Se è amore, non puoi scappare di Tem_93 (/viewuser.php?uid=41807)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ten years later ***
Capitolo 2: *** Marry me ***
Capitolo 3: *** See you soon Doctor Puckerman! ***
Capitolo 4: *** Sweet old Breadstix ***
Capitolo 5: *** Nice nose ***
Capitolo 6: *** But sometimes it hurts instead ***
Capitolo 7: *** Cream ***
Capitolo 8: *** Never been a bad boy ***
Capitolo 9: *** Invitation ***
Capitolo 10: *** Partyin', partyin' (Yeah!) ***
Capitolo 11: *** Can we start again? ***
Capitolo 12: *** Home ***
Capitolo 13: *** Make us stay in love this way forever ***
Capitolo 1 *** Ten years later ***
Se
è amore, non puoi scappare
1.Ten
years later
C'è
sempre un po' di verità
dietro ad ogni "Stavo solo scherzando".
Un
po' di conoscenza dietro ad
ogni "Non lo so".
Un
po' di emozione dietro ad
ogni "Non mi interessa".
Un
po' di dolore dietro ad
ogni "Sto bene".
Afferrò
in mano la rivista per l’ennesima volta. Quella
copertina lo stava tormentando.
Come
poteva catturarlo da un giornale?
Come
ci riusciva dopo dieci cavolo di anni?
Buttò
nuovamente Mary Claire sul divano, sbuffando. Certo, se
non avesse avuto due donne in casa sarebbe stato più facile
evitarlo, se una
delle due non lavorasse per la moda forse ancora di più.
E
invece quel giornale da donne era lì, con lei
in copertina fiera e bellissima, nel suo vestito senza
spalline, con i boccoli che le ricadevano sulle spalle.
Rachel
Berry, la sua tortura. Finito il liceo McKinley era
volata velocemente a Broadway, salutando i genitori e Finn. Che due
ipocriti.
Quello fu il giorno in cui la odiò maggiormente.
Dopo
pochi anni era diventata una star, come era destinata ad
essere. Aveva preso parte in numerosi spettacoli e da qualche anno
aveva
cominciato la sua carriera cinematografica. Una vita perfetta,
esattamente
quello che voleva. Aggiungi poi quel bell’imbusto riccioluto
di Jesse St. James
al suo fianco ed è fatta. Cosa si può desiderare
di più? E così ora gli toccava
vederla in tv, al cinema e persino sui giornali. I giornali nella sua
casa
erano colpa di quelle due, o
almeno
cercava di convincersene.
Dopo
il liceo anche Noah aveva lasciato Lima in effetti, non da
solo. I genitori di Brittany avevano regalato alla figlia un
appartamento a New
York e lei aveva chiesto immediatamente a Santana di andarci a vivere
insieme.
Ovviamente quest’ultima aveva accettato, poi
l’avevano chiesto a lui. Subito
era stato titubante. Non sapeva se voleva andare a vivere con le
amiche, che
tra l’altro erano una coppia, né voleva realmente
lasciare la madre e la
sorella. Dopo però aver avuto il consenso della famiglia, ed
aver ricevuto
varie lamentele in spagnolo aveva accettato.
Così
si erano trasferiti nella Grande Mela e avevano scelto le
università.
Brittany,
la quale di scuola non ne voleva proprio più sapere,
era stata velocemente adocchiata da qualche stilista che
l’aveva voluta come
modella. Aveva fatto molto successo e con il suo senso della moda aveva
anche
iniziato una sua collezione. Santana non era troppo felice del lavoro
della
bionda, ma tutto per un fatto di gelosia.
La
mora aveva scelto giurisprudenza, dopotutto si era diplomata
col massimo dei voti, e Noah non conosceva nessuno che avrebbe potuto
fare l’avvocato
meglio di lei. Infatti si era laureata in fretta ed aveva cominciato a
lavorare, ottenendo immediatamente successi. Il vederla vestita da
persona
seria la mattina lo turbava ancora un po’, ma quando uscivano
e lei indossava i
suoi gilet di furetto rivedeva la solita Santana.
Lui
aveva scelto medicina, e chi mai l’avrebbe detto! Lui che
non aveva mai studiato nulla a scuola, che si domandava ancora come era
riuscito a diplomarsi si era buttato su uno degli studi più
lunghi e difficili.
Sarà che quando l’aveva scelto voleva dimostrare
di valere, doveva dare prova
di riuscire in qualcosa, doveva dimenticare qualcuno. Effettivamente i
libri e
i test l’avevano aiutato ad offuscare alcuni ricordi, ma lei era sempre lì pronta a
ritornare fuori. Anche lui era arrivato
alla laurea, alla faccia di quelli che avevano detto che non ce
l’avrebbe mai
fatta, di quelli che gli avevano dato del pazzo, di quelli che non
l’avevano
mai supportato.
Così
da qualche anno era un chirurgo pediatra. Anche questa
scelta era stata azzardata.
Pediatra.
Avrebbe
dovuto lavorare sempre a contatto con dei bambini, ma
era quello che voleva. Piaceva ai bambini e a lui piaceva poterne
aiutare
qualcuno.
In
quegli anni aveva perso alcuni contatti con quelli del
vecchio Glee, ma non tutti. Sam era ancora il suo miglior amico e
conviveva
ormai da mesi con Quinn. Lui era diventato un astronomo come tanto
sognava, lei
era diventata una arredatrice e si divertiva a farlo anche con le case
degli
amici. Casa loro era stata già messa a posto più
volte da quella trottola
bionda. Bè, a parte loro i contatti con gli altri era quasi
completamente
spariti.
Ovviamente
se non contiamo le discussioni con la figura di
Rachel sullo schermo o sul giornale.
Nonostante
fossero già passati dieci anni si trovava ancora a
condividere l’appartamento con quelle due squilibrate.
Probabilmente per la
troppa fatica di cercarne una sua, o forse perché avrebbe
odiato una casa
vuota, o magari perché si era anche affezionato alle due
coinquiline. Sì, Kate
gli aveva chiesto se voleva andare a stare da lei, ma lui aveva
cambiato in
fretta il discorso.
Inizialmente
si era infuriata quando aveva scoperto che viveva
con Brittany e con un’altra ragazza. Poi aveva scoperto che
erano lesbiche e
fidanzate e le era andato a genio.
Katelyn
Harris lavorava con Brittany, era una modella e ormai
usciva con lei da due anni. Già, da due anni.
Gliel’aveva presentata l’amica
una sera, in un locale in centro. Bè, che fosse bellissima
non c’erano dubbi.
Era poco più bassa di lui senza tacchi, aveva due grandi
occhi verdi e lunghi
capelli castani e mossi. Poi era divertente, sapeva scherzare, era
sempre
allegra ed era una bomba a letto. Ancora non riusciva a trovare difetti
in
lei,e questo forse era il problema. Sapeva solo che qualcosa in lui non
andava,
nel cervello s’intende, tutti gli altri organo funzionavano
alla perfezione,
era sempre e comunque Puckzilla.
Senza
accorgersene aveva preso tra le mani Mary Claire, senza
sfogliarlo, fissava solo la copertina.
Come
sempre, in realtà.
-Puckerman!-
il grido arrabbiato di Santana lo riportò alla
realtà –Cosa stai facendo??- sbraitò
sulla porta. Non era nemmeno entrata e si
era già messa ad urlare, Noah sbuffò.
-Niente-
soffiò lui. Santana lo fulminò con lo sguardo.
Andò
verso di lui con passo spedito e fissò il giornale che aveva
in mano. Sorrise,
alquanto irritata.
-Sbaglio
o era già finito nel pattume?- domandò alterata,
chiudendo gli occhietti scuri a fessure.
-Noooo-
la schernì lui, rimanendo serio. Lei scosse la testa,
poi prese con forza la rivista. Lo guardò storto e
strappò la copertina.
Sorrise soddisfatta. Andò dal cestino e la distrusse in
tanti piccoli pezzi.
Noah rimase fermo sulla sedia, con il resto della rivista in mano. La
ragazza
tornò da lui
-La
smettiamo con questa storia?- domandò più
tranquilla.
-Appena
passerò davanti ad un edicola ne comprerò un
altro-
sorrise lui, sfidandola con lo sguardo. Santana alzò
entrambe le sopracciglia,
incrociò le braccia al petto, soffiò e
sibilò –provaci sol..-
-Stavo solo scherzando-
la fermò Noah, ridacchiando. Santana borbottò
qualcosa per poi calmarsi.
-Lo
spero per te- lo avvertì, prima di dirigersi nella sua
camera.
Per
fortuna San non capiva sempre quando mentiva. Non era
proprio una bugia, lui non voleva comprarlo più quel
giornale. Però quando la
vedeva su quella copertina patinata era più forte di lui.
Non vedeva l’ora che
non lo vendessero più e che la pagina iniziale cambiasse
soggetto.
Voleva
bene a Santana come lei ne voleva a lui. Per questo si
arrabbiava e strappava giornali. Proprio perché teneva a
lui, cercava di
tenerlo lontano dalla Berry, di cambiare argomento quando qualcuno ne
parlava,
spostare canale quando appariva in Tv. Sapeva quanto aveva sofferto per
lei e
sapeva che in parte ne stava ancora soffrendo. Era arrabbiata sia con
la Berry
che con lui. Non riusciva a capire come ” in dieci cavolo di
anni quella nana
malefica”, testuali parole, non lo lasciasse ancora stare.
Sinceramente questa
cosa non la capiva nemmeno lui. Lui che era sempre stato per rapporti
di una
notte, o meglio da una botta e via. Lui che aveva sempre rifiutato i
sentimenti, che aveva deriso e preso in giro in tutti i modi la Berry,
se ne
era perdutamente innamorato.
“Chi
disprezza compra, Noah” gli ripeteva sempre sua madre
quando era piccolo. Cavolo, perché sua mamma alla fine
doveva sempre aver
ragione. La prima volta che gliel’aveva detto era stato
quando non voleva
mangiare i waffle perché diceva che gli facevano schifo. Ora
non viveva senza waffle.
La seconda volta gliel’aveva detto perché da
piccolo aveva affermato, alquanto
convinto, che a lui non piacevano le “femmine”,
perché giocavano con le bambole
e piangevano sempre. Ora, bè ora la cosa era decisamente
cambiata. La terza
volta gliel’aveva detto quando lei gli aveva proposto di
sposare un’ebrea, una
come quella Rachel Berry che andava a scuola con lui,e Noah aveva
risposto che
piuttosto di sposare una tipa del genere preferiva rimare scapolo. Ora
avrebbe
rinunciato ai waffle e a molto altro per poter mettere il nome
Puckerman a
Rachel.
Ok,
non era proprio il massimo avere una ragazza e pensare ciò.
Kate
era spuntata fuori dal nulla perché anche Brittany gli
voleva bene. Infatti una sera l’aveva costretto ad uscire con
lei che doveva
incontrarsi con delle colleghe. Modelle ovviamente, allora Puck aveva
detto
“perché no?”. Così Brit lo
aveva trascinato in un piccolo locale con le luci
basse dove l’aspettavano due sue amiche. Una era una bionda
frizzante e altissima,
l’altra era Kate. Era tranquilla e sorridente e presto erano
cominciati ad
andare d’accordo. Per uno strano motivo Brittany e
l’altra bionda si erano
allontanate, lasciandoli soli. Puck era sempre Puck, non si sarebbe
lasciato
scappare quegli occhi verdi e quel fisico da urlo.
E
poi diciamo che era sempre in cerca di una che gliela facesse
dimenticare.
Fatto
sta che in breve erano finiti nell’appartamento di lei e
avevano smesso di chiacchierare. La mattina dopo si era svegliato solo
nel
letto, ma un buon odore di brioches l’aveva attirato in
cucina dove Kate, con
indosso una maglia larga e una paio di mutandine, canticchiava
preparando la
colazione. Quella volta non se ne andò come faceva sempre,
si sedette al tavolo
e intonò con lei quella canzoncina. Lei si girò
sorridente e gli porse la
colazione, cominciando a raccontargli qualcosa sui suoi gusti. Era
così facile
e divertente stare con lei. Quel giorno si era convinto che lei era
quella
giusta, che ormai Rachel Berry l’aveva perso.
Poi
erano passate qualche settimane e lui e Kate erano diventati
una coppia fissa, rendendo felice anche Santana. Però, Noah
aveva capito che
nemmeno lei avrebbe vinto su Rachel, anche se lui avrebbe fatto di
tutto per
favorirla. Rachel era sempre lì, pronta ad assillarlo quando
era solo. Eppure
lui voleva odiarla, voleva detestarla, ma faceva solo il contrario.
Era
riuscito ad odiarla malapena quel
giorno. Perché lo ricordava ancora così bene?
Erano passati
tutti quegli anni, perché quello stronzo del suo cervello
non rimuoveva tutto?
Puck
strattonò la ragazza per
un braccio, prendendola in disparte.
-Cosa
stai dicendo?- disse,
leggermente irritato.
-Non
voglio ferirti più Noah-
ripetè Rachel, abbassando gli occhi, non riuscendo a reggere
quello sguardo
forte. Puck deglutì, non capendo, o volendo capire, cosa
diceva la ragazza.
-Non
capisco- borbottò
accigliato.
-Io
amo ancora Finn. Non posso
più stare con te- farfugliò lei, mentre le
lacrime avevano iniziato a scendere
dai suoi occhioni nocciola. Noah non rispose subito. La confessione lo
scioccò.
Lasciò il braccio di lei.
-Non
puoi lasciarmi- sbottò-
nessuna lascia Noah Puckerman-. Dal tono della sua voce
sembrò che dovesse auto
convincersi.
-Amo
Finn, non posso più
mentirti- disse lei nuovamente. Le lacrime scendevano veloci e
frequenti.
-Non
è vero!- sbraitò lui,
facendola sobbalzare- come puoi amarlo? Come puoi farlo dopo quello che
ti ha
fatto passare? Lui non ti ama!- non riusciva più a
controllare la rabbia. Diede
un pugno contro l’armadietto chiuso.
-Diavolo
Rachel, lui non ti
ama o almeno non come me-. Ok, quello era delirio puro. Noah aveva
appena detto
quella cosa ad alta voce? L’aveva detta mentre lei lo stava
lasciando? Chi
cavolo aveva formulato quel cazzo di pensiero?
Rachel
singhiozzava ormai.
-M-mi
dispiace Noah, ma io amo
lui più di quanto ami te- ammise con un filo di voce.
Puck
a stento tratteneva l’ira
che aveva in corpo e sentiva gli occhi pizzicare. No, piangere non
l’avrebbe
mai fatto.
-Sai
cosa ti dico- borbottò
facendo un giro per poi tornare di fronte alla ragazza –Che
sei solo una
bambina viziata, egoista, petulante e da oggi anche stronza. Brava-
applaudì le
mani per schernirla –hai vinto un altro ottimo aggettivo
Berry- sibilò, vinto
dal dolore.
-Mi
dispiace- ripetè Rachel,
incassando le dure parole del ragazzo. Noah la guardò
un’ultima volta poi se ne
andò, senza più voltarsi.
Non
era stata per quella la volta in
cui era riuscito veramente ad odiarla. Era stato tempo dopo. Neanche
qualche
mese forse. Era la cerimonia dei diplomi. Avevano ottenuto tutti i
diplomi e si
erano esibiti per l’ultima volta, tra abbracci e lacrime,
avevano così detto
addio al McKinley.
E
quel giorno Rachel aveva detto
addio anche a Finn.
Lo
aveva lasciato, perché lei sarebbe
partita per Broadway e lui non voleva partire con lei.
Lei
lo aveva lasciato per Finn e poi
si erano lasciati per quella stronzata.
Aveva
lasciato lui che l’avrebbe
seguita anche in Antartide.
L’aveva
lasciato per il grande amore a cui
in quel momento
stava dicendo addio.
L’aveva
lasciato senza motivo.
Gli
aveva solo spezzato il cuore.
***
Oook,
ecco la long di cui avevo
accennato. Intanto devo ringraziare la mia pecora, dirle che la adoro
come sempre
e che senza di lei non so se l’avrei continuata o pubblicata.
Grazie Ari di
esserci, sei la pecora più dolce che ci sia ;)
Questa
ff non è da me, io sono
totalmente contro l’angst, mentre una in una long ci deve
essere per forza. Per
questo adoro le one-shot o le raccolte u.u
Precisazioni:
-La
ff è tutta nata dalla pazzia del
mio cervello e dalle copertine di Marie Claire, scegliete quella che
volete,
Lea è meravigliosa sempre, anche se mi ha ispirato quella di
Maggio 2011
MarieClaire
MarieClaireMay2011
-Io
credo seriamente che Puck
potrebbe diventare quello che vuole se s’impegnasse. Per il
lavoro mi sono un
po’ collegata ad Alex di Grey’s. Mi piacciono anche
i lavori che ho scelto per
gli altri u.u
-Non
so perché Rach mi è uscita così
stronza e Puck così coccoloso. Cercherò di essere
più IC
-Ovviamente
il Brittana è on, ma lo è
sempre stato dopotutto ;)
-Kate
mi è uscita troppo bene, non
riesco nemmeno ad odiarla tanto. Ci proverò. Il nome
è stato scelto dalla mia
cara pecora, e no, la Middelton non c’entra nulla.
-Penso
ci saranno spesso flashback.
-I
waffle perché ho riguardato la
puntata originale e Puck non ama i muffin come ho sempre creduto ma i
waffle.Sì, sono stata sconvolta anche io per giorni e giorni.
-Ah,
sì. La frase all’inizio è
abbastanza importante, quando diranno le frasi ricordarla (io ve le
metterò in
corsivo). Non ricordo di chi è, ma io amo le citazioni e per
esse userò la
signora Puckerman ;)
-Perché
Jesse St. James e non Finn??
Perché odio Finn U.U
Bene
direi di aver finito per ora ;)
Aggiornerò
appena posso. La storia è
tutta nella mia mente, devo solo trovare il tempo per metterla anche su
Word.
Se avete consigli e ideuzze provate pure a dire ;)
Che
altro? Spero vi piaccia e che gli
errori siano pochi ..
Besos,
Miky
|
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Capitolo 2 *** Marry me ***
2.Marry me
-Kate
è malata-disse
dispiaciuta Brittany entrando in casa.
Puck
seduto a tavola la
guardò e le sorrise.
-Sì,
mi ha chiamato poco
fa. La andrò a trovare domani dopo il lavoro.- la
informò, mentre lei arrivava
furtiva dietro ad una Santana intenta a cucinare.
L’abbracciò e le schioccò un
bacio sulla guancia. La mora ridacchiò, dopodiché
la bionda si sedette vicino a
Noah. Cenarono allegramente parlando di quello che avevano fatto
durante il
giorno. Puck avrebbe fatto il turno di notte per cui la maggior parte
della
giornata l’aveva passata a letto.
Gli
piaceva quando
cenavano assieme. Non succedeva spesso, né che fossero tutti
e tre in casa per
quell’ora, né che Santana avesse abbastanza voglia
per cucinare loro qualcosa.
Quelle
due non erano
cambiate una virgola da quando avevano lasciato il McKinley, se non per
il
fatto che ora erano una coppia fissa e certamente non aperta. Non erano
proprio
più quelle che andavano con chiunque, quelle che cercavano
solo una notte di
divertimento con un ragazzo a caso. Si amavano e si bastavano e Puck lo
sapeva,
eccome se lo sapeva. Infatti Santana e Brittany non avevano perso la
naturalezza e spensieratezza di una volta, e di certo non si
trattenevano
perché in casa c’era lui. Tutt’altro.
Noah
in fondo era felice
per loro, voleva bene ad entrambe e sapeva che ora che si erano trovate
non si
sarebbero mai separate. Passò velocemente uno sguardo sulle
loro fedi. Già,
erano sposate da qualche anno. Non c’era voluto tanto per
capire che era la
cosa più ovvia da fare. Era successo tre anni dopo il
diploma e avevano deciso
di sposarsi a Lima, quella cittadina dove erano cresciute e che era
stata in
passato tanto ostile.
Era
stata la prima volta
dopo anni in cui l’aveva rivista. Infatti, sposandosi a Lima,
avevano invitato
tutti i vecchi amici, in particolare quelli del Glee; erano riuscite
perfino a
rintracciare Holly.
-Morirò-
sussurrò Santana sistemandosi ancora una
volta il boccolo dietro all’orecchio.
-Tranquilla, Brit
ci sarà. L’ho vista.- la confortò
lui –e Quinn l’ha aiutata a vestirsi. Non ti
preoccupare.- le sorrise
raggiante. Lei distolse lo sguardo dalla sua figura riflessa nello
specchio.
-Perchè
Brittany mi dovrebbe preoccupare? La sposerei
anche se venisse in tuta da motocross. Tu mi preoccupi-
chiarì la mora,
sospirando.
-Io?- chiese Noah
non capendo.
-Già,
non so ancora perché ho accettato che facessi tu
il discorso a cena. Sei sicuro di volerlo fare?- chiese lei. Puck la
guardò
storto.
-Ci ho perso ore a
pensarlo e mi hai rotto due mesi
per convincermi. Ora vuoi veramente ritirare l’offerta?-
borbottò quello
incrociando le braccia.
-Mi metterai
sicuramente in imbarazzo- sbuffò scocciata
lei, avvicinandosi per aggiustare la cravatta dell’amico.
-E’
l’unico motivo per cui ho accettato- sorrise
sornione lui, ricevendo poi uno schiaffo sulla spalla.
-Su, andiamo,
c’è una bionda che mi aspetta- esclamò
la mora aprendo la porta.
Puck sorrise e
uscirono.
In effetti come
suo solito Santana arrivò in ritardo.
Brit era
là che l’aspettava con un gran sorriso sulle
labbra, stretta nel suo vestito color crema, mentre sbatteva
velocemente le
ciglia chiare. Fu una cerimonia veloce ed allegra, allietata dai cori
del Glee.
Appena terminò si spostarono nel giardino della villa dei
Pierce, dove
cenarono. Quando portarono la torta Puck decise che era il momento del
suo
grande discorso. Aveva pensato più volte a cosa dire, ma non
l’aveva mai messo
per iscritto. Forse avrebbe dovuto farlo, considerò in quel
momento. Quando
tutti gli occhi furono puntati su di lui cominciò con un
sorriso.
-E Santittany fu!
Santittany è come piace a Santana
definire loro due. Quando eravamo al liceo spesso usavamo nomi simili
per le
coppie, era una cosa alquanto buffa. Vivendo con loro due ho scoperto
che
esistono cose molto, molto più buffe di quella.
All’inizio ero titubante, non
ero sciuro di voler conviverci. Primo perché avrei fatto un
po’ la parte del
terzo incomodo, secondo perché erano Santana e Brittany. Voi
non immaginate
cosa voglia dire condividere la casa con loro. Una è una
dittatrice che da
ordini tutte le ore, perfino durante il sonno. L’altra
è una nullafacente che
invece di mettere ordine crea disordine, ma che ha il diritto di farlo
perché
sta con la dittatrice. Quindi, immaginate chi deve eseguire gli
ordini?- gli
invitati scoppiarono a ridere. – Devo dire però
che in fin dei conti è
divertente. Sicuramente non è una convivenza né
normale, né sana, ma in qualche
modo è fica. Sarà che siamo tutti e tre dei gran
fichi – sorrise ebete.- Basta
abituarsi ad avere due matte in giro per casa ed è fatta.
Dopo ti sembra
normale tornare a casa e metterti sul divano a guardare orribili film
commentati secondo per secondo da Santana, o ritrovarsi impegnati in
qualche
gioco di società fino a tarda notte; perfino perdere una
gara di rutti con Brit
ormai è normale. Prima o poi la batterò-
annuì convinto mentre la bionda scosse
la testa, estremamente discorde. –A vivere con loro ho
così imparato quanto
quelle due si amino. Se c’è una cosa di cui sono
certo, è che, per quanto
faranno le cretine, non si lasceranno mai. A volte capita che
litighino, e da
scemotte quali sono vengono tutte e due a lamentarsi da me. E tutte le
volte,
in poco tempo hanno già fatto pace, e se dovesse essere
successo qualcosa, la
colpa viene data a me.- alzò le spalle scoraggiato.
-Mia madre mi
diceva sempre che quando è amore, non si
può scappare. Penso che questo a loro sia chiaro, ma credo
anche che non
proveranno più a fuggire.- Sorrise guardando le amiche.
Santana stava
sicuramente bonfichiando qualche insulto nei suoi confronti. Puck
alzò il
bicchiere deciso.
-Al Santittany-
esclamò e tutti alzarono i bicchieri,
brindando poi alle spose.
Noah rimase
lì ancora qualche oretta a festeggiare,
chiacchierando allegramente con i vecchi compagni e tenendosi
cautamente
lontano da certi individui. Purtroppo non tutto andò come
aveva deciso, un po’
perché anche lei era lì e non riusciva ad
ignorarla, un po’ perché era
leggermente brillo.
-Vai via?- chiese
Noah vedendo Rachel infilarsi la
giacca e dirigersi verso il cancelletto.
-Già.
Anche tu?- domandò lei di rimando, vedendo che
anche il ragazzo stava uscendo. Lui annuì solo.
-Vai a piedi?-
disse Noah vedendola incamminarsi.
-Sì. I
miei papà sono rimasti solo al matrimonio. Se
ne sono andati in fretta e furia perché dovevano partire per
andare a trovare
alcuni parenti.- lei sollevò le spalle.
-Ciao Berry- la
salutò, infilandosi nella macchina
nera. Lei agitò la mano, percorrendo il vialetto. Puck mise
in moto poi vide
Rachel quasi cadere per terra. Le si era rotto un tacco e stava
imprecando
ferocemente. Sbuffò e si accostò al marciapiede.
-Sali, ti
accompagno a casa- la invitò lui. Rachel gli
sorrise ed entrò nell’automobile.
-Grazie-
sussurrò –Hai fatto un bel discorso- sorrise
lei.
-Grazie- disse a
sua volta lui.
-Così
vivi con Brittany e Santana- puntualizzò la
ragazza. No, stare in silenzio non era il suo forte.
-Già-
annuì lui.
-E la tua ragazza
non è gelosa?- domandò portando lo
sguardo su di lui.
-Non ho una
ragazza… fissa- rispose lui, sorridendo
maliziosamente.
-Certo, sei sempre
Puckzilla- sussurrò lei sorridendo
debolmente. Arrivarono a casa della ragazza e scesero. Puck
l’accompagnò alla
porta, probabilmente perché non era del tutto sobrio.
-Buonanotte- le
augurò sistemandosi la giacca mentre
lei apriva la porta.
-G-grazie-
farfugliò Rachel allungandosi verso di lui
e posando le sue labbra sulla sua guancia. Si guardarono per un momento
poi lei
entrò e si fermò sulla porta.
