Scala Quaranta

di Alessia Heartilly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01. Asso di Cuori: Favole ***
Capitolo 2: *** 02. Asso di Fiori: Benvenuto ***
Capitolo 3: *** 03. Asso di Picche: Cambiamenti ***
Capitolo 4: *** 04. Asso di Quadri: Regola di scambio ***
Capitolo 5: *** 09. Tre di Cuori: Appuntamenti ***
Capitolo 6: *** 17. Cinque di Cuori: Leadership ***
Capitolo 7: *** 18. Cinque di Fiori: Cucciolo ***
Capitolo 8: *** 19. Cinque di Picche: Minuti ***
Capitolo 9: *** 20. Cinque di Quadri: Veleno ***
Capitolo 10: *** 25. Sette di Cuori: Incubo ***
Capitolo 11: *** 26. Sette di Fiori: Magia ***
Capitolo 12: *** 27. Sette di Picche: Guardian Force ***
Capitolo 13: *** 28. Sette di Quadri: Diamanti ***
Capitolo 14: *** 34. Nove di Fiori: Svenimenti ***
Capitolo 15: *** 37. Dieci di Cuori: Trasloco ***
Capitolo 16: *** 41. Fante di Cuori: Anagrammi ***
Capitolo 17: *** 42. Fante di Fiori: Scioglilingua ***
Capitolo 18: *** 43. Fante di Picche: Serate rilassanti ***
Capitolo 19: *** 44. Fante di Quadri: Progetti ***
Capitolo 20: *** 45. Regina di Cuori: Incarnazione ***
Capitolo 21: *** 46. Regina di Fiori: Fastidio ***
Capitolo 22: *** 47. Regina di Picche: Prime volte ***
Capitolo 23: *** 48. Regina di Quadri: Promesse ***
Capitolo 24: *** 49. Re di Cuori: Segreti ***
Capitolo 25: *** 50. Re di Fiori: Leggende metropolitane ***
Capitolo 26: *** 51. Re di Picche: Ricordi ***
Capitolo 27: *** 52. Re di Quadri: Certezze ***



Capitolo 1
*** 01. Asso di Cuori: Favole ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
I. Asso di Cuori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo che contenga almeno 3 riferimenti ad una sola fiaba o favola

"Hey, mi fai male così!" strillò per l'ennesima volta Selphie.

Quistis alzò per l'ennesima volta gli occhi al cielo. Prendeva l'amica a gomitate oramai da mezz'ora; Selphie stava con gli occhi incollati su Squall e Rinoa, sperando che lui si decidesse a baciarla di nuovo. Stavolta aveva le batterie cariche nella sua telecamera. "Lasciali in pace!" la redarguì ancora, ma Selphie si limitò a farle una boccaccia e tornò a guardare imperterrita i due piccioncini sul balcone.

"Hai pensato che forse non la bacia perché sa che li stai guardando?" Quistis allargò le braccia, sul punto di arrendersi: Selphie era davvero fissata sull'idea di riprendere il primo bacio di Squall e Rinoa, poco importava che poi sarebbe stato il secondo. Per lei invece era più importante lasciarli in pace - con quello che avevano passato, un momento di privacy era il minimo.

"No, non penso che se ne sia accorto," ridacchiò Selphie. "Si fissano tra loro e basta, neanche sanno che noi siamo qui ad aspettarli!"

Quistis dovette darle ragione. In effetti, nessuno dei due si era mai voltato una volta a guardare la sala; stavano abbracciati, si guardavano negli occhi, e parlavano. Nessuno di loro si era avvicinato più di tanto, per cui non sapevano cosa si stessero dicendo, ma anche Squall parlava abbastanza e questo per Quistis era importante.

"Mi ricordano tanto Biancaneve!" disse Selphie a un tratto.

Quistis si voltò a guardarla: Biancaneve? Che poteva mai esserci in Squall e Rinoa che le ricordasse quella favola? "Eh?" riuscì a dire soltanto.

"Biancaneve! Non te la ricordi? La Madre ce la leggeva sempre!" rispose Selphie, annuendo convinta.

Quistis si vuotò un po' d'acqua. "Certo che me la ricordo, ma non capisco come fanno a ricordarti quella favola! Probabilmente è proprio la favola che ha meno punti in comune con loro!"

"Oh, allora non ti ricordi proprio niente," la liquidò Selphie, scuotendo la mano. "Pensaci bene."

"Ci sto pensando, ma davvero, Selphie... non potevi trovare una favola che c'entrasse meno."

"Non è vero. Guarda Rinoa. Ha la pelle molto chiara... chiara come la neve. Bianca-neve, capito?"

"Mi sembra una spiegazione un po' labile!" ribadì Quistis, bevendo la sua acqua e rubando uno sguardo verso la coppia sul balcone. Effettivamente Rinoa era di carnagione molto chiara...

"Senti questa, allora! Sia Rinoa che Biancaneve hanno a che fare con una strega cattiva." Selphie sorrise; questa proprio Quistis non poteva smontarla.

"Sì, ma anche noi abbiamo avuto a che fare con una strega cattiva. Non vorrai dirmi che ti ricordo Biancaneve anche io?"

"Ovviamente no, tu non hai ancora il Principe Azzurro! Tu mi ricorderai un'altra fiaba, magari."

Quistis decise di tacere saggiamente sulla parte del Principe Azzurro - l'idea di essere da sola non la rendeva certo felice, e allo stesso tempo non aveva voglia di parlarne, per lo meno non durante un semi litigio su quale favola ispirassero Squall e Rinoa. "Non mi convince comunque," rispose infine. Non voleva che Selphie pensasse di averla ferita o chissà cosa: in realtà non l'aveva proprio fatto, ma quella sera era più malinconica del solito. Perdere Squall - sempre che potesse dire di averlo mai avuto, in qualche modo - era diventata una realtà tangibile, e anche se perderlo per Rinoa la rendeva felice, si sentiva comunque un piccolo fallimento in fondo al petto. Ma lui era felice, si disse guardandolo. Era felice e Rinoa sembrava la persona adatta a lui. Andava bene così.

"E poi," disse Selphie, facendo corso a una frase che Quistis, persa nelle sue riflessioni, non aveva sentito, "anche Rinoa ha avuto un periodo in cui dormiva e sembrava morta!" Si vuotò un bicchiere di aranciata, lo sollevò a mo' di brindisi e poi lo bevve tutto d'un fiato.

"Ma non l'ha svegliata il bacio del principe," rispose Quistis allargando le braccia.

"Però dormiva," ripeté Selphie. "E magari non c'è stato il bacio del Principe, però Squall l'ha portata a piedi fino ad Esthar. Certo, avrebbe potuto anche parlarne con noi, si sarebbe risparmiato davvero un sacco di chilometri... però non è questo il punto! Il punto è che Rinoa dormiva, ha avuto a che fare con la strega cattiva ed è pallida! Come Biancaneve!"

Quistis scosse la testa. "Non so, non mi convince," ribadì. "Fosse un'altra favola, ma questa... insomma, hai ragione anche tu, ma in un certo senso hai anche torto."

In quel momento, Squall e Rinoa rientrarono dal balcone e si avvicinarono al tavolo dove erano sedute loro; Rinoa era raggiante, mentre Squall aveva la sua solita espressione, solo un po' meno cupa. Selphie sbuffò, vedendoli arrivare, e Quistis ridacchiò: la sua amica non avrebbe filmato baci per la serata. La coppia si sedette al tavolo e Rinoa si vuotò da bere, mentre Squall si azzardò a prendere un panino dal piatto che Zell aveva lasciato lì.

"Di che parlavate? Riuscivamo a sentire strillare Selphie fin da fuori..." iniziò Rinoa, bevendo un sorso.

"Oh, di niente," rispose Quistis, ma la sua voce fu sovrastata da quella di Selphie che cinguettò, eccitata e felice, "parlavamo di Biancaneve!!"

"Biancaneve?" chiese Rinoa sollevando un sopracciglio.

"Sì, sì! Perché io dicevo che voi mi ricordate Biancaneve e invece Quistis dice di no..."

"Noi? Io e Squall?" La strega era sempre più stupita, e si scambiò uno sguardo veloce con Squall. Lui sembrava volerle comunicare qualcosa in silenzio, qualcosa del tipo per amore mio, ti prego di lasciare perdere.

"Sì! Tu sei pallida!" disse Selphie, annuendo.

"E allora...?"

"Anche Biancaneve lo era!" Selpie si piegò sul tavolo, osservando Rinoa da sotto in su; Quistis alzò gli occhi al cielo e sospirò, allargando le braccia. Nessuno guardò Squall, che si rassegnò: avrebbero parlato di fiabe. Sperava solo che lui non c'entrasse nulla...

"Mi sembra un po' poco," osservò perplessa Rinoa.

"Mica è tutto qui! Hai incontrato una strega cattiva che ti ha fatto dormire taaanto!"

Quanto ha bevuto? si stava chiedendo Squall. Allungò furtivamente una mano per prendere quella di Rinoa e stringerla; il patto era qualche minuto di socializzazione e poi a dormire. In quel momento, dormire era la prospettiva migliore, per lui. Rinoa ricambiò la stretta, ma continuò a guardare perplessa la sua amica.

"E Squall, che sarebbe il Principe Azzurro," e qui ridacchiò quando vide la smorfia disgustata di Squall, "ti ha portata fino ad Esthar per svegliarti! Avrebbe potuto bacia-"

"Ok, Rinoa ha capito!" intervenne Quistis, chiudendo la bocca dell'amica con una mano, mentre Squall avvampava. Strinse nuovamente la mano di Rinoa, cercando di trasmetterle l'imbarazzo e il disagio, e lei si voltò a guardarlo.

"Non credi che sia la favola adatta, Rinoa?" le chiese nel frattempo Selphie.

"Ok, noi andiamo a dormire." Squall tirò leggermente la mano della sua ragazza, e insieme si alzarono per andare al dormitorio.

"Aspetta! Rinoa deve dirmi se è d'accordo, musone!" disse Selphie. Non vedeva l'ora che la sua amica confermasse la sua teoria sulla fiaba - lei non poteva mica sbagliarsi!

"A dire il vero, Selphie... no. Biancaneve non mi è mai piaciuta! Solo lei poteva essere talmente stupida da accettare la mela da una vecchia strega come quella. Come minimo erano avvelenate anche le mele sane!" E con questo, salutò tutta allegra le amiche e seguì Squall al dormitorio.

"Lo vedi, non è d'accordo nemmeno lei," disse Quistis osservandoli uscire. "Penso che sarebbe più d'accordo con la mia teoria."

"Oh, non capisce niente," rispose Selphie. "Quale teoria?" fece poi curiosa.

"Ho trovato la favola giusta!"

"Quale, quale, quale?"

"Devi indovinare, mica posso dirtelo io!"

"Ma io te l'ho detto!"

"Sì, ma io non voglio dirtelo," rispose Quistis con un sorriso furbo, alzandosi per porre fine alla discussione. "Pensaci bene e la troverai anche tu," ridacchiò poi.

"Ma questa non la batterai mai," rise Selphie. "Tre punti in comune. E il quarto: vissero per sempre felici e contenti!"

"Questo non vale, sta in tutte le fiabe, anche nella mia."

"Sì," concesse Selphie. "Ma sai che ti dico? L'importante è che questo sia vero per Squall e Rinoa."

"L'unica cosa su cui sono assolutamente d'accordo!"

*****
Nota dell'autrice: il prompt richiedeva 3 riferimenti a una sola fiaba, e io ho scelto Biancaneve, con i 3 riferimenti che ho già indicato nella storia. Ma a chi indovina a che fiaba sta pensando Quistis, regalo una storiella :D (la mia beta è esclusa, lei lo sa già XD)
Grazie come al solito a Little_Rinoa, che mi beta sempre, e solito link al post in cui risponderò a eventuali domande, commenti e critiche. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 2
*** 02. Asso di Fiori: Benvenuto ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
I. Asso di Fiori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo dove ci sia uno zerbino di benvenuto

Quando Squall tornò dalla sua settimana di missione ad Esthar, aveva un unico desiderio: tornare a casa, sperando che Rinoa avesse finito il trasloco, e buttarsi sul letto per dormire almeno un giorno intero.

Nessuno gli aveva detto che una missione agli ordini di Laguna potesse essere così complessa: quell'uomo non aveva senso dell'orientamento, non sapeva leggere le mappe, sempre che portasse quelle giuste, e in generale aveva costretto la sua squadra a fare centinaia di metri inutilmente. Era così che ci si stancava: a camminare senza meta, piuttosto che a uccidere Elnoyle.

Entrò in ascensore quasi come un automa, e lasciò immediatamente cadere la sua borsa da viaggio; ebbe a malapena la forza di premere il tasto del terzo piano e poi si strizzò la radice del naso - gli stava pure arrivando un gran mal di testa. Aggiungere le aspirine prima di andare a letto.

Giunto al terzo piano, dove si trovavano tutti gli alloggi delle alte cariche del Garden, si infilò nel corridoio e si trovò a camminare lentamente, anche se non vedeva l'ora di arrivare a casa; c'era qualcosa di strano - c'era qualcosa davanti a casa sua che lui non riconosceva. Che fosse qualcosa che Rinoa aveva dimenticato di portare in casa? Si avvicinò alla porta, frugando nella borsa per trovare la chiave magnetica, e si prese il tempo di guardare bene che cosa fosse. Almeno lo avrebbe riportato in casa. Ma quando abbassò lo sguardo, dovette sgranare per bene gli occhi, e poi stropicciarli per accertarsi di non avere le allucinazioni per la stanchezza.

Uno zerbino beige con scritto sopra "welcome" in giallo.

Aprì la porta e l'appartamento che aveva lasciato era completamente cambiato. Quando lui e Rinoa avevano deciso di vivere insieme, avevano anche scelto la sua settimana di missione per il trasloco di lei nel suo appartamento: in questo modo, si erano detti, la confusione non avrebbe disturbato Squall. Inoltre, anche se lui non lo avrebbe mai ammesso, gli piaceva l'idea di tornare dalla missione e trovare Rinoa che lo aspettava nella loro casa.

Non si aspettava però un cambiamento del genere: nell'ingresso, Rinoa aveva appeso un attaccapanni, e c'erano già la sua giacca e la sua borsa; quando fece qualche passo, si trovò in un salotto completamente diverso da quello che aveva lasciato. Sembrava che la sua ragazza, in sua assenza, si fosse ispirata a una rivista di arredamento: il divano era in mezzo alla stanza, rivolto alla tv che era contro il muro, tra una serie di pensili che lui non ricordava, e si era creato lo spazio per un tavolo e sei sedie, su cui campeggiava un vaso di fiori freschi. Accanto al divano, un portariviste era pieno dei suoi "Armi del Mese" e di vecchi numeri di "Il cane"; accanto alla finestra, una libreria azzurro mare era stata riempita di tutti i libri di Rinoa.

Si affacciò velocemente alla cucina; non sembrava molto cambiata, a parte qualche piccolo dettaglio trascurabile. Andò a vedere allora la camera da letto; era lì che era avvenuto il cambiamento più profondo. Rinoa aveva invertito le posizioni del letto e della scrivania, che aveva sostituito con uno spazio da lavoro che risultava più ampio. Sul piano dello scrittoio, aveva messo il portatile, dei blocchi per appunti, un portapenne; immaginava che avesse sistemato i documenti nei cassetti. Una piccola libreria al di sopra della scrivania conteneva tutti i suoi manuali e i libri per il lavoro. I libri che invece leggeva la sera prima di dormire erano stati sistemati sul comodino accanto al letto. Non riuscì a evitare di sorridere quando vide che lei aveva scelto il lato del letto più vicino alla finestra, e che aveva già sistemato il suo comodino.

In quel momento, la sua ragazza uscì dal bagno, avvolta in un accappatoio.

"Sei arrivato!" cinguettò felice, e si buttò ad abbracciarlo da dietro. Lui le accarezzò le mani e poi si divincolò quanto bastava per voltarsi e ricambiare l'abbraccio.

"Sì, e sono distrutto," sussurrò lui prima di baciarla. Rinoa profumava di bagnoschiuma alla frutta.

"Mmmh, mi sei mancato," mugolò lei, affondando il viso contro il suo petto.

"Anche tu," rispose lui accarezzandole la schiena. "Ma vedo che ti sei data da fare..."

Lei ridacchiò. "Ti piace? Così è molto più spazioso e comodo! E poi sembra più una casa. Prima sembrava solo..."

"Sì, mi piace," la interruppe lui, prima che partisse la ramanzina sul solito argomento: doveva rendere il suo alloggio più ospitale. "Ma dovevi proprio mettere anche lo zerbino?"

"Certo!" Si divincolò dal suo abbraccio e andò a prendere vestiti puliti nell'armadio. "Così quando verrà a trovarci qualcuno, gli potremo dare il benvenuto ancora prima che entri."

"Rinoa..." Lui si passò una mano sul viso; l'idea di avere ospiti non lo entusiasmava affatto. "Non c'è bisogno dello zerbino, per quello."

"Sì, lo so," fece lei, come se lui stesse dicendo una cosa estremamente ovvia. "Ma non sporcherà in casa, se entrerà con le scarpe sporche."

"Rinoa, viviamo in un Garden. Pavimenti di marmo, ricordi?"

"Vabbè, mi piaceva lo zerbino, ok?" cedette infine, alzando gli occhi al cielo. Squall era un gran testardo anche sulle cose più idiote.

Lui rise piano, e poi allungò una mano per afferrarle un braccio e attirarla vicino. "Sai che è l'unico appartamento con lo zerbino, il nostro?"

"Sì," rispose lei, con un sorriso. "Ma non lo toglierò. E ora fila a fare la doccia. Stasera abbiamo ospiti."

"Ospiti?! Rinoa, sono distrutto..."

"Sì, lo so, ma c'è tempo. Puoi farti una bella doccia, e dopo potrai riposarti. Non vorrai entrare nel letto tutto impolverato? Me lo riempiresti di sabbia e sai bene come sia fastidiosa la sabbia del deserto di Esthar."

"Ovvio che prima mi sarei lavato," obiettò Squall. "Ma stasera non ho proprio voglia di gente per casa..."

"Il solito musone," ridacchiò Rinoa. "Sono solo i nostri amici. Una piccola cena di inaugurazione della casa. Mi hanno aiutato molto questa settimana, glielo dobbiamo."

"Vuoi dire che glielo devi tu," borbottò Squall, incrociando le braccia.

"Può essere, ma adesso viviamo insieme, e quello che è mio è anche tuo, no?" rispose lei sbattendo le palpebre. "Se io sono in debito..."

"...Ho capito," la interruppe Squall, sempre più immusonito. "Basta che se ne vadano presto," aggiunse poi.

"Oh, vedrai," disse lei, spingendolo scherzosamente in bagno. "Ti divertirai!"

*˜*˜*˜*˜*

Alla fine non era andata poi tanto male.

Era riuscito a riposare, Rinoa aveva cucinato una cena commestibile, tutti le avevano detto che stava migliorando e avevano ricevuto qualche regalo per la loro nuova casa. Erano la prima coppia del gruppo a convivere, e Squall immaginò che quello creasse più eccitazione di quanto fosse realmente necessaria.

Si voltò nel letto e abbracciò Rinoa, che dormiva tranquilla. Capiva, adesso, lo spostamento del letto: così, quando erano abbracciati come in quel momento, potevano guardare fuori dalla finestra, nell'orizzonte pieno di mare oltre il balcone. Quando sarebbero stati in viaggio con il Garden, durante l'estate, la vista sarebbe stata meravigliosa.

Posò un bacio sulla spalla della sua ragazza, che mugolò qualcosa nel sonno. Affondò il viso tra i suoi capelli, aspirando l'odore del suo shampoo, e poi si disse che aveva avuto ragione: si era divertito. La presenza dei suoi amici in casa aveva reso l'atmosfera festosa e allegra, e vederli così felici per lui e Rinoa gli aveva smosso qualcosa dentro.

Si stava addolcendo, pensò mentre Rinoa si voltava tra le sue braccia e si accoccolava contro il suo petto. Aveva accettato di ricevere ospiti, aveva lasciato che Rinoa mostrasse la casa finita alle sue amiche, aveva persino quasi accettato lo zerbino di benvenuto.

Gli piaceva, tutto quello.

E in fondo, che importanza aveva se il loro era l'unico appartamento con uno zerbino fuori dall'ingresso?

*****
Nota dell-autrice: non so se ho centrato in pieno il prompt; ho letto solo dopo averla finita da giorni che doveva avere un ruolo centrale XD Qui non ce l'ha, è più un… indizio, ecco. Spero vada bene comunque, non sono riuscita a fare di meglio XD
Soliti ringraziamenti a Little_Rinoa, che ha betato, e il link al post in cui rispondo a eventuali domande, commenti e critiche. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 3
*** 03. Asso di Picche: Cambiamenti ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
I. Asso di Picche

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo, che abbia l'avvertimento "Slices of life" e che sia su un personaggio secondario

Ellione era una bambina intelligente.

Quando vide cambiare l'espressione di Raine, all'arrivo di quell'uomo con i vestiti strani, immaginò che fosse il caso di andare a chiamare lo zio Laguna. Prima che Raine potesse anche solo prendere fiato per richiamarla dentro, si era già fiondata nella sua vecchia casa per avvisare Laguna.

Quando lui e Kiros furono usciti per andare a caccia di mostri, Raine rifletté a lungo su quello che si erano detti. In particolar modo su quando era saltato fuori il nome di Julia Heartilly; si era stupita di sapere che Laguna la conosceva, e l'aveva stupita ancora di più che lui non l'avesse mai riconosciuta quando sentivano la sua canzone alla radio. Aveva capito, nel tono di Kiros prima e in quello di Laguna poi, e nel modo in cui l'argomento era scivolato nella nostalgia, che l'uomo a cui Julia cantava la sua canzone era proprio Laguna. Non le aveva mai raccontato molto della sua vita di Deling City, le aveva solo detto come era arrivato lì, la missione in cui il suo gruppo si era diviso, la sua preoccupazione per gli amici che aveva perso. Ma non aveva mai accennato a quell'affetto lontano, quella storia interrotta... e lei non sapeva se era più quello a innervosirla, o la sensazione che la permanenza di Laguna a Winhill sarebbe terminata presto.

Ellione la seguì in silenzio per tutto il pomeriggio, mentre lei sfogava la tensione a lucidare piatti, bicchieri e posate, per poi passare alla pulizia completa del bar e del suo appartamento. Sembrava intuire che la sua madre adottiva non era in vena di chiacchiere, per cui resistette il più possibile, fino a quando, mentre Raine spolverava i libri, non ce la fece più.

"Raine, non ti sposi con lo zio Laguna?"

Raine si fermò, sospirò e ci pensò un attimo. Lo avrebbe sposato? Sì, credeva di sì. Ma doveva essere lui a chiederglielo, lei era una ragazza all'antica e aveva troppa paura di restare delusa, dell'imbarazzo che sarebbe seguito a una sua dichiarazione, soprattutto se lui non ricambiava. Raine era fatta così: preferiva vivere nell'ombra, nella tranquillità, magari con il rimpianto delle occasioni perdute, ma non con il dolore di una delusione fresca.

Per cui cercò di elencare tutti i difetti a cui poteva pensare di Laguna, per convincere Ellione che no, non lo avrebbe sposato. "Quando è arrivato qui, piangeva come un bambino e ho dovuto curarlo..." Ma aveva talmente ossa rotte che anche solo portarlo in casa è stata una tortura, chissà quanto avrà sofferto... "Vuole fare il giornalista, ma non riesce nemmeno a parlare e scrivere per bene..." Però quando parla ci mette il cuore, ed è questo che conta, e anche se sbaglia proverbi e modi di dire, magari scriverebbe degli articoli carini... "Russa e parla mente dorme..." E spero che non mi chieda come lo so, che pensi che è solo perché per un certo periodo l'ho curato...

Però, alla fine, lo avrebbe sposato comunque, anche se voleva dire non dormire la notte perché lui russava e parlava nel sonno, e correggerlo continuamente quando cercava di usare i proverbi, e sopportare le sue lamentele quando le ossa rotte continuavano a farsi sentire. Lo avrebbe sposato comunque perché Laguna era un uomo molto dolce, comprensivo, protettivo, forte, divertente, capace di dare anima e corpo per le persone che amava. Lo avrebbe sposato perché nonostante tutti i difetti a cui potesse pensare, Laguna aveva anche un pregio enorme: lei lo amava.

Se solo fosse rimasto accanto a lei.

Ma aveva paura. L'arrivo di Kiros sembrava aver risvegliato in lui qualcosa che era rimasto sopito per tutto quel tempo. Un uomo come Laguna, mandato in missioni per il mondo dall'esercito galbadiano, che aveva visto e vissuto la guerra, e che sognava di fare il giornalista... come poteva accontentarsi di un posto come Winhill? Di una ragazza come lei? Il massimo che poteva offrirgli era il sabato sera, quando il pub si riempiva e si giocava a carte tutti insieme. L'azione massima a cui sapeva pensare erano le pattuglie quotidiane, francamente ridicole, che lo impegnavano ad ammazzare quei due-tre mostri che sconfinavano nel villaggio. Ma poi? Laguna non era tipo da abituarsi alla vita di paese, a una ragazza di paese. Non dopo aver vissuto a Deling City. Non dopo aver amato Julia Heartilly.

Ellione stava per dire altro, ma Laguna e Kiros sbucarono dalla scala e Raine temette che le avessero sentite. Laguna però andò subito dalla bambina, a "fare rapporto", e lei fu libera. Non doveva più spiegare nulla alla bambina, che sembrava capirla più di quanto ci riuscisse lei stessa. I due uomini si avviarono alla casa a fianco, e Raine sospirò profondamente, sentendo la tensione che le scivolava giù nelle gambe, sentendole quasi tremare.

"Prendi quel vaso di fiori," disse a Ellione, facendo finta di niente. "Dobbiamo cambiare l'acqua."

Ellione ubbidì, ma prima di scendere le scale per andare a riempire il vaso, disse senza voltarsi, "tanto Laguna non andrà via, Raine."

Sì.

Ellione era davvero una bambina intelligente.

*˜*˜*˜*˜*

Qualche sera dopo l'arrivo di Kiros, Ellione corse nel bar, da Raine, e le disse tutta eccitata che Laguna le aveva chiesto di dirle di raggiungerlo al campo dei fiori, poco fuori dal villaggio.

Raine chiese a Kiros se poteva badare lui al pub - a dire il vero, vuoto - per un'oretta, e uscì nell'aria fredda della sera. Raggiunse a passi svelti il campo che le aveva indicato Ellione, quello che si apriva poco dopo il sentiero che i Chocobo erano soliti attraversare, e lì vide Laguna. Non capì realmente quello che successe dopo: sembrava prima che Laguna volesse andare via, e poi si ritrovò un anello al dito senza nemmeno rendersi conto di come ci fosse arrivato. Capì solo una cosa: che Laguna aveva al dito lo stesso anello che indossava lei.

Erano sposati.

Non c'erano state parole tra loro. Promesse silenziose, sguardi luccicanti, sorrisi radiosi... ma niente parole. Raine pensava che ci fosse qualcosa che andava detto, quando ci si sposava, ma non sapeva esattamente cosa, e credeva che Laguna fosse troppo imbarazzato per parlare, anche se sapeva che andava fatto.

Quando arrivarono al pub, mano nella mano e in silenzio, Kiros ed Ellione erano impegnati in una partita a Triple Triad, con la bambina che ridacchiava ogni volta che vedeva i mostri sui cartoncini. Fu lei a vederli entrare; fu lei, da bambina intelligente quale era, a capire cosa era successo.

"Uaaaah, vi siete sposati!!" strillò.

Laguna rise e allargò le braccia per accogliere la piccola, che si era letteralmente gettata su di lui dalla sedia; Kiros fece un sorriso che parlava - e diceva: te l'avevo detto, quasi urlandolo nelle orecchie di Laguna - e Raine si limitò ad arrossire.

"Lo sapevo! Raine dice che russi, e parli male, e piagnucoli, e tante cose, ma lo sapevo che le piacevi!!"

Raine sbarrò gli occhi, e fece per rincorrere la bambina, che si divincolò dalle braccia di Laguna per giocare con la sua madre adottiva. Correva tutto intorno al pub, strillando "lo sapevo, lo sapevo!" e ridendo.

Kiros fissò lo sguardo su Laguna, appoggiandosi allo schienale della sedia e facendo schioccare le carte per attirare la sua attenzione. Osservò l'amico che si contorceva sotto al suo sguardo, cercando di non cedere, fino a quando proprio non ci riuscì più e si voltò a guardarlo. Laguna si grattò la nuca, sospirò, annuì per farsi forza e disse, "hai detto che sono cambiato."

"Infatti è così," rispose Kiros.

Non si dissero altro. Laguna andò a sedersi accanto a lui, mischiò svogliatamente le carte, tentò un solitario di sua invenzione. Si grattò nuovamente la testa e disse, "per quegli articoli... tu pensi... cioè..."

"Puoi sempre parlarci. Posso fare da intermediario, se hai paura a tornare a Timber," rispose Kiros scrollando le spalle.

Laguna annuì.

Raine ed Ellione si sedettero esauste allo stesso tavolo dei due uomini, e prima che potessero chiedere di che cosa stavano confabulando, Laguna disse ad alta voce, "perché non festeggiamo con un po' di gelato?"

Ellione batté le mani, felice, e andò con lui in cucina per preparare le coppette.

"Laguna è cambiato," disse Kiros guardando Raine.

"Non posso saperlo," si schernì lei, arrossendo comunque per il piacere che le provocava quell'affermazione.

Laguna era cambiato per lei. E non importava cosa sarebbe successo, sarebbe rimasto a Winhill, con lei. Il soldato straniero con la ragazza di paese.

Erano una famiglia.

*****
Nota dell'autrice: non è venuta esattamente come avrei voluto… ma vabbè, io preferisco Julia, c'è poco da fare XD
Come sempre, grazie a Little_Rinoa che le ha betate e troverete risposte a eventuali commenti/domande/critiche qui, sul mio blog. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 4
*** 04. Asso di Quadri: Regola di scambio ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
I. Asso di Quadri

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo in cui ci siano riferimenti ad un telefilm o un anime o un libro

Il venerdì sera, quando il Garden era per mare, Rinoa iniziava a preparare fin dalle sette.

Alle nove, sarebbero arrivati tutti i loro amici, e le ragazze si sarebbero appropriate del salotto, perché era la "serata CSI". L'aveva battezzata così Selphie: quando il Garden viaggiava, c'era ben poco da fare nelle serate libere, e loro si erano appassionate quasi per caso a quel telefilm. Da allora si riunivano tutti nell'appartamento di Squall e Rinoa, che era il più grande, e tra le lamentele dei ragazzi, relegati in cucina a condividere una birra, le ragazze guardavano la tv.

Più di una volta, Rinoa aveva cercato di convincere Squall a vedere il telefilm con loro. Lui l'aveva liquidata dicendo che quel telefilm era praticamente irreale: non esistevano in realtà le tecnologie che i personaggi usavano, le storie erano troppo prevedibili, e lui trovava errori in ogni puntata, e in generale Rinoa aveva capito che averlo accanto a vedere il telefilm sarebbe stato stressante, sempre a redarguirlo di stare zitto. Aveva rinunciato, e da allora Squall si metteva in cucina con Zell e Irvine fino alla fine del telefilm, dove doveva spesso dividerli perché litigavano per piccolezze, e dove doveva sorbirsi Irvine che raccontava in ogni dettaglio le novità di ogni numero di La mia vicina, e Zell invece si alzava e mostrava le nuove mosse che aveva imparato. Rinoa pensava che ad un certo punto Squall avrebbe preferito stare con loro in salotto a vedere il telefilm pieno di errori, ma sapeva anche che era troppo orgoglioso per ammetterlo.

Ma quella sera, lo avrebbe incastrato lei.

Mentre vuotava i popcorn nelle ciotole, Squall entrò in cucina, sfregandosi i capelli con un asciugamano. "Wow, viene più gente di quanta pensassi alla vostra 'serata CSI'?"

"No," sorrise Rinoa, alzando gli occhi a guardarlo. "Ho pensato di prepararne anche per voi, tutto qui!" Aprì un mobiletto e prese un paio di caraffe; tirò fuori il ghiaccio dal freezer, lo mise nelle caraffe e poi ne riempì una di succo di frutta e una di tè freddo. Poi portò tutto in salotto mentre Squall scuoteva la testa. Tutto quel casino per un semplice telefilm, oltretutto pieno di errori, era incomprensibile, per lui.

Non ebbe modo di dire altro, perché qualcuno bussò alla loro porta; lui andò a sistemare l'asciugamano in bagno, mentre Rinoa apriva. In pochi secondi l'appartamento si riempì delle risate dei loro amici. Quando rientrò in salotto, salutando tutti con un cenno del capo, Rinoa e Quistis si scambiarono uno sguardo d'intesa.

"Squall, perché non ci facciamo una partita a carte, prima che cominci il telefilm?" disse Quistis, mentre Rinoa andava a sedersi sul divano accanto a Selphie. Squall notò che c'era spazio, tra loro; non si sedevano vicine come facevano di solito. Era successo qualcosa? Scosse la testa, glielo avrebbe chiesto più tardi.

"Ok. Che scambio?" rispose infine.

Rinoa fece spazio sul tavolino davanti al divano, mentre Quistis, con un sorriso furbo, disse, "beh... non voglio carte. Facciamo che se vinco io, voi ragazzi rimanete qui a guardare il telefilm con noi."

"Cosa? No!" rispose immediatamente Squall.

