Hidden Princess di Miki87 (/viewuser.php?uid=6489)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Allora questa
è la mia prima Fanfiction sulla serie Merlin, diciamo che ho
inziato ad appassionarmi a questa serie dopo aver visto anche la terza
stagione.
Non so quanto
sarà lunga, tutto dipenderà dall'ispirazione e
dal tempo che riuscirò a dedicarci, ma spero di non
deludervi^^
Dalla
sua finestra la principessa Alina poté vedere il fratello
Caleb a cavallo
pronto per partire in battaglia contro il regno di Kernow, il re
Gregory si
avvicinò al figlio abbracciandolo e sussurrandogli qualcosa
nell’orecchio, il
principe ricambiò l’abbraccio e prima di montare a
cavallo portò lo sguardo
verso la finestra della sorella, appena si accorse della sua presenza
le fece
un gesto di saluto con la mano. Si erano salutati la sera prima, il
banchetto
che doveva essere di celebrazione per il fratello in realtà
si era trasformato
in un incubo per Alina, soprattutto quando il padre aveva alzato il
calice in
aria per brindare al principe ereditario e al suo coraggio, lei invece
avrebbe
voluto supplicare il re di smetterla con quella inutile faida e di
lasciare il
fratello a casa, ma come da brava principessa se ne stette zitta al suo
posto e
pianse solo quando era nelle sue stanze ricordando le parole del
fratello
quando l’aveva salutata prima che se ne andasse nelle proprie
stanze per la
notte“Tornerò e sarai fiera di me”
peccato che lei lo fosse già e che non
doveva mostrarle nulla.
“Maestà
vi aiuto a vestirvi” la sua dolce serva Evy si
avvicinò piano, con cura depose
gli abiti puliti sul letto a baldacchino, poi attese vicino al
paravento la sua
signora che appena le fu di fronte si fece slacciare la camicia da
notte “Mia
signora vedrete che il principe Caleb tornerà presto sano e
salvo” “Lo spero
Evy”.
La
vita al castello stava precedendo normalmente, ormai erano passati
dieci giorni
da quando Caleb e l’esercito erano partiti ed ne ebbero solo
qualche sporadica
notizia da un emissario mandato dal principe, anche solo quelle
frammentarie
notizie rassicuravano le e il padre. Stanca della solita monotonia
Alina chiese
a Gareth di esercitarsi con la spada, egli era un grande maestro delle
armi e
aveva insegnato ciò che sapeva prima al fratello e poi a
lei, all’inizio suo
padre non ne era convinto ma poi concordò con lei che una
brava principessa
dovesse sapersi difendere da sola in un momento di grande
difficoltà. Alina
iniziò ad attaccare il suo mentore, le loro spade si
incrociarono parecchie
volte e alla fine vinse Gareth avendola disarmata “Ottimo
duello Maestà, ormai
state diventando quasi più brava di vostro
fratello” “Non adularmi Gareth, ne
ho ancora di strada per arrivare al livello di Caleb… ditemi
una cosa secondo
voi il nostro esercito vincerà la battaglia?”
l’uomo assunse un’aria stranita,
non capiva perché la principessa avesse questi dubbi
sull’esercito e sul
fratello, aveva sempre saputo che Alina era differente dalle altre
principesse
che conosceva, era una ragazza acuta, intelligente e soprattutto non se
ne
stava tutto il giorno a rimirarsi allo specchio o a cucire come la
maggior
parte delle principesse “Credo di sì principessa,
dopotutto vostro fratello
oltre ad essere un ottimo cavaliere è anche un abile
stratega. Abbiate fede in
lui” Alina si sentì quasi punta sul vivo, con
occhi duri si rivolse al
cavaliere “Certo che ho fiducia in mio fratello, ma bisogna
sempre non
sottovalutare l’avversario e poi si sa che il fato
può sempre cambiare vento,
questo me lo avete insegnato voi Sir Gareth “ il maestro le
sorrise, con un
gesto affettuoso le circondò le spalle mentre si
incamminavano verso l’armeria
per depositare le spade, in alcuni momenti tra i due non vi erano certi
tipi di
formalismo come quello tra un cavaliere e una principessa
“Alina non crucciarti
e cerca di essere forte, tuo padre ha bisogno del tuo
sostegno” “Sarei stata
più tranquilla se voi foste stato al fianco di mio
fratello” anche lui avrebbe
voluto partecipare alla battaglia, ma a causa di una vecchia ferita di
guerra
all’anca destra sarebbe stato solo un peso per il principe e
per l’intero
esercito.
Alina
si svegliò di soprassalto a causa delle campane
d’allarme che rimbombavano in
tutto il castello, con il cuore in gola la principessa si
alzò dal suo letto e
si avvicinò alla finestra, tra il buio poté
scorgere delle fiamme e sentire
le urla di panico delle persone, presa
dal panico corse verso la sua porta ma prima che poté
aprirla vi entrò Gareth ,l’uomo
aveva la fronte imperniata di sudore e nella mano destra la spada
sguainata,
dopo di lui vi entrò anche il re “Padre che sta
succedendo?” “Un assalto, sono
mercenari e sono a migliaia” il corpo della principessa fece
un sussulto
involontario, non ci voleva molto per
capire che sarebbero capitolati, i migliori uomini
dell’esercito erano in
battaglia con suo fratello e anche se Caleb fosse stato avvisato ci
avrebbe
messo due giorni ad arrivare. Un urlo agghiacciante arrivò
dal fondo del
corridoio “Presto Alina scappa insieme a Gareth “
“No, io non vi lascio padre
resterò qui con voi fino alla fine”
“E’ un ordine Alina, non lascerò che mia
figlia muoia per mano di quei cani, presto Gareth portala via
attraverso il
passaggio segreto, non importa come ma salva la principessa”
la ragazza cercò
di ribellarsi alla stretta del cavaliere, non voleva lasciare il suo
popolo e
soprattutto suo padre, il re aiutò Gareth a condurre la
principessa vicino
all’apertura segreta che era dietro a un enorme araldo nella
stanza di Re
Gregory, questi lo azionò aprendo una porta nascosta nel
muro “Alina ascoltami
attentamente, ricordati sempre che tu sei la figlia di Gregory
Vermillion re di
Gwyned, ma soprattutto ricordati che tu e tuo fratello siete la cosa
più bella
della mia vita e che ti ho sempre amata” detto ciò
il re non aspettò neanche
una risposta, con una spinta decisa fece entrare la figlia nel
passaggio e poi
lo chiuse dietro di se sentendo la figlia che lo chiamava.
Il
passaggio segreto portò nelle scuderie, Gareth
controllò che non vi fosse
nessuno per poi far uscire la principessa, il corpo di Alina era scosso
da
forti spasmi e dagli occhi cadevano lacrime silenziose, purtroppo il
cavaliere
sapeva di non avere molto tempo prima che li scoprissero, aveva
promesso al suo
Re che avrebbe portato in salvo la principessa e sarebbe ciò
che avrebbe fatto
a costo della sua stessa vita. Con movimenti veloci l’uomo
sellò il cavallo
della principessa e poi il suo “Alina ascoltami sai dove
è il vecchio rifugio
dei boscaioli?” dopo aver ottenuto un cenno di approvazione
della principessa
continuò “Molto bene, adesso usciremo di qui e
dovrai spronare il tuo cavallo
al massimo, qualsiasi cosa accada non devi fermare il cavallo e
voltarti
indietro fino a quando sarai al rifugio” “E tu cosa
farai?” “Non vi preoccupate
prima devo solo depistare il nemico e poi vi raggiungerò,
avete la mia parola
d’onore”all’ennesimo segno
d’assenso, Gareth aiutò Alina a montare, poi si
avvicinò al portone e tirò una poderosa pacca sul
cavallo di sua maestà che
corse a galoppo.
Davanti
al ponte Alina trovò due mercenari che tentarono di fermarla
ma grazie al suo
cavallo li travolse e potè continuare la sua corsa, poi
sentì dietro di se le
urla di alcuni nemici che forse la stavano inseguendo a cavallo, ma
come le
disse Gareth non si fermò e non si voltò, anzi
chiese uno sforzo maggiore al
suo destriero incitandolo, questi ovviamente non la deluse, nonostante
il
terreno accidentato l’animale non perse mai il ritmo e
continuò la sua corsa
sfrenata. Non seppe neanche in quanto tempo si ritrovò
davanti al rifugio, con
un movimento veloce smontò da cavallo e lo portò
dentro una piccola rimessa, in
cui l’animale vi stava, per altezza, appena
“Scusami Goliath, vedrai tra poco
ce ne andremo presto, lo sai che ti devo la vita vero amico mio? Appena
posso
ti comprerò delle belle mele” il cavallo
nitrì e le portò il muso vicino alle
mani per farsi fare qualche coccola, il momento idilliaco
finì quando la
principessa sentì il rumore degli zoccoli di un cavallo
avvicinarsi, d’istinto
prese un rastrello poco lontano da lei pronta ad attaccare. Con
movimenti
calcolati uscì dalla rimessa stando appiccicata alla parete,
era fortunata ad
avere il buoi a suo favore, quando i rumori degli zoccoli si fecero
più vicini
strinse la pseudo arma ancora più forte e il cuore
iniziò a martellarle nel
petto come uno stallone al galoppo “Maestà, sono
io Gareth dove siete?”
sentendo la voce del maestro Alina lasciò un sospiro di
sollievo, uscì dal suo
piccolo nascondiglio trovandosi a pochi cm dal cavaliere che per tutta
risposta
guardò stranito il rastrello, vedendo il suo sguardo
inquisitorio la giovane si
giustificò “Per difendermi, lo so non è
il massimo ma è pur sempre qualcosa”
Gareth le sorrise bonariamente, dopo aver messo anche lui il cavallo
nella
rimessa entrarono insieme nel rifugio.
Il
rifugio era vecchio e malandato, dalle pareti poterono sentire gli
spifferi
d’aria entrare, Alina si strinse nelle braccia colta da una
forte pelle d’oca dato
che indossava solamente la sua camicia da notte così Gareth
le diede il suo
mantello per coprirsi da vero gentiluomo, la principessa lo
ringraziò con gli
occhi e si mise in un angolo mentre l’uomo accese un piccolo
focolaio per
riscaldarsi, Alina fissò il fuoco le tonalità
rosse e gialle che si
mischiavano, si chiese se suo padre fosse sopravvissuto, se Caleb
sarebbe tornato
e cosa avrebbe dovuto fare dopotutto erano solo lei e Gareth
“Maestà
riposatevi, starò io di guardia” la ragazza lo
ringraziò e si accoccolò meglio
vicino al fuoco e tentò di prendere sonno, ma appena chiuse
gli occhi poteva
ancora vedere nella sua mente il volto preoccupato di suo padre, il
fuoco che
bruciava la cittadella e le voci agonizzanti del suo popolo, si
svegliò di
soprassalto con Gareth che la scuoteva “Maestà
svegliatevi è solo un incubo”
presa sempre da quel leggero panico si attaccò alla veste
del maestro e vi
nascose il viso, calde lacrime amare iniziarono a sgorgare dai suoi
occhi,
mentre l’uomo le accarezzava i capelli tentando di
rassicurarla.
Gareth
porse una ciotola con delle bacche alla principessa scusandosi per quel
poco
che aveva trovato, ma Alina non iene fece una colpa “Cosa
faremo adesso?”
“Andremo a Camelot, purtroppo dovremmo prendere la strada
più lunga,cioè
attraversando il passo delle montagne, se ci addentrassimo nel bosco
rischieremmo di incontrare i mercenari” la ragazza
fissò la piccola mappa che
il mentore mise a terra per farle vedere la strada
“Perché invece non andiamo
da Caleb, dista solo due giorni da qui” per Alina sembrava la
cosa più
semplice, una volta avvertito il fratello si sarebbe mosso con
l’esercito e si
sarebbero ripresi il castello, ma Gareth scosse la testa desolato
“Mi spiace ma
rischieremmo troppo e poi saremmo attaccati da due fronti, mentre se
chiediamo
aiuto a Uther avremmo più tempo per prepararci e
più possibilità di vincere.
Purtroppo abbiamo due problemi” la fanciulla lo
guardò stranita, poi capì quale
era uno dei due problemi il primo era che dovevano raggiungere il passo
prima
che nevicasse, perché ormai l’inverno era alle
porte e avrebbe chiuso il
passaggio rubandogli ogni via di fuga, ma allo stesso tempo i mercenari
non
avevano il problema di un possibile attacco dai regni vicini e
dall’esercito di
Claeb dato che il regno sarebbe stato quasi isolato, chi aveva agito
contro il
suo regno non era per nulla uno sprovveduto perché avrebbe
avuto il tempo di un
intero inverno per far riprendere i propri uomini e trovare una
strategia
adeguata per eliminare l’esercito al proprio ritorno. Mentre
il secondo le sfuggiva
non riusciva proprio a capire quale fosse, così disse la sua
teoria sul primo
problema ottenendo un sorriso d’approvazione, poi Alina
chiese quale fosse il
secondo “Voi Maestà, i mercenari vi cercheranno in
ogni villaggio, dobbiamo
trovare il modo di passare inosservati in mezzo ad essi” di
fatto dovevano per
forza passare per gli ultimi tre villaggi del confine,
perché non vi era altra
via, Alina si alzò in piedi e iniziò a vagare per
la stanza alla ricerca di una
soluzione, mentre camminava inciampò in una sacca, presa
dalla curiosità l’aprì
e vi trovò degli abiti, poi una lampadina le si accese, era
un azzardo ma tanto
valeva provarci “Ho trovato, mi fingerò un
uomo” Gareth a quella proposta
sgranò gli occhi color dell’ebano e
fissò la sua signora allucinato “Maestà
state scherzando vero?” “Pensateci quei maledetti
cercano una principessa, cioè
una donna, non stanno cercando un uomo” in effetti il
ragionamento non faceva
una piega, ma il cavaliere dubitava nel successo di quel piano.
Doveva
ammetterlo Gareth non aveva mai conosciuto un essere tanto testardo
come Alina
Vermillion, aveva già testato la sua testardaggine qualche
anno prima, il re
per i dodici anni della figlia le aveva concesso come regalo di
scegliersi il
proprio destriero, l’allevatore con i cavalli più
belli si era presentato nella
piazza del castello il giorno del compleanno della principessa con se
aveva
animali bellissimi e di varie tonalità, tra cui una giumenta
bianca che era
l’animale più docile che avesse mai visto a detta
dell’allevatore Tom, ma Alina
non calcolò minimamente i cavalli proposti dal suddito, ma
si avvicinò
incuriosita allo stallone frisone nero che strepitava perché
legato alla
staccionata “Lui, voglio quel cavallo” inutile dire
che sia l’allevatore che il
re cercarono di dissuadere la ragazza, ma Alina ne fu irremovibile
nonostante
Tom l’avesse avvertita dell’indole ribelle
dell’animale. Quando fu disarcionata
la prima volta Sir Gareth era ben sicuro che la principessa sarebbe
corsa dal
padre chiedendo di cambiare l’animale, invece questa si
alzò e tentò ancora una
volta di far capire chi era il padrone, al quarto giorno
l’animale divenne
docile e la principessa potè sfoggiare la sua conquista
davanti ai cavalieri e
ai nobili di corti che ritenevano la sua impresa impossibile, persino
il
fratello a volte la prendeva in giro, ma vedendo la sorella le fece un
nobile
inchino in segno di rispetto. Goliath
nitrì leggermente “Un attimo la tua padrona sta
finendo di prepararsi” aveva
aiutato Alina a tagliarsi i lunghi capelli, con aria risoluta
l’aveva guardato
e ordinato di tagliare le lunghe ciocche, quando le si era avvicinato
con il coltello
da caccia le chiese ancora se ne fosse sicura “Fatelo Gareth,
sono capelli
ricresceranno” però potè giurare di
averla sentita irrigidirsi quando le aveva
tagliato la prima ciocca, quando finì l’opera sul
pavimento vi era una massa
informe di capelli color nocciola, senza dire una parola Gareth li
raccolse e
li bruciò, se i mercenari fossero arrivati al rifugio e
avessero trovato i
capelli forse avrebbero scoperto il loro piano perciò non
potevano rischiare
“Maestà vi lascio prepararvi” detto
questo il cavaliere si dileguò per sellare
i cavalli, ora doveva solo attendere che la ragazza uscisse fuori
“Gareth che
ne dici?” Forse quel folle piano non sarebbe stato scoperto
tanto facilmente.
