Hopeful heart

di JessL_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inaspettata sorpresa. ***
Capitolo 2: *** Ciak, si gira! ***
Capitolo 3: *** Troppi pensieri e troppe parole. ***
Capitolo 4: *** Cedesi invidia. ***
Capitolo 5: *** Strozzare una gallina ***
Capitolo 6: *** Mai sottovalutare il Karma ***
Capitolo 7: *** Lasciarsi andare. ***
Capitolo 8: *** Primo esplosivo innescato e scoppiato. ***
Capitolo 9: *** I doveri. ***
Capitolo 10: *** Lasciare a bocca aperta. ***
Capitolo 11: *** Oh, il matrimonio! ***
Capitolo 12: *** Tutto in discesa. ***
Capitolo 13: *** Tutto tremendamente in piano. ***



Capitolo 1
*** Inaspettata sorpresa. ***



Introduzione:
Lo avevo detto, non sarei scomparsa. Certo è passato un anno che non posto nulla di nuovo in questa sezione ma... l’importante è tornare, no?
Un enorme ciao a chi mi conosce e un altro per chi invece ha la sfortuna d’imbattersi solo ora in una mia storia. Questa è l’ennesima folle idea che mi è passata per la testa e mi farebbe un enorme piacere condividerla con voi.

Ho iniziato a scrivere questa follia per una semplice ragione: sorridere.

È tutto un po’ strano, c’è un matrimonio, una Bella che fa l’avvocato divorzista, Jake un po’ diverso e soprattutto l’Italia. Ebbene sì, il matrimonio si svolgerà in Italia, a Firenze per l’esattezza.

I protagonisti di questa storia sono – ovviamente – Bella e Edward ma ci sono tutti, persino personaggi che nei libri sono stati marginali, ma chi mi conosce, sa, che mi diverto a cambiare alcune cosine, a farle diverse da come appaiono in altre storie ;) quindi posso solo sperare che questo delirio vi possa piacere.

Il rating è arancione, non volevo strafare e devo tentare di trattenermi dallo scrivere al rosso u_ù non può farmi tanto male no?





~ Hopeful heart.

Capitolo uno: Inaspettata sorpresa.

Isabella pov:
<< Tesoro? C’è posta. >> Sospirando, allontano lo sguardo dal computer e appoggio le gambe a terra andando verso la cucina, ero così comoda sul mio lettino, ed era così strano che alle dieci del mattino nessuno fosse ancora venuto a... beh a rompere.
<< Ciao piccolo, come mai da queste parti? >> Mi appoggio allo stipite della porta e osservo e il mio Jake con un sorrisone a trentadue denti mentre si passa una mano tra i corti capelli neri.
<< Sono venuto a disturbarti e ti ho portato la colazione, sai... per addolcirti un po’. >> Ridacchio e mi avvicino afferrando la busta con le brioches. Mi siedo e azzanno letteralmente il croissant farcito di nutella. Ah! Il vero godimento della vita: il cibo!
<< Hai parlato di posta? >> Jake annuisce e mi porge una sola busta. Alzo un sopracciglio e lui mi sorride divertito. Titubante l’afferro e abbandono la colazione.
Osservo la busta, è raffinata, troppo sfarzosa per essere una semplice bolletta. Sospirando la apro e sgrano gli occhi non appena le lettere stampate che formano delle parole mi entrano nella mente.
Luke Burns e Tanya Denali annunciano con gioia il loro matrimonio”.
In realtà è una frase senza senso. Non può essere vero. Non ha logica. Mia cugina Tanya non può sposarsi. Soprattutto perché da quello che so, questo Luke non esiste.
Alzo gli occhi al cielo e li punto su di Jake che si osserva le unghie.
<< Brutte notizie mon cher? >>
<< A parte che una delle mie tante cugine italiane si sposa? >> Jake sgrana gli occhi e non ci vedo smarrimento o confusione ma semplicemente curiosità e felicità. Lo guardo trucemente ma il bagliore del suo entusiasmo non viene minimamente scalfito.
<< Matrimonio? Una tua cugina si sposa? >> Faccio una smorfia mentre lui sorride raggiante.
<< Sì, è quello che ho detto. Perché tanto entusiasmo? È un matrimonio che finirà non appena diranno il “sì”. >> Jake si rabbuia e mette su un tenero broncio.
<< Te l’avevo detto di non diventare un avvocato divorzista. Credi sempre meno nell’amore! >> Sorrido tristemente. Non glielo dico che in realtà dovrebbe togliere il “sempre meno”, perché già adesso non ci credo. E conoscendo mia cugina, beh... do per scontato che anche lei diventerà ben presto una delle mie clienti.
<< Questo >> Sollevo la partecipazione alle nozze. << Significa che devo andare in Italia. Dai miei parenti. >> Jake annuisce.
<< Beh tesoro, tua cugina si sposa e contando che sono tre anni che non vedi nessuno di lì, direi che è il minimo che puoi fare! >> Gonfio le guance. Odio questi discorsi, già mia madre me li fa tropo spesso. Mi piace New York, mi piace avere un appartamento tutto mio e adoro soprattutto la mia indipendenza. L’Italia è un capitolo morto e sepolto, dove ho trascorso i miei primi diciotto anni di vita. Sono praticamente scappate a gambe levate da quel posto, dalla mia famiglia e da tutto il resto. Qui sto bene, e tornare lì, mi mette ansia e angoscia. Come quando ero piccola.
<< Certo potrei anche farlo... oppure potrei fingere che l’invito non mi sia mai arrivato. >> Jake schiude la bocca indignato ma non può replicare perché suona il telefono.
<< Pronto? >>
<< Salve Isabella, sono la donna che ti ha messo al mondo, ti ricordi di me? >> Sorrido alzando gli occhi al cielo, trascinandomi il filo del telefono, mi vado nuovamente a sedere sulla sedia.
<< Sì, ho un vago ricordo. >> E’ strano parlare in italiano dopo tanto tempo, ma è quella la mia lingua madre, è solo questione di abitudine.
<< Divertente! Signorina, sappi che sei obbligata a venire al matrimonio di tua cugina. Ci devi essere, e non solo per la ricorrenza o per fare presenza ma perché voglio abbracciare mia figlia. È dal Natale scorso che non ti vedo e se non ti dispiace, io e tuo padre, vorremmo tanto riabbracciarti e conoscere il tuo fidanzato. Quindi non mancare. Ti ricordo che devi partire tra una settimana, sì lo so che mancherebbero poi una decina di giorni al matrimonio ma vuoi stare almeno un po’ con noi? Vuoi gustarti il bello di preparare qualcosa per l’evento? Ripeto: sei obbligata! I biglietti li prenoto io – cioè... li faccio prenotare da tua cugina Alice, ma è la stessa cosa. Ciao tesoro, mi raccomando, ci sentiamo in questi giorni. >> Il “tu-tu” del telefono mi fa ridestare. Purtroppo ho sentito benissimo le parole di Renée, anche se ha parlato velocemente e ininterrottamente. Mia madre è pazza, però mi conosce bene e sapeva per certo che l’invito mi sarebbe arrivato oggi. Sono fritta, anzi no, sono semplicemente obbligata a presentarmi.
<< Non è per farmi gli affari tuoi, ma tua madre, qualche volta, ti lascia dire qualcos’altro oltre a Pronto? >> Scoppio a ridere guardando gli occhi castani di Jake.
<< Raramente. Comunque sono obbligata a prendere un aereo per l’Italia. >> Sospiro e infine quasi mi strozzo con l’acqua che stavo bevendo quando finalmente metto a fuoco alcune parole di mia madre. << Oddio, ma io non ho un fidanzato! Di che diavolo stava parlando?? >>

<< Signorina Swan? >> Alzo lo sguardo dal mio monitor e li poso sulla mia segretaria. << Una chiamata sulla due. >> Annuisco e agguanto il telefono.
<< Pronto? >>
<< Ho trovato una soluzione. >>
<< Jake, sto lavorando. >>
<< Lo so, lo so ma... ho trovato una soluzione! >> Sospiro sorridendo. Non posso smorzare sempre il suo entusiasmo.
<< Bene. Ok. Su cosa? >>
<< Come su cosa? Per il matrimonio! >> Già, sono passati due giorni e ancora non ho trovato un modo per disdire l’invito ma a quanto pare il mio fidato Jake sì. Quindi cerco di non inveirgli contro per aver urlato come un ossesso e adopero il mio tono calmo, professionale.
<< Bene, sono tutta orecchie. >>
<< Ti farò da fidanzato. >> Sgrano gli occhi. Il cuore prende a battere velocemente.
<< Come scusa? Penso di aver capito male. >>
<< No no cara, hai capito benissimo. Posso farti da fidanzato. Verrò con te in Italia, tanto le mie origini Siciliane non sono scomparse e tornare un po’ in quel paese mi farà tornare in mente i bei tempi in cui stavo sdraiato in spiaggia e facevo il modello a Milano. >>

<< A Milano non c’è la spiaggia. >>
<< Dettagli! E poi – se è per questo – Milano non è nemmeno in Sicilia! Bella, a te serve un aiuto, non ti puoi presentare lì a mani vuote... cioè senza fidanzato e io... beh ne approfitterò per la lingua e il cibo. >>
<< Che lingua? >> Sono sempre più confusa e stento quasi a credere di non avergli urlato contro un prolungato no.
<< Quella italiana! Ma Bella! Che mente perversa che ti ritrovi. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Certo, adesso sono io quella con la mente perversa. >> Non ribatte e io riprendo a parlare. << Tu, verresti veramente a Firenze, con me, al matrimonio della mia cara cuginetta con cui ho un rapporto di amore e odio, conosceresti i miei genitori e ti fingeresti il mio fidanzato? >>
Qualche attimo di silenzio in cui la mia mascella tremola mentre decide se staccarsi e sbattere sul legno della scrivania del mio ufficio, oppure se chiudersi per non aprirsi più.
<< Ok, l’attimo di suspense è stato infinito. Sì. Sì. E lo farò semplicemente per te. >> Un tenero broncio di commozione mi attraversa il volto.
<< Solo per me? >> La mia voce tenera non fa nessun effetto su di Jake, soprattutto perché mi risponde in modo divertito.
<< Beh certo che no! Per te e per ammirare le bellezze della città! >> Rido, capendo il senso della frase, e alzo gli occhi al cielo.
<< Grazie. Dico sul serio Jake. >>
<< Spero solo di non dover cambiare nome. Sarebbe un trauma! Che cos’avevi detto ai tuoi genitori? >>
<< Non ricordavo nemmeno di aver finto con loro di avere un fidanzato. >>
<< Ah bene. Sempre meglio. Ti aspetto a cena, così mettiamo a posto il nostro piano. Ciao Bellina! >> Sorridendo attacco. È assurdo che Jake abbia voluto a tutti i costi una copia delle chiavi del mio appartamento, è peggio di una suocera quando ci si mette.
Un lieve bussare alla mia porta mi ridesta, entra una signora su una cinquantina d’anni, si presenta e mi si siede di fronte. I soliti convenevoli e infine la domanda diretta.
<< Perché vorrebbe divorziare? >> Osservo la signora di fronte a me, è una bella donna, fisico snello, capelli biondi e occhi verdi. È triste, e un po’ mi spiace ma oramai sono due anni che faccio questo mestiere, ci ho fatto l’abitudine ad annullare i miei sentimenti...
<< Odio la poltrona di mio marito. >> ... e i miei pensieri per quanto riguarda le motivazioni di un divorzio.

<< Uh. Sono agitato, è da un po’ che non prendo un aereo. >> Sorrido voltandomi verso il finestrino. Io sono tranquilla, lo sono sempre stata. Anche quando a diciotto anni, da poco compiuti, sono praticamente scappata dalla mia città. Avevo finito gli studi, volevo semplicemente andarmene. Il mio sogno era sempre stata l’America, New York, e a quell’età non vedevo semplicemente l’ora che l’aereo decollasse per farmi vivere il mio sogno. Ammetto che non è stato semplice adattarsi al nuovo paese, alla nuova città – sicuramente più caotica e viva -, abituarsi a parlare una lingua diversa, senza un lavoro, un appartamento, beh... non è stato per niente facile, però ce l’ho fatta. Ho lavorato per tre mesi nell’hotel in cui alloggiavo, ho continuato gli studi, poi ho lavorato in una pasticceria, poi ho fatto la commessa in un paio di negozi di abbigliamento e infine, dove sono ora, in uno studio legale. Anzi no, non in uno studio legale, nello studio legale – tanto per essere precisi. Ho sudato tanto per accalappiarmi un posto in questo studio, ho fatto la gavetta e dopo un anno e mezzo sono riuscita a farmi conoscere, a farmi valere. A essere qualcuno. Alla faccia dei miei parenti che non hanno mai creduto in me.
<< Oddio, che sta succedendo? >> Ridacchio sentendo gli acuti terrorizzati di Jake, gli stringo la mano e lo osservo.
<< L’aereo è in volo. Si sta alzando. >>
<< Sì, ok ma deve per forza farmi salire su la colazione? >> Ridendo appoggio la testa sulla sua spalla, una hostess ci chiede se abbiamo bisogno di qualcosa e neghiamo. Un’altra hostess, all’inizio del corridoio, ci mostra come adoperare, in caso di bisogno, la maschera e l’ossigeno e subito dopo, ci saluta il comandante augurandoci buon volo.
<< Tesoro? >> Mi volto verso Jake che ha smesso di guardare il film trasmesso che ha scelto.
<< Dimmi. >> Sembra serio e questo mi fa preoccupare – non che non lo sia mai, ma temo che abbia avuto un ripensamento.
<< Ma dovremmo baciarci di fronte agli altri? >> Mi blocco. Il respiro mi si blocca, il cuore scalpita e la mia mente va in confusione. Non posso negare che Jake è un bellissimo ragazzo ma... << Non fraintendere, sei stupenda Bella ma... sei un’amica. >>
<< Non sarebbe la prima volta che mi baci. >>
<< Non penso che i nostri sfioramenti di labbra si possano definire baci. >> Grugnisco, ha ragione.
<< Beh ma hai anche dormito con me. >>
<< Tesoro, tra amiche si dorme insieme, si scherza, ci si coccola ma... non ci si bacia! >>
<< Beh penso... penso che dovremmo sacrificarci. >> S’imbroncia.
<< Bella, davvero, ti voglio bene, sei fantastica ma... sei un’amica. Un’amica. E io sono gay! >> Rido.
<< Per me è ovvio che tu sia gay, ma loro non lo sanno, quindi dovrai fingere di essere un uomo al cento per cento! >> Sbuffa.
<< Mi sembrava strano che il mio piano non avesse una falla. >> Rido nuovamente e torno al mio film.
<< Dimmi che almeno ci sarà qualche bel fusto su cui sbavare. >> Lo guardo trucemente e anche lui torna al film.

L’aeroporto di Firenze è pieno di gente e sono già stressata. Jake mi cammina affianco in modo tranquillo, come se non gli facessero urtare i nervi tutte queste persone che borbottano dopo che sono proprio loro che ti vengono addosso. Dopo aver afferrato le nostre valigie – cosa non troppo strana che Jake ne abbia una più di me – ci avviamo verso l’esterno ma quando sento una voce famigliare chiamare il mio nome, non posso non fermarmi e smettere di ascoltare Jake che continua ad avanzare, almeno finché non nota di non avermi più al suo fianco. Prima che mi possa sgridare, mi sento richiamare, mi volto e incontro gli occhi azzurri e i capelli neri corti e riccioluti di Emmett. Mio cugino. Il mio cuginone! Un sorriso enorme prende forma sulle mie labbra. Non riesco a muovermi, e non solo perché lui è diventato enorme, tanto da incutermi quasi paura, ma proprio perché sono emozionata. Il mio cuore batte forte, i miei occhi cercano d’inumidirsi ma m’impongo e prendendo dei respiri profondi, faccio un passo avanti abbandonando per un attimo Jake e le valigie. Passo dopo passo, mi ritrovo di fronte al mega sorriso di mio cugino che sembra stupefatto.
<< Non ricordavo fossi così bassa. >> Scoppio a ridere e lo abbraccio forte. Mi scompiglia i capelli, mi prende in giro e mi afferra quasi in braccio per stritolarmi alla sua altezza. Io mi faccio coccolare e spupazzare, erano anni che non lo vedevo, e mi mancava il nostro rapporto, le chiamate, le e-mail... beh non possono compensare il nostro rapporto. Il nostro bel rapporto.
<< Allora... quel manichino tutto muscoli è il tuo fidanzato? >> Alzo un sopracciglio non capendo ma infine ripenso al perché della mia visita e mi volto verso Jake annuendo, vedo il mio fidanzato venirci incontro e mi rivolto verso mio cugino ma... mi specchio in due occhi verdi, intensi, profondi e... cacchio come mi chiamo? Cerco di deglutire e di raschiarmi la gola mentre lui accenna un sorriso. Sto continuando a guardarlo, mi rendo conto di star esagerando... suvvia, non è educato fissare! Ma è proprio bello. I capelli sono di un colore particolare, rossi, biondi... forse ramati, scompigliati ad opera d’arte e il suo fisico... beh ne vogliamo parlare? Certo non è Jake ma... beh niente male.
<< Tesoro eccomi. >> Mh? Mi volto incontrando gli occhi curiosi e stupiti di Jake. Ah sì, il mio fidanzato.
<< Emmett, ti presento Jake. Il mio... fidanzato. >> E’ assurdo persino pensare una cosa simile ma... amen, oramai siamo in gioco, e giochiamo.
<< E’ un piacere conoscerti. Soprattutto se tratti bene la mia cuginetta e ti piace il calcio. >> Alzo gli occhi al cielo mentre Jake ridendo gli stringe la mano.
<< Beh allora il piacere è tutto mio, Jake. >> Lo osservo, sta squadrando mio cugino in modo discreto. Deve fingersi etero, non può osare e soprattutto deve tenere le manine a posto, non perché è mio cugino ed è bello, ma perché è fidanzato e la sua cara ragazza, potrebbe castrargli il suo caro amichetto laggiù.
<< Parla italiano, lo hai addomesticato? >> Una lieve risata, cattura la mia totale attenzione, è il ragazzo sconosciuto e bellissimo che sta ridendo alla battuta di Emmett.
<< Oh cacchio, scusami mi ero dimenticato di te. >> Mio cugino ride sguaiatamente con il bellimbusto; Jake mi si avvicina e mi fa lievemente cenno di guardare il ragazzo di fronte a me. Beh... lo stavo già guardando e mi stavo anche chiedendo chi fosse, ma sicuramente non glielo posso dire così davanti a tutti, no? Ci vuole un po’ di contegno e io Jake non possiamo – di certo – metterci a parlare di lui e spulciarlo per bene mangiandocelo con gli occhi!
<< Ragazzi, vi presento Edward, è il fratello di Rosalie. >> Edward. Si chiama Edward. Cavolo, ma quanto tempo è che mio cugino sta con Rose? Cinque anni?
Jake chiede chi sia Rose mentre si presenta al bellissimo amico di mio cugino, e io rimango inebetita mentre gli stringo la mano e sento la sua voce.
<< Ho sentito molto parlare di te, è un piacere conoscerti. >> Sorrido inebetita mentre continuo a guardarlo. Dovrei dire qualcosa vero? Beh non ci riesco, ma per fortuna ci pensa Jake che mi circondo con un braccio le spalle.
<< Allora io avrei un po’ fame, voi? >>

__

Note dell’autrice oddio che parolone!
Sono emozionata. Può sembrare stupido ma invece è proprio così.
Bene, spero di avervi strappato almeno un sorriso :) ovviamente non vi anticipo nulla sulla trama però... eh sì, c’è un però, in questo gruppo potrete leggere gli spoiler e chiacchierare con me.
Un ultima cosa... spero di riuscire a postare almeno una volta ogni due settimane, più che altro perché voglio portarmi avanti con i capitoli... in qualsiasi caso, non sparisco ;)
A presto, Jess.

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Capitolo 2
*** Ciak, si gira! ***


Introduzione:
Sono qui molto prima di quanto mi aspettassi e quanto forse qualcuno di voi si aspettaste ma comunque spero vi faccia piacere ritrovarmi.
 
Non so se posterò ogni domenica, ma sappiate che ci sto pensando xD allora... siamo arrivati al capitolo due ma prima di lasciarvi alla lettura devo ringraziarvi perché... cavolo mi avete accolta come non mi sarei mai immaginata e mi ha fatto molto più che piacere. Grazie di cuore veramente a tutti, vi ho risposto uno per uno e spero vivamente di poterlo rifare, siete stati gentili e stramaledettamente entusiasti di questa mia follia. Grazie.
 
Non appare ancora Tanya ma i genitori di Bella sì e soprattutto si conoscono più cose su Edward. Ovviamente tutto condito da risate e sorrisi, almeno spero. Buona lettura.


 
~ Hopeful heart.
 
Capitolo due: Ciak, si gira!
 
Isabella pov:
<< No dai, è impossibile. Non è da mia madre dimenticarsi che la sua unica figlia viene in città. Non può non essere in casa! >> Continuo a battere le mani sulla porta sperando che qualcuno all’interno si renda conto che c’è una pazza fuori che vorrebbe entrare ma... non accade nulla, almeno non all’interno della casa, all’esterno ci sono tre bei ragazzi che non si sforzano minimamente di non farsi sentire mentre ridono. Sospirando e ringhiando, mi volto camminando per poi appoggiarmi all’auto con le braccia incrociate al petto e un diavolo per capello.
<< Se ti dicessi che forse so dove potrebbero essere i tuoi genitori... come reagiresti? >> Come se fossi un robot, il movimento del mio collo è lento e quando i miei occhi incontrano quelli di mio cugino, sono certa che veda solo collera.
<< Emmett... per favore... dimmi che non mi hai fatto urlare come un’ossessa solo per divertirti... >> Non molto turbato dallo scintillio omicida, che sono certa veda nei miei occhi, sorride e mi risponde in modo divertito.
<< Ok, non te lo dirò. >> Sbuffo ed entro in auto sbattendo la portiera; non sono sicura di sentire bene quello che dice Jake ma spero proprio di aver udito male.
<< Scusatela, ultimamente ci divertiamo poco. >> Sgrano gli occhi e quando mi volto verso il finestrino, rimango con la bocca aperta persa nell’ammirare il profilo di Edward che sta dicendo qualcosa a Jacob. È un bellissimo ragazzo, non so niente di lui ma posso essere certa di conoscere perfettamente i tratti del suo viso. Ossessionata? Pazza? Forse.
<< Mi piace Jacob. >> Mormora Emmett una volta che ha chiuso la sua portiera. Porto lo sguardo su di lui e mi avvicino, così da non farci sentire dai due omaccioni che ci sono ancora fuori dalla macchina.
<< In che senso? >> Oddio! Emmett è diventato gay? E Rosalie lo sa?
<< È simpatico, pieno di vita... al contrario di te. Siete perfetti. >> Duh!
<< Ah. In quel senso. >> Alza un sopracciglio.
<< Sì in quel senso. Comunque scusa ma mi ero dimenticato che i tuoi fossero a casa dei miei genitori, però quando mi è tornato in mente... beh era troppo divertente la scena per fermarti. >> Sbuffando torno seduta composta e abbasso il finestrino.
<< Mi scappa la pipì, potete salire in macchina? >> Jacob e Edward si bloccano e mi guardano, uno annuisce, l’altro ride. Ovviamente è Jacob che ride.
<< Devo dire che la tua schiettezza potrebbe traumatizzare qualcuno, Bellina cara. >> Scrollo le spalle. È inutile che Jake mi rimproveri, ho dei bisogni fisiologici e sono di certo più importanti di qualche brutta figura.
 
<< Bella! Isabella! Bellina! Isabella! Oh quanto mi sei mancata!! >> Continuo a farmi stritolare da mia madre cercando di staccarmi ma sembra quasi impossibile. Ma diamine, è da cinque minuti che va avanti e mio padre ride sotto i baffi!
<< Sì mamma, anche tu mi sei mancata. >> Anche alle mie orecchie le mie parole risuonano false ma non posso farci nulla, per di più mia madre pare non farci caso.
Dopo un’estenuante lotta, riesco ad avere la meglio e finalmente posso salutare anche mio padre, che si fa bastare un lieve e velocissimo abbraccio: quanto lo adoro!
<< Hai tagliato i capelli... >> Nota sfiorandomeli; sorrido.
<< Beh sì, a New York fa caldo ed è... cool. >>
<< Cool. >> Ripete un po’ stranito Charlie. Io annuisco sorridendo.
<< L’hai fatta la pipì? >> Chiede Jake dietro di me, io ancora guardando mio padre sgrano gli occhi e mi volto verso il mio fidanzato mentre boccheggio. O cazzo... le presentazioni!
<< Uhm no. Papà, mamma... vi presento Jacob. Il mio... fidanzato. >> Penso di star sudando freddo, più che altro perché mamma ha preso papà sottobraccio ed entrambi si sono messi a far una radiografia al mio amico.
<< Oh Jacob, è davvero un piacere conoscerti. Sei un bel ragazzo. Sembri educato. Hai una bella dentatura... spero tu sia anche bravo a letto, se no mia figlia ha fatto un affare per metà! >> Mia madre inizia a ridere mentre Charlie non distoglie lo sguardo da Jake.
<< Oddio letto... cioè nel senso... non si preoccupi. >> Mi volto per trafiggere Jake con uno sguardo ma quando lo vedo abbastanza teso ma anche divertito, mi tranquillizzo e quasi mi dimentico che l’ultimo pezzo dalla frase l’ha detto con un tono piuttosto alto... e da... ragazza. 
<< Ti senti bene ragazzo? So che mia moglie potrebbe far venir voglia di scappare, ma ci farai l’abitudine. >> Mio padre da una pacca sulla spalla a Jake e quest’ultimo sorride.
<< Oh no signore, sto bene... sono abituato a Bella, non mi sarà difficile gestire la madre. >> Il sorriso che avevo sulle labbra scompare e questa volta un’occhiataccia non gliela risparmia nessuno ma mio padre non sembra farci caso, poiché scoppia a ridere.
<< È simpatico! >> Dice rivolto a me sventolando un dito di fronte al mio viso. << Andiamo a farci una birra, ragazzo! >> Rilassando le spalle, lascio andare gli uomini a bere, invece di raggiungere le donne e così anche mia madre nel salone di mia zia, raggiungo la cucina e quasi mi butto nel frigo.
<< Dio, perché tutte a me? >>
<< Non pensavo che Dio fosse un frigorifero. >> Sobbalzo sentendo qualcuno dietro di me ma quando mi volto sento il mio viso arrossarsi. Tutt’un tratto sento caldo. Molto caldo.
Che gran figura di merda.
<< Beh Dio è ovunque... perché non potrebbe essere un frigorifero? >> Ridacchio in modo isterico e Edward sorride divertito.
<< Il tuo ragionamento non fa una piega. >> Mi passo una mano tra i capelli in modo agitato.
<< Hai bisogno di qualcosa? >> Chiedo indicando il frigo. Non voglio pensare che non abbia seguito gli altri uomini solo per raggiungermi in cucina e farlo in modo strano sulla penisola di mia zia, sarebbe bello eh, ma non penso che sia questo il motivo.
<< Ti ho vista strana. Poco fa. >> Specifica mentre avanza aprendo poi l’anta del frigo e afferrando due birre, una subito dopo me la porge. Con mani tremanti la prendo dalla sua presa e me la rigiro in modo agitato. È da maleducati dire che non la bevo, vero? Cioè, adoro l’alcool, i cocktail ma la birra... oddio questa proprio non mi va giù.
<<< Strana? Come puoi dirlo? Non mi conosci. >>
<< Sì ma... sembravi agitata. Tutto qui. Magari hai ragione, vaneggio, d’altronde non ti conosco. >> Sorride per poi bere un sorso e io da squilibrata che cosa faccio? Osservo il suo pomo d’Adamo, sì.
<< Da quanto state insieme? >> Chiede subito dopo pulendosi la bocca con il dorso della mano.
O Dio santo, santissimo, quanto è figo!
<< Con chi? >> Chiedo senza rendermene conto. Sì, probabilmente vivo in un altro mondo. Magari senza che nessuno se ne accorgesse – sottoscritta inclusa – gli alieni mi hanno rapita, mi hanno fatto qualche esperimento, magari mi hanno iniettato qualcosa e alla fine capendo che ero una baracca, un caso disperato, mi hanno rispedita sulla Terra.
Suvvia, certo che ne ho di fantasia!
<< Con... Jake. Con chi se no? >>
<< Eh già, con chi se no? Ehm... un paio d’anni tra tira e molla. >>
<< Solo due? >> Chiede incrociando le braccia al petto. >> Sembra piuttosto divertito, perché? Magari gli alieni mi hanno anche fatto qualcosa alla faccia?
Cercando di mostrarmi tranquilla, mi tocco il viso sperando di portare via qualsiasi cosa ci sia che mi faccia risultare più strana di quello che sono.
<< Ehm sì, perché? Due, poi, non sono pochi. >> Cerco di sorridere ma mi sento quasi messa in trappola e non è fatto divertente. Poveri criceti, ora capisco come si sentono... però loro, almeno, hanno una ruota su cui girare per tenersi in forma! Io posso solo sudare freddo... e sperare di non puzzare.
<< Mi era parso di capire che fosse più tempo, tipo tre o quattro anni. >> Ommmmerda santissima!
<< Davvero? No, avrai capito male. >> Stento a riconoscermi, sembro quasi entrata nei panni dell’avvocato senza sentimenti che sono solo quando mi trovo a lavoro. Beh se devo mentire, devo farlo bene, no?
<< Sì è probabile. >>
<< Che lavoro fai? >> Chiedo per non farlo andare via e per distogliere l’attenzione da me.
<< Veramente lavoro per un’agenzia di pubblicità. A Chelsea. >>
<< A Chelsea? >> Chiedo stupita iniziando a muovermi sul posto e abbandonando la stramaledetta birra sul bancone della cucina. Edward sorride divertito.
<< Sì perché? È così assurdo? Non è brutto come posto. >>
<< No che non è brutto è che... si trova a New York, vicino New York. >> A passarsi una mano tra i capelli questa volta è lui.
<< Sì lo so, so anche che vieni anche tu da lì. >> Annuisco. Non posso dirgli che da casa mia ad arrivare a Chelsea ci vuole un quarto d’ora in macchina senza traffico, vero? No, non è il caso.
<< Già... >>
<< Vi siete persi? >> Chiede Jake entrando in cucina.
<< No, stavamo bevendo una birra. >>
<< Una birra? Bella non la beve. >> Lo trucido nuovamente e Edward scoppia a ridere.
<< Lo avevo notato. >> Mi sorride e infine dando una pacca a Jake se ne esce in veranda.
<< Potevi anche non dirlo. >> Inveisco e lui ridacchia.
<< No Bellina cara, scordatelo. >> Sussurra avvicinandosi e sussurrandomelo a qualche centimetro dal viso, ovviamente si è abbassato alla mia altezza.
<< Cosa? Che diamine stai dicendo? >>
<< Di non mangiartelo con gli occhi, sei una donna fidanzata. E tanto per essere pignoli, hai appena portato il tuo stramaledetto finto fidanzato gay a conoscere i tuoi genitori. Tuoi genitori che sono sempre in agguato e che fanno domande imbarazzanti sui nostri rapporti sessuali. Rapporti sessuali che non esistono poiché... beh non sei il mio tipo. >>
<< Ah perché tu lo saresti? >> Chiedo piccata continuando a sussurrare. Certo, come se l’unica cosa sensata e importante che abbia detto sia stata proprio l’ultima. Jake alza gli occhi al soffitto e prende la mia birra.
<< No. >> Stringo le labbra per non rimproverarlo per aver effeminato troppo il monosillabo. << Ma qui, oltre a noi due, non lo sa nessuno e tu non puoi sgranocchiarti quello splendore. >>
<< Cos’è, sei geloso? >> Chiedo per istigarlo, come se poi fosse possibile!
<< Geloso? Va bene che è veramente bello, cazzo ha un culo da sogno e ha anche un bel viso ma poi... hai visto com’è ben messo davanti? >> Penso che la mia mascella stia toccando il pavimento.
<< Mi fai la paternale quando addirittura gli hai guardato il pacco? >>
Mi sento stupida, lo sto sgridando con dei sussurri quando l’unica cosa che vorrei fare è urlare e tirargli le orecchie!
<< Beh ma gli occhi sono fatti per guardare! >>
<< Non fare il bambino con me! Non esiste che tu puoi farlo e io no! Sono più... giustificata io a farlo visto che qui non sanno che sei gay! >>
<< Non possiamo litigare per un ragazzo – bello, Dio, molto bello – ma etero, e non è questo il punto! >> Dice portando il suo indice sulla punta del mio naso. << Bello o meno, siamo fidanzati e dobbiamo avere gli occhi solo l’uno per l’altro. >>
<< Ma tu ci credi alle cagate che dici? >>
<< In effetti no ma speravo di convincere almeno te. >> Scoppio a ridere spintonandolo e lui mi segue a ruota.
 
