I Due fratelli di _Arthur_ (/viewuser.php?uid=118093)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Biondo & Rosso ***
Capitolo 2: *** Dove sei? ***
Capitolo 3: *** Incontro ***
Capitolo 4: *** Il cervo della discordia ***
Capitolo 5: *** Maestro, pietà! ***
Capitolo 6: *** Passato ***
Capitolo 7: *** Piani e Forti ***
Capitolo 8: *** Con chi ce l'hai? ***
Capitolo 9: *** Paure e rimorsi ***
Capitolo 10: *** Cosa farai, ora? ***
Capitolo 1 *** Biondo & Rosso ***
Nella terra sferzata dal
vento di nessuno nacquero un giorno due bambini dallo stesso ventre:
l'uno più
biondo dell'oro, l'altro rosso più del dolce rubino. La loro
madre, malata e vinta
da un forte morbo, non visse abbastanza per vedere il marito fuggire
dal suo
destino di padre. Figli di nessuno, senza nome e senza storia vissero
per la
carità, il primo del convento della città, il
secondo di un contadino. Troppo
poco però è il passaggio per diventare grandi che
le povere monache dovettero
lasciare il ragazzo al suo destino e il contadino che dell'altro si era
preso
cura dopo pochi anni venne ucciso ingiustamente. L'uno, chiamato Cal
dalle
donne, e l'altro, chiamato Rouge per il suo di crin colore,
continuarono,
quindi, a vivere lontani senza conoscersi per tanto tempo ancora.
Il vento di nessuno era
ancora lo stesso ma era il viso che stava sferzando ad essere mutato.
Il biondo
ragazzo stava, infatti, riposandosi, steso, all’ombra di una
quercia le cui
fronde seguivano la brezza. Aveva passato dieci anni a studiare il
mondo e le
leggi che lo costituiscono e la profondità con cui compiva
la sua ricerca lo
aveva reso capace di creare, in un unico istante, qualunque materia:
mura, case
e poi palazzi, alberi che producono frutto e poi seme o, semplicemente,
un
pezzo di pane nei giorni della fame. Eppure la vita di Cal non era
tranquilla,
a lui si chiedevano le più mirabolanti opere e tutti
volevano lui e lui solo
come autore delle più sublimi arti. Così aveva
deciso di fuggire da tutto e
vivere nella pace della natura di cui ancora anelava la conoscenza
totale.
Sangue e rabbia, invece,
sentiva e vedeva Rouge, solo nel vuoto lasciato da una torre caduta,
dilaniata.
Proprio la rabbia e lo sconforto per la morte del padre contadino lo
avevano
logorato per dieci lunghi anni lasciandolo capace di distruggere, in un
solo
istante, qualunque cosa: mura, case e palazzi dei più grandi
signori cadevano
solo se lui lo desiderava; per questo la gente lo teneva a distanza, e
più si
distaccava e più il mostro nel suo petto diventava forte e
lo accompagnava
verso morte e distruzione.
Nato il primo per creare
quanto il secondo per distruggere, si disse poi di loro, e la storia
che ne
seguì fu per quelle terre un capitolo degno del
più fantasioso cantastorie.
Avvenne un giorno, infatti, che le voci sul Diavolo Rosso, nome che
descriveva
a pieno Rouge, arrivarono, portate dall’urlo della
città in cui viveva, alle
orecchie del venticinquenne Cal. Proprio un giorno qualunque, infatti,
si recò
in piazza dove vide un gruppo di uomini che discutevano concitati:
“ed io vi dico che
è proprio
il Diavolo in persona!” urlava uno dei più
infiammati ” Solo Satana, difatti,
può distruggere qualunque cosa solo pensando alla sua
fine” Sentite queste
frasi il ragazzo si fece attento alle loro parole.
“Come
può” continuava l’uomo
”un essere umano distruggere un’intera torre e
uccidere tutte le persone al suo
interno da solo?” Ora sembrava un predicatore che insegnava
al piccolo
capannello di persone che gli si erano radunate attorno. Continuava
ancora a
declamare la sua verità quando Cal si fece coraggio e
urlò:
“Dove si trova
quest’uomo che
tu dici?”
“Colui di cui parlo
è un
ragazzo, avrà più meno la vostra età!
Io l’ho visto da lontano, i suoi capelli
rossi potevano solo essere le lingue del fuoco infernale! Dove si
trova, mi
chiedi? Chi lo sa?!? Le ombre sono la sua casa, ma se ti può
aiutare la torre
distrutta si trova nel paese a est, con una buona cavalcatura lo si
può raggiungere
in un giorno!”
Detto questo ricominciò
a
farneticare a proposito degli occhi del male che possedeva quel diavolo
d’uomo
ma a quel punto il nostro giovane era già corso via.
Tuttavia la corsa ben
presto
finì, quando Cal raggiunse la stalla dove aveva affidato il
suo cavallo con il
quale iniziò a cavalcare verso il sorgere del sole.
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- - - -
Ciao a Tutti!! :D
allora... premetto subito che questa è la mia prima storia,
quindi siate gentili (no dai.. realisti almeno :D). È nata
un po' per caso... stavo ascoltando una canzone quando mi si
è aperta tutta la trama nella mente (anche se questo mi
succede spesso). Una cosa importante da dire è lo stile...
ho tentato, ripeto tentato, di scrivere come se fossi stato uno
scrittore medioevale (o qualcosa del genere) anche se il risultato
può non essere prefetto mi piace pensare che lo sia... per
il resto spero che vi piaccia e fatemi sapere se vale la pena di
continuare!! BuonCiao!!
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Capitolo 2 *** Dove sei? ***
Thum…
thum… il
ritmo delle falcate dell’animale scandiva ogni momento in
maniera
incontrovertibile mentre la mente del cavaliere stava già
galoppando per altre
strade. Tra se stava preparando il suo piano: tutto era partito con
quell’uomo
nella piazza, era una cosa talmente curiosa, che esistesse qualcuno
esattamente
suo contrario, da dover andare assolutamente a vedere, e poi chi altro,
se non chi poteva
creare qualunque cosa, era in
grado di sconfiggere il diavolo distruttore? Ora mancava soltanto un
particolare da aggiustare: quella medesima torre l’aveva
costruita lui, insieme
ad altri edifici e opere d’arte, e siccome in
quel paese era molto conosciuto certamente c’era
chi lo stava aspettando e magari proprio il ragazzo dai capelli rossi
era a conoscenza
della sua esistenza. No, occorreva entrare senza essere visti, doveva
trovarlo
per primo, senza essere trovato a sua volta; predatore, non preda.
