Every Day's Better With You

di AvevoSolo14Anni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Embarrassment Is Always Around The Corner ***
Capitolo 2: *** That Smell ***
Capitolo 3: *** Sexy Boyfriend ***
Capitolo 4: *** After Party ***
Capitolo 5: *** Bath ***
Capitolo 6: *** The First Day ***
Capitolo 7: *** Have You Forgot? ***
Capitolo 8: *** The First Time That... ***



Capitolo 1
*** The Embarrassment Is Always Around The Corner ***



Titolo: The Embarrassment is always around the corner
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Blaine Anderson, Burt Hummel, Finn Hudson, Carol Hummel-Hudson
Genere: Sentimentale, comico
Raiting: Giallo (per sicurezza)
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments
Note: Allora, questa è una raccolta di shot assolutamente KLAINE. Saranno di vario genere, ancora non so... Momenti vari di loro due. Questa qua è abbastanza assurda, è uscita così... Subito è più scema, poi più seria e alla fine un po' fluff. Boh, lascio a voi il giudizio. Non so se i personaggi sono esattamente IC. XD



1 – The embarrassment is always around the corner.
 



Kurt si era sempre domandato perchè le coppiette stessero ore ed ore a baciarsi, dove fosse il divertimento in tutto ciò. Specialmente dopo la sua breve esperienza con Brittany, non ne era riuscito proprio a capire il motivo. Certo, sapeva di non potersi affidare troppo alle emozioni provate quella volta, ma il modo era sempre quello, e perciò anche le sensazioni… no?
No, aveva scoperto. Avrebbe potuto trascorrere anni a baciare Blaine – o forse anche tutto il resto della sua esistenza, chi lo sa. E i momenti che aveva trascorso a limonare con il suo ragazzo erano stati i migliori della sua vita, insieme a quelli in cui il suddetto ragazzo gli rivolgeva dichiarazioni romantiche che lo facevano sciogliere come quel suo CD che aveva lasciato troppo vicino alla luce potente della scrivania. Già, proprio così.
Mentre rifletteva su questo stava guardando proprio Blaine, intento a leggere il suo libro di chimica. Intento per modo di dire: gli lanciava occhiatine ogni manciata di minuti. Kurt non aveva nemmeno provato a fare lo sforzo di studiare: fissava tranquillamente il suo compagno, senza mai distogliere lo sguardo. Lo studio approfondito di Blaine Anderson era la sua materia preferita, senza alcun dubbio. Certo, c’erano altri modi in cui preferiva studiarlo, piuttosto che solo guardarlo…
“Che ne dici di una pausa?”, propose infatti, allegro, chiudendo di scatto l’inutile libro di una materia sconosciuta che aveva sulle sue gambe. Sarebbe anche potuto essere stato aperto all’incontrario che non se ne sarebbe accorto.
“Kurt, ma se non hai nemmeno letto una frase”, protestò Blaine, cercando di fare la parte di quello responsabile. Non ne aveva poi tanta voglia, in tutta sincerità.
“Te l’avevo detto che studiare con te rischiava di distrarmi”, puntualizzò Kurt mentre buttava a terra sempre lo stesso libro. Storia, notò.
“Veramente non me l’avevi detto”, ribatté Blaine. “Anzi, sei stato tu a proporre di studiare insieme.”
“Oh, beccato”, disse Kurt, sorridendo civettuolo. Da quando Blaine gli si era dichiarato, era diventato ancora più sicuro di sé. E, diciamocelo, si divertiva come un matto a provocare il suo ragazzo. E ancor di più a vedere che le sue provocazioni sortivano gli effetti desiderati.
Blaine sospirò, chiudendo anche lui il suo libro e appoggiandolo sul comodino accanto al letto sul quale erano seduti.
“Uhm, che stanchezza”, mormorò Kurt, stendendosi sul letto con uno sbadiglio forzato.
Blaine sorrise mentre si stendeva accanto a lui, appoggiandosi sul gomito. Ora, non poteva essere sempre lui quello che veniva provocato.
“Perciò… cosa ti va di fare nella nostra pausa?”, chiese tranquillo, fissando Kurt negli occhi.
Blaine sorrise vedendo l’espressione smarrita di Kurt e i suoi occhi allargarsi leggermente: uno a uno. Ma Kurt si riprese velocemente. “Non saprei… e a te?”
“Uhm”, mormorò Blaine. Era inutile continuare a punzecchiarsi così, Kurt riusciva sempre a rivoltare la frittata. Quella era un’altra cosa su cui doveva fare pratica, ma adesso aveva in mente un altro genere di esercitazione.
Avvicinò il suo viso a quello di Kurt lentamente, facendo sfiorare le loro labbra, appoggiandosi con anche l’altro braccio per sostenersi e non pesare sul compagno. Non lo baciò: si limitò a far sfiorare le loro labbra delicatamente, respirandogli addosso.
Kurt aveva gli occhi spalancati e il cuore che batteva come un matto.
“Tu che ne dici di questo?”, domandò Blaine, con fare leggermente sensuale.
Voleva essere leggermente sensuale. Quel suo leggermente fece esplodere ogni neurone nel cervello di Kurt, che fu scosso da un profondo brivido.
Blaine dapprima ridacchiò quando Kurt gli si aggrappò al collo, tirandolo contro di sé e avventandosi sulle sue labbra senza fare tanti complimenti. Poi ogni pensiero d’ilarità scomparve dalla sua testa – o sarebbe meglio dire che semplicemente scomparve ogni pensiero – e ricambiò il bacio con non poco entusiasmo.
Era insieme un bacio dolce e passionale. Blaine strinse il viso di Kurt tra le sue mani, mentre quest’ultimo stringeva l’altro il più vicino possibile a sé. I loro torsi erano a contatto – non contando i vestiti, certo – ed entrambi potevano sentire il battito accelerato dell’altro.
Kurt era sinceramente convinto di poter baciare Blaine per sempre, senza bisogno di fare nient’altro.
Ma non sempre questo dipendeva solo da lui.
“Ciao, Kur-…”, disse Burt Hummel, entrando nella stanza senza preoccuparsi di bussare.
Grave, grave errore.
Blaine saltò su di scatto, spaventato e irritato dall’interruzione. Quando poi si accorse da chi erano stati interrotti, divenne tanto rosso da potersi mimetizzare con la coperta cremisi sul letto di Kurt.
“Oh, ehm, ciao papà”, mormorò Kurt con la voce roca e strozzata. Il suo colorito non era poi tanto più normale di quello del suo fidanzato.
“Scusate, non…” Burt non seppe bene cosa dire. Dopo l’iniziale shock gli stava iniziando a montare dentro qualcosa che somigliava all’irritazione, con molto istinto protettivo e una certa voglia di uccidere qualcuno. Ma no, non c’è niente di cui preoccuparsi, pensò. Be’, di sicuro me ne accerterò. “Ciao, Blaine. È piuttosto tardi… ti va di fermarti a cena?”
Blaine poté udire il suono di una porta metallica che si chiudeva: era in gabbia. Se avesse detto di no – in maniera gentile, certo – avrebbe dato comunque un’impressione scortese, sarebbe sembrato in qualche modo equivoco e avrebbe lasciato solo Kurt ad affrontare suo padre – perché era più che certo che non avrebbe sorvolato sulla cosa. Se avesse detto di sì… be’, sarebbe stato come gettarsi di propria spontanea volontà in bocca ai lupi. E all’asilo, quando si era proposto per interpretare Cappuccetto Rosso, lo avevano immediatamente rifiutato. Ma questo che centra?, domandò a sé stesso. Probabilmente era ancora confuso dal bacio, sì, doveva essere così. Sentiva un leggero giramento di testa, causato forse dal poco respirare.
Lanciò un’occhiata fugace a Kurt, che lo fissava con una certa dose di terrore. “Certo, signor Hummel, se non le crea disturbo.”
Burt sorrise – in modo sadico, secondo i due giovani – e assicurò Blaine che non era di nessun disturbo, poi uscì un po’ restio dalla stanza.
“Perché hai detto di sì?”, bisbigliò Kurt, non appena suo padre chiuse la porta della sua camera.
“Non mi vuoi?”, domandò Blaine, fintamente ferito.
L’altro lo guardò spazientito. “Certo che ti voglio”, puntualizzò. “Ed è proprio questo il punto: ti voglio vivo.”
Blaine rise (anche se dentro di sé l’ansia cresceva). “Grazie, sei molto rassicurante”, disse ironico. “Preferivi che ti lasciassi tutto solo ad affrontare le domande di tuo padre?”
Kurt deglutì: non ci aveva pensato. La vocina delirante nella sua testa che non pensava a nient’altro che a quanto era stupendo Blaine sospirò sognante: Oh, è disposto ad affrontare La Bestia per me! Mio principe!
Il Kurt dotato di raziocinio cercò di ignorare la suddetta vocina meglio che poté, ritornando alla realtà. “Okay, è vero, ma sono abbastanza sicuro che non userebbe mai il suo fucile da caccia contro di me.”
“Sempre più rassicurante”, mormorò Blaine, rabbrividendo all’immagine sin troppo realistica di Burt Hummel che gli puntava addosso un fucile accusandolo di aver “violato” il suo piccolo e innocente bambino. Cosa che (purtroppo) non era ancora successa, tra l’altro. Erano solo coccole, belle, dolcissime, rilassanti coccole… perché non si stavano coccolando? Ah, giusto, suo padre era in casa. Dannazione.
“Sono realista”, disse semplicemente Kurt, con un’alzata di spalle. “Dai, sono abbastanza sicuro che Carol ci aiuterà in caso di domande indiscrete, forse tirando una calcio a mio padre sotto il tavolo o qualcosa di simile…”
“Oh”, si limitò a rispondere Blaine. “E Finn?”
Kurt alzò le sopracciglia, ponderando una risposta. “Non penso che Finn sia in grado di prendere le parti dell’uno o dell’altro, probabilmente si limiterà a dire la prima cosa che gli passa per la testa – sempre ammesso che qualcosa gli passi per la testa. E questo non sempre è un bene.”
“Okay, posso farcela”, disse Blaine, cercando di auto convincersi. “Forse però mi ci vorrebbe un piccolo incoraggiamento.”
Kurt sorrise – buona parte di lui non aspettava altro che una richiesta simile – e si avvicinò a Blaine per riprendere da dove erano stati interrotti. Doveva essere un piccolo e innocente bacetto, ma non si sa bene chi dei due, probabilmente entrambi, si strinsero con tanta forza da finire di nuovo sdraiati sul letto, Kurt sopra e Blaine sotto. Si scambiarono un lungo e intenso bacio…
Fino a quando Finn non entrò nella stanza.
“Kurt, devo chiederti se-…”, iniziò a dire, per poi interrompersi di botto non appena mise a fuoco i due giovani accaldati e aggrovigliati l’uno all’altro sul letto. La mascella gli cadde più o meno al livello delle ginocchia – e vista la sua altezza spropositata, era una bella distanza.
“Diamine, Finn, si bussa prima di entrare nelle camere altrui!”, urlò Kurt esasperato, togliendosi di dosso a Blaine (il quale era rimasto immobile con gli occhi spalancati, a chiedersi cosa avesse fatto di tanto terribile per non poter neanche baciare il suo ragazzo in santa bacia per più di due minuti).
“Sc-scusa”, balbettò Finn, sgattaiolando via e chiudendo la porta alle sue spalle.
Kurt si lasciò cadere a peso morto sul letto, accanto a Blaine. “Non è giornata, suppongo.”
“Già”, disse Blaine. Nonostante la grande voglia di intestardirsi e tornare a baciare Kurt fino alla prossima interruzione – magari da parte di Carol, che era l’unica che a questo punto mancava all’appello – si limitò a stringere dolcemente la sua mano, guardandolo e sorridendogli.
Kurt gli sorrise di rimando, intrecciando le loro dita. “Comunque non ho ancora voglia di studiare”, chiarì.
 
