You are here, on my return.

di adirtywinter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bisogno di un pasticcio. ***
Capitolo 2: *** I don't need you. ***
Capitolo 3: *** It's only a dream... Or maybe not? ***
Capitolo 4: *** Smascherati. ***
Capitolo 5: *** If I fall. ***
Capitolo 6: *** In your shoes ***
Capitolo 7: *** Fly. ***
Capitolo 8: *** Happy Ending ***
Capitolo 9: *** Time for miracles ***
Capitolo 10: *** No. 1 Party Anthem ***
Capitolo 11: *** A little piece of Heaven ***
Capitolo 12: *** Instant Crush ***



Capitolo 1
*** Bisogno di un pasticcio. ***


'Sera fanciulli. E' la mia prima fanfiction, vi prego di non essere troppo cattivi. Sigh. Accetto volentieri tutti i tipi di critiche costruttive, in quanto servano nell'aiuto del miglioramento della storia, non nel decadimento psicologico dell'autrice. Ditemi anche cosa devo migliorare, cosa c'è che non va, parlate esplicitamente se questo capitolo è una schifezza e non ne aggiungerò altri. Oppure, se vi piace, fatemelo presente così potrò andar avanti e scrivere altri capitoli. Non mi sembrano tante richieste, dai. Vi lascio alla storia, grazie in anticipo!

You are here, on my return.

 

#1. Bisogno di un pasticcio.

 

La guerra era finita da circa una settimana, Hermione non sapeva specificare con esattezza il giorno preciso. Tutto era stato così confuso e terribilmente surreale in quei ultimi tempi, che perfino la concezione del tempo era stata smarrita dalla sua anomala mente.

Mica tanto anomala...

Poteva dirsi che andava tutto bene, sorridere ai gentili e devoti Mezzosangue che la salutavano per strada riconoscendola come una del Trio Dei Miracoli, si poteva addirittura scherzare su alcune cose buffe che avevano caratterizzato la battaglia. La maggior parte della gente faceva così. Il male comunque era stato sconfitto, il Signore dell'Oscurità era morto e s'era portato dietro tutto l'astio nei confronti dei Sanguesporco.

Eppure...

 

-Hermione, svegliati o farai tardi a lezione.-

-Mmh, ancora cinque minuti mamma...-

-Vedo che non sei cambiata per niente. Avanti, alzati che la colazione è pronta.- così dicendo, Jane si diresse verso le persiane di un rosso sbiadito e le spalancò con tanto vigore da riuscire quasi a strapparle. Un sole che faceva a cazzotti con l'umore della ragazza si insinuò fastidiosamente all'interno della stanza, inondandola di una luce accecante che la destabilizzò. Aprì a fatica gli occhi ancora impastati dal sonno e si guardò intorno.

Sei a casa.

Questo riuscì a confortarla, perché una delle tante cose che aveva detestato in tutto quel tempo era dover dormire ogni volta in un posto diverso. Le dava un senso di non sedentarizzazione che aveva il potere di farla alzare di cattivo umore e litigare puntualmente con Ron.

Ron... Dove sei Ron?

Ci avrebbe pensato più tardi. Si alzò pigramente dal suo letto e si diresse in bagno. Lo specchio le faceva notare quanto la mattina lei fosse terribilmente in disordine: capelli arruffati (che novità), colorito bianco ai limiti del cadaverico, labbra screpolate e come se non bastasse, due occhiaie le circondavano le belle iridi castane.

Belle... Insomma, sono banali e scontate.

Anche a questo avrebbe pensato più tardi. Aprì l'acqua della doccia e tornò nella camera adiacente, prese posto seduta a gambe incrociate sul letto; si incantò sul paesaggio della Londra babbana che la finestra le offriva, per quanto riuscisse a guardare fuori data la posizione. Quanto le era mancato quel posto... Alle 7 di mattina si potevano già sentire le urla poco educate di chi si deve alzare presto per raggiungere il proprio posto di lavoro, i clacson che suonavano imperterriti come se se ne fregassero di tutto il resto della popolazione che dormiva beato. Poi c'era lo smog, non troppo per la quasi maniacale pulizia di Londra ma comunque sufficiente a inondare le narici dei passanti. Ad Hermione era sempre piaciuta la sua casa, ed ora che la guerra era finita lei aveva potuto ridare la memoria ai suoi genitori ritornando a vivere in quel posto magnifico. E quel giorno, quella stessa mattina in cui sua madre Jane l'aveva svegliata richiamando alla memoria i vecchi tempi (“Vedo che non sei cambiata per niente”), si rese conto che la stava per aspettare una fantastica mattinata: sarebbe tornata a Hogwarts. La guerra non era riuscita a farle finire il settimo anno e lei era ben intenta a concludere gli anni di quella beneamata scuola per due ragioni più che valide: la soddisfazione di finire il lungo percorso scolastico, e la voglia di tornare in quel luogo spettacolare che era Hogwarts. La sua seconda casa.

Ritornò alla realtà dopo questi riassuntivi pensieri e si spogliò nel tragitto camera-bagno lasciando i vestiti sul pavimento in parquet; si infilò sotto la doccia e un'altra delle tante riflessioni che in quel momento minacciavano di farle esplodere la testa le andò a incasinare la giornata: le sarebbero mancati Ron ed Harry. Era dal giorno successivo alla battaglia che non li vedeva... Harry probabilmente non sarebbe tornato a Hogwarts, gli era stato offerto un lavoro come Auror prematuro e lui aveva accettato senza esitazioni. Anche a lei e a Ronald era stata gentilmente fatta la stessa proposta. Ne avevano discusso a lungo arrivando alla conclusione che il rosso sopracitato sarebbe stato un po' alla Tana per riposarsi e stare accanto alla famiglia, uniti nel dolore per la morte di Fred avrebbero superato più facilmente gli ostacoli. Lei appunto aveva rifiutato, preferendo tornare a scuola e proferire una carriera da Auror in seguito.
Tornata ancora una volta alla realtà, uscì dalla doccia e si strinse nell'accappatoio fresco e morbido di bucato. Si vestì indossando il maglione scuro con lo stemma di Grifondoro, la gonna abbinata e le calze che non portava da mesi.

Dio, quanto mi siete mancate.

Si guardò allo specchio e poi partì la quotidiana battaglia (quasi peggiore di quella avvenuta poco prima contro Voldemort): Hermione VS capelli. Cercò di legarli, ma tanto erano folti e crespi che l'elastico si ruppe scagliandosi sul dorso della sua mano.

Accidenti.

Optò per la bacchetta, solo lei faceva miracoli. Pronunciò un incantesimo ormai conosciuto e il groviglio si trasformò in boccoli castani che le ricadevano sulle spalle; prese una forcina e tirò indietro una ciocca della frangia, come era solita fare da molti anni a quella parte. Sorrise soddisfatta per il risultato.

Hai vinto anche questa guerra.

Andò in cucina e si sedette a tavola, mangiò poco e sano. I suoi genitori, essendo dentisti, non le davano mai le cosiddette schifezze che avevano caratterizzato la vita di ogni bambino e adolescente esistente. Tornò in camera e prese il baule, diede uno sguardo tutto intorno e uscì con un sorriso stampato in volto. Salutò i genitori affettuosamente e ignorò le loro solite raccomandazioni, uscì di casa e fuori c'era un allegro Arthur Weasley che la aspettava con la macchina magica semi-distrutta. Difatti, da quando Harry e Ron l'avevano utilizzata molti anni prima perché avevano perso il treno, la povera auto non era del tutto tornata a posto: aveva ancora dei graffi che il Platano Picchiatore aveva gentilmente lasciato sui due sportelli laterali. Il viaggio da casa sua alla Tana fu più breve di quanto ricordasse. Ben presto scese ed entrò in un'altra casa che amava, la dimora dei numerosi Weasley sempre calda e profumante di sapone per i piatti. Si guardò intorno: non c'era Ron. Molly la invase con un abbraccio stritolante e poi la condusse davanti al camino, dandole della polvere magica in mano.

-Hai tutto quello che ti serve?”

-Sì, signora Weasley.-

-Baule, libri, piume, pergamene...?-

-Sì. Ho già controllato l'occorrente due volte- sorrise, la signora Weasley non sarebbe cambiata mai. Peccato che non si rendesse conto che lei non era una dei suoi numerosi e sbadati figli, bensì Hermione Granger alias l'emblema della precisione.

-Bene allora. Buon viaggio cara- la salutò con un sorriso e la riccia gettò la polvere sul camino pronunciando ad alta voce il luogo dove sarebbe dovuta arrivare. Così si ritrovò alla stazione, attraversò di corsa il muro e sbucò al fatidico binario nove e tre quarti. Entrò dentro al treno che, come quasi tutto il resto delle cose, non era cambiato affatto. C'erano ragazzi intenti a sistemare i propri bauli, altri che salutavano calorosamente i propri genitori, altri ancora come Neville Paciock che rincorrevano un qualche animale non identificato.

-Neville?- esclamò sbalordita andando verso il vecchio amico.

-Hermione- sorrise lui -Hai per caso visto la mia rana?-.

Quello fu il colmo, un vortice di pensieri la portò indietro nel tempo al primo giorno in cui era salita su quel treno e tutti cercavano la rana di Neville Paciock. Sembrava un nome così buffo... Anche lei, nell'aiutare il povero ragazzo, si era imbattuta in Harry e Ron. In un certo senso era proprio merito suo.

-No, mi spiace. Cosa ci fai qui?-

-Mia nonna mi ha detto che devo finire la scuola, altrimenti non avrò nessun tipo di futuro- sbuffò lui -E tu? Hai la strada asfaltata Hermione, puoi diventare Auror senza problemi! Perché sei qui?-

-Mi conosci abbastanza per capire che non mi piacciono le strade asfaltate, Neville- sorrise -Preferisco dei sentieri tortuosi che poi riesco ad appiattire io stessa col cemento.-

Si guardò un po' intorno e notò che molti ragazzini la fissavano ammirati, poteva udire perfino qualche bisbiglio.

-Dovrai farci l'abitudine- disse il ragazzo con aria mortificata -dopotutto sei la salvatrice del mondo magico.-.

Lei annuì e andò a cercarsi uno scompartimento. La innervosivano tutti quegli sguardi, avevano il potere di farle scattare qualcosa di fastidioso che riconduceva a una dannata cosa che non avrebbe mai voluto cercare: la fama.

Colpa di Harry Potter.

Intenta a pensare a questo, aprì uno sportello e si intrufolò nello scompartimento; sistemò il suo baule e solo poco dopo si accorse della presenza di una persona che la guardava schifata.

Draco Malfoy era seduto in posizione altolocata e la squadrava come se fosse appena entrato un verme di grandezze cosmiche.

-Granger, che cazzo ci fai qui?-

-Sempre molto educato, Malfoy.-

-Non hai risposto alla domanda.-

-Non ti devo nessun tipo di risposta, idiota di un Malferret.- si sedette di fronte a lui, solo una buona manciata di centimetri più in là; Draco era vicino allo sportello, mentre lei se ne stava appiccicata al finestrino. Il sole si era timidamente nascosto dietro a delle nuvole dispettose che rendevano il paesaggio piuttosto avvilito. Perché era così giù di morale quel giorno?

Il treno prese a partire e vide il sorriso malinconico che i genitori dei ragazzi avevano impresso nel volto, una mano alzata e fatta ondeggiare per salutare i propri figli. Ben presto si allontanarono dalla stazione e ora poteva scorgere le bellissime colline che solo Hogwarts poteva avere intorno. Si era fatto tardi, erano circa le 20.00 e la sua pancia borbottava maleducata.

-Diamine mezzosangue, cerca di contenere quell'insopportabile rumore.-

Dopo un'intera giornata di viaggio, il biondo si era deciso a rivolgerle la parola, ovviamente per sottolineare una critica.

Ti pareva.

-Non è colpa mia, Malfoy!-

-Anch'io ho fame ma non mi sembra che sfoggio così educatamente quel fastidioso borbottio. Sei patetica.- la guardava male, così male che lei ebbe quasi paura. Era proprio vero che i suoi occhi erano di ghiaccio, argento puro, un mix di impenetrabilità e freddezza che faceva raggelare il sangue nelle vene. Una serpe a tutti gli effetti.

Ma quel giorno, proprio quel fatidico giorno, non era abbastanza leonessa da riuscire a tenergli testa. Un sentimento di rancore e amarezza si era brutalmente insinuato dentro lei, facendole cambiare continuamente umore: si era svegliata vuota, per poi essere felice, e poi tornare ancora una volta sgomberata. Non c'era modo di descriverla meglio: era sgomberata.

Tutte le sue preoccupazioni erano marcite insieme alla battaglia, i suoi problemi risolti, le sue paure accantonate; non andava bene così. Era sempre stata abituata a convivere con un qualche peso insormontabile o un enigma da risolvere, ora il tempo libero sembrava troppo e in una sola settimana dalla fine della guerra la sua mente era decisamente sgombra. Qualcun altro al suo posto non avrebbe fatto i salti di gioia, di più! Forse qualcuno avrebbe organizzato una festa, un banchetto per mettere felicemente la parola “Fine” a una storia troppo tragica, poteva giurarci che c'era perfino qualcuno che sarebbe finito a nozze con la propria mente libera dai pensieri. Ma ovviamente, come tutti potremmo aspettarci, non lei. Aveva bisogno di un problema. Aveva bisogno di quel coinquilino che la teneva occupata sui libri o attaccata alla bacchetta, che la faceva piangere e disperarsi.

Hermione Granger aveva bisogno di trovarsi in un pasticcio.

La risposta era proprio davanti a lei, di fronte, a pochi corti passi dalla sua posizione. Era una risposta inaspettata e bella, bionda, con delle ciocche ribelli di capelli che ricadevano sulla fronte, dei lineamenti perfetti, degli occhi glaciali e un portamento nobile. Una risposta che non si sarebbe mai aspettata, il sentiero di un destino che la sua coscienza non le avrebbe mai permesso di proseguire. La risposta si chiamava Draco Malfoy.

Hermione Granger trovò il suo pasticcio. 

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Capitolo 2
*** I don't need you. ***


 

Buondì! Ecco a voi il secondo capitolo, commentate più che potete, consigli assolutamente ben accetti. Un bacio!

You are here, on my return.

 

#2. I don't need you.

 

Erano le 21 e Hogwarts era davvero vicina, la si poteva vedere imponente e rigogliosa già da un po' di ore a quella parte. Le nuvole avevano preso il sopravvento e il cielo era di un brutto grigio che minacciava pioggia incessante. Hermione stava sonnecchiando, aveva provato seriamente a dormire solo che il suo caro e ben educato compagno di scompartimento dava dei colpi di tosse di tanto in tanto apposta per svegliarla; così alla fine aveva optato per un leggero pisolino, le serviva davvero a causa della stanchezza accumulata durante il viaggio.

-Esci, Granger, devo cambiarmi.- ed eccola di nuovo. La voce del biondo che non perdeva occasione per romperle l'anima.

-Mh...-

-Muoviti!-

-Che cavolo vuoi Malfoy?-

-Ti ho detto che devi uscire, subito.-

-Nemmeno per sogno- lei riaprì gli occhi e lo guardò con aria di sfida -Esci tu se devi cambiarti.-

-Sì e dove vado, intelligentona?! Di certo nei corridoi del treno non mi posso spogliare in bella vista. O potrei anche, solo che poi sbaverebbero in troppe, e non voglio morire soffocato di bava.-. Hermione esplose in una fragorosa risata, era davvero così sicuro di sé lo Slytherin?

-Non dire certe cose Malfoy, sennò fai morire ME di mal di pancia a causa delle risate.- e continuò a ridere imperterrita, poggiandosi una mano sugli addominali che iniziavano a fare male.

-E' l'ultimo avvertimento, Mezzosangue. Esci. Ora-

-No.-

-Sì!-

-No, se vuoi possiamo continuare così anche tutta la notte.-

-D'accordo, allora mi cambio qui.-

-Fai un po' come ti pare.-. Vide con la coda dell'occhio il ragazzo che si slacciava lentamente la camicia, con una raffinata e archiviata lentezza da Purosangue erede del bon ton. La sbottonava con una mano, mentre con l'altra provvedeva a ricacciare indietro una ciocca ribelle che gli era ricaduta sulla fronte, lo sguardo seguiva i movimen...

Un momento.

-Ma sei impazzito?!- quasi urlò per il mezzo infarto che lui stava per farle avere, scattò in piedi e guardò Draco incredula.

-L'hai voluto tu, Granger.-

Lei sbuffò infastidita e prese il suo baule, uscì dallo scompartimento dopo essersi accertata di aver dato a quell'idiota almeno una botta sul piede; dopo il “Ai!” di lui, ne ebbe la conferma e chiuse lo sportello con un tale impeto da far rimbombare il rumore su quasi tutto il treno. Non lo sopportava, era davvero inammissibile che una persona del genere esistesse. Ma come faceva ad avere degli amici? Lei rimase nel corridoio, così, sola. Si sentiva davvero ridicola, alla fine lui l'aveva avuta vinta e non era quasi mai successo in 7 anni di conoscenza tra i due.

Devo avere l'ultima parola.

Ecco, adesso si sentiva ancor più ridicola. Malfoy la faceva tornare bambina e impuntare su stupidaggini e futilità che sinceramente andrebbero accantonate a una certa età; e lei le aveva messe da parte, sì, solo che quando vedeva il biondo qualcosa di inspiegabile scattava nella sua testa e delle banalità le veniva spontaneo mettere in primo piano: difendersi, attaccare e averla vinta. Si era difesa, aveva attaccato ma poi la vittoria era in pugno allo Slytherin. Ci avrebbe pensato più tardi, perché un'altra cosa catturò la sua attenzione: Blaise Zabini, Pansy Parkinson, Theodore Nott e i due decerebrati di Tyger e Goyle stavano in un altro scompartimento, nella tana delle Serpi, a ridere e scherzare. Malfoy non era con loro? Decise di pensarci più tardi, ma poi le venne in mente che dalla stessa mattina a quella parte erano molte le cose a cui doveva pensare e che aveva man mano messo da parte.

Hermione Granger, com'è possibile che vuoi ficcarti in qualche casino se tutti quelli in cui ti imbatti li scansi?

Era una domanda muta che le rimbombava in mente, e lei arrivò a una conclusione: ci avrebbe pensato più tardi.

Dannazione, di nuovo!

Intanto, Malfoy se l'era presa davvero comoda. Passarono un bel po' di minuti e quest'ultimo ancora non si decideva a riemergere dallo sportello e dire ad Hermione che aveva fatto e che lei poteva rientrare a sedersi. Il punto era questo: non aveva nessuna intenzione di richiamare quella pazza della Granger, sicuramente avrebbe attaccato con una delle sue ramanzine da So-tutto-io che lo facevano andare fuori di melone. Ma come faceva ad avere degli amici? Era squilibrata, antipatica, non faceva niente se non ficcare il naso in biblioteca o nei fatti altrui; aveva dei modi di fare da saccente perfezionista e poi, in fondo alla lista numerosissima di difetti che appartenevano alla Zannuta, era una Mezzosangue. Poteva infettare l'aria da un respiro a un altro! Draco decise che no, non l'avrebbe mai richiamata, anzi in qualche modo doveva sbarazzarsi della sua turpe presenza; e sembrò che Dio o chi per lui gli avesse dato ascolto. Sentì bussare allo sportello e lo aprì di poco per ammutolire la Granger. Ma dovette ricredersi quando si ritrovò una suadente Pansy Parkinson con i primi due bottoni della camicia slacciati e un'aria da facciamo-sesso-subito che lui amava immensamente.

-Dov'è la Granger?- sussurrò.

-E' andata a prendere qualcosa dal carrello.- rispose la Parkinson con voce carezzevole e controllata. Draco ghignò e la fece entrare, per poi richiudere lo sportello e sigillarlo con un incantesimo. Non si alzò, rimase seduto al suo posto e sentì il peso non pesante di Pansy sopra le ginocchia, a cavalcioni. Lei prese a strusciarsi lentamente sul corpo scolpito dagli anni di Quidditch di Malfoy.

-Abbiamo un po' di tempo, Draco- disse nuovamente lei stringendo di più le gambe intorno a quelle di lui;

-No Pansy, non ora.-

La risposta che ricevette non era di certo quella che si aspettava, Draco Malfoy che rifiutava del sano sesso? Impossibile, era sotto un Imperius.

-Come scusa?-

-Hai sentito.-

E due, colpita e affondata. Pansy rimase basita e si alzò frettolosamente da sopra di lui riallacciandosi la camicia, uscì dallo scompartimento innervosita e molto, molto insoddisfatta. Ma a Draco non poteva fregargliene di meno, per intenderci, l'umore della ragazza era più in giù dell'ultimo problema a cui avrebbe voluto/dovuto pensare. La presenza della Parkinson era troppo assidua e stressante, lui non voleva essere soffocato. Però poi dovette ricredersi: non era Pansy il problema, era proprio lui. Da un po' di giorni a quella parte non gli andava a genio di fare sesso con nessuna ragazza, anche se la sua reputazione da seduttore poteva affermare il contrario: Draco dal quarto anno in poi era stato con tante di quelle ragazze da rappresentare almeno il 65% di nottate bollenti dell'intera scuola. Che diamine gli prendeva ora?

Intanto, a solo pochi metri di distanza, divisa con lui da uno sportello, c'era Hermione Granger furiosa per la lentezza immane del suo coinquilino di viaggio.

Adesso lo ammazzo, giuro che lo uccido.

Era sicurissima che lo stesse facendo apposta, ne era convinta così tanto che avrebbe potuto scommetterci un bel po' di soldi e guadagnare un gruzzolo da spendere di qua e di là.

Basta, io entro.

Tirò fuori la bacchetta e pronunciò il contro-incantesimo, spalancò lo sportello e vide Malfoy vestito esattamente come prima solo con una differenza: aveva la cravatta Serpeverde. Ripercorse i pensieri all'indietro e si ricordò che effettivamente il ragazzo era già vestito con la divisa da prima che lei uscisse, l'aveva buttata fuori per niente!

-Questa me la paghi!-

-Rilassati, Granger.-

-Rilassati un corno! Sono stata mezz'ora in piedi qua fuori perché dovevi metterti soltanto quella orrenda cravatta verde?!-

-Attenta a come parli.-

-E' orrenda Malfoy, o r r e n d a.- pronunciò le singole lettere con una lentezza accurata.

-Senti chi parla, la Zannuta con un nido di vespe al posto dei capelli. Fammi un piacere, una volta tanto spiegami come fa Weasel a trovarti...- com'è che la trovata lo Straccione? -...attraente- sputò quell'ultima parola con disgusto, come fosse stato qualcosa di amaro da buttare fuori il prima possibile.

Hermione arrossì dalla radice del suo nido di vespe fino al limite dei piedi.

-C-cosa s-stai dicendo?-

-Penso tu abbia capito benissimo.-

-Questo non c'entra assolutamente niente! Voglio dire... Ron e io... Insomma noi...- si maledì mentalmente per non riuscire a trovare le parole da dire al Furetto, erano talmente tante che si mischiavano e si contorcevano facendola confondere e fare la figura dell'ebete. Che diamine le prendeva ora?

-Risparmiami, Mezzosangue.- lui si alzò e tirò fuori una sigaretta, se la accese tra le labbra e uscì passandole accanto.

Due a zero per Malfoy.

Non poteva reggerlo, non più. Ma poi... Come cavolo faceva quello a sapere del suo rapporto con Ronald?

Il treno si fermò e lei si dovette aggrappare allo stipite dello scompartimento, lo sportello si chiuse e le acciaccò le dita.

-Cazzo allora!-

Molti ragazzini si girarono straniti nella sua direzione e dopo, riconoscendola come Hermione Granger nonché la migliore amica di Harry Potter, sorrisero felici perché lei si era accorta di loro. Ancora più infastidita, innervosita e profondamente irritata, Hermione uscì dal treno. Era ormai buio e si riconoscevano di Hogwarts solamente le luci in Sala Grande appositamente accese, che donavano al tutto un'aria confortevole e invitante.

Hogwarts.

Sorrise, tutto l'astio accumulato sparì di botto.

Sei a casa.

Il viaggio con la carrozza trainata dai Thestral fu molto più lungo di quanto ricordasse, accompagnata poi da Luna Lovegood che le illustrava i diversi tipi di Nargilli esistenti (contraddistinguendo anche i maschi dalle femmine e le differenze tra i due), durò un'infinità di tempo che a Hermione parve un secolo. Poi eccolo lì, il castello: alto, rigoglioso, imponente. Scese di corsa e si allontanò velocemente da Lunatica, che poi non le era nemmeno antipatica, però quando cominciava a esprimere tutto il suo sapere su stupidaggini quali i Nargilli, Hermione non poteva starla a sentire senza pensare che un po' Lunatica effettivamente questa fosse.

Draco vide la Granger di schiena qualche abbondante metro più in là a lui.

Niente male, Mezzosangue. Si riferiva ovviamente al fondo schiena di lei, migliorato negli anni.

Hermione si girò e vide Malfoy che la fissava qualche abbondante metro più in là a lei.

Non c'è niente di positivo in te, Furetto.

Gli si avvicinò a passo svelto e eccolo di nuovo lì: l'odio che risaliva lento sulle sue vene, lo sentiva a ogni passo che faceva, ogni mossa, stava per esplodere riversandosi sul biondo. Lui ghignò; le faceva questo effetto?

-Non puoi fumare, Malfoy.- disse concisa e autoritaria.

-Ah no? E chi me lo vieta?-

-Il regolamento scolastico, riga 45 a pagina 210. E' vietato fare uso di qualunque tipo di sostanza non attinente ai fini del lavoro svolto in aula all'interno o nel perimetro della scuola.-

-Wow Granger, vedo che le cose che ti interessano le ricordi bene. Allora... Perché non provi a memorizzare che a me non importa un accidente della pagina di uno stupido regolamento messo su da un vecchio rimbambito e recitato da una Mezzosangue saccente che associa una sigaretta a una sostanza? Così magari la prossima volta eviti di scassarmi le palle.-

Tre a zero per lui.

Detto questo lo Slytherin se ne andò nuovamente, inspirò lentamente il fumo. Come facevano a dire che le sigarette nuocevano alla salute? Non c'era niente di più tranquillizzante di quel “pericolo mortale”, niente di più rilassante, di più calmante; soltanto con inspirando quel fumo si poteva cadere in un universo parallelo per quel millisecondo e godersi beatamente la bellezza di un mondo senza problemi.

Perché decisamente, se quello che la Granger voleva era ficcarsi in qualche casino, Draco aspirava al completo opposto ovvero liberarsi da tutti quei pasticci. E per quel giorno la ragazza non aveva fatto che tartassarlo.

Hermione Granger non può unirsi alla mia lista di pasticci.

 

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Capitolo 3
*** It's only a dream... Or maybe not? ***


Un altro capitolo! Non so che scrivere, accidenti. Grazie a tutti/e quelli/e che hanno commentato in precedenza:')

 

You are here, on my return.

 

Un uomo diventa vecchio quando i suoi rimpianti prendono il posto dei suoi sogni.”

John Barrymore

 

 

#3. It's only a dream... Or maybe not?

 

 

-Bentornati ragazzi e benvenuti ai nuovi arrivati. Spero che quest'anno per voi sia piacevole almeno quanto quelli trascorsi in passato, sebbene molti di noi siano emotivamente atterriti dalla guerra che si è svolta poc'anzi.-

Un brusio di voci sommesse si espanse in Sala Grande dopo le parole di Minerva McGranitt, la nuove preside di Hogwarts. Hermione stravedeva per lei, anche essendo a conoscenza del fatto che quella scuola non sarebbe mai stata più la stessa senza la presenza di Albus Silente.

La McGranitt si schiarì la voce e continuò -Vi ricordo che l'accesso alla Foresta Proibita è severamente vietato a tutti gli studenti, maggiorenni o meno, e il Reparto Proibito della biblioteca è inaccessibile. I Prefetti accompagneranno i rispettivi membri delle proprie casate nei dormitori spiegandogli anche che è vietato girovagare per la scuola dopo un certo orario di tempo; compito degli stessi Prefetti è anche fare le ronde notturne per assicurarsi che ognuno sia al proprio posto. Ora, diamo il nostro caloroso benvenuto ai nuovi membri della scuola svolgendo la cerimonia dello smistamento.-

Hermione non seguì la cerimonia, si limitava a battere le mani sentendo il cappello parlante esclamare -Grifondoro!- di tanto in tanto. La mente era offuscata da un pensiero che fece tornare il suo umore altalenante più in basso dell'abisso: Malfoy era un Prefetto come lei. Questo portava a una serie di sfortunati eventi che si sarebbero svolti come conseguenza del ruolo del biondo viziato: in primo luogo avrebbe potuto aggiungere punti a Serpeverde senza nessun limite e non subendo rimproveri.

-Bene, possiamo dare l'inizio al banchetto. Buon appetito a tutti!-

Hermione si guardò intorno e vide tanti ragazzini che le sedevano affianco o di fronte, altri ancora al lato opposto della tavolata ma troppo lontani per riuscire a focalizzarli. Un senso di nostalgia la pervase facendo cambiare percorso ai suoi pensieri scombussolati, riportandola al primo giorno del suo ingresso in quella scuola.

-Cavolo, è enorme!-. Hannah Abbot le stava di fianco e non faceva che dare voce alle sue riflessioni; poi vide il soffitto della Sala Grande e una nota di orgoglio nacque dentro lei. -Il cielo è finto, sembra vero ma è una magia. E' scritto su Storia di Hogwarts, io l'ho letto.-

Guardò in alto e notò il solito cielo blu cosparso di nuvole biancastre qua e là che donavano al tutto un'atmosfera di quiete e tranquillità; fu felice che quella meraviglia non l'avevano cambiata. Mangiò poco al banchetto sebbene la pancia brontolante di qualche ora prima poteva confermare il contrario, ma era stanca e l'unica cosa che le andava era chiudersi nel dormitorio lontana da tutto e tutti. Il suo istinto da Prefetto le fece ricordare di dover scortare i nuovi arrivati nella Sala Comune dei Grifondoro. Così, finita la cena, si alzò e parlò a gran voce per farsi sentire da quest'ultimi.

-Salve ragazzi, sono Hermione Granger e sono il Prefetto dei Grifondoro. Seguitemi e tenete il passo, vi condurrò nei vostri rispettivi dormitori dove i bauli che avevate con voi vi attendono di già.- detto questo si incamminò verso l'uscita della Sala Grande pregando mentalmente che girandosi avrebbe trovato la fila di primini dietro a lei. Si voltò appena con lo sguardo per averne conferma e notò con piacere che la stavano seguendo; cercò ancora una volta di ignorare i brusii del tipo -Lei è Hermione Granger! Proprio quella Hermione Granger!-.

Finito di scortare i ragazzini, fu felice che quella sera il giro di ronde sarebbe spettato a qualcun altro che non si era data modo di accertare perché, in tutta onestà, non le importava un fico secco. Voleva dormire, solo dormire. Si svestì e rivestì con la camicia da notte e si sdraiò a letto, lo sguardo rivolto al soffitto bianco; era nella sua stanza da Prefetto, per questo era completamente sola. Dopo essersi convinta di tale pensiero e non di quello che effettivamente i suoi amici non erano lì con lei, si ficcò sotto le coperte lasciandosi trasportare tra le braccia di Morfeo e sognò che...

 

...Seamus Finnegan le disse che la McGrannit l'attendeva nel proprio studio. Hermione era stata convocata più volte in precedenza dalla beneamata professoressa, ma era sempre stato per qualche motivo oscuro in cui i suoi due compagni di avventure si erano cacciati; qualcosa le suggeriva che quella volta era diverso... Che doveva dirle di così importante la prima sera? Ripercorse il cammino e arrivò nello studio di lei, la porta era aperta e evitò di bussare.

-Volevate vedermi, Professoressa?-

-Oh sì, signorina Granger si accomodi pure.-

Entrò e cadde dalle nuvole quando vide una presenza del tutto non gradita all'interno della stessa stanza. Ma perché doveva essere presente ovunque? Malfoy, ancora una volta, comodamente adagiato sulla poltrona di fronte alla scrivania della McGranitt con l'aria di chi-voleva-trovarsi-ovunque-tranne-che-lì. Il Serpeverde assottigliò gli occhi notando la figura snella della Granger sbucare da dietro alla porta. Ma perché doveva essere presente ovunque? La ragazza si promise di non salutarlo e si sedette nella poltroncina a debita distanza da lui facendo finta che non esistesse.

-Debbo darvi una notizia tempo per entrambi spiacevole.- Minerva ruppe il silenzio creatosi serrando le labbra, come era solita fare, dopo aver parlato.

Oh miseria, qualcosa mi dice che...

-...Voi due dovrete fare le ronde notturne insieme, in quanto l'altro Prefetto dei Grifondoro nonché il signorino Weasley non è presente quest'anno. Prego ad entrambi di comportarvi da educati adulti mettendo da parte gli anni trascorsi e pensare a rispettare il vostro compito da me imposto. Domande?-

Hermione e Draco non potevano credere alle proprie orecchie; lei aveva gli occhi sbarrati e la bocca semi-aperta per la tragica notizia, lui invece essendo attaccato alle buone maniere (verso chi se le merita) manteneva la posizione di prima con la differenza della rabbia che gli ribolliva all'interno.

-Sì, il problema è che io ho già una compagna per le ronde: Pansy Parkinson- Draco parlò con un tono di voce che non piacque né alla Grifondoro, né a quanto pare alla McGranitt che gli riservò una risposta piuttosto acida.

-La signorina Parkinson è venuta qualche minuto fa da me a chiedermi gentilmente di cambiare compagno per le ronde notturne. Ricordo che il compagno è lei, signorino Malfoy, e quindi essendo anche la signorina Granger sola ho ritenuto opportuno mettervi insieme. Altre domande?-

Sola.

Era proprio sola, sì. Non aveva pensato al fatto di non poter passare più le intere giornate in compagnia dei suoi due migliori amici che l'avevano teneramente accompagnata nel lungo percorso scolastico ma anche di vita.

Insieme.

Ecco, arrivata a questo limite avrebbe decisamente preferito rimanere sola piuttosto che accompagnarsi col Furetto.

-Mi scusi, ho sentito male? La Parkinson le ha chiesto di cambiare compagno? E per quale assurda ragione?!- Malfoy si mostrava ogni secondo più maleducato e impertinente.

-Motivi personale, signorino Malfoy. La prego di non aggiungere domande su questo argomento. Lei deve chiedere qualcosa, signorina Granger?-.

Sentendosi chiamata in causa, non poté che riscuotersi dai propri pensieri e rispondere.

-Io... Ehm... No professoressa McGranitt.-

-Molto bene, tornate nei vostri dormitori.-

-Arrivederci.-

Solo Hermione salutò, lo Slytherin se ne andò furioso accertandosi di uscire prima della Granger. Una volta fuori entrambi, le prese poco educatamente il braccio e la strattonò fino ad arrivare in un corridoio buio e deserto.

-Malfoy... Diamine, mi fai male! Lasciami subito!-

-Azzittati Granger, o ci sentiranno.-

-Ma come ti permetti?! Brutto idiota che non sei altr...-

Non riuscì a concludere la frase perché Draco le prese entrambe le spalle e la sbatté al muro con tanto vigore da farle addirittura male.

-Ti ho detto di stare zitta, Mezzosangue!-

La fissava con tanto ardore che dai suoi glaciali occhi sembrava uscire la parola collera a lettere cubitali. Hermione si zittì riservandogli uno sguardo carico di tutti gli insulti che in quel momento non poteva dire, ma che avrebbe gentilmente risparmiato una volta usciti dal quel maledetto corridoio. Ora che voleva il Furetto?