"Non esiste!" rincarò la dose Irvine.

"Oh, hai paura di perdere, Squall?" intervenne allora Selphie, con un sorriso divertito.

"Infatti! Non sei forse tu il Re delle Carte?" disse Rinoa, sbattendo le palpebre.

Squall cedette. "D'accordo. Ma solo per stasera, sia chiaro."

"Nessun problema. Cominciamo!"

La partita durò per tutta la mezz'ora che mancava all'inizio del programma. Avevano scelto di usare Sudden Death, ed erano entrambi ottimi giocatori; si trovarono in più situazioni di parità di quante riuscissero a ricordare. Gli altri si erano ormai stancati, e Rinoa stava quasi pensando di chiedere a Quistis di lasciar perdere, quando sentì la sua amica urlare "ah-ah!"

"Cosa? Che c'è?" disse raddrizzandosi e guardando il piano di gioco.

"Squall ha fatto un errore stupidissimo, e ora la vittoria..." rispose Quistis, posando la sua ultima carta sul tavolino, "...è mia!"

Squall osservò quasi istupidito. "Cosa? Ma non è possibile!"

"Non ti sei accorto che lì sotto c'era l'elemento!" ridacchiò Quistis. "Hai piazzato Shiva proprio sopra all'elemento Fuoco. Sei fortunato che non ti ho chiesto il titolo di Re in cambio!"

"Non posso crederci, ci toccherà guardare quella roba!" piagnucolò Zell. Lui preferiva i film d'azione, non i thriller, anche perché di solito tutti i suoi amici capivano chi era l'assassino prima di lui.

"Hey, vogliamo una rivincita! Non esiste che..."

"Niente rivincita, era nei patti: io ho vinto, voi guardate CSI con noi," annuì Quistis, incrociando le braccia seria.

"Non posso crederci," ripeté sconsolato Zell. "Ma come hai fatto a perdere?"

"Non l'ho visto," mugugnò Squall sottovoce. "E comunque almeno io ho resistito mezz'ora, voi avreste perso immediatamente!"

"Oh, consolatevi, ho fatto i popcorn," intervenne Rinoa, con un sorriso che non faceva altro che rigirare il dito nella piaga. "Ti siedi qui vicino a me, Squall? Irvine e Zell possono mettersi lì. La prossima volta porta anche la tua ragazza, sarà la benvenuta!"

E poi non poté dire altro, perché nella stanza si diffuse la sigla del loro telefilm preferito, dando così inizio alla tortura dei ragazzi. Quella serata non sarebbe mai finita abbastanza presto, pensò Squall.

*˜*˜*˜*˜*

Rinoa chiuse la porta dietro a Quistis, che la salutò facendole l'occhiolino. Missione compiuta: avevano convinto i ragazzi a vedere il loro telefilm preferito... ed erano riuscite a far loro ammettere che si erano divertiti.

Squall portò in cucina i bicchieri e le caraffe sporche, e lei lo seguì con le ciotole vuote dopo aver chiuso la porta a chiave.

"Allora," gli disse, mentre sistemavano le stoviglie nel lavello. "Ti sei divertito davvero?"

"A parte gli errori e la tecnologia irreale e quel sapientino insopportabile?" rispose Squall sarcastico. Rinoa stava per rinunciarci, quando lui continuò, "sì, mi sono divertito abbastanza. Sempre meglio delle mosse di Zell e delle riviste erotiche di Irvine."

Lei rise, e si voltò per farsi abbracciare. "Non è poi tanto male, no? Ti serve una serata di relax dopo una settimana di lavoro. E non è rilassante sorbirsi i litigi di Zell e Irvine!"

"Sì, ma bastava chiederlo se volevamo guardarlo con voi. Non c'era bisogno di umiliarmi a carte."

Rinoa si alzò sulle punte per baciarlo a mo' di scuse. "Non avresti mai accettato se te l'avessi chiesto. E non dire che non è vero, perché invece è proprio così."

Lui parve rifletterci un po' su. "Sì, in effetti hai ragione." Si chinò a sollevarla tra le braccia, e lei strillò per la sorpresa.

"Ma che stai facendo?"

"Mi prendo la mia rivincita," le rispose lui, portandola in camera e buttandola sul letto senza troppe cerimonie. "Posso accettare la serata CSI... ma non la sconfitta a carte."

Rinoa rise, e lo attirò con sé sul letto.

Missione compiuta.

*****
Nota dell'autrice: una volta su fanfiction.net trovai una storia in cui Selphie, Quistis e Rinoa erano le "Cid's Angels". E ce n'era un'altra, tempo dopo, che era "CSI Balamb". Non so se quelle storie esistano ancora, ma l'idea del CSI mi è venuta da loro :D Per quanto riguarda i riferimenti, sono abbastanza generici per due motivi: primo, io mi riferivo a "CSI", non agli spinoff Miami e New York, ma le caratteristiche sono piuttosto comuni, ecco. Però il personaggio 'sapientino' a cui si riferisce Squall sarebbe Grissom^^ In ogni caso, l'ho mantenuto sul generico perché così può diventare applicabile a un telefilm interno al gioco – tipo CSI Balamb, appunto XD – e mi è sembrato meglio per una questione di coerenza al gioco.
Tutte le annotazioni di Squall di telefilm vengono dal mio ragazzo XD
Solito ringraziamento a Little_Rinoa che mi ha betato e solito link al post in cui troverete le risposte a eventuali commenti, domande e critiche. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 5
*** 09. Tre di Cuori: Appuntamenti ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
III. Tre di Cuori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo con rating 18+

Squall non era molto abituato agli appuntamenti. Alle ragazze che provavano a ronzargli intorno sì, anche se nessuna era mai stata insistente quanto Rinoa; ma agli appuntamenti proprio non era abituato.

Per cui, la prima volta che uscì con Rinoa, gli sembrò un totale disastro: lui aveva prenotato per una cena all'aperto, in un ristorante con una terrazza sul mare, a Balamb, ma non aveva pensato che vicino al mare alla sera avrebbe fatto freddo, e non aveva controllato le previsioni del tempo. Alla fine, per colpa di una pioggia insistente, avevano dovuto rifugiarsi all'interno del ristorante e aspettare che si liberasse un tavolo. Si era scusato più di una volta, e non era rimasto convinto nemmeno dalle continue rassicurazioni di Rinoa che andava tutto bene. La passeggiata sulla spiaggia che aveva pensato per il dopocena era fuori discussione, dato l'acquazzone fuori programma, e alla fine erano dovuti uscire dal ristorante per cacciarsi in una pasticceria dove avevano preso un altro dolce.

Alla fine era morto dalla vergogna riaccompagnandola in camera, così tanto che credeva di aver fatto fiasco persino con il bacio della buonanotte.

Per questo, quando trovò il coraggio di invitarla di nuovo, decise che una cena in camera sua era molto meglio. Almeno avrebbe evitato qualsiasi imprevisto si potesse presentare, come prenotazioni in ritardo, pioggia e piani sfumati.

Rinoa si presentò alla sua porta con un po' di ritardo, cosa che lo mise in apprensione: che volesse evitare un appuntamento schifoso come il primo che avevano avuto? Ma lei lo rassicurò di nuovo. "Ho dovuto portare Angelo da Selphie," gli disse, ed era una spiegazione abbastanza accettabile. Si tranquillizzò un poco.

Man mano che la serata continuava, lui si tranquillizzava sempre di più, anche se, a dire il vero, l'abito color crema di Rinoa, lo stesso del loro primo incontro, lo mandava un po' su di giri. Se era cortissimo quando era in piedi, lo diventava ancora di più quando stava seduta, e lui non riusciva a non guardarla. Inoltre la sera del ballo non aveva notato quanto potesse essere sensuale la scollatura sulla schiena. Erano tutte cose che notava solo ora: ora che la desiderava, diceva insistente una vocina sul fondo della sua coscienza, ma lui la scacciava e pensava che lo avrebbe notato in qualsiasi ragazza bella quanto Rinoa.

Dopo la cena, le annunciò che aveva scelto qualche film: consiglio di Selphie. Così avrebbe potuto rimediare a quello schifoso primo appuntamento, aggiunse.

Rinoa ridacchiò. "Quell'appuntamento mi è piaciuto, davvero," lo rassicurò, avvicinandosi a lui mentre si sedevano sul letto per guardare il film. "Ma anche questo è molto carino. Perché non la smetti di preoccuparti?"

Ci provo, pensò lui, ma non funzionava. La sua vicinanza, il fatto che dovessero star seduti sul letto, tanto la stanza era striminzita, il suo vestito e il suo profumo lo facevano sentire... sopraffatto, ecco. Aveva una gran voglia di perdere il controllo - di non essere, per una sera, il solito ragazzo responsabile. Aveva voglia di lasciarsi andare, di scoprire quello che non aveva mai voluto sapere... di vedere quello che c'era oltre. Ma non voleva forzare Rinoa, per cui si tenne pensieri e sensazioni per sé, la avvolse in un abbraccio e si disposero entrambi a guardare il film coccolandosi.

Fu più o meno dopo la prima mezz'ora che Rinoa, senza dire nulla, si voltò e cominciò a lasciargli baci sulla guancia. Faceva una pausa tra l'uno e l'altro, come se volesse vedere la sua reazione; quando vedeva che lui rimaneva fermo, come in attesa, lo baciava di nuovo. Alla fine lui non resistette più, iniziò a ricambiare i baci a stampo e poi trovò il coraggio di accarezzarle le labbra con la lingua. Lei sembrava aspettare proprio quello, e rispose con entusiasmo e passione, e tutto gli sfuggì di mano, a quel punto, fino a quando Rinoa gli salì a cavalcioni sopra, sollevandosi la gonna per non strapparla, e lui riacquistò un po' di lucidità.

"Aspetta," bofonchiò, ma lei lasciò andare qualcosa di simile a un lamento e si strusciò contro di lui. "Aspetta, asp-"

"Stai tranquillo," gli sussurrò Rinoa, senza smettere di baciarlo e di strusciarsi. "Io lo voglio, non me ne pentirò... non ti stai approfittando di niente. Prenditi quello che vuoi..."

Lui sembrò combattuto un istante, e poi si buttò tutto alle spalle e iniziò a ricambiare di nuovo i suoi baci. In pochi minuti si ritrovarono entrambi stesi sul letto e con addosso solo la biancheria intima. Squall sembrava intimidito all'idea di lasciarla nuda e di toccarla in maniera più intima, ma Rinoa sembrava decisa a non lasciargli lo spazio di pensare. Lo spinse a coricarsi, gli salì sopra e quando lui fece per protestare, lei gli posò un dito sulle labbra. "Qui comando io. Seguimi. Potrai riprenderti il comando quando vuoi... ma qui le responsabilità sono solo mie. D'accordo?"

La sua voce, così bassa, roca, sensuale e ansimante gli seccò la bocca. Annuì senza dire nulla.

Rinoa si sollevò da lui e con un gesto estremamente premeditato, scontato ma che gli parve sexy da morire, si slacciò il reggiseno e lo lasciò penzolare dalle dita, oltre il bordo del letto. Il suo sorriso si fece ancora più malizioso quando le mani di Squall salirono febbrili a toccarla. Chiuse gli occhi e tornò a strusciarsi, e non si rese conto che lui si era ripreso il comando fino a quando la attirò a sé, la rovesciò sul letto e cominciò a coprirle tutto il corpo di baci, arrivando così improvvisamente a toccarla anche fra le gambe che sbarrò gli occhi per la sorpresa, con un gemito.

"Devo fermarmi...?" ansimò pesantemente lui.

"No... Hyne, no, vai avanti!"

Era un po' violento, Squall. Aveva sempre pensato che nel fare l'amore sarebbe stato dolce, timido e un po' imbranato, ma in quel momento le sembrava che lui avesse molta più esperienza di quanta ne avesse lei, e sembrava sapere esattamente come e dove toccarla, e quando levarle anche le mutandine per baciarla tra le gambe. Quella sua libertà, quella mancanza di freni e quella passione su cui non avrebbe scommesso neanche mezzo guil la lasciavano senza fiato, e la portarono a fremere di piacere più in fretta di quanto avesse creduto possibile.

Lo sentì risalire, lentamente, mentre il rombo del sangue in testa si attenuava e non era più nel mondo ovattato in cui l'aveva sbalzata l'orgasmo. "Tocca a me adesso," gli disse ancor prima di riprendere fiato, e prima che lui potesse protestare, cominciò a baciargli il petto e scese in fretta lungo il suo corpo, trovandosi poi a improvvisare quando arrivò al suo sesso. Dapprima cercò di capire, dalle sue reazioni, cosa gli piacesse di più, ma poi si lasciò guidare dal suo istinto e smise di succhiarlo solo quando lui le posò una mano dietro la testa per attirare la sua attenzione. Con dolcezza, in contrasto con il modo in cui l'aveva toccata, lui la fece risalire, la stese sul letto baciandola e si posizionò tra le sue gambe.

"Piano, ti prego," sussurrò lei contro le sue labbra. "Non ho mai..."

"Ok," disse soltanto lui.

Rinoa cercò di prepararsi al dolore che era certa di provare, ma fu decisamente meno peggio di quello che aveva creduto. Si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa e di piacere, e lui la guardò come a cercare una conferma. Lei annuì, gli strinse le gambe intorno ai fianchi e cercò di muoversi contro di lui, mentre lui cercava di penetrarla lentamente, per non darle più dolore del necessario. Alla fine però gli fu impossibile trattenersi ancora, e si mosse sempre più forte, fino a quando per Rinoa fu quasi impossibile stare al suo ritmo, e le afferrò i fianchi per muoverla contro di sé. Lei si abbandonò completamente, aggrappandosi a lui e cercando di baciarlo, anche se le era quasi impossibile non gemere e aveva il respiro sempre più affannato. Squall cercò di resistere il più a lungo possibile, ma dovette cedere all'orgasmo poco dopo, e avrebbe potuto giurare di aver avuto un fremito quando la sentì gemere praticamente nella sua bocca.

Solo dopo aver ripreso fiato, quando lei gli si accoccolò contro e tornò a baciarlo sulla guancia, trovò il coraggio di parlare. "Mi dispiace," disse soltanto.

"Cosa? Perché? Non ti sarai pentito, vero...?"

"No, no... è solo che... tu non... non ti ho..." Si interruppe, imbarazzato, e si coprì gli occhi con il braccio, come per nascondersi.

"Oh, smettila," sussurrò lei, stringendosi a lui in modo che il suo seno gli sfiorasse il petto, e sollevando una gamba ad accarezzare la sua. "Lo hai fatto, prima. Mi aspettavo molto peggio. Non mi ha fatto male quanto pensavo. Ed è stato davvero fantastico. Non dispiacerti, perché voglio rifarlo molto, molto presto..."

E poi cominciò a toccarlo lentamente, in maniera sottile, non proprio eccitante, ma nemmeno del tutto innocente, e lui ebbe la certezza che Angelo sarebbe rimasta da Selphie tutta la notte, e che lui avrebbe avuto tutto il tempo di dimostrarle che poteva essere più che fantastico, e che alla fine aveva trovato il modo di farsi perdonare di quel primo appuntamento assolutamente schifoso.

"Stai ancora pensando al primo appuntamento, vero?" gli chiese lei ridacchiando.

"Sì..."

"Sei davvero incorreggibile," brontolò scherzosamente Rinoa.

Non vide il sorriso malizioso che gli si era dipinto sul volto.

*****
Nota dell'autrice: non è venuta come volevo io ;_; Doh.
Questa me la sono betata da sola, per cui, come al solito il link al post sul mio blog in cui risponderò a eventuali commenti, critiche e domande. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 6
*** 17. Cinque di Cuori: Leadership ***


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SCALA QUARANTA
V. Cinque di Cuori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo in cui le lettere iniziali di ogni paragrafo a capo formino la parola Cuore

"Certo che sei un bravo leader," disse Rinoa sedendosi sulla scrivania di Squall. "Ti preoccupi sempre di fare la scelta giusta, e alla fine la fai. Ti prendi sempre le tue responsabilità e la prima cosa a cui pensi è l'incolumità delle matricole. Sei oculato nelle spese e la tua gestione del Garden è ottima. Cid non avrebbe potuto scegliere di meglio."

"Una volta sei stata proprio tu a dirmi che ero 'proprio un gran capo'. Parole tue," ribatté Squall ironico, senza alzare gli occhi dall'ordine di missione che stava esaminando. "Non sono molto diverso da allora, sono sempre freddo se mi chiedono aiuto e non so consolare la gente. E quella volta eri davvero convinta di quello che dicevi, e un fondo di verità c'è..."

"O forse non avevo ancora imparato a conoscerti." Rinoa scese dalla scrivania per andare a mettersi direttamente davanti a lui, e gli sollevò il mento con un dito per guardarlo in faccia. "Adesso ti conosco meglio, e so che puoi mostrarti freddo quanto vuoi, ma ti importa dei tuoi compagni di squadra, e di tutti i SeeD che ti ammirano e ti rispettano. Ero ingenua quando ti ho detto quelle cose. Adesso vedo le cose in una prospettiva diversa. Quella volta sei stato molto duro con Zell e io pensavo che fossi pessimo perché non lo incoraggiavi. Ma la tua sincerità lo ha fatto... crescere. Forse non era il tuo intento... ma il tuo istinto è stato giusto."

"Rinoa..." Squall sospirò e si passò una mano sul viso. Quella conversazione stava prendendo una piega inaspettata, e il suo voleva essere solo uno sfogo senza conseguenza, non qualcosa che gli avrebbe guadagnato un elogio. La sentì sospirare, e allargò le braccia per accoglierla quando lei gli si sedette in braccio e gli cinse il collo. "Forse ti sbagli, e non sono fatto per tutto questo..."

"E io invece penso che ti sbagli tu," rispose Rinoa, rubandogli un bacio veloce. "E penso di parlare a nome di tutti quando ti dico che sei un bravo leader." Lo osservò sorridere appena, e aggiunse sorridendo a sua volta, "un leader nato."

*****
Nota dell'autrice: non so perché, ma tutte le storie in cui le lettere iniziali dei paragrafi devono formare una certa parola mi sono venute a dialogo. Meglio, così mi sono esercitata in una cosa che mi riesce malissimo XD!
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 7
*** 18. Cinque di Fiori: Cucciolo ***


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SCALA QUARANTA
V. Cinque di Fiori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo in cui le lettere iniziali di ogni paragrafo a capo formino la parola Fiori

"Farà davvero tutto quello che gli dico?" chiese Rinoa sgranando gli occhi, mentre affondava la mano nel pelo del cucciolo che il gestore del negozio di animali le aveva offerto. Era passata davanti al negozio parecchie volte, negli ultimi giorni, sempre per vedere quel cucciolo dolcissimo che la fissava dalla vetrina e si alzava sulle zampe posteriori, come per salutarla. A Rinoa sarebbe piaciuto molto avere un cane. Da bambina non aveva mai potuto averne uno; aveva quasi convinto sua madre, a suo tempo, ma poi lei aveva avuto l'incidente e Caraway era stato perentorio. Niente animali in casa. Ma ora in casa con lui non ci viveva più, e il cucciolo era così carino...

"Io non dico mai bugie, signorinella," rispose sorridendo il gestore. "Un cane come questo è speciale. Guarda, vedi qui?" Prese una rivista dal bancone, la aprì e le mostrò una delle tecniche che il suo cane avrebbe potuto imparare. "Questo cane sa anche andare in battaglia, se ce ne fosse bisogno. Ma è anche un ottimo cane da guardia e difesa. Con lei potrai uscire anche alle tre di notte e non avere paura di qualche balordo che possa farti del male," concluse.

"Oh, è una femmina?" La cuccioletta si era praticamente fatta prendere in braccio da Rinoa, e lei la cullava, continuando ad accarezzarla e vezzeggiandola di tanto in tanto. "So che le femmine sono più protettive e docili, quindi l'addestramento dovrebbe risultare molto più semplice, no? Insomma, stavo pensando che sarebbe una buona difesa... e poi sarebbe un'ottima compagna. Solo che non so se sarò capace di occuparmene..."

"Rinoa," la interruppe il gestore, allungando una mano per grattare la cuccioletta dietro le orecchie. "Lo so che hai già deciso di prenderla. Non hai bisogno di darmi spiegazioni, né di giustificarti. E so anche che riuscirai benissimo a occuparti di lei."

"Infatti," ridacchiò Rinoa. "Volevo portarla via fin dal primo giorno che sono passata di qui. Ok, allora..." Si frugò in tasca velocemente, alla ricerca dei cento guil che il gestore le aveva chiesto per il cane. "Questi sono per lei. Passerò più tardi a prendere tutto quello che mi serve... e tu," disse, sollevando la cuccioletta con due mani e ridendo quando la cagnetta cercò di allungarsi a leccarle una guancia. "D'ora in poi staremo sempre unite. Ti chiamerai Angelo."

*****
Nota dell'autrice: da qualche parte sulla Final fantasy Wikia ci sarà scritto quanti anni ha Angelo. Io voglio pensare che sia ancora una cucciolona – perché così vive di più. Non mi piace pensare a cani che muoiono, io ancora piango per la mia^^''
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 8
*** 19. Cinque di Picche: Minuti ***


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Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
V. Cinque di Picche

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo in cui le lettere iniziali di ogni paragrafo formino la parola Picche

"Perché non ti fermi a dormire qui, stanotte?" sussurrò Rinoa contro le labbra di Squall quando lui fece per allontanarsi e darle a malincuore la buonanotte. Lei gli si strinse di più, accarezzandogli la schiena fino alle spalle, massaggiandole leggermente. Era sempre teso per il lavoro e per gli allenamenti, Squall, e lei sapeva che massaggiarlo così le permetteva di avere tutto quello che gli chiedeva.

"Io lo vorrei davvero tanto, ma domani devo alzarmi davvero presto..." Squall si abbandonò a un altro bacio, dimostrandole che in realtà non voleva assolutamente lasciarla per la notte. Ma poi, quando fu sul punto di doversi separare da lei, si ritrovò incapacitato a farlo: Rinoa gli stava massaggiando le spalle nel modo che sapeva sciogliere la tensione della giornata, e lui comunque aveva voglia di passare la notte con lei...

"Che c'entra? Anche io devo alzarmi presto, domani. Dobbiamo partecipare alla stessa riunione," sussurrò lei, smettendo per un momento di massaggiarlo per frugare nella borsa. Trovò la chiave magnetica della sua stanza, la fece scorrere nella serratura e aprì la porta, trascinando anche Squall nella stanza. "Possiamo dimezzare i tempi e andarci insieme, no? Così potremo rimanere a letto..."

"...Cinque minuti in più," concluse per lei Squall. "Sei sempre la solita. Cosa ci trovi di così bello nel dormire fino a tardi?" Rinoa ridacchiò e lui tornò a baciarla, mentre lasciavano cadere a terra i vestiti e lei indietreggiava lentamente verso il letto, massaggiandogli ancora le spalle. Lui non riuscì a trattenere qualche gemito, e si lasciò cadere sul letto insieme a lei, tirandosi addosso le coperte.

"Ho reso chiaro il mio punto di vista?" chiese Rinoa divertita, mentre gli si stringeva contro completamente nuda, mugolando di piacere. "Potremmo anche rimanere a letto un po' di più, tipo cinquanta minuti... sarebbe bello, no? Pensa a quante cose potremmo fare in cinquanta minuti..." Venne zittita da un lungo bacio appassionato. "Mmmh, che ne dici se parliamo domattina di cosa fare in quei cinquanta minuti?" Lo rovesciò sul letto e gli salì sopra, iniziando a strusciarsi contro di lui.

"E cominciare a parlare di quello che possiamo fare adesso? Mi sembra un'ottima idea," rispose Squall, decidendo all'istante che non avrebbero parlato di niente, almeno per un po'.

*****
Nota dell'autrice: boh. Penso sia quella che mi piace meno di tutte, questa storia.
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Capitolo 9
*** 20. Cinque di Quadri: Veleno ***


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SCALA QUARANTA
V. Cinque di Quadri

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo in cui le lettere iniziali di ogni paragrafo a capo formino la parola Quadri

"Quanto ci impiega a fare effetto?" domandò Squall, sedendosi su una roccia. Zell era svenuto da parecchio, dopo essere stato avvelenato da un Morlboro. Gli avevano somministrato subito un antidoto, che però non aveva fatto alcun effetto, almeno fino a quel momento.

"Una decina di minuti," rispose Quistis, controllando preoccupata il suo orologio. Era già passato circa un quarto d'ora da quando gli avevano dato l'antidoto, e si chiedeva se non fosse il caso di usarne un altro.

"Aspettiamo ancora qualche minuto. Il veleno di Morlboro è il più difficile da smaltire," osservò Rinoa. "Se proprio non succede niente, proviamo con un altro antidoto e una delle mie Esna da strega." Cercò di non dare a vedere quanto fosse preoccupata anche lei; sperò che Zell si svegliasse presto, evitandole di usare una delle sue potenti magie: non era ancora del tutto in grado di controllarne la forza.

Dopo altri cinque minuti senza alcun risultato, Squall sbottò. "Dobbiamo usare un altro antidoto, non possiamo permetterci di perdere altro tempo. Rinoa, preparati per la magia," le ordinò, frugandosi in tasca alla ricerca dell'oggetto. Si chinò accanto a Zell e gli vuotò il contenuto azzurro del boccettino in bocca, mentre l'aura color alba dell'Esna di Rinoa lo avvolgeva. Passarono pochi secondi, e Zell aprì gli occhi bofonchiando, "che è successo?"

"Rinoa ha dovuto usare una magia da strega per svegliarti, perché un Morlboro ti ha avvelenato," rispose Quistis, prima che Rinoa potesse inventare qualcosa per nascondere l'uso dei suoi poteri. Sapeva che si sentiva a disagio nell'usarli, ma era convinta che elogiarla quando faceva bene l'avrebbe aiutata ad accettarli. "Abbiamo dovuto darti due antidoti. Sei rimasto svenuto per un bel po'."

"Io te l'avevo detto che forse i miei poteri ti sarebbero serviti," sorrise Rinoa quando Zell spostò il suo sguardo stupito su di lei. "Ora dovrai ringraziarmi, non rompermi le ossa."

*****
Nota dell'autrice: sì, insisto sulla frase di Zell, scusate XD È che penso che abbia avuto un forte impatto su Rinoa, dato quello che dice, e mi piace analizzarla, tutto qui^^
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 10
*** 25. Sette di Cuori: Incubo ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
VII. Sette di Cuori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo che contenga la frase "Tagliatele/gli la testa"

Il campo fiorito emanava un profumo fortissimo di decine di fiori diversi e qualcosa che somigliava ad erba tagliata di fresco.

Squall lo aspirò a pieni polmoni, mentre chiudeva gli occhi, lasciandosi accarezzare dalla leggera brezza primaverile, e sorrise felice. Di lì a poco - tempo di riaprire gli occhi - avrebbe rivisto Rinoa, dopo quasi un mese di lontananza.

Aprì gli occhi e scrutò l'orizzonte alla ricerca del profilo della sua ragazza; si erano accordati per incontrarsi lì alla fine di marzo, perché era adatto, aveva detto lei, incontrarsi dopo tanto tempo nel luogo della loro promessa. La vide in piedi al centro del campo fiorito, con il vento che le scompigliava i capelli: non vedeva l'ora di affondarci le mani. Iniziò a camminare verso di lei sorridendo, ma dopo pochi passi non gli riuscì di mantenere il segreto e la chiamò ad alta voce.

Rinoa non si mosse.

La cosa stupì Squall, ma non vi diede troppo peso; forse non l'aveva sentito, erano ancora piuttosto lontani. La chiamò una seconda volta, e Rinoa, di nuovo, rimase in piedi immobile; la chiamò poi una terza volta e finalmente lei diede a vedere di averlo sentito. Si voltò lentamente e Squall si bloccò, impietrito dall'espressione del suo viso.

Sembrava che Rinoa si fosse tramutata in un essere malvagio e sinistro che gli sorrideva di sbieco, e la cosa gli fece crepitare un brivido di orrore lungo la schiena: ebbe la sensazione di essere in pericolo, mentre gli abiti di Rinoa sfumavano in un vestito rosso, scollatissimo, che le si avvolse intorno mentre due enormi ali nere le spuntavano dalle spalle.

"Chiamami Artemisia," rise lei, con un crepitio quasi metallico nella voce che lo portò a stringere la mano intorno all'impugnatura del suo gunblade. Sfoderò l'arma e lei rise, e lui si sentì rabbrividire di nuovo.

Da lontano, dietro di lui, si udirono dei passi; si voltò brevemente per vedere chi fosse e si abbandonò al sollievo quando vide corrergli incontro Irvine, Zell, Selphie e Quistis. "Presto!" li incitò mentre tornava a guardare la sua Rinoa trasformata in Artemisia, che stava radunando tra le mani la forza magica per un incantesimo. "Credo che Rinoa sia posseduta!" urlò, e i suoi amici gli si affiancarono, pronti alla battaglia.

Rinoa scagliò il primo incantesimo, che colpì Selphie. La ragazza urlò in maniera agghiacciante, e poco dopo la squadra fu investita da altri incantesimi che risparmiarono solo Squall.

Dannazione, si trovò a pensare, e si voltò per guardare i suoi amici quando si ritrovò ad essere immobilizzato: non riusciva né a difendersi né ad attaccare. Alla sua destra, il corpo si Selphie stava letteralmente sbiancando: non aveva mai assistito ad effetti tanto raccapriccianti di un incantesimo. Più diventava bianca, più le spuntavano peli sul corpo, e le orecchie le si allungarono, spostandosi lungo la sua testa fino a somigliare a quelle di un coniglio. Squall chiuse gli occhi - l'unico movimento che gli era concesso - per accertarsi di non immaginarsi le cose; ma quando li riaprì, Selphie era diventata un coniglio bianco, un enorme coniglio vestito di tutto punto che scrutava un orologio da tasca. L'unica cosa rimasta della sua amica era il viso.

"Selphie," sussurrò piano, e il suono sembrò ridestarla; si rimise l'orologio in tasca e gli si avvicinò, ed era così enorme che Squall ebbe paura. Lo afferrò saldamente per le spalle, lo scosse alcune volte con forza e gli urlò praticamente in faccia, "è tardi è tardi è taaaaaaardiiiiiii!"

E senza dire un'altra parola, Selphie si lanciò a correre a casaccio nel campo fiorito, lasciando Squall interdetto a chiedersi a che diavolo di incantesimo avesse appena assistito.

Si voltò per cercare il supporto di Irvine; ma lui e Zell sembravano intenti a vuotare qualcosa di immaginario dentro contenitori immaginari, e anche se non erano avvenute trasformazioni visibili nei loro corpi - cosa di cui Squall fu estremamente grato - il modo in cui si comportavano era quasi folle. Irvine si era messo il cappello al contrario, e sembrava che i due stessero quasi banchettando - con cosa era impossibile dirlo, ma erano arrivati persino a fingere di sedersi.

"Hey Squall!" gridò Zell quando i loro occhi si incrociarono. "Buon non compleanno!"

"Buon che...?" chiese Squall, ma improvvisamente Irvine e Zell si misero a correre come per scambiarsi di posto su sedie immaginarie.

"Vuoi una tazza di tè?" gli chiese Irvine, fingendo di versarlo direttamente nel suo cappello.

Rinoa sta per ammazzarci e dovrei bere del tè? La paura e l'orrore stavano lasciando il posto a un'incredulità che sarebbe bastata a tenerlo immobile, anche senza l'incantesimo di Rinoa.

No, un attimo.

Lui era l'unico a non essere stato colpito da un incantesimo. Cercò di muovere un piede e scoprì di poterlo fare.

Dato che tre amici su quattro erano praticamente impazziti, Rinoa esclusa, Squall si voltò verso Quistis, temendo quello che avrebbe visto. Alla sua destra non c'era più. Si guardò intorno, tenendo sempre d'occhio Rinoa, che lo stava fissando con un sorriso insieme malvagio e divertito. Trovò Quistis stesa pigramente sullo scalino di marmo che riportava alla casa di Edea; sembrava che la battaglia non le interessasse.

"Quistis, dammi una mano! Dobbiamo liberare Rinoa!" le urlò, cercando senza riuscirci di sollevare il gunblade. Ma Quistis si limitò a sorridere, e lui osservò senza riuscire a crederci il suo corpo che svaniva e riappariva. L'unica cosa che rimaneva sempre visibile era quel sorriso, sempre più pieno di denti, sempre più enorme e sempre più spaventoso.

Oramai certo di doversi arrangiare da solo - l'aveva sempre detto, lui! - si voltò per affrontare Rinoa, sollevando finalmente il gunblade. La scena era qualcosa di incredibile - Irvine e Zell continuavano a rincorrersi intorno a un immaginario tavolo, a sedersi su immaginarie sedie e a vuotarsi tè immaginario nel cappello di Irvine, augurandosi vicendevolmente 'buon non compleanno' e scuotendo la testa quando guardavano Squall, che chissà perché non voleva festeggiare il suo non compleanno con una bella tazza di tè? Il corpo di Quistis fluttuava sopra a tutto e tutti, e il suo enorme sorriso pigro era troppo pieno di denti per guardarlo a lungo, e Selphie cercava di entrare in una buca nel terreno continuando a gridare "è tardiiiii!!!"

E Rinoa... Rinoa era la cosa più folle che lui avesse mai visto. Deglutì e fece per attaccare, ma una magia ben assestata gli fece cadere il gunblade dalle mani.

"E adesso..." iniziò Rinoa, con un ghigno malefico, radunando una sfera di magia così grande che Squall ebbe la certezza che da quell'incantesimo non si sarebbe salvato, "...giochiamo a Triple Triad!"

