I MEREH Vanno a Scuola.

di Beads and Flowers
(/viewuser.php?uid=103939)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scelte di Vita. ***
Capitolo 2: *** Iscrizioni. ***
Capitolo 3: *** Lezioni d' Italiano. ***
Capitolo 4: *** Strategie. ***
Capitolo 5: *** Scoperte Rivoluzionarie. ***
Capitolo 6: *** Inglisc Lessens. ***
Capitolo 7: *** Educazione Motoria. ***
Capitolo 8: *** Flashback. ***
Capitolo 9: *** La Matematica è un' Opinione? (Sì). ***
Capitolo 10: *** Cap. 10 e Lode. ***



Capitolo 1
*** Scelte di Vita. ***


Come promesso, eccovi la nuova saga. Non mancano, credo, ironia e battute cretine ed idiotiche. Gia’, soffro ancora di complessi d’ inferiorita’. Che volete farci, e’ la vita. Vi avverto in anticipo, sto usando un PC ancora piu’ scassato del precedente e la tastiera e’ praticamente andata. Scuasate piccoli errori e scorrettezze nelle lettere.
Comunque, se volete deprimervi, se vi sentite sadici, volete essere a conoscenza di alcuni segreti non svelati nella prima saga e avete quell’ irrefrenabile voglia di gelato al cianuro e stufato di postino, allora benvenuti nella seconda saga dei MEREH.
 
 
Se state leggendo questo racconto, allora sarete italiani, o almeno vivete in Italia, o almeno siete in vacanza in Italia, o almeno potete definirvi presenti nello stato italiano, o almeno non siete stati rapiti dagli alieni e siete coscienti della vostra presenza fisica o morale nella penisola italiana, confinante ad ovest con la Francia, a nord con la Svizzea e l’ Austria, ad est con la Slovenia.
O almeno, parlerete l’ italiano, o come minimo sapete leggerlo, o magari siete proprio quegli alieni che oggi sono stati sfortunati e, non potendo rapire i coscienti della propria presenza fisica o morale nella penisola italiana, confinante ad ovest con la Francia, a nord con la Svizzea e l’ Austria, ad est con la Slovenia, dovete passare il tempo in qualche modo e avete pensato di leggere qualche storia su EFP. In questo caso, magari non avete presente le spiagge italiane.
Abbassiamo ancora di piu’ le pecentuali. Oggi parleremo delle spiagge toscane, o, per meglio dire, di un burrone su di una non citata spiaggia toscana.
Attenzione, per “burrone” non intendo un grosso burro.
Capitan Ovvio colpisce ancora!
Su questo preciso burrone, era eretta una casa. Quella costruzione, a dire il vero, non era una vera e propria casa, ma un manicomio. Il manicomio “Cigno i Carta”.
Il “manicomio” non e’ il luogo dove si tengono delle mani.
Capitan Ovvio colpise ancora!
Esso e’ un luogo dove i geni della societa’ vengono nascosti perche’ un qualsiasi Stato ha paura che uno di loro possa dire qualcosa di estremamente intelligente e charismatico contro di esso, come faceva il Dott. Dolittle.
Questo manicomio aveva la caratteristica di ospitare solo matti che avevano lavorato nel campo dell’ istruzione. Maestre con serie crisi di nervi, professori senza piu’ un futuro, porcellini d’ india a cui era stata rubata l’ infanzia e la coda (dopotutto, anche gli animali trovano lavoro nei laboratori di scienza, e spesso subiscono traumi peggiori degl’ insegnanti).
Ma tutti i dottori e le assistenti erano seriamente convinti che, per un motivo o per un altro, la paziente messa senz’ altro peggio era Camilla Rizzi, ex-conduttrice di un programma che quasi nessuno guardava, ex-maestra d’ asilo, ex-psicologa, ex-scrittrice e (anche se ben pochi ne erano a conoscenza) ex-salvatrice del Pianeta Terra.
Camilla Rizzi era a conoscenza di un segreto, un segreto che si era rivelato traumatizzante, ma cosi’ traumatizzante, che nemmeno una lunga vacanza a Pestum aveva fatto effetto sulla sua psiche.
Pestum non e’ una piscina piena di pesto.
Capitan Ovvio colpis...

A casa dell’ autrice.

Driiiiiiiiiin!
Driiiiiiiiiin!
“Pronto?”
“Pronto? Parlo forse con Klara VattelaPesca?”
“Si’! ”
“Signorina, sono della ‘Ridi per Ultimo’. Lei sa che fare battute su personagi famosi e’ severamente vietato?”
“Davvero, signore, non fa nulla. Io e Capitan Ovvio andavamo a lezioni di Dormita con gli Occhi Aperti insieme, a lui non dispiace.”
“Ah... quindi... lei lo... lo conosceva bene, e’ cosi’?”
“Si’, esatto. Chi non impara molto dall’ altro andando a lezione di Dormita con gli Occhi Aperti insieme? ”
“...”
“Quindi nessun problema, giusto?”
“Ve ne e’ un altro, a dire il vero.”
“Quale?”
“Non si possono... ecco, come dire... non si possono fare battute sui defunti. E’ una mancanza di rispetto.”
“Ma io non ho fatto nessuna battuta su nessun defunto. Tutto regolare, no?”
“... Signorina... mi duole informarla che... che...”
“...cosa?”
“...”
“AVANTI, PARLI! COS’ E’ SUCCESSO A CAPITAN OVVIO???”
“Lui... lui e’...”
“...lui e’...?”
“Lui e’ stato ucciso.”
“NO!”
“Dal suo eterno nemico...”
“NO! NO! NO!”
“..Capitan Grazie al Cavolo...”
“NOOOO! PERCHE’, CAPITAN OVVIO? PERCHEEEEEEEEE’!!!???”

 

 
La Tata Contro I MEREH 2. I MEREH Vanno a Scuola.

 

Cap. 1: Scelte di Vita.

 
Tornando in Toscana, e, di consequenza, a Tata Camilla, nel manicomio si stava svolendo l’ orario delle visite. Camilla Rizzi era spesso vittima di moltissime visite ossessive dei suoi precedenti alunni, della sua famiglia, dei suoi ex-colleghi e anche della sua cara nonnina (cosa incredibile, visto che la Tata e’ nata negli anni, attenzione, ’30 e nessuno ha mai capito come la sua cara e arzilla nonnina sia ancora in vita). Camilla, dopo una stranissima avventura con un’ ancora piu’ strana famigliola, era stata rinchiusa in quel manicomio (finanziato proprio dalla compagnia di uno specifico membro di questa famiglia) per ben due anni dal Presidente degli Stati Uniti d’ America. Era stata dichiarata non sana di mente dopo aver accusato la falsa provenienza aliena di alcuni fratellini dal cognome con un retrosuono quasi turco: i MEREH. Era stato fatto credere alle autorita’ che questi ragazzi erano in vacanza, ma in realta’ vivevano da soli, in un maniero al di sopra della comunita’ Amish di Castofiore, un paesino montano poco conosciuto e neanche segnato sulle carte.
Perche’ vivevano la’ da soli? Solo Camilla Rizzi lo sapeva.
Tutto era cominciato a luglio, nella sede della “Tata alla Riscossa”, un trio di psicologhe che istruivano i genitori nell’ educazione dei propri figli. Tata Camilla, Tata Franca e Tata Arianna si ritrovarono tra le mani quella strana lettera che invitava una di loro a pulire la casa e ad occuparsi del loro fratellino, mentre loro avrebbero organizzato la sua festa di compleanno.
Ricompensa? Nessuna di loro sarebbe morta.
Essendo Tata Franca troppo dura e gelida e Tata Franca troppo isterica e permissiva, votarono tutte per Camilla, dolce ma schietta (a dire il vero si autovoto’: Tata Franca aveva perso, per qualche ora, l’ uso della parola e Tata Arianna era svenuta dopo aver visto un filmato, un pezzo di dinamite e dei vermi strisciare tra pezzi di bambola mutilati dal corpo originale, il tutto allegato alla lettera).
Ma aveva rischiato la vita troppe volte e la sua razionalita’ era stata sostitita dalla voglia di sopravvivere.
Era arrivata a tutto. Dopo tre mesi con quei mostri aveva chiamato il Presidente degli Stati Uniti, e il resto lo sappiamo.
Era passato un anno, ma ancora tutto cio’ che poteva dire era:
“MEREH... Camper hippy... Postino... Pericolo... BUUUUM!”
Pochi sapevano che cercava di avvertirli tutti della fine del mondo da parte di quei mostri.
Pochi sapevano anche che quel giorno, al “Cigno di Carta”, non si sarebe fatta viva la nonnina di Camilla, bensi’ la sua ex-collega: Franca MarciaUrto.
Si sedette di fronte a Camilla, e tutti poterono vedere la differenza tra le due.
Camilla era bassa, larga e robusta, i capelli grigi e corti, aveva un’ espressione che diceva chiaramente: ‘Te ne vuoi andare, impiccione che non sei altro?’.  Gli occhi dietro alle lenti mandavano bagliori di rabbia.
Franca era di statura media, i capelli castani lunghi fino al seno, robusta e con un’ espressione che diceva chiaramente: ‘Non capirai mai cosa mi passa per la testa.’.  Naturalmente tutti capivano cosa le passava per la testa.
“Ciao, cara. Va tutto bene? Come sta tua nonna?”
“MEREH!!! Postino! Tutti in pericolo!”
“Si’, si’. Certo, certo. Volevo parlarti, cara.”
“CAMPER HIPPY!”
“No, tesoro, no. Gli hippy ora sono estinti. Sopravvivono solo recitando per le pubblicita’ di profumi e di shampoo per capelli... Ascoltami, cara, devo comunicarti che, purtroppo, abbiamo dovuto sciogliere il gruppo “Tate alla Riscossa”.
“Ezechiele.... Ezechiele PaneAzzimo...”
“Ehrm.... ceeeeerto, come nooooo.... Comunque, la nostra Arianna e’ rimasta troppo sconvolta da quel video, e tra un anno o due tornera’ dal suo viaggio intorno al mondo. Io, invece, ho cambiato mestiere. Ho ripreso ad insegnare, da un anno ormai, in un collegio che racchiude asilo, elementari, medie e liceo classico: ‘Tetra Pak’ ”
“Buuuuuuum! Sei in PERICOLOOOOO!!!”
“No, no cara. I... MEREH, mi pare che li chiami, non scenderanno dal Maniero. Abbiamo provato in tutti i modi ad incastrarli in tribunale, ma nulla. Ma stanno bene lassu’. Si sa, i ragazzi odiano la scuola, perche’ mai dovrebbero andare proprio alla mia?”

Tre ore dopo, nel Molise.

“Ragazzi, ascoltatemi!”
Erano seduti tutti tutti attorno alla tavola, imbandita con spezzatino di giardiniere, torta di cartilagine e un po’ di gelato al cianuro fatto in casa. Tutti guardavano sorpresi la ragazza che, con occhi di fuoco, li fissava e parlava severamente.
“Ho capito cosa non va nella nosta famiglia! Noi tutti, tranne me e Klara, siete degli cretini! Credo sia arrivato il momento di andare a scuola.”

Roberta MitraMente, la Metellara: 15 anni, atea, spietata cannibale. Ha ucciso i suoi genitori e, per la sua telecinesi, e’ stata rinchiusa in un laboratorio segreto nei castelli romani. A sette anni e’ evasa con Nik e Bum e, con l’ aiuto di Gabriele, si e’ recata nel Maniero di Klara, nel Molise. Ama la musica Metal, si diletta nel cantare growl e a cucire all’ uncinetto vestitini per la sua collezzione di armi. Libro peferito: ‘Cucina Cannibale degna d’ Annibale’. Canzone preferita: ‘Highway to Hell’.

“Roberta, a che serve preoccuparsi di una cosa cosi’ inutile come l’ educazione? Moriremo tutti, la vita fa schifo, e tu non hai il diritto di crearti false illusioni su di essa.”

Gabriele PescaNera, l’ Emo: 16 anni, protestante, e’ sempre depresso. Viene dal Veneto, i suoi genitori sono stati uccisi dal demone Gazza Ladra, che lo possiede. E’ costretto a sacrificare giornalmente topolini al demone, ed una volta al mese un essere umano (i Castofioresi sono le principali vittime). La sua pelle e’ indistruttibile e, anche se e’ un emo e il desiderio e’ costante, non puo’ tagliarsi. E’ anche il cugino (il che e’ una copertura, in realta’ e’ il suo pro pro pro pro pro pro pro nipote) di Klara. Ama discutere non-stop sulla morte, sui lati negativi della vita e il suo passatempo peferito e’ decapitare topi nella sua cameretta e strofinarsi il polso con un bicchiere di plastica. Libro preferito: ‘La Morte, Unico Orizzonte dell’ Uomo’. Canzone preferita: la musica e’ solo un’ invensione dell’ uomo, a che serve ascoltarla?

“ ’A Robe’. Nun solo nun ce sai niente de’ a musica, nun ce sai niente neppure su’ a vita! Io ho un grade business, e nn so’ mai ito a scora!”

Nik  VeccachetePisto, il Rapper: 15 anni, cattolico non-praticante, simpatico burino. Viene da Roma, era un compagno di ‘cella’ di Roberta. Aveva perso li’ i suoi genitori, infatti il padre aveva lo stesso potere di Bum, fratello di Nik, e la madre aveva lo stesso potere di Nik : riuscivano entrambi a controllare gli ultrasuoni, distruggendo cio’ che volevano con un battito delle ciglia. Manteneva la familia vendendo droga on-line. Odiava il suo lavoro perche’ portava morte e dolore ovunque i suoi rami toccassero. Non appena era diventato abbastanza ricco, aveva distrutto la sua societa’, aveva messo su alcuni negozi di musica in tutta Italia e aveva investito e donato fondi a molti gruppi di riabilitazione per ex-droga, ex-alcol ed ex-tossico dipendenti. Adora la musica rap, lucidare la sua camera placcata d’ oro e litigare con Roberta sulla musica. Libro preferito: ‘Chi dice che i Soldi non sono Tutto nella Vita?’. Canzone peferita: ‘Giallo Come l’Oro

“Roberta, io trovo che sei ingiusta nei miei confronti. Voglio dire, capisco Nik, ma io trovo che sono abbastanza ben istruito per la mia eta’.”

Bum-Bum VeccachetePisto, l’ Esplosivo: 5 anni, agnostico, demone dalle sembianze di angelo. Fratello di Nik, ha ereditato il suo potere (far esplodere le cose e se stesso, con la facolta’ di ricomporsi) dal padre. Non fatevi ingannare dalle sue lunghe frasi composte: deve il suo nome al fatto che fino ad un anno fa tutto cio’ che sapeva dire era ‘Bum’, ‘Bummino’ e ‘Bum-Bum’. Come vedete, grazie alle lezioni impostagli dalla sua fidanzata Amish, Linaria, ha fatto notevoli progressi. E’ appassionato di treni. Libro preferito: ‘Il Bel Camioncino Verde che ando’ al Parco ed Esplose, Uccidendo Tutti i Barboni’ (che e’ anche il seguito di: ‘Il Bel Trenino Rosso che ando’ al Mercato ed Esplose, Uccidendo Tutti i Bambini’) sempre di Felice MaStronzo. Canzone preferita: ‘Arriva la Bomba che Scoppia e Rimomba’.

Klara fini’ con calma il suo pasto, poi afferro’ il suo block-notes di carta azzurrina e scrisse elegantemente:

Io sarei curiosa di vedere come sono miglioate le scuole dopo il ’68. Ah, che bei tempi, peccato che gli amici di quel tempo ora non fanno altro che lavorare nelle pubblicita’ sui profumi e shampoo per capelli.’

Klara Castofiore, l’ Hippy: 14 anni (all’ apparenza, in realta’ ne ha 287), wikka e vodoo, anima di strega in corpo di bambola. Nel 1700, questa ragazza era nobile ed apparteneva alla famiglia dei Castofiore, ora cittadina Amish neanche segnata sulle carte. Suo marito e sua figlia morirono di peste, lei allora costrui’ un corpo di bambola per riportare, con la stregoneria, in vita sua figlia. Il giorno in cui doveva completare la bambola di legno aggiungendo le corde vocali, gli abitanti di Castofiore scoprirono la sua vera natura e la bruciarono come strega. Fece giusto in tempo a trasferire la sua anima nella bambola. Cieca, muta e privata del gusto del cibo, e’ riuscita a trovare abbastanza amore per la vita per diventare un’ hippy e per battersi per la natura. Ha una collezione di bambole, una in particolare che le serve come bambola vodoo. Libro preferito: ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’. Canzone preferita: ‘Hare Krishna’.

I MEREH.

“Roberta,veramente non capisco cosa intendi con ‘cretini’. E non arrivo assolutamente a capire come tu possa dire che sono ignorante! Linaria mi ha educato benissimissimo! Guarda un po’ come parlo ora, ti sembro un bambino di 5 anni?”
“Non e’ colpa mia se sei figlio di due terroristi alieni. Io non sarei cosi’ fiera dei tuoi strani poteri.”
“Ha parlato la mangia-uomini con la telecinesi!”
“ ... Come mi hai chiamato?”
“Mangia-uomini con la telecinesi.”
“...Sei proprio tutto tuo fratello. Ti preferivo quando riudcivi a dire solo ‘bum’, sai?”
Ehi!”
“Oh, scusa Linaria.”
“Devo ricordati che sono stata io a impartire a Bummino le lezioni sulla parola?”
“No, certo che no, Linaria. Infatti ti ho chiesto scu-“
“E devo ricordarti che sono stata io ad educarlo secondo le regole del galateo?”
“No, Linaria, non devi riordamelo, dato che il tuo fidanzatino mi ha rotto le palle per tre mesi con questa storia del ‘non mettere i gomiti sul tavolo, Roberta, e’ cattiva educazione’.”
“E devo ricordarti che sono stata i-”
“NO! ECHECAZZO LINARIA! NON MI DEVI PROPRIO RICORDARE NULLA SU QUANTO MI STAI SUL-“
Roberta! Hai i gomiti sul tavolo!”
“...Bum-bum...”
“Si’, Nik?”
“Statte un po’ zitto, vuoi? Me sta’ a’ veni’ n’ emicrania.”
“Scusami, Nik.”
“No, Bummino, le scuse devo farle io. Sono io l’ ospite in questa casa, e il galateo mi impone di...”

Linaria: 6 anni, amish, e’ la fidanzatina di Bum-bum. Si sono conosiuti l’ anno scorso, durante una prova imposta ai MEREH da Tata Camilla. Fu amore a prima vista.E’ riuscita a far diminuire un po’ le morti nel suo villaggio, grazie ad un discorsetto che fece alla Gazza Ladra, portando i sacrifici ad uno una volta ogni tre mesi. Un’ altra prova di come un angelo possa avere la meglio su di un demone. Riceve una educazione ferrea da Bertoldina CuordiLavana, la maestra di Castofiore, e da sua madre. Ha letteralmente sepolto Bum di lezioni sul linguaggio e sulla buona educazione, il che non sarebbe stato tanto male se non smentisse Roberta e Nik ogni cinque secondi sul loro modo d’ istruire Bum.  I teen-agers e la bambina sono in guerra tra di loro per guadagnarsi l’ affetto di Bum-bum e per impore il loro modo di fare su di lui. E’ appassionata di teologia e di fiori. Libro preferito: ‘Il Cuore Fedele di Millie’. Canzone preferita: ‘Come l’ Aurora Verrai’.

“Comunque, Linaria, a mio avviso sarebbe meglio stare un po’ a contatto con il mondo normale. Quale modo migliore per farlo se non andare in collegio, con molti ragazzi della nostra eta’?”
“Sembra divertente... verro’ con voi!”
“NO!”
“No?”
“Bhe... ecco, vedi... in questa scuola ci sono i...i... i televisori!”
“T-televisori?” balbetto’ Linaria, bianca come un cencio. Aveva sentito parlare di quelle macchine in cui gli umani erano condannati a vagare per luoghi ignoti e con la statura di un piccolo ramo di pungitopo.
“Siiiiiiiiiii! E... e gli Mp3!”
“MP3?????!!!!!” quelle piccole cose che venivano conficcati negli orecchi e ti rompevano i timpani.
“Gia’. E ci faranno studiare la scienza...”
“NO! NO! TUTTO TRANNE LA SCIENZAAA!”
“E invece si’, Linarietta bella. A’ gloriosissema scienza.”
La bambina li guardo’ tutti. Si fermo’ un po’ di piu’ sul viso di Bum-bum, e poi mormoro’: “Bhe... ripensandoci... forse sarebbe meglio che io rimanga qua. Qualcuno dovra’ pur tenere in ordine la vostra bellissima casetta!” affermo’ sorridendo ai mobili che, dopo un intero anno d’ assenza della Tata, erano nuovamente tarlati e ricoperti di uno spesso strato di polvere.
“Gia’, Linaria. Gia’.”
“A’ Robe’ nun avrai esagerato un pochettino?”
“...Dici?”
“...”
“...”
“...Nah, hai ragione tu. N’ altra settimana con Linaria e me sarei sparato, te dico solo chesto!”
Roberta e Nik lanciarono un’ occhiata a Klara e a Gabry.
Gabry ne lancio’ un’ altra come a dire: “Non mi rompete, sto’ mangiando.”
Klara ne lancio’ una un po’ piu’ lunga e diversa: “Secondo me avete esagerato. La poveretta e’ traumatizzata! Non ci si deve approfittare cosi’ di un’ altrui religione. Ma devo ammettere che sono sodisfatta: quella la’ e’ la discendente di coloro che mi hanno bruciata viva come strega. Non dico che non sia vero, ma non e’ stato esattamente piacevole, e ora sono abbastanza incazzata con loro, per cosi’ dire. Ma si’, dai. Fate un po’ come vi pare.”
Lascio a voi idealizzare come la nostra hippy abbia potuto dire tutto questo con una sola occhiata, o come gli altri l’ abbiano capito, fatto sta che Roberta annuncio’ a gran voce cinque secondi dopo:
“Benissimo! Quindi domani partiremo! Andremo a scuola!”
“In quale istito ci hai collocati?”
“Ma sai che incominci a parlare come quella tizia che e’ venuta qui l’ hanno scorso, Bummino?”
“Puoi rispondermi, per favore?”
“E va bene! Andremo nel collegio: ‘Tetra  Pack’, in Toscana.”
“Scusa, perche’ proprio la ‘Tetra Pak’?”
“Non lo so... avevo voglia di pesce...”
“Pesce?”
“Si’, pesce.”
“Scusa, ma che cavolo centra o’ pesce con a’ ‘Tetra Pak’?”
“Ma l’ ha consigliata Capitan Un Emerito Cazzo.”
“Nun me responde’ cosi, Robe’.”
“Che vuoi? Capitan Un Emerito Cazzo e’ il cugino di Capitan Grazie al Cavolo. Per festeggiare la sua vitoria s Capitan Ovvio si sono iscritti a scuola di Dormita con gli Occhi Aperti. E’ la’ che ci siamo conosciuti.”
“Aaaah! Allora si’.”

