Shady Hill di Mel Winchester (/viewuser.php?uid=122622)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1. ***
Capitolo 1.
Cosa?! Lei mi licenzia!?
Sono io che mi dimetto!!!
E così, sbattendo violentemente la porta alle mie spalle,
chiusi un altro penoso capitolo della mia vita…
Dopo la laurea in giornalismo ero convinta che avevo un mondo
entusiasmante da scoprire… e invece era da due anni che il
mio curriculum si riempiva solo di incarichi fuori dalla mia
portata… portalettere, commessa, gelataia… e
quando mi avevano offerto un posto in quell’insignificante
giornale di provincia… non ho fatto altro che rispondere con
un sonoro SI
pensando finalmente di poter iniziare a fare la professione per cui
avevo tanto faticato…
Ma quei tre mesi passati lì dentro erano stati un vero e
proprio incubo!
Articoli ridicoli, notizie di poca importanza e soprattutto un capo
presuntuoso e maschilista!
Mentre io aspiravo al meglio, a qualcosa che avrebbe fatto di me la
giornalista del secolo!
E così il tempo passava, i miei sogni si facevano sempre
più grandi e la ragione cercava di farmi pazientare ancora
un po’ sperando che in quel paesino sarebbe successo prima o
poi qualcosa di interessante…
E ogni giorno andavo al lavoro dicendomi – Elena vedrai che
oggi andrà meglio… - ma questo non accadeva mai e
così…
2 settimane
dopo…
Avevo mollato tutto… quel lavoro odioso, il mio appartamento
incasinato, il mio ex bugiardo… tutto… e avevo
deciso di crearmi un futuro lontano da tutti i miei fallimenti.
Benvenuti a Shady
Hill… questa era l’accoglienza della
mia nuova cittadina, della mia nuova vita.
Parcheggiai la mia piccola utilitaria e mi diressi verso
l’appartamento che avevo preso in affitto una settimana prima.
Era un appartamento davvero piccolo, l’unico che potevo
permettermi con i miei risparmi, ma aveva un qualcosa di intimo e
familiare.
Era composto da una camera da letto di modeste dimensioni, un piccolo
bagno con le mattonelle verde acqua e una cucina dai colori pastello
che abbinata al mio enorme divano faceva anche da soggiorno.
Stavo sistemando gli ultimi vestiti nell’armadio che stava di
fronte al grande letto a due piazze, quando la mia gamba
iniziò a tremare a causa del cellulare posto in una tasca
dei miei jeans… - Cassandra!-
risposi felice di sentire la mia migliore amica, lei era
l’unica persona che mi era sempre stata accanto dopo la morte
dei miei genitori, l’unica che mi era dispiaciuto lasciare a
tanti chilometri di distanza… - El! Sei arrivata?! Come
và? Ti piace? Ti trovi bene? Hai mangiato? –
mi tempestò di domande – Calma, calma…se ti
rispondo al cellulare evidentemente sono ancora viva…-
ci scherzai su – Si
si, ridi tu! E io che
sto in pensiero! Menomale che dovevi chiamarmi appena arrivavi eh?!
– caspita me ne ero completamente dimenticata! – Scusa Cass mi sono fatta
prendere dall’entusiasmo di tutte queste novità e
mi è caduto completamente di mente! – mi
giustificai con l’amica…
Chiacchierammo per una buona mezz’ora e alla fine ci
salutammo promettendo di chiamarci ogni sera per mantenerci aggiornate
l’una sulla vita dell’altra.
Ero esausta, il viaggio, le novità e il sistemare
quell’infinità di cose che mi ero portata dietro,
mi avevano distrutta… così finì per
trascinarmi stancamente verso il letto e, appena appoggiata la testa
sul cuscino, mi addormentai profondamente.
Il bip incessante della sveglia mi trascinò via da un sonno
agitato e confuso, popolato da strani sogni in cui correvo stringendo
tra le braccia un antico e pesante libro di cuoio…
Staccai la sveglia con una manata decisa,quasi violenta, ripensando a
quell’incubo… ma il suono del campanello della
porta di casa mi fece rinsavire dai miei pensieri.
Mi infilai di corsa un vecchio pantalone di tuta, perché di
certo non potevo presentarmi alla porta con addosso solo una vecchia
maxi t-shirt, e mi precipitai ad aprire…
Mi ritrovai a fissare due ipnotici occhi verdi che appartenevano a una
ragazzo moro,alto e atletico che con un solo sguardo avrebbe fatto
morire di arresto cardiaco qualsiasi ragazza.
Buongiorno vicina!
– esclamò sorridente lo sconosciuto, rifilandomi
davanti al naso una profumata torta, - ehm… salve!
– esclamai un po’ imbarazzata.
Mi porse il dolce e poi si presentò – Io sono Seth Spencer piacere!
– disse con un sorriso a 32 denti – Elena Colins -
risposi ricambiando un più modesto sorriso;
mi disse che si era accorto che venivano trasportati i miei mobili e
quindi aveva compreso che l’appartamento era stato affittato,
poi si congedò sorridente dicendo semplicemente che era
contento di avere una nuova vicina.
Richiusi con un sorriso la porta, guardando la torta tra le mie mani e
pensando a quell’affascinante e al tempo stesso bizzarro
vicino di casa che mi ritrovavo.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2. ***
Capitolo 2.
Era già una settimana che mi ero trasferita a Shady Hill,
quell’accogliente cittadina circondata da boschi e montagne.
Era metà ottobre e già faceva un freddo pazzesco,
quel freddo che ti entrava nelle ossa e ti faceva venire brividi in
tutto il corpo, ma ultimamente i brividi in me non li suscitava il
vento gelido che caratterizzava la zona bensì il mio
attraente e alquanto misterioso vicino di casa;
no che ci vedevamo molto, ma le poche volte che ci incontravamo per le
vie del corso o quando i nostri sguardi si incrociavano sul vialetto di
ingresso dei nostri appartamenti… io beh… mi
sentivo confusa, come se una forza invisibile mi attirasse verso di
lui, Seth, il ragazzo con il sorriso più sexy che abbia mai
visto.
