Shady Hill

di Mel Winchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***



Capitolo 1.


Cosa?! Lei mi licenzia!? Sono io che mi dimetto!!!
E così, sbattendo violentemente la porta alle mie spalle, chiusi un altro penoso capitolo della mia vita…
Dopo la  laurea in giornalismo ero convinta che avevo un mondo entusiasmante da scoprire… e invece era da due anni che il mio curriculum si riempiva solo di incarichi fuori dalla mia portata… portalettere, commessa, gelataia… e quando mi avevano offerto un posto in quell’insignificante giornale di provincia… non ho fatto altro che rispondere con un sonoro SI pensando finalmente di poter iniziare a fare la professione per cui avevo tanto faticato…
Ma quei tre mesi passati lì dentro erano stati un vero e proprio incubo!
Articoli ridicoli, notizie di poca importanza e soprattutto un capo presuntuoso e maschilista!
Mentre io aspiravo al meglio, a qualcosa che avrebbe fatto di me la giornalista del secolo!
E così il tempo passava, i miei sogni si facevano sempre più grandi e la ragione cercava di farmi pazientare ancora un po’ sperando che in quel paesino sarebbe successo prima o poi qualcosa di interessante…
E ogni giorno andavo al lavoro dicendomi – Elena vedrai che oggi andrà meglio… - ma questo non accadeva mai e così…

2 settimane dopo…

Avevo mollato tutto… quel lavoro odioso, il mio appartamento incasinato, il mio ex bugiardo… tutto… e avevo deciso di crearmi un futuro lontano da tutti i miei fallimenti.
 
Benvenuti a Shady Hill… questa era l’accoglienza della mia nuova cittadina, della mia nuova vita.




Parcheggiai la mia piccola utilitaria e mi diressi verso l’appartamento che avevo preso in affitto una settimana prima.
Era un appartamento davvero piccolo, l’unico che potevo permettermi con i miei risparmi, ma aveva un qualcosa di intimo e familiare.
Era composto da una camera da letto di modeste dimensioni, un piccolo bagno con le mattonelle verde acqua e una cucina dai colori pastello che abbinata al mio enorme divano faceva anche da soggiorno.

Stavo sistemando gli ultimi vestiti nell’armadio che stava di fronte al grande letto a due piazze, quando la mia gamba iniziò a tremare a causa del cellulare posto in una tasca dei miei jeans… - Cassandra!- risposi felice di sentire la mia migliore amica, lei era l’unica persona che mi era sempre stata accanto dopo la morte dei miei genitori, l’unica che mi era dispiaciuto lasciare a tanti chilometri di distanza… - El! Sei arrivata?! Come và? Ti piace? Ti trovi bene? Hai mangiato? – mi tempestò di domande – Calma, calma…se ti rispondo al cellulare evidentemente sono ancora viva…- ci scherzai su – Si si, ridi tu! E io che sto in pensiero! Menomale che dovevi chiamarmi appena arrivavi eh?! – caspita me ne ero completamente dimenticata! – Scusa Cass mi sono fatta prendere dall’entusiasmo di tutte queste novità e mi è caduto completamente di mente! – mi giustificai con l’amica…
Chiacchierammo per una buona mezz’ora e alla fine ci salutammo promettendo di chiamarci ogni sera per mantenerci aggiornate l’una sulla vita dell’altra.

Ero esausta, il viaggio, le novità e il sistemare quell’infinità di cose che mi ero portata dietro, mi avevano distrutta… così finì per trascinarmi stancamente verso il letto e, appena appoggiata la testa sul cuscino, mi addormentai profondamente.

Il bip incessante della sveglia mi trascinò via da un sonno agitato e confuso, popolato da strani sogni in cui correvo stringendo tra le braccia un antico e pesante libro di cuoio…
Staccai la sveglia con una manata decisa,quasi violenta, ripensando a quell’incubo… ma il suono del campanello della porta di casa mi fece rinsavire dai miei pensieri.
Mi infilai di corsa un vecchio pantalone di tuta, perché di certo non potevo presentarmi alla porta con addosso solo una vecchia maxi t-shirt, e mi precipitai ad aprire…
Mi ritrovai a fissare due ipnotici occhi verdi che appartenevano a una ragazzo moro,alto e atletico che con un solo sguardo avrebbe fatto morire di arresto cardiaco qualsiasi ragazza.
Buongiorno vicina! – esclamò sorridente lo sconosciuto, rifilandomi davanti al naso una profumata torta, - ehm… salve! – esclamai un po’ imbarazzata.
Mi porse il dolce e poi si presentò – Io sono Seth Spencer piacere! – disse con un sorriso a 32 denti – Elena Colins - risposi ricambiando un più modesto sorriso;
mi disse che si era accorto che venivano trasportati i miei mobili e quindi aveva compreso che l’appartamento era stato affittato, poi si congedò sorridente dicendo semplicemente che era contento di avere una nuova vicina.
Richiusi con un sorriso la porta, guardando la torta tra le mie mani e pensando a quell’affascinante e al tempo stesso bizzarro vicino di casa che mi ritrovavo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***



Capitolo 2.

Era già una settimana che mi ero trasferita a Shady Hill, quell’accogliente cittadina circondata da boschi e montagne.
Era metà ottobre e già faceva un freddo pazzesco, quel freddo che ti entrava nelle ossa e ti faceva venire brividi in tutto il corpo, ma ultimamente i brividi in me non li suscitava il vento gelido che caratterizzava la zona bensì il mio attraente e alquanto misterioso vicino di casa;
no che ci vedevamo molto, ma le poche volte che ci incontravamo per le vie del corso o quando i nostri sguardi si incrociavano sul vialetto di ingresso dei nostri appartamenti… io beh… mi sentivo confusa, come se una forza invisibile mi attirasse verso di lui, Seth, il ragazzo con il sorriso più sexy che abbia mai visto.
Ma a parte le strane sensazioni che suscitavano in me questi rari incontri, la settimana passata nella mia nuova vita procedeva lenta e regolare, andavo in giro per la città osservando gli incantevoli paesaggi che offriva Shady Hill e cercando un lavoro, e poi la sera c’era l’immancabile chiacchierata al cellulare con Cass.