Pensava, intanto, il
nostro diavolo. Dal giorno in cui un semplice umano gli aveva detto che
prima o
poi sarebbe stato sconfitto, perché esisteva qualcuno in
grado di poter
ricreare ciò che la sua crudeltà distruggeva,
Rouge si rodeva cercando il modo
di attirare questo uomo a se. Prima la sua fama di distruttore, poi la
torre
dilaniata. Sarebbe venuto li, in quella stessa città. Non
restava che
attendere. Tempo al tempo, la litania che usava ripetersi il giovane
uomo anche
dopo due giorni di appostamento, scrutando la valle da una distanza che
gli
permetteva di tenere sotto controllo l’unica via
d’accesso alla cittadina e
vedere qualunque uomo, donna o bambino volesse accedervi senza che
nessuno di
quelli potesse vedere lui. Passava una donna, del contado
probabilmente, che
teneva stretto a se il figlioletto; passava un gobbo, curvo sotto il
suo
mantello verde, che trascinava un cavallo stremato; passava un soldato
del
regno con la sua armatura luccicante. Tutti senza girarsi verso di lui,
tutti
senza sapere che la loro fine poteva essere decretata da un semplice
volere dei
due occhi verdi che li scrutavano. L’avrebbe riconosciuto
subito, vedendolo
entrare, o se non lo avesse fatto lui ci sarebbe stata la folla ad
acclamarlo
come un salvatore, questo era ciò che tranquillizzava il
Rosso. E veramente
poteva crederci se non fosse che il suo rivale era già
dentro le mura, stando
attento a non togliersi il mantello verde e a non alzare troppo la
schiena per
non essere riconosciuto dagli abitanti. Pensava, una volta arrivato in
città,
di trovare il ragazzo subito, magari in mezzo ad una folla che scappava
spaurita,
intento a distruggere una casa, o un palazzo, o una stalla. Eppure lui
non
c’era e quindi necessitava di un modo per scovarlo. Entrambi,
quindi, pensavano
di avere in mano la chiave del successo nella propria impresa eppure
ciò
dimostra ciò che, andando in qualunque villaggio, durante
una qualunque festa,
possiamo sentirci dire anche dal più inesperto bardo: il
fato è alla base del
successo o della sconfitta, seppur tu possa tentare di ostacolare il
suo
effetto con un piano ben congegnato, sono i suoi capricci che generano
gli
avvenimenti. Il nostro racconto non fa eccezione, difatti se il vento
di
nessuno avesse soffiato un poco più forte, o un poco meno i
due non si
sarebbero mai scoperti. Avvenne, infatti, che mentre il biondo e il
rosso si stavano
cercando con tanto ardore il vento, che sapeva ciò che
voleva, portò alle
orecchie del primo alcune voci di donna le quali, come spesso
può capitare ad
ognuno, richiamarono la sua attenzione. Si avvicinò alla
fonte e scoprì che a
parlare erano un gruppetto di suore, ma non monache qualunque, proprio
quelle
donne che lo avevano allevato e cresciuto.
Sovente capita che un
vecchio amico torni a farci visita, oppure una tutrice di vecchia data,
o un
parente partito per chissà dove e con questa persona
cominciamo a parlare di
ciò che è avvenuto dal momento in cui ci si
è lasciati. Ebbene se anche a voi è
successo penserete che anche per il nostro ragazzo sia stato il
medesimo,
invece non vi fu alcun ricordo scambiato o esperienza vissuta in quel
dialogo
solo una breve sentenza detta dalle donne a Cal e la sua successiva
reazione:
rabbia e dolore.
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Visto?
Sono stato veloce!! no dai... c'era il trucco: lo avevo
già bello che pronto nella mia pen drive. Volevo vedere se
l'idea poteva avere sucesso prima di continuare... e se poi svelo
subito gli altarini non c'è suspance!! va bene dai ora vi
saluto e un abbraccio a tutti (sopratutto ai visitati e in
particolar modo a Valpur che mi ha detto ciò che
pensa, grazie!). Ultime due cose:
recensiteeeeeeeeeeeeeeee e The Game!
BuonCiao! :D
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Capitolo 3 *** Incontro ***
“MOSTRATI” il
messaggio era semplice, nessun inganno, e Rouge poteva anche vederlo
dal suo
appostamento: una serie di pietre che formavano la parola, posate nel
campo di grano.
C’era solo una persona, che lui sapesse, che poteva fare
ciò ed era proprio
colui che stava cercando. Non voleva nascondersi, voleva affrontarlo a
viso
aperto e sembrava che anche l’altro volesse ciò
perché lo stava aspettando,
seduto sui massi. Scese con calma, si prese tutto il tempo necessario,
sicuro
di poterlo sconfiggere. Raggiunto il luogo si fece vedere, per qualche
secondo
i due si squadrarono, ed entrambi ebbero un solo pensiero:
“l’uomo che ho
davanti è davvero il mio contrario in tutto, se lui
sopravvive io dovrò
scomparire”. Nessuno dei due parlava, nessuno dei due si
muoveva, ma tra i loro
occhi sembrava esserci uno scambio di parole infuocate e urla.
-Infine tu giungesti- si
decise a parlare Cal.
-Tu mi vedi!- rispose
l’altro –eppure non ti muovi-
-Chi sei? Chi sei,
mostro?-
Rise, Rouge, rise come
non aveva mai fatto, appariva alle orecchie come il riso
dell’uomo più malefico
di cui le storie possano narrare.
-Mostro, forse, ma non
stolto quanto te! è stato di una semplicità
estrema richiamarti qui-
-eppure tu non mi hai visto
quando entrai in città- gli occhi azzurri del biondo
scintillavano di una
rabbia che non aveva mai provato –non mi videsti
perché non volevo mostrarmi a te,
ma poi ho saputo quanto tu sia non solo il mio contrario ma anche il
mio
nemico, ora liberala!-
Il giovane diavolo si
lasciò sfuggire un sorriso –Ma è
già libera, non mi serviva più, è
tornata
dalle sue consorelle… cosa ti è successo?
L’odio ti ha accecato?-
-Perché proprio lei!
