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di kia84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rachel ***
Capitolo 2: *** Puck ***
Capitolo 3: *** Finn ***
Capitolo 4: *** Quinn ***
Capitolo 5: *** Rachel ***
Capitolo 6: *** Puck ***
Capitolo 7: *** Jessie ***
Capitolo 8: *** Mercedes & Klaine ***
Capitolo 9: *** Rachel ***
Capitolo 10: *** Puck ***
Capitolo 11: *** Rachel ***
Capitolo 12: *** Quinn ***
Capitolo 13: *** Jessie ***
Capitolo 14: *** Kurt ***
Capitolo 15: *** Puck ***
Capitolo 16: *** Mercedes ***
Capitolo 17: *** Rachel ***
Capitolo 18: *** Puck ***
Capitolo 19: *** Rachel ***
Capitolo 20: *** Puck ***
Capitolo 21: *** Quinn ***



Capitolo 1
*** Rachel ***


puckberrystjames
Finn Hudson era proprio un'idiota! O forse l'idiota ero sempre stata io perchè non me ne ero accorta prima ostinandomi che fosse il ragazzo giusto per me? La mia anima gemella? Tutte balle! Erano state soltanto stupide illusioni che mi avevano portato a farmi del male per troppo tempo, a farmi versare lacrime inutili per un rapporto che non sarebbe mai durato. Mai esistito. Lui avrebbe sempre scelto Quinn ed io non potevo gareggiare contro di lei, avrei perso in partenza. Lei aveva tutto quello che una ragazza poteva desiderare: bellezza, popolarità e molti ragazzi che cercavano di rimorchiarla ogni volta che camminava per strada. Io ero soltanto Rachel Berry, la sfigata rompipalle del Glee che tutti prendevano a granite in faccia; ma io avevo un sogno che neppure quell'idiota di Finn Hudson e la sua perfetta ex Cheerios e futura reginetta del ballo Quinn Fabray potevano rovinarmi. Diventare una diva proprio come Barbra e fare carriera come attrice di musical. Nessuno si sarebbe messo in mezzo, poco ma sicuro. Non dovevo distogliere gli occhi dal mio obiettivo, gli amori venivano e andavano in un lampo ma il mio sogno sarebbe rimasto per sempre. Era l'unica certezza della mia vita e quel premio che mi giravo tra le mani era la prova evidente che la costanza premiava. Che un giorno sarei riuscita ad arrivare in alto ed erano stati proprio i membri del Glee club a premiarmi e a farmelo capire soltanto qualche ora prima. Senza di loro non ce l'avrei mai fatta. Neppure senza Finn, dovevo ammetterlo anche a me stessa. Se non fosse stato per lui a incitarmi a scrivere quella canzone di certo non avremmo mai vinto le Regionali, gli ero grata per quello ma la cosa finiva li. Non sopportavo più neanche la sua vista, la sua voce che mi aveva fatto battere il cuore a mille ogni volta che si intrecciava con la mia. Perchè non mi aveva detto di aver ripreso la sua storia con Quinn? Forse ero stata io l'unica stupida a non capirlo prima, eppure anche gli altri sembravano meravigliati alla notizia. Aveva paura che soffrissi? Beh, non aveva risolto granchè questa omissione. Soffrivo e avrei tanto voluto picchiarlo in quel momento, ma a cosa sarebbe servito? A nulla. Io ero Rachel Berry, quella che cantava, non quella che picchiava. Le mie armi erano la voce e il microfono e sapevo usarle bene entrambe. Ma ero stata veramente innamorata di Finn Hudson? O era stata soltanto una mia ossessione visto che eravamo le voci portanti del Glee? Non ci capivo più niente, forse a mente lucida sarei riuscita a ragionare meglio. Adesso avevo proprio voglia di sfogarmi, cantare la gioia per la vittoria e per gli amici che avevo trovato oppure la rabbia per un tizio per il quale non valeva nemmeno la pena sprecare tempo? Ottimo dubbio. La delusione per Finn prese il sopravvento e intonai uno dei miei soliti pezzi da dramma strappalacrime convinta che quella sarebbe stata l'ultima canzone che avrei speso per lui, convinta che finalmente ci avrei messo una pietra sopra cercando di dimenticare la sua esistenza. La sua scelta. Perchè nessuno sceglieva mai me. Nessuno.
So much pain and no good reason why
You cried until the tears run dry
Nothing else can make you understand
The one thing that you held so dear
Is slipping from your hand

And you say
Why, why, why
Does it go this way
And why, why, why
And all I can say is

Somewhere down the road
There'll be answers to the questions
Somewhere down the road
Though we cannot see it now
And somewhere down the road
You will find mighty arms reaching for you
And they will have the answers
At the end of the road

Yesterday I thought I'd seen it all
I thought I'd climbed the highest wall
But now I see that learning never ends
And all I know to do is keep on walking
'Round the bend

Singing
Why, why, why
Does it go this way
Why, why, why
And all I can say is

Somewhere down the road
There'll be answers to the questions
Somewhere down the road
Though we cannot see it now
And somewhere down the road
You will find mighty arms reaching for you
And they will hold the answers
At the end of the road

Somewhere, somewhere down
And somewhere down the road
There'll be answers to the questions
Somewhere down the road
Though we cannot see it now
And somewhere down the road
You will find mighty arms reaching for you
They will have the answers
At the end of the road

They will have the answers
At the end of the road

Somewhere down the road, yeah
Somewhere, somewhere
Somewhere, somewhere, somewhere down the road
Why, why, why
There will be arms reaching, down the road
Somewhere, somewhere, somewhere
Oooh

Quando finalmente ripresi fiato, asciugai la lacrima sul viso e presi il cellulare per mandare un sms all'unica persona con la quale volevo parlare in quel momento. L'unico che mi avrebbe ascoltata, o almeno speravo che fosse ancora così. Dopo l'ultimo duetto che avevamo cantato insieme per far ingelosire Finn, l'ultimo dei miei mille tentativi di rimettermi insieme a lui, Noah ed io ci parlavamo poco a meno che non si trattava delle cose più banali del Glee club dove io parlavo a manetta e al massimo lui rispondeva a monosillabi oppure mi diceva chiaramente che ero logorroica. Senza mezzi termini, lui non ne aveva bisogno. A volte mi sembrava persino che ce l'avesse con me, come se gli avessi fatto qualcosa di grave senza nemmeno esserne a conoscenza. Non ero molto sicura di stare per fare la cosa giusta ma volevo parlare con lui.
"Noah, spero di non disturbare, ma volevo parlarti. E' importante. Sono in auditorium. Rachel." inviai l'sms e fissai il display con una smorfia mordicchiandomi il labbro inferiore dal nervosismo. Effettivamente cosa mi aspettavo con quel messaggio? Ero solo una stupida! Alcuni istanti dopo sentii il suono di un messaggio in arrivo, controllai il display ma non era il mio. Strano...
"Anch'io avevo bisogno di parlarti." sentii una voce profonda alle mie spalle che mi fece sussultare. Mi voltai di scatto e trovai Puckerman proprio sotto il palco con in mano il cellulare e lo sguardo fisso su di me. Impenetrabile.
"Noah...da quanto tempo sei qui?" gli chiesi smarrita e vulnerabile sospettando che avesse sentito più di quello che avrei voluto e lui me ne diede la certezza subito dopo.
"Praticamente dalla seconda strofa. Ti stavo cercando e poi ti ho sentita cantare qui in auditorium e ti ho raggiunta. Bella canzone. Dedicata a qualcuno in particolare?"
"Non hai saputo la novità?" mormorai in tono ironico facendo una smorfia delusa.
"Finnkestain ha colpito ancora, non mi sorprende affatto. Rachel quanto ancora vuoi farti male? Non ti è bastata?" mi chiese lui spazientito
"Credo di essere arrivata al limite, dopotutto sbattere continuamente sulla stessa roccia deve pur essere un segno che c'è qualcosa che non va in me." mormorai con tono di voce basso.
"Non pensi che magari sia Finn quello che si dovrebbe fare alcune domande?"
"Finn voleva Quinn da sempre e adesso stanno di nuovo insieme...sono io quella di troppo che si era fatta soltanto delle stupide illusioni."
"Ma è stato lui a trattarti male, a fare l'idiota facendoti sperare in chissà cosa con quelle sue espressioni da babbeo quando se la spassava con la sua ex. Anche quando avete fondato le nuove direzioni teneva in caldo te quando stava con lei. L'unica tua colpa è stata quella di esserti innamorata di uno per cui non ne valeva nemmeno la pena. Finnkestain ti ha fatto soltanto soffrire fin dall'inizio e non voglio sentire che scusi il suo comportamento da cafone!" si accalorò lui con tono duro. Da dove la prendeva tutta quella rabbia? Perchè sparlava del suo migliore amico?
"Noah come mai oggi sei sul piede di guerra? Hai ancora problemi con Lauren?" gli chiesi curiosa e un pò preoccupata di quello che mi avrebbe risposto. Non mi era mai piaciuto come Lauren trattava Noah e non avevo mai capito l'interesse di lui nei suoi confronti. Ogni tanto mi infastidiva quella sua strana fissazione anche se questo aveva reso Noah più avvicinabile di quando aveva finalmente deciso di entrare a far parte del Glee club. Perchè dopotutto lui rimaneva pur sempre Puckzilla e ci teneva al suo status sociale al McKinley.
"Se il fatto che sono diventato il suo tappetino mentre lei continua a rifiutarmi è un problema secondo te...beh si, lo ammetto, ho un problema che sfinisce i miei pochi neuroni e avvilisce il mio ego." borbottò lui passandosi una mano sulla striscia di capelli che aveva in testa. Sembrava stanco sia fisicamente e mentalmente, avrei voluto fare qualcosa per risollevargli il morale ma in quel momento anch'io non ero messa per niente bene.
"Non è che vuoi stare con lei per il motivo sbagliato? Perchè è l'unica che ti ha rifiutato?" gli chiesi cercando di avere un pò di tatto nell'esporre la mia opinione.
"Se fosse per questo a quest'ora saresti tu a posto di Lauren e di certo avrei avuto più successo! Nessuno rifiuta Puckzilla eppure tu lo hai fatto...voi due lo avete fatto, a causa vostra le mie quotazioni da sex symbol sono calate precipitosamente." si lamentò lui in tono scontroso e scocciato quasi dando la colpa a me e a Lauren per il fatto che non avevamo ceduto al suo fascino, non sapendo che per me rifiutarlo è stato molto difficile in quanto non ero per niente immune a Noah Puckerman. Chi poteva esserlo del resto? Ma lo avevo tenuto alla larga dal mio cuore, prima per Finn poi per Jesse ed infine ancora per il ritorno di Finn. Noah era stato uno dei miei grandi rimpianti ad essere onesta con me stessa, non ci avevo dato nessuna possibilità.
"Quanto mi dispiace Noah, la prossima volta farò più attenzione. Mi dispiace per il tuo ego, ma forse non sei così irresistibile come credi." lo stuzzicai per prenderlo in giro e farlo scendere dal piedistallo. Mi sedetti sul bordo del palco con le gambe fuori mentre Noah mi si fece più vicino assotigliando gli occhi mettendo un finto broncio.
"Così mi offendi Berry. Sono venuto qua per offrirti il mio aiuto e ricevo in cambio soltanto ferite al mio orgoglio di bravo ragazzo ebreo. Così non si fa." scosse la testa sempre più oltraggiato dalle mie parole, trattenei a stento una risata.
"Se tu sei qui non è di certo per aiutare me. Sputa il rospo Noah, cosa succede?"
"Ho riflettuto molto ultimamente, troppe idee tutte in una volta mi hanno fuso il cervello, ma sono arrivato a una conclusione. In realtà ci pensavo già da un pò ma non trovavo il momento giusto per chidertelo. Si tratta di Beth." disse in fretta dimenticandosi quasi di respirare dal nervosismo. Stentavo quasi a crededere a quello che vedevo. Noah Puchkerman a disagio? Avevo per caso battuto la testa?
"Beth...tua figlia? Ed io a cosa ti servo?" gli chiesi disorientata non riuscendo a trovarci un nesso logico nelle sue parole. Non aveva più nominato sua figlia dal giorno della sua nascita in ospedale ma sapevo, conoscendo Noah, che continuava a pensare ancora a lei perchè era una parte di lui e le voleva bene. In fondo Puck non era quello che mostrava alla gente, c'era molto di più profondo in lui e nessuno se ne era mai accorto.
"Vorrei vederla....penso spesso a lei e anche se non ho approvato  del tutto la scelta di Quinn nel farla adottare penso che forse sia stata la soluzione migliore per la bambina. Adesso ha una madre che si può occupare di lei con responsabilità e non due genitori ancora adolescenti e immaturi che non saprebbero nemmeno come cambiarle il pannolino...figurati alzarsi tutte le notti a causa dei pianti e delle poppate. Non credo di esserci portato, ma ciò non toglie che io tengo molto a quella bambina." mormorò lui con convinzione guardandomi intensamente negli occhi come per dimostrarmi che stava dicendo la verità, ma non ce n'era bisogno in realtà. Sapevo che avrebbe potuto essere un buon padre se gliene avessero dato l'opportunità, ovviamente con un pò di pratica e del duro lavoro per tirare su una bambina con amore ma sapevo che per lei ci sarebbe riusciuto.
"Ti manca?" gli chiesi con dolcezza appoggiando una mano sul suo braccio. Non sapevo il motivo ma avevo bisogno di avere un contatto diretto con lui in quel momento. Un gesto di conforto per Noah o per me?
"Si, molto. Ricordo ancora quand'è venuta alla luce...ormai sono passati circa sei mesi o poco più, sarà cresciuta in tutto questo tempo. Assomiglierà ancora a Quinn? Probabilmente si." mormorò lui addolcendo la voce mentre sembrava perso nei suoi pensieri. Aveva mai mostrato questo lato di se a qualcuno prima d'ora? Pian piano mi si formò un'idea in testa che continuò a raffozzarsi sempre di più mentre osservavo la sua espressione. Dovetti trattenermi nel fare un sospiro che forse avrebbe equivocato per noia quando invece era tutt'altro.
"Perchè non sei mai andato a vederla da quando mia madre l'ha adottata?"
"Perchè non ho diritti legali su di lei, perchè non sono più nulla per lei. Non mi conosce...non sa chi sono. Però mi piacerebbe vederla, anche solo per una volta...per mettermi il cuore in pace. Lo so che forse non dovrei farlo e che non dovrei nemmeno chiederlo a te, visto i tuoi rapporti contrastanti con la tua madre biologica, ma sei la mia ultima speranza. Mi basta solo una volta." era quasi una supplica la sue ed io non ero così tanto immune al fascino di Puckerman come tanto dimostravo a gran voce quando eravamo insieme. Dove sarei andata a finire?
"Noah, io ti conosco...sei veramente convinto che ti basterà vederla soltanto una volta?" gli chiesi alzando un sopracciglio con fare dubbioso. Stava mentendo ancora una volta a se stesso ma la voglia di vederla in quel momento superava tutto, persino la sua stessa bugia.
"Devo farmelo bastare. Ti sto chiedendo troppo?" adesso la sua voce era diventata di nuovo titubante non sapendo più che pesci prendere. In tutta questa sua paranoia mentale si preoccupava ancora una volta dei miei sentimenti. Quel ragazzo non sarebbe mai cambiato ed io volevo che restasse così per sempre. C'era solo una cosa da fare.
"Prendi il tuo zaino e le chiavi dell'auto, venti minuti e rivedrai tua figlia." gli sorrisi scendendo dal palco con un balzo per affiancarlo. Lui rispose al mio sorriso con un'espressione di meravigliata riconoscenza, non si aspettava di certo quella risposta da me e un pò quello mi feriva perchè era come se Noah non mi conoscesse veramente come io conoscevo lui. Forse anche quella era stata soltanto una mia illusione tra le mille che ormai mi ero già fatta in precedenza, incassai il colpo con un lieve sorriso sulle labbra. Feci finta di nulla, lasciando da parte la delusione, lo presi per mano e lo trascinai fuori dall'auditorium mentre lui si adattava al mio passo svelto in pochi istanti per starmi accanto. Era strano prenderlo di nuovo per mano, stringere la mia nella sua era un contatto che mi aveva sempre rassicurata. Protetta. Adesso ero io a voler proteggere lui da qualsiasi pensiero negativo potesse avere in merito a sua figlia. Era difficile proteggere Noah Puckerman da se stesso ma ci sarei riuscita, avrei fatto in modo che tornasse a fidarsi di me. Dopotutto ero sempre stata io a creare i problemi tra di noi, lo avevo rifiutato più volte come Finn aveva fatto con me. Scossi la testa con decisione. Non dovevo pensare a me in quel momento, Beth era l'unica cosa importante e aveva la priorità su tutto, persino sui miei stupidi problemi sentimentali con Finn. Noah mi aprì galantemente lo sportello sorprendendomi e fece il giro per poi entrare in auto e mettere in moto. Capii che non aveva bisogno delle mie indicazioni, qualcosa mi diceva che non era la prima volta che si trovava davanti il vialetto di casa della mia mamma. Come se per lui fosse un'abitudine rimanere ad aspettare in macchina senza mai decidersi di uscire per andare a suonare quel maledetto campanello che lo separava da sua figlia. Lo feci io al suo posto, visto che sembrava che tutto il suo coraggio era evaporato come l'aria che respirava. Era strano vederlo così vulnerabile quando a scuola faceva il gradasso, ma questo era il vero Noah e solo io avevo la fortuna di vederlo così. Come se fosse un segreto tra di noi che avrei custodito gelosamente solo per me. Sorrisi a quel pensiero e mi preparai psicologicamente a rivedere mia madre. Ero pronta per farlo? Probabilmente no ma non era per me che eravamo li davanti alla sua porta. Guardai un'ultima volta Noah e ridacchiai divertita dalla sua espressione terrorizzata mentre si asciugava le mani sudate sui jeans consumati.
"Guarda che non morde."
"Chi? Tua madre o il campanello?" sospirò lui facendo una smorfia continuando a guardare quella porta come se fosse il demonio stesso che ci stesse invitando a pranzare nelle fiamme dell'inferno. Sentimmo dei rumori provenire dalla casa, un pianto di bambina irrompere nel silenzio e delle imprecazioni trattenute a fatica di una voce femminile che si avvicinavano sempre di più. Forse Noah non aveva tutti i torti, satana poteva trovarsi a pochi passi da noi. Trattenei il fiato finchè non aprì la porta e mi ritrovai davanti la donna che anni fa mi aveva dato via.
"Ecco...ah, siete voi! Non mi aspettavo questa visita, anche se mi chiedevo quando sareste arrivati...magari non insieme, ma Shuster vi ha insegnato a fare tutto insieme non mi deve sorprendere. Bene. La tata è in ritardo, voi siete sicuramente qui per Beth. E' nel box in sala, avete tutto l'occorente per stare con lei e non dovreste avere problemi. Io vado che sono in ritardo, se avete bisogno il mio numero è sul frigorifero ma Rachel dovrebbe ancora averlo sul cellulare...vi prego, non chiamate. Non vi risponderei. A stasera." non ci lasciò nemmeno parlare, ci superò e quando mi girai verso di lei per fermarla aveva appena chiuso lo sportello dell'auto e messo in moto. Grazie mille mamma, pensai facendo una smorfia esasperata. Il pianto della bambina ci richiamò all'attenzione, non potevamo di certo lasciarla da sola. Presi la mano di Noah e lo trascinai dentro all'appartamento chiudendo la porta dietro di noi.


Ciao a tutti ;) è da un pò che non continuo le mie ff ma ovviamente invece di riprenderne in mano una vecchia ne inizio una nuova come al mio solito. Questo è il mio primo esperimento con Glee e spero possa piacere a qualcuno. Non fatevi ingannare, le coppie non sono ancora state decise...ho solo un abozzo della storia nella mia testa...e vi dico che sono un tipo piuttosto sadico :)  ma capirete che adoro le coppie puckleberry e st. berry cosa ci posso fare?? Mi scuso in anticipo le per canzoni che inserirò se non vi piaceranno ma sono negata a fare il dj nelle ff, prometto che mi farò perdonare con la storia. Visto che siamo in argomento, la prima canzone che Rachel canta è Somewhere Down The Road di Fait Hill...ho cercato di seguire il testo della canzone per metterlo nello stato d'animo di Rachel. Fatemi sapere se la storia vi piace. Bacioni

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Capitolo 2
*** Puck ***



Rachel mi trascinò in casa di sua madre, la porta che si sbatteva alle nostre spalle mi fece sussultare. Non avevo più scampo. Improvvisamente mi sentii agitato come se fosse stata la mia prima partita di football e temessi i fischi degli spettatori per una presa o un placcaggio mancati, soltanto che adesso la situazione era peggiore di quel giorno. Non avevo mai pensato che fosse stato così facile rivedere mia figlia, avevo creduto che la madre biologica di Rachel mi avesse creato dei problemi eppure adesso ero li a dover persino fare il baby sitter alla bambina. A mia figlia. Non mi sembrava vero, ero felice eppure perchè non riuscivo a muovermi dalla porta? Perchè non riuscivo ad andare da lei? Perchè ero paralizzato? Rachel capì che qualcosa non andava e si girò verso di me facendomi una domanda muta con lo sguardo alla quale io non riuscii a rispondere, lei comprese al volo quello che ancora io mi rifiutavo di ammettere e mi sorrise stordendomi per l'ennesima volta. Il suo sorriso era come un balsamo per le mie preoccupazioni, dissipò all'istante qualsiasi dubbio mi era spuntato nella testa e mi diede un coraggio e una sicurezza che in quel momento ero ben lontano dal provare se non ci fosse stata lei al mio fianco. Quella era Rachel. L'egocentrica rompipalle Rachel Berry che sapeva come spronare le persone senza mai perdersi d'animo, senza mai chiedere nulla in cambio a parte arrivare alle nazionali con le canzoni giuste. Aveva due lati completamente opposti della medaglia, prendere o lasciare. O la si amava o la si odiava, lei ormai c'era abituata a fingeva di non soffrire quando gli altri la snobbavano storcendo il naso alla sua parlantina incessante e ammorbante. Adesso la situazione al Glee club era un pò migliorata per lei ma mi dispiaceva lo stesso per la parte da sfigata che si era costruita addosso e la sofferenza che le leggevo negli occhi appena qualcuno le faceva notare che non era tanto simpatica come l'altra Diva del club, Mercedes, o altre cose del genere che minavano il suo orgoglio. Quella frazione di secondo, dove si rabbuiava di colpo, prima di indossare di nuovo la solita maschera, era come una stilettata per me ma per gli altri passava inosservata. Come se Rachel non dovesse provare alcun dolore. Lei era la colonna portante del Glee club, sapevamo tutti quanto era importante, già una volta avevamo capito che senza la sua voce non eravamo niente ma un pò spesso la davano per scontata e questo era lo sbaglio peggiore che potessero fare con una persona come lei che andava avanti a gomitate pur di rimanere a galla. E se un giorno non ce l'avesse più fatta a sopportare tutto ciò? Non potevamo perderla proprio adesso a un passo dalla vittoria, era una di noi. Era un'amica ed io non potevo lasciarla soffrire per quello stupido di Finckestain in quel modo senza darle una mano a tirarsene fuori, non dopo tutte le volte che mi aveva aiutato a risolvere i casini nei quali mi mettevo. Adesso ero io a doverle ricambiare il favore, rafforzai la stretta nella sua mano facendo un sorriso titubante e la seguii affidandomi completamente a lei. Il pianto a dirotto di Beth continuò senza sosta finchè non entrammo nel salone e lei ci fissò disorientata e col faccino triste, quel breve attimo di silenzio si interruppe con altre lacrime che ci perforavano i timpani. A quanto sembrava la bambina aveva preso i polmoni del sottoscritto, quasi sorrisi al pensiero ma ero troppo assordato per fare il padre orgoglioso. Rachel si scostò da me per andare a prendere la bambina dal box e iniziò a gironzolare con lei in braccio parlandole dolcemente all'orecchio per tranquillizzarla. Rimasi esterefatto nell'osservarla, mi sembrava il pifferaio magico che suonava il flauto per attirare i topi solo che in quel momento lei stava usando la sua voce per ammaliare mia figlia che la guardava incuriosita e con un mezzo sorriso sulle labbra che la faceva assomigliare sempre di più al gene sfrontato dei Puckerman. Era in tutto e per tutto identica a Quinn ma il sorriso era il mio. Rimasi per alcuni secondi incantato ad osservare quella piccola meraviglia, poi la voce di Rachel che chiamava il mio nome mi riscosse dai pensieri riportandomi al presente. Mi avvicinai cautamente, grato alla mia amica di aver spento quel pianto a dirotto, e sorrisi per la seconda volta nella sua vita a mia figlia. Era bellissima, avevo quasi paura di prenderla in braccio per quanto mi sembrasse fragile. Avrei rischiato di romperla rozzo com'ero, ci mancava solo quello per farmi riconoscere! Vidi con la coda dell'occhio Rachel che alzava gli occhi al soffitto, leggermente esasperata, mentre riportava l'attenzione verso la bambina borbottando sottovoce quanto il padre fosse uno stupido troglodita che aveva paura di quelli più piccoli di lui. Sbuffai sonoramente fingendo di essermi offeso e Rachel scoppiò a ridere indicandomi con un dito a Beth per poi farle il solletico sui fianchi. Il suono delle loro due risate insieme mi fece uno strano effetto. Era pura magia. Cosa mi stava succedendo? Mi sentivo quasi un drogato in quel momento eppure non avevo fumato niente di allucinogeno quel giorno. Forse era l'inizio dell'influenza o forse ero soltanto felice di essere li in quel momento, con loro due, come non mi era successo da tempo. Come il giorno che avevamo perso le Regionali contro i Vocal Adrenalin, il giorno in cui era nata Beth e Quinn ed io la osservavamo insieme attraverso il vetro. Quello era stato l'unico momento nel quale siamo stati una vera famiglia. Solo un momento.
"Oah!" esclamò Beth sorridendomi facendomi perdere un battito. Stava provando a dire il mio nome e Rachel si congratulava con lei baciandole la guancia divertita. Mia figlia mi stava chiamando, non mi sembrava vero. Non ci avevo mai sperato, mi sembrava quasi un dono inaspettato. Ero cresciuto senza avere una figura paterna accanto e sapevo quanto era difficile andare avanti con solo degli ormoni femminili in casa, c'era da diventare matti. Gran parte del mio comportamento da bullo strafottente era dovuto all'assenza dell'uomo che ci aveva piantati in asso. Non volevo che una cosa del genere succedesse anche a Beth. Avendola li davanti mi accorsi si voler essere una figura presente nella sua vita, di voler essere realmente suo padre. Non mi sarei accontentato di nulla di meno. Volevo vederla crescere sotto i miei occhi, diventare donna. Rachel aveva ragione a dubitare delle mie parole, lei sapeva in anticipo come sarebbe andata eppure mi aveva assecondato in tutto. Perchè lo aveva fatto? La Berry si portò ancora più vicino la bambina e storse il naso dicendo che Beth aveva urgenza di essere cambiata e me la allungò. Io indietreggiai terrorizzato scuotento la testa con le mani alzate come per tenerla lontana, notai l'espressione spazientita della mora che si diresse sbuffando verso il fasciatoio nel bagno. Tirai un sospiro di sollievo sapendo di non dovermene occupare io di quella bomba a mano troppo puzzolente per i miei gusti, stavo per spaparanchiarmi comodamente sul divano finchè la voce acuta di Rachel non urlò imperterrita il mio nome. Quello era un ordine preciso alla Berry, se volevo evitare una delle sue feroci parlantine avrei dovuto sbrigarmi a seguire alla lettera le sue parole. La raggiunsi in pochi secondi e dovetti aiutarla a buttare il pannolino sporco, lavare la bambina, metterle la crema rivestirla con un nuovo pannolino pulito. Ero proprio un impiastro a cambiare i bambini e Rachel non la smetteva di dare ordini e consigli non chiesti su cosa bisognava fare con i neonati. In che modo sarei riuscito a farla stare zitta? Non c'era un on off per spegnerla? Portammo la bambina in salotto per farla giocare per terra, ci sedemmo accanto a lei e Rachel se la mise tra le gambe porgendole una piccola palla con topolino. Beth la fece cadere scuotendo la testa, prese tra le mani delle chiavi di plastica chiuse in un gancio e iniziò a morderle agguantando un piccolo cubo fuxia di gomma. Persi la cognizione del tempo, quante ore eravamo rimasti a casa di Miss Corcoran? Poi arrivò il momento della pappa e Beth iniziò a impadronirsi del cucchiaino spargendo chiazze dell'omogenizzato di verdure un pò da tutte le parti, compresi Rachel e me, ridendo come una pazza. Si, quella monella era proprio mia figlia. Non c'erano dubbi. La Berry si mise le mani sui fianchi e, sul piede di guerra, iniziò a rimproverarla agguantando un altro cucchiaino per farla mangiare. Non si sarebbe mai data per vinta la mora, ormai era una battaglia che doveva vincere a tutti i costi. Beth le sputacchiò addosso ed io dovetti trattenermi dal riderle in faccia, era troppo divertente la sua espressione esterefatta. Due a zero per baby Puckerman. Rachel fece vari respiri profondi per calmarsi e togliersi dagli occhi quella cosa disgustosa verde e sorrise alla bambina iniziando a farle l'aereoplano con il cucchiaino vincendo finalmente una manche. Beth fu distratta e riuscì a mangiare un altro barattolo di omogenizzato di carne. Vedere il sorriso soddisfatto della Berry mentre la sua faccia sembrava un campo di battaglia non aveva prezzo. Era uno di quei sorrisi che riservava a me dopo che avevo fatto la cosa giusta, come quella volta che avevo dovuto scegliere tra il Glee club e il football...ed io scelsi i miei nuovi amici sfigati. Scelsi lei. Il suo abbraccio valeva più di mille parole non dette ed io mi ero sentito finalmente a casa. In quel momento avevo capito di aver fatto la scelta giusta. Pur amando il football avevo deciso di restare con la mia famiglia, perchè il Glee club era diventato quello per ognuno di noi. Una grande famiglia. Ed io ci tenevo molto a quella famiglia. Avrei aiutato ogni singolo membro ad andare avanti, non c'era bisogno di un altro motivo per togliere Finn dalla testa di Rachel e farla tornare a focalizzarsi sulle cose giuste come le Nazionali che avrebbero dovuto disputare tra qualche mese se avessero riuscito a raccimolare i soldi giusti per raggiungere la grande mela. Avevo una scusa in più per starle accanto e tornare con lei a visitare Beth, sempre se la signorina Corcoran me lo avesse permesso. Restai per alcuni minuti da solo con la bambina osservando quegli splendidi e accesi occhi verdi, troppo simili a quelli di Quinn come i suoi inconfondibili boccoli biondi, e riflettei su quella strana notte che l'aveva portata alla luce. Sua madre ubriaca che ripeteva che l'unico motivo per il quale si stava concendendo era perchè era poco lucida in quel momento ed io, stupido incosciente senza precauzioni a portata di mano, ero troppo eccitato e innamorato per tirarmi indietro a riflettere sulle parole di quella sexy biondina. La realtà dei fatti mi travolse immediatamente il giorno dopo a scuola quando Quinn mi aveva evitato lanciandomi occhiatacce di repulsione ed era andata a baciare il mio migliore amico a pochi passi dal sottoscritto. La delusione peggiore che potessi avere dopo la fuga di mio padre. Quel piccolo errore aveva stravolto intere vite mentre una nuova si faceva sempre più forte nel pancione di Quinn, dopotutto non era stato poi così terribile quello sbaglio se quello che ne era venuto fuori era quella dolce birbante che mi sorrideva con espressione furba mettendo in mostra qualche accenno dei suoi primi dentini. Sarebbe diventata un bellissimo terremoto da grande, non per altro era mia figlia. E se non ci fosse stata come sarebbe andata a finire? Di certo Quinn avrebbe continuato a ignorarmi per tutta la vita definendomi un fallito ed io probabilmente non sarei finito a cantare con le Nuove direzioni. Non avrei ripreso a parlare con Rachel dopo le elementari, avrei continuato a fare lo sbruffone lanciandole le granite in faccia. Spietato e bastardo. Questo era il vecchio Puckzilla. Rachel tornò dal bagno decentemente pulita e mi diede il cambio per terenere d'occhio la bambina. Aprii il rubinetto e iniziai a lavarmi la cresta, quando finalmente riuscii a togliermi di dosso anche l'ultima traccia di omogenizzato mi fissai allo specchio per alcuni secondi e poi tornai in salotto quasi come se non riuscissi a stare distante da loro per troppo tempo. Mi appoggiai alla parete senza farmi vedere da Rachel e le osservai attentamente, c'era una stra atmosfera nell'aria. La Berry teneva in braccio la bambina cullandola amorevolmente mentre Beth afferrava una ciocca scura di capelli e la tirava con un sorriso sdentato. Erano belle insieme. Rachel iniziò a canticchiare un motivetto a labbra chiuse con l'intenzione di fare dormire la piccola.


Goodnight, my angel
Time to close your eyes
And save these questions for another day
I think I know what you've been asking me
I think you know what I've been trying to say
I promised I would never leave you
And you should always know
Wherever you may go
No matter where you are
I never will be far away

Era sempre strabiliante sentirla cantare. Era una potenza unica, un sogno. Ricordavo quella canzone, quante volte mia sorella aveva visto Bambi? Ormai non me lo ricordavo più. Era molto dolce come ninna nanna e adesso Rachel la stava cantando a mia figlia che la guardava con due occhioni intensi e adoranti. Attirato come una falena, mi feci avanti e iniziai a cantare il verso successivo attirando lo sguardo dolce e sorpreso della mora.

Goodnight, my angel
Now it's time to sleep
And still so many things I want to say
Remember all the songs you sang for me
When we went sailing on an emerald bay 
And like a boat out on the ocean
I'm rocking you to sleep 
The water's dark
And deep inside this ancient heart
You'll always be a part of me

Rachel mi sorrise, incoraggiandomi ad avvicinarmi di più, e mi porse la bambina. La strinsi goffamente tra le braccia e Beth si rannicchiò al mio petto con naturalezza afferrando un dito della mora nella sua manina mentre cercava di rimanere sveglia come a voler dichiare di non avere sonno, le sue palpebre e gli sbadigli dicevano decisamente il contrario. Rachel unì la sua voce alla mia per il finale.

Goodnight, my angel
Now it's time to dream
And dream how wonderful your life will be
Someday your child may cry
And if you sing this lullabye
Then in your heart
There will always be a part of me

Someday we'll all be gone
But lullabyes go on and on...
They never die
That's how you
And I
Will be

Appena finimmo l'ultima nota, Beth si era addormentata con il pollice in bocca e l'espressione serena. Era bellissima ed io sembravo uno stupido gorilla che non sapeva cosa fare per paura di svegliarla di colpo. Rachel mi sospinse leggermente verso la cameretta della bambina e mi aiutò a metterla nel lettino con le sbarre rosa. Mi sembrava quasi la prigione di una principessa, ma io non volevo che lo fosse. Volevo il meglio per mia figlia e forse non ero io il meglio per lei. Si, la presenza di un padre era fondamentale nella sua vita ma, guardandomi attorno, notai che aveva tutto quello che una bambina potesse desiderare. Una casa, una madre più o meno presente, una stabilità economica che io di certo non potevo darle. Dopotutto ero un fallito, non era così che mi aveva chiamato Quinn? Mi chiesi se fosse venuta almeno una volta a vedere nostra figlia, ma forse non volevo nemmeno sapere la risposta. Non volevo sentire che rifiutava la bambina. No. Rachel mi strinse la mano con sguardo serio.
"Non farti venire brutti pensieri in testa Noah, non ne vale la pena. Beth ha bisogno di te, tu sei il padre." mormorò lei cercando di confortarmi. Come faceva sempre a capirmi al volo senza bisogno di parole? Lei mi aveva aiutato con la bambina, adesso toccava me aiutare lei.
"Sei pronta a seguire alla lettera il programma del fighissimo Puckzilla per la disintossicazione da Finnkestain?" le dissi con un sogghigno malefico ammiccando verso di lei.
"Noah questa cosa mi spaventa un pò..."
"Niente scuse Berry. Quando andremo alle Nazionali sarai una nuova Rachel e lo dovrai a me. Puckzilla non ha mai sbagliato un colpo. Fidati di me."
"Va bene." acconsentì lei titubante quasi pentendosene subito dopo, glielo leggevo negli occhi. Ero fiducioso, avrei portato Rachel Berry alla ribalta con un sorriso felice sulle labbra. Costi quel che costi.


Ed eccoci arrivati al secondo capitolo...mi sto divertendo a scrivere questa ff.
Grazie mille per i vostri commenti e per le visite ;) non sapete quanto mi avete resa felice leggerli e spero che continuerete a commentare e a seguire la ff. Mi scuso in anticipo per eventuali errori grammaticali. La canzone che cantano insieme Rachel e Puck in originale è di Billy Joel, fa parte della colonna sonora del cartone Bambi...si intitola Lullabye (goodnight, My Angel) ed è dolcissima. Adesso mi rimetto a scrivere, il prossimo capitolo è di Finn. A presto

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Capitolo 3
*** Finn ***


Era una splendida giornata. Fuori c'era il sole, mia madre aveva preparato i pancake proprio come piacevano a me, Kurt sembrava troppo preso da Blaine per criticare la maglietta vecchio stile che avevo indossato, rifiutandomi categoricamente di buttarla via quando aveva voluto rifarmi il guardaroba, o per annusare il mio dopobarba in bagno come uno stalker di ultima categoria, Burt mi aveva promesso di fare dei lanci dopo scuola per rafforzare il nostro legame, Quinn non aveva ancora iniziato a stordirmi con quella storia della reginetta del ballo e finalmente potevo camminare liberamente mano nella mano con la mia fidanzata per i corridoi del McKinley. Non potevo chiedere di meglio. Adesso aspettavo soltanto che Quinn mi raggiungesse per poter andare in mensa insieme come una vera coppia, mi era mancato fare quelle semplici cose in pubblico senza dovermi preoccupare troppo di chi potesse vedermi. Era come tornare all'inizio della nostra relazione, quando io ero soltanto il quaterback idolatrato e lei la Cheerios più invidiata. La nostra popolarità era alle stelle, adesso questo era cambiato ma mi ci ero abituato proprio come quando stavo con Rachel. O almeno ci provavo, visto che ogni tanto avevo ancora qualche strascico di mancanza di notorità. Essere nel Glee club non erano di certo una buona cosa per seguire quella discussione, dopotutto ci chiamavano sfigati. Per Quinn era un'altra faccenda, lei non poteva sopportarlo e l'avvicinarsi del ballo scolastico la stava mandando letteralmente in paranoia. Lei voleva tornare alla ribalta, voleva la corona ed io dovevo aiutarla a raggiungere la sua meta soltanto standole accanto assecondando ogni suo capriccio, ogni sua fissa. Peccato che non sempre ci riuscivo e finivamo per litigare mentre lei mi dava dello stupido perchè ero costantemente distratto e non mi interessava più di tanto fare il bamboccio al suo braccio solo per attirare voti. Non andava tutto rose e fiori come facevamo credere agli altri, ma amavo Quinn e sopportavo la situazione stressante che mi stava facendo passare. Magari dopo il ballo si sarebbe calmata in qualche modo. Forse. Non mi restava altro che aspettare e vedere mentre mostravo a tutti una felicità che a malapena sentivo e sottostavo impotente agli sguardi di Rachel. Sguardi che mi laceravano dentro. Come se l'avessi chiamata ad alta voce, vidi con la coda dell'occhio un vestito stile Berry e una chioma bruna, istintivamente alzai la testa e la guardai come facevo ogni giorno quando lei non se ne accorgeva. Non avevo dimenticato Rachel, non l'avrei mai fatto. Si poteva amare due ragazze contemporaneamente? Rachel rimaneva la mia unica tentazione, Quinn lo sapeva e me lo rinfacciava ogni volta che mi facevo beccare a guardare alcune "parti arrotondate"  ed estremamente sexy della nostra cantante. Sexy quanto basta da continuare a distrarmi nei momenti peggiori, proprio come quello. Se Quinn fosse spuntata adesso non sarei riuscito a tirarmene fuori con una delle solite patetiche scuse. Rachel alzò lo sguardo e incrociò il mio, vi lessi soltanto dolore e un cuore infranto. Il senso di colpa era tornato, non mi ero comportato bene con lei. L'avevo soltanto ferita ripetutamente facendole versare litri di lacrime e la ciliegina sulla torta era stata proprio la mia omissione sulla relazione con Quinn, la cosa più importante. Ero stato uno stupido codardo e adesso ne stavamo pagando tutti le conseguenze. Sarei riuscito a recupare il mio rapporto con Rachel? Speravo di si perchè ci tenevo molto a lei, l'amavo ancora, ma il suo sguardo mi diceva decisamente il contrario. L'avevo illusa troppe volte vedendola soffire e dubitavo che mi avrebbe perdonato tanto facilmente. Ma sapevo che ce l'avrebbe fatta anche questa volta a uscirne viva e più agguerrita che mai, era più forte di quel che pensava di se stessa anche se non lo aveva mai capito. Ero un pò più tranquillo per quello. Rachel si adombrò in viso e abbassò lo sguardo verso il pavimento allontanandosi lentamente vero il suo armadietto con passo fiacco, mi faceva male vederla in quel modo. Feci un passo avanti pensando di raggiungerla, forse peggiorando solo le cose tra di noi, quando Quinn mi si parò davanti sbarrandomi la strada. Mi stava fulminando con lo sguardo, braccia ai fianchi in posizione severa mentre il broncio sulle sue labbra mi sembrava quasi un ringhio trattenuto a malapena. Ero nei guai, mi avrebbe scuoiato vivo.
"Che cosa stai facendo Finn?"
"Niente, te lo giuro..."
"Appunto! Niente! Non ti avevo detto di andare a fare propaganda per il ballo consegnando le spillette con i nostri nomi? Non posso mai fidarmi di te, devo fare sempre tutto io. Finn cosa ti passa per la testa? Non mi ascolti e..." Quinn continuò a rimproverarmi senza sosta mettendo in mostra ogni mio più piccolo errore, la feci parlare senza starla ad ascoltare. Le sue lamentele mi scivolarono addosso senza scalfirmi minimamente, sinceramente non mi sentivo tanto in colpa di non essere il fidanzato attento che si meritava ma in quel momento avevo altro per la testa. Mi spostai di qualche millimetri di fianco per addocchiare dietro le spalle di Quinn i movimenti di Rachel al suo armadietto e mi bloccai di colpo. Puck si era fatto avanti, con il suo solito sorrisino sfrontato da rimorchio, si era arrotolato una ciocca dei suoi capelli bruni tra le dita posando l'altra mano alle sue spalle per imprigionarla tra il suo corpo e l'amadietto. Sapevo cosa stava facendo, i segnali erano inconfondibili, li avevo visti così tante volte in quei tre anni che ormai non ci facevo più caso...ma Rachel? Cosa centrava Rachel con lui? Cosa voleva da lei? Perchè adesso Rachel stava ridendo a una sua battuta mettendogli una mano sul braccio? Cosa stava succedendo? Puck si chinò per sussurrarle qualcosa all'orecchio con aria maliziosa e la vidi arrossire mentre si portava una mano su quelle labbra carnose come a trattenersi non sapendo se ridere o sgridarlo, riconoscevo quella luce negli occhi della mia ex. Interesse e lusinga, forse qualcosa in più. Perchè mi faceva male?

I've been thinking of everything

I used to want to be
I've been thinking of everything
of me, of you and me

this is the story of my life
these are the lies I have created

Rachel tirò un pugno sulla spalla del mio migliore amico, fingendo una smorfia offesa, e lui indietreggiò portando le mani in alto come a volersi difendere mentre continuava a stuzzicarla divertito. Lei lo seguì richiamandolo a gran voce minacciandolo che se non si fosse fermato rimangiandosi quello che aveva appena detto ci avrebbe pensato lei ad azzopparlo, probabilmente con la sua miriade di chiacchiere sarebbe finita che Puck si sarebbe azzoppato da solo preferendo sopportare il dolore fisico alle sue parole. Sempre se non fosse riuscito a fuggire lontano quel tanto che bastava da non essere preso da lei, o da me. Quinn si mise nella traiettoria del mio sguardo riacquistando tutta la mia attenzione in un solo secondo. Se per qualche strano motivo non mi aveva beccato prima a guardare la mia ex adesso sicuramente non avrei avuto quella fortuna. Quinn mi aveva visto e non sarei riuscito a mentirle a lungo arrampicandomi sugli specchi, il suo sguardo deluso e irritato diceva tutto. "Sempre lei. Quando te la toglierai dalla testa? Tu stai con me, sei off limits." detto ciò, mi diede le spalle infuriata dirigendosi verso il laboratorio di economia domestica. Sospirai scuotendo la testa impotente. Cosa dovevo fare?
Mi trascinai a seguire le lezioni ma la mia mente era altrove, mi mostrava sadicamente loro due che scherzavano come due vecchi amici molto intimi spargendo altro sale sulle mie ferite. Sulle mie colpe. Non riuscivo ancora a capire, mi rifiutavo di accettare qualunque cosa logica potesse venire fuori da quella scenetta. Perchè ogni volta che la ferivo o che le cose tra noi non andavano correva sempre da Puck? Puck attirava le donne come le falene e Rachel non ne era mai stata immune, altrimenti come aveva fatto a mettersi insieme al mio migliore amico anche solo per pochi giorni? Voleva farmi ingelosire, questo era il suo scopo come lo era allora ma questa volta non ci sarei cascato. Mi rifiutavo di farlo. Adesso avevo Quinn e lei aveva ragione, dovevo togliermi Rachel Berry dalla testa altrimenti avrei rovinato tutto un'altra volta. Dannazione! Quali erano le intenzioni di Puck? Non riuscivo a smettere di pensarci. Non volevo che fosse una delle tante ragazze che usava per portarsele a letto e poi le scaricava il giorno dopo non ricordandosi neppure i loro nomi. Non doveva farlo con Rachel, non doveva farla soffrire altrimenti lo avrei picchiato nonostante fosse il mio migliore amico. Dopotutto, non era la prima volta che venivamo alle mani. La prima volta era stata a causa di Quinn e la sua gravidanza, quando aveva spacciato me per il padre della bambina per nascondere il suo tradimento con Puck. Quanto ero stato stupido quella volta a fidarmi di lui, di entrambi. Lei che sembrava tanto innocente e lui che faceva la parte dell'amico fidato che ti dava una mano. Non gli avevo rivolto la parola per tanto tempo, rifiutandomi di stringere quella mano che tanto mi ripugnava. E adesso era arrivato il turno di Rachel? No, non sarebbe mai successo. Dovevo assolutamente capire le sue intenzioni e parlare chiaro a Puck. Rachel non si toccava, ne avrebbe risentito tutto il Glee club se la sua cantante entrava in depressione a causa di quel latin lover di Puckerman. Eravamo a un passo dalle Nazionali e non potevamo perdere in quel modo distraendoci per una cavolata del genere. Rachel doveva rimanere tranquilla e continuare a esercitarsi per portarci tutti alla vittoria. Contavamo su di lei. Era lei la vera star del Glee club, senza di lei non eravamo niente. Puck non poteva fare di testa sua distruggendo il nostro sogno solo perchè seguiva i suoi ormoni e poi Rachel non era nemmeno il suo tipo. Perchè? Durante l'ora pomeridiana del Glee club non riuscii a parlargli, Quinn non mi toglieva gli occhi di dosso stringendomi così forte la mano nella sua come a volermi dare un avvertimento. Me la stava stritolando e di certo non ero minimante tentato di disobbedirle, era molto pericolosa la mia ragazza. Loro erano seduti alle mie spalle, non potevo vederli ma li sentivo ridacchiare e mormorare qualcosa a bassa voce. Di cosa stavano parlando? Lui ci stava ancora provando? Lei non lo stava rifiutando? Perchè a tutti sembrava normale quel comportamento? Perchè nessuno diceva niente? L'ora volò così, tra un solfeggio e l'altro e un'esibizione di Tina, io non ero riuscito a cavare un ragno dal buco.

I'm in the middle of nothing
and it's where I want to be
I'm at the bottom of everything
and I finally start to live

this is the story of my life
these are the lies I have created
I created

Durante gli allenamenti di football la storia non migliorò, Puck sembrava evitarmi e quando mi facevo avanti per scambiare due chiacchiere si allontanava con la scusa che la coach lo stava chiamando o che Artie, il nostro ariete umano, aveva bisogno di una spinta visto che una zolla di terra si era rialzata sotto la sua ruota. Che cosa voleva nascondermi? Perchè non mi affrontava a viso aperto? Perchè faceva tutto alle mie spalle? Lo osservai attentamente tra un lancio e un altro, evitava persino di guardarmi in faccia. E questo sarebbe il mio migliore amico? Negli spogliatoi passò il tempo a fare battute idiote con Sam anche sotto la doccia, mi sentii un pò escluso dai loro discorsi e non era la prima volta per me. Da quando mi avevano messo da parte? Mi ero perso qualcosa? Mi rivestii perso nelle mie domande e notai con la coda dell'occhio qualcosa di strano. Puck controllò l'orologiò, si guardò intono furtivamente e uscii di soppiatto dagli spogliatoi senza essere visto. Dove stava andando? Chiusi l'armadietto di scatto, misi velocemente le scarpe slacciate ai piedi  e seguii la scia del deodorante di Puck finchè non mi ritrovai ai parcheggi. Perchè tutta quella segretezza? Doveva per caso incontrarsi con Rachel? Era per questo che era fuggito? No, non volevo nemmeno pensarci! Dovevo fermarlo, dovevo vedere con i miei stessi occhi cosa stava succedendo. Mi bloccai di colpo con espressione confusa e incredula. Cosa diamine voleva dire quello? Non era Rachel la ragazza con cui stava parlando vicino alla sua auto. No. Era Quinn. La mia Quinn. Un senso di tradimento tornò a far capolino dentro di me, non poteva succedere di nuovo. Sembrava una discussione piuttosto accesa finchè lui non le posò dolcemente una mano sul viso, quella carezza improvvisa calmò le acque tra di loro. Si chinò verso di lei ed io strinsi i pugni. La stava baciando? Che cosa credeva di fare Puck? Lo vidi montare in auto e andarsene sgommando mentre Quinn rimaneva a guardarlo immobile, stringendosi nelle spalle, inconsapevole che io la stessi osservando a pochi metri di distanza. Cosa dovevo fare adesso? Di chi potevo fidarmi? A chi avevo affidato il mio cuore? Avevo sbagliato ancora una volta?

and I swear to god
i've found myself
in the end

in the end

this is the story of my life
these are the lies I have created



Ed eccoci finalmente arrivati al terzo capitolo, non ho avuto molto tempo per rispondere ad ogni recensione ma non preoccupatevi che lo farò presto...spero che continuerete a seguire la storia lo stesso e grazie mille per la fiducia. So che qualcuno avrà di certo storto il naso sapendo che il capitolo riguardava Finn, ma c'è sempre un perchè in tutto...persino nella faccia da babbeo che ogni tanto mostra ;) spero vi piaccia. Dopo essermi spremuta i pochi neuroni rimanenti, sono riuscita a trovare la canzone giusta da mettere in sottofondo The story dei 30 seconds to mars in versione acustica...cercavo di esprimere i pensieri di Finn e spero di essermi avvicinata (anche se molte volte non riesco a capirlo). Mi rimetto a scrivere, il prossimo capitolo sarà di Quinn. Besito
p.s. non ho parlato di Jesse...ancora...