-Non ho nessuna intenzione di passare delle ore intere con te al mio fianco, sarebbe un omicidio verso i miei polmoni che dovranno respirare la tua stessa aria. Quindi le ronde te le fai da sola, da brava, e mi coprirai dicendo a Megera McGranitt che in realtà lo studente modello Draco Malfoy ogni sera ti affianca nel giro notturno. Intesi?-

Hermione esplose in una fragorosa risata, si sforzò addirittura a renderla tagliente e di scherno.

-Sì Malfoy, vacci convinto. Nessuno di noi due ha voglia di stare accanto all'altro, la situazione è critica per entrambi e non mentirei mai alla professoressa McGranitt. Poi figurati, un favore a te non lo farò neanche tra un milione d'anni.-

-Granger, forse non hai capito: tu mi deturpi l'atmosfera. E come se non bastasse, io tutte le sere sono impegnato.-

-Non mi interessa un accidente se sei impegnato!-

-Abbassa quella voce da oca, cazzo!-

-Come ti permetti? Non puoi darmi degli ordini!-

-Non hai una vita sociale Granger, ecco perché parli così. La tua esistenza è talmente noiosa e monotona che perfino il cerebroleso di Hagrid si diverte più di te; guardati un po' intorno Mezzosangue. Sei completamente sola senza Lenticchia e lo Sfregiato. Solo loro avevano le palle di sopportarti.-

Fu come ricevere una lama tagliente e gelida da un nemico altrettanto spietato... Hermione sentì tutte le sue certezze frantumarsi con un'unica sola ventata d'aria fredda che in un battito di ciglia l'aveva sconvolta; sola, ancora una volta.

-Questo non c'entra un accidente, Furetto.- le parole di lui non le bastarono per cadere a terra; aveva affrontato di peggio! -Non ti coprirò e dovrai eseguire gli ordini della McGra... Ehm, volevo dire della professoressa McGranitt. Poi spiegami come diamine sei arrivato a parlare della vita sociale.-

-Sarò impegnato perché faccio del puro e sano sesso, ogni sera, ogni giorno. Dubito su sappia capire ciò, verginella come sei...-

-Malfoy!-

-Oh andiamo, al massimo Weasel ti avrà toccato il culo. O no, è troppo pure quello... Diciamo che almeno i fianchi te li ha sfiorati dai.-

-Ma come ti permetti!?- la rabbia ribolliva, ribolliva e ribolliva, era dentro un calderone rovente pronto a saltare in aria da un secondo a un altro. Era solo questione di secondi, di parole... Mancava davvero poco...

-Granger, non c'è niente di male ad essere vergine a diciassette anni. Anche se il tuo è un caso disperato, credo tu arrivi a settantasette con lo stesso principio.-

Finita la frase, finita la guerra. O forse no.

Hermione gli scagliò uno di quegli schiaffi che poche persone hanno l'onore di ricevere, un ceffone in pieno viso che fece voltare la testa aristocratica di Malfoy verso destra e farlo destabilizzare per un attimo. Lui si girò lentamente a guardarla con la mandibola che tremava leggermente, la guancia arrossata dall'impatto subito e... due occhi che le penetrarono dentro le membra, a fondo.

-Non. Ti. Azzardare. Mai. Più. A. Toccarmi. Lurida. Mezzosangue.- fece una breve pausa tra una parola e l'altra rendendo il tutto decisamente più tenebroso e teatrale.

-E tu non ti azzardare mai più a parlarmi in quel modo, Malferret. Quello che faccio o non faccio con Ron sono esclusivamente affari miei, e niente delle tue cattiverie mi farà cambiare decisione su questo!-.

Draco stava perdendo, dannatamente perdendo. Doveva inventarsi qualcosa subito che lo tirasse fuori da quel casino.

-Sei sicura, Granger?- si sforzò di fare la voce più dolce possibile e si avvicinò di un passo a lei che arretrò sbattendo le spalle al muro.

-Sicurissima.-

Un altro passo verso lei.

-Dici, eh?-

-Sono sicura, Malfoy.-

Un altro passo.

Verginella.

-Niente di niente?-.

Si accostò col viso vicino a quello della ragazza che, scioccata, lo guardava.

Hermione poteva sentire il respiro di Draco sulla pelle, il soffio leggero e ritmato, i due cuori che all'unisono tamburellavano agitati. Lui le prese il mento con una mano e parlò con voce flebile e sussurrata.

-D'accordo, allora.-.

Una porta iniziò a fare rumore, come se qualcuno bussasse... Come? Una porta?

...-Hermione, svegliati, per Merlino quanto hai il sonno pesante!-. Seamus Finnegan picchiava la povera porta per svegliare la ragazza al suo interno.

-Ehm... Sì, Seamus, che vuoi?-

-Oh finalmente, posso entrare?-

-Mh okay...-

Il ragazzo entrò e si guardò intorno fino ad incrociare lo sguardo di lei.

-Hermione, devo dirti due cose molto importanti, scusami se ti ho svegliata.-

-Sì, dimmi.- si rizzò a sedere sul letto e riaprì gli occhi lentamente, se li stropicciò per focalizzare il tutto.

-Allora, in primo luogo... Non te ne sei accorta e io non voglio che la McGranitt tolga dei punti a Grifondoro per questo. Tra i ragazzi del terzo anno stanno girando molte di quelle robe del negozio Tiri Vispi Weasley, come tu sai illegali ovviamente. Sarebbe meglio se glieli confiscassi, sai...-

-Sì, capisco. Grazie per avermi avvisata.-. Hermione si stiracchiò leggermente ripensando al sogno di poco prima; la McGranitt, la tragica notizia, il Furetto. Il Furetto... Che cavolo stava per fare se non si fosse svegliata? L'avrebbe baciata? Ma lei non gli deturpava l'aria?

Hermione, è solo un sogno.

Perché sognava quelle assurdità? Poi le passò per la mente un'immagine che cercò di mettere a fuoco: Seamus Finnegan, lo stesso Seamus che ora era lì con lei, era andato a darle l'avviso di recarsi nell'ufficio della professoressa McGranitt. Questo riuscì a spaventarla e a farle spalancare gli occhi in una maniera quasi soprannaturale; ma poi, sentendo le parole del ragazzo, il problema in questione erano le Caramelle Vomitevoli. Fortuna che non fosse andato lì per dirle che...

-...Ah Hermione, un'altra cosa: la McGranitt ti aspetta nel suo ufficio.-.

Tutto diventò buio.

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Capitolo 4
*** Smascherati. ***


Vi chiedo in ginocchio perdono: ho aggiornato tardissimo, siamo agli apici della scuola e mi sta portando via un sacco di tempo. Prometto di essere più puntuale d'ora in avanti, scusatemi in tutte le lingue! Ci vediamo in fondo per un chiarimento. Grazie ancora a chi commenta e aggiunge la storia, son emozionata ogni volta.

 

You are here, on my return.

 

E' un errore credere, come vogliono alcuni, che il volto rispecchi il pensiero. Qualche volta il vizio segna rughe sul volto e ne altera le linee, ma non più di questo. Il volto è una vera maschera che ci è concessa per celare i nostri pensieri.

Oscar Wilde

#4. Smascherati.

 

 

-Stupida.-

-Cretino.-

-Ipocrita.-

-Vigliacco.-

Malfoy le si avvicinò pericolosamente incatenando le sue iridi di un colore misto a ghiaccio e tenebre su quelle della ragazza, castane e calde come l'autunno.

-Non sono un vigliacco.-

-Lo sei.-

Uno sguardo di sfida aleggiava sul volto ben delineato della Gryffindor, una nota di consapevolezza nel suo tono di voce, e la voglia incolmabile di qualcosa di indefinito che era Draco...

-No.-

-Sì.-

-Scommetti?-

-Scommetto.- un sorriso appena accennato, qualcosa simile a un ghigno; Draco pensò per un attimo che la Granger si sarebbe mescolata bellamente in mezzo alle Serpi, era subdola e sprezzante del pericolo.

-La posta in palio?-

-Mmh...-

-Te.- lui la precedette non dandole modo e tempo di pensare.

-Come?-

-Te sei il premio.-

-Che diamine vuol dire, Malfoy?-

-Vedrai.- un ghigno da vero Serpeverde a incorniciare il suo viso.

Hermione sussultò e sentì che...

 

...Qualcosa tirava fastidiosamente le lenzuola rosse del suo letto a baldacchino.

-Mmh...- con gli occhi ancora impastati dal sonno, si alzò col busto a fatica mettendosi a sedere; la sua vista riprese conoscenza incatenando la figura di un elfo davvero basso e con un naso che rasentava l'infinito.

-Signorina Granger, l'abbiamo svegliata come lei aveva richiesto.-

-Sì, grazie mille.-

-Si figuri.- l'elfo si smaterializzò con un rumore sordo e la sua voce metallica e controllata risuonò ancora per poco nelle orecchie della ragazza. Si rese conto che gli elfi potevano smaterializzarsi ovunque, avevano un potere davvero enorme e in un certo senso era un bene che non lo sfruttassero troppo a loro piacimento; si diede una botta in testa per questo stupido pensiero ricordandosi di essere la fondatrice del C.R.E.P.A e come tale aveva una giustizia equanime. Ma non fu quello il ricordo della giornata...

Perché un ghigno che mostrava una dentatura perfetta e delineata albergava nella testa della Gryffindor che iniziava seriamente a pensare di essere perseguitata dal Furetto. Nervosismo, ansia, rabbia, stupore e ribrezzo si accompagnavano a quest'ultimo pensiero facendole porre così tante domande a se stessa da confonderne una con l'altra: perché sognava queste assurdità? Perché, tra tutti i ragazzi esistenti a Hogwarts e fuori, proprio lui? Perché diamine a lei, poi?

Scosse la testa ripromettendo al suo inconscio di lasciar trasparire quei terribili sogni nelle notti di qualche gallinella Corvonero che ne avevano voglia e bisogno... del Furetto.

Si vestì velocemente indossando la divisa ancor scioccata da tutti gli incasinamenti che si preannunciavano bellamente in quella mattinata fredda; partì la quotidiana lotta contro il groviglio di capelli che si ritrovava in testa [Cit.Malfoy] e scese di sotto a fare colazione.

 

La Sala Grande era affollata e le quattro tavolate delle diverse casate la occupavano per tre quarti; lei si sedette accanto a Neville.

-Buongiorno.- la salutò lui.

-Buongiorno.- rispose meccanicamente e senza particolare enfasi.

-Dormito bene?-

-Domanda di riserva?- sorrise e addentò una fetta di pane con sopra della marmellata di albicocche: la sua preferita.

Neville sorrise mettendo in mostra una fila di denti scomposti e storti tendenti al giallognolo, completamente diversi da quelli di lui... Hermione si insultò mentalmente ancora una volta e rispose al sorriso dell'amico educatamente.

-Sai che abbiamo alla prima ora, Hermione?-

Lei prese il foglio che aveva compilato con su scritto l'orario scolastico e il suo cuore registrò un battito mancato alla vista di ciò che aleggiava nella prima riga: pozioni. Pozioni voleva dire compiti che aveva fatto peggio di tutti gli altri sebbene fossero pochi e non troppo complicati, pozioni voleva dire un “sorridente” Severus Piton che era sopravvissuto per un pelo alla battaglia e che avrebbe riservato tutto il suo astio su loro poveri Grifondoro, ma soprattutto... pozioni voleva dire lezione coi Serpeverde, che stava a significare una sola cosa: Malfoy.

Hermione spalancò gli occhi in maniera quasi paranormale e anche abbastanza spaventosa, tanto che l'amico che le sedeva accanto si preoccupò; che avesse detto qualcosa di sbagliato, ancora?

-Ehi... Hermione, è tutto a posto?- appoggiò una mano paffuta e grossa sulla spalla della riccia che cercò di ricomporsi al tocco di quest'ultima.

-Ehm... Sì, Neville, grazie.- abbozzò un sorriso che uscì più come un ghigno non malevolo.

-Comunque, alla prima ora abbiamo pozioni.- continuò.

-Oh- sbuffò lui e tolse la mano -che strazio, Piton mi massacrerà.-

Hermione raccattò la sua roba e la infilò dentro la borsa di un marrone sbiadito, si alzò dal tavolo e si diresse verso l'uscita per trovarsi nell'aula prima di tutti, com'era solita fare dal primo anno a quella parte. Scese nei sotterranei e ad ogni gradino che la portava giù poteva sentire il freddo glaciale che aleggiava in quel posto tetro e buio insinuarsi nelle sue ossa e destabilizzarla un po'. Voltò il viso a sinistra e c'era la loro porta, della loro casata, con all'interno il suo dormitorio... Finì la interminabile discesa e girò un angolo, e errore della Sorte scontrò con un ragazzo alto e muscoloso.

-Granger, non riesci a starmi lontana eh.-

Lei guardò di striscio gli occhi gelidi come il clima circostante e si fissò in seguito su quel sorriso-ghigno perfetto. Era combattiva quel giorno, i ricordi dolorosi della battaglia e la consapevolezza estenuante di essere lì in completa solitudine si erano gentilmente messi da parte per lasciare spazio all'orgoglio.

-Sei tu che mi vieni sempre addosso, Malfoy.- raccolse due libri da terra e se li strinse possessivamente al petto cercando conforto e calore in essi, visto che erano gli unici amici che le erano rimasti.

-Non vedo motivi per cui io dovrei venirti addosso, Mezzosangue.-

Alla ragazza non faceva più niente quel nomignolo, era una parola che le scivolava addosso come una doccia tiepida e insignificante; oltre all'abitudine nell'averla sentita smisurate volte, s'era aggiunta la completa stupidità di tale termine per gli esiti della battaglia: colui che disprezzava i Mezzosangue era bello che defunto, e con lui i suoi seguaci a marcire ad Azkaban. Questa oggettività serviva alla ragazza per essere orgogliosa delle sue origini, e capire appieno che il sangue, per quanto puro o mezzo, dello stesso colore era per tutti.

-Non vedo motivi per cui io dovrei farlo con te, Furetto.-

Draco esibì un fantastico ghigno Made-In-Malfoy che non sarebbe mai potuto essere imitato da qualche altro essere umano.

-Sì, Granger, fai la finta stupida...-

Quella frase la destabilizzò; lui sapeva dei sogni? Delle perplessità? Lui sapeva di essere un pensiero asfissiante e ossessivo nella mente già incasinata di suo di Hermione? Lui sapeva?

-Stasera abbiamo le ronde, vedi di far essere il tuo malformato fondo-schiena davanti alla Sala Grande alle 23 precise. Non intendo aspettarti.- la distolse dai suoi pensieri e le passò accanto dandole una voluta spallata. Hermione si ricordò delle parole della McGranitt che aveva rivolto a entrambi la sera precedente: avrebbero dovuto fare le ronde insieme, come lei aveva sognato poco prima che avvenisse tale disastro; però non ne era seguito nessun rapimento da parte del Furetto, non l'aveva condotta in nessun corridoio, non aveva fatto nessuna allusione o minaccia... Questo l'aveva fatta addormentare abbastanza serena e tranquilla.

Si girò e si diresse in aula prendendo posto al primo banco della fila laterale, a debita distanza da dove si adagiava solitamente Malfoy. Guardò la porta e vide entrare man mano visi conosciuti: Calì Patil con la sua gemella Padma, così identiche da risultare la stessa persona clonata, Lavanda Brown che le provocò un leggero fastidio al centro esatto dello stomaco per i ricordi del sesto anno, Neville insieme a Seamus, Pansy Parkinson seguita da Tyger e Goyle che in tutta la loro goffaggine avevano fatto cadere circa quattro o cinque piume dai vari banchi, Theodore Nott, Blaise Zabini ed ecco in tutta la sua spocchiosa bellezza, Draco Malfoy. Il gruppetto Serpeverde al completo; si aggiunsero poi altre persone di anni più grandi e più piccoli, e Hermione ne fu sorpresa. Entrarono Katie Bell, Angelina Johnson, Alicia Spinnet, Romilda Vane che le riservò uno sguardo di pura sufficienza, Oliver Baston più alto di almeno dieci centimetri, Colin Canon e, peggior sorpresa di tutte, Cormac McLaggen con i capelli talmente appiccicati e ingellati alla testa da farli sembrare marmorei. Perché c'era tutta quella gente? Non l'avevano avvisata di una lezione assieme ad alunni più grandi e più piccoli.

-Hermione, la tua bellezza mi lascia senza parole.-

Una voce noiosa e sfortunatamente conosciuta la fece destare dai suoi pensieri e guardare colui che in fondo alla sua lista di persone con cui è bello parlare giaceva.

-Grazie, Cormac.- Girò lentamente il capo verso di lui con una lentezza che lasciava intendere bellamente “vattene”. Ma il ragazzo non percepì o non volle percepire il chiaro ed esplicito segnale di Hermione, così rimase lì a rimirarla (ed annoiarla).

-Non c'è bisogno di ringraziare, ci sono certe cose che bisogna dire per forza, sono di bellezza oggettiva ed è alquanto disumano ignorarle. Non credi?-

Lui prese, senza chiedere uno straccio di permesso, posto nella sedia accanto a quella della ragazza che si maledì mentalmente per non essersi messa in un banco da sola.

-Ehm... Io sì, credo.-

-Come la mia parata dell'anno scorso. Qualcosa di micidiale, non puoi immaginarti, di una bellezza cosmica da rasentare l'infinito: ecco, arrivi quasi a questi livelli.- e il gellato esplose in una risata fragorosa con tanto di risucchio che infastidì Hermione talmente da indurla ad alzarsi e cambiare postazione, inventandosi una cosa tipo -Vedo meglio da dietro, è un problema assurdo della mia vista.-.

Si sedette così in fondo, nascondendosi dietro ad alcuni ragazzi alti che le stavano davanti.

-Eh sì, Granger, sei proprio una sanguisuga.-

Malfoy le stava a due metri di distanza, pericolosamente e fastidiosamente vicino.

E che diamine!

Si spostò una terza volta sedendosi accanto ad Angelina Johnson, che credeva avesse finito la scuola da un bel po'. Poco dopo si sentì un forte rumore di una porta che veniva sbattuta; Severus Piton, rigorosamente vestito di nero con tanto di unto in testa, fece la sua teatrale apparizione ammutolendo tutti i presenti in aula e facendo concentrare l'attenzione collettiva su di lui.

-Tenetevi le bacchette in tasca, e seguitemi senza fare domande.- Una voce seria e rigorosa, nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di contraddirlo.

Eccetto Harry ai suoi tempi.

Hermione prese le sue cose e seguì la massa di studenti che si dirigeva fuori dall'aula, guidata da Piton che avanzava spedito davanti a tutti. Giurò di sentirsi strusciare una manica di mantello addosso per una frazione di secondo, e giurò anche che quella manica appartenesse a Malfoy che ora le stava pochi metri avanti.

Anche se fosse, ti ha urtata per sbaglio.

Entrarono tutti in un'altra aula più piccola e fiocamente illuminata dalla luce di alcune candele tenute in aria per mezzo della magia, e presero posto seduti su dei banchi che stavano intorno al perimetro, lasciando lo spazio centrale vuoto. Hermione notò che c'erano anche la Professoressa McGranitt, compostamente seduta su una sedia alta, il Professor Lumacorno, ora Severus Piton e c'erano anche un uomo e una donna dalle sembianze buffe che non aveva mai visto prima d'ora: avranno avuto entrambi quarant'anni o poco più, lui era goffo e con dei capelli grigiastri che gli conferivano un aspetto più anziano, lei, alta e snella, i segni delle rughe a ricordare un bel viso giovane che si stava lentamente dissolvendo. L'uomo-buffo prese posto in piedi al centro della sala e si schiarì la gola, parlando poi con voce chiara e capibile.

-Buongiorno ragazzi, mi chiamo Palbo Pettitch, ma potete chiamarmi tutti Pal.-

Aveva un nome orrendo, Hermione si ripromise di non chiamarlo mai Pal.

-Vi chiederete perché il professor Piton vi ha condotti qui.- continuò -Ebbene, sono io la causa di tale avvenimento. D'ora in avanti, con concorde permesso della preside McGranitt, tre volte a settimana ci riuniremo per partecipare insieme a un progetto chiamato “Smascherati”, messo in piedi da me e dalla mia collega nonché moglie Lucy Pettitch.- e indicò la signora alta e snella che salutò con un sorriso tutti.

-Questo progetto consiste nello smascherarsi, appunto. Chiedendo qua e là a qualche professore, sono venuto a conoscenza di molte ostilità che si celano tra voi studenti, causate da diversi tipi di casate, diversi tipi di amicizie, e diverso tipo di sangue.- prese a girare intorno all'aula con uno sguardo sincero e un po' spaventoso al contempo. Hermione, sentendo le ultime parole, non poté che rivolgere un'occhiata al Furetto che ricambiò lo sguardo riducendo gli occhi a due fessure.

-In questi incontri noi tireremo fuori noi stessi, mostrandoci non solo agli altri e ammutolendo le loro futili insinuazioni, ma anche sciogliendo ogni tipo di maschera che si va a creare nel corso amaro della vita. Dovrete impegnarvi molto, però. Dovrò chiedervi di collaborare con me senza troppe obbiezioni, di aiutarmi nello svolgimento di alcuni esercizi, e soprattutto, di lavorare insieme a chi tra tutti i presenti vi è più odiato. E' per questo motivo che Grifondoro e Serpeverde sono stati uniti, si vocifera che tra questi due in particolare ci sia astio da vendere.-

Draco non poteva credere alle sue orecchie; che assurda sciocchezza era quella? Partecipare a uno stupido progetto stile seduta psichiatrica di massa insieme a uno strampalato col nome da puffo? Perché Piton aveva permesso tutto ciò?

Poi una frase catturò la sua attenzione: ...lavorare insieme a chi tra tutti i presenti vi è più odiato.

Hermione Granger.

Pazza mezzosangue saccente e antipatica.

Parve che alla ragazza roteò in testa lo stesso identico pensiero, perché aveva lo sguardo pieno d'ansia e si massacrava le dita nervosamente.

-...Ad esempio lei, qual è il suo nome?-

Lo strampalato aveva continuato a parlare, nel frattempo, e ora rivolgeva la sua domanda proprio a lui: a lui che fra tutti era il più scettico su quello stupido progetto.

-Draco Lucius Malfoy.-

Rispose guardando l'altro uomo appena, appoggiato contro il muro con un'aria superiore.

-Bene, Draco Lucius Malfoy, sai dirmi per chi nutri maggior antipatia in questa stanza?-.

Draco si guardò intorno, infastidito dal modo in cui il puffo aveva ripetuto il suo nome.

Come se volesse prendermi in giro.

Le sue iridi ghiacciate si soffermarono precisamente su un punto, e non riuscì più a distogliere lo sguardo da lì nonostante i suoi sforzi per non lavorare con lei... Tra tutti, non lei... Palbo sembrò accorgersene, seguì il percorso degli occhi di Draco e fissò Hermione che, leggermente spaventata, guardava a terra sperando con tutta se stessa che non si fossero soffermati sulla sua figura.

-Lei come si chiama, signorina?-.

Nessuna risposta.

-Ehm... Il suo nome, prego?-

Nessuna risposta. La ragazza continuava a guardare a terra e a nascondersi tra le ciocche di capelli crespi che le coprivano metà viso.

-Si chiama Hermione Granger.- fu Draco a parlare al suo posto, spazientito, ed Hermione gliene fu quasi grata fino a quando non concepì il suo nome.

Oh cavolo...

Alzò la testa timidamente assumendo un'aria quasi colpevole, e guardò prima Palbo e poi Draco trattenendo i vari istinti omicidi.

-Hermione, secondo te per quale motivo stai antipatica a Draco Lucius Malfoy?- si avvicinò a lei lentamente, passo dopo passo, ignorando il chiaro segnale di un qualcuno che sbuffava alle sue spalle: era cristallino che non occorreva aggiungere Lucius Malfoy ogni volta che pronunciava il suo nome, ma Palbo si divertiva così tanto.

-Ehm... Io... Non so...-

-Dai, non essere timida, non avere paura. E' lo scopo primario di questo corso, sarebbe una totale perdita di tempo se non ci impegniamo. Le prometto che una volta fuori da qui, Draco Lucius non la schianterà. Può parlare liberamente.-

Per Hermione il problema non sfiorava neppure la paura di essere schiantata, in realtà anche lei pensava che il medesimo corso fosse una stupidaggine completa; i problemi non si risolvevano certo così, anzi, nel loro caso, non si risolvevano e basta.

-In realtà... Io e Malfoy abbiamo un'inimicizia che va avanti dai tempi del primo anno. Sa... Io non credo che riusciremo a chiarire molto in questi incontri, senza nulla togliere alla loro utilità.- parlò chiara e concisa, era piuttosto cinica riguardo l'argomento, e sinceramente preferiva passare ore sui libri che dentro quell'aula claustrofobica.

-La penso come lei, è uno sforzo del tutto inutile.- fu Draco a parlare, e la ragazza per prima se ne meravigliò... Era d'accordo con lei?

-Certo ragazzi, è palese che i primi giorni e soprattutto durante il primo incontro qualcosa non vi torni. Ma vedrete andando avanti, faccio questo mestiere da diciotto anni, e a meno che voi non siate Albus Silente e Lord Voldemort, niente è impossibile!- ed esplose in una chiassosa risata seguito a ruota da sua moglie Lucy che esibì in bello spettacolo i suoi canini appuntiti e gialli. A nessuno comunque piacque il paragone, neanche a Minerva McGranitt che si alzò dalla sedia ed andò al centro della sala rivolgendosi agli studenti.

-Bene ragazzi, per oggi è tutto, avevamo intenzione di introdurvi al progetto e così abbiamo fatto. Non è facoltativo, questi incontri sono obbligatori ed è vietato mancarne se non in casi personali o di malattia, come si fa per le lezioni. Gli orari di tali avvenimenti saranno presentati in bacheca questo pomeriggio, per qualsiasi ulteriore chiarimento rivolgetevi pure al signor Pettitch o alla signora Pettitch. E per ultima cosa, ma non meno importante, sappiate che alla fine di tale corso ci sarà un viaggio d'istruzione, sì insomma, una gita. Il luogo è ancora da decidere, quel che si sa è della durata: cioè una settimana. Ora potete andare, grazie.-

Si alzarono tutti dai rispettivi banchi; chi con la faccia annoiata a morte, chi spaesato, chi confuso, chi non aveva seguito una parola e aveva approfittato dei minuti di buco per chiudere gli occhi e perdersi nei propri pensieri, e chi, come Hermione e Draco, infastiditi del tutto. Appena furono fuori, la ragazza si catapultò sul biondo piombandogli davanti.

-Come accidenti ti è venuto in mente di fare il mio nome? Adesso dovremo lavorare insieme!-

-Calmati, Granger. Non è colpa mia se puffo-Pal ha intuito che fossi tu la peggior feccia che per me esiste in terra.-

-E' sempre degli altri la colpa, vero Malfoy?! E' completamente colpa tua, e stammi bene a sentire: non chiarirò nemmeno tra cent'anni con te, tanto meno grazie a uno stupido corso con uno stupido insegnante. Mi hai sentito?-

Draco stava per rispondere, infuriato e inacidito, ma fu qualcun altro poi a parlare; una voce conosciuta.

-Datevi la mano.-

Si girarono entrambi verso Palbo che aveva un'aria ancor più buffa di prima: si era messo un naso rosso da pagliaccio, uno di quelli che fa BOOP quando li pigi, un capello in tinta con i pantaloni colorati e un trucco bianco da vero clown. Era ridicolo, e ad Hermione non erano mai piaciuti quelli del circo, non facevano ridere.

-Come, scusi?-

-Ho detto datevi la mano.-

-Io non la tocco la mano di questa Mezzosangue.-

-Ah, eccolo il problema! Almeno questo ce l'abbiamo chiaro. Beh, datevi la mano.-

-Ho detto che non gliela tocco.-

-Draco Lucius, si da il caso che io sia l'insegnante.- assunse di botto un tono più serio e composto, rigido, voleva farsi rispettare. -E quando un insegnante dice qualcosa, l'alunno la esegue senza troppe repliche. Forza, la mano.-

Sbuffarono entrambi, ma senza un perché preciso, il cuore di Hermione prese a tamburellare a una velocità smisurata.

Bum.

Lui allunga la mano.

Bum.

La guarda.

Bum.

La fissa senza ghigni, senza smorfie, senza disgusto.

Bum.

Anche lei allunga la mano.

Bum.

Stretta sicura e salda.

Hermione non seppe spiegare di preciso cosa effettivamente accadde, ma una scossa di perfetto mix tra brividi e adrenalina ripercorse la sua spina dorsale, arrivando fino al viso e facendola arrossire in maniera spropositata. Draco se ne accorse, sorrise, non ghignò, sorrise.

E non lo sapevano, ma era cambiato già tutto.

 

Angolo dell'autrice:

Tengo a precisare che “Smascherati” è un progetto che mi hanno fatto fare alla scuola media perché avevo una classe completamente disunita e con parecchie complicazioni. E' venuto quest'uomo buffo, ricordo, e sua moglie che ci hanno fatto lavorare insieme sui problemi collettivi, e strano da credere, ma poi i rapporti tra noi compagni di sono modificati. L'idea l'ho presa da lì. 

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Capitolo 5
*** If I fall. ***


Scusatemi se questo capitolo è un po' più corto dei precedenti, ma volevo incentrare tutta l'attenzione sui primi sintomi di Hermione e la totale indifferenza di Draco riguardo al progetto che cerca di unirli. L'introduzione al volo è più che altro messa qui per il capitolo successivo, ma non vi anticipo niente. Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno commentato la FF o l'hanno aggiunta tra i preferiti/ricordati, sarò sensibile io ma mi emoziono ogni volta! Un bacione.

 

You are here, on my return.

 

Il giorno in cui la Natura ci fece incontrare,

sapeva bene ciò che stava facendo:

io penso sempre al clima esterno

e tu al clima interiore.

Robert Frost

 

#5. If I fall.

 

 

 

Draco amava volare.

Bastava salire su una scopa per entrare in un'altra dimensione, secondo lui, sentire l'aria che con la velocità diveniva fredda e penetrava all'interno delle membra, sfidare il vento a chi andava più forte e sorridere fieramente alla vittoria. Perché lui amava anche vincere, lui pretendeva di vincere. Qualunque sfida, anche la più insignificante, era un pezzo di un puzzle che serviva a montare il suo ego e ogni vittoria era l'attacco con un altro pezzo.

Lui necessitava di vincere.

Era per questo motivo che la sua sicurezza sfiorava il 100% quando si trattava di trovare un chiarimento con la Mezzosangue, poteva metterci la mano sul fuoco sul fatto che lui e la Zannuta non sarebbero mai andati d'amore e d'accordo. Lei, in questo e solo in questo, era identica a Draco: amava vincere e ne aveva davvero bisogno. E si sa che anche in chimica, due forze cariche elettricamente allo stesso modo non si uniscono; le calamite si respingono, ad esempio. Così era per loro, così sarebbe stato sempre per loro. Di questo poteva giurarci.

 

Erano passati due giorni da quando si era tenuta l'introduzione al progetto “Smascherati”, e quella stessa mattina ci sarebbe stata la prima lezione. Il nervosismo di Hermione arrivava a sfiorare un punto tale da renderla acida e nevrotica, e gli studenti Grifondoro, quando si accorgevano che la loro Capa era piuttosto di cattivo umore, preferivano tenersi a debita distanza per evitare sfuriate di vario tipo per ogni minima sciocchezza. Questo non poteva che farla spazientire il doppio; passare in Sala Comune e vedere tutti che si allontanano da te, non è una cosa molto piacevole. Così era finita a fare colazione cercando di trattenere la sua caoticità verso gli sguardi indiscreti e sprezzanti che le rivolgevano da ogni dove, e si era quasi strozzata per la furia che l'aveva indotta a bere il suo quotidiano caffè completamente bollente.

Nervosa, e con la gola in fiamme.

Non si preannunciava una bella giornata, e senza i suoi amici libri sarebbe stata ancora peggio del fatto di lavorare con chi tra tutti vi è più antipatico. Così si diresse nella stessa aula di due giorni prima e prese posto su un banco a gambe incrociate, aprendo un pesante tomo di Antiche Rune e perdendosi in quelle scritture affascinanti e complicate. Entrarono man mano tutti, per ultimo il gruppetto Serpeverde che si posizionò dall'altro lato della stanza; aveva Malfoy davanti, a molti metri di distanza e con lo spazio vuoto al centro, ma era pur sempre davanti. La ragazza fu felice di notare che McLaggen era assente, non sarebbe riuscita a sopportare anche la sua noiosa presenza. Appena entrarono i due Pettitch, chiuse il libro e lo ripose in borsa, preparandosi mentalmente al peggio del peggio.

-Buongiorno ragazzi! Spero vi ricordiate di me e di mia moglie.-

Hermione giurò di sentire un “Sì, purtroppo” provenire a bassa voce dalla fila accanto alla sua, e concordava bellamente con quel brusio. Pal era più faceto del giorno prima: si era messo una veste lunghissima che gli arrivava ai piedi, di un azzurrino sbiadito che solitamente si trova nelle camere d'ospedale, aveva una parrucca gialla intensa stile canarino a nascondere i suoi pochi capelli rimasti, e del trucco bianco sulle guance. La moglie era un po' più decorosa, nel vero senso della parola. Aveva un abito stretto con una fascia scura sotto il seno, che lo rendeva più grosso di almeno una taglia e attirava gli sguardi di alcuni studenti (Hermione fu felice che in questi non era incluso quello di Malfoy, ma non l'avrebbe mai ammesso), una parrucca azzurra che le ricadeva sulla schiena e una serie di lucine qua e là che si accendevano ad intermittenza; sembrava un albero di natale.

-Bene, oggi inizieremo i nostri esercizi. Vi prego di alzarvi e venire qui al centro dell'aula, vicino a me.-

Tutti fecero come aveva chiesto, e Pal con un movimento di bacchetta fece sparire i banchi posizionati nel perimetro, e l'aula sembro d'un tratto più spaziosa.

-Accoppiatevi con chi andate meno d'accordo.-

Era una richiesta assurda, davvero stupida. Pensava seriamente di riuscire a far mettere in coppia le persone così? Difatti nessuno lo ascoltò, Pansy si mise in coppia con Blaise (suo amico da sempre), Malfoy con Theodore Nott, Tyger e Goyle ovviamente insieme, Calì con sua gemella, Lavanda con Romilda, Colin con Oliver, e altre persone di cui non conosceva il nome si unirono. Lei rimase sola. Odiava quella solitudine, era troppo stressante da sopportare, le venne da pensare quando alle elementari si facevano le squadre in palestra e i capitani sceglievano man mano con chi stare; lei rimaneva sempre per ultima, quella per cui litigavano pur di non averla nel proprio gruppo, quella a cui infine non passavano mai la palla e scartavano a priori.

L'ultima scelta.

-Pensate di fregarmi, ragazzi? Sono nato prima di voi.-

Pal assunse un tono di voce piuttosto inquietante; tirò per una manica i ragazzi facendogli cambiare di postazione: così Pansy finì con Oliver, Blaise con Colin, Theodore con Calì, Padma con Tyger, Goyle con una Angelina, e... Malfoy insieme a lei. Le si accostò bruscamente dandole una spallata che la fece barcollare un attimo, lo guardò pronta a rimbeccarlo ma lui fu più veloce.

-Non dire un cazzo, Mezzosangue, o giuro che ti uccido all'istante. Statti zitta.-

Non fece in tempo a rispondere che Palbo li fece posizionare sempre a coppie in fila orizzontale, uno di fianco all'altro, e si mise davanti a loro.

-Allora, questa è la prima e l'ultima volta che mi prendete in giro, sono stato chiaro? Dunque, in questa settimana faremo degli esercizi sulla fiducia.- iniziò a camminare lentamente guardando in faccia tutti gli studenti. Hermione paragonò quella scena alla stessa che aveva visto in un film babbano, quando il comandante parlava ai suoi soldati messi come erano loro ora.

