Un amore demoniaco.

di DaughterOfPollon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Biscotti all'arrivo. ***
Capitolo 2: *** Piacere, Zoe. ***
Capitolo 3: *** Un demone in città. ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni sconcertanti. ***



Capitolo 1
*** Biscotti all'arrivo. ***


Biscotti all'arrivo.



Se ne stava lì, sulla porta di casa a cercare le chiavi nella sua borsa. Le stava salendo la rabbia a mille, odiava quella borsa perché era troppo grande.
La sbatté per terra e finalmente, le vide. Le aveva in tasca.
Alzò gli occhi al cielo, come se avesse bisogno d’aiuto riprese la borsa ed entrò.
Il profumo di nuovo circondò il viso di Dorothea, annusò delicatamente l’aria e chiuse gli occhi. Un sorriso spuntò sulle labbra di lei, erano passati anni da quando sorrise l’ultima volta.
Riaprii gli occhi ed entrò a piccoli passi, godendosi ogni secondo che passava.
- Finalmente a casa – sussurrò a se stessa.
Una botta forte sulla schiena la fece cadere con la faccia sopra il pavimento.
- Oh mio dio, si è fatta male signorina Lennox? – si preoccupò una voce dietro la ragazza stesa per terra. – Beh, di certo non mi sono fatta bene – e si alzò gongolando un po’.
- Non volevo, mi perdoni – cercò di scusarsi ma il sorriso di Dorothea lo fece ammaliare. – Non importa, non si preoccupi –
L’uomo contraccambiò il sorriso e se ne andò lasciando la sua valigia vicino a lei.
La porta si chiuse e finalmente lei poteva rimanere da sola, come voleva.
Si buttò sul suo nuovo divano in pelle rossa e fece un lungo sospiro.
I suoi capelli castani le cadevano dolcemente sulle spalle, quei bellissimi capelli lucenti le circondavano quel viso a dir poco perfetto.
Aveva gli occhi color terra, così belli e così profondi, il suo sorriso faceva innamorare chiunque la vedeva.
Si alzò con un balzo e, senza preoccupazioni, si mise in canottiera e pantaloncini. Finalmente viveva da sola e poteva farlo.
Accese lo stereo e iniziò a ballare come una matta, urlando a squarciagola e ridendo da sola. Era impazzita.
Improvvisamente qualcuno bussò alla porta, Dorothea si voltò lentamente verso la porta e in pochi minuti si rivestì, arrivando l’entrata e aprendo.
Una ragazza sorrideva allegramente accompagnata da un ragazzo. – Piacere, io mi chiamo Selene Winchester e lui è mio fratello Alex… – annunciò una biondina dagli occhi verdi, a vederla sembrava simpatica.
La ragazza diede un colpetto al fratello per farlo presentare.
- Io sono Alexander, detto Alex, piacere e addio. – e con fare da annoiato girò i tacchi.
Selene lo guardò mentre se ne andava poi guardò dall’alto in basso la nuova arrivata. – Non sei di queste parti, vero? –. – Da cosa si vede? L’accento o il mio modo di vestire? – rise mentre guardava la sua maglietta messa al contrario.