Si sa che andare a scuola di Dormita con gli Occhi Aperti crea sempre nuove amicizie.


“Gia’... Chi vuole un altro po’ di torta al cianuro?”
“Io!”
“Si’, perche’ no?”
“Da qua’ bella zi’! Che bello nun ave’ piu’ chella tizia che ce rompeva le scatole su come mangiare.”
“Come si chiamava?”
 

Camomilla Cizzi? 



“Una cosa cosi’.”
“Gia’... una vera rompipalle....”
“Meno mele che se n’ e’ ita dalle nostre vite.”
I MEREH ripresero a mordere con gusto la loro torta al cianuro.
 






Ehila’, ciao! Prima di tutto, scusate la schifezza, ma ci stavo mettendo troppo a scrivere e la scuola mi tiene molto occupata. Continuare questo capitolo mi avrebbe portato a meta’ dicembre, ve lo garantisco. Ma sto’ ritornando sui miei passi, tranquilli. I prossimi capitoli saranno senz’ altro migliori.
Ciao ciao,
                                        Beads and Flowers.
                      



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Iscrizioni. ***


Ehi!!! Scusate il ritardo, mi faccio schifa da sola. Lo so, lo so... il primo capitolo non era un gran che, ma mi rifaro’ con questo qui. Come vedete, mantengo le promesse: la saga continua, lentamente ma continua. ...Bhe, che dire... posso solo augurarvi buona visione... lettura… cosa... non si sa mai con le tecnologie di oggi.

CAPITOLO 2:  ISCRIZIONI.
 
Sapete qual e’ la cosa piu’ difficile quando si parte per un viaggio? Il fare le valige, perche’ non si sa mai e poi mai cosa  potresti scordarti di aggiungere. Quindi, a mio parere bisognerebbe-

In quel momento Klara smise immediatamente di scrivere, vedendo che gli alti MEREH se ne stavano fregando altamente di quello che stava facendo la loro amichetta trecentenne.

Ehi! Ragazzi! Ragazzi! Uff, non mi stanno mai a sentire, chissa’ perche’ poi ho questo stupidissimo tick dello scrivere tutto quello che mi passa per la testa.... RAGAZZI! Nada, eh? Provvediamo subito.

E con un gesto secco della mano, Klara ripose chissa’ in quale parte della sua lunga gonna il block-notes e si diresse verso la sua cameretta, lasciando misteriosamente gli altri ragazzi riuniti nella sala da pranzo. Mangiavano tutti fastosamente. Roby e Nik con i piedi sul tavolo, Gabry con la testa abbassata sul piatto come a dire: “Perche’ non sei avvelenato, perche’?” e Bummino compostissimo, fissando inorridito la citosi che si stava formano sulla schiena di Gabriele.
I ragazzi (tranne Gabry, s’ intende) stavano discutendo animamente sulla possibile Esistenza di una qualche forma aliena del portachiavi nello spazio, totalmente con l’ anima in pace per quanto riguardava le valige, che si potevano fare tranquillamente la mattina dopo.
“Annemo, su! Perche’ gli alieni c’ avvrebbero er bisogno den’ portachiave?”
“No! NO! Ha tutto senso! Dove terrebbero altrimenti le chiavi della loro astronave?”
“Ma avete mai preso in considerazione l’ idea che gli alieni possano non esistere?”
Roberta e Nik si voltarono di scatto verso Bummino, che sorrideva angelicamente. Tornarono a fissarsi, ma senza piu’ traccia di rabbia, bensi’ di incredulita’.
“CERTO che esistono! Come potrebbero non esistere?! Mi stai dicendo che credi nella non-esistenza degli alieni?”
“Avete dellle prove?”
“Ce le ho io!” esclamo’ Roberta, assumendo un tono da vecchio lupo di mare “Era il lontano 16 maggio 2005. Ronnie James Dio era appena deceduto ed io ero molto depressa. Avevo bisogno di un po’ di aria fresca e cosi’ uscii a passeggiare per un po’. Quando, all’ improvviso, vedo quest’ enorme... enorme... COSO che incomincia a rapire mucche da una fattoria a Castofiore. Non puoi capire quanto quella bestie muggissero disperate quando uno spuntone i metallo le trafisse ed incomincio’ a squartarle una per una... eh?!” fini’ Roberta con un tono carico di aspettativa, guardando con la coda nell’ occhio Bum che sembrava riflettere a lungo.
“Dici nel 2005?”
“Gia’.”
“Ma... ma i Ronnie James Dio e’ morto nel 16 maggio 2010, non nel 2005.”
“Bhe’... si, ma..”
“E la mia cara Linaria mi ha detto che in quell’ anno c’ era una grande carestia di carne, come e’ possibile  che ci fossero tante mucche?”
“Ehrm... la carestia la causarono gli alieni?”
“Mi stai mentendo, Roberta. E’ male mentire, sai?”
“Ma... ma come...?”
“Proprio come lo squatare delle povere mucche e’ male.”
“Smettila, stai incomiciando a sembrare un misto tra quella Carilla Cizzi, Linaria e la parte vegetariana di Klara, il che mi fa leggermente paura.”
Poi, rivolgendosi da un’ altra parte a Nik: “Dobbiamo liberarci di quella Linaria. Prima Bum adorava le mie storie sugli alieni! Non e’ giusto!”
“Durante l’ anno elaboreremo ’n piano pe’ libereremo de chella pecciotta, lascia fare ar bon vecchio Nik”
“...Scusa, da quando tu sei il ‘bon vecchio Nik’?”
“Da quando ho pensato che me s’ addeceva troppo bene, cioe’ piu’ o meno da quindici secondi.”
“...OK. Posso convivere con questa realta’. Ma dobbiamo liberarci di Linaria, a tutti i costi.”
“Benessemo.”

DONG!!!

“MA PORCA DI QUELLA PU*****! Klara! Che bisogno c’ era di usare il gong!?”

Voi non mi stavate ascoltando, e cosi’...

“Noi non possiamo ascoltarti.”

Va bene, va bene! Voi non mi stavate leggendo e cosi’...

“...Cosi’ cosa?”

Cosi’ ho usato il gong.

“...Ah... bhe, c’ e’ un po’ di buonsenso nelle tue parole. D’ accordo, che ci dovevi dire?”

Prima di tutto sarebbe ‘che ci dovevi scrivere’.

“Oh, per tutti i chiodi della Vergine di Norimberga! Sai cosa intendo!”

Calma, calma! Comunque, non dovremmo pensare a fare le valige?

“Valige? Cioe’, tu ti preoccupi delle valige la sera prima?”

Hai ragione, le avrei dovute fare prima, ma...

“Le valige si fanno mezzora prima della partenza, Klara.”

...No... si dovrebbero fare due giorni prima, Roby.

“Non quando si sta parlando di cose importanti come ‘se gli alieni usano i portachiavi’ e l’ eliminazione di una certa persona.” disse la metallara ammiccando a Bummino.
L’ hippy divenne pallida pallida tutto ad un tratto. Corse misteriosamente in camera sua, senza dire una parola (non che poteva dirne qualcuna, era muta).
“A volte quella ragazza mi preoccupa. Comunque... Gabry! Mangia subito il tuo stufato di pompiere!”
“A che scopo tenersi in vita con il cibo quando si deve comunque morire?”
“E a volte mi fai paura anche te. Forse un po’ di piu’ di Klara.”
“Ah Robe’, ma che c’ hai messo nello stufat-”
Plop.
“NIK! Oh mio DIO! Non mettere la facia nella ciotola! Nik, risponimi!”

E’ inutile! Ho trafitto la mia bambola vodoo pensando a lui. Ora non farete mai del male a Bummino!

“Nik! NIK, SVEGLIATI!!!”

EHI! Oh detto: ‘e’ inutile’!

“NIK! MA MI VUOI RISPONDERE, FIGLIO DI UN RAPPER CHE NON SEI ALTRO!!??”

ROBERTA! Ma mi vuoi guardar-... ah, e’ vero!

DONG!!!

“E? Cos-KLARA! Metti giu’ quella bambola, qualcuno puo’ farsi del male!”

Con piacere!

E con quest’ ultima scritta (rimane un mistero come sia riuscita a scriver e torturare la bambola allo stesso tempo) scaravento’ la bambola a terra. Nik urlo di dolore!
“KLARA! SMETTILA! MA CHE FAI!?”

Guarda che ho capito che volete eliminare Bummino! E io non voglio che i MEREH diventino i MERH! Non ha neanche un bel suono!   So che ora non e’ esattamente Mister
Mifaccioicavolimiei,ma non vi sembra di esagerare?”


“Klara, ma guarda che non ce l’ avevano con me!”

Come?

“Voleano solamente uccidere Linaria, e stavano complottando su come farla fuori cercando di tenermi all’ oscuro di tutto.”
“Si’, si’, pe’ careta’! E’ come te sta a di’ lui, Kla’!”

....Aaaaaaaaaaaaaaah! Ora ho capito! Vabbe’, scusate!

E,con un sorriso da ebete stampato sulle labbra, fece ritorno nella sua stanza.
“Tutto e’ bene quel che finiscce bene! Ma ancora una cosa non mi e’ chiara, Bummino. Come facevi, ecco... a  sapere del nostro... erhm... complotto?”
“Stavate parlando vicino a me, ad alta voce, Roberta.”
“...Aaaaaaaaaah! Ora ho capito! Vabbe’, scusate!”
 
 
Il giorno  dopo, tutti insieme erano  seduti  nella limousine di Nik, con quest’ ultimo al volante.
Erano sulla strada per Firenze, e poi  per Azzecca Specchio, piccola cittadina naturalmente talmente prestigiosa da non essere segnata sulle carte. I  ragazzi avevano le farfalle, i cereali con il latte di Gazza Ladra e le lamentele amorose di Linaria nello stomaco. Queste tre combinazioni erano talmente disgustose, che regolarmente ogni cinque minuti Gabriele ricominciava con le sue lamentele sulla vita, chiedeva a Nik di femare la macchina e vomitava per circa tre minuti. Vi lascio immaginare come Nik cercasse di sfruttare al meglio quei due minuti concessigli per avanzare.
Ad un certo punto, quando avevano raggiunto il confine con la Toscana e l’ Umbria, Roberta lancio’ un urlo agghiaciante. Tutti alzarono lo sguardo dal loro lavoro (Bummino faceva un ripasso generale della Grammatica per prepararsi ai test d’ ingresso, Nik guidava, Klara pettinava una bambola dai capelli biondi e Gabriele si strofinava il polso con una pallina i gommapiuma).

Io non centro niente, lo giuro! La mia bambola vodoo e’ nello zainetto, non l’ ho neanche toccata!

Scrisse Klara, sentendosi lo sguardo di tutti addosso. Roby, intanto, era disperata. Si dimenava per tutta l’ auto, cecando una via di fuga.
“Dobbiamo tornare indietro.” mormoro’, tra se e se.
“Ch’ ai detto, Robe’?”
“DOBBIAMO TORNARE INDIETRO!!!”
“COSA!? Ma perche’??!!”
“Lo abbiamo lasciato indietro.... lo abbiamo lasciato indietro...”
“Chi? Oh mio Dio.... Bum Bum?”
“No..no... peggio... molto peggio..”
“Ma... ma chi?”
“Il.. il mio....... IL MIO MITRA!!!”
“To’ mitra?”
“Gia’.”
“........No.”
“Come hai detto, scusa?”
“No. Non me rifaccio mezza Italia solo perche’ TU te sei scordata er fidanzatino!”
“Tu.... COME OSI OFFENDERE L’ AMORE CHE CI LEGAAA!”
E con questo,la metallara si slancio’ sulla gola del rapper, il che fece dimenticare alla macchina il senso della parola “dritto”.
“SEI UN MOSTRO! UN MOSTRO! IO LO AMO! LO AMO, CAPISCI!?”
“Roberta.... me stai a’... me stai a strozza’....”
“Roberta, lascialo, la vita e’ gia’ teeribile di per se’, non creare altra sofferenza.”
“NO! TUTTI PARLANO DI DISCRIMINAZIONE VERSO I BISESSUALI E LE DONNE IN AFGHANISTAN! MA QUANDO UNA DONNA AMA UN OGGETTO, ALLORA NON C’ E’ PROPRIO NIENTE DI MALE A METTERLA IN MANICOMIO, EH?!”
“N-no.... certo che n-no! A Robe’, veramente, ce stemo a schianta’ contro ‘n camion!”
“Mi devi promettere che torniamo immediatamente indietro, OK?”
“V-va bene!”
“...Ok, ti lascio!”
“Garda, te’ rengrazio. Come sei GENTILE!”
 
 
Fortunatamente, tutto procedeva per il meglio. Le altre due ex-colleghe erano rispettivamente in manicomio e in giro per il mondo. In quel momento, era lei la donna vincente, con un posto in una scuola prestigiosa come preside ed insegnante di Latino e Graco alla Tetrapack. Era forte, ricca e potente. Aveva il contollo su tutte quelle file di studenti con i loro genitori nella palestra all’ aperto della scuola, costruita su mure medievali, che lei fissava da un’ alto piedistallo. Era al top, era la regina. Era la dea di tutte quelle anime perdute.
La Tetrapack era una scuola elementare, media e liceo classico insieme (suddivise rispettivamente in Verde, Blu e Rosso)e comprendeva circa 13 classi di una sezione ciascuna. Ogni classe aveva circa 30 alunni che si erano dimostrati abbastanza intelligenti o abbastanza ricchi per poter andare alla Tetrapack.
A fianco della MarciaUrto vi erano gli altri professori che fissavano gelidi gli alunni.


1.       Esterina PiaceParola: Italiano. Alta, capelli rossi e ondulati, di mezza eta’, spaventosamente acida e famosa per aver battuto nello sgolarsi una scimmia urlatrice.
2.       Giulia StellaTetris: Matematica. Di media altezza, capelli castano-scuri e lisci, inizio cinquantina, spietata e senza clemenza.
3.       Mary ManyBroccoli: Inglese. Bassa, capelli ricci e biondo-scuri, fine della centina e totalmene incapace di parlare Inglese.
4.       Elena PampaSteppa: Storia e Geografia. Capelli marroni ma tinti di rosso, sulla quaratina e mette cinque note diverse se non ci si ricorda quale era sfumatura di verde peferiva il re    Ebreo Saul.
5.       Zefiro  Termidor: Ginnastica. Avete presente Hitler? Il piccolo Adolfo e’ stato allenato nella ginnastica da il pof. della Tetrapack. Eta’ ignota. Sappiamo solamente che non si rade e non si lava mai.
6.       Vinaigrette Termidor: Cuoca e Insegnante di Educazione Culinaria. Assomiglia molto alla cuoca in Tata Matilde 1. E’ la moglie diZefiro Termidor e cucinava per il piccolo Hitler.

Si’, quella scuola era il suo campo di battaglia e questi insegnanti i suoi soldati. Nemico numeo uno? L’ ignoranza.
Ora avrebbe dovuto chiamare tutti quei ragazzi per nome, tutti e 247, e li avrebbe fatto firmare con i loro genitori un contratto che prevedeva la totale responsabilita’ della scuola sulle vite degli alunni, della loro istruzione e prevedeva inoltre che i genitori avrebbero dovuto parlare con ogni professore di ciascuna materia per almeno una volta all’ anno.
Con un falso sorrisetto sulle  labbra, la preside della Tetrapack prese in mano la lista degli  alunni ed incomincio’ a leggere.
“Valentina Arretrata?”
“PRESENTE!”
“Gianpiero AstaViola?”
“PRESENTE!”
 
 
“Nik, fermati immediatamente!”
“Eh no, eh! Mo’ non retorniamo fino al Molise solo perche’ te sei scordata Miss  Bomba a Mano!”
Roberta lo minaccio’ con lo sguardo, sibilando:
“Ascolatami bene,  rapper. Prima  di tutto lei non e’  Miss Bomba a Mano, ma Miss Bomba  Atomica.  Secondo” e qui lo prese per la gola “Qualcuno si e’ scoradato che a noi servono dei genitori!”
“A’ Robe’, certo che sei proprio schizzinosa, eh? Prima vuoi andare a scuola, poi dei  genitori. Tra un po’ vorrai  anche  il diritto sulla salute!”
“Idiota, non dire queste cose di fronte a Bummino, gli manderai il messaggio sbagliato! Comunque, in questa scuola i genitori devono firmare un pezzo di carta per approvare a venire da ogni professore a vedere come i/il/la figli/o/a procedono durante l’ anno.”

Gia’, peccato che i nostri genitori sono morti.
 
Gabriele incomincio’ a sfregrasi con piu’ forza a questa scritta dell’ amica.
“Ma valli a trova’ dei genitori adatti alle noste esigenze a Firenze.” sospiro’ il Veliterno, indicando la citta’ dove stava sfreciando in quel momento la limousine.
“Ehi! Guardate la’!” disse Roberta indicamdo una bionda tettona con  un  abbigliamento poco consono alla fredda stagione e ad un pover uomo vestito di stracci che offriva da bere da una bottiglia verde scheggiata alla compagna. Dovevano avere proprio freddo, perche’ si stavano abbracciando con grande convinzione.
“Ehi! Voi due! Volete essere il nostro Papa’ e la nostra Mamma?” disse Roberta affacciandosi da un finestrino.
“Mmmmmmmmmmmmmmmh? Tesora, cioe’, stai a parlare con MEEE???!!!”
“Burp.”
“Si’, infatti. Andiamo ad Azzecca Specchio. Saltate su oppure cerchiamo qualcun altro?”
“Scusaci un attimo, Tesora..... Amoro, c’ e’ na tizia in limousine che dece de andare con loro ad Azzecca Specchio. A-Z-Z-E-C-C-A   S-P-E-C-C-H-I-O, te rendi conto!”
“Burp! E che sarebbe mai?”
“Ma non dire sciocchezze, Dolcezzo. E’ chiaro che non sappia dove sia. Ma DEVE essere un bel posto, se ce vanno quelli con la limousine. Amoro...”
“Burp... si’?”
“Ci andiamo?”
“Burp... vabbe’, si dai!”
“VENIAMO  SUBITISSIMISSIMISSIMISSIMISSIMISSIMISSIMISSIMISSIMISSIMISSIMO, ma dovrete fare spazio per le mie cose. Sono indispenziabili per il mio lavoro e le porto semprissimissimissimo con me.”
“Vuoi dire che hai tanti bagagli?”
“Diciamo che ho molta carrozzeria, Amora.”
“Ehi! Voi della limousine c’ avete lo champagne?”


 
“Beatrice Estavite?”
“PRESENTE!”
“Bum Bum Vecca’chetePisto?”
E, per la prima volta, nessuno rispose.
“Bum Bum Vecca’chetePisto???”
“Zignora! Io kredere ke pikkolo marmocchio ezere azente, tu non trovare, Zefiro?”
“Ja! Ja!”
“Non dire zempre stesse cose, Zefiro!”
“Ja! Ja!”
“Uh, mein Gott! Laziamo stare!”
“Temo che lei abbia ragione, care la mia Vinaigrette. Dovremo contare il picolo come assente e-“
 
CRASH!
 
“OHMIODIOOOO!”
“WAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!”
“MEEEEEEEEEEEEEEEEEIIIIIIIIIIIIN GOOOOOOOOOTTTT!”
“Jaaaaaaaaa! Jaaaaaaaaaaaa!”
“Preside! Preside! La piu’ bella e costosa limousine che io abbia mai visto ha sfracellato il muro della scuola!”
“Si’, lo so, Esterina!
“LA SCUOLA E’ COSTRUITA SU DI UN VECCHISSIMO CASTELLO MEDIEVALE! TUTTO E’ ANDATO PERDUTO!!Dove andremo?! Che cosa faremo?!”

“Francamente, Esterina, me ne infischio.”
“......Ooooooooh!”
“Ora guarda cosa fa e come agisce una preside.”
Con questo Franca acchiappo’ una bidella, le urlo’ in faccia di mantenere la calma e di ordinare alle sue compagne di pulire quel inconveniente disordine. Poi, impugnando il microfono, abbaio’ alla folla di rimettersi esattamente come erano prima. Scioccati, genitori, alunni e professori obbedirono. Franca, intanto, si avvio’ decisa verso la limousine, da cui stavano uscendo delle persone.
E allora Franca li vide.
Li riconobbe immediatamente.
La voce che proveniva dalla cornetta che aveva terrorizzato la sua amica Arianna.
Il tono depresso del ragazzo che rifletteva alla perfezione lo stile della lettere che aveva letto un anno fa.
Il nome di quel bambino che si abbinava a quella candelina che lei non aveva mai avuto il coraggio di accendere.
La bambola che stringeva la ragazzina assomigliava fin troppo alla bambola che aveva trovato fatta a pezzi nella scatola di lacca rossa insieme a degli scarafaggi mutilati.
E quella era la ragazza del video cucina-postino....
Erano i MEREH.
Accompagnati da un ubriacone e da una prostituta che non aveva mai visto prima.
“C-chi siete voi?”
“MmmmmmmmmmmmmmmH?! Amora, io sono Judy CigliaRosa, Buffy per gli amici e clienti.”
“Burp! Io invece sono Giorgio, per le strade conosciuto come... Burp!... Il Vangelo della Birra.”
“Ehrm... e cosa ci fate qui?”
“Amora, noi facciamo finta di essere..... cioe’, SIAMO i genitori di questi qua.”
“EHI!” e tutti si voltarono verso la cannibale “Ma sai, preside, che hai una faccia familiare? Aspetta un attimo...”
E, cosi’ dicendo, tiro’ fuori dalla tasca dei jeans un volantino leggermente ingiallito ai bordi, lo fisso’ e poi guardo’ la preside a lungo, poi ripete’ entrambe le azioni per cinque volte, poi esclamo:
“MA CERTO! Tu sei Franca MarciaUrto, una della Tate alla Riscossa.”
Gli alri ragazzi la guardarono per un luno minuto silenzioso, poi anche loro esclamarono:
“Ma e’ l’ associazione i quella Camilla Rizzi!”