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Capitolo 4
*** Quinn ***


Ero ancora infuriata con Finn. Perchè continuava a guardare Rachel con desiderio quando aveva me al suo fianco? Non gli bastavo? Tutti mi volevano eppure lui non distoglieva gli occhi dalla nasona. Perchè c'era sempre lei nei suoi pensieri? Non lo avevo mai capito. Non riuscivo a comprendere il motivo per il quale Rachel costantemente mi metteva i bastoni tra le ruote. Era sempre lei, sempre colpa di quell'insignificante ragazza che si vestiva con uno stile che era una via di mezzo tra una bambina di dieci anni e una vecchia zia stramba e allucinata. Era indecente anche la sola esistenza. Era inacettabile quella patetica infatuazione da sfigati. Prima Finn, poi Puck, poi di nuovo Finn. Tutti gli uomini della mia vita prima o poi finivano per perdere la testa per quell'egocentrica di Rachel. Soltanto Sam, a quanto sembrava, si era salvato da quella follia...a parte quando si era messo con Santana che continuava a ridicolizzarlo chiamandolo bocca di trota. Dopotutto non aveva fatto un buon affare con lei. Spesso avevo pensato che fosse Santana la causa del mio malessere invece era la Berry la mia antagonista, la mia rivale in tutto. Come poteva una come lei, uno scarto della società, mettersi alla pari con me? Impossibile. Adesso avevo vinto io la sfida, ma per quanto tempo ancora? Il comportamento di Finn non mi dava alcuna certezza, non potevo fidarmi dei suoi ti amo se appena mi distraevo un secondo già lo vedevo sbavare con la faccia da pesce lesso verso le tette di Rachel. Come potevo fidarmi di lui? Però questa volta non avrei mollato assolutamente la presa, lui era mio e non sarebbe stato di nessun'altra. Men che meno di Rachel Berry. Poteva consolarsi con i suoi assoli tristi e strappalacrime, ci riusciva benissimo anche senza pubblico, ma doveva stare alla larga da Finn. Lui era mio. Avevo bisogno di lui e della sua popolarità per diventare la reginetta del ballo. Senza di lui non potevo avverare il mio sogno. Avevo passato l'anno precedente come una mina vagante gonfia e arrabbiata in tutti i sensi a causa di quella gravidanza indesiderata che mi aveva portato soltanto guai. Prese in giro dietro le spalle, essere ignorata dal resto della scuola e trattata come feccia, per non parlare delle innumerevoli granite in faccia che mi ero beccata non essendo più il capitano delle Cheerios. Quell'anno mi era rimasto soltanto il Glee club a cui appoggiarmi e adesso le cose non erano migliorate visto che avevo mollato le Cheerleader a causa delle decisioni di quella pazza della Sylvester ed era stato proprio Finn a riportarmi all'ovile. Era da quel momento che era ricominciato tutto tra di noi. Come lo scoppio di una scintilla, come dei fuochi d'artificio che adesso sembrava che si stessero spegnendo. La nasona, sempre colpa sua. Lei non poteva nemmeno immaginare come mi sentivo solo qualche anno prima, quando ancora il mio nome era Lucy. Ero un'altra ragazza, una patetica sfigata sovrappeso che tutti prendevano in giro, una senza speranza. Avevo dovuto abbandonare quella scuola, adottando il mio secondo nome, cambiare radicalmente aspetto e andare alle sedute dello psicologo per rifarmi un pò di autostima. Odiavo Lucy, non volevo più tornare quella di prima. Mai. Adesso ero Quinn e nessuno mi avrebbe rubato la corona da reginetta al ballo. Nessuno. Ora che Lauren si era messa in lizza per il titolo, insieme a Santana, avevo paura dei colpi bassi che la ragazza minacciava di fare. No, la corona era mia di diritto e quelle due non avevano speranza contro di me. E se avessero scoperto di Lucy? No, non doveva succedere! Lucy degli obesi era un capitolo chiuso, non esisteva più. Il terrore che il passato potesse tornare a tormentarmi mi faceva agitare, dovevo stare molto attenta a quelle due. Non dovevo fidarmi. Nessuno doveva scoprire di Lucy, specialmente Finn altrimenti avrei rischiato di perderlo. Come poteva restare insieme a me dopo aver saputo di lei? Dopo aver saputo che gli avevo mentito in quei due anni su chi fosse la vera Quinn. No, non lo avrei permesso. Non avrei sopportato un'altra la delusione nel suo sguardo a causa mia, delle mie scelte. Dei miei errori. Mi raddrizzai orgogliosamente, passeggiando lungo i corridoi ancora vuoti, e feci il mio solito sorrisino sicuro da ex Cheerleader. Controllai l'orologio, Finn sarebbe uscito dagli spogliatoi in una mezzora, giusto in tempo per andarci a prendere qualcosa in caffetteria e riaccompagnarmi a casa da mia madre. Lei ci teneva molto alla puntualità. Da quando aveva lasciato mio padre in casa si era cambiato registro ma le briglie rimanevano corte visto com'era andata a finire l'anno precedente a causa di quella notte passata con Puck. Parlando del diavolo, cosa ci faceva Puck nel parcheggio con aria furtiva? Come mai era uscito così presto? Dove stava andando? Impulsivamente lo seguii fuori dalla scuola spuntandogli alle spalle con aria curiosa.
"Dove hai intenzione di andare?" lo vidi irrigidire i muscoli delle spalle e mi chiesi ancora una volta cosa stesse combinando.
"In giro. Se stai aspettando Hudson ce ne avrà ancora per un pò." rispose lui gettando lo zaino in auto senza girare a guardarmi negli occhi. Cosa gli stava prendendo? Non aveva mai fatto una cosa del genere.
"Lo so, ma sono qui per scoprire cosa fai tu. Sembri pieno di segreti ultimamente. Cosa confabula la tua mente?" lo vidi alzare gli occhi verso il cielo e poi con un sospiro stanco voltarsi verso di me, la sua espressione non mi diceva nulla di buono.
"Andare a trovare Beth. Nostra figlia. La ricordi vero?" il suo tono sarcastico mi fece sobbalzare.
"Cosa...stai dicendo?" balbettai irrigidita non riuscendo a ragionare. In pochi secondi era riuscito a spiazzarmi.
"E' da qualche giorno che vado a trovarla a casa di Shelby." confessò lui come se fosse la cosa più normale di questo mondo eppure non lo era.
"Shelby? Adesso chiami per nome miss Corcoran?" quasi sputai con una smorfia disgustata mentre pronunciavo quel nome. Il nome della donna che si era presa la mia bambina.
"Me lo ha chiesto lei visto che era praticamente inutile continuarla a chiamare sempre per cognome e Rachel ha concordato con lei. Era la cosa più semplice." lo osservai mentre si grattava la cresta come se fosse imbarazzato, come se volesse nascondere qualcos'altro. Ma adesso era inutile, aveva appena lanciato una bomba nucleare e nemmeno se ne era accorto.
"Rachel? Porti lei con te? Ah...dovevo immaginarlo! C'è sempre lei in mezzo a tutto! Deve sempre rovinarmi qualcosa!" ero letteralmente infuriata. Avrei volentieri tirato un pugno su quel grosso naso per deformarlo ancora di più. Come osava quella nana malefica?
"Quinn smettila!"
"Smetterla di fare cosa? Dire la verità? Adesso tutti e tre fate la famigliola felice? C'è persino la nonna...complimenti Puck. Ti sei fatto una famiglia peccato che quella sia mia figlia e non quella di Rachel. Io sono sua madre!" urlai sentendo le guancie arrossarsi dalla furia. Mi sentivo spodestata, messa da parte e tutto per colpa della Berry.
"Lascia Rachel fuori da questa storia. Si, hai ragione. Tu sei sua madre. Quante volte sei andata a trovare Beth da quando è nata? Una...due volte?" sembrava anche lui molto arrabbiato visto il pulsare frenetico di quella vena sul collo. Bene, non mi sarei tirata indietro.
"Questo non..."
"Appunto. Zero. Non capisco...allora perchè ti incavoli con Rachel che mi ha fatto solo un favore ad accompagnarmi da nostra figlia? Se tanto vuoi puntualizzare la tua maternità perchè non sei mai andata a vederla? Perchè è diventata un argomento tabù tra di noi?" strinse i pugni.
"Perchè è stato un errore." urlai di getto chiudendo gli occhi. Di colpo ci fu silenzio, soltanto il mio respiro ansante rimbombava nelle mie orecchie. L'avevo detto, quasi non ci credevo io stessa. Era veramente la mia voce quella? Doveva essere un segreto, un pensiero che non avrebbe dovuto abbandonare la mia mente eppure l'aveva appena fatto. Con Puck.
"No, Beth non è stata un errore. Ogni volta che la stringo tra le braccia penso che sia un miracolo, è meravigliosa quella bambina. Ti assomiglia molto, ma ha preso anche da me. No, lei non è un errore." lui scosse la testa con decisione come se la cosa non la prendesse nemmeno in considerazione. Lui era sempre stato di quell'opinione fin da subito. Era lui quello che voleva la bambina, non io.
"Tu non capisci." replicai irrigidendomi mentre stringevo al petto dei quaderni di storia. Non volevo proseguire quel discorso.
"Cosa? Che eravamo troppo giovani e immaturi per crescerla? Che tu volevi tornare nei Cheerios? Che tuo padre ti aveva cacciata di casa dicendo che per lui eri morta? Che era colpa mia se Finn ti aveva mollata? O che tra noi non era andata?" alzò la voce lui diventando rude e brusco.
"Ero grassa e arrabbiata, era diventato tutto un incubo da quando avevo saputo di essere incinta. Guardavo le altre fare la loro vita da liceali divertendosi mentre io invece non potevo fare nulla, dovevo stare attenta per due per ogni minima cosa...e perchè? Per poi darla in adozione? Nove mesi sprecati per niente. Non capisco questa tua ossessione nel vederla...è tutto sbagliato! Puck io ti conosco e questa vicinanza ti farà soltanto del male perchè capirai che non puoi darle ciò di cui ha realmente bisogno. Non puoi crescerla, non sei un sostegno economico per lei e tu ti affezzionerai soffredo soltanto perchè non puoi essere suo padre. Non ti chiamerà mai papà. Quando ho deciso di darla in adozione ho rinunciato a qualsiasi legame e diritto su di lei, fallo anche tu. Lei non potrà mai essere tua figlia, ha già una madre che la sta crescendo. Così non farai altro che confonderla. Lasciala in pace." quasi lo supplicai dopo avergli raccontato tutto. Cercavo di trattenere le lacrime, non volevo piangere. Non davanti a lui. A nessuno.
"Forse hai ragione. Forse non c'è più posto per me nella sua vita, forse non c'è mai stato, ma non sono pronto per lasciarla andare. Non ancora, forse non lo sarò mai. Se sarò costretto a sentirmi chiamare zio Noah per tutta la vita lo accetterò ma non sono disposto a fare finta che non esista. Beth è mia figlia quanto tua e sono disposto a soffrire pur di starle accanto. Quinn tu mostri a tutti una parte di te orgogliosa e fiera, ma dov'è la vera Quinn? Quella che guardava insieme a me una dolce bambina al di là del vetro? Non ti manca Beth?" perchè? Perchè mi stava facendo questo? Perchè ora? Era una tortura.
"No, come ti ho detto non è mia figlia." strinsi i pugni attorno ai quaderni concentrandomi con lo sguardo sull'asfalto. Non potevo guardarlo negli occhi, non potevo fargli vedere quanto mi stavano ferendo le sue parole. Ma Puckerman aveva un dono speciale, un sesto senso che Finn non avrebbe mai avuto. Sospirò calmandosi e si avvicinò di un passo mettendomi le mani sulle spalle. Con una mano mi alzò il viso obbligandomi a incontrare i suoi occhi e quello che vi lessi rischiava di travolgermi in pieno. Come faceva ad essere triste arrabbiato e dolce allo stesso tempo?
"E' un vero peccato, non sai quello che ti stai perdendo. Dovresti incontrarla almeno una volta. Quando sarai disposta ad ammettere che ti manca e che le vuoi bene fammi un fischio, ti porterò da lei. Hai bisogno di Beth quanto lei di te. Ciao Quinn." mi sussurrò chinandosi verso di me per darmi un bacio sulla guancia. Chiusi gli occhi stringendo i denti finchè non lo sentii allontanarsi in auto sgommando a gran velocità. Una lacrima sfuggì al mio controllo, poi un'altra e un'altra ancora. Ero diventata un torrente in piena. Nascosi il viso con la mano e corsi a scuola per rintanarmi nei bagni femminili. Chiusi a chiave un cubicolo e mi appoggiai alla parete divisoria scivolando a terra senza trattenere più il mio dolore. Presi vari strati di cartaigenica cercando di calmarmi ma fu tutto inutile, mi rannicchiai in posizione fetale e ripensai all'anno precedente. Al mio rapporto con Finn, con Puck. Alla mia gravidanza. A Beth. Dio, cos'avevo fatto? Le parole di quella canzone mi uscirono di getto, tra un singhiozzo e un altro, col pensiero fisso a mia figlia. Alla prima volta che me l'avevano messa tra le braccia.

She's walking there alone,
No one by her side
She manages to fight the tears, but
The pain inside
She can't hide
And all the tears she's cried
The moment she closes her eyes, she starts
Thinking of you
The dreams that she had one time
Have gone away
Will they ever come true?
All she needs is… all she needs is you
And she wishes today
Was one year ago
When you cared so much for her
And loved her so
Not a doubt in her mind that it would still be you
Cause the love that you shared… it was true
You never thought about it,
What you made her feel
You promised you'd stay together,
But the hope she once had… so unreal
All she needs is… all she needs is you
And she wishes today
Was one year ago
When you cared so much for her
And loved her so
Not a doubt in her mind that it would still be you
Cause the love that you shared… it was true

Perchè non risciuvo ad ammettere di volerle bene? Di pensare ogni istante a lei? Mi mancava terribilmente. Era una parte di me. Se chiudevo gli occhi potevo ancora sentire il suo odore. Mi strinsi tra le braccia sentendomi sola e vuota mentre le lacrime tornavano inesorabili a sottolineare le mie colpe. Perchè? Perchè non riuscivo a dimenticarla? Perchè non riuscivo a lasciarmi il passato alle spalle?


Ed eccoci tornati a noi con il quarto capitolo. Mi scuso se ho fatto Finn troppo intelligente ;) ma cosa volete farci? Vi ringrazio di nuovo per i commenti, mi incitate sempre di più a proseguire la ff...ma chissà come? Forse non vi ho detto che a volte sono piuttosto sadica hihi. Spero di essere riuscita a descrivere i sentimenti di Quinn dal mio punto di vista, chissà come si evolverà la situazione? Prossimo capitolo Rachel...riuscirà a disintossicarsi da Finn? E se sentisse dei pettegolezzi? Besos, a presto ;) p.s. mi sono dimenticata la canzone!!! One year ago di Lene Marlin

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Capitolo 5
*** Rachel ***



"Rachel cosa stai nascondendo?" mi chiese Mercedes di punto in bianco alle mie spalle facendomi quasi saltare in aria dalla sorpresa. Mi voltai verso di lei e rimasi sotto il suo sguardo attento e scrutatore sentendomi leggermente a disagio. Avevo per caso dell'insalata tra i denti? Oppure mi ero macchiata il vestitino con i gufi? Dovevo stare più attenta in mensa.
"Nascondere? Assolutamente niente." scossi guardandomi il vestito sperando di non aver provocato un danno grave. Ci tenevo, era uno dei miei preferiti. Incrociai il suo sguardo e capii che non si riferiva a nulla di questo, feci quasi un sospiro di sollievo ma mi fermai appena in tempo notando quella strana luce curiosa nei suoi occhi.
"Rachel sputa il rospo. Sei troppo allegra ultimamente e non è da te. Cosa succede?"
"Niente...Noah si è messo in testa questa sorta di terapia, la chiama la disintossicazione da Finn. Praticamente mi porta fuori per distrarmi, oppure restiamo a casa di uno dei due fino a tardi dopo aver passato qualche ora con Beth. Noah è diventato quasi la mia ombra." mi strinsi nelle spalle facendole un riassunto delle ultime due settimane passate con Puck. Mi girai per posare i libri della lezione appena conclusa e diedi un'occhiata all'interno dell'armadietto, un pensiero fugace si rifece vivo nella mia memoria. L'istante esatto nel quale avevo capito che le cose tra me e Finn erano finite a causa della mia ripicca che mi vedeva amoreggiare con Noah, alla fine correvo sempre da lui quando qualcosa non andava. Mi ero tolta la collanina con il suo nome che mi aveva regalato, avevo messo via il nostro calendario dei gatti e la scritta forever che avevo incollato su un cartoncino rosa mettendo fine alla nostra storia. Se guardavo bene c'era ancora della colla sull'antina che non ero riuscita a togliere, un residuo del passato che mi faceva notare gli errori commessi. Sarei riuscita a toglerla del tutto un giorno? Dovevo smetterla di pensarci. Chiusi di colpo l'armadietto, mettendo fine a quei burrascosi pensieri, e mi girai di nuovo verso la mia amica cercando di non farle capire niente per non farla preoccupare inutilmente. Noah aveva ragione, dovevo togliermelo dalla testa perchè mi avrebbe fatto solo del male.
"No, aspetta un attimo! Fammi capire...ti stai vedendo con Noah Puckerman?" mi chiese Mercedes con l'espressione più incredula che potessi mai vederle in viso. Nemmeno avesse visto un alieno! Ma era tanto strano vedermi andare d'accordo con Noah? Stavamo soltanto consolidando la nostra amicizia e già lei pensava a qualcos'altro, il suo sguardo malizioso diceva tutto.
"Non in quel senso, siamo soltanto amici ma mi fa ridere. Non stavo così bene da molto tempo...è troppo divertente quando prende la bambina in braccio, dovresti vederlo così impacciato e tenero allo stesso tempo!" mormorai sorridendo al ricordo della prima volta che gli avevo piantato tra le braccia sua figlia e lui mi aveva lanciato uno sguardo terrorizzato in preda al panico.
"Ok...forse ancora non te ne sei accorta ma stai parlando di Puck con uno strano sorriso stampato in faccia e devo ammettere che mi stai quasi inquietando. Sei sicura che non vuoi dirmi altro?"
"Non c'è molto da dire a parte il fatto che ha una bella voce e talento da vendere oltre al fatto che sa muoversi meglio di certe persone, dovrebbe essere più sicuro su questi suoi doni. Non è da tutti cantare e dimenare il bacino con il suo sex appeal. Forse convinco il prof Shuester a fargli un provino per farlo partecipare più attivamente alle Nazionali. Magari è fortunato...senza togliere nulla a te Mercedes. Lo sai che adoro l'altra Diva del gruppo." le dissi cercando di recuperare la gaffe appena commessa. Non volevo di certo denigrare la sua voce potente e carica di pura energia che faceva emozionare tutti dalle vibrazioni che emetteva, Mercedes era eccezionale ma mi ero resa conto, specialmente a causa degli assoli che mi arraffavo, di aver messo in disparte gli altri membri del Glee club nascondendoli dietro la mia enorme ombra egocentrica. Tutto questo dopo aver sentito Noah cantare a Beth facendola sorridere con gli occhi adoranti, perchè solo adesso me ne ero accorta? Eppure non era la prima volta che sentivo Noah cantare, lo avevo sempre apprezzato e le nostre voci di univano bene nei duetti. Forse ero troppo presa da Finn per accorgermi di quello che mi circondava.
"Ci mancherebbe altro sorella. Quindi adesso passi molto tempo con Puck e con Beth, senza altri fini, come buoni amici. Ha fatto proprio un bel lavoro." sogghignò lei con un certo luccichio negli occhi che mi mise sul chi vive.
"Di cosa stai parlando?" le chiesi con espressione confusa non riuscendo a capire dove volesse andare a parare.
"Lascia perdere, spero che un giorno lo capirai da sola...lo spero per entrambi. D'accordo per l'uscita con Kurt e Blaine per stasera?"
"Ovvio, non me la perderei per niente al mondo! Non vedo Kurt e Blaine da giorni, mi mancano! E poi al boowling c'è la serata karaoke...ti scoccia se chiedo a Noah di venire con noi? Stasera sua madre e sua sorella sono fuori da alcuni parenti e lui resterebbe da solo a casa. Mi dispiacerebbe." mormorai pensando al momento esatto nel quale gli avevo detto che quella sera non ci saremmo potuti vedere. Sembrava quasi deluso, triste. Mi aveva fatto stringere il cuore quell'espressione che subito dopo aveva camuffato con il suo solito ghigno alla Puckzilla dicendo che sarebbe andato a casa di Lauren a supplicare qualche sconceria sotto le lenzuola. Storsi il naso a quel ricordo. Non sapevo se ero più infastidita del fatto che si sarebbe trovato facilmente un diversivo per la serata oppure del fatto che si sarebbe andato a rifugiare da Lauren Zizes. Non doveva importarmi, del resto lei era la sua ragazza...o qualcosa di simile.
"Per me non c'è problema e credo che lo stesso valga per Kurt e Blaine...ma sei sicura che Puck non preferisca restare a casa?" ammiccò lei alzando un sopracciglio.
"Perchè dovrebbe? Si annoierebbe." le risposi stringendomi nelle spalle non riuscendo a capire dove volesse andare a parare. Ci fermammo davanti all'entrata dell'aula del Glee club dove già molti membri stavano ridendo tra loro.
"Ma io non dicevo da solo...non importa, cancella quello che ho detto. Ci sarà da divertirsi stasera. Pronta per la canzone?"
"Sono nata pronta." affermai con un sorriso sicuro e determinato. Mi sentivo carica per affrontare qualsiasi problema mi si parasse davanti. Ero Rachel Berry e non mi facevo intimorire così facilmente, quella canzone l'avrei cantata persino nel sonno. Facile per le mie corde vocali e decisamente esprimeva quello che sentivo in quel momento. Volevo solo divertirmi e non pensare a nient'altro che alle Nazionali. Avevo chiuso con i ragazzi e tutto il resto.
"Era quello che volevo sentire...oh oh. Problemi in arrivo." mormorò Mercedes adombrandosi in volto mentre guardava un punto fisso alle mie spalle.
"Cosa?" mi voltai seguendo il suo sguardo intercettando una figura alta con spalle robuste che veniva nella mia direzione. Io conoscevo benissimo quelle spalle. Quante volte mi ero stretta ad esse per sentire il suo calore? Il suo amore? Maledizione, stavo di nuovo pensando a lui! Rachel smettila di torturarti!
"Ciao Rachel...Mercedes." esordì lui con un sorriso titubante.
"Finn. Dove hai lasciato Quinn? Di solito siete come due cozze che non riescono a staccarsi l'una dall'altra." lo punzecchiò con sarcasmo Mercedes non perdendo mai la sua grinta da Diva. Lo sapevo che lo stava facendo per me.
"Probabilmente è già in aula."
"Forse faresti meglio ad andare da lei." gli suggerì Mercedes senza troppi peli sulla lingua.
"Si. Rachel posso parlarti in privato? E' importante." improvvisamente sembrava ansioso per qualcosa. Riconoscevo ogni suo minimo gesto e in quel momento capivo che voleva rimanere da solo con me.
"Va bene." annuii autoconvincendomi che ce l'avrei fatta. Dopotutto cosa sarebbe potuto succedere ormai?
"Rachel sei sicura che questa sia la cosa migliore da fare? Posso sempre chiamare qualcuno per stederlo..." mormorò sottovoce Mercedes lanciando occhiataccie per nulla equivoche a Finn, con la coda dell'occhio lo vidi deglutire a vuoto. Era a disagio.
"No, tranquilla Mercedes. Andrà tutto bene." le feci un sorriso incoraggiante.
"Come vuoi, ma urla se fa qualcosa ed io ti porto la cavalleria. Finn sei avvisato, non fare cavolate. Ci vediamo dentro." dopo avergli lanciato un ultimo avvertimento, ci diede le spalle ed entrò in aula lasciandoci soli.
"Vedo che Mercedes non mi rederà le cose facili." fece una smorfia imbarazzata.
"Non dovrebbe sorprenderti più di tanto." affermai con voce pacata senza guardarlo in faccia.
"No, appunto. Lei ci tiene molto a te, come me del resto. Rachel volevo chiederti cosa sta succedendo tra Puck e te." a quelle parole alzai la testa di scatto e lo fissai come se gli fossero spuntate due teste sul collo.
"Perchè?" gli chiesi cauta sapendo di camminare su un sentiero piuttosto fragile. Dove voleva andare a finire con quel discorso?
"Perchè ti farà solo del male, lui è fatto così. E' la sua natura. Lui non è fatto per una relazione duratura, vuole solo divertirsi e di certo non cerca una ragazza fissa. Non ha intenzioni serie. Stai lontana da lui, non voglio che tu ti illuda inutilmente." il suo sproloquio da pazzo iperprotettivo stava rischiando di farmi innervosire ulteriormente. Ma chi si credeva di essere?
"Come ho fatto con te? Tranquillo, non succederà." scossi leggermente la testa serrando le labbra.
"Quindi non stai con lui, giusto?" improvvisamente sembrava più rilassato e fece un sorriso rassicurato. Mi sembrava persino di averlo visto tirare un sospiro di sollievo...oppure me lo ero immaginata?
"Non capisco perchè dovrei risponderti..."
"Rachel lo dico per te. Ho visto che vi siete avvicinati molto ultimamente e posso capirlo che hai bisogno di un amico al tuo fianco ma non vorrei vederti soffrire a causa sua. Qualche giorno fa l'ho visto mentre baciava Quinn al parcheggio! Non puoi fidarti di uno come lui!" mi sarei potuta aspettare di tutto ma non quello. Non quella scena. Chiusi gli occhi per alcuni istanti e potevo vederli, Puck e Quinn, ancora una volta insieme a baciarsi. Un senso di fastidio tornò a farsi capolino tra i miei pensieri. Cosa cavolo stava succedendo? Noah stava con Lauren perchè...quello? Con Quinn del resto. Non volevo far capire a Finn quanto quella notizia mi avesse scossa. Feci un profondo respiro caricandomi e aprii gli occhi sapendo perfettamente ogni singola parola che gli avrei detto.
"Finn adesso basta! Non hai alcun diritto di parlarmi così. Non sono più la tua ragazza, se sto insieme a Noah oppure no sono soltanto affari miei. E' la mia vita e tu hai rinunciato a farne parte nel momento esatto nel quale mi hai lasciata. Non intrometterti e se proprio vuoi lamentarti con qualcuno fallo direttamente con la tua ragazza. Chiedile perchè ha baciato Noah, magari per una volta sarà sincera." detto ciò, con tutta la finta calma possibile che di certo non stavo provando in quel momento, gli diedi le spalle e varcai la soglia dell'aula del Glee club.
C'erano tutti, stavano aspettando soltando noi due. Artie e Tina mi salutarono con un sorriso tornando a parlare con i propri partner, Mercedes mi lanciò una domanda muta con lo sguardo ed io cercai di rassicurarla facendo un cenno con la testa come se non fosse successo nulla di importante. Eppure lo era stato. Spostai lo sguardo verso di lui e notai una certa occhiata d'intesa tra i due possibili piccioncini. Come faceva Lauren, seduta accanto a lui, a non accorgersi di niente? Perchè adesso sembrava che fosse diventato un mio problema? Ma non lo era maledizione. Perchè Noah non capiva che stava commettendo un terribile sbaglio amoreggiando di nuovo con Quinn? Alcuni secondi dopo, come se si fosse accorto improvvisamente della mia presenza, si girò dalla mia parte con un sorriso terribilmente dolce che mi fece male. Era il sorriso che rivolgeva a Beth. Il sorriso che mi aveva fatto quando era tornato al Glee club mollando il football. Ignorai lui, il suo sorriso e il posto che mi aveva tenuto accanto a lui e andai a sedermi tra Mercedes e Mike, proprio sotto la sedia di Noah, sorridendo alla mia amica. Sentivo il suo sguardo perforarmi le spalle e sapevo, anche senza vederlo in volto, che quel sorriso si era trasformato in un broncio spiacevolmente sorpreso e un pò offeso. Ottimo. Un'altra cosa per cui congratularmi con Finn. Avevo persino difficoltà in quel momento di girarmi e rassicuralrlo che andasse tutto bene, specialmente dopo che Finn era entrato in aula due secondi dopo di me. Non ci voleva un genio per capire che avevamo appena discusso. Quando il professor Shue disse che Mercedes ed io avevamo preparato una canzone per oggi, mi tirai in piedi decisa a dimenticare le parole del mio ex ed a non rovinarmi ulteriormente la giornata. Me ne aveva già rovinate abbastanza. Dopotutto quella canzone era dedicata anche un pò a lui, magari avrebbe finalmente capito qualcosa. Feci un cenno a Bob e agli studenti di musica che attaccarono a suonare. Un ultimo sguardo d'intesa con Mercedes e iniziai la mia parte.

Na na na na na na na
Na na na na na na
Na na na na na na na
Na na na na na na

I guess I just lost my husband
I don't know where he went
So I'm gonna drink my money
I'm not gonna pay his rent (nope)
I've got a brand new attitude,
And I'm gonna wear it tonight
I'm gonna get in trouble
I wanna start a fight

Na na na na na na na
I wanna start a fight
Na na na na na na na
I wanna start a fight

Lanciai uno sguardo significativo a Finn, trattenendomi a stento a prenderlo a schiaffi, e mi avvicinai a Mercedes per cantare insieme.

[Chorus]
So, So what I'm still a rock star
I got my rock moves
And I don't need you
And guess what
I'm havin more fun
And now that were done
I'm gona show you tonight
I'm alright
I'm just fine
And you're a tool so
So what
I am a rock star
I got my rock moves
And I don't want you tonight

Sorrisi a Mercedes e feci un passo indietro ballando per lasciarle il posto. Mi divertivo sempre a fare i duetti con lei, inizialmente eravamo rivali ma era impossibile non trovarla simpatica. Era unica, dopotutto anche lei era una Diva. Lanciai uno sguardo di sfuggita a Noah che mi fissava con le braccia incrociate al petto e sguardo indecifrabile, non aveva ancora rinunciato a quel broncio adorabile. Da quando pensavo che fosse adorabile? Perchè dovevo avercela con lui? Era Lauren quella che doveva preoccuparsi, non io. Potevo fargli soltanto capire che stava facendo un grosso errore, ma forse non mi avrebbe nemmeno ascoltato. Era tutto inutile. No, dovevo pensare alla canzone.

Unh Check my flow Uohhh

The waiter just took my table
And gave it to Jessica Simps(Shit! )
I guess I'll go sit with drum boy
At least he'll know how to hit(Oops)
What if this flops on the radio,
Then somebody's gonna die! haha
I'm going to get in trouble,
My ex will start a fight

Na na na na na na
He's gonna to start a fight
Na na na na na na
We're all gonna get in a fight

Feci un cenno con le mani a Tina e Brittany per raggiungerci e unirsi al ritornello ballando e saltando divertite attorno al pianoforte. Mercedes mi fece l'occhiolino e ridacchiammo entrambe.

[Chorus]
So, So what I'm still a rock star
I got my rock moves
And I don't need you
And guess what
I'm havin more fun
And now that were done
I'm gona show you tonight
I'm alright
I'm just fine
And you're a tool so
So what
I am a rock star
I got my rock moves
And I don't want you tonight

Diedi una finta spintarella di sedere a Tina e spinsi via Brittany come a voler riacquistare il primo piano. Guardai fisso Finn che sembrava a disagio sulla sedia.

You weren't fair
You never were
You want it all but
that's not fair
I gave you life
I gave my all
You weren't there,
you let me fall

[Chorus]
So, so what I'm still a rock star
I got my rock moves
And I don't need you
And guess what
I'm havin more fun
And now that were done
I'm gona show you tonight
I'm alright
I'm just fine
And you're a tool so
So what
I am a rock star
I got my rock moves
And I don't want you tonight

No no No no,
I don't want you tonight
You weren't there
I'm gona show you tonight
I'm alright
I'm just fine
And you're a tool so
So what
I am a rock star
I got my rock moves
And I don't want you tonight

Ba da da da da da prrrrrr

Al termine della canzone ridemmo tutte e quattro mentre gli altri membri del club e Shuester si misero ad applaudire facendo degli urli di apprezzamento. Abbracciai le ragazze complimentandomi con loro, avevamo fatto proprio un bel lavoro tutte insieme. Ritornammo ai nostri posti e proseguimmo la lezione provando le note musicali, il prof Shue ci diede uno dei suoi soliti spartiti dei Journey ed infine ci assegnò il compito per la settimana successiva. Ritornare indietro. Che razza di compito era? Io volevo andare avanti, non indietro, e il professore non mi stava aiutando molto in quel senso. La lezione era finita, alcuni se ne erano andati come Finn e Quinn e i pochi che erano rimasti stavano discutendo sui proggetti del fine settimana. Io avevo due opportunità: o chiedere a Kurt Blaine e Mercedes se erano liberi per uscire tutti insieme oppure, nel peggiore dei casi, restare a casa a guardarmi un bel film con una ciotola di popcorn. Una serata in solitario come avevo fatto tutti i giorni della mia vita prima di entrare al Glee club, sembrava passato un secolo. Diedi un'ultima occhiata al testo dei Journay, pensando che ormai per Shuester fossero diventati una fissazione, e non mi accorsi della presenza di Noah davanti a me se non quando mi fu a pochi centimetri di distanza. Alzai lo sguardo e incrociai il suo, sembrava che in qualche modo si stesse trattenendo. Aveva le mani dentro le tasche dei jeans e le spalle strette, mi dava un senso di vulnerabilità in quel momento. Non era stato facile per me ignorarlo per tutto questo tempo specialemente visto quello che lui aveva sempre fatto per me, improvvisamente mi sentii una stronza. Non aveva fatto nulla per meritarsi il mio comportamento, dopotutto non ero neppure la sua ragazza ma solo una sua amica e gli amici si aiutano l'uno con l'altro. Sempre.
"Sei arrabiata con me?" mi chiese lui di punto in bianco senza girarci intorno. Il solito Puckerman.
"No."
"Perchè mi hai ignorato per tutto il tempo? Ti avevo tenuto il posto."
"Lo so, scusami. Pensavo che non fosse giusto nei confronti di Lauren stare sempre insieme. Non vorrei farla arrabiare...sai, mi stenderebbe con una sola spinta." blaterai abbassando lo sguardo per terra, non volevo leggere nei suoi occhi la mia menzogna.
"Ti difenderei io." mormorò lui con tono deciso facendomi sussultare. Perchè il mio cuore stava accelerando i battiti? Traditore.
"Non sempre ho bisogno di essere protetta Puck." rafforzai la stretta sullo spartito accartocciandolo un pò troppo ai lati. La sua presenza mi stava rendendo nervosa.
"Ecco, questo non è un buon segno. Cosa ti ha detto Finn?" il tono della sua voce si indurì e quando alzai lo sguardo potei notare una certa luce assassina attraversare i suoi occhi. No, non volevo essere di nuovo la causa di una loro lite.
"Nulla, i suoi soliti sproloqui." mi strinsi nelle spalle cercando di minimizzare la cosa senza dargli alcun peso.
"Sei sicura che non vuoi dirmi niente? Una sola tua parola e vado a fare due chiacchiere con il prossimo occhio nero di Finnkestain." per una qualche ragione quella frase mi riscaldò il cuore e gli sorrisi dolcemente. Mi sembrava il piccolo Puckerman che avevo conosciuto all'asilo e che mi difendeva sempre dagli scocciatori...per poi tirarmi lui stesso le codine chiamandomi rompipalle fin da allora. Lui poteva farlo ma gli altri no, questo era il suo pensiero da baby bullo. Non era cambiato una virgola, era diventato solo più sexy.
"Sono sicura, non preoccuparti. Non dovevamo andare da Beth oggi?" gli chiesi ponendo fine al discorso.
"Si, giusto. Andiamo." non sembrava molto convinto delle mie risposte ma sapevo che stava soltanto posticipando il vero interrogatorio. Lui era un tipo che non mollava facilmente. Mi alzai seguendolo fuori dall'aula e mi ritornò in mente la chiacchierata che avevo fatto soltanto un'ora e mezza prima con Mercedes proprio in quel corridoio. Perchè le cose mi sembravano cambiate tutte d'un colpo? Maledetto Finn!
"Ah, un'ultima cosa. Hai per caso già fatto programmi stasera con Lauren? Altrimenti potresti venire con Kurt Blaine Mercedes e me al bowling, mangiamo una pizza...ci sarà anche il karaoke. Ci divertiremo." gli proposi aspettando impazientemente la sua risposta. Avevo quasi paura di sentirla. E se avesse detto no?
"Ci sarò. Verrò a prenderti io a casa." affermò lui sicuro di se, senza nessuna esistazione nella voce. Non mi diede neppure l'opportunità di rimangiarmi la proposta. Quasi mi sorpresi a chiedermi se per caso non fosse impegnato con Quinn e i loro incontri segreti, ma volevo evitare di addentrarmi troppo in quel discorso senza via d'uscita.
"Ottimo. Dai, andiamo da Beth adesso."
Il tragitto verso casa di mia madre lo passammo in assoluto silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Cosa gli frullava in testa in quel momento? Stava per caso pensando a Lauren? O a Quinn? Non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine di quel bacio con l'ex Cheerios, mi vennero i crampi allo stomaco. Che fosse tutto legato? No, probabilmente avevo mangiato qualcosa che mi aveva fatto male. Non volevo credere il contrario, non dovevo farlo. Noah era soltanto un buon amico e basta. Un altro crampo mi fece serrare i pugni. Da quanto tempo stava andando avanti la tresca tra Puckerman e la biondina? Da quanto me lo stava nascondendo? Credevo che fossimo sinceri l'uno con l'altra, che ci confidassimo ogni cosa che ci passasse per la testa. Ormai non mi offendevo neppure più quando mi prendeva in giro, sapevo che scherzava e gli rispondevo per le rime. La nostra amicizia si era consolidata, non riuscivo nemmeno a pensare di passare una serata senza averlo vicino a ridere e a scherzare tirandogli i popcorn sulla cresta. Lo guardai con la coda dell'occhio e notai il nervosismo nelle sue mani mentre agguantavano il volante, anche lui sembrava a disagio. Era a causa mia? Aveva capito di aver commesso una stupidaggine? Si sentiva in colpa? Perchè proprio con Quinn? Un ulteriore crampo mi fece digrignare i denti. Forse potevo chiedere a mia madre se avesse qualche cosa contro il mal di pancia. Noah si allungò per accendere la radio che iniziò a trasmettere Please please please, lui grugnì qualcosa di incomprensibile e alzò il volume aprendo il finestrino. Che strano comportamento, non credevo che The smiths potessero causargli qualche disfunzione mentale. Voleva per caso dirmi qualcosa con quella canzone? Feci finta di nulla e guardai fuori dal finestrino come se nulla fosse. Quando arrivammo
a destinazione suonai al campanello e aspettai che mia madre venisse ad aprirci la porta ma quando lo fece notai qualcosa di strano nella sua espressione. Sembrava tesa e un pò preoccupata, cos'era successo? Mi lanciò una lunga e strana occhiata, come se volesse dirmi qualcosa di importante, e ci fece accomodare con un lieve sorriso sulle labbra. Riscivo a sentire l'atmosfera tesa che mi circondava, il mio sesto senso continuava a urlarmi che c'era qualcosa che non andava. Anticipai Noah e mi diressi verso il box della bambina nel salone ma mi bloccai appena oltre la soglia. Non poteva essere. Il mio cuore prese a battere violentemente nel petto facendomi male, riuscivo a sentire solo quello. Il mio cervello era diventato una tabula rasa. Rimasi immobile, paralizzata, gli occhi persi nei suoi. Da quanto tempo non incrociavo più quello sguardo? Jessie St. James era li, proprio davanti a me, con Beth tra le braccia. L'unico pensiero che riuscivo a sentire era quello: Jessie è tornato.


E rieccoci con il quinto capitolo, la vita della nostra Rachel si sta incasinando sempre di più adesso che Jessie è tornato in scena. Cosa succederà secondo voi? Il prossimo capitolo...indovinate di chi è...scommettiamo ;)
Ringrazio di nuovo chi commenta, chi mette la ff tra i preferiti e chi la segue e un grazie di cuore a chi la legge. Scusate per eventuali errori grammaticali, qualsiasi critica costruttiva sarà ben accolta :)
La canzone è So what di Pink...ne ho cercate diverse ma questa mi sembrava più adatta come testo.
besos

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Capitolo 6
*** Puck ***


Non riuscivo a capirla. Perchè mi aveva ignorato tutto il tempo voltandomi le spalle mentre eravamo al Glee club? Perchè non aveva risposto al mio sorriso come faceva di solito? Perchè non mi aveva raggiunto in aula? Le avevo persino tenuto libero un posto accanto al mio come facevo sempre nelle ultime settimane. Perchè quello strano comportamento? Per non parlare dell'entrata in scena di Hudson alle sue spalle che l'aveva seguita con lo sguardo finchè non si era seduto accanto a Quinn, che si era appropriata della sua mano come a marcare il territorio e urlare a tutti che lui era suo. Non c'era bisogno di farlo, ora come ora Finn non era per niente il più quotato del gruppo quindi poteva stare tranquilla. Se soltanto avesse ammesso le sue vere debolezze, tra le quali spuntava il nome di Beth in cima alla lista, si sarebbe sentita meglio. Si sarebbe liberata di un peso. Maledizione! Non riuscivo a togliermi dalla testa la rabbia che per un istante avevo intravisto negli occhi di Rachel appena era entrata in aula. Quella ragazza mi avrebbe fatto uscire matto! Cosa dimine le aveva fatto Finn questa volta? Con lui non c'era mai dai essere sicuri di niente. Avrei pagato oro, ovviamente rubandolo prima, per sapere cosa si erano detti fuori dall'aula. Avevo bisogno di saperlo, magari avrei capito meglio la situazione e il modo migliore come comportarmi con lei visto che mi stavo mettendo d'impegno per distrarla proprio dal mio migliore amico. Non le avevo creduto neppure per un secondo quando aveva tentato di placare le mie domande, ogni sua risposta mi sembrava un'arrampicata sugli specchi. Perchè mi aveva mentito? Dubitavo che avesse realmente paura di Lauren, non era da lei. Se pur piccola e minuta Rachel Berry non si tirava mai indietro, affrontava di petto le situazioni con la sua voce saccente e petulante stordendo l'avversario che la faceva vincere per abbandono del gioco. Erano gli altri ad avere paura di lei. Ero sincero quando le avevo detto che l'avrei protetta io, avevo sempre cercato di farlo ogni volta che la vedevo in difficoltà fin da quando eravamo piccoli. Strano ma vero Puckzilla era condannato a seguire e difendere l'unica donna che non gliela avrebbe mai data e non lo faceva di certo per un secondo fine, non riusciva ad essere insensibile a Rachel Berry. Era il mio punto debole. Era come una malattia, un cancro che non riuscivo a togliere. Ma volevo veramente farlo? Come sarebbe stata la mia vita senza la principessina ebreo-americana? Decisamente diversa, più spenta. Senza colori, senza suoni. Senza la sua voce petulante. Forse dopotutto non sarebbe stata così male, mi sarei risparmiato ore di supplizi logorroici su chi avrebbe probabilmento vinto i Tony awards nella prossima edizione. L'avrei sempre difesa da tutto e da tutti pur di non vederla soffrire, perchè allora lei mi aveva risposto che non sempre aveva bisogno di essere protetta? Cosa voleva dirmi con quelle parole? Che la dovevo lasciare stare in pace? Non se ne parlava nemmeno, avevo deciso di disintossicarla da Finn e ci sarei riuscito a qualunque costo. Dipendeva tutto da lei, quindi avrebbe dovuto sopportarmi ancora per molto visto come stavano andando le cose. Adesso eravamo in auto, lei era accanto a me ma sembrava persa nei suoi pensieri, così vicina e lontana mille miglia nello stesso momento. A cosa stava pensando? Sempre troppe domande ma mai alcuna risposta. Strinsi così forte le mani sul volante da far diventare le nocchie bianche. Perchè diamine non parlava? Di solito era una macchinetta senza sosta e adesso sembrava che qualcuno le avesse morso la lingua...e non ero stato di certo io a farlo. Anche se la sua lingua...basta! Dovevo concentrarmi sulla strada! Continuava a distrarmi persino adesso quando non stava facendo assolutamente niente, peccato che il suo silenzio era più assordante dell'urlo di Tarzan e dell'affondamento del Titanic quando ero seduto proprio sotto le casse dell'audio. Era insostenibile quell'atmosfera, accesi la radio e cambiai due stazioni prima di trovare un pò di musica. Me la ricordavo quella canzone, era nella colonna sonora di uno dei film che Rachel mi aveva fatto vedere a casa sua durante la serata cinema che alla fine si era conclusa con un dibattito acceso sulla storia tra alti e bassi dei protagonisti. Rachel insisteva sul fatto che lei era impazzita ma che le canzoni erano meravigliose mentre io che lui era uno sfigato innamorato, nessuno dei due aveva vinto. Ero ancora dell'idea che fosse uno sfigato innamorato, l'amore giocava brutti scherzi alle persone rendendole patetiche e rimbecillite ed io l'avevo subito sulla mia stessa pelle quando mi ero innamorato di Quinn. E di Rachel, ma lei non lo avrebbe mai dovuto sapere, era successo molto tempo prima quindi adesso non era neppure più importante dirle la verità. Avrei soltanto rovinato l'amicizia che avevamo costruito fino adesso per nulla, era acqua passata ormai e lei aveva bisogno di me adesso. Rachel e Quinn due ragazze una diversa dall'altra, strana la vita, e una delle due mi sedeva proprio accanto inconsapevole della direzione che avevano preso i miei pensieri. Le note di Please please please mi riportarono alla realtà ed io alzai il volume bofonchiando a mezza voce: "Tu sei il mio cambiamento." Probabilmente non era riuscita a sentirmi anche perchè avevo fatto di tutto per farlo sembrare quasi un colpo di tosse, meglio così visto che quasi mi ero pentito di quello che le avevo appena detto. Non perchè non fosse vero, io lo pensavo seriamente, ma non sapevo come avrebbe potuto prendere quella frase. Non volevo vederla andarsene di nuovo.
La canzone parlava di cambiamenti e di lasciar fare quello che si voleva, per me quello era stato un periodo di tanti cambiamenti...prima Beth, poi la vicinanza costante di Rachel che apprezzavo ogni giorno di più, ed infine la distanza che si era creata tra me e Finn, un tempo il mio miglior amico. Avevo soltanto lei e Beth adesso, oltre al resto della famiglia del Glee club e ovviamente Lauren ma non era la stessa cosa. Ed ora lei non mi parlava più, mi celava i suoi pensieri e le sue preoccupazioni quando ci eravamo promessi di essere sinceri l'uno con l'altra. Riuscivo a leggerla come un libro aperto eppure in quel momento c'era qualcosa che non andava per niente. Mi sentivo inutile e la cosa mi dava fastidio. Speravo che leggesse tra le righe di quella canzone per capire quello che volevo dirle, per capire una parte della mia verità. Non ero ancora disposto a espormi completamente, neppure di fronte a lei. Eppure lei si voltò verso il finestrino ignorandomi di nuovo. E che diamine! Parcheggiai nel vialetto di casa di Shelby, Rachel fu la prima a scendere e mi aspettò davanti alla porta torcendosi le mani dal nervosismo. Cosa le prendeva? Perchè non mi voleva dire niente? Perchè non mi guardava nemmeno in faccia? Ero frustrato. Suonammo alla porta e ci venne ad aprire Shelby, anche lei sembrava piuttosto strana come la figlia. Ottimo. Lanciò una strana occhiata a Rachel, come a volerle dire qualcosa di importante per poi fermarsi e lasciarla oltrepassare la porta con passo spedito verso la sala. Shelby mi scrutò attentamente e qualcosa nella sua espressione mi urlava mi dispiace. Non riuscivo a capire ma sentivo che c'era qualcosa di terribilmente sbagliato. Non dovevamo essere li in quel momento. Seguii Rachel fino alla sala quando mi scontrai contro la sua schiena irrigidita, alzai lo sguardo confuso e mi bloccai di colpo. Strinsi i pugni adirato da quello che stavo vedendo. Cosa cavolo ci faceva Jessie St. James con in braccio mia figlia? Feci un passo avanti e gli strappai la bambina, che emise un urletto per poi scoppiare a piangere, la cullai sussurrandole parole dolci all'orecchio per calmarla. Non mi era mai piaciuto del tutto St. James ma lo avevo accettato per una possibile vittoria delle Nuove Direzione e per lei, per il suo sorriso, peccato che alla fine si era rivelato per quello che era realmente mandando in frantumi tutto quello che era riuscito a crearsi al McKinnley. Compreso il cuore di Rachel. Con che coraggio si ripresentava qui? Sapeva bene di rischiare un pestaggio con i fiocchi eppure rimaneva li, immobile come se nulla fosse, senza mai distogliere lo sguardo dalla Berry e lei faceva lo stesso. La rabbia mi montò fino alla cresta, se non fosse stato per Beth gliele avrei suonate di santa ragione. Perchè Rachel si era imbabolata a guardarlo? Non le era bastato quello che era successo la prima volta? Provava ancora qualcosa per lui? Conoscendo il modo di ragionare della mia amica probabilmente credeva di non aver mai chiuso definitivamente la loro storia, come se un uovo schiacciato in testa e l'umiliazione pubblica di fronte ai Vocal Adrenaly ghignanti di trionfo non fosse sufficiente per porre fine a qualcosa che non doveva mai accadere. Perchè le stava facendo di nuovo questo? Conoscevo lo sguardo di Rachel e non era per niente una buon segno quello che vi stavo leggendo in quel momento. Lei gli avrebbe perdonato tutto all'istante, come con Finn...o forse anche peggio. Quel ritorno avrebbe cambiato tutto, me lo sentivo.
"Ciao Rachel. Puckerman." salutò lui senza nemmeno guardarmi. C'era solo lei nei suoi occhi. Strinsi più forte Beth dalle mie braccia come a chiederle di trattenermi dal fare quale di violento.
"St. James...come mai di nuovo da queste parti?" gli chiesi facendo un passo indietro per mettermi davanti a Rachel come a volerla proteggere da lui. E lo avrei fatto.
"Mi mancavano Lima e la tua mohawk. Complimenti per la bambina, è tutta sua madre."
"C'è anche molto di Noah in lei..." mormorò Rachel con voce flebile quasi senza rendersene conto senza smettere di fissare Jessie. Quelle parole però, in qualche modo in quell'assurda situazione, mi fecero piacere. Rachel pensava che quell'adorabile di Beth mi assomigliasse.
"Mi è sempre piaciuto il modo in cui solo tu vedi il mondo, è uguale al mio. E' bello vedere che certe cose non cambiano." le sorrise lui con affetto, era come se le avesse appena accarezzato la guancia e questo mi indispettì molto.
"Jessie perchè sei tornato?" gli chiese lei confusa mentre il labbro inferiore le tremava visibilmente nonostante i suoi sforzi per trattenerlo.
"Volevo vederti. Ho bisogno di parlarti in privato Rachel, da solo. Vuoi venire con me?" le porse una mano con il palmo in alto aspettando una sua mossa. Una sua scelta. Adesso spettava a lei decidere.
"Rachel non avrai davvero intenzione di..." iniziai a dire voltandomi verso di lei sapendo quasi di starla supplicando a restare li con me. Non potevo farlo. Lei mi interruppe mettendomi una mano sul braccio.
"Noah, riuscirai a cavartela da solo con Beth. Mi fido di te. Io devo andare con Jessie. A dopo Noah." si allungò per darmi un bacio sulla guancia senza neppure guardarmi negli occhi e poi afferrò la mano del ricciolino. Sentii andare a pezzi qualcosa dentro di me. Perchè lo stava facendo?
Quelle furono le ultime parole di Rachel prima di chiudersi la porta alle spalle e seguire Jessie. Lo avrebbe seguito ovunque, ne ero certo. Erano appena ricominciati i guai e nemmeno se ne era accorta. Mi sentivo male. Vuoto.
"Andrà tutto bene Beth." mormorai a mia figlia con una sicurezza che nemmeno provavo. Shelby arrivò alle mie spalle con il biberon per la bambina. Me lo porse e si sedette sulla poltrona iniziando a soffiare lentamente su una tazza fumante di caffè scrutandomi attentamente.
"Quando ti ho visto nel reparto di ginecologia a guardarla con adorazione si vedeva lontano un miglio che l'amavi ma non avrei dato nemmeno un soldo bucato al fatto che saresti riuscito a prenderti cura di lei. Eppure, guardandoti ora, ammetto di essermi sbagliata." le sorrisi mentre davo il latte tiepido alla bambina che iniziò a berlo con foga. Era proprio mia figlia.
"Grazie per averla chiamata Beth."
"E' un bel nome, non potevo chiamarla in un altro modo."
"Non te l'ho mai chiesto...ti dispiace che mi sia rifatto vivo con la bambina?" le chiesi sedendomi sul divano mentre la bambina stringeva tra le manine il biberon come se fosse qualcosa di prezioso.
"No, dopotutto è la stessa cosa che ho fatto anch'io con Rachel...soltanto che io ho perso troppi anni che non riuscirò mai a recuperare. Tu hai un'opportunità migliore, l'unica cosa importante però è la bambina. Dobbiamo fare quello che è meglio per lei." aveva ragione, ma c'era qualcosa di stonato nelle sue parole.
"Come quando hai lasciando andare via Rachel?" le lanciai uno sguardo attento osservando i suoi occhi tanto simili a quelli della figlia.
"A volte è necessario farsi del male per rendere felici gli altri. Farsi da parte per non complicarle la vita e rendergliela migliore." adesso il suo volto era perso tra mille pensieri. Potevo riuscire a riconoscere nella sua espressione una punta di pentimento e di sensi di colpa, non era così tranquilla come faceva credere. Le mancava Rachel da sempre.
"Sei davvero sicura che Rachel sia più felice senza sua madre? Senza la donna che ha sempre sperato di incontrare e conoscere?"
"E' da quando avete iniziato a venire per Beth che la vedo ogni giorno più radiosa, non chiedo di meglio per lei." finalmente sorrise guardandomi con qualcosa che assomigliava alla gratitudine. Cercavo di ragionare sulle sue parole ma non riuscivo ancora a crederci. Era la verità?
"Radiosa?" mormorai disorientato.
"Si, lo è." annuì lei con sicurezza. Quando si accorse dell'incertezza nella mia espressione, posò la tazza vuota sul tavolino e si chinò verso di me con aria materna. "Sei preoccupato per il ritorno di Jessie?" aveva espresso a parole il mio turbamento cosa che mi mise ancor di più in ansia. Accarezzai dolcemente la testolina bionda di Beth cercando di trovare quel legame che ero riuscito a costruire insieme a Rachel ma mi resi conto che non era lo stesso senza di lei. Avevo pensato che senza di lei era come vivere in un mondo senza suoni e senza colori? Era proprio così. Sentivo la sua assenza e, in qualche modo, sapevo che la sentiva persino Beth. Sarei riuscito a farla tornare?
"Sono preoccupato per quello che potrebbe succederle se ricascasse di nuovo in quella storia. L'ho visto nei suoi occhi prima ed è solo questione di tempo. Non voglio che Jessie le faccia del male." strinsi Beth tra le braccia baciandole la testolina.
"Ti sei mai chiesto perchè hai paura che si rimetta con Jessie? Temi di più per il suo cuore spezzato o per la possibilità che te la porti via? Forse dovresti rifletterci attentamente. Adesso vado a fare un pò di spesa, ti lascio solo con Beth. Ci vediamo tra un pò." mi strinse il ginocchio come per congedarsi e si alzò dalla poltrona lasciandomi solo con mia figlia. Con la mia solitudine e i miei incubi. Cosa dovevo fare adesso? Qual'era la verità che volevo ignorare?

Ecco il sesto capitolo e non mi sembra vero!!! E' di nuovo Noah il protagonista del capitolo...dispiaciuti?? Spero di no ;) stranamente questo capitolo si è scritto praticamente da solo e ne sono contenta, ho più tempo per organizzarmi con il prossimo dedicato interamente a Jessie. Adesso che Rachel ha accettato la sua mano cosa succederà?? Ricordo che c'è ancora la serata al bowling in sospeso...
Ringrazio per l'ennesima volta tutti i vostri commenti.
x
DarlingAry  è vero, Puck non ha baciato Quinn ma Finn non lo sa...ha soltanto visto Noah chinarsi verso la ragazza e ha pensato che l'avesse baciata...e ovviamente doveva dirlo a Rachel per metterla in guardia (non sono una finchel ma adoro i loro duetti insieme)
xIsa Jessie doveva tornare per forza...ho molti proggetti per lui...e si, Puck è terribilmente sexy
xVevve l'adorazione per Rachel è condivisa in pieno, spero di averla fatta bene...pensa che Please please please me l'ha consigliata quella sera youtube e ho detto perchè no? a me piace molto...e tra poco arriverà la parte di Jessie ;)

p.s. quando Noah ripensa alla canzone nella colonna sonora di un film, il film in questione è 500 giorni insieme



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Capitolo 7
*** Jessie ***


Eccomi tornato a Lima. Eccomi tornato da lei, Rachel, la mia cantante. Mi sembrava passato un secolo dall'ultima volta che l'avevo vista. Era sempre bella come mi ricordavo, forse ancora di più. Quando avevo incrociato il suo sguardo avevo notato un non so che di felicità mista a turbamento. Cos'era successo mentre io non c'ero? Chi le aveva fatto questo? Chi la stava facendo adombrare in quel modo? Dubitavo che fosse stato per il mio ritorno, sicuramente le avevo causato una sorta di sentimenti differenti tra di loro...il primo di una lunga serie che come conseguenza mi avrebbe portato ad essere preso a calci nel sedere fino a riportarmi direttamente nella Grande Mela in un secondo, ma di certo non quello sguardo perso. Sapevo di non esserle indifferente, speravo soltanto di non essere tornato troppo tardi per riuscire a riconquistarla. A restaurare un rapporto con lei, perchè quella era la sola e l'unica verità per la quale adesso mi trovavo in macchina con lei. Avevo provato a starle lontano per mesi, sforzandomi a ignorare i mille rimpianti che continuavano a ossessiornarmi, ma era stato tutto inutile. Non riuscivo a dimenticarla, non riuscivo a smettere di amarla. Mi era entrata così tanto in profondità che non ne sarebbe più uscita e, ad essere sinceri, non volevo che il suo ricordo mi lasciasse. Allora si che mi sarei sentito completamente solo. Ero stato un completo imbecille con lei, un verme della peggior specie soltanto per raggiungere la gloria. Tra lei e il quarto titolo consecutivo alle Nazionali avevo scelto la vittoria più facile riunendomi ai miei ex compagni, quel giorno avevo ferito molte persone e avevo distrutto il cuore della ragazza che amavo. Quel giorno ero sprofondato anch'io dopo aver visto la delusione e la rabbia sul suo viso, dopo averla vista abbandonare il palco voltandomi per sempre le spalle senza più guardarsi indietro. Avevo vinto con l'amaro in bocca, non avevo sentito quella felicità degli anni passati. Improvvisamente non sentii più niente mentre guardavo i miei compagni gridare dalla gioia. E tutto quello solo a causa mia, della mia voglia egoistica di vincere su tutti. Avevo vinto ma avevo perso lei. Forse dopotutto non avevo preso la decisione giusta umiliandola di fronte ai Vocal Adrenalie spiaccicandole un uovo in fronte, forse avevo sbagliato tutto fin dall'inizio con lei e incrociare il suo sguardo mi aveva dato ragione. Stavo camminando su un campo pieno delle mine che avevo messo io nel nostro camino, sarei riuscito a uscirne indenne con lei al mio fianco? Mi avrebbe riaccettato nella sua vita? Le ero così vicino in quel momento che tenevo a stento la voglia di stringerla fra le mie braccia per dirle quanto tenevo a lei, ma non potevo farlo adesso. L'avrei soltanto fatta scappare, spaventare. Avrei rovinato tutto ancor prima di iniziare il mio piano di riconquista, sarebbe stato tutto inutile...allora sarebbe stato meglio restare a New York mettendo a tacere i miei sentimenti per sempre. No, adesso era lei la priorità e avrei rispettato qualsiasi sua scelta anche se ciò mi avrebbe fatto soltanto del male. Forse lo meritavo. Improvvisamente dalla radio arrivarono le prime note in versione acustica del recente successo della cantante Adele, nemmeno a farlo apposta il testo era perfetto per quel momento, per i miei rimpianti, per quello che poteva essere tra di noi e che invece non lo era. Volevo cantarla a squarciagola per farle capire ciò che provavo, per dirle mi dispiace, eppure non lo feci. Avevo bisogno di parlarle, spiegarle le mie stupide ragioni, di essere sincero una volta per tutte sperando che restasse almeno cinque minuti per ascoltarmi. Quando la sua voce squarciò il silenzio dell'auto cantando la prima strofa della canzone sentii fremere qualcosa nel mio petto, come se il suo canto mi stesse risvegliando dal torpore di un lungo sonno. Dalla voglia di lei. Quanto mi era mancato il suono della sua voce.

There's a fire starting in my heart,
Reaching a fever pitch and it's bring me out the dark,

Non riuscii più a trattenermi e attaccai con la seconda strofa guardandola dritta negli occhi. Volevo che capisse che mi dispiaceva e che tenevo ancora a noi. Lei si voltò verso di me di scatto con sguardo diffidente e ostile. Sarebbe mai riuscita a perdonarmi?

Finally, I can see you crystal clear,
Go ahead and sell me out and I'll lay your shit bare,
See how I'll leave with every piece of you,
Don't underestimate the things that I will do,

There's a fire starting in my heart,
Reaching a fever pitch and it's bring me out the dark,

The scars of your love remind me of us,
They keep me thinking that we almost had it all,
The scars of your love, they leave me breathless,
I can't help feeling,

Afferrai saldamente la spalliera del sedile di lei avvicinandomi quel tanto che bastava per annusare di nuovo il suo profumo che tante notti avevo sognato, lei si ritrasse voltandosi verso il finestrino per poi tornare a guardarmi con aria di sfida unendosi a me nel ritornello.

We could have had it all,
(You're gonna wish you never had met me),
Rolling in the deep,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),
You had my heart inside of your hands,
(You're gonna wish you never had met me),
And you played it to the beat,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),

Le presi una mano tra le mie e me la portai al cuore per farle sentire quanto stava battendo per lei. Rachel si riappropriò della mano fulminandomi con lo sguardo tradito e irato.

Baby, I have no story to be told,
But I've heard one on you and I'm gonna make your head burn,
Think of me in the depths of your despair,
Make a home down there as mine sure won't be shared,

Voleva punirmi, non si fidava di me e aveva ragione. Il mio squallido comportamento non rendeva facili le cose tra di noi. Ma io non volevo perdermi d'animo.

The scars of your love remind me of us,
(You're gonna wish you never had met me),
They keep me thinking that we almost had it all,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),
The scars of your love, they leave me breathless,
(You're gonna wish you never had met me),
I can't help feeling,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),

Per un solo istante la vidi chiudere gli occhi e sorridere, ma era stato così veloce che avevo creduto di essermelo immaginato. Era felice anche lei in quel momento? Il suo cuore batteva così forte come il mio? Sentiva la potenza e l'armonia delle nostre voci insieme? Le ero mancato almeno un decimo di quello che lei era mancata a me?

