Rise of the Brotherhood

di Burdock 95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




RISE OF THE BROTHERHOOD


Prologo

Il furgone dei quattro correva rapido sulla piccola strada. Al suo interno, Rebecca Crane, assistita da Lucy Stillman, armeggiava col quadro comandi dell’Animus V.2 (affettuosamente chiamato Baby), con all’interno Desmond Miles, mentre lo storico Shaun Hastings guidava la vettura.
Desmond stava vivendo un ricordo …
Ezio si svegliò di soprassalto, nel letto che stava in quel momento condividendo con la bella Caterina Sforza. A risvegliarlo così bruscamente erano stati dei colpi di cannone: Monteriggioni era sotto attacco.
“Devo trovare Mario, dobiamo schierare le truppe. Stai all’interno, Caterina.” disse alla compagna.
Ezio scattò giù dal letto, impugnando la spada. Uscì dalla villa, passando per il tetto, ma un colpo di cannone fin troppo vicino gli fece perdere l’equilibrio e precipitò. A terra, Mario Auditore lo aiutò ad alzarsi.
“È Borgia. Dobbiamo abbattere le torri d’assedio e salvare quanta più gente possibile!” gli disse.
La balconata sotto la quale erano crollò e i due Assassini riuscirono a scostarsi appena in tempo.
“Io distrarrò il Borgia, tu porta in salvo i civili.” disse Mario a Ezio, aggiungendo poi “Insieme per la vittoria.” e gli tese la mano.
“Insieme.” rispose Ezio, stringendola “Sii prudente, zio.”
“Lo sarò, Ezio.” rispose, e corse via.
Ezio scattò oltre l’arena di allenamento, e con un salto strepitoso si gettò sul suo cavallo bianco, che spronò a correre mentre gli edifici di Monteriggioni cadevano a pezzi. Percorse un po’ di vie, ma all’improvviso un pezzo di un palazzo colpì il cavallo, che lo disarcionò. Ezio subito si aggrappò ad un’asta e iniziò una corsa acrobatica che lo portò ad una scala che conduceva alle mura cittadine.
L’Assassino salì sulla scala, ma un colpo di cannone sbriciolò quel pezzo di muro e Ezio cadde su un tetto. Scattò in piedi e si arrampicò senza scala su quanto restava di quel pezzo delle mura, riuscendo a raggiungere le mura cittadine.
Correndo tra le mura che cadevano in pezzi, Ezio riuscì a raggiungere un cannone e con esso fece fuoco sulla torre d’assedio a destra, distruggendola. Con un ultimo colpo di cannone distrusse una batterai d’armi dei Templari, per poi abbandonare l’arma. Si recò ad un altro cannone e ripetè la cosa di prima: distrusse la torre e una batteria d’armi, per poi abbandonare anche quell’arma.
All’improvviso una torre d’assedio riuscì a raggiungere le mura e un gruppo di soldati nemici si sparse sulle mura.
Ezio scattò verso i nemici, pronto a combattere. La porta del posto di guardia che collegava i due tratti delle mura era distrutta, pertanto l’Assassino vi passò sopra. Dall’alto si buttò giù, su un soldato nemico che uccise utilizzando la lama celata. Subito tre soldati nemici gli furono addosso, e lui sguainò la spada. Mollò un fendente, abilmente parato, ma subitò affondò, uccidendo un avversario. Il secondo tentò di colpirlo, ma Ezio parò il colpo e rispose con un micidiale affondo che uccise il nemico. L’ultimo soldato vibrò un fendente, ma Ezio lo schivò e finì anch’esso con un affondo. Si girò e si vide addosso altri due nemici. Vibrò tre fendenti: i primi due furono bloccati, ma il terzo uccise un nemico.
L’altro soldato tentò un affondo, abilmente schivato da Ezio. Mentre l’Assassino si preparava a finire il nemico, altri tre soldati gli piombarono addosso e fu costretto ad evitare ben quattro fendenti. Con un velocissimo affondo si sbarazzò di uno dei nuovi arrivati e ne uccise un altro vibrando un micidiale fendente. Mentre si accingeva a colpire i due rimanenti, ne sbucarono altri due. Parò un colpo, e poi diede un calcio nello stomaco a uno dei nemici, finendolo poi con un colpo di spada. Ne uccise un altro con un affondo, ma ecco arrivare un altro nemico. Vibrò un fendente e i nemici rimasero in due. Schivò un affondo e con la lama celata uccise uno dei suoi avversari. L’ultimo tentò di sorprenderlo con una finta, ma Ezio no nsi feece ingannare e, con un abile mossa disarmò il nemico, fiendolo poi con la lama celata. Ripose la spada, e si incamminò sulle mura. Non fece in tempo a fare molta strada, perché subito un colosso armato di ascia gli si parò davanti. Il nemico tentò di colpirlo con l’enorme arma, ma Ezio gli bloccò le braccia, lo colpì con un calcio nel punto debole maschile e gli strappò l’ascia dalle mani, usandola per finirlo.
Si incamminò con l’enorme ascia ancora tra le mani, e subito un altro colosso sbucò davanti a lui. Mentre esso si avvicinava, Ezio fece roteare l’arma e gliela tirò addosso, uccidendolo prima ancora di ingaggiare battaglia.
L’Assassino si sporse dalle mura, e vide Mario Auditore cadere a terra, ferito dal figlio di Rodrigo Borgia, Cesare Borgia.
“So che sei qui, Ezio! So tutto di te, e del tuo piccolo gruppo di Assassini!” gridò il Templare.
Ezio scattò su un tetto, lasciando le mura, e in quel momento Cesare esibì qualcosa che teneva tra le mani: un Frutto dell’Eden, la Mela. Ezio si avvicinava rapidamente, ma Cesare estrasse un fucile e con esso fece fuoco su Mario, spezzando la sua vita.
Ezio aveva quasi raggiunto il Borgia, ma nello stesso momento in cui Cesare fece fuoco su Mario, un fuciliere nemico fece fuoco su Ezio, il quale cadde a terra sanguinante.
Desmond vide tutto divenire opaco, per poi risvegliarsi nel furgone. Non si sentiva più la spalla destra, ma con sollievo notò che, sebbene il dolore lo provasse, la ferita di Ezio non l’aveva ricevuta anche lui.
“Che succede?” chiese a Lucy, ma l’Assassina bionda lo ignorò, continuando ad armeggiare col suo portatile.
A rispondere fu invece Rebecca “Ho spento Baby. Siamo arrivati.”
“Arrivati? Arrivati dove?” replicò Desmond.
“Nell’ultimo Covo degli Assassini.” intervenne Shaun.


