I want you and I will have you. di MonyMOFO (/viewuser.php?uid=130714)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** I Miss U ***
Capitolo 3: *** Funny moments ***
Capitolo 4: *** It's a boy! ***
Capitolo 1 *** Introduzione ***
prova
Jared riempì per l’ennesima volta il bicchiere
con il vino consigliato dalla Locanda nella quale eravamo andati a
cenare. Lo guardai preoccupata, sapeva che odiavo che lui prendesse
alla leggera il fatto di bere troppo, ma essendo in mezzo a tanta altra
gente evitai di fargli una scenata.
"…e vi ricordate la figura di merda che ho fatto
scivolando sul palco a Chicago durante la Bloodball night?!"
chiese Jared ridendo.
"Come possiamo dimenticarcela? Devo
ammettere che mi sono spaventato!" ribattè Tomo.
Tutti
risero rumorosamente.
"Anche tua moglie l’ho vista mettersi
le mani nei capelli, era di fianco a me e se non l’avessi fermata
sarebbe corsa sul palco a farti da infermierina!" aggiunse Vicki.
“Pensavo avesse sbattuto la testa!”, risposi io portandomi
alle labbra il bicchiere d’acqua.
“Sarebbe diventato una
persona normale”, rise Shannon bevendo anche lui un sorso di vino.
“E quella volta che a Shannon si è spezzata la bacchetta e
mi si è incastrata nei capelli?!”, il batterista dopo
questo aneddoto raccontato da Tomo, si piegò sulla sedia ridendo
a crepapelle senza riuscire nemmeno a respirare. La sua risata era
contagiosa e tutti lo seguimmo a ruota.
“E’ stato davvero
imbarazzante!” aggiunse Tomo riuscendo a parlare a stento.
Quando
le acque si calmarono, Jared riprese la parola e diventò
serio:
”Mi mancherà stare in tour ragazzi. Mi mancheranno
queste cene alle due di notte tutti insieme. D’altronde è
un anno e mezzo che non mettiamo piede a casa….”
“E in questo periodo di tempo ne sono successe di cose… -
ribattè Tomo prendendo la mano di sua moglie Vicki e fissandola
negli occhi - Manchi solo tu Shannon a sistemarti per
bene…”.
Il ragazzo si sedette composto sulla
sedia:
"Chi ve lo dice che io non mi sia già
sistemato?”, ci fu un silenzio di tomba.
Tutti, anche Braxton e
Emma che assistevano da lontano, fissarono il batterista con
incredulità:
"Che significa?” chiese il fratello
minore.
"Significa che ho conosciuto una ragazza durante la
tournèe…”, Jared lo guardò sperando di
ricevere maggiori dettagli:
”E chi è?”
“Non posso dirvelo….è sposata!”.
Sputai
l’acqua che ingoiai qualche secondo prima.
”Ho avuto la tua
stessa reazione!” commentò mio marito.
“Vado fuori a
fumare…” dissi irritata.
“Vengo anche io..”
aggiunse Tomo.
“Amore, ricordi il patto che avevamo fatto? Una
volta finito il tour avresti smesso di fumare. Mancano due mesi alla
nascita del bambino, non vorrai intossicarlo con il fumo?” lo
riprese Vicki.
Il marito si arrese e si riposizionò comodo sulla
sedia.
“Ti faccio compagnia io!” esclamò Shannon.
Scostai la sedia e senza badare a dove mettevo i piedi, uscii
frettolosamente dal locale seguita da mio cognato.
Presi la sigaretta dal pacchetto e imprecai con l’accendino che
non voleva funzionare, Shannon accese il suo:
”Sophie sei
impazzita per caso?” mi chiese.
“Se sono impazzita io? Tu
sei quello pazzo. Cosa cazzo ti è saltato in mente di dire a
Jared che stai frequentando una donna sposata?!”.
L’uomo
fece un tiro con la sigaretta:”Dove sta il problema?”, feci
una breve risata nervosa:
”Ci sei o ci fai? Tuo fratello
indagherà, vorrà sapere chi è questa donna che ti
ha fatto invaghire. E quando verrà a sapere che quella donna
è sua moglie, di certo non verrà a brindare con te in
qualche locale. Credo proprio che ti picchierà a sangue!”
“Sono grande e grosso, so difendermi bene..”.
Buttai il fumo fuori dalla bocca e mi appoggiai al muro:
”Shannon
non lo fare. Non ora. Tuo fratello non deve sapere nulla!”.
Lui
appoggiò una mano al muro e si affiancò a me:
”E
quando pensi di dirglielo? E’ un anno che va avanti questa
storia. Mi sono rotto i coglioni di scopare con la paura di essere
scoperti. Voglio poterti prendere per mano di fronte a tutti, uscire a
fare shopping, andare al mare con te, baciarti al parco. Quando
potrò farle queste cose?”.
Gettai la sigaretta in terra e
la pestai con il piede destro:
”Non ora Shannon. Sta andando tutto
alla grande. Il tour si è concluso bene. A Jared è
tornata la voglia di fare un nuovo album, è elettrizzato.