Roberta, ti ricordi di portare un volantino vecchio di un anno, che avresti dovuto buttare non appena la Rizzi finiva il suo lavoro, e non ti ricordi di prendere il tuo Mitra-Fidanzato?

“Basta parlare di cio’. Mi deprime.”
“Infatti, come dice Gabry, lasciamo stare e andiamo avanti. Mamma Buffy e Papa’ Giorgio, firmate, cosi’ possiamo disfare i bagagli?”
“OK, Amora.”
“Burp.”
“Vi prego aspettate un attimo. Mi servono i vostri nomi.”
“Roberta MitraMente.”
“A che serve dirtelo? E’ solo un’ identita’ datami da una ragazzina quattordienne senza un futuro.”
“DIGLIELO!”
“OK, OK. Gabriele PescaNera.”
“Yo’, bella zi’. Io so’ Nik Vecca’chetePisto! Con me nun c’ hai bisogno del visto!”
“Io sono suo fratello minore, Bum Bum Vecca’chetePisto.”

Io sono Klara Castofiore. Insieme siamo...

“I MEREH!”
“Ed  io sono Franca MarciaUrto. Benvenuti nella mia Scuola, ma vi avverto” si chino’ minacciosamete su di Nik “Io saro’ molto piu’ dura da battere di Camilla Rizzi.”
E, con questo, riprese a fare il suo appello.
 
 


Angolo dell’ Autrice:
Buongiorno! La neve cade! Il Po straripa! Muoiono persone dappertutto! Che bello il mondo in cui viviamo! A parte gli scherzi, scusatemi ancora per il tremendo ritardo!!! Ho avuto veramente molto da fare. E scusate anche i numerosi errori, ma il mio computer a ora officialmente sei, dico sei anni.
Vi ringrazio per i commenti, per la vostra infruttifera fede e per le csjdyyule.
Che c’ e’? Avevo voglia di scrivere “csjdyyule”, anche se non vuol dire nulla. e’ forse un reato? Ve lo consiglio, e’ un’ ottima terapia contro lo stress, digitare la parola “csjdyyule”. Csjdyyule, csjdyyule, csjdyyule!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lezioni d' Italiano. ***


 
 Felice Natale!
Merry Christmas!
Joyeux Noël
God Jul!
Καλά Χριστούγεννα!
Uyguydswuk Wikhawxihuanuhwkfank!
Ok, seriamente, tralasciamo queste cose copiate da Google Traduttore (non avete idea di quanto tempo ci abbia impiegato a trovare la lingua Strettipallese) e passiamo a cose serie. Allora, vediamo.... ehrm... uhmm... DIO! Ma io non ho mai niente da dire??!! Uff! Csjdyyule,Klara. Csjdyyule! Va bhe, a parte gli scherzi, ho parlato con gli altri MEREH, e abbiamo deciso di... di... OH MIO DIO; NON ABBIAMO DECISO NIENTE! Ragazzi, che cavolo facciamo a quelle riunioni?
Roberta: .. Vuoi dire le feste organizzate da Nik?
Quelle!
Nik: ...Da quando sono riunioni?
*-* Ok, questo sì che è imbarazzante. Va bhè, allora godetevi (prima dell’ imminente inizio della scuola):
 

Lezioni d’ Italiano.


 
Era calata la notte e i genitori degli allievi della Tetrapack se ne erano andati. Franca MarciaUrto guardava dalla finestra del suo ufficio di preside che dava sulla palestra all’ aperto, dove dei muratori stavano riparando il muro distrutto da quei cinque discolacci e dai loro disdicevoli genitori.
“Questa situazione  è  sfavorevole.” Mormorò la preside della scuola, sorsegiando il suo bicchiere di vino D.O.C. “Più che sfavorevole.”
“S-signora... che ne sarà dei ragazzi?”
“Cara la mia StellaTetris, loro resteranno qui.”
“COSA?! Ma, Preside, non può dire sul serio! Mi rifiuto di insegnare a coloro che vandalizzano la nostra gloriosa scuola.”
“Ma Professoressa PiaceParola, non vorrà certo dirmi che lei non ha mai lavorato con giovani che esprimavano la loro arte sui muri con quelli che loro chiamano ‘graffiti’, vero?”
“Graffiti? GRAFFITI?!  MA LORO NON HANNO FATTO NESSUN GRAFFITO, HANNO DISTRUTTO UN MURO!!!”
“Bhe, almeno non hanno fatto nessun graffito, no?”
“...Bhe...in effetti...”
“Professoressa MarciaUrto, ne è sicura? Non provocheranno una cattiva influenza sugli altri alunni che desiderano studiare nel nostro istituto?”
“Ma Professoressa StellaTetris, io non metterò               loro in una classe normale.”
“Come?”
“La classe speciale... perchè non metterli nella classe speciale?”
“In effetti... erano troppo in pochi al principio per definirli una ‘classe’.”
“Vi  è qualcun altro?”
“I due fratelli Ardetasto: Valeria e Federico.”
“Oh... loro... bhe, suppongo vada bene. I cinque ragazzi verranno assegnati nella stessa aula, dopotutto la classe speciale non ha sezioni o anni, vero?”                    
“Già.”
“Benissimo. Chiedo a tutti voi professori e professoresse un ultimo favore.”
“E quale sarebbe, Direttrice?”
“Vorrei assistere ad ogni singola lezione che li imporrete, siamo d’ accordo?”
Con non poco sollievo, i professori accettarono.

“Bhe, nun è placcata d’ oro, ma è accettabile...”
“Per te tutto è accettabile, Nik. Devi imparare a guardare anche il lato negativo delle cose.”
“Ma tu nun te stanchi mai de deprimere gli altri? E poi, scusa, se la Gazza Ladra t’ uccide se smetti de darle i sacrifici, allora smetti, no?”
“...”
“Allora?”
“...Bhe, ecco, vedi... il fatto è che io non VOGLIO  veramente morire, è solo che se non hai un carattere figo e strambi poteri  non puoi far parte dei MEREH, capisci. Voi siete la mia famiglia, tutto ciò che mi rimane. Io... io vi voglio bene, Nik.  A te, a Roby, a Bummino... persino a quella tutto-sorrisi e fiori di Klara. Non voglio perdervi e la mia emosità è solo una maschera, una maschera che mi fa sentir parte di un gruppo.”
“...Oh...Oh, ma...ma...Ma Gabrie’, nui te volemo bene così come sei, non devi fingere de esse’ chissà che. Farai sempre parte de’ a nostra famiglia squarta-innocenti, non per quello che sei o per quello che hai e  sei dentro, ma perchè sei posseduto da un demone Gazza che te richiede sacrifici umani. Sarai sempre un MEREH, qualsiasi cosa succeda.” lo rassicurò il rapper posandogli una mano sulla spalla.
“Bhe, grazie Nik, solo che...”
“Solo che cosa?”
“E’ solo che stavo scherzando. Mi piace uccidere la gente e mi piace ancora di più deprimere me stesso e gli altri. Ti ho detto quelle cose solo perchè non ti stavi zitto e perchè mi stavi a rompere le scatole.”
“Certo che si’ proprio un bell’ amico. A dividerci la stanza, poi!”

“Non potevano certo darci stanza peggiore di questa.”

Le stanze sono tutte uguali, Roby.

...Che deprimenza...”
In effetti, la stanza non era esattamente una suite.
Pareti color muffa, una porta di plastica bianca, due lettini che sembravano essere stati strappati da un ospedale. Un lavandino e il ritratto della Madonna sopra ad un altarino di legno.
“Quasi quasi dormo nel corridoio.”

Già, abbracciata al tuo mitra.

Scrisse Klara, togliendo la Madonna ed appendendo la Stella Wikka.
“Ah ah, molto divertente. Sai perfettamente che Mitruccio ha il suo lettino.” e, così dicendo, tirò fuori dalla valigia un piccolo letto, un biberon e un piccolo giradischi con CD dei Sistem of a Down in miniatura.

Ma è il tuo fidanzato o il tuo bèbè?

“Ha parlato quella che abbraccia gli alberi.”

Mmh... touçhè. Ma non credi di esagerare?

“Esagerare? No, perchè dovrei esagerare? Non sto esagerando. Mitruccio, sto’ forse esagerando?” disse la metallara, inerrompendo immediatamente il suo lavoro all’ uncinetto di uno smoking con tanto di farfallino per il suo matrimonio con Mitruccio.

Basta che ne sei convinta. A proposito, e Bummino dove si è ubicato?

“Con ‘mamma’ e con ‘papà’ nell’ angolo delle stanze del dormitorio riservate ai genitori che decidono di rimanere con i figli. Che stramba scuola, se io e Mitruccio decidiamo di avere dei figli, io una vacanza me la prenderei e me ne andrei alle Maldive con il mio amore.” affermò, schioccando un bacio sul grilletto di Mitruccio.
Klara rabbrividì, immaginando due gemellini con il corpo del Mitra e la testa di Roberta che spuntava dalla canna, imbaccuccati in pannolini e berrettini da marinaretto.

E venne il giorno.
E l’ alba tinse di rosso le mura medievali della Tetra Pack.
E gli alunni uscirono dal domitorio, dirigendosi verso le classi.
E i MEREH salutarono i loro ‘genitori’, per cui Nik aveva affittato due stanze nella scuola.
Ora basta andare a capo, troppe frasi che iniziano con “E” sono noiose.
“Vedemo ‘n po’, c’ hanno assegnato tutti e cinque alla... ehrm...ehrm...”
“Sezione speciale, Nik.”
“Sì, sì, certo. E c’ è anche scritto che...che... ecco...scusa, mi puoi fare lo spelling di questa parola, Roby?”
“Siamo italiani, Nik, noi non abbiamo lo spelling.”
“Bhè, ma ista è ‘na parola piuttosto complicata....”
“Nik, quello è l’ articolo determinativo ‘il’ ”
“Bhè, ecco... non vol di’nulla!”
“Nik, ma stai bene? Gabry, non l’ hai depresso più del dovuto, vero?”
“Il mio è un business, Roby, io costo.”
“...Cioè, Gabriele, tu ti fai pagare per deprimere la gente?”
“Già.”
“E’ per questo che sei un morto di fame.”
“Magari lo fossi...”
“Comunque, dove eravamo rimasti, Nik?”
“Tennemo dannà alla classe specilae.”

Andiamo, allora, forza!

“Non essere troppo allegra, Klara. Dovrò darti delle lezioni di depressione...”
L’ Istituto Medievale Nazionale Tetra Pack era un castello medievale costruito nel Medioevo, per chi non l’ avesse capito, e risaliva ad epoca Medievale. Era circondata da alcune mura che andavano a formare, dall’ alto, la sagoma di un forcone. Assomigliava talmente tanto ad un forcone, che gli studenti di tedesco l’ avevano soprannominato affettuosamente “Lager der Mistgabel”. Il  ‘manico’ era la già menzionata palestra all’ aperto;  la parte tra il manico ed i tre denti era un edificio di mattoni rossi che fungeva da infermeria, dormitorio di alunni ed insegnanti, ed ufficio del preside; erano disposti due cubi di cemento (che fungevano da classi, una per ogni materia) in ognuna dei tre denti del forcone. Ginnastica si faceva all’ aperto, e così in quell’  ultimo poco di spazio disponibile era stato eretto il cubo di cementoper la classe speciale.
Fu proprio qui che i MEREH si diressero, consci che la loro prima lezione alla Tetra Pack sarebbe stata d’ italiano.

“Cioè, guarda un po’, Valè: abbiamo dèi nuovi compagni. Tròppo cool!”
“Oh no, non dirmi che sono come te, Federico!”
“Cioè, nn è possibile, Valè. Nessuno lo è + di mè!”
“E dunque te ne vanti pure, fratello?”
“4ever, baby! Cmnq, ci sono 5 tizi: un emo, una specie d’ hippy, un baby marinario... OMG!!! Un rapper!”
“Uff, me l’ immaginavo. Vengono finalmente dei matti come noi, che magari sono anche simpatici, sono addirittura cinque, e nessuno di loro è come me, nessuno di loro è un-”
“Ehi! C’ è anche una metallara cm te!”
“ *_* ”
“EHI! Sister! Solo io posso fare le faccine sms!”
“Oh, Dio, mi sto abbassando ai tuoi livelli. È solo che non me  l’ aspettavo... CHE BELLO! Finalmente potremmo fare lezione con altri ragazzi pazzi come noi due!”
“Sì, Valè, cm vuoi tu. A prpst, dov’ è la prof di italiano?”
“Starà aspettando la direttrice. A quanto pare farà lezione con noi due... Si dice che quei cinque siano coloro che hanno sfondato il muro, e che tutti i professori siano terrorizzati, e così gli hanno messi nella classe speciale con noi due.”
“Ma nn sarà un po’ trpp pericoloso?”
“Saranno matti e possono sfondare tutti i muri che vogliono, ma mai quanto noi due. Nessuno è alla nostra altezza, perchè noi abbiamo dei poteri formidabili.”
“Già ;), ora sediamoci, stnn arrivando.”

“Oh... Mio... Ronnie James Dio… tutto mi aspettavo tranne questo.”
Gli altri MEREH, che per l’ incredulità non riuscivano a parlare, annuirono solamente.
Era... uno strano misto tra spettacolare e disgustoso.
Da un lato c’ era la classe linda e fornita di una bella lavagna nera e pulita, quella ragazzina sui quindici anni che vestiva in modo molto simile a Roberta e che sorrideva allegramente e il poster di una grande zucchina che diceva ‘Mangia le verdure, combatti l’ OGM.’
Dall’ altro, c’ era quel... quel... quel coso.
Era un ragazzino sui quattordici anni, che indossava una giacchetta attillata rosa shocking e coperta di brillantina, jeans strappati in più punti e degli occhiali da sole dalle lenti gigantesche ed arancioni. Stava scrivendo qualcosa sulla lavagna con un terrificante linguaggio S.M.S.
“A’ ragà, io c’ ho ‘n po’ de paura...”

N...non d-dire così, Nik. Sono sicura che in fondo è un ragazzo perfettamente simpatico.

Il rapper scosse energicamente la testa. “ No, Klara, tu nun sai che cos’ è quella persona. Si’ rimasta in casa pe’ ‘n po’ troppo tempo. Intanto loro so’ diventati più forti...”

Ma chi?

“I.... i truzzi.”
Nella stanza cade un silenzio glaciale.

I truzzi? Chi sono i truzzi?

“C’ hai presente i coatti, Kla’?”

Ehrm... sì. È un termine gergale d'origine romanesca atto ad indicare individuo, normalmente giovane, dal comportamento volgare ed arrogante, non necessariamente malvagio o malavitoso, pur conducendo uno stile di vita ed avendo comportamenti trasgressivi ed al limite della legalità. Divenuto oramai di pubblico dominio ha corrispondenza con il settentrionale tamarro[5] ed il campano-meridionale guappo. Dal participio passato Latinocoactum, da cogere, costringere, si riferisce sostanzialmente al provvedimento giudiziario del giudicato che ha subito una condanna lieve o la cui pena è in corso di assolvimento e che consiste nella limitazione della propria libertà, con obbligo di permanenza nell'abitazione propria o in locazioni stabilite in sede giudiziaria, entrambi chiamati regimi[45] di domicilio coatto. In uso gergale romano dalla fine degli anni sessanta del XX secolo, il termine si applicava ironicamente a persone il quale comportamento e stile di vita si ispirava a quello malavitoso. Il termine[2] ha sostituito con il tempo l'arcaismo malandro.

“Bhe, sì, en sostanza sì. Ma utelezzando parole non tratte così spudoratamente da Wikipedia, possiamo afferma’ che essi se sono evoluti, fino a diventare dei truzzi. Poi, scoprendo che ‘a loro musica non era musica, ma solo er ritmo di ‘na macchena centrifuga, si evolsero de novo. Coloro che s’ evolsero presero du’ strade deverse: rapper (come mì) e funker. Ma...” e qui Nik indicò con un dito tremante il raggazzo che non aveva staccato ancora gli occhi dalla lavagna già piena di ‘XD’ e ‘TVB’ “Ce furono alcuni truzzetti che rimasero, e deventarono sempre più rumorosi.”

Forse intendi dire ‘numerosi’.

“No no. Loro sono proprio rumorosi... Klara, mi pare d’ aver capito? Salve, io sono Valeria, e sono una metallara che va pazza per gli asdf Movies. E lui” disse indicando il primate “E’ Federico, mio... ecco... è mio fratello...”
Roberta rimase interdetta.
“Tuo... tuo fratello?!”
“Già.”
“Ma... ma metallari e truzzi sono sempre stati nemici...”
“Sono nemici di tutti, ma in effetti loro ed i metallari hanno si sono sempre fatti la guerra in modo più accanito degli altri. Ma sono abbastanza forte per poterlo sopportare, dopotutto...” e qui fece una pausa per alzare la tensione “Io posso contare sui miei poteri.”
“Hai dei poteri?”
“Già: ho il potere di attirare i treni!”
“Grande! Anche noi, i MEREH, ne abbiamo! Poi ce li fai vedere durante la ricreazione.”
“Cioè, sorella, nn mi avverti che sono arrivati i nostri nuovi amiketti di squolla?! Cioè, sei pròprio-”
Solo in quel momento, Federico si voltò verso di loro... e rimase senza parole.
Con la bocca completamente aperta e da cui usciva della bava in diversi punti, il ragazzo incominciò ad emettere diversi suoni gutturali. Fissava una persona in particolare del gruppo, gli ochi spalancati.
“Ehrm, Valeria... potresti per favore dire a tuo fratello di non fissarmi n quel modo così... ehrm... appariscente?”
“Subito, Roberta, ma dubito che funzioni... FEDERICO! Tu-ora-svegliare-te-stesso!”
E con questo, schioccò per tre volte le dita davanti al suo volto. Con uno scossone, Federico sembrò tornare tra i comuni mortali.
“Oh...OMG... Cm ti chiami, puccina?”
“Chi, io?!” disse Roberta, esitante.
“Certo... cioè, sei la creatura più pucci pucci ke io abbia mai vst, baby!”
“ *-* ”
“6 così pucciosa quando fai le faccine SMS, Cicciolina!” le sorrise Federico, accarezzandole, le mani coperte di smalto rosso, un braccio.
“NON MI TOCCARE! VATTENE VIA!”
“Ma Pucci, 6 meglio delle mutande di DolceandGabbana!”
“NOOOOOOOOOOO! IO SONO METALLARA. METALLARA, CAPITO???!!!”

Federico, lasciala in pace!

“Già. Ce sta solo ‘n tizio che può torturarla, e quel tizio ‘so io!”
“RAGAZZI! STATE IN SILENZIO! DOV’ E’ IL RISPETTO PER I PROFESSORI?”
Tutti e sette i ragazzi si voltarono verso la porta, dove due donne gli fissavano, una fredda e dimpassabile, l’ altra rossaa in viso per il troppo urlare. Erano la professoressa MarciaUrto e la professoressa PiaceParola. Tutti (soprattutto Roberta, che si reggeva a malapena in piedi per lo shock) si sedettero. Le due insegnanti avanzarono verso la lavagna.
“Salve, ragazzi. Io sono la professoressa MarciaUrto. I fratelli Ardetasto già mi conoscono, ma voialtri no. Ma dovete sapere che...”
“Sì sì: io sarò molto piu’ dura da battere di Camilla Rizzi. Ce l’ hai già detto e ci hai già depresso. Complimenti, davvero. Sembra quasi che hai preso lezioni da me. Comunque, ora se non le dispiace potrebbe rimanere in silenzio? Starei cercando di godermi Roberta che casca in depressione.”
“Lui... lui mi ha detto... detto... detto.. pucciosa... truzzi...”
“Ehrm, d’ accordo, allora. Passerò direttamente a spiegarvi cosa succede nella classe speciale. A parte l’ educazione fisica, che si terrà all’ aperto e la cucina per cui avrete a disposizione la cucina vera e propria dell’ istituto, tutte le vostre lezioni si svolgeranno all’ interno di queste quattro mura. In via del tutto eccezionale, io assisterò ad ogni vostra lezione, seduta in quell’ angolino laggiù.”
E, così dicendo, si sedette su di una sedia in un angolino in fondo alla classe.
“Voi, mi raccomando, dovrete far finta che io non ci sia.”
“Non me lo faccio ripetere due volte, tranquilla!” e, così dicendo, Valeria si mise comoda sulla sua sedia e neanche dopo tre minuti si addormentò.
“VALERIA, COME OSI!!?? C’ E’ LA PRESIDE, QUI! VERGOGNATI!”
Ma a quanto pare, a Valeria non le poteva importare di meno che la preside fosse lì, e rispose alla professoressa con un rumuroso russare. Federico sghignazzò con poca grazia.
“PICCOLI RIBELLI! È PER QUESTO CHE SIETE FINITI NELLA CLASSE SPECIALE. CERTO, NON SIETE GRAVI COME QUESTI CINQUE, MA...”
Così dicendo, la professoressa guardò con gelida rabbia i MEREH.
Roberta stava piangendo, abbracciando Mitruccio.
Gabry la stava fissando con aria compiaciuta.
Nik si guardava in torno, per qualche strana ragione, con aria preoccupata.
Bummino aveva le braccia conserte e sembrava ascoltare, se non fosse stato per questa domanda che rivolgeva a tutti non appena ne aveva l’ occasione.
“Ma che cos’ è l’ OGM?”
Klara invece stava guardando un punto lontano, oltre la cattedra. Era chiaramente immersa nei suoi pensieri.
“MA COSA STAI GURDANDO, TU???!!!”  