- Il tuo modo di fare, scommetto che sei di Londra – e accennò un occhiolino.
- Indovinato, sei una maga per caso? –  rise mentre la faceva entrare nella sua dimora. – Benvenuta a Los Angeles – si esaltò lei tenendo le mani in tasca e guardandosi intorno.
Ringraziò.
- Io abito alla fine di questa strada, se hai bisogno di me mi puoi trovare li -. Controllò l’orologio. – E’ tardi, mi dispiace devo andare… oh, dimenticavo – e tirò fuori dalla borsa una busta. – Omaggio della famiglia Winchester, beh, buona visita di questa bella città! – e ridendo uscì di casa.
Dorothea prese la busta e si rimise sul divano, la aprii facendo attenzione e un misto di buon odori uscì fuori in un colpo.
Sentiva odore di ogni genere di cioccolato, soprattutto biscotti.
Ne addentò uno velocemente, aveva davvero molta fame.
Le dolci gocciole di cioccolato le si sciolsero nella bocca facendola andare in paradiso.
Nel giro di un’ora la busta fu completamente vuota.
- Che cosa faccio? – si chiese a se stessa guardando il soffitto, poi abbassò lo sguardo sulla porta di casa.
Si alzò decisa, si vestì in modo decente ed uscì di casa. Iniziò a passeggiare per la sua via.
Prese il cellulare e fece una chiamata, aspettando che la persona rispondesse.
- Pronto? Sorellina! Quando vieni anche tu qui? –
- Oh Dorothea! Tra poco vengo, non preoccuparti! Non starai troppo tempo senza di me – e con una risata la chiamata terminò.
Mettendosi la mano tra i capelli, se li portò all’indietro. Tirò fuori gli occhiali da sole e se li posizionò sul naso sentendo tutti i raggi di sole finire sulla sua pelle.
Ed ecco un’altra bella caduta, Dorothea si ritrovò un’altra volta per terra.
Un ragazzo abbastanza alto, almeno 1.80, si era scontrato contro di me. Mi incantai nei suoi occhi marroni mi colpirono, portava le cuffiette alle orecchie ma se le tolse appena ci scontrammo.
- Scusami, perdonami – si scusò lui velocemente aiutando anche me. – Non perdonami tu –
Il ragazzo le strinse le mani per aiutarla. – Tutto bene? –
- Si, grazie – sorrise timidamente.
- Piacere io sono David –
- Conquisti tutte le ragazze colpendole? – disse ridendo lei, rimettendosi in ordine.
- Soltanto le più carine, e soprattutto lo faccio per portarle a mangiare fuori –
- Oh, quindi io sono carina? –
- Assolutamente… - sorrise abbassando lo sguardo poi riguardandola.
- Allora andiamo… - e rimettendosi gli occhiali da sole, sorrise gentilmente.
- Non mi hai ancora detto come ti chiami –
- Te lo dirò, dopo che mi avrai pagato la mia colazione –
Sorrisero entrambi guardandosi negl’occhi e si diressero vero il bar.
 