E’ felice. Non voglio rovinargli questo momento. Poi Vicki e Tomo
stanno per avere un bambino, voglio che stiano bene e che non soffrano.
Perché credimi, quando questa cosa salterà fuori, non
saremo gli unici a starci male. Che ne sarà poi dei 30 Seconds
To Mars? Credi che Jared vorrebbe continuare a fare musica con un
traditore? Diamo del tempo al tempo..”, gli passai di fianco e
rientrai nella Locanda.
Jared e Tomo discutevano su una possibile vacanza insieme per Natale,
io raggiunsi una Vicki annoiata:
”Tutto bene?” mi chiese.
“Benissimo. Tu invece? Il piccolo Milicevic fa il bravo?”,
la ragazza si accarezzò il pancione:
”Diciamo che da grande
farà la rockstar. Non sta fermo un minuto!”, risi.
“Mi sembra il minimo. Tale padre, tale figlio!” risposi.
“Tesoro torniamo a casa?” mi domandò poi Jared.
Annuii sorridendo. Mio marito mi prese per mano e si avvicinò
alla cassa.
“Oh no no! Offre la casa!” disse il cassiere.
“Non ci provi nemmeno, mi dica quanto le dobbiamo!” rispose
Jared.
“Nulla. Veramente. Mia figlia è vostra fan, mi
basterebbe solo che facciate una foto con lei…”,
indicò una ragazzina seduta ad un tavolo in un angolino.
“Come si chiama?” chiese mio marito.
“Britney!”
“Hey Brit! Vieni qui!”, la ragazza
se non lo fece ripetere due volte, al richiamo di Jared si alzò
subito:
”Sei stata tutta sera ad osservarci da lontano?”
“Sì!”, rispose timida la ragazza.
“E
perché non ti sei avvicinata? Saresti rimasta un po’ con
noi!”
“Non volevo disturbarvi!”.
In pochi
minuti la ragazza si beccò una foto di gruppo, una singola con
ogni componente e in più tutti gli autografi, anche quelli di
Braxton e Emma. Ringraziammo il titolare della locanda, poi ci
salutammo tutti tra di noi.
Arrivata in hotel, mi precipitai in bagno e feci una doccia veloce,
quando uscii, Jared era già nel letto ad aspettarmi.
“Ancora con queste cremine?” mi chiese seccato.
“Vuoi
accarezzare delle gambe lisce e setose oppure vuoi accarezzare un
tronco d’albero?”, rise.
“In entrambi casi saresti
comunque bellissima!”, mi baciò la spalla.
Finalmente mi
misi sotto le coperte e abbracciai mio marito:
”Sono preoccupato
per mio fratello..”, mi disse.
Lo guardai negli occhi.
“Non
ce n’è bisogno. E’ grande e vaccinato, sa quello che
sta facendo…” lo tranquillizzai.
“Se fossi il marito
di quella donna starei malissimo al solo pensiero che qualcuno potesse
toccare ciò che mi sta più a cuore. Lo sai vero che se
dovessi perderti farei una pazzia?”, abbassai lo sguardo.
Non
riuscii a guardarlo ulteriormente negli occhi sapendo di stargli
facendo del male.
“Certo che lo so…” dissi
stringendolo più forte a me.
“Senti…il tour ormai
è finito, e abbiamo un po’ di tempo libero da poter
passare insieme. Stavo pensando…e se facessimo un
figlio?”.
Panico.
Sentii il mio cuore bloccarsi e mi distaccai un
po’ da lui:
”Sei ubriaco. Hai bevuto troppo…”,
Jared si scansò per guardarmi meglio negli
occhi:
”Sarò anche ubriaco, ma domani questa voglia di
mettere su famiglia con te non mi passerà”
“Jared non sono pronta. E tu nemmeno. Ti ubriachi ancora come un
ragazzino di 20 anni…”
“Che
cazzo…smetterò di bere. Va bene?”
“Va
bene. Resta il fatto che io non mi sento pronta”.
Rimase fermo a
fissarmi, deluso, triste:
”Ti vedo strana ultimamente. Hai una
altro?”
“Ma sei pazzo? Sei ubriaco Jared!”
urlai infilandomi di nuovo sotto le coperte voltandogli la schiena.
“Non mi lascerai mai, vero? Staremo sempre insieme?”
“Dormi Jay!”.
Spensi la luce della bajour e cercai
di prendere sonno.
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Capitolo 2 *** I Miss U ***
prova
Guardai fuori dalla grande finestra e il sole riflettè
nei miei Ray Ban nuovi di pacca. Ero solito comprarne un paio nuovo in
ogni città in cui mettevo piede, tanto che la borsa che portava
Emma a tracolla, conteneva tutti i pezzi che avevo comprato durante la
tournèe.
Finalmente atterrammo a Los Angeles. Casa dolce casa.
Mancava solo un ultimo atto eroico prima di essere veramente liberi: La
cattura dei bagagli.