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<< Quindi Jacob, che lavoro fai? >> Stiamo cenando a casa di mia zia, e la domanda l’ha fatta mia madre. Jacob quasi si soffoca con i tagliolini alle vongole.
Nella mia mente inizio  a pregare che non dica veramente che fa il modello di biancheria intima per pagare l’affitto e per viziarsi con tutte le sue creme di bellezza.
<< Uhm... lavoro d’ufficio. >> Tiro un lieve sospiro di sollievo.
<< Di che genere? >>
<< Genere... beh su... >> Si volta verso di me in cerca di aiuto. Mi gratto una guancia in modo ansioso. Siamo nei guai. E il bello è che ce la siamo andata a cercare.
<< Lavora per un grande concessionario ma lui sta dietro... non tratta proprio con i clienti. >> Lo sguardo di Jake se potesse mi avrebbe già ucciso ma non importa, cioè... un lavoro vale l’altro no? Che importanza ha che io gli abbia affibbiato il lavoro che faceva un ragazzo che è uscito con me tempo fa e che poi è scappato a gambe levato quando ha capito che sono pazza?
<< Quindi ti occupi proprio di scartoffie. >> Jacob annuisce alle parole di mio padre e la conversazione si sposta su altri argomenti e per fortuna che non c’entrano con noi.
 
<< Domani sera vi va di venire a bere qualcosa? >> Ci chiede Edward quando oramai stiamo andando via. Mi basta scambiarmi una velocissima occhiata con Jake per poi annuire con un sorriso che va da orecchio a orecchio.
In macchina le chiacchiere non si fanno pregare ed è assurdo come mia madre sembra adorare Jake, non che la cosa mi dispiaccia ma... prima o poi dovrò dire che qualcosa è andato storto e che ci siamo lasciati, no? Non voglio che ci stia male ma non desidero nemmeno sposarmi con il mio migliore amico per farla felice!
In piedi, di fronte alla scala che porta alle camera della casa dei miei genitori, si sta svolgendo una delicata conversazione.
<< Pensi che sia il caso? >> Chiede mio padre senza tanti giri di parole.
<< Beh sì, oramai non è più una bambina, ci ha appena presentato il suo fidanzato, non possiamo di certo dirle “no, lui dorme sul divano!” >>
<< Perché no? A me sembra una buona idea. >>
<< E allora cosa l’ho comprato a fare un letto matrimoniale? >> Alzo un sopracciglio; mia madre che cos’ha fatto? Ma è impazzita? Cosa pensa, che la farò diventare nonna al più presto? Può continuare a sognare.
<< Non ero d’accordo nemmeno su quello! >>
Bisogno per forza specificare chi ha avuto la meglio? No, non credo.
<< Parte destra o sinistra? >> Mi chiede Jacob con i suoi mini boxer a fargli da pigiama.
<< Mi è indifferente, però non penso che ci staremo in questo letto. >> Dico osservando quello che mia madre ha definito un letto matrimoniale, a me sembra più un letto a una piazza e mezza.
<< Ma sì, ci stringiamo. >> Sbuffo e infine m’infilo dalla parte sinistra e osservo il paesaggio fuori dalla finestra.
Da qualche anno i miei genitori hanno preso una casetta poco fuori dalla città, è un posto carino, tranquillo e c’è aria pulita. È veramente un bel posto.
<< Perché mi hai affibbiato quel lavoro? >> Mi chiede il mio adorato fidanzato osservando il soffitto. Non è alterato e questo mi tranquillizza.
<< Non lo so, è il primo lavoro che mi è venuto in mente. Senza contare che hai detto tu che ti occupi di scartoffie. Io ti ho solo... parato il tuo culo sfondato. >>
<< Ehi. >> Un piccolo scappellotto mi fa ridacchiare. << Grazie ma non c’è bisogno di parlare così male del mio sederino alto e sodo.  A proposito di culi alti e sodi... domani sera andremo a bere con Edward. >>
<< Non solo con lui. >> Specifico più a me stessa che a lui.
<< Dettagli. Resta il punto che ci ha invitato. >>
<< Per fare l’educato. >>
<< Smettila di voler a tutti i costi cercare una motivazione. L’ha fatto, il perché? Poco importa. Comunque non l’ho tirato in ballo per questo, volevo semplicemente dirti che dobbiamo bere il meno possibile, da brilli ancora ancora riusciamo a ridere, a capirci e a scherzare ma da ubriachi... parliamo senza rendercene conto. >>
<< E tu inizi a provarci con qualsiasi essere vivente. >> Dico sorridendo.
<< Appunto! Quindi dobbiamo trattenerci. >> Mi volto verso di lui rimanendo di lato.
<< Vuoi veramente che io non mi ubriachi? >>
<< Beh sì, so di chiederti tanto, adori ubriacarti ma... non è il caso. Lo dico per la nostra copertura. >> Sbuffando annuisco.
<< Questa farsa fa schifo. >> Scoppia a ridere.
<< Tu ringrazia che non ci hanno chiesto di baciarci! >>
<< Oddio, grazie al cielo! >> Ridendo, continuiamo a scherzare finché non mi addormento abbracciata a lui.

__
Note dell’autrice  oddio che parolone!
Emmett è il solito burlone, presto verrà spiegata tutta la parentela, appariranno Alice e Jasper ma soprattutto i due sposini. E soprattutto capiremo che cosa c’entra Edward nel matrimonio... perché se è lì a Firenze, di certo, non è per una semplice vacanza poiché anche lui non abita lì ma bensì in America.
Jake non nega di essere attratto da Edward, questo di certo non lo nega nemmeno Bella.
La madre di Bella è una pazza, il padre sembra più normale. Gli zii li ho tenuti fuori a posta, se no sarebbero usciti troppi nomi inutili. Spero di avervi fatto sorridere, spero tante cose ma me le tengo per me... ovviamente con tutto l’incrociabile incrociato :P
Grazie ancora di tutto a tutti, spero di risentirvi presto. Ah un'ultima cosa: il gruppo degli gli spoiler, se volete aggiungetevi, siete i benvenuti.
Al prossimo aggiornamento, Jess.

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Capitolo 3
*** Troppi pensieri e troppe parole. ***


Introduzione:
Non sono a casa ma nemmeno questo mi ferma dal tormentarvi con le mie storie :D allora, siamo arrivati al capitolo tre, dai vostri commenti si capisce nitidamente che vorreste una sbornia colossale da parte di entrambi. Io non anticipo ancora nulla.
 
Colgo l’occasione per ringraziarvi di cuore per le belle parole che mi avete detto tramite le recensioni, adorate i personaggi e adorate me e io gongolo come una scema. Anche questa volta sono riuscita a rispondervi e ne sono veramente contenta… ma visto che il mio cane continua ad abbaiare e tra poco arrivano le mie cuginette che devo guardare… beh vi lascio alla lettura.
 
Vi rammento solo il link del gruppo dove potete leggere gli spoiler, iscrivetevi pure, siete i benvenuti!



~ Hopeful heart.
 
Capitolo tre: Troppi pensieri e troppe parole.
 
Isabella pov:
<< Come ci si veste per andare a bere fuori? >> Chiedo cercando un abito adatto nella mia valigia. Sì, ancora non ho disfatto i bagagli. Ieri sera non avevo voglia, oggi pomeriggio avevo di meglio da fare e stamattina, sinceramente, ho dormito fino a tardi come non facevo da tempo.
<< Jeans e maglietta. >> Mi risponde laconico Jake, seduto sul letto, appoggiato alla testiera mentre legge una rivista di moda, già pronto per uscire.
<< E tu vorresti veramente uscire con quella maglietta? No perché in quel caso disdiciamo e non andiamo. Non esco con te conciato in quel modo. >> Incrocio le braccia al petto, con un vestito in mano. Sembro una pazza ma pazienza, Jake è abituato a di peggio, non si spaventa di certo perché ho ancora un asciugamano in testa a mo di turbante.
<< Vuoi per caso offendere la mia stupenda maglietta rosa di Armani? >> È inferocito ma chi se ne frega! Suvvia è inguardabile e il tono da saputello gay, amante della moda, avrebbe potuto anche evitarselo.
<< Sì, è orrenda. E poi tanto che ci sei, portati un faro portatile dietro con appeso un cartello con su scritto “sì, sono gay e ne sono fiero!”. >> Jake porta una mano di fronte alla bocca come se lo avessi scandalizzato.
<< Tu... tu... tu sei agitata e ti stai sfogando su di me? >> Alzo un sopracciglio.
<< Hai usato il tono di cappuccetto rosso quando vede il lupo! Diamine Jake, non va bene! Uomo. Uomo. Non donna! >> Sbuffa e chiude con un movimento secco la sua rivista e l’appoggia sul letto.
<< Eviti persino di rispondere, andiamo bene. >> Dice sarcastico. Con un sospiro si alza dal letto e mi raggiunge appoggiandomi le braccia sulle spalle.
<< Ti aiuto, ma solo perché ti voglio bene e quando sei acida come uno yogurt scaduto sei insopportabile, sei quasi più dolce quando hai il ciclo. >> Lo guardo trucemente e lui mi sorride divertito. Guarda la valigia con occhio critico e si appoggia un dito sul mento ticchettando mentre pensa.
<< Stiamo andando in centro, a bere... magari faremo un giro per guardare le vetrine purtroppo chiuse perché è sera... beh direi un vestitino non troppo appariscente, quindi non troppo scollato e nemmeno troppo corto ma bello. Tacchi, non mostruosamente alti come quelli che adoperi per andare a lavoro e soprattutto truccati in modo delicato; capisco che vuoi farti notare da Edward ma ti consiglio di non esagerare, tanto lui ha occhi solo per me. >> Alla fine del suo monologo mi fa un occhiolino e torna alla sua postazione iniziale, lasciandomi lì, con la bocca spalancata e i pensieri azzerati.
<< Pensi che sia gay? >> Me ne esco dopo qualche minuto di smarrimento. Jake mi osserva e sorride solo con le labbra. Non mi risponde subito, continua a osservarmi dalla testa ai piedi contemplando il mio completino intimo.
<< Dicono che gli uomini belli siano tutti gay, beh guardando me forse penseresti che sia vero... >> Alzo gli occhi al cielo sorridendo. << ma no, non è così. Sono pochi gli esemplari eteri belli ma Edward... beh è uno di quelli. Così come Emmett. >> Sospira. << Che spreco. >> Scoppio a ridere.
<< Smettila, stai parlando di mio cugino e di suo cognato! >>
<< E allora? È mercanzia, purtroppo, non comprabile. >>
<< Grazie al cielo! Forse ho anche smesso di uscire con gli uomini perché vedevo te uscire con dei gran bei fusti e io mi dovevo accontentare dei... >> Gesticolo facendolo ridacchiare.
<< Ramoscelli? >> Batto le mani e infine gli punto un dito contro entusiasta.
<< Sì dei ramoscelli! Non è giusto, non si possono paragonare i fusti con dei ramoscelli no? Non c’è paragone. >> Scuoto il capo.
<< Sarà anche così ma crogiolarsi nei sogni non basta comunque. E poi non proprio tutti quei ramoscelli che ho visto in questi anni erano brutti o da buttare. Forse troppo normali ma non brutti. >>
<< Noiosi più che normali. >> Jake ridacchia.
<< Sì, hai ragione... comunque manca poco più di un’ora, che dici, finisci di prepararti? >> Sgrano gli occhi e corro a prendere il phon per mettermi a posto i capelli e poi vestirmi sotto l’occhio di Jake che dopo altre mie mille suppliche si toglie la t-shirt rosa mettendone una rossa. Sì, sicuramente molto meglio.
 
<< Buonasera ragazzi! >> E' stato Jake a salutare; dieci minuti fa Emmett mi ha mandato un messaggio dicendomi che sarebbe passato a prenderci, di certo non immaginavo che con lui ci sarebbe stato anche Edward, mi aspettavo Rose ma il fratello no. Non ero pronta a vederlo subito, così. Cavolo che figo! Gli sta troppo bene quella camicia ma la visuale di quello splendore viene subito oscurato da Rose che mi salta quasi addosso.
<< Wow Bella, che bel vestito! >> Rose mi abbraccia e mi squadra ben bene. Si complimenta anche per il taglio corto che ho fatto e nell'orecchio elogia il fisico del mio fidanzato. E pensare che io vorrei fargli i complimenti per il fratello... ma forse è meglio evitare.
Rosalie è sempre stupenda: bionda, alta e sempre con un fisico perfetto. Un po' assomiglia a Edward ma non avrei mai pensato che fossero sorella e fratello, magari cugini... resta il punto che come tanti anni fa, ritrovo la sintonia e il cameratismo con lei, ridendo come pazze mentre, in macchina, ci avviamo verso il centro.
<< Sai cosa stavo pensando? >> Mi sussurra Jake mentre camminiamo per il centro – io più che camminare cerco di rimanere viva, perché ho messo i tacchi? Perché non mi sono ricordata che ci sono le piastrelline piccole fatte a posta per far sì che noi donne – sadiche, questo non lo metto in dubbio – facciamo figure di merda una dopo l’altra? Sì, ne sono certa. È sicuramente così, non può essere altrimenti.
<< No ma sono sicura che m’illuminerai. >> Jake stringe la mia mano e io alzo lo sguardo sgranando gli occhi. Mi hai fatto male!
<< Stavo pensando... >> Come se niente fosse, procede nel suo discorso e io stringo gli occhi, in questo momento vorrei fulminarlo. << che con tutti questi braccialetti, sei pericolosa. >> Alzo un sopracciglio e butto l’occhio sui miei bracciali. Ok, è vero, ne ho messi parecchi, soprattutto più del solito ma li ho visti lì, in valigia, e non ho resistito. Ma sono più che sicura che Jake sta per dire una cazzata delle sue.
<< Pensa se dovesse capitarti di fare... beh un lavoro di mano... >> Non conclude la frase che lo colpisco facendogli fare un urletto e coprire il punto che ho colpito.
<< Jake! Ma che diamine! >> Tutto il “gruppo” si volta verso di noi e io sgrano gli occhi per poi arrossire. Inizio a balbettare ma Jake scoppia a ridere e mi circonda le spalle con un braccio.
<< Colpa mia, odia che le tocchi il sedere in pubblico. >> Aggrotto la fronte ma evito di aprire bocca. Emmett sorride divertito, ma noto Edward fare un sorriso strano.
<< Anche a Rose non va molto a genio, però io dico: che c’è di male? >>
<< Sì esatto! >> Quei due cretini si avvicinano e parlano fitto fitto ridendo come due iene e io mi chiedo che male ho fatto nel farli conoscere. Ok, le disgrazie me le vado a cercare, questo è assodato.
<< Quei due hanno fatto amicizia facilmente. >> Sorrido voltandomi verso Edward.
<< Purtroppo sì. Non è mai un bene quando Emmett si coalizza con qualcuno. >> Edward scoppia a ridere.
<< Mi trovi d’accordo. >> Il silenzio ci avvolge per qualche attimo ma infine riprende a parlare. << A tua cugina l’hai vista? >> Sorrido.
<< Non ho ancora avuto l’onore. >> Chissà lui come fa a conoscerla... << Come... dove l’hai conosciuta? >> Sì, decido di cambiare la domanda e non so nemmeno perché.
<< L’ho conosciuta pochi anni fa, durante un’estate. Le ho presentato io Luke. >> Mi sembra quasi evasivo, come se non dicesse tutto ma... chi lo sa, magari i fatti sono proprio questi e io devo smettere di guardare troppi telefilm con trame intricate e piene di misteri.
<< Quindi ti trovi a Firenze apposta per il matrimonio... >> La mia non è una vera e propria domanda ma Edward fa una sottospecie di smorfia.
<< Più o meno. Non esattamente. Diciamo che... sono stato obbligato a partecipare per educazione. >> Aggrotto la fronte.
<< Mi hai incuriosita. >>
<< Chissà perché, ma lo sospettavo. >> Ridacchia e io sorrido guardando la sua bocca e beandomi della sua risata. Oddio ma che mi sta succedendo? Non posso ipnotizzarmi! << Comunque no, non facevo parte degli invitati ma mi sono trovato qui per fare visita ai miei genitori e mi sono imbattuto in tua cugina e una donna che l’aiutava nell’allestimento o quella roba là che serve per organizzare le nozze... >>
<< Una wedding planner? >> Chiedo esterrefatta.
<< Sì, esatto, quella... e comunque mi ha invitato ma come dicevo prima, più per educazione che per altro. >> Non so perché, ma sento che c’è altro sotto.
<< Quindi sei stato obbligato... >>
<< In pratica sì. Ma va bene lo stesso, per quello che m’importa. >>
<< Hai fatto il mio stesso pensiero. >> Sorride non guardandomi.
<< Bella! >> Un urlo mi fa raggelare. Ditemi che non è lei! << Bella? >> Faccio una smorfia che poi fingo di trasformare in un sorriso sotto gli occhi divertiti di Edward.
<< Tanya! >> Esclamo entusiasta mentre Jake ridacchia. Mia cugina mi corre incontro, con le sue paperine ai piedi, e mi stringe in un abbraccio che sembrerebbe veramente affettuoso; non che non sia contenta di vedermi ma sono più che certa che durerà al massimo per qualche minuto tutto questo sentimentalismo, almeno lo spero.
<< Oddio Bella come sei cambiata! Ma sei anche cresciuta e... oddio quello è un capello bianco? >> Alzo un sopracciglio ma sorrido, o almeno ci tento.
<< Sì, anch’io sono contenta di rivederti... cavolo ti sposi! >> Sì, cambio discorso e lei inizia a saltellare euforica mostrandomi poi l’anulare con l’anello.
<< È stupendo vero? Non vedevo l’ora di fartelo vedere. >> Sì, per rosicare. Aggiungo io mentalmente.
<< Sì, wow. >> Non so se lei noti che il mio entusiasmo non è molto... vero ma anche se ci avesse fatto caso, non me lo fa intuire, e forse è meglio così.
Velocemente, cioè mentre mi spinge a conoscere il suo futuro marito, io gli presento di sfuggita Jake che fa di tutto per non ridere come un pazzo poiché si vede lontano un miglio che io vorrei scappare, tornare a casa... più sto lontana da lei meglio sto ma invece sono qui, a Firenze, costretta a seguirla perché mi tiene una mano ben stretta tra le sue.
<< Luke, lei è Bella. >>
<< Beh in effetti sì, è molto bella. >> Cerco di non ridere mentre Tanya lo guarda malissimo. Il gruppo dietro di noi ride ma cerca di nascondersi e io mi sento, come dire, in imbarazzo.
<< È il suo nome. Isabella, è mia cugina. >> Tanya parla con i denti stretti, forse quella che ora vorrebbe scappare è lei.
<< Oh, Dio che figura, è un piacere consocerti. >> Gli stringo la mano e cerco di tranquillizzarlo, facendogli capire che non è un problema e che è stato carino ad ammettere la mia bellezza. In poco tempo ridiamo e gli altri ci raggiungono. In breve tempo raggiungiamo il locale e io mi trovo – sinceramente non so come – in mezzo a Edward e Jake. Wow, come dicevo prima, forse le disgrazie me le vado a cercare.
<< Allora, cosa prendete da bere? >> Io mi scambio un’occhiata con Jake, ci ammoniamo e nello stesso momento rispondiamo “niente” a una Rose esterrefatta.
<< Bella, non bevi? >> Sì, è stupita e ha ragione! Io voglio bere! Voglio il mio Cosmopolitan che mi rinfreschi e bruci la gola, voglio sentirmi quasi parte integrante del quartetto di sex and the city bevendo quel cocktail ma... non posso. No, il rischio è troppo alto e non posso permettermi di tornare a casa ubriaca e con la farsa a pezzi.
<< N-no. È meglio di no. >> Sento Jake sospirare, anche per lui non deve essere facile non ordinare il suo sex on the beach. Siamo due alcolizzati sull’orlo di una crisi di nervi.
<< Sappi che ti odio. >> Gli sussurro all’orecchio. Jake mi circonda per l’ennesima volta le spalle e mi bacia una tempia, sospira nuovamente ma affranto.
<< Anch’io ti amo, tanto tanto. >> Sgrano gli occhi e lui sorride molto, troppo, divertito.
<< Oh che carini! >> Dice Rosalie guardandoci con gli occhi a forma di cuoricino. Io sono senza parole ma il mio piede – con tanto di scarpa col tacco – trova facilmente quello di Jake e premere un po’ più forte del normale su di esso viene più che naturale e guardare il mio adorabile fidanzato perdere un po’ di colore mentre si trattiene dall’inveirmi contro e scoppiare a piangere perché potrei aver rovinato le sue scarpe è troppo troppo divertente.
Poco dopo mi alzo, con la scusa di andare in bagno e mi apposto al bancone del pub, sbuffo e catturo l’attenzione del barista.
<< Un Cosmopolitan. >> Il tizio sorride e si mette a prepararmelo, mentre inizio a sorseggiare, con gli occhi chiusi e forse con un’espressione di vero godimento, sento che lo sgabello accanto al mio viene occupato.
<< Trasgredisci? >> È Edward, e io quasi mi strozzo col drink.
<< No, bevo. Cosa? Perché? >> Ridacchia e ordina una birra.
<< No niente, era una battuta. Quindi con Jacob è una cosa seria. >> Anche il tuo discorso è serio, a quanto pare. Perché è così serio? E perché mi fermo a parlare da sola, nella mia testa?
<< Pensavo si fosse capito. >> Sì, seria come che questo drink rimarrà intatto.
<< No, sì... non lo metto in dubbio ma... perché lo hai portato a conoscere solo ora? >>
<< Beh perché... mia madre mi ha obbligata. >> Già, se non fosse stato per lei, io non sarei in questo immenso casino parlandoti di un fidanzato che in realtà è il mio migliore amico gay.
<< Ma certe cose non vanno fatte perché si è obbligati. >> Mi fa notare divertito.
<< Sì è vero ma probabilmente parli così perché non hai una madre come la mia. >> Bevo un sorso. << E beato te. >> Aggiungo ridacchiando e facendolo sorridere.
<< Posso averne un altro? >> Chiedo al barista sventolando il bicchiere del mio drink, oramai finito. Il barista annuisce e ne prepara subito un altro.
<< Magari gli altri ci stanno aspettando. >> Mi fa notare Edward. Scrollo le spalle.
<< Che continuino ad aspettare. Non mi va di stare al tavolo con mia cugina, la piccola, deliziosa, elegante, bellissima Tanya. Manco poi si stesse parlando della bambola Tanya. È odiosa lo sai? Pensa di essere al centro del mondo, tutto ruota attorno a lei perchè lei è la migliore. >> Afferro il mio drink e inizio a sorseggiare sotto un Edward piuttosto attento al mio discorso che non dovrebbe uscire dalla mia bocca. << E poi... Luke, da dove diamine sbuca? Chi è? Perché le ha chiesto di sposarla? Come fa a sopportarla? Vuole veramente vivere con una permalosa, smorfiosa e... e...  aspetto non mi viene in mente un altro modo per descriverla... >>
<< Oca. >> Mi suggerisce lui facendomi battere le mani.
<< Sì oca! Come può? Cioè... tra meno di un anno me li ritroverò davanti chiedendomi se posso farli divorziare, non ho nessun dubbio. Non dureranno. >>
<< Non sei un po’ troppo pessimista? >>
<< Oh no! >> Dico staccandomi a malincuore dal bicchiere. << Affatto. Sono fin troppo realista! Matrimoni del genere non reggono. Possono essere organizzati bene quanto vuoi ma... è la sostanza che deve esserci e vedo coppie che si amano ancora mentre firmano la separazione ma che sanno che è meglio stare separati... da soli si sta meglio. >>
<< E allora perché sei fidanzata? >> Mi chiede osservando attentamente il mio viso, un braccio è appoggiato al bancone del bar e si sorregge la testa. Non devo dire la verità, non posso. Sarò anche brilla ma riesco ancora a capire qual è l’argomento tabù.
<< Perché con Jake sto bene. Ci vogliamo bene. >>
<< E pensi basti questo per far funzionare una relazione? >> Perché tutte queste domande?
<< Sì. Fiducia, sostegno, affetto... sì basta questo. >>
<< No, io non la penso così. >>
<< Beh ognuno la pensa come vuole. >> Mormoro facendo poi un altro sorso.
<< Oh sì, questo non lo metto in dubbio ma penso che in una coppia, soprattutto così giovane, ci voglia passione, amore, follia, divertimento... poi la fiducia, il conoscersi bene talmente tanto da essere un sostegno l’uno per l’altro e l’affetto. >> Inizio a vederlo un po’ sfocato, ma anche così capisco che è lui e che è sempre bellissimo.
<< Sai... stai dicendo un mucchio di stronzate che non credi nemmeno tu. >> Lo vedo sgranare gli occhi e poi scoppiare a ridere.
<< Davvero? E perché? >>
<< Perché tu non puoi credere nell’amore! Non puoi nemmeno credere a tutto quello che hai detto. >>
<< Non è un “perché” valido. >>
<< Vuoi sapere il perché? >> Chiedo quasi incespicandomi con le parole. Annuisce.
<< Perché tu col bel faccino e il fisichino che ti ritrovi non puoi chiuderti in una relazione seria! Sarebbe un delitto per un sacco di ragazze! >> Mi beo della sua risata ma non so perché rida, non capisco più niente, so solo che lui non può credere nell’amore, è un reato!
<< Ehi, che succede? >>
<< Oh Jake! Jake! >> Entusiasta scendo dallo sgabello, quasi ammazzandomi, e lo abbraccio saltellando. Jake mi tiene e mi allontana dall’abbraccio guardandomi seriamente.
<< Sei ubriaca. >>
<< No, che cosa dici mai!? >> Alza gli occhi al cielo.
<< Forse è meglio andare a casa. >>
<< Non ho voglia di andare a casa. Ah! >> Urlo. << La sai l’ultima? >> Alza un sopracciglio.
<< No e ho quasi paura di sentire quello che stai per dire. >>
<< Edward crede nell’amore! Digli che fa male, che spezzerebbe tanti cuoricini che sperano di poter avere una speranza di portarselo alllll >> Jake mi chiude la bocca e lo intravedo sorridere a Edward.
<< Quando è ubriaca straparla. Scusi, >> Chiede rivolto al barista. << Lo so che può sembrarle un po’ strana come richiesta ma... può darmi una bottiglietta d’acqua naturale? >> Sbuffo come un treno a vapore contro la mano di Jake – ancora posata sulla mia bocca – e mi perdo per un attimo a guardare Edward. Alzo una mano e gli faccio “ciao ciao” facendolo ridere.
Jake, scusandosi con lui, mi porta fuori dal locale e m’imbottisce d’acqua e dopo circa mezzoretta, almeno credo, torno quasi del tutto normale ma con un mal di testa che prima non avevo.
<< Dimmi che non hai detto niente. >>
<< Non credo. Penso di essermi sfogata su Tanya. Lo sai che quel ragazzo è tutto un mistero? >>
<< Non è il momento di giocare alla piccola detective e nemmeno di sparlare di Tanya, si sposa tra otto giorni, direi che non è proprio il caso di accendere il fuoco sulla griglia. >>
<< La griglia sarebbe la mia famiglia e il fuoco Tanya? >> Chiedo confusa, ma per fortuna Jake annuisce. In pratica non vuole che ci siano discussioni. Mi trovo d’accordo con lui.
<< Ti sei ubriacata. >>
<< Ho solo bevuto un po’. Stare al tavolo con due coppiette e per di più tra te e Edward non era facile... dovevo per forza bere! >> Che schifo di motivazione.
<< Ti faccio la stessa domanda che mi hai fatto te ieri: ma credi alle cagate che dici? >> Ridacchio scuotendo il capo. << Meno male. >> Mormora sorridendo.
<< Comunque Edward fa troppe domande. >> Dice Jake dopo aver guardato dentro il locale.
<< L’ho notato anch’io. >> Ammetto inveendo mentalmente contro il mio mal di testa.
<< Pensi che sospetti qualcosa? >> Scrollo le spalle.
<< Pensi che se venga a sapere la verità lo dirà a qualcuno? >> Ribatto.
<< Perché dovrebbe sapere la verità? >> Chiede con un sopracciglio alzato, che si abbassa subito dopo quando i suoi intercettano un sedere di un ragazzo.
<< Non lo so, mi è venuto spontaneo chiedertelo... >> Mugugna.
<< Stasera sei troppa seria, ti fa male pensare, l’ho sempre detto. >> Alzo gli occhi al cielo e lo abbraccio rimanendo poi appoggiata al suo petto con la testa.
<< Jake... e se Edward non fosse solo un bel fisico? >>
 
__
Note dell’autrice  oddio che parolone!
Sì, forse questo capitolo fa ridere meno degli altri due però si vengono a sapere tante cose, di Bella, di Edward, di Tanya… suvvia, si vengono a sapere delle cose e soprattutto ci sono tanti punti interrogativi che sicuramente qualcuno avrà capito. Purtroppo non posso perdermi in chiacchiere ma vi ringrazio fin da ora se siete arrivati fino a qui, però vi devo chiedere anche scusa perché mi sa che ci sarà qualche errore, domenica vedrò di rileggerlo e correggerlo… grazie.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto… Jess.

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Capitolo 4
*** Cedesi invidia. ***


Introduzione: 
Mi sono fatta attendere ma ora sono qui, penso sia questo l’importante. Avrei postato oggi prima di pranzo ma sono dovuta uscire, quindi ecco spiegato perché sto postando quasi all’ora di cena.
 
Allora... tante supposizioni, soprattutto su Edward e Tanya – non lo nego, mi sono divertita a leggere le vostre supposizioni – ma come vi ho detto nelle recensioni, in questo capitolo finalmente verremo a capo di qualcosa. Praticamente tutte trovate Edward molto misterioso, è una cosa voluta. Un po’ di mistero ci vuole.
Adorate Jake e siete contente che Bella si sia ubriacata, peccato che il suo adorato fidanzato l’abbia stoppata sul più bello.
 
Finalmente appaiano Alice e Jasper, nel prossimo capitolo ci sarà una nuova new entry, non so se l’adorerete o no, sinceramente non lo so.
 
Mi rendo conto che siete, molte di voi, sotto esame... quindi per il prossimo capitolo mi sa che dovrete aspettare un po’ più di tempo. Scusatemi, però sappiate che adoro tutto quello che mi dite nelle recensioni *-* grazie... buona lettura.



 
~ Hopeful heart.
 
Capitolo quattro: Cedesi invidia.
 
