Ferro e Fuoco

di e m m e
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Imparare a perdere, imparare a vincere. ***
Capitolo 2: *** Ma che sto facendo? ***
Capitolo 3: *** Quell'orologio tra di noi ***
Capitolo 4: *** Fino alla fine ***
Capitolo 5: *** Puppy Love ***
Capitolo 6: *** Daydream ***



Capitolo 1
*** Imparare a perdere, imparare a vincere. ***


Ho deciso di creare questa raccolta perchè mi sembrava idiota pubblicare tutte le volte una storia diversa per qualcosa lungo massimo 500 parole...
Niente da dire, tranne che le mie coppie preferite sono banalissime e assolutamente Canon, ovvero Roy/Riza (OTP ASSOLUTO) e
Edward/Winry.
Ma sono una Slasher, quindi occasionalmente qualche Roy/Huges, Roy/Edward.
Se cercate Elricest... non è il posto giusto. Stanno tentando di convertirmi, ma per adesso non ci sono possibilita! XDDD

OK, ho cianciato anche troppo.. buona lettura! <3

 

Titolo: Imparare a perdere, imparare a vincere.
Fandom: FullMetal Alchemist
Rating: G
Genere: Angst, introspettivo
Avvertimenti: Flash Fic
Pairing/Personaggi: Edward Elric
Riassunto: Ed pensa alle sue vittorie e alle sue sconfitte. 
Note: Storia scritta per la comm e basata sul prompt 1, Sfida della
HaWeCha @ [info]week_challenges 
Disclaimer: Edward non è mio... Ma continuo a dividere il mio cuore tra lui e Roy, e ciò non è salutare. 

 

 

 

Imparare a perdere, imparare a vincere


“Prima dobbiamo credere di poter vincere,
poi dobbiamo volerlo fino in fondo,
 dopodiché non ci resta che combattere.”
Napoleone Bonaparte

Edward sapeva di aver iniziato vincendo.
Ricordava il sorriso di sua madre quando aveva trasmutato il suo primo oggetto.
La prima, grande, incredibile vittoria.
Ricordava il dolore per la partenza del padre, trasformato in disprezzo, e poi odio.
La seconda, sofferente, schifosa vittoria.
Ricordava i trenta giorni passati su quell’isola in mezzo al nulla. Quando tutto era diventato uno, e lui era diventato tutto.
La terza, splendida, luminosa vittoria.
Ricordava i sei mesi passati con il Sensei, lunghi, interminabili, ma che lo avevano trasformato in un alchimista.
La quarta, faticosa, sudata vittoria.
Poi... poi aveva perso. Aveva perso la sua gamba. Aveva perso suo fratello. Aveva perso il suo braccio.
Aveva perso la sua mamma.
Non si può vincere sempre, gli avevano detto.
Non era riuscito a battere la morte. Non era riuscito a sconfiggere il dolore per la scomparsa della mamma.
E più ancora del dolore fisico, più ancora del senso di colpa, più ancora della paura di aver perduto anche l’amore di Alphonse... più ancora di tutto questo, Edward sapeva di aver perso con se stesso.
Era una sfida che non aveva saputo vincere.
Non aveva saputo guardare negli occhi di Alphonse e capire che quello che stavano cercando di fare era profondamente sbagliato. E in ultimo, non aveva saputo guardare dentro di sé e trovare la forza di andare avanti.
Bene, non sarebbe andato avanti. Sarebbe rimasto immobile, fino a che non avesse vinto anche quella sfida. Fino a che non avesse potuto abbracciare di nuovo suo fratello.
Fino a che non avesse potuto guardare di nuovo la sua mano destra e dire - Questa volta ho vinto io.

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Capitolo 2
*** Ma che sto facendo? ***


Titolo: Ma che sto facendo?
Fandom
: FullMetal Alchemist
Personaggi:
Roy Mustang, Riza Hawkaye
Rating: Pg13
Genere: Introspettivo, drammatico.
Warning: Drabble, Angst
Words:  180 (fdp).
Riassunto:  Piegato sulla tazza del cesso non riusciva a fare altro che tenere sotto controllo le dita mentre i conati di vomito gli squassavano la schiena.
Note: Scritta per il Prompt  “Ma che sto facendo?” di [info]mapi_littleowl nella Notte Bianca di [info]maridichallenge 

