an ordinary girl.

di sheloveshim
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** first chapter. ***
Capitolo 2: *** second chapter. ***



Capitolo 1
*** first chapter. ***


First Chapter.

«Si, mamma arrivo.» le urlai prima di infilare la mia felpa. Non avevo mai avuto problemi a mostrarmi a tutta la mia famiglia –anche zie e cugini- senza maglia. Ma adesso stavo cambiando. Quelle due pere, ciliegie, o come volete chiamarle, crescevano e si notavano anche sotto il felpone di mio fratello, Samuel.
Scesi e salutai tutti sorridente. Mi sedetti anch’io, vicino a loro sulla veranda. Mi passai una mano sulle gambe scoperte, sentivo il freddolio di fine estate che pungeva sulla pelle. Era inizio settembre, le vacanze stavano finendo. E questo si notava anche in tutto il paese circostante. Tutto il caos, e la marea di gente dei mesi precedenti era sparita. Rimanevano solo le persone ‘fisse’, come noi.
«Johanna, puoi andare ad apparecchiare dentro?» mi chiese mamma con il sorriso più dolce del mondo. No, non eravamo le mamma-figlia perfette, anzi non lo eravamo più. Si, sempre lo stesso motivo: i cambiamenti. Ero diventata intrattabile, lo ammettevo.
«Si, mamma.» andai in cucina e mi seguì anche mio cugino, Jamie. Non era solo mio cugino: era il mio migliore amico. Forse, era l’unica persona con cui ero rimasta la stessa. Tutte le mie amiche? Beh, ci eravamo divise nello stesso momento in cui abbiamo deciso di prendere scuole diverse. Loro scuole più ‘leggere’, io il liceo più importante della contea. Non mi piaceva proprio studiare, ma volevo realizzare i miei sogni. Non ne avevo neanche di sogni. Volevo diventare importante, volevo farmi ricordare. Mi bastava questo.
Apparecchiamo, tra una chiacchera e l’altra.
«Domani torna Samuel, finalmente.» dissi sorridente. Si, mio fratello era una delle persone più importanti della mia famiglia. E gli avevo tenuto il muso per 1 settimana quando mi mise a conoscenza  che avrebbe passato tutta l’estate in California, “per lavoro” diceva lui.
«Oh si, mancava anche a me.» ammise mio cugino sorridendo, viveva a pochi passi dal nostro ranch, ed era cresciuto con noi come un fratello. Aveva 16 anni, due anni più grande di me, e due anni più piccolo di mio fratello.
«Avete fatto?» ci chiese mio padre entrando in cucina. Ecco, lui era l’uomo della mia vita, non che ne avessi avuti altri di uomini nella mia vita. Era tutto, e adesso che litigavo di continuo con mia madre il nostro rapporto era sempre più stretto. Si, ero innamorata persa di mio padre. George: uomo come tanti, con i capelli mai a posto di biondo scuro –proprio come i miei- e gli occhi verdi –stessa cosa-. Eravamo identici, di aspetto e carattere. Era la mia anima gemella, ecco. Mi sorrise e ricambiai.
«Si, abbiamo finito. Potete venire.» risposi e subito dopo arrivò tutta la famiglia e si sedettero ai proprio posti. 






Alloooora, eccoci qui. E' la prima storia che posto qui, e quindi non sono molto esperta.
L'ho buttata giù in poco tempo, quindi non so se può piacere o no.
Spero di si, certo.
Recensite, (si dice così, giusto? )
E.. boh. 
Ciao bellezze.
-toto. 

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Capitolo 2
*** second chapter. ***


Capitolo 2.

La mattina seguente mi svegliai, con il solito gallo che cantava fuori dalla finestra. Mi stropicciai gli occhi prima di drizzarmi in piedi e sgranchirmi le gambe. Era domenica mattina, ed era l’ultimo giorno di vacanze. E cosa più importante: tra meno di due ore, mio fratello sarebbe stato a casa.
Andai in bagno e, dopo una doccia veloce, legai i miei lunghi capelli con un elastico buttato sul lavabo. Indossai dei jeans a caso e una canotta sopra. Mi guardai allo specchio e subito il mio sguardo si posò su quelle protuberanze sul petto. Dio, le odiavo più di me stessa. Cercai di non darci peso, anche se erano loro a dare peso su tutta la mia spina dorsale  -si, la facevo tragica, come se portassi una sesta-.
Scesi di corsa giù, e la casa era in completo silenzio. Mia madre e mio padre erano già fuori tra gli animali. Li seguii e andai nella stalla dei cavalli. Salutai Hope, la mia cavalla. Perché Hope? Perché quando nacque, rischiò di morire ma per chissà quale miracolo era ancora qui con me. Da speranza, insomma.
La sistemai e salii in sella. Facemmo il giro di tutto il ranch e tra i pascoli, come ogni domenica e tutti i pomeriggi.
«Mi mancherà questo sole.» le dissi accarezzandole la chioma. Scesi da cavallo e mi sedetti tra l’erba. Seguita da lei che si stese affianco a me.
Restammo lì ancora un po’, fin quando mio padre non ci raggiunse con il suo cavallo. Subito Hope si alzò e andò vicino a Jerry –che nome stupido per un bestione come quello-. Io mi alzai e raggiunsi mio padre.
«Indovina chi c’è? Spaparanzato sul divano con un paio di valigie ai piedi.» non risposi neanche e mi misi a correre verso casa, dopo qualche minuto ci arrivai e con l’affanno mi precipitai dentro.
«Cosa fa la piccolina per il suo fratellone.» disse ridendo, già con le braccia aperte aspettando il mio abbraccio. Non ci pensai neanche e mi fiondai sulle sua braccia. Ecco, il suo profumo, la sua stretta, mio fratello.
«Mi sei mancato, stronzo.» gli dissi stringendolo più che potevo.
«Hey, hey, hey. Chi ti ha insegnato ‘ste parole?» disse staccando l’abbraccio.
«Un estate con Jamie e i suoi amici.» ammisi ridendo, rise anche lui e mi ricominciò a stringere.  Dopo pochi minuti si riallontanò e mi presentò un ragazzo, un ragazzo che io avevo già visto.
«Piacere Justin..» mi disse porgendomi la mano.
«Bieber.» finii io stringendogliela. Sorrise e mi lasciò la presa.
«Lei è Johanna, Justin –disse mio fratello-. E per qualche strana ragione ha dimenticato il suo nome.» risi e mi presentai per bene.
Justin Bieber, il cantante più acclamato del momento era nel mio salotto. Ed io, tranquilla in camera mia a sistemarmi i vestiti per il giorno dopo. 





Eccovi il secondo capitolo, spero che sia di vostro gradimento. 
Grazie per le recensioni, e  cercherò di fare capitoli  più  lunghi. (non vi assicuro niente.  twt)
Recensite,  si credo che si dica così. 
E  sciao. 
-toto.

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