Ma a parte le strane sensazioni che suscitavano in me questi rari
incontri, la settimana passata nella mia nuova vita procedeva lenta e
regolare, andavo in giro per la città osservando gli
incantevoli paesaggi che offriva Shady Hill e cercando un lavoro, e poi
la sera c’era l’immancabile chiacchierata al
cellulare con Cass.
Quella mattina decisi di svegliarmi prima perché volevo
andare a correre;
raccolsi i miei lunghi capelli castano scuro in una treccia spettinata,
mi infilai una felpa pesante, il pantalone della tuta e le mie vecchie
converse e, con le cuffie alle orecchie, uscì di casa.
Il cielo mi osservava grigio e minaccioso mentre correvo, sotto le note
del mio gruppo preferito, lungo il Mystic Park.
Non ci ero mai entrata prima e percorrendolo avevo capito finalmente
perché il parco pubblico della città si chiamasse
in quel modo…
Era un grande parco immerso nel verde, che si snodava tra alberi
secolari, ognuna delle quali portava il nome di un personaggio
leggendario.
C’era il grande Mago Merlino, la potente Fata Morgana e tanti
altri…
ma mentre correvo lo sguardo mi cadde su una statua di pietra grigia,
ai piedi di un enorme salice, che raffigurava due donne affascinanti i
quali occhi erano scolpiti talmente bene da sembrare veri.
Tolsi una cuffia e mi avvicinai incuriosita all’imponente
scultura, sotto c’era una targhetta che riportava il nome
dell’opera:
“ Eleonore
Colins e Genevieve Spencer le magiche fondatrici di Shady
Hill”…
Colins? Spencer? Ma che… - ma i miei pensieri vennero
interrotti da una presenza che mi ritrovai accanto come se fosse
comparsa dal nulla…
Ehy! Ciao vicina!
– esordì sorridente come sempre un affascinante
ragazzo in tuta – ciao
Seth… - dissi ricambiando il sorriso, poi lui
continuò – stavi
osservando la statua
delle fondatrici, eh? – si… ehm… quei
cognomi… - si infatti la cara Genevieve è una mia
discendente… per quanto ne so doveva essere la nonna di mia
nonna o qualcosa del genere… - disse
allegramente –
ah questo spiega i miei dubbi su una, ma invece che mi dici
dell’altra?
Sai Colins… porta il mio stesso cognome… -
dissi sempre più incuriosita, lui osservò la
statua e poi prima di continuare fissò il suo sguardo su di
me… - si
infatti notavo una certa somiglianza… - disse
ironico, poi ricominciò – la leggenda narra che Eleonore e
Genevieve erano nate lo stesso giorno, lo stesso mese e lo stesso anno
pur non essendo sorelle gemelle, le loro famiglie erano grandi amiche e
furono tra le prime colonie a stabilirsi in questa grande collina, che
in antichità era formata solamente da boschi enormi che con
i loro immensi alberi, si diceva non facessero penetrare nemmeno la
luce del sole, da qui infatti il nome “Shady Hill”
cioè “Collina Ombrosa”.
La Spencer e la Colins
erano praticamente inseparabili, condividevano tutto, unite
da una specie di sorellanza, ma tra le cose che condividevano
c’era anche un grande potere…
si diceva fossero
streghe e infatti oltre il merito da parte dei cittadini per essere
riuscite a far arrivare il sole anche nei punti più oscuri
grazie a un incantesimo, c’era la disapprovazione e
l’ignoranza delle famiglie nobili della zona, che vedevano il
potere delle due come qualcosa di indecente e pericoloso, e che non
riconoscendo il grande dono che entrambe avevano fatto alla cittadina,
che a causa di quell’incessante ombra stava morendo di freddo
e anche di fame perché gli alberi da frutto e le colture non
crescevano senza calore, decisero di punirle per aver utilizzato la
magia, che era considerata malvagia e oscura, bruciandole sotto questo
grande salice, precisamente nel punto dove tu adesso vedi la statua in
loro onore… si perché i cittadini cercarono di
opporsi al volere di quegli spregiudicati ricconi,e anche con il
passare degli anni, dei secoli, delle generazioni le due ragazze furono
ricordate sempre come le eroine senza le quali Shady Hill adesso
sarebbe ancora un’oscura distesa di alberi… e
vennero così riconosciute le fondatrici della
città – Seth finì il suo
racconto senza mai scollarmi gli occhi di dosso, e adesso mi guardava
come se volesse leggermi nel profondo dell’anima, come se
volesse decifrare i miei pensieri, le mie reazioni…
Wow… davvero
una favoletta interessante – dissi
sarcasticamente, cercando di non far vedere quanto ne fossi stata
turbata… - una
favoletta dici?... pensi che non siano esistite davvero?
– mi domandò lui incuriosito, sorrisi
– non dirmi
che credi realmente a questa storia?! – dissi,
ma già sapevo che lui ci credeva eccome! Si notava dal tono
della sua voce mentre si perdeva nel racconto - lui rise – io? Crederci? No certo che no!
– mentì spudoratamente, me lo sentivo, ma non
capii il perché… - ah, certo –
risposi – adesso,
dopo questa pausa, sarà meglio che continui –
dissi avviandomi lungo il sentiero, ma lui mi seguì,
correndomi vicino, era davvero affascinante anche con addosso una felpa
sgualcita con tanto di cappuccio sopra la testa per ripararsi dal
freddo… - allora
dimmi… - incominciò lui – come mai ti sei trasferita qui?
Per lavoro? Per amore?... – mi sono trasferita per dare una
svolta alla mia vita, allontanarmi dal passato… aria nuova,
gente nuova… e soprattutto sono in cerca di lavoro, vorrei
finalmente cominciare a svolgere seriamente la mia professione
– risposi seria – allontanarti dal passato dici eh?
