L'amore è un gioco?

di Kate_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sotterfugi e gelosia ***
Capitolo 2: *** Weekend con mamma e... ***
Capitolo 3: *** L'aiuto di un genitore ***
Capitolo 4: *** Incomprensioni - cecità ***
Capitolo 5: *** Ad un passo dal baratro. ***
Capitolo 6: *** Pensieri e parole. ***
Capitolo 7: *** Forse, Forse... ***
Capitolo 8: *** Il profumo del presente ***



Capitolo 1
*** Sotterfugi e gelosia ***


Salve a tutti.
Ieri mi è venuta quest'idea e come sempre ho iniziato a scrivere. Inizialmente era nata come una sola one shot, solo che in un capitolo veniva tutto troppo lungo e così concluderò in due o massimo 3 capitoli.
Spero vi piaccia e che vi faccia ridere ed emozionare. Ci sono tanti sentimenti diversi e contrastanti.
Buona lettura!


Kate




Sotterfugi e gelosia.

 

 

 

 

Il grande errore di Mamoru era stato quello di sottovalutare Usagi, ritrovandosi a pagare le conseguenze di tutti i suoi sbagli.

Poggiato alla ringhiera, da lontano osservava la sua ragazza parlare con un altro ma nei suoi pensieri c'era qualcosa, come un campanello che lo avvertiva che Usagi non era più la sua ragazza.

Aveva fatto uno sbaglio o forse uno più grande di tutti gli altri.

L'aveva fatta soffrire facendola sentire inadeguata a lui, comprendendo solo nel tempo che il problema era sempre stato lui, non quella ragazza dagli odango sempre ben curati.

Lui si considerava ormai un uomo e non poteva stare con quella ragazzina che fin da piccoli si aggrappava a lui cercando aiuto.

Il passato insieme era il suo periodo fiorito, quei momenti in cui sorrideva con quella ragazzina, arrivando a desiderare d'averla sempre vicino.

Usagi era cresciuta e anche lui.

Avere tre anni di differenza inizialmente non lo riteneva un problema, credeva davvero che quel mondo per loro poteva continuare ad essere sempre col cielo azzurro e il sole splendente, come nei disegni dei bambini con poche nuvole e il sole disegnato all'angolo del foglio.

I cambiamenti forse non lo spaventavano e così non si accorse che in un momento s'era ritrovato coinvolto in un vortice di pazzia e sregolatezza e che tutto questo allontanava Usagi sempre di più.

 

Tutto per lui era iniziato un anno prima.

Dopo essere stato a studiare da Usagi era tornato a casa e solo nella sua stanza si ritrovò a pensare al suo rapporto con quella ragazza.

I suoi desideri non combaciavano più con quelli della sua Usa – chan e questo iniziava a pesare come se portasse continuamente un macigno sulle spalle.

Non ricordava il momento in cui erano passati da amici d'infanzia a fidanzati, d'altronde era stato tutto più che naturale ma dal loro primo bacio, il rapporto non era evoluto e per un diciottenne questo era realmente pesante.

Ad Usagi andava bene limitarsi a dei semplici baci, si sentiva ancora piccola e non pronta per tutte quelle esperienze nuove che l'avrebbero resa una donna o semplicemente l'avrebbero illusa di essere cresciuta, perchè non aveva mai avuto una buona opinione di quelle ragazze che donavano se stesse pur di non perdere qualcuno che poi dopo la prima volta le abbandonava.

Lei voleva il suo Mamoru ed era certa che lui avrebbe atteso fino al giorno in cui non fosse stata pronta.

A Mamoru invece un bacio non bastava più.

Era stufo di sentirsi addosso i suoi compagni di classe, stufo di essere considerato uno sciocco perchè stava con una ragazza delle scuole medie e se da una parte Usagi era considerata la ragazza più fortunata della sua classe, dall'altra Mamoru veniva appellato come il ragazzo ancora innocente.

Era l'ultimo anno di liceo e in un attimo perse tutto.

Iniziò a frequentare più spesso i suoi compagni di Liceo mettendo da parte quella ragazza che tutti i giorni lo aspettava per studiare, che dava fiducia a quel ragazzo anche se i litigi divenivano più intensi specie quando lui faceva pressione per far andare il loro rapporto oltre quel limite che lei aveva fissato.

Non si sentiva pronta e non poteva farsene una colpa.

Non le piaceva quando Mamoru usciva con quei ragazzi perchè sapeva che andavano per locali, che c'era sempre dell'alcool, belle donne ed iniziava ad essere troppo per il suo cuore.

Quel giorno Usagi era andata a casa di Mamoru.

Ormai erano un paio di mesi che tra loro andava male e che lui faceva di testa propria.

Ad insaputa di Usagi baciava altre donne, si sfogava riversando in altre quello che la sua ragazza non voleva, quella ragazza che amava, che desiderava e che in realtà sembrava non lo desiderasse.

Una sera poi provò di nuovo a convincere Usagi a lasciarsi andare, però più passava il tempo e più lei s'irrigidiva.

Erano sul divano, si baciavano e lui le carezzava la spalla tentando spesso d'abbassare la bretella dell'abito senza riuscirci poiché la ragazza rimetteva sempre tutto a posto.

« Dai Usa, lasciati un po' andare. Andrà tutto bene. »

« Mamo chan ti ho detto di non insistere. Per favore. »

Usagi ricordava ancora la reazione di Mamoru.

Si alzò in piedi, sbuffò e si passò sofferente la mano tra i capelli, prese il portafogli e con noncuranza le disse: « Esco. Tanto quando vuoi tornare a casa hai le chiavi, chiudi bene mi raccomando. Ciao. »

La lasciò lì con un senso di sporcizia addosso.

Era sdraiata sul divano, stregata dall'odore di quel ragazzo, tuttavia era come se ci fosse qualcosa di diverso, qualcosa che la convinse ad alzarsi di colpo spaventata.

Aveva il cuore che batteva forte poi trattenne il fiato, come se potesse essere scoperta quando suonò il telefono e s'attivò la segreteria telefonica.

« Ciao Mamo, non so se ti ricordi di me, sono Meiko. Il numero me lo ha dato Yuki, il tuo compagno di classe. Bè volevo dire che ieri a casa tua sono stata benissimo anche se il divano era scomodo. Spero di vederti presto. Un bacio. »

Una doccia fredda, un'esplosione interna e poi fu il vuoto.

Il cuore di Usagi batteva così forte dalla rabbia, dalla tristezza e tutti quei sentimenti infelici che le riempivano il corpo. Desiderò di morire.

Mamoru non l'aveva aspettata.

Aveva sempre creduto che l'avrebbe aspettata fino a quel giorno che doveva essere il più felice per entrambi, quell'unione di sentimenti e armonia, così se l'era immaginato. Doveva essere un momento perfetto e lui aveva rovinato tutto.

Era ormai notte.

Usagi era seduta a terra, vicino la finestra con lo sguardo vuoto la segreteria in mano con una lucetta lampeggiante.

Mamoru rientrò e trovò la sua ragazza ancora lì.

« Come mai ancora qui? »

Non rispose. Voleva vedere quanto tempo quell'uomo, sporco e reduce da quella sera irregolare c'avrebbe messo a scoprire che lei non stava bene e che era ormai un'ombra in quella casa.

« Ehi, non mi rispondi? »

Ancora nessuna risposta però si mosse.

Aveva in petto la rabbia che dominava, che la costringeva a muoversi verso la cucina.

Afferrò un coltello e sentì un senso di piacere quando Mamoru mostrò un'espressione incredula.

« Ma che devi fare? »

La segreteria era ormai a terra, il filo era finito ma Usagi continuò a camminare in quell'appartamento, fino ad arrivare al divano. Piantò il coltello tagliando la stoffa di quella parte d'arredamento, sfregiandolo ovunque, riducendolo ad un mobile da buttare.

« Ma ti sei ammattita? Che diavolo ti prende? »

Mamoru urlava ma Usagi non sentiva.

Sorrise come preda della pazzia e lanciò a terra il coltello, poi come un fantasma premette il bottone sulla segreteria e il messaggio di nuovo partì mentre lei apriva la porta di casa e spariva dietro questa.

Non era servito a nulla rincorrerla e da quel giorno era cominciato l'inferno di Mamoru Chiba.

 

A distanza di un anno non aveva mai smesso di sentirsi un verme, continuando a ripetersi che era tutta colpa sua e che non meritava neanche di vivere più in quella città che lei stessa abitava.

Usagi invece era cambiata o forse lo era solo davanti a quello che ormai era il suo ex fidanzato.

Aveva iniziato il liceo ed era cresciuta.

In quell'anno s'era fatta più donna e questa cosa non la notava solo Mamoru che la incontrava ogni tanto mentre tornava a casa dall'Università.

I capelli erano cresciuti e la sua solita pettinatura con gli odango sembrava più dolce, morbida con i codini un po' più mossi, aveva sviluppato un corpo da donna e la gonna corta della divisa scolastica lasciava la sue gambe alla vista di tutti.

Si sentiva geloso.

Sorrideva a tutti, era diventata brava nello studio, aiutava i suoi compagni se necessario e non tornava mai a casa da sola.

Quel giorno l'osservava poggiato a quella ringhiera.

Lei che parlava con un ragazzo sotto quel ciliegio in fioritura, gli sorrideva e quello che probabilmente era un suo compagno di classe, rispondeva a quei sorrisi.

Soffriva. Se qualcuno in quel momento gli avesse chiesto come stava, avrebbe risposto che stava soffrendo.

Era deluso da se stesso poi notò qualcosa che gli fece gelare il sangue.

Lei si era accorta che li stava spiando. Era stato un attimo, aveva visto lo sguardo di una ragazza determinata e cattiva allo stesso momento, con lo sguardo amaro di qualcuno che gridava vendetta, poi l'osservò mentre prendeva la mano di quel ragazzo e lo tirava un po' verso il basso facilitando il contatto tra le loro labbra.

Mamoru avvertì qualcosa dentro che si rompeva: il suo cuore.

Solo in quel momento, quando davanti ai suoi occhi Usagi baciava un altro, si accorse di quanto quella ragazza era importante e di quanto l'avesse fatta soffrire, tuttavia quello che provava lui in quel momento probabilmente era nulla in confronto al dolore che aveva causato a quella ragazza.

L'amava eppure era stato così stupido da non tenersela stretta.

 

Usagi aveva salutato quel ragazzo scusandosi per quel gesto avventato.

Si ritrovò da sola in casa, nella sua camera ad osservare una vecchia foto di lei e Mamoru quando ancora credeva che potevano essere felici.

Si era illusa di troppe cose.

Aveva deciso di mantenere quella fotografia sulla scrivania, vicino ai libri e alla lampada da tavolo, senza un preciso motivo, forse più per nostalgia.

Ricordava bene quel giorno, il vuoto che in un momento si formò nel corpo, i tagli sul divano e quel messaggio che aveva riascoltato più volte e che nitido risuonava nella sua mente.

Non aveva un'idea precisa di cosa fare a distanza di un anno, forse però era sua intenzione far capire a Mamoru che un frutto per essere colto deve essere maturo e che bisogna essere pazienti se si vuole assaporare il vero succo dell'amore.

Chiusa nei suoi pensieri, asciugando le lacrime che uscivano quando il nome di quel ragazzo si faceva largo nella sua testa, afferrò il telefono componendo un numero.

« Ehi Mako - chan, sono Usa. »

« Usagi! Ciao! Ho sentito Hiroki, mi ha detto che l'hai baciato! Dunque il piano ha funzionato? È già da te? »

« Mh no. Ci ha visti ma dubito gli importi molto. Non credo che possa davvero ingelosirsi, ormai è un anno che ci siamo lasciati e sinceramente credo abbia già una ragazza. »

« Intendi quella Meiko? Ma secondo me è stato solo il momento. Vuoi vendicarti, giusto? »

« Non so. Non è proprio una vendetta. Voglio che capisca che ha perso qualcosa di unico. »

« Bè per farglielo capire basterà fargli vedere le lettere che ricevi ogni giorno. »

« Mh. Comunque, la prossima mossa? »

« Ah si! Allora, ho scoperto che lavora in un negozio d'abbigliamento femminile in una traversa della via centrale venendo da scuola nostra. »

« Ti sbagli. È ricco, ha l'eredità dei suoi. »

« Si ma i soldi prima o poi finiscono se non lavora. Comunque, ho scoperto i suoi orari. Dovremo andare lì a fare compere e verrà anche Hiroki. »

« Eh? Ma io mi vergogno! »

« Dammi retta. S'ingelosirà e anche molto! »

« Mi fido dai... andiamo domani? »

« Certo! A domani! »

Attaccò la cornetta e si ritrovò a sospirare. Cominciare un gioco che non si quando ha una fine, forse aveva esagerato.

Doveva mettersi il cuore in pace perchè Mamoru aveva un'altra o almeno era questo che ogni giorno si ripeteva.

 

Arrivò il giorno dopo con il sole alto in cielo e quei raggi che annunciavano l'arrivo della bella stagione.

Era un anno preciso.

Decise che era arrivato davvero il momento di reagire e prendere in mano quella situazione, mostrando a quel ragazzo universitare che la Usagi di un tempo non esisteva più: il bozzolo aveva rotto il suo involucro e spiegato le sue ali.

Indossò un abito leggero, con una scollatura evidente e una fascia sotto il seno, evidenziando ogni forma e coprendo le gambe fino alle ginocchia con quella stoffa leggera, rosa chiaro, che evidenziava la pelle chiara e sembrava dare il buongiorno a quella giornata assolata.

L'incontro con Makoto era stabilito per le undici al cafè centrale, da lì si sarebbero mossi in tre fino al negozio.

La recita era semplice: Hiroki e Usagi dovevano fingersi fidanzati e Makoto si spacciava per la cugina del ragazzo che li accompagnava.

I due presunti fidanzati entrarono mano nella mano in negozio, sotto uno sguardo sbalordito di Mamoru e sorridente di Makoto.

Erano lì per fare acquisti e gliel'avrebbero fatta pagare cara al buon vecchio Mamoru.

Makoro s'avvicinò al ragazzo mentre Usagi e Hiroki, vicino ad uno stand con vestiti da sera, si scambiavano effusioni e sorridevano.

« Li scusi, ultimamente sono incontenibili. Comunque, visto che la mia amica vuole fare una sorpresa al suo ragazzo, cerchi di capire, non è che ci farebbe vedere, oltre ad un bell'abito anche un intimo di pizzo? Mh per l'intimo scelgo io, sono stata delegata, l'abito invece se ce lo camuffa con altri e proverà tutto nel camerino. »

« Una sorpresa? Bè dipende che vuole fare... ci sono tante occasioni »

Si sentiva a disagio. Quella ragazza, con quelle parole, aveva messo a disagio proprio lui, Mamoru Chiba.

« Bè avanti, insomma... è la sua prima volta. Vuole qualcosa di speciale. Sa come funziona. Albergo, stanza ben arredata e poi... bah comunque, ci aiuta, vero? » sfacciata Makoto parlava a Mamoru mentre Usagi continuava la sua recita.

Il malumore di Mamoru intanto non sembrava destinato a svanire. Quella ragazza aveva parlato troppo e la sua ragazzina stava giocando con il fuoco. La voleva di nuovo indietro.

« Ecco dei vestiti che potrebbe provare. » borbottò verso Usagi porgendo gli abiti.

« Grazie mille » e sorrise con dolcezza disarmante e le guance un po' arrossate.

Sorrise poi ad Hiroki, la sua Usagi, mostrando un'espressione un po' maliziosa, finchè non seguì la ragazza in camerino.

« Li scusi. Sono proprio incontenibili. Mi domando perchè mi abbiano fatta venire con loro. Stanno continuamente a pomiciare, poi Hiroki sempre a metterle le mani addosso! » Makoto scuoteva il capo continuando la sua recita, agitando la coda alta dei capelli.

« Mani addosso? Bè comunque non possono fare i porci comodi loro qui in negozio »

Era alterato, decisamente alterato.

Dal camerino si sentivano risa, a volte sospiri, poi Usagi che mormorava: « Dai buono Hiroki che ci sentono. Fai il bravo vai fuori. »

Ancora altre risa e poi Hiroki uscì dal camerino spettinato e con la camicia fuori posto, rosso in viso.

« Scusate. »

Tratteneva a stento le risate mentre Mamoru sentiva la rabbia salire dentro.

Quella ragazza era un piccolo demonio che sapeva come agitarlo.

Usagi uscì dal camerino mostrando un abito dei tanti in prova, con una stampa floreale e privo di bretelle, reggendosi sul seno mentre con una mano si copriva imbarazzata un punto della spalla.

« Usa chan leva quella mano sennò non vediamo bene l'abito. »

« Ehm meglio di no Mako chan. »

« Dai amore, voglio vedere come ti sta. » mormorò Hiroki facendole l'occhiolino all'insaputa di Mamoru.

« È tutta colpa tua Hiroki, mi vergogno. Mi fai sempre quelle cose! » abbassò la mano e un segno rosso si notò sulla spalla: un succhiotto.

Mamoru era ormai una corda tesa. Roso dalla gelosia tornò al bancone mentre Usagi scambiava nuove finte effusioni con Hiroki.

« Dai che devo cambiarmi. »

« Mh non resisto »

« Devi pazientare caro mio, d'altronde chi ha pazienza prima o poi riceve la sua ricompensa. »

Quelle parole erano giunte fino a Mamoru che si sentì trafitto come da una freccia.

Terminati gli acquisti le ragazze e Hiroki salutarono mentre Mamoru con la mano sotto il bancone graffiava il legno.

Era nero.

In quel momento il suo colore era proprio il nero.

Osservava quel camerino, rabbioso e incredulo che quella era proprio la sua Usagi, la ragazzina piagnucolona di un anno prima.

Aveva paura di essere la causa di quel drastico cambiamento eppure, se in parte rivoleva la vecchia Usagi doveva ammettere che quella nuova ostentava una sensualità fuori dal comune.

Aveva un forte desiderio di tenerla solo per se.

Stava rimettendo a posto gli abiti quando notò a terra una borsetta a forma di coniglietto e non avendo dubbi su chi fosse la proprietaria, lasciò per un attimo il negozio in mano al secondo commesso e andò a cercare la ragazza.

Usagi era proprio lì vicino, accompagnata da Makoto e Hiroki e come da piano, si fece vedere da sola mentre imboccava una via piccola e stretta, un po' distante e ottima per appartarsi.

« Usako t'è caduta la borsa. »

La ragazza si voltò notando il ragazzo che tanto desiderava davanti a se e con il fiato corto.

S'avvicinò lentamente come una gatta, mostrando un sorriso dolce e malizioso.

« Non sono Usako, sono Usagi. Grazie per la borsa. »

Tendeva la mano per afferrare la borsa ma il ragazzo afferrò il polso e la fece sbattere contro il muro.

« Che stai combinando eh? Te la fai con quello ora? È solo un ragazzino. »

« Ha parlato l'adulto. »

Sosteneva lo sguardo del ragazzo con sufficienza, squadrandolo a volte dal basso verso l'alto.

« E vuoi farla tu l'adulta? Avanti, sei solo una ragazzina. »

« Già, una ragazzina che tuttavia a quanto pare non ti è indifferente. » stavolta era maliziosa e tentava con lentezza di divincolarsi da quella stretta.