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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***




Capitolo 1

Desmond e i suoi compagni Assassini scesero dal furgone, e si ritrovarono in un immenso garage.
“Ma dove .. ?” provò a chiedere Desmond, ma fu interrotto da una voce proveniente da dietro delle casse.
“Abbi pazienza, Desmond.” disse la voce. Desmond acuì la vista e vide una sagoma nera indistinta nell’oscurità.
Quando la figura emerse dal buio, notò che era una ragazza, che non aveva ancora vent’anni, ed era anche molto bella. Aveva i capelli sciolti, ondulati, di un corvino intenso, che le ricadevano scomposti sulle spalle. Il suoi occhi, freddi, pungenti, penetranti, sconvolsero Desmond, mettendolo in assoggezione, cosa che non gli era mai capitata nel corso di circa dieci anni.
“Chi sei?” chiese l’Assassino, stranamente poco sicuro di sé.
“Mi chiamo Hajar.” rispose freddamente la ragazza.
“Hajar? Cosa sei? Araba?” chiese Desmond.
“Sono di origine Marocchina, ora piantala con le domande.” dopo aver dato quella breve risposta a Desmond ed aver stroncato la conversazione, Hajar si girò verso l’Assassina bionda: “Lucy …”.
Lucy annuì con un cenno del capo, e si girò verso Desmond.
“Desmond …” cominciò “… lei è l’attuale Maestra degli Assassini, come sai si chiama Hajar. È lei che mi ha suggerito di infiltrarmi nella Abstergo.”
Desmond pareva disorientato “E dunque?”.
“Il ricordo che hai visto risale circa al 1500, in quel periodo Ezio Auditore si trovò a combattere contro il figlio di Rodrigo, Cesare Borgia. Ci serve sapere una cosa fondamentale, oltre che potenziarti con le nuove capacità di Ezio grazie all’effetto Osmosi.” riprese Lucy.
“Quindi diventerò ancora più forte e figo?” fece Desmond, che si era decisamente ripreso dallo scombussolamento iniziale.
“Non fare tanto lo spiritoso, Desmond Miles. Le spiritosaggini portano a prendere le missioni alla leggera, e prendere una missione alla leggera significa fallirla. Se questa missione dovesse riuscire, allora riusciremo a cancellare i Templari dalla faccia della Terra.” stavolta fu Hajar a parlare.
“Con le abilità che acquisirò da Ezio?”
“Non metto in discussione che esse saranno fondamentali, ma la vera arma segreta non sta nelle abilità di Ezio, bensì nei suoi ricordi … nei tuoi ricordi genetici.”
Desmond guardò la Maestra degli Assassini con un sorriso beffardo stampato sul volto, per poi dire “Fino a prova contraria, al magazzino ho ucciso un sacco di guardie di sicurezza dell’Abstergo.”
“Suvvia, Desmond, non essere ingenuo.” lo redarguì Hajar.
“Come sarebbe?”
“Pensi davvero che l’Abstergo Indutries avrebbe sguinzagliato i suoi più terribili mastini per catturare un ragazzo che non aveva mai combattuto prima, uno storico totalmente indifeso, una scenziata brava a combattere ma che non sa uccidere e una donna alquanto esile che sembrava essere l’unica spina nel fianco ma facilmente eliminabile dalla mera maggioranza numerica? No, Desmond, quelli che hai ucciso erano solo la punta dell’Iceberg.”
“Forse hai ragione, ma con le nuove abilità che aquisirò da Ezio …” tentò di dire l’Assassino, ma Hajar lo interruppe: “Hai visto anche tu gli Animus che ci sono all’Abstergo, dico bene? Ora che i Templari sanno dell’effetto Osmosi, che hai rivelato loro compiendo quella carneficina nel magazzino, faranno usare gli Animus ai loro combattenti più adatti, e sarà un’impresa per te affrontare tutti quei potenziati avversari.”
Desmon cominciò a preoccuparsi: gli Animus che aveva visto all’Abstergo avrebbero quindi creato dei Templari Super Soldati? Meglio non pensarci.
“Ora va dentro l’Animus: non abbiamo tempo da perdere.” fece Hajar in tono di comando.
Desmond preferì non controbattere e si sedette sull’Animus. Quando fu a posto partì la visione del ricordo …
Ezio si lasciò scivolare dal tetto, e si ritrovò all’interno della città. Roma era immensa, molto più grande di Firenze, dove aveva vissuto da ragazzo.
Si occultò tra la folla, avvolto nel suo manto bianco, e si incanalò nell’andirivieni di persone, muovendosi verso il suo obbiettivo.
Ezio aveva tentato di ricostruire la Setta, anche se per ora essa contava pochi membri. Era arrivato a Roma per colpire Cesare Borgia, per ucciderlo al fine di recuperare la Mela e vendicare la morte di suo zio Mario. Aveva scelto proprio quel periodo perché a Roma era presente uno dei Templari che aveva più influenza, uno dei principali alleati di Cesare: Ferdinando II, re di Napoli.