-La fiducia è un sentimento reciproco che sta alla base di ogni rapporto di amicizia. E' fondamentale, per questo noi ci eserciteremo affinché voi lo comprendiate in pieno. Ma basta parlare, mettiamoci al lavoro: il più leggero della coppia si metta davanti al suo compagno rivolgendogli le spalle.-

Hermione, rossa in viso almeno quanto lo stemma della sua casata, guardò Draco e cercò di decifrare i suoi occhi che emanavano scintille da ogni parte; si vedeva che non voleva stare lì, non a fare quella roba, non con lei. Senza dire niente e intuendo di essere più leggera di qualche chilo di Malfoy, si mise timidamente davanti a lui senza toccarlo rivolgendogli le spalle.

-Che cazzo stai facendo?-

Un bisbiglio proveniente da dietro la fece rabbrividire un attimo.

-Eseguo gli ordini.-

-Gli ordini?-

-Il professore ha detto che il più leggero della coppia deve mettersi davanti all'altro, e così ho fatto.- parlò guardando davanti a sé approfittando del brusio che si era espanso nell'aula; non aveva il coraggio di girarsi e affrontare la freddezza di quegli occhi.

-E cosa ti fa pensare che sia tu la più leggera, Granger?- il ragazzo sussurrò appena, soddisfatto per l'incertezza delle risposte della ragazza.

-Perché tu sei più alto, e sei un ragazzo.-

-Non c'entra, il tuo groviglio di capelli ti farà risultare di almeno tre chili in più sulla bilancia, e così sfori circa gli ottanta chili.-

Le stava dando della grassa?

Hermione non si era mai posta il problema del peso, seriamente; sin da piccola la sua corporatura era sempre stata snella, era una ragazza magra avendo ripreso dai sui genitori, entrambi piccoletti.

I capelli.

I denti.

Il sangue.

Ma proprio l'obesità non era inclusa tra i problemi per cui gli altri potevano prenderla in giro, e Draco sapeva questo, il fisico della Mezzosangue era l'unica cosa guardabile di quest'ultima (se non fosse ricoperto da venti o trenta strati di vestiti scuri e decisamente poco femminili), però in qualche modo doveva insultarla sempre e comunque. Lei non fece in tempo a rispondere per le rime che Palbo si piazzò davanti a loro guardandoli entrambi negli occhi.

-Qualcosa non va qui?- aveva sostituito la parrucca gialla e riccia con una verde sgargiante e lunga fino a metà schiena, Hermione era sempre più propensa al pensiero che quell'uomo avesse qualche rotella fuori posto.

-Ehm... No professore, ci scusi.- fu lei a parlare anticipando il biondo che sprizzava insulti per ogni persona presente in quell'aula da tutti i pori.

-Ma come “professore”?- rise Palbo -vi ho detto di chiamarmi Pal, ragazzi. Sennò mi fate sentire vecchio!- comparve sua moglie da dietro e iniziò a ridere di gusto con lui. Il brusio si ammutolì per osservare lo spettacolo dei due coniugi letteralmente fuori di testa che ridevano alle “battute” dell'altro per non lasciarlo marcire solo nello sconforto del silenzio post-battuta. Hermione sorrise per risultare quantomeno educata, Draco fece una smorfia per sottolineare la ridicolezza di quella scena pietosa.

Palbo si schiarì la gola e si ricompose seguito, come sempre, da Lucy.

-Va bene, basta chiacchiere. Vi mostriamo cosa dovete fare per fidarvi del vostro compagno.- così Lucy si posizionò davanti a suo marito dandogli le spalle, come erano messi tutti loro in quel momento a coppie, la distanziava da esso circa un metro o poco meno. Allargò le braccia in fuori e chiuse gli occhi, si lasciò andare all'indietro e cadde tra le mani di Palbo che la prese al volo da sotto le ascelle e la riaccompagnò lentamente in piedi; la donna si girò sorridente e diede un bacio a schiocco al marito, davanti agli sguardi allibiti di tutti i presenti.

Ora Malfoy mi lascia cadere a terra.

Hermione ne era sicura; si sarebbe lasciata andare con una piccola percentuale di speranza che lui l'avrebbe afferrata prima che cadesse al suolo, ma in realtà Draco avrebbe soddisfatto le sue preoccupazioni facendola sfracellare a terra.

Dai Hermione, è solo una botta con la schiena.

Si stava preparando psicologicamente al peggio, quando sentì un tonfo alla sua destra; tutti si girarono nella stessa direzione e c'era Calì a terra che si massaggiava convulsamente la schiena trattenendo a stento le lacrime, e dietro Theodore che era piegato in due dal ridere e si teneva la pancia per il dolore provocato dalle risate.

-Oddio... Tu! TU!- e rise -tu sei caduta come...- rise più forte e venne seguito da Blaise che si appoggiò a una parete per evitare di cadere -come... Accidenti, non trovo il paragone!- anche Draco esplose con loro e si aggrappò alla spalla di Blaise per sorreggersi. Hermione sbuffò, impaurita e spazientita.

Sarebbe stata quella la sua bella figura.

Ben presto tutti cominciarono a ridere, anche i meno sospettati; la sua amica Lavanda iniziò a cinguettare emettendo versi da gallina spelacchiata, in seguito Pansy che si unì agli altri Serpeverde, Tyger e Goyle non avevano ben capito cose fosse successo ma si misero a sghignazzare per non sentirsi esclusi dalla massa. Lucy raggiunse di corsa Calì ancora a terra e la aiutò ad alzarsi in piedi, conducendola fuori verso l'infermeria. Palbo si incupì; i suoi lineamenti solitamente buffi e allegri si irrigidirono, il suo viso, sebbene ancora ridicolo per i vari gadget che lo coprivano, si incorniciò con un sorriso palesemente falso rivolto a Theodore che ancora stava a terra.

-Tu, ragazzo, vieni con me.-

Nott alzò la faccia da terra e si diede un forte pizzico alla mano per smetterla di ridere, ma niente... Uscivano da sole, non riusciva a controllarle, era tutto più forte della sua volontà. Si alzò da terra e tutti smisero di fare baccano, si zittirono e Hermione sentì Draco tornare dietro a lei, ne sentiva il calore. Theodore uscì dalla stanza asciugandosi due lacrime che involontariamente gli erano uscite dagli occhi, e si diresse fuori con Palbo che guardò minaccioso il resto dei presenti in aula.

-Se sento rumore, farete la sua stessa fine.-

Fine?

Uscì di scena lasciando una curiosità spaventosa nelle menti dei ragazzi; che avrebbe fatto a Theodore?

-Ehi Granger, che ne dici se fai la stessa fine della Patil?-

Una voce penetrante sentì, la sentì vicino, accanto; Draco le parlava all'orecchio, toccando appena col petto la schiena di lei che esplodeva di brividi.

-Poteva farsi seriamente male, Malfoy. Bastava che sbattesse la testa e potevamo giocarcela.- guardava dritto davanti a sé un punto imprecisato della parete, era troppo spoglia quell'aula. Draco distese il ghigno e soffiò leggermente l'aria dal naso, particolare che a Hermione non sfuggì per niente.

-Forse era proprio questo l'intento di Theo, non credi?-

La ragazza strabuzzò gli occhi e si allontanò di poco da lui per l'improvviso nervosismo ad averlo così vicino; così stronzo, così disumano.

Rientrò Palbo e Draco arretrò di un passo, non c'era Nott.

-Bene, fate come ha fatto mia moglie prima. Il compagno davanti allarghi le braccia...-

Hermione tirò un lungo sospiro e allargò a una lentezza non voluta le braccia fino a portarle parallelamente alle spalle; -...chiudete gli occhi...-; chiuse gli occhi concentrandosi sui battiti del cuore che minacciavano di farlo esplodere e uscire dal petto; -...e lasciatevi andare...-. Palbo era riuscito a creare un'atmosfera di completa e totale tranquillità, potevano sentirsi in aula solamente dei respiri accennati causati dalla paura dei compagni davanti di fare la stessa fine di Calì; ma insieme c'era l'emozione, la curiosità nello scoprire la fiducia. Hermione sapeva bene che se Draco avesse voluto, l'avrebbe lasciata a terra senza nessun timore di un'eventuale punizione, per questo temeva quella fiducia più di tutti gli altri. Qualcosa in lei si mosse, la aiutò: e così si lasciò andare all'indietro. Il tragitto fu così veloce che Hermione non realizzò di essere finita tra delle braccia. Draco l'aveva presa, l'aveva afferrata senza nessun particolare sforzo o fatica, non l'aveva fatta cadere a terra e non le aveva permesso di essere schernita da più di metà classe.

In un certo senso, Draco l'aveva salvata.

Hermione sorrise e quando fu riaccompagnata in posizione eretta da lui, si girò per guardarlo; ma si era già dileguato, stava uscendo dall'aula, perché nel trambusto di emozioni per la sorpresa non si era accorta che Palbo aveva detto -la lezione è finita, andate.-.

Fu quasi contenta di non doverlo ringraziare, del resto Malfoy aveva solo eseguito un compito; ma non si preoccupò di nient'altro: né della povera Calì che giaceva in infermeria con un livido violaceo e grosso come uno Schiopodo sulla schiena, né della non conosciuta ma preoccupante fine di Theodore Nott, perché aveva un vuoto dentro.

Quando si era girata e Malfoy se n'era andato, il buio aveva oscurato il volto di Hermione.

Sola senza lui. 

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Capitolo 6
*** In your shoes ***



Cari ragazzi, non so cosa sia successo. Non aggiorno dal 2011, e oggi è successo così. Dal nulla, di punto in bianco. Fareste bene a insultarmi...
 

#6. In your shoes.


 

"Vi è un grado di falsità incallita, che si chiama coscienza pulita. "

Friedrich W. Nietzsche


 


 

-Signorina Granger, giusto?-

Hermione sentì il suo nome e come una calamita voltò il viso in direzione della fonte; si stava dirigendo alla lezione di Trasfigurazione Avanzata ed era anche qualche minuto in ritardo per colpa dei suoi strani sogni che non avevano smesso di deturparle le notti e che le rendevano difficili compiti apparentemente banali come alzarsi dal letto.

-Sì? -

Palbo Pattitch le andò incontro con un sorriso amichevole piantato sul viso, un sorriso che da tempo aveva dimenticato, e un brivido leggero le passò lungo la spina dorsale: cosa voleva quell'uomo, adesso?

-Spero di poterti chiamare Hermione e poterti dare del "tu". - La ragazza annuì in modo poco convincente, sperando di poter sbrigare al più presto quella conversazione, abbastanza intimorita dagli sguardi degli studenti che attraversavano il corridoio e li scrutavano incuriositi. 
-Ti ruberò solo qualche minuto. - Continuò lui – Ma sono venuto a conoscenza dei "precedenti" di Draco Lucius Malfoy, al quale tu sei accoppiata, e ritengo doveroso doverti dire delle cose. -

Hermione impallidì. Strinse i libri al petto in fare possessivo, artigliando le unghie alle copertine polverose e rigide di quei pesanti tomi, compagni delle sue avventure. Non rispose, aspettando che Palbo proseguisse.

-Capisco perfettamente la situazione in cui ti trovi: essere appena uscita da una guerra dopo averla combattuta in prima persona, trovarsi qui senza più i tuoi famosi compagni di vita, sentirsi spaccata in due tra il dover proseguire gli studi e il cercare di condurre un'esistenza normale, dopo tutti questi anni di anormalità... - Fece una pausa, e la riccia si accigliò leggermente scuotendo appena la testa, tentando di replicare come per difesa personale.
-Ma veramente signore io... -
-Ti prego, Hermione, fammi finire. - Asserì lui con un cipiglio torvo, assumendo nella frazione di un secondo quella sua solita espressione seria e composta che usava sfoggiare quando stava per essere contraddetto. La ragazza mandò giù il boccone annuendo, e Palbo continuò a parlare.
Quel giorno era vestito in modo normale, e almeno questo un po' la rincuorava: se avesse voluto farle una ramanzina sul senso della vita con un cappello a cilindro dal quale estrarre un coniglio, probabilmente sarebbe stato ancora meno credibile.

-Sarò sincero con te: prima di entrare nella vostra aula mi sono personalmente accertato di alcune cose, e mi sono informato dei vostri disguidi, incluso quello tra te e il signor Malfoy. So benissimo che lui non è un soggetto facile, e per questo motivo voglio dirti che se non te la senti puoi abbandonare il corso. Ho parlato con la preside McGranitt e lei ha acconsentito a questa mia proposta. Pensiamo che sia più importante che ora tu stia bene, Hermione, e forse i problemi che può causarti Draco al momento possono soltanto sfavorirti.-
Era amichevole, si vedeva che era sincero, ma Hermione poteva sentire ugualmente il gelo scorrere nelle sue vene al posto del sangue. Questo suo modo di parlare apertamente esplicito era un dono, sicuramente, ma anche qualcosa che la metteva in difficoltà.

Cosa avrebbe dovuto rispondergli?
"No guardi, lei ha ragione ma in questo momento sono sola più che mai."? 
Oppure "Malfoy mi odia ma è l'unico che parla con me, anche solo per insultarmi"?

Palbo la guardava intensamente, e quei suoi piccoli occhi scuri la penetravano alla ricerca di una risposta. Così prese coraggio, pensando a tutte le cose che aveva dovuto affrontare nel suo passato, cose giganti rispetto a quel – letteralmente – piccolo uomo.
-La ringrazio dell'offerta, signore. - Gli rispose tornando calma, padrona di se stessa, ignorando le sue precedenti richieste di darsi del "tu" – Ma credo che sia giusto per me proseguire il corso. Sebbene io rimanga cinica sulla sua utilità, devo restare come fanno gli altri studenti, e portarlo a termine. Non ho paura di Malfoy, dopotutto. - Concluse la Grifondoro cercando di recitare al meglio, risparmiandogli un sorriso quanto più incoraggiante possibile, cercando di trasmettere a quel piccolo ometto tutta la sicurezza che in realtà in quel momento non aveva.
E sicuramente, non si sarebbe mai e poi mai messa ad analizzare quel suo atto masochistico, consapevole di non sapere il motivo della sua scelta, della sua confusione mentale, della sua tremenda solitudine, del suo... bisogno? Si morse un labbro internamente, notando le larghe sopracciglia scure di Pal inarcarsi per scrutarla.

Mi sa che non se l'è bevuta.

- Perfetto allora! - Esclamò l'uomo raddrizzandosi sulla schiena improvvisamente pieno di gioia – Ci vediamo dopo. - Le disse allontanandosi.
Hermione, ogni secondo più confusa, decise di non pensare mai più a quella conversazione.


 

***


 

Theodore Nott era furioso.
La sua rabbia trasudava da ogni poro del suo corpo, perfino il sudore che imperlava la sua fronte all'interno di quelle quattro mura pareva livido di rancore e vendetta.

Quell'idiota di Palbo.

Aveva davvero esaminato le possibilità di un omicidio, in quei due giorni in infermeria, a dover stare accanto a quella civetta di Calì Patil che probabilmente aveva soltanto finto ogni dolore pur di saltare le lezioni e di farsi compatire dalla gente, che ogni tanto si lamentava come una gallina ferita pretendendo attenzioni e medicine con un flebile grugnito della voce, viziata come non mai.
Palbo lo aveva costretto a prendersi cura di lei, vietando categoricamente alle addette all'infermeria anche solo di avvicinarsi alla ragazza dolorante.

Lui.

Lui doveva accudirla, quando non accudiva nemmeno se stesso.
Doveva darle da mangiare, quando i suoi personali pasti in genere consistevano in pacchetti poco salutari di patatine e caramelle gommose.
Doveva ricordarsi di farle prendere la medicina e accertarsi che stesse comoda a letto.
Tutto questo lo mandava su tutte le furie, specialmente perché il soggetto era lei... quella ragazzina da quattro soldi, insulsa e insignificante.

- Nott, è inutile che mi guardi male. Te la sei cercata tu. -
Theodore parve destarsi da un sonno ambulante focalizzando il tutto intorno a lui: l'infermeria, dei letti vuoti, il muro sfregiato dove stava poggiato, e lei a qualche metro di distanza, sdraiata comodamente.
Seriamente? - Le rispose inarcando un sopracciglio, assumendo il tono più sprezzante possibile – Davvero vuoi anche rivolgermi la parola? Di grazia che non ti ho schiantata, prima o poi ti somministro il veleno. - Sputò acidamente afferrando una sedia malconcia per sedersi su essa al contrario, incrociando le braccia sul suo schienale, improvvisamente di nuovo molto nervoso.
- Sei ridicolo – Asserì Calì, suscitando un po' di stupore in lui – Soltanto per farti apprezzare da quei quattro idioti dei tuoi amici ti sei beccato una bella punizione, e ora ti giuro quanto è vero che ho una gemella che tenterò di stare qui dentro più tempo possibile, soltanto per vederti lì, annoiato e arrabbiato, completamente inerme e indifeso. - Concluse la ragazza con un'espressione davvero non da lei, divenuta cattiva e sprezzante.
Nott giurò di avvertire il proprio autocontrollo spezzarsi come una barretta di cioccolato, e balzò in piedi puntando la bacchetta in sua direzione.
- Maledetta! Chi ti credi di essere? - Gridò pronto per lanciare un incantesimo, quando un'altra voce sovrastò le loro, rimbombando nelle mura della stanza.
- Datevi la mano! -
I ragazzi si bloccarono insieme come pietrificati voltandosi in direzione del solito strano professore, Theodore con la bacchetta a mezz'aria e Calì intenta ancora a trattenere il respiro.
- Siete sordi? Ho detto: datevi la mano, subito. - Ripeté Pal, in piedi all'uscio della porta.
Theodore tremava livido di rabbia, e ripose con gesti accurati la bacchetta molto lentamente all'interno della tasca.
Lei non sapeva davvero cosa dire.
- Io non tocco la mano di questa lurida. - Rispose dopo qualche istante, carico di astio.
Calì, in qualche piccolo remoto angolo del suo cuore, giurò di sentirsi davvero offesa, ma non fece in tempo a dire niente.
- Molto bene. - Rispose al suo posto Palbo – Allora, signorino Nott, ti prego di seguirmi ancora una volta. -


 

***


 

- Buongiorno ragazzi! -

A parlare fu Lucy, e il brusìo si scemò. Hermione alzò la testa alla ricerca visiva del marito di lei, che non riuscì a trovare; così si fisso sulla figura della donna, vietandosi categoricamente di cercare qualcos altro, o qualcun altro.
- Oggi Palbo non sarà presente, ha un impegno più urgente. Ma non temete: so bene come fa il suo lavoro. - Disse lei a gran voce mostrando il suo sorriso imperfetto, dolce nella sua inquietudine, per niente rassicurante.
Hermione vide con la coda dell'occhio Draco fare una smorfia, poggiato a braccia conserte alla parete, con i jeans scuri, la camicia, il golf e la cravatta verde, senza il mantello.
Con la coda dell'occhio, eh...
Dunque l'esercizio che faremo oggi sarà forse uno dei più complicati e... dolorosi, forse, a livello emotivo ovviamente. Vi chiedo solamente di pazientare, perché senza la lezione di quest'oggi non potremmo davvero andare avanti. Riprendete posto con la vostra metà. - Disse Lucy facendo un passo indietro e congratulandosi con se stessa per quella ultima frase-frecciatina, che sicuramente aveva fatto breccia su tutti.
Hermione si girò verso Draco che la stava fissando serio, quasi leggermente schifato, mentre si avvicinava verso di lei, e mentre tutti gli altri si spostavano come bradipi, per niente vogliosi o curiosi di ciò che li aspettava.
La affiancò senza dire una parola.

- Bene. - Lucy prese a camminare con le mani incrociate dietro la schiena di fronte a loro, come quei vecchietti al parco che fanno lunghe passeggiate – Voi vi odiate l'un l'altro così tanto per una serie di motivi, ma ce n'è sicuramente uno che vi irrita particolarmente della persona che avete affianco. Oggi vorrei che vi avvicinaste a quegli scatoloni – Disse indicandoli con un dito – dove dentro vi sono parrucche, vestiti e altre cose del genere, vi travestiste quanto più possibile da vostro compagno "odiato", e imitaste a gran voce ciò che non sopportate maggiormente. Questo servirà all'altra persona per capire il punto di vista altrui direttamente, vivendolo: anche se so che l'impatto emotivo sarà spiacevole.
Avanti, iniziate! - Disse felicemente, come se non vedesse l'ora di assistere a quel teatrino dell'orrore, dove tutti avrebbero sparato a zero su tutti, dove chiunque si sarebbe sentito a disagio con chiunque, speranzoso di essere in qualunque parte del mondo, ma non lì.

Hermione si sentiva male.

La sua mente era come annebbiata.

Stava per vedersi sputtanare letteralmente dal personaggio più infido della scuola, e stava per sputtanarlo a sua volta.
Sapeva che non se lo sarebbero mai perdonato a vicenda.
Si avvicinò timidamente allo scatolone con le ginocchia un po' tremanti e instabili, e prese una parrucca bionda dal taglio corto e un mantello scuro, mettendo tutto sotto braccio e rintanandosi un po' nell'ombra, aspettando le esibizioni degli altri.
Il clima sembrava leggero: quando Oliver fece l'imitazione di Pansy con uno specchietto e dei trucchi, atteggiandosi con una voce volutamente fastidiosa e acuta, tutti risero a gran voce. La stessa Pansy sorrise, sollecitata dalle gomitate dei suoi amici Serpeverde. Anche quando Blaise iniziò a fotografare ogni cosa a manetta per mostrare il suo odio verso il flash continuo di Colin Canon tutti risero, e quest'ultimo annuì abbastanza divertito.
Poi venne il loro turno.
Hermione lanciò un'occhiata a Draco; il clima era sereno, non si erano nemmeno insultati quel giorno, sperava davvero dentro di sé che non avrebbe esagerato, e in tal modo non lo avrebbe fatto nemmeno lei di conseguenza.
Forse quello davvero era il primo passo verso un qualche tipo di convivenza pacifica tra loro.
Malfoy indossò una parrucca gigantesca e riccissima, folta, incolta, davvero esagerata; afferrò cinque o sei libri dei più pesanti e si abbottonò il mantello fino al mento, quasi da non poter più respirare. Si posizionò al centro esatto della stanza schiarendosi la voce per tirarne fuori una più simile a una lamentela, parlando senza alcun freno.

- Ciao a tutti, sono Hermione Granger. I miei hobby sono studiare, studiare, studiare... – Iniziò a dire mentre le risate prepotenti degli Slytherin già inondavano la stanza - ...studiare, ancora studiare, ficcare il naso negli affari degli altri, credermi superiore a tutti e ogni tanto salvare il mondo magico per poi tornare ad Hogwarts per vantarmene. Ah, ve l'ho detto che mi piace studiare? - Concluse così la sua performance ghignando soddisfatto in direzione degli amici, lanciando la parrucca a Blaise che l'afferrò felicemente andando a complimentarsi con lui, mentre Malfoy si girò allegro verso la Granger, conscio di trovarla lì così: inerme, impallidita, e poi fiera e combattiva come sempre, pronta a non dargliela vinta.
Ma non la vide.
Non era lì.
Non c'era da nessuna parte.
Draco aggrottò la fronte mentre Lucy dichiarò la fine della lezione, e uscì come spaesato, davvero confuso.
Ma non fece in tempo a realizzare i suoi pensieri che la vide lì, seduta su un muretto in cortile, intenta a guardare il nulla, con un flebile raggio di sole a dipingerle le guance, con i suoi pesanti libri in terra e il mantello adagiato al suo fianco. Le si avvicinò un po' incerto.

- Granger. - Asserì austero, ma la ragazza nemmeno lo guardò in faccia.
- Vattene, idiota. - Gli rispose fissando dritta davanti a sé, e il Serpeverde ghignò soddisfatto.
- Eccola la solita Mezzosangue acida e combattiva. Per un attimo pensavo di averti offesa! - Disse come se fosse una battuta, una barzelletta, ma il volto di Hermione sembrava pervaso da mille emozioni tranne che quella che si ha nell'udire una barzelletta. Si voltò livida di rabbia scendendo dal muretto e procedendo verso di lui con il dito puntato in direzione del suo viso.
- Tu, brutto maleducato che non sei altro, come diavolo ti permetti?! - Iniziò ad urlare quasi in modo incontrollabile – Mi hai umiliata davanti a tutti, e ti stupisci se mi offendo? Ma che hai dentro il cervello?! Sarò una Mezzosangue, sarò una che studia troppo per i tuoi gusti, sarò saccente e perfezionista, ma sono pur sempre una ragazza, stupido furetto! E ringrazia che ho un po' di materia grigia, altrimenti sai come ti umiliavo davanti a tutti, lì in mezzo?!- Gridò ancora incontrollabilmente con la fronte aggrottata, le gote arrossate e il fiato corto, vicina a lui più di quanto fosse mai stata, piena di astio, di rancore.

Malfoy aspettò qualche istante, un po' perplesso e abbastanza sulla difensiva.

- Che cavolo ti aspettavi, Granger? Che improvvisamente ti elogiassi, ti facessi un complimento? Sai quello che penso di te, e l'esercizio era proprio questo! -
- L'esercizio, mio caro Malfoy, era fare qualcosa di costruttivo per far capire all'altro cosa sbaglia, e tu l'hai trasformato in una commedia idiota per i tuoi amici idioti! So cosa pensi di me – Proseguì lei, ogni secondo più furiosa, giurando di poter quasi sentire le lacrime lì lì per affacciarsi sui suoi occhi – ma c'era di bisogno di spiattellarlo davanti a tutti, dopo che me lo ripeti ogni santo giorno?! Bravo, complimenti, ce l'hai fatta. - Concluse afferrando le sue cose da terra e dandogli le spalle, decisa ad andarsene, quando le parole di lui le fecero gelare il sangue nelle vene.
- Cazzo, Granger, allora perché sei stata così stupida da rifiutare l'offerta di quell'idiota di Pattitch stamattina?! -
Hermione serrò gli occhi, nascosta dallo sguardo di lui, bloccando il passo e rimanendo come pietrificata.
Aveva sentito la conversazione...
Sì, ho sentito. - Continuò lui come rispondendo alle sue domande implicite, parlando praticamente con la sua schiena – E, come hai visto, non sono intervenuto. Quindi fatti due domande. - Disse facendo improvvisamente aggrottare la fronte alla Grifondoro.
Non stava capendo, non aveva capito... Si voltò improvvisamente per approfondire quella questione, ma Malfoy si era già dileguato. 

 

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Capitolo 7
*** Fly. ***


You are here, on my return.


Capitolo più corto, ma mi serve davvero come introduzione a quello successivo, in cui ne vedremo delle belle! Se vi va di recensire, ogni consiglio è ben accetto, per sapere se dopo tutto questo tempo devo proseguire la storia. Grazie in anticipo! 

 

#8. Fly.

 

 

"Prepararsi ad evacuare l'anima..."
Marla Singer

 

 

"Cara Ginny,
il tempo passa e mi sento sola come non mai.
Sapevi quanta voglia avevo di tornare ad Hogwarts, di proseguire gli studi, di guadagnarmi davvero qualcosa senza avere tutto già a portata di mano, come una specie di ricompensa.
Ebbene, adesso sono qui, e niente è più come prima.
Hanno rimesso a posto la scuola: è identica a quando ci stavamo noi, come se la guerra non avesse lasciato nessuna traccia di se stessa. Il campo da Quidditch è bello e nuovo, le uniformi son sempre le stesse, i fantasmi ci fanno ancora compagnia a pranzo e a cena, eppure a me sembra tutto così diverso...
Nessuno parla con me, e non capisco perché. Sai che non mi piace fare la vittima e piangermi addosso, ma da quando sono qui sono riuscita a scambiarmi due parole soltanto con Neville.
Come se questo non bastasse, come se già non sentissi la mancanza tua, di Ron e di Harry come un peso incalcolabile, la professoressa McGranitt ci ha reso obbligatorio un corso a dir poco disdicevole: ti accenno soltanto che il mio compagno è Malfoy, e puoi capire quanto tutto questo sia inaccettabile.
Anche con lui scambio due parole, certo, e puoi immaginare da sola su cosa vertano.
Spero che tu stia bene, e ti prego di dire ad Harry di mandarmi una lettera ogni tanto che non mi offendo!
A presto,
Hermione."

La ragazza leccò il bordo della busta e la sigillò con un incantesimo non verbale, accarezzando la testolina del gufo sul bordo della finestra della sua grande stanza. Gliela mise in bocca sussurrando – La tana – e questo partì. Andò a guardarsi allo specchio: non aveva una gran bella cera, il peso della malinconia si leggeva attraverso i suoi occhi come una delle sbronze più colossali; i suoi capelli, inoltre, sembravano aver preso la scossa. Sbuffò sonoramente raccogliendoli in una coda alta, sentendosi improvvisamente più vulnerabile col viso scoperto.
Il sole era alto, quel giorno, e faceva quasi caldo; perciò Hermione scese a lezione con la solita gonnellina dell'uniforme, delle calze troppo scure, la camicia abbottonata fino all'ultimo e la cravatta rosso-oro, lasciando il resto in camera. Scese lentamente le scale che conducevano a quella stupida aula, con quello stupido professore, che gli faceva perdere del preziosissimo tempo di studio per favorire qualcosa che non sarebbe mai successo.
Erano passati altri due giorni dall'ultima lezione di "Smascherati", e non aveva incrociato Malfoy neanche per sbaglio.
Un po' di tregua non le aveva fatto per niente male, psicologicamente parlando.
Arrivò in aula trovando tutti già lì dentro, e si accostò al muro fingendo di essere invisibile; giurò di non trovare il Furetto da nessuna parte in quella stanza.
Buongiorno ragazzi, vi chiedo scusa se mi sono assentato all'ultima lezione. So che mia moglie vi ha fatto proseguire con uno degli esercizi più complicati, e non a tutti è andato bene... - A parlare fu Palbo scrutando come sospettoso tutti i presenti di fronte a lui, soffermandosi poi sulla figura di Hermione che arrossì violentemente. La ragazza riprese possesso di se stessa solo quando notò i pantaloni a fiorellini sulle piccole gambe tocce di quell'uomo, accompagnati da una camicia colorata con delle palme gigantesche, un cordino legato alla fronte e dei grandi occhiali rossi rotondi, come quelli per cui Harry era stato vittima di offese durante gli anni: sicuramente non era lei a doversi vergognare.
Ad ogni modo, oggi andremo un po' all'aria aperta, che ne dite? - Domandò senza aspettarsi davvero una risposta, proseguendo a camminare verso l'uscita, seguito da Lucy e da tutti i presenti. Hermione aspettò di piazzarsi per ultima in fondo alla fila, ormai certa che Malfoy fosse assente.
Dunque – Riprese Palbo una volta in cortile, sotto il sole – Se ieri abbiamo analizzato cosa dell'altra persona non ci piace maggiormente, oggi scopriremo qual è la sua passione. Ognuno di noi ne ha una, e condividerla è il primo passo per... beh, per un'amicizia! - Asserì improvvisamente felice, scoppiando in una fragorosa risata assieme a sua moglie, che quel giorno indossava un costume da bagno intero di un rosa pallido che rivelava le sue gambe dritte e bianche al limite del cadaverico.
Hermione fu pervasa da un brivido d'orrore a quella scena, sentendo la pelle d'oca farsi spazio sotto la camicia leggera.
E' ridicolo. -
Lo sentì sprezzante, freddo, glaciale, teatrale. Lo sentì soffiare da una voce anche troppo conosciuta e poco apprezzata, da una voce calcolata che non si azzardava a sbagliare il tono in cui dovevano uscire le sue parole.
La Grifondoro si voltò appena trovandolo lì, il suo più grande nemico, alle sue spalle che osservava la scena schifato.
Malfoy, che diavolo...?! -
Che vuoi, Granger? - Rispose lui inarcando un sopracciglio.
Fino a dieci secondi fa non c'eri! -
Ebbene, ora sono qui. Vuoi abbassare quella voce da gallina o vuoi farti sentire anche dal Platano Picchiatore? -
Hermione s'innervosì nella frazione di un secondo, serrando i denti per evitare di schiantarlo da lì a un attimo.
Smettila. Di. Parlarmi. In. Questo. Modo. - Gli disse con lentezza voluta e calcolata, fissandolo furiosa con gli occhi leggermente assottigliati come una vera serpe, e i pugni stretti senza volerlo.
Draco, in tutta risposta, ghignò divertito da quella scena, guardandola in volto per la prima volta in quella giornata.
Attenzione, la piccola Grifondoro si scalda! - Le disse sorridendo, convinto di colpirla anche senza offenderla.
E infatti ci riuscì, perché Hermione era fuori di testa, dentro di sé poteva sentire un trambusto di suoni e rumori senza alcun senso, e tutto a causa della rabbia repressa accumulatasi nei confrondit di quel viziato di Draco Malfoy. L'odio che iniziava a covare verso di lui era qualcosa di inspiegabile e pericoloso, qualcosa che dal giorno precedente era esploso più che al terzo anno, quando gli aveva scagliato un pugno in faccia.
Ehm, ehm... -
Si voltarono entrambi verso Palbo, che si era avvicinato piazzandosi di fronte a loro senza che se ne accorgessero, sotto gli sguardi pesanti di tutti i loro compagni e perfino quello di Lucy, che intanto si era messa una parrucca turchina.
Mi dispiace tanto di aver interrotto la vostra conversazione – Disse ironico – ma qui c'è gente che vorrebbe far lezione. Quindi se non vi dispiace, proseguite con l'esercizio che ho spiegato. -
Io non condividerò la mia passione con questa pazza. - Rispose arrogante Malfoy, più alto abbondantemente di quel piccolo uomo, parlando sprezzante e fissandolo negli occhi come a sfidarlo.
Palbo parve accettare la sfida, perché sorrise tra sé e sé e tirò fuori la bacchetta puntandola verso entrambi.
Molto bene, allora dovrò rimediare diversamente. - Parlò agitandola poi con un movimento circolare, pronunciando un incantesimo non verbale che fece schizzare in loro direzione delle piccole scintille dorate. Hermione chiuse gli occhi parandosi istintivamente il viso, presa alla sprovvista, ma prima che analizzasse a fondo che un insegnante stava usando della magia contro gli studenti, si rese conto di esserne uscita illesa: nessun dolore, niente di niente. Tolse il braccio dagli occhi sbattendoli più volte per focalizzare la scena intorno a sé: i compagni erano sempre lì, Malfoy sempre alla sua destra, e Palbo di fronte a loro.
Vi odiate così tanto che ho deciso di farvi passare un po' di tempo insieme: avete una specie di corda invisibile che lega i vostri corpi, non potrete allontanarvi l'un l'altro per più di un metro e mezzo fino al tramonto. Magari la prossima volta mi ascolterai, signor Malfoy. - Disse l'uomo scrutando Draco da sopra gli occhiali, prima di allontanarsi insieme al gruppo.
Hermione era allibita, Draco più furioso che mai.
Un attimo, che cavolo significa?! - Urlò allargando le braccia – Oggi io ho la partita di Quidditch, e non posso stare appiccicato a lei! - Disse furibondo, fuori di sé davvero, reprimendo il più possibile l'istinto di lanciare una maledizione cruciatus a quell'idiota. Ma Pal parve far finta di niente, sparendo in mezzo alla foresta insieme ai loro compagni, che li fissavano con le espressioni più compassionevoli e mortificate della storia.
Hermione cercò di immagazzinare più aria possibile, convinta di essere rimasta in apnea per qualche buona manciata di minuti, vedendo affacciarsi alla sua mente tutte le immagini di lei e il Furetto legati per chissà ancora quante ore.
Si appoggiarono insieme al muro, uno di fianco all'altro, fissando in trance dei punti imprecisati, entrambi esterrefatti e scioccati.
Questa è una tragedia. -
Una vera catastrofe. -
E adesso che facciamo? -
Dobbiamo andare a denunciare questa cosa. La professoressa McGranitt sarà contraria a questo trattamento! E' illegale! -
Granger, è propria la Megera McGranitt che ha approvato questo stupido corso, e quindi avrà approvato anche i metodi di quel matto. -
Io non credo, Malfoy! Ti sembra possibile? Il regolamento di Hogwarts è chiarissimo su questo punto! E' vietato utilizzare la magia sugli studenti, sia ai fini del lavoro scolastico che per uso personale e/o dimostrativo. I trasgressori saranno puniti. -
Svegliati, Mezzosangue! - Rispose Draco fissandola innervosito – Le cose sono cambiate, non lo vedi? Questa pseudo-psicoterapia di massa è anche perché pensano che siamo tutti distrutti dalla guerra, e credi che il regolamento sia più importante di "qualcosa per il nostro bene"? - Domandò ironico scuotendo la testa e sbuffando sonoramente, portandosi le mani tra i capelli.
Non c'è niente da fare. - Proseguì poco dopo – Dobbiamo fare come ha detto il tizio, ma fidati che gliela farò pagare. -

 

***

 

- Pal... Sei sicuro di aver fatto la cosa giusta? - Sussurrò Lucy all'orecchio del partner, mentre si facevano spazio tra le foglie secche della foresta seguiti dalla classe.
Era l'unico modo, Lucy. Quei due hanno dei seri problemi repressi da diversi anni... Lui figlio di Mangiamorte, obbligato a dei rigidi schemi morali di una famiglia aristocratica; lei ha contribuito alla distruzione della sua vita! I suoi genitori sono ad Azkaban per colpa di Hermione Granger, capisci? - Domandò in modo quasi incontrollabile, diventando più rosso del normale come preso personalmente da quella storia, vivendola quasi in prima persona.
La moglie annuì, rabbuiandosi un po' interiormente.
Quella loro conversazione attirò un po' l'attenzione di Blaise Zabini, di qualche metro indietro rispetto a loro, che cercò inutilmente di captare più parole possibili.
Professore? - Chiese bloccandosi poi istintivamente, seguito dagli altri.
Palbo si voltò incuriosito inarcando un sopracciglio.
Chiamami Pal, Blaise. Dimmi. -
Sarei molto curioso di sapere quando potrò rivedere il mio amico Theodore Nott. - Disse molto seriamente, irrigidendo i muscoli del corpo, innervosito da quella scomparsa inaspettata di uno dei suoi più grandi amici d'infanzia. Anche Pansy Parkinson parve acconsentire a quella domanda, affiancando Blaise e incrociando le braccia al petto sicura di sé.
Palbo non si meravigliò e sorrise in direzione dei due Serpeverde – Stavo aspettando il momento in cui me l'avreste chiesto. Sarete felici di sapere che Calì Patil non sarà più la sua compagna, in favore di una nuova. - Disse voltandosi con un'espressione meravigliata verso il nulla, indicando un punto imprecisato della foresta; tutti seguirono il suo dito, e Blaise attese qualche istante decisamente perplesso.
Che fosse matto davvero, quell'uomo?
Poi, dal nulla, i capelli rosso fuoco di Ginny Weasley fecero la loro magica apparizione, e il suo corpo sinuoso e slanciato sbucò da dietro un albero.
Pansy sentì di svenire, e fu sorretta da Goyle, davvero fiero di se stesso.
Prego signorina Weasley, fatti avanti. - Disse il signor Pattitch invitandola ad avanzare, e non appena lei si mostrò per intera, il gruppo classe ebbene un sospiro mancato in comune.
Perché attaccato al suo braccio, come in uno stato di ipnosi, con i capelli pettinati e il profumo del dopobarba nauseante, c'era Theodore Nott, con un'espressione indicibile e allegra, gli occhi quasi a cuoricino.