Eh? Oh, mi scusi, è solo che ero assai assorta in quell’ oggetto di colore nero. Saprebbe indicarmi a cosa serve?

“MA PERCHE’ PARLI IN QUEL MODO??!!”

Dio, no, non mi chieda di riscrivere tutta la mia storia, ci ho messo un’ era per spiegarla alla Signora Rizzi! Se proprio vuole, vada a fare ricerca nella prima saga, io non sono una macchina per scrivere!

“EH???!!!”

Oh, lasci stare, che è meglio! Mi dica solo a che cavolo serve quel... quel.. quel coso!

“Ehrm... è una lavagna...”

Lavagna?

Aveva già sentito parlare di quegli aggeggi. Si era obbligati a scrivere a grandi lettere tutto, e di solito era abbastanza impossibile che qualcuno non leggesse ciò avevi scritto. Klara ghignò con il suo ghigno da strega. Quel posto incominciava a piacerle.
“Bene, ragazzi. Iniziamo con i fratelli.... i fratelli VeccàchetePisto?! Che nome strambo... Allora, per cominciare, Nik ci leggerà il racconto a pagina 235.655. Prego, Nik.”
“Ehrm... yo, bella zì... nun ciò ben capito che devo fà. Devo leggere qualcosa da sto’ testo qua?”
“Cosa ho detto io circa sei secondi fa?”
“Ehrm... Ok, allora... ehrm ehrm.... ‘Psia...’
“EHI! Ma guarda che c’ è scritto ‘Poesia’.”
“Ehrm... sì sì, certo... allora:
‘Psia.
Ghli... abosi giono stade fi... fi... fi truce.
Zi... zertorrono in... in tattro minuti.
Fatta... hon fatto, bucetta hon... buce.
... Zi cago anch’ lio... et panti zaluti.’
Ho detto bene, bella zì?”
Non appena la prof. d’ Italiano riprese l’ uso della parola, lo fulinò con lo sguardo.
“MI STAI PRENDENDO IN GIRO??!! COME OSI, OFFENDERE UN GRANDE SCRITTORE COME FELICEMASTRONZO??!!”
“Ah, ‘a scretta er picciotto? C’ avrei scommesso ‘a ditta mia!”

Professoressa, Nik non offenderrebbe mai e poi mai FelicemaStronzo. Lui è un nostro carissimo amico!

“ALLORA CHE LEGGA SENZA FARE SCHERZI!”

“Ehrm... è ch’ io... uff... pelle rime de Caparezza...”
“Brutto rapper che non sei altro, la vuoi piantare? Non farmi fare figuracce di fronte ad una collega!”
“Nik, forza. Non vedi che il sentimento che cresce in te ti sta portando al suicidio? Poi sarò ancora più depresso perchè ci saresti riuscito prima di me.”
“Cioè, pare kasi ke il pìskellè della Cicciolina nn sa leggere!”
“Ehrm...ehrm... ehrm.. ehrm.... E VA’ BHE’, L’ AMMETTO! NUN TENGO DA SAPE’ LEGGE’! MO’ POTETE DIMME’ TUTTE QUELLE COSACCIE CHE ME DECEVANO IN LABORATORIO! SPERO CHE SIITE FELICI!”
Ma nessuno disse una parola. Giusto Federico lo stava additando con una risata grassa, ma non apena vide che la sua “Pucciosetta” non rideva, smise all’ istante.
“...Nik... figlio d’ un rapper che non sei altro... cioè... sei il multiproprietario milionario di una delle più famose case dicografiche del mondo e non sai leggere?”
“Bhe’, anche io sono troppo depresso per oggi. Credo che m’ aggregherò a Valeria.” e Gabry s’ addormentò.
“F-fratellino... non hai mai imparato a leggere...  ma mai mai mai??!!”
“E come avrei tenuto da imparà se tutto ciò che facevo en laboratorio era ave’delle siringhe nelloa pelle? Nun c’ avevo o’ tempo pe’ legge’!”
“Ehrm... Ok, non ho capito, ma facciamo leggere la poesia a questo piccolo marinaietto, OK?”
“Sì, signora....allora...
Poesia.
Gli amori sono strade di luce.
Si percorrono in quattro minuti.
Gatta con gatto, duchessa con duce.
Ci vado anch’ io, e tanti saluti!
Va bene così?”
“Sì, sì! Bravissimo!”
“Grazie, signorinaa... Ehrm...signorina...?”
“Che c’ è?”
“Ecco... ecco, forse è meglio se si allontana... non sono abituato a parlare così tanto...e...il mio istinto....”
“Istinto?! Quale istinto?! Di che cosa stai parlando?!”
“Ecco... è solo che posso parlare per un po’, ma a lungo andare succede che... succede che...che il mio istinto...”

Cosa? Oh, miei Dei! Roberta, telecinesalo fuori da quiii!!!

“OK!”
La metallara fece appena in tempo di condurlo nel muro appena ristrutturato dai muratori venuti la sera prima, che il loro lavoro venne reso completamente inutile in tre miseri minuti. Perchè, non appena giunse là, il piccolo marinaio in miniatura non potè trattenere un flebile sussurro:
“...B-bum...”

BUM!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Strategie. ***


Angolo tetro e formaggioso dell' Autrice.

Ciao! Ciao! Ciao ciao ciao!
Colgo l’ occasione per una Notizia Flash e Sensazionale: Nik rivela la sua vera identità nella vita reale, fuori dalla fanfiction: Nik Vecca’chetePisto in realtà è: mio fratello Nicolas! Ok, ok. Forse avrei dovuto dire qualcosa di più sensazionale, ma le notizie non crescono sugli alberi. Vebbe’. Per rallegrarvi da questa cavolata, prego, godetevi:

Strategie.



Il treno avanzava ad una velocità pazzesca. Era di un rosso ruggine. Le sfreccianti ruote nere non si fermavano di fronte a nulla. La maestosa, imponente locomotiva procedeva verso i ragazzi, i quali erano impressionati da quelle magiche mani, che riuscivano a far muovere-

Ma come fai a far muovere verso di noi il trenino giocattolo senza che al di sotto ci siano le rotaie?

“Figo, eh? “
I MEREH e i due ragazzi della sezione speciale erano nella palestra all’ aperto. Erano passati due mesi (era ormai Dicembre) dall’ incidente del muro. Durante questi due mesi la classe speciale aveva interrotto le lezioni per riparare al danno, ricostruendo con le proprie mani quel benedetto muro. Saputa la notizia, la professoressa Piaceparola non aveva più voluto far lezione a quel branco di mascalzoni e la professoressa StellaTetris si era addirittura autolicenziata. Intanto, i ragazzi si erano conosciuti un po’ meglio (anche se Roberta non aveva parlato a Federico, tranne quando si trattava di minacciarlo di morte, e Nik era oppresso dalla musica metal) ed avevano fatto amicizia. Quel 22 Dicembre il gruppetto ed i loro nuovi amici avrebbero ripreso le lezioni con la prof. PampaSteppa e avrebbero assistito un’ altra volta al trucchetto di Valeria.
“Xkè nn gl dici il trucco x far attirare il trn giocattolo?”
“...Bhè, in effetti c’ è un trucco... Guardate qua.”
Valeria mostrò ai ragazzi l’ estremità in metallo del treno ai ragazzi e rivelò una piccola calamita nella sua mano.
“Il trucco si chiama ‘attrazione magnetica’!”
“Oooooh! Bella sorè, dimme ‘n po’! Sta’ cosa è viva... può fa’ la pòpò?”
Valeria e Robarta lo guardarono malissimo. Non solo era talmente ignorante da non sapere cosa fosse l’ attrazione magnetica ed ignorasse se fosse una cosa viva o meno, ma si dilettava anche in rime senza senso!
“Bhè... è una calamita, non fa molto... soprattutto non la pòpò!”
“Oh no! Ragazzi, se proprio vogliamo deprimerci non bisogna spingersi per forza ad entrare in queste conversazioni idiote! Ci sono metodi più semplici!”
“In che senso idiote?”
“Tu trovi qualcosa di sensato nel discutere se le calamite fanno o meno la pòpò, Bummino?”
“Bhe... potrebbe essere filosoficamente interessan-“
“Stai zitto.”
“...OK.”
“Rgzz, cioè, è ora di andare a skolla!”
“STAI ZITTO, NON VOGLIO SENTIRE LA TUA VOCETTA DA TRUZZO!”
“Cm vuoi you, Cicciolina!”
“NOOO!”



Non appena entrarono nell’ aula, vi trovarono le professoresse MarciaUrto e PampaSteppa, con una pila altissima di compiti da correggiere, una pila altrettanto alta da consegnare, uno strano accento aspirato ed un gigantesco timbro rosso (con il ‘2’, il ‘3’, il ‘4’ ed il ‘5’) ed un altro timbro blu con il ‘6’. Dei 7, 8 e 9 neanche l’ ombra.
“Rhaghazzhi, hio shono lha prhofhesshorhessha PhamphaStheppha, hed hinshegnho Sthorhia e Gheogrhafhia. Prhegho, phothethe shedhervhi, mhentrhe hio schelgo quhalchunho dha hintherrhogharhe.”
“COSA!? Se enterroga de già? Ma nun è mica per isto che semo iti qua!”
“Huhmm... hai rhaghionhe! Prhimha hil chomphito hin clhasshe!”

Ma noi non abbiamo mai fatto lezione!

“Nho, mha nhon hè hun prhoblhemha mhio.”
I ragazzi si guardarono tra di loro. Certo che questa scuola era proprio pane per i loro denti. Ma nessun pane era abbastanza duro per  poter affrontere il metallo. E il caso voleva che la leader del gruppo si trovava a suo agio nel metallo.
“Professoressa” disse Roberta “prima del compito, potrei anticipere ed offrirmi volontaria?”
“ROBERTA, NO!”
“Ma si’ matta, Robe’?!”
“Ragazzi, ragazzi! Ho capito che per sopravvivere qua dovremo dare il meglio di noi stessi! Io e Gabry siamo andati a scuola per un po’ e Klara ha vissuto più di noi! Quindi io e Gabry ci offriremo volontari nelle interrogazioni, visto che Klara è muta. Invece Klara sarà la responsabile dei bigliettini, ok?”
“YO!”
“D’ accordo, sorella!”
“Tanto, non è che ho altra scelta.”
“Ttt kello ke vuoi, Mommoluccia!”

Diamoci dentro!

“Bene, prof! Siamo pronti! Dacci i compiti!”
La professoressa MarciaUrto sorrise. Le piaceva che i suoi alunni fossero pieni di grinta. E, per la prima volta, tirò fuori il suo taccuino su cui scrisse qualche misteriosa riga.
“Forsa, Elena, dagli i compiti.”
“Nho, ho phersho lha vhoglhia. Erha mholtho phiù dhivherthenthe vhedherlhi dhispherharhe. Nhon m’ hasphetthavho quhestha rheazhihonhe. Phasshiamho dhirhetthamhenthe hallha hintherrhoghazhionhe! Prhimha shenthiamho lha rhaghazzha chon glhi hocchi vhitrhei. ”
Klara s’ alzò dal posto e si diresse verso la cattedra, timidamente.

Posso scrivere le mie risposte alla lavagna?

“Fha hun pho’ chomhe thi pharhe... Vhedhiamho... pharlhamhi dhell’ Hithalhia.”

Bene! Allora… Al Nord abbiamo la Repubblica Italiana, quella della Liguria e quella di Valais.Seguono il Regno di Sardegna, il Veneto ed il Ducato di Parma e quello di Modena.Al Centro abbiamo lo Stato d’ Elba, la Repubblica di Lucca, la Toscana e lo Stato Pontificio. Al Sud v’ è il Regno di Sicilia. Ho detto bene?

“...Mhe che chosha herha quhellho!? Chosha crhedhi, che shiamho nhel 1800?”

........... Aaaaaah! E’ veeero! Dio, che scema che sono! L’ Italia si è unificata, vero?

“Bhastha! 2 hin Sthorhia, Gheogrhafhia, Chondhottha, Sthilhe e Mhodhernhithà! Thi dhevho prhoprhio dhirhe che hai lha mhenthe dhi hunha bhustha dhi plhasthicha!”

Davvero? Non sapevo di avere una mente... che bello!

“Dhopho quhestha horrhibhilhe fhighurha, shei strhanhamhenthe otthimhistha... Vhabbhe’, chiamhiamho l’ haltrha thizhia chon quhellhe strhanhe bhorchie.”
"Va bene!”
“Vhienhi hallha chatthedrha! Vhedhiamho... Rhiphethimhi Sphartha.”
“Sparta, eh? Vediamo...”
“He fhai prhestho! Ho happhenha fhinhitho dhi chorrheggherhe dhei chomphithi he ho mhessho mholthi 3 e 4, quhindhi shonho mholtho harrhabbhiatha!”
“Tu... vieni sulla soglia della mia città, portando le teste dei re sconfitti...”
“Mha chosha sthai dhichendho?! Hoh, Dhio, mha thu shei hunha mhethallharha! Shei trha quhellhe che shi hascholthanho quhell’ horrhibhilhe mhushicha!”
“Insulti la mia regina!”
“Lha vhuoi smhettherhe chon quhesthe schemphiagghinhi!!?? Smhetthilha shubhitho, haltrhimhenthi mhettherhò lha nhotha ha thuttha lha clhasshe!”
“E minacci il mio popolo di schiavitù e morte... Avresti dovuto pensare meglio alle tue parole, Messaggero Persiano!”
“Mhesshaggherho Phershianho??!! Mha ghuardha che hio shonho hunha prhofhesshorhessha dhi Sthorhia e Gheogrhafhia, chomhe thi phermhetthi!? Prheshidhe, quhestha hè blhasfhemhia! Quhestha hè phazzhia!”
“Blasfemia?... Pazzia?... QUESTA! E’! SPARTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!” urlò a squarciagola Roberta, prendendo la professoressa PampaSteppa per la gola e schiantandola contro il muro.
“RAGAZZINA! COSA STAI FACENDO??!!” urlò la Preside MarciaUrto.
“Pensavo di rendermi utile e toglierla direttamente di mezzo.”
“Nel mio ufficio! Ora!”
“Posso almeno finire di pulir-”
“ORA!”
“Ok, ok! Essere suscettibile non porta a niente, lo sa? Manteniamo la calma, ora la seguo!”
“Parleremo proprio di questo, di mantenere la calma!”
“Come vuole lei.”
Allora la metallara lasciò andare la povera professoressa, lasciandola alle cure poco entusiaste di Gabriele e quelle allegre di Valeria.”
 


Nell’ ufficio della Preside ci venivano almeno 8 ragazzini al giorno, data la fredezza e spietatezza delle insegnanti. Ma Roberta, stranemente, non c’ era mai stata. Questa era la prima volta.
Si ritrovò in una stanza tappaezzata di rosso scuro e mobili di legno massiccio. Regnava un forte odore d’ incenso. La preside sedeva alla scrivania, firmando alcune circolari. Dopo circa tre minuti alzò lo sgurado e le rivolse un sorriso smielato.
“Bene, bene, bene. Chi abbiamo qui? La dolce ragazzina che crede che gli insegnanti siano cappotti da appendere alla parete. Siediti, cara.”
“...Ok, Signorina Umbridge!”
“Non... scherzare...con me. Forse credi che Camilla sia come me, ma ti sbagli. Lei era troppo permissiva, dava le cose troppo per scontate.Voi ragazzi non potete imparare le regole se non conoscete la disciplina. Ma, per fortuna, i vostri genitori hanno capito che questo è il posto giusto per voi.”
“Per l’ ultima volta, è stata tutta un’ idea di Capitan UnEmeritoCazzo! E poi, si sa che a Lezione di Dormita con gli Occhi Aperti le cavolate si sparano più del solito.”
“Vedo che hai un profondo sentimento di sdegno verso i tuoi genitori. Poco importa. Non miro al rispetto degli altri, come Camilla, ma alla sapienza. E poi... io ho un’ arma segreta!”
“Fammi indovinare: lezioni extra.”
“COME HAI FATTO A CAPIRE QUELLO CHE PENSAVO!?”
“Con tutto il rispetto a lei dovuto, cioè niente, si capisce appena la si vede che cosa pensa. Comunue, faccia pure, a me non dispiace affatto!”
“P-piccola peste! Sai che ti dico? Durante le vacanze di Natale, mentre tutti gli altri alunni torneranno a casa dalle proprie famiglie, o, nel caso dei fratelli Ardetasto, dalle loro camice di forza, voi rimarrete qui, a fare lezioni di Arte con l’ insegnante speciale Assunta MainFretta!”
Roberta sostenne il suo sguardo.
“Indovini un po’? Io non aspettavo altro.”
La ragazza s’ alzò e si diresse verso la porta.
“V-voi... Voi non vincerete mai!”
“Crede davvero? Bhe, in effetti forse lei si crede tanto forte, con la sua armata di professori e bidelli, descritti sul vostro sito Internet quasi come demoni. Ma già due di loro hanno rinunciato, una se ne è addirittura andata. Dalla vostra parte ci sono solo dei codardi che cercano soldi facili. Dalla mia ho degli amici. Con permesso...”
Con questo la ragazza uscì dall’ aula, lasciando una Preside senza parole.
 
 


Angolo buio e pandoroso dell' Autrice.

Ehilà! Oggi facciamo un’ itervista speciale ai MEREH, nell’ Angolo dell’ Autrice:

Autrice: Ciao! Ditemi, cosa ne pensate della Seconda Saga?
Gabriele: E’ deprimante...
Autrice: Non chiedevo a te, ma a quelli senza problemi mentali. Allora?

Dipende... com’ è che si chiama questa saga?

Autrice: "Saga dei MEREH che vanno a scuola".
Nik: Bella, sorè! Mica me piace sto’ nome!
Bummino: Già! Non è per niente armonioso.
Roberta: Credo che andrebbe meglio qualcosa come... come... come: “Saga del Pandoro”.
Autrice: .....Ma cosa centra il Pandoro con la storia? Che senso ha?
Bummino: Perchè, credi che questa storia abbia un senso? Non sei messa poi così bene, sai?
Autrice: BASTA! Mi rifiuto di chiamarla “Saga del Pandoro”.
MEREH: Vogliamo il Pandoro! Vogliamo il Pandoro! Vogliamo il Pandoro!
Autrice: Ok, ok. Ce lo ficcherò, in qualche strambo modo, va bene?

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Scoperte Rivoluzionarie. ***


Perdonate il mio terribile ritardo. Non ho neanche una buona scusa, se non la scuola e la mia vita privata. Quindi, cercate di perdonarmi, e leggete, se non avete niente di meglio da fare, il Capitolo:
 

Scoperte Rivoluzionarie.

I cinque guardarono andare via sull’ ultimo autobus i rimanenti dei loro compagni. Tutti i loro occhi si bagnarono di molte lacrime, quando dovettero salutare Valeria e Federico.
“Ci rivedremo presto, no?”

Certo che sì, sono solo due mesi!

“No, morirete in un incidente stradale, causato dal vostro autista, scontrandovi con un camion che trasporterà scimpanzè ad uno zoo a circa 3.000 miglia dal luogo dell’ incidente.”
“*-*... crt kè nn 6 mai felice. Cerca di sembrare + OK, OK?”
“OK, Federico, OK.”
“OK... bye bye, Cicciolina!”
“ZITTO! Trovati una fidanzata, quando arrivi a Milano, OK?”
“OK!”
“E SMETTILA CON TUTTTI QUESTI ‘OK’!”
“....OK!”
“VIENI QUI, ORA TI SPELLO A FURIA DI UNGHIATE!”
Ma in quel momento accadde qualcosa di particolare: un piccione in Norvegia fece un suo bisogno proprio nell’ occhio destro della renna del capo-gruppo di un villaggio Sami.

A casa dell’ Autrice.
Mio Fratello (Nik): Ma non dovresti parlare di qualcosa di particolare avvenuto nella scuola Tetrapack?
Beads and Flowers: Dici? A me invece sembra più importante il piccione. Chissà, potrei anche cambiare il nome della storia in ‘
Le Avventure del Piccione Norvegese’!
Mio Fratello (Nik): ...Fidati di me,è meglio di no.
B
eads and Flowers: OK, OK. Ma questo discorso non finisce qui!

Allora, per il malcontento del piccione norvegese, ecco il qualcosa di particolare avvenuto nella TetraPack: mentre Roberta era dedita a rincorrere Federico attorno alla palestra, all’ improvviso Mitruccio, rinchiuso in uno zainetto sulle spalle di Roberta, uscì dal suo nascondiglio, scatenando lo stupore di Valeria.
“OH MIO DIO!!! Ma che cosa... Ma non è possibile.... IL MITRA STA VOLANDO?!”
“Già.” disse Nik “A forza de sta’ ccanto a  Robe’ (che co’ potere della telecinesi lo fa sempre vola’), Metruccio s’ abituato... come dire...a vola’!”
“...Uao! Certo che l’ amore compie miracoli, eh?!”
“L’ amore? Che cos’ è l’ amore se non un’ effimera sensazione? Un inutile, disperato richiamo prima d’ una straziante e dolorosa morte?”
Intanto che Gabriele cercava ragioni per suicidarsi, gli altri, sopratutto Roberta, fissavano Mitruccio. L’ amore di Roberta fluttuava a mezz’ aria, rivolto verso Federico.
“Mitruccio... amore... ehrm... che stai facendo?”
“....”
“Tesoro.... ecco... non volevo fargli niente... solo spellarlo un po’!”
“....”
“Ehrm...tesoro?”
Il Mitra continuò ad ignorarla (cosa molto maleducata da parte sua! perchè non le rispondeva!?). Semplicemente ‘fissava’ Federico.
All’ improvviso sfrecciò verso il truzzo che non si era accorto di niente e continuava a correre. Roberta restò senza parole.
“COSA!? Mitruccio... come OSI dare a quel coatto schifoso tutto queste attenzioni??!! Vieni subito qui!!! Dopo ne riparliamo a due occhi ed una canna!”
E allora accadde l’ incredibile. Mitruccio si voltò verso di lei e... sparò una raffica di pallottole. Roberta trasalì dalla sorpresa. Per un pelo non si fece una bella doccia di metallo (non che, essendo metallara, ciò le dispiacesse). Per fortuna reagì bene e fermò con la mente quei colpi. Ma il suo animo grondava sangue.
“Cosa....no...no...non può essere....Mitruccio...COME PUOI OFFRIRE LA TUA DOLCE POLVERE DA SPARO AD UN ALTRO?! NON MI AMI PIU’ DUNQUE!?”
Il mitra non rispose. Anzi, fece tutt’ altro: si diresse ad alta velocità verso Federico, il quale si rifugiò nell’ autobus del Manicomio di Milano, seguitoda una sorella poco entusiasta.
“No... No.... Non ci credo. Non voglio crederci.”

