La danza delle lame sanguinarie

di Ella_Sella_Lella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo di una insesata storia d'amore, che non lo sembra per niente ***
Capitolo 2: *** Si sta come, in un mazzo, le carte, i cuori ***
Capitolo 3: *** Quella pazza, pazza, cosa dell'amore ***
Capitolo 4: *** Congiura fra Streghe ***



Capitolo 1
*** Prologo di una insesata storia d'amore, che non lo sembra per niente ***


La danza delle lame sanguinarie

Titolo:   La danza delle lame sanguinarie
Titolo del Capitolo: Prologo di una insensata storia d’amore, che non lo sembra per niente.
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Nuovi personaggi, Sherman, Mark, Malcom, Clarisse La Rue, Chris Rodriguez, Annabeth Chase.
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: giallo
Avvertimenti: What if, OOC
Conteggio Parole: 1666
Note: 1. Pur troppo non è betata

2. I personaggi di Malcom, Sherman e Mark appartengono a RR (Come Chris, Clarisse, Annabeth, Percy, ecc …). Lo dico perché non sono conosciuti.  I cognomi gli ho inventati io.

3. Gli dei minori e le personificazioni ottengono le proprie cabine dopo la guerra, dunque gli abitanti di queste gli ho inventati io.

4. Fate attenzione a qualche nome e cognome, alcuni diciamo non sono lì buttati a caso.

5. Questo è un mio personale spin-off dopo l’ultimo libro di PJ e non prende niente dalla saga di JG, magari potrei sfruttare qualche personaggio.

6. Non ne sono entusiasta

7. Questa storia è stata ispirata dal Decalogo dell’Amore Cortese e crediateci o meno ci sarà in questa ff. Che parla d’amore e di guerra.

8. L’odio di Sherman verso Chris è solo una conseguenza di una gelosia fraterna eccessivamente amplificata. (Mark e Sherman sono, come dire, i peggiori della cabina di Ares, visto che quando i suoi fratelli rubano il carro di Ares, sia lei sia Percy pensano immediatamente a loro, per farvi un’idea. Erano innocenti comunque)

9. Tipica espressione che RR fa usare ai suoi personaggi (o comunque molto in voga nelle ff americane) è : Ma che Ade? O per l’Ade …, Cose con Ade, inteso più come Averno, tartaro ecc …  Io ho lasciato dire ma che Pandora … Perché la odio e penso sia stupida.

Buona lettura

*

Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro.

[F.T. Marinetti Il Manifesto del Futurismo]

 

 

Sherman Wintchester non era affatto una brava persona, era un fiero e animalesco figlio di Ares, che trovava nella guerra e nella lotta il suo unico amore ed aveva anche leggere manie sadiche, perché provava un certo gusto nel vedere la gente soffrire, particolarmente quando agonizzava a terra dopo un forte scontro. Il gusto era maggiore quando il suddetto soggetto era il suo fratellastro Mark Seller, nel quale Sherman riconosceva l’unico rivale a suo pari, poi c’era Clarisse, la sorellastra, che neanche sotto costrizione avrebbe ammesso che era anche più forte di lui e Malcom Sullyvan, un figlio d’Atena dal profilo basso come soggetto ed egregio in combattimento.

La vita di Sherman era drasticamente cambiata dopo la Seconda Guerra dei Titani. Perché si decise che anche gli Dei Minori meritassero una cabina propria e che tutti i mezzosangue venissero riconosciuti, così aveva conosciuto Sire Zwietracht, una ragazza di origine tedesca, figlia della dea Eris. Una ragazzetta dal sorriso smaliziato, gli occhi furbi di un verde scuro, la pelle chiara come solo una persona della sua etnia poteva e i capelli neri come il carbone, colore insolito per una tedesca,  ma non per una figlia di Eris. E tutto sommato la sua conoscenza non gli era dispiaciuta neanche un po’, in effetti neanche a Mark, che aveva trovato nel fratellastro di Sire, Reece Crafty in un degno avversario in scherzi crudeli, sia chiaro non le burle da figli di Ermes, ma pesanti doli da figli di Ares contro figli di Eris.

Malcom Sullyvan era, praticamente, divenuto la mammina della casa di Atena, non era il capo perché non si riteneva capace di amministrare tutti, almeno non in guerra, perché nel mandare avanti quella casa era totalmente perfetto. Annabeth il capo su carta, e di fatto negli scontri, senza Malcom sarebbe impazzita, per questo era fortemente grata a quel ragazzo che cucinava, puliva, tesseva e non perdeva mai il controllo, se non con i figli di Eris, gli Areside Mark e Sherman ed il capo della, novella, casa di Nike, Amy Shine, ma il controllo che perdeva davanti a lei era completamente diverso rispetto agli altri, davanti a lei sudava, le guance si arrossavano, gli occhi grigi non riuscivano a guardarla negli occhi per più di dieci secondi e gli si formavano continui groppi alla gola.

Era innamorato, aveva ipotizzato qualche suo fratellastro, di Amy e la cosa lo stupiva molto. L’amore era irrazionale e stupido, lo aveva sempre pensato, eppure quella figlia di Nike aveva la capacità di renderlo stupido. Spesso passava le ore a fissarla ed una volta l’aveva anche raffigurata in una tela,  aveva pensato di bruciarla, ma questa era scomparsa, probabilmente qualcuno della casa di Ermes doveva averla rubato, Malcom aveva vivamente sperato che nessuno la vedesse, in particolare i figli di Ares ed Amy.

Per completare il quadretto c’era Becky Justfight una figlia di Enio, dea della Guerra Giusta, con il comportamento pacato, che passava le sue giornate solo con John Warlike, il suo fratellastro e capo della sua cabina. Peccato che erano solo in due, Enio non amava molto gli umani, era risaputo, era il suo modo di essere, ma si era mostrata incredibilmente materna con loro l’unica volta che aveva trasgredito le regole per incontrarli, si vedeva che si sforzava di essere gentile, ma Becky l’aveva visto nei suoi occhi quell’amore che rende ogni donna dolce, l’amore materno.

Gli interessi di Becky non erano molti, amava tirare di giavellotto ed era brava nella guerra dei gladiatori, peccato che nessun ragazzo volesse sfidarsi con lei, per il semplice fatto che pensavano fosse una ragazzetta così, non tanto capace di combattere al contrario di come era lei. Però era una ragazza dolce, ma per scoprirlo dovevi riuscire ad intrattenere una conversazione con lei che durasse due minuti ed a parte il fratellastro c’era riuscita solo una figlia di Nike, di nome Victoria Pemenang, una poco più che bambina con l’assoluta presunzione di vincere sempre e forse era vero.