Ogni volta era una lotta, sia io che Shannon
gareggiavamo a chi dei due l'aveva più pesante.
"Quella è
tua!", indicai la valigia a Shannon.
"Presa!" urlò lui
andandosene soddisfatto.
"Hey, non mi aiuti?!", urlai.
"La prossima
volta evita di svaligiare i negozi di ogni parte del mondo!" mi riprese
mia moglie.
La tirai a me e la baciai, ma fummo interrotti dai flash
dei paparazzi:
"Che palle!", mi lamentai.
Mia moglie mi diede una mano a
trascinare la valigia giù dal rullo e insieme ci avviammo verso
l'uscita.
All'esterno trovai Shannon molto agitato, si toccava da tutte le parti
del corpo, mentre Tomo ripercorreva la strada fatta per uscire
dall'aeroporto:
"Che succede?" chiesi.
"Ho perso l'iPhone, cazzo!",
rispose mio fratello.
Allargai le braccia e le feci ricadere:"Di nuovo?
Non perdi la testa perchè ce l'hai attaccata!"
"Devo
trovarlo!"
"Ne prendi un altro bro!", mio fratello sbuffò:
"Mi
serve quello!".
Mi avvicinai per non farmi sentire dalla gente che ci
stava attorno:
"Avevi dei messaggi della donna sposata che nessuno
può leggere?"
"Esatto!"
"Stai peccando...e questa è
la punizione di Dio!" gli risposi allontanandomi.
Sophie mi si
avvicinò agitata:
"Che cosa gli hai detto?", le misi un braccio
attorno alla vita:
"Che deve piantare quella ragazza sposata...hey Tomo!
Prova a parare questa!", calciai una bottiglia di plastica trovata in
terra che senza fare apposta finì addosso a Vicki.
"Ma sei
scemo?!", urlò mia moglie.
"Non ho fatto apposta. Scusa Vicki!"
"Potevi beccargli la pancia, sei proprio un cretino!", si
allontanò passando le valigie al tassista.
Rimasi imbambolato a
fissarla, sorpreso per quella sua reazione. Non mi aveva mai risposto
così male, era cambiata e il mio sospetto si concretizzava
sempre di più.
Appoggiammo le valigie nell'angolo del salotto. Avevamo comprato quella
casa poco prima di sposarci ma non c'eravamo mai vissuti. Eravamo
sempre rimasti in un piccolo appartamento a Merlose Avenue, a
Hollywood ma decidemmo di trasferirci in un posto più
tranquillo, sulla Columbia Avenue, a Los Angeles in California.
Poggiai
le chiavi di casa sul davanzale vicino alla porta, poi andai a tirare
le tende e aprii la finestra. La visuale era a dir poco perfetta. Di
fronte a me l'immenso mare azzurro come il colore degli occhi di mio
marito. Chiusi i miei e ispirai un po' di quell'aria pulita.
Jared mi
sorprese abbracciandomi da dietro:
"E' perfetto qui" disse.
"Quello che
ho sempre sognato, e tutto grazie a te!", mi voltai e gli diedi un
candido bacio sulle labbra:
"Scusa per la mia reazione di prima, ma mi
sono spaventata per Vicki e..", mi tappò la bocca con un
dito:
"Scusa te. Mi sono comportato come un bambino. Per farmi perdonare
ti ho riempito la vasca con acqua calda e tanta schiuma, devi essere
molto stanca per il viaggio. Ti conosco troppo bene. Che ne dici di
farti un bel bagno rilassante?".
Gli accarezzai i capelli e lo guardai
fissa nei suoi splendidi occhi, quelli che 3 anni prima mi avevano
fatto innamorare e quelli che mi avevano convinto a sposarlo. Bastava
guardarglieli per capire il suo stato d'animo, i suoi occhi erano come
un libro per me, mi bastava leggerli per capire come stava. Lo ribaciai
per l'ennesima volta, nonostante tutto quello che stavo passando era
comunque una persona importante e gli volevo bene. Sì, era
quello il sentimento che provavo. Non lo amavo più. E lo scoprii
solo da poco, da quando seppi che Shannon passò la notte con una
modella australiana nell'ultima tappa del tour, ma noi non stavamo
definitivamente insieme quindi era libero di fare ciò che
voleva, anche se tutto ciò mi infastidiva parecchio.
Appoggiai gli abiti nel cestone della biancheria sporca e mi misi a
mollo nella vasca. Mi ci sdraiai dentro e chiusi gli occhi. Non
riuscivo a fare a meno di pensare a quella situazione assurda. Mai mi
era successo nella mia vita di innamorarmi prima di incontrare Jared, e
adesso addirittura dovevo scegliere tra due persone. Sì, amavo
Shannon. Ma con lui non vedevo sicuro il mio futuro, con suo fratello
sì. Era proprio l'uomo che avevo sempre sognato. Dolce,
premuroso, intelligente...e fedele. Aprii di scatto gli occhi quando
senti sfiorarmi la coscia. Vidi Jared posato sulla vasca. Il mento era
appoggiato al braccio sinistro, mentre faceva scorrere la mano destra
nell'acqua.