"No, Rinoa, asp -eh?"

Non ci stava più capendo niente.

Rinoa tornò al suo aspetto di sempre, gli fece l'occhiolino e si voltò per scagliare la magia oltre il campo fiorito, dove c'erano i mostri. La corsa dell'incantesimo fu accompagnata dagli apprezzamenti di Irvine e Zell: il calore della magia aveva scaldato il loro tè. La terra tremò sotto ai loro piedi, e Squall vide avvicinarsi un esercito di mostri tramutati in carte con gambe - o meglio, zampe, che si prostrarono ai piedi di Rinoa.

"Cominciamo!"

Il gioco era davvero confusionario e i mostri non seguivano molto gli ordini di Rinoa - alcuni fuggivano e andavano a bere il tè finto di Irvine e Zell, che accoglievano con gioia chiunque volesse festeggiare il non compleanno, e altri si facevano distrarre dal sorriso di Quistis che spuntava ora qui e ora là scombinando le carte. Altri ancora osservavano con attenzione Selphie, annuendo solennemente quando, di tanto in tanto, urlava "è taaaaardiiii!"

Squall giocò più perché non poteva fare altro che per reale intenzione, trovandosi a volte a dover fisicamente lottare con le carte per farle stare al loro posto. Sperava solo che quella follia sarebbe finita presto.

Fino a quando, tutto all'improvviso, le carte si voltarono a pancia in giù, decretando la vittoria di Squall.

Nel campo fiorito si fece silenzio. Persino il vento si fermò, Quistis ricomparve tutta intera senza più sorridere, Irvine e Zell si allontanarono un attimo dal loro immaginario tavolo e Selphie smise di urlare che era tardi.

La metamorfosi che ebbe Rinoa in quel momento fu quella più spaventosa di tutta la situazione. Divenne Artemisia, come poco prima, e poi attraversò tutte le fasi di junction a cui avevano assistito alla battaglia finale. Torreggiò su di lui, unita a Griever, altissima e potentissima, e Squall si chiese perché cavolo i mostri avevano deciso di far vincere lui.

"Tu!" gridò la creatura che oramai di Rinoa aveva solo la voce.

Squall pensò che forse era più saggio tacere, ma si prese un secondo per controllare dov'era il gunblade.

"Come osi!"

Se avesse fatto qualche passo indietro, ce l'avrebbe fatta, pensò senza davvero ascoltare Rinoa, o Artemisia, o quel che era. Uno alla volta...

"Tagliategli la teeeestaaaa!" urlò Rinoa.

L'esercito di mostri-carta gli si fece sempre più vicino, e persino il sorriso di Quistis sembrava minaccioso, e tutto quello che seppe fare fu chiudere gli occhi, lanciandosi verso il suo gunblade.

*˜*˜*˜*˜*

Squall si svegliò di soprassalto e il volto di Rinoa, chino su di lui, lo spaventò a morte. Indietreggiò nel letto, picchiando la testa contro il muro, e boccheggiò alla ricerca d'aria.

Rinoa ridacchiò, e dietro di lei ci furono scoppi di risa più o meno forti.

"Pesce d'Aprile!" lo canzonò lei.

Squall si grattò la testa nel punto in cui l'aveva picchiata, e poi si tirò velocemente le coperte addosso quando vide che nella sua stanza c'erano praticamente tutti. Selphie e Quistis si reggevano l'una all'altra, ridendo, e Zell e Irvine non provavano nemmeno a contenersi. Rinoa si stava stringendo le braccia intorno alla pancia.

"Ma che... cosa? Perché?"

"Ti abbiamo fatto uno scherzo," gli spiegò Quistis, lasciando andare Selphie per asciugarsi una lacrima. "Dovevi vedere la tua faccia!" E con questo si lasciò cadere seduta vicino alla scrivania, tornando a ridere.

"Non capisco niente," fece lui immusonito, e Rinoa gli si sedette accanto sul letto, posandogli una mano sulla coscia per rassicurarlo.

"Beh, stasera il film non ti è piaciuto," iniziò a spiegargli Rinoa. "Solo che a Selphie è piaciuto molto, e-"

"Era un film stupido!" la interruppe Squall, guardando freddamente il gruppo di amici che si scompisciava dalle risate. "Dove esiste mai una ragazzina che per seguire un coniglio finisce chissà dove? E mangia e beve tutto quello che trova? E non incontra una persona che sia sana di mente?"

"In quel film!" gridò Selphie saltellando. Il suo sguardo di ghiaccio non la scalfì affatto, e continuò a muoversi allegra e ridente.

"Esatto, in quel film," rispose Rinoa. "Ed è il primo aprile, si fanno gli scherzi, e Selphie ha pensato che sarebbe stato uno scherzo bellissimo farti vivere in parte quel film..."

"Così l'avresti capito e ti sarebbe piaciuto di più!" annuì convinta Selphie, saltellando e battendo le mani, esagerando di proposito l'atteggiamento che gli dava sui nervi.

"Proprio bellissimo," bofonchiò lui, "un'idea geniale! Non hai pensato che forse farmi sognare una cosa del genere non mi avrebbe fatto piacere di più quel film stupido?"

"Eh?" Selphie si interruppe un secondo, parve riflettere sulle parole di Squall per un momento e poi scrollò le spalle, tornando a saltellare. "Chissenefrega, è stato divertente!"

"Davvero, Squall," intervenne Irvine, avvicinandosi alla sua ragazza per metterle un braccio intorno alla vita. "La tua faccia quando ci guardavi era spettacolare. Nessuno scherzo normale sarebbe riuscito così bene."

"E quando guardavi Quistis!" sbottò Zell, in una pausa tra una risata mozzafiato e l'altro. "Sembrava che fossi pronto a scappare da un minuto all'altro perché avevi paura che ti mangiasse!" L'affermazione fece piegare in due Quistis, che si trovò ad appoggiarsi alla scrivania e nascondere il viso tra le braccia per continuare a ridere.

"E la partita a Triple Triad!" annuì Rinoa. "Eri così carino, perché c'era un casino pazzesco e tu eri concentratissimo e-"

"Ok, ho capito," si arrese Squall. "Come volete voi, è stato divertente. Ma esattamente... come ci siete riusciti?"

"Beh, Selphie ha avuto l'idea..." rispose Irvine, rimanendo sul vago.

"E io volevo essere il Bianconiglio!" fece Selphie, tutta convinta. "E Rinoa come Regina è stata grandiosa."

Rinoa sorrise, accettando il complimento.

"Sei stata tu, vero?" Squall la guardò torvo, e Rinoa fece finta di nulla, cercando di sfuggirgli, ma lui la costrinse a guardarlo. "Hai usato la magia!"

"Ehm... sì..."

"Quando?"

"Quando ci siamo salutati."

"E come?"

A quel punto Rinoa arrossì. "Ehm... nel bacio..."

"Non posso crederci!" sbottò alla fine Squall. "Siete... siete... siete... incredibili!"

E finalmente, ripensando a tutto il sogno, e a Selphie che faceva il Bianconiglio, e al tè e a Quistis e alla partita a Triple Triad, Squall trovò la forza di ridere.

Quando finalmente tutti smisero di ridere, e di complimentarsi l'uno con l'altro per quanto erano stati davvero geniali, Quistis tornò seria e disse, "andiamo a dormire, adesso. Hyne, non ho mai riso così tanto. Vale più di centinaia di addominali."

"Rin!" cinguettò Selphie, prendendo sottobraccio l'amica, "ti accompagniamo noi!"

"No, non ne ha bisogno," disse brusco Squall, afferrando per un braccio Rinoa e attirandosela vicina. Ignorò l'espressione di Irvine e spinse fuori tutti dalla sua camera, sentendoli ridere mentre chiudeva la porta.

Rinoa si accarezzò un gomito con una mano, guardando sorridente Squall. "Pensavo volessi stare solo," disse soltanto.

"Ho cambiato idea."

Lei rise, si lasciò abbracciare, baciare e spingere sul letto, e solo quando si separarono per spogliarsi meglio gli sussurrò all'orecchio, "in realtà hai solo paura di un'altra geniale idea di Selphie."

Squall non rispose, tornò a baciarla e dopo pochi minuti lei era già dimentica di tutto.

Non le avrebbe mai detto che era assolutamente vero.

*****
Nota dell'autrice: lo so. Non dite niente. Sono già andata a nascondermi nell'angolino.
Come sempre, grazie a Little_Rinoa che ha betato la storia, e grazie a Fanworld.it che mi ha fatto divertire molto con la sua iniziativa! Al solito, il post sul mio blog dove risponderò a domande, commenti, critiche e in generale straparlerò sulla storia. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 11
*** 26. Sette di Fiori: Magia ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
VII. Sette di Fiori

Prompt: Scrivi una storia che abbia all'interno le parole tulipano, prato, rose, ciliegio

Il sole picchiava forte sul campo fiorito, ma la brezza che le scompigliava i capelli rendeva tollerabile una giornata altrimenti insopportabilmente calda.

Era stata un'idea di Squall, e Rinoa ormai avrebbe dovuto imparare a diffidarne: le idee di Squall seguivano i suoi tempi, il che significava che andavano attuate quasi sempre nello stesso periodo, ossia quello più caldo dell'anno.  "Perché non andiamo un po' alla Casa di Edea?" le aveva detto una mattina di aprile, a colazione. "Quest'estate sarò libero. Così potrai allenarti un po' con la magia..."

Ed ora era agosto, era tardo pomeriggio, il sole non accennava a essere meno forte e il vento era un refrigerio di poco conto. Sperava solo che quella sessione di allenamento finisse presto: se aveva caldo lei, vestita con pantaloncini corti e maglietta, chissà Edea con il suo abito lungo e nero.

"Secondo te, perché ti ho portato qui?" disse dopo un lungo silenzio Edea.

Rinoa pensò di rispondere che non lo sapeva, ma poi si morse la lingua e ci rifletté un po' di più: ci teneva a fare una buona impressione a Edea. "C'è qualcosa che devo sapere, o che devo capire, immagino."

"Esatto." Si sollevò la gonna, levò i sandali e iniziò a camminare a piedi nudi nell'erba. "Vieni," disse poi, ma senza guardarsi indietro.

Rinoa si levò a sua volta i sandali e la seguì. Camminarono fino ad essere quasi in mezzo al campo fiorito; guardandosi intorno, non si poteva vedere altro che il prato verdissimo pieno di fiori, un ciliegio in fondo, sulla destra, e poi lontanissimo, all'orizzonte, le rocce che chiudevano il deserto. Edea rimase in silenzio ancora a lungo, e poi allargò le braccia come a indicare l'intera distesa d'erba e fiori. "Questo," disse poi in un sospiro, "cosa ti fa sentire?"

Rinoa rifletté ancora, chiudendo gli occhi per assaporare a pieno la sensazione. "Ho bei ricordi," rispose infine. "Sento pace, tranquillità, amore... promesse."

"Promesse...?" Il tono di voce conteneva una nota di curiosità, di sorpresa.

"Promesse," ribadì Rinoa, con un sorriso e senza la voglia di elaborare.

"Vedi, questa sensazione," continuò Edea, intuendo che Rinoa non voleva confidarle altro, "è quella che ti deve sempre dare il tuo Cavaliere. Questo placa qualsiasi altra sensazione che la magia cerca di farti provare. Quando c'è qualcosa che non va, magari perché lui è lontano, o perché avete discusso... allora devi ripensare a questo. Cerca di calibrare le due cose, lentamente. Come su una bilancia, fino a quando il peso di quello che senti adesso affossa tutto quello che la magia cerca di controllare."

"Va bene," disse Rinoa. Tutto lì? Aveva già imparato a farlo da sola, quello.

"Ci saranno però delle volte... ci saranno dei momenti in cui sarà molto più difficile, per vari motivi, ma soprattutto perché la magia man mano si rafforza. Di pari passo si rafforza anche la tua capacità di controllarla. Quando vedi che fatichi a controllarla, anche bilanciandola come ti ho appena detto, devi canalizzarla."

Edea si voltò a guardarla, e Rinoa piegò la testa ascoltandola. "Canalizzarla? Cioè?"

"Devi sfogarla. Devi fare in modo che non si accumuli, perché altrimenti diventa negativa... e per evitare che si accumuli, devi consumarla. La magia usata quando provi emozioni molto forti è molto più sfiancante, e quindi si... esaurisce prima."

"Quindi se litigo con Squall, e non riesco a bilanciare la magia... inizio a sparare incantesimi a raffica?"

"No, gli incantesimi in certi momenti rischiano di sfuggirti di mano. Una volta ero così arrabbiata con Cid che cercai di scaldare il caffè con una Fire... solo che mi uscì un po' troppo potente e bruciai mezzo tavolo," ridacchiò Edea. "L'unico modo per vincere la magia negativa è spostarla sul positivo. Pensare a qualcosa di bello... o creare qualcosa di bello."

Rinoa si guardò intorno. "Come un fiore?"

"Esatto. Come qualcosa che ti fa sentire tranquillità, amore... e promesse."

"Non ho mai creato niente, però," rispose Rinoa, divagando: lo sguardo di Edea sulla parola promesse era tornato curioso e indagatore, e lei non aveva voglia di farsi leggere come un libro aperto.

"Te lo insegno adesso," rispose Edea, e si chinò a raccogliere un tulipano. Ci soffiò sopra, per togliere polvere invisibile, e poi lo allungò a Rinoa. "Vedi questo fiore? La tua magia può ricrearlo. Non sarà reale, ovviamente, ma sarà abbastanza simile - un po' come quando lanci un incantesimo: pensa a una qualsiasi magia elementale."

"Sì, ci sono," rispose la giovane allieva, concentrandosi.

"Bene. Quando lanci un incantesimo, non con la paramagia intendo, ma con la tua magia vera, come fai?"

"Di solito lo faccio in battaglia," rispose Rinoa, pensandoci su. "La sensazione è... un po' contorta. Voglio proteggere la mia squadra, proteggere me stessa... se sto usando Ali di Fata, è solo rabbia."

"La chiave per creare le cose sta nelle emozioni, Rinoa," continuò Edea. "Trova una qualsiasi emozione da associare a questo tulipano. Non deve essere per forza legata all'oggetto che vuoi creare: il legame può anche essere solo temporaneo, e durare quanto basta a creare quello che vuoi."

Rinoa ripensò alle promesse di Squall, al vento di primavera che gli scompigliava i capelli mentre le diceva che si sarebbero trovati lì, all'espressione del suo viso quando le diceva che ci sarebbe stato a guardare le stelle con lei. Quello era il suo tulipano. "Ci sono," disse infine.

"Concentra la magia, come quando sei in battaglia. Concentrati sulle sensazioni. Sentile dentro, nella pancia, nel petto. Canalizza lì la magia, immaginala come un fiume di luce che va tutto in un punto, e in quel punto metti l'oggetto che vuoi creare. Potrà volerci un po'."

Rinoa si concentrò, chiudendo gli occhi e cercando di distogliere l'attenzione da qualsiasi altro suono, o tramutandolo in qualcosa che potesse comunque ricondurre al suo tulipano da creare. Canalizzò la magia, un fiume di luce luccicante delle promesse, dell'amore, della pace, e prima che se ne rendesse conto l'immagine del tulipano divenne così forte, così vivida, che le sue labbra si mossero da sole e un calore quasi bruciante le investì le mani. Quando aprì gli occhi teneva in mano il tulipano.

"Wow," sussurrò, meravigliata dal fatto di esserci riuscita. Non ci aveva creduto davvero: non pensava di avere davvero la potenza magica necessaria a creare qualcosa dal nulla. Sembrava così strano, così incredibile...

"Già, anche io la prima volta ho reagito così," sorrise Edea. "Ora confronta il tulipano vero da quello che hai creato tu: noti differenze?"

Rinoa li osservò entrambi, e poi scosse la testa. "No, non direi."

"Prova a schiacciare tra le dita quello che hai creato," le suggerì allora, con un sorriso un po' enigmatico. Rinoa la guardò confusa - perché rovinare qualcosa che aveva faticato tanto a creare? Ma poi immaginò che la sua insegnante-strega volesse dimostrarle qualcosa, e allora premette le dita intorno ai petali del tulipano. Edea scoppiò in una risata sommessa quando osservò la sua allieva premere con sempre più forza, senza ottenere risultati.

"Ma che succede?" sbottò Rinoa, infine, scuotendo la mano indolenzita a furia di premere.

"Quello che crei tu non è così fragile. La magia... non è proprio un involucro, ma trattiene l'emozione che tu hai canalizzato. Insomma, più la tua emozione è forte, più l'oggetto che crei sarà resistente. Con il tempo la magia si affievolisce, svanisce del tutto... e l'oggetto che hai creato diventa 'normale', nel senso che deperisce e si consuma come l'originale."

"Quindi... questo tulipano durerà più di un tulipano normale, ma ad un certo appassirà come gli altri?"

"Proprio così," le sorrise Edea. "So cosa stai pensando," continuò poi, "ma non devi. La durata del tuo oggetto non corrisponde alla durata della sua emozione. Non importa che tu stia creando qualcosa per odio, o per amore: quando quello che crei torna normale e si consuma, non significa che anche la tua emozione si sta consumando. Sono cose diverse."

"Ma trattiene la mia emozione, no?"

"Sì, la magia trae forza dalla tua emozione. Ma se ci fosse una corrispondenza tra la durata degli oggetti e di quello che provi, significherebbe che in pratica la magia esaurisce le tue emozioni. E non è così."

Rinoa sembrò ancora poco convinta, e per la prima volta quel pomeriggio Edea allungò una mano e le accarezzò una guancia. "In questi anni ho creato tante cose, pensando a quello che provo per Cid. Quelle cose si sono consumate... probabilmente di alcune non resta nemmeno la polvere. Ma quello che provo è ancora tutto dentro qui."

Rinoa sorrise debolmente, ed Edea la attirò in un abbraccio. "Qualsiasi cosa tu voglia creare per Squall, qualsiasi cosa si rovini dopo che l'hai creata... il tuo amore rimane intatto. Se così non fosse, gli oggetti che riusciamo a creare non avrebbero una tale forza, all'inizio... quando sono ancora pieni delle nostre sensazioni."

Rinoa alzò le braccia per ricambiare la stretta di Edea, e poi la donna le picchiettò teneramente sulla spalla. "Ora torniamo dentro. Ti preparo una bella limonata fresca... e prima di sera saprò qualcosa di queste promesse."

Rinoa ridacchiò. Fosse stata in Edea, di questo non sarebbe stata tanto sicura.

*˜*˜*˜*˜*

Con il suo bicchiere di limonata in mano, Rinoa si appoggiò allo stipite scardinato che portava alla spiaggia sul retro.

Facendo roteare il liquido e tintinnare il ghiaccio, osservò Squall che tirava un bastone ad Angelo, e il suo cane che abbaiava e correva felice in mezzo alla sabbia. A volte, anche in mezzo all'acqua. Squall la vide, e le fece cenno di avvicinarsi; lei scosse la testa, alzò il bicchiere e continuò ad osservarli. Era bello guardare Squall che tornava bambino, che giocava con un cane e si lanciava in mezzo al mare, ridendo come non lo aveva mai visto fare prima. Gli fece cenno di rientrare, quando i loro sguardi si incrociarono di nuovo: oramai stava scendendo la sera, mancava poco all'ora di cena e sicuramente c'era da lavare Angelo: probabilmente aveva tutto il pelo pieno di sale.

Squall raccolse un asciugamano sulla spiaggia, si asciugò velocemente e poi si chinò a prendere una serie di stracci per asciugare Angelo, che però sembrava più propensa a considerarlo un gioco nuovo. Rinoa osservò per un po' il suo cane e il suo ragazzo che tiravano gli stracci, e poi fischiò. Angelo si quietò immediatamente e Squall riuscì ad asciugarla. Con la cagnetta che gli trotterellava accanto, risalì i gradini di pietra e raggiunse la sua ragazza.

"Vuoi?" gli chiese lei, porgendogli il bicchiere.

"Grazie," rispose lui, vuotandolo quasi di un fiato. Lei rise, e si chinò ad accarezzare la sua cagnetta, che scodinzolò felice.

"Aspetta a farmi le feste, dopo ti toccherà il bagnetto," disse rivolta al cane, e poi si sollevò per riprendere il bicchiere dalle mani di Squall.

"Hai imparato qualcosa di nuovo?" chiese lui, passandosi l'asciugamano tra i capelli.

"Sì," rispose semplicemente Rinoa.

"E cosa?"

Rinoa fece un sorriso enigmatico, misterioso, che lo incuriosì e gli fece sentire una specie di brivido di malizia. Lei si scostò dallo stipite e indicò qualcosa all'interno della stanza.

Sembrava che Edea avesse deciso di lasciarli soli, per la cena. Era la stanza dove avrebbero dormito loro - quella con il tetto messo peggio, ma che permetteva di sentire il mare e vedere le stelle. C'era un tavolo sgangherato pronto per la cena, con una pila di vecchi giornali a bilanciare una gamba spezzata; e in mezzo ai piatti e ai bicchieri, c'era un cesto di rose.

Squall si grattò la nuca - un gesto che aveva in comune con Laguna, ma Rinoa non si sarebbe certo azzardata a farglielo notare - e le rivolse uno sguardo che voleva dire: ok, cosa devo vedere?

"Tocca le rose," disse lei.

Lui si mise l'asciugamano intorno al collo e si avvicinò al tavolo. Allungò una mano a sfiorare i petali delle rose, temendo di rovinarle, ma poi si trovò a cercare di spingere le dita più a fondo, senza riuscirci.

Rinoa ridacchiò. "Sì, ho reagito così anche io. Le ho create io."

"Create?"

"Già!" Rinoa gli si avvicinò, posò il bicchiere vuoto su una credenza lì accanto, e poi gli mise le braccia intorno al collo. "Sembra che possa servire ad evitare di farmi sopraffare dalle magia... devo solo ricordarmi di non creare cibo," terminò ridacchiando.

Lui la strinse leggermente alla vita. "Non dovrei essere io a regalarti delle rose?"

Lei scrollò le spalle, senza scomporsi. "Se vuoi farlo, non mi lamento... ma dato che non mi sembri proprio il tipo che regala fiori alla fidanzata, ho pensato di crearteli io. Sono duraturi, sono belli... puoi riciclarli sempre all'ultimo minuto."

Lui rise, e la baciò velocemente, prima di allontanarsi per fare una doccia. "Dobbiamo solo stare attenti a una cosa, allora."

Lei piegò la testa, sgranando gli occhi incuriosita.

"Beh... tu sei una fidanzata molto comprensiva," continuò Squall, tra un bacio e l'altro. "Ma Selphie non lo è."

"E quindi?"

"Non creare nulla per Irvine - e stai attenta a dove metti le nostre rose d'emergenza. Sarebbe capace di rubarle."

Lei ridacchiò, lui la bacio un'ultima volta e andò a frugare nel cassetto dove aveva riposto le sue cose. Quando era ormai sulla porta del corridoio che portava al piccolo bagno, Rinoa lo chiamò. "Comunque, non sono così comprensiva."

Lui si voltò a guardarla, leggermente confuso.

"Le rose sono un modo per ripagarti... dopo cena, ti tocca comunque aiutarmi a fare il bagno ad Angelo."

La sua stessa risata le impedì di sentire le imprecazioni che Squall borbottò lungo tutto il tragitto fino al bagno.

*****
Nota dell'autrice: soliti ringraziamenti a Little_Rinoa, che ha betato le storie di questa raccolta, e all'iniziativa che mi ha fatto divertire molto, e solito link al solito post di risposta ai commenti. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 12
*** 27. Sette di Picche: Guardian Force ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
VII. Sette di Picche

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo che contenga un coniglio parlante

Finalmente erano accampati, pensò Squall risollevandosi dalla tenda che aveva appena montato per lui e Rinoa.

Avevano dovuto spostarsi cinque volte - in pratica l'unico a non lamentarsi mai era stato proprio lui. La prima era stata Selphie: "siamo troppo vicini al lago Ober, con il mostro che ci vive non dormirò di sicuro!".

Poi era toccato a Zell: "hey, in quella foresta c'era quella scimmia che ci prendeva a sassate - non vorrai dormire lì vicino?".

Poi ci si era messo pure Irvine: "scusate, ma io vorrei stare più vicino alla città - e se piovesse e decidessimo di andare in albergo?".

Poi si era lamentata addirittura Quistis: "siamo troppo vicini a un campo di fiori, e io sono allergica."

E poi Rinoa, e lui aveva pensato che facesse apposta. "Scusate, ma siamo tutte coppie... non sarebbe meglio cercare uno spiazzo più largo? Almeno staremo un po' più... err... tranquilli..."

Se solo non avesse accennato all'intimità, l'avrebbe baciata davanti a tutti. La sua era la scusa che lui condivideva di più.

Ma finalmente avevano trovato lo spazio che metteva d'accordo tutti, e mentre lui montava le tende Zell e Irvine erano andati a cercare legna per accendere un falò, e le ragazze erano andate a fare scorta d'acqua. Era proprio quello che ci voleva, pensò stiracchiandosi la pelle, una bella vacanza tranquilla per riposarsi...

Da lontano, gli giunsero le voci delle ragazze; sembrava quasi che stessero bisticciando. Sperò di sbagliarsi, non aveva voglia di calmare Rinoa e ascoltarla mentre gli raccontava ogni singolo dettaglio del presunto litigio; aveva anche imparato che, in quelle occasioni, Rinoa voleva che lui le desse ragione, e quando non lo faceva lo condannava all'astinenza per un numero imprecisato di giorni, secondo una sua personale scala di gravità delle mancanze del suo ragazzo che lui non era mai riuscito a intuire. Dopo tutto il casino che avevano fatto per spostarsi in un posto dove, per dirla in parole povere, potevano fare sesso senza che una coppia sentisse l'altra, era praticamente sicuro che avrebbe dato ragione a Rinoa a prescindere. Qualcuno doveva pur ripagarlo di quei cinque spostamenti, no?

Si voltò dall'altra parte, e vide Zell e Irvine che arrivavano dalla foresta con una buona quantità di legna; per fortuna aveva insistito per mantenere le Junction, con la scusa che forse avrebbero incontrato mostri e avrebbero dovuto difendersi. Almeno così potevano accendere il fuoco con una bella Fire, invece che perdere tempo con altri metodi.

Le voci delle ragazze si facevano sempre più insistenti, e davano sempre più l'impressione di un bisticcio, per quanto giocoso; si voltò a guardarle arrivare e vide Selphie che procedeva nel centro a passo spedito con qualcosa di bianco in braccio, mentre Rinoa e Quistis portavano l'acqua. Sembrava che stessero discutendo per passare l'acqua a Selphie e prendere quel fagotto bianco.

"Dai, lasciamelo tenere solo un secondo!" stava esclamando Rinoa.

"Ma nemmeno per idea! E se Angelo si ingelosisce e lo sbrana?!" rispose Selphie.

"Beh, io non ho cani, ma non lo fai tenere nemmeno a me," osservò Quistis.

"Ok, va bene, lo tengo io perché è troooooooppo carino!"

Le ragazze erano arrivate alla zona in cui erano accampati; Rinoa e Quistis posarono a terra l'acqua, mentre Irvine e Zell, oramai giunti allo spiazzo anche loro, iniziavano a sistemare la legna per il fuoco.

"Che succede?" chiese Irvine, prima di alzare lo sguardo e posarlo sul fagotto bianco tra le braccia della sua ragazza. "Wow, avete portato anche la cena!"

"IRVINE!" sbraitò Selphie, stringendosi più forte al petto un animaletto che sembrava a tutti gli effetti un coniglio. Era bianco, piuttosto grassottello, e il pelo era liscio e lucido. Sembrava stare benissimo. "Non ti azzardare nemmeno a pensare che ci mangeremo questo tenero, adorabile e morbissimo..."

"...Guardian Force," disse il coniglio.

I ragazzi si spaventarono a morte - Irvine strabuzzò gli occhi e strillò con una voce estremamente acuta, "oh cazzo, parla!", Zell allargò gli occhi così tanto che Rinoa temette che gli cadessero dalle orbite e persino Squall perse parte del suo naturale aplomb.

"Abbiamo trovato un nuovo GF," spiegò infine Quistis. "Era nascosto in un buco accanto al fiume. Si è buttato in braccio a Rinoa, ma poi Selphie glielo ha strappato di mano-"

"Lei ha un cane!" si difese Selphie.

"Sì certo, bella scusa," intervenne Rinoa alzando gli occhi al cielo. "Comunque abbiamo pensato di tenerlo. Abbiamo anche provato a metterlo in Junction."

"Ma... ma... ma... parla!" ripeté Irvine, con un tono di voce vagamente più normale.

"Beh, è... un GF particolare," disse Rinoa. "Basta pensare a cosa fa quando viene invocato..."

"...Cosa fa?" chiese Squall, quasi intimorito.

"Fa una cosa bellissima!" rispose Selphie, praticamente raggiante. Squall avrebbe potuto giurare che le fossero venuti gli occhi a cuoricino. "Ha una mossa pucciosissima!"

"....Puccio-che?" disse finalmente Zell. Aveva ancora gli occhi pericolosamente sgranati, ma per lo meno la sua virilità non venne compromessa dal suo tono di voce.

Il coniglio si liberò dalle braccia di Selphie, e andò a sedersi per terra, dove Angelo lo raggiunse, lo annusò e iniziò a leccarlo scodinzolando.

"Vedi? Vedi? Sono amici! Posso tenerlo anche io!" disse Rinoa, con fare trionfante.

"Ci spiegate cosa fa?" disse Squall, scocciato - tutto quell'entusiasmo per un coniglio era ingiustificato. Ok, parlava, ma pure gli altri GF parlavano... solo che si capiva benissimo che erano creature sovrannaturali, e non animali comuni come quel coniglio.

"Esce da un buco per terra e lancia dei cioccolatini alla squadra che curano tutte le alterazioni di status," rispose Quistis, chinandosi ad accarezzare la testa del nuovo GF.

"Quistis non ti ha detto la cosa più bella però!" intervenne Selphie, saltellando. "Manda bacini alla squadra prima di andare via, e compaiono dei cuoricini di fumo!"

Squall si passò una mano sul viso, incredulo. Gli mancava proprio il GF che lanciava cioccolatini e mandava baci pieni di cuori. Ugh! Ma che era, il GF di San Valentino?!

"Tu non mi prendi sul serio," disse nuovamente il coniglio. Aveva smesso di giocare con Angelo per andare a piazzarsi davanti a Squall. "Sono molto potente, sai!"

Squall si sentiva piuttosto ridicolo nel rispondere a un coniglio, per di più giustificandosi, mentre oltretutto si trovava a pensare che con quei dentoni la bestiola aveva qualche problema a pronunciare correttamente la 's'. "No, davvero. Sono sicuro che tu sia potente... solo che... ecco... tu non conosci ancora Selphie." Gli venivano i brividi al solo pensiero di cosa avrebbe fatto ad ogni invocazione.

"Oh, posso tenerlo io in Junction? Posso, posso, posso? Sono sicura che sarà molto amico di Carbuncle!"

"Non mi piace Carbuncle. Anzi, è la mia nemesi," disse convinto il coniglio, e annuì.

"Ah!" gridò trionfante Quistis. "Ora non potrai più tenerlo!" Selphie aveva insistito così tanto per avere sempre Carbuncle che era finita per essere quella che, nel gruppo, aveva la compatibilità assoluta. Per questo non poteva separarsi dal suo GF. Era come se fossero diventati una cosa sola.

Ma perché si litigano tutte questo GF? pensò Squall. Non era da Quistis fare un'uscita così... uhm, poco adulta.

Selphie abbassò la testa, sconfitta, mentre Quistis e Rinoa sembrarono in attesa. Aspettavano forse che decidesse a chi assegnarlo?

Oh Hyne.

"Come... come ti chiami?" chiese Squall al coniglio, sentendosi sempre più ridicolo.

"Bunny."

"Ok, Bunny... ci concedi il tuo... potere?"

"Mi darete carote?" chiese il coniglio, con una specie di espressione sul muso che somigliava all'indecisione.

"Servono per la compatibilità?"

"No, mi piacciono." Il coniglio fece uno strano movimento - sembrava che stesse scrollando le... ehm... zampe? Squall scosse la testa.

"D'accordo, ti daremo le carote. C'è qualche altro GF che dobbiamo evitare?"

Con quella domanda, le cose si misero davvero male per il gruppo.

*˜*˜*˜*˜*

"Pensi che le sia passata?" domandò Squall, accarezzando lentamente la schiena di Rinoa.

Fuori dalla tenda si sentivano solo due rumori: il frinire dei grilli e il sommesso russare di Bunny e Angelo. Alla fine dell'elenco dei GF con cui Bunny preferiva non stare, si era scoperto che poteva essere assegnato solo a Squall: Selphie l'aveva presa piuttosto male, prima di tutto perché se non poteva averlo lei, poteva almeno averlo Irvine, e secondariamente perché così sarebbe sempre stato a contatto con il pericolo di essere sbranato da Angelo. Poco importava che il coniglio e la cagnetta andassero d'amore e d'accordo. Irvine invece era stato più che sollevato: sentire parlare un GF che non aveva nulla a che fare con gli animali 'normali' era una cosa, ma ogni volta che quel coniglio apriva bocca... no, non sarebbero mai riusciti ad avere un rapporto GF-SeeD sano. Meglio che ci provasse Squall.

Rinoa ridacchiò, e si accoccolò più forte contro il suo petto. "Beh, è stato un duro colpo. Bunny è davvero carino... ma penso che le passerà definitivamente quando lo invocherai la prima volta, e rivedrà la sua mossa 'pucciosissima'."

