I Due fratelli

di _Arthur_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Biondo & Rosso ***
Capitolo 2: *** Dove sei? ***
Capitolo 3: *** Incontro ***
Capitolo 4: *** Il cervo della discordia ***
Capitolo 5: *** Maestro, pietà! ***
Capitolo 6: *** Passato ***
Capitolo 7: *** Piani e Forti ***
Capitolo 8: *** Con chi ce l'hai? ***
Capitolo 9: *** Paure e rimorsi ***
Capitolo 10: *** Cosa farai, ora? ***



Capitolo 1
*** Biondo & Rosso ***


Nella terra sferzata dal vento di nessuno nacquero un giorno due bambini dallo stesso ventre: l'uno più biondo dell'oro, l'altro rosso più del dolce rubino. La loro madre, malata e vinta da un forte morbo, non visse abbastanza per vedere il marito fuggire dal suo destino di padre. Figli di nessuno, senza nome e senza storia vissero per la carità, il primo del convento della città, il secondo di un contadino. Troppo poco però è il passaggio per diventare grandi che le povere monache dovettero lasciare il ragazzo al suo destino e il contadino che dell'altro si era preso cura dopo pochi anni venne ucciso ingiustamente. L'uno, chiamato Cal dalle donne, e l'altro, chiamato Rouge per il suo di crin colore, continuarono, quindi, a vivere lontani senza conoscersi per tanto tempo ancora.

Il vento di nessuno era ancora lo stesso ma era il viso che stava sferzando ad essere mutato. Il biondo ragazzo stava, infatti, riposandosi, steso, all’ombra di una quercia le cui fronde seguivano la brezza. Aveva passato dieci anni a studiare il mondo e le leggi che lo costituiscono e la profondità con cui compiva la sua ricerca lo aveva reso capace di creare, in un unico istante, qualunque materia: mura, case e poi palazzi, alberi che producono frutto e poi seme o, semplicemente, un pezzo di pane nei giorni della fame. Eppure la vita di Cal non era tranquilla, a lui si chiedevano le più mirabolanti opere e tutti volevano lui e lui solo come autore delle più sublimi arti. Così aveva deciso di fuggire da tutto e vivere nella pace della natura di cui ancora anelava la conoscenza totale.

Sangue e rabbia, invece, sentiva e vedeva Rouge, solo nel vuoto lasciato da una torre caduta, dilaniata. Proprio la rabbia e lo sconforto per la morte del padre contadino lo avevano logorato per dieci lunghi anni lasciandolo capace di distruggere, in un solo istante, qualunque cosa: mura, case e palazzi dei più grandi signori cadevano solo se lui lo desiderava; per questo la gente lo teneva a distanza, e più si distaccava e più il mostro nel suo petto diventava forte e lo accompagnava verso morte e distruzione.

Nato il primo per creare quanto il secondo per distruggere, si disse poi di loro, e la storia che ne seguì fu per quelle terre un capitolo degno del più fantasioso cantastorie. Avvenne un giorno, infatti, che le voci sul Diavolo Rosso, nome che descriveva a pieno Rouge, arrivarono, portate dall’urlo della città in cui viveva, alle orecchie del venticinquenne Cal. Proprio un giorno qualunque, infatti, si recò in piazza dove vide un gruppo di uomini che discutevano concitati:

“ed io vi dico che è proprio il Diavolo in persona!” urlava uno dei più infiammati ” Solo Satana, difatti, può distruggere qualunque cosa solo pensando alla sua fine” Sentite queste frasi il ragazzo si fece attento alle loro parole.

“Come può” continuava l’uomo ”un essere umano distruggere un’intera torre e uccidere tutte le persone al suo interno da solo?” Ora sembrava un predicatore che insegnava al piccolo capannello di persone che gli si erano radunate attorno. Continuava ancora a declamare la sua verità quando Cal si fece coraggio e urlò:

“Dove si trova quest’uomo che tu dici?”

“Colui di cui parlo è un ragazzo, avrà più meno la vostra età! Io l’ho visto da lontano, i suoi capelli rossi potevano solo essere le lingue del fuoco infernale! Dove si trova, mi chiedi? Chi lo sa?!? Le ombre sono la sua casa, ma se ti può aiutare la torre distrutta si trova nel paese a est, con una buona cavalcatura lo si può raggiungere in un giorno!”

Detto questo ricominciò a farneticare a proposito degli occhi del male che possedeva quel diavolo d’uomo ma a quel punto il nostro giovane era già corso via.

Tuttavia la corsa ben presto finì, quando Cal raggiunse la stalla dove aveva affidato il suo cavallo con il quale iniziò a cavalcare verso il sorgere del sole.

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Ciao a Tutti!! :D allora... premetto subito che questa è la mia prima storia, quindi siate gentili (no dai.. realisti almeno :D). È nata un po' per caso... stavo ascoltando una canzone quando mi si è aperta tutta la trama nella mente (anche se questo mi succede spesso). Una cosa importante da dire è lo stile... ho tentato, ripeto tentato, di scrivere come se fossi stato uno scrittore medioevale (o qualcosa del genere) anche se il risultato può non essere prefetto mi piace pensare che lo sia... per il resto spero che vi piaccia e fatemi sapere se vale la pena di continuare!! BuonCiao!!


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Capitolo 2
*** Dove sei? ***


Thum… thum… il ritmo delle falcate dell’animale scandiva ogni momento in maniera incontrovertibile mentre la mente del cavaliere stava già galoppando per altre strade. Tra se stava preparando il suo piano: tutto era partito con quell’uomo nella piazza, era una cosa talmente curiosa, che esistesse qualcuno esattamente suo contrario, da dover andare assolutamente a vedere, e poi chi altro, se  non chi poteva creare qualunque cosa, era in grado di sconfiggere il diavolo distruttore? Ora mancava soltanto un particolare da aggiustare: quella medesima torre l’aveva costruita lui, insieme ad altri edifici e opere d’arte, e siccome  in quel paese era molto conosciuto certamente c’era chi lo stava aspettando e magari proprio il ragazzo dai capelli rossi era a conoscenza della sua esistenza. No, occorreva entrare senza essere visti, doveva trovarlo per primo, senza essere trovato a sua volta; predatore, non preda.