Era corso in bagno e ci era rimasto per mezz’ora.
Piegato sulla tazza del cesso non riusciva a fare altro che tenere sotto controllo le dita mentre i conati di vomito gli squassavano la schiena.
- Cazzo... - sussurrò ad una parte del suo pranzo che galleggiava nell’acqua sporca.
Sollevò a tentoni un braccio e cercò la manopola dello sciacquone.
Incontrò invece dita fresche, leggere, che lo tirarono per lui.
Dita altrettanto fresche gli spostarono indietro i capelli, mentre con un gorgoglio finiva di righettare la bile rimastagli nello stomaco.
- Stia tranquillo Colonnello, - disse Riza Hawkaye - ho uno smacchiatore nel mio armadietto.
Roy prese fiato e si alzò in piedi, le mani che tremavano - Sarebbe utile, ma... -
- Faremo in tempo per il funerale, - Aggiunse lei alle sue spalle.
La sentì indietreggiare, e uscire dal cubicolo.
Si volse lentamente, il volto giallognolo e gli occhi cerchiati, poggiò la testa alla parete fredda del bagno e sospirò - Ma che sto facendo?
Serrò gli occhi e i pugni. Ricacciò via le lacrime. - Che sto facendo Hughes? - chiese nel vuoto. Ma nessuno rispose.

Note:
Probabilmente ci saranno errori. Ma erano le 2 di notte... è già un miracolo che io sia riuscita a mettere due parole in fila.
Tra l'altro temo che Roy sia vagamente OOC... ma ditemi voi! <3

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Capitolo 3
*** Quell'orologio tra di noi ***


Titolo: Quell’orologio tra di noi
Fandom: FullMetal Alchemist
Personaggi: Roy/Hughes
Rating: Pg-13
Genere: Introspettivo, Drammatico
Warning: Slash, Angst
Words: 324 (fdp).
Riassunto:  - Potresti smetterla di guardare quell’orologio?
Note: Scritta per il Prompt  “Roy/Hughes, orologio” di [info]mapi_littleowl nella Notte Bianca di [info]maridichallenge . Non credevo che avrei mai scritto una Roy/Hughes, ma quell'Orologio mi chiamava.

 
- Potresti smetterla di guardare quell’orologio? - chiede Roy con una punta di astio nella voce.
Hughes sussulta, come se lo avesse colto a fare qualcosa di altamente illegale.
- Ah, scusa... solo... -
- Tua moglie. Lo so, - risponde Roy con voce impassibile, le coperte che gli arrivano appena ai fianchi.
Sospirano entrambi, mentre il respiro si placa nel loro petto.
Non sanno nemmeno quando è cominciata.
Prima di Ishbar, ricorda Hughes all’improvviso. Così, forse solo un gioco, per provare a fare qualcosa di diverso.
D’altronde al tempo lui nemmeno conosceva la sua attuale moglie, e Roy cambiava ogni sera una ragazza.
Loro due erano il porto sicuro, gli amici che mai si sarebbero divisi.
Passare al livello successivo era stato forse troppo semplice.
Ma le lancette di quell’orologio continuano a girare vorticosamente, e ogni ora che Hughes passa con Roy, loro due da soli, sia a rotolarsi nelle coperte, sia a giocare a carte, gli sembra un’ora rubata alla sua famiglia.
Inforca gli occhiali e gli lancia un occhiata di sfuggita. L’alchimista ha i capelli che coprono gli occhi, ma la testa è volta all’indietro, a guardare il soffitto.
Ha un’aria stanca.
- Quando deve nascere la bambina? - chiede all’improvviso, come se non fossero tutti e due nudi e coperti di sudore, come se quella fosse solo una rimpatriata tra amici.
E per la prima volta Hughes non perde tempo a mistificare le doti di sua moglie e del suo futuro pargolo, ma risponde brevemente - Tra un mese, forse meno.
Lo vede sorridere gentilmente, e gli pare che l’orologio tra di loro ruoti più lentamente, sempre più lentamente.
Poi Roy dice qualcosa che Hughes non si sarebbe mai aspettato di sentire, o forse se lo aspettava, ma non voleva sentirlo: - Quando sarai padre, rimarranno sempre le carte. O gli scacchi.
- Roy...
- E’ tardi. Guarda l’orologio. Devi andare.
Ma l’orologio ora è fermo, e Hughes sa che non ripartirà nemmeno se passasse il resto della propria vita a tentare di dargli la carica che manca.