Lui era al limite. Aveva quella ragazza indifesa davanti a lui e non esitò a posarle un bacio sul collo, con dolcezza, calore e amore, però lei doveva continuare quella recita e mordendosi le labbra per mantenere la concentrazione si rivolse fredda al ragazzo.

« Hai finito? »

« Non puoi sfuggirmi. »

« Dici? Sei tu che mi hai lasciata andare e ora Mamo – chan, guardami crescere senza di te » si sporse verso il ragazzo, con malizia sussurrò all'orecchio del ragazzo « Mi avevi e mi hai lasciata, ora vai da Meiko. Mi hai persa. Paga le conseguenze del tuo gesto. Io ho trovato l'uomo con cui fare l'amore e divertirmi a letto. Non sai quanto mi piace quando facciamo certe cose. Non appena avremo finito, sarò una donna completa e tu sarai del tutto sparito dalla mia vita. Ciao ciao Mamo chan. »

Si allontanò da lui e lentamente, con la borsa in mano, uscì da quel vicolo lasciando lì un Mamoru con lo sguardo pietrificato.

Chi era quella? Era davvero la sua Usagi?

Intanto lei era tornata tutta rossa dai suoi due amici.

« La prossima volta non resisto. Sono tutta rossa. Si è avvicinato e mi sentivo d'esplodere. »

« Dai che il piano sta funzionando. Il caro Chiba la pagherà cara » mormorò Makoto mentre indicava una gelateria.

« Un buon gelato è quello che ci vuole per spegnere i bollenti spiriti! »

Usagi e Hiroki con un'alzata di spalle acconsentirono al gelato ritrovandosi tutti e tre di fronte a tre rispettive coppe di gelato.

Tutto con quel cibo si freddava e la mente iniziava ad essere più razionale.

Mamoru avrebbe dovuto pagare e avrebbe dovuto capire che aveva perso la persona più bella di quel mondo, quella persona che aveva voluto attendere il momento giusto per donarsi completamente a lui.

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Capitolo 2
*** Weekend con mamma e... ***


Buonasera miei cari lettori.
Questa Fan Fic che doveva terminare in due capitoli, avrà ancora altri capitoli ma comunque non sarà troppo lunga. Ho voluto creare delle situazioni per Mamoru e Usagi e non accelerare troppo i tempi.
C'è una vendetta da portare a termine, forse però la nostra Usagi non ha fatto i conti giusti con il suo cuore.
Buona lettura e come sempre Grazie di cuore per le vostre recensioni!


Kate





Weekend con mamma e...

 

 

 

 

Mamoru era impazzito.

Quella ragazza non era la stessa di cui era stato innamorato perchè ora era una mina inesplosa, un concentrato di bellezza e sensualità.

La sua Usagi esisteva ancora?

Se ne stava sdraiato sul divano nuovo, osservava la foto che li ritraeva insieme mentre la tv parlava senza che nessuno ascoltasse quel che diceva.

Aveva mille pensieri per la testa. In tutto quell'anno non aveva mai pensato che quella ragazza si potesse rifare una vita, che potesse trovare un uomo diverso da lui con cui fare l'amore.

A cosa pensava quella notte in cui aveva dato il suo corpo tradendo la sua Usagi?

Solo adesso riusciva realmente a comprendere quanto fosse stato idiota a non aspettare quel bocciolo che in realtà doveva solo schiudersi.

Ripensava a quello che aveva acquistato, l'intimo, il vestito, poi il succhiotto sul collo. Era davvero troppo.

L'aveva avuta per un attimo solo contro di se e l'aveva baciata sul collo, eppure ricordava l'espressione fredda di quella ragazza che ormai non ricambiava più i suoi sentimenti.

L'amava ancora, forse da sempre e ormai poteva tranquillamente etichettarsi come l'uomo più idiota del mondo.

In quel breve incontro, Usagi aveva detto una cosa giusta: era lui l'adulto?

Lui che un anno prima s'era fatto trasportare da cattive compagnie per andare a letto con una sconosciuta che poi aveva deciso di non rivedere mai più?

Aveva buttato qualcosa di prezioso. Aveva gettato un diamante per uno zircone.

Rimase disteso sul divano a lungo, si addormentò senza neanche sfiorare un libro, avendo preso una pausa dagli studi per qualche mese.

Si era ormai fatta mattina quando squillò il telefono.

« Pronto? » la voce era impastata dal sonno e la cornetta non restava propriamente su a causa della poca forza mattutina nel braccio.

« Screanzato di un figlio! Ti svegli ora? Hai visto che ore sono? »

« Oddio mamma, non puoi richiama... »

« No! Non posso richiamare! Dico io, ma ti ricordi che hai una famiglia? Insomma, è un mese che non chiami e per di più è un bel po' che non ho notizie specifiche su di te! »

« E dai... ne riparl... »

Mamoru non riusciva neanche a completare una frase che subito la madre, con una voce di rimprovero, lo fermava e continuava a parlargli sopra.

« Niente se ma o altro. Nel prossimo Week end pretendo che tu venga qui da noi. Con la scusa che da tempo vivi da solo fai fin troppo come ti pare. Io e tuo padre vogliamo che venga anche Usagi. State insieme da tanto e da quando siamo andati fuori Tokyo non vi abbiamo più visto. Niente scuse che dobbiamo dirvi una cosa. »

« No senti mamma... »

Tutto era stato vano. La signora Chiba aveva agganciato il telefono lasciando il figlio nei guai.

Nell'ultimo anno, preso dalla depressione aveva dimenticato di rivelare alla madre un piccolo particolare, ovvero che lui e Usagi non stavano più insieme.

Tra due giorni sarebbe dovuto andare nelle campagne dove abitavano i genitori e sarebbe dovuto andare con Usagi. Come chiederglielo?

 

Usagi stava sistemando i quaderni nella borsa, ormai al suono della campanella mentre Makoto le faceva segno di sbrigarsi.

« Dai Mako chan dammi tempo. Stanotte non ho chiuso occhio. »

« Usagi che noia che sei! Sempre così depressa! Senti nei prossimi giorni evita di farti vedere da Mamoru e non andare al suo negozio. Hiroki è dovuto tornare a casa qualche giorno che la madre s'è arrabbiata che all'ultimo esame ha preso tutte insufficienze e dovrà fare gli esami di riparazione. »

« Oddio! Me n'ero dimenticata! Quando saranno? »

« Usa anche tu? »

« Solo inglese, come sempre. »

« La solita. Comunque la prossima settimana. »

Usagi sbuffò trascinandosi fuori dall'aula.

Le due ragazze si salutarono agli armadietti poiché Makoto fu richiamata dal club d'arti marziali per una riunione improvvisa.

Fuori al cortile intanto, tutte sembravano incuriosite da un auto particolare, rossa fiammante ed anche costosa.

L'eredità del nonno, per Mamoru Chiba, aveva fruttato parecchio.

Usagi inizialmente s'avvicinò a tutte quelle ragazze, non avendo notato ancora bene l'auto, poi squadrò la persona che era fuori la vettura ed ebbe un colpo al cuore.

Da una parte voleva sapere cosa voleva in quella scuola, da una parte voleva solo andarsene a casa.

Optò per la seconda.

Ignorando che il ragazzo era lì per lei, avanzò per uscire dal cancello e seguire la strada fino a casa ma il ragazzo nuovamente la fermò per il polso.

« Aspetta, devo parlarti. »

« Lasciami. »

S'era girata e con un colpo aveva fatto in modo che non ci fosse più contatto tra di loro.

« Usako entra in macchina, qui ci guardano tutti. »

« È tutta colpa tua, idiota. Ma che diavolo ti passa per la testa? Venire qui con quella cosa rossa! T'aspettavi di passare per lo spiantato di turno? Comunque in macchina non te non ci salgo. Non ci tengo a mischiare l'odore mio con quello di qualche donnicciola che c'hai fatto salire sopra. »

Le parole le sussurrava quasi al ragazzo, cercando di mantenere una sorta di discrezione tuttavia inutile perchè tutti i ragazzi e ragazze della scuola erano lì ad osservare la scena.

Usagi si stava vergognando e tutta rossa in viso entrò nella macchina di Mamoru.

« Ti odio razza d'idiota! Domani a scuola mi faranno mille domande. Se non provi a rovinarmi la vita tu proprio non sei contento. »

« Senti, rimandiamo gli sfoghi a dopo. »

La guardava e cercava di rimanere serio e impassibile, ma in realtà la ragazza dei suoi sogni era in macchina e aveva voglia solo di partire e non tornare mai più, rimanere con lei per il resto della sua vita.

« Senti devo chiederti un favore » mormorò mentre metteva in moto l'auto.

« Pure? Che faccia tosta che hai. Ti devo presentare qualche mia amica? Le mie amiche sono tutte vergini, desolata. »

Usagi guardava fuori dal finestrino, con le braccia incrociate, le gambe accavallate e la cartella poggiata ai piedi.

Dentro avvertiva un misto di sentimenti.

C'era la rabbia, ancora forte ed evidente, la voglia di vendicarsi e allo stesso tempo era felice di stare in quello spazio piccolo con il suo Mamoru. Avrebbe voluto baciarlo ma doveva continuare ad essere fredda o almeno non doveva dargliela vinta.

« Senti non mi sembra il caso e il momento giusto adesso di affrontare quest'argomento, poi ne riparliamo, comunque oggi ha chiamato mia madre... »

« Oddio sta bene? »

Usagi era scattata sul sedile e s'era voltata ad osservare Mamoru preoccupata.

Il rapporto tra lei e la Signora Chiba era sempre stato eccezionale, era come una seconda mamma e per la Signora, Usagi era la figlia femmina che non aveva mai avuto.

« Usako sta calma. Mamma sta bene. Il problema è che mi ha chiesto di andare questo Weekend a casa e vuole che venga anche tu. Non le ho detto che non stiamo più insieme, sai quanto lei sia affezionata a te... »

« Non posso venire. »

« E dai, non farti pregare. Mamma sarà felice di rivederti. Dovremo solo fingere un po'. »

« Ah, tu sei un maestro in quest'arte. »

Ogni parola di Usagi era una freccia conficcata nel petto di Mamoru che sanguinava, conscio di meritare ogni attimo di quel trattamento.

« Usako, ecco in questo Weekend potrai insultarmi quanto vuoi ma per favore vieni. Sai che poi s'innesca una reazione a catena... »

« Non Chiamarmi Usako. E comunque, immagino che poi tua madre chiamerà per sapere il perchè. Quando scoprirà la verità partirà dalla campagna per tornare qui, verrà prima da me e poi verrà a prenderti a bastonate mentre tuo padre, umile com'è, verrà a chiedere scuosa alla mia famiglia. E va bene, vengo. Io per prima non voglio vivere tutto questo. Tua madre non merita una simile cosa anzi, a dirla tutta non merita nemmeno un figlio deficiente come te. »

« Ecco, appunto. Senti ti porto a casa. Comunque, partiamo venerdì pomeriggio dopo scuola? »

« Basta che torniamo... vabbè hai detto che è un Weekend. Io giovedì ho gli esami di riparazione d'inglese. »

« Se vuoi t'aiuto. »

« Piuttosto che ricevere il tuo aiuto, mi faccio bocciare. »

Era tornata ancora più scontrosa e così la riaccompagnò a casa.

Come un bambino felice, prima di scendere dall'auto e tornare al suo appartamento, Mamoru osservò il sedile dove s'era seduta la sua Usagi.

Si maledì ancora una volta per averla fatta star male e maledì la madre per averlo obbligato a quel weekend che si prospettava piuttosto difficile.

 

Dopo un viaggio lungo e silenzioso, dove le uniche parole di Mamoru erano controbattutte da frecciatine di Usagi, arrivarono alla villetta in campagna dei coniugi Chiba.

Usagi era da sempre la loro figlia acquisita e quando la videro, con un leggero abito di lino color lavanda, un corpo sviluppato e bella come il sole, la signora non potè trattenersi dallo stringerla e baciarle le guance rosate.

« Usagi come ti sei fatta bella! Lo dicevo a mio marito! Vuoi vedere che Usagi s'è fatta bella e sicuramente anche intelligente? Il buon Dio mi ha dato una figlia come te! Come sono felice! »

Era un abbraccio materno il loro e la signora Chiba non le negava mai sorrisi e dolcezze.

Gli anni per la Signora Chiba non si facevano vedere molto, poiché a cinquantanni ne dimostrava si e no una quarantina. Era donna di bell'aspetto, con un corpo maturo e i fianchi un po' larghi. Mamoru aveva preso dalla madre gli occhi che erano il blu del mare.

Il padre invece era un bell'uomo, alto e dai capelli brizzolati. Il fascino di quell'uomo che vantava circa sessant'anni, non era mai sfumato nel tempo, anzi era aumentato con quella barbetta incolta, i capelli sempre curati e il sorriso che s'alternava agli attimi di serietà.

« Ah la mia bella Usagi! Fatti abbracciare. Come ti sei fatta bella. Avessi avuto una figlia così bella non ti avrei mai fatto uscire di casa. Mi domando come fai ancora a stare con quel caprone di mio figlio! Pensa, nell'ultimo mese non s'è mai fatto sentire con sua madre. »

Usagi era arrossita, non indifferente al fascino di quell'uomo.

« Signor Chiba, signora Chiba, è davvero bello rivedervi. Mamoru s'è comportato malissimo non telefonandovi ma ora è qui, credo che si farà perdonare. Intando dove possiamo lasciare i nostri bagagli? È stato un lungo viaggio. »

« Usagi non affaticarti e vai a farti una bella dormita. Riposa un po' prima di cena, va bene? Mamoru tu porta dentro tutti i bagagli! » ordinò la signora Chiba.

« Mamma... non per fare il geloso eh, ma non sarei io tuo figlio? »

« A tavola ti faccio una tirata d'orecchie che non te la scordi più. Avanti non vorrai mica far portare ad Usagi quei bagagli pesanti? »

« No no ci penso io. »

Mamoru sospirò.

Non era facile sicuramente convivere in quella situazione, strana e imbarazzante.

Quando ormai i bagagli erano in casa, salì nella stanza realizzando solo in quel momento che i genitori avevano dato loro la stanza singola, mettendo un futon matrimoniale a terra, non avendo altre stanze.

Si fermò ad osservare Usagi che riposava.

Si ritrovò a pensare che era davvero bella e innocente e in quel momento realizzò che forse un po' della sua vecchia Usagi c'era ancora, doveva solo trovare il modo di farsi perdonare tutti gli sbagli commessi.

Mugugnò nel sonno, si mosse avvolta da quei lunghi capelli biondi e coperta da quell'abito color lavanda.

Era bella e innocente. Lo pensava di nuovo.

La Signora Chiba salì al piano di sopra e notò lo sguardo di Mamoru impegnato a contemplare la sua Usagi e sorrise.

« Ehi Romeo, sveglia Giulietta che è pronto. Dev'essere davvero stanca. Era molto pallida prima. Sta bene, vero? »

« Si certo che sta bene. »

« Mi raccomando, vedi di non fare cazzate che è ancora piccola eh. »

A cosa si riferiva la madre?

Ebbe un tuffo al cuore e sorrise.

Le preoccupazioni di un genitore, solo in quel momento si rese un po' conto di cos'erano.

Il ragazzo annuì alla madre e s'avvicinò ad Usagi.

Solo in quella stanza con lei, per la prima volta non aveva voglia di farla sua ma solo di proteggerla.

Ancora una volta si malediva, perchè da immaturo un tempo non aveva avuto questo desiderio ma uno sbagliato che l'aveva portata ad allontanarsi da lui.

« Usako svegliati... è pronto in tavolo. »

« Cinque minuti Mamo chan. »

Quanta dolcezza in quelle parole, ora che forse non ricordava la situazione e non si destava ancora del tutto dal sonno.

« Dai, mamma ha preparato la carne, se poi si fredda non è più buona. C'è anche il dolce che ti piace tanto... »

In un attimo le sfiorò la frangia e si alzò in piedi, mormorando poi: « Ti aspetto giù Usa chan. »

Usagi rimase ancora un po' nel futon, poi si alzò e realizzò a tratti quanto accaduto in quei secondi.

Arrossì, sentiva il cuore che poteva esplodere e la voglia di stare con quel ragazzo aumentava.

Doveva controllarsi, non doveva cedere.

Avrebbe affrontato da matura quel Weekend e avrebbe fatto pentire Mamoru di tutto quello che le aveva fatto passare.

 

Usagi scese in salone dove la madre aveva apparecchiato e sorrise osservando quella famiglia.

« Scusate, mi sono addormentata. »

« Tranquilla Usa chan! Eri stanca. Oggi sei stata a scuola, vero? » chiese il padre mentre si accomodava.

« Si. Le lezioni erano noiose, come sempre. »

« Eh ti capisco Usa chan. Comunque, spero che Mamoru ti aiuti quando hai difficoltà. L'aiuti? »

La signora Chiba si rivolse alla fine a Mamoru, il quale quasi si strozzò con un pezzo di carne.

« Certo che mi aiuta. È sempre gentile. Ma anche lui ha dei limiti e so che io faccio perdere la pazienza. » ammise Usagi salvando Mamoru da quella situazione imbarazzante.

« Brava la nostra Usa chan. Ah, mangia tutto, mi raccomando, che devi riprendere le forze. Per dopo ti ho preparato la torta al limone! »

« Grazie! Sono sicura che sarà eccezionale, vero Mamo chan? »

Per un attimo s'era lasciata andare alla quotidianità di quei momenti e arrossì tornando a mangiare la carne preparata con cura.

Mamoru sorrise in quel momento e da lì la cena continuò senza problemi, affrontando i soliti discorsi, con la madre che ogni tanto rimproverava il figlio.

Arrivò in tavola la torta al limone accompagnata da una seconda alle fragole.

Usagi era indecisa ma optò per quella al limone mentre Mamoru prese quella alle fragole.

Chiedere due fette di torta lo trovava eccessivo e così ogni tanto sbirciava la fetta di Mamoru finchè questo ne staccò un pezzetto con la forchettina e la porse alla ragazza.

« Avanti assaggia o potrei avere paura di un tuo attacco assassino per una fetta di torta. »

« Ehi guarda che io... »

Mamoru agitava appena quel pezzetto di torta e la ragazza annuì mangiandolo da quella forchetta.

« Come se non lo sapevo. Sei golosa. »

« Non sono golosa. »

« Sei golosa. »

« Ti ho detto che non sono golosa. »

« Avanti voi due, smettetela. Usa chan la torta poi la potrai mangiare anche domani a colazione. »

« Grazie signora Chiba! »

« Tu la vizi troppo » mormorò Mamoru contrariato.

« Taci tu che Usa chan ce la coccoliamo quanto vogliamo. Speriamo che i nostri nipoti saranno belli come lei in tutto. Mamoru chissà da chi ha ripreso con quel caratteraccio. » borbottò il padre sfottendo il figlio.

« Che razza di genitori che ho! Siete proprio strani. »

« Dai Mamoru, che tuo padre scherza. Comunque, se siete stanchi vi abbiamo preparato la camera. Purtroppo abbiamo messo il futon matrimoniale anche se la stanza è piccina. Fate i bravi eh. »

« La ringrazio signora Chiba. Posso aiutarla a sistemare? »

« Usagi e dai, mi chiami sempre signora Chiba. Non cambierai mai eh! Comunque vai a riposare, non c'è bisogno che aiuti... »

« Ma io... »

« Su non insistere. Devi riposare che sei davvero pallida. Buonanotte tesoro. »

La signora Chiba e il Signor Chiba salutarono in modo affettuoso la ragazza e in seguito anche il ragazzo, mostrandosi genitori davvero affettuosi.