-Di nulla-
mormorò, sospirò e fece per andarsene. Non
riuscì nemmeno a girarsi che Rachel lo afferrò
per la cravatta nera e lo tirò
verso di se, baciandolo. Probabilmente anche Rachel doveva aver bevuto
qualche bicchiere
di troppo. Puck la guardò un attimo negli occhi, poi la
sollevò e riprese a
baciarla con foga. Le alzò il vestito rosa pastello
così che potesse
avvinghiare le gambe intorno al suo bacino. Si dovette staccare per
riprendere
fiato e scese sul collo profumato della ragazza, cominciando a
torturarglielo.
Lei era intenta a sciogliere il nodo della cravatta, per poi sfilargli
la
giacca e cominciare a sbottonargli la camicia bianca. Non furono
né educati, né
tantomeno gentili. Noah non perdeva occasione per mordere quella pelle
liscia e
Rachel continuava a graffiare quella di lui. Sembrava quasi volessero
lasciare
il segno, marchiarsi, fare sì che quel momento rimanesse per
un po’.
Il giorno dopo
Noah si svegliò, stropicciò gli occhi e
si accorse di avere tra le braccia il corpicino di Rachel, la quale
dormiva
ancora tranquilla. Si maledì più e più
volte. Come cavolo era potuto succedere?
Si era ripromesso di starle lontano per sempre ed odiarla, non di
andarci a
letto.
Ok, poteva
classificarsi come una botta e via. O meglio
tre o quattro botte e via.
Ma sì,
Rachel era una delle tante, tentò di persuadersi.
Si alzò cercando di non svegliarla e si mise a rintracciare
i vestiti; la
camicia e la giacca dovevano essere rimaste di sotto.
S’infilò i pantaloni e le
scarpe poi sentì la ragazza muoversi dietro di lui.
-Noah-
bisbigliò confusa.
-E’
stato un errore Rachel. Eravamo ubriachi- disse
lui continuando a darle le spalle.
-Lo so. Non
ricordo molto- mentì lei, sistemandosi i
capelli e tirando la coperta fino al mento.
-Bene, cerchiamo
di dimenticare questo fatto- suggerì
il ragazzo alzandosi in piedi e voltandosi verso di lei. Sarebbe tanto
voluto
restare per tornare a dedicarsi a quelle labbra morbide e quegli occhi
da
cerbiatta, ma non poteva.
-Ci vediamo- la
salutò uscendo dalla camera
-Certo, a presto
Noah- disse lei guardandolo andare
via.
Puck scese e
recuperò gli ultimi indumenti per poi
lasciare la casa e ripartire per New York.
Ok,
forse non erano
proprio dieci anni che non la vedeva. A volte capitava di incontrarsi e
quando
succedeva finivano sempre col fare quello che non avrebbero dovuto.
Sembrava
più forte di
loro.
Si
evitavano tutto il
tempo, però, in qualche modo, alla fine si ritrovavano soli
in una stanza.
Per
essere sinceri erano
quattro anni che non la vedeva, ma ora era quasi sicuro che se si
fossero
incontrati di nuovo, stavolta sarebbe andata diversamente.
Ora
lei stava con Jesse e
lui con Kate; inoltre gli era quasi passata questa fissa per lei.
Bè,
forse quello era ciò
di cui voleva e doveva convincersi.
Come
se non bastasse,
Santana aveva capito tutto ed aveva intenzione di tenerlo costantemente
sott’occhio.
Noah
sapeva che da lì a
poco l’avrebbe rivista. L’estate si stava
avvicinando e con essa anche un
matrimonio che avrebbe riunito nuovamente le New Directions dopo tutto
quel
tempo.
Finalmente
Dave
gliel’aveva chiesto!
C’erano
voluti cinque anni
e vari rimproveri di Santana prima della proposta.
Ah,
in un certo senso non
avevano perso i contatti nemmeno con quei due, ma vivendo loro ora a
Parigi, li
sentivano solo per telefono o Skype.
Dave
quando aveva saputo
che Kurt aveva ottenuto quel lavoro in Francia si era subito opposto.
Continuava a ripetere che odiava la Francia e che i francesi erano
tutti delle
checche. Kurt si era arrabbiato e gli aveva detto che poteva anche
starsene in
America. Con quelle parole Kurofsky aveva borbottato un po’,
aveva messo su il
broncio e poi si era arreso.
Puck
pensò che anche quei
due erano una coppia di matti.
Così
erano partiti per
Parigi e Kurt aveva potuto lavorare per uno delle maggiori riviste di
moda
francesi, mentre Dave aveva cominciato a lavorare come architetto,
appena dopo
essersi laureato.
Sarebbero
tornati a Lima
per l’inizio dell’estate. Avevano deciso di
sposarsi a casa, anche perché
portare tutti gli amici e parenti in Francia era molto più
difficile che fare
il contrario.
E
come non avrebbe potuto
invitare Rachel? Bè, se fosse stato per Dave si sarebbero
sposati da soli perché
tutti gli altri gli davano noia, ma Kurt aveva preso il totale
controllo del
matrimonio, e oramai nessuno poteva più fermarlo.
Così Noah si era messo il
cuore in pace e aveva accettato il fatto che tra qualche mese
l’avrebbe
rivista.
-Se
stai pensando alla
Berry ti castro- gli sibilò Santana nell’orecchio,
rubandogli poi una patatina
dal piatto.
-No,
pensavo al vostro
matrimonio in realtà- rispose velocemente il ragazzo.
-Puckerman,
possibile che
vivendo con me tu non abbia mai imparato a mentire??-
borbottò la mora per poi
tirare un calcio alle gambe dell’amico –e smettila
di pensare alla nasona-.
-Perché
non le chiedi di
sposarti?- domandò Brittany sorridendogli.
-A
chi?- Puck corrugò le
sopracciglia.
Brittany
scoppiò a ridere.
-Sei
ancora malato-
affermò.
Brittany
era convinta che
fosse una malattia, perché non riusciva a concepire come una
persona sana
potesse essere innamorata di Rachel Berry per così tanto
tempo. Parlava lei che
si era scelta proprio un angioletto come moglie!
-Puck,
chi può essere? Sei
fidanzato con Kate e nessun altra!- mormorò
l’ispanica.
Puck
sbuffò annoiato,
quelle due volevano sempre aver ragione! Che cavolo, sapevano che una
parte di
lui era convinta di avere ancora una possibilità con Rachel.
-Vado
a lavorare, mamme!-
disse alzandosi e andando a prendere la giacca.
-Ci
vediamo domani!- le
salutò aprendo la porta.
-Buon
lavoro figliolo-
disse Brittany sorridendo e salutando con la mano, mentre
l’altra ridacchiava.
In
una ventina di minuti
Noah arrivò all’ospedale ed iniziò il
suo turno. Non fu una giornata
particolarmente pesante. Non c’era nessun caso grave,
così l’avevano messo nel
pronto soccorso, ma anche quello non era affatto affollato. Nonostante
fossero
pesanti, i turni di notte erano solitamente tranquilli. Le ore
passarono in
fretta e senza complicazioni. Ormai aveva finito, tra poco gli
avrebbero dato
il cambio. In quel momento fu chiamato in pronto soccorso da un suo
specializzando.
Arrivò
velocemente e
scostò la tendina azzurra. Il giovane ragazzo stava parlando
con la paziente.
Appena si accorse che era arrivato si scostò, lasciando
libera la visuale di
Noah che buttò un occhio sulla ragazza, la quale
sgranò gli occhi.
-Ecco,
è arrivato il
dottor..- farfugliò il giovane ma Noah richiuse in fretta la
tendina e tornò
indietro.
-Noah!-
squillò la
ragazza.
Puck
respirò lentamente.
Si bloccò un momento, dopodiché riaprì
la tenda, tornando dallo studente e
dalla paziente.
-O
dottor Puckerman se
preferisci- gli sorrise lei.
-Ciao
Rachel-.
***
Ecco
qui il secondo
capitolo ;)
Precisiamo
qualcosina :
-Il
titolo è per l’affollamento
di matrimoni in questo capitolo
-Kurtofsky,
eh già! Mi
piacciono come coppia, se non si era capito io sono per le coppie
difficili
[Ari so che mi odierai, ma in qualche modo mi farò perdonare
;)]
-Mi
piace pensare che quei
tre in casa facciano cose dolci e buffe, come mettersi a fare un puzzle
perché Brittany
non riesce a prendere sonno. Sì, il mio cervello
è malato, lo so tranquilli u.u
-Perché
Santittany e non Brittana?
Perché in Glee Santana l’ha chiamato
così e poi anche perché Naya vorrebbe che
lo chiamassero così. In realtà tutti lo chiamano
Brittana XD
Spero
vi sia piaciuto e
che ci siano pochi errori. Se ci dovessero essere ditemi pure!
Besos,
Miky
|
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Capitolo 3 *** See you soon Doctor Puckerman! ***
3.See you soon Doctor Puckerman!
Puck
borbottò qualcosa e
guardò male lo specializzando, arrabbiato perché
lo aveva chiamato.
-M-Ma
è Rachel Berry?
L’attrice?- domandò lui sorpreso, squadrando la
donna sul lettino.
Lei
annuì e sorrise.
-Sì,
bravo, ora puoi
andare. Spero che la mia presenza fosse strettamente necessaria-
sibilò lui
spingendo via il ragazzo che mugugnò qualcosa per poi andare
a cercare un altro
paziente.
Puck
tornò da Rachel.
Ma
perché cavolo il suo
turno non poteva essere finito dieci minuti prima!?
-Quanto
tempo Noah. E così
sei un dottore ora- trillò lei tutta allegra.
Lui
annuì posando lo
sguardo sul ginocchio sanguinante della ragazza.
-Perché
non mi hai mai
detto nulla? E’.. è favolso!Deve essere stata
dura. So che ci sono esami veramente
difficili a medicina. E poi che ramo hai scelto? Chirurgia?-
continuò lei.
-Berry
perché invece non
mi parli della gamba? Che tra l’altro non è che un
graffietto. Penso che non ci
fosse nemmeno bisogno di venire qui…- disse lui con un finto
sorriso.
-Sono
caduta poco lontano
da qui. Mi si è rotto un tacco mentre stavo correndo,
cercando di raggiungere
un taxi. - spiegò lei alzando le spalle.
-Ancora?
E’ un vizio-
farfugliò lui cominciando a medicare la ferita.
-Cosa?-
domandò lei non
capendo a cosa si riferisse.
-Niente-
farfugliò lui,
sorridendo appena.
-Visto
che ero nei paraggi
e non sapevo come medicarmi sono venuta qui. Bene ora che ti ho detto
cosa mi è
successo puoi rispondere alle mie domande- squillò lei,
facendo poi una smorfia
mentre Noah controllava più accuratamente il suo ginocchio.
-Sì,
sono un dottore ed è
stato difficile. Sono un chirurgo pediatra. Non ti ho detto nulla
perché non ti
vedo da anni- rispose lui concentrato sulla ferita, senza mai guardarla
negli
occhi.
-Potevi
chiamarmi- sbuffò
lei, lisciandosi i capelli. Nonostante fosse tanto che non la vedeva
era ancora
una piccola, pazza logorroica. –Hai tagliato la cresta-
disse, guardando i
capelli quasi rasati del ragazzo. Lui si alzò sconvolto e si
tocco la testa.
-Oh
cavolo! Mi deve essere
caduta!- la derise per poi ridacchiare e tornare a quello che stava
facendo.
-Ah.
Ah. Ah.- sillabò lei,
facendo roteare gli occhi.
-Tu
invece Berry sei più
perspicace di prima- la schernì ancora.
-E
tu sempre più
simpatico- borbottò lei dandogli un colpetto sulla testa.
Lui rise.
-Allora
cosa mi racconti?-
cinguettò Rachel, dondolando la gamba sana. Puck gliela
fermò con la mano
libera, sbuffando.
-Potrei
farti un’anestesia
totale- mormorò. Lei non ci badò e
tornò al suo discorso.
-Così
sei un pediatra.
Oddio, m’immagino i poveri bimbi che dovrai curare-
ridacchiò.
-I
bambini mi adorano-
affermò Puck sorridendo. Prese poi una garza e
cominciò a fasciarle il
ginocchio.
-Ovvio!
Tra simili ci si
capisce!- esclamò lei ridendo.
-Mi
era mancata Miss
Simpatia- rispose lui guardandola male, poi sorridendo malvagiamente
diede una
leggera spinta sulla ferita.
-Ahia!-
strillò Rachel –Un
dottore non dovrebbe fare cose del genere!- sbottò
schiaffeggiando il ragazzo.
Lui sghignazzò facendo spallucce.
Non
ci poteva fare nulla.
Quando era con lei era così tutto facile e naturale. Era
divertente farla
arrabbiare, vedere come corrucciava le labbra, incrociava le braccia e
gonfiava
il petto, indispettita. Era sempre così teatrale, e
così carina.
No,
ok, se ci fosse stata
Santana lo avrebbe già preso a calci.
Doveva
finirla.
-Dove
hai messo Belli Capelli?-
domandò ghignando.
-Se
con ”Belli Capelli“
intendi Jesse, ora sta
lavorando ad un film in Europa- rispose lei rabbuiandosi.
-Tutto
bene?- le chiese
incontrando i suoi occhi.
-Abbiamo
litigato- borbottò
per poi soffiare.
-Bè,
cosa ti aspettavi! Ti
sei messa con quello che ti ha spiaccicato un uovo in faccia Berry-
disse lui
finendo la medicazione.
-Disse
quello che mi
tirava granite tutti i giorni!- rise la ragazza.
-Ma,
vuoi mettere? Le mie
erano amichevoli!- annuì lui alzandosi in piedi.
-Ah
sì? Allora ero io che
le interpretavo male- Rachel scoppiò nuovamente in una
risata –come possono
essere amichevoli delle granitate!-.
-Mpfff..
Comunque è stato
solo il primo anno..e forse il secondo..- mugugnò lui
agitando la mano. Lei lo
spintonò leggermente, alzandosi in piedi, scalza.
-Tu
invece? Come va?- gli
domandò a pochi passi da lui.
-Sto bene, grazie- sussurrò.
Rachel
sorrise poi fece un
po’ muovere il ginocchio arricciando leggermente il naso.
-Avrei
bisogno di un paio
di scarpe- bisbigliò prendendo in mano le sue.
-In
macchina dovrei aver
un paio di ciabatte, il mio turno è finito cinque minuti
fa..- la informò lui,
così Rachel alzò il volto sorridente e
annuì. La ragazza lo attese alla porta e
Noah,dopo essersi tolto il camice ed aver rindossato i vestiti normali,
la
raggiunse e la condusse alla macchina. Frugò nel baule,
trovando quello che
cercava.
-Perché
hai un baule pieno
di scarpe da donna?- ridacchiò la ragazza.
-Sono
di Brittany, non so
perché finiscano sempre nella mia macchina.- le porse un
paio d’ infradito
nere.-Penso siano le uniche cose che ti possano andare bene. Brittany
porta un
numero troppo grande per te- le spiegò.
-Grazie,
ma non posso
prendere le sue scarpe!- le rifiutò lei scuotendo la
testolina.
-Non
se ne accorgerà mai,
ne ha centinaia e sicuramente non le mancheranno un paio
d’infradito. Al
massimo gliene comprerò delle nuove- le rispose lui.
Lei
gli sorrise e le
infilò.
-Grazie.
Allora vivi
ancora con Brittany?- domandò.
-e
Santana- borbottò
l’altro con un tono che fece ridacchiare l’altra.
-E
tu come mai sei a New
York? Non devi lavorare?- chiese il ragazzo.
-No,
ho appena finito le
riprese di un film. Mi sono presa qualche mese di pausa. Ero venuta qui
per
trovare alcuni amici, ma penso che a breve partirò per Lima.
Mi mancano i miei
papà- gli chiarì lei.
-Capisco-.
-Potremmo
andare a
mangiare qualcosa- propose lei allegramente.
Cavoli!
Se
fossero andati a
mangiare qualcosa non si sarebbero fermati lì. Ne era
sicuro, si conosceva e
ora sapeva anche che Jesse era alquanto lontano. No, doveva
assolutamente
rifiutare!
Primo
perché nella sua
testa c’era già l’immagine di Santana
che lo uccideva, secondo perché tornare a
letto con Rachel lo avrebbe nuovamente scombussolato, terzo
c’era Kate.
Ah
già! Kate era malata e
le aveva promesso di andarla a trovare dopo aver finito di lavorare!
Noah
scosse la testa.
-Mi
dispiace, devo andare
a trovare Kate- declinò.
-Kate?-domandò
Rachel
curiosa.
Santana
aveva ragione,
perché dopo dieci anni non aveva ancora imparato nulla da
lei?
Discrezione
Noah,
discrezione diamine!
-La
mia ragazza- ammise,
notando un debole sorriso formarsi sulle labbra carnose della mora.
-E
così anche Puckzilla ha
una ”ragazza“!- disse abbassando lo sguardo.
Noah
si chiese se fosse
forse dispiaciuta.
-Eh
già! Anche i migliori
sbagliano- sorrise sornione, facendola ridere.
-Capisco,
bè allora io
vado! A presto dottor Puckerman!- trillò alzandosi in punta
di piedi e
schioccandogli un bacio sulla guancia.
-A
presto Berry- le
sorrise lui, guardandola poi fermare un taxi mentre faceva dondolare la
borsetta.
Si
voltò per un momento
indietro sorridendo, poi salì sula vettura gialla e se ne
andò.
Puck
si sfregò la guancia
come se volesse rimuovere il bacio che lei gli aveva stampato poco
prima, o
come se volesse solo trattenerlo.
Entrò
nell’auto e mise in
moto. In pochi minuti si ritrovò al terzo piano di una
palazzina a suonare il
campanello. Kate gli aprì la porta sorridendo debolmente e
lui l’abbracciò.
-Tutto
bene?- le chiese
accarezzandole la schiena calda.
-Certo,
se ora sto
abbracciando i gemelli Puckerman è tutto a posto-
scherzò lei.
-Siamo
due gemelli
fichissimi, ma io resto il migliore- rise, sciogliendo
l’abbraccio e stampando
un bacio sulle morbide labbra della ragazza.
-Se
ti dovesse venire la
febbre è colpa tua- lo rimproverò lei. Lui
annuì e la seguì sul divano,
coprendola con la coperta; si sedette e Kate si appoggiò
sulle sue gambe.
-Questo
week end non potrò
venire- farfugliò chiudendo gli occhi.
-Non
fa nulla, starò qui
con te anche io- disse lui, alzando le spalle. Lei scosse la testa.
-No,
vai pure, viene mia
sorella. Già tua madre mi odia, pensa se t’
impedisco anche di tornare a casa-
sbuffò rannicchiandosi.
-Non
ti odia- sorrise lui
–davvero, resto se vuoi- insistette.
-Ti
dico che verrà mia
sorella. Comunque ho ragione io, tua madre non mi sopporta
perché non sono
ebrea- mugugnò lei stropicciandosi gli occhi.
In
effetti sua madre gli
aveva fatto qualche storia, ma nulla di che. Lei avrebbe solo voluto
che
sposasse una brava ragazza ebrea (“come quella Rachel
Berry” continuava a
ripetere) al tempio dove era cresciuto, che mettessero su famiglia
così da
ritrovarsi a breve dei piccoli nipotini ebrei. Quando aveva saputo che
Kate non
era ebrea, che per giunta era atea, aveva storto il naso e borbottato
qualcosa,
ma non da odiarla.
-Le
dirò che verrai la
prossima volta e che non vedi l’ora di rivederla!-
esclamò il ragazzo giocando
con i boccoli castani di lei.
-Fai
come ti pare,
salutami Quinn e Sammy- farfugliò.
In
poco tempo si
addormentò e Puck fece lo stesso, anche se non era proprio
in una posizione
comodissima. Quando si svegliarono Noah preparò un
po’ di the, ma Kate tornò in
fretta a riposare così lui decise di andare a casa.
Appena
entrò gli sembrò
tutto normale, poi notò Santana seduta sul divano che lo
guardava con un
sorriso. Ovviamente Puck conosceva quei sorrisi, tanto da sapere che
non
significavano nulla di buono.
-Puck!
Bentornato, tutto
bene?- gli chiese avvicinandosi ed abbracciandolo.
Ok,
la cosa diventava
assai pericolosa. Il ragazzo s’irrigidì senza
ricambiare l’abbraccio.
-Certo-
mormorò
guardandola confuso.
-Com’è
andato il lavoro?-
continuò il suo teatrino la mora – non
è successo nulla di strano?-.
Ormai
quel finto sorriso
lo inquietava. Puck alzò le spalle, scuotendo la testa.
-Nulla
di particolare- disse.
-Anh-
sospirò l’altra.
-Noah,
non è che per caso
hai visto le mie infradito nere?- domandò Brittany
raggiungendolo.
Cazzo.
Puck
sgranò gli occhi,
facendo per correre via, ma lo scappellotto di Santana fu
più veloce.
-Ahia-
si lamentò
massaggiandosi la testa – Non fare la bulla!-
sbottò contro la mora.
-E
tu non fare il
cretino!- rispose lei alzando nuovamente la mano sinistra, ma lui le
afferrò il
polso. Le sorrise ebete e lei alzò entrambe le sopracciglia,
per nulla turbata.
Già,
aveva anche una mano
destra.
-Potresti
smettere di
picchiarmi?!- domandò il ragazzo, bloccando anche
l’altro braccio.
-E’
per il tuo bene- gli
sorrise lei.
-Come
no- borbottò lui,
lasciandola poi andare.
-Chiederò
a Dave di prenderti
a pugni appena ti vede- trillò prendendo in mano il
cellulare per informarlo
subito. Puck fece roteare gli occhi ridacchiando.
-Io
vorrei davvero le mie
infradito- sottolineò Brittany, portando le mani sui fianchi.
-Non
so dove siano- tentò
di mentire ancora lui.
-Scommetto
che una certa
nana nasona lo sa- sibilò Santana sedendosi sul divano e
incrociando le braccia
al petto.
-Allora
avevo ragione-
mugugnò Noah portando una mano sotto il mento –
avete installato cimici nella
mia macchina. Siete pessime!- sbottò guardandole male.
-No
che non l’abbiamo
fatto, imbecille. Non viviamo in tua funzione- brontolò la
mora – E poi in
certi casi basta accendere la tv e sperare nei paparazzi. Sono proprio
stati
bravi stavolta- esclamò lei.
-Peccato
non ci fosse l’audio-
mormorò Brittany, sdraiandosi sul divano e poggiando la
testa sulle gambe della
moglie. Puck farfugliò qualcosa di incomprensibile e si
sedette al fianco delle
amiche.
-E’
stata una sorpresa
anche per me, non mi sarei mai aspettato di vederla in ospedale. Mi
dispiace
per le tue infradito Brit, te ne comprerò di più
belle- le sorrise e il sentire
ciò la fede rallegrare nuovamente.
-Quando
l’hai vista dovevi
andartene- lo sgridò Santana.
-C’ho
provato, appena l’ho
riconosciuta mi sono voltato e me sono andato. Purtroppo
c’era uno studente
incapace che non ha distinto una ferita seria da una specie di
sbucciatura, e ciò
mi ha costretto a rimanere- spiegò.
-Certo
che la Berry è
proprio un caso perso. Penso andrebbe in ospedale anche solo per un
taglietto
sul dito, disperandosi sul fatto che potrebbe incidere sulla sua voce-
disse
acida la mora accarezzando i capelli biondi dell’altra
ragazza.
-Sì,
penso anche io- rise
lui.
-E
cosa ti ha spinto a
darle le mie ciabatte?- chiese Brittany, ancora leggermente infastidita.
-Bè,
essendo Rachel, ha
incominciato come suo solito uno dei suoi interminabili monologhi tra
cui mi ha
anche informato del fatto che si era fatta male perché le si
era rotto un
tacco. Così ho pensato di…-
-Hai
pensato male- lo
interruppe Santana –quella stronza doveva camminare scalza-
borbottò, facendo
ridere gli altri due.
La
mora guardò intensamente
gli occhi del ragazzo.
-Dimmi
che non hai provato
nulla quando ti ha baciato o quando ti ha sorriso- a Puck
risuonò quasi come un
ordine.
-Tranquilla
mamma Tana-
esclamò schioccandole un bacio sulla fronte al quale lei
rispose con una
smorfia –nulla di particolarmente rilevante- aggiunse dopo
essersi diretto
verso la sua camera.
-Sarà
meglio per te!- gli
gridò, facendo per alzarsi, ma due occhi azzurri e delle
morbide labbra la
invitarono a restare dov’era.
***
Così
abbiamo visto anche
Rach ;)
Doveva
essere un incontro
che si doveva concludere in poche righe, ma non mi sono riuscita a
fermare XD
Curiosità:
-Belli Capelli è ovviamente
Jesse. Il nomignolo l’ho preso da un mio
amico che chiama così tutti i ragazzi con i riccioli XD Non
che non mi
piacciano. Groff sa il fatto suo ;) [ma mai quando il mio Mark] e io
adoro l’amicizia
Groffchele (anche se non interessa a nessuno XD)
-Se
non dovessi seguire la
mia storia avrei sicuramente seguito il consiglio di Kathlyn e avrebbero fatto
qualcosa di più divertente sul lettino XD
-Scrivere
di Noah e un’altra
è stato terribilmente difficile u.u
-Parlare
di Santana come
la moglie di Brittany mi rende
molto
feliciue =)
Bene,
spero vi sia
piaciuto e che non ci siano troppi errori :)
Besos,
Miky
|
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Capitolo 4 *** Sweet old Breadstix ***
4.Sweet old Breadstix
-Ti
vuoi svegliare Brit??-brontolò il ragazzo puntellandole con
l’indice la
schiena. Lei mugugnò qualcosa rotolando sul letto
più lontana possibile da lui.
-Santana
si arrabbierà- le disse avvicinandosi e stuzzicandola ancora.
-Anche
tu sei ancora a letto- bonfichiò lei tirandosi la coperta
fin sopra alla testa.
-Ma
io sono qui solo per svegliarti. Sono anche già vestito- le
rispose lui.
Santana
entrò nella camera da letto guardandoli storti.
-Puck,
possibile che tu non riesca mai a svegliarla?!- si lamentò
spingendolo giù dal
suo letto e scoprendo la bionda. Brittany si lamentò della
luce mentre Noah
uscì dalla stanza.
La
bionda aprì leggermente un occhio, giusto per individuare la
figura di Santana,
poi le buttò le braccia al collo e la tirò a se,
costringendola a sdraiarsi.
-Brit,
alza il tuo amabile culetto e vestiti- le intimò, ma
l’altre prese a baciarle
il collo senza ascoltarla. Santana ridacchiò infilando poi
le mani sotto la
canottiera della ragazza, facendogliela sfilare. Brittany
spalancò gli
occhietti e le sorrise maliziosamente. Santana si staccò
prendendo la
canottiera, poi si alzò e la ripose sulla sedia.
-Bene,
ora sei sveglia e puoi vestirti- le sorrise cominciando a cercarle
qualcosa da
indossare. Brittany spalancò la bocca per poi corrucciare le
labbra.
