The Fallen Angel

di Styll
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Mi chiamo Morena, ed ero un angelo di Dio; dico ero poiché ora non lo sono più. Dicono che il nostro Signore sia Misericordioso, ma non è sempre così, per me non lo è stato. Sarà perchè le donne angelo non gli sono mai andate davvero a genio, o almeno io la penso così, e continuo a pensarlo, ma io non fui riammessa al Paradiso, dopo esser caduta.

Sono sempre stata uno spirito in qualche modo diverso; la mia diversità si vide quando presi parte al tradimento degli angeli capeggiato da Lucifero, l'angelo più bello e buono che abbia mai davvero conosciuto, dilaniato dal senso d'abbandono quando Dio scelse suo figlio per sedere alla sua destra e non lui. Lo capisco, anche io avrei agito in quel modo. La tirannide camuffata di Dio, la gabbia dorata e brillante che è il paradiso non mi andavano più giù. E' stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, tutto qui. Quella scelta cambiò la vita di molti angeli, angeli neri, angeli caduti.

Sono caduta proprio per questo, io. Sono una serpe che morde la mano che l'ha nutrita, questo è quello che mi hanno detto quelli che una volta erano miei amici e compagni; ma la verità è che sono troppo umana, ed è proprio questo il mio peccato. L'essere una mezzosangue, una volta mezzo angelo, ora mezzo demone.

La vita in mezzo ai miei "mezzi-simili" non è male, anzi. E neanche la vita all'inferno lo è. Non è vero che i demoni sono tutti malefici e malvagi, è una cattiveria gratuita che gli angeli e gli umani spargono su di noi. Ma ho smesso di curarmene. Vivrò come un'umana fino alla fine dei miei giorni, e la sola cosa che mi differenzierà da loro sarà proprio che la mia vita avrà fine molto dopo rispetto la loro.

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo ***


La vita non è come un libro; l’ho capito molto tempo fa. Quando vivi dieci, cento, mille volte in più di un semplice umano, capisci che cercare un senso da dare all’esistenza è stupido.  È tutta una lotta all’ultimo sangue, dalla tua nascita alla tua morte; una lotta per far valere le tue idee su quelle degli altri, una lotta per far sentire le tue opinioni, una lotta per non perire sotto i veleni degli altri esseri viventi. Una lotta, a volte, per far rispettare quelli che pensi siano i tuoi diritti. Ma chi li ha decisi, questi diritti? Sono stati stabiliti in partenza, in qualche modo? Chi era presente, alla partenza, e come sono stati definiti i partecipanti?

Quali sono, in realtà, questi diritti? Il diritto alla vita? All’istruzione? A una casa, a un pasto caldo? Stupidaggini, tutte. Bisogna lottare con le unghie e con i denti, per qualcosa. È l’avere uno scopo che ci differenzia l’uno dall’altro, nient’altro. Bisogna avere uno scopo, per vivere; altrimenti, sarebbe come essere morti, camminare per inerzia, zoppicare sopravvivendo senza un motivo, vegetare in uno stato di semi-incoscienza che ha per finale la tomba. Ogni storia ha come finale una tomba, solo che le storie, nei libri, nei film, spesso non vengono raccontate per intero. Ci si ferma a un episodio, un’avventura, un semplice spezzone della propria vita. Non è bello veder morire i propri idoli; però, secondo me, sarebbe utile. Ti aiuta a scegliere con la tua testa, a non seguire le orme di qualcuno in particolare, a creare il tuo, di tracciato, fatto da te e da nessun altro.

Anche io avevo degli idoli, una volta. Avevo dei sogni, delle aspirazioni; avevo qualcosa per cui lottare. Con gli anni, è svanito tutto, poco a poco, ma la mia voglia di vivere mi ha fatto sempre trovare un qualcosa di nuovo per cui combattere. Anche dopo essere stata umiliata, sbattuta giù dal paradiso, abbandonata da tutti coloro che amavo, ho trovato un motivo per continuare a vivere. Qualcosa moriva? C’era ancora un motivo nuovo per lottare. Il segreto, secondo me, è non lasciarsi mai andare. Bisogna tenersi impegnati per sentirsi vivi.