La visita del re aveva portato grande agitazione, e Ezio era stato costretto ad entrare dall’alto, scavalcando le mura. Alzò lo sguardo e vide i suoi tre Assassini scivolare sui tetti e raggiungerlo nel vicolo nel quale si era appena infilato. Insieme a loro tornò a muoversi tra la folla, celato alla vista dei soldati.
Il palco, adibito apposta per il discorso che Ferdinando avrebbe tenuto, era sorvegliato dalle guardie papali. Ezio si guardò intorno: accedere al palco era impossibile per chiunque, ma per lui era solo difficile, non impossibile. Tuttavia valutò bene il da farsi: attaccando dal palco avrebbe corso una quantità elevata di rischi non necessari, avrebbe potuto fallire l’obbiettivo e, infine, avrebbe potuto perfino venire colto di sorpresa dai fucilieri, che lo avrebbero ucciso. No, doveva esserci un altro modo.
“Come suggerisce di agire, Maestro?” chiese uno degli Assassini.
Ezio si girò verso di lui: quella parola, Maestro, gli suonava sempre così strana da quando la usavano per riferirsi a lui.
“Sto riflettendo, Francesco.” rispose, continuando a studiare la piazza.
In un istante si illuminò.
“Ho trovato. Francesco, Jacopo, voi due dovrete richiamare su di voi l’attenzione delle guardie papali. Mi raccomando, se siete in difficoltà non pensate all’argoglio o alla missione, fuggite e basta. Nicolò, tu ti occuperai dei fucilieri sparsi sui tetti: uccidili tutti. Io penserò al caro Ferdinando. Agiremo durante il discorso.”
Così fu fatto.
Re Ferdinando II entrò a Roma sul suo cavallo bianco, protetto dalle guardie papali che Rodrigo gli aveva messo a disposizione. Ezio osservò le movenze di Ferdinando e ne memorizzò l’aspetto. Era molto grasso, col viso grassottelo. Non era particolarmente alto, e la lunga barba bianca gli ricopriva buona parte del viso. L’Assasino si mischiò alla folla, e seguì, non visto, Ferdinando fino alla piazza dove era stato allestito il palco.
Ferdinando scese da cavallo e salì sul palco, protetto sempre dalle guardie papali. Ezio guardò in alto, e vide il segnale di Nicolò, il quale lo avvisava di essersi sbarazzato dei fucilieri sui tetti. Francesco e Jacopo si avvicinarono al palco, poi estrassero le spade e assalirono le guardie papali. Dopo una breve schermaglia fuggirono, inseguiti dai nemici.
Ferdinando tentò di fuggire con le sue due guardie private, ma Ezio gi fu addosso. Prese un pugnale da lancio e lo tirò su una delle guardie, uccidendola. L’altra guardia estrasse la spada, ma Ezio, fulmineo, gli balzò addosso e gli infilò la lama celata nella gola. Lasciò cadere la guardia e lanciò un pugnale da lancio sul cavallo di Ferdinando, facendolo fuggire.
Ferdinando, capendo che l’Assassino gli aveva tagliato tutte le vie di fuga, estrasse la spada e si preparò allo scontro. Lo stesso fece l’Assassino.
Ezio, con la spada in pugno, ingaggiò duello col Templare. L’alleato del Valentino tentò di colpire Ezio, ma esso, con una rapidità incredibile gli bloccò l’arma e fece roteare il polso, facendogli volare la spada fuori dalle mani. Con un affondo, Ezio finì il Templare. Ferdinando cadde a terra, e la sua caduta fu accompagnata da Ezio.
“Riposate ora. Non avete più niente da temere.”
“Io non temo nulla. Sei stato bravo, Assassino. Io so riconoscere la sconfitta. Hai vinto, sei troppo abile per me.”
E morì.
Ezio corse via e si dileguò, mimettizzandosi tra la folla. Desmond si risvegliò di soprassalto, con gli occhi ancora pieni di ciò che aveva visto.
“Come va, Desmond?” gli chiese Lucy.
“Come se fossi stato investito da un tir.” rispose Desmond, con la sua solita nota di ironia.
“Smettila di scherzare, Desmond. Vai a riposarti. Domani continueremo le ricerche.” gli fece Hajar.
“Domani? Non c’è la possibilità che l’Abstergo ci trovi?” chiese l’Assassino americano.
“No.” disse Rebecca. “Questa è la base operativa del Maestro degli Assassini. Non c’è modo per i Templari di scoprire questo posto.”
Desmon, rincuorato dalle parole di Rebecca, si alzò da Baby e fece per andare a riposarsi, ma Shaun lo fermò.
“Dove credi di andare?”
“A riposarmi. Me lo avete detto voi.”
“Si, ma … tu sai dov’è la tua stanza?”
Silenzio.
“C’è una domanda di riserva?” fece Desmond.
“Vai sempre dritto e poi gira a destra.” gli disse Lucy.
Desmond le sorrise e andò a riposarsi.