Note:
Come premesso.. le mie coppie non comprendevano una Roy/Huges..
ma il Prompt Orologio mi ha praticamente ucciso, e quindi ho dovuto scriverla! <3
Non so quando ne capiterà un'altra...! U_U

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Capitolo 4
*** Fino alla fine ***


Titolo: Fino alla fine
Fandom
: FullMetal Alchemist
Personaggi: Roy/Riza
Rating: G
Genere: Introspettivo, Romantico
Warning: Het
Words: 151 (fdp).
Riassunto:  Forse si era innamorata di lui a nove anni.
Note: Scritta per il Prompt  “Roy/Riza, fino alla fine” di [info]mapi_littleowl nella Notte Bianca di [info]maridichallenge . Palesemente.. loro sono il mio OTP.

Forse si era innamorata di lui quando aveva cinque anni, e lui dieci ed era arrivato a casa di suo padre per imparare l’alchimia.
Forse si era innamorata di lui a nove anni, quando lui aveva portato a prendere un gelato la ragazza carina che aveva conosciuto in drogheria.
Forse si era innamorata di lui quando aveva sedici anni, e lo aveva trovato a baciarsi con una bella donna, davanti alla porta di casa. Quella volta si era chiusa in camera a chiave e aveva finto di leggere un libro per un’ora intera.
Forse si era innamorata di lui quando gli aveva permesso di leggere gli appunti di suo padre, tatuati sulla sua schiena.
Oppure forse si era innamorata di lui quando dall’alto dei suoi punti di osservazione lo vedeva uccidere la gente con il fuoco e il dolore negli occhi.
Oppure semplicemente era sempre stata innamorata di lui, e lo sarebbe stata fino alla fine.

Note:
decisamente banalotta.. ma non potevo evitare di scrivere una Roy/Riza per la notte bianca!
Proprio non potevo!

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Capitolo 5
*** Puppy Love ***


Fandom: FullMetal Alchemist (Manga o Anime, è indifferente)
Titolo: Puppy Love
Rating: G
Personaggi/Pairing: Riza/Roy molto Prequel
Riassunto: Quando hai tredici anni e una straordinaria cotta per l’apprendista di tuo padre le cose non sono mai semplici.
Conto Parole: 350 (counter di [info]it100 ), 332 (fdp)
Avvertimenti: Het, turbamenti adolescenziali.
Prompt: Bhe, è per la
sfida #1, con la frase: "Il tempo non fa il suo dovere e a volte peggiora le cose" (Cara Valentina - Max Gazzè)
Note dell'Autore: Riza mi fa tanta tenerezza! <3 Tra l’altro non so se Roy abbia mai abitato con lei e il padre... illuminatemi in tal caso, e inserirò l’avvertimento What If?
“Puppy Love”, anche se mi fa ridere, letteralmente vuol dire “infatuazione giovanile”. 

 

 

 

Puppy Love

 

Riza guardava imbambolata fuori dalla finestra, una mano che sorreggeva il mento, gli occhi persi.
Non che fosse innamorata persa di Roy Mustang.
Non che in quel momento lo stesse osservando della propria stanza mentre ingoiava la saliva di una bella ragazza.
Non che stesse desiderando con tutta se stessa di essere al posto di quella smorfiosa.
Ovviamente no!
Roy Mustang non avrebbe pensato a lei in senso romantico nemmeno se le fossero spuntate le tette in una notte.
Roy Mustang non pensava a lei. Punto. Fine. Stop.
Quella fissazione andava avanti da troppo tempo e Riza sapeva che il tempo non fa il suo dovere e a volte peggiora le cose.
Distolse a fatica gli occhi ed iniziò a scarabocchiare frasi senza senso sul foglio che avrebbe dovuto contenere il suo compito di matematica.
Dopotutto era solo una ragazzina. E agli uomini non piacciono le ragazzine. A meno che non siano pazzi. E Roy non era pazzo: era bello da impazzire, ma non certo pazzo.
La porta di casa sbatté e Riza ascoltò con il cuore in gola i passi del ragazzo che avrebbero dovuto superare la sua camera e allontanarsi.
Invece si fermarono proprio lì davanti e Riza percepì il cuore arrestarsi quando, senza bussare, Roy entrò con un sorriso a trentadue denti e un pacchetto regalo stretto tra le mani.
- Ieri non era il tuo compleanno? - esordì Roy facendo un passo verso la scrivania.
Lei annuì arrossendo.
- Perdonami per il ritardo.
- No, cioè, figurati... non dovevi, - balbettò lei mentre lo guardava appoggiare il pacchetto sul letto.
- Che cosa stai scrivendo?
- Eeeeh?! No, niente! - Ma era troppo tardi: Roy aveva preso in mano il foglio.
“buɐʇsnɯ ʎoɹ ıp ɐʇɐɹoɯɐuuı ouos” diceva la scritta. (1)
Lo vide aggrottare le sopracciglia, e restituirglielo.
Uccidetemi adesso.
- Ah! I diari di voi bambini! Non ci capisco niente. - esclamò alzando le spalle.
- Ah, già... una scrittura segreta, - sussurrò lei
E, sospirando, per quella volta non rimuginò sul fatto di essere stata definita “bambina” dal ragazzo per cui aveva una cotta.


