Eravamo i più popolari della scuola, non ci bastava?

di aliciamaria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presentazione - Prologo - Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***



Capitolo 1
*** Presentazione - Prologo - Capitolo I ***


Ed eccoci qua! Vi sottopongo questa storia scritta di getto mentre più o meno assistevo agli avvenimenti trattati con un punto di vista del tutto diverso. 
Commentate e soprattutto criticate!

 

Prologo

Finalmente arrivai nella via dove si trovava il mio liceo.

Era la prima volta che venivo in motore, dopo un'intera estate passata a fare scuola guida con mio padre.

"Almeno ne è valsa la pena. E anche un altro anno è iniziato" sospirai pensando che avrei di sicuro visto Nicola con la sua nuova fidanzata. 

Misi la catena al motore e mi incamminai verso la scuola.

Non so quanta gente mi salutò, ragazzi di qualsiasi anno. Conoscevo più o meno tutti.

In classe eravamo sempre i soliti quattro gatti. Dal secondo anno eravamo rimasti sempre 17 e io pregavo perché non ci fosse nessuno di nuovo. Stavamo bene così, tutti molto uniti. Quasi inimmaginabile il nostro legame.

 

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Primo capitolo 

"Si avvisano gli alunni dell'istituto che è stata indetta un'assemblea giorno 20 ottobre per presentare i candidati delle varie liste".

Io sorrisi tra me e me pensando che mi sarei pure io candidata.

Poco dopo uscii dalla classe per riunirmi con il resto della lista.

Il mio ex ragazzo mi aveva convinta a entrare a far parte del suo gruppo. Io non conoscendo gli altri capilista accettai.

Passai tutta la ricreazione a distribuire volanti e a parlare con un gruppo di professori.

Tutti a scuola mi davano come la preferita della mia lista, e questo mi dava ancor più sicurezza.

 

Quel 20 ottobre entrai in aula magna puntuale per l'inizio dell'assemblea.

Il mio ex stava male e rappresentavo io la mia lista.

Arrivai e tutti mi accolsero con forse eccessivo entusiasmo. Salutai qualche altro ragazzo al quinto anno.

Mi sedetti accanto ad un mio amico (l'unico che conoscevo bene). Dopo un po' mi disse all'orecchio «ti devo presentare a dei ragazzi».

«Non ho bisogno di fidanzati, Ale, sto bene da sola» e non avevo tutti i torti a dire così, i suoi amici erano tutti fumati o eccessivamente strani per me.

Se ne fregò del mio commento e fece cenno a due ragazzi.

«Lei è Gloria, te ne avevo parlato, è una promessa sta ragazza! ».

Stranamente si rivolse ad uno di loro in particolare.

In quella frazione di secondo li squadrai dalla testa ai piedi con una certa alterigia tipica del mio carattere.

Il primo alto nella media, una viso perfetto, occhi profondi e ammalianti (oserei dire seducenti), un'aria da ragazzo che si sente superiore e ciò lo rende antipatico.

L'altro alto, magrolino, capelli ricci chiari, occhi intelligenti e accesi, tutto il contrario del corpo di cui facevano parte. Risposi con un sorriso e con uno sguardo altrettanto profondo ad entrambe e tesi la mano, anche se già sapevo chi erano quei due.

I miei acerrimi nemici, i preferiti in assoluto, li conoscevo di fama. Il primo rispose all'occhiata e sostenni il suo sguardo per come si deve.

«Marco» e mi strinse la mano.

Guardai l'altro sempre con la mano tesa, sorridendo un po' spacciata.

«Claudio». 

Tornarono al microfono e il secondo mi presentò per parlare.

Appena arrivai al microfono ci furono applausi e urla. Io non ero per niente agitata, avevo discusso un mare di volte davanti a tutte quella gente.

Con il mio bel sorriso iniziai a parlare ed esporre i vari obiettivi della lista.

Quando parlavo tutti mi guardavano e ascoltavano ammaliati, era una brutta sensazione ma ciò garantiva un'ottima riuscita dei miei discorsi.

Ero, come mi definiva Alessandro, un'incantatrice delle masse, un modo originale, e a parer mio di pessimo gusto,  per dire che ero un'ottima oratrice.

Finito il discorso intervenni qualche altra volta anche per rispondere a varie domande.

Alla fine l'assemblea fu sciolta e feci per uscire dalla porta «Gloria aspetta un secondo, hai un minuto? ».