– disse come se sapesse qualcosa di cui io non avevo idea
– si
perché? – ribattei accigliata
– no…
niente… mi sembra un’ottima causa…
tutto qui – rispose lui tranquillamente
– ma ancora
non mi hai detto di che tratta il lavoro a cui aspiri… -
beh… è un lavoro che parla della vita di tutti i
giorni, ma anche delle novità, delle stranezze, delle
emozioni delle persone, un lavoro dove chi opera deve essere in grado
di non farsi influenzare, di raccontare la realtà dei fatti
con estrema lucidità e schiettezza ma cercando di non essere
freddo e crudele… insomma mi piacerebbe fare la
giornalista… - wow! È la prima volta che sento
una descrizione tanto appassionata su una professione! ed è
anche la prima volta che vedo una giornalista tanto bella quanto leale
e professionale, di solito sono tutti opportunisti e con il desiderio
di guadagnare il più possibile anche gettando fango sulle
persone… - beh non tutti sono così! Per me il
giornalismo è questo – risposi
pensando che il mio bel vicino era proprio un adulatore.
Chiacchierando scoprì molto di più sul suo conto.
Aveva 24 anni, un anno in più di me, e lavorava presso la
rivista cittadina come fotografo, era nato e cresciuto a Shady Hill
anche se adesso i suoi genitori si erano trasferiti per mandare avanti
l’azienda di famiglia, mentre lui aveva deciso di non seguire
le orme del padre e di rimanere lì praticando la professione
che amava.
Così parlando del più e del meno, arrivammo
davanti l’ingresso dei nostri appartamenti… - allora ciao –
mi apprestai a dire –
aspetta dove corri?- sorrise lui – ancora non so molto di te, che
ne dici di un giro in centro sabato sera? –
rimasi sorpresa da tanta audacia, però accettai lusingata.
Era ancora mercoledì mattina, avevo circa tre giorni per
prepararmi mentalmente a quell’uscita.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3. ***
Capitolo 3.
Il rombo di un tuono mi riportò alla realtà.
Guardai la sveglia sopra il comodino, le sue lancette luminose
segnavano le due e mezzo del mattino;
fuori era buio pesto, non c’era neanche la debole luce dei
lampioni, l’unica fonte di illuminazione erano il lampi che
si susseguivano squarciando il cielo nuvoloso e carico di pioggia.
Avvolta nel piumone mi alzai e mi diressi in cucina, presi il mio pc e
mi raggomitolai sul divano, dove iniziai a fare delle
ricerche…
“Eleonore
Colins” – digitai sul motore di
ricerca su internet. Ma i risultati furono a dir poco inutili.
Si, c’erano molte Eleonore Colins , ma nessuna che
c’entrasse con la leggenda che Seth mi aveva raccontato due
giorni fa.
Allora ritentai “Colins Shady Hill” scrissi, e
stavolta avevo azzeccato la ricerca.
Lessi molte informazioni riguardanti la famiglia Colins di Shady
Hill…
Era una famiglia benestante, tra le prime che aveva dato vita
all’attuale cittadina, erano benvoluti da tutti, ma avevano
una figlia ribelle, Eleonore!
Si diceva che fosse molto legata a Genevieve Spencer la figlia della
famiglia più povera di Shady Hill e questo non veniva visto
di buon occhio dalla nobiltà della zona e di conseguenza
anche dai Colins.
Però la famiglia di Eleonore non era stata sempre facoltosa,
anzi era tra le più modeste, inoltre, molto amica della
famiglia Spencer, le loro due figlie erano cresciute insieme.
Ma un giorno il padre di Eleonore fece fortuna e questo fece si che per
entrare a far parte del circolo nobile della città dovette
abbandonare le vecchie e inadeguate amicizie e questo
comportò che Eleonore non dovesse più frequentare
Genevieve.
Continuando a leggere scoprii ancora che Eleonore si ribellò
all’ordine che le venne impostò dal padre e
continuò a vedere di nascosto l’amica.
Elle insieme svilupparono anche delle arti magiche…
ma all’età di 20 anni la loro amicizia
proibita venne scoperta e con essa anche i loro potenti doni.
Mentre la magia di Eleonore venne tenuta segreta grazie
all’importanza che la sua famiglia aveva in città,
Genevieve fu punita e venne condannata al rogo dalla nobiltà
di Shady Hill e anche dalla famiglia Colins che la riteneva un pericolo
per la loro figlia.
Il giorno dell’esecuzione però, davanti a tutta la
città, mentre Genevieve stava per essere inghiottita dalle
fiamme, Eleonore, i quali poteri erano stati resi inoffensivi tramite
una pozione, in preda alla disperazione non volendo lasciare la sua
migliore amica, si gettò nel rogo abbracciando forte
Genevieve, sotto gli occhi impotenti dei propri genitori, e
così entrambe perirono gettando un ultimo grido addolorato :
“Insieme nella
morte come nella vita!”.
Ero scioccata, non potevo credere a quello che avevo letto.
Tutto questo Seth lo aveva tralasciato, ed ero proprio curiosa di
sapere il perché!
Eccomi – esclamai
sorridente raggiungendo Seth davanti al vialetto di casa, era sabato
sera e finalmente stavo per conoscere meglio quel misterioso vicino che
mi ritrovavo.
Lui sfoderò un sorriso e si avvicinò per darmi un
leggero bacio sulla guancia facendomi sentire il seducente profumo che
emanava.
Sorrisi sentendomi in imbarazzo, odiavo il modo in cui mi faceva
sentire.
Camminammo a lungo per le vie del centro cittadino, tutto intorno a noi
era illuminato e addobbato a festa.