-Sei
cattiva. Scordati i miei sweet lady kisses- brontolò
alzandosi controvoglia e
afferrando il vestito che le porgeva la moglie. Santana sorrise per poi
afferrarla per i fianchi.
-Di
cosa mi dovrei scordare?- le sussurrò a pochi centimetri
dalle sue labbra.
-Smettetela
di fare porcate e muovetevi. Siamo già in ritardo di venti
minuti!- le
rimproverò Puck sorridendo. Santana gli fece una linguaccia,
poi stampò un
bacio fugace sulla bocca della compagna. Brittany si lamentò
e poi riuscì
finalmente a vestirsi.
Dopo
una decina di minuti erano in macchina, pronti a partire. Come sempre
era Noah
a guidare, ma quella che dava ordini era come al solito Santana.
Come
tutti i primi week end del mese, eccetto quando c’erano
urgenze al lavoro,
erano diretti a Lima.
Lima
era la loro casa ed amavano tornarci. Rivedevano la famiglia e i vecchi
amici,
era sempre rallegrante lasciare un po’ New York per
l’Ohio.
Arrivarono
per l’una e, dopo aver accompagnato le amiche a casa Pierce,
Noah si diresse
verso la propria.
Parcheggiò
la macchina nel cortile ed entrò sorridente.
-Mamma,
sono a casa- esclamò cercando la donna. Sua madre scese le
scale gioiosamente e
andò ad abbracciare il figlio. Si guardò un
po’ intorno, come se cercasse
qualcosa.
-Kate?-
domandò incerta.
-E’
malata ed è rimasta a casa con sua sorella. Ti saluta e non
vede l’ora di
vederti- le riferì abbracciandola nuovamente. Lei
alzò le sopracciglia
contrariata.
-Certo
certo, tutto bene Noah?- gli chiese interessata. Lui annuì
sollevando le
spalle. Vide poi scendere la sorella dalle scale tutta di corsa.
Corrucciò
immediatamente le sopracciglia guardandola storta. Lei lo
abbracciò
frettolosamente, baciandogli la guancia.
-Ciao
fratellone, io esco!-trillò sorridente dirigendosi verso la
porta.
-Momento
momento momento- farfugliò lui prendendola per un polso
–pensi di uscire
vestita così?- le domandò guardandola
dall’alto al basso. Indossava una
canottiera alquanto scollata con un paio di shorts. Lei si
sventolò i capelli
lisci e lunghi annuendo. Lui scosse la testa.
-Naah,
vatti a cambiare- le disse indicandole le scale. Lei scoppiò
in una fresca
risata.
-Sono
maggiorenne Noah e faccio kick boxing. Non ti preoccupare –lo
rasserenò
dandogli un buffetto sul petto.
-Non
me la racconti giusta. Sono quasi convinto che tu abbia otto anni-
borbottò lui
fingendosi serio. Lei ridacchiò ed uscì.
Così
passò il pomeriggio con la madre, a raccontarle delle ultime
settimane
ascoltando poi quello che lei aveva da dirgli.
La sera, come faceva sempre,
andò dal caro vecchio Breadstix.
Quando
entrò adocchiò quelle due pazze delle sue
coinquiline sedute al loro tavolo
usuale mentre parlottavano allegramente.
-Non
mi libererò mai di voi- sbuffò sedendosi al
tavolo.
-Sì
tranquillo, prima o poi ti ucciderò- gli sorrise Santana
spintonandolo
leggermente.
-Guarda
guarda chi vedo, il trio di matti- cinguettò Quinn entrando
dalla porta seguita
da Sam.
-Detto
da te Fabrey, è un complimento- disse Santana sistemandosi i
capelli.
-Quinn
e Sammy Evans!- trillò Brittany tutta contenta correndo
incontro agli amici.
Quinn l’accolse tra le braccia, aspettandosi di essere
travolta dall’altra
bionda.
-Hey
Puck- sorrise Sam all’amico facendo poi scontrare i loro
pugni come sempre.
I
due ragazzi si sedettero al tavolo ridendo.
-Throuty
Mouth ti ho portato un regalo- disse Santana porgendo un pacchettino al
ragazzo
biondi sedutole di fronte.
-Scommetto
che è un burro cacao- sospirò lui sorridendo.
-Bè
cosa vuoi che ti regali!- sbuffò lei alzando le spalle
mentre lui scartava il
burro cacao al mango.
-Devo
riconoscerti però che sono sempre gusti diversi- rise.
-Bè,
se faccio una cosa la faccio bene- scherzò la latina.
-Altrimenti
obblighi altri a farla-borbottò Noah guardandola male.
-Zitto
Puckerman- sibilò lei facendogli poi la linguaccia.
-Ho
buone notizie ragazzi- squillò Quinn solare.
-No,
un altro figlio no Fabrey. Non potrei sopportare un altro piccolo
Evans. Le
precauzioni- sbottò Santana contro Sam che ridacchiava
scuotendo la testa.
Quinn fece roteare gli occhi cercando di non badare alle frecciatine
dell’amica.
Puck
rise alla battuta della latina.
Sam
e Quinn avevano due figli, due maschietti entrambi biondi e vivaci.
La
prima volta che Quinn era rimasta incinta, Sam era andato dal migliore
amico
tutto preoccupato. Aveva paura di turbare Noah, di ricordargli il
passato.
Ovviamente Noah gli aveva ordinato di non fare il cretino, che era una
notizia
meravigliosa. L’unica che l’aveva smontato era
stata Santana che aveva
ridacchiato sul fatto che fosse in arrivo una “piccola
cernia”.
Noah
pensava spesso a Beth, era impossibile dimenticarla, era assurdo anche
solo
credere di farlo. Una volta ogni tanto andava a trovarla, si sedeva su
una
panchina, restando fuori da scuola e aspettando che lei uscisse e
corresse
incontro a Shelby tutta sorridente. Non si era mai presentato alla
bambina, se
non quando aveva qualche mese. Non intendeva intromettersi nella sua
vita,
turbarla e toglierle quel bel sorriso, non ne aveva il diritto. Aveva
fatto una
scelta in passato, una di quelle che non puoi cambiare, e ora non
poteva
pretendere il contrario.
Di
certo non aveva motivo di essere turbato sapendo che Quinn aspettava un
mini
Evans.
-Dave
e Kurt sono in città da due giorni- esclamò
radiosa –e stasera verranno qui!-.
-Quello
scimmione di Dave!- sbottò la mora- appena arriva mi sente,
poteva avvertire-
borbottò corrucciando le sopracciglia.
-In
teoria volevo farti una sorpresa Lopez, ma a quanto pare nessuno qui
riesce a
tenere la bocca chiusa- brontolò Dave alle loro spalle.
Santana si voltò
sorridendo.
-Davey-
squillò Brittany allegra. La bionda guardò poi la
moglie con uno sguardo
d’intesa, ridacchiarono e si avvicinarono all’uomo
che s’irrigidì, spaventato.
Velocemente
poi diedero un bacio sulle guance dell’amico, Santana sula
sinistra e Brittany
sulla destra, sghignazzando.
-Questa
è la cosa più disgustosa che vi abbai mai visto
fare-si lamentò con una smorfia
il ragazzo, imbarazzato mentre gli amici scoppiarono in una fragorosa
risata.
-Anche
tu mi sei mancato bestione- lo canzonò Santana tirandogli un
leggero pugno sul
braccio.
-Dovresti
smetterla di fare la bulla alla tua età- sbuffò
lui sedendosi al tavolo.
-Io
non vedo Kurt- notò Sam cercandolo con lo sguardo fuori dal
locale.
-Avete
litigato?- domandò preoccupata Quinn, ma Dave scosse la
testa.
-E
dove hai messo la tua fatina, allora?- chiese Puck corrucciando le
sopracciglia.
-Fatina
un corno. E’ in fase strega cattiva, piuttosto ed
è rimasto a ideare i suoi
piani malvagi- borbottò Karosfky incrociando le braccia al
petto.
Santana
scoppiò a ridere – sarà un matrimonio
divertentissimo- commentò mentre Dave la
guardava storto.
-E
scommetto che tu non possa decidere nulla- ridacchiò Noah.
-Io
non posso nemmeno immaginare una cosa simile che quello tenta alla mia
vita.
Probabilmente ora mi ha sentito e tra poco sarò morto-
spiegò il ragazzo,
scuotendo sconsolato la testa mentre gli altri ridacchiavano.
Puck
notò Sam irrigidirsi al suo fianco spalancando gli occhi,
non capendo seguì la
traiettoria del suo sguardo.
-Ragazzi
non ci credo. Qualcuno mi pizzichi perché mi sembra un
sogno- cinguettò Rachel
entusiasta sulla porta. Con un sorriso enorme si avvicinò di
corsa al loro
tavolo. I ragazzi si voltarono verso di lei sorridendo. Ovviamente a
parte Puck
che era attonito e Santana che fece una smorfia. Quinn si
alzò per stringere
l’amica.
-Berry,
sono anni che non ci si vede- esclamò mentre
l’altra rideva. Rachel costrinse
ad abbracciarla Sam, Dave e Brittany. Era eccitata come una bambina a
cui regalano
un pony. Santana, la quale faceva finta di nulla, si ritrovò
l’attrice di
fianco con un sorriso preoccupante.
-Santana,
mi sei mancata anche tu- le sussurrò abbassandosi per
abbracciarla.
-Quante
volte Berry ti devo ripetere che certe cose prima di farle devi
avvisare.
Prenderò un infarto prima o poi- borbottò,
cercando di essere il più carina
possibile.
-Anche
le tue frecciatine mi mancavano. Nessuno sarà mai al tuo
livello- si
complimentò Rachel ancora sorridente.
-Io
l’ho sempre detto- disse l’ispanica aprendo le
braccia.
-Dottore-
trillò Rachel avvicinandosi a Noah. Con una mano lo
invitò ad alzarsi per poi
stringersi a lui come aveva fatto con gli altri. Puck sorrise
abbracciandola
forte tanto da farla lamentare.
-Ma
non ti hanno spiegato che i dottori curano la gente, non fanno loro
male-
borbottò la ragazza spintonandolo leggermente.
-Devo
aver saltato quella lezione- la derise lui ridacchiando, si
voltò poi,
fulminato dallo sguardo assassino di Santana.
-Com’è
che una star come te è qui a Breadstix?- domandò
Sam giocando con una ciocca
dei capelli di Quinn.
-Sono
in pausa e lo sarò fino alla fine dell’estate-
rispose serena Rachel ordinando
poi qualcosa da mangiare.
-Ma
ditemi di voi!- esclamò interessata, squadrando gli amici-
sarà serata gossip- mormorò
entusiasta.
Brittany
vedendo che nessuno rispondeva decise di parlare a nome di tutti,
dopotutto lei
adorava le chiacchiere.
-Io
e San purtroppo viviamo ancora con Noah. Abbiamo tentato di cacciarlo
più
volte, di chiuderlo fuori dalla porta, di cambiare la serratura ma non
c’è
nulla da fare- sospirò a bionda suscitando le risate degli
altri.
-Voi
cosa avevate fatto?- domandò allibito Noah.
-Puck,
sei l’unico che non lo sapeva e il solo tanto imbecille da
non accorgersene e
spaccare due chiavi a vuoto- lo canzonò Santana tra gli
sguardi divertiti degli
altri.
-Anche
tu Brit però, certe cose non si sbandierano in questo modo-
la rimproverò
scherzosa Santana
-Poi
Quinn e Sammy hanno due bambini. Sono più simpatici di loro,
io li adoro-
ammise annuendo- mentre Davey è tipo supergay come Kurt e a
breve si
sposeranno- la informò sbattendo le ciglia chiare.
-Ma
senti da che pulpito..- mugugnò Dave. Rachel rise di gusto
al breve riassunto
della bionda.
-E
mentre Noah è un buffo dottore – Puck la
guardò storto lanciandole addosso un
pezzi di un grissino mentre
lei
sghignazzò –voi cosa fate?- chiese curiosa.
-San
è un avvocato- rispose velocemente Brittany
-Delle
cause perse- commentò Dave
-Ma
come primo lavoro fa la despota- si aggiunse Puck. Entrambi ricevettero
un
calcio dalla latina spazientita.
-Ah
già, è anche una bulla- precisò
Karofsky.
-Confermo-
disse Sam mentre Quinn annuiva. Rachel rise ancora.
-Adesso
la racconto io che voi non siete capaci- prese la parola
l’ispanica mettendo
gli altri a tacere.
-Vedi-
sussurrò Puck a Rachel alzando gli occhi.
-Puckerman
ti ricordo che non ti ho mai castrato, ma che non è detto
che non lo farò a
breve- lo minacciò divertendo tutti.
-Dicevamo,
io sono un avvocato mentre Testa Vuota è un dottore. Britts
è una modella ma
prima o poi la convincerò a smettere perché ci
sono troppo guardoni- borbottò –
Throuty Mouth fa un lavoro inutile direi.. ah sì
l’astronomo, ma cosi ti puoi
aspettare da uno del genere. Io gli avevo proposto di farsi prendere in
un
acquario come specie protetta e unica, ma non mi vuole ascoltare-
alzò le
spalle mentre partirono le risate dei ragazzi, esclusa quella di Sam
che
bonfichiava qualcosa.
-Miss
Fabrey è un’arredatrice e mi par strano che non
abbia voluto arredare anche
casa tua perché rompe sempre tutti in modo allucinante. La
nostra casa anno sì,
anno no è sottosopra perché quella deve provare
qualche nuova combinazione o
mobile e noi siamo le infelici cavie. Ah già, non conosci le
due trotine,
perché la nostra Lucy non contenta di aver messo al mondo un
piccolo Evans, ha
avuto la bella idea di ripetersi- fece una smorfia alzando gli occhi al
cielo.
Quinn
si sporse leggermente verso Rachel che sembrava alquanto interessata e
divertita.
-Santana
non è cambiata di una virgola, è sempre la
stronza senza peli sulla lingua-
affermò ghignando alla latina.
-Dave
è un architetto e vive con Kurt a Parigi. E’ il
solito maleducato che non si fa
mai sentire e non viene mai a trovarci con la scusa che è a
qualche ora da casa
nostra. Kurt lavora per il Vogue francese, anche se in questo momento
è
abbastanza impegnato a progettare secondo per secondo
l’imminente matrimonio.
Quel giorno chiuderò Dave in casa nostra solo per vedere
Hummel inviperirsi-
sghignazzò.
-Causeresti
la terza guerra mondiale probabilmente- sussurrò il ragazzo.
-Che
altro?- Santana corrucciò le labbra pensando- ah
sì, Puck ha una ragazza fissa
da ben due anni, se non lo sapevi. Si chiama Kate e lavora con Brit.
Nonostante
stia con lui è anche abbastanza intelligente, di
ciò proprio non me ne
capacito. Probabilmente appena capirà quello che sta facendo
lo mollerà. Lo
farà quando gli chiederà di sposarlo. Pensandoci
bene spero però che non se ne
accorga perché potremmo liberarci di lui- concluse la latina
sorridendo
contenta.
-Tu,
chiama Kate e falle la richiesta. Per l’anello e la cena
dille che ci penserete
poi- ordinò puntando il dito verso Noah. Gli altri risero.
A
Noah parve di vedere però il volto di Rachel tendersi e la
sua espressione
irrigidirsi.
-E
tu Rach?- domandò Brit puntando il mento sulle mani
–con Jesse come va?- i suoi
occhietti si riempirono di interesse.
-Abbiamo
litigato e ora è in Europa. Nulla di serio, sistemeremo-
mormorò solo, in
risposta. Non pareva affatto turbata, come se non le interessasse
granché .
Passarono
così la serata a raccontarsi delle ultime novità,
a ridere e scherzare come un
tempo.
-Grazie
di tutto, ragazzi- esclamò Rachel infilandosi la giacchetta
leggera –è stata
una delle serate migliori da tempo- sorrise.
-Sei
a piedi?- chiese Quinn, come preoccupata. Rachel annuì
afferrando la borsa.
-Ti
accompagniamo a casa- le propose Sam, facendo per alzarsi.
-Non
ti preoccupare, posso andare da sola. Sono grande e so difendermi-
sorrise,
chiudendo le palpebre e puntando i pugni sui fianchi, tipico di Rachel
Berry.
-Ma
figurati- disse Quinn.
-Ma
che l’accompagni Puckeman… non sta facendo nulla-
suggerì Dave nascondendo un
sorrisino divertito. Puck e Santana lo guardarono accigliati.
-Perché
tu cosa staresti facendo?- borbottò Puck chiudendo gli occhi
a fessura.
-Su,
non rompere e portala a casa- tagliò corto Dave. Puck vide
Santana guardarlo
malissimo, ma si alzò e prese la giacca.
-Su
Berry, ti porto a nanna – sussurrò infilandosi
l’indumento mentre Rachel
sorrideva.
-Devi
tornare a prenderci Puckerman!- gli urlò Santana mentre i
due uscivano.
Noha
lo tradusse immediatamente come un “non provare nemmeno a
pensare di fermarti a
casa di Rachel per più di dieci minuti”.
Come
salirono in macchina la ragazza incominciò a sistemare la
radio, probabilmente per
trovare qualcosa di cantabile.
-Bè
Noah, dopo anni e anni, ci si rivede in giro di pochi giorni-
interruppe il
silenzio lei.
-Già,
sto accarezzando l’idea che tu mi stia pedinando Berry-la
guardò assottigliando
lo sguardo.
-No,
mi hai scoperta! Cavoli, dovevo stare più attenta!-
esclamò battendosi una mano
sulla fronte facendo sorridere entrambi.
-Noto
che la tua pazzia non è stata messa da parte con i tuoi
maglioncini con le
renne, ma che la porti sempre dietro!- disse il ragazzo guardandola un
momento.
-Accidenti,
i miei maglioncini! Sono a casa di sicuro, li devo cercare-
farfugliò ridendo,
mentre ancora cercava una canzone passabile.
I
wish that I had Jessie’s girl
Where
can I find a woman like that?
Appena
Puck sentì i versi di Springfield cambiò stazione
con una smorfia.
Rachel
sicuramente se ne accorse perchè si ammutolì.
Noah
si maledì mentalmente.
Ok,
Jessie’s Girl non
l’avrebbe voluta
ascoltare per vari motivi, ma toglierla in quel modo era proprio da
idioti. Se
Rachel avesse avuto qualche dubbio, con quel gesto aveva chiarito varie
cose.
Perché
quando c’era lei non riusciva mai a fare la cosa
più sensata?
Fortunatamente
arrivarono nel vialetto di casa Berry e parcheggiarono. Rachel
aprì la portiera
e ringraziò il ragazzo. Attese ancora un momento seduta con
lo sguardo puntato
su di lui.
-Mi
sei mancato Noah- bisbigliò per poi sporgersi e lasciargli
un bacio sulla
guancia.
Noah
non capì se era l’intenzione di Rachel; seppe solo
che quel bacio era più
vicino alla sua bocca che alla sua gota.
***
Che
parto lungo e difficile per ‘sto capitolo -.-‘
Non
doveva essere così, avevo pensato al prossimo,
però alla fine è venuto fuori
ciò.
Tra
l’altro è anche più lungo …
Curiosità:
-Il
capitolo sta poco sul Puckleberry e un po’ mi dispiace,
però mi piaceva dar
voce anche ad altri personaggi.
-Mi
piace vedere Puck come fratellone geloso :)
Va
bene, ho finito. Spero di essere più veloce con il prossimo,
ma non assicuro
nulla perché sono abbastanza impegnata ;)
Spero
non ci siano troppi errori e ringrazio di cuore chi mi segue e prende
la briga
di recensire <3
Besos,
Miky
|
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Capitolo 5 *** Nice nose ***
5.Nice Nose
Noah
uscì dalla casa dopo aver fatto colazione con la famiglia.
Sua madre gli aveva
chiesto di andare a comprare un quotidiano poiché si era
dimenticata, così a
malavoglia si trovava davanti ad un’edicola. Ultimamente
aveva sviluppato un
particolare odio per esse, in realtà più per i
giornali.
Come
trovò il quotidiano, infatti, un’altra rivista
reclamò la sua attenzione.
Ma
perché cavolo doveva sempre essere su qualche copertina?
Non
aveva niente di meglio da fare che cercare un modo per torturarlo!?
Pagò
il giornale e, dopo un ultimo sguardo tornò in macchina.
”Nose
job? No, Grazie!“ era ciò che era scritto sulla
foto di Rachel.
Non
bastava solo occupare la prima pagina, doveva anche fare dichiarazioni
legate a
vecchi ricordi.
Sbuffò.
Puck
sentì il cellulare
vibrare sul comodino. Chi cavolo rompeva a quell’ora di
notte?
Era da poco
passata
l’una. Noah si stropicciò gli occhi e si
scoprì leggermente. Afferrò il
telefono imprecando contro la luce accecante. Strizzò gli
occhi per leggere.
~It’s
a quarter after one, I’m all alone and I need
you now
Puck fece una
smorfia non capendo bene il messaggio. Rachel in qualsiasi caso doveva
aver
sbagliato verso, perché in quel caso quello più
adatto era quello che diceva
“I’m a little drunk”. Probabilmente
l’ora non aiutava, ma quel messaggio era
alquanto strano. Si chiese se Rachel non avesse sbagliato numero.
~Berry,
Another shot of whiskey?
Inviò
soffiando. Lo
aveva svegliato per uno stupido messaggio probabilmente indirizzato ad
Hudson.
Tornò a sistemarsi sotto il piumone, cercando di riprendere
sonno. Sentì
vibrare di nuovo il cellulare. Sbottò irritato, afferrandolo
con uno scatto.
-Cosa vuole ora..-
borbottò.
~I
just need you NOW.
Lo rilesse un paio
di volte. Che avesse realmente bisogno di lui?
Maledizione,
perché
la Berry riusciva a fargli ciò? Perché riusciva a
farlo alzare da letto,
vestirsi, prendere la giacca, le chiavi della macchina e uscire per
andare da
lei?
Brontolò
tutto il
viaggio. Come arrivò, parcheggiò la macchina nel
vialetto di fronte a casa
Berry e scese.
Che idiota, certo
che avrebbe anche potuto chiedere di più alla ragazza invece
di fiondarsi lì.
Arrivò alla porta della casa e si fermò. Mica
poteva suonare all’una e mezza di
notte. Solo una matta poteva chiamarlo a quell’ora e solo un
cretino come lui
poteva assecondarla. Si maledisse e fece quasi per andarsene, ma la
porta si
aprì.
-Noah- lo
chiamò lei
uscendo, scalza e in pigiama.
-Berry sei
ubriaca?
Cosa cavolo mi rompi a quest’ora?- la sgridò
sussurrando. Lei abbassò gli
occhi.
-Scusa-
mormorò, poi
lo prese per una mano invitandolo ad entrare.
-Grazie di essere
qui- disse lei arrossendo appena, ma nel buio della stanza non si
notò.
Lo condusse in
camera in silenzio.
-Penso mi
metterò a
dormire- bisbigliò lui togliendosi le scarpe e buttandosi
sul letto. Lei s’infilò
sotto le coperte dalla parte opposta.
-Perché
mi hai
chiamato?- le domandò voltandosi verso di lei.
-E’ che-
tirò la
coperta fin sopra al naso, come si vergognasse- sono sola in casa ed
avevo
bisogno di qualcuno che stesse con me. E tu sei l’unica
persona più simile ad
un amico che io abbia, l’unico che mi fa sentire sicura-
bisbigliò alla fioca
luce della abat jour. Lui fece uno dei suoi sorrisetti ebeti sollevando
un
sopracciglio.
-Potevi dirlo
subito
che era perché avevi la casa vuota e ti sentivi sola- le
ammiccò lui. Rachel lo
spintonò leggermente sorridendo.
-Qual è
il problema
Berry?- le domandò avvicinandosi al suo volto.
-Lo sai,
è per
l’intervento- biascicò timida.
-Che non farai-
precisò lui, con un accento irritato.
-Noah, tu non
capisci- disse lei sconsolata, scuotendo la testa – ed
è normale perché tu sei
bellissimo così e non c’è nulla che
devi sistemare – cercò di spiegargli. Un
sorriso spontaneo comparve sulle labbra del ragazzo.
-Non fare
l’idiota
Berry- affermò per poi abbassarle la coperta, scoprendole il
volto. Lei lo
guardò titubante, ma lui le accarezzò dolcemente
la guancia.
-Sai, sinceramente
non capisco tutta questa cosa… Il tuo naso, come se si
potesse concentrarsi su
quello quando guardi qualcuno con quegli occhi. A riguardo, smettila di
fare
gli occhi da cerbiatta che perdo il filo- borbottò
– Come può uno soffermarsi
sul tuo naso quando può ammirare le tue labbra rosse e
invitanti, come può solo
immaginare di farlo quando sorridi, in quel modo meraviglioso che fa
sorridere
anche gli altri?- Noah continuò ad accarezzarle la guancia,
sentendola
diventare bollente. Questa volta si accorse con piacere che era
arrossita.
-Noah, resta il
fatto che è un naso orribile- sussurrò, evitando
il suo sguardo.
-Stronzate. A me
piace- affermò e ridacchiando gliene mordicchiò
la punta. Lei scoppiò a ridere
e lo spostò con una mano. Rachel lo guardò negli
occhi sorridendo.
-E poi non saresti
più tu, Rachel, e a me piaci così- le
confessò guardandola dritto negli occhi,
sicuro. Se possibile, lei divenne ancora più rossa.
Ad un tratto poi
si
gettò sul ragazzo, baciandolo. Lui ricambiò in
fretta il bacio, approfondendolo
e spostando la coperta dalla ragazza, per avvicinare il corpo di lei al
suo. Si
staccarono un momento.
-Sapevo che questo
era il vero motivo per cui mi avevi chiamato. Per questo sono venuto!-
rise lui
con uno dei suoi sorrisi sornioni. Lei in risposta ridacchiò
per poi
riavvicinarsi alle sue labbra e leccarle, respirando piano. Lui la
tirò per i
fianchi, le prese una gamba per poggiarla sul suo fianco, facendoci
scorrere
sopra la sua mano calda. Rachel continuò a baciargli il
collo, lasciando che le
mani di lui corressero sul suo corpo, percorso interamente da brividi.
Le sentì
poi insinuarsi sotto la sua maglietta e premere sulla sua schiena,
mentre il
ragazzo la baciava. Si staccò dalle sue labbra a fatica e lo
guardò, sbattendo
le ciglia lunghe, poi sorrise e infilò a sua volta le mani
sotto la maglia di
Noah. Lui sorrise maliziosamente e se la levò, mostrando gli
addominali e i
bicipiti scolpiti. Rachel s’incantò un momento,
poi scuotendo la testolina,
tornò sulle labbra di un soddisfatto Puck. Lui
alzò il busto, impuntandosi su
un gomito e fece stendere la mora sulla schiena, la quale rimosse la
sua
maglietta. Noah si gettò sulla pancia piatta e ambrata della
ragazza,
accarezzandola con la lingua e assaporandone il gusto dolce. Rachel
fece
passare le sue mani sulla schiena inarcata del ragazzo, per poi cercare
di
nuovo le sue labbra. Noah fu puoi spinto e costretto a sdraiarsi.