"Ti prego, non farmici pensare," si lamentò Squall. "Sto valutando seriamente l'idea di non essere mai in squadra con Selphie, per non essere costretto a invocarlo anche quando non serve..."

"Hey, è davvero carina come invocazione... una volta che ci si abitua e non ci si sente ridicoli." Rise di nuovo, e poi si stiracchiò nel sacco a pelo per aderirgli. "E poi va d'accordo con Angelo! E ci lascia la nostra intimità. Potevamo chiedere di meglio?"

"Potevamo chiedere che lo prendesse Irvine," disse Squall.

"Non te lo avrebbe mai perdonato..."

"Ma preferisco avere come nemico lui, che Selphie. Lui non lo avrebbe mai invocato, e non mi avrebbe costretto a farlo..."

Rinoa gli accarezzò pigramente il petto, e poi sussurrò, come se non intesse parlarne davvero, "non è che ti scoccia quello che ha detto Selphie, vero?"

Squall sospirò. Da quando aveva saputo che Bunny sarebbe stato il GF di Squall, Selphie era stata piuttosto intrattabile: sbuffava ogni volta che Rinoa o Quistis accarezzavano il coniglietto - i ragazzi nemmeno gli si avvicinavano - e aveva caparbiamente smesso di parlare con Squall, reo di poterlo avere in Junction ed evocare quella mossa pucciosissima, e con Rinoa, rea invece di poterlo avere vicino, anche se non in Junction. Inoltre anche Angelo, che si ostinava ad essere amica della bestiola invece che dimostrare che le sue paure erano fondate, era incorsa nella sua rabbia. Poco prima di andare a dormire ciascuno nella propria tenda, Selphie aveva detto sarcasticamente, "godetevi i vostri bambini!" Tutti sapevano che la mattina dopo Selphie sarebbe stata di nuovo come sempre, e non avevano dato peso alla cosa, ma quella cosa dei bambini si era piantata nella mente di Rinoa, e a dire il vero anche nella sua.

"Beh, avere come bambini un cane e un coniglio non è da tutti," rispose lui infine. "Comunque non mi scoccia... però mi fa pensare."

"In che senso?" gli chiese lei, incuriosita.

"Beh, se... insomma. Se dovessimo avere bambini veri."

"Già, fa pensare la stessa cosa anche a me."

Squall non rispose più, e Rinoa decise di lasciar cadere l'argomento. In fin dei conti le bastava quello che aveva saputo: Squall ci pensava, al futuro, e forse non ne era spaventato quanto lei aveva creduto. Non ne era spaventato quanto lei.

"Che ne dici se li chiamiamo dentro?" disse infine Squall.

"Tutti e due nella tenda con noi?" Rinoa si sollevò per guardarlo in viso, per accertarsi che non stesse scherzando. Le parve completamente serio. "Ooooh, che tenero, ti stai addolcendo! Lo vedi che Bunny ha già una buona influenza su di te?"

"Chissenefrega, chiamali dentro. E non azzardarti a parlarne con Selphie domani."

"Se no mi punirai con l'astinenza?" lo canzonò lei.

"Chiamali e basta," sbottò Squall. Rinoa fischiò appena e poco dopo Angelo entrò nella tenda e si accoccolò ai piedi dei suoi padroni. Bunny entrò più guardingo, e quando Rinoa gli sorrise incoraggiante, andò a sistemarsi contro la cagnetta e si addormentò di nuovo.

"Vedi? Abbiamo dei bravi bambini," sospirò Rinoa, posando la testa sulla spalla di Squall.

"Sì, basta che non ne parli con Selphie domani."

Lei rise, gli baciò il petto, salendo poi velocemente a baciarlo anche sulle labbra, a mo' di scuse per la giornata pazza che avevano appena vissuto.

"Sai," non poté evitare di dirgli, prima di addormentarsi, "credo davvero che Bunny abbia influenza su di te. Prima che ce ne accorgeremo, la tua Limit sarà piena di bacini e cuoricini." Rise di nuovo quando Squall si limitò a grugnire e a borbottare qualcosa di incomprensibile sottovoce.

La mattina dopo, però, quando si svegliò circondato dalle braccia di Rinoa, con Angelo coricata in mezzo a loro e Bunny contro la pancia del cane, non poté evitare di pensare che lei aveva ragione.

Si stava addolcendo davvero.

Sperava che almeno si sbagliasse sulla sua prossima Limit.

*****
Nota dell'autrice: beh, far entrare un coniglio parlante in FFVIII era piuttosto difficile... o scrivevo che qualcuno si faceva di funghi allucinogeni, o mi inventavo 'sta cosa. E la faccenda del GF è venuta da sé^^
Ringrazio come sempre Little_Rinoa, che mi beta sempre, Fanworld.it che ha creato l'iniziativa, e ringrazio in anticipo chi commenterà, rimandandovi al solito post per le risposte ai commenti sul mio blog. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 13
*** 28. Sette di Quadri: Diamanti ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
VII. Sette di Quadri

Prompt: Scrivi una storia che parli di diamanti, ma che non contenga riferimenti ad anelli

Il Garden scivolava lentamente sul mare, abbandonando le acque calde di Fisherman's Horizon per dirigersi a Trabia.

Rinoa era in Giardino, a godersi le ultime giornate calde. Man mano che si avvicinavano al continente natale di Selphie, si sentiva calare la temperatura; ben presto sarebbe stato impossibile uscire in Giardino senza coprirsi come si doveva. Quel giorno non aveva molta voglia di leggere, né di cercare Squall; voleva solo godersi l'ultimo sole e gli ultimi giorni di tranquillità prima di vedere la distruzione del Garden di Trabia.

Sentì frusciare l'erba sotto ai piedi di qualcuno che si avvicinava; aprì gli occhi pigramente, e poi salutò con gioia Selphie. Finalmente era uscita dalla sua camera! Non appena aveva saputo da Nida che, secondo le carte nautiche fornite da FH, ci sarebbe voluta una decina di giorni di navigazione per arrivare a Trabia, la ragazza si era chiusa nella sua camera per riposare, diceva, dopo la missione della base missilistica. Rinoa dubitava che quello fosse l'unico motivo, ma non sentiva di essere ancora abbastanza legata a Selphie per intromettersi così nel suo spazio personale. Si era offerta come confidente, e Selphie le aveva parlato una volta o due, ma nulla di più.

"Ciao!" cinguettò Selphie, sedendosi pesantemente sulla panchina accanto a Rinoa. "Sbuff! Sono stanchissima! Ho provato ad allenarmi, ma mi sa che sono fuori forma! Che ci fai qui?"

Rinoa sorrise. "Si può dire che prendevo un po' di sole. In realtà non so che cosa fare, quando si naviga ci si annoia facilmente."

Selphie annuì, si posò le mani sulle ginocchia e poi disse, quasi scrutando l'amica alla ricerca di un segnale, "e Squall?"

"Beh..." Rinoa tacque alcuni secondi, come radunando i pensieri. "Nei giorni scorsi l'ho disturbato un po'. Ho pensato di lasciarlo in pace, oggi."

Selphie rimase pensosa, giocherellò un pochino con le cerniere del suo abito, e poi chiese di nuovo, "ti piace, vero?"

"Non lo so!" sbottò Rinoa, così all'improvviso che Selphie si pentì di aver toccato un tasto che, con tutta evidenza, era piuttosto dolente. "Non riesco a capirlo! Da una parte mi affascina e vorrei sapere cosa pensa e..."

"Capisco," disse Selphie, anche se era più per consolare l'amica che perché avesse capito davvero. "Squall è un po'... particolare, ecco."

"Sì, ed è proprio questo che mi fa arrabbiare un sacco," riprese Rinoa. "Lui... lui... riesce ad essere carino e gentile, quando vuole, ma ci sono momenti in cui vorrei strozzarlo!"

Selphie ridacchiò, coprendosi la bocca con una mano. "Sì, questo riesco a capirlo benissimo."

Rinoa emise un lamento, e poi si passò le mani sul viso, come se volesse coprire ciò che stava per dire, nascondere la sua espressione. "Perché vado sempre a invischiarmi con i ragazzi difficili?"

Ci fu un momento di silenzio. Un refolo di vento scompigliò i capelli delle due ragazze, ed era così freddo che entrambe rabbrividirono. Dondolando le gambe avanti e indietro, raschiando a terra con i piedi, Selphie si azzardò a chiedere, "intendi anche Seifer?"

"Sì," rispose decisa Rinoa. Sembrò propensa a non elaborare ulteriormente, ma poi il bisogno di confidarsi ebbe la meglio. "Seifer in realtà era... non so spiegartelo, ma non ero davvero innamorata di lui."

"Quindi non era il tuo ragazzo? A Galbadia hai detto che-"

"Sì, ma... era un momento così confuso, pensavamo fosse morto, e tutti dicevate quanto era stato... difficile, e io conoscevo un Seifer diverso e alla fin fine, gli volevo bene. Gli voglio bene anche adesso, anche se vederlo con la Strega..."

"Capisco..."

"Volevo che avesse qualcuno che lo ricordava... come una buona persona. Non lo amavo, adesso lo so. Ma in quel momento avevo così tanti ricordi belli e felici che ho pensato davvero che forse quell'estate non avevo capito niente ed ero innamorata di lui."

"Mi era sembrato strano, infatti," disse Selphie. "Insomma, eri incerta... sembravi quasi indecisa. E poi, come si fa a non sapere se una persona è o no il tuo ragazzo?"

La battuta sembrò risollevare un pochino lo spirito di Rinoa, che sorrise. "Sì, infatti. Avrei dovuto saperlo."

Ci fu un altro lungo silenzio, fino a quando Selphie sospirò, come se avesse ponderato la scelta per tutti quei minuti, e poi disse sottovoce, "sai, Rinoa... non credo che questo approccio funzionerà..."

"Quale approccio?" chiese Rinoa, piegando la testa incuriosita.

"Quello che hai con Squall. Insomma, tu sei molto... diretta. Bisogna essere ciechi per non capire che ti piace - anche se tu sei ancora confusa," le rispose Selphie.

Rinoa sospirò a sua volta. "Non è una cosa studiata," disse infine. "Credo sia solo perché lui a volte mi fa davvero infuriare... ma mi piace anche perché è così, brutalmente sincero. Non riesco a non essere altrettanto sincera, quando parliamo. Non è una strategia, voglio dire... non è che mi sono messa a pensare e decidere come comportarmi per conquistarlo. Mi piace, è vero... ma è solo il suo modo di fare a farmi reagire in questo modo. Tira fuori questa parte di me anche solo quando mi guarda. Non so... magari hai ragione, non funzionerà. Ma cosa posso fare? Vediamo le cose in maniera così diversa che per me è impossibile non... non cercare di fargli vedere il lato brutalmente positivo delle cose. E a volte ho l'impressione che lui non ci creda davvero, che provi solo a convincersi che sia così. Insomma, davvero... non ne ho idea."

"Spero solo che vada a finire bene, Rinoa... anche se penso che sia difficile." Selphie allungò timidamente una mano e strinse quella dell'amica, in segno di supporto, come a dire silenziosamente: forse non funzionerà, ma io sto dalla tua parte.

Rinoa guardò le loro mani intrecciate e ricambiò la stretta. "Lo so... ma credo sia anche per questo che mi piace."

*˜*˜*˜*˜*

Una volta, Rinoa aveva visto un diamante. Era il più grande esistente al mondo, ed era stato esposto al Museo di Deling City in occasione del ventennale della dittatura del Presidente Vinzer Deling.

Come figlia di una delle più alte cariche dell'esercito, che pur disprezzava, Rinoa era stata costretta a partecipare all'evento. Non amava molto i gioielli, e le pietre preziose non le facevano gola. Preferiva le cose semplici, magari di pietra dura, senza metalli preziosi. La catenina che portava al collo era stata comprata per una manciata di monetine in un negozio etnico pieno zeppo di bigiotteria, e il suo ricordo più caro dell'infanzia era una collana di conchiglie raccolte dopo una giornata in spiaggia con sua madre.

Ma quel diamante le era rimasto impresso. Non aveva desiderato né indossarlo né averlo, ma c'era qualcosa nella sua forma, nel colore, nel modo in cui catturava e rifletteva la luce che l'aveva affascinata. Le era sembrato insieme complesso e semplice, così pieno di sfaccettature, così scuro e luminoso.

Quella sera, mentre si infilava a letto dopo la conversazione con Selphie, si ritrovò a pensare a quel diamante senza un reale motivo. Era un'associazione di pensieri che non sarebbe riuscita a ricostruire: sapeva solo che stava pensando a Squall, a Seifer e poi aveva pensato a quel diamante. Si era rivista davanti agli occhi la pietra più preziosa e grande al mondo, che brillava dietro la teca, e ripensando alle varie facce del diamante, al suo colore e alla sua luce, lo aveva paragonato a Squall e Seifer.

Seifer, se ci pensava, era come quel diamante: aveva doti che spiccavano davanti agli occhi di chiunque lo guardasse combattere, e aveva difetti evidenti che oscuravano la luce del suo talento. Seifer era insieme qualcuno da ammirare e qualcuno di pericoloso; qualcuno che le persone, come le aveva raccontato lui stesso, tentavano di ingabbiare in una teca in cui avrebbero messo in risalto le sue doti, oscurando però i suoi difetti. Solo che Seifer vedeva nei propri difetti dei pregi: era assolutamente convinto della sua capacità di giudizio, del suo intuito, e credeva fermamente che questo valesse più della sua incapacità di stare agli ordini. Sfortunatamente, la SeeD non la pensava così. Il modo in cui parlava di se stesso e delle sue imprese aveva affascinato Rinoa tanto quel diamante ingabbiato: Seifer emanava una tale sicurezza di sé, un orgoglio per i propri risultati - non brillanti come quelli di Squall: Rinoa lo aveva scoperto da poco - che lei stessa era arrivata a pensare di essere più forte, da quando lo conosceva. Sapeva farla sentire a sua volta sicura di sé e in grado di superare gli ostacoli che le si paravano davanti. Seifer, per come lo aveva conosciuto lei, era estremamente positivo. Solo da quando era al Garden Rinoa aveva intuito che forse si trattava di una maschera, qualcosa che mostrava al di fuori del Garden per coprire le sue intemperanze.

Squall invece era l'esatto opposto. Era un diamante ancora grezzo, ancora da lavorare, che non risplendeva immediatamente. Bisognava scavare a lungo per trovare il nocciolo luminoso all'interno di Squall: le sue doti erano evidenti, tanto quanto quelle di Seifer, ma il suo atteggiamento nei confronti della vita, delle persone, dei compagni di squadra le facevano quasi sembrare insignificanti. Quando lo si vedeva combattere, si poteva pensare che fosse estremamente coraggioso, che non avesse paura di nulla e di nessuno, e che mettesse tutta l'anima nel proteggere la sua squadra; ma a battaglia terminata, si notava indifferenza. Ciò che riluceva in certi momenti veniva oscurato da tutto questo. C'erano stati momenti, però, in cui Rinoa aveva notato qualcosa di diverso: quando si erano riuniti alla Prigione del Deserto, quando erano arrivati al Garden e avevano cercato a tutti i costi di salvarlo, quando a FH avevano ritrovato Quistis, Irvine e Selphie. Erano stati i momenti in cui la maschera era caduta - in cui il nucleo di diamante che lei era sicura di poter trovare dentro di lui si era intravisto, anche se per poco.

Ma era stata una luce abbagliante che l'aveva affascinata quanto il suo atteggiamento l'aveva fatta infuriare.

Da quel momento, aveva tentato in vari modi di rivedere quella luce. Era stato come vedere quel diamante, quel giorno lontano a Galbadia, e aver desiderato vedere quello che si nascondeva dentro Squall, perché Rinoa era sicura che il diamante più grande al mondo fosse dentro di lui. Dentro le persone, in generale, ma soprattutto dentro alle persone che soffrono.

E Rinoa aveva capito benissimo che Squall soffriva - forse pensava di riuscire a sopportare la solitudine, ma questo poi gli pesava sulle spalle... e alla fine gli faceva male. Non lo diceva perché nemmeno lui voleva scaricare il suo fardello sugli altri, ma non importava: gli pesava sulle spalle e lo faceva soffrire.

Sentì Angelo che saltava sul letto, ma immersa com'era nei suoi pensieri, non le passò nemmeno per la testa di farla scendere.

Era tutta concentrata su come portare alla luce il diamante di Squall.

*˜*˜*˜*˜*

La mattina dopo, Rinoa si svegliò insieme esausta e rinvigorita: da una parte, pensare troppo l'aveva gettata in un sonno inquieto, ma dall'altra non vedeva l'ora di alzarsi.

Aveva intenzione di andare a svegliare Squall e fare colazione con lui.

Si vestì, si spazzolò con cura i capelli e si permise perfino di mettersi un po' di lucidalabbra. Quando fu soddisfatta del suo aspetto, fischiò per chiamare Angelo e insieme uscirono.

La camera di Squall era dall'altro lato del dormitorio; mentre andava da lui, Rinoa incrociò Selphie all'intersecazione con il corridoio principale. Sembrava che la ragazza tornasse da un allenamento; si limitò a salutarla con un cenno della mano e un sorriso, che Rinoa ricambiò, e le fece l'occhiolino. Sapeva benissimo dove era diretta Rinoa: era anzi strano che non ci fosse andata anche il giorno prima.

Giunta davanti alla camera di Squall, Rinoa bussò un paio di volte. Lui andò ad aprire quasi subito, sbuffando quando la vide; "ancora tu?" le chiese, secco.

Rinoa non si lasciò scalfire dalla sua durezza. "Sì!" cinguettò invece. "Hai già fatto colazione?"

"No ma non ho tempo," tagliò corto Squall, tornando dentro la stanza per mettersi la giacca e preparare il gunblade. Non la invitò ad entrare, ma non chiuse nemmeno la porta; Rinoa immaginò che non gli interessasse, e quindi non si fece problemi a seguirlo all'interno.

"Dovresti trovarlo," gli disse soltanto. "Se poi combatterai, l'energia ti servirà e..."

"Senti, non ho tempo nemmeno per la predica sull'alimentazione," sbottò lui. Sembrava di malumore, e Rinoa si chiese cosa fosse successo; voleva solo dargli una mano a non sentire così tanto il peso delle responsabilità - una mezz'ora leggera al giorno. Ma a quanto pareva era arrivata tardi.

"Non è una predica," disse, senza scomporsi. "Sto semplicemente constatando che in questo periodo abbiamo ritmi molto serrati, e-"

"Lo so," borbottò lui, caricando i proiettili nel gunblade.

"-e," continuò Rinoa, "se non mangi rischi di fare casini in battaglia e dubito che sia questo che vuoi."

Lui si passò una mano tra i capelli e sospirò. "Insomma, cosa vuoi? Non sei certo qui per la colazione. Quindi puoi dirmi se hai bisogno di qualcosa o lasciarmi in pace? Non è proprio giornata," terminò.

"Lo vedo," disse lei, guardandolo con la testa piegata. Oramai era abituata ai suoi modi bruschi: sapeva che la maggior parte delle volte erano esasperati di proposito per allontanare le persone. "Se c'è qualcosa che ti preoccupa perché non lo dici? Magari possiamo avere un'idea," azzardò infine, quando lui non diede a vedere di voler rispondere.

"Non c'è niente che mi preoccupa," ribatté lui, infilandosi la giacca.

"Non si direbbe," replicò nuovamente lei, avvicinandosi.

"Sì, come vuoi tu. Ora mi lasci uscire?"

"No."

La convinzione e la forza con cui Rinoa pronunciò quell'ultima parola parvero confonderlo. La guardò con gli occhi leggermente sgranati mentre lei incrociava le braccia. "Perché?"

"Sai, quando al concerto ti ho detto che eravamo disposti ad aiutarti non lo dicevo tanto per dire. Quindi finché non sputi il rospo, rimani qui con me. Immagina cosa penseranno tutti..."

L'idea lo fece arrossire, e si passò una mano sul viso. Ci mancava solo che l'intero Garden pensasse che lui se la faceva con Rinoa...

"Si tratta di Selphie," cedette infine.

"...Sì?" lo incoraggiò lei.

"Ha dovuto riposarsi dopo la missione alla base missilistica, ma adesso è fuori allenamento. Noi siamo molto più avanti e lei non riuscirà mai a colmare la differenza. Non ha il tempo materiale per farlo."

"Solo questo?"

"Solo? Se ci sarà bisogno di dividersi in due squadre, abbiamo un elemento troppo debole e questo può fare la differenza. Inoltre i suoi parametri di combattimento non le permettono di usare certe magie."

"Selphie si sta allenando molto, in questi giorni. Forse potremmo aiutarla..."

"E in che modo? La resistenza, la forza e tutto il resto non possiamo certo dargliele noi!"

"No, ma possiamo assisterla. Se la accompagnassimo io e te al Centro Addestramento, potremmo affrontare mostri più potenti e darle più tempo per assimilare le magie. Potremmo anche cedergliene... insomma, magari ci sarà sempre differenza, ma forse sarà di meno."

Lui si passò nuovamente una mano sul viso. "Ma perché insisti?"

"Beh, Selphie non merita di-"

"No, non per Selphie. Per me. Perché insisti con me?"

Rinoa sorrise, ripensando alle sue riflessioni della sera prima. E rispose semplicemente, "perché tu sei come un diamante grezzo. E io voglio vedere il diamante vero e proprio."

La cosa lo confuse parecchio, e la guardò per un momento come se volesse chiederle ancora qualcosa. Ma poi parve ripensarci, scosse la testa perplesso e disse soltanto, "andiamo a fare questa stramaledetta colazione, e poi andiamo da Selphie."

Uscì dalla stanza senza dire una parola, e Rinoa gli trotterellò dietro con un gran sorriso e Angelo al seguito. Ad un certo punto, Squall parve rallentare, come per aspettarla, e lei si trovò a camminargli al fianco. Lo vide rubare uno sguardo in sua direzione, ogni tanto, ma decise di non aggiungere altro.

Squall era incuriosito.

Incuriosito da lei.

E le permetteva di camminargli accanto, come se fosse una sua pari.

Tanto le bastava.

*˜*˜*˜*˜*

Selphie aprì la porta per trovarsi di fronte uno Squall particolarmente scontroso, e una Rinoa tutta sorridente e solare.

"Sì?" chiese confusa.

"Preparati. Andiamo al Centro Addestramento. Ci alleneremo insieme noi tre. Vi aspetto là." Squall pronunciò le parole ben distaccate l'una dall'altra, e poi si voltò e se ne andò in direzione del corridoio principale.

"Che è successo?" chiese ancora Selphie.

"L'ho convinto a farsi aiutare," rispose Rinoa, ridacchiando.

L'amica la guardò confusa, con i grandi occhi verdi sgranati per la sorpresa. "Ok..."

"Muoviti, ci aspetta ed è già abbastanza scocciato di suo."

Selphie si preparò in tutta fretta e le due ragazze corsero letteralmente fino al Centro Addestramento, dove Squall le aspettava appoggiato al muro, con il gunblade appoggiato al suo fianco. "Siamo qui!" annunciò Rinoa.

Lui la guardò come per dirle che poteva capire da solo l'ovvio.

"Ecco la strategia. Io e Rinoa ti faremo da supporto. Cercheremo solo gli Archeosaurus. Dobbiamo riuscire a portarti almeno a poter usare le magie di secondo livello."

"Sì signore," rispose Selphie.

"E non chiamarmi signore. Andiamo."

Senza aggiungere altro, Squall cominciò ad incamminarsi a grandi passi, e le due ragazze dovettero quasi correre per riuscire a stargli al passo.

Poco prima di entrare, Selphie sussurrò a Rinoa, "ma come hai fatto?"

Rinoa ridacchiò, prima di tornare sull'attenti quando lui si voltò a guardarle di traverso - non erano mica in campeggio!

"Gli ho parlato di diamanti," rispose poi, sottovoce perché lui non sentisse.

Selphie la guardò, dapprima confusa, e poi come se fosse convinta che dovesse essere pazza.

Rinoa non se ne preoccupò.

Squall era come un diamante, lei ne era convinta... e un giorno sarebbe riuscita a mostrarlo al mondo, libero di inondare gli occhi con la sua luce.

Bastava trovare il modo giusto di intagliarlo, e lei, si disse mentre preparava l'arma per il primo Archeosaurus, forse l'aveva trovato.

*****
Nota dell'autrice: per rispettare il prompt ho dovuto forzarmi a non scrivere di Rinoa che si stringe l'anello tra le mani, sgrunt XD
Comunque, grazie a Little_Rinoa e vi lascio il link in cui rispondo a eventuali commenti e critiche, di cui vi ringrazio fin d'ora. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 14
*** 34. Nove di Fiori: Svenimenti ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
IX. Nove di Fiori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo in cui un personaggio soffra d'allergia al polline

Quando si svegliò, gli parve che il mondo fosse diventato all'improvviso troppo bianco.

Gli ci volle qualche secondo per capire di essere in infermeria. Gli occhi gli bruciavano così tanto che non riusciva a tenerli aperti e gli sembrava impossibile tenerli chiusi, e pregò che entrasse qualcuno a dargli qualcosa per quel mal di testa martellante. Che era successo, poi?

Non riusciva a ricordare bene.

Decise di tenere gli occhi chiusi. Si portò un braccio a ripararli e cercò di ricordare cosa fosse successo.

Il campo fiorito... sì, era al campo fiorito.

Ricordava di essere stato davvero molto stanco - tutto quel periodo era stato davvero duro, e stressante, e non era riuscito ancora a rendersi conto che era finito. Sospirò, sorridendo appena; tutto sommato, era felice che fosse finito, ed era felice anche di come era finito. Se solo non si fosse trovato in infermeria senza sapere come ci era arrivato.

Ricordava molto bene il campo fiorito, quello sì. Ricordava qualcosa di molto luminoso - qualcosa che irradiava da Rinoa, quasi, e che sembrava scacciare via qualsiasi altro pensiero lui potesse avere. Ma poi cosa era successo? Gli mancava tutto quello che doveva stare tra il momento in cui Rinoa gli era apparsa davanti, così luminosa e felice, e quello in cui si era svegliato in infermeria con un mal di testa martellante e gli occhi che sembravano pieni di braci. Ma per quanto si sforzava, non riusciva assolutamente a ricordare.

La porta della sua stanza si aprì, e sentì il fruscio degli abiti di una persona che entrava. La porta venne richiusa, e il suo visitatore rimase fermo e in piedi, forse credendolo addormentato; mosse allora il braccio per far capire di essere sveglio.

"Potevi anche dirlo che sei allergico al polline, Squall," disse la voce di Rinoa.

Si costrinse ad aprire gli occhi. Rinoa, avvolta nel suo semplice abito da sposa color crema, era ancora luminosa e bellissima come gli era apparsa al campo fiorito, mentre si avviava ad essere sua moglie. La vide avvicinarsi, prendere una sedia accanto al letto e sedersi alla sua destra.

"Non lo sapevo... a Balamb non sono stato molto a contatto con il polline, e poi usiamo parecchie magie. Le reazioni allergiche saranno state curate dalle varie Energia e Rigene."

"Ma quando siamo stati al campo fiorito durante la guerra non hai avuto reazioni..." rifletté lei.

"Forse non era ancora stagione... non so molto del clima di Centra."

"Capisco."

Squall cercò di risollevarsi, e lei lo aiutò sistemandogli un cuscino dietro la schiena. Si accorse che gli avevano tolto la giacca della divisa.

"Mi dispiace, Rinoa, davvero... ho rovinato il matrimonio?"

"Beh, diciamo che la concomitanza di Cid che ci dichiara marito e moglie e tu che svieni sarà fonte di battute per Zell e Irvine," ridacchiò lei. "Non ha importanza... mi sono solo spaventata."

"Sono svenuto per un'allergia?" Squall si portò una mano agli occhi, e Rinoa si allungò per prendere una boccetta dal comodino.

"Lascia fare a me, ti metto un po' di collirio. La dottoressa dice che dovremo usarlo per qualche giorno."

"Rinoa, sono svenuto per un'allergia?" ripeté lui. Gli sembrava molto strano.

"In realtà, c'è stato altro. Sembra che quando il tuo sistema ha avuto la reazione allergica, i GF siano intervenuti tutti quanti, più o meno nello stesso modo in cui reagiscono quando metti in Junction anche la loro nemesi. Avevi solo tre GF in Junction, ma è bastato per sopraffarti. Il tuo sistema immunitario era già impegnato a reagire al polline, e non ha saputo difenderti correttamente dai GF. Tutto questo ha fatto sì che il tuo corpo cedesse. Sei svenuto."

"Mentre Cid ci dichiarava marito e moglie," terminò lui.

"Sì," ridacchiò Rinoa. "Ma adesso va tutto bene. La dottoressa ti ha tolto i GF in Junction, e ti ha dato un antistaminico. Possiamo tornare alla festa quando vuoi, se te la senti."

"Mi dispiace," ribadì Squall. Non avrebbe mai immaginato che il suo matrimonio sarebbe terminato con lui che cadeva come una pera cotta.

"Non ha importanza. Siamo comunque sposati," rispose lei, alzando la mano su cui brillava la fede nuziale, "la dottoressa dice che non avrai conseguenze, stai bene e io sono felice così. Ora so che dovremo evitare il campo fiorito, in questa stagione..."

"Le battute di Irvine e Zell, dicevi?" borbottò lui sottovoce.

"Beh, sì," sorrise lei. "Hanno cominciato non appena hanno saputo che stavi bene. Irvine ha detto che la paura avresti dovuto fartela venire prima di sposarmi, invece che svenire a cose fatte... e Zell dice che potevi svenire quando dovevi dire sì, non quando era il momento di baciare la sposa..."

Lui tornò a coprirsi gli occhi con il braccio. "Mi dispiace davvero tanto..."

"Squall, ti ho già detto che va tutto bene..."

"Per le battute, dico... non deve essere stato molto bello."

"Beh, è stato molto peggio vederti svenire a quel modo," replicò lei. "E se pensi che quelle battute non siano state belle, aspetta di vedere quelle che ti toccherà sentire quando torneremo alla festa."

Lui si lasciò scappare una risatina, ma fece una smorfia per il pulsare del suo mal di testa.

"Che c'è?" gli chiese Rinoa allarmata.

"Mal di testa," bofonchiò lui. "I GF han proprio fatto la guerra, eh?"

"Già," rispose Rinoa, togliendogli il braccio dagli occhi e accarezzandolo, mentre usava un'Energia. "Vediamo se fa effetto, prima di darti un altro medicinale."

Lui annuì. "Appena mi passa, torniamo alla festa, così sentirò le battute in prima persona."

Rinoa rise, e lo assecondò quando lui si spostò sul letto per farle spazio. Gli si sedette accanto e si lasciò andare contro il suo petto.

"Cerimonia indimenticabile, eh?" disse lui scherzoso.

"Già, ma non abbiamo foto. Peccato, mi sarebbe piaciuto farne un po' al campo fiorito..."

"Però c'è una cosa che devo ancora fare," replicò lui, alzandole il mento con un dito e sorridendole.

"Che cosa?" gli chiese lei piegando la testa su un lato e sorridendo a sua volta.

"Baciare la sposa," le rispose lui chinandosi a baciarla, mentre il mal di testa svaniva lentamente.

E questa volta non ci furono svenimenti.

*****
Nota dell'autrice: scusate, ma non ho resistito: se Squall fosse realmente allergico al polline, tutti i momenti romantici al campo fiorito andrebbero a farsi benedire XD
Questa storia me la sono betata da sola, e come sempre vi lascio il link al post sul mio blog in cui risponderò a eventuali commenti, critiche e domande. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 15
*** 37. Dieci di Cuori: Trasloco ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
X. Dieci di Cuori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo dove l'iniziale di ogni paragrafo a capo formi la parola Primavera

"Però avremmo potuto chiedere aiuto ai GF," brontolò Rinoa mentre portava dentro un pesante scatolone pieno dei suoi libri. "Ci saremmo risparmiati tutta questa fatica!" Mollò lo scatolone per terra e si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore. Quando mesi prima avevano deciso di comprare tutti insieme la vecchia casa di Raine, a Winhill, per andarci a vivere scordandosi dell'esistenza di SeeD e missioni, nessuno aveva messo in conto che il trasloco sarebbe stato così lungo e faticoso. Ci tenevano a fare da soli, ma forse, pensò Rinoa guardandosi intorno e sentendosi mancare all'idea di dover pulire, avrebbero dovuto chiedere aiuto.

"Rinoa, i GF non possono essere usati per queste cose," le rispose Squall, entrando con uno scatolone di vestiti tra le braccia. "E nessuno di loro avrebbe accettato. Sai bene che diventano permalosi se chiediamo qualcosa in più oltre al supporto in battaglia..." Squall ricordò con un brivido la volta in cui Selphie aveva chiesto a Carbuncle di darle una mano con gli addobbi del Festival.

"Io non ce la faccio più," borbottò anche Zell, spingendo in casa con i piedi una scatola piena delle vecchie riviste del gruppo. "E poi perché ci siamo tenuti questa roba?" Squall fece per rispondergli, ma lui lo precedette. "Fermo, lo so: perché un domani potremmo dover tornare a combattere, i mostri invadono il villaggio, e tutte quelle cose lì," sospirò.

"Meno male che abbiamo quasi finito!" sospirò Quistis, che teneva in bilico tra le mani una pila di piatti tirata fuori dalla sua scatola. Li mise nel lavandino e iniziò a far scorrere l'acqua per risciacquarli prima di metterli via. Selphie arrivò con un secchio riempito di bicchieri e posate, e iniziò a metterli nel lavandino accanto ai piatti.