 

Usagi in pigiama si stava infilando nel futon quando arrivò Mamoru in pantaloncini e a petto nudo.

« Non vorrai mica dormire così? » chiese la ragazza imbarazzata.

« E come? Non senti quanto fa caldo? E tu sei una stufa nel letto. »

« Non sono una stufa. »

« Ma se ogni volta hai la pelle così calda che ci si potrebbero fare due uova sopra. »

« Non sono più così, tranquillo. »

« Io comunque la maglia non me la metto. Tranquilla che non ti molesto... »

Il ragazzo s'infilò nel letto e sbuffò, borbottando poi: « Mica sono quel ragazzino con cui fai le cose sconce in camerino. »

Usagi, nonostante dava le spalle al ragazzo, gli lanciò un calcio facendolo guidare di scatto.

« Ehi! Ma ti sei impazzita? »

Usagi si girò ritrovandosi a breve distanza da Mamoru.

« Non parlare male di Hiroki. Quel ragazzino si chiama Hiroki ed è ben più maturo di te. »

Sussurravano mentre parlavano, specie Usagi che non voleva svegliare i genitori o disturbarli.

« Più maturo di me? Guarda che quello non sa neanche dove sfiorarti. »

« E tu che ne sai? Non sono affari tuoi dove mi mette le mani. »

Mamoru stava già perdendo la pazienza. La sola idea che un altro sfiorasse quella ragazza, lo faceva impazzire.

In un attimo si ritrovò su di lei a baciarle il collo mentre lei lottava tra la voglia di stringerlo a se e la voglia di mandarlo via per tenere fede a quel piano.

Il peso dolce di quel ragazzo che nonostante fosse infuriato, riservava delle dolci attenzioni a quel corpicino sotto di lui che a tratti gemeva e a tratti lo spingeva via.

Il cuore di Usagi stava impazzendo.

Mamoru baciava con dolcezza il collo di quella ragazza, lo torturava con soffi caldi fino a mordicchiarle il mento e salire alle labbra.

Lasciò un dolce bacio su quelle morbide labbra che sembravano essersi riscaldate, prima di sussurrare: « Buonanotte Usako. »

La ragazza non sapeva cosa fare.

Era rossa, scottava forse e la voglia di quel ragazzo in un attimo s'era risvegliata.

Nuovamente gli diede le spalle e si chiuse in posizione fetale, mormorando con un pizzico d'acidità la buonanotte.

Entrambi non riuscivano a chiudere occhio.

Dovevano dormire insieme, nello stesso futon, dandosi le spalle e con la voglia di girarsi, amarsi, completarsi e dimenticare per un attimo tutto quello che li aveva separati e aveva oscurato i due cuori così puri.

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Capitolo 3
*** L'aiuto di un genitore ***



Capitolo 3 – L'aiuto di un genitore

 

 

 

Mamoru s'era addormentato quando ormai sorgeva il sole e poco dopo Usagi decise d'alzarsi, abbandonando quel futon e carezzandosi il collo bollente dove quel ragazzo era passato.

Se da una parte c'era la felicità di sentirsi cercata, da un'altra amare lacrime scendevano facendola nuovamente sentire sporca.

Non aveva la minima fiducia in lui, non pretendeva d'averla e non poteva sapere se mentre era lì, qualche altra ragazza attendeva il suo ritorno a casa.

Si chiuse per un po' in bagno mentre al piano di sotto avvertiva i rumori causati dalla madre che preparava la colazione.

Rannicchiata contro la porta del bagno, accese il cellulare che aveva portato con se.

« Ehi Mako chan... »

« Usa ma stai piangendo? Ma dove sei sparita? »

« Tranquilla sto bene. Sono con Mamoru dai suoi genitori. »

« Cosa? Quindi avete fatto pace? Dai Usa, visto? Tutto s'è sistemato! »

« No non è così. Io non credo sia giusto continuare con questa farsa con Hiroki. Mamo s'ingelosisce solo quando tiro in ballo Hiroki, per il resto non s'interessa a me. Gli da fastidio se un altro mi sfiora ma lui pensa solo a quello, non gli interesso realmente io. »

Usagi continuava a piangere, stringendo le gambe con una mano mentre l'altra reggeva il telefono senza troppa forza.

« Ehi Usa... io non credo in quel che dici. Ascoltami, avverto Hiroki che non se ne fa più nulla però tu non abbatterti. Davvero Usa, io non riesco a sentirti così. Sai bene che non sono proprio una fan di Mamoru ma sono certa che lui sia l'unico a poterti rendere felice. Non voglio sentirti piangere, non deve farti piangere. Per favore, goditi questi giorni con lui e non piangere più. Promesso? »

Usagi tirò un po' su con il naso, asciugò le ultime lacrime e mugugno in segno d'assenso alle parole di Makoto.

« Grazie Mako chan e scusati con Hiroki da parte mia. Poi quando torno gli parlerò. »

« Tranquilla. Hiroki era a conoscenza di tutto. Non rovineremo la nostra amicizia. Siamo un bel trio. »

« Si è vero. Mako ti saluto ora e scusami per lo sfogo. »

« Di niente. Buona vacanza. »

Usagi chiuse la chiamata e rimase un po' in quella posizione, stringendosi e chiudendosi.

I rumori nella casa aumentavano e qualcuno bussò anche alla porta del bagno.

« Occupato. » mormorò Usagi con la voce un po' tremante.

« Usa – chan tesoro stai bene? »

La Signora Chiba provò ad aprire la porta che tuttavia era chiusa a chiave.

Usagi s'alzò di corsa e si controllò il volto allo specchio asciugando le lacrime che ancora uscivano.

Sospirò e deglutì prima di aprire la porta e sfoggiare un piccolo sorriso.

« Mi scusi. Scendo giù ad aiutarvi con la colazione. Mamo chan è già sveglio? »

« Ah grazie Usa – chan! Vai pure giù, ci penso io a svegliare Mamoru. Una volta che è qui a casa non voglio perdermi queste occasioni. »

Usagi sorrise e scese al piano di sotto canticchiando, cercando di mantenere quella maschera di serenità che minuto dopo minuti costruiva sul suo volto.

La signora Chiba attese che Usagi fosse al piano di sotto per entrare nella stanza di Mamoru e richiudere dietro di se la porta.

Il ragazzo dormiva a pancia all'aria a petto nudo, con la coperta del futon tutta sfatta.

La madre aveva uno sguardo severo sul volto mentre s'avvicinava al ragazzo. Lo osservò per un po' e quando questo si mosse appena tossendo, mise un piede sul petto del ragazzo premendo sulla cassa toracica.

« Ahi ma che...? »

Mamoru si svegliò di soprassalto, trovando la madre che premeva ancora con il piede contro il suo petto.

« Brutto idiota, razza di deficiente. Parla piano perchè altrimenti ti lascio a digiuno per tutti questi giorni! Che cavolo hai fatto ad Usagi eh? »

« Ma che stai dicendo? Guarda che va tutto ben... »

« Ma dimmi un po', dopo tutti questi anni, mi prendi per una scema? Ti ricordo che t'ho cresciuto e cambiato il pannolino quando te la facevi addosso! »

« Ma dobbiamo parlare dei miei pannolini? Potresti togliermi il piede da dosso? »

« Possiamo anche parlare dei pannolini ma voglio parlare di Usagi! Davvero pensi che sia scema mh? »

« Non penso tu sia scema mamma, credo di esserlo io che appena sveglio non ti capisco! »

Mamoru si stava innervosenso ma sbuffò arrendendosi alla madre.

« Usagi stamane ha pianto. Se le può asciugare quanto vuole le lacrime ma non sono cieca e non sono stupida. Guarda che lo so che è un bel po' che non state più insieme perchè ho un figlio cretino e scemo! »

« Eh? Ma che...? »

« Senti ma davvero hai scambiato i tuoi genitori per scimmie? Volevo vedere quanto tiravi avanti con questa farsa. La mamma di Usagi sa quello che è successo. Per sbaglio ha letto il suo diario. Ora non credo sia necessario che Usa sappia questa piccola cosa, ma voglio sapere da te, dopo esserti comportato come un cerebroleso, hai intenzione di tornare con lei o no? »

Mamoru si sentiva imbarazzato e anche un verme.

I genitori sapevano tutto e se già si sentiva sporco nei confronti di Usagi ora quella sensazione lo attraversava anche guardando in faccia la madre.

La madre tolse il piede dal torace del figlio che si mise a sedere sul futon, osservando la madre come lo sguardo di un bambino che aveva appena rubato una fetta di torta in cucina.

« Senti un po'. Questa vacanza forzata l'abbiamo organizzata con la mamma di Usagi perchè è sicura che tra te e Usagi è ancora tutto in ballo. In più quando ripartirete, papà vuole dirvi una cosa, ma tu ci vuoi tornare con Usa? »

« Mamma io so di aver fatto una cavolata. Non me lo dimenticherò mai quel giorno e la paura che ho avuto quando inseguendendola mi sono accorto che era come un corpo senza anima, però per quanto io la voglia con me, lei ha un altro. »

La signora Chiba inarcò un sopracciglio piuttosto perplessa ed era sul punto di replicare quando entrò Usagi senza bussare.

« Oddio scusate! La colazione è pronta. Visto che non scendevate mi sono permessa di finire di preparare. »

« Grazie Usa chan! Sei stata un amore! Io ero qui a controllare che Mamo chan non avesse fatto la pipì a letto. Ricordi che l'ha fatta fino ai sei anni... »

« Mamma! »

Mamoru s'alzò in piedi ma la cosa più bella di quel risveglio fu vedere la faccia sorridente di Usagi, sincera e dolce, divertita dai modi della madre.

Arrossì osservando quella ragazza e come in un colpo di fulmine avvertì battiti accelerati al petto.

Usagi incrociò lo sguardo di Mamoru e arrossì quando il ragazzo mormorò: « Buongiorno. »

« Ah buongiorno Mamo chan. »

« Senti Usa, visto che tua madre ci ha chiamato per sapere come stai, ci ha detto che tu giovedì avrai il recupero d'inglese. Ecco avevamo pensato che, essendo periodo d'esami non è un problema se restate fino a mercoledì sera, no? Oppure Mamo chan con la sua macchinina potrà portarti giovedì mattina a scuola. »

« Io non vorrei dare disturb... »

« Ma quale disturbo! Tu stai tranquilla e Mamoru! Ti ordino di aiutare Usagi in inglese che se non passa ti do tutte le colpe. »

Puntò il dito contro il ragazzo che annuì osservando di nuovo Usagi che si mostrava a metà tra il divertito e l'imbarazzo.

 

A tavola i quattro commensali ridevano tranquillamente ed Usagi in quella situazione sentiva il cuore leggero.

In quei momenti tutto sembrava normale e se incontrava lo sguardo di Mamoru arrossiva come fosse la prima volta.

La mattina aveva pianto, nessuno le toglieva dalla testa quelle idee che aveva su Mamoru e forse iniziava a considerare che la cosa migliore fosse proprio dire la verità su tutta quella farsa che aveva ideato con Makoto.

Lui come avrebbe reagito?

C'erano tanti pensieri bui nella sua mente e doveva frenare il suo cuore che tendeva sempre verso quel ragazzo.

Usagi sorrise.

In quella miriade di pensieri sorrise godendo di quella colazione così corposa e calorosa.

La torta al limone era rimasta e anche quella alla fragola.

Usagi le osservava entrambe, indecisa su quale prendere finchè non decise di allungare la forchetta su quella alla fragola incrociando quella di Mamoru.

« Mh? »

Usagi osservò Mamoru arricciando le labbra e per un attimo sembrava quasi d'essere tornati ai vecchi tempi.

Ogni volta che andavano a trovare i genitori o quando ai tempi Mamoru viveva ancora con loro, ogni volta che a tavola Usagi era indecisa su una fetta di torta, puntualmente incrociava la forchetta con Mamoru.

C'era quasi una telepatia tra di loro che spingeva i ragazzi a desiderare l'ultimo pezzo di quel dolce.

« Quella alla fragola era mia » affermò Mamoru che tentava di spingere via la forchetta di Usagi.

« A te i dolci non sono mai piaciuti tanto. »

Usagi cercava di spingere via la forchetta di Mamoru.

« La tua preferita è quella al limone. »

« La lascio per merenda. »

« Io invece la voglio mangiare ora »

« Per favore Mamo chan... »

Usagi sfoderò il suo sguardo dolce e tenero accompagnato dalla voce appena tremula.

I genitori assistevano alla scena rischiando di scoppiare a ridere finchè Mamoru non cedette a quello sguardo e lasciò l'ultima fetta di torta a Usagi.

Resistere a quello sguardo era impossibile, specie per un ragazzo innamorato.

Usagi viziata come una bambina, mangiò l'ultima fetta di torta alla fragola, osservando Mamoru per un attimo con uno sguardo di complicità.

« Su Mamoru aiutami a sparecchiare! » esclamò la madre alzandosi dal tavolo e andando in cucina raggiunta dal marito.

Usagi anche si alzò, iniziando a prendere i piatti.

« Usako ci penso io dai, mamma ha detto a me di sparecchiare. »

« Non credo ti ucciderà se ti aiuto. »

Per un attimo Usagi lo guardò e sfumò ogni tentativo di apparire fredda.

« Allora ti farai aiutare in inglese per ringraziarti dell'aiuto. »

« Davvero, non c'è bisogno. Gli esami sono facili di solito. »

« Si ma io voglio aiutarti Usako. »

Mamoru sorrise e con la scusa di prendere i bicchieri a tavola si chinò un po' baciandole la fronte.

La ragazza arrossì piacevolmente accaldata a causa di quei momenti. Iniziò a camminare verso la cucina, fermandosi ad ascoltare involontariamente i discorsi dei coniugi Chiba.

« Usagi è proprio la ragazza perfetta per Mamo chan! » mormorò il Signor Chiba.

« Si è vero. A vederli a tavola prima erano così belli. Chissà se un giorno ci daranno dei nipoti. »

« Secondo me da quei due può nascere solo una bella bambina. Maschi non se ne parla. »

« Bè c'è tanto tempo per pensarci. Usa chan è ancora piccolina ma sono certa che i loro bambini saranno davvero piccoli uragani. »

I coniugi sorrisero e Usagi sospiro attenendo per entrare in cucina.

Mamoru l'aveva raggiunta e aveva ascoltato tutta quella conversazione e in quel momento le carezzò il capo mormorando: « Sicuramente golosa »

Usagi osservò Mamoru tuttavia era piuttosto interrogativa avendo perso il filo logico di quella frase.

 

In una mattina assolata di primavera che tendeva all'estate, studiare era l'ultimo dei pensieri di Usagi che tuttavia prese i libri ed andò a sdraiarsi su un telo nel giardino di quella villetta.

I coniugi Chiba erano impegnati in diverse attività dentro la casa mentre Mamoru stava prendendo gli ultimi libri per aiutare Usagi.

Osservarla baciata dal sole con il vento che muoveva i suoi codini, era uno spettacolo unico, raro ed oro per i propri occhi.

Non solo era il ritratto del bacio e dell'innocenza ma aveva i contorni della sensualità e della passione avvolti dalla fragilità di quel piccolo essere.

Si fermò ad osservarla mentre sfogliava svogliata le pagine di un libro, fotografando nella mente l'immagine di quella donna che aveva perso e che voleva riconquistare.

Il sole era caldo ma non afoso. Era quel caldo piacevole che caratterizzava la fine della primavera ed anticipava l'estate.

Usagi si concedeva già degli abiti leggeri e quel giorno indossava un fresco abito di cotone con una fascia stretta che si reggeva sui seni senza bretelle e la gonna fino alle ginocchia con delle pieghe create dal vento, verde chiaro con alcune rifiniture rosa, sposandosi perfettamente con quella ragazza dai biondi capelli.

Mamoru pensò di non resistere un attimo in più alla vita di quella ragazza così s'avvicinò sedendo al suo fianco.

« Ti ho portato altri libri... »

« Non bastano quelli che ho? É noioso l'inglese. »

« Ricordi cosa ha detto mamma? Se la prende con me se non passi. Dai abbiamo tanti giorni. »

« Non mi piace l'inglese. »

Usagi sbuffò chinando lo sguardo sui libri ed iniziando a scrivere qualcosa.

« Guarda che stai sbagliando... »

« E perchè? »

Usagi guardò Mamoru piuttosto contrariata e interrogativa sventolando il foglio dove stava scrivendo le risposte.

« Perchè la risposta è la A non la B. »

« Guarda che invece è la B » precisò Usagi indicando il libro.

« Usa chan... la terza persona passata del verbo essere è Was non Were »

« Ne sei proprio sicuro? »

« Usako ma tu in inglese proprio zero? »

« Ehm... »

« Che cavolo fai di solito durante le ore d'inglese? »

Usagi arrossì sbuffando.

« Di solito mi mando i bigliettini con Mako – chan e Hiroki »

« Quel tipo è nella tua classe? »

Il momento di pace che era durato inizialmente andò ad affievolirsi quando Usagi nominò Hiroki.

Mamoru sentì nuovamente il mostro verde della gelosia salire dallo stomaco ed osservò più severo Usagi.

« Si è nella mia classe... »

Usagi si morse il labbro inferiore.

Era il momento ideale per rivelare a Mamoru tutti i suoi dubbi, tutto ciò che derivava dalla sua mancanza di fiducia e il piano che con Makoto aveva ideato, tuttavia notò lo sguardo severo di Mamoru ed abbassò lo sguardo finchè non avvertì la mano di Mamoru che l'afferrava per un fianco.

« Che cosa...? »

« Shhh... per un attimo solo, shhh... »

Mamoru strinse un po' quel fianco e chiuse gli occhi trattenendo tutta quella gelosia che dentro lo divorava, offuscando la lucidità ed avvolgendo il suo cuore.

Tacquero entrambi qualche secondo e tra gli uccellini che fischiettavano e il vento che soffiava muovendo i capelli di Usagi e scompigliando quelli di Mamoru, il ragazzo avvicinò il volto a quello della ragazza.

Le stringeva ancora il fianco attirandola a se e con l'altra mano sposto quei fili dorati che erano i suoi capelli e che il vento metteva tra di loro, liberando così la strada verso quelle labbra rosate, prive di trucco e naturalmente morbide.

Confusa e malleabile sotto la presa di quel ragazzo, Usagi non trovò via d'uscita dal baciò che le diede Mamoru.

Diversamente dalla sera prima però, Mamoru dosò la sua gelosia e le regalò un bacio dolce come forse non aveva mai fatto nella sua vita.

Fu un intenso quadro che racchiudeva i due giovani che inconsapevolmente s'amavano.

Lei forse non riusciva a vedere il vero sguardo di quel ragazzo e lui non riusciva a vedere l'amore che silenziosamente quella ragazza chiedeva eppure, per pochi attimo, con un bacio tutto si fuse così da creare l'unione perfetta fatta di complicità.

Forse un giorno, se il destino li avrebbe assistiti, avrebbero raccontato di quel momento in cui tutti erano confusi eppure da lontano qualcuno scattò una foto, imprimendo su carta quel momento d'amore.
 

