Christmas time

di Ayumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1 ***
Capitolo 2: *** Cap 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Cap 1 ***


Personaggi:

Fra pochi giorni anche quest’anno le strade, i negozi, i centri commerciali faranno sfoggio delle decorazioni natalizie più belle e luccicanti.

E come al solito sono qui ad aspettare con ansia questo momento, emozionata come quando ero bambina.

 

E’ come se in questo periodo dell’anno la mia percezione del mondo cambiasse improvvisamente. Il profumo dei dolci, gli alberi addobbati, le canzoni che mi hanno accompagnato sin dalla mia infanzia: Il profumo di mia mamma, tutta elegante prima di andare alla messa di mezzanotte, e  poi le tovaglie rosse, le candele, il presepe.

Non potrei farne a meno.

 

 

 

A me.

Perché voglio regalarmi questo piccolo sogno.

Perché voglio rendere ancor più magico questo momento.

 

 

 

 

Mi chiedo perché mi sia venuta in mente questa brillantissima idea.

Ho sempre saputo di essere masochista, ma non fino a questo punto.

E poi, cosa ho sempre pensato, cosa mi sono sempre detta? Che non c’è niente di più triste che andarsene in giro da sola per negozi, soprattutto nel periodo di Natale.

Io che già non sopporto l’idea di andarmene in giro da sola, mi ritrovo a vagare come un’anima in pena per le vie del centro tutte luci e colori e festoni.

 

Sono arrabbiata.

E triste.

 

Se pensavo che questa cosa mi avrebbe fatto bene, beh, mi ero proprio sbagliata. Sto peggio e non vedo l’ora di andarmene a casa.

Ma non so per quale motivo, me ne sto qui, a fissare con finto interesse queste vetrine luminose, queste persone tutte sorrisi che passano vicino a me. Queste coppie che si tengono per mano, e si rivolgono sorrisi pieni d’amore.

E’ una spada nel cuore.

Eppure me ne sto qui immobile e osservo, e penso.

Penso che invidio tutte le persone che quest’anno avranno la fortuna di trascorrere il Natale con il loro amore.

Quest’anno ho la consapevolezza che non mi accadrà.

Come non mi è accaduto né l’anno scorso, né quello prima. Ma quest’anno è diverso. Perché ho capito che anche se gli anni scorsi avevo a fianco qualcuno, non era la persona che amavo. E in fondo lo sapevo, ma ho preferito raccontare una bella favoletta al mio cuore, per non farlo preoccupare.

E quest’anno, proprio prima delle feste, ho deciso di dire basta. Perché non ce l’ho più fatta a raccontarmi quella favola per l’ennesima volta, perché preferisco avvolgermi in questa malinconia che spero mi accompagnerà per poco, e poi ripartire alla grande, a riconquistare la mia vita.

 

Oggi fa freddissimo come se non bastasse.

Mi stringo nel mio bellissimo cappotto bianco, e decido di avviarmi verso l’automobile.

E chissà perché la rabbia di prima si sta pian piano dileguando, per lasciare il posto a una sorta di dolce malinconia. Sicuramente sarà per colpa dell’atmosfera natalizia che, anche se non vorrei, sono sicura riuscirà a contagiarmi anche quest’anno, anche se non sono dell’umore giusto.

 

Mentre cammino, assorta in questi mille e più pensieri,  squilla il cellulare e per poco non mi viene un colpo. Mi sono dimenticata di aver cambiato suoneria, in onore al mio cambiamento di vita. E probabilmente ho impostato un volume  troppo alto.

Il nome che vedo sul display mi fa passare la voglia di rispondere.

E’ lui.

Quello che da pochi giorni è il mio ex, e che se continua con tutte queste chiamate, diventerà il mio persecutore, il mio peggiore incubo.

Sbuffo, sono davvero risentita. Ci mancava solo questa ciliegina sulla torta.

Spengo il cellulare senza rispondere, e riprendo la mia strada, dando un’occhiata di sfuggita ogni tanto alle vetrine.

 

Che giornata, continuo a ripetermi.