“No, ho il motore in doppia fila” fu la prima scusa idiota che mi venne in mente.

Guardai dietro, dei miei amici mi facevano segno di ascoltare Marco.

Annuii, e mi avviai verso l'uscita senza girarmi per controllare se avesse inteso di dovermi seguire.

Mi raggiunse con passo moderato, senza correre.

«Bel discorso, anche se per quello che mi hanno raccontato di te, la politica della tua lista non è ciò in cui tu credi, ne sono sicuro».

In fin dei conti era vero, ma non potevo ammetterlo davanti ad un altro capolista.

«Può anche darsi, ma è il primo anno che partecipo attivamente ad una lista e potevo entrare a far parte solo di questa». Modero le parole quasi misurandole una ad una.

«Te lo chiederò una sola volta. Anche perché non penso che tu possa cambiare idea. Che ne pensi di passare nella mia lista, e la danno come la preferita e saresti il secondo esponente. Ho già parlato con Claudio, ti cede il suo posto se sei dei nostri».

"Discorso che non ammette obiezioni". Aspettai un secondo pesando alle parole che avevo appena udito e cercai di rispondere d'istinto: «Si, anche se così è una scelta azzardata, ma ci sto».

Mi tese la mano e la strinsi un po' più forte dell'ultima volta. «Mi ero permesso di preparare i documenti del cambio, in caso tu avessi accettato».

Lo guardai negli occhi e firmai. «Non leggo, mi fido» e con queste parole mi girai e uscii dal liceo.

Sopra il motore mi aspettava la mia migliore amica.

«Ciao vita, sei da dieci minuti ufficialmente nell'ambiente e già hai fatto colpo su questi bei ragazzi?»

Sorrisi cordialmente, «sai che non ho tempo per un ragazzo, e poi quello ci prova di sicuro con tutte! » dissi pensando che se sarebbe passato Nicola avrei cominciato a sbavare.

«Ma se tu fai stragi! Non so se hai notato quante persone ti vanno dietro! Tu sei convinta che siano solo tuoi amici... Come Andrea».

«Lo conosco da quando ero piccola» alzai gli occhi al cielo.

«Ah e il chitarrista! Te lo ricordi il chitarrista? Ti andava sempre dietro».

«Amico di un amico, non vale!» mi misi alla guida e partii.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Grazie a tutti i commenti! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento! Commentate.

Buona lettura.

 

Secondo Capitolo

Arrivata a casa accesi il computer e passai su Facebook per vedere se il mio ex era in linea.

Subito mi tempestarono almeno venti ragazzi in chat.

"Dovrei fare una pulizia di persone, troppi 'amici'."

-Almeno potevo essere io il primo a cui potevi dirlo... È stata avvisata tutta la scuola, il giornalino e quelli là hanno pure festeggiato. Mi spieghi che ti è preso?-

Cominciai a scrivere veloce, senza badare più di tanto alle parole da usare.

-Non ho nulla contro di te, sai che non approvo i tuoi metodi.- inviai e abbassai la finestra.

Rilessi il discorso che stavo preparando ad Alice per la sua candidatura come rappresentante di classe e poi mi misi a studiare.

La mia fortuna era di sapermela cavare con le parole perché per il resto studiavo poco e niente.

Non riuscivo a pensare ad altro. Queste elezioni mi stavano prendendo troppo.

Mi vibrò il cellulare in tasca.

-Ciao, sono Marco segnati il numero (: -

"OK, ma non ti rispondo mio caro! Ho capito che ci stai provando con me, ma la fama precede le persone nel bene o nel male, e tu sei un donnaiolo, e io non ci casco".

Guardai il mio cellulare e lo misi da parte.

Sorrisi da sola pensando a quante volte la mia migliore amica mi avesse ripetuto di stare alla larga da questa categoria di ragazzi.

Decisi di organizzare per la sera.

-Aperitivo al solito posto?-

Ricevute le risposte, scesi a prendere il motore.

 

«C’è una festa, diciott’anni penso» disse Andrea.

«Ci mancava, comunque ho prenotato».

Entrammo tutti, verso metà serata uscii a prendere una boccata d'aria fuori.

Mi appoggiai ad un muro e chiusi gli occhi.

Sentii avvicinare qualcuno e convinta che fosse un mio amico dissi «Voglio stare un po' in pace, entro tra un minuto».