"Ah, stasera voglio festeggiare! Sarà completamente diverso da quando eravamo al Garden... adesso comincia una nuova vita!" cinguettò Selphie. Sembrava che le sue energie fossero inesauribili; nemmeno il trasportare scatole, scatoloni e valigie era servito a stancarla.

"Veramente, Selphie? Io preferirei buttarmi a dormire appena cenato. Sono distrutta..." Rinoa prese una forbice e iniziò a tagliare lo scotch con cui avevano chiuso le scatole per tirare fuori i libri e sistemarli nelle librerie, mentre Squall, che le passava accanto diretto verso la loro camera, borbottava sotto voce che piuttosto che festeggiare avrebbe preferito un GF permaloso che gli punzecchiava la mente. Lei rise scuotendo la testa e tornò al suo lavoro.

"E io sono d'accordo con Rinoa," disse Quistis riponendo un bicchiere nello scolapiatti. "Sarà più bello festeggiare quando saremo più riposati. Inoltre non abbiamo nemmeno pensato a fare la spesa, per cui abbiamo a malapena quello che ci serve per cenare, figurarsi per una festa..."

"Rinoa a forza di stare con il musone è diventata una musona," rise Selphie. "Sono stanca anche io... non pensavo certo a una festa fino alle quattro di mattina! Ma non possiamo rinunciare alla nostra prima cena nella nostra casa," sospirò felice Selphie. "I festeggiamenti in grande li possiamo fare domani... ma stasera dobbiamo farlo. Per forza! E poi ho mandato Irvine a comprare un po' di vino, almeno per fare un brindisi alla nostra salute!"

"Arrivo con il vino," annunciò Irvine da fuori, ed entrò, tutto bello riposato, nella stanza piena dei suoi amici, stanchi e accaldati, che vuotavano scatoloni e valigie e sciacquavano stoviglie. "La mia ragazza," e qui si fermò per baciarla, "ha ragione. Bisogna festeggiare. Almeno un bicchiere. Poi possiamo andare tutti a dormire. Sono distrutto anche io," disse con un braccio intorno alle spalle di Selphie. Non sentì Zell borbottare che se era stanco lui che non aveva fatto nulla, chissà quelli che avevano lavorato... ma Rinoa lo sentì, e ridacchiò. Se quella era la vita che li aspettava, valeva bene la fatica del trasloco.

*****
Nota dell'autrice: non so davvero spiegare perché, ma ho sempre pensato che questo gruppo di amici non si sarebbe mai separato. E quindi ce li vedo a comprare casa tutti insieme, alla Grey's Anatomy XD
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 16
*** 41. Fante di Cuori: Anagrammi ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XI. Fante di Cuori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo dove ci sia un oggetto senziente

"S-squall," lo chiamò sommessamente Selphie.

Lui si voltò, scocciato dell'ennesima interruzione. Dovevano allenarsi, non fermarsi ogni dieci minuti come avevano fatto fino a quel momento. Poteva accettare di fermarsi quando Rinoa, provata dall'uso dei suoi nuovi poteri, aveva bisogno di riposare, o quando c'era da curare qualcuno... ma non di fermarsi perché Zell voleva un panino, perché Selphie aveva bisogno di un bagno o perché Zell aveva caldo. Siamo in un deserto, Zell, aveva pensato Squall, alzando gli occhi al cielo alla richiesta dell'amico.

Per cui era quasi al suo limite di sopportazione quando sentì la voce di Selphie chiamarlo, e si voltò a guardarla con un'espressione sul viso che diceva chiaramente quanto fosse scocciato.

"Scusami, ma... questo anello parla..." disse Selphie per giustificarsi.

"Quale anello?" chiese Squall, stringendo la mano intorno all'impugnatura del suo gunblade.

"Quello che abbiamo trovato a Tear's Point..."

Squall sospirò profondamente. "Sei sicura di non avere delle allucinazioni per il caldo?"

"No. Leviathan mi mantiene idratata."

"Dà qui," le ordinò, allungando una mano per prendere l'oggetto. Selphie quasi glielo tirò, tanto aveva fretta di liberarsene, e Squall, alzando gli occhi al cielo per i modi dell'amica, si avvicinò l'anello all'orecchio, sentendosi un po' stupido nel farlo.

Ciò che lo sorprese più di tutto fu che in effetti l'anello parlava.

"Allora?" chiese Selphie, esitante.

"Parla," rispose secco Squall. Ci mancava proprio solo quella.

"Riesci a capire cosa dice?" chiese Rinoa, incuriosita.

Squall si riavvicinò l'anello all'orecchio e ascoltò con più attenzione. "Non sento benissimo. Non credo siano parole che abbiano un senso..."

Invece sì! tuonò la voce dentro l'anello.

Tutti sobbalzarono. Solo Squall cercò di mantenere un sangue freddo che in realtà non aveva del tutto. "Non le capiamo. C'è qualcosa che possiamo fare?"

Baleno non tremo, disse la voce.

Squall si sentiva particolarmente idiota a parlare con un anello, e per di più senza capire che cosa stava dicendo.

"Va bene," disse solennemente, anche se tra sé e sé si chiedeva cosa avesse mai voluto dire.

Pace piena, tuonò nuovamente dall'anello. Squall riusciva a percepirne le vibrazioni, quando parlava, come se dentro ci fosse...

"Un Guardian Force?" disse ad alta voce, più per se stesso che per parlarne anche con gli altri.

Esatto, disse la voce.

Squall si chiese per quale motivo non potesse parlare sempre chiaramente, invece che dire cose insensate...

Dubito ferri, disse ancora la voce, e poi ci fu un silenzio che fece crepitare brividi lungo le schiene di tutti i ragazzi.

Rinoa si schiarì la voce. "Quindi nell'anello c'è un Guardian Force..."

"A quanto pare..." disse Quistis pensierosa.

"Le frasi che pronuncia... quelle che non capiamo, intendo... sembrano indizi. Dobbiamo riuscire a decifrarli."

"E come? Non ci dà indizi. Non sappiamo nemmeno che tipo di Guardian Force ci sia nell'anello, come liberarlo... e se per liberarlo serve qualcosa di specifico," rifletté Quistis.

L'anello vibrò nuovamente in mano a Squall, e doveva ammettere che c'era qualcosa di sinistro nel sentirlo parlare. Capiva bene come mai Selphie si era così intimorita. Ma perché non se ne erano accorti prima?

"Ok, riflettiamo," intervenne Irvine. "Se quelle frasi sono indizi, allora indicano degli oggetti o dei posti che dobbiamo usare o visitare per liberare il Guardian Force."

L'anello tremò tra le mani di Squall, come un cenno di approvazione. "L'anello dice... sembra approvare," disse a voce alta.

"Esiste un altro Guardian Force che si ottiene allo tesso modo?" chiese Rinoa.

"Non che io sappia. Non credo che ci siano altri GF al mondo imprigionati in oggetti," rispose Quistis. "Posso vedere l'anello?"

"Certo," rispose Squall allungandole l'oggetto, che vibrò di nuovo e sembrò emettere una luce verdastra.

"Non ho mai sentito parlare di nulla di simile," disse Quistis avvicinandolo agli occhi per vederlo più da vicino. "Non pensavo che potessero parlare anche attraverso gli oggetti..."

L'anello emise come uno sbuffo, e Quistis si ritrasse impaurita. "Sembra quasi che l'anello sia parte del GF stesso," disse poi.

"Squall, hai ancora quella rivista? Quella sull'occulto?" chiese ad un tratto Rinoa.

"Sì, ma non mi sembra il momento..."

"Puoi darmene una? Forse ho capito," rispose lei, interrompendolo senza cerimonie. Lui fece spallucce e le allungò una rivista a caso, e lei la sfogliò velocemente. "Quando sono arrivata a Timber ho sentito parlare di questa leggenda," disse, indicando con il dito un'immagine su una pagina. "Quest'uomo era famoso a Timber perché diceva di essere stato salvato mentre stava per essere attaccato da un mostro enorme. Nessuno gli credette, perché non c'erano grandi prove... c'era solo la carcassa del mostro, ma alcuni dicevano che poteva esserci già da prima. Lui però era così convinto di cosa raccontava che quando gli ho parlato non ho potuto fare a meno di credergli."

"E allora?" chiese Squall spazientito.

"E allora, io penso che questa rivista dica tante cose incredibili, ma in alcune c'è un fondo di verità. Fammi vedere le altre, per favore." Si sedette su una roccia e aprì tutte le riviste che Squall le allungava, e finalmente su una comparve un'immagine a scala ingrandita dell'Anello di Salem, proprio quello che aveva tra le mani Quistis. "Vedi cosa dice qui?" disse tutta eccitata, indicando con il dito dove leggere a Squall, ancora piuttosto scettico. "Sei sei sei. Potrebbe voler dire che servono sei unità di tre oggetti diversi, no?"

"Potrebbe essere. Bisogna vedere se la rivista ha ragione..."

"Tentar non nuoce," disse ad alta voce Quistis. "Prendiamo una rivista ciascuno e vediamo di analizzarle tutte. Qualcosa salterà fuori, e se non capiamo cambieremo strategia."

La ricerca durò poco più di una mezz'ora: individuati tutti gli oggetti possibili indicati dalle riviste, Squall tentò più volte di tenerli in una mano con l'anello nell'altra, ma non succedeva nulla. Ad ogni tentativo, l'anello ripeteva le sue frasi incomprensibili e si muoveva nella mano di Squall, come se facesse no con la testa. Una cosa piuttosto raccapricciante, a parere di Squall.

"Non funziona," disse all'ennesimo tentativo fallito.

"Se ripete continuamente quelle frasi, forse dovremmo starci attenti. La combinazione deve essere particolare," rifletté Irvine.

"Sì, ma le combinazioni possibili sono troppe per provarle tutte..." disse Rinoa. "A meno che... e se fossero anagrammi? Chi di voi è bravo a risolverli?"

"Io me la cavo," disse Zell, gonfiando il petto, orgoglioso del potersi rendere utile.

"Puoi provare a decifrarli?" gli chiese Squall. "Li faccio ripetere all'anello," aggiunse poi, e prese tre oggetti a caso.

Baleno non tremo, Pace piena, Dubito ferri, tuonò l'anello con un tono che al gruppo parve quasi esasperato.

Squall ebbe voglia di gettarlo a terra - non si rendeva conto di quanto erano esasperati loro?

"Tubi di ferro?" azzardò Zell.

Le ragazze si misero a sfogliare le riviste, e Selphie annunciò trionfante che se ne parlava nell'articolo sul signore di Timber. Squall si frettò a scoprire con quale abilità dei GF che aveva in Junction ricavarli, e poco dopo li teneva in mano.

"Qui parla di Molboro, di un assalto, quasi... può starci, Zell?"

Lui rifletté un po', più per scena che per reale necessità. "Direi di sì. Credo servano le antenne."

"Ne ho io!" disse Quistis, e si affrettò a toglierle di tasca - grazie a Hyne se ne liberava, erano proprio puzzolenti quelle cose - e Squall le prese in mano, leggermente disgustato.

"E pace piena cosa vorrà dire?" chiese Irvine.

"Forse panacee? Ci sono una p e una i in più, però..."

"Panacee più!" concluse Squall, e Rinoa si affrettò a crearle.

Una volta che Squall ebbe in mano gli oggetti, l'anello vibrò e si trasformò lentamente in una sfera di energia verdognola che odorava di zolfo.

Ai vostri comandi, tuonò la voce.

Zell, Irvine e Selphie si dissero disposti a provare il GF, e l'intero gruppo, quando vide comparire quell'enorme treno infernale che causava qualsiasi status possibile ai nemici, si spiegò la leggenda del signore di Timber.

"Sarà contento di sapere che è vera," disse Quistis.

Rinoa ridacchiò e si voltò a guardare Squall. "Visto che valeva la pena fare una pausa?"

*****
Nota dell'autrice: beh, il prompt si adattava bene secondo me... e in più, io me lo sono sempre chiesta come sarebbe giustificabile che loro sanno già che oggetti usare per l'anello XD Quindi ho pensato di scriverci qualcosa. Sperando che non sia troppo pessima^^ Gli anagrammi sono stati creati con dei motori vari che si possono trovare googlando.
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 17
*** 42. Fante di Fiori: Scioglilingua ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XI. Fante di Fiori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo dove il protagonista sia alle prese con uno scioglilingua

"Ti dico che non è assolutamente possibile," insistette Irvine.

"E io invece ti dico che è così," ribadì Rinoa, vuotandosi da bere e senza scomporsi.

"Non esiste nessuno che possa pronunciare uno scioglilingua senza incasinarsi!"

"Solo perché tu non lo conosci, non significa che non ci sia," ribatté Rinoa convinta.

"Secondo me ha ragione Rinoa. Insomma, se tu non riesci nemmeno a dirlo una volta, uno scioglilingua, non vuol dire che altri non ci riescano," intervenne Zell, che non perdeva occasione di stuzzicare il suo amico.

"Vero," aggiunse Quistis. "Secondo me è questione di esercizio. Io ne uso un paio per riuscire a non incepparmi quando parlo davanti alla gente, come a lezione."

"Sì, ma quando li usi ti incasini, no?" chiese Irvine, indicandola con la forchetta.

"Beh, sì... ma non vuol dire che altri non ci riescano," rispose Quistis facendo spallucce e continuando a mangiare.

"Ma come fai a essere sicura che Squall ci riesca?" chiese a quel punto Selphie, rivolta a Rinoa.

Rinoa sospirò. "Una sera ci annoiavamo e abbiamo deciso di fare questo gioco," iniziò a spiegare, per essere immediatamente interrotta da Irvine.

"Oh, sappiamo bene che 'gioco' facevate," disse con un sorriso malizioso, che gli venne subito cancellato dal viso da uno scappellotto di Selphie.

"Piantala!" lo redarguì.

"Ok, ok, scusa... continua pure," fece sommesso Irvine.

"Grazie," rispose Rinoa ironica. "Ad un certo punto a Squall è toccata una penitenza e se avesse fallito avrei vinto io. Ho pensato che con uno scioglilingua avrei vinto di sicuro. E invece... gliene ho chiesti ben dieci, e non si è mai confuso. Erano sempre giusti."

"Non è possibile," insistette Irvine.

"Guarda, sta arrivando Squall. Perché non chiedi direttamente a lui?" gli rispose Rinoa, rivolgendo un sorriso al suo ragazzo.

Squall posò il suo vassoio sul tavolo, accettò il bacio di saluto di Rinoa e poi disse, "chiedermi cosa?"

Irvine stava per dire che non era niente, ma Zell lo anticipò. "Irvine non crede che tu sappia dire gli scioglilingua senza incasinarti la lingua."

"E la sua giustificazione è che lui non ci riesce," aggiunse Selphie.

"Quindi gli abbiamo detto di chiederti una dimostrazione pratica, se non ci crede," terminò Rinoa.

Lo stavano tutti guardando come in attesa, e Squall posò la forchetta con il boccone già infilzato che stava per mangiare. "Perché devo dimostrare che so dire gli scioglilingua senza incasinarmi?" chiese stupito.

"Per umiliare Irvine!" sbottò Zell, alzando braccia e occhi al cielo come se ritenesse incredibile che Squall non ci fosse arrivato da solo.

Squall sollevò un sopracciglio, scosse la testa e riprese la forchetta per iniziare a mangiare. "No, grazie," rispose prima di infilarsi il boccone in bocca.

"Ma come no? Non avrai mica paura...?" lo sfidò Irvine. Era certo di aver trovato lo scioglilingua che non solo avrebbe incasinato la lingua di Squall, ma lo avrebbe anche messo in terribile imbarazzo. Quel perfettino che non si faceva incasinare la lingua dagli scioglilingua... che lui non riusciva a pronunciare correttamente nemmeno una volta.

Squall deglutì con calma, infilò una mozzarellina e poi alzò gli occhi su Irvine. "Ovviamente no," rispose, continuando a mangiare.

Rinoa sorrise tra sé e sé, mangiando la sua insalata - sapeva benissimo che chiedere a Squall se aveva paura di fare qualcosa era come fargliela fare. Mancava poco.

"E allora perché non ci dai una dimostrazione? Non ci vorrà molto," ridacchiò Irvine.

Squall deglutì, posò la forchetta e decise di accettare. Almeno avrebbero finito in fretta. "Ok. Scegli tu lo scioglilingua."

"Eh no! Scegliamone uno a testa," intervenne Zell, che non voleva perdersi per nulla al mondo la possibilità in mettere in difficoltà il suo Comandante. Tutti gli altri, tranne Rinoa, si dissero d'accordo, e lei gli strinse una mano sotto il tavolo quando vide la sua espressione. Qualcosa che lei aveva imparato a conoscere molto bene: voleva semplicemente finire di mangiare e stare un po' con i suoi amici, e invece gli toccava soccombere a una sfida idiota.

"Deve iniziare Rinoa," stava dicendo intanto Selphie.

"Oh no, io vi guardo e basta," si schernì lei. "Ho esaurito la mia scorta di scioglilingua quando ci ho provato l'altra volta."

Squall si voltò a guardarla, mentre lei tentava di fare l'indifferente continuando a mangiare. Sapeva bene come era andata a finire con quella penitenza, e sperava solo che Rinoa... "Glielo hai detto?"

"Sì," disse lei, infilandosi una forchettata di insalata di riso in bocca.

"Tutto?" chiese lui, e a Rinoa sembrò vagamente sconvolto. Si coprì la bocca con una mano, ridacchiando.

"No, ho risparmiato di raccontare l'umiliazione della sconfitta," disse dopo aver deglutito, e Squall parve infinitamente sollevato. Certi dettagli, particolarmente intimi, era meglio che fossero solo loro due a conoscerli.

Irvine osservò interessato lo scambio, e stava per fare una battuta quando Selphie lo prevenì con una gomitata, e lo guardò ad occhi stretti quando lui si voltò verso di lei per lamentarsi. Lui sbuffò, e decise di rimanere in silenzio a meditare sul suo scioglilingua letale.

"Comincio io," disse Quistis, pulendosi la bocca con il tovagliolo. "Vediamo..."

Per un quarto d'ora buono, Squall fu costretto a ripetere una serie degli scioglilingua più disparati, e ci riuscì perfettamente senza mai incepparsi, senza un passo falso o una minima incertezza. Uno alla volta i suoi amici si arresero, complimentandosi con lui, fino a quando toccò a Irvine, che si fece scroccare le dita prima di una mano e poi dell'altra, come se si stesse preparando a una battaglia fisica.

"Prova con questo," disse quando Squall lo guardò in un modo che sembrava dire 'ti muovi o no?'. Scandendo lentamente le parole, per non fare brutta figura mentre lo sfidava, disse, "Date il pane al cane pazzo, date al pazzo cane il pane."

"Date il pane al cane pazzo, date al pazzo cane il pane, date il pane al cane pazzo, date al pazzo cane il pane, date il pane al cane pazzo, date al pazzo cane il pane..." Squall continuò a ripetere la frase fino a quando Irvine fu costretto a riconoscere che il suo amico non si inceppava, e che Rinoa aveva ragione.

Uno alla volta provarono di nuovo a pronunciare loro stessi gli scioglilingua, ridendo per gli errori. Irvine rimuginò un po' sulla sua sfida, e poi decise di provarci ancora. Se era riuscito a pronunciarlo lentamente...

"Date il pane al cazz... oh, cazzo!"

Due settimane dopo, Zell lo prendeva ancora in giro.

*****
Note dell'autrice: lo ammetto. Far fare brutte figure a Irvine mi piace XD
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 18
*** 43. Fante di Picche: Serate rilassanti ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XI. Fante di Picche

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo in cui i protagonisti stiano facendo i biscotti insieme

Quistis aveva deciso di prendersi una serata tranquilla di relax in camera sua.

Dopo il lavoro, era passata in biblioteca a prendere un libro, e poi al negozietto interno della mensa per comprarsi del tè. Aveva cenato con un po' di latte e biscotti, e poi si era preparata il tè e si era messa sul divanetto per leggere.

Stava giusto per vuotarsi la seconda tazza di tè quando qualcuno bussò alla porta. Pensò di ignorarlo, ma il bussare si fece così insistente e frenetico che temette che avrebbe disturbato pure i suoi vicini di stanza. Sospirando, si alzò ed andò ad aprire.

Erano Selphie e Rinoa, e sembravano piuttosto agitate.

"Che succede?" chiese Quistis preoccupata.

"Emergenza biscotti!" rispose Selphie, entrando nella stanza senza troppe cerimonie e trascinando Rinoa con sé.

"Emergenza che?" fece Quistis, chiudendo la porta alle spalle delle amiche e rassegnandosi alla fine della sua serata tranquilla.

"Scusami, è colpa mia," disse sommessamente Rinoa. "Ma non pensavo che Selphie mi avrebbe trascinata qui..."

"Che è successo?" Il tono di voce si era addolcito: se Rinoa veniva a chiedere il suo aiuto era perché ne aveva davvero bisogno. Certo, avrebbe preferito metodi un po' più ortodossi di quelli che aveva Selphie, ma aiutare un'amica era sempre un piacere per Quistis.

"Devo fare dei biscotti," esordì Rinoa. "Ma non so come fare."

"Beh, mi sembra un problema piuttosto semplice... prova a fare qualcosa che riesci a fare bene," rispose Quistis, senza capire davvero il punto della questione.

"Non posso. Devo proprio fare i biscotti!"

"Ma perché?"

"Ha discusso con Squall," intervenne Selphie.

"Ma che c'entrano i biscotti?" chiese Quistis, che iniziava a sentirsi un po' scocciata.

"Ho detto a Squall che dovrebbe avere ritmi più regolari. Salta quasi sempre il pranzo e quando non lo salta è perché gli porto io un panino, e lui lo mangia di corsa perché deve lavorare. Non mi pesa portargli il pranzo, è che sono spesso a lezione a quell'ora e non posso farlo. Se scendesse in mensa sarebbe meglio."

"Ok... ma i biscotti?"

"Beh, era un po' scocciato, ieri sera," rispose Rinoa. "Credo che sia successo qualcosa al lavoro. Sta di fatto che abbiamo finito per litigare, e lui mi ha sfidato. Dice che scenderà a mensa a pranzo quando io riuscirò a cucinare i biscotti, senza farmi aiutare."

"E tu vuoi farli per questo?" chiese stupita Quistis.

"Beh, sì. Squall mi ha chiesto proprio i biscotti perché sa che sono una frana in cucina. In pratica così è sicuro di vincere. Voglio dimostrargli che non è così, anche perché se vinco io, lui almeno dovrà pranzare tutti i giorni. Alla fine sarà sempre meglio per lui," rispose Rinoa, spostando un piede da destra a sinistra davanti a lei.

"Abbiamo chiesto aiuto ai ragazzi, ma sono inutili," intervenne Selphie. "Zell dice di comprarli e fargli credere che li abbia cucinati lei. Irvine dice di usare altri metodi per convincerlo, e puoi immaginare che cosa ha proposto," terminò scuotendo la testa. "E Rinoa è una testona, che non vuole farsi aiutare. L'ho portata qui perché tu la convinca!"

"Selphie non mi capisce," sbottò Rinoa, e fece un passo avanti per guardare direttamente negli occhi Quistis. "Io non voglio tirarmi indietro da questa sfida, per quanto sia stupida. Voglio dimostrare a Squall che sono disposta anche a fare quello che non so fare per il suo bene. Se mi tiro indietro stavolta, Squall saprà che ogni volta che discuteremo di qualcosa gli basterà sfidarmi con qualcosa che non mi riesce bene per averla vinta. Non voglio che vada a finire così. Voglio che Squall l'abbia vinta per qualcosa di più serio che una sfida che ho perso."

"Questo non vuol dire che tu non possa usare qualche trucchetto," ribatté Selphie, con un tono quasi di rimprovero.

"Selphie non capisce," disse Rinoa continuando a guardare Quistis, "che voglio riuscirci lealmente. Voglio sapere di poter contare su di voi, ma voglio anche sapere di poter contare su me stessa. E non voglio ingannare Squall sulle mie capacità, per nulla al mondo."

"Credo che Rinoa abbia ragione," disse Quistis sorridendo. "Vedrai che ce la faremo. Venite in cucina, prepariamo qualche biscotto e poi ci beviamo un tè insieme, d'accordo?"

Le ragazze si avviarono in cucina. Quistis tolse da un cassetto un grembiule e lo allungò a Rinoa, che se lo mise con qualche difficoltà. "Ascoltami," esordì Quistis. "Non è difficile e vedrai che poi Squall vorrà sempre i biscotti cucinati da te. Allora, gli ingredienti..." Quistis estrasse l'occorrente, lo dispose sul tavolo e si rivolse nuovamente a Rinoa. "Io metto tutto sul tavolo, così so di non dimenticarmi nulla, perché ho tutto davanti. Allora. Prendiamo la farina e il burro e li pesiamo... Selphie, apri quell'antello lì in alto, dietro di te. Ci deve essere un'altra bilancia. Puoi darla a Rinoa?"

Selphie obbedì, e Quistis continuò a dare istruzioni a Rinoa, lasciandole però fare da sola. La assisteva quando aveva bisogno di aiuto, ma prima le mostrava come fare e poi lasciava che facesse da sola.

"Bene! Adesso che l'hai impastato per bene, devi lasciarlo riposare qualche minuto. Poi ti farò vedere come stenderli e come cuocerli. Ci prendiamo un tè intanto?

Rinoa accettò volentieri, lavandosi le mani. "Grazie, non so come farei senza di te," sorrise a Quistis.

"Non c'è problema. Ma come ti è venuto in mente di accettare la sfida di Squall?" le chiese la sua amica, mettendo l'acqua a bollire.

"Beh, non volevo dargliela vinta... e volevo dimostrargli che non può spaventarmi con una cosuccia come questa," ridacchiò Rinoa. "Seriamente, non pensavo di riuscirci... oggi ci ho provato, ma non ti dico come sono usciti dal forno..."

"Ti fa onore," le rispose Quistis. "Molto meglio degli inganni o dei consigli di Irvine."

"Hey! Usare biscotti pronti non sarebbe stato un inganno così grave!" intervenne Selphie.

Rinoa alzò gli occhi al cielo, e Quistis rise. Chiacchierarono del più e del meno mentre bevevano il tè, e poi Quistis richiamò Rinoa al lavoro. "Ora ti mostro come stenderli. Selphie, apri quel cassetto lì, ci dovrebbe essere il tagliapasta. Guarda bene come faccio," disse poi rivolta a Rinoa. Le mostrò come stendere uniformemente l'impasto con il mattarello, e la incoraggiò a provarci mentre preparava il forno e la teglia. "Sei brava," le sorrise poi. Ora prendi questo. Serve a tagliare la pasta. Cerca di sprecarne il meno possibile, anche la rimpasteremo di nuovo. Selphie, invece che non fare nulla dacci una mano. Metti le gocce di cioccolato al centro di ogni biscotto."

"Ma Rinoa non vuole che la aiuti," protestò Selphie, per stuzzicare l'amica.

"Infatti intendevo di metterle sui miei."

Alla fine i biscotti di Rinoa non erano proprio perfetti, ma quando furono sfornati e si furono un po' raffreddati, Quistis e Selphie si dissero d'accordo: erano buoni. Squall avrebbe perso.

"Lo spero," replicò Rinoa, intingendo uno dei suoi biscotti nel tè.

"Facci sapere," disse Quistis, andando a riempire il piatto.

Non avrebbe pensato mai che anche cucinare con le amiche sarebbe stato rilassante.

*˜*˜*˜*˜*

A mezzogiorno del giorno seguente, Quistis si sedette alla mensa con la sua insalata e gli appunti per le sue lezioni del pomeriggio, quando Selphie entrò di corsa, tutta felice, seguita da Rinoa, con un sorriso radioso, e Squall, più imbronciato del solito.

"Che è successo?" chiese Quistis, anche se era abbastanza ovvio.

"Rinoa ha fatto i biscotti," cinguettò Selphie.

"E sono venuti davvero meglio del solito!" aggiunse Rinoa, facendo l'occhiolino alle amiche.

"E io devo mangiare alla mensa ogni giorno, adesso," brontolò asciutto Squall. "Non credevo ce l'avresti fatta," disse piano a Rinoa.

Lei si limitò a ridere.

Quistis sorrise, e infilzando la sua insalata con la forchetta, disse, "beh, forse non dovresti sopravvalutarla. Sa fare tutto, se si impegna abbastanza."

Rinoa le sorrise, muovendo le labbra in un 'grazie' silenzioso.

Le piaceva avere amiche, concluse Quistis. Anche se venivano a cucinare da lei alle undici di sera.

*****
Nota dell'autrice: non so perché, ma certi prompt mi han fatto proprio scrivere storie tra amiche XD Rinoa e i suoi disastri in cucina sono talmente fanon in inglese, che io leggo spesso, che oramai mi sono convinta che sia vero. Spero vi sia piaciuto... in particolare ci tengo tanto al rapporto che ho fatto tra Rinoa e Quistis *_*
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 19
*** 44. Fante di Quadri: Progetti ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XI. Fante di Quadri

Prompt: Scrivi una storia che contenga le parole: campana, fiori, canditi, marzapane e fiocco, ma non sia ambientata a Pasqua

Selphie era la persona perfetta per organizzare le feste, pensò Rinoa mentre riponeva l'ennesimo fiocco nella cesta degli addobbi.

Erano tutte riunite nel Giardino, ed era una bella giornata calda senza essere troppo afosa. Stavano facendo gli ultimi preparativi per il Festival; Selphie aveva ottenuto di continuare a gestire lei il Comitato, e aveva chiesto il loro aiuto. D'altra parte, ci voleva qualcosa di meglio dell'anno prima, quando avevano organizzato il concerto per Squall: ci voleva qualcosa di degno della loro vittoria. E in quel periodo, Rinoa si era convinta che Selphie era la persona ideale per organizzare feste: le piaceva farlo, le piaceva immaginarle, le piaceva farle a tema, le piaceva divertirsi e sapeva essere coinvolgente... in definitiva, il Garden non avrebbe potuto affidare i suoi ricevimenti a una persona migliore.

"Sai Selphie, credo proprio che questa festa sarà indimenticabile," disse Quistis a un certo punto, sollevando lo sguardo dalle ghirlande di fiori che stava intrecciando. Era risultata l'unica ad essere in grado di farle: quelle di Rinoa non stavano insieme, e Selphie non aveva la manualità necessaria per riuscire a crearle.

Rinoa annuì convinta. "Sì, lo credo anche io. Sei davvero portata per queste cose."

"Grazie!" cinguettò Selphie, tutta allegra e felice dei complimenti. "In realtà, sono tutte prove!"

"Prove? Cioè?" chiese Quistis, riponendo la ghirlanda che aveva appena finito e preparandosi a farne un'altra.

"Prove! Per feste più importanti! Sperimento gli addobbi, il cibo, la musica..."

Rinoa ridacchiò un pochino. "In effetti, ti vedo più a organizzare feste, che a viaggiare per il mondo a fare missioni SeeD."

Selphie la guardò con un'espressione maliziosa, ma in un certo qual modo indecifrabile. "Oh, lo so. In effetti lo penso anche io. Ma è perché mi sono allenata molto di più nelle feste che nelle missioni!"

Le ragazze scoppiarono a ridere, tornando ciascuna al sua lavoro: Quistis alle sue ghirlande di fiori, Rinoa ai suoi fiocchi di raso, e Selphie a scegliere la musica adatta per la festa che aveva in mente. Voleva darle un tocco primaverile, ed ecco il perché delle ghirlande e dei fiocchi, ma allo stesso tempo voleva qualcosa di elegante, di raffinato... voleva insieme una festa per adolescenti, quali erano le matricole che diventavano SeeD, e una festa distinta per celebrare chi era già nel corpo di milizia d'elite più prestigioso al mondo, preso ad esempio persino dall'esercito di Esthar, che guardava da sempre qualsiasi cosa venisse da fuori i suoi confini con un po' di puzza sotto al naso.

"E comunque a che feste ti riferisci? Il Garden non prevede di organizzare eventi più importanti della solita festa per i promossi," chiese Quistis, incuriosita, guardando la sua amica con la testa leggermente piegata.

Selphie ridacchiò, e poi fece un cenno con la testa in direzione di Rinoa, facendo allo stesso tempo l'occhiolino a Quistis. L'insegnante dapprima non parve capire, ma poi allargò la bocca in un 'oh' silenzioso che fece intuire a Selphie di averla messa sulla strada giusta; le due rimasero a sorridersi in silenzio fino a quando Rinoa, incuriosita dal silenzio, alzò lo sguardo dal fiocco che teneva in mano. "Che c'è? Perché non rispondi?"

"Ho in mente una festa importante," rispose Selphie con gli occhi che brillavano di eccitazione, sporgendosi in avanti come se stesse confidando un segreto alle sue amiche. "Una festa che lascerà tutti a bocca aperta!"

"Sì, ma quale?" chiese Quistis fingendo indifferenza. Aveva ormai capito dove voleva andare a parare la sua amica.

"Un matrimonio!!" strillò Selphie, lasciando andare gli spartiti per battere le mani felice. "Sarà bellissimo!"

"Chi si sposa?" chiese Rinoa. "Forse Edea e Cid vogliono rifarlo? Ma non ci hanno detto nulla..."

"Perché non saranno loro a sposarsi!"

Ci fu un momento di silenzio in cui Rinoa si sentì particolarmente confusa. "Chi, allora?" domandò di nuovo quando vide che nessuna delle sue due amiche le avrebbe risposto.

"Tu e Squall!" strillò Selphie con un risolino.