Mi spiace, Roberta. Ma in fondo, sono tutti così!

“L-lo amavo... così tanto...”

Tranquilla! Ti rimane sempre Federico, e-

“NOOOOOOOOOOOOO!”

Ok, ok. Come non detto.

“A’ Robe’, nun te devi dispera’. Stando al Mondo di Twilight, c’ è ancora una possibiltà che Mitruccio scelga la meno raccomandabile...”
“COME HAI DETTO??!!”
“Nulla, nulla!”
“Bene così. Ora andiamo, la prof. Assunta MaInFretta ci starà aspettando.” disse Roberta, asciugandosi le lacrime.
 
 
Nella cantina della scuola,  una donna bassa, con i capelli grigio-topo ed un berretto alla francese fissava i suoi nuovi alunni. Sì, l’ Arte sembrava esserci... l’ Ispirazione anche. Mancavano un po’ tutti di Autocontrollo ed il buco nel soffitto creato dalla Metallara per entrare nell’ aula era decisamente un po’ eccessivo (perchè non usare le scale?), ma non sembravano poi così pericolosi come le erano stati descritti. Ce l’ avrebbe fatta a tenerli sotto controllo.
“Bene, ragazzi, io sono la Prof. Assunta MaInFretta, ed insegno Arte. Sul vostro banco c’ è un foglio di carta su cui dovrete disegnare ciò che vorrete voi, ma sensa utilizzare i colori confezionati. Potete usare, ad esempio, i vostri capelli, lana dai vostri vestiti, il gesso sbriciolato della lavagna, pagine dei vostri libri, ecc. Sbizzarritevi!”
“Va bene, Signora Maestra.” cantilenò Bummino “La cenere delle miccette vanno bene?”
“Ehrm... sì... sì, direi che vanno bene...”
“OK! Allora incominciamo!” esclamò lui, tirando fuori dallo zaino della colla ed una “miccetta” grossa come un braccio watusso.
“NON VORRAI ACCENDERE QUEL COSO IN CLASSE, VERO!!??”
“No, io non voglio accenderlo qui, potrei far del male a qualcuno. Mi metterò vicino a quella vetrina con dentro degli antichissimi vasi in porcellana appartenente alla dinastia Ming e allora là la farò esplodere.”
“NO, FERMO, NON FARL-”

BUM!

“OhmioDiocosahaifatto... S-sai che ti dico? Tu i colori puoi anche utilizzarli, non c’ è problema...”
“Posso usare anche la cenere?”
“Fa un po’ come ti pare, tanto...”
“Scusi, Professoressa, va bene così?” chiese Gabriele, alzando il disegno di un albero con delle mele rosse pendenti dai suoi rami.
“Complimenti, che bel disegno. Vediamo se indovino: hai colorato l’ albero con delle foglie e del fango, il cielo con la lana del tuo maglione azzurro e le mele con del rossetto preso in prestito a qualche compagna?”
“Mhmmm... quasi. Le mele l’ ho fatte con questo.” spiegò Gabriele, alzando un polso squarciato, da cui uscivano fiumi di sangue. Il ragazzo era pallidissimo, ma sorrideva: ce l’ aveva fatta! Stava per morire! Si era di nascosto impossessato della bambola vodoo mentre Klara stava ammiravndo l’ esplosione di Bummino, aveva pensato fortemente a se stesso e con un compasso aveva infilzato il braccio della bambolina di pezza.
“STUPIDO PEZZO DI CRETINO! VUOI FARTI VEDERE DA UN BECCHINO??!!” udì gridare, ed allora capì che, no, non ce l’ aveva fatta. Perchè, mentre tutti gli altri lo guadavano sgomentati, Nik si era slanciato sul moribondo, aveva afferrato la bambolina e la stava ricocendo. Automaticamente, il braccio dell’ emo si ricomponeva, così che il sangue versato sul foglio di carta fu tutto ciò che poteva ricordare il lampo di genio del ragazzo.

Oh, miei Dei! Scusatemi, ragazzi... è... è tutta colpa mia...

“Si’ u’no stupido idiota: nun lo dico tanto per parla’! En verità te dico: te potevi ammazza’!”
“Ma io mi volevo uccidere, Nik.”
“Appunto si’ n’ idiota!”
“Ma, ragazzo, ti rendi conto che poteva sucedere?”
“Sì: lei sarebbe stata licenziata. Anzi, peggio: sarebbe finita in prigione.”
“Ehrm... Perchè non passiamo a qualcosa di meno... rischioso... come... come la musica!”
“Va bene.”
“Ok, allora. Tu, bella bambina, cantaci una bella canzoncina.”
“..............”
“Ehi, dico a te! Canta!”
“..............”
“Dai, su! Non essere timida!”
“Professoressa, Klara è muta.”
“Scusa cosa hai det-... Oh... Oh, ehrm... bene... bene, allora cantaci ualcosa tu, ragazzina. Una bella canzone popolare, magari...”
“Ma certo:


When a man lies he murders!
Some part of the world!
These are the pale deaths which!
Men miscall their lives!
All this I cannot bear!
To witness any longer!
Cannot the kingdom of salvation!
Take me home!



“Ehrm, OK! OK! Ora puoi anche smettere, cara, hai già provveduto a rompere anche gli antichissimi vasi in porcellana appartenente alla dinastia Chang. Ora non dovrò far altro che pagare 6.000 € alla scuola e sarò libera da ogni incarico qui.”
“In che senso?”
“Nel senso che siete troppo anche per me. Io mi licenzio.


Ok, ok. Capitolo di merda. Siete pregati di evitare di rintracciarmi e di squartarmi personalmente, grazie. Prego, rimanere seduti durante il decollo ed assicurarsi di avere la cintura bene allacciata, grazie. Vi ringraziamo per aver scelto di volare con BeadsandFlowers AirWing. Sarete felici di sapere che i nostri motori sono ecologici e non sono dannosi per l' ambiente. Arrivederci ed al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Inglisc Lessens. ***


Angolo dell’ Autrice:
Bonjour! Bonjour! Bonjour! Comment ça va? Je crois que… OK, OK, basta Francese. Colgo l’ occasione per fare gli auguri a Gabriele, che Giovedì ha compiuto 15 anni. Auguri cuginetto!
Comunque, godetevi il sesto capitolo dei ‘MEREH che vanno a scuola’.
 
“Mi spieghi, giovanotto, perchè mai persisti nel tuo intento? All’ inizio credevo lo facessi solamente per ribellarti alla Professoressa Assunta MaInFretta... ma anche quando vi ho concesso di spendere le vacanze insieme ai vostri genitori con la sola condizione di non uscire dalle mura della scuola... tu hai continuato. Mi vuoi dire il perchè?”
“...Perchè sono curioso di provare.”
“Provare cosa? Gabriele, se la metti in questo modo sembra quasi che tu... che tu voglia morire e che ti dia soddisfazione tentare il suicidio.”
“Infatti è così. Ma naturalmente non sono solo quelle le ragioni. Voglio anche invitare un certo Demone Gazza ad andare in un certo luogo non proprio precisato sulle cartine geografiche.”
“Cosa?”
“Sto parlando di quella parte del corpo da cui esce...”
“NO NO! NON INTENDEVO QUELLO! Ma più che altro... Demone Gazza? Cosa intendi?”
“E’ un Demone Gazza che mi richiede, una volta ogni tre mesi, un sacrificio umano dal villaggio Amish che abbiamo ai piedi del monte su cui io e la mia famiglia viviamo.”
“OH! Povero caro...”
“Già, vivere su di un monte non è facile: siamo costretti a mangiare ratti ed umani, in mancanza di un Supermercato.”
“.......Ehrm.....Veramente io intendevo il Demone Gazza. Comunque, complimenti: hai attribuito in modo molto artistico e metaforico la tua solitudine ed asocialità. Comunque, il fatto che tu lo dipinga come un nemico è un chiaro segno che tu non vuoi veramente porre fine alla tua vita o rimanere nella tua asocialità. Dunque, ora proviamo a parlarne, vuoi? Quand’ è esattamente che la tua falsa sensazione di sconforto ti ha colto?”
“....Quanto i miei genitori sono morti...”
“...Ah... Ehrm...O-Ok, credo...Parliamo d’ altro, vuoi?”
“Io non voglio niente, se non la morte.”
“Ok, ok! Ora vorrei... ora vorrei che tu facessi qualcosa per me....”
“Cosa?” disse Gabriele, stiracchiandosi sulla sedia dell’ ufficio della Direttrice e non accorgendosi del tono diabolico e maligno con cui la Direttrice si era appena rivolto a lui. Dopo la tredicesima volta che l’ Emo aveva provato a rubare la Bambola Vodoo di Klara, i MEREH ne avevano avuto abbastanza e l’ avevano spedito dalla Preside, nella speranza di farlo uscire un po’ meno scoraggiato ed un po’ più scoraggiante.
“Oh, nulla... proprio nulla... voglio solo che tu mi riveli di che cosa parlate nelle vostre riunioni...”
“Riunioni? Quali riunioni?”
“Non... fare... il finto tonto con me. Tutti gli insegnati che vi spiavan- cioè... che passavano per purissimo caso davanti alla porta dei vostri genitori, vi hanno sentito discutere ad alta voce ed a urlare per dire la vostra. Hanno anche udito le vostre sciocche imitazioni di noi Professori. Hanno sentito le vostre malefiche risate di vendetta per il filo da torcere che vi ha dato Camilla! Dovreste vergognarvi!”
“Riunioni... Imitazioni...Non saranno mica le feste organizzate da Nik che passiamo insieme ai nostri... ehrm... genitori?”
“...Feste?...”
“Sì! Nik le organizza per un nunnulla. Imitiamo i professori, ridiamo alle barzellette, ammiriamo Giorgio che si ubriaca... Non ho mai visto modo peggiore di passare il proprio tempo!”
“Vi proibisco di svolgere queste feste!”
“Stia tranquilla, è solo fino a quando Valeria e Federico non tornano.”
“Ma tornano dopodomani... meglio, molto meglio, tuttavia vorrei sapere chi vi ha dato il permesso di organizzare queste feste!”
“Bhe’... mamma e papà....”
“Sai, io incomincio a dubitare che essi siano i vostri genitori...”
“Davvero? E cosa le fa pensare una cosa così improbabile, sciocca e fuori da ogni logica?”
“Bhe’, tanto per cominciare, avete quasi tutti cognomi diversi. Secondo poi, quella donna sembra una prostituta appena uscita dalle strade.”
“Non ha idea di quanto lei ci sia vicino.”
“Comunque, io non posso giudicare. Ma i vostri genitori hanno firmato un contratto, che diceva chiaramente che se volevano rimanere qui con voi dovevano rimanere in silenzio e non creare confusione.”
“....”
“...Ragazzo?”
“Ecco, è per questo che ci provo: la gente è così noiosa!”
“Provare a fare cosa? Non mi dirai che- OH MIO DIO, NON DI NUOVO!”
“Che ci vuol fare? Rubare la bambola di Klara è così facile...”
“Dammela subito, te la sequestro!”
“Eh dai! Sia buona!”
“NO! Dammela subito!”
“Ok, ok.”
“E vai dalla Professoressa Vinaigrette Termidor a farti medicare!”
“No, questo no!”
“Sì, questo sì!"
“Uff! Lei è cattiva però!”
 

Inglisc Lessens.

 
“CIAO! Roby, Klara, Nik, Bum-bum! Siamo tornati.”
“Ti sei scordata di me,Valeria. Vuoi forse che mi suicidi?”
“Guarda, Gabriele, sì. Voglio che tu ti suicidi così ci lasci vivere in pace.”
“Non succederà mai. E’ quasi piacevole vedervi impazzire a causa mia.”
“Allora c’ è qualcosa che ti piace fare.”
“Ho detto ’quasi’.‘Quasi’.”
“Lascia perdere lui, Valeria. E’ bello rivederti.”
H@ll0, Cicci0lin@!”
“...Ma non è bello rivedere lui...”

Ciao, Federico! Come stai?

“V@i  Vi@! Gu@rd@ k3 l3 hippy nn sn + di st@il!”

...Farò finta di aver capito...

“T’ ha ditto che nun sì più de moda.”

Non ha capito che ho 300 anni, vero?

“Me sà de no.”
I MEREH (dopo un’ ultima festicciola per festeggiare le brache nuove di Giorgio) si erano diretti ai cancelli della TetraPack per ricevere i loro due amici. Poi si diressero verso la sezione speciale, fissati con un misto di paura e rispetto da tutti gli altri alunni. Non appena entrarono, trovarono di fronte a loro qualcosa... qualcosa di abominevole.
Era bassa, piccola e rugosa. I piccoli occhi neri ed inniettati di sangue le uscivano dalle orbite, ed i capelli grigio-topo erano ‘raccolti’ in un’ aura leggera che raggiungeva il soffitto. Era vestita con un vestitino rosa attillato che lasciava chiaramente alla luce delle gambe rugose e piene di cellulite, avvolte da un paio di calze a rete alquanto sexy.
“Hello, cildren! Mai nem is Mary ManyBroccoli, e sono la vostra nuova Inglisc Ticer.”
I ragazzi non riuscivano a capire cosa fosse più spaventoso: la Prof. stessa oppure il suo Inglese.
“Plis, sit daun!”
“Cosa ha detto?”
“Ci h@ d3tt0 di s3d3rci. K3 nn c@pit3 un@ lingu@ st@il0s@ cm l’ Inglisc?”
“……”
“……”
“……”
“…...”

……..Tu parli la sua lingua?

“C3rt0 k3 yeah! N3l m0nd0 m0d3rn0 si d3v3 s@p3r3 l3 lingu3 st@il0se!”
“Cildren, cildren! Sit daun nau!”
“Speriamo, per tutti i cadaveri squartati, che impareremo qualcosa da questa tizia!”
“Tudei ui uill parl abaut microonds!”
“ Me sà proprio de no, sai ?”
In quel momento, entrarono nella classe la Preside (per qualche ragione in ritardo per l’ ispezione) ed una bidella dall’ aria preoccupata.
“Oh, no! Ci mancava solo questa! Va be’, nel frattempo che loro ci infliggono un discorso di tre ore e mezza, io mi mangio un bel panino al ragù.” disse Roberta, addentando la “merendina” lunga circa mezzo metro.
“Buongiorno, Professoressa ManyBroccoli. Buongiorno, ragazzi.”
“Gud morning, Hedmistress!”
“Ehrm... good morning. Good morning. Ragazzi, devo dirvi qualcosa di importante. Il bidello addetto alla pulizia dei gabinetti è misteriosamente scomparso e... bhe’, i gabinetti sono momentaneamente intasati e lui ci serve immediatamente. Qualcuno l’ ha per caso visto?”
Roberta smise un attimo di addentare il suo gustoso panino ed impallidì vistosamente. Guardò il panino, poi la Preside, poi di nuovo il panino. In un secondo il panino sparì sotto al banco.
“Panin- voglio dire, bidello?Ehrm... quale bidello? Io non l’ ho visto! Tu l’ hai visto, Bummino?”
“Be’, veramente, l’ ho visto quand-”
“No, vero? Che disdetta! Spiacente, qui non l’ ha visto nessuno!”
“Ma sembrava che stava per  dire qualcos’ altro...”
“No, no! Ma che dice? Lei è stanca, molto stanca. E’ il ritorno degli alunni dalle vacanze, dia retta a me. Ora dimentichiamoci di tutta questa storia, ma sopratutto, dimentichiamoci del bidello, ok?”
“Ma io credo che-”
“Signora bidella, vada a cercare il suo consorte e lasci la Preside ad assistere alla nostra lezione di Pseudo-Inglese, vuole?”
“Ehrm... OK...”
Le bidella lasciò l’ aula e la Preside si sedette su di una sedia, un po’ scossa e persa.
mentre la professoressa rincominciò a spiegare, Klara scrisse un bigliettino per Roberta.

Senti, te l’ avremo detto un milione di volte: se proprio devi mangiare qualcuno, fai in modo che sia qualcuno di cui nessuno gliene importa molto, come la Profesoressa d’ Arte, non quello che fa qualcosa d’ importante come pulire i cessi!

“Veri  uell, cildren! Let’ s not parl abaut microonds. Let’ s talk abaut  viagges! When yu go to a viagge, yu must put in yur bors: some soap, a toothbrush and tu or frii shits!”
“Shits?”
“Shits!”
“Quindi, se abbiamo capito bene, quando partiamo per un viaggio dobbiamo mettere nella valigia del sapone, uno spazzolino e due o tre merde?”
“Sì, ver-... ehrm, voglio dire... no... no, bisogna metterci dentro delle lenzuola, chi ti ha fatto venire in mente una simile storia?”
“Oh, nessuno, sicuramente non lei.”
“Uhmm... chissà perchè non mi piace il tuo tono, piccol sailor. Comunque, when ui fainalli come to the bitch...”
“Sa che ha appena detto: ‘quando finalmente arriveremo alla put****’?”
“SO IO QUELLO CHE HO DETTO, VA BENE???!!!”
“No, non credo che lo sappia...”
“Ho detto: ‘quando finalmente arriveramo alla spiaggia’!!!”
“No, non è vero.”
“Ed invece sì!”
“ ‘Beach’ è ‘spiaggia’, ‘bitch’ è ‘put****’.”
“Senti un po’, piccolo so-tutto-io, puttana sarà tua madre!”
“Quella che fa finta di esserlo lo è!”
“Non. E’. Questo. Il. Punto.”
“Ma lei ha detto che...”
“HO DETTO CHE SO IO QUELLO CHE HO DETTO, VA BENE?!”
“No no, questo l’ ha detto prima. Ora ha detto che mia madre è una prostituta.”
“Ho usato il futuro semplice, come a dire che può esserlo e può non esserlo.”

Ehi, sa che ora sembra una professoressa d’ Italiano?

“Ora ti ci metti anche tu? Veri uell, se pensi questo di essere tutta questa gran cosa, perchè non vieni alla lavagna?!”

Con piacere!

“Ma non dovreb- vabbè, lasciamo stare. Scrivimi tutto il Preambolo della Costituzione Americana, e fa’ in fretta!”

OK!

“Sì sì, certo, come se una quattordicenne ce la fa’ a-... OH MIO DIO!”

We the People of the United States, in Order to form a more perfect Union, establish Justice, insure domestic Tranquility, provide for the common defense, promote the general Welfare, and secure the Blessings of Liberty to ourselves and our Posterity, do ordain and establish this Constitution for the United States of America.

“Ma… ma come hai fatto?”

Facile: io ed il vecchio George eravamo grandi amici quando io decisi di lasciare l’ Italia in cerca di avventure, tanto non avevo più nulla da fare a CastoFiore. L’ America era un bel posticino (ci rimasi fino agli anni 60’ del secolo scorso, in seguito andai in India con degli amici hippy) e negli ultimi anni del 1700 conobbi George. Lui ed i suoi amici erano molto gasati, per quei tempi almeno, e mi hanno chiesto di aiutarli a scrivere la Costituzione per il loro nuovo Paese, ed io accettai subito.

“...Uat?”

...Ok, ok. Accettai solo dopo essermi sgolata qualche bottiglia del miglior vino della California. Che vuoi, non avevo molti soldi, e George sapeva che non avrei fatto nulla per niente.

“...George?”

Sì, sì! Un caro ragazzo, veramente! Come faceva di cognome? Wasselton? Warrington? No, no. C’ era dentro una “sh”... Washington! Ecco come si chiamava!

“Guarda, puoi sederti...”

Non mi fa fare nient’ altro?

“No, è meglio di no. Potrei lasciarci la faccia. Sono forse la persona che conosce meglio l’ Inglese di AzzeccaSpecchio ed ecco che tutte le mie conoscenze vengono spazzate via da un bambino di 6 anni e di una ragazzina di 14 anni psicopatica... No, meglio non rischiare...”
“Vuol dire che...”
“Io mi dimetto.”
“Oh, che peccato. Incominciava a starci simpatica...”
Shit up, piccol sailor!

 

Angolo dell’ Autrice:
Federico non ha abbandonato Roberta, ma Mitruccio? Roberta lo riconquisterà? Il bidello verrà finito di essere mangiato da Roberta sotto forma di panino? Nik riuscirà ad organizzare un’ altra festa? Lo scoprirete nella prossima puntata? Chi può dirlo?!
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Educazione Motoria. ***


Educazione Motoria.
 