 


Il punto dell'Autrice

Anche questo capitolo è giunto alla sua fine.
Spero che la storia vi continui a piacere.
Non mi andava di renderla troppo tragica e quindi la Signora Chiba l'ho trovata adatta alla situazione anche perchè ho sempre immaginato i genitori di Mamoru più euforici rispetto al figlio.
C'è chi magari la può odiare perchè s'intromette così come la Signora Tsukino ma alla fine, la mamma è sempre la mamma e forse è quello che serviva a quel caprone di Mamoru.
Un bacio e grazie a tutti coloro che seguono e recensiscono questa mia storia!


Kate

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Capitolo 4
*** Incomprensioni - cecità ***



Capitolo 4 – Incomprensioni – Cecità

 

 

Un bacio dolce al sapore di sogno non poteva durare in eterno.

Usagi e Mamoru aprirono gli occhi ritrovandosi ad osservare la realtà e l'imbarazzo li colse nel profondo lasciandoli per alcuni minuti interdetti. Usagi aveva le gote arrossate e la mano che stringeva una matita tremava.

Mamoru non sapeva cosa dire, rimase in silenzio per un po', il tempo di un colpo di tosse ed uno sguardo a quel prato verde prima di tornare a guarda quella ragazza che aveva rimesso gli occhi sul libro d'inglese.

Con la matita scriveva qualcosa, disegnava cerchi e tratteneva il fiato senza mai sfiorarsi le labbra che sembravano bollire dopo quel contatto così dolce con il ragazzo che amava.

Lo amava ma lui?
Perchè si comportava così se lui l'aveva tradita?

Nella testa si era di nuovo formata quella nebbia che non accennava a diradarsi, la confusione che invece di sparire tendeva ad aumentare e ad indebolire maggiormente quel cuore così debole ed insicuro.

Mamoru non era sicuro di voler parlare, Usagi taceva del tutto e non accennava a muoversi ma il ragazzo non poteva rimanere in quello stato per sempre perchè in quel bacio aveva visto la speranza di una riconciliazione, della rinascita del loro amore.

« Usako parliamo un attimo... »

« Devo finire i miei esercizi... »

Usagi non riusciva a guardare il ragazzo finchè non fu costretta quando Mamoru le afferrò il braccio tirandola appena per farla girare e notare quel suo sguardo imbarazzo e gli occhi lucidi dalla paura e dall'emozione.

Il petto di Usagi non riusciva a contenere più il suo cuore che voleva uscire e urlare al mondo il suo amore per quel ragazzo.

« Dobbiamo parlare riguardo prima e i giorni passati. »

« Io non... non so che dire. Anche io devo dirti una cosa, importante. »

« Che succede? »

Usagi chiuse gli occhi cercando la forza e il coraggio dentro di se, quanto bastava a rivelare a Mamoru tutta la verità riguardo i suoi sentimenti e il piano che aveva ideato con Makoto e Hiroki.

« La verità è che... »

Nel momento in cui Usagi stava per rivelare tutto, il cellulare di Mamoru squillò e tutto il coraggio di quella ragazza svanì e si limitò a sospirare, iniziando a chiudere i libri.

« Scusa, devo rispondere... »

Usagi scosse il capo ed infilò la matita nell'astuccio prima che il sangue gelasse e il senso d'umiliazione invadesse il corpo.

« Meiko. In verità non è proprio il momento ideale. Si infatti... ci sentiamo... »

Mamoru scambiò poche battute con Meiko, quanto bastava per permettere ad Usagi di raccogliere i libri in fretta e furia e correre verso la casetta.

« Ferma Usa! Posso spiegarti...! »

« Lasciami in pace. Non voglio sentire le tue scuse. »

Usagi si toccava le labbra e mentre avvertiva il sapore salato delle lacrime, poggiò i libri in sala da pranzo e corse nella sua stanza, chiudendo a chiave.

Mamoru rimase fuori casa ad osservare semplicemente la porta mentre in mano stringeva ancora il telefonino con Meiko in linea.

« Mamoru tutto bene? »

« Più o meno. Credo abbia equivocato tutto. Ci sentiamo dopo dai. Ciao. »

Non sapeva cosa fare.

Usagi era scappata e si era chiusa in camera mentre lui si sentiva vuoto dentro.

Era palese che Usagi non avesse un briciolo di fiducia in lui, tuttavia anche lei non era del tutto sincera perchè aveva una storia con un altro.

Rimase un po' fermo finchè un rumore non attirò la sua attenzione.

Qualcuno stava creando quel rumore come se sbattesse contro qualcosa.

« Mamma ma che combini? »

La Signora Chiba si voltò verso il figlio fulminandolo con lo sguardo mentre dal piano di sopra si affacciava Usagi che aveva asciugato le lacrime.

« Signora Chiba ma il futon? Comunque se serve preparo il pranzo. »

« Ah Usagi cara, tesoro, ti ho detto di chiamarmi Kyoko. Comunque per il pranzo se ti va inizia a pulire le verdure, le ho lasciate nel lavello. Il futon ce l'ho io. Stamane Mamo chan ha fatto la pipì a letto. Guarda che chiazza. Dovrei vergognarmi d'avere un figlio idiota come lui. »

Mamoru sbiancò e osservò il futon che presentava una chiazza dal lato in cui aveva dormito mentre nel secchio si vedeva spuntare una bottigli di plastica vuota.

« Mamma ma che cavolo...? »

« Mamoru dovresti vergognarti alla tua età e per di più in compagnia della tua fidanzata. Sai, credo che Usagi abbia davvero una grande pazienza a stare ancora con te. »

Usagi rientrò in stanza senza rimanere ad ascoltare il discorso della madre con il figlio.

Osservò il proprio telefono e sorrise quando s'accorse che Makoto le aveva scritto.

Usa chan spero vada tutto bene. Nel pomeriggio ti chiamo che voglio sapere come va. Divertiti e se proprio non ti divertiti, abbronzati che il sole t'illumina. Un bacio. Ah, per inglese Hiroki ha rimediato i test”

Si ritrovò a sorridere e mettendo il cellulare in borsa scese in cucina iniziando a preparare il pranzo.

 

« Proprio non ce la fai a non farla piangere eh? Eppure ero stata chiara. Mamoru guarda che te la faccio pagare eh. Se proprio non vuoi stare con lei diglielo ma non puoi continuare così! I genitori anche si preoccupano! »

La madre continuava a rimproverare il figlio che da parte sua non riusciva a replicare verso la donna.

« Se mi facessi parlare... »

« Anche tuo padre è molto arrabbiato con te. L'ho informato. »

« Ma anche a lavoro lo disturbi? »

« Quando sarai sposato, se qualche disgraziata ti si prende, avrai le mie stesse preoccupazioni. »

« Prima di tutto togli quel futon! Sei arrivata a questi trucchetti?! Anche Usagi che cavolo avrà pensato? »

« Non lo so amore di mamma, stava piangendo per te, non per il futon. »

Con un velo di sarcasmo, la madre colpì nuovamente Mamoru nel profondo che tacque qualche istante prima di riprendere la parola.

« Io voglio stare con lei ma non lo capisce. »

« Le donne non piangono mai senza un motivo. Vedi di darti da fare. Hai tempo fino a giovedì. Siamo solo a sabato. »

La madre rientrò in casa lasciando il futon all'aria mentre Mamoru prendeva il cellulare e componeva un numero.

 

In cucina, Usagi tagliava le verdure ed alcune le metteva in padella, finchè non fu raggiunta dalla madre.

« Usa chan grazie. Direi che è il momento di fare anche la carne ed il riso, che ne pensi? »

« Certo. »

Usagi non stava molto bene e gli occhi rossi e gonfi si vedevano sul volto chiaro a causa dei pianti fatti in camera.

Continuava a tagliare le verdure, con lentezza le sistemava sul tagliere e le metteva poi in pentola, mentre la madre si dedicava alla carne.

« Usa chan, oggi pomeriggio hai da fare? »

« Dovrei studiare inglese. »

« Ma non hai studiato stamane? »

Un vago rossore colorò le gote della ragazza prima che lo sguardo triste tornò prepotente sul volto.

« Si ho studiato ma ho tanto da fare. »

« Perchè invece non andiamo in paese a fare compere? Potremo andare tutti e quattro e ai maschietti facciamo portare i pacchi. »

« Non so se... »

« Tranquilla. Mamoru ha già accettato. Dopo pranzo vai a cambiarti, così andiamo. »

Ad Usagi non restò che annuire, incapace di rifiutare un invito della madre, eppure i pensieri si affollavano in quella testa dai biondi capelli, con gli occhi un po' gonfi dai pianti e le mani che un po' tremavano dall'ansia e l'agitazione.

Non riusciva a credere che per la seconda volta Mamoru l'avesse tradita o peggio, questa volta lui stava con Meiko e lei aveva quel ruolo relegato di amante.

Lei, un'amante.

Era umiliante e le labbra da infuocate erano morte e la testa sembrava pesare su quel collo che la sera prima era stato sfiorato.

Per la seconda volta c'aveva rimesso e con quel bacio stava decidendo di crederci in quel ragazzo, scoprendo poi di aver sbagliato.

Era destinata. Sapeva che nella sua vita non avrebbe mai amato nessun altro all'infuori di Mamoru, tuttavia era consapevole che lui era adulto rispetto a lei e che aveva trovato in un'altra donna l'amore vero.

Si sentiva sciocca.

Aveva accettato quella vacanza sperando di trovarsi bene con lui, di parlarci e magari ricominciare tutto da capo senza pensare al passato, ma la verità era che lui giocava con le donne ed anche se lei era perdutamente innamorata, non si poteva fidare.

Il ruolo d'amante non lo voleva e non voleva nemmeno più quel triste ruolo di donna abbandonata.

Sospirò rendendosi conto che in cucina non era sola.

« Usa chan va tutto bene? »

« Si... » mentì prendendo fiato e terminando di tagliare le ultime verdure aggiunse « il problema è che non riuscirò mai a superare l'esame d'inglese, proprio non mi piace. Eppure ultimamente mi stavo impegnando. Dovrò riprendere bene. »

« Vedrai che andrà tutto bene. Continua a farti aiutare da Mamoru. Sono certa che passerai l'esame a pieni voti. »

« Si. Seguirò il suo consiglio... »

« Il tuo. Dai Usagi che sennò mi fai sentire vecchia. »

« Va bene. Prometto che d'ora in avanti la chiamerò Kyoko. »

« È una causa persa... » mormorò la donna, sorridendo verso Usagi, materna in ogni singola parola e gesto.

 

All'arrivo del Signor Chiba tutti sedettero a tavola per mangiare, con la disapprovazione di Mamoru che ritrovò tutti piatti a base di zucchine.

« Zucchine? A me non piacciono, non c'è altro? » si rivolgeva alla madre mentre con le bacchette spostata i pezzi di zucchine dal riso verso il bordo del piatto.

« No amore. Siamo in tempo di crisi e le zucchine costano poco » rispose la madre con il suo solito sarcasmo.

« A me le zucchine piacciono tanto amore. Grazie per avermele preparate »

Il Signori Chiba con quell'affermazione rincarò la dose mentre Mamoru si rassegnò a mangiare riso in bianco mentre Usagi in silenzio mangiava le zucchine con la carne e il riso di contorno.

« Mamoru, oggi pomeriggio andiamo tutti a fare compere. Ricordati che hai detto di venire eh. »

« Mamma ma... »

« Avanti Mamoru, l'hai promesso a tua madre e poi anche Usagi vorrebbe comprare qualche abito carino »

« No Signori Chiba, davvero se Mamoru non può... »

Usagi si sentiva in imbarazzo.

Tutti quei pensieri la rendevano silenziosa e non riusciva a parlare o completare delle frasi senza rischiare di mettersi a piangere.

« Tranquilla Usako. Andiamo oggi pomeriggio, mi fa piacere. »

Usagi arrossì e riprese a mangiare con la solita lentezza, masticando e deglutendo a fatica.

I pensieri non l'abbandonavano e le lacrime rischiavano di uscire senza controllo.

Non poteva esserci alcuna farsa a tavola perchè l'umiliazione era così recente da sentirsi un manichino rotto, un accessorio da vetrina che cambiata la moda veniva messo da parte.

Si domandava perchè Mamoru giocasse con lei, cosa ci trovasse di tanto divertente da non smettere neanche a distanza di un anno, eppure lui aveva un'altra, doveva trovarsi bene con lei visto che era la stessa donna con cui l'aveva tradita.

Lui l'aveva baciata. Si domandava se l'avrebbe detto all'altra donna, cosa sarebbe successo ma la domanda che le martellava la testa e faceva piangere il suo cuore era solo una: perchè?

Ogni domanda era preceduta da un perchè, d'altronde l'unica cosa che voleva sapere era il motivo di tutta quella cattiveria da parte di quel ragazzo che inevitabilmente amava.

 

Quando il pranzo giunse al termine, Usagi salì in camera precedendo Mamoru di qualche minuto.

Una volta in camera, s'inginocchiò a terra e sospirò prima di prendere il telefono e comporre un numero.

« Usa chan! Ti stavo per chiamare. Come va? Ti sei ripresa da stamane? »

« Mako chan! No per niente. È successo qualcosa che non avevamo previsto. Mamoru è fidanzato. »

« Ma che dici? Ma è successo qualcosa? »

« È il solito. Non è cambiato. Lui è fidanzato con quella Meiko. Ieri mi ha baciata, oggi anche e poi lei l'ha chiamato. Sta con lei e io mi sento uno schifo. Vorrei tornare a casa. »

« È impossibile. Mi sono informata e Mamoru è single. Non ha nessuna e poi ragiona, perchè dovrebbe baciare se ha un'altra? »

« Bè è semplice. Gli piace tradire. »

« No non ci credo. È troppo strana questa situazione. Comunque, Hiroki è qui con me. Stavamo per uscire che andavamo a comprare il nuovo cd dei Three Lights. Lo ascoltiamo insieme quando torni? »

« Si va bene, basta che non mi fai vedere tutti gli speciali su quel Seiya. Preferisco di gran lunga Yaten. »

« L'ho sempre detto che di ragazzi non ci capisci nulla. Seiya mi ricorda tanto un mio ex... vabbè Usa chan ti passo Hiroki che ha detto che deve farti una ramanzina! »

Usagi sorrise e mentre salutava Makoto non si accorse di Mamoru che arrivava vicino alla camera.

Si fermò origliando quella conversazione.

« Hiroki! Sono così felice di sentirti. »

« Ehi raggio di sole, che mi combini? Mako chan mi ha raccontato tutto! Per me non ci sono problemi se smettiamo con questa sceneggiata, però resti mia amica eh, altrimenti ti tiro gli odango fino a farteli diventare come le orecchie di un coniglio eh. »

Usagi si ritrovò a ridere, spensierata e sollevata dalle parole di Hiroki.

« Tranquillo! Si comunque direi che il nostro rapporto non cambierà di certo per questa piccolezza. Immaginavo che Mako chan ti avesse detto tutto e dopo ti racconterà ancora meglio, ma tranquillo, io sto bene. Quando torno voglio ascoltare il cd e farmi una grande coppa di gelato eh! »

« Cioccolato con panna? »

« Anche menta eh! Lo sai che lo adoro! Tu come stai? Senti ma è vero quello che mi ha detto Mako chan riguardo inglese? »

« Si ho i risultati del test! Dopo ti scrivo tutto via mail! »

« Io Sono in alto mare con lo studio. Non ce la farò mai. Vorrei essere impeccabile come Mizuno, lei si che è brava. »

« Eh già! Comunque dovresti vedere la scena in questo momento. Mako chan sta imitando le mosse dei Three Lights! »

Usagi scoppiò a ridere e si alzò in piedi per passeggiare per la stanza mentre parlava tuttavia si fermò ed impallidì: Mamoru era fuori la porta e sul volto era palese la rabbia e la gelosia.

« Hiro chan ti dispiace se ci sentiamo dopo? »

« Tranquilla Usa chan e vedi di stare bene! Dopo ti registriamo una nostra versione di Search for Your Love e ci fai sapere com'è eh! Ciao ciao! »

« A dopo allora. Ciao ciao! »

Usagi chiuse lo sportelletto del telefonino ed osservò Mamoru che entrò e chiuse la porta della stanza.

« Mamo chan... non... »

« Non è come sembra, vero? »

Mamoru era iracondo e chiudeva spesso gli occhi ricercando la calma e la pazienza necessaria per non scoppiare.

« In effetti non è come sembra ma non t'interessa. Non credo che la mia vita debba interessarti. Ancora qualche giorno e poi addio per sempre. »

Usagi tratteneva le lacrime e mormorava a stento quelle parole mentre notava Mamoru avvicinarsi.

« Invece m'interessa, problemi? »

« Si! Ho dei problemi perchè non cambi mai! Una non ti basta mai, vero? Non sarò la tua amante, ne il tuo giocattolo. Io ti odio. Se non mi umili, se non mi fai del male non sei contento, eppure non capisco perchè. »

« Se mi facessi spiegare e mi dessi un briciolo di fiducia... »

« Io non ho fiducia in te. Ora vai fuori. Devo cambiarmi e di certo non siamo ad un livello intimo tanto da cambiarmi con te davanti. »

Con freddezza Usagi mormorò quelle parole senza mai sbilanciarsi.

Mamoru uscì dalla porta e poggiò con le spalle contro questa, simmetrico rispetto ad Usagi che si posizionò nello stesso modo.

Non c'era fiducia.

Lui non sapeva cosa realmente provava Usagi e lei non sapeva cosa voleva Mamoru.

Una sola domanda che generava incomprensioni, pianti e problemi, eppure la madre osservava tutto e non capiva.

I loro sentimenti erano così evidenti che ognuno avrebbe capito che Mamoru voleva Usagi solo per se e si dannava per il male che le aveva fatto ed Usagi voleva solo Mamoru per amarlo e sorridere con lui ogni istante, crescendo con quel ragazzo facendogli vedere come da bambina diventava donna.

Non serviva un occhio allenato per capire quei sentimenti, però erano occhi esterni.

Usagi e Mamoru, chiusi nel loro dolore, erano ciechi e non vedevano quanto di più bello avevano: il loro amore.

Avevano dovuto affrontare delle difficoltà che spesso capitavano a quell'età ed ora dovevano dimostrarsi maturi per superarle.

Non sapevano se ce l'avrebbero fatta ma il pomeriggio incalzava e la madre era pronta per fare del buono e sano Shopping con la famiglia.







Eccoci giunti alla conclusione del 4° capitolo.
Spero che vi sia piaciuto e che vi spinga a leggere il prossimo.
Mamoru e Usagi sono gelosi, ciechi e non si fidano, in più li aspetta un pomeriggio con i genitori alla volta dello Shopping.
Cosa succederà? Entro sera risolveranno le incomprensioni per arrivare felici ad una buona domenica?
Voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito.
Questa è la prima storia che riscuote così tanto successo e spero continui a piacervi.
Grazie ancora a tutti quanti!
Al prossimo capitolo!

Kate

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Capitolo 5
*** Ad un passo dal baratro. ***



Capitolo 5 – Ad un passo dal baratro.

 

 

 

Uscire in quelle condizioni non era l'ideale ed Usagi avvertiva lo sguardo di Mamoru su di se, una pressione pesante che avvertiva sulle spalle.