Pensava, intanto, il nostro diavolo. Dal giorno in cui un semplice umano gli aveva detto che prima o poi sarebbe stato sconfitto, perché esisteva qualcuno in grado di poter ricreare ciò che la sua crudeltà distruggeva, Rouge si rodeva cercando il modo di attirare questo uomo a se. Prima la sua fama di distruttore, poi la torre dilaniata. Sarebbe venuto li, in quella stessa città. Non restava che attendere. Tempo al tempo, la litania che usava ripetersi il giovane uomo anche dopo due giorni di appostamento, scrutando la valle da una distanza che gli permetteva di tenere sotto controllo l’unica via d’accesso alla cittadina e vedere qualunque uomo, donna o bambino volesse accedervi senza che nessuno di quelli potesse vedere lui. Passava una donna, del contado probabilmente, che teneva stretto a se il figlioletto; passava un gobbo, curvo sotto il suo mantello verde, che trascinava un cavallo stremato; passava un soldato del regno con la sua armatura luccicante. Tutti senza girarsi verso di lui, tutti senza sapere che la loro fine poteva essere decretata da un semplice volere dei due occhi verdi che li scrutavano. L’avrebbe riconosciuto subito, vedendolo entrare, o se non lo avesse fatto lui ci sarebbe stata la folla ad acclamarlo come un salvatore, questo era ciò che tranquillizzava il Rosso. E veramente poteva crederci se non fosse che il suo rivale era già dentro le mura, stando attento a non togliersi il mantello verde e a non alzare troppo la schiena per non essere riconosciuto dagli abitanti. Pensava, una volta arrivato in città, di trovare il ragazzo subito, magari in mezzo ad una folla che scappava spaurita, intento a distruggere una casa, o un palazzo, o una stalla. Eppure lui non c’era e quindi necessitava di un modo per scovarlo. Entrambi, quindi, pensavano di avere in mano la chiave del successo nella propria impresa eppure ciò dimostra ciò che, andando in qualunque villaggio, durante una qualunque festa, possiamo sentirci dire anche dal più inesperto bardo: il fato è alla base del successo o della sconfitta, seppur tu possa tentare di ostacolare il suo effetto con un piano ben congegnato, sono i suoi capricci che generano gli avvenimenti. Il nostro racconto non fa eccezione, difatti se il vento di nessuno avesse soffiato un poco più forte, o un poco meno i due non si sarebbero mai scoperti. Avvenne, infatti, che mentre il biondo e il rosso si stavano cercando con tanto ardore il vento, che sapeva ciò che voleva, portò alle orecchie del primo alcune voci di donna le quali, come spesso può capitare ad ognuno, richiamarono la sua attenzione. Si avvicinò alla fonte e scoprì che a parlare erano un gruppetto di suore, ma non monache qualunque, proprio quelle donne che lo avevano allevato e cresciuto.

Sovente capita che un vecchio amico torni a farci visita, oppure una tutrice di vecchia data, o un parente partito per chissà dove e con questa persona cominciamo a parlare di ciò che è avvenuto dal momento in cui ci si è lasciati. Ebbene se anche a voi è successo penserete che anche per il nostro ragazzo sia stato il medesimo, invece non vi fu alcun ricordo scambiato o esperienza vissuta in quel dialogo solo una breve sentenza detta dalle donne a Cal e la sua successiva reazione: rabbia e dolore.  

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Visto? Sono stato veloce!! no dai...  c'era il trucco: lo avevo già bello che pronto nella mia pen drive. Volevo vedere se l'idea poteva avere sucesso prima di continuare... e se poi svelo subito gli altarini non c'è suspance!! va bene dai ora vi saluto e un abbraccio a tutti (sopratutto ai visitati e in particolar modo a  Valpur che mi ha detto ciò che pensa, grazie!).  Ultime due cose: recensiteeeeeeeeeeeeeeee  e  The Game!

BuonCiao! :D

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Capitolo 3
*** Incontro ***


“MOSTRATI” il messaggio era semplice, nessun inganno, e Rouge poteva anche vederlo dal suo appostamento: una serie di pietre che formavano la parola, posate nel campo di grano. C’era solo una persona, che lui sapesse, che poteva fare ciò ed era proprio colui che stava cercando. Non voleva nascondersi, voleva affrontarlo a viso aperto e sembrava che anche l’altro volesse ciò perché lo stava aspettando, seduto sui massi. Scese con calma, si prese tutto il tempo necessario, sicuro di poterlo sconfiggere. Raggiunto il luogo si fece vedere, per qualche secondo i due si squadrarono, ed entrambi ebbero un solo pensiero: “l’uomo che ho davanti è davvero il mio contrario in tutto, se lui sopravvive io dovrò scomparire”. Nessuno dei due parlava, nessuno dei due si muoveva, ma tra i loro occhi sembrava esserci uno scambio di parole infuocate e urla.

-Infine tu giungesti- si decise a parlare Cal.

-Tu mi vedi!- rispose l’altro –eppure non ti muovi-

-Chi sei? Chi sei, mostro?-

Rise, Rouge, rise come non aveva mai fatto, appariva alle orecchie come il riso dell’uomo più malefico di cui le storie possano narrare.

-Mostro, forse, ma non stolto quanto te! è stato di una semplicità estrema richiamarti qui-

-eppure tu non mi hai visto quando entrai in città- gli occhi azzurri del biondo scintillavano di una rabbia che non aveva mai provato –non mi videsti perché non volevo mostrarmi a te, ma poi ho saputo quanto tu sia non solo il mio contrario ma anche il mio nemico, ora liberala!-

Il giovane diavolo si lasciò sfuggire un sorriso –Ma è già libera, non mi serviva più, è tornata dalle sue consorelle… cosa ti è successo? L’odio ti ha accecato?-

-Perché proprio lei! Perché colei che mi ha cresciuto come una madre?-

-E allora perché il suo Dio si è portato via mio padre?- la domanda sorprese Cal –Ma non è per il suo credo che la catturai, lo feci solo per arrivare a te. Quindi non è a te che devono appartenere quelle parole, ma a me:

-“Infine tu giungesti”- e dicendo questo distrusse, con un semplice pensiero, la pietra su cui stava l’altro ragazzo. Cal, a suo modo, forse lo comprese troppo tardi ma non riuscì a non cadere, ma non ci volle molto perché fosse di nuovo in piedi, pronto ad attaccare o a difendersi, l’odio che entrambi provavano rendeva il conflitto veramente furioso ma gli effetti furono proprio scarsi; difatti se il primo creava una pietra, o un dardo, da lanciare all’altro, quest’ultimo la distruggeva in un istante e provava ad attaccarlo con un masso raccolto per terra, o con una freccia, ma queste armi finivano inesorabilmente per scontrarsi con una solida barriera. In quel momento era come se nessuno dei due contendenti avesse le proprie capacità, tanto queste si eguagliavano. Non era un semplice combattimento, se roteavano spade quelle potevano svanire da un momento all’altro per poi riapparire in altri luoghi. Sembrava che la natura stessa, per un suo capriccio, avesse deciso di stravolgere la propria normalità. E poi si fermarono, stravolti, nello stesso istante, a dimostrazione di quanto seppur diversi fossero uguali. Di nuovo i loro occhi tornarono a dialogare ma gli sguardi, ora, non volevano annientarsi, solamente si cercavano, quasi si ammettevano l’un l’altro.

- Vedo che non puoi scalfirmi – disse dopo poco il diavolo

- vedo lo stesso in te! Ma in fondo sei tu quello in errore, io ti ho già sconfitto, quando hai ammesso il tuo crimine, ciò mi può bastare – Dicendo ciò i ragazzi si separarono, nessuno dei due era così pazzo da credere che ci potesse essere una svolta, in quello scontro, non erano ancora pronti, non erano ancora capaci. Ma era il vento, era la terra a non accontentarsi ora. Era la natura che richiedeva il riscatto per essere stata affrontata, diffamata e umiliata da quei due cuccioli d’uomo. Ciò che voleva era che infine i due si rincontrassero.

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Ciao a tutti!
Ancora una volta sono qui a pubblicare un nuovo capitolo; allora... dico subito un grande GRAZIE a tutti quelli che hanno letto (uno ancora più grande a chi ha recensito) , a chi ha messo la storia nelle preferite e nelle seguite. Inoltre oggi stesso mi è arrivata una circolare del ministero della salute che dice che recensire storie porta molti vantaggi alla psiche quindi cogliete l'occasione (ok dai... cercate di compatirmi; il solito "recensite" era molto brutto, inoltre non sapevo che inventarmi XD). ringrazio Thewhitelady che mi ha fatto notare i due madornali errori di grammatica nel testo: da oggi ho imparato la coniugazione di giungere e vedere (io giunsi tu giungesti, io vidi tu videsti) scusatemi se ho ispirato in voi pensieri omicidi nel momento in cui avete letto XD
bene siccome non so che altro dire vi lascio citando il caro a vecchio Silly:
Pigna, Pizzicotto, Manicotto, Tigre!

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Capitolo 4
*** Il cervo della discordia ***


Come si può facilmente immaginare i due ragazzi, dopo essersi ritirati per leccarsi le proprie ferite, vissero quei giorni con una rabbia inaudita. Ma se uno dei due riuscì, in poco tempo ad estraniarsi da questo sentimento, l’altro vi si immerse tanto, troppo.

Rouge era all’erta, stava seguendo quel cervo da tre giorni e non voleva perderlo di vista. Sarebbe stato sicuramente più facile desiderare che le zampe di quell’animale si rompessero e lui avrebbe avuto carne per un mese; ma non voleva farlo, bisognava di qualcosa su cui sfogarsi e quell’animale insignificante era proprio ciò che ci voleva: una creatura da cacciare e da far soffrire lentamente. A quel punto provò a pensare di aver davanti a se il Biondino, come aveva soprannominato il suo rivale, e sentì subito la familiare sensazione di rabbia repressa salirgli fino alla parte più recondita della sua anima, offuscandogli la concentrazione. Come poteva sconfiggerlo? Quale poteva essere la svolta nella situazione?

Era così preso in questi pensieri che non si accorse mai del ramo spezzato vicino a lui, e solo in ritardo della freccia scagliata contro la “Sua” preda. Un altro cacciatore aveva appena abbattuto il suo cervo. Pensate di essere ad un passo dal raggiungere il successo in un progetto che avete portato avanti per tre lunghi giorni e vedervelo infranto e soffiato via da un’altra persona; ognuno reagirebbe a modo suo e Rouge, considerando tutto ciò a cui stava pensando,ebbe il suo modo di rispondere all’affronto. Incoccò all’istante una freccia nel suo arco d’osso e la puntò verso la direzione in cui era giunta l’arma fatale per il cervo. Stava per scagliare quando vide uscire da un punto ben nascosto una ragazza, con un arco a tracolla, diretta gongolante verso la sua preda. Il Rosso a quel punto vacillò, la sua rabbia subì un’incrinatura paurosa e per la prima volta il nostro Diavolo pensò a cosa stava facendo. Non si può dire se fu il viso della ragazza a farlo calmare, o il fatto che era una giovane donna, o solamente perché lei non poteva aspettarsi l’arrivo di nessuno, tanto meno di un assassino, in quel momento. Fatto sta che Rouge strinse più forte la freccia, la puntò al cuore della ragazza e uscì dal suo nascondiglio:

-Allontanati!- disse -Quella è la mia preda!-

-Che strano- disse lei –mi sembrava di averlo ucciso prima io questo cervo- i suoi toni sprezzanti aizzarono ancora di più la bestia nel petto del ragazzo

-NON OSARE PARLARMI IN QUESTO MODO! HAI UNA PALLIDA IDEA SU CHI SIA IO?- il suo urlo rintronò per tutta la vallata ma la persona a cui era destinato non se ne preoccupava minimamente.

- tutti uguali voi uomini; pensate di possedere qualunque cosa solo perché l’avete trovata per primi, ma non vi preoccupate di farlo sapere a tutti; sono due giorni che ti seguo aspettando un momento come questo per soffiarti questo splendido cervo e tu non te ne sei accorto, ora mi appartiene perché io l’ho ucciso- Rouge rimase incredulo: possibile che quella ragazza non avesse mai sentito parlare di lui? Del Diavolo Distruttore?