“Ascolta, verme schifoso...” incominciò il suo discorso la metallara, con fare minaccioso e temibile “Io non mi lascio intimidire da qualcuno come te. Te l’ ho già detto: sono una cannibale squarta-gente, ho ammazzato io più persone in un minuto che tu i moscerini che ti ronzano attorno (e devi ammettere che sono molti), ho il potere si sollevare una motosega e ficcarla nel culo di chi voglio, bevo il sangue a colazione, innaffio i miei garofani con l’ ultima pisciata dei miei nemici e ho eliminato la maggior parte dei professori in questa scuola, che per qualche ragione mi ricorda il pesce. Ho sfracellato lo stomaco di chiunque mi abbia dato la minima noia, e non pensare che tu sia da meno, lurido porco! Voglio due cose sole da te e le voglio ora. Primo, ridammi il mio mitra. Secondo, io ti mollo.”
Qualcun’ altro, forse, si sarebbe meravigliato.
Qualcun’ altro, forse, si sarebbe spaventato.
Qualcun’ altro, forse, si sarebbe messo a piangere.
Qualcun’ altro, forse, avrebbe fatto tutte e tre le cose, incominciando a scappare, urlando come una femminuccia, chiedendosi con insistenza perchè avesse intrapreso quell’ impossibile missione.
Ma quel qualcuno... no! Non era Federico!
“H0n3i, 3’ ttt 0k! Nn s3rv3 b3r3 s@ngu3 @ c0l@zi0n3 s0l0 xrk3’ vu0i p3rd3r3 k@lk3 kg!”
“M-ma… IO NON SONO GRASSA, BASTARDO!”
“T’ 0 gi@ d3tt0 k3 nn s3rv3 @rr@bbi@rsi, t’ @iut0 i0 @ m3tt3rti @ di3t@, s3 vu0i!”
“MA VIENI QUI, CHE PRIMA TI ROMPO LE OSSA, POI LE POLVERIZZO, POI LE USO COME PARMIGIANO!”
“K@nt0 6 k@rin@, k@nd0 f@i c0sì!”
“Ecco, è proprio per questo che preferisco non innamorarmi più di nessuno. L’ amore non porta che dolore.”

Per una volta, mi trovo costretta a dare ragione a Gabriele, ma solo perchè, a guardare quei due, chiunque lo penserebbe.

In effetti, molte coppie si sarebbero chieste se era proprio il caso di andare avanti, vedendo la metallara rincorrere il truzzo con in mano una mazza ferrata ed in aria qualche kunai. Ed allora, dallo zaino arancione con le paiettes viola di Federico, spuntò il grilletto di Mitruccio.
Di colpo Roberta si fermò.
“Ah... sei tu...”
“...”
“Capisco... non vuoi ancora parlarmi, vero?”
“...”
“Va bene, allora... Mitruccio, mi dispiace. Ho dato per scontato il nostro amore, non avrei mai pensato che tu potessi innamorarti di un’ altra persona. Ok, ok. Facevi un po’ gli occhi dolci a NoveCode, lo ammetto, ma tra voi era finita da un bel po’, e... ma ora basta, sto divagando... Il punto, amore, è che mi manchi... molto... ma capisco se tu mi vuoi lasciare, davvero. Ti chiedo solo... di non dimenticarmi. Mai, neanche se il mio viso comparisse nella tua mente come una dolce scout che vende biscottini al miele la Domenica pomeriggio.”
“A’ Robe’! Nun te devi permette’ da dì certe cose de fronte a Bummino!”
“Ah, scusa, è vero... ma non è questo il punto! Il punto è... che io ti amo, Mitruccio! Ti amo con tutta me stessa!”
“...”
“...BENE! Se è questo che vuoi, allora... allora... Aspetta un attimo, vuoi?”
La metallara lasciò il centro della palestra all’ aperto e si diresse verso il gruppetto di ragazzi che guardavano quella scena, commossi. Verso una persona in particolare...
“Bummino!” incominciò la ragazza “mi avevi detto che questo metodo era infallibile...”
“N-non so che dirti, Roberta.” balbettò il bambino “dichiarazione e falsa umiltà sono metodi più che sufficenti, stando al ‘Manuale del Don Giovanni’...”
“Il ‘Manuale del Don Giovanni’ un corno!” esclamò la metallara, le lacrime agli occhi “Avevi d-detto che... che lui sarebbe tornato d-da me, se l-l’ avessi fatto... sei cattivo, io non ti voglio più bene!”
“A’ Robe’, mica è colpa sua!”
“E invece sì! Invece sì, sì e sì!”  e con questo, la ragazza si sfogo sul povero Nik, gonfiandolo di cazzotti. Il rapper, non avendo vetri da far esplodere, fu costretto a parare alla meglio le botte con le mani.
“E’ TUTTA COLPA TUA!” urlò la metallara “E’ TUTTA COLPA TUAAA!”
“M-ma perchè? C’ ho fatto io?”
“NON NEGARE CIO’ CHE SAI!!!”
“N-nun hai capit- AHIAAA... io che ne so delle cose che se sta a studia’ Bummi’?”
“SEI UN FOTTUTO BUGIARDO MERDOSO!”

Roberta, non voglio assolutamente privarti del tuo comprensibilissimo sfogo, ma è proprio necessario staccargli le orecchie a morsi?

“SI!”

....OK, per me va bene!

“Garda...Merda, che male... si’ proprio na’ bell’ amica!”

Be’, in effetti, è colpa tua...

“Ma mica tenghi ragio’! Ahia! I-io nun ho fatto proprio nulla!”

Non è questo il punto, non cambiare discorso, furbacchione...

“Siite... siite tutti dei rinco- AHIAAA... dei rincoglioniti...”
“MUORI!”
“Ao’, vecce piano con la gola!”
“NESSUNA PIETA’!”
“Ragazzi, piantatela con questi discorsi deprimenti (anche se devo ammettere che mi stavo proprio divertendo), non vi rendete conto che il professore di Educazione Fisica è arrivato?”
“...Ja ja.” fu tutto ciò che il Professor Termidor disse, guardandoli tutti con espressione severa e critica.
Parliamo un po’ di questo rispettabile personaggio, vogliamo?
NO!
Facciamolo comunque: l’ illustre austriaco Zefiro Termidor, nato nel paesino di Gorgonzolen nel nonsisaquando (ma comunque prima del 1890), è stato colui che ha istruito e guidato i più famosi dittatori degli ultimi secoli, tra cui: Hitler, Mussolini, Stalin, Ataturk, il Grande Puffo... Entrò più volte nell’ esercito, rimanendo ferito solo una volta, quando un proiettile gli portò via la lingua, lasciandogliene solo un pezzetto. Ora tutto quello che riesce a dire è ‘Ja ja’ (‘sì, sì’ in Tedesco). A circa quarant’ anni sposò Vinaigrette Alkaseltzer, ed ebbero una splendida femminuccia di nome-
“OK, OK! Roby, ora puoi anche lasciare andare Nik, non c’ è nient’ altro da dire su questo tizio che non sia deprimente e possiamo iniziare la lezione.”

Perchè, secondo te non è deprimente avere solo un pezzetto di lingua?

“Non proprio.”

Perchè mai?

“Cugina, che cos’ è un pezzetto di lingua quando si è posseduti da un Demone Gazza?”

Non lo so, cosa?

“E dai, Klara, cerca di fare 2 + 2...”

Sai che non sono mai stata brava in matematica.

“Te l’ hanno mai detto che sei noiosa?”

Sì!

“Forse è meglio lasciare stare. Allora, iniziamo?”
“Ja, ja!”
Con questo, il Professore si posizionò di fronte al gruppetto, nel quale Federico (Mitruccio sigillato nello zainetto) aveva ritrovato posto. Subito indicò il campo da corsa ed imitò con le mani due gambette che correvano.
“Ma che c’ osa vo’ di’?”
Zefiro Termidor ripetè il gesto della mano con le dita in procinto di correre.
“....Aaah! Ho capito!” disse Valeria.
“Cosa?”
“Perchè, voi non l’ avete capito?”
“E dai, sto esplodendo dall’ impazienza!”
“Daccordo, Bummino. Vedi, sta chiaramente cercando di dirci: ‘forbici’.”
Zefiro agitò la mano, in segno di costernato diniego.
“Secundo mì ora sta’ dì ‘ciao ciao’.”
“Ma dai, rapper da strapazzo, sta dicendo ‘carta’.”

Ma perchè dovrebbe dire “carta”? Non ha molto senso...

“Shh, sembra che voglia dirci qualcosa.”
Alle parole di Bummino, tutti i baldi giovani ritornarono a fissare il Professore di Educazione Fisica, il quale si picchiava il palmo della mano con un pugno, in maniera alquanto disperata.
“... Aaah! Ho so’ capisciuto! O’ sasso! Ma o’ sasso mica batte a’ carta, prof...”
“Aspetta un attimo, da quando la Morra Cinese è uno sport?”
“Bummino, sei ancora piccolo, fidati degli adulti.”
“Sì, Roby.”
Il nostro Professore gli fissò tutti a lungo, quando, ad un tratto, ecco che entrò marciando sul marciapiede la MarciaUrto! Accompagnata da... UAO! Una bidella che non abbiamo mai visto prima!
“Professore, mi aspetto grandi cose da lei e dalle sue capacità didattiche.” disse con voce falsa e mielosa.
“...Ehrm...Ja!”
“ ‘Ja’, è la parola giusta!” e si sedette su di una sdraio che guardava la palestra, mentre la bidella le apriva un ombrellino e, facendole aria con un ventaglio, le offriva da bere un cocktail dallo strano colore viola.
“JA! Ja ja ja, ja ja, ja ja ja ja ja ja; ja ja ja ja ja ja...  ja ja! Ja ja?”
“JA! Cosa ha detto?”
“Elementare, Valeria...”
“Lo so a che livello scolastico corrisponde la tua età, Bummino.”
“Ad uno molto superiore al tuo... Comunque, ha chiaramente detto di sbrigarci, che se non facciamo subito trecentocinquanta giri del campo, correndo a quattro zampe, in appena tre minuti, cantando ‘Nella Vecchia Fattoria’ in 4 lingue diverse, lui ci picchierà fino a che moriremo dissanguati!”
Gabriele s’ illuminò.
“Ehi, prof! Guarda! Guarda, io non sto facendo proprio nulla e non ne ho la minima intenzione!”
Il Signor Zefiro lo guardò come se fosse indeciso tra l’ effettivamente picchiarlo o il semplice chiamare un’ ambulanza. Vedendo che anche questa volta il suo intento era fallito, Gabriele tornò mestamente al suo posto. Intanto, Roberta aveva letteralmente buttato Nik al centro della pista, con fare di sfida.
“Ma sì matta, mica me va de fa’ sta’ cosa!”
“Non m’ importa, voglio sentirti cantare ‘Nella Vecchia Fattoria’ in 4 lingue diverse!”
“Ma io mica le so 4 lingue diverse!”
“Appunto! Verrai sicuramente preso a vergate, spettacolo a dir poco sublime per i miei occhi.”
“....Tu si’ completamente matta.”
“VAI!”
“JA!”
“Ok, ok:
 
Nia veccia fattoria ia-ia-o 
Cante bestie c’ ha o’ zio Tobia ia-ia-o 
C'è ‘a capra-capra-ca-ca-capra 
Nia vecchia fattoria ia-ia-o.
 
Old MacDonald had a farm, EE-I-EE-I-O.
And on that farm he had a cow, EE-I-EE-I-O.
With a moo moo here and a moo moo there
Here a moo, there a moo, everywhere a moo moo
Old MacDonald had a farm, EE-I-EE-I-O.

 
“Non resisterà le altre 2 lingue.” disse  Roby a Termidor, con aria confidenziale e sadica.
“Ja, ja.”
“Lo so. Ho sempre ragione.”
 
Seu lobato tinhua um sìtio ia, ia, ò!
E no seu sìtio tinha uma Galinha, ia, ia, ò!
Era cocorìco pra cà
Era cocorìco pra là
Era cocorìco pra todo lado, ia, ia, ò!

 
“E questo cos’ era?”
“Si direbbe... Portoghese!”
“Da quand’ è che tuo fratello sa il Portoghese?!”
Bum-bum alzò le spalle in segno d’ ignoranza all’ esclamazione di Roberta.
 
Na kmetiji je lepo ija, ija, o
tam se krave pasejo, ija ija o
krava muka mu, muka mu,
muka muka muka
na kmetiji je lepo ija, ija,
Oooo!

 
“CAZZO, NIK!? SAI LO SLOVENO E NON AZZACCHI UNA CAVOLO DI PAROLA ITALIANA?!”
“Esatto!”
“Ma...ma perchè?”
“Me l’ hanno imparato... loro.”
“...Loro chi?”
“Chelli che tu vedesti circa ‘n anno fa, nil pascolo de mucche durante na’ carestia.”
“L’ ubriacone del villaggio?”
“No... So’ stati chelli che, annoiandosi, hanno deciso de legge’ na’ storia scritta su EFP in Italiano, lingua parlata in Italia, paese cunfenante ad ovest colla Francia, a nord colla Svizzea e l’ Austria, ad est colla Slovenia.”
“...Vuoi dire...”
“Già: gli Alieni!”
Ta-ta-taaa!
“ *o* ! OMG!!! 6 stt prs dagli alians???!!!”
“...No, nun è vero. Era solo pe’ fa’ ‘n po’ de scena. In realtà ho cumprato un DVD che te lo impara!”
 
Adoro quando Nik dice ‘impara’ al posto di ‘insegna’...
 
“Ma si nun l’ imparo, che me lo spiega a fa’ ?”
Intanto Termidor, spazientito, afferrò Klara e la posizionò al centro di uno stretto cerchio bianco e, a gesti, le fece capire che lui le avrebbe lanciato delle palle da Pallavolo, e lei avrebbe dovuto afferrarle senza portare le mani fuori dal cerchio. L’ hippy fallì nel capire l’ utilità di questo esercizio, ma accettò di farlo di buon grado.
 
Tranquilli, ragazzi, ho un corpo molto robusto e quelle palle non mi fanno paur-
 
In quel momento un palla le staccò di netto un braccio, che fece un bel volo prima di schiantarsi a terra con un grande fragore.
“PROFESSOREEE! Ma lei è matto! Quando dico di rendergli la vita difficile, non intendevo staccargli le braccia!”
Ma la Preside smise di urlare quando vide che Klara, con tutta calma e con un bel sorriso stampato sulle labbra, raccoglieva il braccio e lo ricongiungeva con il resto del corpo.
“...Aspetti un attimo, forse ho capito tutto...” e, detto questo, si avvicinò alla ragazza, le scambiò qualche parola, ed insieme si diressero verso il suo ufficio.
Intanto, il resto dei MEREH colse l’ occasione per fare una bella partitina a Pallavolo (con una bella e pesante palla di piombo e coperta di spuntoni, s’ intende). Mentre tutti si divertivano ed insegnavano agli ArdeTasto come si tiene in mano una palla di quel genere senza sprofondare nel terreno o morire dissanguati, Gabriele si avvicinò a Zefiro Termidor.
“Sa, lei non è bravo ad insegnare. Dia retta a me, è meglio se si dimetta.”
L’ adulto lo guardò con aria costernata.
“Non ha fermezza, ne crueltà...sembra quasi che lei si diverta a cucinare biscottini al miele durante il tempo libero per quanto il suo carattere sia dolce.”
“JA JA!”
“Sì, eh? Lo immaginavo.”
“Ma no...Ja.. ja ja! JA-AH!”
“Non serve che lei si autocommiseri, non farà che portarle altro dolore. Ma stia tranquillo, il suo segreto è al sicuro con me.”
Zefiro Termidor si prese la testa tra le mani, in preda ad una crisi isterica,scappando via da tutte quelle menzogne. Gabriele lo guardò, con un mezzo sorriso, mentre il poveretto incomiciava a piangere ed a invocare il nome della sua amata Vinaigrette.
Ad un certo punto Nik si avvicinò all’ emo.
“Ma che gliè successo, ar picciotto?!”
“Nulla. Ha solo capito che la vendetta è un piatto meglio servito freddo.” si voltò a guardare il rapper “Nessuno, per nessuna ragione al mondo, mi toglieuna possibilità di suicidarmi. Finirà sempre così.”
Ed indicò il maestro di dittatori, colui che fino ad allora era stato giudicato il più cattivo e temibile tra i nemici della pace e dell’ armonia, che si succhiava il pollice e chiamava la mamma con un debole ‘Ja, ja.'

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Flashback. ***


 Flashback




Quindi, secondo lei, io sarei troppo ottimista?
 
“Data la situazione, chiunque lo penserebbe! Siete  peggio degli scarafaggi: più io cerco di eliminarvi e più voi resistite.”
 
Ma perchè vuole eliminarci?

 
“Perchè voi volete eliminare me. Volete togliermi potere e posizione, volete togliere l’ istruzione ai miei alunni, volete togliermi la mia unica ragione di vita, come avete fatto con Camilla!”
Klara fissò per qualche secondo la Preside, poi le rivolse uno dei suoi sorrisi a metà tra l’ entusiasta e la psicopatica.
 
Oh... ma noi non ne abbiamo alcuna intenzione...
 
Franca MarciaUrto non sa se essere rassicurata o spaventata, ma poi capisce: è tutto un trucco! La vuole convincere che non faranno niente, quando in realtà le distruggeranno la scuola durante la notte! Ma lei non ci cascherà!
“Ah no? Ed allora per quale cagione siete venui qua?”
 
I maschi del nostro gruppo non sono proprio un pozzo di scienza, sa? E poi, è stata lei ad incominciare. Noi, seguendo le direzioni di Roberta, ci siamo solo difesi!
 
“Roberta è il vostro capo?”
 
No, lei è più che altro il nostro Ministro della Difesa. Dopotutto, lei è la ‘M’ di ‘Ministro’.
 
“E’ da un po’ che volevo chiedertelo: perchè le lettere sono state disposte in quel modo?”
La mente di Klara tornò ad anni  fa, quando tre bambini ed un bèbè si presentarono al portone del Maniero.
 
 
 
Toc toc.
 
Sì, chi è là? Avevo detto a quegli di CastoFiore di non disturbarmi, sono tornata ieri dal mio viaggio attorno al mondo e vorrei riposarmi.
 
“Ecco... no, vede: il mio nome è Gabriele, un tuo discendente, e questi sono Roberta, Nik e suo fratello Bum-bum, che ho incontrato per strada. Vi prego, cugina, non siate in collera con noi!  Accoglieteci presso la vostra dimora, non abbiamo altro  posto in cui andare!”
 
Lo credo bene, chi è così pazzo da venire qui senza una buona ragione? Ah-ah! Rischierebbe di morire squartato. Ah-ah! Quasi quasi, vado a prendere la bambola di mia figlia e vi torturo un pochino, siete perfetti per un sacrificio alla Natura! Ah-ah aha ha!
 
Klara scoppiò a ridere istericamente, talmente tanto che le giunture che legavano la testa al collo si ruppero ed il capo se ne andò rotolando e sghignazzando per il corridoio, mentre il rigido corpo di legno, avvolto in sontuose vesti indiane e retto da una cinta in cuoi,o cercò di recuperarlo. Ma smise di ridere solo quando tornò all’ uscio e si rese conto che nessun altro stava ridendo.
 
Già... allora, che vi occorre?
 
“Ehrm... ci serve un posto dove stare, come vi ho già detto prima...vi prego, diteci direttamente che non ci volete e facciamola finita!”
 
Giusto, giusto... purtroppo, però, io ho molta roba da fare. Sapete, son tornata solo ieri da un viaggio durato un secolo (letteralmente) e la casa è un posto un po’  incasinato, al momento... ma va bene! Vediamo un po’ quanti siamo: 1...2...5 elementi a formare il nostro gruppetto! Come ci chiameremo?
 
“Bellà zì, c’ ho n’ idea proprio qui! Metallara, Emo, Rapper, Dinamite, Animalista... BELLA! Ce chiameremo i ‘M.E.R.D.A.’! ”
Il silenzio fu tale che si sentirono i grilli nel giardino.La bambina con le borchie strappò il ciuccio dalla bocca del bèbè e lo ficcò nel-

 
 
 


“NON CI TENGO  A SAPERE DOVE L’ HA FICCATO, KLARA!”

Ah no? Perchè, le fanno impressione le bocche?
 
“Che c’ entrano le bocche con tutto questo??!!”
 
E’ lì che finì il ciuccio... comunque:
 
 


“Quello che voleva dire il caaaro Nik, in realtà, era che potremo chiamarci i ‘M.E.R.E.H.’: Metallara, Emo, Rapper, Esplosivo ed Hippy! Che ve ne pare?”
“Per me va bene!”
“Bum-gugu!”
“Tanto non ho altra scelta...”
“Mmmmmh... mmmmhyommmmmmhbellammmh!”

 
Benissimo... solo una cosa: dove lo mettiamo questo bel alligatore?
 
 
 
 
“Sì sì, bella storia, non c’ è che dire... comunque, di voi non mi fido, ed è per questo che ho deciso di darvi una bella punizione: dovrete scrivere mille volte, in calligrafia leggibile ed ordinata, con i fogli leggermente profumati al limone: ‘Io fui un escremento quando entrai qui e sarò leggenda quando ne uscirò.’ Vai pure a dirlo agli al-”
 
Ecco, ho fatto.
 
“Come?!”
 
5000 frasi con suscritto: ‘Io fui un escremento quando entrai qui e sarò leggenda quando ne uscirò’, una per ognuno dei M.E.R.E.H., in calligrafia leggibile ed ordinata, con i fogli leggermente profumati al limone. E’ quello che le serviva, no?
 

“M-ma quando...?”
 
Ora.
 
“Ma sono passati solo cinque secondi... non è possibile...”
 
Lei è ancora giovane, quando avrà trecento anni capirà che l’ unica cosa che può veramente tenere occupata è l’ esercitarsi nella calligrafia... quello, ed i videogames.
 
“M-ma io... tu...”
 
Egli, noi, voi, essi!
 

“...Oh mio Dio, non capisco.”
 
E non è tutto! Guardi cosa ho scritto sull’ altro lato dei fogli!
 
La donna lo fece, per trovarvi scritto altre 500 volte, in calligrafia chiara, se non chiarissima:
 
Io non ucciderò. Io non ucciderò. Io non ucciderò.
 
La Preside tornò a guardare la ragazzina che aveva riassunto queel’ espressione psicopatica. Lasciò cadere a terra i fogli, spaventata.
“C-credo... credo che tu debba andartene, ora.”
 