Isabella pov:
<< Dimmi che non ho fatto niente di male! >> Entro in cucina senza nemmeno salutare o preoccuparmi se ci siano anche i miei genitori, Jake sorseggia tranquillamente il suo caffè e poi sorride, fregandosene che ho i capelli per aria e forse anche il trucco sbavato.
In pratica uno zombie è più presentabile di me.
<< Chi tu? E come potresti mai fare qualcosa di male? >> La sua ironia di prima mattina è inaccettabile.
<< Dai scemo! Sii sincero, ho detto o fatto qualcosa di non riaggiustabile? >>
<< Hai solo bevuto e fatto quasi saltare la nostra copertura, perché pensi di aver fatto qualcosa di male? >> Schiudo la bocca.
<< Vuoi per caso farmi sentire in colpa? No, perché ci stai riuscendo benissimo! >> Sto gesticolando e il signorino lo sa, questo non è mai, e ripeto mai, un buon segno.
<< Stai urlando? Stai davvero urlando? >> Si alza in piedi con un’espressione stupita.
<< Sì! E anche te stai urlando! >> Jake chiude gli occhi e sospira.
<< Ok, calmiamoci. Va tutto bene, non possiamo urlarci contro... manco fossimo due sposi in carenza di sesso! >> Faccio una smorfia con la bocca.
<< No, sinceramente non ho proprio voglia di arrotolarmi e fare sesso con te in qualche parte di questa casa. No, l’idea non mi alletta per niente. >>
<< Perché, pensi che a me l’idea piaccia? >>
<< La finisci? >>
<< Ma tu non dovresti avere mal di testa? >> Apro la bocca per ribattere ma alla fine la richiudo sedendomi poi sulla sedia e incrociando le braccia al petto.
<< Ti do una crostatina alla nutella se mi fai un sorriso. >> Jake mi si avvicina sventolandomi sotto il naso quella meraviglia ma cercando di resistere, svio lo sguardo e quasi spero di riuscire a non respirare per non ispirare, ovviamente non ci riesco e dopo nemmeno un minuto di moine da parte del deficiente, mi trovo ad azzannare un pezzo di quel ben di Dio ancora stretta nella sua mano.
<< Apperò, a una crostatina non sai dire di no, eh? >>
<< Smettila. >> Dico con la bocca piena. << A parte gli scherzi, >> Dico dopo aver inghiottito. << Ho fatto qualcosa di cui... suvvia! Ho distrutto tutto? >> Jacob mi sorride in modo dolce, sedendosi di fronte a me, con la tazza di caffè nuovamente piena.
<< Edward crede nell’amore e tu sei quasi andata in panico, ma questo è un dettaglio... >> mi copro la faccia con le mani mormorando un continuo “oddio no”. << Poi... ah sì! Gli hai praticamente fatto intendere che è scopabile. >> Tolgo le mani dal mio volto e sgrano gli occhi.
<< Scherzi? >>
<< Mi piacerebbe, ma per una volta sono serio. >>
<< Oddio, tanto che c’ero potevo dirgli tutta la verità, tanto mi sono sputtanata abbastanza! >>
<< Effettivamente sì, ma comunque penso che non ci abbia fatto tanto caso. >> Uno strano senso di delusione si diffonde in meno. Congiungo le mani sul ventre mentre mi abbandono contro lo schienale della sedia.
<< In che senso? >> Prima di rispondermi Jake mi osserva per qualche istante.
<< Non sto a spiegarti per filo e per segno come sono andate le cose, sta di fatto che gli hai detto che è un peccato che lui creda nell’amore, che è quasi un delitto volersi chiudere in una relazione seria e che facendo così distruggerebbe tanti cuoricini, perché uno come lui è buono solo ad andare a letto e divertirsi. >> Forse la parete bianca della cucina dei miei genitori è più colorita di me.
<< Ho veramente detto così? >> Jacob annuisce, io mi prendo il viso tra le mani.
<< Non uscirò più da questa casa finché non dovremo andare via! >>
<< Oh beh per me non sarebbe un problema ma non siamo qui per una vacanza, bensì per il matrimonio di tua cugina, che tra parentesi, è più odiosa di quanto mi avessi descritto. >> Sbuffo.
<< Jake, non so come spiegartelo ma Edward... ci tengo a fare bella figura con lui, eppure da quando l’ho visto non faccio altro che rendermi ridicola e non saper nemmeno rispondere come si deve alle sue domande. Quel ragazzo è un continuo mistero! Sto impazzendo. >>
<< Sai qual è la cosa buffa? >> Lo guardo aspettandomi che spari la sua prima cazzata quotidiana.
<< Che di lui sai ben poco, eppure ci tieni a farti vedere sempre in tiro, come se... fosse quasi un premio. Da quando ti comporti così per un uomo? >> Già, da quando?
<< Da adesso. >> Ammetto stancamente e con la testa persa tra i pensieri.
<< Bella? E se fossi qui in Italia per ricredere nell’amore? >> Sbuffo e ridacchio.
<< Ma che diamine dici? Non voglio esagerare come al mio solito dicendo che l’amore non esiste e tutto il resto ma... perché dovrei innamorarmi in Italia? Perché qui? In questo posto io... io sono sempre stata la reclusa, quella non capita e apprezzata da ben poche persone... questo posto non mi può dare niente. Se fossi rimasta qui, non sarei nemmeno diventata un avvocato... e non avrei conosciuto te. >>
<< È vero, ma forse avresti avuto più fortuna in amore. >> Non riesco a rispondere subito.
<< Posso farti una domanda ricorrente? >> Alleggerisco il mio tono e mi sporgo verso di lui che alza gli occhi al cielo. << Ma alle cagate che dici, ci credi? >>
<< A questa cagata, come la chiami te, sì, ci credo. >> Inutile dire che mi ha lasciato senza parole.
 
<< Ehi! Ti ho cercata per mari e monti! Ma che fine avete fatto ieri sera? >> Sospiro prima di fingere un sorriso e rispondere, quasi, con entusiasmo alla mia cara cuginetta che ha deciso di sbucare dal nulla facendoci una visita, fortuna che i miei sembrano spariti.
<< Siamo usciti a prendere una boccata d’aria e alla fine siamo tornati a casa a piedi. >>
<< Allora Edward non ha mentito... >> Un battito perso.
<< Perché avrebbe dovuto mentire? >> Mannaggia a me che non riesco a mettere a freno la lingua. Tanya mi guarda con curiosità e Jake s’intromette chiedendole se vuole qualcosa da bere, rifiuta.
<< Non mi fido molto di Edward. Tutto qui. >> Stretta e concisa, non è da lei.
<< Ma lo hai invitato al matrimonio... >> La mia non è una vera domanda, d’altronde la risposta la so già. Tanya sbuffa in modo quasi teatrale e si sposta i capelli biondi quasi con disinvoltura, se non la conoscessi direi che è tranquilla ma invece... beh è un po’ agitata.
<< Sì beh... è amico di Luke, non potevo non invitarlo. È stato Edward a farmi conoscere il mio amore, diciamo che non poteva non esserci. >>
<< Non sembri molto entusiasta. >> Dice Jake, finalmente incuriosito quasi quanto me da tutto questo mistero.
<< No, che dici! >> Sorriso finto quanto le sue extension. << Sono molto grata a Edward ma... diciamo che la bella amicizia che c’era agli inizi, purtroppo non c’è più. >> Chissà perché non penso che ci fosse solo un’amicizia.
<< Ci sei andata a letto? >> No, no nonononono! Ditemi che non l’ho detto! Jake sgrana gli occhi ma Tanya quasi non si scompone. Chissà perché il mio stomaco si è chiuso.
<< Sì. Prima che mi presentasse Luke. Niente di serio. Nessuna storia. Diciamo che però io volevo di più, almeno prima di conoscere Luke. Edward forse si sarebbe lasciato andare, se non gli avessi dato un due di picche e il giorno dopo mi fossi presentata con quello che era un suo amico a braccetto. Penso ci sia rimasto male, ma è andata meglio così. Lui doveva comunque tornare a Chelsea e io... io dovevo rimanere qui. >> Posso mai sentirmi quasi dispiaciuta per lei? No. Infatti non lo sono. Diamine ci è andata a letto! Invidiainvidiainvidia!
<< E Edward e Luke come si conoscevano? >> Tanya abbassa un attimo lo sguardo sulle sue mani appoggiate sul legno del tavolo.
<< Lavoravano assieme ma Luke ha deciso di rimanere qui per me. >> Sgrano gli occhi. Ditemi che ho capito male! Ditemi che non sto per avere un infarto!
<< Cavolo, cioè... romantico. >> Jake ha quasi gli occhi a cuoricino e Tanya gli sorride rincuorata. Io? Possibile che mi abbiano chiusa in una sottospecie di bolla? Forse ho fatto tutto da sola, perché non voglio credere che la cugina che è sempre stata messa a confronto con me fin da piccola, sia riuscita ad avere una storia d’amore con i fiocchi. No, non voglio crederci. Maledetta invidia!
<< Comunque... >> Dice Tanya, con ancora un sorriso dolce sulle labbra, dopo qualche attimo dalla risposta di Jake. << Sono venuta qua per invitarvi a cena da Luke, stasera staremo tutti assieme. Ci saranno anche Alice e Jasper. Quei due pazzi sono finalmente tornati dalla vacanza in Africa. >> Alice. Mia cugina. Lei sì che è una vita che non la vedo, e l’ultima volta non è stata molto piacevole.
<< Non mancheremo. >> Risponde prontamente Jacob al mio posto. << Per tutti assieme chi intendi? >> Chiede il mio fidanzato attirando la mia attenzione.
<< Oh beh, quelli di ieri sera, più Alice e Jasper. Forse dovrei invitare una mia amica, almeno Edward non rimarrebbe “scoppiato”. >> E se facessi scoppiare lei, ma nel vero senso del termine? Deglutisco e stringo i pugni. Se le sue amiche in questi anni non sono cambiate, saranno delle Barbie stupide e fin troppo belle... no, meglio non pensarci.
<< Non è mica male come idea. >> Fulmino con un’occhiataccia Jake, ma quest’ultimo ha già ripreso a confabulare con Tanya. Mannaggia a lui!
 
<< Ti ho già detto che ti odio? >>
<< Da quando tua cugina è andata via, almeno un milione di volte, e specifico che saranno passate, sì e no, sei ore. Complimenti Bella, un nuovo record! >> Sbuffo suonando il campanello della strasupermega villa di Luke, evito di rispondere al mio amico deficiente e attendo in silenzio, muovendomi sul posto.
<< Oh eccovi, accomodatemi. >>
<< Una perfetta padrona di casa. >> Alzo solo gli occhi al cielo ma nella mia mente, dopo questo scambio di battute tra Tanya e Jake, mi sono infilata due dita in gola per la nausea. Per carità, Jake con il lavoro che fa è abituato a trattare con gente odiosa e falsa ma... cavolo, è un attore nato, dovrebbe cambiare mestiere, altro che continuare a fare il modello d’intimo!
Scambiando qualche battuta, raggiungiamo il salotto dove troviamo gli altri ma la mia attenzione non si posa su mio cugino che praticamente urla il nome di Jake, oppure su Rose che lo sgrida, bensì su Edward. Diamine è stupendo vestito con un pantalone classico e una camicia. Da dov’è uscito? Da quale rivista di moda? E con chi sta parlando?
<< Eh la madonna! >> Mi sussurra Jake nell’orecchio.
<< Jacob! >> Lo rimprovero, colpendolo ad una spalla, spostando a malincuore lo sguardo.
<< Scusa, mi è scappato. Uno così non passa di certo inosservato. >>
<< Sì, questo è vero ma vorrei ricordarti che sei il mio fi-dan-za-to. Lo so che per te è complicato accettarlo, ma è così. >>
<< Quindi dovrei avere occhi solo per te? >> Sorrido divertita.
<< Sì, esattamente. >> Sorprendendomi e facendomi ridere, Jake mi abbraccia ma quasi mi strangola poiché mi stringe praticamente dal collo. << Mi vuoi uccidere? >> Chiedo posando le mie mani sui suoi fianchi.
<< No, ti abbraccio. >> Mi risponde semplicemente. Scoppio a ridere.
<< Dovresti essere più gentile, così sembri quasi un fratello che cerca di strangolare la sorella. >> Jacob sorride; la cosa buffa è che tutto questo “discorso” avviene tramite sussurri, in pratica al di fuori sembriamo sicuramente dei deficienti, ma oramai ho capito che a causa di Jake regredisco come una bimba, e la cosa purtroppo mi piace.
<< Ma io sono, praticamente, tuo fratello. >> Lo dice ridacchiando e baciandomi la punta del naso facendomi sorridere.
<< Oh che carini! >> Rose si fa sentire e questo ci permette di smettere di fare le piovre; saluto educatamente in modo generale, ma quasi smetto di respirare quando Jasper si avvicina e mi abbraccia lasciandomi senza parole.
<< Posso essere sincero? Pensavo fossi morta. >> Lo stacco da ma con forza, facendogli vedere i miei occhi sgranati.
<< Sarà anche vero che qui non ci torno mai, ma questo non significa che io sia morta. E non sono nemmeno uno zombie! >>
<< Un vampiro, io me la vedo bene nella parte di un vampiro. >> Commenta Jake inserendosi nel "discorso"; Jasper lo guarda con curiosità ma infine sorride.
<< Me la ci vedo bene anch’io con le zanne e magari due occhi rossi. >> I due scoppiano a ridere e io li guardo quasi con la mascella a terra. E pensare che nemmeno si sono presentati.
<< Se fossi una vampira, vi avrei già prosciugato, sareste voi quelli morti. Perché diamine sono una semplice umana? >> Una risata leggera cattura la mia attenzione, evidentemente qualcuno mi ha ascoltata perché quei due si sono messi a parlare e mi hanno dimenticata. Che carini.
Alice è poco distante da me, indossa un leggero e carino vestitino. Porta i capelli lunghi, ed è quasi strano vederla praticamente donna, quando l’ho lasciata sembrava una bambina. Abbiamo semplicemente un anno di differenza ma... Alice è così minuta fisicamente che vedere questo cambiamento così radicale... mi sta lasciando senza parole.
<< Non pensavo che saresti più tornata. >> Questo è il suo ‘ciao’.
<< Non pensavo che sarei più tornata. >> Ammetto, rispondendo al suo ‘saluto’.
<< Beh è bello vedere che stai bene, che sei una gran pezza di figa e che il tuo fidanzato è un gran gnoccolone. >> Ridacchio. È pur sempre la sorella di Emmett, e la raffinatezza non è di casa.
<< Sei stupenda. >> Ammetto accarezzandole i capelli neri. Lei mi sorride per poi afferrare la mia mano.
<< Possiamo parlare un attimo? >>
<< Non lo stiamo già facendo? >> Sto scherzando, ovviamente, ma se devo essere sincera, sarebbe carino non riportare i brutti ricordi a galla. Ma a quanto pare è inevitabile.
Alice non mi risponde con una battuta, no, mi guarda per qualche secondo con la testa inclinata e con un lieve sorriso sulle labbra. Mi trovo a mordermi il labbro inferiore e annuire guardandola negli occhi.
Non facendoci notare, raggiungiamo la cucina e l'imbarazzo ci avvolge. Alice, quasi come se fosse a casa sua, apre il frigo e afferra due bottigliette d'acqua, accetto volentieri quella che mi porge e bevo subito un sorso.
<< So che ne è passato di tempo, ma devo dire che sembra non sia passato nemmeno un giorno. >> Alice lo dice sorridendo, sedendosi al tavolo quadrato che c'è nella cucina e tenendo fin troppo stretta la bottiglietta. Io lentamente mi avvicino e faccio strisciare la sedia sul pavimento per poi accomodarmi, Alice continua a guardarmi e a sorridere... e io sinceramente mi dico che non dovrebbe. Io non ci riesco.
<< Non ci siamo lasciate molto bene, direi che per me non è passato proprio solo un giorno bensì quasi nove anni. >>
 
<< Mi ha baciata! Ma... che diamine stai facendo? Dove vai? >> Alice era entrata in camera mia di corsa, non preoccupandosi del cartello attaccato fuori con su scritto "NON ENTRARE!"
<< Me ne vado. Sono stufa di questa città, di mia madre, dei miei compagni di scuola... di tutto! Non ne posso più. Voglio solo andarmene. >> Ero in lacrime, avevo da poco avuto l'ennesima discussione con mia madre, che ovviamente non mi ascoltava e pensava che esagerassi su qualsiasi cosa. Ogni cosa l'affibbiava all'adolescenza, al mio caratteraccio e alla mia continua voglia di mettermi nei guai per attirare la sua attenzione. Peccato che non fosse così.
<< Te ne vai? Dove? >> Alice era sconvolta, e la capivo, almeno a distanza di anni sono riuscita a mettermi nei suoi panni, non deve essere stato facile vedere tua cugina, quasi la tua migliore amica, fare baracche e burattini e andarsene con a malapena un ‘ciao’.
<< A New York. No, non lo so. Sinceramente voglio solo andarmene dall’Italia. Questo posto non fa per me! Non ha niente da offrirmi. >>
<< Ma ci sono io. C’è Emmett. Mi sono appena baciata con Jasper e tu vuoi andartene? >> Era scoppiata a piangere, ma forse era scoppiata in tutti i sensi. Ricordo che mi fermai, staccai le mani dalla valigia e mi girai verso di lei. Sembrava ancora più piccola e soprattutto indifesa ma nei suoi occhi c’era una rabbia che mi travolse e mi lasciò quasi senza parole.
<< I pro sono minori dei contro. Mi dispiace. >> Detto ciò, chiusi la mia valigia, afferrai la borsa con tutti i miei risparmi all’interno e la lasciai lì, sul mio letto con gli occhi sgranati e con delle lacrime silenziose a bagnarle le guance.
 
<< Oh! Scusate. >> Mi volto e incontro gli occhi verdi di Edward, cerco di ricompormi – non che io stia piangendo ma sicuramente la mia faccia cianotica e gli occhi lucidi non passano comunque inosservato.
<< No, niente Edward, non disturbi... entra pure. >> Dico.
<< È che... stavo cercando un posto per nascondermi e la cucina mi è sembrata il posto più... giusto. >> Mi strappa un sorriso, è imbarazzato e d’altronde penso sia normale, è chiaro come l’acqua che io ed Alice stessimo facendo un discorso abbastanza serio.
<< Non disturbi affatto, suvvia vieni a sederti. >> È davvero la mia voce? A quanto pare sì.
<< Io preferisco andare di là, sicuramente il mio Jazz se n’è accorto che non ci sono. >> Annuisco ad Alice mentre Edward si accomoda al tavolo. Il piccolo folletto ci lascia soli e io evito di guardarlo, facendo anche finta che il mio stomaco non sia stato compresso.
<< Ho interrotto qualcosa, vero? >> Perché è sempre così diretto? Mannaggia a lui.
<< In effetti sì, però mi hai fatto un piacere. >> Lo intravedo annuire e quasi rilassare, me ne compiaccio. Perché parlare con lui sembra così semplice?
<< Tanya... Tanya mi ha detto di quello che è successo >> Alzo lo sguardo e la prima cosa che noto è che si è irrigidito.
<< E da quando parli con la tua cuginetta, stronza, acida e oca? >>
<< Per il bene comune, qualche volta, devo fare questo sforzo. >> La sua domanda è stata quasi come uno schiaffo, perché adesso che la sbronza è passata, ricordo praticamente tutte le cose che ci siamo detti ieri sera, e non so se sia un bene.
<< E parlate di me? >> È serio, non c’è ombra di scherzo.
<< Sinceramente parlo di te con Jacob, non con Tanya. >> Perché sono stata sincera? E perché adesso sta sorridendo divertito.
<< Con Jacob? >>
<< Sì, sai, il mio fidanzato. >> Ridacchia.
<< La mia domanda era di stupore, non per capire di chi stessi parlando. >>
<< Beh con il proprio fidanzato bisogna parlare di tutto. E tu fai parte di quel ‘tutto’. >> Sì, sono stata brava a togliermi dalla rete del cacciatore...
<< Se di me ne parli con Jake, allora perché lo hai fatto anche con Tanya? >> ... almeno finché il cacciatore ha deciso di non lasciarmi più una via di scampo.
<< È uscito il discorso, non sono andata a cercarmelo. >> Beh... più o meno, ma lui mica deve saperlo.
<< Quindi sai che siamo andati a letto, che mi ha riempito la testa con tante belle frasi e che poi, quando io ero pronto a uscire in modo tradizionale con lei, lei si è presentata tutta ridacchiante e felice attaccata al braccio di Luke mostrandomi una fedina del loro amore? Definirla stronza, forse, è ancora un complimento. >> Oddio mio! A me Tanya non l’ha raccontata mica così tutta questa faccenda! Però sono sicura di non mostrare nessuna emozione, sono brava a trattenermi, con il mio lavoro sono obbligata a celare l’emozioni.
Dov’è finita l’invidia? È scomparsa, perché non si può essere invidiosi di una persona che ha fatto questa... cazzata. Suvvia! Rifiutare Edward per Luke? Impensabile. E comportarsi così da stronza patentata? Assurdo.
<< Sì, stronza è dire poco. Ma rimane sempre la stessa domanda, allora perché sei qui? >>
<< Perché Luke non ha mai saputo niente e... quando lui ha deciso di rimanere qui a Firenze, invece che tornarsene a casa, a lavoro... ho capito che sarebbe stato impossibile tornare indietro. Infatti siamo amici per modo di dire. Lo siamo solo quando lui se ne ricorda, o quando io torno qua. >>
<< Che cosa triste. >> Io non riuscirei mai e poi mai a dividermi in un modo così definitivo e tremendamente doloroso da Jake. Se fosse successa una cosa simile a me, so che la mia amicizia con Jacob non finirebbe. C’è capitato di corteggiare lo stesso ragazzo – e per quanto io sappia che non è proprio lo stesso paragone – devo dire che nemmeno per un momento abbiamo messo qualche ragazzo prima di noi. Ci è capitato di farci dispetti, o fare in modo che l’attenzione cadesse più su uno che sull’altro ma ci siamo fermati lì. Forse perché non c’era un sentimento come l’amore di mezzo o magari nel loro caso c’è? Luke le ha chiesto di sposarlo, non può non essere – almeno lui – innamorato. Devo dire che trovo ingiusto che Luke non sappia tutta la verità, ma in tanti anni, magari, Tanya gliel’ha detto. Chi lo sa?
<< Fortuna che non ho fatto la figura del cretino dichiarandomi. E grazie al cielo non ero innamorato. >> Guardo Edward che sorride. Sembra trovare la situazione divertente ma... noto quasi subito che è un sorriso finto. Non so che cosa scatti in me, so solo che la mia mano corre a coprire una delle sue e gli sorrido dolcemente.
<< Non ti sei perso niente. >> Ridacchia.
<< Jacob è un uomo fortunato. >> Perché ha rimarcato la parola ‘uomo’?
Forse Edward sa più di quanto dà a vedere... e la cosa mi terrorizza.
 
__ 
Note dell’autrice  oddio che parolone! 
Mi piace concludere i capitoli con queste domande esistenziali xD
Ne accadono parecchie, ma lascio a voi la parola, più che altro perché non so che cosa dire, non è vero, in realtà non voglio farmi scappare qualcosa dei prossimi capitoli.
Mmmh... come concludere? Beh innanzitutto ricordandovi il GRUPPO DEGLI SPOILER e poi che domenica ci sono gli Mtv movie award *-* e mi toccherà fare nottata come da due anni a questa parte xD bene, dopo queste perle di saggezza, vi saluto e vi ringrazio anticipatamente per tutto :) spero che il capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia strappato qualche sorriso. Jess.

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Capitolo 5
*** Strozzare una gallina ***


Introduzione: 
Mi sono fatta attendere, ma vi avevo avvisato che avrei atteso la fine della scuola :) a proposito, in culo alla balena per chi ha gli esami! Allora, eccomi qui con il nuovo capitolo – capitolo sicuramente più leggero di quello precedente, e soprattutto piuttosto rivelatore sul passato dei personaggi ;)
 
Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei farmi un po’ di pubblicità, spero apprezziate xD
Negli ultimi giorni, ho postato due one shot, una nella sezione Introspettiva, molto corta, e una nella sezione di Harry Potter – una Dramione per l’esattezza. Tengo molto a entrambe, perché in una mi sono molto aperta e nell’altra mi sono messa in gioco in un fandom per me sacro, per di più parlando della coppia Draco/Hermione. Vi lascio  i link, sperando di sentirvi anche lì.
Come in un sentiero...
Specchio, specchio delle mie brame...
 
Ora sì, posso augurarvi buona lettura :)



 
~ Hopeful heart.
 
Capitolo cinque: Strozzare una gallina.
 
Isabella pov:
<< Edward? Edward! Ma dove sei finito? >> Una voce stridula, mi fa voltare verso la porta della cucina ancora chiusa. Altrettanto velocemente, mi rivolto verso Edward e lo vedo alzare gli occhi al cielo, la scena mi strapperebbe un sorriso se nella mia mente non rimbombassero le parole dette da Tanya nel pomeriggio: "Forse dovrei invitare una mia amica, almeno Edward non rimarrebbe scoppiato". Ecco, adesso la voglio di far scoppiare lei, è ritornata prepotentemente.
<< Tanya ti ha fatto trovare una sorpresina? >> Chiedo cercando di risultare divertita. Edward sbuffa e allontana la sedia dal tavolo facendola strisciare.
<< Purtroppo sì. Non sto a dirti che noia, penso ti basti sapere che per dire correttamente il mio nome ci ha messo come minimo cinque minuti e che non smette di parlare. >> Sgrano gli occhi; no, le amiche di mia cugina sono sempre le stesse, fatte con lo stesso stampo.
<< Wow. >> Non so come ma riesco a strappargli una piccola risata.
<< E' meglio che mi faccia trovare, potrebbe iniziare anche a guardare nei cassetti, pensando che io sia là dentro. >> Aggrotto la fronte ma poi scoppio a ridere: potrebbe mai una persona iniziare a cercare un umano in un cassetto?
<< Quindi sei venuto in cucina per... scappare dalle sue grinfie? >> Edward si alza. Non so perché gli ho posto questa domanda ma, sapere è legittimo, no? E poi è oramai risaputo che sono curiosa.
<< Sì, anche. Ma sapevo che almeno avrei potuto parlare un po' con te. >>
<< Cerchi di fare il cascamorto Edward? >> Chiedo divertita e con una strana sensazione nello stomaco. Possibile che ci siano delle farfalle che ci svolazzino dentro? Possibile che io stia veramente flirtando?

<< Chi, io? Sei fidanzata Bella, non potrei mai. >> Chissà perché, ma il sorriso sulle sue labbra sembra dire tutto il contrario... ma non lo dico, forse solo perché entra una vera Barbie: una ragazza alta, capelli biondi, occhi azzurri e un sorriso a trentamila denti.
<< Edward eccoti! Ti ho cercato dappertutto! >>
<< Scusami Lucrezia ma stavo parlando con Bella. >> Al solo sentirmi nominare, il sorriso della bambola sparisce, i suoi occhi si posano su di me e cercano di farmi una radiografia, se vuole mi alzo, così può avere una visuale migliore.
<< La cugina di Tanya, immagino. >> Commenta secca.
<< Immagini bene. >> Dico con un sorriso. Mi sto divertendo, è mai possibile? Sono strana, questo è assodato.
<< Edward di là stanno servendo gli aperitivi, andiamo? >> Lucrezia allunga il braccio e aspetta che Edward afferri la sua mano. Io guardo quell'arto con una voglia insana di staccarglielo. Perché adesso non ci sono più le farfalle nel mio stomaco? Erano sicuramente più piacevoli di questo macigno che mi fa stringere i denti e che mi fa mentalmente diventare uno scaricatore di porto contro la biondina.
<< Non ho molta voglia di un aperitivo... >> Mormora Edward facendo sparire il sorriso a Lucrezia e facendo iniziare una sottospecie di hola nella mia mente. Il braccio torna accanto al suo fianco ma come se niente fosse, da un secondo all'altro, torna a sorridere entusiasta e si avvicina facendo sgranare gli occhi a Edward.
<< Beh se vuoi possiamo rimanere di qua a chiacchierare un po'. >> Propone come se non avesse capito che Edward la sua compagnia non la vuole.
Dite che è tarda? No dai, non fino a questo punto... nessuno lo è così tanto. Credo...
<< Veramente stavo parlando con Bella. >> Un sopracciglio svetta verso l'altro. Mi sta usando come scusa per poter scappare? Beh, a me non dispiace di certo.
Barbie si volta con uno sguardo assassino verso di me e io sorrido, è divertente farla infuriare.
<< Ma Bella sicuramente vuole raggiungere il suo fidanzato, non puoi di certo tenerla tua prigioniera per tutta la serata, no? >> Sì Edward, imprigionami sotto il tuo corpo nudo e prestante. Sorrido divertita dei miei pensieri, tanto è inutile che io mi sgrida, non serve  a niente, sono un caso irrecuperabile.
<< La qui presente Bella ha un cervello e delle corde vocali funzionanti. Il discorso che stavamo facendo era serio... magari puoi tornare più tardi, anzi ti raggiungiamo noi in salotto. Grazie Lucrezia. >> E' una figata pazzesca parlare di me in terza persona, spero solo che la gallina abbia finalmente ricevuto il messaggio... e dalla sua espressione direi proprio di sì.
<< Ok, vi lascio finire il discorso, torno in salotto. >> Prima di andarsene liscia la camicia di Edward, mi fulmina con un'occhiataccia e gira i tacchi uscendo dalla stanza. Una volta che la porta torna chiusa, sospiro e mi appoggio allo schienale della sedia.
<< E' ancora più stupida di quanto credessi. Sembrava un cane che marcava il territorio. >>
<< Ti sembro un albero o un pezzo di strada da marchiare? >> Mi chiede divertito tornando seduto.

<< Un albero no, ma magari a un palo della luce sì. Sei alto e magro, avrebbe potuto confonderti. >> Scoppia a ridere e io sorrido. Perché non tengo mai la bocca chiusa? Non sto mica parlando con Jake, che ogni cagata che dico per lui equivale quasi a un discorso serio.
<< Mi hai liberato da quella sanguisuga ancora per un po', te ne sono grato. >>
<< E come vorresti ricompensarmi? >> Chiedo sorridendo e sporgendomi verso di lui.

No, no no! Ditemi che non sto nuovamente flirtando!
Edward mi osserva per qualche attimo e in quel lasso di tempo, capisco che potrei aver detto la frase in modo malizioso. Sento le guance arrossarsi e di conseguenza svio lo sguardo e abbasso il capo iniziando a giocare con i miei capelli.
<< Perché non hai un bel rapporto con tua cugina? >> La sua domanda mi spiazza, tanto che alzo lo sguardo e ci metto qualche secondo di troppo a rispondere.
<< Non lo so. Fin da piccole ci hanno sempre paragonate l'una all'altra e penso che questo abbia spezzato il nostro rapporto. E poi i caratteri si sono formati e non abbiamo nulla che ci accomuna, non un hobby... niente. Poi io a diciotto anni sono andata via e ho chiuso i ponti con quasi tutti. >>
<< Penso che quest’ ultima cosa sia stata veramente stupida. >> Dice rilassandosi e incrociando le braccia al petto lasciandomi spiazzata e con gli occhi sgranati.
<< Il fatto di essermene andata? >> Chiedo, tanto per sicurezza.
<< Sì. Sei nata e cresciuta qua, circondata da persone che ti vogliono bene... >>
<< Guarda che la mia famiglia non è quella perfetta del Mulino Bianco. >> Lo interrompo subito, perché lui non sa quello che dice e non può avere idea di tutto quello che ho passato quando abitavo in questo posto. << Se me ne sono andata, non è di certo per stare lontana da Tanya. Ci sono stati più motivi sotto, motivi che non devo di certo dirti. >>
<< Quanto veleno. >>
<< Si tratta di un argomento delicato, non permetto a persone che non sanno nulla di dare un loro parere o di sputare sentenze. Io me ne sono andata con più di un valido motivo e ora, a distanza di anni, continuo a dirmi che ho fatto bene, perché se adesso sono un avvocato di successo e ho trovato Jake, è solo grazie al fatto che me ne sono andata dall'Italia, ho costruito tutto con le mie mani. >>

<< Quindi è da tanto che conosci Jake? >> Sbatto le palpebre frastornata.
<< Sì ma che c'entra? Per caso sei un reporter? O un poliziotto? >> Sorride.
<< Niente di tutto ciò, lo sai, lavoro per un'azienda di pubblicità. >>
<< E allora perché sei così tanto curioso? >>
<< Che ne so, m'incuriosisci. Però spero per te che la mimica facciale, in tribunale, tu sappia tenerla a bada. >> Detto ciò, si alza e mi lascia in cucina ancora frastornata e con una tremenda voglia di strozzare anche lui come si fa con le galline.