La persona che avevo accanto sorrise, anche se avevo gli occhi chiusi ne fui sicura.

Sentii il suo respiro vicino a me.

Una folata di vento mi porto il suo profumo, familiare ma sopratutto maschile.

Un leggero odore di frutta mi invase.

Rimasi qualche secondo ad assaporare quella flagranza che doveva sicuramente provenire da una boccettina molto costosa e poi aprii gli occhi.

La persona che mi ritrovai davanti mi lasciò senza parole.

«Che ci fai qua?» dicemmo contemporaneamente.

Marco sorrise «prima tu».

«È il mio locale preferito, volevo distrarmi dal peso dell'elezioni, tu?»

«Mi hanno invitato a una festa, stai tranquilla, tanto vinciamo.» mi fece sorridere la sicurezza di quel ragazzo.

Era difficile per me ritrovarmi senza parole, avevo sempre qualcosa da dire.

Ero in imbarazzo, chiusi gli occhi pensando alla prossima mossa.

Si mise accanto a me nella mia stessa posizione.

«Mi ha stufato questa festa, che ne pensi di fare un giro in moto?»

Sorrisi, era una cosa assurda.

«Ok, entro un secondo. Togli le catene».

Arrivai dentro e mi avvicinai alla mia migliore amica «Roby, sto andando a fare un giro con Marco. Se non sono di ritorno tra un'ora chiamami.»

Il suo sguardo mi rispose con un po' di inquietudine, ma la rassicurai con un sorriso.

Salutai tutti sommariamente e aprii la porta.

Mi guardai a destra e a sinistra alla ricerca di un qualche motorino anonimo.

Non avevo idea di che genere di veicolo fosse di sua proprietà.

Feci un'altro passo avanti e sentii rombare un'Aprilia davanti a me.

Mi misi per aspettare un po', quando quel centauro si voltò togliendosi il casco.

La mia reazione fu del tutto naturale, spalancai la bocca e mi avvicinai.

«Bella moto» riuscii a dire, misi il mio casco e saltai dietro.

"Troppo sportiva però, sono costretta a dovermi tenere a lui" cercai qualche maniglia ma non c'era nulla.

Sapevo che lui stava godendo di questa mia indecisione.

Alla fine partì e mi attaccai a lui.

Era mezzanotte passata e la città era quasi del tutto deserta.

Con quel bestione che superava i 220 km/h ero seriamente preoccupata.

Non sapevo neanche la destinazione.

«Dove andiamo?» gridai.

Vidi che sorrise, lo specchietto era abbastanza grande per inquadrare il suo sguardo.

Sapevo che anche lui vedeva il mio volto, e non mi soffermai troppo.

«Non so, dove vuoi andare?»

Ci pensai un po' «In spiaggia».

Fece una curva strettissima e mi sentii spingere verso di lui.

 

"Finalmente siamo arrivati" a me piacevano tantissimo le moto e non era stata una brutta esperienza ma non l'avrei mai ammesso.

Mi tolsi le scarpe e le presi in mano.

Un paio di scarpe classiche con il tacco, anatomiche per stare più comoda e ovviamente blu come la giacca di pelle.

Lui aveva delle converse nere abbastanza usate che accompagnate da un giubbotto a doppio petto nero e un taglio di capelli alla Edward Callen, gli davano quell'aria accattivante.

Per come era quella sera gli avrei dato molto di più dei suoi 18 anni.

Ero andata avanti e mi ero girata sorridendo.

Tanto per dovermi distinguere sempre facendo una brutta figura, presi l'unica pietra della spiaggia.

Riuscii a non cadere ma mi volarono le scarpe dalle mani.

Lo sentii ridere e abbassarsi.

«Ci penso io» mi avvicinai e ne afferrai una.

«Dove è...» "l'altra" ero ad un centimetro dal suo volto.

I suoi occhi erano fissi nei miei.

Mi prese per il fianco e mi blocco.

Mi sentivo in trappola, la sua presa mi teneva ferma.

Si avvicinò un altro po’.

Mi rassegnai e chiusi gli occhi.

Il telefono suonò in tasca e Marco preso alla sprovvista mi lasciò.

Ne approfittai per rispondere. «Ah si scusami! Mi ero dimenticata di avvisarti» Mi allontanai di qualche passo e sussurrai «tempismo perfetto, poi ti racconto. Procede tutto più o meno bene».