Pansy svenì davvero.

 

 

***

 

- Granger, per Dio, ti vuoi muovere?! -
Malfoy, non farmi innervosire di più di quanto non lo sia già! -
Vuoi capirlo o no che tra dieci minuti inizia la partita di Quidditch più importante dell'anno?! - Le chiese lui ferocemente, facendosi largo nei corridoi della scuola, tenendo con fare possessivo e per niente garbato il braccio di lei per scortarla attraverso la gente, camminando velocemente verso il campo.
- E tu vuoi capirlo o no che non m'importa un accidente di una stupida partita di Quidditch? Io devo studiare! - Replicò la Grifondoro strattonando il braccio per sottrarlo dalle grinfie del serpente, accigliata e arrabbiata.
Malfoy parve spazientirsi – Granger, allora sei tarda a capire le cose. Io sono il cercatore! - Le urlò quasi lanciandole un'occhiata cattiva, voltando un angolo continuando a strattonarla con sé.
Malfoy, diamine! - S'impuntò Hermione bloccandosi su due piedi, obbligando anche il suo compagno a fermarsi subito. Lui si voltò come al rallentatore fissandola torvo.
Io non so come dirtelo, io... - Continuò lei palesemente in difficoltà, sfregandosi le dita tra di loro ed evitando in tutti i modi possibili il contatto visivo con il suo avversario – Io... -
Tu cosa, Mezzosangue?! - Chiese spazientito il Serpeverde.
Io non sono mai salita su una scopa, ok?! - Disse lei tutto d'un fiato tornando a sfidarlo con gli occhi – E di certo la mia prima volta non sarà per la tua stupida partita di Quidditch! -
Malfoy attese qualche istante, prima di esplodere in una risata tagliente che non fece altro che andare a toccare corde del cuore di Hermione che era meglio lasciare sopite: era in preda alla collera dentro di sé.
Ok, tu... - Disse lo Slytherin tra una risata e un'altra, asciugandosi le lacrime copiose che avevano iniziato a solcargli il viso senza imperfezioni – Tu davvero... - Non riuscì a finire a causa delle risate, e con la coda dell'occhio vide la Granger tirare fuori la bacchetta in una mossa repentina, puntandola in sua direzione. Draco smise istintivamente di ridere, notando negli occhi della ragazza una serie di emozioni negative.
Granger, sai che potresti essere espulsa per questo. E sai anche che sarebbe davvero negativo per il tuo curriculum da salvatrice del mondo. -
Mi sono stufata di te, Malfoy! Di te e dei tuoi insulti, delle tue frecciatine idiote, delle tue offese elementari! Sarò anche espulsa ma ne varrà davvero la pena. - Recitò teatralmente la ragazza fuori di sé, convinta di pentirsene per il resto della vita, convinta di non aver mai trasgredito a una regola della scuola, ma convinta anche che ogni punizione non avrebbe mai eguagliato la soddisfazione di quel gesto.
Malfoy si portò due dita alla bocca, e Hermione si accigliò; il ragazzo fischiò a gran voce, senza togliere un secondo gli occhi dai suoi, e dal nulla apparve la sua ultima Firebolt nel giro di un istante piazzandosi nella mano del suo possessore.
- Siamo legati, Granger. Se mi schianti, volerai via con me. Se io salgo sulla scopa e parto, rimarrai appesa come un tacchino sospesa nel nulla. Quindi ora posa quella bacchetta – Disse Draco fissandola intensamente – E sali, prima che inizi la partita. -

Hermione rimase impietrita: aveva ragione lui...

Tremolante, lasciò scendere il braccio in posizione normale, infilandosi la bacchetta in tasca, rassegnata e delusa, ancora decisamente arrabbiata.
Non voglio salire, Malfoy. -
Dannazione, muoviti! -
No! -
Ma di che hai paura, Mezzosangue?! - Domandò lui per schernirla.
Dell'altezza! - Rispose lei istintivamente, senza aver davvero intenzione di mostrare al Furetto la sua più grande paura. Lui fece una pausa leggermente perplesso, prima di avvicinarsi a grandi falcate verso la Grifondoro.
Beh, sono mortificato... Ma la partita è più importante delle tue ansie da ragazzina! - Recitò lui montando a bordo della Firebolt, staccandosi di un centimetro e basta da terra. Hermione sentì una forza attirarla verso di lui come una calamita, partendole dal centro esatto del petto.
Deve essere quella stupida corda...
Malfoy, che diavolo pensi di fare?! - Gridò accigliandosi.
Granger, o sali con me, o volerai per la prima volta come un sacco di patate. - Le disse lui con tutta l'aria di chi vuole finire una conversazione, ed Hermione si morse il labbro interiormente profondamente infastidita dall'aver perso quella sfida. Si avvicinò a lui contrariata davvero, iniziando a sentire una nuova emozione dentro di sé: la paura.
Granger, che diavolo... - Disse Malfoy prima di afferrarle un braccio e farla montare dietro di lui, dandosi una leggera spinta coi piedi prima di spiccare il volo a gran velocità, dietro un urlo di terrore della sua compagna.

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Capitolo 8
*** Happy Ending ***


Buonasera a tutti! Il capitolo è arrivato ed è un po' più lungo del precedente, come promesso. A causa di alcuni impegni credo di poter affermare di aggiornare più o meno una volta a settimana, non più, perché davvero non riesco a finire i capitoli altrimenti. Senza anticiparvi niente, ho voluto focalizzare l'attenzione su alcuni dettagli, spero di non risultare troppo descrittiva! Ad ogni modo, nel prossimo capitolo sapremo molte più cose riguardo Draco, visto che fino ad ora ho più che altro analizzato il personaggio di Hermione. Gradisco davvero recensioni e commenti di tutti i tipi, non siate timidi/e! Un bacio e grazie, come sempre.

 

You are here, on my return.

 

#8 Happy Ending

 

"And I was thinking to myself:
This could be Heaven
or this could be Hell."
Eagles – Hotel California

 

 

Hermione era convinta di aver usufruito di tutta l'aria del pianeta intero.

I suoi polmoni avevano lavorato più in quei secondi che in tutta la sua vita.

Il vento le sferzava il volto, prepotente più che mai; le sue gambe non riuscivano neanche a tremare, per quanto incerte e instabili; la coda di cavallo che aveva realizzato un'ora prima, pareva essersi dissolta nel nulla, e i suoi capelli ribelli si lasciavano andare con l'atmosfera.
Istintivamente si aggrappò all'unica cosa possibile per non rischiare di morire così giovane: il corpo di Malfoy. Pareva stabile, sicuro di sé, il solo appiglio per non cadere nel nulla da un'altezza di chissà quanti metri che non accennava a diminuire, ma che anzi aumentava attimo dopo attimo. Strinse le braccia così forti da rischiare di soffocarlo, affondando il viso nella sua camicia pregiata e stringendo gli occhi così forte da staccarli quasi dalle orbite.
Granger, diamine! -
Non avrebbe mai potuto dire, lei, da quanto erano in volo, ma facendo due calcoli probabilmente si erano staccati da terra da circa dieci secondi e basta. Non era riuscita più a dire niente dopo che Malfoy l'aveva pugnalata alle spalle, staccandosi dal suolo a tradimento senza alcun avviso o premessa, rischiando di farla morire d'infarto. Non aveva spiccicato parola e non si era azzardata a dare una sbirciata tutto intorno, terrorizzata in parti del corpo che nemmeno credeva di possedere.
Granger! -
Forse era la quarta o quinta volta che si sentiva chiamare, ma non aveva davvero il coraggio di rispondere o di far presente di essere ancora viva.
Almeno per ora...
Dannazione, Granger! Se proprio devi toccarmi con quelle tue mani, almeno fai in modo di farmi respirare! -
Hermione solo in quel momento capì, e istintivamente allentò la presa di poco, rimanendo comunque ben salda. Allontanò anche un po' il viso dalla sua camicia, trovando per la prima volta la forza fisica per parlare.
Malfoy, rallenta! - Gridò per farsi sentire da lui, che fiero e spavaldo cavalcava la sua scopa come il più bel cavaliere col suo cavallo, pronto ad andare in guerra, pronto a morire per una causa, posato e motivato.
Rallentare? E' una Firebolt, Granger! - Rispose lui sorridendo, fiero del suo modello.
Che cavolo me ne frega se è una Firebolt?! Rallenta! - Come sempre quando parlava con lui, Hermione già si era innervosita più del dovuto, sentendosi indifesa lì dietro tra le mani del suo più acerrimo nemico.
Perché Granger? - Domandò poi lui, con un tono palesemente ironico, voltandosi appena verso la ragazza – Hai forse paura? E fortuna che sei una Grifondoro, eh. - Recitò teatralmente fiero di se stesso, ghignando di sottecchi, arrivando al campo da Quidditch dove la folla era già in fermento.
Hermione non riuscì a rispondergli per le belle perché il rumore della gente urlante sovrastò ogni tipo di pensiero razionale e irrazionale; avvertì solo che la scopa era sospesa a mezz'aria, ma era ferma. Non aveva mai sentito dagli spalti quanta confusione potesse fare tutto quel pubblico.
Apri gli occhi, Mezzosangue. Goditi lo spettacolo. - Disse ancora Malfoy, con un tono diverso dal solito, un tono che non aveva mai usato con lei e che suonava come... un consiglio, un incitarla? La ragazza prese coraggio e ci mise qualche istante, ma poi li aprì davvero. Si guardò intorno e una scarica di adrenalina le attraversò tutto il corpo, facendola sorridere istintivamente, gioiosa: praticamente tutta Hogwarts era lì alla partita, e colori di ogni genere si mischiavano tra loro. I Corvonero erano da una parte e cantavano festosi, dall'altra vi erano i Serpeverde più argentei che mai, al centro la schiera di professori e lo speaker con un microfono fuori dal comune, che incitava la folla a fare ancora più baccano. E loro, tutti i giocatori, stavano sospesi nel nulla in sella alle scope a guardarsi intorno, a salutare qua e là, a compiacersi e lanciarsi occhiate nemiche con l'avversario.
Hermione non si sentiva da tantissimo così.
Il cervello aveva smesso di funzionare, e il cuore tamburellava a velocità raddoppiata per compensare tutto quel tempo in cui era stato sopito. Malfoy, davanti a lei, era dello stesso avviso, e non si dissero niente in quei frangenti.
...Alla mia destra vi è il Battitore dei Serpeverde, Blaise Zabini! - Disse lo speaker dopo un lunghissimo elenco di presentazioni, sotto gli urli incitanti della folla – ...E vicino a lui, chi vedo? E' il cercatore ragazzi, Draco Malfoy! - E il pubblico esplose più che mai, facendo gonfiare il petto di Draco. - ...Ma... vedete anche voi quello che vedo io? C'è qualcuno, forse, dietro Malfoy? - Chiese lo speaker stropicciandosi gli occhi, e tutto il rumore per un attimo si sopì. Hermione ebbe un respiro mancato, e il tempo si fermò. Arrossì violentemente dalla punta dei capelli alla punta dei piedi, pregando di essere invisibile agli occhi di tutti, cercando di appiattirsi il più possibile dietro la schiena di Malfoy.
E' forse... No, impossibile. Ma forse... -
Attimo di silenzio.
E' proprio così! E' Hermione Granger, ragazzi, Hermione Granger è in sella alla sua scopa! - un secondo di pausa, e poi la folla esplose ancor più di prima. Molti si alzarono in piedi applaudendo e gridando per lei, suonando tamburi e strumenti mai visti, e la ragazza riuscì a inquadrare anche la figura della preside McGranitt battere le mani con un leggero sorriso a incorniciarle il viso segnato dal tempo.
Per la prima volta dopo quelle poche settimane ad Hogwarts, ed escludendo a priori i momenti di insulti con il suo avversario, non si sentì più sola.
E' il tuo momento, Granger. - Disse Draco, voltandosi appena verso di lei, guardandola con... era un sorriso, quello? Lei scoppiò in una risata cristallina, alzando il braccio per salutare tutti, commossa, emozionata, viva più che mai.
Dovrete spiegarci un bel po' di cose, voi due!- Continuò lo speaker - Ora direi che è il momento di iniziare. Tutti al centro e... via! -
Durò poco quella gioia, perché in un battito di ciglia la scopa di Malfoy già schizzava nell'aria, con lui appiattito al massimo in avanti su di essa, e lei di nuovo a stritolarlo appiccicata il più possibile. Curvava in avanti, a destra, a sinistra, all'indietro, faceva il giro e poi ricominciava daccapo, e gli occhi serati di Hermione non la aiutavano di certo a orientarsi nello spazio: non capiva più se fosse a testa in giù o magari inclinata. Draco era concentratissimo.
Avanti, Mezzosangue, apri gli occhi! Aiutami a trovare il boccino! - Lo sentì gridare dopo istanti interminabili. 
Neanche per sogno, Malfoy! -
Granger, prima lo troviamo e prima tutto questo finirà! -
Questa risposta fu abbastanza convincente per la Grifondoro, che fece un grande respiro improvvisamente motivata a far finire tutto quello e aprì gli occhi, trovandosi nel nulla: erano molto più alti di prima, abbastanza isolati, e il vento era gelido. Sentiva i piedi sospesi nel vuoto, e il terrore la fece irrigidire come una statua di marmo: si bloccò all'improvviso, serrando nuovamente le palpebre, non più padrona di se stessa, sull'orlo di un attacco di panico. Malfoy, per qualche strano motivo al mondo, parve accorgersene.
Granger, apri gli occhi. - Le disse in tono più pacato, fermo nuovamente a mezz'aria, voltandosi appena verso di lei.
No! - Rispose come una bambina.
Apri gli occhi, fidati di me! - Ripeté un po' più spazientito.
Fidarmi di te? Pff, e perché mai dovrei farlo?! - Le chiese lei ancora appiccicata al di lui corpo, tentando di non far trapelare tutta l'ansia che in realtà covava dentro.
Perché non hai altra scelta, Mezzosangue. - Concluse il Serpeverde, ed Hermione dovette (ancora una volta) ascoltarlo per forza, anche perché quei giramenti le avevano fatto venire la nausea. Con estrema lentezza aprì nuovamente gli occhi, respirando affannosamente subito per la paura: non riusciva a vedere niente, se non il niente stesso. Non capiva nemmeno dove fossero, e poi il dito di Malfoy si alzò indicando un punto lontano. Lei seguì con lo sguardo quella direzione per forza di cose, e attraverso gli alberi vide uno splendido paesaggio della Londra babbana immersa nel verde di alberi, monti, colline, e foreste tutte attorno. Hermione s'incantò attratta da quella meraviglia, ritrovando sia l'orientamento che il coraggio: era tutto diverso.
Eccola, la mia passione. - Disse poi lui, in uno slancio di sincerità mai avuta prima, di apertura massima tra loro; ma la ragazza non riuscì davvero a rispondere, perché un puntino dorato le schizzò come una furia davanti al viso, con un leggero suono metallico.
Malfoy, il boccino d'oro! - E non concluse nemmeno la frase che Draco già era schizzato via, rischiando di farla cadere dalla scopa. La corsa riprese all'impazzata, di nuovo il vento contro e i capelli sparsi in esso, ma durò molto meno del previsto: nel giro di qualche istante, Malfoy era riuscito ad afferrarlo.
Hermione esplose in un grido di gioia quando sentì la scopa rallentare e riuscì a capacitarsi dell'accaduto, alzando un braccio in segno di vittoria e urlando felicemente al nulla; Draco urlò insieme a lei, sollevandolo. Tornarono lentamente al campo e il pubblico dei Serpeverde impazzì, intonando la loro canzone, il loro inno, applaudendo la coppia più strana del secolo.
Rimasero a godersi quell'attimo consapevoli probabilmente di poterlo vivere davvero una sola volta nella vita, spavaldi e fieri come mai prima di quel momento. Lentamente, Draco guidò la sua scopa fino a terra, fino a poggiare i piedi in essa: a Hermione mancò il respiro quando riuscì a ritrovare l'equilibrio, e la gente intorno a loro si accalcò come in una rissa, congratulandosi e compiacendoli. La ragazza si guardava intorno ammaliata da tutte quelle attenzioni, ringraziando gente che non aveva mai visto in vita sua, Serpeverde stessi che anzi di solito aveva accuratamente evitato. Si voltò a cercare Draco con gli occhi, trovandolo per la prima volta quasi umano: stava sorridendo davvero, ed era un sorriso sincero, non uno dei suoi soliti ghigni maliziosi e beffardi. Lui dovette sentirsi osservato, perché si girò a sua volta incrociando lo sguardo della ragazza.
Accadde davvero: per una manciata di secondi scarsi, la Granger e Malfoy si fissarono lì in mezzo, padroni entrambi della situazione, nessun carnefice e nessuna vittima. Poi la magia si spezzò, e Hermione si ricordò di essere una brava studentessa.
Ho partecipato alla tua partita, adesso devi farmi finire i compiti di Trasfigurazione. - Gli disse avvicinandosi a lui, che fece una smorfia contrariato.
Sei seria, Granger? -
Certo che sono seria. -
Ma mancheranno un paio d'ore al tramonto, non potresti farli dopo? - Le domandò accigliato.
No, Malfoy, adesso. - E non si aspettò una risposta, la riccia, perché girò i tacchi e si diresse verso l'uscita dal campo, ma la voce del ragazzo andò ancora una volta ad infrangere i suoi sogni.
Aspetta, Mezzosangue. -
Che c'è, ancora? - Gli chiese sbuffando.
Devo farmi la doccia. -

 

 

***

 

- Nott, ma che cavolo ti è preso? -
Che vuoi dire, Blaise? -
Voglio dire anche questo: perché, di grazia, mi chiami "Blaise"?! -
E' il tuo nome. -
Ma ci siamo sempre chiamati per cognome! -
Ci conosciamo da anni, amico, sarà ora di cambiare le cose! Non credi? -
No. - Rispose Zabini con gli occhi fuori dalle orbite – Le cose andavano benissimo anche prima. -
Non mi pare... Lo sai che Draco non parla più con noi, sta sempre per conto suo, l'altra sera giuro di averlo visto studiare. E noi non gli abbiamo neanche chiesto niente. - Disse Theodore in tono pacato, molto serioso, con le mani incrociate sulle ginocchia adagiato nella grande Sala Comune dei Serpeverde, di fronte al fuoco ardente del camino e fissando un punto imprecisato della parete.
Zabini, al contrario, non riusciva a credere alle sue orecchie.
E' Malfoy! Cosa ti aspetti? - Gli rispose – E' sempre stato così: più schivo, riservato, un po' sulle sue. Non capisco perché devi preoccupartene ora. -
Blaise... - Disse Theo con un'espressione un po' macabra da serial killer, voltandosi verso l'amico e cercando di abbassare un po' il tono di voce -... Non so se te ne sei accorto, ma è da parecchio che non porta una ragazza in stanza, neanche Pansy. -
Ti ho sentito. -
I ragazzi si glaciarono insieme voltandosi verso la Parkinson che fece la sua apparizione in Sala Comune scendendo le scale dal suo dormitorio, con i capelli corti alle spalle che ondeggiavano insieme al suo passo.
Ehm... Pansy, io non volevo... -
Dio! - Disse lei stralunata fermandosi di fronte a Theodore – Tu che chiedi scusa? Ma che ti ha fatto quell'uomo? -
E' quello che sto cercando di scoprire anche io! - Replicò Zabini felice di aver ricevuto delle attenzioni, buttando il mozzicone di sigaretta insieme ai resti del legno bruciato nel grande focolare.
Sto bene, ragazzi! Non è questo l'importante? So solo che tutto questo odio verso i nostri compagni di scuola, in questi anni ci ha fatto più male che bene. Io l'ho semplicemente represso. - Parlò Nott con un'espressione da ebete in volto, tanto che Pansy davvero pensò che gli avessero somministrato un potente filtro d'amore, come quello di Ron Weasley al sesto anno.
E' per questo che stavi appiccicato come una cozza al braccio di Ginny Weasley? Ti ricordo che lei non è ben accetta in questo gruppo, tanto per essere chiari. - Disse acidamente Zabini, più confuso che mai, convinto sempre di più della nuova malattia mentale dell'amico d'infanzia e deciso ad andare in fondo a quella storia.
Giusto, approposito di Ginny! Devo lasciarvi ragazzi, a dopo. -
E così Theo si dileguò dai suoi amici come mai prima di quel momento.

 

***

 

Hermione e Draco arrivarono nella Sala Comune dei Grifondoro, nonostante tutte le proteste della Signora Grassa di non lasciar entrare una "viscida serpe". La ragazza decise mentalmente di non dire niente, ringraziando qualche potere soprannaturale per aver convinto il Furetto a far la doccia più tardi, in solitudine possibilmente. Malfoy si guardò intorno piazzando la sua solita espressione schifata, analizzando ogni centimetro di quella stanza mai vista prima di allora.
Siete così... Colorati, voi. - Disse sprezzante.
Non tutti adoriamo il buio, Malfoy. - Rispose lei prontamente lanciandogli una frecciatina, e pregando mentalmente di non incrociare nessuno in quel breve tragitto fino al dormitorio, perché davvero la situazione non sarebbe stata per niente gradevole.
Per fortuna il Destino, o Mago Merlino, o chiunque sia volle assisterli, e arrivarono illesi al di lei dormitorio, che dormiva da sola in un grande letto a baldacchino con le tende velate di un rosso bordeaux, dello stesso colore delle pesanti coperte. Era semplice la sua stanza, ma accogliente e carina: c'era un armadio di legno antico adagiato alla parete, con accanto una piccola scrivania colma di libri che Draco non aveva mai neanche sentito nominare. In fondo al letto vi era il baule, accanto una finestra che dava su tutto il perimetro del castello, e dall'altra parte un semplice bagno.
Però... - Disse Malfoy guardandosi intorno, sempre vicino alla sua compagna di sventure – ti tratti bene, Granger. -
Tu non hai usufruito dei privilegi dei prefetti? -
Chiamali privilegi dei prefetti, tu... Io lo chiamo isolamento. -
Hermione sorrise scuotendo la testa, chiudendosi la porta alle spalle.
Isolamento? Tutti sognano di stare in camera soli. -
Tutti quelli che non hanno amici, Granger. - Le disse lui lanciandole un'occhiata, ed ecco di nuovo nella frazione di un secondo farsi spazio al centro dello stomaco della ragazza quel senso di vuoto e di freddo che l'aveva accompagnata in quelle settimane. Probabilmente rimase in silenzio più tempo di quanto avesse voluto, perché Malfoy inarcò un sopracciglio notando ogni sfumatura sul viso di lei: e forse era davvero la prima volta che le guardava per bene il viso.
Hai i capelli da pazza. - Asserì lui poco dopo, interrompendo quel silenzio pesante e facendo riferimento alla loro esperienza contro il vento fino a qualche minuto prima. Hermione parve tornare alla realtà e scosse la testa destandosi da quel silenzio, tirandoli su ancora in una coda alta fatta al volo; poi riprese possesso di se stessa, come sempre.
Bene, dunque... Non possiamo allontanarci di troppo, quindi per favore trova una sedia e mettiti lì, io devo fare il compito. - Disse severamente, col tono di chi dà un ordine, e così si avvicinò al letto sul quale adagiava una pergamena già iniziata con una piccola boccetta d'inchiostro accanto. Si mise su di esso a pancia in sotto, tirando su le gambe all'indietro, e non curandosi più del suo "coinquilino" che, intanto, la fissava davvero schifato.
Ti dò massimo mezz'ora, Granger. Poi me ne vado. -
Zitto, Malfoy. Fammi concentrare. -
Non dirmi di stare zitto! -
Sssh! - Replicò lei lanciandogli un'occhiataccia, e prendendo a scrivere senza sosta, immersa in quelle scritture così familiari.
Draco si appoggiò al letto fissando un punto imprecisato della parete, iniziando ad annoiarsi nel giro di venti secondi.
Hai finito? -
Sei serio?! -
-
Diamine, Mezzosangue, che cavolo dovrei fare qui impalato? -
Beh, magari potresti studiare un po' anche tu visto che ci sei, non credi?! - Gli disse lei con un tono ironico senza togliere gli occhi dalla pergamena, e Malfoy sbuffò.
Io ho quasi i tuoi stessi voti senza aprire libro. -
Questa si chiama corruzione. -
Questa si chiama intelligenza. -
Questa si chiama bacchetta, e spero di non doverla usare contro di te! -
Malfoy ghignò sdraiandosi sul letto, lasciandosi andare con la schiena all'indietro sentendo il contatto morbido col materasso, mantenendo comunque i piedi a terra.
Se volo io, voli tu Granger. Ricordalo. -
D'accordo! - Disse Hermione spazientita, tirandosi su in uno scatto felino per mettersi seduta e fissarlo torva – Così è impossibile! Quanto manca al tramonto? -
Almeno un'altra ora e mezza. -
- Dunque, troviamo qualcosa in comune da fare. -
Qualcosa in comune da fare? Io e te?! -
Qualcosa dovrà pur esserci, Furetto. -
Devi smetterla di chiamarmi in questo modo. - Disse Draco con un'espressione che puntualizzava ogni singola parola, lanciando una profonda occhiataccia alla Granger che, in tutta risposta, sgranò gli occhi incredula.
Parli tu che mi riservi ancora il nomignolo di Mezzosangue? -
Perché è quello che sei, Granger. -
Hermione non si offendeva davvero più; ormai era diventata quasi un'abitudine ascoltare quel soprannome.
- Beh, e anche tu sei stato Furetto, tecnicamente. - Rispose lasciandosi sfuggire un sorriso, ripensando a quella scena del quarto anno, quando il finto Malocchio lo aveva trasfigurato in difessa di Harry. Malfoy fece una smorfia, guardando la ragazza in viso e registrando mentalmente quel suo sorrisetto.
Proviamoci, allora. - Proseguì la Grifondoro prevenendo qualche suo tipo d'insulto.
A fare cosa, Granger? - Chiese Malfoy inarcando un sopracciglio.
A chiamarci per nome. - Asserì lei, convinta di se stessa; non c'era niente di male, in fondo, no?
Lui parve deglutire a fatica... Il suono del nome della Granger era qualcosa quasi di intimo, che bisognava pronunciare con delicatezza o sembrava pronto per spezzarsi. Era uno di quei nomi che si sussurra ad un'amante dopo una notte di sguardi, uno di quei nomi inusuali e strani che probabilmente non aveva mai pronunciato in vita sua. Hermione parve accorgersi di questa nuova oscurità nel volto del suo interlocutore, e inarcò un sopracciglio curiosa di quel cambiamento.
Ti sei ingoiato la lingua, Draco? - Gli chiese, arrossendo poi fino alla punta dei piedi nell'ascoltare la propria voce dire quel nome, un nome davvero nuovo per il suo vocabolario. Lui si voltò di scatto, fulminandola con lo sguardo, e lei l'abbassò d'istinto torturandosi le dita, insultandosi mentalmente con nomignoli ben peggiori di "Mezzosangue". Ma poi la risposta di lui la spiazzò, e il cuore mancò di qualche battito.
E' troppo preziosa la mia lingua, Hermione, per ingoiarmela. -
La ragazza tornò con gli occhi sui suoi, giurando di vederli sfumati, più intensi, di un altro colore... Il solito ghiaccio si era trasformato in qualcosa di molto più caldo, molto più umano.
Ma quel contatto visivo durò davvero troppo poco per esser descritto nei dettagli, perché nel giro di un istante la porta si spalancò e Ginny Weasley fece la sua apparizione con tanto di divisa addosso, capelli rosso fuoco sempre più lunghi, e un'espressione teatrale da mettere i brividi.
Sbaglio – Disse decisamente perplessa – o qualcosa non va qui? -
Hermione rimase scioccata per qualche istante prima di alzarsi d'istinto e correre tra le braccia dell'amica, stringendola in una morsa ferrea e rischiando di farla soffocare, ma non riuscì a dire niente perché la Weasley parlò prima, sotto l'espressione contrariata e scocciata di Draco Malfoy.
Hermione, cosa sta facendo lui nella tua stanza?! -
La Granger sorrise e le diede fiato distaccandosi di qualche centimetro, rispondendo tranquillamente – Un nuovo professore ci ha fatto un incantesimo e non possiamo allontanarci l'uno dall'altra per più di un metro e mezzo fino al tramonto. -
Ehm... A me sembra che siete lontani almeno di un paio di metri, ora. - Disse Ginny ancor più confusa, sull'uscio della porta, fissando stralunata il Serpeverde che impallidì improvvisamente alzandosi dal letto. Draco ed Hermione si guardarono accigliati per qualche istante. Dopodiché lei, con la fronte aggrottata, fece qualche passo indietro andando a finire praticamente sul corridoio, e niente: nessun filo che li tirava, nessuna forza interiore, e non era ancora il tramonto. Lui sgranò gli occhi e poi serrò la bocca, mostrando sul suo volto tutte le possibili espressioni della rabbia.
Quell'idiota... Me la pagherà. - Asserì a denti stretti camminando verso l'uscita senza aggiungere altro, con la premura di dare una spallata a Ginny Weasley e sparendo fuori dalla Sala Comune.
Hermione era ancora sotto shock: Palbo glielo aveva solo fatto credere, e loro ci erano cascati come due scemi. Come aveva fatto a non capirlo? Com'era possibile, ancor di più, che in realtà aveva sentito davvero qualcosa nello stomaco che non la faceva distaccare da Malfoy? Non sapeva cosa dire e quasi cercava l'aria per respirare, improvvisamente dissolta nel nulla.
- Hermione, dobbiamo parlare di un bel po' di cose. - Le disse Ginny Weasley, con un'espressione tutt'altro che allegra.

 

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Capitolo 9
*** Time for miracles ***


 

Buonasera - o forse buonanotte, dovrei dire - a tutti voi! Probabilmente alla fine di questo capitolo mi odierete a morte, ma sarebbe per me un traguardo, visto che voglio proprio scaturire un po' di rabbia in voi. Ad ogni modo, la faccenda si fa interessante e... Nel prossimo capitolo succederanno tante cose, e posso affermare che sarà uno di quei capitolo a cui sono personalmente molto affezionata.
So che forse vi chiedo molto, ma ho davvero bisogno di leggere qualche vostra recensione o pensiero... Non so se vi sta piacendo la storia, non so se abbia senso continuarla. Il vostro parere è tutto. Vi ringrazio lo stesso, e buona lettura!

 

 



You are here, on my return.