"Hey!", esclamai.
"Scusami, non volevo disturbarti!", gli
accarezzai il viso sporcandoglielo con la schiuma.
"Che
c'è?",chiesi.
"Non la senti anche tu?", mi domandò.
"Cosa?"
"La pace...", gli sorrisi:
"Ti manca la vita che facevi fino a
ieri?"
"Mi mancano gli Echelon strillare fuori dall'hotel, mi manca
vedere Emma correre di qua e di là.Tomo che protegge Vicki,
Shannon che si dispera perchè non trova le sigarette o il
cellulare...e mi manchi tu...".
Mi misi in una posizione più
comoda nella vasca:
"Ma io sono qui..."
"Con il corpo. Ma con la mente
dove sei?".
Ecco. Lo stavo leggendo negli occhi, vedevo la tristezza,
la malinconia e cosa peggiore, la delusione.
"Sono solo stressata
Jared...".
Si alzò da terra e si sedette sul water appoggiando i
gomiti sulle ginocchia e reggendo la testa. Si sfregò le mani
sul viso poi ripuntò i suoi occhi simili a due fari su di me:
"Da
quanto non facciamo l'amore?", abbassai lo sguardo:
"Una...due
settimane..."
"Tre settimane" rispose indicando il numero tre con le
dita.
"Tre lunghe e fottute settimane...".
Non riuscii a rispondere.
Avrei tanto voluto piangere e fuggire. Andare da Shannon e sfogarmi con
lui.
"Mi dispiace" riuscii solo a dire.
Jared si riavvicinò a
me:
"Siamo in crisi?" mi domandò con voce tremolante.
"No, no
no!" risposi mettendomi in ginocchio nella vasca e prendendogli il viso
tra le mani:
"Guardami Jay..", alzò lo sguardo.
"Non voglio che
pensi a questo. Voglio che stai bene. Voglio vederti sorridere ogni
volta che mi guardi e voglio che mi dai il bacio della buonanotte e del
buongiorno come facevi fino a qualche mese fa...", mio marito prese le
mie mani.
Prima baciò il palmo della mia mano destra e poi
l'altra:
"E io voglio fare l'amore con te. Adesso...", ribattè
lui.
Gli levai la canottiera bianca e la gettai a terra poi gli diedi
un bacio passionale. Le nostre lingue si rincorsero vogliose come ai
vecchi tempi. Come quando facevamo l'amore ovunque appena ce ne veniva
voglia. Si sfilò i pantaloni e subito dopo i boxer e si
accomodò nella vasca. Mi tirò a se, mi sedetti sopra di
lui abbracciando la sua vita con le mie gambe. Le nostre lingue
giocavano al cacciatore e alla preda senza mai staccarsi. Jared mi
accarezzò il seno e io presi a dare delle piccole spinte. Le mie
mani non mollavano il suo viso mentre i miei capelli lo ricoprirono
appieno. Staccai per un attimo le mie labbra da lui per ansimare. Ormai
avevo 32 anni e non avevo più il ritmo di una volta, anche se
Jared, nonostante i suoi 39 anni, sembrava essere rimasto ben allenato.
Aumentai la forza delle spinte, non che volessi far finire subito
l'atto d'amore...o forse sì? Lui mi baciò i seni e prese
a mordicchiarmi i capezzoli, ma nel momento in cui venimmo insieme il
campanello di casa suonò. Jay appoggiò la testa al mio
petto ed il suo respiro si fece affannoso:
"Chi cazzo è alle 4
del pomeriggio?!" chiese irritato.
Scesi da lui, mi sedetti infondo
alla vasca e lo osservai alzarsi. Non mi ricordavo quanto fosse bello,
lo era più del solito. Forse perchè avevamo appena finito
di fare l'amore. Si avvolse una salvietta attorno alla vita ed
imprecò all'ennesimo suono del campanello. Mi rimisi a mollo
nella vasca e mi venne un tuffo al cuore quando sentii Jared
esclamare:"Bro che tempismo!".
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Capitolo 3 *** Funny moments ***
NEW!!
Non sapevo cosa mi fosse passato per la testa, ero solo cosciente
del fatto che non mi andava di lasciarla troppo nelle mani di Jared. Mi
precipitai a casa di mio fratello minore con una scusa, peccato che non
sapessi ancora quale. Mi sentivo un bastardo e anche un coglione. La
mia vita era appesa ad un filo. Prima o poi avrei dovuto dire la
verità a mio fratello, riguardo a questo ero più propenso
io rispetto a Sophie. Lei mi aveva detto più volte che non
gliel'avrebbe detto in un momento più opportuno. Che gran
cazzata. Nessun momento sarebbe stato perfetto. Mi aprirono alla porta
e salutai con un cenno della testa mio fratello.
"Bro che tempismo!"
esclamò Jared dandomi un colpetto sulla spalla destra.