SPAZIO AUTORE:

per Cartacciabianca: 1. Bhe, grazie della recensione ,ma quando ho recensito da te mi riferivo alla raccolta Frammenti di Memorie e Anime. 2. Quello era solo il prologo, e dovevo scrivere qualcosa d igià esistente che non mi rendeva livero come avrei voluto. In ogni caso sono contento che tu abbia ripreso a scrivere e a recensire, perchè si sentiva la tua mancanza. E bada bene che non è un commento ironico, anzi, è davvero ciò che penso!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***




Capitolo 2

Desmond si alzò dal letto, dolorante. Aveva sognato.
Tentò di ricordarsi il sogno, ma tutto ciò che gli tornò alla mente furono ricordi sbiaditi di uomini vestititi di bianco con una croce rossa sul petto. E Altair … Altair che uccideva quei Templari.
Perché era Altair, ne era certo. Non era Ezio, ma proprio Altair. Desmond ultimamente stava cominciando a provare una forte ammirazione per quel suo antenato. Ezio era un Assassino migliore, senza dubbio, ma Altair era un uomo migliore.
Si incamminò per il corridoio ed entrò nella stanza dell’Animus. Rebecca stava armeggiando col quadro comandi, Lucy era seduta ad una scrivania a fare qualcosa col computer, Shaun stava svolgendo delle ricerche per aggiornare i database, mentre la Maestra degli Assassini era appoggiata a un pilastro, in attesa di Desmond.
Quando lo vide arrivare esclamò “All’Abstergo ti hanno abituato male. Il mattino ha l’oro in bocca, Desmond.”
L’Assassino americano tentò di ignorare Hajar e si sedette sull’Animus.
Rebecca inizializzò la sequenza genetica e subito Desmond venne catapultato nel corpo di Ezio.
Ezio entrò nel bordello della sua alleata, l’Assassina Beatrice, e si sedette su un divanetto, trovandosi subito circondato da tre belle prostitute.
Subito Beatrice arrivò lì, e si sedette di fianco a lui. I suoi capelli biondi ondeggiarono, e parlò ad Ezio con la sua solita voce sensuale.
“Benvenuto, Ezio. Cosa ti serve da me ques’t oggi?” “Non compagnia, se è questo che speri.”
“Come sei freddo, ultimamente. Bhe, dimmi come posso aiutarti e vedrò di fare il possibile.”
“Ho assassinato Ferdinando II, re di Napoli, ma penso che Cesare lo farà sostituire ben presto. Sai qualcosa su chi possa essere il suo successore?”
“Si. Ultimamente una delle guardie viene qui spesso e proprio ieri, dopo aver bevuto, ha parlato di un certo Ezio che aveva ammazzato Ferdinando, ma che non c’era da preoccuparsi perché suo zio, Federico di Napoli, ne avrebbe presto preso il posto e arriverà tra due giorni. Non c’è che dire, Ezio: la tua azione omicida ha attirato l’attenzione di tutti, perfino del clero.”
“Il clero è comandato dal Papa Rodrigo Borgia, mi sembra scontato che io ne abbia attirato l’attenzione. Dopotutto l’ho preso a calci nel didietro nella cripta della cappella sistina.”
“E avresti dovuto ammazzarlo.”
“Hai ragione. Forse avrei dovuto.”
“Non rammaricarti di ciò, Ezio, Cesare era già nato e sarebbe diventato grande. Sarebbe stato comunque una spina nel fianco.” fece una voce dall’oscurità della sala accanto.
Ezio sorrise, rispondendogli: “Benvenuto, fratello. Come ti va la vita, vecchio fossile?”
L’interlocutore di Ezio uscì dall’oscurità e si mostrò: era alto e prestante, con occhi freddi e indagatori, la mano sinistra stretta sull’elsa della spada, e lineamenti duri.
“Passi dal chiamarmi fratello a vecchio fossile. Sei incoerente, oltre che irrispettoso.”
L’uomo che stava parlando con l’Assassino altri non era che Diego, il capo della Gilda dei Ladri di Roma.
“Sono io il Maestro, però, caro mio.”
Diego ignorò il commento dell’Assassino, porgendogli invece una busta bianca.
“Cos’è?”
“Una lettera. Federico ha le spalle coperte da quattro Templari. Dovrai eliminarli se vuoi colpirlo. In quella lettera è spiegato tutto di loro.”
“Quali sono i loro nomi?”
“Ramon, Manuel, Alejandro e Lorenzo De La Vega. Sono quattro fratelli, appena venuti qui dalla Spagna.”
Ezio aprì la busta e lesse. Ora sapeva cosa fare nei due giorni che seguivano.
Ezio, uscito dal bordello, si recò nel centro città in cerca del suo primo bersaglio: Alejandro De La Vega.
L’Assassino perscorse le vie di Roma e arrivò davanti a una grande dimora, sul cancello vi era scritto “Don Alejandro De La Vega, nobiluomo Spagnolo. Inchinatevi, villici.”
“Decisamente uno a cui piace stare a contatto col popolo.” sussurrò ironicamente Ezio.
