Mio padre? Frank Iero

di PrincesMonica
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** E' Jared? ***
Capitolo 3: *** Monica, Te la ricordi? ***
Capitolo 4: *** Di Echelon ne basta una in famiglia ***
Capitolo 5: *** Mio Padre? Frank Iero! ***
Capitolo 6: *** Sì piccolo, noi! ***
Capitolo 7: *** Di cosa hai Paura? ***
Capitolo 8: *** Jay è solo un amico ***
Capitolo 9: *** La Sposi? ***
Capitolo 10: *** Mi fa Male l'Orecchio, Jared. ***
Capitolo 11: *** Da nostro Figlio ***
Capitolo 12: *** Arriverà un giorno in cui ti innamorerai ***
Capitolo 13: *** Non Scapperò mai più ***
Capitolo 14: *** Ovviamente, Tesoro ***
Capitolo 15: *** Lui è Frank ***
Capitolo 16: *** Tu Conosci il mio Papà? ***
Capitolo 17: *** Epilogo: Come te ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Titolo: Mio padre? Frank Iero
Autrice: princes_of_the_univers
Disclaimer: più che mai i fatti narrati non corrispondono a verità. Inoltre, sebbene il titolo possa far pensare al contrario, i MCR e Mr Iero non partecipano alla storia, se non in minima parte.
Timeline: 2006
Commenti: princes_of_the_univers@italianmarsarmy.com
Note: Questa storia l'ho iniziata parecchio tempo fa. E' probabile che dal 4 capitolo in poi notiate un cambiamento di stile, dato che da parecchio non scrivevo.
Inoltre vi avviso che è possibile che la pubblicazione si fermi spesso, dato che sto per iniziare il 5 capitolo or ora.

PROLOGO

Settembre 1998

Il sole stava scendendo pigro all’orizzonte e la spiaggia si tingeva di arancio. Ormai i bagnanti erano rari e dispersi, più per il ritorno al lavoro che per la stagione. L’estate era finita, ma a Los Angeles non arrivava mai il vero freddo.
Due figure camminavano lente: lei teneva i sandali in mano, agganciati alle dita grazie ai nastri, i jeans arrotolati per non toccare la sabbia e la camicia blu abbottonata a metà, perfetta per far esaltare la scollatura.
Lui aveva ancora le scarpe da ginnastica ai piedi, un paio di pantaloncini neri lunghi fin sotto al ginocchio e una t-shirt bianca molto austera.
Stavano vicini uno all’altra, le dita si sfioravano, ma non si intrecciavano mai. Erano silenziosi mentre si dirigevano verso la diga.
Monica, questo il nome della ragazza, pensò che fosse giusto così: quel luogo era stato IL loro luogo. Lì si erano messi insieme 4 anni prima; lì avevano fatto l’amore per la prima volta insieme, sotto le stelle; lì si sarebbero lasciati. Una fuggevole lacrima le scese per la guancia. Con un gesto veloce la tolse via: non voleva che lui la vedesse piangere. Lei doveva essere forte, come sempre.
Guardò il suo compagno: i rayban nascondevano gli enormi occhi grigi, quasi sproporzionati rispetto al resto del viso. Quegli occhi che riuscivano a leggerla dentro fin nei recessi più intimi della sua anima. Quegli occhi che l’avevano stregata fin dal primo giorno che l’aveva conosciuto ad un party per “My so Called Life”. Era così carino: regalava sorrisi a chiunque e lei, addetta al catering, non era da meno. Folgorante.
Monica sorrise al ricordo.
Si sedettero sugli scogli, così vicini eppure ormai irrimediabilmente lontani.
Siamo ad un punto morto, eh?” chiese lui. Domanda retorica, pensò Monica, ovvio che erano ad un punto morto, che ci facevano lì, altrimenti?
Mi sa di sì.” Si limitò a rispondere lei. Lo guardò nuovamente: lui teneva lo sguardo puntato verso il mare. Una leggera barbetta faceva capolino e i capelli si muovevano al vento. Era veramente bellissimo.
Ci stiamo veramente lasciando.” Un’affermazione secca. Per quanto odiava ammetterlo, anche lui sapeva che quella storia si stava perdendo tra le onde.
Sì, Jay. Ci stiamo lasciando.”
Mi spieghi perché?” Un ultimo disperato tentativo di salvare le cose. Inutile, peraltro.
Jay, tu stai definitivamente spiccando il volo come attore e, non contento, tu e tuo fratello avete finalmente in mano una band degna di questo nome. Stai per partire e non sai quando tornerai. E io che faccio? Resto a casa come una scema aspettando il tuo ritorno? Non ci riesco. Sarò egoista, ma ti voglio qui, con me.” Silenzio, pausa di riflessione “E tu non ne sei capace. Non riesci a stare fermo in un posto. Qui non hai niente che veramente ti lega, certo non io.”
Io ti amo.” Un’altra affermazione secca.
Anche io, in effetti.”
Tornò il silenzio. Leggere onde si infrangevano sulla diga. I gabbiani lanciavano le loro urla al cielo.
E Monica piangeva. Quietamente, silenziosamente, ma non era sfuggito a Jared. Raramente gli sfuggiva qualcosa quando si trattava di lei, che fosse un sorriso o un tremito. O lacrime, come in quel momento.
Tornerò.”
No, non lo farai. O almeno non lo farai per me.” Sospirò Monica. Quella consapevolezza la colpì come un pugno nello stomaco: per quanto lui la potesse amare anche alla follia, nella sua vita esisteva prima se stesso. L’incredibile voglia di rivalsa che aveva accumulato in tutti gli anni di pellegrinaggio con la madre era uscita e non aveva ancora smesso di farlo puntare in alto. Voleva sempre di più e non si sarebbe fermato fino a quando non l’avrebbe raggiunta.
Quindi ci lasciamo così, senza rancori ed in amicizia.” Fece Jared. Monica sorrise mestamente: era più vecchio di lei, ma per quanto riguardava i sentimenti e le relazioni sembrava ancora un bambino.
Senza rancori di sicuro… ma in amicizia, la vedo assai difficile.” Si voltarono per guardarsi. Jared si era anche tolto gli occhiali.
Colpo basso” Pensò tra sé Monica
Noi due, ormai, non potremo mai più essere amici. Chi ha avuto una storia lunga così tanto, non può restare amico dell’altro, perché ricorderà sempre i suoi baci, le sue carezze, il suo amore. Io e te, Jay, non saremo mai amici.” Le parole scivolarono nel vento. Un leggero tremito percorse la schiena di Jared. La stava perdendo e non ci poteva fare assolutamente nulla, anche perché quello che gli aveva detto era fottutamente vero.
Monica…”
Dimmi.”
Stai per andartene?” sembrava tranquillo, ma lei riuscì a sentire una lieve nota stonata. Anche lui voleva piangere, ma si stava trattenendo.
Sì.”
Lui non disse nulla, si limitò a prenderle la mano, intrecciando le dita, per poi attirarla verso di sé. Lei se lo era aspettato e anche se sapeva che avrebbe dovuto rifiutare, si lasciò baciare.
Da lontano parevano una classica coppietta di innamorati felici, invece lei sentiva in quel contatto tutto l’amore, le parole non dette e l’addio finale. Era un bacio disperato, di un uomo ferito che si ritrovava improvvisamente solo. Era il bacio di un amante a colei che lo stava rifiutando.
Si staccarono: Monica si alzò e prese a camminare verso la sua auto. Ormai le lacrime scendevano copiose e lei non le poteva fermare. Non le voleva fermare. Si girò un’ultima volta verso Jay e dal leggero brillio sulla guancia capì che il sole non era l’unico ad essere morto quella sera.
Si era portato dietro i loro cuori.

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Capitolo 2
*** E' Jared? ***


Rieccomi. Posto un giorno prima rispetto a quando avevo programmato, così per far leggere anche Lory prima che torni Interless a causa studio.

Mi sono dimenticata di fare una piccola premessa nelprologo: questa è una storia, come capirete già ora, che tocca degli argomenti piuttosto spinosi, soprattutto perchè non li ho mai vissuti in prima persona. Probabilmente potrebbero non sembrare completamente realistici, ma cercate di perdonarmi.
In più è una storia abbastanza improntata sul rosa: chi mi conosce sa bene che normalmente le mie storie hanno tinte un po' più forti, ma che vi posso dire? Una ragazza ogni tanto ha bisogno di cambiare. Da questo punto di vista la storia sarà abbastanza leggera e non credo che la farò durare moltissimo.

E adesso per voi il capitolo. A fondo pagina lo spazio autore ^^

Capitolo 1: E' Jared?

2006

Sole, aria fresca, belle ragazze. Che poteva chiedere di più un batterista come lui? Niente. Shannon Christopher Leto si stava godendo uno degli ultimi giorni di libertà prima di iniziare il nuovo tour americano. "A Beautiful Lie" era appena uscito e il riscontro era stato freddino. Ovvio, non da parte dei loro amati Echelon, ma dal resto del mondo sì. Anche il loro primo album aveva ricevuto una tiepida, se non addirittura fredda, accoglienza, era piaciuto alla critica e ai ragazzi della "Old School", ma alla fine le entrate erano state appena pari pari alle uscite. Almeno con i live ammortizzavano bene, sempre che Jared non decidesse di spaccare qualche chitarra.
Per quanto riguardava lui, si sentiva abbastanza tranquillo: si era appena fatto passare lo sfizio di comprarsi alcuni pezzi nuovi per la sua amata Christine e quindi era più che pronto per partire e spaccare il mondo. I 30 Seconds to Mars stavano per iniziare la loro magica avventura. Almeno era quello che speravano tutti e quattro.
Prese a fissare il seno di una ragazza che correva incurante di lui: MP3 nelle orecchie e via per il sentierino. Ottima cosa per lui.
Dietro di lei venivano due figure completamente diverse: un bambino teneva per mano una donna. Lì per lì Shannon non ci fece molto caso, poi qualcosa catturò la sua attenzione: i capelli di lei. Alzò nuovamente lo sguardo e rimase a bocca aperta. Quanti anni erano che non la vedeva? Minimo sei, se non di più. E non era cambiata poi di molto.
I capelli lunghi e scuri cadevano dolcemente sulla schiena, il volto ovale sembrava rilassato e gli occhi nocciola erano separati dal mondo da degli occhiali dalla montatura celeste. Stava parlando con il bambino che le trotterellava accanto: jeans, felpa e scarpe da ginnastica. Fantastico.
“Monica!” Urlò per farsi sentire.
Lei si fermò e prese a girarsi su se stessa per capire da dove proveniva la voce. Shannon la chiamò ancora e finalmente lo vide. Si era aspettato un'espressione incredula, ma tranquilla, invece quello che vide fu puro terrore. Ok, non la vedeva da anni ed era stata il grande amore di suo fratello, ma addirittura fare quella faccia gli sembrava esagerato. Andò tranquillo da lei.
"Ciao!" Esclamò.
"Ciao Shannon." Stessa voce, dolce, ma impaurita.
"Sono secoli che non ci si vede. Come stai?" Cercò di intavolare una discussione.
"Tutto bene, si tira avanti."
“Oh bhe….ottimo.” Sembrava che lei non volesse stare vicino a lui.
“Mamma. Lui è il batterista dei 30 Seconds to Mars.” La vocetta del bimbo riportò Shannon sulla terra. Mamma? Fissò Monica: aveva dipinta sul volto l’espressione tipica di chi è stato incastrato alla grande.
“Sì, Alex. Lui è Shannon. Ci conosciamo da un po’.” Shan era ancora a bocca aperta senza riuscire a capire cosa doveva dire.
“Mamma?” esalò tutto ad un fiato. Monica annuì.
“Senti, vai a fare un giro sulle altalene, che io parlo con Shannon, ok?” il bambino urlò di felicità a si precipitò sull’altalena lì vicino, mentre Shannon ancora fissava la ragazza con sorpresa.
“Da quanto?” riusciva a formulare solo domande basilari. Mettere un soggetto e un verbo coniugato era una cosa fin troppo difficile in quella situazione.
“Sei anni. A giugno del prossimo anno compie 7 anni.” Rispose prontamente lei sorridendo. All’inizio aveva pensato di scappare via in fretta, senza dargli tempo di scoprire che Alex era figlio suo, invece, ovviamente, il suo bambino non era riuscito a stare zitto i secondi necessari e l’aveva fregata alla grande. Decise che quella sera Alex non avrebbe avuto il gelato per dolce.
“E ci conosce…” affermò Shan memore di quello che il bimbo aveva detto prima.
“Ovvio che vi conosce. È figlio mio, vuoi che da Echelon quale sono non gli avrei fatto conoscere il mio gruppo.” Fece Monica con cipiglio.
"Sei un'Echelon? Proprio tu." Shannon sembrava sorpreso.
"Certo, perchè questi dubbi?"
"Bhe, visto quello che c'era tra te e Jared pensavo che...bhe, sì, insomma, non amassi molto quello che te lo aveva portato via." Un'ombra passò sul volto di Monica.
"Jay sarebbe andato via lo stesso. Ho paura che non sia capace di legarsi veramente a qualcuno, figurati ad una come me." Shannon non commentò: lei non poteva capire. Cioè, forse sì, ma era troppo invischiata nell'argomento per essere obiettiva. Lei non c'era quando Jared era andato da lui in lacrime e si era ubriacato perchè l'aveva persa. Lei non c'era quando Jared non era riuscito a dormire per settimane diventando l'ombra di se stesso. Lei non aveva mai veramente capito quanto Jared l'avesse veramente, profondamente ed incondizionatamente amata. E quanto l'amasse tutt'ora, anche se neppure lui lo voleva ammettere.
"E si chiama Alex." continuò senza demordere. "E' un bel nome."
"Lo so." guardarono il bambino mentre volava sull'altalena.
"Quindi ti sei sposata." affermò Shannon andando sul sicuro. Monica sbuffò.
"No."
"Ah...bhe fidanzata, allora." Monica lo fissò seriamente.
"No. Sono ancora single."
"Ma...vuol dire che il padre...Insomma..."
"Il padre non c'è." Lo interruppe Monica. Voleva evitare questa discussione decisamente spinosa, peccato che il batterista non voleva sentirne ragione.
"Il bastardo se ne è andato? Quel brutto figlio di puttana!"
"Veramente no. Semplicemente lui non sa di essere padre ed è meglio così" Shannon si calmò.
"Era violento? Un tossico, un alcolizzato? Uno stronzo?" Monica si sarebbe messa a ridere se la situazione non fosse stata così surreale.
"Niente di tutto ciò. Oddio, forse un po' stronzo sì, in fondo è un uomo." e rise "No, ho preferito non dirgli nulla dopo che...ehm...abbiamo smesso di vederci."
"Capisco."
Il cervello di Shannon stava cercando di elaborare tutto quello che lei gli aveva detto. Non credeva possibile che proprio Monica potesse alla fine essere diventata madre. Ricordava spesso quando prendeva in giro lei e Jared sull'argomento famiglia e di come entrambi lo schifavano. Di Jay sapeva e capiva: il loro passato aveva lasciato cicatrici enormi mai rimarginate, ma credeva che Monica fosse una ragazza come tante, di quelle che da sempre sognano il principe azzurro e la squadra di calcio per casa. Invece l'aveva stupito e non solo su quel fronte. Lo lasciava soprattutto senza parole, il modo in cui riusciva a gestire Jared. I silenzi complici, le litigate senza pietà, le carezze e i sorrisi che si lanciavano, tutto incurante del resto del mondo. A volte si era ritrovato ad invidiarli.
"Mamma, mi arrampico!" La voce acuta di Alex lo riscosse dai suoi pensieri.
"Non metterti a fare la scimmia! Non voglio vederti cadere come l'ultima volta." Shannon si mise a ridere.
"Dio Santo, mi ricorda Jared. Anche lui amava arrampicarsi...oltre che entrare nelle case altrui." Guardò Monica e rimase ulteriormente sorpreso: perchè lo guardava con quell'aria così malinconica e preoccupata?
"Monica, tutto..." La frase gli morì tra le labbra e tornò a guardare il bambino.
Aveva gli occhi enormi, quasi sproporzionati, di un color grigio scuro, come se nel cielo si fosse scatenata una tempesta. I capelli lisci e lunghi fino alle orecchie castani scuri, come quelli della madre, il volto allungato, con le labbra sottili dischiuse in un enorme sorriso. Naso e orecchie erano le copie sputate di quelli di Monica. Il resto sembrava il ritratto identico di...
"Jared..." Sentì il suo cuore fermarsi per un paio di battiti e poi riprendere a correre all'impazzata. Era diventato bianco come un lenzuolo e sentiva i palmi delle mani sudate. "Il padre è Jared?"
Monica fremette. Sapeva che se si fosse messa a parlare con Shannon, qualcosa sarebbe venuto fuori. Per quanto lui fosse un goliardico che non prendeva mai nulla sul serio, non era stupido. Sapeva fare due più due e aveva entrambi gli addendi della somma. Morale: era arrivato alla soluzione. Decise di rimanere in silenzio: cercare di spiegare avrebbe creato solo più caos.
"Monica, porco cane, rispondimi! Alex è figlio di Jared?" Lo stomaco di Monica era stretto in una morsa d'acciaio. Stava trovando difficile riuscire a non piangere e a rispondere allo stesso momento.
"Sì." Riuscì a mormorare.
Shannon crollò sulla panchina lì vicino. Le gambe si rifiutavano di sostenerlo.
"Cazzo..." era frastornato. Non ci poteva credere, non ci voleva credere. "Perchè diavolo non glielo hai detto?" Monica si sedette vicino a lui, ma non troppo: voleva avere un po' di spazio per scappare meglio, se lui le avesse tirato un pugno. In realtà Shannon non aveva mai menato una donna, che lei sapesse, ma non si poteva mai dire. I tempi cambiano.
"L'ho scoperto un mese circa dopo che ci siamo lasciati. Avevo già la cornetta in mano, ma ho cambiato idea. Lui aveva iniziato la sua vita, di me non si interessava più. Che pensi che avrebbe fatto? Lasciato tutto per mettere su una allegra e gaia famiglia." Rise amaramente "Proprio lui, Jared Joseph Leto, l'uomo senza legami. Figurati."
"Ma...ma...Lui sarebbe corso immediatamente da te. Lui non ti avrebbe mai lasciato sola...tu...cazzo Monica, dovevi dirglielo!" Si stava arrabbiando, anche se una parte di sè sapeva che il discorso che lei gli aveva fatto non faceva una grinza.
"Ma non l'ho fatto. E non lo farai neppure tu!" Shan strabuzzò gli occhi.
"Non puoi chiedermi di stare zitto. Non su una cosa del genere. Qui non si tratta di mantenere il segreto su una festa o su un regalo particolarmente importante. Porca puttana, qui si tratta di un figlio. Vostro figlio! E poi non pensi ad Alex? Non avrà bisogno di qualcuno anche lui?" Maledetto, la colpiva proprio dove tutta la sua determinazione aveva la falla.
"Guarda che ne sono perfettamente consapevole e, tranquillo, che non sono qui a rigirarmi i pollici, lo sto cercando un compagno. Solo che fino ad adesso non ho avuto fortuna, tutto qui."
"Ma non dire cazzate. Lui ha già un padre ed è giusto che sia lui a crescerlo, non un estraneo." Anche Monica stava iniziando ad alterarsi.
"Jared è un estraneo per Alex, tanto quanto qualsiasi uomo. Smettila, Shannon, non credere che non mi sia mai fatta questi discorsi o che nessuno mai me li abbia fatti. Li sento ogni giorno da quando decisi di tenere il bambino, quindi non farmi la predica, perchè tanto io non cambio idea. Non voglio che Jared sappia nulla, ti prego."
Shannon non rispose. Voleva bene a Monica, le era sempre piaciuta come ragazza, ma non poteva far questo a suo fratello. Sorrise quando trovò la via d'uscita a tutto.
"Ok...non gli dirò nulla."
Monica lo guardò sospettosa: possibile che cedesse così facilmente? Smise di pensarci quando Alex corse verso di lei.
"Mamma, la prossima volta mi presenti Frank?" le chiese con occhi speranzosi. Visto da vicino la somiglianza con Jared era ancora più marcata. Shannon non riusciva a capire come non se ne fosse accorto prima. Forse perchè non lo aveva veramente guardato: i bambini non gli interessavano.
"Alex, tu mi manderai al manicomio." Fece Monica.
"Allora, Alex..." Iniziò Shannon. Monica lo guardò allarmato "...Hai un membro preferito dei 30?"
"Sì!" Fece lui sicuro.
"Io?" Domandò Shannon.
"No! A me piace la chitarra! Mi piace Tomo!! E anche Jared. Suonano la chitarra tutti e due." Gli disse come se non lo sapesse.
"Ah, ti piace Jared, ma va la?" E guardò Monica sorridendo trionfante. Lei si limitò ad insultarlo mentalmente.
"Andiamo Alex, la nonna ci aspetta."
"Shannon, tu conosci Frank?" chiese Alex.
"Frank?"
"Alex, andiamo!!! Non tormentarlo ancora. Saluta."
Il bambino ubbidì e poco dopo madre e figlio camminavano verso l'uscita del parco, con Shannon che li fissava soddisfatto.
"Io non dirò niente a Jay, ma a qualcun altro di sicuro..." mormorò, per poi tornare perplesso. "Frank?"


SPAZIO AUTRICE

Credo che dopo questo incontro con Shannon si siano capite un po' di cose. Vi avviso fin da adesso che non sarà una storia dai mille casini o problemi. Sarà abbastanza regolare, in quanto sono una tifosa della vita serena e dell'appianamento dei problemi. Quindi niente cataclismi o tragedie.

A tutte Voi che avete recensito: Grazie!!!!!! Spero di vedervi anche per il primo capitolo!

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Capitolo 3
*** Monica, Te la ricordi? ***


Capitolo 2: Monica. Te la ricordi?

Shining era uno dei suoi film preferiti. Lo affascinava Jack Nicholson e la sua incredibile capacità di trasformismo. E poi Kubrick era un maestro.
Jared, spegni quel coso, mamma sta arrivando.” Shannon era raggiante e pure il fratello se ne rese conto. Evidentemente la sera prima aveva cuccato alla grande. Prese il telecomando del videoregistratore e bloccò la riproduzione, passò le mani sulle gambe, come a voler togliere un invisibile granello di polvere e si alzò.
Jared stava bene. Si sentiva bene. Era un attore quasi di enorme successo, un cantante amato dai suoi Echelon e fantasticamente single. Storielle quando le voleva e poche altre preoccupazioni al mondo. ABL avrebbe sfondato, bisognava solo avere pazienza. Non poteva essere altrimenti, era un album pieno di concetti ed importante. Era solo passato leggermente in secondo piano.
Oh, mi stai sentendo?” Shannon era davanti a lui che lo fissava. Era strano, ogni volta che lo guardava provava una sorta di dubbio genetico. Potevano essere figli degli stessi genitori? Gli occhi erano così diversi che ogni volta ci pensava. Certo, poi rinsaviva e capiva che i suoi dubbi erano stupidi: il naso, per dirla una, era identico. Stessa cosa la forma del mento e anche la linea delle labbra. Che poi Shannon avesse il labbro inferiore più grosso del suo, era secondario.
Scusa, dicevi qualcosa?” Shannon alzò gli occhi al cielo.
È mai possibile che quando io parlo tu non mi ascolti mai? Comunque, adesso arriva mamma e tu…bhe cerca di non arrabbiarti troppo.” Jared lo guardò senza capire: perché avrebbe dovuto arrabbiarsi? Si era fatta di un qualche colore strano alla testa? Sperò di no, il biondo le stava divinamente. Come il nero stava bene a lui.
Va bene.”
E riprese a fissare il solito punto.
Shannon lo guardò seriamente: si chiese che cosa, onestamente, avrebbe fatto Jared avendo scoperto di avere un figlio. Era imprevedibile, poteva scattare come una molla o prenderla con filosofia. A Shan non era andata giù la questione: Monica era sempre stata una ragazza razionale ed intelligente. Non gli pareva possibile che si fosse comportata in quella maniera su un fronte così delicato come un bambino. E per questa ragione ne aveva parlato con sua madre. Costance era l’unica persona al mondo che sapeva come era andata tutta la loro vita, soprattutto quando erano bambini. Sapeva i pianti che avevano fatto chiedendo del padre, gli enormi sforzi per arrivare a fine mese, la felicità di una nuova famiglia. Era l’unica persona che avrebbe potuto trovare le parole adatte per spiegare a Jared che era diventato padre di un bel bambino di sei anni.
Il campanello squillò, ridestando da i loro pensieri i due uomini. Shannon andò ad aprire la porta, mentre Jared si alzava per andare incontro alla madre. Non la vedeva da qualche settimana e si vergognò di questa sua mancanza: un conto era essere in giro per un film o per una turnè, ma stando a LA era impossibile.
Come entrò nella stanza, Jared capì che c’era qualcosa che non andava. Ok, era sempre bionda, ma i suoi occhi scrutatori sempre dolci verso i figli, erano duri, concentrati, con una espressione battagliera. I lunghi capelli biondi scendevano quasi disordinati sulla spalle, come se non si fosse presa la briga di dargli forma. E la bocca tirata, le dolci labbra a formare una linea unica. Jared pensò che fosse furiosa e sperò sinceramente che non lo fosse con lui.
Ciao Mamma.” E così dicendo la abbracciò con forza. “Come stai?”
Io sono furiosa.” Ecco appunto…
Scusa, lo so che non mi sono fatto vedere da un po’. Prometto che mi faccio perdonare.” Costance lo guardò confuso.
Guarda che non ce l’ho con te, anche se apprezzerei una maggior presenza dei miei figli ai pranzi domenicali.”
Jared guardò Shannon, come per capire se lui ne sapeva qualcosa e gli fu sufficiente vedere il sorrisino tirato del fratello per intuire che tra quei due serpeggiava qualcosa.
Siediti Jay, dobbiamo parlare di cose serie.”
Oh mio dio, stava male… o la nonna stava male.
Ruby è ok, vero?” la donna sembrava interdetta.
Sì, certo sta benissimo. Stiamo tutti bene per ora.” Lui rilasciò un muto sospiro di sollievo. Era terribilmente legato al lato materno della sua famiglia: sua madre e sua nonna lo avevano cresciuto tra mille difficoltà. Non era stato facile girovagare per l’America e riuscire a non perdersi anni di scuola. Alla fine lui e Shannon avevano avuto tutto: una istruzione, gli strumenti musicali rudimentali per iniziare a coltivare la loro passione, vestiti e cibo. Magari non sempre di prima mano, ma non gli era mai mancato nulla. E tutto questo grazie a quelle due incredibili donne. L’idea di perderle gli pareva intollerabile.
Ok, bene…quindi di che dobbiamo parlare? Hai avuto noie da qualche fan particolarmente invadente?” lei scacciò la cosa con un gesto della mano.
Vuoi stare zitto?” Jared s’ammutolì sorpreso e si ritrovò improvvisamente indietro nel tempo, quando Costance lo sgridava perché non studiava abbastanza. Ah no, quello era Shannon. Guardò il fratello che aveva un’espressione grave.
Ok, sputate il rospo, ho capito che c’entrate entrambi.” I due interpellati si guardarono e Shan annuì con il capo. Era giunto il tempo.
Bhe, intanto siediti.” Jared ubbidì scocciato: odiava perdere tempo e sembrava che tutto il cipiglio battagliero di sua madre si fosse perso. “Ecco… l’altro giorno Shannon era al parco. Sai, sole, aria fresca…” che diavolo stava andando a blaterare sua madre? Che gliene fregava a lui di quello che faceva Shan nel suo tempo libero? “… e camminando ha incontrato una persona che tu conosci molto bene.”
Chi?”
Ehm…Monica. Te la ricordi?”
Chiedeva anche se se la ricordava? Solo sentire quel nome gli fece smettere di battere il cuore. Il respiro gli si era smozzato in gola e sentì, senza guardarsi allo specchio, che era impallidito.
Monica… un nome, una condanna. Non tenerla legato a lui era stato uno dei suoi errori più grandi. Il dolore che aveva provato per non averla più nella sua vita non era ancora scomparso. Nessuno sapeva, ma spesso si svegliava o sbranato dagli squali, o con le labbra di lei che lo baciavano. Il vero sentimento era perso, ma il ricordo della felicità che aveva provato per quei tre anni era vivo ed indelebile. Scrivendo Was it a Dream? Aveva pensato a lei. E anche ora, in quel soggiorno illuminato dal caldo sole di Los Angeles, gli parve di vederla mentre gli sorrideva sbarazzina, ancora nuda dopo aver fatto l’amore appena sveglia. Rivedeva i suoi occhi castani, con quelle particolari sfumature verdi all’esterno delle iridi, oppure la leggera cicatrice sul suo labbro superiore, le chiare lentiggini che diventavano più scure d’estate.
Si ritrovò senza fiato, un turbinio di emozioni sepolte stavano tornando a fargli visita: sapeva che Monica viveva nella sua stessa città, ma non averla vista o sentita gli aveva fatto credere che lei fosse sparita. Il fatto che Shannon l’avesse incontrata così facilmente al parco lo mandava in confusione.
Chiuse gli occhi e prese un profondo respiro.
Come sta?” che domanda del cazzo.
Sta bene. E’ in forma…un po’ più magra di come me la ricordavo, ma a parte questo tutto ok. Molto bella e…”
Shannon… “ Costance scosse il capo “…non credo sia questa la cosa fondamentale.”
E cosa quindi? Ok, l’ha incontrata, sta bene, è ancora più figa…bene, ne sono contento. Posso alzarmi e andare a finire quello che stavo facendo?”
No, non abbiamo finito.”
E quindi cosa vuoi, mamma?” non potevano arrivare a parlargli di Monica e pensare che facesse i salti di gioia.
Monica era in compagnia di un bambino.” Jared la fissò sorpreso e divertito. Monica che faceva la baby sitter? Oh cielo, proprio lei che i bambini li odiava. Ne avevano anche parlato un paio di volte ed arrivavano sempre al punto che loro, un figlio, non lo avrebbero mai avuto. Neppure lui voleva una famiglia. “Il suo bambino.”
Seconda mazzata della giornata. La sua Monica era una mamma. No, impossibile. Si mise a ridere. Costance e Shannon si guardarono perplessi: era una reazione normale quella?
Non era Monica, impossibile. Lei non li vuole i figli. Shannon ti sei sbagliato.”
No, Jay, non mi sono sbagliato. L’ho vista e ci ho parlato. E lei ha confermato.” Il sorriso di Jared si congelò. Quindi alla fine, nonostante le mille parole, una famiglia tipo se l’era costruita anche lei. E quel che peggio, non con lui.
Fantastico. Ora posso andarmene?” doveva uscire, doveva andare a recuperare un po’ di ossigeno, dato che in quella stanza sembrava non essercene più.
Il bambino ha quasi sette anni, Jared.” Guardò senza capire. Che gliene fregava lui dell’età di quel marmocchio? “Jared, è tuo figlio.”
Scese un silenzio irreale: l’unico suono era quello delle lancette dell’orologio a muro della cucina. Lontano, quasi alieno.
Jared guardò sua madre e poi il fratello che sembrava dispiaciuto per aver saputo quelle notizie.
Ringraziò il cielo di essersi seduto sul divano, altrimenti di sicuro sarebbe crollato a terra: sentiva di avere le gambe che gli tremavano.
Un figlio.
Un bambino.
Il suo bambino.
Avuto con Monica.
No, era qualcosa che non riusciva a digerire così a mente fredda. Lui non poteva fare il padre, lui non ne era capace. Oltretutto non lo aveva mai visto. Quindi? Poteva tranquillamente far finta che quel bambino non fosse suo.
E com’è?” Shannon fu preso in contropiede.
In che senso, com’è?” Jared sbuffò.
Alto, basso? Magro, grasso? Biondo, moro? Bianco, verde o blu? Cazzò Shan, come è fatto?”
E’ il tuo ritratto fatto e finito. Sembri tu a 7 anni…tranne le orecchie. Quelle le ha prese da Monica. Ha anche i tuoi occhi grigi.” Cercò di immaginarselo, ma onestamente non ci riuscì.
Gli interessava di più immaginarsi come fosse Monica con il pancione, se radiosa o perennemente incazzata. Voleva capire come lei lo trattava, lo stava crescendo. Si chiese se fosse normale che lui non provasse neanche un po’ di interesse per quello che doveva essere suo figlio ed invece era ossessionato dall’immagine della sua ex.
Si abbandonò sul divano e chiuse gli occhi: il suo cervello aveva finalmente ripreso il suo lavoro. Il perché lei non gli avesse detto nulla, era chiaro: si erano appena lasciati, lui stava diventando famoso e lei se ne era andata perché lui non avesse limiti. Si erano lasciati ancora innamorati uno dell’altro, ma avevano deciso di far prevalere la sua vita di attore piuttosto che la loro relazione. Avevano avuto paura.
Posso andare ora?” domandò per l’ennesima volta “O avete altri pettegolezzi da riferirmi?” i due lo guardarono sconvolti.
Jared, stai scherzando?” fece sua madre.
No. Mi avete detto che Monica ha un bambino. L’ho capito, ora posso andare a farmi una passeggiata con il cane? Giuda ha bisogno di fare i suoi bisogni.”
Cazzo, Jared! Qui stiamo parlando di tuo figlio!” esclamò Shannon avvicinandosi. Era rimasto tutto il tempo fuori portata dalle mani di Jared, appoggiato allo stipite della porta-finestra del soggiorno.
No, qui state parlando del figlio di Monica che, casualmente, è anche figlio mio. Ma non l’ho mai visto, non so che faccia abbia e, soprattutto, non ne ho mai saputo l’esistenza.” Finalmente era riuscito ad alzarsi da quel fottuto divano.
E vorresti lavartene le mani?” Anche Costance era di nuovo in piedi.
Perché, cosa dovrei fare? Andare la e decidere di diventare un papà. Non ce n’è bisogno.” Gli arrivò uno schiaffo a mano aperta. Da che ricordasse, il primo dopo almeno 30 anni. “Come puoi proprio tu dire che un bambino non ha bisogno di suo padre!”
Quel bambino non ha bisogno di me come padre. Certo che ce ne vuole uno, credi che sia così completamente stupido? Ma Monica ha fatto una scelta che non comprende la mia presenza al suo fianco.”
Che si fotta Monica!” esclamò Costance tra l’incredulità di entrambi i figli. E da quando lei diceva le parolacce? “Tu lo sai che le ho sempre voluto bene, un po’ come quella figlia che non ho mai avuto, ma qui ha sbagliato. Un bambino ha diritto ad un padre e il vero padre ha almeno il diritto a saperlo. Adesso lo sai, non puoi voltare pagina facendo finta che sia tutto come prima. Devi prenderti le tue responsabilità.”
Lei non vuole.”
E tu cosa vuoi, figlio mio?” Jared respirò un paio di volte.
Non lo so. Devo saperlo ora, a due minuti dalla notizia più shoccante di questi mesi? Io non ho voglia di fare il padre, non ho tempo, neppure. È appena uscito ABL, ho alcuni film da dover girare. Non posso restare fermo qui.”
Ma..”
Ma so che la mancanza di una figura maschile per un bambino piccolo non è cosa facile.”
Vai da lei, parlale, conosci tuo figlio. Almeno ti fai un quadro intero della faccenda.”
Jared non rispose, prese il collare del suo fedele Giuda e pure quello per Pitagora. Lasciò sua madre e suo fratello a confabulare in salotto.
Il sole lo cullò lungo Hollywood Boulevard: sentiva i cani che tiravano, ma a parte quello, il mondo sembrava ovattato. Non sentiva rumori, non sentiva i suoi pensieri. Non sentiva nulla.
Nella sua mente aveva solo un pensiero: come era suo figlio? E, più in profondità: come era Monica?