Mamoru era di pessimo umore, silenzioso per non apparire scontroso ed ai genitori questa situazione non passava inosservata; nonostante la giornata di sole, sopra la testa dei due ragazzi aleggiava una nube carica di pioggia.

C'era aria gelida tra i due, irrespirabile, pesante da annullare l'ossigeno e rendere tutto fumo.

Kyoko, continuando ad osservare quella situazione, afferrò il polso del marito e sfruttando la tanta gente sulla via principale, s'allontanò dalla coppia, lasciandoli soli.

Non restava che sperare in quel sabato pomeriggio e in quel sole così caldo.

 

Usagi guardava a terra, mantenendo lo sguardo basso e un passo lento, respirando silenziosamente, annullandosi al fianco di quel ragazzo.

Una coppia del genere non poteva passare inosservata in un paesino di campagna, d'altronde Mamoru era un ragazzo che manteneva i tratti da città e un modo di camminare piuttosto elegante mentre Usagi con quei capelli biondi e gli occhi azzurri manteneva la sua innocenza, attirando fin troppi sguardi che davano fastidio a Mamoru.

Erano entrambi così orgogliosi da non parlare, così distratti da accorgersi troppo tardi che i genitori non c'erano più, quando Usagi si fermò attirata da un abito in vetrina: era un abito da principessa a suo avviso, con morbidi drappeggi, cerchi dorati, senza spalline e accompagnato da alcuni accessori per il corpo e per i capelli.

« Kyoko guarda che bello... »

Si girò indicando il vestito eppure di Kyoko e del marito non c'era ombra; lì davanti a se c'era solo Mamoru che si limitò a dire: « Provalo... »

« Non fa niente... »

« Non indugiare. Vai e provalo. »

Quelle parole furono per Usagi quasi rivelatrici.

Priva di sorriso annuì ed entrò accompagnata da quel ragazzo che non passò inosservato agli occhi delle commesse.

« Buon pomeriggio. Possiamo aiutarla? »

Una commessa si avvicinò a Mamoru mentre Usagi iniziava a girare lentamente per il negozio, pensierosa.

« Vorrei che faceste provare l'abito bianco in vetrina a quella ragazza. » affermò indicando Usagi.

« Quell'abito? Bene. La sua sorellina è davvero carina. » con una frecciatina la commessa si rivolse a Mamoru, andando a prendere un abito uguale a quello esposto in vetrina.

« Non è mia sorella... » borbottò Mamoru incrociando le braccia ed avvicinandosi al camerino dove poco dopo entrò Usagi.

Passarono pochi minuti e da quella piccola stanza uscì Usagi, con quel vestito bianco che rendeva omaggio alla purezza di quella ragazza.

« Usako sei bellissima... »

Non parlava.

Silente osservava Mamoru mentre tutte le commesse non si perdevano quella scena, mordendosi la cosa di fronte a quella ragazza che faceva del suo sguardo dolce il suo punto di forza.

Eppure Usagi si sentiva in imbarazzo, quasi nuda di fronte a quell'uomo, vestita con un abito bianco che scatenava le lacrime dentro di sè.

Mamoru non poteva fare a meno di osservare quella ragazza.

Apprezzava questo suo lato così puro ed ingenuo che faceva emergere la ragazza che realmente era, lontana da ripicche e sogni infranti: vedeva per un attimo la vecchia Usagi, quella ragazza che aveva amato, che aveva tradito e che continuava ad amare.

Si domandava come fossero arrivati al punto di non rivolgersi quasi la parola dopo quel bacio, come mai l'orgoglio aveva radici tanto profonde nei loro cuori, perché tutto il loro rapporto fosse sul punto di crollare e non risalire più.

Domande, troppe domande e nessuna risposta.

Usagi si cambiò nuovamente, ringraziò le commesse ed uscì dal negozio seguita da Mamoru.

« Potevi comprarlo... »

« E quando lo metto? A scuola? » con una punta d'acidità la ragazza rispose a Mamoru.

In quella giornata si sentiva più sola che mai, non riusciva a guardare quel ragazzo in viso, non riusciva a capire perchè si sentiva così.

Aveva l'inverno nel cuore.

Ripensava a quel bacio, alla dolcezza di quel gesto, all'infinito donato da quell'istante e poi la telefonata: lui stava con quella Meiko e probabilmente voleva lei solo per divertirsi perchè pensava stesse con Hiroki.

La detestava tanto?

Voleva sapere perchè quel ragazzo fosse cambiato tanto, avrebbe voluto saperne di più o forse no, l'importante era uscire da quella situazione malata e cambiare strada.

Mamoru la osservava.

Notava la testa china, gli occhi bassi e la mortificazione che portava sulle spalle, evidente forse anche agli altri.

Le aveva fatto del male e quella ragazza, a distanza di un anno continuava a portare sulle spalle il suo ricordo come un peso morto.

 

 

Mamoru era in classe, circondato dai ragazzi e dalle ragazze, in attesa del professore dell'ora successiva.

Si rideva, si scherzava e poi si arrivava al discorso cruciale, quel discorso che lui odiava con tutto se stesso, che faceva uscire la parte peggiore di lui.

« Ieri ho portato la mia ragazza in un love Hotel! Finalmente l'ho convinta! » aveva esclamato un ragazzo che gli stava vicino.

« E tu Mamo chan? Ancora con la ragazzina stai? » stavolta era una ragazza dai capelli castani ad aver parlato, con le forme occidentali e gli occhi da cerbiatto.

« La ragazzina si chiama Usagi. Si sto ancora con lei. »

« Ho sentito che alle medie si vanta di stare con uno più grande. Mia sorella frequenta quella scuola. » continuò a parlare vicino Mamoru.

« Secondo me devi lasciarla. Va bene essere amici d'infanzia, ma lei è ancora piccola. Mamo sei l'unico vergine qui eh! » un suo amico scosse il capo poggiando la mano sulla spalla di Mamoru.

« E dai smettetela. Avrà i suoi tempi. E non ci credo che si vanta con le amiche. Non è il tipo. »

« Mah, sarà come dici Mamo! Comunque stasera usciamo tutti insieme, vieni? Andiamo al nuovo pub – karaoke. Non portarti però la bambina eh. » nuovamente quella ragazza parlò.

Mamoru uscì dalla classe saltando la lezione.

Passò l'ora successiva sdraiato sul tetto: aveva appena preso la decisione più sbagliata della sua vita, quella che l'avrebbe costretto a vedere la donna che amava allontanarsi sempre di più.

 

 

Usagi continuava a camminare, stavolta avanti a Mamoru, precedendolo di poco e svoltando verso un parco.

Là, dove tante coppie si scambiavano le effusioni, dove le persone sorridevano e i bambini giocavano ad nascondino o acchiapparella, lei osservava tutto con nostalgia e tristezza.

Voleva Mamoru.

In cuor suo sapeva che voleva Mamoru più di ogni altra cosa al mondo ma era stanca e non se la sentiva di lottare.

Sarebbe stata una battaglia persa in partenza perchè lui avrebbe visto una Usagi debole e stanca, una ragazza preda facile di quel ragazzo così bello e che poteva avere di meglio.

Entrò in quel parco e la determinazione prese possesso di lei.

Le squillò il telefono prima di parlare con Mamoru: era Hiroki.

« Chi è? Un messaggio? »

« Mi hanno inviato un file » affermò aprendo la busta.

Hiroki la informava che dopo quello che avrebbe sentito non avrebbe trattenuto le risate.

« Search for your love! Dai Hiroki canta con me! »

« Sei stonata Mako! Dai falla bene che devo registrati! La devo mandare ad Usagi versione depressa! »

« Ascoltami Usagi! Sei la mia principessa! Search for your Love! Dovresti vedere Seiya! In copertina è uno schianto anche se so che preferisci Yaten! Nel cd c'è il book! Torna presto! Dobbiamo ascoltarlo insieme! Principessa dagli occhi blu! »

« Mako sei stonatissima! Usa chan perdonala! Torna presto! Baci da questa coppia di scemi! »

Usagi scoppiò a ridere.

Makoto era qualcosa d'improponibile, stonata oltre l'inverosimile ed Hiroki era un vero fenomeno.

Anche Mamoru involontariamente ascoltò quella registrazione ed oltre alla gelosia che lo corrodeva dentro, capì che quei due facevano davvero sorridere Usagi.

« Makoto è stonata. » affermò Mamoru affiancandosi alla ragazza.

« Già. È andata in fissa per i Three Lights. Anche se ammetto, piacciono anche a me. Search for your love è davvero bella. »

« Ma non sei gelosa che Hiroki passi tutto questo tempo con Makoto? »

« Sono cugini. »

Usagi prese un grande respiro e poi aggiunse: « E io ed Hiroki non stiamo insieme. »

Mamoru tacque.

A quelle parole un senso di piacere, gioia, liberazione ed altro che non riusciva a descrivere s'impadronì di lui.

« In che senso? Ti ha lasciata? »

« Dai per scontato che sia stata io ad essere mollata? »

« No bè... mi sembravi felice al telefono con lui. »

« Non siamo mai stati insieme. Ascoltami e dopo che avrò finito ti farò una richiesta che spero accetterai... »

« Non siete mai stati insieme? »

« Già.... »

 

 

 

Usagi era in giro per il centro con Makoto ed Hiroki per un'uscita post esami.

Avevano superato l'esame d'ammissione alle superiori ed a breve si sarebbero diplomate, entrando all'istituto Juban.

Eppure Usagi non sentiva troppa felicità nel cuore, perchè la ferita inferta da Mamoru mesi prima, era ancora aperta, sanguinante e si rifiutava di richiuderla.

« Usagi, sei ancora giù per Mamoru? É quasi un anno che vi siete lasciati. » affermò Makoto carezzando una guancia della ragazza.

« Non posso farci nulla. Mi sento così delusa, amareggiata, usata eppure così innamorata. Chissà lui come sta. »

« A me quel tipo non piace. Sai Usagi credo che tu meriti di meglio però so che vuoi solo lui. Senti non credi sia il momento di parlarci? Se non gli chiedi spiegazioni non potrai mai metterti il cuore in pace. » intervenne Hiroki che indicò poi il karaoke aperto in centro.

« Andiamo a cantare dai, così ti tiri su di morale! » esclamò Makoto mentre Usagi annuiva a quella richiesta.

Dopo un pomeriggio al karaoke, usciti dal locale, Usagi incrociò Mamoru eppure i loro sguardi non s'incontrarono affatto.

In quel momento Makoto guardo Mamoru di spalle e storse le labbra.

« Io non lo perdono. Non lo perdonerò mai ma tu Usa stai male per lui e qui bisogna rimediare. Senti mi è venuta in mente un'idea, ti va? »

« Di che parli Mako? »

« Facciamolo ingelosire. Voglio vedere la sua reazione se ti vede con un altro. »

« E scusa dove lo trovo un altro? Appendo un cartello con scritto che cerco un finto fidanzato? »

Makoto osservò Hiroki.

« Io? Ma... »

« E dai Hiroki. Sei amico di Usagi dalla prima media, non sarebbe difficile per voi fingere di stare insieme. »

« Mako non possiamo sfruttare Hiroki così! »

« A pensarci accetto! Ho una cotta per una tipa che verrà alla nostra scuola. Magari mi dice bene! »

« Ne sei certo? » chiese Usagi titubante.

« Si. Da oggi inizia il piano “Riconquistiamo Mamoru e troviamo una ragazza carina ad Hiroki!” »

« Scusa ma che nome hai dato al mio piano? » chiese Makoto verso il ragazzo.

« Su su non ti arrabbiare! »

Makoto, Usagi ed Hiroki se ne tornarono a casa, stavolta con un piano da attuare.

 

 

 

« E così era solo un piano... perchè non sei venuta a parlarmi? »

Mamoru sembrava amareggiato.

Non era tanto il piano che dava fastidio quanto più il fatto che la sua Usagi era riuscita a ricorrere a simili trucchetti per riaverlo, per farlo ingelosire e cosa ancora più fastidiosa, c'era riuscita.

« Perchè tanto era inutile parlarti. Senti io voglio tornarmene a casa. »

« Va bene andiamo. »

« Credo che tu abbia capito male. Voglio tornare a Tokyo. Non sopporto più questa situazione. »

« Cosa? Senti anche io devo parlarti riguardo stamane... »

« Non voglio sapere nulla. Sono certa che ogni cosa mi farebbe male. Per favore. È l'ultima cosa che ti chiedo. Portami a casa o in stazione. Chiamerò poi tua madre e mi scuserò. »

« Senti Usako io devo dirti... »

« Per favore... » Usagi guardo Mamoru. Aveva le lacrime agli occhi ed il volto chiaro rigato da quell'acqua salata. « rispetta per una volta una mia decisione. Voglio tornare a casa e dormire. Non forzarmi a mantenere quella facciata da ragazza felice. Non chiedermi ancora questo. Voglio tornare a casa. »

Usagi era distrutta e le lacrime uscirono spontanee

Mamoru non potè fare nulla e rassegnato, di fronte a quella ragazza annuì: « Va bene. Ti riporto a casa. »

 

 

Il viaggio sembrò fin troppo lungo anche a causa del silenzio tra i due ragazzi.

Usagi guardava fuori dal finestrino, nascondendo a Mamoru le lacrime, lasciandolo guidare in tutta tranquillità.

Entrambi avevano mille pensieri per la testa.

Usagi era convinta che quel ragazzo che tanto amava, ormai aveva un'altra ragazza e non era affatto cambiato, anzi continuava a tradire nonostante stesse con la ragazza che già un anno fa glielo aveva rubato.

Aveva il cuore in subbuglio, tutto sembrava girare e la voglia di abbracciarlo era troppo forte, quasi impossibile da reprimere tanto da dover richiedere l'intervento del suo orgoglio.

Mamoru dal canto suo non capiva ancora perchè era ricorsa a quel piano così sciocco ed infantile.

Quel giorno nel negozio aveva rivisto Usagi eppure non era la stessa di un tempo e la gelosia era così forte da fargli dimenticare quale parte di Usagi amava così tanto.

Il piano aveva funzionato, era riuscita a farlo ingelosire e l'aveva reso insicuro. Ora sapeva che Usagi era ancora più bella e di fronte a quel piano aveva capito che in qualsiasi momento un uomo gliel'avrebbe potuta portare via.

Davvero aveva bisogno di quella recita per bambini per capire che durante quell'anno aveva sofferto come un cane per la mancanza di Usagi?

Entrambi, mentre la strada scorreva e Tokyo s'avvicinava sempre di più, si domandarono con una punta di amarezza: l'amore per loro era un gioco?

Di fronte a quell'addio, erano certi fosse così.





Salve a tutti!
Eccomi con un nuovo capitolo!
Scriverlo non è stato facile perchè ho dovuto narrare eventi tristi, momenti davvero di debolezza e rancore.
Si sono detti Addio, almeno per ora è così.
So che molte non accetteranno questa scelta, ma pensandoci, una Usagi poteva davvero reggere quella situazione/recita? E poteva davvero perdonare un Mamoru in pochi giorni?
La scelta è ricaduta quindi su questa interruzione della vacanza.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto comunque, nonostante i flash back che spiegheranno con il tempo tutto quanto.
Spero continuerete a seguire questa storia!

Grazie per tutte le recensioni che sto ricevendo. Mi fate davvero felice!

Un bacione!


Kate

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Capitolo 6
*** Pensieri e parole. ***



Capitolo 6 – Pensieri e parole

 

 

 

Si erano salutati con un semplice “Ciao” e tutto era finito lì, con uno sguardo amaro carico di tristezza e con il cuore che urlava in quel vuoto fatto di silenzi.

Usagi in quei giorni studiava per l'esame d'inglese, non parlava con Makoto ed Hiroki avendo espressamente richiesto un po' di silenzio.

Non voleva sentire nulla.

Non voleva vedere nessuno.

Non c'era nulla che le interessava, tranne quell'esame d'inglese che di lì a poco avrebbe sostenuto.

Fuori la finestra volavano i petali di ciliegi e con questi i ricordi, fatti di nostalgia e momenti felici...

 

 

L'estate dei suoi 5 anni – lei.

 

 

Usagi correva su un prato che ad un certo punto sembrava diventare una collina, perdendo così l'equilibrio e rotolando a terra, con un vestitino rosa e i codini biondi.

L'abito si era tutto sporcato e scoppiò a piangere, calmandosi solo quando Mamoru corse da lei per tranquillizzarla.

« Usa chan! Ti sei fatta male? »

« Mamo chan! Si è sporcato tutto il vestitino! »

Usagi guardava quel ragazzino con gli occhi pieni di lacrime, mentre si rialzava e cercava di spolverare quell'abito che si era macchiato d'erba in più punti.

« Bè la prossima volta dammi la mano e non lasciarla più, così non cadi! Tu da sola, cadi sempre a terra. »

Mamoru era visibilmente imbarazzato, perso da tempo per quella ragazzina più piccola di lui e che aveva deciso di proteggere per sempre.

« La mamma adesso si arrabbierà. Dovevo andare a mangiare dai nonni ma volevo prima salutare Mamo chan! »

« Andiamo dalla mia mamma, lei pulisce sempre i vestiti con una strana magia della nonna. »

Usagi annuì ed afferrò la mano di Mamoru seguendolo fino a casa sua, mentre tutti per strada osservavano quei due bambini così piccoli eppure già così grandi.

« Mamoru ma ti sei fatto la fidanzatina? Ma non dicevi che le ragazze non ti piacevano e preferivi gli insetti? »

Un gruppo di ragazzini aveva fermato Mamoru ed Usagi proprio ad un passo da casa, additando subito i due ragazzini.

La piccola già sentiva le lacrime agli occhi mentre Mamoru si portò davanti a lei, allargando le braccia in segno di protezione.

« Bleah! A Mamoru piacciono le ragazzine piagnucolone! » esclamò un ragazzino con un cappellino girato con la visiera verso la schiena.

« Tanto lo so che dite così solo perchè Usa chan è bella, ma è mia. Andatevene via. »

Usagi intanto si era aggrappata alla schiena di Mamoru tirando un po' la maglietta.

« Mamo chan andiamo? »

I ragazzini osservarono quella bambina arrossendo per la dolcezza e i biondi codini sfatti che le incorniciavano il viso, così il capo della piccola banda, passando un dito sotto il naso esclamò: « Tsè a me le bambine non piacciono! Ci vediamo domani a scuola Mamoru! Ti faccio vedere degli insetti più belli! »

Quando i ragazzini furono spariti, i due bambini tornarono a casa dalla mamma di Mamoru.

« Usa chan perchè ti nascondi? »

Kyoko osservava quella ragazzina che cercava di nascondersi dietro Mamoru.

« Mamma non ti arrabbiare. Ho lasciato la sua mano solo un attimo. »

« Mamoru se Usa chan s'è fatta male, dico a tutti che fai ancora la pipì a letto! »

« Non è vero! Sono due anni che non la faccio! Non si è fatta male! »

Mamoru aveva gli occhi lucidi e le guance gonfie di rabbia, finchè Usagi non si spostò, lasciando così notare alla Mamma di Mamoru, quell'abito sporco d'erba e i capelli spettinati.

« Usa chan ma cos'è successo? »

« La mamma si arrabbierà. Devo andare dai nonni. »

Nuovamente le lacrime s'impadronivano di quella ragazzina dai codini biondi che cominciò a singhiozzare, mentre con le mani cercava di pulirsi le guance un po' sporche di terra.