 
<< E non hai proprio intenzione di trasferirti, Edward? >> La voce di Lucrezia è fastidiosa, stridula e per niente maliziosa come vorrebbe essere. Sembra una piovra, non si stacca da Edward nemmeno per andare a fare la pipì e in me... beh c'è un casino assurdo, sembra che il mio stomaco sia tutto in soqquadro e penso di star guardando male Edward da almeno mezz’ora. Come se lui c'entrasse qualcosa poi.
<< Non hai proprio voglia di portarmi a letto Edward? >> Mi sussurra Jake in falsetto nell'orecchio, imitando la Barbie spelacchiata. Mi strappa una risatina e mi stringo di più a lui. Siamo tutti nel salotto di Luke, abbiamo cenato tranquillamente e infine la padrona di casa ha deciso di farci mettere comodi per parlare. Peccato che abbia tenuto banco sempre e solo Lucrezia. Mi ha addirittura fatto venire il mal di testa!
<< Sto bene dove sto, grazie. >> Edward ha risposto a tutte le sue duemila domande, è rimasto per tutto il tempo distaccato ma cordiale... come diamine fa? Io non riesco ad essere così nemmeno con i miei clienti!
<< Jake, ma sei figlio unico? >> Tiro un respiro di sollievo, e automaticamente ringrazio Luke per aver cambiato discorso e aver fatto stoppare quella gallina. Jake toglie il suo braccio da dietro le mie spalle e scuote il capo.
<< Ho due sorelle, abitano in Sicilia. >>
<< Quindi hai origini italiane o... >> Jake lo interrompe con un sorrisone.
<< Io sono italiano. Sono nato a Catania. La scelta di trasferirmi in America è stata... >> Si stoppa e io smetto di respirare. Non può dirlo. Non può dire che la sua decisione di cambiare aria è stata sia dipesa dalla voglia di libertà sia di essere se stesso senza essere visto come uno scherzo della natura.
<< Un’occasione che non potevo perdere. Mi avevano dato una sottospecie di promozione ma dovevo trasferirmi, non ci ho pensato un attimo, ho accettato. >>
<< Che tipo di promozione hai avuto? Hai detto che lavori dietro a una scrivania. >> Emmett è confuso ma anche incuriosito. Diamine! Ma perché le cose devono farsi sempre più incasinate?
<< Facevo le fotocopie, poi mi è capitato di aiutare per caso un collega e mi hanno notato. >>Eh beh, anche Jake è messo bene a fantasia - per fortuna, direi.
<< Che culo. >> Dice Jasper facendoci ridere.
<< Sai Jake, io ti vedrei bene come modello. >> La salivazione mi va di traverso e inizio a tossire a causa delle parole di Tanya. Jake mi aiuta a riprendermi ma io penso che stasera potrei anche morire, non ce n'è nemmeno una che vada bene.
<< Come modello? >> Chiede divertito Jake. E' un ottimo attore, questo oramai si è capito.
<< Sì, hai un fisico niente male e secondo me sei anche fotogenico. Bella, è fotogenico? >> Rimango in silenzio per qualche attimo ma infine annuisco.
<< Molto. >> I miei occhi incontrano quelli di Edward, mentre rispondo, sembra si stia trattenendo dal non ridere. Ma che gli prende? Se continua così, rimetto play a Barbie!
<< E te Bella? >> Eh? Mi volto verso Alice, mi sta sorridendo ed è sempre appiccicata a Jasper.
<< Vuoi sapere se sono fotogenica? >> Chiedo stranita, Alice ridacchia.
<< No, intendo con il lavoro, come va? Mi sa che ti sei persa una domanda. >> Sgrano gli occhi, bene, adesso mi perdo tra i miei pensieri a tal punto da non sentire nulla. Grande.
<< Il lavoro va bene, certo trovo assurdo che alcune coppie si lascino e buttino all'aria anni di matrimonio per delle cavolate ma... il mio lavoro non è dare pareri, non faccio di certo la terapeuta delle coppie. >> Il silenzio ci avvolge e Jake torna a mettere il suo braccio dietro le mie spalle.
<< Scusatela, prende molto sul serio il suo lavoro, talmente tanto che non si rende conto che qualche volta dovrebbe prendere aria per respirare. >>
<< Bella è sempre stata così. >> Cinguetta Tanya sorridendo e gesticolando. << Quando andavamo a scuola e magari avevamo un giorno libero, lei mica usciva! No, si metteva a fare i compiti anche per la settimana dopo! >> L'unica a ridere è lei. Io guardo il tavolino di vetro posto davanti a me e mi tormento le mani mentre Jake intensifica la presa sulla spalla.
Odio parlare della scuola, di quegli anni, di com'ero e di come mi vedevano gli altri.
Lei lo sa... ma se ne frega. Perché d'altronde lei era quella popolare, vista bene da amici e parenti.
Poco importa che non ha un cervello ma una nocciolina nel cranio.
<< Io ero uno sfigato di prima categoria alle superiori. >> Edward prende a parlare e tutti pendiamo dalle sue labbra. O forse quella sono solo io... sì vabbè, forse anche Lucrezia.
<< Tu sfigato? >> Mormoro sorridendo. Edward annuisce sporgendosi verso di me, appoggiando le braccia sulle sue cosce.
<< Molto. Mi prendevano in giro per il buffo colore dei capelli, perché non avevo muscoli... perché non piacevo molto alle ragazze. Ero il solito nerd. Però me ne fregavo, perché sapevo di non essere quello che loro vedevano, ero e sono molto di più di quanto loro immaginassero. Quando sono finiti quei cinque anni, beh è stata una liberazione. >>
<< Penso sia stato così per tutti. >> Disse Jacob.
<< No, dai, anche tu non eri popolare? >> Chiede divertito Edward. Jacob annuisce ed Emmett scoppia a ridere.
<< I più fighi sbocciano dopo. >> Scoppiamo a ridere alle parole di mio cugino.
<< Jasper è sempre stato bello. >> Alice posa un bacio sulle labbra di Jasper mentre l'interessato si passa una mano tra i capelli in modo imbarazzato.
<< Beh non ero uno sfigato, giocavo nella squadra di calcio del liceo, avevo le mie "spasimanti" ma di certo non ero bravo a scuola, me la cavavo. E comunque Emm, tu di certo non eri uno sfigato! >>
<< Dici così perché mi hai conosciuto il terzo anno del liceo! Chiedi a loro com'ero rachitico prima di iniziare a fare king boxing. >> Continuiamo a parlare del liceo e di quanto sia stato un sollievo che quegli anni siano oramai alle nostre spalle e io man mano mi rilasso e riesco a intromettermi, ridere e scherzare dimenticandomi gli anni bui e di quanto io abbia sofferto.
Mentre Alice racconta qualche aneddoto divertente di quegli anni, incontro lo sguardo di Edward, e non posso non mimargli un 'grazie', sono più che certa che se ha approfondito il discorso è solo per far scomparire il mio disagio. La sua risposta? Un occhiolino. Forse è meglio che non inizi a elencare che cosa mi abbia scaturito dentro... non sono normali tutte queste sensazioni, vero?
 
<< Ma tua madre non ce la fa a non fare rumore di prima mattina? >> Mi chiede Jake con voce bassa e insonnolita rimanendo abbracciato a me e coperto ben bene dal lenzuolo. Io sbuffo.
<< Purtroppo no. Sembra che ogni santa mattina debba smontare casa. >> Rispondo con ancora tanta voglia di dormire.
<< Cos’è che devi fare oggi? >> Mugugno e stringo gli occhi per non aprirli.
<< Jake, voglio dormire, non farmi domande se no poi non riuscirò più a riaddormentarmi! >> Lo sento sbuffare e mettersi supino.
<< Ma io adesso sono sveglio. >>
<< Beh, io no. >> Dico voltandomi, dandogli le spalle e rubandogli la coperta.
 
<< Bella? >>
<< Ciao Tanya, dimmi. >>
<< Non sto bene. >>
<< Oh tesoro, ma lo so! Non sei mai stata veramente bene di cervello. >>
<< Non fare la spiritosa, dico sul serio. >> A quelle parole, mi blocco e sgrano gli occhi.
<< Oh. E... che cos’hai? >> Che gaffe, sono sempre la solita.
<< Non faccio altro che andare in bagno e... >>
<< No per favore, risparmiami i dettagli. >> La sento tirare un respiro di sollievo. << Che cosa devo fare? Sono certa che se mi hai chiamato è perché hai bisogno di qualcosa. >>
<< Dovevo andare a ritirare le fedi e a misurare il vestito, puoi andare te? >>
<< A misurare il vestito? >> Chiedo sconcertata. Jake mi guarda incuriosito, inutile dire che ha gli occhi più luminosi di una lampadina. Mia madre, ai fornelli, noto che si è stoppata per ascoltare la conversazione. Ma non c’è nessuno che si fa un po’ gli affari propri?
<< Beh sì... se a te entra, vuol dire che è ancora da ristringere. >> Sono senza parole. Posso insultarla?
<< Tanya, portare una taglia 44/46 non è un dramma. Non c’è niente di male, e comunque porta sfiga indossare un abito da sposa che non sia il proprio, e anche se io non muoio dalla voglia di sposarmi, non voglio portami sfiga da sola. Quindi no, mi spiace... vado a prenderti le fedi ma al vestito... dovrai pensarci tu. Magari rimandi, domani ti sentirai sicuramente meglio. Nessuno è morto per un po’ di dissenteria. >>
<< Per una volta che ti chiedo un favore, mi dici di no? >> Ditemi che non sta per scoppiare a piangere, vi prego.
<< Veramente mi hai chiesto due favori, e a uno ho risposto di sì. Quindi non ti puoi lamentare. >>
<< Ma perché sei così acida? >> Sì, sta piangendo.
<< Tanya? Non devi andare in bagno? >> Jake ridacchia mentre mia cugina singhiozza. Un po’ mi sento una merda, tanto per rimanere in tema, ma non ho intenzione di andare a provare l’abito, nemmeno morta.
<< Bella, ti prego. >>
<< L’abito non lo provo. >>
<< Almeno vai a vederlo, senti che cosa ti dici la sarta! >> Ma non stava piangendo? Perché adesso urla?
<< Non puoi sentirla tu tramite telefono? Ti assicuro che la sentireste bene lo stesso, hanno inventato i telefoni apposta. >>
<< Edward sarà da te tra venti minuti, fatti trovare pronta. Non trovare scusanti. >> Mi attacca il telefono in faccia, allontano la cornetta dall’orecchio e la osservo per un minuto buono.
<< Stai avendo una conversazione muta con la cornetta? Che cosa ti dice di bello? >> Mia madre ride alla battuta di Jake, io alzo lo sguardo scandalizzata – e purtroppo non per la cazzata che ha detto.
<< Mi ha fregata. >> Eh sì, e c’è riuscita pure bene... devo sbrigarmi, Edward sarà qui tra poco. Che diamine mi devo mettere? Aw! La prossima persona che strozzerò come una gallina sarà mia cugina, giuro!
 
__ 
Note dell’autrice  oddio che parolone! 
Come ho detto all’inizio, si intuisce un altro motivo per cui Bella è “scappata”, sappiamo che il liceo è stato quasi un incubo per tutti ma che alla fine sono tutti belli e pronti ad affrontare ogni avversità che la vita gli mette sul cammino :)
Il personaggio antipatico di cui parlavo, ovviamente, è Lucrezia... che ne pensate? Dite che riapparirà?
Ci sentiamo presto, vi ricordo le one shot che ho postato... mamma mia che rompina che sono :D a presto, grazie in anticipo di tutto... Jess.

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Capitolo 6
*** Mai sottovalutare il Karma ***


Introduzione: 
Mi sono fatta aspettare, avete ragione, ma per quanto il capitolo ce lo avessi in mente, non aveva intenzione di scriversi... quindi ci ho messo più tempo e tra l’altro ho dovuto dividerlo perché è venuto troppo lungo -.- ma l’importante è che sono riuscita a scriverlo.
 

Come stanno andando gli esami? Ovviamente mi riferisco a qualsiasi esami stiate dando, maturità, delle medie, dell’università... spero bene, e sono certa che per molte è veramente così :)
 
Vi lascio alla lettura, vorrei prima solo lasciarvi qualche link, che ci posso fare, sono una rompina!
Gruppo spoiler
Travolgimi
Come in un sentiero
Specchio, specchio delle mie brame...



 
~ Hopeful heart.
 
Capitolo sei: Mai sottovalutare il Karma.
 
Isabella pov:
<< Questa maglia? >> Chiedo per la millesima volta ma con una maglia diversa addosso.
<< Vorresti veramente andare in giro con un pantalone della tuta e la maglia dei Rolling Stones? >> Ci penso qualche attimo.
<< Mmmh sss-no. Uffa, sì, perché? Se fosse per me, metterei questa con su scritto “Keep calm and kill Zombies” >>
<< Tu sei da ricovero. >> Sorrido divertita mentre Jake si mette le mani nei capelli. << Ma scusa... come diamine potresti mai andare a ritirare delle fedi nuziali conciata così? Con Edward tra l’altro! >>
<< Oddio hai ragione! Non posso sfigurare con Edward. >> Alza gli occhi al cielo. Mi giro verso l’armadio e continuo a metterlo in disordine cercando qualcosa di adeguato.
<< Questa maglia col fiocco enorme sopra e gli short di jeans? >> Chiedo entusiasta ma quando mi giro, per fargli vedere tutto, Jake mi smonta con una semplice occhiata. Sbuffo e rimetto tutto nel cassetto.
<< Va bene, metto un pantalone elegante e una magliettina carina. Ovviamente i tacchi sono nel pacchetto, vero? >> Jake mi sorride contento.
<< Esattamente. Suvvia, sbrigati. >>
 
Agitata come se mi stessi per sposare, scendo le scale con lentezza – più che altro per evitare di ammazzarmi, che per fare bella figura. Mentre scendo, inizio a sentire le voci divertite di Edward e Jacob e non posso impedirmi di bloccarmi a metà rampa per respirare e tranquillizzarmi.
<< Trattamela bene, ok? >>
<< Certo, non preoccuparti... piuttosto, sei sicuro di non voler venire? >>
<< Sì, sicurissimo. Divertitevi, e non farla annoiare. >>
<< Si annoia facilmente? >> Chiede incuriosito Edward.
<< Abbastanza. >> Ridacchiano mentre io poggio il piede sul pavimento, si voltano entrambi verso di me e io sorrido imbarazzata.
<< Oh sei arrivato. >> Sorrido in modo più tranquillo. << Quindi possiamo andare... >>
<< Sì certo. >> Il suo sorriso mi scioglie e Jake si raschia la voce, ridestandomi, procedo e saluto il mio fidanzato con un bacio sulla guancia. Edward evita di guardarci ma una volta fuori, mi fa i complimenti per come sono vestita e mentalmente mi chiedo se mi avrebbe detto la stessa cosa anche con la tuta e la maglia degli zombie.
<< Tanya ti ha detto qual è la gioielleria? >> Chiedo una volta che sono seduta in macchina con la cintura allacciata.
<< In realtà me lo ha spiegato Luke. Non è lontana da qui. >>
<< Dobbiamo poi passare dalla sarta... >> Mormoro non guardandolo. Sento lo stomaco sottosopra, e questo solo perché mi è seduto accanto. Non è normale provare tutte queste sensazioni.
<< Devi provare il tuo vestito? >> Mio vestito? Mi volto verso di lui con la fronte aggrottata.
<< Ehm... no, il mio vestito è in valigia... devo parlare con la sarta per il vestito di Tanya. >>
<< E perché devi farlo tu? >> Mi chiede incuriosito. Già, perché devo parlarci io? Semplice! Perché quella oca di mia cugina mi ha fregata.
<< Perché Tanya ha la cagarella. >> Dico sincera facendolo ridacchiare.
<< In senso lato – e quindi ti riferisci al matrimonio – o... >>
<< In senso reale. >> Mormoro facendolo proprio scoppiare a ridere.
<< Prendimi pure per una persona cattiva, ma secondo me è il karma. >> Rido.
<< Ma quale cattivo! Mi ha rubato le parole di bocca. >>
 
<< Love? >> Mi blocco e mi giro con gli occhi sgranati, siamo fuori dalla gioielleria e Edward - secondo me - è andato fuori di testa.
<< Come scusa? >> Chiedo sconcertata.
<< Ho notato il tuo bracciale... >> Guardo il bracciale incriminato e dentro di me tiro un respiro di sollievo.
<< Sì, cos’ha di strano? >>
<< Il fatto che lo indossi, sbaglio o non credi nell’amore? >>
<< Mi è stato regalato e poi non è male, scritta a parte. >> Annuisce, ma pare divertito.
<< È da un paio di giorni che mi chiedo una cosa... >> Ha le braccia incrociate e si è appoggiato al muro del negozio, i passanti non fanno caso a noi e sinceramente è meglio così, spero solo che dal gioielliere non avessimo un appuntamento, con un orario prestabilito, se no arriveremo sicuramente in ritardo. Me lo sento.
<< Sarebbe? >>
<< Stai con Jake da molto tempo... e non lo ami? Sei stata proprio tu a dire che non credi nell’amore, eppure sei fidanzata. Hai paura di rimanere sola? Illudi Jake? >>
Forse uno schiaffo in faccia mi avrebbe fatto meno male.
È vero, sono stata io a dirgli che non credo nell’amore, che questo sentimento è tutta una fregatura e che se lui si fidanzasse distruggerebbe tanti piccoli cuori e un milione di speranze. Perché parlo troppo quando sono ubriaca?
<< A modo mio, sì, lo amo. >> E non sto mentendo, perché di certo non vedo Jake come un amico ma nemmeno come un fratello... e se per questo nemmeno come fidanzato. È il mio migliore amico, il mio braccio destro, la metà di me stessa che non mi deluderà mai.
<< A modo tuo... sinceramente sono dell’idea che l’amore è amore. Non che ognuno ama a modo proprio. >>
<< È qui che ti sbagli; anche in una coppia c’è quella persona che mostra di più il proprio amore, che si sbilancia di più con le parole, con i fatti e magari anche in pubblico... ognuno ama a modo proprio. E non significa che chi si mostra meno ama in modo...minore. >> Perché stiamo facendo questo discorso? E poi... da quanto non davo un mio parere su questo strano sentimento? Forse da una vita, da quando abitavo qui e passavo i miei pomeriggi sul letto di mia cugina Alice ad ascoltare musica punk.
<< Secondo me chi ama dimostra anche senza accorgersene, poco importa il carattere che si ha. >>
<< La pensiamo in modo differente. >> E dove sarebbe la novità? Mi chiedo mentalmente. Edward sorride e infine mi propone di entrare nel negozio, una volta all'interno, una signora ci viene incontro con un sorriso gentile, è bionda, porta i capelli in uno chignon elegante e avrà all’incirca una quarantina d’anni. Mi volto verso Edward che mi affianca.
<< Salve, come posso esservi utili? >>
<< Dobbiamo ritirare le fedi a nome Deins. >>

<< Uh le fedi! E' sempre emozionante vedere le coppie che le scelgono e che poi vengono a ritirarle. Siete emozionati? >> Oddio. Sgrano gli occhi continuando a guardare Edward, sta per scoppiare a ridere e smentire tutto ma mi si accende una lampadina e velocemente mi avvicino e mi attacco al suo braccio per poi prendere a parlare sotto il suo sguardo quasi scioccato.
<< Sì, emozionatissimi, in macchina non abbiamo fatto altro che parlare di come sarà bello portare quegli anelli alle nostre dita dopo aver pronunciato il “sì”. >> Sbatto le ciglia in modo dolce e Edward, con qualche iniziale titubanza, mi circonda le spalle con un braccio, annuisce e gli occhi della signora sembrano diventare due cuoricini.
<< Che teneri che siete! Non capita spesso di trovare delle persone così giovani a sposarsi. Dovete amarvi tanto. >> Posso vomitare?
<< Infinitamente. E' stato un colpo di fulmine, è bastato vederci e stringerci la mano per capire che siamo fatti l'uno per l'altro. >> Ah sì? Davvero?
La signora sospira sognante e va dietro il bancone per cercare le nostre fedi, noi ci avviciniamo e dopo qualche minuto la signora torna con la custodia tra le mani per poi aprirla mostrandoci le "nostre" fedi all'interno. Le vere sono semplici, d'oro giallo, ma quella di Tanya è leggermente attorniata da qualche diamante... qui di semplice c'è ben poco. La cosa bella è che non si notano subito questi diamanti, e di conseguenza sembra una fede classica. Suvvia, non è male.
<< Volete provarle? >> Chiede la signora. Io m'irrigidisco e Edward chiude il coperchio della scatolina.
<< No grazie, in quel caso non riusciremo più a toglierle e mancano ancora cinque giorni prima delle nozze, è meglio non rischiare. >>
<< Signorina, se lo tenga stretto, si vede lontano un miglio che è innamorato pazzo di lei. >> Ah. Ah. Ah. Signora? Vada da un buon oculista.
Mi volto verso Edward con un sorriso estremamente divertito e afferro la sua mano ancora sul bancone.
<< Non ho intenzione di lasciarmelo scappare, come ha detto il mio amore poco fa, siamo fatti per stare insieme e ci amiamo infinitamente. >>
 
<< Ok, ok, ok ma hai visto i suoi occhi a cuoricino? >> Scoppio nuovamente a ridere seguita da Edward, saranno cinque minuti che siamo in macchina, e non stiamo facendo altro che ridere e prendere in giro la povera signora della gioielleria che ci ha veramente scambiati per una coppia. Assurdo e divertente.
<< Però c’è da dire che le fedi non sono male. >> Mormora Edward continuando a guidare. Mi appoggio allo schienale e sospiro.
<< Sì, pensavo di peggio. >> Ammetto.
<< Di peggio? >> Mi chiede divertito. << Che cosa ti aspettavi? >> Ridacchia e alzo le spalle.
<< Non lo so, forse un qualcosa di fin troppo appariscente sull’anello... da Tanya, sinceramente, mi aspettavo questo e altro. >>
<< Non devo darti tutti i torti. Comunque siamo arrivati. >>
<< Ma è un centro commerciale. >> Commento stupita sporgendomi verso il parabrezza, guardando con un cipiglio serio la struttura davanti a me.
<< No, scusa se mi permetto ma questo È il centro commerciale. >> Aggrotto la fronte ma evito di fare domande, aspettando che parcheggi.
 
<< Se non devi provare il vestito, che senso ha essere qui? >> Mi chiede mentre saliamo sulla scala mobile.
<< Non lo so, è che Tanya ha insistito. È pazza, che vuoi farci? >>
<< Com’è il tuo vestito? >> Mi chiede dopo qualche attimo, gli rispondo solo una volta che mettiamo entrambi i piedi sulla terra ferma.
<< Sinceramente ne ho due o tre nella valigia che potrebbero andare bene. Sceglierò sul momento. Posso solo dirti che tutti mostrano le mie belle gambe. >> Edward ridacchia passandosi una mano tra i capelli.
Devo smetterla di flirtare, non è il caso e soprattutto mi rendo stupida quanto Lucrezia. A proposito...
<< Lucrezia ti ha fatto dormire? >>
<< Grazie al cielo sì, l’ho accompagnata a casa e ha quasi tentato di assalirmi ma... sono tornato a casa mia sano e salvo. >> Dovrei ridere, ma non ci riesco. Entro nel negozio della sarta mentre Edward mi guarda stranito. Ho di nuovo il macigno sullo stomaco e la cosa non mi piace... non posso essere gelosa. Vero? Cioè... Jake mi ha preso in giro per tutta la notte e l’unico a divertirsi è stato lui.
<< Le serve aiuto? >> Mi chiede una commessa tagliandomi la strada. La guardo quasi come se volessi ucciderla, la ragazza avrà la mia età, ha i capelli rossi e due occhi verdi che mi lasciano di stucco per un secondo.
<< Sto cercando la sarta... solo che non so il nome. >> Ammetto spostandomi da un piede all’altro.
<< Oh mia nonna si sta occupando di un’altra cliente. Mi dica pure, magari posso aiutarla. >>
<< Ehm... >> Non sono a mio agio con questa ragazza, non so nemmeno spiegare il perché... forse perché ha un’aria famigliare? << Sono qui per l’abito della signorina Denali, futura signora Deins... >>
<< Oh l’abito di Tanya, so che non sta bene, mi ha chiamata poco fa. >> Evito di alzare un sopracciglio, se ha chiamato, perché ha fatto venire a me fino qua?
<< Ah ecco, e le ha spiegato anche perché mi ha mandata? >> Sì, forse sono stata un po’ troppo aggressiva ma in realtà il mio nervosismo è indirizzato a mia cugina, non alla ragazza di fronte a me.
<< Ha detto che dovresti provarlo, così da vedere se è ancora da stringere. >> Una risatina soffocata mi fa voltare, tiro uno schiaffo al braccio di Edward e quest’ultimo alza le mani accanto al viso come per discolparsi.
<< Non ho intenzione di provarlo. Tanya porta una taglia quaranta, non mi entrerebbe nemmeno se smettessi di respirare e tra l’altro... porta sfiga! >>
<< Sì è vero, non è buon auspicio ma Tanya ha detto che non t’interessa sposarti e così... >>
<< Scusa ma perché mi sta dando del tu? E poi... al momento non ho intenzione di sposarmi ma in un futuro chi può mai saperlo? >> Mi sto inacidendo e Edward mi sfrega le braccia con le sue mani rimanendo dietro di me.
<< Siamo coetanee, non pensavo fosse un problema. >> Mi risponde meravigliata. Io sbuffo e Edward prende a parlare non smettendo di accarezzarmi, cercando di tranquillizzarmi.
<< Tanya voleva solo che lo provasse? >>
<< Sì esatto. >> Risponde ammaliata. Alzo gli occhi al cielo.
<< Beh visto che c’era solo quello da fare, allora possiamo anche andarcene, vero Isabella? >> Sospiro.
<< Sì, me ne vado volentieri. >> Mormoro voltandomi, andando a sbattere contro il petto di Edward.
<< Isabella? Isabella Swan? >> M’irrigidisco, Edward notandolo subito mi guarda con la fronte aggrottata, deglutendo, mi volto e guardo la ragazza con aria apatica – sinceramente non muoio dalla voglia di sapere con chi ho il piacere di parlare.
<< Sono Victoria! Victoria Ceis! Non ti ricordi di me? >> Oh. Oh sì, purtroppo mi ricordavo di lei. Era la stronza più colossale della scuola – amica di Tanya, ovviamente.
<< Nnno, sinceramente mi sfugge. >>
<< Davvero? Andavamo al liceo insieme, ti ho fatto tanti scherzi, tipo gli spaghetti in testa, oppure tagliarti i capelli durante le lezioni! >> Dannata stronza!
<< Vagamente. >> Fingo di non ricordare. << Oh sì! Certo che sei cambiata, ti ricordavo più in forma. >> Ammetto facendole sparire il sorriso dalle labbra.
<< Più in forma? >> Mormora balbettando. Edward ridacchia silenziosamente.
<< Sì, ti ricordo anche più alta... ma d’altronde la memoria può sempre fare cilecca. Beh mi ha fatto piacere rivederti, ora scusa ma devo rispondere ad alcune e-mail di alcuni clienti – sai faccio l’avvocato... beh... saluta la nonna. >> Facendo “ciao ciao” con la manina, esco dal negozio seguita da Edward che ride come un pazzo.
<< Cavolo, l’hai fatta nera! >>
<< Così impara quella stronza. >> Edward continua a ridere e io mi avvicino all’ascensore.
<< Non prendiamo le scale? >> Mi chiede stupito, smettendo di ridere.
<< No, non mi va... ho male ai piedi. >> Piagnucolo a causa dei tacchi. Mi sorride.
<< Ma è solo un piano. >>
<< Ma io ho comunque male ai piedi. >> Alzando gli occhi al cielo, mi si avvicina e mi mette un braccio dietro le spalle.
<< Certo che fai bene gli occhi da cerbiatta. >> Ridacchio, più che altro perché il cuore mi è balzato in gola per il suo slancio fisico. Cerco di non arrossire, mascherando tutto, appunto, con un risolino.
<< Lo so, sono brava. >> Annuisce e pigia il tasto dell’ascensore, non dobbiamo aspettare tanto e quando entriamo, schiacciamo subito il piano terra ma dopo nemmeno un secondo che le porte si chiudono, l’abitacolo si ferma, facendoci sobbalzare, la luce al neon sul soffitto va e viene e io mi tengo a un appiglio che c’è a una parete.
<< Ti prego, dimmi che non si è bloccato. >> Supplico chiudendo gli occhi.
<< Ehm... ok, non te lo dico. >> Apro gli occhi e lo guardo male. << Inutile che mi fulmini con uno sguardo, mi hai detto tu non di non dirtelo! >> E si difende anche!
<< Questo è accaduto a causa di quella stronza di Victoria! >> Edward scoppia a ridere e io mi siedo per terra disperata.
<< Ho schiacciato il pulsante dell’allarme, prima o poi ci verranno a recuperare. >>
<< Sei ottimista! "Prima o poi!" >> Dico ironicamente e scimmiottandolo, sorride e si siede appoggiandosi alla parete di fronte a quella dove sono appoggiata io.
<< È strano che non ci sia nemmeno una parete a vetrata. >>
<< A New York almeno una parete a vetro ce l'hanno tutti gli ascensori. >> Noto e lui annuisce. Sbuffo e lo guardo nuovamente con gli occhi da cerbiatta.
<< Che cosa c’è? >> Mi chiede quasi intimorito.
<< Posso togliermi le scarpe? >> Scoppia a ridere.
<< Anche il male ai piedi è per colpa di Victoria? >> Gli faccio una linguaccia e lui ride ancora più fragorosamente. Maledetto Karma!
 
__ 
Note dell’autrice  oddio che parolone! 
Usufruisco di questo spazio per dirvi semplicemente GRAZIE.
Mi state dando tanto, anche solo dicendomi che vi faccio sorridere, sapere che leggete questa storia mi fa quasi tirare un respiro di sollievo, può sembrare stupido ma... mi sto affezionando a questa storia e questi strambi protagonisti... so di star giocando quasi col fuoco, in questo periodo tutti abbiamo poco tempo ed è già tanto se vi soffermate a leggere... ma comunque vi ringrazio per le belle parole che mi scrivete a ogni recensione; gioisco come una pazza per ogni nuova recensione, quindi vi dico nuovamente GRAZIE!
Al prossimo capitolo, Jess.

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Capitolo 7
*** Lasciarsi andare. ***


Hopeful Introduzione:
Buon inizio settimana a tutti :) lo so, non ho postato molto tempo fa ma... non potevo lasciarvi per chissà quanto tempo senza sapere che sarebbe successo in quello stramaledetto ascensore!
 
Questo capitolo è per tutte le ragazze che hanno avuto oggi l’ultima prova scritta degli esami, spero vivamente che il capitolo vi piaccia, ma questo vale anche per chi la maturità deve ancora darlo o l’ha già data :D
 
Prima di lasciarvi alla lettura vi voglio solo chiedere scusa, purtroppo non sto molto bene e non riesco a rispondere alle recensioni ma sappiate che vi ho adorato tutte, dalla prima all’ultima e spero vivamente che questo capitolo non vi deluda. Buona lettura.
 




~ Hopeful heart.
 
Capitolo sette: Lasciarsi andare.
 