 

 

#9. Time for miracles

 

 

"Solo nel dolore sentiamo pienamente tutte
le grandi qualità che sono necessarie
per sopportarlo."
J. W. Goethe – Affinità Elettive

 

 

 

Il sole era alto nel cielo, e l'ultima cosa di cui aveva voglia Draco era di partecipare al ballo di inizio anno. Da quando era finita la guerra, ogni occasione sembrava buona per festeggiare... Diagon Alley aveva riaperto i battenti, Hogsmeade era piena ed affollata, e Hogwarts non perdeva un attimo per ricordare a tutti la caduta del Signore Oscuro.
La gente era più felice, e si organizzavano banchetti e ricevimenti di ogni tipo; ogni conferenza era la presentazione di qualche libro che narrava la storia di tutti quegli anni, citando il nome di Harry Potter perfino quando non c'entrava nulla. I Mezzosangue andavano in giro specificando di esserlo, come se davvero da "insulto" fosse passato a "complimento".
Ma Draco Malfoy, disteso sul letto della stanza che condivideva con i suoi amici d'infanzia Blaise e Theodore, mentre guardava il soffitto e attendeva il rumore fastidioso della sveglia mattutina, dentro di sé continuava a sentire un gelo ineguagliabile.
Il Marchio Nero era ancora lì, sbiadito, quasi come un tatuaggio non ridefinito, ma c'era.
Nella sua mente, i ricordi non facevano che spintonarlo e destabilizzarlo.
Decidere di tornare a Hogwarts era stata una sua personale scelta, ma non aveva molte altre alternative: suo padre era ad Azkaban, probabilmente destinato a restarci per l'eternità; sua madre era sfuggita agli Auror per un soffio, andando a rifugiarsi da qualche loro lontano parente fuori dal Paese e impedendo a Draco di seguirla per evitare di metterlo in pericolo. Lui, infatti, era stato preso dopo la guerra, e sotto un paio di Veritaserum e qualche buona nottata insonne di interrogatorio, in cambio di qualche nome scomodo era stato rilasciato, etichettato come "indotto a fare cose che non voleva fare, quando ancora era troppo giovane".
Ma lui sapeva bene quello che stava facendo, oh sì.
La notte in cui aveva deciso di uccidere Silente, era davvero pronto per farlo.
Quell'uomo così buono, che nonostante tutto lo aveva trattato come un ragazzino normale come tanti altri, che voleva combattere ciò che minacciava di distruggere l'intero mondo magico – lui compreso -, era destinato a morire per causa sua, per mano della sua bacchetta.
E lui era pronto.
Ma ricordava con lucida chiarezza l'istante prima di vederlo cadere dalla torre di Astronomia: il suo cervello si era annebbiato di colpo, il cuore sembrava non pompare più il sangue alle vene, e le sue dita tremavano fragili come piccoli ramoscelli nel clima autunnale.
Aveva avuto paura.
Era giusto, per uno come lui, avere paura?
Non sapeva più cosa pensare di tutto quello che aveva attorno: non sapeva più se doveva considerare i Mezzosangue e i Nati Babbani ancora inferiori, così come suo padre diligentemente gli aveva insegnato; non sapeva più se tornando indietro avrebbe fatto tutto quello che aveva fatto negli anni in quella scuola, e non sapeva più se era giusto o meno odiare Hermione Granger, che era piombata dal cielo da reginetta nuovamente a Hogwarts.
Era colpa sua se adesso la sua famiglia era dispersa chissà dove, se non aveva nessuno e gli amici che gli dormivano affianco non erano altro che una facciata per non ammettere la sua solitudine.
Era colpa sua se era dovuto tornare all'interno di quelle mura tanto odiate, prive di qualunque legame affettivo, prive di qualunque tipo di speranza: era lì soltanto perché non sapeva dove altro andare.
Era colpa sua se Potter girava vittorioso per le strade, sotto i complimenti e gli apprezzamenti di ogni persona esistente.
Ma allo stesso tempo, chissà dove sarebbe finito senza di lei...
Probabilmente, in questo momento era diventato un assassino.
Era davvero solo, eppure insultava solo la solitudine della Granger, come aveva sempre fatto negli anni d'altronde, giusto per cercare di dormire un po' di più la notte.
Malfoy, sei sveglio? -
Sentì la voce assonnata di Blaise e si voltò in direzione del suo letto, annuendo col capo. L'amico, dall'altra parte, aveva la faccia spiaccicata nel cuscino e le coperte arrotolate attorno ai piedi.
Dobbiamo parlare di una cosa. -
I
 due si alzarono insieme e si prepararono talmente piano da far sentire solo il rumore del silenzio, abbandonando la stanza con un Theodore Nott ancora nel mondo dei sogni. Uscirono all'aria aperta andando verso il cortile, sentendo i raggi potenti di quell'improvviso sole pungergli le carni, e si sedettero all'ombra del loro solito albero accendendosi una sigaretta.
Ti ascolto. - Rispose Draco dopo tutta quella lunga attesa, appoggiandosi con la schiena al tronco, con un raggio ribelle a illuminargli la camicia di seta e la cravatta verde-argentea. Zabini fece un lungo sospiro lasciando uscire il fumo dai polmoni, e poi parlò.
Credo che l'insegnante strano del progetto abbia fatto qualcosa a Theodore. -
Malfoy si accigliò, lasciando continuare l'amico.
E' sparito per qualche giorno insieme alla Patil, e quando è tornato l'altro giorno è sbucato dalla foresta attaccato al braccio di Ginny Weasley! Capisci? Della Weasley! -
Draco inarcò un sopracciglio perplesso – E... Quindi? - Gli rispose. Blaise strabuzzò gli occhi allargando le braccia in segno di protesta.
E' Ginny Weasley, Draco! La guardava con gli occhi a cuoricino e l'altro giorno, in Sala Comune, era addirittura preoccupato per te, parlando con un linguaggio che davvero non gli appartiene. -
Malfoy sorrise disperdendo il fumo della sigaretta nell'atmosfera, passandosi una mano tra i capelli biondissimi.
Preoccupato per me? - Soffiò sprezzante – Pff, non ho bisogno della sua preoccupazione. -
E' quello che gli ho detto anche io, ma quando gli parlavo sembrava completamente assente. -
Si sarà preso una cotta per la Weasley, Blaise! -
Zabini parve vacillare. Montò su la sua espressione più schifata e scosse la testa vigorosamente, lanciando il mozzicone di sigaretta lontano da loro.
E lo dici con questa tranquillità? - Chiese.
Come altro dovrei dirlo? - Rispose Malfoy, già stufo di quella conversazione – Siamo cresciuti, e sai come è fatto Nott: s'innamora di chiunque gli rivolga la parola. Son finiti i tempi in cui dobbiamo odiare per forza gli amici di Potter. -
Blaise Zabini non credeva alle sue orecchie. Fece un grande sospiro per cercare di non svenire, e si sdraiò sull'erba affianco a Draco incantandosi su alcune nuvole particolari. Dopo lunghi attimi di silenzio, parlò di nuovo.
Ma tu li odi ancora, tutti loro. -
Certo che li odio ancora! - Rispose prontamente Draco, improvvisamente nervoso – La mia famiglia è distrutta, e sai quanto lo Sfregiato mi sia sempre stato immensamente sulle palle. E la Granger, Dio... - Soffiò scuotendo la testa, attirando l'attenzione di Blaise che volse lo sguardo in sua direzione.
La Granger è semplicemente insopportabile, e anche se non fosse Mezzosangue o del Trio, la odierei ugualmente. -
A qualche metro di distanza da loro, dietro il tronco di un grandissimo albero abbastanza nascosto, Hermione Granger fissava un punto imprecisato della foresta, con in grembo alle gambe incrociate un pesante libro di Storia Della Magia. Aveva ascoltato la loro conversazione senza quasi accorgersene, attirata come una calamita dalla voce dei Serpeverde, convinta che prima o poi sarebbero finiti a parlare di lei. Non seppe mai spiegarsi il perché, ma una piccola lacrima le solcò il volto, disperdendosi tra i suoi folti capelli ricci. La asciugò prontamente avvertendo la rabbia ribollirle per quella reazione del suo corpo alle parole di un tizio che era convinta di odiare, ma dietro quei pesanti strati di rancore, sentiva ancora le urla potenti della folla quando per la prima volta in vita sua era salita su una scopa alle spalle di Malfoy. Erano stati insieme tutto il giorno senza uccidersi, e lei aveva provato delle cose indescrivibili superando la sua più grande paura, e lo sapeva...
Sapeva che anche lui era stato bene.
Ma eccolo lì a ricordarle quanto in realtà fosse vuoto, in compagnia di una delle persone che lei riteneva più stupide della terra, mondo magico e non.
Perché piangi, Hermione? -
Una voce molto più acuta della norma le fece alzare il capo d'istinto, e si strusciò le maniche ancora sul viso per nascondere ogni più piccola traccia del suo innocente peccato. Luna Lovegood la guardava dall'alto, in piedi di fronte a lei, con un grande cappello colorato che spruzzava scintille azzurre.
Luna... - Disse Hermione cercando di sorridere e chiudendo il libro tra le proprie gambe, maledicendosi mentalmente per non averla sentita arrivare – Bel cappello. - Continuò provando a distrarla.
Grazie! - Asserì lei gioiosamente – Serve per tenere lontani i Nargilli. -
Hermione annuì alzandosi in piedi, dandosi un'occhiata intorno.
Perché piangevi? - Chiese di nuovo la bionda, con i suoi grandi occhioni a palla. La Granger abbassò lo sguardo e poi lo rialzò su di lei, abbozzando un finto sorrisetto.
Niente di che, Luna. Sono un po' nervosa ultimamente. -
Nervosa per Malfoy? -
Hermione aggrottò la fronte, colpita da quella domanda.
M-Malfoy... - Balbettò sbattendo le palpebre – C-cosa dici? -
Beh sì, vi ho visti insieme alla partita di Quidditch e mi hanno detto di averlo avvistato nella Sala Comune dei Grifondoro. -
Però, come girano in fretta le voci in questa scuola. - Rispose la riccia raccogliendo la borsa da terra e prendendo a camminare non si sa verso dove, seguita spiacevolmente da Luna che non sembrava voler demordere.
Quindi è per Malfoy che piangi? -
Io non piango per Malfoy, diamine! - Si girò di scatto Hermione fulminandola con lo sguardo, capendo subito dopo di aver esagerato e moderando i toni – Perché mai dovrei piangere per un idiota del genere? Dato che vedo che il Gossip va di moda ad Hogwarts, metti in giro questa voce: Hermione Granger e Draco Malfoy si odiano ancora profondamente, si insultano dalla mattina alla sera, quella sulla scopa era una ragazza che le assomigliava molto e la terra è tornata a girare sul proprio asse. E ora perdonami, Luna, ma devo proprio andare. - Asserì decisa, girando i tacchi.
Luna Lovegood si guardò un po' intorno, incrociando lo sguardo di Draco che la scrutava profondamente da qualche metro di distanza.
Aveva sentito tutto, e non gli era di certo sfuggita la parte delle lacrime della Granger.

 

 

***

 

 

- Buongiorno ragazzi. -
A parlare fu Palbo Pattitch, davanti a una platea di studenti assonnati con addosso una lunga toga argentea e un berretto sportivo in capo; sua moglie, per dirla tutta, era vestita da uomo: aveva una parrucca dal taglio corto e giacca e cravatta di ottima fattura.
Spero stiate tutti bene. - Proseguì prendendo a camminare, come suo solito, di fronte a tutti con le mani incrociate dietro la schiena – Spero che stiate così bene da non impallidire di fronte alla cosa che sto per dirvi! - Cercò lo sguardo di sua moglie, che lo sostenne incoraggiante con gli occhi.
Malfoy fece un'espressione schifata.
Come voi tutti sapete, questa sera ci sarà in Sala Grande il Ballo di Inizio Anno. E' una tradizione nuova che spero proseguirà nei secoli, visto il clima di pace attuale... -
Ginny, la new entry del gruppo a sostituire la Patil, lanciò un'occhiata a Hermione che cercava di nascondersi nell'angolo più remoto della stanza dietro la grande figura di Cormac McLaggen.
Ad ogni modo, gradirei una cosa da voi: vorrei che voi ci andaste con la persona alla quale siete accoppiati in questo corso. -
Oliver Baston tossì rumorosamente, sentendo l'acqua ingerita in quell'istante bloccarsi al centro della sua gola. Romilda Vane iniziò a dargli delle forti pacche sulla schiena, mentre Pansy Parkinson strabuzzò gli occhi dalla sorpresa; Tiger non aveva ben capito cosa stesse accadendo, così si guardava intorno interrogativo, soffermandosi sulla figura di un Blaise Zabini decisamente contrariato che alzò la mano.
Sì, Blaise? - Chiese Palbo.
Mi scusi, signore... Ehm, sì, vostra eccellenza... -
Chiamami Pal, e dammi del tu. -
Ok, dunque, Pal – Asserì Zabini guardandolo negli occhi, riprendendo possesso di se stesso – Al di là dell'idea assurda per cui già soffro per i miei amici, io rimango comunque etero. Non so quali siano i tuoi gusti, Pal – Proseguì lanciando un'occhiata a Lucy Pattitch che parve risvegliarsi da uno stato di trance – Ma a me piacciono le ragazze, e il mio compagno Colin Canon non ne ha le sembianze, non so se mi spiego. -
Ignorando del tutto il tono sarcastico e la frecciatina pungente di Zabini, Palbo esplose in una fragorosa risata estraendo dalla tasca un paio di occhiali colorati che prese a pulire col bordo della manica.
Figliolo, vorrà dire che avrai con te un nuovo amico questa sera. -
Blaise lo fissò incredulo, ma il professore – se così poteva chiamarsi – lo ignorò.
Bene, dunque – Proseguì, indossando i ridicoli occhiali – Dovremo fare qualche prova, non trovate? Non vorrei farvi sentire totalmente impreparati al ballo. Accoppiatevi. -
Tutti iniziarono a spostarsi con un'espressione decisamente contrariata, trascinando i piedi sul liscio pavimento cerato. Hermione si guardò intorno con aria smarrita, cercando di metabolizzare appieno tutte quelle nuove scontertanti notizie. Non solo non aveva mai avuto alcuna intenzione di andare al Ballo, quella notte, ma sicuramente mai si sarebbe sognata di andarci con...
Granger, vuoi svegliarti? -
Una voce decisamente conosciuta la fece voltare in direzione del suo sgradevole interlocutore, che le aveva schioccato due dita davanti al viso. Una lenta musica avvolse la stanza nel giro di un attimo, diffondendo le sue dolci note a un ritmo placato e invitante.
Sono sveglia, Malfoy. -
Alle loro spalle, coppie da due che non riuscivano a mettere a fuoco, presero a danzare. I loro compagni, in modo molto impacciato e abbastanza fuori tempo, si muovevano a ritmo di quella musica dolce, sostenendosi l'un l'altro all'unisono.
C-che cosa dobbiamo fare? -
Dobbiamo ballare, Granger. -
Ballare? Io non v-voglio... Io non so...-
Ballare, lo so. Ma dobbiamo farlo lo stesso. - Asserì Draco prendendole una mano con la meno grazia possibile e trascinando la compagna al centro dell'aula, mischiandosi in mezzo agli altri che, riluttanti, si toccavano a malapena.
Era una presa sicura, salda, la sua.
Una presa di una mano fredda come il suo possessore.
I due si fissarono a lungo; Hermione cercava l'aria per respirare mentre deglutiva a fatica, respingendo una ciocca ribelle dei suoi capelli ricci con un gesto svogliato della mano che aveva liberato da Malfoy; lui, in tutta risposta, sembrava imbarazzato, anche se provava a mascherarlo.
Era già strano, tutto quello...
Perchè mai Malfoy non aveva dimostrato tutta la riluttanza possibile a ballare con lei?
Ma non riuscì ad approfondire questo pensiero, perché lui si schiarì la voce e si avvicinò di un passo, prendendole nuovamente una mano e portandola un po' in alto; l'altra la posizionò a metà tra la schiena e il fianco della ragazza, nel punto esatto dove dovrebbe stare. Hermione arrossì violentemente poggiando la propria d'istinto sulla di lui spalla, evitando in tutti i modi possibili il contatto visivo.

Ma la sentiva.

Certo che la sentiva.

Quella chimica, quella nuova improvvisa energia, quella scarica di brividi, quella mano dove non si era mai posata.
Non sapeva cosa fare, ma pensò a tutto Malfoy: nel preciso istante in cui doveva muoversi, si mosse. Lei sbatté contro il suo corpo, ma si riprese subito seguendo i suoi passi, abbassando gli occhi sui loro piedi per cercare di non inciampargli addosso.
Alza il mento, Granger. - Si sentì rimprovare, e riprese a fissare un punto imprecisato della stanza che man mano cambiava a seconda dei loro piccoli movimenti. Era un ballo lento, e sicuramente non teatrale, eppure era la cosa più assurda che avesse mai fatto la ragazza in vita sua.
Ballare con Draco Malfoy.
Harry mi ucciderebbe.
Hai preso lezioni, Malfoy? - Domandò cercando di domare se stessa per rompere quel silenzio imbarazzante, quasi intimo, a costo di una nuova guerra d'insulti.
Provengo da una famiglia ricca, Granger. -
E questo che significa? - Domandò la Grifondoro mentre di nuovo volteggiarono in un'altra posizione sentendo il ritmo della musica, e lo sguardo di Draco si abbassò sulla figura esile più bassa di lui di una buona manciata di centimetri.
Significa che ho partecipato a milioni di balli. - Le rispose fissandola negli occhi.
A lei mancò il respiro.
Era la prima volta che li scrutava da così vicino... Erano davvero color del ghiaccio come si raccontava in giro, e sfumavano ogni tanto in diverse tonalità. Poteva percepire la sua statura superiore alla propria, sempre per la prima volta, accorgersi di quella spalla sulla quale la propria mano adagiava, parte di quel corpo diafano che in tante avevano sognato di poter toccare. Poteva sentire il suo profumo, leggero e presente, forte e delicato.
E Draco, allo stesso tempo, aveva la mente annebbiata: scrutava il volto di quella Mezzosangue saccente e non riusciva a provare davvero tutto quell'odio che lo aveva accompagnato negli anni, ma vedeva solamente una ragazza come tante altre, con un sacco di capelli, gli occhi marroni come l'autunno, la pelle liscia e priva di qualunque tipo di trucco o imperfezione, e un cuore battere sotto pesanti strati di vestiti coprenti dieci colpi ogni due dei propri.

Sì, ma è pur sempre una Mezzosangue.

A questa cosa, forse non ci credeva neppure più lui... Ma sicuramente non glielo avrebbe detto, continuando ad apostrofarla con quel nomignolo.
Perché la stava toccando?
Ma, soprattutto, perché non provava disgusto nel farlo?
La musica cessò velocemente così com'era iniziata.
Hermione e Draco si distaccarono l'uno dall'altra precipitosamente, come scottati, girandosi verso Palbo che rivolse un sorriso invitante a tutti i presenti, in particolare a loro due.
La lezione è finita. Sono molto fiero di voi tutti, a stasera! -
Ma Malfoy non fece in tempo a girarsi per rifilare una frecciatina alla Granger e cercare di far tornare tutto alla normalità, che già si era dileguata in mezzo alla folla, a braccetto con una Ginny Weasley che lo guardava torva.

 

 

***

 

 

Neville Paciock non voleva assolutamente perdersi il primo ballo dell'anno. Stava guardando il proprio riflesso attraverso lo specchio rotondo della stanza che condivideva con Seamus e Dean – e un tempo Harry e Ron – cercando di capire cosa stonasse alla vista del suo nuovo abito da cerimonia, rigorosamente bianco e nero. Cercando di evitare l'arrivo improvviso di un gufo con il classico abito da cerimonia di fin troppi secoli prima con merletti di colori improbabili (come era successo a Ron al quarto anno) da parte di sua nonna Augusta, si era attrezzato prima rimediando un abito di seconda mano da un piccolo negozietto a Diagon Alley.
Ti sei innamorato di te stesso, Neville? - Domandò Dean Thomas entrando nella stanza e gettando una borsa sul letto, sorridendo all'amico dal riflesso dello specchio. Neville, in tutta risposta, parve grugnire, e non ebbe il coraggio di voltarsi, tanto paonazzo quant'era diventato in viso.
Credi che le piacerò? - Domandò insicuro, con la voce un po' tremolante.
Piacere a chi? -
Come a chi? - Neville finalmente trovò il coraggio di voltarsi, fronteggiando l'amico – A Luna, naturalmente. - 
Dean rimase basito per qualche istante, per poi fare un sorriso incoraggiante mostrando la fila di denti perfetti e bianchi in contrasto con la sua carnagione più scura, e si avvicinò all'amico sistemandogli il colletto dell'abito.
Certo che le piacerai! - Rispose dandogli una pacca sulla spalla, ma lui non parve molto tranquillo.
La luna aveva fatto il suo glorioso ingresso attraverso la fessura di una leggera tenda in raso della finestra, e illuminava il faccione rotondo di Neville Paciock, ogni istante più pallido.
Dove avete appuntamento? -
Appuntamento? Oh... Beh, ecco io... Veramente io... - Neville abbassò gli occhi cercando la salvezza nell'immagine delle sue scarpe, ma Dean inarcò un sopracciglio invitando l'amico a rispondere; dopo lunghi attimi di silenzio, lo ammise -... Ecco io non avevo il coraggio di darle appuntamento, ok? Quindi le ho dato la parola d'ordine della Sala Comune e le ho detto di venire qui in camera. - Parlò così velocemente che Dean ci mise qualche attimo per immagazzinare il significato delle sue parole, e poi strabuzzò gli occhi allargando le braccia.
Neville! Non si fa così! -
Ma non poté ammonirlo ulteriormente, perché sentirono bussare alla porta. Si guardarono insieme, e Neville iniziò ad agitarsi farfugliando qualcosa che suonava come un ultimo cambio di programma per evitare la Corvonero. Dean non rimase ad ascoltarlo ulteriormente e andò ad aprire, sorridendo a Luna Lovegood, avvolta in un vestito fino al ginocchio di un grigio spento con tante fasce colorate da far venire il mal di testa. Le fece cenno di entrare.
Come sei elegante, Neville. - Asserì lei con gli occhi sbarrati più del solito, spostando una lunga ciocca di capelli albini dietro la schiena.
Oh, ehm... Grazie, Luna. - Questo fu il massimo, non riuscì certamente ad aggiungere altro - Bene, dunque, ehm... Andiamo. - Proseguì poco dopo avvicinandosi alla sua compagna, voltandosi un'ultima volta verso Dean che lo guardava da dietro raggiante.
Dean, tu non vieni al ballo? -
Oh, beh... - Il ragazzo abbassò la testa – Credo che resterò qui a ingozzarmi di caramelle gommose. Avevo invitato Hermione Granger, ma pare che qualcuno lo abbia fatto prima di me. -
Luna annuì, parlando col tono più semplice possibile prima di sparire con il suo accompagnatore.
- Sì, ci andrà con Draco Malfoy. -

 

 

 

***

 

 

- Tu. Hai. Fatto. Cosa?! - Le urla di Ginny Weasley arrivarono alla capanna di Hagrid, che si lasciò sfuggire una manciata di vermi giganti in terra.
Ginny! Non c'è bisogno di urlare tanto! - La rimproverò severamente Hermione Granger sgranando gli occhi, con un tono di voce decisamente basso che assomigliava molto a quello della McGranitt quando voleva impartire punizioni sgradevoli.
Ti rendi conto, Hermione? -
Non avevo altra scelta, ok? Non l'ho voluto io! -
Certo che l'hai voluto tu! - La rossa si lasciò cadere sul letto a baldacchino della Caposcuola Grifondoro, affondando i lunghi capelli nel suo cuscino – Dentro di te l'hai voluto sicuramente. -
Ginny, ma che cosa stai insinuando? - Hermione si accigliò disfando per la quarantacinquesima volta davanti allo specchio la sua acconciatura, sempre più storta o improvvisata, dietro numerosi sbuffi e imprecazioni.
Andiamo, Herm... Se ne stanno accorgendo tutti. Tu e Malfoy sulla scopa, tu e Malfoy in camera tua, tu e Malfoy al ballo... E rifiutando l'invito di Dean Thomas, cioè uno dei ragazzi più carini della scuola! -
Te l'ho già spiegato dieci volte, Ginny. - Disse la Granger voltandosi verso l'amica e guardandola torva – Nessuno di noi due lo vorrebbe, è quel dannato professore che ce lo impone! -
Hermione. - Ginny si tirò su, fissandola intensamente – Hai distrutto degli Horcrux, hai salvato la vita a Harry Potter ben più di una volta, hai sconfitto Voldemort in persona, hai avuto a che fare con mio fratello per tutti questi anni, e vuoi dirmi che non sei in grado di importi con un idiota mascherato da clown per andare al ballo con chi-vuoi-tu?! - Domandò ironica, ed Hermione deglutì a fatica; per fortuna Ginny non volle affondarla oltre, e si alzò dal letto avvicinandosi all'amica. Prese la bacchetta andandole alle spalle e sussurrando qualche incatesimo: in un attimo, la folta chioma della Granger si raccolse in un'acconciatura semplice a lato con lunghe ciocche di boccoli morbidi che lasciavano la schiena scoperta.
Hermione si guardò allo specchio, con un'aria decisamente afflitta e molto lontana dall'espressione di ogni ragazza che si rispetti prima di un ballo scolastico. L'immagine rifletteva una donna avvolta in un vestito che non sembrava appartenerle: era bianco, di un bianco splendente; senza spalline e con una leggera e per niente volgare scollatura a cuore, aveva dei ricami in pizzo argentato sul bustino stretto in contrapposizione alla parte inferiore più morbida che arrivava fino ai piedi, che calzavano un paio di tacchi semplici di un grigio-argento. Il suo volto era acqua e sapone come sempre, ad eccezione di un po' di mascara – impostole a forza dall'unica amica presente nella stanza – e di un lucidalabbra leggero a dipingerle le labbra pudiche.
Sei bellissima. - Disse Ginny Weasley interrompendo quegli attimi di silenzio, e sospirando in direzione dell'amica; le era difficile ammetterlo, dopo la specie di discussione avvenuta qualche istante prima. Hermione fece una specie di smorfia e tirò un lungo sospiro, scuotendo la testa.
Non mi sembro io. - Soffiò sottovoce.
Non c'è niente di male a cambiare un po' ogni tanto, Hermione. -
E a cosa servirebbe? - Domandò voltandosi per fronteggiare la rossa, con gli occhi improvvisamente lucidi di lacrime minacciose di esplodere da un secondo a un altro – Per chi o per cosa dovrei cambiare? -
Per te stessa, Herm. -
La Granger abbassò gli occhi al pavimento e poi si sforzò di accennare un sorriso per chiudere quella conversazione scomoda, mentre dentro di lei in realtà percepiva un mix di emozioni contrastanti logorarle le interiora. Non si sentiva per niente a suo agio con quel bellissimo vestito rimediatole da Ginny, con quell'acconciatura perfetta che la facevano sentire solo più nuda e vulnerabile, con quel rossore scomodo a ricordarle quante cose più importanti avesse da fare in quel momento, piuttosto che partecipare a uno stupido ballo.
Ma sotto sotto, in una minuscola parte del suo essere, per la prima volta in vita sua si sentiva perfetta per l'occasione ed era, come dire... emozionata.
Si fece coraggio e prese una piccola borsetta da portare a mano dello stesso colore delle scarpe, avviandosi verso l'uscita e fermandosi per voltarsi un'ultima volta verso Ginny.
Tu vieni, no? - Le chiese per conferma.
Sì, ti raggiungo più tardi. -
Dopotutto, sei tornata a Hogwarts per non lasciarmi sola, no? - Sorrise la Granger, prima che Ginny Weasley le lanciò un cuscino divertita facendola scappare via.

 

 

***

 

La Sala Grande era stata addobbata nel più festoso dei modi.
Il soffitto era riempito da miliardi di stelle, alcune più grandi e alcune più piccole, e Draco giurò di averne vista pura una cadente. I quattro grandi tavoli delle casate di Hogwarts erano stati sostituiti da una grandissima pista da ballo in marmo pregiato, con un palco adiacente dove un gruppo poco famoso suonava ogni genere di musica. Dei piccoli tavolini rotondi in legno battuto erano disposti lungo tutto il perimetro della sala, e le luci soffuse delle lanterne svolazzanti rendevano l'atmosfera quasi mistica e romantica.
Draco deglutì a fatica, rigirandosi il bicchiere di Whisky Incendiario tra le mani, dalla quale superficie si rifletteva un ragazzo alto e biondissimo in uno splendido abito quasi babbano, rigorosamente in giacca e cravatta di ottima fattura. La camicia bianca aderiva alla perfezione con il suo torace, muovendosi regolarmente ai suoi lunghi sospiri: doveva esser abituato a quel genere di cose, e invece... Forse era la consapevolezza di quanti sguardi avrebbe avuto addosso quella notte, girando insieme alla salvatrice di un mondo magico che lui ha contribuito, in parte, a voler distruggere. 
Fissava la grande scalinata agghindata anch'essa attendendo l'arrivo della sua non desiderata accompagnatrice, mentre Palbo Pattitch lo scrutava pensieroso dall'altra parte della sala, probabilmente sospettando che avesse in qualche modo cercato di fregarlo facendo sparire la Granger in un mondo parallelo. Non sapeva bene se desiderare che lei arrivasse per togliersi di mezzo gli occhi inquietanti di quell'omino insulso, oppure desiderare che non arrivasse affatto, lasciandolo libero di ubriacarsi oltre il coprifuoco e portare qualche ragazza del quarto anno a scaldare il suo letto.
In effetti, la Granger quella notte aveva rovinato tutti i suoi piani.

- Andiamo, Mezzosangue, muoviti... -

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Capitolo 10
*** No. 1 Party Anthem ***


Buonasera a tutti!
Dire che sono affezionata personalmente a questo capitolo sarebbe davvero riduttivo per descrivere l'emozione che ho provato nello scriverlo, e spero vivamente che anche a voi arrivi almeno in minima parte quello che ha trasmesso a me. Qui abbiamo un punto di svolta, finalmente, e non potevo descriverlo se non in un capitolo più lungo dei precedenti! Ci vediamo in fondo per dei chiarimenti.

 

 

You are here, on my return.

 

 

#10. No. 1 Party Anthem

 

 

 

"So you've never felt the attraction that comes
when someone who's capable
of doing terrible things, for some reason,
cares only about you?"

 

 

 

Hermione Granger sentiva il cuore esploderle dentro la gabbia toracica. Attendeva in cima alla scalinata cercando più aria possibile da immagazzinare dentro i polmoni, mentre abiti vistosi e colorati le sfrecciavano affianco facendosi largo tra la folla. Teneva una mano poggiata sulla lussuosa ringhiera bordeaux credendo che potesse reggere anche il suo umore instabile.
Non si sentiva per niente una Grifondoro, in quel momento.
Stava quasi per domandarsi se il Cappello Parlante avesse fatto la scelta più giusta, molti anni prima.
Osservava dall'alto la Sala Grande che iniziava pian piano a riempirsi di gente, mentre un grande orologio alla sua destra rintoccava le 23 in punto.
Draco Malfoy si voltò proprio in quell'istante. Era lì, in fondo alla scalinata, sempre con quel bicchiere di Whisky Incendiario ormai quasi vuoto, e prese a guardarla.
Lei ricambiò lo sguardo.
Erano entrambi agitati, e ogni più piccola parte della loro ansia trasudava dai loro volti perplessi, mentre cercavano quasi di darsi forza vicendevolmente da lontano. La Granger fece un altro grande, lungo respiro, e prese a scendere gli scalini, reggendosi con l'altra mano il vestito lungo per non farlo strusciare troppo in terra. Non sapeva se era più imbarazzante sentire gli occhi penetranti del Serpeverde scrutarla così attentamente, oppure gli occhi penetranti di tutto il resto della sala che attendevano impazienti che lei si unisse al suo accompagnatore.
Arrivò da lui, che mandò giù in un sorso il resto del liquido biancastro del bicchiere, e si guardarono per un istante.
Forse lui doveva tenderle una mano, oppure allungare un braccio, ma dopo attimi di silenzio non fece nessuna delle due cose.
Andiamo, Granger. - Asserì – Hogwarts non vede l'ora di parlare di noi. -
Lei sorrise, sorrise davvero, e annuì avviandosi col suo accompagnatore verso il centro della sala, man mano che teste curiose si voltavano indicandoli col dito, sussurrandosi qualcosa. Draco camminava fiero, col mento alto, non guardando in faccia nessuno, e Hermione ogni tanto si voltava verso di lui per tentare di non vacillare sotto le frecciatine di tutti i presenti.
Signorino Malfoy, signorina Granger! -
Entrambi si voltarono insieme verso la voce femminile di Minerva McGranitt che si avvicinava loro frettolosa, con un'aria un po' preoccupata, avvolta nella sua solita veste nera da strega.
Buonasera, professoressa McGranitt. -
Sono felice di avervi trovati, vorrei scambiare due parole con voi. - Proseguì la preside facendogli cenno di seguirla un po' più distante da tutti quegli occhi indiscreti, andando in un corridoio un po' meno illuminato.
Non so se sto facendo la cosa giusta a parlarne con voi, ma temo di non avere molte altre alternative. Vorrei che voi mi teneste d'occhio il professor Pattitch e sua moglie. -
Parlò velocemente e frettolosamente, guardandosi ogni tanto intorno, mentre Draco aggrottò la fronte lanciando un'occhiata alla Grifondoro che rispose alla preside – Tenerli d'occhio? -
Sì, signorina Granger. So che vi hanno imposto il loro corso e credo anche che sia abbastanza utile, giudicando il fatto che vi vedo qui insieme. - Disse scrutandoli con attenzione – Però ho sentito qualche voce ultimamente, come quella della scomparsa improvvisa di Theodore Nott e del suo ritorno, come dire... sospetto. Mi fido più del vostro giudizio che di quello di qualcun altro. - Continuò guardandosi ancora intorno.
Cosa intende per tenerli d'occhio? - Domandò Malfoy con una punta di voce isterica.
Voi due siete Prefetti, siete del settimo anno, e sono certa di poter chiudere un occhio su qualche improvvisa ronda notturna senza permesso. Non saprei come indagare altrimenti. Mi dispiace di coinvolgervi, sapete, a volte mi chiedo sempre cosa avrebbe fatto il professor Silente al posto mio... - Abbassò lo sguardo, rendendosi poi conto di aver parlato troppo apertamente, nota stonata nel duro ruolo che si era imposta da anni. Quindi si schiarì la gola e tornò a fissarli.
Bene, dunque, ora tornate al vostro ballo e... Mi raccomando, non parlatene con nessuno. - Detto questo si allontanò, lasciando dietro di sé una moltitudine di interrogativi muti.
Anche Blaise mi ha detto che quel Pattitch è sospetto. - Soffiò Draco, e Hermione annuì. In effetti quell'uomo incuteva terrore un po' a tutti. Sicuramente però, mai si sarebbe sognata di dover indagare insieme al suo compagno meno probabile. Rimasero qualche istante all'estremità di quel corridoio fiocamente illuminato, guardando la sala ormai affollata di gente vistosa e truccata più che mai iniziare ad aprire le danze al ritmo di una canzone allegra.
Beh, dunque, ora io vado dai miei amici. -
Perché, tu hai degli amici Granger? -
Hermione gli lanciò un'occhiataccia e decise di non rispondere, lasciandolo lì per avvicinarsi a Neville e Luna che stavano seduti su una delle panche adiacenti alla pista. Si unì alla loro conversazione felice di trovarli lì per non dover più sopportare il silenzio pesante tra lei e Malfoy, pregando mentalmente di non dover sentirsi fare delle domande riguardo il suo accompagnatore. Il cantante della band parve riluttante a consegnare il microfono a quello strano omino infilato in una camicia davvero troppo stretta che sembrava esplodere da un momento a un altro, ma poi fu costretto a farlo.
Buonasera a tutti! Per chi non mi conoscesse, mi chiamo Palbo Pattitch e conduco un corso di nome Smascherati con i ragazzi del sesto e settimo anno. L'obiettivo di questo progetto è infrangere le barriere che si sono create negli anni all'interno di questa scuola tra gli studenti, smascherandosi di ogni pregiudizio. Per questo, invito i miei studenti ad unirsi al centro della pista da ballo per mostrare a tutti i progressi che abbiamo fatto assieme. - Disse scrutando dal palco tutti i presenti.
Credo che tu debba cercare il tuo accompagnatore, Hermione. - Disse Luna voltandosi verso la Grifondoro – A me sembra che lui stia facendo lo stesso. -
La Granger si voltò verso Draco che sembrava guardarsi intorno, mentre Pansy Parkinson gli sfrecciò accanto premurendosi di dargli una leggera spallata prima di unirsi a Oliver Baston al centro della pista. Gli sguardi dei due si incrociarono, e Hermione decise che era conveniente evitare di farlo avvicinare; così si alzò e gli andò incontro, con un leggero rossore che si faceva spazio tra le sue gote fresche. Sospirarono insieme una volta vicini, e la Granger lo prese a braccetto avvicinandosi alla pista. Si guardarono qualche istante prima che Draco trovò il coraggio di prenderle una mano – come a lezione – per poggiare poi l'altra sul di lei fianco, lasciando che lei la adagiasse alla sua spalla. Anche con i tacchi era più bassa di lui, e poteva sentire il profumo di quel pomeriggio di nuovo accarezzarle le narici.

So you're on the prowl wondering whether
She left already or not...

Sentirono la musica partire, e Draco mosse un passo verso di lei che lo indietreggiò, lasciandosi accompagnare dalle mani più esperte.