-E comunque- continuava lei caricandosi il cervo sulle spalle –non ho la più pallida idea di chi tu sia ed a pensarci non direi che me ne importa più di tanto. Per quel che mi riguarda il nostro incontro inizia e finisce qui. Addio- Dicendo questo si voltò e cominciò a camminare in mezzo al sottobosco ma non riuscì a fare nemmeno tre passi che il suo arco si spezzò e il cervo che aveva sulle spalle semplicemente scomparve. Si voltò e vide solo il ragazzo che aveva gli occhi chiusi, in concentrazione. Rouge, dopo aver usato le sue capacità per l’ennesima volta, parlò:

-Se non posso averlo io non lo avrai nemmeno tu! Vuoi sapere qual è il difetto di voi signore, invece? Credete che dopo aver conquistato qualcosa non si debba combattere per mantenerla ed è grazie a questo che sei una facile vittima per la mia rabbia- La ragazza non sapeva come comportarsi, per la prima volta aveva avuto paura e terrore, di un uomo, di quell’uomo, della sua voce carica d’odio. Cominciò a correre, a scappare da quell’essere. Il ragazzo invece era finalmente riuscito a sfogare la rabbia causata dal suo rivale con qualcuno e ora si rendeva conto per la prima volta di non essere stata una persona giusta, si rese conto di come la sua vita fosse andata fino a quel momento. Rimase immobile un secondo prima di decidere cosa fare. Iniziò anch’egli a correre incontro alla sua prima richiesta di perdono.

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Ciao a tutti!!! Come vedete ecco un nuovo capitolo. Questo è molto incentrato sul protagonista Rosso (*applausi dalla tribuna di destra*) ma non vi preoccupate il prossimo sarà tutto sul Biondino (anche se sarà molto più corto). Questo capitolo è stato un parto lungo e difficile perchè avevo sempre in mente cosa scrivere ma non trovavo mai le parole adatte per farlo... è stato difficile!!
Passiamo ai soliti ringraziamenti: questa storia è cresciuta molto e ci sono sempre più persone che la seguono. A tutti GRAZIE di cuore, spero di non deludere le vostre aspettative.
bene bene per questo capitolo non mi sono scervellato per trovare un modo carino per convincervi a recensire ma siccome ormai l'ho detto bisogna che lo confermi: Recensiteeeeeee!!
concludo con un piccolo augurio (tratto in parte da una canzone di Baglioni, chi mi dice qual'è avrà la mia stima perchè vuol dire che l'ha ascoltata):
Che possiate essere vicini ad una radio per sentire che la guerra è finita!
BuonCiao!

Attenzione: i due ultimi capitoli sono stati cancellati e ripostati perchè la storia aveva alcuni problemi che personalmente non ho capitolo... praticamente mi segnava un capitolo "inesistente" fra il secondo e il terzo e quindi bloccava la vista agli ultimi due ecco perchè non si vedranno le recensioni che avete lasciato a quei capitoli... speriamo che ora vada bene... Ciao!!

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Capitolo 5
*** Maestro, pietà! ***


Smarrito e senza tregua, Cal era intanto divorato da un fuoco che non aveva mai sentito, che gli stava ardendo la volontà. Erano passati tre giorni dal fatale incontro ma ancora il suo calmo spirito non era tornato a fargli visita lasciando spazio ad una bestia inferocita. Non dormiva, a stento mangiava ma si nutriva di fatica e sudore. Il giovane voleva riscattarsi e stava affinando i suoi sensi con il duro lavoro affinché servissero il suo scopo. Era in mezzo ad una terra brulla e stava proprio cercando un modo per vincere la sua battaglia quando sentì una voce di donna:

-Maestro! Pietà, concedimi parte del tuo tempo, del tuo potere!- Una giovane madre, che teneva al grembo un bambinetto e per la mano una bambina, stava avvicinandosi al ragazzo quando una rete di rami comparse davanti al suo cammino costringendola a fermarsi.

-Vattene! Perdi solo tempo!- disse il giovane rabbioso.

-Pietà! La nostra casa è stata incendiata e mio marito è morto dentro di essa. Non abbiamo più un posto dove vivere, se potessi tu farci un riparo te ne sarei immensamente grata! Non te lo domando per me ma per i miei figli, abbi pietà!-

-NON MI INTERESSA! VATTENE IO VI DISPREZZO TUTTI, TUTTI VOI CHE MI CERCATE SOLO PER QUESTO O QUEL SERVIZIETTO. VATTENE! E parla pure a tutti del fatto che non ci sarò più per nessuno, ne per i Re ne per i garzoni!-

La ragazza madre corse via, impaurita per l’urlo di quello che doveva essere un uomo buono e saggio. Cal sorrise: “Nessuno mi interromperà, ora, con stupide richieste” E riprese a cercare una via di fuga per quella situazione senza sapere che più si ostinava ad avanzare nel suo progetto più perdeva se stesso.

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Si ecco.... ho avuto dei problemi... sia di tempistica che di logistica (come ho anche scritto alla fine dello scorso capitolo ho avuto un problemino con la storia)  e poi questa è stata una settimana veramente snervante... ma eccomi qua e spero non vogliate imbracciare fucili o simili per uccidermi essendo arrivato in ritardo e con un capitolo piccolissimo ma questa volta avevo un buon motivo: diciamocelo il biondino sta facendo dei veri e propri casini e questo capitolo è volutamente veloce e corto proprio per evidenziare questo fatto. Cercate di perdonarmi *occhiucci dolci* e recensite!! (almeo per dirmi se questo capitolo si vede....)
BuonCiao
_Arthur_

oh accidenti mi stavo per dimeticare! la canzone di Baglioni.... si chiama "Avrai" ed è davvero bellissima!!

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Capitolo 6
*** Passato ***


La velocità del ragazzo era altamente superiore a quella della giovane donna così il Rosso raggiunse dopo poco tempo la “ladra”; l’afferrò per un braccio e la costrinse a voltarsi. Guardandola negli occhi, però, non vi trovò il terrore che si aspettava ma solo una malcelata paura e una tanto più forte ansia.

-Lasciami! lasciami!- le urla della ragazza erano insistenti.