"Cosa?! Non è assolutamente vero!" sbottò Rinoa, alzando gli occhi e cercando di guardare severamente e duramente l'amica.

"Oh, sì invece... in un futuro imprecisato, vi sposerete di sicuro. E io organizzerò il vostro matrimonio!"

"Ma Selphie, lui non..."

"E io porterò le ghirlande di fiori! Te ne farò una molto carina per l'acconciatura, vedrai..." intervenne Quistis, che adorava prendere in giro Rinoa. La ragazza diventava infatti sempre rossa, imbarazzata, non riusciva a ribattere e finiva per lasciar sbollire Selphie e Quistis quanto volevano, evitando di contraddirle.

"Quistis, ti prego..." si lamentò Rinoa, coprendosi il viso con una mano.

"Oh! Senti questa! Per far contento Squall, faremo fare una torta che contiene canditi dei colori di tutti gli elementi! Dovrebbe sentirsi a suo agio, così," disse Selphie, continuando a sfogliare gli spartiti mentre Quistis si lambiccava il cervello per un'altra battuta.

"E Angelo! Vestiremo anche Angelo! Potremmo metterle un bel fiocco alla coda, oppure metterle una campana al collo, così quando ti porterà all'altare suonerà e sarà divertente!" continuò imperterrita Selphie.

"Angelo non mi accompagnerà all'altare!!" cercò di intervenire Rinoa, ma venne subito zittita da Quistis.

"Ah! Allora ti sposi davvero!" disse infatti, puntandole un dito attorno a cui aveva ancora dei non-ti-scordar-di-me per la sua ghirlanda.

"Vi prego..." piagnucolò Rinoa, estremamente in imbarazzo.

"E poi faremo due miniature di marzapane di Squall e Rinoa, e ovviamente Squall lo faremo con il gunblade, così non avrà da ridire! Vedrai Rinoa, sarà un matrimonio..."

"Non ci sarà nessun matrimonio!" sbottò infine Rinoa, mollando tutto l'occorrente per i fiocchi a casaccio nella sua cesta e alzandosi in piedi a pugni stretti. "Non riesce nemmeno a chiedermi di andare alla festa con lui! Come pensate che possa chiedermi di sposarlo?!"

"Potresti farlo tu," le disse Selphie, assolutamente seria.

"Vero," concordò Quistis. "Non vorrai rinunciare alla mia ghirlanda per acconciatura solo perché Squall è un testone!"

"E agli sposi di marzapane!"

"Non farò mai una cosa del genere, scordatevelo e piantatela!"

In quel momento, il suo cellulare iniziò a squillare, e Rinoa si frugò in tasca, felice dell'interruzione. Era Squall.

"Sì?" rispose, cercando di non mostrare irritazione. Selphie e Quistis si sporsero in avanti, come per ascoltare, e lei indietreggiò, facendo loro una linguaccia.

"No, non mi ha invitato nessuno," disse, e Selphie e Quistis si scambiarono il cinque. "Certo che verrei, mi farebbe davvero molto piacere," continuò Rinoa al telefono, e le sue amiche passarono a gesti di trionfo anche più eclatanti. "Va bene. Alle otto. Sarò pronta. Anch'io... devo salutarti," disse infine, e chiuse la comunicazione fissando le amiche. "Piantatela," ribadì.

"Ti ha invitata, vero?" domandò Quistis, tornando alla sua ghirlanda, sorridendo soddisfatta.

"Sì," disse Rinoa a denti stretti, tornando a preparare fiocchi.

"Oh, vedi? Presto ti chiederà di sposarlo e vedrai se non abbiamo ragione!" cinguettò Selphie, annuendo convinta.

"Come volete," rispose Rinoa, cupa, tenendo gli occhi fissi sul suo lavoro. Essere presa in giro era divertente, ma non quando riguardava lei e Squall...

Decise di lasciar sbollire le sue amiche, e si apprestò a non aggiungere una parola fino a quando non avrebbero parlato di altro. Però gli sposini di marzapane sarebbero stati carini...

C'era uno strano silenzio, e lei ebbe come un cattivo presentimento. Alzò gli occhi e le vide e entrambe a fissarla, con due enormi sorrisi sui volti.

"S-sì?" disse esitante.

"Ci stai pensando, vero?" chiese Quistis.

Le ragazze scoppiarono a ridere quando Rinoa arrossì, senza nemmeno riuscire a negarlo, e ripresero a parlare di come sarebbe stato quel lontano matrimonio in un futuro imprecisato. Rinoa decise di lasciarle sbollire e immergersi nei suoi pensieri per la mezz'ora successiva.

Però, si trovò a pensare di nuovo, in un futuro lontano e imprecisato...

...gli sposi di marzapane non sarebbero stati una cattiva idea.

*****
Note dell'autrice: altro prompt che mi ha richiamato una storia tra amiche XD Non so perché, ma ce le vedo a prendere in giro Rinoa su questa cosa XD Se devo dire la verità, mi immagino persino Selphie che canta la canzoncina... non ricordo qual è, ma è molto infantile, e sono sicura che l'abbiate sentita tutti, prima o poi^^ Spero che anche questa non sia uscita pessima.
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 20
*** 45. Regina di Cuori: Incarnazione ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XII. Regina di Cuori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo dove ci siano le parole 8 e infinito

C'erano pochissime sensazioni che erano anche solo lontanamente simili a quella della magia che si faceva strada nel sangue.

Era come avere due fluidi che circolavano dentro, e a volte la magia affiorava sulla superficie della pelle, le drizzava i peli, come fossero attirati dall'elettricità statica, e la sua pelle si scuriva laddove la magia cercava l'aria. Sembravano tatuaggi, disegni del potere sul suo corpo che ad altre streghe, in passato, avevano dato fastidio, ma che lei adorava. Erano l'attestato pubblico della sua potenza, il marchio tangibile di chi lei era.

Si era sempre trovata a paragonare le sue sensazioni a quelle che le provocava la magia. Non ne aveva mai trovata nessuna che fosse in grado di reggere il paragone: nulla aveva la forza degli otto elementi di cui era fatto il mondo che si appiccicavano alle molecole del suo sangue, nulla aveva la potenza del suo braccio invaso dalla magia, nulla sapeva sollevarla da terra e scagliare magie così potenti da incendiare campi e bagnare deserti. Non c'era assolutamente nulla al mondo che fosse come la magia. E lei, ultima di una lunga dinastia di streghe, che poteva annoverare tra i suoi trisavoli il Leggendario SeeD e la sua Strega, racchiudeva in sé tutta la potenza magica che Hyne, agli albori del tempo, aveva donato all'umanità.

Si chiedeva spesso come avesse fatto il Grande Hyne a rinunciare a un potere così sublime, così straziante, così infinito, così capace di tutto. Poteva cambiare forma alle cose, poteva creare, poteva superare le barriere del tempo e dello spazio, poteva animare statue, creare Guardian Force secondo i suoi capricci... non c'era nulla che fosse precluso all'immenso potere che la riempiva, minacciando di straripare. A volte non si sentiva in grado nemmeno di contenerlo tutto, tanto era forte, e il pensiero di rinunciarvi le gelava il sangue nelle vene - il suo sangue magico - e le toglieva il respiro.

La sua ossessione per la magia, poco alla volta, l'aveva resa sola, ma nella sua solitudine lei era altezzosa, superba, sinistra. Era unica, perché nessuno prima di lei era stato così potente, nessuna strega era stata un'incarnazione di Hyne quanto sapeva esserlo lei. Era stato un processo lungo e doloroso avere tutto quel potere, ma ne era valsa la pena, pensava osservando gli affanni umani dall'alto del suo castello. Quel castello che il suo potere era in grado di tenere sospeso a mezz'aria, sulle rovine di Centra. A volte qualcuno aveva osato chiederle, in passato, se non ritenesse di aver bisogno di un Cavaliere: ma lei aveva riso sprezzante, perché Hyne non aveva certo avuto un Cavaliere, agli albori del tempo, e allora perché avrebbe dovuto averlo lei, che era la sua perfetta incarnazione? Un Cavaliere le sarebbe stato inutile, perché lei sapeva gestire quell'immenso potere senza alcun concorso esterno.

Osservava gli umani, dall'alto della sua Torre dell'Orologio, dove teneva per gioco un trono su cui sedeva ogni giorno e accoglieva le creature mostruose a cui aveva dato la vita, e a cui poteva toglierla in ogni momento. Erano i suoi guardiani, i suoi protettori, i suoi schiavi: erano i suoi sottoposti, gli unici che capivano il suo potere, gli unici che la veneravano.

Li vedeva affannarsi a pregare una qualche divinità antica e sperduta, e allora cercava nel suo potere l'elemento Sacro. Provava una scarica di qualcosa che sembrava renderla più pulita, quasi, che spazzava via tutto ciò che era negativo, e si diceva che non aveva bisogno di alcuna divinità, lei.

Li vedeva accendere fuochi e filare i tessuti con cui scaldarsi, e lei cercava nel suo potere l'elemento Fuoco. Veniva invasa allora da un calore in grado di arrossarle la pelle, e lei se lo godeva perché era come stare al sole, ma senza scottarsi, ed era cosa essere lambiti dalle fiamme senza bruciare. Non aveva bisogno di fuoco, lei, ce l'aveva dentro.

Li guardava cercare refrigerio durante la stagione calda, quando il sole picchiava forte, e cercava l'elemento Gelo dentro di sé: ed era come stare coricati nella neve, e la sua pelle diventava sempre più fresca, e nessun umano avrebbe mai capito il contrasto tra il sole che vorrebbe scaldarti e il potere che ti raffredda. Il suo refrigerio era dentro di lei.

Li vedeva, a volte, morire di fame e di sete nel deserto, un'oasi felice e piena di acqua impressa negli occhi rivolti al cielo. E a lei, invece, bastava cercarsi nelle vene per trovare l'elemento Acqua, e non soffrire la seta perché era come essere perennemente dissetati da una fonte infinita e perfetta.

Li vedeva ammazzarsi di lavoro sulla terra, cercando di capire come trarne frutti più abbondanti e più velocemente. Lei, sorridendo appena, si rivolgeva all'elemento Terra, e la magia le sussurrava ciò che, nascosti nel ventre del mondo, i semi bisbigliavano ogni giorno. Sarebbe bastato a far fiorire i campi di tutto il mondo, questo suo segreto.

A volte, dall'alto della sua Torre, vedeva le navi lontane, nel mare, in attesa che si alzasse un venticello che potesse spingerle in porto. Se solo avessero avuto a disposizione la tempesta che le sconquassava continuamente l'anima, la forza del Vento che le tracciava soffi nel sangue, aprendosi varchi che le facevano letteralmente tremare i polsi.

Vedeva uomini e animali spaventati dai temporali, e pensava al suo Tuono interiore, a quella scarica di elettricità dritta al centro del ventre, così capace di possederla come nessun amore avrebbe mai potuto fare.

E infine vedeva uomini meschini mescere calici di vino misto a veleno, e pensava al suo, di Veleno, e a come la sua magia fosse così potente da proteggerla anche da questo.

Era assolutamente invincibile, eterna, e quegli stolti umani non avrebbero mai capito che avrebbero dovuto salire in ginocchio le scalinate del suo castello e implorare la sua benevolenza, chiedere l'immenso onore di conoscere il suo potere e i suoi segreti, adorarla e venerarla come la divinità di cui lei era la più perfetta incarnazione mai esistita.

Poi un giorno uno dei suoi fedeli guardiani salì in ginocchio le scalinate, implorò ed ottenne l'immenso onore di essere ammesso alla presenza della sua dea, e posò ai suoi piedi un delicato cofanetto d'argento.

"Che cos'è," chiese, senza nemmeno curarsi di farla sembrare una domanda.

"La Junction Machine Ellione, mia signora." Il guardiano era uno dei migliori - non osava nemmeno guardarla.

Artemisia sorrise, accarezzando gli intarsi e sentendo il potere che disegnava dentro di lei ciò che era stato inciso nell'argento.

"A cosa serve."

"A dominare il tempo, mia signora."

Incuriosita e annoiata, Artemisia aprì il cofanetto, e intinse il dito nella materia buia e oscura che lo riempiva. La sua coscienza scivolò lontano, nel tempo e nello spazio, e vide con i suoi occhi tempi oramai perduti, città oramai in rovina, persone oramai polvere.

Quando si risvegliò, infuse così tanta magia nel suo fedele guardiano che le aveva portato un giocattolino così adorabile che sarebbe bastata a farlo vivere in eterno. E poi accarezzò di nuovo gli intarsi, e si lasciò cullare dall'idea che aveva avuto, durante quel folle sogno a cavallo dei secoli.

Avrebbe dominato il tempo. Lo avrebbe compresso, usando il suo immenso potere per creare per se stessa un presente infinito e perfetto quanto la magia che la animava.

E lì, nel tempo in cui solo lei e la sua infinita potenza sarebbero riuscite a sopravvivere, avrebbe costretto l'umanità all'adorazione della più perfetta incarnazione di Hyne.

*****
Note dell'autrice: per questo prompt non sono riuscita a pensare a qualcosa di diverso che Artemisia, e quindi alla fine mi sono arresa. Ma sono contenta, mi è piaciuto scrivere di lei *_*
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 21
*** 46. Regina di Fiori: Fastidio ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XII. Regina di Fiori

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo in cui il cinguettio degli uccellini infastidisca il protagonista

Squall odiava profondamente le stagioni calde.

Il motivo era molto semplice: faceva caldo, il Garden non era fornito di un impianto di aria condizionata - troppo dispendioso - e allora doveva tenere aperte le finestre. Tenere aperte le finestre nella stagione calda significava per lui una cosa sola: essere infastidito dagli uccellini che cinguettavano allegri, nel mondo esterno, e lo distraevano dal suo lavoro.

Non che ci volesse molto, il suo lavoro era la cosa probabilmente più noiosa del mondo, ma andava fatto, e Squall voleva farlo in fretta. Finire a tarda sera era sempre odioso, e anche se a Cid non pareva dispiacere - quell'uomo gli riversava addosso anche il suo lavoro, quando poteva sembrare accettabile agli occhi del resto dello staff - a lui scocciava eccome. Aveva fatto una promessa a Rinoa: passare più tempo con lei e con i loro amici, e poteva farlo solo durante le pause per i pasti, quando comunque non sempre c'erano tutti, e dopo cena.

Quella settimana era stato lontano dal Garden per una missione, che lo aveva stancato enormemente. Il Garden aveva deciso di creare un bestiario mondiale, aggiornato dopo il Pianto Lunare che aveva riempito la terra di nuovi mostri; per questo, a turno, una squadra partiva e prendeva nota di tutte le caratteristiche dei mostri che incontrava. Era un lavoro stancante non tanto per le battaglie, che erano piuttosto semplici, quanto per il tempo che si perdeva nell'accumulare le Scan necessarie a prendere nota dei dettagli, nel cercare i vari mostri, nell'assicurarsi di averli trovati tutti, nel battere palmo a palmo la zona... insomma, era un lavoro noioso.

Ed era noioso anche stendere i rapporti relativi alle missioni, e farlo con gli uccellini che cinguettavano fuori dalla finestra, ignorando le sue imprecazioni, era ancora peggio. Si distraeva continuamente. Decise di provare a stendersi un momento sul divanetto del suo ufficio e riposare qualche minuto; magari lo avrebbe aiutato a ritrovare la concentrazione. Si sedette quindi il più comodamente possibile, si appoggiò allo schienale, chiuse gli occhi... e una coppia di passerotti andò a posarsi sul suo davanzale, mettendosi a cinguettare ancora più allegramente. Sembrava che si fossero messi d'accordo per disturbarlo.

Cercò di resistere qualche minuto, ma non riuscì comunque né a riposare né a concentrarsi; allora si alzò, scacciò la coppia di uccellini dal davanzale e si rimise alla scrivania, con le mani sospese a mezz'aria sulla tastiera del suo computer, in attesa dell'ispirazione che gli permettesse di scrivere quel dannato noioso rapporto su quella dannata noiosa missione.

In fin dei conti fare rapporto era incredibilmente inutile: non era forse un rapporto di missione già il bestiario che avrebbero pubblicato?

Magari scrivere qualcosa a caso, per iniziare, lo avrebbe aiutato. Cercò di ignorare quei dannati uccellini e si accinse a scrivere. Pochi secondi dopo, qualcuno bussò alla porta, e lo fece sobbalzare sulla sedia.

"Avanti," disse, un po' ad alta voce e un po' in un sibilo.

Rinoa entrò tutta allegra e sorridente, e si fiondò su Squall, sedendosi in braccio a lui e coprendolo di baci per salutarlo. Lui ricambiò, grato e insieme scocciato dell'interruzione, e il cinguettio degli uccellini non gli diede più così fastidio. Fu solo accarezzandole un fianco che si rese conto di come era vestita la sua ragazza.

"Che ti sei messa?"

Rinoa si lisciò il prendisole azzurro chiaro sui fianchi. "Sto andando in spiaggia con le ragazze! Non pensavo saresti tornato così presto. Cid mi aveva detto che il vostro rientro era previsto per stasera tardi... com'è andata?"

Squall decise che era più saggio tenere per sé la sua personale opinione sulla missione. "Abbastanza bene. Ma devo fare rapporto... solo che sono un po' stanco. Non riesco nemmeno a iniziare."

"Vuoi che rimanga qui a darti una mano?"

"No, no, vai pure in spiaggia. Assicurati solo..."

"... di avere Diablos e Incontri Zero. Lo so," terminò lei, dandogli un buffetto sul naso. "Già provveduto. Gli altri ci raggiungeranno verso le cinque. Perché non vieni con loro?"

"Non posso, devo finire questo rapporto..."

"E pensi di metterci tre ore...?" Rinoa si allontanò un poco per guardarlo, tenendogli comunque le braccia intorno al collo.

"No, ma poi dovrò controllare quelli degli altri..." Il solo pensiero sembrò infastidirlo, e si strinse la radice del naso tra due dita.

"Perché non chiedi a Cid di poter consegnare i rapporti domani? Sono sicura che non dirà di no. Così magari invece di stare chiuso qui dentro, puoi venire con noi... o andare a riposarti un po'."

"Hai ragione," concesse lui. "Penso che andrò a riposarmi un po'."

Rinoa si alzò, e attese che lui spegnesse il computer e si alzasse a sua volta. Squall oramai ci era abituato: quando lei gli suggeriva di rimandare il lavoro non urgente e lui accettava, rimaneva in attesa che lui uscisse dall'ufficio, come per accertarsi che lo avrebbe fatto davvero. In effetti la capiva - più di una volta aveva detto che avrebbe rimandato per poi non farlo... se lei mancava di fiducia, lui doveva ammettere di averle dato dei buoni motivi per farlo.

Fuori dall'ufficio, Rinoa raccolse da terra la sua borsa da spiaggia, e poi accompagnò Squall fino alla sua camera. "Magari quando arrivano i ragazzi, io vengo qui," gli sussurrò mentre lui la abbracciava. "Così possiamo passare un po' di tempo soli."

Lui accettò, quasi con impazienza - sapeva bene cosa voleva dire passare del tempo da soli, e nel caso non l'avesse capito, Rinoa aveva pensato di aggiungere un sorriso malizioso, per buona misura e per rendere il messaggio più chiaro. Il suo ragazzo era notoriamente un po' duro di comprendonio nelle faccende amorose.

Giunto in camera, Squall aprì la finestra; l'odore di chiuso e il caldo soffocante lo avevano praticamente costretto a farlo. Si fece una doccia veloce, si mise biancheria pulita, e stava per stendersi a letto per riposare quando gli giunse alle orecchie il cinguettio di due passerotti che avevano fatto il nido sull'albero fuori dalla sua finestra. Sbuffò, si alzò e cercò di capire se poteva convincerli ad allontanarsi; sembrava però che i genitori stessero nutrendo i piccoli, per cui non ci provò nemmeno. Sperò solo che durasse poco, e si rimise a letto, continuando a girarsi e rigirarsi, infastidito dal cinguettio continuo degli uccellini e dalla sua incapacità di addormentarsi se solo c'era un minimo rumore. Squall era tipo da radiosveglia proprio per quel motivo: il ticchettio dell'orologio lo rendeva insonne. Gli uccellini che cinguettavano fuori dalla sua finestra pure, e desiderò avere un gunblade che potesse sparare normalmente, anche solo per spaventare le bestiole per una mezz'ora e godersi un po' di sonno.

Riuscì ad assopirsi solo quando il cielo si rannuvolò e un acquazzone improvviso colpì l'isola di Balamb, costringendolo a chiudere la finestra; pochi minuti dopo, però, qualcuno si mise a bussare insistentemente alla porta, e dovette alzarsi per andare ad aprire.

Era Rinoa.

"Siamo tornate prima!" disse tutta allegra, entrando. "Ha iniziato a piovere e non sapevamo come ripararci. Immagino che potremo stare da soli un po' di più," continuò, provocante, lasciando cadere a terra il suo prendisole.

"Mettiti a letto," le ordinò perentorio Squall, e lei si stupì della sua audacia. Non era mai stato così esplicito. lei lo assecondò, eccitata all'idea di cosa la aspettava, ma quando lui entrò nel letto e si stese senza nemmeno provare a spogliarla del costume da bagno si chiese cosa stesse succedendo.

"Squall?"

"Ah. Sì. Non aprire la finestra, per favore."

"Oh." Doveva ammettere di essere un po' delusa, ma conosceva bene Squall: se era così scorbutico era perché non aveva dormito, e se non aveva dormito era perché c'era stato qualche rumore. Forse fuori dalla finestra. Stava ancora rimuginando su cosa potesse avergli reso difficile il sonno quando abbassò lo sguardo perché si sentiva osservata.

"Non riesco a dormire," si lamentò lui. "Mi stavo addormentando, ma mi hai svegliato."

"Mi dispiace," si scusò lei.

"Potresti farti perdonare, però," fece lui, con un sorriso malizioso, allungando una mano ad accarezzarle il nodo che teneva chiusi sui fianchi i suoi slip.

Squall era un po' duro di comprendonio nelle faccende amorose, pensò Rinoa mentre si slacciava il reggiseno, ma doveva ammettere che stava migliorando.

*****
Nota dell'autrice: questa storia è definibile come piccola cazzatina random. D'altra parte credo sia stata scritta in tipo due ore. Non è un granché e nemmeno voleva esserlo^^
Questa storia me la sono betata da sola; vi lascio il link al post sul mio blog in cui risponderò a eventuali commenti, critiche e domande, come sempre. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 22
*** 47. Regina di Picche: Prime volte ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XII. Regina di Picche

Prompt: Somma tutti i numeri della tua data di nascita e scrivi una storia di qualsiasi tipo con quell'esatto numero di parole (nel mio caso, 1993)

Rinoa era particolarmente silenziosa.

Da quando a Zell era sfuggita quella pessima battuta sul fracassare le ossa alle streghe, il suo umore era sensibilmente peggiorato; a Quistis sembrava che fondamentalmente le fosse piovuta la realtà addosso. Sì, era con i suoi amici, e sì, erano andati a riprenderla ed erano stati tutti d'accordo nel farlo... ma loro erano SeeD e lei era la Strega.

Erano i nemici per definizione.

Quistis spostò lo sguardo su Squall, che stava valutando con Selphie la rotta migliore per la Casa di Edea, dove Rinoa aveva chiesto di essere portata. Immaginò che non si fosse reso davvero conto del cambiamento di stato d'animo di Rinoa, e decise di fare qualcosa per la coppia. Uno per volta li avrebbe spinti insieme - li aveva visti, quando erano tornati sulla Lagunarock, come camminassero vicini, e com'era evidente che volessero tenersi per mano ma non volessero farlo davanti a tutti.

Si avvicinò a Rinoa, avendo cura che Squall la vedesse e la sentisse parlare. Si chinò, toccandole una spalla, e quando la ragazza alzò gli occhi per vedere chi fosse, le disse semplicemente, "mi sembri stanca, Rinoa. Vuoi riposare un po'?"

Rinoa scosse la testa, come per minimizzare la cosa. "Sto bene, grazie. Arriveremo presto, no?"

"Non prima di tre-quattro ore," rispose Squall senza voltarsi a guardare le ragazze. Quistis dovette nascondere un sorriso di trionfo.

"Vedi? C'è tempo. Se vuoi ti mostro dove sono le cabine, così puoi cercare di dormire un po', o almeno stenderti," insistette poi.

Rinoa cedette. "D'accordo, se è così..." Si alzò un po' a fatica, a parere di Quistis, si lisciò il vestito sui fianchi e alzò il viso per sorriderle. "Mi accompagni?"

"Da questa parte," sorrise a sua volta Quistis, e insieme uscirono dalla sala di pilotaggio, non prima che lei riuscisse a rubare uno sguardo in direzione di Squall. Con la coda dell'occhio, lui stava controllando dove stesse portando Rinoa.

Così il suo piano era anche più semplice da attuare, si disse Quistis.

Guidò Rinoa fino alle cabine, dove una porta scorrevole si aprì. "Ci sono due letti per stanza. Questa è quella dove dorme Squall... scusa, mentre venivamo a prenderti abbiamo dovuto dividerci le stanze."

"Non c'è problema," rispose Rinoa, con un gesto della mano. "Quale dei due letti è il mio?"

"Oh, penso che tu possa scegliere quello che vuoi. Squall non ha ancora riposato, è stato accanto a Selphie per tutto il tempo."

Rinoa non diede a vedere di dare peso a quell'affermazione, e si voltò velocemente come per valutare quale dei due letti fosse il migliore. A Quistis però non sfuggì il sorriso leggero che le aleggiava sulle labbra.

"Allora mi metterò qui," disse semplicemente Rinoa, avviandosi verso il letto più vicino alla fonte di luce.

Quistis si appoggiò contro un tavolino all'interno della stanza, e guardò Rinoa a braccia conserte. "Quello che ha detto Zell prima... non lo pensiamo davvero."

"Oh, lo so. Non preoccuparti," le rispose Rinoa con un sorriso forzato.

"Mi preoccupo, invece. Si vede che è una cosa che ti ha turbato..."

Rinoa sospirò, e le voltò le spalle prima di rispondere. "Mi turba che pensavo la stessa cosa, prima di..." Si interruppe, scosse la testa e tacque.

Quistis le si avvicinò, le posò le mani sulle spalle, e sussurrò, "non posso nemmeno immaginare quanto sia dura, per te."

"Tutto quello che sapevo prima di... prima, tutto quello che consideravo giusto... è cambiato. Non posso più pensare quelle cose, credere quelle cose. Sono cambiata. Cosa sono diventata?"

"Sei sempre Rinoa. Hai solo un grosso potere magico," le rispose Quistis costringendola a guardarla. "Per tutti noi sei sempre Rinoa. E non cambia nulla il fatto che sei una strega, adesso... sei la nostra compagna. Hai sempre combattuto con noi, e se te la senti, puoi continuare a farlo. Noi continueremo a pensare che dobbiamo rompere le ossa alle streghe come Artemisia... ma questo vuol dire proprio come lei. E tu non sei affatto come lei, e non lo sarai mai."

"Ne sei davvero convinta? Artemisia può possedermi quando vuole, e io non saprò cosa starò facendo-"

"Anche Edea è stata posseduta, ma questo non cambia niente. Non era lei la persona malvagia, e non lo sei nemmeno tu." Quistis fece cenno a Rinoa di sedersi sul letto, e le si sedette accanto, con un braccio intorno alle spalle. Una lacrima silenziosa scivolò sulla guancia della strega. "Adesso ti sembra tutto pessimo, lo capisco. E penso che sia giusto che tu ti senta così... per un po' di tempo. Ma ricordati che noi siamo con te. Squall è con te," aggiunse infine, sottolineando il nome. Rinoa arrossì un poco e lei ridacchiò.

"Mi dispiace, Quistis," sussurrò poi.

"Per che cosa?"

"Per... Squall..."

"Oh, no. Non devi preoccuparti."

"Ma avevi detto che..."

"Lo so cosa avevo detto," rispose Quistis, con aria tranquilla e con un cenno della mano per minimizzare il suo sfogo di allora. "Ma poi, ripensandoci... ritirerei tutto quello che ho detto, e non solo perché è stata una pessima figura," continuò, strappando un sorriso anche a Rinoa. "In realtà credo di non essere mai stata innamorata di Squall. Ma i ricordi che ho perso, quello che provavo, e soprattutto il fatto di non essermi mai innamorata prima... mi hanno ingannata. Ho pensato di amarlo e invece era solo affetto, fin da quando ero bambina."

"Ne sei davvero sicura?" chiese Rinoa.

"Assolutamente sì." Si alzò per andarsene. "Adesso ti lascio riposare, sarai stravolta."

"Sì," ammise sottovoce Rinoa. "Sì, hai ragione."

"Riposati. Ti verrò a chiamare non appena saremo alla Casa di Edea."

"Grazie, Quistis... di tutto."

Quistis sorrise, e si voltò quando arrivò alla porta per rassicurare ancora la sua amica. "Di niente."

Uscendo dalla stanza, si ritrovò davanti Squall, appoggiato alla parete di fronte, che sembrava attendere che lei uscisse.

"Tutto a posto?" gli chiese.

"Sì, tutto a posto," rispose lui. Sembrò poi in imbarazzo, e abbassò lo sguardo per fare la sua domanda. "Lei come sta?"

"Bene," rispose Quistis. "Un po' scossa, com'è ovvio. Ma sta abbastanza bene. Ha... solo bisogno di supporto. E se devo essere sincera, non credo di dover essere io a darglielo."

Lui non alzò lo sguardo, e Quistis sospirò. "Senti, sei confuso anche tu, e lo capisco. Ma lei ha bisogno di te, adesso. Smettila di avere paura."

Quistis se ne andò senza dire altro, e Squall rimase fermo contro la parete fino a quando lei non fu scomparsa nell'altra sala.

Allora si avvicinò lentamente alla porta scorrevole della cabina ed entrò.

*˜*˜*˜*˜*

C'era tutto buio, intorno a lei, e c'erano risate sinistre, e freddo, e odore di morte, e scappava da qualcuno di non ben definito che sembrava avvicinarsi ad ogni passo che faceva.

Urlava, ma non le usciva voce, e la cosa la terrorizzava, insieme al non vedere affatto dove stesse correndo se si stesse davvero mettendo in salvo...

...e boccheggiò quando sentì una mano sulla spalla. Si svegliò di soprassalto, spaventata, e si tirò a sedere sul letto cercando di sfuggire a chiunque o qualunque cosa stesse cercando di farle del male.

"Sono io! Calmati, calmati," disse una voce familiare.

"S-Squall?"

"Sì, sono io. Ho visto che avevi un incubo e ho pensato di svegliarti. Non volevo spaventarti così," si scusò lui, ritraendosi e tornando alla sua postazione di prima: appoggiato contro il tavolino a guardare Rinoa che dormiva, come se solo in quel modo potesse davvero proteggerla.

"Non è colpa tua," rispose Rinoa, respirando profondamente per calmarsi. "Ho solo pensato che... non importa, lascia perdere," terminò.

"Puoi dirmelo, se vuoi..."

Rinoa lo guardò piegando la testa, e allungò le gambe. "Era... tutto buio. E freddo. E qualcuno mi rincorreva e io sapevo che voleva farmi del male, ma non sapevo se stavo scappando nella direzione giusta... la tua mano mi ha spaventata. Mi è quasi sembrato di essere catturata."

"Mi dispiace," sussurrò lui.

"No, non devi, davvero. Va tutto bene... ma siamo fermi?" chiese Rinoa, nel tentativo di cambiare argomento.

"Sì. Ci siamo avvicinati a Deling City, e sai che c'è sempre molto nuvoloso sulla città. Selphie ha preferito fermarsi. Siamo su un'isola, adesso. Ci fermiamo per qualche ora, e poi ripartiremo per la Casa di Edea."

"Capisco."

Ci fu un momento di silenzio. Erano entrambi imbarazzati dall'essere insieme nella stessa stanza dopo quello che era successo alla Dimora della Strega, ma nessuno dei due aveva voglia di fare una conservazione frivola tanto per non sentire il disagio. Rinoa iniziò ad attorcigliarsi intorno a un dito un filo tirato della coperta che aveva addosso, e Squall si schiarì la voce per poi iniziare a preparare il suo letto.

"Ti dispiace se dormo qui?" le chiese, voltandole le spalle mentre tirava indietro le coperte.

"No, figurati. Quistis mi aveva avvertito."

"Di cosa?" Stavolta lui si voltò a guardarla, e lei lo fissò con gli occhi sgranati.

"Che questa è la tua cabina..."

"Ma non... oh," si interruppe, capendo finalmente cosa aveva voluto ottenere Quistis. Forzarlo nella stanza con Rinoa, per forzarlo a parlare con lei. "C'è una cosa che volevo dirti..."

Rinoa smise di giocherellare con i fili della coperta, e si voltò a guardarlo, attenta a non perdere una parola. Non succedeva tutti i giorni che fosse Squall a voler iniziare a parlare, e se succedeva lei intendeva godersi quell'avvenimento speciale fino in fondo.

Squall si schiarì ancora la voce. "Quando... quando eravamo nello spazio... tu mi hai detto delle cose," iniziò esitante.

"Sì. Le penso davvero."

"Sì, non è che non ti credo. Anzi, lo so che sei stata sincera. Solo che... io non ti ho detto niente."

"Beh, non mi aspettavo una risposta... so come sei fatto, e ti... voglio bene per come sei," sorrise Rinoa.

Lui sembrò estremamente in difficoltà a quel punto. "Devo risponderti, però, perché adesso le cose diventeranno più difficili, e..."