*

Malcom quella mattina era all’armeria alla ricerca di una nuova spada, visto che la precedente era finita spezzata da Mark e Sherman, mentre cercava tra le lame argentee una nuova, aveva intravisto una ragazza che seduta sul bancone si passava tra le mani la punta di una lancia, probabilmente opera di un figlio d’Efesto, visto tutti i ghirigori disegnatici sopra. Lei alzò appena gli occhi, erano castani come la corteccia di una quercia  e le labbra lucidate di un rosso ciliegia, accennò appena un sorriso, prima di riconcentrarsi sulla lama,  la frangia bruna continuava a cadere sul naso e a coprire gli occhi, Malcom era rimasto a fissarla. Era carina. “Le vuoi scattare una foto Malcom?” chiese Mark entrando nell’armeria con un ghigno sornione, il figlio d’Atena arrossì violentemente, la ragazza guardò Mark come fosse un alieno ed alla fine non espresse pareri, riconcentrandosi sulla punta. Il figlio di Ares si era avvicinato, tentando di cimentarsi in una camminata fascinosa, fallendo totalmente, visto che era apparso più come un satiro zoppo, il che sotto la maschera pacata, aveva fatto sghignazzare la ragazza. Mark urtò anche il piede sul bancone dell’armeria, nel tentativo di presentarsi alla ragazza in modo licenzioso, risultando maggiormente patetico, avendo poi trattenuto a stesso in greco un invocazione al Divino Padre dei numi. “Mark, ardente figlio di Ares” riuscì finalmente lui in una presentazione decente, ghignando beffardo, “Rebecca …” rispose la ragazza monotonica, sollevando appena gli occhi dalla lama scintillante.

A quella scena Malcom aveva cercato di trattenere una risata, che se fosse scappata, lo avrebbe costretto a partecipare ad un duello corpo a corpo, il figlio di Ares gli aveva lanciato uno sguardo carico d’odio e poi era andato via abbastanza alterato, per non aver concluso nulla. “Non farci caso …” cominciò Malcom, accennando un sorriso alla ragazza, che non lo guardava neanche, era così rapita dalla lama, “Credo che abbia ricevuto così tante botte in testa da averlo reso stupido, più stupido” enunciò alla fine, con una certa insicurezza nella voce, Rebecca si lasciò sfuggire un sorriso, che a Malcom non passò inosservato. “Io sono Malcom Sullyvan, un figlio di Atena occhio azzurro” si presentò con franchezza, allungando una mano verso la ragazza, Rebecca abbandonò la lama sul bancone dell’armeria dove era ancora seduta, strinse la mano per risposta e si presentò a sua volta: “Becky Justicefight, figlia di Enio la giusta” con un sorriso orgoglioso.

*

“Medicare voi figli di Ares è incredibilmente divertente” aveva esclamato fulgida Sire, mentre premeva dell’ovatta sul labbro spaccato di Sherman, che continuava a lamentarsi della sconfitta, meglio detta totale batosta, ricevuta dalla sorellastra. “Io sono più forte di lei” ringhiò lui, ancora arrabbiato, rivivendo nella sua testa i colpi sferrati da Clarisse, “Si e io sono Era” rispose sarcastica Sire, pigiando più forte l’ovatta imbevuta d’alcool, bruciò parecchio e Sherman lo lasciò trafelare in modo evidente, il che fece molto ridere Sire, il sadismo era qualcosa che avevano in comune. “Così stupido Arside, la prossima volta, non sfiorerai con un dito Rodriguez” bisbigliò velenosa la Eriseide, continuando a premere l’ovatta, il ragazzo ringhiò, odiava quel figlio di Ermes con tutto se stesso, era un odio quasi viscerale, un odio fraterno. “Fatto ciò vado ad allenarmi … Reece mi aspetta” enunciò la ragazza abbandonato l’infermeria per andare ad allenarsi, Sherman  continuò a tenere gli occhi incollati sulla sua schiena della ragazza ed anche quando questa fu scomparsa, continuò a fissare l’uscio.

“Ti piace, vero?” qualcuno gli chiese, una voce cristallina, si voltò trovando una ragazza dalla pelle bruna e crespi capelli neri,  era seduta su un letto e continuava a fare movimenti circolari con il polso sinistro, avvolto in una fasciatura ingiallita e macchiata i sangue rappreso.“Cosa Pandora dici?” chiese stizzito lui, “Sono un figlio di Ares, non perdo tempo con queste cose” sibilò lui, accompagnando il tutto con un eloquente sguardo trucido , la ragazza trattenne uno sbuffò, unendoci la tipica espressione di chi la sapeva lunga su queste cose, “ E non fare quello sguardo!” aggiunse lui, riducendo gli occhi in fessure, la ragazza smise di far roteare il polso, accavallò le gambe e sorrise comprensiva, poi aggiunse: “Che Eros sia con te” con voce languida, il ragazzo sbuffò, costringendosi a non attaccarla, altrimenti l’avrebbe uccisa, probabilmente, era certo che a nessuno sarebbe mancata, riconosceva a pelle le persone insopportabili come Jackson o Rodriguez, certamente anche lei, ma Chirone aveva detto che non doveva più, quasi, uccidere altre persone al campo.

“Chi ti ha spaccato il labbro?” chiese lei, Sherman non rispose, Clarisse era la più forte, ma si vergognava ad ammettere che le aveva prese dalla sua sorellina, di pochi mesi, più piccola, “Indovino: La Rue?” chiese la ragazza, cimentandosi in un accento francese totalmente sbagliato, Sherman sbuffò, colpito e affondato. “È forte … Ho perso anch’io contro di lei” enunciò la ragazza, guardando il polso fasciato, aveva usato un tono di scherno, per se stessa, come se il fatto che avesse perso andasse colpevolizzato e così sarebbe stato per Sherman se la persona che parlava non fosse stata una ragazzina e l’altra Clarisse. “Lo dici come se tu non perdessi mai”  biascicò lui, “Perché è così” rispose divertita lei, con una voce lieta, Sherman sollevò un sopracciglio, una figlia di Nike, si capiva, il suo difetto fatale trapelava da tutti i pori: il vizio di non prendere mai niente sul serio, essendo sempre prese dall’assoluta consapevolezza di vincere in ogni caso, ma non era così, almeno  non sempre. “Per inciso, la guerra è il mio unico amore!”  precisò alla fine Sherman, riprendendo il discorso iniziale con la figlia, “Topos da figlio di Ares” esclamò lei satirica . Alla fine il figlio di Ares lasciò perdere la ragazza e decise di andare via, per cercare Mark, sicuramente l’avrebbe trovato a farsi scherzi continui con Reece o forse  avrebbe trovato i due che avevano unito le forze per combattere gli Stoll. “Ragazzi …” biascicò la figlia di Nike, battendo le dita affusolate sulla coscia, prima di meditare cosa avrebbe fatto lei.