Era
già passato un anno dalla battaglia contro i cavalieri
invincibili e Morgose,
ma soprattutto dalla scomparsa di Morgana, Uther era diventato ancora
più
estremista contro la magia, secondo il re di Camelot era stata quella
maledetta
a corrompere la sua adorata pupilla, perché in
realtà Morgana era di animo
nobile e non si sarebbe mai comportata in quel modo ormai non poteva
neanche
più essere nominata quella parola. Arthur aveva accettato il
nuovo
comportamento del padre, il popolo vedeva Uther come un re duro, forte
e
invincibile, ma nessuno di loro poteva vedere il tormento del re come
Arthur, a
volte lo trovava immerso a fissare il vuoto con occhi spenti o alla
notte
invocare nel sonno il nome della sorella. Una sera di fine estate era
pronto a
parlare al padre del suo amore per Gwen, si sentiva agitato ma allo
stesso
tempo deciso, era inutile continuare a nascondersi, voleva vivere alla
luce del
sole il suo amore, trovò suo padre già seduto per
la cena, i servi servirono le
pietanze calde e mentre il re stava tagliando una coscia di pollo
trovò il
coraggio di parlargli “Padre dovrei parlarvi di una cosa
importante” Uther
lasciò da parte la pietanza e prima che il figlio potesse
continuare gli disse
“Prima ti vorrei parlare io, non ti ho ancora ringraziato
abbastanza per quello
che hai fatto” “Lo avrebbe fatto
chiunque” “No Arthur, tu ti sei dimostrato un
ottimo futuro re, sarai migliore di me… nella mia vita ho
fatto così tanti
sbagli, ma tu sei l’unica cosa bella che mi sia capitata in
vita mia, sono sicuro
che tu non mi deluderai mai” a quelle parole il principe
sentì il suo stomaco
attorcigliarsi, una strana nausea si impossessò di lui, suo
padre credeva così
ciecamente in lui non poteva deluderlo “Cosa dovevi
dirmi?” “Nulla di che, solo
che il maniscalco ha deciso di forgiare una nuova spada per
me”. Arthur non
dormì per tutta la notte, diviso tra il dovere e i suoi
sentimenti, amava Gwen
lei era la donna perfetta per lui e sapeva che sarebbe stata
un’ottima regina,
ma quella luce speranzosa e quella totale fiducia che aveva Uther verso
di lui
gli fecero capire che suo padre non avrebbe sopportato anche quella
notizia,
perciò prese l’unica decisione possibile, forse la
più dolorosa di tutta la sua
vita. Non avrebbe mai dimenticato l’espressione addolorata di
Gwen, gli occhi
color dell’ebano si erano riempiti di lacrime, le labbra
invitanti invece erano
piegate in una smorfia di dolore “Ho capito di non amarti
più” le aveva detto
volutamente per ferirla, non poteva costringerla ad aspettarlo lei
doveva vivere
la sua vita, per una settimana non l’aveva vista in giro per
il castello a
svolgere le sue solite mansioni, dall’altro canto sentiva lo
sguardo accigliato
di Elyan durante gli allenamenti, be dopotutto erano fratelli, ma non
gli disse
mai nulla in faccia. Mentre Arthur si stupì del
comportamento di Merlin, si
aspettava una saccente discussione su come avesse fatto soffrire Gwen e
di come
fosse stato un codardo, al quinto giorno vedendo che il servo non gli
recriminava nulla il principe sbottò “Come Merlin
non mi dici quello che pensi,
non eri tu quello schietto e sincero? Su dimmelo che sono un
vigliacco!” Merlin
alzò lo sguardo dallo stivale che stava pulendo, sul suo
viso non vi era
nessuna espressione ironica “Se vi fa star meglio ve lo posso
anche dire, ma
non sarebbe quello che penso” “A si e allora cosa
pensi?” il principe era
curioso, già si pregustava una bella litigata con Merlin
almeno avrebbe sfogato
la rabbia repressa che teneva dentro lanciandogli dietro qualche
oggetto e
insultandolo “Penso che voi possiate diventare un ottimo
possibile futuro re,
avete scelto di non ferire vostro padre, ma di patire in silenzio, no
Maestà
voi non siete un vigliacco, siete solo un figlio che ha preferito suo
padre alla
propria felicità e questo vi fa onore” i due si
fissarono per qualche secondo
in silenzio poi Merlin per alleviare la tensione e
l’imbarazzo aggiunse“Però
adesso non vi esaltate rimarrete pur sempre un asino reale”.
Spero che questo primo capitolo
vi sia piaciuto , dunque accetto qualsiasi tipo di recensione e
critica, perciò siate pure spietati e fatemi sapere cosa ne
pensate, un bacio Miki 87
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Secondo capitolo, dunque
spero che vi sia piaciuto anche il primo, perciò colgo
l'occasione per ringraziare tutti quelli che l'hanno letto, ma
sinceramente non riesco capire se la mia storia possa interessare dato
che non ho visto neanche una recensione, che faccio continuo? Vi lascio
alla lettura del capitolo, ma vi prego ditemi cosa ne pensate, non
abbiate paura di dirmi la vostra opinione, non vi faccio pena?
Baci Miki 87
Re
Uther si mise a fissare gli allenamenti dei propri cavalieri dalla
finestra
della sua camera, vide il figlio duellare contro Sir Gwaine,
all’inizio non fu
per nulla entusiasta della scelta di Arthur di far divenire quei
quattro dei
cavalieri, per giunta senza il suo permesso e la sua presenza, ma
doveva
ammetterlo si era ricreduto perché tutti e quattro si erano
rivelati dei grandi
cavalieri, nonostante la lingua lunga di Gwaine che ogni tanto gli
faceva
venire un forte dolore alla testa. Con movimenti lenti si
avvicinò al suo
scrittoio, doveva finire di revisionare gli ultimi documenti, si era
ormai già
rassegnato a passare tutta la mattina davanti alle pergamene, quando un
servo
bussò alla sua porta “Scusate Maestà,
ma vi è un certo Sir Gareth che chiede
udienza, dice di essere un vostro vecchio amico e di aver bisogno di
voi” Uther
a quel nome abbozzò un sorriso “Certo fatelo
passare”. Ricordava bene Gareth
era il più grande cavaliere che avesse mai conosciuto,
leale, forte e
intelligente, più di una volta aveva salvato la sua vita e
quella di re Gregory
durante la grande guerra, quando vide la figura dell’uomo
varcare la soglia
della sua stanza notò che anche il tempo aveva lasciato dei
segni su di lui, i
capelli color dell’ebano erano leggermente striati di grigio,
il corpo sembrava
appesantito e dalla fronte si poteva intravedere una cicatrice
“Maestà” dicendo
ciò il cavaliere si inchinò, il re allora
lasciò il suo scrittoio e si avvicinò
all’uomo “Alzati Gareth amico mio, per me
è una gioia vederti” “Anche per me
Maestà” gli occhi di Gareth non erano cambiati,
neri come la pece, avevano
mantenuto quell’espressione attiva e intelligente
“Dimmi che cosa ti porta qui
a Camelot?” il cavaliere si avvicinò alla porta e
fece entrare un giovane
ragazzo, dopo di che la chiuse dietro le sue spalle e con aria
circospetta
disse “Lui” Uther squadrò il ragazzo che
aveva di fronte, non era molto alto,
magro, il viso era un ovale perfetto con incastonati due giade, mentre
i
capelli erano di un color nocciola chiaro, cercò di capire
se avesse mai visto
quella figura, ma la memoria gli disse di no, il giovane nel frattempo
gli fece
un piccolo inchino e iniziò a parlare
“Maestà sono qui per chiedervi asilo
politico” Uther a quelle parole sobbalzò, non gli
era mai successo una cosa del
genere, nessuno gli aveva mai chiesto asilo politico nel suo regno
“Vedete re
Uther colui che avete di fronte non è quel che
sembra” notando l’aria spaesata
e stupita del sovrano Gareth continuò “Ecco in
realtà lui è una lei.. avete di
fronte la Principessa Alina Vermillion figlia di Re Gregory Vermillion,
la mia
signora” per poco a Uther non venne un coccolone, con occhi
sbarrati guardò la
giovane figura che si affrettò a spiegargli che cosa era
successo, dell’attacco
al castello, della fuga e dell’idea di fingersi un uomo, per
tutto il tempo del
racconto il sovrano non distolse gli occhi dalla giovane donna che gli
stava di
fronte, poté notare una certa somiglianza con la Regina
Isabel ma lo sguardo,
quello sguardo era quella del suo vecchio amico Gregory, non vi era
alcun
dubbio. Quando Alina finì il suo racconto il re di Camelot
si alzò dalla sedia,
fece qualche passo verso la finestra con un’espressione
pensierosa, la
principessa già si vedeva cacciata via e invece successe
qualcosa di
imprevedibile, Uther le sorrise avvicinandosi a lei “Per me
è un onore
Principessa Alina averla come mio ospite” Gareth si
rilassò e ringraziò gli
dei, vide Alina sorridere al re e lasciarsi fare il baciamano
“Ve ne sarò
eternamente grata Re Uther, giuro che un giorno mi
sdebiterò” “Converrete con
noi Maestà che sia il caso di continuare questa farsa, non
vorrei mai che una
fuga di notizie arrivasse ai mercenari, potrebbero trovare la
principessa o
addirittura attaccare Camelot” Uther fece un gesto di
assenso, poi chiamò uno
dei servi e gli ordinò di preparare gli appartamenti per gli
ospiti, dopodiché
aggiunse “Questo sarà un nostro segreto, nessuno
saprà che voi siete una
principessa”.
Arthur
era di pessimo umore, si era svegliato prima dell’alba a
causa d’incubo, una
strana agitazione l’aveva percorso e si era ritrovato seduto
sul letto con la
fronte impregnata di sudore, appena il suo battito cardiaco era tornato
normale
aveva cercato di focalizzare il sogno fatto, ma non vi
riuscì. Merlin lo trovò
già seduto davanti al tavolo intento a leggere delle
pergamene, quando il servo
ironizzò sul fatto di trovare il suo signore già
sveglio e di non metterci
delle intere veglie a svegliarlo, il principe gli lanciò
un’occhiataccia torva,
ciò ammutolì subito il mago che si
affrettò a servirgli la colazione. Come se
non bastasse mentre era nel bel mezzo di un duello di allenamento con Perceval, un valletto era
corso di lui dicendogli
che il Re esigeva immediatamente la sua presenza, tutti persino suo
padre
sapevano quanto odiasse essere interrotto o disturbato dai suoi
allenamenti,
perciò Arthur decretò che doveva essere davvero
importante quello che doveva
dirgli il Re. Con passo svelto il giovane Pendragon
attraversò il campo
dall’allenamento ordinando a Merlin di togliergli
l’armatura velocemente, poi
con grandi falcate si diresse verso le stanze di Uther con il fidato
servo
subito dietro. Quando il principe entrò si stranì
nel vedere il padre ridere
fragorosamente, era dai tempi in cui Morgana era con loro che
l’uomo non rideva
in quel modo “Sei arrivato Arthur, lascia che ti presenti un
mio carissimo
amico, Sir Gareth il miglior spadaccino che conosca”
l’uomo al fianco del padre
fece un leggero inchino al futuro re al trono, mentre
quest’ultimo ne studiava
la figura, fin da quando era piccolo suo padre gli aveva raccontato le
grandi
gesta di Sir Gareth, il grande cavaliere “E’ un
piacere conoscerla” “Non quanto
me principe” fu dopo che Arthur si accorse della figura che
stava vicino alla
finestra, un giovane ragazzo mingherlino con due grandi occhi verdi
“Lasciate
che vi presenti mio figlio Edwin” il ragazzo fece un inchino
verso il principe,
poi tornò a guardare fuori dalla finestra come se nulla
fosse, ciò irritò il
principe che si dovette mordere la lingua per non rimbeccare il figlio
del
cavaliere “Gareth e suo figlio si fermeranno per un
po’ qui a Camelot, ho
pensato che per te e i tuoi cavalieri fosse istruttivo allenarvi e
apprendere
da un grande cavaliere” Arthur fece solo un gesto
d’assenso, non era mai
contrario a sfidarsi e ad apprendere da altri cavalieri, questa sarebbe
stata
una grande occasione.
Merlin
seguì fedelmente il principe nelle stanze reali, il biondo
si mise dietro al
paravento e iniziò a spogliarsi ordinando al servo di
preparargli un bagno
caldo, senza farsi vedere e sentire il giovane fece una piccola magia
per
mantenere l’acqua alla giusta temperatura, quando il suo
signore si immerse
nella tinozza iniziò a raccogliere i vestiti di Arthur che
come al solito aveva
lanciato a casaccio “Insopportabile”
“Grazie sire siete sempre così gentile con
me” “Non te idiota, ma il figlio di Sir
Gareth” Merlin sgranò i suoi grandi occhi
blu, non capiva il perché dell’astio del principe
verso il giovane appena
arrivato “Che cosa vi ha fatto?” Arthur
sospirò rumorosamente “Non l’hai
visto?! Mi ha ignorato, dico io come si è permesso?! Io sono
il principe
ereditario di Camelot” di una cosa era sicuro Merlin, mai
attaccare l’orgoglio
di Arthur, ma soprattutto mai e poi mai ignorarlo, il principe era un
vero
concentrato di egocentrismo amava stare al centro della scena
“Comunque domani
te ne occuperai tu Merlin, gli farai fare un bel giro del castello e
della
cittadella” al mago non dispiacque poi molto
quell’incarico perché così non
avrebbe dovuto pulire i panni sporchi di Arthur, lucidare
l’armatura e affilare
le spade.
Il
giorno seguente Meriln si presentò davanti alla stanza del
giovane Edwin, quando
bussò se lo ritrovò subito davanti “Sir
Edwin sono qui per conto del principe
Arthur, egli avrebbe pensato che avreste gradito qualcuno che vi
facesse da
guida nel castello” i due occhi color giada lo fissarono
stupiti e poi
divertiti, non aveva mai visto una tonalità di verde
così intensa, poco dopo
Edwain iniziò a ridere, non capendone il perché
Merlin fissò il giovane con
sguardo perso e si grattò leggermente la testa
“Scusatemi è che siete talmente
buffo, ditemi la verità non siete abituato a parlare in modo
tanto pomposo” il
mago arrossì fino alla punta delle orecchie mentre con un
sorriso ebete fece un
segno d’assenso con la testa “Bene, allora per te
sarò semplicemente Edwin,
lasciamo da parte questi inutili formalismi, tu sei?”
“Merlin” si affrettò a
dire e a porgere la mano al ragazzo. I due bighellarono per il
castello, Merlin
cercò di far vedere a Edwin le parti più
importanti del castello, come la sala
del trono, quella da pranzo e quella dei ricevimenti “E la
biblioteca dove è?”
Merlin fu sorpreso di quella richiesta, di solito i cavalieri evitavano
come la
peste quel luogo, persino Arthur si avvicinava raramente, mentre il
giovane
Edwin vi entrò e potè leggere nei suoi occhi
entusiasmo, con un dito percorse
quasi tutto uno scaffale, ne prese un libro e con occhi quasi sognanti
chiese
“Secondo te se chiedessi al re di poter consultare dei libri
mi darebbe il
permesso?” Merlin scosse leggermente le spalle, furono
interrotti dal frastuono
che arrivava dalla finestra che dava sul campo d’
addestramento, alcuni
cavalieri si stavano allenando “Vieni Edwin, andiamo a vedere
i valorosi
guerrieri”.
Arthur
si stava allenando contro Lancelot, i due erano concentratissimi sulle
mosse
dell’altro, tutta Camelot sapeva che i due erano tra i
migliori cavalieri del
regno, Gwaine al fianco di Perceval
e Elyan , guardava
annoiato la scena, avrebbe voluto essere lui uno dei due combattenti
invece di
starsene li a fissare, ma avrebbe dovuto pazientare ed aspettare il suo
turno,
in lontananza scorse la figura di Merlin insieme a un ragazzo piuttosto
mingherlino “Hey Merlin che fai batti la fiacca?”
“No sto facendo da cicerone
all’ospite del Re, Edwin loro sono Gwaine, Elyan, Perceval
e Lancelot che sta duellando con il principe, lui invece è
Edwin il figlio di
Sir Gareth” Gwaine studiò la figura di fronte, non
poteva credere che quel
ragazzino fosse il figlio di uno dei più grandi cavalieri
della storia, aveva
delle braccia così ossute che sicuramente non avrebbero
retto una spada e
persino il corpo era troppo magro, in un combattimento sarebbe
sicuramente
crollato subito “Siamo sicuri che sia il figlio di Sir
Gareth?” ecco che Gwaine
iniziava a parlare senza prima connettere il cervello, i due cavalieri
di
fianco a lui cercarono di trattenere una risata, mentre Merlin guardava
in modo
scioccato l’amico “Certo che lo sono,
perché ne dubitate?” “Perché
non sembrate
affatto il figlio di un cavaliere, insomma siete così
mingherlino, scommetto
che non sareste capace di tenere una spada in mano” la
mascella di Merlino si
aprì automaticamente, Gwaine lo stupiva sempre con la sua
mancanza di tatto, ma
soprattutto anche gli alti due che se la ridevano sotto i baffi, mentre
Edwin
stupì sia il mago che il cavaliere che aveva di fronte, con
uno scatto prese la
spada di Elyan che aveva attaccato alla cinghia e con aria strafottente
disse
“Sir Gwaine vi sfido, oppure avete paura di battervi con un
ragazzo
mingherlino” il cavaliere fece uno dei suoi soliti sorrisini,
finalmente
avrebbe fatto un po’ di movimento anziché starsene
li a guardare, non gli era
mai piaciuto starsene con le
mani in
mano, con un movimento fluido sguainò la spada e si
preparò all’attacco. Merlin
dall’altro canto iniziò a sudare freddo, Edwin non
aveva la minima possibilità
di farcela, era tentato a fermarlo chiedendo l’aiuto di
Arthur, ma anche questi
guardava divertito la scena insieme agli altri cavalieri, persino
Lancelot che
sembrava quello con più sale in zucca aveva l’aria
di volersi divertire alle
spalle del ragazzino. Edwin aspettò il primo colpo, come
temette Gwaine era
davvero forte, aveva sentito il braccio destro tremargli leggermente
quando le
loro spade cozzarono una contro l’altra, il secondo colpo lo
evitò con un
movimento fluido, mentre per il terzo dovette pararsi
un’altra volta “Ma come
prima facevate tanto lo spavaldo e adesso sembrate voler
fuggire” Edwin non si
fece prendere dall’agitazione, come gli aveva insegnato
Gareth ogni nemico ha
un punto debole, persino il più forte, parò e
schivò un altro paio di colpi e
poi notò la falda, il cavaliere si sporgeva troppo e
lasciava il fianco
sinistro esposto, preso dall’adrenalina il ragazzo
schivò il colpo di Gwaine e
iniziò ad attaccare a sua volta, il rumore delle spade
riecheggiò in tutto il
campo attorno ai due si creò una piccola folla tra cui si
aggiunse Sir Leon,
Edwin con un movimento fluido si portò alla sinistra del
cavaliere pronto a
colpirlo, ma questi intuì e riuscì a schivare il
fendente, all’ennesimo attacco
Edwin riuscì a disarmare il nemico facendo roteare le spade,
era un giochetto
che Gareth usava sempre con lui e alla fine era riuscito a farlo suo,
poi puntò
immediatamente la spada alla gola dell’avversrio
sorridendogli in modo
strafottente. La piccola folla restò ammutolita, nessuno
avrebbe mai scommesso
una sola moneta sul giovane, il primo ad applaudire il ragazzo fu
Parsifal
seguito da Elyan “Complimenti ragazzo ne hai di
stoffa” Merlin invece non poté
trattenere un sospiro liberatorio “Edwin” dal fondo
del cortile si sentì l’urlo
di Sir Gareth l’uomo insieme al Re si avvicinò al
gruppo, il cavaliere sembrava
molto arrabbiato appena fu vicino al figlio gli scoccò
un’occhiataccia e questi
diede la spada al suo legittimo proprietario ed abbassò la
testa mortificato
“Che diavolo è successo?” chiese con
tono duro Uther al principe “Ci stavamo
allenando padre” “Questo lo sapevo da me, ma
perché uno dei tuoi cavalieri
duellava contro un mio ospite?!” Gwaine stava per rispondere
ma fu preceduto da
Edwin “Scusatemi Sire la colpo è tutta mia,
vedendo i cavalieri allenarsi ho
chiesto a Sir Gwaine di duellare amichevolmente con me e lui
è stato tanto
gentile ad accontentarmi, qui l’unico colpevole sono
io” Merlin avrebbe voluto
intervenire, non era affatto vero era stato il cavaliere ad istigare
Edwin e
Arthur non aveva fatto nulla per difenderlo, non era giusto che si
prendesse
una colpa che non aveva, stava per parlare ma un movimento della mano
di Edwin
gli fece intendere di starsene zitto, per fortuna il Re decise di non
prendere
nessuna punizione dato che si era svolto tutto in modo amichevole.