« Vieni qui, ti pulisco subito il vestitino, va bene? E per i codini, appena è pronto il vestito te lo faccio! »

Usagi annuì osservando poi Mamoru e rivolgendogli un sorriso ancora più grande.

« Adesso vieni con me, ti faccio cambiare. »

Kyoko portò Usagi in camera da letto, liberandola dal vestitino e lasciandola con le sole mutandine.

Non appena la donna si distrasse un attimo, Usagi scappò via dalla stanza, iniziando a correre libera per la casa, piccola e innocente, lasciando urlare Mamoru.

« Mamma! Usa chan va in giro con le cosine di fuori! »

« Usa chan fatti coprire, vieni qui! »

Kyoko iniziò a correre per tutta casa per acchiappare quella ragazzina che aveva messo da parte le lacrime.

La ritrovò sul divano mentre guardava un cartone animato.

« Mamma Kyoko posso guardare la televisione? »

« Si ma fatti coprire. Tieni mettiti questa maglietta di Mamoru. »

Usagi infilò la maglietta mentre Mamoru scappò in camera della madre, sedendosi sul letto, riflettendo.

« Mamma...? »

« Che c'è Mamo chan? »

La donna aveva preso il vestito di Usagi e stava per smacchiarlo con i suoi attrezzi del mestieri, quando il figliò parlò.

« Come mai Usa chan non le ha grandi come le tue? È malata? Io la voglio salvare! Non voglio che Usa chan muoia, mamma! »

Mamoru aveva gli occhi lucidi e cercava quasi l'affetto della madre che le sussurrò con dolcezza: « Mi domando come ho fatto a mettere al mondo un idiota simile. Sai Mamo chan, tienitela stretta la tua Usa chan perchè a lei potrebbero venire più grandi della mamma e più sono grandi, più i maschietti poi la vogliono. »

« Quindi anche la nonna ha tanti maschietti? Una volta l'ho vista e le ha grandi grandi fino alle ginocchia. »

Mamoru enfatizzava, allargando poi le braccia e mimando un grande seno.

« Mamo chan, affronteremo questo discorso tra almeno cinque o sei anni. Ora vai da Usagi e avvertimi se prova nuovamente a spogliarsi. »

« Va bene mamma, meno male che non è malata. »

Mamoru raggiunse Usagi sul divano e cominciò a guardare la televisione insieme a quella ragazzina che, esausta dalla mattinata, si addormentò sulle ginocchia di quel ragazzino.

 

 

Usagi si destò dai suoi pensieri, svegliandosi e alzando la testa da sopra il libro sul quale s'era addormentata.

Asciugò le lacrime che inconsciamente erano cadute e guardò sul comodino una foto di lei con Mamoru, una foto scattata proprio in quel giorno d'estate, dove lei dormiva con il capo poggiato sulle gambe di un Mamoru imbarazzato.

 

Mamoru in quei giorni non si dava pace e il suo stato d'animo rifletteva anche sul suo lavoro.

« Mamoru mi spieghi perchè te ne sei tornato prima? Ma non dovevi chiarire con la tua ragazza? »

« Macchè! Non ne vuole sapere nulla di me. Ormai è persa. Ha equivocato tutto. »

A quelle parole, gli arrivò uno schiaffo proprio dietro la nuca, lasciando che un piccolo urlo ruppe il silenzio che regnava nel negozio.

« Ma sei un idiota o cosa? E tu non l'hai fermata? Ehi Chiba ma le cose le vuoi servite su un piatto d'argento? Sbaglio o mi hai detto che quella ragazza l'hai profondamente ferita? Ma scusa, ha equivocato quando ti ho chiamato? »

« Già... »

Meiko osservava Mamoru incredula.

« Non gli hai detto che sono una donna di sessant'anni, proprietaria di questo negozio, tua datrice di lavoro e che ho chiamato per sapere come andavano le cose, vero? »

« Non mi ha ascoltato... »

Meiko era una donna sulla sessantina, un po' in sovrappeso e con i capelli tinti di un castano chiaro, così da coprire quelli bianchi che la sua età ormai faceva apparire.

« E perchè non le hai parlato lo stesso? Ah ma è proprio vero che gli uomini di una volta sono spariti! Dovevi afferrarla, baciarla, stringerla e dirle che volevi solo lei. Oppure la trascinavi su una barca e o a poppa o a prua, decidi tu, la stringevi da dietro e le dicevi che era solo tua. »

« Meiko hai rivisto il Titanic ieri? Guarda che poi affonda. »

« Taci razza di citrullo! Ti giuro che se non ti decidi a diventare un uomo, ti licenzio! »

« Ma non puoi fare... »

« Non posso? Il negozio è mio! Senti un po', Casanova dei poveri, riconquistati quella ragazza che io non posso avere nel negozio un'anima in pena. Sembri un fantasma che gira e spaventa le clienti. »

« Io non... »

« E fatti la barba! Se hai finito la schiuma, vai al konbini e compratela! Ora vai a casa. Ti do libero il resto della giornata. »

Mamoru borbottò qualcosa prima di prendere le sue cose ed andare a casa, per buttarsi sotto la doccia e mettere in moto il cervello.

L'acqua scorreva sul corpo del ragazzo, liberando da ogni tensione il corpo, concedendogli attimi di tranquillità grazie al vapore caldo.

Terminata la doccia, andò a sdraiarsi sul letto, con solo l'asciugamano e i capelli che bagnavano i cuscini.

Un solo attimo di pace in cui si ritrovò a pensare e sorridere...

 

Quel giorno di primavera

 

Mamoru correva lungo la strada per raggiungere la casa di Usagi, avvolto dai petali di ciliegio che carezzavano l'asfalto, come una coperta naturale per non far prendere freddo.

Indossava una divisa nera, con i classici pantaloni e la casacca con dei bottoni bianchi come le rifiniture di quell'indumento.

I capelli erano spettinati e la casacca sbottonata, lasciando intravedere la semplice polo bianca che portava sotto.

Suonò il citofono di casa Tsukino e in attesa di una risposta, saltellava impaziente sul posto.

« Chi è? »

« Mamma Ikuko sono Mamoru! »

« Entra Mamo chan! »

Il cancelletto si aprì e dopo pochi passi, Mamoru varcò la soglia di casa Tsukino.

« Come mai sei qui? Vuoi un dolce? »

« Dov'è Usagi? Guarda che bella! È la divisa delle medie. Devo farla vedere ad Usa chan, le devo dare subito il mio bottone? »

« Il bottone? »

Mamoru staccò il secondo bottone della divisa, davanti agli occhi di Ikuko che subito lo rimproverò.

« Perchè hai staccato il bottone? Guarda che tua madre la divisa l'ha comprata con tanta fatica eh! »

« Ma... mi hanno detto che si fa così! Io adesso sono grande, posso prendermi le mie responsabilità e voglio dare il secondo bottone ad Usa chan! I grandi lo danno alle bambine di cui sono innamorati! »

« Mamo chan, quello è il secondo bottone della giacca del liceo. Quando sarai ancora più grande lo potrai dare ad Usa chan! »

« Non posso darglielo prima? »

« No, non si può, altrimenti porta sfortuna.»

Ikuko carezzò il capo di Mamoru e questo sorrise, mostrandosi tuttavia pensieroso.

« Allora, mamma Ikuko, non dire niente ad Usagi. Il bottone glielo do quando sarò più grande che mamma ha detto che ad Usagi cresceranno anche le cosine che avete voi! »

« Si ma quelle non si toccano eh! Ne tu ne altri! »

« No no io la proteggo però, mamma tanto tempo fa mi ha detto che più crescono, più i maschietti la vogliono. »

« Ecco, brava Kyoko! Comunque Mamo chan, tu stai tranquillo. Ora ti rammendo il bottone e poi corri a casa da mamma e mi raccomando, non dire a nessuno il segreto del secondo bottone, eh. »

Mamoru annuì portando l'indice davanti alle labbra, mimando il silenzio.

Quando il bottone fu nuovamente attaccato alla divisa, Mamoru uscì da casa Tsukino per tornarsene a casa sua.

 

 

Mamoru si destò da quei pensieri e sorrise alzandosi dal letto: la lampadina dell'idea si era accesa.

Controllò l'orologio e notò che era quasi l'ora di pranzo all'istituto Juban, così aprì di corsa l'armadio e prese la sua vecchia divisa del liceo.

Aveva avuto un'idea, un piccolo segno risvegliato dai ricordi di un bambino.

 

Davanti all'istituto Juban c'era la tranquillità tipica dell'ora di pranzo.

Ogni famiglia era riunita a pranzare nelle case, gli studenti invece erano probabilmente nel giardino a consumare il proprio bento.

Mamoru aveva indossato la giacca ed i pantaloni della divisa, aveva sistemato la camicia ed indossato un paio d'occhiali per camuffare, per quanto possibile, la sua vera identità.

In quell'istituto ormai, probabilmente nessuno si ricordava di lui, quindi con tranquillità iniziò a camminare, cercando la classe di Usagi.

Ad un ragazzo fermo in corridoio, con il pranzo chiuso in mano, domandò qual'era la classe di Tsukino e dopo aver ricevuto l'informazione raggiunse l'aula.

Era deserta.

Sorrise, compiaciuto del piano che stava riuscendo e non fu difficile trovare il banco di quella ragazza.

Un paio di quaderni erano sparsi sul banco, il libro d'inglese aperto con dei coniglietti disegnati, la superficie del banco stesso, pieno di segni di matita.

Guardò la lavagna e si rese conto che era giovedì, il giorno del test d'inglese.

Sul banco appuntò un paio di nozioni, non sapendo se aveva già sostenuto l'esame, poi staccò il secondo bottone della sua giacca.

« Che ci fai qui? »

Mamoru si voltò di scatto e trovò Makoto con le mani sui fianchi e lo sguardo furente.

« Ehm sto lasciando una cosa... »

« Senti, non credi che Usagi abbia già sofferto abbastanza? Prima la tradisci, poi ci riprovi con lei nonostante tu abbia un'altra ed adesso hai anche la faccia tosta di venire qui, camuffato da studente? E poi gli occhiali? Se ti vede ti riconosce subito. »

« Grazie Makoto, lo so che se mi vede lei mi riconosce. Ci conosciamo da quando abbiamo il pannolino, mi riconoscerebbe anche con un sacco della spazzatura come abito. Comunque io non ho nessuna fidanzata, chiaro? »

« Ah si? A me ha detto che ti vedi ancora con quella Meiko! Immagino tu sia corso da lei non appena hai lasciato Usagi a casa, giusto? »

Mamoru scoppiò a ridere mentre infilava il bottone in una scatolina rivestita in raso rosso, con un fiocco bianco. Lasciò in quella scatolina anche un biglietto, prima di rivolgersi a Makoto.

« Meiko. Sai, tu ed Usagi dovreste almeno concedervi il beneficio del dubbio e pensare che non esiste solo quella ragazza con il nome Meiko. Meiko, quella della telefonata, altri non è che la mia datrice di lavoro, particolarmente impicciona, in sovrappeso e sulla sessantina. Pensi che potrei stare con una signora che oltre tutto è sposata? »

Makoto rimase a bocca aperta, incredula di quella situazione, mordendosi nervosamente il labbro inferiore, giocando con la punta della sua coda alta.

« Meiko è la tua datrice di lavoro? Ma quindi avevo ragione io! Le mie informazioni erano esatte! »

« Informazioni? »

« Nah niente di che. Comunque che stai lasciando ad Usagi? »

« Non le dire che sono passato. È il secondo bottone della mia divisa. Di solito si da al diploma ma alcuni eventi mi hanno impedito di darglielo. »

« Per una volta approvo una tua scelta. Comunque sbrigati ad uscire, tra poco Usagi tornerà. Era andata a mangiare sul tetto con altre persone. »

« Vado via subito. Ah grazie Mako chan! »

« Ti prendo a pedate se fai soffrire ancora Usa chan! Ciao! »

Mamoru corse via dall'aula, stavolta fregandosene d'essere visto dagli studenti che iniziavano a rientrare.

Uno strano brivido attraversava la schiena del ragazzo, una scossa simile alla felicità per quel singolo gesto compiuto.

Per un attimo, per un solo attimo si era di nuovo sentito vicino alla sua Usagi, come in passato.

 

L'inverno dei suoi 4 anni – lei

 

 

Nevicava e sotto quei milioni di fiocchi, Usagi armeggiava, creando qualcosa.

Mamoru la raggiunse, piegandosi sulle ginocchia e cercando di capire cosa quella ragazzina stesse rappresentando.

« Usa chan, cosa sono? Due maialini? »

« Mamo chan no! Questa è Usa chan e questo Mamo chan! »

« Eh? »

Usagi indicava una palla di neve dalla quale spuntavano dei ramoscelli e sopra a questa erano posizionate due teste.

« La mamma dice che quando ci si ama si diventa una cosa sola. Forse mamma e papà non si amano, perchè sono due diversi. Ma Usa chan sposerà Mamo chan e così diventiamo una cosa sola, però io non lo voglio il cosino tra le gambe! »

Mamoru arrossì poi scoppiò a ridere, rotolandosi a terra.

Usagi inizialmente non capì, poi scoppiò a ridere, seguendo il ragazzino nei gesti, dimenticando ogni parola e godendo di quell'infanzia fatta di sogni.

 

I sogni son desideri di felicità...*
 

 



 * Una frase della canzone presa dal Film Animato Disney Cenerentola.





Eccomi qui ragazze!
Finalmente aggiorno!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, tra presente e passato, con momenti di dolcezza ed un Mamoru ed una Usagi piuttosto dolci (almeno secondo me).
Ho cercato di far passare l'innocenza dei bambini in ogni parola, anche quando Usagi corre mezza nuda per casa (non so voi, ma io lo facevo da piccola, visto che a quell'età la malizia non esiste).
Spero quindi vi piaccia e come sempre ringrazio tutti coloro che lasciano una recensioni (vi ringrazio anche perchè mi state sempre molto vicini e vi preoccupate per me), ringrazio anche chi legge perchè dona un pò d'attenzione a questa storia.
Come sempre accetto ogni tipo di recensioni, perchè non sono una scrittrice professionista e di errori ne posso fare a bizzeffe!
Al prossimo chap!


La vostra indistruttibile Kate (che ovunque invece distrugge Seiya XD)

 

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Capitolo 7
*** Forse, Forse... ***



Capitolo 7 – Forse, Forse...

 

 

Usagi rientrò in classe un po' stordita, guardandosi intorno e mostrando a Makoto un'espressione confusa.

« Che ti succede? Hai mangiato troppo? » chiese l'amica cercando di mascherare un'espressione felice.

« No no solo che credo di stare un po' male. Inizio a vederlo anche qui. Mi è sembrato di vedere un ragazzo che somigliava a Mamoru. Incredibile. Vabbè, ripasso un po' che abbiamo il compito d'inglese e dopo me ne vado a casa. »

Makoto annuì ed uscì fuori dall'aula, lasciando ad Usagi quei momenti che probabilmente voleva vivere da sola.

L'attenzione di Usagi si fermò da subito sulle nozioni d'inglese, senza tuttavia soffermarsi su quello che realmente c'era scritto.

Afferrò la scatolina sul tavolo ed arricciò le labbra pensando da subito che fosse di Makoto, tuttavia da quella scatolina spuntava un bigliettino che indicava chi fosse realmente il destinatario di quel regalo: Usagi.

Stupita da quella scatolina, prima di aprirla l'agitò ascoltando il rumore che proveniva dall'interno, interrogandosi sul contenuto di quella confezione.

Aprendola trovò il bottone ed un piccolo fogliettino che riportava una sola parola: Diploma.

Inizialmente non capì e sedendosi al banco, posò la scatolina richiudendola ed iniziò a leggere gli appunti d'inglese.

La terza persona al passato è Was.

Attenta all'uso di Like.

Ricorda queste parole: I love you.

Ad Usagi mancò qualche battito...

 

 

Il Natale dei suoi 8 anni.

 

 

Usagi avva finito di vestirsi, piccola di statura per la sua età e resa ancora più infantile da un vestito rosso con le maniche lunghe, le calze bianche e le scarpe dello stesso colore del vestito, con un cinturino ed un minimo di tacco basso, un capriccio per quella sera. Aveva legato i codini lunghi con quei suoi soliti odango e li aveva decorati con dei fiocchetti rosa.

« Mamma! Me lo metti il rossetto? »

Usagi aveva raggiunto la madre nella camera da letto mentre finiva di prepararsi.

« Eh? Usa chan sei piccola. Dai vai giù da papà che tra poco arrivano gli ospiti. »

« Ho già otto anni, non sono piccola. »

« Per truccarti sei piccola e poi se ti trucchi, stasera non viene Babbo Natale eh. »

« Sarebbe una tragedia! » esclamò Usagi portando le mani alla bocca « no mamma io il rossetto non lo voglio più. Vado da papà. »

Raggiunto il padre, Usagi sfilò davanti a quell'uomo facendo una giravolta e mostrando il suo più grande sorriso.

« Papà come sto? »

« Sei bellissima Usa chan. »

« Papà ma Babbo Natale stanotte viene? »

Usagi guardava il padre con gli occhi pieni di speranza mentre il genitore arrossì di fronte a quella ragazzina che innocentemente gli faceva la domanda più facile del mondo.

« Certo che viene. Sei una brava bambina, anche se mangi tanti dolci. Sono sicuro che se gli lasci un pezzetto di dolce sarà ancora più felice! »

« Allora Papà mettiamo da parte subito un pezzetto, appena arriva Mamo chan sono sicura che vorrà mangiarlo tutto. »

Kenji accompagnò Usagi in cucina andando poi ad aprire la porta all'arrivo di Keyko, Mamoru e Kento, il padre di Mamo chan.

« Benvenuti. Ikuko scende subito. Usa chan vieni a salutare? »

« Eccomi papà! Ho preparato la fetta per Babbo Natale! » esclamò la ragazzina pulendosi la bocca con una mano, mascherando la golosità che l'aveva colta un attimo prima.

« Usa chan auguri! »

La famiglia di Mamoru fece gli auguri alla piccola che fece un inchino, mostrandosi quanto più dolce possibile.

« Usa chan ti devo parlare. »

Mamoru afferrò Usagi per la mano e disse poi a Kenji: « Papà Kenji vado un attimo in camera di Usagi, faccio il bravo. »

Il padre di Usagi annuì trattenendo le risate mentre i due ragazzini salivano le scale ed entravano in stanza.

« Sediamoci al centro della stanza. » Mamoru aveva assunto un'espressione seria e sedendosi incrociò le braccia al petto e le gambe.

« Ehi Mamo chan ma tu hai fatto la letterina a Babbo Natale? »

Mamoru scosse il capo. Per un attimo osservò quella stanza da bambina che tuttavia presentava una bacheca con tutte le loro foto più belle scattate nell'infanzia.

« Senti Usa chan, devo dirti una cosa seria. »

Usagi annuì e si mise a sedere di fronte a Mamoru.