Leather jacket, collar popped like Cantona
Never knowing when to stop

Per quella frazione di tempo, tutto attorno a lei sparì: la Sala Grande, la festa, gli occhi dei compagni e dei professori, non c'era più niente se non la concentrazione per non sbagliare piede.

Sunglasses indoors, par for the course
lights in the floors and sweat on the walls
Cages and poles

- Sei troppo concentrata, Granger. - Si sentì soffiare vicino all'orecchio, rabbrividendo fino alla punta dei piedi.
Sto cercando di non cadere, Malfoy. - Sussurrò a sua volta.
Non cadrai. Lasciati andare. -

Call off the search for your soul
or put it on hold again

Quelle parole furono ossigeno puro, e iniziò a volteggiare con lui senza più alcuna inibizione, lasciandosi trascinare dalla melodia di quella dolce musica che andava a riscaldarle l'anima.
Draco trovò il modo di guardarla un attimo.

She's having a sly indoor smoke
She calls the folks who run this her oldest friends...
Sipping her drink and laughing at imaginary jokes
as all the signals are sent

Si accorse solo in quel momento di quanto fosse improvvisamente più leggera; senza tutti quei pesanti libri sempre in mano, senza quel volto concentrato a rimanere immacolato, senza quella solita agitazione e compostezza che era solita accompagnarla, la Granger era una piccola piuma in grado di volare via col vento.

Her eyes invite you to approach
and it seems as though
those lumps in your throat
that you just swallowed have got you going...

Prese in mano la situazione e la condusse come un bravo cavaliere, accompagnando i suoi gesti facendo presa con le mani su quel corpo improvvisamente libero da strati di pesanti vestiti, ma fasciato da un abito bianco che la faceva assomigliare a un angelo.
Sapeva, però, che non glielo avrebbe mai detto.

Come on, come on, come on...

Un altro passo indietro, e lei tremò per un attimo.
Draco la tenne stretta con la mano sul suo fianco, facendola di nuovo avvicinare al suo petto, possessivo.

Come on, come on, come on...

Lei arrossì violentemente, e alzò lo sguardo sui suoi occhi grigi che la stavano scrutando dall'alto, mentre il resto ormai aveva definitivamente cessato di esistere.

...Number one Party Anthem...

Erano davvero troppo presi da quella situazione surreale da rendersi conto che accanto a loro si muovevano quasi allo stesso modo Ginny Weasley e Theodore Nott.

She's a certified mind blower
knowing full well that I don't
I may suggest that there's somewhere
from which I might know her
just to get the ball to roll...

La rossa aveva un'espressione molto seria e si muoveva sicura di sé, mentre Nott la seguiva come imbambolato e abbastanza rintontito, lasciando condurre a lei le danze. La gente attorno a loro non sapeva più cosa guardare: stranissime coppie erano accerchiate in quel luogo, e quella musica stava diventando quasi inquietante da quanto era ritmata e calcolata, ma la maggior parte degli occhi erano – come sospettato – puntati su Draco Malfoy ed Hermione Granger, che nei loro splendidi abiti erano arrivati al centro della pista volteggiando.

Drunken monologues, confused because
it's not like I'm falling in love
I just want you to do me no good
and you look like you could...

Ancora un altro sguardo tra i due, e Hermione si sentì vacillare. Lui la stava accompagnando davvero, non la stava lasciando abbandonata e sola a fronteggiare quelle facce curiose; lui la stava toccando davvero, senza schifarsi indignato per ciò per cui l'aveva insultata per anni, e la stava guardando, la guardava come si guarda un essere umano e non uno "scherzo della natura".

Come on, come on, come on...
Come on, come on, come on...
Number one Party Anthem.

La musica cessò, e tutti si fermarono insieme. Draco si guardò intorno come risvegliato da uno stato di trance, catapultato in un universo parallelo. Qualche attimo di silenzio, e la folla esplose in un boato di grida e applausi, mentre Palbo alzò il calice di vino elfico in loro direzione brindando a quel ballo. Hermione sorrise schiarendosi poi la gola, alzando gli occhi ancora una volta verso il Serpeverde che pareva un po' nervoso: Blaise Zabini lo scrutava dall'altra parte della sala, con un sopracciglio inarcato.
Non è stato così tremendo, no? - Riuscì a dirgli, maledicendosi un po'.
Draco la fissò, e fu glaciale. Non erano più quegli occhi grigi che la stavano guardando qualche attimo prima, ma erano saette di metallo pronta a dilaniarla.
No, Granger. E' stato solo disgustoso. - Asserì freddissimo, risparmiandole una smorfia schifata. Hermione sentì le proprie ginocchia tremare come una foglia in autunno, mentre un impeto di rancore e rabbia era già pronto ad avvolgerla per intero.
Non devi per forza essere così idiota, Malfoy. - Gli rispose scombussolata.
Non sono idiota, sono solo contaminato. Devo andarmi a fare una doccia prima che sia troppo tardi. -
Hermione fronteggiò il suo sguardo per un po', giurando di poterlo vedere spezzarsi per qualche secondo, mentre il suo stomaco si contorceva e si aggrovigliava come un gomitolo di lana impasticciato. Improvvisamente era tornato tutto: la sala, gli sguardi, l'oppressione, l'odio, la vendetta, il passato, la realtà.
Spero di contaminarti a tal punto da lasciarti in infiermeria per sempre. - Gli rispose fredda come non lo era mai stata, riducendo gli occhi a due fessure e allontanandosi in fretta da lì, fuggendo da quella battaglia. Arrabbiata, delusa, triste, le lacrime stavano affiorando ma già si era inoltrata per un corridoio, mentre il suo accompagnatore Serpeverde la fissava andar via da dietro, pregando mentalmente di non averle fatto troppo male.

 

***

 

A molti chilometri di distanza dal castello, in una piccola locanda con un sottostante odore di muffa e di alcol, un uomo e una donna erano seduti sul tavolo più buio della stanza, mentre i camerieri si tenevano a debita distanza da loro.
Sta procedendo tutto secondo i piani? -
Sì. -
Sì, cosa? -
Sì, signora. -
Perché a me sembra che ci stai mettendo un po' troppo? -
Non ci sto mettendo un po' troppo, signora. - Disse l'uomo rimarcando l'ultima parola con particolare attenzione – Ogni cosa ha bisogno del suo tempo. -
Non venirmi a fare prediche sul tempo, Pattitch. -
Il ragazzo si è dimostrato più complicato da gestire di quanto sospettassimo, e ci sto lavorando. -
Non stai facendo abbastanza! - Urlò la donna in un grido glaciale che fece allontanare addirittura la cameriera babbana intenta a sparecchiare il tavolo adiacente al loro, provocando a Palbo una scarica di brividi da pelle d'oca.
Io... Io sto facendo il possibile. -
Il possibile non è sufficiente. Abbiamo delle scadenze, e confido nella tua puntualità.
Sì, signora. Non la deluderò. -
E la ragazza... La ragazza è più malleabile? -
Non esattamente, signora, ma ci si può lavorare più facilmente rispetto al ragazzo. Hanno più scheletri nell'armadio di quelli che pensavo, e sono entrambi, come dire... cocciuti. -
Non mi aspettavo il contrario. - Disse la donna mandando giù un grande sorso di Rum babbano, contraendo poi il suo volto in una smorfia disgustata – Questa roba babbana fa schifo. -
Non è adatta a una donna del suo calibro. -
Non cadermi ai piedi, adesso, Pattitch. -
No, signora. -
Torna al castello, e cerca di non deludermi. -
L'uomo annuì e si alzò dalla sedia malconcia, guardando per qualche istante la donna prima di gettare polvere nel camino sul retro.
Signora, non mi punirà se utilizzerò metodi alternativi per raggiungere lo scopo prefissato, giusto? -
Il fine giustifica i mezzi, Pattitch. -

 

***

 

Hermione sfrecciò via dai compagni come scottata da qualcosa. Evitò lo sguardo di chiunque, camminando in fretta e ascoltando il suono dei suoi tacchi leggeri sul pavimento laccato e lucidato.
Ogni passo che faceva, era una minaccia alle sue lacrime di cadere da un momento a un altro, mentre il suo orgoglio Grifondoro dettava le sue leggi per cercare di ricacciarle dentro.
Ogni passo che faceva, era una caduta libera verso l'illusione, mentre la sua testa era già partita a senso unico verso una direzione che non capiva, una direzione che non si poteva spiegare leggendo enormi manuali della biblioteca o esercitandosi al buio nella sua stanza.
Ogni passo che faceva, era un passo lontana da lui, e da tutto ciò che – in un piccolo e remoto angolo del suo essere – aveva creduto di poter aggiustare.
La sua solitudine era accompagnata dall'odio da parte di persone che la detestavano senza che ne avesse mai compreso appieno il perché, e quella sua incapacità di combatterle le faceva male dentro più di qualunque mostro che avesse mai ucciso o torturato.
Si allontanò di molto dalla Sala Grande, appoggiandosi a un muretto che dava sul cortile esterno del castello, percependo il freddo pungente della notte sulla sua pelle diafana. Si strinse in se stessa strofinando le mani sulle braccia, tentando di coprire più parti del corpo possibile che il vestito aveva lasciato scoperte.
Maledetto abito...
Maledetto abito, maledetto ballo, maledetto corso e maledetto lui.
Le facevano male quelle sue improvvise offese, e le faceva ancor più male la consapevolezza che Draco Malfoy potesse farle del male. Non capiva... Una goccia traditrice le scivolò via dagli occhi, mentre continuava a non capire. Un'altra goccia l'accompagnò, ma come poteva essere? Perché era ferita? Perché doveva pensare che quel brivido sulla scopa, quella folla che li acclamava, quegli esercizi strani che dovevano eseguire in coppia, quel ballo così diverso dovessero stabilire la pace tra lei e il suo più acerrimo nemico? Scosse la testa asciugando con le dita un'altra infame lacrima, alzandosi dal muretto, ma una voce maschile la interruppe.
Bene, bene, bene. Guardate chi abbiamo qui. Hermione Granger. -
La ragazza non riconobbe istantaneamente la voce, ma la cadenza del tono con la quale era stato detto il suo nome la fece rabbrividire. Si voltò lentamente, inarcando poi un sopracciglio. Fu costretta a sbattere un paio di volte gli occhi impastati dalle lacrime prima di riconoscere, nella penombra di quel corridoio buio, Euan Abercrombie, Stewart Ackerley e altri due ragazzi di grossa stazza che non aveva mai visto. Uno di questi si appoggiò al muro accanto a lei, incrociando le braccia e guardandola con quello che la ragazza riconobbe come un ghigno, mentre un forte odore di alcol e dopobarba le inondò le narici. Euan era un Purosangue di Grifondoro, profondamente irritato al primo anno per esser finito nella "casata sbagliata"; Stewart, Corvonero, veniva definito da Harry come il "matto", per il suo solito incontrollabile nervosismo. Infatti stava battendo più volte il piede a terra con fare agitato, masticando compulsivamente una gomma tra i denti.
Euan, Stewart, se volete scusarmi... - Disse passando tra i quattro ragazzi, ma uno di questi le afferrò malamente un braccio trattenendola lì sul posto.
Dove te ne vai? - Soffiò Euan, con una punta ironica nella voce – Siamo appena arrivati. -
E io me ne sto appena andando. - Rispose la Grifondoro lanciandogli un'occhiataccia, strattonando il braccio per dileguarsi velocemente da quel posto. Girò il primo corridoio ritrovandosi di fronte al bagno delle donne, ed entrò chiudendosi la porta alle spalle per andare a sciacquarsi il volto. Sospirò un po' agitata, colta alla sprovvista da quello strano comportamento. Sentì dei passi nel corridoio e qualche risatina di scherno, e si allontanò in fretta dalla porta guardandosi intorno, appiattendosi dietro una parete. Il cigolìo arrugginito della porta, e di nuovo avvertì quella voce fastidiosa.
Hermione... Dove ti nascondi? -
La ragazza impallidì, andando freneticamente a cercare con la mano la bacchetta nella tasca dov'era solita portarla, ma non trovò niente se non la morbidezza di quel lungo abito bianco.
Non poteva crederci...
Non le era mai successo di non portarsi dietro la bacchetta.
Ma l'abito, la festa, il ballo, a tutto aveva pensato tranne al fatto che avrebbe potuto averne bisogno. Trattenne il respiro mentre dei calci sordi spalancavano le porte del bagno, e i quattro ragazzi ridevano lanciandosi gomitate l'un l'altro, continuando a chiamare il suo nome in modo spaventoso. Hermione strinse gli occhi, quando quell'odore forte di alcol le inondò di nuovo le narici da vicino.
Oh, eccoti qui! - Disse Euan ghignando, mostrandosi alla luce nel suo abito da cerimonia scuro e nel suo sorriso beffardo.
Che cosa vuoi, Euan? - Disse lei sentendo le mani sudare, e indietreggiando ancora di un passo fino a sentire la superficie di un corpo sbatterle contro la schiena. Si voltò impaurita, mentre le sorrisero i denti storti di un altro dei quattro ragazzi.
Hai paura, Hermione? Non eri la salvatrice del mondo magico? -
Che cosa vuoi?! - Chiese di nuovo urlando, assottigliando gli occhi in direzione del nemico che, in tutta risposta, ampliò il ghigno.
Solo fare quattro chiacchiere. -
Avanti, Euan, un bel Cruciatus non potrebbe che farle bene! - Disse un ragazzo alto e secco, con la faccia tempestata di brufoli. Hermione tremò violentemente a quell'affermazione, stringendo i pugni per artigliare le unghie nel palmo della mano.
Una Maledizione Cruciatus?
Euan... Ti conosco da sette anni, ma cosa...? - Riuscì a dire lei sentendo la propria voce molto più instabile di quel che sospettasse, colpita al cuore nel ritrovarsi davanti persone con cui non aveva avuto mai niente a che fare ma che, bene o male, erano state smistate con lei durante il primo anno. Euan si accigliò continuando ad avanzare in sua direzione, con un nuovo sguardo ancor più cattivo di quello di prima.
Non m'interessa un accidente! Tu e i tuoi due amici avete distrutto tutto ciò in cui credevo! - Tuonò pericolosamente vicino al volto di Hermione, che indietreggiò ancora di un passo sbattendo nuovamente contro il petto del più grosso dei quattro, mentre veniva accerchiata da tutti loro.
Tutto ciò in cui credevi?! - Rispose incredula – Tu credevi in Lord Voldemort? -
Certo che ci credevo! E anche loro! Vero, Stewart? - Domandò voltandosi verso l'amico che continuava a ciancicare rumorosamente la gomma, che annuì con la fronte aggrottata – E voi ce lo avete portato via. - Soffiò ancora, afferrando improvvisamente con la mano il volto di Hermione in una morsa ferrea, stringendo più del dovuto. La ragazza sentiva il cuore rischiare di esplodere dentro il petto, ma sicuramente non era nel suo animo Grifondoro tentare di non reagire. Avrebbe voluto rispondergli per le belle, ma alzò una gamba più veloce che poté tirando un forte calcio a Euan liberandosi di quella mano stretta, voltandosi per iniziare a correre verso l'uscita. Era a metà del percorso quando sentì le sue gambe bloccate da qualcosa, e cadde malamente in avanti graffiandosi mani e volto. Si voltò di nuovo, ma questa volta inerme com'era sul terreno, notando la bacchetta di Stewart sollevata a mezz'aria. Euan torno in sé e il suo volto diventò rosso come poche cose in natura, e prese a camminare a grandi falcate verso di lei sibilando lentamente ogni parola.
Tu, brutta, piccola, schifosa Mezzos...-
Petrificus Totalus! -
Un lampo argenteo sfrecciò accanto al volto di Hermione scagliandosi contro Euan Abercrombie che cadde a terra immobilizzato e pallido come un albero secco. Una mano le afferrò il braccio e la tirò su con forza, mentre un nuovo odore fu pronto a penetrarle l'olfatto: un odore di tabacco, di menta, di uomo.
Draco Malfoy, ora al suo fianco, teneva la bacchetta alzata puntata sui tre ragazzi rimasti in piedi. Mentre lei stava ancora tentando di sorreggersi sulle gambe, un fascio di luce lanciato dal ragazzo alto e secco stava per colpirli in pieno petto, ma Draco mosse in modo fluido la bacchetta respingendo l'incantesimo e tirandone uno non verbale al soggetto in questione che sbatté rumorosamente contro uno degli specchi mandandolo in frantumi. Draco trascinò Hermione facendo pressione sul suo braccio dietro un'altra parete, facendola appoggiare ad essa mentre Stewart e l'altro ragazzo grosso si nascondevano negli anfratti del grande bagno. Draco la guardò e le fece segno di non parlare avvicinandosi un dito alla bocca, vicino come non lo era mai stato. Hermione prese a respirare di nuovo il più piano possibile, mentre le mani e il volto le bruciavano lasciando piccole macchie di sangue sul suo abito diafano, dovute alla caduta di prima. Malfoy la guardò per un attimo, e tutto si bloccò: passò l'indice lentamente sulla ferita della di lei guancia, mentre i suoi occhi sfumavano in un'altra di quelle strane tonalità che solo loro potevano possedere.
Non era più quel solito ghiaccio, era letteralmente l'azzurro del cielo.
Durò davvero troppo poco, perché Draco sentì un rumore di passi dall'altra parte del bagno e voltò velocemente la bacchetta in quella direzione, gridando – Stupeficium! - scagliando il ragazzo grosso contro la parete e facendolo così svenire. Prese la mano di Hermione in modo possessivo, posizionando tutta lei un po' dietro di sé, come a pararla con il proprio corpo. Attese qualche secondo, e poi sbucò tutto per intero fuori da quella parete, agitando la bacchetta talmente veloce da non farla nemmeno vedere.
Expelliarmus! - Disse ancora una volta, mentre la bacchetta di Stewart cadde molto lontano da lui che, pallido e spaventato più che mai, alzò le mani in segno di resa. Malfoy assottigliò gli occhi non accennando ad abbassare la propria, fissando l'avversario in modo glaciale.
Ackerley. – Asserì freddo come non lo era mai stato, con un tono che non aveva mai adottato neanche nelle lunghe dispute con Hermione stessa – Mi trasuda dalle mani la voglia di ucciderti, proprio qui, nel bagno delle signore. Ma credo che la McGranitt abbia più voglia di me, di farlo. -
Stewart iniziò a tremare convulsamente, facendosi ogni secondo più piccolo - M-M-Malfoy... T-t-tu st-stavi dalla no-nostra p-parte. -
Io non sono mai stato dalla parte di voi idioti, e sicuramente non sarebbe stato nel mio stile questa aggressione da quattro soldi che avete improvvisato. - Rispose Malfoy usando ancora quel tono, mentre Hermione ascoltava appiattita alla parete, tentando di immagazzinare tutta l'aria che credeva di aver trattenuto fino a quel momento.
M-ma M-Malfoy... - Balbettò ancora Stewart – T-tuo padre è d-d-dentro per colpa sua! -
Fu troppo presto per impedirgli di fare qualcosa, perché Draco già aveva preso a camminare velocemente in direzione di Ackerley che cercò di pararsi il volto spaventato a morte, ma quando gli arrivò davanti la sua reazione fu inaspettata. Non gli lanciò nessuna maledizione, non pronunciò nessun incantesimo, ma si limitò a colpirlo in volto con un pugno talmente forte da far quasi tremare i restanti specchi intatti della stanza, facendolo cadere a terra. Gli poggiò un ginocchio sul petto chinandosi verso di lui, soffiando al suo orecchio col suo solito fare Serpeverde.
Prova ancora una volta a dire una parola su mio padre, o a toccare la Granger, che giuro quanto è vero che mi chiamo Draco Malfoy che ti faccio fuori. -
Nessuno avrebbe osato rispondere a quella minaccia, e Stewart Ackerley, svenuto sul pavimento delle donne con del sangue che gli usciva dal naso, non fu certo da meno. Hermione aveva assistito alla scena pietrificata, quando Draco la raggiunse riponendo la bacchetta in tasca come se non fosse mai successo. Non riuscirono a dirsi niente, ma quello che accadde dopo fu sorprendente: Draco le prese la mano con la propria aprendo la porta e uscendo da quella stanza, mentre un corteo di professori e alunni capitanato dalla professoressa McGranitt correva in loro direzione. Ebbero il tempo di guardarsi ancora una volta, mentre Hermione non riusciva davvero a togliere la mano dalla sua.
Il colore dell'autunno e il colore del più gelido inverno crearono una perfetta sintonia, qualcosa che al mondo probabilmente non si era ancora mai visto.

 

 

Qualche ora più tardi, Hermione stava uscendo dall'ufficio della professoressa McGranitt che li aveva interrogati entrambi separatamente per più tempo del dovuto, rimarcando più e più volte le stesse domande e promettendo che tutti e quattro i ragazzi dell'aggressione sarebbero stati espulsi al più presto. La Granger salì pigramente le scale verso la Sala Comune, sentendo le gambe molto più pesanti del solito, mentre il lungo abito bianco macchiato di sangue l'accompagnava in quel percorso. Avevano stabilito che non si sarebbe recata in infermeria, tanto le ferite erano lievi e non magiche, cose che avrebbe potuto curarsi da sola, ma la ferita dentro di lei era ben presente.
Era una ferita strana, perché per tutto il tempo non era più riuscita a realizzare che stava per subire chissà cosa nel bagno delle donne da persone che conosceva da anni, ma piuttosto era il pensiero di chi aveva evitato che le accadesse ciò che non la faceva stabilizzare. Arrivò davanti alla Sala Comune in un tempo che parve lunghissimo, girando l'ultima rampa di scala prima di trovarsi la figura di Draco Malfoy appoggiata accanto al ritratto della Signora Grassa, con un'espressione indecifrabile, i pantaloni scuri di prima con la stessa camicia con le maniche arrotolate fino all'avambraccio, e senza la giacca.
La stava fissando.
Hermione ricambiò lo sguardo salendo gli ultimi due gradini che li separavano, arrivandogli di fronte.
La Signora Grassa non ha voluto dirmi la parola d'ordine. -
Oh, certo che no! - Sbottò il ritratto – O la sai, o da qui non si passa! -
Hermione sorrise sinceramente divertita, con una però reale stanchezza negli occhi.
Non è stato di certo il ballo che mi aspettavo. - Disse lei, con ancora il volto ferito e i capelli un po' arruffati. Draco la guardò ancora qualche istante, prima di spiazzarla totalmente.
Stai bene? - Le domandò. Hermione si perse ancora una volta in quello sguardo criptico, aggrappandosi al proprio autocontrollo per evitare di sprofondare nel nulla, e annuì.
Volevo solo accertarmi di questo. - Proseguì lui, staccandosi dalla parete – E' meglio che tu vada a dormire, ora. -
Draco... -
Lo so, Hermione. -
Si fissarono ancora qualche istante e lei minacciò di piangere di nuovo, anche se per un motivo completamente diverso, ma per fortuna riuscì a trattenersi.
Buonanotte. - Disse Malfoy prima di sparire lungo il corridoio, mentre lei si girò per seguirlo con lo sguardo.

 

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Dunque, dunque, dunque... Sta finalmente succedendo qualcosa? Questo è un punto di svolta e, come sempre, vi invito a darmi qualche consiglio e/o suggerimento (cosa avrà in mente anche Pattitch? Eheh). Essendo qualcosa di diverso dai precedenti, vorrei sapere qual è il vostro pensiero! Ringrazio vivamente chi ha recensito in precedenza, e ci tengo ad aggiungere che i due nomi che ho utilizzato per gli "importunisti" son realmente ragazzi di Hogwarts, e non mi sono inventata niente di sana pianta. Inoltre, se vi va, vi consiglio di ascoltare la canzone che accompagna questo capitolo (è stupenda!) , perché anche il testo è molto pertinente al racconto ("No 1 party anthem – Arctic Monkeys). Detto questo, alla prossima! 

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Capitolo 11
*** A little piece of Heaven ***


Buonasera a tutti! Il capitolo è arrivato più in anticipo di quel che pensassi e ancora una volta più lungo. Mi scuso per questa diversità di lunghezza dei capitoli, ma mentre scrivo mille idee mi frullano in testa e a volte gli lascio prendere il sopravvento. Ci vediamo in fondo per dei chiarimenti!

 

You are here, on my return.

 

 

#11. A little piece of Heaven.

 

Il cuore mi duole; la testa mi si perde;
una cosa oscura e bruciante è in fondo a me,
una cosa ch'è apparsa all'improvviso come un'infezione di morbo

e che incomincia a contaminarmi il sangue e l'anima,
contro ogni volontà, contro ogni rimedio:
il desiderio.”
- G. D'Annunzio

 

 

Hermione si strofinò le mani sugli occhi, tentando di destarli malamente dal sonno. La luce dispettosa del sole penetrava all'interno della sua grande stanza, inondandola di tutta quell'energia che in quei giorni aveva creduto fosse rimasta sopita. Si alzò pigramente dal suo grande letto a baldacchino, sbadigliando ampiamente. Sentì qualcuno bussare alla porta e solo dopo qualche istante realizzò l'accaduto.
Si alzò lentamente dal letto, ancora nel mondo dei sogni, andando ad aprire con i capelli scompigliati e l'aria assonnata.
Hermione, spero di non averti svegliata. -
La ragazza si accigliò di fronte a Colin Canon scuotendo la testa, tornando alla realtà confusa che non vedeva il Grifondoro come un assiduo suo visitatore. Lui le porse una piccola pergamena arrotolata, affrettandosi a dire – Mi hanno detto di darti questa. Ci vediamo dopo! -.
Hermione si chiuse la porta alle spalle tornando verso il suo letto, srotolando la pergamena scritta in una bella grafia ordinata:

Prego tutti i miei studenti di recarsi oggi a lezione
senza la divisa, ma con normali abiti da giorno.
Presentarsi puntuali in aula per la visita a Hogsmeade.
Il vostro amico Pal.

La Grifondoro si accigliò, capendo che quel messaggio era stato recapitato a tutti coloro del corso di quell'uomo, e immaginandosi mentalmente la faccia disgustata di Malfoy nel leggere le ultime parole. Scacciò subito dalla mente quel viso impertinente andando ad aprire il suo baule, indossando un paio di jeans normali con delle scarpe basse e un maglioncino verde scuro, avvicinandosi allo specchio per aggiustare la sua massa informe di capelli.
Nido di vespe, così lui l'aveva definiti.
Si maledisse per la seconda volta mentalmente e scese le scale, trovando una gran confusione in Sala Comune. C'era un brusìo di voci confuse, e quando arrivò lei si ammutolirono tutti di colpo, guardandola come estasiati.
Era lunedì mattina, erano passati giusto un paio di giorni dalla notte del ballo, e Hermione aveva fatto di tutto per starsene in camera sua più tempo possibile, evitando tutte le domande mute su quanto era accaduto in bagno ed evitando, soprattutto, di scendere in Sala Grande a pranzo o a cena a orari comuni per non incrociare gli occhi indagatori di Malfoy. Aveva deciso semplicemente di rinviare il problema.
Ma il problema vagava nelle bocche di tutti, ed era stato ingigantito a livelli estremi: Luna l'aveva tenuta aggiornata – non che lei glielo avesse chiesto – su tutto ciò che circolava nel castello. C'era la versione secondo cui Draco Malfoy ed Hermione Granger si fossero appartati segretamente in bagno, venendo colti in fragrante da quei quattro ragazzi; oppure c'era la versione che la vedeva vittima di un Cruciatus senza precedenti nella storia, scagliato da Malfoy stesso; o ancora, girava anche la voce che Euan Abercrombie e Stewart Ackerley la fossero andati a spiare perché segretamente innamorati di lei, e Draco accecato dalla gelosia li avesse torturati a dovere. Ma ad ogni modo, tutti su una cosa concordavano: i due acerrimi nemici in questione erano usciti mano nella mano da quel bagno, versione confermata da Horace Lumacorno stesso, intimato a raccontare quella storia con la stessa insistenza con cui Harry Potter, un anno prima, aveva tentato di estrapolargli il ricordo di Tom Riddle.
Hermione, eccoti qui! - Disse Ginny Weasley correndo verso l'amica e afferrandola per il braccio, prendendo a camminare verso l'uscita del ritratto.
Tutto bene, Ginny? -
Io? Oh, sì, certo, tutto bene. - Rispose la rossa non troppo convinta - A parte il fatto che ho dovuto scagliare una Fattura Orcovolante contro un piccolo impertinente del primo anno che quasi mi rifilava un Veritaserum per sapere se davvero eri tu quella che aveva ricattato Malfoy per averlo visto in bagno appartato con Euan... -
Hermione sgranò gli occhi incredula, mentre scendevano le scale verso l'aula buia dove si teneva il corso.
Oh mio Dio! Questo sarebbe... -
Non da Malfoy, infatti. Nel senso, tutta Hogwarts sa quanta passione abbia per le donne... -
Hermione sgranò ancora una volta gli occhi, giurando di sentire una fitta strana attraversarle il petto. Intravide nello sguardo dell'amica una luce diversa, come se fosse preoccupata per lei, ma decise saggiamente di non prestarvi attenzione. Notò solo in quel momento la sua divisa.
Non hai ricevuto il messaggio del professor Pattitch? Dobbiamo andare a Hogsmeade, e chissà poi perché. -
Sì, l'ho ricevuto, ma devo andare a scontare la punizione con Nott. In caso non lo sapesse, dillo tu al pro... -
La punizione con Nott?! - Tuonò Hermione più accigliata che mai, facendo rimpicciolire la Weasley che le fece segno di abbassare la voce.
Te l'ho detto! - Disse la rossa – Ho scagliato la Fattura Orcovolante a quel ragazzino, e Nott era con me e... -
E perché, di grazia, Nott era con te?! -
Seriamente vieni a farmi questa domanda dopo che non mi hai ancora spiegato perché diavolo sono stati espulsi quegli idioti di Abercrombie e i suoi amici? - Rispose Ginny infervorandosi, moderando i toni alla vista dell'espressione smarrita dell'amica – Andiamo, Herm, non ti fidi neanche di me? Devo arrivare a credere alla versione di Nick-Quasi-Senza-Testa secondo cui eri in bagno perché sei la migliore amica di Mirtilla Malcontenta? -
Ne parliamo dopo, Ginny, ora devo andare. -

 

Hermione entrò in aula dietro lo sguardo di tutti i compagni, vestiti come non li aveva mai visti. Pansy Parkinson, ad esempio, aveva una gonna corta ai limiti dello squallore, con un attillato top senza spalline e un giacchetto di pelle di drago abbinato alla luccicante cintura in vita: Hermione perse quasi la vista a un occhio per decifrare il suo outfit, mentre la Serpeverde le lanciava occhiate di disgusto.
Niente male, eh? La Parkinson. - Soffiò Cormac McLaggen al suo orecchio, e la Granger trattenne un conato di vomito.
Non sono dello stesso avviso. -
Oh andiamo, Granger... - Disse il biondo allampanato con un sorriso amichevole ma la voce pervasa dalla malizia – Solo perché tu non metti in mostra quelle belle gambe che ti ritrovi, non significa che sia tutto perduto. -
Togliti di mezzo, McLaggen. - Tuonò una voce alle loro spalle, ed entrambi si voltarono. Quella fu la prima volta che lo rivide dopo la notte del ballo: Draco Malfoy aveva una camicia bianca che non era quella della divisa, ma una molto più costosa e di qualità, abbinata a un paio di pantaloni neri un po' più aderenti del solito a fasciargli perfettamente le gambe. I suoi occhi erano freddi e grigi come al solito, niente a confronto con quello che solo lei era riuscita a notare pochi giorni prima...
Cormac se ne andò borbottando qualcosa, e Malfoy affiancò la Granger evitando il suo sguardo.
Buongiorno a tutti, ragazzi! - Disse Palbo sorridendo ai presenti, mostrandosi nel suo abito lungo color porpora che sfiorava il pavimento – Perdonate il ritardo dell'annuncio della nostra visita, ma ho avuto qualche problema con la professoressa McGranitt per accordare tutti i permessi. Mia moglie Lucy si è recata al villaggio di Hogsmeade organizzando una vera e propria caccia al tesoro babbana che voi, naturalmente, dovrete seguire in coppia. Inutile specificare che la coppia vincitrice riceverà un premio. Avete due ore a partire da... adesso! -
Tutti si mossero velocemente prendendo a correre fuori dall'aula, improvvisamente estasiati da quella nuova mattinata insolita. Hermione non sapeva bene cosa fare, cosa dire, così si apprestò a compiere la cosa più semplice, girando i tacchi e seguendo la massa già dileguata nel corridoio. Draco la seguì, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, gesto che lo rese estremamente sexy.
Hermione tossì rumorosamente a quel pensiero come per paura che fosse uscito fuori dal suo cervello, diventando rossa almeno quanto lo stemma di Grifondoro e lanciandosi tutte le peggiori maledizioni dentro la sua testa per quello strano aggettivo con cui lo aveva definito.
Ma che cavolo le prendeva?!
- Granger, non sai neanche restare zitta che rischi di strozzarti. -
Grazie, Malfoy. - Rispose schiarendosi la gola irritata – Non avevo dubbi sul fatto che sarebbe arrivato il tuo commento. -
Draco ghignò, proseguendo con tutta la calma possibile tra i corridoi del castello accanto alla Granger, attirando ancora una volta lo sguardo esterrefatto di alcune Tassorosso che li fissavano increduli. Lui sembrò pavoneggiarsi, prima di risponderle.
Allora non sei così stupida come sembri. -
Hai visto? Potrei stupirti. -
Fallo. -
Hermione si bloccò davanti alla porta del castello come scottata da quell'ordine, voltandosi repentina verso il suo interlocutore che non ebbe il tempo di guardarla a sua volta perché venne assalito da una bellissima ragazza con i capelli neri come la notte e gli occhi del verde primaverile più intenso che si avvicinò a Malfoy bramosa di attenzioni.
Draco, dove stai andando? - Sussurrò languida artigliandosi al braccio del ragazzo, avvicinandosi pericolosamente al suo orecchio e ignorando del tutto la presenza della Grifondoro che sentì alle loro spalle un piccolo gruppetto di sue amiche ridere civettuole.
Malfoy sorrise.
Non ghignò come faceva con lei, sorrise davvero, gesto che fece infuriare la Granger ogni secondo di più.
Oggi abbiamo due ore libere, Astoria. -
Allora quella gallina aveva un nome?
E come le trascorrerai? Un tempo non ci avresti pensato due volte... - Proseguì con la voce sempre più vellutata, lanciando solo in quel momento una profonda occhiata a Hermione che, senza volerlo, la stava fissando torva e livida di rabbia - ...Sicuramente non avresti pensato a trascorrerle con questa qui, Draco. - Aggiunse la ragazza subito dopo, aumentando le risatine isteriche delle amiche alle sue spalle.
Hermione sentì la rabbia assalirla come la più potente maledizione. Non riuscì neanche a catalogare o classificare i suoi pensieri, perché già si era contratta in una smorfia isterica che assomigliava molto a quella Made-In-Malfoy, risparmiando all'interlocutrice uno sguardo di sufficienza.

Potrei stupirti.

Fallo.