Mezz’ora dopo furono avvisati che era pronta la cena. Scesero al piano di sotto lentamente, come a cercare di prolungare gli istanti prima di essere presi d’attacco da Burt. Erano entrambi piuttosto tesi. Blaine cercava di non darlo a vedere per rassicurare Kurt, ma quest’ultimo lo conosceva fin troppo bene per non vedere la tensione delle sue – muscolose e sensuali – spalle.
Prima di entrare in cucina, Kurt allungò una mano intrecciandola a quella di Blaine, che quando alzò lo sguardo verso di lui fu accecato da un magnifico sorriso in stile Hummel. Seriamente, Blaine pensava che nessun altro al mondo sapesse sorridere in quel modo.
Entrarono in cucina insieme e a testa alta, pronti a tutto. Il quadretto che si ritrovarono di fronte era fin troppo allegro e spensierato: Carol stava servendo da mangiare con un sorriso dolce sul viso tondo – be’ certo, lei era l’ultima persona di cui si dovevano preoccupare -, Finn era appoggiato al tavolo con un gomito e aveva un'espressione visibilmente turbata (era ancora scioccato da quello che aveva visto poco prima) e Burt... Sorrideva. In un modo tremendamente inquietante.
I due giovani si sedettero vicini, scambiandosi uno sguardo che sembrava dire “buona fortuna, se non sopravvivrò sappi che ti voglio in lacrime al mio funerale e che puoi avere la mia collezione di dischi di Barbra Streisand”. Sì, volevano dirsi circa quello.
Blaine ringraziò educatamente Carol quando gli diede la sua porzione di lasagne. Per i primi istanti della cena regnò uno strano silenzio in cui Burt Hummel non si perdeva nemmeno la più piccola mossa di Blaine, analizzandolo con un’attenzione clinica. Davvero, davvero inquietante.
Kurt dal canto suo stava guardando il padre davvero male, ma questo non pareva accorgersene. Solo lui poteva guardare Blaine così attentamente, rischiava di consumarglielo!
“Ti piacciono, Blaine?”, chiese Carol indicando le lasagne, giusto per spezzare quel silenzio imbarazzante.
“Oh sì, sono deliziose”, rispose lui in tutta sincerità.
“Allora...”, disse Burt subito dopo. Ecco il momento tanto temuto, l'inizio dell'attacco: Blaine e Kurt si prepararono al peggio, e persino Finn sembrò risvegliarsi dall'intorpidimento. “Così adesso state ufficialmente insieme?”
Okay, come prima domanda poteva esserci ben di peggio. Blaine sorrise, ritenendo che la domanda fosse più che altro diretta a lui. “Sì, signor Hummel.”
Kurt sorrise di rimando - impossibile non sorridere a quell'affermazione, anche se sapeva bene che Blaine adesso era il suo fidanzato. Semplicemente non ci si poteva abituare. Ovviamente aveva detto già qualcosa a suo padre a quel proposito, ma era stato un poco approfondito “io e Blaine abbiamo iniziato ad uscire insieme”.
Burt annuì con un'espressione indecifrabile. “Da quanto?”, domandò poco dopo, con la voce priva di ogni intonazione e lo sguardo fisso sui due.
“Trentasette giorni”, risposero Kurt e Blaine in coro nello stesso istante, guardandosi poi sorpresi l’un l’altro e accennando una risatina, arrossendo. Finn li fissò perplesso, chiedendosi se fossero normali. Poi si ricordò che uno dei due era Kurt, infondo.
Carol aveva un gran sorriso divertito sul volto.
Burt si limitò ad annuire nuovamente. “Blaine, tu vivi alla Dalton?”
Il ragazzo lo guardò leggermente perplesso, non capendo il fine della domanda. “Sì, signore.”
Burt lo fissò con l’aria di chi la sa lunga. “Quindi lì hai una camera tutta tua?”
Kurt rimase tanto basito da quello che evidentemente intendeva insinuare con quella domanda che per poco non gli esplosero gli occhi. Blaine rimase a bocca aperta e arrossì in una maniera indecente. Finn, che stava mangiando tranquillamente, iniziò a ridere come un pazzo finendo per strozzarsi con il cibo. Carol si limitò a fissare Burt accigliata.
Blaine tentava continuamente di dire qualcosa, muovendo la bocca, ma non ne usciva niente. Poi si schiarì la gola e cercò di riprendersi. “S-sì…”
“Hmm”, si limitò a dire Burt.
Finn continuava a ridacchiare e Kurt lo guardava con un’aria non troppo cordiale. Poi quest’ultimo si rivolse al padre. “Papà, ti sembrano cose da dire?”
Burt lo guardò con una finta aria innocente. “Io non ho detto niente.”
“Ma per favore, abbiamo capito tutti a cosa alludevi”, quasi urlò Kurt, spazientito.
Burt diede un’occhiata in giro, a tutti i presenti, come a volersi accertare che il figlio avesse ragione. E dalle loro espressioni, sì, aveva ragione. “Lo sai che è solo per il tuo bene, voglio essere certo che nessuno ti sfrutti in qualsiasi modo.”
Kurt lo fissò esterrefatto. “Sfrutti? Papà, non sono mica una pro-…”
“Non intendevo quello”, lo interruppe Burt. “Dico solo che certi ragazzi, come ti ho già detto, mirano a… certe cose… senza preoccuparsi dei sentimenti dell’altro. Insomma, non vorrei mai che tu prendessi sul serio qualcuno che magari è interessato a te solo per quello.
Stavano davvero ancora parlando di sesso? Sesso gay? Di fronte a tutti? Kurt desiderò di potersi sotterrare nel linoleum del pavimento. Tra l’altro, il discorso aveva un che di offensivo: perché qualcuno sarebbe dovuto essere interessato a lui solo sotto quell’aspetto? Stava insinuando che non aveva nient’altro a parte un bel visino e un corpo attraente? “Non-…”
“Signor Hummel”, questa volta fu Blaine ad interromperlo. “Ha ragione, indubbiamente”, affermò con voce seria, guardando negli occhi Burt. In quella pausa Kurt si sentì morire. “Esiste sicuramente qualcuno che potrebbe fare una cosa simile. E non le posso di certo assicurare che quel qualcuno un giorno non trovi Kurt e ci provi con lui”, continuò, visibilmente disgustato dall’idea. “Ciò che le posso assicurare è che io non sono quel qualcuno.”
Burt rimase a guardarlo, valutando quanto fosse sincero. Non riuscì a trovare la minima traccia di falsità, in effetti.
Kurt fissava il suo fidanzato con un’aria talmente incantata e sognante da sembrare un cartone animato. Sul serio, mentre Finn lo guardava aveva paura che iniziassero ad uscire tanti paffuti cuoricini rosa da sopra la sua testa.
Carol aveva quasi la stessa espressione di Kurt – non innamorata, certo – e anziché guardare solo Blaine guardava entrambi i ragazzi. E non riusciva a pensare ad altro se non che erano esasperatamente teneri.
Blaine semplicemente guardava negli occhi Burt Hummel senza nemmeno battere le ciglia. Sembrava la perfetta incarnazione della serietà e sincerità.
“Sai Blaine, mi sembri sincero”, disse dopo un tempo indefinito Burt. “Ma io sono molto protettivo, soprattutto nei confronti di mio figlio, e spero mi capirai se non riesco a fidarmi di te così presto.”
“Certo”, rispose Blaine, ancora completamente serio. “Anch’io lo sono”, aggiunse. “Sappia che voglio esattamente quello che vuole lei: la sua felicità”, concluse, guardando Kurt – il quale era parzialmente sciolto sulla sedia. I suoi occhi blu brillavano più di New York vista di notte da un elicottero.
E poi, inaspettatamente, Burt Hummel… sorrise. “Okay”, si limitò a dire.
Kurt, Blaine e Carol lo guardarono un attimo stupiti e poi tirarono un sospiro di sollievo: era fatta.
Finn… sorrideva pure lui, per un misto di strane ragioni. In parte ancora per la “battutina” di Burt, in parte perché era felice per il suo fratellastro, in parte perché anche lui era convinto che Blaine fosse uno a posto, in parte… perché gli piaceva sorridere.
Dopo aver affrontato questa difficile discussione, il resto della serata volò, e Kurt si ritrovò sull’uscio a salutare il suo Blaine. Gli piaceva pensarlo: non Blaine, ma il suo Blaine. Se l’era sudato, perbacco, ora aveva tutto il diritto di goderselo.
“Te la sei cavata alla grande”, gli disse, sorridendo.
“Abbastanza”, acconsentì lui.
“Non pensavo che avrebbe ceduto così in fretta.”
Blaine rifletté. “Non penso abbia ceduto, penso piuttosto che sia soddisfatto, per ora.”
Kurt sospirò. “E cos’altro pensi che vorrà?”
“Non ne ho idea”, rispose subito l’altro. “E non so come fare a dimostrargli quanto ti amo.”
E Kurt tornò ad essere una poltiglia informe, proprio come poco prima in cucina. Il suo cuore batteva in modo esagerato e i suoi occhi erano di nuovo bagnati. “Ti amo”, disse, cercando di far sentire a Blaine tutto quel sentimento che sentiva lui dentro.
Blaine sorrise raggiante e si avvicinò per baciarlo.
Qualcuno tossì da dietro di Kurt, e quest’ultimo si voltò per fulminare il padre in modo brutale e sbattergli la porta di casa in faccia, chiudendosi fuori.
Blaine ridacchiò, ma la sua risata fu presto interrotta dalle labbra bisognose di Kurt. Ed era più che certo che non ci fosse un gesto o una frase al mondo che potessero quantificare tutto l’amore che sentiva dentro.