Isabella pov:
<< Quindi questa Victoria non era molto carina con te... >> Edward cerca di fare conversazione ma devo ammettere che riesco a preoccuparmi solo del caldo che mi sta soffocando. Non dovrebbe esserci un po' di aria condizionata in questo posto due per due?
<< Ti sorprenderesti se ti dicessi quante persone non erano carine con me. >> Mormoro guardando la spia rossa sopra i tasti dell'ascensore che continua a lampeggiare da quando Edward lo ha pigiato - e questo sarà accaduto come minimo dieci minuti fa.
<< E ti sei mai chiesta perché si comportassero così? >> Il discorso è fin troppo serio, e non penso che ci serva, vista la situazione non proprio allegra nella quale siamo capitati.
<< Per quasi tutti i giorni per cinque lunghi anni... non sono mai riuscita a darmi una risposta. >> Lo sento sospirare e punto il mio sguardo su di lui; sorrido amaramente.
<< Forse il fatto di essere “strana” – almeno ai loro occhi – non ha giovato. >>
<< Strana? Tu non hai niente di strano! >>
<< Adesso. Prima può essere. >>
<< Ne dubito. Nessuno è strano. >> Aggrotto la fronte.
<< Anche tu non eri visto come quello normale. >>
<< Sì ma perché non volevo, odiavo il mondo, odiavo tutti, odiavo me stesso... non c’è nulla di strano in questo, soprattutto a quell’età. Se non sei popolare – cioè che fingi di essere qualcuno che non sei – allora ti classificano come un nerd, eppure io andavo avanti a testa alta, fregandomene. >>
<< Sarebbe stato bello poter fare lo stesso... ma se andavo in giro a testa alta, era solo per controllare che non mi facessero qualche scherzo – come quello della pasta tra i capelli. >> M’inumidisco le labbra e abbasso lo sguardo portandomi le gambe al petto. << Non ero magra, portavo l’apparecchio e gli occhiali... ero piuttosto bassina all’epoca e... e Tanya mi è sempre stata “nemica”, ho sempre pensato che se gli altri mi allontanavano era per colpa sua: lei che era quella popolare, con la risatina stridula e finta dalla a alla z. >> Scuoto il capo amaramente.
<< Lo pensi ancora tuttora? >> Mi chiede.
<< Sinceramente? Sì. Lo ha fatto anche ieri sera, tirando in ballo il liceo, continuando a darmi della strana e soprattutto con questa cosa del vestito “se entra a te allora è ancora da stringere”. Stronza. >> La scimmiotto facendo spuntare un lieve sorriso sulle labbra di Edward.
<< Fatti dire una cosa. >> Alzo lo sguardo puntandolo nel suo e noto che si è sporto verso di me. << Tu sei mille volte meglio di lei, in tutti i campi. Te lo posso assicurare. >> Sorrido dolcemente.
<< Forse adesso, prima... beh non ci metterei la mano sul fuoco. >>
<< Sono sicuro che fossi migliore di lei anche quando eri più piccola. Qualche chilo in più di certo non fa di te una persona diversa. >> Ridacchio.
<< Lo pensi adesso che hai quasi trent’anni, che mi vedi con un fisico asciutto, ben curata e senza apparecchio... a diciassette anni non lo avresti pensato, probabilmente mi avresti allontanata anche te come se avessi avuto la Peste. >> Non risponde e io appoggio la testa all’indietro, sulla parete dell’ascensore.
La mia mente rimane offuscata, travolta dai ricordi del passato e dei brutti scherzi che mi facevano i miei compagni di scuola. Cinque anni bui, difficili... orribili.
<< Eppure Jake è andato oltre. >> Io non torno a guardarlo, fisso la luce al neon.
<< Sì ma è differente. È iniziato tutto per caso, ci siamo trovati sull’aereo, avevo una paura assurda e lui mi ha rassicurata... non so nemmeno come abbiamo fatto a incontrarci a New York. >> Ricordo con un sorriso.
<< Ripeto, lui è andato oltre. Ti ha conosciuta con i chili di troppo, con gli occhiali e l’apparecchio... eppure ti ha tirato su il morale durante il viaggio e non ti ha allontanata quando vi siete rivisti a New York. >> Come spiegargli che fin da quando mi ha stretto la mano per darmi coraggio mi ha detto che era gay? Che era praticamente andato a Milano, lontano dal suo paese di origine e dalla sua famiglia, solo per poter essere libero di vivere la sua omosessualità senza essere puntato da qualcuno? Non posso e soprattutto non voglio nemmeno spiegargli che una volta incontrato a New York è stato proprio lui ad aiutarmi a trovare più soldi da mettermi da parte per un appartamento... Jake è stato un angelo, un miracolo.
<< Quando ho conosciuto Jake non portavo più né gli occhiali né l’apparecchio. Ero diversa, ero più forte e più... felice. Avevo lasciato dietro di me tutti i brutti ricordi, stavo per andarmene dal Paese, dalle brutte persone che non mi avevano accettata per quella che ero, che non avevano nemmeno provato a conoscere una parte di me. E comunque sì, mi ha vista con qualche chilo di troppo ma quando mi ha rivista... sembravo un acciuga, ero sottopeso, non mangiavo molto non avendo soldi e lavorando solo per trovarmi un posto dove stare. È stato difficile ambientarsi al nuovo Stato, alle nuove usanze, alla lingua... ma era lì che volevo stare, non sarei tornata indietro nemmeno se mi avessero pregata. >>
<< Sei stata forte. Sei forte. >> Ora sì che lo guardo e alzo un sopracciglio.
<< Ho dovuto esserlo. >>
<< No, molte persone dopo una settimana sarebbero tornati indietro con la coda tra le gambe. >>
<< Probabile, ma io non volevo ridurmi a fare la casalinga e sposata con un uomo possessivo e che non amavo. Volevo fare l’avvocato da quando avevo sei anni, in Italia non avrei potuto farlo, nessuno credeva in me, i soldi non bastavano e il massimo di lavoro che avrei ottenuto sarebbe stato la commessa... dovevo per forza rimanere in America per avere un futuro. Almeno per avere il futuro che volevo. >>
<< Però hai lasciato dietro di te persone importanti, che ti volevano bene. >>
<< Con Alice è stato... difficile. Inizialmente non mi sono fatta sentire perché non avevo i mezzi per farlo e quando sono riuscita a sistemarmi – anche se non stavo di certo sugli allori – è stato... difficile alzare la cornetta e chiederle “ehi, come stai?” >>
<< Perché? >> Mi chiede confuso e serio.
<< Perché mi vergognavo. >> Mi fermo per qualche secondo stringendomi nelle spalle. << Sapevo di averla lasciata indietro, sapevo che aveva ancora un anno di liceo davanti a lei, sapevo che aveva Jasper e che quindi sarebbe stata felice... con che faccia potevo tornare nella sua vita? L’avevo praticamente abbandonata, senza averla abbracciata e senza averle detto che le volevo bene... ero stata pessima. Non avevo nemmeno la forza di prendere un aereo e tornare a “casa” per Natale, non l’ho fatto per ben cinque anni, quando l’ho fatto, beh cavolo, mi sono pentita non appena ho messo piede sulla terraferma. >>
<< E non sei riuscita a chiarire con le quando sei tornata? >>
<< Lei non c’era, io ero praticamente venuta qui solo per lei, e lei non c’era. Mi ero dovuta sorbire gli infiniti pranzi e cene di famiglia, le duemila domande, le battute, gli scherzi... le occhiate malevoli. Per le mie zie io sono quasi da ripudiare, sono praticamente scappata per loro. Quando in realtà io avevo parlato con i miei, che a malincuore mi avevano dato il loro consenso. Mia madre sembra una pazza ma per quanto il nostro rapporto non sia idilliaco mi adora, mi ha cresciuta come meglio ha potuto e mio padre, mio padre è il migliore del mondo. >>
<< Sei una continua sorpresa, Isabella Swan. >> Sorrido divertita, e lui ricambia.
<< E te, Edward Cullen, quali misteri nascondi? >>
<< Oh molti. Ma non sono interessanti quanto i tuoi. >>
<< Perché non lo lasci giudicare a me? >> Abbassa lo sguardo ma dopo un secondo spunta un sorriso insolente e malizioso sulle sue labbra.
<< E poi che gusto ci sarebbe se ti dicessi tutti i miei misteri? Mi piace farmi scoprire man mano. >>
<< Suvvia, non fare il misterioso! Sei nato qua? Perché abiti in America? >>
<< Oh beh, questo posso dirtelo. >> Sorrido. << Sono nato e cresciuto in America, i miei genitori sono venuti a vivere in Toscana circa sei anni fa, io generalmente vengo a trovarli nel periodo estivo, ne approfitto per stare con loro e vedere mia sorella che li ha seguiti. Io sono rimasto in America per gli studi, per Luke e perché dell’Italia non me ne fregava nulla. >>
<< Luke eh? >> Annuisce. In me nasce di nuovo il sospetto dell’omosessualità...
<< Siamo cresciuti assieme, viveva nella villetta di fronte alla mia. Abbiamo frequentato sempre le stesse scuole ma quando me lo sono portato qui in Italia, beh lui ci è rimasto. Non so come ma Tanya lo ha convinto a rimanere e ora, come sai, si stanno per sposare. >>
<< Eravate due nerd? >> Non so perché faccio questa domanda, resta il punto che lui ridacchiando annuisce.
<< Sì, passavamo quasi sempre il nostro tempo assieme, per quasi un anno ci hanno anche creduto gay. >> Rido nervosamente.
<< Ovviamente non lo siete. >>
<< Beh no. >> Tiro, mentalmente, un respiro di sollievo. Almeno un mistero è del tutto risolto. Posso gioirne? Direi proprio di sì.
<< Perché stai con Jake? >> Mi chiede dopo qualche minuto. Aggrotto la fronte e lo guardo con gli occhi sgranati.
<< Ma che domande sono? >>
<< Dai Bella, dico sinceramente. >>
<< Anch’io. >> Ribatto subito, alza gli occhi al cielo. Sospirando alzo le spalle. << Gli voglio un’infinità di bene, è una parte di me. >>
<< Ti ho già detto che lavoro per un’agenzia pubblicitaria? >> Annuisco senza battere ciglio. << Beh... >> Edward non può continuare che l’abitacolo traballa e io pianto un urlo fino ad aggrapparmi a lui, dopo nemmeno un minuto le porte dell’ascensore si aprono e un uomo – un pompiere – sbuca dalla fessura che divide il muro dal piano a cui eravamo prima di entrare dentro questa prigione.
<< State bene? >> Annuiamo e in mezz’oretta siamo fuori da lì, liberi e integri.
<< Non credo che prenderò mai più un ascensore in vita mia. >> Edward scoppia a ridere, non mi risponde, anzi mi afferra per un polso e mi spinge verso il McDonald del supermercato.
<< Ho fame e poi voglio portarti in un posto. >> Non ribatto e sorridendo mi lascio trascinare.
 
<< Mi hai portata alle giostre? >> Chiedo con una vocina piccola e letteralmente attaccata al finestrino del passeggero per guardare meglio lo spettacolo di fronte ai miei occhi.
<< Sì, diciamo che è giusto svagarsi un po’ dopo avermi sopportato per quasi un’ora in un ascensore. >>
<< È vero, merito un premio. >> Dico voltandomi verso di lui, probabilmente con gli occhi da pazza. Lui non lo sa, ma io adoro le giostre. Ride, non so se a causa della mia frase o dalla mia espressione, ma sinceramente poco m’importa, è bello sentirlo e vederlo ridere.
<< E così regredisci quando si tratta di giostre? >>
<< Hai ancora voglia di chiacchierare? >> Chiedo divertita invece di cadere nella sua provocazione. Ridendo scende dall’auto, lo imito per poi raggiungerlo dalla parte del conducente, gli do a malapena il tempo d’inserire l’antifurto che gli prendo la mano tirandolo verso l’ingresso – sì, proprio come una bambina.
 
<< Come diamine fai mangiare così tanto? >> Mi chiede dopo che ho ingurgitato due zuccheri filati, caramelle, uno yogurt con la nutella sopra e un pezzo di pizza che ho ancora in mano.
<< Non lo so, la cosa bella è che non ingrasso. O meglio... non ingrasso perché domani mattina mi sveglierò presto per andare a correre e bruciare tutte queste calorie. >> Ride.
<< E non sarebbe meglio contenersi? >>
<< Domanda intelligente. >> Fingo di rifletterci su, ma quando lo vedo sorridermi dolcemente, capisco che è meglio che io riprenda a rispondergli, soprattutto in modo serio. << Non mi concedo spesso di mangiare così tante porcherie. Qualche volta posso farlo, l’importante è poi andare a correre, o comunque fare qualcosa per smaltire. >>
<< Come il sesso? >> Mi chiede rubando un pezzo di salsiccia piccante dalla mia pizza; sorrido.
<< Esatto, come il sesso. Ma quello non basta, una corsa, la mattina dopo, devo comunque farla. >>
<< Adesso cosa vuoi fare? >> Mi chiede mentre finisco di bere per poi buttare la lattina vuota di coca-cola nella spazzatura. Mi guardo attorno e i miei occhi si puntano sulla giostra più alta e di certo la più suggestiva.
<< Beh le giostre più belle e pericolose le abbiamo fatte... >>
<< E mi sto ancora chiedendo come hai fatto a non vomitare dopo tutto quello che ti sei mangiata. >> Rido ma non gli presto veramente attenzione.
<< Quindi direi che possiamo andare sulla ruota panoramica e infine ti concedo di portarmi a casa. >>
<< Oh come sei gentile. >> Rido nuovamente e mi faccio portare verso la ruota panoramica. Quando siamo in fila per i biglietti, inizio a saltellare e fare come le bambine facendolo ridere.
<< Ma non ti si scaricano mai le batterie? >>
<< Oh sì, quando salirò in macchina mi addormenterò non appena il mio sedere si poserà sul sedile; penserai che io sia morta ma in realtà sono andata solo in letargo. >> Mi guarda seriamente e io arrossisco sviando lo sguardo.
<< In letargo eh? Beh interessante. >> Ridacchia e io mi rilasso.
<< Vedi cosa intendevo per strana? >> Chiedo quando abbiamo solo due persone di fronte a noi.
<< No, non lo vedo. Io ti trovo interessante. Di certo non noiosa come le ragazze con cui esco di solito. >> Perché, adesso stai uscendo con me? Chiedo, ma solo mentalmente. Sono fidanzata, almeno lui pensa questo... o forse no?
<< È chiusa, vero? Non voglio di certo che voli giù senza che me ne accorga. Sai, vedere “Final Destinetion” mi ha influenzato. >> Scoppio a ridere e lui scuote il capo. << Dimmi che non mi stai prendendo in giro. >>
<< Scusami, è che io adoro quella saga pazzesca. Accadono cose assurde e non faccio altro che ridere. >>
<< Appassionata dell’horror? >> Mi chiede seriamente. Annuisco.
<< Quella saga non fa parte dell’horror, ma sì, Jake non gradisce un granché questi generi di film. La cosa divertente è obbligarlo guardarli. Diventa una femminuccia. >> Ridacchio immaginandomi i suoi urletti mentre mi stringe per nascondersi dalle scene sanguinolente. L’ho sempre detto, è nato nel corpo sbagliato.
La giostra prende a salire e io mi perdo a guardare il paesaggio tutto illuminato. Firenze è bella, questo non lo posso negare, ma viverci... almeno per me, è un inferno.
Facciamo un giro e mezzo e la giostra si ferma quasi del tutto in alto, mi volto verso di Edward con un sorriso, lui ricambia e porta un suo braccio dietro le mie spalle. È allucinante come stare vicino a lui sia semplice, lo è anche scherzare e parlare e... ed è strano. Almeno se ci penso.
<< In ascensore stavo per dirti una cosa. >> Acuisco l’udito e faccio sparire il sorriso dalle mie labbra.
<< Ah, cosa? >> Chiedo incuriosita ma anche spaventata, non ricordo cosa volesse dirmi o se ha iniziato un discorso, ma mi sto agitando, e il perché sinceramente non lo so.
Lentamente lo vedo sporgersi verso di me, la “cabina” su cui siamo seduti ondeggia leggermente ma nessuno dei due si preoccupa; gli occhi verdi di Edward sono fissi nei miei, il suo viso si fa sempre più vicino, sta andando così piano per farmi capire che posso fermarlo quando voglio? Ma vuole baciarmi? No perché... io non dovrei farmi baciare ma voglio che mi baci...
Quando le sue labbra sono a nemmeno un centimetro dalle mie – e il respiro è andato a farsi benedire insieme ai battiti cardiaci – si ferma e sorride leggermente.
<< Tu mi piaci Bella, e non c’è bisogno che mi menti. >> Cerco di aggrottare la fronte, ma non ci riesco, le sue labbra si posano sulle mie e io non capisco più nulla, solo che le sue labbra sono sulle mie. Il passo successivo è stato infilare le mani nei suoi capelli, avvicinarlo maggiormente a me e bearmi della sua bocca e della sua lingua.
Perché respirare? Perché continuare a mentire? Perché non lasciarsi andare?
Beh fanculo tutto, poco importa che così salta la copertura.
<< Ehm... scusate?>> Una voce fa scoppiare la nostra bolla, a malincuore mi allontano da quella squisita bocca e m’inumidisco le labbra. Edward si raschia la gola e alza la barra che ci permetteva di non cadere; la giostra è ferma... e noi dobbiamo scendere.
Rossa come un pomodoro e con gli occhi bassi, metto piede a terra e mi avvio – subito seguita da Edward – fino alla macchina.
<< Bella! Bella fermati! >> Ci mette poco a fermarmi, e io sospirando ci metto un po’ a voltarmi per guardarlo.
<< Non dovevo baciarti. >> Mormoro continuando a non guardarlo. Mi accarezza una guancia.
<< Perché? >>
<< Perché sono fidanzata! >> Gesticolo, allontano la sua mano da me, ma lo sento ridacchiare.
<< Non sei fidanzata. >> Tre parole. Non avrei mai pensato che tre semplici parole potessero immobilizzarmi. Con qualche fatica faccio incontrare i nostri sguardi, lui è sereno, io mi sento una lastra di ghiaccio. << Jake è gay, fa il modello. Mi sono ritrovato nemmeno un mese fa un suo servizio fotografico tra le mani. E so che è gay perché... perché l’ho visto mentre lavoravo, stava baciando un ragazzo. Non siete fidanzati. O almeno me lo auguro perché non voglio credere che tu non te ne sia accorta, che non lo sappia e che ti fai così spudoratamente corteggiare da un altro ragazzo. >>
<< Quindi lo hai sempre saputo? >>
<< Oddio, sempre no. Non è che appena l’ho visto sia riuscito a collegare tutto ma già durante la cena ci ero quasi arrivato. >> Annuisco.
<< Portami a casa Edward. >> Lo sento sospirare ma annuisce, io entro in macchina e col cavolo che mi addormento come avevo predetto, non ci riesco, sto pensando al bacio – e che gran bacio! – e soprattutto al fatto che Edward sa tutta la verità. Lo dirà? Sono nella merda.
 
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No, non dico nulla... lascio a voi la parola.
Qui trovate l'abbigliamento degli ultimi due capitoli -> http://www.polyvore.com/hopeful_heart/set?id=32737394
Noi ci sentiamo la prossima settimana :) Jess.

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Capitolo 8
*** Primo esplosivo innescato e scoppiato. ***


Introduzione: 
Probabilmente questo capitolo non è come ve lo immaginavate ma... io l’ho trovato essenziale, non lo trovo di passaggio perché come potete capire dal titolo, accadono parecchie cose.
Il prossimo capitolo non arriverà prima di lunedì 11, lo dico adesso così nessuno mi dà per dispersa.
Poiché sono fretta, non ho potuto rispondere alle recensioni, mi spiace ma spero apprezziate il capitolo.
 
Vi ringrazio di cuore, perché nonostante molte avessero capito che Edward sapesse tutto, hanno apprezzato come ho fatto uscire fuori la verità. Vi ringrazio anche per aver recensito e apprezzato il bacio che non tutti s’immaginavano così presto... in poche parole? Grazie. Non sono parole spese al vento, le vostre, io le apprezzo e agogno ogni capitolo sempre di più :) buona lettura.
Per gli spoiler: qui!
 



~ Hopeful heart.
 
Capitolo otto: Primo esplosivo innescato e scoppiato.
 
Isabella pov:
<< Jacob? Jake? Jacob, svegliati! >> Continuo a smuoverlo ma il mio frocetto preferito continua a stringersi il cuscino al petto e si ostina dormire. Sbuffando salgo sul letto e lo volto in modo da metterlo supino e poi allargo le gambe, così da essere a cavalcioni praticamente sul suo bacino. Ridendo già mentalmente, mi abbasso e all’orecchio gli sussurro:
<< Se non ti svegli, farai per la prima volta sesso con una donna... >>
<< Non puoi ricattarmi così. Non è bello trovarsi te – senza offesa – su di me mentre stavo sognando un bel modello con un fantastico culo a mandolino. >>
<< Dovrei offendermi, è vero, ma ci sono cose più importanti a cui pensare. >>
<< Come al fatto che sei in astinenza da... oddio, ho perso il conto! >> Finalmente ha aperto gli occhi.
<< Non è divertente. >>
<< Appunto! >>
<< Edward, sa. >> Ma sì, buttare la bomba potrebbe farlo svegliare del tutto.
Per circa un minuto, Jacob, rimane placidamente sdraiato con me su di lui, nessuna espressione mi fa capire che sia preoccupato o se ha semplicemente recepito il messaggio.
<< Ci sei? Stai dormendo con gli occhi aperti? >> Gli passo una mano davanti alla faccia.
<< No, magari stessi dormendo! Ma mi hai svegliato. >>
<< Hai capito che cosa ti ho detto? >>
<< No. Non hai detto molto, e non so leggere né tra le righe né nel pensiero. >>
<< Ma... i gay sono più donne che uomini, quindi dovrebbero essere più affini a capire il genere femminile. >>
<< E questa dove l’hai letta? Su Cosmo? No perché... sarò anche gay, ma per capirti ci vuole un Santo. No, forse faresti impazzire anche lui. >> Lo guardo male e lui sorride divertito, lo schiaffeggio dove capita e lui inizia a piagnucolare.
<< Edward, sa! >> Quasi lo urlo, ma mi trattengo solamente perché la stanza dei miei genitori è piuttosto vicina.
<< Ma che cazzo sa? >> Chiede bloccandomi i polsi.
<< Sa la verità! >>
<< Gliel’hai detto? >> Mi chiede finalmente preoccupato, mettendosi seduto e tenendomi ancora per i polsi.
<< No. >> Sospiro e abbasso lo sguardo. << Ho passato una bella giornata oggi. Alla gioielleria ci siamo finti fidanzati. >> Dico sorridendo tornando a guardarlo. << Al centro commerciale, dalla sarta, ho incontrato una mia odiosissima ex compagnia – amica di Tanya, che tra parentesi penso che quella stronza di mia cugina sapesse che avrei incontrato – e gliene ho cantate quattro sentendomi bene come... beh non mi sentivo da po’, ma poi il karma si è messo contro di me e ha fatto resta me ed Edward chiusi in un ascensore per un’ora... >>
<< Da soli? Voi due? Oddio, avete fatto sesso? >> Mi chiede emozionato e con la bocca a forma di pompino.
<< No, abbiamo parlato... ma mi fa piacere che già immagini cose... beh non proprio caste tra me ed Edward. >> Aggrotta la fronte.
<< In realtà stavo immaginando me ed Edward. Ma questo è un dettaglio vero? >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Sì, uno stupidissimo dettaglio. Comunque, dopo che ci hanno fatto uscire da lì, siamo andati a mangiare al McDonald, ha pagato lui, abbiamo riso, parlato e ci siamo addirittura scambiati i gelati, cioè non proprio scambiati e che... io ho assaggiato il suo e lui il mio... >>
<< Stai divagando. >> Mi fa notare.
<< Sì, bene, indovina poi lui che cos’ha fatto? >>
<< Non lo so, ti ha fatta sua nel bel mezzo del Mc? >> Lo trucido con uno sguardo.
<< No. >> Rispondo seccamente. << Mi ha portata al Luna Park. >>
<> Chiede incuriosito con un’espressione dolce.
<< Sì... e non si è nemmeno spaventato da quanto ho mangiato! >> Dico sorridendo portando alla mente i ricordi. << Ma non è questo il punto! >> Ritorno in me puntandogli un dito sul naso. << Mi ha baciata. Ha detto che gli piaccio. E che se gay, e che fai il modello. >> Sgrana gli occhi.
<< Oddio. Ti ha baciata? E com’è stato? Ci ha messo la lingua? Che sapore ha? I suoi capelli sono morbidi come sembrano? Dove ti ha baciato? È stato lui, quindi, a baciarti? >> Ad ogni domanda la mia bocca si spalanca sempre di più.
<< Ma sei scemo? >> Chiedo cercando di non urlare. << Hai capito che cosa ti ho detto? Lui sa! >> Gesticolo e lui alza gli occhi al cielo.
<< È da mezz’ora che continui a dirlo! Ho capito che sa ma al momento mi preme sapere i dettagli piccanti. >> Mi punto un dito sul viso.
<< Guardami. >> Sbuffando Jacob torna in sé e mi fa spostare dalle sue cosce per mettersi più comodo e appoggiato alla tastiera del letto.
<< Ho capito: sei preoccupata ed estremamente seria. >> Annuisco. << Quindi sa. Come fa a sapere? >>
<< Lavora per un’agenzia pubblicitaria. Me lo aveva detto la sera stessa che ci siamo conosciuti ma... cazzo, non ci ho pensato! Lui lavora vicino a casa nostra, magari lavora anche per una delle più importanti agenzie e... ti ha visto! Sia mentre ti baciavi con un ragazzo sia mentre lavoravi, gli è capitato tra le mani un tuo book! >>
Non fiata e la cosa mi preoccupa. Inizio a muovermi in modo agitato e Jake mi afferra una mano.
<< Pensi che lo dirà? È per questo che la bellissima giornata, e serata, in sua compagnia è passata in secondo piano? >> Mi mordo il labbro inferiore.
<< Non lo so. Cioè... fino ad ora non lo ha detto. Ha aspettato di confidarmelo quando eravamo soli. A te non ha fatto intuire nulla e non si è messo a fare nemmeno battutine strane quando eravamo tutti assieme... >>
<< Quindi che cosa ti preoccupa? >> Mi chiede confuso e forse ancora assonnato, poiché si stropiccia gli occhi sbadigliando. Che tenero!
<< Ha detto che gli piaccio. Prima di baciarmi, ha detto che gli piaccio. Che lo incuriosisco... che non sono strana. Pensi mi voglia portare solo a letto? >> Jacob sorride teneramente mentre io scaravento le scarpe chissà dove per la stanza; sì, sto evitando di guardarlo, vedere il suo sorriso è stato già abbastanza.
<< Piccola Bells, vieni qui. >> Come una bambina in cerca di affetto dai suoi genitori, mi avvicino a gattoni e praticamente mi nascondo nel suo abbraccio. << Un ragazzo che ti vuole solo portare a letto non tenta di... salvarti il culo in mezzo agli altri, e nemmeno ti porta alle giostre! Dovresti prendere in considerazione che dicesse sul serio... lui sa che una volta che torneremo tutti a New York sarà semplice incontrarsi, perché il destino è beffardo e meno vuoi vedere una persona, più quella persona ti sarà tra i piedi, quindi Bella, la vera domanda è: a te piace Edward? È per questo che sei così preoccupata? >> Ho il cuore che batte più veloce del normale e penso di starmi per strappare il labbro inferiore a morsi.
<< Non lo so. È sicuramente un bel ragazzo ma... ma è il fratello di Rosalie. Ha i genitori che abitano qua... il suo “migliore amico” sta per sposarsi con la mia odiosa cugina... e piace anche a te. >> Ridacchia.
<< Mon cher, potrebbe anche piacermi, ma a lui piaci tu, e tra l’altro è etero. Non avrei comunque nessuna possibilità. Guardami. >> Alzo lo sguardo e lui mi accarezza una guancia. << L’Italia per te non è un bel posto, i tuoi peggiori ricordi ce li hai in questo luogo ma magari, sempre l’infame destino, vuole in un certo senso ripagarti facendoti conoscere Edward... >>
<< Ancora con questa storia? >> Mugolo facendolo ridacchiare.
<< Sì, ancora con questa storia... e sai perché insisto? Perché sei una brava ragazza, Bella, ed è un peccato che a quasi trent’anni tu non creda più nell’amore e che hai un amico gay che si finge il tuo fidanzato. >>
<< È la prima volta che capita! >> Dico a mia discolpa.
<< Sì è vero, ma se Edward ti piace, perché non tentarci? >>
<< E comunque l’idea è stata tua! >> Alza gli occhi al cielo.
<< Bella. >> Mi ammonisce.
<< Lo so Jake ma... diamine non è semplice, ok? Ci sono dei momenti che vorrei strappargli i vestiti da dosso, l’attimo dopo vorrei soffocarlo con quei vestiti. >>
<< L’ho sempre detto che sei psicolabile. >> Sorrido.
<< Però mi vuoi bene lo stesso, vero? >> Chiedo con gli occhi dolci; mi bacia la fronte.
<< Così pare. >>
 
<< Come mai mi hai voluto incontrare qua? >> Mi chiede Alice sedendosi sulla sedia di fronte a me. Siamo in un piccolo bar rustico del centro. Ci venivamo sempre quando eravamo più piccole e il mio umore non era nero.
<< Volevo chiederti scusa. >> Dico subito, spiazzandola. Le sue mani corrono sul tavolo e afferrano le mie, non proferisce parola e io le sorrido dolcemente.
<< So che hai sofferto. So che non è stato facile quando me ne sono andata. Non è stato facile nemmeno per me andarmene e non sentirti più. È che... non è stato affatto semplice mettermi in sesto una volta che ero lì. Ci ho messo un bel po’ e devo quasi tutto a Jacob, ma ho avuto para. Tante volte ho composto il tuo numero ma poi attaccavo, continuavo a dirmi che non potevo farmi sentire dopo tanto tempo come se nulla fosse e... sapevo che ti avrei fatto stare ancora più male. Tu sei mia cugina Alice, tu sei stata la mia migliore amica, la mia compagna più fidata, la mia ancora di salvezza della mia adolescenza. Tu ed Emmett siete stati degli angeli con me in quegli anni, anzi no! Lo siete stati per tutta la mia vita. >> Mi stoppo e lei cerca di non piangere, di non far uscire le lacrime dai suoi occhi. << Ti voglio bene Alice, e ti chiedo enormemente scusa per essere stata così fifona. >> Una lacrima scappa dal suo controllo e scuote il capo.
<< Sai... dopo... due anni, Emmett è riuscito a mettersi in contatto con te e... ero contenta, grazie a lui sapevo che stavi bene, che avevi trovato lavoro, che stavi studiando... ma stavo comunque male perché non le avevi dette a me quelle cose, riuscivi a parlare con Emmett ma non con me e la cosa... mi è sembrata assurda per tanto tempo. Poi, però, Jasper mi ha fatto ragionare e mi ha fatto capire che, forse, dovevo anch’io venirti incontro. Dovevo cercare di capire perché quella chiamata tanto agognata non arrivava, ma non sono mai riuscita a trovare nessuna conclusione... fino ad ora. >>
<< Alice... >>
<< No, lasciami parlare. Io... non ce l’ho con te, Bella. Io ti voglio bene, te ne ho sempre voluto, sia quando eri una ragazzina in carne, con gli occhiali e l’apparecchio, sia adesso che sei una splendida donna in carriera. Per me sei semplicemente Bella. La mia adorata cugina Bella. Quindi per favore... dimentichiamoci la paura, l’orgoglio e la vergogna, ok? Andiamo sempre e solo avanti, impariamo nuovamente a conoscerci e cerchiamo di ricreare il bel rapporto che c’era prima. >>
<< Cavolo, sei cresciuta. >> Lei ridacchia.
<< Così pare. D’altronde anch’io sono quasi arrivata ai trenta. >> Scoppiamo a ridere e ridendo e scherzando iniziamo a parlare del più e del meno, riportando a galla alcuni ricordi e avventure che abbiamo vissuto da sole ma che è giusto raccontarci.
 
<< Ugh! Odio pelare le patate. >> Sorrido guardando Tanya che schifata cerca di capire come sbucciare una patata. È davvero divertente guardare quant’è incompetente.
<< Lo sai che per tre mesi ho fatto esattamente la sbucciatrice di patate in un ristorante? >> Mi guarda con gli occhi sgranati e io annuisco.
<< Che schifo. E come hai fatto a diventare un avvocato di successo? >>
<< Studiando e... ringraziando il destino. >>
<< L’hai per caso data a qualcuno d’importante? >> Mi chiede scioccata.
<< No, sai alcune persone meritano di arrivare al punto che volevano. >>
<< E tu saresti una di quelle persone? >> Mi chiede non convinta.
<< Il tuo tono non mi è piaciuto. >>
<< Scuuusa, ma mi è venuto normale, non sono stata lì a chiedermi che tono potevo usare. >>
<< Perché, tu pensi? >> Abbandona le patate e l’arnese per sbucciarle e mi guarda seriamente.
<< Più di quanto pensi. >>
<< Oh già, l’ho notato ieri, quando mi hai fatto imbattere in Victoria. >>
<< È stato bello rivederla, vero? >>
<< Oh molto, soprattutto dopo che da rossa l’ho fatta diventare nera. >> Aggrotta la fronte. << Oh, non te lo ha detto che non n’è uscita vincente? >> Lei non mi risponde ma respira molto lentamente. << Tanya, te lo dico ora, e non voglio più ripetertelo: sono tua cugina, mi hai fatto passare le pene dell’inferno fino a quando abitavo qui, ora siamo due estranee ed è giusto che rimaniamo tali. Avremo pure lo stesso sangue ma non voglio credere che tu sia ancora così stronza dopo tanti anni. Tra tre giorni ti sposi, dovresti pensare a questo invece che rovinarmi la vita. >>
<< Rovinarti la vita? >> Per quanto sia diventata pallida come un lenzuolo, risponde subito e persino in modo aggressivo. Mi rendo conto che non potrebbe portare nulla di buono questa conversazione ma non posso pretendere troppo dal destino, d’altronde proprio oggi ho chiarito con Alice. << Tu! Tu mi hai rovinato la vita! Sempre quella perfetta! Quella intelligente, quella che studiava, la figlia che ogni zia voleva! Tu che te ne sei andata via per chissà quale stupido motivo! Ma come pensi che sia stato stare qui senza di te, eh? >> Sta urlando, ma la cosa non mi tocca per niente.
<< Io sarei la figlia che tutti volevano? Ma se tu per prima non facevi altro che farmi sentire una nullità! Tu, Tanya, la ragazzina perfetta, magra, bionda, occhi azzurri, popolare... ma che cazzo dici, eh? E poi cosa vuoi farmi credere? Che sentivi la mia mancanza? No perché ti assicuro che non ci credo. Mi hai fatto passare le pene dell’inferno al liceo. Tornavo a casa che piangevo perché te e i tuoi stupidi amici non facevate altro che farmi scherzi, ogni giorno si facevano sempre più pesanti e io... io non ne potevo più. Essermene andata, è stata solo una liberazione. Stare lontana da te è stato come tornare a respirare, riuscire a crescere senza te, la figlia perfetta, è stata una liberazione! >> Urlo, piango ma quando mi volto verso la porta, trovo i miei genitori e quelli di Tanya con Rosalie, Emmett ed Edward che ci guardano a bocca aperta.
<< Sono qui perché mi hanno obbligata, non potevo di certo mancare al matrimonio del secolo! Ma sai Tanya, nel giro di qualche giorno hai dimostrato di essere sempre la solita stronza, viziata che pretende tutto e subito... ma mi dispiace, la Bella che incassa e sta zitta non esiste più, l’hai distrutta. >> Detto questo, esco dalla cucina afferrando la borsa e quando sto per aprire la porta, entrano Jacob e Luke.
<< Ehi ma cosa... stai piangendo? >> Mi chiede Jake preoccupato afferrandomi per le braccia.
<< Lasciami andare per favore. >>
<< Scherzi? E dove vuoi andare? >>
<< Che cos’è successo? >> Chiede Luke.
<< Oh non preoccuparti, la tua bambola di porcellana non l’ho sfiorata nemmeno con un dito. >> Luke mi guarda dispiaciuto per poi dirigersi in cucina mentre Edward ci raggiunge. Con delicatezza mi tocca i capelli e i miei occhi incontrano i suoi.
<< Vieni con me, andiamo a fare un giro. >> Annuisco e Jake ci segue chiudendo la porta.
 