Quella mattina decisi di svegliarmi prima perché volevo andare a correre;
raccolsi i miei lunghi capelli castano scuro in una treccia spettinata, mi infilai una felpa pesante, il pantalone della tuta e le mie vecchie converse e, con le cuffie alle orecchie, uscì di casa.
Il cielo mi osservava grigio e minaccioso mentre correvo, sotto le note del mio gruppo preferito, lungo il Mystic Park.
Non ci ero mai entrata prima e percorrendolo avevo capito finalmente perché il parco pubblico della città si chiamasse in quel modo…
Era un grande parco immerso nel verde, che si snodava tra alberi secolari, ognuna delle quali portava il nome di un personaggio leggendario.
C’era il grande Mago Merlino, la potente Fata Morgana e tanti altri…
ma mentre correvo lo sguardo mi cadde su una statua di pietra grigia, ai piedi di un enorme salice, che raffigurava due donne affascinanti i quali occhi erano scolpiti talmente bene da sembrare veri.
Tolsi una cuffia e mi avvicinai incuriosita all’imponente scultura, sotto c’era una targhetta che riportava il nome dell’opera:
“ Eleonore Colins e Genevieve Spencer le magiche fondatrici di Shady Hill”…

Colins? Spencer? Ma che… - ma i miei pensieri vennero interrotti da una presenza che mi ritrovai accanto come se fosse comparsa dal nulla…
Ehy! Ciao vicina! – esordì sorridente come sempre un affascinante ragazzo in tuta – ciao Seth… - dissi ricambiando il sorriso, poi lui continuò – stavi osservando la statua delle fondatrici, eh? – si… ehm… quei cognomi… - si infatti la cara Genevieve è una mia discendente… per quanto ne so doveva essere la nonna di mia nonna o qualcosa del genere… - disse allegramente – ah questo spiega i miei dubbi su una, ma invece che mi dici dell’altra? Sai Colins… porta il mio stesso cognome… - dissi sempre più incuriosita, lui osservò la statua e poi prima di continuare fissò il suo sguardo su di me… - si infatti notavo una certa somiglianza… - disse ironico, poi ricominciò – la leggenda narra che Eleonore e Genevieve erano nate lo stesso giorno, lo stesso mese e lo stesso anno pur non essendo sorelle gemelle, le loro famiglie erano grandi amiche e furono tra le prime colonie a stabilirsi in questa grande collina, che in antichità era formata solamente da boschi enormi che con i loro immensi alberi, si diceva non facessero penetrare nemmeno la luce del sole, da qui infatti il nome “Shady Hill” cioè “Collina Ombrosa”.
La Spencer e la Colins erano  praticamente inseparabili, condividevano tutto, unite da una specie di sorellanza, ma tra le cose che condividevano c’era anche un grande potere…
si diceva fossero streghe e infatti oltre il merito da parte dei cittadini per essere riuscite a far arrivare il sole anche nei punti più oscuri grazie a un incantesimo, c’era la disapprovazione e l’ignoranza delle famiglie nobili della zona, che vedevano il potere delle due come qualcosa di indecente e pericoloso, e che non riconoscendo il grande dono che entrambe avevano fatto alla cittadina, che a causa di quell’incessante ombra stava morendo di freddo e anche di fame perché gli alberi da frutto e le colture non crescevano senza calore, decisero di punirle per aver utilizzato la magia, che era considerata malvagia e oscura, bruciandole sotto questo grande salice, precisamente nel punto dove tu adesso vedi la statua in loro onore… si perché i cittadini cercarono di opporsi al volere di quegli spregiudicati ricconi,e anche con il passare degli anni, dei secoli, delle generazioni le due ragazze furono ricordate sempre come le eroine senza le quali Shady Hill adesso sarebbe ancora un’oscura distesa di alberi… e vennero così riconosciute le fondatrici della città – Seth finì il suo racconto senza mai scollarmi gli occhi di dosso, e adesso mi guardava come se volesse leggermi nel profondo dell’anima, come se volesse decifrare i miei pensieri, le mie reazioni…
Wow… davvero una favoletta interessante – dissi sarcasticamente, cercando di non far vedere quanto ne fossi stata turbata… - una favoletta dici?... pensi che non siano esistite davvero? – mi domandò lui incuriosito,  sorrisi – non dirmi che credi realmente a questa storia?! – dissi, ma già sapevo che lui ci credeva eccome! Si notava dal tono della sua voce mentre si perdeva nel racconto - lui rise – io? Crederci? No certo che no! – mentì spudoratamente, me lo sentivo, ma non capii il perché… - ah, certo – risposi – adesso, dopo questa pausa, sarà meglio che continui – dissi avviandomi lungo il sentiero, ma lui mi seguì, correndomi vicino, era davvero affascinante anche con addosso una felpa sgualcita con tanto di cappuccio sopra la testa per ripararsi dal freddo… - allora dimmi… - incominciò lui – come mai ti sei trasferita qui? Per lavoro? Per amore?...mi sono trasferita per dare una svolta alla mia vita, allontanarmi dal passato… aria nuova, gente nuova… e soprattutto sono in cerca di lavoro, vorrei finalmente cominciare a svolgere seriamente la mia professione – risposi seria – allontanarti dal passato dici eh? – disse come se sapesse qualcosa di cui io non avevo idea – si perché? – ribattei accigliata – no… niente… mi sembra un’ottima causa… tutto qui – rispose lui tranquillamente – ma ancora non mi hai detto di che tratta il lavoro a cui aspiri… - beh… è un lavoro che parla della vita di tutti i giorni, ma anche delle novità, delle stranezze, delle emozioni delle persone, un lavoro dove chi opera deve essere in grado di non farsi influenzare, di raccontare la realtà dei fatti con estrema lucidità e schiettezza ma cercando di non essere freddo e crudele… insomma mi piacerebbe fare la giornalista… - wow! È la prima volta che sento una descrizione tanto appassionata su una professione! ed è anche la prima volta che vedo una giornalista tanto bella quanto leale e professionale, di solito sono tutti opportunisti e con il desiderio di guadagnare il più possibile anche gettando fango sulle persone… - beh non tutti sono così! Per me il giornalismo è questo – risposi pensando che il mio bel vicino era proprio un adulatore.