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Capitolo 2
*** That Smell ***


Titolo: That smell
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Blaine Anderson
Genere: Sentimentale, romantico
Raiting: Giallo
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments
Note: Che dire su questo? Avevo voglia di scrivere di questo particolare momento (eheh), che penso sia molto importante. U.U E' leggermente smielato (come tutto quello che scrivo, del resto :S). Molto più corto del precedente. E... Buona lettura. U.U Spero piaccia a qualcuno. XD Prego per qualche recensione. ç__ç



2 – That Smell.
 


Quell'odore.
Kurt non aveva mai fatto un sogno così realistico in vita sua. E la cosa triste era che, mano a mano che riacquistava conoscenza, i dettagli di esso svanivano come una leggera nebbiolina che si dissolve con il sorgere del sole. E viene a tutti il nervoso ogni volta che succede: perché bisogna dimenticarsi di un bel sogno? Così si intestardì, cercando di mettere a fuoco almeno i particolari essenziali: c'era Blaine e il suo odore era ovunque. Erano in posto che rendeva Kurt sereno. Ma no, era la presenza di Blaine a rendere Kurt sereno.
E poi... Una sensazione di pace e dolcezza. Il sole. Un leggero vento. E... Nulla.
Dannata memoria del cavolo. L'unica cosa che Kurt ricordava veramente bene di quel sogno era proprio l'odore tremendamente buono del suo fidanzato. E poteva ancora sentirlo, anche mentre apriva gli occhi... E poi si rese conto del perché.
E poi si rese conto di tutto quello che lo circondava.
Il petto nudo di Blaine era caldo sotto di lui. Sentiva appena il battito del suo cuore, ed era magnifico. Sentiva le loro gambe nude intrecciate. La sua pelle morbida era ovunque. Non si era mai sentito così allo scoperto e così protetto contemporaneamente in tutta la sua vita... Una sensazione davvero strana che assaporò con piacere. Gli tornarono in mente tutti i ricordi della sera e della notte precedente, tutte le emozioni… si sentì arrossire mano a mano che riguardava quei ricordi.
Blaine gli stava accarezzando la schiena con una mano, mentre con l'altra gli teneva la mano che era appoggiata sul suo petto. Kurt tirò su il viso per guardarlo in faccia.
Blaine sorrise, bellissimo e sereno come mai prima d'ora. "Buongiorno."
"Buongiorno", disse a sua volta, con la voce ancora impastata dal sonno.
"Dormito bene?", chiese l'altro, con un'espressione sinceramente interessata.
"Sì", rispose subito Kurt. "E tu?"
"Anche", rispose, baciandogli la fronte.
"Da quanto sei sveglio? Potevi..."
Ma non fece in tempo a finire la frase che Blaine scosse la testa con decisione. "Dormivi così bene", spiegò.
Kurt sorrise e prese la mano che era appoggiata sulla sua, baciando il petto di Blaine. "Ti amo", mormorò.
"Ti amo anch'io", rispose Blaine, e poi lo baciò con dolcezza.
A quel punto, Kurt si era già completamente dimenticato del sogno che aveva fatto quella notte, ma non gli importava: non poteva comunque essere meglio di quella realtà.

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Capitolo 3
*** Sexy Boyfriend ***


Titolo: Sexy Boyfriend
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Blaine Anderson
Genere: Generale (che genere è stata cosa? o.O Boh!)
Raiting: Arancione (sono di manica larga, va)
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments
Note: Buongiorno a tutti! Allora, tanto per cominciare anche questa shot è cortissima, lo so. Ma mi vengono le ispirazioni sempre di notte e ho poco tempo per scrivere, non so che farci. >.< E' un pochetto più "piccante" delle altre due, ma niente di veramente sconcio. Appena un po' di perversione, insomma. XD Spero vi piaccia! Le recensioni sono mooolto gradite. ^^ Alla prossima. <3

 



3 – Sexy Boyfriend.
 


Blaine mise un dito nell’acqua calda della vasca, per testarne la temperatura: perfetta, proprio come piaceva a lui. Si sfilò rapidamente i vestiti ed entrò con cautela nella vasca, chiudendo le tende. Non ebbe nemmeno il tempo di sedersi che qualcuno entrò nel bagno, senza bussare, per poi affacciarsi alla vasca.
Blaine rimase di stucco: Kurt era nel suo bagno mentre lui era completamente nudo nella vasca. Cercò di dire qualcosa ma era talmente imbarazzato e sorpreso da non riuscire a pensare a nulla di sensato.
Kurt, invece, tranquillo come se tutto ciò fosse normale, iniziò… a spogliarsi. Blaine lo continuava a fissare esterrefatto e non propriamente calmo.
Quando Kurt rimase con i soli boxer addosso – bianchi tra l’altro, che lasciavano ben poco all’immaginazione – entrò anche lui nella vasca, afferrando Blaine e stringendolo a sé, per poi baciarlo. Iniziò a giocare con la sua lingua in un modo che Blaine non si era mai nemmeno sognato potesse fare – per modo di dire, perché se lo era sognato eccome e pure parecchie volte. Una volta staccatosi dalla sua faccia, lo spinse giù, nell’acqua, sorridendogli in maniera non poco provocante.
Kurt non aveva mai osato così tanto. No, cavolo, quello non era osare, assomigliava più ad un’aggressione. Se solo lui non fosse stato più che consenziente, certo.
Kurt gli si gettò addosso nell’acqua alta della vasca, iniziando a succhiargli tutto il collo. Poi si inginocchiò tra le sue gambe, un sorriso molto malizioso e sensuale sul viso, e con un rapido movimento si sfilò i boxer, per poi gettarli sul pavimento.
Ridacchiò – forse della sua espressione – e senza fare troppi complimenti si sdraiò di nuovo su di lui.
O santi numi, lui era nudo, con Kurt Hummel nudo addosso e non c’era parte dei loro corpi che non fosse a contatto e…
 
BEEEP
 
Cos…? Cosa stava succedendo? Cos’era quel rumore?
Blaine sbatté un paio di volte gli occhi, perplesso, domandandosi quando li avesse chiusi… e poi realizzò che era stato tutto un sogno.
Era ovvio che fosse un sogno. Kurt non avrebbe mai fatto quelle cose nella vita reale… non in quel modo, almeno. Cercò di nascondere a sé stesso quanto la cosa gli dispiacesse.
Si tirò a sedere sul letto, completamente fradicio – e ahimè, non solo di sudore – e fissò la sveglia che era appena suonata.
Sospirò con rassegnazione, alzandosi per andare a farsi una bella doccia – sforzandosi di non sperare che nel bagno con lui sarebbe comparso qualcuno. Doveva fare di fretta: aveva una gran voglia di vedere il suo sensuale fidanzato.
 