I
muscoli a contatto con l’acqua calda si rilassarono subito,
Alina non poté
trattenere un sospiro di sollievo, con delicatezza si passò
il panno su tutto
il corpo e poi appoggiò la schiena alla tinozza per stendere
tutto il corpo
facendolo rimanere in ammollo, grazie a Merlin era riuscita a riempire
l’intera
tinozza il ragazzo poi le aveva chiesto se avesse bisogno di aiuto,
rimase
colpito della sua reticenza dicendo che era capacissimo di farsi il
bagno da
solo “Magari ne fosse capace anche Arthur” si
lasciò sfuggire il moro che
ottenne un suo sorriso, in realtà anche Alina si faceva
aiutare dalla sua serva
Evy che ogni volta le districava i nodi nei suoi lunghi capelli che si
facevano
quando li insaponava, mentre ora non ci sarebbe stata la sua fedele
serva a
pettinarle i corti capelli,senza volerlo una calda lacrima percorse il
suo
viso, ma con un gesto stizzito si immerse completamente nella tinozza,
poi
prese un grosso panno e avvolse il suo esile corpo. Sul letto vi erano
già i
vestiti per il banchetto che Uther aveva deciso per quella sera in suo
onore e
per Gareth, fortunatamente il suo mentore era riuscito ad avere dei
vestiti un
po’ più eleganti, dopo essersi asciugata Alina
avvolse il petto attorno a una
grande benda per comprimerlo, poi indossò i pantaloni neri,
la maglia bianca
elegante,la casacca blu notte e infine gli stivali, prima di uscire
dalla
stanza si diede una veloce pettinata ai capelli per dargli una forma,
ma
vendendo che non vi riusciva con una mano li scompigliò ed
andò verso il
banchetto, ricordando le parole del mentore che gli chiedeva di non
farsi
ancora notare troppo.
“Merlin
ti vuoi dare una mossa? Per colpa tua sarò in
ritardo” certo la colpa sarebbe
sempre stata del povero servo, fa niente se quell’Asino reale
era rimasto fino
all’ultimo spiraglio di luce ad allenarsi e lui aveva dovuto
fare tutto
velocemente. Aiutò Arthur a indossare la casacca rossa, che
a dire del principe
era quella che risaltava meglio la sua figura, a volte il principe
reale si
comportava come una di quella sciocche dame di corte che adorava
pavoneggiarsi,
ma Merlin si tenete per se quel pensiero e finì di preparare
il principe “Devo
ammettere che alla fine quell’Edwin non è poi
tanto male” “Forse perché ha
salvato le vostre reali chiappe e quelle dei vostri cavalieri davanti
al Re?” Arthur
scoccò un’occhiata ammonitrice al servo che
immediatamente abbassò lo sguardo
tentando di trattenere un sorriso. Con grandi falcate Arthur
attraversò
l’immenso corridoio e sulla sua strada incontrò il
giovane Edwin “Buona sera”
il ragazzo fece un solo gesto con la testa, poi volse la sua attenzione
a
Merlin facendogli un grande sorriso “Buona sera Merlin,
grazie ancora per
avermi aiutato con la tinozza” il mago sorrise a sua volta
dicendo che era uno
dei suoi doveri, mentre il principe roteò gli occhi ed
entrò nella sala dove vi
erano già suo padre con Sir Gareth.
Il
banchetto fu molto suntuoso, il Re aveva dato disposizione che le
migliori
cibarie fossero preparate per i suoi ospiti, persino il vino era quello
delle
feste più importanti, Uther dopo aver fatto un brindisi
verso l’amico invitò
tutti a divertirsi.
Dopo
il banchetto Arthur si intrattenne con i suoi cavalieri, parlarono di
armi e
allenamenti poi il discorso cadde sulle dame che erano presenti in
sala, Gwaine
ovviamente fu il più colorito a descrivere Lady Helisa a suo
dire la dama più
bella di tutta Camelot, Arthur non iene poteva fare una colpa in
effetti la
dama era piuttosto incantevole, ma bastava solo una veglia in sua
compagnia per
detestarla, talmente era egocentrica e antipatica. La dama in questione
si
avvicinò al piccolo gruppo di cavalieri scortata da altre
due dame, con un
sorriso cortese fece un piccolo inchino al principe che a sua volta la
salutò
con una baciamano “Maestà scusate
l’impudenza, ma io e le mie care amiche
vorremmo chiederle di presentarci al suo ospite” il principe
si mosse verso Sir
Gareth, ma lady Helisa con un leggero colpo di tosse attirò
l’attenzione del
principe e la ragazza indicò il giovane Edwin, cosa che
lasciò sbigottito sia
lui che gli altri cavalieri, non immaginava ce le dame potessero
provare
interesse per il figlio del cavaliere, a lui sembrava un ragazzo
così
insignificante. Arhur chiese a Merlin di chiamare il ragazzo davanti al
suo
cospetto perché doveva parlargli di una cosa urgente, allora
il servo si
avvicinò all’ospite il quale era intento a parlare
con Gaius, il principe vide
il servo parlucchiare con Edwin, gli sembrò che il ragazzo
avesse alzato gli
occhi al cielo e avesse sussurrato qualcosa che fece ridere Merlin, poi
i due
si avvicinarono al gruppo “Sir Edwin vorrei presentarvi Lady
Helisa” la dama
rivolse un sorriso al ragazzo che da perfetto gentil’uomo
fece un baciamano perfetto
alla dama “Ditemi Sir Edwin anche voi siete abile con la
spada come vostro
padre?” “Questo dovreste chiederlo a Sir Gwaine,
comunque devo fare ancora
molta strada per arrivare ai livelli di mio padre” la dama
fece una risatina,
alquanto da oca a dir di Edwin, e fu seguita a ruota dalle altre due,
mentre
Gwaine grugnì qualcosa. La dama non sembrava voler lasciare
in pace il
poveretto, continuava a fargli domande su domande e Edwin da ragazzo
ben
educato rispose a tutte, dopo pochi minuti Arthur e i suoi si erano
dileguati e
ora se la ridevano alle spalle del povero mal capitato
“Poveretto non vorrei
essere al suo posto, delle volte Lady Helisa è
così assillante, soprattutto se
la sua preda è a pochi cm”.
Edwin
riuscì con una scusa a scampare da Lady Helena, senza farsi
notare uscì sul
balconcino vicino alla sala dove poté emettere un sospiro di
sollievo, alla
fine le feste di corte erano uguali in ogni regno, tutte terribilmente
noiose
dove molte dame non facevano altro che esibirsi come pavoni per far
vedere i
loro nuovi abiti o gioielli, mentre gli uomini non facevano altro che
parlare
di armi e guerre, solo con Gaius aveva trovato un piacevole argomento,
le
piante curative, ma il loro discorso era stato interrotto a causa di
quell’oca.
Alina doveva ammetterlo fingersi Edwin era molto arduo, ogni qual volta
che
qualcuno le faceva una domanda sul privato doveva mentire e tenere ben
a mente
quello che aveva detto per non contraddirsi. Quando constatò
che la dama era al
di fuori della sua visuale uscì dal nascondiglio per
avvicinarsi a Gareth “Io
andrei a riposare, Re Uther vi ringrazio ancora per questo meraviglioso
banchetto, la vostra ospitalità non ha eguali” il
Re si pompò di orgoglio e le
diede la buona notte, mentre Edwin tentò di non farsi
beccare dall’oca.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Altro
che splendente futuro, l’unica cosa che doveva splendere in
quel momento era
l’armatura dell’Asino reale che per ben venti volte
gli aveva ricordato quanto
fosse importante che la sua figura fosse impeccabile, mentalmente
Merlino
imprecò contro il Drago e il fato “Credo che se
continuerai a lucidarla in quel
punto si bucherà” il mago fece un piccolo salto
dallo spavento, davanti a se
aveva Edwin intento a fissare il suo operato, era talmente concentrato
che non
si accorse della presenza del ragazzo “Edwin mi hai fatto
prendere un colpo,
che ci fai qui?” non vedendo in giro il ragazzo quella
mattina aveva pensato
che stesse ancora riposando e invece ora se lo trovava li davanti con
un libro
in mano “Stavo cercando un luogo tranquillo dove leggere, il
bibliotecario
russa talmente forte da farmi venire il mal di testa, ti dispiace se
resto
qui?” “Certo che no” Merlin
tornò al suo operato mentre il ragazzo si sedette
su una panca, ogni tanto il mago alzava gli occhi su Edwin che era
tutto
intento a leggere il tomo, poi tutto ad un tratto lo chiuse e dopo
essersi
stiracchiato si sedette di fianco a lui “Ti do una
mano” Merlin non se lo fece
ripetere e gli passò un pezzo del gambale. Mentre i due
rimettevano a lustro
l’armatura di Arthur parlarono del più e del meno,
più che altro era Merlin che
raccontava della sua vita prima di Camelot ed Edwin ascoltava tutto
attento e
affascinato “E tu da dove vieni?” la domanda del
moro prese alla sprovvista il
ragazzo, lo vide tornare a concentrarsi sull’armatura mentre
rispondeva “Vengo
da Gwyned, mio
padre è uno dei cavalieri
del Re” “Perché siete a
Camelot?” Edwin alzò le spalle “Che ne
dici è
abbastanza lucida per il nostro principe?” a
Merlin sembrò che tentasse si sviare il
discorso, ma capì che non era il caso di indagare molto.
Sir
Gareth si presentò al campo di allenamento in perfetto
orario, trovò già tutti
i cavalieri pronti per l’addestramento speciale che aveva
indetto Re Uther con
la scusa di migliorare i propri cavalieri. Arthur vide l’uomo
prendere uno dei
bastoni che usavano al posto delle spade per allenarsi
“Vediamo chi ha il
coraggio di combattere con me?” i cavalieri si guardavano a
vicenda, tutti
conoscevano la fama di Sir Gareth lui era l’emblema dei
cavalieri, agile, forte
ed astuto, da quel che si diceva in giro solo un uomo era riuscito a
disarmarlo, vedendo che nessuno si candidava Arthur decise di dare il
buon
esempio, ci voleva ben altro per metterlo in soggezione, prese uno dei
bastoni
e si posizionò per attaccare. Il principe non si
risparmiò, fin da subito
attaccò con forza e precisione, ma ogni suo attacco veniva
parato con facilità
dall’avversario quando il principe credette di averlo in
pugno questi fece un
piccolo movimento e si ritrovò dietro di lui “
Dove state guardando?! su forza”
il principe tentò ancora una volta di colpire
l’uomo ma questi con un abile
mossa riuscì a disarmarlo, quel movimento l’aveva
visto il giorno prima da
Edwin “Complimenti Maestà, dovreste
migliorare il vostro gioco di gambe”
“Grazie, la fama che vi precede è
del tutto veritiera, siete un grande spadaccino come vostro figlio,
anche lui
ieri ha usato la stessa mossa con Sir Gwaine”
l’interessato fece una smorfia e
borbottò qualcosa, mentre Gareth rise fortemente
“Non sapete quanto ci ha messo
a impararlo, dovevate vederlo come si arrabbiava ogni volta che
falliva” “Vedo
che vi divertite alle mie spalle, padre” nessuno si era
accorto di Edwin a
causa del duello, l’uomo sorrise bonariamente e mise un
braccio attorno alle
spalle del figlio “Suvvia Edwin non arrabbiarti, piuttosto
hai trovato quello
che ti interessava?” il ragazzo fece un gesto
d’assenso per poi mettersi vicino
alla staccionata a leggere un libro, mentre i cavalieri continuarono il
loro
addestramento. Arthur si chiedeva come Edwin potesse essere il figlio
di Sir
Gareth, non avevano nulla in comune da quel che poteva notare avendoli
abbastanza vicino, il cavaliere era un uomo imponente, mentre il figlio
era un
ragazzo mingherlino forse era anche più magro di Merlin, gli
occhi poi uno li
aveva neri come la notte mentre l’altro due giade splendenti
“Arthur che
diavolo aspetti è il tuo turno” lo
rimproverò Gwaine, il principe si avvicinò
al suo sfidante e iniziò ad allenarsi.
Un
altro incubo, ormai era la seconda notte consecutiva che si svegliava
nel cuore
della notte e non riusciva più a prendere sonno, tutte
quelle immagini le
rimanevano impresse nella testa, il castello in fiamme le urla e poi il
viso di
suo padre che pian piano spariva, Alina si portò vicino alla
finestra sedendosi
nella cavità del muro, appoggiò stancamente la
fronte al vetro e vide l’alba
sorgere.
Merlin
trovò Edwin nella
medesima posizione,
vedendo che era perso nei suoi pensieri attirò la sua
attenzione appoggiandogli
una mano sulla spalla “Tutto bene Edwin?”
“Sì, mi sono solo incantato, come mai
sei qui?” il mago indicò il piccolo tavolo dove vi
era un vassoio con le
cibarie per la colazione, Edwin mangiò piano del pane appena
sfornato, mentre
Merlin iniziò a rifargli il letto “Che programmi
hai per oggi?” il mago fece
una piccola smorfia infastidita “Caccia, Arthur e gli altri
vogliono cercare
della selvaggina fresca, dimmi te che divertimento
c’è?!” Edwin sorrise
all’amico, poi nella sua mente si formulò
un’idea, caccia equivaleva uscire dal
castello a cavallo “Credi che al principe dispiaccia se mi
unisco anche io?”
“Non credo, perché?” “Ho
voglia di farmi una cavalcata e poi me ne starò buono
buono” Merlin non si fece pregare molto, disse
all’amico di prepararsi e di
farsi trovare puntale entro la prossima veglia nel cortile, dato che il
principe non ammetteva i ritardatari soprattutto per le battute di
caccia.
I
cavalieri si ritrovarono puntuali nel cortile, Gwaine
sbadigliò senza mettersi
una mano davanti alla bocca come voleva la buona educazione,
ciò gli costò
un’occhiataccia da parte del principe, quest’ultimo
si aggiustò i guanti
nervoso perché i loro cavalli non erano ancora pronti, stava
per ordinare a
Merlin di andare a vedere che diavolo di fine avesse fatto lo stalliere
che si
ritrovò gli aiutanti delle stalle che portavano i loro
animali “Scusate Maestà,
ma Abel ha avuto un piccolo problema con uno dei cavalli”
Arthur si stupì
dell’affermazione, da quanto ricordava il loro stalliere non
aveva mai avuto
nessuna sorta di problema con un cavallo, pochi attimi dopo
l’uomo in questione
che teneva le redini di un cavallo enorme. Il più grande
destriero che avesse
mai visto, imponente e nero come il carbone, gli zoccoli possenti
sembravano
pronti a schiacciare qualsiasi cosa, gli occhi poi erano vispi e
luccicanti,
era un cavallo bellissimo ma allo stesso tempo inquietante come se
fosse pronto
a prendere il galoppo “Scusatemi Sire ma questa bestiaccia mi
ha fatto dannare,
il maledetto non voleva farsi sellare” “Perdonate
il caratteraccio del mio
destriero Sir Abel, la prossima volta mi occuperò io della
sellatura” tutti i
cavalieri compreso anche Merlin aprirono la bocca scioccati, come
poteva Edwin
cavalcare un simile animale?! Il ragazzo si avvicinò
all’animale e questo subito
avvicinò il muso per farsi fare una carezza
“Scusami amico mio se ti ho
trascurato in questi giorni, tieni per farmi perdonare”
dicendo ciò il ragazzo
prese una mela dalla sua sacca, l’animale sembrò
gradire dato che mangiò il
frutto rosso in pochi minuti “Bella bestia, non se ne vedono
molte in giro,
deve esservi costato molto” Perceval
si era
avvicinato all’animale e con fare gentile gli
accarezzò il collo “E’ stato un
regalo per i miei dodici anni, ormai io e Goliath siamo compagni da ben
tre
anni” “E l’avete domato voi?”
chiese il cavaliere incredulo, Edwin sembrò
gonfiare il petto d’orgoglio “Certo, ben tre giorni
di duro allenamento, ma
come dice il detto la pazienza è la virtù dei
forti” Perceval
si mise a ridere di gusto, mentre Arthur riportò
l’ordine dicendo che si stava
facendo tardi e che se volevano almeno portare una misera lepre a casa
dovevano
darsi una mossa.
Goliath
correva come il vento, la brezza accarezzava il volto della principessa
che per
la prima volta da quella sera nefasta si sentiva libera e spensierata,
i suoi
pensieri si annullarono totalmente, i suoi occhi si immersero
nell’immenso
verde e l’olfatto dei profumi del bosco. Lei e Goliath
sembravano una cosa
sola, ormai non vi era più bisogno di parlare, era come se
bastasse pensare di
andare più forte, che l’animale aumentava
l’andatura, non si preoccupò neanche
quando davanti al loro un tronco enorme gli sbarrò la
strada, il cavallo come
se avesse le ali saltò aggraziato e proseguì la
corsa, senza che se ne
accorgesse Alina iniziò a ridere felice e sperò
che quella folle corsa non
finisse mai.
I
cavalieri cercarono di stare dietro al ragazzino, ma questo appena era
salito
in sella aveva fatto partire il cavallo al galoppo non curandosi di
loro,
quando poi videro l’enorme tronco a terra Arthur
pensò che il giovane avrebbe
fermato la bestia e invece lo fece saltare, doveva ammettere che in
quel’attimo
si era sentito il cuore in gola, già vedeva il poveretto a
terra e invece ora
ciò che sentiva era la sua risata argentina
“Incosciente” pronunciò senza
pensare “Per una volta tanto vi darò ragione
Sire” “Ditemi come facciamo a
cacciare con quello li?! Merlin pensaci tu, fermalo a costo di metterti
sotto a
quell’animale” il valletto sbiancò
all’istante immaginandosi il suo corpo
schiacciato dagli zoccoli pesanti di quella bestia immonda
“Perché non lo
fermate voi, dopotutto è sotto la vostra
responsabilità!” “Perché tu
sei il mio
servo e devi fare quello che ti dico, nel frattempo noi vi aspetteremo
qui!”
Merlin borbottò qualcosa di incomprensibile, per poi girare
la sua giumenta
alla ricerca di Edwin. Lo trovò poco dopo che girovagava,
dopo avergli fatto
una sonora ramanzina su cosa gli aveva promesso quella mattina
tornarono dagli
altri “Non riesco a capire che ho fatto di male?”