<< Silenzio di tomba. >> Mormora Jake, seduto accanto a me sorridendomi quando lo guardo.
<< Hai ragione, non sono mai stata così silenziosa. >> Annuisce.
<< Finalmente hai detto quello che pensi, dovresti esserne contenta. >> Mi fa notare Edward, che ha aperto bocca dopo più di mezz’ora che siamo in giro; precisamente ai giardinetti non molto lontani da casa di Luke.
<< Sì, è vero, però non ci riesco. Sono incazzata. >>
<< Non per quello che ha detto, vero? >> Mi chiede Jake.
<< Esattamente. >>
<< Allora per cosa? >> Chiede Edward.
<< Per avermi fatto piangere. Quando sono salita sull’aereo per andare in America, beh, mi sono promessa che non avrei più versato una lacrima per lei. >> Edward mi accarezza la schiena e mi fa voltare verso di lui, la sua fronte si appoggia alla mia e per un momento mi stupisco di quanto siano ancora più verdi visti da così vicino.
<< Le lacrime non erano solo per lei. Negli ultimi giorni hai mentito a tutti, hai fatto credere cose che non sono, hai incontrato persone che avresti desiderato dimenticare per sempre e sei stata a stretto contatto con i tuoi parenti, cosa che non facevi da molto tempo e che avrei preferito non fare. Piangere è stato normale, uno scoppia, Tanya ha messo solo la ciliegina sulla torta. Vedila così e non pensare di aver infranto una promessa. >>
<< Cazzo, è bravo. >> Jake con la sua esclamazione mi strappa un sorriso e Edward mi bacia la fronte per abbracciarmi facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla.
<< Ok, proverò a vederla in questo modo ma... non voglio tornare là. >>
<< Io avrei un’idea. >> Tutti e due ci voltiamo verso Jacob.
<< Cioè? >> Chiede Edward.
< Kebab! >> Scoppio a ridere, più per il suo entusiasmo che per altro e Edward sorride osservandomi.
<< E Kebab sia. >>
Possibile che nonostante tutto io stia bene? Forse perché nulla è perfetto e i momenti di debolezza, di defaiance, esistono per tutti... ma soprattutto sono in momenti come questi che ti rendi conto di chi si preoccupa veramente per te.
 
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Note dell’autrice  oddio che parolone! 
Mmmh... il Karma, il destino... non so se voi ci credete, io sinceramente vado a periodi. Lo so, non sono normale. Ma Bella ci crede, anche se cerca di non darlo a vedere ma Jake la conosce e punta sempre sullo stesso punto. Alice e Bella hanno fatto pace, le due cugine finalmente hanno chiarito ma Tanya e Bella... beh hanno litigato. Non poteva che essere altrimenti.
Bella odia piangere, penso che da quel poco che ho fatto vedere dal suo carattere si sia capito. Ora lo ha fatto, e tra l’altro quando è stata più esposta si è trovata i suoi genitori, i suoi zii e Edward... non è stato facile, ma ha comunque continuato a dire quello che pensava e ha pianto. È scoppiata, non ne poteva più e Tanya... beh come ha detto Edward, ha messo semplicemente la ciliegina sulla torta.
Io personalmente il kebab non lo mangio ma... in America va molto questo prodotto – e purtroppo anche qui in Italia – quindi ho pensato di concludere il capitolo in modo leggero, proprio come l’ho iniziato. Adoro Jake! Ma adoro di più voi, quindi adesso vi lascio in pace :D spero che il capitolo vi sia piaciuto... Jess.

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Capitolo 9
*** I doveri. ***


Introduzione: 
Non sono di fretta, di più. Ma ho finito il capitolo, è giusto che ve lo faccia leggere, anche perché sono strapiena d’impegni questo weekend, proprio per questo vi chiedo scusa per la mancata risposta alle recensioni ma arriveranno domenica – penso di avere un po’ di tempo libero – e risponderò anche a chi gentilmente commenterà anche a questo. Grazie in anticipo, scusate ma sono in ritardo ma sappiate che vi ringrazio!
No, niente note finali, sorry. Spero che il capitolo vi piaccia, e non badate agli errori, domenica scompariranno come per magia. Jess.
Per gli spoiler: qui!

  


~ Hopeful heart.
 
Capitolo nove: I doveri.
 
Isabella pov:
<< Hai visto quanto è stato carino? >> Alzo gli occhi al cielo per poi infilare le chiavi nella serratura.
<< Sì, Jacob, è stato carino a pagare per entrambi ma non ce n’era bisogno. >>
<< È stato un cavaliere. >> Mi chiudo la porta alle spalle per poi guardarlo male mentre ancora si fa chissà quali viaggi mentali in quella testolina buffa.

<< Sì un cavaliere dall’armatura scintillante. >> Dico ironicamente.
<< La tua ironia non mi piace. >> Sorrido divertita.
<< Oh eccoti! Tesoro, come stai? >> La voce di mia madre mi sorprende e soprattutto mi fa irrigidire.
<< Sto bene, grazie. >> Non mi sono dimenticata, non del tutto, di quello che è accaduto a casa di Tanya. Non posso dimenticarlo, nonostante non se ne sia parlato un granché con Edward e Jacob.
<< Abbiamo... abbiamo sentito quello che vi siete dette... ora molte cose mi sono più chiare, lo sono anche per tuo padre. Ti spiace venire in salotto? >> Mi scambio un’occhiata con Jake; una parte di me vorrebbe dire sì, un’altra griderebbe un no infinito.
<< Io... io vado su in camera. >>
<< No, Jacob, forse è meglio che tu assista. Può solo farle bene avere accanto qualcuno. >> Le parole di Renée mi sorprendono, però le appoggio in pieno. Annuisco a Jake per fargli capire che per me va bene e ci dirigiamo insieme in salotto, dove troviamo mio padre seduto sul divano.
<< Bentornata a casa. >> Gli sorrido e mi siedo sulla spalliera della poltrona.
<< Di che cosa volete parlare? >> Chiedo, fingendomi ingenua, una volta che anche mia madre si è accomodata.
<< Di quello che abbiamo sentito. >> È Charlie ad aver preso la parola.
<< Non c’è molto da dire. >>
<< Non puoi aver pensato per anni che noi avremmo preferito avere Tanya come figlia che te. >> Sospiro mentre Jacob, seduto sulla poltrona, mi afferra una mano. Lui sa perfettamente che per me non è semplice intraprendere questo discorso. Ma d’altronde i guai me li vado a cercare da sola, e devo imparare anche a risolvermeli.
<< È vero, l’ho pensato per tanto tempo. >> Sorrido amaramente abbassando la testa. << Non riuscivo a darmi pace quando facevo le superiori. Tornavo a casa tutti i giorni in lacrime, mai una volta che ve ne siate accorti. La stessa cosa quando magari scoppiavo a piangere dopo le cene di famiglia. Odiavo tutto le attenzioni che davate a Tanya: “Oh,Tanya, che brava, ti sei iscritta al corso di recitazione? Oh Tanya, hai un fidanzatino? Che bei capelli Tanya, che bel sorriso Tanya.” Perché? Perché tutte queste attenzioni, complimenti... perché? Tanya si è sempre comportata male con me, con i suoi amici mi faceva scherzi che ancora tuttora mi fanno sentire lo stomaco chiuso al solo pensiero. Tornare qui per me è sempre stato difficile... >>
<< E ora sappiamo perché. >> M’interrompe mio padre. << Però potevamo parlarne prima, non trovi? >>
<< Non sarebbe cambiato niente, e prima non sarei riuscita a... a parlarne. >>
<< Ti sei tenuta queste cose dentro di te per tanto tempo. >> Nota mia madre con aria afflitta.
<< Non sto dicendo che mi abbiate deluso, siete i miei genitori, sono comunque cresciuta bene... >>
<< Molto bene. >> Mi corregge Jake sorridendo.
<< Moto bene, e questo è solo grazie a voi che mi avete dato il permesso di andarmene, di vivere la mia vita e che ci siete sempre stati se avevo bisogno di soldi o semplicemente di parlare, di tornare alla vita vera. A New York è facile perdere il senso della realtà. >>
<< Non penso sia tutto merito nostro. >> Dice dispiaciuto mio padre.
<< Sì, è vero, molto del merito è mio che nonostante tutto sono ancora in piedi. >> Riesco a strappargli un sorriso e me ne compiaccio.
<< Non abbiamo mai voluto Tanya come nostra figlia, lo so che lo sai ma è meglio ricordartelo, o meglio... che tu lo senta dalla nostra voce. >> Guardo mia madre con gli occhi lucidi e con un lieve sorriso sulle labbra. È un po’ impacciata ma la trovo comunque adorabile.  << È vero di certo Tanya quando eravate al liceo era più bellina, sicuramente più in forma e non aveva bisogno di occhiali e apparecchio >> Alzo un sopracciglio.
<< Bel modo di tirarmi su il morale. >> Mormoro facendo ridacchiare Jake.
<< Ma... >> Rimarca il monosillabo facendomi capire che non ha finito e che non vuole ribattere quello che ho detto. << Tu sei nostra figlia e noi siamo sempre stati fieri di te. Se abbiamo speso tutti quei soldi, è anche perché sapevamo che sotto tutta quell’armatura ci fosse questo splendore che abbiamo adesso davanti agli occhi. Tanya non è niente confronto a te, ok? Tu sei intelligente, tu sei quella della famiglia con un posto sicuro e ben retribuito, tu sei quella che abita a New York! Tu sei nostra figlia. >> Non riuscendo a resistere, mi alzo e li abbraccio facendo scendere una sola lacrima dai miei occhi.
Di certo non è il discorso che mi aspettavo ma sapere che i miei sono comunque fieri di me è l’unica cosa che al momento m’importa.
 
<< Pensi di voler partecipare al matrimonio? >> Mi trovo in un chioschetto nel parco con Edward. È passato a prendermi circa un quarto d’ora fa e ha deciso di offrirmi la colazione. Al cibo non dico mai di no... e a quanto pare nemmeno a lui.
<< Non lo so. Pensi che non dovrei andare? >>
<< Questa è una decisione che devi prendere tu. >>
<< Sì, lo so ma... tutto sommato non ho voglia di rovinarle quella giornata. >>
<< Perché, scusa, pensi veramente che farebbe qualcosa per far capire che c’è qualcosa che non è perfetto? Non davanti a tutti parenti, soprattutto davanti a quelli di Luke. Non ricordi? La facciata è quella che importa. >>
<< Se non andassi mi spiacerebbe solo per non poter sfoggiare l’abito che ho scelto. >> Edward ridacchia scuotendo il capo.
<< Ecco, hai trovato un motivo per cui devi assolutamente presentarti. >> Sorrido abbassando il capo.
<< Tu ci andrai? >> Sussurro non guardandolo. Lo intravedo sporgersi verso di me – meno male che c’è un tavolo a dividerci, è troppo bello in tuta. Poveri i miei ormoni!
<< Mi stai per caso invitando ad andare con te? >> Oh.Mio.Dio! La voce suadente no!
<< Non posso. >> Rispondo alzando lo sguardo e sporgendomi verso di lui. << Sono fidanzata. Ci andrò con Jake. >> Annuisce.
<< Giusto, la copertura. Ma non per questo significa che non possiamo andarci assieme. >>
<< Ricordi cos’ho detto prima? >> Aggrotta la fronte.
<< Mi sfugge, soprattutto poiché non mi hai dato qualche indizio. >>
<< Che dopotutto non voglio rovinarle quel giorno. >> Non ribatte subito.
<< Non lo faresti. >>
<< Ah no? >> Chiedo divertita.
<< No, perché agli occhi di tutti ti presenterai con Jake. >>
<< Mi stai confondendo. >>
<< Giuro che non era mia intenzione. >> Dice ridendo appoggiando la schiena al sedile della sedia. Mi viene automatico sorridere nel vederlo così rilassato.
<< Posso farti una domanda? >>
<< Certo, non dovresti nemmeno chiedermelo. >>
<< Perché io? Perché sembri interessato a me? Perché mi hai baciata? Perché mi hai consolata? Perché ieri sera non hai... fatto o detto qualcosa davanti a Jake? >>
<< Non c’è una risposta a tutte le domande... non so perché te, posso dirti che mi piaci, che m’incuriosisci, e che mi è piaciuto baciarti, che mi è venuto automatico portarti via da quella casa e passare la serata con te e Jacob, e soprattutto posso dirti che... volevo baciarti, ma eri sconvolta e non volevo, come dire, farti andare... in paradiso. >> Scoppio a ridere.
<< Che sbruffone! Non ti avrei permesso di baciarmi, non davanti al mio fidanzato. >> Ribatto ironicamente.
<< Non penso che si sarebbe offeso, da quello che ho capito, sa che cos’è successo tra di noi e non ne sembra dispiaciuto... o offeso. >> Sorrido.
<< Sei divertente Edward, mi sorprendi. >>
<< Sono pieno di sorprese. >>
<< Ok... adesso basta, perché non puoi volere che io ti aggredisca in un luogo pubblico. >>
<< Chissà perché credo che mi piacerebbe essere aggredito da te. >> Posso arrossire? Beh oramai è tardi, sono già rossa.
<< Ragazzi, ciao. >> Sobbalzo e mi volto verso Jake, che si è appena fermato di fronte a noi, è sudato, ha corso fino ad ora.
<< Ciao Jake, accomodati. >> Lo invita Edward.
<< Grazie. Cavolo che corsa, oggi fa proprio caldo... perché sei rossa? >> Mi chiede rubandomi la bottiglietta d’acqua per poi sorseggiarla.
<< Perché Edward ci prova spudoratamente. >> Jake ridacchia mentre Edward schiude la bocca.
<< Sei tu che usi doppi sensi. >>
<< Sì ma tu dovresti fingere di non capirli. >>
<< Ma io adoro i doppi sensi. >>
<< Oh anch’io e nel caso non lo abbiate notato noi siamo nel bel mezzo di un controsenso. >> C’interrompe Jake. Lo guardo con la testa inclinata e lui sospira stravaccandosi sulla sedia.
<< Può quasi sembrare una barzelletta... >> Riprende a parlare. << Un gay figo, una cinica che non crede nell’amore e lui... il ragazzo bello e cavaliere. >>
<< Non capisco il nesso. >> Ammetto sbattendo le palpebre frastornata. Jacob sbuffa.
<< Lascia perdere. >>
<< Le ho chiesto di farmi da dama, al matrimonio. >> Non mi serve guardare Jake per sapere che ha gli occhi a cuoricino, infatti sto guardando Edward con rimprovero.
<< E fammi indovinare... ti ha detto di no? >> Sbaglio o il mio frocetto preferito si sta divertendo?
<< Esatto. >>
<< Non imparerà mai. >>
<< Non è per qualcosa, ma quella che “non imparerà mai” è qui, in mezzo a voi! >>
<< Tesoro, lo sappiamo, solo tu puoi essere più fastidiosa di una zanzara. >> Alzo un sopracciglio.
<< E solo tu puoi puzzare più di un maiale, ma di certo non te lo avrei fatto notare se non mi avessi istigata. >>
<< Edward, per favore, quando fa così, puniscila. >> Edward ridacchia.
<< Non penso che io e te la pensiamo nello stesso modo sul “punire”, proprio come l’aggredire. >> Dice, istigandomi, alla fine guardandomi.
<< Ok, voi siete malati. Con te al matrimonio non ci vengo, e te... beh diamine, andiamo a casa che puzzi! >> Dico alzando puntando prima Edward e infine Jacob facendo una smorfia.
 
<< Di sotto c’è Tanya. >>
<< E che cos’è venuta a fare? >> Chiedo non distogliendo lo sguardo dalla mia posta elettronica.
<< Ah non lo so, però cerca te. >>
<< Allora può continuare a cercare. >>
<< Bella... fai l’adulta. >> Alzo lo sguardo e sospiro.
<< Jacob, mi basta fare l’adulta quando lavoro. Quando si tratta della famiglia non ragiono, mi comporto come mi capita e con te divento una bambina. >>
<< Hai ragione, in effetti adesso stai facendo i capricci, proprio come una bambina. >>
<< Non è divertente. >>
<< Lo so. Sotto c’è anche Luke. >>
<< E allora? Vuoi dirmi che sta per salire e portarmi con la forza di sotto? >> Alza gli occhi al cielo.
<< Quello potrebbe farlo Edward, e c’è anche lui al piano di sotto. >> Le mie orecchie si raddrizzano.
<< Che diamine ci fa Edward in questa casa? >>
<< Ah beh, per saperlo devi scendere. >> Che stronzo.
<< Non ci credo che è sotto. >> Si siede sul letto, vicino a me.
<< Se non scendi, non lo saprai mai. Vuoi vivere col dubbio? >> Alzo un sopracciglio.
<< Perché adesso fai il melodrammatico? >>
<< Perché nei film dicono sempre in questo modo la frase. >> Ridacchio e lo spingo, o almeno ci provo.
<< Va bene, faccio questo sforzo. >> Una volta in piedi, mi batto una mano sulla fronte, fermandomi davanti alla porta. << L’addio al nubilato! Ecco perché è qui, certo che è proprio sfacciata! Ora che so perché è qui, posso anche non scendere. >> Cerco di riappropriarmi del letto ma Jake, molto poco delicatamente, mi afferra per un braccio e mi trascina per il corridoio e le scale facendo finta che io sia consenziente e che non mi stia lamentando. Ribadisco: che stronzo!
<< Dovevi per forza farti attendere? >> Chiede Tanya con le braccia incrociate. È nervosa, sembra avere un diavolo per capello... ma quanto pensate mi dispiaccia? Non mi spiace per nulla. Se fosse stato per me, non sarei proprio scesa!
<< Da te? Ovvio. >> Digrigna i denti ma non ribatte, addirittura volto il capo di lato come se potesse farmi un dispetto comportandosi così. Il mio sopracciglio perennemente inarcato dovrebbe far capire quanto non la ritengo sana di mente.
<< Che cosa sei venuta a fare qui? >> Muove i capelli e non mi risponde, manco fossi un insetto fastidioso. Posso strozzarla come una gallina? Mi alletta sempre di più quest’idea.
<< Siamo qui perché Tanya ci terrebbe tanto che tu partecipassi al suo addio al nubilato. >>
<< Oh sì, Luke, lo vedo come sta morendo dalla voglia. >> Dico sarcasticamente.
<< Sembra quasi una frase a doppio senso. >> Mormora Jake guardando Edward che cerca di non ridere. Io arrossisco ma torno a guardare mia cugina.
<< Se vuoi che vengo, devi chiedermelo tu. E non è nemmeno sicuro che io dica di sì. >> La sua testa fa uno scatto spaventoso mentre si volta verso di me.
<< Se te lo chiedo devi esserci. Non scendo a tanto per poi ricevere un no, non esiste. Mi sposo tra due giorni, e tutto deve essere perfetto. >> Mi scambio una veloce occhiata con Edward, alla fine è vero, aveva ragione lui, Tanya non può “permettersi” che ci sia anche un solo capello fuori posto. Ci tiene, e vuole che tutto sia perfetto.
<< “Non scendi a tanto”? Ma ti senti quando parli? Cos’è, pensi di farmi un piacere invitandomi? >> Ora quella che si sta innervosendo sono io, ed è anche piuttosto evidente.
<< In effetti sì, dovrebbe farti piacere. >>
<< Può farmi piacere fino a un certo punto! Tu hai superato quel punto, te lo dico tanto per informarti. >>
<< Tu verrai. >>
<< Oh certo, se me lo imponi mi divertirò un casino, ma a rovinarti la serata. >>
<< Ok, stop. Fino primo round. >> Luke si mette in mezzo ma io e Tanya continuiamo a guardarci in cagnesco. << Non potete fare così. e poi... tutto perfetto? Lo sarà Tanya, ma non ti fa bene agitarti. >>
<< Perché è incinta che non può agitarsi? >> Chiedo sarcastica.
<< No, non sono incinta, anche perché la tua stronzaggine me lo avrebbe già ucciso. >> Schiocco la lingua e la guardo in cagnesco.
<< Niente, non ce la fa, è un caso disperato e tanto per la cronaca, non ci vengo stasera, e sarà già tanto se mi presenterò domani. >>
<< Bella. >> Mi ammonisce Jake, Edward mi si avvicina.
<< Facciamo una cosa, io e Jake andiamo per un po’ all’addio al celibato, dopo al massimo due ore veniamo a prenderti e ti salviamo dalle streghe cattive... ti piace come programma? >>
<< Due ore in loro balìa? >>
<< Non siamo così cattive. E poi ci divertiremo. >> Perché il tono le si addolcito così tanto? Mi fa più paura adesso di prima.
<< No, no, non mi lasciare tra le loro mani. >> Dico verso Edward continuando a scuotere il capo. Ridacchia e mi mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
<< Mandami un messaggio, fammi uno squillo e dopo poco sarò da te. >>
<< Che cosa romantica! Ma non dovrebbe presentarsi il suo fidanzato? >> Ma non si era addolcita?
<< Hanno legato molto, sono buoni amici. E poi io sarei comunque andato con Edward. >> Oh Santo Jake! Tanya non sembra convinta ma sinceramente... chissenefrega!
<< Va bene, stasera alle nove mezza saremo qua sotto con una limosine, non farci aspettare. >> Non aggiungendo altro, giro i tacchi e se ne va, una volta che la porta è chiusa, incrocio le braccia al petto.
<< Ma io non voglio andarci! >>
<< Eccola tornata capricciosa. >> Commenta Jake meritandosi un’occhiataccia.

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Capitolo 10
*** Lasciare a bocca aperta. ***


Introduzione: 
Non avete idea di quanto sono soddisfatta, non parlo solo del capitolo – che mi sembri manca qualcosa ma non capisco cosa – bensì del fatto che siamo a luglio e che manca esattamente un mese ai miei diciannove anni, che sabato parto per la mia prima vacanza tra solo amiche, che finalmente sono riuscita a scrivere e concludere il capitolo e soprattutto sono in pace con me stessa. Mi mancava scrivere, non l’ho fatto per due settimane e chi mi vive giornalmente nel gruppo lo sa bene quanto non mi abbia fatto bene, ma ora è tutto a posto. Quindi un “viva meee” ci sta perfettamente xD
 
Allora, nel prossimo capitolo ci sarà il matrimonio, siamo quasi alla fine della storia e per quanto questo capitolo potrebbe sembrarvi inutile, vi assicuro che non lo è. E poco importa che alla fine del capitolo mi odierete, io continuerò ad adorarvi comunque :) Vi lascio alla lettura, ho solo una cosa da chiedervi, leggete le note finali. Buona lettura.
 



 
~ Hopeful heart.
 
Capitolo dieci: Lasciare a bocca aperta.
 
Isabella pov:
<< Eh la Madonna! >> L’esclamazione di Jake mi fa sorridere, ma non lo guardo, continuo a occuparmi del mio trucco e di come mi stanno i capelli.
<< Sono una gran figa, vero? >> Chiedo facendolo ridere.
<< Effettivamente sì. >> Dice appoggiandosi allo stipite della porta del bagno.
<< Lo so. >> Lo intravedo scuotere il capo e mi occupo del lucidalabbra, una volta finito, scuoto i capelli e sorridendo mi volto verso di lui.
<< Vado bene? O è ancora troppo poco? >> Sgrana gli occhi.
<< “Troppo poco” in che senso? >> Mi chiede facendomi una vera scannerizzazione. Sono contenta che il vestito gli piaccia, di solito odia i vestiti brillantinosi, ma forse è grazie al fiocco sotto al seno che non ha arricciato il naso: adora i fiocchi! Per non parlare del mio trucco, ci ho messo una vita a mischiare più colori, ma per lo meno il risultato mi piace, ed evidentemente piace anche a lui. Quando c’è qualcosa che non và, lo dice subito.
<< Voglio far morire Tanya e le sue amiche ochette, devo essere al massimo. E quando dico “al massimo”, devo essere “al massimo”. >>
<< Sei più che “al massimo”, non devi preoccuparti, schiatteranno d’invidia. >>
<< Lo dici solo per farmi contenta? >> Chiedo facendo una smorfia.
<< No. Beh sì... anche, è che mi sto pisciando addosso. >>
<< Stronzo. >> Mormoro passandogli accanto.
<< Quanto amore nell’aria. >> Dice mio padre ridacchiando scendendo le scale. Jake chiude la porta ridendo e io arrossisco andando a chiudermi in camera.
 
<< Ancora non mi hai detto dove andate voi maschietti stasera. >> Dico incrociando le braccia al petto, oramai fuori dal portico di casa mia in attesa della limousine e dei “maschietti” citati poco fa.
<< Sinceramente non lo so, mi affido a loro. So già che me ne pentirò. >> Mormora alla fine facendomi ridere.
<< Pensa se ti portano in un night! >> Dico ridendo appoggiandomi a lui.
<< È proprio quello che temo. >> Dice mogio mogio abbracciandomi e tenendomi stretta al suo petto.
<< Suvvia, >> Gli faccio un buffetto alla guancia, alzando anche il capo per guardarlo ma senza allontanarmi dalla sua presa. << ti divertirai, esci con dei gran fighi, da guardare grazie a loro ce l’avrai, non ti puoi lamentare... al contrario di me. >> Sorride e io mi tranquillizzo. È raro vedere Jacob giù di morale e quando accade, non è per niente bello.
<< Hai ragione, sono più fortunato io. >> Dice mostrandomi la sua dentatura dritta e bianca.
<< Stronzo. >> Mormoro ridacchiando e cercando di spingerlo via, così da allontanarmi dal suo abbraccio.
<< È solo la cruda realtà. >> Dice allargando le braccia, così da lasciarmi libera, non smettendo di sorridere.
<< Pensa se non mi passano a prendere! >> Dico sgranando gli occhi; Jake scoppia a ridere.
<< Oddio, sarebbe troppo divertente. >>
<< No, divertente un corno! Le ammazzo. Anzi, l’ammazzo! >>
<< Chi è la vittima designata? >> Chiede una voce melodiosa alle mie spalle. Mi volto come un toro inferocito e gonfio le guance come una bambina capricciosa.
<< Quell’oca antipatica di mia cugina. Ma Alice ci sarà stasera? >> Chiedo tornando in me verso la fine.
<< Non lo so. Comunque arriveranno... almeno Luke ne è convinto. Se non vengono, puoi venire con noi. >> Dice divertito con le mani nelle tasche dei jeans neri.
<< No grazie, non ci tengo a vedere dei culi di donne. Mi basta il mio. >>
<< E chi ti dice che andiamo in un night? >> È divertito, gli piace provocarmi. Alzo il mento pronta a fronteggiarlo.
<< Siete uomini, è un addio al celibato... dove altro potreste andare? >>
<< Sembri convinta di quello che dici. >>
<< Lo sono. >> Senza rendermene conto gli sono praticamente di fronte. Giusto qualche centimetro – di distanza e di altezza – ci dividono.
<< Sei stupenda stasera, lo sai? Questo vestito ti dona, addirittura il viola ti dona. Per non parlare dei trampoli che hai ai piedi... o le gambe. >>
<< Quelle ci sono sempre. >> Sorrido per smorzare la tensione e il mio battito accelerato.
<< Davvero? Pensavo che di solito andassi in giro senza gambe. >>
<< Patetici. >> Dice Jacob tossendo fintamente. Mi volto guardandolo male e lui mi sorride angelicamente. << Siamo ancora davanti a casa tua, non so se ti conviene saltargli addosso. >>
<< Ma infatti vorrei tanto saltare addosso a te, in questo momento. >> E non per fargli del bene. Oh no.
<< Oh povero me! >> Si porta una mano sul viso in modo melodrammatico e io scoppio a ridere.
<< Wow, Bella, sei molto... molto bello il vestito. >> Mi volto e incontro lo sguardo un po’ sorpreso di Luke. Sorrido contenta dell’effetto che riesco a fare e lo ringrazio.
<< Allora... dove sono le oc-donne? >> Jake cerca di non ridere e Edward nasconde un sorriso dietro una mano. Luke si gratta un attimo la testa e svia il mio sguardo.
<< In realtà pensavo fossero già passate a prenderti. >>
<< Luke, >> Faccio un passo avanti e i suoi occhi s’incatenano ai miei. << Se mi danno buca, sei soprattutto tu che ne pagherai le conseguenze. Uomo avvisato, mezzo salvato. >>
<< Arriveranno, ne sono sicuro. >> La cosa bella, e questo dimostra quanto io non sia normale, è che vederlo spaventato mi piace. Sapere di riuscire a intimidire qualcuno mi fa molto piacere, soprattutto perché da quando sono arrivata in Italia, sembrava che il mio sguardo intimidatorio non facesse più effetto.
<< Me lo auguro per te. >>
<< Che uomo fortunato che sei, Luke! >> Dice Edward con un sorrisino divertito dandogli una pacca sulla spalla. In lontananza, si vede nitidamente una limousine rosa shocking avvicinarsi. Le urla risuonano anche a più di un chilometro di distanza e dentro di me ammetto che forse sarebbe stato meglio se veramente non si fossero presentate. Tanto non mi sarei persa niente. Di questo, ne sono certa.
<< Ehi! Ecco l’ospite d’onore! >> Urla una ragazza dai capelli rossi e ricci sporgendosi dal finestrino, con qualche attimo di ritardo la riconosco: è Victoria, la ragazza che era nel negozio della sarta. Oddio! Ma che serata infernale mi toccherà passare?
<< L’ospite d’onore non dovrebbe essere Tanya? >> Chiedo a voce bassa a Jake, cercando di sorridere ma sicuramente ho un’espressione atterrita in volto.
<< Beh no, Tanya è la festeggiata, l’ospite sei te. >>
<< Che culo! >> Mormoro a denti stretti facendolo ridere.
<< Suvvia Bella, entra in macchina! >> Tanya sbuca dal tettuccio della macchina e dentro di me urlo un “no” con tante “o” ripetute.
<< Oddio cos’è quell’affare? >> Dice indicandomi. Mi guardo dalla testa ai piedi e mentalmente mi dico che sono perfetta.
<< Parli di questo vestito bellissimo che costa più di te? >>
<< No... parlo di quella spilla che hai attaccato al vestito. >> Ovvio che non ammetta che sia favoloso, il vestito. Punto i miei occhi sulla spilla e sorrido.
<< Che cos’ha che non va? È nel mio stile, e mi rispecchia perfettamente. >>
<< Dove andate belle donzelle? >> Chiede Edward cercando di guardare oltre i vetri scuri e sperando che la “conversazione” tra me e Tanya finisca. Io sinceramente ho paura di scoprire chi ci sia in quell’auto, non so lui perché continui a cercare di vederci qualcosa.
<< Oh non possiamo dirvelo! Ci manca che poi veniate! >>
<< Questo pericolo non c’è tesoro. >> Dice Luke facendomi aggrottare la fronte. Mi volto verso Edward e batto ritmicamente un dito sul suo petto.
<< Ti do al massimo due ore per divertirti, poi mi vieni a prendere, anche se fossi in capo al mondo, ok? >> Divertito annuisce e io tiro un respiro di sollievo. Mi volto verso Jake e ci sorridiamo, faccio per avvicinarmi alla macchina ma Tanya inizia a fare i capricci.
<< Ma come?! Non saluti il tuo Jake-Jakino? >>
<< Il mio che? >> Chiedo sperando di aver capito male. Mia cugina sbuffa e parla in modo più... umano.

<< Il tuo fidanzato! Jake! >>
<< Ah. >>
<< Ma, Tanya, mi avrebbe salutato dalla macchina. >> Risponde Jake sorridendo. Tanya non sembra convinta, e nemmeno soddisfatta della risposta.
<< E come mai non vi ho ancora mai visto baciarvi? >> Chiede squadrandoci dalla testa ai piedi.
<< Siamo timidi e non ci saltiamo addosso davanti a tutti. >> Adoro avere la risposta pronta.
<< C’è la notte per rotolarsi nel letto. >> Duh. Questa Jake poteva evitarsela.
<< Timidi... se fosse per me, starei sempre a baciare Luke. >> Anche io, ma Edward, non il mio migliore amico! Oddio, ho fatto davvero un pensiero così... bleah, romantico? L’ho sempre detto che l’Italia fa male.
<< Sì vabbè, ma io voglio vedervi baciare! >> Perché sta facendo i capricci? Mi scambio un’occhiata con Jake, ed è inutile dirlo, ma lui non è contento, e se per questo nemmeno io. Senza rendercene conto parte una specie di coro, tutte le galline che ci sono in macchina continuano a urlare “Bacio!” ma perché le cose più assurde capitano sempre a me?
Sbuffando mi riavvicino a Jake e gli poso un bacio a stampo, il coro per un secondo si stoppa - e io canto quasi vittoria – ma un attimo dopo, si lamentano che quello non è un bacio e alzando gli occhi al cielo, mi tocca riappoggiare le mie labbra su quelle di Jake.
<< Chiudi gli occhi. Sii più rilassata. >> Mi mormora Jake con le mie labbra incollate alle sue.
<< Sembra facile. >> Lui cerca di non ridere, e con delle doti da attore che non conoscevo, mi cinge la vita e chiude gli occhi facendo quasi sembrare che il bacio gli garbi. Nessuna lingua. Solo labbra. Ma nessun effetto o sensazione per entrambi.
Perché ci mettiamo sempre nei casini? Perché?
<< Oh che carini! >> Cinguettano sempre in coro, ed è in quel momento che ci stacchiamo, non ci guardiamo in faccia, almeno finché io non apro la portiera dell’auto. I suoi occhi sono limpidi e solari come sempre e questo fa sorridere anche me. “A dopo”, gli mimo con le labbra e lui annuisce. So già che mi aspetterà un viaggio infernale in auto.
 