Parlare di me mi aiuta; qualcuno forse lo farebbe in terza persona, creando un ego alternativo, dandogli un altro nome, un’altra vita, che ha però una storia di fondo simile alla propria. Rimuginare su questo, non è male. Anzi. Ti fa capire; analizzare, dico. Ti fa capire molte cose. Esamini la tua vita, poco a poco, partendo dai primi ricordi che hai e vivisezionandoli; inoltre, aiuta a non dimenticare. Uno dei modi migliori per tenere in allenamento la mente è quello di ripetere ciò che si vuole ricordare.

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Capitolo 3
*** Capitolo Terzo ***


C'è qualcosa d'irresistibile in una fiamma che si alza da una candela; è solo una piccola fiammella, un minuscolo fuoco che ne riscalda, ne segnala. Ma illumina, conforta. Con quelle colorazioni, che ascendono dal giallo, al rosso, al blu, tutte le tonalità esistenti, tutti i colori delle stelle. Guardatela: si alza, li, dritta e maestosa, e a pensare che sale verso l'alto solo per via della forza di gravità, viene quasi da ridere.

Sapete perchè brucia verso l'alto? L'aria scende verso il basso, pesante, ma come arriva vicino la candela si riscalda, diventando più leggera e salendo verso l'alto; moto convettivo.

Scusate, ogni tanto mi perdo in queste blande lezioni di fisica; ancora non vi sono toccate quelle di biologia. Mathias è un ricordo ancora vivido nella mia mente, e mi sta sorgendo un terribile dubbio, su Dragon; ma preferisco non pensarci. E, per tirarmi su, mi sfogo parlando; anzi, in questo caso, scrivendo.

Quando noi mettiamo un cuore in una soluzione fisiologica, questo continua a battere; perchè, vi chiederete voi: gli impulsi che lo fanno contrarre non sono inviati dal cervello, ma vengono prodotti proprio all'interno di esso. La capacità del nostro cuore di battere in modo autonomo è data principalmente da due fattori: la presenza di una zona nella parete superiore dell'atrio destro detta Nodo Senoatriale, o Pacemaker, che possiede cellule con la capacità di creare potenziale d'azione - impulsi elettrici - per depolarizzazione spontanea, e la presenza di alcune fibre dette giunzioni intercalari. L'onda elettrica parte dal Pacemaker, passa al nodo Atrio Ventricolare, viene incanalata nel Fascio di His e distribuita su per il cuore attraverso le fibre di Purkinje...mi sembra si scriva così. Oltretutto, questa elettricità impiega per raggiungere le fibre circa mezzo secondo, il tempo necessario all'atrio per contrarsi e spingere il sangue nella parte inferiore del nostro organo cardiaco. Magia, sembrerebbe quasi magia; ma, io, sono sicura che anche la magia ha una soluzione fisica e biologica. E io amo entrambe.

Mettersi in moto per non pensare a quello che ci succede: a volte, è l'unica soluzione per non sprofondare nell'oblio.

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***


Piove. È l’ultimo giorno di Agosto, e piove; che questa pioggia potesse lavare via tutti i ricordi tristi di questa estate; compreso il suo.
L’afa degli ultimi giorni di una primavera arrivata in ritardo è riuscita a far evaporare quello di Dominic, perché non dovrebbe funzionare anche con lui? Non lo so, dovrebbe poter funzionare. Speriamo che funzioni, eh.
C’è profumo di caffé, ora ne bevo un sorso. Vorrei andare al parco, magari tra un po’ faccio un salto: mi porto l’iPod e ascolto un po’ di musica.
In paradiso la musica non esiste; non quella che c’è sulla terra, almeno. In un passato remoto gli angeli venivano indirizzati verso uno strumento, a fiato o a corde, ma solo i cherubini: tutti gli altri erano troppo “superiori” per mischiarsi a queste inettitudini umane. Ho scoperto che preferisco la musica forte, tra l’altro. La musica commerciale non riesco proprio ad ascoltarla: è solo un susseguirsi di un motivetto straziante ripetuto praticamente all’infinito, di quelli che, per quanto sia brutto, ti entra in testa e non riesci a cacciarlo via; è frustrante. Dovrei approfondire la cosa: il cervello è un organo strepitoso.
C’è chi dice che la vita è bella perché sai che, prima o poi, finirà; io sono un angelo, un ibrido, un mezzosangue: ne ho visti di umani morire, alcuni di vecchiaia, altri in guerra. Eppure, mi godo la mia vita lo stesso; non sono immortale, è vero, ma pochi hanno la fortuna di veder cadere imperi e passare ere.