Non vedo l’ora di arrivare a casa, togliermi queste cavolo di scarpe che mi fanno male, e scivolare nella mia confortevole tuta.

 

***

Betta, non insistere, ti prego…

Sabri, non si accettano rifiuti, domani sera a questa festa ci andiamo insieme, okay?

Non ho voglia, dovrei farmi la piega ai capelli, scegliere il vestito, truccarmi…

Basta lamentele! Passo da te domani pomeriggio, penso io a tutto.

 

Non ho nemmeno il tempo di replicare.

Quella pazza di Benedetta.

Ma doveva proprio capitarmi un’amica così?

Ad ogni modo ce la fa, ogni santa volta, a trascinarmi nelle sue più improbabili avventure.

Mi vuole bene, lo so che è per questo che fa così. Però non sono sicura che è quello di cui ho bisogno.

E poi queste feste in discoteca… Non mi sono mai piaciute. Questa la organizza pure il suo ragazzo – che odio, ricambiata – e se penso che tutti i partecipati saranno cretini come lui, mi viene da piangere. Un serata in mezzo a degli esaltati che si credono chissà chi, non è proprio quello che mi ci vorrebbe.

Beh, adesso che ci penso in realtà potrebbe far bene alla mia autostima!

 

Passo in cucina a prendere un mega sacchetto di patatine, e poi mi siedo poco elegantemente sul divano. Accendo la tv e inizio a fare un po’ di zapping, ma a parte i soliti programmi del tardo pomeriggio, non ce nulla che mi soddisfi. Mi fermo come al solito su MTV, ed ecco anche quest’anno il video di Mariah CareyAll I want for Christmas is you”.

E’ proprio una tortura.

 

Non pensavo mi sarei ridotta così.

Mancano pochi giorni a Natale, e io sono qui da sola, nella mia casetta per la quale dovrò pagare un mutuo per i prossimi vent’anni visto che l’ex ha deciso di lasciarmela sul groppone, con un piccolo alberello luccicante acquistato senza troppa convinzione.

Mi ripeto, e me lo sento ripetere in continuazione, che è meglio soli che male accompagnati. E lo condivido, sono d’accordo.

Ma ho una paura folle di vedermi scivolare tra le dita tutta la mia vita, e di trascorrerla così come sono ora, da sola. O magari potrei adottare dei gattini per farmi un po’ di compagnia, e impazzire nella vecchiaia insieme a loro.

 

Mi perdo spesso in questi pensieri, che so essere stupidi, ma è il Natale che mi fa questo effetto. Ha sempre avuto la capacità di amplificare le mie emozioni.

 

Lascio il divano e mi affaccio alla finestra.

Quasi non credo ai miei occhi, perché ha iniziato a nevicare, e qui è da un sacco che non nevica, forse da quando ero bambina.

E mi lascio affascinare, mi lascio incantare da questi fiocchi che scendono leggeri, e trasportati dal vento disegnano mille decorazioni preziose.

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Cap 2 ***


-

Ecco il secondo capitolo di questa storiella natalizia…

Ayla, sono contenta che ti piaccia! No, la storia non è autobiografica, ma alcune sensazioni lo sono proprio!

Jessychan91, ciao! Infatti vorrei proprio riflettere e mettermi nei panni delle persone che non hanno ancora la fortuna di avere accanto la persona giusta…

 

 

 

-         Sabri, eccomi qua!

 

Senza troppi complimenti Benedetta si fionda dentro casa, e inizia a parlare a raffica come suo solito, deponendo sul divano quelle borse che si è portata, e di cui ignoro – o voglio ignorare – il contenuto.

 

Mi fa paura Betta quando fa così, chissà cosa si è messa in testa.

 

-         Sabri, per forza sei depressa… Ma stai sempre al buio? – mi chiede, osservando le varie candele disposte qua e là per la casa, l’unica fonte di illuminazione.

-         Mi rilassano Betta, e poi non sono depressa.

 

Senza nemmeno ascoltare la mia risposta, inizia a svuotare una delle borse: phon, spazzole (come se io non ne avessi…), ferro arriccia capelli, bigodini.