Rachel si sfilò
i pantaloni e si mise a cavalcioni sopra al ragazzo, andando a baciarlo
ridacchiando, mentre i suoi capelli ricadevano sul corpo di lui
solleticandolo.
Con forza portò la ragazza più possibile vicino a
lui, graffiandone la schiena
che s’inarcò automaticamente. Con un colpo secco,
sganciò il reggiseno
togliendoglielo. Sorrise alla visione del suo seno a pochi centimetri,
e vi si
avventò, facendola scoppiare a ridere. Le mani di Rachel
cercarono presto il
bottone dei jeans del ragazzo, per poterli aprire in fretta. Lui
l’allontanò riportandola
sotto di se, lasciando che i pantaloni cadessero a terra. Percorse poi,
stringendo con le mani, le gambe della ragazza. Amava quelle gambe
dorate, non
capiva come Rachel fosse così bassa ma avesse quelle gambe
lunghissime. Sentiva
i sospiri della ragazza causati dai suoi morsi e baci sulle sue cosce.
Si fermò
un momento e cercò i suoi occhi, trovando in essi il
desiderio. Sorrise e con i
denti le abbassò le mutandine.
Rachel si
accoccolò
tra le forti braccia del ragazzo che la strinse a se e le
baciò il capo. Lei si
mise a fare cerchietti con l’indice sul petto di Noah.
-Perché
lo teniamo
segreto?- domandò la ragazza, senza guardarlo.
-Non so, pensavo
non
volessi renderlo pubblico- rispose solo lui.
-Invece lo voglio-
affermò alzando lo sguardo, fissandolo con quegli occhi che
Noah amava tanto.
-Bene, allora tra
poche ora il Puckleberry sarà ufficialmente la coppia
più fica del McKinley-
esclamò lui sorridente.
-Bene-
ripeté lei
sorridente -Che ore sono?- chiese.
-Quasi le cinque-
le
sussurrò lui, spostando una ciocca di capelli e
sistemandogliela dietro l’orecchio.
Lei
sbarrò gli occhi
preoccupata –Cavolo! Dovremmo dormire, domani
c’è scuola!- disse agitata.
-Oh Berry, ti fai
troppi problemi. Di tempo per dormire in classe ce ne sarà a
sufficienza – le spiegò
lui, ma lei scuoteva la testa spingendo con le mani sul suo petto per
allontanarlo, senza successo.
-No no no,
dobbiamo
dormire-farfugliò, ma lui la chiuse nella sua presa,
schiacciandola a se.
-Due minuti- la
pregò,
soffiandole nell’orecchio.
-Uno e mezzo
Puckerman!- accordò lei. Lui sorrise e si fiondò
su quelle labbra morbide e attraenti.
Fu un minuto e
mezzo
particolarmente lungo.
Il
clacson della macchina dietro di lui riportò la sua mente
sulla strada. Si scusò
facendo un cenno con la mano e tornò a casa. Doveva
seriamente smetterla di
pensare a lei, soprattutto ora che era in città.
Tornò a casa, aiutò la madre
per il pranzo e, dopo mangiato, caricò tutto
l’occorrente sulla macchina.
Tutte
le domeniche pomeriggio a Lima, mentre le ragazze si trovavano da
Starbucks a
chiacchierare, loro andavano a pescare. La sera poi, se prendevano
qualcosa,
facevano una grigliata in riva al fiume. Ormai era una tradizione.
Raggiunse
il fiume e si avviò con canna e zaino alla barchetta. Sam e
Dave erano già lì
che parlavano tranquillamente appoggiati ad essa.
-Ehy
– li salutò Noah sorridendo.
-Con
calma eh Puck- si lamentò Dave.
-Sappi
che ce l’ho ancora con te- borbottò Noah alludendo
alla sera precedente.
-Dovresti
solo ringraziarmi- sorrise l’altro, incrociando le braccia al
petto e
sorridendo divertito.
-Hai
sentito Leroy?- domandò Sam intromettendosi.
-Sì,
stava partendo cinque minuti fa- disse Noah – ormai dovrebbe
essere qui- cercò
con lo sguardo l’uomo, senza vederlo.
Nonostante
quello che era successo con Rachel, Puck era sempre rimasto molto amico
con
Hiram e Leroy, tanto da pescare con quest’ulitmo la domenica.
Di certo non
poteva incolpare loro dell’atteggiamento della figlia, erano
sempre stati
gentili con lui sin da bambino e ci andava d’accordo. I due
uomini erano
affezionati al ragazzo e Noah sorrideva quando li sentiva dire che
avrebbero
preferito di gran lunga lui come genero, invece di
quell’altezzoso riccioluto di
St. James.
-Oh,
guarda guarda chi è arrivato-esclamò Dave
sorridendo. Puck voltò il capo verso
il luogo in cui guardava Karofsky, dopodiché si
rigirò guardando male l’amico.
-Ragazzi,
scusate il ritardo. Non è colpa mia!- esordì
Leory, dando una pacca sulla
spalla di Noah.
-Neanche
mia- sorrise colpevole Rachel, salutandoli con la mano.
-Mah..
lei non è una ragazza? Dovrebbe essere con le altre.-
borbottò Puck rivolto all’uomo.
-Ma
scusa è una divisione categorica?- domandò Rachel
confusa
-Sì,
le ragazze sono al caffè e noi peschiamo- dispose Dave.
-Ma
Kurt è con loro- controbatté lei.
-Appunto-
le sorrise Dave, facendola ridere e poi imbronciare.
-Quando
era piccola a volta la portavo con me sul fiume per fare una
passeggiata e,visto
che erano anni che non veniva, l’ho portata oggi. Spero non
vi dispiaccia.-
chiarì il signor Berry.
-Ma
figurati!- esclamò Dave sorridendo – Puck non
vedeva l’ora di insegnare a qualcuno
a pescare!- enfatizzò guardando divertito l’amico.
Il ragazzo lo fulminò per
poi ritrovarsi davanti una febbricitante Rachel Berry.
Sbuffò rumorosamente e
lentamente.
-Ma
tu non hai nulla da fare che rompere me?!?- le chiese scuotendo il
capo. Lei
portò una mano sotto il mento, fingendo di pensarci.
-No!-
esclamò sorridente.
Così
gli toccò pure passare il pomeriggio a spiegare a quella
creatura petulante come
cercare di prendere qualche pesce. Grazie a lei ovviamente i risultati
furono
scarsi, così che gli altri tre decisero di cacciarli. Noah
non capiva perché anche
lui, non aveva fatto niente di male, non voleva nemmeno che Rachel
stesse lì.
Il sorrisetto di Karofsky che vide quando tornò a riva gli
chiarì tutto.
-Ma
che cavolo Berry, per colpa tua mi perdo anche la pesca-
sbottò camminando più
velocemente.
-Colpa
tua semmai- squillò lei – se mi avessi insegnato
correttamente non ci sarebbero
stati problemi- alzò le spalle. Lui arricciò il
naso, guardandola storto.
-Vado
a casa- la informò aprendo la portiera.
-Aspetta-
lo fermò Rachel, prendendolo per un braccio –A
casa ho una cosa che volevo
darti da tempo. Mi accompagneresti così la puoi prendere?-
chiese, senza
lasciare la presa.
-No-
borbottò lui, strattonandosi ed entrando nella macchina.
-Per
favore- lo supplicò. La guardò un momento, poi
soffiò.
-Sali-
mugugnò girando la chiave. Lei sorrise e corse
dall’altra parte per poi salire
e accendere la radio.
-Cos’è
che mi devi dare?- chiese scocciato.
-Vedrai-
trillò lei sorridendogli, iniziando poi a canticchiare.
***
Altro
capitolo difficile da scrivere..
Grazie
Vale
di avermi supportata, ed Ari
di avermi in qualche modo
ispirata ;)
Curiosità:
-Se
Rach è recidiva con i tacchi, Puck lo è con i
giornali xD
-Per
il “Nose job! No, grazie” mi sono ispirata ad una
vera intervista di Lea nella
quale dice che cede a tutti i vizi tranne a quello di rifarsi il naso.
Brava
Lea ;)
-Il
flash back è un possibile Missing Moment della notte prima
che Rachel decida di
non rifarsi il naso
-Il
flash back è tutto per te Vero
<3
-Io
amo Need You Now e in qualche modo dovevo inserirla U_U
-Dave
è troppo coccoloso perché lui è pro
Puckleberry :)
-Cosa
pensate sia la cosa che Rach deve dare da tempo a Puck?!? Suvvia, non
siate
maliziosi xD
-C’è
un’altra cosa che volevo dirvi, ma non ricordo -.-‘
Spero
vi piaccia e che vi siano pochi errori!
Besos,Miky
|
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Capitolo 6 *** But sometimes it hurts instead ***
6. But sometimes it
hurts instead
In
una decina di minuti si trovarono davanti al giardino dei Berry.
Conosceva bene
quella casa e spesso quando tornava a Lima ci passava davanti, ma era
da tempo
che non ci andava con Rachel. Scesero dalla macchina e dopo qualche
lamentela
del ragazzo, entrarono in casa.
-Su
Puckerman, non rompere troppo- trillò lei aprendo la porta.
-Detto
da te..- borbottò lui, chiudendosi l’uscio alle
spalle.
-Ragazzi-
esclamò Hiram, facendo sbucare la testa fuori da una marea
di scatoloni –avete
già pescato? Hey Noah- li salutò sorridendo.
-Ciao
Hiram- sorrise a sua volta il ragazzo.
-Hey
papà, che fai?- chiese curiosa la ragazza, avvicinandosi
alle pile disordinate
di ricordi.
-Metto
a posto queste vecchie cose- rispose solamente lui, spegnendo la tv.
Rachel si
sporse per vedere cosa il padre le stesse nascondendo.
-Non
starai mica guardando le cassette?- domandò alzando entrambe
le sopracciglia.
Lui sgranò gli occhi e alzò le braccia.
-Io?
Macché, perderei solo tempo- farfugliò. Rachel
ridacchiò, riaccendendo la
televisione e schiacciando il tasto Play del registratore.
Partì una vecchia
registrazione di una recita scolastica di quando era bambina. Puck
scoppiò a
ridere divertito.
-Berry
com’eri vestita?- ridacchiò. Rachel gli diede un
buffetto sul braccio.
-Ero
bellissima. Il vestito da topolina mi donava assai- fece lei con fare
altezzoso, sistemandosi i capelli.
-E
poi la statura era perfetta- aggiunse Noah ricevendo uno sguardo
contrariato;
poi, curioso, cominciò a rovistare tra le varie cassette
contenute in alcuni
scatoloni, scorrendo l’alternarsi di
“esibizione”, “recita”,
“concorso”. Rachel
ne afferrò una sorridendo.
-Questa
è di quando eravamo all’asilo. Se non sbaglio ci
dovresti essere anche tu-
ridacchiò.
-Ma
certo!- esclamò Hiram prendendola di mano alla figlia,
infilandola nel
videoregistratore e facendola partire.
Si
vedevano tanti bambini che giocavano in un prato, poi
l’inquadratura si spostò
sulla piccola Rachel.
-Hey Rachel, ti
stai
divertendo?-
-No papi. Noah
continua a darmi fastidio!- si lamentò la bambina guardando
male il piccolo
Noah che ridacchiava al suo fianco –stacca la testa a tutte
le mie bambole-
brontolò spintonandolo con cattiveria.
-Così
sono più
divertenti- disse il bambino annuendo.
-Non è
vero!
Smettila- strillò Rachel corrucciando le sopracciglia.
-No- scosse la
testa
lui, sorridendo in segno di sfida.
-Come vuoi, ma non
dire che non te la sei cercata- sussurrò la bambina,
sorridendo perfidamente.
Poi con uno scatto si avvicinò a lui che sgranò
gli occhi impaurito, gli
afferrò il volto e gli baciò la guancia con uno
schiocco. Si staccò tutta
contenta, ridacchiando.
-Puha- si
lagnò lui
pulendosi la faccia con un braccio –che schifo Rachel-. La
bimbetta lo guardava
tutta soddisfatta.
-Così
impari- trillò
incrociando le braccia al petto.
-Non si danno i
baci,
se non ai fidanzati! E io non sono il tuo fidanzato!- sbottò
lui tirandole la
testa di una Barbie.
-Per fortuna!-
squillò lei accigliata.
-Per fortuna per
me!
Non sarò mai il tuo moroso- le urlò gesticolando.
-Mai e poi mai!-
precisò lei, scuotendo il capo.
-Ma mai mai mai
mai
mai mai- insistette lui. Lei gli fece una pernacchia e
trotterellò via.
-Raaaaaachel, io
continuerò a staccare le teste alle tue bambole- le
gridò arrabbiato, correndo
poi dalla parte opposta della bambina.
“Mai
dire mai” era una frase che la signora Puckerman usava spesso
con il figlio, ma
mai Puck l’aveva trovata
più
appropriata che in quel momento. Non ricordava nemmeno quella scena, ma
sicuramente non condivideva i pensieri del piccolo Noah. Affatto.
-Eri
antipatico fin da piccolo- sogghignò Rachel sorridendogli.
-Ah,
io eh! Guarda che bambina malvagia che eri!- sbuffò mente
Hiram continuava a
guardarsi la registrazione.
-Ma
non è vero! Ero dolce e carinissima- annuì lei
convinta.
-Quanto
le tue bambole- sghignazzò lui, facendola soffiare
infastidita.
-Mi
viene voglia di mandarti fuori a calci- mormorò guardandolo
di sottecchi. Uscì
poi dalla sala e si diresse nella sua vecchia camera, seguita dal
ragazzo che
continuava a prenderla in giro.
-Allora?!
‘Sta cosa me la vuoi dare?- chiese lui con fare malizioso,
sedendosi sul letto.
Rachel lo guardò sbarrando gli occhi.
-Berry!
A cosa stai pensando!? La cosa per cui mi hai trascinato qui!-
ridacchiò il
ragazzo.
-Io
non pensavo proprio a niente- cercò di coprirsi lei,
voltandosi imbarazzata.
Aprì poi l’armadio alla ricerca di qualcosa che il
ragazzo ancora non sapeva.
-La
stai costruendo?- brontolò lui, mentre lei continuava a
farlo aspettare.
-Non
rompere!- strillò lei per poi tornare da lui con una scatola
enorme in braccio,
impachettata con una carta verde e un grande fiocco giallo.
-Già
dai colori si capisce chi l’ha incartato- la derise, cercando
di capire cosa
fosse.
-Mi
sto pentendo di avertela comprata- mugugnò lei, porgendogli
l’enorme pacchetto.
-Ma
perché mi fai un regalo?- domandò confuso,
afferrando la scatola.
-Era
per il tuo venticinquesimo compleanno. La vidi e la presi, poi
però non ho mai
avuto occasione di portartela.-
-Eh
già! Tu lavori a Broadway e io vivo e lavoro a New York. Un
viaggio troppo
lungo immagino- ridacchiò lui – comunque non ce
n’era bisogno. Non penso di
volerlo. Io non te l’ho mica fatto- rifiutò
alzando le spalle e spingendo il
regalo nuovamente verso di lei.
-Puckerman
taci e scarta. Ormai l’ho comprata e a me non serve. Te la
tieni- disse
sedendosi al suo fianco. Il ragazzo sbuffò per poi
cominciare a strappare la
carta. Trovò solo una scatola, senza scritte né
disegni.
-Se
sono scatole dentro scatole ti picchio- sibilò lui facendola
ridere.
-Apri!-
gli ordinò e così fece. Dentro trovò
una sacca nera a sagoma di chitarra.
Sorrise appena, butto per terra il contenitore e aprì le
cerniere. Ne estrasse
finalmente una chitarra classica, color legno, con alcuni dettagli sui
bordi e
intorno al rosone. L’afferrò con decisione,
sorridendo entusiasta.
-E’
una Gibson..- mormorò continuando ad ammirarla.
Provò poi a suonare qualcosa,
storcendo il naso.
-Devo
accordarla- sussurrò tra se e se.
-Ti
piace?- chiese Rachel vedendo la sua espressione contenta.
-Sì,
è bellissima. Grazie- le disse sorridendole dolcemente
–ma non posso
accettarla- gliela porse nuovamente. Ma Rachel scrollò la
testa sorridendo.
-Io
non la so usare, e poi l’ho presa per te- ripeté
alzandosi e andando a cercare
qualcosa –dai accordala che cantiamo qualcosa.-
cinguettò allegramente. Puck
cominciò a provare i suoni per sistemarla, mentre la ragazza
cercava alcuni
spartiti.
Dopo
pochi minuti avevano terminato entrambi.
-Ho
fatto- esclamò lui estraendo poi un plettro dalle tasche dei
jeans. Ne portava
sempre uno con se per le evenienze.
-Ottimo.
Qui ho solo vecchi spartiti. Però ho trovato una canzone
bellissima di
un’artista eccezionale- disse lei passandogli dei fogli. Lui
iniziò a far
vibrare le corde e lei, seduta a fianco, ad intonare il testo.
I heard that your settled down.
That you found a girl and your
married now.
I heard that your dreams came true.
Guess she gave you things I
didn’t give to you.
Old friend, why are you so shy?
It ain’t like you to hold
back or hide from the lie.
I hate to turn up out of the blue
uninvited,
But I couldn’t stay away,
I couldn’t fight it.
I hoped you’d see my face
& that you’d be reminded,
That for me, it isn’t
over.
Puck
guardò storto Rachel. Perché aveva scelto quella
canzone?
E
perchè gliela stava cantando?
Voleva
forse dirgli qualcosa?
Forse
Rachel ora che aveva Jesse distante pensava di giocare con lui, o forse
era
altro. Confuso, continuò a suonare.
Nevermind, I’ll find
someone like you.
I wish nothing but the best for you
too.
Don’t forget me, I beg, I
remember you said:
“Sometimes it lasts in
love but sometimes it hurts instead”
Sometimes it lasts in love but
sometimes it hurts instead, yeah.
You’d know how the time
flies.
Only yesterday was the time of our
lives.
We were born and raised in a
summery haze.
Bound by the surprise of our glory
days.
I hate to turn up out of the blue
uninvited,
But I couldn’t stay away,
I couldn’t fight it.
I hoped you’d see my face
& that you’d be reminded,
That for me, it isn’t
over yet.
Rachel
si bloccò, guardandolo negli occhi. Era come se si stesse
trattenendo dal
dirgli qualcosa, di certo non altre parole del testo. Si
fermò a sua volta e si
sfilò la chitarra.
-Tutto
ok?- domandò sollevando un sopracciglio, mentre riponeva lo
strumento nella
sacca.
-No-
sussurrò lei. Lui adagiò il regalo nuovamente
nella scatola e si voltò verso di
lei. Era a pochi centimetri dal suo corpo e lo guardava seria.
-Perché
hai scelto questa canzone?- domandò, scrutando quegli occhi
nocciola che lo
facevano impazzire.
Rachel
però non rispose, non resistette più e si
gettò sulle sue labbra, mordendole e
baciandole avidamente. Fece scorrere la mano sul petto del ragazzo,
avvicinandosi a lui. Diversamente da quanto si aspettava, fu respinta e
bloccata dalla presa di Noah sulle sue spalle.
-Cosa
fai?- sbottò lui corrucciando le sopracciglia. Lei lo
guardò storto.
-Non
era chiaro?- domandò, tentando di avvicinarsi nuovamente.
-No.
Cosa stai facendo?- scandì il ragazzo alzandosi e
allontanandosi da lei.
-Io…-
mormorò lei insicura, stringendo i pugni mentre il labbro le
tremolava. Lui
scuoteva la testa, contrariato ed offeso.
-Non
verrò a letto con te. Non più.-la
informò –Io sono impegnato in una relazione.
Tu pure- ringhiò sulla porta.
A
lei si velarono gli occhi. Se li asciugò in fretta,
impedendo che scendessero
le lacrime.
-Ho
dei problemi a resisterti- ammise con un filo di voce, senza guardarlo.
-Allora
stammi lontana. Non ci vediamo da anni, non penso sia un grosso
problema. Non
puoi farti vedere ogni tanto e pretendere di fare sesso
perché ti diverte. Non
funziona così- le sibilò, dirigendosi verso la
porta a larghe falcate.
-Se
non fosse solo quello?- gli urlò lei, fermandolo.
-Rachel,
non dire stronzate. Sono dieci anni che non parliamo. Non intendo i
teatrini
vari, intendo parlare seriamente. Non lo facciamo da anni, sai bene da
quando.-
disse secco lui.
-Ma
quella volta..- cominciò lei alzandosi per poi essere
interrotta.
-Quella volta , sì, potevamo
avere tutto.
L’hai gettato e ora non puoi tornare indietro. Non ti
perdonerò. La canzone era
perfetta. “A volte l’amore dura, altre volte invece
fa male”- citò fissandola
nei suoi occhi ormai persi –quella
volta,
ha fatto male.- concluse. La guardò ancora per un momento,
dopodiché uscì lasciandola
lì, insieme alla chitarra.
Noah
entrò nella macchina e tornò a casa. Si
fermò nel garage e spense l’auto.
Appoggiò
la testa sul volante, soffiando.
Dopo
tutto quel tempo era riuscito a dirle come stavano le cose eppure non
era
soddisfatto. Una parte di lui avrebbe solo voluto baciare Rachel,
prenderla in
quella camera colma di ricordi, fregandosene del fatto che Hiram fosse
di sotto
e potesse entrare da un momento all’altro. L’altra
invece continuava a
ricordargli quello che lei gli aveva fatto, riaprendo le ferite del suo
orgoglio e del suo cuore.
Andarsene
era stata la cosa giusta e lo sapeva. Era giusta per se stesso,
perché tornare
con Rachel dopo tutti gli sforzi di starle lontano non gli avrebbe
fatto bene;
lo era per Kate, che era la sua ragazza, si fidava di lui e non lo
aveva mai
messo secondo a nessun altro uomo; lo era per Jesse, che, nonostante lo
odiasse, era il fidanzato di Rachel e a Noah i tradimenti non andavano
proprio
a genio; lo era per Santana, che si era impegnata in tutti i modi per
fargli
passare quella cotta insana e morbosa.
Sapeva
che era la cosa giusta, ma non ne sembrava contento.
Era
certo però che ora, togliersi dalla mente il sapore, la
morbidezza e la
dolcezza delle labbra di Rachel, sarebbe stato maledettamente difficile.
Nevermind, I’ll find
someone like you.
I wish nothing but the best for you
too.
Don’t forget me, I beg, I
remember you said:
“Sometimes it lasts in
love but sometimes it hurts instead”.
***
Scusate
il ritardo. Se lo pubblico oggi è perché Vale mi
ha dato una spinta con la sua
richiesta :)
E’ un po’ più corto ._.
Curiosità:
-Voi
non sapete quanto sia stato difficile scrivere questo capitolo.
Inizialmente
doveva essere fluffoso, malizioso e quello che volete, ma non angst! E
invece
mi sono trovata a scrivere ciò. Tra l’altro mi
sono scombussolata tutti i
prossimi capitoli e ora dovrò pensare intensamente a come
continuare. Mah! La
mia mentre contorta peggiora di giorno in giorno .-.
-La
canzone è Someone Like You
di Adele.
Ascoltatela. E’ una canzone meravigliosa, la mia preferita di
21, la amo.
Dovevo inserirla U_U
-Il
titolo in principio sarebbe dovuto essere “We
could have it all”, poi in Glee hanno fatto il
duetto St.Berry
(MERAVIGLIOSO) e mica potevo usarlo per il Puckleberry v.v
-La
videocassetta è una cagata, però mi piaceva
vederli bisticciare anche da
piccini.
-Non
potete capire Rach per ora, ma prima o poi spiegherò ;)
A
presto miei cari!
Mi
scuso anche per gli eventuali errori ;)
Besos,Miky
|
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Capitolo 7 *** Cream ***
7.Cream
Puck
si sedette sul vecchio dondolo sotto il portico, fuori di casa. Si
spinse
lentamente, soffiando.
Ancora
non aveva metabolizzato il fatto che con Rachel aveva chiuso per
sempre. Perché
così era, erano giunti ad un punto di non ritorno. Sarebbe
stato difficile, ma
pensava che a quel punto era pronto per dimenticarla. Le aveva chiarito
le
idee, le aveva rivelato quello che pensava ed ora la faccenda era
chiusa. Finalmente
si sarebbe staccato da quel dannato primo amore.
Vide
arrivare dalla strada una bionda con un soffice vestito color panna. Si
avvicinò sempre di più a lui fino a sedersi
accanto al ragazzo.
-Hey-
gli sorrise teneramente.
-Fabrey
dalla tua faccia si vede che sai, e per i miei gusti sei troppo amica
sua.
Quindi sciò – disse seccato lui, gesticolando con
una mano.
-Sì
so, ma vengo in pace- rispose lei tranquilla, spingendo il dondolo.
-No
ti credo intanto- borbottò Noah, girandosi
dall’altra parte.
-Ho
parlato con lei e so che ci sono tante cose irrisolte tra di voi. So
che lei si
tiene tanto dentro, ma non la difenderò. Sappiamo tutti chi
ha sbagliato-
sussurrò, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Tante
cose che lei ti ha confidato- precisò il ragazzo,
guardandola.
-Sì,
ma non è il mio compito dirtele.- disse lei alzando le
spalle.
-Io
non ho sbagliato Quinn.- affermò lui, soffiando.
-Lo
so- annuì la ragazza – e so anche che sei una
brava persona. Io ti rispetto
Noah e rispetto le tue scelte.- gli confesso sorridendo gentilmente.
Lui annuì
solo.
-Non
sono qui per nessun tipo di rimprovero. Sono qui perché ti
voglio bene e volevo
tenerti compagnia. Come va?- chiese, cullandosi appena. Lui
sbuffò, incrociando
le braccia.
-Sono
arrabbiato- disse –perché nonostante tutto io non
riesco ad odiarla e ho paura
di non riuscire a dimenticarla.- confesso, guardando dritto nei
profondi occhi
verdi della bionda.
-Lo
farai. Dai tempo al tempo.- lo sollecitò lei.
-Dieci
anni non bastano?- domandò lui con una smorfia. Lei
corrucciò le labbra.
-Vedi
forse è proprio perché non vi eravate mai
chiariti. Forse dovevi toglierti
questo peso prima di andare avanti. Sai, anche io quando ero innamorata
di Finn
e lui mi lasciò pensai di non farcela. Pensavo seriamente
che l’avrei amato per
sempre e non sarei mai riuscita a voltare pagina. Poi un giorno mi sono
detta
che non ne valeva la pena, non dovevo rovinarmi la vita per una persona
che mi
aveva fatto tanto soffrire, dovevo impegnarmi a rendere la mia vita
felice.
