Hidden Princess

di Miki87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Allora questa è la mia prima Fanfiction sulla serie Merlin, diciamo che ho inziato ad appassionarmi a questa serie dopo aver visto anche la terza stagione.
Non so quanto sarà lunga, tutto dipenderà dall'ispirazione e dal tempo che riuscirò a dedicarci, ma spero di non deludervi^^



Dalla sua finestra la principessa Alina poté vedere il fratello Caleb a cavallo pronto per partire in battaglia contro il regno di Kernow, il re Gregory si avvicinò al figlio abbracciandolo e sussurrandogli qualcosa nell’orecchio, il principe ricambiò l’abbraccio e prima di montare a cavallo portò lo sguardo verso la finestra della sorella, appena si accorse della sua presenza le fece un gesto di saluto con la mano. Si erano salutati la sera prima, il banchetto che doveva essere di celebrazione per il fratello in realtà si era trasformato in un incubo per Alina, soprattutto quando il padre aveva alzato il calice in aria per brindare al principe ereditario e al suo coraggio, lei invece avrebbe voluto supplicare il re di smetterla con quella inutile faida e di lasciare il fratello a casa, ma come da brava principessa se ne stette zitta al suo posto e pianse solo quando era nelle sue stanze ricordando le parole del fratello quando l’aveva salutata prima che se ne andasse nelle proprie stanze per la notte“Tornerò e sarai fiera di me” peccato che lei lo fosse già e che non doveva mostrarle nulla.
“Maestà vi aiuto a vestirvi” la sua dolce serva Evy si avvicinò piano, con cura depose gli abiti puliti sul letto a baldacchino, poi attese vicino al paravento la sua signora che appena le fu di fronte si fece slacciare la camicia da notte “Mia signora vedrete che il principe Caleb tornerà presto sano e salvo” “Lo spero Evy”.
La vita al castello stava precedendo normalmente, ormai erano passati dieci giorni da quando Caleb e l’esercito erano partiti ed ne ebbero solo qualche sporadica notizia da un emissario mandato dal principe, anche solo quelle frammentarie notizie rassicuravano le e il padre. Stanca della solita monotonia Alina chiese a Gareth di esercitarsi con la spada, egli era un grande maestro delle armi e aveva insegnato ciò che sapeva prima al fratello e poi a lei, all’inizio suo padre non ne era convinto ma poi concordò con lei che una brava principessa dovesse sapersi difendere da sola in un momento di grande difficoltà. Alina iniziò ad attaccare il suo mentore, le loro spade si incrociarono parecchie volte e alla fine vinse Gareth avendola disarmata “Ottimo duello Maestà, ormai state diventando quasi più brava di vostro fratello” “Non adularmi Gareth, ne ho ancora di strada per arrivare al livello di Caleb… ditemi una cosa secondo voi il nostro esercito vincerà la battaglia?” l’uomo assunse un’aria stranita, non capiva perché la principessa avesse questi dubbi sull’esercito e sul fratello, aveva sempre saputo che Alina era differente dalle altre principesse che conosceva, era una ragazza acuta, intelligente e soprattutto non se ne stava tutto il giorno a rimirarsi allo specchio o a cucire come la maggior parte delle principesse “Credo di sì principessa, dopotutto vostro fratello oltre ad essere un ottimo cavaliere è anche un abile stratega. Abbiate fede in lui” Alina si sentì quasi punta sul vivo, con occhi duri si rivolse al cavaliere “Certo che ho fiducia in mio fratello, ma bisogna sempre non sottovalutare l’avversario e poi si sa che il fato può sempre cambiare vento, questo me lo avete insegnato voi Sir Gareth “ il maestro le sorrise, con un gesto affettuoso le circondò le spalle mentre si incamminavano verso l’armeria per depositare le spade, in alcuni momenti tra i due non vi erano certi tipi di formalismo come quello tra un cavaliere e una principessa “Alina non crucciarti e cerca di essere forte, tuo padre ha bisogno del tuo sostegno” “Sarei stata più tranquilla se voi foste stato al fianco di mio fratello” anche lui avrebbe voluto partecipare alla battaglia, ma a causa di una vecchia ferita di guerra all’anca destra sarebbe stato solo un peso per il principe e per l’intero esercito. 
Alina si svegliò di soprassalto a causa delle campane d’allarme che rimbombavano in tutto il castello, con il cuore in gola la principessa si alzò dal suo letto e si avvicinò alla finestra, tra il buio poté scorgere delle fiamme e  sentire le urla di panico delle persone, presa dal panico corse verso la sua porta ma prima che poté aprirla vi entrò Gareth ,l’uomo aveva la fronte imperniata di sudore e nella mano destra la spada sguainata, dopo di lui vi entrò anche il re “Padre che sta succedendo?” “Un assalto, sono mercenari e sono a migliaia” il corpo della principessa fece un sussulto involontario, non ci voleva molto  per capire che sarebbero capitolati, i migliori uomini dell’esercito erano in battaglia con suo fratello e anche se Caleb fosse stato avvisato ci avrebbe messo due giorni ad arrivare. Un urlo agghiacciante arrivò dal fondo del corridoio “Presto Alina scappa insieme a Gareth “ “No, io non vi lascio padre resterò qui con voi fino alla fine” “E’ un ordine Alina, non lascerò che mia figlia muoia per mano di quei cani, presto Gareth portala via attraverso il passaggio segreto, non importa come ma salva la principessa” la ragazza cercò di ribellarsi alla stretta del cavaliere, non voleva lasciare il suo popolo e soprattutto suo padre, il re aiutò Gareth a condurre la principessa vicino all’apertura segreta che era dietro a un enorme araldo nella stanza di Re Gregory, questi lo azionò aprendo una porta nascosta nel muro “Alina ascoltami attentamente, ricordati sempre che tu sei la figlia di Gregory Vermillion re di Gwyned, ma soprattutto ricordati che tu e tuo fratello siete la cosa più bella della mia vita e che ti ho sempre amata” detto ciò il re non aspettò neanche una risposta, con una spinta decisa fece entrare la figlia nel passaggio e poi lo chiuse dietro di se sentendo la figlia che lo chiamava.
Il passaggio segreto portò nelle scuderie, Gareth controllò che non vi fosse nessuno per poi far uscire la principessa, il corpo di Alina era scosso da forti spasmi e dagli occhi cadevano lacrime silenziose, purtroppo il cavaliere sapeva di non avere molto tempo prima che li scoprissero, aveva promesso al suo Re che avrebbe portato in salvo la principessa e sarebbe ciò che avrebbe fatto a costo della sua stessa vita. Con movimenti veloci l’uomo sellò il cavallo della principessa e poi il suo “Alina ascoltami sai dove è il vecchio rifugio dei boscaioli?” dopo aver ottenuto un cenno di approvazione della principessa continuò “Molto bene, adesso usciremo di qui e dovrai spronare il tuo cavallo al massimo, qualsiasi cosa accada non devi fermare il cavallo e voltarti indietro fino a quando sarai al rifugio” “E tu cosa farai?” “Non vi preoccupate prima devo solo depistare il nemico e poi vi raggiungerò, avete la mia parola d’onore”all’ennesimo segno d’assenso, Gareth aiutò Alina a montare, poi si avvicinò al portone e tirò una poderosa pacca sul cavallo di sua maestà che corse a galoppo.
Davanti al ponte Alina trovò due mercenari che tentarono di fermarla ma grazie al suo cavallo li travolse e potè continuare la sua corsa, poi sentì dietro di se le urla di alcuni nemici che forse la stavano inseguendo a cavallo, ma come le disse Gareth non si fermò e non si voltò, anzi chiese uno sforzo maggiore al suo destriero incitandolo, questi ovviamente non la deluse, nonostante il terreno accidentato l’animale non perse mai il ritmo e continuò la sua corsa sfrenata. Non seppe neanche in quanto tempo si ritrovò davanti al rifugio, con un movimento veloce smontò da cavallo e lo portò dentro una piccola rimessa, in cui l’animale vi stava, per altezza, appena “Scusami Goliath, vedrai tra poco ce ne andremo presto, lo sai che ti devo la vita vero amico mio? Appena posso ti comprerò delle belle mele” il cavallo nitrì e le portò il muso vicino alle mani per farsi fare qualche coccola, il momento idilliaco finì quando la principessa sentì il rumore degli zoccoli di un cavallo avvicinarsi, d’istinto prese un rastrello poco lontano da lei pronta ad attaccare. Con movimenti calcolati uscì dalla rimessa stando appiccicata alla parete, era fortunata ad avere il buoi a suo favore, quando i rumori degli zoccoli si fecero più vicini strinse la pseudo arma ancora più forte e il cuore iniziò a martellarle nel petto come uno stallone al galoppo “Maestà, sono io Gareth dove siete?” sentendo la voce del maestro Alina lasciò un sospiro di sollievo, uscì dal suo piccolo nascondiglio trovandosi a pochi cm dal cavaliere che per tutta risposta guardò stranito il rastrello, vedendo il suo sguardo inquisitorio la giovane si giustificò “Per difendermi, lo so non è il massimo ma è pur sempre qualcosa” Gareth le sorrise bonariamente, dopo aver messo anche lui il cavallo nella rimessa entrarono insieme nel rifugio.

Il rifugio era vecchio e malandato, dalle pareti poterono sentire gli spifferi d’aria entrare, Alina si strinse nelle braccia colta da una forte pelle d’oca dato che indossava solamente la sua camicia da notte così Gareth le diede il suo mantello per coprirsi da vero gentiluomo, la principessa lo ringraziò con gli occhi e si mise in un angolo mentre l’uomo accese un piccolo focolaio per riscaldarsi, Alina fissò il fuoco le tonalità rosse e gialle che si mischiavano, si chiese se suo padre fosse sopravvissuto, se Caleb sarebbe tornato e cosa avrebbe dovuto fare dopotutto erano solo lei e Gareth “Maestà riposatevi, starò io di guardia” la ragazza lo ringraziò e si accoccolò meglio vicino al fuoco e tentò di prendere sonno, ma appena chiuse gli occhi poteva ancora vedere nella sua mente il volto preoccupato di suo padre, il fuoco che bruciava la cittadella e le voci agonizzanti del suo popolo, si svegliò di soprassalto con Gareth che la scuoteva “Maestà svegliatevi è solo un incubo” presa sempre da quel leggero panico si attaccò alla veste del maestro e vi nascose il viso, calde lacrime amare iniziarono a sgorgare dai suoi occhi, mentre l’uomo le accarezzava i capelli tentando di rassicurarla.
Gareth porse una ciotola con delle bacche alla principessa scusandosi per quel poco che aveva trovato, ma Alina non iene fece una colpa “Cosa faremo adesso?” “Andremo a Camelot, purtroppo dovremmo prendere la strada più lunga,cioè attraversando il passo delle montagne, se ci addentrassimo nel bosco rischieremmo di incontrare i mercenari” la ragazza fissò la piccola mappa che il mentore mise a terra per farle vedere la strada “Perché invece non andiamo da Caleb, dista solo due giorni da qui” per Alina sembrava la cosa più semplice, una volta avvertito il fratello si sarebbe mosso con l’esercito e si sarebbero ripresi il castello, ma Gareth scosse la testa desolato “Mi spiace ma rischieremmo troppo e poi saremmo attaccati da due fronti, mentre se chiediamo aiuto a Uther avremmo più tempo per prepararci e più possibilità di vincere. Purtroppo abbiamo due problemi” la fanciulla lo guardò stranita, poi capì quale era uno dei due problemi il primo era che dovevano raggiungere il passo prima che nevicasse, perché ormai l’inverno era alle porte e avrebbe chiuso il passaggio rubandogli ogni via di fuga, ma allo stesso tempo i mercenari non avevano il problema di un possibile attacco dai regni vicini e dall’esercito di Claeb dato che il regno sarebbe stato quasi isolato, chi aveva agito contro il suo regno non era per nulla uno sprovveduto perché avrebbe avuto il tempo di un intero inverno per far riprendere i propri uomini e trovare una strategia adeguata per eliminare l’esercito al proprio ritorno. Mentre il secondo le sfuggiva non riusciva proprio a capire quale fosse, così disse la sua teoria sul primo problema ottenendo un sorriso d’approvazione, poi Alina chiese quale fosse il secondo “Voi Maestà, i mercenari vi cercheranno in ogni villaggio, dobbiamo trovare il modo di passare inosservati in mezzo ad essi” di fatto dovevano per forza passare per gli ultimi tre villaggi del confine, perché non vi era altra via, Alina si alzò in piedi e iniziò a vagare per la stanza alla ricerca di una soluzione, mentre camminava inciampò in una sacca, presa dalla curiosità l’aprì e vi trovò degli abiti, poi una lampadina le si accese, era un azzardo ma tanto valeva provarci “Ho trovato, mi fingerò un uomo” Gareth a quella proposta sgranò gli occhi color dell’ebano e fissò la sua signora allucinato “Maestà state scherzando vero?” “Pensateci quei maledetti cercano una principessa, cioè una donna, non stanno cercando un uomo” in effetti il ragionamento non faceva una piega, ma il cavaliere dubitava nel successo di quel piano.

Doveva ammetterlo Gareth non aveva mai conosciuto un essere tanto testardo come Alina Vermillion, aveva già testato la sua testardaggine qualche anno prima, il re per i dodici anni della figlia le aveva concesso come regalo di scegliersi il proprio destriero, l’allevatore con i cavalli più belli si era presentato nella piazza del castello il giorno del compleanno della principessa con se aveva animali bellissimi e di varie tonalità, tra cui una giumenta bianca che era l’animale più docile che avesse mai visto a detta dell’allevatore Tom, ma Alina non calcolò minimamente i cavalli proposti dal suddito, ma si avvicinò incuriosita allo stallone frisone nero che strepitava perché legato alla staccionata “Lui, voglio quel cavallo” inutile dire che sia l’allevatore che il re cercarono di dissuadere la ragazza, ma Alina ne fu irremovibile nonostante Tom l’avesse avvertita dell’indole ribelle dell’animale. Quando fu disarcionata la prima volta Sir Gareth era ben sicuro che la principessa sarebbe corsa dal padre chiedendo di cambiare l’animale, invece questa si alzò e tentò ancora una volta di far capire chi era il padrone, al quarto giorno l’animale divenne docile e la principessa potè sfoggiare la sua conquista davanti ai cavalieri e ai nobili di corti che ritenevano la sua impresa impossibile, persino il fratello a volte la prendeva in giro, ma vedendo la sorella le fece un nobile inchino in segno di rispetto. Goliath nitrì leggermente “Un attimo la tua padrona sta finendo di prepararsi” aveva aiutato Alina a tagliarsi i lunghi capelli, con aria risoluta l’aveva guardato e ordinato di tagliare le lunghe ciocche, quando le si era avvicinato con il coltello da caccia le chiese ancora se ne fosse sicura “Fatelo Gareth, sono capelli ricresceranno” però potè giurare di averla sentita irrigidirsi quando le aveva tagliato la prima ciocca, quando finì l’opera sul pavimento vi era una massa informe di capelli color nocciola, senza dire una parola Gareth li raccolse e li bruciò, se i mercenari fossero arrivati al rifugio e avessero trovato i capelli forse avrebbero scoperto il loro piano perciò non potevano rischiare “Maestà vi lascio prepararvi” detto questo il cavaliere si dileguò per sellare i cavalli, ora doveva solo attendere che la ragazza uscisse fuori “Gareth che ne dici?” Forse quel folle piano non sarebbe stato scoperto tanto facilmente.

 

Era già passato un anno dalla battaglia contro i cavalieri invincibili e Morgose, ma soprattutto dalla scomparsa di Morgana, Uther era diventato ancora più estremista contro la magia, secondo il re di Camelot era stata quella maledetta a corrompere la sua adorata pupilla, perché in realtà Morgana era di animo nobile e non si sarebbe mai comportata in quel modo ormai non poteva neanche più essere nominata quella parola. Arthur aveva accettato il nuovo comportamento del padre, il popolo vedeva Uther come un re duro, forte e invincibile, ma nessuno di loro poteva vedere il tormento del re come Arthur, a volte lo trovava immerso a fissare il vuoto con occhi spenti o alla notte invocare nel sonno il nome della sorella. Una sera di fine estate era pronto a parlare al padre del suo amore per Gwen, si sentiva agitato ma allo stesso tempo deciso, era inutile continuare a nascondersi, voleva vivere alla luce del sole il suo amore, trovò suo padre già seduto per la cena, i servi servirono le pietanze calde e mentre il re stava tagliando una coscia di pollo trovò il coraggio di parlargli “Padre dovrei parlarvi di una cosa importante” Uther lasciò da parte la pietanza e prima che il figlio potesse continuare gli disse “Prima ti vorrei parlare io, non ti ho ancora ringraziato abbastanza per quello che hai fatto” “Lo avrebbe fatto chiunque” “No Arthur, tu ti sei dimostrato un ottimo futuro re, sarai migliore di me… nella mia vita ho fatto così tanti sbagli, ma tu sei l’unica cosa bella che mi sia capitata in vita mia, sono sicuro che tu non mi deluderai mai” a quelle parole il principe sentì il suo stomaco attorcigliarsi, una strana nausea si impossessò di lui, suo padre credeva così ciecamente in lui non poteva deluderlo “Cosa dovevi dirmi?” “Nulla di che, solo che il maniscalco ha deciso di forgiare una nuova spada per me”. Arthur non dormì per tutta la notte, diviso tra il dovere e i suoi sentimenti, amava Gwen lei era la donna perfetta per lui e sapeva che sarebbe stata un’ottima regina, ma quella luce speranzosa e quella totale fiducia che aveva Uther verso di lui gli fecero capire che suo padre non avrebbe sopportato anche quella notizia, perciò prese l’unica decisione possibile, forse la più dolorosa di tutta la sua vita. Non avrebbe mai dimenticato l’espressione addolorata di Gwen, gli occhi color dell’ebano si erano riempiti di lacrime, le labbra invitanti invece erano piegate in una smorfia di dolore “Ho capito di non amarti più” le aveva detto volutamente per ferirla, non poteva costringerla ad aspettarlo lei doveva vivere la sua vita, per una settimana non l’aveva vista in giro per il castello a svolgere le sue solite mansioni, dall’altro canto sentiva lo sguardo accigliato di Elyan durante gli allenamenti, be dopotutto erano fratelli, ma non gli disse mai nulla in faccia. Mentre Arthur si stupì del comportamento di Merlin, si aspettava una saccente discussione su come avesse fatto soffrire Gwen e di come fosse stato un codardo, al quinto giorno vedendo che il servo non gli recriminava nulla il principe sbottò “Come Merlin non mi dici quello che pensi, non eri tu quello schietto e sincero? Su dimmelo che sono un vigliacco!” Merlin alzò lo sguardo dallo stivale che stava pulendo, sul suo viso non vi era nessuna espressione ironica “Se vi fa star meglio ve lo posso anche dire, ma non sarebbe quello che penso” “A si e allora cosa pensi?” il principe era curioso, già si pregustava una bella litigata con Merlin almeno avrebbe sfogato la rabbia repressa che teneva dentro lanciandogli dietro qualche oggetto e insultandolo “Penso che voi possiate diventare un ottimo possibile futuro re, avete scelto di non ferire vostro padre, ma di patire in silenzio, no Maestà voi non siete un vigliacco, siete solo un figlio che ha preferito suo padre alla propria felicità e questo vi fa onore” i due si fissarono per qualche secondo in silenzio poi Merlin per alleviare la tensione e l’imbarazzo aggiunse“Però adesso non vi esaltate rimarrete pur sempre un asino reale”.