Perché colei che mi ha cresciuto come una madre?-
-E allora perché il
suo Dio si è portato via mio padre?- la domanda sorprese Cal
–Ma non è per il
suo credo che la catturai, lo feci solo per arrivare a te. Quindi non
è a te
che devono appartenere quelle parole, ma a me:
-“Infine tu giungesti”- e
dicendo questo distrusse, con un semplice pensiero, la pietra su cui
stava
l’altro ragazzo. Cal, a suo modo, forse lo comprese troppo
tardi ma non
riuscì a
non cadere, ma non ci volle
molto perché fosse di nuovo in piedi, pronto ad attaccare o
a difendersi, l’odio
che entrambi provavano rendeva il conflitto veramente furioso ma gli
effetti
furono proprio scarsi; difatti se il primo creava una pietra, o un
dardo, da
lanciare all’altro, quest’ultimo la distruggeva in
un istante e provava ad
attaccarlo con un masso raccolto per terra, o con una freccia, ma
queste armi
finivano inesorabilmente per scontrarsi con una solida barriera. In
quel
momento era come se nessuno dei due contendenti avesse le proprie
capacità,
tanto queste si eguagliavano. Non era un semplice combattimento, se
roteavano
spade quelle potevano svanire da un momento all’altro per poi
riapparire in
altri luoghi. Sembrava che la natura stessa, per un suo capriccio,
avesse
deciso di stravolgere la propria normalità. E poi si
fermarono, stravolti, nello
stesso istante, a dimostrazione di quanto seppur diversi fossero
uguali. Di
nuovo i loro occhi tornarono a dialogare ma gli sguardi, ora, non
volevano
annientarsi, solamente si cercavano, quasi si ammettevano
l’un l’altro.
- Vedo che non puoi
scalfirmi – disse dopo poco il diavolo
- vedo lo stesso in
te! Ma in fondo sei tu quello in errore, io ti ho già
sconfitto, quando hai
ammesso il tuo crimine, ciò mi può bastare
– Dicendo ciò i ragazzi si
separarono, nessuno dei due era così pazzo da credere che ci
potesse essere una
svolta, in quello scontro, non erano ancora pronti, non erano ancora
capaci. Ma
era il vento, era la terra a non accontentarsi ora. Era la natura che
richiedeva il riscatto per essere stata affrontata, diffamata e
umiliata da
quei due cuccioli d’uomo. Ciò che voleva era che
infine i due si rincontrassero.
- - - - - - - - - - - -
Ciao a tutti!
Ancora una volta sono qui a pubblicare un nuovo capitolo; allora...
dico subito un grande GRAZIE
a tutti quelli che hanno letto (uno ancora più grande a chi
ha recensito) , a chi ha messo la storia nelle preferite e
nelle seguite. Inoltre oggi stesso mi è arrivata una
circolare del ministero della salute che dice che recensire storie
porta molti vantaggi alla psiche quindi cogliete l'occasione (ok dai...
cercate di compatirmi; il solito "recensite" era molto brutto,
inoltre non sapevo che inventarmi XD). ringrazio Thewhitelady che mi ha fatto notare i due madornali errori di grammatica nel testo: da oggi ho imparato la coniugazione di giungere e vedere (io giunsi tu giungesti, io vidi tu videsti) scusatemi se ho ispirato in voi pensieri omicidi nel momento in cui avete letto XD
bene siccome non so che altro dire vi lascio citando il caro a vecchio
Silly:
Pigna, Pizzicotto, Manicotto, Tigre!
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Capitolo 4 *** Il cervo della discordia ***
Come si può facilmente
immaginare i due ragazzi, dopo essersi ritirati per leccarsi le proprie
ferite,
vissero quei giorni con una rabbia inaudita. Ma se uno dei due
riuscì, in poco
tempo ad estraniarsi da questo sentimento, l’altro vi si
immerse tanto, troppo.
Rouge era all’erta,
stava seguendo quel cervo da tre giorni e non voleva perderlo di vista.
Sarebbe
stato sicuramente più facile desiderare che le zampe di
quell’animale si
rompessero e lui avrebbe avuto carne per un mese; ma non voleva farlo,
bisognava di qualcosa su cui sfogarsi e quell’animale
insignificante era
proprio ciò che ci voleva: una creatura da cacciare e da far
soffrire
lentamente. A quel punto provò a pensare di aver davanti a
se il Biondino, come
aveva soprannominato il suo rivale, e sentì subito la
familiare sensazione di
rabbia repressa salirgli fino alla parte più recondita della
sua anima,
offuscandogli la concentrazione. Come poteva sconfiggerlo? Quale poteva
essere
la svolta nella situazione?
Era così preso in
questi pensieri che non si accorse mai del ramo spezzato vicino a lui,
e solo
in ritardo della freccia scagliata contro la “Sua”
preda. Un altro cacciatore
aveva appena abbattuto il suo cervo. Pensate di essere ad un passo dal
raggiungere il successo in un progetto che avete portato avanti per tre
lunghi
giorni e vedervelo infranto e soffiato via da un’altra
persona; ognuno
reagirebbe a modo suo e Rouge, considerando tutto ciò a cui
stava pensando,ebbe
il suo modo di rispondere all’affronto. Incoccò
all’istante una freccia nel suo
arco d’osso e la puntò verso la direzione in cui
era giunta l’arma fatale per
il cervo. Stava per scagliare quando vide uscire da un punto ben
nascosto una
ragazza, con un arco a tracolla, diretta gongolante verso la sua preda.
Il
Rosso a quel punto vacillò, la sua rabbia subì
un’incrinatura paurosa e per la
prima volta il nostro Diavolo pensò a cosa stava facendo.
Non si può dire se fu
il viso della ragazza a farlo calmare, o il fatto che era una giovane
donna, o
solamente perché lei non poteva aspettarsi
l’arrivo di nessuno, tanto meno di
un assassino, in quel momento. Fatto sta che Rouge strinse
più forte la
freccia, la puntò al cuore della ragazza e uscì
dal suo nascondiglio:
-Allontanati!- disse
-Quella è la mia preda!-
-Che strano- disse lei
–mi sembrava di averlo ucciso prima io questo cervo- i suoi
toni sprezzanti
aizzarono ancora di più la bestia nel petto del ragazzo
-NON OSARE PARLARMI IN
QUESTO MODO! HAI UNA PALLIDA IDEA SU CHI SIA IO?- il suo urlo
rintronò per
tutta la vallata ma la persona a cui era destinato non se ne
preoccupava
minimamente.
- tutti uguali voi
uomini; pensate di possedere qualunque cosa solo perché
l’avete trovata per
primi, ma non vi preoccupate di farlo sapere a tutti; sono due giorni
che ti
seguo aspettando un momento come questo per soffiarti questo splendido
cervo e
tu non te ne sei accorto, ora mi appartiene perché io
l’ho ucciso- Rouge rimase
incredulo: possibile che quella ragazza non avesse mai sentito parlare
di lui?
