Sakura in Seven Weeks

di Dark Sider
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Come traccia di un passaggio ***
Capitolo 2: *** Fuori pioveva ***
Capitolo 3: *** Per cosa viviamo? ***
Capitolo 4: *** L'Amore tra le mani ***
Capitolo 5: *** Crack. Crack. CRACK ***
Capitolo 6: *** Chiedere perdono non riporta in vita i morti ***
Capitolo 7: *** Inchiostro ***



Capitolo 1
*** Come traccia di un passaggio ***


 

Nick: Lovy chan
PG base: Sakura
PG aggiunto: figlio/a di Asuma
Prompt: desiderio

 

 

Come traccia di un passaggio

 

 

Cammino veloce.
Il cielo, gonfio di nuvole ingrigite, minaccia una Konoha tetramente silenziosa di riversarle addosso le proprie lacrime gelide, in un muto pianto. Anch’esso vuole partecipare al dolore per la prematura e recente morte del maestro Asuma.
Il villaggio è tristemente immerso nel lutto: pare quasi che il tempo si sia dimenticato di noi; sembriamo non esistere, quasi fossimo un’immagine suggestiva immortalata sulla sottile tela di un quadro; dipinti a pennellate, muti nel nostro dolore, appariamo sospesi in un’assenza eterna.
Cammino veloce e tengo la testa bassa e non faccio caso a ciò che ho intorno.
Continuo a proseguire spedita, così concentrata a mantenere quell’atteggiamento di ostentata sicurezza che davvero non mi accorgo che qualcuno sta venendo dalla parte opposta alla mia finché non vi urto contro.
Alzo gli occhi, mormorando delle scuse: la maestra Kurenai è in piedi di fronte a me, le mani poggiate con delicatezza sul ventre gonfio per la gravidanza. Sorride.
«Ciao, Sakura! Dove vai così di fretta?»
Quelle parole gentili sono giunte chiare alle mie orecchie, ma il mio cervello non le ha volute decifrare. Abbasso lo sguardo sulla pancia che Kurenai si carezza tanto amorevolmente, stranamente attratta da quel bambino che deve ancora nascere.
Pare che la donna si sia accorta di quel mio strano interesse, perché m’afferra una mano e me la poggia sul suo ventre caldo. «Senti» dice. «Ogni tanto scalcia».
Ciao, piccolo, futuro del villaggio. Tu, che non conoscerai tuo padre, ma che ricorderai sempre a tua madre che davvero c’è stato. Ciao.
Lo sento scalciare. Ecco, sì: hai scalciato. Perché sto sorridendo, piccolo senza ancora un’identità?
Mi fai sorridere, eppure il mio è un sorriso amaro: sento te, piccola vita, sotto la mia mano, che scalpita per venire in questo mondo bastardo.
Sorrido amaramente perché, d’un tratto, mi è venuto un desiderio strano, malsano quasi; qualcosa di inspiegabile, un pensiero del tutto irrazionale si è materializzato nella mia mente stanca: sai che cosa vorrei, piccolino? Vorrei essere al posto di tua madre, quella donna che ancora non conosci e già ami.
E sai perché? Perché vorrei potermi carezzare dolcemente il ventre, come fa lei, sentendo che ti dimeni dentro di me; vorrei poter sorridere, immaginando il mio futuro accanto a te. E, poi, vorrei averti dentro, come prova tangibile della sua esistenza. Come traccia di un passaggio, del suo passaggio.
Vorrei che tu fossi lì, a ricordarmi ogni giorno che lui è esistito davvero, in un qualche tempo e spazio, che non è solo il frutto dalla mia ossessione. Anche se tu fossi la conseguenza di una notte senza amore, non mi importerebbe: saresti comunque una prova concreta che lui era lì, con me.
Vorrei poterti dire che ti amo, immaginando di dirlo a lui. E, una volta nato, vorrei poterti dire che tuo padre era il migliore. Il migliore di tutti.
Sì, desidererei davvero essere al posto di Kurenai, in questo momento, piccolo mio.
E la mia maschera di sicurezza e determinazione vacilla e si sgretola. Si spezza.