We could have had it all,
(You're gonna wish you never had met me),
Rolling in the deep,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),
You had my heart inside of your hands,
(You're gonna wish you never had met me),
And you played it to the beat,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),

Could have had it all,
Rolling in the deep,
You had my heart inside of your hands,
But you played it with a beating,

Throw your soul through every open door,
Count your blessings to find what you look for,
Turn my sorrow into treasured gold,
You'll pay me back in kind and reap just what you've sown,

(You're gonna wish you never had met me),
We could have had it all,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),
We could have had it all,
(You're gonna wish you never had met me),
It all, it all, it all,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),

We could have had it all,
(You're gonna wish you never had met me),
Rolling in the deep,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),
You had my heart inside of your hands,
(You're gonna wish you never had met me),
And you played it to the beat,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),

Could have had it all,
(You're gonna wish you never had met me),
Rolling in the deep,
(Tears are gonna fall, rolling in the deep),
You had my heart inside of your hands,

But you played it,
You played it,
You played it,
You played it to the beat.

Eravamo di nuovo noi in quel momento. Di nuovo Rachel e Jessie, o St. Berry come si divertiva a chiamarci lei con l'unione dei nostri cognomi. Ansimavamo ancora per la canzone mentre ci guardavamo negli occhi senza distoglierli gli uni dagli altri come due calamite. Sentivo l'alchimia che si era ricreata come quando avevamo cantato per la prima volta Hello di Lionel Richie. Le nostre voci che si univano l'una all'altra erano come una magia. Mi era mancato enormemente poter cantare di nuovo con lei e adesso sembrava che il sogno potesse diventare realtà. Improvvisamente il suo sguardo si fece confuso e capii che era venuto il momento di parlarle prima di vederla scappare via. Uscii dall'auto e andai dall'altra parte per aprirle lo sportello, le porsi la mano ma lei strinse le sue in pugni e mi superò con aria orgogliosa. Non voleva il mio aiuto, questa volta aveva rifiutato la mia mano. Feci un profondo sospiro e cercai di ignorare il male che sentivo, chiusi gli occhi e poi li riaprii voltandomi verso di lei. Avrei dato qualsiasi cosa per cancellare il dolore che le avevo causato e che adesso vedevo sul suo volto.
"Jessie perchè sei tornato?" mi chiese lei sondandomi attentamente con lo sguardo.
"Per te. Avevo bisogno di vederti, di parlarti." le risposi con sincerità abbassando le mie difese. Dovevo dirle la verità se volevo che Rachel tornasse a fidarsi di me ed io avevo bisogno che lei lo facesse. Avevo bisogno di lei nella mia vita.
"Beh...sono qua. Non sono mai andata via." mi lanciò quella frecciatina colpendo nel segno. Aveva ragione.
"Lo so, io si però e me ne sono pentito subito dopo. Volevo scusarmi con te per quello che ti ho fatto l'anno scorso. Ho barattato l'amore con un quarto campionato consecutivo, egoista da parte mia. Non potevo accontentarmi dei primi tre? Erano già un buon traguardo eppure non mi erano bastati. Volevo di più e ho perso la cosa migliore che mi sia mai capitata nella mia vita. Ho perso te. Ti ho delusa, ti ho fatto male. Ti ho tradita. Mi dispiace Rachel." mormorai sperando che mi credesse. Volevo avvicinarmi per accarezzarle una guancia ma avevo quasi paura di farlo.
"Credi che un mi dispiace sia sufficiente?" la sua voce dura e oltraggiata mi ferì un'altra volta ma me lo meritavo. Sarei riuscito a lenire il dolore del suo cuore?
"Forse no, ma avevo bisogno di dirtelo. Non volevo che le cose finissero così tra di noi, eri molto importante per me e lo sei tutt'ora. Sono stato uno stupido. Forse può esserti d'aiuto il fatto che dopo quel giorno le cose per me non sono andate per niente bene. Il college non era come mi aspettavo, lezioni che non avevo mai fatto e altre alle quali non ero abituato...e non potevo fare come al liceo quando pagavo i secchioni per presentarsi ai test per conto mio. E' tutto diverso, è un altro mondo. Volevo laurearmi in coro coreografato ma adesso ho seri dubbi di riuscire ad andare fino in fondo. Non riuscivo a stare li da solo...non senza la mia regina del melodramma. Ti ricordi tutti i proggetti che avevamo fatto insieme sul nostro futuro dopo il diploma?"
"Si, li ricordo ancora. Dovevamo lavorare insieme a Brodway, vivere in un appartamento in centro superiore alle nostre possibilità economiche e vivere degli applausi a fine spettacolo. Tanti applausi per soddisfare il nostro ego...e amore. Era il nostro sogno." mormorò lei con un lieve sorriso sulle labbra mentre guardava le sue ballerine gialle. Quel sorriso mi fece capire quanto anche a lei fossero mancati quei momenti insieme dove fantasticavamo la nostra vita.
"Potrebbe ancora avverarsi, non è mai troppo tardi per questo. Non è mai troppo tardi per niente. Come stai Rachel?" le chiesi dopo un pò cercando di capire cosa le passasse nella testa.
"Confusa...stanca...arrabiata. Ultimamente non me la sono passata molto bene, ma con un pò di aiuto le cose stanno migliorando."
"Merito di Puck?" avrei voluto evitare di far fuori il suo nome ma la curiosità mi stava logorando. Era da quando avevo visto lo sguardo di Puckerman perforarle la schiena appena si era scontrato con lei che mi stavo facendo mille domande su quei due. Per non parlare di quando lui si era frapposto tra di noi con in braccio la bambina come a volerla difendere da me. Non li avevo mai visti così uniti quando stavo con Rachel...a parte quel fatidico giorno del videoclip di Run Joey Run dove stavo ribollendo di rabbia e stupore. Quel giorno mi erano crollati diversi muri addosso.
"Come..?!"
"Ho pensato che fosse lui visto che siete arrivati insieme a casa di Shelby. Sbaglio?"
"Noah è un buon amico." mi disse lei con voce flebile mentre osservavo il suo sguardo perdersi nel vuoto, sentii una fitta nel petto. La faccenda del buon amico non mi convinceva molto, stava succedendo qualcosa con Puckerman e avrei voluto saperlo. Volevo tornare a vederla ridere. Amavo il suo sorriso, la sua risata cristallina così contagiosa.
"E allora perchè sei infastidita? Riconosco quello sguardo e so che io non centro questa volta."
"Le cose sono un pò cambiate Jessie."
"Si, lo immagino. Sai? Tu sei stata il mio unico rimpianto da quando me ne sono andato via da Lima, non ho mai smesso di pensare a te. Nemmeno per un secondo. Mi dispiace per tutto e vorrei rimediare in qualche modo a quello che ti ho fatto passare. Possiamo ricominciare da capo?" feci un passo avanti con sguardo supplichevole.
"Jessie non credo..." lei iniziò a scuotere la testa con espressione insicura e dubbiosa ma io la fermai prima che concludesse la frase. Volevo avere un'altra occasione con lei, una vera questa volta.
"Aspetta. Un passo per volta, abbiamo tutto il tempo. Ti offro la mia amicizia. Piacere, sono Jessie. Un bastardo egoista che spezza i cuori e fa piangere la ragazza che ama solo per un pò di gloria da palcoscenico. Vuoi diventare mia amica?" le chiesi facendo un sorriso sornione mentre le allungavo una mano in attesa della sua. Speravavo di riuscire a convincerla. Dopo secondi che mi sembravano infiniti, finalmente lei mi strinse la mano rendendomi un uomo felice. Mi stava dando quell'occasione che tanto avevo sperato negli ultimi sette mesi. Non riuscivo quasi a credere alla mia fortuna.
"Rachel. Un'egocentrica rompipalle con la lacrima facile e il melodramma nelle vene che sogna di risplendere tra le stelle di Brodway." mi sorrise lei ricominciando a darmi fiducia. Quello era il sorriso più bello che le avevo visto fare. Era l'inizio del suo perdono.
"Non è un sogno, è una realtà. Sarai una delle stelle più luminose dello spettacolo. Fidati, ne sono sicuro." annuii convinto mentre mi sentivo sempre più leggero.
"Piacere di conoscerti Jessie. Vorrei essere tua amica." rafforzò la stretta nella mia mano, notai un certo luccichiò nei suoi occhi e capii che stava trattenendo a stento l'emozione. Prima non l'aveva mai fatto con me. Erano veramente cambiate molte cose.
"Grazie. Prometto che questa volta non te ne pentirai, farò in modo di farmi perdonare. Sarò sempre al tuo fianco quando avrai bisogno di me, in qualsiasi momento. Non fuggirò più, però ti devo rivelare una cosa." rinunciai a fermarmi e le posai una mano sulla guancia passandoci lentamente il pollice. La sua pelle sotto le mie dita era calda e soffice, mi era mancato tutto di lei. Ogni minimo pregio, ogni minimo difetto. Lei era unica.
"Cosa?" corrucciò la fronte disorientata iniziando quasi a temere il peggio. Sogghignai alla sua espressione non riuscendo a contenermi.
"Avete trovato il modo giusto per farci deprimere con quella canzone funk. Non ho dormito per due notti ripensando alla vostra performance." ammisi la mia debolezza con un sorriso sincero. La vidi illuminarsi orgogliosa al ricordo di come avevano stracciato le nostre certezza in pochi minuti, era stupenda.
"Quello era il nostro intento. Pan per focaccia, giusto?"
"Assolutamente. Siete stati bravi a metterci paura. Domani sei libera? Volevo passare un pò di tempo con te." speravo di non risultare troppo insistente e di non anticipare troppo i tempi ma volevo trascorrere ancora così tanti momenti con lei che mi sembrava strano tornare a casa di mio zio e dover aspettare chisssà quanti giorni prima di rivederla di  nuovo.
"Beh, allora non sarò più libera. Il mio nuovo amico mi ha appena chiesto di uscire e credo che andrò con lui. Voglio conoscerlo meglio."
"Forse dovrei offendermi, preferisci il bastardo latin lover a me." esclami sconcertato prendendo in giro me stesso mentre volevo esultare dalla felicità in quel momento. Lei mi diede una leggera spinta esasperata continuando a sorridermi.
"Smettila scemo. Puoi riportarmi verso casa?"
"Con vero piacere futura stella da palco. Tutto per te. Vieni, sarò il tuo autista oggi." le aprii la porta dell'auto e feci il giro per tornare al volante. Adesso si che iniziavo a sentirmi bene sul serio. Sorrisi a Rachel e partii verso casa Berry fiducioso sapendo che non sarebbe stata l'ultima volta che l'avrei fatto.

Strano ma vero il settimo capitolo...siamo già a sette??...è stato sfornato in tempi brevi. Mi sto dando le pacche soddisfatte da sola ;) So che molti di voi non saranno molto felici di questo capitolo ma Jessie era d'obbligo. Non ho avuto molta originalità nella canzone visto che il duetto realmente esiste nella puntata del ballo, ma cosa ci volete fare?? Sono innamorata di quel duetto (ancor di più della versione originale). Ringrazio di nuovo tutti, spero che siate clementi con il capitolo ;)
nel prossimo vedremo Mercedes e i klaine al bowling ;)
besos





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Capitolo 8
*** Mercedes & Klaine ***



"Come mai Rachel è in ritardo? Solitamente è la prima ad arrivare ai nostri appuntamenti. Dovrò regalarle un nuovo orologio...magari avere un accessorio elegante le farà venir voglia di cambiare stile." sbuffò Kurt spazientito accavallando le gambe sotto il tavolo.
"Dubito che ci riuscirai con un orologio tesoro, ma potrebbe anche essere un inizio. Rachel avrà pure uno stile di dubbio gusto ma è quello che la rende unica nel suo genere." sorrise divertito Blaine sorseggiando la tazza di caffè fumante. Incrociò lo sguardo di Kurt illuminandosi di tenerezza. Era sempre così ogni volta che Mercedes usciva con quei due, a volte si sentiva quasi di troppo circondata da quelle occhiate da ebeti. Era felice per come era andata la vita sentimentale del suo amico Kurt ma spesso si sentiva invidiosa di quello che aveva trovato in un'altra scuola. Sarebbe mai potuto accadere anche a lei? Era stanca di essere sempre sola.
"Sei troppo buono Blaine. Insomma adesso sta facendo decisamente tardi..." si mosse sempre più a disagio sulla sua sedia continuando a controllare morbosamente l'orologio al polso con una smorfia sulle labbra.
"Arriverà a momenti, abbi pazienza. Magari ha avuto qualche incoveniente, oppure si è fermata fino a tardi in auditorium come al suo solito..." ipotizzò Blaine cercando di rassicurare il fidanzato con tranquillità. Lui era sempre il più calmo in quel gruppetto di pazzi sfegatati per il canto. Dall'esterno poteva sembrare quello più normale di tutti eppure lui si sentiva proprio come loro e ne era orgoglioso. Quanto era buffo il suo ragazzo in quel momento, avrebbe voluto allungarsi per baciarlo ma non voleva mettere a disagio ancor di più Mercedes.
"Oppure qualcuno le sta facendo far tardi..." mormorò con fare malizioso la ragazza girando la coca-cola con la cannuccia. Fingeva di osservare le bollicine che salivano su in quella bevanda scura ma sapeva bene di aver richiamato l'attenzione dei due amici che adesso la osservavano con gli occhi spalancati. La mora ridacchiò portandosi una mano alla bocca.
"Mercedes, traditrice! Mi sorprendo di te! Sei obbligata a dirmi tutto anche ogni minimo dettaglio sconcio, chi è la vittima sacrificale questa volta?" Kurt si beccò un'occhiataccia scura dal fidanzato, fece un sospiro profondo facendo un cenno con il capo per fare capire che aveva capito l'antifona. "Volevo dire il fortunato in questione. Blaine devi ancora riuscire a leggere sotto le righe, devi fare molta pratica. Sono sicuro che non si tratta di Finn, altrimenti me lo avrebbe detto subito. Riconosco lontano un miglio i ritorni di fiamma tra quei due."
"A dire la verità dovevo dirvelo prima visto che Rachel mi ha chiesto se poteva invitare anche lui stasera a unirsi a noi ma ho anticipato rispondendo che per voi non c'è alcun problema. Si tratta di Puck." spifferò Mercedes con aria sorniona facendosi più vicina.
"Puck?! Oh mio dio adesso mi sento male!" Kurt si sventolò una mano davanti al viso alzando gli occhi al soffitto. Non riusciva a crederci, di nuovo loro due. Aveva sempre visto qualcosa di strano in quella coppia, qualcosa di stonato che non riusciva ancora a capire. E aveva visto persino alcune scintille quando battibeccavano tra di loro, quando si guardavano. Fece una smorfia.
"Perchè? Io penso che siano una coppia perfetta, i loro caratteri si completano a vicenda. Li ho sempre visti darsi forza insieme, incoraggiarsi e aiutarsi. Potrebbe anche funzionare." affermò con sicurezza Blaine pensando sinceramente che Rachel si meritava un pò di vero amore nella sua vita e che probabilmente Puck sarebbe riuscito a darglielo. Aveva sempre notato che l'atteggiamento di lui verso l'amica era diverso rispetto a quello che mostrava agli altri, per non parlare delle occhiate che le lanciava credendo di non essere visto. Puck non era così furbo come credeva di essere e Rachel sarebbe stata perfetta per lui. Già immaginava quante volte quel povero ragazzo avrebbe dovuto subire le sue manie da prima donna ma sapeva che se la sarebbe cavata egregiamente, dopotutto c'erano molti modi per distrarre la persona della quale si è attratti. Blaine continuava a farlo ogni giorno con il suo Kurt.
"Blaine tu e le tue fantasie romantiche. Dovresti smetterla di rivedere Le pagine della nostra vita. Ryan Gosling ti ha dato alla testa...e posso anche capirne il motivo visto che è un figo da paura ma mi sto ingelosendo un pò troppo di quel biondino in celluloide." si lamentò Kurt sistemandosi meglio la piega dei capelli. Era infastidito dei sogni del suo compagno.
"Ryan Gosling è una fantasia allettante per chiunque, ma tu lo batti in tutto." Blaine prese affettuosamente la mano di Kurt tra le sue concedendogli un sorriso che valeva più di mille parole. Tutto l'amore possibile era in quello sguardo, in quelle mani unite.
"Improvvisamente mi sta venendo il diabete! Vi prego, non fatemi sentire il terzo incomodo più di quello che mi sento di già. Le smancerie a dopo." la ragazza abbassò lo sguardo sentendosi a disagio in quel momento. L'assenza di qualcuno al suo fianco si faceva inesorabilmente sentire ogni volta che usciva insieme a quei due.
"Scusaci Mercedes, ti dovremmo veramente cercare un ragazzo e in fretta. Mi diventi acida altrimenti e non fa bene alla tua pelle."
"Lascialo stare prima che ti convinca a comprare una crema costosa che ti svuota il portafoglio! Raccontaci piuttosto di Rachel e Puck. Stanno insieme? Da quando?" la curiosità nello sguardo di Blaine la divertì facendo iniziare il pettegolezzo, che poi era l'assurda verità della situazione.
"Qui arriva il bello, non stanno insieme. A sentire lei sono solo amici...ma si vedono praticamente ogni sera, passano tutta la giornata insieme."
"Beh, non vedo cosa ci sia di strano. Sono amici, questo è quello che di solito facciamo anche noi." disse Kurt alzando un soppraciglio pensando che l'amica si stesse sbagliando di grosso.
"Non puoi fare la serata cinema sei sere su sette in una stanza rosa con il letto a baldacchino con accanto Puckzilla che divide la ciotola di pop corn con te. Non è normale. Non è da amici ma piuttosto da aspetta altri cinque minuti e ti zompo addosso prima che arrivino i titoli di coda. Non so se rendo l'idea." mormorò maliziosamente la mora bevendo una sorsata di coca-cola rinfrescandosi la gola.
"E' peggio di quello che pensassi. Lei crede alla storia dell'amicizia?"
"Lui la sta aiutando a superare la storia tra Finn e Quinn e per Rachel questo equivale al famoso BF." raccontò Mercedes scuotendo la testa come a non volerci ancora credere. Secondo lei l'amica avrebbe dovuto darsi una svegliata prima o poi e uscire dal mondo delle favole. Voleva molto bene a Rachel ma a volte era duro starle accanto quando faceva certi ragionamenti senza senso.
"Ovvio, non c'è da fidarsi di quella ragazza. Sta peggiorando a vista d'occhio." sbuffò spazientito Kurt.
"Dobbiamo darle una mano." esordì Blaine come se fosse la cosa più ovvia del mondo. A quelle parole Mercedes si aprì in un sorriso annuendo. Era l'idea migliore che potesse avere, almeno avrebbero cercato di rendere felice una buona volta Rachel.
"Cosa? No, scordatelo! Rachel e Puck sono gli opposti di tutto...come l'acqua con l'olio, non riusciranno mai ad amalgamarsi bene insieme. E poi Rachel è ossessionata da Finn da sempre, non riuscirà mai a toglierselo dalla testa. E' una cosa impossibile!" commentò acidamente Kurt. Lui capiva benissimo l'infatuazione e l'ossessione verso Finn, dopotutto anche lui ci era passato, e gli sembrava strano vedere l'amica insieme a un'altra persona che non fosse lui. Era quasi inconcepibile per il suo cervello. Dopo i tormenti che Rachel si era fatta verso il suo fratellastro rimbambendo tutti vederla rinunciare così di colpo al suo grande amore, gettare la spugna, era come se fosse arrivata una nuova era e a Kurt non andava molto giù questo nuovo cambiamento. E poi Puckerman non era adatto a Rachel ma forse era il minore dei mali per lei.
"Proprio tu dici che è una storia impossibile? Chi è stato a chiederti aiuto per tirarla su di morale e farle cambiare idea sul fatto di rifarsi il naso? Per non parlare del fatto che si è messo da parte dando tutto il merito a te per l'impresa. Sei stato proprio tu a raccontarmelo se non ricordo male. Questa è una delle miliardi di prove del fatto che Rachel e Puck potrebbero essere perfetti l'uno per l'altra, dai un'opportunità a questa possibile coppia. Dobbiamo aiutarli." affermò con sicurezza Blaine cercando di aprire gli occhi a Kurt. Sapeva che il fidanzato aveva già notato questo affiatamento in precedenza e adesso non riusciva a capire il motivo del suo comportamento bizzarro.
"Io sono d'accordo con Blaine. Dobbiamo aiutare quelle due teste dure a comprendere i loro sentimenti." mormorò Mercedes prima di finire l'ultimo sorso della sua bevanda scura.
"E tu cosa ne sai dei loro sentimenti? Magari non provano niente l'una per l'altro e vi state sbagliando."
"Kurt ma cosa ti prende? Hai le fette di salame negli occhi per non notare l'evidenza?" Mercedes iniziava a stancarsi del comportamento dell'amico e gli lanciò un'occhiataccia stralunata. Lei era come una sensitiva per le faccende d'amore e se sentiva che Rachel e Puck potevano formare un'ottima coppia allora era così. Punto. Perchè Kurt non riusciva a vedere le loro potenzialità?
"Fate come vi pare, per me è impossibile. Non voglio vedere Rachel soffrire un'altra volta, Finn Jessie e poi di nuovo Finn...le hanno dato entrambi una batosta dalla quale è dura riprendersi. Conosco bene Rachel, se Puck dovesse trattarla male o lasciarla di colpo preferendo un'altra lei non ne uscirebbe più. Quante volte si può spezzare il cuore di una ragazza prima della volta definitiva? Non voglio mettermi in mezzo, se dovesse succedere qualcosa tra quei due sarà soltanto perchè lo vorranno loro." rispose in fretta Kurt con sincerità sbandierando ai quattro venti i suoi veri timori. Lui ci teneva molto a Rachel e ai suoi sentimenti, aveva tifato per lei quando si era trattato dell'incoerenza del suo fratellastro e c'era rimasto male sapendo come era andata a finire tra di loro ma non le avrebbe più fatto passare una cosa del genere. Le cicatrici sul cuore di Rachel sanguinavano ancora. Riusciva a vederle.
"Beh, noi possiamo sempre dare una spintarella nella direzione giusta, non c'è nulla di male in questo. Specialmente visto che sono due teste dure e che vanno svegliate il prima possibile. Questa storia degli amici è pura illusione, fidati!" borbottò Mercedes con una smorfia che si avvicinava al disgusto alla parola amici, quasi fosse un insulto per la sua mente.
"Bene Mercedes, visto che Kurt non è evidentemente del team pucklberry toccherà a noi indicare la strada giusta come dicevi prima. Che il piano pucklberry abbia inizio." disse Blaine sfregandosi le mani orgoglioso della sua idea appena sfornata. Già nella sua mente acuta si stava delineando il piano perfetto, una serie di pure "casualità" che non avrebbero potuto renderli indifferenti ai reciproci sentimenti.
"Pura follia." esclamò Kurt esasperato continuando a modellarsi la piega sui capelli, doveva essere impeccabile proprio come piaceva a lui.
"Allora facciamo una scommessa. Quei due si metteranno insieme al massimo entro un mese, se vinciamo noi sarai costretto a dichiarare apertamente che avevamo ragione e a sorbirti, senza criticare, qualsiasi commedia sdolcinata che ti propino." quella si che sembrava una minaccia con i fiocchi per Kurt, patito sfegatato di musical e spettacoli di Broadway. Sarebbe stato un suicidio per le sue meningi.
"E se ho ragione io tu lascerai perdere tutta questa storia di cupido e brucerai quel dannato film strappalacrime, non vorrò più sentir parlare del biondino in questione per i prossimi dieci anni."
"Affare fatto. Sappi però che io non ho mai perso con le scommesse." Blaine lanciò un sorriso mozzafiato al fidanzato facendolo sciogliere come burro, Kurt strinse la sua mano volendo in quel momento essere da solo con lui. I suoi pensieri libidinosi vennero interrotti dall'improvviso avvicinarsi di due sagome verso di loro. Kurt lanciò uno sguardo oltre le spalle di Blaine e si immobilizzò sconcertato nel riconoscere quelle due figure nei suoi amici del Glee. Sembrava che si fossero portati dietro una nuvola nera con i lampi. Rachel era evidentemente nervosa e il modo in cui si torceva le mani ne era la prova lampante e Puck...Puck aveva proprio l'aria di voler spaccare qualcosa o qualcuno. Era incavolato nero. Forse Kurt avrebbe fatto meglio a stargli alla larga prima di ricevere una delle solite "cose da bullo" del vecchio Puckerman. Ci teneva alla sua pelle. Fece cenno a Blaine e Mercedes verso i due amici appena arrivati. Ci sarebbe stato proprio da divertirsi quella sera con il piano di Blaine, avrebbe fatto acqua da tutte le parti.
"Tranne adesso...oh mio dio! Cosa diamine è successo a quei due? Mi sa tanto che la vostra impresa eroica sarà più difficile del previsto...praticamente impossibile. Buona fortuna ragazzi, ho la vittoria in tasca." sorrise il ragazzo felice di non doversi vedere i film preferiti di Blaine.
"Ciao ragazzi. Che bello vedervi tutti qui." esordì Rachel con voce che rasentava l'ansia. Sembrava quasi che non voleva rimanere un secondo di più da sola con Puckerman. Cosa era successo a quei due?
"Ciao...Rachel tutto bene?" le chiese Mercedes scrutando attentamente l'amica per cercare di capire qualcosa dal suo atteggiamento maniacale.
"Si certo, perchè?" annuì lei freneticamente guardando l'amica con aria stralunata.
"Sembri strana."
"Ciao Noah, siediti qua con noi. Tutto bene agli allenamenti di football?" Blaine cercò di intavolare un discorso con Puck facendogli spazio nel divanetto accanto a lui. Sperava che tutto ciò lo incoraggiasse a parlare peccato che l'inizio non era stato proprio dei migliori.
"Si, tutto bene." rispose Puck a fatica senza dire altro. La rabbia e la frustazione nella sua voce era a stento trattenuta, questo fece preoccupare ancor di più i tre amici che non sapevano più che pesci prendere.
"Mercedes vuoi venire un attimo con me in bagno? Ho bisogno di risistemarmi il trucco." affermò Rachel prendendo una mano dell'amica per farla alzare. Non le diede nemmeno il tempo di mettersi dritta che la trascinò in un nano secondo direttamente in bagno. Lanciò un'occhiataccia a una ragazza che si stava lavando le mani, la poverina fuggì fuori avendo paura di quell'invasata e le lasciò completamente da sole. Stava dando i numeri!
"Rachel parla. Cosa diamine sta succedendo tra te e Puckerman?" sbottò di colpo Mercedes non potendone più di quella situazione incoprensibile.
"Niente."
"Niente? Quello non mi sembra niente. La tensione tra di voi si può tagliare con un coltello."
"Non centra Noah...forse solo in parte. Si tratta di Jessie. E' tornato." disse tutto d'un fiato arrossendo e ansimando verso la fine fissando l'amica aspettando la sua reazione.
"Jes...cosa?! E' tornato? Quando? Perchè?" urlò Mercedes spalancando gli occhi al massimo dalla sorpresa. Non riusciva a crederci. Perchè proprio adesso che le cose stavano cambiando nel senso giusto? St. James aveva per caso il radar per trovare sempre il momento migliore per comparire nella vita di Rachel?
"Ha detto che voleva vedermi e che si scusava per quello che mi ha fatto passare l'anno scorso. Vorrebbe rimediare in qualche modo e mi ha chiesto di essere amici."
"Amici...ecco un altro che si aggiunge alla lista. Ci mancava solo lui. Tu cosa gli hai risposto?" adesso stava realmente iniziando a perdere la pazienza. Conosceva lo sguardo dell'amica e non prometteva nulla di buono per il suo piano. A dire la verità per niente.
"Non gli ho proprio risposto...gli ho fatto capire che non sarei mai riuscita a dimenticare quello che aveva fatto ma che accettavo la sua amicizia. Che poteva essere un nuovo inizio."
"Un nuovo inizio per che cosa Rachel? Vuoi rimetterti con lui?"
"Non lo so...non so più niente. Sono soltanto confusa. Jessie mi è mancato nonostante il modo in cui mi ha lasciata...ho pensato spesso a lui...ho provato a spiegarlo a Noah ma lui dopo avermi praticamente risposto a monosillabi si è chiuso nel silenzio. Odio quando Puck fa così e non mi dice più niente ignorandomi del tutto." a quelle parole Mercedes si bloccò di colpo scuotendo la testa. Più Rachel parlava più lei si stupiva di come avesse fatto a degenerare la situazione così rapidamente senza che nessuno se ne fosse accorto.
"Aspetta...glielo hai detto a Puck?"
"Beh, abbiamo trovato Jessie durante uno dei nostri pomeriggi a casa di mia madre."
"Ahia...Puck cosa ti ha detto in proposito?" aggrottò la fronte facendo quella domanda quasi come se avesse paura di quello che le avrebbe potuto dire.
"Niente. Mi ha soltanto fatto gli auguri. Non gli interessa più di tanto come andrà a finire, a lui va bene così. Meglio, così non mi sentirò in colpa a lasciarlo da solo con la bambina domani. E poi è lui quello che dovrebbe preoccuparsi della reazione di Lauren se per caso venisse a sapere del suo bacio con Quinn. Lui e i suoi soliti sbagli." Mercedes notò l'isterismo e la delusione nella sua voce e non riusciva a capire come mai l'amica non se ne fosse ancora resa conto. Era così palese che il problema non era Lauren e neppure quello stupido bacio con Quinn, che tra l'altro Puck avrebbe sentito la sua in merito, ma che erano i suoi sentimenti e la sua paura d'amare di nuovo.
"Di male in peggio! Rachel sei sicura di quello che stai facendo?"
"No, non sono più sicura di niente. Voglio soltanto dare a Jessie un'altra opportunità per scusarsi, vedremo poi quello che succederà." mormorò con un lieve sorriso spento mentre con gli occhi diceva tutta un'altra cosa, non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi. Basta, questa storia doveva risolversi in fretta. Non riusciva più a vedere l'amica con quello sguardo e neppure quell'idiota di Puckerman che preferiva picchiare qualcuno piuttosto di accettare i propri sentimenti. Quante volte avrebbe dovuto fargli sbattere la testa contro il muro per fargli capire che era innamorato di Rachel? Quanto invidiava l'amica, mai nessuno aveva fatto quello che stava facendo Puck per Rachel. Perchè dovevano complicarsi la vita inutilmente? No, ci avrebbe pensato lei ad aiutarli. A svegliarli.
"Già, vedremo. Forse è meglio tornare di la dagli altri prima che Kurt venga a cercarci qua dentro facendosi cacciare dal proprietario del bowling. Rachel una cosa. Stasera non pensiamo a niente, divertiamoci e basta. Niente Jessie, niente Quinn, niente Finn...e soprattutto niente litigate e musi lunghi. Quindi adesso andrai di la e farai la pace con Puckerman. Chiaro? Voglio vederlo sorridente e parlante." la minacciò Mercedes con sguardo severo non ammettendo repliche. Se si fosse anche solo azzardata a replicare se la sarebbe mangiata viva. Quella sera doveva essere speciale.
"Chiaro. Grazie Mercedes." mormorò Rachel ancora inconsapevole dei loschi piani dell'amica. Forse avrebbe dovuto metterla in guardia, stava andando direttamente nella tana del lupo. Cappuccetto rosso avrebbe rischiato di essere mangiata dal lupo cattivo e Mercedes non vedeva l'ora.

Arrivati all'ottavo capitolo e mi chiedo...ma come andrà a finire questa storia?? Finirà mai?? Questo era un pre serata bowling, giusto per far capire le dinamiche dell'appuntamento...chissà cosa hanno in mente Mercedes e Blaine hihi. Mi scuso in anticipo se qualcuno non vedrà di buon occhio il fatto che Kurt si sia tirato indietro ma per lui ho altri piani ;) e poi tiene lo stesso a Rachel. Adesso cosa accadrà secondo voi?? Sto preparando le song per il karaoke speriamo di riuscirci. Il prossimo capitolo sarà di Rachel...chissà cos'è successo a fare infuriare in quel modo Puck in poche ore?? O per meglio dire, chissà cosa si sono e non si sono detti prima di arrivare all'appuntamento...staremo a vedere come dice Rachel. Ringrazio ancora tutti.
besito
kia

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Capitolo 9
*** Rachel ***



Controllai l'orologio per l'ennesima volta e sospirai di stizza, mancava ancora mezzora all'arrivo di Noah eppure erano due ore che continuavo a guardare con desolazione il mio armadio. Kurt aveva ragione, non mi sapevo vestire ma quello era pur sempre il mio stile, allora perchè sembrava che non me ne andasse bene nemmeno uno dei miei soliti abitini con gli animali? Perchè improvvisamente mi sentivo come se non avessi niente dentro quel cavolo di armadio? Cosa mi stava succedendo? Da quando avevo saputo di quel bacio tra Quinn e Noah e del ritorno improvviso di Jessie ero diventata come una mina vagante costantemente in ansia che ad ogni minuto sobbalzava per il minimo rumore. Stavo letteralmente impazzendo. Cosa mi dovevo mettere adesso? Dov'era Kurt quando ne avevo assolutamente bisogno? Dannazione! I minuti stavano correndo ed io ero ancora in sottoveste, senza trucco e con una pinza che raccoglieva i capelli in uno chignon basso e sfatto. Praticamente una disadattata depressa. Ero ancora in tempo per disdire l'appuntamento? Guardai con desolazione tutti i vestiti sparsi per terra e sul letto e decisi che la mattina successiva avrei gettato tutto nella spazzatura assicurandomi di non dover rivedere più quelli che un tempo erano i miei preferiti senza alcun rimpianto. Perchè ero diventata così nervosa? Sbuffai per l'ennesima volta mentre la tentazione di sbattere ripetutamente la testa contro il muro si faceva più pressante, il fatto di dover poi rivedere il chirurgo plastico mi aveva fatto desistere dal rovinarmi la faccia di nuovo. Abbassai il capo con desolazione, chiusi gli occhi e mi massaggiai una spalla sentendo che tutta la tensione si era accumulata li come un fardello troppo pesante da portarsi addosso. Feci un sospiro profondo per cercare di calmarmi quando qualcuno bussò alla porta, mi voltai di scatto e incrociai lo sguardo fisso e indecifrabile di Puck che non aveva aspettato il mio invito per varcare la soglia. Trattenni il fiato mentre una strana ondata di calore mi accarezzava il corpo come una leggera brezza estiva, i suoi occhi mi fecero rabbrividire. Cosa mi stava succedendo? Mi sentivo come allora, proprio in questa stanza, quando mi trovavo sotto il corpo muscoloso di Noah mentre ci stavamo divorando di baci. Le sue mani, l'odore della sua pelle, la morbidezza delle sue labbra...tutto di lui mi eccitava e lo stava facendo di nuovo. Avevo creduto di aver chiuso quegli impulsi nell'ultimo cassetto della mia memoria eppure erano ancora li, troppo palpabili per riuscire a dimenticarli. Era rimasto la mia unica e sola tentazione, non avevo mai provato una cosa simile con nessuno e non sapevo come prendere questa consapevolezza. Ero ancora attratta da lui. Perchè me ne ero resa conto solo in quel momento? Perchè proprio adesso? Perchè sentivo il mio respiro ansante mentre fissavo le sue labbra? Perchè avevo una voglia matta di saltargli al collo, spingerlo sul mio letto e approfittare di lui? Smettila Rachel, stai soltanto complicando le cose! Lui è tuo amico. Continuavo a recitare questo mantra per cercare di tornare con i piedi per terra, peccato che la sua vicinanza faceva impazzire i miei ormoni ormai da troppo tempo insoddisfatti. Improvvisamente mi resi conto di essere rimasta in sottoveste di seta nera e presi al volo uno dei vestiti sul letto per mettermelo davanti e proteggermi alla sua vista a raggi laser. Come se servisse a qualcosa. Che imbarazzo! Il suo silenzio mi metteva ancor di più a disagio. A cosa stava pensando? Che non ero più l'attraente principessina ebrea che tanto a lungo aveva provato a portarsi a letto? Che per lui ero diventata insignificante da quel punto di vista? Che non gli piacevo più? Stranamente questo pensiero mi buttava giù di morale facendomi deprimere ulteriormente, non mi andava a genio il fatto di non essere più niente per lui. Solo amici, perchè improvvisamente queste parole erano come un pugno allo stomaco? Lo vidi abbassare lo sguardo verso il letto e prendere tra le mani un semplice vestitino blu, simile a quello che avevo indossato al nostro primo duetto insieme ma senza pallini, molto leggero e fresco. Me lo porse guardandomi di nuovo negli occhi, mi sentii mancare un'altra volta.
"Siamo in ritardo. Credo che questo sia perfetto per la serata."
"Va...bene..." dopo aver balbettato come un'idiota cerebrolesa, mi rifugiai in bagno chiudendomi con forza la porta alle spalle. Mi appoggiai, scontrandomi con la maniglia contro la schiena, e chiusi gli occhi facendo grandi respiri per calmare gli ormoni. Cosa diamine stavo facendo? Cosa diamine mi stava facendo lui? Non dovevo pensare a quanto fosse sexy Noah Puckerman, lui stava con Lauren e adesso aveva ricominciato la sua tresca con Quinn ed io non centravo nulla con quella storia. Non mi doveva interessare la sua vita sentimentale e sessuale, dovevo smetterla di vederlo come una tentazione succulenta. Basta! Iniziai a vestirmi rapidamente, un velo di trucco leggero e una spazzolata ai capelli mossi e in meno di un quarto d'ora ero finalmente pronta per la serata. Per incrociare di nuovo il suo sguardo senza sentirmi mortalmente in imbarazzo per poco prima, ci sarei riuscita sul serio? Dopo un'ultima controllata allo specchio per darmi coraggio, tornai in camera con un sorriso titubante ma non trovai Puck dove l'avevo lasciato bensì seduto sul mio letto a fissare qualcosa tra le sue mani. Incuriosita, gli andai silenziosamente alle spalle per capire cose stesse attirando in quel modo la sua attenzione e mi bloccai di colpo appena riconobbi una foto di noi due, abbracciati e sorridenti, del breve periodo nel quale eravamo stati insieme. Quella foto era nascosta nel cassetto del mio comodino, in mezzo alle pagine di un libro di poesie di Pablo Neruda. Era sempre rimasta li, non l'avevo mai messa via del tutto, era sempre stata a portata di mano quando avevo bisogno di vederla. Un mio piccolo segreto che nessuno avrebbe dovuto sapere, specialmente lui. Come aveva fatto a trovarla? Perchè aveva aperto quel cassetto? Sentendo la mia presenza alle sue spalle, si voltò di scatto fissandomi apertamente. Quello non era un semplice sguardo, quella era una radiografia dalla testa ai piedi ed io quasi non sussultai sentendo calore ovunque lui posasse i suoi occhi su ogni parte del mio corpo. Stavo arrossendo. Volevo le sue labbra sulle mie, la sua lingua su di me. No, ma cosa stavo pensando? Tutto di lui era come una calamita per me, in quel preciso istante era come essere racchiusi in una palla di vetro dove la magia era evidente ad occhio nudo. Io vedevo quella magia. Lui riusciva a vederla? Quante cose avrei voluto dirgli, quante domande avrei voluto fargli, quanti dubbi volevo togliermi dalla testa. Volevo mille risposte da lui, volevo sentire la sua voce. Volevo lui. Questo pensiero mi frastornò completamente. Non poteva essere vero!
"Sei bella." mormorò lui quasi sottovoce. Mi si fermò il cuore tutto di un colpo e quasi boccheggiai a vuoto a quel complimento. Da quanto tempo non ne sentivo uno? La magia si interruppe quando lui ripose la foto tra il libro di Neruda e si alzò dal letto per raggiungere la porta dandomi le spalle. Non c'era bisogno di altre parole, quel messaggio diceva chiaramente che non c'era più tempo per perdersi in quei pensieri peccaminosi. Quella pagina per noi era ormai chiusa come il libro di Neruda che giaceva inerme tra le lenzuola fuxia del mio letto. Facendomi forza, lo raggiunsi sulle scale e mi fermai alcuni secondi per osservare i sorrisini maliziosi, che accompagnarono la nostra discesa, dai volti felici dei miei due padri che mi strizzarono un'occhiolino d'intesa. Cosa si erano messi in testa quei due? Ricambiai i loro sorriso per cercare di non farli preoccupare e salii nell'auto di Noah trovandomi in uno spazio piuttosto ristretto in sua presenza. Tirai giù il finestrino sventolandomi una mano davanti in cerca di aria. Non potevo fare una figuraccia proprio in quel momento. Questa volta Noah non accese la radio, restammo in silenzio ma sentivo l'aria carica di elettricità. Era soltanto una mia fantasia o era reale? Stavo cercando di pensare a una qualsiasi frase stupida per rompere il ghiaccio tra di noi ma lui mi anticipò facendomi quasi saltare sul sedile dalla sorpresa della sua domanda.
"Com'è andata con Jessie?" dritto al punto, senza nemmeno la concessione di una scappatoia. Questo era Noah Puckerman.
"Bene. Stiamo provando a tornare amici." ammisi quasi imbarazzata da quello che avrebbe pensato lui. Perchè mi stavo facendo tutti questi problemi?
"Strano, voi non siete mai stati amici." da quando aveva la facoltà di leggermi nel pensiero? In qualche modo mi feriva sentirlo dire proprio dalla sua bocca.
"Mi ha chiesto scusa, è pentito di quello che ci ha fatto l'anno scorso e vorrebbe rimediare al suo errore." lo vidi serrare pericolosamente le mani attorno al volante mentre la sua espressione si adombrava sempre di più.
"E tu gli hai concesso una seconda opportunità. Non dovrei sorprendermi più di tanto visto quante seconde opportunità hai dato a Finn." commentò lui con sarcasmo svoltando l'angolo.
"Cosa vorresti dire con questo? Jessie mi ha fatto male, è vero, ma capisco il motivo della sua scelta. Non lo sto giustificando, ma in qualche modo riesco a capirlo e penso che adesso sia completamente sincero. So che anche lui teneva a me, non tanto quanto il quarto titolo consecutivo alle Regionali, ma è un buon inizio."
"Cosa ti fa credere che non si comporterà nello stesso modo spezzandoti un'altra volta il cuore?" il suo tono duro mi fece male. Perchè doveva andare così secondo lui?
"Jessie non ha il mio cuore, non può spezzare qualcosa che non gli appartiene." sussurrai tristemente guardando fuori dal finestrino. Parlare del mio cuore impazzito in quel momento non era un'ottima idea visto che soltanto dieci minuti prima stava prendendo la tangenziale Puckerman dritta verso bicipiti e pettorali. Dovevo togliermelo dalla testa! Non dovevo più pensarci.
"Giusto...è ancora di Finn." borbottò lui con una smorfia amara su quella bocca da baciare che tanto avevo baciato...cosa? Di nuovo! Rachel smettila!
"Cos'è questa tua ossessione con Finn stasera? Non l'ho nemmeno nominato! Hai per caso la coda di paglia? Sei preoccupato per la futura reginetta del McKinley?" gli lanciai la frecciatina senza riuscire a trattenermi ricordando ancora le parole del mio ex ragazzo. Mi stava facendo arrabbiare e volevo ricambiarlo con la cattiveria ma lui mi spiazzò come al suo solito.
"Sono preoccupato per te Berry dannazione! Mi ricordo ancora come hai sofferto per quello che ti ha fatto passare St. James." ringhiò lui dando un colpo di frustrazione al voltante facendomi sobbalzare sul sedile. Era preoccupato per me? Diceva sul serio? Oppure non vedeva l'ora che trovassi un nuovo ragazzo con solidità affettive e relazioni stabili al quale mollarmi? Quel pensiero mi faceva ancora più male.
"Beh, non ti dovrai preoccupare Puckerman. Se andrà male non verrò a piangere sulla tua spalla, sarai finalmente libero."
"Grazie di avermelo detto. Ti auguro buona fortuna allora, speriamo che il suo atteggiamento da Diva non metterà in ombra il tuo egocentrismo da Diva."
"Nessuno metterà in ombra nessuno e te lo dimostrerò. Domani esco con lui."
"Non mi devi dimostrare niente Berry, forse lo dovresti fare a te stessa. Non più c'è bisogno che vieni a casa di Shelby, andrò da solo a trovare Beth. Dopotutto sono io suo padre." ed io non ero niente, completai la sua frase sentendomi quasi mancare. Era vero, non ero niente per padre e figlia e questo mi faceva male. Mi sentii in colpa nel lasciarlo andare da solo da lei ma a quanto sembrava lui non mi voleva più in quelle visite. Lui non mi voleva più e basta, non potevo fare altro che accettare l'evidenza.
Rimasi in silenzio con lo sguardo perso e allarmato fuori dal finestrino non riuscendo più a spiccare parola. Quando arrivammo a destinazione cinque minuti dopo quasi tirai un sospiro di sollievo mentre balzavo fuori da quell'auto. Per una questione di gentilezza, aspettai che lui mi raggiungesse prima di entrare al bowling e cercare con lo sguardo ansione i nostri amici in mezzo a tutta quella gran confusione. Ero completamente nervosa e irritata dalla recente discussione con Noah e dal suo pensiero negativo verso Jessie. Non si fidava più di o forse non l'aveva mai fatto, avevo fatto tanti sbagli quanto i suoi nelle mie scelte e non mi sembrava giusto quel trattamento. Quando li vidi tutti e tre seduti a un tavolo ebbi la strana impressione che stessero parlando proprio di noi due. Perchè non riuscivo a togliermi il pensiero che stessero cospirando qualcosa alle nostre spalle? No, dovevo essermi sbagliata peccato che la mia ansia aumentò a dismisura. Avevo bisogno di parlare con qualcuno. Dopo i soliti convenevoli abbastanza tesi, Blaine cercò di intavolare un qualche discorso con quell'orso monossilabico di Noah ed io trascinai Mercedes nel bagno delle donne per raccontarle tutto sul ritorno di Jessie. Ero talmente inviperita con Puck che evitai di spiatterllarle nei minimi dettagli la nostra conversazione ma le feci capire che non era rimasto zitto dopo avermi chiesto del mio ex. L'incredulità di Mercedes ad ogni mia parola aumentava a vista d'occhio, sapevo che si stava trattenendo nel darmi dell'idiota, glielo leggevo in faccia, ma cosa potevo farci? Non riuscivo ad uscire da quella situazione, volevo veramente riuscire a staccare la spina almeno per una sera come mi aveva detto Mercedes ma ci sarei riuscita? Sentivo come se avessi una pallina da pin pong nella testa che continuava senza sosta a rimbalzare da una parte all'altra non facendomi ragionare con razionalità. Dovevo far tornare il sorriso a Noah e alleggerire la tensione tra di noi, questo era quello che mi aveva detto di fare Mercedes quindi non potevo tirarmi indietro prima di attirare le ire della signorina Jones. Come avrei fatto a farlo tornare a sorridere se era incavolato con me? Ci avrei provato, dopotutto non mi piaceva vedere quel broncio ombroso sul suo viso nonostante fosse così sexy e tentatore. Quando tornammo dagli altri, Kurt mi porse le scarpe di una tonalità di fuxia che mi piaceva molto e Blaine esordì proponendo a tutti una sfida a squadre. Mercedes applaudì contenta e si schierò automaticamente nella squadra dell'usignolo, Kurt si astenne dalla partita dicendo che si sarebbe preso una qualche infezione sulla pelle infilando le dita dentro quelle palle pesanti e si sedette dichiarandosi il giudice della sfida. Incrociai per qualche secondo lo sguardo di Noah stringendomi nelle spalle impotente, non potevamo di certo tirarci indietro in quel momento e lo sapeva anche lui. Il primo lanciò toccò a Blaine tra gli strilli e i commenti benevolmente eccentrici del suo compagno mentre faceva strike, poi fu il turno di Puck che sogghignò appena fece cadere tutti i birilli in un colpo solo, successivamente quello di Mercedes che ne lasciò in piedi tre. Il mio primo lanciò fu un vero fiasco e il secondo fu poco meno pietoso, in due parole facevo schifo. Chi diamine mi aveva convinto ad accettare questa sfida persa già in partenza? Lanciai un'occhiata di scuse in direzione di Noah con scosse la testa con una smorfia di stizza, lo stavo facendo perdere e lui odiava perdere. Forse gli stavo rovinando la serata. Una volta soltanto avevo giocato a bowling, con Finn, e nonostante uno strike e un bacio improvviso niente e nessuno mi aveva convinta a tornare qua dentro a ricordarmi quello che era successo dopo al Glee club. Scoprire che Finn mi aveva illusa per farmi tornare al club evitando di dirmi che stava ancora con Quinn. La storia continuava sempre a ripetersi, il lupo perde il pelo ma non il vizio dicevano ma Finn non mi sembrava molto un lupo. Per quella parte ci vedevo di più Noah. Parlando del diavolo, appena presi la palla rosa me lo ritrovai alle spalle. Sarà stato a causa del commento poco lusinghiero di Kurt che ci dava dei perdenti?
"Questa non è la posizione corretta. Sciogliti." mi soffiò all'orecchio facendomi venire i brividi.
"Non ci riesco." mormorai andando quasi in iperventilazione per quella vicinanza. Lui si fece ancor più vicino incollando la mia schiena al suo torace, i miei fianchi ai suoi fianchi.
"Ascoltami Berry, io voglio vincere e non permetterò a quell'usignolo di batterci quindi mi devi dare una mano. Asseconda i miei movimenti, sciogliti...seguimi...così, brava...porta una gamba avanti e chinati, non perdere mai di vista il tuo obiettivo...appoggiati a me, lasciati guidare." continuava a darmi istruzioni senza staccarsi un secondo da me. Me lo sentivo addosso come una seconda pelle mentre il mio sedere combaciava perfettamente con...no, meglio non pensarci a cosa stavo sfregando. Oddio! Rachel concentrati! La stretta sulla mia mano aumentò per farmi capire come avrei dovuto fare. Il suo profumo mi stava stordendo, speravo che non si fosse accorto dei battiti accelerati del mio cuore. "Bene, adesso porta la palla dietro e...lancia. Brava, ne mancano due. Puoi riuscirci." mi incoraggiò lui con un sorriso soddisfatto che mi fece mancare il fiato. La voglia di saltargli al collo e abbracciarlo era troppa, mi torsi le mani con fare nervoso cercando di trattenermi.
"Impossibile, sono troppo distanti e..." iniziai a dire ma lui mi mise le mani sulle spalle incrociando il mio sguardo.
"Basta parlare. Rachel ce la puoi fare, mi fido di te. Possiamo rimontare." era al corrente dell'effetto che faceva? Era devastante quel ragazzo.
"Puoi aiutarmi?" gli chiesi mordicchiandomi le labbra.
"Per te Puckzilla può fare questo ed altro baby. Concentrati e segui i miei movimenti. Li senti?" mi si incollò di nuovo alle spalle, cosa intendeva con li senti? I suoi movimenti ovviamente li sentivo, li sentivo tutti, comprese le reazioni del mio corpo. Dannazione a Noah Puckerman!
"Si..." balbettai sentendomi mancare il fiato.
"Bene, adesso lasciati guidare di nuovo. Non essere tesa, ci sono io qui con te. E' facile...punta verso quello a destra, brava...aspetta...e via." restammo in assoluto silenzio mentre osservavamo la traiettoria di quella palla rosa speranto con tutte le nostre forze che facesse il suo dovere. Sembrava andasse tutto a rallentatore finchè quegli ultimi due birilli non caddero a terra producendo il rumore più bello che avessi sentito negli ultimi tempi. Lanciai un grido di felicità, mi voltai di scatto e gli saltai al collo elettrizzata da quella piccola vittoria personale. Noah ricambiò il mio abbraccio, sentivo il suo sorriso al mio orecchio. Mi sentivo bene, ero felice. Era come se quelle braccia erano fatte per stringermi, come se quel torace combaciasse perfettamente con il mio corpo, come se tutto di lui fosse un porto sicuro e perfetto per me. Avevo già provato quelle stesse sensazioni, sempre con lui, sempre quando mi stringeva a se o mi guardava con un'intensità tale da desiderare di essere nuda sotto di se. Avrei voluto rimanere così per sempre ma l'arrivo improvviso di Kurt ci fece staccare di scatto come se fossimo stati beccati con le mani nel barattolo della marmellata.
"Ragazzi è fatta! Ho appena iscritto tutti noi al karaoke per la prossima mezzora. Mi raccomando, non fatemi fare brutta figura visto che ho detto che si sarebbero esibite le prossime stars di Broadway...tranne te Puck. Non ti ci vedo proprio su un palco per fare un musical."
"Neanche io, i musical non sono adatti al sottoscritto. Li lascio volentieri a voi."
"Beh, nulla ti vieta di diventare un rocker o travestirti da un componente dei Kiss sul palco." sogghignò Mercedes facendomi tornare in mente la performance dei ragazzi del Glee club in risposta a quella di noi ragazze e di Kurt che facevamo Lady Gaga. Troppo buffi. Poi mi ricordai la canzone a Beth e la storia di suo padre che preferiva la musica alla sua famiglia e mi si strinse il cuore. Sapevo che Noah non voleva diventare come lui ma speravo che capisse che erano completamente diversi l'uno dall'altro, dubitavo che il signor Puckerman si fosse mai comportato come faceva il figlio con me. Era il mio sostegno ed io volevo essere il suo nonostante mi avesse detto che non c'era più bisogno di me, volevo credere che fosse stata soltanto la rabbia del momento a parlare. Avevo bisogno di crederlo.
A fine partita, persa per pochissimi punti da me e Noah, ci dirigemmo tutti verso i tavoli vicino al bar e ordinammo pizza patatine hamburgher e bibite. Parlammo del più e del meno mentre aspettavamo impazienti il nostro turno al microfono, si divertirono a prendere in giro me, ma non me la presi più di tanto ricambiando subito il favore con qualche battutina su di loro. Il divertimento aumentò appena arrivarono le crocchette di patate di Mercedes e Noah iniziò a lanciarmele addosso dando il via a una battaglia di crocchette sotto lo sguardo esterefatto e minaccioso della mia migliore amica. Scocciata si alzò e andò a impossessarsi del microfono scegliendo una delle canzoni del repertorio. Appena sentimmo i primi accordi, Blaine Kurt ed io saltammo su e andammo a ballare come matti sotto quel piccolo palco.

[Hook x2:]
Come Mr. DJ song pon de replay
Come Mr. DJ won't you turn the music up
All the gyal pon the dancefloor wantin some more what
Come Mr. DJ won't you turn the music up

[Verse:]
it goes 1 by 1 even 2 by 2
everybody on the floor let me show you how we do
lets go dip it low then you bring it up slow
wind it up 1 time wind it back once more

[Pre-Hook:]
Run, Run, Run, Run
Everybody move run
Lemme see you move and
Rock it til the grooves done
Shake it til the moon becomes the sun (Sun)
Everybody in the club give me a run (Run)
If you ready to move say it (Yeah Yeah)
One time for your mind say it (Yeah Yeah)
Well i'm ready for ya
Come let me show ya
You want to groove im'a show you how to move
Come come

[Hook x2:]
Come Mr. DJ song pon de replay
Come Mr. DJ won't you turn the music up
All the gyal pon the dancefloor wantin some more what
Come Mr. DJ won't you turn the music up

[B-Sec x2:]
Hey Mr.
Please Mr. DJ
Tell me if you hear me
Turn the music up

[Verse 2:]
It goes 1 by 1 even 2 by 2
Everybody in the club gon be rockin when i'm through
Let the bass from the speakers run through ya sneakers
Move both ya feet and run to the beat

[Pre-Hook:]
Run, Run, Run, Run
Everybody move run
Lemme see you move and
Rock it til the grooves done
Shake it til the moon becomes the sun (Sun)
Everybody in the club give me a run (Run)
If you ready to move say it (Yeah Yeah)
One time for your mind say it (Yeah Yeah)
Well i'm ready for ya
Come let me show ya
You want to groove im'a show you how to move
Come come

[Hook x2:]
Come Mr. DJ song pon de replay
Come Mr. DJ won't you turn the music up
All the gyal pon the dancefloor wantin some more what
Come Mr. DJ won't you turn the music up

[B-Sec x2:]
Hey Mr.
Please Mr. DJ
Tell me if you hear me
Turn the music up

[x4]
Okay everybody get down if you feel me
Put your hands up to the ceiling

[Hook x2:]
Come Mr. DJ song pon de replay
Come Mr. DJ won't you turn the music up
All the gyal pon the dancefloor wantin some more what
Come Mr. DJ won't you turn the music up


Appena Mercedes finì l'ultima strofa uno scroscio di applausi si levò da tutti i tavoli, la mia amica fece un mezzo inchino orgoglioso e lasciò il microfono sul palco. Agguantai di colpo la mano di Blaine e lo trascinai con me invitandolo a fare un altro duetto. Lui sembrava felice e divertito, gli lasciai scegliere la canzone e annuii appena mi chiese di confermargliela. Era perfetta per quella sera, non la canticchiavo da anni. Ci lanciammo un'occhiata d'intesa con un sorriso e iniziammo a cantare.

You have so many relationships in this life,
But only one or two will last.
You go through all the pain and strife,
Then you turn your back and they're gone so fast.


Oh yeah. They're gone so fast.

Oh, so hold on to the ones who really care,
In the end they'll be the only ones there.
When you get old and start losing your hair,
Can you tell me who will still care?
Can you tell me who will still care? Oh care.


MMMBop, ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do. Oh yeah,
MMMBop ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do

Oh yeah, in an MMMBop they're gone. Yeah.