Chiacchierando scoprì molto di più sul suo conto.
Aveva 24 anni, un anno in più di me, e lavorava presso la rivista cittadina come fotografo, era nato e cresciuto a Shady Hill anche se adesso i suoi genitori si erano trasferiti per mandare avanti l’azienda di famiglia, mentre lui aveva deciso di non seguire le orme del padre e di rimanere lì praticando la professione che amava.
Così parlando del più e del meno, arrivammo davanti l’ingresso dei nostri appartamenti… - allora ciao – mi apprestai a dire – aspetta dove corri?- sorrise lui – ancora non so molto di te, che ne dici di un giro in centro sabato sera? – rimasi sorpresa da tanta audacia, però accettai lusingata.

Era ancora mercoledì mattina, avevo circa tre giorni per prepararmi mentalmente a quell’uscita.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***



Capitolo 3.

Il rombo di un tuono mi riportò alla realtà.
Guardai la sveglia sopra il comodino, le sue lancette luminose segnavano le due e mezzo del mattino;
fuori era buio pesto, non c’era neanche la debole luce dei lampioni, l’unica fonte di illuminazione erano il lampi che si susseguivano squarciando il cielo nuvoloso e carico di pioggia.
Avvolta nel piumone mi alzai e mi diressi in cucina, presi il mio pc e mi raggomitolai sul divano, dove iniziai a fare delle ricerche…

“Eleonore Colins” – digitai sul motore di ricerca su internet. Ma i risultati furono a dir poco inutili.
 Si, c’erano molte Eleonore Colins , ma nessuna che c’entrasse con la leggenda che Seth mi aveva raccontato due giorni fa.
Allora ritentai “Colins Shady Hill” scrissi, e stavolta avevo azzeccato la ricerca.

Lessi molte informazioni riguardanti la famiglia Colins di Shady Hill…
Era una famiglia benestante, tra le prime che aveva dato vita all’attuale cittadina, erano benvoluti da tutti, ma avevano una figlia ribelle, Eleonore!
Si diceva che fosse molto legata a Genevieve Spencer la figlia della famiglia più povera di Shady Hill e questo non veniva visto di buon occhio dalla nobiltà della zona e di conseguenza anche dai Colins.
Però la famiglia di Eleonore non era stata sempre facoltosa, anzi era tra le più modeste, inoltre, molto amica della famiglia Spencer, le loro due figlie erano cresciute insieme.
Ma un giorno il padre di Eleonore fece fortuna e questo fece si che per entrare a far parte del circolo nobile della città dovette abbandonare le vecchie e inadeguate amicizie e questo comportò che Eleonore non dovesse più frequentare Genevieve.
Continuando a leggere scoprii ancora che Eleonore si ribellò all’ordine che le venne impostò dal padre e continuò a vedere di nascosto l’amica.
Elle insieme svilupparono anche delle arti magiche…
ma  all’età di 20 anni la loro amicizia proibita venne scoperta e con essa anche i loro potenti doni.
Mentre la magia di Eleonore venne tenuta segreta grazie all’importanza che la sua famiglia aveva in città, Genevieve fu punita e venne condannata al rogo dalla nobiltà di Shady Hill e anche dalla famiglia Colins che la riteneva un pericolo per la loro figlia.
Il giorno dell’esecuzione però, davanti a tutta la città, mentre Genevieve stava per essere inghiottita dalle fiamme, Eleonore, i quali poteri erano stati resi inoffensivi tramite una pozione, in preda alla disperazione non volendo lasciare la sua migliore amica, si gettò nel rogo abbracciando forte Genevieve, sotto gli occhi impotenti dei propri genitori, e così entrambe perirono gettando un ultimo grido addolorato : “Insieme nella morte come nella vita!”.

Ero scioccata, non potevo credere a quello che avevo letto.
Tutto questo Seth lo aveva tralasciato, ed ero proprio curiosa di sapere il perché!


Eccomi – esclamai sorridente raggiungendo Seth davanti al vialetto di casa, era sabato sera e finalmente stavo per conoscere meglio quel misterioso vicino che mi ritrovavo.
Lui sfoderò un sorriso e si avvicinò per darmi un leggero bacio sulla guancia facendomi sentire il seducente profumo che emanava.
Sorrisi sentendomi in imbarazzo, odiavo il modo in cui mi faceva sentire.


