Foglie rosse sotto il sole

di Tomato_lover
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Nausea ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti! Questa è la mia prima fan fic in assoluto, avevo provato a scrivere prima ma mi ero fermata sempre alla seconda riga -.-"
comunque sia spero vi piaccia C:

Prologo

La primavera ormai era arrivata, le foglie calde dell'autunno, ormai cadute, erano state sostituite da verdi e piccoli germogli, le strade libere, niente più morbidi tappeti rossi e gialli, non serviva neppure indossare il cappotto, i caldi raggi del sole erano sufficienti e la brezza, talmente leggera, non scompigliava nemmeno i capelli; Romano era seduto sotto un albero mentre leggeva un libro, Orgoglio e Pregiudizio, glielo aveva consigliato suo fratello, lo aveva definito un libro molto interessante e la protagonista gli ricordava leggermente lui...«Che stupidaggine!» Romano sapeva che non era così, lui era unico al mondo, unico e incompreso «non sono per niente come questa qui!» eppure Feliciano aveva fatto notare al fratello alcuni punti in comune «siete entrambi testardi, volete far valere la vostra opinione ad ogni costo, che sia giusta o sbagliata, ma sopra ogni cosa non capite chi vi ama veramente...» non capite chi vi ama veramente...quelle parole continuavano a suonare nella mente del povero italiano come una melodia che si ripeteva e ripeteva e ripeteva «BASTA!!» Il silenzio del parco era stato interrotto da questo suo urlo disperato, la gente si era girata ad osservarlo, perché mai una persona dovrebbe gridare all'improvviso, dal nulla? Incomprensione, ecco perché le persone lo guardavano così, lui era incompreso non c'era nessuno che lo capiva, tanto meno quello stupido fratello che si ritrovava, come poteva non capire chi lo amava veramente? Nessuno! Ecco chi lo amava!
Sbuffando si alzò dal prato verde, nemmeno l'aria leggera di primavera riusciva a distrarlo dai suoi pensieri «Romano!» una voce acuta lo chiamò, distratto si girò verso la ragazza «Oh sei tu...» Bel, l'amichetta di Antonio, quella che fa tutto senza mai lamentarsi e sempre con un sorriso stampato sulla faccia «wow, quanto entusiasmo» disse fingendo un broncio «comunque sono qui per dirti che domani farò una cena a casa mia, ho invitato anche Antonio, è tanto che non mangiamo tutti assieme» come ho fatto ad essere stato innamorato di lei? Se lo chiedeva ogni volta che la vedeva, per quanto solare, quella ragazza gli lasciava sempre dell'amaro in bocca, una sensazione di fastidio e nervoso, non riusciva a starle accanto, soprattutto quando era presente anche Antonio, con lui si comportava sempre da civetta, rideva ad ogni battuta, anche quelle più idiote e senza senso, «Ci sarò» disse senza pensare, a dire il vero non gli dispiaceva l'idea, per quando non la sopportasse più, una cena gratis è pur sempre una cena gratis, la pasta e la pizza cominciavano a stufarlo, ormai le aveva provate con tutto, non c'era più gusto...