C’era da fidarsi di uno sconosciuto? 

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Capitolo 2
*** Piacere, Zoe. ***


 Piacere Zoe. 

- Quindi, ti chiami Dorothea, giusto? – le chiese in un dolce sorriso mentre beveva il suo succo. Lei annuì. – Hai 19 anni come me – . Annuì di nuovo addentando una ciambellina.
Lui sorrise e con un tovagliolino le ripulì le labbra. – Oh grazie – disse imbarazzata.
- Non c’è di che – e le fece l’occhiolino. Una musichetta partì dal cellulare di Dorothea.
- Ehm, scusami un secondo – e con fare veloce, si alzò e si recò in bagno. – Pronto? –
- Sorellona, ma dove sei finita? Sono a casa tua e manca qualcosa… tu! –
- Sei a casa mia? Davvero? –
- No per finta, certo per davvero, vieni subito! – e riattaccò.
Lei ritornò dal ragazzo e si sedette. – David, dovrei tornare a casa, mia sorella mia aspetta –
Lui si alzò di fretta facendo tremolare il tavolo goffamente. – Ti ci, accompagno io! –
- No, dai, mi hai pagato la colazione non voglio recarti altro disturbo – gli rispose in un dolce sorriso.
- Insisto – ripeté prendendole la mano timidamente. Lei abbassò lo sguardo e i suoi lunghi capelli le coprirono il viso. David le tirò su il viso con un dito e continuò a sorriderle. – Non accetto un no come risposta –
- E va bene –, si lasciò portare fino al motorino di lui. Prese un casco, se lo mise, e si aggrappò a lui che era già pronto.
Partirono velocemente senza esagerare e nel giro di qualche minuto arrivarono.
- Grazie ancora – e gli ridiede il casco con un aggiunto bacio sulla guancia. Lo lasciò da solo ritornando nella sua nuova casa.
Si sentiva ancora l’odore di nuovo, si guardò intorno ma non notò nulla di strano.
Improvvisamente qualcosa, o meglio qualcuno, le montò sulle spalle facendola cadere sul divano.
- Sorella! Indovina chi sono! –
- Una ragazza turbolenta sulla mia schiena? –
- Sbagliato. – rispose alzandosi.
Alzò le braccia come fosse una ballerina di flamenco e urlò cantando. – Io sono Zoe! –
- Ed io sono Dorothea, mi stai spaccando la schiena! –
- Ops. – si levò subito e la aiutò. – Perché stavi sul pavimento? – sghignazzò lei facendo finta di nulla.
- Idiota –
- E’ il mio secondo nome! – rispose guardandosi lo smalto nero alle unghie.
Dorothea si alzò e l’abbracciò forte. – Mi sei mancata! –
Lei ricambiò. – Anche tu! – si bloccò incrociando le braccia  – hai conosciuto qualche bel ragazzo? –
- No, perché? –. Scoppiò a ridere. – No? E quel bel ragazzo la fuori chi era? – chiese guardando di fuori.
La sorella maggiore abbassò lo sguardo arrossendo. – Non era nessuno… -
- Penso che quel ragazzo non si chiami “nessuno”, allora, il suo nome? –
Dorothea prese un grande respiro e disse velocemente – Si chiama David, ha la mia stessa età, vive nella nostra stessa via ed è… stupendo – disse quest’ultima parola riprendendo fiato.
- Ti piace? –
- Si. – ammise.
Zoe rise. Si buttò sul divano appoggiando i piedi su un cuscino. I suoi capelli biondi le circondavano il suo viso perfetto, come quello della sorella. Portava una felpa extralarge con dei pantaloncini sbiaditi e bucati e delle Nike verdi. Dorothea si buttò vicino a lei ma l’altra si rialzò.
- Io mi faccio un giro sorella, a dopo – e facendo il segno della pace con le dita se ne andò a grandi passi. Aveva un’aria da ribelle, ma in fondo era una ragazza dolce.
Camminò a lungo poi, stanca di camminare, si sedette su una panchina vicino ad un ragazzo biondo. Lei nemmeno lo notò, guardando da un’altra parte non accorgendosi neanche degli sguardi che lui le stava mandando.
- Ti piace tanto guardarmi, vero? – domandò senza donarlo di uno sguardo. – In effetti, si abbastanza –
- Allora smettila, mi stai dando i nervi – e si alzò senza troppi complimenti, con il suo solito carattere questa volta però il ragazzo la fermò. Zoe alzò gli occhi al cielo.
-  Mh, ci vediamo stasera alle otto va bene? Passi tu. Mi trovi giù in fondo alla strada, la casetta bianca. – e facendogli l’occhiolino si allontanò.
- Aspetta! – urlò seguendola – Come ti chiami? –
La ragazza si fermò, si girò sorridente e lo guardò. – Mi chiamo Zoe – e con lo stesso sorriso scaltro, si allontanò.
Tra se e se ripeté il suo nome ritornando alla panchina.