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto , dunque accetto qualsiasi tipo di recensione e critica, perciò siate pure spietati e fatemi sapere cosa ne pensate, un bacio Miki 87

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Secondo capitolo, dunque spero che vi sia piaciuto anche il primo, perciò colgo l'occasione per ringraziare tutti quelli che l'hanno letto, ma sinceramente non riesco capire se la mia storia possa interessare dato che non ho visto neanche una recensione, che faccio continuo? Vi lascio alla lettura del capitolo, ma vi prego ditemi cosa ne pensate, non abbiate paura di dirmi la vostra opinione, non vi faccio pena?
Baci Miki 87

Re Uther si mise a fissare gli allenamenti dei propri cavalieri dalla finestra della sua camera, vide il figlio duellare contro Sir Gwaine, all’inizio non fu per nulla entusiasta della scelta di Arthur di far divenire quei quattro dei cavalieri, per giunta senza il suo permesso e la sua presenza, ma doveva ammetterlo si era ricreduto perché tutti e quattro si erano rivelati dei grandi cavalieri, nonostante la lingua lunga di Gwaine che ogni tanto gli faceva venire un forte dolore alla testa. Con movimenti lenti si avvicinò al suo scrittoio, doveva finire di revisionare gli ultimi documenti, si era ormai già rassegnato a passare tutta la mattina davanti alle pergamene, quando un servo bussò alla sua porta “Scusate Maestà, ma vi è un certo Sir Gareth che chiede udienza, dice di essere un vostro vecchio amico e di aver bisogno di voi” Uther a quel nome abbozzò un sorriso “Certo fatelo passare”. Ricordava bene Gareth era il più grande cavaliere che avesse mai conosciuto, leale, forte e intelligente, più di una volta aveva salvato la sua vita e quella di re Gregory durante la grande guerra, quando vide la figura dell’uomo varcare la soglia della sua stanza notò che anche il tempo aveva lasciato dei segni su di lui, i capelli color dell’ebano erano leggermente striati di grigio, il corpo sembrava appesantito e dalla fronte si poteva intravedere una cicatrice “Maestà” dicendo ciò il cavaliere si inchinò, il re allora lasciò il suo scrittoio e si avvicinò all’uomo “Alzati Gareth amico mio, per me è una gioia vederti” “Anche per me Maestà” gli occhi di Gareth non erano cambiati, neri come la pece, avevano mantenuto quell’espressione attiva e intelligente “Dimmi che cosa ti porta qui a Camelot?” il cavaliere si avvicinò alla porta e fece entrare un giovane ragazzo, dopo di che la chiuse dietro le sue spalle e con aria circospetta disse “Lui” Uther squadrò il ragazzo che aveva di fronte, non era molto alto, magro, il viso era un ovale perfetto con incastonati due giade, mentre i capelli erano di un color nocciola chiaro, cercò di capire se avesse mai visto quella figura, ma la memoria gli disse di no, il giovane nel frattempo gli fece un piccolo inchino e iniziò a parlare “Maestà sono qui per chiedervi asilo politico” Uther a quelle parole sobbalzò, non gli era mai successo una cosa del genere, nessuno gli aveva mai chiesto asilo politico nel suo regno “Vedete re Uther colui che avete di fronte non è quel che sembra” notando l’aria spaesata e stupita del sovrano Gareth continuò “Ecco in realtà lui è una lei.. avete di fronte la Principessa Alina Vermillion figlia di Re Gregory Vermillion, la mia signora” per poco a Uther non venne un coccolone, con occhi sbarrati guardò la giovane figura che si affrettò a spiegargli che cosa era successo, dell’attacco al castello, della fuga e dell’idea di fingersi un uomo, per tutto il tempo del racconto il sovrano non distolse gli occhi dalla giovane donna che gli stava di fronte, poté notare una certa somiglianza con la Regina Isabel ma lo sguardo, quello sguardo era quella del suo vecchio amico Gregory, non vi era alcun dubbio. Quando Alina finì il suo racconto il re di Camelot si alzò dalla sedia, fece qualche passo verso la finestra con un’espressione pensierosa, la principessa già si vedeva cacciata via e invece successe qualcosa di imprevedibile, Uther le sorrise avvicinandosi a lei “Per me è un onore Principessa Alina averla come mio ospite” Gareth si rilassò e ringraziò gli dei, vide Alina sorridere al re e lasciarsi fare il baciamano “Ve ne sarò eternamente grata Re Uther, giuro che un giorno mi sdebiterò” “Converrete con noi Maestà che sia il caso di continuare questa farsa, non vorrei mai che una fuga di notizie arrivasse ai mercenari, potrebbero trovare la principessa o addirittura attaccare Camelot” Uther fece un gesto di assenso, poi chiamò uno dei servi e gli ordinò di preparare gli appartamenti per gli ospiti, dopodiché aggiunse “Questo sarà un nostro segreto, nessuno saprà che voi siete una principessa”.

Arthur era di pessimo umore, si era svegliato prima dell’alba a causa d’incubo, una strana agitazione l’aveva percorso e si era ritrovato seduto sul letto con la fronte impregnata di sudore, appena il suo battito cardiaco era tornato normale aveva cercato di focalizzare il sogno fatto, ma non vi riuscì. Merlin lo trovò già seduto davanti al tavolo intento a leggere delle pergamene, quando il servo ironizzò sul fatto di trovare il suo signore già sveglio e di non metterci delle intere veglie a svegliarlo, il principe gli lanciò un’occhiataccia torva, ciò ammutolì subito il mago che si affrettò a servirgli la colazione. Come se non bastasse mentre era nel bel mezzo di un duello di allenamento con Perceval, un valletto era corso di lui dicendogli che il Re esigeva immediatamente la sua presenza, tutti persino suo padre sapevano quanto odiasse essere interrotto o disturbato dai suoi allenamenti, perciò Arthur decretò che doveva essere davvero importante quello che doveva dirgli il Re. Con passo svelto il giovane Pendragon attraversò il campo dall’allenamento ordinando a Merlin di togliergli l’armatura velocemente, poi con grandi falcate si diresse verso le stanze di Uther con il fidato servo subito dietro. Quando il principe entrò si stranì nel vedere il padre ridere fragorosamente, era dai tempi in cui Morgana era con loro che l’uomo non rideva in quel modo “Sei arrivato Arthur, lascia che ti presenti un mio carissimo amico, Sir Gareth il miglior spadaccino che conosca” l’uomo al fianco del padre fece un leggero inchino al futuro re al trono, mentre quest’ultimo ne studiava la figura, fin da quando era piccolo suo padre gli aveva raccontato le grandi gesta di Sir Gareth, il grande cavaliere “E’ un piacere conoscerla” “Non quanto me principe” fu dopo che Arthur si accorse della figura che stava vicino alla finestra, un giovane ragazzo mingherlino con due grandi occhi verdi “Lasciate che vi presenti mio figlio Edwin” il ragazzo fece un inchino verso il principe, poi tornò a guardare fuori dalla finestra come se nulla fosse, ciò irritò il principe che si dovette mordere la lingua per non rimbeccare il figlio del cavaliere “Gareth e suo figlio si fermeranno per un po’ qui a Camelot, ho pensato che per te e i tuoi cavalieri fosse istruttivo allenarvi e apprendere da un grande cavaliere” Arthur fece solo un gesto d’assenso, non era mai contrario a sfidarsi e ad apprendere da altri cavalieri, questa sarebbe stata una grande occasione.
Merlin seguì fedelmente il principe nelle stanze reali, il biondo si mise dietro al paravento e iniziò a spogliarsi ordinando al servo di preparargli un bagno caldo, senza farsi vedere e sentire il giovane fece una piccola magia per mantenere l’acqua alla giusta temperatura, quando il suo signore si immerse nella tinozza iniziò a raccogliere i vestiti di Arthur che come al solito aveva lanciato a casaccio “Insopportabile” “Grazie sire siete sempre così gentile con me” “Non te idiota, ma il figlio di Sir Gareth” Merlin sgranò i suoi grandi occhi blu, non capiva il perché dell’astio del principe verso il giovane appena arrivato “Che cosa vi ha fatto?” Arthur sospirò rumorosamente “Non l’hai visto?! Mi ha ignorato, dico io come si è permesso?! Io sono il principe ereditario di Camelot” di una cosa era sicuro Merlin, mai attaccare l’orgoglio di Arthur, ma soprattutto mai e poi mai ignorarlo, il principe era un vero concentrato di egocentrismo amava stare al centro della scena “Comunque domani te ne occuperai tu Merlin, gli farai fare un bel giro del castello e della cittadella” al mago non dispiacque poi molto quell’incarico perché così non avrebbe dovuto pulire i panni sporchi di Arthur, lucidare l’armatura e affilare le spade.

Il giorno seguente Meriln si presentò davanti alla stanza del giovane Edwin, quando bussò se lo ritrovò subito davanti “Sir Edwin sono qui per conto del principe Arthur, egli avrebbe pensato che avreste gradito qualcuno che vi facesse da guida nel castello” i due occhi color giada lo fissarono stupiti e poi divertiti, non aveva mai visto una tonalità di verde così intensa, poco dopo Edwain iniziò a ridere, non capendone il perché Merlin fissò il giovane con sguardo perso e si grattò leggermente la testa “Scusatemi è che siete talmente buffo, ditemi la verità non siete abituato a parlare in modo tanto pomposo” il mago arrossì fino alla punta delle orecchie mentre con un sorriso ebete fece un segno d’assenso con la testa “Bene, allora per te sarò semplicemente Edwin, lasciamo da parte questi inutili formalismi, tu sei?” “Merlin” si affrettò a dire e a porgere la mano al ragazzo. I due bighellarono per il castello, Merlin cercò di far vedere a Edwin le parti più importanti del castello, come la sala del trono, quella da pranzo e quella dei ricevimenti “E la biblioteca dove è?” Merlin fu sorpreso di quella richiesta, di solito i cavalieri evitavano come la peste quel luogo, persino Arthur si avvicinava raramente, mentre il giovane Edwin vi entrò e potè leggere nei suoi occhi entusiasmo, con un dito percorse quasi tutto uno scaffale, ne prese un libro e con occhi quasi sognanti chiese “Secondo te se chiedessi al re di poter consultare dei libri mi darebbe il permesso?” Merlin scosse leggermente le spalle, furono interrotti dal frastuono che arrivava dalla finestra che dava sul campo d’ addestramento, alcuni cavalieri si stavano allenando “Vieni Edwin, andiamo a vedere i valorosi guerrieri”.

Arthur si stava allenando contro Lancelot, i due erano concentratissimi sulle mosse dell’altro, tutta Camelot sapeva che i due erano tra i migliori cavalieri del regno, Gwaine al fianco di Perceval e Elyan , guardava annoiato la scena, avrebbe voluto essere lui uno dei due combattenti invece di starsene li a fissare, ma avrebbe dovuto pazientare ed aspettare il suo turno, in lontananza scorse la figura di Merlin insieme a un ragazzo piuttosto mingherlino “Hey Merlin che fai batti la fiacca?” “No sto facendo da cicerone all’ospite del Re, Edwin loro sono Gwaine, Elyan, Perceval e Lancelot che sta duellando con il principe, lui invece è Edwin il figlio di Sir Gareth” Gwaine studiò la figura di fronte, non poteva credere che quel ragazzino fosse il figlio di uno dei più grandi cavalieri della storia, aveva delle braccia così ossute che sicuramente non avrebbero retto una spada e persino il corpo era troppo magro, in un combattimento sarebbe sicuramente crollato subito “Siamo sicuri che sia il figlio di Sir Gareth?” ecco che Gwaine iniziava a parlare senza prima connettere il cervello, i due cavalieri di fianco a lui cercarono di trattenere una risata, mentre Merlin guardava in modo scioccato l’amico “Certo che lo sono, perché ne dubitate?” “Perché non sembrate affatto il figlio di un cavaliere, insomma siete così mingherlino, scommetto che non sareste capace di tenere una spada in mano” la mascella di Merlino si aprì automaticamente, Gwaine lo stupiva sempre con la sua mancanza di tatto, ma soprattutto anche gli alti due che se la ridevano sotto i baffi, mentre Edwin stupì sia il mago che il cavaliere che aveva di fronte, con uno scatto prese la spada di Elyan che aveva attaccato alla cinghia e con aria strafottente disse “Sir Gwaine vi sfido, oppure avete paura di battervi con un ragazzo mingherlino” il cavaliere fece uno dei suoi soliti sorrisini, finalmente avrebbe fatto un po’ di movimento anziché starsene li a guardare, non gli era mai piaciuto starsene con  le mani in mano, con un movimento fluido sguainò la spada e si preparò all’attacco. Merlin dall’altro canto iniziò a sudare freddo, Edwin non aveva la minima possibilità di farcela, era tentato a fermarlo chiedendo l’aiuto di Arthur, ma anche questi guardava divertito la scena insieme agli altri cavalieri, persino Lancelot che sembrava quello con più sale in zucca aveva l’aria di volersi divertire alle spalle del ragazzino. Edwin aspettò il primo colpo, come temette Gwaine era davvero forte, aveva sentito il braccio destro tremargli leggermente quando le loro spade cozzarono una contro l’altra, il secondo colpo lo evitò con un movimento fluido, mentre per il terzo dovette pararsi un’altra volta “Ma come prima facevate tanto lo spavaldo e adesso sembrate voler fuggire” Edwin non si fece prendere dall’agitazione, come gli aveva insegnato Gareth ogni nemico ha un punto debole, persino il più forte, parò e schivò un altro paio di colpi e poi notò la falda, il cavaliere si sporgeva troppo e lasciava il fianco sinistro esposto, preso dall’adrenalina il ragazzo schivò il colpo di Gwaine e iniziò ad attaccare a sua volta, il rumore delle spade riecheggiò in tutto il campo attorno ai due si creò una piccola folla tra cui si aggiunse Sir Leon, Edwin con un movimento fluido si portò alla sinistra del cavaliere pronto a colpirlo, ma questi intuì e riuscì a schivare il fendente, all’ennesimo attacco Edwin riuscì a disarmare il nemico facendo roteare le spade, era un giochetto che Gareth usava sempre con lui e alla fine era riuscito a farlo suo, poi puntò immediatamente la spada alla gola dell’avversrio sorridendogli in modo strafottente. La piccola folla restò ammutolita, nessuno avrebbe mai scommesso una sola moneta sul giovane, il primo ad applaudire il ragazzo fu Parsifal seguito da Elyan “Complimenti ragazzo ne hai di stoffa” Merlin invece non poté trattenere un sospiro liberatorio “Edwin” dal fondo del cortile si sentì l’urlo di Sir Gareth l’uomo insieme al Re si avvicinò al gruppo, il cavaliere sembrava molto arrabbiato appena fu vicino al figlio gli scoccò un’occhiataccia e questi diede la spada al suo legittimo proprietario ed abbassò la testa mortificato “Che diavolo è successo?” chiese con tono duro Uther al principe “Ci stavamo allenando padre” “Questo lo sapevo da me, ma perché uno dei tuoi cavalieri duellava contro un mio ospite?!” Gwaine stava per rispondere ma fu preceduto da Edwin “Scusatemi Sire la colpo è tutta mia, vedendo i cavalieri allenarsi ho chiesto a Sir Gwaine di duellare amichevolmente con me e lui è stato tanto gentile ad accontentarmi, qui l’unico colpevole sono io” Merlin avrebbe voluto intervenire, non era affatto vero era stato il cavaliere ad istigare Edwin e Arthur non aveva fatto nulla per difenderlo, non era giusto che si prendesse una colpa che non aveva, stava per parlare ma un movimento della mano di Edwin gli fece intendere di starsene zitto, per fortuna il Re decise di non prendere nessuna punizione dato che si era svolto tutto in modo amichevole.