“C’è che sei partito come un
matto e non ci hai aspettato, tu sei sotto la nostra
responsabilità” senza
volerlo il mago aveva usato un tono duro, ma era perché
davvero si era
spaventato alla vista dell’animale che saltava
l’ostacolo e se Edwin avesse
perso l’equilibrio e fosse caduto o ancora peggio
l’animale si fosse
imbizzarrito?! Vedendo l’espressione colpevole del nuovo
amico, Merlin non
riuscì a tenergli per molto il muso e facendogli un sorriso
lo incitò ad
arrivare presto dagli altri.
La
caccia non era tra le
attività preferite di Alina, anzi la odia, una sola volta
Caleb e suo padre
l’avevano portata con se e lei si era annoiata a morte, non
riusciva a capire
il divertimento nel catturare e uccidere delle povere bestie, senza
volerlo gli
uscì un altro sbuffo che provocò uno sbuffo poco
carino del principe “Vi state
annoiando Edwin?” gli chiese cortesemente Lancelot, senza
volerlo l’interpellata
arrossì leggermente per l’essere stata scoperta
così palesemente e poi doveva
ammetterlo quel cavaliere era davvero affascinante, le metteva una
certa
soggezione “Scusatemi” il cavaliere in risposta
sorrise per poi chiedergli “Voi
venite da , ditemi avete mai conosciuto il principe Caleb
Vermillion?” a quella
domanda Alina sussultò leggermente, la gola le si fece
improvvisamente secca
così rispose con un solo cenno d’assenso
“Ditemi è davvero così valoroso come
tutti dicono?” la principessa ci mise un po’ a
rispondere, ponderò per bene le
parole, per lei Caleb era l’essere più splendente
che conoscesse, fiero e bello
come il dio Apollo, aveva sempre nutrito una stima profonda per il
fratello e
nessuno sarebbe riuscito a intaccarla “Sì di
sfuggita, però posso assicurarvi
che è il cavaliere più forte che abbia mai
conosciuto, non solo per la maestria
per la spada, ma anche per quella della strategia, grazie a lui il
regno ha
sventato molte battaglie” tranne
l’ultima pensò Alina, il tutto era sfociato a
causa di una grande miniera, essa
si trovava nel loro regno e veniva utilizzata per estrarre il ferro
utilizzato
sia per le armi che per arnesi da lavoro, un giorno durante i lavori di
scavo
dei minatori trovarono dell’oro, ciò raggiunse
alle orecchie del re vicino che
decise di avvalersi come proprietario di quel pezzo di miniera dato che
la zona
sottoterra in cui era stato trovato il metallo prezioso era al di
là del
confine di Kernow, ma Re Gregory non era dello stesso avviso dopotutto
la
miniera intera era di proprietà del regno di Gwyned.
Iniziarono degli accordi
pacifici, dove Re Gregory avrebbe ceduto parte dell’oro
ricavato al regno di Kernow
per evitare un’inutile battaglia, peccato che il giorno prima
del trattato dei
cavalieri del regno avversario attaccarono il villaggio dei minatori
facendo
molte vittime, non potendo tollerare ciò suo padre
ritirò l’offerta e chiese un
risarcimento per il villaggio, il regno di Kernow invece
accusò il loro regno
di complotto cercando di difendersi dalle accuse, alla fine tutto
sfociò nella
guerra e suo fratello ora si ritrovava in mezzo ad essa a guidare il
loro
esercito “Nessuno di voi faccia il minimo rumore”
Arthur aveva adocchiato la
sua preda, un grosso cervo maschio dalle lunga corna, con movimenti
lenti si
avvicinò all’albero più vicino
all’animale, incoccò la freccia nella balestra,
prese la mira pronto ad abbattere l’animale, quando si
sentì lo schiocco della
freccia che partiva Alina girò la testa dell’altra
parte ciò che udì fu solo il
debole grido della bestia e il tonfo del corpo dell’animale
che cadeva, sentì
Parsifal congratularsi per la grandezza della preda, i cavalieri
parlarono tra
loro nonostante Alina sentisse i lamenti dell’animale non
potendone più urlò
verso di loro “Vi volete muovere a finirlo, non vedete quanto
soffre?!” nel
dirlo non poté non guardare l’animale, dal muso
fuoriusciva del sangue, il
respiro affannato e gli occhi che chiedevano pietà, non
seppe neanche il perché
ma un senso di nausea si impossessò di lei,
iniziò a girarle la testa, sentì
che avrebbe vomitato li a poco, ma si trattenne per non essere presa in
giro
dagli altri “Edwin tutto bene? sei pallido” il
solito premuroso Merlino si era
avvicinato all’amico sussurrandogli quelle parole, Alina gli
sorrise facendogli
un cenno di assenso. Dato che l’animale era
troppo grosso ci pensò Perceval a
caricarselo sulla spalla, dato che era di una forza mostruosa, per
portarlo
dove erano legati i cavalli, nel frattempo gli altri si inoltrarono nel
bosco
per cercare altra selvaggina, durante il tragitto il mago stette vicino
al
nuovo amico che non aveva più proferito parola, Merlin aveva
notato il pallore
e il leggero tremolio del corpo di Edwin, non doveva essere abituato
alla vista
di un animale morto, troppo preso dai suoi pensieri non si accorse di
una
radice che sporgeva e così vi ci inciampò cadendo
a terra rovinosamente, Gwaine
ed Arthur iniziarono a ridere, mentre Lanelot e Leon ebbero la cortezza
di
mascherare il sorriso, il mago sentendo le risate divenne rosso come un
peperone fin sulla punta delle orecchie, si stupì quando
trovò la mano di Edwin
pronto ad aiutarlo per alzarsi “Grazie Edwin”
“Di nulla, sono cose che
capitano, tutto bene?” lui era l’unico a non
prenderlo in giro, anzi si sentì
quasi in imbarazzo quando la mano del ragazzo gli tolse una foglia
secca dai
capelli, il tocco leggero di Edwin lo lasciò un attimo
confuso e spaesato,
nessuno oltre sua madre era stato così premuroso con lui,
con il rossore ancora
accentuato fece un solo gesto d’assenso e rimase un attimo
abbagliato del
sorriso dell’amico
Dunque fine del terzo
capitolo, ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la fanfic, ma
sopratutto un grazie a elfin emrys , che dire all'inizio devo
ammetere che sono rimasta spiazzata, ma poi ripensandoci hai ragione
sul carattere, in effetti ogni tanto perdo anche io il segno ^///^ e ti
ringrazio anche per il fattore dello stile. Spero comunque di poter
attirare la curiosità di qualcuno.
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Capitolo 4 *** Capitolo4 ***
Si
stava annoiando terribilmente, Garteh era all’addestramento
con i cavalieri e
Merlin era preso dalle sue mansioni quotidiane, ormai Alina era stufa
di
starsene quasi tutto il giorno in biblioteca o nelle stelle con
Goliath. Quando
passò in uno dei corridoi del castello notò
qualcosa di diverso nel cortile
adiacente ad esso, vi erano molte bancarelle, uomini e donne che
giravano tra
esse e bambini che si ricorrevano divertiti, così presa
dalla curiosità andò
lì.
Il
profumo del mercato invase le sue narici, mentre i colori delle spezie,
degli
ortaggi e delle stoffe inondarono i suoi occhi, con
curiosità girò tra i banchi
con i commercianti che cercavano di attirare l’attenzione di
possibili clienti,
la sua attenzione fu poi catturata dal banco della frutta dove vi erano
delle
bellissime mele rosse, senza pensarci oltre ne comprò alcune
per il suo cavallo
e per se, magari nel pomeriggio si sarebbe accostata vicino al laghetto
e
avrebbe fatto uno spuntino insieme all’animale. Dopo aver
acquistato anche dei
vestiti per lei o meglio per Edwin e Gareth, e qualche libro Alina si
sentì
soddisfatta e pronta a ritornare al castello per pranzare, mentre
percorreva il
tragitto sfogliò un libro sulle piante curative, gli
piacevano molto i disegni
che vi erano all’interni così dettagliati e
colorati, mentre era presa dalla
lettura non si accorse della figura che stava attraversando il cortile
di tutta
fretta e vi andò a sbattere. Senza volerlo si
ritrovò a terra “Scusatemi non vi
ho visto, sono mortificata” a parlarle era stata una ragazza
bruna, dalla pelle
olivastra e dai grandi occhi neri, la poveretta non faceva altro che
scusarsi
mentre raccoglieva i panni a terra “Scusatemi voi, ero
intento nella lettura”
Alina l’aiutò a prendere i capi, ma questa gli
disse di lasciar perdere e di
non disturbarsi “E’ un dovere signorina, sono stato
io a venirvi contro” la
moretta arrossì di botto e con fare timido la
ringraziò “Io mi chiamo Edwin e
voi?” “Gwen, lasciate prendo io” la serva
si era chinata per prendere l’enorme
cesta, Alina capì perché anche la ragazza non
l’avesse vista, dal contenitore
sgorgavano una marea di indumenti che si impiagavano formando una
grossa
piramide togliendo la visuale a Gwen, da perfetto cavaliere Edwin si
chinò
prima della ragazza mettendovi sopra le sue spese e issò la
cesta costatando
che anche il peso era notevole “Se mi fate strada vi porto la
cesta” la ragazza
insisté ancora una volta a lasciar perdere, ma appena vide
Edwin muovere i
primi passi lasciò perdere e lo condusse verso il lavatoio.
Arthur
prese bene la mira prima di lanciare l’enorme lancia che
aveva in mano, essa si
conficcò dentro il bersaglio mancavano davvero pochi
centimetri al centro
esatto di esso, con uno sbuffo si girò verso Merlin per
farsi dare un’altra
lancia, prese di nuovo la mira ma prima che potesse tirare
sentì Gwaine dire
“Guarda un po’ il nostro ragazzino” con
curiosità l’erede al trono girò lo
sguardo verso dove indicava il cavaliere e vide Edwin con
un’enorme cesta di
vestiti insieme a Gwen, la ragazza gli stava accanto parlando di
qualcosa, poi
la vide fermarsi e ridere “Quello li è furbo come
una volpe, scommetto che sta
cercando di conquistare la nostra bella Gwen, qui se qualcuno non si
sbriga se
la vedrà portar via da sotto il naso”
“Gwaine dato che hai tanta aria da dare
alla bocca, perché non vieni qui ad allenarti insieme a Perceval?” lo
richiamò Gareth, il cavaliere preso in causa
abbassò subito il capo sentendosi come un bambino colto in
fragrante mentre
ruba un dolcetto e si avviò verso Gareth, che aveva assunto
un cipiglio severo.
Arthur aveva ben capito che la frecciatina di Gwaine era rivolta a
Lancelot,
ormai non era un mistero che al ragazzo piacesse la bella Gwen e sapeva
che si
era fatto da parte quando lui e la ragazza erano innamorati, ma ora
poteva
benissimo corteggiarla dato che lui si era ritirato, eppure Lancelot
aveva
mantenuto un atteggiamento distaccato e indifferente quando aveva
appreso la
notizia, all’inizio Arthur aveva pensato che al cavaliere non
interessasse più
Gwen, ma appena la scorgeva vedeva i suoi occhi illuminarsi
“Perché vi rispetta
e ha paura di arrecarvi un torto e dolore” gli aveva spiegato
una volta Merlin,
ciò lo trovava ammirevole ma allo stesso tempo alquanto
stupido, perché come
aveva detto Gwaine, Lancelot rischiava di perderla per sempre, se non
con Edwin
con qualcun altro, dato che Gwen era davvero una ragazza bellissima.
Guardò
ancora i due che si stavano avvicinando alla lavanderia, dentro di se
avrebbe
dovuto sentire un forte fastidio alla vista della ragazza con un altro
uomo,
eppure non provava nulla, come se il sentimento per lei non fosse più
dentro di lui.
Il
lavatoio profumava di sapone e cenere, le lavandaie parlavano tra loro
o
cantavano qualche canzone, ad Alina sembravano tante marionette dato
che si
muovevano asincrono, tutte immergevano le mani e grattavano i panni
allo stesso
ritmo, quando depose la cesta vide qualcuna di loro fissarla con
curiosità,
forse non erano abituate a vedere un ragazzo dentro al locale, Gwen
ringraziò
Edwin per la cortesia “Figurati è stato il
minimo” le fece un cenno di saluto e
prima di oltrepassare la soglia aggiunse “Buon lavoro e buona
giornata signore”
Alina poté quasi giurare di aver sentito delle risatine
quando uscì dalla
lavanderia.
Anche
se la temperatura non era per niente calda, la principessa decise di
fermarsi
ad oziare vicino al laghetto in compagnia del suo amico fidato Goliath,
di un
buon libro e una delle mele che aveva appena comprato. Secondo il libro
l’estratto di camomilla aiutava a conciliare il sonno, ed era
proprio quello
che le serviva, forse Gaius avrebbe potuto aiutarla, ma una parte di
lei
avrebbe preferito tenere per se il suo malessere, però erano
tre notti che si
svegliava nel cuore della notte e non riusciva più a
riprendere sonno. Fu
ridestata dai suoi pensieri quando sentì il muso di Goliath
toccarle una
spalla, vide il suo cavallo vicino a lei che chiedeva una delle mele
“Sei il
solito ingordo, questa è la terza” il cavallo
nitrì per risposta per poi
mangiarsi in un sol boccone la mela. Quando vide che la luce del sole
stava
diminuendo la principessa decise di rientrare al castello, quella sera
poi
l’aspettava la cena insieme a Gareth, Uther e Arthur, proprio
di quest’ultimo
si preoccupava, non l’aveva ancora ben inquadrato,
all’inizio credeva fosse solo
uno spaccone pieno di se, pronto a insultare e a maltrattare il povero
Merlin,
ma poi dai racconti del nuovo amico aveva scoperto che era un principe
buono e
giusto. Con quei pensieri spronò il cavallo
affinché aumentasse il passo, ma
poco dopo lo dovette fermare, in mezzo a un campo vide la figura snella
di Gwen
intenta a raccogliere delle erbe, incuriosita si avvicinò
alla ragazza che
appena si accorse della sua presenza gli
rivolse un sorriso di cortesia “Cosa stai facendo?”
“Sto raccogliendo delle
erbe per Gaius, purtroppo Merlin aveva delle faccende da sbrigare per
il
principe e il medico ha bisogno di queste piante per poter preparare
una
medicina” Alina si guardò attorno per vedere se la
ragazza avesse una
cavalcatura per tornare al castello, ma non la vide “Sei a
piedi?” Gwen fece un
solo segno d’assenso e sgranò gli occhi quando
vide la mano di Edwin davanti a
se “Sali così ci metterai meno ad arrivare e poi
si sta facendo buio, non sta
bene che una signorina passeggi da sola per i campi a questa
ora” la ragazza
arrossì leggermente, vedendo che il ragazzo non demordeva
decise si accettare
il passaggio, quando la sua mano di chiuse in quella di Edwin, questi
l’aiutò a
salire dandole una leggera spinta, così poté
montare sul destriero sedendosi
dietro di lui “È meglio che ti tieni
forte” detto ciò Edwin spinse al galoppo
Goliath.
L’arrivo
di Edwin a cavallo attirò l’attenzione di alcuni
cavalieri che passavano per
entrare nel castello, subito uno dei servitori di corte prese le
briglie del
cavallo, anche se Alina potè giurare di aver visto un lampo
disperato nei suoi
occhi, a causa del suo temperamento Goliath non era di certo un animale
amato e
in molti cercavano di stargli alla larga, perciò decise che
lo avrebbe
riportato lei nelle stalle, così da evitare una crisi di
nervi al servitore.
Con un movimento fluido scese da cavallo, aspettò che
facesse lo stesso Gwen,
ma quando le si avvicinò capì che la ragazza era
rigida come una statua, per
tutto il tragitto l’aveva sentita stringerle la vita come se
fosse la sua
ancora di salvezza mozzandole il respiro, aveva addirittura cercato di
parlarle, ma la ragazza le aveva risposto solo a monosillabi,
così si era
decisa a stare zitta. Da perfetto gentil uomo
l’aiutò a scendere da cavallo
tendendole le braccia, senza neanche farlo apposta Gwen si
sbilanciò trovandosi
in una sorta di abbraccio con Edwin “Scusatemi”
mormorò rossa in viso la serva,
Edwin la sostenne un attimo prima di assicurarsi che Gwen si reggesse
da sola
sulle sue gambe “Non pensavo che aveste paura dei
cavalli” “Io non ho paura dei
cavalli, ho paura del modo in cui conducete il vostro cavallo,
più di una volta
mi sono vista schiantarmi contro un albero e poi la
velocità” Edwin
vedendo l’espressione corrucciata di Gwen
iniziò a ridere “Scusatemi, la prossima volta ne
terrò conto e giuro che starò
più attento”.
A
Camelot le notizie giravano in fretta, ma mai quanto i pettegolezzi e
non erano
solo i nobili presi dalla naia, ma anche i servi che si scambiavano
informazioni succulenti tra un lavoro e l’altro. Mentre stava
passeggiando
tranquillamente per il suo giro di ronda insieme a Sir Leon, Gwaine
sentì due
serve spettegolare su Gwen, una di queste era sicurissima di aver
sentito da un
altro servo che la bella serva Gwen era uscita dalle camere di Sir
Edwin, il
figlio di Sir Gareth, la notte prima “Mio marito invece mi ha
detto di averli
visti qualche giorno fa abbracciati in mezzo alla piazza”
“Lo dicevo io che
quella era una smorfiosa” A quelle illazioni il cavaliere era
già pronto a
rispondere a tono, ma il compagno lo trattenne dicendogli che erano
solo degli
stupidi pettegolezzi e se si fosse intromesso li avrebbe solo gonfiati,
allora
Gwaine fece un sonoro sbuffo andando avanti, ma nel frattempo
pensò a cosa
potesse accadere se Lancelot avesse sentito quelle voci.
Come
ogni terzo giorno della settimana, si tenne il mercato nella piazza,
Alina
girovagò attenta intorno alle bancarelle, doveva
assolutamente trovare un
regalo per Gwen. La ragazza era stata così gentile con lei,
vedendola spostarsi
di continuo i ciuffi dagli occhi le chiese se volesse che glieli
tagliasse “Mi
faresti un enorme favore, sono cresciuti così in fretta e
non so proprio a chi
rivolgermi” mentre vedeva la ragazza tagliarle i capelli, le
tornò alla mente
la sera dell’attacco al suo castello e quando Gareth le
tagliò le ciocche, era
già passata una luna, cioè un mese da quando era
a Camelot e non sapeva nulla
su suo padre e Caleb, fu ridestata dai suoi pensieri dalla
serva“Finito, cosa
ne pensate?” Alina si guardò allo specchio, ora
andava decisamente meglio, i
suoi capelli avevano una certa forma e stavano più ordinati.