A distanza rassicurata, Zoe si nascose dietro un palazzo e con agevolezza aprì la sacca che portava al collo ed estrasse un quadernino con le pagine abbastanza vecchie ma abbastanza scritto. Toccò il muro del palazzo ed intorno ad essa iniziò a fare dei strani simboli sussurrando parole in latino. I suoi occhi avevano preso un colore più scuro, diventando tutti neri. Neri, come il buio assoluto.
Quando staccò la mano, nel punto preciso dove l’aveva lasciata iniziò a nascere una piccola fiammella che si ingrandì sempre di più. Gli occhi le ritornarono normali, e rimettendo il quadernino nello zaino, se ne andò via.
Mentre se ne stava andando, sentì un forte calore dietro di se che ardeva sempre di più. Quell’enorme palazzo dove prima aveva fatto quella cosa, ora stava andando in fumo. Stava camminando normalmente, come se dietro di se era tutto normale. Ma non lo era.
In pochi minuti decine di macchine di soccorso arrivarono li per spegnere l’incendio e salvare la gente intrappolata. Zoe ritornò a casa dove sua sorella la stava aspettando titubante.
Appena la porta si chiuse e la ragazza entrò si sentì sbattere contro il muro ad una velocità assurda.
Dorothea la stava guardando con gli stessi occhi neri che prima aveva la sorella e iniziò a scandire le parole con tono forte. – Mi avevi promesso, che non l’avresti. più. fatto! – e diede un pugno al muro così forte da creare una crepa.
Gli occhi neri presero il sopravvento anche a Zoe. – Io… ho dovuto farlo! –
- No, non è vero. Tu non dovevi farlo! –
Zoe non riuscì a guardarla negli occhi. – Sono stanca, vado nella mia stanza –
La maggiore le scambiò una sguardo arrabbiato, ma la lasciò andare girandosi a guardare il pavimento. – Mi hai deluso, sorella – e detto questo si rimise sul divano chiudendo gli occhi.
L’altra deglutì e salì le scale entrando in camera sua. Ancora non aveva visto la sua camera, e ne rimase affascinata.
Si sedette su un enorme letto e si lasciò “soffocare” a un cuscino.
Le ore passarono veloci, nessuna delle sue si rivolsero la parole fino alle otto. La porta suonò.
Dorothe con uno sforzo, si alzò e aprì la porta. – Ehm, ciao… tu sei, Alex giusto? –
- Ricordi il mio nome, a quanto pare… sono qui per… Zoe – rispose timidamente. – Te la chiamo –
Si girò verso le scale e mettendosi le mani intorno alla bocca urlò il suo nome. Zoe scese in poco tempo.
Si era messa una maglietta di qualche band scollata su una spalla, dei Levi’s e le converse. – Io esco sorella, come ho detto prima. A dopo – e prendendo Alex per mano lo trascinò fuori sbattendo la porta. – Oh, non mi hai detto come ti chiami –
- Mi chiamo Alexander, oppure Alex, come vuoi –
Zoe fece una smorfia. – Alex è più, apprezzabile – e sorrise. – Grazie –
In quel preciso istante, passarono davanti il palazzo ormai ridotto a pezzi. La ragazza si sentì dentro qualcosa che si stava lentamente prosciugando.
Alex vedendola, le mise un braccio intorno le spalle e la portò via. – Tutto bene Zoe? –
Lei annuì mettendo le braccia incrociate e guardando avanti. – Parlami di te Alex. –
Si schiarì la voce e la arrivando a casa sua, la portò in giardino. – Io mi chiamo Alexander, ho17 anni e vivo da qui da… un po’ di tempo. Ho una grande famiglia, mio padre e mia madre si chiamano Jensen e Nikki. Dimmi di te –
- Io mi chiamo Zoe, anche io ho 17 anni e sono nata a Londra. Non ho mai conosciuto i miei genitori, quindi io e mia sorella siamo state adottate ma alla fine siamo scappate arrivando qui. La mia vita termina qua. – e si rigirò una ciocca di capelli tra le dita.
- Davvero bella – disse Alex guardandosi le scarpe.  – Già –
Il ragazzo si sedette per terra insieme a Zoe, lui la strinse dolcemente a se.
- Ricorda però, per ogni cosa, puoi chiedere a me –
Zoe alzò lo sguardo verso di lui. La sua frangia bionda davanti, gli copriva i suoi occhi marroni.
- Grazie ancora, Alex –
Lui alzò le spalle guardando il cielo poi le rivolse un sorriso. – Grazie a te per avermi ordinato di uscire con te, lo fai con tutti? –
- Solo con i tipi che penso saranno importanti per me – rispose arrossendo.
- Quindi, pensi che sarei importante per te? – sibilò lui. – Importantissimo –
Alex scrutò il tempo e si alzò. – Sta per piovere, vieni ti riporto a casa – e l’aiutò per alzarla.
Insieme a lui ritornò a casa sua.
- Dorothea, devo parlarti, per favore – bisbigliò sedendosi sulla sedia in soggiorno. Sua sorella comparve improvvisamente davanti a lei seduta comoda sulla sedia.
- Cos’hai Zoe? –
- Mi sono innamorata -