Se sapevo avrei fatto scuola di fotografia invece che il liceo classico e poi al college studiare giurisprudenza, poiché a quanto pare se sono a questa festa è per immortalare ogni momento con foto e video... gran bella roba. Sapevo di non dover venire.
<< Bella! >> Tanya mi chiama e io mi volto già con la fotocamera alla mano.
È da nemmeno un’ora che siamo arrivati in questo posto un po’ strano. Sembra un night per sole donne, carino, tetro e soprattutto senza uomini in vista... no, in effetti quest’ultima cosa non è proprio un granché, ma le amiche oche di Tanya si stanno divertendo, e a quanto pare anche lei. E chi sono io per rovinarle la festa? Beh sono Bella.
Tanya è straubriaca ed è divertente vederla così, s’incespica con le parole e per dire una frase di senso compiuto ci mette come minimo venti minuti. Peccato che quando arriva un caliente pompiere capisce subito che è uno spogliarellista e gli si butta addosso, ballando e toccandolo. Sì, ovviamente ho immortalato anche questo.
Nel bel pieno della festa – cioè quando gli spogliarellisti sono talmente tanti che non si possono più contare – mi dileguo al bar e ordino tre bicchieri di Tequila, che finiscono in un attimo, ma questo forse era inutile dirlo. In pratica festeggio da sola, un drink dopo l’altro ballando solo muovendo la testa rimanendo seduta sullo sgabello del bar – ovviamente paga tutto Tanya, se no non berrei così tanto.
Quando è praticamente mezzanotte, e quindi quasi tre ore che sono in “compagnia” delle allupate nell’altra sala, afferro il mio cellulare e cercando di non sbagliare, chiamo Edward. Mi risponde dopo due squilli.
<< Sei viva? >>
<< Ubriaca, ma viva. Mi vieni a prendere? >>
<< Dimmi dove e vedo di arrivare lì ancora prima di Superman! >> Rido – forse anche troppo esageratamente ma quando si è ubriachi si ride per qualsiasi cavolata – e gli dico il nome di questo posto strano, nemmeno mezz’ora e dice che sarebbe arrivato. Beh nel frattempo continuo a bere e a divertirmi col barista – che è piuttosto vecchio ma comunque divertente.
 
<< Hai avvisato che sei uscita? >> Mi chiede Edward vedendomi seduta sul gradino del locale, davanti all’entrata.
<< Non penso che capirebbero, poiché sono ubriache fradice. Forse più di me. >> Dico incespicandomi tra le parole e con una vocina piccola.
<< Stai bene? >> Ed ecco Jake, metà divertito e metà preoccupato.
<< Abbastanza. Ho la testa leggera leggera. >>
<< Eh immagino. >> Mi dice Jake invitandomi ad afferrare la sua mano.
<< Dove andiamo? >> Chiedo una volta che sono in piedi.
<< Senza la tua borsa, da nessuna parte. >> Sbuffo alle parole di Edward.
<< Diamine, devo per forza entrare. >> Cercano di non ridere e io mi volto per entrare nel locale – ovviamente quasi mi ammazzo a causa del gradino su cui ero seduta poco prima.
<< Bella! Ci fai un’altra foto? >> Ecco Tanya alla riscossa. Scuoto il capo chiudendo gli occhi e tenendoli stretti stretti.
<< Me ne sto andando. >> Dico urlando per sovrastare la musica.
<< Cosa? Perché? >>
<< Perché penso di aver svuotato la dispensa del barista. >> Aggrotta la fronte e io scoppio a ridere.
<< Scusa Tanya ma sono stufa di stare qui, quindi me ne vado... e mi raccomando, paga bene il barista. >> Girandomi, e afferrando la mia borsa, me ne vado, lasciandola al centro della sala con la fotocamera in mano.
 
<< Ti senti meglio? >> Mi chiede Edward, seduto accanto a me su una panchina dopo più di due ore che siamo in giro. Jake è sull’altalena del piccolo parco, forse per lasciarci privacy, forse perché voleva semplicemente andare sui giochi.
<< Sono ancora ubriaca, ma l’aria fresca mi sta facendo bene. >>
<< Talmente bene che le scarpe sono un optional? >> Alzo un sopracciglio.
<< Perché, mi puzzano i piedi? >> Scoppia a ridere e scuote il capo. Soddisfatta torno a guardare Jake.
<< Vuoi venire con me al matrimonio? >> Mi chiede dopo qualche minuto di silenzio.
<< Come? Scherzi? Ne abbiamo già parlato. >>
<< Non ne abbiamo parlato, tu mi hai detto direttamente no. >>
<< Non esattamente e comunque... è una pazzia. >>
<< E da quando dici di no alle pazzie? >>
<< Quasi sempre, se mi conoscessi lo sapresti. >>
<< Se tu mi dessi l’opportunità di conoscerti non si porrebbe il problema. >> Il sorriso sulle mie labbra scompare, ma il suo persiste e gli occhi si fanno sempre più intensi.
Sta scherzando vero? Non può averlo detto sul serio. E soprattutto non può pensarlo. Non può volermi conoscere. Non può volere una relazione.
<< Oddio, ti ho lasciato senza parole? >> Annuisco non distogliendo gli occhi dai suoi. Sinceramente non penso nemmeno di aver sbattuto le palpebre da quella frase.
<< Dico sul serio, Bella, vuoi venire al matrimonio con me? >> Perché sa tanto di proposta di matrimonio?
<< Non puoi farmi queste domande quando sono ubriaca! >>
<< Beh ho pensato che poiché da sobria mi dici di no, magari da ubriaca mi avresti detto di sì. >>
<< Certo che sei proprio testardo. >>
<< Quando voglio qualcosa sì, divento testardo. Dimmi di sì, Bella. >> Deglutisco forzatamente.
Perché sempre tutte a me? Se dicessi di sì, sarebbe un sì anche per la conoscenza al di fuori dalla Toscana? Dal matrimonio? Dai parenti? Dal finto fidanzamento?
Mai monosillabo è stato così difficile da pronunciare.
 
__ 
Note dell’autrice  oddio che parolone! 
Sì o no? Beh lo saprete nel prossimo capitolo. Non anticipo nulla. Sì, sono perfida :)
La spilla ve l’ho fatta vedere ma questo link vi porterà al set, cioè vi farà vedere il vestito di Bella.
Come dicevo all’inizio, oramai siamo a luglio, sicuramente c’è qualcuno già in vacanza e c’è chi partirà a giorni – io sono una di queste – ma ho notato un calo nelle recensioni, spero che non sia perché la storia non vi piaccia più. Siamo quasi alla fine, non chiedetemi quanti capitoli mancano perché non lo so, posso solo dirvi che non manca ancora molto.
Gli aggiornamenti verranno sospesi fino al primo agosto, spero di poter aggiornare proprio quel giorno ma ne dubito poiché al mare sono senza pc.
Grazie in anticipo per tutto, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Un mega abbraccio, Jess.

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Capitolo 11
*** Oh, il matrimonio! ***


Introduzione: 
Busso? Entro? Faccio finta di niente? Beh in qualche modo dovrò pur salutarvi... ma ciao! Lo so, avevo detto che avrei postato all’inizio di agosto ma le mie ferie si sono prolungate, una volta tornata da Rimini ho passato solo qualche giorno a casa e poi sono partita per la Liguria e sono tornata il 20, la sera prima del mio compleanno – sììì ora sono una diciannovenne!! – poi mi sono ritrovata dei parenti dalla Francia e praticamente il tempo per scrivere è diminuito. Sorry.

 
Il prossimo aggiornamento non so quando ci sarà, forse lunedì parto per la Francia e tornerò qualche giorno dopo, senza contare che questo weekend sono nuovamente in Liguria. Mai fatte così tante vacanze in vita mia xD fatemele godere!
Spero abbiate pazienza, spero che il capitolo vi piaccia – anche perché so che non è un granché, non è di certo la “meraviglia” che vi aspettate.
 
Vi lascio alla lettura, e per qualunque cosa... mi trovate nel gruppo :)



 
 
 
~ Hopeful heart. 
  
Capitolo undici: Oh il matrimonio! 
  
Isabella pov: 
<< Bevi, ti farà bene. >> Jake mi passa una tazza piena e fumante di caffè e io storco la bocca.

<< Penso di dover vomitare. >> Ammetto allontanando la tazza.
<< No, è solo il rimedio di nonna Black, che hai bevuto poco fa, che ti sta dando questa sensazione. >>
<< Probabile, resta il punto che al momento non posso ingurgitare nulla... né di solido, né di liquido. >>
<< Ok, come vuoi. >> Dicendo così, si appropria del mio caffè e lo sorseggia senza staccarmi gli occhi di dosso. << Oggi sarà una giornata estremamente pesante, lo sai vero? >>
<< Se per questo, sarà pesante anche la serata. >> Dico con le mani tra i capelli, rimanendo appoggiata al bancone della cucina.
<< Sembri disperata. >> Dice ridacchiando.
<< Preferisco dare la colpa di questo scempio alla sbornia. >>
<< Beh in effetti, per gli altri, sarebbe una scusa plausibile, ma lo sai che io non me la bevo. >>
<< Che cosa ti ho detto mentre ero ubriaca? >> Chiedo abbastanza timorosa nel sapere la risposta.
<< Cavolo, è così evidente che non ti credo solo perché sei stata tu a parlare a vanvera? >> Nonostante il mal di testa, la nausea e la voglia di addormentarmi su questo pianale, sorrido.
<< Abbastanza. >> Sospira in modo melodrammatico e prende a sussurrare mentre si sporge verso di me.
<< Eri straubriaca ma non per questo ti sei risparmiata di ripetermi almeno trenta volte quanto Edward sia carino e dolce... >> Lo interrompo subito.
<< Non voglio sapere quanto divento sdolcinata da ubriaca, voglio sapere che cos’ho risposto a Edward. >> I suoi occhi s’illuminano.
<< Sì. >> Aggrotto la fronte.
<< Ti sei fritto il cervello? >>
<< No. >>
<< Buongiorno ragazzi. >> Mia madre spunta da dietro le mie spalle e mi accarezza i capelli. << Perché siete ancora in pigiama? Bisogna andare a casa della sposa a far le foto di famiglia, ve ne siete dimenticati? >> Jake apre la bocca ma non fiata, mentre io gli rubo la mia tazza di caffè e m’immergo.
<< Non ci è stato detto nulla. >> Risponde per me Jake. Mia madre ci guarda stupita ma infine fa come per scacciare una mosca.
<< Magari Tanya era convinta che fossi io a dirvelo. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Sicuramente. >> Sussurro ironicamente; Jake mi sorride ma infine mi afferra una mano portandomi al piano di sopra dicendo a mia madre che saremo pronti in un attimo, ma di iniziare ad avviarsi che noi li raggiungeremo.
<< Hai fatto? >> Mi chiede con lo spazzolino in bocca mentre io cerco di mettermi a posto i capelli.
<< Ti sembro pronta? >> Chiedo acidamente facendogli alzare gli occhi al soffitto.
<< Non capisco perché Tanya ha preteso che le donne si vestissero di bianco, è lei la posa! Io sembro una gelataia! >> Jake ride mentre si fa il nodo alla cravatta.
<< Sei troppo tesa, rilassati. >>
<< La fai facile tu. Non conosci nessuno, non t’importa di quello che penseranno o diranno su di te e tra l’altro... Tanya non è tua cugina. >> M’infilo le scarpe altissime e bianche e mi alzo per poi guardarmi allo specchio.
<< È vero, Tanya non è mia cugina ma tu sei la mia anima gemella... quindi se tu sei agitata, io, devo escogitare di tutto per farti calmare. Non rendermi troppo complicato il lavoro. >> Sorrido dolcemente e mi lascio abbracciare dal mio omaccione.
 
<< Sei pronto ad affrontare i miei duemila parenti? >>
<< Secondo te li ha invitati proprio tutti? >> Lo sguardo che gli lancio gli fa capire perfettamente che la mia risposta è sì. << Che culo. >> Mormora ironicamente facendomi sorridere amaramente.
<< Jake. >> Prima di suonare alla porta, lo fermo e lo guardo seriamente.
<< Che succede Bells? >>
<< Per ieri... per il bacio... >>
<< È tutto a posto. Non devi scusarti... tu non c’entri niente. >>
<< Sì lo so... e che non vorrei... non voglio che ci sia tensione per una cosa del genere, l’avevamo messo in preventivo che sarebbe potuto accadere, ma non ne abbiamo mai veramente parlato e... a questo punto è probabile che dovrà riaccadere, i miei parenti sono... >>
<< Come San Tommaso: se non toccano con mano, non credono a nulla. >>
<< Esatto. >>
<< Tu non preoccuparti, ci baceremo se insisteranno, ma tu preoccupati a non finire il rossetto a furia di rifarti il trucco per Edward. >> Ammicca e mi supera, lasciandomi basita e incuriosita dalla sua frase, ovviamente quando lo raggiungo, la porta viene aperta e non riesco a chiedergli nulla, ma resta il punto che mi ha fatto venire un dubbio: a Edward, gli ho detto sì?
<< Oh, Bella, eccoti! >> Tanya mi afferra per un braccio e mi spinge lontano da tutti e mi porta in una camera. Sembra quasi spaventata, e la cosa che mi fa preoccupare è che a malapena mi ha dato il tempo di mettere piede in casa sua.
<< Che cosa succede? >> Si tormenta le mani e cerca di non toccarsi i capelli già acconciati.
<< Ieri sera... >>
<< Oddio! Hai tradito Luke? >> Dico immediatamente con gli occhi sgranati già euforica di essere la prima a sapere uno scoop così succulento.
<< Cosa? No! >> Mi ricompongo e cerco di non guardarla, diciamo che come ipotesi non era poi campata per aria. << Hai dato per certo che io abbia combinato qualcosa ieri sera, questo mi fa dedurre che non mi sono comportata bene. >>
<< Con me o in generale? >> Chiedo incrociando le braccia al petto. Tanya si passa una mano sul viso e infine si siede su una sedia – l’unica che c’è nella stanzetta dove sembra siano state messe le cose inutili.
<< Ti chiedo scusa, per ieri intendo. >> Mi muovo agitata sul posto. << Non posso negare che per quanto volessi che tu ci fossi... >> Si blocca per sospirare. << Mi sono comportata male. Non eri lì per fare foto e video, eri lì per divertirti o comunque per passare una gradevole serata. Ci sei solo in una foto, lo sai? >> Aggrotto la fronte e lei sorride. << Veramente sono due; le ho fatte prima che salissi in limousine. Una è con Jake, mentre vi guardate prima di baciarvi e l’altra è con Edward. >> Perdo un battito ma non mi muovo, forse non respiro nemmeno.
<< Oggi per te è un giorno importante, io non voglio... non voglio che tu abbia altri pensieri. Goditi questa giornata, ok? >> Non aspetto che risponda, mi muovo verso la porta, ma prima che io riesca a uscire dalla stanza, riprende a parlare.
<< Quando riparti? >>
<< O domani o dopodomani, perché? >> Come unica risposta ottengo un’alzata di spalle, me la faccio bastare ed esco da quella stanza, dove Tanya era fin troppo umana.
 
<< Sono stremata. >> Ammetto buttandomi sulla piccola panchina nel giardino di mia zia. Jake ride e mi si siede accanto.
<< Ma se non siamo nemmeno ancora arrivati in Chiesa! >> Un verso strozzato esce dalle mie labbra mentre la mia testa si lascia cadere all’indietro con gli occhi chiusi.
<< Sono stufa degli sguardi dei miei parenti: nemmeno fossi un alieno! >> Di scatto apro gli occhi e mi raddrizzo per poi voltarmi con tutto il corpo verso di lui. << Hai notato come mi guardano? >> Chiedo con gli occhi sgranati e gesticolando come una pazza. Jake annuisce e mi lascia parlare. << Ok, non ho più diciotto anni, non sono più grassottella, mi trucco, ho un bel visino e ho delle gambe da urlo... per non parlare del mio seno che per quanto piccolo si fa notare. Sono una bella ragazza ma non per questo stare sotto il loro sguardo mi faccia piacere. Mi spaventano, mi mettono ansia. Non ho più diciotto anni, che cosa si aspettavano? Di vedermi vestita di nero per nascondere le mie forme fin troppo "anormali"? >> Dopo lo sfogo, lo ammetto, mi sento meglio.
Jake mi circonda le spalle con un braccio e mi trae a sé.
<< Non sei più quella diciottenne piena di paure e con zero fiducia in se stessa, quindi ignorali. Anche se ti fermano e ti guardano come se fossi un fenomeno da baracconi, alla fine lo fanno per invidia o perché sono felici di vederti così stupenda. >> Alzo lo sguardo e sorrido.
<< Perché sei gay? >> Chiedo sussurrando e lui ridacchia per poi abbassare il viso e lasciarmi un lieve bacio sul naso.
<< Non te lo aveva ancora detto nessuno che l’uomo perfetto è gay? >>
<< Io sapevo che il principe azzurro lo fosse, non l’uomo perfetto. >> Mi fingo disperata e lui mi posa un altro bacio, ma questa volta sulla fronte.
<< Mi spiace essere io a darti queste brutte notizie. >> Nonostante tutto, riesce a farmi ridere.
 
<< Sei stupenda. >> Mi volto appena, giusto per ammirarlo senza iniziare a sbavare.
<< Non dovresti stare dalla parte dello sposo? >> Chiedo continuando a guardare l’altare dove per ora c’è solo Luke, che sembra in piena crisi. Magari ha capito che sposare quella strega è troppo anche per lui.
<< Preferisco stare qui, c’è una visuale sicuramente migliore. >> Accenno un sorriso. Chissà perché non credo che la “visuale” di cui parla siano gli sposi.
<< Quando parti? >> Gli chiedo dopo un paio di minuti. Edward sorride e si volta meglio verso di me.
<< Perché me lo chiedi? >> È fin troppo divertito, ma d’altronde ha ragione, perché gliel'ho chiesto? Non dovrebbe interessarmi... vero? O forse sì?
<< Io immaginavo che saresti stato tu il testimone di Luke... ohm... ho interrotto qualcosa? >> Chiede infine Jake sedendosi accanto a me ma guardando Edward.
<< Dovevo essere io, ma ho rifiutato. Non ho intenzione di mettermi sulle spalle un tale peso. Soprattutto non voglio firmare per una cosa a cui non credo. >>
<< Wow, >> Jake gli da una ponderosa pacca sulla spalla. << grande Edward! E che faccia hanno fatto quando gliel'hai detto? >> Jake è tutto preso ed entusiasta ma... lo sguardo di Edward è puntato su di me.
<< Erano abbastanza scioccati ma hanno cercato di non darlo a vedere. Luke è stato razionale come sempre, ha cercato subito un altro testimone. >> Jake pare abbastanza deluso ma alza le spalle girandosi nuovamente verso l'altare. 
<< Comunque parto dopodomani. >> Mi mormora all'orecchio facendomi sorridere.
<< Che combinazione... anch'io. >> Il nostro è un semplice scambio di sussurri ma è inevitabile che Jake sorrida.
 
<< Nonostante tutto non è stato male. >> Dice Jake tirando su col naso e cercando di non piangere. Io cerco di non ridere e Edward lo guarda quasi scandalizzato.
<< Sta dicendo sul serio? >> Mi chiede Edward fuori dalla Chiesa.
<< Purtroppo sì. >>
<< Oh Edward! Secondo te capiteremo vicini al tavolo? >> Automaticamente alzo un sopracciglio; la voce acuta e stridula proviene da dietro di me, ed è di una donna. Devo ricominciare a strozzare galline?
<< Ciao Irina; sinceramente non lo so. Da quello che ho capito i tavoli sono tutti uniti tranne quello degli sposi che è al centro del salone. >>
<< Che megalomani. >> Edward mi guarda con gli occhi sgranati e io mi copro velocemente la bocca. Non dovevo dirlo, soprattutto perché non so chi sia questa oca e soprattutto perché è il giorno del matrimonio, dovevo contenermi, o pensarlo solamente.
<< Devi essere Bella. >> La ragazza dai capelli rossicci mi affianca e mi porge una mano, io l'afferro con un po' d'incertezza.
<< Sì, sono io. Tu sei? >> Solo ora noto che Jake è stato rapito da una mia vecchia zia.
<< Un'amica di Luke, ma ora, dopo anni, posso definirmi anche amica di Tanya. >>
<< Sai perché si sono sposati? >> Chiede divertito Edward.

<< No, ma probabilmente dopo che sopporti per più di un anno una persona, impari a conoscerla o comunque a non disprezzarla come i primi tempi. Comunque, >> Dice rivolgendo il suo sguardo a me. << La decisione di disporre i tavoli in quel modo è stata mia, ma Tanya non ha accettato, fino a ieri mattina si è scervellata a fare tanti tavoli non affollati per tutto il salone, in modo da far felici tutti. >>
<< Che carina. >> Dico ironicamente, però cercando di non farglielo capire.
<< So che non avete un bel rapporto, però Tanya è cambiata, non è più la ragazza vanitosa che adora stare al centro dell'attenzione. Oddio, un po' è ancora così ma è cresciuta e sono certa che dei cambiamenti li hai fatti anche tu. >>
<< Cambiare è normale, è la natura umana che fa il suo processo. >> Ribatto cercando di non agitarmi.
<< Esatto, comunque ci vediamo più tardi, magari riprenderemo questo discorso. >> Irina lascia un bacio sulla guancia di Edward e mi saluta con la manina mentre si allontana. Mi viene automatico incrociare le braccia al petto e guardarlo male, e non mi è difficile vedere il suo compiacimento.
<< E' fin troppo piena di sé. >>
<< Non pensavo giudicassi o comunque riuscissi a capire una persona da una frase o da... un bacio. >>
<< Infatti non mi sono basata solo su quello! >> Alza un sopracciglio. << Non indossa nemmeno il vestito bianco! Se è tanto amica della sposa, perché lei si è potuta mettere un vestito qualunque? >> Sì, sto facendo i capricci, ma ho ragione io!
<< Sei deliziosa anche mentre sei alterata. >>
<< Edward! >> Sbuffando mi allontano da lui ma mi fa fare a malapena due passi che mi riprende e cercando di non farsi notare da nessuno mi porta in un posto appartato, dove nessuno ci vede.
<< Finalmente soli. >> Dice tenendomi per la vita.
<< Soli un corno! Sono arrabbiata con te. >>
<< In questo momento non m'importa. >> Blocco le sue mani che stavano accarezzando i miei fianchi e sgrano gli occhi.
<< Ti ho detto di sì. >> La mia non è una domanda, non ricordo quando e come ma sono più che certa - dai suoi comportamenti - di avergli detto di sì.
<< Puoi sempre cambiare idea. >> Dice non molto contento, non muovendo le sue mani dai miei fianchi.
Oramai gli ho detto di sì... perché dovrei tirarmi indietro?
Lentamente mi avvicino e le mie mani si vanno a posizionare dietro al suo collo e in un battito di ciglia incollo le mie labbra alle sue. Inutile dire che non si tira indietro, inutile anche specificare che il bacio in breve si fa più acceso, e poco importa che non siamo collaudati, che le labbra vengono morse, che non andiamo a tempo... è uno dei baci migliori degli ultimi tempi.
 
<< Smettila! >> Mormoro pizzicandogli la mano, appoggiata sulla mia coscia. Ridacchiando si ricompone e cerca di ascoltare il discorso del testimone dello sposo, ma a essere sincera è un po' una palla ascoltare una persona che continua a dire che Tanya e Luke sono perfetti, due metà della stessa mela e bla bla bla. Come ho detto quando sono arrivata? Tempo un anno e mi ritroverò Tanya nel mio ufficio. Ci metto entrambe le mani sul fuoco.
Irina alla fine è capitata nel nostro stesso tavolo ma devo ammettere che si è dimostrata più simpatica del previsto. Meglio per lei. Jake ha mangiato come poche volte gli ho visto fare ma almeno ha smaltito tutto ballando con chiunque gli capitasse accanto. Sapere che si diverte mi fa solamente piacere, se le cose sarebbero state un mortorio, mi avrebbe fatto due palle per tutta la vita. Meglio così.
 
<< Non possiamo starcene nascosti per tutto il tempo. >> Dico tra un bacio e l'altro continuando ad avvicinarlo a me. E chi vuole farselo scappare?
<< E' vero, ma come posso farti tornare come se nulla fosse verso il tavolo? >> Sorrido e gli poso un lieve bacio all'angolo della bocca.
<< Invitami a ballare. >> Con un sorriso, mi porta verso la pista, non chiede e io scoppio a ridere tirandogli uno schiaffo sul braccio.
 
<< Jake ma... puzzi! >> Dico dopo un po' che siamo in auto per tornare verso casa. Il mio amico sbuffa e mi guarda male continuando a guidare.
<< La colpa è di tua zia Milly, ha un profumo nauseante. >> Rido a crepapelle.
<< Penso usi lo stesso profumo puzzolente da trentanni. Pensa che non l'ho nemmeno vista. >> Dico ridacchiando.
<< Per forza, hai passato tutta la sera nascosta con Edward! Sono geloso, invidioso e arrabbiato! Hai ballato solo quattro balli con me! >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Non preoccuparti, prima di andare a fare la nanna ti sciuperò. >> Torna a guardarmi alzando un sopracciglio.
<< Non sono Edward, questa offerta non mi piace. >> Ridendo mi faccio trascinare da una
battuta più stupida dell'altra ma devo ammetterlo... è stato veramente un bel matrimonio.
<< Però ti piacerebbe che te la facesse Edward, eh? >> Chiedo maliziosamente.
<< Oddio, ti ha trasformata in un mostro malizioso. >> Ridacchio.
<< Ammettilo che sei invidioso! >> Dico puntandogli un dito contro.
<< Anche se fosse, non te lo direi. Ci godresti solamente, e a quanto pare Edward riesce a fare abbastanza da solo. >> Sospiro sognante stravaccandomi sul sedile.
<< Dillo che vorresti una vagina. >>
<< Sai cosa vorrei? Che ti azzittissi! >> Scoppio a ridere per poi afferrare la sua mano sul cambio.
<< Sei il migliore amico gay sulla faccia della Terra. >> Alzando gli occhi al cielo, accende la radio e inizia a cantare, cioè stonare. Sì, parenti a parte è stata veramente una bella giornata.
 
__ 
Note dell’autrice  oddio che parolone! 
Alla fine gli ha detto “sì”. Alla fine ci hanno dato “dentro” di nascosto. Alla fine il matrimonio non è stato così tremendo, anche se inizialmente Bella stava per fare uno sterminio di massa. Ovviamente avrebbe fatto solo bene; maledetti parenti.
Prima che me ne dimentichi! Cliccando su questo link, trovate il set di com'era vestita Bella al matrimonio. Scelta un po' ardua far vestire tutte le donne di bianco, ma se non avessi fatto così, non avrei fatto capire com'è strana Tanya.
 
Mi siete mancati, scrivere mi è mancato, le vostre recensioni che riescono praticamente sempre a strapparmi un sorriso mi sono mancate e di conseguenza... spero di ritrovarvi, non dico tutti, pretendo troppo, ma almeno qualcuno.
A presto, prima di un mese :P Jess.

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Capitolo 12
*** Tutto in discesa. ***


 
Introduzione: 
Non prendetevela con me! Incolpate Bella e le sue stupide idee! È colpa sua se avete dovuto aspettare quasi un mese u.u io giorno dopo giorno aggiungevo qualcosa al capitolo ma... c’era una parte che non mi convinceva, e di conseguenza non riuscivo ad andare avanti come si deve ma l’importante è che alla fine io abbia risolto. Tutto in due ore tanto per essere precisa xD

 
Allora, manca poco alla fine, non so ancora quanti capitoli ma pochi. Il titolo del capitolo penso dica già molto, ma comunque voglio solo dirvi che ci sono passi avanti sotto tutti i punti di vista. (Sì, io e i miei passi avanti siamo una maledizione! Chi ha letto Travolgimi sicuramente ha capito di che cosa sto parlando)
 
Purtroppo neanche questa volta ho potuto rispondere alle recensioni, ma faccio una piccola promessa, prima che arrivi il prossimo capitolo risponderò a quelle di questo. Ragionamento un po’ confusionario ma spero mi abbiate capita, e soprattutto che le recensioni ci siano!
 
Prima di salutarvi e quindi lasciarvi finalmente in pace a leggere di questi disgraziati, mi faccio un po’ pubblicità, ci tento almeno... nemmeno due settimane fa ho pubblicato una nuova storia: “Splendida bugia” ma diciamo che non sta andando proprio bene... quindi se voleste passare, siete i benvenuti.
 
Un’ultima cosa – lo so che mi state odiando e che praticamente nessuno avrà letto tutto quello che ho scritto, ma questa cosa è importante, almeno per me. Nel gruppo, ho chiesto se c’è qualcuno che magari è disposto a venire a Torino per passare una giornata con me e con altre magari autrici o comunque lettori di EFP... se può interessarvi, basta dirmelo :) ora posso finalmente lasciarvi alla lettura e grazie dell’attenzione!



 
~ Hopeful heart. 
  
Capitolo dodici: Tutto in discesa.  
  
Isabella pov: 
<< Che cosa stai facendo? >> Chiedo a Jake non appena entro in camera.

<< Non fare domande stupide, è evidente quello che sto facendo. >> Alzo gli occhi al cielo e mi chiudo la porta alle spalle fingendo di non notare quanto sia scontroso. Sarà in questo stato perché non ha fatto colazione?
<< Ok, rettifico la domanda: perché stai facendo la valigia? >> Si volta verso di me con gli occhi sgranati.
<< Forse perché dobbiamo partire? >> Ok, giuro che lo strozzo! Solo io che sono donna e ho il ciclo mensilmente posso permettermi di essere schizofrenica! Lui non ha scuse accettabili per esserlo.
<< Ora? Oggi? >> Chiedo stupita, poiché sono certa di aver cambiato il giorno di ritorno giusto ieri sera prima di andare a dormire ma... oh! A Jake non l'ho detto!
<< E quando vorresti partire? >> Chiede senza guardarmi, ovviamente sempre scontrosamente.
<< Beh veramente... >> Dico mentre mi gratto la testa un po' incerta se dirglielo adesso e a parole oppure con un messaggio quando sono abbastanza lontana da non sentire le sue urla.
<< Che cos'hai combinato? >> Ora la sua attenzione è tutta su di me e io capisco di non poter più scappare. Mi dovrò sorbire le sue urla e anche il suo tono scontroso per un po’.
<< Beh... dopo che ti sei addormentato, ieri sera, dopo il matrimonio... beh ho cambiato il giorno del rientro. >> Quando vedo i suoi occhi sgranarsi, metto subito le mani di fronte a me, in modo da bloccarlo prima che apra bocca. << Solo di un giorno! Domani sera partiamo, giuro! >> Jake, sorprendendomi, non urla, non gesticola e non fa uno dei suoi soliti sermoni, bensì mi guarda sornione, si mette persino con le braccia incrociate.
<< Come mai domani? Ti è per caso venuta un'insana voglia di stare in famiglia? >> Chiede sospettoso. Diamine! Mi conosce troppo bene, e questo non è di certo una cosa positiva.
<< Sssì, diciamo di sì. >> Sono una pessima bugiarda, almeno con lui.
<< Non è che per caso un certo bel ragazzone dai capelli ramati e gli occhi verdi parte proprio domani sera per tornare a casuccia sua? >>
<< Perché, Edward parte domani? >> Chissà come mai ho subito capito che stesse parlando proprio di quel ragazzone dai capelli ramati e gli occhi verdi... d’altronde ce ne sono un’infinità di ragazzi con queste caratteristiche. Mannaggia, avrei dovuto fare colazione, almeno sarei stata meno acida anch’io.
Un suo dito si protende verso il mio viso. << Non fare la finta tonta! >>
<< Ok, mi arrendo. >> Alzo le mani fino al viso. << Mi hai scoperta. E comunque non c'è niente di male, no? Che vuoi che sia un giorno in più? >> Incrocio le braccia al petto. Un suo sopracciglio si alza, non mi crede minimamente.
<< Per te una tragedia. Comunque va bene... spero solo che ne valga la pena. >>
 
<< Stai già facendo le pulci? Le valige sono pronte? >> Ed ecco mia madre all'attacco, signori e signore!
<< Veramente ho deciso di rimanere ancora un giorno. >> Dico sedendo al bancone della cucina mentre lei prepara il pranzo. Sorpresa si volta nella mia direzione e fingo un sorriso.
<< Dici sul serio? Vuol dire che il matrimonio non è stato così tremendo come credevi. >>
<< Ti dirò, è stato piacevole. Tanya mi ha addirittura sorpresa. >>
<< Sta per finire il mondo? >>
<< Beh in effetti dicono che nel 2012 moriremo tutti. >> Fa un gesto con la mano come per scacciare la cosa.
<< Che cos'ha fatto per stupirti? >>
<< Mi ha chiesto scusa. >> Dico con le braccia incrociate appoggiate al bancone.
<< Vuol dire che le cose tra voi si sono risolte? >>
<< Non lo so, >> Dico alzando le spalle. << il passato comunque non si può cambiare. >>

<< Questo è vero però perdonare è possibile, penso di avertelo insegnato. >>
<< Non penso di avercela ancora con lei, è solo che... sono accadute tante cose... >>
<< Sì, ma risale tutto a quando eravate piccole, non ora. Ora siete cresciute, perché pensare ancora al passato? >>
<< Dovresti fare questa domanda anche alle tue sorelle, hai visto come mi guardavano ieri? Oppure quello che mi dicevano? Che cosa si aspettavano? Che fossi ancora una ragazzina? Che fossi ancora la povera pecora nera della famiglia? >> Wow, oggi non è proprio giornata, mi scaldo in fretta e questo mi porta a gesticolare come una pazza.