“Molto si miete in guerra, ma il raccolto è sempre scarsissimo”

[O.Flacco]

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Capitolo 2
*** Si sta come, in un mazzo, le carte, i cuori ***


La danza delle lame sanguinarie

Titolo:   La danza delle lame sanguinarie
Titolo del Capitolo: Si sta come, in un mazzo, le carte, i cuori.
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Un po’ tutti  (Troppi per essere scritti)
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: Giallo
Avvertimenti:  What if, OOC
Conteggio Parole: 2287
Note: 1. Pur troppo non è betata

2. Dedico questo capitolo solo ed esclusivamente a Piccolalettrice, perché si ricordava di questa ff, mentre io stessa l’avevo rimossa.

3. Phobos e Deimos non amano Clarisse (E neanche Percy). E se lei vi sembra troppo sdolcinata con Chris, leggetevi il quarto libro, lei è esattamente.

Buona lettura

“Non esistono grandi guerre, la guerra non fa grande nessuno”

[Anonimo]

La caccia alla bandiera elettrizzava totalmente Sherman, significava poter attaccare e ferire con tanto di giustificazione. Non stava nelle pelle. Sentiva tutti i brividi lungo la schiena. L’adrenalina era alle stelle. Poi la cosa che gli dava maggiore soddisfazione era che  la cabina 21(La cabina di Eris) era finita con i figli di Atena che con i figli di Ares, sfortunatamente la 17 invece era con loro. Quindi Sherman non riusciva a fare a meno a pensare che si sarebbe potuto scontrare contro Sire, peccato che Clarisse gli avesse affibbiato di tenere d’occhio una novella figlia di Nike(della cabina 11) di quattordici anni appena che si chiamava Victoria. “Cosa dobbiamo fare qui?” chiese, per l’ennesima volta Vicky, mentre erano acquattati dietro un cespuglio per sorveglia e Sherman già odiava dover sorvegliare e non combattere direttamente, la presenza di quella figlia di Vittoria non poteva  che rendere la cosa peggiore. Era vero che Ares e Nike erano buoni compagni di guerra, visto che la titanide era sempre compagna di lotta del dio della guerra, ma lui come figlio di Ares non riusciva a sopportare i figli di Nike, e neanche quelli di Atena o di qualunque altra casa che non fosse la sua o quella di Eris, particolarmente la leader Amy Shine, la ragazza dell’infermeria, e quell’irritante  appena poco più che bambina. Sherman non rispose. La ragazzina risistemò meglio la zazzera castana che si ritrovava per capelli e pose nuovamente la domanda, “Per la seicentesima volta, facciamo un appostamento” biascicò irritato Sherman. Erano rimasti ancora acquattati dietro le sterpaglie, quando Vicky aveva cominciato a parlare di quanto fosse noioso stare lì e di quando volesse combattere e Sherman non poteva sentirla ulteriormente, perché altrimenti avrebbe violato gli ordini di Clarisse e si sarebbe lanciato con furia cieca nella lotta, quindi alla fine aveva sibilato acido: “Per l’Averno, la bocca non la chiudi mai?”, la ragazzina si mostrò offesa, facendo anche tremare il labbro inferiore della bocca.

Chris Rodriguez passava di là, assieme a Katie Gardner che con la spada tesa si guardava circospetta. “Adesso …” urlò Sherma e Vicky scattò insieme a lui contro i due, ovviamente Sherman non si fece problemi ad attaccare il figlio di Hermes e a fargli male, incurante di quanto Clarisse ne avrebbe fatto a lui,  Victoria cominciò a duellare con la figlia di Demetra, perse anche se questa non era una grande combattente, Vicky era ancora alla prime armi come guerriera, cosa che la demoralizzò eccessivamente. Katie si lanciò su Sherman, che la mandò atterra con una semplice gomitata, perché per Sherman contava solo fare male a Chirs. Viky aveva aiutato Katie a rialzarsi ed aveva commentato con lei l’eccessiva violenza di quel figlio di Ares, tant’è che alla fine l’avevano dovuto fermare entrambe, guadagnandoci una un epistassi e l’altra un occhio nero.  “Questo è sabotaggio!” urlò Sherman, prima che una dolente Katie l’aveva avvolto in sterpaglie che lo aveva immobilizzato, “Si lo è” aveva urlato la figlia di Demetra, con le mani sul naso per cercare di fermare l’epistassi, Vicky che si massaggiava l’occhio dolente e Chirs a terra che tentava di rialzarsi percosso e ferito. “Violento il tipo” aveva esclamato la figlia di Nike, guardando il ragazzo avvolto nell’erba.

*

La caccia alla bandiera, era stata vinta dai figli di Ares. Clarisse non era una grande stratega, ma essere in squadra con i figli di Nike e di Enio l’aveva portata a vincere. Lei si era occupata di Percy, John Warlike si era affrontato con Annabeth, suo grande sogno, mentre Amy si era avvicinata alla bandiera e l’aveva presa, con la sfacciata fortuna che sua madre la dea della Vittoria le aveva donato. E così Clarisse era stata ancora una volta eletta come la miglior combattente del campo mezzosangue, Percy Jackson aveva deciso di non rimembrare al mondo che lui era effettivamente il miglior spadaccino da secoli,  perché non gli dispiaceva vedere Clarisse d’umore ottima, cosa che non capitava spesso dalla dipartita di Silena, purché non cominciasse a vantarsi eccessivamente, cosa che infatti non accade, ma sarebbe accaduta se Chris non fosse finito in  infermeria con gravi contusioni, per colpa di Sherman, che sarebbe stato certamente picchiato poi dalla sorellastra, ma che era stato colto da un eritema che si era espanso per tutto il corpo, causato da un prolungato contatto con una pianta di cui era allergico.