 

***


Lovy chan con “Come traccia di un passaggio”
☑ Originalità
☑ Grammatica
☑ IC Personaggio Base
☑ IC Personaggio Aggiunto
☑ Plausibilità flashfic
(veramente intensa!)
☑ Uso del Prompt
(divino)
☐ Bonus/Malus
(neutro)
Totale: 6 punti


Penso che, per questo scempio, servano alcune spiegazioni. Come detto nella fic, l’episodio si svolge poco dopo la morte di Asuma; quel lui mai nominato è Sasuke, l’ho voluto precisare ma penso sia chiaro dato che si parla dell’assenza di questo lui e dell’ossessione di Sakura per il medesimo, quindi non può essere che l’Uchiha. L’appellativo che, alla fine, la Kunoichi rivolge al figlio di Asuma (piccolo mio) e, più in generale, tutti i vezzeggiativi che gli rivolge, sono dovuti al fatto che si è immedesimata in Kurenai, ed immagina davvero che quel figlio sia suo. La ff può apparire scritta in modo strano (anzi, lo è xD) poiché prima Sakura parla del figlio di Asuma in terza persona, per poi rivolgersi direttamente al piccolo: questo perché ho voluto ricreare la confusione ed il flusso sconnesso dei pensieri dell’Haruno. Ho cercato di rendere tutto questo chiaro nella flash, ma, per sicurezza, ho preferito spiegare, dato che questo obbrobrio mi è venuto più complicato ed intricato di quanto volessi.

 



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Capitolo 2
*** Fuori pioveva ***


 

Nick: Lovy chan
PG base: Sakura
PG aggiunto: Iruka
Prompt: felicità

 

 

Fuori pioveva

 

 

Pioveva. Le gocce gelide precipitavano senza sosta dal cielo plumbeo, schiantandosi contro i vetri delle finestre, rigandone pigramente le superfici.
In piedi di fianco alla cattedra, Iruka osservava, perplesso e con una certa rassegnazione, i chiassosi ragazzi che erano decisi a dedicarsi a qualunque tipo di attività eccetto l’ascolto della sua lezione. 
In mezzo a quell’indomabile baraonda, solamente un’aspirante ninja se ne stava seduta compostamente, in silenzio; pareva infastidita da tutta quell’indisciplina: con un lieve broncio che le deturpava il viso delicato in un’espressione contrariata, la ragazza si portava dietro l’orecchio ciocche ribelli di insoliti capelli rosa, con gesti secchi, quasi violenti.
Sakura, quella volenterosa studentessa che spiccava quasi comicamente in mezzo al chiasso per la sua ostentata diligenza, si guardava intorno stizzita, domandandosi se davvero a nessuno interessasse ascoltare la lezione. Persino il suo amato Sasuke, notò delusa, non prestava attenzione ad Iruka, preferendo, invece, sonnecchiare beatamente.
La giovane ragazza sbuffò, puntellando i gomiti sul banco e poggiando il viso tra le mani: pensavano forse, tutti loro, di poter diventare dei bravi ninja, continuando ad essere così scostanti e svogliati?
«Ragazzi…» il vano tentativo di attirare attenzione e riportare ordine, messo in atto da Iruka, giunse alle orecchie di Sakura come una chiara eco di fallimento. Eppure, quando la ragazza voltò leggermente la testa per poter vedere il suo maestro, lo trovò incredibilmente sereno.
Iruka osservava la classe, facendo roteare instancabilmente i propri occhi da uno studente all’altro. E… Sorrideva?!
Sakura assottigliò lo sguardo, confusa: l’Umino sembrava essere divertito da tutto quel disordine, invece che seccato. Anzi, più l’uomo passava in rassegna i giovani ragazzi urlanti, più il suo sorriso s’allargava, come se ciò che stava vedendo gli procurasse un’immensa gioia; poi, il suo sguardo si fermò proprio su di lei. Iruka guardava Sakura e sorrideva.
E anche la ragazza sorrise. Era stata una reazione involontaria, non pensata; tuttavia, quando si fermò a riflettere sul perché del proprio gesto, scoprì di sentirsi stranamente colmata di una curiosa ed inspiegabile euforia, di un qualcosa che alcuni si sarebbero azzardati a chiamare felicità.
Sì, il sorriso di Iruka l’aveva resa felice.
Nell’istante in cui Sakura aveva guardato il suo maestro, aveva visto quanto concreta fosse la serenità dell’uomo che le aveva sorriso, così solida che –la ragazza ne fu assolutamente certa- niente avrebbe potuto mai demolirla. E quella consapevolezza l’aveva riempita di gioia.
Sakura si sentiva felice per il semplice fatto di aver visto qualcuno rasserenarsi per una condizione che lei riteneva seccante; per aver capito che, in quella stanza, c’erano persone, prima che ninja. Persone con voglia di vivere, di esistere. Di essere.
La giovane si guardò intorno, come se si fosse accorta solo in quel momento di ciò che davvero stava accadendo. Il suo sorriso divenne ancora più grande e sincero; il cuore aveva accelerato il proprio battito, pompandole in gola una prorompente euforia. Aveva improvvisamente voglia di unirsi a loro, a quella massa felice ed urlante.
Guardò nuovamente Iruka: stava ancora sorridendo.
Fuori pioveva.
Ma lei era felice.