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Capitolo 3
*** Un demone in città. ***


Un demone in città.

- Nicolas starà bene, Nicolas starà bene…- si ripeteva Selene stando vicino al suo ragazzo che era finito all’ospedale per esser finito contro una vetrata. Era molto preoccupata per lui e sua cugina, Bonnie, stava aspettando fuori insieme al suo ragazzo Luke. Uscì un secondo per andare da Bonnie e si sedette vicino a lei.
- Cugina, come sta lui? – chiese la ragazza mentre leggeva un libro. – Sta dormendo, e a quanto vedo anche Luke sta dormendo – disse ridendo.
Bonnie accarezzò la testa di quest’ultimo e le uscì un sorriso. – E’ così dolce quando dorme… - poi tornò normale e guardò la cugina. – Sel, Papà mi ha detto tutto sui demoni. Perché non me l’avete mai detto? –
- Tuo padre non voleva che reagissi male a questa novità – le riferì lei osservando un ragazzo entrare dalla porta dell’ospedale.
- Mi ha preso Alex? Mi sono arrabbiata con papà ma non ho fatto di certo una scenata! – replicò lei alzando la voce.
Lei fece una smorfia e si intrecciò una ciuffo biondo tra i capelli. – A me lo hanno detto quando ero piccola, e l’ho capito solo quando ho iniziato ad usare i miei poteri –
- Beh for… aspetta. Poteri? Papà non me l’ha detto questo. – disse lei incrociando le braccia.
Il ragazzo che era entrato prima si sedette vicino a loro. Era David. – Hei sorellina! – disse salutando Bonnie, poi salutando Selli.
- Ciao David! – salutarono all’unisono le due poi ripresero a parlare.
Bonnie si guardò intorno poi abbassò la voce. - Sono un po’ di giorni che faccio degli strani sogni…-
David la guardò. – Che tipo di sogni? –
- Ho la sensazione. Anzi ne sono certa, che Alex è in pericolo – disse secca.
David ci pensò su. – Sogni premunitori –
Bonnie esasperata gli diede il libro dietro la testa. – Si dice premonitori, babbuino! –
- E io che ho detto? -. Bonnie sospirò.
- Se è un sogno premonitore… Alex sarà in pericolo! – disse alla fine Selene preoccupata.
David incrociò le braccia e la sorella gli diede un altro colpo in testa. – Chiamalo idiota! –
Lui si massaggiò la testa arrabbiato e tirando fuori il cellulare iniziò a digitare il numero. Aspettò.
- Non risponde –
Selli gli prese il cellulare dalle mani e ci riprovò. – E’ vero. Non risponde –
- Pensavi avessi mentito?! – replicò offeso ma a lei non importò.
- Provo a chiamare papà. – Iniziò a digitare il numero furiosamente, ma anche questa volta nessuna risposta.
Bonnie era in preda ad una crisi e per poco stava per scoppiare a piangere. – Cavolo. Io lo vado a cercare! – urlò lei andandosene.
Qualcosa però, iniziò ad avvicinarsi alla ragazza. Qualcosa di oscuro che lei non aveva mai visto prima. Aveva degli occhi. Si occhi. Anche se erano neri, illuminavano.
Selene corse verso di lei tirando fuori dallo stivale un cortellino bianco e la pugnalò senza pensarci troppo. La ragazza conosceva alcuni nomi, grazie al padre. Quello era Gadriel, più conosciuto con il nome Azazel. Uno tra i più importanti.
Dietro di lui un ragazzo era steso in una pozza di sangue, i capelli biondi erano macchiati di rosso, e stava respirando a fatica.
Appena il demone scomparve i ragazzi si gettarono a capofitto verso di lui. David lo prese in braccio.
Gadriel ricomparve con un ghigno sulla faccia. – Oh, sono qui. –
Selene fece un ghigno a sua volta e con agevolezza gli legò intorno una corda con sopra attaccato del sale grosso. – Bonnie. Ora! –
Bonnie si stava guardando le unghie e fissò la cugina in modo strano. – Ora cosa? –
- Esorcizzalo, per l’amor del cielo! –
- Oh. Giusto! – In pochi minuti il demone dentro quell’uomo si dissolse.
Il ragazzo intanto teneva il cugino tra le braccia. – Forza ragazze, andiamo! –
Correndo il più veloce possibile, portarono Alex a casa e lo curarono. Era ridotto molto male. Un enorme taglio gli copriva la guancia e altre ferite si stavano aprendo dappertutto. Era uno spettacolo orribile, ma almeno era salvo.
Jensen, il padre di Alex e Selli, scese giù fischiettando ma appena vide il figlio spalancò gli occhi correndo vicino a lui. – Che è successo? –
Selli stava curando le ferite del fratello. – Gadriel. Ci ha attaccato! –