« Ecco, adesso sto in prima media ed i ragazzi della mia classe dicono cose brutte, se ti capita d'incontrarli, non li ascoltare, specie in questo periodo. »

« Che cosa dicono Mamo chan? Ti fanno del male? »

« No no, solo che sanno che hai otto anni e che sei la mia futura sposa e visto che dico a tutti che sei bellissima, mi hanno detto che voglio dirti cose per farti intristire e lasciarmi. »

« Ma Usa chan non lascerà mai Mamo chan. »

« Lo so. Sto risparmiando le paghette per regalarti l'anello eh. Comunque, prima che te lo dicono loro, non crederci quando ti diranno che Babbo Natale non esiste, capito? »

« Loro non credono a Babbo Natale? Secondo me sono bambini cattivi. Comunque Mamo chan, anche io devo dirti una cosa seria. »

« Che succede? Ti hanno fatto del male? »

« No è che non ti ho fatto nulla per Natale perché non sapevo cosa regalarti. Tu cosa vorresti per Natale? »

« Ehm... »

Mamoru arrossì e mantenendo quella posa che aveva assunto inizialmente, arricciò le labbra e mormorò: « Senti Usa chan, ormai siamo grandi ed io ho visto cosa fanno i grandi a Natale. »

« Cosa fanno? »

Usagi curiosa si sporse verso il ragazzo, ingenua in quei movimenti.

« Mah, alcuni sono strani, ad esempio si spogliano e si abbracciano, altri invece... ecco si danno un bacio, però se lo danno qui ad occhi chiusi. » Mamoru s'indicò le labbra decisamente imbarazzato.

« Io a mamma do tanti baci qui » rispose Usagi indicandosi la guancia « e poi perché la gente si abbraccia nuda? »

« Non lo so. Forse è una tipo una tradizione, come andare a pregare al tempio. »

« Io non voglio spogliarmi però il bacio te lo posso dare, anche se ho paura... »

« Giuro Usa chan non ti farò del male! Sarò delicato! » Mamoru si alzò in piedi, emozionato da quel momento.

« No è che... Mamo chan tu mi vuoi bene? »

« Certo! Anzi io ti amo tanto! Sei la mia Usa chan »

« Ecco vedi, è pericoloso darsi un bacio. Una volta ho chiesto alla mamma come si fanno i bambini e lei mi ha detto che, quando una femmina ed un maschio si vogliono tanto bene, si danno i baci e nascono i bambini. »

« Si ma quello è se si danno i baci strani. »

« Ah capito. Allora poi lo dico alla mamma che si sbagliava. »

Usagi annuì ed in quel momento Mamoru si avvicinò alla ragazzina, chinandosi un po' e sporgendo con il volto verso quello di Usagi.

« Ehi Mamo chan, Buon Natale. »

La ragazzina racchiuse il volto di Mamoru tra le mani e strizzando gli occhi e chiudendo le labbra, donò al ragazzo il suo primo bacio.

Il Natale in cui lei aveva 8 anni.

 

 

Erano giorni che Usagi rimuginava su quel bottone e lo osservava da sola nella sua stanza.

Lo rigirava tra le mani alternando lo sguardo tra quell'oggetto e le poco foto rimaste nella sua stanza.

Mille ricordi invadevano la sua mente, mille emozioni avvolgevano il suo cuore ferito.

Osservando fuori dalla finestra notò una comitiva mista di ragazzi e ragazze e la sua attenzione si soffermò su una coppia poco dietro al gruppo: lei più bassa di lui con dei biondi capelli sciolti mentre lui era il classico ragazzo di bell'aspetto e che tuttavia sembrava avere occhi solo per quella ragazza.

Richiuse le tende della stanza ed uscì dalla camera andando in soffitta.

« Usagi che cerchi? » domandò la madre alzando un po' la voce per farsi sentire.

« Una cosa. Poi rimetto a posto. »

La madre tornò in cucina mentre Usagi afferrava un vecchio scatolone pieno di polvere.

Aprendolo notò che aveva relegato in soffitta un mondo fatto di ricordi piacevoli: le foto con Mamoru da quand'erano piccoli fino agli ultimi scatti fatti quando lei era ormai alle scuole medie. I primi regali ricevuti dal ragazzo, anche un anello di plastica, di quelli grandi che si trovano nelle patatine. In una busta rosa, tuttavia, era racchiuso un altro grande tesoro, qualcosa che aveva custodito senza mai riconsegnare quell'oggetto al proprietario: la chiave di casa di Mamoru.

La chiave era di quelle semplici e piatte, sembrava quasi la chiave di un semplice cancello, invece era la via d'entrata al mondo di Mamoru.

In quello scatolone ritrovò ciò che in quell'anno aveva dimenticato: in un attimo Mamoru le aveva donato un'immensa sofferenza eppure in tanti anni lui l'aveva sempre fatta sorridere.

Nulla poteva tornare come un tempo, gli errori li avrebbero pagati fino alla fine, ciò che era stato cambiato non poteva essere variato a proprio piacimento: il passato non avrebbe subito variazioni, restando com'era con i momenti belli e quelli brutti, forse però Mamoru se la meritava una possibilità per il futuro.

 

 

 

Il suoi quindici anni – White Day

 

 

Mamoru era in classe con i suoi amici, ormai la scuola era agli sgoccioli ed erano vicine le vacanze di primavera.

Le ragazze in classe erano tutte in fermento, lanciando sguardi ai ragazzi che un mese prima avevano ricambiato il loro amore.

Mamoru pensava.

« Cosa affligge il nostro Mamoru? » domandò un suo amico poggiandosi al banco del ragazzo.

« Oggi è il White Day ed io non ho regalato niente ad Usagi. Se non le regalo nulla non si arrabbia, ma quest'anno a San Valentino s'è impegnata molto, il minimo è ricambiare e poi devo far felice la mia Usa chan! »

« Tu innamorato fai quasi paura. Scusa ma non le hai preparato i cioccolatini bianchi? »

« No macchè! Sono impedito! Nonostante ci abbia provato ed abbia chiesto aiuto a mia madre, il risultato è stato scandaloso. Senti, anche se non dovremo, se usciamo ora da scuola e mi accompagni in centro? »

« Eh? Ma oggi abbiamo quattro ore di Matematica! »

« Poi ti passo gli appunti. Andiamo! »

Mamoru ed il suo amico lasciarono subito la scuola, diretti al centro di Tokyo.

Camminando per le vie del centro, Mamoru si fermò ad una bancarella, notando un particolare pendente: la catenina argentata si presentava con una maglia estremamente semplice ed infilata a questa c'era un ciondolo pallido a forma di falce di luna con le punte rivolte verso l'alto.

Mamoru sorrise e come ipnotizzato da quel pendente, subito lo acquistò, accompagnando quel regalo ad un sacchetto di praline al cioccolato bianco.

Il White day era salvo e Usagi avrebbe sicuramente gradito.

 

 

Usagi stringeva la catenina ed il ciondolo tra le mani mentre un paio di lacrime scendevano solitarie.

Asciugò le lacrime ed infilò su quella catenina, non solo il ciondolo d'appartenenza ma anche la chiave dell'appartamento, portandola al collo come un tesoro.

 

Gli esami di riparazione erano ormai finiti e la primavera aveva lasciato spazio all'estate, con il caldo, il mare ed alcuni lavori più pesanti.

Makoto aveva informato Usagi di ogni orario di Mamoru per attuare il suo ultimo piano per dimostrare a quel ragazzo che era lei la ragazza ideale per lui e che nessun altra era la sua perfetta metà.

Quel giorno di Giugno, Mamoru avrebbe lavorato tutto il giorno, avendo solo due ore di pausa dall'una alle tre: un orario ideale per Usagi.

La mattina s'incontrò con Makoto per fare un po' di spesa, nonostante i vari dubbi di Usagi.

« Cosa devi comprare di preciso? »

« Mh... Mako io non so, ma non potrei solo parlarci? Cioè, non potrei comprare un dolce pronto, portarlo e insomma, poi vedere se possiamo trovare un punto d'incontro? »

« Usa, non siete una coppia di divorziati che devono parlare per l'affidamento dei figli eh! Siete solo due sciocchi innamorati che non sanno come reagire all'amore. »

« Ha parlato l'esperta. Come si chiama quel tipo che hai visto? Sbaglio o è anche un coetaneo di Mamoru? »

« Chi? Mh? » non era facile essere indifferente a quelle domande, così Makoto sospirò ed annuì « Motoki Furuhata. È più bello del ragazzo che mi piaceva prima. Comunque a lui poi ci penserò. Adesso pensiamo a te. Hai fatto la lista? »

« L'hai fatta tu. »

« Giusto. »

Usagi e Makoto passarono l'intera mattinata a fare spesa e solo quando ormai avevano comprato l'ultimo ingrediente, si concessero un'oretta dal parrucchiere per sistemare le loro acconciature.

Usagi approfittò dell'occasione per farsi anche truccare, colorando appena il suo viso con un rossetto appena rosato ed un velo di ombretto per evidenziare maggiormente gli occhi azzurri.

« Bene. Adesso sei pronta. A presto! »

La parrucchiera salutò Usagi che uscì poco dopo Makoto con ancora le buste della spesa in mano.

« Allora, ricorda bene: Il pesce non lo devi cuocere troppo altrimenti diventa secco e non è tanto buono. La crema falla subito perchè deve addensarsi e freddarsi prima di usarla per il dolce. La pasta devi cuocerla all'ultimo. Considera che è fresca, si cuoce in un attimo. »

« Oddio Mako chan rallenta! Io già non ci capisco nulla. »

« Zitta ed ascolta! Le patate al forno necessitano di una lunga cottura ma quando vedi che si dorano, stai attenta! Le devi controllare altrimenti finisce che si seccano ed addio patate! Mh vediamo, non ricordo se ho detto tutto... ah! I gamberi vanno solo scottati eh! Cuociono pochissimo! In ogni caso, se hai problemi chiamami. Il pan di spagna lo abbiamo comprato già fatto, la torta non sarà difficile. Ricordati solo di tagliarlo bene. »

« Ma non potevo solo parlargli e dirgli che io ero migliore delle altre? »

« Scusa eh, è un anno che aspetti questo momento e da quando Mamoru ti ha regalato quel bottone sei impazzita, arrivando addirittura a guardarlo mentre lavorava, quindi sinceramente, oggi pomeriggio impegnati e quando lui torna a casa lo accogli con una voce tenera tenera e gli dici Bentornato amore. Sei stanco? E così sarà di nuovo tuo. »

« No, così scappa. Comunque, vabbè, ti faccio sapere. »

Makoto annuì e si separò da Usagi che andò a casa di Mamoru, usando quella chiave mai restituita ed approfittando dell'assenza del ragazzo, rischiando probabilmente una notte in cella.

 

1° chiamata

 

« Mako! Il pesce me lo hai fatto prendere intero! Ora come gliela tolgo la spina? »

« Usa sono calamari! Non hanno la spina! Togli prima i tentacoli, poi pulisci il dentro. Chiaro? »

« Si capito! Ciao! »

 

2° chiamata

 

« Mako! Ho un problema! »

« Dimmi Usagi! Stavolta cosa non va? »

« La crema è normale abbia qualche grumo? »

« Certo che no! Girala continuamente e cerca di rompere i grumi finchè è calda. Se vedi che non ci riesci e sono pochi ma un po' grandi, ti armi di santa pazienza e li togli con il cucchiaio uno ad uno. Se invece sono troppi e la crema non è fluida, falla di nuovo e fai attenzione! »

« Va bene! Grazie Mako Chan! »

 

3° chiamata

 

« Ciao Mako chan! Studiavi? »

« No Usa. Veramente ascoltavo nuovamente i Three Lights »

« Ah capito! Senti un po', ma il prezzemolo lo devo cuocere? »

« Ovvio che no! Se cotto il prezzemolo è un po' tossico! Di certo non morite però ti assicuro, a crudo è più buono! »

« Grazie Mako chan! Un bacio. »

 

4° chiamata

 

« Mako aiuto! Come faccio a preparare la cosa intorno ai gamberi ed ai calamari? »

« Usa si chiama panatura per la frittura. Devi friggerli all'ultimo quindi è meglio se l'infarini semplicemente prima di friggerli. Chiaro? »

« Ah grazie Mako chan! Tra poco torna a casa! Sono agitatissima! »

« Rilassati! Hai preparato le patate?»

« Sono in forno! C'è un buon odore! »

« Sono sicura che andrà tutto bene! Ci sentiamo domani Usa chan! »

« A domani Mako chan! »

Usagi riattaccò il telefono per la quarta volta e sospirò. Si erano ormai fatte le sette e mezzo e nonostante la stanchezza, sapeva che per le otto Mamoru sarebbe tornato.

Si sdraiò sul divano, quel divano che in un anno era cambiato e chiuse gli occhi, sperando che Mamoru non avesse cambiato programma per la serata.

Arrivarono le otto e il ragazzo aprì la porta di casa...

 

 

 

 



Ed eccoci alla conclusione di questo capitolo!
Dunque, per chi non lo sapesse, il White day è il 14 marzo in Giappone ed i ragazzi che a San Valentino hanno accettato la cioccolata dalle ragazze, devono ricambiare un mese dopo.
Come avrete capito, questo è il penultimo capitolo.
Qualcuno di voi forse se l'aspettava, qualcuno no, però spero che alla fine di questa storia continuerete comunque a seguirmi su "Principessa non è facile..." e "Dolci d'amore" inoltre, nell'ultimo capitolo di "L'amore è un gioco?" vi rivelerò il titolo della nuova fan fiction che scriverò e forse vi rivelerò un pò la trama che tuttavia in alcuni punti potrebbe variare.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Posso immaginare che qualcuno da subito può pensare che può risultare affrettato ma dopo un'attenta riflessione ho capito che secondo me va bene così: Usagi quando apre la scatola in soffitta, non apre solo un oggetto ma il suo cuore e tutti i ricordi legati a quello scatolone ed a Mamoru.
Nell'ultimo capitolo vedremo cosa accadrà a questi due giovani, a cosa porterà questa sorpresa.
Come già detto, spero continuerete a seguirmi anche alla fine di questa storia, sperando di appassionarvi anche con le altre, infine, ringrazio come sempre tutti i recensori, i lettori e tutti coloro che reputano questa storia almeno carina! Grazie! Mi stimolate a scrivere sempre di più!

A presto e tanti baci a tutti!


Kate

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Capitolo 8
*** Il profumo del presente ***



Capitolo 8 – Il profumo del presente.

 

 

 

Il suo primo giorno di scuola.

 

 

Usagi aveva finito di sistemare il fiocco della divisa, concedendosi una giravolta davanti allo specchio, sorridendo con quei codini che si muovevano sinuosi disegnando morbide onde che donavano alla ragazza un'immagine regale.

Aveva sistemato i calzettoni e correndo per casa afferrò la cartella ed infilò le scarpe sul tappeto davanti alla porta, proprio quando il citofono suonò.

« Mamma io vado! »

« Aspetta Usa chan! Fai entrare Mamoru! »

« Mamma ma è tardi... »

« Non farti pregare! »

La ragazza sbuffò ed aprì la porta per fare entrare Mamoru con la divisa del liceo mentre Ikuko arrivava con una macchinetta fotografica.

« Avanti, mettetevi vicini e fatemi un bel sorriso. »

« Ma mamma... »

« Usa non lamentarti e sorridi! È il tuo primo giorno alle medie! »

Ikuko era più entusiasta di Usagi che invece non aveva molta voglia di cominciare quella nuova avventura, aiutata soltanto dalla presenza di Mamoru.

Il flash dello scatto colpì i due ragazzi sorridenti, finalmente liberi dal momento sentimentale della donna.

« Andate adesso, altrimenti farete tardi. »

Mamoru ed Usagi percorrevano la strada verso la scuola media mano nella mano, scambiandosi sguardi di tanto in tanto.

« Mamo chan, alle superiori le cose cambieranno per te? »

« No, perchè dovrebbe? »

« A me un po' fanno paura i ragazzi grandi! »

« Ma io ti proteggerò sempre, quindi che problema c'è? »

Usagi osservò Mamoru e si scambiarono un tenero bacio mattutino, semplici labbra contro labbra, ingenuo e delicato come il loro rapporto.

« Mamo, ti spiace se alle mie nuove compagne non parlo subito di te? Ho paura che poi mi giudichino, credendo che io sia una di quelle che si vantano visto che sei più grande. »

« Mh? Usa per me non c'è problema, so che persona sei, però ti passo a prendere a scuola ogni volta che vorrai e se mi vedrai al cancello, non devi ignorarmi eh...! »

« Scherzi? Se ti vedessi tutti i giorni al cancello potrei solo stringerti forte! Cavoli! Sono proprio cotta. »

« Siamo in due. »

Risero insieme, spensierati e felici in quella mattina di primavera mentre l'adolescenza colpiva entrambi in pieno, mascherata e nascosta tra i petali di ciliegio.

 

 

Mamoru aveva appena aperto la porta di casa ed un vago odore non identificabile stuzzicò le sue narici.

Aggrottò la fronte accendendo la luce dell'ingresso, avanzando in modo sospetto verso la cucina, tuttavia prima di giungere in cucina soffermò l'attenzione nel salotto dove una tavola era apparecchiata ed una ragazza dormiva beata sul divano.

A Mamoru mancarono diversi colpi al cuore.

Lei era lì, addormentata come una principessa, vestita con un semplice abito fresco che carezzava quella pelle che ogni notte sognava, intrisa di quell'odore che era rimasto nella sua mente, mandandolo in tilt ogni volta che ci pensava e lo rievocava.

In quel momento pensò che il gioco di Usagi in amore, era davvero scorretto perchè sapeva che lui per primo sarebbe crollato di fronte a quella visione così angelica e pura.

Lei era pura.

Lei da anni era la rappresentazione della purezza per lui, quella donna che un tempo voleva ad ogni costo ed ora voleva sfiorare solamente, in attesa che quel fiore si schiudesse ad una sua carezza segnando l'inizio di una nuova fase per loro.

Adesso Usagi si era addormentata sul suo divano probabilmente stanca dopo aver preparato qualcosa in cucina.

Lasciò per un po' quell'angelo sul divano ed andò in cucina dove vari odori, positivi e negativi si mischiavano.

La pasta doveva ancora essere cotta, era poggiata sulla bilancia mentre l'acqua bolliva; i totani erano puliti e pronti per essere passati sulla piastra mentre le patate al forno cominciavano a colorarsi fin troppo di nero, regalando un profumo che stonava con il resto.

Aprì poi il frigorifero e vi notò una torta con la panna un po' pasticciata, stesa non proprio alla perfezione e con dei ghirigori un po' storti, tipici della sua Usagi che in cucina non era mai stata una grande promessa.

 

 

I suoi quattro anni.

 

 

« Mamo chan dai gioca con me »

« Ma Usa tu vuoi farmi mangiare le cose strane ed io non voglio. »

« Mamma mi ha regalato le pentoline, gioca con me alla Famiglia! Io faccio la mamma, tu il papà e la bambola è la figlia. »

« Si ma che devo fare? »

« Assaggia questo! L'ho fatto io. Tu devi dire che è buono. »

« Con cosa l'hai fatto? »

Mamoru dubbioso osservava quel piattino di plastica con una poltiglia marrone e le mani di Usagi sporche di terra.

« Usa chan ci ha messo la terra buona dei fiori di mamma ed acqua. A Mi - chan, la mia bambola, piace tanto. »

 

 

 

Mamoru trattenne a stento una risata e con un indice strisciò la panna per assaggiarla.

« Speriamo non sia terra camuffata » mormorò a bassa voce mentre assaggiava quella panna perfettamente montata e mal stesa.

Tornò nell''ingresso e si tolse il cappotto, notando una busta di carta sul mobiletto, poggiata lì il mattino dopo che il postino l'ebbe consegnata.