 

 



***

Lovy chan con “Fuori Pioveva”
☑ Originalità
☑ Grammatica
☑ IC Personaggio Base
☐ IC Personaggio Aggiunto
(si vede che Iruka non è un tuo personaggio forte, lo avrei preferito più partecipe, meno soprammobile...)
☑ Plausibilità flashfic
☑ Uso del Prompt
☑ Bonus/Malus
(prima nel turno precedente)
Totale: 6 punti


Bizzarro il modo in cui questa flash mi è venuta in mente (sia benedetto il dormiveglia mattutino in corriera) e il modo in cui si è sviluppata (siano benedette le passeggiate col cane). Se della ff precedente ero poco convinta, di questa non lo sono affatto. Non so se aver reso Iruka al meglio: pensando a lui mi viene sempre in mente quel suo sorrisetto stampato in faccia, per cui ho sviluppato la flash su questo, benché il passato di Iruka non sia molto allegro. Posto che Sakura non ne conosca i travagli, dovrebbe essere abbastanza verosimile, ma… Io mi assegnerei zero punti per questa cosa. Decisamente xD Mi è venuta una fic ancora più contorta dell’altra, dal significato complicato: questo contest mi tira fuori mostri di cui io stessa ho paura xD Buona lettura :)

 



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Capitolo 3
*** Per cosa viviamo? ***


Nick: Lovy chan
PG base: Sakura
PG aggiunto: Karin
Prompt: valore

 

 

Per cosa viviamo?

 

 

Sono immobile. Non credo di essere in grado di poter fare un solo movimento, anche volendo.
Lei è di fronte a me, con gli occhi cremisi e tristi che mi fissano da attraverso le sbarre: dell’ardore che vi ho visto in battaglia è rimasto ben poco, forse solo il colore. Mi pare di vedere lo specchio di me stessa, la mia anima in gabbia.
Lei è distante, non osa avvicinarsi, rimane seduta e mi fissa. Mi fissa.
Come mossa da fili invisibili, alzo un braccio e sfioro una sbarra con le dita. L’afferro, rabbiosa: pare quasi che io la voglia sbriciolare, che voglia liberare l’anima che vi è intrappolata dentro.
La guardo. Mi guarda.
Come sono cambiate le cose, non è vero? Fino a qualche giorno fa ti vedevo combattere con ardore al fianco di Sasuke; ora, invece, te ne stai lì, accucciata come un cane abbandonato. Ferita.
Non vuoi ammettere di aver sbagliato, non è vero? Non vuoi ammettere di aver dato a Sasuke troppo valore. Ti capisco: nemmeno io volevo farlo.
Lo abbiamo ritenuto entrambe importante, lo abbiamo visto come un adone perfetto ed irraggiungibile, da agognare. Abbiamo pensato che non potesse sbagliare, che gli errori non potessero far parte di lui.
Gli abbiamo dato troppi pregi. E nessun difetto. Gli abbiamo dato troppo valore. E nessuna pecca.
Ed ora che ci siamo rese conto dell’errore commesso, non riusciamo a capacitarcene. Lo abbiamo rinnegato, tentando di cancellarlo dalla nostra memoria, ma sappiamo benissimo entrambe che è tutto inutile.
Non guardarmi così mesta, no: lo sai perfettamente anche tu che ho ragione. Nel profondo della nostra anima logorata, c’è ancora una parte di noi, una parte piccola ed incosciente, che continua a tenere Sasuke su un piedistallo.
Che continua ad attribuirgli un valore che non gli appartiene. Perché, in fondo, quanto c’è di buono in lui? Forse non vale nemmeno la metà di quello che noi crediamo.
Eppure lo neghiamo, perché se lo ammettessimo, sarebbe come dire di aver miseramente fallito. Sarebbe come aver visto grandi qualità dove non c’erano.
Sarebbe come ammettere che non sappiamo riconoscere il valore delle cose, confondendo inevitabilmente il bene con il male. E questo è inammissibile, non tanto per un ninja, quanto per una persona.
Gli esseri umani dovrebbero saper riconoscere il valore di tutto, per poter fare scelte ponderate. Allora questo significa, forse, che noi siamo delle pessime anime? Probabilmente.
«E così Sasuke ti ha tradita, non è vero?». Devo aver pronunciato quella frase con un po’ troppa alterigia –e, forse, un sorrisetto- come se, invece, io fossi al primo posto nella scala di valori dell’Uchiha.
«Vaffanculo!»
Spalanco leggermente gli occhi, stupita dall’aggressività di quella risposta, dal cane abbandonato che morde la mano dell’estraneo che lo stuzzica. Gli occhi hanno riacquistato l’ardore della battaglia: con il cuore, lo stai difendendo dalla mia insulsa beffa.
Ancora gli dai valore.
Ma l’abbiamo perso entrambe. L’abbiamo perso. E con lui anche la nostra identità se n’è andata.
Non valiamo più niente.