Camminammo a lungo per le vie del centro cittadino, tutto intorno a noi era illuminato e addobbato a festa.
Vedo che tengono molto ad Halloween qui - esclamai rivolgendomi a Seth – si in effetti Halloween, rappresenta un po’ Shady Hill, è la festa più importante per i cittadini – rispose lui continuando a camminarmi a fianco – ma allora dimmi, tu sai già un po’ di cose su di me, invece io devo dire che non conosco molto di te, raccontami… - continuò incuriosito – ecco , non è che c’è molto da raccontare… sono cresciuta con i miei genitori in un piccolo paese dove gli tutti gli abitanti si conoscevano tra di loro, finite le scuole superiori ho intrapreso gli studi di giornalismo che fin da piccola era stata la mia grande passione.
Tre anni fa, quando avevo all’incirca 20 anni, i miei genitori morirono in un incidente ferroviario mentre stavano ritornando da un viaggio d’affari, e l’unica persona che mi rimase sempre accanto fu la mia migliore amica Cassandra che conosco dai tempi dell’asilo.
Però ad un certo punto quel paesino cominciò a starmi stretto e in particolar modo il lavoro che facevo non mi soddisfava, così ho mollato tutto ed eccomi qui – conclusi.
Lui aveva ascoltato molto attentamente e appena finii di parlare notai che mi guardava con dolcezza, riusciva ad ammaliarmi con quegl’occhi.

Seduti a un tavolo chiacchierammo ancora a lungo, mentre gustavamo dei dolci tipici di halloween.
Osservando le decorazioni del locale, la mia mente mi riportò alle ricerche che avevo fatto quella notte e così incuriosita iniziai a parlargliene.
 
Interessante… - disse Seth – non sapevo l’altra parte della leggenda. Quello che ti avevo detto riguardo alle due fondatrici era quello che mi raccontava sempre quando ero piccolo mia nonna - poi cambiò discorso, e io educatamente non insistetti con l’argomento.


Eccoci arrivati – esclamai davanti l’uscio del mio appartamento, accingendomi ad augurargli la buona notte, quando lui mi prese per mano e mi disse – vieni, ti faccio vedere il mio appartamento - d’accordo – risposi titubante facendomi guidare per mano attraverso il lungo vialetto che collegava i nostri appartamenti.
Il suo tocco era leggero, teneva delicatamente la mia mano nella sua e procedeva a passo sicuro superandomi di poco.
Arrivati davanti la porta del suo appartamento, lasciò la mia mano per prendere le chiavi ed entrare.
Accese la luce e mi ritrovai in un lussuoso appartamento con tecnologia d’avanguardia con tanto di tv al plasma e cuscini orientaleggianti sparsi qua e là.
È… è magnifico qui! – esclamai affascinata da quell’ambiente così pieno di classe e lusso - eh si! È un regalo che i miei genitori mi hanno lasciato prima di trasferirsi per lavoro… - rispose lui un po’ imbarazzato.
Ti va del caffè? – mi domandò poi, calandosi nel perfetto padrone di casa – si grazie – risposi sedendomi sull’ampio divano in salotto.
Era appena scomparso dietro la porta della cucina quando il mio urlo lo fece precipitare nuovamente in salotto con in viso un’espressione preoccupata mentre già si immaginava di trovare una scena raccapricciante.
Ho appena visto qualcosa muoversi sotto il tappeto! – esclamai terrorizzata stando in piedi sul divano, lui poi, tranquillizzandosi, con espressione divertita alzò un lembo del tappeto, infilò una mano e tirò fuori una piccola palla di pelo nera – ti presento Jay il mio gattino! – esclamò lui scoppiando a ridere accarezzando il piccolo micio – probabilmente si è spaventato molto più di te- di questo ne dubito – risposi io imbarazzata –dai adesso puoi scendere di lì – disse lui divertito.
Oddio che figura pietosa che avevo fatto!
Il caffè sarà pronto fra un attimo – detto questo scomparve nuovamente dietro la porta della cucina per poi, poco dopo, ritornare con in mano due tazze  – ecco qui – disse mentre me ne porgeva una, ma grazie alla mia innata goffaggine presi male la tazza gettandomi addosso il caffè  – Elena! Ti sei scottata?- mi chiese preoccupato lui mentre mi conduceva in cucina – no, non è niente… -
Direi però che la tua camicia non è della stessa idea! – disse lui fissando l’enorme alone scuro che si era formato sulla mia camicia.
Seth mise una spugna sotto il rubinetto dell’acqua fredda e poi me la porse - grazie- esclamai cominciando a strofinare per cercare di lavare la macchia…ma niente da fare l’alone a posto di sbiadire  sembrava amplificarsi.
Aspetta – esclamò lui prendendo la spugna dalla mie mani- devi fare così – disse cominciando a strofinare più energicamente il punto macchiato… però il tocco delle sue mani non fece altro che peggiorare la già imbarazzante situazione, provocando in me un brivido lungo la schiena.
Forse non è stata una buona idea – esclamò con voce roca Seth e alzando lo sguardo vidi il suo viso illuminarsi di un sorriso malizioso –  è meglio che vada… - dissi anche se desideravo rimanere e questo Seth lo parve intuire perché appoggiando le mani alla parete alle mie spalle mi imprigionò tra se e il muro. Il suo sguardo scese su di me, e anche se provavo imbarazzo mi fece sentire desiderata.