I muscoli a contatto con l’acqua calda si rilassarono subito, Alina non poté trattenere un sospiro di sollievo, con delicatezza si passò il panno su tutto il corpo e poi appoggiò la schiena alla tinozza per stendere tutto il corpo facendolo rimanere in ammollo, grazie a Merlin era riuscita a riempire l’intera tinozza il ragazzo poi le aveva chiesto se avesse bisogno di aiuto, rimase colpito della sua reticenza dicendo che era capacissimo di farsi il bagno da solo “Magari ne fosse capace anche Arthur” si lasciò sfuggire il moro che ottenne un suo sorriso, in realtà anche Alina si faceva aiutare dalla sua serva Evy che ogni volta le districava i nodi nei suoi lunghi capelli che si facevano quando li insaponava, mentre ora non ci sarebbe stata la sua fedele serva a pettinarle i corti capelli,senza volerlo una calda lacrima percorse il suo viso, ma con un gesto stizzito si immerse completamente nella tinozza, poi prese un grosso panno e avvolse il suo esile corpo. Sul letto vi erano già i vestiti per il banchetto che Uther aveva deciso per quella sera in suo onore e per Gareth, fortunatamente il suo mentore era riuscito ad avere dei vestiti un po’ più eleganti, dopo essersi asciugata Alina avvolse il petto attorno a una grande benda per comprimerlo, poi indossò i pantaloni neri, la maglia bianca elegante,la casacca blu notte e infine gli stivali, prima di uscire dalla stanza si diede una veloce pettinata ai capelli per dargli una forma, ma vendendo che non vi riusciva con una mano li scompigliò ed andò verso il banchetto, ricordando le parole del mentore che gli chiedeva di non farsi ancora notare troppo.

“Merlin ti vuoi dare una mossa? Per colpa tua sarò in ritardo” certo la colpa sarebbe sempre stata del povero servo, fa niente se quell’Asino reale era rimasto fino all’ultimo spiraglio di luce ad allenarsi e lui aveva dovuto fare tutto velocemente. Aiutò Arthur a indossare la casacca rossa, che a dire del principe era quella che risaltava meglio la sua figura, a volte il principe reale si comportava come una di quella sciocche dame di corte che adorava pavoneggiarsi, ma Merlin si tenete per se quel pensiero e finì di preparare il principe “Devo ammettere che alla fine quell’Edwin non è poi tanto male” “Forse perché ha salvato le vostre reali chiappe e quelle dei vostri cavalieri davanti al Re?” Arthur scoccò un’occhiata ammonitrice al servo che immediatamente abbassò lo sguardo tentando di trattenere un sorriso. Con grandi falcate Arthur attraversò l’immenso corridoio e sulla sua strada incontrò il giovane Edwin “Buona sera” il ragazzo fece un solo gesto con la testa, poi volse la sua attenzione a Merlin facendogli un grande sorriso “Buona sera Merlin, grazie ancora per avermi aiutato con la tinozza” il mago sorrise a sua volta dicendo che era uno dei suoi doveri, mentre il principe roteò gli occhi ed entrò nella sala dove vi erano già suo padre con Sir Gareth.
Il banchetto fu molto suntuoso, il Re aveva dato disposizione che le migliori cibarie fossero preparate per i suoi ospiti, persino il vino era quello delle feste più importanti, Uther dopo aver fatto un brindisi verso l’amico invitò tutti a divertirsi.
Dopo il banchetto Arthur si intrattenne con i suoi cavalieri, parlarono di armi e allenamenti poi il discorso cadde sulle dame che erano presenti in sala, Gwaine ovviamente fu il più colorito a descrivere Lady Helisa a suo dire la dama più bella di tutta Camelot, Arthur non iene poteva fare una colpa in effetti la dama era piuttosto incantevole, ma bastava solo una veglia in sua compagnia per detestarla, talmente era egocentrica e antipatica. La dama in questione si avvicinò al piccolo gruppo di cavalieri scortata da altre due dame, con un sorriso cortese fece un piccolo inchino al principe che a sua volta la salutò con una baciamano “Maestà scusate l’impudenza, ma io e le mie care amiche vorremmo chiederle di presentarci al suo ospite” il principe si mosse verso Sir Gareth, ma lady Helisa con un leggero colpo di tosse attirò l’attenzione del principe e la ragazza indicò il giovane Edwin, cosa che lasciò sbigottito sia lui che gli altri cavalieri, non immaginava ce le dame potessero provare interesse per il figlio del cavaliere, a lui sembrava un ragazzo così insignificante. Arhur chiese a Merlin di chiamare il ragazzo davanti al suo cospetto perché doveva parlargli di una cosa urgente, allora il servo si avvicinò all’ospite il quale era intento a parlare con Gaius, il principe vide il servo parlucchiare con Edwin, gli sembrò che il ragazzo avesse alzato gli occhi al cielo e avesse sussurrato qualcosa che fece ridere Merlin, poi i due si avvicinarono al gruppo “Sir Edwin vorrei presentarvi Lady Helisa” la dama rivolse un sorriso al ragazzo che da perfetto gentil’uomo fece un baciamano perfetto alla dama “Ditemi Sir Edwin anche voi siete abile con la spada come vostro padre?” “Questo dovreste chiederlo a Sir Gwaine, comunque devo fare ancora molta strada per arrivare ai livelli di mio padre” la dama fece una risatina, alquanto da oca a dir di Edwin, e fu seguita a ruota dalle altre due, mentre Gwaine grugnì qualcosa. La dama non sembrava voler lasciare in pace il poveretto, continuava a fargli domande su domande e Edwin da ragazzo ben educato rispose a tutte, dopo pochi minuti Arthur e i suoi si erano dileguati e ora se la ridevano alle spalle del povero mal capitato “Poveretto non vorrei essere al suo posto, delle volte Lady Helisa è così assillante, soprattutto se la sua preda è a pochi cm”.
Edwin riuscì con una scusa a scampare da Lady Helena, senza farsi notare uscì sul balconcino vicino alla sala dove poté emettere un sospiro di sollievo, alla fine le feste di corte erano uguali in ogni regno, tutte terribilmente noiose dove molte dame non facevano altro che esibirsi come pavoni per far vedere i loro nuovi abiti o gioielli, mentre gli uomini non facevano altro che parlare di armi e guerre, solo con Gaius aveva trovato un piacevole argomento, le piante curative, ma il loro discorso era stato interrotto a causa di quell’oca. Alina doveva ammetterlo fingersi Edwin era molto arduo, ogni qual volta che qualcuno le faceva una domanda sul privato doveva mentire e tenere ben a mente quello che aveva detto per non contraddirsi. Quando constatò che la dama era al di fuori della sua visuale uscì dal nascondiglio per avvicinarsi a Gareth “Io andrei a riposare, Re Uther vi ringrazio ancora per questo meraviglioso banchetto, la vostra ospitalità non ha eguali” il Re si pompò di orgoglio e le diede la buona notte, mentre Edwin tentò di non farsi beccare dall’oca.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Altro che splendente futuro, l’unica cosa che doveva splendere in quel momento era l’armatura dell’Asino reale che per ben venti volte gli aveva ricordato quanto fosse importante che la sua figura fosse impeccabile, mentalmente Merlino imprecò contro il Drago e il fato “Credo che se continuerai a lucidarla in quel punto si bucherà” il mago fece un piccolo salto dallo spavento, davanti a se aveva Edwin intento a fissare il suo operato, era talmente concentrato che non si accorse della presenza del ragazzo “Edwin mi hai fatto prendere un colpo, che ci fai qui?” non vedendo in giro il ragazzo quella mattina aveva pensato che stesse ancora riposando e invece ora se lo trovava li davanti con un libro in mano “Stavo cercando un luogo tranquillo dove leggere, il bibliotecario russa talmente forte da farmi venire il mal di testa, ti dispiace se resto qui?” “Certo che no” Merlin tornò al suo operato mentre il ragazzo si sedette su una panca, ogni tanto il mago alzava gli occhi su Edwin che era tutto intento a leggere il tomo, poi tutto ad un tratto lo chiuse e dopo essersi stiracchiato si sedette di fianco a lui “Ti do una mano” Merlin non se lo fece ripetere e gli passò un pezzo del gambale. Mentre i due rimettevano a lustro l’armatura di Arthur parlarono del più e del meno, più che altro era Merlin che raccontava della sua vita prima di Camelot ed Edwin ascoltava tutto attento e affascinato “E tu da dove vieni?” la domanda del moro prese alla sprovvista il ragazzo, lo vide tornare a concentrarsi sull’armatura mentre rispondeva “Vengo da  Gwyned, mio padre è uno dei cavalieri del Re” “Perché siete a Camelot?” Edwin alzò le spalle “Che ne dici è abbastanza lucida per il nostro principe?”  a Merlin sembrò che tentasse si sviare il discorso, ma capì che non era il caso di indagare molto.
Sir Gareth si presentò al campo di allenamento in perfetto orario, trovò già tutti i cavalieri pronti per l’addestramento speciale che aveva indetto Re Uther con la scusa di migliorare i propri cavalieri. Arthur vide l’uomo prendere uno dei bastoni che usavano al posto delle spade per allenarsi “Vediamo chi ha il coraggio di combattere con me?” i cavalieri si guardavano a vicenda, tutti conoscevano la fama di Sir Gareth lui era l’emblema dei cavalieri, agile, forte ed astuto, da quel che si diceva in giro solo un uomo era riuscito a disarmarlo, vedendo che nessuno si candidava Arthur decise di dare il buon esempio, ci voleva ben altro per metterlo in soggezione, prese uno dei bastoni e si posizionò per attaccare. Il principe non si risparmiò, fin da subito attaccò con forza e precisione, ma ogni suo attacco veniva parato con facilità dall’avversario quando il principe credette di averlo in pugno questi fece un piccolo movimento e si ritrovò dietro di lui “ Dove state guardando?! su forza” il principe tentò ancora una volta di colpire l’uomo ma questi con un abile mossa riuscì a disarmarlo, quel movimento l’aveva visto il giorno prima da Edwin “Complimenti Maestà, dovreste  migliorare il vostro gioco di gambe” “Grazie, la fama che vi precede è del tutto veritiera, siete un grande spadaccino come vostro figlio, anche lui ieri ha usato la stessa mossa con Sir Gwaine” l’interessato fece una smorfia e borbottò qualcosa, mentre Gareth rise fortemente “Non sapete quanto ci ha messo a impararlo, dovevate vederlo come si arrabbiava ogni volta che falliva” “Vedo che vi divertite alle mie spalle, padre” nessuno si era accorto di Edwin a causa del duello, l’uomo sorrise bonariamente e mise un braccio attorno alle spalle del figlio “Suvvia Edwin non arrabbiarti, piuttosto hai trovato quello che ti interessava?” il ragazzo fece un gesto d’assenso per poi mettersi vicino alla staccionata a leggere un libro, mentre i cavalieri continuarono il loro addestramento. Arthur si chiedeva come Edwin potesse essere il figlio di Sir Gareth, non avevano nulla in comune da quel che poteva notare avendoli abbastanza vicino, il cavaliere era un uomo imponente, mentre il figlio era un ragazzo mingherlino forse era anche più magro di Merlin, gli occhi poi uno li aveva neri come la notte mentre l’altro due giade splendenti “Arthur che diavolo aspetti è il tuo turno” lo rimproverò Gwaine, il principe si avvicinò al suo sfidante e iniziò ad allenarsi.

Un altro incubo, ormai era la seconda notte consecutiva che si svegliava nel cuore della notte e non riusciva più a prendere sonno, tutte quelle immagini le rimanevano impresse nella testa, il castello in fiamme le urla e poi il viso di suo padre che pian piano spariva, Alina si portò vicino alla finestra sedendosi nella cavità del muro, appoggiò stancamente la fronte al vetro e vide l’alba sorgere.
Merlin trovò Edwin  nella medesima posizione, vedendo che era perso nei suoi pensieri attirò la sua attenzione appoggiandogli una mano sulla spalla “Tutto bene Edwin?” “Sì, mi sono solo incantato, come mai sei qui?” il mago indicò il piccolo tavolo dove vi era un vassoio con le cibarie per la colazione, Edwin mangiò piano del pane appena sfornato, mentre Merlin iniziò a rifargli il letto “Che programmi hai per oggi?” il mago fece una piccola smorfia infastidita “Caccia, Arthur e gli altri vogliono cercare della selvaggina fresca, dimmi te che divertimento c’è?!” Edwin sorrise all’amico, poi nella sua mente si formulò un’idea, caccia equivaleva uscire dal castello a cavallo “Credi che al principe dispiaccia se mi unisco anche io?” “Non credo, perché?” “Ho voglia di farmi una cavalcata e poi me ne starò buono buono” Merlin non si fece pregare molto, disse all’amico di prepararsi e di farsi trovare puntale entro la prossima veglia nel cortile, dato che il principe non ammetteva i ritardatari soprattutto per le battute di caccia.
I cavalieri si ritrovarono puntuali nel cortile, Gwaine sbadigliò senza mettersi una mano davanti alla bocca come voleva la buona educazione, ciò gli costò un’occhiataccia da parte del principe, quest’ultimo si aggiustò i guanti nervoso perché i loro cavalli non erano ancora pronti, stava per ordinare a Merlin di andare a vedere che diavolo di fine avesse fatto lo stalliere che si ritrovò gli aiutanti delle stalle che portavano i loro animali “Scusate Maestà, ma Abel ha avuto un piccolo problema con uno dei cavalli” Arthur si stupì dell’affermazione, da quanto ricordava il loro stalliere non aveva mai avuto nessuna sorta di problema con un cavallo, pochi attimi dopo l’uomo in questione che teneva le redini di un cavallo enorme. Il più grande destriero che avesse mai visto, imponente e nero come il carbone, gli zoccoli possenti sembravano pronti a schiacciare qualsiasi cosa, gli occhi poi erano vispi e luccicanti, era un cavallo bellissimo ma allo stesso tempo inquietante come se fosse pronto a prendere il galoppo “Scusatemi Sire ma questa bestiaccia mi ha fatto dannare, il maledetto non voleva farsi sellare” “Perdonate il caratteraccio del mio destriero Sir Abel, la prossima volta mi occuperò io della sellatura” tutti i cavalieri compreso anche Merlin aprirono la bocca scioccati, come poteva Edwin cavalcare un simile animale?! Il ragazzo si avvicinò all’animale e questo subito avvicinò il muso per farsi fare una carezza “Scusami amico mio se ti ho trascurato in questi giorni, tieni per farmi perdonare” dicendo ciò il ragazzo prese una mela dalla sua sacca, l’animale sembrò gradire dato che mangiò il frutto rosso in pochi minuti “Bella bestia, non se ne vedono molte in giro, deve esservi costato molto” Perceval si era avvicinato all’animale e con fare gentile gli accarezzò il collo “E’ stato un regalo per i miei dodici anni, ormai io e Goliath siamo compagni da ben tre anni” “E l’avete domato voi?” chiese il cavaliere incredulo, Edwin sembrò gonfiare il petto d’orgoglio “Certo, ben tre giorni di duro allenamento, ma come dice il detto la pazienza è la virtù dei forti” Perceval si mise a ridere di gusto, mentre Arthur riportò l’ordine dicendo che si stava facendo tardi e che se volevano almeno portare una misera lepre a casa dovevano darsi una mossa.

Goliath correva come il vento, la brezza accarezzava il volto della principessa che per la prima volta da quella sera nefasta si sentiva libera e spensierata, i suoi pensieri si annullarono totalmente, i suoi occhi si immersero nell’immenso verde e l’olfatto dei profumi del bosco. Lei e Goliath sembravano una cosa sola, ormai non vi era più bisogno di parlare, era come se bastasse pensare di andare più forte, che l’animale aumentava l’andatura, non si preoccupò neanche quando davanti al loro un tronco enorme gli sbarrò la strada, il cavallo come se avesse le ali saltò aggraziato e proseguì la corsa, senza che se ne accorgesse Alina iniziò a ridere felice e sperò che quella folle corsa non finisse mai.
I cavalieri cercarono di stare dietro al ragazzino, ma questo appena era salito in sella aveva fatto partire il cavallo al galoppo non curandosi di loro, quando poi videro l’enorme tronco a terra Arthur pensò che il giovane avrebbe fermato la bestia e invece lo fece saltare, doveva ammettere che in quel’attimo si era sentito il cuore in gola, già vedeva il poveretto a terra e invece ora ciò che sentiva era la sua risata argentina “Incosciente” pronunciò senza pensare “Per una volta tanto vi darò ragione Sire” “Ditemi come facciamo a cacciare con quello li?! Merlin pensaci tu, fermalo a costo di metterti sotto a quell’animale” il valletto sbiancò all’istante immaginandosi il suo corpo schiacciato dagli zoccoli pesanti di quella bestia immonda “Perché non lo fermate voi, dopotutto è sotto la vostra responsabilità!” “Perché tu sei il mio servo e devi fare quello che ti dico, nel frattempo noi vi aspetteremo qui!” Merlin borbottò qualcosa di incomprensibile, per poi girare la sua giumenta alla ricerca di Edwin. Lo trovò poco dopo che girovagava, dopo avergli fatto una sonora ramanzina su cosa gli aveva promesso quella mattina tornarono dagli altri “Non riesco a capire che ho fatto di male?” “C’è che sei partito come un matto e non ci hai aspettato, tu sei sotto la nostra responsabilità” senza volerlo il mago aveva usato un tono duro, ma era perché davvero si era spaventato alla vista dell’animale che saltava l’ostacolo e se Edwin avesse perso l’equilibrio e fosse caduto o ancora peggio l’animale si fosse imbizzarrito?! Vedendo l’espressione colpevole del nuovo amico, Merlin non riuscì a tenergli per molto il muso e facendogli un sorriso lo incitò ad arrivare presto dagli altri.

