Un Patto D'Amore

di RaffaLella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:Anita e Amelia ***
Capitolo 2: *** Marika e Adriano ***
Capitolo 3: *** la verità ***
Capitolo 4: *** la scelta ***



Capitolo 1
*** Prologo:Anita e Amelia ***


PdA1

Non ero molto sicura di pubblicare questa fic originale, soprattutto perchè è molto difficile cimentarsi con personaggi non noti al grande pubblico!! Una cosa è scrivere una fic su Harry Potter, Aragon e Tsubasa, una cosa è scrivere di un pinco-pallinno qualsiasi. Ancor più difficile, almeno per me, tentare di scrivere una storia sentimentale, visto che mi viene continuamente rimproverato di non essere per niente "romantica". Però scrivere è anche una sfida, per cui ho deciso di provare... sperando che non venga fuori un disastro totale.
Spero, comunque, che la storia piaccia a qualcuno!!

Speriamo bene.

Vorrei infine sottolineare che questa storia è frutto della mia fantasia e che ogni riferimento a fatti o eventi reali è puramente casuale!!!

Buona lettura a tutti

UN PATTO D'AMORE

CapI-Prologo: "Anita e Amelia"

Erano anni che non ci pensavo, ma ora stringendo fra le braccia il mio piccolo Massimiliano, nato quattro mesi fa, ho di nuovo ripensato alla mia storia con Adriano.
Sono passati vent’anni; eppure ogni ricordo legato a lui è ancora vivido nella mia mente, proprio come il primo giorno; ma prima che il tempo rimuova i particolari e attenui le sfumature, ho deciso di annotare gli avvenimenti che hanno accompagnato gran parte della mia vita.
Adriano è stato il mio primo amore.
La nostra storia è cominciata prima ancora che noi nascessimo. Le nostre vite erano indissolubilmente legate da un filo invisibile; un filo che aveva legato in principio l’infanzia delle nostre mamme.

*

Anita e Amalia erano indivisibili da bambine. Giocavano spesso insieme e crescendo si erano legate l’una all’altra ancora più tenacemente. Forse era stata la loro triste infanzia ad unirle in un’amicizia da favola, spesso giudicata, come diceva la nonna, “poco normale”; ma la nonna apparteneva ad una generazione in cui l’amicizia non aveva valore.
Dolore e miseria avevano segnato tutta la sua vita, trasformandola in una donna arida e incapace di donare amore ai suoi figli e all’uomo che aveva sposato. Lei e mio nonno si erano sposati solo perché la nonna era rimasta incinta dopo alcune notti di sesso arrancato!! A diciassette anni si ritrovarono a giocare ai genitori; ma mio nonno non l’amava, non l’aveva mai amata, e qualche anno dopo aveva trovato, tra le braccia di un'altra donna, quell’amore che lei non riusciva a donargli. Questo, in ogni modo, non lo aveva trattenuto dal compiere i suoi doveri coniugali.
Alla fine di un gioco azzardato si era ritrovato con due famiglie e undici figli.
Undici infelici.
Mia madre, Anita, era la terza figlia, nata all’interno del sacro vincolo del matrimonio. Questo avrebbe dovuto rendere la sua infanzia meno dura…ma non fu così!!! Mio nonno era, comunque agli occhi della società di quel tempo, un uomo corrotto dal vizio. E poiché un’antica legge affermava che le colpe dei genitori ricadranno sui figli…anche la sua numerosa prole fu considerata, dai benpensanti dell’epoca, corrotta dal vizio. Pertanto mia madre e i suoi numerosi fratelli trascorsero la loro infanzia affogati nella misera ed emarginati dalla società!!
Ho spesso pensato che la miseria li avrebbe imbruttiti, se non si fossero amati, come ben poche persone sono capaci di fare. Ma mia madre e i suoi fratelli erano ammantati da una luce abbagliante, che solo chi conosce le tenebre più nere può scorgere e bramare.
La loro situazione era ancor più aggravata da un drammatico e precario status familiare. Mio nonno era un uomo debole e non brillava certo in acume, per cui aveva ben pensato di far vivere le “sue” famiglie nel medesimo quartiere. Ciò aveva reso la vita difficile a mia nonna, la quale ebbe, ogni giorno della sua vita, per ben sessant’anni, davanti agli occhi il tradimento del marito. Questo l’aveva resa ancora più arida e arrabbiata e…soprattutto alcolizzata!!

“Avrebbe sempre potuto lasciarlo” ripeteva spesso mia madre

“Erano tempi in cui lasciarlo, sarebbe stato più peccaminoso che accettare il compromesso” replicavo, cercando di giustificare la nonna.

Ho cercato di giustificarla per anni, ma mia madre non ha mai capito o semplicemente non voleva farlo, altrimenti non avrebbe più legittimato l’odio nei confronti di sua madre innanzi alla sua ragione e al suo cuore, lacerato da un sentimento aberrante. Non vidi versare una sola lacrima sul volto della mamma quando la nonna morì!!
L’odio che provava per la madre, era solo paragonabile all’amore che nutriva per il padre. Mio nonno era stato un vero disastro come padre e come marito, tuttavia agli occhi di mia madre, quell’uomo era scevro da colpe.
Un padre assente, che aveva condannato, lei e i suoi fratelli, ad una vita di miseria!!
Nonostante lo stato di indigenza in cui versavano, avendo il nonno un impiego fisso, non avevano mai potuto usufruire dei sussidi familiari stanziati dallo stato.
Al danno si era aggiunta la beffa!!
Tenuto conto della drammatica condizione economica in cui imperversava la sua famiglia, mia madre all’età di dodici anni, smise di essere una ragazzina per diventare una donna; decise, dunque, di andare a lavorare per non morire di fame.
In quella solitudine e nella fabbrica di guanti in cui lavorava, un giorno ormai lontanissimo, mia madre ritrovò la sua migliore amica, Amalia.

“Amalia era una ragazzina rachitica, ma col volto di un angelo”; erano queste le parole che la mia mamma usava quando da bambina, mi raccontava del suo incontro con l’amica.

Ho ascoltato questo racconto un numero infinito volte e lo ho riconsiderato da diverse prospettive. Potrei raccontare con estrema novizia di particolari ogni attimo della loro vita, ma questa sarebbe un’altra storia; anche se, per meglio comprendere le radici della mia storia e le ragioni delle mie scelte, è necessario conoscere parte della loro vita.
Il padre di Amalia aveva violentato sua madre quando aveva quattordici anni. I genitori della ragazzina, avevano preteso un matrimonio riparatore; per cui sua madre aveva dovuto sposare un uomo più vecchio di lei di quasi dieci anni e che non avrebbe mai potuto amare. Amalia raccontava spesso ad Anita delle lacrime che la madre versava di notte, quando pensava che la figlia non potesse ascoltarla.
Per quanto possa sembrare assurdo, a quei tempi le donne avevano davvero ben poca voce in capitolo e il fatto che una ragazzina venisse violentata tutte le sere era una minuzia, l’uomo aveva delle esigenze che la donna aveva il dovere di soddisfare. Alla fine dopo dieci anni di botte, suo padre le aveva abbandonate per una donna più consenziente. L’incubo familiare era finito, ma era cominciato quello sociale.
Ed anche Amalia, a soli dieci anni, si era ritrovata affogata nella povertà ed emarginata dalla società!!
Amalia era l’unica persona con cui mia madre fosse riuscita ad aprirsi. Ho spesso ringraziato, in silenzio, zia Amalia per essere stata così vicina a mia madre; per non averle permesso di perdersi nel dolore e nell’emarginazione in cui la società l’aveva relegata.

"Ci siamo aggrappate l’una all’altra” mi ha spesso ripetuto zia Amalia “Ma è stata lei ha salvare me. Per quanto possa sembrarti strano, la sua allegria mi ha strappato dal buio in cui ero immersa. Tua madre è forte, molto più forte di quanto tu possa immaginare”

Alcuni anni dopo, quando ormai Anita aveva quindici anni e Amalia diciassette, erano talmente legate l’una all’altra che mia madre, persa nei suoi sogni di eterna bambina, aveva tentato di dare la sua amica in sposa a tutti i suoi fratelli.
Amalia era bellissima. Il suo corpo era ben modellato ed il suo volto era diafano e liscio come quelli di una raffinata bambola di porcellana, grandi occhi azzurri e lunghissimi capelli biondo cenere completavano quel capolavoro divino; ma per quanto Amalia fosse bella, zio Giovanni e zio Salvatore, i fratelli più grandi della mamma, avevano già le loro fidanzate e zio Peppino era troppo giovane per lei. Dopo qualche mese mia madre, tenuto conto dei vistosi fallimenti nell’attuazione del suo strampalato progetto, sembrò averci rinunciato, con grande gioia di tutti, Amalia compresa. Ma per mia madre la resa era, ed è tutt’oggi, solo una parola di quattro lettere; quindi ritornò nuovamente alla carica con un’altra delle sue strambe idee…fidanzarsi con due fratelli!!
Dopo qualche mese era riuscita, non si sa in quale modo, a realizzare il suo ennesimo sconclusionato piano. Ma mentre la storia tra Anita e Luca, il ragazzino brufoloso che poi sarebbe diventato mio padre, proseguiva senza intoppi; quella tra Ettore e Amalia andava malissimo. I due ragazzi non riuscirono a trovare alcun punto d’incontro, Ettore era un libertino di prima risma; il suo comportamento contrastava notevolmente con la rigidità di Amalia. Dopo quindici giorni di liti, si lasciarono in malo modo.
Anita era davvero avvilita, non voleva lasciare Luca, ma non poteva abbandonare il progetto di legare la sua vita ad Amalia, con un vincolo di parentela, che per lei era diventato un’ossessione.
In lacrime andò da Amalia a raccontare, come ormai accadeva da anni, le sue perplessità e dopo alcuni minuti l’amica, per calmare i suoi singulti, aveva fatto una proposta che fu subito accolta con estremo entusiasmo da mia madre

“Un giorno, forse, potrebbero sposarsi i nostri figli?”