Così l’ho dimenticato, ovviamente
all’inizio è stata dura, c’è
voluto un po’,
ma ce l’ho fatta. Non puoi stare sempre appresso a qualcuno
che non ti vuole,
ad un certo punto devi fare quello che è meglio per te-
concluse la ragazza.
Noah l’abbracciò, stringendola a se.
-Grazie
Lucy- mormorò alle sue spalle.
-Hey
Miss Fabrey!- urlò Santana dalla strada. I due si
staccarono, voltandosi nella
sua direzione. Santana camminava a fianco di Brittany, tenendo la mano
di un
bimbetto biondo, mentre la compagna parlottava con quello che teneva in
braccio. Avanzavano verso la casa del ragazzo.
-Smettila
di provarci con Puck! Ti ricordo che hai marito e prole!- la derise,
prima di
arrivare sul vialetto della casa.
-Cavoli
S.Lo, mi becchi sempre!- rise Quinn, poi strinse la mano del ragazzo.
–Ti lascio
nelle loro mani- gli sussurrò sorridendo.
-Ma
allora non era vero che mi volevi bene- ridacchiò lui. I due
ragazzi si
alzarono, raggiungendo gli altri. Il bimbetto che stringeva la mano di
Santana si
staccò correndo verso Quinn e gettandosi tra le sue braccia.
-Mamma!-
esclamò ridendo, mentre la donna lo sollevava.
-Chris,
ti sei divertito con Brit e San?- domandò, baciandogli la
morbida guancia. Lui
annuì gioioso.
Anche
il piccolo in braccio a Brittany scese per raggiungere la madre e
attaccarsi
alla sua gonna, geloso del fratello.
-Mami-
la chiamò, cercando la sua attenzione –possiamo
portarcele a casa?- chiese
indicando le due ragazze.
-Non
c’è dubbio Metthew, già vederle ogni
tanto vi fa male, figuratevi tutti i giorni!-
scherzò, abbassandosi per dare un bacio sul capo del
bimbetto che mise il
broncio.
-Se
se, avrebbero bisogni di passare un po’ di tempo con gente
sana ogni tanto-
sbuffò Santana per poi ricevere un buffetto da Quinn.
-A
presto ragazzi!- li salutò andandosene, mentre i bambini
agitavano le manine ugualmente
a Brittany. Quest’ultima si voltò e
fissò l’amico a pochi passi da loro.
Corrucciò le sopracciglia e con un balzo lo
abbracciò teneramente.
-Dottor
N, non essere triste- gli mormorò, poi si staccò
e gli sorrise affettuosamente.
Non
sapeva come, ma quella biondina capiva sempre il suo stato
d’animo, le bastava
guardare i suoi occhi per un momento.
-Sei
adorabile Britts. Tra te e Santana sceglierei mille volte te- le disse,
ricambiando il sorriso, dopodiché fu colpito da una
ballerina nera.
-Come
sei suscettibile Lopez!- la schernì, porgendogli la scarpa.
Poi, quando se la
fu infilata, la strinse a se.
-Sei
un pessimo ruffiano- commentò lei, legandosi le mani dietro
la schiena del
ragazzo.
-Mi
ha baciato- confessò, senza staccarsi dall’amica.
-Què?-sbottò la
latina staccandosi e
fissandolo.
-Hai
capito, eravamo a casa sua e l’ha fatto.- continuò
il ragazzo prima di essere interrotto.
-Primo.
Perché cavolo non eri a pesca? Secondo. Perché
diamine eri con Rachel Berry?
Terzo. Per quale assurdo motivo eri a casa sua? Quarto. Baciati??-
sbraitò sbracciandosi,
mentre ragazzo la
guardava storto.
-Stai
calma, vedi Brit com’è tranquilla- la
fermò – lascia che ti spieghi- disse. Poi
i tre si sedettero sul dondolo, mentre Santana sembrava stesse fumando
dall’ira.
Noah spiegò tutto quello che era successo, senza fretta, e
senza tralasciare i
dettagli che intanto le due gli avrebbero estorto. La mora fu sul punto
di
partire per prendere a calci l’attrice, ma fu fermata
facilmente.
-Quindi
ora è finita?- chiese l’ispanica acquietandosi.
-Così
pare- affermò lui, sorridendo debolmente.
-Torniamo
a casa- disse Brittany, appoggiando la testa sulla spalla di Noah.
Gli
altri due annuirono e poco dopo partirono.
***
Puck
suonò al campanello, appoggiandosi al muro.
-Chi
è?- chiese la ragazza al citofono.
-Il
dottore, sono venuto a controllare come sta Miss Harris- rispose,
sorridendo
sornione e sentendo ridacchiare dall’altro capo.
Kate
aprì la porta e Noah se la ritrovò davanti in
intimo. Lei si sporse per
baciarlo, poi lo tirò dentro.
-Ciao
Noah, mi sei mancato- gli mormorò, intrecciando le braccia
dietro al collo del
ragazzo.
-Se
tutte le volte che ti manco quando torno ti trovò
così, vado via più spesso-
esclamò lui, ridendo. Lei scosse la testa divertita.
-Sono
guarita, ma ora ho bisogno di qualcuno che mi dia la crema sulla
schiena!-
trillò lei staccandosi e afferrando la boccetta.
-Oh,
sei fortunata perché si da il caso che io lo sappia fare
benissimo!- la informò
lui prendendo la crema e seguendo la ragazza. Kate si stese sul divano
e lui cominciò
a spalmare il liquido chiaro sulla sua pelle, massaggiandola con
attenzione.
Tutto
ciò gli ricordò una certa cosa.
Noah era sveglio
da
circa due minuti. In realtà solo il suo cervello lo era,
perché non aveva
ancora mosso nessun muscolo. Aveva un po’ di timore nel
farlo, in effetti. Era
stata una notte strana, decisamente per lui, ma era forse stata quella
che non
avrebbe mai voluto dimenticare. Non aveva ancora capito
perché Rachel avesse
accettato di andare a letto con lui, fatto sta che lei aveva avverato
un
desiderio che il ragazzo aveva da mesi. Inspiegabilmente si era preso
una cotta
per quella piccola e sexy ebrea, aveva tentato varie volte di
avvicinarsi a lei
e finalmente ce l’aveva fatta. La cosa strana era che fosse
rimasto. Solitamente,
quando andava con una ragazza, mai rimaneva con lei tutta la notte,
né tanto
meno la mattina. Quando avevano finito si rivestiva e se ne andava. Per
la
prima volta non era andata così. Aveva fatto
un’eccezione per Miss Berry; che
fosse innamorato seriamente?
Mannaggia a lei,
ai
suoi occhi da cerbiatta, alle sue gambe e al suo sedere perfetto.
Il problema ora
era
che, non essendo mai rimasto, non sapeva come comportarsi. Di certo
Rachel non
se ne poteva essere andata perché erano a casa sua, ma come
avrebbe reagito?
Avrebbe fatto la
distaccata per poi cacciarlo?
Gli avrebbe
chiesto
di cancellare tutto spiegandogli che era stato solo un grande errore?
Non lo sapeva e
per
questo motivo era titubante sul cosa fare.
Ad un certo punto
sentì
dei passi ovattati, poi un dolce profumo si sparse nella camera.
Aprì
lentamente gli occhi e vide Rachel sedersi sul bordo del letto dandogli
la
schiena. Indossava un asciugamano e aveva i capelli raccolti sulla nuca
poiché probabilmente
era appena uscita dalla doccia. Prese qualcosa dal comodino, poi fece
cadere la
salvietta sul letto, scoprendo la schiena ambrata e nuda. Non si
accorse che il
ragazzo era sveglio e aprì la crema ai frutti di bosco
cominciando a spalmarla
sulle braccia. Puck pensò che lo stesse tentando
ingenuamente e senza pensarci
su, si avvicinò a lei, posando le labbra sulle sue scapole e
le mani sui suoi
fianchi. Lei balzò sul posto, spaventata.
-N-Noah-
balbettò
avvampando e cercando con una mano l’asciugamano.
-‘Giorno
Rach-
sussurrò lui, continuando a baciarle la schiena, salendo
verso il collo
scoperto.
-Buongiorno, se mi
dai cinque minuti vado in bagno, mi do la crema, mi vesto e torno-
farfugliò,
mentre lui le impediva di coprirsi o di alzarsi.
-Ma
perché tanta
fatica? Tra l’altro sulla schiena non riusciresti da sola-
affermò lui, facendo
scorrere la mani sul suo corpo ancora umido.
-Ma non
è..ah!-
gemette quando le mordicchiò la schiena.
-Sei
maledettamente
invitante Berry- mormorò, passando le braccia davanti per
avvicinarsela.
-Noah sei un
maiale!
Come farò con te- borbottò cedendogli il
contenitore.
-Come
farò io con te,
se già alle sette di mattina non fai altro che stuzzicarmi-
disse lui. Fece
scendere la crema fresca e rosata sulla schiena della ragazza,
facendole
emettere un gridolino.
-Così
non migliori
le cose- rise lui, cominciando a distendere il fluido, facendo scorrere
lentamente e con cura le mani sul corpo di lei. Appena finì,
Rachel fece per
alzarsi, ma lui la prese per un braccio e la fece distendere sul letto,
portandocisi sopra. Fece una smorfia quando notò che
indossava le mutandine,
però poi si concentrò su altro. Lei
deglutì rumorosamente, non potendo più
nascondere le gote bordeaux.
-Da questo lato
posso fare da sola- farfugliò, stringendo i denti, non
resistendo al suo
sorriso ebete.
-Ma non voglio che
tu ti affatichi troppo- sghignazzò maliziosamente Noah.
Fece scivolare poi
le mani dalle gambe fin sopra al suo seno.
-Te l’ho
già detto
vero che sei un maiale?- strillò lei, stringendo il lenzuolo
sotto il suo
corpo.
-Varie volte, ma
sono non puoi farci nulla, sono irresistibile- rise lui.
Lasciò un bacio nella
conca tra i seni di Rachel, poi, sempre sorridendo soddisfatto, si
avvicinò al
suo volto.
-Potrei abituarmi
a
svegliarmi sempre così- ammise lui, a pochi centimetri dalla
ragazza.
-Tu sogni
Puckerman!- esclamò lei ridendo, poi buttò le
braccia dietro al ragazzo e lo
baciò, tirandolo a se.
Puck
si maledisse, fermandosi dopo nemmeno un minuto.
Aveva
creduto veramente di poterla archiviare in qualche ora!? Che idiota che
era.
-Kate
c’è una cosa che devo dirti- mormorò,
sospirando. Lei si alzò, notando il tono
strano del ragazzo.
-Cos’è
successo?- chiese preoccupata.
-Ieri
ho incontrato Rachel Berry a Lima, e ..- spostò lo sguardo-
lei mi ha baciato-
ammise, riportando poi gli occhi dispiaciuti su Kate. Lei
increspò le labbra.
-E
dopo?- provò a domandare.
-Niente,
l’ho respinta e le ho detto di lasciarmi stare; che ero
impegnato e che lo era
anche lei- sussurrò il ragazzo, affranto. Lei
accennò un sorriso.
-Allora
non c’è motivo per cui tu ti debba preoccupare. Se
è stata lei, non è colpa
tua, non sono arrabbiata- esclamò, avvicinandosi per
stampargli un bacio sulle
labbra.
-Possibile
che tu non abbia difetti- rise lui, accarezzandole la pelle chiara.
-Nessuno
è perfetto Noah, tanto meno io- disse lei alzando le spalle
– per esempio, ora vorrei
tanto trovare quel Jesse e baciarlo durante un’intervista in
diretta- ammise,
rimuginandoci sopra.
-Non
ne vale la pena. Ha chiuso con me- la informò lui.
-Ottimo-
squillò Kate –ora finisci di fare quello che stavi
facendo, Mr Puckerman!- gli
ordinò, rifilandogli la crema.
-Devi
passare meno tempo con Santana tu- mugugnò lui, riprendendo
a massaggiare la
schiena della ragazza.
***
Eccomi,
che velocità eh ;) Sarà il prossimo capitolo che
mi causerà problemi o.o
Curiosità:
-S.Lo
perché lo preferisco molto di più che J.Lo, lei
è Santana Lopez, non ce lo
dimentichiamo U_U
-I
figli di Quinn sono comparsi su richiesta di Vero ;)
-I
nomi dei bimbi, Christopher e Matthew, sono stati gentilmente
consigliati da Vale,
grazie ancora ciccia =)
-Scrivere
di Kate e Noah è stato straziante O_O
-Il
falshback è un regalino per scusarmi dell’angst in
corso xD
Spero
vi piaccia e non ci siano troppi errori =)
Besos,
Miky
|
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Capitolo 8 *** Never been a bad boy ***
8.Never been a bad boy
-Non
si preoccupi, l’intervento è andato bene. Non ci
sono state complicazioni- Noah
sorrise dolcemente –Suo figlio si sveglierà a
momenti, vada da lui-. La signora
che aveva di fronte non disse nulla, lo abbracciò per un
momento e scappò via.
Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, dopodiché
gettò i guanti nel primo
pattume che vide e andò verso le infermiere per prendere la
cartella che gli
serviva.
Aveva
circa cinque minuti di pausa e decise di prendersi qualcosa da bere.
-Hey
Puck!- lo chiamò un collega da lontano, avvicinandosi. Lui
lo salutò con un
gesto del capo.
-Certo
che cose del genere agli amici si dicono- sorrise quello, dandogli una
pacca
sulla spalla come suo solito. Noah alzò un sopracciglio e
sorseggiò il suo
caffè.
-Del
tipo?- domandò curioso.
-Del
tipo che ti sei fatto Rachel Berry più e più
volte!- esclamò il biondino
ammiccando.
Noah
cominciò a tossire e per poco non si affogò col
caffè che gi era andato di
traverso.
-Cosa?-
sbottò, sgranando gli occhi. L’altro
scoppiò a ridere.
-Se
volevate tenerlo segreto dovevate stare più attenti!- lo
rimproverò il collega,
continuando a sogghignare.
-Ma
non è vero- affermò Puck scuotendo il capo. In
risposta l’altro scoppiò in una
fragorosa risata.
-Nathan,
che cazzo ti ridi?- chiese irritato Noah, accartocciando il bicchierino
di
plastica che aveva in mano.
-Puck,
ti ho già detto che dovevate essere più accorti.
Ora siete in prima pagina-gli
chiarì l’altro.
A
Noah si gelò il sangue e per un momento rimase paralizzato.
-Comunque,
se me la volessi far conoscere, io sono più che disponibile-
annuì l’altro.
-Dov’è
che siamo?- sibilò Puck, corrugando le sopracciglia.
-Chiedi
ad Alison, io devo lavorare ora!- ridacchiò Nathan, poi
salutandolo con la mano
se ne andò. Noah scattò verso
l’ascensore, dirigendosi verso il reparto di
Alison. Appena vi arrivò, intercettò la collega
che leggeva attentamente una
rivista.
-Oh
oh, Noah- mormorò appena lo vide, per poi brontolare quando
il ragazzo le
strappò di mano il giornale.
Puck
guardò la copertina sconcertato.
Era
occupata da una foto sua e di Rachel di anni prima, al McKinley, mentre
si
baciavano; come se non bastasse, in un tondino in alto ce
n’era una di pochi
giorni fa, che li ritraeva parlare fuori dall’ospedale.
“Vecchie
fiamme… si riaccendono?” lesse
facendo una smorfia e sfogliò
frettolosamente la rivista cercando l’articolo.
-Pagina
58- civettò Alison al suo fianco. Lui la guardò
male, trovando poi la pagina.
O
meglio, le pagine. Ce n’erano circa tre o quattro piene di
foto di quando
stavano insieme al liceo, quelle vicino all’ospedale e
perfino quelle fuori da
casa di Rachel qualche giorno prima.
-Ma
come diamine le hanno avute- grugnì, cercando la fonte
–Jacob Ben Israel-
sussurrò chiudendo gli occhi a fessura.
E
chi altro dopotutto? Chi era sempre intento a pedinarli quando ancora
tenevano
la loro relazione segreta dieci anni fa, chi aveva pubblicato alcune di
quelle
foto sul Muckrackers rendendola pubblica, chi ancora oggi poteva
appostarsi
fuori da casa Berry solo per scattare foto alla propria musa.
Solo
quell’idiota di Jacob.
-Ci
saranno sicuramente leggi sulla privacy- borbottò irato
–Basta che lo sappia il
mio avvocato preferito e vedi Ben Israel che ti succede, altro che un
volo nel
cassonetto- chiuse con cattiveria il giornale, restituendolo alla donna
che lo
guardava confusa.
-Ma,
non hai letto nulla. E’ la parte più interessante-
si lamentò, ricercando la
pagina. Noah la guardò storto, senza dire nulla.
-Tipo-
cominciò lei –Quando
eravamo al liceo
incominciarono una relazione clandestina. Credevano di non essere
scoperti da
nessuno, ma il sottoscritto li scovò in discutibili
atteggiamenti in biblioteca
e scattò alcune foto. Dopodiché le pubblicai sul
giornalino scolastico,
smascherandoli. Da quel giorno vissero la loro relazione sotto la luce
del
sole. Era un po’ strano per tutti vederli insieme
perché a quel tempo la
bellissima Rachel Berry sembrava tutta presa dal quarterback della
scuola,
inoltre era uno dei pochi membri fissi del club della
castità. Noah invece era
tutto l’opposto di lei, era un Don Giovanni, era stato con la
maggior parte
delle ragazze della scuola e la sua mente era perennemente occupata da
pensieri
impuri. Poi l’intervistatore chiede: Rachel
continuò a frequentare quel club, quando cominciò
quella relazione? E ‘sto
Jacob risponde di no- Alison sorrise maliziosamente –e bravo
il nostro
Puckzilla- mormorò, senza staccare gli occhi
dall’articolo.
Noah
ricordava perfettamente quegli episodi. Era andato a cercare Rachel in
biblioteca e l’aveva trovata tutta impegnata su un libro di
storia. Lei aveva
seriamente intenzione di studiare, ma lui continuava ad insistere che
erano
soli e che lei lo eccitava così tanto. Così si
era fiondato sul suo collo, e
dopo una prima fioca opposizione, lei aveva preso a baciarlo con foga.
Purtroppo il tutto era stato interrotto da quell’essere
riccioluto che si era
parato loro davanti spalancando la bocca e gli occhi.
Bè,
inutile dire che Noah l’aveva dovuto
buttare nel bidone della spazzatura.
Pochi
giorni dopo c’era stato il fatto del Muckrackers, alcuni
scatti compromettenti
vi erano stati pubblicati sopra e tutti aveva scoperto il loro piccolo
segreto.
Sì, Jacob si era ritrovato ancora tra i rifiuti.
-Li ho visti pochi giorni fa a Lima, nella
nostra cittadina natale. Sono entrati insieme nella casa
d’infanzia di Rachel,
guardandosi intorno circospetti. Qualche ora dopo è uscito
solo Noah che se ne
è andato velocemente per fuggire da occhi indiscreti. Tra i
due sicuramente
quello più innamorato è sempre stato Noah, aveva
rinunciato alla sua aria da
rubacuori solo per lei, mentre Rachel lo lasciò prima della
fine dell’ultimo
anno per tornare con Finn, il quarterback.-
continuò la ragazza, sollevando
poi gli occhi sul dottor Puckerman.
-Ma
tu non sei fidanzato?-domandò arricciando le labbra.
-Infatti.
Non è successo nulla a casa di Rachel, anzi abbiamo
litigato.- farfugliò lui
–torno a lavorare, altrimenti vado a spaccare le gambe a
Jacob- soffiò Noah,
lasciando la sala ed entrando nuovamente nell’ascensore.
Quando si chiusero le
porte, soffiò e strinse i pugni.
Perché
doveva andare sempre tutto storto?
***
-Ciao
Brit- salutò Noah entrando in casa e trovando la bionda
sdraiata sul divano che
mangiava pop-corn con Charity. Eh già, perché
quella bionda aveva una passione
per i gatti obesi, e non capiva come lei invece non ingrassasse
mangiando
sempre schifezze.
Brittany
sventolò la manina, non potendo parlare a causa dei vari
pop-corn in bocca, il
suo pessimo vizio.
Si
sdraiò di fianco a lei e chiuse gli occhi sbuffando.
-Giornata
difficile?- domandò, accarezzando il gatto bianco. Lui
annuì.
-Voglio
uccidere Jacob Ben Israel- mormorò massaggiandosi le tempie.
-E’
un nome familiare- sussurrò lei, ragionandoci sopra
–mi ricorda un grande
gomitolo di polvere- annuì decisa
-Allora
basterà usare un aspirapolvere- decise lui. Lei gli
alzò il pollice e sorrise.
-Sai
quando torna Santa..-
-El es un hombre muerto. Muerto, muerto,
muerto!-sbottò Santana sbattendo la porta.
Entrò tutta arrabbiata e si
diresse verso gli altri due sbuffando. Buttò su divano il
giornale e si sedette,
incrociando braccia e gambe.
-San,
che c’è?- chiese Brittany preoccupata.
-Jacob
Ben Israel- sibilò lei.
-Ah,
Noah ah detto che lo aspirerà- cercò di
tranquillizzarla, andandole poi vicino.
-L’hai
già letto?- chiese la latina al ragazzo, il quale
annuì soffiando.
-Girava
stamattina in ospedale- borbottò Puck, guardando male la
rivista.
-Gli
faremo causa. Ho già avviato le pratiche- li
informò, prendendo poi il giornale
per andarlo a buttare nel pattume.
-Sei
sempre la migliore Lopez- rise Noah.
-Lo
so Puckerman- sorrise lei.
-Anche
io lo so- alzò la mano Brittany, sorridendo maliziosa.
Santana la guardò e
sorrise a sua volta.
-Hai
già avvertito Kate?- chiese al ragazzo che aveva
già preso in mano il joystick
della play passandone uno alla bionda.
-Cavolo,
no!-disse lui, scattando in piedi.
-Puckerman,
potresti smettere di far fare i disoccupati ai tuoi neuroni. Da loro un
lavoro!- lo riprese, accucciandosi al fianco della moglie, mentre il
gatto le
saliva in grembo.
-Vado
da lei, ci vediamo dopo- le salutò, afferrando la giacca e
le chiavi, prima di
uscire.
***
-Hey
Harris- esclamò lui, entrando e schioccando un bacio sula
fronte della ragazza.
-Ciao
Noah- sussurrò lei debolmente. Noah sospirò,
abbassando lo sguardo.
-Dal
tuo tono devo dedurre che sai perché sono qui-
mormorò, guardandola negli occhi
verdissimi.
-Già-
confermò lei –dobbiamo parlare- disse. Poi si
diresse verso la cucina,
sedendosi su uno sgabello, aspettando che il ragazzo facesse lo stesso.
-Senti,
non è successo altro che un bacio, te lo posso giurare su
quello che vuoi. Se
vuoi, la chiamo e te lo faccio dire da lei, ti dirà anche
che l’ho respinta-
iniziò lui, scuotendo la testa desolato.
-Lo
so, e ti credo- gli rivelò Kate, puntando i gomiti sul
tavolo.
-Ahn,
ok- sussurrò lui.
-E’
che, è da quel bacio che ci penso.- cominciò,
prendendo tra le dita una ciocca
di capelli, -Penso che sia giusto lasciarci- affermò,
buttando gli occhi in
quelli del ragazzo, che li sgranò attonito.
Scosse
il capo, non capendo.
-Ma
…Ma hai detto che ti fidi- farfugliò –e
io non ti tradirei mai con Rachel, con
nessuna- si alzò e le si avvicinò. Lei si
voltò verso di lui, alzando il viso
nella sua direzione.
-Ma
tu ami lei- sospirò Kate –lo so, so che magari non
vorresti, ma la ami- gli
occhi le luccicarono appena, ma sorrideva amaramente.
-Ho
chiuso con lei. Io amo te- dichiarò lui, prendendole il
volto tra le mani. Lei
posò le sue su quelle del ragazzo e lo invitò a
sedersi al suo fianco, poi gli
strinse le mani, continuando a fissarlo negli occhi.
-Sai,
dopo che ci siamo conosciuti e le cose sono cominciate a diventare
serie,
Santana è venuta qui. Quella ragazza ti vuole molto bene,
sappilo. Venne e mi
avvertì. Mi disse che tu eri come una macchina rotta, che
aveva subito un
violento frontale ed eri quasi irreparabile. Come entrò mi
disse che amavi
questa Rachel Berry, che nonostante lei ti avesse ferito e tu la
volessi
odiare, non riuscivi a non amarla. Ho apprezzato veramente tanto la sua
sincerità.
Mi disse che non sarebbe stata facile, ma tu mi piacevi tanto e io era
intenzionata a diventare un meccanico eccezionale, solo per te-
sorrise,
lasciando che una lacrima le scorresse sulla guancia rosata –
Così sono
riuscita a costruire con te la nostra relazione, che spesso era
favolosa, ma
sapevo che da qualche parte dentro di te, c’era ancora lei.
Io ci ho provato,
ho usato tutti gli attrezzi possibili, pezzi di ricambio, vernici
diverse, ma
non riuscivo a ripararti, riuscivo solo a farti funzionare
momentaneamente. Però,
vedi, sono passati due anni e tu la ami come allora.-
soffiò, sbattendo le
ciglia.
-Posso
ancora cambiare- cercò di dire lui, ma lei scuoteva la testa.
-Io
ti amo Noah. Sei forse il ragazzo migliore che abbia mai avuto, e non
è vero
che sono perfetta, ho la mia buona dose di difetti- si
affrettò a dire, precedendolo.
-Anche
io ti amo- sussurrò lui, avvicinandosi al suo volto e
baciandola. Lei non si
oppose, ma nemmeno rispose al bacio.
-Sì,
ma non come ami Rachel- puntualizzò. Lui sbuffò.
-Rachel
continua a mandarmi la vita a rotoli, perché non posso amare
così te?- chiese
sbattendo il pugno sul tavolo. Lei glielo afferrò,
aprendogli la mano e
stringendola.
-Non
lo faccio per essere cattiva, ma lo faccio per entrambi. Non ho il
diritto di
volere qualcuno che mi ama come tu ami lei?- domandò,
vedendolo annuire
dispiaciuto.
-E
tu Noah hai due scelte.-mormorò, sorridendogli –O
trovi una ragazza migliore di
me, che riesca a fartela dimenticare e ti aggiusti perfettamente-
disse, mentre
lui la guardava incerto –o ti riprendi Rachel- ammise lei,
sicura.
-Cosa?-
chiese lui allibito.
-Sarebbe
la cosa migliore. Intanto, per quanto lo negherai, tu le hai
già perdonato
tutto. Vai e prenditela, strappala a quell’affascinante e
altezzoso St.James-
gli consigliò, mentre i suoi occhi si facevano
più vivaci.
-No-
rispose secco lui.