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Capitolo 4
*** After Party ***


Titolo: After Party
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Blaine Anderson
Genere: Generale, Sentimentale
Raiting: Verde
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments

Note: Ehilà! Rieccomi qui con un altro strambo episodio Klaine... Be', qui i Klaine ancora non esistono a dir la verità. Codesto epidosio è un "dietro le quinte" della puntata 'Blame It On The Alcool', per la precisione tratta dei momenti dopo il party a casa Berry e prima della mitica scena in cui Burt Hummel entra nella camera di Kurt e vede Blaine nel letto di quest'ultimo (tutto figoso e spettinato, aggiungerei. Amo quella scena). Eh, be', questo è quello che potrebbe forse essere successo in quella notte. Quello che mi piacerebbe fosse successo, diciamo. Spero di non essere andata OOC. Ricordatevi che Blaine è sbronzo. E sì, il raiting è veramente verde, quindi mi dispiace deludere le aspettative di voi pervertite ma non succederà quello. U.U Buona lettura! Le recensioni (anche negative) sono graditissime. :D Alla prossima. <3
                                                                                                                                            3 – After Party

  La brezza fresca che sfiorava la notte risvegliò un poco Kurt. Okay, non era esattamente un tipo notturno. Per di più, l’ambiente dentro la casa di Rachel era iniziato a diventare davvero pesante. La musica a palla, le coppie che si sbaciucchiavano indisturbate, l’odore forte dell’alcool ovunque… creavano un mix che già di per sé stordiva il povero Kurt. Se poi si contava che erano circa le quattro di notte, be’, diciamo che stava per svenire in mezzo alla strada.
Ma prese un bel respiro e si fece forza. Perché? Be’, Kurt Hummel non si arrende mai, è un dato certo.
E forse centrava un pochino anche il fatto che aveva un Blaine molto meno cosciente di lui spalmato addosso. Ma forse.
Si era tenuto a freno per impressionarlo anche se probabilmente l’altro non l’aveva notato neanche lontanamente, e ora doveva fare il bravo ragazzo responsabile e portare in salvo il suo bel Principe Azzurro. Certo, sarebbe dovuta andare all’incontrario, ma era lo stesso.
“Prova almeno a muovere i piedi”, lo supplicò, dato che iniziava seriamente a pesargli.
“Uhm”, biascicò Blaine in risposta. “Andiamo ad un altro party?”, domandò poco dopo.
“Non mi sembra proprio una buona idea”, sbuffò Kurt, riuscendo finalmente a raggiungere la macchina che Finn era andato a prendere. Quest’ultimo scese e lo aiutò a ficcare quello che ormai sembrava il cadavere di Blaine Anderson sui sedili posteriori.
“Lo portiamo a casa sua?”, chiese Finn, guardando la sagoma sdraiata sul sedile con una massiccia dose di perplessità.
“È distante ed è troppo tardi”, rispose Kurt. “Meglio portarlo a casa nostra.”
Finn non poté evitarsi di guardarlo sospettoso, ma Kurt aveva un’espressione seria e sembrava sinceramente preoccupato; così si limitò ad annuire e salire al posto del guidatore.
Kurt s’infilò vicino a Blaine – che si era miracolosamente messo seduto, circa – per poi pentirsene immediatamente quando questo decise che usare la sua spalla come cuscino fosse una buona idea. Il suo viso intero divenne di un brillante rosso cremisi e il suo cuore scalpitò insieme contento e a disagio.
Finn lo vide con la coda dell’occhio nello specchietto, ma dato che sapeva della cotta – che poi era molto più di una cotta – che il suo caro fratellastro aveva per quel riccioluto ragazzo semplicemente lo ignorò, rimanendo in silenzio. Fu addirittura tanto gentile da aiutare Kurt a trascinare Blaine fino in camera sua – stando ben attenti a non fare rumore, cosa difficile con un ubriaco che blaterava cose senza senso di continuo.
Una volta adagiato Blaine sul letto, Finn se ne andò rapidamente mormorando un “buonanotte”.
E Kurt rimase lì, impalato, a fissare Blaine Anderson nel suo letto. Ecco una cosa che probabilmente non avrebbe mai dimenticato. Di certo però le circostanze e le condizioni del ragazzo non erano proprio quelle che aveva sperato... Così cercò di soffocare certi pensieri sul nascere e piuttosto andò a mettersi un bel pigiama.
Quando tornò nella camera da letto, Blaine aveva tranquillamente occupato tutto il materasso. Gli si avvicinò con cautela e gli puntellò la schiena con un dito. "Blaine?"
"Hmmm", fu il suono scocciato che uscì dalle labbra dell'altro, che non accennò il minimo movimento.
"Ci devo dormire anch'io lì", gli fece presente sussurrando. "E gradirei che ti togliessi le scarpe."
Fu allora che Blaine si voltò per guardarlo con un'aria a dir poco stralunata: dava l'impressione che neanche avesse capito le sue parole. Povero me, pensò Kurt con un sospiro. Afferrò senza troppo entusiasmo i piedi di Blaine e gli tolse le scarpe. Fu allora che realizzò un fatto determinante: era sul serio – al cento per cento – innamorato di lui. Perché doveva essere amore se non gli faceva minimamente schifo toccargli i piedi, ne era sicuro.
Nel frattempo Blaine si era tolto con non poche difficoltà la bella giacca che indossava per poi cacciarla sul pavimento. Fu addirittura abbastanza lucido da rotolare sul letto per fare spazio a Kurt, che – teso come non mai – alzò le coperte e gli si sdraiò affianco.
"Hmmm, Kurt", mormorò Blaine. Il ragazzo nominato sobbalzò. "Questo cuscino ha il tuo odore."
L'altro non poté evitare di ridacchiare delle scarse facoltà celebrali di Blaine. "Sai com'è, questo è il mio letto."
"Hmmm", gemette ancora il riccio in risposta. "Adoro quest'odore", dichiarò a sorpresa poco dopo.
Kurt deglutì, cercando di calmarsi e ripetendosi più volte mentalmente che Blaine era completamente sbronzo. "Ah", si limitò a dire, con molta originalità.
Spense la luce che aveva sul comodino e la stanza precipitò nell'oscurità completa. Kurt sentì chiaramente Blaine strisciare e rotolare per tentare di infilarsi a sua volta sotto le coperte, e all'incirca al settimo tentativo riuscì nell'impresa.
I minuti passarono e, quando ormai pensava che Blaine si fosse addormentato o fosse svenuto, sentì il forte cigolio delle assi del materasso e un secondo dopo era completamente avvolto in un caldo abbraccio.
"Ch-che fai?!", sussurrò mezzo strozzato, immobilizzato tra le braccia di Blaine. Sentiva il suo petto contro la schiena...
"Mi sentivo solo", si giustificò l'altro con una risatina. "Hmmm, sai..."
"Cosa?", domandò Kurt dopo una ventina di secondi dato che l’altro non aveva più fiatato, per poi dubitare di voler ricevere una risposta.
"Cosa?", chiese a sua volta Blaine smarrito. Aveva perso il filo del discorso.
"Hai detto...", iniziò Kurt, per poi ricordarsi delle condizioni in cui si trovava il suo amico e limitarsi a scuotere la testa. "Lascia stare."
"Sei così sexy", dichiarò Blaine di punto in bianco.
Kurt ebbe per un attimo un blackout. Quando dopo pochi istanti riprese conoscenza, si chiese se avesse sentito bene. Quanto sperava di sì: forse in fondo aveva una qualche possibilità con lui.
“A volte vorrei morderti”, continuò tranquillamente Blaine, stringendo ancora Kurt tra le braccia.
Quest'ultimo si sentì di nuovo mancare, ma cercò di restare cosciente. Non doveva farsi illusioni, Blaine non era in sé – anche se dicono che quando si è ubriachi si dice sempre la verità, gli fece presente una qualche parte della sua mente – e probabilmente il mattino dopo non avrebbe ricordato nulla di tutto ciò. Decise però di godersi il momento: essere avvolto in quel dolce abbraccio gli scatenava dentro così tante emozioni da rendere il momento perfetto. Se si escludeva la puzza di alcool che proveniva da Blaine.
“Sono contento che nel gioco della bottiglia siamo usciti insieme”, dichiarò ancora quest’ultimo, per poi sbadigliare.
Kurt assunse un’espressione perplessa. “Veramente non è successo.”
“Oh”, disse Blaine, sgranando gli occhi annebbiati. “E io chi ho baciato?”
La mandibola di Kurt si contrasse. “Rachel”, rispose.
“Ah”, si limitò a dire l’altro in risposta. Sembrava sinceramente stupito. “E noi due non ci siamo mai baciati?”
“No.”
“Mai?”
“Mai”, sospirò Kurt affranto. Lui se lo sarebbe sicuramente ricordato se fosse successo.
“E perché?”
Kurt sbiancò – sempre che potesse diventare ancora più pallido del solito. Gli seccò la gola in un attimo e il suo corpo già teso ebbe un brivido. Che diamine poteva rispondergli?
Poi si ricordò che non si sarebbe dovuto porre il problema: Blaine era sbronzo perso, gli avrebbe potuto dire qualsiasi cosa che comunque non si sarebbe ricordato nulla.
E fu così che decise di dirgli la verità: “Non ne ho la minima idea.”
Blaine aggrottò le sopracciglia e poi ridacchiò, senza aggiungere nulla. E forse era meglio così. Kurt non avrebbe più potuto sopportare altro senza rischiare di mandare all’aria tutto e aggredirlo senza fare troppi complimenti.
Dopo un altro paio di minuti Blaine strinse a sé Kurt ancora di più e gli appoggiò il viso contro la schiena, in una posizione molto comoda. Questo Kurt non se lo sarebbe mai dimenticato, poco ma sicuro. Cercò di memorizzare al meglio ogni sensazione e quanto fosse caldo e morbido il corpo del suo amico contro di lui, maledicendosi un po’ per aver indossato un pigiama così pesante.
Stava lentamente scivolando nel mondo dei sogni quando Blaine parlò di nuovo.
“Kurt?”
“Sì?”, biascicò.
“Ti voglio bene.”
Kurt sorrise. In fondo poteva andare bene così, per ora.
“Anche io.”
E fu così che Blaine e Kurt si addormentarono abbracciati per la prima volta.