Vicky era andato a trovarlo per sapere come stava, con due suoi cugini, Nasilje  una ragazza robusta per metà croata, figlia di Bia, ed Eustaquio, un catalano figlio di Cratos. Bia e Cratos erano da sempre assieme a Nike ed altri malevoli spiriti i compagni di Ares in guerra. “Come stai Sherman?” chiese Vicky, il ragazzo decise di ignorare deliberatamente la domanda, preferendo continuare a fare ciò che stava facendo, grattarsi l’eritema, che si stava espandendo sul suo corpo con macchie rossastre, “Credo di no, Vic.”bisbigliò Nasilje, prima di andare via assieme a Eustaquio perché avevano preso l’incarico di arrostire il maiale, pattuito per la festa. Victoria era rimasta con Sherman, per assicurarsi che stesse bene. Il ragazzo, anche in termini poco carini, l’aveva invitata più volte ad andare a cambiarsi, magari per la classica festa con maiale arrostito che si faceva per celebrare la vittoria ottenuta nella caccia alla bandiera. “No, mi sento in colpa, se fossi stata più brava, quella figlia di Demetra non ti avrebbe reso un involtino primavera” aveva detto la figlia di Nike, sedendosi sul borde del letto, gli sorrise dolce, “Dovresti sentirti in colpa per essere andata contro di me” ringhiò quello per sua risposta, Vicky decise di non fargli notare che lui le aveva fatto un occhio nero ed aveva quasi uccido Chris Rodriguez, ma solo perché non stava bene; Sorrise di nuovo. Sherman la guardò in malo modo, se lo sentiva che di quella ragazza non si sarebbe liberato facilmente, si era girato dall’altro lato senza smettere di grattarsi, guardando Clarisse che a qualche letto più in là, in modo impacciato, cercava di somministrare dell’ambrosia mielosa al suo ragazzo con delle cucchiaiate.

“Non sei obbligata a farlo!” aveva detto Chris, mentre Clarisse cercava di dosare bene l’ambrosia per il fidanzato, “No, tranquillo. Non mi crea problemi”  aveva detto lei prima di avvicinare al volto del ragazzo  un cucchiaio pieno d’ambrosia, sorrise forzata, essere gentile non le veniva davvero per niente bene, ma per Chris era anche pronta a fustigare la sua essenza violenta. Il ragazzo prese l’ambrosia, regalando a Clarisse un sorriso che gli fece sciogliere il cuore, verso un altro po’ di ambrosia, che fece ingurgitare al fidanzato. “Sei stucchevole …”  biascicò Sherman sotto lo sguardo di disappunto della piccola Victoria, Clarisse assottigliò lo sguardo, riducendo gli occhi in fessure, ma non aveva espresso commenti, “Penso di odiare seriamente Sherman” bisbigliò Chris, Clarisse gli sorrise, “Non oso immaginare che direbbero Deimos e Phobos se ti vedessero ora” aggiunse Sherman, per far arrabbiare maggiormente Clarisse, perché quei due avrebbero detto che in quella situazione era l’ideale, perché Clarisse come donna avrebbe dovuto servire ed aiutare il suo uomo, cosa che faceva molto infuriare la suddetta figlia di Ares, così rispose: “Non oso immaginare cosa direbbero di te, che ti sei lasciato attorcigliare come un involtino da una figlia di Demetra ”, Sherman infuriato si rigirò dall’altro lato, ritrovando Vicky che sorrideva sorniona.

*

Sire non aveva preso seriamente in considerazione uno dei gemelli Stoll finché quel giorno durante la caccia alla bandiera non l’aveva salvata da un gruppo di figli d’Apollo che dubitava avrebbero potuto farle del male.  Ma le era piaciuto quel Connor, occhi chiari, una zazzera intesta ed un’irresistibile sorriso malizioso. I figli di Ermes erano maliziosi e burloni, di certo non perfidi come i figli di Eris, ma un gemellaggio non le sarebbe dispiaciuto. Era nella sua stanza, che continuava a provarsi abiti carini, di un cachi pallido, mentre le sue compagne di stanza gli davano consigli di tutti i generi, particolarmente velenosi, come che ogni abito che indossasse le facesse sembrare il sedere grande come un cocomero,  cosa che faceva abbastanza infuriare la figlia di Eris. “Ma perché ti metti così in tiro, Sherman ha già una cotta per te” esclamò una sua sorellastra, Sire la guardò dal riflesso dello specchio, “Sherman? Sherman Whintchester?” chiese sbigottita,  Sherman aveva una cotta per lei? Non credo poteva esserci blasfemia maggiore, “Scherzate vero? Sherman e Mark non pensano alle ragazze!” urlò Sire, Sherman non poteva avere una cotta per lei, non era nello stile di Sherman, insomma la prima volta che l’aveva conosciuto gli aveva quasi spezzato il polso perché era entrata di nascosto nella casa dei figli di Ares, che poi l’aveva fatto solo per scappare a qualche inviperita figlia di Afrodite,  dettasi Drew. Sherman considerava le ragazze allo stesso modo dei ragazzi, non aveva mai pensato alle ragazze come effettivamente erano, l’unica differenza è che le considerava incapaci nella lotta, ad eccezione di Clarisse, e magari più intelligenti, anche se Sherman probabilmente non l’avrebbe mai ammesso, ma Sire lo percepiva quanto la considerava sveglia.

“O miei dei, ma sei cieca?” chiese sempre quella, “Quel ragazzo è pazzo di te!” le disse sempre una sua sorellastra, Sire continuò a guardarsi allo specchio,  notando che effettivamente quell’abito cachi la rendeva una specie di insaccato, chiaramente così conciata non sarebbe piaciuta a Connor, perché l’unica cosa che gli importava era apparire carina davanti a quel figlio di Ermes, perché se Sherman ipoteticamente, sempre ipoteticamente, poteva essere interessato a lei, di certo lei non lo era, Sherman non gli diceva niente in quel senso, era un bel ragazzo ed era suo amico, punto. “Allora il punto è che a me non piace lui” esclamò alla fine, sfilandosi il vestito e cercandone un altro, alla fine indossò un osceno abito a palloncino di un verde smeraldo, che non la faceva sembrare un salame appeso. “Quindi ti interessa Stoll?” chiese la sorellastra che aveva parlato prima, Sire non rispose, continuando a rimirarsi allo specchio, “Povero Connor, aveva una faccia carina!” esclamò un’altra sua sorella, precisando poi perché aveva usato l’imperfetto,  perché dopo che Sherman l’avrebbe scoperto, avrebbe probabilmente ridotto la faccia di Connor a qualcosa di inguardabile, visti i suoi ormai famosi attacchi di violenza. Sire trattenne commenti, decidendo di andare via, magari a parlare un po’ con Reece, perché era davvero l’unica persona con cui a volte riusciva a relazionarsi. Reece era fuori che “giocava” con Mark a fare la lotta ed usavano bastoni al posto delle spade e sembravano due bambini estasiati da un gioco stupido. “Wow” enunciò il figlio di Ares aggrottando le sopraciglia, dopo aver guardato l’abito di Sire, forse non troppo convinto del verso emesso, Sire gli regalò un gelido sguardo per intimargli di restare in silenzio, “Devo parlarti Reece!” proferì alla fine la ragazza,chiedendo al fratellastro di rientrare, quello annui, lanciò il bastone a Mark ed entrò in casa.