-Sì
invece- controbatté lei –Se lei non tenesse a te,
non si farebbe viva per
vederti e baciarti. Se ci provassi, l’avresti per te.
Perché devi farti del
male se non riesci a starle lontano? Vuoi fare passare altri dieci
anni?-domandò brusca.
-Come
puoi dispensare consigli simili in questo momento?- cercò di
cambiare argomento
lui.
-Perché
a te ci tengo. E’ la cosa che ti farebbe meglio Noah, sono
seria- annuì con un
tenero e sincero sorriso.
-No,
non ci proverò ancora con lei. Penso tornerò ad
essere un cattivo ragazzo-
bisbigliò, per poi abbracciarla –Tu sei una delle
persone migliori che conosca,
se solo ti avessi conosciuta prima della Berry…-
sbuffò.
-Avresti
poi incontrato lei e te ne saresti follemente innamorato-
ridacchiò quella,
stringendosi al suo petto.
-Anh,
dici che è il destino che mi sta punendo perché
non sono mai stato un bravo
ragazzo?- chiese, pensandoci su.
-Noah-
sorrise lei –tu non sei mai stato un cattivo ragazzo-.
***
Scusate
l’immane ritardo ç_ç Non avevo idee per
questo capitolo -.-
Curiosità:
-Nathan
ed Alison sono due personaggi random, due colleghi del nostro dottore.
-Non
so perché in questa ff
le riviste siano
sempre presenti xD
-Io
non sopporto Jacob, ma in questo caso l’ho sfruttato per i
miei piani
Pucklberrosi u.u Ovviamente lui è una persona strana, per
cui la sua intervista
lo è
-Charity
è la figlia di Lord Tubbington u.u Britts non può
stare senza un suo bellissimo
gatto obeso. In teoria Charity è il nome del suo gatto nella
prima stagione, ma
visto che nella seconda è sparito, l’ho usato come
volevo u.ù
-A
B ricorda un gomitolo di polvere perché lo diceva in una
puntata, la 2x02 direi
-Kate
è una bella persona in fondo, so che la odiavate e so che
ora lo fate meno,
vero?
-Mi
piaceva molto la metafora della macchina, per questo ne ho fatto un uso
spropositato xD Io amo le metafore u_u
Mi
scuso di errori e robe varie ;)
Besos,
Miky
|
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Capitolo 9 *** Invitation ***
9.Invitation
Noah
aprì gli occhi e si grattò la nuca, sbadigliando
rumorosamente. I capelli erano
decisamente troppo lunghi ormai, circa due o tre dita. Doveva
tagliarli. Si
voltò, notando la ragazza stesa al suo fianco. Fece mente
locale per ricordare
il suo nome, dopodiché le si avvicinò da dietro.
-Hey
Jenny- mormorò, ancora mezzo addormentato, appoggiando il
mento sulla sua
spalla. Lei aprì gli occhi, corrugando immediatamente le
sopracciglia. Si
scrollo il ragazzo di dosso e si alzò, irritata.
-Mi
chiamo Sarah- borbottò, cercando i vestiti sul pavimento.
-Cavoli-
mugolò Puck con una smorfia, incrociando le braccia dietro
la testa.
Lei
lo fulminò con uno sguardo, poi, dopo essersi rivestita
afferrò la sua borsa
gli tirò contro i suoi boxer.
-Addio
Puckerman- sibilò, dirigendosi poi verso la porta dove stava
ferma un’altra
ragazza imbronciata. Santana vide la ragazza di turno uscire dalla
camera e
dalla casa, dopodiché fece schioccare la lingua, esprimendo
il suo fastidio.
Stette
ferma appoggiata allo stipite della porta mentre il ragazzo
andò in bagno,
senza degnarla di uno sguardo.
Quando
tornò in camera e la trovò di nuovo
lì, sbuffò e le si avvicinò un poco.
-Che
vuoi Lopez?-domandò alzando un sopracciglio. Non la chiamava
così da tempo. Di
solito lo faceva per scherzare, ma mai usava il suo cognome
così seriamente,
prendendo tanto distacco. Notò infatti la ragazza strizzare
gli occhi,
stranita.
-Che
cazzo stai facendo?-chiese lei muovendo il collo all’avanti e
stringendo i
denti, rabbiosa.
Lui
alzò entrambe le sopracciglia.
-Non
sono fatti tuoi- rispose secco, voltandosi e sistemando le coperte,
tanto per
distrarsi dalla conversazione.
-Finchè
abitiamo insieme lo sono e non mi va che ogni sera qui passi una
ragazza
diversa. Quella di poco prima era la quinta in sette giorni-
ringhiò cupa,
dirigendosi verso di lui.
-Mi
dispiace- la canzonò lui sollevando le spalle.
-Stai
facendo lo stronzo-sillabò, fermandosi a pochi passi da lui.
Intanto Brittany
era entrata nella camera e li guardava male.
-Qui
ne hai il diritto solo tu?-insistette, accennando un sorrisino
canzonatorio.
-Vaffanculo
Puckerman- rantolò la ragazza, stringendo le labbra e i
pugni.
Noah
non fece in tempo a controbattere che uno schiaffò in piena
faccia gli fece
girare la testa di lato.
-Sant..-borbottò,
masi trovò di fronte Brittany, con le sopracciglia corrugate
e le labbra tese.
Noah
spalancò la bocca e sgranò gli occhi allibito.
Conosceva
quella biondina da anni e mai l’aveva vista arrivare alle
mani, neppure per
gioco. Era totalmente contro alla violenza, era una una delle cose che
odiava
maggiormente. Non credeva fosse possibile. Anche Santana aveva
spalancato la
bocca incredula. Sapeva che in quella settimana aveva commesso vecchi,
stupidi
e incoscienti errori, ma non credeva di aver superato il limite di
Brittany.
Ok, forse trattare la moglie in quel modo aveva contribuito.
Ma
come cavolo gli era passato per la testa di parlare così a
Santana? Era la sua
migliore amica di sempre, era l’unica insieme a Brittany che
si preoccupava
costantemente di lui. Perché era un simile cazzone a volte?
Perché ogni tanto
il suo cervello si spegneva e sentiva di dover fare cose come andare
con
ragazze diverse ogni sera per dimenticarne altre, o inveire contro le
persone a
lui più care?
Incolpare
Rachel era inutile, non poteva influenzare ogni suo comportamento,
diamine!
Doveva voltare pagina il prima possibile, e doveva farla nella maniera
giusta,
non in quel cavolo di modo!
Guardò
la bionda spaesato, notando il suo rimorso in quel gesto.
Sospirò e
l’abbracciò, appoggiando la testa sula sua spalla.
-Mi
dispiace averti fatto arrivare a tanto B. Non lo farò
più, te lo prometto- le
sussurrò, carezzandole la schiena.
-Ci
conto- mormorò la ragazza, ricambiando l’abbraccio
e sorridendo debolmente.
Santana li guardò seria, ancora arrabbiata con lui. Appena
si staccarono Noah
la guardò desolato.
-Scusami
Santana. Dopotutto non dici sempre che sono un idiota?- le disse,
avvicinandosi
a lei. Lei alzò il mento, grattandosi il collo, con gli
occhi chiusi a fessure.
Poi, veloce, gli tirò uno schiaffò in faccia,
facendogliela ruotare nuovamente.
-Ok,
me lo meritavo- annuì lui, dopodiché ne ricevette
un altro. Ridacchiò
afferrando la mano di Santana già pronta per un terzo. La
vide sogghignare.
-Ci
stavo prendendo gusto- ridacchiò quella. Noah le sorrise
teneramente e si
sedette sul letto, prima che le ragazze fecero lo stesso.
-Il
tuo piano ora qual è?- chiese l’ispanica,
sistemando i capelli in una coda
alta.
-Che
piano?-domandarono insieme Puck e Brittany. Santana sbuffò,
scuotendo la testa.
-Cosa
intendi fare con la Berry?-si spiegò, gesticolando.
-Oh,
sono certo che in poco la dimenticherò!- affermò
lui, fiero della risposta.
Sapeva
per certo che sarebbe stata quella che voleva l’amica. Tra le
tante cose che
ancora non aveva ancora capito, non si poteva mai essere sicuri su
quello che
pensava quella donna.
-Ma,
perchè?- chiese inarcando le sopracciglia, lasciando stupido
il ragazzo.
-Come?
Sono dieci anni che vuoi che lo faccia, e ora che sono più
determinato che mai
non sai contenta?-domandò Noah, confuso.
-Ho
parlato con Kate e sono d’accordo con lei. Vai a
prendertela!- lo incitò. Sia
lui, che la bionda, che la gatta guardarono Santana allibiti.
-Saaaan,
parliamo sempre di Rachel Berry, quella bassa, chiacchierona,
egocentrica e
megalomane!-le ricordò lui ancora stupito.
-Ma
va là! Ci mancherebbe che avesse una gemella-
sussurrò Santana portandosi una
mano sul petto, come se avesse appena preso uno spavento;
-Però, io sono dalla
tua parte- gli disse, non chiarendogli le idee.
-Cioè?-
chiese lui alzando un sopracciglio.
-Io
…-iniziò –lo dico ora e mai
più- gli intimò puntellandogli un dito sul petto
–volendoti bene, voglio quello che è meglio per
te. Non fare commenti o ritiro
tutto –l’avvertì notando il suo
sorrisino ebete.
-Se
ci pensi sono sempre stata con te. Ero contro alla relazione tra la
lillipuziana
e il gigante, e sono contro a quella tra lei e riccioli
d’oro; volevo che la
dimenticassi per farti stare meglio, ma sembra solo che ti faccia stare
peggio.
Per cui, vai da loro, ruba la scarpina da gay che sicuramente St.James
indosserà, e usala come lazo per rapire quella alta due mele
e poco più- lo
incoraggiò, annuendo sicura.
Noah,
dopo aver ascoltato le dolci parole dell’amica, le sorrise,
dopodiché assunse
quella sua faccia divertita.
-Sei
proprio un amore-disse ridacchiando e abbracciando la ragazza che aveva
sbarrato gli occhi e aperto la bocca.
-Puckerman,
mi fai pentire di tutto ciò, sei odioso-
piagnucolò mentre lui le strofinava
contro la guancia, pizzicandola con la corta barba che gli stava
crescendo,
mentre le tirava deboli pacche sulla schiena.
-Smettilaaa-si
lamentò, spingendo con le mani sul suo petto per
allontanarlo. Lui, ancora
divertito, si staccò con il suo miglior sorriso sornione.
-Grazie
tesorina, ma rifiuto l’offerta- esclamò il ragazzo
alzandosi per prendere in
braccio il gattone.
-Come
mi hai chiamata?- sibilò la mora, attonita. Gli altri due
scoppiarono a ridere
e Brittany si buttò sulla moglie, baciandole la guancia.
-Dopotutto
sei un tesoro-le sussurrò, irritandola ancora di
più.
-Smettetela-
borbottò scrollandosi di dosso la bionda, arrossendo
–Piuttosto, perché
rifiuti?- s’informò, non capendo.
-Perché
sono stufo. Se le importasse di me, sarebbe tornata lei. Ci abbiamo
già
provato, non funziona- disse solo, scrollando le spalle.
-Ma
lo sai che lei prova ancora qualcosa per te- mormorò
Brittany, guardandolo coni
suoi occhioni celesti.
-Non
ne sono sicuro e comunque, non mi
interessa- affermò lui, uscendo dalla camera.
-Puck,
non abbiamo finito, e non è vero che non
t’interessa!-lo chiamò Santana,
seguendolo.
-Sì,
la storia è chiu..-le urlò lei, ma fu interrotto
da un inaspettato Dlin Dlon!
-Chi
cavolo rompe ora- borbottò la latina, andando ad aprire alla
porta, alquanto
scocciata.
-Ciao
Lopez, cavati, su su!-squillò Quinn entrando senza badare
all’espressione
infastidita della mora.
-Oh,
ci mancavano solo gli Evans- si lagnò, facendo poi un
sorriso ai bambini.
Brittany si fondò nella sala quando capì chi era
venuto a trovarli e i piccoli
le saltarono addosso allegri.
Quinn
andò ad abbracciare Puck che la guardò stranito.
-Che
ci fate qui?-domandò, staccandosi dalla bionda.
-Sappiamo
che è un periodo difficile Noah, per questo siamo
qui-sorrise lei, porgendogli
un cestino di pasticcini.
-Mi
mancavano proprio altre quattro teste bionde- sussurrò lui,
accennando un
sorriso.
-Quindi,
vuoi che ti accompagniamo da Rachel?- domandò Sam, poggiando
una mano sulla
spalla dell’amico. Lui arricciò le labbra e scosse
la testa.
-Non
tornerò da lei, intendo dimenticarla-gli spiegò.
-Noi
siamo tuoi amici, ci puoi dire la verità- gli
ammiccò Quinn, con un sorrisetto
convinto.
-Ma
è la verità-cercò di far capire lui,
ricevendo sguardi contrariati.
-Certo,
ci credo proprio- borbottò Quinn, corrugando le sopracciglia
chiare.
-La
volete smettere- sbottò lui allontanandosi e attirando
l’attenzione su di se.
–Non intendo andare a lottare per Rachel, è
chiaro?Non vi preoccupate- chiarì,
andando poi a portare il vassoio in cucina. I ragazzi nella sala si
guardarono
e scossero la testa.
-Che
hai in mano?-chiese Santana, curiosa riguardo ai fogli che stringeva
Sam.
-Ah
già, vi abbiamo preso la posta- disse lui, porgendoglieli.
Lei li afferrò e si
girò tra le mani la busta bianca.
-Mittente
McKinley High School?-squillò, sbattendo ripetutamente le
palpebre. Tutti le si
avvicinarono confusi.
-Ce
n’è una a testa- notò Puck, prendendo
poi la sua. Santana la scartò per prima,
aprendo frettolosamente il foglio per poi leggerlo a voce alta.
-Bla
bla bla.. La invitiamo a partecipare alla festa che si terrà
presso la palestra
della McKinley High School il 23 Giugno. Parteciperanno tutti coloro
che si
diplomarono nella nostra scuola nel 2012… Bla bla bla. Non
dice altro di
importante- sintetizzò la ragazza. Brittany
lanciò un gridolino eccitato,
mentre gli altri si guardarono un po’ titubanti. Santana
notò che nella busta
c’era anche un foglietto azzurro. Lo afferrò,
leggendolo.
-Oh,
questa è dal professor Shue- mormorò.
-E
cosa dice?-domandò Sam, avvicinandosi alla ragazza.
-Oh-
sillabò lei –Dice che il Glee club
intratterrà la serata cantando-rispose,
alzando gli occhi sugli amici.
-Eh??-
fecero gli altri.
-Io
non vengo-sentenziò Noah, senza nemmeno aprire la sua busta.
-E
perché?- domandò Quinn guardandolo male.
-Non
ho intenzione di vedere né Hudson, nè Rachel-
spiegò lui sedendosi sul divano,
lasciando che Chris gli si sedesse sulle gambe.
-Non
rompere Puckerman, tu verrai- decise l’ispanica, guardandolo
storto.
-Rachel
non ci sarà- aggiunse Quinn, prendendo il foglio dalla mano
dell’amica per
rileggerlo.
-Come
fai a saperlo?-chiese Noah, facendo fare salti sopra alla sua testa al
bambino
che rideva contento.
-Se
cade ti uccido- lo minacciò la madre –il 23
c’è la premiere del nuovo film di
Jesse. Non la salterà- spiegò tenendo
d’occhio il figlio.
-Anh,
allora quasi quasi. Prima però controllo se è
vero perché di te non mi fido- mormorò
lui.
-Se
la Berry non ci sarà potrò prendere tutte le sue
parti- cinguettò Santana,
sorridendo.
-Non
credo proprio Lopez. Io prenderò le sue parti-le
intimò Quinn, schioccando la
lingua.
-Vedremo.-
sogghignò la latina, guardandosi le unghie.
-Oh
Puck, visto che ti sono cresciuti i capelli potresti farti la tua
vecchia
cresta- propose Sam, sedendosi accanto all’amico. Lui gli
sorrise concorde.
-Ottima
idea- accettò, continuando a far volare Chris.
Santana
sobbalzò quasi, avvicinandosi ai ragazzi eccitata.
-Lo
faccio io- si propose- vado a prendere il rasoio!- squillò,
dileguandosi.
-Non
ci pensare, e poi non dicevi che ne nascondevi sempre alcuni tra i tuoi
capelli!?- le gridò Noah spaventato.
-Non
a casa!-gli rispose, frugando nell’armadietto del bagno.
Appena lo trovò tornò
dagli amici con un sorriso malefico dipinto sul volto.
-Tu
non oserai avvicinarti ai miei capelli - l’avvertì
Noah alzandosi e allontanandosi.
-Io
dico di sì- ridacchiò lei
–c’è qualcuno che si è
comportato male e si deve far
perdonare- cantilenò avvicinandosi piano. Noah la
guardò, abbassando il capo.
-Sei
ingiusta- sussurrò nascondendosi la testa con le mani mentre
gli altri ridevano
di gusto della scena.
-Cosa
sarà mai?! Io so fare tutto- lo rassicurò con un
sorriso orgoglioso.
-No,
no.Tu non sai fare molte cose..-borbottò il ragazzo
parandosi dietro a Quinn.
-Eh?-strillò
Santana, serrando la mandibola e soffiando.
-Non
sai rimanere calma, non sai arrabbiarti con Brittany, nemmeno quando
sarebbe
giusto, non sai abbinare i vestiti…- elencò lui
scappando nella camera.
-Puckerman,
ti stai cacciando solo nei guai, prova a dire quella
cosa e sei morto- sibilò infuriata.
Lui
scoppio in un risolino –Ah già- esclamò
–Tu non sai..-iniziò, vedendo la faccia
della ragazza farsi ancora più rossa dall’ira.
-Non
ci provare-lo minacciò, puntandogli contro
l’oggetto.
-…Cucinare
il guacamole bene come me!-rise.
-Io
sono la regina del guacamole!-
stillò, lanciandogli contro il rasoio e alcune cose che le
capitavano a tiro.
-Ma
che bambini- sospirò Quinn, scuotendo la testa.
***
Scusate
l’immenso ritardo :(
Capitolo
un po’ di passaggio…
Curiosità:
-Sì,
la parte iniziale non piace nemmeno a me e Puck sembra un po’
bipolare..ma
volevo inserire una mezza crisi…ora ho finito xD
-B
che da uno schiaffo ha sconvolto anche me O_O Ma lei doveva salvare la
situazione u.u
-Volevo
precisare che non ho nulla contro gli adorabili ricci di Jon Groff,
anzi sto
cercando un modo per far diventare bi quel giovincello. Non
è accettabile che
sia solo gay u_u
-Mi
dispiace per le vostre aspettative su Noah, ma lui seriamente non vuole
più
provarci ;(
-Per
la scemenza alla fine, Naya è la regina del guacamole
(una salsa texana), per cui anche San doveva esserlo xD
Vado
;)
Mi
scuso per gli errori ;)
Besos,Miky
|
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Capitolo 10 *** Partyin', partyin' (Yeah!) ***
10. Partyin', partyin'
(Yeah!)
Noah
sistemò la maglietta bianca, dopodiché
infilò la giacca gialla e rossa,
alzandone il colletto come un tempo. Guardò allo specchio e
sorrise.
-Oh,
guarda il nostro Titans stupidino- ridacchiò Santana sulla
porta, mentre si
legava i capelli in una coda alta.
-Tu
non hai diritto di parlarmi per un mese, ricordi!- sbottò
lui, spingendola
fuori mentre lei sogghignava.
-Oh,
smettila di lamentarti, ancora con quella storia. Era solo un
graffietto e ti
avevo pure messo il cerotto- borbottò la ragazza, stringendo
l’elastico.
-Ah,
certo. Se poi non contiamo il fatto che avevi impiegato cinque ore per
centrare
la cresta, è tutto ok!- brontolò lui guardandola
male.
-Hai
troppe storie- bonfichiò lei, tirando su la cerniera della
gonna rossa.
Brittany le arrivò da dietro e le porse le scarpe bianche.
Noah
guardò le due amiche nelle vecchie divise dei Cheerios, con
le code altre e i
capelli pieni di boccoli come piaceva a Sue. Lui aveva ovviamente
optato per
l’indimenticabile giacca dei Titans e la vecchia maglia con
su scritto “I’m with stupid”.
Santana
si mise a ordinare i capelli della moglie, mentre quella come suo
solito si
lamentava.
-Che
capelli lunghi B- sorrise la latina, accarezzando la chioma bionda che
arrivava
sino a metà schiena –mi sono sempre piaciuti i
capelli lunghi- mormorò.
-Lo
so!- squillò Brittany, voltandosi per schiacciare il suo
indice sul naso di
Santana.
-Pronte?-domandò
Noah sbuffando.
-No!-esclamò
la bionda. Posizionò poi Charity sul divano, le diede un
bacio sulla nuca e le
accese la Tv, lasciandole a fianco il telecomando.
-Così
non si annoierà- giustificò, alzando le spalle.
Gli
altri due risero, dopodiché i coinquilini andarono a
prendere la macchina per
raggiungere l’aeroporto.
-Hey
ragazzi!- li chiamò Mike fuori dall’entrata della
palestra, per poi essere
investito da un letterale tuffo di Brittany.
-Ciao
Mike! Ciao Tina!- trillò quella tutta eccitata, scendendo
dalle braccia
dell’amico.
-Ciao
Brittany- risero i due sorridendo, salutando poi anche gli altri. Erano
decisamente troppi anni che non si vedevano.
-Oh,
le mie ragazze!- trillò Quinn alle loro spalle. Brittany e
Santana si girarono
per vedere la bionda in divisa come loro. Sorrisero istintivamente.
-Sai
vero Fabrey che la capo cheerleader sono io!-chiarì subito
l’ispanica.
-Certo!-
esclamò quella –Convinta tu!- aggiunse, prendendo
sotto braccio le due compagne
per poi entrare nella palestra. Noah le guardò ridendo e fu
raggiunto da Sam
che lo salutò offrendogli come sempre il pugno destro, con
cui il ragazzo fece
scontrare il suo.
-Ehy,
entriamo?- domandò all’amico.
-Aspetta,
stanno arrivando Kurt e Dave- lo fermò il biondo,
sbracciandosi per salutare la
coppia.
-Ma
io non canto, toglitelo dalla mente- borbottò Karofsky al
fidanzato.
-Una
canzone- implorò l’altro, guardandolo con i suoi
profondi occhi celesti.
-Nah,
nah- scosse la testa quello.
-Sei
il solito scimmione troglodito- borbottò Kurt, incrociando
le braccia e
mettendo su il broncio.
-E
tu la solita femminuccia- gli rispose Dave con un sorriso canzonatorio
–Ciao
ragazzi!- salutò gli amici appena li raggiunse.
-Hey
Dave!- sorrise Puck dandogli una pacca sulla schiena –ciao
Kurt- aggiunse
avvicinandosi all’amico.
-Abbiamo
avuto la stessa idea Puckerman!- sorrise quello, aprendo la giacca dei
Titans
per mostrare la maglietta con scritto “Likes
Boys”.
-La
differenza è che la divisa è sua, quella
è mia- puntualizzò Dave, con la sua
solita espressione beffarda.
-Ti
devo ricordare che tutto quello che è in casa nostra
è mio?!- squillò Kurt,
alzando il naso altezzoso, per poi entrare nella palestra.
-Gli
hai chiesto tu di sposarlo!- gli rammentò Noah sorridendo.
-Non
me ricordare..- scherzò Karosfky, dopodiché gli
amici si decisero a seguire gli
altri all’interno della vecchia scuola.
Era
addobbata come il loro ultimo ballo studentesco, con festoni dei colori
distintivi della scuola e palloncini ammucchiati un po’
ovunque nella grande
sala. Il palco era già allestito ma per ora era vuoto e poco
lontano da esso
c’erano i banchetti. Si mise in fila dietro Sam mentre si
guardava intorno.
-Noah!-
esclamò Emma seduta dietro al tavolino. Lui si
abbassò per abbracciarla,
dopodiché firmò la presenza.
-Will
vi aspetta dietro al palco- lo informò, sorridendogli
allegra.
-Ottimo!-
esclamò lui, seguendo poi le indicazioni assieme a Sam.
Arrivò
dietro al palco dove c’erano già le tre ex
Cheerios, Tina, Mike e Mercedes.
Salutò tutti, poi andò ad abbracciare Shue.
-Professor
Shuester!- esclamò, stringendolo amichevolmente.
-Noah,
da quanto!- sorrise lui. Arrivarono poco dopo anche Dave, Kurt e Artie.
Gli
amici chiacchierarono un po’ prima di affrontare la questione
canzoni, poi Will
prese la parola.
-Bè
ragazzi, come vi sarete accorti Rachel non è presente, e
nemmeno Finn potrà
venire. Quindi dividetevi le loro parti, un tempo non avreste aspettato
altro-
rise guardando le facce sorridenti degli ex allievi.
-Oh,
le ragazze hanno deciso di affidarmi tutti i pezzi della Berry. Io non
potevo
non accettare- affermò Santana, alzando le spalle.
-Non
c’è dubbio Lopez, li divideremo ugualmente!-
borbottò Quinn, dando una gomitata
all’amica.
-Fabray,
non sei simpatica- mormorò l’ispanica, giocando
con un boccolo della moglie
–Non so se hai notato, ma le più fiche in questa
scuola siamo ancora io e
Brittany. Quindi le decisioni qui le prendo io!- disse, annuendo. Quinn
rise
per poi sorridere beffeggiatrice.
-Bè,
dovrai prima strapparmi il microfono di mano!- squillò, e
prima che Santana
potesse scattare, era già corsa sul palco ridacchiando. Will
scoppiò a ridere.
-Dai,
andiamo tutti sul palco ragazzi, direi proprio che si può
iniziare con il nostro pezzo-
disse, seguendo la bionda
sul palco.
Quinn
gli passò il microfono e lui lo portò alla bocca,
battendoci sopra con l’indice
per attirare l’attenzione di tutti i presenti.
-Hola chicos!- cominciò,
salutandone
alcuni con la mano –sono il preside Shuester, ricordate?! Il
prof di spagnolo e
quello che coordinava i ragazzi del Glee Club. Proprio per stasera, ho
riunito
le New Direction che ci intratterranno con i nostri vecchi pezzi. I
miei
ragazzi hanno fatto così tanta strada che alcuni non possono
essere qui
stasera. Una tra loro è la nostra stellina Rachel Berry-
esclamò, ottenendo
alcune grida di consenso –o il giocatore della nazionale di
football, Finn
Hudson!- aggiunse, suscitando altri applausi –i quali
mancano, la prima per
un’importante premiere, il secondo per
un’immancabile partita- spiegò
sorridente. –Non che quelli che sono qui siano da meno, tra i
miei giovani c’è
una modella, una cantante di successo, il redattore capo di un
magazine, ma non
sono qui per elencarveli tutti. Quindi, buona serata. A voi, le New
Direction!-
sorrise, aprendo le mani per mostrare i ragazzi, sorridendo, mentre i
vecchi
compagni di scuola applaudivano divertiti. Will passò il
microfono a Quinn e
scese dal palco. Pochi secondi dopo la musica partì e la
ragazza cominciò a
cantare.