Nota il mio sguardo, un po’ perplesso e un po’ preoccupato.

 

-         Sai, non mi hai detto se preferisci piega liscia o piega riccia, e quindi mi sono portata tutto l’occorrente.

-         Io pensavo che i miei capelli andassero bene anche così, cosa dici?

 

Sta volta è lei a guardarmi malissimo.

 

-         Stai scherzando, vero? – mi dice – Vuoi uscire con quel cespuglio in testa?

 

Secondo me non sono così male i miei capelli.

Rinuncio però a controbattere, ormai ho capito che non avrò possibilità di replica. Decido di affidarmi completamente nelle mani della mia amica, sperando in una “trasformazione” non troppo sconvolgente.

 

E un paio d’ore dopo invece sembro proprio un’altra persona.

I capelli tutti arricciati mi danno quell’aria fatale che non sento per niente appartenermi, e infatti la mia immagine riflessa mi fa quasi ridere. Betta ha provato a trasformarmi per fare uscire il mio lato sexy, che però io credo non avere… Mi sento troppo ridicola!

Ma ormai non vale nemmeno la pena arrabbiarsi.

Ho deciso che prenderò la serata come un bel giochino, perché voglio lasciarmi indietro almeno per qualche ora tutti i pensieri tristi.

 

Devo riconoscere che Betta ha fatto un ottimo lavoro con il trucco. Quello infatti non ha stravolto la mia personalità, anzi… Dovrò proprio farle i complimenti… Un giorno! Non oggi, perché altrimenti si monta troppo la testa!

 

Siamo pronte per uscire che ormai sono le otto di sera passate.

Ci diamo un’ultima occhiata allo specchio, e devo ammettere che siamo proprio carine.

Ci infiliamo i cappotti, raggiungiamo l’auto e “partiamo” verso il luogo dell’appuntamento: prima della festa in discoteca, un bell’aperitivo non ce lo leva nessuno, anche perché inizio ad avere veramente molta fame.

Come ogni volta che andiamo a Milano, ci impieghiamo una vita a trovare parcheggio, ma all’ennesimo giro del quartiere, troviamo un buchino proprio a due passi dal locale.

 

-         Ce l’abbiamo fatta finalmente! – esclamo, scendendo dall’auto.

 

Betta annuisce, mentre con lo sguardo cerca già quel simpaticone del suo ragazzo.

 

Ci avventuriamo dentro il locale, gremito fino all’impossibile.

Mi volto verso il bancone per vedere cosa c’è di buono da mangiare, e Betta sparisce.

Dopo un attimo di panico, la trovo seduta in braccio al suo “adorabile” fidanzato.

 

-         Sabrina, forza, vieni qui! Sono riusciti a occupare un tavolo, così non dobbiamo stare in piedi!

 

La raggiungo, sfoggiando il più finto dei miei sorrisi.

Saluto Andrea, il suo ragazzo, scambiandoci i tre bacini che più ipocriti e finti non è possibile.

Seduto di fronte a lui c’è un altro ragazzo. E ora capisco tutto.

La mia amica mi ha organizzato un bell’appuntamento al buio, e credo che a questo punto potrei anche ucciderla.

 

-         Sabrina, ti presento Danilo – mi dice Andrea, indicandomi il ragazzo.

 

Altro sorriso fasullo.

Allungo la mano verso di lui.

 

-         Piacere, sono Sabrina! –

-         Piacere mio! – dice, stringendomi la mano.

 

Poi io e Betta ci sediamo insieme a loro, ed iniziamo a chiacchierare. L’atmosfera è un po’ strana. Probabilmente anche Danilo non è molto entusiasta di questo appuntamento.

Mi dico che è meglio così. Alla fine se non andremo d’accordo,non si offenderà nessuno. Perché io odio far rimanere male le persone… Beh, a parte Andrea, ma questo è un caso a parte.

 

Quando Benedetta e Andrea vanno al bancone a prendere qualcosa da mangiare, colgo l’occasione per chiarire con Danilo questa storia dell’appuntamento.

E così parlando, scopro che anche lui esce da una storia con una ragazza finita male, e che Andrea si è messo in testa di fargli superare questo brutto momento portandolo quasi ogni sera ad una festa.