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Capitolo 5
*** Bath ***


Titolo: Bath
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Blaine Anderson, Burt Hummel
Genere: Generale, Demenziale, Sentimentale
Raiting: Giallo
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments
Note: Rieccomi qui, puntuale come sempre (si fa per dire). Questa cosa non ha senso, ve lo dico in partenza. Per quello ho messo "demenziale". Sinceramente non so come mi sia uscita nè perchè l'ho scritta ma, boh, tanto valeva pubblicarla. Non era nemmeno nei programmi... Però fa lo stesso. Se fa troppo schifo ditemelo e la cancello, o dimenticatevi della sua esistenza. XD Spero di non deludervi troppo. :S Il finale in particolare non mi soddisfa molto ma amen, ormai andrò fino in fondo. U.U Uh, quasi dimenticavo: un ENORME grazie a tutte le adorabili persone che hanno messo questa raccolta di storie strampalate nelle seguite/preferite/ricordate e, ovviamente, alle anime pie che rensiscono. *-* Grazie davvero un miliardo. <3 A presto - si spera con qualcosa di megli. <3 P.S. Sì, se ve lo state chiedendo: mi piacciono le vasche/docce. E' la seconda storia che scrivo ambientata in bagno, diciamo, e me ne son resa conto solo alla fine. XD

 

5 – Bath
 


“Mi devo decisamente fare un bagno prima di uscire”, decise Kurt, guardando con aria preoccupata i suoi capelli – che solo lui vedeva sporchi – allo specchio.
“Dovrei farlo pure io”, si azzardò a dire Blaine, che era seduto sul suo letto e sfogliava una delle tante rivista di moda che erano accatastate sul comodino.
Kurt alzò un sopracciglio, guardandolo con aria sospettosa.
“Che c’è?”, chiese Blaine, con un’aria da cucciolo nei grandi occhi cangianti.
“Blaine…”, iniziò Kurt, ma venne subito interrotto.
“Guarda che non è un modo per cercare di fare l’amore con te”, chiarì l’altro, con un’espressione angelica.
Kurt ne fu stupito. “Strano che tu non ci abbia pensato.”
“Non ho mai detto che non ci ho pensato”, controbatté Blaine con un sorriso malizioso. “Ho detto che non ci proverò.”
Kurt sospirò esageratamente, cercando di apparire scocciato. In realtà, era piuttosto lusingato. E di certo non gli dispiaceva che gli ormoni del suo bel fidanzato tendessero spesso ad impazzire. “Okay”, acconsentì infine.
Blaine sorrise trionfante.
“Vado a preparare la vasca”, disse Kurt, per poi sparire nel suo bagno. Si assicurò di scegliere la giusta temperatura dell’acqua e vi spremette dentro vari bagnoschiuma e oli profumati, creando un soffice e spesso strato di schiuma. Perfetto, si complimentò con sé stesso. Si girò per andare a chiamare Blaine, ma non ebbe neanche il tempo di fare un passo che quasi ci tirò una testata contro.
“Scusa”, disse lui.
Entrambi erano contenti che tra di loro non ci fosse più il minimo imbarazzo. Le prime volte che si erano visti nudi, non era stato affatto semplice. Forse era sciocco ma, essendo per entrambi una nuova esperienza, ci misero un po’ ad abituarsi. Ora invece – erano passati ben quattro mesi dalla loro fatidica prima volta – non avevano più il minimo problema. Escludendo quello di riuscire a controllarsi, ovviamente.
Ma quel giorno avevano fretta: entro due ore sarebbero dovuti uscire insieme ai ragazzi del Glee club del McKinley, e Kurt era leggermente lento a prepararsi.
Finn era già insieme a Rachel e Burt sarebbe stato in officina fino a tardi come al solito, perciò avevano tutta la casa per loro.
Era piuttosto divertente lavarsi i capelli reciprocamente – Kurt in particolare aveva una malsana ossessione per i riccioli del suo fidanzato, e l’aveva costretto a non mettersi più il gel quando non era a scuola. Blaine invece amava la schiena di Kurt: era così liscia, candida e perfetta.
Era appunto dedito ad insaponargli le spalle quando la porta del bagno si aprì.
Entrambi sobbalzarono, andando nel panico, e Blaine si immerse parzialmente nell’acqua alta, mentre Kurt cercava di nasconderlo dietro di sé. Fortunatamente la sua vasca aveva la tenda.
“Occupato!”, quasi urlò Kurt. La voce gli uscì stranamente stridula.
“Sono io, Kurt, non ti preoccupare.”
Sia Blaine che Kurt si preoccuparono il triplo: nella sfortuna avevano sperato che al limite fosse Finn, ma ovviamente non era così.
Burt Hummel era lì, e loro due erano nudi insieme nella vasca. Panico, pensarono insieme, guardandosi terrorizzati.
“Oh, ehm, che c’è?”, balbetto Kurt, cercando perlomeno di sembrare vivo.
“Volevo sapere se stasera ceni a casa o no”, rispose Burt, tranquillo. Forse si sarebbero potuti salvare.
“No”, disse subito con la voce strozzata. “Come mai sei qui?”, gli scappò di bocca, in tono un po’ troppo accusatorio.
“Oggi c’era poco da fare in officina”, si limitò a dire il padre.
“Ah”, squittì Kurt. Perché, perché, perché proprio oggi?
Agitò con troppa foga un braccio, scontrando le costole di Blaine, che emise un verso di dolore strozzato. Entrambi si immobilizzarono, sbiancando.
“Tutto bene?”, disse Burt, facendo per aprire la tenda.
Fortunatamente Blaine aveva degli ottimi riflessi: si inabissò completamente prendendo una bella boccata d’aria.
“Sì”, si affrettò a dire Kurt, ritrovandosi Burt davanti che lo sbirciava. E poi dicono che mettere la schiuma è uno spreco, pensò, grato a tutte quelle bollicine che rendevano impossibile a suo padre vedere sotto la superficie dell’acqua. “Non ti offendere, papà, ma mi metti in imbarazzo. Preferirei che tu uscissi”, aggiunse subito, il più garbatamente possibile, cercando di non dare a vedere il terrore che sentiva dentro.
Burt lo guardò con un’espressione indecifrabile. “Certo”, si limitò a dire. Chiuse la tenda e uscì rapidamente dal bagno.
Kurt si voltò immediatamente tirando su Blaine per le spalle. “Mi dispiace tanto!”, sussurrò preoccupato. “Tutto bene?”
Dopo aver ripreso fiato ed essersi tolto il sapone dagli occhi, Blaine annuì. “Tranquillo, è tutto a posto.”
Kurt gli sorrise amorevolmente, scostandogli i capelli bagnati dagli occhi.
“Ah, Kurt?”, urlò suo padre dall’altra stanza, facendo sobbalzare i due giovani. “Un consiglio: se ricapitasse che volessi che io non mi accorga del fatto che Blaine è lì con te nella vasca, dovresti almeno preoccuparti di non lasciare i suoi vestiti in bella vista sul lavandino.”
Kurt e Blaine rimasero immobili a fissarsi con gli occhi fuori dalle orbite: forse li aveva beccati.
 