Si allontanò leggermente e prese la rincorsa, per poi balzare oltre il cancello con un salto. Subito tre guardie armate gli furono appresso, puntandogli contro l’alabarda e le due spade.
“Questa zona è interdetta. Esci subito o riceverai una risposta a mano armata.” gli intimò una delle guardie, quello con l’alabarda. Ezio sorrise e, usando le due lame celate, uccise i due con la spada conficcandogliele nel petto. Quello con l’alabarda tentò di colpirlo, ma Ezio scartò di lato e lo atterrò con un pugno. Quando esso si fu rialzato, Ezio gli piantò la lama celata nella gola.
Lasciando cadere il cadavere, Ezio si infiltrò nella villa.
L’Assassino si nascose in un carretto di fieno e lasciò passare le guardie di ronda, per poi uscire e raggiungere l’ufficio di Alejandro. Come previsto, era vuoto.
Ezio si appostò dietro la porta, e aspettò. Quando Alejandro fu entrato all’interno, l’Assassino lo finì con la lama celata. Estrasse la spada e si liberò in battaglia di due guardie, per poi venire assalito da altre quattro. Ne uccise tre con un affondo a testa, ma l’ultimo avversario lo sorprese e lo ferì di striscio a un fianco.
Il nemico tentò nuovamente di colpire, ma Ezio stavolta schivò il colpo e gli recise la giugulare con un fendente.
Scappò via, seminando le altre guardie, e si mimetizzò tra la folla, per poi recarsi verso la sua prossima vittima.
Ramon e Manuel erano in piazza, a tenere un discorso. Ezio si occultò tra la folla e attese. Ben presto due Assassini gli si avvicinarono. Uno di loro era Francesco, l’altro invece era un nuovo apprendista reclutato recentemente da Beatrice. Arrivarono presso a lui e Francesco gli disse: “Maestro, ha già qualche idea su come agire?” Ezio annuì, e sorrise, dicendo “Francesco, porta con te l’apprenista e fingi di voler fare un incursione al posto di guardia a nord. Le guardie papali dovranno andare a controllare e i due De La Vega saranno un bersaglio facile.”
I due Assassini annuirono convinti, e si recarono verso l’avamposto nord. Ezio aspettò che i suoi due seguaci cominciassero l’attacco, preparandosi in tanto alla battaglia. Il rumore di lotta giunse ben presto alla piazza, e la maggior parte delle guardie papali dovette intervenire. Una guardia papale e dieci soldati però rimasero lì.
Ezio si avvicinò e con le lame celate uccise due avversari, per poi estrarre rapido due pugnali che lanciò nel petto di altri due. Quattro guardie erano già morte: ne rimanevano solo sei, più quella papale. I sei soldati estrasseo le armi e gli furono addosso, ma Ezio era pronto. Schivò un fendente e finì l’aggressore con la lama celata, per poi disarmare un altro avversario e ucciderlo con la sua stessa arma. Fece roteare la spada appena aquisita e la lanciò, uccidendo un altro nemico. Ezio estrasse la spada e gi scagliò sugli ultimi tre: il primo lo finì con un rapido affondo, mentre attese gli attacchi degli altri due. Schivò tre colpi, per poi eseguire un contrattacco, lasciando un solo avversario. L’ultima guardia lasciò cadere l’arma e fuggì. L’Assassino guardò l’ultimo nemico che gli si palesava di fronte, la guardia papale. Essa, da sotto la sua maschera dorata, ghignò, cosa che Ezio non potè notare. L’avversario sguainò una spada lunga e si preparò allo scontro. Ezio balzò in avanti e tentò di colpire la guardia, ma esso schivò il colpo e ferì Ezio alla spalla sinistra con un fendentre.
Ezio schivò sei colpi e cercò di attaccare, ma i suoi attacchi fallirono tutti. Dopo aver combattuto strenuamente, Ezio si lasciò cadere a terra. Il nemico gli fu sopra ma l’Assassino, rapidissimo, gli piantò la lama celata nelgli attributi. Il soldato cadde in ginocchio, e Ezio gli tagliò la gola con la spada.
L’Assassino, trionfante, alzò lo sguardo, ma subito Ramon gli fu appresso “Muori, Assassino!” gli urlò.
Ezio schivò miracolosamente il colpo, per poi disarmare rapidamente l’avversario. Bloccò Ramon e lo finì utilizzando la piccola pistola.
Cercò Manuel, ma sembrava sparito. Girò un po’ per la piazza, spaesato, quando, preso da una brutta sensazione, si girò di scatto, ritrovandosi a un millimetro dalla canna di un fucile, tenuta in mano proprio dal suo bersaglio.
“Cosa pensavi di farmi, bastardo? Ora ti tengo, maledetto Assassino!” gli gridò.
Ezio era certo di essere spacciato, quando Manuel cadde a terra, morto. Aveva un pugnale nella schiena. Ezio, confuso alzò lo sguardo, certo di trovarsi davanti Francesco o l’apprendista. Ma si sbagliava.