Vedo che tengono molto
ad Halloween qui - esclamai rivolgendomi a Seth – si in effetti Halloween,
rappresenta un po’ Shady Hill, è la festa
più importante per i cittadini
– rispose lui continuando a camminarmi a fianco – ma allora dimmi, tu sai
già un po’ di cose su di me, invece io devo dire
che non conosco molto di te, raccontami… -
continuò incuriosito – ecco , non è che
c’è molto da raccontare… sono cresciuta
con i miei genitori in un piccolo paese dove gli tutti gli abitanti si
conoscevano tra di loro, finite le scuole superiori ho intrapreso gli
studi di giornalismo che fin da piccola era stata la mia grande
passione.
Tre anni fa, quando
avevo all’incirca 20 anni, i miei genitori morirono in un
incidente ferroviario mentre stavano ritornando da un viaggio
d’affari, e l’unica persona che mi rimase sempre
accanto fu la mia migliore amica Cassandra che conosco dai tempi
dell’asilo.
Però ad un
certo punto quel paesino cominciò a starmi stretto e in
particolar modo il lavoro che facevo non mi soddisfava, così
ho mollato tutto ed eccomi qui – conclusi.
Lui aveva ascoltato molto attentamente e appena finii di parlare notai
che mi guardava con dolcezza, riusciva ad ammaliarmi con
quegl’occhi.
Seduti a un tavolo chiacchierammo ancora a lungo, mentre gustavamo dei
dolci tipici di halloween.
Osservando le decorazioni del locale, la mia mente mi
riportò alle ricerche che avevo fatto quella notte e
così incuriosita iniziai a parlargliene.
Interessante…
- disse Seth – non
sapevo l’altra parte della leggenda. Quello che ti avevo
detto riguardo alle due fondatrici era quello che mi raccontava sempre
quando ero piccolo mia nonna - poi cambiò
discorso, e io educatamente non insistetti con l’argomento.
Eccoci arrivati
– esclamai davanti l’uscio del mio appartamento,
accingendomi ad augurargli la buona notte, quando lui mi prese per mano
e mi disse – vieni,
ti faccio vedere il mio appartamento - d’accordo
– risposi titubante facendomi guidare per mano attraverso il
lungo vialetto che collegava i nostri appartamenti.
Il suo tocco era leggero, teneva delicatamente la mia mano nella sua e
procedeva a passo sicuro superandomi di poco.
Arrivati davanti la porta del suo appartamento, lasciò la
mia mano per prendere le chiavi ed entrare.
Accese la luce e mi ritrovai in un lussuoso appartamento con tecnologia
d’avanguardia con tanto di tv al plasma e cuscini
orientaleggianti sparsi qua e là.
È…
è magnifico qui! – esclamai
affascinata da quell’ambiente così pieno di classe
e lusso - eh si!
È un regalo che i miei genitori mi hanno lasciato prima di
trasferirsi per
lavoro… - rispose lui un po’
imbarazzato.
Ti va del
caffè? – mi domandò poi,
calandosi nel perfetto padrone di casa – si grazie
– risposi sedendomi sull’ampio divano in salotto.
Era appena scomparso dietro la porta della cucina quando il mio urlo lo
fece precipitare nuovamente in salotto con in viso
un’espressione preoccupata mentre già si
immaginava di trovare una scena raccapricciante.
Ho appena visto qualcosa
muoversi sotto il tappeto! – esclamai
terrorizzata stando in piedi sul divano, lui poi, tranquillizzandosi,
con espressione divertita alzò un lembo del tappeto,
infilò una mano e tirò fuori una piccola palla di
pelo nera – ti
presento Jay il mio gattino! –
esclamò lui scoppiando a ridere accarezzando il piccolo
micio – probabilmente
si è spaventato molto più di te- di questo ne
dubito – risposi io imbarazzata –dai adesso puoi scendere di
lì – disse lui divertito.
Oddio che figura pietosa
che avevo fatto!
Il caffè
sarà pronto fra un attimo – detto
questo scomparve nuovamente dietro la porta della cucina per poi, poco
dopo, ritornare con in mano due tazze – ecco qui
– disse mentre me ne porgeva una, ma grazie alla mia innata
goffaggine presi male la tazza gettandomi addosso il
caffè – Elena! Ti sei scottata?-
mi chiese preoccupato lui mentre mi conduceva in cucina – no, non è niente…
-
Direi però
che la tua camicia non è della stessa idea!
– disse lui fissando l’enorme alone scuro che si
era formato sulla mia camicia.
Seth mise una spugna sotto il rubinetto dell’acqua fredda e
poi me la porse - grazie-
esclamai cominciando a strofinare per cercare di lavare la
macchia…ma niente da fare l’alone a posto di
sbiadire sembrava amplificarsi.
Aspetta –
esclamò lui prendendo la spugna dalla mie mani- devi fare così
– disse cominciando a strofinare più energicamente
il punto macchiato… però il tocco delle sue mani
non fece altro che peggiorare la già imbarazzante
situazione, provocando in me un brivido lungo la schiena.
Forse non è
stata una buona idea – esclamò con
voce roca Seth e alzando lo sguardo vidi il suo viso illuminarsi di un
sorriso malizioso – è meglio che
vada… - dissi
anche se desideravo rimanere e questo Seth lo parve intuire
perché appoggiando le mani alla parete alle mie spalle mi
imprigionò tra se e il muro. Il suo sguardo scese su di me,
e anche se provavo imbarazzo mi fece sentire desiderata.
Fece scendere una mano lungo la mia schiena, tenendo l’altra
ancora appoggiata alla parete e avvicinandosi sempre più
fino a quando il suo corpo non fu attaccato al mio, facendomi sentire
la prepotenza del suo desiderio, mi baciò come se la mia
bocca fosse una fonte d’acqua in pieno deserto; senza
protestare, mi lasciai andare e prendendo l’iniziativa lo
presi per mano trascinandolo in camera da letto.
Sei
coraggiosa… - sussurrò lui, contro
le mie labbra, sotto di me, sorrisi e continuai a baciarlo
appassionatamente, lui poi si girò capovolgendo le
posizioni, e così mi ritrovai sotto di lui più
eccitato di prima.