<< Hanno visto tutti che ora stai bene, non dovrebbe interessarti quello che dicevano o come ti guardavano. >>
<< In realtà non m'interessa ma ripeto, dimenticare e perdonare non è facile. >>
<< Ora hai Jake, pensa solo alle cose belle che ti ha donato la vita. >> Sorrido addolcendomi; questi sbalzi di umori non sono normali... forse mi deve arrivare il ciclo. Probabile.
<< Ti piace tanto Jake, vero? >> Mia madre si volta per mescolare qualcosa in un grosso pentolone. Che cosa ci sarà dentro? Arti di piccoli bambini? O lucertole in salamoia? Bleah!
<< Penso sia evidente, è un bravo ragazzo e si vede che ti vuole bene. >>
<< Sì, è davvero unico. >> Dico sorridendo, cercando di non pensare al pentolone.
<< Però non ne sei innamorata. >> La sua affermazione mi pietrifica, non so più che cosa ribattere. Mi sorride divertita. << E sei abbastanza grande da sapere che tradire è sbagliato, soprattutto col lavoro che fai. Ne senti di tutti i colori, non puoi voler far soffrire quel povero ragazzo, non trovi? >>
<< Non so di cosa stai parlando. >> Lei ridacchia.
<< Sei veramente brava a mentire, ma ti ho visto con i miei occhi e fatti dire una cosa, anche Edward ha sbagliato, poiché oltre a farti tradire il tuo fidanzato, non si è preoccupato di baciarti al matrimonio di tua cugina – poteva beccarvi chiunque – e tra l’altra ha sbagliato facendo l'amicone con Jake, non se lo merita. >> Renée si sta infervorando ma non sta veramente giudicando, più che altro non le piace che Jake possa soffrire. Potrei mai dirle la verità? O anche solo una parte?
<< Ok, è giusto che tu lo sappia, ma non voglio scenate, occhiate scioccate o... non voglio niente, non devi nemmeno urlarmi nella tua mente, va bene? >>
Arriccia le labbra. << Non prometto niente. >> Distendo le braccia sul pianale e mia madre afferra una mia mano.
<< No, mamma, devi promettermelo. E soprattutto non devi dire niente a nessuno... solo a papà, e quando io non sarò più in città. >>
<< Mi stai chiedendo tanto, Bella. >>
<< Può essere, ma dopo che saprai la verità, capirai perché te lo sto chiedendo. >> Sospira e infine annuisce.
<< Te lo prometto. >>
<< Jake non è il mio fidanzato, è il mio migliore amico. Si sta fingendo il mio fidanzato per farmi un piacere, per non far sì che io venissi da sola... nella tana dei lupi. >> Forse ho parlato a raffica.
Non saprei descrivere lo sguardo di mia madre, posso dire che non prova pena o rabbia per quello che le ho detto, però il fatto che non distolga lo sguardo dal mio e che non stia parlando da due minuti buoni... beh è un segno. E non saprei dire se sia positivo.
<< E sei fidanzata con Edward? Se sì, perché non ti sei portata lui fin dall'inizio? >> Renée toglie la sua mano dalla mia e io torno a incrociare le braccia, ma questa volta al petto.
<< Edward l'ho conosciuto qui. >>
<< Perché hai finto di avere un fidanzato? >>
<< La vera domanda è: perché tu eri convinta che io ce l'avessi? >> Si porta una mano sul viso.
<< Non dovevi farlo, Bella. Qui ti vogliamo tutti bene, forse sbaglieremo le parole, i modi, ma sei parte della famiglia, ti avremmo accettata anche senza un fidanzato. >>
<< Avevo comunque bisogno di Jake, è il pilastro stabile della mia vita. >> Sospira a corto di parole.
<< E di Edward cosa mi dici? >> Ci penso qualche attimo.
<< Mi piace. E' interessante, ma non so dirti che intenzioni ho, abbiamo. Voglio conoscerlo meglio ma non chiedermi del futuro, sono reticente alle storie serie. >>
<< Penso che senza che te ne sia accorta sia seria più di quanto credi. >>
 
<< Bella? >> Sorrido.
<< Ciao Edward, disturbo? >> Dico rimanendo sulla porta di casa.
<< No, no vieni pure. >> Entro e mi guardo attorno curiosa. La casa di Esme è veramente molto luminosa e ariosa, mi piace.
<< C'è qualcuno in casa? >>
<< Veramente no. Jake? >>
<< E' andato con mia madre a fare compere. >> Alza le sopracciglia.
<< E perché tu non sei andata? >> Devo essere sincera?
<< Perché volevo vederti. >> Più sincera di così non potevo essere. Sorride dolcemente abbassando lo sguardo.
<< Vai sempre al punto, vero? >>
<< Per il mio lavoro è essenziale essere diretta. >> Annuisce tornando a guardarmi.
<< Io sapevo che gli avvocati dovessero sempre girare attorno allo stesso punto senza mai arrivarci. >> Alzo le spalle.
<< Può essere. Che cosa stavi facendo? >> Chiedo più per cambiare discorso che vero interesse.
<< Stavo per andare a fare una doccia. >> Dice passandosi una mano tra i capelli. Faccio schioccare la mia lingua e guardo ovunque tranne che nei suoi occhi.
<< E non dirmi che hai bisogno di qualcuno che ti lavi la schiena. >> Perché non riesco mai a chiudere la mia dannatissima bocca?
Lo sento ridacchiare. << Ti stai per caso proponendo come volontaria? >>
<< Ovvio che no! Mi farei pagare, lavare la schiena è un lavoro duro. >> Scoppia a ridere e io lo seguo poco dopo.
<< Mi fa piacere vederti. >> Dice guardandomi intensamente. Abbasso lo sguardo e muovo i capelli in modo agitato.
<< Mi offri un caffè? >> Annuisce e mi fa strada verso la cucina più bella che io abbia mai visto.
<< Wow. >> Edward si guarda stupito verso di me e io indico la cucina. << È stupenda. >> Spiego.
<< Ah. E io che pensavo fossi affascinata da me. >> Mi fa l’occhiolino mentre sorrido scuotendo il capo. << Comunque questo splendore è stato scelto da mia madre: fa l’arredatrice. >>
<< Ha davvero un ottimo gusto, mi piace molto. >> Annuisce e si mette a preparare la caffettiera.
<< Quindi, anche tu, parti domani? >>
<< Già. Il volo delle 15.05. >> Si volta stupito. >>
<< Anch’io. Lo hai fatto a posta? >> Chiede divertito. Scoppio a ridere.
<< No, è che c’era quello oppure alle due di notte e... sinceramente a quell’ora preferisco dormire. >>
<< Soprattutto con Jake accanto. >>
<< Oh sì, dovresti sentirlo come russa. Ti fa proprio fare dolci sogni. Ti stimola il sonno. >> Scoppia a ridere.
<< Bella ma... cosa ti aspetti? >> Sbatto le palpebre confusa.
<< In che senso? >>
<< Da noi. >> Sgrano gli occhi. Non può avermelo veramente chiesto. Anche perché... certe domande, fatte soprattutto da un ragazzo... beh implica che lui non vuole niente di serio, che desidera solo divertirsi. Io cosa voglio? << No, aspetta, ti spiego: ieri sera mi sono ritrovato a parlare con mio cugino e diciamo che gli ho parlato di te ma in modo... beh senza fare nomi o stare a spiegare e lui mi ha consigliato di chiedertelo poiché stiamo per tornare a casa... e si sta per tornare alla vita normale, di sempre. >> Sono senza parole.
<< Ehm... non so che cosa dire. >> Un po’ scombussolata mi siedo sullo sgabello della penisola e lui si appoggia al bancone rimanendomi di fronte.
<< Non voglio che inizi a... ragionarci, voglio solo che tu sappia che mi piaci. E che mi piacerai anche in America. >>
<< Beh... a me questo basta. Cioè... anche tu mi piaci. Non sarei qui altrimenti e non ti avrei baciato ieri al matrimonio di mia cugina, rischiando tra l’altro di... venire beccata e passare per una sgualdrina, quindi è ovvio che tu mi piaccia ma se ti riferisci a una relazione seria... beh io non sono per quelle cose. Io... >>
<< Tu eviti i sentimenti, lo so. Me lo hai detto quando eri ubriaca. >>
<< Bene. >> Dico scioccata abbassando lo sguardo. Sono la rana dalla bocca larga quando bevo.
<< Ecco il caffè, quanto zucchero? >> Tutto il barattolo riuscirebbe ad addolcirmi?
 
<< Oh. Che... che succede? >> Chiedo fermando mio padre non appena entro in casa; Charlie mi sorride e allarga le braccia.
<< Una cena tutta per te. >> Sgrano gli occhi.
<< Eh? >> Chiedo confusa e mio padre ride per poi portare un suo braccio dietro le mie spalle e spingendomi verso la cucina, cioè verso i rumori, i brusii che sentivo.
<< Bella! >> Urla mia madre quando mi vede sulla porta.
<< Mamma! >> Dico nel suo stesso modo, cioè a tono alto, l’unica differenza è che io sono quasi terrorizzata dalla presenza dei miei parenti nella cucina di mia madre, mentre lei è entusiasta di vedermi.
<< Suvvia, vieni! Ora che sei arrivata possiamo finalmente brindare. >> Mio padre mi spinge e io mi faccio largo tra i miei zii e cugini.
<< Brindare? >> Chiedo sconcertata una volta che sono accanto a mia madre, con un bicchiere di spumante in mano. Quando l’ho afferrato? Chi me l’ha passato?
<< Sì, perché domani partirete, te e Jake, e quindi abbiamo pensato di salutarvi con una cena. >> Mia madre è contenta e io non riesco a rovinare tutto dicendo che non ce n’era bisogno oppure che non volevo proprio festeggiare a causa dei parenti che ha deciso d’invitare quindi mi ritrovo a sorridere e a posarle un bacio sulla guancia.
<< Grazie mamma. >> Mi scambio un’occhiata con Jake che mi fa l’occhiolino e il mio sorriso si fa un po’ più vero.
 
<< Vivete insieme? >>
<< No. >>
<< Andrete a vivere insieme? >>
<< No. >>
<< Avete entrambi lavori sicuri? >>
<< Sì. >>
<< Avete già parlato di matrimonio? >>
<< Di figli? >>
<< Il tuo lavoro ti assicura la maternità? >>
<< Come si spengono? >> Mi chiede Jake sottovoce mentre io bevo un sorso d’acqua.
<< Quando lo scopro te lo dico. >> Sorride e continua a rispondere alle domande impertinenti delle mie zie. Emmett ride sotto i baffi, il disgraziato si è seduto proprio di fronte a me, così da poter vedere ogni smorfia che faccio al susseguirsi delle domande.
Rispondo con educazione a ogni quesito che mi viene posto, ovviamente sorridendo ogni volta – penso che mi verrà una paralisi mentre dormirò ma questo è un dettaglio, l’importante è far azzittire in qualche modo i miei parenti.
<< Basta con le domande per favore, non vorrete anche sapere quante volte andiamo in bagno a fare la pipì... >> Lo dico ridacchiando, così da non far capire che sto dicendo sul serio e soprattutto non ho voglia di offendere nessuno, a quel punto sarebbe la mia fine, di questo ne sono certa. Le mie zie ridono e io me ne compiaccio.
<< Tesoro ma è una vita che non ti vediamo, se non c’informiamo ora che sei qui, di fronte a noi, quando dovremmo farlo? >> Certo... ha senso. Sempre se fossero veramente interessate, ma non lo sono e lo si vede dalle loro domande. Pensano che io e Jake stiamo per convolare a nozze – mai ipotesi poteva essere più lontana dalla verità.
 
<< Grazie per esserti comportata bene. >>
<< Di niente. >>
<< Sei proprio cresciuta. >>
<< Grazie mamma. >>
<< Non sto scherzando. >> La guardo con un sopracciglio alzato. << Qualche anno fa di fronte a tutte quelle domande ti saresti alzata e avresti mandato tutti al diavolo. >>
<< L’intenzione c’era e c’è ancora... ma non lo farò. E lo faccio per te. Ci tieni, vuoi fare bella figura e soprattutto è giusto che te la tiri un po’ per aver cresciuto una figlia così perfetta. >> Mi pavoneggio un po’ e mia madre ride per poi porgermi una torta come dolce.
<< Non fare la scema, non sei perfetta! Ma è vero, mi piace tirarmela quando posso e quando si parla di te, posso farlo. >> Sorrido dolcemente, sapere che a modo suo mia madre è orgogliosa di me... beh mi fa piacere. Vuol dire che tutto sommato non sono una continua delusione.
<< Vorrei proporre un brindisi. >> Mio padre si alza catturando l’attenzione delle dodici persone al tavolo e io lo guardo quasi spaventata. Che cos’avrà in mente.
<< Voglio fare un brindisi a mia figlia, alla mia bambina che è diventata una donna. Che si è costruita da sola, che è riuscita a vivere in un altro stato con solo le sue gambe... a te che dopo venticinque anni ci rendi ancora orgogliosi. Grazie. >> Cerco di trattenere le lacrime e alzo il bicchiere con lo spumante per ringraziarlo.
Jake mi accarezza la schiena con una mano e mi posa un bacio su una tempia.
<< Ehi! Non dirmi che piangi? >>
<< Ci credi se ti dico che mi sto trattenendo appena? >> Mi stringe a sé e mi riempie di baci facendo uscire gli occhi a cuoricini alle mie zie.
 
<< Dillo, hai fatto sesso con Edward. >> Alzo gli occhi al cielo mentre Jake si butta sul letto con la delicatezza di un ippopotamo.
<< Magari! In realtà mi ha detto che gli piaccio tanto. >>
<< Scusa ma... dov’è la novità? >> Butto la testa all’indietro e porto le braccia in alto.
<< È una novità! Perché ha detto che vuole vedermi anche quando saremo a casa. >>
<< Ripeto: dov’è la novità? >> Sbuffo non guardandolo e prendo a slacciarmi la camicetta per poi togliermela e rimanere in reggiseno.
<< Ho paura. >> Ammetto sempre con gli occhi bassi.
<< Non devi averne. >> Mormora avvicinandosi.
<< Lo so ma... in un giorno troppe emozioni, e non mi fa bene. >>
<< Oh invece sì! >> Dice sorridendo accarezzandomi le braccia. << Questa vacanza ci voleva proprio. Almeno ho scoperto che hai veramente delle emozioni. >> Ridacchio.
<< Grazie per essere venuto. >>
<< Oh no, quello non l’ho fatto. >> Faccio una smorfia mentre gli tiro un lieve pugno sullo stomaco facendolo ridere. << Comunque di niente. Per te questo e altro. >> Lo abbraccio e lo stringo forte a me.
<< Dici che riuscirò a non rovinare tutto? >> Lentamente mi allontana per guardarmi negli occhi.
<< Bella... hai risolto con Alice, hai chiarito con i tuoi genitori, hai fatto finalmente vedere che donna fantastica sei ai tuoi parenti e... e ti chiedi se c’è la possibilità di rovinare qualcosa? No, non rovinerai nulla e sai perché? >> Scuoto il capo di nuovo con le lacrime agli angoli degli occhi.
<< Perché ora la strada è tutta in discesa. >>
 
__ 
Note dell’autrice 
 oddio che parolone! 
Bella ha paura, è normale no? Come dicevo ci sono stati passi avanti sotto tutti i punti di vista, voi che ne pensate? Ditelo che pensavate che fosse successo qualcosa tra Edward e Bella eh?!?! *ammicca spudoratamente* No, non è successo niente, no lei non gli ha lavato la schiena u.u sono perfida, lo so, ma il rating è arancione, non rosso!

Il prossimo capitolo non ci metterà molto ad arrivare, credo. Comunque all’incirca una settimana :) un abbraccio e grazie a tutti, ovviamente spero che il capitolo vi sia piaciuto! Jess.

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Capitolo 13
*** Tutto tremendamente in piano. ***


Introduzione: 
Buonasera mie adorate, adorati nel caso ci siano, passata una buona settimana? Io più o meno, diciamo che a quanto pare i problemi mi perseguitano, ma lasciamo perdere... allora, non so se sia una buona o una cattiva notizia ma... questo è l’ultimo capitolo, lo so non ve lo aspettavate, sinceramente nemmeno io ma oggi scrivendo beh... ho concluso tutto.

Non penso ci sarà un epilogo, non penso servi, non so nemmeno se ho scritto qualcosa che riuscirà a non farvi storcere la bocca. Non voglio deludervi – ho deluso anche troppe persone ultimamente e aggiungere anche voi nella lista non mi sembra il caso – e soprattutto non voglio che vi deludano i personaggio, ma non voglio perdermi in chiacchiere, questo lo farò dopo ;) buona lettura e grazie a tutti di tutto.
 
Qui, troverete spoiler, anticipazioni e soprattutto delle news non appena avrò intenzione di pubblicare o anche solo scrivere un Edward/Bella.
 
 


~ Hopeful heart. 
  
Capitolo tredici: Tutto tremendamente in piano.  
  
Isabella pov: 
<< Non sono certa di aver preso tutto. >> Ammetto guardando la valigia che è sicuramente più piena dell’andata. Jake mi affianca e sgrana gli occhi.

<< Quando siamo arrivati non era così, vero? >> Mi mordo il labbro inferiore cercando di non guardarlo. << Bella! Ma che ti sei comprata? Hai svaligiato qualche negozio? >> Chiede gesticolando.
<< Ma che ci potevo fare? Alcune cose qui costano meno e in America non si trovano. Non ho resistito. >> Cerco di fargli gli occhietti dolci ma a quanto pare non sembrano fare effetto. È proprio arrabbiato.
<< E perché non mi hai chiamato? Io ho cercato di contenermi e la mia valigia sembra più vuota di primaaa! >> Oh... ha messo il broncio perché ho fatto spese folli da sola, non perché dovrò pagare un supplemento per la valigia a causa del peso eccessivo.
<< Scusami. >> Sbuffa.
<< Non importa... tanto qui ho dovuto di essere un vero uomo, e quando faccio compere esce la parte più checca di me. >> Cerco di non sorridere e gli accarezzo il petto con una mano.
<< È vero, e c’è da dire che lo hai fatto solo me. >>
<< Brava, ricordatelo. >> Questa volta mi è impossibile trattenere un sorriso.
<< Ed è per questo che ho comprato tante belle cosine anche per te. >> I suoi occhi si allargano e iniziano a illuminarsi, scoppio a ridere quando mi prende in braccio e mi fa girare tra le sue braccia. È mai possibile che quando si parli di regali regredisca in questo modo? Lo adoro!
 
<< Non hai veramente gli occhi lucidi, vero? >>
<< Chi io? Certo! >> Dice Renée per poi tirare su col naso. Sorrido abbassando lo sguardo.
<< Mamma, ci sentiremo, e ci rivedremo presto. Te lo prometto. >>
<< Lo dici ogni volta. >> Mi guarda gravemente e io svio lo sguardo.
<< Negli ultimi tempi sono riuscito a farle fare progressi, Renée, quindi se non credi lei, fidati di me, le farò fare più chiamate. >> Dice Jake abbracciandola e facendole finalmente sorgere un sorriso che mi rincuora.
<< Non sapevo di dover ringraziare te, ma sì, ultimamente mia figlia l’ho sentita più spesso, quindi grazie. >>
<< Wow, vuoi per caso adottarlo? >> Chiedo alleggerendo la situazione facendoli ridacchiare.
<< Che motivo c’è di adottarlo? È il nostro genero! >> Dice mio padre facendomi quasi sobbalzare poiché non mi ero resa conto che si fosse riavvicinato dopo essere andato a prendere qualche giornale all’edicola.
<< Già, Charlie ha ragione! >> Dice Jake, dopo qualche attimo il suo sorriso cede un po’ perché sta guardando qualcosa dietro di me, lentamente mi volto e quello che vedo quasi mi gela: Logan.
<< Oh! Hanno già chiamato il vostro volo. Andate e fatevi sentire. >> Mia madre ci riporta al presente e le sorridiamo per poi salutare sia lei che Charlie, tutt’un tratto siamo di fretta, ma questo è solo un dettaglio.
<< Lo hai visto anche tu? >> Mi chiede quando siamo nel tunnel per poi spuntare sull’aereo. Annuisco non parlando, sinceramente non so che cosa dirgli. So per certo che sia piuttosto sbalordito ma... ehi! Io non so cosa significhi essere innamorata e dover dire quasi del tutto addio a quell’amore a causa del lavoro.
<< Ecco qui i vostri posti, buon soggiorno. >> L’hostess ci saluta e io mi faccio avanti per sedermi ma... ok, questo deve essere uno strano scherzo del destino: che ci fa Edward seduto accanto a noi?
<< Bella? >>
<< Edward? >>
<< Jake! >> Dice il mio amico dietro di me, un po’ nervoso per l’incontro fatto in aeroporto. Sorridendo in modo agitato mi siedo, così da essere tra Edward e Jake, mi volto verso il primo e cerco di spiccicare parola.
<< Deduco che sia una sorpresa anche per te. >> Dice e io annuisco frastornata. << Beh, allora dobbiamo solo ringraziare il destino. >> Il suo sorriso mi scalda e non so bene che cosa fare, forse guardarlo come un’ebete senza sbattere ciglio o aprire bocca è da maleducati ma... non so cosa provo o sento. Ho i brividi ma non riesco a capire se siano una cosa positiva o negativa.
Solo una forte stretta alla mia mano mi porta nuovamente tra i vivi e cercando di non urlare mi volto verso Jake per delle spiegazioni ma una volta che il mio viso è girato nella sua direzione capisco perfettamente perché mi stia per staccare una mano: Logan.
<< Jake? >> Chiede proprio quest’ultimo facendomi quasi cadere la mascella dalla meraviglia: ha una voce stupenda!
<< Logan, ciao. >> La voce del mio amico è fredda come il ghiaccio e io non so come reagire, non penso di averlo mai sentito così freddo con qualcuno, ma ha i suoi motivi a comportarsi così con questo bel biondino seduto nella fila accanto alla nostra.
Oltre al dolore, ora sento anche il fuoco degli occhi di Logan sulle mani mie e di Jake.
<< Hai cambiato... piaceri? >> Chiede quasi dispiaciuto. Jake sospira e si volta verso di lui, non vedo l’espressione ma l’immagino – e non deve essere un bello spettacolo.
<< Anche se fosse a te che importa? >>
<< Jake, lo sai che m’importa. >> Dice Logan sussurrando e sporgendosi verso di lui, di noi.
<< Che cosa mi sono perso? >> Mi chiede Edward all’orecchio continuando a buttare qualche occhiata sui due ragazzi tesi come delle corde di violino accanto a noi.
<< Stavano insieme, per motivi loro si sono lasciati. >>
<< Cavolo, incontrarsi così deve essere orribile. >> Annuisco concordando pienamente.
<< Di che cosa parlano? >> Mi chiede, stordendomi con il suo profumo. Ok, cosa devo fare? Saltare addosso e abusare di Edward, o cercare di aiutare Jake in qualche modo? È oramai qualche minuto che Logan e Jake stanno parlando, e la stretta sulla mia mano non è nemmeno dolorosa e stretta come prima... magari riescono a chiarirsi, non che basti poco per fare pace ma Jake sa che cosa significa perdonare, è una brava persona e provava, prova, dei forti sentimenti per questo ragazzo. Non merita di soffrire e nemmeno di non essere felice.
<< Di affari loro? >> Dico guardandolo divertita in quei fossi verdi.
<< Divertente. >> Dice ironico sfiorandomi la punta del naso con un dito, inutile dire che sorrido intenerita. << Hai pensato più al discorso che abbiamo fatto ieri? >> Mi chiede intrecciando l’unica mano libera che avevo con la sua.
Questo movimento riesce ad azzerarmi la mente. L’unica cosa che riesco a pensare è che s’intrecciano perfettamente. La cosa mi spaventa, ma forse a spaventarmi maggiormente è il mio cuore che batte velocemente.
<< Scusa, devo andare in bagno. >> Dico velocemente alzandomi e facendo quasi spaventare Jake. Senza parlare o voltarmi per spiegarmi mi dirigo verso il mini bagno che ha l’aereo e mi chiudo a chiave. Fortuna che siamo già in volo, fortuna che c’è uno specchio in questo metro quadrato, avevo proprio bisogno di vedere il mio volto... o meglio i miei occhi: sono lucidi. Terribilmente lucidi. Quasi luminosi.
<< Bella? Bella, apri, per favore. >> Non me lo faccio ripetere, e nonostante so perfettamente che in due si sta stretti, faccio comunque scattare la serratura per permettere a Edward di raggiungermi.
Io scappo e lui mi raggiunge.
Io dico di non voler amare e lui comunque decide di osare con me.
Questo ragazzo non è normale.
Ma non lo sono nemmeno io, d’altronde.
<< Sei veramente scappata? >> Pare quasi divertito e io non riesco più a capirci nulla.
<< Perché riesci a farmi fare cose del genere? Perché mi fai fare pensieri sdolcinati, vomitevoli e quasi sognanti? Perché mi attiri così tanto? >> Oddio, ho veramente detto tutto ciò ad alta voce?
<< Bella... >> Dice Edward cautamente.
<< No, non parlare perché... è ridicolo provare dei sentimenti. Almeno questo tipo di sentimento.  >>
<< Perché? >> Chiede solamente guardandomi attentamente, con una mano appoggiata a quella sottospecie di lavandino che di solito si usa per le case della Barbie, viste le mini dimensioni.
<< Perché non ho voglia di ridurmi in mille pezzi per una delusione. Ho sofferto anche troppo per la mia giovane età. >>
<< Non sei più così tanto giovane. >> Dice per scherzare e io lo colpisco al braccio.
<< Edward! Non c’è niente da scherzare. Io so tu che cosa vuoi e non... non so se sono pronta a dartela. >> Alza le sopracciglia.
<< Ehm... ti rendi conto che la tua frase... potrebbe essere fraintesa? Perché comunque io non voglio solo quello, Bella. Io voglio te. Voglio conoscerti, viverti. >>
<< Esatto! E questo fa molto più paura che venire semplicemente a letto con te. >>
<< Non ho mai voluto che tu venissimo solo a letto con me! >>
<< Lo so! Per questo sono terrorizzata. >> Ammetto guardandolo di sfuggita ma un attimo dopo mi trovo tra le sue braccia a causa di movimento brusco dell’aereo.
<< Dammi una possibilità, Bella. Non voglio deluderti... >>
 
 
 
Alcuni mesi dopo...
<< Lo vedi questo? Ci tengo! >>
<< Jake, smettila, Edward ha capito. >>
<< Beh è meglio dirlo una volta di troppo che una di meno. >>
<< Da quello che ricordo non abiti qui, Jake. >>
<< Beh ma nemmeno tu, Edward. >>
<< Esatto, quindi se non volete che vi butti fuori tutti e due, smettete di parlare. >>
<< Adoro quando sei così dolce. >> Dice Edward lasciandomi un lieve bacio sulle labbra.
<< Mi spiace, non mi addolcisco per così poco. >> Dico ridacchiando.
<< Bene, allora caccia Jake, così ti faccio addolcire ben bene con altri metodi. >> Mi mordo il labbro inferiore già scaldandomi solo con la fantasia grazie alle sue parole. Sì, Edward è perfetto anche sotto quel punto di vista. Ovvio.
<< Siete vomitevoli, ma poiché ho il mio ragazzo che mi aspetta di là... beh fate quello che volete, però... >>
<< Jake, sarò così occupato da non pensare al Tiramisù che hai lasciato nel frigo. >> Io scoppio a ridere nascondendo il volto tra il collo e la spalla di Edward, seduto accanto a me sul divano; Jake lo guarda per due secondi con una smorfia sul viso e infine sbuffa alzando le spalle.
<< Sarà meglio per te. Sarò anche gay, ma sono bravo a darle d santa ragione. >> Dopo questo, lascia il mio appartamento con me ancora che rido.
<< Dice sul serio? >>
<< No, picchio molto meglio io. >> Edward scoppia a ridere ma prende poco dopo possesso delle mie labbra.
<< Non so se ho voglia di raggiungere la camera da letto. >> Dico tra un bacio, un morso, qualche palpatina e strusciamento.
<< Beh siamo sul divano... >> Inutile dirlo, il destino mi ama e mi odia nello stesso tempo, quindi che cosa accade nello stesso momento? Suona il telefono di casa, ma né io né Edward ci muoviamo di un millimetro, quindi di conseguenza s’inserisce la segreteria.
“Bella? Bella, tesoro di mamma, davvero non sei in casa? Ho una notiziona! Alice si sposa!” Mi stacco dalla bocca di Edward e lo guardo con gli occhi sgranati.
<< Ho sentito bene? >> Chiedo e Edward annuisce.
<< L’Italia fa molto male. Fa veramente male. >> Dico facendolo ridere.
<< Bella, non perché l’Italia ti ha fatto incontrare l’amore della tua vita significa che sia un brutto e cattivo posto, sai? >>
<< Mi sono innamorata? E di chi? >> Chiedo facendo la finta tonta. Mi fa un pizzicotto al fianco eio rido.
<< Di me, sciocchina. >>
<< Sei sicuro? Magari ho cambiato sfonda quando eravamo sull’aereo. >> Alza gli occhi al cielo.
<< Sai, non penso che ne valga la pena, se mi dai il tempo ti mostro anche perché... >> E dicendo questo, mi sfila la maglia facendomi sorridere.
<< Oh sì, Edward, ti faccio fare tutte le dimostrazioni che vuoi. >>
 
Resteremo insieme per sempre? Non lo so, sinceramente non voglio pensarci.
Lo amo? Chi lo sa, penso di sì, o comunque ucciderei chiunque volesse portarmelo via.
Mi ama? Così pare.
Ne sono felice? Altroché! Non mi piace essere presa in giro e lui non lo ha fatto mai, nemmeno per un attimo. Nemmeno quando sono letteralmente scappata quando ha detto di amarmi. E pensare che ero praticamente ancora nuda nel suo letto.
L’Italia non è più un tabù per me, l’amore forse un po’... il matrimonio è un enorme tabù ma non credo che Edward ci pensi, piuttosto a pensarci è Jake, e questo sì che mi terrorizza!
Solo il tempo potrà dirci come andranno le cose... per ora vivo felice il mio presente, con Edward, ovvio.

The end
 
__ 
Note dell’autrice
  oddio che parolone! 
Siamo arrivati alla fine e stento un po’ a crederci. Non mi aspettavo che questa storia sarebbe stata così corta ma oggi mentre scrivevo la seconda pagina di word... beh ho capito che non c’era altro da dire, che questo finale aperto – anche se alla fine tanto aperto non lo è – fosse quello perfetto. Perché c’è speranza nel loro rapporto, c’è speranza nell’amore, nella famiglia, e soprattutto nell’amicizia. Molte si sono chieste se Jake avrebbe mai incontrato la persona giusta, beh l’aveva già incontrata e l’aveva anche persa ma mi piace fare le veci del destino e così ho fatto che tutto – non proprio subito – tornasse tutto a posto tra di loro. So che qualcuno di voi si aspettava una scena rossa tra Edward e Bella ma il rating non lo consente, e poiché io non so fermarmi o accennare solo le cose – soprattutto quando si tratta di quelle scene – ho preferito far immaginare tutto a voi.

 
In questi tredici capitoli siete sempre state presenti, l’ho apprezzato, perché sinceramente non mi aspettavo chissà quale clamore al mio ritorno in questa sezione, e vi ringrazio. Ringrazio chi ha avuto la pazienza di aspettare capitolo dopo capitolo, di aver commentato tutto e soprattutto ringrazio di cuore chi è andato oltre all’odio per Jacob – ne sono rimasta stupita ma siete veramente tante! – e grazie per aver imparato ad adorarlo come lo adoro io.
Questa storia si conclude, altre ne inizieranno, per ora... non lo so, di certo posso dirvi che non scappo. Siete state tutte perfette, come sempre. Grazie. Jess.

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