Si
strinse un po’ nel mantello, a quanto sembrava quella sera
avrebbe nevicato,
con passo stanco si diresse verso casa dove sperava che la sorella lo
accogliesse con una bella zuppa fumante per poi andare subito a letto.
Da
quando Sir Gareth era a capo dell’addestramento gli
allenamenti erano
aumentati, doveva ammettere che era migliorato parecchio, ma alla fine
della
giornata si sentiva sempre così stanco che non riusciva
quasi a parlare con
Gwen. Ultimamente sembrava che la sorella avesse riacquisito il
sorriso, la
vedeva più serena e andare al castello più
volentieri, forse aveva del tutto
superato la delusione della sua storia d’amore con il
principe, a dirla tutta
lui non è che vedesse un finale alternativo, dopotutto
Arthur era un principe,
mentre Gwen pur essendo bellissima rimaneva una serva.
Quando
entrò in casa trovò la sorella a rimirarsi allo
specchio con in mano un abito
color lavanda “Vedo che hai fatto acquisti, carino”
la sorella si girò verso di
lui un po’ imbarazzata e con il viso leggermente arrossato
“In realtà è un
regalo” gli disse mentre riponeva l’abito con
delicatezza dentro al cassettone,
Elyan non si perse nessun movimento di Gwen e aspettò
pazientemente che lei
continuasse a parlare “Me l’ha regalato
Edwin” a quel nome il ragazzo sussultò
leggermente, proprio quel giorno aveva parlato con Gwaine che gli aveva
raccontato delle voci che si stavano diffondendo nel castello,
cioè quelle di
una possibile relazione di sua sorella con il figlio di Sir Gareth,
ovviamente
lui aveva riso in faccia all’amico dicendogli che le dame non
faceva altro che
inventarsi storie assurde pur di non annoiarsi. Mentre mangiava la
zuppa in
silenzio continuò a fissare Gwen che gli stava di fronte,
non sapeva cosa
chiederle, fu lei a toglierlo dall’imbarazzo “Elyan
che cosa c’è?” “Da quando
tu e quel ragazzo siete diventati così intimi?” la
ragazza rise sonoramente
“Fratello siamo solo amici, Edwin è un bravo
ragazzo, mi ha solo fatto un
innocente regalo” alle ultime parole il fratello si
alzò di scatto dalla panca,
non capendo perché sua sorella fosse delle volte
così ingenua “Quello non è un
regalo innocente, sicuramente vorrà qualcosa in
cambio” Gwen
sbatté un paio di volte gli occhi
incredula, poi con gesti stizziti sparecchiò e se ne
andò nella sua camera
sbattendo la porta lasciando il fratello del tutto sbigottito.
Un
leggero bussare alla porta interrupe Alina dalla sua lettura, dopo aver
dato il
suo consenso vide Merlin entrare nella sua stanza chiudendo la porta e
poi
portandosi davanti a lei con fare impacciato, notò il suo
nervosismo perché il
ragazzo si stava letteralmente torturando le mani “Merlin
tutto bene?” il mago
prese un enorme respiro e poi parlò “State per
caso facendo la corte a Gwen?” a
quelle parole per poco Alina non cadette dalla sedia, sgranò
i suoi occhi color
giada e aprì la bocca con fare scioccato “Ti sei
per caso rincitrullito
Merlin?” “A corte non si fa altro che parlare di
questo, ultimamente vi si è
visti spesso in giro insieme e poi qualcuno afferma che
l’hanno vista uscire
dalle tue stanze” la principessa si alzò di scatto
con fare indignato “No, non
sto facendo la corte a Gwen, è uscita dalle mie stanze
perché mi ha tagliato i
capelli l’altra sera e poi non potrebbe mai succedere nulla
tra me e Gwen”
“Perché è una serva?” Alina
dovette farsi forza per non rispondere male al
ragazzo e per non dire il vero perché, si passò
una mano sul viso e chiuse gli
occhi per cercare un po’ di lucidità
“No, Merlin, perché non provo nulla per
Gwen, tranne che una sana amicizia” Merlin a quelle parole
trasse un sospiro di
sollievo, dopo essersi scusato con il nuovo amico, il mago decise di
tornare
alle sue mansioni,ora doveva solo avvisare Laneclot e tutto si sarebbe
risolto,
poi come colto da un’illuminazione si bloccò in
mezzo al corridoio, avrebbe
dovuto avvisare Edwin di starsene buono nelle stanze fino a quando non
avesse
parlato con il cavaliere, stava per tornare indietro, ma il richiamo di
Arthur
lo bloccò e sperò che l’amico non si
incontrasse con Lancelot.
Alla
fine le corti erano tutte uguali, tutti erano pronti a sparlare su
tutti, più
di una volta aveva sentito voci di corridoio che avrebbero fatto
arrossire un
santo, in molti erano già pronti ad additare il colpevole
senza uno straccio di
prova, solo perché l’avevano sentito in giro, con
quei pensieri Alina andò in
cerca del maestro, avrebbe parlato con lui e risolto il problema.
Arrivò al
campo dei cavalieri sperando di trovare li Gareth, mentre si avvicinava
poteva
sentire una certa ostilità da due persone, uno era Elyan il
fratello di Gwen e
l’altro era Lancelot, senza badargli più di tanto
si avvicinò a Merlin, che
sembrava essere teso come una corda di una cetra “Sai dove
è mio padre?” “Credo
sia stato convocato dal Re” con un cenno ringraziò
l’amico pronto a dirigersi
verso il castello, ma prima che potesse far un passo sentì
la voce di Lancelot
richiamarlo “Edwin che ne dite di allenarvi con me, vorrei
provare a sfidarvi” Merlino
sembrò pietrificarsi e con gli occhi urlargli di scappare,
Alina invece si
chiedeva perché di tutto quell’astio, insomma non
aveva fatto proprio nulla al
cavaliere, forse era tutto dettato dalla sua immaginazione e poi che
figura
avrebbe fatto a rifiutare una sfida?! Così si
avvicinò alle spade e ne trasse
una, per poi portarsi sulla difensiva.
Lancelot
sembrava preso da una furia cieca, per ben due volte Merlin
pensò che avrebbe
riportato Edwin al castello fatto a fette, invece l’amico
riusciva a schivare
ogni attacco e a mettere in difficoltà
l’avversario, non erano servite a nulla
le sue proteste “Forse sarebbe meglio aspettare Sir Gareth o
Arthur” ma nessuno
lo ascoltò, ed ora il mago stava maledicendo sia
l’asino reale che Gereth, non
riusciva a capire perché ci mettessero così tanto
a tornare. Quando sentì un
altro urlo di battaglia di Lancelot sussultò, con un abile
mossa Edwin era
riuscito a schivare l’affondo, con la mano libera
afferrò il braccio di
Lancelot e con una gamba gli fece uno sgambetto facendo finire a terra
il
cavaliere “Ottimo duello” detto ciò
Edwin si girò per deporre la spada, ma appena
si incamminò Lancelot afferrò la sua caviglia
facendolo cadere rovinosamente a
terra, poi girò Edwin pronto a tirargli un sonoro pugno
“Che diavolo sta
succedendo?” la voce di Arthur bloccò il gesto di
Lancelot.
Bene terzo capitolo
concluso, ringrazio tuti coloro che stanno leggendo la mia storia, ma
un ringraziamento speciale va a elfin emrys e ai suoi consigli^^
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
L’estratto
preparato da Gaius bruciava leggermente a contatto con la sua ferita,
al suo
ennesimo sussulto il medico sospirò pesantemente
“State fermo, così vi potrò
medicare più in fretta” dicendo ciò le
prese il volto fra le mani e passò per
l’ennesima volta il preparato sul taglio vicino alla bocca.
Non era stato
Lancelot, ovvero non intenzionalmente, quando l’aveva
afferrato alla caviglia e
portato a terra, si era morsa il labbra creando un taglio.
Dopo
l’arrivo di Arthur le cose sembravano essersi calmate,
Lancelot si era fermato
prima di colpire Edwin e con vergogna si era rialzato tenendo il capo
chino,
mentre Arthur sbraitava per sapere che diavolo fosse successo durante
la sua
assenza “Ci stavamo allenando” rispose Elyan,
ovviamente la sua risposta
scatenò una reazione di sdegno da parte del principe,
perché si sentiva preso
in giro dai suoi cavalieri, mentre Edwin si alzò sentendo un
sapore metallico
nella bocca, portò una mano alle labbra e
constatò che perdeva sangue dal
labbro inferiore, prima che potesse dire qualcosa sentì la
presa della mano di
Arthur sotto il mento “Allenando? Dannazione allora
perché al mio ritorno ho
trovato Lancelot ed Edwin impegnati in una lotta?” di nuovo
il silenzio regno,
Edwin si sottrasse alla presa del principe girandosi verso Lancelot
“Non è
successo niente di grave, Sir Lancelot ha calcato un po’ la
mano a causa di
stupidi pettegolezzi di corte che l’hanno
innervosito” detto ciò si avviò verso
il castello prima però aggiunse “Un consiglio
Lancelot, la prossima volta non
sfogate la vostra rabbia su altri, ma fatevi un esame di
coscienza”.
“Spalmatevi
questa pomata prima di andare a dormire, vedrete massimo tre giorni e
il taglio
sparirà” detto ciò il medico gli fece
un ampio sorriso, mentre le porgeva la
boccetta “Gaius per caso voi avete un po’ di
camomilla?” il vecchio alzò uno
delle sue sopracciglia, poi come preso da un’illuminazione si
avvicinò a uno
dei cassettoni e ne estrasse un sacchettino, ma prima di darglielo le
chiese
“Non riuscite a dormire bene?” era logico che il
medico avesse già capito il
suo problema, chissà quanta gente aveva curato nella sua
vita.
Gwen
si muoveva velocemente nei corridoi del castello, non poteva ancora
credere che
Lancelot avesse duellato con Edwin per lei, almeno era quello che le
aveva
riferito Margot una delle lavandaie che sapeva tutto di tutti. Quando
entrò
nello studio di Gaius trovò l’uomo seduto al
tavolo insieme a Edwin a discutere
su alcune proprietà mediche di alcune piante, appena scorse
il volto del
ragazzo una forte irritazione si impossessò di Gwen, come
aveva potuto il
cavaliere picchiare Edwin?! Con passo deciso si avvicinò al
giovane posandogli
una mano vicino alla ferita “Non è niente di
grave, come mai sei qui Gwen?” “Mi
hanno riferito cosa è successo, perché avete
litigato con Lancelot?” Edwin gli
sorrise leggermente, poi spostò gli occhi color giada sul
libro mentre le
rispondeva “Perché il nostro valoroso Lancelot se
la prende con ogni essere di
genere maschile che si avvicini a voi, sperando così di
allontanare i possibili
rivali” a quelle parole la ragazza arrossì
vistosamente, per poi correre via
balbettando “Povera Gwen l’avete messa in
imbarazzo” lo rimproverò Gaius, ma
Edwin gli sorrise e tornò a parlare sugli effetti della
pianta di timo.
Dopo
aver di nuovo percorso i corridoi di corsa Gwen si ritrovò
vicino al campo
d’addestramento, doveva assolutamente parlare con Lancelot,
ormai la situazione
stava diventando insostenibile per lei, non riusciva a comprendere il
comportamento del cavaliere, quando si incontravano la ignorava
totalmente, ma
appena qualcuno si avvicinava lo intimoriva, Edwin le aveva fatto
capire che il
cavaliere doveva provare qualcosa per lei, perciò era
intenzionata a scoprirlo.
Quando vide i cavalieri allontanarsi dal campo imboccò il
corridoio che avrebbe
portato all’armeria, dopo qualche minuto vide i cavalieri,
con fare battagliero
si avvicinò ad essi, Lancelot si girò verso di
lei con un sorriso cordiale, che
sparì appena gli fu vicino “Voi come avete potuto
attaccare Edwin?!” “Mi
dispiace” ciò la spiazzò,
già si immaginava qualche assurda scusa da parte del
colpevole, invece Lancelot sembrava pentito e dispiaciuto
“Bene, allora la
prossima volta anziché credere ai pettegolezzi dovreste
avere la decenza di
venire da me a chiedere se sono veritieri, ora se volete scusarmi torno
alle
mie faccende”
Il
freddo colpì il viso di Merlin, il mago allora si avvolse
meglio nel suo mantello,
solo un pazzo sarebbe andato in giro per il bosco con quella
temperatura, ma Gaius
gli aveva chiesto di recuperare un rarissimo fiore per la medicina che
doveva
essere somministrata al fabbro Jonathan, l’uomo si era ferito
durante il
lavoro, pensando che fosse una ferita poco grave l’aveva solo
lavata e avvolta
in una benda, peccato che questa si era infettata e ora toccava al
medico
rimediare. Il problema era che Gaius aveva finito l’estratto
del fiore, che a
suo dire era fondamentale, allora chi se non Merlin poteva
recuperarlo?! Da una
parte era contento di quel breve viaggio, perché
così era stato assolto dai
suoi soliti doveri, ma dall’altra malediva il vecchio amico,
il freddo era
ardir poco insopportabile. “Quanto manca?” chiese
la voce di Edwin, quella
mattina mentre stava preparando il cavallo aveva incontrato il ragazzo,
che gli
chiese dove stesse andando, dopo avergli spiegato il tutto disse
“Cavoli vengo
anche io, in due faremo prima”.
Verso
l’ora di pranzo si fermarono vicino a un grande albero, dalla
sua sacca Merlin
tirò fuori un po’ di cibarie, porgendole
all’amico, il silenzio regnò per
qualche minuto, non era uno di quei silenzi imbarazzanti, anzi era
molto rilassante,
con Edwin sembrava tutto un po’ più semplice
“Raccontami un po’ del regno in
cui vivi” buttò lì il mago per fare un
po’ di conversazione “Che cosa vuoi
sapere?” “Non so, raccontami quello che
vuoi” il mago aveva capito che
all’amico non piaceva parlare di se e che le domande, lo
innervosivano forse se
gli dava carta bianca poteva scoprire qualcosa in più su di
lui. Gli occhi di
Edwin si spostarono verso il cielo, con un sorriso beato
iniziò a parlare,
raccontandogli delle enormi montagne che circondavano il regno, degli
abitanti
cordiali e soprattutto dei colori e odori dell’estate
“I campi diventano color
oro, i contadini intonano sempre canzoni, mentre i bambini corrono tra
di loro
ridendo e alla sera si può sentire il loro vociare
allegro” “Credo che mi
piacerebbe” “Ne sono sicuro, Merlin”.
Gaius
aveva detto che il fiore era color porpora e cresceva vicino alle
rocce,
peccato che non avesse menzionato che cresceva anche sulle rocce,
davanti ai
due si stagliava un immensa parete rocciosa, dove si notava chiaramente
un
punto rosso in una delle rientranze più alte. Prima di
compiere un gesto
affrettato il mago si era guardato attorno, per vedere se vi fosse in
giro un
altro esemplare, ma l’unico sembrava quello li in alto, con
il groppo in gola
chiese “Ottimo e adesso?” non fece neanche in tempo
a finire la frase, che
Edwin era già salito su qualche roccia, per tutto il tempo
Merlin fissò l’amico
con apprensione, bastava un passo falso perché questi
cadesse, se fosse stato
solo avrebbe utilizzato sicuramente la magia e invece ora si ritrovava
li a
pregare gli dei per far tornare sano e salvo l’amico. Quando
Edwin alzò la mano
con il fiore in modo vittorioso, il mago tirò un sospiro di
sollievo, ma purtroppo
il piede destro del ragazzo scivolò dalla roccia facendolo
precipitare, senza
pensarci Merlin urlò le parole magiche della lingua antica
ed Edwin si ritrovò
a fluttuare in aria.
Quando
il mago si ritrovò di fronte Edwin era già pronto
a sentirsi dire che era un
mostro, una creatura immonda che doveva essere estirpata dalla faccia
della
terra, con un groppo in gola alzò il suo sguardo color mare
sul viso del
ragazzo che gli era di fronte “Tu… tu”
ecco che stava per urlargli le parole
tanto temute “Tu sei un mago?!” il capo di M erlin
si chinò come segno d’assenso, sicuramente sarebbe
tornato di corsa a Camelot
per informare il re e Arthur, ciò avrebbe significato il suo
abbandono e l’assio
al suo destino tanto decantato dal grande drago, a Gaius, Gwen, ai
cavalieri e
ad Arthur “Porca miseria, un mago… ma è
fantastico” le ultime parole
spiazzarono il bruno, non avrebbe mai immaginato che Edwin lo avrebbe
trovato
“fantastico”, senza volerlo iniziò a
ridacchiare.
Durante
il viaggio di ritorno i due continuarono a parlare dei poteri del mago,
Edwin
sembrava terribilmente curioso, gli faceva domande che spaziavano dalle
più
acute alle più fantasiose, come quando gli chiese se era
vero che le streghe si
scioglievano a contatto con l’acqua, quella frase aveva fatto
ridere talmente
tanto Merin che per poco non cadeva da cavallo, “Edwin ti
devo chiedere di
mantenere il segreto, vedi Arthur non lo sa e” ma non
finì la frase perché il
ragazzo con un sorriso sincero gli disse “Ho capito,
sarò muto come un pesce”
non sapeva il perchè, ma Merlin sapeva che poteva fidarsi
ciecamente del nuovo
amico.