Il sorriso sul volto di Rinoa svanì: le cose sarebbero diventate più difficili perché lei era una strega.

"Quello che voglio dirti," continuò lui scuotendo la testa, ignaro dal cambio d'umore di Rinoa, "è che anche tu sei la persona che mi fa stare meglio, adesso... e che a volte mi fa arrabbiare."

Rinoa lo guardò stupita. "Sul serio?" chiese poi, un po' sospettosa.

"Sul serio," rispose lui a voce bassa, ma così determinato e sicuro che lei non ebbe il minimo dubbio che non fosse sincero. "E... neanche io sono mai stato con una persona... come sono stato con te."

Lui terminò la frase arrossendo, e Rinoa cercò di ricordare la loro conversazione sulla Lagunarock; ricordava di aver cercato di fargli capire che tra lei e Seifer non c'era stato niente, e poi era stato lui a nominarlo direttamente... era forse questo che voleva dirgli? Che lei era la prima, per lui?

La sua confessione aveva lasciato un certo imbarazzo nell'aria, e Rinoa cercò di spezzarlo con una risatina poco convinta. "Beh, ci siamo solo abbracciati," cercò di scherzare.

"Anche abbracciarsi per me è... difficoltoso," rispose serio Squall.

Rinoa smise di ridere, e spostò la coperta. Si alzò dal suo lettino e si avvicinò a lui, scalza e senza il suo abitino azzurro, e gli si sedette accanto, allungando una mano tremante a prendere quella di lui. Era talmente teso che riusciva anche a sentirlo nel modo in cui stringeva le dita. "Lo so," disse allora, muovendo il pollice per accarezzargli il dorso della mano. "E non devi avere paura. Quello che verrà, lo affronteremo insieme. Per la prima volta, ma insieme. E saremo più forti, per questo. E io sono contenta di poter avere il privilegio di affrontare certe cose per la prima volta con te."

"Non so come fare," sussurrò Squall, con la voce strozzata.

"Nemmeno io," gli rispose lei, allungando la mano libera per accarezzargli la guancia.

Lui sollevò lo sguardo, e si allungò lentamente, le sfiorò appena le labbra con un bacio, e si ritrasse sempre guardandola.

"Posso dormire vicino a te, stanotte? Sai, gli incubi..."

Lui sorrise, e la attirò a sé. "Sì."

*****
Nota dell'autrice: questo è stato il prompt più difficile! La somma della mia data di nascita è 1993, e io secondo il contatore di Word sono riuscita a fare esattamente 1993 parole... se con altri contatori il risultati è diverso, mi sparo XD Non avete idea delle modifiche che ho fatto per riuscirci XD!
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 23
*** 48. Regina di Quadri: Promesse ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XII. Regina di Quadri

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo che sia ambientata durante il pranzo di Pasqua, ma che non nomini alcun cibo

"Ma dobbiamo farlo per forza?" brontolò Squall.

Rinoa lo tormentava da una settimana con l'idea che avrebbero dovuto fare un pranzo pasquale tutti insieme, possibilmente nel suo appartamento, che era il più grande. Squall aveva resistito finché aveva potuto - non gli piaceva l'idea di avere gente nella sua stanza, anche se erano suoi amici - ma poi aveva ceduto il giorno precedente, quando Rinoa aveva tirato fuori l'argomento famiglia.

Era qualcosa su cui era diventato un tantino debole, l'argomento famiglia, e Rinoa sembrava approfittarsene, e lo metteva in mezzo ogni volta che poteva.

Ma alle undici di mattina della domenica di Pasqua, quando Rinoa si presentò con alcune uova-segnaposto e una buona quantità di casseruole, pentole e ciotole, venne preso dal terrore e cercò la scappatoia dell'ultimo minuto.

"Non è che dobbiamo per forza, Squall," rispose Rinoa mentre apparecchiava la tavola. "Queste non sono cose che si fanno per dovere. Si fanno per stare insieme. Per Natale ci siamo dovuti separare..." Il suo tono si fece malinconico, e Squall allora scosse la testa.

"Va bene, come vuoi. Ma non voglio un pranzo troppo lungo, ok?" concesse infine.

"Sì, lo so, entro le tre al massimo se ne saranno andati tutti. Non sia mai che il Comandante della SeeD ingrassi di un chilo," lo canzonò lei.

"Il grasso non mi aiuta nelle battaglie," si difese con poca convinzione lui. Non posso sopportarli per quasi tre ore, stava pensando intanto.

"Sì, certo..." rispose Rinoa, voltandosi poi per abbracciarlo. "Lo so che è difficile per te... per questo voglio ringraziarti per aver accettato. Non sai quanto sia importante per me... per tutti noi."

Squall le sorrise, e accettò il bacio leggero che gli diede lei.

"Lo so, anche se non lo capisco," rispose lui con più sincerità di quanto avesse voluto.

Lei gli posò la guancia sul petto, e sospirando cercò di spiegare. "Quando c'era mia madre, a casa nostra per Pasqua venivano sempre i miei nonni e i fratelli di mio padre. Eravamo tantissime persone - credo che in totale fossimo circa una ventina. Mi piaceva perché potevo vedere i miei cugini, anche se erano tutti di qualche anno più grandi di me... non potevo giocare molto con gli altri bambini. Mio padre era un ufficiale dell'esercito e mia madre una cantante famosa... i miei genitori erano terrorizzati all'idea che qualcuno potesse rapirmi o cose così."

"Era l'unica occasione per stare con i bambini della tua età, allora," sussurrò Squall.

Lei sollevò lo sguardo, allontanandosi da lui quanto bastava per guardarlo a occhi sgranati. "Mi stai ascoltando davvero?"

"Sì," rispose lui, sgranando gli occhi a sua volta. "Perché me lo chiedi?"

Rinoa sospirò alzando gli occhi al cielo, e lui la trovò particolarmente buffa, lì abbracciata a lui ma con quel gesto di semi insofferenza. "Perché di solito non mi ascolti mai."

"Non è vero," obiettò lui.

"Ah no?" domandò Rinoa, avvicinandosi fino ad essere a pochi centimetri dalle sue labbra. "Ieri ti ho detto cosa avremmo mangiato. Tu annuivi, ma scommetto che non hai sentito una parola..." Gli posò una mano sulla guancia per evitare che sbirciasse.

"Ok, questa volta hai ragione..."

"E la settimana scorsa ti ho raccontato che Quistis mi ha offerto di aiutarla con le sue lezioni. Annuivi, ma quando ti ho chiesto di dirmi cosa ne pensi ho dovuto darti uno scappellotto per farti rispondere."

"Sì, bè, ero stanco..."

"Erano le dieci di mattina, Squall."

"Ok, quelle volte non ti ho ascoltato..."

"...e," continuò lei, con un sorriso malizioso, "quando ti ho detto di avere un ritardo, qualche giorno fa, non hai fatto nemmeno una piega."

"Tu che cosa?!" Squall sbarrò gli occhi e le impedì di divincolarsi dal suo abbraccio. "Stai scherzando?"

"Su che cosa?" fece lei innocente, sbattendo le palpebre.

"Lo sai bene su che cosa," sibilò Squall, riducendo gli occhi a fessure.

"Ah, quella cosuccia!" lo canzonò lei, e poi scoppiò a ridere. La cosa non gli diede comunque sollievo. "Sul fatto che ti ho detto di avere un ritardo, non sto scherzando. L'ho fatto davvero per attirare la tua attenzione. Sul fatto di averlo davvero... sì, scherzo. Sono perfettamente regolare."

Lui sospirò di sollievo. "Mi hai spaventato."

"Lo so, ma lo vedi a cosa devo ricorrere per farmi ascoltare?" rispose lei, sempre scherzando, ma con una punta di malinconia nella voce.

Lui stava per rispondere, ma qualcuno bussò alla porta, e Rinoa si divincolò dal suo abbraccio per andare ad aprire. Poi il suo appartamento fu invaso dai loro amici, e a Squall rimase la sensazione di aver lasciato qualcosa in sospeso.

E la cosa gli dava più fastidio di quanto volesse ammettere.

*˜*˜*˜*˜*

Fu solo a metà pranzo, quando Rinoa gli chiese di andare con lei in cucina per aiutarla con i piatti da portata, che Squall la bloccò deciso a terminare la loro conversazione interrotta.

"Prima non abbiamo finito," esordì.

"Finito cosa?" gli chiese lei, tirando fuori una teglia dal forno e iniziando a distribuire le porzioni nei piatti.

Squall sospirò, quasi certo che lei stesse cercando di evitare l'argomento, e decise che era meglio se iniziava con il prenderlo di petto lui. "Hai ragione, a volte non ti ascolto. Ma non è perché non mi interessa quello che hai da dire, davvero..."

"Lo so, Squall..."

"Ho sempre davvero tanto da fare, e a volte ho così tante cose a cui pensare che non ho tempo per niente..."

"Lo so..." Rinoa smise di preparare i piatti e si voltò a guardarlo. "Stai tranquillo, scherzavo..."

"Non è vero," ribatté lui. "L'ho sentito il tono che hai usato."

"Squall..." Si coprì il viso con le mani, sospirò e poi tornò a guardarlo per rispondere. "Ascolta, è vero, a volte mi scoccia sapere che non mi ascolti. Però poi so perché lo fai, e mi passa..."

"Sì, ma non sentire nemmeno che mi dicevi di un ritardo... sono stato imperdonabile."

Rinoa sorrise e si allungò a baciarlo, il più profondamente e appassionatamente possibile, per fargli capire che per lei andava bene così. "Non è per te," sussurrò poi separandosi da lui.

"Per chi, allora?" La sua voce era roca, bassa, estremamente seria.

"Mio padre," rispose lei abbassando lo sguardo. "Ti ho detto che quando c'era mamma, Pasqua era bellissima... ma dopo la sua morte, papà ha smesso di invitare a pranzo i suoi fratelli. Vederli felici con le loro mogli per lui era una sofferenza... e credeva che fosse così anche per me, quando vedevo i miei cuginetti con le loro mamme. Sono stata sola, da allora. Ho cercato spesso di dirgli che volevo vedere i miei cugini, o almeno stare con altri bambini... ma lui non mi ascoltava nemmeno."

"Come faccio io a volte," terminò Squall per lei.

"Sì, ma con te è diverso!"

"Non ha importanza," le rispose lui, alzandole il mento con le dita. "Ti faccio sentire come ti sentivi allora..."

Lei scrollò le spalle, come a ribadire che non era importante.

"Faccio un fioretto. Ti ascolterò di più, da oggi in poi," promise convinto Squall.

Rinoa sorrise soltanto, annuendo come ad accettare la promessa.

"Ora torniamo dai nostri ospiti, o le battute di Irvine si sprecheranno."

*˜*˜*˜*˜*

Squall tenne fede alla sua promessa, fin dalla sera stessa.

Gli amici lo avevano incastrato: dopo il pranzo, avevano proposto di andare tutti insieme a Balamb, dove si teneva un torneo di Triple Triad. Lui e Rinoa erano rimasti soli esclusivamente per il tempo necessario agli altri ad andare a cambiarsi; poi avevano cenato tutti insieme in città, e Squall aveva dovuto ammettere che si era divertito. Li aveva sopportati per più di quanto avesse creduto possibile, e questo l'aveva reso rilassato. Rinoa era stata felice di quel cambiamento.

Poi, quando erano tornati al suo appartamento, le aveva detto che voleva mantenere la promessa. "Fin da subito," aveva aggiunto.

"Ok," aveva risposto Rinoa, piegando la testa su un lato.

"Raccontami di quando eri bambina. Di tua madre."

Rinoa sorrise, e iniziò a raccontare a ruota libera quello che le veniva in mente, dei pranzi delle feste, dei giochi con i cugini, di quanto tutto era cambiato dopo la morte di sua madre, di quanto le piacesse stare a Timber, dai suoi nonni materni, meno ingessati e rigidi di quelli paterni, e così più dolci e affettuosi. Parlò a lungo, e Squall la ascoltava davvero, infilando una domanda qua e là per farle capire che stava tenendo fede alla sua promessa.

Fu solo quando ebbe finito di raccontare, e si ritrovò a riposare senza fiato sul suo petto dopo l'amore, che aggiunse di dovergli confessare una cosa.

"Un'altra?" scherzò Squall.

Rinoa ridacchiò. "Sì, questa è seria..."

"Ok, spara..."

"Hai detto di voler fare un fioretto."

"Sì, e quindi?"

"Il periodo in cui si fanno fioretti è finito, Squall."

*****
Nota dell'autrice: non so perché, ma ho sempre avuto quest'idea, di Rinoa che dice di avere un ritardo e Squall che nemmeno la sente XD Spero che la storia non vi sembri banalotta come lo sembra a me ^^
Questa storia l'ho betata da sola, per cui qualsiasi errore sia rimasto è colpa mia. Vi lascio come sempre il link al post sul mio blog Wide Awake dove risponderò a domande, critiche e commenti che arriveranno. Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 24
*** 49. Re di Cuori: Segreti ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XIII. Re di Cuori

Prompt: Scrivi una storia dove ci sia qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di blu

"Però Rinoa," disse Selphie prendendo un'altra cucchiaiata di gelato, "pensavo che il tuo addio al nubilato sarebbe stato un po' diverso."

Rinoa ridacchiò, e si allungò a prendere un pasticcino dal tavolo. Erano tutte riunite nell'appartamento di Quistis, che aveva accettato di ospitare l'amica per la notte prima delle nozze; Selphie aveva quindi lanciato l'idea di un addio al nubilato, che Rinoa aveva essenzialmente rifiutato fino a quando le era stato promesso che sarebbe stata una cosa molto tranquilla e tra amiche. Erano solo in quattro: lei, Selphie, Quistis e la ragazza di Zell, e avevano passato la serata a spiluccare cibo e a guardare film. Selphie avrebbe preferito uno di quelli addii al nubilato che vedeva spesso in tv, in film e telefilm, ma Rinoa aveva rifiutato così perentoriamente una cosa di quel genere che si era convinta che ci fosse qualcosa sotto.

"Allora, vuoi dirmi che sta succedendo?" chiese Selphie, quando vide che Rinoa non sembrava dar peso alla sua osservazione.

"Niente, davvero," rispose Rinoa. "Io e Squall vogliamo solo un matrimonio tranquillo in tutti i sensi... feste di addio comprese. E poi io sto bene così, mi piace questa festa!"

"Anche a me piace molto," intervenne Sakura, la ragazza di Zell. "Probabilmente Selphie è un po' troppo influenzata da Irvine," aggiunse, dando una leggere gomitata all'interessata.

Quistis ridacchiò. "Sì, lo penso anche io. Scommetto che stanno facendo questa conversazione anche i ragazzi: 'hey Squall, potevamo avere qualche spogliarellista'. Scommetto il mio stipendio che Irvine sta dicendo o pensando esattamente questo."

Le ragazze risero, e Rinoa chiuse l'argomento dicendo, "Squall non glielo avrebbe mai permesso."

Quistis annuì, e aggiunse, "e Seifer avrebbe picchiato Squall, se glielo avesse permesso."

Selphie sbuffò, prese una pizzetta e le diede un morso, pensierosa. "Come volete voi, ma un po' di musica e di vino non avrebbero fatto male."

"Il vino non mi piace, Selphie."

"Ok, ok, cambiamo argomento! Allora... cerimonia tradizionale, vero?" intervenne Sakura.

"Sì, io e Squall abbiamo deciso di fare una cosa intima, ma tradizionale," le sorrise Rinoa.

"Allora facciamo un ripasso!" propose Selphie. "Non dovrai vedere lo sposo prima del matrimonio, e non devi lasciargli vedere il vestito!"

"Fatto!" annuì Quistis. "Stasera dormirà da me e si preparerà qui, con noi. Anzi, venite qui domattina, ci vestiremo tutte insieme."

"Bene... e il vecchio detto?" chiese Sakura.

"Quale vecchio detto?" domandò Selphie.

"Qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio..." rispose Quistis.

"Non lo conosco, forse a Trabia non si usa..."

"Dice in pratica che ogni sposa deve avere qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio, qualcosa di prestato e qualcosa di blu," disse Rinoa.

"E perché?" chiese Selphie confusa. Qualcosa di blu quando le spose, solitamente, vestivano di bianco?

"Si dice che porti fortuna. Comunque io ho tutto."

"Ma non ci hai chiesto niente!" esclamò Quistis, fingendosi offesa.

Rinoa ridacchiò e per farsi perdonare andò a prendere dell'altro cocktail di frutta. Si sedette poi sul divano e iniziò ad elencare. "Quando siamo andati a Deling il mese scorso, ho chiesto a mio padre di poter avere il velo da sposa di mia madre. Ecco qualcosa di vecchio."

"Che cosa carina," annuì Quistis. "Sarà come averla accanto."

"Sì," disse in fretta Rinoa, tagliando corto per non addentrarsi in un argomento che l'avrebbe intristita. "E per il qualcosa di blu, Edea mi ha dato una coroncina di non-ti-scordar-di-me. Dice che staranno bene tra i miei capelli, quindi sarà l'acconciatura."

"Possiamo prestarti qualcosa noi?" chiese a quel punto Selphie.

"Mi farebbe piacere che mi prestate qualcosa ciascuna. Quello che volete. Ho già la giarrettiera, però," disse facendo l'occhiolino.

Quistis ridacchiò. "Regalo di Squall?"

"No... a dire il vero, è mia. Ce l'ho da tempo, e questa credo sarà la prima volta che la userò... mi piaceva nel negozio, ma poi non ho mai trovato modo di indossarla."

"Manca qualcosa di nuovo, però," fece Sakura. "E non puoi usare il vestito da sposa come 'qualcosa di nuovo'."

"Lo so," rispose Rinoa, con un sorriso assolutamente indecifrabile. "Il qualcosa di nuovo è un regalo di Squall."

"Oh, possiamo vederlo?" strillò Selphie, battendo le mani.

"Non credo," rispose Rinoa, sempre con quel sorriso strano sul volto. "Si tratta di una cosa che non si può vedere... per un po', almeno."

"Ma noi siamo tue amiche!" Selphie mise il broncio e afferrò un pasticcino per consolarsi.

"Lo so, Selphie, ma non è quello il punto... non l'ho ancora visto nemmeno io. Tranquilla, vi diremo insieme di cosa si tratta presto, ok?"

Quistis intuì qualcosa, e sorrise vagamente alla curiosità delle sue amiche e alla segretezza di Rinoa. Nonostante tutto, non disse nulla; nascose il suo sorriso nel suo bicchiere di cocktail, in modo che nessuno potesse notarlo.

E poi si dedicò a osservare Rinoa, per capire se la sua intuizione era corretta.

*˜*˜*˜*˜*

Su Winhill splendeva una luna piena e bianca che illuminava dolcemente la stanza.

Squall accarezzò lentamente la schiena di Rinoa, baciandole la fronte mentre lei si accoccolava sotto alle coperte, contro il suo petto.

"Sai, penso che dovremmo dirglielo," gli sussurrò baciandolo.

"Non possiamo aspettare ancora?" brontolò lui.

Rinoa ridacchiò. "No, non credo... prima o poi lo capiranno, sai com'è."

"Voglio solo tenermi il segreto ancora un po'. Almeno fino a quando torneremo al Garden. Tenerlo solo nostro..."

"Sarà solo nostro in ogni caso, Squall," lo rimproverò con tenerezza lei. "Capisco quello che vuoi dire, davvero, anche per me tenere il segreto è... emozionante. Però penso abbiano già capito qualcosa..."

"Non me ne parlare," borbottò lui, voltandosi sul fianco per guardarla. "Ieri sera Irvine ha fatto presente a tutti che secondo lui ti è cresciuto il seno. Dice che i costumi da bagno iniziano a starti stretti."

Rinoa rise. "Non posso crederci! E tu?"

"Gli ho detto di smetterla di parlare di te... ma ho dovuto dargli il permesso di parlare di spogliarelliste."

"Uno scambio che mi lusinga davvero," scherzò lei, allungandosi a dargli un bacio. Lui fece lentamente scivolare una mano ad accarezzarle un seno.

"Mi dispiace," si scusò, godendosi i gemiti che le strappava con le sue carezze. "Però Irvine ha ragione. Il tuo seno è diventato... mmmh," mugolò poi chinandosi a baciarlo. Gli piaceva riempirsene la bocca, mentre Rinoa gli affondava le unghie nella schiena.

Lei lo spinse via lentamente dopo qualche minuto, e sospirò di piacere quando lui la fece stendere sul letto per poi coricarsi sopra di lei. "Penso che anche Quistis abbia intuito," gli disse poi tra i baci. "Non ha detto niente, ma credo che..."

"Quando torniamo dal viaggio di nozze," le disse Squall, smettendo di baciarla per farsi serio, "glielo diremo. Te lo prometto."

"Allora hai solo due settimane per prepararti all'entusiasmo di Selphie..."

"...e per trovare il modo di non averla per casa a ogni ora del giorno," terminò lui con un sorriso malizioso.

"Oh, smettila!" rise Rinoa fingendo di picchiarlo. "Selphie non è così!"

"Lo vedremo," sorrise lui. "Mi dispiacerà non avere più questo segreto per noi," le sussurrò, chinandosi per baciarla di nuovo.

"Godiamoci queste settimane che restano, ok?"

"Ok," rispose lui, tornando ad accarezzarla, per renderle ben chiare le sue intenzioni sul resto della notte. "Anche perché quando Selphie saprà del bambino, non staremo più molto soli..."

"Squall!" Rinoa lo colpì di nuovo sulla spalla. "Sarà solo felice per noi."

"Lo so. Ricordatene quando suonerà alla nostra porta a ogni ora del giorno, per vedere se ti è cresciuta la pancia..."

"Non lo farà, vedrai..." E poi lo attirò per un bacio, chiudendo definitivamente la conversazione.

*˜*˜*˜*˜*

"Te l'avevo detto," disse Squall con un sorrisetto, quando Rinoa chiuse la porta dopo aver quasi cacciato fuori Selphie. Per la decima volta, quel giorno.

*****
Note dell'autrice: storia scontata, ma vabbè. Mi sembrava non avesse un vero finale, e allora ho aggiunto l'ultima frase, ma non sono convinta che funzioni. Vabbè, fa lo stesso XD
Questa storia me la sono betata da sola, quindi vi lascio solo il link al post sul mio blog per le risposte a commenti, critiche e domande. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 25
*** 50. Re di Fiori: Leggende metropolitane ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XIII. Re di Fiori

Prompt: Scrivi una storia ambientata in un bosco, che non abbia come genere "mistero" e "sovrannaturale"

Squall si fermò in una radura, piantò il gunblade nel terreno e si passò una mano tra i capelli.

Dietro lui, tutto il gruppo si fermò, e seguì una sequenza di lamentele più o meno forti e colorite. Lui si voltò a guardarli: Rinoa si teneva una mano sul fianco, Selphie era china, con le mani sulle ginocchia, per riprendere fiato, Quistis sembrava incapace di stare in posizione eretta, Irvine scrollava il braccio che reggeva il fucile e Zell...

"Zell, sei sicuro che sia tutto vero?" domandò infine, sospettoso.

"Ovvio che sì!" gli rispose Zell, offeso dai suoi dubbi. "Ti ho detto proprio esattamente che cosa avevo letto! Dobbiamo solo uccidere duecentocinquanta Kedachiku-"

"Solo?" sibilò sottovoce Rinoa.

"-e quando troveremo il duecentocinquantunesimo, se assimileremo avremo un nuovo GF!" Lanciò un'occhiataccia a Rinoa, che lo aveva interrotto e per di più aveva minimizzato la sua scoperta.

Squall sospirò e si passò una mano sul viso. "A chi avevo assegnato i dispositivi conta-mostri? Siamo in questo bosco da talmente tanto tempo che nemmeno me lo ricordo più..."

"A me e Rinoa," intervenne Quistis. I dispositivi erano una novità del Garden: creati dopo la realizzazione di un bestiario mondiale, l'anno precedente, permettevano di contare i mostri uccisi e ne memorizzavano tutti i dati.

"A che punto è il tuo, Quistis?"

"Io, Selphie e Irvine abbiano incontrato e sconfitto trecentoventinove Kedachiku."

Squall grugnì. Si stava mettendo male. "E il tuo Rinoa?"

"Io, te e Zell ne abbiamo incontrati e sconfitti già trecentoquarantacinque."

"A questo punto se la tua scoperta fosse esatta, Zell," disse Squall, serio e professionale, rivolgendosi a lui, "dovremmo già avere quel GF. Te lo chiedo di nuovo. Sei assolutamente sicuro al cento per cento che sia vero?"

Zell si grattò la nuca, rifiutandosi di ammettere che forse aveva preso un abbaglio. Aveva fatto fuoco e fiamme per ottenere che lo accompagnassero in quella missione, fino a rinunciare ai regali di compleanno pur di trascinarli in quel bosco e dimostrare che aveva ragione. "Le indicazioni erano queste, ne sono sicuro."

"Ok," sospirò Squall. "Ma considerato che abbiamo ucciso quasi settecento Kedachiku, in due squadre, non ti viene il dubbio che forse qualcosa non torna?"

"Solo forse?" grugnì Rinoa, sempre sottovoce.

"Il libro che ho letto diceva così!" si difese Zell.

"Libro?" intervenne a quel punto Irvine. "Scusami, ma ci avevi detto che eri stato informato da altri SeeD, non da un libro!"

"Oh Hyne," disse Selphie, risollevandosi. "Vuoi vedere che siamo nel bosco da ore per una leggenda metropolitana?!"

Rinoa sembrò pensosa per un minuto, e poi vide un masso e andò a sedersi. "Credo di aver capito di che libro parli," iniziò. Gli altri la imitarono e si sedettero su massi e tronchi. Squall andò a mettersi vicino a lei. "Te lo ha dato Sakura, vero?"

"Chi è Sakura?" chiese Squall.

"La ragazza con la treccia," rispose in fretta Quistis.

Zell rimase in silenzio alcuni secondi, e poi, grattandosi la testa, rispose a voce a malapena udibile di sì.

"Lo ha fatto leggere anche a me. Dice in effetti che in una foresta non meglio specificata si può trovare un Guardian Force assimilando magie da un Kedachiku, dopo averne uccisi almeno duecentocinquanta."

"Perché ho la sensazione che stiate per dire una cosa che non mi piacerà affatto?" domandò Squall, passandosi per l'ennesima volta la mano sul viso. Era stanco, affamato, infreddolito: aveva solo voglia di tornare al Garden e trascinarsi in camera insieme a Rinoa per non trovarsi a pensare a quanto fosse stato idiota nel dare ascolto a Zell.

"Beh, vedi... in effetti il libro racconta questa cosa, e anche svariate altre cose su altri Guardian Force che noi non abbiamo trovato..." iniziò a spiegare Rinoa.

"Vedi, vedi?? Avevo ragione!" esclamò Zell, raddrizzandosi.

"...ma," continuò Rinoa, "se non ricordo male, non parla di veri e propri GF... sembra una raccolta di esempi di come possano essere trovati."

"Ho capito di che libro parlate!" esclamò all'improvviso Quistis. "Nell'anno in cui sono diventata SeeD, il professor Aki ci fece studiare quel libro. Se non ricordo male, il preside Cid gli chiese anche di organizzare una specie di caccia al tesoro, con i GF da allenamento nascosti secondo le indicazioni del libro, in modo che capissimo come potevamo ottenerli."

"Insomma, mi state dicendo che questo GF non esiste?" domandò Squall, stringendo i pugni per la rabbia.

"Credo proprio che sia così," disse Rinoa.

"E noi esattamente per quale motivo stiamo vagando per la foresta come cretini?" chiese Squall. Ovviamente era intesa come domanda retorica, ma Irvine non si lasciò sfuggire l'occasione.

"Perché Zell si lagnava," gli rispose.

"Non mi lagnavo!" protestò il diretto interessato. "Credevo davvero che avremmo trovato un nuovo GF!"

"Zell," intervenne Quistis. "Scusa se te lo dico, ma... hai creduto davvero che ci fosse un GF in un Kedachiku?"

"Non in uno qualsiasi!"

"Eh, certo," brontolò Selphie. "Dovevamo solo ucciderne duecentocinquanta."

A quel punto, Rinoa scoppiò a ridere, e tutti la guardarono straniti: la situazione non era certo divertente. Avevano passato praticamente un'intera giornata in un bosco a cercare un inesistente Guardian Force perché Zell lo aveva letto su un libro.

"Che ci trovi da ridere?" le chiese scocciato Squall.

Lei si asciugò qualche lacrima, e tra una risata e l'altra riuscì a dire, "in quel libro ci sono altri esempi... e uno di questi dice che dopo aver ucciso qualcosa come cinquecento Morlboro, comparirà il Re Morlboro che, una volta sconfitto, diventerà un GF. Ci è andata bene!"

Zell ritenne più saggio tacere, dato che aveva avuto una mezza idea di proporre anche quella cattura ai suoi amici. Tutti gli altri scoppiarono a ridere, tranne Squall, che scosse la testa e si lasciò cadere seduto accanto a Rinoa.

"L'ho fatto a fin di bene," bofonchiò Zell, offeso dalle risate degli amici.

"Ne siamo sicuri, Zell," lo rassicurò Irvine. "Solo che capirai che possiamo sentirci sollevati ad aver ammazzato solo Kedachiku e non Morlboro. Mi ricordo ancora come è scappata Quistis l'ultima volta!"

Quistis sbuffò e incrociò le braccia. "Voi mi evitate sempre dopo che sconfiggiamo un Morlboro!"

"Prova a non usare Alito Fetido ogni volta!" esclamò Selphie.

"Ok, basta così!" disse Squall ad alta voce, zittendo il gruppo. "Ora torniamo al Garden perché è evidente che il GF non c'è. Zell, la prossima volta che fai queste 'scoperte eccezionali', sei pregato di farmi vedere esattamente qual è la tua fonte, e non raccontarmi balle. Chiaro?"

"Chiaro, sì," borbottò Zell. "Ma allora posso avere i miei regali di compl-"

"No," dissero in coro tutti quanti, continuando a borbottare cose come 'è incredibile!', 'pure i regali vuole!', 'dopo tutte le ore che abbiamo perso!'.

Zell li seguì sconsolato fuori dalla foresta.

Solo quando arrivarono al Garden, prima che il gruppo si dividesse, Squall disse senza voltarsi, "possiamo cenare tutti insieme, se proprio vuoi un regalo. Ma offri tu!"

Zell si illuminò e accettò immediatamente. Almeno avrebbe passato del tempo con i suoi amici senza essere il bersaglio di frecciatine e prese in giro!

Si pentì di quel pensiero solo alla sera, quando Irvine e Squall si vendicarono di lui: Irvine ordinò quasi tutte le cose più costose del ristorante, e Squall lo lasciò fare; gli servisse da lezione per averli trascinati in un bosco per ore per uno stupido libro.

Lo sapeva che non avrebbe dovuto fidarsi.

*****
Nota dell'autrice: l'idea di questa storia non è del tutto mia. Sono quasi sicura di averla letta tanti anni fa, forse FFVIII era uscito da poco, in un sito che raccoglieva appunto queste leggende. Non ricordo di preciso com'era la storia del GF nel Kedachiku, quindi l'ho adattata un pochino. Spero vi piaccia – e non andate a cercare GF nei Kedachiku, non ce ne sono XD
Questa storia me la sono betata da sola, per cui vi lascio il link al post sul mio blog in cui risponderò a eventuali domande, critiche e commenti. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 26
*** 51. Re di Picche: Ricordi ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XIII. Re di Picche

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo che contenga le parole Terra, Acqua, Aria e Fuoco

Era oramai calata la sera quando Squall, titubante, si avvicinò a Rinoa.

"Posso parlarti?"

Lei alzò gli occhi; era seduta per terra, si abbracciava le ginocchia, e aveva lo sguardo fisso sul falò che avevano accesso per ripararsi dal freddo e preparare da mangiare. "Sì, certo."

"Hai deciso di seguirci," iniziò Squall. "Ho bisogno di sapere esattamente fino a che punto puoi combattere."

Rinoa sospirò, e si strinse l'anello di sua madre tra le dita. "Non sono in grado di stare al vostro passo, se è questo che intendi. Seifer..." Si interruppe, come riconsiderando ciò che stava per dire.

"Ti ha insegnato qualcosa?" chiese lui.

"Sì, mi ha anche comprato l'arma." Entrambi abbassarono lo sguardo sul laccio intorno al polso a cui assicurava l'arma. "Mi ha anche insegnato a usare le magie."

"Ti ha... ti ha anche dato... dei GF?"

Rinoa parve indecisa, come se temesse di mettere in ulteriori guai il suo amico se avesse rivelato cosa era successo veramente.

"Ho bisogno di saperlo. Non ci è permesso fornire GF a chi non sa già usarli, ma se Seifer te lo ha insegnato..."

"Mi diede Quetzal. Ma glielo riconsegnai subito perché io ho molta paura dei tuoni. Mia... non importa, lascia stare," terminò scuotendo la testa. A una persona come Squall probabilmente importava poco delle sue paure infantili, figurarsi se gli interessava quello da cui derivavano.

Lui non se lo fece ripetere due volte, e lasciò cadere l'argomento. "Bene. Devo insegnarti delle magie. Ci servirà nei prossimi giorni... fino a quando non arriveremo a Balamb, avremo bisogno che combatta anche tu."

"Ok!" rispose Rinoa.

"Dobbiamo recuperare tempo... te la senti di allenarti ora?"

"Ora? Con il buio?" chiese Rinoa sgranando gli occhi, e a Squall sembrarono anche più magnetici. Scosse la testa per scacciare quel pensiero, e Rinoa pensò che fosse il suo modo di dire sì. Si alzò, si ripulì i vestiti, si allacciò l'arma e fischiò per richiamare la sua cagnetta. "Sono pronta," disse infine quando Angelo si sedette al suo fianco.