Yeah,
you may think that I'm a zero
But,
hey, everyone you wanna be
Probably
started off like me
You
may say that I'm a freakshow (I don't care)
But,
hey, give me just a little time
I
bet you're gonna change your mind
Santana
prese la parola, sovrastando la voce della bionda, che sorrise
divertita.
All of the dirt you've been throwin' my
way
It ain't so hard to take, that's right
'Cause I know one day you'll be screamin' my
name
And I'll just look away, that's right
I
ragazzi cominciarono a cantare tutti insieme, saltando e ballando a
ricordo.
Just go ahead and hate on me and run your
mouth
So everyone can hear
Hit me with the words you got and knock me
down
Baby, I don't care
Keep it up, I'm tunin' up to fade you out
You wanna be
You wanna be
A loser like me
A loser like me
Finita
la canzone, molti di loro scesero dal palco, mentre Santana tenne il
microfono
in mano e afferrò per il bordo della giacca Sam.
-Tu
mi servi!- gli sussurrò, per poi fare quel suo sorrisino
maligno.
-No
San, ti prego, no- supplicò lui mentre lei annuiva e le
prima note cominciavano
a risuonare nella palestra.
Guppy
Face, Trouty Mouth
Is
that how people’s lips look where you come from in the South
La
voce armoniosa e calda della latina si diffuse nella grande sala,
provocando
varie risatine tra i ragazzi che non avevano mai sentito
l’inedito o non lo
ricordavano, mentre lei accompagnava il tutto con la sua irresistibile
coreografia. Finita, Sam scosse la testa e sollevò gli occhi
sbuffando. Lei
scoppiò in una risata e lo abbracciò.
-E’
inutile che mi abbracci, resti sempre la solita HBIC-
sussurrò lui.
-E
così deve essere- rise lei, lasciando poi il posto ai
ragazzi che si esibirono
in Friday.
Noah
scese dal palco ridendo, cercando qualcosa da bere, quando
intercettò il
sorriso di Shannon. La donnona avanzò e lo
abbracciò ridacchiando.
-Oh,
ci manca un Puckerman in squadra!- esclamò dando al ragazzo
una pacca sulla
schiena.
-Ci
credo. Se ne trovano pochi belli e bravi come me- annuì lui,
sospirando e
facendo ridere l’ex insegnate.
-E
così sciocchi e testoni!-aggiunse.
-Bè,
è parte del mio fascino!- rise il ragazzo.
-Puck,
smettila di provarci con la prof Beiste. Non sei ai suoi livelli
–lo riprese
Sam, chiamandolo da dietro.
-Diamine
Evans, m’interrompi sempre-scherzò il ragazzo,
passandosi una mano sulla
cresta.
I
tre risero, poi si voltarono per ascoltare l’assolo di
Mercedes.
La
ragazza si era affermata da qualche anno nel soul, blues e pop con due
fantastici dischi con cui aveva fatto un grosso successo. E quella sera
aveva
deciso di portare un nuovo brano, un po’ in ricordo
dell’inizio di tutto.
-Puckerman
so che sei stato tu!-sentì urlarsi Noah. Cercò la
proprietaria della voce,
guardandosi intorno. Sue gli arrivò vicino con larghe
falcate, con indosso la
sua tuta rossa preferita.
-Lo
so, sei stato tu di sicuro!- sbottò, indicandolo.
-Hey
Coach Sylvester!- la salutò lui
–cos’avrei fatto oggi?-domandò
sorridendo.
-Hai
corretto il punch!-lo accusò, puntandogli il dito sul petto.
-Guardi,
se lo avessi fatto ora nessuno starebbe più in piedi,
perché se devo fare una
cosa la faccio per bene, e poi se anche fosse? Siamo tutti maggiorenni
qui, non
siamo sotto la sua tutela- disse lui, alzando le spalle.
-Risposta
interessante- annuì lei, portando una mano sotto il mento
–Mi hanno detto che
ti hanno dato il consenso di uccidere!- esclamò lei dopo un
po’.
-Se
intende dire che mi lasciano operare, sì è
vero-rise lui.
-Oh,
ma mi hanno anche detto che uccidi solo bambini e per questo mi devo
congratulare, qualcosa da me l’hai imparato. I bambini di
oggi è meglio
eliminarli che salvarli, diventano tutti come eravate voi- disse con
un’espressione schifata.
Naoh
era sicuro che non sarebbe mai cambiata, ma forse quello era proprio il
bello
di Sue.
-Bene,
penso andrò a importunare qualcun’altro- li
liquidò, voltandosi e andandosene.
I
tra la guardarono sorridendo.
-Come
l’ha presa quando Will è diventato preside?-chiese
Sam a Shannon.
-Oh,
inizialmente ha fatto uno dei suoi soliti teatrini, ha inscenato la sua
morte aiutata
da Sandy Ryerson, poi dopo è tornata a scuola
perché diceva che non poteva
vivere senza prendere in giro almeno una volta al giorno i capelli di
Shuester -
raccontò la Beiste.
Quando
Brittany finì di cantare la sua adorata My
Cup, ci fu un momento di pausa, che spinse Noah a buttare gli
occhi sul
palco.
Il
suo sorriso svanì all’istante.
-Buonasera-
sussurrò Rachel.
***
Ri-eccomi!
Curiosità:
-per
il titolo del capitolo… Partyin',
partyin' (Yeah)/ Fun, fun, fun, fun/ Lookin' forward to the
weekend! ahahhaha
quella canzone mi fa morire dal ridere xD
-Unholy
Trinity *-*
-Vi
ho inserito un po’ tutti
i personaggi
u_u
-Chi
è arrivata ;) !??!
Mi
scuso per gli errori!
Besos,Miky
|
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Capitolo 11 *** Can we start again? ***
11.Can we start again?
-Buonasera-
sussurrò Rachel sul microfono, alzando poi gli occhi sulla
folla. Le persone si
voltarono verso di lei, alcune zittite dallo stupore, altre
sussurravano
qualcosa sulla nuova arrivata, ma sempre stupiti. Lei sorrise appena.
-Sì,
sono Rachel Berry- annuì, rispondendo alla domanda di un
uomo vicino al palco.
Era estremamente elegante per una sera del genere, nessuno avrebbe mai
pensato
che da calzettoni e maglioncini gialli si sarebbe mai arrivato a
ciò. L’abito
senza spalline blu le stringeva il busto fino a metà coscia,
dove poi partivano
varie morbide frappe. Portava una collanina di perle che legavano con
il
fermaglio del concio elaborato, mentre il colore
dell’ombretto era abbinato al
vestito. Probabilmente era pronta per andare alla premiere, ma qualcosa
l’aveva
spinta alla sua vecchia scuola.
Santana
si avvicinò a Noah e gli diede un buffetto sulla spalla.
-Guarda
chi è arrivata- sussurrò.
-L’ho
vista-borbottò lui guardandola storto.
-Magari
è un segno del destino- accennò la ragazza,
facendo una faccia sorpresa.
-O
magari la premiere è stata rimandata- rispose lui, facendola
scoppiare in un
risolino soffocato.
-Se
vi dicessi che sono qui perché non potevo mancare a questa
reunion, non sarei
sincera- disse la ragazza, alzando borbottii tra le persone. Santana
tirò una
gomitata all’amico, aspettando curiosa le successive parole
dell’attrice. Noah
la guardò in attesa, mentre lei faceva vagare il suo sguardo
sulle varie
persone, come se fosse in cerca. Ad un tratto trovò i suoi
occhi e sorrise,
arrossendo leggermente.
-Se
sono qui è per te Noah- ammise. La maggior parte delle
persone si voltarono
nella direzione di Puck, alcune spalancando la bocca, altre sorridendo.
-Ha
detto Noah- sussurrò Santana, puntellando l’indice
sulla spalla del ragazzo che
fissava Rachel attonito.
-L’ha
detto veramente?-chiese allibito.
-Già-
annuì Sam al suo fianco.
Mentre
molti erano ancora scioccati dall’affermazione della ragazza,
alcune note
cominciarono a diffondersi nella sala. Rachel staccò il
microfono dalla stecca
e lo avvicinò alla bocca.
What have I
done?
I wish I could
run
away from this
ship going under
Aveva
scelto la sua canzone, quella dei suoi errori, quelli del passato e del
presente. Aveva distolto lo sguardo da lui a aveva cominciato a
camminare sul
piccolo palco.
what can you do
when your good isn't good enough
and all that
you touch tumbles down?
cause my best
intentions
keep making a
mess of things,
I just wanna
fix it somehow
but how many
times will it take?
oh, how many
times will it take for me to get it
right, to get it right?
Riportò
gli occhi su di lui, come se volesse parlagli. Aveva anche lasciato
cadere
alcune lacrime, fregandosene del trucco.
can I start
again, with my fate again?
cause I can't
go back and endure this
I just have to
stay and face mistakes,
but if I get
stronger and wiser, I'll get through this
Poteva
ricominciare? No che non poteva, era tardi. Noah
scosse la testa e si fece spazio tra le persone.
-Hey
dove vai?-sbottò Santana tirandogli la giacca.
-Via-
borbottò solo lui, staccandosi per tentare di
uscire.
and finally
someone will see how much I care
Quando
raggiunse la porta scoppiò l’applauso per
l’impeccabile acuto della ragazza. Noah
lanciò un’ultima occhiata al palco e
uscì, entrando nei vecchi corridoi vuoti. Si
aspettava di sentire in lontananza la fine della canzone,
perchè dopotutto, può
succedere qualsiasi cosa, ma the show
must go on per Rachel Berry.
E
invece nulla.
Come
uscì dalla stanza la voce si fermò mentre la
melodia risuonava ancora e le
persone borbottavano. Noah cercò di non farci caso e
continuò a camminare.
-Noah!-
lo chiamò Rachel spalancando le porta che Dave si
affrettò a richiudere da
occhi troppo indiscreti. Lui non la stette a sentire e
continuò ad avanzare, ma
lei lo rincorse nonostante avesse i tacchi alti con cui non aveva mai
avuto un
buon rapporto. Lo afferrò per un braccio, facendolo voltare.
-Che
vuoi?- sbottò guardandola negli occhi. Lei fece uno dei suoi
tipici sorrisi
alla Berry, inclinando
appena la testa .
-Sposiamoci-
disse decisa come mai, con quella sua espressione combattiva e sicura.
Noah
sgranò gli occhi sconcertato e aprì la bocca
senza riuscire ad emettere suono.
Aspetto qualche istante, aspettandosi un
“scherzavo!”, ma ancora nulla.
Rachel
doveva essersi bevuta completamente il cervello, era più
pazza del solito, era
ad un livello preoccupante anche per una come Rachel Berry.
-Sei
ubriaca?- domandò avvicinandosi per sentire se puzzava di
alcol, ma fu
solamente investito dal suo solito profumo inebriante. Lei scosse la
testa
senza cambiare espressione.
-Allora
ti droghi?- continuò il ragazzo, scrutando le pupille.
-No
Noah, sono seria. Sposiamoci- ripeté, afferrandogli poi la
mano e stringendola.
Lui
ancora non poteva crederci, scosse il capo e si staccò. Se
era uno scherzo di
Santana non era affatto divertente. Tra l’altro lei
continuava a fissarlo
convinta.
-Ma,
sei completamente impazzita?- domandò, ancora stupito.
-No-
rispose lei tranquillamente.
-Rachel
non ha senso quello che stai dicendo.- chiarì lui,
allontanandosi un po’. Forse
era quel profumo che lo incantava, doveva esserlo, perchè
tutto ciò era
impossibile.
-Certo
che ce l’ha, lo sai- affermò lei, continuando a
sostenere il suo sguardo.
-Intanto,
tu sei fidanzata con..- cominciò lui contando sulla mano.
-Non
con Jesse. L’ho lasciato. Pensavo fosse già chiaro
che sono qui per te- precisò
lei, continuando a lasciare allibito il ragazzo.
-Io
allora sono fidanzato- mentì di getto.
-Non
è vero. Mi stai sottovalutando Noah. Credi davvero che io
non abbia prima
parlato con alcuni dei tuoi amici?- domandò lei alzando un
sopracciglio.
-Lo
dicevo che era tutta opera della Lopez..-farfugliò il
ragazzo, distogliendo lo
sguardo.
-Diciamo
che il nostro matrimonio non la farebbe impazzire, ma le andrebbe bene-
disse Rachel,
stringendosi nella spalle.
Noah
non riusciva proprio a crederci, tutto sembrava assurdo. Erano passati
dieci
anni in cui avrebbe dovuto dimenticarla. Erano passati lenti e il
ricordo di
lei non era mai svanito. Erano passati, eppure lui l’amava
ancora. Tuttavia,
mai e poi mai avrebbe veramente pensato che dopo dieci anni lei sarebbe
arrivata un giorno a caso a chiedergli di mettere su famiglia.
Lei
aveva rotto in passato, era lei che aveva distrutto tutto quando non ce
n’era
bisogno, lei si era allontanata. Ed ora era lei lì a fargli
quella proposta,
con la sue solite strambe maniere, con i suoi bellissimi occhi
nocciola, con
quella decisione che solo Rachel poteva avere.
Erano
passati dieci anni e lui in realtà non l’aveva
ancora perdonata per quel giorno.
Forse era per quello che le avrebbe risposto di no, quello era il
motivo per
cui avrebbe lasciato andare il grande amore. Perché non
riusciva a dimenticare
quando lei, che aveva già il cuore nelle sue mani a quel
tempo, l’aveva
calpestato e ci era saltata sopra.
Once upon a
time I was falling in love
But now
I’m only falling apart
There’s
nothing I can do
A total eclipse
of the heart
Noah
la guardò storto.
-E
ora perchè ti sei messa a cantare?-domandò, ma
lei continuò.
And I
need you now tonight
And I need you more than ever
And if you’ll only hold
me tight
We’ll be holding on
forever
-Rachel!-
la chiamò lui, interrompendola.
-Se
parlo non mi senti. Io non so esprimere i sentimenti, se non con la mia
voce-
sussurrò lei, avvicinandosi lentamente.
-Perché
prima hai cantato Get It Right? Era
la canzone per Finn- disse lui.
-Sbagliato!
Era la canzone per me, perché non faccio mai la scelta
giusta, no?-rispose, dopodiché
prese con le sue mani quelle dell’uomo, alzando poi il volto
verso di lui.
-Non
posso- sussurrò Noah fermandola.
-Perché?-
chiese lei, stringendo le labbra. Lui rise amaramente e
l’allontanò.
-Rachel
io non ti ho mai perdonato per quella volta. Se non l’ho
fatto in dieci anni
non lo farò mai- le spiegò, fuggendo i suoi occhi.
-Ah
cavoli, avrei dovuto cominciare da quello.- si rimproverò la
ragazza, tirandosi
un leggero schiaffo sulla fronte. Noah riportò i suoi occhi
in quelli di lei,
sollevando un sopracciglio confuso. Lei sorrise dispiaciuta.
-Quel
giorno mentii. Non era vero che preferivo Finn. Cioè,
è stato strano che tu mi
abbia creduto. Pensavo fosse chiaro che ti amassi - rivelò,
lasciando di stucco
il ragazzo.
-Ma
…allora perché cavolo l’hai fatto? Hai
solo fatto male ad entrambi così!- controbatté
lui, scuotendo la testa.
-Se ami qualcuno lascialo libero -citò
con un debole sorriso –io sono sempre stata terribilmente
egoista Noah e volevo
andare a Broadway a tutti i costi. Era il mio sogno, era tutto per me.
Dopotutto io cosa sono senza il teatro?-disse.
-Non
dire cazzate Berry, io non ti amo…amavo solo
perché sai cantare o recitare. E
sai che ti avrei seguito fino in Russia se me l’avessi
chiesto!-urlò lui, agitando
le mani. Lei arrossì, sorridendo.
-Proprio
perché mi avresti seguito l’ho fatto.- ammise. Lui
continuava a non capire.
-Alla
fine non siamo finiti entrambi a New York? Potevamo esserci insieme se
non
avessi rovinato tutto!-borbottò, con l’espressione
tesa.
-Saresti
mai diventato un dottore se mi fossi sempre stato
appresso!-squillò lei,
tacendolo –No, non sai com’è andata. I
primi tre anni sono stati difficili, più
di quanto credi. Broadway non mi voleva, io avevo sempre creduto che
aspettasse
solo me, che fossi pronta da sempre.-disse con la voce rotta, le
lacrime erano
tornate sul suo volto. Noah si avvicinò e gliele
asciugò con il pollice della
mano.
-Io
sarei stato lì ad aiutarti-sussurrò.
-Appunto!-annuì
lei –Io ti avrei rovinato la vita per un sogno solo mio-
scandì – pensavo che
spezzandoti il cuore mi avresti dimenticata in fretta, che mi avresti
odiata e
saresti passato al altro- confessò, facendo spallucce.
-E
Finn allora?-
-Finn,
forse si un po’ mi piaceva e poi volevo trovare anche io una
maniera per
dimenticare te- disse solo. Lui la guardò, stretta nel suo
vestito blu notte,
bella come solo lei era.
-E
allora perché sei qui?-chiese infine.
-Perché
ti amo, non è chiaro?-mormorò –Ricordi
cosa dissi al matrimonio di Brittany e
Santana, durante il tuo discorso?-chiese, senza però
aspettare una risposta –dissi
che se è amore, non puoi scappare.-ricordò,
sbattendo le lunghe ciglia.-Quella volta non la capii a pieno, ma ora
è
chiarissimo- aggiunse.
Noah
alzò gli occhi su di lei. Sapeva perfettamente cosa voleva
dire. Non c’era
bisogno di spiegarlo.
-Io
posso scappare quanto voglio da te, posso fingere di amare Jesse, di
essere
contenta così, ma sappiamo entrambi che ti tornerei a
cercare.-sussurrò, con un
timido sorriso –e magari trovarmi ad assistere in un angolo
alla tua laurea,
vederti di sfuggita uscire dall’ospedale in cui lavori anche
se non ci dovrei
mai essere vicina, osservarti dalla riva di un fiume non molto lontano
dalla
casa dei miei- rivelò abbassando gli occhi.
Noah
rimase piacevolmente sorpreso dalle parole di Rachel. Lei
c’era sempre stata,
nascosta, ma c’era. Anche lei non riusciva a dimenticarlo.
Era tutto così
paradossale.
-Per
questo- tornò alla sua decisione iniziale -penso sia giusto
sposarci- concluse,
sorridendo decisa.
-Io…io
non credo-bisbigliò Noah. Rachel mutò
l’espressione, perdendo immediatamente la
gioia.
-Senti
Rachel, hai ragione, ma non puoi venire qui dopo dieci cavoli di anni e
pretendere ciò. Io, io non lo so. Devo
pensare-cercò di spiegarle.
-La
mia non era una domanda-precisò lei.
-Non
sei l’unica che decide- ribattè lui.
-Non
fare il bambino-sibilò lei.
-Ma
è assurdo. Qui quella che vuole scegliere tutto sei tu!
Lasciami tempo, non
puoi pretendere di avere sempre quello che vuoi- sbottò
Puck, voltandosi e
incamminandosi verso la porta.
-Noah!-lo
chiamò ancora lei –Noah,
perdonami…-supplicò
–Noah!-gridò, ma ormai lui era già
uscito ed aveva chiamato un taxi.
***
Oddio
non uccidetemi. State tranquilli.
Note:
-Rach
aveva i suoi validi motivi u.u Quella ragazza spacca :)
-Per
le canzoni. La prima non sono stata ad assillarvi con tutto il testo
che
conoscete, ho messo solo le strofe più importanti. La
seconda è Total Eclipse of The
Heart che
personalmente amo e le parole ci stavano, quindi l’ho
inserita ;) Sì, avrei
potuto usare Need You Now ma ho
preferito non farlo. Premetto che adoro tantissimo quella canzone,
però se n’è
già scritto tanto tanto e non volevo ripetere, anche
perché in un certo modo l’avevo
già usata ;)
-Sono
felice di essere arrivata a scrivere questo capitolo (interamente
Puckleberry).
Diciamo che l’unico punto fisso di tutta la fic era questo.
Sono cambiati molti
altri pezzi, ma questo l’ho lasciato come l’avevo
pensato in partenza e non mi
dispiace :)
-
Per vestito di Rachel mi sono ispirata a questo vestito il resto è inventato u_u
- “Se ami qualcuno lascialo libero. Se
torna
da te, sarà per sempre tuo, altrimenti non lo è
mai stato.” (Richard Bach)
Mi
scuso degli errori ;)
Besos,Miky
|
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Capitolo 12 *** Home ***
12.Home
Noah
pagò il taxi e si avviò con passo veloce verso
l’aeroporto.
-Un
biglietto per il primo volo per New York City- chiese, guardandosi in
giro.
-Mi
spiace, ho appena venduto l’ultimo che parte a minuti.
Dovrà aspettare il
prossimo tra un’ora.- lo informò il ragazzo,
stampandogli il biglietto mentre
lui pagava, leggermente infastidito di dover attendere.
Prese
qualcosa alle macchinette e si sedette ad aspettare.
Il
suo aereo fu alquanto puntuale e dopo un’ora di volo si
ritrovò nella grande
città, dove prese un ennesimo taxi per raggiungere casa.
Appena
scese dalla macchina vide una persona seduta sui gradini della sua
porta, che si
stringeva infreddolita nelle spalle. La raggiunse e lei si
alzò, guardandolo
decisa. Poi, proprio come aveva fatto qualche ora fa,
cominciò a cantare, ora
senza musica, senza accompagnamento, solo con la sua voce melodiosa.
When will I see
you again?
You left with
no goodbye, not a single word was said
No final kiss
to seal anything
I had no idea of the state we
were in.
I know I have a fickle heart and
bitterness
And a wandering eye, and a heaviness in my
head
But don’t you remember,
don’t you remember?
The reason you loved me before,
Baby please remember me once more.
-Rachel,
mi aspettano altre canzoni?- la interruppe lui, accennando un sorriso.
-Canterò
finché tu non mi ascolterai e capirai quello che ho da
dirti.- disse sicura,
annuendo. Lui rise, scuotendo la testa. Fece per iniziare a parlare, ma
lei fu
più veloce grazie all’esperienza. Dopotutto si
riusciva mai a tappare la bocca
a Rachel Berry!?
-Noah,
tu mi devi perdonare, e lo farai. Con le buone o con le cattive, non mi
interessa- scosse la testa- ma o mi perdonerai o ti
assillerò ogni singolo
giorno finché non lo farai per sfinimento. Sai, sono
bravissima a dare
fastidio, penso sia l’unica cosa che mi venga meglio di
cantare.- affermò
sollevando le spalle nude –Perciò a tuo rischio e
pericolo. Fai quello che
vuoi, io ti ho avvertito. E giocherò anche scorretto se
dovesse essere
necessario- puntualizzò.
Noah
scosse il capo divertito, era come una macchinetta che produceva parole
su
parole.
-Sai
cosa, se dovess..-ripartì lei, ma qualcuno riuscì
a fermarla, poggiando le
proprie labbra sulle sue. Noah la baciò ancora dolcemente,
prendendo
delicatamente la testa fra le sue mani, mentre lei si faceva
più vicina. Il
ragazzo poi appoggiò la fronte su quella di lei, sorridendo,
mentre fissava i
suoi meravigliosi occhi nocciola che tanto amava.
-Hai
fatto prima del previsto- sussurrò lei con un grande sorriso.
-Ti
avevo già perdonata quando mi avevi raccontato
com’era andata- ammise lui,
mentre un sorrisetto beffardo gli comparve sul volto.
-E
mi hai fatto fare tutto ciò per puro
divertimento?-borbottò lei, tirandogli
addosso la borsetta.
-Un
po’-ridacchiò il ragazzo, cercando di tenerla
ferma –Poi volevo vedere se mi
avresti seguito-disse, stringendola tra le braccia.
-Sei
proprio un romanticone- lo canzonò lei, non riuscendo a
trattenere un sorriso.
-Pff-
sbuffò lui, leggermente imbarazzato.
-Io
vorrei essere baciata- trillò Rachel, sorridendo furba
mentre alzava le
sopracciglia divertita. Lui ridacchiò per poi accontentarla,
dandole un bacio
appassionato e intenso, uno di quelli che non le dava da tanto, da
dieci anni
forse.
L’aveva
perdonata immediatamente, certo che l’aveva fatto. Aveva
cercato di odiarla in
quel tempo, ma non era servito a nulla. Poi quella sera aveva scoperto
la
verità, aveva capito il motivo per cui lei a suo tempo gli
aveva distrutto il
cuore. Lo aveva fatto per il suo bene, voleva che anche lui realizzasse
i suoi
sogni, che potesse desiderare qualsiasi cosa senza dover dipendere dal
suo
sogno di Broadway. Per farlo si era sacrificata in prima persona,
perché aveva
rinunciato al ragazzo che amava e ad una persona che le sarebbe stata
accanto,
che l’avrebbe supportata nei momenti difficili. Forse avrebbe
dovuto capirlo in
alcuni dei suoi gesti. Il modo in cui era sempre gentile con lui, come
cercava
sempre di avvicinarsi e come si comportava quando ogni tanto erano
finiti a
letto insieme.
E
poi l’amava, poteva raccontarsi tutto ciò che
voleva ma la verità era quella.
I
due si staccarono, rimanendo però saldamente abbracciati.
-Mi
mancavano i tuoi baci- mormorò lei, sospirando contenta.
-A
me non solo quello- aggiunse lui, con il suo solito sorrisino
malizioso, mentre
faceva scendere le mani sul sedere della ragazza. Rachel gli
tirò un leggero
schiaffo sulla spalla, scoppiando a ridere.
-Mi
mancava un po’ anche il tuo essere un maiale- aggiunse,
legando le braccia
dietro al suo collo.
-Bè,
quello non ne avevo dubbi- rise il ragazzo- a me mancavano quasi i tuoi
monologhi- scherzò.
-Come
quasi?-chiese lei, facendo ridere entrambi.
-Per
quanto tempo ancora hai intenzione di tenere le tue mani
lì?- chiese la ragazza
sorridente, alludendo al fatto che fossero ancora salde sul suo
fondoschiena.
Lui
fece finta di pensarci un po’, arricciando le labbra e
guardando verso l’alto.
-Direi
per il resto degli anni della mia vita- concluse Noah, ottenendo un
buffetto
sulla guancia.
-E’
un modo per dire sì alla mia proposta di
matrimonio?-domandò lei, lasciando
fugaci baci sulle sue labbra.
-Guarda,
ti sposerei anche ora…. Ma ho le mani occupate- rispose lui
alzando le spalle.
Rachel scoppiò a ridere, scotendo la testolina.