Davanti a lui c’era Leonardo.
“Leonardo, amico mio! Non sai come sono contento di vederti!” esclamò, al settimo cielo.
Leonardo lo abbracciò “La cosa è reciproca, Ezio, amico mio, e non avrei mai immaginato che un giorno ti avrei salvato la vita.”
“Cosa ci fai qui a Roma?”
“Cesare Borgia mi costringe a lovorare per lui, inventando macchine da guerra. Mi diaspiace, Ezio, ma non potevo rifiutare, o mi avrebbe ucciso.”
“Non temere, Leonardo, capisco le tue motivazioni.”
“Ho costruito per Cesare una macchina da guerra chiamata carro armato. L’ho costruita personalmente, mentre venivo controllato da uno dei suoi uomini.”
“Sento che stai per chiedermi un favore. Avanti, spara.”
“Se uccidi il supervisore, bruci i progetti e fai a pezzi il prototipo, Cesare perderà il suo nuovo giocattolo.”
“Ok, Leonardo. Sai dirmi il nome del supervisore?”
“Certo, è Lorenzo De La Vega, uno dei Templari al soldo dei Borgia.”
Ezio sorrise: ecco come fare due lavori in uno.
“Va bene, allora vado. Ci vediamo, Leonardo.”
“Aspetta, Ezio. Ho un regalo per te ...”
E detto ciò estrasse un foglio.
“L’ho ridisegnato non molto tempo fa. È uno dei progetti del Codice. Da quel che ho capito, all’attacco a Monteriggioni hai perso tutto, tranne la doppia lama celata.”
“Sì, e allora?”
“Bhe, posso darti la possibilità di avvelenare la lama celata.”
“Davvero?”
Leonardo annuì.
“Sì, però c’è un piccolo problema: Cesare non mi paga granch’è. Se vuoidelle invenzioni, le dovrai pagare.” Ezio sospirò, e tirò fuori 500 fiorini dal proprio sacchetto delle monete.
“Bastano?” chiese.
Leonardo annuì e prese il denaro.
“Aspettami qui, tornerò a breve.” disse l’inventore, per poi allontanarsi.
Ezio rimase immobile per ventiquattro ore, quando finalmente vide Leonardo tornare.
“Eccomi qua.”
Ezio sorrise: ora aveva anche la possibilità di avvelenare i nemici.
Si congedò da Leonardo e si diresse verso una torre dei Borgia che si trovava lì vicino.
Subito otto guardie lo attaccarono per essere entrato in una zona interdetta, ma l’Auditore le uccise tutte con una rapidità e con una maestria strepitose.
Salì sulla torre, e su essa trovò il suo Capitano.
Il Capitano tentò di colpirlo con un affondo del suo stocco veneziano, ma Ezio lo schivò abilmente e gli sferrò un potente calcio nei testicoli. Lo disarmò e lo ferì al petto, per poi afferrargli la gola.
“Adesso dimmi tutto ciò che sai, o anziché tagliarti la gola ti ucciderò in un modo talmente doloroso che perfino tua madre stenterebbe a riconoscerti, dopo.” sibilò crudele Ezio.
Il Capitano si mise a piagnucolare e ad implorare per la propria vita. Dopo un po’ di resitenza iniziale, gli rivelò dov’era il prototipo del carro armato, dov’era Lorenzo De La Vega e dov’erano i progetti della macchina da guerra.
Ottenute le informazioni che stava cercando, Ezio gli tagliò la gola: aveva perso fin troppo tempo con quel pezzente. Lasciò cadere il cadavere, e poi diede fuoco alla torre. Si gettò giù e atterrò tra la paglia, grazie al suo salto della fede.
Uscì dalla paglia, ma un grido gli fece gelare il sangue nelle vene: “Ezio Auditore, ti dichiaro in arresto per i crimini contro i Borgia. Non opporre resistenza.”
Ezio si girò di scatto, con la mano stretta sull’elsa della spada, ma ciò che vide lo lasciò attonito.
Desmond si alzò di scatto, la sensazione di paura di Ezio gli vibrava per tutta l’anima.
“Desmond, tutto bene?” gli fece Lucy.
“Mi sento strano. Ezio ha riconosciuto l’uomo che lo ha dichiarato in arresto, ma io non ho fatto in tempo a vedergli il volto.” rispose l’Assassino Americano.
“Sai chi potesse essere?” gli chiese Rebecca.
“No, non ne ho la più vaga idea. Shaun?” fece Desmond.
“Bho. Probabilmente un traditore, per suscitare quella sensazione ad Ezio, qualcuno che gli era amico, ma che poi si è schierato coi Templari.” rispose lo storico.
“Poco importa.” la voce di Hajar interruppe la conversazione. “Ciò che davvero conta è che per ora i Templari non sanno dove sia il Frutto dell’Eden.”
“Nemmeno noi, però.” replicò Lucy.
“Non usare un tono irriverente con me, Lucy, sai bene come tratto gli insubordinati.”
Sapendo quanto può essere fantasioso un Assassino in fatto di versare sangue, Lucy evitò di dare motivo alla Maestra dell’ordine per nuocerle.
“Ora andiamo tutti a dormire, ne abbiamo bisogno.” concluse Hajar.