 

-         Sai Sabrina – mi dice – anche la festa più bella diventa insignificante, quando non hai una persona speciale con cui condividere quei momenti, oppure se stai male con te stesso.

 

Annuisco, non posso che essere d’accordo con lui.

E mi meraviglio del fatto che sia così diverso da Andrea, per fortuna.

Almeno la serata non sarà così noiosa come credevo.

 

Infatti, come si dice, “mal comune, mezzo gaudio”.

Io e Danilo in discoteca ci scateniamo come due pazzi, come se ci conoscessimo da sempre. Ed era da tanto che non mi divertivo più così!

 

Prima di salutarci, lo ringrazio per la serata, e per avermi sopportato. E lui mi sorride e mi ringrazia a sua volta.

Gli chiedo se gli va di scambiarci il numero di telefono, così per sentirci e condividere ancora le nostre “pene d’amore”.

Danilo ride un’altra volta, e accetta la mia proposta.

 

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Capitolo 3
*** Cap. 3 ***


Last Christmas I gave you my heart

Buongiorno a tutti^^

Ecco quello che credo sarà il penultimo capitolo di questo racconto. Spero che vi piaccia, e come al solito, attendo tutti i vostri commenti, critiche e quant’altro.

Jessychan91, grazie, e spero ti piaccia anche questo capitolo!

Elenuccia91, ciao e grazie anche a te. Come ho un attimo di tempo andrò a leggere il tuo racconto!

 

 

 

Cap. 3

 

Last Christmas I gave you my heart

But the very next day you gave it away

This year to save me from tears

I’ll give it to someone special…

 

 

E’ la mattina della vigilia di Natale, c’è un sole luminosissimo e un freddo inimmaginabile, che dire pungente è poco.

Ho impiegato una vita a sghiacciare il parabrezza dell’auto.

Sono quasi le dieci, e finalmente riesco a parcheggiare.

Ho tra pochi minuti un appuntamento al bar con Alice e Francesca, per fare colazione insieme e scambiarci gli auguri di buon Natale.

Alice e Francesca solo le mie due ex compagne di banco del liceo. Compagne di avventure, compagne di confidenze. Purtroppo non abitando nella stessa città, e facendo lavori diversi, il tempo per frequentarci è quello che è, ma alla fine noi crediamo che non sia importante la quantità, ma la qualità. E il tempo che trascorriamo insieme è sempre meraviglioso.

 

Entro nel locale e vedo subito Alice seduta ad un tavolino. Le sorrido e la raggiungo.

 

-         Ciao Alice! – le dico, abbracciandola.

-         Ciao Sabrina! Francesca è come al solito in ritardo, non le è suonata la sveglia…

-         Non si smentisce mai! – rispondo, rassegnata.

 

Ci conosciamo da una vita, e le vecchie abitudini sono brutte a morire… E i ritardi di Francesca rientrano proprio in questa categoria.

 

-         Ha detto che ci raggiunge dopo, e di fare pure colazione.

 

Così tra una chiacchiera e l’altra, ordiniamo i nostri cappucci e le nostre brioches. Voglio proprio esagerare, e ordino pure una spremuta d’arancia. Adoro fare colazione al bar, d’inverno, e assaporare il calore del cappuccino mentre osservo passeggiare fuori la gente. Mi da un senso di protezione, di coccole.

 

Alice mi racconta i suoi piani per le vacanze. Lei e Daniele andranno come sempre in montagna per una settimana. Io ascolto estasiata, e le espongo la mia situazione: zero programmi, zero certezze. Le accenno di Danilo, ma le assicuro che per il momento ci sentiamo solo come amici. Lei non ci crede molto, e ascoltando le sue parole, qualche dubbio in effetti viene anche a me, ma decido di non dar peso a questa sensazione.

 

Francesca dopo più di mezzora ci raggiunge, trafelata e completamente gelata: anche se ci fossero quaranta gradi sotto zero, si ostinerebbe a spostarsi in motorino. Prende posto e inizia a togliersi tutti gli strati di abiti che ha addosso: guanti, giubbotto, cappello, sciarpa di lana, pashmina. Sembra non finire mai. Poi si degna di salutarci.