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Capitolo 4
*** Di Echelon ne basta una in famiglia ***


Capitolo 3: Di Echelon ne basta una in famiglia

Avere un pomeriggio completamente libero, sembrava un miracolo. Quando finiva di lavorare, doveva scappare a prendere Alex a scuola, aiutarlo a fare i compiti, pulire la casa, stirare e pensare per la cena. Due volte alla settimana lo doveva portare a minibasket e non doveva dimenticare gli incontri con l’assistente sociale. Per fortuna che quell’ultima incombenza stava diventando una cosa simpatica, piuttosto che una fastidiosa routine.
La sua prima assistente sociale era stata un’arpia, che la trattava come una merda perché era single e non faceva niente per trovare un compagno che si prendesse cura di lei. Stava quasi per portarle via Alex. Per fortuna le sue lamentele e le proteste congiunte di sua madre, decisamente conosciuta nell’ambiente del pubblico sociale, l’avevano allontanata. Monica aveva così pregato perché le arrivasse qualcuno di meno solerte. Perché non poteva avere un assistente sociale che se ne fregava? quando si presentò nuovamente all’ufficio del consultorio, per poco non si mise a ridere. Aveva davanti a se una donna di qualche anno in più di lei, con i capelli biondi e ricci e un sorriso splendente. Alex l’aveva adorata da subito. Lei, inizialmente, era rimasta piuttosto diffidente, ma ci era voluto poco perché il loro rapporto cambiasse da assistente/assistita ad amiche. Anzi, ad amiche vere.
Reneè, questo era il suo nome, non l’aveva mai giudicata, si era prodigata ad aiutarla il più possibile, anche andando un po’ fuori dalle regole tracciate, quanto bastava perché lei, Monica, potesse arrivare a tenersi il bambino.
Ovviamente avere una assistente sociale buona non significava che la sua vita dopo la nascita di Alex fosse stata facile. Suo padre l’aveva definitivamente dimenticata e, dopo un inizio difficile, sua madre l’aveva accettato ed aiutata. Quella era stata una benedizione.
E ora era lì, nella sua piccola casetta, finalmente a curarsi un po’ senza l’ansia di avere Alex.
Lo adorava, ma a volte riusciva a prosciugarla completamente.
Quindi quella domenica era tutta per lei: aveva portato il bambino a casa del suo amichetto del cuore per la gita allo zoo, si era andata a comprare alcune cose sfiziose per il pranzo in un negozietto italiano. Poi in libreria aveva decurtato il suo stipendio con alcuni nuovi libri e alcuni cd: adesso che non c’era Alex poteva togliere i Chemical e mettere qualcosa di nuovo. Non che Gerard e compagni non le piacessero, ma erano mesi che ascoltava solo quello.
Ed ora, terminato il pranzo a base di tortellini ed una fettina di crostata con la marmellata, era placidamente seduta sul divano con uno dei suoi acquisti fra le mani, la graffiante voce di Eddie Vedder nello stereo e il cucciolo di gatto sulla pancia che faceva rumorosamente le fusa. Non poteva andare meglio.
Suonò il campanello di casa: guardò sorpresa l’orologio. Alex sarebbe dovuto tornare poco prima di cena. Sperò che non fosse successo nulla. Poi pensò che forse Reneè aveva deciso di passare a bersi un bicchiere d’acqua da lei e fare due chiacchiere.
Chi è?” chiese da dietro la porta.
Jared.” Si immobilizzò. La mano sulla maniglia non si riusciva a muovere: non poteva essere veramente lui. No, aveva sbagliato di sentire, era certamente così. Eppure sapeva che quella voce era assolutamente la sua. Aprì il battente di scatto e lo vide lì davanti a lei.
Era cambiato un sacco eppure era sempre lui: i capelli erano sparati in alto con il gel, scuri come l’ala di un corvo. Il volto sembrava sereno e disteso, eppure Monica vedeva quella classica immobilità dei muscoli che rivelavano il suo nervosismo. Le spalle erano ampie e vedeva benissimo i bicipiti ancora allenati dopo le riprese di Alexander e gli occhi grigi la guardavano fermi. Era come vederlo nel video di Attack e Monica perse qualche battito. Era perfetto. Era l’uomo più bello che lei avesse mai visto. Da sempre.
Che diavolo ci fai qui?”esalò a fior di labbra.
Sono felice di vederti anche io.” Rispose lui con un leggerissimo sorriso. “Posso entrare?” non aspettò neppure che gli desse il permesso.
Si ritrovò in un piccolissimo soggiorno: un divano rosso davanti ad un tavolino, la TV con un lettore DVD di sottomarca. C’era un grande impianto stereo su una delle librerie presenti. Quella stanza sapeva di lei fino in fondo: libri in ogni angolo, CD ordinati e DVD sparsi. Perfino l’odore della casa ricordava lei. Stonavano solo i giochi sparsi per il pavimento. Jared aveva sempre immaginato la sua casa e così era stata.
Sulla sinistra c’era la cucina a vista, giallina, ma piena di adesivi attaccati ovunque. Adesivi per bambini, quelle delle merendine, quelli promozionali della band. Art Attack sul serio.
Come hai fatto a trovarmi?”
È facile se compari sull’elenco del telefono.” Monica chiuse gli occhi e si mise a contare fino a dieci. Forse quando li avrebbe riaperti lui non ci sarebbe stato più e lei avrebbe scoperto di essersi addormentata sul divano. Non accadde. “E comunque, ciao Monica.” Richiuse gli occhi per un istante: come diceva lui il suo nome, non lo diceva nessuno. Baciava la M, soffiava dalle labbra la O per arrampicarsi sulle altre lettere fino alla A finale, dove scendeva dolcemente, come se stesse sussurrandola. O forse era solo una sua impressione.
Ciao Jared.” Lo aveva detto, aveva detto il suo nome ad alta voce dopo anni che tentava, inutilmente, di scordarlo. E lui era lì, più reale che mai. Poi un lampo nel buio. Lo guardò socchiudendo gli occhi come un serpente “Non mi porterai via Alex. Non te lo permetterò.”
Non è mia intenzione.”
Eh?”
Ho detto che non è mia intenzione portarti via il tuo bambino. Perché poi?” Monica chiuse la porta lentamente, senza smettere di guardarlo. Era vestito casual, ma di marca. Niente era lasciato al caso, dai jeans neri sbiaditi e sapientemente sdruciti, alla canotta nera. La giacca di Jeans e uno zaino nero lo facevano assomigliare ad uno studente appena uscito dall’aula.
Allora perché sei qui?” lui si sedette sul divano e si accorse di un paio di occhi grigi che lo fissavano.
A quanto pare c’è più di un cucciolo qui.”
Sì, lui è il gatto di Alex. O meglio, è il nostro gatto. Ha qualche mese, lo abbiamo trovato disperato vicino ai bidoni dell’immondizia e… e perché adesso parliamo del gatto?” Sbottò. Lei aveva deciso di stare ben lontana da lui, niente divano, ma in piedi vicino alla televisione.
È molto bello e dolce.” Lo prese in braccio: era un piccolo batuffolo di pelo grigio e bianco, con il musetto curioso e due grandissimi occhi grigi che lo fissavano. Alzò una zampetta e cercò di toccargli il naso. “Come si chiama?”
Legolas.” Jared la fissò scettico “Alex ama il Signore degli Anelli…quindi.”
Alex o tu?”
Entrambi. Comunque, lascia il gatto e dimmi che cosa vuoi.” Non ce la faceva ad essere brava e gentile. Lui le scombussolava tutto e non riusciva ad essere conciliante.
Sono curioso e lo sai. Quindi vorrei vedere se è vero che questo bambino è simile a me.” La stava guardando seriamente, con un leggerissimo sorriso tirato sulle labbra. Non le stava mentendo.
Andò in camera da letto e prese una piccola foto dove lei e Alex erano insieme. L’aveva scattata sua madre quella estate, quando erano andati in spiaggia tutti assieme. Erano abbronzati, felici e sorridenti.
Gliela porse a Jared che la guardò attentamente: non ci voleva un genio per capire che lui era veramente suo figlio. Stesso colore degli occhi, stesso taglio del viso, stessi capelli lisci, stessa espressione furba.
È…”
Sì, è proprio figlio tuo.” E sorrise. Parlare di Alex era comunque un toccasana per tutto.
Raccontami un po’ di lui. Cosa gli piace? Cosa non…insomma, hai capito no?”
Che ti devo dire? Sta bene, cresce bene. Va a scuola…” notò che Jared sorrideva guardando la foto. Cercò per un breve istante di tirare fuori dal cervello bloccato l’immagine di come sarebbe stata la loro vita assieme se non si fossero lasciati. Non ce la fece, era tutto troppo doloroso. “Adora imparare a leggere: i libri se li vuole leggere da solo, è stufo di sentire me, anche se non ammetterebbe mai che si addormenta quando gli racconta le storie. Deve fare il duro lui.” Rise più tranquilla. “Proprio come te.”
Non è vero.”
Oh sì. Tu sei il classico uomo che non deve chiedere mai e non deve mostrare mai. È sempre stato così.” Non andava bene, parlare di loro era controproducente. Alex era un terreno neutro. “E poi ama la musica. E non solo quella per i bambini. Va letteralmente matto per i Chemical.”
I Chemical? Non mi dirai i My Chemical Romance, vero?”
Certo, perché no?”
Ma come perché no? Li hai mai ascoltati? Non sono testi per bambini, non li può capire o li capisce male e…”
Ohi, ti blocchi? Credi che sia completamente scema? Ovviamente li abbiamo ascoltati insieme e gli ho spiegato tutto. Non lo avrei mai lasciato in balia delle dipendenze e delle ossessioni di Gerard Way.”
E poi me lo fai diventare Romancer. Cazzo, mio figlio dovrebbe essere un Echelon no?”
Di Echelon ne basta una in famiglia.”
Jared la guardò sorpreso. Lei li aveva seguiti per tutto quel tempo? Non poteva essere vero.
Tu ci ascolti?”
È stato più forte di me. Mi ero ripromessa di cancellarti, anche se con Alex è praticamente impossibile. Un giorno piove forte, come succede di rado ad LA, entro in un negozio di dischi per non far prendere troppa acqua al piccolo e lo vedo lì. Il vostro primo CD, con quel ragazzino che mi fissa arrabbiato e il tuo nome che mi attira. Non ci ho pensato neppure troppo… ho fatto a meno di un paio di colazioni, ma ne valeva completamente la pena. Da lì a tutto il resto, il passo è breve. O vi si odia, o vi si ama. E io, maledizione a me, vi amo.” Jay rimase un po’ in silenzio, accarezzando la testa al gatto e assimilando tutto quello che lei le diceva, sia su suo figlio, che su di lei.
Cosa intendi a dire che hai saltato delle colazioni?” Monica abbassò lo sguardo e prese a tormentarsi le unghie. Lui che la conosceva capì immediatamente che era imbarazzata. “Monica?”
Io… niente di che.” Andò verso la cucina, sperando di chiudere il discorso lì. Jared la fissò armeggiare con un bicchiere e un cartone di succo di frutta. Sotto la luce splendente che entrava dalla finestra, potè osservarla meglio. Sembrava che non si tingesse i capelli da un po’, aveva perso il riflesso ramato che le piaceva tanto. La montatura degli occhiali era sempre la stessa leggermente sbiadita ai lati. E poi era sciupata. Aveva perso parecchi chili da quando l’aveva vista l’ultima volta e sembrava invecchiata. Eppure la trovava ancora incredibilmente bella.
Sputa il rospo che le bugie non le sai dire per nulla.” Monica sospirò e si sedette su una sedia della cucina.
Quando ho scoperto di essere incinta, ho perso tutto o quasi. Il mio lavoro, innanzi tutto. Il servizio catering ha fatto scadere il mio contratto e non lo ha rinnovato. Ho cercato diversi lavori nel ramo, ma nessuno assume una quasi mamma. Mi sono ritrovata a fare le pulizie, la fattorina, la porta pubblicità e sempre più verso il basso. Fino a quando due mesi prima del parto non ho dovuto fermarmi del tutto o avrei rischiato di perdere Alex. Due schifosi mesi di assoluta immobilità. A casa di mia madre… anche perché il mio vecchio appartamento l’avevo perso. “ sospirò come se ripercorrere quel periodo fosse piuttosto traumatico, cosa che in effetti era. “Ho partorito e non trovavo lavoro. Chi se la prende una mamma con un bambino di due mesi? Ho tirato avanti i primi mesi con i miei risparmi bruciandoli quasi subito in pannolini e vestiti. I miei mi aiutavano con il tetto, ma non potevo chiedere loro troppo.” Nuovo sorso di succo, più per spezzare quel monologo che per vera sete. “Ho trovato un lavoro. Telefonista per una società di telefonia. Uno schifo, con gente che mi insultava, Alex che piangeva di sottofondo. Sono durata un paio di mesi, poi mi hanno licenziata. Sono andata avanti con lavori di qualche settimana, mese se andava bene. Poi, finalmente, la luce. Il mio attuale capo mi ha assunto come centralinista. Potevo tenere Alex con me, a patto che non rompesse le scatole. Sono riuscita a trovare questa casuccia per noi e pian piano a sistemarci noi. Tiro avanti.”
Ma…no, non è così.”
Eh?”
Tu dovresti avere la tua pasticceria. Tu avevi tanti sogni, la tua carriera. Non puoi essere una centralinista in una azienda pidocchiosa.” Lei rise amara.
Certo che vivi proprio su Marte. Mica è semplice crescere un bambino quasi da sola. Aprire una pasticceria significa orari impossibili, spese che non potevo permettermi. Ho dovuto fare una scelta e Alex è stata la mia scelta.” Disse alzando un po’ la voce.
Vada per la scelta, ma cazzo! Tu meriti di più. Invece stiamo qui a parlare in un appartamento che avrà cinquanta metri quadri, i mobili più vecchi di me e ti sembra pure di essere contenta così.” Fece lui parlando più forte. Era impossibile iniziare una discussione e non finirla ad urla. Era sempre così tra loro…solo che poi facevano pace tra le lenzuola e Jared sapeva che stavolta non sarebbe successo.
Questo appartamento mi permette di dare un tetto a tuo figlio. Che cosa avrei dovuto fare secondo te? Aprire la mia pasticceria e vivere sotto i ponti perché non avevo soldi per una casa? Oh, ma chi cazzo ti credi di essere per giudicarmi? Che cosa ne sai tu di cosa vuol dire crescere un figlio?” tono aumentato di un’ottava.
Non ne so niente perché tu non me ne hai dato l’occasione!” colpita, ma non affondata.
Perché? Avresti bloccato il tuo mondo, la tua carriera, il tuo tutto, per mettere su famiglia con me? Ma per favore, non ti credo neanche se me lo dici strisciando ai miei piedi.”
Avrei potuto aiutarti.”
Non ho bisogno della tua carità. Mi sono arrangiata.” Jared prese un profondo respiro. Non era andato li per litigare, proprio no, ma quei discorsi lo avevano mandato in bestia. La sua Monica avrebbe dovuto vivere felice in una grande casa vicino alla spiaggia come aveva sempre desiderato, avere la sua ricchissima pasticceria ed essere perennemente single. Invece non faceva il lavoro dei suoi sogni, non aveva la sua bella casa ed era sì single, ma con un figlio.
Come fai a permetterti questo buco? Sarà piccolo, ma è in pieno centro.” La vide arrossire nuovamente e tremò.
Bhe, pochi mesi prima che io lo trovassi ci era morta una vecchia. Assassinata dal nipote o qualcosa del genere. L’hanno trovata una settimana dopo che puzzava da morire. La gente aveva paura e quindi era libero. Ho solo cambiato i mobili del salotto che erano impestati di odore di cadavere.”
Mi stai prendendo in giro, vero?” fece lui esterrefatto.
Perché dovrei? Meglio così piuttosto che mettermi a fare un servizietto all’amministratore no? Che c’è di male? In fondo il nipote della signora è in carcere e ho cambiato la serratura, quindi…senti, non è che io faccia salti di gioia per questa situazione, ma… è l’unica possibile per le mie tasche.”
Jared si passò una mano davanti al volto.
I tuoi non possono fare qualcosa per te?”
Ma stai scherzando? Partiamo dal fatto che non glieli chiederei mai, ma hanno anche loro il da fare con Nicola che ha dieci anni. Mi aiutano con i vestiti, perché mi passano quelli di mio fratello. Mentre con mio padre… bhe lo conosci. Lui non ha voluto saperne di Alex o di me.”
E…non c’è altro?”
Certo, i servizi sociali mi stanno dando una mano, per lo meno riesco a coprire le rare spese mediche di Alex. Da ringraziare il cielo che è un bambino sano e a parte qualche influenza stagionale non si prende nulla.”
E tu hai la tua assistenza sanitaria?” di nuovo sguardo basso.
Hai la mania di colpire dove fa più male. Come fai? Sei un X-men che mi leggi nella mente? Non ho copertura sanitaria perché la mia società non la paga e io con il mio stipendio non ci arrivo.”
E se stai poco bene?”
Sto bene Jared, smettila di preoccuparti per nulla. Ora sei soddisfatto?” lui si avvicinò a lei, fino a volerle toccare la guancia con la mano. Si fermò poco prima: era un gesto troppo intimo e non poteva lasciarsi andare così. Non stavano più insieme.
No, non sono soddisfatto. Non…” voleva dirle tante cose, ma non riusciva a parlare. Quindi fece un colpo di tosse e cercò di trovare il giusto tono. “… io vorrei vedere Alex.”
Monica sbuffò piano.
Non c’è. È via con un suo amico che compie gli anni e fa la festa allo zoo.” Alzò lo sguardo per guardarlo dritto negli occhi. “Non portarmelo via.”
Non lo farò.”
E allora perché sei qui?”
Stavolta fu lui a cercare le parole per spiegare.
Io…sono curioso. Volevo sapere quanto lui mi somigliasse, quanto di me c’è in lui. Esteticamente mi sembra parecchio, ma come personalità, bhe… ti somiglia proprio.”
Non sei arrabbiato con me?”
Sì lo sono, ma non per quello che credi tu. Sono arrabbiato perché io avrei potuto aiutarti a stare a galla e non per darti l’elemosina, ma per dare a mio figlio quello che gli dovevo. Ma non sono arrabbiato con te per non avermi detto nulla. Ti capisco…capisco che dopo esserci lasciati non volevi più vedermi o che non volevi sentirmi o anche che potevi avere paura. Non ti colpevolizzo.” E le sorrise. Anche lei sembrava rincuorata. “Solo una domanda.”
Spara.”
Perché lo hai tenuto? Tu eri sempre quella che parlava di quanto schifasse i bambini.” Fu lei a sorridere mesta.
Ci ho pensato anche più volte. Pensavo di abortire. Poi ci ho pensato troppo e non lo potevo più fare. Mi sono detta: lo darò in adozione. Quando sono stata male pensavo addirittura di muovermi per favorire la perdita. Invece non ho mai fatto niente di tutto ciò, anzi alla fine ho lottato con tutte le mie forze per tenermelo. Perché?” fece spallucce “probabilmente perché era figlio tuo. Era l’ultima cosa che mi avevi lasciato, l’ultimo dono e lo volevo preservare al meglio. Era l’ultimo legame che avevo con te e non potevo reciderlo così, come se niente fosse.”
Scese il silenzio: era come se non ci fosse più nulla da dire, quando, invece, c’era ancora un abisso da colmare.
Io tra pochissimo parto per il tour di ABL. Posso vedere Alex prima?”
Monica non riuscì neppure a rispondergli, che suonò il campanello.
Chi diavolo è? Scusami…” andò alla porta “Chi è?”
Mamma! Sorpresa!!”

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Capitolo 5
*** Mio Padre? Frank Iero! ***


Capitolo 4: Mio padre? È Frank Iero!