Per cosa viviamo, ora?
 

 

***


Lovy chan con “Per cosa viviamo”
☑ Originalità
☑ Grammatica
☑ IC Personaggio Base
☑ IC Personaggio Aggiunto
☑ Plausibilità flashfic
(mi è piaciuta molto l'idea!)
☑ Uso del Prompt
☐ Bonus/Malus
(neutro)
Totale: 6 punti


Cos’è questa cosa? Non lo so. È sullo stile della prima flash, quella del figlio di Asuma: anche qui il personaggio secondario non è menzionato, ma aleggia per tutta la fic, si percepisce. C’è solo un piccolo ma, a mio parere, significativo intervento da parte di Karin: l’unico punto della fic in cui la sua presenza è tangibile. Questa ff è di nuovo un flusso sconnesso di pensieri che Sakura rivolge a Karin e a Sasuke (ecco giustificato, di nuovo, il passaggio dalla terza alla prima persona). Il dove è ambientata questa… Cosa è semplice: Dopo l’interrogatorio con gli Anbu, Karin è scomparsa nel nulla, come altri svariati personaggi (vedesi Sasuke in primis *partono cori del’alleluja*), per cui ho immaginato che, ritenuta inutile qual è, sia stata buttata in prigione in attesa di una sentenza definitiva. E Sakura, spinta dai pensieri descritti nella fic, è andata da lei. La parola valore ha mille accezioni, e in questa flash l’ho usata in vari modi, con diversi significati.



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Capitolo 4
*** L'Amore tra le mani ***


Nick: Lovy chan
PG base: Sakura
PG aggiunto: Kakashi
Prompt: sesso

 

L’Amore tra le mani

 

 

Davvero mi sembra simile agli dei l’uomo che lieve mi si avvicina; i capelli argentei han rubato il colore alla luna e i begli occhi sono così profondi che potrebbero condurre nell’Ade. La mia fermezza è intimorita, non vuole fissarli troppo a lungo: teme che quello sguardo mi conduca tra le ombre di una morte prematura e dolce.
E già i miei occhi non vedono più nulla[1], solo il cuore trema.
Il mio orgoglio non gli vuole rivelare lo scompiglio che la sua vicinanza mi crea, non vuole svelargli che il suo sorriso lieve m’è dolce come ambrosia[2]. Vorrei poterlo respingere mentre, fattomisi accanto, mi poggia delicato una mano sul viso e me lo solleva: vuole che lo guardi, che guardi nell’Ade.
E sì, agli dei lo paragono. 
Un sorriso lieve sboccia sul suo viso e dentro mi serpeggia lieve un calore nuovo: Eros, che gli uomini governa, s’impadronisce dei miei sensi. Come in preda ad un incontrastabile incantesimo d’amore, lascio che mi prenda una mano nella sua e che mi conduca sull’ampio prato.
Fruscia il mio peplo[3] tra gli steli, vi si ingarbuglia capriccioso: è la brama d’amore che vuole strapparmelo di dosso con violenza.
E già lui ha interrotto la sua stretta e di nuovo mi è di fronte. Gentile, mi fa distendere a terra e tremo come una cerva impaurita mentre la passione mi annebbia il senno. Con mani esperte e sicure, mi libera dal peplo, mi strappa di dosso la veste con delicata violenza ed il desiderio di possederlo è talmente forte da sopraffare la ragione.
Ora, sono nuda nel corpo e nell’anima dinanzi a lui ed ogni parte di me freme per essere sua per prima.
Ardenti le sue labbra si posano sulla pelle fresca del collo: la mia compostezza trema e vacilla, come un sogno sul far del mattino. Con baci avidi percorre il mio corpo tremante di piacere: indugiano le sue labbra sul seno e l’irrefrenabile passione mi spinge ad afferrargli prontamente ciocche argentate di morbidi capelli.
Divertito, persiste nell’indugiare e già il mio respiro si fa più pesante; gli stringo i capelli con più forza: voglio ricordargli che sono indomabile anche ora.
Ma lui spegne ogni proposito facendo scivolare una mano fredda lungo la mia gamba, la percorre con estrema lentezza e quasi vorrei urlare per l’impazienza. Impazienza di sentirla sfiorare quella che è la parte più calda del corpo, dove brucia l’amore.
Sento le sue dita sulla mia coscia. Si ferma e mi guarda: si bea delle mie labbra ansimanti e degli occhi semichiusi. Si bea del mio piacere.
Fa riprendere alla mano il suo pigro percorso, mentre le labbra tornano a ricoprirmi di baci ardenti. E, finalmente, posso schiudere le gambe per permettergli di carezzare avidamente la mia femminilità, di impadronirsene. Di farla sua.
Non posso trattenere un gemito più forte. Gli prego di continuare. Ancora e ancora.  Sento la sua asta dell’amore che sfrega vogliosa contro il mio fianco.
E lo stringo più forte.
Ho l’Amore tra le mani.