(1) Per chi non la leggesse c'è scritto "Sono innamorata di Roy Mustang
"

 

Note:
Per chi non capisse il perchè di quella frase al contrario nel mezzo del racconto: Era richiesto dalla sfida di inserire un frase al contrario che avesse un senso logico ai fini della storia.
Che sia Roy che ha preso il foglio al contrario o che sia Riza che ha scritto volutamente al contrario.. bhe.. chi lo sa! XD

 

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Capitolo 6
*** Daydream ***


Fandom: FullMetal Alchemist
Titolo: Daydream
Rating: G
Personaggi/Pairing: Trisha/Hohenheim, Pinako
Riassunto:
Aveva solo quindici anni.
E lui aveva ancora altro a cui pensare. Ma quel sorriso non poteva dimenticarlo.

Conto Parole: 429 (fdp)
Avvertimenti: Het, stracarico di Fluff
Prompt: “Le donne non si comprendono, si amano” O. Wilde
Note dell'Autore: Non avevo in programma di scrivere questa fic, ma appena ho letto il Prompt non sono riuscita a resistere. Mi è subito venuto in mente quel grand’uomo di Hohenheim.

Daydream

Non l’aveva vista nascere soltanto perché era arrivato a Resembol due anni dopo che lei era venuta al mondo.
I suoi primi anni nemmeno li ricordava.
Aveva interessi che esulavano dall’occuparsi di una bambina insignificante.
Migliaia di anime dentro di sé e tutta l’eternità per accettare il fatto di dover conversare con tutte loro.
Lei era solo una piccola formica nel mare di persone che aveva conosciuto.
Una formica che sarebbe morta molto prima di lui, senza che Hohenheim potesse nemmeno accorgersene.
Senza che gli importasse, a dirla tutta.
Aveva altro a cui pensare.
Poi, forse, i suoi genitori le avevano permesso di andarsene in giro da sola e lui, durante sue visite all’amica Pinako, chissà come, vedeva sempre quella bambina intorno alla casa.
Era una bambina come tante, capelli scuri, occhi scuri, pelle bianca, mani sporche di terra, ginocchia sbucciate.
Hohenheim all’inizio non le aveva prestato la benché minima attenzione.
Aveva altro a cui pensare.
Poi negli anni crebbe, come accadeva a tutti, tranne a lui. Crebbe, e si fece più coraggiosa, più intraprendente.
« Signor Hohenheim... le ho preparato una torta. »
Aveva solo dodici anni.
E lui aveva sempre molto altro a cui pensare.
« Signor Hohenheim, oggi Pinako deve lavorare. Mi ha chiesto se potevo farle compagnia io per il tè, non le dispiace? » un sorriso, mani bianche.
Aveva solo quindici anni.
E lui aveva ancora altro a cui pensare. Ma quel sorriso non poteva dimenticarlo.
« Signor Hohenheim, potrebbe anche sorridermi a volte. E’ sempre così serio. »
Aveva solo diciotto anni, un corpo delicato, occhi scuri e profondi, in cui era troppo, troppo facile perdersi.
E lui aveva molto altro a cui pensare, ma non riusciva più a farlo.
« Hohenheim, balleresti con me alla festa di domani? »
Aveva solo vent’anni. Era bella da morire, e lui non poteva pensare a nient’altro.
« Volentieri, Trisha. »

« Non so perché ti fai tanti problemi. » la vecchia amica di bevute aspirò una lunga boccata di fumo e la espulse con soddisfazione.
« Pinako... non capisco. Come è potuto succedere? Tutti questi anni in cui ho attraversato la nostra terra, e mai... Non capisco. Non riesco a capire nemmeno lei. »
Pinako sorrise, indulgente, perché se anche quell’uomo aveva centinaia di anni era uguale a tutti gli altri quando si trattava di donne, e di amore.
« Le donne non si comprendono, si amano. » gli rispose con gentilezza, posandogli una mano ancora non tanto ossuta sull’avambraccio, in un gesto che voleva rassicurare.
Così Hohenheim per la prima volta nella sua vita dimenticò i desideri di coloro che dipendevano da lui e decise di seguire il proprio cuore.
E comunque, le anime dentro di lui non si lamentarono mai.

 

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