Plant a seed, plant a flower,
Plant a rose, you can plant any one of those
Keep planting to find out which one grows.
It's a secret no one knows.
It's a secret no one knows.
Oh, no one knows.

MMMBop, ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do. Oh yeah,
MMMBop ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do bop,
Ba duba dop ba do


Finalmente ho finito il capitolo!!! Yeha!! Ho avuto qualche incertezza per un paio di giorni sull'inizio ma poi sono riuscita ad andare avanti indenne ;) spero vi piaccia la seconda parte, la terza la sto iniziando a scrivere adesso...il punto di vista di Puckerman, un duetto con Rachel e tanto altro ancora...chissà cosa succederà adesso? Qualche idea?
La cazone di Mercedes è uno dei primi successi di Rhianna, "Pon the replay", mentre quella di Rachel e Blaine è l'indimenticabile "Mmmbop" degli Hanson che da tanto tempo non ascoltavo più. Ringrazio tutti i lettori e i commentatori ;) spero che continuerete
besito
kia

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Capitolo 10
*** Puck ***


Era bellissima quando rideva, a dire la verità lo era praticamente sempre, anche quando faceva la logorroica. Dopotutto era Rachel, o la si amava o la si odiava e in quel momento la si poteva soltanto amare mentre cantava il primo singolo degli Hanson. Era un'emozione sentirla cantare, faceva venire i brividi. Si rendeva conto dell'effetto che faceva alle persone appena aveva un microfono in mano? No, forse non del tutto. Rachel Berry si stava finalmente divertendo e non era merito mio, o almeno solo una piccola parte poteva essere accollata a me. Il suono frizzante della sua risata mi metteva sempre di buon umore, peccato che quel sorriso era rivolto a Blaine. Non che fossi geloso di Anderson, era impossibile esserlo dato la natura dei fatti che lo vedeva invischiato in una relazione con Hummel, ma già una volta, mentre erano ubriachi, si erano baciati e la cosa non mi era andata poi tanto a genio. Avevo subito pensato che ci fossero tante cose sbagliate in quel bacio. Adesso sapevo che nessuno dei due aveva toccato una goccia di alcool e quindi ero più sereno che non si verificasse di nuovo quell'episodio, giusto per non dover assistere alle tragedie da prima donna di Hummel. Però le canzoni e gli sguardi durante una performance di Rachel non erano mai stati innoqui ed io lo sapevo fin troppo bene in prima persona. Quanto mi aveva fatto penare ed eccitare quella ragazza mentre cantavamo Need you now in aula? Quante volte avrei voluto baciarla mentre mi sorrideva con intimità? Stop! Perchè avevo usato il termine geloso? Io non era affatto geloso di nessuno, men che meno di quell'egocentrica petulante che stava saltellando sul palco guardando con una certa intesa l'usignolo. Se si fossero avvicinati di più forse avrei fatto meglio ad intervenire, dopotutto avevo promesso di riportarla incolume e sobria a casa dei suoi papà. Ovviamente questa promessa fatta ai due uomini era stata detta prima di averla vista con quel misero pezzo di seta nera addosso che non nascondeva per niente le sue curve perfette da urlo. E lui avrebbe voluto urlare in quel momento, appena varcata la soglia di quell'assurdo mondo rosa, ma avevo trattenuto a stento i miei famosi istinti animaleschi intenzionati a farla mia e a strapparle con i denti quel tessuto che era solo di impaccio. Perchè si era fermato? Già, certo, lei era solo una sua amica e adesso mister ricciolino canterino era tornato alla ribalta per riprendersela. E ci sarebbe riuscito visto lo sguardo perso dell'amica, lo conosceva bene quello sguardo. Ci sarebbe ricascata. Ottimo tempismo, non c'era che dire. Se fosse rimasto il vecchio Puckerman poche parole e molte performance tra le lenzuola, eppure non lo aveva fatto perchè era cambiato. Perchè lei lo stava cambiando giorno dopo giorno. Perchè teneva a lei più di quanto avesse tenuto a Quinn l'anno precedente, questa era la verità. Una verità pesante e difficile da accettare anche se poteva sembrare così semplice, ma i sentimenti facevano paura a tutti. Non provarli sarebbe statto tutto più facile, peccato che non ero stato così fortunato in quel senso. Quella sottoveste nera era stata una tentazione tremenda, dovevano bandirla dal mercato. Il solo pensiero di saperla indossata da Rachel proprio mentre era in quella camera con Jessie mi faceva ribollire il sangue e non era un buon segno. No, non doveva pensarci! Quando poi l'avevo aspettata mentre era in bagno a cambiarsi avevo dovuto trovare qualcosa da fare per non sfondare quella maledetta porta e assaporare la sua pelle vellutata al sapore del suo bagnoschiuma alla fragola, quindi mi ero seduto su quel letto del peccato e avevo iniziato a far vagare lo sguardo finchè non si era posato sul cassetto leggermente aperto del comodino. L'avevo aperto per curiosare all'interno finchè non avevo visto un libro di un certo Neruda, poesie d'amore se non avevo capito male, quando lo avevo preso in mano era caduta quella foto per terra e tutto si era fermato improvvisamente. L'avevo raccolta osservandola attentamente perdendomi in mille ricordi di noi due insieme, di quando mi ero finalmente sentito bene la prima volta. Era iniziata quasi per caso, per attirare l'attenzione di Quinn e Finn, ma poi tutto era cambiato. Lei mi aveva lasciato dicendo che non avrebbe mai funzionato tra noi, allora perchè c'ero rimasto così male? Perchè era stato come ricevere un pugno nello stomaco? Si, Rachel aveva avuto ragione. Non avevo alcuna intenzione di lasciarla, ma non potevo fare niente in proposito. C'era sempre Finn nei suoi pensieri, io non ne facevo parte. Strano, in quella foto sembrava veramente che provasse qualcosa per me. Forse aveva soltanto recitato, lo faceva molto bene. Quando era tornata avevo notato nel suo sguardo la stessa espressione che mi aveva riservato la prima volta che ci eravamo baciati proprio su quel letto. Il preludio di un bacio. No, doveva essere soltanto un'illusione. Rachel non poteva desiderare quello...o forse si? Non per sminuire l'effetto che Puckzilla aveva sulle donne, era innegabile che fossi l'ebreo più sexy di Lima e l'oggetto del desiderio delle sexy mammine, ma con tutta quella storia di Finn e Jessie mi sembrava strano da parte della Berry fare dei pensierini ancora su di me. Le conoscevo bene le sue ossessioni per il ragazzo del momento e, nonostante tutte le volte che era stata tentata al tradimento dal sottoscritto si era sempre rifiutata di cedere del tutto alle mie lusinghe. Avevo promesso a Finn che non mi sarei mai più messo in mezzo tra di loro e volevo rispettare almeno per una volta quella promessa, nonostante sapessi che il mio migliore amico si fosse comportato come un perfetto bastardo con lei. Rachel Berry era off limits per me. Avevo rimesso a posto la foto dando la parola fine a quel breve momento di pericolosa intimità. Adesso mi ritrovavo li, da solo al tavolo, a fissare con un sorriso ebete quella deliziosa moretta ebrea che si stava divertendo con tutti eccetto che con me. Ero entrato in quel bowling con l'intenzione di ridurre al minimo ogni contatto con lei ma non c'ero riuscito, resistere a quel faccino tristemente disperato di Rachel Berry era pura fantascienza. Ero andato a soccorrerla tra un tiro e un'altro e non ero riuscito a tenere le mani lontane da quelle meravigliose rotondità. Era servita tutta la concentrazione possibile per non farla mia la davanti a tutti. Quel suo profumo mi surriscaldava gli ormoni e quel suo sedere premuto proprio contro i miei jeans...avrei fatto meglio a farmi una lunghissima doccia gelata quella notte per riuscire a calmare i bollenti spiriti e togliermi dalla testa tutte le cose che avrei potuto fare con quel corpo. Mi stava rendendo folle quella ragazza.
"Sono proprio una bella coppietta quei due sul palco." esclamò Mercedes prendendomi in contropiede mentre si sedeva al mio fianco. Non mi ero accorto di lei, tutta la mia attenzione era destinata a un'altra ragazza.
"Se lo dici tu. Anderson si dimena proprio come una femminuccia."
"Non è vero, sei solo geloso. Dopotutto il bacio che si erano scambiati quei due...quanto fuoco! Te lo ricordi?" a quelle parole mi adombrai in volto. Perchè doveva infierire proprio in quel momento? Non mi stava piacendo la direzione che stava prendendo quel discorso.
"Tutti se lo ricordano." borbottai infastidito facendo una smorfia. Sarei riuscito a corrompere la cameriera per farmi servire una birra? Magari flirtando e ammiccando sarei riuscito nel mio intento e persino a portarmela a letto a fine turno o nel magazzino del locale. Avevo proprio bisogno di bere e Puckzilla riusciva sempre a bere in un modo o nell'altro.
"Ti devo ringraziare Puck."
"Per che cosa?"
"Per tutto quello che stai facendo per Rachel. La tua sola presenza le fa bene. Il cambiamento in lei è evidente: con Finn ha sempre avuto alti e bassi, più bassi che alti, e ogni volta che mi giravo a guardarla era in lacrime disperata ma adesso sorride più spesso. E' più luminosa, più spensierata...decisamente meno logorroica. Si, hai fatto proprio un buon lavoro." mi sorrise lei dandomi alcune pacche sulla mano per congratularsi del mio operato.
"Non mi piace vederla piangere e soffrire per un ragazzo, anche se si tratta di Finn. Sono un suo amico e ci tengo, non possiamo permetterci di avere la nostra solista completamente distrutta a causa della confusione mentale di un ragazzo a un passo dalla prossima sfida." dissi con una sicurezza che nemmeno provavo cercando di convincere me stesso di quelle parole. Come se non ci fosse nient'altro dietro ai miei gesti, come se non avessi provato assolutamente niente nel vederla con quella sottoveste di seta nera che gridava ai miei ormoni lussuria.
"Quindi lo fai solo per la squadra?" mi chiese lei osservandomi attentamente negli occhi mentre beveva dalla cannuccia la sua coca-cola. Non mi piaceva affatto strano sguardo.
"Non solo per quello...chi riuscirebbe a sorbirsela in quello stato d'animo?" le feci io stringendomi nelle spalle cercando di cambiare la strada che aveva preso quel discorso.
"Ho saputo di Jessie." esclamò lei senza mezzi termini continuando a non perdermi d'occhio.
"Il grande ritorno del figliol prodigo. Si rimetteranno presto insieme, la conosci Rachel."
"E tu come lo fai a sapere? Niente è certo. Non hai intenzione di fare niente in proposito?" le sue domane a bruciapelo mi infastidivano.
"E cosa dovrei fare secondo te? E poi perchè diamine dovrei fare qualcosa? Io non centro nulla, è una sua scelta." borbottai scontroso fissando con insistenza la cameriera carina che ci stava portando un'altra razione di patatine. Perchè non provavo attrazione per quella ragazza e non riuscivo a smettere di lanciare occhiate in direzione di Rachel? Questa notizia aumentò la mia rabbia.
"Se tu non muovi il tuo bel culetto bianco è ovvio che lei non avrà altra scelta di tornare con Jessie...o peggio ancora con Finn. Nessuno dei due la renderebbe felice." sbuffò Mercedes spazientita lanciandomi un'occhiataccia malevola.
"Magari questa sarà la volta buona."
"Puck che cosa provi per lei? E non venirmi a raccontare bugie perchè riesco a riconoscere le tue balle."
"E' una mia amica, è normale che le voglio bene..." mi sentivo in imbarazzo ad ammetterlo di fronte a lei.
"Ne stai parlando quasi fosse un dovere, Rachel non è mica tua sorella! Puck c'ero anch'io durante lo spettacolino che avete dato poco fa in pista...te lo ricordi vero? Le eri praticamente appiccicato addosso, non si capiva dove finiva uno e dove iniziava l'altro. Non venirmi a dire ancora che siete solo amici altrimenti ti prenderò a calci finchè il tuo sedere non diventerà nero." mi minacciò additantomi con un dito ed effettivamente dovevo temere Mercedes Jones, non era una ragazza da sottovalutare.
"Penso che sia una ragazza fantastica a modo suo e basta. La si odia o la si ama, giusto?"
"Le hai dimostrato in tanti modi quanto ti piace e lei non lo ha ancora capito...e nemmeno tu te ne sei accorto stupido! Ti ricordi? L'anno scorso quando dovevamo fare in coppia il compito del prof Shue tu mi avevi confessato di essere il reale padre della bambina di Quinn ma io ti avevo praticamente detto di lasciar perdere perchè lei aveva deciso di rimanere con Finn e dare a lui la possibilità di essere padre, pensavo che fosse la cosa migliore in quel momento. Spettava a Quinn decidere, che fosse giusta o sbagliata la scelta noi non potevamo farci nulla...poi è successo tutto quel casino e Finn se ne era andato dal Glee club rischiando di farci perdere le Regionali. Questa volta non ti darò lo stesso suggerimento di lasciar perdere. Lo so, la situazione è completamente diversa da allora, non ci sono bambini e fidanzati in mezzo, ma questa volta la scelta spetta a te e a Rachel. Ed io spero che tu farai la scelta giusta per entrambi. Adesso ti dirò di rischiare, di buttarti senza avere paura nei sentimenti che stai provando perchè altrimenti rischieresti di perdere la cosa migliore che ti è successa nella vita. Puck, vedo come la guardi. Non puoi raccontarmi bugie, ogni tuo sguardo o gesto dicono tutto. E poi non si possono tenere separati due innamorati. Mi sento un pò cupido questa sera." sorrise orgogliosa di se stessa. Tutto quel discorso mi aveva fattò un pò agitare, mi sentivo frastornato.
"Beh, cupido mi sa tanto che hai perso una delle tue frecce d'oro. Hai sbagliato mira. Rachel ed io siamo soltanto amici ed è meglio che le cose rimangano così. Non durerebbe." scossi la testa bevendo la mia bibita mentre mi ritornavano in mente le parole della principessina ebrea mentre mi stava mollando. Sentivo ancora un pugno nello stomaco. Perchè diamine non potevo ricattare nessuno per offrire un pò di alcool a un minorenne?
"Non puoi saperlo senza neppure averci riprovato. Siete cambiati entrambi, siete più maturi di un anno fa."
"Giusto, sono riuscito a evitare di mettere incinta qualche altra ragazza del McKinley. Che colpo di fortuna. Il nostro è soltanto un aiuto reciproco, ci facciamo compagnia...sappiamo che ci siamo l'uno per l'altra nei momenti difficili. Rachel è libera di fare quello che vuole e se vuole rimettersi con riccioli d'oro le farò le mie congratulazioni." borbottai sempre più infastidito da quel discorso. Sentivo a malapena Kurt intonare My heart will go on di Celine Dion, ed era impossibile non notarlo visto la sua voce notevole da castrato dell'ottocento come spesso continuava a definirsi lui anche se io ancora non avevo capito a cosa si riferisse. Ero completamente distratto.
"Rachel mi ha raccontato quello che è successo in macchina. Se siete solo amici che si aiutano allora spiegami perchè ti sei comportato da uomo geloso quando le hai chiesto di Jessie? Perchè sei arrivato qui con lei con lo sguardo di uno che avrebbe voluto picchiare la prima persona che gli capitava a tiro? Perchè sei furioso? Perchè leggo nei tuoi occhi rabbia e paura? E perchè prima ti ho sorpreso a fissarla con sguardo adorante come un innamorato che aspetta la sua bella in contemplazione?" quelle parole continuarono a ronzarmi nella testa anche quando aveva ormai smesso di parlare da alcuni secondi. Non riuscivo a risponderle a quella sfilza di domande, cosa avrei potuto dirle? Non lo sapevo neppure io, non volevo pormi certe domande. Avrei dovuto dirle di smetterla ma non sarei riuscito a fermare Mercedes e adesso mi ritrovavo a farmi le sue stesse domande dubitando di me stesso. Per tutta risposta rimasi in silenzio aggrottando un sopracciglio in riflessione mentre la figura vivace di Rachel attirava di nuovo tutta la mia attenzione. Cosa stavo facendo? Cosa mi stava facendo quella streghetta ebrea? Mercedes seguì il mio sguardo crucciato e, con la coda dell'occhio, la vidi sorridere sorniona come se quello le dasse conferme che soltanto lei sapeva. Ma io non sapevo, non volevo capire. Volevo soltanto che le cose rimanessero com'erano e che Rachel avesse ancora bisogno di me da amico, non volevo cambiare nulla.
A fine canzone, vidi Rachel buttarsi di getto tra le braccia di Hummel lodandolo a gran voce per il suo acuto fenomenale. La sua allegria mi rendeva felice, nascosi il sorriso dietro il bicchiere sperando che Mercedes non lo notasse ma era tutto inutile. Bevvi evitando il suo sguardo. Improvvisamente vidi Rachel puntare verso il tavolo, con l'espressione tra l'allucinato e il divertito che mi terrorizzò parecchio. Mi addocchiò e sorrise maliziosa facendomi un cenno con il dito come a dire di andare da lei, la fissai confuso consapevole di sembrare un perfetto idiota. Arrivata a destinazione, si chinò verso di me sul tavolo e mi afferrò il collo della maglietta spingendomi verso il suo viso.
"Adesso sei tutto mio." mi sussurrò lei con aria biricchina guardandomi intensamente. Era un'allucinazione o il suo sguardo si era abbassato alle mie labbra?
"Come scusa?" balbettai come un cerebroleso affetto da disturbi del linguaggio. Non capivo più niente quando me la ritrovavo a un palmo dal naso.
"Tocca a noi, il duetto. Ho scelto una canzone stupenda."
"Quale canzone?"
"Seguimi e lo scoprirai. Vieni con me Noah." mormorò lei con un sorriso carico di aspettativa mentre mi afferrava la mano e mi trascinava con se sul palco. La mia mano stretta in quella più piccola di lei mi dava una sensazione di calore, di affetto, come se quello fosse il suo posto. Rachel mi porse il microfono scoccandomi un'altro sorriso intimo che mi fece venire i brividi, mentre il compagno dei piani di sotto si svegliava per l'ennesima volta nelle ultime due ore, e fece un cenno con il capo a un tizio per fare iniziare la base. Ci impiegai qualche secondo di troppo per capire quale canzone fosse e quando finalmente ci arrivai rimasi sotto shock. Perchè aveva scelto proprio quel pezzo? Aveva per caso qualche significato nascosto quel duetto? Avrei voluto entrare nella sua testa in quel momento e scoprire cosa pensasse, ma l'unica cosa che potevo fare era rimanere in balia del suo sguardo come se fosse una calamita.

I know I stand in line until you think you have the time to spend an evening with me.
And if we go some place to dance I know that there's a chance you won't be leaving with me.
Then afterwards we drop into a quiet little place and have a drink or two.
And then I go and spoil it all by saying something stupid like "I love you"

A quel primo ti amo credetti di vederla arrossire e abbassare lo sguardo per due secondi per poi incatenarlo di nuovo al mio. Cosa diamine mi stava facendo quella dolce ammaliatrice? Ricambiai il suo sorriso sfoderando il mio leggendario made in Puckerman che stendeva ogni donna ai miei piedi e le feci l'occhiolino fissandole le labbra carnose. Se voleva giocare ero pronto.

I can see it in your eyes that you despise the same old lies you heard the night before.
And though it's just a line to you, for me it's true and never felt so right before.

I practice every day to find some clever lines to say to make the meaning come true,
But then I think I'll wait until the evening gets late and I'm alone with you.
The time is right, your perfume fills my head, the stars get red and oh the night so blue.
And then I go and spoil it all by saying something stupid like "I love you"

Al secondo ti amo la tentazione di saltarle addosso si faceva sempre più predominante. Come poteva fissarmi con quell'espressione senza sapere quale reazione naturale mi stava facendo provare? Il mio amico di una vita era più che sveglio e voleva lei. Se solo avessi allungato la mano per afferrare la sua e trascinarla sul mio petto...quando stavo per farlo lei anticipò la mia mossa e iniziò a girarmi intorno con espressione biricchina mentre la sua mano vagava indisturbata sulla mia schiena e poi sul mio torace facendomi venire i brividi. Quasi ruggii. Afferrai la sua mano portandomela alle labbra per baciarle il dorso e poi la riposai sul mio cuore senza allontanare gli occhi dai suoi.

The time is right, your perfume fills my head, the stars get red and oh the night so blue.
And then I go and spoil it all by saying something stupid like "I love you"

"I love you"
"I love you"
"I love you"

Al termine della canzone eravamo entrambi senza fiato, ancora mano nella mano a pochi millimetri di distanza. Gli ultimi ti amo erano ancora nelle mie orecchie, nella mia testa, non volevano andarsene più via. Abbassai lo sguardo sulle sue labbra, avrei voluto perdermi in quella morbidezza e dimenticare le persone presenti che applaudivano con fischi di apprezzamento. Come sarebbe stato facile baciarla in quel momento, ma lei lo avrebbe accettato o si sarebbe tirata indietro accusandomi con gli occhi di aver rovinato la nostra amicizia? Gli urli dei nostri amici interruppero l'atmosfera che si era creata e la serata continuò con altre canzoni e divertimenti. Per il resto della serata non potei fare a meno di osservare attentamente Rachel quando lei era impegnata a parlare con gli altri, non volevo farmi beccare in flagrante da lei ma quella ragazza mi stava attirando come una falena alla luce. Era bellissima, una ragazza straordinaria che non si arrendeva mai quando il mondo le crollava addosso. Era forte nella sua fragilità, era unica. Tutto in lei gridava perfezione, perfezione per me. Da quanto tempo la osservavo in quel modo? Forse da sempre ma avevo preferito ignorarlo, far finta che non fosse così. Più rimaneno abbagliato dal più piccolo e innocente gesto più le mille domande di Mercedes continuavano a perseguitarmi senza sosta dando un certo significato a tutto. A quello che provavo per lei. Tutti quegli strani pensieri si intensificarono mentre eravamo soli nella mia auto e lei si era addormentata sul sedile al mio fianco con un'espressione serena sul viso. Chissà a cosa stava sognando? Chissà se per una volta fossi io al centro dei suoi sogni come lei lo era stata molto spesso dei miei? Chissà come l'avrebbe presa se l'avesse saputo? Istintivamente, allungai una mano per toglierle un boccolo dal viso e accarezzarle la guancia lentamente facendo rimanere le dita più del dovuto. Quando parcheggiai l'auto di fronte al suo vialetto, cercai le chiavi di casa nella sua borsa e la presi in braccio facendo attenzione a non farla sbattere contro il tettuccio. Rachel si mise più comoda e allungo le sue braccia dietro al mio collo per poi poggiare la testa contro il mio torace e tornare a dormire. Il mio cuore batteva a mille. Come faceva a non sentirlo? Quant'era complicato fare il gentiluomo. La portai fino in camera sua, stando attento a non svegliare i suoi papà, e la sdraiai dolcemente sul letto. Lei sbuffò girandosi di lato mentre agguantava il suo cuscino come se avesse la cosa più cara che avesse al mondo. Ridacchiando per la scena buffa, le tolsi le scarpe e le rimboccai le coperte rimanendo a contemplarla in silenzio un altro pò. Ero innamorato. Si, avevo appena trovato la risposta alle domande di Mercedes e adesso ero titubante sul da farsi. Non ero mai stato così preoccupato di perdere qualcuno come in quel momento. Mi chinai sul suo viso accarezzandole di nuovo la morbida guancia.
"In fondo Mercedes aveva ragione. Chi l'avrebbe mai detto? Il cuore di Puckzilla messo al tappeto da una ragazza. Sogni d'oro mia principessina ebrea." sussurrai quelle parolo suggellandole con un lungo e dolce bacio. Dopo un ultimo sguardo, mi voltai, chiudendomi la porta di quel mondo rosa alle spalle, e mi incamminai con sguardo ebete alla mia auto avendo ancora il sapore di lei sulle labbra.

Siamo arrivati al decimo capitolo finalmente!!! Dai che festeggio!! Spero che vi sia piaciuto questo lato di Puck, ma adesso cosa succederà?? Tanti quesiti, tante scelte...e tanti errori. Prossimo capitolo Rachel...e non vado avanti!! Il duetto di Rachel e Puck è Something stupid nella versione cantata da Robbie Williams (qualche somiglianza con Mark Salling???) e Nicole Kidman. Ringrazio tutti i lettori e i commentatori...smack
a presto, besito
kia

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Capitolo 11
*** Rachel ***



Sentii il suo sguardo su di me e un'ondata di calore ribollirmi dentro a fuoco lento. Quando i suoi passi si allontanarono e sentii chiudersi la porta alle sue spalle, mi misi di colpo seduta sul letto portandomi una mano sulle labbra con espressione sconvolta mentre gli occhi mi schizzavano fuori dalle orbite. Mi aveva baciato. Noah Puckerman, il leggendario Puckzilla dio del sesso e della libido sia femminile che maschile, mi aveva appena baciata. Ed io cosa avevo fatto? Nulla, da brava codarda qual'ero avevo finto di dormire per non affrontare tutto quello che era maturato tra di noi nel giro di quasi quattro ore di vicinanza. Che stupida! Era da tutta la sera che agognavo quel bacio, avendo persino paura di ammetterlo a me stessa prima di rimanerci per l'ennesima volta secca,
e alla fine avevo  rovinato quel fatidico momento fingendo di non essere sveglia. Potevo ancora sentire il sapore delle sue labbra sulle mie, l'odore della sua pelle mentre si chinava su di me...mi ero imposta l'immobilità per non rispondere a quel bacio e saltargli addosso, legarlo al letto e non farlo più uscire da quella stanza nemmeno se avesse supplicato. Avrei voluto fare tutto quello, eccome se lo avrei voluto visto che per me era sempre stato una tentazione anche quando stavo con Finn o con Jessie ma dovevo ricordarmi che lui era off limits. Lo era sempre stato per me. Perchè ogni volta che ero con lui mi dimenticavo sempre di Lauren? O di Quinn? Beh, forse di lei proprio non riuscivo a dimenticarmi dopo quello che mi aveva spifferato Finn evitando di farsi i fatti suoi e sbandierando ai quattro venti il tradimento della sua ragazza che a me, in realtà, non doveva nemmeno interessare. Si, a chi volevo darla a bere? La verità è che ero completamente innamorata di lui da tempo immemore, ancor prima di invaghirmi e di ossessionarmi di Finn, ma non ho mai fatto nulla per farglielo capire neppure nel breve periodo della nostra relazione quando mi perdevo a baciarlo e volevo sempre di più. Era stato per orgoglio? Forse, ma non ne ero assolutamente certa. La convinzione che non saremmo durati a lungo, le troppe differenze tra di noi e i nuovi interessi amorosi che avevano destato la nostra attenzione erano buona parte dei motivi per i quali io mi ero sempre tenuta alla larga da lui e Noah, per tutta risposta, era entrato nella squadra da football e aveva preso l'abitudine di gettarmi costantemente granite in faccia chiamandomi sfigata. Un pò come quando i bambini tiravano le trecce delle loro coetanee prendendole in giro mentre in realtà volevano soltanto richiamare la loro attenzione e far loro capire in un modo contorto che gli piacevano, peccato che per Noah non era mai stato così. Era già tanto essere diventata a malapena una sua amica, non potevo di certo pretendere molto. Perchè lo aveva fatto? Perchè mi aveva appena baciata? Che significato aveva quel bacio? E le sue parole? Si era riferito a Mercedes e poi aveva aggiunto qualcosa che aveva a che fare con il cuore di Puckzilla e una ragazza...si riferiva a me? Potevo avere ancora una speranza? No Rachel, smettila! Non potevo credere a questo, non adesso che mi ero costruita un'esistenza senza pensare lui al mio fianco. Forse ero una bugiarda patentata visto che ora come ora lo avevo più vicino che mai, ma quella vicinanza era per un altro motivo. Mi stavo sbagliando, si stava riferendo a Quinn, non a me...e allora perchè diamine aveva baciato proprio me? Troppe domande, il mio cervello si stava surriscaldando troppo. Forse per lui era soltanto un innocuo bacio tra amici e nulla di più, la cosa più normale che potesse esserci peccato che lo aveva dato alla persona sbagliata visto che stavo rischiando di costruirci intorno una storiella con il finale "...e vissero tutti felici e contenti" che mi avrebbe fatta internare il prima possibile in uno dei migliori manicomi di Lima. Dovevo smetterla di fantasticarci troppo o avrei rischiato l'esaurimento nervoso. Era stato un errore, un piccolo stupido cedimento senza alcuno sbocco futuro commesso da entrambi. Non doveva più succedere, lui aveva Lauren o Quinn ed io non centravo niente con quell'assurdo triangolo amoroso. Dovevo dimenticarmi di tutto quello che era successo, di qualsiasi pensiero che avessi fatto su Noah e sul suo corpo da peccato. Dimenticarmi di noi, cosa piuttosto improbabile ma inevitabile visto come stava andando la situazione, dopotutto lui non sapeva nemmeno che ero sveglia mentre mi stava baciando quindi questo rendeva tutto leggermente più facile. Oppure no? Un sms in arrivo mi distolse dai miei pensieri riportandomi alla realtà. Mi allungai verso il comodino per prendere il cellulare e aprii il messaggio sorprendendomi del mittente.
"Non sono riuscito ad aspettare altre sedici ore per rivederti, scusami ma tu continui ad infrangere qualsiasi regola che mi autoimponga. Avevo deciso di non innamorarmi di te eppure sei arrivata tu per scombinarmi i piani. Dovevo aspettarmelo da una stella. Ci vai con qualcuno al ballo o posso avere qualche speranza? J"
Sorrisi a quel messaggio. Nonostante i suoi difetti da prima donna, Jessie era sempre stato tenero con me e lo era anche questa volta. Voleva rimediare ai suoi sbagli ed io avrei voluto tanto poter dimenticare il dolore e la rabbia che avevo provato ma sapevo che non ci sarei riuscita come sapevo che non avrei mai rinunciato ad averlo di nuovo nella mia vita. Mi era mancato enormemente Jessie e adesso stava facendo un passo dopo l'altro per riavvicinarsi a me, con cautela per chiedermi perdono e ci stava riuscendo davvero. Quella domanda capitava proprio a proposito. Cosa c'era di meglio di dimenticarsi di un ragazzo se non uscire con un altro ragazzo? Era la teoria del chiodo schiaccia chiodo ed io ci credevo seriamente, o almeno dovevo crederci. Togliersi dalla testa Noah poteva essere più facile di quello che mi aspettassi e Jessie mi avrebbe dato una mano. "Forse questa volta sei fortunato St. James, ho appena rifiutato l'ennesimo spasimante che bussava alla mia porta."
"Non saprà mai quanto è stato sfortunato. Fammi sapere il colore del tuo abito per il bouquet al polso. E' raro vedere una stella onorarti della sua luce ma quando lo fa ti illumina la giornata rendendola migliore. Grazie Rachel, mi hai reso felice. Un bacio."
Sorrisi rileggendo le sue parole, posai il cellulare sul comodino sentendomi improvvisamente più leggera. Quel messaggio mi aveva fatto bene, avrei dovuto trovare un modo per ringraziare Jessie. Forse mi sentivo un pò una carogna per servirmi di lui in quel modo usandolo per dimenticare Noah ma era il mio incentivo in più per rendere credibile una possibile storia tra di noi, visti i nostri trascorsi, e dare un taglio netto a quello che si era venuto a creare durante quella strana serata. Questa volta non potevo nemmeno incolpare l'alcool per le mie azioni...o le sue. Dovevo far finta che non fosse successo niente e andare avanti con il sorriso sulle labbra, ce l'avrei fatta ad ogni costo. Ero riuscita a superare il comportamento ignobile e immaturo di Finn con l'aiuto di Noah e adesso avrei superato anche la forte attrazione e i sentimenti verso quest'ultimo, non doveva essere così tanto difficile come temevo. Mi alzai per svestirmi e indossare il mio pigiama rosa con gli orsetti gialli e tornai a sedermi sul letto decisa a seguire i miei buoni propositi a partire dalla mattina successiva ma si infransero nell'istante in cui i miei occhi si posarono su una felpa grigia del McKinley. La felpa grigia di Puck che aveva lasciato in camera mia dopo essersela macchiata con il gelato...o per meglio dire, dopo che gliel'avevo sporcata io offrendomi di lavargliela gustandomi il panorama di lui a torso nudo trattenendo il fiato. Forse era peggio di quel che credessi. Istintivamente, andai a prendere la felpa e la indossai a posto del pezzo di sopra del pigiama, avevo bisogno di sentirla al contatto con la pelle per sentirmi bene. Mi stesi sul letto e l'annusai, nonostante il lavataggio potevo sentire ancora il suo odore incendiarmi i sensi. Era come averlo li, accanto a me, che mi stringeva tra le braccia, peccato che quella non era la verità ma soltanto un'illusione creata dalla mia mente malsana, dai miei ricordi. Iniziai a chiudere gli occhi con quella dolce sensazione di calore, di amore, che avevo provato soltanto poche volte in tutta la mia vita. Quando li riaprii mi ritrovai dietro le quinte di un palcoscenico, senza darmi nemmeno il tempo di realizzare dove fossi qualcuno mi spinse avanti e per poco non caddi proprio al centro. Una luce di un rosso potente mi accecò mentre il silenzio del pubblico mi dava un terrorizzante benvenuto, improvvisamente mi sentii in preda all'ansia. La musica partì, ma era troppo veloce per quel pezzo ed io non riuscivo ad andare a tempo, cercai di cantare Don't rain on my parade come meglio potevo muovendomi sul palco rischiando di inciampare sui miei stessi passi ma era tutto inutile. Stavo impazzendo, era come una giostra dalla quale volevo scendere a ogni costo ma non ci riuscivo. Se prima il pubblico non aveva emesso nemmeno un suono adesso stavano tutti fischiando lanciandomi uova marce, erano cappeggiati da Quinn e Lauren che mi urlavano cose molto cattive mentre Santana mi sbeffeggiava da un lato del palco insieme a Brittany con la sua espressione vacua. Cercai con lo sguardo un appiglio, qualcuno che potesse aiutarmi ma in lontananza scorgevo soltanto la figura di Jessie che mi fissava con una smorfia tra il dispiaciuto e il deluso mentre era appoggiato contro il muro vicino alla porta d'ingresso. Gli lanciai una richiesta d'aiuto con lo sguardo ma lui scosse la testa affranto e mi diede le spalle uscendo dalla platea. Perchè se n'era andato lasciandomi di nuovo da sola? Un colpo dopo l'altro e capelli e vestito erano rovinati quanto il mio orgoglio. Il mio grande sogno era infranto. Persi l'equilibrio e caddi a terra, le lacrime iniziarono a bagnarmi il viso e me ne accorsi soltanto quando portai una mano tremante sulle guancie umide. Di colpo, i riflettori puntarono verso Tina che entrò sul palco vestita e pettinata come me, mi lanciò un'occhiata soddisfatta di sfida e cantò al mio posto richiamando l'applauso entusiasta del pubblico. Finn le si affiancò aiutandola nella coreografia ed io mi chiesi quando aveva imparato finalmente a ballare. Di male in peggio, il mio ego stava strisciando sotto i piedi finchè non vidi una mano allungarsi verso di me come un'ancora di salvezza. Alzai lo sguardo, sapendo di essere un mostro con il mascara che mi colava orribilmente sul viso, e rimasi senza fiato appena incrociai il suo sguardo. Noah Puckerman era proprio li, davanti a me, a porgermi la mano con il sorriso più dolce e stuzzicante che avessi mai visto. Non ero mai riuscita a resistere al suo sorriso e neppure questa volta feci troppa resistenza. Posai la mia mano sulla sua e mi lasciai aiutare a tirarmi in piedi, mi sentivo a disagio. Vulnerabile. Lui mi lasciò la mano e portò le sue ai lati del mio volto guardandomi intensamente, stavo rabbrividendo.
"Rachel va tutto bene, non preoccuparti. Tu sfonderai." le sue parole mi infondevano un coraggio che ero ben lungi dal provare ma in quel momento, incrociando il suo sguardo, credevo che sarei riuscita a fare tutto senza limiti e la cosa un pò mi spaventava.
"No...non sono riuscita ad esibirmi..." balbettai cercando di rimanere con i piedi per terra.
"Presto lo farai, tu sei la stella più luminosa e Broadway se ne accorgerà. Ti ruberà a noi." parlava con convinzione mentre con il pollice mi accarezzava lentamente la guancia facendomi sospirare. Quel leggero sfregamento del suo polpastrello sembrava una trance per me...oppure erano i suoi occhi magnetici?
"Sono una frana, non arriverò mai a Broadway così. Tutti mi odiano."
"Nessuno ti odia e se qualcuno dirà qualcosa di offensivo ti difenderò io. Non ti abbandonerò Rachel, sarò sempre con te piccola principessa. Tu sei la mia stella." detto questo si chinò accorciando le distanze tra noi. Istintivamente, mi alzai sulle punte iniziando lentamente a socchiudere gli occhi sulle sue labbra carnose e invitanti. Morivo dalla voglia di baciarlo ma quando mi ritrovai a un millimetro dalle sue labbra, potevo già sentire il calore a quella distanza, tutto cambiò improvvisamente e la mia sveglia mi riportò al presente. Mi tirai su di colpo, mandida di sudore, e spensi quel maledetto oggetto di tortura. Perchè dovevo svegliarmi proprio in quel momento? Oh cavolo! Cos'avevo appena detto?! Mi portai le mani sulle labbra sentendomi completamente in colpa nei confronti di Lauren...o di Quinn? La confusione regnava sovrana nella mia testa. Cosa dovevo fare adesso? Mi seppellii angosciata dentro la felpa di Noah aspirando per l'ennesima volta il suo profumo intenso mentre mi perdevo nelle sensazioni che continuava a provocarmi il ricordo di lui. Basta! Dovevo smetterla con quella storia e riprendere le redini della mia vita. Avevo preso una decisione e adesso dovevo soltanto andare dritta per quella direzione senza più guardarmi indietro, senza più voltarmi verso di lui. Mi alzai in piedi e mi tolsi quella dannata felpa lanciandola in un angolo sperduto della camera sempre più convinta a lasciarla in quel posto facendola ammuffire. Feci una rapida doccia e mi rivestii in fretta, poi presi carta e penna e appiccicai una stellina verso l'ultima lettera e appiccicai quel fogliettino vicino a quello delle Nazionali. Adesso avevo due mete da rispettare e rincorrere.
Stare alla larga da Noah Puckerman.
Dopo aver riletto la mia nuova frase, feci un profondo sospiro cercando di infondermi coraggio per affrontare una nuova giornata senza Noah e decisi che ce l'avrei fatta ad ogni costo. Ero Rachel Berry e sarei riuscita a cavarmela da sola prima di mandare completamente in frantumi il mio cuore.

Ciao a tutte, finalmente ho riaggiornato e non mi sembra nemmeno vero di esserci riuscita dopo l'ultima settimana...sembra quasi che mi deva mettere ad elemosinare le proroghe per lavorare e questo decisamente non mi piace, ma bando ai pensieri negativi (che sono già fin troppi).
Rachel ha fatto una scelta con la quale dovrà confrontarsi più volte visto che non è così facile liberarsi di uno come Noah e lo ha dimostrato più volte nel corso degli episodi. Che sia giusta o sbagliata lo scopriremo presto...o meglio, lo scoprirà lei sulla sua pelle. Per il momento ha deciso di accettare l'invito di Jessie...chissà cosa succederà adesso tra loro due...mumble mumble...qualche ipotesi?? Spero che adesso non mi odierete troppo...la protagonista del prossimo capitolo sarà Quinn, anche lei prenderà una decisione molto importante...ma cosa succederà se qualcosa non andasse come si era immaginata?? Voglio conoscere le vostre ipotesi. Ringrazio di nuovo chi commenta e chi legge nella speranza di leggere anche altre opinioni...accettate anche quelle negative o costruttive per migliorare. A presto, besito
kia
p.s. mi dispiace per Chord ma sono contenta dei ruoli regolari per Darren e Harry...nella speranza anche di poter rivedere i puckleberry di nuovo insieme
p.s.2 sono completamente indignata per il voto di domani sulla censura di internet...ma si può?? ci manca soltanto che ci vietino di scrivere fanfictions e postarle, io mi sentirei perduta e molto triste. spero che vada tutto bene

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Capitolo 12
*** Quinn ***



Avevo deciso che era ora di fare il primo passo, che era arrivata l'ora di cambiare prospettiva sulla mia vita e chi poteva aiutarmi se non lui? Dopotutto era stato proprio lui a consigliarmi di accettare la verità che non volevo neppure ammettere a me stessa. Mi mancava da morire Beth e volevo rivederla, stringerla di nuovo tra le mie braccia e annusare il suo odore che mi aveva accompagnato per diversi mesi quando chiudevo gli occhi. Sapevo che probabilmente non avrei risolto niente con quell'improvvisata e che probabilmente avrei soltanto peggiorato le cose confondendola ulteriormente come stava facendo lui con la sua presenza ma non potevo farne a meno. Aveva ragione, ero sua madre e nonostante le avessi dato un'altra famiglia decisamente più affidabile e stabile con cui crescere sentivo di voler far parte della sua vita o, almeno, di poterla vedere un'ultima volta. Miss Corcoran me lo avrebbe permesso? Un conto era la presenza del padre...ma una seconda madre, quella biologica, l'avrebbe accettata nella vita di Beth? Cos'avrei fatto se mi avesse negato quelle visite? Avrei accettato senza ribattere? Quella era un'incognita che mi faceva un pò paura ma ero disposta ad affrontarla per rivedere la mia bambina. Beth ne valeva la pena e suo padre sarebbe stato fiero di questa mia decisione ed io volevo tanto vederlo sorridermi come faceva una volta. Mi mancava quel suo sorriso, era come se esistessi soltanto io per lui e questo mi faceva sentire bene. Sarà stato forse a causa della tensione per l'inconorazione della reginetta del ballo? O per il fatto che ormai il mio segreto su Lucy ormai era stato spiattellato sui manifesti in giro per tutta la scuola? Oppure perchè mi sentivo sempre più sola ogni volta che beccavo lo sguardo intenso di Finn sulla nasona? Che male c'era a volersi sentire amata? Io non mi ci sentivo più da tempo. Forse Puck ci sarebbe riuscito con i suoi modi sempre molto lusinghieri per portarsi a letto una ragazza, con me c'era riuscito rapidamente dicendo di non trovarmi grassa in uno di quei giorni in cui invece mi ci sentivo. Tanto Finn non sarebbe mai venuto a sarperlo, giusto? Feci una smorfia al ricordo di quella stupida frase e a quanto lo fossi stata io acettando quell'attimo di cedimento in una combinazione tra alcol e insicurezza. Basta, era ora di voltare pagina e riappropriarmi della mia vita, dei miei affetti. Grazie alla mia scelta adesso mi sentivo più sicura, più libera. Andai sugli spalti ai margini del campo da football e mi fermai ad osservare gli ultimi passaggi degli allenamenti dei Titans. Fortunatamente Finn quel giorno non c'era, qualche sospetto su dove in realtà fosse andato ce l'avevo ma preferivo sorvolare in quel momento per dedicarmi ad osservare attentamente la tonicità dei muscoli di Puck mentre correva da una parte all'altra del campo per afferrare la palla. Se ci fosse stato Finn con lui si sarebbero allenati insieme come al solito, eppure il mio ragazzo preferiva fare assenze misteriose che, chissà per quale motivo, sentivo che in qualche centrasse quella nana ebrea in mezzo a questa fuga. La cosa non mi piaceva per niente. Quando vidi la coach annunciare il termine degli allenamenti, mi affrettai a raggiungere Puck in mezzo al campo mentre si asciugava il sudore in un asciugamano bianca. Sapeva di essere sexy in quel momento? Conoscendo il suo ego da donnaiolo probabilmente si e sfruttava quel suo lato di sè per rimorchiare le cheerleader come sempre ma forse non si era ancora accorto della mia presenza e nemmeno di quella delle altre ragazze visto che non accennava a nessuno dei suoi sorrisi maliziosi. Era da tutto il giorno che lo vedevo strano, distante, come se fosse perso nel suo mondo. Sembrava che qualcosa si fosse improvvisamente spento in lui. Appena lo avevo visto entrare a scuola sembrava il ragazzo più felice della terra ma nemmeno un quarto d'ora dopo tutto era cambiato facendolo adombrare in volto, aveva persino ripreso a spingere gli sfigati nel cassonetto dell'immondizia durante la pausa pranzo. Ovviamente era inutile chiedersi chi era stato il colpevole di quel drastico cambiamento, avevo notato il suo sguardo incrociare quello di Rachel per pochi secondi mentre lei andava dritta per la sua strada voltando le spalle a quello che prima era un dolce sorriso d'intimità. Sempre colpa sua, non doveva stupirmi più di tanto quel suo comportamento da ingrata. Non meritava Puck sbavarle dietro e nemmeno Finn. Con un sorriso smagliante, mi piazzai di fronte a lui aspettando che si ridestasse dai suoi cattivi pensieri e si focalizzasse solo su di me. Adesso c'ero soltanto io davanti a lui e non avrei permesso alla nasona di condizionare uno dei miei uomini per l'ennesima volta.
"Puck hai un minuto?" gli chiesi facendolo sobbalzare. Mi guardò un pò meravigliato e deluso, come se tra tutte le persone possibili non si aspettasse proprio me in quel momento e la cosa non mi andò molto giù ma feci finta di niente.
"Quinn, ciao...certo. Dimmi pure." disse asciugandosi la cresta sudata.
"Puoi accompagnarmi da Beth?"
"Finn lo sa?" mi domandò lui fermandosi di colpo mentre mi osservava attentamente per capire quanto effettivamente fossi convinta della mia decisione che lo aveva preso alla sprovvista.
"Perchè dovrebbe?" feci una risata sbarazzina cercando di ammaliarlo con gli occhi, nessumo era mai riuscito a resistere. Neppure lui. Finalmente vidi il solito ghigno malizioso made Puckerman che mi aveva seguita ovunque soltanto un anno prima tra le mura del liceo. Ad essere sincera mi era mancato anche quello.
"Giusto, perchè dovrebbe? Sono contento che tu abbia cambiato idea, sapevo che non potevi voltarle le spalle troppo a lungo. Dammi un quarto d'ora per cambiarmi e poi ti porto da Shelby."
"Rachel non verrà con noi?" come se lo avessi trafitto con una lama profonda in mezzo alle costole, Puck fece una smorfia rabbiosa adombrandosi completamente in volto che quasi mi spaventò. Avrei fatto meglio a misurare le parole in sua presenza ma non ne avevo voglia, ero decisa a spingermi al limite per fargli capire la realtà dei fatti. Rachel Berry non era adatta a lui, sarebbe stata soltanto la sua rovina sociale ed io non potevo permetterglielo. Lui doveva capirlo prima che fosse troppo tardi per lui e per i suoi sentimenti.
"No, ha da fare." grugnì lui stringendo i pugni attorno all'asciugamano. Quella era una bella notizia.
"Ottimo. Ti aspetto al parcheggio."
Gli diedi le spalle e mi affrettai a raggiungere la sua auto appoggiandomi allo sportello. Mi schermai gli occhi con una mano mentre lo aspettavo tranquillamente pensando a nostra figlia. Chissà com'era cresciuta in tutti questi mesi...assomigliava ancora a me? Cos'aveva preso da Puck? Tenevo a mala pena la curiosità nello scoprirlo, non vedevo l'ora di averla di nuovo tra le braccia. Mi avrebbe riconosciuto? Che stupida, certo che no. Era troppo piccola ed eravamo state insieme soltanto poche ore, piccolissime ore che avevano instaurato un fortissimo legame per me. Quella bambina era mia e avevo tutte le intenzioni di far valere i miei diritti di madre biologica. Come sarebbe stato se non avessi dato in adozione Beth? Forse a quest'ora potevamo essere una famiglia, Puck Beth ed io. Una famiglia felice, Puck si sarebbe preso le proprie responsabilità maturando fino a diventare un uomo di tutto rispetto con un lavoro che mi avrebbe resa orgogliosa di lui. Potevamo ancora essere quella famiglia, oppure era soltanto una mia illusione? Probabilmente avrei dovuto dare un'altra opportunità a Puck all'epoca, forse avevo sbagliato tutto. Potevo ancora rimediare? Magari prima aspettavo l'incoronazione della reginetta del ballo con accanto Finn, lui era il re perfetto con cui condividere la corona. Aveva fatto tanto per me ma io volevo di più, il suo completo amore. Se soltanto fossi riuscita a far uscire dalla testa di quei due ragazzi quella sfigata della Berry forse...l'arrivo di Puck mi distolse immediatamente dai miei pensieri. Salii al suo fianco in macchina e mise in moto mentre io mi rilassavo sul sedile come se fosse la cosa più normale del mondo. Come se quello fosse stato il mio posto, in fin dei conti per lui l'anno precedente era stato così ma non per me.
"Come stai? So che è stato un colpo basso rendere pubblico il tuo passato...mi riferisco a Lucy. Forse dovrei chiederti scusa visto che questa storia è venuta a galla per colpa mia, ma conosci bene Lauren. Non puoi opporti a lei altrimenti ti sbranerebbe vivo." disse stringendosi nelle spalle come per scusarsi della propria impotenza per quella faccenda. Potevo capirlo visto che a volte quella ragazza terrorizzava persino me.
"Lo so, la foga di Lauren mi fa un certo effetto ma forse dovrei essere io a ringraziare voi. Prima pensavo che fosse una vergogna da nascondere a tutti, ma adesso mi sento decisamente meglio e ho finalmente accettato il mio passato. Ho accettato Lucy, la parte di me che ho sempre cercato di cancellare dalla mia memoria ma ero sempre io. E' stato come togliersi un peso di dosso." sorrisi rassicurandolo con le mie parole. Non gli portavo rancore, ero sincera in quello che gli avevo detto. Anche grazie a Finn, avevo superato la questione Lucy proprio dopo che era scoppiato tutto quel putiferio a scuola ordito da Lauren per screditarmi nel ruolo di reginetta, peccato che aveva ricevuto il risultato opposto. Adesso tutti parlavano di me, tutti i casi disperati del McKinly erano convinti a votarmi. Dopotutto ero anche un membro del Glee club, chi poteva capirli meglio di me?
"Quindi non hai intenzione di picchiarmi."
"Non è mai detto con te. Comunque ho accettato molte cose negli ultimi giorni e adesso voglio soltanto stringere di nuovo tra le braccia Beth. Avevi ragione, mi è sempre mancata." ammisi chiudendo gli occhi mentre l'immagine di mia figlia mi passava nella testa.
"Lo sapevo. Non sei un pezzo di ghiaccio come mostri a tutti." sembrava orgoglioso di se stesso con quella frase, come se avesse visto in me più di quello che io ero diposta a concedere agli altri. Ed era vero, ero fatta così ma in pochi sapevano la verità e Puck stranamente riusciva a leggermi dentro meglio degli altri. Forse quello era un segno.
"Con chi ci vai al ballo?" gli chiesi tutto di un colpo cercando di sviare il discorso.
"Ovviamente con Lauren." l'aria iniziò a cambiare e lui evitò il mio sguardo fissando la strada davanti. Stavo camminando su un sentiero pericoloso ma avrei continuato a percorrerlo imperterrita.
"Strano. Ne sei proprio sicuro? Ultimamente hai passato molto tempo a consolare Rachel e pensavo ci andassi con lei." commentai sbrigativa con una punta di veleno sulla lingua.
"Siamo solo amici, io sto con Lauren." ad ogni parola che veniva fuori dalla sua bocca la sua espressione continuava a farsi via via sempre più feroce. Non lo avevo mai visto in quel modo.
"Beh, dopotutto hai ragione. E poi ho sentito dire che Rachel andrà al ballo con Jessie. Lo sapevi?" a quella domanda lo vidi stringere così forte il volante da farsi diventare le nocchie bianche, non mi sarei nemmeno meravigliata se gli fosse uscito del fumo dal naso. O era il fuoco? Per tutta risposta lui grugnì qualcosa di incomprensibile e andò avanti digrignando i denti. Lo avevo fatto irritare e questa era tutta colpa della nasona, mi stavo incavolando ancor di più. "Sono proprio una bella coppia." sibilai ferendolo ulteriormente. Perchè Rachel Berry stava sempre in mezzo alle scatole? Perchè non mi lasciava mai in pace? Perchè si prendeva tutto quello che era mio lasciandomi soltanto il vuoto intorno? Non la sopportavo più.
Quando arrivammo nel vialetto di Miss Corcoran, aspettai che Puck con qualche secondo di ritardo mi aprisse lo sportello e scesi dall'auto seguendolo. Non potevo di certo presentarmi davanti alla porta della madre della Berry come se niente fosse. Attesi che fosse lui ad annunciarmi e lo seguii dentro dopo aver stretto la mano della padrona di casa, ero un pò a disagio in quell'istante. Ero di fronte alla madre biologica di Rachel e per la prima volta notavo le somiglianze tra loro, e non si trattava soltanto fisicamente ma avevano la stessa intensità nello sguardo che mi faceva capire di avere davanti una rivale, non avevo scelto il momento migliore per soffermarmi su quel punto. Appena varcai la soglia del salone il mio sguardo fu catturato da quel piccolo box per bambini dal quale si affacciava il visetto dolce a forma di cuore di Beth. I suoi occhioni verdi tanto profondi mi colpirono dritto al cuore facendomi quasi tremare, la tentazione di affondare le mani in quella cascata di riccioli biondi era forte. Era identica a me, la somiglianza era pazzesca. Leggevo la curiosità nei suoi occhi mentre mi fissava attentamente, poi la felicità subentrò alla curiosità e lei si profuse in un bellissimo sorriso sdentato che avrebbe ammaliato chiunque. Quello era il sorriso di Puck ed era rivolto al padre, la bambina protese le braccia in alto mentre lui si avvicinava al boxe con intenzioni chiarissime. Puck la prese in braccio stampandole un bacio sulla guancia, lei lanciò un gridolino divertito e si mise a giocherellare con la cresta di suo padre. In quel momento mi sentivo di troppo in quella scena, come se fossi un'estranea che rubava attimi di felicità altrui a cui le era vietato l'accesso. Non mi piaceva quella sensazione. Mi voltai pensando che miss Corcoran fosse ancora alle mie spalle ad osservarci con quel suo fastidioso occhio scrutatore che sapeva tutto ma se n'era andata lasciandoci da soli. Trovava una certa soddisfazione nel fatto che Beth non mi sorridesse? Forse facevo ancora in tempo a uscire da quella casa e dimenticarmi dell'ennesima figuraccia che avevo fatto per seguire i miei sogni, le mie illusioni. Perchè avevo seguito quello stupido impulso? Quando Puck mi chiamò quasi sobbalzai, mi girai di scatto osservandolo mentre mi si avvicinava con la bambina in braccio.
"Quinn volevo presentarti Beth. Piccola principessa lei è un'amica di zio Puck, salutala." la bambina fece un gesto con la manina lanciandomi un sorriso sghembo troppo simile a quello del padre e tornò ad aggrapparsi al collo di lui come se fosse la sua ancora di salvezza. Si vedeva lontano un miglio quanto lo adorava, aveva occhi soltanto per lui e Puck non era da meno. Avevo fatto un grosso sbaglio con lui, sarebbe stato un padre perfetto per Beth. Lui iniziò a portare la bambina verso i suoi giochi e la fece divertire come al solito con le cose più semplici come una boccaccia o una pernacchia sul pancino, non avevo mai sentito un bambino ridere a crepapelle come in quel momento. Erano perfetti l'uno per l'altra, erano diventati inseparabili. Lei cercava il padre quanto lui la figlia, erano così simili che mi faceva un certo effetto vederli in quel modo. Puck mi fece un cenno ed io mi inginocchiai al suo fianco volendo accarezzare la guancia della bambina ma in qualche modo mi trattenni, vedevo i continui sforzi di lui per farmi coinvolgere con i loro giochi e cercai di trovare un legame con Beth. La bambina sembrava accorgersi di me a mala pena e questo mi fece male, presi un orsacchiotto in mano e feci finta che parlasse direttamente con lei raccontandole una storia. Chiesi a Puck che canzone piacesse a nostra figlia e lui rispose con un mezzo sorriso e lo sguardo perso nei ricordi che insieme a Rachel le cantava spesso The lion sleeps tonight e che la bambina si divertiva sempre. Era come se non se ne rendesse nemmeno conto di quello che stava dicendo, di certo non stava parlando a me. Forse a Rachel, era perso nel suo ricordo e non sapevo come farlo uscire. Persino quando non c'era faceva danni. Facendo buon viso a cattivo gioco, intonai quella canzone e appena Beth iniziò a battere le mani Puck si riprese e si unì al coro. Beth sembrava felice finchè, al termine della canzone, non pronunciò quelle poche lettere che sconvolse l'esistenza.
"A...chel?" aveva appena detto il suo nome. Mia figlia, che mi vedeva ancora come un'estranea, aveva chiesto della mia rivale più accerrima come se fosse stata lei sua madre e non io. Tutto si immobilizzò attorno a me, compreso Puck che non sapeva più dove guardare dall'imbarazzo. Quello era il peggior momento della mia vita. Essere rifiutata da mia figlia per un'altra ragazza. Volevo andarmene via. Mi alzai in piedi voltando loro le spalle ma il braccio di Puck mi fermò proprio a pochi passi dalla porta. Non volevo incrociare il suo sguardo, non volevo leggere nei suoi occhi la verità.
"Quinn fermati ti prego."
"E' tutto inutile Puck!" sibilai trattenendo a stento le lacrime.
"Niente è inutile, non dire così."
"Non vedi? E' una partita persa in partenza! Lei vincerà sempre su tutto ciò che è mio!" la mia voce era incrinata dal rancore, non ce la facevo più.
"Questa non è una gara Quinn! Lei è tua figlia e ancora non ti conosce. Devi darle tempo, non puoi pretendere le cose facili subito. Tu non c'eri."
"Giusto. Io non c'ero ma c'era lei! Le ha fatto da madre al mio posto e Beth si è affezzionata. A quanto sembra Rachel manca proprio a tutti in questa casa, io sono soltanto di troppo. Voi aspettate lei...persino tu vorresti che lei varcasse quella soglia proprio in questo momento. Non mentirmi Puck, non farlo nemmeno a te stesso. Vedo l'assenza della Berry nello sguardo di ognuno di voi." lo aggredii voltandomi verso di lui con espressione offesa e arrabiata. Lui per tutta risposta tolse la mano dal mio braccio e distolse lo sguardo con aria impotente. Non riuscivo a capire se si sentisse in colpa o meno, ma sapevo di dover fare qualcosa per cambiare la situazione...per riportare la sua concentrazione su di me, non su di lei. Mi allungai verso di lui, prendendogli il volto tra le mani, e lo baciai sulle labbra prendendolo in contropiede. Lui mi spintonò via indietreggiando verso la bambina e mi guardò aggrottando le sopracciglia mentre scuoteva la testa in segno di diniego come per dimenticare quello che era appena successo. Come se lo potesse fare! "Puck..."
"No, questo è solo un errore! Quinn mi dispiace ma non voglio tradire per l'ennesima volta Finn, già non tira una bella aria tra di noi dopo il suo comportamento da idiota degli ultimi mesi ma questo verrebbe dichiarato come guerra aperta tra di noi ed io non so se sarò pronto a tutto ciò. E' pur sempre il mio miglior amico, nonostante tutto."
"Non è la prima volta che succede." gli rinfacciai cercando di fargli ricordare l'anno passato e il concepimento di Beth.
"Ma sarà l'ultima. Non posso farlo e non si tratta soltanto di Finn, sono innamorato di un'altra ragazza." confessò lui alla svelta. Lessi della sorpresa nel suo sguardo, neppure lui si aspettava di essere così sincero con me e la cosa mi feriva ancor di più. Non mi piaceva quella sconfitta, io ero una futura reginetta del ballo e una ex Cheerios e nessuno mi aveva mai detto di no. A parte Sam una volta ma quello era un altro caso.
"E non si tratta di Lauren giusto?" sibilai arrabbiata sapendo benissimo a chi si stava riferendo. Sempre lei, Rachel Berry. Perchè tutti sceglievano lei?
"Resta per Beth." mi supplicò infine lui ed io rimasi. Avevo fatto una scelta e, nonostante il rifiuto di Puck, non avrei più voltato le spalle a mia figlia.