"Bene," rispose Squall; non si aspettava che lei avrebbe accettato senza lamentarsi. "Allora. Andiamo da quella parte. Iniziamo con le magie elementali."

"Va bene," disse Rinoa scrollando le spalle.

Giunti verso lo spiazzo erboso che aveva indicato Squall, i due si fermarono e lui si passò una mano tra i capelli. "Sai che esistono otto elementi, vero?"

"Sì."

"Per ogni elemento, esiste una magia. Noi per adesso siamo di livello troppo basso per usare certe magie elementali, ma possiamo usare quelle degli elementi più semplici."

"Capito... quindi quali usiamo?"

"Inizierei dalle magie degli elementi Acqua, Aria, Terra e Fuoco."

Rinoa scrollò le spalle; le era indifferente. Le bastava esercitarsi, in quel momento, evitare di pensare al suo piano andato in fumo, al fatto che sarebbero arrivati al Garden di Galbadia, dove avrebbe potuto essere riconosciuta e rispedita a suo padre, l'ultima cosa che voleva.

"Che cosa ti ha insegnato di preciso Seifer?" le domandò Squall, tenendo d'occhio i dintorni nel caso arrivassero mostri.

"Mi ha detto di legare le magie a un ricordo particolare, possibilmente qualcosa che abbia a che fare con quell'elemento. Diceva che è come se la magia traesse forza dal ricordo."

"Sì, è vero," ammise lui titubante.

"Prima di iniziare però... ho bisogno di chiederti una cosa." Rinoa spostò un piede in avanti, facendolo strusciare avanti e indietro nell'erba, abbassando lo sguardo e incrociando le mani dietro la schiena. "I ricordi che ho usato l'estate scorsa... sono... non so come spiegarlo. Sembrano quasi sbiaditi..."

Squall sembrò in imbarazzo nel risponderle, e Rinoa ebbe la certezza che quello che avrebbe sentito non le sarebbe affatto piaciuto. "Beh, la magia trae forza dal ricordo che tu associ a un determinato elemento... ma... ecco... si dici che lo consumi."

"In che senso?" domandò Rinoa sgranando gli occhi.

"Non è ancora provato," si affrettò a rispondere Squall. "Ma sembra che i GF, per dare forza alle nostre magie, peschino dai nostri ricordi, rendendoli sempre più deboli, fino a quando sono... inutilizzabili."

"Cioè li dimentichiamo, vero?" Rinoa si portò una mano a stringere l'anello che pendeva dalla sua catenina. Era un gesto che Squall le aveva visto fare spesso, in quei giorni; non capiva però il suo significato.

"Beh, così dicono. Ma come ti ho già spiegato, non è una cosa scientificamente provata-"

"Tu hai dimenticato delle cose?" chiese Rinoa alzando gli occhi su di lui. Lo fissava così direttamente che Squall non riuscì a non distogliere lo sguardo. Incrociò le braccia e voltò la testa di lato, guardando per terra.

"Non lo so."

"E usi comunque la magia?" fece Rinoa, stupita, indietreggiando di un passo.

"Che scelta ho? La forza dei GF mi serve per combattere. Se non li avessimo saremmo morti già da tempo."

"Ma ti portano via una parte importante di te!"

"Come fai a saperlo? Potrebbe anche essere insignificante. E comunque, non è provato. Per quello che ne sappiamo è una diceria, o forse un effetto temporaneo. Non possiamo saperlo e fino a quando non lo saprò con certezza, continuerò ad usarli."

La durezza con cui pronunciò le ultime parole sembrò colpire profondamente Rinoa, che tacque e gli voltò le spalle, come per raccogliere i suoi pensieri. Lui attese qualche secondo e poi, scocciato, le chiese, "allora, vuoi allenarti o no?"

Rinoa ci pensò un altro momento. Quali ricordi erano sacrificabili, per lei? Se fosse stata sincera, avrebbe dovuto rispondere che non voleva perderne nemmeno uno. C'erano quelli legati a sua madre, i più preziosi e antichi, i più lontani e sbiaditi. Non voleva rischiare di perderli, voleva ricordare per sempre sua madre, anche se erano ricordi strani - profumi, una risata, il fruscio dei suoi vestiti. Non aveva altro di lei, e avrebbe difeso quei ricordi con le unghie. E poi c'erano quelli di suo padre, così diversi tra loro: il padre che era stato prima che Julia morisse, e l'estraneo che era diventato da quel momento in poi. Erano ricordi pieni di rabbia, di rancore, di risentimento... pieni di sentimenti negativi. Ma Rinoa ci teneva, per il semplice fatto che dicevano qualcosa. Dicevano che lei a suo padre ci teneva ancora.

Ma doveva stare al fianco dei SeeD. Non sapeva dove l'avrebbe portata quella situazione, ma di sicuro, ora che era con loro, non voleva sentirsi un peso, anche se era di fatto una cliente che andava protetta. Voleva combattere, difendere loro e se stessa, voleva sentirsi parte di un gruppo. E voleva sentirsi indipendente, sapere di poter contare anche solo sulle proprie forze. Sospirò profondamente.

"Sì, voglio allenarmi."

*****
Nota dell'autrice: volevo fare una storia sulla magia, ma poi mi è scappata l'idea e ho ripiegato sulla menata dei ricordi. Non penso proprio che sia uscito un granché, ma vabbè, tanto era per divertimento XD
Questa storia me la sono betata da sola; vi lascio il link al post sul mio blog dove risponderò a domande, commenti e critiche. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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Capitolo 27
*** 52. Re di Quadri: Certezze ***


Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono un marchio registrato Squaresoft, e vengono qui utilizzati senza alcuno scopo di lucro. Nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

Nota dell'autrice: questa storia è stata scritta per l'iniziativa Pesca la tua carta! organizzata dal sito Fanworld.it. In pratica, nascoste nel sito c'erano le 54 carte da ramino, accompagnate da altrettanti prompt, su cui poi si poteva/doveva scrivere una storia, accumulando punti secondo le regole della Scala Quaranta. E qui raccolgo tutte le storie scritte secondo questi prompt.

SCALA QUARANTA
XIII. Re di Quadri

Prompt: Scrivi una storia di qualsiasi tipo che contenga le parole Autunno, Inverno, Primavera e Estate

I. Autunno
Ormai era autunno inoltrato, e non si poteva più stare seduti in Giardino a preparare le lezioni.

Quistis sospirò: iniziava la stagione che le piaceva di meno. Lei amava molto di più il caldo; era capace di stare per ore al sole, a leggere, prendere appunti, preparare lezioni... persino allenarsi. Ma quando l'aria si faceva sempre più fredda, e diventava impossibile stare in Giardino, seduti a un tavolo, senza mettersi un golfino, lei si sentiva quasi defraudata. Allora stava dentro, al piano dove si trovava l'ascensore, su una delle panchine dove nessuno andava a disturbarla.

Iniziò a raccogliere i suoi blocchi e i suoi libri per spostarsi all'interno; magari avrebbe fatto un giro in biblioteca. In quel momento, però, si diffuse nel Garden il suono dell'interfono, e la voce di Squall convocò nel suo ufficio l'intero gruppo di amici.

Sospirò; avrebbe pensato più tardi alla sua lezione del pomeriggio. Prese l'ascensore da sola, e giunse all'ufficio di Squall prima di chiunque altro.

"C'è una nuova missione?" gli chiese immediatamente.

"No, non proprio. Ti spiegherò appena arrivano anche gli altri."

Squall era un tipo di poche parole, per cui Quistis scrollò le spalle e si sedette su uno dei divanetti dell'ufficio, sfogliando velocemente i suoi appunti. Uno alla volta, i loro amici arrivarono, si accomodarono e Squall si schiarì la voce per iniziare a parlare.

"Vi ho convocati qui su richiesta del Preside, che mi ha chiesto di informarvi tutti quanti. Si tratta di Seifer."

"Che è successo ancora?" grugnì Zell.

"Come sapete, Seifer è stato processato per ciò che ha fatto durante la guerra. Hanno stabilito che per la maggior parte fosse controllato da Artemisia, con una pressione psicologica e a tratti anche con l'intervento diretto della magia. La sentenza che lo ha condannato prevede che lui sconti la sua pena qui, nel suo Garden."

"E come mai?" chiese Rinoa, stupita dalla decisione. Erano stati tutti piuttosto pessimisti riguardo alla sorte di Seifer.

"Secondo i giudici, siamo noi del Garden di Balamb a essere stati direttamente traditi da lui. Ma non è tutto," continuò Squall, allungando un foglio a ciascuno di loro. "Seifer dovrà impegnarsi a diventare SeeD entro la prossima primavera. Se non ce la farà, dovrà scontare la sua pena come chiunque altro: in carcere."

"E perché deve diventare SeeD?" chiese Zell.

"Molto semplicemente, per pagare i danni che ha causato. Il Garden di Balamb si è impegnato a trattenere la sua paga da SeeD e versarla direttamente nelle casse delle città e dei Garden in fase di ricostruzione, fino a raggiungere la quota totale."

"E noi cosa c'entriamo?" domandò Quistis.

"Dovremo seguirlo nel suo percorso. Ognuno di noi avrà un particolare compito per la sua... riabilitazione, chiamiamola così. Io ad esempio dovrò seguirlo negli allenamenti pratici, Quistis in quelli teorici... Rinoa lo aiuterà nella gestione della magia e nella resistenza ai controlli esterni. Zell avrà la gestione del Comitato Disciplinare e avrà l'obbligo di valutare se e quando punire eventuali violazioni di Seifer. Selphie farà con lui il calcolo dei danni che ha causato, in modo da fargli capire quanto dovrà lavorare. E Irvine lo accompagnerà ogni mese a Galbadia per fare rapporto. Ognuno di noi avrà compiti ben precisi, con l'obbligo di fare rapporto ogni mese alla commissione che lo ha giudicato."

Ci fu un lungo momento di silenzio. "Lo so che non è semplice, ma Seifer è cresciuto con noi. Speravamo che se la cavasse e l'ha fatto... adesso dobbiamo aiutarlo. Non come pensavamo, ma ci è stato dato l'incarico di farlo. Sappiamo tutti che se non dovessimo farlo, avremmo un sacco di rimpianti."

"Per me va bene," iniziò Irvine. "Era con noi, e se le cose fossero andate diversamente..."

"Va bene anche per me," disse Rinoa.

"Per me non c'è problema," disse Selphie. "Mi basta sapere da dove dovrò prendere i dati."

"Posso farlo anche io," seguì Quistis.

Rimaneva solo Zell. "D'accordo, lo faccio anch'io... ma non scocciatemi se uso punizioni un po' severe."

"Bene," sospirò Squall, abbastanza sollevato. "Adesso potete andare. Quistis, puoi fermarti?"

Gli altri uscirono, e Quistis attese che chiudessero la porta per chiedere a Squall cosa desiderasse.

"Il tuo compito sarà quello più difficile. La preparazione teorica è... ha sempre dato problemi a Seifer."

Quistis annuì; ricordava molto bene che gli esami teorici superati da Seifer erano sempre stati al limite della sufficienza.

"Il tuo lavoro sarà fondamentale. Tutti noi avremo da fare, ma... chiedici pure tutto quello di cui hai bisogno."

"Lo farò. Grazie, Squall."

"Seifer ti incontrerà domani," riprese Squall, sedendosi alla sua scrivania e aprendo una cartelletta per tornare al lavoro. "Per stabilire il programma del suo recupero."

"Bene," disse Quistis, congedandosi.

Avrebbe avuto meno di ventiquattro ore per abituarsi all'idea di lavorare con Seifer.

*˜*˜*˜*˜*

II. Inverno
Quistis quasi non sentì la porta scorrevole dell'aula che si apriva. Alzò gli occhi solo quando davanti a lei qualcuno posò una tazza di cioccolata calda.

"Rinoa!" la salutò con calore, levandosi gli occhiali per strofinarsi gli occhi. "Non ti aspettavo così presto."

Rinoa ridacchiò. "A dire il vero, sono già le sei, Quistis."

"Cosa?!" Quistis guardò fuori dai finestroni dell'aula: nevicava fitto, e il riflesso faceva sembrare che ci fosse molta più luce. Ecco cosa le aveva fatto pensare che in realtà fosse molto più presto. "Devo essermi concentrata davvero molto," disse allora. "Siediti qui con me. Mi mancava la solita cioccolata calda dei pomeriggi d'inverno. Che è successo, come mai sei qui?"

Rinoa si sedette e strinse le mani intorno alla sua tazza. "Mi manda Squall, ma vorrei parlarti anche io..."

"Dimmi pure," rispose Quistis, prendendo un sorso dalla sua tazza.

"Prima di tutto, Squall vorrebbe sapere se per te va bene anticipare l'incontro per il rapporto su Seifer. Vorrebbe farlo stasera o domani, così poi saremo liberi per Natale... Selphie vorrebbe tornare a Trabia..."

"Preferirei domani, se fosse possibile," rispose Quistis. "Stasera avrei già un impegno..."

"Riferirò... e visto che l'hai praticamente detto anche tu, volevo parlarti di Seifer."

"Io non ho nominato Seifer," ribatté Quistis.

"No, ma hai parlato di un impegno stasera, e io so bene con chi. Lavoro con Seifer anche io, e lui si lascia scappare certe cose, con me."

Quistis sospirò e si strofinò di nuovo gli occhi. "Non giudicarmi..."

"Non lo faccio," rispose in fretta Rinoa. "Vorrei solo che tu non soffrissi. Sei sicura di quello che fai?"

"Tre giorni fa, Seifer e io siamo rimasti qui in aula. Doveva fare alcune ore di recupero e l'ho messo a fare un test. Ha finito molto in fretta, l'ho corretto, andava bene... e lui mi ha detto che allora potevo premiarlo. Pensavo si riferisse alle ore che doveva ancora fare, ma invece... mi ha chiesto di uscire con lui. Mi ha detto di volere anche quella possibilità."

"E tu hai deciso di dargliela, vero?" Rinoa la guardò da sotto in su, sorseggiando la sua cioccolata.

"Beh, sì. Seifer è... molto cambiato da quando era mio studente. Tu... tu lo conoscevi in quel periodo, vero? Com'era?" Quistis arrossì leggermente, e bevve un po' di cioccolata per levarsi dall'imbarazzo.

"Sì, beh. Lo conobbi prima che diventasse tuo studente. Era... sì, diverso dal ragazzo che poi ho visto durante la guerra. Artemisia a parte, intendo."

"Capisco..."

Rinoa abbassò lo sguardo sulla sua tazza, stringendola tra le mani come per scaldarsi. "Se devo essere sincera... adesso è diverso anche da come lo conoscevo io. Nell'estate che abbiamo passato insieme lui era sempre così sicuro di sé che a volte mi sembrava di poter fare qualsiasi cosa, se solo lui mi fosse stato accanto. Insomma... era davvero sicuro delle sue capacità, non aveva paura di niente e soprattutto non considerava nemmeno lontanamente di poter fallire. Adesso invece... è come se tutta la sua sicurezza fosse distrutta..."

"Già, l'ho notato anche io." Quistis tacque, pensierosa, e poi chiese, senza volere realmente una risposta, "perché secondo te qui era diverso?"

"Per la competizione con Squall, credo. Qui doveva dimostrare di essere alla sua altezza, o anche meglio. Mentre io non conoscevo Squall. Non lo paragonavo a nessuno, e questo gli permetteva di essere se stesso. O almeno penso..."

Ci fu un momento di silenzio, in cui l'unico rumore che si poteva sentire era il picchiettare delle unghie di Rinoa contro la tazza.

"Seifer non... davvero, è un bravo ragazzo, quando vuole," disse Rinoa infine. "Non penso ti farà del male, non credo nemmeno che voglia farlo. Ma per favore, Quistis..."

"Starò attenta." Allungò una mano a stringere quella della sua amica. "Sono solo... così stanca..."

"Stanca?"

"Di essere sola."

"Ma tu non..."

"Oh, sì, invece!" Quistis le lasciò la mano e andò verso la finestra in fondo all'aula. Osservò la neve che cadeva fitta, le pianure di Balamb completamente bianche. "Tu hai Squall, Selphie ha Irvine, Zell ha Sakura... ma io non ho nessuno. Per una sera vorrei sentirmi un po'... femmina."

Rinoa si alzò a sua volta e si avvicinò all'amica. "Se... se hai bisogno di qualcosa... lo so che Squall ti ha offerto il nostro aiuto. Ma io voglio che tu lo chieda anche per il resto..."

"Ok," sussurrò Quistis. Poi si voltò e con un sorriso disse a Rinoa, "non è che hai qualcosa da prestarmi per stasera?"

*

L'ombrello non la riparava dalla neve, né dal vento gelido che si era alzato sul far della sera.

Quistis si strinse di più nel cappotto, maledicendo l'abito che le aveva prestato Rinoa e che le lasciava le gambe nude. Il freddo si infilava sotto alla sua gonna e lei stava seriamente pensando di tornare dentro, e far finta di essersi scordata dell'invito di Seifer.

Dei passi dietro di lei attirarono la sua attenzione. Seifer stava arrivando di corsa, rischiando di cadere ad ogni passo. "Scusa il ritardo," iniziò, poggiandosi le mani sulle ginocchia mentre riprendeva fiato. "Uno dei professori mi ha fermato per sapere dove stavo andando, e..."

"Tu glielo hai detto?!" esclamò Quistis.

"Sì ma non ho parlato di te. Lo so bene che ci sono delle regole," rispose lui sarcastico, raddrizzandosi.

Quistis non disse nulla, ma la sua risposta la stupì. "Non ha importanza, non immaginavo che ti avrebbero chiesto anche dove vai la sera," disse invece. "Dove volevi portarmi?"

"Beh, tu puoi prendere una macchina?" le chiese lui.

"Sì."

"Ok, tu prendi la macchina e poi guido io."

"Ma è contro le regole!"

"Anche uscire con me lo sarebbe, ma sei qui, no? E poi ho già raccontato una bugia stasera. Raccontane una anche tu e saremo pari. Domani mi farò punire da Zell, se ti fa stare meglio."

Quistis sbuffò. "Aspettami al cancello principale, uscirò da lì."

*

La serata non era poi andata tanto male.

La cena era stata abbastanza buona, anche se Seifer non aveva potuto permettersi poco più di una caffetteria al secondo piano di un edificio, a Balamb, che serviva anche pasti caldi. Poi il film che avevano visto non era stato il massimo - l'horror non era esattamente tra i gusti di Quistis - ma era stato carino da parte sua offrirle anche i popcorn. Si era sentita un po' a disagio all'inizio per come era vestita, ma poi era andato tutto bene.

E Seifer era così cambiato che avrebbe anche potuto piacerle.

Per questo, quando lui la riaccompagnò in camera, tra mille cautele, e lo osservò tirare un pugno al muro, gli chiese cosa fosse successo.

"Sono stato un disastro," disse lui, sfregandosi la mano dolorante.

"Non è vero," rispose lei, guardandolo con la testa piegata su un lato.

"Ma per favore, ti ho offerto un panino che faceva schifo e il film non ti è piaciuto!"

"E allora? A me va bene così!" Incrociò le braccia e lo guardò dritto negli occhi. "Smettila di sminuirti continuamente, o le persone crederanno che tu non sia cambiato affatto e stia solo fingendo. Ho passato una bella serata, anche se non è stata il massimo delle tue aspettative. Accetta questa cosa o scordati che io esca con te di nuovo."

Lui la guardò un attimo con un'espressione indecifrabile, e poi le tolse il fiato con un bacio, spingendola contro la porta. Quistis non ebbe modo di reagire, di spingerlo via, di rispondere al suo bacio, di fare qualsiasi cosa che non fosse stare lì ad averlo contro con gli occhi sbarrati. Lui se ne andò così velocemente che lei si chiese se non avesse sognato tutto.

Rientrò in camera e alzò il telefono. Aveva bisogno di parlare con Rinoa.

*˜*˜*˜*˜*

III. Primavera
"Domani hai l'esame pratico," disse Quistis, mentre correggeva i test teorici di Seifer.

"Già. Non dirmi che ora mi chiederai se sono stato alla Caverna di Fuoco?" chiese lui con un sorrisetto, sbilanciandosi all'indietro sulla sedia.

"Ci sei stato?" rispose lei, senza alzare gli occhi dal test.

"No, ancora no."

"Allora ci andremo insieme adesso," rispose lei alzandosi. Si levò gli occhiali, si strinse i fogli al petto e disse con fare professionale, "i tuoi risultati sono molto buoni. Andrò a consegnarli a Squall e ti raggiungerò al cancello principale. Spero di non dovermi ripetere nelle spiegazioni..."

"No, per l'amor di Hyne, niente spiegazioni! Ti aspetterò là, ma muoviti, o vado da solo."

"Non preoccuparti."

*

Quistis non capì per quale motivo Seifer avesse scelto un tempo così alto per completare la missione alla Caverna di Fuoco: gli erano bastati solo dieci minuti, la volta precedente, ma chiese di averne trenta. Scrollò le spalle, forse voleva essere prudente, e lo seguì all'interno.

Gli ci volle poco per sconfiggere Ifrid. Erano quasi all'ingresso della caverna, pronti ad uscire, quando Seifer la spinse in un sentiero sul lato fino ad intrappolarla contro un muro.

"Che stai facendo!?"

Lui rispose baciandola con una passione che Quistis non aveva mai vissuto prima, nemmeno con lui. L'inverno era passato, sfumato nella primavera e nella frenesia che portava, per via dell'esame pratico annuale: avevano passato molto tempo insieme, un po' per le ore di recupero che Seifer era costretto a fare, e un po' per qualche fugace incontro clandestino nella solita caffetteria. Non erano mai andati oltre i baci della buonanotte, e Quistis si era spesso chiesta che fosse in realtà quello che avevano: una relazione, qualche appuntamento sporadico? Non avrebbe saputo dirlo. In ogni caso, non era mai stato nemmeno lontanamente simile a quello che le stava rovesciando adesso.

Il suo corpo intuì vagamente il motivo per cui lui avesse chiesto mezz'ora, invece che i dieci minuti che in realtà gli sarebbero bastati e avanzati. Sollevò una gamba per stringerla intorno ai suoi fianchi e decise che per una volta si sarebbe lasciata andare.

Non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse rimasta lì premuta contro il muro della caverna: il ticchettio del suo orologio, che cronometrava il tempo rimasto, era un rumore lontano che rimaneva coperto dal suo respiro affannoso. Sentì le mani di Seifer che si spostavano sui suoi fianchi, e poi dietro, a stringerle le natiche, ma quando fu sul punto di credere che stesse per spogliarla, lui si allontanò di colpo, lasciandola ansimante, stupita e confusa.

"Che c'è?" gli chiese.

"Non posso farlo," rispose lui, voltandole le spalle. "Non posso."

"Oh."

Non seppe dire altro. Si calmò, si rassettò i vestiti, e cercò di camminare verso l'uscita come se nulla fosse successo.

Ma quando si separarono, ai cancelli del Garden, lei corse nella sua camera, si buttò sul letto, e pianse di umiliazione, di rabbia e di solitudine, perché non sentiva di potersi confidare con nessuno, nemmeno con Rinoa, che era stata il suo supporto in tutto quel periodo.

Giurò che si sarebbe scordata per sempre di Seifer Almasy. Sarebbe stata l'ultima volta in cui gli avrebbe permesso di ferirla.

*

"Ho superato l'esame," le disse Seifer. Era andato a cercarla alla panchina dove nessuno era mai andato a disturbarla.

Lei non sollevò nemmeno gli occhi dai suoi appunti. "Buon per te, congratulazioni."

"Mi hanno già assegnato una missione."

Quistis non disse nulla, sperando che lui la capisse di lasciarla in pace.

"Mi mandano a Trabia fino a luglio."

"Bene," disse lei alzandosi e radunando le sue cose. "Buona viaggio." Fece per andarsene, ma lui la trattenne per un braccio.

"Mi dispiace, Quistis."

Lei si divincolò e se ne andò senza dire nulla.

Pochi minuti dopo, stava bussando alla porta di Rinoa.

*˜*˜*˜*˜*

IV. Estate
Era oramai estate inoltrata quando Rinoa raggiunse Quistis per comunicarle che Seifer era tornato.

Si sedette accanto a lei, sulla panchina, porgendole una bottiglia d'acqua. Erano all'ombra, ma il caldo era opprimente, e la sua amica si dimenticava sempre di portarsi qualcosa da bere.

"Grazie," le sorrise Quistis. "Sei venuta a leggere un po'?"

"No, oggi non posso, devo uscire con Squall stasera, e devo prepararmi... devo parlarti, però," le rispose Rinoa. Allungò una mano per prendere quella dell'amica e la strinse tra le sue. "Quistis... ho saputo che Seifer tornerà domani."

Quistis sospirò profondamente. "Ok."

"Se hai bisogno di qualcosa... se vuoi che gli parli..."

"No, va bene così," disse Quistis, annuendo come per farsi più sicurezza.

"Come vuoi," rispose Rinoa. Ci fu un attimo di silenzio, in cui nessuna delle due sapeva cosa dire, come cambiare argomento. "Senti, Quistis... posso dirti una cosa?"

"Sì, certo."

"So che Seifer ti ha ferito moltissimo, quella volta. Ma se lo conosco anche solo un po', non credo che fosse per farti del male."

"Che intendi dire?" chiese Quistis irrigidendosi.

Percependo l'atteggiamento dell'amica, Rinoa allungò una mano per stringere quelle di Quistis. "Vedi, l'estate che ha passato a Timber, ha avuto molte ragazze. Con me era molto dolce, sempre disponibile, ma con loro... insomma, era chiaro che le stava usando. Credo sia stato anche per questo che non gli dissi mai di avere una cotta per lui. Quando si trattava di fare sesso, non si tirava mai indietro."

"Così mi fai stare peggio," la interruppe Quistis, liberando le sue mani da quella di Rinoa.

"Aspetta, fammi finire. Quello che voglio dire è che... tu per lui sei diversa da quelle ragazze, capisci?"

"Come no, perché non lo interesso nemmeno per quello," ribatté acida Quistis.

"No, no, no, ti sbagli. A Seifer non interessava ferirle, non gli interessava che loro magari pensassero di poter avere una relazione, o che si sentissero umiliate. Non gli interessava nulla. Per lui era sesso facile, fine. Con te non è così. Quistis, io credo che non abbia voluto fare l'amore con te perché a te ci tiene. Evidentemente aveva paura di qualcosa e ha preferito allontanarsi da te. Ma non voleva ferirti. Credo... credo fosse per una questione di rispetto."

"Ma di cosa poteva avere paura?" chiese Quistis, intuendo il ragionamento di Rinoa, ma senza riuscire comunque a credere che fosse la verità.

"Forse di deluderti. Non so, non sono riuscita a capirlo... ma sono quasi sicura di avere capito il resto."

Quistis rimase in silenzio alcuni minuti, fino a quando Rinoa si alzò per andarsene. "Che cosa dovrei fare, secondo te?" le chiese allora.

Rinoa sospirò. "Sta a te deciderlo, ma credo che la cosa migliore per te sia affrontarlo direttamente."

*

Due giorni dopo, Quistis era di nuovo fuori dai cancelli del Garden, sotto un acquazzone violento e improvviso da cui il suo ombrellino da borsa non la riparava. Un colpo di vento lo rovesciò, e lei si decise a chiuderlo; tanta si bagnava comunque.

Stava aspettando Seifer.

Il giorno prima, tornando in camera, aveva trovato un biglietto sotto alla porta. Diceva soltanto sono tornato, se vuoi vedermi aspettami ai cancelli domani sera alle sette. Seifer.

Lei aveva deciso di dargli un'altra possibilità, e ora era lì sotto la pioggia. Quasi come per il loro primo appuntamento.

Stava per andarsene quando lui arrivò di corsa, esattamente come quella volta. "Scusa," le disse ansimante. "Ho dovuto rifare il rapporto tre volte e confermare che so di dover devolvere parte del mio stipendio."

Lei emise un suono simile a qualcosa che stava a metà tra lo sbuffare e il lamentarsi.

"Che c'è?" fece lui inarcando un sopracciglio.

"Hai sempre la scusa pronta!"

Lui la guardò, sgranando gli occhi. Si era infilata l'ombrello rotto sotto il braccio, e l'acqua le gocciolava lungo il viso, sulle braccia lasciate nude dalla maglia senza maniche, nella scollatura, tra i seni. I capelli le si erano appiccicati al viso. Sembrava insieme bellissima e disperata. "Ma che dici?"

"Sto dicendo che arrivi sempre un quarto d'ora minimo in ritardo, e hai sempre una scusa pronta per giustificarti. Qualcuno ti ferma, qualcuno ti obbliga a fare qualcosa, qualcuno ti trattiene... mai una volta che tu sappia solo dire: sono in ritardo perché sono un idiota senza rispetto degli altri!"

"Sei arrabbiata con me?"

Quistis alzò le braccia al cielo, sferzandolo così con l'acqua rilasciata dal suo ombrello. "No, perché mai dovrei?"

"Senti, so perché sei arrabbiata..."

"E allora perché me lo chiedi?!"

"Perché se lo ammettessi sarebbe molto più semplice parlarne!"

"Bene. Allora lo ammetto. Sono arrabbiata perché mi hai fatto credere che potesse... che potessimo... oh, Hyne!" sbottò, asciugandosi inutilmente il viso dai rivoli d'acqua.

"Andiamo da qualche parte al coperto," disse lui, prendendola per un braccio.

"NO!" urlò lei divincolandosi. "Non voglio andare con te da nessuna parte se prima non mi spieghi esattamente perché!"

"Perché ci tengo a te!" urlò di rimando lui. Si passò una mano sul viso e sospirò per calmarsi.

Lei lo guardò perplessa per un momento. "E ti è sembrato giusto fingere di voler fare l'amore per poi dirmi che non potevi, dato che ti interessavo?" chiese sarcastica.

"Il giorno dopo avevo l'esame," rispose a voce bassa lui. Non si tolse la mano dagli occhi.  "Lo avrei fatto, lo avrei fatto davvero. Ho chiesto più tempo proprio perché potevamo stare... insieme. Ma poi..." Si interruppe e parve deciso a non continuare.

"Poi?" lo incoraggiò lei, più dolce e meno arrabbiata. Allungò tremante una mano ad accarezzargli il braccio.

"Poi ho pensato che avrei anche potuto fallire. Non c'era modo di sapere per certo che avrei superato l'esame. Se avessi fallito... mi sarebbe toccato il carcere. Svariati anni. Non potevo... non potevo fare nulla che ti legasse a me senza prima avere la certezza che avremmo potuto... provarci."

"Era davvero per questo? Non è che mi trovavi poco..."

"No," la interruppe lui, senza nemmeno lasciarla finire, trovando il coraggio di guardarla. "No. Se fosse stato chiunque altro, chiunque di cui non mi importasse niente... lo avrei fatto a costo di uscire dalla caverna quando mi mancava un secondo solo. Ma non con te."

"Perché ci tieni?" La voce le tremava, e all'improvviso le tornò in mente la conversazione con Rinoa, la sua teoria...

"Esatto." Allungò una mano a stringere quella che lei teneva ancora sul suo braccio. "Adesso ho quelle certezze. Sono un SeeD. Dovrò lavorare un sacco per riparare i danni, e per tanto tempo potrò permettermi solo la solita caffetteria e il solito film... però... mi piacerebbe..."

Quistis ridacchiò, finalmente, e si lasciò andare fino ad abbracciarlo, e lui la assecondò, stringendola forte mentre lei continuava a ridergli contro il petto.

"Quistis, così un po' mi spaventi..."

"Rinoa aveva ragione," disse lei infine, appoggiando la guancia alla sua maglietta bagnata. "Diceva che era per questo, che forse avevi paura di qualcosa... e penso sia stato proprio per quello che mi ha detto lei che sono venuta, oggi. Mi ha aiutato molto..."

"Allora la ringrazierò."

"Non ho ancora accettato!" Quistis si liberò dal suo abbraccio e tornò a guardarlo a braccia incrociate. "Tu non mi hai ancora chiesto niente, comunque..."

"Devo proprio?"

"Direi proprio di sì..."

"Ok. Possiamo riprovarci, adesso, anche se potrò offrirti solo panini e film scadenti per i prossimi dieci anni?" Non riuscì a trattenere il sorriso - la conosceva già la risposta. Quello era solo un omaggio alla vanità di Quistis, vanità che lui non aveva mai conosciuto, ma che cominciava a piacergli molto.

"A due condizioni."

Lui sgranò gli occhi. "Sarebbero?"

"Devi smetterla di trovare giustificazioni idiote quando arrivi in ritardo, o almeno inventarne di più credibili." Era incredibilmente seria, nel dirlo, e questo lo fece solo sorridere di più.

"Ok, posso provarci."

"E la seconda..." Quistis gli si avvicinò, gli mise le braccia intorno al collo e sospirò quando sentì le sue mani sui fianchi. "La prossima volta che decidi di provarci, non azzardarti a dirmi che non puoi."

Seifer sorrise e la baciò, con il sapore della pioggia che mi mescolava alla sensazione delle pelle fresca e del profumo alla frutta di Quistis.

*****
Nota dell'autrice: se vi dico che questa storia doveva essere di soli quattro paragrafi?
Soliti ringraziamenti a Little_Rinoa, che mi beta sempre, e il link al post sul mio blog dove rispondere a eventuali commenti, domande e critiche. Alla prossima! – Alessia Heartilly

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