Lui era li. No, diamine non doveva già tornare, non era il tempo giusto, Jared era ancora tranquillamente nel suo salotto. No era sicuramente uno scherzo dettato dalla stanchezza. Guardò dallo spioncino e fece capolino la testolina scura di suo figlio. Oltre che la figura di Jasmine, la mamma del suo amichetto del cuore.
Si voltò verso Jared che sembrava anche lui in bilico tra una curiosità atroce ed una paura, forse quella di risultare antipatico al bambino.
“Mamma apri!”
Deglutendo pesantemente, aprì nuovamente la porta.
Jared fissò immobile sulla sedia, le due figure che entrarono, anche se solo la più piccola catturò la sua attenzione.
Il bambino entrò correndo, buttandosi immediatamente sul divano, cercando di prendere il piccolo gatto che si rifugiò sotto le gambe del tavolo della cucina.
“Alex! Ciao Jasmine.”
“Scusa se siamo arrivati prima, ma i nonni di Thomas hanno reclamato la sua attenzione.” Non sembrava molto felice di ciò e Monica sapeva che tra la sua amica e i suoceri non correva buon sangue.
“Mamma chi è lui?”
“Oh Monica, non sapevo avessi ospiti.” Jasmine fissò Jared con un certo interesse, soprattutto quando si soffermò sugli occhi grigi intenti a guardarla, per poi notare sempre più interessata, le braccia muscolose. “Oltretutto, maschili...”
“E' un vecchio amico.”
“Ma io so chi è!! è Jared Leto! Allora era vero che conoscevi Shannon.”
“Ti ho mai detto bugie?”
“Complimenti al vecchio amico... dove lo hai tenuto nascosto?” chiese sussurrando Jasmine.
“Nell'armadio.” Sorrise falsa Monica. Si stava innervosendo: entro la fine della settimana mezza Los Angeles avrebbe saputo che Jared era stato da lei. C'era un motivo se le mamme della scuola chiamavano Jasmine “Radio Jaz”.
“Senti, vado che Robert mi aspetta in macchina. Ci vediamo presto Monica. E divertiti mi raccomando.”
“Ma quale divertimento?” borbottò Monica chiudendo la porta. Praticamente la parte più difficile di quella giornata doveva ancora arrivare e lei era già stravolta.
“Mamma, lui conosce Frank?”
“Non lo so Alex, chiediglielo.”
Jared vide suo figlio -diavolo era il suo bambino- andare verso di lui. Era bello, non sapeva come altro definirlo. Sembrava un normalissimo bambino con gli occhi identici ai suoi, aveva perfino il suo leggero strabismo di venere. Era come stare davanti allo specchio. Poi, invece, notò le sue differenze. Le orecchie, per dire la prima cosa che gli passava per la mente. Piccoline e giustamente tonde all'apice. Non a punta come quelle di Spok.
Il viso ovale, dolce, proprio da bambino di sette anni.
La maglietta nera con Topolino era deliziosa e pareva che l'avesse indossata parecchie volte, così come i jeans azzurri.
“Ciao.”
“Sei Jared, vero?”
“Sì e tu Alex, giusto? Come va?”
“Lo sai che allo zoo c'era un lupo? Ma lo stanno solo curando perchè lo vogliono rimettere in libertà. Sai da solo non può stare.” si fermò a riprendere fiato e guardò Monica. “Mamma, perchè non può stare da solo?”
“Perchè i lupi formano i branchi con i loro amici. E anche perchè quel lupo vorrà tornare dalla sua fidanzata credo.”
“Ma che schifo le femmine...” Jared ridacchiò.
“Che cosa ti piace se le femmine non sono nella tua top list?”
“I Chem! Sono troppo forti. Quando Ray fa muovere i capelli è fantastico. E Frank? Papà è fantastico!”
Jared per poco non cadde dalla sedia. Lo aveva chiamato papà? Non era possibile. Riprese a respirare e guardò Monica che stava scuotendo il capo.
“Alex, te l'ho detto un milione di volte.”
“Ma mamma... “
“Papà?” riusci ad esalare Jared.
“Sì, il mio papà.” fece Alex con un sorriso splendente grato di poterne parlare. “è favoloso vero?”
“Ma chi è?”
“Mio padre? È Frank Iero!” Alex non si rese conto di quello che aveva scatenato nel malcapitato Jared che lo fissava come in trance, pallido più del solito. “Lo conosci?”
Lui annuì facendo scattare lo sguardo dal bambino alla donna.
“Eh?”
“Alex... vatti a lavare le mani e togliti le scarpe... ah, non in questo ordine ok? Vai.”
Si sedette su una delle sedie libere ed avvicinò il bicchiere con dell'acqua verso Jared.
“Bevi, credo che ti farebbe bene.”
“Mi servirebbe qualcosa di più forte che un bicchiere d'acqua.”
“Ho un po' di succo.” lui declinò con un leggero gesto del capo.
“Mi puoi spiegare?”
“Non c'è niente da spiegare. Sopperisce alla sua mancanza di figura di riferimento. Vede in un uomo che gli piace un eventuale padre. A lui piace Frank Iero e nella sua mente lo ha scelto come papà.”
“Sono io suo padre, non quel nano.” Monica gli scoccò un'occhiata divertita.
“Noto un leggero accenno di gelosia?”
“Di chi? Per il puffo? Ma per favore! Solo che non me l'aspettavo, mi ha preso alla sprovvista.”
Il suo telefono prese a suonare e si alzò mentre Monica lo squadrava dalla testa ai piedi: era Shannon.
“Jay, dove sei?”
“Fuori per i fatti miei. Ci vediamo a cena a casa.”
“Jay... va tutto bene? Mi sembri strano... bhe più strano del solito.” Jared vide Alex rientrare in soggiorno ed andare da Monica. Gli fece veramente una strana sensazione vederla alle prese con un bambino. Aveva un sorriso diverso da quelli che dava a lui, era come vedere un'altra persona, una Monica che non aveva mai incontrato. E peggio un qualcuno che non conosceva nonostante tutto quello che c'era stato nel loro passato. Quanto aveva perso di Monica in quei sette anni?
“Jay?”
“Uhm... ah Shan, sei ancora li.”
“Eh certo che sono ancora qui. Si può sapere che sta succedendo?”
“Niente. Senti a dopo per cena. Ciao.”
Interruppe la chiamata per riprendere a fissare Monica che stava parlando con Alex dello zoo e dei suoi amici o di quanto si era divertito. Lei lo guardava con un tipo di amore per lui completamente sconosciuto. Un amore che non aveva mai ricevuto da lei.
Una punta di gelosia si insinuò in lui in maniera anche stupida, lo capiva benissimo. In fondo sapeva per esperienza indiretta che l'amore per un figlio era tutta un'altra cosa che l'amore per un uomo. Evidentemente Monica non faceva eccezione.
E lui? Che cosa provava per Alex?
Nulla.
Cioè, lo guardava e la confusione saliva proprio perchè non aveva idea di cosa doveva fare. O provare. Doveva amarlo a prescindere perchè era sangue del suo sangue, o doveva guardarlo con una sorta di distacco dovuto al fatto che comunque non lo aveva mai visto prima?
Magari avrebbe potuto conoscerlo meglio per farsi un'idea prima di partire per l'ennesimo tour in giro per l'America.
E chissà. Così facendo avrebbe potuto riavere Monica.
Perchè lo sapeva da quando era entrato in quell'appartamento che la voleva. Sentiva il suo corpo spostarsi irrimediabilmente verso di lei, con una forza che non credeva possibile. Come se il tempo non si fosse mai fermato, come se quel giorno di settembre non si fossero mai veramente lasciati. Deglutì: aveva avuto altre donne e storia, una delle quali molto importante, eppure solo con Monica si era sentito veramente completo.
Doveva capire, in un modo o nell'altro, se la cosa era ancora così. Un conto era l'attrazione fisica, un altro il riuscire a stare assieme dopo tanto tempo, in più con un figlio di mezzo.
Deglutì chiudendo gli occhi: un figlio, un bambino. Era pronto? No di certo, ma di sicuro neanche Monica lo era stata a suo tempo, quindi poteva almeno far finta di provarci no?
“Io conosco Frank Iero, sai? Magari un giorno te lo presento pure.”
La frase di Jared ebbe un duplice effetto. Il primo fu che Alex emise un urlo di felicità che fu sentito di certo fino a New York, il secondo che Monica lo guardò ad occhi sgranati.
Ma cosa voleva Jared da loro?
“Veramente? Me lo presenti? Si? Si? Si?!” gli occhioni grigi così simili ai suoi, lo stavano fissando con un'espressione a metà fra il cucciolo abbandonato e lo speranzoso.
“Se la mamma non ha niente in contrario posso provare. Considera, però, che Frank abita in New Jersey e quindi non è facile trovarlo.”
“Mamma posso?”
“Cosa?”
“Andare in New Jersey con Jared?”
Monica scosse la testa, mentre Jared rideva.
“Non ti porto via da Los Angeles. Dovremo solo aspettare che i Chem vengano qui.” Alex mise un leggero broncio.
“Uhm... va bene.”
Jared si alzò dal divano, battendo le mani sulle cosce e andò verso la porta.
“Bhe allora meglio che vada adesso.”
“A che gioco stai giocando, Jared?” fece Monica sospettosa andandogli incontro.
“A nessun gioco. Come ti ho detto prima sono curioso di conoscere mio figlio e se posso farlo così, perchè no?”
“Perchè dovrebbe apprezzarti per quello che sei, non per quello che puoi dargli.” Jared la fissò serio fino a lasciarsi andare ad un leggero sorriso malinconico.
“Purtroppo ho perso fin troppo tempo per farmi conoscere per quello che sono. Voglio solo conoscerlo il prima possibile e... farmi piacere da mio figlio. È tanto terribile?”
“No.”
“Appunto. Ti va se ci troviamo uno di questi giorni in un posto neutro a tua scelta? Così passo stare un po' con Alex e conoscerlo meglio. E tu vedrai che non farò nulla per metterlo contro di te o cazzate simili.” prese un respiro profondo “Voglio solo cercare di sapere che tipo è mio figlio.”
“Ok, va bene. Chiamami quando hai il giorno libero. Vediamo che possiamo fare.”
“Ottimo.”
Jared aprì la porta e si ritrovò la mano di Monica sul braccio nudo. Era la prima volta che lo toccava dopo troppi anni e gli sembrò di ustionarsi. No, la loro alchimia fisica non era minimamente diminuita. Un brivido gli percorse la schiena.
“Solo una cosa.” iniziò lei ignara dell'effetto che aveva avuto sull'uomo davanti a sé “Non... ti prego, non dare nessuna falsa speranza. Non giocare a fare l'amicone con lui e poi sparire. Se lo vuoi conoscere per curiosità, non farlo affezionare a te.”
Lui annuì e poi guardò quella piccola mano chiusa su di lui. Le unghie non erano curate come quando l'aveva conosciuta o anche lasciata: erano tagliate corte, senza smalto e leggermente mangiucchiate. Eppure... i polpastrelli morbidi, quel senso di assoluta magia che stava provando... era lei, proprio la sua Monica.
Quanto le era mancata.
“Conoscerlo un po'. Non ti chiedo altro, per ora.”
Non era facile guardarlo negli occhi e Monica ne era consapevole. Inoltre il suo braccio caldo sotto la mano rendeva il tutto più difficile. Era il suo Jared e lei si era sempre fidato di lui.
Fece un cenno affermativo con il capo.
Forse, si disse, a quel punto doveva lasciarlo andare. Ecco, staccare lentamente la mano e permettergli di tornare alla sua vita fatta di concerti, film e zoccole bionde. Si, era quello che doveva fare eppure non ci riusciva.
Patetica.
“Mamma!” la voce di Alex la risvegliò e riuscendo a togliere la mano dall'uomo. “Posso guardare la TV?”
“Sì certo. Saluta... Jared. Sta andando via.”
“Ciao Jared Leto.”
“Ciao Alex. Ah, aspetta.“ Il bimbo lo guardò impaziente. Stava per perdere il suo programma preferito per colpa di quelle chiacchiere. “Lo sai anche perchè i lupi tornano sempre dalle loro fidanzate?”
“No.”
Jared guardò Monica negli occhi molto seriamente.
“Perchè hanno sempre una sola compagna per la vita.”
“Veramente?”
“Già.” sussurrò Monica ricambiando lo sguardo e tremando di fronte a quello che lui, implicitamente, ma neanche poi molto, le stava dicendo.
E ne aveva paura, perchè sapeva di non potersi permettere di ricascarci di nuovo.
Si stava cacciando in un guaio terribile.

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Capitolo 6
*** Sì piccolo, noi! ***


Volevo ringraziare tutte le mie lettrici, nonchè tutte coloro che commentano qui e via Twitter. Vi adoro!! E mi fate arrossire ^////^
Inoltre volevo lasciare una piccola nota: rileggendo la storia mi sono accorta che ho dato molta enfasi ad un particolare, cioè alla, insana per tutte noi, paura di Monica, sia per quanto riguarda i sentimenti di Alex, ma, e soprattutto, per quanto riguarda la sua paura per la presenza di Jared. Non voglio essere ridondante, ma in una situazione simile,  credo che io reagirei nella stessa esatta maniera di Monica. 
Per fortuna, o purtroppo, non accadrà mai!! XD
Ultimo punto: Alex, per forza di cose, non esiste. Però molte delle cose che fa e come le fa, sono prese spunto dal bambino che ho in casa, cioè mio fratello Nicola. Lui adesso ha 11 anni, quindi un po' più grande si quanto sia in realtà Alex. 
Bene, detto questo, vi faccio leggere!

Capitolo 5: Si piccolo, noi!

“Mi spieghi perchè mi vuoi con voi?”
Monica si stava sistemando i capelli prima di uscire. Jared l'aveva chiamata due giorni prima per chiederle di portare Alex al Luna Park di Santa Monica. Dato che era domenica non aveva nessun problema ad accontentarlo ed anche il bambino era stato entusiasta di andare a divertirsi alle giostre. Ecco, magari il fatto che ci fosse Jared non era di suo massimo interesse, ma conoscendolo, Monica sapeva che come avrebbe visto uno dei suoi cantanti preferiti, si sarebbe lanciato in mille chiacchiere. La logorroicità era un segno distintivo dei geni Leto.
Diede un'ultima occhiata alla maglietta e si domandò se andava bene. No... forse era da cambiare.
“Monica, mi vuoi rispondere?”
Reneè era passata da loro e Monica aveva preso al balzo il momento, chiedendo all'amica di andare con lei alle giostre.
“Bhe, perchè Jared vorrà passare più tempo possibile con Alex e io... non ho voglia di fare il palo.” lo sguardo scettico della donna le fece capire che non ci aveva creduto neppure un secondo. “Perchè mi guardi così?”
“Semplicemente perchè non ci credo. Questo dovrebbe essere un appuntamento tra te e Jared, non un incontro con la tua amica.”
“Questo non è un appuntamento! È un... non so neppure io che cosa è, ma di certo non è un cazzo di appuntamento romantico.”
“Allora mi spieghi perchè ti sei truccata? E soprattutto perchè è la terza volta che ti cambi la maglietta?”
“Mi sono truccata perchè esco con mio figlio e... voglio sembrare apposto...e... ehm...”
“Sento lo stridio delle tue unghie sul vetro.” Reneè rise dell'espressione sconfitta di Monica. “Ammetti che ti fai bella perchè ti vuoi mostrare al meglio a quel gran pezzo di uomo. Non c'è niente di cui vergognarsi, sai?”
Monica sospirò gettando sul letto l'ennesima maglia.
“La cosa triste sai qual'è? É che posso cercare di mettermi in tiro come non mai, ma non sarò mai alla sua altezza.”
“E di grazia perchè?”
“Dopo che ci siamo lasciati, con chi si è messo lui?”
“Cameron Diaz?”
“Appunto, ti pare che dopo aver fatto cose folli con lei, si possa interessare nuovamente a me? Lei era una stella, io che cosa sono? Niente.”
“Smettila di dire cavolate e mettiti questa addosso: farai un figurone, tanto che mi sentirò io la terza incomoda.”
Reneè le stava passando una maglia a maniche lunghe attillata rossa, che aveva il pregio di una profonda scollatura e che quindi avrebbe aiutato a far vedere il decoltè: qualcosa che Jared avrebbe di certo apprezzato, Diaz o meno. Si guardò allo specchio: poteva andare.
Certo, fissando l'amica, si sentì praticamente surclassata in tutto: Reneè era una bellissima donna, più vicino all'età di Jared che alla sua, con un corpo minuto ma sodo. I capelli erano acconciati in bellissimi ricci biondo scuro ed incorniciavano un volto vispo e allegro, ma soprattutto un paio di incredibili occhi verdi come due smeraldi scintillanti. Se si considerava che i pantaloni stretti le fasciavano le gambe come una seconda pelle, l'effetto era devastante per parecchi uomini.
Scosse il capo: era veramente il brutto anatroccolo della compagnia.
“E comunque ancora non capisco perchè vuoi che venga con te. Visto che ti stai comunque facendo figa, io che c'entro?”
“Se tu sei nei paraggi io sono sicura di non rischiare di saltargli addosso. Ok, sono pronta. Alex, ci sei?” Un mugolio dal salotto fu l'unica risposta. “E' ancora più bello di quando l'ho lasciato e credimi, non credevo potesse essere possibile. Io più vado avanti e più invecchio, sembra che abbia 35 anni e non ventinove, mentre lui ringiovanisce. Ha il ritratto di Dorian Gray in soffitta, è un vampiro, un Immortale... è deprimente, ti senti persa nello stesso momento in cui sei nel suo stesso spazio. Oltre al fatto, non dimentichiamolo, che quando orbito intorno a lui, tutta la razionalità del mondo va a farsi benedire e i miei ormoni, normalmente assopiti, si risvegliano, come fosse già primavera inoltrata. E considera che è appena Marzo.”
Uscirono dalla camera da letto per trovare Alex che stava giocando con il gatto e un gomitolo di lana vecchia.
Per quel giorno Monica gli aveva tirato fuori un paio di pantaloni quasi nuovi, neri, in ottimo stato e una felpa con lo squalo della Maui, regalo della Nonna per Natale
“Prendi il cappellino ed andiamo.”
Lei indossò la sua giacca di jeans e si misero in macchina di Reneè. La donna guidava tranquilla e sicura. Il sole splendeva caldo, nonostante l'inverno: insomma, una giornata a dir poco perfetta.
“La paura è normale, Monica.”
“Lo so, ma... non posso cadere negli stessi sbagli. Oltretutto non sono più sola, ti ricordo.”
“Se posso darti un consiglio da assistente sociale, credo che Jared può solo far del bene ad Alex. Al di la del fatto che è realmente... bhe lo sai.” Disse lanciando un'occhiata al bambino dietro che guardava fuori dal finestrino muovendo la testa al tempo della musica dell'autoradio. Sembrava non stesse ascoltando nulla in realtà, ma meglio non rischiare.
“Spero solo che Jared non faccia cazzate con lui, chi se ne frega di me.”
Parcheggiarono vicino la spiaggia e si avviarono verso la grande ruota panoramica. L'aria fresca passava tra i capelli e la tranquillità del mare stava facendo effetto anche sull'umore di Monica: forse non sarebbe andato tutto male.
Arrivarono davanti all'entrata del Luna Park e si trovarono una visione un po' surreale: Jared che parlava con una specie di pupazzo con la maschera da squalo. Lui cercava di allontanarlo, mentre quello gli proponeva un volantino. A lato un divertitissimo Shannon che fumava una sigaretta.
Reneè avvampò.
“Non mi avevi detto che c'era anche Shannon.”
“Non lo sapevo.”
Il batterista sembrava tranquillissimo, con una maglietta a maniche corte dei Led zeppelin e un paio di Jeans neri e le scarpe da ginnastica.
“Dammi quel coso e vattene!” fece Jared al limite dell'esasperazione.
“Come mai così isterico di prima mattina?” Domandò Reneè facendo l'apripista. Shannon la squadrò da capo a piedi, scoccandole un sorriso di puro interesse.
“Da sempre Jared ha paura degli squali.” rispose Monica portando mano nella mano Alex.
“A me piacciono gli squali.” Fece il bambino.
Jared alzò gli occhi al cielo e cercò di troncare quella discussione. Andò verso l'unica che non conosceva e si presentò.
“Ciao. Io sono Jared e lui è mio fratello Shannon.”
“Io sono Reneè, la sua Assistente sociale.”
“Nonchè amica.”
“Andiamo sulle giostre???!” Alex aveva iniziato a tirare Monica verso l'entrata. “Voglio andare sulla ruota e nella casa degli specchi. E sulle montagne russe.”
“Piano, un passo alla volta, Io sulle montagne russe non ci vado e lo sai.”
“Ma mamma!”
“Ciao Alex, come stai?”
Jared libero dal volantino andò dal bambino che aveva il broncio per il primo no della giornata.
“Voglio andare sulle montagne russe.”
“E ci andremo... magari lasciamo la mamma giù e ci andiamo solo noi che siamo coraggiosi.”
“Forte! Andiamo.”
Lo strano gruppetto si mosse verso il parco. Solo Alex pareva completamente a suo agio, mentre gli adulti si stavano studiando in modo da capire come far andare avanti la giornata. Sembravano imbarazzati, soprattutto Monica che continuava a torcersi le dita. A breve se le sarebbe staccate.
“Mamma, li!” gli autoscontri parevano abbastanza innocui anche per lei e quindi diede il suo benestare.
“Dai Alex, vieni con lo zio Shan! Ti insegno io a guidare.”
“Zio?” fecero in coro tutti quanti.
“Yeah! Andiamo!” fece Alex correndo verso una macchina parcheggiata.
Monica, Jared e Reneè si guardarono ridendo.
“Mi domando chi dei due è vero bambino.” fece Jared.
“Bhe ringraziamo Dio che Shannon non sia bambino da molto...molto tempo.” Rispose Reneè leccandosi quasi involontariamente le labbra. “Guarda che gran bel culo.”
“Reneè!!”
“Scusa, Monica... scusa. Però... insomma, ammettilo, guarda li!”
Shannon si stava abbassando per mettere il gettone nella macchina del nipote, per poi andare a sedersi nella sua. I due iniziarono a guidare cercando di scontrarsi più volte possibile.
“Come mai lui è qui?”
“Potrei chiederti la stessa cosa per quanto riguarda la tua assistente sociale.”
“Non volevo sentirmi sola se tu avessi voluto stare con Alex senza di me.”
“Pensi che dovrei anche crederti?”
“Potete flirtare quando io non ci sono?”
Reneè stava osservando tutto ridacchiando: quei due erano spassosissimi, anche se poteva capire tutti i dubbi della amica. Si guardavano di sottecchi, si avvicinavano e poi si allontanavano. Sembravano due ragazzi del liceo alla prima cotta.
Mentre Monica arrossiva, Jared spostò lo sguardo su suo figlio: rideva come solo un bambino sapeva fare, cioè spensierato e con gli occhi brillanti di felicità. Andava a sbattere contro Shannon che sembrava addirittura felice di essere li. Si spostò verso il bordo della pista.
“Alex, vieni qui.” In velocità entrò nella macchina del bambino “Facciamo vedere a zio Shannon chi guida meglio!”
“Noi!”
“Si piccolo, noi! Andiamo!”
A Monica scese un brivido lungo la schiena. Era così che doveva essere. Era così che si era sempre immaginata una vita ideale, fatta di lei, lui e il bambino. Una normalissima vita familiare.
“Non vale la pena di provarci, tesoro?”
Monica si limitò ad annuire leggermente commossa.
“Mamma, andiamo a giocare con i cigni?”
“Si, certo. Andiamo a vincere l'ennesimo pupazzo. ”Lo prese per mano portandolo verso un piccolo stand dove dei cigni di plastica nuotavano placidi in una vasca. “Sei contento di essere venuto?”
“Sì. Jared e Shannon sono simpatici. E poi Jared mi ha abbracciato... strano. È simpatico, anche se strano.”
“Non è mai stato troppo normale, neanche da giovane. Ehi, salve. Facciamo un giro!”
“Arrivo Signora. Ecco bimbo, prendi la canna.” Alex prese una canna da pesca dove in fondo c'era un cerchio fatto apposta per prendere i cigni “Tre animali, non di più.”
Monica lo prese in braccio per alzarlo e fare in modo che arrivasse al gioco in maniera migliore.
“Ma guardalo che carino... un vero cacciatore.” Fece Shannon tirando fuori il sacchetto delle sigarette. “Ne vuoi una?” chiese a Reneè.
“Non fumo, ma grazie comunque.”
“A te manco lo chiedo, fratello.”
Monica ed Alex tornarono con un bellissimo pupazzo a forma di Gufo, felice come una Pasqua.
“Visto cosa abbiamo vinto? La mamma mi ha detto i cigni da prendere, lei vince sempre!”
“Sono la mamma migliore del mondo!” disse Monica ridendo.
“Sì lo sei amica mia!” disse Reneè prendendola per le spalle ed incamminandosi con lei al gioco successivo.

La giornata continuò in quella maniera per tutto il tempo, passando da una giostra all'altra. Mangiarono un poco sano panino davanti lo sguardo schifato di Jared che aveva optato per un pezzo di pizza, unta come poche cose al mondo, ma almeno vegetariana. Si era appena reso conto che suo figlio era un carnivoro mica male.
Stava iniziando a scendere la sera, il vento era leggermente più forte e il freddo stava iniziando a crescere.
“Alex, dobbiamo andare a casa.”
“Ma dobbiamo andare ancora alla ruota panoramica. Jared dillo tu alla mamma.”
“Ha ragione lui, lassù non ci siamo ancora andati. Dai andiamoci adesso. Poi potremmo andare a cena assieme.”
Monica si voltò verso Reneè che era in piena discussione tecnica sui pezzi della batteria di Shannon e su come l'usava. Stavano scendendo in cose veramente tecniche che lei non capiva. Inoltre la sua amica stava dando sfoggio alle sue tattiche di seduzione, fatte di occhiate maliziose e battutine al limite. Tutte cose che Shannon apprezzava oltre ogni dire.
“Shan, Reneè, venite anche voi?”
“Uhm... no, Jay, vado a prendermi un caffè e lo offro anche alla mia deliziosa compagna di chiacchiere. Andate voi sulla ruota, noi vi aspettiamo qui.”
Come sempre Alex fu il primo ad avviarsi felice, con in mano il suo gufo di peluches. Jared prese la mano di Monica e la portò con se a riprendersi il bambino.
“Non sono uno spettacolo da vedere assieme?” Domandò Reneè prendendo il bicchiere di carta che le stava passando Shannon.
“Si ed è per questo che sono rimasto qua sotto... volevo che si godessero il loro momento famiglia. Jared se lo merita, visto che fino a questo momento non ne ha avuto la possibilità.” il tono arrabbiato si intuiva nonostante avesse cercato di dire quella frase con la solita apparente ironia. Reneè sospirò.
“Non condannare Monica. Non ha avuto una vita semplice.”
“Appunto, avrebbe potuto risparmiarsi un sacco di problemi se ne avesse parlato con Jay prima.”
“Ha fatto una scelta, cioè quella di lasciarlo andare per la sua strada. Possiamo essere d'accordo o meno, ma nessuno di noi ha il diritto di giudicarla, soprattutto se Jared non lo ha fatto per primo.”
Shannon la guardò, forse per la prima volta realmente interessato a lei per la personalità, piuttosto che per il sedere sodo.
“Forse hai ragione.”
Si voltò verso suo fratello e lo vide mentre saliva su una delle piccole cabine della ruota: aveva un sorriso diverso dal solito, molto più pudico e personale, non sapeva neppure lui come definirlo. Gli pareva di rivederlo bambino.
E sorrise anche lui.

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Capitolo 7
*** Di cosa hai Paura? ***


Capitolo 6: Di cosa hai paura?

La ruota si muoveva lenta, alzandosi verso il cielo ormai scuro. Si vedeva perfettamente la città illuminata e il mare nero, leggermente solcato da scaglie luminose. Era una vista da quasi sogno, pensò Monica.
Alex andava avanti ed indietro per vedere tutto il panorama possibile facendo ondeggiare la cabina, mentre Jared in silenzio lo osservava senza perdersi un solo movimento del bambino.
“Alex stai un po' fermo? Tra un po' mi viene mal di mare.”
“Guarda che bello mamma. Domani andiamo all'acquario con Jared?”
“Domani devi andare scuola, ti ricordi?”
“Ma ha l'entrata gratuita.”
“Ma la mamma ha ragione, Alex. Hai la scuola ed è più importante. Magari un altro giorno andiamo io e te all'acquario.”
“Il biglietto omaggio te l'ha dato lo squalo di prima?” Fece Monica guardando il mare nero.
“Sì. E ammetto che è stato abbastanza terrificante trovarmelo davanti.” lei rise. “Voglio vedere se ti trovavi tu uno squalo con denti aguzzi che ti fissa minaccioso cosa avresti fatto.” Ridevano tutti tranne Jared che roteò gli occhi, ma poi fece un sorrisino tranquillo godendosi quel momento di scanzonata presa in giro verso se stesso. Nonostante quello che pensava una buona maggioranza della gente che lo seguiva, adorava ridere di se stesso, lo riportava con i piedi per terra quando rischiava di schiantarsi per aver volato troppo in alto. “Ognuno di noi ha le proprie debolezze, giusto?”
“Ma si e poi gli squali non sono notoriamente gli animali più mansueti del mondo. Averne paura è quanto meno normale.”
“A me piacciono gli squali. Mi piacciono tutti gli animali.”
“Ah sì? Sai che ho due cani?”
“No... sono grandi?”
“Due husky abbastanza grandicelli. Se si alzano in piedi sono alti come me.” Alex non sembrava particolarmente felice di sentirlo e tornò a guardare fuori dalla finestra mentre scendevano verso terra. “Non dovevo dirlo?”
“Scusa, ma credo che sia colpa mia. L'ho sempre tenuto lontano dai cani a causa delle mia fobia per la grossa taglia. Ma sono sicura che potrebbe apprezzare i tuoi, anche se sono grandi.”
“Magari potrebbe venire a casa mia.” Subito Monica si irrigidì e Jared lo notò: a quanto pareva c'era già qualcosa che non andava in quell'idillio. “Ci puoi venire anche tu, sai?”
“Non è quello il problema.”
“Ah no? E quale?”
Monica Deglutì mentre la porta della cabina veniva aperto dall'addetto della giostra. Uscirono tutti e tre in silenzio, Alex perchè lo sentiva a pelle che tra i due adulti c'era qualcosa. Anche se non capiva cosa.
“Ho fame. Posso mangiare qualcosa?”
“Aspetta.” Monica guardò nel portafoglio, ma era quasi tristemente vuoto. “Andiamo a casa a mangiare, è meglio.”
“Ma...”
“Per favore Alex, non discutere.”
Shannon e Reneè capirono subito che qualcosa, lassù, si era rotto. Ma cosa?
“Ehy, campione, ti va se ti sfido un'ultima volta a lanciare le palle ai barattoli? Scommetto che vinco!” fece Reneè facendo un leggero cenno a Shannon di lasciare soli gli altri due.
Monica andò a sedersi su una panchina e Jared la seguì, ma rimanendo in piedi.
“Che succede adesso?”
“Smetti di fare tutto quello che stai facendo, Jay.” Borbottò seccata.
“E di grazia, cosa starei facendo? Sono solo venuto a conoscere mio figlio. E voglio continuare a farlo.”
“Perchè?”
Jared si mise le mani in tasca e cercò di sistemare i pensieri per esporli al meglio.
“Io so che cosa significa non aver un padre. Un bambino dovrebbe sempre avere una figura di riferimento maschile. Per me e Shannon non è stato semplice e vorrei che ad Alex tutto questo fosse risparmiato.” Sospirò “Non voglio portartelo via, te l'ho già detto, ma...” deglutì per poi guardarla negli occhi “...voglio far parte della sua vita. Voglio diventare suo padre.”
“NO!”
“Monica...”
“No, niente Monica. So benissimo che per crescere al meglio ci dovrebbe essere qualcuno al mio fianco, ma quel qualcuno non puoi essere tu.”
“Perchè no? Sono effettivamente il padre di Alex, chi meglio di me potrebbe farlo?”
“Uhm... non lo so, fammi pensare? Forse qualcuno che non vive viaggiando come fai tu?”
“Posso aiutarvi Monica.”
“Non mi servono i tuoi soldi, Jared. Ce la sto facendo da sola al meglio, ho tutto quello che mi serve!”
“Ma per favore, non riesci neanche a prendergli un panino per cena. Ti ho visto sai?”
Monica arrossì trattenendosi dallo scoppiare in lacrime per l'ultimo residuo di orgoglio che aveva.
“Non importa, ci riesco da sola.” Jared scosse il capo. “E, comunque, come faresti ad essere con Alex se te ne parti ogni due giorni per un concerto o un film?”
“Bhe, verrei da voi ogni giorno libero. Ogni volta che servirà.”
“Jared, sappiamo entrambi che il tuo lavoro è sempre stata la tua priorità e non credo che le cose siano cambiate in questi anni che non ci siamo visti.”
“No, hai ragione, ma c'è un bambino ora di mezzo e quindi le cose non sono più come prima. È tutto diverso adesso e sai benissimo che quando mi metto qualcosa in testa lo porto fino in fondo. Farei il meglio per lui.”
Monica si sentiva svuotata di tutto. Voleva piangere per la frustrazione, ma non poteva dimostrarsi debole proprio davanti a lui.
Sapeva che Jared sarebbe stato un buon padre, anzi probabilmente forse anche meglio di lei come madre, però l'idea che lui potesse portarle via Alex non l'abbandonava. Qualsiasi giudice con un minimo di sanità mentale avrebbe preferito che il bambino stesse con Jared piuttosto che con lei. Lui era ricco, con una bella casa e di sicuro gli avrebbe potuto dare tutto quello che serviva ad Alex, mentre lei? Lei non aveva nulla.
Jared si inginocchiò davanti a lei prendendole le mani.
“Senti, in questi anni hai avuto un sacco di difficoltà. Non dico che adesso non ce ne saranno, ma potresti contare anche su di me.”
Monica si alzò di scatto e andò da Alex che stava tornando seguito da una preoccupatissima Reneè.
“Andiamo a casa. Saluta tutti Alex.”
“Quando li rivediamo?” Ci mancava solo lui a remare contro.
“Non lo so. Vedremo.”
Mentre le ragazze si allontanavano con il bambino che faceva ciao ciao con la manina, Shannon si accese l'ennesima sigaretta.
“Deduco che qualcosa nel tuo splendido piano non sia andata come tu volevi andasse.”
“Smettila Shannon, questo non è un gioco. Si tratta , per una volta, di una cosa seria.”
“Predichi ad un convertito. Credo che non sono io a doverlo capire, quanto la tua ex.”
Si avviarono in silenzio verso il molo di Santa Monica Pier, presi entrambi da pensieri confusi.
“La voglio, Shannon.”
“Cosa, la paternità?”
“No, Monica. E l'unico modo per riaverla è entrare a far parte della vita di Alex. Mi piace quel bambino, sul serio, ma non lo conosco per niente e vorrei che entrasse nel mio mondo alla stessa maniera in cui ci siete tu e mamma. È una parte di me, è una parte della mia famiglia.”
“Inoltre c'è Monica. Pensavo l'avessi dimenticata, non parli mai di lei.”
“Prova a capire perchè non ne parlo. Parlarne vuol dire ricordarla, ricordarla significa soffrire e deconcentrarsi e non me lo posso permettere. Eppure ora che sono così vicino a lei... non riesco a non pensarci. Non riesco a non immaginarmi una vita con lei.”
“Allora sei sulla via giusta mi sa. Continua così e non fermarti, devi puntare in alto no? Magari non andare a testa bassa come un carro armato, ma lavora ai fianchi. Pian piano. Intanto se vuoi posso darti una mano.”
“E come?” chiese Jared sospettoso.
“Ho il numero di telefono di Reneè. Se ti serve qualche cosa... bhe posso provare a spiare nella loro vita.”
“A volte mi spaventi fratellone.”
“Poi, vabbè, ammetto che ho preso il numero più che altro per riuscire a togliere i pantaloni da quel bel culetto, ma si possono prendere due piccioni con una fava.” risero assieme.
“Sei un maiale, Shan.”
“Da chi pensi di aver imparato?”