 

 

 

[1]È una specie di espressione formulare. Già in Omero stava ad indicare il sopraggiungere della morte. Qui, ovviamente, la morte è metaforica.
[2]È il nettare degli dei, a volte cibo, a volte bevanda. Era ciò che conferiva loro l’immortalità.
[3]Tipica veste femminile greca lunga fino ai piedi. Consisteva essenzialmente in un panno di lana fissato al fianco da una cintura che forma le tipiche pieghe, normalmente aperto su un lato (il destro) e fermato sulla spalla da delle fibule.

 

 

***

 

Lovy chan con “L'amore tra le mani”
☑ Originalità
(non credo ci siano dubbi! ^^)
☑ Grammatica (una meraviglia, questo stile di scrittura... ho riletto la fic 3 volte solo per il piacere di immergmici ancora!)
☑ IC Personaggio Base
☑ IC Personaggio Aggiunto
(per quanto poco siano delineati come Sakura e Kakashi, ce li vedo molto! Anche meglio del Sasuke che volevi tu!)
☑ Plausibilità flashfic
☑ Uso del Prompt
(divino)
☑ Bonus/Malus (prima nel turno precedente)
Totale: 7 punti!


Come già detto, aspettavo questo prompt dall’inizio del contest xD E tutto questo perché il caro et egregio et sommo signor Archiloco, con un suo componimento che sfiora la pornografia, mi ha fatto balenare l’idea in testa. Dunque, essendo Archiloco greco, quest’AU sarà ambientata nell’antica Grecia, anche se i nomi di Sakura e Kakashi non c’entrano molto, ma non glieli posso cambiare (e, poi, i Greci avevano dei nomi talmente strani –vedesi Ipponatte, Mimnermo, Teognide, ecc, ecc- che potrebbero essere quasi plausibili questi due xD) e comunque i loro nomi non sono mai nominati nel corso della flash. In Grecia era assolutamente normale qualunque tipo di rapporto sessuale (dilagavano l’omosessualità e l’eros efebico), per cui questa ff rientrerà assolutamente nell’ottica Greca. Il linguaggio di questa ff e anche lo stile cercano di rispecchiare il più possibile quello Greco, anche se è impossibile riprodurre nella nostra lingua quei versi e penso che, dato il risultato, quei poveri poeti si stiano ribaltando nelle tombe xD Ho messo anche delle note per alcune cose, per sicurezza. La figura di Kakashi l’ho lasciata appositamente sfuggente: non ci sono dialoghi o scambi di battute, solo sesso inteso come passionalità e amore vero e proprio.



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Capitolo 5
*** Crack. Crack. CRACK ***


Nick: Lovy chan
PG base: Sakura
PG aggiunto: Sasuke
Prompt: vetro

 

 

Crack. Crack. CRACK

 

 