Fece scendere una mano lungo la mia schiena, tenendo l’altra ancora appoggiata alla parete e avvicinandosi sempre più fino a quando il suo corpo non fu attaccato al mio, facendomi sentire la prepotenza del suo desiderio, mi baciò come se la mia bocca fosse una fonte d’acqua in pieno deserto; senza protestare, mi lasciai andare e prendendo l’iniziativa lo presi per mano trascinandolo in camera da letto.
Sei coraggiosa… - sussurrò lui, contro le mie labbra, sotto di me, sorrisi e continuai a baciarlo appassionatamente,  lui poi si girò capovolgendo le posizioni, e così mi ritrovai sotto di lui più eccitato di prima.
Seth spostò la sua bocca sul mio collo, facendomi provare la sensazione di andare a fuoco, mentre gli sfilavo la camicia dai jeans e facevo scivolare sotto le mie mani, sentendo il suo ventre tonico e la sua pelle calda.
Anche lui intanto si stava dando da fare con le mani, spogliandomi lentamente e baciando ogni parte del mio corpo senza smettere di stringermi a se.
Sei la mia streghetta – mi sussurrò all’orecchio – risi continuando a sentire dentro di me un desiderio assurdo, che mai avevo provato prima, poi lo baciai riversando anima e corpo in quel bacio; lui mi strofinò le labbra sul collo mentre mi sganciava il reggiseno, l’ultimo indumento che mi era rimasto addosso, lasciandomi coperta solo dai miei lunghi capelli.
Vidi che lo sguardo di Seth si accese di passione guardandomi e questo fu come altra benzina gettata sul fuoco. Lo aiutai a liberarsi dei suoi vestiti… oh, era bellissimo, l’unica imperfezione sul suo corpo era una cicatrice al centro del petto, ma questa non faceva altro che renderlo più sexy , pensai mentre facevo scendere le mie dita lungo essa, mentre lui di carezza in carezza si avvicinava sempre di più alla mia femminilità, facendomi letteralmente impazzire  e quando finalmente lui mi si adagiò sopra, facendosi dolcemente spazio dentro me, togliendomi quasi il respiro, esplosi in un’ondata di piacere  e poco dopo anche lui mi raggiunse

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***



Capitolo 4.


Aprì gli occhi, era ancora notte fonda, Seth , che dormiva profondamente , mi circondava con un braccio mentre io ero appoggiata sopra il suo torace ascoltando rilassata il battito del suo cuore.
Non potevo credere a quello che era successo, ma non ero pentita.

Mi liberai delicatamente dal suo abbraccio e  mi diressi in cucina per bere un po’ d’acqua…
Imprecai sottovoce sbattendo contro qualcosa sul pavimento che aveva la consistenza di un mattone.
Era un enorme libro di cuoio che portava inciso con lettere dorate Spencer… il cognome di Seth...
quel libro però aveva qualcosa di famigliare…
lo aprii e lessi strane scritte che sembravano essere latine o celtiche, e poi, finalmente, capii di cosa si trattava: quello era il libro degli incantesimi di Genevieve ed Eleonore!
Ma allora erano esistite realmente! Non era una leggenda! E perché Seth mi teneva nascosto tutto questo!?
Ma mentre stavo facendo mente locale, capendo che quello era il libro che popolava i miei sogni, sentì una presenza alle mie spalle…
ah, bene…hai scoperto il mio segreto direi…- esclamò serio Seth,ancora a petto nudo, in piedi di fronte a me con in volto un’espressione un po’ inquietante, e detto questo gli bastò una semplice occhiata per prendermi il libro dalle mani e scaraventarlo dall’altra parte della stanza.
Seth! Co…come hai f-fatto!? – chiesi spaventata- oh dai, non fare l’ingenua Elena! Non mi venire a dire che ti sei fatta condurre qui solo per amore!?
Ero spiazzata dalle sue dure affermazioni, come poteva credere che io fossi una persona così meschina!?
Ma cosa stai dicendo!? Io non so nemmeno di cosa tu stia parlando! E mi ferisce molto se tu pensi che sono venuta a letto con te per uno scopo ben preciso! – gli urlai in lacrime.
Ah… è così!? – disse lui inchiodandomi alla parete e tenendomi i polsi sopra la testa – mi…mi stai facendo male…Seth
Ero disperata perché mi stava accadendo tutto questo!? Cosa c’era sotto!? Ma lui non accennava a mollare la presa, e mentre mi teneva stretta tra lui e la parete i suoi occhi non lasciarono per un istante i miei fino a che, a un certo punto allentò la presa e mi lasciò cadere ai suoi piedi.
Allora è vero… - lo udii sussurrare – è vero! Tu non sai niente! – aveva un’espressione sconvolta, colpevole.
Mi aiutò a mettermi in piedi, e mentre ero ancora tremante mi fece sedere sul divano accanto a lui.
Per diversi minuti non riuscimmo a proferire una parola, fino a quando la sua calda voce ruppe il silenzio…
Mi… mi dispiace… - disse guardandomi tristemente, avevo i polsi indolenziti e arrossati dalla sua presa, un rossore che sicuramente sarebbe stato sostituito da lividi.
Lo guardai, era stato crudele… però non riuscivo a odiarlo - voglio una spiegazione! - questa fu l’unica frase che riuscì a pronunciare.

Seth mi spiegò che lui è il discendente di Genevieve Spencer, ma non un semplice pronipote o roba del genere, lui porta con se non solo il sangue della sua antenata ma anche i suoi poteri!
Però non  è stato sempre così, tutto iniziò quando aveva 20 anni…

Dopo un incidente automobilistico, dove perse la vita sua sorella minore, si risvegliò in una fredda stanza di ospedale con quell’enorme cicatrice in petto, ma anche con una strana sensazione di potere, come se una fiamma gli bruciasse all’interno.

Tempo dopo i suoi genitori si trasferirono per affari e anche perché si volevano allontanare da tutto quello che era accaduto, così lui, decidendo di non seguirli, rimase a Shady Hill e l’unica persona che lo aiutò a non soffocare nel suo dolore fu sua nonna,anch’essa diretta discendente di Genevieve.
La magia degli Spencer e dei Colins si tramandava ogni due generazioni, quindi da sua nonna, i poteri passarono a lui.
Sua nonna gli spiegò che anche a lei i poteri vennero alla luce all’età di 20 anni, dopo la morte del suo adorato marito, e gli spiegò che la discendenza poteva essere vista sia come un immenso dono prezioso sia come una sorta di maledizione, perché sorgeva a 20 anni dopo un forte dolore o trauma, questo perché Genevieve e Eleonore si erano spente a quell’età  per colpa di una morte violenta, e che quindi la magia si manifestava facendo rivivere quello che avevano provato le loro ave.