Seth spostò la sua bocca sul mio collo, facendomi provare la
sensazione di andare a fuoco, mentre gli sfilavo la camicia dai jeans e
facevo scivolare sotto le mie mani, sentendo il suo ventre tonico e la
sua pelle calda.
Anche lui intanto si stava dando da fare con le mani, spogliandomi
lentamente e baciando ogni parte del mio corpo senza smettere di
stringermi a se.
Sei la mia streghetta
– mi sussurrò all’orecchio –
risi continuando a sentire dentro di me un desiderio assurdo, che mai
avevo provato prima, poi lo baciai riversando anima e corpo in quel
bacio; lui mi strofinò le labbra sul collo mentre mi
sganciava il reggiseno, l’ultimo indumento che mi era rimasto
addosso, lasciandomi coperta solo dai miei lunghi capelli.
Vidi che lo sguardo di Seth si accese di passione guardandomi e questo
fu come altra benzina gettata sul fuoco. Lo aiutai a liberarsi dei suoi
vestiti… oh, era bellissimo, l’unica imperfezione
sul suo corpo era una cicatrice al centro del petto, ma questa non
faceva altro che renderlo più sexy , pensai mentre facevo
scendere le mie dita lungo essa, mentre lui di carezza in carezza si
avvicinava sempre di più alla mia femminilità,
facendomi letteralmente impazzire e quando finalmente lui mi
si adagiò sopra, facendosi dolcemente spazio dentro me,
togliendomi quasi il respiro, esplosi in un’ondata di
piacere e poco dopo anche lui mi raggiunse
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Capitolo 4 *** Capitolo 4. ***
Capitolo 4.
Aprì gli occhi, era ancora notte fonda, Seth , che dormiva
profondamente , mi circondava con un braccio mentre io ero appoggiata
sopra il suo torace ascoltando rilassata il battito del suo cuore.
Non potevo credere a quello che era successo, ma non ero pentita.
Mi liberai delicatamente dal suo abbraccio e mi diressi in
cucina per bere un po’ d’acqua…
Imprecai sottovoce sbattendo contro qualcosa sul pavimento che aveva la
consistenza di un mattone.
Era un enorme libro di cuoio che portava inciso con lettere dorate
Spencer… il cognome di Seth...
quel libro però aveva qualcosa di famigliare…
lo aprii e lessi strane scritte che sembravano essere latine o
celtiche, e poi, finalmente, capii di cosa si trattava: quello era il
libro degli incantesimi di Genevieve ed Eleonore!
Ma allora erano esistite
realmente! Non era una leggenda! E perché Seth mi teneva
nascosto tutto questo!?
Ma mentre stavo facendo mente locale, capendo che quello era il libro
che popolava i miei sogni, sentì una presenza alle mie
spalle…
ah, bene…hai
scoperto il mio segreto direi…-
esclamò serio Seth,ancora a petto nudo, in piedi di fronte a
me con in volto un’espressione un po’ inquietante,
e detto questo gli bastò una semplice occhiata per prendermi
il libro dalle mani e scaraventarlo dall’altra parte della
stanza.
Seth! Co…come
hai f-fatto!? – chiesi spaventata- oh dai, non fare
l’ingenua Elena! Non mi venire a dire che ti sei fatta
condurre qui solo per amore!?
Ero spiazzata dalle sue dure affermazioni, come poteva credere che io
fossi una persona così meschina!?
Ma cosa stai dicendo!?
Io non so nemmeno di cosa tu stia parlando! E mi ferisce molto se tu
pensi che sono venuta a letto con te per uno scopo ben preciso!
– gli urlai in lacrime.
Ah…
è così!? – disse lui
inchiodandomi alla parete e tenendomi i polsi sopra la testa
– mi…mi
stai facendo male…Seth…
Ero disperata perché mi stava accadendo tutto questo!? Cosa
c’era sotto!? Ma lui non accennava a mollare la presa, e
mentre mi teneva stretta tra lui e la parete i suoi occhi non
lasciarono per un istante i miei fino a che, a un certo punto
allentò la presa e mi lasciò cadere ai suoi
piedi.
Allora è
vero… - lo udii sussurrare – è vero! Tu non sai
niente! – aveva un’espressione
sconvolta, colpevole.
Mi aiutò a mettermi in piedi, e mentre ero ancora tremante
mi fece sedere sul divano accanto a lui.
Per diversi minuti non riuscimmo a proferire una parola, fino a quando
la sua calda voce ruppe il silenzio…
Mi… mi
dispiace… - disse guardandomi tristemente,
avevo i polsi indolenziti e arrossati dalla sua presa, un rossore che
sicuramente sarebbe stato sostituito da lividi.
Lo guardai, era stato crudele… però non riuscivo
a odiarlo - voglio una spiegazione! - questa fu l’unica frase
che riuscì a pronunciare.
Seth mi spiegò che lui è il discendente di
Genevieve Spencer, ma non un semplice pronipote o roba del genere, lui
porta con se non solo il sangue della sua antenata ma anche i suoi
poteri!
Però non è stato sempre
così, tutto iniziò quando aveva 20
anni…
Dopo un incidente automobilistico, dove perse la vita sua sorella
minore, si risvegliò in una fredda stanza di ospedale con
quell’enorme cicatrice in petto, ma anche con una strana
sensazione di potere, come se una fiamma gli bruciasse
all’interno.
Tempo dopo i suoi genitori si trasferirono per affari e anche
perché si volevano allontanare da tutto quello che era
accaduto, così lui, decidendo di non seguirli, rimase a
Shady Hill e l’unica persona che lo aiutò a non
soffocare nel suo dolore fu sua nonna,anch’essa diretta
discendente di Genevieve.
La magia degli Spencer e dei Colins si tramandava ogni due generazioni,
quindi da sua nonna, i poteri passarono a lui.