La caccia non era tra le attività preferite di Alina, anzi la odia, una sola volta Caleb e suo padre l’avevano portata con se e lei si era annoiata a morte, non riusciva a capire il divertimento nel catturare e uccidere delle povere bestie, senza volerlo gli uscì un altro sbuffo che provocò uno sbuffo poco carino del principe “Vi state annoiando Edwin?” gli chiese cortesemente Lancelot, senza volerlo l’interpellata arrossì leggermente per l’essere stata scoperta così palesemente e poi doveva ammetterlo quel cavaliere era davvero affascinante, le metteva una certa soggezione “Scusatemi” il cavaliere in risposta sorrise per poi chiedergli “Voi venite da , ditemi avete mai conosciuto il principe Caleb Vermillion?” a quella domanda Alina sussultò leggermente, la gola le si fece improvvisamente secca così rispose con un solo cenno d’assenso “Ditemi è davvero così valoroso come tutti dicono?” la principessa ci mise un po’ a rispondere, ponderò per bene le parole, per lei Caleb era l’essere più splendente che conoscesse, fiero e bello come il dio Apollo, aveva sempre nutrito una stima profonda per il fratello e nessuno sarebbe riuscito a intaccarla “Sì di sfuggita, però posso assicurarvi che è il cavaliere più forte che abbia mai conosciuto, non solo per la maestria per la spada, ma anche per quella della strategia, grazie a lui il regno ha sventato molte battaglie”  tranne l’ultima pensò Alina, il tutto era sfociato a causa di una grande miniera, essa si trovava nel loro regno e veniva utilizzata per estrarre il ferro utilizzato sia per le armi che per arnesi da lavoro, un giorno durante i lavori di scavo dei minatori trovarono dell’oro, ciò raggiunse alle orecchie del re vicino che decise di avvalersi come proprietario di quel pezzo di miniera dato che la zona sottoterra in cui era stato trovato il metallo prezioso era al di là del confine di Kernow, ma Re Gregory non era dello stesso avviso dopotutto la miniera intera era di proprietà del regno di Gwyned. Iniziarono degli accordi pacifici, dove Re Gregory avrebbe ceduto parte dell’oro ricavato al regno di Kernow per evitare un’inutile battaglia, peccato che il giorno prima del trattato dei cavalieri del regno avversario attaccarono il villaggio dei minatori facendo molte vittime, non potendo tollerare ciò suo padre ritirò l’offerta e chiese un risarcimento per il villaggio, il regno di Kernow invece accusò il loro regno di complotto cercando di difendersi dalle accuse, alla fine tutto sfociò nella guerra e suo fratello ora si ritrovava in mezzo ad essa a guidare il loro esercito “Nessuno di voi faccia il minimo rumore” Arthur aveva adocchiato la sua preda, un grosso cervo maschio dalle lunga corna, con movimenti lenti si avvicinò all’albero più vicino all’animale, incoccò la freccia nella balestra, prese la mira pronto ad abbattere l’animale, quando si sentì lo schiocco della freccia che partiva Alina girò la testa dell’altra parte ciò che udì fu solo il debole grido della bestia e il tonfo del corpo dell’animale che cadeva, sentì Parsifal congratularsi per la grandezza della preda, i cavalieri parlarono tra loro nonostante Alina sentisse i lamenti dell’animale non potendone più urlò verso di loro “Vi volete muovere a finirlo, non vedete quanto soffre?!” nel dirlo non poté non guardare l’animale, dal muso fuoriusciva del sangue, il respiro affannato e gli occhi che chiedevano pietà, non seppe neanche il perché ma un senso di nausea si impossessò di lei, iniziò a girarle la testa, sentì che avrebbe vomitato li a poco, ma si trattenne per non essere presa in giro dagli altri “Edwin tutto bene? sei pallido” il solito premuroso Merlino si era avvicinato all’amico sussurrandogli quelle parole, Alina gli sorrise facendogli un cenno di assenso. Dato che l’animale era  troppo grosso ci pensò Perceval a caricarselo sulla spalla, dato che era di una forza mostruosa, per portarlo dove erano legati i cavalli, nel frattempo gli altri si inoltrarono nel bosco per cercare altra selvaggina, durante il tragitto il mago stette vicino al nuovo amico che non aveva più proferito parola, Merlin aveva notato il pallore e il leggero tremolio del corpo di Edwin, non doveva essere abituato alla vista di un animale morto, troppo preso dai suoi pensieri non si accorse di una radice che sporgeva e così vi ci inciampò cadendo a terra rovinosamente, Gwaine ed Arthur iniziarono a ridere, mentre Lanelot e Leon ebbero la cortezza di mascherare il sorriso, il mago sentendo le risate divenne rosso come un peperone fin sulla punta delle orecchie, si stupì quando trovò la mano di Edwin pronto ad aiutarlo per alzarsi “Grazie Edwin” “Di nulla, sono cose che capitano, tutto bene?” lui era l’unico a non prenderlo in giro, anzi si sentì quasi in imbarazzo quando la mano del ragazzo gli tolse una foglia secca dai capelli, il tocco leggero di Edwin lo lasciò un attimo confuso e spaesato, nessuno oltre sua madre era stato così premuroso con lui, con il rossore ancora accentuato fece un solo gesto d’assenso e rimase un attimo abbagliato del sorriso dell’amico


Dunque fine del terzo capitolo, ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la fanfic, ma sopratutto un grazie a  elfin emrys , che dire all'inizio devo ammetere che sono rimasta spiazzata, ma poi ripensandoci hai ragione sul carattere, in effetti ogni tanto perdo anche io il segno ^///^ e ti ringrazio anche per il fattore dello stile. Spero comunque di poter attirare la curiosità di qualcuno.

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Capitolo 4
*** Capitolo4 ***


Si stava annoiando terribilmente, Garteh era all’addestramento con i cavalieri e Merlin era preso dalle sue mansioni quotidiane, ormai Alina era stufa di starsene quasi tutto il giorno in biblioteca o nelle stelle con Goliath. Quando passò in uno dei corridoi del castello notò qualcosa di diverso nel cortile adiacente ad esso, vi erano molte bancarelle, uomini e donne che giravano tra esse e bambini che si ricorrevano divertiti, così presa dalla curiosità andò lì.
Il profumo del mercato invase le sue narici, mentre i colori delle spezie, degli ortaggi e delle stoffe inondarono i suoi occhi, con curiosità girò tra i banchi con i commercianti che cercavano di attirare l’attenzione di possibili clienti, la sua attenzione fu poi catturata dal banco della frutta dove vi erano delle bellissime mele rosse, senza pensarci oltre ne comprò alcune per il suo cavallo e per se, magari nel pomeriggio si sarebbe accostata vicino al laghetto e avrebbe fatto uno spuntino insieme all’animale. Dopo aver acquistato anche dei vestiti per lei o meglio per Edwin e Gareth, e qualche libro Alina si sentì soddisfatta e pronta a ritornare al castello per pranzare, mentre percorreva il tragitto sfogliò un libro sulle piante curative, gli piacevano molto i disegni che vi erano all’interni così dettagliati e colorati, mentre era presa dalla lettura non si accorse della figura che stava attraversando il cortile di tutta fretta e vi andò a sbattere. Senza volerlo si ritrovò a terra “Scusatemi non vi ho visto, sono mortificata” a parlarle era stata una ragazza bruna, dalla pelle olivastra e dai grandi occhi neri, la poveretta non faceva altro che scusarsi mentre raccoglieva i panni a terra “Scusatemi voi, ero intento nella lettura” Alina l’aiutò a prendere i capi, ma questa gli disse di lasciar perdere e di non disturbarsi “E’ un dovere signorina, sono stato io a venirvi contro” la moretta arrossì di botto e con fare timido la ringraziò “Io mi chiamo Edwin e voi?” “Gwen, lasciate prendo io” la serva si era chinata per prendere l’enorme cesta, Alina capì perché anche la ragazza non l’avesse vista, dal contenitore sgorgavano una marea di indumenti che si impiagavano formando una grossa piramide togliendo la visuale a Gwen, da perfetto cavaliere Edwin si chinò prima della ragazza mettendovi sopra le sue spese e issò la cesta costatando che anche il peso era notevole “Se mi fate strada vi porto la cesta” la ragazza insisté ancora una volta a lasciar perdere, ma appena vide Edwin muovere i primi passi lasciò perdere e lo condusse verso il lavatoio.
Arthur prese bene la mira prima di lanciare l’enorme lancia che aveva in mano, essa si conficcò dentro il bersaglio mancavano davvero pochi centimetri al centro esatto di esso, con uno sbuffo si girò verso Merlin per farsi dare un’altra lancia, prese di nuovo la mira ma prima che potesse tirare sentì Gwaine dire “Guarda un po’ il nostro ragazzino” con curiosità l’erede al trono girò lo sguardo verso dove indicava il cavaliere e vide Edwin con un’enorme cesta di vestiti insieme a Gwen, la ragazza gli stava accanto parlando di qualcosa, poi la vide fermarsi e ridere “Quello li è furbo come una volpe, scommetto che sta cercando di conquistare la nostra bella Gwen, qui se qualcuno non si sbriga se la vedrà portar via da sotto il naso” “Gwaine dato che hai tanta aria da dare alla bocca, perché non vieni qui ad allenarti insieme a Perceval?” lo richiamò Gareth, il cavaliere preso in causa abbassò subito il capo sentendosi come un bambino colto in fragrante mentre ruba un dolcetto e si avviò verso Gareth, che aveva assunto un cipiglio severo. Arthur aveva ben capito che la frecciatina di Gwaine era rivolta a Lancelot, ormai non era un mistero che al ragazzo piacesse la bella Gwen e sapeva che si era fatto da parte quando lui e la ragazza erano innamorati, ma ora poteva benissimo corteggiarla dato che lui si era ritirato, eppure Lancelot aveva mantenuto un atteggiamento distaccato e indifferente quando aveva appreso la notizia, all’inizio Arthur aveva pensato che al cavaliere non interessasse più Gwen, ma appena la scorgeva vedeva i suoi occhi illuminarsi “Perché vi rispetta e ha paura di arrecarvi un torto e dolore” gli aveva spiegato una volta Merlin, ciò lo trovava ammirevole ma allo stesso tempo alquanto stupido, perché come aveva detto Gwaine, Lancelot rischiava di perderla per sempre, se non con Edwin con qualcun altro, dato che Gwen era davvero una ragazza bellissima. Guardò ancora i due che si stavano avvicinando alla lavanderia, dentro di se avrebbe dovuto sentire un forte fastidio alla vista della ragazza con un altro uomo, eppure non provava nulla, come se il sentimento per lei  non fosse più dentro di lui.
Il lavatoio profumava di sapone e cenere, le lavandaie parlavano tra loro o cantavano qualche canzone, ad Alina sembravano tante marionette dato che si muovevano asincrono, tutte immergevano le mani e grattavano i panni allo stesso ritmo, quando depose la cesta vide qualcuna di loro fissarla con curiosità, forse non erano abituate a vedere un ragazzo dentro al locale, Gwen ringraziò Edwin per la cortesia “Figurati è stato il minimo” le fece un cenno di saluto e prima di oltrepassare la soglia aggiunse “Buon lavoro e buona giornata signore” Alina poté quasi giurare di aver sentito delle risatine quando uscì dalla lavanderia.

Anche se la temperatura non era per niente calda, la principessa decise di fermarsi ad oziare vicino al laghetto in compagnia del suo amico fidato Goliath, di un buon libro e una delle mele che aveva appena comprato. Secondo il libro l’estratto di camomilla aiutava a conciliare il sonno, ed era proprio quello che le serviva, forse Gaius avrebbe potuto aiutarla, ma una parte di lei avrebbe preferito tenere per se il suo malessere, però erano tre notti che si svegliava nel cuore della notte e non riusciva più a riprendere sonno. Fu ridestata dai suoi pensieri quando sentì il muso di Goliath toccarle una spalla, vide il suo cavallo vicino a lei che chiedeva una delle mele “Sei il solito ingordo, questa è la terza” il cavallo nitrì per risposta per poi mangiarsi in un sol boccone la mela. Quando vide che la luce del sole stava diminuendo la principessa decise di rientrare al castello, quella sera poi l’aspettava la cena insieme a Gareth, Uther e Arthur, proprio di quest’ultimo si preoccupava, non l’aveva ancora ben inquadrato, all’inizio credeva fosse solo uno spaccone pieno di se, pronto a insultare e a maltrattare il povero Merlin, ma poi dai racconti del nuovo amico aveva scoperto che era un principe buono e giusto. Con quei pensieri spronò il cavallo affinché aumentasse il passo, ma poco dopo lo dovette fermare, in mezzo a un campo vide la figura snella di Gwen intenta a raccogliere delle erbe, incuriosita si avvicinò alla ragazza  che appena si accorse della sua presenza gli rivolse un sorriso di cortesia “Cosa stai facendo?” “Sto raccogliendo delle erbe per Gaius, purtroppo Merlin aveva delle faccende da sbrigare per il principe e il medico ha bisogno di queste piante per poter preparare una medicina” Alina si guardò attorno per vedere se la ragazza avesse una cavalcatura per tornare al castello, ma non la vide “Sei a piedi?” Gwen fece un solo segno d’assenso e sgranò gli occhi quando vide la mano di Edwin davanti a se “Sali così ci metterai meno ad arrivare e poi si sta facendo buio, non sta bene che una signorina passeggi da sola per i campi a questa ora” la ragazza arrossì leggermente, vedendo che il ragazzo non demordeva decise si accettare il passaggio, quando la sua mano di chiuse in quella di Edwin, questi l’aiutò a salire dandole una leggera spinta, così poté montare sul destriero sedendosi dietro di lui “È meglio che ti tieni forte” detto ciò Edwin spinse al galoppo Goliath.
L’arrivo di Edwin a cavallo attirò l’attenzione di alcuni cavalieri che passavano per entrare nel castello, subito uno dei servitori di corte prese le briglie del cavallo, anche se Alina potè giurare di aver visto un lampo disperato nei suoi occhi, a causa del suo temperamento Goliath non era di certo un animale amato e in molti cercavano di stargli alla larga, perciò decise che lo avrebbe riportato lei nelle stalle, così da evitare una crisi di nervi al servitore. Con un movimento fluido scese da cavallo, aspettò che facesse lo stesso Gwen, ma quando le si avvicinò capì che la ragazza era rigida come una statua, per tutto il tragitto l’aveva sentita stringerle la vita come se fosse la sua ancora di salvezza mozzandole il respiro, aveva addirittura cercato di parlarle, ma la ragazza le aveva risposto solo a monosillabi, così si era decisa a stare zitta. Da perfetto gentil uomo l’aiutò a scendere da cavallo tendendole le braccia, senza neanche farlo apposta Gwen si sbilanciò trovandosi in una sorta di abbraccio con Edwin “Scusatemi” mormorò rossa in viso la serva, Edwin la sostenne un attimo prima di assicurarsi che Gwen si reggesse da sola sulle sue gambe “Non pensavo che aveste paura dei cavalli” “Io non ho paura dei cavalli, ho paura del modo in cui conducete il vostro cavallo, più di una volta mi sono vista schiantarmi contro un albero e poi la velocità” Edwin  vedendo l’espressione corrucciata di Gwen iniziò a ridere “Scusatemi, la prossima volta ne terrò conto e giuro che starò più attento”.

A Camelot le notizie giravano in fretta, ma mai quanto i pettegolezzi e non erano solo i nobili presi dalla naia, ma anche i servi che si scambiavano informazioni succulenti tra un lavoro e l’altro. Mentre stava passeggiando tranquillamente per il suo giro di ronda insieme a Sir Leon, Gwaine sentì due serve spettegolare su Gwen, una di queste era sicurissima di aver sentito da un altro servo che la bella serva Gwen era uscita dalle camere di Sir Edwin, il figlio di Sir Gareth, la notte prima “Mio marito invece mi ha detto di averli visti qualche giorno fa abbracciati in mezzo alla piazza” “Lo dicevo io che quella era una smorfiosa” A quelle illazioni il cavaliere era già pronto a rispondere a tono, ma il compagno lo trattenne dicendogli che erano solo degli stupidi pettegolezzi e se si fosse intromesso li avrebbe solo gonfiati, allora Gwaine fece un sonoro sbuffo andando avanti, ma nel frattempo pensò a cosa potesse accadere se Lancelot avesse sentito quelle voci.
Come ogni terzo giorno della settimana, si tenne il mercato nella piazza, Alina girovagò attenta intorno alle bancarelle, doveva assolutamente trovare un regalo per Gwen. La ragazza era stata così gentile con lei, vedendola spostarsi di continuo i ciuffi dagli occhi le chiese se volesse che glieli tagliasse “Mi faresti un enorme favore, sono cresciuti così in fretta e non so proprio a chi rivolgermi” mentre vedeva la ragazza tagliarle i capelli, le tornò alla mente la sera dell’attacco al suo castello e quando Gareth le tagliò le ciocche, era già passata una luna, cioè un mese da quando era a Camelot e non sapeva nulla su suo padre e Caleb, fu ridestata dai suoi pensieri dalla serva“Finito, cosa ne pensate?” Alina si guardò allo specchio, ora andava decisamente meglio, i suoi capelli avevano una certa forma e stavano più ordinati.