*

Rebecca si sedé sul tavolo che avevano allestito all’interno della casa lei e il fratellastro, prese un foglio e cominciò a scarabocchiarci su. Di tanto in tanto la penna prendeva una strada per conto suo, più che altro dettata dal subconscio di lei, e scriveva un particolare nome maschile, che poi subito cancellava di fretta. Mark. O si quel Mark, Seller per precisare,  il figlio di Ares con un quoziente intellettivo inferiore alla temperatura in Siberia, ma le piaceva, be le piacevano tutti i figli di Ares e lui era l’unico che conoscesse e le desse confidenza. Le piacevano i figli di Ares perché erano violenti, feroci e selvaggi, nella vita e nella guerra, non che la cosa la sorprendesse tra Ares ed Enio c’era, come avrebbe detto Malcom che era divenuto di recente suo amico, chimica. Ed era dannatamente certa che anche tra lei e Mark c’era chimica, il problema era avvicinarsi da sola e provargli a parlare in modo serio, visto che era stata con lui tutto il giorno per la caccia alla bandiere ed assieme ai due Stoll non aveva fatto altro che progettare qualche assurdo scherzetto da fare al capo della cabina di Eris.

“Non vai alla festa?” le chiese John accarezzandole i capelli scuri, “Non penso. Tu?” rispose di malavoglia Becky, John sorrise poi rispose: “Certo, dopo aver fronteggiato Annabeth Chase ed aver pareggiato con lei, mi sento un Dio!” il suo tono era quasi esaltato, “Attento la vanità è da secoli il difetto fatale di tutti i semidei!” bisbigliò Becky, con un sorriso neutro. Chi sa qual’era il loro difetto fatale? Becky se lo chiedeva sempre, aveva cominciato a pensare che magari era l’eccessivo ardore in guerra o l’assoluta convinzione di essere sempre nel giusto, cosa molto probabile visto che erano figli della Dea della Guerra Giusta, sempre se la guerra poteva essere considerata giusta. “Va a metterti qualcosa di carino che andiamo a mangiare maiale arrostito, siamo parte della squadra vincente!” esclamò John arruffandole i capelli, lei rise, “Va bene!” enunciò sbuffante poi, accartocciando il foglio con il nome di Mark, si alzò dalla sedia e si diresse nella sua stanza, per trovare qualcosa di spartano da mettersi. Ci impiegò un po’ per vestirsi, voleva qualcosa poco vistoso, ma contemporaneamente voleva apparire agli occhi di Mark, ma con i suoi vestiti di certo non sarebbe stato affatto facile, aveva anche ipotizzato di chiamare Malcom e farsi prestare qualcosa dalle sue sorelle o farsi cucire qualcosa direttamente da lui, poi aveva trovato quel vestito grigio con il taglio impero e la gonna a mezza coscia, niente di troppo appariscente ed aveva indossato le scarpe da tennis bianco acido. “Andiamo?” chiese John porgendoli il gomito, la ragazza lo prese radiosa e si diressero insieme alla pianura dove sapevano ci sarebbe stata la festa e da dove già proveniva una flagranza da acquolina in bocca, maiale arrostito.

Si sta  come, d’autunno , sugli alberi, le foglie

[G.Ungaretti]

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Capitolo 3
*** Quella pazza, pazza, cosa dell'amore ***


La danza delle lame sanguinarie

Titolo:   La danza delle lame sanguinarie
Titolo del Capitolo: Quella pazza, pazza, cosa dell’amore
Fandom: Percy Jackson
Personaggi: Un po’ tutti
Genere: Sentimentale, introspettivo, guerra
Rating: giallo
Avvertimenti:  What if, ooc
Conteggio Parole: 1416
Note: 1. Pur troppo non è betata

2. Il titolo si rifà ad una frase di un film d’animazione che ho visto nelle 15 ore e mezzo di volo  Brisbane-Dubai, in cui ho praticamente visto tutto.

3. Diciamo che è un capitolo corto, ma abbastanza utile.

4. Avevo promesso che sarebbe emerso Mark e l’ho fatto

5. Come sempre lo dedico a Piccolalettrice.

(6. Ringrazio chi legge-segue-preferisce)

Buona lettura

I bambini giocano alla guerra.
E' raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra

[B.Brecht]

La festa era stata tranquilla. John aveva pensato di invitare a ballare Annabeth Chase, ma questa aveva ballato tutta la sera con il suo ragazzo, come era logico, aveva pensato allora di invitare Katie Gardner ma questa aveva trovato prioritario litigare con Travis Stoll per un vecchio scherzo che non riusciva ancora ad andargli giù, il fatto che lui avesse attaccato coniglietti di cioccolata sul tetto della casa di Dementra. Così alla fine si era ritrovato a cimentarsi in una danza tradizionale greca con Amy, sotto lo sguardo mortificato di Malcom che era seduto accanto a Becky, che non aveva scollato neanche una volta gli occhi da un vecchio tronco dove Sherman e Mark continuavano a sghignazzare, con loro c’era anche Clarisse che continuava a pigiare il suo dito sulle sfumature, ora rosate, dell’eritema del fratellastro.  Guardami, guardami. Pregava silenziosa Becky, chiedendosi cosa mancasse in lei, era sempre così fredda, probabilmente Mark dopo aver avuto poco successo con lei la prima volta aveva pensato che fosse una ragazzetta frigida. “Sbaglio o manca Connor Stoll?” chiese  Malcom dopo aver dato uno sguardo a tutti, “In effetti …” biascicò Rebecca che non era affatto interessata a dove fosse il figlio di Ermes citato, anche se uno come Connor Stoll era meglio se non lo perdevi mai di vista; “Vuoi ballare?” l’invito poi Malcom quasi per noia, la figlia di Enio batté i talloni delle scarpe da tenni, guardò Mark, stava ridendo con Clarisse mentre prendevano in giro Sherman per l’eritema, ma quello sembra più interessato a guardarsi attorno. “Si, si potrebbe fare …” bisbigliò alla fine, afferrando la mano che gli aveva allungato il figlio di Atena.