L’uomo strinse i pugni. Aveva già combattuto una volta con lui ma aveva perso. – Lui. Jofiel, dove sei?! – urlò lui guardandosi intorno. Improvvisamente sentì una ventata d’aria calda venire dietro da lui. Era arrivato.
- Finalmente, ti sei deciso a venire –. Jofiel fece spallucce. – Ho i miei impegni. –
- Sisi, devi comandare la tua schiera di angioletti con le ali. So la storia. Ora spiegami, che cosa ci fa Gadriel qui? –
- Sentono un nuovo demone in città. E poi sono Cherubini, non angioletti con le ali –
Selli si bloccò. – Demone in città? Chi? –
Jofiel aggrottò le sopracciglia. – Non lo sappiamo ancora ma, niente di cui preoccuparsi. Sono deboli –
Jensen fece un ghigno. – Allora, ragazzi, non dovete uscire di casa! Chiaro? Io vado a farmi un pisolino. – e alzandosi se ne andò di sopra. Jofiel lo seguì.
- Caro Jens, posso informarti di qualc… -
- Sparisci Jof. –
 - Mi chiamo Jophiel. –
Lui si fermò. – Pensavo ti chiamassi Jofiel –
- E’ uno dei miei tanti nomi – Lui annuì, poi continuò ad andarsene. Il povero arcangelo Jophiel tornò dai ragazzi e toccò la pancia di Alex. Una luce bianca uscì dalla sua mano. Jofiel rimase impassibile, i suoi occhi verdi fissavano le ferite del ragazzo. Jophiel faceva parte della categoria degli Arcangeli, ha lasciato il paradiso da molto tempo ed è cresciuto in un tramite umano fin da piccolo. E’ sempre stato molto riservato, e solo alla famiglia Winchester si è aperto del tutto. O forse, solo con Jensen. Ha un fisico perfetto, capelli corti neri,
Quando se né andato dal paradiso ha portato con se alcuni oggetti particolari come il bracciale della grazia e l’occhio del serafino. Due oggetti molto importanti, il primo per prendere la grazia di altri angeli morenti o non e il secondo per nascondere la propria grazia.
Sul petto aveva tatuato questa frase che Il Signore gli aveva donato.
"Guida coloro che seguono la via della luce. Jophiel figlio mio,perchè in essi risiede la nostra speranza"
- Ora devi solo riposare Alex, io scompaio – e con un gesto della mano scomparve in una luce.
Bonnie era rimasta sconvolta. Non sapeva nulla degli Angeli fino a quel giorno. Nessuno le aveva mai detto che lui era un angelo. Corse in camera sua e accese il computer.
Iniziò a digitare il nome “Jophiel” su Wikipedia. Una schiera di informazioni si liberarono davanti ai suoi occhi. Pian piano iniziò a cercare anche “Lista dei demoni” e “Lista degli angeli”.
C’era tutto. Tutto.
Si buttò sul letto sconvolta. Tutte quelle storie che le raccontava sua madre, erano vere.
Mettendosi il cuscino sul viso si addormentò. Selli, salendo in camera sua, fece lo stesso.
Alex socchiuse gli occhi, ma il telefono squillò. Alex vide il numero di Zoe e rispose. – Zoe, ciao! –
- Ciao Alex, possiamo vederci? –
La sua voce tremò preoccupata. – Vederci? No. Mi dispiace, non posso –
- Io sono già davanti casa tua, quindi o apri, o butto giù la porta –. Il ragazzo deglutì, si guardò intorno e gli capitò tra le mani un sacchetto di carta per la spesa, quelli americani marroni. Se lo mise in testa ed andò ad aprire. – Hei Zoe! –
- …Alex…Perché hai un sacchetto in testa? – domandò lei guardandolo attentamente.
- Perché…- ci pensò su poi rispose – perché sono andato a sbattere e ho una brutta ferita. Ti potresti spaventare –
Zoe rise. – Ho visto cose peggiori. Dai leva il sacchetto – si avvicinò a lui con la mano ma si tirò indietro. – Dico sul serio Zoe, non voglio che tu mi veda –
- Alex, non ti fidi di me? – disse lei offesa e arrabbiata allo stesso tempo. Incrociò le braccia e lo guardò. – Fammi vedere –
- Giurami che non scapperai a gambe levate quando ti mostrerò il mio viso, ok? –
- Lo giuro. – e lo guardò. Alex chiuse gli occhi e si levò il sacchetto dalla testa. Non riaprì gli occhi. – Sei scappata? -
La ragazza rise. – No sono qui – poi tornò seria. – Che ti è successo? –
- Se te lo dico, mi prenderesti per pazzo. –
Lei fece spallucce. – Ne ho visti tanti di pazzi, dai dimmi –
Lui aprì gli occhi e la guardò preoccupato. – Io, non sono una persona normale. Io… caccio i demoni. La mia è una generazione di cacciatori, li uccidiamo. Ora puoi anche scappare –
Zoe impallidì a quella rivelazione. – Cacci i demoni? … -
- Si… è il mio lavoro –
Lei abbassò lo sguardo. – Allora uccidimi –
- Cosa? – lui rimase scioccato – Perché? –
Appena lei rialzò lo sguardo i suoi occhi erano diventati neri. – Sono un demone. -