Del Diavolo Distruttore?
-E comunque-
continuava lei caricandosi il cervo sulle spalle –non ho la
più pallida idea di
chi tu sia ed a pensarci non direi che me ne importa più di
tanto. Per quel che
mi riguarda il nostro incontro inizia e finisce qui. Addio- Dicendo
questo si
voltò e cominciò a camminare in mezzo al
sottobosco ma non riuscì a fare
nemmeno tre passi che il suo arco si spezzò e il cervo che
aveva sulle spalle
semplicemente scomparve. Si voltò e vide solo il ragazzo che
aveva gli occhi
chiusi, in concentrazione. Rouge, dopo aver usato le sue
capacità per
l’ennesima volta, parlò:
-Se non posso averlo
io non lo avrai nemmeno tu! Vuoi sapere qual è il difetto di
voi signore,
invece? Credete che dopo aver conquistato qualcosa non si debba
combattere per
mantenerla ed è grazie a questo che sei una facile vittima
per la mia rabbia-
La ragazza non sapeva come comportarsi, per la prima volta aveva avuto
paura e
terrore, di un uomo, di quell’uomo, della sua voce carica
d’odio. Cominciò a
correre, a scappare da quell’essere. Il ragazzo invece era
finalmente riuscito
a sfogare la rabbia causata dal suo rivale con qualcuno e ora si
rendeva conto
per la prima volta di non essere stata una persona giusta, si rese
conto di
come la sua vita fosse andata fino a quel momento. Rimase immobile un
secondo
prima di decidere cosa fare. Iniziò anch’egli a
correre incontro alla sua prima
richiesta di perdono.
- - - - - -
- - - - -
Ciao a tutti!!! Come vedete ecco un nuovo capitolo. Questo è
molto incentrato sul protagonista Rosso (*applausi dalla tribuna di
destra*) ma non vi preoccupate il prossimo sarà tutto sul
Biondino (anche se sarà molto più corto).
Questo capitolo è stato un parto lungo e difficile
perchè avevo sempre in mente cosa scrivere ma non trovavo
mai le parole adatte per farlo... è stato difficile!!
Passiamo ai soliti ringraziamenti: questa storia è cresciuta
molto e ci sono sempre più persone che la seguono. A tutti
GRAZIE di cuore, spero di non deludere le vostre aspettative.
bene bene per questo capitolo non mi sono scervellato per trovare un
modo carino per convincervi a recensire ma siccome ormai l'ho detto
bisogna che lo confermi: Recensiteeeeeee!!
concludo con un piccolo augurio (tratto in parte da una canzone di
Baglioni, chi mi dice qual'è avrà la mia stima
perchè vuol dire che l'ha ascoltata):
Che
possiate essere vicini ad una radio per sentire che la guerra
è finita!
BuonCiao!
Attenzione: i
due ultimi capitoli sono stati cancellati e ripostati perchè
la storia aveva alcuni problemi che personalmente non ho capitolo...
praticamente mi segnava un capitolo "inesistente" fra il secondo e il
terzo e quindi bloccava la vista agli ultimi due ecco perchè
non si vedranno le recensioni che avete lasciato a quei capitoli...
speriamo che ora vada bene... Ciao!!
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Capitolo 5 *** Maestro, pietà! ***
Smarrito e senza
tregua, Cal era intanto divorato da un fuoco che non aveva mai sentito,
che gli
stava ardendo la volontà. Erano passati tre giorni dal
fatale incontro ma
ancora il suo calmo spirito non era tornato a fargli visita lasciando
spazio ad
una bestia inferocita. Non dormiva, a stento mangiava ma si nutriva di
fatica e
sudore. Il giovane voleva riscattarsi e stava affinando i suoi sensi
con il
duro lavoro affinché servissero il suo scopo. Era in mezzo
ad una terra brulla
e stava proprio cercando un modo per vincere la sua battaglia quando
sentì una
voce di donna:
-Maestro! Pietà,
concedimi parte del tuo tempo, del tuo potere!- Una giovane madre, che
teneva
al grembo un bambinetto e per la mano una bambina, stava avvicinandosi
al
ragazzo quando una rete di rami comparse davanti al suo cammino
costringendola
a fermarsi.
-Vattene! Perdi solo
tempo!- disse il giovane rabbioso.
-Pietà! La nostra casa
è stata incendiata e mio marito è morto dentro di
essa. Non abbiamo più un
posto dove vivere, se potessi tu farci un riparo te ne sarei
immensamente
grata! Non te lo domando per me ma per i miei figli, abbi
pietà!-
-NON MI INTERESSA!
VATTENE IO VI DISPREZZO TUTTI, TUTTI VOI CHE MI CERCATE SOLO PER QUESTO
O QUEL
SERVIZIETTO. VATTENE! E parla pure a tutti del fatto che non ci
sarò più per
nessuno, ne per i Re ne per i garzoni!-
La ragazza madre corse
via, impaurita per l’urlo di quello che doveva essere un uomo
buono e saggio.
Cal sorrise: “Nessuno mi interromperà, ora, con
stupide richieste” E riprese a
cercare una via di fuga per quella situazione senza sapere che
più si ostinava
ad avanzare nel suo progetto più perdeva se stesso.
- - - - - -
Si ecco.... ho avuto dei problemi... sia di tempistica che
di logistica (come ho anche scritto alla fine dello scorso capitolo ho
avuto un problemino con la storia) e poi questa è
stata una settimana veramente snervante... ma eccomi qua e spero non
vogliate imbracciare fucili o simili per uccidermi essendo arrivato in
ritardo e con un capitolo piccolissimo
ma questa volta avevo un buon motivo: diciamocelo il biondino sta
facendo dei veri e propri casini e questo capitolo è
volutamente veloce e corto proprio per evidenziare questo fatto.
Cercate di perdonarmi *occhiucci dolci*
e recensite!! (almeo per dirmi se questo capitolo si vede....)
BuonCiao
_Arthur_
oh accidenti mi stavo per dimeticare! la canzone di Baglioni.... si chiama "Avrai" ed è davvero bellissima!!
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Capitolo 6 *** Passato ***
La velocità del
ragazzo era altamente superiore a quella della giovane donna
così il Rosso
raggiunse dopo poco tempo la “ladra”;
l’afferrò per un braccio e la costrinse a
voltarsi. Guardandola negli occhi, però, non vi
trovò il terrore che si
aspettava ma solo una malcelata paura e una tanto più forte
ansia.