E rieccomi qui, ormai mi sento una latitante. Troppo poco tempo, posto e chiudo...domani prometto di leggere tutti gli aggiornamenti delle altre ff commentandole come si deve, scusate se non sono riuscita a farlo prima. Ringrazio per i commenti, mi sento un pò come Rachel: lei non riesce a sopravvivere senza gli applausi come Trilly, io senza leggere i commenti...quindi commentate!!! Rileggendo il capitolo mi sono accorta che forse ho aumentato la "stronzaggine" (consentitemi il termine) di Quinn, spero di non aver fatto troppo casino, in realtà non volevo farla tanto odiosa. Prossimo capitolo Jessie e il suo ritorno al McKinly...qualcuno sarà felice, altri meno...
un bacio
kia

p.s. Chord ci sarà ;) ma Lea Chris e Cory nn faranno parte della quarta...evito di commentare che è meglio...fortunatamente a settembre possiamo almeno vedere il concerto in 3d al cinema ;)


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Capitolo 13
*** Jessie ***


Ero orgoglioso per come stavano andando le cose. Ero così felice per il fatto che Rachel mi avesse accettato come suo cavaliere al ballo scolastico che mi sarei messo a ballare come un idiota in mezzo alla strada rischiando di essere internato. Per lei questo e altro, lo avrei fatto se ciò mi avesse garantito il completo perdono di Rachel. Sapevo che era ancora un pò titubante nel tornarsi a fidare di me dopo tutto quello che le avevo fatto penare lo scorso anno, ma se già aveva accettato di darmi una seconda possibilità forse non ci sarebbe voluto molto affinchè tornasse tutto come prima. O almeno continuavo a sperarci ancora in un'assoluzione completa. A dire la verità, se fossi stato in lei, avrei tentennato anch'io sulla mia sincerità. Quando sarebbero finiti i miei sensi di colpa? Volevo riconquistarla, e non parlavo soltanto della sua fiducia, volevo riconquistare Rachel. Avevo sempre pensato a lei durante tutto quel periodo di distanza, mi era mancata la sua presenza accanto a me. Non sarei riuscito ad andare avanti senza averla di nuovo nella mia vita. Rachel non aveva nemmeno capito che cosa faceva alle persone, specialmente ai ragazzi. Vedevo chiaramente quello che passava nei volti dei suoi compagni di scuola appena iniziava a cantare oppure a ridere a una qualsiasi battuta, erano le mie stesse reazioni e lei ancora non se ne accorgeva. Mi sentivo splendidamente bene e nessuno sarebbe riuscito a scalfire il mio sano ottimismo da riconquista. Bussai alla porta ed entrai appena sentii l'invito, tutto in quell'ufficio era rimasto lo stesso. Non era cambiato niente, nemmeno l'espressione sorpresa e confusa del professor Shuester appena mi vide varcare la soglia del suo piccolo tempio. Chissà come mai gli facevo sempre quell'effetto ogni volta che bussavo alla sua porta, facevo sempre qualcosa di strano da prenderlo in contropiede e mettere disordine nei suoi schemi.
"Tu..." si alzò di scatto dalla sedia con espressione esterefatta puntandomi un dito contro.
"Buongiorno professor Shue, sono tornato." affermai con un sorriso sicuro ostentando tutta la mia superbia non dubitando un attimo del fatto che lui aveva decisamente bisogno del mio aiuto.
"Lo vedo. Cosa ci fai qui Jessie?" lo vidi digrignare i denti cercando di trattenere varie imprecazioni che di certo non dovevano venir fuori dalla bocca di un professore dentro le mura scolastiche.
"So che siete a un passo dalle Nazionali ma siete lontani un miglio dai Vocal Adrenaline. Nessuno può batterli, neppure voi. Cambieranno i membri del coro e gli insegnanti ma il preside si assicura sempre di prendere il meglio dell'Ohio per la Carmel. Ha spie ovunque."
"Si, ricordo bene qualcosa di simile." fece una smorfia guardandomi di traverso. Avevo fatto la spia, li avevo traditi tutti e di certo non potevo aspettarmi nulla di meglio da parte sua.
"Mi dispiace professore Shuester, non mi sono comportato correttamente nei vostri confronti ma in quel momento sentivo di non aver altre vie d'uscita." ammisi con sincerità sapendo di aver fatto la più grossa cretina di tutta una vita piantandoli in quel modo.
"Ci sono sempre altre vie d'uscita. Potevi venire da me."
"Lo so ma miss Corcoran era la mia insegnante ed io la stimavo. Mi aveva chiesto di farle un favore ed io l'ho fatto, peccato che mi sono accorto troppo tardi dello sbaglio che avevo commesso. Non avevo tenuto conto di essermi affezionato ad ognuno di voi...un pò meno a Finn ma questo per ovvie ragioni. Sono venuto per darvi una mano e raggiungere quel premio. Siete stati degli ottimi avversari, con me avreste un'opportunità in più per arrivare nei primi tre classificati. Vorrei fare il consulente scenico per le Nuove Direzioni." annunciai cercando di vendermi al meglio ai suoi occhi. Sarebbe stato un pazzo a non accettare.
"Non credo che i ragazzi ti accoglieranno a braccia aperte dopo quello che è successo e soprattutto dubito che Rachel ti voglia vedere."
"Con Rachel ho risolto, verrà al ballo con me. Se lei mi ha riaccettato nella sua vita anche gli altri ragazzi lo faranno non appena capiranno che possono di nuovo fidarsi di me. Questa volta non ci saranno fregature." promisi sperando che mi credesse. Avevo bisogno della sua fiducia per iniziare quella nuova parte della mia vita tornando a far parte in qualche modo delle Nuove Direzioni. Tornando a far parte di un Glee club.
"Non credo che sia la soluzione migliore..."
"Professor Shue vuole vincere le Nazionali? Io le ho vinte per quattro anni di seguito e posso farvi arrivare fino in cima. Senza di me perderete, i Vocal Adrenaline vi schiacceranno sotto i piedi un'altra volta e non credo che riuscirete a superare indenni un'altra sconfitta come questa. Accetta la mia proposta?" lo vidi riflettere attentamente per diversi secondi finchè non fece un respiro profondo chiudendo per un attimo gli occhi. Capii al volo di avere vinto.
"Va bene ma a una condizione. Tu rimarrai soltanto un consulente, sarò io a prendere tutte le decisioni per le Nuove Direzioni. Intesi?"
"Intesi, poteva capitarmi di peggio. Dovremo rivoluzionare un pò le cose per assicurarci la vittoria. Una canzone di gruppo e un duetto, entrambi dovranno essere brani originali. Ho saputo che quest'anno anche i Vocal Adrenaline lo faranno e ho assistito alle vostre Regionali di quest'anno, credo che vi abbiano soffiato l'idea ma potremmo scrivere dei testi all'altezza della sfida anche se devo ammettere che quelli che ho ascoltato erano piuttosto buoni."
"Lei lo sa?" mi interruppe lui guardandomi attentamente ma non riuscii a capire a cosa si riferisse.
"Che cosa?"
"Che sei venuto a vederci alle Regionali."
"No, non sapevo come l'avrebbe presa. E' stata magnifica su quel palco a cantare Get it right, farà faville a Broadway." feci un sorriso mentre mi tornava in mente il momento esatto in cui tutti gli spettatori applaudirono la bravura di quella magnifica ragazza che aveva catalizzato l'attenzione di tutti.
"Tu non sei venuto per riscattarti con le Nuove Direzioni, sei tornato per Rachel."
"Si, sono tornato per lei lo ammetto. Le ho mentito fin dall'inizio per avvicinarmi a lei ma Rachel mi ha completamente stravolto e più cercavo di seguire il piano più non facevo altro che pensare a lei, stare dietro ai suoi drammi mi rendeva felice. Mi ero fatto degli amici qui, nonostante i dubbi sulla mia effettiva lealtà mi hanno accettato comunque ed io ho tradito tutti, un gesto piuttosto infame lo so. Aiutarvi mi ridurrebbe il senso di colpa ma mai quello che ho verso di Rachel. Non risultava in nessuna equazione del piano innamorarmi di lei, ma Rachel è Rachel...come si fa a non amarla? Ho commesso molti errori con tutti e vorrei rimediare."
"Va bene, ti offro un'ultima possibilità ma non farai del male ai miei ragazzi, specialmente a Rachel. Stiamo per raggiungere le Nazionali e non abbiamo bisogno di un dramma dell'ultimo minuto. Fai attenzione, ti terrò d'occhio." sapevo che era serio su quello che stava dicendo, teneva molto a tutti loro ed io non volevo più creare altri problemi. Adesso facevo di nuovo parte di quel gruppo.
"Questa volta non la deluderò professor Shue, glielo prometto." strinsi la mano che mi porgeva per consolidare il nostro patto e ricambiai il sorriso d'intesa.
Seguii il professore e, appena varcammo la soglia dell'aula di canto, sentii tutti gli occhi puntati su di me. Erano occhiate stupite diffidenti e arrabbiate...non potevo pretendere altro dalle Nuove Direzioni, avevo fatto loro un torto e di certo non mi avrebbero reso le cose facili. L'unica che sembrava felice di vedermi era proprio Rachel, con quel suo splendido sorriso che avrebbe fatto battere il cuore a chiunque. Gli sguardi più ostili di tutti erano quelli di Finn e Puck, quest'ultimo sembrava quasi volermi staccare la testa dal collo a morsi oppure farmi venire l'autocombustione con il solo aiuto dei suoi occhi che sembravano dei laser. Avrebbe incenerito chiunque quel bullo. Mi persi l'inizio del discorso del professore ma tornai alla realtà appena mi nominò consulente scenico di fronte alle faccie allibite dei membri del Glee club. Abbozzai un sorriso a Rachel, cercando di trattenere come meglio potevo una risata tra l'isterico e il divertito appena Finn iniziò ad alterarsi per la mia presenza.
"Non mi fido di questo qui...e se ci fa fare qualcosa di stupido per far vincere i suoi ex compagni?" mi trattenni dal ridergli in faccia, se lo sarebbe meritato.
"Non sarebbe difficile farti fare qualcosa di stupido Finn." ribattei con un sorriso serafico sulle labbra. Era proprio un idiota quel ragazzo.
"Ragazzi, Jessie è solo un consulente le decisioni le prendo io. Credo moltissimo in tutti voi però ci serve tutto l'aiuto possibile perchè ci siamo, sono due anni che lavoriamo duramente per questo momento e finalmente ci siamo. Ho parlato con Jessie e anche lui è d'accordo per continuare con la nostra idea vincente di presentarci con un paio di canzoni originali. Pensavo di fare un numero corale e un duetto." spiegò con fare ottimista il professore Shuester.
"Io e Rachel dovremmo cantare il duetto, l'anno scorso abbiamo spaccato con Faithfully." gongolò Finn con l'entusiasmo a mille, sembrava che si era fatto di anfetamine.
"Infatti abbiamo perso le regionali." mormorò con fare annoiato e arrogante Quinn guardando dall'altra parte. Come si era fatta a mettersi di nuovo con lui? Sembrava che tra la coppietta d'oro non scorresse poi così buon sangue. Quando l'avrebbero capito che non erano fatti per stare insieme? Lui ci provava sempre ma poi si perdeva a seguire Rachel con lo sguardo, Quinn invece sbatteva gli occhi da ammaliatrice concedendosi senza darla mai e poi capiva che per lei non era mai abbastanza. Non riuscivo a capire perchè continuavano a insistere con quela pantomima.
"Permette?" chiesi a Shue cercando di far valere i miei, se pur piccoli, diritti come consulente.
"Ah..si."
"Sono d'accordo, Rachel dovrebbe cantare da solista. Ma Finn, forse è meglio che ti fai da parte. Quasi tutti gli altri ragazzi cantano meglio di te, Mike Chang non sa cantare ma almeno balla. Quando canti e balli sembri uno zombie a cui scappa la cacca." commentai prendendolo in giro senza sbilanciarmi troppo con l'espressione. Notai Puck e la sua nuova ragazza ridergli dietro le spalle mentre gli altri abbozzavano dei sorrisi divertiti cercando inutilmente di trattenersi.
"Vedete? Vedete che avevo ragione? Questo qui è uno stronzo!" si inalberò Hudson con la faccia rossa sembrando un esaltato fuori testa. Era irrecuperabile quel tipo.
"Jessie potresti essere un pò più diplomatico con i consigli?" si fece avanti il professore cercando di prendere le difese del suo pupillo.
"Diplomatico?"
"Eh si."
"Mi scusi, non credevo fossimo in lizza per la coccarda ci abbiamo provato. Pensavo volessimo arrivare primi alle Nazionali e c'è un solo modo per farlo."
Esposi le mie idee e capii che iniziarono a comprendere anche loro che quello sarebbe stato un piano d'azione ideale per vincere. Lessi nei loro sguardi la competizione e questo era un buon inizio per loro. Per quanto mi riguardava l'idea del professor Shue di una sfida per accaparrarsi l'assolo era inutile, Rachel era la migliore e lo sarebbe sempre stata. Non c'erano paragoni ed io avrei fatto in modo che vincesse lei, ovviamente ero di parte...come non potevo esserlo? Certo, anche Kurt Mercedes e Santana avevano delle belle voci ma nulla in confronto della vera stella delle Nuove Direzioni. Anche loro avevano capito fin da subito che non sarebbe stata una sfida leale come aveva annunciato il professore con me come giudice o "consulente", infatti le loro occhiataccie verso di me dicevano tutto ma non avrebbero mollato l'osso neppure quando il gioco si sarebbe fatto duro e questo era lo spirito giusto per ricominciare da capo a prepararsi per le Nazionali. La competitività era la chiave del successo. Erano tutti in tensione tranne Quinn. Lei stava facendo un sorrisetto sardonico e soddisfatto quasi come se godesse delle disavventure altrui...chissà cosa aveva in testa quella ragazza. Sembrava che a volte non gliene importasse niente del Glee club mentre altre volte era come se fosse la sua unica famiglia, era completamente cambiata dall'ultima volta che l'avevo vista. Non sapevo dire se in bene o in male, la sua vena di egoismo si era estesa in lei. Non sarei mai riuscito a comprenderla del tutto, ma del resto non me ne importava molto. Incrociai lo sguardo in cagnesco di Puck e mi chiesi per la seconda volta cosa gli avessi fatto per renderlo così astioso nei miei confronti. Ok, avevo letteralmente tradito tutti in quella stanza ma ricordavo di non aver stretto così tanto un rapporto di amicizia con lui. Ci eravamo incontrati un paio di volte con gli altri ragazzi per parlare dell'altro sesso e fare due tiri, ma a parte questo e le prove in quella stessa aula non c'era stato più niente. E allora perchè avevo la strana sensazione che mi avrebbe volentieri fatto fuori in pochi secondi? Forse centrava qualcosa il motivo per cui lo avevo visto entrare in casa di miss Corcoran insieme a Rachel. Potevo riconoscere quello sguardo di possesso, di desiderio, lo provavo anch'io ogni volta che stavo con lei quindi capivo cosa voleva dire. Mi ero chiesto cosa ci facevano insieme in quella casa ma avevo preferito non fare domande perchè sospettavo che la risposta non mi sarebbe minimamente piaciuta, adesso avevo la conferma che lui teneva a lei e non come un semplice amico. Avrei dovuto preoccuparmi? Forse si, Finn riuscivo a controllarlo ridicolizzandolo con le parole ma Puck era diverso. Puck non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da nessuno, gli ostacoli lui li raggirava con più astuzia di me oppure ci passava sopra con la furia di un ariete, era un pericolo per il mio piano di riconquista. Dovevo stare in guardia con lui. Al termine dei vari gorgheggi della giornata, Rachel mi si piazzò davanti con il suo solito sorriso contagioso e mi chiese di aspettarla mentre andava in bagno con Mercedes ed io per tutta risposta le dissi che per me non era un problema. L'avrei aspettata per sempre se quello mi avesse assicurato la possibilità di poter stare di nuovo insieme. Rimisi i miei vecchi spartiti dentro la borsa mentre scambiavo gli ultimi convenevoli della giornata con il professore Shuester decidendo l'orario della sfida di canto in auditorium. Il professore era molto entusiasta di quella sfida, ancora non sapeva quanto potessi essere crudele e realista nei miei giudizi dopo aver passato quattro anni al Carmel. Nessuno poteva nemmeno immaginare cosa potesse succedere dentro le mura di quella scuola piena di premi per tutte le attività didattiche. Con la coda dell'occhio notai Puck seduto ancora al suo posto, con lo sguardo scuro, mentre faceva un cenno con il capo a Lauren senza nemmeno voltarsi verso di lei come se in realtà non la stesse nemmeno a sentire. Ottimo modo per fare infuriare le proprie fidanzate. La ragazza gli voltò lo spalle andandosene via dopo avergli lanciato una stilettata molto cattiva che mi stupì, lui chiuse gli occhi facendo un profondo respiro mentre si passava le mani sulla cresta scura che gli rimaneva in testa. Era stressato, probabilmente frustrato, e non sapeva come gestire questo momento di crisi, riconoscevo i segni. Si trattava di Rachel per caso? Avevo bisogno di scoprirlo, di capire le sue intenzioni. Mi avvicinai a lui, Puck sentì la mia presenza e si voltò di scatto verso di me aprendo gli occhi con espressione vigile. Nemmeno lui si fidava di me.
"Puckerman tutto a posto?"
"Splendidamente St. James." borbottò lui scoccandomi l'ennesima occhiataccia che diceva a chiare lettere di stargli lontano e farmi gli affari miei.
"Mi fa piacere, allora non ci saranno sorprese o problemi da parte tua per le Nazionali. Una buona notizia." feci un altro sorriso serafico verso di lui facendomi quasi venire la paralisi alle guancie.
"So gestire e risolvere i problemi da solo. Non tradirei mai il Glee club." la sua frecciatina andò dritto a segno. Conosceva il mio stesso gioco.
"Giusto, solo i migliori amici. Adesso stai con Lauren...strano, non mi sembrava il tuo tipo se la confrontiamo con Quinn o Santana. O Rachel." mormorai sottolineando il suo nome senza perderlo di vista nemmeno per un secondo. Avevo bisogno di capire fin dove si sarebbe spinto per lei, se avesse fatto qualcosa per ostacolarmi.
"Le persone ti sorprendono sempre, i gusti cambiano a volte." si riferiva ancora a me ma non riuscivo a comprendere che cos'avesse in mente. Volevo rispondergli per le rime.
"Spero tu sia felice, ti faccio tanti auguri. Siete una coppia che si completa a vicenda per stranezza, sapere che la tua ragazza potrebbe spiaccicarti al suolo in pochi secondi è da masochisti ma sappiamo che per te non è un problema essere trattato come un tappetino. Quinn ne è la prova vivente. Hai qualcosa da metterti per il ballo? Se hai bisogno di comprare uno smoking posso darti una mano." cambiai velocemente argomento spiazzandolo un pò, lo capii dal suo sguardo.
"Non ce n'è bisogno, ci andrò con Artie e Sam. Riuscirò a scovarne uno decente che farà sciogliere le donne, uno alla Puckzilla. Non ho ancora perso il mio sex-appeal." si atteggiò come al solito lui con aria da figo.
"Ne sono sicuro. So che sei in lizza per il ruolo da re del ballo, non eclissare troppo la regina o ti metterà sotto." ribattei sarcasticamente con un mezzo sorrisetto da stronzo. Era più facile fare lo stronzo per me piuttosto che esprimere i miei veri sentimenti, potevo sparare a zero su chiunque ma i sentimenti erano i miei punti deboli. Nemmeno con Rachel ero stato onesto fino in fondo ma volevo rifarmi in fretta. Parlando del diavolo, la grande fan di Barbra tornò in aula con un sorriso sulle labbra. Si fermò soltanto un istante quando incrociò lo sguardo di Puck, turbata si portò una ciocca di capelli dietro all'orecchio e si fermò a un passo da me evitando di guardare nella direzione del suo compagno di scuola.
"Jessie sono pronta. Andiamo?"
"Certo, aspettavo solo te. Stammi bene Puckerman." lo salutai con un sorriso per celare il vero significato del nostro discorso e non far turbare ulteriormente Rachel. Non volevo che lei pensasse troppo a lui.
"Anche tu St. James." mi fece un cenno con il capo mentre io prendevo la mano di Rachel per portarla verso l'uscita dell'aula.
"Ciao Noah." mormorò lei lanciandogli un'ultima occhiata con un mezzo sorriso incerto. Quel sorriso incrinò qualcosa in me, vi lessi molto più di quello che avrei voluto leggere. Le strinsi la mano mentre la tiravo verso di me iniziando a incamminarci.
"Ciao Rachel." il suo saluto appena sussurrato fu quasi un grido per le mie orecchie e anche per le sue. La sentii sussultare mentre un brivido arrivò fino alle nostre mani unite. Questo si che era un ostacolo molto pericoloso ma non mi sarei dato per vinto.

Strano ma vero sono riuscita finalmente a finire il capitolo...tre giorni per scriverlo e almeno 5 o 6 per farmi venire l'ispirazione, ormai la vecchiaia incombe e il tempo si riduce sempre!!! Parlando della storia, sto praticamente ricapitolando gli episodi stravolgendo l'ordine mettendoli tutti insieme...il disordine è la mia casa :) spero che vada bene lo stesso.
Jessie...che dire di lui?? A me piace molto come personaggio (infatti non potevo evitare di trascrivere un pezzo del dialogo dell'episodio, ovviamente in inglese rendeva di più ma credo che il risultato sia lo stesso). Jessie vuole riconquistare Rachel anche tramite il suo ruolo da consulente...ci riuscirà secondo voi? Ricordiamoci anche che Rachel ha deciso di stare lontana da Puck...ce la farà?? Chissà...il prossimo capitolo sarà dedicato a Kurt
Commentate vi prego ;)
besos
kia


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Capitolo 14
*** Kurt ***


Mi sembrava ancora strano essere tornato al McKinley, in quella scuola piena di pregiudizi omofobi e pettegolezzi che avrebbero rovinato la vita a chiunque. Tornare a cantare insieme alle Nuove Direzioni era stato come realizzare finalmente uno dei miei più grandi sogni, mi era mancato ognuno dei ragazzi in modi diversi. Un conto era frequentare Rachel e Mercedes fuori dalla scuola ogni tanto per qualche ora e condividere la casa con Finn, un'altra cosa era stare insieme al Glee club e al prof Shue ogni giorno per prepararci a raggiungere New York che a volte appariva come un miraggio troppo lontano. Ero stato bene alla Dalton, diventare uno degli Usignoli così in fretta ed essere accettato da loro senza alcuna riserva era stato come un regalo di natale anticipato, non mi aspettavo di essere stato così fortunato. Avevo conosciuto nuovi amici e avevo incontrato Blaine, a mala pena ricordavo la mia vita prima di essere andato a sentire per la prima volta gli Usignoli. Prima di aver incrociato lo sguardo di Blaine e averlo seguito lungo i corridoi, avevo subito capito che lo avrei seguito ovunque e sempre. Era stato principalmente per lui se mi ero trasferito, era diventato mio amico e poi le cose si sono talmente evolute che non la smettevo più di fare il sorrisetto ebete mentre la mia testa era tra le nuvole. Ero finalmente felice. Alla Dalton avevo trovato dei veri amici ma alla McKinley avevo lasciato la mia famiglia. Speravo che quel nuovo trasferimento non intaccasse la mia relazione con Blaine. Ci tenevo troppo a lui.

I don't know why I'm frightened
I know my way around here
The cardboard trees, the painted seas, the sound here...
Yes, a world to rediscover
But I 'm not in any hurry
And I need a moment

Continuavo a canticchiare nella mia testa As if we never said goodbye, la canzone del mio ufficiale ritorno nelle Nuove Direzioni. La canzone che in quel momento esprimeva tutto me stesso, mitica Barbra Streisand. Rachel sarebbe stata del mio stesso parere. Ripercorrere quei corridoi affollati era come ritornare a casa e Rachel Berry era la mia noisa egocentrica sorella maggiore che tanto stimavo e amavo. Che mondo sarebbe stato senza Rachel Berry? O senza Santana Lopez, la cugina focosa e dalla lingua tagliente priva di tatto che feriva chiunque? O di Brittany, la sorellina bionda un pò svampita che credeva ancora a Babbo Natale? Oppure Puckerman il fratello impulsivo e spaccone che si credeva il sex symbol della nuova generazione allo stesso livello di Brad Pitt? Potevo ancora continuare con il resto dei membri delle Nuove Direzioni, ognuno di loro aveva un pezzo del mio cuore e gran parte delle mie critiche in fatto di abbigliamento. Dopotutto eravamo come una famiglia mista, mica dei santi perbenisti senza alcun dramma familiare. Un'altra cosa per cui sprizzavo felicità da tutti i pori era il fatto che finalmente Blaine aveva accettato il mio invito al ballo scolastico. Mi avrebbe fatto da cavaliere! Non vedevo l'ora! Inizialmente aveva avuto qualche remora a riguardo visto che l'unica volta in cui era riuscito ad andare al ballo con un suo amico gay venne pestato a sangue proprio a causa dei pettegolezzi riguardanti la sua omosessualità dichiarata, ma era stato proprio lui a farmi sentire veramente a mio agio con il vero me stesso quindi mi sembrava un pò assurdo nascondersi ancora dietro quegli stupidi stereotipi. Stavamo insieme ed eravamo felici, perchè non dimostrarlo agli altri? Dimostrare quanto erano infatili e idioti quei preconcetti era diventata la mia missione personale. Prima avevo paura persino di ammettere quello che ero ma adesso le cose erano cambiate, io ero cambiato e questo lo dovevo a Blaine.
The whispered conversations in overcrowded hallways
The atmosphere as thrilling here as always
Feel the early morning madness
Feel the magic in the making
Why, everything's as if we never said goodbye

Ero ancora stranito da quell'improvviso cambio di comportamento di Dave Karofsky. Prima minacciava di uccidermi chiamandomi checca e poi alzava una bandiera bianca in segno di pace cercando di scusarsi in qualche modo per la sua ignoranza e la sua cattiveria. O forse dovevo dire paura? Si, lui era terrorizzato di ammettere che non ero l'unico gay al McKinley. Io avevo avuto il coraggio di dichiararmi apertamente ma lui no, continuava a nascondersi dietro a un giubbotto da football e alla sua facciata da bullo che tormentava senza tregua i poveri sfigati come me. Uno come lui non sarebbe mai cambiato eppure mi aveva sorpreso per l'ennesima volta con le sue parole mentre eravamo nell'ufficio del preside, io non avevo fiatato sentendo mio padre e il suo discutere animatamente sulle improbabili scuse di Dave e il mio ritorno in quella scuola. Un pò avevo capito da chi avesse preso quelle idee malsane, quella paura insensata del diverso, ma come si poteva fare il lavaggio del cervello a Karofsky junior per farlo tornare normale? Sempre se lo fosse stato almeno una volta nella sua vita. Ero ancora un pò restio a fidarmi ciecamente delle sue parole però ero sempre più convinto di farlo venire allo scoperto. Di farlo sentire meglio con se stesso, facendogli ammettere la sua vera natura e il bacio che mi aveva dato negli spogliatoi ne era la prova vivente. Era stato rude, frustrato e possessivo, mi aveva spaventato a morte, nulla a che vedere con i baci dolci di Blaine che mi facevano toccare il cielo con un dito eppure non capivo perchè ogni tanto ci ripensavo. Sarebbe stato meglio dimenticare tutto, specialmente per la mia relazione con Blaine.

I've spent so many mornings just trying to resist you
I'm trembling now, you can't know how I've missed you
Missed the fairy tale adventure
In this ever spinning playground
We were young together

I'm coming out of make-up
The lights already burning
Not long until the cameras will start turning...
And the early morning madness
And the magic in the making
Yes, everything's as if we never said goodbye

I don't want to be alone
That's all in the past
This world's waited long enough
I've come home at last!

Feci una smorfia al ricordo di quello che Santana mi aveva detto sulla questione della squadra antibullismo che avevavo istituito lei e Dave. Davvero credeva che con quell'idea tutto si sarebbe risolto per i più deboli? Era soltanto un'illusione come la sua falsa di quella strana relazione di coppia male assortita. Chi avrebbe mai creduto sul serio che Santana e Dave stessero insieme? Anche lei continuava a nascondere la verità sulla sua omosessualità, sul suo amore per Brittany. Un amore che la biondina stentava a ricambiare del tutto visto i suoi continui tira e molla con Artie. Secondo la mia opinione, Brittany non avrebbe mai oltrepassato del tutto l'altra parte della barricata per unirsi al club dei diversi. Non avevo ancora capito cosa frullava nella testa di quella biondina svampita, ogni giorno tirava fuori una nuova innocente stranezza che nessuno riusciva a comprendere. Quando Santana se lo sarebbe messa finalmente in testa forse avrebbe cambiato mire amorose incontrando qualcun'altra ragazza che potesse condividere i suoi stessi sentimenti, speravo soltanto che a causa di un eventuale rifiuto non facesse troppi passi indietro quando ne aveva già fatti tanti in avanti. Non doveva vederla come un suicidio sociale e nemmeno vergognarsi di quello che era veramente visto che era così palese, nonostante i continui sottorifugi, che la vedevano limonare con qualsiasi ragazzo dei Titans abbastanza carino da poter fingere di essere il suo tipo. Peccato che il suo tipo era tutto un altro genere, quei ragazzi non sapevano nemmeno di essere sfruttati ma sapevo che neanche a loro del resto poteva importargliene nemmeno un pò. Era raro trovare un adolescente maschio convinto di portare avanti una relazione che non durasse soltanto il tempo di un'eiaculazione precoce.

And this time will be bigger
And brighter than we knew it
So watch me fly, we all know I can do it...
Could I stop my hand from shaking?
Has there ever been a moment
With so much to live for?


Mi diedi un'ultima occhiata allo specchio, sistemandomi il ciuffo, e sorrisi alla mia immagine riflessa. Ero perfettamente impeccabile come al solito, avrei dovuto creare una linea di abbigliamento con il mio nome. Sarei diventato miliardario. Controllai l'orologio, mancavano ancora pochi minuti per l'appuntamento con le ragazze e speravo che fossero in orario. Missione del giorno: trovare gli abiti per il ballo. Ero già andato precedentemente con Tina, Lauren, Brittany e Santana per offrire gratuitamente la mia opinione in merito allo stile e tutti sapevano che il mio stile era meglio che fosse ascoltato. Adesso toccava a Rachel e Mercedes e, per quanto riguardava la prima, sarebbe stata un'impresa colossale riuscire a vestirla decentemente senza che lei iniziasse a metterci parola. Mi sarei fatto sentire questa volta e di certo non avrei accettato un no come risposta ai miei ordini. Il sorriso mi tornò immediatamente al pensiero del vestito che mi stavo cucendo a casa. Avevo trovato un modello ideale su una rivista e appena lo avevo addocchiato me ne ero innamorato subito, avevo proprio bisogno di un look simile. Avrei attirato sicuramente gli sguardi di tutti con la mia mise audace ma l'unico sguardo che volevo incrociare era quello di Blaine. Volevo stupirlo, volevo che guardasse soltanto me, volevo che fosse fiero del mio essere gay. Era ora di dimostrare a tutti cosa significava essere innamorati di un altro ragazzo, perchè io ero innamorato di lui. Blaine era il mio Usignolo, il mio Pavarotti personale. Non riuscivo a immaginarmi la mia vita senza di lui e avevo bisogno che anche per lui fosse lo stesso. Volevo che quella fosse una serata stupenda per entrambi e avrei fatto di tutto affinchè andasse tutto per il verso giusto e quel gonnellino era una favola! Quanto ci mettevano Rachel e Mercedes ad arrivare? Mi tornò in mente l'accordo che Mercedes e Blaine avevano stretto riguardo al grande ritorno dei Puckleberry. Sapevo che stavano escogitando qualcosa di folle per farli rimettere insieme e i sorrisini allusimi insieme a qualche frecciatina sulla mia imminente perdita della nostra sfida da parte di Blaine ne erano la conferma. Avevo persino paura a chiedergli quali piani avessero in mente, mai mettersi in mezzo. Quello era il mio motto. Povera Rachel!

The whispered conversations in overcrowded hallways
So much to say not just today but always...
We'll have early morning madness
We'll have magic in the making
Yes, everything's as if we never said goodbye
Yes, everything's as if we never said goodbye...
We taught the world new ways to dream!


Il suono di un sms in arrivo attirò la mia attenzione riportandomi con i piedi per terra. Presi il cellulare e lessi il messaggio.
"Rendile stupende, so che ce la puoi fare. Mi sei mancato oggi alla Dalton. Ci vediamo stasera a casa tua. Blaine." sorrisi a quelle parole. Non poteva nemmeno immaginare quanto mi era mancato lui. Finalmente suonarono alla porta, erano arrivate.
"Ho sempre buon gusto in fatto di stile, non devi mai dubitarne. Ho preso un bel film per stasera, credo che ritornerai molto tardi a casa. Non vedo l'ora che sia stasera. Un bacio." digitai velocemente sulla tastiera ancora troppo esaltato del fatto che gli mancavo. Rimisi il cellulare in borsa e aprii la porta salutando le mie due migliori amiche. Missione abiti da ballo in atto.


Ed eccoci di nuovo qui, spero di non avervi fatto attendere troppo. Beati quelli che se ne sono andati in vacanza, a me tocca rimanere in città a lavorare ma meglio così ;)
Questo era un breve spaccato dei pensieri di Kurt, come al solito ho storpiato la vera cronologia degli episodi ma spero che vada bene lo stesso. La canzone è la stessa che canta Kurt quando ritorna alla McKinley, era stato eccezionale come al solito. Ci stiamo avvicinando sempre di più al ballo...ma prima ci sono giusto due o tre cosine di mezzo che potrebbero scatenare la folla...hihi...staremo a vedere. Il prossimo capitolo è di Puck e della scelta dello smoking...chissà cosa succederà...secondo voi??
Aspetto i vostri commenti
un beso
kia



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Capitolo 15
*** Puck ***



Prima o poi sarei scoppiato. Ero come una bomba a orologeria pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Non ce la facevo più, ogni volta che incrociavo lo sguardo di St. James mi prudevano le mani e quando vedevo quelle di Jessie e Rachel intrecciate tra di loro rischiavo di andarci giù un pò troppo pesante con gli sfigati che avevo ricominciato a buttare nel cassonetto. Erano diventati di nuovo la mia valvola di sfogo, non avevo altre opportunità per cercare di scaricare la rabbia. Di certo non potevo andare dal ricciolino canterino e pestarlo a sangue per tutti i torti che aveva fatto a Rachel, vista l'evidenza dei fatti sarebbe finita con una bella litigata tra di noi e lei che correva a coccolare lui facendomi passare nel torto. La conoscevo bene quella storia, mi era capitata anche con Quinn e di nuovo con Rachel ai tempi di Finn. Non ne uscivo mai vincitore, facevo la parte del vile traditore e perdevo la ragazza che amavo perchè nessuno poteva considerare l'idea di mettersi con me. Di scegliere me. Perchè ero sempre la seconda scelta che scartavano tutte? Perchè lei non mi reputava nemmeno all'altezza di essere una possibile scelta?
"Dannazione!"
"Puckerman la vuoi smettere di imprecare! Nessuno voterà più per me se continui a parlare da solo sembrando un pazzo!" si lamentò Lauren uccidendomi con lo sguardo. Perso tra i miei pensieri mi ero quasi dimenticato di essere con lei a discutere sul piano per conquistare l'ambito trono. Una cosa che adesso reputavo una sciocchezza ma ormai non potevo più tirarmi indietro.
"Non volevi creare un regno di paura ed esserne la regina assoluta? Io metto terrore baby, è soltanto una mossa strategica per farti vincere." cercai di essere convincente con il classico ghigno alla Puckzilla che mandava in brodo di giuggiole qualsiasi ragazza, anche la più difficile da conquistare come Rachel. Perchè non riuscivo a smettere di farmi male da solo?
"Farsi additare per pazzo è molto diverso dal terrorizzare la massa con un solo sguardo. Puckerman stai perdendo colpi e punti ai miei occhi, forse ho fatto male a mettermi con te. Non sei per niente al mio livello, devi ritenerti fortunato che ti ho concesso una possibilità."
"Già...almeno una lo ha fatto." mormorai a bassa voce guardando per terra mentre il ghigno si spegneva trasformandosi in una brutta smorfia deprimente.
"Puckerman un altro borbottio e ti stendo facendoti andare all'altro mondo. Si può sapere cosa ti prende?" sbottò lei esasperata, le stavo facendo perdere la pazienza e con lei era molto pericoloso.
"Niente...è questa cosa del ballo. E' stressante, vorrei potermene stare a casa. E' stupida." blaterai dicendo soltanto una parte della verità, quella che ancora potevo ammettere con gli altri. L'altra, invece, preferivo che rimanesse un segreto.
"Primo: alzi il culo e mi darai una mano a diventare la reginetta indossando uno smoking che non mi metterà in ombra. Secondo: diventare reginetta non è così stupido come sembra, è il primo gradino di un piano elaborato per emergere da tutti gli sfigati e diventare importanti e famosi. I Zizes non si fermano mai davanti a niente! Terzo: fattela passare! Mi hai rotto."
"A cosa ti stai riferendo?" avevo quasi paura di chiederlo dai lampi che mi stava scaricando addosso con una sola occhiata. Speravo che si riferisse ad altro, non poteva aver capito quello che provavo per Rachel!
"Non offendere la mia intelligenza! Me ne sono accorta da un pezzo che non riesci a distogliere lo sguardo da Rachel e, a dire la verità, non lo hai mai fatto da quello che so. Starle vicino e consolarla dopo la scoperta ufficiale del ritorno dei Fuinn, tornare a fare il suo migliore amico era soltanto una scusa per passare un pò di tempo con lei e non essertene reso conto prima la dice lunga su quanto quella ragazza ti abbia fuso il cervello. Sei diventato un rammollito Puckerman. Adesso che è tornato quel cretino di St. James tu te ne resti qui a guardarli da lontano con aria afflitta e rabbiosa mentre lui ti soffia sotto il naso la ragazza come se nulla fosse. E tu non fai niente per fermalo perchè voi due siete soltanto amici, non è vero?"
"Si..." balbettai indietreggiando di qualche passo per paura che potesse staccarmi la testa da un secondo all'altro. Questa era la realtà della situazione e Lauren non avrebbe saputo descriverla meglio. Quante bugie continuavo ancora a raccontare a me stesso?
"Ma fammi il piacere! Non ti ho mai detto niente perchè lo trovavo inutile e sinceramente non mi importava più di tanto ma adesso mi sono scocciata di portarmi dietro un vegetale da camicia di forza che non sembra più nemmeno l'ombra di se stesso. Non mi servi a niente come una larva, non faresti spaventare nemmeno un gattino indifeso in queste condizioni. Io voglio battere Quinn! Voglio quella maledetta corona e ti voglio in forma! Se continui a preferire quel saccente e noioso mucchetto di ossa che non si sa neppure vestire a questo ben di Dio che ti sto offrendo su un piatto d'argento allora non ci sono proprio speranze per te. Non voglio un ragazzo che si distrae così facilmente appena vede due occhioni nocciola che piangono per un altro!" si portò la mano in fronte facendo la L di loser. Perdente. Era quello che ero. Mi lanciò un'occhiataccia scuotendo la testa e mi sentii sempre più uno schifo. L'arrivo improvviso di Sam e Artie mi salvò miracolosamente dall'auto deprimento più totale che sarebbe arrivato nel giro di pochi secondi. Mi alzai lentamente e fui tentato di saltare loro al collo stritolandoli in un abbraccio di gruppo ma mi trattenni perchè già il mio status sociale stava cadendo a picco e non potevo permettermi un crollo definitivo se mi vedeva qualche altro studente della McKinley. Ero pur sempre Puckzilla!
"Disturbiamo?"
"Assolutamente no!" esordii guardandoli come i miei unici salvatori, tra un pò mi venivano gli occhi lucidi dall'emozione.
"Con un soggetto come quello non c'è bisogno di avere così tatto, non ne vale la pena."
"Bene...noi siamo pronti per andare a provare gli smoking. Vieni con noi?" Sam sembrava quasi in imbarazzo nell'interrompere la furia di Lauren.
"Portatevelo via e fategli mettere un pò di sale in zucca a quel fallito. Fate in modo che non debba pentirmi e rendetelo presentabile per essere incoronato re. Ci si vede." detto questo se ne andò piantandoci in asso con mio enorme sollievo. Da quando avevo iniziato a provare terrore per quella ragazza? Da quando era sparita quell'infatuazione per lei? Ma la vera domanda era un'altra, avevo mai provato qualcosa di vero per Lauren?
"Rude come al solito." mormorò Artie agrottando le sopracciglia con fare ironico.
"Andiamo ragazzi, forse la mia giornata potrebbe migliorare un pochino."
"Ne sei sicuro? Dubito che Artie sia così facile in fatto di smoking." ribattè Sam inizando a spingere la carrozzina di Artie con fare divertito.
Appena ci infilammo nella mia auto, partii a gran velocità mentre Sam accendeva lo stereo a tutto volume. Cantincchiammo insieme qualche canzone che passava la radio e finalmente ero tornato a ridere di gusto alle loro battute, lasciandomi momentaneamente alle spalle il discorso con Lauren. Non volevo pensare a come mi sentivo. Non volevo pensare a lei. Mi era pur consentita qualche ora di svago dai miei tormenti, giusto? Quando arrivammo a destinazione nel reparto uomo trovammo un ragazzo che iniziò a lanciare sguardi per nulla casti e innocenti verso Sam facendogli praticamente la radiografia mentre si complimentava per il suo corpo tonico e muscoloso, Sam era orgoglioso  dei suoi muscoli e trovare una persona che li ammirava quanto lui lo rendeva felice a farli mettere in bella mostra. Anche se si trattava di un maschio. Per smentire il fatto che Puckzilla si fosse rammolito dietro una ragazza, iniziai a flirtare con una commessa del negozio facendomi consigliare sugli smoking da provare. Era piuttosto carina e molto loquace, si attorcigliava i capelli sulle dita e si chinava sempre di più verso di me per farmi vedere dentro la sua scollatura, probabilmente una misera seconda di reggiseno, che in quel momento non mi attirava più di tanto. Maledetta Rachel! Soltanto un mese prima le sarei saltato addosso infischiandomi di tutto e tutti e adesso era come se portassi un collare dal guinzaglio corto o, peggio ancora, come se quel collare mi avesse improvvisamente tolto la libido verso l'altro sesso. Stranamente non provavo più alcun desiderio per le altre ragazze ma soltanto per una di loro, quella che continuava a martellarmi nel cervello senza sosta e che non riuscivo a dimenticare. Mi sentivo quasi un eununco, cos'avevo fatto di male per meritarmi questo? Continuai con le mie battutine sceme facendola ridere, cosa che mi confermò per l'ennesima volta di aver fatto colpo e che il fascino del Pucksexy non era messo in dubbio quanto il suo stato mentale, poi la seguii verso i camerini con in mano due completi: uno di il classico scuro e l'altro di un inusuale bianco che non avevo visto addosso a nessuno. Puntavo tutto nello stupire, non volevo risultare il solito banale che aspirava a diventare il re del ballo per portarsi a letto chiunque. Io volevo di più. Quando uscii fuori per controllarmi meglio allo specchio incrociai nel corridoio Artie e Sam che stavano facendo la stessa cosa a pochi passi da me, li affiancai e scrutai tutti e tre allo specchio. Non eravamo male dopotutto.
"Siete pronti a cantare Friday al ballo?"
"Si...ma tu sei proprio sicuro di quel rosso sangue Artie?" gli chiese Sam storcendo il naso al completo dell'amico. Effettivamente era molto appariscente ma era una cambio di stile, almeno una volta era obbligato a farlo.
"Ho provato a riconquistare Brittany ma non ci sono riuscito quindi non mi importa più di tanto con che cosa ci arrivo al ballo. Quindi ho deciso di fregarmene e divertirmi come meglio posso senza di lei, il rosso sangue fa un certo effetto sulle ragazze con la mania dei vampiri." disse semplicemente Artie con una certa sicurezza mentre si sistemava gli occhiali sul naso.
"Si, effettivamente c'è una certa logica. Come sto?" Sam continuava a guardarsi allo specchio facendo delle pose assurde da sexsymbol che mi fecero quasi ridere. Se andava avanti così, quel ragazzo prima o poi mi avrebbe soffiato la notorietà di gran figo. Dovevo stare attento.
"Critichi me per il rosso sangue e pretendi di andare al ballo con una sorta di lazo appesa al collo? Dove hai lasciato lo stallone cowboy?"
"Perso come la mia casa. Spero di riuscire a permettermi questo smoking." Sam fece una smorfia tornando alla realtà e si tastò addosso alla ricerca dell'etichetta con il prezzo.
"Non preoccuparti, ho già visto. Quello è in saldo. Puck hai intenzione di stendere ogni ragazza che incontrerà il tuo radar quella sera? Tornerai ad essere il famoso cattivo ragazzo di un tempo?"
"Tranquilli, voi sarete salvi. Non garantisco nulla per le ragazze. Puckzilla è ritornato!" feci il mio solito e leggendario ghigno allo specchio per vedere che effetto faceva. Era ancora letale, buon per me.
"Si, nei tuoi sogni." questo commento da parte del biondino probabilmente non doveva essere udito visto che sembra lo squittio di un topo ma io riuscii a captarlo lo stesso.
"Come scusa?"
"Lascia stare Sam, ha qualche turba psichica. Puck hai deciso quale assolo cantare al ballo?" il cambio improvviso di discorso da parte di Artie mi fece un pò confondere le idee. Perchè adesso si stava parlando di assoli? Mi ero perso qualcosa? Troppe parole mi facevano venire il mal di testa.
"Perchè dovrei fare un assolo? Canterò con voi Friday e per me è più che sufficiente." mi strinsi nelle spalle sistemandomi meglio il completo.
"Così deluderai un sacco di persone. Puck, chiunque al Glee Club vorrebbe fare almeno un assolo e tu adesso ne hai l'opportunità. Persino Shuester ti ha detto che se vuoi puoi salire sul palco da solo e dare il meglio di te, si fida di te e poi è stato grazie a Rachel se hai ricevuto quell'offerta. Dovresti ringraziarla e il modo migliore per farlo è cantare."
"Rachel?" a quel nome mi girai di scatto verso Artie con mille domande non dette. Perchè il mio cuore stava improvvisamente galoppando come un cavallo in una gara di corsa?
"Si, ha messo una buona parola per te...in pratica ha assillato Shue affinchè tu ricevessi il tuo primo e vero assolo davanti a un pubblico diverso dalle Nuove Direzioni. Quella ragazza sa essere decisamente una rompipalle con i controfiocchi, è da ammirare la sua tenacia." confermò l'amico annuendo con sguardo fiero. Se Rachel credeva ancora di non essere ben voluta dal resto del gruppo avrebbe dovuto ascoltare quelle lodi e si sarebbe ricreduta. Ecco che lo facevo di nuovo! Perchè dannazione dovevo ripensare sempre a lei? Non riuscivo a credere a quello che aveva fatto per me.
"Sarebbe da stupidi deluderla in questo modo. Devi fare l'assolo."
"No, toglietevelo dalla testa. Non salirò su quel palco per rendermi ancor più ridicolo. Voglio soltanto andare a quel ballo per divertirmi e, se ci riesco, distrarre la Sylvester per correggere quel noioso punch per vecchi. Se poi riesco a rimorchiare qualche pollastrella ancora meglio. Questo è il nostro ballo ragazzi!"
"Visto che è il nostro ballo...perchè non cogliere l'opportunità che ti ha dato il prof. Shue?" rimarcò la dose Artie continuando a bombardarmi di domande. Non riuscivo a capire perchè insisteva in quel modo, sapeva benissimo che il vecchio Puckerman lo avrebbe subito gettato nel cassonetto quindi era meglio evitare ma sembrava che non ci fossero speranze.
"Non lo trovo di nessuna utilità."
"E' qui che ti sbagli amico. Fare un assolo ti renderebbe un idolo per le ragazze, un'icona da seguire per i ragazzi che vogliono imparare dal tuo fascino sfrontato da duro...e poi c'è più di un motivo per farlo! Diglielo anche tu Sam!"
"Artie ha ragione! Le ragazze ti cadranno ai piedi come quando abbiamo messo su la Bieber band. Finn e Jessie si sono già prenotati con le loro canzoni d'amore che probabilmente si riferiscono alla stessa ragazza, quindi sarà guerra aperta, tu non puoi farti da parte in questo modo. Per il sexsymbol della scuola questo sarà puro divertimento, ti devi far valere. Se loro si sfidano anche tu dovrai tirar fuori una canzone dal tuo miglior repertorio altrimenti resterai indietro e addio rimorchio di pollastrelle. Pensaci Puck! Tutta la folla urlerà il tuo nome!" effettivamente sarebbe stata una bella sensazione sentire il mio nome...un attimo! Finnkestain e riccioli canterini si erano messi in testa di fare dichiarazioni d'amore a Rachel durante il ballo? Perchè mi era sfuggita questa notizia? Non poteva essere! Rachel si sarebbe trovata in difficoltà tra due fuochi e avrebbe sofferto...perchè quei due cretini non pensavano mai ai suoi sentimenti invece di mettersi in mostra come due pavoni dalle code arruffate? Probabilmente messa alle strette, Rachel avrebbe scelto uno dei due frantumandomi il cuore in mille pezzi e quell'ipotesi di certo non mi rallegrava la giornata. Dannazione! Cosa dovevo fare adesso? Strinsi i pugni e digrignai i denti dalla rabbia.
"Non è affar mio quello che hanno intenzione di fare Finn e Jessie. Io non farò nessun assolo." quasi ringhiai loro evitando di guardarli in faccia.
"Potresti cantare per Lauren come io ho fatto per Brittany cercando di chiederle scusa, magari tu avrai più fortuna e riuscirai a combinare qualcosa con Lauren. Dopotutto è anche l'intenzione di Finn e Jessie con le loro canzoni. Rachel avrà l'imbarazzo della scelta con loro due...e se vuoi alzare la posta in palio, potresti aggiungerti anche tu ai pretendenti della nostra Diva. Chissà che magari non scelga proprio te..." ridacchiò Artie con fare allusivo che di colpo mi diede sui nervi. La mia rabbia stava aumentando. Perchè diamine non riuscivo a togliermela dalla testa?

Seems like everybody’s got a price,
I wonder how they sleep at night.
When the tale comes first,
And the truth comes second,
Just stop, for a minute and
Smile

Why is everybody so serious!
Acting so damn mysterious
You got your shades on your eyes
And your heels so high
That you can’t even have a good time.

Dopo alcuni terribili secondi, dove avrei tentato di sterminare chiunque presente in quel negozio invece di andare dai miei reali rivali in quella situazione, feci un profondo respiro e cercai di calmarmi. Dovevo nascondere la mia rabbia, non volevo che Artie o Sam sapessero dei miei reali sentimenti per Rachel...sempre se ancora non ne fossero a conoscenza, non lo avevo capito del tutto. Erano piuttosto strani quel giorno. Improvvisamente si guardarono in faccia sorridendo mentre mormoravano il nome di Mercedes. E adesso cosa centrava lei? Ascoltai meglio vedendoli ballare e mi accorsi che, da un'altra parte del negozio, qualcuno stava cantando la canzone di Jessie J e avrei riconosciuto subito la voce di Mercedes se non fossi stato perso tra i miei pensieri per calmare la rabbia.

Everybody look to their left (yeah)
Everybody look to their right (ha)
Can you feel that (yeah)
Well pay them with love tonight…

La strofa successiva era di Kurt...ma cosa diamine ci facevano in quel negozio? Artie e Sam seguirono le loro voci, che avevavo già richiamato un ampio pubblico nel reparto donna, ed io mi guardai un pò incerto allo specchio. Poi improvvisamente mi colpì un'idea: se c'erano Mercedes e Kurt sicuramente con loro c'era Rachel. A quell'idea, corsi dietro ai miei due amici cercando di farmi largo tra la folla per essere in prima fila a rendermi conto che avevo avuto ragione. Ed eccola li, la mia Rachel.

It’s not about the money, money, money
We don’t need your money, money, money
We just wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag

Ain’t about the (ha) Cha-Ching Cha-Ching.
Aint about the (yeah) Ba-Bling Ba-Bling
Wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag.

Era stupenda in quell'abitino senza maniche rosa, il suo colore preferito. Sembrava una di quelle principesse uscite dalle fiabe che tanto Rachel piaceva leggere a Beth per farla addormentare. Era la sua voce che la bambina sentiva per ultima prima di chiudere gli occhi, era come se Rachel l'accompagnasse in un modo nuovo ancora tutto da scoprire. Poi, improvvisamente, arrivò la voglia lenta e masochista di toglierle quell'abito estremamente sexy per assaporare ogni centimetro di quel corpo sinuoso e allettante che risvegliava la mia libido da allupato. Peccato che le due versioni di Rachel, quella che raccontava la favola a mia figlia e quella che avrebbe sedotto chiunque, andavano a pugni tra di loro ma era proprio per quello che il mio interesse per lei aumentava a dismisura facendomi rincretinire ancora di più. Se si fosse trattato di una questione puramente sessuale non mi sarei preoccupato più di tanto, me la sarei portato a letto e avrei risolto il problema, ma io sapevo che era molto di più. Si trattava di Amore con la A maiuscola, quello che fotteva ogni uomo appena ci si imbatteva. Un viaggio senza ritorno. Non sapevo se riternemi fortunato oppure no. Era un tormento per me vederla, starle accanto come amico senza poterla avere del tutto nella mia vita come avrei voluto. Avrei dato qualunque cosa affinchè lei si accorgesse di me, forse ero veramente un fallito. Dopotutto, come avrebbe potuto ricambiare i miei sentimenti? Forse si sarebbe sentita presa in giro pensando che da lei volevo soltanto una cosa, chi non lo avrebbe creduto pensando al leggendario Puckzilla? Mi ero fregato con le mie stesse mani. Continuai a farmi incantare dalla sua voce ancora una volta e rimasi a fissarla ebete sfruttando il fatto che lei non mi avesse notato. Rachel Puckerman...suonava bene...

We need to take it back in time,
When music made us all UNITE!
And it wasn’t low blows and video Hoes,
Am I the only one gettin’… tired?

Why is everybody so obsessed?
Money can’t buy us happiness
Can we all slow down and enjoy right now
Guarantee we’ll be feelin
All right.