"Che
profumo! Hai raccolto fiori?" chiesi sarcastico.
"Ah-ah molto
divertente. Sono reduce da un bagno caldo...molto caldo", concluse
facendomi l'occhiolino.
Mi sedetti sul divano stravaccandomi, come se
fossi a casa mia. Mi guardai attorno, quella casa era stupenda. Proprio
come l'avevo sempre sognata, come l'avevamo sognata. Io e lei spesso
avevamo parlato del nostro futuro, avevamo deciso anche i nomi dei
nostri possibili figli: Harry come Harry Potter, saga preferita di
Sophie e io mi buttai su Christine, come la mia batteria. Ritornai con
la testa sulla terra quando vidi gli occhi color oceano di mio fratello
puntati contro i miei. Si era seduto sul divano di fronte al mio, in
tutta la sua compostezza con i gomiti appoggiati alle ginocchia e la
testa sorretta dalle sue mani curate.
"Beh?" chiesi confuso.
"Dopo
tanto tempo ho rifatto l'amore...".
BUM.
Colpito e affondato.
Ora si
spiegava la scia di profumo di fiori di ciliegio che si lasciava dietro
le spalle mentre girovagava per la casa. "Ah...sono felice...", dissi a
stento.
"Non si direbbe...."
"Bro cosa vuoi che ti dica? Ti è
piaciuto?"
"Idiota!", disse alzandosi dal divano e andando verso il
frigorifero:
"Quando hai scopato per l'ultima volta?", mi chiese senza
peli sulla lingua.
"Lunedì, perchè?"
"Cosa è
successo lunedì?".
Sophie fece capolino nella cucina, indossando
un paio di shorts abbinati ad una canottiera che lasciava intravedere
il seno prosperoso. I capelli ancora bagnati si poggiavano sulla sua
bellissima schiena che amavo accarezzarle per farla addormentare.
"Shannon ha scopato per l'ultima volta...",rispose Jared portandosi poi
una cucchiaiata di gelato alla bocca.
Mi passai una mano davanti alla
faccia seguito da uno sguardo di Sophie già nervosa.
"Ah
sì? Buon per te...la mia ultima scopata risale a.. -
osservò l'orologio - 20 minuti fa", rispose lei lanciandomi uno
sguardo provocatorio, poi avvicinandosi a Jared gli rubò una
cucchiata di gelato e gli diede un bacio profondo.
Stava cercando di
provocarmi, e a quella scenetta patetica non avrei voluto partecipare
ulteriormente. Mi alzai di scatto dal divano:
"Vado a fumare!" dissi
prendendo le sigarette e buttando un ultimo sguardo alla ragazza che
fece un ghigno equivalente a guerra vinta.
"Vengo con te!", aggiunse
poi.
"Voi due, basta fumare cazzo!"
"Smetterò di fumare quando
tu smetterai di mangiare Tacos nel letto..", lo riprese sua moglie.
"No, i Tacos non si toccano!" urlò dalla cucina mentre noi
eravamo già all'esterno.
Accesi la sigaretta a Sophie e poi la mia. Feci un tiro e buttai fuori
il fumo, restammo circa un minuto fissi a guardarci poi lei ruppe il
ghiaccio.
"Chi è la troia che ti sei fatto lunedì?"
chiese nervosa.
Non c'era stata nessuna troia del lunedì, era
una palla che mi ero inventato. L'ultima scopata risaliva alla notte
prima, quando jay già nel pieno del sonno non si accorse nemmeno
che la sua cara mogliettina abbandonò la camera per venire da
me.
"Una tipa..."
"Ma va! Fosse stato un tipo sarebbe stato
preoccupante!", mi sfuggì una risata.
"Non sto ridendo. Stronzo.
Ti sembra divertente?", rispose sempre più nervosa.
"Sei
gelosa?", chiesi cercando di trattenere le risa.
"Io? Ma quando
mai...ho una vita sessuale appagata e poi, scopo pure io in tua
assenza..." commentò guardando da un'altra parte.
"Ecco,
appunto. Mi sembra giusto che, come tu ti diverta con mio fratello
quando io non ci sono, io mi diverta con qualche puttana conosciuta in
qualche localetto.."
Buttò la sigaretta.
"Mi da
fastidio, ok?", bisbigliò.
"Non ho sentito, puoi ripetere?",
risi. Mi tirò un pugno al petto.
"Hey, vorrei poter vedere mio
fratello morire di vecchiaia!", Jared uscì sul balcone con tra
le mani un tacos che solo lui amava mangiare.
"Perchè
litigavate?" chiese dando un morso.
"Perchè tuo fratello
è un idiota del cazzo!"
"Questo lo sapevo!".
Scossi la testa e
gettai la sigaretta giù dal balcone. Jared mi diede uno
scapellotto dietro la nuca e a bocca piena urlò:
"Inquini
l'ambiente, idiota del cazzo!", Sophie si trattenne dal ridere.
"Vuoi
la guerra?" chiesi a mio fratello in tono di sfida.