-Non prima di avere avuto l’occasione di spiegarti, di chiederti perdono!-

Furono, queste parole, come un potente calmante per la ragazza, riuscirono a tranquillizzarla non tanto per ciò che significavano quanto per il modo in cui erano state pronunciate; non vi era traccia dell’uomo burbero che le era sembrato di scorgere nella radura, ogni sensazione di rabbia sembrava sparita.

-Chi….cosa sei?- banali parole? No, erano le uniche che sembravano adatte per la ragazza, erano la curiosità che si esprimeva.

- Il mio nome è Rouge, ma credo che non sia ciò che vuoi conoscere; Sono ciò che mi è stato fatto, se ti basta.- Voleva così evitare ciò che, invece, la ragazza gli chiese.

-Spiegati- lei era dubbiosa –non esiste fatto che possa trasformare un uomo in un mostro, cosa può esserti successo di così terribile- Dalla faccia dell’altro capì di aver chiesto qualcosa di estremamente doloroso per lui.

Il ragazzo abbassò gli occhi; aveva mai, Rouge, raccontato quella storia? no. Non era mai stato in grado di affrontarla, forse era questo il suo problema, la sua debolezza. Perché doveva rievocarla ora? Per una ragazza che neanche conosceva? Il silenzio tra i due era più rumoroso di qualunque altro suono ma poi, lentamente, la giovane donna accarezzò il viso del Rosso, alzandogli il viso con grazia ma ferma decisione. I loro occhi tornarono a guardarsi e a quel punto Rouge non resse e, piangendo, come farebbero i bambini tristi davanti alle loro madri, iniziò a raccontare:

- Vivevo allora- iniziò a fatica- con mio padre, un forte contadino rimasto vedovo, e lui era per me una guida per il mondo. Sapeva insegnarmi come coltivare i campi, come riparare oggetti; come essere un uomo. La sera solevamo sederci attorno al camino e lui mi parlava delle esperienze, delle scelte e dell’amore: mi insegnava a vivere! e io vedevo quei momenti come la cosa più bella che la vita potesse offrirmi. Poi un giorno venne il signore del piccolo terreno che gestivamo con i suoi scagnozzi e litigarono perché avevamo tardato a consegnare il raccolto. Sembrava una solita litigata, come quelle che si sentono al villaggio ogni giorno, ma successivamente iniziarono a menarlo e non si fermavano, ancora e ancora per un tempo che mi parve eterno. Lui si difendeva a stento e io non potevo muovermi, per la paura. Fino a che lo lasciarono a terra in fin di vita, il sangue che sgorgava da ogni parte. Io ero li accanto a lui e strisciando lo presi tra quelle che erano ancora piccole braccia. Vidi la morte chiamarlo a se, vidi i suoi occhi spegnersi. Può un uomo essere ridotto in tal modo? Schiacciato, umiliato e infine lasciato a morire, come quando si fanno spurgare i maiali appena sgozzati, senza che nessuno paghi per quel gesto? Quello che sono l’ho dovuto a quel giorno, su quel pezzo di terra non vi è stata solo la morte di mio padre, ma anche la nascita del mio progetto di vendetta-

Silenzio, per la prima volta solo silenzio: non più rabbia, non più urla disperate, non più ricordi in mente. Solo una piatta calma. L’animo di Rouge era per la prima volta libero dal ricordo, calmo e più simile a ciò che si può dire “sereno” di quanto fosse mai stato.  Le ultime parole dette lo avevano svuotato completamente di ogni sensazione.

-Rouge- la voce della giovane era incrinata dalla pietà e dalla tristezza -a chi altri hai raccontato tutto ciò?-

Il Diavolo Rosso, che in quel momento non era lo specchio del suo soprannome, si limitò a negare muovendo la testa, al che la ragazza si mosse verso l’altro e lo accolse nel suo delicato abbraccio rimanendo stretta a lui per qualche tempo, fino all’esaurirsi del suo lacrimare. Riuscendo poi a parlare il Rosso le domandò:

-Qual è il tuo nome?-

-Veronica-

Erano vicini, molto più di quanto lei si fosse mai trovata con altri uomini. Il calore che i corpi emanavano era intenso ed entrambi sentirono per la prima volta una sensazione delle più dolci e provarono l’impulso, irresistibile, di unire le proprie anime in una sola, baciandosi.

Dagli alberi filtravano fasci di luce verde che proiettavano ombre amiche attorno ai due amanti, persi tra il sudore e il dolce desiderio di uno scambio molto più che profondo; non era un momento voluto ma era l’istinto a portare i due a consumare quel fulmine acceso,  li, su un letto d’erica. La vista offuscata dalla semiluce, le orecchie perse nel rumore l’uno dell’altro, le sensazioni ammaliate dal sapore dell’altro e il tatto perso nel fremente, gioioso contatto. Solo i cuori erano sereni, seguendo ognuno il ritmo dell’altro.  

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*rinviene*

semplicemente oddio. Sono reduce da una full-immersion in questo capitolo che mi ha lasciato completamente privo di forze. Mi è uscito tutto di getto e forse lo avrete già notato. Prevedo  ciò che avrete pensato nell'ultima parte: assolutamente irreale! In effetti lo ammetto, non sta ne in cielo ne in terra la situazione tra Veronica e Rouge ma mi piaceva l'idea (non prendetemi per pervertito però...) cercate di sopportarmi e fatemi sapere cosa ne pensate! :D
BuonCiao
_Arthur_

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Capitolo 7
*** Piani e Forti ***


Credeva di essere pronto, i suoi muscoli si erano rinforzati e i suoi riflessi erano sempre migliori. Le notti che aveva passato insonni ad affinare il suo potere avevano avuto il loro frutto: ora poteva creare oggetti molto più velocemente e poteva farli volare come voleva senza toccarli.

“Così” continuava a dirsi ”non basterà la sua arte per fermarmi”. Pronto così iniziò a creare il piano, con astuzia e efficacia cucì la trama di ciò che più sarebbe stato dannoso per il suo nemico.