I
cavalieri non vedevano l’ora che giungesse la sera, la
mattina si erano dovuti
svegliare molto presto a causa di un gruppo di predoni che aveva
spaventato un
intero villaggio, Arthur li aveva condotti nel luogo e dopo solo tre
ore di
ricerca avevano intercettato i banditi e messi in cella. Come se non
bastasse
nel pomeriggio Sir Gareth li aveva allenati nella mazza chiodata, poi
aveva
avuto la brillante idea di allenarli a cavallo con le lance, questa
volta con
un bersaglio molto difficile, un anello di ferro molto piccolo legato a
un
tronco con una fune, in molti fallirono solo Arthur e Leon riuscirono
nell’impresa alla terza volta. Ora Elyan, Gwaine e Parceval
si stavano recando
alla scuderia per lasciare i loro fidi compagni,persino i cavalli sembravano provati
dall’allenamento,
appena si accorse di loro Abel chiamò due garzoni urlandogli
di darsi una
mossa, poi con fare gentile l’uomo offri un po’ di
vino che aveva nel suo
fiasco ai cavalieri, dicendo che era uno dei vini più buoni
che avesse mai
assaggiato. Mentre i quattro stavano sorseggiando la bevanda videro
arrivare al
trotto Goliath, poi con un movimento fluido Edwin scese da cavallo ed
entrò
nella stalla insieme al fido animale senza aspettare che qualche servo
gli
venisse in contro. Con un cenno della testa li salutò, per
poi sparire nel
dietro “Animale bellissimo, ma ha un caratteraccio terribile,
solo quel ragazzino
sembra potersi avvicinare” quando stavano per andarsene
incrociarono Edwin, con
fare amichevole Perceval gli si avvicinò “Stasera
noi cavalieri ci troviamo
alla taverna per bere un po’ di idromele, ci farebbe piacere
se ti unissi a
noi” “Ovviamente se paparino te lo
consente” aggiunse Gwaine, sentendosi punto
su vivo Edwin innarcò un sopracciglio e con fare
strafottente rispose che ci
sarebbe stato.
La
taverna era piena di
gente ubriaca che urlava o intonava canzoni sconnesse, il locandiere e
i suoi
dipendenti cercavano di giostrarsi tra un tavolo e l’altro
riempiendo i boccali
dei cavalieri e degli ospiti “Su bevi un pò
ragazzo” gli disse Sir Leon, che a
parere di Edwin era completamente sbronzo, non l’aveva mai
visto così alticcio,
le parole le sbiascicava e gli occhi erano stranamente lucidi, il
cavaliere gli
strinse un braccio attorno alle spalle e iniziò a cantare
una canzone
ondeggiando. Ogni minuto che passava Edwin si stava chiedendo
perchè avesse mai
acettato l’invito, poteva benissimo starsene nei suoi alloggi
in compagnia di
un buon libro, invece si trovava li in quel tanfo puzzelente con umini
ubriachi, come se non bastasse non c’era neanche Merlin
“Devo aiutare Gaius per
la preparazione di un medicinale” ecco la sua
scusa, con un sospiro frustato tentò di
scansarsi dalla presa di Leon e con la coda dell’occhio vide
una delle giovani
cameriere importunata da un vero e proprio maiale, solo a guardare il
sudiciume
che quell’essere aveva addosso fece venire un urto di vomito
a Edwin, che non
invidiò per nulla la poveretta, dopo essersi liberata
dell’uomo si avvicinò al
loro tavolo, con un sorriso imbarazzato versò
dell’altro sidro nel suo boccale
“Muoviti cameriera vieni qui a intrattenerti con un vero uomo
e non con quel
moccioso” gli uomini in compagnia del bestione iniziarono a
ridere
sguainatamente, mentre con una faccia disgustata la ragazza
iniziò ad
incamminarsi verso il gruppetto “Vero uomo?! quello che vedo
io invece è un
lurido maiale puzzolente” le parole gli erano uscite senza
che volesse, non
sapeva se per il fatto che lo avessero preso in giro o per
pietà verso quella
poveretta, fatto sta che nella taverna regnò il silenzio,
persino il principe e
i suoi cavalieri lo fissarono stupiti mentre lui continuò a
tener lo sguardo fiero
verso l’uomo, come se quello che avesse detto fosse la cosa
più naturale del
mondo. Edwin vide l’essere avvicinarsi, come immaginava
puzzava di sudore ed
alcool “Ne hai di fegato ragazzino” detto
ciò lo prese per un braccio facendolo
alzare dalla panca, come se fosse stato toccato da un fulmine si
liberò
guardando in malo modo l’uomo “Non osate mai
più toccarmi con quelle sudice
mani” “Adesso ti faccio vedere io
moccioso” l’uomo si stava per gettare contro
il ragazzo quando fu bloccato da Arthur, il principe aveva afferrato
l’uomo per
un braccio portandoielo dietro la schiena, la bestia iniziò
a dimenarsi per
potersi liberare dalla presa, gli uomini insieme a
quell’essare erano già
pronti ad attaccare, ma vedendo le faccie e sopratutto le spade dei
cavalieri
rimasero fermi al loro posto. Arthur iniziò a parlare con
voce calma tenendo
sempre gli occhi fissi sull’uomo “Non credo sia il
caso di iniziare una rissa,
mi scuso per il mio amico, ma l’alcol lo deve aver portato a
dire cosa poco
gradite, ora se accettaste in dono una coppa di buon vino e se
continuassimo la
serata come se niente fosse ve ne sarei grato” a quelle
parole l’omaccione
sembrò calmarsi, con un’esprerssione grottesca
accettò la proposta del principe
e tornò a sedersi al suo tavolo, mentre Arthur si risedette
al suo pasto
continuando a scherzare con i cavalieri.
Dunque fine
siamo al quinto capitolo, come sempre ringrazio tutti colore
che leggono la mia fanfic, sopratutto un grazie speciale va a elfin
emrys per i suoi consigli , hai ragione forse ho esagerato un pochino
con la descizione di Gwen,^^ e infine a sackiko_chan sono davvero
contenta che la storia ti piaccia, ammetto che mi sono sentita un
attimo persa e che aveva considerato di cancellare la storia, ma poi ho
deciso di portarla a termine, perchè sarebbe stato un
peccato lasciarla li senza una fine^^
Credo che il prossimo capitolo lo posterò agli inizi di
settembre, dato che partirò per il mare e non so se
riuscirò ad avere la connessione, di conseguenza Buone
Vacanze a tutti
|
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Capitolo 6 *** capitolo 6 ***
Aveva
fatto una fatica pazzesca per ritornare al castello, già lui
era abbastanza
brillo, mentre Edwin era proprio ubriaco, non riuscivano neanche ad
andare
dritto continuavano a sbattere da pertutto, ovviamente la colpa era dei
suoi
cavalieri, Gwaine aveva offerto al giovane un boccale di birra e
l’aveva
sfidato a berlo tutto d’un fiato, ovviamente Edwin aveva
accettato perchè era
stato punto sul vivo dal cavaliere che per di più aveva
affermato “Se non
riesci a finirlo in un fiato non sei un vero uomo”
all’inizio aveva trovato
anche lui la cosa divertente, persino quando Leon aveva offerto un
boccale a
testa per festeggiare il trionfo del giovane Edwin. Adesso
ripensandoci, Arthur
aveva capito che non era stata una buona idea, perchè se li
avessero beccati
suo padre o Sir Gareth sarebbero finiti in guai seri, per di
più il ragazzo non
lo aiutava di certo continuando a incimpare sui propri piedi e
sbiascicando
parole sconnesse. A metà scalinata Arthur dovette
appoggiarsi al muro, tenendo
sempre per un braccio Edwin, con sguardo sconfortato guardò
il percorso che gli
mancava sulla scalinata, se solo ci fosse stato Merlin ci avrebbero
messo la
metà del tempo, ma quando serviva quell’idiota non
c’era mai, fu interrotto dai
suoi pensieri dalla voce di Edwin “Sapete non siete poi tanto
male” vedendo
l’espressione poco convinta del principe il ragazzo
continuò “No davvero...
insomma credevo che voi foste il solito principe boriosetto, la cui
unica
preoccupazione era quella di atteggiarsi come un pavonee un
deficente” “Molte
grazie” all’espressione offesa di Arthur, Edwin si
mise a ridere, per poi
tornare serio “Invece vi siete rivelato un bravo
ragazzo” era la prima volta
che il principe si sentiva dire che era un bravo ragazzo, di solito
tutti gli
dicevano che era un uomo d’onore, un gran cavaliere, ma bravo
ragazzo nessuno
ielo aveva mai detto e iniziò a ridere per
quell’affermazione.
Quando
finalemente arrivarono alla stanza di Edwin, il principe trasse un gran
sospiro
di solievo, per loro fortuna non erano stati scoperti dalle guardie che
facevano
il giro di ronnda nei corridoi del castello. Con poca grazia Arthur
posò il
giovane ragazzo nel proprio letto, sentì solo un mugugnio di
disapprovazione da
parte del moro, per poi vederlo raggomitolarsi, quando dormiva il
figlio di Sir
Gareth sembrava tanto innocente e calmo che quasi gli faceva venire
tenerezza,
all’inizio neanche lui aveva avuto molta considerazione di
Edwin, lo trovava un
ragazzino maleducato e altezzoso, poi pian piano l’aveva
visto ammorbidirsi e
scoprirsi un ragazzo d’onore, che non si piegava davanti a un
titolo, in un
certo senso gli ricordava un pò Merlin e Gwen. Non seppe
neanche il perchè, ma
gli rimboccò le coperte e gli accarezzo gentilmente i
capelli dicendo “Anche tu
sei un bravo ragazzo”.
Era
sicura che la testa le sarebbe scoppiata a breve, quella mattina si era
svegliata con un senso di nausea e vertiggini che non aveva mai
provato, come
se un intera mandria di cavalli le fosse passata sopra e la luce del
sole le
provocava un gran fastidio agli occhi. Con un’immansa fatica
riuscì ad alzarsi
dal letto e notò che indossava gli abiti del giorni
precedente, allora face
mente locale e ricordò la serata in quella bettola
puzzolente e il tragitto con
l’erede al trono per tornare al castello, per sua fortuna il
principe non aveva
avuto la malsana idea di spogliarla dai suoi abiti, ma
l’aveva solo depositata sul
letto. Appena il ragazzo della servitù entrò
nella sua stanza, con in mano il
vassaio della colazione, sentì un’ondata di nausea
travorgerla e con un sorriso
tirato chiese al giovane di uscire immediatamente con le cibarie,
perchè si
sentiva poco bene e non aveva per nulla fame. Persino il solo sentire
parlar Gareth,
le provocava delle fitte tremende alla testa, così per
evitare il vociare del
castello si nascose nell’unico posto tranquillo ed isolato
dell’intero
castello, la grande bibblioteca, dove a farle compagnia poteva esserci
solo il
vecchio notaio della casa reale, che per la maggior parte del trempo
dormiva.
Solo quando si fece sera, Alina gettò la spugna, non
potendone più di quel
malessere decise di andarsene a letto, ma non prima di essersi fatta un
bel
bagno caldo con le essenze di lavanda per rilassarsi, credette che
fosse
un’ottima idea, peccato che se ne sarebbe pentita poco dopo.
Mentre
stava lucidando e affilando una delle spade del principe, Merlin
sentì i
cavalieri parlare della sera precedente, di come avessere bevuto e
mangiato a
volontà “Però era proprio sverso il
figlio di Sir Gareth, non si reggeva
neanche in piedi, sfido che non si sia fatto vedere in giro”
a quelle parole il
valletto del principe capì che l’amico doveva star
male a causa del dopo
sbronza, con un sorrisetto divertito andò nelle sue stanze,
dove potè preparare
il solito intruglio che rifilava al principe dopo essersi ubriacato in
una
delle poche volte che usciva con i compagni d’arme
“Ha un odore nauseabondo, ma
devo ammettere che è miracoloso” diceva sempre il
biondo. Appena il preparato
fu pronto si avviò alle stanze di Edwin, se lo immaginava
sdraiato a letto nel
totale buio della stanza a imprecare contro il principe, i suoi
cavalieri e lui,
in effetti Merlin si sentiva leggermente in colpa per averlo lasciato
solo,
forse dopo aver bevuto l’intruglio l’avrebbe
perdonato per la sua mancanza.
Senza pensarci Merlin aprì la prta della stanza pronto a
salutare l’amico, ma
quando l’aprì vide una ragazza che usciva dalla
tinozza dell’acqua, una vampata
di calore gli attraversò il viso che divenne immediatamente
rosso come un
pomodoro, imbarazzatissimo si girò dall’altra
parte balbettando scuse
inarticolate, sul fatto che fosse sicuro che quelle fossero le stanze
di Edwin,
ma poi un lampo di lucidità lo fece rigirare
“Ed-Edwin?!” anche la ragazza era
rimasta ferma nella sua posizione, portandosi però un
canovaccio attorno al
corpo, non vedendola fiatare e non potendone più di
quell’assurda situazione era
pronto ad uscire dalla stanza, ma appena impugnò la maniglia
sentì la ragazza
urlargli di fermarsi e agguantarlo per un braccio “Ti prego
aspetta posso spiegarti
tutto” quelle parole però le uscirono incrinate,
il mago la fissò meglio
chiedendosi come era possibile ciò e perchè Edwin
si fingesse un uomo quando
invece era una donna “Forse è meglio se prima ti
vesti e poi parliamo”.
Alina
raccontò tutto all’amico, dall’assedio
al catello alla decisione di fingersi un
uomo, per la sua sicurezza e come unica speranza per poter salvare il
suo
regno, Merlin ascoltò tutto questo in silenzio, chiedendosi
se era il caso di
avvisare anche il rpincipe di ciò che aveva scoperto, ma
appena lo chiese alla
ragazza, questa gli disse “No, meno siamo a saperlo meglio
è, persino Uther ha
deciso di mantenere all’oscuso il figlio, proprio
perchè così non ne sarà
cionvolto. Dobbiamo mantenere il segreto fino a primavera, dopo di che
io e Gareth
raggiungeremo mio fratello e ci rimpossesseremo del nostro
regno” “So che
Arthur può sembrare un vero asino con poco tatto ed
emotività, però è un vero
genio nell’arte della guerra, fidati di lui”
“No, io non posso fallire anche
questa volta, ho abbandonato il mio regno solo per poter avere la
certezza di
salvare il mio popolo e mio padre, se Arthur sapesse chi sono veramente
inizierebbe a comportarsi in modo
diverso e a destare i sospetti delle persone” il valletto
reale ne semrbò
convinto, ma allo stesso tempo non gli piaceva l’idea di
tenere all’oscuro sia
Arthur che Gaius, però doveva quel favore ad Alina,
dopotutto lei non si era
fatta molti problemi a mantenere celato il suo.
Il
giorno seguente Merlin si sentì addosso lo sguardo
perforante di Sir Gareth,
come se lo stesse esaminando, molto probabilmente Alina doveva averlo
avvisato
del piccolo incidente e che ormai anche lui conosceva il loro segreto.
Quando
finalmente potè uscire dalla sala da pranzo,
sentì la voce del cavaliere
richiamarlo e chiedergli di seguirlo nelle sue stanze “Qui
nessuno potrà
sentirci, Alina mi ha raccontato tutto, non serve dirti che devi
mantenere la
massima segretezza” “Certo, la principessa mi ha
spiegato tutto e giuro che non
ne farò parola a nessuno, nemmeno con il mio
signore” alle sue parole Gareth
gli fece un sorriso cordiale per poi aggiungere “Ottimo, sei
un ragazzo
sveglio, ti avvico però, se tradirai la fiducia della mia
padrona io ti
infilzerò con la mia spada, ci siamo intesi” a
quella minaccia il mago iniziò a
sudare freddo e ad annuire vigorosamente.
Sono
spaventosamente in ritardo, dovevo aggiornare molto prima e invece la
sfiga si è abbattuta u di me, mi si è bruciato lo
schermo del computer e poi ho avuto un esame dietro l'altro. Comunque
spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio jajie per
le sue belle parole e tutti coloro che stanno leggendo o
recensiscono la mia fanfic, grazie di cuore^^
|
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Capitolo 7 *** capitolo 7 ***
Nel
castello quella sera vi era aria di festa, nella sala dame e nobili
uomini
danzavano creando una coreografia magnifica alla vista del re, questi
infatti
rideva e ogni tanto brindava in onore dei nuovi cavalieri che erano
appena
stati nominati da lui. Persino Alina fu travolta dal clima festoso, ma
questa
volta non si fece abbindolare e non toccò l’alcol,
si mise in un angolo per
vedere i danzatori e con la mente tornò alla festa
dell’investitura da
cavaliere di Caleb, aveva ballato con lui e con suo padre, ora tutto le
sembrava così lontano e distante, tanto che la malinconia
iniziò a pervaderla.
Era già pronta a tornare alle sua camere quando venne
trattenuta da lady
Helena, indossava un sfarzoso abito e con arie innocente gli chiese se
volesse
ballare con lei, senza che se ne accorgesse fu portata in pista e
dovette
ballare con la dama, sotto lo sguardo divertito dei cavalieri e di
Merlin.
Alle
prime luci dell’alba la campana dall’arme
iniziò a sunare per tutto il
castello, appena la sentì Alina fu colta dal panico, era lo
stesso suono
dell’assedio, le iniziò a girare la testa,
immediatamente si portò le mani alle
orecchie per non sentire il suono, mentre le immagini del fuoco e le
urla della
gente le tornavano alla mente “Basta tacete, non voglio
sentire” continuava
a ripetere la principessa,
rannicchiata e con le lacrime che le cadevano dagli occhi,
così la trovò Gareth
che in un attimo le fu vicino prendendola tra le braccia e
sussurrandole di
calmarsi “Non è nulla, ci sono stati dei ladri
è per questo che la campana
suona, ora dormite, ci sarò io a vegliare su di
voi”.