 

Le lasciamo ordinare la sua colazione, e poi la tartassiamo per scoprire come si è evoluta la sua storia-non storia con Riccardo.

 

-         Non so come siamo rimasti – risponde – E alla fine non mi interessa al momento. Sarà quel che sarà! – e addenta il suo croissant.

 

Mi piacerebbe prendere le cose così come fa lei. Ho sempre ammirato questo suo modo di affrontare la vita.

 

Alice intanto parte a raccontarle di me e Danilo – anche se in realtà non esiste ancora un “me e Danilo”. E anche Francesca inizia a fare dei commenti abbastanza maliziosi a riguardo.

Certo che io amiche sane, no eh?

 

Francesca finisce la colazione e decidiamo di confonderci tra i colori e le atmosfere del consumismo natalizio.

 

Non ci sfugge nemmeno un negozio, ci piace curiosare qualsiasi sia il tipo di merce esposta.

Dopo aver saccheggiato una libreria e un negozio di bigiotteria, ci buttiamo a capofitto in una grande profumeria gremita di persone, e ci diamo da fare per aiutare Francesca a scegliere un profumo da auto regalarsi.

Quando sento una voce famigliare.

 

Mi volto, e vedo in fondo al negozio una sagoma diventata recentemente famigliare, quella di Danilo. Sorrido, e decido di andare a salutarlo e magari presentarlo alle mie amiche, quando vedo un’altra figura avvicinarsi a lui, e prenderlo sottobraccio: una ragazza mora, che lo trascina verso il reparto dei profumi da uomo.

 

E mi chiedo perché all’improvviso è come se mi abbiano tirato un pugno nello stomaco, perché sento le gambe deboli e le lacrime salirmi agli occhi. Mi ripeto che è una reazione esagerata, che come al solito non capisco niente. E mi arrabbio, mi arrabbio con il mio cuore, che proprio sotto Natale ha deciso di giocarmi un pessimo scherzo.

 

Alice e Francesca mi guardano.

E non lo so come fanno, perché ogni volta è così, ma capiscono tutto al volo. Mi abbracciano forte mentre mi accompagnano verso l’auto, perché sinceramente l’atmosfera natalizia per me è andata in mille pezzi, e voglio solo tornarmene a casa, voglio solo accendere tutte le mie candele e ubriacarmi di mille film strappalacrime, fino allo sfinimento.

 

Alice mi saluta e mi abbraccia. Francesca mi dice di aspettarla a cena per la sera.

E io le abbraccio tutte e due, per non lasciarmi sola e per volermi bene.

Almeno loro.

 

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Capitolo 4
*** Cap. 4 ***


L’Epifania tutte le feste porta via

In ritardo, buon anno a tutti.

Mi scuso per gli eventuali lettori di questo ritardo, ma il rientro in ufficio è sempre abbastanza traumatico per me.

Continua questa storia iniziata nel periodo di Natale, e che prestissimo avrà la sua degna conclusione.

Intanto lascio questo penultimo capitolo, ringraziando Maharet e Elenuccia91 per le loro recensioni!

 

Cap. 4

 

L’Epifania tutte le feste porta via.

E forse non sono mai stata così felice per questo.

Il Natale non mi ha mai depresso come quest’anno. Finalmente domani si ritorna al lavoro, e non avrò più il tempo per piangermi addosso.

Ho passato due settimane quasi sempre in casa, rifiutando gli inviti di Alice e Francesca, e anche di Benedetta.

Per non parlare delle chiamate di Danilo.

Non ho voluto cedere, e non l’ho più voluto sentire.

 

Domani si torna al lavoro, e ne sono felice.

Spero che ci sia talmente tanto da fare, da dovermi fermare in ufficio fino alle nove di sera.

Perché non voglio pensare, non voglio ricordare.

Spengo le luci del soggiorno e mi trascino verso la camera da letto. Non ho sonno, neanche un po’. Però sono talmente apatica che non ho voglia di fare nulla, e almeno sotto a piumone si sta al caldo.