Alcune storie sono vere, altre no; Dio non ha creato l’uomo: Dio ha creato la vita. Si è divertito a gettare un seme e veder proliferare una pianta, che ha buttato a sua volta altri spunti di vita. E dire che non ha fatto altro che creare una brodaglia primordiale…

L’Uomo, di lui è sempre andato fiero. Tanto è che ha creato gli angeli a loro immagine, e ha modificato la sua, anticipando di millenni quello che la selezione naturale avrebbe fatto su queste bestie, rendendole intelligenti, con tanto di pollice opponibile. Nessuna Eva, nessun Adamo; nessuna mela tentatrice, nessun serpente tentatore. Lucifero non aveva interessi a distruggere delle mere creature, venute fuori dopo anni e anni di lotte tra gli individui più forti e quelli più deboli: lui voleva colpire direttamente il Creatore. E anche abbastanza duramente. Dargli una lezione, tutto qui, non avrebbe mica voluto spodestarlo: solo fargli capire che la presunzione viene ripagata sempre con l’abbandono da parte di tutti. E furono in molti a lasciarlo, allora. La notizia di un semi-Dio che sarebbe stato mandato sulla terra a far tornare la fede in lui sconvolse un Paradiso. E poveretto l’angelo che si vide soppiantato da questo ibrido – non era altro: Gesù era un pochetto come me, solo divino e non angelico – per quel benedetto posto alla destra del despota; era uscito dalle sue grazie. Ma lui può permetterselo, tra tanti Dei nel cielo, lui ha avuto la fortuna di essere l’unico della sua religione.
Save me, Avenged Sevenfold. L’iPod è ripartito, o meglio, io sono tornata ad ascoltarlo. È comico come un angelo si ritrovi ad ascoltare un gruppo che ha tratto il suo nome da una frase della Bibbia. Quasi quasi, ora ascolto Chapter Four; la storia di questi due fratelli è interessante. Fa capire molto sulla natura imperfetta umana. Mi faccio un altro caffé; e visto che ci sono, dopo, esco un po’. Mi piacerebbe andare al parco: mi porterò la mia musica e mi isolerò per un po’ dal mondo. Passo e chiudo.

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Capitolo 5
*** Capitolo Quinto ***


Ho stracciato il secondo capitolo. Sì, l’ho fatto. Ho preso la pagina e l’ho strappata via, lasciando i bordi zigzaganti attaccati all’intelaiatura del libro. Mi sono sentita male appena ho iniziato a rileggerlo.
Era da tanto, che non scrivevo. Sono cambiate molte cose. Dominic è tornato a parlarmi, ho chiuso ogni tipo di contatto con i protagonisti del secondo capitolo e ho conosciuto gente nuova. Va meglio, ora, davvero. Mi sento meglio.
Un tizio che conosco sta scrivendo un libro; lo stavo leggendo. Mi piace. Non è il tipo di letteratura che mi metterei mai a comporre, però mi piace. Davvero, davvero tanto. Spero continui, e finisca, che trovi un buon editore e lo pubblichi. Mi piacerebbe averlo sulla mia scrivania, in mezzo a qualche classico e qualche trattato.
Oggi è arrivato un nuovo gatto nel mio giardino. L’ho chiamato Tigre, perché in fatto a originalità di nomi sembra lasci un poco a desiderare. Oltretutto…ho il presentimento che sia una femmina. Era ora! Tra tutti questi maschiacci neri come la pece, una femminuccia tigrata ci voleva. Non si fa ancora toccare. Spero di riuscire a convincerla che sono innocua, presto.

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