-Lasciami! lasciami!-
le urla della ragazza erano insistenti.
-Non prima di avere avuto
l’occasione di spiegarti, di chiederti perdono!-
Furono, queste parole,
come un potente calmante per la ragazza, riuscirono a tranquillizzarla
non
tanto per ciò che significavano quanto per il modo in cui
erano state
pronunciate; non vi era traccia dell’uomo burbero che le era
sembrato di
scorgere nella radura, ogni sensazione di rabbia sembrava sparita.
-Chi….cosa sei?-
banali parole? No, erano le uniche che sembravano adatte per la
ragazza, erano
la curiosità che si esprimeva.
- Il mio nome è Rouge,
ma credo che non sia ciò che vuoi conoscere; Sono
ciò che mi è stato fatto, se
ti basta.- Voleva così evitare ciò che, invece,
la ragazza gli chiese.
-Spiegati- lei era
dubbiosa –non esiste fatto che possa trasformare un uomo in
un mostro, cosa può
esserti successo di così terribile- Dalla faccia
dell’altro capì di aver
chiesto qualcosa di estremamente doloroso per lui.
Il ragazzo abbassò gli
occhi; aveva mai, Rouge, raccontato quella storia? no. Non era mai
stato in
grado di affrontarla, forse era questo il suo problema, la sua
debolezza.
Perché doveva rievocarla ora? Per una ragazza che neanche
conosceva? Il
silenzio tra i due era più rumoroso di qualunque altro suono
ma poi,
lentamente, la giovane donna accarezzò il viso del Rosso,
alzandogli il viso
con grazia ma ferma decisione. I loro occhi tornarono a guardarsi e a
quel
punto Rouge non resse e, piangendo, come farebbero i bambini tristi
davanti
alle loro madri, iniziò a raccontare:
- Vivevo allora-
iniziò a fatica- con mio padre, un forte contadino rimasto
vedovo, e lui era
per me una guida per il mondo. Sapeva insegnarmi come coltivare i
campi, come
riparare oggetti; come essere un uomo. La sera solevamo sederci attorno
al
camino e lui mi parlava delle esperienze, delle scelte e
dell’amore: mi
insegnava a vivere! e io vedevo quei momenti come la cosa
più bella che la vita
potesse offrirmi. Poi un giorno venne il signore del piccolo terreno
che
gestivamo con i suoi scagnozzi e litigarono perché avevamo
tardato a consegnare
il raccolto. Sembrava una solita litigata, come quelle che si sentono
al
villaggio ogni giorno, ma successivamente iniziarono a menarlo e non si
fermavano, ancora e ancora per un tempo che mi parve eterno. Lui si
difendeva a
stento e io non potevo muovermi, per la paura. Fino a che lo lasciarono
a terra
in fin di vita, il sangue che sgorgava da ogni parte. Io ero li accanto
a lui e
strisciando lo presi tra quelle che erano ancora piccole braccia. Vidi
la morte
chiamarlo a se, vidi i suoi occhi spegnersi. Può un uomo
essere ridotto in tal
modo? Schiacciato, umiliato e infine lasciato a morire, come quando si
fanno
spurgare i maiali appena sgozzati, senza che nessuno paghi per quel
gesto?
Quello che sono l’ho dovuto a quel giorno, su quel pezzo di
terra non vi è
stata solo la morte di mio padre, ma anche la nascita del mio progetto
di
vendetta-
Silenzio, per la prima
volta solo silenzio: non più rabbia, non più urla
disperate, non più ricordi in
mente. Solo una piatta calma. L’animo di Rouge era per la
prima volta libero
dal ricordo, calmo e più simile a ciò che si
può dire “sereno” di quanto fosse
mai stato. Le
ultime parole dette lo
avevano svuotato completamente di ogni sensazione.
-Rouge- la voce della
giovane era incrinata dalla pietà e dalla tristezza -a chi
altri hai raccontato
tutto ciò?-
Il Diavolo Rosso, che
in quel momento non era lo specchio del suo soprannome, si
limitò a negare
muovendo la testa, al che la ragazza si mosse verso l’altro e
lo accolse nel
suo delicato abbraccio rimanendo stretta a lui per qualche tempo, fino
all’esaurirsi del suo lacrimare. Riuscendo poi a parlare il
Rosso le domandò:
-Qual è il tuo nome?-
-Veronica-
Erano vicini, molto
più di quanto lei si fosse mai trovata con altri uomini. Il
calore che i corpi
emanavano era intenso ed entrambi sentirono per la prima volta una
sensazione
delle più dolci e provarono l’impulso,
irresistibile, di unire le proprie anime
in una sola, baciandosi.
Dagli alberi
filtravano fasci di luce verde che proiettavano ombre amiche attorno ai
due
amanti, persi tra il sudore e il dolce desiderio di uno scambio molto
più che
profondo; non era un momento voluto ma era l’istinto a
portare i due a
consumare quel fulmine acceso, li, su un
letto d’erica. La vista offuscata dalla semiluce, le orecchie
perse nel rumore
l’uno dell’altro, le sensazioni ammaliate dal
sapore dell’altro e il tatto
perso nel fremente, gioioso contatto. Solo i cuori erano sereni,
seguendo
ognuno il ritmo dell’altro.
- - - - - - - -
*rinviene*
semplicemente oddio. Sono reduce da una full-immersion in
questo capitolo che mi ha lasciato completamente privo di forze. Mi
è uscito tutto di getto e forse lo avrete già
notato. Prevedo ciò che avrete pensato nell'ultima
parte: assolutamente irreale! In effetti lo ammetto, non sta ne in
cielo ne in terra la situazione tra Veronica e Rouge ma mi piaceva
l'idea (non prendetemi per pervertito però...) cercate di
sopportarmi e fatemi sapere cosa ne pensate! :D
BuonCiao
_Arthur_
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Capitolo 7 *** Piani e Forti ***
Credeva di essere pronto, i suoi muscoli si erano rinforzati e i suoi riflessi erano sempre migliori. Le notti che aveva passato insonni ad affinare il suo potere avevano avuto il loro frutto: ora poteva creare oggetti molto più velocemente e poteva farli volare come voleva senza toccarli.
“Così” continuava a dirsi ”non basterà la sua arte per fermarmi”. Pronto così iniziò a creare il piano, con astuzia e efficacia cucì la trama di ciò che più sarebbe stato dannoso per il suo nemico.