Si strinse un po’ nel mantello, a quanto sembrava quella sera avrebbe nevicato, con passo stanco si diresse verso casa dove sperava che la sorella lo accogliesse con una bella zuppa fumante per poi andare subito a letto. Da quando Sir Gareth era a capo dell’addestramento gli allenamenti erano aumentati, doveva ammettere che era migliorato parecchio, ma alla fine della giornata si sentiva sempre così stanco che non riusciva quasi a parlare con Gwen. Ultimamente sembrava che la sorella avesse riacquisito il sorriso, la vedeva più serena e andare al castello più volentieri, forse aveva del tutto superato la delusione della sua storia d’amore con il principe, a dirla tutta lui non è che vedesse un finale alternativo, dopotutto Arthur era un principe, mentre Gwen pur essendo bellissima rimaneva una serva.
Quando entrò in casa trovò la sorella a rimirarsi allo specchio con in mano un abito color lavanda “Vedo che hai fatto acquisti, carino” la sorella si girò verso di lui un po’ imbarazzata e con il viso leggermente arrossato “In realtà è un regalo” gli disse mentre riponeva l’abito con delicatezza dentro al cassettone, Elyan non si perse nessun movimento di Gwen e aspettò pazientemente che lei continuasse a parlare “Me l’ha regalato Edwin” a quel nome il ragazzo sussultò leggermente, proprio quel giorno aveva parlato con Gwaine che gli aveva raccontato delle voci che si stavano diffondendo nel castello, cioè quelle di una possibile relazione di sua sorella con il figlio di Sir Gareth, ovviamente lui aveva riso in faccia all’amico dicendogli che le dame non faceva altro che inventarsi storie assurde pur di non annoiarsi. Mentre mangiava la zuppa in silenzio continuò a fissare Gwen che gli stava di fronte, non sapeva cosa chiederle, fu lei a toglierlo dall’imbarazzo “Elyan che cosa c’è?” “Da quando tu e quel ragazzo siete diventati così intimi?” la ragazza rise sonoramente “Fratello siamo solo amici, Edwin è un bravo ragazzo, mi ha solo fatto un innocente regalo” alle ultime parole il fratello si alzò di scatto dalla panca, non capendo perché sua sorella fosse delle volte così ingenua “Quello non è un regalo innocente, sicuramente vorrà qualcosa in cambio”  Gwen sbatté un paio di volte gli occhi incredula, poi con gesti stizziti sparecchiò e se ne andò nella sua camera sbattendo la porta lasciando il fratello del tutto sbigottito.

Un leggero bussare alla porta interrupe Alina dalla sua lettura, dopo aver dato il suo consenso vide Merlin entrare nella sua stanza chiudendo la porta e poi portandosi davanti a lei con fare impacciato, notò il suo nervosismo perché il ragazzo si stava letteralmente torturando le mani “Merlin tutto bene?” il mago prese un enorme respiro e poi parlò “State per caso facendo la corte a Gwen?” a quelle parole per poco Alina non cadette dalla sedia, sgranò i suoi occhi color giada e aprì la bocca con fare scioccato “Ti sei per caso rincitrullito Merlin?” “A corte non si fa altro che parlare di questo, ultimamente vi si è visti spesso in giro insieme e poi qualcuno afferma che l’hanno vista uscire dalle tue stanze” la principessa si alzò di scatto con fare indignato “No, non sto facendo la corte a Gwen, è uscita dalle mie stanze perché mi ha tagliato i capelli l’altra sera e poi non potrebbe mai succedere nulla tra me e Gwen” “Perché è una serva?” Alina dovette farsi forza per non rispondere male al ragazzo e per non dire il vero perché, si passò una mano sul viso e chiuse gli occhi per cercare un po’ di lucidità “No, Merlin, perché non provo nulla per Gwen, tranne che una sana amicizia” Merlin a quelle parole trasse un sospiro di sollievo, dopo essersi scusato con il nuovo amico, il mago decise di tornare alle sue mansioni,ora doveva solo avvisare Laneclot e tutto si sarebbe risolto, poi come colto da un’illuminazione si bloccò in mezzo al corridoio, avrebbe dovuto avvisare Edwin di starsene buono nelle stanze fino a quando non avesse parlato con il cavaliere, stava per tornare indietro, ma il richiamo di Arthur lo bloccò e sperò che l’amico non si incontrasse con Lancelot.
Alla fine le corti erano tutte uguali, tutti erano pronti a sparlare su tutti, più di una volta aveva sentito voci di corridoio che avrebbero fatto arrossire un santo, in molti erano già pronti ad additare il colpevole senza uno straccio di prova, solo perché l’avevano sentito in giro, con quei pensieri Alina andò in cerca del maestro, avrebbe parlato con lui e risolto il problema. Arrivò al campo dei cavalieri sperando di trovare li Gareth, mentre si avvicinava poteva sentire una certa ostilità da due persone, uno era Elyan il fratello di Gwen e l’altro era Lancelot, senza badargli più di tanto si avvicinò a Merlin, che sembrava essere teso come una corda di una cetra “Sai dove è mio padre?” “Credo sia stato convocato dal Re” con un cenno ringraziò l’amico pronto a dirigersi verso il castello, ma prima che potesse far un passo sentì la voce di Lancelot richiamarlo “Edwin che ne dite di allenarvi con me, vorrei provare a sfidarvi” Merlino sembrò pietrificarsi e con gli occhi urlargli di scappare, Alina invece si chiedeva perché di tutto quell’astio, insomma non aveva fatto proprio nulla al cavaliere, forse era tutto dettato dalla sua immaginazione e poi che figura avrebbe fatto a rifiutare una sfida?! Così si avvicinò alle spade e ne trasse una, per poi portarsi sulla difensiva.
Lancelot sembrava preso da una furia cieca, per ben due volte Merlin pensò che avrebbe riportato Edwin al castello fatto a fette, invece l’amico riusciva a schivare ogni attacco e a mettere in difficoltà l’avversario, non erano servite a nulla le sue proteste “Forse sarebbe meglio aspettare Sir Gareth o Arthur” ma nessuno lo ascoltò, ed ora il mago stava maledicendo sia l’asino reale che Gereth, non riusciva a capire perché ci mettessero così tanto a tornare. Quando sentì un altro urlo di battaglia di Lancelot sussultò, con un abile mossa Edwin era riuscito a schivare l’affondo, con la mano libera afferrò il braccio di Lancelot e con una gamba gli fece uno sgambetto facendo finire a terra il cavaliere “Ottimo duello” detto ciò Edwin si girò per deporre la spada, ma appena si incamminò Lancelot afferrò la sua caviglia facendolo cadere rovinosamente a terra, poi girò Edwin pronto a tirargli un sonoro pugno “Che diavolo sta succedendo?” la voce di Arthur bloccò il gesto di Lancelot.

Bene terzo capitolo concluso, ringrazio tuti coloro che stanno leggendo la mia storia, ma un ringraziamento speciale va a elfin emrys e ai suoi consigli^^


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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


L’estratto preparato da Gaius bruciava leggermente a contatto con la sua ferita, al suo ennesimo sussulto il medico sospirò pesantemente “State fermo, così vi potrò medicare più in fretta” dicendo ciò le prese il volto fra le mani e passò per l’ennesima volta il preparato sul taglio vicino alla bocca. Non era stato Lancelot, ovvero non intenzionalmente, quando l’aveva afferrato alla caviglia e portato a terra, si era morsa il labbra creando un taglio.

Dopo l’arrivo di Arthur le cose sembravano essersi calmate, Lancelot si era fermato prima di colpire Edwin e con vergogna si era rialzato tenendo il capo chino, mentre Arthur sbraitava per sapere che diavolo fosse successo durante la sua assenza “Ci stavamo allenando” rispose Elyan, ovviamente la sua risposta scatenò una reazione di sdegno da parte del principe, perché si sentiva preso in giro dai suoi cavalieri, mentre Edwin si alzò sentendo un sapore metallico nella bocca, portò una mano alle labbra e constatò che perdeva sangue dal labbro inferiore, prima che potesse dire qualcosa sentì la presa della mano di Arthur sotto il mento “Allenando? Dannazione allora perché al mio ritorno ho trovato Lancelot ed Edwin impegnati in una lotta?” di nuovo il silenzio regno, Edwin si sottrasse alla presa del principe girandosi verso Lancelot “Non è successo niente di grave, Sir Lancelot ha calcato un po’ la mano a causa di stupidi pettegolezzi di corte che l’hanno innervosito” detto ciò si avviò verso il castello prima però aggiunse “Un consiglio Lancelot, la prossima volta non sfogate la vostra rabbia su altri, ma fatevi un esame di coscienza”.

“Spalmatevi questa pomata prima di andare a dormire, vedrete massimo tre giorni e il taglio sparirà” detto ciò il medico gli fece un ampio sorriso, mentre le porgeva la boccetta “Gaius per caso voi avete un po’ di camomilla?” il vecchio alzò uno delle sue sopracciglia, poi come preso da un’illuminazione si avvicinò a uno dei cassettoni e ne estrasse un sacchettino, ma prima di darglielo le chiese “Non riuscite a dormire bene?” era logico che il medico avesse già capito il suo problema, chissà quanta gente aveva curato nella sua vita.

Gwen si muoveva velocemente nei corridoi del castello, non poteva ancora credere che Lancelot avesse duellato con Edwin per lei, almeno era quello che le aveva riferito Margot una delle lavandaie che sapeva tutto di tutti. Quando entrò nello studio di Gaius trovò l’uomo seduto al tavolo insieme a Edwin a discutere su alcune proprietà mediche di alcune piante, appena scorse il volto del ragazzo una forte irritazione si impossessò di Gwen, come aveva potuto il cavaliere picchiare Edwin?! Con passo deciso si avvicinò al giovane posandogli una mano vicino alla ferita “Non è niente di grave, come mai sei qui Gwen?” “Mi hanno riferito cosa è successo, perché avete litigato con Lancelot?” Edwin gli sorrise leggermente, poi spostò gli occhi color giada sul libro mentre le rispondeva “Perché il nostro valoroso Lancelot se la prende con ogni essere di genere maschile che si avvicini a voi, sperando così di allontanare i possibili rivali” a quelle parole la ragazza arrossì vistosamente, per poi correre via balbettando “Povera Gwen l’avete messa in imbarazzo” lo rimproverò Gaius, ma Edwin gli sorrise e tornò a parlare sugli effetti della pianta di timo.
Dopo aver di nuovo percorso i corridoi di corsa Gwen si ritrovò vicino al campo d’addestramento, doveva assolutamente parlare con Lancelot, ormai la situazione stava diventando insostenibile per lei, non riusciva a comprendere il comportamento del cavaliere, quando si incontravano la ignorava totalmente, ma appena qualcuno si avvicinava lo intimoriva, Edwin le aveva fatto capire che il cavaliere doveva provare qualcosa per lei, perciò era intenzionata a scoprirlo. Quando vide i cavalieri allontanarsi dal campo imboccò il corridoio che avrebbe portato all’armeria, dopo qualche minuto vide i cavalieri, con fare battagliero si avvicinò ad essi, Lancelot si girò verso di lei con un sorriso cordiale, che sparì appena gli fu vicino “Voi come avete potuto attaccare Edwin?!” “Mi dispiace” ciò la spiazzò, già si immaginava qualche assurda scusa da parte del colpevole, invece Lancelot sembrava pentito e dispiaciuto “Bene, allora la prossima volta anziché credere ai pettegolezzi dovreste avere la decenza di venire da me a chiedere se sono veritieri, ora se volete scusarmi torno alle mie faccende”

Il freddo colpì il viso di Merlin, il mago allora si avvolse meglio nel suo mantello, solo un pazzo sarebbe andato in giro per il bosco con quella temperatura, ma Gaius gli aveva chiesto di recuperare un rarissimo fiore per la medicina che doveva essere somministrata al fabbro Jonathan, l’uomo si era ferito durante il lavoro, pensando che fosse una ferita poco grave l’aveva solo lavata e avvolta in una benda, peccato che questa si era infettata e ora toccava al medico rimediare. Il problema era che Gaius aveva finito l’estratto del fiore, che a suo dire era fondamentale, allora chi se non Merlin poteva recuperarlo?! Da una parte era contento di quel breve viaggio, perché così era stato assolto dai suoi soliti doveri, ma dall’altra malediva il vecchio amico, il freddo era ardir poco insopportabile. “Quanto manca?” chiese la voce di Edwin, quella mattina mentre stava preparando il cavallo aveva incontrato il ragazzo, che gli chiese dove stesse andando, dopo avergli spiegato il tutto disse “Cavoli vengo anche io, in due faremo prima”.
Verso l’ora di pranzo si fermarono vicino a un grande albero, dalla sua sacca Merlin tirò fuori un po’ di cibarie, porgendole all’amico, il silenzio regnò per qualche minuto, non era uno di quei silenzi imbarazzanti, anzi era molto rilassante, con Edwin sembrava tutto un po’ più semplice “Raccontami un po’ del regno in cui vivi” buttò lì il mago per fare un po’ di conversazione “Che cosa vuoi sapere?” “Non so, raccontami quello che vuoi” il mago aveva capito che all’amico non piaceva parlare di se e che le domande, lo innervosivano forse se gli dava carta bianca poteva scoprire qualcosa in più su di lui. Gli occhi di Edwin si spostarono verso il cielo, con un sorriso beato iniziò a parlare, raccontandogli delle enormi montagne che circondavano il regno, degli abitanti cordiali e soprattutto dei colori e odori dell’estate “I campi diventano color oro, i contadini intonano sempre canzoni, mentre i bambini corrono tra di loro ridendo e alla sera si può sentire il loro vociare allegro” “Credo che mi piacerebbe” “Ne sono sicuro, Merlin”.
Gaius aveva detto che il fiore era color porpora e cresceva vicino alle rocce, peccato che non avesse menzionato che cresceva anche sulle rocce, davanti ai due si stagliava un immensa parete rocciosa, dove si notava chiaramente un punto rosso in una delle rientranze più alte. Prima di compiere un gesto affrettato il mago si era guardato attorno, per vedere se vi fosse in giro un altro esemplare, ma l’unico sembrava quello li in alto, con il groppo in gola chiese “Ottimo e adesso?” non fece neanche in tempo a finire la frase, che Edwin era già salito su qualche roccia, per tutto il tempo Merlin fissò l’amico con apprensione, bastava un passo falso perché questi cadesse, se fosse stato solo avrebbe utilizzato sicuramente la magia e invece ora si ritrovava li a pregare gli dei per far tornare sano e salvo l’amico. Quando Edwin alzò la mano con il fiore in modo vittorioso, il mago tirò un sospiro di sollievo, ma purtroppo il piede destro del ragazzo scivolò dalla roccia facendolo precipitare, senza pensarci Merlin urlò le parole magiche della lingua antica ed Edwin si ritrovò a fluttuare in aria.
Quando il mago si ritrovò di fronte Edwin era già pronto a sentirsi dire che era un mostro, una creatura immonda che doveva essere estirpata dalla faccia della terra, con un groppo in gola alzò il suo sguardo color mare sul viso del ragazzo che gli era di fronte “Tu… tu” ecco che stava per urlargli le parole tanto temute “Tu sei un mago?!” il capo di M   erlin si chinò come segno d’assenso, sicuramente sarebbe tornato di corsa a Camelot per informare il re e Arthur, ciò avrebbe significato il suo abbandono e l’assio al suo destino tanto decantato dal grande drago, a Gaius, Gwen, ai cavalieri e ad Arthur “Porca miseria, un mago… ma è fantastico” le ultime parole spiazzarono il bruno, non avrebbe mai immaginato che Edwin lo avrebbe trovato “fantastico”, senza volerlo iniziò a ridacchiare.
Durante il viaggio di ritorno i due continuarono a parlare dei poteri del mago, Edwin sembrava terribilmente curioso, gli faceva domande che spaziavano dalle più acute alle più fantasiose, come quando gli chiese se era vero che le streghe si scioglievano a contatto con l’acqua, quella frase aveva fatto ridere talmente tanto Merin che per poco non cadeva da cavallo, “Edwin ti devo chiedere di mantenere il segreto, vedi Arthur non lo sa e” ma non finì la frase perché il ragazzo con un sorriso sincero gli disse “Ho capito, sarò muto come un pesce” non sapeva il perchè, ma Merlin sapeva che poteva fidarsi ciecamente del nuovo amico.

I cavalieri non vedevano l’ora che giungesse la sera, la mattina si erano dovuti svegliare molto presto a causa di un gruppo di predoni che aveva spaventato un intero villaggio, Arthur li aveva condotti nel luogo e dopo solo tre ore di ricerca avevano intercettato i banditi e messi in cella. Come se non bastasse nel pomeriggio Sir Gareth li aveva allenati nella mazza chiodata, poi aveva avuto la brillante idea di allenarli a cavallo con le lance, questa volta con un bersaglio molto difficile, un anello di ferro molto piccolo legato a un tronco con una fune, in molti fallirono solo Arthur e Leon riuscirono nell’impresa alla terza volta. Ora Elyan, Gwaine e Parceval si stavano recando alla scuderia per lasciare i loro fidi compagni,persino  i cavalli sembravano provati dall’allenamento, appena si accorse di loro Abel chiamò due garzoni urlandogli di darsi una mossa, poi con fare gentile l’uomo offri un po’ di vino che aveva nel suo fiasco ai cavalieri, dicendo che era uno dei vini più buoni che avesse mai assaggiato. Mentre i quattro stavano sorseggiando la bevanda videro arrivare al trotto Goliath, poi con un movimento fluido Edwin scese da cavallo ed entrò nella stalla insieme al fido animale senza aspettare che qualche servo gli venisse in contro. Con un cenno della testa li salutò, per poi sparire nel dietro “Animale bellissimo, ma ha un caratteraccio terribile, solo quel ragazzino sembra potersi avvicinare” quando stavano per andarsene incrociarono Edwin, con fare amichevole Perceval gli si avvicinò “Stasera noi cavalieri ci troviamo alla taverna per bere un po’ di idromele, ci farebbe piacere se ti unissi a noi” “Ovviamente se paparino te lo consente” aggiunse Gwaine, sentendosi punto su vivo Edwin innarcò un sopracciglio e con fare strafottente rispose che ci sarebbe stato.