Metto un piede davanti all’altro con cautela. Ho quasi paura di procedere: intorno a me c’è solamente un’oscurità così densa da sembrare quasi palpabile ed io ho timore di inciampare, di cadere.
Ad ogni passo, mi mordo la lingua per non urlare: il mio brancolare nel buio mi è doloroso: ogni volta che poggio il piede a terra, quelle che paiono schegge mi si conficcano nella carne, ferendomi la pelle. Quel terreno diabolico scricchiola sotto i miei passi: pare quasi neve cristallizzata e dolorosamente affilata.
E poi ti vedo. Mi fermo di colpo.
Sei lì, come una presenza eterea ed ultraterrena in tutta quella monotona assenza di vita.
Forse, davvero non sei umano: il tuo corpo è così stranamente trasparente, da attraverso il tuo viso posso vedere la chiara immagine distorta dell’oscurità che è dietro di te. La carne non dovrebbe lasciar intravedere nulla di ciò che la circonda: sei forse divenuto un fantasma?
Sembri così fragile: ho come l’impressione che se qualcuno ti facesse inciampare e cadere a terra, finiresti in frantumi. «Sasuke?» chiamo, incerta; la mia voce giunge ovattata e sommessa alle mie orecchie: pare che quell’oscurità attutisca i suoni.
Ti volti a guardarmi, indifferente: hai la tua solita aria fredda e distaccata, quella di un’antica statua.
«Sasuke» ripeto. «Sasuke, portami con te!» credo di aver urlato, ma la mia voce pare comunque arrivare da molto lontano.
Potrei giurare che sul tuo viso sia comparso un sorrisetto ironico. «No: sei noiosa. Ed inutile». Quelle parole mi colpiscono come una dolorosa coltellata. Altrettanto profondamente mi feriscono.
Sento gli occhi farsi umidi: tento di ricacciare indietro le lacrime, mentre riprendo la mia marcia: questa volta sono diretta verso di te. E sto correndo.
«NO! Non te ne andare. Non lasciarmi sola!»
Ignoro le schegge che mi trafiggono le piante dei piedi e continuo a correre: ancora più veloce. Ancora…
Ti raggiungo e, disperata, ti getto le braccia al collo; ti sento incredibilmente freddo e duro: potrei paragonarti ad un bicchiere, tale è la tua consistenza.
Non mi importa. Rinsaldo la presa, ti stringo più forte, più che posso: mi illudo che, in questo modo, non riuscirai a fuggire. Che ti potrò tenere accanto a me. Per sempre.
Stringo. Stringo più forte. Più forte.
Crack. Crack. CRACK.
Il rumore sinistro di vetro che si sgretola, si infrange, mi giunge alle orecchie: apro gli occhi, che non mi ero nemmeno resa conto di aver chiuso. Vedo il tuo viso impassibile a pochi centimetri dal mio, lo vedo ricoperto di piccole crepe serpeggianti.
Crack. Crack. CRACK.
Urlo. Ti sei polverizzato, sgretolato, distrutto tra le mie mani e le schegge di quello che, prima, era il tuo corpo, trafiggono dolorosamente il mio. Sono ricoperta dal mio stesso sangue.
Spalanco gli occhi e mi tiro a sedere di scatto. Ho il fiatone ed i brividi mi scuotono.
Era solo un sogno, il mio fragile sogno. L’utopia di riaverti qui.
Crack. Crack. CRACK.
È il mio cuore che va in frantumi. Il mio cuore di vetro.

 

 

***
 
Lovy chan con “Crack. Crack. CRACK”
☑ Originalità
(adoro le schegge che hai disseminato ovunque, e il viso crepato di Sasuke)
☑ Grammatica
☑ IC Personaggio Base
(è proprio lei, non c'è che dire!)
☑ IC Personaggio Aggiunto
☑ Plausibilità flashfic
☑ Uso del Prompt
(divino! Più vetro di così, non si poteva fare e hai reso perfettamente uno stato d'animo molto difficile, seppur comune)
☑ Bonus/Malus
(prima nel turno precedente)
Totale: 7 punti!

 

Un sogno di vetro, un Sasuke di vetro ed un cuore di vetro come allegoria della fragilità interiore di Sakura, quella che la ragazza imparerà a nascondere dietro una maschera di determinazione. Questa flash si può collocare poco dopo che Sasuke si è unito ad Orochimaru, diciamo tra la prima serie e lo shippuden. È un mostriciattolo pieno di allegorie, e forse anche un po’ banale e scontato. Ma l’idea mi piaceva. Questo è tutto un sogno di Sakura, ma lo si può intendere anche come la raffigurazione del dolore interiore della ragazza per la perdita dell’Uchiha. È stato davvero difficile far stare tutto questo in 500 parole… Sembrava impossibile, ma ce l’abbiamo fatta u.u



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Capitolo 6
*** Chiedere perdono non riporta in vita i morti ***


Nick: Lovy chan
PG base: Sakura
PG aggiunto: Naruto
Prompt: perdono

 

Chiedere perdono non riporta in vita i morti

 

 