«Ve~ fratello, vai da qualche parte?» invadente «si, vado ad una cena...» disse restando vago «davvero? Dove vai di bello?» ficcanaso «a casa di Bel...» disse controvoglia «Vee~ salutamela! È tanto che non la vedo!» leccaculo «Certo» non aveva voglia di litigare, non era dell'umore adatto, aveva solo voglia di andare a quella cena e finirla lì «Fratello, che succede? Sembri giù di morale» Romano lo guardò inespressivamente «sono solo stanco» tagliò corto, non sopportava quando cominciavano a fargli troppe domande, a volte rispondere gli sembrava più faticoso di dover correre mille chilometri, quindi finiva con stare in silenzio o rispondere a monosillabi.
Prese le chiavi della macchina e con tutta la pazienza del mondo attraversò il vialetto che portava all'auto, una opel astra, non aveva puntato al meglio ma preferiva restare anonimo e non dare nell'occhio, salì sulla macchina grigia e partì, scelse una stazione radio a caso, per non restare in silenzio e la mise ad un volume talmente basso che si sentiva solo un brusio di sottofondo, È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo facoltoso debba sentire il bisogno di prendere moglie, lo aveva letto nel libro, quelle parole lo avevano colpito, lo trovava estremamente stupido, lui era single ma si trovava bene così, l'idea di doversi fidanzare o comunque avere un impegno fisso con una persona gli dava il voltastomaco, non gli serviva una --bono tomato bono tomato bono bono uh♫ Il telefono squillò interrompendo il flusso dei suoi pensieri, guardò lo schermo nel cellulare, il nome di Antonio lampeggiava freneticamente «pronto?» rispose con indifferenza «Hola mi querido, sta sera ci sei?» Romano alzò gli occhi al cielo «non chiamarmi in quel modo così gay, mi querido» le ultime due parole le sottolineò con acidità, la risata cristallina dello spagnolo si fece strada tra i pensieri dell'italiano riaffiorando i ricordi di quando erano piccoli ed erano buoni amici, non come ora --«Roma? Sei ancora li?» Il ragazzo sobbalzò leggermente e si concentrò un attimo sulla strada per evitare incidenti «si scusa, comunque ci sono, perché?» rispose dopo essere sicuro di non andare contro altre macchine «Grande! Ho invitato anche Francis e Gilbert, volevo sapere se ti andava bene» a quei nomi il sangue gli si raggelò Gilbert e Francis, Francis e Gilbert i migliori amici di Antonio, gli incubi della sua gioventù, fece un verso di dissenso «tanto anche se non mi va bene li hai già invitati» un'altra risata, un altro ricordo «hai ragione, scusa, ma prometto che ti divertirai!» si certo, eccolo, un suo punto forte, il sarcasmo, era una cosa che sapeva fare bene sin da piccolo, probabilmente è per questo che ora la gente non lo prende molto sul serio.
Romano scorse la casa di Bel in lontananza, le macchine parcheggiate davanti erano tutte lucide e appariscenti, proprio quello che più detestava di quella gente, la mania di voler essere al centro dell'attenzione, sospirò e si parcheggiò dietro la peugeot 308 nera di Francis, fece un grande sospiro, scese dalla macchina e con una lentezza esasperante si avviò verso la porta.

~Fine Prologo~

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Nausea ***


Ed ecco qui il primo capitolo, sinceramente non so cosa dire xD spero vi piaccia :3
uh avrei solo delle cose da mettere in chiaro: ~ quando metto 2 lineette vicine (--) indica un'interruzione improvvisa della narrazione o del discorso ~ e quando c'è il corsivo sono i pensieri, spero si noti, qui è poco accentuato >.< baci~ :*