“Tuo padre ha ancora il fucile da caccia?”, chiese Blaine venti minuti dopo, mentre si infilava quei maledetti vestiti che lo avevano portato in quella situazione.
“Sinceramente non lo so”, rispose Kurt. “Ma non lo userà contro di te”, aggiunse più sottovoce, parendo lievemente imbarazzato.
“Dici che preferirà uccidermi a mani nude?”, ipotizzò l’altro, che aveva perso completamente il suo solito ottimismo.
Kurt sbuffò. “No”, disse, poi fece una pausa. “Dico che non ha motivo di farti del male.”
“Ma sicuramente avrà pensato che…”
“Gliel’ho detto”, lo interruppe Kurt.
Blaine lo fissò perplesso. “Cosa?”
“Che… noi due…”, mormorò, lasciando la frase in sospeso.
L’altro sgranò gli occhi, in completo shock. “Ah.”
“Tempo fa mi aveva fatto promettere che glielo avrei detto”, si giustificò Kurt, leggermente spaventato. “E lui comunque non si era arrabbiato, almeno non l’ha scoperto in modo traumatico e…”
“Kurt, calmati”, gli ordinò Blaine, prendendolo per le spalle. Gli sorrise affettuosamente, accarezzandogli poi i capelli ancora umidi con una mano. “Non sono mica arrabbiato”, mise ben in chiaro. “Solo un po’ spaventato, forse. Devo ammettere che tuo padre spesso mi mette in soggezione. Ultimamente non succedeva spesso, quel che temo è che d’ora in poi tornerà ad odiarmi come all’inizio.”
Kurt sospirò di sollievo, poi alzò un sopracciglio. “Non ti ha mai odiato. Tende solo a sembrare Jack Lo Squartatore con chiunque possa ferirmi”, precisò.
Blaine accennò una risatina. “Okay, andrà tutto bene”, cercò di convincere entrambi.
“Certo”, gli fece eco Kurt, stringendogli una mano nella sua.
Si finirono di preparare – ancora più lentamente del solito, dato che tutta la loro fretta era misteriosamente sparita – e mezz’ora dopo furono pronti. Purtroppo, sembrava giunto il momento di uscire dalla tranquilla e sicura camera di Kurt per avventurarsi al piano di sotto, dove probabilmente sarebbero caduti nella mani del sadico destino.
Si scambiarono un’ultima occhiata che voleva essere di incoraggiamento – anche se sembrò più dicesse “ti prego, dimmi solo che questo è un brutto sogno e magari svegliami” – e si incamminarono verso la sala.
Burt Hummel era seduto sulla poltrona e guardava la televisione. Non appena udì i loro passi e li vide entrare nella stanza, spense rapidamente lo schermo con il telecomando: pessimo segno. Sembra intenzionato a parlare a lungo, pensò Kurt, per poi sperare di non conoscere per niente suo padre e di sbagliarsi.
“Sedetevi”, disse l’uomo, indicando con un ampio gesto il divano vuoto. I due si accomodarono in silenzio, entrambi tesi e pronti a tutto.
“Non voglio sgridarvi o cose simili”, iniziò. Okay, pronti a tutto tranne questo. Lo guardarono stupiti, ma lui proseguì tranquillo. “Non ne vedo il motivo, poi. Non correte il rischio di gravidanze indesiderate…”, disse, accennando un sorriso.
Avrebbero dovuto ridere? Sorridere? Restarono immobili a scambiarsi occhiate interrogative.
“Volevo solo accertarmi che tra voi due non ci fosse nessun genere di problema”, disse, guardandoli attentamente negli occhi. Scossero leggermente la testa. Burt fermò il suo sguardo su Blaine, facendosi più serio. “E ricordarti di stare attento a non ferire mio figlio in nessun modo.”
Blaine si chiese se aveva capito quello che Burt intendeva con quella frase o se era solo lui a cogliere il “doppio senso”, ma non si azzardò a chiedere chiarimenti. “Certo, non lo farò”, promise solennemente, stringendo la mano di Kurt.
“Okay”, disse Burt, alzandosi dalla poltrona. “Buona serata.”
Kurt e Blaine rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni istanti: in realtà, tutto avevano pensato meno che quella chiacchierata andasse bene.
 

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Capitolo 6
*** The First Day ***


Titolo: The First Day
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Blaine Anderson, Un po' tutti
Genere: Generale, Sentimentale
Raiting: Verde
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments
Note: Salve! Scusate il ritardo... Per un po' è mancata l'ispirazione. E poi, non si sa bene da dove, è uscita questa cosa qua. E' un momento che secondo me sarà molto importante e questo è il modo in cui io vorrei che accadesse... Spero condividiate almeno il più delle cose. :) Buona lettura e grazie di cuore a tutti quelli che recensiscono, mettono la storia tra le preferite/seguite/ricordate o semplicemente leggono! Non sapete davvero quanto è importante per me. :)


         6– The First Day

 

        “Dove saranno le chiavi?”, mormorò Kurt tra sé e sé, mentre rovistava in un centinaio di borse in una disperata ricerca, decidendo che se non le avesse trovate entro dieci minuti avrebbe collegato i fili dell’auto. Solo che anche lì c’era un problema: come diavolo si faceva? Avrebbe potuto chiedere a suo padre, o meglio ancora a Puck…
Ma finalmente ecco lì le agognate chiavi, proprio dentro il cappotto che aveva indossato il giorno prima. Scese velocemente nell’ingresso e salutò con altrettanta rapidità suo padre e Carol, maledicendo ancora una volta Finn per non averlo aspettato. Come ogni lunedì, uscì di casa nella fredda aria mattutina.
Solo che quello non era un lunedì qualunque. Lo sarebbe stato fino a qualche mese prima, forse, ma non in quel momento. Kurt era agitato come poche volte nella sua vita, ancor di più che alle regionali probabilmente. E dopo davvero troppo tempo, era vestito normalmente – be’, normalmente per lui – per andare a scuola.
Ebbene sì, stava tornando al McKinley, ed era piuttosto terrorizzato. Lo avrebbero aggredito? Insultato? Riempito di granite? Si preoccupò maggiormente quando realizzò che in casa aveva poca crema per gli ematomi.
Così avvolto nei suoi pensieri, quasi andò a sbattere contro la macchina che era posteggiata proprio in mezzo al vialetto. Fece un passo indietro, stupito, e osservò il veicolo.
Non ci mise più di qualche secondo a riconoscerlo.
Aprì la portiera con un ritrovato sorriso sulle labbra. “Che ci fai qui?”, domandò incontrando gli occhi del guidatore.
“Ho pensato che forse ti sarebbe servito un po’ di incoraggiamento, oggi”, rispose un Blaine altrettanto sorridente. “E magari volevi un passaggio.”
Kurt non se lo fece ripetere due volte e salì a bordo. Il suo fidanzato si sporse verso di lui e i due si scambiarono un leggero bacio sulle labbra.
“Grazie”, disse Kurt. “E comunque non sono nervoso.”
Blaine ridacchiò. “Certo, come no.”
Kurt sospirò. “Okay, giusto un po’.”
Blaine accese la macchina e partì, dando un sorriso incoraggiante a Kurt. “Non ce n’è bisogno.”
L’altro in risposta sollevò le sopracciglia perfettamente curate, chiarendo che non la pensava allo stesso modo. “Non ne saranno felici.”
Non c’era bisogno di specificare il soggetto della frase perché Blaine capisse. “Non preoccuparti di loro. Finn e gli altri hanno garantito che li terranno alla larga.”
“Sì, lo so”, si limitò a rispondere Kurt, fissando fuori dal finestrino.
In realtà, Blaine non era esattamente tranquillo. Anzi, era davvero agitato, probabilmente tanto quanto Kurt, ma come sempre si era autoimposto di non darlo a vedere e cercare di rassicurare il suo ragazzo. Infondo non c’era davvero nulla di cui preoccuparsi… no? Blaine sospirò silenziosamente, contento che Kurt non avesse notato quanto fossero tese le sue spalle.
Dopo una decina di minuti entrò nel parcheggio del McKinley, già pieno di studenti. Mancavano pochi minuti al suono della prima campanella. “Eccoci”, disse, spegnendo la macchina e voltandosi verso l’altro ragazzo.
Kurt lo guardò di rimando e fece quello che non poteva essere definito proprio un sorriso, anche se ci assomigliava vagamente. “Chissà se è cambiato qualcosa o no”, mormorò fissando l’edificio. “Ne dubito.”
“Io direi che dall’ultima volta che sei stato qui, di cose ne sono cambiate”, dichiarò invece Blaine, prendendogli la mano e stringendola.
Kurt tornò con gli occhi nei suoi, assumendo la solita espressione da “sto pensando a Blaine”. Quando lo faceva, anche quegli occhi color ghiaccio sembravano poter trasmettere un grande calore. “Mi mancherai.”
Blaine strinse la sua mano ancora di più. “Anche tu.”
Poi Kurt prese quello che sembrava un respiro di incoraggiamento, mollò la mano di Blaine e scese dalla macchina. Rimase un po’ perplesso quando anche l’altro fece la stessa cosa. Lo fissò con un’aria interrogatoria.
Blaine alzò le spalle. “Penso di potermi permettere un piccolo ritardo, dato che sarebbe la prima volta.”
Kurt sorrise ancora, chiedendosi come fosse possibile che Blaine riuscisse a farlo sorridere sempre. Ogni volta che lo desiderava, sembrava inevitabile. Lo conosceva davvero troppo bene.
Camminarono davanti alla macchina, restando poi di nuovo a fissare la scuola. Kurt era invaso da pensieri e ricordi poco piacevoli.
Blaine riavvicinò una mano a quella dell’altro in un gesto che ormai era diventato automatico, fermandosi poi un attimo prima di toccarla. “Posso?”, domandò, guardando le suddette mani.
Kurt alzò un sopracciglio. “E lo chiedi?”, disse, allacciando la sua mano a quella dell’altro.
Blaine sorrise, indicando con un rapido gesto della mano libera tutti gli studenti presenti nel parcheggio. “Non so quanto tu voglia dare spettacolo.”
“Io voglio sempre dare spettacolo”, sorrise Kurt. Blaine ridacchiò, ed insieme si avvicinarono all’entrata della scuola.
Nessuno dei due riusciva ad evitare di guardarsi in giro con aria preoccupata, in cerca di qualche grossa figura con altrettanto grosse giacche rosse e gialle. Nessun giocatore di football era in vista, fortunatamente.
Appena giunti alle scale della scuola, la campanella suonò. Il cuore di Blaine sussultò a quel suono, iniziando già a sentire la mancanza di Kurt. Sul serio, come aveva potuto sopravvivere tutto quel tempo senza di lui? Sembrava una prospettiva così triste…
“Perciò, non ti dispiace dare spettacolo?”, chiese ancora per conferma, voltandosi verso di Kurt, che in risposta sorrise scuotendo la testa. Blaine si fece coraggio, cercando di ignorare al suo meglio tutti gli occhi che si sentiva addosso, e baciò Kurt proprio lì, di fronte a tutti. Quel bacio gli sarebbe dovuto bastare almeno per tutta la mattina, quindi non ci andò nemmeno sul leggero. Mise una mano sulla guancia di Kurt per tenerlo più vicino a sé, e sentì una mano dell’altro posarsi sul suo braccio. Cercando di tenere a mente di non esagerare, provò ad immagazzinare il meglio possibile il gusto e l’odore di Kurt. E gli piaceva, impossibile descrivere quanto gli piaceva.
Quando le loro labbra si separarono, non c’era persona in tutto il parcheggio e nell’entrata della scuola che non fosse immobile a fissarli: alcuni erano tanto stupiti da non riuscire a dire una parola, altri sussurravano tra loro chissà cosa. Kurt quel giorno aveva dato ancora più nell’occhio delle volte in cui era andato a scuola con la gonna.
“Uh, dici che adesso possiamo interromperli?”
“Lo hai appena fatto, Rachel.”
“Ops.”
Kurt e Blaine si voltarono, ritrovandosi davanti lo stravagante gruppo che formava le Nuove Direzioni.
“Oh, ciao ragazzi”, li salutò Kurt, ancora leggermente accaldato dal bacio. Blaine stava iniziando a fargli cambiare idea su un sacco di cose…
A quel punto si ritrovò sballottato a destra e manca, abbracciato da ogni ragazza con un po’ troppa energia ma senza mai mollare la mano di Blaine, che ridacchiava della faccia disorientata del suo ragazzo.
“Blaine, che bello vederti!”, disse poi Rachel, andando ad abbracciare pure lui. Lo sguardo di Kurt si assottigliò guardandola non proprio amorevolmente, mentre una goccia della vecchia gelosia tornava a galla.
Fu però subito confortato dal sorriso tirato di Blaine. “Ciao, Rachel.”
“Come eravate carini!”, disse Mercedes, stringendosi al fianco del suo migliore amico.
“Carini? Erano semplicemente hot”, la corresse Santana con il suo solito sorrisetto sfacciato.
“Decisamente una delle cose più hot che abbia mai visto”, dichiarò Lauren.
“Cosa?!”, disse Puck infastidito, guardandola come se fosse pazza. Fu tranquillamente ignorato.
Blaine ridacchiò e Kurt alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Dentro di loro, entrambi erano indiscutibilmente d’accordo.
“È ora di andare”, comunicò Finn, spingendo gli altri verso l’entrata.
Kurt fu praticamente trascinato via di peso dalle ragazze, troppo entusiaste di riaverlo, ma non prima di dare un ultimo leggero bacio sulle labbra di Blaine. “Ti vengo a prendere dopo, va bene?”, chiese quest’ultimo.
“Certo”, rispose Kurt con un sorriso brillante, prima di sparire oltre l’ingresso della scuola.
Blaine rimase qualche istante a fissare quella grossa porta, maledicendo un po’ la sua stupida uniforme.
“Tranquillo, lo terremo d’occhio”, disse Finn, che era poco più avanti di lui, e anche tutti gli altri ragazzi annuirono in assenso.
Blaine sorrise un po’ rassicurato: sarebbe andato tutto bene e Kurt sarebbe stato più sereno. Doveva andare così.
Salutò tutti e si incamminò verso la sua macchina per andare a scuola, iniziando ad immaginare il bacio che avrebbe dato a Kurt di lì a qualche ora.