Quella proposta principiò a tessere quel filo invisibile che avrebbe legato la mia vita a quella di Adriano.
Amalia, due anni dopo quella promessa, sposò Vincenzo. Era stato un frettoloso matrimonio riparatore; quella rigida donna di ghiaccio era rimasta incinta di Maria.
A mia madre non piaceva molto il marito dell’amica, ciò che era accaduto era simile a quanto accaduto alla nonna, e forse in cuor suo temeva che Amalia avrebbe subito la stessa infelice sorte, ma nonostante le sue paure, Vincenzo, a modo suo, era un gran brav’uomo, e non le avrebbe fatto mai mancare nulla, soprattutto l‘amore.
A volte credo che a mia madre non sarebbe piaciuto nessun uomo che si fosse avvicinato all’amica!!
Con la nascita di Maria, Amalia lasciò il lavoro, e mia madre dopo cinque anni si ritrovò da sola a rifinire guanti su un lungo bancone di legno; sempre più spesso a fissare forbici, metri, spagnolette di cotone policromi e pezzi di stoffa di vario colore.
Anche se tutte le sere si rifugiava nell’accogliente casa dell’amica, sentiva che le cose erano in qualche modo mutate; in principio il suo cuore ne soffrì enormemente, ma col tempo e la maturità capì che la loro amicizia aveva solo cambiato veste. Col tempo erano diventate più tenere e più complici. La loro amicizia era cresciuta con loro, diventando adulta.
Dopo otto anni nacque Adriano. L’anno seguente mia madre e mio padre, dopo dieci anni di fidanzamento, convolarono a giuste nozze. Nove mesi più tardi mia madre diede alla luce, quasi senza accorgersene, una bambina spelacchiata di tre chili e trecento grammi, a cui avrebbe dato il nome di "Marika". Era felicissima, nonostante il disappunto di mio padre che avrebbe preferito un maschio. Anche se non l’ha mai confessato, credo che lei abbia pregato che nascesse una femmina, durante l’intero periodo di gestazione. Voleva mantenere la sua promessa.
Mia madre, dopo il matrimonio, per mantenere la propria autonomia finanziaria, aveva continuato a lavorare, forse proprio per questo non si era resa conto di oltrepassare la misura; in quattro anni avevano generato quattro figli. Inoltre mio padre voleva un maschio a tutti i costi e a volte credo che se non fosse nato mio fratello Salvo, dopo ben tre femmine, sarebbero andati avanti ad oltranza!!
Tre femmine…forse Dio aveva davvero ascoltato le preghiere disperate di mia madre. Anche se, le due amiche avevano già scelto me, come “favorita” e per gli anni successivi avrebbero cercato di legare i nostri cuori in maniera maldestra e infantile.
Il lavoro assorbiva totalmente mia madre per cui altri si occupavano di allevare i frutti del suo amore; io fui affidata a zia Amalia. E anche dopo che la prole dei miei genitori era arrivata a quota sei, costringendo mia madre a lasciare il lavoro, spesso restavo a dormire da zia Amalia, per stare vicino ad Adriano.

Ricordo che da bambina lo seguivo come un cane. Mi piacerebbe dire che lui era dolce e gentile con me, ma mentirei. Spesso mi picchiava, soprattutto quando zia Amalia non vedeva, mi rubava le figurine dei calciatori, mi mentiva e mi spaventava con storie orribili e una volta, quando avevo quattro anni, ha cercato di annegarmi. Lui ha sempre affermato che voleva farmi lo shampoo, ma su questa storia ho sempre avuto dubbi!! Secondo me, voleva davvero annegarmi!!
Crescendo diventammo più che amici, ma meno di fratelli. Una storia tra di noi era tutt’altro che concepibile.
La cosa credo, analizzandola a posteriori, era cagionata da due fattori fondamentali, che mia madre e zia Amalia, non avevano preventivato e cioè che io, crescendo insieme con lui, sarei diventata una specie di maschiaccio, che collezionava figurine dei calciatori, che giocava a pallone, che si arrampicava sugli alberi e si rotolava sul selciato delle strade asfaltate; e che lui sarebbe diventato il mio migliore amico.
Probabilmente il mio comportamento poco femminile, era legato non solo alla vicinanza di Adriano, ma era cagionato anche dall’invidia che nutrivo nei confronti del rapporto che mio padre aveva con mio fratello-principe-ereditario Salvo e con i miei fratelli. Mio padre, è stato un buon padre e ci ha cresciuti in maniera esemplare, ha sempre cercato di trattare tutti noi equamente, ma c’erano delle piccole differenze che solo i bambini riescono a scorgere tra le righe, le carezze e le parole; parole che mi ferivano e mi facevano reagire in quel modo assurdo. Alla fine senza accorgermene mi ero trasformata in un ragazzino.
Nonostante tutto, mia madre da inguaribile ottimista, non perdeva le speranze!! E poi eravamo ancora troppo piccoli per parlare di fidanzamenti o matrimonio. Lei era felice che noi avessimo legato tanto.
La mia mamma non poteva nemmeno immaginare quanto fosse stato difficile per me ritagliarmi un posto nella vita di Adriano.
Avevo pianto un milione di lacrime per entrare a far parte del suo gruppo.

“Siamo solo maschi” mi disse cercando di convincermi

“Anch’io sono un maschio” replicai tra le lacrime

“Marika, ieri hai giocato alla moglie e…stiravi!!” reiterò sarcastico

“Ieri abbiamo giocato a marito e moglie e ho stirato le tue camicie” obiettai

“I maschi non piangono” disse asciutto

Mi nettai il volto con il bordo della maglietta, mi soffiai il naso, sempre sul medesimo bordo; lo fissai per qualche secondo.

“Andiamo” mi disse voltandomi le spalle

Lo seguii come un cagnolino, come ormai facevo da anni.

Arrivammo davanti ad un edificio diroccato. I ragazzi del quartiere erano soliti chiamarlo, “La casa dei Drogati”.
Era un vecchio edificio costruito alla fine degli anni settanta, che avrebbe dovuto ospitare una scuola media. L’edificio che a quei tempi costituiva la scuola media inferiore del quartiere, era una specie d’appartamento che consisteva di diverse stanze, tenuta in condizione precarie. Prendendo in considerazione le difficoltà sofferte da insegnati e studenti, la regione aveva, ben pensato, di donare una scuola media ai poveri ragazzi diseredati di un quartiere in miseria. Però, fortuna volle che nell’80 il sud, la Campania in particolare, fosse scosso da un terribile terremoto, che fece danni ingenti e circa tremila morti. Gli sfollati occuparono tutto ciò che aveva quattro mura, tra cui la scuola che doveva essere dei loro figli. Quando agli sfollati furono attribuite le case popolari, ciò che si lasciarono dietro fu un disastro che non venne più assestato e che in seguito fu il covo di ragazzi infelici che cercavano in un ago e in una manciata di polverina bianca la risoluzione a tutti i loro problemi.
Quando giunsi davanti alla scuola ebbi paura!!

Perché s’incontravano là?” pensai fra me intimorita

Adriano mi spinse avanti dicendo
“Lei fa parte del gruppo”

Vidi i loro volti perplessi. Sapevo cosa stavano pensando prima ancora che lo esternassero.

“E’ troppo piccola” disse un ragazzino con i capelli castani e arruffati

“E forse non ti sei accorto che è femmina” sentenziò un ragazzo moro e grassoccio con i pantaloni corti

Non sapevo che fare. Adriano afferrò il pallone e tenendolo sotto braccio, mi presentò ai suoi amici.
I membri del gruppo erano: Giovanni, detto Vanni, un ragazzino della mia stessa età, circa nove anni, dai biondi capelli sottili e lunghi, legati da dietro con un codino (inusuale per quei tempi), magro come un chiodo e bianco come un cencio. Poi c’era Umberto, il ragazzino grassoccio che mi aveva offeso chiamandomi femmina. Alessandro, un ragazzo alto con capelli ed occhi castani, che conoscevo benissimo, in quanto vicino di casa di Adriano e suo compagno di scuola. Antonio, detto Tonino, aveva capelli corvini incollati al cranio, spessi occhiali, che nascondevano brillanti occhi verdi ed era piuttosto minuto, nonostante fosse più grande di me di un anno. Da bambino Tonino era davvero il prototipo del secchione, ma in seguito il suo aspetto fisico migliorò notevolmente, e quel ragazzino striminzito si trasformò nel prototipo del principe azzurro. E infine, Adriano con i capelli biondo cenere e gli occhi azzurri, era così simile a sua madre, da far quasi spavento.
Adriano lanciò il pallone all’interno della scuola

“Vallo a prendere” disse secco

Avevo paura, ma soprattutto ero arrabbiata. Ero più che sicura, che nessuno di loro avesse eseguito una prova di “coraggio” per entrare a far parte del gruppo; ma io ero “femmina” e il fatto che dicessi di essere forte e coraggiosa, non era sufficiente.
Per anni mi chiesi se Adriano avesse lanciato quel pallone per darmi un’opportunità o solo per allontanarmi da lui. Lui sapeva benissimo che ero terrorizzata da quella scuola distrutta!! I nostri genitori ci avevano sempre messo in guardia da quel posto.
Senza esitare scavalcai le transenne. C’erano solo cocci e siringhe. Come ho fatto a non beccarmi una malattia…non ne ho assolutamente idea!!! Ero agile; saltai da un coccio all’altro. Dopo alcuni minuti avevo già ritrovato il pallone, lo afferrai, ma mentre m’incamminavo verso l’uscita, la mia attenzione fu attirata da un mesto miagolio. Mi avvicinai circospetta ad un anfratto tra i rottami e trovai un batuffolo di pelo raggrinzito. Era l’essere più tenero che avessi mai visto; il suo pelo, nero e bianco, era morbidissimo. Mi chinai, appoggiai il pallone al suolo e presi il gattino. Era talmente piccolo che riuscivo a tenerlo nelle mie manine da bambina, senza alcuna difficoltà. Il suo respiro era pesante e sembrava soffrire. Rimasi lì in quella posizione per una mezz’oretta. Avevo paura di andarmene, volevo stare lì e…riscaldarlo. Poi la voce di Adriano mi ridestò da quello strano torpore

“Ero preoccupato, stupida. CHE COSA STAI FACENDO? VUOI CHE LA MAMMA MI SGRIDI!!!”