La taverna era piena di gente ubriaca che urlava o intonava canzoni sconnesse, il locandiere e i suoi dipendenti cercavano di giostrarsi tra un tavolo e l’altro riempiendo i boccali dei cavalieri e degli ospiti “Su bevi un pò ragazzo” gli disse Sir Leon, che a parere di Edwin era completamente sbronzo, non l’aveva mai visto così alticcio, le parole le sbiascicava e gli occhi erano stranamente lucidi, il cavaliere gli strinse un braccio attorno alle spalle e iniziò a cantare una canzone ondeggiando. Ogni minuto che passava Edwin si stava chiedendo perchè avesse mai acettato l’invito, poteva benissimo starsene nei suoi alloggi in compagnia di un buon libro, invece si trovava li in quel tanfo puzzelente con umini ubriachi, come se non bastasse non c’era neanche Merlin “Devo aiutare Gaius per la preparazione di un medicinale” ecco la  sua scusa, con un sospiro frustato tentò di scansarsi dalla presa di Leon e con la coda dell’occhio vide una delle giovani cameriere importunata da un vero e proprio maiale, solo a guardare il sudiciume che quell’essere aveva addosso fece venire un urto di vomito a Edwin, che non invidiò per nulla la poveretta, dopo essersi liberata dell’uomo si avvicinò al loro tavolo, con un sorriso imbarazzato versò dell’altro sidro nel suo boccale “Muoviti cameriera vieni qui a intrattenerti con un vero uomo e non con quel moccioso” gli uomini in compagnia del bestione iniziarono a ridere sguainatamente, mentre con una faccia disgustata la ragazza iniziò ad incamminarsi verso il gruppetto “Vero uomo?! quello che vedo io invece è un lurido maiale puzzolente” le parole gli erano uscite senza che volesse, non sapeva se per il fatto che lo avessero preso in giro o per pietà verso quella poveretta, fatto sta che nella taverna regnò il silenzio, persino il principe e i suoi cavalieri lo fissarono stupiti mentre lui continuò a tener lo sguardo fiero verso l’uomo, come se quello che avesse detto fosse la cosa più naturale del mondo. Edwin vide l’essere avvicinarsi, come immaginava puzzava di sudore ed alcool “Ne hai di fegato ragazzino” detto ciò lo prese per un braccio facendolo alzare dalla panca, come se fosse stato toccato da un fulmine si liberò guardando in malo modo l’uomo “Non osate mai più toccarmi con quelle sudice mani” “Adesso ti faccio vedere io moccioso” l’uomo si stava per gettare contro il ragazzo quando fu bloccato da Arthur, il principe aveva afferrato l’uomo per un braccio portandoielo dietro la schiena, la bestia iniziò a dimenarsi per potersi liberare dalla presa, gli uomini insieme a quell’essare erano già pronti ad attaccare, ma vedendo le faccie e sopratutto le spade dei cavalieri rimasero fermi al loro posto. Arthur iniziò a parlare con voce calma tenendo sempre gli occhi fissi sull’uomo “Non credo sia il caso di iniziare una rissa, mi scuso per il mio amico, ma l’alcol lo deve aver portato a dire cosa poco gradite, ora se accettaste in dono una coppa di buon vino e se continuassimo la serata come se niente fosse ve ne sarei grato” a quelle parole l’omaccione sembrò calmarsi, con un’esprerssione grottesca accettò la proposta del principe e tornò a sedersi al suo tavolo, mentre Arthur si risedette al suo pasto continuando a scherzare con i cavalieri.

Dunque fine  siamo al quinto capitolo, come sempre ringrazio tutti colore che leggono la mia fanfic, sopratutto un grazie speciale va a elfin emrys per i suoi consigli , hai ragione forse ho esagerato un pochino con la descizione di Gwen,^^ e infine a sackiko_chan sono davvero contenta che la storia ti piaccia, ammetto che mi sono sentita un attimo persa e che aveva considerato di cancellare la storia, ma poi ho deciso di portarla a termine, perchè sarebbe stato un peccato lasciarla li senza  una fine^^
Credo che il prossimo capitolo lo posterò agli inizi di settembre, dato che partirò per il mare e non so se riuscirò ad avere la connessione, di conseguenza Buone Vacanze a tutti

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Aveva fatto una fatica pazzesca per ritornare al castello, già lui era abbastanza brillo, mentre Edwin era proprio ubriaco, non riuscivano neanche ad andare dritto continuavano a sbattere da pertutto, ovviamente la colpa era dei suoi cavalieri, Gwaine aveva offerto al giovane un boccale di birra e l’aveva sfidato a berlo tutto d’un fiato, ovviamente Edwin aveva accettato perchè era stato punto sul vivo dal cavaliere che per di più aveva affermato “Se non riesci a finirlo in un fiato non sei un vero uomo” all’inizio aveva trovato anche lui la cosa divertente, persino quando Leon aveva offerto un boccale a testa per festeggiare il trionfo del giovane Edwin. Adesso ripensandoci, Arthur aveva capito che non era stata una buona idea, perchè se li avessero beccati suo padre o Sir Gareth sarebbero finiti in guai seri, per di più il ragazzo non lo aiutava di certo continuando a incimpare sui propri piedi e sbiascicando parole sconnesse. A metà scalinata Arthur dovette appoggiarsi al muro, tenendo sempre per un braccio Edwin, con sguardo sconfortato guardò il percorso che gli mancava sulla scalinata, se solo ci fosse stato Merlin ci avrebbero messo la metà del tempo, ma quando serviva quell’idiota non c’era mai, fu interrotto dai suoi pensieri dalla voce di Edwin “Sapete non siete poi tanto male” vedendo l’espressione poco convinta del principe il ragazzo continuò “No davvero... insomma credevo che voi foste il solito principe boriosetto, la cui unica preoccupazione era quella di atteggiarsi come un pavonee un deficente” “Molte grazie” all’espressione offesa di Arthur, Edwin si mise a ridere, per poi tornare serio “Invece vi siete rivelato un bravo ragazzo” era la prima volta che il principe si sentiva dire che era un bravo ragazzo, di solito tutti gli dicevano che era un uomo d’onore, un gran cavaliere, ma bravo ragazzo nessuno ielo aveva mai detto e iniziò a ridere per quell’affermazione.
Quando finalemente arrivarono alla stanza di Edwin, il principe trasse un gran sospiro di solievo, per loro fortuna non erano stati scoperti dalle guardie che facevano il giro di ronnda nei corridoi del castello. Con poca grazia Arthur posò il giovane ragazzo nel proprio letto, sentì solo un mugugnio di disapprovazione da parte del moro, per poi vederlo raggomitolarsi, quando dormiva il figlio di Sir Gareth sembrava tanto innocente e calmo che quasi gli faceva venire tenerezza, all’inizio neanche lui aveva avuto molta considerazione di Edwin, lo trovava un ragazzino maleducato e altezzoso, poi pian piano l’aveva visto ammorbidirsi e scoprirsi un ragazzo d’onore, che non si piegava davanti a un titolo, in un certo senso gli ricordava un pò Merlin e Gwen. Non seppe neanche il perchè, ma gli rimboccò le coperte e gli accarezzo gentilmente i capelli dicendo “Anche tu sei un bravo ragazzo”.

Era sicura che la testa le sarebbe scoppiata a breve, quella mattina si era svegliata con un senso di nausea e vertiggini che non aveva mai provato, come se un intera mandria di cavalli le fosse passata sopra e la luce del sole le provocava un gran fastidio agli occhi. Con un’immansa fatica riuscì ad alzarsi dal letto e notò che indossava gli abiti del giorni precedente, allora face mente locale e ricordò la serata in quella bettola puzzolente e il tragitto con l’erede al trono per tornare al castello, per sua fortuna il principe non aveva avuto la malsana idea di spogliarla dai suoi abiti, ma l’aveva solo depositata sul letto. Appena il ragazzo della servitù entrò nella sua stanza, con in mano il vassaio della colazione, sentì un’ondata di nausea travorgerla e con un sorriso tirato chiese al giovane di uscire immediatamente con le cibarie, perchè si sentiva poco bene e non aveva per nulla fame. Persino il solo sentire parlar Gareth, le provocava delle fitte tremende alla testa, così per evitare il vociare del castello si nascose nell’unico posto tranquillo ed isolato dell’intero castello, la grande bibblioteca, dove a farle compagnia poteva esserci solo il vecchio notaio della casa reale, che per la maggior parte del trempo dormiva. Solo quando si fece sera, Alina gettò la spugna, non potendone più di quel malessere decise di andarsene a letto, ma non prima di essersi fatta un bel bagno caldo con le essenze di lavanda per rilassarsi, credette che fosse un’ottima idea, peccato che se ne sarebbe pentita poco dopo.
Mentre stava lucidando e affilando una delle spade del principe, Merlin sentì i cavalieri parlare della sera precedente, di come avessere bevuto e mangiato a volontà “Però era proprio sverso il figlio di Sir Gareth, non si reggeva neanche in piedi, sfido che non si sia fatto vedere in giro” a quelle parole il valletto del principe capì che l’amico doveva star male a causa del dopo sbronza, con un sorrisetto divertito andò nelle sue stanze, dove potè preparare il solito intruglio che rifilava al principe dopo essersi ubriacato in una delle poche volte che usciva con i compagni d’arme “Ha un odore nauseabondo, ma devo ammettere che è miracoloso” diceva sempre il biondo. Appena il preparato fu pronto si avviò alle stanze di Edwin, se lo immaginava sdraiato a letto nel totale buio della stanza a imprecare contro il principe, i suoi cavalieri e lui, in effetti Merlin si sentiva leggermente in colpa per averlo lasciato solo, forse dopo aver bevuto l’intruglio l’avrebbe perdonato per la sua mancanza. Senza pensarci Merlin aprì la prta della stanza pronto a salutare l’amico, ma quando l’aprì vide una ragazza che usciva dalla tinozza dell’acqua, una vampata di calore gli attraversò il viso che divenne immediatamente rosso come un pomodoro, imbarazzatissimo si girò dall’altra parte balbettando scuse inarticolate, sul fatto che fosse sicuro che quelle fossero le stanze di Edwin, ma poi un lampo di lucidità lo fece rigirare “Ed-Edwin?!” anche la ragazza era rimasta ferma nella sua posizione, portandosi però un canovaccio attorno al corpo, non vedendola fiatare e non potendone più di quell’assurda situazione era pronto ad uscire dalla stanza, ma appena impugnò la maniglia sentì la ragazza urlargli di fermarsi e agguantarlo per un braccio “Ti prego aspetta posso spiegarti tutto” quelle parole però le uscirono incrinate, il mago la fissò meglio chiedendosi come era possibile ciò e perchè Edwin si fingesse un uomo quando invece era una donna “Forse è meglio se prima ti vesti e poi parliamo”.
Alina raccontò tutto all’amico, dall’assedio al catello alla decisione di fingersi un uomo, per la sua sicurezza e come unica speranza per poter salvare il suo regno, Merlin ascoltò tutto questo in silenzio, chiedendosi se era il caso di avvisare anche il rpincipe di ciò che aveva scoperto, ma appena lo chiese alla ragazza, questa gli disse “No, meno siamo a saperlo meglio è, persino Uther ha deciso di mantenere all’oscuso il figlio, proprio perchè così non ne sarà cionvolto. Dobbiamo mantenere il segreto fino a primavera, dopo di che io e Gareth raggiungeremo mio fratello e ci rimpossesseremo del nostro regno” “So che Arthur può sembrare un vero asino con poco tatto ed emotività, però è un vero genio nell’arte della guerra, fidati di lui” “No, io non posso fallire anche questa volta, ho abbandonato il mio regno solo per poter avere la certezza di salvare il mio popolo e mio padre, se Arthur sapesse chi sono veramente inizierebbe a comportarsi in  modo diverso e a destare i sospetti delle persone” il valletto reale ne semrbò convinto, ma allo stesso tempo non gli piaceva l’idea di tenere all’oscuro sia Arthur che Gaius, però doveva quel favore ad Alina, dopotutto lei non si era fatta molti problemi a mantenere celato il suo.
Il giorno seguente Merlin si sentì addosso lo sguardo perforante di Sir Gareth, come se lo stesse esaminando, molto probabilmente Alina doveva averlo avvisato del piccolo incidente e che ormai anche lui conosceva il loro segreto. Quando finalmente potè uscire dalla sala da pranzo, sentì la voce del cavaliere richiamarlo e chiedergli di seguirlo nelle sue stanze “Qui nessuno potrà sentirci, Alina mi ha raccontato tutto, non serve dirti che devi mantenere la massima segretezza” “Certo, la principessa mi ha spiegato tutto e giuro che non ne farò parola a nessuno, nemmeno con il mio signore” alle sue parole Gareth gli fece un sorriso cordiale per poi aggiungere “Ottimo, sei un ragazzo sveglio, ti avvico però, se tradirai la fiducia della mia padrona io ti infilzerò con la mia spada, ci siamo intesi” a quella minaccia il mago iniziò a sudare freddo e ad annuire vigorosamente.

Sono spaventosamente in ritardo, dovevo aggiornare molto prima e invece la sfiga si è abbattuta u di me, mi si è bruciato lo schermo del computer e poi ho avuto un esame dietro l'altro. Comunque spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio jajie per le sue belle parole e tutti coloro che stanno leggendo o recensiscono la mia fanfic, grazie di cuore^^