Everybody look to their left (yeah)
Everybody look to their right (ha)
Can you feel that (yeah)
Well pay them with love tonight…

It’s not about the money, money, money
We don’t need your money, money, money
We just wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag

Ain’t about the (ha) Cha-Ching Cha-Ching.
Aint about the (yeah) Ba-Bling Ba-Bling
Wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag.

Yeah yeah
well, keep the price tag
and take the cash back
just give me six streams and a half stack
and you can keep the cars
leave me the garage
and all I..
yes all I need are keys and guitars
and guess what, in 30 seconds I’m leaving to Mars
yes we leaving across these undefeatable odds
its like this man, you can’t put a price on the life
we do this for the love so we fight and sacrifice everynight
so we aint gon stumble and fall never
waiting to see, a sign of defeat uh uh
so we gon keep everyone moving their feet
so bring back the beat and everybody sing
it’s not about…

Sorrisi divertito appena lei completò l'ultimo pezzo della strofa rappata di Kurt. Era di una bravura eccezzionale e a me faceva ridere quel suo lato hip hop, sapeva sempre mettersi in gioco nel canto. Guardarla era come una droga per me e la sua assenza mi portava in astinenza.

It’s not about the money, money, money
We don’t need your money, money, money
We just wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag

Ain’t about the (ha) Cha-Ching Cha-Ching.
Aint about the (yeah) Ba-Bling Ba-Bling
Wanna make the world dance,
Forget about the Price Tag.

Yeah yeah
oo-oooh
forget about the price tag

Il loro pubblico li appaludì facendo anche qualche fischio di apprezzamento ed io mi unii a loro con un sorriso fiero e felice sulle labbra. Ridacchiando divertiti, fecero brevi inchini e tornarono ai loro acquisti mentre la folla si disperdeva continuando a mormorare complimenti sulla loro bravura. Rimasi li a fissarla, incapace di muovermi o parlare come una persona normale finchè lei non si voltò di scatto incrociando il mio sguardo. Passarono diversi secondi che a me sembrarono secoli prima che uno dei due si decidesse a fare qualcosa, fu lei a interrompere quell'incantesimo facendo qualche passo incerto verso di me.

"Ciao Noah." sussurrò lei a bassa voce. Il mio nome sulle sue labbra mi fece rabbrividire come al solito facendomi venir voglia di saltarle addosso e divorarla di baci. Stai calmo Puckerman junior!
"Ciao Rachel." la salutai con un filo di voce sentendomi quasi mancare l'aria nei polmoni. Sapevo ancora parlare, evviva.

"Come stai?"
"Bene...ogni tanto Beth chiede di te." da quando mi ero messo in mente di farla tornare cercando di farle pena? A questo mi ero ridotto? Lauren aveva ragione, ero conciato proprio male.
"Manca anche a me. Andrò a trovarla in questi giorni."
"Puoi tornarci con me...se vuoi." la buttai la quasi per caso stringendomi nelle spalle mentre affondavo le mani nelle tasche dei pantaloni del completo. Forse la tecnica del cucciolo in cerca di coccole stava riuscendo a pieni voti. Avrei dovuto aggiungerla alla lista delle cose da fare per sedurre una ragazza...sempre se quella attuale mi avesse trafitto il cuore rendendolo a brandelli mentre sceglieva tra Finnkestain e riccioli canterino. Ed eccomi di nuovo a struggermi per lei, quando sarebbe finito questo tormento?
"Ci penserò su, grazie dell'offerta Noah. Ti sta bene lo smoking bianco." sapevo di già che lo aveva notato appena mi aveva visto ma sentirselo dire mentre mi guardava un'altra volta con evidente apprezzamento femminile fece riaffiorare il mio orgoglio da ebreo figo e sciupafemmine che mi portavo dietro nei corridoi della McKinley.
"Mi rende più macho?" alzai il colletto con fare spaccone mentre tiravo in fuori le labbra e facevo un giro su me stesso. Volevo che mi guardasse. Che guardasse solo me.
"Credo che non c'è nè bisogno. Tu faresti colpo anche vestito soltanto con un sacco di patate." mormorò lei con sincerità arrossendo un pò. Era adorabile.
"Seibellissima." mi lasciai sfuggire tutto di un colpo inciampando sulle mie stesse parole come uno stupido. Cosa mi era preso? Perchè adesso mi ero messo persino a farfugliare cose incomprensibili che era meglio tenere per me?
"Come?" mi chiese lei confusa, ovviamente non aveva capito. Adesso avevo due opportunità davanti: lasciar perdere e inventare qualcosa che mi salvasse da una figura atroce, oppure andare avanti con l'autolesionismo e dirle la verità. Ovviamente scelsi la seconda, ero proprio un imbecille.

"Anche tu...sei bellissima Berry. Sarà fortunato il tuo accompagnatore...chiunque sceglierai al tuo fianco." mi sforzai a pronunciare le ultime parole stringendo i pugni nelle tasche dei pantaloni. Non volevo che capisse che avrei trucidato quei due idioti che le correvano dietro e che pensavano che con una canzone si risolvesse tutto. Non volevo rivedere le lacrime di Rachel, mi facevano male.
"Ehm...grazie. Adesso devo andare da Kurt e Mercedes. Ci vediamo al ballo."
"Penso di si, in bocca al lupo per la canzone. Sarà grandiosa come tutte la altre. A presto Rachel." mi trattenni a stento dalla voglia di baciarla.
"A presto Noah." quelle parole mi sembrarono come una promessa e il suo sorriso invitante era il sigillo. Avrei fatto di tutto per lei e forse era finalmente arrivato il mio momento. Forse avrei dovuto pensare seriamente a un assolo da cantare al ballo scolastico. Dopotutto non c'erano regole in amore e in guerra.



Finito anche questo capitolo...e speriamo di riuscire a postarlo visto che ultimamente ho problemi di connessione...
Siamo arrivati alle turbe mentali di Puck...e alla prova dello smoking...ve lo ricordate in tutta la sua bellezza durante l'episodio del ballo?? Meritava parecchio il figliolo. C'è la farà a cantare il suo assolo o no secondo voi?? Cosa succederà durante quella serata??
Ma prima di arrivare al ballo ci sarà ancora qualche capitolo...come quello di Mercedes che sarà il prossimo...chissà cosa combinerà?? Staremo a vedere.
Ringrazio tutti coloro che commentano e spero in tante altre recensioni :) su, fatevi avanti p.s. la canzone che cantano è Price tag di Jessi J, la parte in fucsia è di rachel quella in rosso di mercedes quella in giallo di kurt e quella in verde di tutti!!!!!!!!!!!!
Buon ferragosto a tutti e buone vacanze
un beso
kia



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Capitolo 16
*** Mercedes ***



Mi rimirai un'ultima volta allo specchio pensando che Kurt avrebbe dovuto meritarsi un premio per lo stile. L'abito che mi aveva consigliato era più bello di quello che mi fossi aspettata ed io mi sentivo finalmente bene con me stessa. Ero bella, pensai mentre mi sorridevo allo specchio con orgoglio. Lo adoravo già quel vestito, era perfetto per me. Forse magari sarebbe piaciuto anche a lui. Il suo sorriso di apprezzamento, perchè ero sicura al cento per cento che si trattava di quello, accompagnato da un occhiolino mozzafiato che mi aveva quasi fatta sciogliere al suolo mi dava molte speranze in merito. Gli era piaciuto. Il fatto di poter conoscere un giocatore dei Titans come lui, diventare sua amica grazie al Glee club, mi rendeva felice. Era come un miracolo e il prof Shue ne era stato il nostro benefattore. Non mi sembrava quasi vero. Di solito uno come lui non si sarebbe neppure azzardato a rivolgere neanche un saluto a una come me, eppure era successo. Nonostante l'amicizia che si era creata tra noi, mi sembrava ancora surreale il fatto che si fosse lasciato convincere abbastanza facilmente da Rachel per portarmi al ballo "economico" e fare un'uscita a quattro con lei e Jessie. Forse era stato talmente stordito dalle chiacchiere incessanti e decise della mia amica che non era proprio riscito a dirle di no, era raro trovare qualcuno con le palle pronto a opporsi a lei. A parte Puck quando cercava inutilmente di contestarla o di portarla alla ragione...peccato che le poche volte che ci riusciva si potevano contare sulla punta delle dita, era troppo cotto per fronteggiarla di nuovo come quando ai vecchi tempi le gettava le granite in faccia. Sicuramente Quinn e Santana riuscivano sempre a rimetterla in riga con le loro frecciate velenose e gelide, erano terribili quando ci si mettevano. Meglio di due uomini...e pensare che erano entrambe le ex del ragazzo che mi piaceva! No, non dovevo pensarci! Scossi la testa con una smorfia cercando di ricordarmi una delle solite scenette tra la Diva e la focosa "lebanese". L'espressione terrorizzata che faceva ogni volta Rachel appena Santana l'attaccava nella sua lingua madre era impagabile! Tutta al contrario di quella che le vidi sul volto quando tornò improvvisamente nei camerini facendoci girare di scatto, era un misto tra lo sconcertato e l'arrabbiato. Iniziò a sventolarsi una mano davanti cercando di fare dei respiri profondi per calmarsi mentre continuava a fare avanti e indietro nel poco spazio che avevamo a disposizione senza nemmeno alzare lo sguardo su di noi. Cosa diamine le prendeva adesso? Quella ragazza era l'essere più strano che avessi mai conosciuto e a volte mi spaventava quando faceva la matta come in quel momento. Lanciai uno sguardo allarmato verso Kurt che lo ricambiò alzando un sopracciglio come se stesse cercando di analizzare una malata di mente scappata dal manicomio, la pensavamo entrambi allo stesso modo.
"Rachel cosa ti prende adesso?" le chiesi d'istinto tornando a guardare la mia stramba amica. Era stata una gara silenziosa tra me e Kurt e avevo perso io, qualcuno doveva pur rompere il ghiaccio e venire a capo della questione.
"Noah..." mentre pronunciava quel nome con voce tremante sembrava che stesse per andare in iperventilazione. Brutto segno, peggio di una malattia contagiosa.
"Si...era con gli altri, lo abbiamo visto anche noi. E' successo qualcosa? Ti ha offesa in qualche modo? Dagli sguardi che ti lanciava e dalla bava che gli colava copiosamente dal mento non mi sembrava il solito bulletto cafone e insensibile ma piuttosto uno che voleva strapparti l'abito di dosso e blindarti in una camera per vedere uno spogliarello privato decisamente hot." commentai descrivendole la scena che gli occhi e il resto del corpo di Puck non faceva altro che gridare ai quattro venti ogni volta che se la ritrovava davanti. Perchè erano entrambi così idioti?
"Mercedes ma cosa stai dicendo?!" esclamò lei quasi saltando su se stessa mentre mi fissava oltraggiata, peccato che quel rossore sulle guancie tradiva il suo vero imbarazzo. Era ancora una bambina in fatto di nascondere qualcosa. Si sedette di colpo su una poltroncina di pelle rossa continuando a sventolarsi in faccia con una mano. Kurt ed io ci avvicinammo con cautela, quasi per paura che potesse stramazzare al suolo per un infarto.
"Rachel cara, Mercedes sta soltanto dicendo quello che persino un cieco con occhiali da sole scadenti capirebbe a causa di quei respiri affannosi da stalker che Puck emette appena sei vicina al suo radar di sciupafemmine...per non parlare di quello che fai tu quando lui si mette in mostra per pompare quei suoi muscoli sudaticci. Patetica. Stai sbavando solo per averlo visto in smoking? Ammetto che ha un certo stile tutto fasciato di bianco, rimorchierà parecchie ragazze al ballo." sproloquiò Kurt come al suo solito cercando di far parlare la nostra amica con i suoi commenti subdoli. Avrebbe fatto parlare chiunque.
"Grazie Kurt di aver precisato la cosa." ringhiò lei alterata lanciandogli un'occhiataccia omicida per poi distogliere lo sguardo offesa.
"Per caso volevi che mentissi?" dal tono di voce di Kurt si capiva benissimo che il nostro amico era scocciato. Lui non aveva mai avuto peli sulla lingua e di certo non li avrebbe avuti adesso per un qualcosa di più di un'evidente cotta adolescenziale.
"Quasi quasi era preferibile Kurt, attento che morde. L'antirabbica non l'hai ancora fatta."
"Giusto, hai ragione. Rachel, ti ha turbato così tanto la vista dei muscoli di Puck rinchiusi in quel superbo e un pò stretto completo? Oppure c'è qualcos'altro che la tua mente perversa ha partorito questa volta? Racconta tutto." si accomodò nel puff vicino accavallando le gambe in modo un pò troppo signorile posando con delicatezza le mani sul ginocchio.
"Dopo che ci siamo salutati mi sono trattenuta per alcuni secondi tra il reparto uomo e donna e poi sono tornata indietro per raggiungerlo..." già mi immaginavo la scena di lei che cercava di seguirlo pensando a qualunque stupida scusa le venisse in mente per parlargli ancora, mai che affrontasse il classico toro per le corna dicendogli la verità. Cercai di trannere invano un sorriso di scherno.
"Perchè finalmente hai capito che non puoi fare a meno di lui e gli sei saltata al collo? Allelulia, non se ne poteva più."
"Kurt!" ringhiò di nuovo lei lanciandogli un'altra occhiataccia che avrebbe ucciso chiunque all'istante.
"Va bene la smetto, continua pure."
"Volevo chiedergli qualcosa riguardante Beth ma poi mi sono fermata di colpo appena li ho sentiti parlare verso i camerini. Discutevano di un assolo che Noah avrebbe dovuto cantare al ballo per dichiararsi una volta per tutte a Lauren di fronte a tutta la scuola." disse lei tutto di un fiato agitandosi ancora di più tanto da diventare paonazza.
"Oh mamma!" esclamò Kurt portandosi una mano sulla bocca mentre il suo sguardo esprimeva finalmente stupore e curiosità.
"No, aspetta...hai proprio sentito fare il nome di Lauren? Non è che ti sei confusa come al tuo solito?" le chiesi alzando un sopracciglio con aria scettica sapendo di dover prendere le sue parole con le pinze. Non era la prima volta che si creava un casino dopo che Rachel aveva creduto di vedere o sentire qualcosa che alla fine non si era mai reputata vera, come quella volta che aveva pensato che Kurt e Quinn stessero facendo qualcosa di losco e perverso insieme a Sam facendo entrare in paranoia persino Finn. Pura follia.
"Mercedes io su certe cose non sbaglio mai! Dovresti averlo già capito da un pezzo!" ribattè lei inviperita in tono saccente ed egocentrico mentre Kurt roetava gli occhi sbuffando.
"Certo, se ne sei convinta tu. Mi sembra strano che stessero parlando di un assolo da dedicare a Lauren...specialmente visto che lei li odia e questo lo abbiamo già comprovato quando lo stesso Puck le ha cantato Fat bottomed Girls in aula canto, non mi sembrava felice a fine canzone..." commentai ricordandomi di quell'episodio e dell'aria sconcertata di Rachel quando aveva capito a chi fosse dedicato quel brano. Eravamo tutti sconcertati ma lei di più.
"Va bene! Non l'hanno nominata ma è come se lo avessero fatto! O è per lei oppure è per miss simpatia Queen! Non c'è ombra di dubbio!" la sicurezza delle sue parole stava, però, aumentando la sua rabbia interiore.
"Vuoi provare a farla ragionare tu?"
"No, io ci rinuncio! E' tutta tua." mi rispose Kurt scuotendo la testa con un sorriso sadico sul volto. Contai fino a dieci e feci un profondo respiro prima di rivolgermi di nuovo a lei.
"Rachel cosa centra Quinn adesso? Tra lei e Puck è finita da un pezzo!"
"Si sono baciati dannazione! Lui l'ha persino portata a vedere la bambina! Hanno una relazione clandestina quei due!" sputò fuori lei quasi come se avesse un lanciafiamme a posto della bocca. Era decisamente alterata e no, lei non provava assolutamente "niente" per Puck. Quando avrebbe finito di comportarsi come una scema gelosa?
"Per una che dice di essere con i piedi per terra ne hai di fantasia in quella testolina! Non capisco perchè ti scaldi tanto se mi hai detto che tu e Puck siete soltanto dei buoni amici."
"Ovvio che siamo solo buoni amici e a me non importa in quel senso! Sempre a pensare male voi due con queste mezze frasette allusive! Non voglio che si rovini la vita in questo modo!" sembrava sicura delle sue stesse parole peccato che non mi pareva nemmeno lontanamente convincente. Si accorgeva di quante cavolate stava sparando?
"Rachel è soltanto una stupida canzone mica un anello di diamanti e un mutuo da pagare! Lui ha Lauren...o Quinn e tu esci con Jessie, penso che sia una cosa equa. Dovresti essere felice per lui e non entrare in crisi per delle semplici voci." parlare di voci con Rachel mi sembrava una vera pazzia collettiva.
"Io sono felice per lui! Rachel stai calma, rilassati. Ce la puoi fare, è semplice. Respira." iniziò lei a mormorare tra se senza dare più retta a noi. L'avevamo completamente persa.
"Rachel lo sai che stai parlando da sola come i matti? Se continui così ti facciamo internare." si intromise Kurt con una smorfia guardandosi le unghie perfette che si era fatto da solo.
"Sono perfettamente in grado di andare avanti senza sclerare. Non sono pazza. Ecco, vedete? Va tutto bene. Spero soltanto che Noah non faccia troppo lo spaccone sul palco altrimenti rischia di rovinare la sua...performance." il suo tono astioso e ironico continuava imperterrito quanto il suo finto sorriso pieno di rabbia.
"I maschi e i loro ormoni schizofrenici, si sa che ormai comanda soltanto l'inquilino del piano di sotto. Che pervertiti!" commentò Kurt storcendo il naso.
"Attenzione a Blaine allora, dagli sguardi che ti lancia sembra proprio che anche il suo coinquilino abbia da dire la sua a proposito. Rachel ammiro il tuo autocontrollo ma vedo che sei ancora sconvolta e non cercare di negarlo. Siamo un pò tutti esaltati per via di questo ballo che ormai ha dato la testa agli studenti come se fosse la cosa più importante del mondo e per una sera lo sarà per ognuno di noi. Non saremo più i soliti sfigati, saremo noi che daremo il via alle danze quindi propongo un'uscita la sera prima del ballo, giusto per calmare gli animi. Giusto un gruppetto di poche persone del Glee club. Dimmi di si, ci divertiremo." le proposi all'improvviso mentre un piano astuto mi si formava in mente per rimettere quei due cretini insieme. Avrei dovuto parlarne con Blaine per mettere a punto gli ultimi dettagli ma sapevo benissimo che mi avrebbe dato il suo completo aiuto. Dopotutto avevamo una sfida in ballo ed entrambi volevamo vincere.
"Hai detto un gruppetto..."
"Si, pochi ma buoni. Tranquilla, Finn dovrà trovarsi altro da fare quella sera. Non ti importunerà. Te lo prometto."
"Hai ragione, ci divertiremo. Verrò con piacere." sorrise annuendo lei finalmente più calma rispetto a dieci minuti prima.
"Ottimo, allora inizierò ad organizzare la serata."
"Questa è una bella notizia, avrò l'opportunità di indossare la mia nuova giacchetta con i bordi dorati. A proposito, Mercedes come hai fatto a farti invitare al ballo da Sam?" mi chiese di colpo Kurt cambiando rapidamente discorso verso una zona abbastanza pericolosa per me. ero un pò restiaa a parlare di Sam e di quello che provavo anche se loro due erano i miei migliori amici e avrei voluto sviscerare tutto ma qualcosa me lo impediva.
"A dire la verità è tutto merito di Rachel e delle sue chiacchiere. Ha capito che desideravo andarci e sentirmi bellissima almeno per una sera e ha cercato di darmi una mano, sapeva che a causa delle condizioni in cui Sam si trova sarebbe stato praticamente impossibile che lui andasse al ballo ma alla proposta di un'uscita economica di comune accordo come semplici amici ha accettato. Ovviamente Rachel e Jessie si sarebbero uniti a noi così entrambi abbiamo un patner per passare la serata. Credo che sarà divertente." sorrisi cercando di trovare un modo per non arrossire. Ultimamente, ogni volta che si parlava di lui non ce la facevo a rimanere molto lucida e iniziavo a fantasticare. Tutta colpa di Rachel, mi aveva contagiata con la sua malattia.
"Rachel, pensavo che non lo avrei mai detto, ma mi complimento con la tua ottima scelta per Sam." disse Kurt in tono fiero.
"Grazie, era la cosa più logica da fare visto che entrambi erano senza un compagno. Mercedes merita di partecipare a questa serata non solo come Diva e poi devo ammettere che Sam è piuttosto carino. Non è vero Mercedes?" a quanto sembrava Rachel si era ripresa di colpo visto che aveva ricominciato a blaterare a vuoto come al suo solito.
"Si...è carino per essere uno dei Titans. Solitamente selezionano i giocatori di football anche per quello." risposti dando loro le spelle per controllare di nuovo quel meraviglioso vestito allo specchio evitando i loro sguardi curiosi. Non volevo attirare la loro attenzione.
"Hai ragione, Finn e Noah fanno la loro figura in divisa. Ma stiamo parlando di Sam adesso, piace a tutti vero?"
"Non sapevo che ti piacesse Rachel."
"No, io sono immune al suo fascino da Rocky. Dovresti saperlo Kurt." sembrava quasi orripilata dal commento del nostro amico come se non lo avesse nemmeno preso in considerazione.
"Vedo che ti sei ripresa Rachel." esclamai cercando un qualsiasi appiglio per cambiare discorso ma non sembrava che a lei andasse e aveva sicuramente capito il mio intento. Glielo leggevo negli occhi.
"Ogni Diva sa come superare le sue crisi momentanee, è questo che ci rende superiori. E poi a Mercedes piace Sam." esclamò a voce alta lei sfidandomi con gli occhi a dire il contrario, il suo sorriso soddisfatto era trionfante.
"Io non ho mai detto questo!" ribattei piccata con un pò troppa veemenza cercando di continuare a nascondere quello che mi frullava nella testa da un pò di tempo.
"No ma è la verità. Ammettilo!" quella si che era una sfida in piena regola, mi rifiutavo di cedere.
"Io non ammetto un bel niente! Ti stai vendicando per ogni volta che insinuavo che c'era qualcosa tra te e Puck."
"Si, hai ragione ed è per questo che sono contenta. Finalmente posso ricambiare il favore. A te piace Sam, non mentire." quanto era subdola questa ragazza!
"Si, va bene. Lo ammetto! Mi piace Sam e allora? Io almeno l'ho detto tu invece continui a fare la finta stupida per orgoglio. Non so quanto possa farti bene a lungo termine questa tua fermezza di opinione. Te lo garantisco, ammettere di essere innamorata di una persona non è così traumatico come credi...specialmente se l'altra persona ricambia." commentai rimettendola al suo posto mentre mi mettevo allo scoperto di fronte ai miei migliori amici. Ormai non potevo più nascondermi, non potevo più tornare indietro sui miei passi e rimangiare le mie stesse parole.
"Colpita e affondata Rachel." ridacchiò Kurt facendo infastidire la terza Diva del gruppo.
"Pensa per te Hummel, sbaglio o sei stato tu a penare finchè Blaine non ha effettivamente capito che eri tu il suo lui. Non credo che dovresti parlare in merito." ribattè acidamente Rachel sentendoi punta sul vivo.
"La situazione era ben diversa." replicò Kurt con finta aria di sufficienza quando sapevamo entrambe che cosa aveva dovuto passare durante quei lunghi mesi ad adorare Blaine torturandosi per la loro vicinanza giornaliera. Un cellulare iniziò a squillare.
"Se lo dici tu...scusate, è Jessie. Torno subito." disse Rachel portandosi il cellulare all'orecchio per rispondere al suo spasimante. Notai l'ombra di un sorriso titubante sulle sue labbra, una certezza in più che urlava a chiare lettere che avrebbe voluto che fosse un'altra la persona all'altro capo del telefono.
"Jessie..." sbuffai storcendo la bocca.
"Già, Jessie. Non credere che non abbia capito il motivo della tua improvvisata con questa festicciola tra pochi amici. Che intenzioni hai Mercedes?"
"Voglio vincere e credo sia arrivato il momento di giocare sporco con quei due ed è arrivata l'ora di liberarsi una volta per tutte di Jessie St. James." proclamai con assoluta certezza come se fosse una sentenza definitiva. Doveva andare così e basta, non c'erano altre vie d'uscita per me.
"Dopo le audizioni per quel maledetto assolo, che senza dubbio quell'egocentrico ha boicottato dall'inizio alla fine, avrei voluto vederlo volentieri schiacciato sotto un tir o qualcosa di più pesante mentre faceva uno dei suoi soliti gorgheggi per riscaldare la voce. Ma, come ho già ribadito qualche giorno fa, non mi metterò in mezzo tra quei tre. Qualcuno si scotterà parecchio per questa storia ed io non mi sento in grado di essere responsabile di questo, ci tengo molto a Rachel nonostante tutto e so con certezza che sarà lei a soffrire di più." dichiarò Kurt togliendosi per l'ennesima volta da quella sfida. Non condividevo la sua opinione.
"Preferisci vederla soffrire in silenzio da sola senza nemmeno spingerla ad affrontare un passo in avanti che la porterebbe molto probabilmente ad essere felice? Io no, mi dispiace. Voglio vederla provarci, vivere quella storia. Se non fosse stato per Rachel a quest'ora non ci sarebbe stato nessun ballo dove andare con Sam e nessuna festa nella quale non sentirmi più la solita sfigata del Glee club. Rachel non è una persona facile e spesso sa farsi odiare dagli altri ma se è riuscita a trovarsi qualcuno che riesca a sopportarla e che nutre dei veri sentimenti per lei è un'occasione unica che non va sprecata. Io devo molto a Rachel, voglio vederla felice...così magari la smette di rompere le scatole a noi e si concentrerà anima e corpo a far rincretinire Puckerman. Sono sempre più decisa ad aiutarla."
"Fa come vuoi, ma dubito che tu e Blaine riuscirete a far mettere insieme quelle due teste dure." commentò lui lasciando in sospeso il discorso mentre andava a vedersi allo specchio per rimettersi a posto il ciuffo. Il solito Narciso. Presi il cellulare dalla borsa e selezionai il nome di Blaine come destinatario del messaggio.
"Domani sera festa, tieniti libero. Missione Puckleberry in atto, ho bisogno di te. Vinceremo ;)" sorrisi sorniona ed eccitata per l'idea che avevo in mente. Rachel e Puck avrebbero rischiato di essere felici per una volta, dovevano iniziare a tremare.


Della serie meglio tardi che mai ecco il nuovo capitolo di Mercedes e la seconda parte di ciò che accade nei camerini delle donne...sono successe un pò di cose in entrambi i reparti a quanto pare.
Ringrazio tutti voi...lettori e commentatori...spero che la storia continui a piacervi ;) vi chiedo di nuovo scusa per la mia assenza ma ho il trasloco imminente e tante cose da fare, adesso ho un pò di tempo per riaggiornarmi con capitoli e storie arretrate. finalmente commenterò anch'io!!!
Prossimo capitolo dedicato a Rachel e ai consigli di una madre...e tante altre cosuccie che accadranno...mi sto divertendo a fare la sadica
besos
kia



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Capitolo 17
*** Rachel ***


Nonostante avessi fatto credere a Kurt e Mercedes di essermi ripresa dalla crisi d'isterismo, nei camerini del reparto donna, in realtà la stavo vivendo tutt'ora. Ero ancora così turbata dai discorsi dei ragazzi su quel maledetto assolo che avrei voluto dare buca a Jessie, al professor Shue, al Glee club e a quello stupido ballo che mi stava dando fin troppi grattacapi ancor prima di iniziare. Cos'avrei dovuto fare adesso? Forse era una cavolata e magari avevo capito male, come aveva ribadito più volte Mercedes, ma non facevo altro che pensare a Noah sul palco, con l'accompagnamento dei ragazzi del club di musica, che si esibiva per dichiararsi a Lauren...o a Quinn. Perchè diamine non riuscivo a togliermelo dalla mente? Stavo letteralmente impazzendo. Poteva essere una cosa da poco conto ma per me non lo era, stavo andando in paranoia e proprio per questo mi trovavo davanti a una porta ancora un pò titubante non sapendo come affrontare la questione. Avevo bisogno di un aiuto per fare chiarezza e non mi era venuta in mente altra persona se non la mia mamma biologica. Il nostro era un rapporto strano e complicato ma speravo in un qualche consiglio da donna matura e saggia...più o meno visto e considerato di chi stavo parlando. Shelby non si comportava proprio da madre con me ma era il mio unico punto di riferimento in quel momento, certamente non potevo raccontare tutto ai miei due papà gay. Non ci nascondevamo niente ma quella "cosa" con Noah era un pò troppo grande e importante rispetto ai miei standard normali del tipo: "Finn mi ha baciata alle Regionali" e "adesso finalmente giriamo per la scuola mano nella mano e le altre si girano a lanciarmi occhiate invidiose". Avevo sviscerato ogni cosa che mi era successa con Finn e adesso non me la sentivo più, avevo bisogno della mia mamma. Sempre se lei fosse stata d'accordo. Feci un profondo respiro per darmi un pò di coraggio e bussai alla porta aspettando una risposta con impazienza. Shelby venne ad aprire e mi fissò un pò stralunata, controllando se fossi sola o meno, ed infine mi fece accomodare. Feci attenzione a dove mettevo i piedi e addocchiai Beth gattonare verso di me con il sorriso made in Puckerman che mi aveva sempre conquistata. Ormai era il mio debole, lo sapevo bene. Mi chinai per prenderla tra le braccia e la sentii mormorare il mio nome con entusiasmo. La strinsi a me chiudendo gli occhi per affondare il viso tra i suoi boccoli biondi troppo simili ai capelli di Quinn, annusai il suo dolce profumo di bimba e mi tornarono in mente i giorni trascorsi con lei e suo padre. Perchè continuavo a torturarmi così? Beth mi era mancanta tanto quanto lui, avevo un debole per i Puckerman e questa non era una cosa positiva. Non per il mio cuore almeno.
"E' da molto che non ti vedo. Credevo che Puck fosse riusciuto a riportarti indietro con se per una delle vostre solite visite alla bambina eppure non è mai accaduto nelle ultime settimane. E' successo qualcosa?"
"No...è soltanto un periodo estenuante. Mi sento un pò sotto pressione." sbuffai abbassando lo sguardo per terra.
"Sicura che sia solo questo? Rachel sei pur sempre mia figlia, abbiamo la stessa gestualità quando fingiamo di stare bene e tu mia cara hai qualcosa che va oltre la frase sotto pressione. Riconoscerei i problemi di cuore lontano un miglio, ci sono passata un sacco di volte. Vieni, andiamo a sederci in sala. Vuoi un bicchiere d'acqua?" mi chiese lei spiazzandomi. L'anno precedente le avevo confidato il fatto che i miei papà mi davano sempre dell'acqua quando mi sentivo triste arrabbiata o, come in quel caso, impotente e adesso persino lei stava mettendo in atto quella tradizione. Lei se ne ricordava ancora, questo mi fece piacere.
"Si, grazie." le sorrisi grata per quel gesto stranamente da madre. Aspettai che ritornasse con uno dei suoi boccali con le stelline, me lo porse dopo che mi sedetti sul divano con Beth in braccio e si accomodò al mio fianco osservarndomi attentamente. Mi faceva ancora uno strano effetto essere accanto alla mia mamma a parlare dei miei problemi.
"Raccontami tutto. Sono stata assente per diciassette anni della tua vita ma adesso sono qui per te. Vuoi dirmi cosa ti sta succedendo?" quante volte avrei voluto sentire quella frase e adesso eccola li, tutta per me pronunciata proprio da lei. Ero felice.
"Tutto intorno a me sta girando troppo velocemente e mi sembra di non riuscire più a raggiungere nessuno. Forse nemmeno le Nazionali. E' da tanto tempo che voglio vincerle e non mi farò più schiacciare sotto i piedi da nessuno, ma ogni volta che cerco di avvicinarmi alla meta c'è sempre qualcosa che mi fa retrocedere a tutta velocità. Ci metto tutta me stessa nel Glee club, scavalcando persino gli altri perchè in pochi possono competere con la mia bravura, eppure mi sembra una meta sempre più irraggiungibile. Assoli e duetti da preparare, tenere con presa ferrea l'unità del club, i miei papà che blaterano di continuo di quanto Noah sia un bravo ragazzo ebreo, Finn che mi fa gli agguati a scuola e ancora non ho capito cosa vuole da me dopo aver ufficializzato il suo rapporto con Quinn, Jesse che torna all'improvviso spiazzandomi e travolgendomi di nuovo la vita come se niente fosse...e aggiungiamo pure il fatto che i Vocal Adrenaline continuano a spadroneggiare tutti gli altri Glee club rendendo quasi superflua la gara. Sunshine vincerà di nuovo ed io potrò soltanto nascondermi nella prima fossa profonda che vedrò, farò di nuovo una pessima figura e di certo non voglio assistere agli sguardi arrabbiati dei miei compagni per essermela lasciata sfuggire quella volta solo per paura che mi soffiasse il ruolo nel gruppo. Non ce la faccio più, sto diventando più nevrotica del normale. Lo eri anche tu quando eri stata nella mia stessa situazione al liceo?" le chiesi con agitazione vedendo che annuiva con comprensione. Lei mi capiva.
"Nulla è mai facile, credevo di poter fare tutto io senza chiedere l'aiuto dei miei compagni ma mi stavo soltanto esaurendo. Questo sbaglio lo stai commettendo pure tu. Hai altri dodici compagni sui quali fare affidamento, anche a loro interesserà vincere e credo che se glielo chiedessi potrebbero aiutarti in qualche modo a toglierti tutto questo peso che ti sei gravata sulle spalle da sola. Impara a chiedere e non a fare dittature almeno per una volta, qualcuno mi ha fatto notare che potresti anche divertirti." mi sembrava uno dei soliti discorsi di Noah.
"Non posso mollare proprio adesso che siamo ad un passo dalle Nazionali. Ho come il terrore di lasciarmi andare e vedere le Nuove Direzioni fare un grosso buco nell'acqua distruggendo ogni possibilità di vittoria."
"Non siete poi così male quando vi esibite, dai loro un pò di fiducia. Spiegami meglio di Finn...non eravate un pò come la coppia perfetta del gruppo?"
"Non siamo mai stati la coppia perfetta anche se ho sempre pensato il contrario cercando in ogni modo di mettermi con lui. Ci sono stati troppi tira e molla tra di noi e dopo aver scoperto la sua relazione segreta con Quinn ero soltanto delusa e infuriata, non avevo più nessuna voglia di sprecare altro tempo ad aspettarlo invano. Lui non è mai riuscito a decidersi del tutto tra noi due e sinceramente non credo di avere più la pazienza di assecondare i suoi capricci del momento. Ho altro di più importante a cui pensare e lui di certo non è al centro dei miei pensieri. A volte sembra voler flirtare cercando di non farsi vedere da Quinn, altre volte inizia a fare scenate sul ritorno di Jesse o, secondo la sua stramba opinione, sulla mia ambigua amicizia con Puckerman....per non parlare del tormento con il ritorno di fiamma tra Puck e Quinn. Crede che sia di sua proprietà! E' fuori di testa!" scossi la testa esasperata da quella situazione senza senso. Tenevo molto a Finn ma il suo comportamento stava peggiorando a vista d'occhio e di certo non lo stava migliorando ai miei occhi.
"E' solo geloso e ancora non sa quello che vuole, è ancora troppo giovane per capirlo. Anch'io alla mia età a volte ancora non so quello che voglio. Cosa mi dici del ritorno di Jesse? Cosa provi?"
"Jesse...ammetto che sono profondamente confusa sulla questione. Sono ancora scossa per via di quello che è successo alle Nazionali l'anno scorso e del suo comportamento da stronzo, mi ha fatto molto male quando mi ha preso in giro di fronte ai suoi compagni, dopotutto non sono insensibile. Ero innamorata di lui, alla fine c'ero cascata con tutte le scarpe. Quando l'ho rivisto qui l'altra volta con in braccio Beth ho provato di nuovo qualcosa di forte. Ero felice di rivederlo perchè mi è continuato a mancare in tutto questo lungo anno ma allo stesso tempo avevo paura di cedere alle sue lusinghe, perchè dubitavo fin da subito che non sarebbe successo nulla tra di noi, e ritrovarmi con un pugno di mosche quando lui se ne sarebbe andato via di nuovo lasciandomi sola. Questa volta potrebbe emotivamente annientarmi se tornassi ad amarlo come prima. Sto provando a fidarmi di lui, ma la strada è ancora lunga."
"Non credo ci sia bisogno di ripeterti che l'anno scorso Jesse mi ha fatto il favore di riunirmi a te. Non avevo secondi fini e di certo non ero stata io a ordinargli di iniziare una relazione con te. Inizialmente era quasi come un gioco per lui ma poi tutto è cambiato ed i suoi sentimenti sono diventati reali. Non penso che si sarebbe fatto avanti se già non ti avesse trovata interessante, gli piacevi. Lui voleva te. Non dubitarne mai, anche adesso lui vuole te. Altrimenti non sarebbe tornato in questo piccolo paesino di provincia per entrare a fare da supporto nella gestione di un Glee club. Lui ha molte possibilità davanti a se ma ha deciso di essere qui per te."
"Lo so, me ne ha parlato e questo ha appianato un pò la rabbia cieca che provavo verso di lui. So per certo che non lo ucciderò. Spero di riuscire a costruire qualcosa con lui, anche se si trattasse soltanto di una splendida amicizia so di non volermi arrendere...ho persino accettato di andare al ballo con lui. Chissà...comunque non sono arrabbiata con te per quello che è successo, adesso riesco a capire un pò di più i tuoi motivi per sconvolgermi la vita e ti devo ringraziare. Mi è sempre mancato avere una mamma accanto a me e sono contenta per quello che stai facendo con Beth. Le stai dando un'infanzia serena e piena d'amore, non ho mai visto Noah più felice di così. E' bello vederlo sorridere." osservai attentamente la bambina, così simile ai suoi veri genitori, e ci vidi il ghigno scemo di suo padre. Non avrei potuto volerle più bene.
"E qua si ritorna al concetto dell'ambiguità dell'amicizia che ti lega a Noah Puckerman. Cos'è successo tra di voi? Ho notato che vi siete un pò allontanati dal ritorno di Jesse. Perchè? Sono rimasta sorpresa quando non ti ho più vista varcare quella soglia insieme a Puck."
"Non...non so cosa risponderti. Jesse non ha turbato solo me e comunque penso che il distacco fosse inevitabile prima o poi, ognuno avrebbe preso strade diverse dopo il diploma...siamo solo al liceo!" blaterai con frasi inconcludenti cercando di trovarci una scusa qualsiasi che mi sembrava più un'arrampicata sugli specchi. Non sapevo proprio cosa dirle su di lui.
"Si ma questo non preclude il fatto che per te Puck è molto importante e che ci sei rimasta male per il fatto che si sia messo da parte trascurando la vostra amicizia. Non scorgo più nei tuoi occhi la stessa luce che ti brillava ogni volta che ti vedevo mentre ti prendevi cura di Beth insieme a lui. Sembri più spenta." quella per me era come una pugnalata al cuore. Faceva male.
"Noah è la costante incognita nella mia vita. Non so cosa fare."
"Forse è il caso di raccontarti un pò di me e di quello che ho vissuto con il mio migliore amico. Sei mia figlia ed è tempo che tu sappia un pò più su di me, magari imparerai dai miei stessi errori e riuscirai a non caderci anche tu. Si chiamava Tom, era un uomo straordinario ed io me ne innamorai subito, non scorderò mai ogni singolo momento passato con lui. Iniziammo a frequentarci prima da semplici amici poi come una coppia ed era come aver trovato la mia versione maschile, ci piacevano le stesse cose e andavamo d'amore e d'accordo...aveva una splendida voce e quando facevamo i duetti era una cosa sublime, a volte invidiavo il suo talento e questo portò a spronarmi sempre di più per cercare di arrivare al suo livello e a superarlo anche se a me non sembrava mai abbastanza. Ero un pò come te, i nostri geni sono duri a morire. Era la relazione perfetta e credo di aver fatto finta di non accorgermi dei piccoli segnali che pian piano iniziava a trasmettermi, anche senza averlo capito lui stesso, finchè non potei più negare l'evidenza. Tom era gay e, nonostante mi amasse davvero, ero diventata la sua ragazza di facciata. Questo ferì entrambi, nessuno dei due voleva separarsi l'uno dall'altra nonostante l'impossibilità del nostro rapporto. A Tom non potevo bastare...se non ricordo male aveva preso anche una mezza decisione di farsi donna una volta, ma non è questo il punto. Io sapevo quanto era importante avere qualcuno accanto che ricambiasse il mio amore con cui condividere la vita, senza mai rinunciare a combattere per stare insieme perchè è l'unico con cui riesci veramente ad essere te stessa. Io e te siamo più simili di quello che sembra Rachel, masochismo ed egocentrismo incluso. Non volevo rinunciare a lui. Io adoro cantare, ho vissuto gran parte della mia vita facendo soltanto questo ma in realtà ho sempre saputo che le uniche due persone veramente importanti nella mia vita siete stati tu e Tom e adesso anche Beth...era con me mentre tu nascevi e in tutti i nove mesi di gravidanza, era lui quello che mi prendeva la mano cercando di incoraggiarmi ad andare sempre avanti. Per un primo momento aveva cercato persino di convincermi a tenerti ma poi ha capito che non avrei rinunciato ai miei sogni, anche se questo voleva dire pentirmi successivamente di averti data in adozione, e mi è rimasto lo stesso vicino. Non voleva perdersi neppure un attimo, era come se fossi un pò anche figlia sua. Sarebbe stato un ottimo padre e tu lo avresti adorato quanto me."
"Dov'è finito adesso Tom?" le chiesi ancora molto colpita dalla storia che mi aveva appena raccontata. Avevo quasi paura di quello che mi avrebbe risposto, non volevo sembrare senza tatto.
"E' morto alcune settimane dopo la tua nascita, aveva un tumore al pancreas e quando i medici se ne sono accorti ormai era troppo tardi. Si era esteso troppo velocemente. Ha vissuto più del tempo che gli avevano dato e questa era come una vittoria preziosa per noi, qualcuno ci aveva concesso più tempo ed io non potevo far altro che ringraziare di quel dono. Mi manca terribilmente ogni giorno ma se penso a tutto quello che abbiamo trascorso insieme non posso che esserne felice. Se non ci fosse stato lui a quest'ora non sarei qui con te a parlare, forse non saresti nemmeno esistita. Tutto sarebbe stato diverso, non avrei adottato neppure Beth. Quello che voglio farti capire è che nonostante Tom ed io non potessimo essere una coppia per evidenti motivi questo fatto non ci ha mai fatto allontanare l'uno dall'altra. Certo, a volte litigavamo per delle cavolate ma alla fine eravamo sempre noi, uniti. Qualunque cosa sia successa tra te e Puck, o non sia successa, risolvila in fretta perchè si vede e si sente la differenza di quando siete lontani l'uno dall'altro...e fidati, non è una bella vista. Per una buona volta metti da parte dubbi paure ed orgoglio e sii felice, so che con lui potresti riuscirci." quelle parole mi fecero un certo effetto. Sarei riuscita veramente ad essere felice con lui? Oppure era una cosa passeggera come le altre volte?
"Shelby, Tom è il mio papà biologico?" volevo veramente sapere la verità e quasi speravo che fosse così.
"No Rachel, ma tu non sai quanto lo avrei voluto. Ti amava come se fossi sua figlia e quando cantava al mio pancione la ninna nanna metteva sempre i pezzi più dolci di Barbra Streisand e di Patti Lupone. Penso che questo ti abbia contagiata fin da quando eri un'embrione." sorrise lei con affetto a quel ricordo del passato.
"Penso di si. Avrei voluto conoscerlo." ricambiai il suo sorriso sentendo la nostaglia per un uomo che non avrei mai conosciuto.
"Lo avrei voluto tanto anch'io. Rachel non mollare come ho fatto io, segui il tuo cuore e raggiungi la tua meta. Ascoltalo perchè solo lui sa dirti la verità che tentenni ad ammettere. Dopo aver sentito il passato della scandalosa relazione con il miglior amico gay di tua madre, che cos'hai in mente di fare con Puck? Vuoi lottare per riaverlo nella tua vita? Oppure riuscirai a essere felice anche senza di lui? Tu provi le stesse cose che io provavo per Tom, non è vero Rachel?" a quelle parole mi tremarono mento e labbra e una lacrima scese solitaria sulla mia guancia tradendomi. Mi aveva appena letta come un libro aperto ed io mi sentivo così vulnerabile che alla prima lacrima iniziarono ad aggiungersene altre facendomi piangere. Istintivamente strinsi tra le braccia la bambina, che giocherellava con una ciocca dei miei capelli dicendo il mio nome, e mi arresi all'inevitabile quasi come fosse una sconfitta. Una sconfitta tra ragione e sentimento, ironico. "Su, vieni qua." mi sussurrò Shelby stringendo Beth e me in un abbraccio materno e confortante. Avevo sempre sentito un vuoto dentro per la mancanza di questa bellissima sensazione e adesso di colpo l'avevo trovata, avevo trovato mia madre. Piansi tutte le lacrime che avevo in corpo mentre lei ci faceva ondeggiare accarezzando i capelli di entrambe le sue bambine. Assaporai quel momento come se fosse la cosa più preziosa al mondo e lo era. Restammo così, strette le une alle altre, per diversi minuti finchè Beth non ci riportò alla realtà facendo un ruttino. Shelby ed io ci guardammo sorprese e Beth scoppiò a ridere facendo ridere anche noi due. Le diedi un bacio sulla fronte come facevo solitamente con suo padre e le sorrisi dolcemente asciugandomi le lacrime. Shelby mi diede un fazzoletto ed io accettai ringraziandola. Proprio in quel momento squillò il cellulare di mia madre e contemporaneamente suonarono alla porta, ci guardammo leggendoci nello sguardo e facemmo un cenno con il viso. Lei andò a  rispondere al cellulare ed io presi in braccio Beth per andare verso la porta. Sapevo già chi fosse, avevo detto a Jesse di incontrarci a casa di mia madre per poi uscire insieme come lui mi aveva chiesto. Aveva detto che voleva farmi una sorpresa quindi non avevo la più pallida idea di dove volesse portarmi ed io morivo dalla curiosità. Magari quell'uscita avrebbe cambiato le carte in tavola facendo decidere una volta per tutte il mio cuore decisamente titubante. Forse mi avrebbe fatto dimenticare Noah. Posizionai meglio Beth tra le braccia e aprii la porta con un sorriso ma mi trovai danti qualcuno che proprio non mi aspettavo di vedere quel giorno. Non era Jesse quello di fronte a me, era Noah che accarezzò dolcemente la guancia di sua figlia per poi incatenare lo sguardo al mio. Mi sentii persa per l'ennesima volta. L'ultima lacrima, ancora trattenuta dalle ciglia, mi rigò il viso ma io nemmeno me ne accorsi se non fosse stato per lui. Si avvicinò di scatto con espressione preoccupata e mi passò un dito sulla guancia per asciugarmi quella lacrima traditrice, quella che avevo versato per lui soltanto qualche secondo prima.
"Rachel tutto bene? Cos'è successo?"
"Nulla, non preoccuparti. Solo un pò di irritazione agli occhi, adesso è passata." mormorai evitando il suo sguardo magnetico.
"Sicura che non c'è nient'altro?"
"Si, tranquillo. Adesso sto bene. Guarda Beth, è arrivato papà. Dì ciao a papà." dissi alla bambina indicandole Noah per cercare di cambiare discorso. Sembravo patetica, Kurt mi avrebbe dato ragione.
"Ciao amore, sei bellissima oggi. Come stai?"
"Pa-pa..."
"Voleva me o la pappa?" mi chiese alzando un sopracciglio con finta confusione.
"Che stupido! Voleva te Puckerman!" ribattei canzonandolo evitando di dirgli che anch'io volevo lui.
"E tu cosa vorresti?" quella domanda ad effetto mi spiazzò completamente facendomi venire il vuoto nella mente. Cosa intendeva dire Noah? Cosa ci facevo li in quel momento con in braccio sua figlia? Ma, soprattutto, come mi chiamavo io? Non ricordavo più niente, tabula rasa, nemmeno come si faceva a respirare. Quando lui si chinò verso la bambina per darle un bacio quasi mi venne un colpo e trasalii rischiando di cadere a terra come una scema. Lui mi mise una mano sul braccio come per sorreggermi e poi sfoggiò il suo solito sorrisetto alla Puckzilla, per il quale avevo un debole, e si avvicinò lentamente facendo impazzire il mio cuore. Mi mancava l'aria...quanto erano invitanti le sue labbra carnose...smettila Rachel! Sapeva quello che stava provocando in ogni mia fibra? Maledetto Noah Puckerman! Cosa voleva fare adesso? Perchè mi stava guardando in quel modo? Oddio! Chiusi gli occhi d'istinto e sentii le sue labbra morbide posarsi sulla mia guancia, un pò troppo vicino all'angolo della bocca. In quel momento avevo la salivazione pari a zero, deglutii a vuoto. Riaprii gli occhi e ritrovai quel suo sorrisetto sfrontato da chi la sapeva lunga, lo aveva fatto apposta! Lui lo sapeva! Non sapevo se esserne infuriata o imbarazzata. O letteralmente cotta di Noah Puckerman. Il campanello della porta mi riportò di colpo alla realtà e mi feci avanti per andare ad aprire, mi ritrovai davanti un Jesse con un sorriso smagliante e i miei sensi di colpa salirono vertigiosamente alle stelle. Mi ero dimenticata di lui! Come avevo potuto?
"Ciao Rachel, sei pronta?"
"Si certo, aspetta um attimo. Noah puoi prendere la bambina? Grazie." gliela passai tra le braccia sfiorando la sua pelle. Mi trattenni dal sussultare un'altra volta.
"Ciao Puckerman." lo salutò Jesse facendo il suo sorriso da platea che mi fece dubitare del fatto che fosse vero.
"St. James. Dove andate di bello?" glii chiese Noah facendo un cenno verso il mio accompagnatore.
"E' una sorpresa, spero le piaccia. Ci vedremo presto."
"Contaci." quell'unica parola era come una minaccia alle mie orecchie.
"Shelby è di la al telefono ma penso che abbia finito. Tesoro rimani con papà e non farlo disperare, chiedigli di cantare una delle tue canzoni preferite. Ha una bella voce e sarà felice di esaudire un tuo desiderio. Ti voglio bene Beth." mi chinai a baciarla sulla fronte facendole una carezza sulla guancia, lei ridacchiò per il solletico che le stava facendo Noah e disse il mio nome. Amavo quella bambina quanto amavo suo padre. Ormai stavano diventando il mio mondo. Incrociai lo sguardo acceso di Noah e gli sorrisi. "Ciao Noah, a domani."
"Ciao Rachel, ti aspetterò." mormorò lui con una strana luce negli occhi. Sembrava una promessa, non una di quelle solite frasi per chiudere un discorso ma qualcosa di più importante. Qualcosa che mi fece sciogliere come neve al sole. Esisteva una cura miracolosa contro questa malattia? Feci del mio meglio per sorridere a Jesse e mi chiusi la porta alle spalle allontanandomi da quella casa e dalle persone che amavo.