Chiusi la chiamata e mi girai.

In altri momenti avrei detto un 'dove siamo rimasti', 'scusa per la chiamata' o 'dicevamo?' ma in quella situazione non potevo fargli credere che quel patetico tentativo di baciarmi mi fosse bastato per lasciarlo vincere.

E poi neanche io ero così stronza da baciare un ragazzo per cui non provavo nulla.

«Si è fatto un po' tardi, mi riaccompagni a casa?»

Nessuna faccia delusa, si avviò solo al motore.

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Non ho parole per esprimere la felicità che questi commenti mi hanno portato! Grazie ancora a tutte le persone che stanno leggendo, seguendo e supportando questa storia.

Vi sottopongo uno dei capitoli più belli da scrivere con la speranza di ricevere nuove recensioni.

Buona lettura.

 

Terzo Capitolo

Finalmente il grande giorno.

Tra i ragazzi del triennio si respirava un'aria tesa quella mattina.

Io cercavo di sorridere il più possibile per non sembrare tesa.

Era questione di poco, le votazioni erano state fissate per la prima ora.

Entrai in classe e distribuii personalmente i fogli per le votazioni, e ancora sorridendo mi sedetti al mio posto.

"Una bella X sul mio nome e un'altra su...su, non ho deciso a chi dare l'altro voto".

Chiusi gli occhi e con il dito ripercorsi la lista, un secondo dopo mi fermai.

Sorrisi "guarda un po' il fato".

Claudio, era questo il nome accanto al quadratino.

Mi resi conto di non voler votare lui ma lo feci lo stesso, per partito preso.

 

Come era ormai tradizione i vari candidati aspettavano l'esito dello spoglio in aula magna.

La maschera cadde esattamente appena mi avvicinai al tavolo dove si sedevano i rappresentati durante le assemblee.

Pensai un minuto a cosa mi sarebbe toccato fare se avessi avuto la maggioranza dei voti.

Le sensazioni furono tante ma tra loro non ci fu neanche un po' di paura, ero preparata a ciò che mi aspettava.

Entrò il preside con alcuni professori al seguito.

Saltai in piedi come tutti gli altri.

«Ha avuto il massimo dei voti la lista numero IV».

Guardai Marco e poi spalancai la bocca, "cosa? No noi?". Ci speravo sul serio.

Intanto alcuni professori guardavano il preside in maniera strana, come se quello che avesse appena letto suonasse nuovo alle loro orecchie.

Io mi ero avvicinata a Marco e istintivamente l'avevo abbracciato ormai rassegnata.

«C'è un errore» intervenne il vicepreside entrando nella sala.

Nessuno fino a quel momento aveva notato la sua mancanza.

Fece altri due passi e porse un foglio al preside.

«Mi dispiace per lo sbaglio, abbiamo stampato il responso dell'anno passato, non so come sia potuto succedere» un breve colpo di tosse per schiarire la voce «Ben 290 hanno portato all'elezione i tre membri, i tre esponenti della lista II».

«Oh signore!» bisbigliai.

Avevo tutti gli occhi addosso.

Ne fui felice.

Lui accanto mi strinse forte, qualche secondo dopo arrivo pure Claudio.

Eravamo stati eletti noi e un'altra ragazza, una certa Serena che mi presentarono poco dopo.

Strette di mano varie e congratulazioni, mi sentii in un film dove tutto diventa muto e le scene passano velocemente.

Finalmente mi portarono in un'altra stanza per festeggiare.

Le mie amiche corsero ad abbracciarmi.

«Brava! Fatti valere!», «Stendili tutti!» erano queste le frasi che riuscii a captare.

Ancora tanta gente che non riuscivo a riconoscere, erano ovunque e mi confondevano.

Claudio mi si avvicino e mi disse all'orecchio «non ce le presenti le tue amiche?».

In quel momento il sangue torno a scorrere regolarmente nelle mie vene, a quelle parole, dette come se non fosse successo nulla, ripresi colorito.

«Sempre a queste cose pensi!» gli diedi una pacca sulla spalla.

«Dai vieni» lo presi per la mano e lo portai verso il centro della sala dove mi aspettavamo le altre.

 

Dopo aver fatto le dovute presentazioni li lasciai parlare e mi sedetti in un angolino del palco con l’intenzione di prendermi un minuto di pausa.