Mark era il figlio di Ares più particolare che ci fosse, per esempio era intelligente e spigliato sebbene tentasse di nasconderlo al meglio; Era stato cresciuto da una donna che più che l’amante di Ares, sembrava una sosia meno bella di Afrodite, di classe e dolce; e qualche lezione di buone maniere al figlio le aveva insegnate, dolente o nolente, ma quando Mark era al campo dimenticava tutto volentieri e diventava l’ennesimo sadico, guerriero e poco sensibile figlio di Ares. E quella sera si stava dando alla pazza gioia nel prendere in giro il suo fratellastro, che considerava più un fratello, per il suo eritema causato dalla figlia di Demetra e Clarisse contribuiva, ma Sherman era più intenzionato a cercare qualcosa.  Ma poi mentre elogiava l’inutilità di Sherman, si era fermato a metà, “Per le vacanze non autorizzate di Eris … Perché questo?” urlò, Clarisse e Sherman lo guardarono, “D’accordo …” bisbigliò Clarisse fingendo di aver capito, era normale da parte di Mark imprecare con queste bestemmie, c’era chi diceva per L’Ade e chi per le vacanze non autorizzate di Eris. Era normale? O forse era solo il fatto che continuassero a ripeterselo, che l’aveva reso tale. “Perché?” chiese Sherman, crucciando le sopraciglia, “C’è troppo amore in questo posto … Eris dovrebbe intervenire di più” spiegò Mark, Sherman indicò Travis e Katie che tra poco si uccidevano a vicenda, “Quello non ti sembra abbastanza discordante” biascicò, Clarisse evitò di dirgli che era palese che tra una gomitata, una frecciatina e quant’altro quei due si sarebbero saltati addosso, poi alla fine enunciò: “Ha già fatto abbastanza. Dividendo me e Chris … Io sono qui …” si fermò, regalò uno sguardo trucido a Sherman, “Mentre lui è infermeria a causa di certo idiota” sibilò poi, tirando un buffetto sul collo arrossato del fratello che gli fece molto più male del solito. “Sei una figlia di Ares, per il Tartaro, puoi smetterla di fare la scema con quell’idiota di Rodriguez!” urlò Sherman, con gli occhi ridotti a fessure e le narici dilatate, non poteva davvero sopportare che un qualunque figlio di Ermes, che era stato anche servo di Crono, uscisse con sua sorella, Clarisse ringhiò, “Signora Polifema  aggiunse Sherman, se Mark avesse avuto un po’ di buon senso avrebbe immobilizzato la sorellastra prima che si lanciasse sul collo del fratello, ma da bravo figlio di Ares qual’era represse i riflessi e non fermò Clarisse. Sherman se l’era cercata, chiamarla Signora Polifema, era equivalente a morte certa. Dunque non fermò la sua sorellastra quando si lanciò contrò il fratellastro ed entrambi caddero giù dal tronco, rotolandosi per terra, Mark  aveva ignorato i due riconcentrandosi sul motivo per cui aveva esclamato una delle sue buffe imprecazioni, una coppia che ballava in modo impacciato sull’erba fresca, Malcom figlio di Atena e Rebecca figlia di Enio. Perché una così perdeva tempo con un sapientone? Perché aveva concesso a lui uno  sguardo scarno la prima volta e qualche frecciatina durante la caccia alla bandiera, mentre a quel figlio di Atena regalava sorrisi squisiti e passi incerti.  Era carina. Snella, con un volto da ninfa, una caratteristica che non credeva potesse appartenere ai figli di Enio, visto il fratello, che di certo non era una gran bellezza.

*

Connor Stoll sorrideva malizioso, mentre accidentalmente lasciava che le sue dita sfiorassero la pelle di Sire, lei rideva viziosa, giocando lo stesso gioco, ogni tanto gli pizzicava le guancie o l’attaccatura tra il collo e la clavicola. Non erano andati alla festa nella pianura, avevano pensato di andarci, ma poi Sire dopo aver visto Sherman dirigersi versi quella direzione con un espressione turpe in volto aveva cambiato idea. Se era vero che lui aveva una cotta per lei, con il carattere violento che si ritrovava, certamente avrebbe ridotto Connor ad un purè, ed era un peccato. Quindi erano andati nella foresta. Più si addentravano nella foresta, il buio si incrementavano perché le luci erano sempre più lontane, come la musica tradizionale greca e le risate dei ragazzi, e forse anche l’incitamento, o la richiesta di placarsi, di uno scontro. Sire si era aggrappata al braccio di Connor, giustificandosi come spaventata dalla foresta di sera, ma Connor si era accorto che non era logica una paura del genere da una figlia di Eris, capì il gioco e decise di sfruttarlo anche lui. “Ti proteggo io” esclamò Connor, posando una mano sul fianco abbondante di lei, Sire assottigliò lo sguardo, sembrava una vipera pronta ad addentare la preda che incurante si avvicina, il figlio di Ermes colse lo sguardo al volo e lasciò scivolare via la mano, lasciandola a penzoloni lungo le gambe, Sire ridacchiò, prima di intrecciare in modo fintamente innocente le due dita con quelle del ragazzo, “Non spingerti troppo” l’ammonì comunque, senza lasciare la mano di lui.

Era divertente girare soli nel buio della selva, scambiandosi i vari scherzi che avevano fatto, Connor le raccontò di quando lui e suo fratello aveva fatto indossare alla cacciatrice Phoebe una maglietta impregnata di sangue di centauro e Sire di quando da ragazzina aveva sostituito la cipria di una ragazzetta che si atteggiava da gran diva con la polvere orticante. “Sei cattiva” bisbigliò lui, con un sorriso radioso, “Un po’”  rispose divertita lei, accompagnando il tutto con il gesto di piccolezza con le dita, il ragazzo le accarezzò i capelli neri, le ragazze cattive gli piacevano, ed anche tanto. Non lo capiva suo fratello che perdeva tempo con le figlie di Afrodite, anche se ogni suo pensiero si canalizzava su Katie Gardner, per cui aveva una palese cotta. “Mi piacciono le ragazze maligne” bisbigliò lui, avvicinandosi al volto di Sire, “Cosa ti ho detto?” l’ammonì la mezzatedesca,   il giovane Stoll annuì mortificato.

Le labbra di Connor erano invitanti e lei sapeva di essere una ragazza abbastanza facile quando voleva, ma non avrebbe baciato quel ragazzo quella sera, prima di tutto perché voleva tenere per la prima volta qualcuno sulle spine, comprendetela, le venivano i brividi lungo tutta la spina dorsale, aveva finalmente trovato un ragazzo sarcastico e burlone, come lei, dunque si sarebbe impegnata a non essere la classica tacca incisa sullo schienale e poi c’era la questione Sherman, sarebbe stato davvero un peccato se delle belle labbra di Connor non fosse rimasto niente. Doveva trovare una soluzione. Si morse le labbra. Ma quale? Gli occhi si illuminarono. Eccola. “Hai avuto una divina illuminazione?” domandò Connor, la figlia della dea del caos lasciò fiorirle sul volto un sorriso sadico, in cui scoprì anche i denti di perla, “Che sia lodata Polimnia!” esclamò, prima di sciogliere l’intreccio delle dita, “Ho trovato la soluzione” esclamò, “Di cosa?” chiese il figlio di Ermes. “Devo scappare Connor … Ma ci vediamo presto!” lo rassicurò lei, prima di scappare verso la festa sulla pianura. Aveva la soluzione. Doveva trovare una ragazza a Sherman. Non c’era altra soluzione, ma chi?

Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata

[Proverbio]

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Capitolo 4
*** Congiura fra Streghe ***


Bene vi ero mancata? Direi di no. Saltiamo la mia solita introduzione. Baci baci EsL
(Un grazie speciale a Piccolaletrice)






La danza delle lame sanguinarie:




“Vale la pena lottare solo per le cose senza le quali non vale la pena vivere.”
[E. Che Guevara.]


Per Sire la situazione era davvero degenerata, perché dover trovare una ragazza a Sherman era un impresa davvero difficile, quale tipo di ragazza sarebbe piaciuta al più feroce gorilla della cabina di Ares? Ci voleva una ragazza che fosse forte, energica, che avesse carattere. Aveva pensato alla capo consigliera della baracca di Nike, Amy Shine, anche perché la ragazza passava davvero molto tempo con Sherman, Mark e Reece, anche se lo faceva più per imbeccare Sherman che per reale interesse e si capiva, lontano un miglio che fosse più interessata al capo della cabina di Enio, lo stesso ragazzo con cui avesse ballato tutta la notte, alla festa.

Quindi la figlia della dea della discordia, che per una volta invece di far zizzania voleva portar pace e amore, non sapeva affatto come riuscire a trovare un amore per Sherman. Così mentre girava per i campi di fragole e vedeva Travis Stoll dibattere animatamente con Katie Gardner chiedendosi quanto tempo ancora avrebbero aspettato prima di saltarsi addosso. Allora gli aveva visti, tre ragazzi: un maschio e due ragazze. Il ragazzo era alto, aveva i capelli castani, leggermente lunghetti con la riga di lato e gli occhi chiari, era Mitchell Silver, un figlio di Afrodite, il ragazzo più bello del campo in assoluto, peccato che avesse una spina dorsale francamente inesistente. Con Mitchell, c’erano due sue sorella, la più piccola, giovane e minuta, Lacy Anderson, con le trecce bionde, i pantaloncini con le bretelle e le scarpe ortopediche bianche da infermiera, era Drew che la costringeva a girare così, perché la biondina urtava troppo spesso l’ego della regina suprema della casa delle barbie. E per ultima c’era la capo consigliera, il male incarnato in un corpo umano, una ragazza dai capelli scuri e neri, come la sua stessa anima, gli occhi castani leggermente a mandorla, sempre agghindati con una pesate linea di eye-liner rosa scintillante e le cinghia lunghe, anch’esse dipinte di quell’accesso e brillante colore, Drew Hinai, l’arpia che spargeva terrore nella casa di Afrodite.

“Guarda un po’, la Malefica Strega dell’Ovest, con le sue scimmie voltanti” esclamò Sire, avvicinandosi ai tre, “Haha. Senti da che pulpito viene la predica, Nefasta Strega dell’Est” esclamò Drew, mettendo le mani sulla vita eccessivamente stretta, perché qualcuno non potesse pensare che soffrisse di qualche disturbo, Sire accennò un sorriso. Al contrario di quello che le persone avrebbero pensato, Drew e Sire erano sufficientemente amiche, non erano tipe che passavano pomeriggi insieme a truccarsi e a fare chiacchiere, ma quando c’era da portar zizzania e discordia, insieme erano fantastiche. Sire la guardò colta da un intuizione geniale, se erano sfavillanti a rompere le coppie, dovevano esser capaci anche a metterle insieme, infondo Drew era comunque figlia della dea dell’Amore, si aveva di certo preso il lato più oscuro di sua madre, ma qualche buona qualità doveva avercela. “Ho bisogno del suo aiuto” esclamò la bruna, indicando la semiorientale, “Cosa odono le mie orecchie?” esclamò divertita Drew, che amava sapere che qualcuno aveva bisogno di lei, perché si sentiva importante e provava un gusto eccelso nel rifiutare la proposta fattagli, ma visto che era Sire, se il progetto sarebbe stato particolarmente allettante, avrebbe potuto anche accettare.
*


Connor negli ultimi giorni era parecchio frustrato, perché Sire gli aveva detto che necessitava di tempo e che per un po’ sarebbe stato meglio se i due non si fossero visti, per evitare di creare inconvenienti, tipo un energumeno grande come un armadio a due ante che gli volesse spaccare la faccia. Poi non poteva neanche passare del tempo con Travis, visto che la fissazione del fratello per la figlia di Demetra aveva raggiunto proporzioni epiche e Travis era diventato ingestibile. “Cos’hai Connor?” gli chiese Chris, comparendo davanti a lui, con un enorme arazzo, arrotolato sotto la spalla, il più piccolo degli Stoll, fece un cenno per simboleggiare che fosse tutto ok, prima di puntare gli occhi sul stoffa, sotto il braccio del fratellastro, “Cos’è?” chiese, con eccessivo zelo, alzandosi dal letto e guardando il latino, “Non l’ho so. Uno dei più piccoli l’aveva preso. Penso appartenga ai figli di Atena” rispose Chris. Connor alternava sguardi di bramosi, rivolti alla stoffa, e di confusione, rivolti al fratello di madre diversa, “Con il tuo desiderio di redimerti, non vorrai mica restituirla?” domandò alla fine, il latino accennò un sorriso malizioso, “Ma come puoi pensarlo?” esclamò fintamente indignato. “Apriamola!” esclamò Connor, ricambiando lo sguardo malizioso del fratello, prima di aprire l’arazzo sul pavimento.