In macchina l'unico a parlare era Alex. Si era divertito con Shannon e soprattutto con Jared che se l'era portato per quasi tutte le giostre, specie quando Monica non voleva salirci, come sulle montagne russe. Era la prima volta che andavano fuori con un uomo che si interessava a stare con lui. Quelle poche volte che Monica aveva avuto un appuntamento con un uomo, erano sempre andati al cinema a guardare qualcosa che andasse bene anche per Alex. Ma lui si era sentito un po' messo da parte. Invece aveva capito che Jared si era impegnato a stare con lui e non con sua mamma. Era qualcosa di interessante e lo faceva sentire quasi importante.
“Torneremo alla ruota, vero?”
“Si Alex, più avanti.”
“Con Jared?”
Monica non rispose: che dirgli? In fondo se lo poteva aspettare una cosa del genere. A parte qualche insegnante e il nonno, Alex non aveva mai avuto figure maschili accanto. E poi a lui già piaceva Jared a prescindere: cantava, suonava la chitarra... e ad Alex elementi del genere rimanevano facilmente impressi. Era davanti ad un muro e onestamente non sapeva che fare.
“Vuoi parlarne?”
Avevano cenato in un silenzio piuttosto pesante ed Alex era scappato subito appena finita la frutta e le due donne erano rimaste da sole.
“E di che cosa?”
“Del fatto che scesa dalla ruota sembri invecchiata di 5 anni? Che cosa ti ha detto?” il soggetto della frase era implicito.
“Che vuole... bho, fare il padre tutto ad un tratto. Ti pare? Perchè mi guardi con quello sguardo?”
“Perchè sei un'idiota piena di paura.”
“Grazie...”
“Prego! Mi spieghi esattamente di cosa hai paura?”
Monica tamburellò sul tavolo e si stiracchiò sulla sedia. Di che cosa aveva paura? Di troppe cose, a quanto pareva.
“La prima è che me lo porti via.”
“Cazzate, Jared ha già detto che non lo farà. Anzi, è più facile, se non collabori, che lui vada dal primo giudice e si faccia dare l'affidamento congiunto.”
“E quindi?”
“Quindi non credo che la tua unica paura sia questa. C'è qualcosa di più e voglio sentirlo dire da te, dato che io so benissimo cosa ti angustia.”
“Visto che lo sai tu, me lo potresti chiarire? Non lo so neanche io!”
“Hai paura di innamorarti nuovamente di lui, per poi stare male come un cane nel caso dovesse sparire nuovamente dalla tua vita.”
Scese un silenzio denso come lo sciroppo: quel genere di silenzio che nasconde ben più di quello che si è detto.
“Ammesso che tu sia non sia innamorata di lui fin da quando l'hai lasciato.”
“Questo è un colpo basso.”
“Ma ho ragione, o no?”
Monica annuì.
“Senza dimenticarci che sei così costantemente abituata a cavartela da sola con quel bambino che la sola idea che qualcuno possa rubarti parte del ruolo ti manda fuori di testa. Basta ricordare quando sono entrata nella tua vita: eri più chiusa di una porta blindata.”
Reneè stava andando dritta come una freccia al suo obiettivo. La stava analizzando con precisione chirurgica e e se in parte a Monica questo dava fastidio, dall'altra parte era molto più facile ascoltare che dover parlare.
“Monica devi capire se è più importante la tua autonomia o Alex.”
“Sai benissimo cosa scelgo. Alex è la mia priorità nella vita e lo sai.” rispose leggermente alterata.
“Hai ragione, sono stata una sciocca, non volevo. Scusami.” fece Reneè prendendole una mano.
“Jared va e viene da Los Angeles. Hai idea della quantità di date che farà per il tour? Come può essere presente nella vita di un bambino di sette anni con una vita stabile e relativamente monotona? Il peggio non è per me, io posso sopravvivere ad un altro cuore infranto, ma se Alex si affeziona e poi Jared scompare per giorni...” Deglutì preoccupata “E' mio figlio Reneè. Quando ero incinta non credevo di poter provare un qualcosa di così incredibile per un altro essere umano. Poi è nato e dalla prima volta che ho visto quella testolina scura e bagnaticcia ho giurato a me stessa che non lo avrei mai fatto soffrire. E Jared sembra il candidato perfetto per... devastarlo.”
Una leggera lacrima scese sulla guancia.
“Hai provato a pensare che potesse funzionare invece? Certo, Jared ha una vita piuttosto itinerante e magari non sarà presente ogni minuto della sua vita, ma... potrebbe far funzionare tutto il resto. E per quanto il discorso economico sia il meno importante, avresti un supporto. Non dico che devi decidere in cinque minuti, ma pensaci un po'. Promettimelo.”
“Lo farò.”

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Capitolo 8
*** Jay è solo un amico ***


Capitolo 7: Jay è solo un amico

Era in maledettissimo ritardo. Il capo, normalmente, era abbastanza tranquillo e siccome da cinque anni lavorava per lui senza aver dato segni di depressione o voglia di scappare, la apprezzava. Del resto da quando era rimasta incinta, aveva fatto qualsiasi lavoro con un minimo di dignità. Fare la centralinista in un sottoscala senza finestre non era poi la cosa peggiore che le poteva capitare. Inoltre lo stipendio era solo leggermente più basso della media di tutte le altre. Avrebbe potuto protestare ai sindacati, dato che, mentre le sue colleghe avevano anche l'assicurazione sanitaria pagata, lei doveva solo pregare che non le succedesse nulla.
Solo che quel giorno aveva deciso di avere un travaso di ciclo e quindi le aveva obbligato di rimanere in ufficio fino a finire una complicatissima pratica. Cosa che non le competeva, oltretutto, ma era l'unica li in mezzo a sapere quello che si doveva fare. Di solito nella sua azienda assumevano a tempo determinatissimo giovani stagiste che sapevano cosa fare fino ad un certo punto. Lei era rimasta li per un puro miracolo e solo grazie a Reneè e alle sue conoscenze.
Guardò l'orologio: mancavano due minuti all'uscita di Alex dalla scuola. Per fortuna era quasi arrivata.
Aveva dovuto tirare pacco a sua madre che l'aspettava per il consueto caffè del giovedì e aveva quasi rischiato di dover chiamare Reneè o la scuola per portare Alex a casa. Quando le accadeva questo, si sentiva sempre inadeguata. Scosse la testa e cercò di non pensarci: in fondo era arrivata in tempo.
Davanti alla scuola c'era uno spiazzo di cemento apposta per aspettare i bambini all'uscita. C'erano già tutte le mamme e qualche papà dei compagni di classe di Alex. Monica notò che erano tutti ad accerchiare una persona sola che non riusciva a vedere. Probabilmente stavano parlando di un qualche progetto per la classe, oppure stavano tutte sparlando di qualche insegnante.
MONICA!!!”Jasmine con un sorriso scintillante le si fece incontro.
Oh mio dio...” pensò Monica “Che è successo adesso.”
Ma allora fai veramente sul serio. Potevi dircelo!”
Monica la fissò strabuzzando gli occhi senza capire di cosa stesse parlando. Notò che alcune mamme la osservavano con uno sguardo misto tra istinti omicidi, invidia e un po' di felicità. Cosa stava accadendo? Era veramente preoccupata.
Poi capì.
Lui era lì.
Jared era in piedi in mezzo a quei genitori, mani in tasca della giacca a rigirare nervoso il telefono. La fissò con un'espressione terrorizzata. Non fosse che la situazione era tesa e paradossale, si sarebbe messa a ridere.
Voleva far qualcosa di più che guardarlo inebetita, ma non trovava le parole giuste. Era schifosamente bello. I capelli neri erano stati tirati su con il gel, si era fatto la barba tanto da sembrare un ragazzino di diciotto anni e quei pantaloni blu gli stavano una meraviglia. Per non parlare della giacca di Jeans e di quella camicia a quadri che sarebbe sembrata ridicola su chiunque tranne che su di lui. Sembrava uno studente più che un padre.
Veramente non capisco cosa intendi, Jaz”
Ce lo ha detto lui che è venuto a prendere Alex. Inoltre Margot l'ha riconosciuto come un attore abbastanza famoso... devi assolutamente dirci come sei riuscita a conoscere un partito simile.”
Monica aveva deciso: avrebbe scuoiato Jared pezzo per pezzo molto lentamente. Ma che gli era saltato in mente di farsi trovare li, senza neppure avvisarla poi.
E' un vecchio amico.” Mormorò senza essere ascoltata.
E' bellissimo e devi stare attenta. Jenny ha già puntato gli occhi su quel bel fondoschiena. Sai che il suo matrimonio sta crollando, non ci metterebbe meno di cinque minuti a portartelo via.”
Può fare quello che vuole. Io e Jared siamo solo... conoscenti, neanche amici.” Anche perchè per lei era impossibile essere amica del proprio ex ragazzo.
Quando arrivò dall'uomo gli scoccò un'occhiata raggelante e Jared le si avvicinò cercando di usarla come scudo.
Che diavolo ci fai qui?”
Secondo te? Sono qui a ricamare? Sono venuto a vedere Alex. È questo che fa...”
Silenzio, non dire nulla.” Radio Jaz e tutte le maggiori emittenti scolastiche erano in ascolto con l'antenna puntata direttamente su di loro.
Suonò la campanella e questo riuscì a distrarre i genitori. Jared guardò di sottecchi Monica. Aveva le gote arrossate, probabilmente per la situazione un po' strana, lo sguardo tormentato fisso sul cancello che una bidella stava aprendo, le dita a stuzzicarsi. Avrebbe tanto voluto abbracciarla li, in mezzo a quella gente curiosa fregandosene del mondo. Peccato che sapeva che Monica le avrebbe minimo dato un pugno. Quindi si limitò a togliendole una ciocca di capelli da davanti gli occhi, lasciandola shoccata. Le regalò un leggero sorriso, mentre con le dita le accarezzava leggermente la guancia.
Sono qui per voi.”
Ecco, la cosa peggiore che poteva dire, pensò Monica. Non era solo per Alex...
Jared!!!”
Ehi, ciao bello.” Alex aveva un sorriso che partiva da un orecchio e arrivava all'altro. “Come è andata a scuola?”
Il bambino fece spallucce lasciando lo zaino a sua madre.
Come sempre.”
Cosa hai fatto?”
Bho. Mamma può venire Peter a casa nostra?”
Non oggi. Devi fare i compiti e poi andare a basket. Magari domani, va bene?” Jared lo guardava ancora confuso.
Come sarebbe a dire Bho? Non fai nulla a scuola?”
Non me lo ricordo.”
Monica ridacchiava sotto i baffi.
Dice sempre così. Si diverte a fare lo smemorato, ma sa benissimo quello che fa. E' abbastanza bravo, soprattutto in inglese e disegno.”
Ah ok, già pensavo che questa scuola facesse pena.”
In realtà tra le scuole pubbliche di LA è una delle migliori. Ha abbastanza attività extrascolastiche, buoni programmi, insegnanti preparati.” Istante di silenzio “E soprattutto mi è comoda per la vicinanza a casa. Alex!” il bambino si stava rincorrendo con alcuni suoi compagni e mesto tornò dalla madre dopo averli salutati.
Volevo giocare.”
Oggi proprio non abbiamo tempo. Andiamo a fare merenda.” Monica si accorse che Jared la stava osservando in attesa... di cosa? “Che c'è?”
vorrei venire con voi.”
Sì!! Evviva”
Vedi, Alex approva.”
E di quello che approvo io non interessa a nessuno?”
No!” esclamò il bambino prendendo per mano Jared per attraversare la strada. “Vieni, ti mostro come si attraversano le strisce.”
Oh grazie... dopo tutti questi anni mi stavo proprio dimenticando come si fa.”
Monica rimase a bocca aperta guardando i due camminare tranquillamente verso l'altro lato della strada, parlottando come se niente fosse, come se tutto fosse normale, come se fosse qualcosa che succedeva tutti i giorni. Fin troppo strano.
Allora ti stai sistemando... brava Monica. Oltretutto con un ottimo partito.” fece Jenny che si stava guardando molto interessata come i pantaloni di Jared si tiravano sul suo fondoschiena non lasciando niente all'immaginazione delle due donne.
Jay è solo un amico. E tale resterà.”
Si immagino... sarà per questo che tuo figlio è già li che gli prende la mano e se lo porta via... finirà che sarà Alex che se lo sposa.” Monica sorrise.
La vedo un'opzione difficile, ma non è un problema. In fondo non me lo sposo neppure io. Ribadisco il fatto che siamo solo amici. Ora devo andare, prima che li perda.”
I due maschi si fermarono davanti ad una piccola pasticceria dalle vetrine scintillanti e Alex mise le mani sul vetro.
Buono!”
Dai entriamo.”
No, Jared. Dobbiamo andare a casa.” Jared si avvicinò a lei e le sorrise un po' malizioso.
Dai, una cioccolata calda... di quelle che ci piacciono a noi.” un brivido partì lungo la schiena e riuscì solo a balbettare qualcosa di poco chiaro: ricordava perfettamente certi utilizzi non convenzionali della cioccolata fra di loro e da come la stava guardando, era certa che anche Jared se li ricordava benissimo. “Ottimo. Entriamo.”
La pasticceria era un'oasi di dolcezza. Era una delle migliori caffetterie della città, Monica ci andava in quei rarissimi momenti di solitudine e quando poteva permettersi di viziarsi, quindi molto raramente.
Mentre Jared ed Alex si stavano già sedendo, Monica guardò il frigorifero dove troneggiavano succulente torte e pasticcini. I bignè erano glassati con la cioccolata fondente e sopra , colorati, degli zuccherini che davano allegria. Sapeva che Alex avrebbe scelto quello. Sul vassoio vicino, delle gustose paste con la sfoglia e la crema pasticcera. Una pioggia di zucchero a velo le guarniva, sembravano nuvole dolci. E poi i cestini di frutta, colorati come uno scoppio di primavera, con fragole e frutta sciroppata, il tutto gelatinato e scintillante. E poi piccoli tiramisù, connubio di mascarpone, caffè e cacao amaro, fettine di torta di pan di Spagna con creme di diversi gusti, biscottini friabili solo a guardarli, sicuramente carichi di burro, sfogliatine secche glassate e piccoli bomboloni fritti con la crema.
Era un Paradiso. Il suo Paradiso, il posto perfetto dove avrebbe voluto lavorare. Erano anni che non entrava nel retro di una pasticceria, che toccava una sfogliatrice o una planetaria. Gli unici dolci che cucinava erano quelli per lei e la sua famiglia, una torta ogni tanto, i muffins per la colazione. E il pane e la pizza. Poco altro.
Invece la dietro alcuni pasticceri stavano creando dei capolavori... come aveva fatto lei tanti anni addietro. Deglutì e andò a sedersi cercando di non pensare a niente.
Non stiamo tanto però. Ci sono i compiti da fare, vero?”
No, pochi... ho solo una scheda di matematica. Mi aiuti tu, vero?”
Una barista arrivò con il blocchetto già pronto.
Che vi porto?”
Tre cioccolate calde e per me una fetta di torta al cioccolato con panna.” fece Jared scoccandole un sorriso che avrebbe sciolto un iceberg. Monica ricordava con un leggerissimo fastidio, che quella era una cosa che lui faceva abitualmente, quasi senza accorgersene. Era una sua peculiarità irritante.
Per me un cestino alla frutta. Tu che cosa vuoi, Alex?”
Un bignè!”
La cameriera ricapitolò tutto e lanciò un sorriso dolce al bambino ed uno poco casto a Jared. Monica non la considerò neanche.
Improvvisamente mi sento come dieci anni fa.”
Cioè?”
Invisibile.” Rise all'espressione confusa di Jared “Quando sei nei paraggi, catalizzi l'attenzione di tutti quanti. Non te ne accorgi, credo, ma lo fai. La gente tende a non notare chi ti sta accanto. E con Alex vicino... insomma, per me è impossibile che qualcuno si renda conto che io esista.”
Io me ne rendo perfettamente conto. Sei bellissima.” Monica arrossì furiosamente.
Non dire scemenze.”
Ecco qui, cioccolata calda per tre...” La cameriera posò tre tazzine bianche di porcellana davanti a loro “...cestino di frutta per la signora, bignè per il bambino e torta al cioccolato con panna per il signore.” nuovo sorriso verso Jared che la ringraziò. Monica scosse il capo.
Stai attento a non sporcarti.” Alex aveva già addentato il bignè e la crema al cioccolato era scesa inesorabilmente sul piattino.
Mamma li fa più bene.”
Più buoni.” lo corresse Jared automaticamente. “E posso immaginarlo. Anche le sue torte sono migliori.”
Grazie per i vostri complimenti ragazzi, voi sapete come far leva sul mio ego.”
La cioccolata calda scivolava nella gola voluttuosa e intensa e dava a Monica una sensazione di pace estrema. Da quando aveva visto Jared fuori la scuola, si era sentita sulle spine, come se dovesse mettersi sulla difensiva, a cercare di capire che cosa voleva fare con loro due. Invece ora, assaporando il sapore forte della cioccolata, si abbandonò con la schiena sul divanetto rilasciando tutta la tensione e si sentiva bene. E sapeva benissimo che quella non era una cosa buona. Non poteva fidarsi: Jared era appena tornato dopo anni e lo conosceva bene, sapeva benissimo che qualsiasi cosa faceva, ce ne stava almeno un'altra dietro. Non era una cattiva persona, ma pensava dieci volte più velocemente di qualunque altro lei conoscesse. Era un genio poco riconosciuto, purtroppo.
Quando Jared si alzò per andare a pagare, prese il cellulare.
Devi aiutarmi, non so che fare.”
Ti voglio bene anche io Monica... che c'è?”
Sono in una delle migliori pasticcerie di Los Angeles con mio figlio e con suo padre e adesso li sto guardando mentre Jared ha preso in braccio Alex per fargli vedere quello che c'è sul balcone.”
Direi che è una scena dolcissima.”
Appunto... non so cosa fare.”
Adesso ti parlerò come tua Assistente sociale, capito? Smettila di remare contro. Fai in modo che Jared diventi suo padre e dai ad Alex quella sicurezza che non ha mai avuto.”
Puoi parlarmi come amica?”
Certo! Fai in modo che Jared diventi suo padre e dai ad Alex quella sicurezza che non ha mai avuto.”
E' lo stesso consiglio.”
Il che significa che ho ragione.”

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Capitolo 9
*** La Sposi? ***


Capitolo 8: La sposi?

Stavano camminando tranquillamente per strada come se fossero una normale famiglia in giro per fare shopping al pomeriggio.
Sensazione quanto meno particolare per Monica. Lei teneva per mano Alex, mentre Jared, al suo fianco, teneva le mani in tasca, probabilmente facendo girare nel palmo il suo BlackBerry.
Quindi... che mi dici di te? Insomma, come va il lavoro.” la buttò li Monica. Odiava i silenzi imbarazzati.
Bene!” piccolo silenzio. “No, in realtà non va benissimo. ABL è uscito ad agosto e ad adesso non abbiamo venduto quasi niente. Il continente dove andiamo più forte è l'Australia, la gente ci chiede se suoneremo con i Green Day e non ho idea di quando riuscirò a far la parte in un film.”
Oh... mi spiace.”
C'è chi sta peggio. A breve andiamo in turneè e quindi, forse, riusciremo a farci nuovi fan. Insomma, sono arrivato fino a qui, mica mi lascerò abbattere no? In più adesso ho un figlio.”
Non hai nessuno.”
A meno che tu non mi permetta di... insomma, fare il padre.” disse quasi con noncuranza.
Mamma mi fai male alla mano.” Monica aveva stretto troppo forte quando Jared aveva messo il piccolo puntino sulla i.
E il tuo lavoro?”
Va come sempre.”
E non ti piace.” Monica sospirò.
Molto spesso si deve fare quello che non ci piace. E poi non saprei dove altro andare. Non ho delle credenziali così fantastiche.” Jared annuì mentre arrivarono davanti al portone di casa. “Perfetto, grazie della merenda ora dobbiamo andare.”
Veramente avrei il pomeriggio libero e vorrei passarlo a chiacchierare amabilmente con te. E non dimenticare che sono più ferrato di te in matematica.”
Stiamo parlando di elementari. So fare anche io due più due.”
Si fronteggiarono in silenzio: Jared stava usando qualsiasi arma a sua disposizione, dal movimento lento delle labbra, a fissarla negli occhi con determinazione, cosa che di solito mandava in visibilio tutte le sue fans.
Monica dal canto suo, sapeva tenergli abbastanza testa: in fondo erano stati assieme un po' di anni e quindi era riuscita ad avere una sorta di immunità alle Leto armi. Certo, però, che quel suo profumo la stava stordendo più di qualsiasi occhiata romantica.
Scusate, state ostruendo il passaggio. Signorina Monica se avete da discutere, fatelo in un posto più appropriato.” una signora anziana si era materializzata davanti a loro. Si teneva con una manu su un vecchio bastone di legno, probabilmente vecchio come lei. Era vestita completamente a lutto, con un fazzoletto stretto sulla nuca che faceva fuoriuscire qualche capello grigio. Gli occhietti piccoli ed infossati, li guardavano minacciosi e arrabbiati.
Si signora Tramp.” la vecchietta scoccò un'occhiata di puro disgusto a Jared, sconvolta dai vestiti poco signorili che portava, mentre si allontanava tenendo la borsetta vicina a se, come se quello strano ragazzo potesse rubarle qualche cosa.
Alex prese la mano di Jared e lo portò verso il piccolo ascensore, lasciando Monica da sola a sospirare rassegnata: due contro uno, come poteva sperare di vincere?
Ti faccio vedere la mia camera.” Alex era eccitatissimo. Insomma, era Jared Leto, il cantante dei 30 Seconds to Mars. Ok, magari non era come avere Frank, ma da qualche parte si doveva pur iniziare no?
Jared si trovò davanti ad un poster quasi grandezza naturale, quindi alla fine non troppo grande, di Frank Iero con la chitarra in mano durante un concerto. Tutto vestito di nero si dimenava come un tarantolato buttando i capelli tutti bagnati indietro con gesto secco. E poi tutto attorno foto prese da giornaletti dei Chem mescolate con ritagli di Kobe Bryant in varie azioni da gioco.
Sulla scrivania c'erano dei modellini di aereo fatti con i lego, dei pennarelli e fogli per disegno, dei libri e una foto di Alex con la maglietta dei Lakers in quella che doveva essere la piccionaia dello Staples Center.
Il letto era sfatto dal mattino prima, ma le lenzuola erano azzurre e sopra c'era un pigiama colorato e un pupazzo a forma di delfino particolarmente infeltrito e scolorito, segno che era stato usato molto a lungo.
Come si chiama il tuo amico?”
Bill.”
Bill il delfino? Carino.”
Me lo ha preso... la mamma quando ero piccolo. Non ci dormo più assieme sai? Sono grande.”
Oh certo, hai ragione.” e sorrise. “E' molto carina la tua cameretta.”
L'abbiamo presa all'Ikea... nonno Fabian me l'ha montata.”
Jared guardò i piccoli modellini di Lego fino a trovarsi il bambino vicino.
Vuoi bene alla mia mamma?”
Perchè lo chiedi?”
Alex fece spallucce.
Perchè sei un suo amico. E vieni qui.”
Posso venire qui perchè voglio bene anche a te, o no?” Jared non era abituato ad avere che fare con i bambini, tranne quelli che venivano ai suoi concerti, usati, più o meno, dalle mamme per potersi avvicinare a lui. Doversi confrontare, poi, con quello che era suo figlio senza che lui lo sapesse, era un'impresa titanica. Però aveva deciso che qualcosa doveva pur fare. Quindi parlare con lui poteva essere un ottimo inizio.
Perchè?”
Perchè sei un bambino simpatico. E poi... sei il figlio di una mia amica.” Alex inclinò leggermente la testa come a cercare di capire se le parole che gli aveva detto fossero buone.
Quindi vuoi bene alla mamma.”
Sì molto.”
La sposi?”
Jared rise di gusto. Era da un bel po' che non lo faceva e si sentiva ringiovanito. Lo guardò mentre tirava fuori dallo zainetto il libro di matematica e il suo astuccio con i Pokemon. Sembrava che la discussione che avevano avuto poco prima non fosse mai avvenuta.
Cosa ti piacerebbe fare da grande? Il pasticcere o il cuoco come tua madre?”
No! Io farò il chitarrista come Frank. Come mio padre!” e si mise a fare un assolo di finta chitarra, muovendosi come un pazzo per la stanza. “Sono bravo, visto?”
Non riuscì a rispondergli, perchè aveva un groppo in gola di rabbia. Fissò il poster di Frank e si ritrovò ad odiarlo, non perchè fosse più bravo di lui o maggiormente conosciuto, ma perchè era riuscito ad avere quell'amore e devozione dall'essere umano che per contratto di sangue avrebbe dovuto adorare lui stesso. Non era giusto: Alex era suo figlio. Suo... non di Frank Nano Iero. Diede un pungo al materasso del letto, mentre il bambino usciva per andare a fare i compiti in cucina.
Si alzò anche lui e andò davanti al volto di carta.
Io sono suo padre, capito? Non tu.” Gli sussurrò capendo immediatamente che stava ormai dando segni di chiara follia.
Tornò in cucina trovando Monica già intenta con i semplici conti che doveva imparare Alex. Sembrava completamente a suo agio con quello stile di vita. Sospirò e fece un profondo respiro.
Era il momento giusto.
Si rimise a fare i compiti dopo vent'anni.

Vedere Monica alle prese con i fornelli era una cosa che Jared aveva sempre adorato fare. Quando stavano assieme molto spesso lei cucinava a casa sua. La domenica, soprattutto. Era il giorno in cui passavano più ore assieme, dopo i bagordi del sabato. Era splendida quando in intimo e con un grembiule di Snoopy, gli faceva i pancake o i muffins di frutti di bosco. Era come vedere un mago: si sapeva che stava facendo una magia, ma non si riusciva a capire le mosse. Si Sapeva solo, alla fine, che aveva un piatto profumato e fumante davanti alla bocca.
Non faceva eccezione quel momento. Era alle prese con un sugo per la pasta a base di formaggio e il profumo che si stava spandendo per la casa era qualcosa di paradisiaco. Cosa che rendeva Jared ancora più in pace con se stesso. Sapeva che sarebbe dovuto andare a casa a portare fuori i suoi cani, ma era riuscito a delegare sua madre, e sapeva anche che quella sera aveva un appuntamento con una starlettina amica di Brent, ma l'aveva chiamata dicendole senza mezzi termini, che aveva di meglio da fare.
Quindi, cena con la sua ex e suo figlio.
Faceva molto ritratto di famiglia e cercò di goderselo al meglio.
E' stato divertente oggi, no? Si potrebbe rifare.”
Scordatelo.”
Avanti, è solo per qualche pomeriggio. “ sorriso mozzafiato. “Lo so che ti sei divertita e sei stata bene.”
Non è vero...” falso. In effetti Monica si era divertita. Jared si vantava di essere ferrato in matematica, ma la logica dei compiti lo avevano mandato in confusione totale. E Monica aveva riso parecchio, seguita da Alex, che in quel momento era alle prese con una pallina di carta stagnola che lanciava al gatto. Legolas, dal canto suo, si stiracchiò e tornò ad acciambellarsi sul divano.
Ti conosco abbastanza da sapere che quel leggero sorriso che ti sei portata sulle labbra per tutto il pomeriggio, è il segnale che sei stata bene.”
Monica scosse il capo.
Alex vieni a cena, è pronto.”

Doveva ammettere che quella giornata era stata strana e anche divertente.
Trovarsi Jared davanti al plotone di esecuzione formato da mamme arrapate e pettegole, l'aveva spaventata. Era stra sicura che entro la fine della giornata qualche voce sarebbe arrivata fino alle orecchie di sua madre. Elisabeth sapeva perfettamente chi fosse il padre di Alex anche se lei non ne aveva mai fatto parola. Sua madre non era mai stata una che si impicciasse molto e quando aveva terminato la sua storia con Jared le era stata vicina, ma non troppo. Tra loro c'era sempre stata una sorta di brina che raffreddava tutto.
D'altro canto era stata la prima e quasi l'unica, a supportarla quando era rimasta incinta.
E quindi sicuramente adesso l'avrebbe chiamata per spingerla a sistemare le cose. Almeno in parte.
Girò sull'unica cosa di interessante, immergendosi completamente nel mondo di Criminal Minds. Adorava staccare la spina tra assassini e psicopatici, a volte pensava che avessero meno problemi di lei.
Ma, posso stare un po' con te?”
Alex in perfetta tenuta da sonno con pigiama colorato e delfino al seguito, si presentò fuori dalla sua stanza.
Che ci fai qui? Dovresti dormire già da un po'.”
Non ho sonno.”
Uhm... ok, vieni qui. Dieci minuti.” Allargò il braccio ed Alex si accoccolò su di lei. Monica girò canale su MTV giusto per mettere qualcosa che evitasse sangue e morti ammazzati. “Hai fatto un brutto sogno?”
No, pensavo a Jared.”
Oh... e perchè?”
E' simpatico, vero? Cioè, lui ti vuole bene.” Monica alzò gli occhi al cielo. Ci mancava solo suo figlio che le faceva da consulente matrimoniale. Ci provava con tutti gli uomini che lei conosceva, ivi inclusi i papà dei suoi amici, cosa che aveva creato qualche problema quando andava alla scuola materna.
E quindi?”
Bhe puoi sposarlo.” Sospirò.
Alex, non si può sposare una persona soltanto perchè si vuole bene. Non è così che funziona.”
Dagli un bacio e poi funziona.”
No, Alex. Per sposarsi bisogna amarsi e io non amo Jared.” Piccola bugia, lo sapeva “ E soprattutto Jared non ama me.” E di questo lei ne era certa.
Ma ti vuole bene, me lo ha detto lui. Quindi vi potete sposare e vivere assieme. A Legolas piace abbastanza. Ma non so se mi piaceranno i suoi cani, tu cosa pensi?”
Io penso che sia tardi e che tu debba andare a letto. Andiamo.”
Gli rimboccò le coperte e gli accarezzò i capelli, poi disse le parole più dure della giornata.
Jared potrebbe non essere sempre così... presente, capisci? Ha un lavoro difficile...”
Fa il cantante.”
Esatto e quindi gira tanto per lavorare. Non può essere sempre qui con me o con te. Capito?”
Sì.”
Buonanotte Bimbo.”
L'aveva vista subito la scintilla di delusione, quella che mai avrebbe voluto vedere negli occhi di Alex. Lui si era già fatto i suoi viaggi mentali e Jared, pur senza volerlo, glieli aveva frantumati.
Tornò sul divano e, munita di gatto da accarezzare, tornò ai suoi morti ammazzati, rendendosi conto che la sua decisione iniziale era quella migliore.
Jared doveva restare lontano dalla sua vita.