Veronica stava pensando a cosa provasse realmente per il ragazzo steso al suo fianco: Paura, no… le era passata da tempo, solo un leggero timore poiché non conosceva cosa era in grado di fare;  Curiosità, indubbiamente…  infatti ora che conosceva la sua storia non poteva fare a meno di pensare che lui non le avesse raccontato tutto; passione, molta, più che per qualsiasi altro uomo in precedenza; Amore…

-A cosa pensi?- la voce, leggermente roca, di Rouge le venne alle orecchie dal suo fianco.

- Penso – disse lei con tanta franchezza – che tu non mi abbia raccontato tutto, soprattutto non mi hai detto quali sono le tue capacità. –

- davvero ci tieni a saperlo? –

- Sicuramente, voglio sapere cosa ne hai fatto del mio cervo – aggiunse sorridendo.

Rouge fece un accenno di sorriso

- il mio cervo ora non esiste più, è semplicemente svanito, annichilito, per meglio dire. Ora mi chiederai come è successo quindi ti anticipo: non lo so, o meglio, ora che ci penso non so come riesca a farlo- dicendo ciò aveva preso una pietra che poi aveva distrutto in mille pezzi con un unico pensiero – So solo che dopo che mio padre fu ucciso montò in me una rabbia che non avevo mai provato e da quel giorno riverso quella in ciò che voglio distruggere. Che sia un oggetto grande o piccolo o un elemento della natura. Solo non sugli uomini, se no avrei già…- e tacque il dissidio con il suo rivale.

- avresti già?-  Il silenzio di Rouge confermò l’ipotesi di Veronica, ancora c’era qualcosa che il ragazzo non voleva dirle. – Non dire che avresti voluto farmi scomparire – gli disse sperando che ciò non fosse vero.

- no! Non tu!- e ancora tacque.

E poi un rumore e un’ombra nel cielo. Rouge si girò:

- penso che potrai scoprirlo presto- 
 

l’inflessione feroce nella sua voce preoccupò la giovane donna.

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siamo a due capitoli piccolissimi ma anche questa volta ho una buona scusa.... questo è un "ponte" per quello che succederà nei prossimi quindi non c'era materiale sufficiente per farlo più lungo. *stringe il cilicio*

Detto questo c'è ancora una cosa che manca: mi sembrava di avere già scritto che questa storia è venuta fuori ascoltando una canzone  ma non ho mai detto quale: si chiama "Autumn song" dei Manic Street Preachers. in effetti non sono un asso nel capire i testi inglesi quindi vi chiederete come sono riuscito.... beh le uniche parole che si colgono abbastanza facilmente sono "born to destroy and born to create"... non penso che abbiano bisogno di commento: sono la mia storia! (tanto che in un capitolo ho proprio scritto la traduzione). Comunque la canzone è molto bella (per me....) vi consiglio di ascoltarla! bene per oggi ho finito: fatemi sapere cosa ne pensate!
BuonCiao!!
_Arthur_
P.S. scusate per il titolo lo so che è proprio penoso ma non avevo idee!!

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Capitolo 8
*** Con chi ce l'hai? ***


-fermati! Dove corri? Rouge!- Veronica stava inseguendo il Rosso già da alcuni minuti quando poi lo vide fermarsi di scatto, appena vicini al cancello della città. Si girò verso di lei con quel furore che lo aveva animato già da alcuni minuti di corsa. - ora tu ti fermerai qui, nella tua casa, non ti muoverai di li! se non tornerò entro mezza giornata tu dovrai dimenticarmi senza venirmi a cercare! Hai capito?- c’era una serietà schiacciante in quelle parole. Non vi erano risposte adatte anche se Veronica aveva una miriade di domande che le passavano per la testa. Accennò ad un debole e poco convinto assenso con la testa e fece seguire questo segno ad un veloce bacio.

- ti rivedrò?-

- spero di non dover rischiare, infondo – E il ragazzo lo sperava veramente, sperava di non dover scontrarsi ancora con lui.

- Con chi ce l’hai, Rouge? – La ragazza si era lasciata sfuggire una lacrima, che ora dalla sua guancia rifletteva il sole del pomeriggio – ce l’hai con il mondo? Sai che il mondo non ne risponderà; ce l’hai con un uomo? Gli uomini sono fallaci, ricorda, non affidabili; ma se ce l’hai con te stesso, se davvero ce l’hai con te stesso, allora in fondo una speranza di poter ravvivarsi c’è. Si sveglierà, il tuo cuore, e sarà come la primavera: vorrò essere li con te quel giorno! Dovrai, allora, trasformare il mio pianto in un sorriso, Rouge, promettimelo!- Il ragazzo non ci riuscì, non riuscì a dire “Te lo prometto”. Non era così in pace con se stesso da poterlo fare. Se ne andò, senza nessun’altra parola, verso i fuochi, ma non quelli del sole.

La radura, circondata da una faggeta, era un posto bellissimo; difficile trovarne uno così spazioso, racchiuso dentro una foresta. Cal aveva scelto quel luogo perché era quasi magico, o almeno, lo aveva scelto tanto tempo prima quando, proprio li, era riuscito per la prima volta a creare un fiore. Ora invece lo aveva raggiunto solo per convenienza. Era il luogo adatto per poter lanciare quei fuochi in aria che, ne era certo, avrebbero fatto arrivare li il suo nemico. Era il luogo adatto per mascherare le sue trappole ed era un luogo estremamente adatto per nascondersi e far confondere. Cal attendeva, trepidante, al centro, ogni rumore della faggeta era trasformato dalla sua mente in un passo, ogni luccichio in qualcosa che scompariva. Ma non aveva intenzione di lasciarsi vincere dai suoi stessi nervi.

I suoi occhi guizzarono per un momento in un angolo e fece un sorriso, o almeno quel ghigno poteva essere scambiato come tale.

- ce ne hai messo di tempo! – non stava sussurrando al vento, sebbene esso lo stesse ascoltando, ma al suo nemico, che era appena sopraggiunto.

- non ho voglia di giocare con te! – Rouge uscì allo scoperto con quelle parole. Non aveva neanche alzato un braccio, neanche pensato di distruggere alcunché. Solo stava nuovamente fissando quel biondino come già gli era già successo. Riusciva a vedere la tensione dei suoi nervi, e si meravigliò di non provarla per niente; poteva comprendere l’odio che lo rodeva, ma in lui, questa volta, non ce n’era traccia. Fu allora, nell’istante in cui Cal stava alzando il suo braccio per attaccare, che il rosso guardò nei suoi occhi e per la prima volta vi si specchiò.