Mi girai senza parlare, mostrandogli il gattino.
Prese il pallone e uscimmo da quel postaccio portando il micetto con noi. Lo avevamo salvato!!!
Il gattino fu accolto da tutti con entusiasmo e…anch’io!! Avevo superato brillantemente la prova e oltre al pallone, avevo portato anche una magnifica mascotte. Decidemmo di adottarlo e di chiamarlo Pallino. Purtroppo quel magnifico gattino era praticamente in agonia quando lo trovai e cinque giorni dopo morì; anzi Adriano lo trovò morto nella scatola di cartone che avevo messo vicino al suo letto. Avevamo impiegato un tempo infinito a convincere zia Amalia a tenere Pallino, dopo un po’ di urla e pianti io e Loredana, la sorella più piccola di Adriano, riuscimmo a convincerla. Adriano lo aveva tenuto sempre con sé in quei cinque giorni. Lo aveva allattato ed assistito. Il veterinario ci aveva detto che non c’era nulla da fare, ma nessuno di noi aveva ancora la consapevolezza della morte. Eravamo ancora troppo giovani per capire che, per quanto si possa desiderare una cosa non sempre è possibile ottenerla.
La mattina dopo, quando Adriano mi mostrò il corpo freddo del gattino, rimasi impietrita innanzi alla morte. Mi sentivo ferita e non riuscivo a capirne le ragioni. Ero arrabbiata e non sapevo come reagire. Stringevo quel corpo inerme e dentro il mio cuore pregavo, sperando che Dio gli restituisse la vita. Ero intontita; ricordo ben poco di ciò che accadde quel giorno. Di quegli istanti rammento solo il corpo freddo di Pallino e il caldo abbraccio di Adriano. Senza accorgermene il calore di Adriano aveva cominciato a scaldare il mio cuore di bambina.

**

Da quel giorno passarono molti altri giorni…mesi…anni. Avevo vissuto i primi quattordici anni della mia vita come un maschio. I miei nuovi amici, nonostante, i loro dileggi e il loro continuo rammentarmi che ero “sempre” una femmina, resero quella parentesi della mia vita leggera e gioviale. Ricordo ancora con estrema tenerezza quell’inusitato periodo, fatto di sbucciature, cicatrici, scazzottate, partite di pallone e scambi di figurine. Non ebbi mai paura di cadere o di farmi male o di sporcarmi il vestitino della festa, e questa cosa mi rese molto più libera di qualsiasi ragazzina della mia età, anche se avrei pagato con gli interessi quel privilegio.
Ero contenta di essere un maschio, tanto contenta che quando mi vennero le mestruazioni piansi per un giorno intero; non avrei più potuto nascondere che ero una ragazza. Alla fine mi rassegnai e mi adattai alla nuova condizione in cui imperversava il mio corpo. Un corpo di bambina che stava lentamente trasformandosi in quello di una giovane donna; anche se continuavo a desiderare e a ribadire a tutti di essere trattata come un maschio! Ma le cose cominciavano inesorabilmente a cambiare…stavamo crescendo!!
Senza alcun preavviso i miei amici, cominciarono ad apprezzare le ragazze; col tempo quello divenne il loro unico argomento di conversazione!!! Il tema ragazze, non destava assolutamente i miei interessi. Seppur cresciuta come un maschio, in mezzo ai maschi, restavo pur sempre una femmina. Alle medie fungevo spesso da raccordo tra i miei amici e le ragazzine della mia classe o del quartiere, ma col tempo le cose mutarono radicalmente. Ero assolutamente intollerante sull’argomento ragazze; quegli apprezzamenti, nei confronti di altre ragazzine, m’infastidivano. Ero arrabbiata e gelosa!! Arrabbiata, perché quelle stupide oche mi “sfruttavano” per arrivare ai miei amici e perché quegli idioti, che avrebbero dovuto essere i miei amici, lo permettevano senza fare una grinza; ero gelosa perché si stavano allontanando da me!!
La cosa fu lenta e graduale, e Marco rese quel cambiamento ancora più tangibile!!!

Il gruppo in quegli anni si era arricchito di tre nuovi membri. Pallino2, il gattino che Vanni mi aveva regalato due mesi dopo la morte di Pallino; Nicola, il fratello minore di Umberto; e Marco.
Marco…io odiavo Marco!!! Odiavo i suoi capelli castani, i suoi occhi verdi, i suoi vestiti, i suoi occhiali, la sua motocicletta, la sua voce...io odiavo tutto ciò che apparteneva a Marco!!
Per una ragazzina e forse anche per un adulto, “odio” è una parola piuttosto grossa, ma è l’unica parola che possa racchiudere in se quel sentimento di raccapriccio e ostilità che provavo e a volte sento ancora pulsare dentro il mio animo, nei confronti di quel demone mascherato da messaggero divino. Marco era cattivo!! Ma purtroppo era grande, aveva diciassette anni, ed era un leader. Divenne il nuovo capo del gruppo. Adriano era troppo imbelle per poter reggere il confronto, e senza rendersi conto passò lo scettro a quell’idiota. Le idee di Marco non solo, non erano in linea con il mio modo di pensare, ma non lo erano assolutamente con nessuno di loro. Aveva idee inconcepibili e contraddittorie su lavoro, genitori, donne, sesso, preti, droga, fumo, aborto, politica, scuola; per non parlare del modo in cui trattava Pallino e gli animali in genere!! Inoltre il suo atteggiamento sciovinista e spaccone era intollerante per una persona dal forte temperamento come il mio. Passai gran parte della mia adolescenza a litigare con o per Marco.
Eppure, in barba alla mia strenua opposizione, lui entrò a far parte del gruppo, senza affrontare alcuna prova di “coraggio”.
Col trascorrere degli anni e l’arrivo di Marco acquisimmo nuove abitudini, cominciammo a riunirci, quasi sempre a casa di zia Amalia oppure a casa di Alessandro; e ad uscire di sera. Le nostre uscite, anzi le mie uscite, erano relegate a fasce orarie molto ristrette. Dalle sei alle nove. I ragazzi, alle nove precise mi riconsegnavano a mio padre, a zia Amalia o alla nonna e riuscivano, rincasando a tarda notte.

“Dove andate?” chiesi una volta ad Adriano

Ero talmente curiosa di sapere cosa potessero fare quando io non c’ero, che quella sera aspettai che ritornasse a casa. Avevo sonno ed ero stanca.

“Giriamo” replicò voltandomi le spalle

“Si…ma dove andate? Cosa fate?” insistetti sbadigliando

Si avvicinò e scompigliandomi i capelli mi augurò la buonanotte.

Le cose stavano davvero cambiando. Crescendo le differenze tra noi si erano amplificate a dismisura. Spesso disertavo le riunioni!! Per quanto lo desiderassi non ero un maschio e, purtroppo, non mi sentivo nemmeno una ragazza!!! Non avevo molte amiche; avevo una scarsissima considerazione delle ragazze che consideravo “oche giulive e piagnucolose”. Ma nonostante l’accrescersi delle differenze, loro erano i miei migliori e unici amici.
L’arrivo di Marco e il mio nuovo atteggiamento, avevano portato ad una sorta di ridimensionamento dei ruoli all’interno del gruppo. Io e Nicola eravamo isolati e relegati a ruoli minori. Preparare da mangiare e ascoltare. Alle riunioni ormai si parlava solo di donne e sesso e poiché io ero una femmina e Nicola era un bambino di undici anni, quegli argomenti erano poco adatti alle nostre candide orecchie.
In quegli anni imparai ad origliare. Questo in seguito divenne il mio peggior difetto; mi capitava spesso di avere capogiri davanti ad una porta, dietro la quale parlava qualcuno; ciò non era proprio una cosa di cui andarne fiera, ma era il modo migliore per scoprire cose che altrimenti non avrei mai saputo. Così seppi dell’esistenza di una certa Grazia e del perché non piacevo ai ragazzi.
Era un noiosissimo pomeriggio di fine marzo. L’aria cominciava ad essere frizzante. Finalmente l’inverno aveva lasciato spazio ad una mite primavera. Eravamo rimasti a casa di Adriano. Per tentare di riempire la mia giornata, avevo preparato una brocca di the al limone. Quando entrai in salone calò il silenzio e allora capii che la mia presenza non era gradita. Appoggiai la brocca sul tavolo di vetro, che era vicino ai divani.
Sentii i loro sguardi su di me.

“Vado in cucina a preparare da mangiare per Pallino” comunicai con voce sommessa “Poi vado con Lori a fare spesa!!”

Uscii.
Arrivata in cucina avvertii una terribile sensazione di isolamento. Nicola era raffreddato, perciò non poteva farmi compagnia, come sempre. Odiavo la solitudine!! Alla fine, mi feci coraggio e decisi di andare in salone

Chi se ne frega; se hanno problemi possono anche andarsene!!” pensai irritata

A passo svelto arrivai alla porta; la voce melliflua di Marco fermò la mia mano, ancora appoggiata alla maniglia.

“Sta crescendo; Vanni”

“E’ una bambina” replicò l’amico risoluto

Di chi parlavano?

“Perché non cambiamo argomento?” aggiunse Tonino

“Perché?” cominciò Marco “Non capisco il vostro atteggiamento nei confronti di Marika. Ha quattordici anni, la stessa età della ragazza con cui esci tu, Amico. E’ molto carina e ha un bel culetto”

Parlavano di me!!…e del mio culetto!!

“Smettila” ribatté Umberto disgustato

Appoggiai l’occhio al buco della chiave. La visuale era molto ristretta. Vedevo Tonino sul divano beje, con le gambe incrociate…le scarpe sfioravano appena il tessuto in pelle del sofà; se zia Amalia lo avesse visto, Tonino avrebbe passato il resto della sua vita a pulirlo con la lingua. Il viso del ragazzo era rosso e furente!!

“Dai, Umberto, non credi che abbia un bel culetto?”

“Il suo…non è questo il problema!!! Lei è…”

“Una ragazza” lo interruppe Marco canzonatorio

“Dobbiamo proteggerla anche da te?” chiese Vanni

Proteggerla?

“Proteggerla? Non credo sia giusto per nessuno, soprattutto per lei. E poi non potete tenere lontani i ragazzi, per sempre!! E forse lei non vuole essere protetta”

Tenere lontani i ragazzi?…per sempre?

“A lei non interessano i ragazzi!!” replicò Adriano

“Chi te l’ha detto?” domandò Marco scettico

Già!!

Adriano non ribatté. Il silenzio calò come un masso.

“A lei interessano i ragazzi, come a tutte le ragazze normali” continuò Marco fendendo il silenzio “E il vostro comportamento è assurdo!! Lasciate che decida lei con chi stare!!”

“E dovrebbe stare con te?” chiese Adriano divertito

“Perché no!! Oppure la vuoi per te?”

“Io e Marika siamo come fratello e sorella”

Fratello e sorella…perché quelle due parole mi trapassavano il cuore…lasciandolo sanguinante.

“Davvero?”

“Si”

“Allora perché non le hai detto di Grazia”

Grazia?

“Perché non so come la prenderebbe. Lo sai quanto le nostre madri ci tengano che io e lei ci sposiamo…un giorno, naturalmente. Ci hanno fatto una ‘capa tanta’. Noi due non abbiamo mai parlato di questa storia. Io non so cosa sente…e non vorrei ferirla!!”

Grazia? Ferirla?

