciandolo appena sentì gli occhi velarsi, raccogliendo le goccioline con un dito.
-Nemmeno io!- esclamò Noah –Non l’avrei detto mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai, ma proprio mai!-disse, agitando la mano per dare più enfasi, mentre gli scappava un risolino. Dave lo guardò male, tornando poi a voltarsi verso l’amica.
-Guarda, posso capire la tua presenza in quanto mia testimone, posso capire quella di tua moglie, ma proprio non riesco a trovare una ragione per cui quei due debbano essere qui. Ci sono altri luoghi in cui tubare, tipo …casa vostra, un altro stato, un altro continente- brontolò, guardando Rachel starsene seduta sulle gambe di Noah tutta sorridente.
-Non badare a loro, potrebbero solo farti saltare i nervi e non è il momento- sentenziò l’ispanica.
-Potremmo lasciarli qui per la cerimonia- propose.
-No, faresti loro solo un piacere- sbuffò Santana, facendo roteare gli occhi infastidita.
-Hai scelto proprio un bellissimo completo Dave- aggiunse, sorridendo e ammirandolo.
-Sentii una volta dire da Kurt che con Armani non ci si può sbagliare- fece lui – ha voluto lasciare decidere a me come vestirmi perché non poteva categoricamente vedere cos’avrei indossato oggi, ma spesso aveva crisi e incubi. Penso sia ancora convinto che mi presenterò in tuta.- le spiegò ridacchiando.
-Santi?- la chiamò la bionda con un grosso sorriso.
-Sì?-
-Mancano due minuti alla cerimonia- esclamò tutta allegra. La moglie sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
-Dios Mio- riuscì solo a mormorare, spingendo poi fuori tutti dalla stanza. Gli amici uscirono nel grande giardino fiorito e deliziosamente addobbato in bianco, dove tutti gli invitati aspettavano trepidanti. Brittany e Noah si sedettero tra le prime file, mentre Santana e Dave presero posto sul palchetto, dove avrebbero atteso l’arrivo di Kurt.
-Alla buon ora!- bisbigliò Mercedes che doveva già essere lì da un po’. I due si scusarono subito, restando poi in silenzio , attendendo che arrivasse l’altro futuro sposo. Santana si torturava le mani, e vide una certa agitazione anche in Dave, nonostante egli volesse celarla in tutti i modi. Rachel si era portata vicino al piano, poiché come aveva voluto Kurt, avrebbe cantato lei al suo ingresso. Appena lo vide, il pianista incominciò a scorrere le dita sui tasti e lei a intonare le note della canzone che le era stata chiesta.
 
I would fight not to ever fall too deep 
Never sure that love would grow 
Now at night as I lay me down to sleep 
I could never let you go 


Come arrivò, tutti si voltarono indietro per vedere il ragazzo. Kurt indossava un elegantissimo completo bianco, ovviamente un Alexander McQueen, e mentre s’intonava perfettamente con la sua pelle candida, risaltava alquanto le gote color porpora, quanto gli occhi, più luminosi e lucidi che mai.

And lying here with you, I still can't believe it's true 
Never thought that I would ever find a love 
That lasts forever 


Sorrise notevolmente imbarazzato, prendendo il braccio di suo padre e cominciò a percorrere la navata, tra gli sguardi amorevoli e gioiosi dei presenti.

Be the man that's mine 
Find the love that never goes away 
Be the heart I know will be 
The one that beats for me, be the man 
 
Rachel aveva già le lacrime agli occhi, mentre passava lo sguardo da Kurt a Dave, ogni tanto a Noah, per poi riportarlo sugli sposi. Dave non riusciva a staccare gli occhi dal suo futuro marito, mentre lui gli si avvicinava sempre più. In poco gli fu accanto e lo guardò timidamente, il che provocò un vivido rossore ad entrambi e sorrisini imbarazzati. Burt diede una pacca sulla schiena di Dave, lanciandogli uno sguardo eloquente.
 
Be the man that's mine 
I always try to find the love that never goes away 
Tell me we will always be together 
Make us stay in love this way forever 
Be the heart I know will be 
The one that beats for me 
Wherever you may be 
Always be with me, be the man 
 