Sua nonna gli spiegò che anche a lei i poteri vennero alla
luce all’età di 20 anni, dopo la morte del suo
adorato marito, e gli spiegò che la discendenza poteva
essere vista sia come un immenso dono prezioso sia come una sorta di
maledizione, perché sorgeva a 20 anni dopo un forte dolore o
trauma, questo perché Genevieve e Eleonore si erano spente a
quell’età per colpa di una morte
violenta, e che quindi la magia si manifestava facendo rivivere quello
che avevano provato le loro ave.
Bloccò per un attimo il suo racconto per osservarmi e poi
riprese…
Mia nonna si prese cura
di me e mi insegnò tutto quello che c’era da
sapere sui miei poteri, mi spiegò che ognuno dei discendenti
non prendeva tutti i poteri della sua antenata, ma solo alcuni che
cambiavano da discendente a discendente.
Lui aveva il potere di
spostare qualsiasi cosa con la semplice forza del pensiero e quello di
leggere l’animo di una persona, la verità che
risiede nel suo cuore, guardandola intensamente negli occhi.
Quando ti sei trasferita
qui, ho sentito subito una strana attrazione verso di te, che sapevo
non avrebbe portato niente di buono, tutto questo poi
peggiorò quando venni a conoscenza del tuo cognome e del
fatto che perdesti i tuoi genitori in un incidente ferroviario e che
perciò all’età di 20 anni provasti un
grande dolore. Chiesi consiglio a mia nonna, che mi disse di stare
tranquillo, la situazione però non cambiò e di
giorno in giorno non riuscivo a non pensarti e mi domandavo se
possedessi anche tu i miei stessi doni.
Dalla
curiosità, passai a uno stato di confusione, ricordando i
racconti di mia nonna sul tradimento della famiglia Colins nei
confronti degli Spencer, e pensai al peggio, pensai a te come un
possibile pericolo, così decisi di frequentarti, capire chi
sei e stasera, quando ti ho visto con il libro tra le mani ho perso la
testa…- concluse guardandomi attentamente,
aspettando una mia reazione.
Ma io non reagii.
Avevo ascoltato, collegando pian piano i tasselli dei miei ultimi 3
anni di vita, e soprattutto delle ultime settimane.
Gli strani incubi che agitavano le mie notti da quando mi ero
trasferita, il forte dolore per la perdita dei miei genitori, il volere
andare via dalla mia vecchia città e il volere scegliere
Shady Hill perché in un certo senso, da quando ci ero venuta
una volta in vacanza, mi aveva sempre attratta, quasi richiamata.
E infine l’incontro con Seth, tutte le sue attenzioni, le
emozioni di quella sera, per poi scoprire che era tutta una grande
bugia!
Non riuscì a parlare, lo guardavo quasi con disprezzo mentre
calde lacrime mi rigavano il viso.
Seth fece per avvicinarsi, ma io mi alzai, di impeto, e mi allontanai
da lui - sei un
bastardo! - gridai a pieni polmoni e mi diressi verso la
camera da letto, volevo prendere le mie cose e andare via da
lì, da lui.
Elena…-
sussurrò lui ostacolandomi la via, poi lentamente si
avvicinò,avvolgendomi tra le sue braccia.
Cercai di divincolarmi e lui non oppose resistenza - capisco quanto possa farti
schifo… - mi disse – come puoi avermi tenuto nascosto
tutto questo! Come!?
e come hai potuto pensare che io potevo essere così subdola,
anche dopo tutto quello che è successo stanotte!?
- le lacrime non cessavano di scendere mentre la rabbia in me cresceva
a dismisura.
Perdonami
Elena… - esclamò semplicemente lui
con lo sguardo cupo.
Ti ho dato il mio amore!
Mentre a te non frega niente, tu… tu non tieni a me!
– urlai contro il suo petto.
Come puoi dire questo? –
mi disse tenendo il mio viso tra le sue mani e costringendomi a
guardarlo negli occhi, e prepotentemente prese le mie labbra.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5. ***
Capitolo 5.
Seduta a sorseggiare una tazza di thè con accanto un Seth
alquanto irrequieto ripensavo a tutto quello che era accaduto solo due
giorni fa…
avevo scoperto in modo brusco che Seth mi amava, ma soprattutto erano
venute alla luce le mie vere origini, quello che risiedeva in me.
Avevo capito che la magia di cui il mio dolce nonno mi raccontava
quando ero bambina non era semplice fantasia…
che lui sapeva qualcosa che io neppure immaginavo e cercava, come
poteva, di farlo capire alla sua nipotina.
Si hai proprio ragione
ragazza! – al suono di
quell’allegra voce, io e Seth sobbalzammo, risvegliati dai
nostri pensieri.
Nonna! Quante volte ti
ho detto di non approfittarti dei tuoi poteri! –
disse in tono di rimprovero Seth, che poi si volse a me… El, lei è mia
nonn… ma la bizzarra donna che mi ritrovai
davanti non gli fece finire la frase che si presentò da sola
– Stephanie,
piacere!- disse gioviale – e comunque non mi sto
approfittando dei miei doni! sto solo facendo…
diciamo… conoscenza - aggiunse poi
osservandomi meglio.
Era una donna molto affascinante, capelli rossi con qualche striatura
d’argento che l’età cominciava a
mostrare, raccolti in un morbido chignon, e al collo portava un enorme
medaglione a forma di sole.
Era molto curata ma anche alquanto strana…
Oh, grazie tesoro! Lo
prenderò come un complimento! – mi
disse divertita.
Ma che? Non
capisco…- chiesi indirizzando uno sguardo
confuso verso Seth -
Ehm… vedi
El... in presenza di mia nonna devi stare attenta a quello che
pensi… perché lei lo può sentire!
– mi spiegò lui un po’ imbarazzato.
Si infatti!
Perciò risparmiami certi pensieri lussuriosi nipote!
– esclamò lei un po’
infastidita guardando entrambi.
Avvampai immediatamente mentre Seth guardava stizzito Stephanie.