Capitolo 1 ~ Nausea


Più si avvicinava alla porta più un senso di angoscia gli pressava sul petto, riusciva già a distinguere la risata della ragazza tra le chiacchiere degli altri, quella risata, un senso di fastidio, quasi rabbia, non capiva proprio perché le doveva piacere uno come Antonio...che sia geloso? No, ormai aveva superato la sua cotta per Bel da tempo, si era accorto che quella non era la ragazza per lui, aveva un carattere totalmente diverso ma soprattutto non riusciva a fare un discorso senza metterci “Antonio” dentro, era ovvio che era innamorata di lui, lo avrebbe notato anche un demente «ma Romano si è perso per strada?» chiese una voce matura con la R moscia, Francis «Non lo so, non è molto che l'ho chiamato, probabilmente deve ancora partire...» a quelle parole tentò di farsi forza, un solo passo e...«probabilmente è intimidito da Bel, sappiamo tutti della sua cotta per lei!» questa volta era una voce molto più forte, un po' gracchiante, Gilbert, quel bastardo, Romano si trattenne dallo sfondare la porta come si permettono?! Si sentiva offeso, preso in giro, ora sul seri-- «haha non dite idiozie, Romano non è più innamorato di Bel!» disse una voce solare, e allegra, Antonio era sempre dalla parte di Romano, tante volte anche quando non se lo meritava, il ragazzo si ricompose e bussò alla porta, quella porta color mogano che improvvisamente si era fatta interessante così com'era, chiusa;
se mi apre uno di quei coglioni gli spacco la faccia, questo è stato quello che ha pensato un momento prima che gli aprisse Antonio, era più alto? Probabile, quel ragazzo, se così lo possiamo ancora chiamare, non finiva mai di crescere, la sua pelle era sempre la stessa, abbronzata, un colore meraviglioso, ma poco apprezzato, i capelli gli cadevano perfettamente sulla faccia lasciando liberi gli occhi color smeraldo che catturano immediatamente l'attenzione, Romano lo guardò qualche secondo per poi distogliere lo sguardo e mugugnare un «ciao», l'ispanico dalla sua parte era felicissimo di vedere il suo amico e lo abbracciò con foga «quanto tempo mi querido!» di nuovo «ti ho detto un migliaio di volte di non chiamarmi così!!» rispose quell'altro tentando di liberarsi dall'abbraccio «e fammi entrare, maleducato» concluse, Antonio mollò la presa e lo fece entrare «hai ragione, scusami, mi querido» disse con un sorrisetto perfido, l'italiano gli lanciò un'occhiataccia entrando per affrontare salutare gli altri, «Hey Romano quanto tempo!» gracchiò l'albino dandogli una pacca sulla schiena «già, che peccato...» disse con quel suo sarcasmo che, in qualche modo, lo rendeva più insopportabile, Gilbert la prese sul ridere, dopotutto lui si definiva il migliore, niente lo avrebbe tirato giù di morale, mai. «Bonsoir mon petit tomate» Romano fulminò il biondo che si trovava proprio davanti a lui «chiamami così di nuovo e ti--» «ora che siamo tutti possiamo iniziare a mangiare!» interruppe Bel, era sempre così, non faceva mai finire una frase, anche se in quel caso lo aveva “salvato” «Hai proprio ragione, sto morendo di fame» disse Antonio, la ragazza fece una risatina e si diresse al tavolo, che diavolo c'è da ridere?! Hey! Qualcuno me lo spieghi, non c'arrivo proprio Romano sbuffò sonoramente e si sedette a tavola senza aspettare gli altri, non era da lui essere educato, era fatto così, nessuno lo avrebbe cambia---Ma che caz--?! In parte a lui si sedette un uomo alto con i capelli biondi sparati in sù ed una cicatrice sulla fronte, il fratello di Bel, ma da dove cazzo è uscito?! «Em...ciao...» Disse Romano ma l'olandese era troppo impegnato a guardare male Antonio per accorgersi del saluto, così decise di tornare a guardare davanti a se aspettando che gli altri si sedessero, Antonio si era messo vicino a lui e in parte si trovava Bel, che coincidenza pensò acidamente, mentre gli altri due dementi erano seduti davanti a lui bisbigliando e lanciandoli occhiatine indecifrabili.
Finalmente la cena fu servita...pasta...fissò il piatto per qualche secondo per poi alzare lo sguardo ed incontrare quello di Bel «visto che ti piace molto la pasta ho pensato che avresti gradito» lui la guardò in silenzio per poi tornare a fissare il piatto e muovere le pennette all'arrabbiata nel piatto «si certo, grazie per averci pensato» disse più apatico del solito, con nemmeno un minimo di riconoscenza, Bel fece un sorriso e tornò al suo Antonio...pennette all'arrabbiata, sul serio?! Ho fatto chilometri per venire qui, in presenza di persone insopportabili, per delle pennette all'arrabbiata?! “prometto che ti divertirai!” si certo pensò la serata promette bene...inforcò con rabbia una pennetta e se la infilò in bocca costringendosi a masticare, nausea, è questo quello che provava, non solo per la pasta, ma anche per le persone, Romano è sempre stato un ragazzo solitario, non gli è mai piaciuto stare in compagnia...