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Nel castello quella sera vi era aria di festa, nella sala dame e nobili uomini danzavano creando una coreografia magnifica alla vista del re, questi infatti rideva e ogni tanto brindava in onore dei nuovi cavalieri che erano appena stati nominati da lui. Persino Alina fu travolta dal clima festoso, ma questa volta non si fece abbindolare e non toccò l’alcol, si mise in un angolo per vedere i danzatori e con la mente tornò alla festa dell’investitura da cavaliere di Caleb, aveva ballato con lui e con suo padre, ora tutto le sembrava così lontano e distante, tanto che la malinconia iniziò a pervaderla. Era già pronta a tornare alle sua camere quando venne trattenuta da lady Helena, indossava un sfarzoso abito e con arie innocente gli chiese se volesse ballare con lei, senza che se ne accorgesse fu portata in pista e dovette ballare con la dama, sotto lo sguardo divertito dei cavalieri e di Merlin.
Alle prime luci dell’alba la campana dall’arme iniziò a sunare per tutto il castello, appena la sentì Alina fu colta dal panico, era lo stesso suono dell’assedio, le iniziò a girare la testa, immediatamente si portò le mani alle orecchie per non sentire il suono, mentre le immagini del fuoco e le urla della gente le tornavano alla mente “Basta tacete, non voglio sentire”  continuava a ripetere la principessa, rannicchiata e con le lacrime che le cadevano dagli occhi, così la trovò Gareth che in un attimo le fu vicino prendendola tra le braccia e sussurrandole di calmarsi “Non è nulla, ci sono stati dei ladri è per questo che la campana suona, ora dormite, ci sarò io a vegliare su di voi”.
Un gruppo di ladri era entrato nel castello, forse avevano sfruttato la festa per intrufolarsi e confondersi con la servitù, fatto stava che le guardie avevano trovato la porta della sala dei gioielli scardinata e immediatamente avevano dato l’allarme. Il principe si era incaricato immediatamente della vicenda, ovviamente il re era furioso e lo divenne ancora di più quando una delle guardie gli disse che era stato rubato anche il bracciale della regina, uno dei pocho ricordi che il re conservava di ella “Quei maledetti bruceranno all’inferno, Arthur devi assolutamente trovare i responsabili e portare il bracciale al castello, mi fido di te non fallire”Arthur e i suoi cavalieri si lanciarono immediatamente all’inseguimento dei briganti seguendo le orme che avevano lasciato nella neve, era la prima volta che il principe la benediva, grazie ad essa avevano una pista. Venendo il nervosismo del biondo nessuno osò fiatare, persino Merlin stette zitto per il tragitto, solo quando si fermarono per accamparsi per la notte iniziarono a parlare, mentre stavano cenando e chiaccherando Arthur alzò la mano facendoli tacere, tutti sentirono il rumore degli zoccoli di un cavallo, con le mani il biondo fece segno ai suoi uomini di nascondersi tra gli alberi, all’inizio Merlin pensò che fossero i briganti, ma poi potè immaginare che fosse solo un girovago o qualche viaggiante che passava di li e che era stato incuriosito dal fuoco, difatti poco dopo videro un cavallo entrare nel piccolo accampamento, ma era senza cavaliere e ciò fece gelare il sangue al giovane mago “Non ti muovere o ti ammazzo” il corpo di Merlin divenne un fascio di nervi a causa del contatto della punta di una lama sulla sua sciena, non riusciva neanche a muovere un muscolo “Girati piano” con un immenso sforzo si voltò e vide un figura incappucciata davanti a se “Mio dio dovresti vedere la tua faccia Melrin” davanti a se aveva Alina, la ragazza si tolse il cappuccio e con un pacca cercò di risvegliare l’amico dall’imobilità “Io ti ammazzo, per poco non mi facevi andare all’altro mondo”. I due si portarono vicino al fuoco, vedendoli i cavalieri uscirono dai loro nascondigli, ovviamente Arthur iniziò a inveire su Edwin chiedendogli che diavolo ci facesse li “Vi ho seguito e devo dire che è stato alquanto facile, avete lasciato una marea di tracce dietro di voi” “Tu domani te ne torni al castello” gli urlò contro il biondo e con stizza si avvicinò al fuoco, ma prima che potesse sedersi sentì il ragazzo ribattere “Col cavolo, vengo con voi e poi credo che una mano in più vi possa servire, senza offesa ma sono molte meglio io con la spada che Melrin e poi potrei darvi un aiuto per seguire le tracce” Arthur a quella risposta si avvicinò pericolosamente a Edwin e a muso duro gli disse “Lo capisci che non è un gioco, che risciamo la nostra vita?!” “Certo non sono un idiota, ora è meglio che vi calmiate se no potrebbe scippiarvi la testa, è rimasta un pò della tua zuppa Merlin?" l’erede al trono fu sicuro che se non fosse stata per la sua possibile uccisione da parte del padre per aver assassinato il giovane e ovviamente per la presenza di testimoni, avrebbe sicuramente commesso un omicidio, quel ragazzino aveva il potere di farlo uscire dai gangheri “Maestà credo sia il caso di portarlo con noi, dopotutto potrebbe davvero aiutarci” bene ora non ci si mettava solo Melrin a dare man forte al moccioso, ma anche Sir Leon il suo più fedele cavaliere, così vedendo l’espressione cordiale dell’uomo si girò verso Edwin e prendendo esempio Leon gli disse che poteva restare, ma che se si fosse fatto ammazzare lui non se ne sarebbe preso la responsabilità.
Il cielo era pieno di stelle e la luna sembrava enorme, Alina rimase per qualche seconso a fissare l’astro, chiedendosi se anche Caleb lo stesse osservando, ma poi si diede della stupida perchè sicuramente il fartello era impegnato in ben altro che nell’osservazione del cielo. Sentì Merlin girarsi sul fianco e chiederle “Non riesci a dirmire?” “Diciamo che il terreno non è molto comodo, comunque perchè l’asino reale è così nervoso?” “Tra gli oggetti  rubati c’è anche  il bracciale della madre e lui è intenzionato a riprenderselo” la ragazza poteva ben capire lo stato d’animo di Arthur, anche lei aveva perso la madre quando aveva sette anni e l’unico suo ricordo materiale era una collana di cui di solito non si separava mai, ma Gareth iela aveva fatta togliere appena erano fuggiti dal catsello ed ora era insieme ad alcuni oggetti che aveva ben nascosto nella sua camera.
I cavalieri avevano cavalcato per ben due giorni interi nel tenativo di raggiungere i ladri, oltre alla stanchezza dovuta sopratutto al freddo, dovevano sopportare l’irritazione del principe che aumentava ora in ora, appena uno di loro proponeva una pausa questi lo ghiacciava con lo sguardo o gli giurava che se avesse ancora aperto bocca gli avrebbe tolto il titolo di cavaliere. Alla terza notte sembrava che l’umore di Arthur fosse peggiorato ulteriormente, con stizza aprì la cartina iniziando a parlare sulle possibili vie che i briganti potessero aver preso, mentre indicava con un bastone un villaggio Alina gli rubò da sotto il naso la pergamena “Che diavolo fai?” sbraitò contro il biondo, ma lei con un gesto della mano lo fece zittire e parlò “Sicuramente si dirigono verso est, guardate con altri due giorni di marcia arriveranno alla strada che porta ai confini del regno, sarebbe da stupidi fermarsi in un villaggio” il principe con uno sbuffo strappò di mano l’oggetto aggiungendo “Certo ci stavo arrivando anche io, mica sono un idiota, ora riposiamoci perchè domani all’alba ci aspetterà un lungo tragitto, dobbiamo intercettarli prima che valichino il confine”.
Ormai Arthur stava perdendo ogni speranza, avevano cavalcato per tutta la mattina e non avevano trovato alcuna traccia dei fuggitivi, sembravano essersi dissolti nel nulla, per di più iniziava anche lui a sentire la stanchezza del viaggio, ma nonostante tutto voleva ritrovare il bracciale e riportarlo al padre. Poi nel pomeriggio qualcosa cambiò, mentre stava imprecando mentalmente contro l’inefficenza delle guardie del tesoro, sentì Leon chiamarlo e indicargli un piccolo cumolo di sterco di cavallo che stava ancora fumando per il calore “Sire sembra che le tracce portino all’interno del bosco, a mio parere si sono fermati vicino al fiume per riposarsi”. Dopo aver legato i cavalli si innoltrarono nel bosco cercando di fare meno rumore possibile, come aveva previsto il cavaliere, trovarono un piccolo accampamento vicino al corso del fiume, con uno sguardo veloce Arthur potè contare ben dieci uomini, erano in minoranza numerica, ma si fidava dei suoi cavalieri e sapeva che potevano abbattere il nemico facilmente, solo il più grosso quello vicino al fuoco lo spaventava, sembrava un ammasso di muscoli, però non potè preoccuparsene più di tanto. Fece muovere i suoi uomini affinchè potessero circondare il nemico e coglierlo di sorpresa, sperando che quell’idiota di Merlin ed Edwin non facessero qualche casino, appena vide tutti in posizione diede il segno e si gettò nella mischia.

Alina sentì il cuore martellarle nel petto, di fianco se aveva Merlin e davanti a loro due uomini intenti a mangiare, alzò lo sguardo per vedere la posizione di Arthur e prima di andare in contro al nemico sentì la voce del mago dirle di non fare sciocchezze. Appena il nemico si accorse di loro inziò la battaglia, l’uomo che aveva di fronte a se era più alto di lei di ben una stazza, con movimenti rapidi riuscì a schivare i suoi colpi e a tentere di colpirlo, ma questi riuscì a ripararsi dietro una pianta, tentò di attaccarla di nuovo, ma questa volta la principessa riuscì a ferirlo e a farlo cadere a terra. Mentre si stava riprendendo sentì un’ombra scura dietro di se, era già pronta a schivare il colpo dell’altro brigante, quando lo vide srabuzzare gli occhi e poi cadeere a terra, a colpirlo era stato Merlin con un masso che aveva incantato, immediatamente i due forono schiena contro schiena e si guardarono attorno per vedere la situazione, il principe e Perceval sembravano intenti ad abattere il più grosso, che sembrava essere un osso duro e probabilmente era il capo del gruppo, poi con la coda dell’occhio Alina vide uno dei ladri tentare i fuggire, con in mano un grosso bracciale, ma questi fu colpito alla schiena da un pugnale di Gwaine, mentre cadeva a terra vide il gioiello scivolare dalla mano e sbalzare in aria, senza pensarci fece un balzo per prenderlo e quando atterrò sorrise verso Merlin e Gwaine, ma poi sentì la terra mancarle sotto i piedi e il gelo immergerla.

L’energumero non era solo enorme e pieno di forza, ma era pure bravo con la spada, vedendolo in difficoltà Perceval si era unito a lui, con estrama difficoltà era riuscito a ferire mortalmente il suo nemico, ma ci volle anche un colpo dell’altro cavaliere per abbattere definitivamente il bestione. Con un certo orgoglio si girò verso al compagno d’armi, ma la sua euforia durò ben poco, quando la voce di Merlin urlare il nome di Edwin, lo vide correre lungo il corso del fiume, fu Gwaine a spiegargli cosa era successo “Edwin è caduto in acqua” non aspettò neanche il seguito, immediatamente seguì il suo servo e vide la figura di Edwin spuntare ogni tanto dall’acqua lottanre con la corrente, lo vide cercare di afferrare le rocce o di rimanere in superficie, con tutto il fiato che aveva in gola urlò “Edwin resisti, cerca di attaccarti a qualcosa” non poteva finire così, non dopo tutti gli sforzi che avevano fatto, si chiese perchè quello stupido ragazzino li avesse seguiti e come potesse essere stato così idiota da cadere in acqua.

La corrente la strattonava ovunque, quando pensava di essere riuscita ad agrapparsi a qualcosa, questa la strappava al suo appiglio e la sbattacchiava ancora, il freddo poi sembrava averle congelato la testa, la poca aria che le entrava nei polmoni invece le bruciava la gola e il petto, non sapeva quanto sarebbe riuscita a lottare, si aggrappò a una roccia tentando di rimanerci salda, ma un dolore lancinante si propagò per il suo braccio destro, all’ennesima immersione sentì il corpo intorpidirsi e la coscenza abbandonarla.

Non sapeva cosa lo facesse correre così forte, mentre le sue gambe si muovevano automaticamente il suo sguardo rimaneva fisso su Alina, Merlin sapeva che doveva trovare una soluzione in fretta, la ragazza non sarebbe resistita al gelo e all’acqua, quando vide il corpo della principessa smettere di dibattersi capì che era giunto il momento di usare la magia, con un gesto della mano fece cadere un grosso vecchio albero che era piegato verso la riva, il tronco riuscì a trattenere il corpo di Alina e lui potè salirci, con attenzione arrivò fino alla meta, con una mano tentò di afferrare il braccio della ragazza “Ti prego svegliati, da solo non ce la faccio, ti scongiuro” però Alina rimase inerme, ma in compenso  arrivò Gwaine che lo aiutò ad issare il corpo della ragazza fuori dall’acqua per poi caricarselo su una spalla, prima che il tronco si frantumasse e fosse portato via dalla corrente riuscirono a mettersi in salvo sulla terra ferma.

Appena furono al sicuro il cavaliere depositò a terra il corpo di Edwin, per far in modo che Merlin potesse prendersene cura, Arthur si affiancò al suo servo vedendolo indaffarato a controllare il corpo dell’amico “Non respira, il suore batte ma non respira” decretò la voce allarmata di Merlin, un groppo si formò sul petto del principe, no non doveva finire così pensò ancora, poi vide il valletto chiudere con due dita il naso e sporgere il viso di Edwin verso l’alto per poi depositare le sue labbra su quelle dell’amico e gonfiare aria, dopo le mani di Merlin si spostarono verso il petto di Edwin einiziò a  muoversi come se cercasse di spingere fuori l’acqua. Forse vedendosi osservato, Merlin spiegò in breve che cosa stesse facendo “L’ho visto fare da un vecchio del villaggio su una bambina che stava per annegare.. Forza Edwin respira” vedendolo in difficoltà Arthur tentò di aiutarlo, dicendo che avrebbe dato aria a Edwin mentre lui doveva continuare la manovra, con disperazione Merlin urlò “Svegliati maledizione, mi avevi promesso che mi avresti portato a vedere le tue terre, che avremmo camminato in mezzo i campi e intonato le canzoni dei contadini... Edwin non molare ti prego”. Dopo attimi che sembrarono ore per i cavalieri, videro il corpo di Edwin muoversi con  uno spasmo e sputare fuori acqua tossenso “Si è ripreso, Edwin sei vivo” disse Merlin commosso cercando di sorreggere l’amico, mentre Edwin tossicchiava ancora e si girò verso Arthur cercando di portare l’attenzione del principe sul suo polso e dire con voce feblile “Il bra..il bracciale...l’ho preso” senza volerlo una lascirma uscì dagli occhi di Arthur, ma prima che qualcuno se ne accorgesse si girò dall’altra parte e disse “Sei un idiota”.

Dunque questo capitolo è un pò più attivo, ho voluto far vedere il legame che unisce Alina a Merlin, entrambi hanno un segreto e si sentono  uniti. Arthur invece prova ancora dei sentimenti contrastanti per il nuovo arrivato, ma di certo non lo odia... Comunque spero che  anche questo capitolo vi sia piaciuto, ringrazio tutti quelli che hanno letto i capitoli e speranza, non ti preoccupare porterò a termine la storia^^ Al prossimo capitolo..

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Con grande fortuna riuscirono a trovare riparo in una caverna, durante il breve tragitto Perceval aveva sorretto Edwin, ovviamente il ragazzo aveva protestato dicendo che stava benissimo e non aveva bisogno di essere aiutato, ma Perceval fu piuttosto paziente e fece finta di non sentire le proteste dell’altro. Appena furono entrati Merlin accese un piccolo fuoco con i rametti che aveva raccolto durante il tragitto, con un gesto veloce fece segno al cavaliere di appoggiare Edwin vicino al fuoco dicendo a quest’ultimo “Cerca di scaldarti” ma prima che il mago si potesse allontanare Edwin lo trattenne sussurrandogli “Ho dei vestito asciutti nella mia sacca, il problema è che devo riuscire a cambiarmi senza che nessuno mi veda” “Ci penso io”.
Nella caverna erano rimasti solo Merlin, Lancelot ed Edwin, mentre gli altri erano andati a trovare altra legna asciutta e del cibo “Vai a cambiarti nel fondo della caverna, nel frattempo io distraggo Lancelot” detto ciò il mago si avvicinò al cavaliere, che stava sorvegliando con occhio vigile l’entrata e iniziò a parlare del più e del meno per distrarlo. Cogliendo l’occasione Alina si rifugiò nella parte più buia della caverna, fece fatica a cambiarsi per colpa dell’agitazione, i vestiti le si erano appicciccati addosso a causa dell’acqua, in più le sue mani intorpidite dal freddo facevano fatica a sfilare i lacci dei pantaloni, purtroppo non riuscì a controllare al meglio la fasciatura attrono al petto, ma fu contenta che non si fosse tolta durante l’incidente. Mentre si stava infilando la casacca di lana, sentì Arthur chiedere a Merlin e a Lancelot dove fosse finita, con un movimento veloce si chiuse il mantello e uscì dal suo nascondiglio dicendo “Sono qui” “Che diavolo stavi facendo li dietro?” non capiva perchè il principe avesse ancora quell’aria irritata, ma decise di lasciar perdere rispondendo “Mi stavo cambiando” vide il biondo fare un’espressione stupita, per poi affidare a Merlin la selvaggina che aveva appena catturato.
Merlin riuscì a cucinare una zuppa e Lancelot si occupò di arrostire al meglio le due lepri che il principe aveva catturato, mentre gli altri cavalieri inziarono a prendere in giro Gwaine per passare il tempo prima del pasto, Arthur invece fissava di sottocchi Edwin che se ne stava di fronte al fuoco e fissava assorto le fiamme, lo vide stringersi più addosso il mantello di lana ed emettere un sospiro stanco. Durante la cena la situazione non cambiò poi molto, la caverna era riempita dalle voci degli uomini, solo Edwin se ne stava muto, ogni tanto sorrideva a quanlche battuta, ma poi tornava a estraniarsi dal resto del gruppo, quando Merlin gli chiedeva se si sentisse bene il ragazzo sorrideva dicendogli di non preoccuparsi.
Quando fu il momento di coricarsi il principe decise i turni di guardia, per una questione di precauzione, non sapevano se in realtà nell’accampamento dei briganti mancasse qualche loro complice, con uno sguardo che non permetteva repliche decretò che fosse lui insieme a Leon a fare il primo turno e quando continuò a distribuire i turni vide lo sguardo accigliato di Edwin che gli chiese infine “Perchè diavolo non ci sono nei turni?” “Perchè non sei nelle condizioni di farli e ora stai zitto e dormi” Edwin stava per aprire ancora per ribattere, ma in suo aiuto intervenì Merlin, che gli promise di svegliarlo quando sarebbe stato il suo turno e quello di Lancelot.
Sir Leon guardava preoccupato il suo principe, sembrava un animale in gabbia, sbuffava in continuazione e ogni tanto contraeva le mani in un pugno, come se fosse pronto a sbottare in un momento all’altro. Lui lo conosceva bene il principe Arthur, quando era nervoso sbottava per niente e se la prendeva con il mondo intero, per questo era indeciso se parlare o starsene zitto, optò decisamente per la seconda quando vide gli occhi di Arthur lampeggiare verso di lui, come ad ammunirlo di non chiedergli niente e così fece, sapeva che doveva solo aspettare che fosse Arthur a parlargli. Il biondo si sedette a terra e iniziò a tormentare il terreno con la punta della sua spada, fece un buco e quando si sentì soddissfatto dell’operato si girò verso il cavaliere “Abbiamo rischiato grosso, ho rischiato di perdere uno dei miei uomini” Leon fece un leggero sospiro, era tipico dell’erede al trono prendersi anche responsabilità di cui non ne aveva colpa “Maestà è stato un incidente, il giovane Edwin sta bene, perciò non tormentatevi” a quelle parole Arthur scattò in piedi come se fosse stato morso da una serpe e con stizza rispose al cavaliere più anziano “Per un lasso di tempo è quasi morto Leon, se non ci fosse stato Merlin sarebbe al creato.. io non dovevo farlo venire con noi” con un leggero disagio il cavaliere ricordò al suo signore che era stato a causa sua se il figlio di Sir Gareth si era unito al gruppo, ma il principe fece un gesto vano con la mano continuando a ripetere che Edwin era sotto a sua responsabilità, “Mestà, Edwin è vivo,  è questo che conta, andatevi a riposare, sveglierò io Gwaine e Parceval”.
Per arrivare a Camelot ci avrebbero messo quattro giorni di cammino, così alle prime luci dell’alba si ritrovarono già in sella e pronti per tornare a casa, l’euforia di tornare alle comodità del castello alzarono il morale del gruppo, tanto che Gwaine propose di spronare i cavalli al galoppo per arrivare prima. Ogni tanto Merlin fissava Alina, l’aveva vista molto pallida quella mattina, aveva dovuto aiutarla anche a sellare al meglio il suo cavallo, cosa alquato strana dato che lo faceva sempre lei, ma la cosa più assurda era che quando avevano fatto galoppare i cavalli, la principessa non ne avesse approfittato per far correre come il vento il suo destriero, ma si era limitata a seguire il gruppo. Anche Arthur aveva percepito le stesse preoccupazioni del valletto, quando si erano fermati per riposare un attimo si era avvicinato a Merlin chiedendogli delle condizioni di Edwin, il moro aveva alzato le spalle dicendogli che il figlio di Sir Gareth continuava a dire che stava benissimo e che era solo stanco.
Il terzo giorno la situazione sembrò peggiorare, mentre stavano cavalcando il principe si accorse di Edwin che non stava mantenendo la solita postura eretta, ma bensì si era accasciato col viso sul collo dell’animale, lo vide sbilanciarsi verso destra e se non fosse intervenuto lui il ragazzino sarebbe quasi caduto, persino gli altri cavalieri se ne accorsero e decisero di fermarsi per la notte per vedere se le condizioni di Edwin sarebbero migliorate. Appena Elyan accese il fuoco, Edwin si sedette di fronte ad esso per cercare calore, nessuno disse niente, ma con lo sguardo si capirono a vicenda, lasciarono il ragazzo in pace e fecero come se niente fosse proprio per non innervosire Edwin.
Merlin si prodigò per distribuire la razione di zuppa cercando di accontentare tutti sul dosaggio, ne prese una scodella per Alina e quando iela passò la vide storcere il naso, portarsi una mano alla bocca lasciando cadere la ciotola a terra e correre verso l’albero più lontano. Immediatamente Merlin le fu vicino, quando smise di rimettere l’aiutò ad arrivare vicino al fuoco mentre lei continuava a ripetere “Non è niente davvero è solo un pò di nausea, domani mattina starò già meglio”, ma il principe sbottò dicendo “Meglio?! È da ben tre giorni che sei bianco come un lenzuolo, ti reggi in piedi a malapena e fai finta di niente, ora ti farai curare da Merlin e te ne starai zitto” a quelle parole Alina si pietrificò,  i cavalieri erano già ptonti a sentire un enorme battbecco, sapevano che nessuno dei due avrebbe ceduto l’ultima parola, perchè se Arthur era cocciuto, il figlio di Sir Gareth non era da meno, ma ci pensò Merlin a calmare gli animi  dicendo che era inutile litigare e di starsene calmi.
Durante la notte la situazione invece di migliorare peggiorò, quando Merlin le toccò la fronte constatò che la ragazza aveva la febbre alta, con i pochi ingredienti che aveva le preparò un intruglio per abbassarle la temperatura, ma nelle ore sucessive non vi fu nessun cambiamento e l’aiutante del medico di corte era talmente preoccupato che tentò di utilizzare la magia quando fu sicuro che nessuno lo vedesse, poi con un sospiro si appoggiò al tronco dell’albero più vicino all’amico e rimase a vegliarlo fino a quando morfeo lo chiamò a se.
Le prime luci dell’alba colpirono il viso del principe di Camelot, il ragazzo fu così obbligato a svegliarsi, rimaseper un attimo ancora disteso al suolo fissando i giochi di luce tra le fronde degli alberi, quando si ricordò che Edwin era ammalato si alzò per controllare la situazione. La prima cosa che vide fu Merlin appoggiato al tronco dell’albero che dormiva ancora con la coperta attorcigliata al corpo, probabilmente non aveva dormito molto per controllare l’ammalato, per questo si avvicinò al giaciglio di Edwin cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare nessuno, ma i suoi buoni propositi svanirono quando vide il corpo di Edwin tremare come una foglia e i suoi lamenti, con un movimento veloce girò verso di se il corpo del ragazzo e gli mise una mano sulla fronte e si spaventò quando sentì la temperatura, “Merlin svegliati immediatamente” urlò l’erede al trono, il moro aprì di scatto gli occhi e vedendo la sua espressione confusa Arthur gli spiegò che Edwin non stava affatto bene, allora Merlin  gettò da qualche parte la coperta con cui si era riparato dal freddo della notte e si accostò al corpo dell’amica “Dannazione” sibilò, il principe non perse nessuno dei suoi movimenti mentre prendeva tutto il necessario dalla borsa, con tono autoritario ordinò ad Arthur di scaldare dell’acqua mentre lui avrebbe cercato delle erbe per abbassare la temperatura di Edwin, perchè purtroppo la sera precedente aveva finito tutti i medicinali.
Vedendo che la situazione non migliorava affatto, sia Arthur che Merlin concordarono sul fatto che dovevano arrivare a Camelot il prima possibile, i cavalieri prepararono le cavalcature, fu Peceval ad occuparsi di Goliath legandolo alla sua sella per non perderlo durante il tragitto, perchè sarebbe stato inutile cercare di cavalcarlo ed Edwin era troppo debole per cavalcare da solo. Arthur montò sul suo cavallo e quando vide Lancelot con in braccio Edwin gli fece cenno di avvicinarsi, capendo ciò che voleva fare il biondo, il cavaliere osò dirgli “Sire non vi preoccupate ci penserò io a tenere il ragazzo” “No, è compito mio, lui è sotto la mia responsabilità e ora muoviti ad aiutarmi a metterlo sulla mia sella o ti toglierò il titolo di cavaliere” a quelle parole Lancelot non potè dissubbidire, con delicatezza passò il corpo di Edwin al suo signore e immediatamente Arthur si accorse della sostanziale differenza di temperatura tra il suo corpo e quello di Edwin che sembrava quasi bruciare talmente era caldo.