Adesso bando alle ciance
ragazzi miei! è ora di farci vedere un po’ cosa
sai fare!
Dato che sei proprio
all’oscuro delle tue facoltà dovremmo per
così dire tirare fuori i tuoi doni!
Prese tra le mani il libro degli incantesimi che avevo scoperto a casa
di Seth due sere prima e cominciò a sfogliarlo fino a quando
non si fermò soddisfatta su un pagina.
Portò una mano al centro della mia fronte…
Excita potentiam ! -
disse, e tutto d’un tratto la testa cominciò a
girarmi e diventò tutto buio.
Aprì gli occhi e vidi l’espressione tesa di Seth -
oh finalmente…-
esclamò lui accorgendosi del mio risveglio.
Mhm… ma che
è successo?- chiesi sentendomi ancora
intorpidita – sei
rimasta priva di sensi per due ore, è stata una specie di
breve morte…
è quello che
succede quando la magia si impadronisce di te- mi
spiegò lui posando un dolce bacio sulle mie
labbra…
ma a quel contatto sobbalzai!
una serie di flash sulla vita di Seth si fecero strada nella mia
mente…
il momento in cui Seth si risveglia all’ospedale dopo
l’incidente, un lungo abbraccio con Stephanie, il viso teso
dalla preoccupazione dopo quella corsa nel parco… immagini
che non avevo mai visto prima.
Cosa succede!?-
Seth era preoccupato – ho visto… ho visto
delle cose…- dissi sconcertata…
Oh, ecco qual
è il tuo potere allora! Hai preso la parte sensitiva di
Eleonore! - disse raggiante Stephanie – lei aveva il dono della
preveggenza ma era anche
in grado di vedere il passato o sentire le sensazioni di una persona
attraverso il tatto, e direi che tu mia cara hai questa parte in te! -
concluse poi sorridente sorseggiando una bevanda fumosa.
Perciò i miei
strani incubi e questa serie di flash che ho visto quando mi hai
baciata… è… è il mio dono?!...
chiesi di più a me stessa che a Seth.
Lui annuì e poi mi abbracciò.
El! Ma allora sei viva! –
esclamò Cassandra dall’altra parte della cornetta.
Si Cass
scusami… è solo che ho avuto una settimana un
po’…ehm…pesante…-
mi giustificai con l’amica.
Avrei voluto tanto parlare di tutto quello che mi era accaduto e di
tutte le stranezze che tuttora mi circondavano…
confidarmi…ascoltare i suoi preziosi consigli…
Ma purtroppo non potevo…
Seth e Stephanie mi avevano detto che era la prima cosa che dovevo
rispettare…
non parlare dei miei poteri.
Chiacchierai un po’ per telefono con la mia migliore amica
cercando di ignorare le sue domande riguardo al fatto che mi sentiva
strana e, purtroppo, anche mentendo.
Riattaccai sentendomi dannatamente in colpa.
Sentì il campanello di casa suonare e aprendo la porta mi
ritrovai davanti Seth più raggiante che mai.
Finalmente soli!
– esclamò richiudendo la porta alle
sue spalle e baciandomi appassionatamente.
Era da giorni che nonna Stephanie mi aiutava a sviluppare i miei doni,
ed era da giorni che entrambi soffrivamo perché non potevamo
essere liberi di stare insieme e nemmeno di pensare a quel che volevamo!
Quando Seth mi concesse di riprendere fiato chiesi dov’era
Stephanie… - è
andata a trovare una sua vecchia amica, aveva delle cose da dirle…
ma non so esattamente di che si
tratta…- e detto questo ricominciò a
dedicarsi alla sua attività preferita...
Me!
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Capitolo 6 *** Capitolo 6. ***
Capitolo
6.
Seth, Elena aprite! –
la voce di Stephanie mi risvegliò da un inquietante sogno
che purtroppo sapevo non essere più semplicemente un incubo.
Seth intanto infilandosi una maglietta si precipitò ad
aprire anche lui aveva capito che c’era qualcosa che non
andava…
Ancora assonnata ascoltai la spiegazione agitata di
Stephanie…
l’amica che era andata a trovare le aveva detto che strane
presenze si stavano avvicinando a Shady Hill e che non erano tanto
amichevoli nei nostri confronti.
Anche io ho visto
qualcosa…- affermai preoccupata.
In effetti nella mia visione alquanto confusa avevo visto Stephanie
scaraventata per terra e un getto di fiamme che si propagava in mezzo a
quello che sembrava un bosco circondato da alberi immensi.
Questo non è
di buon auspicio…-sussurrò quasi tra
se e se Stephanie. Seth intanto aveva iniziato a sfogliare il libro
degli incantesimi.
Guardate qua!-
esclamò poi infine indicandoci un punto nel libro che
mostrava una specie di cartina di Shady Hill - questa è
l’antica villa dei tuoi avi Elena…dei Colins
– continuò poi – è circondata da un
gigantesco labirinto costituito da alte siepi e imponenti
alberi… - è
il posto della mia visione! – esclamai
interrompendo la sua descrizione.
Bene
– annuì la nonna – solo lì potremo
scoprire qualcosa!
Queste presenze vogliono
noi!? Beh andiamo ad affrontarle! - aggiunse
infine Seth;
Guardai Stephanie sperando che fosse più ragionevole, ma
vidi solamente uno sguardo di approvazione in risposta alle
affermazioni del nipote.
E come potevo sperare in lei, d'altronde erano fatti della stessa pasta!
Dopo un’ ora arrivammo finalmente alla vecchia
proprietà dei Colins.
Qui il nostro tragitto
continua a piedi – disse Seth parcheggiando
l’auto accanto all’enorme cancello in ferro battuto.
Il vento freddo della sera mi fece rabbrividire e, mentre percorrevamo
il grande viale d’ingresso, Seth mi strinse di più
a se.