Ha ragione, Draco. - Rispose Hermione alla provocazione, utilizzando un tono che non era solito appartenerle – Un tempo ti saresti sicuramente infilato tra le lenzuola di una donna neanche degna di chiamarsi tale, tanto apre con falicità cuore e gambe a chiunque le risparmi un paio di complimenti. Scommetto che molti di questi complimenti riguardavano i suoi splendidi capelli, non è così, Draco? - Domandò estraendo la bacchetta dalla tasca e poggiandola su di essi con delicatezza – Peccato che siano solo l'effetto di un incantesimo lucidante e allungante eseguito anche abbastanza male. - Proseguì dando un leggero colpetto ad essi con la punta della bacchetta, e i magnifici capelli corvini si raggrinzirono come un panno bagnato, sfumando in un color grigio topo così spento da mettere i brividi.
La ragazza cacciò un urlo degno di nota, prendendo a fuggire verso una direzione ignota seguita dalle sue amiche ancor più urlanti di lei.
Draco dovette sbattere le palpebre più volte, osservando ammaliato e completamente esterrefatto la Granger riporre la bacchetta nella tasca e uscire dal castello procedendo verso Hogsmeade.
Granger! - Gridò correndole dietro, in estasi come un bambino il giorno di Natale – Granger! Ma che diamine...? -
Non voglio discuterne, Malfoy. - Tagliò corto lei continuando a camminare spedita.
Discuterne? Sei stata fenomenale! -
Hermione aggrottò la fronte decisa comunque a non guardarlo in faccia, superando la capanna di Hagrid per oltrepassare i cancelli in modo da potersi smaterializzare insieme al suo accompagnatore, ma registrò quelle parole inaspettate. - C-come? -
Credevi di trovarmi arrabbiato? - Sorrise Malfoy seguendola, col tono di voce più tranquillo e rilassato che avesse mai adottato – Sai che queste cose mi fanno sempre divertire. Ma sono da me, non da te. -
Non mi faccio mettere i piedi in testa da una gallina senza cervello. -
Oh, questo lo so bene. Sei Hermione Granger, nessuno dovrebbe mai metterti i piedi in testa in generale. -
Draco si tradì, e se ne accorsero entrambi. Lei avvertì un battito mancato a quelle parole, prendendo ad arrossire convulsamente, e lui optò per il mutismo selettivo. Per fortuna erano arrivati fuori dal cancello, ed Hermione tese un braccio verso Draco per materializzare entrambi ad Hogsmeade. L'atmosfera era serena e si poteva anche sentire una musica in lontananza.
- Oh, finalmente, eccovi qui! Temevo vi foste persi come Seamus Finnigan. - Disse Lucy Pattitch avvicinandosi a loro e porgendogli un bigliettino accartocciato, prima di sparire tra il caos. Malfoy inarcò un sopracciglio aprendo il biglietto:

Se il secondo biglietto tu vorrai,
improvvisa voglia di bere avrai.
Ingegnati al più presto, non indugiar!
Una burrobirra dovresti bramar.

Draco fece una smorfia schifato e irritato, sventolando davanti agli occhi della Granger quel biglietto insignificante.
Che cavolo significa? -
Dobbiamo andare in un posto in cui si beve per avere l'altro biglietto e proseguire la caccia al tesoro. Proviamo ai Tre Manici Di Scopa. - Disse Hermione varcando la soglia del bar, mentre Draco reprimeva l'impulso di domandarle una volta per tutte cosa diamine fosse la caccia al tesoro babbana, di cui non aveva mai sentito parlare prima.
Oh, ancora studenti nel mio bar! - Tuonò Madama Rosmerta pulendo distrattamente un tavolo sudicio – Hermione cara, so che vuoi chiedermi qualcosa riguardo una stupida corsa al tesoro di un certo Pallabo, o come si chiama, ma io non ne so niente. Magari riesci a convincere anche i tuoi amici là in fondo che qui non è il luogo dove cercare! - Disse indicando Blaise e Colin, che stavano setaggiando tutto il locale. Hermione sorrise scuotendo la testa, sedendosi al bancone del bar sotto lo sguardo scettico di Malfoy.
Volevamo solo due burrobirre, Madama Rosmerta. -
Oh, ma certo! Prego allora. - La donna si girò iniziando a preparare l'occorrente, e Draco si poggiò allo sgabello accanto a quello di Hermione.
Che stai facendo, Granger? - Le sussurrò.
Non hai letto il biglietto? Dobbiamo ordinare una burrobirra. -
Draco parve ancora più confuso ma fece finta di niente, prendendo a bere dal suo calice in maniera indifferente. Vide la Grifondoro al suo fianco attendere che nessuno li guardasse, e sollevare il bicchiere pieno di burrobirra straboccante scrutandone il fondo, dove trovò altre parole scritte in corsivo:

Se ce l'hai fatta a superare questa prova,
sei già un grande mago degno di nota!
Scommetto che riuscirò anche a farti addolcire,
in fondo nessun miele è mai pronto ad ammuffire...

Hermione si illuminò e fece segno al compagno di leggere quella scritta senza farsi vedere, ma il biondo sembrò cadere dalle nuvole: non ci stava capendo un accidente di tutte quelle frasette scritte in codice, eppure la Grifondoro sembrava aver intuito ogni parola. Così la seguì quando uscirono, camminandole affianco. Riuscì a guardarla di sottecchi: aveva il mento all'insù e proseguiva fieramente, mentre un raggio di sole andava ad illuminarle quel maglione verde scuro degno di una Serpeverde... Il suo volto era liscio e privo di imperfezioni, e quei capelli ondeggiavano al suo muoversi cadendo sulle spalle, molto più in ordine del solito. Lei si dovette sentire osservata, e voltò lo sguardo in direzione di Malfoy che, in tutta risposta, non abbassò il proprio. Era fiera e combattiva come sempre, bruciante come un fuoco boschivo, pronta a difendersi e ad attaccare con le unghie e coi denti, una vera leonessa; e tutto trasudava dai suoi modi di fare, dalle sue intuizioni, dalle sue risposte acide e pronte, dalla sua preparazione incessante su tutto. Ricordava bene tutti i suoi passati interventi a lezione, e correzioni dei compagni, e piani geniali di attacco o difesa, e non aveva certo dimenticato tutto il contributo che aveva dato allo Sfregiato, a Lenticchia e a tutta la comunità magica che probabilmente era ancora in piedi per merito più suo che di Harry Potter. Pensare alla guerra gli fece venire i brividi, ma non pensare a lei, mentre entravano a Mielandia. Non era più quella ragazzina con i dentoni che amava sfottere al primo anno, adesso era una donna... Draco riuscì a restarle dietro per cedere all'impulso che aveva trattenuto tutto il giorno, e la guardò.
Quei capelli lunghi e mossi le cadevano sulle spalle strette fasciate da quel maglione di quello splendido colore acceso, che evidenziava il suo corpo esile e la vita stretta, coi fianchi appena accennati; i jeans non erano di quelli all'ultima moda che sfoggiava Pansy Parkinson ad ogni occasione, ma le fasciavano bene le gambe dritte e magre e...
Beh, sì, ovvio, ci diede un'occhiata.
Diede un'occhiata, al fondoschiena.
Si stupì e si maledì, arrotolando malamente le maniche della camicia a metà braccio, giurando di iniziare a sudare mentre si ripeteva una serie di insulti da solo. Doveva assolutamente rimediare.
Malfoy, vieni qui. - Disse lei in tono secco, vicina a un grandissimo barattolo di miele – Dobbiamo cercare qui intorno. -
E perché, Granger? Illuminami. - Rispose acido.
Non ricordi l'indizio? Parlava di miele... -
E infatti siamo a Mielandia, non sarà niente di più. -
Eccolo! - Disse Hermione facendolo sbiancare, prendendo il quarto biglietto incastrato in una ragnatela dietro l'immenso barattolo:

Sei già un pezzo avanti, non mollare!
Temo gli oscuri misteri del tuo passato surreale...
Ognuno di noi ha una diversa paura,
ma nessuno non trema di fronte a una presenza oscura.

Draco sentì un brivido spiacevole attraversargli il corpo dopo aver letto quel biglietto alle spalle della Granger, ma poi fu sostituito da una vera e propria scarica di terrore che ogni notte, nel suo letto, pregava di non dover mai più rivivere.

- Fuori i Mangiamorte dal mio locale! -

Hermione si voltò incredula avvertendo la pelle incendiarsi, guardando il commesso anziano che conosceva da sempre puntare il dito in direzione del braccio del Serpeverde attirando l'attenzione di tutti i presenti che si zittirono insieme. Un lampo di dispiacere passò attraverso gli occhi di Draco, che represse subito quel segno di umanità mostrando la sua solita maschera d'indifferenza e imperscrutabilità. Hermione realizzò qualche istante dopo... A velocità rallentata, girò lo sguardo sull'avambraccio del biondo, sgranando gli occhi: solo in quel momento si accorse del Marchio Nero sbiadito ma sempre visibile. Non ci aveva ancora mai pensato fino a quel momento, non si era mai davvero fatta la domanda, anzi aveva dimenticato quasi totalmente che Draco Malfoy era stato uno di loro, era stato un Mangiamorte.
Che sua zia lo aveva torturato.
Che era stato lui a far entrare i Mangiamorte a Hogwarts.
Lui a un passo dall'uccidere Silente.
Lui a combattere dalla parte di un Signore Oscuro che la voleva morta, e che aveva ucciso tantissime persone.
Ma poi alzò lo sguardo su di lui distogliendolo dal Marchio, e lo vide lì in piedi, a fissarla a sua volta. Saette glaciali le perforarono le membra, mentre sotto tutte quelle pesanti accuse del cognome scomodo di "Malfoy", lei lì di fronte riuscì a scorgere soltanto un ragazzo portato a fare qualcosa che non voleva realmente fare sotto insegnamenti perfidi e beffardi di un padre vigliacco, sotto minaccia di morte. E i suoi occhi, in quel momento, avevano tutta l'aria di chi è arrabbiato col mondo perché in primis arrabbiato con se stesso.
Così la Grifondoro si voltò torva verso l'uomo anziano.
Come si permette?! - Tuonò assottigliando gli occhi, rapita da una rabbia impavida – Chi diavolo pensa di essere?! -
Signorina Granger... - Disse quell'uomo abbassando la testa – Signorina Granger, credevo la stesse importunando, e ha il Marchio e... -
In ogni caso, non sono affari suoi. So badare a me stessa, e questa piazzata poteva risparmiarsela! Ha il Marchio ed è in libertà, perciò si faccia due domande prima di fare ancora queste sparate in futuro. - La Granger uscì dal locale sbattendo la porta, mentre Draco ancora stava metabolizzando l'accaduto. Dentro di sé lo avevano fatto innervosire da morire i tentativi della Granger di difenderlo. Lui non aveva bisogno di nessuno. Lui se la cavava da solo, e molto meglio senza i commenti di una Sanguesporco. Eppure non l'aveva interrotta, perché non avevano per niente affrontato quell'argomento e... Voleva sapere cosa ne pensava lei.
Uscì da Mielandia giurando di tornare a vendicarsi, e raggiunse la Granger che stava procedendo verso il bosco, affiancandola con le mani in tasca, un po' irritato.
Non dovevi difendermi. - Le disse – So badare a me stesso. -
Lo so. -
Ma lo hai fatto lo stesso. -
Lo so. -
Dovrei infuriarmi... -
Lo so. -
Draco si voltò tentando di capire se avesse preso una botta in testa, prima che si trovarono al di là del cancello della Stamberga Strillante.
Questo dovrebbe essere l'ultimo. - Disse Hermione.
Dobbiamo entrare? - Chiese Draco accigliandosi, memore di tutta la paura che aveva da piccolo anche solo al sentir nominare quel luogo. Una cosa che davvero lo faceva ridere, dopo tutto ciò che era successo... Hermione forse non era della stessa tranquillità, perché annuì un po' tremolante. Lui decise che era ora di prendere la situazione in mano: camminò verso la Stamberga, col passo più tranquillo possibile.
Chiudiamo questo stupido gioco. -
Hermione deglutì a fatica... Ricordava tutte le storie orribili su quel luogo, tutte le leggende sulle presenza di spettri e fantasmi, tutto il terrore di Ron anche solo nell'avvicinarsi al perimetro, e ora lei doveva entrarci. Era cresciuta e aveva visto il Male in persona, ma chissà perché anche agli adulti ogni tanto spaventa il buio.
Camminò alle spalle di Malfoy osservandole accuratamente, così grandi e possenti irrobustite da anni di Quidditch, e la camicia che aderiva perfettamente a quei fianchi stretti e...
La Granger si morse la lingua per cercare di rinsavire, mentre Draco aprì la porta e tirò fuori la bacchetta.
Lumos. -
Lei fece allo stesso modo ed entrarono come al rallentatore, guardandosi intorno. Hermione sentì una scarica gelida attraversarle la spina dorsale, percependo l'aria umida e ammuffita di quel luogo avvolto nel buio più totale. Era tutto in disordine: tavoli e sedie erano rotti e sparsi in giro per la casa, intere pareti erano giallognole e decadenti, grandissime ragnatele albergavano negli angoli di tutti i muri, il camino emanava un intenso odore indecifrabile mentre polvere, mattoni, sassi e foglie secche erano cosparse ovunque, perfino nella scala malconcia che conduceva al piano superiore. Le finestre erano state sbarrate con delle assi di legno e chiodi, mentre un paio di topi morti erano spiaccicati vicino alla cucina. La Granger sentì un conato di vomito, mentre la porta si richiuse cigolante alle loro spalle facendola sussultare. Draco, in realtà, era padrone di se stesso: avvertiva la stessa aria gelida e lo stesso odore di marcio, ma non sentiva più i brividi che aveva percepito quando quell'uomo aveva additato il suo Marchio indelebile.
Dovremmo perquisirla tutta? - Chiese Malfoy scettico, continuando a guardarsi intorno.
A me sembra un'idiozia. - Disse Hermione scuotendo la testa, lasciando trapelare una nota isterica nella voce – C'è un altro piano, e non sappiamo quanto è grande! -
Allora dividiamoci. - Rispose Draco – Io vado di sopra. - E sparì insieme alla sua bacchetta. Hermione cercò di respirare regolarmente, ma quell'odore di polvere e cadaveri la faceva sentire male... In più, quella fredda aria le dava il tormento. Tenne alta la bacchetta procedendo a fare il giro di quel piano, sentendo i suoi passi scricchiolare sul pavimento rovinato.
Avrebbe preferito che lui non se ne fosse andato...
Solo pochi istanti prima non avvertiva quella improvvisa paura...
Arrivò in cucina e un nuovo odore la invase per intero, provocandole un profondo senso di disgusto. Girò la bacchetta per illuminare quello che era il cadavere di un animale non identificato putrefatto sul terreno, cosparso di mosche e ratti. Si portò la mano alla bocca reprimendo un urlo e uscendo velocemente da lì, colpita da quell'immagine, prendendo a correre gli scalini malconci due a due per tornare da Malfoy, sentendo una stranissima ansia avvolgerla per intero, lasciandola senza parole...
Era turbata più di quanto avrebbe mai potuto sospettare.
Malfoy! - Chiamò a gran voce finendo la rampa di scala e camminando a grandi passi verso uno dei corridoi, mentre gelo e una fitta nebbia la stavano di nuovo invadendo a poco a poco, e poteva giurare di aver sentito una risata maligna provenire dal piano di sotto.
Malfoy! - Gridò di nuovo agitata, proseguendo per quel corridoio senza fine e spalancando un paio di porte impaurita da ciò che avrebbe potuto trovarci dentro. - Dannazione, Malfoy! - Disse un'altra volta girando un angolo più ansiosa che mai e sbattendo contro qualcosa di duro e potente, che la afferrò senza darle tempo di focalizzare il tutto per appiattirsi con lei dietro una parete. Qualcuno la stava tenendo da dietro, con un braccio artigliato possessivamente alla sua vita e una mano a tenerle la bocca chiusa, mentre la schiena di lei aderiva perfettamente a quel petto solido. Lo riconobbe dall'odore, dal profumo... Lo stesso della notte del ballo...
Ssst... - Le sussurrò Draco all'orecchio, togliendo delicatamente la mano dalle sue labbra. Hermione abbassò la bacchetta captando che qualcosa non andava e ritirò l'incantesimo di illuminazione, mentre entrambi vennero così avvolti dal buio più totale.
Si sa che quando uno dei cinque sensi viene meno, gli altri si rafforzano incredibilmente.
Così Hermione cominciò a sentire tutto: il cuore frenetico del Serpeverde pulsava regolare tra le proprie scapole, e lei era ancora perfettamente poggiata al petto di quel ragazzo che non aveva accennato a togliere il braccio dalla sua vita, tenendola stretta. Respiravano insieme, lei più agitata non capendo la situazione, lui col volto vicino, quasi accostato al suo... Avrebbe dovuto chiedergli cosa diavolo stesse succedendo, ma quegli attimi surreali le impedirono di dire qualunque cosa, perché mai era stata toccata così, mai era stata stretta così.

E poi, lo sentì...

Draco, col volto vicino al suo, lo girò lentamente e di poco verso il suo viso, arrivando con le labbra quasi a sfiorarle la guancia; rimase qualche attimo così prima di tirare indietro con estrema calma il volto per affondarlo tra i suoi capelli, inspirandone forte l'odore senza nasconderlo. Il braccio artigliato alla sua vita si strinse ancora di più con fare possessivo, facendole quasi mancare il respiro che già stava trattenendo. Hermione giurò di poter quasi svenire, avvolta da un'adrenalina fuori dal comune, mentre qualcosa di oscuro e stranissimo le stava risalendo dalle gambe, lungo il corpo, in punti sensibili...
Il desiderio.
Le dita della mano di Draco si strinsero artigliando il suo maglione all'altezza del fianco, mentre il suo volto era ancora tra i di lei capelli ricci. Rimase come paralizzata per attimi che parvero eterni, ma dopo pochissimo Draco allentò la presa e permise al suo cuore di tornare a battere a ritmi naturali. Tuttavia, Hermione non si distaccò immediatamente.
C'era un fantasma, di là. Niente di preoccupante, probabilmente un amico di Nick-Quasi-Senza-Testa. Ci ho messo un po' a sfilargli il bigliettino perché era piuttosto nervoso che fossimo entrati. - Sussurrò Draco sempre vicino all'orecchio della ragazza (anche se non quanto prima) che annuì distaccandosi e voltandosi verso di lui, facendo accendere di nuovo la bacchetta che illuminò i loro volti.
Draco era appoggiato alla parete con i capelli leggermente scompigliati e la camicia un po' più spiegazzata.
Hermione, invece, era un'altra: le sue gote erano imporporate di rossore verginale e i suoi occhi marroni sconvolti dalla passione. Malfoy la guardò a lungo, confuso... Davvero le aveva fatto quell'effetto? Con così poco? Ma lei non gli diede soddisfazione, perché lo lasciò lì solo proseguendo verso l'uscita per tentare di far respirare aria sana ai polmoni. Le sembrava strano vedere di nuovo il sole, e chiuse gli occhi lasciandosi riscaldare da esso, prima di esser raggiunta dal compagno Serpeverde di nuovo imbellettato nel suo abito di pura indifferenza e distacco, per niente simile a quello che fino a un secondo prima la stava... annusando.
Draco tirò fuori il biglietto:

Se leggi questo, ce l'hai fatta!
Una è la vittoria ma molteplice la disfatta.
Raggiungi il tuo amico Palbo, sei l'unico vincitore,
c'è un solo biglietto per il solo campione.

- Siamo i primi a finire questa cazzata? -
A quanto pare... -
Che perdita di tempo. - Tuonò Malfoy prendendo a camminare verso il castello.

 

 

 

***

 

Ginny Weasley intraprese per la prima volta un corridoio mai esplorato prima di allora, prendendo a scendere delle scale fiocamente illuminate. Più o meno si trovava dietro la Sala Grande, ma si era persa almeno un paio di volte prima di arrivarci e sicuramente al ritorno sarebbe accaduta la stessa cosa. Arrivò davanti a una grandissima porta di legno trovando il suo spiacevole compagno di sventura appoggiato a una parete bianca con la cravatta verde-argento senza più il nodo e il mantello della divisa spiegazzato.
Sempre questa faccia da idiota, Nott. -
Devi insultarmi ogni volta che mi vedi? - Chiese il Serpeverde leggermente offeso.
Non potrei fare altrimenti. - Disse Ginny prima di fare un lungo sospiro e spalancare la grande porta, trovandosi di fronte uno scenario surreale: un luogo delle stesse dimensioni della Sala Grande era lì ad accoglierli con un profumo intenso di arrosto, con almeno un centinaio di elfi domestici indaffarattissimi a preparare cibo in quantità smisurata. Due grandi bancali lunghi erano disposti al centro occupando gran parte dello spazio, pieni zeppi di coltelli, pentole, stoviglie e ingredienti di ogni tipo; lungo il perimetro vi erano tantissimi fornelli e armadi, con mensole accatastate fino a toccare il soffitto. Correvano tutti agitati e confusionari, urlandosi compiti a vicenda, aprendo frigoriferi stratosferici o facendo lievitare zucchine e patate. Nick-Quasi-Senza-Testa era seduto in un angolo tentando di leccare un gelato.
Ginny e Theodore entrarono incerti dopo lunghi istanti di silenzio, guardandosi intorno ammirati e increduli. Un piccolo elfo gli piombò ai piedi parlando con voce nasale.
Voi siete in punizione? -
Sì. - Rispose Ginny – Cosa dobbiamo fare? -
L'elfo non rispose ma afferrò il lembo del mantello di Nott trascinandolo verso un punto della sala, mentre man mano tutti si stavano accorgendo della loro presenza; lo portò in uno dei tavoli adiacenti al perimetro facendolo posizionare lì davanti, e ordinandogli in tono secco – Tu pulisci i pesci. -
Theodore fece una smorfia d'orrore girandosi verso la sua compagna che veniva trascinata dall'altra parte della sala in direzione di un lavabo così grande da contenere forse tutto il bagno del suo dormitorio.
Tu lava i piatti. - Le fu ordinato, ma la rossa reagì contrariata.
Non si potrebbe usare la magia per questo? -
Niente magia. - Disse l'elfo non trapelando alcuna emozione – E' la punizione. -
Ma questa punizione è inutile! Preferivo mille volte aiutare Hagrid a dar da mangiare ai vermi come l'anno scorso! -
Ordini della preside. - Rispose ancora il piccolo elfo prima di allontanarsi.
Nott cercò lo sguardo di Ginny che lo fissò torva, profondamente innervosita dalla situazione generale. Poi la rossa si guardò intorno per qualche istante ed estrasse dalla tasca dei pantaloni un piccolo foglio e una penna, appiattendosi dietro uno dei frigoriferi per scrivere qualcosa prima di trasformarlo in aeroplanino e lanciarlo in direzione di Theodore che lo afferrò emozionato da quella improvvisa inclusione personale:

"Questa stupida punizione dovrà finire presto. Dopo penseremo a qualcosa per non farla più ripetere?
Confido nell'amore che provi per me."

Nott sorrise come un ebete cercando di nuovo gli occhi di Ginny per annuire copiosamente, col cuore a mille, felice come non mai.

 

***

 

Sotto molti piani, all'oscuro dalla luce speranzosa che poteva filtrare attraverso le fessure e le finestre del castello, accerchiato in un alone di mistero, di freddezza e di inquietudine, il dormitorio di Serpeverde si mostrava affascinante come non mai. La Sala Comune, interamente braccata di verde e di argento, era arredata in modo tale da risultare quasi lussuriosa per i peccatori che amavano farne il proprio regno; per questo motivo, infatti, si sapeva nella scuola che la casata delle serpi era, per eccellenza, il covo dei teppisti del castello, i nullafacenti, i più ingegnosi a trovare metodi validi per copiare durante le lezioni, i bulli verso le povere vittime dei primi anni, ma soprattutto coloro che organizzavano le feste segrete più magiche di Hogwarts. Era una tradizione che andava avanti da generazioni di Purosangue Serpeverde, una tradizione degna di rispetto che si tramandava di padre in figlio, i cui coinquilini del dormitorio più grande non sarebbero di certo venuti a meno.
Blaise Zabini deteneva il record di feste da sballo più alto di tutta la scuola: non solo riusciva ad organizzarle così bene da far circolare la notizia soltanto tra gli studenti – un gruppo di studenti selezionati, ovviamente -, ma le sue conoscenze erano talmente approfondite che l'alcol che girava a quelle feste avrebbe fatto invidia perfino ai Tre Manici Di Scopa.

-... E quando pensi di farla? -
Forse sabato prossimo. -
Draco annuì lasciando uscire il fumo dalle labbra in cerchi perfettamente concentrici, sdraiato comodamente su quelle coperte scure di lino a fissare il soffitto. Blaise, a qualche metro di distanza da lui, era seduto in terra di fronte a una grandissima tela bianca con una tavolozza di colori degna di nota, intento a fissare il nulla in cerca di un'ispirazione per iniziare a dipingere. Aveva un'espressione corrucciata e perplessa, ma Draco non ci fece nemmeno caso. Erano anni che il suo compagno si perdeva in quell'attività di svago babbana, e dopo il quinto anno in cui Zabini aveva minacciato di cruciare il cappello parlante per fargli cambiare casata e smetterla così di dover ascoltare gli improperi dei compagni di stanza, Draco e Theo avevano deciso di smettere di prenderlo in giro.
Theo...
Blaise, avevi ragione comunque... Riguardo a Nott. -
Zabini si voltò stupito, decidendo di abbandonare l'impresa di trovare un'ispirazione per il suo magnifico dipinto, e fissò l'amico allargandosi in un sorriso. Malfoy fece una smorfia spegnendo la sigaretta e alzandosi dal letto.
Certo che avevo ragione! Cos'hai scoperto? - Rispose Blaise alzandosi in piedi improvvisamente emozionato.
Niente. - Asserì Draco lasciandolo perplesso, procedendo verso l'uscita del dormitorio prima di venir interrotto ancora una volta.
Dove stai andando? -
Draco si voltò con un nuovo ghigno a illuminargli il viso diafano e le labbra sottili. - In teoria, a fare le ronde notturne. In pratica, ad indagare. -

 

 

Dopo aver girato attorno all'ennesimo arazzo e aver insultato l'ennesimo quadro – tanto così, giusto per divertimento –, Draco decise di dichiarare la resa. Era uscito così tardi convinto di essere abbastanza fortunato per trovare Palbo e magari seguirlo, o affatturarlo, o scoprire dove potesse nascondersi il suo studio, visto che sembrava esserne sprovvisto.
Ma non aveva incontrato assolutamente nessuno, nemmeno la Zannuta a pattugliare i corridoi, cosa che lo rese perplesso. Passò un'altra volta ancora lungo il corridoio del settimo piano passandosi una mano tra i capelli biondissimi, ripetendosi che l'indomani avrebbe seguito quell'idiota di Pattitch per scoprirne qualcosa di più: sia lui che Zabini rivolevano il vecchio Nott, per ricominciare a vivere al massimo ogni nottata clandestina in quel castello.
Signorino Malfoy, molto bene! - Una voce femminile lo fece sobbalzare destandolo dai suoi pensieri, mentre Minerva McGranitt lo stava fissando un po' perplessa.
Mi scusi, ero distratto. - Si limitò a rispondere.
Mi auguro che ci sia un motivo per cui ti trovi in giro a quest'ora, essendo un Caposcuola esigo il rispetto delle regole più da parte tua che da parte di tutti gli altri. -
Draco, che odiava quando qualcuno lo rimproverava o gli faceva notare anche la più piccola mancanza, doveva sempre trattenersi in questi casi per timore di lasciar libero sfogo alla fantasia e schiantare perfino la preside. Così irrigidì la mascella mandando giù un boccone di insulti.
Stavo facendo le ronde notturne. - Si limitò a rispondere, convinto che la megera non ci sarebbe cascata. Infatti lei inarcò un sopracciglio raddrizzandosi sulla schiena.
Le ronde notturne quest'oggi toccano ancora a Tassorosso – Corvonero. Da domani ci sarete tu e la signorina Granger, come vi avevo preannunciato all'inizio dell'anno(*). Quindi devo dedurre che tu sia qui per... - Si guardò un attimo intorno -... il compito che vi avevo affidato, non è così? -
Malfoy la fissò per qualche istante prima di limitarsi ad annuire, e la McGranitt continuò – Molto bene. Dov'è la signorina Granger? -
Non lo so. Ho avuto lezione stamattina con lei e poi non l'ho più vista. - Rispose un po' schifato e irritato... Che cavolo poteva saperne lui di dove stava la Mezzosangue? Non erano mica amici. Al solo pensiero rabbrividì, ma la preside continuò.
Cercala, signorino Malfoy. - Non sembrava proprio una domanda – Lei sa più cose di te riguardo il signor Pattitch, e vi ho affidato questo compito da svolgere insieme. - Diede un'occhiata all'orologio di un ritratto che rintoccava le 23 in punto – Non è molto tardi, più o meno per un'ora posso sorvolare sul vostro pattugliare senza consenso. -
Draco stava proprio per tirare fuori la bacchetta e schiantare la vecchia lì. Ci mancava pure quella: il corso, le ronde, le indagini. Tutto lo stava collegando alla Mezzosangue in qualche modo, tutto l'universo sembrava avercela con lui e tutta Hogwarts stava creando storie incredibili d'amore e d'agonia su di loro. Non riuscì neanche ad avere un conato, perché la McGranitt continuò parlando ancora più severamente.
Signorino Malfoy, Hermione Granger non è al dormitorio in questo momento, quindi presumo che sia in giro a "fare le ronde notturne" come te. Se non la cercherai, lo verrò a sapere. - Disse lanciando un'occhiata al ritratto di una signora molto paffuta che ricambiò con un occhiolino poco affabile alla preside – Buonanotte. -
Draco rimase qualche istante lì paralizzato serrando i pugni così forte da provocarsi piccoli lividi. Prese a camminare furioso come non mai verso una direzione imprecisata, insultando ad alta voce tutto quello che gli passava per la mente con i peggiori aggettivi del vocabolario, tanto che l'uomo del ritratto con la cornice d'oro si tappò le orecchie spaventato. Girò un angolo, poi un altro, poi un altro, convinto di trovare prima o poi quella stupida Mezzosangue per schiantarla dall'altra parte del corridoio, intento a sfogare il suo destino sventurato di averla accanto perennemente proprio su di lei.
Ma poi si bloccò.
Un intenso odore di vaniglia gli penetrò nelle narici.
Un calore improvviso avvolse le sue membra.
Draco chiuse gli occhi come rapito dalla più potente droga che avesse mai provato, sentendo piccole gocce di vapore depositarsi tra i ciuffi ribelli biondi che cadevano lungo la sua fronte.
Rimase in quella posizione per un tempo incalcolabile, sentendo i suoi nervi sciogliersi pian piano, sollecitati dal calore di quello strano fenomeno. Come una calamita, una porta socchiusa attirò la sua attenzione; aveva la luce accesa, dentro, e quel profumo proveniva da lì. Sentì il cuore accelerare pian piano come non gli era mai successo in vita sua, cullato e adagiato sul letto di carezze di quella dolce melodia dei sensi. Si avvicinò a essa e la aprì con estrema lentezza senza fare alcun rumore, aspettando ancora qualche istante prima di infilare la testa dentro la fonte di quella magia.
La vista lo spiazzò.
Era il bagno, il bagno dei prefetti probabilmente, più grande che avesse mai visto. Vedeva con la coda degli occhi grandissimi specchi e un lavandino di lusso che poteva far invidia al suo Maniero, ma davvero non riuscì a concentrarsi su nient'altro di ciò che aveva attorno.
Perché a qualche metro dalla sua posizione, dentro una vasca circolare e spaziosa, con l'acqua e la schiuma che minacciavano di riversarsi in terra per quanto sfioravano l'orlo, Hermione Granger stava appoggiata con la testa all'indietro sul bordo di essa. La sua massa informe di capelli quella volta non poteva essere insultata: erano bagnati e perciò cadevano piatti e morbidi lungo la sua schiena nuda.
Schiena nuda...
Draco non sentiva più la saliva in bocca.
Stava facendo ciò che di più sbagliato c'era al mondo. E non tanto perché osservava una donna nuda senza il suo consenso – quanto perché quella donna nuda era proprio la Mezzosangue.
Ma non poteva farci niente... Quella droga lo richiamava senza speranza di antidoto. Non riusciva a vedere praticamente niente perché lei gli dava la schiena, ma aveva gli occhi chiusi e stava ferma lì dentro come impalata, lasciando scivolare l'acqua e la schiuma al profumo di vaniglia sul suo corpo al ritmo di piccole onde naturali. Ogni tanto si muoveva per strofinarsi le mani lungo le braccia, accarezzandole con un movimento fluido e gentile che sembrava non appartenere a una sempre tosta e rigida come lei. Draco si accorse solo in quel momento, tentando di far ricominciare la salivazione normale del suo corpo e la respirazione regolare dei suoi polmoni, di percepire una musica... Una musica probabilmente classica proveniva da qualche parte indistinta che non riusciva ad identificare, spargendo la stanza di un'atmosfera a dir poco surreale, mentre i grandi specchi e le grandi finestre ad arco erano interamente avvolte nel vapore.
Ad un certo punto quella donna voltò leggermente il viso, e Draco ritrasse il proprio come scottato, col cuore di nuovo a mille; attese qualche istante convinto di venir cruciato a distanza, ma dato che non successe nulla infilò di nuovo il viso attraverso la porta tornando a fissarla, ma era meglio che non lo avesse fatto. La donna – che Draco non credeva possibile poter essere Hermione Granger e stava rifiutando categoricamente l'idea – si appoggiò più comodamente al bordo con la schiena e tirò su di poco una gamba, lasciandola scivolare fuori dall'acqua di qualche centimetro, lo spazio giusto per passare le mani su di essa con estrema accuratezza, riportandola poi al caldo sotto l'acqua. Draco Malfoy aveva il fiato corto.
Quella scena era il più bel film che avesse mai visto.
Quella donna era l'apoteosi della calma e della tranquillità, quel profumo era l'oasi dello sballo, quella musica era adrenalina pura che entrava dritta in vena. Aveva soltanto sollevato una gamba molto più piccola e liscia di quel che il Serpeverde avesse mai sospettato strusciando le dita su di essa, ma quel gesto lo aveva fatto incendiare più di tantissime prestazioni di ragazze estasiate nel suo dormitorio in tutti gli anni di convivenza in quel castello.
Un piccolo cigolìo della porta, e la Mezzosangue scattò il volto nella sua direzione come scottata, ma non vide nessuno: Draco si era già dileguato col fiato corto, un'eccitazione pronta a premere, e un cuore ballerino pronto a non dargli tregua.

 

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

SBAM! Ve lo aspettavate? E adesso cosa succederà? Come vedete, man mano si stanno sciogliendo tutti i nodi lasciati in sospeso nel corso della storia – come Ginny e Nott e le indagini su Palbo – e lo stesso rapporto tra Draco e Hermione sta subendo delle modifiche, però ci tengo a dire una cosa. Sono una grande fan delle Dramione, come ho già detto in alcuni commenti, ed è per questo motivo che non volevo baci o improvvisi coinvolgimenti emotivi di punto in bianco dopo anni e anni di odio puro – come descritto da Zia Row. Posso chiedervi scusa se il tutto vi sembra un po' lento, ma fin dall'inizio di questa storia sapevo che non sarebbe accaduto tutto d'un fiato, non essendo una sana e pura OOC avevo l'intenzione di render al meglio l'idea di due persone che si trovano insieme più di quanto vorrebbero e imparano a scoprirsi col tempo. Detto questo, vi ringrazio dei commenti e confido che continuiate a recensire, perché oltre che un gran piacere è davvero molto utile per me! Un abbraccio.

 

(*): per chi non se lo ricordasse, tra i primi capitoli era emerso che Draco e Hermione si sarebbero trovati a fare le ronde notturne insieme.

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Capitolo 12
*** Instant Crush ***


You are here, on my return.