Un
gruppo di ladri era entrato nel castello, forse avevano sfruttato la
festa per
intrufolarsi e confondersi con la servitù, fatto stava che
le guardie avevano
trovato la porta della sala dei gioielli scardinata e immediatamente
avevano
dato l’allarme. Il principe si era incaricato immediatamente
della vicenda,
ovviamente il re era furioso e lo divenne ancora di più
quando una delle
guardie gli disse che era stato rubato anche il bracciale della regina,
uno dei
pocho ricordi che il re conservava di ella “Quei maledetti
bruceranno
all’inferno, Arthur devi assolutamente trovare i responsabili
e portare il
bracciale al castello, mi fido di te non fallire”Arthur e i
suoi cavalieri si
lanciarono immediatamente all’inseguimento dei briganti
seguendo le orme che
avevano lasciato nella neve, era la prima volta che il principe la
benediva,
grazie ad essa avevano una pista. Venendo il nervosismo del biondo
nessuno osò
fiatare, persino Merlin stette zitto per il tragitto, solo quando si
fermarono
per accamparsi per la notte iniziarono a parlare, mentre stavano
cenando e chiaccherando
Arthur alzò la mano facendoli tacere, tutti sentirono il
rumore degli zoccoli
di un cavallo, con le mani il biondo fece segno ai suoi uomini di
nascondersi
tra gli alberi, all’inizio Merlin pensò che
fossero i briganti, ma poi potè
immaginare che fosse solo un girovago o qualche viaggiante che passava
di li e
che era stato incuriosito dal fuoco, difatti poco dopo videro un
cavallo
entrare nel piccolo accampamento, ma era senza cavaliere e
ciò fece gelare il
sangue al giovane mago “Non ti muovere o ti
ammazzo” il corpo di Merlin divenne
un fascio di nervi a causa del contatto della punta di una lama sulla
sua
sciena, non riusciva neanche a muovere un muscolo “Girati
piano” con un immenso
sforzo si voltò e vide un figura incappucciata davanti a se
“Mio dio dovresti
vedere la tua faccia Melrin” davanti a se aveva Alina, la
ragazza si tolse il
cappuccio e con un pacca cercò di risvegliare
l’amico dall’imobilità “Io ti
ammazzo, per poco non mi facevi andare all’altro
mondo”. I due si portarono
vicino al fuoco, vedendoli i cavalieri uscirono dai loro nascondigli,
ovviamente Arthur iniziò a inveire su Edwin chiedendogli che
diavolo ci facesse
li “Vi ho seguito e devo dire che è stato alquanto
facile, avete lasciato una
marea di tracce dietro di voi” “Tu domani te ne
torni al castello” gli urlò
contro il biondo e con stizza si avvicinò al fuoco, ma prima
che potesse
sedersi sentì il ragazzo ribattere “Col cavolo,
vengo con voi e poi credo che
una mano in più vi possa servire, senza offesa ma sono molte
meglio io con la
spada che Melrin e poi potrei darvi un aiuto per seguire le
tracce” Arthur a
quella risposta si avvicinò pericolosamente a Edwin e a muso
duro gli disse “Lo
capisci che non è un gioco, che risciamo la nostra
vita?!” “Certo non sono un
idiota, ora è meglio che vi calmiate se no potrebbe
scippiarvi la testa, è
rimasta un pò della tua zuppa Merlin?" l’erede al
trono fu sicuro che se
non fosse stata per la sua possibile uccisione da parte del padre per
aver
assassinato il giovane e ovviamente per la presenza di testimoni,
avrebbe
sicuramente commesso un omicidio, quel ragazzino aveva il potere di
farlo
uscire dai gangheri “Maestà credo sia il caso di
portarlo con noi, dopotutto
potrebbe davvero aiutarci” bene ora non ci si mettava solo
Melrin a dare man
forte al moccioso, ma anche Sir Leon il suo più fedele
cavaliere, così vedendo
l’espressione cordiale dell’uomo si girò
verso Edwin e prendendo esempio Leon
gli disse che poteva restare, ma che se si fosse fatto ammazzare lui
non se ne
sarebbe preso la responsabilità.
Il
cielo era pieno di stelle e la luna sembrava enorme, Alina rimase per
qualche
seconso a fissare l’astro, chiedendosi se anche Caleb lo
stesse osservando, ma
poi si diede della stupida perchè sicuramente il fartello
era impegnato in ben
altro che nell’osservazione del cielo. Sentì
Merlin girarsi sul fianco e
chiederle “Non riesci a dirmire?”
“Diciamo che il terreno non è molto comodo,
comunque perchè l’asino reale è
così nervoso?” “Tra gli oggetti rubati
c’è anche il
bracciale della madre e lui è intenzionato
a riprenderselo” la ragazza poteva ben capire lo stato
d’animo di Arthur, anche
lei aveva perso la madre quando aveva sette anni e l’unico
suo ricordo
materiale era una collana di cui di solito non si separava mai, ma
Gareth iela
aveva fatta togliere appena erano fuggiti dal catsello ed ora era
insieme ad
alcuni oggetti che aveva ben nascosto nella sua camera.
I
cavalieri avevano cavalcato per ben due giorni interi nel tenativo di
raggiungere i ladri, oltre alla stanchezza dovuta sopratutto al freddo,
dovevano sopportare l’irritazione del principe che aumentava
ora in ora, appena
uno di loro proponeva una pausa questi lo ghiacciava con lo sguardo o
gli
giurava che se avesse ancora aperto bocca gli avrebbe tolto il titolo
di cavaliere.
Alla terza notte sembrava che l’umore di Arthur fosse
peggiorato ulteriormente,
con stizza aprì la cartina iniziando a parlare sulle
possibili vie che i
briganti potessero aver preso, mentre indicava con un bastone un
villaggio
Alina gli rubò da sotto il naso la pergamena “Che
diavolo fai?” sbraitò contro
il biondo, ma lei con un gesto della mano lo fece zittire e
parlò “Sicuramente
si dirigono verso est, guardate con altri due giorni di marcia
arriveranno alla
strada che porta ai confini del regno, sarebbe da stupidi fermarsi in
un
villaggio” il principe con uno sbuffo strappò di
mano l’oggetto aggiungendo
“Certo ci stavo arrivando anche io, mica sono un idiota, ora
riposiamoci perchè
domani all’alba ci aspetterà un lungo tragitto,
dobbiamo intercettarli prima
che valichino il confine”.
Ormai
Arthur stava perdendo ogni speranza, avevano cavalcato per tutta la
mattina e
non avevano trovato alcuna traccia dei fuggitivi, sembravano essersi
dissolti
nel nulla, per di più iniziava anche lui a sentire la
stanchezza del viaggio,
ma nonostante tutto voleva ritrovare il bracciale e riportarlo al
padre. Poi nel
pomeriggio qualcosa cambiò, mentre stava imprecando
mentalmente contro
l’inefficenza delle guardie del tesoro, sentì Leon
chiamarlo e indicargli un piccolo
cumolo di sterco di cavallo che stava ancora fumando per il calore
“Sire sembra
che le tracce portino all’interno del bosco, a mio parere si
sono fermati
vicino al fiume per riposarsi”. Dopo aver legato i cavalli si
innoltrarono nel
bosco cercando di fare meno rumore possibile, come aveva previsto il
cavaliere,
trovarono un piccolo accampamento vicino al corso del fiume, con uno
sguardo
veloce Arthur potè contare ben dieci uomini, erano in
minoranza numerica, ma si
fidava dei suoi cavalieri e sapeva che potevano abbattere il nemico
facilmente,
solo il più grosso quello vicino al fuoco lo spaventava,
sembrava un ammasso di
muscoli, però non potè preoccuparsene
più di tanto. Fece muovere i suoi uomini
affinchè potessero circondare il nemico e coglierlo di
sorpresa, sperando che
quell’idiota di Merlin ed Edwin non facessero qualche casino,
appena vide tutti
in posizione diede il segno e si gettò nella mischia.
Alina
sentì il cuore martellarle nel petto, di fianco se aveva
Merlin e davanti a
loro due uomini intenti a mangiare, alzò lo sguardo per
vedere la posizione di
Arthur e prima di andare in contro al nemico sentì la voce
del mago dirle di
non fare sciocchezze. Appena il nemico si accorse di loro
inziò la battaglia,
l’uomo che aveva di fronte a se era più alto di
lei di ben una stazza, con
movimenti rapidi riuscì a schivare i suoi colpi e a tentere
di colpirlo, ma
questi riuscì a ripararsi dietro una pianta,
tentò di attaccarla di nuovo, ma
questa volta la principessa riuscì a ferirlo e a farlo
cadere a terra. Mentre
si stava riprendendo sentì un’ombra scura dietro
di se, era già pronta a
schivare il colpo dell’altro brigante, quando lo vide
srabuzzare gli occhi e
poi cadeere a terra, a colpirlo era stato Merlin con un masso che aveva
incantato, immediatamente i due forono schiena contro schiena e si
guardarono
attorno per vedere la situazione, il principe e Perceval
sembravano intenti ad abattere il più grosso, che sembrava
essere un osso duro
e probabilmente era il capo del gruppo, poi con la coda
dell’occhio Alina vide
uno dei ladri tentare i fuggire, con in mano un grosso bracciale, ma
questi fu
colpito alla schiena da un pugnale di Gwaine, mentre cadeva a terra
vide il
gioiello scivolare dalla mano e sbalzare in aria, senza pensarci fece
un balzo
per prenderlo e quando atterrò sorrise verso Merlin e
Gwaine, ma poi sentì la
terra mancarle sotto i piedi e il gelo immergerla.
L’energumero
non era solo enorme e pieno di forza, ma era pure bravo con la spada,
vedendolo
in difficoltà Perceval
si era unito a lui, con
estrama difficoltà era riuscito a ferire mortalmente il suo
nemico, ma ci volle
anche un colpo dell’altro cavaliere per abbattere
definitivamente il bestione.
Con un certo orgoglio si girò verso al compagno
d’armi, ma la sua euforia durò
ben poco, quando la voce di Merlin urlare il nome di Edwin, lo vide
correre
lungo il corso del fiume, fu Gwaine a spiegargli cosa era successo
“Edwin è
caduto in acqua” non aspettò neanche il seguito,
immediatamente seguì il suo
servo e vide la figura di Edwin spuntare ogni tanto
dall’acqua lottanre con la
corrente, lo vide cercare di afferrare le rocce o di rimanere in
superficie,
con tutto il fiato che aveva in gola urlò “Edwin
resisti, cerca di attaccarti a
qualcosa” non poteva finire così, non dopo tutti
gli sforzi che avevano fatto,
si chiese perchè quello stupido ragazzino li avesse seguiti
e come potesse essere
stato così idiota da cadere in acqua.
La
corrente la strattonava ovunque, quando pensava di essere riuscita ad
agrapparsi a qualcosa, questa la strappava al suo appiglio e la
sbattacchiava
ancora, il freddo poi sembrava averle congelato la testa, la poca aria
che le
entrava nei polmoni invece le bruciava la gola e il petto, non sapeva
quanto
sarebbe riuscita a lottare, si aggrappò a una roccia
tentando di rimanerci
salda, ma un dolore lancinante si propagò per il suo braccio
destro,
all’ennesima immersione sentì il corpo
intorpidirsi e la coscenza abbandonarla.
Non
sapeva cosa lo facesse correre così forte, mentre le sue
gambe si muovevano
automaticamente il suo sguardo rimaneva fisso su Alina, Merlin sapeva
che
doveva trovare una soluzione in fretta, la ragazza non sarebbe
resistita al
gelo e all’acqua, quando vide il corpo della principessa
smettere di dibattersi
capì che era giunto il momento di usare la magia, con un
gesto della mano fece
cadere un grosso vecchio albero che era piegato verso la riva, il
tronco riuscì
a trattenere il corpo di Alina e lui potè salirci, con
attenzione arrivò fino
alla meta, con una mano tentò di afferrare il braccio della
ragazza “Ti prego
svegliati, da solo non ce la faccio, ti scongiuro”
però Alina rimase inerme, ma
in compenso arrivò
Gwaine che lo aiutò
ad issare il corpo della ragazza fuori dall’acqua per poi
caricarselo su una
spalla, prima che il tronco si frantumasse e fosse portato via dalla
corrente
riuscirono a mettersi in salvo sulla terra ferma.
Appena
furono al sicuro il cavaliere depositò a terra il corpo di
Edwin, per far in
modo che Merlin potesse prendersene cura, Arthur si affiancò
al suo servo
vedendolo indaffarato a controllare il corpo dell’amico
“Non respira, il suore
batte ma non respira” decretò la voce allarmata di
Merlin, un groppo si formò
sul petto del principe, no non doveva finire così
pensò ancora, poi vide il
valletto chiudere con due dita il naso e sporgere il viso di Edwin
verso l’alto
per poi depositare le sue labbra su quelle dell’amico e
gonfiare aria, dopo le
mani di Merlin si spostarono verso il petto di Edwin einiziò
a muoversi come se cercasse di spingere fuori
l’acqua. Forse vedendosi osservato, Merlin spiegò
in breve che cosa stesse
facendo “L’ho visto fare da un vecchio del
villaggio su una bambina che stava
per annegare.. Forza Edwin respira” vedendolo in
difficoltà Arthur tentò di
aiutarlo, dicendo che avrebbe dato aria a Edwin mentre lui doveva
continuare la
manovra, con disperazione Merlin urlò “Svegliati
maledizione, mi avevi promesso
che mi avresti portato a vedere le tue terre, che avremmo camminato in
mezzo i
campi e intonato le canzoni dei contadini... Edwin non molare ti
prego”. Dopo
attimi che sembrarono ore per i cavalieri, videro il corpo di Edwin
muoversi con
uno spasmo e sputare fuori acqua
tossenso “Si è ripreso, Edwin sei vivo”
disse Merlin commosso cercando di
sorreggere l’amico, mentre Edwin tossicchiava ancora e si
girò verso Arthur
cercando di portare l’attenzione del principe sul suo polso e
dire con voce
feblile “Il bra..il bracciale...l’ho
preso” senza volerlo una lascirma uscì
dagli occhi di Arthur, ma prima che qualcuno se ne accorgesse si
girò dall’altra
parte e disse “Sei un idiota”.
Dunque questo
capitolo è un pò più attivo, ho voluto
far vedere il legame che unisce Alina a Merlin, entrambi hanno un
segreto e si sentono uniti. Arthur invece prova ancora dei
sentimenti contrastanti per il nuovo arrivato, ma di certo non lo
odia... Comunque spero che anche questo capitolo vi sia
piaciuto, ringrazio tutti quelli che hanno letto i capitoli e speranza,
non ti preoccupare porterò a termine la storia^^ Al prossimo
capitolo..
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Con
grande fortuna riuscirono a trovare riparo in una caverna, durante il
breve
tragitto Perceval
aveva sorretto Edwin, ovviamente il
ragazzo aveva protestato dicendo che stava benissimo e non aveva
bisogno di
essere aiutato, ma Perceval fu piuttosto paziente e fece finta di non
sentire
le proteste dell’altro. Appena furono entrati Merlin accese
un piccolo fuoco
con i rametti che aveva raccolto durante il tragitto, con un gesto
veloce fece
segno al cavaliere di appoggiare Edwin vicino al fuoco dicendo a
quest’ultimo
“Cerca di scaldarti” ma prima che il mago si
potesse allontanare Edwin lo
trattenne sussurrandogli “Ho dei vestito asciutti nella mia
sacca, il problema
è che devo riuscire a cambiarmi senza che nessuno mi
veda” “Ci penso io”.
Nella
caverna erano rimasti solo Merlin, Lancelot ed Edwin, mentre
gli altri erano andati a trovare altra legna asciutta e del cibo
“Vai a
cambiarti nel fondo della caverna, nel frattempo io distraggo
Lancelot” detto
ciò il mago si avvicinò al cavaliere, che stava
sorvegliando con occhio vigile l’entrata
e iniziò a parlare del più e del meno per
distrarlo. Cogliendo l’occasione
Alina si rifugiò nella parte più buia della
caverna, fece fatica a cambiarsi
per colpa dell’agitazione, i vestiti le si erano appicciccati
addosso a causa
dell’acqua, in più le sue mani intorpidite dal
freddo facevano fatica a sfilare
i lacci dei pantaloni, purtroppo non riuscì a controllare al
meglio la
fasciatura attrono al petto, ma fu contenta che non si fosse tolta
durante
l’incidente. Mentre si stava infilando la casacca di lana,
sentì Arthur
chiedere a Merlin e a Lancelot dove fosse finita, con un movimento
veloce si
chiuse il mantello e uscì dal suo nascondiglio dicendo
“Sono qui” “Che diavolo
stavi facendo li dietro?” non capiva perchè il
principe avesse ancora
quell’aria irritata, ma decise di lasciar perdere rispondendo
“Mi stavo
cambiando” vide il biondo fare un’espressione
stupita, per poi affidare a
Merlin la selvaggina che aveva appena catturato.
Merlin riuscì a cucinare una zuppa e Lancelot si
occupò di
arrostire al meglio le due lepri che il principe aveva catturato,
mentre gli
altri cavalieri inziarono a prendere in giro Gwaine per passare il
tempo prima
del pasto, Arthur invece fissava di sottocchi Edwin che se ne stava di
fronte
al fuoco e fissava assorto le fiamme, lo vide stringersi più
addosso il
mantello di lana ed emettere un sospiro stanco. Durante la cena la
situazione
non cambiò poi molto, la caverna era riempita dalle voci
degli uomini, solo Edwin se ne stava muto, ogni tanto sorrideva a
quanlche battuta,
ma poi tornava a estraniarsi dal resto del gruppo, quando Merlin gli
chiedeva
se si sentisse bene il ragazzo sorrideva dicendogli di non preoccuparsi.
Quando fu il momento di coricarsi il principe decise i turni di
guardia, per una questione di precauzione, non sapevano se in
realtà
nell’accampamento dei briganti mancasse qualche loro
complice, con uno sguardo
che non permetteva repliche decretò che fosse lui insieme a
Leon a fare il primo
turno e quando continuò a distribuire i turni vide lo
sguardo accigliato di
Edwin che gli chiese infine “Perchè diavolo non ci
sono nei turni?” “Perchè non
sei nelle condizioni di farli e ora stai zitto e dormi” Edwin
stava per aprire ancora
per ribattere, ma in suo aiuto intervenì Merlin, che gli
promise di svegliarlo
quando sarebbe stato il suo turno e quello di Lancelot.
Sir Leon guardava preoccupato il suo principe, sembrava un animale
in gabbia, sbuffava in continuazione e ogni tanto contraeva le mani in
un
pugno, come se fosse pronto a sbottare in un momento
all’altro. Lui lo
conosceva bene il principe Arthur, quando era nervoso sbottava per
niente e se
la prendeva con il mondo intero, per questo era indeciso se parlare o
starsene
zitto, optò decisamente per la seconda quando vide gli occhi
di Arthur
lampeggiare verso di lui, come ad ammunirlo di non chiedergli niente e
così
fece, sapeva che doveva solo aspettare che fosse Arthur a parlargli. Il
biondo
si sedette a terra e iniziò a tormentare il terreno con la
punta della sua
spada, fece un buco e quando si sentì soddissfatto
dell’operato si girò verso
il cavaliere “Abbiamo rischiato grosso, ho rischiato di
perdere uno dei miei
uomini” Leon fece un leggero sospiro, era tipico
dell’erede al trono prendersi
anche responsabilità di cui non ne aveva colpa
“Maestà è stato un incidente, il
giovane Edwin sta bene, perciò non tormentatevi” a
quelle parole Arthur scattò
in piedi come se fosse stato morso da una serpe e con stizza rispose al
cavaliere più anziano “Per un lasso di tempo
è quasi morto Leon, se non ci
fosse stato Merlin sarebbe al creato.. io non dovevo farlo venire con
noi” con
un leggero disagio il cavaliere ricordò al suo signore che
era stato a causa
sua se il figlio di Sir Gareth si era unito al gruppo, ma il principe
fece un
gesto vano con la mano continuando a ripetere che Edwin era sotto a sua
responsabilità, “Mestà, Edwin
è vivo, è
questo che conta, andatevi a riposare, sveglierò io Gwaine e
Parceval”.