Dopo una lunga camminata ci ritrovammo davanti a un bivio: il grande
portone di legno che ci permetteva l’entrata vera e propria
nella villa, o uno stretto sentiero che conduceva nei giardini della
tenuta e di conseguenza anche al labirinto.
Che facciamo?-
chiesi ad entrambi – nella
tua visione c’era il labirinto no? Perciò
sarà meglio addentrarci subito in esso senza troppi
sotterfugi - disse coraggiosamente Stephanie, e detto
questo ci avviammo lungo lo stretto passaggio.
Tutto intorno a noi era ricoperto di verde, le statue che raffiguravano
animali di ogni tipo, le fontane oramai non più funzionanti
le pietre che ci facevano strada lungo il sentiero, poi alberi
secolari, cespugli pieni di rovi e quelle alte siepi che sembravano
tutte uguali e ti facevano perdere l’orientamento.
Ehm… ma siamo
sicuri che questa sia la direzione giusta? –
chiesi un po’ ansiosa. Seth sorrise e mi prese la mano
invitandomi a proseguire mentre Stephanie diceva di stare tranquilla
che tra poco, secondo i suoi calcoli, saremmo arrivati al centro esatto
del labirinto.
Infatti dopo poco le siepi pian piano si aprirono per lasciare spazio a
un specie di piazzola che ospitava un elegante gazebo e un piccola
fontana in marmo che il tempo sembrava non avesse scalfito.
Passai la mano accarezzando quella superficie fredda e
liscia…
chiusi gli occhi e vidi varie terrificanti immagini che avevano come
protagonista un’oscura presenza.
Sentii un rumore, come di un ramo spezzato…
Riaprii gli occhi e mi ritrovai davanti l’uomo che avevo
appena visto nella mia mente.
Seth e Stephanie vennero contemporaneamente scaraventati a terra.
Mentre io cercavo di focalizzare meglio quell’inquietante
quanto imponente figura che stava avanzando lentamente nella mia
direzione…
aveva qualcosa di famigliare…
ma era…
era John Colins, il
padre di Eleonore!
Mi ricordai quel volto scarno e austero visto in uno dei tanti dipinti
che mi aveva mostrato Stephanie.
Ma come poteva essere! Come minimo adesso doveva avere più
di 4 secoli di vita!
Abbandonai i miei pensieri e d’istinto esclamai – Vade daemonium!
– scaraventando l’uomo contro una parete del
gazebo, poi corsi verso Seth che rimettendosi in piedi mi disse che se
ne sarebbe occupato lui e di andare da Stephanie.
Annuii semplicemente dirigendomi verso la figura inerme della nonna
– Elena ti
ricordi l’incantesimo della non-morte?
– mi chiese appena si fu ripresa lei – si…ma che intendi
fare? – risposi preoccupata,
quell’incantesimo riusciva a rispedire nel luogo da cui era
venuto quella sorta di fantasma maligno ma procurava anche una forte
perdita di energie, se non la morte, a chi lo aveva compiuto!
Lei sorrise amaramente – mia
cara è l’unico modo di restituire agli inferi quel
maledetto…- aggiunse lei pronta per cominciare
l’incantesimo.
Intanto sentivo Seth combattere duramente contro lo spirito di
John…
Cosa vuoi da noi!?-
gridò Seth – perché
sei tornato!?
Sono venuto per la
vostra malefica magia! – rispose sempre
più infuriato lo spirito…
L’unica cosa
di malefico qui sei tu! Non ti basta aver ucciso tua figlia, per la tua
stupida ignoranza!? Adesso sei venuto a tormentare anche noi!?
– rispose Seth cercando di evitare i colpi di John.
Bene tesoro, adesso
credo di essere pronta - esclamò decisa
Stephanie mentre si poneva al centro del simbolo che aveva tracciato
per terra con il sangue fuoriuscito dal taglio che si era inferta alla
mano.
Non aspettando nemmeno la mia reazione cominciò a
pronunciare strani versi in latino che portarono lo spirito a
concentrare la propria attenzione su di noi, avvicinandosi sempre di
più…
No! –
sentii gridare Seth, ma non ebbi il tempo di capire cosa stava
accadendo che fui spinta a terra insieme a Stephanie, che indebolita da
quell’attacco non poté più continuare
l’incantesimo.
Tu! Pensavi di potercela
fare contro di me!? I tuoi poteri sono troppo inferiori!
– disse John avanzando furibondo verso Stephanie ormai inerme.
Senza pensarci oltre mi trascinai al di sopra del simbolo e ricominciai
a pronunciare l’incantesimo.
Non ti
lascerò da sola! - esclamò Seth
portandosi al mio fianco unendosi nella pronuncia di quei versi, che
uno dopo l’altro mi facevano sentire sempre più
debole.
Frase dopo frase,grandi fiamme cominciarono a propagarsi
tutt’intorno al cerchio e alla figura del fantasma.
No! Non potete farmi
questo! Non di nuovo!- gridò John mentre
cercava di liberarsi dalle fiamme.
Mi sentii cedere - dai
amore mio, un ultimo sforzo… sono qui con te…-
mi incoraggiò Seth in un debole sussurro fatto sopra le mie
labbra e prendendomi per mano rafforzò la voce per
pronunciare i versi finali.
Uno straziante urlo fu l’ultima cosa che udii prima di essere
avvolta da una luce abbagliante.
Epilogo.
Quattro mesi
dopo…
Nel parco cittadino un’anziana ed elegante donna si ferma per
osservare la statua appena finita di costruire in suo volere.
Due giovani amanti scolpiti abbracciati.
L’alta figura di lui con l’aria misteriosa, e lei
dai lunghi capelli e lo sguardo ingenuo.
Accarezzando il marmo ghiacciato,rabbrividendo, la donna si strinse di
più nel suo cappotto mentre una lacrima amara le rigava il
viso.
E con lo sguardo appannato sfiorò la targhetta al di sotto
l’imponente statua;
Grandi lettere riportavano inciso: “Colins e Spencer insieme nella
morte come nella vita”.
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