Giuuusto. Riposi in pace.
 
E Klara se ne ritornò dai suoi compagni, che l’ aspettavano per darle una grande notizia...
 
 
 
“DOPODOMANI E’ IL COMPLEANNO DI VALERIAAAA!”
“Shhh! Non urlare, Roberta! Ho un mal di testa fortissimo!”
“Oh, scusa, Bummino!”
“Che possiamo regalarle? Nun so proprio che farle!”
“@ l3i pi@cci0n0 m0lt0 i tr@ins!”
“V3r0... bleah, cioè, volevo dire: ‘vero’. Stammi lontano, Federico, mi stai contagiando! Comunque... una bella calamita nuova?”
“Mmmh, non è un granchè come idea...”
 
Non fare sempre il pessimista, Gabriele: a me sembra fantasticissima! Facciamolo! Uh, però ora silenzio, è arrivata.
 
Già, Valeria entrò nella classe speciale, seguita da un donnone dai capelli ispidi e rossi. La quale aveva in una mano un mestolo di legno ed un registo nell’ altra, chiari segni che indicavano il suo mestiere: insegnante di Educazione Culinaria. E l’ espressione che aveva negli occhi indicava che era molto arrabiata con delle certe persone per avergli reso il marito un bèbè.
“K3ll@ 3’ Vin@igr3tt3 T3rmid0r, sp0sin@ di Z3fir0 T3rmid0r!OMG, @all0r@ 3’ il m0m3nt0 di f@r3 l3zi0ni di cucin@!”
“Ma no?! Non l’ avevamo capito!”
Kinder, ora foi ezere miei dizepoli ed io ezere molto arrabbiata con foi! Warum? Perchè foi afere rezo kinder mio marito!”
“Ma non era francese?”
“Chi? Zefiro, mio marito?”
“No no: Vinaigrette!”

Bummino, te l’ abbiamo detto mille volte di non fare il Sapientino.

“Ma dal nome si sarebbe si sarebbe dett-”
Nein, nein. Io ezere Deutscher.”
“M-ma non ha senso... Dio, che mal di testa... me la sento esplodere...”

BUM!

“Ehrm... zi, bene... dopo aver scaldato forno come fostro Kleinkind afere appena fatto, zi procede col mettere dentro  pentola carne di-”
“Scusi, che tipo di carne?”
“Ze tu, piccola Nargaroth, afessi laziato me finire kello ke io stare dicendo, tu afresti già kapito, nein? Dizefo, carne di maial-”
“COME!!??”
“Carne di maiale, o di zuino, ze foi preferire...”
Un secondo dopo, Vinaigrette Termidor si ritrovò con due paia di mani attorno alla gola.”
“Ma... ma coza...”
“QUESTO DOVREI CHIEDERLO IO!!! CARNE DI MAIALE??!! COME OSA METTERE CARNE DI MAIALE A CUCINARE!!!???”

Giusto! Cosa aveva fatto di male quel povero porcellino?! Sono sicurissima che se non fosse stato per noi ora starebbe ancora correndo libero nel fango melmoso di qualche splendido Pet Therapy!

“Più che altro, che razza di piatto ci fa col maiale? Insomma, lo sanno tutti che la carne umana è molto più succosa, molto più sanguinolenta, molto più buona di quella di qualsiasi altro animale!”
“Ehrm, ok ok! Kredo che foi siate un po’ troppo animalisti, ya? Forze ezere meglio pazare a kalkosa di un po’ più zemplice... Come del Fischfilet mit Tomatensoße, leicht gesprenkelt mit Zitrone!”
I ragazzi la guardarono male.
Nein, eh? Alorra, forse della Suppe gekocht und gebratene Sardinen in "Öl Paraguay, mit einigen köstlichen Auberginen-Sauce, bestreut mit Joghurt.!”
I ragazzi la guardarono molto, molto male.
“Ma foi non zapere fare proprio nulla!? Provate allora con deigeröstetKruste und in der Geschichte der indischen Gemüse und Fleisch Reiher getränkt.
Federico scoppiò in lacrime.
“Fa be’, fatemi dei sandwich, ke ezere meglio.”
I baldi giovani si volatrono lentamente verso il tavolo che veniva utilizzato per preparare le pietanze, troppo traumatizzati per pronunciare una sola parola, quando, di fronte a loro, avanzò Bummino con delle stravaganti pietanze in mano.
“Ecco qua:
  •  Filetto di pesce con salsa di pomodoro, intrisa leggermente di limone.
  •  Zuppa cosparsa di sardine fritte nell’ olio del Parguay, con qualche deliziosa melanzana alla salsa yogurt.
  •  Crosticini messi a mollo in passato di verdure con carne di airone.
Oh... e dei sandwich.”
Ora era Bummino ad essere guardato male.
“Pravo! Tu ezere molto preparato! Ki afere inzegnato a te tutte keste kose?”
“Oh, be’: Linaria!”
“Linaria?”
“NON VOGLIO SENTIRE MAI PIU’ QUEL NOME: SIAMO IN VACANZA!”
“Ma no, siamo a scuola...”
“Quello che te sta’ cercando de fa’ Roberta, Bum-bum, è de nun farte’ soffrì de nostalgia!”
“Oh, grazie: sei molto gentile!”
“WAAAAH! COSA TI HA FATTO, QUELLA STREGA!!??”

Ehi!

“Oh, scusa, Klara.” Mormorò la metallara, dopo che Nik l’ ebbe lanciato un’ occhiataccia ed ebbe mimato con le labbra:

Recordate du’ nostro piano!

“E come afere tu incontrato kesta Mädchen?”
“Poco prima del mio compleanno, quello in cui venne la strana signora delle polizie!”
“Ah, ezere stato bel compleanno?”
“Sì, anche se ad un certo punto un regalo ha sparato al mio amico coccodrillo.”
“....”
“Oh, è tutto a posto: poi Roberta l’ ha curato, ora sta bene. E poi, Nik ha sparato al regalo.”
“Ma ke razza di regalo era?”
“Oh... un generale americano... una donna dall’ accento tedesco...”
“....Continua... come zi kiamava kesta donna?”
“Si chiamava.... Folaren? Volkagen?”
“...Ezere... ezere forse... Volkswagen?”
“Sì, esatto! Come ha fatto ha-”
“Lei... LEI ERA MIA MÄDCHEN!”
“Lei era la sua cosa?”
“Qualcosa di deprimente, senza dubbio.”
“SHHH! Sta cercando di dirci qualcosa!”
Ma la donna uscì piangendo dall’ aula. I MEREH sentirono una voce alle loro spalle.
“Vi ho beccati.”
Si volatrono all’ unisono, per vedere la Preside che li fissava vittoriosa.
“E lei da quando è qui... cosa ci fa qui?”
“La risposta è semplice, Signorina ArdeTasto: Klara ha parlat-”

Scritto.

“QUELLO CHE E’! Ha scritto un po’ troppo, va bene? Mi ha raccontato di come voialtri andaste al suo maniero. Mi ha fatto capire chi o cosa siete. I miei sospetti ora sono fonadati. Non appena Vinaigrette ha urlato che voi avete ucciso la sua Mädchen, la sua bambina, allo stesso tempo vi ha condannato per essere dei mostri.”
“....”
“.....”

"..."

“....Ve l’ ho deto io che era qualcosa di deprimente...”
“Se’, vabbe’! Tanto mica lo può provà!”
La Preside sorrise, vittoriosa, e tirò fuori una radiolina con tutti i discorsi avuti nel suo ufficio con Roberta, Gabriele e Klara.
“Oh sì, sì che posso. Credo che sia arrivata l’ora di parlare un po’ con i vostri genitori.”
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La Matematica è un' Opinione? (Sì). ***


Angolo dell' Autrice.
Ho scritto questo capitolo ascoltando della musica dalla Transilvania ed altre dai “Klezroym”, un gruppo che mi induce a fare cose letteralmente pazze. Per  l' ennesima autocommiserazione, scusate il ritardo, spero ne sia valsa la pena.
 

La Matematica è un’ Opinione? (Sì)

 
“I vostri figli sono... come dire... oh, al diavolo le formalità: sono dannosi per la società. Ecco: l’ ho detto.”
“Burp.”
La Preside Franca MarciaUrto guardò visibilmente disgustata il presunto padre dei M.E.R.E.H. Tirò fuori da una borsetta laccata in nero un pacchetto di fazzoletti e ne agitò uno all’ aria attorno a se. Con lo sguardo incitò Giorgio, il Vangelo della Birra, il Messia dei Barboni, il Maestro degli Ubriaconi, l’ Enciclopedia della Scopata, a scusarsi per il rumoroso rutto, ma la scusa non venne. Franca decise di ignorarlo e di proseguire il suo discorso.
“Tutti i miei docenti si sono ribellati a lavorare con i vostri figli.”
“Scusa, amora, ma con tuti gli scioperi che ci stanno, uno più uno meno che male fa?”
“Signora, la prego di rimanere seria.”
“Ehrmmm...?”
“ ‘Seria’ vuol dire non cimentarsi in ridicoli scherzetti, signora CigliaRosa. E questo non è il comportamento che i vostri figli stanno mantenendo. Se continuano in questa maniera, sarò costretta a sospenderli dalla mia scuola.”
“Ehrmmm...”
“Uff! Sì?”
“Ehmmmm, cioè, amora, tra amiche, insomma...”
“Noi non siamo amiche, signora CigliaRosa.”
“Ma chiamami Buffy, amora!”
“Preferirei di no, signora.”
“Ok. Comunque, Franchellin-”
“La prego, signorina CigliaRosa.”
“Burp! Ma vaffan**** a tutti voi. Buffy te chiama come caz** le piace a lei, fot**** putan**** da quattro birr- BURP! Tiette pure quei bastardi, quei sei luridi e piccol-”
“I VOSTRI FIGLI SONO CINQUE!!!”
“Si, quel fott*** numero de mer**, tro** che non sei altro: tietteli tutti e cinque quei bast****!”
“Ma... ma sono i vostri figli... come potee dire queste cose dei vostri figli?!!?”
“Vaffan-”
“Ehrmmm....”
“COSA C’ E’, SIGNORA CIGLIAROSA???!!!”
“Ecco... è solo che mio... uhmmm... mio marito?”
“Sì, signora, il signor Giorgio è, almeno in teoria, suo marito.”
“Eh, quello. Vedi, lui sta solo sfogando l’ amore per le nostre... ehrm... come si dice, amoro? Cretoline? Caccoline?”
“Burp! Creaturine?”
“Sì, quelle! Come sei amoroso, amoro!”
“Oh, Buffy: tu sei com- BURP!- una pioggia di vodka in mezzo agli astemi: un una vera visione!”
“Ma come sei amoroso, amoro!”
Scusate, eravamo sull’ orlo di una spiegazione.”
“Giusto, amora! Allora: Giorgio stava semplicemente sfogando l’ amore per le nostre cre-a-tu-ri-ne, no?”
“Non mi sembra un metodo accettabile, signora.”
“Comunque, perchè così tant’ ansia? Cioè: i ragazzi vogliono solo imparare, anche se non capisco il perchè, quando sono abbastanza grandi per lavorare nel settore del loro paparino.”
La MarciaUrto fece una faccia disgustata a quell’ idea e tramutò in parole i suoi pensieri:
“A fare i barboni? Gli ubriachi, i disoccupati? Non avere un futuro, una possibilità, e questo che lei vuole per i suoi figli , signora?”
Buffy, tutto ad un tratto, sembrò arrabbiatissima.
“COSA?! Lei, proprio, lei, egregia Preside di una scuola che raggiunge livelli così elevati e prestigiosi, lei, donna di grande carriera e dai numerosissimi titoli, lei, forse la donna con più  grinta della teletrasmissione ‘Tate alla Riscossa’, lei osa criticare un futuro tanto promettente come quello tra le strade? Mi meraviglio di lei: a mio parere, ha paura di alcuni ragazzini, che altro non hanno se non voglia di conoscenza.”
Franca MarciaUrto ed il Vangelo della Birra guardarono Judy CigliaRosa come non l’ avevano mai guardata prima. Era una strana maniera, una specie di misto tra ammirazione e paura.
“Ehrmmmmm.. cioè, insomma... credo solo che sei molto molto cattiva, amora, da amica ad amica, insomma...” spiegò piano Buffy, con l’ aria imbarazzata. Non era abituata a dire cose dal suono così intelligente.
“Be’... be’, forse ho esagerato un po’, ma vede: ero veramente sicura che i vostri figl-”

BUM!

“......Che cos’ era quel rumore?” chiese la preside con voce visibilmente proccupata.
“Burp. E noi che caz** ne sappiamo?!”
“Be’, siete i loro genitori...”
“BURP! Che siamo i genitori di qualcuno?”
“Erhm...sì... sì, lo siete.”
“BURP! Per me va bene, non sono i primi bastardi che incontro per strada e che mi offrono un viaggio in limousine... Burp.”
“Ehrmmmmmm... perchè non andiamo a vedere, amori?”
“Sì, andiamo, che è meglio. Credo di sapere cosa... no, chi è stato.”
 

Ve l’ ho detto di non lasciarli leggere ad alta voce gli scontrini di Federico, ora la classe speciale è completamente andata.

“M-mi spiace, ragazzi.”
“Ma dai, Bummetto. E’ tutto l’ hanno che stemo a cerca’ de farte’ fa delle cose del genere.”

Già: ormai è Pasqua, le vacanze sono alle porte, l’ aria profuma di fiori e di sole e gli uccellini canticchiano le loro canzoncine!

Smettila di deprimermi in codesto modo, Klara! Odio quando cerchi di rallegrarci!”

Cerco solo di essere ottimista...

“Sei comunque fastidiosamente allegra.”
“Raga’, e basta! Tenemo da pensà a ‘na cosa seria: che sarà ‘o regalo de Valeria?”
“Mmmmmmmmmh... b3’, @ l3 pi@cci0n0 gli ASDF m0vi3s, @ll0r@ xk3’ nn un@ m@gli3tt@ c0n s0pr@ scritt-“
“VOI!”
“O cazzo, ci mancava solo quella rompicogliona della Preside.”
“Mantieni ‘a calma, Robe’. Puoi ridurre li problemi in fritelle, se solo pensi a cose belle.”
“E tra esse non ci saranno le tue rime, questo è sicuro.”
“RAGAZZI! Cosa... cosa avete fatto?!”
“Buongiorno signora Preside, coma vede ci stiamo... ehrm... esercitando nell’ arte moderna, credo.”
“Come scusa è veramente deprimente, Roberta. Ma perchè insistete nel darmi concorrenza?!”
“...Comuuunque: PERCHE’ MAI LA CLASSE SPECIALE E’ SPARITA E QUI NON C’ E’ ALTRO CHE UN MUCCHIETTO DI POVERE!!??”
I M.E.R.E.H.  si guardarono tra loro, e indicarono insistivamente Federico.
“Cs?! Xkè?!
“Se il tuo scontrino non fosse stato così lungo...”
“No. No, ragazzi, la colpa è solo mia. Ecco... vede, egregia Preside... volevo leggere qualcosa di complesso e lungo, e la cosa migliore che ho trovato è stato lo scontrino di Federico.”
“Davvero? Non avevate dei libri a vostra dispozionione?”
“Be’, sì... ma...”
“Yo! Non esser cretino: era più figo lo scontrino. Yo!”
“Senta un po’ qua: quasi quasi lo vendo su E-bay e ci compro delle borchie nuove:

Accessi e Accessori
Via della Zazzerra no 27

Vivuzza recintata                      12.50
Stranuzzatore di vermiglioli   35.12
Trespolo per barbacani           17.23
Mutande Armani                      24.87
Calzini Armani                           24.87
Occhiali da sole Caccuri           32.65
Digitale per gatti                       1.10
 Cavolfiore blu                            123.98


 

...Devo continuare?”
“N-no, Robe’... io me sto’ a sentì de novo male!”
“Ma roba è lo stranuzzatore di vermiglioli?”
“Ah, Bummino, probabilmente un qualche congegno segreto debito a distruggere l’ umanità intera con un terribile raser arancione con brillantini blu... qualcuno ha una lametta?”
“Non vi scervellate troppo: sono sua sorella e neanch’ io so cosa cavolo è che compra.”
“VALERIA!  Perchè lasci senza guinzaglio quel pezzo d’ idiota di un babbuino giallo!”
“Ehrm... Roby, detesto conraddirti, ma il vero nome è Papio cynocephalus, e...”
“Zitto, tu! Sei solo capace a fare il sapientino e a distruggere le cose con le tue esplosioni?!”
“M-ma.. ma... sigh, sob, sig-”

BUM!

“Oh, certo, fammi pure sentire in colpa con i tuoi ‘sigh’ ed i tuoi ‘sob ed i tuoi ‘bum’. Tanto non m’ incanti con queste cose così adorabili alle orecchie di Gabriele!”
“Ma n’ do’ sei andata, Vale’?”
“Cose personali. Comunque... Preside! Cosa ci fa qui?”
“Ispezionavo, osservavo e... ok, va bene, lo ammetto: rigurgitavo sullo scontrino di Federico. Vedrò di assegnarvi dei libri più complessi.”
I M.E.R.E.H.  si guardarono tra loro.
“V-vuole dire... che non ci scaccia dalla scuola?”
“Be’, all’ inizio volevo farlo, ma dopo aver parlato con i vostri genitori ho deciso di darvi una seconda possibiltà. E poi, mi sembra proprio che state facendo notevoli progressi, ragazzi.”
I nostri sette giovani prodi si voltarono per ammirare le macerie della loro precedente classe e sorrisero. Era verissimo: stavano facendo, molto in fondo, dei progressi.
“E dunque, chi e che cosa ci insegnerà?”
“....Be’.... devo ammettere che a questo non avevo pensato...”
“Ci sono sempre io, Preside.”
L’ attenzione di tutti i personaggi si diresse verso quella voce, appartenente ad una donna d’ altezza medio-bassa, sulla cinquantina, con due occhi gelidi a contrastare i capelli mori.
“P-profesoressa Giulia StellaTetris? Ma non era scappata via urlando dalla mia scuola?” chiese la Preside, nascondendo in maniera impeccabile il suo stupore.
“Perchè tanto stupore? Comunque, ho deciso che al primo posto viene il lavoro ed il dovere. Sarò più che lieta d’ insegnare a questi giovanotti l’ arte matematica.”
“Bene, inizi pure, allora.”
“Come? Iniziare?”
“Sì, non ha appena detto d’ essere più che contenta d’ insegnare a questi giovanotti l’ arte matematica?”
“Veramente, ha detto: ‘più che lieta’...”
“Faccia silenzio, signorino Vecca’chetePisto! Allora?”
“...Be’... ecco, io veramente non m’ aspettavo che lei mi avrebbe ridato il lavoro. Anzi, speravo in un semplice aumento per la volontà ed il bel discorso...”
“Come ha detto, prego?”
“Eh? Ah, no, niente... E’ solo che... che...  che non abbiamo una classe, e...”
“Oh, per quello non c’ è problema, potete fare lezione in palestra.”
“Ehrm...ok...”
“Bene, allora, noi andiamo a dare la buona notizia al papà ed alla mamma!” esclamò allegramente Roberta, trotterellando allegramente, seguita dal resto dei M.E.R.E.H., verso Giorgio e Buffy.
“Ciao, amora! Hai visto? Hai visto come sono stata bra-”
Non fece in tempo a finire la frase che Roberta le puntò una rivoltella alla tempia.
“Sì, brava, sei stata davvero molto brava. Vedi di continuare così, eh?”
“M-ma perchè non punti la pistola su di Giorgio?! Uffa, non è giusto, lui non ha fatto proprio niente, anzi ci ha messo in difficoltà!”
“Per due moivi. Primo, lo stimo. Secondo, lui è un ubriacone, è stato bravo a parlare come si conviene al suo mestiere. Ma tu, da brava esagerata quale sei, ti sei messa a fare il discorso filosofico... ma che razza di puttanella sei?”
“S-scusa, n-non accadrà mai più...”
“Lo spero per il tuo bene, non vorrei vedere le tue cervella sparpagliate per terra, gli occhi letteralmente fuori dalle orbite, gli arti tagliuzzati e le budella mischiate ai muscoli sanguinolenti.”
“Ma che stai a’ di’, Robe’? Nun te piacerebbe?”
“Era un modo di dire, Nik. A chi non piacerebbe uno spettacolo simile?!”
I M.E.R.E.H. si guardarono l’ un l’ altro, sorridendo beatamente, ripensando a chissà quale bel ricordo del loro passato.
“Ehrm, ragazzi, non vorrei dire niente, ma dobbiamo incominciare la lezione di matematica.”
“Giusto Valeria. ‘Nemo, va’.” poi, rivolto a Roberta “Secundo mi’ lei sa carcosa, prima ha detto che s’ era allontanata pe’ delle ‘cose personali’...”
“Era andata in bagno, Nik.”
“...Ah...”


“Ordunque, ragazzi, mi è stato chiesto d’ isegnarvi le regole della matematica...”
“Veramente lei si è offerta volontaria, anche senza voler veramente darci lezioni.”
“Oh, Bum-bum, statti un po’ zitto, vuoi? Perchè devi sempre ricordarmi che tutti mi evitano, che non vogliono star veramente con me... Oh, nessuno può amarmi!”
“Non se continui in questo modo. Comunque, ragazzi, vorrei prima di tutto specificare che la matematica può essere una fantastica avventura...”
“No, non è vero, non può esserlo! Non lo è mai stato! Ci hanno affidato ad un’ incapace, non impareremo mai nulla da lei, moriremo tutti, e...”
“E BASTA! E che cazzo, Gabriele, non sai fare altro che deprimere la gente! Mi fai schifo, mi fate schifo! TUTTO MI FA SCHIFO!”
“Ehrm... che...cosa..”
“0h, nnt, prof. Sp0sin@ cicci0lin@ è s0l0 f3lic3 k3 Mitrucci0 nn siò più l’ a fòr3 l0 str0nz0 3 k3 c sn i0 @ pr0t3gg3rl@!”
“Io sono in astinenza da Mitruccio, non sono contenta che se ne sia andato!”
“Sì, sì, dic0n0 ttt c0sì!”
“C-coraggio, signorina MitraMente... sai come si dice, no? Essendo in tema, possiamo dire tranquillamente che negativo più negativo fa...?”