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Capitolo 10
*** Mi fa Male l'Orecchio, Jared. ***


Volevo ringraziarvi per le recensioni. Sono felice che il mio jay vi piaccia, ma soprattutto che il mio Alex sia di vostro gradimento.
La parte più difficile della FF non è stato scrivere la storia, bensì rendere credibile un bambino e soprattutto i rapporti con esso. Io non sono madre e mai lo sarò, e quindi per questo ho sempre paura di crearlo poco credibile e troppo sopra le righe. Quindi se vi pare troppo, bacchettatemi pure.

I prossimi capitoli saranno abbastanza cruciali perchè sono i capitoli della svolta.
spero vi piacciano

Capitolo 9:
Mi fa male l'orecchio Jared

Nota a pre capitolo: per questioni di tempistiche tra concerti e FF, ho dovuto cambiare le date reali dei concerti che hanno avuto i Mars nel 2006. Per informazioni maggiori, guardate qui
http://forum.teamworld.it/forum1125/104955-30stm-shows.html

Aprile era arrivato: Jared era partito come da copione, ma, a differenza di quanto aveva creduto Monica, si faceva sentire quasi tutte le sere. Magari per scambiare due parole o con lei o con il bambino, oppure anche a passare un'oretta a discutere di nulla. Jared spesso provava a buttare una parola o una battuta riguardo a riallacciare i rapporti in nome di Alex, ma lei troncava sul nascere qualsiasi cosa, lasciando l'uomo spesso frustrato.
Non voleva farlo stare male, ma suo figlio valeva più di tutto. Sempre.
Incluso quel momento.
Jared, basta, non hai un concerto da fare?”
No, sono a casa da due giorni. Ho un po' di tempo prima del prossimo spettacolo e vorrei vederlo.”
Devo dirti di no, anche perchè Alex è sotto le coperte con una brutta influenza.”
Come mai? Che è successo?”
Ma nulla. E' un bambino e si ammala. A scuola passano tutti i virus influenzali possibili ed immaginabili.”
Sei stata dal pediatra?”
Ovvio Jared. Ora la vuoi smettere di fare il padre dell'anno e lasciarmi in pace?” lui sbuffò poco convinto.
Non mi piaci quando fai l'antipatica. Comunque se hai bisogno di qualcosa, fai un fischio. Io arrivo subito.”
E' un'influenza... a giorni guarirà.”
Meglio così. Posso passare a salutarlo? Magari te lo tengo una mattina che vai al lavoro.”
Ho già preso permesso... ma grazie dell'offerta. Senti ti devo lasciare adesso, ok? Ciao.”
Ci mancava solo lui con i suoi rigurgiti da neogenitore.
Guardò Alex sul divano, rannicchiato e con due coperte di Pile addosso mentre guardava i cartoni animati. Era pallido e stravolto. Si vedeva lontano dieci metri che stava poco bene e già il fatto che non saltellasse sul divano mentre seguiva i Pokemon era sintomo di malattia. Di solito tentava di infilare Bill nella sua sfera Pokè home made.
Ti va se stasera bevi solo un po' di camomilla calda?” Lui annuì.
Chi era al telefono?”
Jared. E ti saluta.”
Ma lui non viene più a trovarci?” Monica gli si sedette a fianco e gli accarezzò i capelli, poi sentì la temperatura con il palmo. Bruciava di febbre.
E poi prendiamo ancora un po' di Tachipirina, va bene?”
Il fatto che avesse l'influenza così alta non andava, inoltre stava perdendo troppi giorni di lavoro. Non le avevano permesso di pendersi ferie, quindi era in permesso non retribuito. Avrebbe dovuto chiedere aiuto a qualcuno, non poteva stare tutta la settimana a casa, altrimenti rischiava di non arrivare a fine mese.
Dopo che aveva messo a dormire Alex, non era riuscita a stare davanti al piccolo Pc e si era infilata sotto le coperte: quando rimaneva a casa a prendersi cura di lui, si stancava ancora di più rispetto al solito.
Si addormentò praticamente subito, venendo svegliata di soprassalto da Alex che piangeva nel suo letto. Guardò l'orologio che segnava l'una meno un quarto.
Alex che c'è?” si sentiva intontita da tutto quanto. Accese la lucetta vicino al letto e lo vide in lacrime, cuscino bagnato. “Brutto sogno?”
Mi fa male...”
Cosa?”
L'orecchio.” e cercò di tapparselo riprendendo a piangere.
Merda.”
Altro che influenza, questa era un'otite, ecco perchè la febbre non scendeva. Avrebbe fatto causa al pediatra. Sì, figuriamoci, in un'altra vita, forse!
L'unica cosa che poteva fare in quel momento, era portare il bambino al pronto soccorso: di certo il pediatra adesso non lo avrebbe visitato e non poteva andare a prendere un antibiotico senza la ricetta.
Lo vestì velocemente, guardandolo tristemente ogni volta che si lamentava dell'orecchio. Chiamò un taxi che arrivò in due minuti e si fece portare a velocità supersonica al più vicino nosocomio.
Era abbastanza tranquillo, essendo un ospedale privato. Il via vai maggiore era alla macchinetta del caffè, dove qualche infermiera cercava di restare sveglia per il turno notturno. Monica andò diretta al bancone.
Mi potete aiutare?”
Che succede?”
Mio figlio ha male all'orecchio. Penso che sia otite, il suo pediatra mi ha detto che era influenza, ma adesso si è svegliato con un dolore lancinante e... non so che fare.”
Va bene, attenda qui che la chiamiamo e intanto mi dà l'assicurazione e i dati del bambino.”
Monica prese il libretto sanitario* e la tesserina magnetica dell'assicurazione che le avevano dato i Servizi Sociali appena era nato Alex. L'infermiera la guardò con ostilità, fece vagare veloci le mani sulla tastiera del pc e dopo pochi istanti gliela ritornò.
Mi spiace, non possiamo fare niente per lei.”
Perchè?”
La sua assicurazione non copre. Le consiglio di andare da un'altra parte.” e tornò a guardare lo schermo.
Ma non è possibile, è solo un'otite! Mio figlio sta male, fate qualcosa!”
Signorina, non è un mio problema questo. Non può pagare le spese mediche, quindi deve lasciare il posto a qualcun altro.” Monica si guardò in giro: il nulla.
Non c'è nessuno a parte me in questo reparto. Date un antibiotico a mio figlio! Curatelo, è per questo che esistono i medici, no?” qualche inserviente si fermò ad osservare la scena.
Se ha delle rimostranze da fare, chiami pure l'assistenza sociale. Non cambierà niente lo stesso, perchè noi non ricovereremo suo figlio. E ora mi lasci lavorare.”
Monica si morsicò la lingua per evitare una brutta risposta ed andò verso il bambino che piagnucolava ormai distrutto e incapace di muoversi.
Prese il cellulare:
Reneè?”
Un borbottio insensato le rispose. “Monica?”
Sì, sono io. Ho bisogno di te subito.”
Lo sai che ore sono?”
Certo, sono quasi le due e io sono in ospedale sperando eh ricoverino Alex, ma non lo fanno e sai perchè?” senza dare il tempo all'amica di rispondere, riprese il discorso “Perchè mi dicono che l'assicurazione non copre una cazzo di otite! Aiutami Reneè, ti prego.”
Dammi cinque minuti e cerco di sistemare le cose.” Fece lei aprendo gli occhi.
Ti aspetto qui.”
Reneè appoggiò il cellulare di servizio sul comodino e si girò nel letto.
Svegliati e chiama tuo fratello.” Dal lenzuolo fece capolino una testa scura e una leggera barba incolta. “Subito.”
Che succede?” Shannon sbadigliò rumorosamente cercando di capire da che parte fosse il suo comodino.
Alex è in ospedale. Chiama Jared.”
Pensavo che volessi stare dalla parte della tua amica con niente interferenze tra loro.” Trovò il telefono e cliccò sulla chiamata rapida.
Devo prima preoccuparmi del mio assistito, cioè Alex. E JJ è l'unico che può aiutarlo in questo preciso momento.”
Jared? Ciao, abbiamo bisogno di te.”

Era il secondo caffè che Monica si beveva per cercare di non crollare in una crisi isterica fino all'arrivo di Reneè. Alex continuava a piangere, a volte più quietamente, altre più forte, a seconda dell'ondata di dolore. Una ragazza, presa a compassione, gli aveva portato una camomilla dalla piccola astanteria.
L'infermiera, invece, continuava imperterrita a fissarla come se fosse qualcosa di poco gradito in quella linda hall d'ospedale.
Era la prima volta che Alex stava così male. Più della varicella presa a scuola, lui non si era mai ammalato. Non erano mai dovuti andare in ospedale, mai un osso rotto, o neanche problemi di carie, beato lui. Insomma, l'assicurazione non l'aveva quasi mai dovuta usare se non per comprare qualche medicina. Non sapeva veramente cosa fare. L'unica cosa che le veniva in mente in quel momento era di prendere a pugni l'infermiera per la sua scarsissima empatia e poi piangere a dirotto. La prima cosa non poteva farla perchè rischiava minimo una denuncia, la seconda perchè suo figlio non aveva bisogno di una madre debole in quel momento, ma di qualcuna che si prendesse cura di lui. Lo abbracciò forte.
Adesso arriva la zia Reneè e ci aiuta, vedrai.”
Invece rimase a bocca aperta quando arrivò Jared. Aveva il volto tirato e sconvolto, si capiva chiaramente che si era svegliato da poco, ammesso che fosse andato a dormire. Nonostante l'ora tarda era vestito in maniera quasi impeccabile, con un paio di jeans e una camicia a quadri, Il cappotto lungo e l'immancabile BlackBerry in mano.
Come sta?”
Male. Chi...”
Shannon. Era dalla tua amica.”
In che senso era dalla mia amica? No aspetta, non dirmelo, non mi interessa. Avevo bisogno di lei! Doveva aiutarmi con l'assicurazione, tu non servi.”
Jared le scoccò un'occhiata arrabbiata, poi guardò Alex addolcendosi e gli accarezzò i capelli.
Ciao piccolo, andrà tutto bene, vedrai.”
Mi fa male l'orecchio Jared.”
Lo so, adesso vediamo di farti guarire.” Si alzò e fissò Monica. Era arrabbiato, ma vederla così preoccupata e distrutta lo fece, momentaneamente, sbollire. “Perchè non ti prendono l'assicurazione?”
Non lo so. Dicono che non copre le spese. Stiamo parlando di otite, non di ebola!” Sentì la rabbia crescerle dentro, ma mise le mani davanti la bocca e prese un profondo respiro.
Ok, ho capito. Vado io.”
Attento che quella morde.” Lui sorrise malefico.
So il fatto mio.” Jared andò dalla infermiera che, però, lo bloccò a bocca aperta.
No, non ricoveriamo quel bambino.”
Certo che lo farete e pure nell'immediato.”
L'assicurazione non copre e la signorina lo sa bene.”
Ottimo, prenda questa allora, vedrà che coprirà qualsiasi cosa.”
Non è possibile signor... Leto? Le assicurazioni coprono determinate persone e Alex Cross non è nella sua lista familiari.” Gli rispose spostando lo schermo del Computer per fargli vedere il risultato delle sue ricerche.
Se il problema è soltanto di soldi, prenda questa Visa, faccia scalare quanto le serva e ricoveri mio figlio, prima che vada da qualche mio amico dei tabloid a descrivere quanto bene trattiate l'utenza. Assicurazioni o no, la gente non vede di buon occhio chi tratta male un bambino. Quindi ora chiama il primo medico disponibile e nell'arco di due minuti mi controlla il ragazzino. È chiaro?”
La donna chiuse le labbra severe ed umiliata, chiamò qualcuno al telefono, mentre veloce cliccava sulla tastiera.
Il dottor Gray sta scendendo. Potete attenderlo sulle poltroncine.”
Grazie, signora, gentilissima.”
Il sorriso quasi divertito di Jared fece, per un attimo, ricordare a Monica quante volte lo sfoggiava quando stavano assieme e ne combinavano di tutti i colori. La maggior parte delle sue fans non aveva idea di quanti guai Jared aveva fatto da giovane. Si sentì quasi bene.
Fatto. Due minuti. Come stai bimbo?”
Male.”
Alex Cross?”
Siamo noi!” Fece Monica. Era arrivato il dottore, un ragazzo poco più vecchio di loro, evidentemente uno degli ultimi arrivati costretto a fare il turno di notte. Sembrava fosse appena sveglio.
Venite da questa parte.” Jared prese il bambino in braccio prima che lo facesse Monica, poi Alex guardò l'infermiera e le fece la linguaccia quando fu sicuro che nessuno degli altri adulti presenti lo potessero vedere. Quella donna aveva fatto arrabbiare la sua mamma, non le stava simpatica.
Lo portarono in una stanza più piccola e il dottor Gray lo visitò, scrisse qualche cosa nella cartelletta che passò ad una infermiera ispanica molto carina che squadrava Jared appena possibile, e si rivolse a Monica.
E' una banale otite, niente di troppo grave. Per questa notte lo teniamo qui in osservazione, gli diamo un po' di antibiotici. Domani pomeriggio, se la febbre si abbassa, lo rimandiamo a casa.”
Grazie. Posso stare qui con lui?”
Sì. Adesso lo abbiamo sedato per farlo dormire da subito, ma quando si sveglia sarebbe il caso che abbia qualcuno vicino e qualcosa di suo.” Monica annuì e si lasciò cadere seduta su un seggiolino, mentre Jared le accarezzava le spalle.
Grazie Dottor Gray.”
Scese il silenzio quando rimasero da soli, fino a quando Monica si alzò prendendo il telefono.
Cosa fai?”
Chiamo mia madre. Magari lei può portarmi il pigiama per lui e qualche vestito. E Bill, ovviamente. Come abbiamo fatto a dimenticarci Bill, non lo so.”
E' tardi, tua madre starà dormendo. Andiamo noi adesso.”
Non posso lasciarlo solo.”
Monica, è tenuto sotto controllo da un intero team di medici tutto per lui. Per un quarto d'ora potrà restare senza di te. Andiamo, ti porto con la mia auto.”


*non so come funzionano i documenti in America. Da mille puntate di ER ho capito, però, che le assicurazioni variano di scaglione in scaglione. Più paghi più hai le cure. Tranne negli ospedali pubblici (Appunto come quello di ER)

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Capitolo 11
*** Da nostro Figlio ***


Capitolo 10: Da nostro figlio

L'unico rumore tra loro in macchina era quello dell'autoradio che senza sosta passava, per la serata vecchie glorie, canzoni che neppure Costance aveva mai ascoltato.
A nessuno dei due piacevano, ma in realtà non stavano veramente ascoltando. Stavano entrambi pensando a cosa dire senza la discussione degenerasse irrimediabilmente in un litigio.
Quel silenzio era brutto, pesante, opprimente. Qualcosa che Monica si sentiva addosso come troppe coperte. Non c'era mai stato quello tra loro. Silenzi complici, tantissimi, silenzi imbarazzanti, soprattutto all'inizio. L'ultimo silenzio, quello definitivo in spiaggia, per dirsi addio. Ma quella situazione era nuova e non sapeva come prenderla.
Mi spieghi quella cosa di Shannon?”
Nulla di che, mi pare evidente che se la faccia con la tua amica. Era nel suo letto quando mi ha chiamato.”
Oh.. Reneè non mi aveva detto nulla.”
E' un problema per te?”
No, figurati... ognuno è libero di uscire con chi gli pare. E poi so che Reneè ha una cotta per Shannon. Ha fatto proprio bene a provarci.”
il soggiorno era sottosopra, con le coperte a terra, ma Monica non se ne preoccupò. Andò direttamente in camera di Alex lasciando solo Jared a guardarsi intorno.
Quando lui entrava li dentro, si sentiva perso per qualche istante. La presenza di Monica era, ovviamente, così radicata li dentro che gli veniva un giramento ogni volta. Il suo profumo lo schiaffeggiava sempre, riportandolo indietro nel tempo, in una girandola di sentimenti devastante. Ci metteva sempre un po' a calmarsi e tornare ad essere il freddo ed oggettivo Jared. Non poteva lasciarsi trasportare dall'emotività estrema. Aveva il suo piano in mente, riprendersela, farla tornare ad innamorare di lui, esattamente come lui era ancora perso per lei. Doveva restare lucido.
Si riscosse dai suoi pensieri quando sentì un rumore ovattato provenire dalle stanze da letto. Andò a dare un'occhiata e trovò Monica seduta sul letto di Alex a singhiozzare con il piccolo delfino fra le mani. A terra uno zaino pronto.
Monica...”
Sono inutile, non ne faccio una giusta.” ecco, una crisi isterica non se l'era aspettata. Ricordava con orrore quando completamente fuori di testa per il lavoro, arrivava da lui sbraitando e rischiando una crisi di pianto. Adesso era molto peggio. “Come madre faccio schifo.”
Non fai schifo, anzi. Sei solo capitata in una situazione più grande di te.” Si sedette vicino a lei, le gambe si toccarono, ma Monica era troppo impegnata ad autocommiserarsi per accorgersene. Fu solo quando Jared le prese la mano che si rese conto di quanto erano vicini.
Io dovrei proteggerlo da ogni evento della sua vita, soprattutto adesso che è così piccolo. Se non può fidarsi di sua madre, di chi? L'avrò deluso.” Jared sospirò.
Quel bambino ti ama. È tuo figlio, è parte di te e Dio santo non avrei mai pensato di arrivare a fare un discorso simile.” Monica fece una mezza risata soffocata da un singhiozzo. “Lo hai detto tu, è solo un'otite, niente di troppo terribile. Domani pomeriggio ritorna a casa e non ci sono problemi. Dai andiamo.”
Lei tirò su il naso in maniera poco femminile, ma in fondo davanti c'era Jared che l'aveva vista in situazione ben più compromettenti e poco eleganti.
Ok, arrivo.”
Monica senti... possiamo sistemare cose come queste, lo sai.”
Jared ti prego non ora. Per favore...non è il momento.”
Va bene, ma quando torneremo qui e sarai un attimo più calma, parleremo. E prenderemo una decisione unica.”
Monica annuì più che altro per sfinimento. Erano quasi le quattro del mattino, era stanca morta e avrebbe dovuto dormire in una brandina scomoda. Non aveva voglia di lotte verbali con il suo ex. Inoltre sapeva che sarebbe stata una battaglia persa in partenza.
Stranamente in accettazione non c'era più l'antipatica di prima e salirono in pediatria senza domande.
Alex dormiva in una stanzina tutta per lui, con degli adesivi a forma di palloncino sui muri azzurri pastello oscurati dalla notte. Vicino c'era una piccola brandina già pronta e una poltroncina. Il macchinario vicino al letto monitorava i segni vitali e la flebo di fisiologica. Tutto pareva tranquillo, anche il leggero russare del bambino. Monica gli mise vicino il delfino e appoggiò lo zaino in uno degli armadietti a sua disposizione, poi si tolse la giacca e si preparò dei vestiti comodi da indossare appena sarebbe rimasta sola. Sgranò gli occhi quando vide che anche Jared si stava togliendo il giubbotto e le scarpe.
Mica penserai di rimanere qui da sola no?” fece lui anticipando qualsiasi domanda. “Tu dormi sulla branda, io qui.”
No, torna a casa. Staresti scomodo li.”
Ma Jared si era già seduto. Non era il massimo della comodità, in effetti, ma aveva dormito in posti ben peggiori. Vivere in un tour bus poteva essere terrificante, soprattutto con un fratello che russava come un trombone, un croato che parlava nel sonno e Matt... bhe Matt era l'unico normale, durante la notte. Durante il giorno no, ma almeno di notte stava tranquillo. Quindi una poltrona dell'ospedale non era così male.
Dormi bene”
Anche tu...” Rispose Monica cambiandosi i pantaloni senza quasi imbarazzo.”...e grazie di tutto.” finì infilandosi sotto la copertina leggera.
Doveva per forza dormire un po', anche se il pensiero che Jared fosse li la tormentava. Avevano dormito nella stessa stanza un sacco di volte, ma questa era una situazione quasi assurda. Prese un profondo respiro: doveva solo stare calma, non preoccuparsi, tutto sarebbe andato per il meglio. Lui voleva solo parlare, mica fare altro?
Si addormentò prima di darsi una risposta con due grandi occhi grigi che la guardavano con infinito affetto.

Purtroppo, come in ogni ospedale che si rispetti, prima dell'alba il dottor Gray e l'infermiera del turno del mattino, una signora in la con gli anni e i capelli grigi, fecero il classico giro visite. Monica si svegliò di soprassalto e si sentì rincoglionitissima. Vide Jared già in piedi, come se essere svegliato in quella maniera fosse cosa di tutti i giorni, e poi Alex che si stropicciava gli occhi con la mano.
Scusate, ma è la routine. Comunque mi pare che il bambino stia bene.”
Ho sonno...” borbottò lui
Lo so, piccolo, adesso torni a nanna.”
Mamma...perchè Jared è qui?”
Era preoccupato per Te e ha voluto farmi compagnia. Ora torna a dormire, va bene?” Avrebbe voluto tornare a dormire anche lei, ma il rumore che proveniva dall'esterno le impediva qualsiasi riposo. Jared si era rimesso le scarpe e stava uscendo.
Vieni, andiamo a berci un caffè. Magari troviamo i muffins caldi.”
La caffetteria era ancora semi vuota: il picco sarebbe arrivato da li ad una mezz'ora, quindi i due trovarono un tavolino con facilità. Monica appoggiò la testa al piano di plastica, fino a quando un bicchiere colmo di tea caldo non fece capolino davanti a lei. Sorrise: Jared sapeva perfettamente che a lei non piaceva il caffè lungo che propinavano in America.
Ti ho preso una fetta di Cheescake. I muffins non sono ancora arrivati, a quanto pare.”
Grazie... bastava anche solo il tea.”
So che detto da me fa un po' ridere, ma devi mangiare un po', sei terribilmente dimagrita da quando ci siamo lasciati.” Monica lo guardò male.
Sto benissimo, ok?”
Certo, come stava bene Alex, immagino.” lo aveva detto quasi come se parlasse del tempo, ma il tono velatamente cattivo la fece arrabbiare.
Adesso è colpa mia se ha l'otite?”
No, ma poteva essere curato prima.” Monica deglutì.
Sono andata dal Pediatra e lui mi ha detto che era influenza. Cosa dovevo fare?” Jay fece spallucce.
Portarlo da uno migliore. Senti, sii onesta con te stessa. Sai bene che con una assicurazione migliore avresti avuto anche un medico migliore. Non è giusto, non è corretto, magari il nostro sistema sanitario sarebbe da rivedere, ma ora come ora è così che vanno le cose.” Si fermò per riordinare i pensieri. Aveva provato quel discorso praticamente per tutta la notte. Su quella poltrona aveva chiuso gli occhi forse per dieci minuti, il resto del tempo lo aveva passato ad accarezzare la mano di Alex e a trattenersi dal distendersi su quella brandina vicino a lei. E quindi l'unica cosa che poteva fare era pensare a come sistemare un po' le cose e soprattutto a trovare un modo per avvicinarsi in maniera definitiva a Monica. “Fin da quando ci siamo conosciuti, sei sempre stata una ragazza indipendente, una che comunque cercava di sistemare le proprie cose da sola. Sei sempre stata testarda e orgogliosa, ma erano delle qualità, o dei difetti a seconda delle situazioni, che ho sempre apprezzato. Non sei cambiata molto...Non interrompermi.” Fece con un sorrisino quando Monica cercò di dire qualcosa. “Hai fatto un lavoro incredibile con quel ragazzino dando tutta te stessa e probabilmente anche di più. Però... devi renderti conto dei tuoi limiti.”
Li conosco benissimo i miei limiti.” aveva la voce rotta, ma si tratteneva da dare altre dimostrazioni di dolore. Quelle parole colpivano come sempre dove facevano più male. Jared era sempre stato un maestro nel trovare i punti deboli di chi aveva davanti.
E dato che li conosci... non ti pare ora di accettare di avere il mio aiuto?”
Eccolo il punto. Monica lo fissò quasi con astio.
Non ho bisogno della tua carità o della tua pietà.”
Non si parla né di carità, né di pietà. Si parla semplicemente di dare a mio figlio qualcosa per farlo crescere meglio. E aiutare te. Guardati, sei distrutta. Al di la della giornata faticosa di ieri, ma sei magra, occhiaie che ti scavano, non sei più brillante, sei... il fantasma di te stessa. Onestamente non mi piace vederti così.”
E finì il suo caffè.
Che cosa vuoi Jared? Sei qui per farmi capire quanto sono patetica? Quanto la mia vita faccia schifo e io sono poco adeguata a fare la madre di Alex? Lo so da me, grazie.”
No, hai capito male. Io penso che tu sia la madre perfetta per lui, non sarebbe così speciale se non avesse avuto te a crescerlo.”
Mi stai prendendo in giro.”
No.” Sospirò. “Cazzo, è possibile che sei sempre così sulla difensiva?” Monica rigirò la forchettina sul piatto, incapace di mangiare l'ultimo pezzo di torta. “Non voglio arrivare a dirti che andrei da un giudice per chiedere la custodia congiunta, lo sai che non ho voglia di creare caos.” Monica lo guardava atterrita. “Preferirei che ci gestissimo tra noi.” mollò un pugno che fece sobbalzare tutti coloro che erano intorno a loro. “E' mio figlio, diavolo! E mi stai cercando di tenere fuori da tutto anche adesso che l'ho scoperto.”
Tu non ci sei mai! La prossima settimana, mentre io lo porterò a scuola, andrò al lavoro e tornerò a riprendermelo, tu sarai a cantare nei mille festival in giro per l'America, a scopare le ragazzine nei tour bus. Tu non ci sarai con lui!” urlò un'ottava più alta del suo normale tono di voce.
Ti dà più fastidio che non sia presente per Alex o che mi scopo le altre.” Non vide neanche la mano che partiva, sentì solo lo schiaffo. “Ok, me lo sono meritato.” Ma bruciava, eccome se bruciava.
Monica si alzò e prese a salire verso il reparto di pediatria, ma non arrivò all'ascensore che fu bloccata per un polso. Si girò e si ritrovò a meno di dieci centimetri dai suoi occhi, in quel momento piuttosto alterati.
Lasciami andare. Credo che hai già chiaramente fatto capire come vedi la situazione.”
No. Tu non hai capito un cazzo, vuoi solo vederla come ti fa comodo.”
La smetti di insultarmi?”
No, se questo è l'unico modo per farmi ascoltare da te. Senti, io posso aiutarti. La prossima settimana parto, ma posso iniziare ad andare dall'avvocato per sistemare le prime cose legali, quali l'assicurazione medica, dato che siamo in tema, e magari un assegno mensile di mantenimento, come fanno tutti i genitori divorziati. Per lui non cambierà niente, non ti chiedo visite obbligate o chissà che altro. Ma almeno lasciami aiutarvi. Quello lo posso fare.”
Non andrai dal giudice per portarmelo via...” Mormorò.
No, se tu cercherai di essere conciliante e mi vieni un po' incontro.”
Si aprì la porta e due medici li osservarono piuttosto perplessi del fatto che un uomo e una donna fossero davanti ad un ascensore a litigare.
Dovete entrare qui?”
Sì.” Rispose Jared lasciandola andare “Pediatria... da nostro figlio.” continuò calcando sulla parola nostro.
Stronzo...” Sibilò Monica. Poi prese un respiro profondo e cercò di calmarsi. Il silenzio dell'ascensore la tranquillizzò. Jared, miracolo del cielo, aveva deciso di stare zitto per trenta secondi lasciandole il tempo di pensare a tutto quello che si erano detti in caffetteria. L'unica cosa che le risaltava veramente nella testa era che lui voleva solo aiutare, niente giudice, niente cause legali. Nessuna possibilità di perdere Alex.
D'altra parte... sarebbe divento in tutto per tutto un padre, o per lo meno una figura di riferimento. Doveva rischiare che Alex si affezionasse?
Guardò il bambino che dormiva ancora della grossa, con la coda del delfino che fuoriusciva dal lenzuolo bianco e russava leggermente, tranquillo, come se intorno a lui regnasse la calma più assoluto.
E Monica capì.