Appena Rachel finì la canzone si affrettò a prendere posto, mentre il celebrante iniziava a parlare dell’unione dei due giovani. Dopo un lungo discorso arrivò il momento dei giuramenti e giunse il piccolo Chris Evans trotterellando, portando i due anelli. Dave si abbassò sul piccolo, ringraziandolo con un buffetto sul capo e quello con un sorrisino furbo corse subito tra le braccia di sua madre. Dave prese la mano tremante del compagno, che forse ancora non ci credeva, visto lo sguardo sognante. Gli infilò l’anello e lo guardò deciso.
-Kurt, prometto di restarti vicino e prendermi cura di te sempre, soddisfacendo persino le tue più folli voglie, perché dopotutto sai che, per quanto mi dovessi opporre, non riuscirei a resisterti per più di qualche minuto, per poi cedere. Prometto anche di continuare a prenderti in giro, stuzzicarti e farti arrabbiare, perché sai quanto adoro vederti sbuffare e tenermi quell’adorabile broncio.- gli sussurrò, mentre il più basso quasi lo guardò male – e infine, prometto di amarti, a modo mio, e rispettarti fino alla fine della mia vita- concluse, mentre Kurt sorrideva con le lacrime agli occhi, scuotendo leggermente la testa. Toccò poi a lui inserire nell’anulare sinistro dell’uomo l’identica fede.
-David, prometto di essere paziente e di controllare le mie crisi isteriche, prometto di trattenere i miei commenti sul come ti vesti, sperando di trovarti sempre impeccabile come oggi- annuì, scorrendo gli occhi sull’abito dello sposo –Prometto di starti sempre accanto, anche se ti desse fastidio, anzi soprattutto se così fosse –rise – Prometto che tenterò in tutti i modi di metterti in imbarazzo, perché non c’è cosa che io preferisca di quando arrossisci  e diventi timido – aggiunse, ottenendo subito quello che voleva – Infine prometto di amarti e rispettarti per il resto dei miei gironi – sbattendo le palpebre e mordendosi le labbra.
Mentre il celebrante li dichiarava marito e marito, Dave si abbasso sullo sposo, sorridendo nel vederlo trattenere a fatica il pianto.
-Pff, rimarrai sempre la mia fatina- gli mormorò, prima di avere il permesso di baciarlo. Immediatamente seguirono applausi ed esclamazioni.
 
Poco dopo essersi staccati i due furono investiti da Santana, che ricevette un abbraccio.
-Sei proprio diventata una sentimentale Lopez- la schernì Dave, stringendola forte.
-Ma senti chi parla- borbottò lei, lasciando le sue braccia per ritrovarsi tra quelle di Kurt.
 
Tutti i presenti si spostarono poi all’interno del ristorante, sedendosi ai tavoli assegnati.
-Dave, a me va anche bene essere in tavolo con voi, perché insieme a Mercedes siamo le testimoni, e Brittany è mia moglie e deve stare in tavolo con me. Ma ora, spiegami che ci fanno in tavolo noi quelli?- brontolò, indicando Noah sussurrare qualcosa a Rachel , che scoppiò a ridere gioiosa. L’amico alzò le mani impotente, indicando poi il marito.
-Rachel ha cantato!- le spiegò Kurt, guardandola con i suoi occhi che ancora risplendevano scintillanti – Ah, per l’appunto …Rachel?- la chiamò, ottenendo tutta la sua attenzione.
-Sì?- sorrise lei, appoggiando il mento sul palmo della mano sinistra.
-Grazie, sei stata superba come sempre!- esclamò complimentandosi.
Noah pensò che doveva proprio essere su di giri per elogiarla in tal modo.
-Oh, era il minimo – rispose lei, sollevando appena le spalle.
-E ora la puoi smettere di sventolare la tua fede con tutti quei sorrisi. Non è bastato certo questo per farti perdonare- aggiunse però subito lui, girando di scatto la testa con fare indifferente.
Rachel e Noah scoppiarono a ridere.
 
No, Kurt non l’aveva presa affatto bene.
Non avevano ben capito il motivo, ma il fatto che si fossero sposati qualche settimana prima di lui era stato un grande affronto nei suoi confronti. Inoltre non comprendeva come avessero preparato tutto in pochi giorni, con calma e senza agitazione, sposandosi come se fosse per loro la cosa più naturale del mondo. Per non farlo andare su tutte le furie, Noah aveva deciso che solo Brittany gli avrebbe fatto da testimone, perché Santana era già stata prenotata da tempo, e che Quinn lo facesse a Rachel non dava fastidio ad Hummel. Certo, da ora si sarebbe sempre vantato di avere un matrimonio più curato e pensato, ma non sarebbe stato un gran problema per i coniugi Puckerman.
 