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Capitolo 7
*** Have You Forgot? ***


Titolo: Have You Forgot?
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Blaine Anderson (citato)
Genere: Sentimentale, Romantico
Raiting: Verde
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments
Note: Buongiorno! Sì, lo so, sono un disastro. Più di dieci giorni che non aggiorno e me ne esco con questa... roba. Meno di cinquecento parole, che scandalo. D: Mi manca proprio l'ispirazione... Mi mancano i Klaine. ç__ç Conto che dopo aver visto la nuova puntata mi venga in mente qualcosa di meglio, abbiate pazienza. Invoco perdono. ç__ç Non so se ho il diritto di chiedere qualche misera recensione per quest'obrobrio... Ma la speranza è l'ultima a morire. A presto!

 


7 – Have You Forgot?
 



Quando Kurt quella mattina fu svegliato dal solito suono fastidioso della sveglia, la prima cosa a cui pensò fu quanto avesse aspettato quel giorno. Okay, la prima cosa a cui pensò fu un insulto poco carino nei confronti della sopracitata sveglia, ma quello non contava.
Era passato finalmente un mese. Kurt Hummel era fidanzato con Blaine Anderson da un mese. Era un grande traguardo: non vedeva l’ora di sentire Blaine.
Mi ha già sicuramente mandato un messaggio, pensò a quel punto Kurt, lanciandosi come un ninja verso il comodino per assalire il suo povero cellulare e rimanere ragionevolmente deluso quando vide che non c’era segno di messaggini o chiamate perse.
Ma infondo non c’era da abbattersi, gli avrebbe scritto presto qualcosa. Valutò se fosse il caso di fare la prima mossa, ma qualcosa glielo impedì. E se si fosse dimenticato?
Kurt si diresse quasi strisciando verso il bagno per la sua routine mattutina. I circa ventotto strati di creme varie che si mise lo aiutarono a rilassarsi un po’.
L’effetto fu annullato completamente quando, controllando ancora il cellulare, non trovò nulla di nuovo.
Scelse i vestiti e li indossò – cosa che di certo non richiedeva solo cinque minuti – ma ancora nessun segno di vita da parte di Blaine.
Svegliò Finn – altra cosa che richiedeva non poco sforzo. Nessun messaggio.
Andò a fare colazione insieme a tutta la famiglia. Niente di niente.
Risalì in camera sua per lavarsi i denti e, dopo aver finito, tirò fuori per la cinquantesima volta il cellulare dalla tasca dei bellissimi jeans che indossava, per poi fare l’ennesima smorfia. Era ormai completamente depresso.
Blaine si era dimenticato? Sul serio?
Prima di uscire salutò suo padre e Carol con tono incolore, gli occhi lucidi di lacrime trattenute. Come poteva essersi dimenticato? Cosa doveva fare lui ora?
Aprì la porta di casa ed uscì nella fresca aria mattutina. Si accorse all’ultimo momento che c’era qualcosa sullo zerbino, rischiando di pestarlo. Il suo cuore sussultò, si fermò, ripartì dieci volte più veloce e gli parse che stesse saltellando in tutto il suo corpo come in cerca di un’uscita anziché starsene semplicemente buono al suo posto.
Appena si riprese dal leggero shock, Kurt si chinò per raccogliere la bellissima rosa rossa che aveva rischiato di calpestare. Un bigliettino era legato con un cordino d’oro al gambo verde scuro, sul retro si poteva leggere un piccolo “per Kurt”.
Con mani tremanti lo aprì per estrarne un cartoncino con sopra scritte alcune parole in una calligrafia elegante che conosceva bene.
“Grazie.
Con amore, Blaine.”

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Capitolo 8
*** The First Time That... ***


Titolo: The First Time That...
Fandom: Glee
Personaggi: Kurt Hummel, Blaine Anderson, Un po' tutti
Genere: Sentimentale, Romantico, Fluff
Raiting: Verde
Avvertimenti: Raccolta, Missing Moments
Note: Heilà! Da quanto tempo... Vi sono mancata? XD Immagino da morire... Okay, lasciamo perdere i convenevoli, meglio dire qualcosa su questa cosa qua che mi accingo a postare... E' sicuramento una delle mie solite storie inutili che non hanno altro scopo se non quello di farvi venire il diabete e... Uhm... Inizia nell'esatto istante in cui finisce la puntata "Born This Way" (vi è piaciuta? Mamma mia a me sì, tanto, con SOWK stavo piangendo come non so cosa e ommioddio Kurt alla fine era dannatamente HOT). Spero vi piaccia, questa storia mi ha perseguitata per giorni finchè non l'ho scritta. Uh, e cosa molto importante: GRAZIE a tutti quanti voi! La storia ha superato le 1000 visualizzazioni (forse mi esalto per poco ma per me poco non è U.U) e un grazie ancora più grande ha tutti le anime pie che recensiscono e chi ha messo/metterà la storia tra le seguite/preferite/ricordate. GRAZIEEE! XD A presto e buona lettura!