Bloccò per un attimo il suo racconto per osservarmi e poi riprese…

Mia nonna si prese cura di me e mi insegnò tutto quello che c’era da sapere sui miei poteri, mi spiegò che ognuno dei discendenti non prendeva tutti i poteri della sua antenata, ma solo alcuni che cambiavano da discendente a discendente.
Lui aveva il potere di spostare qualsiasi cosa con la semplice forza del pensiero e quello di leggere l’animo di una persona, la verità che risiede nel suo cuore, guardandola intensamente negli occhi.
Quando ti sei trasferita qui, ho sentito subito una strana attrazione verso di te, che sapevo non avrebbe portato niente di buono, tutto questo poi peggiorò quando venni a conoscenza del tuo cognome e del fatto che perdesti i tuoi genitori in un incidente ferroviario e che perciò all’età di 20 anni provasti un grande dolore. Chiesi consiglio a mia nonna, che mi disse di stare tranquillo, la situazione però non cambiò e di giorno in giorno non riuscivo a non pensarti e mi domandavo se possedessi anche tu i miei stessi doni.
Dalla curiosità, passai a uno stato di confusione, ricordando i racconti di mia nonna sul tradimento della famiglia Colins nei confronti degli Spencer, e pensai al peggio, pensai a te come un possibile pericolo, così decisi di frequentarti, capire chi sei e stasera, quando ti ho visto con il libro tra le mani ho perso la testa…- concluse guardandomi attentamente, aspettando una mia reazione.

Ma io non reagii.
Avevo ascoltato, collegando pian piano i tasselli dei miei ultimi 3 anni di vita, e soprattutto delle ultime settimane.
Gli strani incubi che agitavano le mie notti da quando mi ero trasferita, il forte dolore per la perdita dei miei genitori, il volere andare via dalla mia vecchia città e il volere scegliere Shady Hill perché in un certo senso, da quando ci ero venuta una volta in vacanza, mi aveva sempre attratta, quasi richiamata.
E infine l’incontro con Seth, tutte le sue attenzioni, le emozioni di quella sera, per poi scoprire che era tutta una grande bugia!

Non riuscì a parlare, lo guardavo quasi con disprezzo mentre calde lacrime mi rigavano il viso.
Seth fece per avvicinarsi, ma io mi alzai, di impeto, e mi allontanai da lui - sei un bastardo! - gridai a pieni polmoni e mi diressi verso la camera da letto, volevo prendere le mie cose e andare via da lì, da lui.
Elena…- sussurrò lui ostacolandomi la via, poi lentamente si avvicinò,avvolgendomi tra le sue braccia.
Cercai di divincolarmi e lui non oppose resistenza - capisco quanto possa farti schifo… - mi disse –  come puoi avermi tenuto nascosto tutto questo! Come!? e come hai potuto pensare che io potevo essere così subdola, anche dopo tutto quello che è successo stanotte!? - le lacrime non cessavano di scendere mentre la rabbia in me cresceva a dismisura.
Perdonami Elena… - esclamò semplicemente lui con lo sguardo cupo.
Ti ho dato il mio amore! Mentre a te non frega niente, tu… tu non tieni a me! – urlai contro il suo petto.
Come puoi dire questo? – mi disse tenendo il mio viso tra le sue mani e costringendomi a guardarlo negli occhi, e prepotentemente prese le mie labbra.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***



Capitolo 5.


Seduta a sorseggiare una tazza di thè con accanto un Seth alquanto irrequieto ripensavo a tutto quello che era accaduto solo due giorni fa…
avevo scoperto in modo brusco che Seth mi amava, ma soprattutto erano venute alla luce le mie vere origini, quello che risiedeva in me.
Avevo capito che la magia di cui il mio dolce nonno mi raccontava quando ero bambina non era semplice fantasia…
che lui sapeva qualcosa che io neppure immaginavo e cercava, come poteva, di farlo capire alla sua nipotina.

Si hai proprio ragione ragazza! –  al suono di quell’allegra voce, io e Seth sobbalzammo, risvegliati dai nostri pensieri.
Nonna! Quante volte ti ho detto di non approfittarti dei tuoi poteri! – disse in tono di rimprovero Seth, che poi si volse a me… El, lei è mia nonn… ma la bizzarra donna che mi ritrovai davanti non gli fece finire la frase che si presentò da sola – Stephanie, piacere!- disse gioviale – e comunque non mi sto approfittando dei miei doni! sto solo facendo… diciamo… conoscenza - aggiunse poi osservandomi meglio.

Era una donna molto affascinante, capelli rossi con qualche striatura d’argento che l’età cominciava a mostrare, raccolti in un morbido chignon, e al collo portava un enorme medaglione a forma di sole.
Era molto curata ma anche alquanto strana…

Oh, grazie tesoro! Lo prenderò come un complimento! – mi disse divertita.
Ma che? Non capisco…- chiesi indirizzando uno sguardo confuso verso Seth -
Ehm… vedi El... in presenza di mia nonna devi stare attenta a quello che pensi… perché lei lo può sentire! – mi spiegò lui un po’ imbarazzato.
Si infatti! Perciò risparmiami certi pensieri lussuriosi nipote! – esclamò lei un po’ infastidita guardando entrambi.
Avvampai immediatamente mentre Seth guardava stizzito Stephanie.