- DOP!

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Capitolo 4
*** Rivelazioni sconcertanti. ***


Rivelazioni sconcertanti.
 
 
- Che…che…cosa? Sei un … - si fermò un secondo per poi tirare fuori un coltello e puntandoglielo. Zoe deglutì ma il suo viso non era spaventato, rimase impassibile a quell’azione.
- Dai, uccidimi se vuoi. Sono un demone e so che tu sei un cacciatore. –.
Alex la guardò stringendo forte il manico del coltello. Sentiva il sudore spandersi sui suoi polpastrelli. Non poteva ucciderla qualunque cosa essa fosse.
Eh si. Si era innamorato di quella ragazza bionda con gli occhi scuri, con il suo viso perfetto che poteva sembrare forte ma era solo una maschera.
Lo stava guardando come se aspettasse che lui la facesse fuori, ma si poteva sentire un grido di pietà dentro di lei soffocato dalla paura.
Alex si passò una mano tra i capelli biondi e posò il coltello tenendo lo sguardo fortemente basso come se la sua azione fosse stata una grande cazzata. – No, non posso – sussurrò per poi ritornare a perdersi nei suoi occhi.
Lei sembrò liberarsi da un enorme peso e continuò a guardare il ragazzo. – Che stai facendo? Sono un pericolo per te –
Un sorrisetto furbo uscì dalle sue labbra. – Un pericolo? – chiese avvicinandosi a lei senza toglierle gli occhi di dosso – Allora accetto questo pericolo piuttosto che perderti, Zoe –
Le sue parole erano sincere. Iniziarono ad entrare lentamente nella testa della ragazza come un registratore. – Sei pazzo Alex, molto. –
Quelle parole non lo toccarono per niente e rispose facendo spallucce. – Grazie -.
Finalmente, arrivò proprio davanti a lei. I loro visi si sfioravano ma non successe nulla, lui la abbracciò forte e quel gesto era chiaro agli occhi di lei. Le stava dicendo con un abbraccio che lui l’avrebbe protetta per sempre.
Le braccia di lui la stringevano al suo petto dove lei si sentì improvvisamente al sicuro. Il profumo di Alex si avvolse sulla sua pelle dandole un senso di piacere.
Anche il più tonto del mondo avrebbe potuto capire che i due erano innamorati, ma non lo rilevavano.
Quell’abbraccio si sciolse. – Ehm, ti riporto a casa? – domandò lui senza lasciarla un secondo.
 - Non ti preoccupare, vado da sola – rispose con voce tremante. Lasciandogli un bacio sulla guancia uscì, allontanandosi da quella casa.
La notte ormai si stava concludendo, e un nuovo giorno stava per cominciare.
Dorothea si svegliò di buon umore quella mattina mentre sua sorella dormiva profondamente sul tappeto.
- Qualcuno ha fatto le ore piccole, eh cara Zoe? – echeggiò la maggiore dandole dei colpetti sul braccio. Evidentemente si stava divertendo nel farlo.
- Fottiti Dora – sibilò lei stesa a terra, con un cuscino sul viso. Ripensò ad Alex, a come le aveva puntato il coltello, a come l’aveva abbracciata, a tutto ciò che era successo.
Dorothea si accigliò. – Apatica. – e detto questo se ne andò a fare colazione.
Zoe si alzò insonnolita e la seguì. – Dorothea, devo dirti una cosa… -
Lei alzò il viso dal suo latte caldo e la guardò alzando un sopracciglio. – Che cosa è successo? –
- Ho detto tutta la verità ad Alex –. Silenzio assoluto poi la maggiore non batté ciglio. – Beh, contenta te –
- Niente rottura di palle perché ho fatto la cosa che non si dovrebbe mai fare? – ripiegò lei abbastanza sconvolta da quelle parole finendo con l’essere felice. – Beh, grazie! Vado a fare un giro  – e con fare saltellante uscì fuori di casa.
 
 
 
 
Intanto a casa Winchester.
 
- E con fare da saputello, l’anatroccolo se ne andò… - lesse dolcemente Jophiel su un libro per bambini. Jensen esultò ascoltando quelle parole, e Nikki da lontano lo guardava pensando di aver sposato un’idiota.
Jensen urlò. – E poi? Cosa è successo all’anatroccolo? Dai.Dai.Dai! –
Nikki gli lanciò un cuscino prendendolo in pieno. – E’ morto colpito a morte dalla moglie se non se la smette di fare il bambino! – poi si rimise a posto i capelli. – Maledetto. Mi hai fatto spettinare! –
Lui sbuffò tirandosi il colletto a mo’ di figo.
 
Al piano di sopra.
 