Ed eccomi di nuovo di ritorno, mi sembra passato un secolo dall'ultima volta. Trasloco finalemente finito del tutto e adesso mi godo casa nuova...mi sono arrivate tante altre idee per nuove fan fiction che spero di riuscire a scriverne gran parte di esse. Incrociamo le dita.
Allora, Rachel sta andando letteralmente fuori di testa e fatica ancora a prendere il toro con le corna e ammettere qualcosa che potrebbe renderla felice. Shelby finalmente sta iniziando piano piano a fare il suo dovere come madre, speriamo che regga ancora. Noah non so, cosa ne pensate voi? Chissà adesso cos'altro succederà a Rachel...il ballo si sta avvicinando così come le Nazionali...andrà tutto come hanno scritto gli sceneggiatori? Sadismo inside ;)
Prossimo capitolo interamente dedicato a Noah e alla pudica tranquilla e silenziosa festicciola di Mercedes e Blaine senza alcol...piuttosto casta e senza alcun gioco che implichi preoccupanti e strani epiloghi...vi ho messo qualche pulce nell'orecchio? Staremo a vedere.
Spero di non avervi deluso con questo capitolo. Ringrazio tutti voi. Vi prego commentate, voglio sapere cosa ne pensate.
baci
kia




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Capitolo 18
*** Puck ***


Continuava a tornarmi in mente l'immagine di Rachel con mia figlia in braccio e quella lacrima solitaria che in qualche modo rovinava la scena. Avevo capito che c'era qualcosa che non andava, era triste e lo sentivo ma lei aveva finto di stare bene cercando di distrarmi con Beth. Avevo accettato la sua scusa un pò fiacca facendo finta di niente, nonostante la continua preoccupazione per lei, poi era cambiato tutto in pochi istanti. Aveva sorriso, era sobbalzata alla mia vicinanza, le sue guancie erano diventate rosse e il suo sguardo...cavolo, il suo sguardo magnetico misto tra imbarazzo ed eccitazione mi aveva fatto ribollire il sangue nelle vene. Puckzilla sapeva ancora fare bene il suo lavoro con le donne, ma adesso me ne interessava soltanto una in particolare, quella che non mi ero ancora portato a letto. Rachel Berry. Non era un'ossessione puramente sessuale la mia da ragazzo respinto ma sapevo che in ballo c'era molto di più, c'erano i nostri sentimenti in gioco ed io non volevo rischiare di fare un passo più lungo della gamba e rovinare tutto quello che fin'ora ero riuscito a costruire con lei. Sembrava felice con Jesse ma i suoi occhi non erano mai riusciti a mentirmi, erano come un libro aperto per me. Era come se fossi il solo lettore a capire quello che nascondevano. Sapevo che non le ero per nulla indifferente, riconoscevo i segnali di una donna quando li avevo davanti e lei di certo non era immune al mio fascino, ma volevo capire dove arrivava il suo interesse e fin dove potevo spingermi. Se mi fossi fatto avanti avrebbe accettato le mie avances? Oppure mi avrebbe voltato le spalle dicendomi di aver rovinato la nostra amicizia? Non sapevo più cosa fare ma ero sicuro di volere lei. Soltanto lei, Rachel. Avrei rischiato oppure no con lei? Era un gioco troppo pericoloso perchè perdela come amica avrebbe significato perderla per sempre ed io non ero disposto a lasciarla andare nè ora nè mai. Spazientito, accesi la televisione e la console e selezionai un gioco dove avrei picchiato a sangue qualche nemico giusto per il gusto di sfogarmi un pò in qualche modo visto che se avrei fatto la stessa cosa con Finn o Jesse Rachel non me lo avrebbe mai perdonato. Dopo dieci minuti buoni di sano sadismo che mi decretarono il miglior record di quel livello mai raggiunto fin'ora, sentii il suono del campanello della porta e mia madre gridare dalle scale il mio nome. Feci finta di ignorarla e continuai a giocare imperterrito perchè non ne avevo ancora avuto abbastanza finchè la porta della camera non si spalancò di colpo per far passare Sam con in braccio Artie. Decisamente una strana accoppiata in una strana posizione. Sam fece sedere Artie sul mio letto ed entrambi si misero a guardarmi spazientiti.
"Cosa ci fate voi due qui a quest'ora? Se non ricordo male non c'era nessun uscita in programma questa sera."
"Qui ti sbagli, c'è un contrordine. Noi tre usciamo a divertirci stasera. Alcol e bambole fratello!"
"Alcol e...Artie ti sei fumato qualcosa prima di venire qui?" lo fissai stralunato con un sopracciglio alzato e pieno di dubbi sulla sua sanità mentale.
"No, ma forse avrei dovuto visto che tu sei qui a giocare come un bambino." quella frase provava una volta per tutte che fosse pazzo. Di cosa stava blaterando?
"Questo gioco me lo hai passato tu la settimana scorsa, te ne sei dimenticato?"
"Baggianate. Sam spegni tutto." il biondino seguì gli ordini piazzandosi di fronte a me dandomi la schiena e spense il televisore interrompendo i miei giochi.
"Ehy!" esclamai contrariato mentre gli lanciavo uno sguardo inferocito che avrebbe fatto intimorire chiunque.
"Scusa amico ma sono ordini superiori, non possiamo disobbedire. Vestiti e fai in fretta perchè siamo già in ritardo nella tabella di marcia."
"Si può sapere chi è che comanda? Dovrei scambiarci qualche parolina..." borbottai stringendo i pugni spazientito. Chi diavolo aveva intenzioni di trattarmi come la sua marionetta? Io non prendevo ordini da nessuno!
"Spiacente, il capo rimarrà nell'ombra. Puck lo so che qualsiasi cosa ti metta addosso un coro di sospiri adoranti femminili ti segue a ruota rendendo i fidanzati furenti e gelosi, ma questa sera dovrai dare il meglio di te. Dovrai far ribollire tutti gli ormoni in quella stanza." spiegò Artie in modo sistematico mettendosi a posto gli occhiali sul naso.
"Perchè?"
"Niente domande e vatti a vestire. Sbrigati." ribattè Artie non facendosi distrarre dalla mie domande. Sam mi lanciò una maglietta nera attilla con un disegno sul davanti e un paio di jeans ancora nuovi, li presi al volo facendo una smorfia. Non avrei neppure avuto la possibilità di scegliermi i cosa indossare, ottimo.
"Agli ordini." borbottai controvoglia rifugiandomi in bagno per andarmi a fare una doccia veloce e a cambiarmi come stabilito.
Appena uscii dal bagno con il ghigno made in Puckerman, che le donne trovavano sempre seducente, Artie e Sam mi diedero il loro ok facendo di si con la testa. Avevano approvato appieno la mia mise da stallone in fase da rimorchio ed io mi chiesi dove volevano andare a parare quei due. Non avevo nessuna voglia di uscire a divertirmi e fare avances a qualsiasi ragazza mi capitasse a tiro, ormai non ero più quello di una volta. Non mi interessava più quella vita. Nei miei pensieri c'era solo lei e quello mi fregava, non avrei neppure avvicinato una ragazza senza confrontarla a Rachel e, anche se fosse stata meno fastidiosa della stella delle Nuove direzioni, la cosa non avrebbe mai cambiato le carte in tavola. O Rachel o nessuna, piuttosto mi sarei fatto monaco a vita. Blasfemia, lo so, Puckzilla non ce l'avrebbe mai fatta a stare buono e calmo per sempre quindi la Berry si doveva dare una mossa a dire o fare qualcosa altrimenti sarebbe scoppiato. Maledetti sentimenti! Perchè c'ero cascato di nuovo? Prima con Quinn e adesso con Rachel e con lei era tutto diverso, mi sembrava di esplorare in mondo nuovo e pericoloso. Mi passai il dopobarba sulla pelle, quello che una volta Rachel aveva annusato sospirando pensando di non essere vista, e decisi che almeno per una sera avrei cercato in tutti i modi di togliermi quella mora dalla testa. Non doveva sempre essere lei a comandare i miei ormoni! Aiutai Sam a portare Artie giù, facendolo sedere sulla sedia a rotelle, e li seguii fuori nel vialetto addocchiando l'auto del biondino. Li vidi scambiarsi un fugace e ansioso sguardo d'intesa e Sam mi invitò a seguirli con la mia macchina in quanto c'erano parecchie cianfrusaglie nel bagagliaio e avrebbe dovuto mettere la sedia a rotelle nei sedili posteriori ed io sarei stato piuttosto scomodo, sentivo quanto puzzava quella scusa patetica ma evitai a fare domande perchè in realtà non mi interessava più di tanto. Sarebbe stata una delle tante serate del buon vecchio maniaco Puckzilla e sapevo già come sarebbe andata a finire, pomiciate con più ragazze e alcol a volontà, e la cosa non mi faceva ne caldo ne freddo. Sarei andato avanti con il pilota automatico facendo ciò che tutti si aspettavano da me. Puckerman si sarebbe divertito e avrei lasciato Noah a casa a disperarsi per una ragazza che lo reputava il suo miglior amico. Misi in moto e ingranai la marcia seguendo la Jeep rossa di Sam. Riconobbi immediatamente il locale dove mi stavano portando e mi chiesi per l'ennesima volta cosa cavolo stavano archittettando quei due e chi fosse il capo di questa stramba operazione. Parcheggiai accanto alle Jeep ed entrai con loro; cercando di districarci dalla folla, raggiungemmo finalmente il bancone e ci mettemmo in fila cercando di attirare l'attenzione dei ragazzi che stavano dietro.
"Adesso che siamo arrivati in questa borgia cosa si fa?" chiesi fiaccamente guardandomi intorno con disinteresse.
"Mi deludi Puck! Siamo sicuri di aver portato la persona giusta? Oppure è un clone?"
"E se lo hanno rapito gli alieni?" chiese Sam continuando a fissarmi come se mi era cresciuta una seconda testa sul collo.
"Puckzilla non si clona, rischierebbero di pagare i diritti e sono tanti soldi ve lo garantisco."
"No, è lui. Confermo...anche se il vecchio Puckerman a quest'ora avrebbe già iniziato a fare razzia di donne. Sicuro di star bene?" mi domandò Artie con un sopracciglio alzato mostrando i suoi dubbi sulla mia sanità mentale. Sapevo già per certo che ormai se n'era andata già da un bel pò di tempo, sempre se avessi avuto almeno due neuori decenti in testa.
"Non potrei stare meglio. Una birra, grazie." dissi alla barista che si era avvicinata dalle nostre parti per prendere l'ordinazione.
"Documento prego."
"Ti sembro un lattante?"
"Ti sembro una che vuole perdere il lavoro? Ecco a te una coca." mi passò un bicchiere con la bevanda scura e frizzantina e mi diede le spalle per servire un altro cliente. Ottimo, non potevo nemmeno ubriacarmi quella sera. Che sfiga. Feci una smorfia e bevvi un sorso di coca sotto lo sguardo stralunato dei miei amici.
"Adesso si che mi preoccupi Puck. Saresti riuscito ad ammaliare quella ragazza in un secondo facendoti portare tutte le birre che volevi! Cosa ti è successo?"
"A volte si cambia quando meno te lo aspetti. Le donne sono una fregatura. I sentimenti sono una fregatura da perdenti." borbottai bevendo un'altra volta cercando di pensare che fosse come nell'effetto placebo e che stessi bevendo davvero una birra fredda ad alta gradazione alcolica. Inutile.
"E non ha nemmeno bevuto! Forse è meglio se ci spostiamo nella saletta privata con gli altri."
"Saletta privata? Avete fatto le cose in grande."
"Si, pensiamo che ne valga la pena e speriamo di non rimanere delusi quindi ci devi dare dentro Puck." disse con un sorriso ottimista Sam dandomi una pacca sul braccio. Continuavo a non capirci ancora nulla.
"Darci dentro a cosa? Non so quanto possa fidarmi di voi..."
"Ti abbiamo mai deluso?"
"Forse è stato il contario." ammisi ricordando le mie mancanze nei confronti delle Nuove Direzioni.
"Ecco, appunto. Quindi adesso andiamo a cercare gli altri."
"Facciamo così. Andate avanti pure voi, io vi raggiungo dopo. Devo fare una telefonata."
"Sicuro? Non è che poi te ne torni a casa senza dire niente?"
"Non preoccupetevi." feci lo un cenno con la testa facendogli capire che avrei mantenuto la promessa. Dopotutto era una serata come le altre, perchè tornare a casa proprio adesso? Magari riuscivo a fregare qualcuno per una birra.
Presi il cellulare dal taschino e scorsi sul display le ultime chiamate ricevute ed effettuate e il mio sguardo rimase fisso per parecchi secondi su quel nome. Rachel. Non avrei dovuto lasciare Noah a casa con i suoi pensieri da patetico innamorato respinto? Come al solito avevo fallito un'altra volta. Feci un profondo respiro e cliccai sul verde dandomi dell'imbecille. Non rispondeva e all'improvviso partì quella fastidiosa segreteria telefonica che mi diceva di lasciare un messaggio ed io lo feci.
"Rachel ciao...come stai? Sono un pò preoccupato per te. Non faccio altro che ripensare a quelle lacrime...a te...a noi...dannazione! Non so nemmeno perchè ti ho chiamato! Tu sei l'unica che mi fa mandare in confusione il cervello! Non so più che fare con te. Prima era tutto diverso e adesso non so più nemmeno cosa dirti per paura di ferirti o vederti sparire di nuovo nei tuoi problemi dimenticandoti della mia esistenza, di quello che siamo o non siamo. Rachel io non riesco più a sopportare tutto questo, davvero...odio essere tuo amico. Stare li e non poter fare niente mentre un via vai di ex continua a circolarti intorno con pretese assurde è troppo per me. Perchè non ti decidi una benedetta volta? Finn o Jesse? Non è poi così difficile. E poi perchè dovresti stare proprio con uno di loro? Potresti anche restare da sola...non è poi così tanto male, non credi? Oppure potresti anche scegliere qualcun'altro, magari qualcuno che ti è vicino...ma tu tanto non ti guardi intorno, giusto? Perchè dovresti poi? Che stupido che sono! Lasciamo perdere, forse non vale la pena nemmeno parlarne con la tua stramaledetta segreteria. Ciao."
Rimisi il cellulare nel taschino con una smorfia e andai alla ricerca della saletta privata che avevano prenotato i miei amici ma il mio sguardo fu attirato da un paio di fianchi, strizzati in un abitino rosso che lasciava poco spazio all'immaginazione, che si dimenavano in pista a ritmo di musica. Deglutii a vuoto e mi si seccò la bocca. Chi diamine era quella sirena che mi aveva ammaliato? Solo Rachel era riuscita a turbarmi in quel modo e sapere che un'altra ragazza c'era riuscita come lei mi eccitava e mi preoccupava allo stesso tempo. Questa eccitazione improvvisa rendeva le mie intenzioni meno serie nei confronti della persona che amavo? Che uomo potevo essere se già stavo sbavando verso un'altra? Non riuscii a resistere e mi feci avanti tra tutti i ragazzi allupati che la circondavano, mi accorsi a mala pena della vicinanza di Kurt Blaine e Mercedes che ballavano a poca distanza seguendo tutta la scena, quando fui travolto dall'ondata di un profumo familiare. Non poteva essere le! Quando scoppiò la sua solita risata fresca e contagiosa mi vennero i brividi e non sapevo se era positivo o negativo. Cosa diamine stava succedendo? Cosa ci faceva la mia Rachel vestita in quel modo in mezzo a un branco di lupi affamati? Era mezza nuda! Era per caso impazzita? Mi feci largo, tirando qualche gomitata a destra e a sinistra, e le arrivai alle spalle proprio mentre si era appoggiata a un ragazzo che le stava sussurrando qualcosa all'orecchio tastandole con naturalezza la rotondità del sedere. Gliele avrei tranciate di netto quelle dita! Seguii l'istinto e le tolsi quella mano dal sedere facendola girare verso di me. Lei sbandò un pò sorpresa da quello scatto e rimase per qualche istante smarrita mentre incrociava il mio sguardo, sentivo che era ubriaca ma sapevo che in quel momento era tornata lucida di colpo. Aveva la stessa espressione che le avevo visto quando le avevo asciugato la lacrima. Perchè dannazione non mi diceva cosa le passava nella mente? Perchè mi estrometteva dai suoi pensieri? Che razza di rapporto era diventato il nostro?

"Cosa diamine credi di fare?" le ringhiai contro fulminandola con lo sguardo. Probabilmente sembravo un pazzo in quel momento ma era tutta colpa sua.
"Divertirmi Puckerman, non si vede? Se non sbaglio sei stato proprio tu a ripetermelo tante volte. Ti stai rimangiando la parola?" mi chiese appoggiandomi una mano sul torace facendomi andare in ebollizione.
"Sei ubriaca fradicia!" l'accusai stringendo i denti e i pugni per cercare di stare il più calmo possibile prima di commettere una strage su quei fastidiosi ragazzi che ancora le stavano accanto.
"Per la terza volta che mi ubriaco che sarà mai?!" ridacchiò lei appoggiandosi letteramente contro di me mentre l'altra sua mano accarezzava il bicipite gonfiato di un altro arrapato.
"Ma questo non è sidro frizzante come la scorsa volta." fulminai con lo sguardo ognuno di loro finchè si decisero a smammare uno dopo l'altro con la coda tra le gambe. Ero il re delle risse in quel locale, in molti lo sapevano visto che una volta mi avevavo mandato in riformatorio per aver picchiato un tizio che mi prendeva in giro a causa del Glee Club quindi ormai ero controllato a visto ogni volta che varcavo quella soglia. Avevo la reputazione da duro e quell'aura di minaccia che mi circondavs sempre mi piaceva. Quella sera non faceva eccezzione e la mia aura pericolosa era nettamente peggiorata.
"Puckerman calma, è tutto a posto."
"Si, come la mano di quel tizio sul tuo sedere. Stava proprio bene li, non è vero?" l'aggredii cercando di portarla in disparte alla ricerca di un posto un pò più tranquillo dove poter parlare. Oppure dove poterla sgridare e sfogarmi come non ero mai riuscito a fare.
"Non sarai per caso geloso Puckerman?" ridacchiò le allacciando le sue mani dietro al mio collo mentre con un dito mi accarezzava il lobo dell'orecchio facendomi praticamente impazzire. Non ce l'avrei fatta a superare la notte in quel modo.
"Non sarai per caso diventata una sgualdrina Berry?"
"Non ti piacevano una volta? Magari potrei piacerti anch'io adesso." sussurrò lei al mio orecchio con tono malizioso facendomi rabbrividire. Perchè proprio adesso?
"Adesso non mi piaci per niente, te lo assicuro. Ma come ti sei conciata?" cercai di cambiare argomento per calmare i miei ormoni impazziti peccato che con il suo corpo appiccicato al mio sarebbe stato tutto decisamente più difficile.
"Non vorrai fare il moralista proprio tu, vero? Ma dov'è finito il vecchio festaiolo Puckerman?" bella domanda. Se fossi stato il vecchio Puck sicuramente me ne sarei subito approfittato della sua sbronza eppure in quel momento avevo quasi paura di toccarla prima di non rispondere più dei miei gesti tipo strapparle quella maledetta seconda pelle che spacciava per vestito e legarla al mio letto per non farla scendere più. Maledetta Rachel!
"Probabilmente sta crescendo. Ma dov'è finita quella rompipalle egocentrica bacchettona con le manie di comando Berry?"
"L'ho lasciata a casa. Sai, volevo divertirmi stasera. Avevi detto qualcosa sul non essere più la solita Rachel ed essere più sciolta..."
"Sciolta non vuol dire flirtare svenevolmente con degli sconosciuti arrapati che sicuramente si sono fatti certe idee sulla tua lampante disponibilità. Perchè cavolo non mi sono portato una giacca dietro?" borbottai dandomi dello stupido per quella disattenzione. Non potevo nemmeno coprirla.
"Perchè non fa poi tutto questo freddo. Sto soltanto seguendo il tuo esempio e poi magari anche a me piacerebbe seguire il percorso di quelle idee, non lo puoi sapere."
"Rachel tu..." iniziai a ringhiare con esasperazione ma l'arrivo di Mercedes Blaine e Kurt interruppe la mia feroce tirata.
"Puck, finalmente sei arrivato! Sei un pò in ritardo però."
"Ecco chi manovrava i fili di questo stramaledetto piano. Dovevo capire che c'eri tu dietro a tutto questo Mercedes." le lanciai un'occhiataccia accusatoria mentre Rachel mi si strusciava addosso sempre di più per tenersi in piedi. Come cavolo era riuscita a bere alcolici in quel locale senza che nessuno se ne fosse accorto? Dannati baristi!
"Non so di cosa stai parlando Puckerman. Stasera siamo qui per divertirci e smorzare un pò gli animi in vista del ballo, ne abbiamo tutti bisogno. Ci sta rendendo tutti matti."
"Concordo con te Mercedes, non ho visto Kurt così in fibrillazione da quando è uscito un nuovo spettacolo a teatro di Patty Lupone. Sul serio, ha battuto se stesso." si intromise Blaine sorridendo teneramente al suo ragazzo.
"Rachel, tesoro, ti ho già detto che stasera con questo abito sei davvero fantastica? Sono tutti ai tuoi piedi." ribattè Mercedes con entusiasmo e un pizzico di divertimento nella voce. Sembrava che quel complimento non fosse rivolto del tutto a Rachel quanto a me indirettamente per provocarmi. Mercedes era subdola.
"Si lo hai già detto ma continua pure a ripeterlo, non è mai troppo poco!" blaterò lei con voce impastata mentre pendeva dal mio collo. A volte era proprio difficile e frustrante essere innamorati.
"Rachel sei ubriaca." le dissi rafforzando la stretta della mano sul suo fianco per sorregerla meglio.
"Si ma molto sexy." mi sorrise lei con occhi lucidi facendomi un certo effetto che non potevo negare. Era troppo sexy in quel momento, avrei voluto cavare gli occhi di chiunque l'avesse guardata.
"Sei la regina più sexy questa sera."
"Io ti adoro Blaine Anderson." ridacchiò la mora scoccandogli un bacio con la mano.
"Brava Rachel, adesso a cuccia. Blaine è del sottoscritto." la rimise al suo posto Kurt prendendo per mano il fidanzato ribattendo il fatto che era una sua proprietà. Blaine era gay ma aveva avuto pur sempre dei precedenti con Rachel.
"Uffa...me lo presti?" si lagnò la ragazza che avevo tra le braccia facendo un finto broncio adorabile.
"No." rispose Kurt mettendo fine alla discussione.
"Cosa ne dite di radunare tutti nel salottino privato a giocare a obbligo o verità?" chiese Mercedes con entusiasmo cercando di coinvolgerci nei suoi piani.
"No, scordatelo!"
"Puckerman hai paura? Non hai più le palle?" ridacchiò Rachel facendomi un buffetto sulla guancia.
"Le palle le ho ma con la fortuna che mi ritrovo ultimamente, mi obbligherete a baciare Kurt o il tizio orribile che bazzica vicino ai bagni. Per questa volta salto, grazie." Kurt alla mia risposta fece una smorfia e alzò gli occhi al soffitto con esasperazione.
"Nessuno può tirarsi indietro."
"Magari questa sera sarò fortunata, potrò baciare un ragazzo. Ho già puntato qualcuno..." blaterò Rachel con un sorriso furbetto sulle labbra mentre passava la lingua sensuale su di essa con fare lussurioso. Gli ormoni impazzirono di colpo.
"Muoviamoci a fare questa cosa, così vi stancherete prima e la finiremo di fare cavolate." borbottai bruscamente trascinando la mora verso la famosa saletta privata.
"Improvvisamente ti vedo molto interessato Puckerman. Chissà quale sarà il motivo..."
"Piantala Jones."
Nella saletta privata trovammo anche Tina e Mike che si stavano baciando su un divanetto mentre Kurt era riuscito a trovare nella massa Brittany e Santana che si erano dimenate come pazze sulla pista da ballo fino a due minuti prima. A quanto sembrava Quinn, Finn e Lauren non erano stati invitati a questa festicciola privata e mi chiesi il motivo dell'assenza di Jesse visto che ormai lui e Rachel erano inseparabili. Rachel era troppo allegra nonostante l'assenza di lui e non riuscivo a capirne il motivo, l'alcol aveva favorito i suoi assurdi divertimenti ma sospettavo che ci fosse qualcosa di più sotto. Ci chiudemmo a cerchio per terra e il gioco iniziò. Il gioco peggiore di tutta la mia vita che si rivelò un pò troppo simile al gioco della bottiglia che avevamo fatto a casa Berry. Quando Sam preferì scegliere obbligo, Mercedes mi diede il colpo di grazia ordinandogli di baciare Rachel sotto ai miei occhi visto che li avevo entrambi ai miei lati. Sapevo che l'aveva fatto apposta e le occhiata sornione di Blaine in tralice verso di me me ne diedero la conferma, quei due stavano confabulando a mie spese. Vedere le bocche di Rachel e Sam avvicinarsi l'una all'altra mi stava facendo imbestialire. Come potevano farmi questo? Strinsi i pugni contando i secondi che rimanevano a quando quel contatto sarebbe finito e quando finalmente ripresero fiato anch'io lo feci con loro. Dopo qualche domandina piccante a Santana sul suo orientamento sessuale che continuava ancora a negare a se stessa e qualche obbligo dei più stupidi come schiaffeggiare qualche sconosciuto accusandolo di averla tradita con un'altro uomo ormai quel giochetto stava assomigliando sempre di più a un qualcosa di porno. I padri di Rachel si sarebbero scandalizzati nel vedere la loro figlia ubriaca e disinibita come in quel momento. Dopo il secondo giro di prova le cose iniziarono a diventare sempre più strane e folli.
"Rachel obbligo o verità?" le chiese Mercedes con una strana luce negli occhi che non prometteva nulla di buono.
"Verità."
"Cosa provi per Puck?" a quella domanda per nulla innocente quasi sputai in aria l'ultimo sorso di coca nel bicchiere invece mi limitai a tossire visto che mi era andata di traverso. Sam si chinò verso di me con un sorriso divertito mentre mi dava delle pacche sulla schiena per farmi tornare a respirare. Allora quella era proprio una congiura!
"Gli voglio bene, è un amico." con quelle parole sentii una stilettata profonda verso il cuore e la delusione era fin troppa. Lo sapevo, ero soltanto un amico per lei. Cosa mi potevo aspettare? Ero arrivato troppo tardi nel suo cuore già occupato, avevo perso un'altra volta e faceva molto male.
"Non credere di scappare con questa risposta banale. Sii sincera, rivela i tuoi veri sentimenti per Puckerman. Qualsiasi cosa tu provi per lui, credo che non se la prenderà a male." se non fosse stata una ragazza e una pseudo-amica l'avrei picchiata in quel momento. Le lanciai un'occhiataccia e lei per tutta risposta alzò le spalle come per dirmi: perchè non lo volevi sapere anche tu? Dannazione, certo che aveva ragione. Lo volevo sapere ma non in quel modo davanti a tutti. Avrebbe risposto sinceramente oppure credeva veramente nella frase dell'amico? Mi sentivo incastrato in quel gioco e non sapevo come fare a togliermene, avrei quasi voluto che Rachel fosse rimasta zitta prima di farmi credere a false speranze. Maledizione.
"E' assurdo...ho già risposto a questa domanda e non intendo ripeterti la risposta ancora una volta." si lamentò Rachel alzandosi lentamente quel tanto che le permetteva tutto l'alcol che le girava in corpo. Barcollò pericolosamente ed io mi alzai di colpo per cercare di sorreggerla ma lei mi fece no con la testa, evitando di guardarmi negli occhi, e si stabilizzò da sola sulle proprie gambe. Non voleva neppure che le andassi vicino? Che la toccassi? Davvero una bella serata quella. Perchè ero uscito di casa?
"Quella non era una risposta." insistette Mercedes incurante delle proteste dell'amica. Sembrava un cane che aveva addocchiato un osso e adesso non lo voleva più lasciare.
"Va bene, allora scelgo obbligo." disse Rachel passando dalla padella alla bracie visto il sorrisino soddisfatto che mostrò la Jones.
"Bene, visto che non vuoi rispondere a una domanda così semplice allora bacialo." la sfidò Mercedes facendomi quasi venire un infarto. Avevo sentito bene? Aveva detto bacialo?
"Cosa?" chiese di stucco Rachel con espressione allibita quanto la mia. Incrociammo i nostri sguardi per alcuni secondi, dove passò tutto quello che avevamo condiviso in una sorta di breve ma illuminante flashback di quelli che si vedono nei film, poi le distolse il suo e si concentrò sulla sua amica facendo finta che non esistessi. Quella era un'altra pugnalata inferta a sangue freddo. Decisamente non era la mia serata.
"O lo baci o parli? Cosa scegli?" Mercedes non mollò la sua presa sapendo di avere ormai la vittoria in tasca. Nonostante non mi piacesse dove stava andando a parare il discorso, una parte di me, quella dello stallone eccitato, stava esultando come una matta. Adesso stavo letteralmente pendendo dalle labbra di Rachel, non aveva scampo e nemmeno io. Improvvisamente non avevo più tanta voglia di scappare da quella situazione, volevo anch'io delle risposte che avevo sempre evitato di ottenere per paura di quello che poteva succedere. Era appena stata messa alle strette, non avrebbe più potuto far finta di niente. Non era nella sua natura.
"Oh al diavolo! Puckerman vieni qui." prendendomi alla sprovvista, Rachel mi afferrò la maglietta e mi tirò di colpo verso di lei mettendosi in punta dei piedi per raggiungere le mie labbra e chiuderle con le sue. E li non capii più niente. Rachel Berry mi stava baciando di sua iniziativa. Mi passò le mani dietro al collo avvicinando sempre di più i nostri corpi, io non sapevo più dove mettere le mani che iniziarono a sudarmi da fare schifo. Cosa mi stava facendo la mia principessina ebrea preferita? La mente mi si svuotò all'istante appena il bacio si approfondì diventando dolce e passionale allo stesso tempo elettrizzando ogni parte del mio corpo. Le presi il volto tra le mani assaporando ancor di più le sue labbra carnose e sensuali e mi persi nelle sensazioni che stavo provando. Mi persi in lei. Quando il bacio terminò sembrava essere passato un secolo, ansanti, ci allontanammo quel poco che ci permettesse di guardarci negli occhi e incatenare i nostri sguardi. Quello era il preciso istante in cui tutto era cambiato ed entrambi lo sapevamo, ormai non potevamo più scappare. Volevo baciarla di nuovo. Rachel perse l'equilibrio ed io la presi al volo prima di vederla ruzzolare per terra e decisi di cogliere al volo l'opportunitò che mi si era appena presentata. Forse, dopotutto, dovevo ringraziare Mercedes e gli altri per quello stupido gioco.
"Sai di dolce...di burro d'arachidi." mormorò Rachel socchiudendo le labbra mentre cercava di respirare normalmente. Lei sapeva di alcol e vaniglia ma non glielo avrei mai detto.
"Forse è meglio se l'accompagno a casa. E' troppo ubriaca per reggersi in piedi." dissi sollevando tra le braccia Rachel che nascosce la testa nell'incavo tra collo e testa mentre si stringeva a me come una bambina stanca bisognosa d'affetto. Non avrei resitito a lungo in auto se lei avesse continuato a fare così, ma non potevo cedere. Dovevo riportarla a casa sana e salva dalla belva che voleva legarla al letto e abusare di lei. Puckzilla si era risvegliato.
"Bravo, mi sa tanto che è un'ottima idea." ridacchiò Mercedes bevendo con aria maliziosa dalla cannuccia.
"Gia'. Cerca soltanto di non farvi sgamare dai signori Berry, non vorrai fare brutta figura proprio adesso con loro..." commentò Sam divertito facendo allusioni al bacio di prima.
"Ma i genitori di Rachel adorano Puck." si intromise Blaine con aria confusa.
"E non solo loro. Dacci dentro stallone!" urlò Artie alzando il pugno in alto e facendolo roteare come se stesse tifando per me.
"Non dite cavolate. Ci vediamo a scuola." borbottai dando loro le spalle con Rachel tra le braccia pensando a un modo di vendicarmi per tutti quei commenti sibilini fastidiosi.
"Puckerman usa le precauzioni stavolta!" mi gridò dietro Santana con tono ironico facendomi tornare in mente la notte che avevo passato con Quinn.
"Non è che Rachel si spaventa di vedere cosa nasconde nei pantaloni?" rise Tina contagiando anche tutti gli altri.
"Perchè? Nasconde anche lui un topolino nei pantaloni come il cartone animato che ho visto ieri sera?"
"Brittany sei sempre la solita. Continuiamo a giocare." ribattè Kurt esasperato.
Appena raggiunsi la macchina, feci attenzione e misi Rachel nel sedile accanto al mio allacciandole la cintura. Le scostai i capelli e le accarezzai la guancia mentre lei sorrideva un pò storta a causa dell'alcol. Era splendida anche in quel modo ma di certo non potevo approfittarmi di lei. Non volevo che si pentisse di nulla il giorno dopo, se quel bacio era la vera risposta alla domanda di Mercedes avevo grandi speranze di un possibile futuro insieme ma lei doveva essere lucida prima di fare qualsiasi cosa.
"Noah..."
"Dimmi principessa."
"Ho...ho dimenticato la borsa nella saletta. Le chiavi..."
"Vorrà dire che cercherò di scassinare la porta silenziosamente."
"Nooo...ti prego Noah! Posso dormire da te?" mi guardò con la stessa espressione del gatto con gli stivali in Shrek ed io non riuscivo a resisterle. Dannata Berry.
"Ma i tuoi papà potrebbero preoccuparsi nel non trovarti a casa..."
"Ti pregoooo!" mi supplicò nuovamente lei.
"Va bene, chiameremo domani mattina. Cosa devo fare con te Berry?" scossi la testa facendo un sospiro tra il frustrato e l'esasperato.
"Baciami." ridacchiò lei sfiorandomi le labbra con un dito.
"Oddio."
La portai a casa e feci il più piano possibile, per non svegliare mia madre e mia sorella, portai in braccio Rachel su per le scale diretto in camera e mi chiusi la porta dietro le spalle. La posai sul letto mentre lei ridacchiava e le portai una mano sulle labbra per farle capire che doveva fare silenzio e lei annuì continuando a sorridere allegramente. Ormai era persa. Le portai una delle mie vecchie magliette e la sospinsi in bagno sperando che riuscisse ad essere quel minimo autosufficiente per cambiarsi e tornare in camera. Mi cambiai pure io e organizzai una specie di letto con il sacco a pelo, un cuscino e una coperta. Il mio giaciglio provvisorio per la nottata. Mi sedetti sopra il sacco e aspettai che lei uscisse dal bagno. Quando lei uscì con solo la mia maglietta blu che le arrivava sulle coscie sapevo già che non sarei riuscito a dormire nemmeno un minuto. Non avevo mai trovato quella maglietta così sexy come in quel momento. Lei si mordicchiò nervosamente le labbra sotto il mio sguardo a raggi x e si diresse lentamente verso il letto mettendosi sotto le coperte con espressione imbarazzata. Sembrava un pò più lucida rispetto a prima.
"Sicuro di non voler dormire sul letto? C'è spazio." accarezzò il lato accanto al suo facendomi vernir voglia di raggiungerla al volo.
"Non è tanto grande, staremo scomodi."
"Non vuoi fare cambio? Il letto è tuo."
"No, stanotte è tutto tuo Rachel. Va meglio la sbronza?"
"Si. Ho solo un pò di mal di testa e senso di vertigine. Sono stanca e la sbronza se ne sta andando." sbuffò lei strofinandosi gli occhi con una smorfia.
"Ritieniti fortunata che non devi vomitare. Rachel posso farti una domanda?" le chiesi non riuscendo più a trattenermi.
"Dimmi."
"Eri sincera quando hai detto che mi vuoi bene come un amico?"
"Tu sei mio amico Noah, mi sei sempre stato vicino quando ne avevo bisogno e mi hai tirato su ogni volta che cadevo. Tu sei un amico prezioso."
"Come non detto, buonanotte." le dissi infilandomi nel sacco e dandole le spalle per evitare di guardarla negli occhi. Sarebbe stato meglio non chiederglielo.
"Noah aspetta! Tu sei mio amico, è vero, ma c'è molto di più tra di noi. Tu sei molto importante per me e non ho voluto rispondere a Mercedes perchè non aveva senso sbandierare ai quattro venti quello che provo per te. Questa deve essere una cosa soltanto nostra, senza altre persone che si mettono in mezzo. Noah senza di te sarebbe stata dura riuscire a superare quel momento con Finn, tu mi sei stato molto di aiuto. Sei stato dolcissimo, grazie." sussurrò lei facendomi tornare a sperare. Mi girai dalla sua parte incrociando il suo sguardo sincero e stanco e aumentò la voglia di stringerla tra le braccia e non farla andare più via.
"Odio vederti triste, volevo soltanto risentire la tua risata. L'adoro." mormorai sorridendole cercando di farle capire con lo sguardo che non era soltanto il suo sorriso che adoravo.
"Sei unico Noah e sai di burro di arachidi..." sussurrò lei chiudendo gli occhi per poi abbandonarsi tra le braccia di Morfeo.
"Buonanotte mia principessa." dissi sorridendo alla sua area angelica mentre spegnevo la luce.
Quando mi risvegliai tenevo stretta la sua mano nella mia e non potevo essere più felice come in quel momento. Rachel dormiva accanto a me e soltanto qualche ora prima mi aveva detto che ero speciale per lei e che no ero soltanto un amico. Ancora non mi sembrava vero. Mi allungai verso il letto e le scostai i capelli dal volto accarezzandole dolcemente la guancia. Era meravigliosa. Le passai un dito lungo i suoi lineamenti scrutandola attentamente e lei socchiuse le labbra mormorando il mio nome. Noah. Mai il mio nome mi era sembrato più bello. Non resistetti all'impulso di toccarle con il pollice le labbra e mi avvicinai ancora di più attirato da quell morbidezze rosee. Quando ero soltanto a un respiro dalle sue labbra un terremoto castano con l'apparecchio ai denti corse ad aprire di scatto la porta della mia stanza ritrovandomi in una posizione alquanto compromettente sopra Rachel. Di certo una scena non tanto adatta ai minori visto che Rachel, durante la notte, si era rigirata tra le coperte scoprendo le gambe nude. Guardati terrorizzato mia sorella temendo il peggio finchè quella peste non decise di rovinarmi la vita. Strillo a tutto volume il nome di Rachel piombando in rincorsa su quel misero letto a una piazza risvegliando di colpo la bella addormentata che quasi si prese un infarto. Rachel si riprese in fretta salutando mia sorella stringendola in un abbraccio mentre incrociava il mio sguardo evidentemente in imbarazzo. Imprecai mentalmente.


Finalmente sono riuscita a finire il capitolo!!! Evviva!!! Tra il poco tempo e diverse ff da portare avanti (due delle quali basate su un telefilm spagnolo) sto letteralmente sclerando!!! Scusate il ritardo, spero vi piaccia. Mentre finivo il capitolo mi sono venute in mente altre due one shot...attenzione!!! Sono pericolosa...e pensare che una mi è venuta in mente dopo uno spoiler della puntata 3x05...e non dico altro ;)
Quindi...Puck va alla festa, trova Rachel stile bomba sexy, la bacia per un gioco e la porta a casa...mi sa tanto che si è dimenticato del famoso messaggio che le ha lasciato in segreteria...adesso cosa succederà secondo voi?? Prox capitolo incentrato sul risveglio di Rachel e il famoso ballo scolastico...non andrà esattamente tutto come abbiamo visto nella puntata ;)
Besos
kia


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Capitolo 19
*** Rachel ***



Delle urla concitate che ripetevano il mio nome e vari scossoni tra le coperte mi fecero svegliare di colpo in modo traumatico. Cosa stava succedendo? Un uragano? Quando focalizzai le fattezze di quel terremoto ambulante, mi fermai all'istante prima di gridare dallo spavento e accolsi tra le braccia quella mina vagante che stava per rompermi i timpani. Era proprio una Puckerman, i polmoni erano gli stessi del fratello e della nipote, impossibile sbagliarsi. Abbozzai un sorriso incerto e ancora visibilmente traumatizzato mentre Mary Puckerman mi stritolava tra le sue braccia esili che nascondevano una certa forza massiccia, il dna non era acqua dopotutto, e lanciai un'occhiata alle sue spalle dove c'era il fratello che ci osservava esasperato. Improvvisamente, il ricordo della serata precedente mi ustionò le guancie dal rossore, perchè mi ero comportata in quel modo spudorato? Perchè avevo accettato il cosiglio di Mercedes e gli innumerevoli drink che Blaine mi metteva tra le mani nella confusione? Che figura da stupida che avevo fatto! Noah cos'avrà pensato di me? Ci avevo persino provato in un modo così spudorato che se non fosse stato per tutto quell'alcol ingerito di sicuro mi sarei comportata diversamente, probabilmente lo avrei persino evitato visto la confusione che mi provacava il solo restare in una stanza da sola con lui. Abbassai lo sguardo imbarazzata e mi misi a fissare con finto interesse le trame geometriche e colorate del tappeto vicino al letto. Il letto del peccato di Noah Puckerman dove avevo appena passato la notte con il proprietario. Mary saltò giù dal letto correndo fuori dalla stanza come un'indemoniata mentre urlava a sua madre di aggiungere un posto in più per la colazione perchè la fidanzata di Noah aveva dormito con lui. Mi aspettavo che da un momento all'altro la signora Puckerman piombasse nella stanza con in mano un mestolo inveendo contro quel disgraziato di suo figlio che era tale e quale al padre fuggitivo ma il momento passò e sentii soltanto un'esclamazione deliziata provenire dalla cucina. Feci un sospiro di sollievo e notai che Noah fece lo stesso, incrociammo gli sguardi e ridacchiammo ancora un pò imbarazzati. E adesso cosa sarebbe successo tra di noi?
"Forse è meglio che vada a rinfrescarmi..." balbettai portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio dal nervosismo.
"Si, il bagno...dimenticavo, sai già dov'è il bagno." annuì lui in tono autoironico ricordandosi che non era di certo la prima volta che mi trovavo in camera sua.
"Già. Beh, io vado."
"Certo, io scendo giù a controllare le farneticazioni di mia sorella. Se ti serve qualcosa prendi pure quello che vuoi...o chiamami. Ti aspetto giù." detto questo, Noah si precipitò fuori dalla porta ed io rimasi da sola a calmare il mio cuore inquieto.
Andai a rinfrescarmi in bagno, cercando di non dare troppo l'impressione di essermi appena svegliata a casa di altre persone dopo essermi ubriacata come un pozzo senza fondo, e tornai in camera con una versione un pò più decente di quella che avevo avuto cinque minuti prima. Mi controllai allo specchio e feci una smorfia, il vestito era troppo sgualcito per poterlo usare di nuovo. Che figura ci avrei fatto con la madre di Noah? Anche se la conoscevo fin da quando io e suo figlio andavamo nella stessa Sinagoga a imparare il nostro credo, questo non mi dava il diritto di sembrare una pezzente. Accettai la proposta di Noah e mi misi a cercare qualcosa che potesse andarmi bene nel suo armadio che sembrava un vero campo di battaglia, riuscii a pescare una camicia bianca ancora pulita e agguantai al volo un paio di pantaloncini grigi dal suo cassetto. Indossai gli indumenti, piegando con cura il mio vestito, e mi diedi un'occhiata allo specchio decidendo che poteva andare bene almeno per il momento. Dal nervosismo, mi morsi il labbro inferiore e portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Presi coraggio e iniziai a scendere lentamente le scale per raggiungere le voci animate in cucina che si bloccarono di colpo appena varcai la soglia. Forse sarebbe stato meglio svignarmela alla chetichella senza farmi vedere e creare ulteriore imbarazzo. Cosa diamine mi era saltato in testa? Incrociai lo sguardo sorpreso e allucinato di Noah che mi infuse una certa soddisfazione, specialmente quando sembrava aver quasi perso la parola mentre sua sorella continuava a lanciragli cereali in testa, e salutai la signora Puckerman mentre mi accomodavo accanto a Mary cercando in qualche modo a rispondere alle solite domande di rito. A quanto sembrava, Noah doveva averle istruite per bene visto che nessuna delle due aveva mai osato chiedere che cosa fosse successo la notte precedente e come mai io ero ancora li. Sembrava che tutto quello fosse normale, come se io fossi una di loro e quello fosse sempre stato il mio posto. Non osavano dire niente ma i loro sorrisi sornioni la dicevano lunga su cosa frullasse loro in mente. Impossibile da nascondere. Di fronte a me, Noah si strinse nelle spalle e mi lanciò uno sguardo di scuse come a voler dire che quelle due erano casi irrecuperabili. Ascoltai i monologhi di sua madre e scambiai qualche battuta con sua sorella, ero a mio agio con loro quasi mi dispiaceva doverle lasciare per tornare a casa. Questo significava avere una madre presente? Se le cose fossero andare diversamente, Shelby ne sarebbe mai stata capace? Tornai in camera di Noah e quando lo vidi arrivare qualche minuto dopo aveva tra le mani un vestitino di colore con motivi floreali gialli.
"Mia madre ha pensato che non poteva di certo farti tornare a casa con soltanto la mia camicia addosso...e ovviamente il tuo vestito non è più presentabile come ieri. Ha tirato fuori dall'armadio un pezzo d'antiquariato stile figlia dei fiori, penso che non ti dispiaccia visto il tuo strano stile non stile nel vestire."
"Non c'è problema, ringrazia tua madre da parte mia." gli risposi prendendo il vestito dalle sue mani ma lui ancora non voleva mollare la presa.
"Sai, mi dispiace un pò darti questo vestito. La mia camicia non è mai stata così sexy come in questo momento. Ti donano anche quei pantaloncini che si notano a malapena, per me erano troppo attillati ma a te donano particolarmente." mormorò lui ammiccante mentre il suo pollice si era fatto talmente audace da accarezzare quasi per caso le mie dita, mi vennero i brividi.
"Noah..."
"Devo proprio dartelo?"
"Se non vuoi che lanci un urlo a tua madre e a Mary credo proprio che tu debba darmi quel vestito." appena finii di dire quelle parole lui mollò la presa di colpo come se avesse paura delle conseguenze e di sua madre.
"Com'è difficile fare il bravo ragazzo. Tieni. E poi non dire che non sono gentile con te. Adesso devo anche uscire per lasciarti cambiare?" mi chiese lui contrariato sbuffando frustrato. Io annuii trattenendo a stento una risata divertita.
"Noah?"
"Si?" si voltò verso di me inarcando un sopracciglio.
"Se ti consola saperlo, sono nuda sotto la tua camicia." lo provocai con un sorriso ammiccante sulle labbra per mettere un pò di carne al fuoco. Non ero riuscita a tenere a freno la lingua e di certo adesso non ne ero affatto pentita, mi stava piacendo quel gioco specialmente se la sua espressione diceva tutto.
"Un giorno di questi mi farai morire Berry, mi avrai sulla coscienza ed io ti tormenterò fino alla fine dei tuoi giorni. Muoviti a scendere o salgo su e non risponderò più di me. La mia pazienza ha un limite. Sono pur sempre un ragazzo sessualmente attivo dannazione!" borbottò lui di cattivo umore mentre usciva dalla camera sbattendo la porta.
Non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere mentre le guancie mi si tingevano di rosso. Decisi di non perdere troppo tempo e iniziai a sbottonarmi la camicia a malincuore e a riporla con cura su una sedia mediamente piena e incasinata. Mi chinai per annusarla un'ultima volta, sapeva ancora di lui. Era diventato come una droga per me. Mi tolsi anche i pantaloncini e indossai il vestito di sua madre che mi fece tornare in un'altra epoca nella quale non ero ancora nata. Mi guardai allo specchio e sorrisi al mio riflesso, tutto sommato quel vestito era proprio adorabile. Scesi le scale e incrociai la madre di Noah davanti la porta mentre sussurrava qualcosa al figlio. Quando mi vide le si illuminarono gli occhi e smise di parlargli per venire a prendermi per mano.
"Oh Rachel, sei un incanto! Lo sapevo che questo vestito sarebbe stato perfetto per te!" mi sorrise lei battendo le mani dall'entusiasmo.
"Mamma ma non si può vedere! E' vecchio!" disse Mary facendo una smorfia di disgusto alla vista di tutti quei fiori.
"Grazie signora Puckerman, mi piace molto. Poi glielo resituirò quanto prima."
"Rachel, quante volte ti ho detto di chiamarmi Ruth? Signora Puckerman sa di vecchio e noi ormai ci conosciamo da quando Noah ti ha preso di mira quando eravate piccoli. Il vestito lo puoi tenere, sta decisamente meglio a te."
"Grazie signora...Ruth."
"Ti auguro buon ballo per stasera, divertiti adesso sei ancora giovane. Noah riportala a casa e trattala con i guanti durante il ballo. Sarete una bellissima coppia, vincerete sicuramente la corona." mormorò lei con tono entusiasta mentre fissava me, poi lui e poi di nuovo me.
"Mamma, Rachel ed io non andremo al ballo insieme. Abbiamo entrambi altri accompagnatori." Noah interruppe qualsiasi sogno ad occhi aperti della madre in pochi secondi con quella frase. Forse era stato un pò brusco ma avevo capito le sue motivazioni, improvvisamente era calato un silenzio imbarazzante.
"Ah...pensavo che..."
"No, hai sbagliato. Andiamo Rachel, ti porto a casa."
"Arrivederci Ruth." la salutai un pò dispiaciuta mentre il figlio mi afferrava la mano per trascinarmi fuori. Mise in moto l'auto con gesti impazienti e frettolosi e uscì sgommando dal vialetto di casa sua come se lo stessero inseguendo. Cos'aveva così all'improvviso? Perchè si stava comportando in quel modo?
"Mi dispiace per mia madre."
"Ma no, figurati. Penso che fosse normale arrivare a quella conclusione dopo che una ragazza ha dormito nello stesso letto con il proprio figlio. E' un pò strana come situazione." mormorai guardando fuori dal finestrino.
"Già. Non ho mai lasciato dormire una ragazza da me per la notte." confessò lui a bassa voce.
"Cosa? Mai?" mi girai di scatto verso di lui con aria sorpresa nella speranza di aver capito bene quello che mi aveva appena detto. Non riuscivo a crederci.
"Berry capisco che la mia figaggine a scuola abbia degli altissimi livelli e che le voci di corridoio spesso siano pompate, ma è tutto vero quello che dicono...tranne il fatto di dormire insieme. Questo implica una relazione più profonda della solita sveltina, implica qualcosa di più coinvolgente. Qualcosa che forse non sono ancora in grado di dare a nessuno." da quando Noah Puckerman si era messo a nudo come in quel momento? Mai e la cosa era sconvolgente. Cosa stava succedendo?
"O forse non vuoi. Noah tu sei in grado di amare come chiunque. Guarda Beth per esempio, quando sei con lei ti si illuminano gli occhi. Tu l'ami e sei felice." gli misi una mano sulla sua sorridendogli con affetto.
"Non soltanto con lei sono felice." parcheggiò sul mio vialetto e si girò verso di me incrociando il mio sguardo. Non c'era bisogno di altro in quel momento ed entrambi lo sapevamo, bastava un piccolo avvicinamento e tutto sarebbe cambiato. Dopo qualche secondo, nel quale il mio sguardo si era perso a contemplare le sue labbra carnose e i suoi occhi talmente teneri che mi avevano fatta sciogliere tutta fin dalla prima volta che aveva compiuto un gesto gentile nei miei confronti, mi tirai indietro con l'amaro in bocca e un senso di frustrazione dentro. Avevo paura.
"Grazie del passaggio Noah. Allora...ci vediamo al ballo?"
"Si. Ci vediamo al ballo. Ciao Rachel." mise in moto e ripartì con espressione ferita mentre i sensi di colpa tornarono a tormentarmi di nuovo.
Appena tornai a casa non trovai sguardi di disapprovazione o scenate sul fatto che non avessi fatto nemmeno una telefonata per avvertirli che sarei andata a dormire da un amico. No, niente di tutto questo. Sembravano felici mentre mi chiedevano come stavano Ruth Puckerman ed i suoi figli. Mi sembrava di essere entrata in un mondo parallelo. Mi dissero di essere già stati avvisati da Mercedes quando era arrivata a consegnare la mia borsetta dimenticata in quel locale e che quindi non erano preoccupati perchè sapevano di trovarmi in buone mani. Dopotutto Noah Puckerman veniva da una buona e fedele famiglia ebrea e ai miei papà lui piaceva molto. C'era qualcuno a cui non piaceva? Presi il cellulare dalla borsa e notai sul display diverse chiamate perse, quasi tutte di Jesse e tre di Finn, e un messaggio di Mercedes che mi diceva di richiamarla al più presto. Cosa avrei dovuto fare adesso con Jesse? E con Noah? Probabilmente avevo soltanto peggiorato le cose cercando di essere un'altra Rachel Berry. Sbuffando, iniziai a prepararmi per andare a scuola prima di arrivare tardi e ritrovarmi in presidenza da Figgins. Ci mancava soltanto quello. Appena arrivai, fui travolta dalle mille domande di Mercedes e Tina che mi chiedevano come avessi concluso la serata in compagnia di Puckerman. Quando raccontai loro di aver passato la notte da lui mormorarono qualcosa come "il letto del peccato" e per poco non ci rimasero secche mentre nei loro occhi brillava qualcosa che sfiorava la follia e il divertimento allo stesso tempo. Iniziai a chiedermi se non fossi stata una pedina nelle loro mani mentre mettevano in atto qualche strana macchinazione partorita dalle loro menti malate. Forse dovevo iniziare a preoccuparmi. Al suono della prima campanella, uscii dall'aula e nel tragitto per raggiungere la mia prossima lezione mi imbattei in Finn. Quale incontro poteva essere più funesto di quello?
"Ciao Finn."
"Dove ti eri cacciata? Ho provato a chiamarti ma tu non rispondevi." mi aggredì lui senza nemmeno salutarmi prima.
"Ero fuori a divertirmi con gli altri Finn, ogni tanto esco anch'io. Poi ho dimenticato la borsa con il cellulare al locale e stamattima me l'ha riportata Mercedes a casa. Tutto qui. Mi dispiace di non averti potuto rispondere ma non ti stavo evitando."
"Scusa ma ho qualche dubbio su questo. Perchè non mi avete chiesto se volevo venire?" da quando era diventato così infantile?
"Non ho organizzaio io questa uscita, probabilmente credevano che eri impegnato con Quinn e volevano evitare qualche situazione imbarazzante. Non lo so. Adesso se non ti spiace vorrei andare a lezione." cercai di oltrepassarlo ma lui mi si piazzò davanti di nuovo senza darmi scampo.
"Che intenzioni hai?"
"Su che cosa?"
"Parlo di Jesse e Puck. Continui a fare avanti e indietro tra di loro creando soltanto ancor più confusione. Ti rimetti con Jesse e decidi di andare al ballo con lui eppure sei in atteggiamenti intimi con Puck e lo aiuti con sua figlia. Non ti capisco proprio Rachel! Jesse ti ha fatto soffrire nel peggiore dei modi e Puck...tu e Puck non centrate niente l'una con l'altro. Siete l'opposto come il diavolo e l'acqua santa, a lui tu non interessi. Vuole soltanto divertirsi come fa con le altre, appena avrà ciò che vuole si libererà di te. Perchè ti ostini a stargli dietro? Stai diventando patetica con la tua stupida cotta." sentirmi criticare in quel modo da lui mi fece infuriare.
"Patetica? Come ti permetti di giudicare proprio tu che mi hai mentito su troppe cose? Tu che non hai mai avuto le palle per fare quello che bisognava fare al momento giusto? Tu che hai sempre preferito farti vedere come il quaterback figo piuttosto che essere paragonato a uno degli sfigati di Glee club? Si, ammetto che questo ultimo punto è cambiato da diverso tempo ma ti assicuro che non hai fatto per niente una bella figura con tutti noi. Devi soltanto stare zitto. Quello che faccio con Jesse e Noah non è affar tuo, ormai io non sono più affar tuo. Mi dispiace se con Quinn non va bene come prima ma hai deciso tu di rimetterti con lei quindi non venire a gettare la tua frustrazione su di me. Smettila di perseguitarmi Finn, ci sarà un motivo se gli altri hanno deciso di non invitarti ieri sera. Rifletti la prossima volta prima di parlare di nuovo."
Gli voltai le spalle e me ne andai infuriata lasciandolo da solo nel corridoio. Come aveva potuto parlarmi in quel modo? Se io ero la patetica ragazza infatuata del figo della scuola lui era sicuramente l'imbecille che non sapeva mai decidersi e che quando aveva una cosa iniziava con i ripensamenti e pretendeva di averne un'altra, un pò come lo scambio delle figurine tra bambini. Non riuscivo quasi più a ricordarmi per quale motivo mi ero innamorata di lui all'epoca. Pensavo che fosse tu ciò che volevo, che mi andasse bene così com'era, ma mi sbagliavo. Finn non poteva completarmi ed io non potevo essere più la stessa ragazza che si scioglieva quando il quaterback la degnava di una qualche minima attenzione. Ormai Finn mi aveva persa, non sarei più ritornata sui miei passi per lui. Gli rimasi lontana per il resto della giornata e diedi buca alle ultime prove del Glee Club prima del grande ballo per non averlo intorno e per non fargli capire nulla della nottata precedente. Per non fargli sapere di Noah. Che cos'eravamo diventati adesso? Avevo quasi timore che quella notte fosse stata solamente un sogno. Quando tornai a casa mi resi conto che il display del cellulare continuava ad emettere una strana lucetta. Andai a controllare e capii che c'era un messaggio lasciato in segreteria del quale non mi ero accorta prima. Lo ascoltai e rimasi spiazzata.
"Rachel ciao...come stai? Sono un pò preoccupato per te. Non faccio altro che ripensare a quelle lacrime...a te...a noi...dannazione! Non so nemmeno perchè ti ho chiamato! Tu sei l'unica che mi fa mandare in confusione il cervello! Non so più che fare con te. Prima era tutto diverso e adesso non so più nemmeno cosa dirti per paura di ferirti o vederti sparire di nuovo nei tuoi problemi dimenticandoti della mia esistenza, di quello che siamo o non siamo. Rachel io non riesco più a sopportare tutto questo, davvero...odio essere tuo amico. Stare li e non poter fare niente mentre un via vai di ex continua a circolarti intorno con pretese assurde è troppo per me. Perchè non ti decidi una benedetta volta? Finn o Jesse? Non è poi così difficile. E poi perchè dovresti stare proprio con uno di loro? Potresti anche restare da sola...non è poi così tanto male, non credi? Oppure potresti anche scegliere qualcun'altro, magari qualcuno che ti è vicino...ma tu tanto non ti guardi intorno, giusto? Perchè dovresti poi? Che stupido che sono! Lasciamo perdere, forse non vale la pena nemmeno parlarne con la tua stramaledetta segreteria. Ciao."
Noah aveva lasciato questo messaggio poco prima di vedermi fare la scema con degli sconosciuti. Il tono della sua voce furiosa e frustrata a diceva lunga sul suo stato d'animo. Era gelosia quella che sentivo? Avevo veramente qualche speranza con lui? Con il cuore impazzito, presi una foto di noi due dalla bacheca alla parete e mi sedetti inquieta sul letto ad osservarla attentamente mentre accarezzavo il suo volto con il pollice.

If I fell in love with you,
Would you promise to be true
And help me understand.
Cause i've been in love before
And i've found that love was more,
Than just holding hands.
If I give my heart to you,
I must be sure from the very start
That you would love me more than her.

If I trust in you,
Oh please, don't run and hide.
If I love you to,
Oh please, don't hurt my pride like her,
Cause I couldn't stand the pain.
And i, would be sad if I knew love wasn't made,
So i hope you see,
That i would love to love you.

If I fell in love with you

Chiusi gli occhi e mi asciugai la lacrima solitaria che scendeva sulla guancia. Ero innamorata di lui, era inutile ormai girarci intorno. Non potevo più nascondere ciò che provavo ma era giusto rovinare un'amicizia per provare a stare insieme al ragazzo di cui ero innamorata? E se lui non avesse ricambiato? E se la storia fosse durata poco? E se Finn avesse avuto ragione e Noah mi avrebbe lasciata subito dopo essermelo portato a letto? Maledetti Finn e la pulce che mi aveva messo all'orecchio! Non bastavano già le mie paranoie da sole? No, ci si metteva in mezzo anche il signorino che credeva di dirmi come dovevo comportarmi con gli altri ragazzi. E se per Noah fossi stata soltanto un'amica? Avevo sempre cercato di non aver mai avuto nessun rimpianto nella mia vita ma questo stava diventando il primo di una lunga serie e tutti per la stessa persona. Se la situazione fosse stata un'altra mi sarei buttata alla cieca in questa possibile relazione ma ovviamente non me la sentivo di rischiare il tutto e perderlo persino come amico. Era stato grazie a lui se mi ero ripresa dalla batosta con Finn, come avrei fatto senza di lui? Era stato anche il primo a voler picchiare Jesse per quello che mi aveva fatto, c'era sempre quando avevo bisogno di conforto. Ed io volevo esserci per lui. E con Jesse come dovevo comportarmi? Invece di risolversi le cose stavano peggiorando a vista d'occhio. Un messaggio da parte di Kurt mi segnalò che stava per scattare l'ora x: il ballo era alle porte ed io stavo perdendo tempo per sciocchezze sentimentali. Indossai l'abito rosa, che mi aveva scelto appositamente Kurt per l'occasione, e seguii attentamente delle dritte in fatto di cosmesi che mi aveva dato Brittany in uno dei suoi momenti di lucidità quando non si metteva a parlare con convinzione con il suo gatto che la ignorava bellamente. I miei papà iniziarono a scattarmi mille foto dicendo che ero bellissima e che di certo quella sera avrei fatto capitolare il mio cavaliere ma quando qualcuno suonò alla porta e loro andarono ad aprire rimasero di stucco nel trovarsi davanti Jesse St. James elegantemente vestito con in mano una piccola confezione di fiori da mettermi al polso. Non oobiettarono nulla mentre ci salutavano augurandoci una buona serata ma i loro sguardi dicevano tutto. Non erano d'accordo con la mia scelta del cavaliere. Piena di dubbi e sensi di colpa, incontrai Mercedes e Sam al Bel Grissino come stabilito nel piano originale. Ci divertimmo molto tutti e quattro insieme finchè la coppia dell'anno non si presentò al nostro tavolo per salutare. Stavano davvero molto bene insieme, Quinn era bellissima nel suo abito azzurro e Finn nel suo completo faceva un figurone al suo fianco. Di sicuro avrebbero vinto loro la corona quella sera. La loro apparizione fu un fulmine a ciel sereno e Finn rovinò tutto non riuscendo a trattenere l'astio e il disprezzo che provava nei confronti di Jesse, la tensione si poteva tagliare con un coltello. Quando se ne furono andati tornai a respirare di nuovo ma l'atmosfera in qualche modo si era rovinata. Quando arrivammo al ballo la festa era da poco iniziata e già vedevo la nostra band del club di musica iniziare a suonare i primi accordi. Era tutto stupendo, meglio di come me l'ero immaginato e la palestra non sembrava più la solita aula dove i professori davano il meglio di se per annientare fisicamente e psicologicamente gli studenti che ci entravano. Mi scatenai con gli altri
durante la cover di Noah Artie e Sam che cantavano Friday non riuscendo a staccare lo sguardo dal quel completo bianco e sexy che indossava Puckerman e che metteva in risalto ogni suo minimo movimento di baccino. Notai un mucchio di ragazzi con gli ormoni a mille saltare come delle pazze sotto il palco per urlare i nomi dei cantanti, ma soprattutto il suo, e mi venne voglia di picchiarle tutte gridando a gran voce che quell'uomo era mio. Non potevo farlo ovviamente, mi ero tirata indietro all'ultimo minuto e lui di certo non era mio. Jesse mi venne vicino sussurrandomi che ero bellissima e che adesso toccava a me. Giusto, la ciliegina sulla torta. Gli sorrisi dolcemente e mi feci strada lungo il palco incrociando per un istante lo sguardo risoluto e nostalgico di Finn. Cosa voleva ancora da me? Perchè non guardava la ragazza che aveva al suo fianco? Perchè non si rendeva conto di ciò che aveva? Perchè voleva ancora tormentarmi? Salita sul palco, dissi alla band cosa volevo cantare e loro capirono al volo. Avevo deciso di cambiare canzone all'ultimo secondo ma ormai loro sapevano come prendermi e assecondarono per l'ennesima volta i miei cambi d'umore, ormai ci avevano fatto il callo. Era arrivato il mio momento e avevo bisogno di trasmettere un messaggio importante con la mia voce. Avevo bisogno di cantare.