8 – The First Time That…
 



"I'm on the right track baby, I was born this way!"

La frase riecheggiò per un attimo nell'improvviso silenzio della sala, poi esplosero le urla e gli applausi di tutti i ragazzi.
"Fantastica!"
"Siamo stati grandi."
"Bravi ragazzi!"
Kurt venne abbracciato da Mercedes, che continuava a ripetere quanto gli fossero  mancati lui e la sua voce e come stesse bene con quel look. Il ragazzo sorrideva felice e a suo agio, sentendosi come se non avesse mai lasciato quel posto. Diede uno sguardo hai suoi amici e alle loro magliette bianche: per lui non era stato un problema indossare la sua. Anzi, mostrava il suo "LIKES BOYS" con orgoglio – come sempre, naturalmente.
Il suo sguardo scivolò casualmente tra i posti a sedere vuoti – intravedendo anche un Dave e una Santana completamente immersi nei loro pensieri e con espressioni molto serie addosso – e gli venne quasi un infarto quando notò una terza persona che li stava osservando. Sbatté un paio di volte le palpebre, come a volersi assicurare che quella non fosse una sua allucinazione, ma no: lui era ancora lì, lo guardava sorridente e batteva le mani.
"Blaine!", urlò appena si riprese dal leggero shock, scattando via dall'ennesimo abbraccio di chissà chi e buttandosi letteralmente giù dal palco.
Corse come un ghepardo verso l'altro ragazzo in divisa della Dalton – sul serio, non pensava di poter correre così veloce. Arrivato a pochi passi, anziché fermarsi – cosa che sarebbe stata più razionale –, gli balzò addosso come un gatto.
Blaine non si fece trovare impreparato: senza perdere nemmeno per un attimo il suo sorriso, afferrò Kurt e roteò su sé stesso una volta – un po' per l'eccessivo slancio dell'altro, un po' per rendere la scena più "da film".
Poi Kurt tornò in sé e si ritrasse di scatto, arrossendo. "Ops", mormorò. "Scusa l'aggressione. È che mi hai preso alla sprovvista." Blaine aveva la strana e piacevolissima abitudine di prenderlo sempre alla sprovvista.
L'altro ridacchiò. "Io non avevo finito di abbracciarti", protestò con un sorriso leggermente malizioso.
Kurt rise e tornò ben volentieri tra le braccia del suo ragazzo – oh, quanto amava pensarlo in quei termini.
Dopo qualche altro lungo istante i due si separarono senza rompere nemmeno per un attimo il contatto visivo, entrambi fin troppi contenti di rivedersi – non che fosse passato tanto tempo dal loro ultimo incontro. Poi Blaine lanciò un breve sguardo verso il gruppo di persone che ancora stavano sul palco – e che ovviamente non li aveva persi di vista un attimo e che cercava di cogliere le parole che si scambiavano.
"Ti darebbe fastidio se ti baciassi davanti ai tuoi amici?", chiese con aria innocente.
Kurt sorrise ancora di più e arrossì leggermente. "Assolutamente no."
"Mi auguro che loro non abbiano niente in contrario..."
"Blaine, fallo e basta."
Blaine rise e si sporse verso di Kurt, poggiando finalmente le proprie labbra sulle sue. Strinse i suoi fianchi tra le mani mentre aveva un braccio dell'altro attorno alle spalle e una mano dietro la nuca che gli afferrava i capelli. Le loro labbra si scontrarono diverse volte senza però approfondire troppo il contatto – infondo erano in pubblico, anche se le ragazze del Glee club sembravano apprezzare quello scambio di effusioni.
Infatti, quando i due ragazzi si separarono, dal palco esplosero fischi e applausi. Kurt alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, mentre Blaine rise ancora. Per un attimo i suoi occhi scivolarono in quelli di Karofsky, che li stava fissando perso in qualche riflessione.
La coppia si avviò verso il palco tenendosi per mano. “Scusate l’intrusione. Grande esibizione!”, si complimentò Blaine.
Due o tre persone ringraziarono mentre alcune ragazze continuavano a sorridere in modo vagamente inquietante e a sgomitarsi tra loro.
“Allora, sei pronto per uscire?”, chiese poi a Kurt.
“Certo, prendo un attimo la mia roba.”
“Dove andate?”, s’intromise Rachel. Mercedes l’afferrò prontamente tappandole la bocca mentre l’altra la fissava indignata, borbottando contro la sua mano di stare attenta a non urtarle il naso.
“Immagino che tornerai a casa da solo, Kurt”, disse Finn quando il suo fratellastro riapparve da dietro le quinte. Quello gli sorrise in risposta e annuì.
“Ciao ragazzi”, salutò tutti. “Signor Schuester.”
Blaine li salutò con la mano. Un coro di “ciao” e “a domani” tuonò dietro di loro.
I due uscirono dalla scuola e si diressero in un piccolo parco poco distante.
“E così ti piacciono i ragazzi, huh?”, disse Blaine casualmente, alludendo alla maglietta che ancora indossava l’altro.
Kurt rise. “Non te l’avevo ancora detto?”
Il riccio sorrise scuotendo la testa. “In realtà, iniziavo a sospettarlo”, ridacchiò. “A ben pensarci, me l’hai detto – be’, lo hai reso chiaro – il giorno stesso in cui ci siamo conosciuti…”
“Ovviamente. Direi che è piuttosto evidente.”
“E per me no?”
Kurt ci rifletté su. “Meno, direi”, concluse. “Anche se avevo la leggera impressione che durante Teenage Dream tu stessi flirtando con me”, arrossì.
Blaine rise. “Giusto un pochino.”
Kurt alzò le sopracciglia. “Sul serio?”
L’altro lo guardò perplesso. “Non stavi dicendo sul serio?”, domandò. Kurt scosse le spalle. “Dai, era abbastanza ovvio. Tutti i miei amici mi hanno preso in giro per settimane per questo.”
Kurt rise. “E così tu flirti con il primo sconosciuto che incontri?”, lo rimproverò giocosamente.
“Non ho fatto niente di male. Eri spaesato e carino, perché non tentare?”, disse in sua difesa, un sorriso provocante sul volto.
“Quindi, flirti con il primo sconosciuto carino che incontri.”
Blaine ridacchiò. “Può darsi.”
Kurt assottigliò lo sguardo. “Dovrei essere geloso?”
Nel frattempo i due giovani avevano raggiunto il parco e si stavano avviando verso una delle tante panchine vuote.
Blaine si fece di colpo più serio. “Ovviamente no. Ormai quell’abitudine appartiene ai miei giorni da single, non c’è assolutamente nessuno di cui tu dovresti essere geloso.”
Kurt sorrise. I due si sedettero sulla panchina. “O forse…”, mormorò Blaine, pensieroso.
L’altro spalancò gli occhi, intimorito. Aveva qualche rivale di cui non sapeva nulla?
“Già, direi che al massimo potresti essere geloso del tuo riflesso”, concluse il ragazzo riccioluto, sorridendo.
Kurt tirò un sospiro di sollievo, ridendo nervosamente. Aveva quasi avuto un infarto. Si sporse verso il suo fidanzato e appoggiò la testa su una sua spalla, chiudendo gli occhi. “Ah, adoro quanto dici questo genere di cose”, ammise. “Quanto ti amo…”, sospirò.

O santi numi, non l’ho detto ad alta voce, vero?
Entrambi i ragazzi erano pietrificati sul posto, uno più sorpreso dell’altro.
L’ho detto sul serio! Non ci credo! Dio, sono il re degli imbranati!, continuava a pensare Kurt, completamente con la testa nel pallone, terrorizzato da quello che avrebbe potuto rispondere Blaine. O meglio ancora, da quello che non avrebbe detto. Lo aveva spaventato? Aveva corso troppo? Lo avrebbe lasciato?
Kurt era completamente irrigidito, gli occhi e i pugni stretti, cercando vanamente di autodistruggersi.
Una mano gli sollevò il mento con delicatezza e si ritrovò faccia a faccia con Blaine, che lo fissava stupito e… felice. “Sul serio mi ami?”
Kurt si morse il labbro inferiore, annuendo. Ormai negare non aveva senso, nemmeno avrebbe voluto negare una cosa così importante.
Blaine fece un sorriso enorme, posandogli un delicato bacio sulle labbra. “Ti amo anch’io.”
Kurt si sentì mancare il fiato per un attimo, gli occhi lucidi per l'emozione. Nessuno gli aveva mai detto un "ti amo". Onestamente, iniziava a pensare che non sarebbe mai successo. E invece eccolo lì, a soli diciassette anni fidanzato con uno dei ragazzi più meravigliosi al mondo... Che lo amava.
Si avventò sulle sue labbra, quasi in preda ad un raptus di follia, mentre una stupida lacrima di gioia gli scivolava giù dal volto.
Quando si separarono, entrambi col fiato corto, si scambiarono uno sguardo carico di significato: non c'era più bisogno di aggiungere nulla a parole.
Quella fu la prima volta in cui si dissero di amarsi, e per entrambi fu meglio di quanto avessero sognato.  
 

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