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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***





Capitolo 3

Desmond scattò su, ansimando. Le sue mani stringevano convulsamente le coperte. Aveva la fronte imperlata di sudore.
“Merda.” sussurrò. Alzò lo sguardo, vedendo Altair fuggire da alcuni crociati. L’effetto Osmosi stava dando frutti negativi.
A fatica si alzò dal letto, e si incamminò per il corridoio. Si fermò a metà strada allarmato da dei rumori: spari.
Sentì un urlo di donna, e corse a perdifiato nel corridoio, entrando sparato nel magazzino. Un proiettile gli fischiò vicino all’orecchio.
La mano corse subito alla piccola pistola donatagli da Lucy mentre erano in viaggio verso la base del Maestro, ma non fu abbastanza rapido: un uomo gli puntò un coltello alla gola.
“Eccoti, bastardo!”
Non era una guardia di sicurezza della Abstergo, Desmond ne era sicuro. Ma allora chi era?
Non aveva importanza in quel momento. Con un’abile mossa di cui si stupì perfino lui, Desmond disarmò l’avversario con una torsione delle spalle e colpendogli la mano armata col calcio della pistola. Non stette a riflettere: puntò la pistola sull’aggressore e fece fuoco, uccidendolo.
Si guardò intorno, e vide cadaveri ovunque: Lucy, Hajar e Rebecca si erano date da fare.
Shaun era fermo, appoggiato ad un pilastro con le braccia conserte.
“Com’è farsi proteggere da una donna?” gli chiese Desmond a bruciapelo.
“Quelle tre non sono donne, Desmond, sono Assassine.”
Rebecca ignorò la frase di Shaun e si rivolse a Desmond: “Le pallottole hanno subito cominciato a volare per tutta la base, possibile che tu non abbia sentito nulla?”
“Le mie orecchie avvertivano solo il rumore della spada di Altair che faceva a brandelli le carni dei crociati.”
“Stai avendo delle strane visioni?” gli chiese Rebecca.
“Sì. Avete scoperto qualcosa del traditore?” fece Desmond.
Shaun scosse la testa “No. Ma presto lo scopriremo, visto che stai per entrare nell’Animus.”
Desmond si sedette sull’Animus, pensando ancora a chi potessero essere i loro aggressori, e partì la visione.
Ezio stringeva convulsamente l’elsa della spada: era attonito.
L’uomo davanti a lui ghignò.
Il potere della mela era abbastanza grande da portare in vita i morti? Questa è la domanda che si fece mentalmente Ezio, perché l’uomo che si ergeva davanti a lui, nella sua veste candida, era Giovanni Auditore.
Giovanni gli puntò contro la spada, dicendo “Arrenditi, Ezio Auditore, se fai resistenza all’arresto riceverai una risposta armata.”
Ma Ezio non era più il ragazzo che aveva assistito all’impiccagione in piazza: era diventato freddo, razionale, adulto … era diventato come Altair. E sapeva. Sapeva che quello non era davvero suo padre, ma solo un’illusione generata da quel frutto infernale.
Ripensò ad Al Mualim, il maestro di Altair, che era stato completamente assuefatto alla mela dopo averla vista in azione a Baghdad, quando ancora era giovane ed ingenuo.
Ezio sguainò la spada, deciso più che mai: non sarebbe bastata un’illusione a fermarlo. Giovanni si scagliò su di lui, ma Ezio seppe aspettare. Quando l’arma del nemico fu a un passo dal suo collo, Ezio la evitò con maestria e agitò in avanti la spada. Giovanni indietreggiò, con un’ampio segno rosso sul petto.
“La ferita è larga, ma solo superficiale.” constatò Ezio tra sé.
Evitò un altro fendente, e un altro ancora, per poi parare quello seguente. Evitò un affondo, e vibrò un colpo. Giovanni annaspò, e cadde in ginocchio.
Ezio gli piantò la lama celata sinistra nella gola, e il suo nemico cadde a terra morto. Quando fu riverso al suolo, privo di vita, il suo corpo mutò, perdendo le forme di Giovanni e assumendo quelle di un soldato che Ezio aveva visto in giro per Roma qualche tempo prima.
L’Assassino rimase qualche minuto a fissare il cadavere, e si perse nei ricordi di dolore che attanagliavano la sua coscienza: l’impiccagione di Giovanni, di Petruccio e di Federico, la morte di Cristina Vespucci durante i tumulti di Firenze, la caduta di Mario nell’attacco di Cesare a Monteriggioni …
La voce di Francesco lo riportò duramente alla realtà “Maestro, la prego, si svegli! Dobbiamo fuggire!” Ezio si riscosse, e corse subito via, seguito da Francesco e dal novizio.
Poco dopo, raggiunsero un piccolo accampamento appena al di fuori di Roma: Lorenzo De La Vega si trovava lì. “Aspettatemi qui, e agite solo se ve lo chiedo.” disse Ezio ai due apprendisti, e si mosse.
Con la grazia e la sveltezza di un felino, Ezio corse sul muro, aggrapandosi ad una sporgenza, dalla quale si issò e scalò la parete. Si gettò giù dall’altra parte, e subito corse al riparo. Sentì dei rumori, cozzare di spade e di scudi: dei soldati stavano arrivando. La sua mano corse rapida alla sua arma più fedele: la balestra.
Le guardie erano tre. Passarono oltre il suo nascondiglio, ed è allora che Ezio agì. Puntò la balestra alla schiena di quello più indietro, e scoccò. Il dardo volò nell’aria, conficcandosi nelle sue carni.
Ezio si mosse in avanti, e scagliò un'altra freccia. La seconda guardia cadde senza un lamento. L’ultima si girò, ma subito Ezio le fu addosso, e le conficcò una lama celata in mezzo alla gola.
Ezio scattò via, evitando abilmente i piccoli gruppi di guardie che eliminò sempre con lo stesso metodo: balestra e lama celata.
Dopo un tortuoso percorso, raggiunse il prototipo del carro armato. Afferrò una torcia e la gettò su di esso. Il carro armato cominciò a bruciare, e fulmineo l’Assassino afferrò i progetti che giacevano sul tavolo e li gettò tra le voraci fiamme che stavano nutrendosi della macchina da guerra.
Leonardo sarebbe stato soddisfatto, mancava solo da uccidere Lorenzo De La Vega.
Si spostò di poco, e si trovò davanti ad una casa piena di guardie. A sorvegliare l’ingresso c’erano quattro guardie papali.
L’Auditore fischiò, e due giovani vestiti di bianco si precipitarono lì: Francesco e l’apprendista.
“Cosa desidera, Maestro?” chiese l’apprendista, con fin troppa enfasi.
“Attaccate le guardie papali e fatevi inseguire: cercate di non rischiare troppo la pelle.” disse loro, per poi congedarli con un rapido cenno del capo.
I due Assassini si avvicinarono alle guardie papali, per poi attaccarle. Inizò la contesa, e ben presto i due Assassini si diedero alla fuga, con i quattro nemici alle calcagna.