- Selene sei sicura di quel che hai scoperto? – domandò lui facendosi passare dei fogli tra le mani.
- Alex, sono sicurissima! Io non sono figlia di Jensen e Nikki, ma di Seth e Mandy i tuoi zii –
I due si guardarono e corsero subito di sotto. – Mamma! – urlò Alex a cinque centimetri di distanza da Nikki, sfortunatamente per lui gli arrivò un libro in testa. – Non si urla nelle orecchie della gente! – protestò lei. Il povero Jensen stava innocentemente ascoltando la fiaba raccontata da Jophiel finché l’angelo non buttò all’aria il libro provocando una reazione esagerata dell’uomo.
- Come hai potuto lanciare in aria il mio libro preferito? Bastardo di un angelo! – urlò iniziando a strattonare Jophiel per la maglia. – Sei un Anatromicida! –
- Oh Signore aiutami tu! – si augurò lui piagnucolando e cercando di calmarlo senza un gran successo.
Nikki lo prese per la giacca e, con un gran botto, lo fece cadere sul divano. – Jens, siediti. Ora! –
Non volò una mosca a quell’urlo. Beh, d’altronde era lei la padrona di casa.
I ragazzi alzarono gli occhi al cielo e buttarono i fogli sotto gli occhi incerti dei genitori. Jensen non riuscì neanche a farseli passare tra le mani che la moglie glieli tirò via.
- Che cosa sono? – domandò iniziando a leggere tutto. – I fogli della nostra nascita, dove precisamente in questo punto – indicò Alex – le analisi di Selene fanno esplicitamente vedere che non è vostra figlia –
Jensen alzò un sopracciglio. – Uau, ho un figlio intelligente. –. Jophiel tossicchiò qualcosa del tipo “Di certo non ha preso da te” e lui contraccambiò con un’occhiataccia.
Nikki guardò Selene poi di nuovo i fogli. Chiuse gli occhi tornando al giorno in cui nacquero i bambini poi li aprì subito. – Selene, hai ragione! - urlò in preda al panico, abbracciando subito la ragazza. – Quindi sono tua zia, oh bella di zia – riprese accarezzandole i lunghi capelli biondi.
Jophiel e Jensen si scambiarono uno sguardo intenso poi guardarono Nikki. – E’ impazzita, oh si –
Lei non si curò di loro. – Allora, dobbiamo portarti subito dai tuoi veri genitori ovvero quello scoglionato di Seth e la sclerotica Mandy – ghignò compiaciuta.
Suo marito si lagnò di questa sua scelta, non gli andava di vedere suo fratello. – Nah, non mi va di andare da quel coglione di Seth –
Gli occhi di Nikki sembravano diventare due braci ardenti pronti a scoppiare. – Jensen. Alzati e muovi il culo. Ora. –. Detto fatto, era meglio non farla esplodere.
Si avviarono tutti a casa degli “zii”.
- Testa di cavallo di un fratello, apri subito! – ruggì Jensen battendo le sue forti nocche sulla porta. Appena Seth aprì la porta vide le stelle per colpa del fratello. – Ops, scusami. –
- Oh, Jensen. Chi si vede, che ci fate qui? –
Nikki lo travolse in un colpo pistandogli il viso con le sue preziose ballerine scintillanti. – Dov’è mia figlia?! – urlò con i capelli dritti che sembravano ondeggiare come le onde del mare. Mandy spuntò da dietro una rivista di moda. – Oh Nikki, tua figlia? –
- Intendo Bonnie, è mia figlia! Ridatemela! – si infuriò lei cercando anche sotto le tazzine del caffè. Mandy rimase sconcertata dalle sue parole. – Tua figlia? – ma a quella domanda il suo viso si riempì di fogli stropicciati. Jensen fece una risatina. – Ecco Mandy la donna foglio! –
Alex gli accennò uno sguardo. – Squallida –
- Come te, figliolo – reagì subito lui soddisfatto. – Io sono tuo figlio, genio –
- Oh, merda. – ci rimase mettendosi seduto con il viso su un cuscino – Che vergogna –
Sua moglie alzò gli occhi al cielo poi finalmente, Bonnie scese. Un abbraccio non la fece respirare.
- OhDei, cosa sta succedendo qui? – domandò impacciata nelle braccia di sua madre.
Selene si avvicinò cauta alla cugina. – Bonnie, abbiamo scoperto che io sono figlia di Seth e tu di Nikki –
Lei fece cadere il suo libro preferito, Percy Jackson, dalle mani facendo atterrare sul povero piede della madre. – Io sono…eh? –
Alex le lanciò un bicchiere d’acqua, compreso il bicchiere. – Sei mia sorella tonta! –
Bonnie iniziò a tirarlo per i capelli come una squilibrata. – Tu sei mio fratello?! Tu sei mio fratello? Uccidetemi per favore. Che un demone mi uccida! –
Il fratello piagnucolò cercando di liberarsi dalla sua presa possente.
Seth riuscì a dire solo “Ahi” in quell’istante di tempo.
Improvvisamente però, qualcuno bussò alla porta.

IlMioSpazioStellare: Finalmente ho pubblicato un nuovo capitolo. Tanto non importa a nessuno :'D Beh buona lettura e soprattutto voglio dirvi di passare nella pagina di HitTheLights! :) CiaoCiao!
 

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