"No, no, no,
no...non farlo Shannon!"
Nel giro di mezzo secondo presi la testa di
mio fratello sotto l'ascella e cominciai a strofinarglici il
pungo come facevo quando eravamo piccoli. Vidi la ragazza ridere
divertita.
"Va bene, va bene...hai vinto. Non ti chiamerò
più così!", si arrese Jared.
Quando si rimise in
posizione eretta non riuscii a trattenermi, insieme a Sophie cominciai
a ridere a crepapelle vedendo la sua faccia rossa incorniciata dai
capelli neri tutti spettinati.
"Molto carini. Siete molto
carini.."disse rientrando in casa.
"Non parlare delle tue troiette in
mia presenza per favore..." disse la moglie di mio fratello prima di
rientrare in casa. La seguii a ruota e mi riaccomodai sul divano e
cominciai a fare zapping alla tv.
"Ah, perchè sei passato di qua
bro?".
Bingo.
Feci finta di non sentire.
"Shannon, sto parlando con
te!"
"Uh..con me? Dicevi?".
Bene, pra con quale scusa me ne sarei
uscito?
"Perchè sei passato di qua?"
"Ecco, io..." puntai lo
sguardo alla tv, stava girando una pubblicità di una nuova
agenzia di viaggi:
"Beh perchè...volevo avvertirvi che il Natale
lo passerò in vacanza in Messico..."
"Ah, con la tua
fidanzata?", chiese lui curioso.
"No, da solo. Lei è
sposata...non può..."
"Allora perchè non porti Sophie
con te? Io vado ad Haiti, non si divertirebbe poi così tanto..".
Sophie mi guardò con occhi speranzosi.
"Se lei è
d'accordo...".
Entrambi puntammo lo sguardo verso di lei:
"Per me va
bene!"
"Perfetto!", esclamò Jared che si sedette di fianco a
me seguito dalla moglie che prima di accomodarsi mi lanciò un
ultimo sguardo felice.
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Capitolo 4 *** It's a boy! ***
NEW!!
DUE MESI DOPO
Osservavo con paura quella scatola rettangolare appoggiata
sulla scrivania, mi mangiucchiavo le unghie dall'agitazione. Non era quello il
momento giusto per avere la conferma di una gravidanza, non in quella
situazione e non due giorni prima della partenza per il Messico, ma
soprattutto, non ero pronta per diventare madre.
Mi alzai dal letto e presi tra le mie mani la confezione:”Tenere
fuori dalla portata dei bambini..ma va!” dissi.
Jared era uscito per girare uno spot pubblicitario di un
profumo, sarebbe tornato nel giro di un'ora.
Presi il mio BlackBerry e decisi di chiamare una persona a me
molto cara, ero sicura che mi avrebbe capita:”Vicki, posso fare un salto da te?”
Dopo aver messo il test di gravidanza nella borsa, presi la
macchina e scappai da Vicki. Eravamo diventate molto amiche, tanto che quando
decise di fare il test di gravidanza , lo fece in mia presenza.
Parcheggiai nel vicoletto di casa sua e bussai alla porta,
arrivò Vicki con il suo pancione enorme:
“Scusami se mi presento così, all'improvviso, nonostante tu
possa partorire da un momento all'altro!”, le dissi dandole due baci sulle
guancie.
“Lo sai che per te ci sono sempre, anche se fossi stata in ospedale
con le contrazioni forti ti avrei ascoltata!”, l'abbracciai. Nonostante fossimo
molto diverse, riuscivamo ad andare d'accordo.
“Sediamoci lì!”, mi disse indicando il divano.
“Tomo?”, chiesi.
“E' uscito con Lucas Banker! Mi sembravi agitata al telefono..che
ti succede?”
Presi la borsa e l'aprii, estraendo il test di gravidanza e
sventolandoglielo davanti:
“Ommioddio...”, esclamò.
“Ho un ritardo di due settimane...ma non ho nausea...”
“Nemmeno io l'avevo...beh, speriamo sia positivo. Sarebbe ora
che anche voi mettiate su famiglia!”
“Vicki ce lo vedi Jared come padre?”
“Certamente!”
“Jared non è Tomo. Tuo marito nelle pause del tour verrà a
casa e starà con la sua famiglia, Jared non lo farà mai. Se ne andrà ad Haiti,
o Parigi a qualche sfilata di moda, oppure si troverà sicuramente qualcosa da
fare...non sa stare fermo. Un figlio è d'intralcio, per lui e per me...”
Vicki mi ascoltò in silenzio, poi con fatica si alzò e si
avvicinò a me:
“Tesoro, sei solo spaventata. Una donna diventa madre fin dal
primo giorno di gravidanza, un uomo diventa padre solo quando vedrà per la
prima volta in faccia suo figlio...”
“No, non sono spaventata Vicki. Gliel'ho detto che non mi
sento pronta, che non è il momento. Ma lui insiste, tanto che una sera per la
pressione sua, ho smesso di prednere la pillola pensando che tanto non sarebbe
successo subito, invece...”