Fu un attimo, quasi un lampo, e Rouge si ritrovò appeso, con quattro corde, una per ogni braccio o gamba, ad alcuni alberi. Cal lo stava osservando, come in attesa di un contrattacco.

- cosa attendi? – La voce del biondo era incrinata dalla rabbia – spezza queste corde se davvero sei così forte!-

- Non ho intenzione di farlo! -  Finalmente Rouge aveva capito ciò che gli era stato detto: quanto valeva vivere una vita così?

- Ti sei visto? – Riprese – guardati! Cosa sei diventato? Ti credi puro e pacifico ma ora cosa mi vorrai fare? La tua ottusità non ha limiti. Forse, quel giorno nel campo, avevi ragione: ho sbagliato, e tanto anche, ma l’ho riconosciuto! Tu invece ti sei perso, e non te ne vuoi rendere conto! Chi è più saggio: chi sbaglia ma sa di averlo fatto o chi giudica e poi cade nel medesimo errore? Non ti attaccherò, non combatto con gli stolti-

Cal non credeva a ciò che sentiva, l’uomo di fronte a se, colui che era crudele, e aveva rapito sua madre gli stava facendo la morale??

La sua rabbia esplose, non sapeva il perché l’altro non voleva far scomparire quelle corde ma lui non aveva intenzione di attendere oltre e così evocò un coltello.

- - - - - - - - - 

SI!!!!
finalmente l'ho finito!
no seriamente scusate il madornale ritardo!.... un periodo del cavolo è stato questo... e la scuola e i concerti.... da ImPaZzIrE. Comunque eccomi qua, i due cari fratelli-diversi, poi, non mi hanno dato tregua un attimo... perciò posto alle 10 di sera!!
va bien...un saluto a tutti e fatemi sapere cosa ne pensate!!!!
BuonCiao!
_Arthur_

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Capitolo 9
*** Paure e rimorsi ***


Veronica non riusciva a stare ferma, si era stesa sul letto ma non era in grado di risposarsi, continuava ad essere in agitazione per Rouge , per il suo destino… no, non poteva continuare così, i suoi nervi non avrebbero retto ancora per molto. Uscii velocemente da casa, correndo: c’era un ragazzo che l’aspettava…

La giovane madre prese il suo neonato al grembo e la sua bambina per la mano; erano due giorni che vagavano, dormendo poco, in lungo e in largo senza trovare tregua, e ancora non sembravano trovare pace…

-Mamma- la flebile vocetta della bambina ruppe il silenzio – è caldo, è caldo! –

-Lo so, Maria, ora vieni! Rifugiamoci in quel bosco!- Si diressero piano verso un boshetto, al limite di un’altra città, sconosciuta. Sotto le fronde il caldo era meno asfissiante così Sandra, la giovane madre, decise di attraversare il bosco per giungere alla città dall’altra parte. Dopo pochi passi, però, iniziò a sentire alcuni rumori: voci maschili una concitata e l’altra più calma, sebbene sembrasse tesa; si stavano avvicinando, vi era anche più luce come se dopo pochi passi vi fosse una radura ora le parole si facevano più chiare:

- …chi è più saggio: chi sbaglia ma sa di averlo fatto o chi giudica e poi cade nel medesimo errore?-

…Ma il coltello non comparse. La prima reazione di Cal fu sicuramente di sorpresa: come era possibile? Lui poteva creare qualunque cosa!! Era una semplice coltello che voleva! Riprovò, si concentrò tantissimo ma non riuscì a far nulla.

-Cosa c’è, biondo- il ragazzo di fronte a lui stava parlando –non hai il coraggio di uccidermi?-

Dette ciò, Rouge pensò che fosse arrivato il momento di liberarsi, non per attaccare, bensì per poter scappare; non voleva far del male, non in quel momento, non più… Fece sparire le corde, o meglio, provò a far sparire le corde ma non ci riuscì, non riuscì a distruggerle: anche per lui venne all’inizio l’incredulità; dopo aver distrutto tante cose, provocato tanto dolore, ora non poteva usare la sua capacità per sé?

…Il vento di nessuno si era finalmente preso la sua rivincita: nessuno avrebbe dovuto possedere quelle capacità , nessuno; neanche l’uomo più buono o più cattivo del mondo, nessuno…

Cal subito dopo pensò che qualunque cosa, in quella situazione, sarebbe bastata per il suo scopo allora si girò, cercando una pietra appuntita, qualcosa per ferire, quando vide…

Veronica, camminando nel boschetto, riusciva perfettamente a vedere le orme del suo ragazzo… Piano piano capii di essere vicina ad una radura poiché la luce iniziava a filtrare sempre meglio. Giunta al limite, dopo qualche secondo perché gli occhi si abituassero alla nuova luce, poté vedere la scena con sufficiente chiarezza. Un istante dopo iniziò a correre verso quella figura legata al ramo…

-Rouge, Rouge!!-

Il rosso strabuzzò gli occhi:

-Veronica! Cosa ci fai tu qui?!? Non ti avevo detto di stare in casa?-

-Taci!- la ragazza aveva trovato un po’ di energia, adatta per salvare Rouge. Tirò fuori dagli stivali un piccolo pugnale e tagliò le corde in poco tempo. Cal, intanto, era rimasto a vedere: chi era quella donna? Cosa ci faceva lì? Ma soprattutto cosa centrava con il Rosso? La risposta gli giunse, inaspettata, dal bacio che i due si dettero. Come era possibile? Quell’uomo non era in grado di amare, non ne possedeva le capacità! Lui, Cal, poteva amare una donna, non il rosso, il Diavolo Distruttore. Poi i suoi occhi si posarono sull’altro lato della radura, dove una giovane donna, la giovane donna che aveva trattato molto rudemente due giorni prima, stava nascosta da un tronco; poteva leggere la sua paura di fronte a quello spettacolo. E piano piano si fece strada in lui un qualcosa che era stato sopito da un po’ di tempo a quella parte: e se fosse di lui che aveva paura quella giovane madre? E se fosse lui ad aver smesso di amare la vita, amare il mondo? Si inginocchiò a terra: quando era stata l’ultima volta che aveva osservato un bocciolo schiudersi? Eppure un tempo lo faceva sempre… quando era stata l’ultima volta che aveva sorriso ad un uomo? Con le mani sulla testa cercava, disperatamente di frenare il flusso di pensieri mentre Rouge e Veronica erano corsi via: aveva mai perdonato la sorte per quello che gli aveva fatto? Perché era stato abbandonato prima dalla madre, morta, poi dal padre, fuggito, e anche dalle Suore? …No… aveva nascosto tutto dietro al suo progetto di comprendere la natura. E ora che aveva trovato qualcuno su cui sfogarsi era riuscito perfino a rinnegare se stesso, cancellando quegli sforzi che aveva fatto… per dimenticare… per garantirsi un futuro. E ora? cosa rimaneva di quel futuro, eh? Brandelli, singoli fili di una trama che si era disfatta in poco tempo… era ora di ricominciare a filare. Qualcosa, anzi, qualcuno lo aveva fatto precipitare in quello stato…. No… quel qualcuno era lui stesso, e a lui toccava rinascere dalle proprie ceneri.

Alzò piano un ginocchio, poi l’altro e, tremante riuscì a mettersi in piedi. Cosa gli diceva che sarebbe riuscito a farlo? Si, il vento di nessuno poteva concedergli quest’ultimo desiderio: raccolse le forze e, come aveva fatto per tanto tempo senza essere cosciente di cosa realmente poteva fare, evocò una casa, splendida, in quel luogo che era già così splendido di suo, che potesse essere un opera talmente mirabile da conquistare la vista e il cuore di chiunque.

Sandra osservava l’opera finita e si chiese perché il ragazzo biondo avesse voluto fare quella casa

Lui, ora, le si rivolse con semplici parole:

- scusami…. Ora tutto questo è per te!-

E se ne andò, correndo.

- - - - - - - - -
ciao a tutti!!!
Si lo so! sono in terribile ritardo... è che in questo periodo ero strapieno di cose da fare, e verifiche e esami... non ne posso più. Ma eccomi qui con il nuovo capitolo!! dunque dunque.... dovremmo essere, anzi siamo, quasi alla fine... tutto si sta sistemando.... insomma , dai, io sono una persona troppo positivista per far finire le cose male... :D
va bene concludo qui!! mi raccomando RECENSITEEEEEEEE
BuonCiao a tutti!
_Arthur_
P.S. oh mio dio!!! avevo sbagliato storia!! ho messo il capitolo nell'altra! -.-" sono messo proprio male!!

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Capitolo 10
*** Cosa farai, ora? ***


-Non occorre, non voglio. Sono stato tanto più e per più tempo crudele, io. – Rouge stava di fronte a Cal che lo aveva cercato per un giorno intero. Quando l’aveva visto arrivare, inizialmente, temette che volesse riprendere l’attacco; poi, però, lo aveva visto inginocchiarsi, piangere e chiedere perdono. Era stato in quel frangente che gli aveva detto che non occorreva. Lui era stato un uomo peggiore, per tanto tempo, con tante persone. Cal, da parte sua, era tormentato da un profondo senso di colpa. Non aveva mai provato una sensazione così devastante, gli attanagliava le viscere provocandogli vero e proprio dolore. Fu mentre pensava queste cose che nel suo campo visivo comparve una mano. Alzò gli occhi: il rosso, a braccio teso lo stava invitando ad alzarsi, con in viso una faccia serena. Raccolse le forze e, stringendo la mano si alzò.
Per un attimo ripresero i loro occhi a dialogare, parlavano di segreti mai scambiati: di una madre morta da tempo e un padre fuggito, parlavano di un contadino e di alcune Suore, di due ragazzi, della morte e della vendetta, della vita e dell’amore, del coraggio e della paura. Peccato che nessuno dei due potesse comprenderne i significati.
-Cosa farai, ora?- Quello che era stato il Diavolo Distruttore era curioso;
-Cercherò me stesso, poi si vedrà. Tu?- Era ancora strano, per lui, rivolgersi in quel modo al suo interlocutore.
- Io? – strinse le mani a Veronica, che aveva assistito fino a quel momento – ora che so che non mi cercherai, troverò il mio riscatto, lontano, lontano da qui. –
- Perché così lontano? –
- Perché se tanto ho distrutto in questo luogo, nessuno mi darà mai l’opportunità di cambiare me stesso. No… mi hanno già marchiato una volta: sul rogo, anche se permetterei la giustizia, non potrei mai rifarmi neanche di un millesimo di quel male che ho fatto. Non è codardia, questa. Voglio essere migliore; donerò la mia vita… e poi – Accarezzò il viso di Veronica – anche se è strano a dirlo, ho trovato qualcosa per cui vivere -


Fine

Soffierà il vento di Nessuno tra gli alberi. Accarezzerà le querce, i faggi e gli olmi. Ho riposto ora la penna, con la quale ho sancito la memoria :
“Peccato” penso “nessun uomo potrà mai conoscere questa vicenda”
Raccolgo il libro con le zampe ed esco, volando nella notte; “chissà se il Consiglio lo porrà nella Biblioteca, in fondo è stato il vento a portarmi la storia”.


Biblioteca del Consiglio dei Gufi, quarantunesimo giorno, anno terzo della Grande Quercia.

- - - - - -
E qui
, con un capitolo semplice e veloce, si conclude, purtroppo. Per un totale di:

dieci capitoli
nove pagine
centoquindici paragrafi
quattrocentoventisei righe
seimilaquattrocentotrentuno parole
trentasettemilaquattrocentosettantasei caratteri (spazi inclusi)
:D :D

un grande Grazie a tutti, seguiti, ricordati recensiti (pochi in effetti) e lettori silenziosi (ricordando anche di RECENSIRE questo capitolo anche se sarà passato del tempo; fa sempre piacere sapere se è piaciuta la storia!!).
Va bene vi lascio così, con un saluto, rimandandovi alla prossima, se ci sarà, storia!
BuonCiao a tutti!!
_Arthur_
RECENSITEEEEEE

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