La sua voce malinconica mi ferì!! Tornai in cucina domandandomi per la prima volta

Cosa sento per lui?

Non mi ero mai posto questa domanda…era scontato che un giorno sarei diventata sua moglie. Ma non mi ero mai soffermata a pensare che avrei dovuto anche amarlo!!
Ma lo amavo?
Forse a quattordici anni parlare d’amore era un po’ irragionevole, non avevo mai pensato all’amore, eppure in quel momento pensai che volevo Adriano. E per un istante, mi passò davanti agli occhi come un film, il tempo trascorso con lui. Le sue battutine acide; il suo continuo prendermi in giro per la mia altezza, anzi per la mia bassezza; il suo sorriso da eterno bambino; le sue lacrime, mostrate solo a me, per la morte di sua nonna; quei magnifici occhi turchesi nei quali riuscivo quasi a riflettermi come in un lago di montagna. Ma soprattutto ciò che più di ogni altro pensiero si faceva spazio con forza, tra quelle immagini, era lui che si prendeva i miei rimproveri e le mie botte, lui che mi stringeva forte dopo la morte di Pallino; lui che in quegli anni era sempre stato pronto a proteggermi…lui, il mio principe, il mio campione, lui…il mio Adriano!!!
Allora sentii il mio volto attaccaticcio. Posando la mano sul viso e poi intorno agli occhi mi accorsi che stavo piangendo!! La voce triste di Adriano mi risuonava nella mente come una eco.

…Io non so cosa sente…e non vorrei ferirla!!

Qualsiasi cosa sentissi per lui, non potevo costringerlo ad amarmi…e per la prima volta nella mia vita, presi una decisione adulta.
Scelsi, combattendo contro ogni mia cellula, di non dirgli nulla di Grazia e di non rivelargli i miei sentimenti. Non volevo ferirlo…perché in barba a ciò che mostrava a tutti, lui era sensibile e dolce!!
Ma la storia del proteggerla…quella decisi di approfondirla!!


NdA: la storia si svolgerà in quattro capitoli... per cui già nel primo ho lasciato una serie di indizi che serviranno a comprendere meglio la dinamica della storia. Nonostante sia esclusivamente un racconto su base "romantica", ci saranno negli ultimi capitoli, una serie di colpi di scena, che cominciano a nascere già in queste pagine!!
Grazie per l'attenzione... alla prossima settimana.
Lella80

EFP

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Capitolo 2
*** Marika e Adriano ***


PdA2

UN PATTO D'AMORE

CapII: "Marika e Adriano"

L’indomani, dopo aver tradotto una stupidissima versione di greco su Esopo, mi diressi verso casa di Marco. La sua casa era a pochi metri dalla mia, praticamente cinque minuti di strada. Ero talmente irrequieta che non riuscii nemmeno ad attendere l’arrivo dell’ascensore. Esitai qualche istante davanti alla porta; poi mi risolsi a bussare. La porta si aprì quasi subito, se si fossero attardati ad aprire, sarei schizzata via come un razzo.
Mi aprì una ragazza dai capelli rossi, il suo volto era stracolmo di efelidi, nei suoi occhi verdi riconobbi lo stesso riflesso di Marco. Forse era sua sorella?!

“Chi sei?” chiese con fare inquisitorio

“Sono Marika; Marco è in casa?”

Mi fissò come se volesse trapassarmi con lo sguardo, poi si voltò.
Dopo alcuni minuti arrivò Marco. Mi sedetti sugli scalini invitandolo con una mano a sedersi al mio fianco. Lui chiuse la porta e si sedette accanto a me. Rimanemmo per qualche istante, tramortiti dal silenzio

“Allora?” mi spronò Marco

“Voglio che mi spieghi meglio la storia di…proteggermi!!” sbottai seria

Il ragazzo mi fissò meravigliato e divertito
“Quale storia?"

Lo squadrai accigliata.

“Io non c’entro è stata una loro decisione” continuò tormentandosi un brufolo

“Come…in che modo…”

“Piccole cose…” mi interruppe pensoso “…non so, Adriano che ti viene a prendere a scuola, Vanni che ti accompagna a fare spesa…piccolezze!! E te lo ricordi a Franzese?”

Franzese?
Era un mio compagno delle medie. Magro, moro, bassino, con il viso appuntito e gli occhi piccoli…quegli occhi che quando si posavano su di me mostravano una palese ed irriverente avversione!!

“Si” risposi confusa “E con ciò?”

“Alessandro ci aveva raccontato che uno strano ragazzino ti stava intorno. E allora Tonino ti venne a prendere fuori scuola"

“E…allora?” insistetti cercando di capire dove Marco volesse andare a parare

“Alessandro aveva detto a quel bamboccio, che Tonino era il tuo ragazzo” disse divertito “e…che era molto, molto, molto geloso”

“Perché?” chiesi atterrita

“Per proteggerti dai ragazzi. Loro credono che tu sia ancora troppo giovane per i ragazzi” rispose storcendo il naso “…ma come ti ho detto io non sono d’accordo!!”

Erano pazzi!!! I miei amici erano pazzi!!
Rimasi silenziosa, cercando di esaminare a fondo, ogni congiuntura passata.

“Ti pace la mia sorellina?”

Lo scrutai irritata. Sorrideva.
Marco riusciva ad essere sempre così…inopportuno!! Avevo appena saputo che i miei amici stavano facendo intorno a me terra bruciata…sua sorella era l’ultimo dei miei pensieri!!

“Mia sorella Grazia”

Grazia?
Non poteva essere la stessa Grazia di Adriano!! Non la sorella di Marco!!
Sgranai gli occhi. Non avevo rivelato a Marco com’ero venuta a conoscenza dell’argomento trattato, ma l’introduzione subitanea della questione “Grazia” mostrava che lui aveva ben chiara la situazione.
Mi fissava compiaciuto. Detestavo Marco, proprio per quella sua assurda caratteristica, l’incapacità di comprendere che ciò che diceva, poteva ferire gli altri. Non riuscivo a capire quel suo atteggiamento nei miei confronti!! Infondo aveva anche lodato il mio sederino!!!

“Allora, ti piace? E’ carina vero?”

Mi piace?
Certo che mi piace: come poteva piacermi un nugolo di scarafaggi che mi camminavano sulla faccia. PIACERMI!! Anche il nome era orripilante; come poteva piacermi una che si chiamava Grazia!! Come poteva piacermi la sorella di Marco!! E poi…io ero molto più carina, almeno la mia faccia non sembrava un inno a “Unisci i puntini e scopri cosa si nasconde”!!

“Io sono molto più carina” bisbigliai a me stessa

Marco si alzò. Scese un gradino. Si voltò a fissarmi e poi chinandosi fino a che il suo volto divenne parallelo al mio, mi carezzò il viso.

“Anch’io lo credo”

Il mio cuore sussultò; non riuscivo a muovermi.
Sfiorò le mie labbra con il pollice.

Voleva baciarmi?

Accostò il suo volto al mio. Chiusi gli occhi.

Voleva baciarmi!!

Panico!!
Volevo baciare un ragazzo…ero curiosa di sapere cosa si provava!! Avrei voluto dare il mio primo bacio ad Adriano, ma se avessi atteso che lui si fosse innamorato di me, mi sarei fatta vecchia con la barba!! Ma…Marco!!
Sentii la sua bocca premere contro la mia e…qualcosa di umido solleticarmi le labbra.
No…non potevo!!
Mi scostai, tenendo la testa china. Mi sentivo colpevole!!
Perché?
Le grida provenienti da un televisore di uno degli appartamenti, siti su quel piano, erano gli unici suoni che scandivano quell’imbarazzante momento.

“Secondo me dovresti metterti con Adriano” disse Marco interrompendo il silenzio “così ti togli lo sfizio”

Mi alzai e incrociando le braccia al petto
“Io e Adriano siamo come fratelli” affermai con fermezza

“Ne sei sicura?” mi chiese stringendo gli occhi

Dovevo salvare quel briciolo di dignità e orgoglio che ancora mi rimaneva!! Non potevo dire che volevo un ragazzo che non mi filava nemmeno di striscio!, e soprattutto, non poteva dirlo a Marco…il fratello di Grazia.

“Quando lo avrai avuto, ti accorgerai che non ne valeva la pena”

Chiuse la porta prima che potessi replicare. Mi ritrovai a fissare una porta chiusa

“Idiota!!”

*

Passai i successivi due mesi ad evitare Marco, a guardare con ostilità i miei presunti amici e a pedinare, letteralmente, Adriano. Alla fine ero stremata!!
Avevo deciso di non pensare a "Grazia e Adriano", ma era impossibile; più mi sforzavo di allontanare le loro immagini dalla mia testa, più si affacciavano prepotenti. Cominciai a temere di impazzire!!!
Dovevo fare qualcosa!!! Ma cosa?

Ormai una sola domanda sembrava lambire la mia mente
"Cos'ha quella stupida che io non ho?"
Certo non ero la quinta essenza della femminilità, ma non ero da buttare. E poi a Marco piacevano solo le ragazze carine e se gli piacevo...allora anch'io ero carina!!
Forse ad Adriano piacevano le rosse, pallide e un pò bruttine. Infondo io non conoscevo i suoi gusti in fatto di donne!! In quel caso non avevo alcuna speranza. Io ero mora, dal colorito olivastro e carina...
Forse a lui interessavano le ragazze con i seni prominenti. Anche in quel caso non avevo speranze...io ero piatta come una tavola...
Forse gli piacevano le "oche giulive" e...alla fine conclusi che se Adriano aveva scelto una come quella allora non c'era alcuna possibilità che io potessi destare il minimo interesse!!
Dovevo rassegnarmi!!
Poi un barlume di speranza giunse ad allietare il mio spirito inquieto...

Quel giorno, avevo appena finito di ripetere la terza declinazione greca. Pater-oV. L’indomani avevo l’ultima interrogazione dell’ultimo semestre e poi finalmente le vacanze estive. Dovevo ripassare tutto il programma svolto durante il primo anno. Ero talmente spossata, che decisi di andare in salone a vedere un po’ di televisione.
Erano le 16:30. Era già cominciato Bim Bum Bam, il programma televisivo che ha accompagnato tutta la mia infanzia.
Anche Adriano era nel salone. Era seduto sul divano con un libro di matematica appoggiato sulle gambe. Aveva gli occhi fissi sul testo di matematica, in un atteggiamento di mera concentrazione. Lui frequentava il terzo anno all’Istituto Tecnico Commerciale ‘Alessandro Volta’ e anche lui aveva le ultime interrogazioni. Non poteva permettersi di essere rimandato, ciò avrebbe significato niente vacanze!!!