Stringere Naruto Uzumaki tra le proprie braccia era un po’ come stringere il vento. Tanto rumore, tante folate, ma nulla più. Stringere Naruto Uzumaki era esattamente come stringere un vuoto che voleva sapere di amore.
Ogni “ti amo”, ogni bacio, ogni abbraccio assumevano la forma distorta delle menzogna. E questo, a Sakura, faceva male. Le faceva male perché aveva modo di vedere che Naruto credeva che tutto quello fosse una dolce realtà.
Lo capiva perché le sorrideva sempre e ripeteva i gesti che lei compiva più consapevolmente e con un’apparente, spiazzante sincerità.
Ma a Sakura mentire costava dolore. Ogni volta che le sue labbra si scontravano con quelle di Naruto, ogni volta che le dimostrazioni d’amore di lui la colpivano come uno schiaffo, il cuore le si stringeva dolorosamente in petto e lei sentiva il costante bisogno di chiedere scusa.
Guardava negli occhi Naruto, guardava in quell’oceano di sentimenti e, in un muto grido, gli chiedeva perdono. E credeva davvero che lui la perdonasse ogni volta: quei sorrisi non potevano mentire.
Eppure, ciò che sfuggiva a Sakura era che Naruto era bugiardo tanto quanto lei.
Perdonami, Sakura-chan. Non lo meriti” si diceva il ragazzo coi capelli color del grano. E sorrideva. Cercava di essere il Naruto allegro ed ottimista che era sempre stato, quello tenace, che non si arrendeva. Ma, intanto, sporcato delle sue stesse menzogne, chiedeva perdono.
Tutte le volte che le labbra dei due ragazzi si sfioravano, si scontravano e si divoravano, i loro cuori dal battito accelerato non facevano altro che contorcersi di dolore e gridare le proprie scuse, convinti della sincerità e della purezza dei sentimenti dell’altro.
Sia Naruto che Sakura erano consapevoli di aver distrutto una lunga amicizia in nome di un amore marchiato a fuoco sulla loro pelle. Fingere di amarsi pareva essere un buon compromesso. Un buon compromesso per dimenticare.
Eppure, l’affetto che li aveva incatenati insieme in tutti quegli anni reclamava sincerità. Correttezza.
E chiedeva perdono.
Scusa, Naruto”.
Perdonami, Sakura”.
E si guardavano negli occhi, fingendo uno zuccheroso languore.
E si guardavano negli occhi, chiedendo silenziosamente perdono. E, in cuor loro, speravano che l’altro sentisse quelle mute scuse e che le accettasse. Che capisse lo sporco fine di tutta quella finzione: tentare di dimenticare.
Perdonami, Naruto. Perdonami perché io amo Sasuke, ma fingo di essere innamorata di te”.
Perdonami, Sakura. Perdonami perché io amo Sasuke, ma fingo di essere innamorato di te”.
Ed andavano avanti con il loro stupido gioco di ingannarsi a vicenda e di credere di essere stati perdonati, per quello. Ogni volta.
«Sakura-chan, ci credi nel perdono?»
«Sì, Naruto. Ci credo».
Naruto sorrideva. E Sakura lo imitava.
Si perdonavano a vicenda. Sempre.
Il perdono è un gesto umanitario con cui, vincendo rancori e risentimenti, si rinuncia a ogni forma di rivalsa di punizione o di vendetta nei confronti di un offensore.
Allora erano dei mostri, loro. Dei mostri che si divoravano le carni a vicenda, che si logoravano, si consumavano.
Ma chiedere perdono non riporta in vita i morti.

 

 

***
 
Lovy chan con “Chiedere perdono non riporterà in vita i morti”
☐ Originalità
☑ Grammatica
☑ IC Personaggio Base
☑ IC Personaggio Aggiunto
☐ Plausibilità flashfic
(non mi piace il rapporto tra i due, li trovo macchinosi e privi di realismo, nel loro continuo chiedersi perdono ma perseverare nel mentirsi)
☑ Uso del Prompt
☑ Bonus/Malus
(prima nel turno precedente)
Totale: 5 punti

 

Dopo lungo sforzo celebrale, questo è l’obbrobrio che sono riuscita a tirar fuori e di cui sono convinta pochissimo tendente al nulla. Dunque, dunque: diciamo che questa è una what if; è costruita ponendo il fatto che, quando Sakura s’è dichiarata a Naruto, lui le abbia creduto o, meglio, abbia finto di crederle. Entrambi i personaggi si sentono in colpa per star mentendo all’altro, per cui entrambi si chiedono perdono a vicenda, senza sapere di essere animati dagli stessi malsani intenti. La definizione di perdono –terzultima frase- è presa da wikipedia.



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Capitolo 7
*** Inchiostro ***


Nick: Lovy chan
PG base: Sakura
PG aggiunto: Sai
Prompt: profumo

 

 

Inchiostro

 

 

 