Veronica stava pensando a cosa provasse realmente per il ragazzo steso al suo fianco: Paura, no… le era passata da tempo, solo un leggero timore poiché non conosceva cosa era in grado di fare; Curiosità, indubbiamente… infatti ora che conosceva la sua storia non poteva fare a meno di pensare che lui non le avesse raccontato tutto; passione, molta, più che per qualsiasi altro uomo in precedenza; Amore…
-A cosa pensi?- la voce, leggermente roca, di Rouge le venne alle orecchie dal suo fianco.
- Penso – disse lei con tanta franchezza – che tu non mi abbia raccontato tutto, soprattutto non mi hai detto quali sono le tue capacità. –
- davvero ci tieni a saperlo? –
- Sicuramente, voglio sapere cosa ne hai fatto del mio cervo – aggiunse sorridendo.
Rouge fece un accenno di sorriso
- il mio cervo ora non esiste più, è semplicemente svanito, annichilito, per meglio dire. Ora mi chiederai come è successo quindi ti anticipo: non lo so, o meglio, ora che ci penso non so come riesca a farlo- dicendo ciò aveva preso una pietra che poi aveva distrutto in mille pezzi con un unico pensiero – So solo che dopo che mio padre fu ucciso montò in me una rabbia che non avevo mai provato e da quel giorno riverso quella in ciò che voglio distruggere. Che sia un oggetto grande o piccolo o un elemento della natura. Solo non sugli uomini, se no avrei già…- e tacque il dissidio con il suo rivale.
- avresti già?- Il silenzio di Rouge confermò l’ipotesi di Veronica, ancora c’era qualcosa che il ragazzo non voleva dirle. – Non dire che avresti voluto farmi scomparire – gli disse sperando che ciò non fosse vero.
- no! Non tu!- e ancora tacque.
E poi un rumore e un’ombra nel cielo. Rouge si girò:
- penso che potrai scoprirlo presto-
l’inflessione feroce nella sua voce preoccupò la giovane donna.
- - - - -
siamo a due capitoli piccolissimi ma anche questa volta ho una buona scusa.... questo è un "ponte" per quello che succederà nei prossimi quindi non c'era materiale sufficiente per farlo più lungo. *stringe il cilicio*
Detto questo c'è ancora una cosa che manca: mi sembrava di avere già scritto che questa storia è venuta fuori ascoltando una canzone ma non ho mai detto quale: si chiama "Autumn song" dei Manic Street Preachers. in effetti non sono un asso nel capire i testi inglesi quindi vi chiederete come sono riuscito.... beh le uniche parole che si colgono abbastanza facilmente sono "born to destroy and born to create"... non penso che abbiano bisogno di commento: sono la mia storia! (tanto che in un capitolo ho proprio scritto la traduzione). Comunque la canzone è molto bella (per me....) vi consiglio di ascoltarla! bene per oggi ho finito: fatemi sapere cosa ne pensate!
BuonCiao!!
_Arthur_
P.S. scusate per il titolo lo so che è proprio penoso ma non avevo idee!!
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Capitolo 8 *** Con chi ce l'hai? ***
-fermati! Dove corri?
Rouge!- Veronica stava inseguendo il Rosso già da alcuni
minuti quando poi lo
vide fermarsi di scatto, appena vicini al cancello della
città. Si girò verso
di lei con quel furore che lo aveva animato già da alcuni
minuti di corsa. -
ora tu ti fermerai qui, nella tua casa, non ti muoverai di li! se non
tornerò
entro mezza giornata tu dovrai dimenticarmi senza venirmi a cercare!
Hai
capito?- c’era una serietà schiacciante in quelle
parole. Non vi erano risposte
adatte anche se Veronica aveva una miriade di domande che le passavano
per la
testa. Accennò ad un debole e poco convinto assenso con la
testa e fece seguire
questo segno ad un veloce bacio.
- ti rivedrò?-
- spero di non dover
rischiare, infondo – E il ragazzo lo sperava veramente,
sperava di non dover
scontrarsi ancora con lui.
- Con chi ce l’hai,
Rouge? – La ragazza si era lasciata sfuggire una lacrima, che
ora dalla sua
guancia rifletteva il sole del pomeriggio – ce
l’hai con il mondo? Sai che il
mondo non ne risponderà; ce l’hai con un uomo? Gli
uomini sono fallaci,
ricorda, non affidabili; ma se ce l’hai con te stesso, se
davvero ce l’hai con
te stesso, allora in fondo una speranza di poter ravvivarsi
c’è. Si sveglierà,
il tuo cuore, e sarà come la primavera: vorrò
essere li con te quel giorno!
Dovrai, allora, trasformare il mio pianto in un sorriso, Rouge,
promettimelo!-
Il ragazzo non ci riuscì, non riuscì a dire
“Te lo prometto”. Non era così
in pace con se stesso da poterlo
fare. Se ne andò, senza nessun’altra parola, verso
i fuochi, ma non quelli del
sole.
La radura, circondata
da una faggeta, era un posto bellissimo; difficile trovarne uno
così spazioso,
racchiuso dentro una foresta. Cal aveva scelto quel luogo
perché era quasi
magico, o almeno, lo aveva scelto tanto tempo prima quando, proprio li,
era
riuscito per la prima volta a creare un fiore. Ora invece lo aveva
raggiunto
solo per convenienza. Era il luogo adatto per poter lanciare quei
fuochi in aria
che, ne era certo, avrebbero fatto arrivare li il suo nemico. Era il
luogo
adatto per mascherare le sue trappole ed era un luogo estremamente
adatto per
nascondersi e far confondere. Cal attendeva, trepidante, al centro,
ogni rumore
della faggeta era trasformato dalla sua mente in un passo, ogni
luccichio in
qualcosa che scompariva. Ma non aveva intenzione di lasciarsi vincere
dai suoi
stessi nervi.
I suoi occhi
guizzarono per un momento in un angolo e fece un sorriso, o almeno quel
ghigno poteva essere scambiato come
tale.
- ce ne hai messo di
tempo! – non stava sussurrando al vento, sebbene esso lo
stesse ascoltando, ma
al suo nemico, che era appena sopraggiunto.
- non ho voglia di
giocare con te! – Rouge uscì allo scoperto con
quelle parole. Non aveva neanche
alzato un braccio, neanche pensato di distruggere alcunché.
Solo stava
nuovamente fissando quel biondino
come già gli era già successo. Riusciva a vedere
la tensione dei suoi nervi, e
si meravigliò di non provarla per niente; poteva comprendere
l’odio che lo
rodeva, ma in lui, questa volta, non ce n’era traccia. Fu
allora, nell’istante
in cui Cal stava alzando il suo braccio per attaccare, che il rosso
guardò nei
suoi occhi e per la prima volta vi si specchiò.