“Ti dispiace se vedo Creamy?” chiesi titubante

Alzò gli occhi al cielo.
“Non sei troppo grande per…Creamy

“Posso vederlo?” replicai irritata
Negli ultimi tempi ero sempre acida e scostante nei suoi confronti.

“Certo!!” rispose ritornando a leggere e ad appuntare note su un quaderno dai quadretti stretti.

Accesi la tivù. Giusto in tempo…sullo schermo blu, era appena comparso il titolo.
Il primo bacio di Creamy
Cavoli…che argomento azzeccato!!
I commenti sarcastici e canzonatori di Adriano, seguiti da fastidiosissime sbuffate, accompagnarono i 20 minuti di programmazione dell’animè.

“Ma come fai a vedere una sciocchezza del genere. Extra terrestri con le sembianze di gatti ‘parlanti’, una bambina che vede un’arca che non esiste e alla quale è concesso di trasformarsi in un’adulta, per non parlare di un’accozzaglia di episodi senza un senso apparente. Naturalmente dubito che esista un senso latente!!! E poi…è anche pesante” esplose, mentre Cristina D’avena scandiva le note della sigla finale.

“Scusa, ma ti ho invitato a guardarlo?” ribattei scocciata

“No!! Ma mentre sono qui…tutte quelle storie per uno stupido bacio, proprio non le sopporto. Cosa sarebbe cambiato se avesse baciato l’attore, invece di quel pidocchio!!”

Era detestabile quando pontificava sulle mie scelte televisive. Lui vedeva una caterva di sciocchezze, ma io non mi ergevo su un podio a criticare i suoi programmi preferiti.

“Perché Yu non amava l’attore, ma quel pidocchio di Toshio!! Per lei era importante” sbottai

“Credi davvero che si possa baciare solo chi ami?” mi chiese divertito

“Perché tu no?”

“Sei proprio una bambina” replicò con un’alzata di spalle

Io…una bambina? Chissà se mi avrebbe giudicata un’adulta se avesse saputo che avevo baciato Marco!!

“Cosa si prova a baciare?” chiesi brusca

Perché era uscita quella insulsa domanda dalla mia bocca?

“Lo saprai quando sarai più grande”

Giudicai la risposta ancora più insulsa!!

“Quanto grande? Quanti anni? Trenta, quaranta…credi siano sufficienti” sbottai.

Il mio cuore era ricolmo di rabbia e frustrazione, accumulata negli ultimi mesi.

“Perché ti arrabbi?” domandò confuso

“Perché vorrei una risposta. E sono stanca di essere trattata come una bambina!! Sono grande, ormai!!”

Sospirò.

“Quando bacerai qualcuno saprai cosa si prova!! Non sono in grado di descriverlo. Io non sono bravo con le parole come te” rispose sereno “Così va bene?”

“Se mi baciassi tu?”

Mi fissò atterrito.
Quel giorno stavo facendo collezione di scempiaggini. Nel momento in cui pronunciai quelle parole avrei voluto cancellarle dalla mente di Adriano.
Come potevo uscire da quella situazione d’imbarazzo?

“Non preoccuparti” continuai, allungandomi per spegnere il televisore “lo chiederò a qualcun altro. Forse a Marco. Lui ne sarà contento!!”

In quel momento mi accorsi che non c’era limite all’insulsaggine e che…ero impazzita!! Le notti insonni a pensare a Grazia e Adriano avevano leso in maniera irreversibile i miei neuroni, che dovevano essere in atrofia!! Questa era l’unica spiegazione vagamente sensata che potevo addurre al mio manifesto delirio.
Adriano si levò dal divano, col volto serio e tirato.
Lo osservai stranita. I suoi gesti erano talmente lenti che sembravano irreali.
Poggiò il libro sul basso tavolinetto di vetro e si sedette a gambe incrociate davanti a me.

“Chiudi gli occhi” ordinò deciso

“Perché?”

“Vuoi ancora che ti baci?”

Annuii. Non riuscivo a coordinare bene pensieri e parole.
Chiusi gli occhi.
Potevo percepire il suo calore. Sentivo il suo alito che lambiva il mio volto.
Riaprii gli occhi

“Perché?”

“Perché…cosa?” domandò spazientito

“Perché si chiudono gli occhi quando si bacia?” chiesi con il candore di un bambino

Sorrise.
“Credo, per amplificare le sensazioni”

Richiusi gli occhi

“Stai più rilassata e dischiudi la bocca”

Adriano aveva deciso di farmi morire di crepacuore. Lo conoscevo troppo bene per non capire che stava esasperandomi di proposito. Non riuscivo più a sentire il battito del cuore, l’unica percezione che avevo ancora delle mie membra, era un fastidiosissimo nodo alla gola che non mi lasciava respirare. Mi aspettava una lenta agonia e poi una morte prematura per infarto o soffocamento o magari entrambi, tanto per rendere la mia vita più avventurosa.
Feci quanto mi aveva detto!!
Mi accarezzò il viso e appoggiò le sue labbra sulle mie. Di nuovo quella sensazione di solletico umidiccio. La sua lingua che fino a quel momento aveva accarezzato le mie labbra entrò nella mia bocca. Era una bellissima sensazione d’intimità.
Era piuttosto facile!!
Il cuore ricominciò a pulsare.
Mentre Adriano mi baciava, pensai che era il mio primo vero bacio; e mi rtrovai a gioire di non aver dato il mio primo bacio a Marco!!
Si scostò.

“Com’è stato?” domandò

Il cuore mi batteva talmente forte che in quel momento temetti che mi volesse uscire dal petto. Avrei voluto rispondergli
E’ stato fantastico…stupendo…meraviglioso…non pensavo che il mio cuore potesse traboccare di tanta gioia” ma l’unica parola che riuscii a pronunciare in quel momento fu un laconico

“Bello!!”

“Riproviamo?”

Scossi forte il capo in segno d’assenso

“Cerca di essere un po’ più collaborativa” disse sorridendo

Ci baciammo fino a che il sole non era calato ad occidente. Ormai non c’era più luce nella stanza. Ci staccammo solo quando sentimmo il rumore di una chiave che girava nella serratura. Prima che la porta si aprisse corsi in bagno, le labbra erano intorpidite e mi pizzicavano. Specchiandomi mi accorsi che avevo la bocca viola.
Ma ero contenta come una pasqua…era fatta!! Almeno così pensavo!!

**

Il giorno dopo, infatti, con mia gran meraviglia, fui totalmente ignorata, dallo stesso ragazzo cui ero attaccata per le labbra il pomeriggio precedente!!! Anzi fu ignorato il fatto che ci fossimo baciati!! Tutto come prima!! La qualcosa mi irritò notevolmente!! Naturalmente, orgogliosa com’ero, decisi di non chiedere spiegazioni, che pur mi erano dovute. Feci come se niente fosse.
Trascorsero così alcuni giorni. Finché, il sabato successivo, aprendo la porta di casa mia, mi ritrovai di fronte quella…Grazia!!

“Loredana, mi ha detto che Adriano è qui!!” affermò irritata

Lei era irritata, e cosa avrei dovuto dire io…
“Si” risposi concisa

Rimanemmo sulla porta a scrutarci sospettose.

“Me lo chiami?” chiese, anche se sembrava più un ordine.

Senza rispondere, voltai le spalle
Adriano era in cucina con mio fratello Salvo, gli stava insegnando a giocare a scacchi. Mia madre e zia Amalia stavano aiutando la nonna a riporre la pasta nella dispensa

“C’è una certa Grazia che ti cerca!!” dissi sedendomi al suo fianco

“Grazia?” chiese allarmata zia Amalia

“E’ la sorella di Marco” si affrettò a chiarire Adriano “sarà venuta per…” tentennò, il suo viso era ormai rosso vermiglio “…riferirmi qualcosa di Marco!!”

“E perché non viene Marco?”

“Ieri non si sentiva bene, forse ha deciso di non uscire stasera!!” replicai con noncuranza, cercando di toglierlo dall’imbarazzo.

Zia Amalia non sembrò molto convinta della mia delucidazione e poi…Adriano era talmente allarmato e rosso in volto, che lasciava ben pochi dubbi sulla natura della sua amicizia con Grazia. Per la sua scempiaggine, mi ero anche risolta ad aiutarlo, con mio grande disappunto.
Adriano uscì. Vedendo che non rientrava, zia Amalia mi chiese di andare a chiamarlo.

“Perché io? Manda Salvo oppure vacci tu!!” ribattei

Ma, come al solito, zia Amalia non volle sentire ragioni.
Ora Adriano avrebbe sicuramente pensato che ero gelosa!! Camminavo talmente lenta che a velocità normale avrei percorso il corridoio di casa mia almeno tre volte, andata e ritorno.
Aprii la porta e li vidi….si baciavano. Sentii una pugnalata trafiggermi il petto.

Si baciavano davanti casa mia!!! E se li avessi visti!!. Ma forse per loro la cosa non era rilevante.

Ero furente, sentii il sangue affluirmi alla testa.

“Scusate se vi interrompo” cercai di assumere un’aria indifferente e distaccata e…cordiale, ma non riuscii credibile “tua madre ti cerca”

Vidi lo sguardo di Grazia rimbalzare come una pallina di ping-pong da me a lui.

“Davvero?” rispose sarcastica, avvinghiandosi al suo braccio sinistro

“Certo!!” replicai acida

Lui si scostò.
L’atteggiamento di Adriano aveva inasprito Grazia, la quale con aria di sfida mi disse
“Lo sai che stiamo insieme, vero?”

Quella vocina arrogante e lo stesso sguardo tagliente di Marco…che ragazza detestabile!!

“Certo che lo so!!”

“Sai; è bene che certe volte non ci siano dubbi e che non si faccia confusione!”

Esplicitò quel pensiero con fare talmente lento e mellifluo…che mi stizzirono.
“Sono d’accordo con te” replicai provocatoria “Perché non entri e non ti presenti a sua madre? Così per mettere in chiaro le cose!!” fissai Adriano, che con aria inquietata sembrava rimproverarmi per il mio atteggiamento.

Entrambi sapevamo che se Grazia si fosse presentata al cospetto di zia Amalia, ne sarebbe uscita in lacrime. Ed io ci speravo davvero!!
Grazia entrò. Adriano mi trattenne per un braccio e me lo strinse con forza

“Cosa stai cercando di fare?” “sibilò

“Mi fai male!!” sbottai cercando di divincolarmi dalla stretta

“Cosa stai cercando di fare?” ripeté spazientito

“Prima mi baci e poi mi chiedi cosa voglio fare?”