....Un bambino?

“Ehrm...no, un positivo.”

Appunto, quando è positivo non vuol dire che sta per arrivare un bambino?

“...Non in matematica...”
“Scusate, ma questo che centra con me e Mitruccio?”
“Be’, nulla, ma bisognerebbe tornare a parlare della mia materia, e non sapevo come rintrodurre l’ argomento.”
“...Non ha molto senso, ma va bene.”
“Daccordo, ragazzi. Parliamo di geometria. Chi sa dirmi cos’ è una sfera?”
“O’ mondo!”
“Non intendevo in quel senso.”
“Come, lei nun ce sa che o’ mondo è una sfera?”
“Lo dicevo io, che era un’ incompetente!”
“Ma cosa vi siete fumati!?”
“Ok, ok, l’ ammetto, qualcosetta me ‘a so’ fatta.”
“Pensavo avessi smesso di spacciare...”
“Questo nun vo’ dire smette’ de farse, Robe’.”
“Mmh... Ha un senso!”
“Ragazzi, ragazzi! Non si scherza su codeste cose!”
“E chi scherza?”
“Oh Dio... temo che dovrò farne parola con la Preside.”
“Vabbe’, ‘nemo avanti, va’.”
“Daccordo. Allora, proseguiamo con cose più semplici... il bambinello cosa sa?”
“Tutte le operazioni e le radici quadrate.”
“Hai solo 5 anni, come è possibile ciò?!”
“Ecco, vede, la mia fidanzatina...”
“Oh meglio, la mini-bigotta.”
“Zitta, Roby. Dunque, come dicevo...”
 E prese ad elencare tutte le cose che gli aveva insegnato Linaria.
“Tre...due...uno....”
BUM!
“Incomincia ad essere ripetitivo, sai?”
“Non posso farci niente, Roby, è la mia natura.”

Non incominciare ad autocommiserarti anche tu!

“Scusa, scusa, non volevo mica.”
“R-ragazzi... ora basta... ora basta davvero. D-dimmi quanto fa 9-2 e facciamola finita.”
“Fa 7, il numero dell’ amore.”
“Come, scusa?”
“Ho detto, Roberta, che il numero dell’ amore è il 7.”
“L’ amore... dov’ è finito il mio amore...”

Oddei, ora ricomincia.                

“DATEMI MITRUCCIO!!!”  e con queste ultime, disperate, parole, Roberta si slanciò su di Giulia StellaTetris, le mani sul suo collo.
“DOV’E’???”
“...L-lasciami...”
“DOVE L’ AVETE NASCOSTO?!”
“@m0r@, c’ 3 l’ h0 i0...”
Roberta voltò la testa di scatto, gli occhi fuori dalle orbite.
“...TU!!!”
Mentre Roberta perse tempo a linciare Federico, StellaTetris non perse tempo e, per la seconda volta, scappò via dalla scuola Tetrapack.
 

 Angolo dell' autrice.
Ok, ok. Capitolo, scioccante, vero? Tranquille, fan di Federico, lui continuerà a sopravvivere. Ho ancora bisogno di lui, ma non svelerò subito in quale modo. Tanto lo scoprirete nell’ ultimo capitolo della Seconda Saga dei M.E.R.E.H.: il prossimo!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Cap. 10 e Lode. ***


Angolo dell' Autrice.
Vi devo avvertire, questo capitoo è un po’... come dire... deprimente/divertente.
Tenetevi pronti a piangere, ma godetevi il:

Cap. 10
E lode.


Basta... BASTA! Non poteva ammetterlo, non poteva tollerarlo! Professori assenti, alunni spaventati e genitori arrabbiati che reclamavano la sicurezza dei loro pargoli. Il “Parent Hotel” non era mai stato così pieno di genitori apprensivi, tutti scandalizzati dai grugniti e dai gemiti di piacere che provenivano dalla stanza dei genitori dei M.E.R.E.H.
Già, in quello erano riusciti a convircela. I genitori di quei cinque satanisti non potevano che essere un ubriacone ed una prostituta. Ma come avevano fatto a guadagnarsi i soldi per la sua costosissima scuola?
Come avevano fatto quei ragazzi, così visibilmente ignoranti e provenienti dai quartieri bassi, ad entrare nella sua prestigiosissima scuola senza tutti i soldi o le certificazini necessarie?
C’ era solo un modo per scoprirlo.
Andare in un luogo oscuro, che i suoi pensieri raggiungevano molto di rado, ove creature viscide e sporche strisciavano nei loro antri di pura povertà.
Sì, era un sacrificio necessario.
Doveva andare... nell’ ufficio delle bidelle.
 

“Ecco, e ora... apri gli occhi!”
Valeria lanciò uno squittio emozionato, non appena vide la stanza speciale.
Al centro della stanza, proprio lì, vi era Nik che sorreggiava, barcollando, un gigantesco ragalo.
“Oh, Dio, ragazzi... non dovevate...”
“No, infatti, non dovevamo. Facciamo schifo coi regali, lo odierai sicuramente, e poi odierai noi, e poi noi odieremo tutto il mondo, e tuto il mondo odierà noi, e poi costava tanto, ed eravamo indecisi, e la vita fa schifo, e...”
Insomma, dopo un minuto Gabriele si ritrovò con la bocca completamente ravvolta nello scotch.
“Dai, Vale’, apri sto’ pacchetto, nun so più ‘ndo metterlo!”
“S-subitissimo.”
Non appena la carta venne via, ecco apparire un’ altro pacco, più piccolo, e poi un altro, e un altro, e un altro ancora. Poi, all’ improvviso, venne fuori dal pacco un altro pacco più piccolo, ed un altro, e poi un altro, e poi ne venn-
“Taglia corto, narratore.”
Scusa, Valeria. Comunque, quando finalmente scartò l’ ultimo strato di carta, ormai minuscolo, spuntò una piccola e deliziosa microturbina a gas completa di rigeneratorielettrici!
“Ma... ma ragazzi, è... è... è bellissimo!”

Oh, siamo felici che ti piaccia, Valeria. Sul serio, siamo molto contenti: Gabriele continuava a rompere, dicendo che ce l’ avresti tirato dietro, ed incominciavamo ad avere un po’ di mal di testa.

“Posso immaginare. E tu, Federico? Non mi hai regalato niente?”
“L@ c@rt@ cn cui h@bbi@m0 imp@kk3tt@t0 il r3gh@l0! Ci03’, nn t pi@zze!?”
“No no, la trovo veramente... ehrm... scioccante...” mormorò la sorella, ammiccando incertamente alla carta verde e giallo evidenziatore.
“Ma dove l’ hai presa?”
“Sn l3 my v3kki3 mut@nd3 d3ll@ Dolce & Gabbana, sis!”
Valeria e Nik lo guardarono, poi si guardarono tra di loro, poi si guardarono le mani. Infine andarono a vomitare in un angolo.
Proprio in quel momento poco decoroso, entrò (anche se questa è un po’ vecchia) marciando ed urtando la MarciaUrto. La sua espressione imbrociata si tromutò in una smorfia disgustata.
“Che... cosa... state... facendo... qui?”

Qui, lì. Il Cosmo è la nostra casa, noi siamo il Cosmo, il Cosmo siamo noi. Ma se il Cosmo non è altro che un puntino, come possiamo noi essere qui o lì?

“Nun credo che fosse illo o’ punto suo, Kla’.”

Uff! A nessuno sono mai interessati i miei pensieri filosofici/hippy.

“NON E’ QUESTO IL PUNTO!!! COSA DIAVOLO STATE FACENDO??!!”
“Ehrmm... una festa. Oggi è il mio compleanno...”
“Ma davvero? E’ il tuo compleanno? E chi ti avrebbe dato l’ autorizzazione di festeggiare, eh?!”
“Muthafucka, era na’ festa a surpresa, nun pensavamo che te a’ saresti presa!”
“La sorpresa, signorino Veccachetepisto, la potrebbe avere un ragazzo malcapitatamente allegrico alle ciliege dentro a quel dolce, per esemio.”
“Ma in quel dolce non ci sono le ciliege...” mormorò Roberta, grattandosi la testa,  con fare pensoso, con un coltello incrostato di sangue “Da’ quest’ imprensione? Non dev’ essere venuta molto bene. Strano, però. Quel Gianpiero AstaViola aveva un’ aria così appetitosa...”
“...Comuuunque, oggi ho fatto un po’ di ricerche dalle bidelle,  e ho scoperto esattamente come voi siete entrati nelle mia scuola.”
“...”
“...”
“...E allora? Ha pagato il mio fratellone, no?”
“ESATTO! E questo è completamente illegale! Dei minori non possono fare una cosa del genere!”
“...”
“...”
“...E allora?”
“COME, E ALLORA?! Ma non vi rendete conto che quelle due povere anime dei vostri genitori rischiano d’ andare in galera?!?!”
“...E allora?”
“....E allora... ho chiamato la polizia.”
“...E allora?”
“...E allora verranno a prendervi.”
“...E allora?”
“E ALLORA, BRUTTO SOTUTTOIO CHE NON SEI ALTRO, VERRETE RINCHIUSI, PER IL RESTO DEI VOSTRI GIORNI, IN UNO SPORCO LABORATORIO! CONTENTO?!”
Poi accadde qualcosa.
Grazie al cavolo, accade sempre qualcosa. Anche quando apri il frigo per prendere il latte accade qualcosa!
Diciamo che accadde qualcosa di sensazionale: Nik aprì la bocca, ma, al posto del solito rap di scarsa qualità, ne uscì un grido acutissimo. Talmente acuto, che non solo il vetro delle finestre, ma anche i muri della classe speciale in cui si stava svolgendo crollarono.
“Nik, brutto figlio di un rapper, non ti sembra di esagerare? Così finirai per ammazzarci tutti!”
Gabriele ebbe un’ illuminazione.
“Nik, ehi, Nik! Non ascoltare quella metallara da strapazzo: continua, continua pure quanto ti pare!”
“Fratellone, non avrai così tanta paura di alcuni polizziotti indifesi?!”
“Nun è illo, Bummetto! Ma io ce so stato pe’ 6 anni in chel posto... Ho vesto mi’ mamma e mi’ papà morì in modi terribili, nun lascierò che ce portino de nuovo via!”
“...Va bene, fratellone, ma... ma non ti sembra di esagerare? Insomma, sono solo un po’ di poliziotti, li facciamo fuori in tre secondi.”
“Oh, no. Tuo fratello ha più che ragione a preoccuparsi, ragazzino.”
I M.E.R.E.H., tra gli sguardi curiosi ed confusi degli ArdeTasto, si voltarono lentamente verso la Preside.
“...In che senso?”
“Be’, ad esempio, dovrete vedervela con loro.”
Dal lato sinistro delle macerie spuntarono tutti i genitori degli alunni senza più insegnanti.
“E con loro.”
Dal lato destro, invece, comparve un esercito di bidelle.
“E loro.”
Alle sue spalle, come zombi da una tomba, barcollavano sette professori, guidati dalla vendetta.

Evviva! Incominciavo a sentirmi sola senza un altro morto vivente a tenermi compagnia.

“Ottima idea, signorina Castofior-”

Signora, prego. Ero sposata.

Franca MarciaUrto strinse la mani in pugni per non assalirla e perdere il controllo di fronte ai suoi sottoposti.
“Stavo dicendo, che la sua è un’ ottima idea. Perchè tanto per cominciare, non giochiamo ad acchiaparella?”
E, con appena un cenno della sua mano, la Preside aizzò quello tsunami di adulti verso i sette ragazzini. Ma, mentre i fratelli ArdeTastoeranto scapparono via urlando,  i M.E.R.E.H. rimasero lì, fieri e spavaldi come sempre, forse anche pronti alla morte.
La battaglia era aperta.
Nik ricominciò ad urlare i suoi urli di guerra, in modo tale che la città, da allora in poi, si chiamò ‘SpezzaSpecchio’. Tutti i frantumi caddero come pioggia sui genitori.
Allora le bidelle lanciarono contro i ragazzi le loro scope e i loro detergenti.
“Ragazzi, dietro di me!”
Gabry si frappose tra i missili e i compagni, salvandoli da lividi certi.
“Grazie, stupido emo.”
“Tanto non ho nulla dentro.”

Ora ci penso io a quelle.

Così dicendo, Klara prese una copia della sua bambola vudoo e, in pochi secondi, lacerò i corpi di tutte le bidelle.
Ma, entre Bum-bum faceva esplodere i genitori rimasti, accadde qualcosa di terribile: la Preside MarciaUrto, con un balzo felino, si slanciò su Roberta. Colta alla sprovvista, la metallara non ebbe il tempo di telecinesare niente contro di lei, e si ritrovòper terra, con un piede dell’ ex-tata sul petto.
“Bastarda...” sibilò la ragazza.
“Non hai più scampo, ragazzina!”
La fredda e distaccata Preside Franca MarciaUrto, con un’ isterica risata da psicopatica, calò con nauseabonda lentezza un’ asta appuntita verso il cuore pulsante della ragazza.
“Preparati, perchè è la tua fine!”
“Noooo! Robeee’!”

Cazzo! Presto, Bum-bum,  fa qualcosa!

“Cosa?”
“Sì, brava, cugina, fionda la responsabilità sul più piccolo, così creperemo tutti!”
La lancia era vicinissima.

Bum-bum! ORA!

“N-non posso! E’ troppo tardi, è tr-”
 

C’ è chi dice che la morte non è altro che un attimo bianco e silenzioso prima di un sogno buio e coinvolgente.
 


...Oh...Dei...

“N-nun ce posso crede’...”
“C-che cosa ho fatto.” il bambino scoppiò a piangere.
Davanti agli sguardi increduli di tutti, i frantumi di Mitruccio spiccavano come fiori in inverno. Fiori che Roberta aveva amato così tanto.
“M-Mitruccio?”
“...”
“Parlami, Mitruccio, parlami!”
“...”
“Perchè non dici nulla?!”
“...”
“MITRUCCIO!!!”
Gabriele le s’ avvicinò, poggiandole una mano sulla spalla.
“Lascialo andare, Roby.”
“NO! NO, NON VOGLIO! MITRUCCIO!”
“...”
“VAFFANCULO! CAZZO! MITRUCCIO, SVEGLIATI! T-ti prego...”
“...”
Roberta s’ alzò, barcollando, e respinse la mano di Gabriele. Poi, con due occhi rossi di lacrime e rabbia, fissò la MarciaUrto.
“Adesso.... Adesso sì che sono incazzata.”
Le mostrò i pugni, o meglio, le borchie, da cui i chiodi scattarono nella direzione della donna. Due la colpirono, facendola cadere a terra, morta.
“M-ma cume ce sei riuscita, Robe’?!”
La ragazza lo squadrò, ancora furiosa.
“Erano proiettili.” disse semplicemente.
“...Aaaah!”
“3hi, r@g@’, v’ h@bbi@mo p0rt@t0 d3i rinf0rzi! :)”
“Non è stato così difficile, a dire il vero!”
I M.E.R.E.H. si voltarono verso i due ArdeTasto, i quali avevano, alle loro spalle, un’ orda di alunni stanchi di quella scuola così severa. I professori scapparono tutti, solo Assunta MainFretta riuscì a nascondersi dietro ad una colonna. Ma, proprio in quel momento, passò di lì un... un... un piccione norvegese! Che le fece cadere sulla testa un... un... un panettone!

Autrice:Contenti?
M.E.R.E.H.:Sìììì!


Qualche minuto più tardi, la Tetrapack necessitò di molte supplenze, poichè gli ultimi professori erano tutti deceduti.
 

 

Mai.... Nem is John Johnson
End Ai com from London
Ai liv in a haus nir ve stescion

“BUM BUM!”

Ve pipl Ai mit uen Ai walch dawn ve strit
Sei: ‘Hello’
End Ai sei: ‘Hello’
End vei sei ‘Uat’s yor nem?’
End Ai sei....
Mai.... Nem is John Johnson
End Ai com from London
Ai liv in a haus nir ve stescion

“BUM BUM!”

Ve pipl Ai mit uen Ai walch dawn ve strit
Sei: ‘Hello’
End Ai sei: ‘Hello’
End vei sei ‘Uat’s yor nem?’

“Ok, ok. Basta canticchiare queste deprimenti canzoncine. Siamo arrivati a Castofiore.”
“Ma dai, Gabrie’! Ce stemo ad eserceta’ con l’ inglese de ManyBroccoli!”
“Appunto: è deprimente.”

Oh, guardate come i miei sudditi ci accolgono!

Tutti i Castofioresi si erano rintanati in casa.

Che dolci!

“Già, ma mai dolce quanto la mia Linaria. Non vedo l’ ora di rivederla!”
“Contace, Bummetto. Contace...”
E il rapper strizzò l’ occhio a Roberta. Una volta arrivati al Maniero, Bummino corse nella casa, per cercare la fidanzatina.
“Linaria? Linaria? Linaaariaaa!!??”
“Garda ‘n po’ ca’, Bummi’! C’ è ‘n biglietto sur tavolo!”
“Un biglietto? Fa un po’ leggere...


Mio caro, carissimo Bummino,
A quanto pare, i nostri sentieri non sono fatti per coincidersi per noi.
Oggi è venuto un prete, a casa nostra, e mi ha offerto d’ andare in America Latina, ove vi è un villaggio di poveri figli abbandonati dal Signore, che utilizzano quei tristi farmaci, comunemente detti ‘droghe’. In sostanza, sono diventata una missionaria.
Spero che le nostre vite si rincrocino, in futuro.
Sempre tua,
Linaria.


“Me spiace, Bummì.”
“...”
“Bummì?”
“...Da questo momento in poi... da questo momento in poi io... iogiuro che l’ unica cosa che dirò sarà ‘Bum’, come voto del nostro amore.”
“Davvero?”
“Bum bum!”
“Che bello riavette ca tra noi, yoyo yo yoyoyoyoyoi!”
“...Bum...”
“OK, è ufficialmente ricominciata la vita di sempre. Se permettete, vado nella mia stanza a tagliarmi con dei calzini.”

Io, invece, vado a dar da mangiare al mio coniglietto nero e a pettinare le mie bambole.

“Io... io credo che andrò a fare quella cosa.” mormorò Roberta, ed uscì nel giardino dall’ erba secca ed incolta.
“Assetta ‘n attimo, vengo co’ ti’.”
“OK.”
Fecero il giro del Maniero e si ritrovarono in un luogo ombroso, con dei pezzi di pietra maculati di muschio che spuntavano qua e là.
“N’ do’ la voi?”
“Lì.”
Scavarono a lungo, poi calarono nel buco un mucchietto di pezzi di ferro. Infine, Roberta telecinesò un pezzo di pietra da lì vicino. Su di esso, tra il muschio centenne, si scorgevano delle lettere e dei numeri:

Lo-    n-   Castofi- 
1724-1750
Sposo della rag-  del demonio

Nik aiutò Roberta a pulire la lapide e, con la forza della sua voce, incise le seguenti parole:

Mitruccio
Fabbricato nel 2000 - Distrutto nel 2011
Arma dalla pericolosità e tenerrezza
verso colei che amava.

“Grazie, Nik... è bellissimo, non trovi?”
“Già. Ma recordate, Robe’, che ‘a vita va avanti.”
“Dici? Non credo che incontrerò mai più uno come lui... Avrei dovuto ascoltarti, se non fossimo tornati in dietro, tuttoquesto non sarebbe successo.”
“Dai, Robe’, mo’ me sembri una versione femminile di Gabrie’, pe’ canto sei depressa, e me fa ‘n po’ de strizza. Ma nun deve pensa’ così: avemo tutti imparato tutti. E poi, pensa ‘n po’ a canto ce semo divertiti!”
“Eh eh! Già! Abbiamo sterminato un’ intera scuola, messo in fuga tutti quei genitori, formato un esercito di alunni... mi sono persino fatta odiare da Federico, perchè durante la battaglia s’ è rovinato la manicure.”
“Ahahahah! Te recordi come pe’ poco nun te minacciava de morte?”
“Ahah! Vorrei che l’ avesse fatto! Così avrei avuto una scusa per ucciderlo.”
“Comunque, ista è ‘a prova che chiunque tu sia: ricco, povero, gajardo, perdente, intelligente, rincojonito, mostro dai poteri destruttivi... ‘a scola è brutta proprio pe’ tutti.”
“Credo che fosse questo che la Preside MarciaUrto... no, tutte le Presidi, non capiscono.”
“Me sembra proprio così.”
“...”
“...”
“...Comunque, ora l’ unica cosa che voglio, ma proprio l’ unica, è...”
“...Sì?”
“...Una bella vacanza.”
 
Angolo dell' Autrice.
E fu così che terminò la seconda saga. Ragazzi, mi spiace veramente un sacco per Mitruccio, ma mi sembrava l’ unico modo per terminare quello stupido triangolo. Comunque, per chiunque abbia il coraggio di leggere la terza saga, verrà presto pubblicata. Ma, attenzione: se avete intenzione di partire per un qualche luogo, qualsiasi esso sia, vi avverto che ne scriverò in modo tale da farvi cambiare immmediatamente idea. Ve l’ assicuro: finirete per rimanere a casa, sotto le coperte e con un pollice in bocca, con seri complessi d’ esistenza, dopo aver letto la terza saga dei M.E.R.E.H. Una Tata esperta in manicomio, un’ altra severa nel mondo dei professori/morti/viventi/cosi. E la Tata schizzofrenica? Come andrà a finire? Dove andranno di preciso i nostri cinque prodi? Che fine hanno fatto gli ArdeTasto? Come si mangia il kæstur hákarl?
Se volete una risposta a queste e a molte altre domande non perdetevi la terza ed ultima saga dei M.E.R.E.H. : In Vacanza con i M.E.R.E.H.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=597582