«ti senti bene?» chiese una voce al suo fianco, l'olandese, strano a dirsi ma lo aveva notato, a quanto pare non era così preso anche lui da Antonio «si, tutto bene, solo un po' di nausea» l'olandese lo guardò qualche secondo per poi annuire silenziosamente e tornare a mangiare la sua pasta, Romano lo guardò ancora per qualche secondo stupito, qualcuno aveva notato il suo malstare cosa rara di quei tempi, persino suo fratello notava solo quello che gli interessava, è un falso stupido, solamente un'opportunista è questo quello che diceva a tutti, non aveva nemmeno mai pensato di dire gli voglio bene oppure è un bravo ragazzo, no, non è da Romano, lui è sempre stato duro con suo fratello, molto probabilmente perché lo conosceva da più di tutti « vorrei fare un brindisi!» a quell'esclamazione i presenti si girarono a guardare Francis, era in piedi e teneva in mano del vino rosso, un Moillard Bourgogne, un vino molto pregiato e costoso, probabilmente lo aveva portato da casa sua, Romano sembrava confuso un brindisi? Il francese sorrise a tutti i presenti, un sorriso perfido «vorrei fare un brindisi a Bel e Antonio che, finalmente, si son decisi a mettersi assieme!» con l'ultima esclamazione tutti i presenti si girarono a guardare Romano, soprattutto Antonio (con preoccupazione), «Romano, posso spiegare, te lo avrei detto...» cominciò Antonio ma fu interrotto da una risata, una risata cupa e amara «non mi devi spiegare proprio niente, non sono affari miei» disse il ragazzo con un sorriso, non aveva mai sorriso così prima e Antonio lo sapeva, sapeva che non stava bene, sapeva che lo aveva ferito.
Bah, Nausea, schifo, mi sento uno schifo, vergogna, perché? Li odio, non mi frega di lei, non mi frega di lui, al diavolo, diamine, che palle, nausea, lasciatemi stare, bastardo, troia, non ti sopporto, state zitti, fatemi andare a casa, voglio piangere, non piangerò, i veri uomini non piangono per queste cose, perché voglio piangere? Non mi importa di loro, non sono innamorato, di nessuno e nessuno mi ama.
«Romano stai bene?» questa volta era Gilbert, con un sorriso sulla faccia un sorriso bastardo «La smettete?! STO DA D-I-O, fatemi mangiare in pace» disse trattenendosi dal tirargli un pugno; «scusa» rispose l'albino sarcasticamente; non ce la faccio più «Ma dimmi Gilbert» incalzò l'italiano scandendo bene il nome dell'altro «come sta Elizabeta ? State ancora assieme?» l'altro, per quanto possibile, sbiancò ancora di più «stiamo avendo...dei problemi...» rispose con voce bassa non più come prima «e tu Francis? Stai ancora con quel...com'è che si chiamava? L'inglese? Oppure è stata una storia da una notte e via come tutte le altre volte?» chiese al francese aumentando il suo sorriso perfido, Francis lo guardò con disapprovazione «stiamo perfettamente» bugiardo tutti ormai sapevano della sua storia andata male, Arthur, l'inglese, lo aveva lasciato per un americano, Alfred, da quel giorno Francis si era dato all'alcol più del solito anche se non voleva darlo a vedere; un risata, leggera, un tono basso, Romano stupito si gira, eh? L'olandese? Che ride? Stava...ridendo...sul serio? Anche se ad un volume molto basso stava ridendo, improvvisamente, sempre ridendo, si alzò e se ne andò nell'altra stanza nella quale si lasciò andare aumentando il tono della risata, tutti guardarono la porta nel quale era entrato, perplessi, ma il sorriso di Romano si spense alle parole bisbigliate di Antonio «dovresti chiedere scusa...a Francis e Gilbert intendo...» dovresti chiedere scusa, DOVRESTI CHIEDERE SCUSA?!?!?! lui stava consigliando a Romano di chiedere scusa dopo quello che era successo?! Un'occhiataccia e si alza anche lui «mi dispiace andarmene da qui ma non trovo opportuno restare a lungo dopo i nostri discorsi» disse con un tono pacato, fece dietrofront e con un saluto bisbigliato uscì fuori; silenzio, alle spalle non c'era nessuno che parlava, nessuno, si sentiva solo una risata, stava ancora ridendo, non se lo sarebbe mai aspettato da lui, fatto sta che ora si sentiva peggio di quando era arrivato, questa cena non era stata una buona idea, sto per vomitare *clack* perché non si apre cazzo?! Macchina tedesca di merda, sapevo che non dovevo comprarla *clack clack clack* MERDA! *sbam* un calcio vado a piedi non ce la faceva più, era in una crisi di nervi, aveva bisogno di sfogarsi così cominciò a fare quello che gli riusciva meglio, correre, correre e piangere, si perché erano quelle le sue “doti” doti un cazzo! «Perché?! Perché cazzo sto piangendo!?!? non c'è motivo di piangere! N-no non c'è nessun m-motivo...» correre...correre...correre...correre...nulla; non si sentiva meglio, nemmeno un po', «M-merda!» *sob* «perché? Perché?» si sedette in una panchina e con la testa fra le mani pianse finché non ebbe più lacrime per poi singhiozzare a vuoto e finalmente calmarsi...fortuna che è tardi e non c'è nessuno sarebbe stato imbarazzante, oppure semplicemente temeva altre domande, guardò l'ora nel telefono 22.34...erano già le dieci e mezza, aveva corso per mezz'ora ma casa sua era troppo lontana, non ce l'avrebbe mai fatta, così decise di chiamare il fratello pur essendo consapevole che gli avrebbe fatto domande a raffica, voleva solo andare a casa, distendersi nel letto e dormire il più possibile...tutu-tutu, occupato «perfetto...» disse sarcasticamente «ci mancava solo questa» riprovò un'altra volta ma suonava sempre occupato, sbuffò e si incamminò verso casa, prima o poi sarebbe arrivato, più poi che prima...

-Fine Capitolo 1-

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