Mollò la presa

“Invece di discutere con me, perché non le stai accanto!! Sai non vorrei che tua madre la strapazzasse troppo”

Mi ritirai in camera mia, non mi andava di vedere Grazia sconfitta!! Ero stata cattiva, ma lei mi aveva fatto arrabbiare!! STUPIDA.
Mia sorella Emma, era sul letto a leggere “Cime Tempestose” di Emily Bronte. La sua professoressa di lettere le aveva assegnato un riassunto e un commento dell’opera.

“Mi aiuti?” domandò supplichevole

“Hai almeno finito di leggerlo?” le chiesi buttandomi mollemente sul letto

Mi mostrò il libro che era ancora a metà

“Entro quando devi portare la relazione?”

“Tra due settimane!!! Ti prego; finiscilo tu?” implorò

“Non esiste proprio” replicai sdegnosa “finisci di leggerlo e poi ti do una mano per la relazione!!”

“E’ un libro troppo noioso per finirlo!! Se lo leggi potrai chiedermi quello che vuoi per una settimana” soggiunse disperata

“…”

“Due settimane”

“…”

“Ok; un mese. Non di più”

Agguantai il libro.
“Farai i piatti al mio posto per un mese”

“Cosa?” sgranò gli occhi

“Partendo da oggi!!” aggiunsi sorridendo

Mi strappò il libro dalle mani e sbottò risentita
“Sei una sanguisuga!!”

“Sono d’accordo con te” assentì una voce ben nota; Adriano ritto sulla porta, mi squadrava con aria ostile.

“Se n’è già andata?” chiesi tranquilla

“Chi?” domandò Emma curiosa

“Grazia” replicai incurante “la nuova ragazza di Adriano!!”

“Hai la ragazza?” domandò scettica mia sorella

“Quindi ora è ufficiale?” m’informai

“Credo che si debba parlare, noi due!!”

“Mi dispiace, ma ora non ho tempo”

“A no, e cosa dovresti fare? Se è lecito sapere”

“Non sono fatti tuoi!!”

“Emma, ci lasci soli”

Mia sorella lo fissò con aria indagatrice.

“Vorrei ucciderla senza testimoni!!” sentenziò scrutandomi

“Ma litigate sempre?!?!” sbuffò “io dovrei studiare, perché non andate via voi?”

“OK” replicò Adriano, poi rivolgendosi a me “andiamo” ordinò

“No” sbottai seccata

Adriano era di carattere tranquillo, molto simile a suo padre; ma quando era arrabbiato, non ammetteva un “no” come risposta…in quei momenti mi ricordava sua madre. Mi prese di peso dal letto; tenendomi sotto braccio, manco fossi un sacco di patate. Aprì la porta e mi trascinò fuori al balcone

“Che problema hai?” chiese mollandomi sul lastricato

Mi rialzai
“Il mio problema sei tu!!”

“Il bacio, vero?” bisbigliò

“Menomale. Allora è successo. Pensavo di essermelo sognato!!” dissi canzonatoria

“Chi altri lo sa?”

“Tua sorella” risposi confusa

Appoggiò una mano sulla fronte

“Solo lei?” incalzò inquieto

Annuii.
“Perché?”

“Io ho quasi diciassette anni e tu ad ottobre ne farai quindici”

“E…allora?”

“Siamo troppo giovani!! Capisci?”

“Veramente…No!! E poi se non sbaglio Grazia dovrebbe avere pressappoco la mia età” replicai acida

"Grazia non c'entra niente!!" ribatté accigliato

"Ti piace? Ne sei innamorato?" domandai con la voce rotta dall'angoscia

Ero terrorizzata dalla risposta che avrei ricevuto, ma saperlo era troppo importante. Infondo qualsiasi responso, avrebbe donato pace al mio cuore tormentato.

“Lei è molto carina" cominciò con voce dolce

Carina?

"Ed è dolce"

Dolce?

Cominciai a pensare che fosse pazzo...pazzo di Grazia!!

"Tu sei..."

"Lo so" lo interruppi amaramente "io sono un maschiaccio, sono bassa, sono brutta e lei è centomila volte meglio di me"

"Se fossi sicuro che nessuno ci vedesse ti abbraccerei"

"Non voglio la tua pietà"

"Quale pietà" replicò aggrottando le sopracciglia "E' vero sei un maschiaccio e effettivamente sei bassa, ma sei bella, sei un milione di volte meglio di Grazia. E mi piaci un sacco. Da quando ti ho baciato, non faccio che pensare a te e...a noi, ma quella storia delle nostre mamme!! Metti caso che non funzioni? Per lasciarci dovremmo fare una domanda in carta bollata. Per non parlare del fatto che siamo più che amici, siamo cresciuti insieme, praticamente come due fratelli. Se ci lasciassimo male, butteremmo alle ortiche quindici anni di affetto!!”

Non ci avevo mai pensato. In realtà non avevo mai pensato che potesse andare male, ma Adriano aveva ragione. Se ci fossimo lasciati sarebbe stata una tragedia, ma a me non andava di rinunciare per questo!!

“E se funzionasse?!”

“Fidanzato in casa a manco diciassette anni!!” replicò angustiato, dubitavo del fatto che mi ascoltasse

“Perché dovremmo fidanzarci in casa?”

“Perché quelle due e tuo padre, non stanno nei panni per un nostro probabile fidanzamento. Credi si lasceranno sfuggire l’occasione di ufficializzare la storia!! No…ci sono più probabilità che mia madre si faccia fare in mille piccoli pezzi e si lasci buttare nel cesso!!”

“Già!!” acconsentii

“Guarda che non mi sei di nessun aiuto”

“Se non glielo dicessimo?” dissi candidamente

"E se lo scoprissero?"

"Non lo scopriranno!!" replicai sicura

***

L’idea fu accolta con una punta di scetticismo da parte di Adriano, ma era talmente tanta la voglia di stare insieme che quella ci sembrò l’unica possibile soluzione.
Seppur giovani, nascondere la nostra relazione, agli occhi indiscreti dei nostri parenti, fu relativamente semplice. Tutti erano abituati a vederci sempre insieme fin da bambini; continuavamo a fare le stesse cose, quindi fu agevole gestire quella nuova condizione, tutte le altre novità, vennero vissute da entrambi con semplicità e naturalezza. Ero felice!!! Ero felice, come non pensavo si potesse essere. Stavamo vivendo il nostro primo amore con la purezza di un bambino, non complicato dai problemi degli adulti; un amore vissuto senza l’apprensione del domani.
Gli unici a conoscere la nuova natura del nostro affetto, furono i nostri amici.
Tonino e Alessandro accolsero la notizia con estremo entusiasmo, sembravano davvero non aspettare altro. Umberto e Vanni si mostrarono, invece, un po’ più riflessivi e pensosi di questa nostra scelta. Gli unici che esternarono il loro disappunto furono Nicola e Marco. Appresa la notizia, il mio compagno d’esilio, se n’era andato sbattendo la porta. Immaginavo cosa passasse nella mente di Marco; Adriano aveva dato il ben servito a sua sorella per me, ma l’atteggiamento di Nicola mi lasciò perplessa e mi ferì. Col trascorrere dei giorni entrambi si abituarono all’idea, anche perché non avevano altra scelta, ma Nicola era scostante e distaccato nei miei confronti e acido e ostile verso Adriano. Era un bambino, a quell’epoca aveva appena undici anni, e credo, anche se non abbiamo mai affrontato l’argomento, che il suo comportamento fosse dettato dalla paura di essere ulteriormente isolato; ma in seguito quella sua paura dovette scemare, visto che ritornò il bambino allegro e affettuoso di un tempo. Io e Adriano avevamo sicuramente moltissimi difetti, ma nonostante la forte attrazione e l’amore che ci legava, non eravamo particolarmente appiccicosi. Tutti, dopo un po’ si resero conto, che non era cambiato nulla!! Io continuavo a rimanere in cucina insieme a Nicola.
Poi arrivò l'estate...

Eravamo tutti stati promossi a pieni voti e tutti avevamo meritato due mesi di vacanza. Solitamente trascorrevamo le vacanze estive ad Ostia, a Scauri o a Sperlonga; luoghi facilmente raggiungibili. Gli uomini, infatti, continuavano a lavorare, nei mesi di Luglio e Agosto, ricongiungendosi alle famiglie solo nei fine settimana, per cui per comodità venivano scelte zone marittime relativamente vicine.
Le nostre numerosissime famiglie si riunivano in estate; si può dire che colonizzavamo quei luoghi. Per comodità e anche per abitudine i nostri genitori erano soliti prendere in fitto, un unico grosso appartamento di quattro o cinque stanze e cucina, in cui potevano abitare almeno tre famiglie.
Quell’anno mio padre aveva optato per una villetta a Scauri su due livelli; che avrebbe ospitato la mia famiglia, consistente di otto persone; la famiglia di mia zia Elena, la sorella di mia madre, costituita da quattro membri; mia nonna, i sei membri della famiglia di Adriano, aumentata frattanto della nascita di Ilaria, la figlia di Maria.
Eravamo una marea di persone, ma infondo non si andava a mare certo per chiudersi in casa; quindi erano sufficienti solo cinque stanze, per ospitare tutti. Tre camere da letto per gli adulti e due vere e proprie camerate, una femminile e una maschile, per noi ragazzi. Ai locatori chiedevamo sempre letti in eccesso; quelli non bastavano mai!!
Tutti noi aspettavamo l’estate con ansia. Ricordo con estrema nostalgia quello stralcio della mia vita. Sono ancora impresse nella mia memoria ombre di ricordi lontani: il mare, le uscite notturne, che non c’erano mai concesse in città, i cinema all’aperto, le recite di fine estate che organizzava mia madre per tenerci impegnati; sempre tutti insieme, i miei fratelli, i miei cugini e tanti nuovi compagni di giochi con cui fare amicizia. Anche quell’anno sarebbe stato così…tutto come sempre, solo che io e Adriano eravamo innamorati!!
Quell’estate ci sembrò lunga e infinita. Non vedevamo l’ora di tornare a casa!! Nascondere ciò che provavamo era stato difficile. Riuscimmo a rubare solo pochi stralci di tempo per stare insieme. A volte ci allontanavamo per fare lunghe passeggiate sul bagnasciuga e mentre l'acqua salmastra lambiva i nostri piedi, noi chiacchieravamo tenendoci per mano. Le persone a volte si voltavano, fissandoci con stupore, piacere e malinconia. Forse nel vederci così felici, rammentavano antichi amori perduti o sbiaditi dal tempo e dalle consuetudini domestiche.
Eravamo giovani e innamorati.
Troppo giovani e troppo innamorati...