Per arrivare a Camelot ci avrebbero messo quattro giorni di
cammino, così alle prime luci dell’alba si
ritrovarono già in sella e pronti
per tornare a casa, l’euforia di tornare alle
comodità del castello alzarono il
morale del gruppo, tanto che Gwaine propose di spronare i cavalli al
galoppo per
arrivare prima. Ogni tanto Merlin fissava Alina, l’aveva
vista molto pallida
quella mattina, aveva dovuto aiutarla anche a sellare al meglio il suo
cavallo,
cosa alquato strana dato che lo faceva sempre lei, ma la cosa
più assurda era
che quando avevano fatto galoppare i cavalli, la principessa
non ne avesse approfittato per far correre come il vento il suo
destriero, ma
si era limitata a seguire il gruppo. Anche Arthur aveva percepito le
stesse
preoccupazioni del valletto, quando si erano fermati per riposare un
attimo si
era avvicinato a Merlin chiedendogli delle condizioni di Edwin, il moro
aveva
alzato le spalle dicendogli che il figlio di Sir Gareth continuava a
dire che
stava benissimo e che era solo stanco.
Il terzo giorno la
situazione sembrò peggiorare, mentre stavano cavalcando il
principe si accorse
di Edwin che non stava mantenendo la solita postura eretta, ma
bensì si era
accasciato col viso sul collo dell’animale, lo vide
sbilanciarsi verso destra e
se non fosse intervenuto lui il ragazzino sarebbe quasi caduto, persino
gli
altri cavalieri se ne accorsero e decisero di fermarsi per la notte per
vedere
se le condizioni di Edwin sarebbero migliorate. Appena Elyan accese il
fuoco, Edwin
si sedette di fronte ad esso per cercare calore, nessuno disse niente,
ma con
lo sguardo si capirono a vicenda, lasciarono il ragazzo in pace e
fecero come
se niente fosse proprio per non innervosire Edwin.
Merlin si prodigò per distribuire la razione di zuppa
cercando di
accontentare tutti sul dosaggio, ne prese una scodella per Alina e
quando iela
passò la vide storcere il naso, portarsi una mano alla bocca
lasciando cadere
la ciotola a terra e correre verso l’albero più
lontano. Immediatamente Merlin
le fu vicino, quando smise di rimettere l’aiutò ad
arrivare vicino al fuoco
mentre lei continuava a ripetere “Non è niente
davvero è solo un pò di nausea,
domani mattina starò già meglio”, ma il
principe sbottò dicendo “Meglio?! È da
ben tre giorni che sei bianco come un lenzuolo, ti reggi in piedi a
malapena e
fai finta di niente, ora ti farai curare da Merlin e te ne starai
zitto” a
quelle parole Alina si pietrificò,
i
cavalieri erano già ptonti a sentire un enorme battbecco,
sapevano che nessuno
dei due avrebbe ceduto l’ultima parola, perchè se
Arthur era cocciuto, il
figlio di Sir Gareth non era da meno, ma ci pensò Merlin a
calmare gli animi dicendo
che era inutile litigare e di starsene
calmi.
Durante la notte la situazione invece di migliorare
peggiorò,
quando Merlin le toccò la fronte constatò che la
ragazza aveva la febbre alta,
con i pochi ingredienti che aveva le preparò un intruglio
per abbassarle la
temperatura, ma nelle ore sucessive non vi fu nessun cambiamento e
l’aiutante
del medico di corte era talmente preoccupato che tentò di
utilizzare la magia
quando fu sicuro che nessuno lo vedesse, poi con un sospiro si
appoggiò al
tronco dell’albero più vicino all’amico
e rimase a vegliarlo fino a quando
morfeo lo chiamò a se.
Le prime luci dell’alba colpirono il viso del principe di
Camelot,
il ragazzo fu così obbligato a svegliarsi, rimaseper un
attimo ancora disteso
al suolo fissando i giochi di luce tra le fronde degli alberi, quando
si
ricordò che Edwin era ammalato si alzò per
controllare la situazione. La prima
cosa che vide fu Merlin appoggiato al tronco dell’albero che
dormiva ancora con
la coperta attorcigliata al corpo, probabilmente non aveva dormito
molto per
controllare l’ammalato, per questo si avvicinò al
giaciglio di Edwin cercando
di fare meno rumore possibile per non svegliare nessuno, ma i suoi
buoni
propositi svanirono quando vide il corpo di Edwin tremare come una
foglia e i
suoi lamenti, con un movimento veloce girò verso di se il
corpo del ragazzo e
gli mise una mano sulla fronte e si spaventò quando
sentì la temperatura,
“Merlin svegliati immediatamente” urlò
l’erede al trono, il moro aprì di scatto
gli occhi e vedendo la sua espressione confusa Arthur gli
spiegò che Edwin non
stava affatto bene, allora Merlin
gettò
da qualche parte la coperta con cui si era riparato dal freddo della
notte e si
accostò al corpo dell’amica
“Dannazione” sibilò, il principe non
perse nessuno
dei suoi movimenti mentre prendeva tutto il necessario dalla borsa, con
tono
autoritario ordinò ad Arthur di scaldare
dell’acqua mentre lui avrebbe cercato
delle erbe per abbassare la temperatura di Edwin, perchè
purtroppo la sera precedente
aveva finito tutti i medicinali.
Vedendo che la situazione non migliorava affatto, sia Arthur che
Merlin concordarono sul fatto che dovevano arrivare a Camelot il prima
possibile, i cavalieri prepararono le cavalcature, fu Peceval ad
occuparsi di Goliath
legandolo alla sua sella per non perderlo durante il tragitto,
perchè sarebbe
stato inutile cercare di cavalcarlo ed Edwin era troppo debole per
cavalcare da
solo. Arthur montò sul suo cavallo e quando vide Lancelot
con in braccio Edwin
gli fece cenno di avvicinarsi, capendo ciò che voleva fare
il biondo, il
cavaliere osò dirgli “Sire non vi preoccupate ci
penserò io a tenere il
ragazzo” “No, è compito mio, lui
è sotto la mia responsabilità e ora muoviti ad
aiutarmi a metterlo sulla mia sella o ti toglierò il titolo
di cavaliere” a
quelle parole Lancelot non potè dissubbidire, con
delicatezza passò il corpo di
Edwin al suo signore e immediatamente Arthur si accorse della
sostanziale
differenza di temperatura tra il suo corpo e quello di Edwin che
sembrava quasi
bruciare talmente era caldo.
Dunque mi scuso per
il ritardo, ma tra vari impegni tra cui scuola e lavoro non
sono riuscita a scrivere molto, comunque ringrazio tutti coloro che
leggono e seguono la storia, in più devo scusarmi anche per
i gravi errori di scrittura dei capitoli precedenti... sarò
sincera ho scritto tutto velocemente e non ho più
rincontrollato., il mio problema rimane sempre la distrazione
perciò mi scuso se ne avete trovati altri anche in questo
capitolo, sopratutto con elfin emrys , che ogni volta con infinita
pazienza me li illustra, grazie davvero e scusami ancora
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Nuovo capitolo, era da un bel pò che non aggiornavo, a causa di vari porblemi, come lo studio, problemi personali e per la mancanza di voglia di scrivere. Avevo pensato di cancellarla del tutto, ma poi mi sono detta "Hai inziato e mo finisci". Ringrazio tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono la storia. Un bacio Miki87
I cavalli procedevano a passo spediato ormai da ore, Leon potè notare la bava che produceva il suo destriero, quando si volse verso i suoi compagni vide che anche gli altri cavalli erano nelle stesse medesime condizioni, se avessero continuato con quel ritmo sicuramente li avrebbero disarcionati o sarebbero crollati a terra. Con un tocco deciso ai fianchi chiese all’animale un ultimo sforzo per potersi avvicinare al principe “Maestà dobbiamo fermarci, i cavalli stanno per crollare, dobbiamo farli riposare per qualche ora” “Dobbiamo arrivare a Camelot il prima possibile, non possiamo permetterci una sosta” a quella risposta Leon imprecò mentalemente, con un enorme respiro tentò di calmarsi e di trovare le parole adatte per convincere Arthur “Sire pensate anche ad Edwin, credo sia stancate anche per il ragazzo, ha bisogno di una pausa” alle sue parole Arthur abassò lo sguardo sul suo passeggero, il respiro corto e le gote color del fuoco gli fecero capire che la febbre doveva essersi alzata di nuovo, con un urlo ordinò ai suoi uomini di fermarsi alla successiva raduna.
Merlin controllò Edwin, il ragazzo tossì un pochino e si raggomitolò nel mantello, cercando un pò di calore vicino al fuoco. Uno strano silenzio si propagò tra i compagni, come se nessuno avesse la forza di parlare, persino Gwaine il più chiaccherone se ne stava zitto e mogio contro al tronco dell’albero fissando Elyan che stava portando altra legna pr il fuoco. Il silenzio surreale fu interrotto dai lamenti di Edwin, il ragazzo sembrava in preda ad un incubo, continuava a muoversi e a ripetere frasi sconnesse. L’assistente del medico gli si avvicinò subito, cercò di calmarlo posandogli una pezza bagnata e tentò di somministrargli una fiala del rimedio, ma il ragazzo si dimenava troppo, con una manata fece cadere il contenitore dalle mani di Merlin urlando con occhi vitrei “Sta bruciando tutto... il fuoco è troppo alto.. no padre non andatevene” ci volle l’intervento di Percival per rimettere sdraiato Edwin, ma il ragazzo si dimenò ancora scalciando e cercando di liberarsi dalla presa del cavaliere “Che diavolo sta dicendo?” chiese Percival mentre Merlin somministrava la medicina con fatica “È in preda ai deliri, non darci troppo peso” detto ciò videro Edwin calmarsi e ricadere nell’oblio.
Con molta fortuna il gruppo riuscì ad arrivare a Camelot prima che il sole tramontasse, il principe portò immediatamente Edwin negli alloggi di Gaius sotto l’occhio vigile del suo servo personale, entrambi avevano notato le facce curiose dei passanti, che cercavano di capire cosa stesse succedendo, ma entrambi non vi diedero peso. Trovarono il vecchio medico intento nella lettura di un vecchio tomo, a causa del fragore del loro ingresso lo spaventarono, ma tornò immediatamente in sè quando notò Edwin tra braccia del principe e con un solo gesto fece segno ad Arthur di posare il figlio di Sir Gareth sul letto.
Merlin sperò vivamente che qualcuno entrasse per richiamare il principe prima che Gaius iniziasse a visitare Alina, tentò più volte di attirare l’attenzione del suo mentore per potergli parlare, ma questi era intento a visitare il paziente e non badò a lui e ai suoi tentativi. Quando le mani del cerusico arrivarono alla casacca della ragazza, Merlin fu quasi sicuro che avrebbe utilizzato la magia, ma per sua fortuna entrarono il Re con Gareth e ringraziò mentalemente chiunque li avesse avvisati. Il cavaliere si gettò immediatamente al capezzale del figlio, posando una mano sulla fronte del giovane, mentre Uther chiese ad Arthur delle spiagazioni, Merlin ne approfittò per mettersi accanto al buon medico dicendogli “Gaius aspettate un attimo, credo sia il caso che il Re e Arthur lascino la stanza prima che inizate la visita in modo più accurato” il mentore lo guardò stralunato alzando il suo sopracciglio come per chiedergli se fosse impazzito o che cosa avesse combinato “Fidatevi” vedendo il suo sguardo deciso, il medico si trovò a chiedere ai reali di lasciare la stanza e lo stupore del cerusico aumentò quando Uther acconsentì immediatamente alla richiesta.
Passò una settimana in cui Alina rimase ferma a letto, per i primi tre giorni la ragazza prendeva conoscienza per poco tempo, poi la febbre tornava forte e la faceva ricadere in uno stato d’incoscienza, dove alcune volte prevalevano gli incubi. Merlin era stato congedato dai suoi doveri di paggetto reale, per poter stare al fianco di Edwin costantemente e il principe non osò controbattere la decisione del re, l’unico oltre a lui che poteva avvicinarsi all’ammalato era Gaius. L’aiutante del medicò ricordò il momento in cui il suo mentore scoprì che Edwin era in realtà una ragazza, il vecchio medico prima arrossì e poi impallidì, ma il peggio arrivò quando Sir Gareth rivelò che in realtà la ragazza era la principessa Alina Vermilliondel regno di Gwyned, il buon Gaius dovette sedersi per digerire la notizia, con uno sguardo incredulo si girò verso il figlioccio “Tu sapevi tutto ciò” non trovando le parole il ragazzo annuì solamente, mentre il sopracciglio dell’uomo che considerava come un padre, guizzò verso l’alto in modo intimidatorio. Il cavaliere della principessa spiegò l’intero accaduto al cerusico, chiedendogli infine di mantenera l’assoluta segretezza per la salvezza e la protezione di sua maestà la principessa Alina, senza però aggiungera la velata minaccia che aveva fatto a Merlin, che se ne stupì, ma forse era proprio perchè il caro vecchio Gaius ispirava una fiducia incondizionata.
Il quarto giorno Alina tornò più stabile, i momenti di lucidità erano diventati più frequenti, chiedeva notizie sul castello e su i suoi abitanti, mentre qualche volta era Merlin a farle qualche domanda sul regno di Gwynedo sui famigliari della ragazza. Fu in una di quelle occasioni che il mago scoprì che la Alina era orfana di madre, “Avevo sei anni quando si è ammalata e dopo un anno ci ha lasciato, ricordo che era molto dolce con me e mio fratello, ma era anche molto severa. Purtroppo con gli anni i ricordi stanno svanendo, non ricordo neanche più la sua voce” a quelle parole il cuore di Merlin si intristì per qualche istante, ricordò Bellinor, a differenza di Alina, lui era stato insieme a suo padre solo per pochi giorni, eppure ricordava che erano state le ore più belle delle sua vita, perchè finalmente poteva dare un volto all’uomo che gli aveva dato la vita.
La camera di Alina era avvolta nel buio della notte, solo la fioca luce di una candela illuminava il letto della ragazza e il giovane servo che stava dormendo sulla poltrona accanto al letto. Garreth si avvicinò con passo felpato e quando fu abbastanza vicino scuotè la spalla di Merlin, il ragazzo sobbalzò leggermente strabuzzando gli occhi, il cavaliere dovette trattenere una risata per non offendere il ragazzo e per non svegliare la sua signora, poi quando fu sicuro di riuscire a parlare disse a Merlin che poteva pure andare e che avrebbe lui vegliato su Alina “Ne è sicuro? Per me non è un problema restare” l’uomo sorrise al ragazzo e lo congedò.
Rimasto solo il cavaliere della principessa si sedette sulla poltrona e la sua mente iniziò a vagare per vari ricordi. Ricordò sua moglie Beth, l’aveva conosciuta a palazzo, era una delle dame di compagnia della regina, l’aveva corteggiata e dopo aver avuto il consenso da entrambe le famiglie si erano sposati. Purtroppo sua moglie morì pochi anni dopo a causa di una grave epidemia che si era diffusa per tutto il regno e non avevano avuto figli. Voleva molto bene a Beth, ma non era di certo amore, era stato innamorato di una sola donna, la moglie del suo migliore amico, Sylvia la regina di Gwyned, non le aveva mai confessato i suoi sentimenti per rispetto a Greghory e a lei, eppure quando era morta se ne era pentito. Si era sentito anche così sbagliato, aveva provato un dolore profondo per la morte di Beth, ma non come quello per la scomparsa della regina, si era sentito trascinare dentro un baratro profondo, tanto da fargli mancare il respiro e questo non era giusto nei confornti della sua devota moglie. Negli anni poi si era affezionato tantissimo ai due principi, li considerava come dei figli e avrebbe dato la propria vita per loro, senza nessuna minima esitazione. Quando Caleb era partito per la guerra si era sentito impotente, a causa della vecchiaia i suoi riflessi erano peggiorati e sarebbe stato solo un peso per il principe, per questo aveva deciso di rimanere a palazzo utilizzando la scusa della vecchia ferita di battaglia, ma non senza aver dato la giusta protezione a Caleb. Aveva creato un piccolo gruppo speciale di cavalieri, i migliori che aveva addestrato e gli aveva impartito l’ordine di proteggere con qualsiasi mezzo l’erede al trono, solo così si era sentito completamente calmo.
Non evrebbe mai immaginato che i nemici avrebbero colpito al cuore del regno, il castello, a causa della guerra erano rimaste solo le guardie e qualche cavaliere anziano, ciò aveva dato un enorme vantaggio a chi li aveva attaccati e conquistati. Con enorme fortuna era riuscito a salvare la principessa e a portarla in un luogo sicuro, ora non doveva far altro che aspettare la primavera per ragguingere l’esercito di Gwynede riprendere il regno insieme a Caleb. Pregò che Greghory, il suo re e amico, fosse ancora in vita e di poterlo salvare.
Fu ridestato dai suoi pensieri quando sentì Alina mormorare qualcosa, le passò una pezza bagnata sulla fronte e poi sulle guance, mentre compiva quel semplice gesto notò la somiglianza tra Alina e Sylvia, gli stessi lineamenti dolci, le labbra fini ma allo stesso tempo sensuali e i grandi occhi che si allargavano quando scoprivano o si sorprendevano di qualcosa. Dopo aver posato il panno, passò una mano fra i capelli della ragazza e le sussurrò un motivetto per poterla calmare.
Arthur passò solo il sesto giorno a trovare l’ammalato, era stato impegnato tra i doveri e gli impegni reali, ma a essere sinceri un minimo di tempo lo poteva anche trovare, eppure appena si avvicinava al corridoio delle stanze del ragazzo si ricordava di un impegno improvviso e sgattaiolava via come un ladro. Quando suo padre gli fece notare per la quarta volta della sua mancata visita a Edwin, sottolineando che aveva rischiato la vita a causa sua, aveva capito che non poteva più tirarsi indietro. Bussò per ben due volte alla porta di Edwin, pensò che il ragazzo stesse dormendo e che forse Merlin era andato da Gaius per aggiornarlo sullo stato di salute del degente, era già pronto ad andarsene, quando sentì la risata cristallina di Merlin, con un moto di stizza entrò nella stanza e trovò Merlin seduto su una poltrona che rideva insieme a Edwin, il ragazzo era appoggiato alla testata del letto, non seppe se era per la luce che proveniva dalla vetrata o dal fatto che il ragazzino stesse ridendo tanto, ma ad Arthur parve che gli occhi di Edwin fossero estremamente belli, come il suo viso.
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