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Capitolo 12
*** Arriverà un giorno in cui ti innamorerai ***


Capitolo 11: Arriverà un giorno in cui ti innamorerai


A Jared piaceva andare in tour. È vero che apprezzava la comodità di un bel letto caldo, ma anche il tour bus aveva il suo perchè. Non importava doverlo dividere con altri 3 uomini e la sua segretaria, perchè in fondo quello che avevano creato era una famiglia. E con i loro Echelon la famiglia si era ampliata diventando anche parecchio disfunzionale.
Era una bella sensazione che rendeva Jared euforico, anche se alla lunga diventava uno straccio. Aveva questa tendenza a voler fare mille cose contemporaneamente e a non riuscire a stare fermo sul serio. Anche se sapeva che doveva riposarsi per non arrivare alla fine della settimana sulle ginocchia e distrutto, senza quasi avere la forza di camminare, non riusciva a stare fermo. Era più forte di lui.
Aveva troppo bisogno di gratificazione.
Avevano appena finito di suonare per quel pomeriggio: i festival erano quasi più divertenti dei concerti veri, se non altro trovavano gente di tutti i tipi in giro, ma il problema era che suonavano troppo poco per poter far vedere appieno le loro capacità questo lo frustrava leggermente, lo doveva ammettere.
Davanti alla porta del bus trovò Emma con una cartella in mano che lo attendeva. Sorrise: sempre perfettamente efficiente.
Un paio di ragazzine ben poco vestite, si avvicinarono a lui, ma si limitò a salutarle. Non aveva bisogno di grupie in quel momento. Magari il giorno dopo. In quel momento era veramente troppo stanco. E poi aveva qualcosa di più importante da fare. Le ragazzine potevano consolarsi con Shannon.
Sono arrivate le carte del tuo avvocato.”
Perfetto. Questo renderà la serata divertente, avrò qualcosa di diverso da fare.”
Tipo?”
Leggere tutto quello che mi ha mandato. Non firmo niente se non so cosa firmo. Una volta basta ed avanza ad essere inculato.”
Emma sorrise: era arrivata ben dopo che i Mars avevano firmato il loro contratto con la EMI, ma sapeva benissimo di cosa stava parlando.
L'interno era fresco: nonostante fosse solo maggio, faceva già un gran caldo e l'aria condizionata era una manna dal cielo. Si sedette sul divanetto e guardò la sua segretaria che apriva il fascicolo.
Emma era giovanissima. Forse troppo, eppure terribilmente efficiente. Dopo un inizio un po' timoroso, aveva capito perfettamente come doveva porsi con lui, in primis, e con la band in secundis. Niente timore reverenziale. Lei sapeva come parlargli, in franchezza e tenendogli testa. Ed era per questo che le piaceva come collaboratrice.
Non aveva bisogno di leccaculo striscianti che non sapevano dire quello che pensavano e che si prostravano ai suoi piedi in cerca di accettazione. Ed Emma, per fortuna, non era così.
E le voleva bene. Ovviamente solo come una amica. Mai mescolare lavoro e vita privata.
Allora inizia pure a leggere. È lunga la cosa. Ed è scritto in burocratese.”
Farò lo sforzo.” Emma lo continuò a fissare, senza lasciar andare le carte. “Vuoi dirmi qualcosa?”
Sì, ma vorrei che tu fossi completamente sincero con me. E niente scherzi o battute... sono seria.” Jared la invitò a sedersi vicino a lei, Emma accavallò le gambe mettendosi comoda. Probabilmente era pure il momento della sigaretta, ma non fumava dai tempi della scuola. “che cosa volevi sapere?”
Mi lascia perplessa questa cosa del bambino. Non ti facevo tipo da metter su famiglia, soprattutto nel bel mezzo di un tour.” Jared sorrise e si accomodò ancora meglio: sarebbe stata una lunga ed interessante discussione.
In effetti non sono il tipo da figlio, vero?”
No.”
Sai benissimo che non era programmato, ma... credo che quello che sto facendo sia giusto. Insomma, prendermi cura di lui è la cosa che farebbe qualsiasi genitore.”
Emma aggrottò la fronte.
E tu pensi di considerarti un qualsiasi genitore?”
Ovviamente no. Essere un padre ti porta a dover fare qualche cosa, a dover comunque... prenderti cura di tuo figlio, di...”
Essere presente nella sua vita?”
Esatto. Cerco di occuparmi di lui da qui perchè di più dubito di poter fare.”
Ma questo significa solo dargli un materasso, mica fare il genitore?”
Emma, sincerità hai detto, vero?”Lei annuì. “Io non so neanche se lo voglio fare il genitore. Cioè, Alex è simpatico ed è un bambino intelligente. È forte, nonostante tutta quella faccenda di Iero. Insomma... per essere un bambino è ok. Ma fare il padre... diavolo è qualcosa di troppo grande anche per me. Cazzo, io posso fare tutto e sono capace di fare tutto, ma il padre?”
Non per mancare di sensibilità, ma allora perchè continui a farti sentire da lei e da lui? Insomma, se la tua voglia fosse solo di aiutare, bhe è facile, gli dai un po' di soldi, ti preoccupi di sistemare i suoi conti sanitari e hai terminato. Invece sembra che tu voglia continuare a vederli... Conoscerli, come se volessi far parte della loro vita e questo esula dal volerli solo aiutare.”
E c'era anche questo motivo non secondario per il quale Jared aveva scelto Emma: non era stupida e arrivava molto presto al nocciolo della questione. Quindi che poteva fare in qual momento? Raccontarle tutto o mentire spudoratamente? Sapeva dire bugie, lo faceva praticamente da quando era bambino e anche con un buon successo, ma odiava mentire alle persone per cui provava una certa stima ed Emma faceva parte di quella categoria.
Perchè la verità è che io voglio stare con loro. Voglio stare con...lei.”
Quindi tutto ciò che ti interessa è la tua ex? Riavere la tua ex?”
Da un certo punto di vista forse hai ragione, ma io non vorrei sembrare quello che pensi che io sia.”
Cioè un egoista?” Jared sbuffò.
Non hai capito, visto? Non è così che vedo la cosa. Certo, l'unico modo per poter riallacciare qualcosa con Monica è considerare il fatto che ci sia anche Alex.”
Quindi usi lui per arrivare a lei.”
No! Ti ricordi la parte che ti ho detto sul fatto che lui comunque mi piace? Magari col tempo riuscirò anche ad essere un padre interessato. O comunque poterlo aiutare. Insomma... è una cosa buona no?”
Emma lo guardò quanto mai perplessa.
Io credo veramente che tu debba farti un lavaggio alla coscienza. Non puoi usare un bambino come merce di scambio per una scopata.”
Non è una scopata, di quelle posso averne quante voglio, Em.” Si passò la lingua sulle labbra e poi riprese la calma che aveva perso nel risponderle “Arriverà un giorno in cui ti innamorerai e capirai solo allora che saresti disposto a tutto per... lei.”
Lui semmai.” Puntualizzò Emma, mentre entrava Shannon ridacchiando con Tomo. Dietro di loro un interessato Matt che fissava le ragazzine ancora fuori. Jared si alzò, facendo finta che tutto quello che era stato detto non fosse avvenuto. Prese le sue carte, in modo che nessuno si mettesse a fare strane domande: gli era bastato l'incontro scontro con Emma.
Dove vai?” Gli domandò Shannon quando lo vide mettere la mano sulla maniglia della porticina.
Vi lascio il bus libero... immagino che le signorine la fuori vorranno entrare e io non ho tempo adesso di occuparmene.”
Non con me, fratello. Niente sesso durante il tour... so già che mi pentirò di questa cosa.” Lo fissarono tutti... Shannon che rifiutava una donna era qualcosa da annotare negli annali. “Non mi guardate in questa maniera... ho promesso a Reneè di cercare di fare il bravo. Sto provando a far funzionare qualcosa e non vedo l'ora di chiamarla... almeno mi potrò sfogare, finalmente.” Lo guardarono leggermente schifati, anche se, tutti loro avevano fatto almeno una volta nella vita, una sana dose di sesso telefonico. In fondo avendo le fidanzate lontane, ogni tanto succedeva. “Le lascio a Jared... tu continui ad andare con le ragazze, vero?”
E con chi andrei altrimenti? Gli uomini non mi interessano, credevo lo sapessi.”
Credevamo che...” iniziò Tomo tentennando.
Cosa?”
Che con Monica di nuovo nella tua vita, avessi smesso di... insomma, di andare con le altre.”
E perchè dovrei smettere? Io e Monica non stiamo assieme mi pare. E quindi nel frattempo continuo la mia vita come sempre.”
Questo si che si chiama pragmatismo.”
Jared lanciò un'occhiataccia ad Emma che era stata l'unica ad aver avuto il coraggio di rispondergli a tono, mentre i suoi amici, forse perchè maschi, non vedevano nessun problema nella sua scelta.
Ma tanto, che ne poteva capire lei? Scrollò le spalle, si sistemò nella sua cuccetta ed iniziò a leggere.


Monica Aveva rimboccato le coperte ad Alex, si era fatta la doccia e aveva sistemato i regali al loro nuovo posto. Aveva festeggiato il suo compleanno a casa di sua mamma che le aveva preparato una cena con i fiocchi. Il pomeriggio, poi, era andata a fare un po' di shopping con Rerneè.
Insomma, a fine giornata si sentiva bene e coccolata. Del resto il proprio compleanno avveniva una volta sola e a lei era sempre piaciuto festeggiarlo al meglio. E poi la sua torta con le fragole era stata un successone, tutti avevano apprezzato, lei per prima.
Quindi ora si meritava, giusto per viziarsi ancora un pochino, di guardarsi un bel film, sgranocchiando dei biscottini di frolla e bevendo una tazza di tea senza che niente e nessuno potesse interromperle l'idillio.
Era appena riuscita a mettersi comoda che suonò il telefono. Prese il cellulare, lasciando la sua tazza fumante sul tavolino e si sorprese leggendo chi la stava chiamando.
Ciao Jared, finito di suonare?”
Questa sera ero fermo, ci stiamo muovendo per la prossima tappa. Anzi, siamo già in città. Comunque non volevo proprio chiamarti per parlare dei miei viaggi, quanto per farti gli auguri.” Sentì Monica sorridere al telefono, anzi la immaginò mentre lo faceva.
Ti ringrazio, non pensavo te lo ricordassi!”
Io mi ricordo ogni cosa di te tesoro.”
Non dire così, che quasi potrei crederci.”
Lo sai benissimo che è vero. Comunque, il mio regalo te lo porto appena torno a Los Angeles. Solo qualche giorno ancora e poi vengo da t.. voi.” Si era corretto appena in tempo.
Mi hai preso un regalo? Ma non dovevi!”
Non è niente di che, tranquilla, ma so che ti piacerà. Comunque a breve è anche il compleanno di Alex... mia madre vorrebbe conoscerlo. Posso portarla alla festa?” silenzio. Strano, per Jared. Non credeva che una richiesta del genere la mandasse in panico. “Monica?”
Sì, certo, non ti preoccupare. Portala pure, sarà un piacere rivederla.” Jared omise il piccolo particolare che sua madre era ancor un po' arrabbiata con lei, ma forse era meglio che Monica non sapesse niente. “Comunque Alex avrà due feste, quindi tu parli di quella con i bambini, giusto?”
In che senso due feste.”
Oh che bello, ho qualcuno con cui condividere la cosa.” Monica sembrava quanto meno esaltata per qualcosa. “ci sarà la festa di sabato pomeriggio con i suoi amichetti e poi un paio di giorni dopo una festa speciale.”
Speciale? Lo porti a vedere l'acquario finalmente?!
Ah, ah, ah. “ fece con tono chiaramente sarcastico lei “ no caro, per portarlo a vedere gli squali aspetto te, così te la fai sotto dalla paura.”
Scema.”
Vedrai se non è così. Comunque no! Sarà una festa per me e lui soltanto. Lo porto a vedere i Chem!!!!!!!!” Il gridolino soffocato di Monica gli perforò il timpano.
In che senso lo porti a vedere i Chem? Vengono a Los Angeles?”
A San Diego veramente. Il mio regalo per lui è il biglietto e l'hotel per la sera. Ho prenotato una stanzina carina a modico prezzo vicino alla venue. Oddio non vedo l'ora sarà felicissimo... spero.”
Credo che sarà più che felice.” Jared si sistemò sotto le coperte: non credeva che sarebbe riuscito a dormire, ma almeno poteva provare a riposare.
Lo spero. Sto iniziando a risparmiare per questo.. i soldi che mi ha dato mamma come regalo li metto nel fondo concerto.” Monica allungò le gambe sul divano, godendosi ulteriormente quel momento di pace, con la voce di Jared nelle orecchie, una sensazione che le ricordava incredibilmente il periodo che stavano assieme, quando, magari lontani, parlavano per ore al telefono, senza annoiarsi, senza sentire la cosa come un peso, ma come una liberazione. Come se stare lontani, qualche volta, li aiutasse a stare bene quando si sarebbero ritrovati.
Insomma, stava bene con lui e sapeva che era pericoloso, ma in fondo... non poteva sperare un attimo che anche lui stesse bene in egual maniera con lei? Poteva pensare che forse anche Jared potesse essere ancora innamorata di lei?
No, non se lo poteva permettere, si disse, doveva essere razionale: Jared era un gradino... anzi, dieci gradini sopra di lei. Il suo interesse era tutto per Alex. Quindi, basta pensarci.
Monica sei li? È caduta la linea?”
Sì certo, sono qui. Non ti stavo ascoltando.”
Ecco perchè non sei andata in escandescenza quando ti dicevo la mia idea.” silenzio terrorizzato. Ecco quello che percepiva Jared. “Tranquilla, non ti ho chiesto di uccidere nessuno, ma solo il permesso di poter venire con voi a San Diego. Potremmo fare un regalo insieme.”
Jared! Ma dai! Pensi veramente di dividere i soldi per i biglietti?”
No, pensavo di chiedere a Gerard il pass per il backstage.”
Questo era un silenzio molto più interessante: era un silenzio di sorpresa e soprattutto di donna senza parole. Sorrise vittorioso. “Che te ne pare? Mettiamo nella busta dei biglietti anche il pass di Alex e facciamo un regalo unico di Mamma e Papà.”
Scusa?”
Non ci scriveremo da mamma e papà, altrimenti Alex sarà convinto che nano Iero gli ha spedito ogni cosa. Gli diremo che è un nostro regalo... mica è così terribile no?”
Ancora silenzio.
Monica, la mia idea fa così schifo?”
Dovrò cambiare la prenotazione dell'hotel.” fu il suo unico commento. Jared rise.
Pensavo dicessi qualcos'altro, ma va bene così. Senti, facciamo in questo modo: procurami il biglietto, io penserò all'hotel per tutti e tre. E no, non accetto un rifiuto. Tu mi prendi il biglietto, io prenoto la stanza.”
Ma..”
Lascia fare a me, non te ne pentirai.” e sorrise malefico: per fortuna che non poteva vederlo, pensò.


Infilandosi sotto le sue coperte, in un letto che le era sempre sembrato troppo grande, si rese conto che non aveva detto una sola parola contro quel piano per far felice Alex. E l'unica cosa che cercava di capire, in quel momento, era se lo aveva fatto veramente solo per suo figlio o anche per una piccola parte egoista di lei. In fondo Jared sembrava così vicino... così li per lei.
Guardò il led luminoso della radiosveglia: mancava un minuto alla fine del suo compleanno. Chiuse gli occhi e decise di esprimere il suo ultimo desiderio della giornata.

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Capitolo 13
*** Non Scapperò mai più ***


Capitolo 12: Non scapperò mai più

Monica osservò la tavola: era già quasi vuota. I bambini, e pure qualche adulto, avevano spazzolato quasi tutto il cibo che aveva preparato. Pasticcini, pizzette, tramezzini, torta salata, biscotti... praticamente un branco di cavallette in Egitto avrebbe fatto meno danni. Bhe, almeno aveva l'autostima alle stelle.
Per quel sabato era riuscita a trovare una saletta a prezzo contenuto, dove i bambini potevano tranquillamente correre e giocare e c'era anche un giardino abbastanza grande per giocare a palla. Adesso tutti erano andato fuori a sfruttare la bella e calda giornata di sole.
E poi c'era Alex: vederlo così sorridente era una gioia per lei. Era in pantaloncini e maglietta per non soffrire il caldo e aveva la faccia rossa per il gran correre. Era felice e non c'era ricompensa migliore per lei.
Certo, forse sarebbe stato meglio se quel deficiente di Jared si fosse degnato di arrivare, visto che lui aveva l'ultima parte del regalo da mettere nella busta, ma ovviamente stava facendo come sempre di testa sua.
Mise sul tavolo l'ennesimo vassoio di pasticcini alla frutta e mousse al cioccolato che aveva preparato, facendo gli interessi soprattutto degli adulti.
Sua madre le sorrise.
Sta andando bene, direi.”
Molto più che bene... tra un po' tiro fuori la torta... ti piacerà, anche se ha molto cioccolato, ma che vuoi, Alex la voleva così.”
La cioccolata non si disdegna mai.” Elisabeth continuò a fissarla seria e Monica si sentì sotto esame.
Che c'è?”
Sono curiosa. Ho sentito voci di un ritorno nella tua vita, ma tu ancora non me ne hai parlato. Inoltre Alex mi ha detto che qualcuno è venuto in suo soccorso quando è stato male. Mi vuoi spiegare?”
Che cosa vuoi che ti dica, mamma? Che Jared è improvvisamente entrato a far parte della nostra vita? Lo sapevi già senza che io ti dicessi chissà che cosa.”
Avrei preferito saperlo da te, non da radio Jaz.”
Monica scoccò un'occhiata a Jasmine che parlava con altre mamme della scuola. Si domandò cosa avrebbe potuto fare per tapparle la bocca vita natural durante, così da rendere al mondo un servizio. Poi scosse il capo: in fondo, lo sapeva bene, sua madre aveva più che ragione.
Scusa. Ma ammetto che le cose sono state piuttosto strane. Non avrei neanche saputo come spiegartelo.”
Stai bene?”
Per ora si. Aspetto la grande cazzata, quella con la C maiuscola, che mi prostrerà o peggio, potrebbe uccidere Alex. Spero sul serio che Jared non osi sparire improvvisamente dalla sua vita o è la volta buona che lo seguo per tutto il tour e lo scuoio. Mi sto fidando di lui e delle sue buone intenzioni... che non debba pentirmi di questo.”
Credo che per ora la tua fiducia sia ripagata. E' arrivato.”
Monica si voltò e vide Jared, seguito da una bella donna bionda che sembrava decisamente emozionata.
Quanto tempo che non vedevo Constance.”
Pure io.” mormorò Monica.
Jared era venuto vestito con una canotta bianca dei Deft Leppard, jeans blu e scarpe da ginnastica. Ray Ban di rito alzati sulla testa e un sorriso smagliante.
Constance, invece, aveva puntato su un look totalmente classico, con un tailleur a pantaloni di color pesca, con una collana di delicata filigrana d'oro, con delle pietre di ambra. Decisamente molto bella.
Quando Jared la vide, il sorriso si aprì maggiormente mettendo in mostra i denti bianchi. Andò da lei e la abbracciò, lasciandole un bacio a lato delle labbra: improvvisamente il silenzio dei genitori si ruppe e un brusio di voci si alzò. Stavano tutti cercando di dire la propria opinione sulla presenza di quell'uomo alla festa di Alex.
Dov'è il festeggiato?” Le chiese, mentre le due nonne si abbracciavano e parlavano tra di loro. Cnostance stava osservando Monica, che se ne accorse e la salutò da lontano con un gesto del capo.
Fuori che gioca. Lo vado a chiamare, che mi sa che tua madre vuole dargli il suo regalo. Ah, hai portato il pass?” domandò abbassando la voce.
Certo, non sono ancora così scemo.” rispose lui sussurrandole nell'orecchio. Il fiato caldo sulla sua pelle le fece rizzare tutti i peli del corpo.
Io non ci metterei la mano sul fuoco.” Jared rise, di lei, di sé e anche un po' della situazione attorno a loro. Mentre Monica chiamava il bambino, lui si era messo ad osservare quello che stava succedendo in quella sala. Da una parte c'era lui, con sua madre e la madre di Monica che chiacchieravano come vecchie amiche. Dall'altra parte c'erano i vari genitori dei compagni di scuola, che li stavano sezionando, morbosi di sapere qualcosa. Per esperienza personale, sapeva benissimo che il gossip e il farsi gli affari degli altri, era una delle così più normali nella gente, ma continuava a dargli fastidio.
JARED!!” Alex arrivò correndo, seguito da alcuni amici urlanti. Senza neanche accorgersene, Jared sorrise felice. Forse avrebbe dovuto dire ad Emma che il progetto iniziale stava rapidamente cambiando.
Ciao Bimbo. Auguri!”
Grazie! Vieni a giocare?”
Non sono un po' troppo vecchio per giocare con voi? Senti, vuoi conoscere la mia mamma? Lei è tanto curiosa di vederti.” Alex vide immediatamente l'unica persona che non conosceva, quella donna bionda che, non capiva perchè, era prima impallidita e poi era diventata immediatamente rossa mentre si avvicinava a lui.
Ciao Alex. Io sono Constance.”
Ciao.”
Questo è per te.”
Alex prese il regalo dalla carta colorata e lo aprì di furia. Uscì un libro, piuttosto caro alla Leto famiglia.
Mamma, che storia è?”
I 500 cappelli di Bartholomew Cubbins... non lo so, lo leggeremo assieme. Ehy!” Alex aveva messo il libro sul banchetto per tornare a correre fuori. “Vieni qui, ringrazia prima!”
Grazie Signora!” E scappò tirando un malcapitato Jared per un braccio.
E' bellissimo.” Fece Constance deliziata con gli occhi lucidi.
Merito di madre natura, ma si, lo ammetto, è un bambino fantastico.”
Ti vedo bene.”
Si tira avanti. Anche tu stai benissimo.”
Sai che Constance mi stava dicendo che aveva iniziato una sua attività di gioielleria? Questa collana l'ha fatta lei.” Si intromise sua madre.
Continuarono a chiacchierare per tutto il pomeriggio, con momenti nei quali tornava Jared, stravolto a star dietro e venti bambini, ma che vi si rifugiava appena appena veniva circondato da mamme curiose o, come le definiva Monica, arrapate e affamate di maschio di qualità.
Lui si stava divertendo, anche se avrebbe preferito qualcosa di più... intimo. Voleva stare con Monica e con Alex, basta. Però non poteva certo impedire al bambino di avere la sua festa con gli amici. E del resto, a breve, sarebbero partiti per andare a San Diego. Solo loro tre, lontano da tutti. Non vedeva l'ora: forse sarebbe stato più eccitato di Alex.
Mamma mia, ma sono terribili. E' sempre così?” chiese Jared mentre si sedeva su una sedia vicino a Monica. Lei gli passò il suo bicchiere pieno di The freddo.
Quando si incontrano fanno fronte comune, ovviamente. Quindi si, tenerli a bada è difficile. Ma oggi non sono neanche troppo male, solo che sei stato tirato nel mezzo.” sorrise guardando Alex “Stai diventando importante per lui, te ne rendi conto, vero?”
Certo e ne sono felice.”
Monica lo guardò negli occhi in silenzio: grigi, enormi, quasi sproporzionati per il suo volto, di una profondità infinita. Erano occhi che, una volta incontrati, non si potevano dimenticare, come non ci si poteva dimenticare di Jared: nel bene o nel male, era una persona incredibile, unica, fantastica. Sapeva risultare irritante, ma allo stesso modo, irresistibile. O lo si amava o lo si odiava. Di certo, per Monica, non si poteva non rispettarlo.
E quegli occhi le erano mancati forse più del resto di lui, da quando la guardavano con ironia, a quando la fissavano affamati prima di spogliarla, o dolci, a letto, quando perdevano ore a parlare di loro nudi tra le lenzuola, coccolandosi. E quei due specchi grigi, le riflettevano sempre un'immagine di se che non aveva mai ritrovato, cioè quella di una donna splendida. Era facilissimo ammettere che non si era mai più sentita così perfetta dopo aver troncato con lui.
Grazie.”
Per cosa?” fece lui stranito.
Per non essere scappato.” Lui le prese una mano, quasi per caso, ma, come sapevano tutti e due, con la precisa volontà di farlo.
Non scapperò mai più. Non da lui... non da te.” Era una dichiarazione quella? Monica si sentì senza fiato e si alzò di fretta per andare verso il piccolo stanzino dove aveva lasciato, al fresco, la torta. Scombussolata si appoggiò con le mani al piccolo frigorifero e prese dei profondi respiri, prima che la porta venisse riaperta e si ritrovasse nuovamente Jared che le porgeva una candelina azzurra con il numero sette.
Lei non sapeva cosa dire, sapeva solo che se avesse aperto la bocca sarebbe riuscita a balbettare qualcosa di poco credibile, quindi preferì guardarlo mentre, come se niente fosse successo, prendeva la torta con la glassa scintillante di cioccolata e ci infilava la candela.
Che ne dici, sta bene?” Lei annuì in fretta: non riusciva a parlare. Era riuscito, ancora una volta a lasciarla senza parole e con le capacità cerebrali a zero. “Ehi, stai bene?”
Jared aveva capito che forse, in quella sala piena di gente, aveva fatto qualcosa di troppo. Si era detto di voler andare piano, così da riconquistarla pian piano, ma quell'ultima frase, sul non scappare, forse era stata troppo. Non si era pentito di averla detto, perchè in realtà ci credeva sul serio. Non voleva lasciarla. Avesse potuto l'avrebbe rapita e portata in giro per l'America con lui.
Ma quello, forse, era un momento sbagliato.
E poi si rese conto che li, in quella stanzino, stretti e vicino ad uno degli elettrodomestici meno romantici del mondo, lei era così... indifesa. Dove era finita la solita Monica che tirava fuori le unghie e i denti e che si costruiva un muro intorno? Sembrava che tutte le sue difese fossero crollate. Sembrava spaventata. Jared pensò ad una cosa sola: ho fatto trenta? Facciamo trentuno.
Si avvicinò, prendendola per mano, lasciando la torta sul ripiano del frigo aperto. Inclinò la testa a sinistra. Quando si rese conto che lei lo stava guardando senza fiato, le sorrise leggermente e si abbassò.
Le labbra di Monica stavano tremando, come quel lontano settembre ed erano morbide esattamente come le ricordava: il labbro inferiore pieno e sodo, mentre quello superiore più duro e piatto. Il leggero sapore di the freddo copriva quello che era il suo naturale. Jared le accarezzò la guancia e si staccò. Nonostante avesse voluto approfondire il bacio, giocare un po' di più, decise che doveva smettere perchè sarebbe stato troppo.
E anche perchè solo quel tocco lo aveva fatto uscire di testa più di qualsiasi altra cosa avesse mai provato in quel periodo: non c'era alcolico, droga o sostanza che lo faceva sballare di più del semplice sapore di lei. *
Ok, meglio portare la torta.” ed uscì lasciandola sola.
Monica aveva le gambe che le tremavano e la testa piena di confusione. Cosa stava a significare quello? Era un semplice bacio sulle labbra, un bacio stampo. Non ne aveva ricevuto uno simile dai tempi del liceo, eppure si ritrovava con il batticuore e la gelatina al posto dei piedi. Doveva stare calma. Prese due profondi respiri e pensò a suo figlio. La stava aspettando per la torta e per il vero regalo.
Uscì dallo stanzino ancora frastornata, ma cercando di sorridere, mentre sua madre richiamava all'ordine i bambini. Alex, con il cappellino dei Chem in testa, regalo di Reneè, guardava la candelina felice. Fu lui a farle dimenticare Jared. Era il suo compleanno, lui veniva prima di qualsiasi cosa.
Pose la torta sul tavolo, davanti ad Alex che già voleva mangiarla e disse ai bambini di sistemarsi attorno a lui, così da fare le foto mentre gli cantavano Tanti Auguri. Jared con il BlackBerry scattò esclusivamente dei primi piani di Alex, tanto se ne fregava altamente degli altri, e poi ne rubò uno di Monica mentre stava prendendo i piattini e sorrideva a qualche complimento per la torta.
Quando Alex spense la candelina e si levarono gli applausi, Monica tagliò la torta e distribuì a tutti una fetta. Jared, mangiandola, sembrava di stare in paradiso da quanto era buona: del resto era tutta torta al cioccolato con glassa al cioccolato. Una goduria in barba alle calorie che stava ingurgitando.
Grazie mamma, era buona! Posso tornare a giocare?”
Certo, ma... non vuoi il tuo ultimo regalo?”
Gli occhi del bambino si illuminarono e a Constance venne un mezzo infarto: con gli occhi spalancati di felicità, era il ritratto finito e sputato di Jared tren'anni prima.
Monica diede ad Alex una piccola busta rossa, mentre Jared si avvicinava a loro: molti bambini erano già tornati a giocare nel giardino approfittando del caldo e del sole.
Quando Alex aprì la busta si ritrovò perplesso: c'era un cartoncino rosso con delle scritte nere e sotto un tesserino di plastica, come quello che aveva la mamma per andare a lavorare.
Che cosa è?”
Leggi bene, sfaticato.”
San...Diego... My Chemical Romance...oh!” Fissò Monica a bocca aperta. “Mamma è il biglietto per un concerto!!”
Sì amore! Prossimo sabato andiamo a vedere i Chem. Sei felice!” L'urlo che ne seguì fu sentito fino alle colline di Hollywood “E aspetta, hai visto il regalo di Jared? È sotto il biglietto... è una cosa speciale e dovrai ringraziarlo tanto per avertelo regalato.” Monica gli prese la busta prima che rischiasse di rovinare qualcosa “Questo...” E tirò fuori il cartellino di plastica “... è un pass speciale. Ti permetterà, a fine serata, di andare sul retro del palco a salutare i Chem.”
Veramente? Potrò vedere Frank?” chiese Alex a bassa voce.
Sì. Spero ti piaccia come regalo.” Rispose Jared. Non si rese quasi conto del bambino che lo abbracciò per le gambe urlandogli grazie, prima di correre dai suoi amici dando loro la notizia.
Se il cuore di Jared aveva avuto un leggero sussulto nello sgabuzzino, in quel momento aveva appena fatto un tuffo carpiato e provò qualcosa che raramente riusciva a sentire: la commozione. Oltre ad un incredibile senso di orgoglio paterno.
Capì anche lui che qualcosa stava cambiando.

*Leggerissima citazione dalla canzone “Domani” degli Articolo 31

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Capitolo 14
*** Ovviamente, Tesoro ***


Capitolo 13: Ovviamente, tesoro.