Fu un attimo, quasi un
lampo, e Rouge si ritrovò appeso, con quattro corde, una per
ogni braccio o
gamba, ad alcuni alberi. Cal lo stava osservando, come in attesa di un
contrattacco.
- cosa attendi? – La
voce del biondo era incrinata dalla rabbia – spezza queste
corde se davvero sei
così forte!-
- Non ho intenzione di
farlo! - Finalmente
Rouge aveva capito
ciò che gli era stato detto: quanto valeva vivere una vita
così?
- Ti sei visto? –
Riprese – guardati! Cosa sei diventato? Ti credi puro e
pacifico ma ora cosa mi
vorrai fare? La tua ottusità non ha limiti. Forse, quel
giorno nel campo, avevi
ragione: ho sbagliato, e tanto anche, ma l’ho riconosciuto!
Tu invece ti sei
perso, e non te ne vuoi rendere conto! Chi è più
saggio: chi sbaglia ma sa di
averlo fatto o chi giudica e poi cade nel medesimo errore? Non ti
attaccherò, non combatto con gli stolti-
Cal non credeva a ciò
che sentiva, l’uomo di fronte a se, colui che era crudele, e
aveva rapito sua madre gli stava
facendo la morale??
La
sua rabbia esplose,
non sapeva il perché l’altro non voleva far
scomparire quelle corde ma lui non
aveva intenzione di attendere oltre e così evocò
un coltello.
- - - - - - - -
-
SI!!!!
finalmente l'ho finito!
no seriamente scusate il madornale ritardo!.... un periodo del cavolo
è stato questo... e la scuola e i concerti.... da ImPaZzIrE.
Comunque eccomi qua, i due cari fratelli-diversi, poi, non mi hanno
dato tregua un attimo... perciò posto alle 10 di sera!!
va bien...un saluto a tutti e fatemi sapere cosa ne pensate!!!!
BuonCiao!
_Arthur_
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Capitolo 9 *** Paure e rimorsi ***
Veronica non riusciva
a stare ferma, si era stesa sul letto ma non era in grado di
risposarsi,
continuava ad essere in agitazione per Rouge , per il suo
destino… no, non
poteva continuare così, i suoi nervi non avrebbero retto
ancora per molto.
Uscii velocemente da casa, correndo: c’era un ragazzo che
l’aspettava…
La giovane madre prese
il suo neonato al grembo e la sua bambina per la mano; erano due giorni
che
vagavano, dormendo poco, in lungo e in largo senza trovare tregua, e
ancora non
sembravano trovare pace…
-Mamma- la flebile
vocetta della bambina ruppe il silenzio – è caldo,
è caldo! –
-Lo so, Maria, ora
vieni! Rifugiamoci in quel bosco!-
Si
diressero piano verso un boshetto, al limite di un’altra
città, sconosciuta.
Sotto le fronde il caldo era meno asfissiante così Sandra,
la giovane madre,
decise di attraversare il bosco per giungere alla città
dall’altra parte. Dopo
pochi passi, però, iniziò a sentire alcuni
rumori: voci maschili una concitata
e l’altra più calma, sebbene sembrasse tesa; si
stavano avvicinando, vi era
anche più luce come se dopo pochi passi vi fosse una radura
ora le parole si
facevano più chiare:
- …chi è più
saggio: chi sbaglia ma sa di
averlo fatto o chi giudica e poi cade nel medesimo errore?-
…Ma il coltello non
comparse. La prima reazione di Cal fu sicuramente di sorpresa: come era
possibile? Lui poteva creare qualunque cosa!! Era una semplice coltello
che
voleva! Riprovò, si concentrò tantissimo ma non
riuscì a far nulla.
-Cosa c’è, biondo- il
ragazzo di fronte a lui stava parlando –non hai il coraggio
di uccidermi?-
Dette ciò,
Rouge pensò che fosse arrivato il momento di liberarsi, non
per attaccare,
bensì per poter scappare; non voleva far del male, non in
quel momento, non
più… Fece sparire le corde, o meglio, provò a
far sparire le corde ma non ci
riuscì, non riuscì a distruggerle: anche per lui
venne all’inizio
l’incredulità; dopo aver distrutto tante cose,
provocato tanto dolore, ora non
poteva usare la sua capacità per
sé?
…Il vento di nessuno
si era finalmente preso la sua rivincita: nessuno avrebbe dovuto
possedere
quelle capacità , nessuno; neanche l’uomo
più buono o più cattivo del mondo,
nessuno…
Cal subito dopo pensò
che qualunque cosa, in quella situazione, sarebbe bastata per il suo
scopo
allora si girò, cercando una pietra appuntita, qualcosa per
ferire, quando
vide…
Veronica, camminando
nel boschetto, riusciva perfettamente a vedere le orme del suo ragazzo… Piano piano capii
di essere vicina ad una radura
poiché la luce iniziava a filtrare sempre meglio. Giunta al
limite, dopo
qualche secondo perché gli occhi si abituassero alla nuova
luce, poté vedere la
scena con sufficiente chiarezza. Un istante dopo iniziò a
correre verso quella
figura legata al ramo…
-Rouge, Rouge!!-
Il rosso strabuzzò gli
occhi:
-Veronica! Cosa ci fai
tu qui?!? Non ti avevo detto di stare in casa?-
-Taci!- la ragazza
aveva trovato un po’ di energia, adatta per salvare Rouge.
Tirò fuori dagli
stivali un piccolo pugnale e tagliò le corde in poco tempo.
Cal, intanto, era
rimasto a vedere: chi era quella donna? Cosa ci faceva lì?
Ma soprattutto cosa
centrava con il Rosso? La risposta gli giunse, inaspettata, dal bacio
che i due
si dettero. Come era possibile? Quell’uomo non era in grado
di amare, non ne
possedeva le capacità! Lui, Cal, poteva amare una donna, non
il rosso, il
Diavolo Distruttore. Poi i suoi occhi si posarono sull’altro
lato della radura,
dove una giovane donna, la giovane donna che aveva trattato molto
rudemente due
giorni prima, stava nascosta da un tronco; poteva leggere la sua paura
di
fronte a quello spettacolo. E piano piano si fece strada in lui un
qualcosa che
era stato sopito da un po’ di tempo a quella parte: e se
fosse di lui che aveva paura quella
giovane
madre? E se fosse lui ad aver
smesso
di amare la vita, amare il mondo? Si inginocchiò a terra:
quando era stata l’ultima
volta che aveva osservato un bocciolo schiudersi? Eppure un tempo lo
faceva
sempre… quando era stata l’ultima volta che aveva
sorriso ad un uomo? Con le
mani sulla testa cercava, disperatamente di frenare il flusso di
pensieri
mentre Rouge e Veronica erano corsi via: aveva mai perdonato la sorte
per
quello che gli aveva fatto? Perché era stato abbandonato
prima dalla madre,
morta, poi dal padre, fuggito, e anche dalle Suore?