Dunque mi scuso per il ritardo, ma tra vari impegni  tra cui scuola e lavoro non sono riuscita a scrivere molto, comunque ringrazio tutti coloro che leggono e seguono la storia, in più devo scusarmi anche per i gravi errori di scrittura dei capitoli precedenti... sarò sincera ho scritto tutto velocemente e non ho più rincontrollato., il mio problema rimane sempre la distrazione perciò mi scuso se ne avete trovati altri anche in questo capitolo, sopratutto con elfin emrys , che ogni volta con infinita pazienza me li illustra, grazie davvero e scusami ancora

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Nuovo capitolo, era da un bel pò che non aggiornavo, a causa di vari porblemi, come lo studio, problemi personali e per la mancanza di voglia di scrivere. Avevo pensato di cancellarla del tutto, ma poi mi sono detta "Hai inziato e mo finisci". Ringrazio tutti coloro che leggono, seguono e recensiscono la storia. Un bacio Miki87




I cavalli procedevano a passo spediato ormai da ore, Leon potè notare la bava che produceva il suo destriero, quando si volse verso i suoi compagni vide che anche gli altri cavalli erano nelle stesse medesime condizioni, se avessero continuato con quel ritmo sicuramente li avrebbero disarcionati o sarebbero crollati a terra. Con un tocco deciso ai fianchi chiese all’animale un ultimo sforzo per potersi avvicinare al principe “Maestà dobbiamo fermarci, i cavalli stanno per crollare, dobbiamo farli riposare per qualche ora” “Dobbiamo arrivare a Camelot il prima possibile, non possiamo permetterci una sosta” a quella risposta Leon imprecò mentalemente, con un enorme respiro tentò di calmarsi e di trovare le parole adatte per convincere Arthur “Sire pensate anche ad Edwin, credo sia stancate anche per il ragazzo, ha bisogno di una pausa” alle sue parole Arthur abassò lo sguardo sul suo passeggero, il respiro corto e le gote color del fuoco gli fecero capire che la febbre doveva essersi alzata di nuovo,  con un urlo ordinò ai suoi uomini di fermarsi alla successiva  raduna.
Merlin controllò Edwin, il ragazzo tossì un pochino e si raggomitolò nel mantello, cercando un pò di calore vicino al fuoco. Uno strano silenzio si propagò tra i compagni, come se nessuno avesse la forza di parlare, persino Gwaine il più chiaccherone se ne stava zitto e mogio contro al tronco dell’albero fissando Elyan che stava portando altra legna pr il fuoco. Il silenzio surreale fu interrotto dai lamenti di Edwin, il ragazzo sembrava in preda ad un incubo, continuava a muoversi e a ripetere frasi sconnesse. L’assistente del medico gli si avvicinò subito, cercò di calmarlo posandogli una pezza bagnata e tentò di  somministrargli una fiala del rimedio, ma il ragazzo si dimenava troppo, con una manata fece cadere il contenitore dalle mani di Merlin urlando con occhi vitrei “Sta bruciando tutto... il fuoco è troppo alto.. no padre non andatevene”  ci volle l’intervento di Percival per rimettere sdraiato Edwin, ma il ragazzo si dimenò ancora scalciando e cercando di liberarsi dalla presa del cavaliere  “Che diavolo sta dicendo?” chiese Percival mentre Merlin somministrava la medicina con fatica “È in preda ai deliri, non darci troppo peso” detto ciò videro Edwin calmarsi e ricadere nell’oblio.
Con molta fortuna il gruppo riuscì ad arrivare a Camelot prima che il sole tramontasse, il principe portò immediatamente Edwin negli alloggi di Gaius sotto l’occhio vigile del suo servo personale, entrambi avevano notato le facce curiose dei passanti, che cercavano di capire cosa stesse succedendo, ma entrambi non vi diedero peso. Trovarono il vecchio medico intento nella lettura di un vecchio tomo, a causa del fragore del loro ingresso lo spaventarono, ma tornò immediatamente in sè quando notò Edwin tra braccia del principe e con un solo gesto fece segno ad Arthur di posare il figlio di Sir Gareth sul letto.
Merlin sperò vivamente che qualcuno entrasse per richiamare il principe prima che Gaius iniziasse a visitare Alina, tentò più volte di attirare l’attenzione del suo mentore per potergli parlare, ma questi era intento a visitare il paziente e non badò a lui e ai suoi tentativi. Quando le mani del cerusico arrivarono alla casacca della ragazza, Merlin fu quasi sicuro che avrebbe utilizzato la magia, ma per sua fortuna entrarono il Re con Gareth e ringraziò mentalemente chiunque li avesse avvisati. Il cavaliere si gettò immediatamente al capezzale del figlio, posando una mano sulla fronte del giovane, mentre Uther chiese ad Arthur delle spiagazioni, Merlin ne approfittò per mettersi accanto al buon medico dicendogli “Gaius aspettate un attimo, credo sia il caso che il Re e Arthur lascino la stanza prima che inizate la visita in modo più accurato” il mentore lo guardò stralunato alzando il suo sopracciglio come per chiedergli se fosse impazzito o che cosa avesse combinato “Fidatevi” vedendo il suo sguardo deciso, il medico si trovò a chiedere ai reali di lasciare la stanza e lo stupore del cerusico aumentò quando Uther acconsentì immediatamente alla richiesta.
Passò una settimana in cui Alina rimase ferma a letto, per i primi tre giorni la ragazza prendeva conoscienza per poco tempo, poi la febbre tornava forte e la faceva ricadere in uno stato d’incoscienza, dove alcune volte prevalevano gli incubi. Merlin era stato congedato dai suoi doveri di paggetto reale, per poter stare al fianco di Edwin costantemente e il principe non osò controbattere la decisione del re, l’unico oltre a lui che poteva avvicinarsi all’ammalato era Gaius. L’aiutante del medicò ricordò il momento in cui il suo mentore scoprì che Edwin era in realtà una ragazza, il vecchio medico prima arrossì e poi impallidì, ma il peggio arrivò quando Sir Gareth rivelò che in realtà la ragazza era la principessa Alina Vermilliondel regno di Gwyned, il buon Gaius dovette sedersi per digerire la notizia, con uno sguardo incredulo si girò verso il figlioccio “Tu sapevi tutto ciò” non trovando le parole il ragazzo annuì solamente, mentre il sopracciglio dell’uomo che considerava come un padre, guizzò verso l’alto in modo intimidatorio. Il cavaliere della principessa spiegò l’intero accaduto al cerusico, chiedendogli infine di mantenera l’assoluta segretezza per la salvezza e la protezione di sua maestà la principessa Alina, senza però aggiungera la velata minaccia che aveva fatto a Merlin, che se ne stupì, ma forse era proprio perchè il caro vecchio Gaius ispirava una fiducia incondizionata.
Il quarto giorno Alina tornò più stabile, i momenti di lucidità erano diventati più frequenti, chiedeva notizie sul castello e su i suoi abitanti, mentre qualche volta era Merlin a farle qualche domanda sul regno di Gwynedo sui famigliari della ragazza. Fu in una di quelle occasioni che il mago scoprì che la Alina era orfana di madre, “Avevo sei anni quando si è ammalata e dopo un anno ci ha lasciato, ricordo che era molto dolce con me e mio fratello, ma era anche molto severa. Purtroppo con gli anni i ricordi stanno svanendo, non ricordo neanche più la sua voce” a quelle parole il cuore di Merlin si intristì per qualche istante, ricordò Bellinor, a differenza di Alina, lui era stato insieme a suo padre solo per pochi giorni, eppure ricordava che erano state le ore più belle delle sua vita, perchè finalmente poteva dare un volto all’uomo che gli aveva dato la vita.
La camera di Alina era avvolta nel buio della notte, solo la fioca luce di una candela illuminava il letto della ragazza e il giovane servo che stava dormendo sulla poltrona accanto al letto. Garreth si avvicinò con passo felpato e quando fu abbastanza vicino scuotè la spalla di Merlin, il ragazzo sobbalzò leggermente strabuzzando gli occhi, il cavaliere dovette trattenere una risata per non offendere il ragazzo e per non svegliare la sua signora, poi quando fu sicuro di riuscire a parlare disse a Merlin che poteva pure andare e che avrebbe lui vegliato su Alina “Ne è sicuro? Per me non è un problema restare” l’uomo sorrise al ragazzo e lo congedò.
Rimasto solo il cavaliere della principessa si sedette sulla poltrona e la sua mente iniziò a vagare per vari ricordi. Ricordò sua moglie Beth, l’aveva conosciuta a palazzo, era una delle dame di compagnia della regina, l’aveva corteggiata e dopo aver avuto il consenso da entrambe le famiglie si erano sposati. Purtroppo sua moglie morì pochi anni dopo a causa di una grave epidemia che si era diffusa per tutto il regno e non avevano avuto figli. Voleva molto bene a Beth, ma non era di certo amore, era stato innamorato di una sola donna, la moglie del suo migliore amico, Sylvia la regina di Gwyned, non le aveva mai confessato i suoi sentimenti per rispetto a Greghory e a lei, eppure quando era morta se ne era pentito. Si era sentito anche così sbagliato, aveva provato un dolore profondo per la morte di Beth, ma non come quello per la scomparsa della regina, si era sentito trascinare dentro un baratro profondo, tanto da fargli mancare il respiro e questo non era giusto nei confornti della sua devota moglie.  Negli anni poi si era affezionato tantissimo ai due principi, li considerava come dei figli e avrebbe dato la propria vita per loro, senza nessuna minima esitazione. Quando Caleb era partito per la guerra si era sentito impotente, a causa della vecchiaia i suoi riflessi erano peggiorati e sarebbe stato solo un peso per il principe, per questo aveva deciso di rimanere a palazzo utilizzando la scusa della vecchia ferita di battaglia, ma non senza aver dato la giusta protezione a Caleb. Aveva creato un piccolo gruppo speciale di cavalieri, i migliori che aveva addestrato e gli aveva impartito l’ordine di proteggere con qualsiasi mezzo l’erede al trono, solo così si era sentito completamente calmo.
Non evrebbe mai immaginato che i nemici avrebbero colpito al cuore del regno, il castello, a causa della guerra erano rimaste solo le guardie e qualche cavaliere anziano, ciò aveva dato un enorme vantaggio a chi li aveva  attaccati e conquistati. Con enorme fortuna era riuscito a salvare la principessa e a portarla in un luogo sicuro, ora non doveva far altro che aspettare la primavera per ragguingere l’esercito di Gwynede riprendere il regno insieme a Caleb. Pregò che Greghory, il suo re e amico, fosse ancora in vita e di poterlo salvare.
Fu ridestato dai suoi pensieri quando sentì Alina mormorare qualcosa, le passò una pezza bagnata sulla fronte e poi sulle guance, mentre compiva quel semplice gesto notò la somiglianza tra Alina e Sylvia, gli stessi lineamenti dolci, le labbra fini ma allo stesso tempo sensuali e i grandi occhi che si allargavano quando scoprivano o si sorprendevano di qualcosa. Dopo aver posato il panno, passò una mano fra i capelli della ragazza e le sussurrò un motivetto per poterla calmare.
Arthur passò solo il sesto giorno a trovare l’ammalato, era stato impegnato tra i doveri e gli impegni reali, ma a essere sinceri un minimo di tempo lo poteva anche trovare, eppure appena si avvicinava al corridoio delle stanze del ragazzo si ricordava di un impegno improvviso e sgattaiolava via come un ladro. Quando suo padre gli fece notare per la quarta volta della sua mancata visita a Edwin, sottolineando che aveva rischiato la vita a causa sua, aveva capito che non poteva più tirarsi indietro. Bussò per ben due volte alla porta di Edwin, pensò che il ragazzo stesse dormendo e che forse Merlin era andato da Gaius per aggiornarlo sullo stato di salute del degente, era già pronto ad andarsene, quando sentì la risata cristallina di Merlin, con un moto di stizza entrò nella stanza e trovò Merlin seduto su una poltrona che rideva insieme a Edwin, il ragazzo era appoggiato alla testata del letto, non seppe se era per la luce che proveniva dalla vetrata o dal fatto che il ragazzino stesse ridendo tanto, ma ad Arthur parve che gli occhi di Edwin fossero estremamente belli, come il suo viso.








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