Il sole non era una novità a Los Angeles. Come città era sempre stata benedetta da un clima invidiabile, dove la temperatura scendeva raramente sotto i dieci gradi anche d'inverno. La pioggia era rara e la neve un mito per qualsiasi cittadino medio.
Più incredibile, per Monica, era avere un venerdì pomeriggio libero da passare con la sua migliore amica in giro per negozi.
Doveva comprarsi le ultime cose prima di partire con Jared ed Alex per San Diego. La sera dopo ci sarebbe stato il concerto dei Chem e suo figlio ormai stava dando chiari segni di squilibrio mentale. Gli piaceva soprattutto andare in giro per casa, qualunque casa, cantando “I'm not Ok”, la sua canzone preferita, e passando ore davanti allo specchio per cercare di ricreare su di lui il ciuffetto all'insù che aveva Frank nel Video di Helena. L'unica cosa che riusciva a farlo stare zitto, era il sonno.
Quindi, quando sua mamma si era proposta di portarlo al mare insieme a Nicolas, lei aveva accettato al volo e si era debitamente premunita di spegnere il telefono. Praticamente irrintracciabile per chiunque.
Si stiracchiò le spalle portandole indietro, sorridendo al sole caldo che le baciava la pelle. Davanti a lei un delizioso e chimico Frappuccino di Starbucks e la sua amica che girava il liquido colorato con la lunga cannuccia. Vicino a loro parecchi sacchetti di carta a testimonianza delle spese effettuate, soprattutto da Reneè. Monica si era concessa un paio di libri e una maglietta che l'altra le aveva obbligato a prendere per il concerto, blu elettrica, attillata a sufficienza e molto sexy anche se relativamente accollata.
Adesso, mia cara Reneè... voglio che mi racconti di te e Shannon. Cosa state combinando voi due? L'altra sera Jared mi ha parlato di qualcosa simile a castità da tour?”
La bionda rise, bevendo un po' di bevanda ghiacciata.
Non stiamo facendo nulla, solo provando a far funzionare qualcosa tra di noi. È... divertente come persona, più di quanto non credessi prima di conoscerlo veramente.” Si morsicò il labbro, poi con più cautela, continuò “...vederlo da fuori, con l'occhio di una Fan, credevo che fosse molto più distante dalla vita reale, molto più... bhe ammettiamolo, stronzo, invece mi ha stupito. Certo, lui era convinto che io fossi una delle solite grupie o comunque donne ingrifate che non capisce nulla, ma ci siamo capiti. E credo, buon per noi, che ci sia comunque una sorta di rispetto.” tirò su l'ultimo sorso di Frappuccino “E se vogliamo veramente rispettarci, dobbiamo anche evitare di trombare con il primo che capita. Soprattutto lui, visto che la mia vita sessuale era un attimo assopita.”
Monica fischiò ammirata.
Complimenti, lo devi aver proprio fatto uscire di testa per avergli fatto promettere castità assoluta.”
Bhe, gli do comunque qualche fantasia su cui giocare, non lo lascio proprio del tutto a secco. E poi la sua voce al telefono sa essere eccitante quasi come dal vivo.”
Monica aspettò che Reneè terminasse il discorso, ma lei sembrava esitare.
Sì?”
Scusa, stavo pensando.”
A cosa?”
Al fatto che comunque Shannon è molto più sexy dal vivo” Risero assieme. “No dai, scherzi a parte, non è solo questo. É veramente notevole come uomo.”
Posso immaginarlo.”
Ah si?”
Certo. Sono stata con suo fratello per anni e questo, in parte, ha significato anche stare con lui. Jared e Shannon, all'epoca, erano ancora più legati di adesso. E Shannon è una persona a cui io avrei affidato la vita. È molto leale verso quello in cui crede. Sono felice per te, amica mia.”
Camminarono al parco, per poi avviarsi verso casa dei Genitori di Monica: andava bene un pomeriggio di svago, ma bisognava andare a riprendere Alex prima o poi, soprattutto considerando che il mattino dopo dovevano partire.
Invece tu con Jared? Mi spiace non essere venuta alla festa l'altro sabato...”
Io con Jared nulla!”
Monica non aveva detto a nessuno del bacio. Il perchè? Lei stessa capiva che era una scemenza, ma quel momento era stato così bello che quasi non voleva condividerlo con nessuno, voleva tenerlo per se ed assaporarlo nella sua solitudine. Chiudendo gli occhi e pensandoci intensamente, quasi sentiva il tocco delle sue labbra sottili su di lei e il suo profumo di uomo mescolato alla leggera fragranza del cioccolato che usciva dal frigo.
Reneè si fermò socchiudendo gli occhi e scrutandola.
Tu mi stai nascondendo qualche cosa... hai negato con troppa veemenza. Che è successo?”
Ma te l'ho detto... niente” Sapeva di non essere minimamente credibile, infatti Reneè la fissò seria e Monica non riuscì a resistere. Odiava quando la guardava con quello sguardo quasi di delusione... e lei lo sapeva, per questo non lesinava a farlo!! Monica sospirò sconfitta.
E va bene, smettila con quegli occhioni da cucciolo abbandonato, ti dirò tutto.” Il sorriso smagliante di Reneè fece sospirare Monica. “Ci siamo baciati.”
COSA?”
Anzi, ad essere precisi, mi ha baciato, ma... a stampo, anzi no... anche meno. Sfiorata, come se niente fosse successo veramente, quindi non conta nulla.”
Sei improvvisamente impazzita?”
No... in effetti è così. Cioè lui... ha solo appoggiato.. quasi non l'ho sentito.”
Si certo e io sono la Monaca di Monza.”
Monica allora, decise di raccontare ogni cosa, da quando aveva parlato con sua madre, fino alla fine della festa, quando Jared, salutandola, le aveva accarezzato la guancia, promettendole che si sarebbero sentiti molto presto, cosa che era avvenuta la sera dopo. Era vero che voleva mantenerlo per se, eppure quando si fu liberata della cosa, si sentì decisamente più leggera.
Ok... quindi ti ha promesso di non scappare e poi ti ha baciato.” Reneè cambiò direzione, puntando esattamente verso la zona opposta a dove stavano andando e si trascinò dietro una Monica piuttosto confusa.
Reneè, devo andare a prendere Alex, dove mi stai portando?”
Lei si fermò di botto e con un sorriso che non prometteva niente di buono le rispose:
Vai a San Diego con il padre di tuo figlio, che ha detto che starà sempre con te e che poi ti ha baciato in maniera così casta e pure da farti diventare le gambe di gelatina... devi avere le armi giuste per domani sera. Amica mia, lo devi far impazzire!”
Reneè!” si trovarono davanti ad un carinissimo negozio di biancheria intima nella cui vetrina facevano sfoggio due manichini coperti da due striminziti baby doll dai tenui colori.
Ti prenderai un completo che farà completamente andare fuori di sé Jared. Dobbiamo trovare qualcosa che ti riesca a sostenere il seno. E un bel paio di slip.”
Ma tu stai male! Non mi serve niente qui dentro.” Reneè sbuffò.
Va bene che lui ha visto già tutto di te, ma devi stuzzicarlo, devi... tenerlo sulle spine.”
Stai farneticando.”
Reneè si girò verso di lei, la prese per le spalle, facendole sbattere i sacchetti addosso, senza preoccuparsene.
Adesso ascoltami, sono seria. Jared sta facendo grandi cose con Alex, ma se il suo interesse fosse puramente per lui, col cavolo che veniva fino a San Diego solo per lui. Ti avrebbe dato il pass e poi tanti saluti a quando sareste tornati a Los Angeles. Hai idea di quello che c'è qui in città domani? Ad Hollywood c'è una delle feste più importanti della stagione. Tutti quelli che contano saranno li e Jared doveva esserci. Ha mollato tutto per essere li con te. Non con Alex... con te. Ti ha appena detto che non ti avrebbe abbandonato mai più.” Monica ascoltava senza quasi fiatare, decisamente atterrita dalla prospettiva che Reneè stava esponendo e che lei stessa aveva immaginato nel suo silenzio. “Il suo interesse per te non è mutato e lo sai benissimo. Dimostragli che anche tu lo vuoi in egual maniera.”
Non posso...”
Sì che puoi. Segui il tuo cuore, una buona volta, e non la tua testa. So che potrebbe essere rischioso, ma pensa a quello che potrebbe venir fuori se le cose andassero bene. Felicità per tutti. Una famiglia vera. Strana, magari, ma vera. E non solo per Alex, ma soprattutto per te.”
Ammesso che sia vero, non mi servono completi intimi di pizzo.”
E qui sbagli. Non puoi presentarti a letto con le mutande della nonna. Fidati di me.”

Accese la TV piuttosto svogliatamente, decisamente stanca per la giornata appena trascorsa. Dopo aver fermato la follia di Reneè accontentandola con un completo molto molto osè di seta azzurra, con dei laccetti rossi che spiccavano ai lati degli slip e al centro del reggiseno, dove i due ferretti si incontravano, era andata a prendere Alex che, peggio di un terremoto, aveva ridotto sua madre ad uscire di testa come le capitava raramente. Sembrava che il bambino si fosse divertito particolarmente a far finta di suonare la chitarra con il bastone della scopa, rompendo, accidentalmente alcuni bicchieri. Alla fine della fiera, tutti stavano ringraziando il cielo che il giorno dopo tutto sarebbe terminato. Ovviamente neanche a casa era rimasto tranquillo, urlando come un folle che il giorno dopo avrebbe visto Frank. Monica aveva chiaramente notato che Alex non lo aveva mai chiamato Papà e si domandò se quello fosse un segno positivo o negativo.
Comunque, in quel preciso istante, con le immagini di uno show di bassa lega sul canale locale, non voleva assolutamente pensarci. Le importava soltanto ricapitolare quello che avrebbe dovuto fare il giorno dopo.
Certo, se non fosse suonato il telefono.
Hai cambiato idea?”
Riguardo a cosa?” Domandò Jared dall'altro capo della cornetta.
A domani.”
Perchè dovrei?” Monica evitò di chiedergli della festa super a cui lui sarebbe dovuto andare e rimase in silenzio. “Semmai volevo confermarti che ci vediamo per le undici, così massimo alle due siamo a San Diego e abbiamo tutto il tempo di andare in hotel, fare un giretto e poi andare alla Venue. Che te ne pare come cosa?”
Va bene.”
Come sta Alex?”
Grazie al cielo sono riuscito a spedirlo a letto senza usare del Valium, ma se ci fosse stato ancora un giorno da aspettare forse lo avrei passato sul gas.” Sentì Jared ridere e non potè non sorridere di rimando. Spense anche la TV per goderselo meglio, tanto di li a poco sarebbe andata a dormire anche lei.
Deve essere stato un danno vivente. E per il viaggio di domani?”
Gli ho intimato di portarsi un libro e se non basterà, lo soffocherò.”
Sei un po' troppo drastica. Potrei rubare il Nintendo di Shannon.” Monica gemette “Hai qualcosa contro i giochetti elettronici?”
Diciamo che poi sarebbe un tormento, ma se non rompe durante la strada lo posso anche tollerare.”
Ok, allora lo metto in lista.” silenzio leggero. “Uhm... allora, che stavi facendo?”
Stavo per mettermi a fare il riepilogo delle cose da portare domani.”
Interessante. Bene, ti ascolto, così vedo se anche io mi sono dimenticato qualcosa.”
Sicuro?”
Certo.”
Monica si alzò dal divano e andò in camera sua dove c'era il piccolo trolley aperto, in attesa delle ultime cose da sistemare.
Dunque... magliette per il concerto. Parlo al plurale perchè le cose valgono per me ed Alex.”
Ovviamente, tesoro.” Brivido lungo la schiena? Monica evitò di pensarci troppo.
Felpa per la sera se fa fresco. Pantaloni di ricambio, un libro, macchina fotografica, biglietti del concerto e domani mattina mettiamo spazzolino e dentifricio.”
Ottima lista. Ma dimentichi un paio di cose.”
Monica si infilò sotto il lenzuolo leggero e si sistemò il cuscino al meglio.
Tipo quali cose?”
Innanzi tutto il delfino Bill, altrimenti come fa Alex a dormire?”
Te lo sei dimenticato che è grande e lui non dorme più con il pupazzo?”
Non ci credi neanche tu, quindi smettila.” risero assieme, Monica abbassando la voce più che poteva: mancava solo svegliarlo il protagonista delle loro chiacchiere.
Lo metterò in valigia domani mattina. La sua pinna caudale sta spuntando dal lenzuolo.”
Ecco, brava. E ricordati la biancheria.” Silenzio. Monica fissò il completo ancora nella busta di carta sulla comodino. “Monica, stavo scherzando.”
Come? Si certo... scherza.” E se l'idea di Reneè di stuzzicarlo non fosse stata poi così troppo campata in aria? No avanti, non poteva essere. Cercò di recuperare il suo autocontrollo giusto in tempo per sentirlo parlare ancora.
... tanto quello non ti serve.”
Cosa?”
Il pigiama. Non mi ricordo che tu l'abbia mai usato.”
Jared!”
Non urlare che svegli il bimbo.”
E tu smetti di dire queste cose. Ovvio che mi porto dietro una maglietta per dormire, che cosa ti metti anche a pensare. “
Anche se... a me non dispiacerebbe se lasciassi il pigiama a casa.”

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Capitolo 15
*** Lui è Frank ***


Capitolo 14: Lui è Frank.

San Diego era assolata quel sabato. Monica, con Jared al suo fianco e Alex per mano, camminava sorridendo sul lungo mare. L'arrabbiatura di poche ore prima era del tutto passata, anche se persisteva una sorta di preoccupazione per quello che sarebbe successo quella sera.
Erano arrivati davanti ad uno degli hotel più costosi e di lusso della città. Aveva guardato Jared era sembrato tranquillamente a suo agio li davanti. Ovviamente quando Monica aveva disdetto la precedente stanza, non aveva immaginato che l'altro cambiasse completamente destinazione, senza considerare che la venue era esattamente da tutt'altra parte. Aveva, ovviamente, protestato, ma a nulla era servito alzare la voce.
Senza pensare a quello che era venuto fuori quando erano entrati nella stanza. No, aveva pensato Monica, stanza era riduttivo. Praticamente quello era un intero appartamento. Era una suite, con tanto di Jacuzzi, terrazzo personale e due stanze da letto, se a qualcuno non fosse bastato il solo grandissimo letto matrimoniale.
Alex si era fiondato nella seconda stanza e come prima cosa si era messo a saltare su quello che aveva deciso sarebbe stato il suo letto, mentre Jared, senza ritegno, aveva aperto la valigietta che si era portato e aveva tirato fuori alcune cose da sistemare. Sembrava che l'unica ad avere qualche rimostranza su quella sistemazione.
E' solo un letto, è solo una notte.” aveva detto Jared ed in effetti non era una cosa sbagliata, ma il problema, almeno per lei, era sapere con assoluta certezza che non sarebbe riuscita a chiudere occhio per tutta la notte, non con la consapevolezza di averlo a pochi centimetri di distanza nello stesso letto. Aveva sbuffato, protestato, ma alla fine la sua maglietta per la notte era diligentemente piegata sul cuscino dal lato del letto che aveva scelto, cioè quello più vicino alla porta. Non si sa mai che fosse servito scappare.
Da lui o da se stessa non cambiava di molto.
Jared si era fatto, in parte, perdonare, portandoli a mangiare il gelato sulla spiaggia e comprandole un paio di orecchini molto carini di una bancherella itinerante. Sperava di ingraziarsela almeno fino a quella sera, quando i Chem avrebbero fatto il miracolo, facendo felice Alex come non mai e quindi, per osmosi, facendo felice anche lei.
Lui sapeva benissimo, fin da quando avevano deciso di andarci assieme a San Diego, che Monica si sarebbe arrabbiata per quello che aveva fatto, ma andiamo, l'occasione fa l'uomo ladro e lui non poteva certo perdere una possibilità del genere. Insomma, sarebbe stato da stupidi, e quindi la suite gli era parso l'idea migliore. Inoltre non l'aveva neanche pagata totalmente: il direttore dell'hotel gli doveva un favore grande come una casa e quindi Jared aveva ampiamente provveduto a farglielo pagare.
Ora, davanti ad un tappeto elastico dove qualche bambino stava saltando urlando, Jared scrollò le spalle per non stare a pensare troppo al fatto che Monica, probabilmente, quella sera avrebbe alzato un muro di cuscini tra loro, così che lui non potesse avvicinarsi. Ma si, quello che sarebbe stato, sarebbe stato, inutile pensarci troppo a lungo, meglio che vivessero il momento.
Che ne dici, Alex, andiamo come i veri a far la fila al concerto?” Fece Monica, anche lei abbastanza fremente per andare a vedere i Chimici.
SI!!!! Andiamo!!! Jared Andiamo!!”
Si, tranquillo, è qui vicino.”
In fila c'erano già parecchia gente, soprattutto adolescenti vestiti di nero, truccati pesantemente e con i capelli tagliati in egual maniera, neri, con un lungo ciuffo davanti gli occhi. Moltissimi portavano cravatte a righe nere e rosse. Insomma, non passavano certo inosservati.
L'orologio segnava le cinque e mezza e almeno per una buona ora sarebbero rimasti li. Qualcuno aveva adocchiato Jared e lo fissava con insistenza, ma lui si era preso Alex in braccio e si era messo a giocare con il nintendo insieme a lui, così da far capire che non voleva essere disturbato e, inoltre, che era poco credibile che Jared Leto, cantante dei 30 Seconds to mars, fosse in fila con un bambino di cui sembrava pure il padre. Monica alzò gli occhi: usare il proprio figlio per non essere disturbato, proprio da lui. Certo, doveva ammettere che, seduti uno sopra l'altro, a cercare di prendere le monetine di Mario Bros (l'unico gioco in cui Jared riusciva a fare qualcosa), facevano un bellissimo quadretto. Erano splendidi, era l'unica cosa che Monica riusciva a pensare. Non serviva neppure spiegare della loro travagliata storia relazionale per capire che erano padre e figlio. Si spostò leggermente per vedere meglio la scena e lasciare loro quella sorta di intimità di cui avevano bisogno: si stava sentendo quasi di troppo. Sorrise prendendo il libro e si perse dietro il nuovo romanzo di Katy Reichs.
Nel frattempo Jared si sentiva decisamente surclassato da Alex: il bambino sembrava nato per giocare con il Nintendo, mica come lui che trovava parecchie difficoltà anche a saltare sopra i funghetti marroni che camminavano verso di loro. Del resto aveva già ampiamente dimostrato nel tourbus che era il migliore in fatto di computer e simili, ma il peggiore quando si trattava di giochetti elettronici. Lì il capo indiscusso era Shannon che ingaggiava epiche battaglie contro Matt.
Però perdere del tempo così era quanto meno divertente e ne approfittò per consolidare anche fisicamente quel rapporto appena nato. Era bello sentirlo su di se, in un modo completamente diverso da qualsiasi altra persona. Gli piaceva quel calore che emanava, anche se la giornata di per se era stata caldissima, e trovava splendido passare le mani tra i capelli sottili di Alex che ricordavano incredibilmente i suoi. Si sentiva orgoglioso di lui, soprattutto quando le ragazze in fila con loro lasciavano complimenti entusiasti su quel bambino così bello e così bravo da giocare con il suo papà.
Suo papà.
Lui.
Jared Leto.
Non riusciva ancora veramente a capirlo fino in fondo, nonostante le carte firmate, gli impegni presi con Monica e la sua coscienza, anche nonostante gli sforzi per farlo felice quel giorno. C'è ancora qualcosa che mancava alla perfetta quadratura del cerchio.
Ragazzi, è ora.” Li richiamò Monica. Alex si alzò di scatto e saltellò facendo sorridere qualche persona li vicino. “Vieni qui, Alex... Fermo... ALEX!” Il bambino non smetteva di correre e l'ultima cosa che voleva era perderlo li nel mezzo. Jared lo acchiappò e lo prese in braccio tenendolo fermo, mentre lui rideva. “Resta vicino a noi, altrimenti non puoi entrare.”
La fila si svolgeva rapidamente e in maniera molto ordinata, Monica tirò fuori i tre biglietti che passarono allo scanner. Le controllarono la borsa e rimasero un po' sconvolti vedendo il bambino che saltellava in braccio a quel tipo che aveva qualcosa di già visto prima.
Si posizionarono verso metà del parterre, ma sulla sinistra, in modo da vedere meglio Frank. Monica ordinò ad Alex di non muoversi, se non voleva rischiare di perdere il backstage a fine concerto e la minaccia aveva fatto il suo effetto, visto che lui si aggrappò alle gambe degli adulti, anche per una sorta di timore riguardo alla gente. Era la prima volta che si trovava in una situazione simile, troppe persone. Meglio restare nei paraggi.
Passò il gruppo di supporto, niente di eccezionale, ma neanche tutto da buttare. Monica aveva ballato un pochino, chiacchierando con Jared, che, invece, aveva una mobilità leggermente dismessa. Insomma, non era un ballerino favoloso.
La venue era piccolissima e neanche sold out. I chem, un po' come i Mars, erano molto più amati all'estero che in patria, ma Monica preferiva che fosse così, almeno non avrebbe rischiato la vita di suo figlio. Cercò di pensare ai suoi ultimi concerti: aveva sempre voluto disertare quelli di Jared per ovvi motivi, ma era riuscire a farsi qualche serata fuori anche grazie a sua mamma che le aveva tenuto Alex. Aveva proprio voglia di scatenarsi. Si sistemò la maglia azzurra che aveva comprato con Reneè sotto l'occhio vigile di Jared e urlò quando le luci si spensero.
Riesci a vedere qualcosa?” Urlò Jared sopra la musica ad Alex che saltellava.
Poco.”
Aspetta... stai fermo che ti faccio salire.” Prese il bambino e se lo mise a cavalcioni sulle spalle, sotto lo sguardo felice di Monica che già urlava per l'inizio della canzone.
Il palco era in proporzione alla venue, quindi piuttosto piccolo: Gerard nel mezzo, capelli neri e pallore incredibile, grazie ad un sapiente trucco, che, però, faceva perdere in parte la profondità dei suoi occhi verdi. Cravatta rossa sulla camicia nera.
Alla sua sinistra Ray, con i capelli ricci al vento, impossibili da contenere da qualsiasi elastico. Dall'altra parte, prima Mikey, curvo sul suo basso, leggermente più indietro, come a volersi nascondere da tutti, anche grazie ai capelli che scivolavano davanti al viso. Dietro di loro capeggiava Bob, biondissimo e scatenato, sulla batteria.
E poi, ovviamente, lui, Frank Iero. Gambe aperte, bocca vicino al microfono a fare da seconda voce, dita veloci sulla chitarra, il ciuffo nero che si muoveva a ritmo della testa tarantolata, mentre il resto della capigliatura, cortissima, era tinta di biondo. Anche lui truccato con un po' di cerone bianco, ma meno di Gerard, e un sacco di ombretto rosso, sotto e sopra l'iride, che gli davano l'aspetto di uno zombie più che di un chitarrista.
Camicia bianca, già con le maniche arrotolate e cravatta rossa anche per lui, in tinta con i guantini con le dita tagliate.
FRANK!!!!” Alex aveva alzato le braccia e saltellava, per la felicità di Jared, che aveva qualche problema a tenerlo in posizione, ma capiva che non poteva dire al bambino di stare fermo. Quel concerto, per lui, sarebbe stato distruttivo.
I ragazzi suonavano canzoni del precedente album e anche di Three Cheers, in attesa che uscisse, ad ottobre di quell'anno, il terzo. Si fermavano pochissimo, Gerard parlava molto poco, ringraziava, ma basta.
Le luci cambiavano, stroboscopiche e flashanti, blu, rosse, verdi. Un arcobaleno di felicità che si rifletteva sui volti di tutti coloro che erano li. Che avessero problemi in famiglia, con la scuola o il lavoro, che fossero depressi cronici oppure persone assolutamente tranquille, in quel momento erano tutti uguali, felici, uniti dal linguaggio universale che era la musica. Tutti uguali, presi nelle note frenetiche delle canzoni che scivolavano via una dopo l'altra, così come il sudore dalla fronte di Frank, carichissimo che urlava a tutto spiano davanti al suo microfono.
Alex era felicissimo, riusciva a vedere benissimo tutto il palco grazie a Jared che lo teneva in alto, e si divertiva un sacco seguendo, soprattutto, Frank Iero, che non stava fermo un attimo, tranne quando doveva cantare. Urlò il più possibile quando lui si buttò a terra e suonò la chitarra da disteso. Apoteosi.
Poi iniziò Helena: Alex si buttò, senza avvisare Jared, verso sua madre.
Ahi! Che fai?”
Mamma!”
Vieni ti prendo io.” Prese in braccio Alex e lo strinse a se, cantando insieme il dolore dei Way verso una persona amata che non c'era più.*
Jared li fissò sconvolto, mentre Monica Saltava facendo ridere forte il bambino, girando su se stessa, urlando, ridendo, in un qualcosa di tutto loro. Ed eccolo quel rapporto Madre/figlio di cui lui, per ovvi motivi, era tagliato fuori. Ma si sorprese di non provare più quella invidia dei primi tempi, quanto una sorta di accettazione e determinazione per riuscire a creare i suoi di momenti speciali con Alex.
Quando Finì la canzone, e quindi anche lo spettacolo, Alex tornò con i piedi per terra e urlò felice.
E' la canzone preferita della Mamma e noi la balliamo sempre assieme.”
E siete stati bravissimi.” Fece Jared, mentre Monica cercava qualcosa da bere per tutti quanti.
Aspettarono che la maggior parte della gente se ne andasse fuori, poi fecero uscire i loro piccoli pass. Monica aveva deciso di tenere anche quello di Alex... il bambino era talmente elettrizzato che era capace di perderlo perchè ormai la testa era da un'altra parte. Andarono verso una delle bodyguard e Jared spiegò la situazione. L'uomo diede un'occhiata ai piccoli badge di plastica e li accompagnò dietro il palco. Alex guardava tutto con occhi e bocca spalancati, incantato da quel mondo fatto di Cavi, urla e suoni che non aveva mai visto prima. Monica era quasi spaventata, mentre Jared era l'unico che stava tranquillo. Del resto quello era un mondo dove lui viveva più che bene.
L'uomo della Security li portarono davanti ad una porta e bussò. Appena si sentì un leggero avanti sopra le risa, la aprì e loro tre entrarono.
Ehy, eccolo qui, Jared Leto! L'addetta stampa ci aveva detto che saresti venuto, ma quasi non ci credevo.” Gerard si fece immediatamente avanti e lo abbracciò. Monica si sentiva improvvisamente una aliena e non capiva veramente quello che stava succedendo, mentre Alex si Faceva piccolo piccolo dietro le gambe di sua madre. Alla fine di tutto era un timidone.
Ciao Ragazzi, come va? Ottimo show stasera, bravi!” Salutò Tutti e poi finalmente passò alle presentazioni “Sono venuto qui per portarvi due persone speciali. Lei è Monica.”
Quella Monica?”
Proprio lei.”
Hai parlato di me?” Sussurrò lei lanciandogli un'occhiataccia.
Ne ho parlato con Alicia... e lei deve aver parlato con Mikey.” Rispose lui a bassa voce, poi riprese “Mentre lui è il vostro più grande Fans e si chiama Alex. Alex, vai a salutarli.”
Ciao.” Fece lui con gli occhi resi ancora più enormi dall'emozione di averli di fronte. Soprattutto Frank, che lo stava guardando con un sorriso dolcissimo e tranquillo. Senza trucco sembrava un bambino. “Mamma, lui è Frank.”
Lo so, perchè non vai a salutarlo bene?”
Jared osservò suo figlio che andava a dare la mano a Frank, dimenticandosi di chiudere la bocca, troppo emozionato per vederlo veramente davanti a se.
Tu sei troppo figo!” Gli urlò fin da subito.
Grazie, è bello avere dei fan così simpatici.” fece Frank ridendo. Fece una linguaccia a Gerard “Vedi, sono più figo di te!”
Assolutamente si! Tu suoni la chitarra, lui no.” Monica si mise la mano davanti alla faccia e scosse il capo: beata giovinezza e franchezza.
Amore, non è bello dire queste cose, a te piacciono tutti i Chem.”
SI!!!!! I'm not ok è la mia preferita!” tutti risero, in fondo avevano capito che quel bimbo non voleva trattare male nessuno di loro, voleva solo esporre a tutti una semplice preferenza. E poi aveva sette anni, glielo si poteva perdonare.
Hai un figlio bellissimo.” fece Gerard bevendo una Red Bull.
Mi fa penare, ma si, è forte. E grazie per avergli reso tutto questo possibile.”
Non devi ringraziare noi, quanto Jared. Mi ha chiamato per giorni per fargli avere questi pass. La produzione non ne voleva dare altri, oltre a quelli stampa... diciamo che il tuo bello ha l'incredibile capacità di rompere le palle come pochi.”
Lui non è il mio bello.” Un'occhiata obliqua, con sorriso poco rassicurante fu la sua prima risposta. Monica provò un brivido, doveva capire se di terrore o di eccitazione: non si era mai resa conto di quanto fosse carino. Certo, solo carino, anche perchè se lo metteva in relazione con il suo grande ex amore, impallidiva (Chiedo scusa a tutte le Fan di Gerardino, ma per me è così). Che poi, a ben pensarci, Ex amore? Bha...
Certo, facciamo finta di credere che Leto abbia voluto tutto questo solo per far felice un bambino.”
Lo ha fatto solo per quel motivo.” sibilò Monica, credendoci fino ad un certo punto.
Sicuro.”
Ecco, più dubbi che certezze, come al solito. Con Jared era sempre così.
Scrollò il capo, non voleva pensarci: quella era la serata di Alex. Quello stesso Alex che stava raccontando ad un estasiato Frank e ad una ragazza dai capelli castani e occhi enormi scuri, di quando lui suonava a casa la piccola chitarra giocattolo regalatagli dalla nonna.
Tesoro, secondo te dobbiamo dirgli che è tempo di andare?” le domandò Jared dopo che aveva salutato anche Ray.
No... guardalo, è così Felice.” poi si rese conto che l'aveva chiamata tesoro, ma si ritrovò felice più che infastidita e si disse, allora, che andava bene così: non poteva mentire a se stessa, pensare di essere importante per lui la gratificava e le dava quella piccola speranza che non tutto fosse finito, che forse, ma solo forse, qualcosa tra loro si poteva salvare e far crescere dalle macerie della loro precedente relazione.
Mamma! Lei è Jamia, la signora di cui mi parli sempre.”
Lo so, è la fidanzata di Frank. Piacere.” le due si diedero la mano.
E' fantastico. Spero che mio figlio diventi come lui.” Frank divenne rosso in faccia e scappò verso Mikey. I discorsi famigliari lo spaventavano un pochino.
Sposerai Frank?”
Se lui si decide a chiedermelo forse anche sì.”
Quindi lui non può diventare il mio papà.” fece pensieroso. “Mamma devo trovare un altro papà.”
L'uscita lasciò Jamia perplessa, mentre Monica lo prendeva per mano.
Andiamo a dormire, ormai si è fatto tardi.”
Aspetta,” fece Jared “Foto con loro. Vai Alex, nel mezzo che poi la incorniciamo e ci facciamo il poster.” Alex si mise in piedi, con Gerard e Frank accucciati vicino a lui, mentre Ray, Bob e un monoespressivo Mikey si posizionarono dietro. Alex sfoggiò uno dei sorrisi più scintillanti che avesse mai fatto in vita sua e fece il segno della vittoria.
Quando furono finalmente in albergo, dopo un breve tragitto in macchina sommersi dalle chiacchiere entusiaste di Alex su quando fosse fantastico Frank più di chiunque altro, Monica costrinse il bambino a fare una doccia veloce e poi ad infilarsi a letto. Era quasi l'una di notte e lei stava crollando di stanchezza, mentre lui sembrava posseduto da un poltergaist. O dallo spirito di un grillo.
Jared se la rideva anche se gli dava intimamente fastidio che Alex non parlasse di lui nella stessa maniera in cui parlava di Frank. Sospirò: del resto lui neanche sapeva che fosse suo padre.
Quando il silenzio scese nella stanza, vide Monica uscire dal bagno con una lunga maglietta bianca e un paio di castissime mutandine bianche. Alzò un sopracciglio.
Certo che se il tuo intento era quello di non stuzzicarmi, ci sei riuscita al 100%.” Cosa in realtà non del tutto vero, perchè le gambe le vedeva e gli sarebbe piaciuto accarezzarle lentamente, partendo dal ginocchio e risalendo fino al fianco. Praticamente un'utopia.
Non ti devo stuzzicare, devo solo dormire, cosa che dovresti fare anche tu. Buonanotte Jared.” Così dicendo si tirò il lenzuolo fino sul naso, quasi a voler scomparire dalla visione dei suoi occhi grigi, poi, però ci ripensò. “Jared?”
Uhm?”
Grazie. Per tutto quanto.”
Non serve che mi ringrazi.” Monica si girò di lato fissandolo.
Invece serve, dato che Alex non lo farà mai abbastanza. Gli hai dato una giornata unica, speciale ed indimenticabile. Facendogli conoscere i Chem lo hai reso felice come non lo è mai stato. E non importa se non sono stata io ad aiutarlo ad essere felice, l'importante è che lo sia. E devo ringraziare soltanto te.”
Jared inclinò la testa e allungò una mano fino a posarla sulla guancia: calda, morbida, così Monica.
Lo abbiamo fatto felice assieme, perchè insieme siamo i suoi genitori. Gli voglio bene e cercherò di fare del mio meglio, sempre.”
Ed era una promessa a se stesso, prima che a chiunque altro.