…No… aveva nascosto tutto dietro
al suo progetto di comprendere la natura. E ora che aveva trovato
qualcuno su
cui sfogarsi era riuscito perfino a rinnegare se stesso, cancellando
quegli
sforzi che aveva fatto… per dimenticare… per
garantirsi un futuro. E ora? cosa
rimaneva di quel futuro, eh? Brandelli, singoli
fili di una trama che si era disfatta in poco tempo… era ora
di ricominciare a
filare. Qualcosa, anzi, qualcuno lo
aveva fatto precipitare in quello stato…. No…
quel qualcuno era lui stesso, e a
lui toccava rinascere dalle proprie
ceneri.
Alzò piano un
ginocchio, poi l’altro e, tremante riuscì
a mettersi in piedi. Cosa gli
diceva che sarebbe riuscito a farlo? Si, il vento di nessuno poteva
concedergli
quest’ultimo desiderio: raccolse le forze e, come aveva fatto
per tanto tempo
senza essere cosciente di cosa realmente
poteva fare, evocò una casa, splendida, in quel
luogo che era
già così splendido di suo, che potesse essere un
opera talmente mirabile da
conquistare la vista e il cuore di chiunque.
Sandra osservava l’opera
finita e si chiese perché il ragazzo biondo avesse voluto
fare quella casa
Lui, ora, le si
rivolse con semplici parole:
- scusami…. Ora tutto
questo è per te!-
E
se ne andò,
correndo.
- - - - - - - - -
ciao a tutti!!!
Si lo so! sono in terribile ritardo... è che in questo
periodo ero strapieno di cose da fare, e verifiche e esami... non ne
posso più. Ma eccomi qui con il nuovo capitolo!! dunque
dunque.... dovremmo essere, anzi siamo, quasi alla fine... tutto si sta
sistemando.... insomma , dai, io sono una persona troppo positivista
per far finire le cose male... :D
va bene concludo qui!! mi raccomando RECENSITEEEEEEEE
BuonCiao a tutti!
_Arthur_
P.S. oh mio dio!!! avevo sbagliato storia!! ho messo il capitolo nell'altra! -.-" sono messo proprio male!!
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Capitolo 10 *** Cosa farai, ora? ***
-Non occorre, non
voglio. Sono stato tanto più e per più tempo
crudele, io. – Rouge stava di
fronte a Cal che lo aveva cercato per un giorno intero. Quando
l’aveva visto
arrivare, inizialmente, temette che volesse riprendere
l’attacco; poi, però, lo
aveva visto inginocchiarsi, piangere e chiedere perdono. Era stato in
quel
frangente che gli aveva detto che non occorreva. Lui era stato un uomo
peggiore, per tanto tempo, con tante persone. Cal, da parte sua, era
tormentato
da un profondo senso di colpa. Non aveva mai provato una sensazione
così
devastante, gli attanagliava le viscere provocandogli vero e proprio dolore.
Fu mentre pensava queste cose che nel suo campo visivo comparve una
mano. Alzò gli
occhi: il rosso, a braccio teso lo stava invitando ad alzarsi, con in
viso una
faccia serena. Raccolse le forze e, stringendo la mano si
alzò.
Per un attimo
ripresero i loro occhi a dialogare, parlavano di segreti mai scambiati:
di una
madre morta da tempo e un padre fuggito, parlavano di un contadino e di
alcune
Suore, di due ragazzi, della morte e della vendetta, della vita e
dell’amore,
del coraggio e della paura. Peccato che nessuno dei due potesse
comprenderne i
significati.
-Cosa farai,
ora?-
Quello che era stato il Diavolo Distruttore era curioso;
-Cercherò
me stesso,
poi si vedrà. Tu?- Era ancora strano, per lui, rivolgersi in
quel modo al suo
interlocutore.
- Io?
– strinse le
mani a Veronica, che aveva assistito fino a quel momento –
ora che so che non
mi cercherai, troverò il mio riscatto, lontano, lontano da
qui. –
-
Perché così lontano?
–
-
Perché se tanto ho
distrutto in questo luogo, nessuno mi darà mai
l’opportunità di cambiare me
stesso. No… mi hanno già marchiato una volta: sul
rogo, anche se permetterei la
giustizia, non potrei mai rifarmi neanche di un millesimo di quel male
che ho
fatto. Non è codardia, questa. Voglio essere migliore;
donerò la mia vita… e
poi – Accarezzò il viso di Veronica –
anche se è strano a dirlo, ho trovato
qualcosa per cui vivere -
Fine
Soffierà
il vento di
Nessuno tra gli alberi. Accarezzerà le querce, i faggi e gli
olmi. Ho riposto
ora la penna, con la quale ho sancito la memoria :
“Peccato”
penso “nessun
uomo potrà mai conoscere questa vicenda”
Raccolgo il
libro con
le zampe ed esco, volando nella notte; “chissà se
il Consiglio lo porrà nella
Biblioteca, in fondo è stato il vento a portarmi la
storia”.
Biblioteca
del Consiglio dei Gufi, quarantunesimo
giorno, anno terzo della Grande
Quercia.
-
- - - - -
E
qui, con un capitolo
semplice e veloce, si
conclude, purtroppo. Per un totale di:
dieci capitoli
nove pagine
centoquindici
paragrafi
quattrocentoventisei
righe
seimilaquattrocentotrentuno
parole
trentasettemilaquattrocentosettantasei
caratteri (spazi inclusi) :D :D
un
grande Grazie
a tutti, seguiti, ricordati recensiti (pochi in effetti) e
lettori silenziosi (ricordando anche di RECENSIRE questo capitolo anche
se sarà passato del tempo; fa sempre piacere sapere se
è piaciuta la storia!!).
Va bene vi lascio così, con un saluto, rimandandovi alla
prossima, se ci sarà, storia!
BuonCiao a tutti!!
_Arthur_
RECENSITEEEEEE
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