Guardo i numeri segnati dalla radiosveglia susseguirsi in maniera lenta e monotona, e già capisco che ‘sta notte il sonno tarderà ad arrivare. Mi rassegno, e sospirando mi avvolgo ancora di più nel piumone.

 

***

 

La giornata si preannuncia tragica.

Mi sono alzata in ritardo, mentre facevo colazione mi è andato di traverso un biscotto e ho rischiato di soffocare, ho il morale ancora sotto i piedi, e a proposito di piedi, ho indossato un paio nuovo di scarpe che già alle otto e mezzo del mattino mi sta scomodissimo.

 

Parcheggio nel primo spazio che trovo libero, e con aria poco convinta mi avvio verso l’ufficio.

E non posso credere a quello che mi trovo davanti.

Lui.

Danilo.

Che chiacchiera con alcuni dei miei colleghi.

 

Quando si volta verso di me, non so chi dei due ha l’espressione più stupita dipinta in volto.

 

Luca intanto mi viene incontro e mi saluta con la sua solita esuberanza, cogliendo  l’occasione per presentarmi il nuovo collaboratore.

Danilo.

 

Facciamo finta di non conoscerci, e ci stringiamo la mano come fossimo due perfetti estranei. Mi viene quasi da sorridere, ma il calore della sua mano e il suo sguardo mi portano subito davanti agli occhi quello che è successo.

 

Con una banale scusa lascio il gruppetto e salgo al piano di sopra, dove c’è il mio ufficio.

Mi lascio cadere sulla sedia, ormai sicura che niente potrebbe peggiorare le cose.

Perché qui? Perché lui?

Mi viene da piangere.

Ed io che pensavo che riprendere il lavoro sarebbe stato un toccasana per me.
E invece la sorte mi si accanisce contro.

 

Cerco di evitare di incrociarlo per tutta la giornata, cosa non facile visto che lavora nell’ufficio accanto al mio. E quando si fa l’ora di tornare a casa tiro un sospiro di sollievo, pur sapendo che domani si ripeterà la stessa storia.

Mi chiedo quanto potrò reggere.

Lascio l’ufficio quasi serena, ho visto Danilo uscire almeno una decina di minuti prima di me.

Sarà già a farsi un aperitivo con la sua bella mora, mi dico,cercando di sorridere

Invece lo trovo appoggiato alla mia auto, e sembra aspettare proprio me.

Panico.

Non ho vie d’uscite ora, però non mi va di affrontarlo, di sentirmi raccontare storie, scuse, e quant’altro.

 

-         Ciao Sabrina – mi dice quando ormai sono di fronte a lui.

 

Gli sussurro un saluto poco convinto, rivolgendo lo sguardo altrove.

Per niente scosso dal mio atteggiamento, inizia a parlare.

 

-         Finalmente riesco a vederti – mi dice. – Sei diventata così scostante, arrabbiata, e non capisco che cosa ti ho fatto. Anzi, a dirla tutta dovrei essere io quello arrabbiato, ma con te non riesco proprio! – esclama ridendo.

 

Io non apro bocca. Ho un blocco mentale e fisico: le parole non mi vengono in mente, e la bocca non vuole saperne di parlare. Non capisco perché mi parli così. Il mio sguardo indignato si fa eloquente al posto mio.

Danilo non demorde, e continua il suo discorso.

 

-         Avevo in mente un sacco di cose da fare con te durante le vacanze, e invece tu mi hai dato buca continuamente. – poi, prendendo qualcosa dalla tasca della giacca – E poi non ho potuto nemmeno darti il mio regalo di Natale…

 

Mi porge una scatola rettangolare, avvolta in una carta lucida rosa, e con un piccolo nastro argentato.

 

Sono stupita, e spiazzata. E non so cosa fare.

D’istinto allungo la mano per afferrare quel pacchetto. E intanto lo guardo interrogativa.

 

-         Perché? – gli chiedo poi, mentre di nuovo l’immagine di lui con quella ragazza mi passa davanti.

 

Lui mi guarda, perplesso.