 

 

#13. Instant Crush

 

 

"In ognuno di noi c'è un altro che non conosciamo."
- C. G. Jung

 

 

- Signora, sta tutto procedendo alla perfezione... -
Perché io ho l'impressione che tu mi stia mentendo, Pattitch? -
Non le sto mentendo, signora. - Disse l'uomo bevendo un lungo sorso del liquido biancastro dal calice che aveva tra le dita, lasciando indugiare gli occhi su quelli ombrosi e indagatori della donna – Lei non può essere presente al castello, altrimenti se ne accerterebbe in prima persona. -
La donna parve scottarsi a quelle parole, raddrizzando la schiena contro la sedia malconcia di quel locale babbano. La cameriera evitò accuratamente di posizionare lo sguardo sul loro tavolo.
So benissimo di non poter essere presente al castello. E' per questo che devi venire qui a farmi rapporto, in questa latrina di luogo. -
Sì, signora, sarò sempre presente quando me lo chiederà. -
Aggiornami. - Si affrettò a dire la donna, con una smorfia leggermente schifata dipinta nel suo volto scuro nascosto dall'ombra delle lanterne soffuse.
Sto facendo degli esperimenti, diciamo, per tenere unite le coppie. Qualcuno si è dimostrato più restìo del previsto a voler collaborare, e ho dovuto ovviare al problema con metodi alternativi così come le avevo chiesto. -
Di chi stai parlando, Pattitch? -
Di Theodore Nott, signora. - Lasciò quelle parole al vento per qualche istante prima di accorgersi delle perplessità dipinte sul volto della donna, così continuò – Theodore Nott è il più cinico riguardo il corso che abbiamo imbastito io e mia moglie, e non potevo rischiare che mandasse all'aria tutti i piani. Lui ha un'influenza, sul ragazzo... Sono amici. -
Lo so bene. - Tuonò la donna, piccata – Cosa hai fatto per risolvere la questione? -
La Maledizione Imperius, signora. -
La donna sgranò gli occhi dalla sorpresa, tentando poi di ricomporsi. Aveva le labbra serrate e lo sguardo penetrante, pronto a fulminare chiunque avesse tentato di infilarsi in quella conversazione.
Parla. - Ordinò.
Già dalla prima lezione mi sono reso conto della sua riluttanza a collaborare. L'avevo accoppiato con Calì Patil dopo un'attenta indagine, e lui ha lasciato che lei si facesse fisicamente male. Così ho fatto in modo di far tornare Ginny Weasley al castello, confidando nella partecipazione della preside per richiamarla allo studio che sembrava voler abbandonare. -
La donna lo fissava ancora, e Palbo continuò – Con la Maledizione Imperius mi sono accertato che non dovessero più capitare incidenti come quelli della prima lezione con la signorina Patil, e la Weasley sembra in un certo senso... approfittare della situazione. -
La donna fece un'altra smorfia – Non mi meraviglia. Lei e la famiglia sono traditori del loro sangue, feccia peggio dei babbani. -
Palbo annuì proseguendo col racconto – Nessuno è a conoscenza del piano, signora, ovviamente. Ginny Weasley crede solo che il signorino Nott si sia preso una bella cotta per lei, e credo semplicemente che le piaccia sentirsi corteggiata. Nott influenza il ragazzo, la Weasley influenza la ragazza: un avvicinamento tra loro potrebbe significare un avvicinamento tra il ragazzo e la ragazza. -
La donna annuì prima di guardare ancora una volta Pattitch con uno sguardo indagatore, facendolo impallidire appena, impietrito.
Bene, Pattitch. - Asserì – Adesso voglio di più. Devi concentrarti sul piano principale. Fai un'escursione nel mondo babbano con il tuo stupido corso, premurendoti che i Serpeverde abbiano le precauzioni per non imbattersi nelle malattie di questa gentaccia. - Soffiò guardandosi tutto intorno – Fai in modo che lo apprezzino, per quanto possibile, e saremo più vicini all'obiettivo. Non si tratta solo di far avvicinare lui a lei se è carico, giustamente, di pregiudizi: devi farlo accostare al suo mondo. -
L'uomo deglutì a fatica, mandando giù un malloppo particolarmente denso di saliva – Signora, il ragazzo potrebbe rifiutarsi, e come lui gli altri Purosangue del corso... -
E farebbero bene! - Tuonò la donna attirando lo sguardo impaurito della cameriera – Ma non hai altra scelta, a costo di portarli con la forza. Sono stata chiara? -
Palbo annuì prima di alzarsi e dirigersi verso il camino sul retro, prima di venir interrotto suo malgrado ancora una volta dalla donna.
Pattitch, scegli Londra come meta. Così potrò vedere un paio di cose di persona, nascondendomi. -

 

 

***

 

 

Draco Malfoy credeva di non aver mai dormito peggio in vita sua. Si era girato e rigirato innumerevoli volte nel suo letto, accartocciando le lenzuola in fondo ad esso per poi riprenderle e scacciarle ancora. Si era alzato almeno un centinaio di volte andandosi a sciacquare il viso, tentando di scacciare in ogni modo possibile la visione della Granger che passava le mani su quel piccolo corpo nudo. Quando aveva capito che ogni cosa era pressoché inutile, si era letteralmente fiondato sotto la doccia, percependo i mugolii contrariati di Blaise dall'altra parte della stanza. Aveva lasciato scorrere su di sé l'acqua fredda pregando che portasse via anche quelle immagini, ma quando poi era uscito dopo innumerevoli minuti, quelle gambe avevano ripreso il pieno controllo della sua mente.
Stava giusto per chiedersi se la Mezzosangue gli avesse in qualche modo rifilato una maledizione, quando un'idea brillante lo aveva fatto dimenticare di tutto il resto: sapeva come doveva risolvere la cosa.

 

C'erano le prime luci dell'alba, anche se dal dormitorio Serpeverde non si potevano neanche scorgere; Draco era uscito in fretta dalla sua stanza lasciando i suoi compagni avvolti tra le braccia di Morfeo, prendendo a camminare irato come non mai verso il dormitorio femminile dall'altra parte della Sala Comune.
Il silenzio che aleggiava a quell'ora era un po' inquietante per quell'ala del castello – sempre soggetta a continui schiamazzi, risate, esplosioni improvvise, feste clandestine, alcolici sparsi. Era arrivato di fronte a una porta chiedendosi se non fosse stato il caso di fare dietrofront, ma essa si era spalancata prima che potesse realizzare l'accaduto.
Astoria Greengrass aveva i capelli arruffati, – anche se di nuovo neri e lunghi – grandi occhiaie in volto e una camicia da notte spiegazzata come pigiama. Lo stava osservando con un'espressione interrogativa, mentre i respiri dormienti delle sue compagne di stanza le facevano da sfondo.
- Draco... - Sussurrò, ma non riuscì a realizzare l'accaduto più di tanto, perché Malfoy si fiondò su di lei. Lì in piedi, con la porta spalancata, le loro labbra si unirono istantaneamente con intensità e foga. Draco trovò quella bocca esattamente come la ricordava: labbra meno morbide di quel che sembrava all'apparenza, e una lingua rude che si scontrava con la sua a suon di sospiri. Si appropriò di ogni bacio possibile socchiudendo gli occhi per vivere il momento, ma purtroppo i ricordi non sembravano volersi togliere dalla sua mente malata.
Ricordava fin troppo bene quanto quella ragazza fosse pazza di lui, e quanto lui avesse approfittato della situazione negli anni per soddisfare un bisogno fisico. Ricordava tutte le volte in cui lei lo aveva praticamente pregato in ginocchio di possederla, e dopo un amplesso sessuale senza alcuna rilevanza era stata scartata come una carta di Cioccorane dal biondo in questione. Era una di quelle ragazze semplici di cui tutta la branca maschile di Serpeverde aveva "approfittato" almeno una volta, bella nella sua stupidità, ma Draco ovviamente non si era certamente solo accontentato di lei: erano state tantissime le ragazze a riscaldargli il letto, negli anni, ma niente che valesse la pena di considerare per più di una notte. Astoria, comunque, era una garanzia. Non lo avrebbe mai rifiutato.
Infatti lei si lasciò accogliere da quei gesti prepotenti, e uscì dalla camera accostando la porta dietro di sé senza staccare un secondo la bocca dalla sua. Mani agitate le cinsero la vita, e lei si artigliò alle spalle di Draco con tutta la forza che possedeva, mentre le loro labbra continuavano a scontrarsi e mordersi. Malfoy la appoggiò con poca grazia alla parete adiacente, appiattendosi contro il suo corpo per avvertire quelle forme nude sotto la leggera vestaglia, lasciando le mani a scendere verso il basso in cerca dell'unica cosa che gli interessava davvero. Lei non rifiutò niente, offrendosi ai tocchi smaniosi del suo carnefice, offrendosi per intera. Draco le artigliò la coscia nuda con foga, aprendola di lato per darsi più libero accesso, strusciandosi sulla sua intimità.

Quel profumo, quella droga, quella musica...

Poggiò la mano libera alla parete inchiodando la figura esile della ragazza sotto di sé, interrompendosi un istante soltanto per guardare i suoi occhi: non era fuoco, quello, non era accesa passione Grifondoro di quando la Granger lo insultava rispondendo alle sue frecciatine offensive.

La porta socchiusa, la vasca da bagno straripante di proibito...

Serrò le palpebre infastidito, captando la totale differenza degli occhi di Astoria al naturale rispetto a quando erano contornati da strati e strati di trucco. Si avventò con ancora più foga su di lei pretendendo i suoi baci che non tardarono ad arrivare, e la ragazza si lasciò prendere in braccio senza alcuna fatica serrando le gambe attorno alla vita di Draco che spingeva ancora più insistente sulla sua intimità ancora coperta.
L'eccitazione non premeva, dannazione, anche se stava lì a torturarle il collo coi denti, anche se lei si offriva protraendosi in ogni modo possibile e sospirando convlusamente, anche se lei gli stringeva i capelli e sussurrava il suo nome.

La schiena nuda.
Quelle mani sottili.
Quella gamba liscia...
Quel senso di sbagliato, di proibito, di sconsigliato.
Di assolutamente eccitante.

Fu qui che Draco si fermò di colpo.
Lasciò la ragazza poggiandola nuovamente in terra e passandosi le dita sulla propria bocca, innervosito e furioso più che mai. Cercò lo sguardo perplesso e offeso di Astoria, ma non disse niente. Si limitò ad andarsene così com'era venuto: insoddisfatto, arrabbiato, confuso.

 

 

***

 

Neville Paciock poteva dire di aver imparato davvero tante cose da quando per la prima volta, sette anni prima, aveva varcato la porta enorme della Sala Grande di quella scuola. Aveva imparato qualcosa perfino nel primo espresso della sua vita al binario nove e 3/4, quando si era appuntato in memoria di non lasciar mai andare le rane come fossero animali domestici, confidando nel loro ritorno.
Adesso poteva dire di riuscire a infilare la crema nei pasticcini con la magia, di saper distinguere diverse tipologie di piante ed erbe, di saper tenere al caldo una Mandragola senza rischiare di svenire, di conoscere le Maledizioni Senza Perdono pur non avendole mai praticate. E ancora, aveva imparato a ballare e a evitare gli sguardi indiscreti dei Serpeverde, ad ignorare tutti i doppiosensi sul suo cognome, a mimetizzarsi tra la folla, a lasciar zampillare fuori scintille gialle dal suo calderone quando il libro di Pozioni dettava un miscuglio rosso, ed era sicuro di conoscere ogni centimetro dei boccoli biondi di Luna Lovegood.
Ma sicuramente, mai e poi mai sarebbe stato bravo in Incantesimi.
Il professor Vitious aveva dichiarato apertamente di mollare ogni possibile aspirazione da parte del ragazzo quando questo aveva agitato troppo velocemente la bacchetta esercitandosi con l'incantesimo Avis, e uno stormo di uccelli impazziti si era sfracellato contro la finestra durante la lezione – provocando lo svenimento di Calì Patil e la calvizie per metà testa di Dean Thomas. Da quel momento in poi, la sua vita era stata segnata: niente più di un voto Troll sarebbe mai apparso su uno dei suoi test.
Quella mattina sicuramente non sarebbe venuto meno alla sua tradizione. Il professor Vitious spiegava le procedure senza neanche guardarlo in faccia, e quando per caso i loro occhi s'incrociavano – quelli piccoli del professore e quelli impauriti di Neville – lui diventava rosso come un pomodoro prendendo a fissare ogni cosa della stanza. Perfino le increspature del muro, il Platano Picchiatore lì fuori, la nuova acconciatura di Daphne Greengrass sembravano interessanti in quel momento.
La lezione era semplice: dovevano far apparire una fiamma blu.
Non sembrava poi così difficile, mentre Vitious lo eseguiva.
Eppure Neville fissava il piccolo barattolo in vetro di fronte a sé sentendosi sempre più lontano anni luce da esso: sicuramente qualcosa sarebbe andato storto, e avrebbe passato la lezione tentando solo di evitare il peggio. Fece un profondo respiro puntando la bacchetta sull'apertura del barattolo e recitando impacciatamente – dando due o tre volte ripetuti sguardi alla lavagna scarabocchiata – l'incantesimo in questione.
La prima volta, la punta della sua bacchetta parve illuminarsi di luce propria, ma essa svanì subito.
La seconda volta, la fiamma – anziché tirare dritta in direzione del vasetto – parve andare a ritroso incendiandogli quasi tutta la bacchetta stessa. Neville attese qualche istante voltandosi intorno impaurito da qualche sguardo sospetto pronto a deriderlo. Poi si schiarì la voce, raccogliendo coraggio Grifondoro per fare un altro tentativo.
Le fiamme divamparono all'improvviso. Seamus, al suo fianco, balzò in piedi sulla sedia in un urlo agghiacciante di terrore, mentre il piccolo barattolo di Neville partì come un razzo schiantandosi sulla testa del professor Vitious che cadde dalla cattedra. Il banco intero iniziò a dardeggiare di fuoco, e gli studenti iniziarono ad alzarsi prendendo ad urlare, mentre le fiamme raggiungevano tutto ciò che trovavano riducendolo a un ammasso di cenere nera. Il professore era ancora steso a terra, sicuro di rivedere gli uccellini della lezione di qualche tempo prima, mentre qualche coraggioso tentava di domare il fuoco con la bacchetta. Blaise sembrava piegato in due dal ridere alla vista del piccolo professore K.O., Theo era balzato in piedi sul davanzale di una finestra battendo le mani divertito dagli strilli di Lavanda Brown coi capelli in fiamme, mentre Pansy non poteva credere ai suoi occhi.
Paciock, che diavolo stai facendo?! Spegni quel fuoco! -
Ma Neville era ancora lì fermo, con le sopracciglia bruciacchiate e la bacchetta dritta di fronte a sé, allibito e confuso.
Draco si era catapultato su Blaise, immerso nelle lacrime almeno quanto l'amico, tenendosi gli addominali con la mano per il dolore e ridendo così forte da star davvero fisicamente male. Era talmente assorto nelle risate che non si rese conto di uno zampillo di fuoco atterrato sulla sua pergamena, che ben presto si unì all'incendio. A quel punto tutti i Serpeverde sbiancarono, inchiodati al muro come carcerati.
Blaise, fai qualcosa! -
Che diamine devo fare? -
Tira fuori la bacchetta, razza di idiota! Sei o non sei un mago? -
L'ho lasciata sul banco, Malfoy! -
Salazar, sto rischiando di bruciarmi! Non posso lasciare che accada questo al mio aspetto sublime! -
Presero a gridare per sovrastare le urla e la confusione di tutti gli altri, mentre Draco si stava già guardando intorno:
Lei sicuramente avrebbe saputo cosa fare, avrebbe avuto la bacchetta con sé e avrebbe saputo pronunciare l'incantesimo giusto, sottraendo punti alla sua stessa casata per punire Neville e portando in infermeria il professor Vitious. Lei non si sarebbe mai e poi mai fatta prendere dal panico, e avrebbe avuto la decenza di salvare anche lui per preservare la sua immacolata immagine altolocata – dopotutto gli era debitrice, no?
Ma lei non c'era da nessuna parte.
Draco fece un balzo al di là delle fiamme dietro le urla di terrore dei suoi compagni, guardandosi intorno nel caos generale prima di catapultarsi fuori dall'aula. Prese a camminare velocemente nel corridoio, convinto di sentire ancora gli improperi di Zabini e Nott per la sua fuga a gambe levate; vide con la coda dell'occhio la McGranitt e qualche altro professore correre verso la stanza in fiamme.
Almeno non avrebbe avuto i suoi amici sulla coscienza.
Improvvisamente nervoso, vagò per la scuola a passo deciso, scendendo e risalendo piani come una furia, convinto di aver dato una spallata così forte a un ragazzino del primo anno da farlo schiantare contro un'armatura. Nel momento in cui si era sentito inveire contro da uno dei personaggi dei quadri, gli aveva lanciato contro un incantesimo non verbale facendogli incollare la lingua al palato, guardandolo dimenarsi con le mani alla gola credendo di strozzarsi.
Soddisfatto – almeno in parte – era arrivato in biblioteca, individuando un ammasso di capelli informi china su un tomo che si muoveva contemporaneamente ai movimenti di quel corpo ingobbito che scriveva fitto come non mai. Varcò la soglia sentendo l'impellente voglia di schiantare la Granger al di là della stanza – così, senza un preciso motivo, forse il fatto che fosse Mezzosangue bastava già di per sé – piombandole di fronte e appoggiando le mani al suo tavolo con impazienza. Lei alzò la testa di scatto aprendosi in un'espressione indecifrabile di stupore.
Dove diavolo eri, Granger? -
Ssst! Malfoy, sei impazzito? Abbassa la voce! -
Sapevi che stavamo per morire tutti all'ora di Incantesimi, vero? -
Hermione lo guardò incredula – Come? -
Quel tonto di Paciock ha dato fuoco all'aula, e Vitious è stato spedito all'altro mondo. Quando deciderai di farti gli affari tuoi, la prossima volta, ricordati del tuo egoismo di questo momento. -
Madama Pince lanciò un'occhiata torva al loro tavolo dall'altra parte della stanza. Hermione si premurò di abbassare la voce, ma dai suoi occhi trasaliva tutto lo stupore e il nervosismo per quella sfuriata insensata di Draco: eccola, era pronta a esplodere. E il fatto che non avrebbe potuto urlare rendeva la scena davvero divertente.
Che cosa diavolo c'entro io in questo, Malfoy?! - Disse in un sussurro improvvisamente avvolta dalla rabbia, fissandolo minacciosamente.
Se avessi avuto il coraggio di trovarti lì a spegnere le fiamme, al posto di startene qui appollaiata a prendere la muffa, la mia immagine non ne avrebbe risentito, e non rischierei di dover andare a trovare i miei amici al cimitero. Magari avresti anche potuto insegnare a quell'idiota di Paciock che la bacchetta non serve solo per grattarsi il naso! - Draco sbottò ignorando le richieste di silenzio, aprendo le braccia esasperato come se fosse ovvio che aveva ragione.
Ma infatti lui aveva ragione.
La Granger non doveva stare lì, in quel momento.
Quelle gambe avrebbero dovuto essere in quell'aula con lui, nell'ora di Incantesimi, dall'altre parte della stanza, a negargli la loro vista, mentre si sarebbe sbilanciato dal banco per lanciargli almeno un'occhiata.
E invece erano chissà dove avvolte da strati e strati di calze nere.
Hermione era rossa di rabbia; gli lanciava saette soltanto con gli occhi, mentre il suo petto si alzava e si abbassava irregolarmente al ritmo dei suoi respiri velocizzati.
Conosco già alla perfezione l'incantesimo che doveva spiegarvi il professor Vitious oggi. Per questo ho deciso di avvantaggiarmi con il tema di Storia Della Magia anticipando la lettura del libro di testo del prossimo mese di Aritmanzia. - Parlò molto severamente, quasi a rimproverarlo, e quando il suo interlocutore fece una smorfia all'indirizzo di tutti quei nomi, Hermione parve perdere la pazienza – Ma insomma, Malfoy, che diamine vuoi? Sono affari miei! -
Madama Pince sbucò da una delle grandi librerie polverose cacciandoli malamente dalla biblioteca, e si ritrovarono in corridoio.
Draco soddisfatto da quella reazione, ma innervosito ugualmente.
La Granger più furiosa che mai.
Gli risparmiò uno sguardo di sufficienza girando i tacchi e prendendo a camminare verso la direzione opposta, ma quella fu decisamente una mossa sbagliata. Malfoy lasciò scivolare gli occhi su quel corpo coperto centimetro dopo centimetro dall'uniforme scolastica, soffermandosi sulle spalle piccole avvolte da una cascata di capelli intricati. Sembrava non esservi traccia di quella donna nella vasca da bagno, così fragile e delicata, eppure c'era, lì sotto...
La raggiunse in pochi passi afferrandole malamente un gomito, ancor più infuriato da quella improvvisa attenzione personale per le forme della Granger, e la fece girare verso di sé.
Mezzosangue, non voltarmi le spalle. -
Ah! Mi scusi, mio signore! - Hermione, pervasa da una furia e un istinto omicida, parlò forte con tono ironico senza mai abbandonare l'espressione arrabbiata – La prossima volta mi inchinerò a lei chiedendole il permesso di andarmene, va bene? -
Draco ghignò annuendo – Molto meglio. -
Togliti dai piedi, Malfoy! -
Granger. - Disse ancora trattenendola dal gomito con fermezza, ignorando il suo tentativo di divincolarsi – Ti sei per caso dimenticata del compito che ci ha affidato la McGranitt? O per caso tutti quei libri e quel nido di vespe sulla testa ti hanno fatto diventare stupida quanto Paciock? -
Hermione lo fissò stralunata, bloccandosi. I suoi capelli parvero lievitare ancora di più, come sotto effetto di un'idea ingombrante.
Oh mio Dio! Il professor Pattitch! -
Ssst, abbassa la voce, Mezzosangue! -
Ma se fino a due secondi fa tu hai urlato per tutta la biblioteca, Malfoy?! -
Oh, Salazar. - Malfoy le prese di nuovo il braccio sbuffando e trascinandola con sé dietro un corridoio, prendendo a fissarla negli occhi – Dobbiamo andare ad indagare. Ora. -
Per un attimo lei ricambiò il suo sguardo, ma poi quel fuoco rabbioso riprese possesso delle sue membra e i suoi occhi irradiarono la sua ira – Potevi anche indagare da solo, Malfoy! Così come farò io. -
Pensi che non ci abbia provato, Mezzosangue? - La guardò male – La McGranitt mi ha praticamente incenerito, obbligandomi a fare questa cosa con te. - Vedendo lo sguardo confuso della Granger, Draco continuò per convincerla – Credi che altrimenti sarei così ben disposto a farmi contaminare l'aria dai tuoi continui strilli? -
Lei lo ignorò, puntellandosi un dito sulla bocca per pensare, mentre prese a camminare su e giù per il corridoio. I capelli crespi le rimbalzavano sulla schiena, e la sua espressione pareva tornata quella di quando era assorta nei libri qualche istante prima. Quelle gambe si muovevano frenetiche sotto il pesante mantello...
Io credo di aver capito dove si trova il suo studio. -
Malfoy s'illuminò sorpreso – Andiamo, allora. -
No, Malfoy, adesso c'è la lezione di Smascherati. -
Granger. - Sibilò esasperato, fissandola torvo – La sanità mentale del mio amico è seriamente in pericolo, e di conseguenza anche la mia. Se Pattitch è giù per fare lezione, abbiamo il campo libero. - Camminò afferrandola di nuovo per il braccio e procedendo verso l'uscita di quel corridoio – Quindi andiamo. -
Hermione si divincolò agitandosi contrariata, strattonando poi il braccio per lasciarlo andare a quella morsa ferrea, decidendosi di non guardarlo più in faccia. Salì le scale col mento all'insù probabilmente più nervosa che mai. Draco ghignava sotto i baffi: lo divertiva da morire vederla così, anche se era tutto sempre tremendamente difficile con lei. Non gliene avrebbe mai data una vinta, non si sarebbe mai ingoiata un malloppo di insulti, non avrebbe mai abbandonato quell'espressione da saccente so-tutto-io.
Camminarono senza dirsi un parola, decisi a non scambiarsi neanche uno sguardo, finché Hermione si bloccò davanti a una porta isolata e malconcia al quinto piano, molto più buia di tutte le altre.
A me questa sembra la stanza delle torture. -
Ho visto entrare il professor Pattitch qui qualche giorno fa, Malfoy. Non vedo cos'altro potrebbe essere, se non il suo studio. -
O il nascondiglio dei suoi cadaveri. -
Hermione tirò fuori la bacchetta puntandola verso la serratura – Alohomora – e sentirono la serratura della chiave scattare. Girò la maniglia con cautela quando un odore intenso li raggiunse entrambi. Draco si guardò intorno accertandosi di non essere seguito, e spinse la Granger all'interno della stanza giurando di sentirsi sussurrare un insulto, chiudendosi la porta alle spalle.
Lo studio era piccolo, abbastanza buio e arredato male. Vecchi e polverosi oggetti stavano senza un ordine preciso ad occupare il perimetro, lasciando spazio per un paio di quadri alle pareti e qualche poster di un concerto o di uno spettacolo teatrale, mentre una grossa scrivania troneggiava al centro. Sopra vi erano dei calderoni fiammeggianti, e fu qui che cadde l'attenzione di entrambi.
Hermione si avvicinò cautamente, passetto dopo passetto, mentre Draco si volse ad aprire uno degli armadietti accostati al muro – per trovare un indizio, un foglio, un piano malefico, qualcosa. Spostò vari flaconi vuoti, qualche libro polveroso, e quando artigliò una pergamena fu convinto di essere arrivato alla soluzione, ma questa recitava soltanto una lista dei modi perfetti di chiedere scusa divertendosi.
Quell'uomo era davvero inquietante.
Granger, io credo che sia pazzo. -
Vieni qui, Malfoy. - Disse lei perentoria fissando un calderone, e Draco la affiancò contrariato per quell'ordine.
Un intenso odore iniziò ad irradiarsi lungo il suo corpo, facendolo svuotare di ogni pensiero. Quel fumo biancastro gli penetrava direttamente ogni arto e ogni muscolo, e la sua testa non poteva essere più in grado di seguire alcun filo logico. Si sentiva leggero come non mai, e poteva quasi immaginarsi su una nuvola disteso a bearsi della vita, oppure dall'altro capo del mondo a sniffare quel profumo da mattina a sera, ma niente di negativo c'era intorno a lui in quel momento: solo leggerezza, spensieratezza, gioia.
L'aroma di vaniglia lo colpì nel profondo.
Vaniglia.
Come rallentato, si voltò verso Hermione alla sua sinistra, quasi paralizzato: la trovò lì con gli occhi chiusi e il viso ammaliato da quel vapore, i capelli ancor più crespi, le gote arrossate e un angolo della bocca torturato dai denti. Rimase pietrificato da quell'immagine, senza capire più da dove provenisse quella droga olfattiva. Sembrava l'immagine dell'eccitazione, lei, sembrava stare in un mondo tutto suo, come se di colpo avesse abbandonato tutte quelle ramanzine da secchiona.
Filtro d'amore. -
La sentì parlare e si gelò, mentre la magia dell'attimo fu risucchiata da quella frase secca, dettata da una Granger rigida e controllata – niente a confronto con quella ammaliata di poco prima.
Come, Granger? -
E' un filtro d'amore. - Disse lei girandosi a guardarlo, il fuoco negli occhi marroni.
Draco boccheggiò, iniziando a calibrare le parole, titubante e indeciso – Perché ne sei così sicura? -
Se tu evitassi di saltare tutte le lezioni di Pozioni per startene con i tuoi amici a far baldoria, lo sapresti anche tu. - Ecco tutta la magia spezzata e sotterrata sotto centimetri e centimetri di terra sudicia – Il filtro d'amore ha un odore diverso per ciascuno in base a ciò che attrae. - Hermione lo fissò qualche istante ancora innervosita, girandosi per andare a guardare le pergamene poggiate sul comodino nell'altro lato della stanza.
E perché, di grazia, Palla-Pattitch sta armeggiando con un filtro d'amore? - Disse Draco tentando di suonare normale il più possibile, catalizzando l'attenzione sul NON concentrarsi in quelle parole – Se è per quello sgorbio di sua moglie, allora è ufficialmente il re dei tonti. - Poi si bloccò sgranando improvvisamente gli occhi – Granger! Theo è strano, ed è improvvisamente innamorato della Weasley! Gli ha rifilato il filtro d'amore! -
Hermione si accigliò voltandosi verso il Serpeverde, fissandolo per qualche istante mentre il suo cervellone lavorava e lavorava senza interruzione – Non credo, Malfoy. - Disse poco sicura – Se avesse rifilato un filtro d'amore al tuo amico Nott, allora lui si sarebbe innamorato del professor Pattitch. -
Draco fece una smorfia – Magari ha fatto in modo di farglielo avere dalla sciocca Weasley. -
Non dire stupidaggini! - Hermione sobbalzò sgranando gli occhi – Ginny non farebbe mai una cosa del genere! -
- E' la sorella dello Straccione, Granger. Non puoi pretendere niente da lei. -
A quelle parole, il volto della Grifondoro si colorò di un rosso acceso, mentre lei tentava quasi di prendere aria per respirare – C-cosa c'entra... -
Draco capì: quello era il suo tasto dolente, quella era la sua condanna. Lei e Weasley-boy avevano qualche conto in sospeso, qualche scheletro nell'armadio, qualche passato irrisolto. Ghignò promettendosi di insistere ancora su quel punto anche in futuro, giusto per trovarla paonazza e imbarazzata come in quel momento, ma la Granger non gli diede modo di rispondere – Un filtro d'amore ha conseguenze differenti per chi lo beve. Nott dovrebbe starle appiccicato come una sanguisuga tentando di saltarle addosso in ogni modo possibile, senza guardare in faccia nessuno. Ginny lo avrebbe già schiantato. -
Magari le fa piacere, Mezzosangue. Non sono tutte verginelle pudiche come te. -
Hermione arrossì violentemente ancora una volta, incupendosi in direzione del Serpeverde che la vide di nuovo in procinto di esplodere come una bomba a orologeria riversando i suoi insulti in tutta la stanza, mostrandosi interamente nel suo animo colpito, e infatti la sua risposta non tardò ad arrivare.
Vai al diavolo, Malfoy! Ginny ha cervello, ma tu forse non sai neanche cosa sia. - Disse afferrando la borsa e uscendo dall'aula.
Un raggio di sole penetrò attraverso la finestrella rotonda vicino al soffitto: la giornata di Draco era decisamente migliorata.

 

 

***

 

Ginny Weasley era davvero un'astuta macchinatrice.
Tutti si rivolgevano a lei quando avevano bisogno di un consiglio ingegnoso, che andava dal vestito più bello da indossare e quale smalto abbinarci, all'organizzazione di una qualche festa clandestina esattamente come quelle di Blaise Zabini; tutti sapevano che in questo campo Ginny Weasley era la migliore, che non peccava mai, che aveva delle sue strette conoscenze da sfruttare a suo piacimento che si rivelavano sempre utili.
Nessuno batteva Ginny Weasley, anche e soprattutto per via della sua arma segreta: lei aveva occhi ovunque, in qualche modo riusciva sempre a sapere tutto di tutti, qualunque scoop giungeva alle sue orecchie prima di chiunque altro. Si accorgeva prima, si accorgeva in tempo delle novità attorno a lei, dei cambiamenti delle persone, di quello che avevano in mente, degli sguardi di alcune coppie non ancora dichiarate, delle chiacchiere delle civettuole, di tutto.
Ma Ginny Weasley, da brava astuta, non andava a regalare in piazza alcunché. Lei le cose che scopriva se le teneva per sé, non spettegolava se non con le amiche più strette, e questo le conferiva maggiormente il titolo di macchinatrice. Per questo, grattare incessantemente il fondo di quella pentola così grande da contenere almeno Hagrid intero, sporcandosi tutte le unghie e facendola sudare più del dovuto, non poteva considerarsi altro che la caduta di Ginny Weasley. Aggiungendo poi il fatto che un piccolo elfo impertinente le puntellava la schiena incitandola a fare più veloce, aggiungendo le altre venticinque padelle che aveva appena finito di asciugare seguite dai trecento bicchieri e posate e i capelli che puzzavano di unto, la situazione non sarebbe mai potuta peggiorare: quella era la sua tomba, la sua fine, la sua disfatta. Se solo qualcuno l'avesse vista – a parte Theodore Nott che la trovava comunque tremendamente attraente nonostante l'odore di pesce – e avesse fatto circolare la voce, lei avrebbe anche potuto fare le valigie e dichiararsi ufficialmente morta.
Un'astuta macchinatrice del suo calibro avrebbe già dovuto trovare la soluzione a tutto, eppure a lei non era venuto in mente altro che non comportasse l'incendiare la scuola o far sparire la McGranitt, e per questo almeno quel giorno avrebbe dovuto abbandonarsi al suo destino. Quando finì di scrostare i resti di patatine fritte, si asciugò le mani infastidita andando a prendere per l'orecchio Theo che non aveva fatto altro che fissarla e lusingarla da lontano, sparendo con lui da quell'inferno.
Ginny, mi stai facendo male! -
Non me ne frega un accidente, Nott. Ti avevo chiesto di aiutarmi a trovare una soluzione, ma come sospettavo sei un buono a nulla. -
Ma stavo organizzando un'altra sorpresa, Ginny! - Rispose Theo salendo le scale con lei, con l'orecchio rosso artigliato tra le dita della Grifondoro – Stavo organizzando un evento epocale! -
Che diavolo dici? -
Io e Blaise stiamo organizzando il festino proibito di inizio anno. -
Ginny sbiancò lasciando immediatamente l'orecchio malconcio del Serpeverde, fissandolo incredula – Di solito questo compito spettava a me! Voi viscide serpi mi state rubando la scena! -
Theo, in tutta risposta, sorrise, facendola irritare ancora di più – No, Ginny, siamo tutti dalla stessa parte. Non sarà più come gli altri anni. Abbiamo deciso di aprire le porte della Sala Comune a tutti, perfino agli studenti delle altre casate! Tu e i tuoi amici potrete venire. -
Ginny rimase sorpresa e riprese a camminare facendosi perplessa – Ma che stai dicendo? -
Sì, Ginny, daremo la parola d'ordine a tutti. A tutti, cioè... - Nott si accigliò – Nel senso, non a tutti tutti. Draco non vuole feccia. -
Allora dovrebbe evitare di venire lui stesso. - Asserì la Weasley procedendo verso un'aula. Theo sorrise evitando di ribattere, consapevole di poter rischiare di essere schiantato da un secondo a un altro. Entrarono insieme in quella solita stanza buia, mentre il vocione di Palbo Pattitch sommerse tutte le mura.
Oh, eccovi qui! - Disse l'uomo aprendosi in un sorriso, con i capelli improvvisamente lunghi fino alla vita e grandi occhiali a forma di cuore – Theodore e Ginny, vi siete appena persi il mio discorso iniziale. -
I due guardarono torvi la stanza, e quando Ginny notò l'espressione mortificata di Hermione letteralmente sconvolta in ogni parte del viso, capì che qualcosa di terribile stava per essere annunciato.
Domani andremo a fare una gita a Londra. - Disse l'uomo – Nel mondo babbano. -

Theodore, alla sua destra, ebbe un mancamento.

 

 

SPAZIO DELL'AUTRICE:

Buonasera a tutti! Ho deciso di non scrivere all'inizio perché tanto tutto ciò che avevo da dire avrebbe rischiato di darvi delle anticipazioni. Comunque, il capitolo è arrivato. So che non è particolarmente introspettivo, ma mi serve per porre le basi per quello successivo – che adoro – di cui già avrete immaginato l'argomento principale. Qui vediamo un po' di confusione, che oggi ho tirato fuori dal personaggio di Draco: lui si sente esattamente così, confuso. Inoltre ho marcato l'aspetto di lui più adolescenziale e tranquillo, quello che ritengo sia appropriato anche al genere di storia e a lui in generale, cioè non solo musone e scontroso ma anche spensierato coi suoi amici. Comunque ho intenzione di chiarire meglio i pensieri e i caratteri dei personaggi anche più avanti, soffermandomi su alcune cose. Spero che vi sia piaciuto! Ringrazio personalmente le mie adorate lettrici che commentano sempre: youaremygetaway, fjfdcjokfd, lax in particolare, ma anche tutti gli altri che hanno inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite. A presto!

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