*Helena è stata scritta da Gerard per la nonna Helena Lee Way, figura per i fratelli fondamentale durante la loro crescita.

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Capitolo 16
*** Tu Conosci il mio Papà? ***


Capitolo 15: Tu conosci il mio papà?

La stanza era al buio e Jared al solito non riusciva a dormire. L'insonnia era sempre dietro l'angolo e quella sera non faceva differenza. Sentiva il leggero respirare di Monica contro il cuscino. Non era praticamente cambiata nel tempo, dormiva alla stessa maniera, addormentandosi all'inizio a pancia sopra, con una mano sotto il cuscino e l'altra stesa a fianco, per poi muoversi con una certa continuità, di lato, per poi terminare a pancia sotto, lasciando, molto spesso, le spalle scoperte. In quel momento era alla fase laterale, con la schiena rivolta verso di lui. Praticamente vedeva soltanto una lunga massa di capelli scuri sul cuscino.
Sospirò, deciso a non restare ancora un minuto in più in quel letto, con una voglia matta di saltarle addosso sapendo di non poterlo fare realmente. Accese la luce del bagno e gli sembrò di morire accecato. Era stanco e pure parecchio, quindi si appoggiò con una mano al muro, mentre espletava i suoi bisogni. Doveva dormire, ma sapeva che non era per nulla semplice. Troppi pensieri, troppi problemi e preoccupazioni. Due ore di sonno erano una benedizione per lui.
Non dormi.” Jared si voltò di scatto, sorpreso della voce che aveva rotto il silenzio della suite. Alex era in piedi davanti a lui, vestito solo con una canottiera bianca e un paio di slip. In mano il fedele Bill.
Neanche tu.”
E' più grande del mio.” disse indicando il pene di Jared che, Intanto, si tirò su i pantaloni e si lavò le mani cercando di nasconderlo. Che avrebbe fatto un padre normale in una situazione simile? Padri e figli parlano delle dimensioni dei loro membri? Si domandò confuso.
Crescerà. Fidati.”
Come mai non dormi?”
Soffro di insonnia e tu?”
Uhm... anche io?” Jared sorrise.
Vieni, andiamo sul terrazzino, non vorremo mai svegliare la mamma vero?” il bambino annuì e si sedette su una sedia di plastica vicino a lui. L'aria della notte era fresca e Jared apprezzava sentirla sul petto nudo. Guardò Alex: muoveva su e giù le gambe, con le mani che tenevano il bordo della sedia e lo sguardo perso verso il mare.
Sei troppo piccolo per soffrire d'insonnia. Sei solo tanto emozionato per il concerto.”
Oh... quindi non sono come te.”sembrava deluso.
E spera di non esserlo mai. Non è bello non riuscire a dormire sai. Uno vorrebbe fare tanti bei sogni, invece resta a guardare il soffitto.”
Puoi parlare con me.”
Certo, è quello che sto facendo.” E gli accarezzò i capelli. “Ti sei divertito oggi?”
Si!!! Tantissimo. È stato supermega incredibile. Frank è magnifico. MITICO!” urlò, mentre Jared gli faceva cenno di abbassare la voce. Si voltò verso Monica che si era girata, ma continuava a dormire. “E poi Gerard ha cantato da dio. E Ray WOW! Bellissimo.”
Mi fa piacere che per te sia stata una gran serata.”
E il Gelato sul lungo mare? Buonissimo, più di quelli di Los Angeles. E la mamma sta bene con gli orecchini che le hai regalato.”
Dici?”
Oh si, quando alla mamma piace qualcosa, fa quel sorriso strano e gli occhi diventano grandi e felici.” Jared ammirò la capacità di osservare di suo figlio. Quelle espressioni tipiche di Monica le conosceva perfettamente e si stupì che un bambino di 7 anni riuscisse a descriverle così bene. “Mi piace quando è felice.”
Anche a me lo sai. Come quando ha quelle due fossette quando ride.”
Ma allora la sposi.”
Perchè vuoi che la sposi?” non sapeva se ridere o piangere, era un terreno veramente minato. Monica gli aveva spiegato che in passato Alex aveva tentato di fare da consulente matrimoniale tra lei e qualsiasi figura maschile vagamente interessante.
Perchè vorrei che fosse felice sempre.”
E credi che per esserlo deve essere sposata? Lei è felice quando sta con te lo sai, come è normale che sia.” Alex mosse ancora un po' di volte le gambe, mordicchiandosi il labbro. Jared aveva già notato che quando faceva così, lui voleva semplicemente dire qualcosa, ma aveva paura di dirla. “C'è qualcosa che vuoi chiedermi?”
Anche tu sei felice con la tua mamma?”
Molto. Anche mia madre è molto bella, te la ricordi, alla tua festa di compleanno?” Alex annuì.
Mi ha regalato il libro.”
Esatto. La vedo poco perchè sono spesso via, ma sono felice con lei.”
E con il tuo papà?”
Jared si immobilizzò. La storia della sua infanzia non era qualcosa di cui gli piacesse parlare, anzi, era il il discorso più tabù che ci potesse essere, ma qui si parlava di un bambino di 7 anni, suo figlio, che voleva parlare con lui.
Vieni qui in braccio.” Alex si sedette sulle sue gambe e lo guardò negli occhi: gli faceva strano guardare Jared così, sembrava di guardarsi sullo specchio. Erano belli i suoi occhi, perchè erano come i suoi. “Quando ero poco più piccolo di te, mio padre è andato via. Mi ha lasciato, anzi ha lasciato me e e mio fratello Shannon. Siamo cresciuti senza un papà, ma solo con la mamma e la nonna.”
Come me.”
Sì, un po' come te.”
Ma è andato via perchè siete stati cattivi?” Jared deglutì più pesantemente del solito. Erano passati decenni, ma non era mai stato facile parlarne. Vide Monica muoversi sotto il lenzuolo, apparentemente tranquilla ed addormentata.
Certo che no. Quando i genitori si lasciano lo fanno perchè hanno paura di qualcosa. Non c'entrano mai i bambini. Loro sono vittime innocenti tra gli adulti.” Alex si appoggiò con la testa sul suo petto.
Quindi il mio papà non è andato via perchè ero cattivo.” in quel momento Jared stava cercando un modo gentile per uccidere Monica nell'altra stanza. Quella frase era stata così dolorosa e così vicino a quello che lui e Shannon avevano domandato per mesi a Constance che si ritrovò a vivere in un dejavù terribile.
Alex, sei un bambino fantastico e io so che tuo papà ti ama alla follia. Il fatto che non ti sia stato vicino mentre crescevi non significa che non ci sarà da ora in avanti.” Sapeva che Monica non voleva dirglielo o che comunque voleva aspettare che Jared fosse perfettamente integrato nella loro vita, ma lui non ce la faceva più.
Tu conosci il mio papà?”
Uhm... non è Frank,” innanzi tutto voleva togliere quella cosa dalla testa a suo figlio. Frank nano Iero, per quanto simpatico, non era suo padre. Inoltre aveva imparato che bisognava cambiare il discorso per evitare di dire cose scomode. “Tu sei un bambino speciale, Alex. Il migliore che abbia mai conosciuto e solo un pazzo vorrebbe lasciarti, ma in passato ci sono stati dei problemi, nei quali tu non c'entravi assolutamente, che hanno portato il tuo papà ad andare via. Se non fosse successo questo, lui sarebbe sempre rimasto con te.” Lo strinse a se, fino a sentire l'odore di bambino entrargli dentro le narici per imprimersi nel cervello quel profumo da portare con se durante le turneè che doveva arrivare. Voleva suo figlio con lui il più possibile.
Guardò il mare e deglutì: un qualcosa nel cuore si era sciolto, come se fosse un nodo che non voleva saperne di scendere fino a quel momento e che improvvisamente si dissolveva, come per magia.
Tu mi vuoi bene Jared?”
Tantissimo.”
Come vuoi bene alla mamma.”
Sì e forse anche di più.” Alex ridacchiò.
Non è vero. Alla mamma vuoi troppissimo bene. Si vede.”
Voglio tantissimo Bene, non troppissimo.”
No è Troppissimo che è meglio di tantissimo, perchè è di più!” I due risero assieme e Jared guardò l'orologio: erano le tre del mattino, doveva far dormire Alex.
Dai, è tardi cucciolo. Andiamo a letto.” Lo prese per mano e lo portò verso la sua stanza. “Adesso dormi e domani mattina andiamo a fare un ultimo giro e magari a mangiare un gelato.”
Uhm... Jared?”
Dimmi.”
Posso dormire nel lettone con voi? Qui è buio e sono solo. E... Bill ha paura.” Jared sorrise e lo prese in braccio. Lo fissò prima negli occhi, poi seguì il suo profilo dolce, la bocca sottile simile alla sua, quel nasino piccolo.
Certo, non vorrei mai che Bill avesse paura.”
Grazie.”
Lo appoggiò sul materasso e Alex andò velocemente a nascondersi sotto il lenzuolo, vicino a Monica con un sorriso splendente. Quando anche lui fu sistemato nella sua parte di letto, Alex chiuse gli occhi felice e si addormentò in pochi minuti.
Jared si si appoggiò su una mano mettendosi di lato e, grazie alla leggera luce del suo BlackBerry, osservò il sonno del bambino: Tranquillo, in pace con se stesso e il mondo.
E stranamente lui ripensò ad Emma e alla sua discussione con lei riguardo ad Alex. All'epoca era molto più interessato a riavere Monica che ad allacciare un rapporto con un bambino che, francamente, gli interessava fino ad un certo punto. Ma adesso stava pensando che se la sua segretaria le avesse posto le stesse domande di allora, la risposta sarebbe stata totalmente diversa. Sapeva benissimo che le avrebbe detto che era vero che voleva tornare con la sua ex a tutti i costi, ma che, soprattutto, voleva diventare un vero padre per Alex. E non per piacere di più a Monica, quanto per piacere ad Alex, per essere suo padre. Non sapeva spiegarlo in maniera migliore: aveva in testa e nel cuore una confusione pazzesca.
Chiuse gli occhi pensando al fatto che voleva essere presente al primo giorno di scuola dell'anno avvenire, che voleva scartare assieme a lui i Regali di Natale e poi a festeggiare in pantofole l'anno nuovo. Voleva che lui fosse presente sul palco ad un qualche show, magari durante l'estate. E voleva essere lui a dargli consigli sulle ragazze quando sarebbe andato alle superiori. Sarebbe stato lui il suo punto di riferimento per il futuro.
Si, tutto questo avrebbe detto ad Emma e non solo a lei. Doveva assolutamente dirlo anche a Monica.
Riaprì gli occhi e spostò la luce verso di lei, stupendosi di trovarla a guardare lui.
Sentivo le tue rotelle fino a qui.” gli sussurrò. “A che pensavi?”
A noi tre. Pensavo che a Natale voglio stare con lui.” Lei sorrise. Entrambi guardarono Alex che ormai russava.
Natale non è poi troppo lontano.” lo prese in giro.
E al suo prossimo compleanno. E quando dovrà farsi la barba la prima volta. E quando si sposerà.”
Mi sembrano progetti a lungo termine.”
Appunto.”
Monica sapeva che lui non stava mentendo: lo conosceva troppo bene e sapeva quando lui diceva una cazzata o quando era sincero, come in quel momento. E, a differenza del solito, non sembrava in uno di quei momenti dove pensava a mille cose e ne diceva una tutta diversa.
Era Jared, il suo Jared. Quello di cui si era innamorata e di cui era innamorata in quel momento.
Tirò fuori dal lenzuolo il braccio e portò la mano sopra la testa di Alex: prima gli accarezzò i capelli con delicatezza, poi allungò la mano verso Jared e gli chiese una cosa sola E lui capì: si appoggiò al cuscino e le porse la sua mano.
Le dita si incrociarono e lentamente, senza dire una sola parola in più, si addormentarono. O, almeno, Monica si addormentò, Jared continuò a guardarli per tutta la notte.

Monica si svegliò la mattina dopo riposata come non le era capitato da anni. Una luce tenue proveniva dalla finestra e un leggero russare dal bambino vicino a lei, ancora con il sorriso sulle labbra. Jared non c'era, il suo lato del materasso era freddo.
Sospirò: probabilmente era sceso a fare colazione.
Si controllò i vestiti e rimase soddisfatta ritrovandosi con la maglietta e le mutandine come le aveva messe la sera prima, segno che non si era spogliata e che aveva mantenuto una certa dignità di fronte a suo figlio. Era decisamente soddisfatta di se stessa.
Si alzò e andò senza far rumore in bagno: con Alex che dormiva così profondamente, aveva tutto il tempo per darsi una sistemata in tutta tranquillità e cercare di tornare ad avere un aspetto degno.
Il bagno era grandissimo, praticamente quasi grande come tutto il suo appartamento, diviso, più o meno in due, da un leggero muretto che faceva da mensola alla vasca, che stava nascosta. Il box doccia era abbastanza grande per contenere tre persone e Monica evitò, come al solito quando entrava lì, di chiedersi se Jared l'avesse mai provata con compagnia. Gelosa lei? Figuriamoci. Il lavandino di porcellana brillantissima era sovrastato da uno specchio enorme che le rifletteva l'immagine di una donna stranamente rilassata. Forse l'aria di San Diego le faceva bene.
Si lavò la faccia, fece i suoi bisogni e si spogliò per andare in doccia e mollò un urlo quando, dalla vasca vide uscire la testa di Jared: i capelli bagnati erano tirati tutti indietro e ben incollati alla testa, la leggera barbetta si ritrovava le goccioline che scendevano veloci da ogni pelo. Le ginocchia erano piegate e fuori d'acqua. Sul lato della vasca una candelina accesa che lasciava un buon profumo di vaniglia, mentre dietro di lui un asciugamano bianco che quasi toccava l'acqua.
Uno spettacolo devastante che poteva azzerare il cervello di qualsiasi donna, ivi inclusa Monica che rimase ad osservarlo a bocca aperta per un bel po' prima di risvegliarsi del tutto.
Che diavolo ci fai li dentro?!” Prese il primo asciugamano che trovò li vicino che a malapena riusciva a coprirle qualcosa.
Mi lavo?”
Non dire cazzate!”
Non le sto dicendo! Insomma, sono a mollo a rilassarmi un po' e nel frattempo mi lavo. Lo sai che apprezzo di più un bagno di una doccia, quando ho tempo da spendere.”
Non è questo il punto!”
E quale altrimenti? Tu mi hai chiesto che ci faccio qui e io ti ho risposto.”
JARED! Cristo sono entrata dieci minuti fa! Potevi dirmi che c'eri anche tu dentro, avrei aspettato che uscissi.” Jared rise di gusto.
Non credo che ci sia niente di te che non abbia già visto e lo stesso vale per me, tesoro. Non sono cambiato molto nel tempo.”
Lo so, piccolo vampiro.”
Come lui si alzò nella vasca, Monica si girò a prese a raccattare la sua maglietta lasciata per terra per poi andare verso la porta.
Monica...”
No, niente Monica... Copriti.”
Io so che non lo vuoi.” la voce era troppo vicina e lei era troppo nuda. Non poteva farsi fregare così, lei doveva essere forte, resistergli, dimostrargli che non era una bimbetta che lo idolatrava. Si girò verso di lui: era totalmente nudo, ancora bagnato e assolutamente perfetto.
Ammesso e non concesso che io ti voglia così davanti a me, non è il caso adesso. C'è Alex di la.” Jared sorrise malandrino. E le si avvicinò: ormai le sue labbra erano a pochi millimetri di quelle di lei.
Vuoi dire che ci saranno altri momenti per noi, senza Alex, dove io uscirò da una vasca da bagno e tu vorrai entrare in una doccia?”
Forse.” gli soffiò sulla bocca.
Mi basta.”
Jared annullò le distanze e finalmente tornarono all'ultima volta che si erano baciati, sulla scogliera, ma mentre quella volta il bacio sapeva di sale a causa delle loro lacrime amare, in quel momento tra loro c'era solo il sapore del dentifricio usato quella mattina. Nessuno dei due, in realtà, si stava interessando della menta, quanto il fatto che finalmente le loro labbra erano nuovamente incollate e che, fregandosene di qualsiasi cosa, i loro corpi erano di nuovo vicini. Monica sentiva la pelle bagnarsi, la dove le mani di Jared andavano a sfiorarla, accarezzandola, oppure stringendola verso di se. Il torace duro e caldo, si accostava al seno morbido e alle curve così tipicamente femminili che aveva, mentre le lingue si intrecciavano felici di essere nuovamente assieme. Monica gemette quando Jared le passò una mano tra i capelli sciolti e lei restituì il favore accarezzando il membro che stava iniziando a risvegliarsi sotto le stimolazioni che lei gli stava dando.
Era una cosa così giusta, così perfetta, assolutamente loro, unicamente loro.
Nonostante fossero passati sette anni dall'ultima volta che si erano baciati così, sembrava che non fosse passato un giorno, che alla fine fossero stati sempre assieme.
Wow... ok...uhm...” La prima a staccarsi, per modo di dire, visto che aveva le mani sulle braccia di Jared rimanendo, così, ancora agganciata a lui, fu Monica “.. Dovrei... vado di la. Quando hai finito fai un fischio.”
Monica... guardami.” Lei alzò il viso e lo guardò negli occhi: enormi, profondi, e pieni di quello che lei sapeva essere amore. “Sono serio.”
Lo so.”
Lui sorrise e la lasciò andare.

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Capitolo 17
*** Epilogo: Come te ***


Eccoci qui!!
E' la fine! (Finalmente, direte voi, non ne possiamo più di questo buonismo, vogliamo un po' di sano Pop-porno)

Ebbene sì, sono al lavoro con due storie, una solo sui Mars, molto molto particolare e molto molto rossa, e una su Glee, dove ci sono anche i Mars, ma solo marginalmente. Ma tanto voi non vedete l'ora di leggere quella porno sui mars, io lo so già, anche se pioveranno critiche di far diventare i Leto degli oggetti e vederli solo come vibratori umani.
Francamente me ne infischio, come diceva qualcuno di più importante di me.

Ma non perdiamo ancora troppo tempo.
Vorrei ringraziare una per una tutte voi che avete letto e messo la storie nelle vostre preferite/seguite/ricordate.
Vorrei anche ringraziare tutte colore che hanno perso del tempo (Alcune veramente tanto tempo) a fare delle recensioni incredibili.

Però ci tengo a ringraziare due persone in particolare e non me ne vogliano le altre.

Il primo ringraziamento va a lei, la mia Reneè. Shannina, senza di te non sarebbe la stessa cosa. Senza di te non starebbe succedendo tutto quello che ci sta capitando di bello ultimamente. E' solo grazie a te che uno dei nostri sogni si sta avverando.
Solo ed esclusivamente Grazie a te. E di questo te ne sarò grata in eterno.

Il secondo va alla mia Bedda Donnina: Lory ci manchi!
La tua vita è più importante di qualsiasi Fan Fiction, ma non ti nascondo che ci manca la tua presenza perchè non solo sei una scrittrice incredibilmente fantastica, ma sei anche, e soprattutto, una ragazza unica, rara e splendida.
Grazie di esserci sempre.

Detto ciò.... Buona lettura.

Epilogo: Come te


La giornata era splendida, il sole splendeva caldo sulla spiaggia, un leggero venticello accarezzava le pelli di tutti le persone presenti sotto un piccolo e fiorito gazebo. In lontananza il mare lambiva la sabbia era bollente nonostante fosse settembre inoltrato. La bella stagione stava aspettando per declinare e aveva, soprattutto, aspettato che i 30 Seconds to Mars tornassero dalla fresca Inghilterra per poter celebrare al meglio l'evento mondano dell'anno.
Monica guardò fuori dalla finestra della sua nuova casa: con Jared avevano deciso che era giunto il momento, dopo quasi un anno di nuova relazione, di dar via a quella che doveva, da sempre, essere una famiglia, ma che per un po' di tempo si era... diciamo... persa in altre cose. E per la gioia di Alex, avevano trovato un villino a pochi passi dal mare, non molto grande in effetti, ma comunque con una stanza per il bambino e un piccolo giardino per i cani di Jared. La cucina era perfetta per Monica e le sue creazioni e Jared aveva un suo studio dove poteva creare a qualsiasi ora del giorno, visto che aveva insonorizzato la stanza. E quel giorno era più splendente che mai: Monica, insieme a Constance, si era premunita di tirarla a lucido perchè voleva che tutto fosse più che perfetto.
Faccio bene a sposarmi?”
Non vedo perchè non dovresti. Lui ti ama da impazzire, quindi perchè tentennare?”
Perchè è passato troppo poco tempo. Insomma, stiamo insieme da poco più di un anno...”
E quanto vorresti aspettare? Non siete più di primo pelò, Reneè, non potete fare un lungo fidanzamento e aspettare anni.”
Monica tornò a guardare la sua amica. Aveva scelto un abito color perla, leggermente lucido, con un corpetto lavorato con delle perle inserite nei ricami. La gonna scivolava leggera fino al ginocchio. Un paio di Jimmy Chu in tinta con il vestito completavano l'abito. Per i capelli aveva deciso di tenerli sciolti, ma sempre molto ricci. Alcune roselline erano incastrate nei riccioli a creare una deliziosa acconciatura. Il trucco leggero e sapiente, la rendevano perfetta oltre ogni dire.
Lo so, ma neanche un anno? E ci siamo fidanzati appena un mese fa... oddio, e se si stancasse di me?”
Sei troppo deliziosa perchè lui possa stancarsi, Reneè.”
Ma con tutte quelle che trova in giro più giovani e belle e...”
E niente! Se ha scelto te un motivo c'è, ricordatelo. Tu non sei come le altre che Shannon ha attorno: sei intelligente, sei sveglia e sai sempre di cosa sta parlando. E cosa più importante, ti ama”
Monica ha ragione. Allora, come sta la mia futura cognata?” Jared era entrato per vedere com'era la situazione in casa: tutti gli invitati erano arrivati, il giudice di pace era già in attesa, Shannon era nervoso e pronto a dire sì, mancava solo la sposa.
Nel panico.”
Non devi Reneè, sei stupenda. E poi quando Shannon si butta in una pazzia, tipo matrimonio in meno di un mese, è probabilmente la mossa migliore. Quando pianifica di solito non funziona mai nulla. Il tuo matrimonio funzionerà alla grandissima, fidati.”
Grazie Jay. E neanche tu sei niente male.” in effetti il completo scuro di Calvin Klein, praticamente fatto su misura per lui, gli cadeva così bene addosso che sembrava una seconda pelle.
Potrei quasi essere gelosa dopo questo scambio di effusioni fra di voi.”
Tranquilla Monica, ho già il mio Leto da impalmare... Jared lo lascio a te.” Reneè fece un profondo respiro, prese il suo bouquet di rose bianche e velo da sposa e si preparò ad uscire. Monica e Jared corsero al gazebo, visto che tutti li attendevano li, essendo i testimoni degli sposi.
Una leggera musica proveniente da una una arpista, diede il via alla cerimonia. Il primo a calcare il tappeto rosso posato sulla sabbia, fu Alex. Anche lui come Jared si era vestito elegante e tutto di nero, con un piccolo cravattino bianco. Portava le fedi su un piccolo cuscino rosso e sorrideva a tutti, facendo poi ciao ciao con la manina a Constance che si tratteneva dallo scoppiare in lacrime così presto. Arrivato davanti a Shannon, si voltò verso Jared che lo richiamò vicino a se. Erano così simili, così uguali, vestiti, oltretutto, in maniera quasi identica che l'associazione padre/figlio nasceva in automatico, anche da parte di persone che non li conoscevano.
Poi entrò Reneè, sotto braccio a suo padre, con un sorriso scintillante: evidentemente aveva messo da parte tutti i dubbi e le incertezze e stava andando dal suo uomo in pace con se stessa e il mondo. Monica la guardò e si commosse. Era così felice per lei. E per lui, ovviamente. Shannon era teso come la corda del violino di Tomo e non aveva occhi che per Reneè. Aveva un sorriso ebete stampato in faccia da quando lei aveva fatto capolino.

La cerimonia era scivolata tranquilla tra i singhiozzi di mamma Constance e le lacrime di gioia di metà del popolo femminile. Monica si era chiesta più volte se piangevano di gioia o di disperazione perchè Shannon si era accasato.
La notte era illuminata da decine di torce. Gli invitati ballavano intorno alla coppia di sposi che, incuranti di chiunque intorno a loro, si lanciavano in danze e appassionati baci che lasciavano di stucco le persone presenti.
Alex si era divertito a giocare con alcuni bambini, figli di amici, e quindi, per Monica e Jared, era come se non ci fosse stato per tutto il giorno e si erano potuti prendere un po' di pausa. Terminati i compiti di rito dei testimoni, si erano potuti dare alle danze e soprattutto ad una lunga camminata sul lungo mare insieme ad Alex. Il bambino correva avanti ed indietro, mentre i due adulti, mano nella mano, chiacchieravano del matrimonio: Monica teneva in mano i sandali blu notte, in tinta con l'abito corto al ginocchio che si era presa e camminava con i piedi nell'acqua bassa e fresca dell'oceano.
Alex, attento a non bagnarti!” Praticamente impossibile. “Shannon sembrava proprio felice eh?”
Direi! Sai che ho beccato mamma e nonna a scommettere, un po' di tempo fa, in quanto tempo Reneè sarebbe riuscito ad accalappiarlo?” Monica rise.
E su di te, non hanno mai scommesso?”
No. Nonna ha detto che quando ha visto Alex ha capito immediatamente che io e te saremo tornati assieme e lo sai che la nonna ha le sue visioni che quasi sempre azzeccano tutto. Ha detto che scommettere su di noi era come sparare sulla Croce Rossa, troppo facile.”
Per lei era facile, doveva provare a mettersi nei miei panni.” Jared la strinse per la spalle e ridacchiò. “Che ti ridi tu?”
Anche io sapevo che tu saresti di nuovo caduta bella mia rete.”
Sbruffone.”
MAMMA!!!” Alex si buttò a peso morto tra le gambe di Jared e Monica per cercare di separarli. Adorava Jared, ma da un po' di tempo a quella parte dava segni di chiara gelosia genitoriale. La psicologa del consultorio che li aveva seguiti da quando Alex era nato, aveva detto che era una reazione piuttosto normale, succedeva spesso anche con bambini che avevano sempre vissuto con entrambi i genitori. “In braccio dai!”
No Alex, pesi.”
Ti prendo io salta su.” Jared se lo prese in braccio: Alex teneva la testa sulla sua spalle, le braccia intorno al collo e le gambe intorno alla vita. Praticamente un Koala.
Ho un po' di sonno.” disse il bambino sbadigliando.
A quanto pare la nostra camminata romantica subisce uno stop.”
Domani riprendiamo. Senti, occupati degli invitati, io vado a mettere a dormire Alex e poi arrivo.”
Va bene.” Diede un bacio sulla testa del bambino e poi uno un po' più lungo a Jared, fino a quando Alex non protestò. “Si amore, sono tutta tua. Scemotto di figlio.”
Posso sapere se anche io sono un po' tuo?” Fece Jared con il suo solito sorriso malizioso.
Giusto un po', altrimenti lui mi diventa geloso.”
Giusto. Ah..” Lo prese per il braccio e lo avvicinò a sé. Aveva le labbra a pochi millimetri dal suo orecchio, poteva sentire il leggero odore di sudore dovuto alla lunga serata e alle danze fatte assieme, ma non le dava fastidio, anzi lo trovava ancora più eccitante.
Jared... ti amo.”
Ti amo anche io.” sussurrò in risposta, poi andò verso casa.
Non ci era voluto molto tempo, dopo San Diego, per mettersi insieme definitivamente: entrambi lo volevano ed era bastata una camminata alla vecchia diga, un discorso sulle storie serie, una carezza, un gioco di sguardi e il gioco era stato fatto. Doveva semplicemente rinascere, niente di più. I siti di gossip avevano pubblicato qualche foto e qualcuno, specie le Stalker più incallite, stavano cercando di scoprire chi fossero Alex e Monica.
Alex, che nel frattempo, stava diventando suo figlio a tutti gli effetti: lui non lo chiamava ancora papà, ma con Monica avevano deciso di dare il via al cambio di cognome e quindi di farlo diventare, oltre che biologicamente, anche legalmente un suo genitore. Di li a poco Alex si sarebbe chiamato Alex Leto.
Jared avrebbe voluto già pensare ad un matrimonio, ma conosceva Monica e per lei sarebbe stato troppo presto. Comunque era sicuramente il prossimo argomento di cui discutere, magari al termine del tour promozionale di Abl.
Aiutò il bambino a togliersi i vestiti e poi lo spedì in bagno per lavarsi i denti. Entro dieci minuti sarebbe schiantato e lui sarebbe andato ad aiutare Monica a sistemare qualcosa sulla spiaggia.
Lo seguì in bagno e lo trovò, al solito, che faceva finta di suonare lo spazzolino.
Cosa suoni?”
Helena per la mamma.”
Ah certo, avrei dovuto capirlo dalle note.” lo prese in giro senza che Alex ne fosse minimamente scalfito.
Alex si mise sotto le lenzuola e attese la solita carezza da parte dell'uomo e qualche chiacchiera. Bill lo guardava dal comodino, visto che da un po' non gli faceva compagnia.
Ti è piaciuto come ho suonato?”
Certo.”
Bene. Domani mi insegni a suonare ancora un po'? Prometto che sto attento ad Artemis.”
Va bene, vedremo di suonare qualcosina, ora dormi.”
Voglio imparare a suonare bene sai? Così da grande farò il chitarrista in una band e diventerò famoso!!” Jared storse leggermente il naso.
Come Frank?”
Alex inclinò la testa poi si alzò di scatto e lo abbracciò, per poi tornare disteso a letto.
No, come il mio papà. Come te.”

FINE

Allora? Abbastanza Rosa per tutte?
Ci vediamo alla prossima!

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