“Troppi fighettini, l’unico se risponde alla descrizione di ‘yeah’ sembra quel tizio là infondo. Strano non me l’hanno ancora presentato, rimediamo subito!”.

«Ale vieni a sederti un minuto».

«Mi dica rappresentante dei miei stivali.»

La mia faccia assomigliava pressappoco a questa popolare faccina -.- , ma lasciai perdere la battuta.

«Non è che causalmente mi potresti presentare quel ragazzo là» gli feci cenno.

Probabilmente lui se ne accorse perché cominciò ad avvicinarsi verso di me.

Ohoh troppo tardi, ho fatto danno.” Alessandro in quel preciso istante sparì e mi ritrovai da sola.

«Ciao, scusami se ti disturbo. Volevo complimentarmi con te per la vittoria ed esprimerti i più sentiti auguri. Da quello che ho potuto constatare hai delle ottime attitudini» mi disse.

Rimasi a bocca aperta senza farlo notare, avevo davanti un esemplare di uomo perfetto per me “la prima persona che parla in maniera ricercata”.

«Grazie mille. Cercherò di non deludere tutte le aspettative e le speranze nei mie confronti» a queste parole lui sorrise e fece per andarsene.

“Oh no! Aspetta” sguardo colmo di panico «Aspetta, puoi rimanere se ti fa piacere.» “Qualcosa di più stupido non poteva venirmi in mente?”.

Sorrise «Ok. Mi presento, mi chiamo Davide» si sedette accanto a me.

Gli strinsi la mano «Gloria».

«Si l’avevo intuito» mi rispose ridendo.

“Seconda stupidaggine in due minuti detengo il record”.

«Scusami, non volevo metterti in imbarazzo» aggiunse.

“Ma che ragazzo sensibile”.

«Non ti preoccupare la mia osservazione era abbastanza idiota, mi devi perdonare sono un po' frastornata. Odio avere troppa gente intorno.»

«Devi imparare a conviverci, avrai sempre più gente intorno. Ci sono passato, anche io preferisco stare da solo in disparte» replicò.

«Ti sei candidato?».

«Quest'anno no preferisco agire da un punto di vista marginale».

«Aiutare senza prenderti il merito» sospirai, io non ero per niente così modesta.

«Già. Ambiziosa la vostra lista.»

«Si molto. Con i tempi che corrono dobbiamo proprio farci sentire. È un nostro diritto e un nostro dovere! Stanno distruggendo il nostro futuro!» mi cominciai a scaldare e da lì partì una noiosa discussione sulle problematiche del tempo.

«Abbiamo idee molto diverse» continuò, ma vedendo arrivare Marco cercò un modo per allontanarsi velocemente «sono sicuro che ci saranno altri confronti costruttivi e che sarà un piacere lavorare al tuo fianco. Ci vediamo in giro».

Si alzò e andò via facendo un cenno con il capo a Marco.

«Capo abbiamo riunione domani, e tra un'oretta ci vediamo con gli altri al bar qui davanti per discutere sugli argomenti da portare in collegio. Ne approfitto per presentarti le rimanenti persone che costituiscono il 'Servizio d'Ordine' sono sicuro che sai di che parlo...» un sorriso beffardo invase il suo volto.

Annuii per orgoglio, sapevo vagamente cosa fosse ma sicuramente avrei scoperto ciò che mi interessava sapere.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Quarto Capitolo