Quella sera di metà agosto non riuscivo a dormire; mi rivoltai nel letto per un po’. Faceva troppo caldo!! Ero sudata e appiccicosa. Ero talmente irritata per tutto quel calore, che anche il frinire delle cicale proveniente dalle campagne circostanti mi infastidiva. Alla fine, decisi di alzarmi, restare supina, mi faceva venir mal di testa e voglia di fare pipì…e poi avevo fame.
Andai in cucina, cercando di non fare rumore; la maggior parte degli abitanti della casa aveva dai sette anni ai tre mesi. Se avessi fatto troppo rumore, si sarebbero svegliati anche i nostri parenti tedeschi che vivevano a Colonia. Accesi la luce; alzai la testa fissando lo sguardo sull’orologio che era di fronte a me. Erano le tre. Estrassi una padella dalla dispensa; avevo voglia di una frittata di cipolle. Ora non mi verrebbe nemmeno in mente una frittata di cipolle alla tre del mattino, ma allora mi sembrò una buona idea.
Presi una cipolla, dalla busta appesa fuori al balcone, e due uova dal frigo. Misi un po’ d’olio d’oliva nella padella; e accesi il gas, per far riscaldare l’olio. Tagliai, con un grosso coltello, la cipolla in due parti. Una parte l’avvolsi nel cellofan e la conservai nel frigo, l’altra parte la affettai in striscioline sottili. Quando l’olio fu ben caldo aggiunsi le cipolle, per farle appassire; rimestavo in continuazione per non lasciarle bruciare. Quando furono pronte, spensi il gas, le sgocciolai dall’olio con la schiumarola. Lo stesso olio l’avrei riutilizzato per cuocere la frittata. Presi un piatto e ruppi le due uova, aggiunsi un pizzico di sale, un po’ di formaggio e cominciai a sbattere le uova.
In quel momento entrò Adriano. Mi fissava incuriosito, ritto sulla porta

“Che cavolo stai facendo?” chiese, sfregandosi gli occhi cisposi

“Sto sbattendo le uova?”

“Scema…” replicò sedendosi su una sedia di fronte a me

“Sto preparando una frittata di cipolle” affermai, aggiungendo le cipolle al composto d’uova

“Una frittata di cipolle?” domandò perplesso

“Ho fame!!” sbottai

“E…una frittata di cipolle alle…” volse lo sguardo verso l’orologio “…tre e un’quarto del mattino, ti sembra una buona idea?” concluse divertito

“Ho fame” replicai con un filo di voce

Accesi il gas e cominciai a cuocere la frittata
“Come mai sei sveglio?” chiesi voltandogli le spalle

“Mi ha svegliato l’odore di cipolla”

Mi voltai fissandolo con gli occhi sgranati
“Davvero?”

Mia madre non apprezzava molto che cucinassi e mangiassi di notte. Mi sarei presa una ramanzina alle tre del mattino; davvero un bel modo per cominciare la giornata!!

“Stavo scherzando…non riuscivo a dormire”

Voltai nuovamente le spalle
“Nemmeno io avevo sonno!!” risposi, voltando la frittata con la schiumarola

“Non vedo l’ora di tornare a casa?”

“Anch’io!!” replicai depressa

Mentre controllavo se la frittata era cotta, sentii le braccia di Adriano cingermi la vita e avvicinare i nostri corpi.
Il mio cuore batteva all’impazzata. Mi era mancato talmente tanto!!

“Posso mettere prima la frittata in un piatto? Ci ho messo talmente tanto; vorrei mangiarla e non buttarla nella spazzatura!!”

Mi schioccò un bacio sul collo e si appoggiò al tavolo.
Spensi il gas; rivoltai la frittata su un piatto con un tovagliolo di carta e poggiai il piatto sul lavabo.
Mi girai e quasi di corsa mi gettai tra le sue braccia

“Mi sei mancato talmente tanto” esternai col cuore in gola

Mi sollevò la testa e mi baciò. Per stare più comodi, senza smettere di baciarci, mi sollevò di peso, mettendomi a sedere sul tavolo. Adriano era più alto di me, di quasi venti centimetri, questa era un’operazione necessaria, se non voleva diventare gobbo e se io non volevo svegliarmi con un torcicollo. Avevo, sempre per comodità, le gambe aperte e, poiché ci stavamo baciando, Adriano si strusciava addosso. Non so come, ma mi ritrovai, senza accorgermene, con la schiena sul tavolo di legno e le mani tenute in alto, sopra la mia testa, trattenute dalle grandi mani di Adriano. Per tutto il tempo le mie labbra rimasero serrate a quelle di lui.
Ho cercato per anni di vedere qualcosa di scabroso in quella scena, senza mai scorgerlo. Eppure, quella sera di vent’anni fa, mi fecero sentire sporca. Erano quasi due mesi che ci scambiavamo solo baci frugali e fuggevoli. Era naturale tutto quell’impeto per due giovani anime che si cercavano come le nostre. Forse sarebbe stato naturale per tutti, ma non per zia Amalia che rimase sconvolta osservando la scena.

“Che cosa state facendo?” sibilò

Mio Dio!!

Ci staccammo l’uno dall’altra, come percorsi dall’alta tensione. Scesi dal tavolo

“Possiamo spiegare…” azzardai

“Lo credo bene!!” sbottò lei sgranando gli occhi

Silenzio
Lasciò la cucina. Sapevo cosa stava per fare!! Avrebbe sicuramente svegliato mia madre, mio padre e zio Vincenzo; avrebbe raccontato ciò che aveva visto e poi mi avrebbero chiuso a vita in una stanza.
Mi voltai, cercando lo sguardo rassicurante di Adriano, ma era scomparso!! Entrai nel panico!! Quando ritornò ricominciai a respirare.

Mio Dio!!

“Non lasciamoci convincere!!” dissi voltandomi verso Adriano

“OK!!” acconsentì lui, ancora atterrito

“Non stavamo facendo niente di male!!” aggiunsi arrabbiata “Ci stavamo solo baciando. Infondo, stiamo realizzando il loro sogno, dovrebbero ringraziarci in ginocchio”

“Vuoi che ti dica cosa ha visto mia madre?” sbottò, fissandomi con gli occhi sgranati “Ha visto me e te, mezzi nudi, che ci strusciavamo su un tavolo, incollati per le labbra alle tre del mattino”

“A parte che non eravamo mezzi nudi!!” puntualizzai irritata

“Canottiere e pantaloncini…non siamo nemmeno molto vestiti!!”

“Già...io solitamente ad Agosto dormo con lo scafandro da palombaro!!"

“Non scherzare!! Non ti rendi conto della gravità della cosa? Tuo padre mi ucciderà!!”

“Secondo me stai esagerando” replicai perplessa “Sono stati giovani anche loro!! Vedrai che capiranno” commentai poco convinta

“Se sono stati giovani…lo hanno dimenticato sicuramente!!!” argomentò isterico “Ti vorrei ricordare che tuo padre non tiene in casa animali di sesso diverso per non farvi assistere ad accoppiamenti immorali; che tua madre non ti ha nemmeno spiegato che le donne hanno le mestruazioni, perché si vergognava. Per non parlare di mia madre che, parlando di sesso, disse a te e a Loredana di farsi toccare dalla testa alla pancia, ma mai dalla pancia in giù, se non volevate portare guai a casa…come Maria!! Ti è più chiara, ora, la situazione?” concluse secco

Chiara come la luce del sole!! E fu ancor più chiara, quando in cucina entrò la santa inquisizione!!
Si sedettero di fronte a noi; come fossero, giudice e giuria. Non sapevo cosa, zia Amalia, avesse raccontato loro. Rimasi silenziosa in attesa di comprendere la mossa più giusta da operare!!

“Da quanto tempo va avanti questa storia?” chiese mio padre aspro

Quella domanda mi lasciò interdetta; non per il quesito in se, ma per l’asperità con la quale era stata pronunciata.
Mio padre era un uomo severo, ma giusto. Non si era mai rivolto a nessuno dei suoi figli con tono autoritario; non aveva mai fatto valere la sua autorità paterna. Conoscevo mio padre, come nella vita si possono conoscere poche persone!! Sapevo che, tutta quell’avversità, era dettata dalla delusione di avergli tenuto nascosto qualcosa. Non l’avevo mai fatto!! In vita mia non avevo mai fatto neppure un filone a scuola, perché se non mi andava di andare a scuola potevo anche non andarci. A scuola ci andavo perché mi piaceva!! Era questa l’unica regola che seguiva mio padre…lavorare o studiare per guadagnarsi la minestra!!! Non avevo mai deluso mio padre…e non pensavo che ingannarlo avrebbe arrecato sofferenza anche alla mia anima.

“Da fine maggio” rispose mesto Adriano, rompendo il silenzio

“Perché…” cominciò mio padre

“Perché siamo due ragazzini” lo interruppi, rossa in volto “e non siamo pronti per una storia da adulti. Un fidanzamento in casa alla nostra età”

“Nessuno di noi vi ha chiesto di fidanzarvi in casa” disse divertito zio Vincenzo

Zio Vincenzo era l’unica persona ragionevole, era lì solo per tutelare la pace coniugale!!!

“Davvero?” replicai secca

“Si, davvero. E ti prego di non essere impertinente!!” aggiunse la madre di Adriano

“Oh, che strano avevo pensato che fossimo qui per ufficializzare la storia” replicai ironica

Silenzio.

“E voi…cosa avreste intenzione di fare?” domandò mio padre, il quale era rimasto in silenzio fino a quel momento

Non sapevo cosa rispondere.

“Ora lo sappiamo. Non puoi cambiare le cose” aggiunse “Se volete continuare a stare insieme…la cosa ora è ufficiale!!”

Aveva ragione, ma piuttosto avrei rinunciato ad Adriano. E poi quando le acque si fossero calmate avremmo potuto…

“Ok!! Per noi va bene!!” la voce di Adriano interruppe bruscamente il filo dei miei pensieri

Mi alzai. Lo strusciare stridente della sedia fendette il silenzio.

“Cosa?” strascicai fissandolo

“Io voglio stare con te”

“Ma come? Se non funzionasse? Per lasciarci dovremmo fare una domanda in carta bollata. HAI CAMBIATO IDEA?” la mia voce era salita di tonalità senza che me ne fossi accorta

“Non urlare, Marika” disse supplichevole mia madre “cerca di calmarti; sveglierai i bambini”

CALMARMI!! Era impossibile. Ero troppo arrabbiata. Adriano, mi aveva lasciata da sola, a combattere contro la santa inquisizione al completo. Ed ora con quella sua uscita…sembrava che fossi stata io a convincere lui a nasconderci. Il mio respiro si fece pesante...dovevo riflettere
Lo fissai indignata.