Spense la luce e tornò in salone aprendo quella busta che conteneva qualcosa che non si sarebbe mai aspettato.

 

Io, Kento, Kanji ed Ikuko crediamo che tu ed Usagi siate due zucconi ma visto che vi vogliamo bene, vi regaliamo questo grande tesoro. Quando bisticciate, osservatela e ricordatevi sempre chi siete realmente.

 

Erano poche parole, scritte dietro una foto che mai avrebbe creduto potesse essere scattata: loro due che si baciavano su un prato, con un libro a terra, gli occhi chiusi ed il volto disteso e rilassato dall'amore.

Quella foto di certo non mentiva: tra di loro c'era qualcosa che era maturato nel tempo, qualcosa che come un fiore era stato annaffiato e curato con amore e che era sbocciato; un fiore che nessuno avrebbe più potuto calpestare.

Tra le varie cornici che contenevano le foto di loro due insieme, aprendo un cassetto ne trovò una vuota ed infilò il nuovo tesoro per metterlo accanto agli altri, poi si avvicinò ad Usagi, insicuro su cosa fare.

Avrebbe potuto svegliarla e smascherarla anche quando avrebbe negato ogni cosa; avrebbe potuto sfiorarle una guancia e godere di quel contatto; avrebbe potuto farla dormire ancora un po', probabilmente stanca di quella giornata o semplicemente avrebbe potuto osservarla in silenzio, godendo quella figura che amava forse da prima che nascesse.

Si addormentò con il capo poggiato sul divano, le braccia come un cuscino intrecciate sotto la testa, la mente ed il cuore finalmente rilassati.

 

 

I suoi 4 anni – lui

 

 

« Mamma no, dai, ti prego, non ci voglio andare. »

« Mamo perchè fai i capricci? Oggi andiamo a trovare mamma Ikuko, perchè fai così? »

« Perchè Usa chan è strana e mamma Ikuko fa le cose strane. »

« E sarebbero? »

Ikuko osservava perplessa il figlio che non ne voleva sapere di uscire.

« Usa chan dorme sempre. Non posso mai giocare con lei e quando si sveglia mamma Ikuko la spoglia e mi fa vedere come la cambia. E poi tempo fa, ho sbirciato in camera ed Usa chan mangia dalle cosine. »

« Oh mio Dio! Mamo chan ma che combini? Usagi è piccolina, ha solo un anno, è normale che dorme tanto però quando è sveglia è felice se tu giochi un po' con lei e riguardo le cosine, quando sarai grande te lo spiegherò ma sappi che anche tu l'hai fatto. Adesso mettiti il cappotto e andiamo da Usa chan »

« E va bene. »

 

 

 

Mamoru sorrise nel sonno e come se comunicasse telepaticamente con Usagi, si destò dal sonno insieme alla ragazza, ormai a serata inoltrata.

Si guardarono per un attimo ma non goderono di quel risveglio imbarazzante, perchè Usagi scattò a sedere e scomponendo la frangia mormorò: « Oddio sarà tardissimo. Devo avvertire a casa. Posso? » indicò il telefono fisso mentre Mamoru annuiva con un sorriso dolce sul volto che da sempre dava il meglio di se in presenza di quella ragazza.

« Mamma scusa, torno subito a ca... »

Usagi aveva chiamato a casa ma non riuscì a finire la frase che Mamoru in uno scatto improvviso, le afferrò il telefono per poi dire: « Mamma Ikuko sono io. Credo che tarderà. Se si farà troppo tardi la farò dormire qui così non rischierà nulla che ho sentito pessime notizie al tg. »

« Perfetto Mamo chan. Se è con te è al sicuro. Buona fortuna. »

Mamoru attaccò il telefono e guardò Usagi porgendole la mano ed indicandole il divano.

« Tranquilla. Non voglio fare nulla. Voglio solo osservarti ancora un po', poi vorrei che mi parlassi e mi facessi capire perchè dormivi su questo divano, perchè in cucina c'era l'acqua che bolliva, le patate che bruciavano ed una torta perfettamente riuscita. »

« Le patate... mi sono addormentata mentre erano in cottura. Sono un disastro. »

Usagi si sedette sul divano e scompigliò la frangia, abbassando lo sguardo e nascondendo un'espressione vicina alle lacrime.

« Usako non fa nulla se si sono bruciate. Il resto va cotto e ciò che è pronto mi sembra molto buono. »

La ragazza annuì e tirando su con il naso si rese conto che un paio di lacrime le rigavano il volto. Osservò Mamoru dando vita ad un altro ricordo...

 

 

Quel fatidico giorno...

 

 

Usagi, con gli occhi spenti e pieni di lacrime, aveva lasciato l'appartamento di Mamoru, seguita da quest ultimo solo per un breve tratto di strada.

Camminando sotto la pioggia che sembrava voler mascherare le lacrime della ragazza, arrivò all'entrata di un palazzo, citofonando alla padrona.

« Chi è? »

« Mako. Usagi. »

Makoto avvertì subito che qualcosa non andava ed aprì senza esitare.

Usag entrò in quella piccola casetta ed andò a sedere sul letto della ragazza che subito la raggiunse.

« Usa che ti succede? »

« Io e Mamo chan abbiamo rotto. »

« Ma cosa stai dicendo? Siete Mamo ed Usa, siete indivisibili. »

Makoto sedette al fianco della ragazza che guardava in un punto impreciso, fisso nel vuoto.

« Lui ha un'altra. È andato a letto con un'altra perchè io non gli basto più. Non sono grande. Non sono più la sua Usa... »

La voce, che inizialmente s'era mantenuta pacata e spenta, alla fine tremò scuotendo la ragazza che si voltò verso Makoto con gli occhi pieni di lacrime.

« E adesso non so più che fare senza di lui. Mi manca già. Non riesco a smettere di piangere. »

« Intanto tieni, asciugati... »

Makoto porse un telo alla ragazza così da farla asciugare, poi le carezzò il capo: « Sai, sarei un'egoista se ti dicessi di non piangere, quindi per oggi piangi e se ne sentirai il bisogno piangi anche domani, Ogni volta che vorrai piangere io sarò qui a sostenerti, poi arriverà il giorno in cui ogni cosa si sistemerà, forse tornerai con Mamoru o semplicemente incontrerai un altro ragazzo che ti amerà e rappresenterà il tuo futuro. Adesso però piangi e sfogati, ne hai bisogno perchè non ti fa bene tenere ancora tutto dentro. »

Usagi annuì a quelle parole e si gettò tra le braccia di Makoto, riversando contro il golfino della ragazza tutte le lacrime che aveva dentro, addormentandosi esausta da quella giornata.

 

 

« Tutto bene? »

Mamoru osservava Usagi in uno stato di trance e questa si riprese solo dopo pochi attimi annuendo.

« Io devo dirti una cosa... »

Usagi era seria eppure le guance arrossate tradivano quell'espressione mentre Mamoru la guardava con un debole sorriso sul volto, consapevole che le prossime parole sarebbero state decisive.

« Io non so come dirtelo... Cioè te lo dovrei dire però non so come. »

Usagi aveva gli occhi lucidi ed intrecciava le dita nervosa, scuotendo ogni tanto le spalle e concedendosi profondi respiri.

« Facciamo così, iniziamo per stadi che anche per me è difficile. Parlerò prima io, così forse troverai il coraggio di dirmi tutto, qualunque cosa sia. Credo che questo sia il momento migliore per chiarire ogni cosa perché ne abbiamo bisogno entrambi e lo sai. È forse il momento giusto per maturare un po' e renderci migliori, non credi? »

Usagi si limitò ad annuire, mostrando in seguito un debole sorriso.

« La verità e che neanche io so da dove iniziare perché non esistono parole per descrivere il male che ti ho fatto ed anche se per un anno ti ho osservato in disparte, rodendomi per la gelosia, sono stato grato a tutti i tuoi amici perchè almeno con loro ti vedevo sorridere. » Mamoru scompigliò i capelli scuri, nascondendo per un attimo il volto imbarazzato « Se ti dicessi che mi dispiace, con una parola butterei all'aria il lavoro che hai fatto oggi, sforzandoti di aprire quella porta che un tempo segnava quasi la tua gabbia. Se ti chiedessi di ricominciare, lo farei con il cuore in mano e con la paura di rompere il fragile cristallo che è il tuo corpo. Se ti lasciassi volare libera abbraccerei un'esistenza fatta di paure ed incertezze, privo di amore. Usako che devo fare? Se ti vedo ti voglio per me, se non ti vedo la testa prende fuoco e con essa il cuore, collegato ai miei pensieri. Se ti dicessi che nella sua semplicità, non voglio più farti soffrire e staccare per te il secondo bottone da ogni mia giacca, ci crederesti, oppure mi dirai nuovamente che non ti fidi di me? »

Mamoru tornò a guardare Usagi e fece un profondo respiro, seguito dalla ragazza che iniziò a torturare i codini un po' sfatti.

« Mako chan mi ha detto che sarebbe stato più facile parlare se avessi ascoltato il mio cuore, ma sinceramente credo che su questo abbia sbagliato. Lei mi ha detto tempo fa che avrei dovuto piangere, sfogare tutte le mie lacrime e il tempo avrebbe forse sistemato tutto oppure mi avrebbe dato una nuova opportunità con un altro ragazzo... »

« Un altro? » un briciolo di gelosia iniziava a pervadere il ragazzo.

« Si ma fammi finire di parlare che già è difficile, se inizi anche con le tue inutili scenate di gelosia finiamo domani mattina. »

« Tanto ho il giorno libero. »

« Ma io ho scuola. »

« Ricevuto. »

« Dicevo, mi ha detto quelle cose, tuttavia il tempo non ha sistemato nulla ed ovviamente non ho un nuovo ragazzo perchè osservando nello scatolone dei ricordi, ho capito che è come dicono i miei amici. Usa e Mamo sono fatti per stare insieme e non si tratta di destino, è proprio che io senza di te mi sento a metà. Ricordo ogni attimo passato con te ma dimentico cosa ho mangiato il giorno prima. Insomma è strano, mi ricordo di te anche semplicemente osservando una fetta di torta alla fragola o al limone, però, perchè in tutto questo un però c'è, non voglio soffrire ancora. Sei l'unico che può rendermi felice ma capisco che è una responsa... »

Usagi non finì il suo discorso che Mamoru le afferrò la mano con una dolce forza, mettendo in que gesto calore e protezione.

« Io con te me le prendo tutte le responsabilità. Ho sbagliato ma voglio rimediare ad ogni mio sbaglio e vivere ogni attimo con te, come un tempo. »

« Mamo chan... io non voglio che tu rimedi ai tuoi sbagli, io voglio continuare la nostra storia, pensando che tra di noi semplicemente qualcosa sia andato storto per un periodo di tempo. Lo so, è egoistico questo, però per una volta permettimi di battere i piedi a terra e fare un po' di capricci. »

« Te ne concedo qualcuno in più, principessa. »

« Guarda che adesso, secondo il decalogo del bravo fidanzato, devi abbracciarmi eh. »

« Hai letto il decalogo del bravo fidanzato? »

« È una lettura piacevole e scorrevole » Usagi rispondeva con un pizzico d'ironia, divertita dall'espressione incuriosita di Mamoru.

« Allora tu dovresti darmi un bacio. L'ho letto su internet, sul decalogo online della brava fidanzata. »

« Cerchi queste cose? »

« Bè sono letture piacevoli e scorrevoli. »

Usagi scoppiò a ridere gettandosi tra le braccia calde di quel ragazzo che da troppo tempo non le dedicava quelle particolari attenzioni e come quel giorno sul prato verde, si baciarono, mescolando in quel gesto passione e dolcezza, ragione e sentimento.

Mamoru carezzò il fianco della ragazza che in un attimo si lasciò sfuggire un piccolo gemito, un segno che ogni gesto di quel ragazzo scatenava in lei una reazione, mandando in tilt tutto il sistema nervoso.

A quella reazione inizialmente il ragazzo si fermò, interrompendo con dolcezza ogni gesto, osservando Usagi con quegli occhi pieni di amore per quella ragazza, come se quel sentimento fosse addirittura palpabile.

« Scusa... »

« Shh non scusarti. Adesso voglio averti tutto per me e non voglio attendere ancora. »

Con una dolcezza disarmante, Usagi si gettò nuovamente tra le braccia di Mamoru che non resistette a quell'angelo sceso in terra, a quella ragazza che gli stava affidando tutta sè stessa, un tesoro da maneggiare con cura.

Con delicatezza la prese in braccio e la trasportò nella camera da letto senza mai abbandonare quelle labbra che da tempo non baciava in quel modo, avido di quel contatto che per troppo tempo gli era stato negato.

Sul letto i momenti di dolcezza aumentarono, alternandosi tuttavia a veri e propri attimi di passione, con le mura uniche testimoni di quell'unione perfetta e desiderata.

Le lenzuola si muovevano ad ogni loro movimento, tirate e strapazzate dall'amore di quell'istante e di tutta una vita.

 

Fu una notte lunga e solo la luce del sole di mezzogiorno destò la ragazza dal suo sonno, intorpidita da quella notte che aveva segnato fisicamente la sua crescita.

Confusa da quanto successo ma felice per l'uomo che aveva accanto, infilò la camicia che trovò a terra del ragazzo, coprendo quel corpo ormai adulto.

Andò in cucina in punta dei piedi per non svegliare quel tesoro addormentato ed accese l'acqua per cuocere la pasta del giorno precedente ed iniziò intanto a mettere al forno nuove patate, cercando questa volta di non farle bruciare.

Dopo circa mezz'ora, l'odore delle patate al forno arrivò fino alla camera da letto, destando dal sonno il ragazzo che con la mano cercò la dolce metà in quel letto, non trovando nessuno.

Alzandosi infilò un paio di calzoncini per coprirsi ed andò in cucina trovando quella ragazza con indosso solo la sua camicia.

« Ehi principessa, non sai che è rischioso girare per casa in quelle condizioni? »

« Mh? Dai Mamo chan, non sono neanche andata a scuola e pensavo ti facesse piacere che cucinassi. Cos'ho che non va? »

Usagi fece un paio di giravolte con quella camicia chiara che s'adagiava sulle morbide forme e le carezzava le gambe.

Sfilò al fianco di Mamoru con la grazia di una principessa ed entrò in salone, sotto lo sguardo incredulo di quel ragazzo che dentro di se ringraziava ogni Dio esistente.

Usagi nel salone aprì un cassetto, sventolando un foglietto davanti a Mamoru.

« Sai, tempo fa ho dimenticato di chiedertelo, cos'è questa lista? »

 

La lista dei desideri.

 

 

Mamoru era in camera sua e seduto alla sua scrivania, davanti ad un foglio bianco, iniziò a scrivere qualcosa, con la calligrafia e gli errori tipici di un ragazzino delle elementari.

« Mh... allora, i miei desideri... » e scritti uno in fila all'altro una serie di frasi:

 

  • Sposare Usagi

  • Far crescere le cosine ad Usagi come quelle della mamma.

  • Diventare dottore se Usagi s'ammala sennò voglio fare il pilota della Formula 1 oppure giocare a calcio.

  • Comprare tutti i giocattoli che voglio che mamma me ne compra sempre uno di tutti quelli che chiedo.

  • Voglio anche tutte le costruzioni per costruire il castello di Robin Hood.

  • Dire a quel bambino a scuola, Seiya, che Usagi è solo mia e deve smetterla di offrirle le caramelle.

  • Dire ad Usagi che alle pentoline non voglio giocarci più e che la terra non mi piace

  • Mangiare gelati per un intero giorno.

  • Imparare a nuotare.

  • Diventare astronauta.

  • Andare sulla Luna

 

« Finito! Poi ne aggiungo altri! Ah no, ne aggiungo un altro che non si sa mai... »

 

  • non farmi più rubare l'ultima fetta di torta da Usagi.

 

 

 

« L'hai letta? »

« Ogni rigo... » annuì la ragazza decisamente divertita « Cos'è questa storia delle “cosine di Usagi”? »

« Era la preoccupazione di un bambino innamorato » si giustificò Mamoru con palese faccia tosta.

« Sai Mamo chan, uno di questi non si avvererà mai »

« Intendi quello sulla Luna? »

« Oh no no, intendo l'ultimo... si sa che l'ultimo pezzo di torta spetta sempre a me. »

« Io dico che so come corromperti... »

Mamoru si avvicinò alla ragazza ed in breve la caricò in braccio mentre la ragazza lanciò un piccolo urletto divertito.

« Che combini? »

« Ah non lo sapevi? Visto che stamane sei addirittura più bella di ieri, è ancora più rischioso girare per casa in questo stato e visto che sono un Lupo cattivo, adesso mi prendo la mia cappuccetto rosso. »

« Ma non ero una principessa? »

« Una principessa con un cappuccio rosso. »

Mamoru trasportò di nuovo Usagi in camera mentre l'odore di patate si faceva nuovamente acre, simbolo che anche questa volta s'erano bruciate.

Probabilmente non avrebbero mangiato le patate neanche quel giorno e l'armonia ritrovata li avrebbe fatti vivere su una nuvola ancora per un bel po'.

Qualche volta avrebbero litigato, altre si sarebbero amati con forza e passione, altre con gioia e dolcezza.

Avrebbero passeggiato insieme per tanto tempo, ammirato i petali di ciliegio, i frutti, le foglie ingiallite e l'albero soglio.

Avrebbero mangiato una torta e litigato per l'ultima fetta davanti ai genitori felici.

Avrebbero sorriso con gli amici, giocato a rincorrersi per casa, osservato le stelle seduti sul tetto.

Nel futuro avrebbero fatto tante cose, dovevano solo camminare insieme giorno dopo giorno ed il presente sarebbe mutato in futuro, regalando loro le gioie dello stare insieme.


 

 

 

 



Tra presente e passato eccoci all'ultimo capitolo.
Prima di tutto spero che vi sia piaciuto e voglio ringraziare tutti coloro che hanno seguito questa storia perchè siete stati in tanti e mi avete aiutato con il vostro supporto.
Spero vi sia piaciuta la conclusione che gli ho voluto dare, senza troppi giri di parole perchè forse tra di loro non c'era bisogno di parlare ma di aprire il cuore ed amarsi anche solo con un sguardo, fidandosi l'uno dell'altro ancora una volta.
Detto ciò, come promesso, vi avevo annunciato che avrei parlato un pò della nuova Fan Fic che scriverò e che al momento è in fase Alfa XD

Il titolo sarà: Oltre la nebbia

La storia verrà probabilmente suddivisa in due parti e viaggerà tra passato e presente, mostrandoci la vita di alcune adolescenti che noi "conosciamo" bene con dei problemi questa volta un pò più gravi.
Ognuno avrà il suo fardello, ognuno la sua storia e troveremo una Usagi una pò cieca, abbagliata dalle emozioni della gioventù.
Ci sarà un piccolo mistero e non vi dico altro...

Pubblicherò anche un disegno nella storia che spero vi faccia incuriosire ancora di più.
Detto ciò, spero che questa storia vi entusiasmi e che la seguirete così come avete seguito L'amore è un gioco.

Posso dire di essermi affezionata a tutti voi recensori e che siete un valido aiuto per me!

Vi ringrazio e ringrazio anche coloro che hanno letto questa storia!

A presto


un bacione

La vostra Kate

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