Adesso bando alle ciance ragazzi miei! è ora di farci vedere un po’ cosa sai fare!
Dato che sei proprio all’oscuro delle tue facoltà dovremmo per così dire tirare fuori i tuoi doni!
Prese tra le mani il libro degli incantesimi che avevo scoperto a casa di Seth due sere prima e cominciò a sfogliarlo fino a quando non si fermò soddisfatta su un pagina.
Portò una mano al centro della mia fronte…
Excita potentiam ! - disse, e tutto d’un tratto la testa cominciò a girarmi e diventò tutto buio.


Aprì gli occhi e vidi l’espressione tesa di Seth - oh finalmente…- esclamò lui accorgendosi del mio risveglio.
Mhm… ma che è successo?- chiesi sentendomi ancora intorpidita – sei rimasta priva di sensi per due ore, è stata una specie di breve morte…
è quello che succede quando la magia si impadronisce di te- mi spiegò lui posando un dolce bacio sulle mie labbra…
ma a quel contatto sobbalzai!
una serie di flash sulla vita di Seth si fecero strada nella mia mente…
il momento in cui Seth si risveglia all’ospedale dopo l’incidente, un lungo abbraccio con Stephanie, il viso teso dalla preoccupazione dopo quella corsa nel parco… immagini che non avevo mai visto prima.

Cosa succede!?- Seth era preoccupato – ho visto… ho visto delle cose…- dissi sconcertata…
Oh, ecco qual è il tuo potere allora! Hai preso la parte sensitiva di Eleonore! - disse raggiante Stephanie – lei aveva il dono della preveggenza ma era anche in grado di vedere il passato o sentire le sensazioni di una persona attraverso il tatto, e direi che tu mia cara hai questa parte in te! - concluse poi sorridente sorseggiando una bevanda fumosa.
Perciò i miei strani incubi e questa serie di flash che ho visto quando mi hai baciata… è… è il mio dono?!... chiesi di più a me stessa che a Seth.
Lui annuì e poi mi abbracciò.


El! Ma allora sei viva! – esclamò Cassandra dall’altra parte della cornetta.
Si Cass scusami… è solo che ho avuto una settimana un po’…ehm…pesante…- mi giustificai con l’amica.
Avrei voluto tanto parlare di tutto quello che mi era accaduto e di tutte le stranezze che tuttora mi circondavano…
confidarmi…ascoltare i suoi preziosi consigli…
Ma purtroppo non potevo…
Seth e Stephanie mi avevano detto che era la prima cosa che dovevo rispettare…
non parlare dei miei poteri.
Chiacchierai un po’ per telefono con la mia migliore amica cercando di ignorare le sue domande riguardo al fatto che mi sentiva strana e, purtroppo, anche mentendo.
Riattaccai sentendomi dannatamente in colpa.

Sentì il campanello di casa suonare e aprendo la porta mi ritrovai davanti Seth più raggiante che mai.
Finalmente soli! – esclamò richiudendo la porta alle sue spalle e baciandomi appassionatamente.
Era da giorni che nonna Stephanie mi aiutava a sviluppare i miei doni, ed era da giorni che entrambi soffrivamo perché non potevamo essere liberi di stare insieme e nemmeno di pensare a quel che volevamo!
Quando Seth mi concesse di riprendere fiato chiesi dov’era Stephanie… - è andata a trovare una sua vecchia amica, aveva delle cose da dirlema non so esattamente di che si tratta…- e detto questo ricominciò a dedicarsi alla sua attività preferita...
Me!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***



Capitolo 6.


Seth, Elena aprite! – la voce di Stephanie mi risvegliò da un inquietante sogno che purtroppo sapevo non essere più semplicemente un incubo.
Seth intanto infilandosi una maglietta si precipitò ad aprire anche lui aveva capito che c’era qualcosa che non andava…

Ancora assonnata ascoltai la spiegazione agitata di Stephanie…
l’amica che era andata a trovare le aveva detto che strane presenze si stavano avvicinando a Shady Hill e che non erano tanto amichevoli nei nostri confronti.

Anche io ho visto qualcosa…- affermai preoccupata.
In effetti nella mia visione alquanto confusa avevo visto Stephanie scaraventata per terra e un getto di fiamme che si propagava in mezzo a quello che sembrava un bosco  circondato da alberi immensi.
Questo non è di buon auspicio…-sussurrò quasi tra se e se Stephanie. Seth intanto aveva iniziato a sfogliare il libro degli incantesimi.
Guardate qua!- esclamò poi infine indicandoci un punto nel libro che mostrava una specie di cartina di Shady Hill - questa è l’antica villa dei tuoi avi Elena…dei Colins – continuò poi – è circondata da un gigantesco labirinto costituito da alte siepi e imponenti alberi… - è il posto della mia visione! – esclamai interrompendo la sua descrizione.
Bene – annuì la nonna – solo lì potremo scoprire qualcosa!
Queste presenze vogliono noi!? Beh andiamo ad affrontarle! -  aggiunse infine Seth;

Guardai Stephanie sperando che fosse più ragionevole, ma vidi solamente uno sguardo di approvazione in risposta alle affermazioni del nipote.
E come potevo sperare in lei, d'altronde erano fatti della stessa pasta!

Dopo un’ ora arrivammo finalmente alla vecchia proprietà dei Colins.

Qui il nostro tragitto continua a piedi – disse Seth parcheggiando l’auto accanto all’enorme cancello in ferro battuto.
Il vento freddo della sera mi fece rabbrividire e, mentre percorrevamo il grande viale d’ingresso, Seth mi strinse di più a se.

Dopo una lunga camminata ci ritrovammo davanti a un bivio: il grande portone di legno che ci permetteva l’entrata vera e propria nella villa, o uno stretto sentiero che conduceva nei giardini della tenuta e di conseguenza anche al labirinto.