Ezio buttò giù la porta della dimora con una spallata, e si ritrovò circondato da nove soldati, accompagnati niente poco di meno che da Lorenzo De La Vega.
“Benvenuto, Assassino.” disse il Templare “Come vedi, ti stavo aspettando. Uccidetelo!”
E le guardie partirono all’attacco. Ezio evitò un colpo di spada, disarmò l’esecutore con un calcio e gli conficcò la lama celata nel cuore. Afferrò le braccia del secondo avversario mentre vibrava un fendente, gli sferrò un calcio nelle parti basse e gli strappò la spada di mano, usandola subito per finirlo. Parò un fendente, e finì un terzo avversario con un affondo. Si girò si scatto, scagliando la spada contro un quarto avversario. Evitò un affondo, uccise l’attaccante con la lama celata e con un movimento rapido estrasse la propria daga romana.
Cinque avversari erano caduti, ne rimanevano altrettanti.
Evitò un fendente, conficcò la daga in un piede al sesto avversario e lo eliminò recidendogli la giugulare. Si gettò contro il settimo avversario, i suoi primi tre fendenti vennero parati, ma il quarto gli fece perdere la presa sulla spada, e Ezio potè finirlo con un rapido colpo al miocardio. L’ottavo nemico gli si scagliò contro, ma Ezio evitò il colpo, estrasse un pugnale da lancio, colpì al petto il nemico con la daga e scagliò il pugnale contro il decimo soldato. Il pugnale da lancio si conficcò nella gola del soldato, uccidendolo. Ezio colpì con un calcio il nono soldato, quello che aveva ferito al petto, per poi finirlo con la lama celata.
Ezio si girò verso Lorenzo De La Vega, che lo fissava con una picca in mano e senza più il suo sorriso di compiacimento stampato in volto.
“Non fai più il duro, ora, spagnolo?” fece Ezio, e si gettò contro di lui.
Lorenzo attaccò, ma Ezio colpì la picca con la daga, facendola volare via. Con un movimento fluido, ripose la daga e afferrò lo spagnolo per il collo. Lo scagliò contro il muro, e, incurante delle sue suppliche, gli sferrò un pugno al volto, che gli spezzò il collo. Lorenzo De La Vega era morto. Ezio lasciò cadere il nemico sconfitto, e si girò.
Uscì dall’edificio, si defilò in fretta, sperando che i suoi due Assassini se la fossero cavata.
Desmond aprì gli occhi, ed uscì dall’Animus.
“Sentite ...” fece “… probabilmente ho interrotto tutto, ma io devo sgranchirmi le gambe.”
Hajar lo guardò in modo abbastanza criptico, poi gli fece segno di seguirlo.
I due uscirono dal garage, e Desmond vide dove si trovavano.
“Oh cazzo.” esclamò.
“Sorpreso, Desmond?” fece la corvina “Quando quelli dell’Abstergo ti hanno prelevato ti hanno fatto fare un volo oltre l’oceano, e tu non te ne sei nemmeno accorto.”
Erano nientemeno che a Monteriggioni, sotto Villa Auditore.
“Incredibile …” esclamò sorpreso “… siamo in Italia.”
Monteriggioni era un po’ diversa da come l’aveva vista l’ultima volta, nel 1500 (con gli occhi di Ezio, ovviamente), c’erano molte macchine e un impianto elettrico che illuminava artificialmente il borgo, ma per il resto era praticamente uguale.
“L’Italia è splendida, non è vero?” fece la Maestra degli Assassini “Io vivo in questo paese da quando avevo un anno.”
“Hai vissuto qui, in Italia?” le chiese Desmond “Dove di preciso?”
“A Monticelli, un paesino in provincia di Cremona, in Lombardia.”
Desmond la guardò interrogativamente: quei nomi non gli dicevano nulla.
“È la stessa regione di Milano.”
Desmond si illuminò, e poi le chiese “Come mai sei un’Assassina?”
“Mia madre e mio padre …” cominciò a raccontare “… erano in contatto con delle persone che non conoscevo. Un giorno, degli uomini irruppero in casa nostra, e li uccisero. Io me la cavai solo perché mi ero nascosta. Avevo nove anni, all’epoca. Il giorno seguente, venni contattata dalle persone con cui erano in contatto i miei genitori.”
“Erano gli Assassini?”
“Sì. Stupita da ciò che erano in grado di fare, decisi di unirmi a loro. Misi così tanta abnegazione nell’addestramento e nel Credo dell’Assassino, che ben presto nessun altro Assassino in tutto il globo fu più in grado di sconfiggermi.” spiegò “Divenni una massacratrice di Templari senza eguali, ma poi l’allora Maestro Dan Brown morì a causa di una malattia.”
“Dan Brown? Ma non era mica uno scrittore? Ho letto sia il Codice Da Vinci che Angeli e Demoni. Erano suoi, no?”
“Sì, e non ti sei chiesto come sapesse tutte quelle cose?” Silenzio imbarazzato.
“Comunque …” continuò Hajar “… alla sua morte, venni proclamata Maestro, in quanto l’Assassina migliore che la Confraternita avesse mai avuto.”
“Quei tizi di prima …”
“Sì, li ho uccisi perlopiù io.”
“Non sai chi potessero essere?”
“Agenti inviati dalla Abstergo sotto copertura, naturalmente. Ne ho già affrontati come loro, sono semplice carne da macello, che l’Abstergo invia per fare irruzioni rapide e ricavare informazioni da loro una volta morti. Loro, ovviamente, ignorano il loro relae ruolo.”
“Non ha molto senso: come fanno a carpire informazioni dai morti?”
“Ognuno di loro ha una piccola telecamera in fronte.”
“Ma allora … ci hanno scoperti!”
“Calmati, Desmond, nessuno può scoprire questa base: loro sono arrivati qui per puro caso e i nostri sofisticati strumenti hanno messo fuori uso le loro telecamere. No, non siamo stati scoperti.”
Desmond interruppe la conversazione gettandosi giù da una trave lì vicino e finendo illeso in un mucchio di paglia. Aveva eseguito un perfetto salto della fede.
“Bel salto, Desmond.” commentò Hajar.
“Altair e Ezio l’hanno fatto molte vole, e ora che ho aquisito le loro abilità non vedevo l’ora di farlo anch’io.” rispose Desmond, una volta uscito dal covone “Prova a fare di meglio, Maestra.”
Hajar accennò un sorriso, poi eseguì un perfetto salto della fede, balzò immediatamente fuori dalla paglia eseguì una piroetta che raffigurava una perfetta schivata estraendo nel frattempo un pugnale, e a piroetta conclusa lo lanciò. Esso passò a pochi millemetri dalla guancia sinistra di Desmon e si conficcò nel centro di una sagoma da allenamento. L’Assassino americano era senza parole.
“Ho fatto di meglio, Desmond?”
Desmond indietreggiò involontariamente: alla faccia della ventenne.
“Tanto per curiosità, Hajar … siamo parenti?”
“Non ho nulla né di Altair né di Ezio se è questo che intendi, le mie abilità sono solo frutto di un duro allenamento.”
Hajar si girò, e rientrò nel garage.
Desmond prese fiato, e la seguì.



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