«Servizio d'Ordine... Servizio d'Ordine... Si ne ho sentito parlare, ma sono cose che è meglio non dire in giro» fu la risposta di Alessandro.
Non insistetti neanche.
"Ne approfitto per passare dalla classe di mio fratello".
E si un fratello, alto, con i capelli rossi e di nome Roberto. Uno di quei tipi che non fumano e vivono fuori dal mondo. Che non si interessano di musica, di letteratura. Specie in via d'estinzione. Bravo ragazzo, un po' opportunista. Passava tutto il tempo 'in giro ' non ho mai capito dove e con chi. I suoi amici, erano tutta un'altra tipologia.
Avevamo un buon rapporto ed eravamo bravi a tenerci compagnia.
«Rob mi serve aiuto...» ero corsa in classe da lui alla ricreazione.
«Dimmi rappresentante dei miei stivali!»
«Non fare come il tuo amico Alessandro!» abbassai il tono della voce «cos'è con precisione il Servizio d'Ordine?»
«Rappresentante così mi deludi! È un gruppo i cui componenti sono segreti. Dove si può entrare solo per raccomandazione dai vertici, ovvero dai ragazzi più grandi. Influenza molto le scelte del consiglio. In pratica tiene in pugno la scuola.» a quest'ultime parole aggrottò la fronte «Gloria stanne alla larga.»
Trasalii «Stai tranquillo! Mi conosci non mi metto mai nei guai. Anche ora che sono rappresentante.»
In quel preciso istante entro Ruggiero.
Un colosso di ragazzo con un corpo altrettanto monumentale.
Mi era sempre piaciuto un po'. E per una come me sarebbe stato impossibile non essere attratta da lui.
Era una persone disponibile, un amico sempre presente, paziente, sorridente e capace di cambiare il mio umore. In volto non era il massimo, ma non mi importava.
Anche solo come amico andava bene.
Mi diede un bacio sulla fronte e uscimmo dalla classe.
«Avrei voluto esserci mentre dicevano il tuo nome, bravissima».
Mi fece arrossire. «Non è stato nulla di speciale...» gli raccontai un po' come mi ero sentita tralasciando alcuni dettaglio, come l'errore del preside. Gli chiesi anche se conosceva Davide.
«Si di vista. Va in 5F. È uno di quelli sempre in prima fila alle manifestazioni.»
Non mi chiese il perché, come al solito aspettava che fossi io a fare spiegazioni. Cercava a tutti i costi di non essere invadente.
«Mi accompagni in un posto?» lui annuì.

Il giorno delle elezioni si rimaneva a scuola fino alle undici anche se non si svolgevano regolarmente le lezioni.
Arrivai in orario nel bar davanti scuola.

Ogni volta passando avevo visto sempre seduti allo stesso tavolino vari ragazzi dall'aria seria e soprattutto macabra, e non fu una sorpresa trovare quella stessa comitiva riunita lì anche quel giorno.

Claudio si alzò per cedermi il suo posto.

«Signori, questa è la nostra brava nuova rappresentante. Gloria.»

Risposi con un cenno e salutai con un sorriso Ruggiero.

Sei persone, compresa me, erano sedute a quel tavolo.

Passai in rassegna i volti.

Davide e Marco si trovavano alla mia sinistra.

Dall'altro lato aveva preso posto Claudio accanto a Serena e ad un altro ragazzo, che ero quasi certa si chiamasse Francesco.

Ne approfittai per squadrare meglio quest'ultimi.

La ragazza era molto minuta e abbastanza graziosa in volto.

Da quelle poche parole che ci eravamo scambiate fino ad allora avevo capito che era una persone abituate a comandare e ad ottenere tutto quello che voleva.

Dell'altro non sapevo molto. La sua fama era quella di essere il rivoluzionario e il fatto che fosse l'unico in tutta la scuola ad essere iscritto ad un partito la diceva lunga sul suo conto.

Anche da seduto si riusciva ad identificare la sua statura tarchiata, le sue sopracciglia sembravano non aver mai riposo e costantemente rimanevano aggrottate.

«Direi che dobbiamo metterci subito al lavoro. Non possiamo deludere i nostri cari elettori.»

«Hai perfettamente ragione Marco. Tra due settimane ci sarà il comitato studentesco, dobbiamo essere pronti.»

"Credo che sia una buona idea rimanere zitti la prima volta." pensai limitandomi ad osservare i volti dei presenti.

«Direi di partire dell'attuazione dell'aula autogestita, vediamo cosa ne pensano gli altri rappresentanti di classe» disse Davide.

«Che altri argomenti pensiamo di esporre in comitato?» dissi prendendo parola per la prima volta.

«Tu che idee hai?»

«Pensavo di parlare della manifestazione a Roma » risposi non molto sicura di aver fatto la scelta giusta.

«Si, ci avevo pensato pure io » disse Serena bloccando con un braccio Francesco che era sul punto di commentare l'argomento «Ne riparliamo meglio prima dell'assemblea. Godiamoci la vittoria di oggi!»

Cercai di sorridere, ma ero troppo nervosa e mi limitai a fare in modo di non sembrare un'ebete.

«Questa sera c'è una riunione con gli universitari della rete studentesca. Ci vediamo davanti il padiglione della facoltà di letteratura?» disse Marco, quando già molti di noi si erano alzati.

Tutti facemmo cenno di si e mi congedai salutandoli.