Che facciamo?- chiesi ad entrambi – nella tua visione c’era il labirinto no? Perciò sarà meglio addentrarci subito in esso senza troppi sotterfugi - disse coraggiosamente Stephanie, e detto questo ci avviammo lungo lo stretto passaggio.

Tutto intorno a noi era ricoperto di verde, le statue che raffiguravano animali di ogni tipo, le fontane oramai non più funzionanti le pietre che ci facevano strada lungo il sentiero, poi alberi secolari, cespugli pieni di rovi e quelle alte siepi che sembravano tutte uguali e ti facevano perdere l’orientamento.
Ehm… ma siamo sicuri che questa sia la direzione giusta? – chiesi un po’ ansiosa. Seth sorrise e mi prese la mano invitandomi a proseguire mentre Stephanie diceva di stare tranquilla che tra poco, secondo i suoi calcoli, saremmo arrivati al centro esatto del labirinto.

Infatti dopo poco le siepi pian piano si aprirono per lasciare spazio a un specie di piazzola che ospitava un elegante gazebo e un piccola fontana in marmo che il tempo sembrava non avesse scalfito.
Passai la mano accarezzando quella superficie fredda e liscia…
chiusi gli occhi e vidi varie terrificanti immagini che avevano come protagonista un’oscura presenza.

Sentii un rumore, come di un ramo spezzato…
Riaprii gli occhi e mi ritrovai davanti l’uomo che avevo appena visto nella mia mente.
Seth e Stephanie vennero contemporaneamente scaraventati a terra.
Mentre io cercavo di focalizzare meglio quell’inquietante quanto imponente figura che stava avanzando lentamente nella mia direzione…
aveva qualcosa di famigliare…
ma era…
era John Colins, il padre di Eleonore!
Mi ricordai quel volto scarno e austero visto in uno dei tanti dipinti che mi aveva mostrato Stephanie.
Ma come poteva essere! Come minimo adesso doveva avere più di 4 secoli di vita!

Abbandonai i miei pensieri e d’istinto esclamai – Vade daemonium! – scaraventando l’uomo contro una parete del gazebo, poi corsi verso Seth che rimettendosi in piedi mi disse che se ne sarebbe occupato lui e di andare da Stephanie.
Annuii semplicemente dirigendomi verso la figura inerme della nonna – Elena ti ricordi l’incantesimo della non-morte? – mi chiese appena si fu ripresa lei – si…ma che intendi fare? – risposi preoccupata, quell’incantesimo riusciva a rispedire nel luogo da cui era venuto quella sorta di fantasma maligno ma procurava anche una forte perdita di energie, se non la morte, a chi lo aveva compiuto!
 
Lei sorrise amaramente – mia cara è l’unico modo di restituire agli inferi quel maledetto…- aggiunse lei pronta per cominciare l’incantesimo.
Intanto sentivo Seth combattere duramente contro lo spirito di John…
Cosa vuoi da noi!?- gridò Seth – perché sei tornato!?
Sono venuto per la vostra malefica magia! – rispose sempre più infuriato lo spirito…
L’unica cosa di malefico qui sei tu! Non ti basta aver ucciso tua figlia, per la tua stupida ignoranza!? Adesso sei venuto a tormentare anche noi!? – rispose Seth cercando di evitare i colpi di John.

Bene tesoro, adesso credo di essere pronta - esclamò decisa Stephanie mentre si poneva al centro del simbolo che aveva tracciato per terra con il sangue fuoriuscito dal taglio che si era inferta alla mano.
Non aspettando nemmeno la mia reazione cominciò a pronunciare strani versi in latino che portarono lo spirito a concentrare la propria attenzione su di noi, avvicinandosi sempre di più…

No! – sentii gridare Seth, ma non ebbi il tempo di capire cosa stava accadendo che fui spinta a terra insieme a Stephanie, che indebolita da quell’attacco non poté più continuare l’incantesimo.
Tu! Pensavi di potercela fare contro di me!? I tuoi poteri sono troppo inferiori! – disse John avanzando furibondo verso Stephanie ormai inerme.
Senza pensarci oltre mi trascinai al di sopra del simbolo e ricominciai a pronunciare l’incantesimo.
Non ti lascerò da sola! - esclamò Seth portandosi al mio fianco unendosi nella pronuncia di quei versi, che uno dopo l’altro mi facevano sentire sempre più debole.

Frase dopo frase,grandi fiamme cominciarono a propagarsi tutt’intorno al cerchio e alla figura del fantasma.
No! Non potete farmi questo! Non di nuovo!- gridò John mentre cercava di liberarsi dalle fiamme.
Mi sentii cedere - dai amore mio, un ultimo sforzo… sono qui con te…- mi incoraggiò Seth in un debole sussurro fatto sopra le mie labbra e prendendomi per mano rafforzò la voce per pronunciare i versi finali.

Uno straziante urlo fu l’ultima cosa che udii prima di essere avvolta da una luce abbagliante.


Epilogo.
 
Quattro mesi dopo…


Nel parco cittadino un’anziana ed elegante donna si ferma per osservare la statua appena finita di costruire in suo volere.
Due giovani amanti scolpiti abbracciati.
L’alta figura di lui con l’aria misteriosa, e lei dai lunghi capelli e lo sguardo ingenuo.

Accarezzando il marmo ghiacciato,rabbrividendo, la donna si strinse di più nel suo cappotto mentre una lacrima amara le rigava il viso.
E con lo sguardo appannato sfiorò la targhetta al di sotto l’imponente statua;
Grandi lettere riportavano inciso: “Colins e Spencer insieme nella morte come nella vita”.  


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