Sakura si siede accanto a Sai. Le piace guardarlo disegnare: lei non sarebbe mai capace di creare tali capolavori.
Sai è così concentrato sul suo disegno che, in un primo momento, non si accorge della presenza accanto a sé. Poi, d’un tratto, pare riscuotersi e si volta verso la kunoichi con uno dei suoi usuali sorrisi artefatti.
«Vuoi provare?» chiede Sai, sempre con le labbra ripiegate in quella ridente falsità.
Sakura spalanca leggermente gli occhi, stupita. Guarda il ritratto di una Konoha ancora addormentata che Sai sta disegnando e corruga le sopracciglia.
«Non so disegnare; finirei solo per rovinare il tuo quadro» borbotta.
Sai non smette di sorridere e continua a porgerle il pennino con insistenza. «Nel mio libro sull’amicizia c’è scritto che due buoni amici devono condividere tutto. Prova».
Sakura esita: trova alquanto ridicolo che il suo compagno di squadra si serva continuamente di libri per trarne modelli comportamentali.
Alla fine, per non offenderlo, afferra bruscamente il pennino ed il foglio con un abbozzo del paesaggio dinanzi a loro.
«Allora?» chiede Sakura. «Cosa devo disegnare?»
Il viso di Sai è ancora bloccato in quell’espressione ridente che pare dura come granito, tanto è artefatta. «Puoi disegnare quello che vuoi. Solo, non ritrarti altrimenti rovinerai di sicuro il quadro».
Sakura si picca: non sopporta gli insulti gratuiti da parte del chunin e le risulta ancor meno tollerabile il fatto che li pronunci con tanta leggerezza e giubilo.
«Ma come ti permetti?!» sbraita la ragazza e, nella foga, stringe il pennino a tal punto da spezzarlo; macchie di inchiostro nero le sporcano le mani e cadono ad imbrattare anche il disegno che Sakura ha sulle ginocchia.
Sai la fissa perplesso. «L’hai rotto» osserva, infine, con una certa pacata tranquillità.
Sakura si volta a guardarlo di scatto, ancora accigliata. «Ti sta bene!» abbaia, per nulla dispiaciuta del danno arrecato al compagno di squadra. Mentre ancora lo sta guardando, un odore forte e pungente le invade le narici: è un aroma familiare, acre eppure non spiacevole; le riempie il naso completamente, le serpeggia violento fin nella gola, facendogliela bruciare un po’.
Sakura rimane stupita da quell’odore, inspira più a fondo per coglierne meglio la fragranza e, finalmente, lo riconosce: è inchiostro.
Chi l’avrebbe mai detto che l’inchiostro potesse profumare tanto?   
La kunoichi sta ancora guardando Sai negli occhi: le viene da chiedersi se sia l’inchiostro fresco che le ha invaso le mani ad espandere quel profumo nell’aria o se, per caso, non venga dalla persona che le sta accanto e che ha ricominciato a sorriderle.
Che sia forse l’anima di Sai a profumare di inchiostro?

 

 

A Sakura non piacciono le tombe, sono fredde e sanno di morte.
Siede dinanzi ad una lapide, mesta. Magari, si concederà il lusso di piangere.
Forse. Finita la guerra.

Il vento le scompiglia i capelli, capriccioso. Un odore forte e pungente la investe: profumo di inchiostro.
Sorride lievemente: sì, era l’anima di Sai a profumare di inchiostro, quella volta.
«Penso che profumi di un odore che mi piacerà sempre».

 

 

***

Delirio nato da una notte insonne. La prima parte è collocata in un momento imprecisato dello shippuden, mentre la seconda durante la guerra. Nella seconda parte Sai è chiaramente stecchito. L’ultima frase non appartiene alla sottoscritta ma a Margaret Mazzantini.

Lovy chan con “Inchiostro”
☑  Originalità
☑  Grammatica
☑  IC Personaggio Base
☑  IC Personaggio Aggiunto
(hai gestito alla perfezione entrambi e il loro rapporto!)
☑  Plausibilità flashfic
☑  Uso del Prompt
(magnifico!)
☐ Bonus/Malus (neutro)
Totale:  6 punti

 

 

E questa era l’ultima flash. Èh sì, il contest è finito ed io sono soddisfattissima della mia seconda posizione, anche se non mi sono guadagnata la prima per un solo punto *guarda male la sua sesta flash*. Ma sono contentissima: seconda classificata più tutti quei premi (Premio Costanza per non aver mai saltato un turno, Premio Puntualità per non aver mai usato proroghe nella consegna, Premio Capolista per essere stata in testa alla classifica per almeno cinque turni, Premio Protagonista per aver rispettato sempre l’IC del personaggio scelto [Sakura], Premio Prompt per aver sempre rispettato il prompt assegnato) non possono che farmi gongolare ^^
Mi dispiace davvero tantissimo che questo bellissimo contest sia finito, avevo fatto l’abitudine ad avere una flash da scrivere ogni settimana. È stata una sfida stimolante e divertente: di solito io scrivo sempre sugli stessi personaggi (Naruto e Sasuke) per cui è stato divertente vedere cosa riuscivo a fare anche con altri personaggi calati in determinate situazioni.
È stato bello anche poter leggere cosa tiravano fuori le altre partecipanti che hanno creato delle storie davvero magnifiche che mi è piaciuto molto leggere! E mi mancherà anche questo, sì, leggere tutte quelle bellissime storie.
Non mi rimane che fare i complimenti alle mie compagne di podio e a tutte le altre partecipanti perché le vostre storie sono tutte delle vere perle. E soprattutto un grazie alla giudicia che è sempre stata presente e rapida nel dare i risultati durante i vari turni ed i risultati finali.

 

Non mi resta che mettere qui il bellissimo banner (e mi chiedo ancora come Shark sia riuscita a farci stare tutti quei premi xD):

 

Penso sia davvero tutto. Ce ne fossero più spesso di contest così belli ed originali ^^

 

Lov

 



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