La ragazza si alzò dal divano e sporse la mano:
“Andiamo, se non fai il test non ti toglierai mai il
pensiero...”
Mi accompagnò in bagno e mi aspettò fuori, mi appoggiai alla
tazza e immersi nel getto della mia pipì il test di gravidanza, poi, una volta
finito, lo appoggiai sul mobiletto delle salviette.
“Sophie!”
“Ho finito, puoi entrare...”
Vicki spalancò la porta e la vidi spaventata, poi il mio
sguardo cadde in terra dove vidi una pozza d'acqua. Si erano rotte le acque.
“Oh cazzo, chiama Tomo, io prendo le tue robe e andiamo in
ospedale!”
Corsi di sopra a prendere la sacca con gli abiti e l’intimo
di ricambio mentre Vicki chiamava suo marito.
In meno di mezz’ora fummo all’ospedale. Tomo arrivò subito.
“Voglio l’epidurale cazzo!”, urlò Vicki in preda alla
disperazione, suo marito le prese la mano:
“Tesoro, non sei dilatata abbastanza”
“Quanto cazzo manca? Ne arriva un’altra…”, si piegò su se stessa
per la forte contrazione ricevuta. Ecco, ora la voglia di avere un figlio mi
era passata del tutto.
A parte che quella stanza puzzava di vomito, ma poi, non
potevano mettere una musica rilassante o qualcosa che potesse distrarre la
madre durante il travaglio? Mi sedetti su una sedia di fianco ad un lavadino e
vi vidi appoggiati sopra dei ciucci e dei biberon, ne presi in mano quando
sentii una mano sulla mia spalla. Mi voltai e Jared mi salutò:
“Quanto manca?”, mi chiese.
“E’ dilatata di poco, secondo me…ci vorranno ancora 3-4 ore….”
“Possiamo parlare?”, il tono della sua voce cambiò, cosa c’era
ora che non andava? Aveva ricevuto un’offerta di lavoro per una parte in un film
e non sapeva come dirmelo? Lo conoscevo troppo bene, e dalle sue espressioni
capii che qualcosa non stava andando per il verso giusto.
“Andiamo nella sala d’attesa..”, mio marito mi mise una mano
dietro la spalla e mi invitò ad uscire dalla stanza.
Prendemmo posto su delle sedie vicino a dei distributori di
bibite, lui si tolse la giacca e poi si sedette accavallando le gambe, mi
accomodai di fianco.
“Allora? Cos’è tutto questo mistero?”
“Sophie, ho trovato questo sul letto a casa…”
Si alzò leggermente di lato per estrarre dalla tasca uno
scontrino.
“E’ lo scontrino di un test di gravidanza….”
Sbiancai. Come avevo potuto essere così sbadata? Che stupida,
stupida, stupida! Che cosa avrei potuto dirgli? Tra l’altro, avevo lasciato il
test a casa e non avevo nemmeno guardato il risultato. Come gliel’avrei detto?
Sai Jared, forse sono incinta…diventerai papà, o mal che vada zio. Sì, perché ce
n’era un altro di problema. Se mai fossi stata veramente incinta, di chi
sarebbe stato il bambino?
“Ho due settimane di ritardo…”
Brava Sophie, bella frase ad effetto. Ora ti farà i
complimenti e ti dirà che finalmente l’hai accontentato.
“Perché non me l’hai detto?”
No, non doveva andare così. Non doveva tipo saltare e fare
una sceneggiata stile ‘Echelon che vede uno della band in giro per strada’?
“Perché è una cosa alla quale ho pensato solo oggi…”
Bugia. Erano due settimane che ci pensavo. Ma non volevo
crederci.
“Hai già fatto il test?”
“A casa di Vicki, ma non ho fatto in tempo a vedere il
risultato….”
“Sappi che sono così tranquillo solo perché siamo in mezzo
alla gente, ma a casa ne discuteremo…”
Cosa? A casa ne discuteremo? Mi sembra di sentire mia madre
ai tempi della scuola. E poi non c’era nulla da discutere, o forse sì. Non lo
sapevo nemmeno io, ero confusa.
Jared si alzò e si incamminò per i corridoi.
“Dove vai?”, gli chiesi alzandomi.
“A chiamare Shannon per avvertirlo…”, e si voltò di nuovo per
la sua strada.
Lo odiavo quando faceva così, faceva tanto il superiore,
quando sapeva benissimo che con me la scusa di essere Jared Leto, il leader dei
30 Seconds To Mars non attaccava.
Presi la borsa e rientrai da Vicki che si era messa in
posizione laterale e stava aggrappata alla sbarra di metallo del lettino.
Soffiava su Tomo e la scena era alquanto buffa dato che i suoi capelli volavano
in aria.
“Ancora niente?”, chiesi.
“Cazzo Sophie, ti giuro che mi farei aprire in due per tirare
fuori il bambino. E’ tutta colpa tua, e non dire di no!”, ringhiò contro Tomo.