Lo guardarono rapiti, l’arazzo, curato in ogni dettagli, formato da una stoffa rossa, con i ghirigori dorati, rappresentava una ragazza, con indosso una tipica armatura da combattimento greca, era Amy Shine, ritratta perfettamente in ogni dettaglio del suo volto e del suo corpo, come se chi l’avesse ritratta, avesse passato tutta la vita a spiare Amy, quindi le ipotesi o la figlia di Nike aveva fatto da modella, ma non era proprio il genere, o qualcuno aveva una cotta. “Chi l’ha fatto?” chiese Connor, guardando la perfezione di quel disegno, non solo per la figura in se e per se, ma anche per la cura con cui era stata realizzata, “Malcom è l’unico che si diletta a fare queste cose” aveva risposto Chris, ricordando bene di averlo sempre visto cucire e fare altre cose che nessun’altro ragazzo faceva mai. “Malcom ha una cotta! Malcom ha una cotta!” cominciò a saltellare e ridacchiare Connor, pregustandosi già quando l’avrebbe detto al fratello e quanto si sarebbero divertiti alle spalle dello slavato figlio di Atena; “Dovremmo aiutarlo” enunciò Chris, battendo le mani sulle gambe, Connor fece una smorfia, ma poi si rese conto che lui non era un figlio di Eris, come la sua bella, ma era un figlio di Ermes, ergo era ancora buono, anche se faceva malefici scherzi a tutti assieme al fratello. “Faremo Cupido” esclamò divertito il più giovane degli Stoll.

*

Becky aveva appena finito di combattere nell’arena con Malcom, erano entrambi stesi a terra, che riprendevano fiato, coperti di lividi e feriti. Al figlio di Atena veniva da ridere e non sapeva perché, era solo una fragorosa moto d’allegria che gli stava nascendo sulle labbra. Da quando aveva rinforzato la sua amicizia con la figlia di Enio, gli veniva da ridere molto più spesso, eccetto le sue sorelle, lui non aveva mai avuto un amica, di amici si, ma una ragazza che fosse sua amica mai. Becky si era alzata dall’erba, cercando con l’elastico che aveva legato al polso, di ridare un qualche ordine ai suoi capelli che solitamente teneva legati in una lunga treccia alta, quando aveva dato a questi una parvenza d’ordine, aveva guardato l’amico: “Mal, sembri uno spaventapasseri!” ridacchiò. “Neanche tu sembri un granché” aveva esclamato il biondo, cercando di darsi una spinta per alzarsi, ma Becky con disinvoltura gli era scivolata addosso. “Si, ma tu non solo lo sembri. Penso che tu sia veramente lo Spaventapasseri” esclamò la figlia di Enio, accarezzando i capelli del figlio di Atena, “Stai dicendo che sono stupido?” chiese confuso Malcom, capendo a quela Spaventapasseri l’amica facesse riferimento, Becky sorrise, “Saltuariamente penso che tu ti sia così abituato ad essere la seconda scelta della casa di Atena, che tu abbia dimenticato come si usa il cervello” aveva esclamato la ragazza, giocando con una ciocca dei capelli del ragazzo. Il capo in seconda della cabina di Atena, fisso l’amica negli occhi, quanto tempo era passato da quando aveva convinto Annabeth a seguire un suo piano per una strategia di combattimento? quanto tempo che Chirone non mandava lui o chiunque altro non fosse la sua capoconsigliera in missione? Aveva ragione Bnon si ricordava neanche come si usava la testa. Sapeva solo cucire. Era un piccolo spaventapasseri senza cervello. “Hai ragione” sbuffò malinconico, prima di rendersi conto che il volto della figlia di Enio era a pochi centimetri dal suo, “Tranquillo Spaventapasseri. Dobbiamo solo trovare il Mago” ridacchiò Becky, prima di notare due figure che gli guardavano con un certo sguardo che non riuscì ad identificare, ma quando notò chi era uno dei due arrossì violentemente.

“Chi abbiamo qui, Ultra Violet e il Cervellone?” chiese sarcastico Sherman, prima di fare un qualche commento carino, Becky sputò un pessimo commento sul delizioso eritema che era ancora parzialmente diffuso sulla pelle del figlio di Ares, dalla chioma bionda, Malcom ridacchiò divertito, mentre Rebecca si dava uno slancio per alzarsi dalla compromettente posizione in cui si trovava. Mark che era anche lui lì, era rimasto zitto tutto il tempo, aveva visto la bruna completamente sdraiata sul figlio di Atena, mentre parlava, i loro volti non erano neanche a cinque centimetri di distanza, le bocche di due persone non dovrebbero mai essere a meno di cinque centimetri, a meno che le due bocche non si vogliano toccare, ma per quale ragione una bella e combattente ragazza come Becky, dovesse esser sempre così scostante con lui, mentre si ritrovasse quasi a baciarsi con Malcom, la mammina della cabina numero 6? “Questi comportamenti in pubblico sono deplorevoli” esclamò alla fine Mark, con le mani incrociate sul petto ed un sorriso eccessivamente sadico e cattivo anche per lui, questi sorrisi che solitamente faceva Sherman. L’altro figlio di Ares visto il sorriso quasi malato sulle labbra del fratello, sorrise anche lui, “Dovremmo … forse dargli una lezione?” propose, prima di schioccarsi le dita di una mano usando l’altra. “Due figli di Ares? Contro un figlio di Atena ed una figlia di Enio?” notò Malcom, sollevandosi anche lui, sfortunatamente per lui, non era alto quanto i due, ma di Mark era inferiore solo di pochi centimetri, “Mani nude, senza spade e protezioni” propose il moro, allungando una mano verso Malcom, il biondo più basso guardò Becky, ma la ragazza fissava intensamente Sherman, “Andata” rispose il biondo stringendo l’accordo con Mark. Rebecca guardava quel biondo figlio di Ares, aveva sempre pensato che era perché fosse figlia di Enio che le piacessero i figli di Ares e che fosse interessata a Mark perché era l’unico che conoscesse, ma nel vedere Sherman, accanto a Mark, si rendeva conto che il figlio di Ares che le piaceva era davvero bello ed interessante, quel suo modo così sfacciato ed esuberante quando si era presentato. Lo guardò e per la prima volta sorrise maliziosa. L’aveva visto combattere durante la caccia alla banidera, non vedeva l’ora di confrontarsi con lui di persona, peccato Mark volesse solo fare del male al giovane Sullyvan.

Vicky Pemengan era rimasta a debita distanza, massaggiandosi la faccia illimitata, guardava i due figli di Ares, si vedeva che Mark era cotto a puntino di quella ragazza con la coda, aveva sorriso appena, poi aveva guardato il suo figlio di Ares preferito, Sherman, era così perfetto, violento e selvaggio. Sospirò. “Cosa fai Victoria?” le domandò qualcuno affiancandola, la biondina alzò lo sguardo per vedere accanto a lei il capo della cabina di Eris, Reece qualcosa, “Niente” rispose di fretta, senza neanche chiedersi perché quel ragazzo sapesse il suo nome e scappò via velocemente, paonazza in viso.




“Non c’è mai stata una guerra buona o una pace cattiva”
[B. Franklyn]

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