-Quindi-
iniziò lei, abbassando lo sguardo prima di riportarlo su di
lui –non mi fai
entrare?-domandò, con quell’aria maliziosa che a
Puck faceva impazzire. Lui ci
ragionò un po’ sopra, per poi sorridere sornione.
-Se
ci tieni tanto- sospirò, staccandosi dalla ragazza per
tirare fuori le chiave
ed aprire la porta d’ingresso. Le porse la mano, che lei
strinse immediatamente
ed entrarono. Non le diede nemmeno il tempo di guardare
l’interno che la spinse
contro il muro, cominciando a baciarle avidamente il collo, scorrendo
le mani
sui suoi fianchi. Lei gli afferrò il capo, cercando le sue
labbra, famelica e
insistente, mentre con le mani lo aiutava a sfilarsi la giacca dei
Titans come
aveva faceva tanto tempo prima. Noah lasciò cadere
l’indumento per terra, dopodiché
fece girare la ragazza, spostandole i capelli di lato così
da baciarle le
scapole e trovare la cerniera del vestito elegante. La tirò
lentamente verso il
basso, facendo scivolare il vestito sul pavimento. Rachel rimase solo
con un
paio di mutandine di pizzo e voltò il viso per cercare lo
sguardo del ragazzo.
Lui le sorrise soddisfatto, girandola nuovamente verso di se per
cominciare a
baciare il suo petto, mentre lei sospirava lentamente. Rachel poi
allacciò le
braccia dietro al collo del ragazzo e si issò, legando le
gambe intorno al
bacino del ragazzo. Lui sistemò una mano sotto al suo
sedere, mentre con l’altra
le accarezzava la schiena. Lei prese a leccargli e mordergli il lobo
dell’orecchio,
scendendo poi per il collo per trovare il bordo della maglietta. Decise
quindi
di sfilargliela, infilandoci sotto velocemente le mani e tirandola
verso l’alto,
reggendosi al suo corpo mentre lui se la levava. Noah riprese a
baciarla, mentre
lei graffiava leggermente i suoi pettorali, dirigendosi verso il tavolo
della
cucina per farla sedere sul bordo. Lei sorrise, cercando con le mani il
bottone
dei suoi jeans, per poi farlo uscire dall’asola, per poi
calarglieli. Noah le
spinse leggermente una mano sulla pancia, facendola stendere sul
tavolo. Si
posizionò poi tra le sue gambe, abbassandosi sul suo corpo
per stuzzicarla,
giocando con la lingua intorno al suo ombelico, assaggiando il dolce
sapore
della sua pelle ambrata. Lei gemette, inarcando la schiena e spingendo
il suo
bacino più vicino al ragazzo, chiedendo di più.
Lui rise, tornando sulle sue
labbra rosse e socchiuse.
-Santana
si arrabbierà?-sussurrò, ansimando appena
-Dopo
tutti i posti in cui io ho beccato lei e sua moglie, non ne ha proprio
il
diritto-disse lui, infilando poi le mani sotto il bordo delle mutandine
della
ragazza, la quale alzò il busto, stringendosi più
a lui.
-Ottimo-
mormorò sorridendo.
Rachel
sbatté le palpebre ancora una volta per abituarle alla luce
che filtrava dalla
finestra. Sentì la stretta salda di Noah su di lei e si
accoccolò sul suo
petto.
-Buongiorno-
sussurrò al ragazzo.
-Buongiorno
Rach- farfugliò lui, carezzandole la schiena liscia e nuda,
mentre le lasciava
un bacio sulla nuca.
-Non
andare a lavorare- mugolò lei, vedendolo guardare
l’orario.
-Tra
qualche ora-rispose lui, continuando a coccolarla.
-Ma
io sono più importante di quei bimbi- brontolò,
sporgendo all’infuori il labbro
inferiore e guardandolo con i suoi migliori occhi dolci.
-Che
altruismo!- esclamò Noah ridacchiando.
-L’ho
sprecato tutto anni fa. Ora ho solo il mio bellissimo egoismo-
annuì lei. Lui
le diede un tenero bacio sulle labbra.
-Cosa
ci fanno delle mutande nella mia cucina?!-sbraitò Santana
dall’altra stanza.
Noah
e Rachel sgranarono gli occhi, ridendo divertiti. La testolina di
Brittany
sbucò poi dalla porta. La bionda sorrise allegra salutandoli
con la mano,
mentre loro ricambiavano.
-Santiiiii-
chiamò la moglie, saltellando sul posto e battendo le mani
–C’è Raaach!-
aggiunse, mentre Santana arrivava borbottando.
-Cosa
si era detto sul portare le ragazze in casa?- domandò la
latina, guardando
storto i due. Ma Brittany la spintonò appena.
-E’
Rach- ripetè sorridendo –Posso
abbracciarla?-chiese,guardandola con i suoi
vivaci occhietti chiari .
-Non
ci pensare, prima deve farsi una doccia e vestirsi- rispose la moglie,
puntando
il dito verso Noah e Rachel che ridacchiavano divertiti. Brittany mise
su il
muso, incrociando le braccia indispettita. Santana si rigirò
verso gli amici,
continuando a guardarli male.
-Vi
aspettiamo in sala, se vi vestite ci fate un favore- disse, scuotendo
la testa
e sorridendo appena, per poi andarsene.
-In
realtà siamo entrambe molto felici per voi!-
trillò Brittany, prima di essere
trascinata via dalla latina.
Noah
e Rachel scoppiarono a ridere, riprendendo a baciarsi.
-Sai,
non è che mi vada molto a genio che tu ti vesta. Magari dopo
chiedo a Santana
se ti da il permesso di girare nuda in casa- rifletté il
ragazzo, convinto. Lei
gli diede uno schiaffo sul braccio, ridacchiando.
-Trovami
qualcosa da mettere- gli ordinò, alzandosi e dirigendosi
verso l’armadio.
-La
mia idea era di gran lunga migliore- sbuffò lui, aprendo le
ante per poi passarle
una sua maglietta e un paio di pantaloncini.
I
due ragazzi dopo una decina di minuti raggiunsero le amiche in sala,
trovando
Santana guardare la televisione con la testolina appoggiata sulle gambe
della
compagna, mentre Brittany si divertiva a farle alcune treccine tra i
capelli.
Rachel
sentì qualcosa sfregarsi contro le sue gambe e abbassando lo
sguardo incontrò
gli occhioni verdi di Charity, che fu ben presto raccolta da Noah.
-Allora,
avete nulla di nuovo da dirci?- chiese Santana, alzandosi appena li
vide. Brittany
non aspettò una risposta, fiondandosi ad abbracciare
l’attrice.
-Ci
sposeremo- accennò Noah, non riuscendo però a
trattenere un sorriso gioioso.
Brittany si eccitò maggiormente, stringendo la presa sulla
ragazza, che
continuava a ridere.
-Congratulazioni,
finalmente riusciremo a liberarc… B che cavolo fai? Lasciala
in pace- borbottò,
leggermente gelosa.
-Accoglievo
come si deve la nostra nuova coinquilina- si difese tranquillamente
lei. Gli
altri tre la guardarono stupiti.
-Tú eres loca!-
sbottò Santana, agitando
le mani. Brittany la guardò confusa.
-Perché
mai? Ora che
stanno insieme vorranno anche vivere insieme- disse lei, chiedendo con
un cenno
del capo la conferma ai due i quali annuirono.
-Ma
non in casa
nostra! Finalmente ci possiamo liberare di Puckerman, non prenderemo
anche la
Berry!- squillò, scotendo la testa contrariata.
Brittany
punto i
piedi per terra, corrugando le sopracciglia e incrociando le spalle.
-Io
non voglio che
Noah se ne vada!- affermò decisa, guardando negli occhi la
moglie. Santana
spalancò la bocca allibita, quando si impuntava Brittany
nessuno riusciva a
farle cambiare idea.
-Ma
io non voglio
vivere con quei due. Già uno era tanto, pensa vivere persino
con la Berry-
piagnucolò Santana, implorando la moglie.
-Ma
Rachel e brava e
cara- annuì Brittany, sorridendo e dando leggere pacche
sulla nuca dell’attrice
che sorrideva divertita. Santana sbuffò, sospirò
più volte, poi abbassò il capo
sconfitta.
-E
va bene- accetto,
sconfitta. Brittany si lanciò verso di lei per abbracciarla
e stamparle bacetti
sulle guance.
-Ci
divertiremo un
sacco!-trillò la bionda su di giri, contentissima di aver
ottenuto ciò che
voleva.
Santana
borbottò
qualcosa, ancora contrariata, poi puntò il dito su Rachel.
-Io
acconsento a
condizione che te lo sopporti poi tu tutti i giorni, perché
io l’ho fatto per
tutto questo tempo lunghissimo- la minacciò, guardandola
male.
-Certo-
sorrise lei,
voltandosi verso il ragazzo –al massimo lo chiuderemo fuori
dalla porta-scherzò.
-Questa
idea mi
piace- annuì Santana, sorridendo maligna.
Noah
guardò le due
ragazze seccato –Comunque Lopez, avevo ragione io!-disse,
continuando ad
accarezzare la gatta che aveva tra le braccia.
-Ah.ah,
divertente.
Questa faceva proprio ridere- fece lei, ridendo per finta.
-Sbaglio
o aveva
detto che non sai dire di no a tua moglie?- la canzonò,
ricevendo in fretta un
cuscino in faccia. Rise e lasciò Charity per terra,
abbracciando poi Rachel da
dietro.
-Ora
sei a casa,
contenta?- le sussurrò all’orecchio, vedendola
annuire con energia.
-Ne
potremmo
comprare una più grande - aggiunse lei, cercando le sue mani
-Prima
o poi-
mormorò lui.
I
quattro amici si
sedettero poi assieme sul divano, chiacchierando e scherzando.
Per
Noah tutto era più
semplice. Ora che aveva Rachel con se, ora che sapeva che
l’avrebbe sempre
avuta al suo fianco e che sapeva che non si sarebbe liberato nemmeno di
quelle
due matte coinquiline era proprio fiero della sua vita. Certo, sapeva
che non
ci sarebbero stati solo bei momenti, ma avere quelle tre ragazze sempre
con se
avrebbe sempre dato quel gusto frizzante a ogni suo giorno, e questo
era
proprio ciò che desiderava.
Santana
ad un tratto
interruppe il racconto di Rachel, alzandosi e puntando contro i due
fidanzati
il dito con fare minaccioso.
-Volevo
solo
precisare che se vi lasciate, vengo prima da uno poi
dall’altra e vi uccido. Crudelmente-
li avvertì per poi sorridere nuovamente –Dicevi?-
***
Contenti?
Io lo sono
;) Il mio scopo era arrivare a questo capitolo u.u
Sarebbe
dovuto
essere l’ultimo ma Vale
mi chiese di
poter leggere di un certo matrimonio, per cui il prossimo e ultimo
capitolo
sarà un bonus di fluffosità :)
Non
vi rompo nemmeno
con le note, dico solo che la canzone all’inizio è
la bellissima Don’t you remember
della bravissima
Adele ;)
Al
prossimo!
Besos,Miky
|
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Capitolo 13 *** Make us stay in love this way forever ***
13. Make us stay in love this way
forever
Santana
sciolse il papillon, per poi sistemandoglielo per
la quinta volta. Borbottava qualcosa, agitata, non riuscendo a stare
ferma.
-Dave,
andrà tutto bene. Lui ti ama, tu lo ami, non ti
preoccupare- farfugliò velocemente, continuando a lisciargli
la camicia. Il
ragazzo ridacchiò.
-Guarda
che sei più agitata più tu di me, Lopez. Oggi
è
un giorno come gli altri, dovrò solo sopportare tanti
sguardi su di me, ma per
stavolta mi sacrificherò- sbuffò lui, facendo
spallucce.
-Oggi
è il giorno più importante della tua vita Davey-
annuì Brittany, dandogli pacchette amichevoli sulla spalla.
Santana la guardò
male, allontanandola per risistemare la manica.
-No,
il giorno più bello della mia vita al massimo
sarà
domani, quando sarò sposato e non avrò tutti voi
tra i piedi- rise il ragazzo,
mentre la latina continuava ad aggiustargli ogni difetto, invisibile ad
occhio
umano. Brittany sorrise, staccando poi la moglie da Karofsky, per
tentare di
calmarla. Santana sospirò, per poi abbracciare delicatamente
Dave, non troppo
forte per non sgualcire il completo nero del ragazzo.
-Non
ci posso credere che il mio testone si sposa-
sussurrò, lasciandolo appena sentì gli occhi
velarsi, raccogliendo le
goccioline con un dito.
-Nemmeno
io!- esclamò Noah –Non l’avrei detto
mai, mai,
mai, mai, mai, mai, mai, mai, mai, ma proprio mai!-disse, agitando la
mano per
dare più enfasi, mentre gli scappava un risolino. Dave lo
guardò male, tornando
poi a voltarsi verso l’amica.
-Guarda,
posso capire la tua presenza in quanto mia
testimone, posso capire quella di tua moglie, ma proprio non riesco a
trovare
una ragione per cui quei due debbano essere qui. Ci sono altri luoghi
in cui
tubare, tipo …casa vostra, un altro stato, un altro
continente- brontolò,
guardando Rachel starsene seduta sulle gambe di Noah tutta sorridente.
-Non
badare a loro, potrebbero solo farti saltare i nervi
e non è il momento- sentenziò
l’ispanica.
-Potremmo
lasciarli qui per la cerimonia- propose.
-No,
faresti loro solo un piacere- sbuffò Santana,
facendo roteare gli occhi infastidita.
-Hai
scelto proprio un bellissimo completo Dave- aggiunse,
sorridendo e ammirandolo.
-Sentii
una volta dire da Kurt che con Armani non ci si
può sbagliare- fece lui – ha voluto lasciare
decidere a me come vestirmi perché
non poteva categoricamente vedere cos’avrei indossato oggi,
ma spesso aveva
crisi e incubi. Penso sia ancora convinto che mi presenterò
in tuta.- le spiegò
ridacchiando.
-Santi?-
la chiamò la bionda con un grosso sorriso.
-Sì?-
-Mancano
due minuti alla cerimonia- esclamò tutta
allegra. La moglie sgranò gli occhi e spalancò la
bocca.
-Dios Mio-
riuscì solo a mormorare, spingendo poi fuori tutti dalla
stanza. Gli amici
uscirono nel grande giardino fiorito e deliziosamente addobbato in
bianco, dove
tutti gli invitati aspettavano trepidanti. Brittany e Noah si sedettero
tra le
prime file, mentre Santana e Dave presero posto sul palchetto, dove
avrebbero
atteso l’arrivo di Kurt.
-Alla
buon ora!- bisbigliò Mercedes che doveva già
essere
lì da un po’. I due si scusarono subito, restando
poi in silenzio , attendendo
che arrivasse l’altro futuro sposo. Santana si torturava le
mani, e vide una
certa agitazione anche in Dave, nonostante egli volesse celarla in
tutti i
modi. Rachel si era portata vicino al piano, poiché come
aveva voluto Kurt,
avrebbe cantato lei al suo ingresso. Appena lo vide, il pianista
incominciò a
scorrere le dita sui tasti e lei a intonare le note della canzone che
le era
stata chiesta.
I
would fight not to ever fall too deep
Never
sure that love would grow
Now at
night as I lay me down to sleep
I
could never let you go
Come arrivò, tutti si voltarono
indietro per vedere il
ragazzo. Kurt indossava un elegantissimo completo bianco, ovviamente un
Alexander McQueen, e mentre s’intonava perfettamente con la
sua pelle candida,
risaltava alquanto le gote color porpora, quanto gli occhi,
più luminosi e
lucidi che mai.
And lying
here with you, I still can't believe it's true
Never thought that I would ever
find a love
That lasts forever
Sorrise notevolmente imbarazzato, prendendo il
braccio di
suo padre e cominciò a percorrere la navata, tra gli sguardi
amorevoli e
gioiosi dei presenti.
Be the man
that's mine
Find the love that never goes away
Be the heart I know will be
The one that beats for me, be the
man
Rachel aveva già le lacrime agli occhi,
mentre passava lo sguardo da Kurt a
Dave, ogni tanto a Noah, per poi riportarlo sugli sposi. Dave non
riusciva a
staccare gli occhi dal suo futuro marito, mentre lui gli si avvicinava
sempre
più. In poco gli fu accanto e lo guardò
timidamente, il che provocò un vivido
rossore ad entrambi e sorrisini imbarazzati. Burt diede una pacca sulla
schiena
di Dave, lanciandogli uno sguardo eloquente.
Be the man that's mine
I
always try to find the love that never goes away
Tell
me we will always be together
Make
us stay in love this way forever
Be the
heart I know will be
The
one that beats for me
Wherever
you may be
Always
be with me, be the man
Appena Rachel finì la canzone si
affrettò a prendere
posto, mentre il celebrante iniziava a parlare dell’unione
dei due giovani. Dopo
un lungo discorso arrivò il momento dei giuramenti e giunse
il piccolo Chris
Evans trotterellando, portando i due anelli. Dave si abbassò
sul piccolo,
ringraziandolo con un buffetto sul capo e quello con un sorrisino furbo
corse
subito tra le braccia di sua madre. Dave prese la mano tremante del
compagno,
che forse ancora non ci credeva, visto lo sguardo sognante. Gli
infilò l’anello
e lo guardò deciso.
-Kurt, prometto di restarti vicino e prendermi
cura di te
sempre, soddisfacendo persino le tue più folli voglie,
perché dopotutto sai che,
per quanto mi dovessi opporre, non riuscirei a resisterti per
più di qualche
minuto, per poi cedere. Prometto anche di continuare a prenderti in
giro,
stuzzicarti e farti arrabbiare, perché sai quanto adoro
vederti sbuffare e
tenermi quell’adorabile broncio.- gli sussurrò,
mentre il più basso quasi lo
guardò male – e infine, prometto di amarti, a modo
mio, e rispettarti fino alla
fine della mia vita- concluse, mentre Kurt sorrideva con le lacrime
agli occhi,
scuotendo leggermente la testa. Toccò poi a lui inserire
nell’anulare sinistro
dell’uomo l’identica fede.
-David, prometto di essere paziente e di
controllare le
mie crisi isteriche, prometto di trattenere i miei commenti sul come ti
vesti,
sperando di trovarti sempre impeccabile come oggi- annuì,
scorrendo gli occhi
sull’abito dello sposo –Prometto di starti sempre
accanto, anche se ti desse
fastidio, anzi soprattutto se così fosse –rise
– Prometto che tenterò in tutti i
modi di metterti in imbarazzo, perché non
c’è cosa che io preferisca di quando
arrossisci e
diventi timido – aggiunse,
ottenendo subito quello che voleva – Infine prometto di
amarti e rispettarti
per il resto dei miei gironi – sbattendo le palpebre e
mordendosi le labbra.
Mentre il celebrante li dichiarava marito e
marito, Dave
si abbasso sullo sposo, sorridendo nel vederlo trattenere a fatica il
pianto.
-Pff, rimarrai sempre la mia fatina- gli
mormorò, prima
di avere il permesso di baciarlo. Immediatamente seguirono applausi ed
esclamazioni.
Poco dopo essersi staccati i due furono investiti
da
Santana, che ricevette un abbraccio.
-Sei proprio diventata una sentimentale Lopez- la
schernì
Dave, stringendola forte.
-Ma senti chi parla- borbottò lei,
lasciando le sue
braccia per ritrovarsi tra quelle di Kurt.
Tutti i presenti si spostarono poi
all’interno del
ristorante, sedendosi ai tavoli assegnati.
-Dave, a me va anche bene essere in tavolo con
voi, perché
insieme a Mercedes siamo le testimoni, e Brittany è mia
moglie e deve stare in
tavolo con me. Ma ora, spiegami che ci fanno in tavolo noi quelli?- brontolò, indicando
Noah sussurrare qualcosa a Rachel ,
che scoppiò a ridere gioiosa. L’amico
alzò le mani impotente, indicando poi il
marito.
-Rachel ha cantato!- le spiegò Kurt,
guardandola con i
suoi occhi che ancora risplendevano scintillanti – Ah, per
l’appunto …Rachel?-
la chiamò, ottenendo tutta la sua attenzione.
-Sì?- sorrise lei, appoggiando il mento
sul palmo della
mano sinistra.
-Grazie, sei stata superba come sempre!-
esclamò
complimentandosi.
Noah pensò che doveva proprio essere su
di giri per
elogiarla in tal modo.
-Oh, era il minimo – rispose lei,
sollevando appena le
spalle.
-E ora la puoi smettere di sventolare la tua fede
con
tutti quei sorrisi. Non è bastato certo questo per farti
perdonare- aggiunse
però subito lui, girando di scatto la testa con fare
indifferente.
Rachel e Noah scoppiarono a ridere.
No, Kurt non l’aveva presa affatto bene.
Non avevano ben capito il motivo, ma il fatto che
si
fossero sposati qualche settimana prima di lui era stato un grande
affronto nei
suoi confronti. Inoltre non comprendeva come avessero preparato tutto
in pochi
giorni, con calma e senza agitazione, sposandosi come se fosse per loro
la cosa
più naturale del mondo. Per non farlo andare su tutte le
furie, Noah aveva
deciso che solo Brittany gli avrebbe fatto da testimone,
perché Santana era già
stata prenotata da tempo, e che Quinn lo facesse a Rachel non dava
fastidio ad
Hummel. Certo, da ora si sarebbe sempre vantato di avere un matrimonio
più
curato e pensato, ma non sarebbe stato un gran problema per i coniugi
Puckerman.
-Kurt suvvia, non potrai odiarmi per sempre- disse
Rachel.
-Certo che sì. A meno che…-
s’interruppe lui, pensando a
qualcosa.
-A meno che?- lo incitò la ragazza.
-Sei incinta?- chiese, guardando la coppia con far
indagatore.
I due scoppiarono a ridere, scuotendo la testa.
-Naah, allora non posso perdonarti- disse,
sistemandosi
il colletto della camicia.
Rachel ridacchiò ancora, voltandosi poi
verso il marito.
-Però mi piacerebbe avere a breve un
figlio- ammise.
Noah sgranò gli occhi, sorridendo come
se avesse detto la
cosa più bella che avesse mai sentito. In effetti, era
proprio così. Noah amava
i bambini e l’unica cosa che amava di più era
Rachel, per cui sì, il suo sogno
era avere al più presto un figlio con lei.
Anche tre o quattro.
-Ovviamente. Mi piace fare bambini!-
esclamò lui,
ricevendo un buffetto sulla spalla.
-Avremo una bellissima bambina, la mia piccola
Barbra-
sospirò Rachel sognante, sbattendo ripetutamente le ciglia.
-Avremo prima un bambino. Billy sarà il
primogenito- la
corresse. Rachel lo guardò male, scuotendo la testa.
-Ti dico che prima avremo Barbra!- insistette la
donna,
ferma sulla sua idea. Noah agitò il suo indice davanti a
lei, facendogli segno
di no.
-E invece sì! Facciamo che decide chi
lo deve tenere
nella sua pancia per nove mesi, ok?- sorrise Rachel, strizzando gli
occhietti a
fessure.
-Vedi, quando dico che essere lesbica ha i suoi
vantaggi-
disse con un sorriso Santana a Dave.
-Io voglio due gemelle- trillò
Brittany, guardando la
moglie con i suoi occhioni vivaci. Santana la guardò stupita.
-Dicevi?- la derise Karofsky al suo fianco.
-Rach- la fermò ad un certo punto Noah,
mentre lei si era
persa nella spiegazione per cui era meglio aver prima Barbra
–Verrà ciò che
verrà, e se non dovessimo avere sia un maschio che una
femmina, ne faremo finché
non sarà così- le suggerì .
Lei lo guardò, per poi scoppiare a
ridere annuendo.
-Dopotutto non importa che il primo sia un bimbo o
una
bimba, l’importante è che sia figlio nostro
– le mormorò, carezzandole una guancia. Lei
sorrise, baciandolo teneramente,
mentre Santana chiedeva loro di prendersi una stanza o meglio,
un’altra casa.
-Lopez, non perderei mai l’occasione di
irritarti- la schernì
Noah, tornando poi a voltarsi verso la moglie, la quale
incrociò le braccia,
rimuginando su qualcosa.
-Tanto la prima sarà femmina!- se ne
uscì qualche secondo
dopo, annuendo e sorridendo convinta come solo Rachel Berry poteva
essere.
~Fine~
***
Oddio, è finita davvero
ç_ç
Se da una parte sono felice di averla conclusa,
dall’altra
un po’ mi dispiace staccarmene.
Devo dire che alla fine sono abbastanza
soddisfatta di
questa long. So che ci sono errori, che non sempre è
interessante o originale
come vorrei, ma in un certo senso mi piace. So che i personaggi
potrebbero
essere visti spesso come OOC, ma penso anche che dopo dieci anni si
possa
cambiare e che infondo non sappiamo come i nostri ragazzotti
diventeranno.
Mi spiace per quelli che volevano il matrimonio
Puckleberry, ma era un po’ scontato e poi mi era stato
chiesto quello
Kurtofsky.Per questo capitolo non ho molto da dire, avendo
già annunciato la
sua fluffosità. Magari sarebbe stato carino più
Puckleberroso. La canzone che
canta Rachel è Be The Man
di Celine Dion, che è
veramente bellissima
e l’ho trovata adatta, Rachel la canterebbe divinamente (come
qualsiasi cosa).Per
i figli sognati, Barbra si riferisce chiaramente a Miss Streisand,
mentre Billy
a Billy Joel; le gemelline che vorrebbe B sono un’altra
storia xD
Ora posso finalmente passare ai ringraziamenti.
Grazie, grazie davvero di cuore a tutti quelli che hanno
seguito, letto,
apprezzato un minimo questa storia, a quelli che l’hanno
inserita tra i
preferiti, grazie davvero. Grazie a coloro che si sono presi la briga
di
recensire, soprattutto a quelli che ci sono sempre stati come Vero ed
Isa, e
grazie mille anche a Nana, Alessia e Nina.
Un grazie particolare va ad Ari, la mia dolce Ari,
perché
lei mi ha sempre aiutata, incitata e supportata.
Non ringrazio invece Vale, perché le
darebbe solo
fastidio, ma le dico che è stata un vero tesoro pure lei,
che spesso mi ha
consigliata e spinta a scrivere.
Infine ci tengo a dire che penso che la maggior
parte delle
idee per questa ff mi siano venute mentre ascoltavo e riascoltavo 21 di
Adele.
Mi ha veramente ispirata.
Bene, ho quasi finito di annoiarvi.
Dico solo che tornerò a brevissimo con
un’altra long,
purtroppo molto più angst di questa, che però
sarà incentrata su più
personaggi.
E, non si sa mai che non scriva veramente qualche
spin
off di “Se è amore, non
puoi scappare”,
che per ora sono solo idee. Vedremo!
Oddio, ho fatto un commento più lungo
del capitolo XD La
smetto!
Con affetto, Miky
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