-Kurt suvvia, non potrai odiarmi per sempre- disse Rachel.
-Certo che sì. A meno che…- s’interruppe lui, pensando a qualcosa.
-A meno che?- lo incitò la ragazza.
-Sei incinta?- chiese, guardando la coppia con far indagatore.
I due scoppiarono a ridere, scuotendo la testa.
-Naah, allora non posso perdonarti- disse, sistemandosi il colletto della camicia.
Rachel ridacchiò ancora, voltandosi poi verso il marito.
-Però mi piacerebbe avere a breve un figlio- ammise.
Noah sgranò gli occhi, sorridendo come se avesse detto la cosa più bella che avesse mai sentito. In effetti, era proprio così. Noah amava i bambini e l’unica cosa che amava di più era Rachel, per cui sì, il suo sogno era avere al più presto un figlio con lei.
Anche tre o quattro.
-Ovviamente. Mi piace fare bambini!- esclamò lui, ricevendo un buffetto sulla spalla.
-Avremo una bellissima bambina, la mia piccola Barbra- sospirò Rachel sognante, sbattendo ripetutamente le ciglia.
-Avremo prima un bambino. Billy sarà il primogenito- la corresse. Rachel lo guardò male, scuotendo la testa.
-Ti dico che prima avremo Barbra!- insistette la donna, ferma sulla sua idea. Noah agitò il suo indice davanti a lei, facendogli segno di no.
-E invece sì! Facciamo che decide chi lo deve tenere nella sua pancia per nove mesi, ok?- sorrise Rachel, strizzando gli occhietti a fessure.
-Vedi, quando dico che essere lesbica ha i suoi vantaggi- disse con un sorriso Santana a Dave.
-Io voglio due gemelle- trillò Brittany, guardando la moglie con i suoi occhioni vivaci. Santana la guardò stupita.
-Dicevi?- la derise Karofsky al suo fianco.
 
-Rach- la fermò ad un certo punto Noah, mentre lei si era persa nella spiegazione per cui era meglio aver prima Barbra –Verrà ciò che verrà, e se non dovessimo avere sia un maschio che una femmina, ne faremo finché non sarà così- le suggerì .
Lei lo guardò, per poi scoppiare a ridere annuendo.
-Dopotutto non importa che il primo sia un bimbo o una bimba, l’importante è che sia figlio nostro – le mormorò, carezzandole una guancia. Lei sorrise, baciandolo teneramente, mentre Santana chiedeva loro di prendersi una stanza o meglio, un’altra casa.
-Lopez, non perderei mai l’occasione di irritarti- la schernì Noah, tornando poi a voltarsi verso la moglie, la quale incrociò le braccia, rimuginando su qualcosa.
-Tanto la prima sarà femmina!- se ne uscì qualche secondo dopo, annuendo e sorridendo convinta come solo Rachel Berry poteva essere.
 
 
~Fine~
 
***
 
Oddio, è finita davvero ç_ç
Se da una parte sono felice di averla conclusa, dall’altra un po’ mi dispiace staccarmene.
Devo dire che alla fine sono abbastanza soddisfatta di questa long. So che ci sono errori, che non sempre è interessante o originale come vorrei, ma in un certo senso mi piace. So che i personaggi potrebbero essere visti spesso come OOC, ma penso anche che dopo dieci anni si possa cambiare e che infondo non sappiamo come i nostri ragazzotti diventeranno.
 
Mi spiace per quelli che volevano il matrimonio Puckleberry, ma era un po’ scontato e poi mi era stato chiesto quello Kurtofsky.Per questo capitolo non ho molto da dire, avendo già annunciato la sua fluffosità. Magari sarebbe stato carino più Puckleberroso. La canzone che canta Rachel è Be The Man di Celine Dion, che è veramente bellissima e l’ho trovata adatta, Rachel la canterebbe divinamente (come qualsiasi cosa).Per i figli sognati, Barbra si riferisce chiaramente a Miss Streisand, mentre Billy a Billy Joel; le gemelline che vorrebbe B sono un’altra storia xD
 
 
Ora posso finalmente passare ai ringraziamenti.
Grazie, grazie davvero di cuore a tutti quelli che hanno seguito, letto, apprezzato un minimo questa storia, a quelli che l’hanno inserita tra i preferiti, grazie davvero. Grazie a coloro che si sono presi la briga di recensire, soprattutto a quelli che ci sono sempre stati come Vero ed Isa, e grazie mille anche a Nana, Alessia e Nina.
 
Un grazie particolare va ad Ari, la mia dolce Ari, perché lei mi ha sempre aiutata, incitata e supportata.
Non ringrazio invece Vale, perché le darebbe solo fastidio, ma le dico che è stata un vero tesoro pure lei, che spesso mi ha consigliata e spinta a scrivere.
 
Infine ci tengo a dire che penso che la maggior parte delle idee per questa ff mi siano venute mentre ascoltavo e riascoltavo 21 di Adele. Mi ha veramente ispirata.
 
Bene, ho quasi finito di annoiarvi.
Dico solo che tornerò a brevissimo con un’altra long, purtroppo molto più angst di questa, che però sarà incentrata su più personaggi.
E, non si sa mai che non scriva veramente qualche spin off di “Se è amore, non puoi scappare”, che per ora sono solo idee. Vedremo!
 
Oddio, ho fatto un commento più lungo del capitolo XD La smetto!
 
 
Con affetto, Miky

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