“Sì, amore, hai ragione, però ora calmati. Vuoi un thè?”
“Ficcatelo su per il culo il thè!”
E’ proprio vera quella storia che mentre sei in travaglio,
senti talmente tanto dolore che non badi nemmeno a quello che dici. Vicki ne
era la prova. Provai per un attimo a immaginarmi in quel lettin, al posto suo,
chissà se io, a differenza sua, avrei sopportato il dolore. E pensare che poi
lei avrebbe avuto fra le sue braccia SUO figlio, concepito in una notte d’amore
con la sua dolce metà, mi commuoveva.
Oh no, Sophie, cosa vai a pensare? Non c’è niente di
commuovente qui. La tua migliore amica sta soffrendo come un cane bastonato e
tu vai a fantasticare su queste cose?
“Ne arriva un’altra, maledizione a te e a quella notte che te
l’ho data!”
“Amore non me la darai più, ok? Vuoi qualcosa da mangiare?”
“Sophie ti prego caccialo fuori”, Vicki riuscì a parlare a
malapena.
“Tesoro se potessi lo farei nascere ora…”
“Dicevo di Tomo, caccialo fuori!”
Tomo si girò verso di me implorante, fossi stata il lui avrei
pensato:”Se la mollo qua mi da dell’insensibile, se resto qua prima o poi mi
ucciderà!”, aveva bisogno di una mano.
“Tomo mi vai a prendere una bottiglietta d’acqua?”, chiesi.
“Certo!”
Il chitarrista si alzò e cedette il posto a me, che non
esitai ad andare a stringere la mano alla mia migliore amica.
“Sophy, fa un male del cazzo. Solo Dio sa quanto so
soffrendo, mi sento morire e mi scappa anche da cagare!”
“Fai dei respiri profondi, forza…”, in quella situazione non
seppi proprio come comportarmi, sapevo solo che se fossi stata al suo posto,
avrei voluto Shannon a stringermi la mano.
“Epidurale! Signora Leto, devo farle abbandonare la stanza!”,
si presentò un’infermiera con una siringa e una volta uscita dalla stanza non
sentii più una lamentela.
“Filip Ivano Milicevic???”, chiese Jared al neopapà di fronte
alla vetrata del reparto maternità.
“Sì, il nome dello zio e della zia..”, rispose soddisfatto.
“Fanno cagare amico”
“Shannon fatti i cazzi tuoi, pensa che magari tuo nipote si
chiamerà come te!”, ribattè Tomo.
“Questo è poco ma sicuro, poi va bene per entrambi i sessi!”,
esclamò il fratello minore.
Tutti e tre si misero a fissare il bambino al di là della
vetrata, mentre Sophie era in compagnia con una ormai stanchissima Vicki.
“Vi faccio una confidenza…”
Non era da Jared confidarsi con qualcuno, con il fratello
ormai non lo faceva da anni.
“Prima, ho scoperto che Sophie ha comprato un test di
gravidanza…forse è incinta…non sapete quante volte abbiamo litigato per questa
cosa. Lei…non lo voleva…”, l’uomo abbassò la testa, mentre Shannon non emise
una sola parola.
“I figli sono un dono di Dio, se ve l’ha donato,
evidentemente questa era il momento più opportuno…”, commentò Tomo.
“Può darsi. So solo che io questo figlio lo desidero più di qualsiasi
altra cosa al mondo..”
“Perché?”, chiese secco il fratello maggiore.
Jared puntò i suoi fari negli occhi grigi del fratello:”Che
razza di domanda è? Un figlio consoliderebbe la nostra relazione…”
“Cazzo Jared, è l’amore che terrebbe una relazione salda, non
un figlio…”
“Che ti prende bro?”
Shannon stava per scaldarsi, ed il motivo era solo uno:
voleva che quel figlio fosse suo.
Shannon entrò nella stanza e mi chiese di uscire a parlare,
diedi un bacio sulla fronte a Vicki, aveva partorito da solo due ore ed era
stanchissima.
Andammo all’esterno dell’ospedale e il batterista sfilò una
sigaretta dal pacchetto.
“Sei incinta?”, chiese senza farsi scrupoli.
“Che cazzo ti ha detto Jared?”
“Mi ha detto che hai comprato un test di gravidanza!”
Sbuffai e mi sedetti su un muretto basso.
“Non lo so. Va bene? Ho fatto il test ma non ho fatto in
tempo a guardare il risultato perché Vicki ha avuto le contrazioni!”
“E se fosse mio?”
DING DING DING
E bravo Shannon. E se fosse stato suo? Che cazzo avremmo
fatto? Non poteva finire tutto così.
“Non lo sapremo fino al momento della nascita…”
“Io lo vorrei riconoscere…”
“Per Dio Shannon…non so nemmeno se quel cazzo di test è
positivo!”
“Andiamo nel reparto ginecologia e fatti una cazzo di visita…”
Beh, non aveva tutti i torti, l’unica soluzione sarebbe stata
quella, e se fosse stato suo…beh…sarei rimasta nella merda.
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