 

Trovai mio fratello e Ruggiero che mi aspettavano dietro l'angolo.

"Guai in vista".

Lo sguardo inquisitore di Roberto mi bloccò.

«Io non mi caccio nei guai!» disse.

«Smettila di imitarmi! Ed è vero, per questo motivo verrete pure voi questa sera. Così nessuno si metterà nei guai.»

«CHE COSA?» risposero in tono entrambi abbastanza furiosi.

«Su! Fatelo per me!»

«Okay. Mi arrendo, vai a casa in motore?»

«Sisi Rob.» "Un bel sorriso ed è fatta. Confesso che ero preoccupata per questa sera. Mi sarei trovata in difficoltà ad andarci da sola."

«Perfetto, allora ti passiamo a prendere alle sette a casa e ci darai tutti i dettagli di quest'allegra serata» disse mio fratello salutandomi.

«Okay, siete i migliori! A più tardi!»

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Dopo tanto tempo torno ad aggiornare

questa storia! Ringrazio tutte le persone

che sceglieranno di leggerla (:

Buona lettura e un bacio!

 

 

Quinto Capitolo

- Due giorni dopo -

«Mamma buongiorno! Questa sera festeggio l'elezione con amici. Sarò con Rob e Ruggiero così posso fare tardi!» entrai e casa giusto in tempo per salutare mia madre che tornava in ufficio.

«Va bene! Poi festeggiamo pure noi» mi salutò ed uscì.

"Piccola mezza bugia, spero almeno di non mettermi nei guai. Ma di che mi preoccupo? Ci sono le mie care guardie del corpo!"

Dopo pranzo ispezionai la libreria e scelsi un libro voluminoso.

"Mi terrà impegnata per un bel po' " pensai e aprii la prima pagina.

Quando risollevai gli occhi dalle righe erano già le sei.

Mi preparai, indecisa dall'abbigliamento da indossare.

Alla fine presi una felpa anonima e un paio di jeans chiari.

Ero sicura che non sarebbero stati puntuali e quindi mi rimisi a leggere.

Una buona mezz'ora dopo l'orario dell'appuntamento uno squillo del telefono mi annunciò che era arrivato il momento di scendere.

 

In macchina mi aspettavano loro due e Alessandro che si era unito al gruppo.

«Allora ribelle, dove ti dobbiamo accompagnare?» chiese Roberto che si trovava al posto di guida.

«Davanti al padiglione della facoltà di letteratura. Ruggiero tu dovresti sapere qual è con precisione, no? Ci entrerai ogni giorno dal prossimo anno» dissi spavalda volgendo lo sguardo al ragazzo accanto a me ed evitando di commentare l'appellativo che mi aveva dato mio fratello.

«Beh si, è comunque facile da trovare. Girando nel viale a sinistra è il primo edificio che si incontra...» rispose lui imbarazzato.

«Perfetto! Ora conosciamo la nostra destinazione. Su, su in marcia. Vediamo di arrivare in orario!» dico interrompendolo e ponendo così fine al discorso.

 

Finalmente la sagoma della costruzione si intravide. Fu inevitabile fermarsi ad ammirare il chiaro-scuro che rendeva indistinguibili i lineamenti dell'edificio. Il sole stava tramontando proprio alle sue spalle ed il cielo era occupato del tutto da una graduazione di colori da rosso vermiglio all'arancione. Era un spettacolo meraviglioso, era un peccato essere lì per una manifestazione.

Il mio lato artistico si lamentò di non aver portato la mia reflex Nikon D3100, sarebbero venute delle foto molto interessanti.

Non c'era poi tanta gente, la piazzetta non era per niente piena come mi immaginavo.

Marco mi individuò subito e venne a salutarci.

«Ho portato pure loro, spero non ti dispiaccia» esordii io.

«No, assolutamente! Più siamo meglio è! Piacere io sono Marco» disse stringendo la mano a Roberto e Ruggiero che si presentarono. «Allora...» continuò «tra poco ci sarà un piccolo comizio e poi partirà una manifestazione dove dei ragazzi universitari ci spiegheranno il perché...».

Avevo smesso di ascoltarlo. Una sagoma familiare stava parlando con un gruppo di ragazzi più in là. L'avevo riconosciuto subito: era Davide.

Quanto avrei voluto andargli incontro e salutarlo? No, ero lì per fare il mio dovere.

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