 

-         Tu mi chiedi perché? Lo dovrei fare io. All’improvviso il tuo atteggiamento è così cambiato… Prova a metterti nei miei panni! Andavamo così d’accordo, mi trovavo veramente bene con te. E poi tu proprio la vigilia di Natale esci con la storia che non mi vuoi più né vedere né sentire. Perché Sabri? Dimmelo tu!

 

Non capisco perché mi parla in questo modo. Dovrei essere io quella arrabbiata, quella delusa. Mi passo nervosamente il pacchetto tra le mani. Vorrei dirgli il motivo, glielo vorrei urlare in faccia. Ma non voglio farmi giudicare infantile o gelosa, non lo tollererei.

Prendo le chiavi dell’auto, e premo sul telecomando il pulsante di apertura.

Ma Danilo mi afferra per le spalle e mi impedisce di salire.

 

-         Ti prego – mi sussurra all’orecchio – Dimmi cos’ho fatto…

 

Inizio a piangere silenziosamente.

 

-         Lasciami andare, per favore.

 

E davanti alle mie lacrime non si oppone più, e mi lascia salire in auto.

 

Metto in moto e me ne vado, senza alzare lo sguardo quando gli passo a fianco.

 

 

 

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Capitolo 5
*** Epilogo ***


EPILOGO

EPILOGO

 

Febbraio

 

Sono emozionata.

Sta sera mi porterà a cena in quel bellissimo ristorante in collina!

 

E’ da un’ora circa che gironzolo per casa pensando a cosa indossare. Mi viene in mente di chiamare Benedetta, si piomberebbe qui subito armata di borse e sacchetti, come per quella serata prima di Natale!

 

Questa volta preferisco occuparmene da sola.

Credo che opterò per il tailleur nero nuovo, quello che mi ha regalato mia mamma per Natale. Sobrio ed elegante.

E poi è l’ideale, visto il pallino che ho ultimamente per le longuette a tubino!

E sotto la giacca?

Cerco disperatamente nel cassetto: possibile che proprio quel top color ghiaccio sia sparito? Ah no, eccolo per fortuna! E’ un po’ spiegazzato, ma con una piccola stirata, sarà perfetto!

 

Lo appoggio sul letto insieme al resto degli abiti, e poi apro il cassetto del comodino e prendo un paio nuovo di collant.

E una busta bianca attira la mia attenzione.

Ecco dov’era finita.

 

Mi siedo a terra, sul parquet chiaro, e prendo il foglio dalla busta.

Mi commuovo ancora soltanto a guardare quelle parole, quella calligrafia.

 

E’ un biglietto di Danilo. Era nel regalo che mi ha dato il primo giorno di lavoro, che ho aperto quella stessa notte. E che ha posto fine alle mie pene d’amore.

Credo che lo conserverò per sempre, visto che è stato grazie a lui che io e Danilo ora stiamo insieme. Da quasi un mese.

Lo ripongo nuovamente nel cassetto, e ora che l’abbigliamento è deciso, passo in bagno a truccarmi.

 

In nemmeno mezzora sono pronta, e lui è puntuale come sempre.

Sono le otto precise e io scendo, raggiante.

 

Lo abbraccio e lo bacio e poi salgo in auto, dove c’è già Michela e il suo ragazzo, Marco.

 

Chi è Michela?

La mora misteriosa, la causa del mio dolore.

La sorella di Danilo. Che lui aveva accompagnato a scegliere un profumo da regalare a Marco.

 

Un equivoco, e più banale di così, non poteva capitare.

Danilo mi prenderà in giro credo per i prossimi trent’anni.

 

Credo di essermi veramente innamorata di lui, ed è una sensazione strana, perché non l’avevo mai provata. E’ forte, intensa. Indescrivibile.

E credo di essere felice con lui al mio fianco, e spero possa essere lo stesso anche per lui.

 

Ora mi voglio godere questa serata, come del resto ogni istante che trascorro in sua compagnia. Mi sembra di vivere in una favola, dove finalmente la principessa triste ha trovato il suo principe azzurro e la voglia di rinascere.

 

 

 

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