I know i can’t take one more step towards you
Cause all thats waiting is regret
Don’t you know i’m not your ghost anymore
You lost the love i loved the most

I learned to live, half alive
And now you want me one more time

Incrociai lo sguardo di Finn e cercai di fargli capire quello che sentivo. Stava ballando il lento con Quinn ma ancora guardava me. Perchè non capiva? Perchè restava ancora aggrappato al ricordo di noi? Non potevo dimenticare Finn, come lui non poteva farlo com me, ma volevo che andasse avanti e mi lasciasse libera. Libera di sbagliare, libera di vivere una vita senza di lui.

Who do you think you are?
Runnin’ ’round leaving scars
Collecting a jar of hearts
Tearing love apart
You’re gonna catch a cold
From the ice inside your soul
Don’t come back for me
Who do you think you are?

I hear you’re asking all around
If i am anywhere to be found
But i have grown too strong
To ever fall back in your arms

La coppia volteggiò lentamente e mi ritrovai a fissare lo sguardo livido e duro di Quinn. Sapevo che in quel momento mi stava odiando con tutta se stessa e, nonostante il colpo basso che mi aveva tirato rimettendosi con Finn spiattellandomelo addosso come se nulla fosse, mi dispiaceva per lei. Non ero arrabbiata con Quinn. Le sue azioni e le sue parole molte volte mi avevano fatta soffrire ma non era colpa sua, era sempre stato Finn la causa di tutto. Ormai ce lo contendevamo da troppo tempo ed io non ne potevo più, volevo mollare la presa. Con la coda dell'occhio vidi Sam dirigersi verso Mercedes, che stava facendo tappezzeria, e invitarla a ballare. Lei per tutta risposta sorrise e accettò la sua mano guidarla verso la pista da ballo e coronare così uno dei suoi sogni. Mercedes era felice e Sam sembrava contento, forse era l'inizio di qualcosa.

Ive learned to live, half alive
And now you want me one more time

Who do you think you are?
Runnin’ ’round leaving scars
Collecting a jar of hearts
And tearing love apart
You’re gonna catch a cold
From the ice inside your soul
Don’t come back for me
Who do you think you are?

It took so long just to feel alright
Remember how to put back the light in my eyes
I wish i had missed the first time that we kissed
Cause you broke all your promises
And now you’re back
You don’t get to get me back

Mi veniva da piangere mentre cantavo il mio dolore. Incrociai di nuovo lo sguardo di Finn e capii di averlo in qualche modo ferito ma di essere riuscita ad aprigli gli occhi su ciò che stava facendo. Distolsi lo sguardo mentre una lacrima mi rigava il viso e degli occhi fissi su di me attirarono la mia attenzione come dei magneti. Erano gli occhi di Noah, occhi comprensivi e pieni di speranza. Sembrava volesse saltare sul palco da un momento all'altro per venirmi ad abbracciare ed io morivo dalla voglia che lo facesse. Volevo stare tra le sue braccia ma non potevo.

Who do you think you are?
Running around leaving scars
Collecting a jar of hearts
And tearing love apart
You’re gonna catch a cold
From the ice inside your soul
So don’t come back for me
Dont come back at all

Who do you think you are?
Who do you think you are?
Who do you think you are?

A fine canzone, Jesse mi recuperò vicino al palco e disse di essere orgoglioso di me per l'esibizione e il significato delle parole. Mi abbracciò stampandomi un bacio sulla guancia mentre chiudevo gli occhi appoggiando la fronte sulla sua giacca. Mi sentivo spossata. Sorrisi a Blaine, mentre prendeva il mio posto sul palco seguito da Tina e Brittany, e seguii Jesse mentre mi portava a bere un pò del famigerato ponch per rinfrescarmi la gola. A quanto sembrava, le voci di corridoio che volevano l'aggiunta di una certa dose di alcol dentro a quella bevenda violacea erano parole campate in aria. Meglio così, la professoressa Sylvester non mollava nemmeno per un istante la sua postazione vicino al ponch. Sembrava quasi un cane da guardia e se qualcuno si avvicinava troppo, rovistando nelle tasche dello smoking, abbaiava persino. Era spaventosa. Jesse mi sussurrò una battuta all'orecchio riguardo alla prof Sylvester e mi trascinò in pista mentre ridevamo divertiti. Ballammo seguendo il ritmo incalzante della canzone di Blaine e alla fine ci abbracciammo felici di essere li insieme a divertirci. Ridemmo per l'ennesima volta, era molto facile stare con Jesse.
"Rachel sei bellissima stasera."
"Non fai altro che ripeterlo Jesse. Se continui così potrei pensare che stai mentendo."
"Ti assicuro che non è così e gli sguardi degli altri ragazzi dicono la stessa cosa. Mi sento molto fortunato questa sera."
"Sto passando una bella serata grazie a te." gli dissi con sincerità sorridendogli.
"Sei stata meravigliosa sul palco, l'effetto melodrammatico era stupefacente. Sono sempre più convinto che il tuo posto sia a Broadway e non qui, in questo paesino sperduto. Tu hai bisogno di essere una stella, di brillare nel firmamento delle celebrità. Rachel tu devi venire a New York con me, è quella la tua vita."
"E lo sarà se mi accetteranno dopo il diploma. Non voglio darmi per vinta. Hai ragione, quello sarà il posto ma per il momento questo è il mio."
"Rachel, noi due insieme potremmo conquistare tutti. Lo so che ti avevo promesso di non farti pressioni finchè tu non avessi preso una decisione ma sono felice e mi sento fortunato stasera. Rachel io ti amo e tu lo sai, vieni via con me. Ti prego." mi prese tra le braccia, appoggiando la mia schiena al suo torace, e si chinò per sussurrami all'orecchio le ultime parole. Rimasi paralizzata e un secondo dopo sembravo una statua di marmo quando vidi Noah salire sul palco con una chitarra in mano e l'aria evidentemente imbarazzata. Cosa stava succedendo?
"Ehm...scusate, questo è un fuori programma ma spero che mi scuserete. Pensavo che non potesse succedere anche a me, pensavo che fossero soltanto gli scemi ad innamorarsi. Poi è successo e adesso non posso più farne a meno e vorrei che lei lo sapesse. Questa canzone è per una persona speciale."

Wise men say only fools rush in
But I can't help falling in love with you
Shall I stay
Would it be a sin
If I can't help falling in love with you

Jesse, stringendomi più a se, iniziò a dondolare dietro di me ed io lo seguii incapace di fare altro. Non riuscivo a staccare lo sguardo da quello di Noah. Su quel palco c'era un ragazzo che mi stava dichiarando il suo amore di fronte a tutta la scuola incurante delle opinioni sbalordite degli altri spettatori che si stavano ancora chiedendo chi fosse la ragazza in questione. Non riuscivo a crederci. Quando la prima volta gli avevo detto che non potevo stare con un ragazzo che non aveva nemmeno avuto il coraggio di dedicarmi una canzone al Glee Club ecco che il giorno dopo si era presentato in aula con la sua chitarra mentre mi cantava Sweet Caroline guardandomi negli occhi, in quel momento mi aveva conquistata del tutto. Adesso un altro colpo al cuore. Stava cantando di nuovo per me, solo per me. Mi veniva da piangere per l'emozione, le mie mani stavano tremando e se non ci fosse stato dietro Jesse a tenermi sarei sicuramente crollata a terra...oppure sarei corsa da lui sul palco a dirgli che lo amavo.

Like a river flows surely to the sea
Darling so it goes
Some things are meant to be
So take my hand, and take my whole life too
Cause I can't help falling in love with you

Like a river flows so surely to the sea
Oh my darling so it goes
Some things are meant to be
So won't you please take my hand, and take my whole life too
Cause I can't help falling in love, in love with you
Cause I can't help falling in love, falling in love, I keep falling in love with you

Al termine della canzone avevo le lacrime rigarmi il volto e mi portai una mano alle labbra cercando di trannere i singhiozzi. Continuammo a fissarci per alcuni secondi e la consapevolezza di essere di nuovo sua mi faceva a stento respirare. Cosa stavo combinando? Non mi accorsi dell'arrivo improvviso di Finn finchè non me lo ritrovai davanti a dividere Jesse e me con sguardo infuriato mentre Quinn lo tallonava a un passo di distanza per cercare di trattenerlo invano.
"Ehi! Jesse! Tieni le mani a posto hai capito?" gli gridò dandogli una spinta sulla spalla.
"Bello, non sono più affari tuoi! Hai perso il treno." gli rinfacciò Jesse mettendosi davanti a me per difendermi con il suo corpo. Finn era impazzito e non si sapeva cosa poteva fare in quel momento.
"Questa è la mia scuola quindi sono affari miei."
"Ma lei non è la tua ragazza. Sparisci, è meglio." Finn continuò a spintonarlo sempre più arrabbiato e Jesse rispose con altre spinte altrettanto potenti. La scena si stava svolgendo troppo velocemente e non riuscivo più a capirci niente.
"Che vuoi fare?" lo prese in giro Jesse in tono ironico, cosa che peggiorò soltanto la situazione con il suo nemico.
"Finn, smettila subito! Basta! Finitela tutti e due!" gridò Quinn cercando di fermarli in qualche modo quando Finn cercò di tirare un pugno a Jesse. Io feci lo stesso senza avere risultati migliori finchè qualcuno non si mise in mezzo procurandosi sicuramente qualche livido.
"Finitela!" urlò Noah facendo pressione con le braccia per allontanare il suo migliore amico decisamente in piede di guerra. "Finn basta!"
"Vattene via Puck, ce ne sono anche per te!"
"Oh guarda, la mamma è venuta a difendere il bambino."
"Piantala St. James!" lo minacciò Noah con sguardo duro.
"Ed ecco la mammina che fa di tutto per proteggere gli amici ma non ha le palle per arrivare al sodo. Non è vero Puckerman? Dopotutto il tuo modo di rubare la ragazza agli amici da sotto il naso ormai è entrato negli annali. Non è vero Finn?"
"St. James..." il ringhio di Noah stava diventando sempre più pericoloso ma a Jesse non importava. Si fece avanti fino ad arrivare alla portata del suo orecchio.
"Rachel ha ballato con me tutta la sera, mi ha detto che era molto felice di essere qui con me. Cosa avrà voluto dire secondo te?" lo provocò Jesse con il suo solito tono ironico e altezzoso che usava quando si trovava davanti un rivale. Lo lessi nel suo sguardo ma fu tutto troppo veloce.
"Noah no!" gridai mentre il pugno di Puckerman centrò a pieno il volto di Jesse mandandolo al tappeto. Mi chinai verso il mio cavaliere, cercando in qualche modo di tirarlo su e vedere quanti danni aveva fatto quel pugno, e lanciai uno sguardo sconcertato a Noah. Lui stringeva ancora forte i pugni fremente di rabbia, avrebbe continuato a picchiarlo se non fosse intervenuta la professoressa Sylvester.
"Adesso basta! Voi tre fuori da questa scuola! Subito!" urlò furiosa la professoressa spingendo Finn Noah e Jesse verso l'uscita della palestra continuando a minacciarli come al suo solito. Dopo secondi di assoluto silenzio, iniziarono i mormorii dei compagni di scuola mentre spettegolavano senza sosta su quello che era appena successo additando Quinn e me come fonte di quel problema. Lo sguardo che mi rivolse Quinn era duro e accusatorio mentre scompariva tra la folla lasciandomi sola con i miei pensieri. Quinn aveva ragione, era tutta colpa mia.
Quando arrivarono alla premiazione di re e reginetta della scuola, Sam e Mercedes vennero a riprendermi per cercare di sollevarmi il morale e assistere alla premiazione insieme. Era bello avere ancora degli amici che ti stavano vicino nel momento del bisogno. Tutte le possibili reginette sfilarono mettendosi l'una vicina all'altra sempre più eccitate rispetto ai propri cavalieri. Tra di loro spiccava come un buco nero l'assenza di Finn e l'espressione per nulla felice di Quinn la diceva lunga su ciò che provava in quel momento. Quando il preside Figgins, dopo aver proclamato Dave Karosky come re del ballo, disse imbarazzato il nome di Kurt Hummel assegnandogli il ruolo di reginetta un silenzio imbarazzante piombò nella palestra e tutti gli sguardi andarono dritti al mio migliore amico. Cosa diamine avevano fatto tutti? Quella era la più brutta umiliazione che potessero fargli. Kurt scappò via inseguito da Blaine e Quinn fece lo stesso correndo verso i bagni. Le corsi dietro per carcare di parlarle e scusarmi per tutta la situazione. Entrai in bagno nella speranza che non mi rompesse qualcosa addosso.
"Quinn cerca di calmarti."
"E' tutta colpa tua! Non ci hanno votati perchè lo sanno tutti che Finn preferisce stare con te!" mi ringhiò contro lei guardandomi con puro odio.
"Ma non è vero..." non mi fece nemmeno finire la frase che mi schiaffeggiò di colpo stupendo entrambe. Mi portai una mano sulla guancia dolorante, non aveva mai fatto un gesto simile. L'avevo portata all'esasperazione e adesso ne subivo le conseguenze.
"Scusami tanto..." mormorò lei pentita per lo schiaffo. Dopo alcuni secondi andai a rinfrescarmi la guancia per limitare il dolore mentre Quinn si appoggiò contro il lavandino stringendo i pugni al bordo. Scosse la testa sentendosi ancora un pò umiliata. "Non esiste che rimango in questa scuola. Mi trasferisco."
"Molte ragazze sarebbero turbate dopo uno schiaffo ma ne apprezzo la forza drammatica." mormorai gurdandomi la guancia rossa allo specchio. Dopotutto quanti schiaffi avrei preso sulle scene per seguire il copione? Dovevo essere pronta a tutto se volevo sfondare. Quello schiaffo mi avrebbe aiutato a crescere.
"Credi che sia difficile vivere nei tuoi panni Rachel, ma almeno tu non devi vivere continuamente nella paura."
"Cos'è che ti spaventa?" le chiesi avvicinandomi per poterla guardare meglio negli occhi. Stava piangendo. Avevo visto Quinn poche volte fragile come in quel momento e mi faceva sempre una certa impressione. Poteva fare la dura e la stronza con chiunque ma io conoscevo la vera Quinn ed era proprio la ragazza di fronte a me e sembrava inconsolabile.
"Il futuro, la fine di tutto questo."
"Non c'è niente di cui aver paura. Sei una ragazza bellissima Quinn, la più carina che io conosca...ma sei altro più di questo. Aspetta...vuoi?" le porsi un fazzoletto per asciugarsi le lacrime e lei accettò volentieri facendomi un mezzo sorriso di gratitudine. "Prima o poi tutto si sistemerà e questi problemi ci sembreranno bazzecole un domani. Il futuro non è la fine ma solo un nuovo inizio."
"Finn è ancora innamorato di te."
"Crede di esserlo ma non sa ancora ciò che vuole. Sei preoccupata per questo?"
"Ogni volta che volevo qualcosa c'eri sempre tu ad afferrarla per prima. Nessuno mi vuole veramente, nemmeno mia figlia." fa una smorfia di dolore nel nominare la piccola Beth.
"Non dire così, Beth si deve ancora abituare a te."
"Sai Rachel, non volevo ammetterlo nemmeno a me stessa ma in realtà ti ho invidiata per molto tempo però adesso non vorrei proprio essere al tuo posto. Devi prendere una decisione e in fretta altrimenti rischi di perdere tutto."
"Lo so." annuii stremata da quella giornata. Aveva ragione.
"Puck non ha mai veramente cantato una canzone d'amore come quella in pubblico. Era una dichiarazione in piena regola. Deve amarti sul serio. Dai, forse è meglio ritornare in palestra a sostenere Kurt." detto questo, la seguii uscendo dal bagno mentre il mio pensiero tornava a Noah e Jesse.


Mi dovrò fare perdonare in qualche modo per tutto questo periodo di assenza, scusatemi. La fortuna è stata che questo capitolo si è scritto praticamente da solo in pochi giorni e spero vi piaccia. Scusatemi per eventuali errori.
Le canzoni aggiuntive a quelle della puntata normale del prom sono due: quella di Rachel è If I fell nella versione cantata da Evan Rachel Wood in Across the Universe
mentre quella di Noah è Can't Help Falling In Love di Elvis ma pensate di più alla cover cantata da Ingrid Michaelson.
Fatemi sapere cosa ne pensate, spero di aggiornare presto. Un bacio
kia


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Capitolo 20
*** Puck ***



La mano mi faceva male, speravo che almeno un decimo di quel male lo sentisse pure lui. Quel bastardo! Si era divertito a provocare tutta la sera ma si era spinto ben oltre e non ero affatto pentito di quel pugno. Se l'era meritato. Quando la professoressa Sylvester ci aveva spinti fuori, quel codardo di Finn si era liberato dalla mia presa e aveva preferito tornare a casa piuttosto che restare e affrontare quella spiacevole situazione che aveva creato con le sue stesse mani. Sapevo che non avrei mai dovuto mettermi in mezzo, sapevo che stavo commettendo un enorme sbaglio eppure ero sceso lo stesso di corsa dal palco per aiutare quello che pensavo fosse ancora il mio migliore amico e che, invece di ringraziarmi, aveva minacciato di prendere anche me a cazzotti. Da non crederci. Sapere che il motivo di quella rissa era stato Rachel mi faceva incavolare ancora di più. Tre ragazzi così persi per la stessa ragazza da prendersi a pugni per contendersela come se fosse la posta in palio di un gioco del quale non riuscivo a tirarmi indietro. Alla minima provocazione avevo tirato a segno il primo e ultimo pugno della serata colpendo Jesse per soddisfare la mia rabbia fin troppo repressa. Lo sguardo che Rachel mi aveva lanciato era stato peggio di una pugnalata in pieno petto. Non aveva gradito il mio gesto e adesso ero passato io dalla parte del torto. E tutto questo perchè non riuscivo a lasicarla perdere, non riuscivo a staccarmi da lei. Era diventata peggio di un virus.
"Hai un buon gancio destro. Ottimo per un futuro lavoro da buttafuori in un locale notturno."
"Se non la smetti posso sempre completare la mia opera di ridurti la faccia piena di lividi. Quando vuoi." ribattei in tono aggressivo facendogli vedere il pugno alzato sempre pronto a scattare a qualsiasi cosa mi avrebbe detto. Non mi sarei contenuto questa volta.
"No grazie, un livido mi basta e mi avanza per oggi. Non vorrei sacrificare troppo il mio bell'aspetto da palcoscenico per diventare il tuo sacco da pugilato. Spero che ti consoli sapere che mi hai fatto male."
"Un pò, almeno non sono il solo." feci una smorfia cercando di distendere la mano malconcia.
"Devo complimentarmi con te, forse un pò banale come canzone visto gli innumerevoli usi che se ne sono stati fatti, ma il gesto è arrivato forte e chiaro a destinazione. Rachel aveva le lacrime agli occhi mentre non riusciva a staccarti lo sguardo di dosso quando eri sul palco, così come tutto il McKinley. Ti ho sottovalutato Puckerman, pensavo che fosse soltanto Finn il mio nemico ma a quanto pare mi sbagliavo. Tu sei decisamente un avversario più difficile da battere, persino Finn se n'è accorto stasera. Immaginati che bella sorpresa per lui." sogghignò Jesse con sguardo divertito.
"St. James questa non è una gara. Rachel si arrabbierebbe se venisse a sapere di questi discorsi."
"E' una gara in piena regola e tutto è lecito, tu hai appena fatto la tua mossa. Adesso tocca a me."
"Non te la lascerò senza combattere!" scossi la testa con tono infuriato mentre decidevo un modo lento e doloroso per sopprimere quel pagliaccio irritante con il sorriso di plastica.
"Finalmente il vecchio Puckerman è tornato alla ribalta, il tuo nome è leggenda persino al Carmel. Forse abbiamo le stesse chances...oppure no. Giusto per mettere le carte in tavola, ho chiesto a Rachel di venire a New York con me subito dopo le Nazionali. Volevo che tu lo sapessi visto gli ultimi sviluppi di un triangolo che in realtà non è altro che un quadrato. Lei verrà, lo sappiamo entrambi, è il suo sogno." a quelle parole gli piombai addosso come un falco minacciandolo con lo sguardo furente mentre gli strattonavo quel cavolo di sciarpetta inutile che portava al collo. Ottimo modo per strozzarlo.
"Sei un bastardo! Non le vorresti nemmeno far finire il liceo per gettarla nella fossa dei leoni come se nulla fosse. Rachel si merita di più...sicuramente l'anno prossimo farà di tutto per entrare a far parte di una scuola importante che le aprirà le porte del successo e a breve in molti parleranno di lei, ma non adesso. Rachel rinuncerebbe a tutto per andare a New York e tu stai facendo questo soltanto per portarla via da qui e probabilmente la riempiresti di sensi di colpa ignorando le rinunce che dovrà fare per seguirti. Questo vuol dire amare qualcuno? E' solo egoismo il tuo."
"Io amo Rachel e voglio soltanto il meglio per lei e New York lo è." ribattè lui riuscendo a sfuggire dalla morsa delle mie mani.
"Cosa ti costava aspettare un anno per chiederglielo?"
"Tu hai soltanto paura di perderla perchè sai che verrà con me. Sai che tra l'amore e la carriera di certo non sceglierà l'amore...o almeno un qualcosa che potrebbe essere amore. Noi due abbiamo avuto una storia in passato e, nonostante non sia stato del tutto onesto con lei e l'abbia fatta soffrire molto a causa della mia smania di vincere, per me era  reale. Mi sono accorto di amarla sul serio dopo il casino che è successo con il videoclip di Run Joey Run ma il mio stupido orgoglio maschile ha avuto la meglio e adesso sono tornato per recuperare una delle cose migliori che mi sia mai capitata e non voglio più rinunciarci. Lei prova ancora qualcosa per me."
"Non eri qui a raccogliere i pezzi del suo cuore infranto dopo averle spiaccicato quell'uovo in testa ed essertene andato lasciandola da sola al parcheggio. Tu non c'eri." lo accusai mentre tornavo dalla parte opposta e afferravo la sbarra di ferro per cercare di calmarmi e recuperare un pò di lucidità prima di ucciderlo a mani nude.
"Nemmeno tu a quanto ho sentito. Finn si è precipitato a fare il cavalier servente mentre tu ti divertivi a pulire le piscine di ricche mammine sexy, non è vero? Questo era quello di cui ti vantavi."
"Le cose sono cambiate St. James."
"Ho notato Puckerman." mormorò lui alzando un sopracciglio mentre gli si formava una smorfia in viso. Nemmeno a lui piaceva quella situazione, nonostante la sua palese sicurezza in realtà nascondeva qualche tentennamento dietro quella maschera da palcoscenico. Non era ancora detta l'ultima parola ma lui era nettamente in vantaggio con la proposta di New York mentre io non avevo niente da darle. Ero un fallito e avrei soltanto ostacolato il suo futuro se mi fossi messo in mezzo cercando di farla rimanere inutilmente a Lima per me. Avevo appena dato a Jesse dell'egoista ma tutto sommato io lo ero quanto lui. Avevo paura che si allontanasse da me, che non avesse più bisogno di me e che sarei finito nel dimenticatoio degli anni del liceo insieme a un'infinità di gente sconosciuta che sorrideva nella foto dell'annuario. Non volevo fare quella fine per lei perchè la realtà era che io avevo bisogno di averla al mio fianco. Avevo bisogno di Rachel. Come se fosse stata chiamata mentalmente, la ragazza dei miei sogni uscì dal suo ballo scolastisco sfregandosi le braccia con le mani. La tentazione di andarle incontro e stringerla tra le braccia per riscaldarla con il mio corpo era troppo forte ma il turbamento che lessi nel suo sguardo quando incrociò il mio mi impietrì alla sbarra di ferro alla quale ero appoggiato. Non riuscivo a muovermi e Jesse prese la palla al balzo togliendosi la giacca per coprire le spalle nude di Rachel che gli fece un tiepido sorriso di ringraziamento. Gli sfiorò l'occhio, che stava per diventare di una tonalità decisamente più scura grazie alla mia rabbia, e gli sussurrò qualcosa che non riuscii a sentire. Perchè non potevo avere un super udito come i supereoi nei film? Dannazione! Cosa gli stava dicendo? La gelosia prese il sopravvento e strinsi forte i pugni, facendomi ancor più male alla mano, per contenerla. Rimasi spiazzato quando la vidi avvicinarsi stringendosi nella giacca di St. James. Mi prese la mano ferita tra le sue e me la fece stendere per controllare le nocche sbucciate, le sfiorò delicatamente con un dito facendomi venire i brividi lungo la schiena. Perchè non potevo averla?
"Ti fa male?"
"Solo un pò." le risposi cercando di ricordarmi come si faceva a parlare.
"Devi metterci del ghiaccio e..."
"Rachel."
"Anche il disinfettante e un cerotto e..." continuò a blaterare non riuscendo a incrociare il mio sguardo mentre continuava ad accarezzarmi le nocchie doloranti.
"Rachel smettila. Il vestito da infermierina sexy ti starebbe anche bene ma non mi sembra ne il luogo ne il momento adatto per le miei fantasie erotiche." le dissi ironicamente per smorzare la tensione tra di noi. Lei distese le labbra in una sorta di sorriso ed io mi sentii un pò meglio. Non ce l'aveva più a morte con me.
"Perchè lo hai fatto?"
"Lo sai il perchè. Io ti..."
"Ti prego no! Non dirlo." mi interruppe lei scuotendo la testa per non sentire. Perchè continuava a fare così? Non mi ero immaginato tutto.
"Tacere non lo rende meno reale o sincero e poi credo di avertelo dimostrato in tutti i modi possibili. E' inutile continuare a girarci intorno, lo sappiamo entrambi. Tocca a te adesso." speravo in qualche risposta e attesi diversi interminabili secondi ma ricevetti soltanto assoluto silenzio da parte sua. Mi aveva di nuovo lasciato come un imbecille ad aspettare qualcosa che probabilmente non sarebbe mai arrivato. Perchè non la smettevo di farmi male in quel modo? Perchè non poteva essere sincera una buona volta per tutte? Rachel mi diede le spalle, allontanandosi di qualche passo per mettere un pò di distanza tra di noi, e si rivolse a Jesse stringendosi ancor di più nella sua giacca. Quella distanza era come mettere fine a qualcosa di importante e mi fece gelare le ossa.
"Jesse, torniamo a casa." quella era più un'implorazione che una richiesta. Da quando Rachel aveva paura di restare sola con me?
"Si andiamo. Puckerman."
"St. James."
"Buona notte Noah."
"Buona notte principessa." sussurrai quando ormai lei non poteva più sentirmi.
Li guardai sparire mano nella mano oltre il parcheggio pieno della scuola e digrignai i denti dalla frustrazione. Se quella non era una risposta alla mia dichiarazione, quasi umiliazione, pubblica io ero la fatina dei denti! Aveva vinto lui. Maledizione! Tirai un calcio alla sbarra di ferro e quasi non sentii il dolore dalla rabbia che avevo in corpo. Mi affrettai a raggiungere l'auto, sbattendo forte la portiera dietro di me, e misi in moto per allontanarmi da una di quelle serate dalle quali non mi sarei più ripreso. Per quella stupida canzone mi avrebbero preso in giro a vita e un Puckerman che si rispetti non può perdere la faccia in quel modo, assolutamente no. Umiliato e persino perdente. Cosa c'era di peggio? Ah, si, un cuore infranto. Il mio e faceva male, quello che avevo provato quando Quinn aveva scelto Finn al mio posto non era nulla a confronto. Tranne forse se Rachel avesse scelto Finn, li mi sarebbe crollato il mondo addosso visto che lui era il mio migliore amico. Qualcuno bussò al finestrino facendomi quasi saltare in aria, mi voltai per fissare in malo modo il disturbatore e fargli capire di sparire ma lo sguardo curioso e intelligente di Quinn mi spiazzò.
"Posso chiederti un passaggio fino a casa? A quanto pare Finn mi ha mollata qui senza tante cerimonie." si affrettò a dire lei in tono stizzito. I suoi occhi erano un pò gonfi erano il risultato di una o forse più sconfitte venute a galla tutte nell'arco di una sola sera. Anche lei stava soffrendo e credevo di esserne in parte responsabile.
"Sali." uscimmo dal parcheggio e restammo in silenzio per un paio di minuti prima che lei si voltasse verso di me per fare una conversazione che avrei voluto evitare.
"Bel pugno Puck, molto scenico e piuttosto violento. Più della metà delle ragazze della scuola prima ha sospirato durante la canzone e poi ha lanciato gridolini partecipi mentre mettevi al tappeto Jesse. Tutte volevano essere Rachel in quel momento, un pò anch'io ad essere sincera."
"Ricordo di aver avuto almeno due risse con Finn a causa tua e nessuna delle due si è risolta in mio favore, il pugno di questa sera è stato soltanto un caso sporadico e istintivo visto che Jesse mi sta un pò sulle scatole. Volevo evitare una rissa ma a quanto sembra ho fallito miseramente visto che mi ci sono ritrovato nel mezzo a fare la parte del cattivo."
"Ma guarda che strana la casualità! Anche la canzone di prima era un puro caso? No, non rispondere che è meglio. Vorrei evitare di osservarti mentre ti arrampichi inutilmente sugli specchi per cercare una risposta patetica da darmi. Sono la prima ad ammettere che mi sembra strano spezzare una lancia in suo favore visto la nostra situazione, ma Rachel è una brava ragazza che non molla mai nonostante le altre persone cercando di tirarla giù in ogni modo possibile. Ha una forza incredibile quella ragazza ma è anche molto sensibile e intelligente...figurati che le ho tirato uno schiaffo quando ho capito di aver perso persino il titolo di reginetta del ballo. Tranquillo, non si è fatta male. Sa come incassare un pugno senza fare troppe tragedie, almeno questa volta non ha rischiato di compromettere il suo setto nasale. So di averla ferita con le parole ma lei non si è arrabiata, mi è rimasta vicino lasciandomi sfogare per poi asciugarmi le lacrime. Sarebbe una buona amica se io la smettessi di fare la stronza con lei." ammise Quinn facendo un piccolo sorriso autoironico che la rese ancora più bella. Beth aveva preso molto da lei.
"Sarebbe un'ottima amica per te e tu per lei...sempre se la smettete di passarvi gli stessi ragazzi che si picchiano inutilmente per voi. Tanto siete sempre voi che scegliete." borbottai picchiettando spazientito l'indice sul volante mentre sterzavo a destra.
"Credo che dopo quello che è successo stasera tu abbia molte possibilità per ribaltare la situazione." sentire che Quinn era favorevole a una mia relazione con la sua nemica di sempre suonava strano alle mie orecchie. Forse stava per arrivare la fine del mondo in anticipo e nessuno lo sapeva.
"Ha detto a Jesse di portarla a casa."
"Ah...ma questo non vuol dire niente. Magari aveva..."
"E adesso chi si sta arrampicando sugli specchi? Sei arrivata a destinazione." fermai l'auto facendolo un cenno verso il finestrino.
"Grazie. Ti do un ultimo consiglio da amica, ex ragazza e madre biologica di tua figlia: se è l'unica ragazza che ti fa stare bene e ti fa sentire una persona migliore allora non lasciartela scappare. Non fare i miei stessi errori. Ci vediamo Puck, buona notte."
Dopo avermi scoccato un bacio sulla guancia, Quinn uscì dall'auto ed entrò nel condominio medio borghese dove sua madre aveva comprato un appartamento dopo che il signor Fabray aveva ottenuto la villetta, dove avevano vissuto per anni, grazie al divorzio. La madre di Quinn non aveva ricevuto molto dopo la sentenza visto il crollo finanziario che aveva subito l'ex marito mentre si portava a letto la giovane segretaria ma sembrava che non le importasse più di tanto adesso che la figlia minore era tornata ad abitare con lei. A volte il karma era veramente bastardo. Non sapevo se seguire il consiglio di Quinn oppure no, il rifiuto non verbale di Rachel faceva troppo male ed io non ero di certo il tipico ragazzo maturo e comprensivo che faceva finta che non fosse successo niente. No, non sarei riuscito a cambiare nell'arco di una notte. Accesi la radio cercando di distrami ma a quanto sembrava nemmeno quella mi era di aiuto visto che stavano trasmettendo Jesse's girl, canzone che fino all'anno scorso aveva tormentato Finn nei momenti di gelosia acuta e che adesso stava per diventare anche il mio tormentone post ballo scolastico. Di male in peggio, oltre il danno persino la beffa. Spensi la radio e continuai a guidare senza una vera meta. Non avevo voglia di trovarmi da solo in quella camera che continuava ad evocarmi immagini peccaminose del mio sogno alla Joey e Dawson dove Rachel entrava dalla finestra con un dolcissimo sorriso seducente per poi bloccarmi sul letto e iniziare a fare certe cose spinte vietate ai minori di diciottanni. No, dovevo evitare di ripensare a certe scene prima di stare male di nuovo. Stronzo si ma masochista fino a quel modo no grazie. Forse sarei riuscito a rimediare qualche alcolico per annebbiarmi la mente. Non potevo nemmeno chiedere la complicità di Artie e Sam visto che erano rimasti al ballo cercando di finire bene la serata. Forse avevano ancora qualche speranza, almeno loro. Dopo diversi giri a vuoto e l'aumentare della frustrazione, decisi che era arrivato il tempo di fermarsi e parcheggiai lungo il vialetto di casa. Salutai mia madre con un cenno della testa e salii in camera sapendo che avrei passato una lunga notte insonne. Ero troppo stanco per ribellarmi anche a quello. Quando aprii la porta mi bloccai all'istante nell'incrociare lo sguardo del mio tormento personale che giocherellava nervosamente con le mani seduta sul mio letto. Indossava ancora il suo delizioso abitino rosa che avevo così tanto desiderato strapparle di dosso da quando l'avevo visto per la prima volta, adesso un pò sgualcito, che aveva sfoggiato nella palestra del McKinley tra le braccia del suo Jesse. E adesso si ritrovava sul mio letto a mordicchiarsi nervosamente le labbra mentre non sapeva come iniziare il suo discorso. Non sapevo più cosa pensare tranne al fatto che lei era nella mia stanza ad aspettarmi.
"Che cosa..."
"Scusami...lo so che è tardi ma avevo bisogno di parlarti e il tuo cellulare era staccato quindi sono venuta qui." iniziò a blaterare lei in agitazione mentre si avvicinava pericolosamente a me. Troppo pericolosamente.
"Mia madre non mi ha detto che..."
"No, tua madre non sa che sono qui. Sono entrata dalla finestra e mi sono persino rotta un tacco per salire quella maledetta scala che ho trovato nel capanno li fuori. Noah ti consiglierei di pulire meglio quel capanno la prossima volta, qualcuno potrebbe persino perdersi la dentro. Non voglio nemmeno immaginare che creature ci vivono..." ma prendeva mai una boccata d'aria tra una parola e l'altra quella ragazza?
"Rachel fermati! Sei entrata dalla finestra? Come...perchè? Sei forse ammattita? Rischiavi di cadere e farti male sul serio...e poi cos'è questa storia? E' tardi, i tuoi papà saranno preoccupati se non torni a casa e poi Jesse dov'è finito?" non riuscivo più a capire niente.
"Jesse mi ha riaccompagnata a casa, ho aspettato che partisse prima di venire qui da te. Mi sembrava brutto suonare alla porta e trovarmi di fronte tua madre mentre tentavo di spiegarle il motivo per cui cercavo suo figlio, che ufficialmente era ancora al ballo con gli altri. Non volevo che pensasse male di me presentandomi a quest'ora." adesso improvvisamente sembrava imbarazzata e quasi le scoppiai a ridere in faccia per la sua espressione buffa ma mi trattenni.
"Meglio che mia madre non lo venga a sapere altrimenti rischiamo confetti e inviti a nozze mentre mi fa la ramanzina su come ci si comporta con una brava ragazza ebrea evitando di portarla in camera da letto prima di portarla all'altare." sospirai chiudendo gli occhi con esasperazione al pensiero di quella scena.
"Co...confetti?" balbettò lei con aria sempre più confusa.
"Lascia stare. Si può sapere cosa diamine ci fai qui?"
"So che Jesse ti ha detto di New York." nominare in quel momento la Grande Mela era come una pugnalata in pieno petto.
"Se sei venuta a dirmi questo mi dispiace ma sei arrivata tardi. Il tuo amichetto non vedeva l'ora di spifferare tutto."
"Jesse a volte ha il tatto di un rinoceronte e quasi sempre non vede l'ora di lanciare frecce velenose contro chiunque, lo so bene e mi scuso per i suoi modi di fare. Dovevo dirtelo io ma non trovavo mai il momento giusto per farlo, ultimamente le cose tra di noi si stavano facendo un pò strane e..."
"Chiamale nel modo giusto. C'è un nome preciso per quello che c'è tra noi e tu lo sai benissimo ma non lo vuoi ammettere forse per gli stessi motivi che hanno fermato me fin'ora."
"Noah io..."
"No Rachel, mi sono stancato. Ho cantato per te stasera, ho fatto a pugni per te mettendomi in mezzo tra i tuoi ex e tu cosa fai? Canti una canzone per Finn cercando di fargli capire inutilmente di lasciarti in pace, balli tutta la sera appicicata come una cozza con Jesse e alla fine torni a casa con lui lasciandomi da solo come un idiota senza nemmeno dirmi una parola in merito a tutto quello che è successo. Beh, grazie mille. Nonostante le tue continue negazioni quello che c'è tra di noi è reale ma io non c'e la faccio più a combattere da solo per noi, io non voglio più farlo senza di te. Non voglio più farlo senza sapere che ci sei anche tu dentro, che ci tieni tanto quanto ci tenga io. Non avrebbe senso quindi, se sei venuta qui a parlarmi di New York e dei tuoi splendidi piani per il futuro quella è la porta. Mia madre si sarà sicuramente addormentata come al solito davanti alla televisione, non si accorgerà nemmeno di te quando uscirai." scarica su di lei tutta la mia frustrazione mentre le aprivo la porta della camera per farle capire dov'era l'uscita e che non la volevo li con me, ma quando mi strinse la mano tra le sue lanciandomi il suo famoso sguardo al quale non ero mai riuscito a resistere sapevo di essere fregato.
"Noah ascoltami ti prego. Non è come pensi...non sono venuta qui a parlarti di New York o di quello che accadrà una volta li, io non so niente del futuro. So quali sono i miei sogni e so che farò di tutto per avverarli, ma non voglio pensarci in questo momento. Non questa notte mentre sono qui con te. Hai ragione Noah...hai ragione su tutto. Mi sono innamorata di te senza quasi accorgermene...forse quel sentimento era li in ballo da sempre ma sono una stupida perchè non volevo rovinare l'amicizia che eravamo riusciti a costruire e continuavo ad aggiungere scuse su scuse per evitare di pensare a..."
"Ridillo." la bloccai prendendole il viso tra le mani non riuscendo a credere che lo avesse detto sul serio, sentivo il mio cuore battere all'impazzata quasi volesse scoppiarmi da un momento all'altro.
"Sono una stupida perchè..."
"Non questo." sorrisi non riuscendo più a trattenermi mentre le accarezzavo con il pollice il labbro inferiore ricordandomi com'era baciare Rachel Berry e non vedevo l'ora di poterlo rifare di nuovo.
"Sono innamorata di te." mormorò lei scoccandomi uno dei suoi dolcissimi sorrisi che mi stendevano al suolo rendendomi incapace di fare altro se non adorarla come già facevo. Come avevo anche solo potuto pensare di fare a meno di lei? Ero proprio un pazzo.
"Era ora Berry." feci il mio solito ghigno di riconoscimento mentre mi avvicinavo come una calamita alle sue labbra carnose pregustandone in anticipo quel sapore che tanto mi era mancato.
"Stai zitto e baciami Puckerman." ribattè lei con una risata argentina poco prima di divorarmi la faccia.
Mi tolse in fretta la giacca bianca e strattonò la camicia nera senza troppi riguardi mentre io le disfavo la coda e cercavo quella stramaledetta cerniera che mi negava fastidiosamente l'accesso al suo corpo. Facemmo una sorta di danza non riuscendo a smetterla nè di baciarci nè di toccarci, io praticamente quasi nudo se si escludevano i pantaloni ormai troppo stretti, lei ancora del tutto vestita. Con aria furbetta, mi spinse sul letto per poi mettersi a cavalcioni sopra di me ricominciando a baciarmi con passione. Mi mancava il fiato ma non mi importava. Sentivo soltanto Rachel e questo mi bastava. Mi prese una mano per appoggiarsela sulla coscia e improvvisamente la coscienza si fece sentire per la seconda volta in tutta la mia vita e sempre con lei. Era giusto quello che stavamo facendo? La prima volta che mi ero interrotto era per non ferire di nuovo Finn ma adesso era diverso, la situazione era diversa e lei mi amava. Allora perchè non mi sentivo del tutto a mio agio? Cosa diamine mi stava succedendo? Desideravo Rachel ormai da tanto tempo e non volevo commettere altri sbagli per colpa della mia libido. Si meritava qualcosa di meglio di una sveltina.
"No, aspetta." la fermai facendola alzare mettendo qualche centimetro di distanza tra di noi.
"Ho fatto qualcosa di sbagliato?" mi chiese lei con tono titubante quasi a scusarsi in anticipo per qualche gaffe. Era troppo tenera.
"Solo tu potevi chiedermi una cosa del genere." ridacchiai felice di trovarmi da solo con lei senza più dover fingere.
"Non prendermi in giro Puckerman." mi sgridò lei tirandomi un cuscino in testa con una finta aria offesa che non riuscì a trattenere a lungo mentre si univa alla mia risata soffocata. Glielo leggevo negli occhi che in realtà quella era una risata forzata e nervosa, l'inesperienza la faceva sentire insicura ed io mi stavo comportando come il solito imbecille.
"Scusa, scusa! Non volevo prenderti in giro in alcun modo ma volevo rallentare. Tu sei come un fuoco d'artificio per me, mi fai letteralmente impazzire in tutti i sensi possibili ma non voglio accelerare troppo le cose tra di noi...e ti garantisco che fermarti mi costa fin troppo."
"Noah perchè improvvisamente sei diventato così casto con me? Non sembri quasi più tu. Forse non ti piaccio più?" quel pensiero mi sconcertò. Come poteva pensare una cosa del genere dopo tutto quello che era successo per ritrovarci sul mio letto?
"Non pensarlo nemmeno Rachel, ti amo ma non voglio che succeda così tra di noi la prima volta. E anche se non sembra, ci tengo a fare bella figura con te. Non voglio che tu domani ti penta di niente." ammisi accarezzandole una guancia per cercare di inculcare nella sua testolina quanto tenessi a lei.
"Non mi pentirò." cercò di convicermi lei con aria titubante indecisa su quello che voleva fare.
"Fidati Rachel, ho rovinato troppe cose nella mia vita e almeno questa la voglio fare nel modo giusto al momento giusto. Non adesso e voglio che tu sia assolutamente sicura di questo passo prima di compierlo. Se fare la cosa giusta significa fare un'infinità di doccie fredde più volte al giorno vorrà dire che mi sacrificherò per te per tutto il tempo che ci vorrà. Basta che fai un pensierino su una certa divisa sexy da infermiera, con quella avrò veramente bisogno di un defibrillatore." sospirai cercando di togliermi dalla testa l'immagine di Rachel mentre cercava di visitarmi. Mi stavo autoinfliggendo la castità e subito andavo a pensare a quello? Ero proprio malato.
"Non so se ringraziarti per la delicatezza oppure prenderti a pugni per la frustrazione." borbottò lei adesso più tranquilla mentre la sua espressione afflitta andava a pari passo con la mia. Sarebbero state delle interminabili giornate che presto mi avrebbero fatto uscire fuori di senno.
"Meglio se mi ringrazi perchè il grande Puckerman là sotto è ancora troppo inquieto e soffre di claustofobia e potrei rimangiarmi quella famosa delicatezza da quattro soldi di cui tanto parli." borbottai infastidito mente muovevo a disagio le gambe.
"Grazie Noah." mi sorrise lei dandomi un bacio sulla fronte. Quanto mi era mancato quel gesto.
"Già, prego. Adesso vieni qua, non riuscirei a lasciarti andare da nessuna parte stanotte." le dissi sistemandomi meglio sui cuscini mentre la prendevo tra le braccia stringendola forte a me. Sarei rimasto così per sempre se solo avessi potuto farlo.
"Ridillo." sussurrò lei contro la mia spalla mentre sentivo che si apriva in uno splendido sorriso. Sapevo cosa voleva sentirti dire ed io di certo non le avrei mai negato quel piacere. Glielo avrei ripetuto ogni volta che voleva e non mi sarei mai stancato di farlo.
"Ti amo alla follia." mormorai al suo orecchio mentre rimanevo in balia dell'odore dei suoi capelli giocherellando con alcune ciocche brune che mi ritrovavo tra le mani.
"Ti amo anch'io." il suono della sua voce mi fece sorridere mentre il cuore batteva all'impazzata come un tamburo. Quello era il nostro posto, l'uno tra le braccia dell'altra, nessuno avrebbe potuto dividere quella magia. Non lo avrei permesso. Perchè eravamo stati così stupidi per tutto quel tempo? Ero felice, ma cosa sarebbe successo quando Rachel avrebbe raggiunto New York? Cosa sarebbe successo a noi? Non volevo pensarci, non adesso. Chiusi gli occhi e mi godetti quel momento.



IO ORMAI STO DIVENTANDO FAMOSA TRA RITARDI E ALTRO, PC NUOVO PRESO (CHE BELLO VEDERE CHE QUALCOSA FUNZIONA COME SI DEVE) CONNESSIONE ADSL...LASCIAMO PERDERE CHE E' MEGLIO, SPERO DI RISOLVERE PRESTO IL PROBLEMA.
LO SAPETE QUANTO SONO FELICE DI AVER AGGIORNATO??? E HO ANCHE FINITO L'ALTRO CAPITOLO HIHI. COMUNQUE MANCA POCO, NON DISPERATE.
COSA SUCCEDERA' ADESSO SECONDO VOI??? (VI DICO CHE IO ME LA STO RIDENDO SOTTO I BAFFI)
PROSSIMO CAPITOLO QUINN. BESOS
KIA

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Capitolo 21
*** Quinn ***



Avevo appena gettato il padre di mia figlia tra le braccia di un'altra, che poi non era un'altra ragazza qualunque bensì la mia spina nel fianco da anni, e mi sentivo stranamente bene. Cosa mi stava succedendo? Perchè non sbuffavo inviperita lanciando frecciatine velenose a quella strana accoppiata che avevo contribuito a mettere insieme anch'io? Sempre se fossero stati così intelligenti da smetterla di continuare a rincorrersi per poi fermarsi di botto pieni di sensi di colpa per amicizie rovinate. Patetici. Ad essere sincera quei due erano proprio gli opposti della medaglia ma si completavano a vicenda e ormai era lampante per tutti. Puck e Rachel, se soltanto me lo avessero detto un anno prima sarei scoppiata a ridere pensando che fosse una barzelletta eppure non era così. Se non avessi fatto la stupida a quest'ora forse sarei stata al posto di Rachel e non avrei dato Beth in affidamento a sua madre. O forse sarebbe andato tutto storto comunque visto i miei precedenti. Passavo da un ragazzo all'altro volendo soltanto essere amata senza dare troppo in cambio per sviluppare la relazione. Non mi ero mai concessa totalmente a nessuno, non ci riuscivo era più forte di me. Quando i ragazzi se ne accorgevano la relazione ormai era finita e tornavo a fare la gelida stronza incolpando gli altri per i miei sbagli. Era stato difficile per me dare quei consigli a Puck ma sentivo che era la cosa giusta da fare, glielo dovevo dopo averlo trattato come un fallito in passato. Sapevo che Rachel avrebbe trovato il modo di renderlo felice, lei ci sarebbe riuscita. Forse il mio atteggiamento poteva sembrare calcolato per sbarazzarmi della mia rivale visto gli ultimi comportamenti di Finn nei suoi confronti e probabilmente anche una parte di me confermava quella teoria ma non era quello il motivo fondamentale per il mio gesto. Anche se Rachel si sarebbe messa con Puck nulla cambiava i sentimenti del mio ragazzo per lei. Quanto ancora avrei resistito a tutto quello? Fino a quando potevo fingere di non accorgermi di niente? Non ne potevo più, ero stanca. Aprii la porta di casa e trovai mia madre sulla poltrona mentre appoggiava il libro sul tavolino per venire a darmi il benvenuto con un sorriso entusiasta e pieno di aspettative. Quanto mi era mancata quando aveva accettato la decisione di mio padre di sbattermi fuori di casa senza dire nemmeno una parola. Avevamo ricominciato a instaurare il nostro rapporto con alcune difficoltà e ancora poche cose erano state appianate del tutto. Mia madre ce la stava mettendo tutta per riconquistare la mia fiducia, peccato che per me non era così facile perdonare. Ogni volta che chiudevo gli occhi mi si presentava quella scena davanti e il dolore tornava. Tutti mi lasciavano ma lei era tornata solo per me ed io la stavo per deludere di nuovo. Avevo perso la corona di reginetta del ballo, titolo al quale tenevamo molto entrambe. Non riuscii a ricambiare il suo sorriso e scoppiai di nuovo in lacrime come una fontana. Mia madre mi venne incontro stringendomi tra le braccia surrurrandomi qualcosa per farmi calmare.
"Shh. Tesoro cosa succede?"
"Non ho vinto. Non ho vinto niente...proprio niente." le risposi scossa dai singhiozzi.
"Tesoro non importa, ci sarà sempre un altro ballo. Non fare così."
"Per me era importante."
"Sono sicura che questa sera tu abbia imparato qualcosa di veramente importante che supera la sconfitta di essere eletta reginetta." mi disse asciugandomi le guancie con un sorriso materno di chi sapeva qualcosa. Era mia madre dopotutto.
"Che è inutile darsi tanto da fare visto che alla fine resto sempre una perdente?"
"Oh Quinn! E' stato così tragico questo ballo?"
"Nonostante i miei sforzi, Finn è ancora innamorato di Rachel e ha aggredito Jesse St. James per gelosia, alla fine si è messo in mezzo persino Puck per dividerli ma ha soltanto generato altri problemi. La Sylvester ha buttato fuori tutti e tre, poi sono salita da sola sul palco sentendomi a disagio senza il mio cavaliere e, per finire in bellezza, hanno eletto Kurt come reginetta del ballo."
"Povero ragazzo." mormorò lei con una smorfia dispiaciuta. Quello che avevano fatto a Kurt era stato terribile ma lui aveva risposto accettando la corona con una maturità che nessuno studente del McKinley aveva dimostrato votando per lui al solo scopo di prenderlo in giro. Vedere Blaine chiedere al suo ragazzo di ballare mi aveva addolcito la serata, mi facevano credere che poteva esserci qualcosa di buono e puro anche per me la fuori.
"Sono corsa in bagno per dare libero sfogo alla mia rabbia ma Rachel mi ha seguita e me la sono presa con lei tirandole un ceffone. Ci siamo un pò chiarite e poi siamo tornate in sala per stare al fianco di Kurt, quando sono uscita per prendere una boccata d'aria mi sono accorta che Finn era sparito senza nemmeno aspettarmi. Simpatico il ragazzo." dissi in tono ironico ripensando alla rabbia e alla delusione di quando mi ero accorta di essere rimasta sola.
"Ecco perchè sei tornata a casa con Puck...qualche ritorno di fiamma? Non sono del tutto sicura che quel ragazzo sia giusto per te, è stato magnifico quando hai partorito la vostra bambina ma..."
"No mamma, Puck mi ha soltanto riaccompagnata a casa. E' innamorato perso di Rachel, a volte sembra un imbecille per come gestisce la situazione...le ha persino dedicato una canzone questa sera sul palco di fronte a tutti. Puck è sempre stato così ma io non riuscivo mai a vedere un futuro per noi due, non riuscivo ad accettare quello che provava per me. Sono stata un'egoista per molto tempo, specialmente nei suoi confronti, ma sono sicura che stia trovando la sua strada grazie a Rachel. Non l'ho mai visto così prima d'ora e ho deciso di aiutarlo incoraggiando un certo avvicinamento tra quei due...a volte sanno essere così ottusi e testardi, non si sono mai lasciati andare veramente proprio a causa mia e di Finn. Ironico non trovi?" scossi la testa facendo un piccolo sorriso mentre mi riprendevo pian piano da tutto il racconto. Avevo smesso di piangere, quella serata mi aveva prosciugato i condotti lacrimali e ormai non mi restava altro che farmene una ragione. Sarei riuscita a rimediare almeno a qualche errore che avevo commesso?
"Sono orgogliosa di te tesoro, stai crescendo. Hai fatto un gesto senza alcun fine egoista e ti sei aperta con una ragazza che soltanto poche ore fa dicevi di odiare perchè si credeva meglio di te. Una spina fastidiosa nel fianco la chiamavi se non ricordo male, adesso hai scoperto che potrebbe essere una buona amica. Hai scoperto di non essere sola e che c'è qualcuno che tiene a te, Puck e Rachel sono la prova vivente come tutto il resto del Glee Club. Forse Finn è troppo confuso nel capire con chi vuole stare ma so che è un bravo ragazzo e anche lui ti vuole bene. Nessun liceale avrebbe trovato il coraggio di cantare di fronte ai genitori della propria ragazza per dichiarare di amare il bambino che portava in grembo."
"Come posso fare in modo che Finn torni ad amarmi?" chiesi in tono un pò lagnoso mentre le lacrime tornarono a farsi vedere.
"Tesoro non esiste un modo. Se lui ti ama tornerà da te altrimenti te ne farai una ragione e cercherai qualcun altro che possa darti quello di cui tu hai bisogno. Tu sei veramente innamorata di Finn?" la semplicità di quella domanda mi spiazzò. Non me l'ero mai chiesto, sapevo che era mio e questo mi bastava ma adesso era diverso. Le mie esigenze erano cambiate.
"Io...non lo so...ho bisogno di qualcuno che mi ami."
"Quinn io ti amo." mi accarezzò i capelli come quando ero più piccola e andavo a piangere da lei.
"Tu sei mia madre." feci una smorfia dicendo un'ovvietà. Nonostante i trascorsi per nulla felici era normale che mi dicesse di amarmi, o almeno ci stava provando.
 "E' vero ma non puoi pretendere che un ragazzo ti ami senza che tu gli dia niente in cambio. L'amore deve essere reciproco e tu non sai nemmeno se lo ami, non mi sembra giusto nei confronti di Finn. Sembra che tu ti sia intestardita su di lui soltanto per paura di rimanere sola e questo è sbagliato. A te piace il concetto dell'amore in se ma forse non lo hai ancora provato verso qualcuno."
"So di averlo amato..." mormorai guardando per terra mentre ricordavo la mia storia con Finn alla ricerca di quel sentimento che credevo di aver provato. Sapevo che inizialmente mi ero messa con lui perchè era diventato il Quaterback ma poi il nostro rapporto si era fatto più intenso, o almeno era quello che credevo. Da quando avevo smesso di amarlo? Da quando avevo smesso di riuscire a provare amore per qualcuno? Anche con Beth la situazione non era molto diversa, non sapevo cosa provavo ma sentivo che era come se mancasse una parte importante di me. Ero diventata la gelida reginetta senza corona del ballo della scuola.
"Forse faresti meglio a lasciarlo andare e capire cosa vuoi veramente. Siete entambi confusi, non fa bene a nessuno dei due proseguire la relazione con questi propositi. Tesoro tu sei giovane, hai tutta la vita davanti adesso devi soltanto fermarti e riflettere su ciò che vuoi. Io ti starò accanto."
"Mamma, credo di essermi persa." sussurrai tra le lacrime mentre le sue braccia mi avvolgevano in un caldo abbraccio di conforto. In quel momento ero tornata la bambina di una volta che cercava la sua mamma e finalmente l'aveva trovata.


COME PROMESSO ALTRO CAPITOLO IN TEMPI BREVI, NON MANCA MOLTO ;)
SCUSATE EVENTUALI ERRORI, SPERO CHE LA STORIA CONTINUI A PIACERVI. FATEMI SAPERE, RINGRAZIO LE PERSONE CHE CONTINUANO PAZIENTEMENTE A SEGUIRE LA STORIA (E I MIEI DELIRI INTERIORI) E CHI COMMENTA. GRAZIE
PROSSIMO CAPITOLO RACHEL, CHISSA' COSA SUCCEDERA' ADESSO...QUALCHE IDEA??
ALLA PROSSIMA
BESOS
KIA

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