“Non cambierà nulla” insistette Adriano

“…”

“Funzionerà”

“…”

“Io ti amo”

Era la prima volta che lo diceva…sapevo che non sarebbe più stato lo stesso.
Ma…

“Anch’io ti amo”

Mi persi nel suo caldo abbraccio, proprio com’era accaduto, oltre cinque anni prima, dopo la morte di Pallino; quell’abbraccio che riusciva a dissimulare ogni mia paura.

EFP

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Capitolo 3
*** la verità ***


PdA3

UN PATTO D'AMORE

CapIII: "La verità"

Adriano ebbe ragione…pressoché su tutto!! Non cambiò granché inseguito all’ufficializzazione della nostra storia. I riti che solitamente seguivano un “fidanzamento in casa” erano già da anni propri delle nostre famiglie.
Trascorrere le feste e le vacanze insieme, fare regali alla suocera, tentare di fraternizzare con le corrispettive famiglie…era tutto come prima!! Ma una cosa, non aveva previsto…che saremmo cresciuti!!! Che avremmo compiuto delle scelte, che col trascorrere del tempo, avrebbero posto tra noi muri incrollabili. Dopo quattro anni ci lasciammo; lui mi lasciò!!!

Eravamo a casa sua, erano all'incirca le sette di sera, del 12 settembre. Faceva caldo, anche se pioveva ormai da tre giorni, ininterrottamente. Eravamo seduti sul divano a guardare un vecchio film romantico "Via col vento". Io non amavo i film romantici, ma a lui piacevanno molto. Zia Amelia era in cucina. Sentivo giungere un delicato profumo di basilico nella sala da pranzo. Loredana, invece, era nella sua stanza a studiare. Avevo già apparecchiato la tavola e stavamo aspettando che zio Vincenzo rincasasse per cominciare a cenare. Ero tranquilla quella sera; negli ultimi tempi io e Adriano avevamo raggiunto un equilibrio insperato...ma gli equilibri per definizione sono precari!! Ed io ero ancora troppo legata a lui per capire cosa si celasse dietro quella fittizia tranquillità. Mi accoccolai al suo fianco; lui cominciò a tormentarmi i capelli con le mani. Le sue dita scivolavano tra i miei capelli lisci.

“Mi stai troppo addosso!!” disse aspro

Mi scostai subitanea, e lo scrutai sospettosa
"Che ti prende?"

"Forse dovremmo prenderci una pausa!!" disse senza distogliere lo sguardo da me

Già da qualche tempo, avevo presagito una vaga sensazione di lontananza tra noi. Per quanto la gente immagini, quando sei veramente innamorato, i sensi si acuiscono fino a sentire l’amore che ti sfugge dalle mani. Preferii tacere, per paura di accelerare quell’allontanamento inevitabile!! Non ero pronta; forse non lo sarei mai stata.
Le parole di Adriano, però, mi ridestarono dal torpore in cui mi ero rifugiata da oltre un anno.

“Non mi ami più?” chiesi, quasi senza esserne consapevole

“Ti amo, Marika e non amerò nessun'altra come amo te!!”

“E allora, perché?…non riesco a capire!!”

“Voglio essere libero…e tu mi opprimi!!”

Lo fissai stravolta.

“Piccola” continuò, carezzandomi il viso con il dorso della mano sinistra “Non piangere per me!!”

Piangevo?

“Un giorno forse le cose cambieranno. Un giorno forse mi mancherai talmente tanto che ti chiederò di amarmi ancora!! E quel giorno forse tu non vorrai saperne e allora sarò io a piangere per te”

Aveva nuovamente lanciato la palla oltre quell’edificio diroccato. E ancora una volta, come dieci anni prima, non riuscivo a comprendere se stesse tentando di allontanarmi o di lasciarmi una speranza…che mi tenesse legata a lui!!

Non accadrà mai!! Io ci sarò sempre per te!!” pensai, ma le parole mi morirono in gola. Il mio orgoglio le soffocò con tutta la forza che aveva.

Si alzò. Poggiò la mano destra sulla mia testa e poi se ne andò, lasciandomi da sola sul divano. Mi asciugai le lacrime con le maniche della maglietta e mi raggomitolai stringendo le gambe al petto; ipnotizzata dallo scroscio della pioggia contro i vetri. Ero disperata!!
I giorni che seguirono furono confusi e carichi di angoscia. Avrei voluto combattere per riconquistarlo; ma sarebbe stato inutile, Adriano aveva ponderato a lungo qella decisione prima di comunicarmela. Aveva gia deciso e probabilmente era stato per giorni, settimane e mesi interi a cercare il momento adatto e le parole giuste per non ferirmi!! Come poteva non ferirmi...lo amavo e il solo fatto che lui mi lasciasse mi avrebbe ferito. Ma sapevo che non avrei potuto costringerlo a stare con me e…decisi di lasciarlo andare. Seppur giovane, ero consapevole che per quanto potessi soffrire, nessun amore, per quanto profondo, poteva distruggerti…l’avevo imparato proprio, sotto quel tetto cui mia madre mi aveva affidato.
Eppure...

Come aveva potuto lasciarmi, se continuava ad amarmi?

Il dolore che provavo ogni qualvolta il mio cuore era sfiorato da quella lancinante e penetrante domanda era indescrivibile. Cercando una risposta che potesse lenire il mio dolore, rimasi per due settimane chiusa in casa; non avevo più voglia di uscire, di vedere gente, di mangiare. Se Nicola non fosse giunto in mio soccorso sarei ancora a languire nella mia cameretta color verde pastello.
Quando mia madre disse che Nicola era venuto a farmi visita, mi arrabbiai con lei per averlo fatto entrare. Lei mi supplicò di riceverlo, poi stremata dalla mia infantile testardaggine.

"Marika. Io lo faccio entrare, se vuoi che Nicola vada via, sarai tu a cacciarlo" sbottò, fissandomi intenerita

Mi levai mollemente dal letto e mi sedetti fissando la porta.
Nicola entrò e posò il suo sguardo carico di dolcezza su di me.

"Che ti prende?" chiese aggrottando le sopracciglia

"Niente" ribattei laconica, scrutando il pavimento

"Non è da te abbatterti per..." rammutolì

"Come fai a saperlo?" domandai con un filo di voce

"Adriano era preoccupato e..."

"Prima mi molla e poi si preoccupa!! Quel ragazzo è una vera disperazione. Un controsenso vivente!!"

"Idiota" sussurrò Nicola

"Non sono un idiota!!" ribattei offesa

"Certo che no. Stavo parlando di Adriano. Io non ti avrei mai lasciata" aggiunse arrossendo

Lo fissai sorridendo.

"Quando smetterai di piangere per lui" continuò chinando la testa "Quando sarò cresciuto e quando sarò diventato ricco io...ti sposerò!! Se nessuno ti vorrà, naturalmente"

Nicola aveva quidici anni, era ancora un ragazzino eppure a suo modo stava tentando di tirarmi su. Lo abbracciai sussurrando un "grazie infinite" alla sua mite e dolcissima anima.

*

Furono necessari due mesi prima che trovassi il coraggio di confessare a me stessa e agli altri che Adriano aveva posto fine alla nostra storia.Fu difficile abituarmi all’idea che non stessimo più insieme e ancor più difficile fu convincere le nostre famiglie che era tutto finito!! Credo che zia Amalia e mio fratello Salvo abbiano pianto più di me. Mio padre, invece, con mia gran meraviglia, sembrò abbastanza sollevato dalla nostra decisione.
La cosa più difficile del periodo trascorso senza di lui, fu vedere il suo volto, ascoltare l’eco delle sue risate, sentire il suo delicato profumo, ogni giorno e accettare che non fosse più mio. Non c’eravamo mai realmente divisi, non avremmo mai potuto; anche volendo. Avevamo amici in comune, una famiglia in comune e una vita in comune…stare lontana da lui era come stare lontana da me stessa. Averlo ogni giorno accanto a me e saperlo di qualcun'altra mi tormentava l’anima; Adriano era un bel ragazzo e sicuramente dopo di me ci sarebbero state altre donne. Inizialmente temevo ogni ragazza con cui usciva, poi col trascorrere del tempo, cominciai a temere che si innamorasse, perchè questo mi avrebbe strappato ogni speranza di una possibile riconciliazione. Annotavo nella mia mente nomi e date; tremavo tutte le volte che una ragazza superava i tre mesi, perchè temevo che sarebbe stata quella che mi avrebbe sostituita nel suo cuore. Fu veramente dura ricominciare, e credevo di esserci riuscita...ma purtroppo ci sono amori, così immensi e radicati, che ti restano dentro fino alla fine dei giorni; amori che ti riscaldano nelle notti di solitudine; amori che ti accompagnano all’altare; amori che si ritrovano in ogni volto. Questi amori ti lasciano libera, solo quando ti spezzano il cuore.
Avrei preferito, con il mio ultimo alito di vita, invocare Adriano; ma lui decise di rendermi libera, spezzandomi il cuore.
Dopo alcuni anni di lontananza lui ritornò.
Ritornò quando avevo un lavoro, un ragazzo e delle amiche. Ritornò quando non avevo bisogno di lui…quando pensavo di essere libera da quelle catene che, per troppo tempo, mi avevano legato l’anima e il cuore!! Eppure quando lui tornò; io ero lì; come se per anni non avessi aspettato altro…che lui tornasse!!!

Ricordo ogni particolare di quel giorno, come se fosse accaduto ieri. Gli odori, i colori, le sensazioni, le angosce e il turbamento che provai nel sentirlo nuovamente mio, sono ancora vivi dentro di me. Erano passati tre anni dacché mi aveva lasciata. Avevo compiuto da poco ventun’anni ed era la vigilia di Natale. Nonostante ci fossimo lasciati Adriano e la sua famiglia continuarono a trascorrere le feste con la mia numerosissima famiglia. La perpetuazione di questo rito aveva per tre anni rovinato tutti i miei Natali, le mie Pasque e le mie vacanze estive; ma nessuno sembrava farci caso, nemmeno Adriano!!
Eravamo a casa di zia Amalia. Stavo pulendo il capitone e Adriano, come sempre mi aiutava a mantenerlo fermo. I capitoni sono dei pesci serpentiformi particolarmente difficili da uccidere, sono viscidi e svicolano con estrema facilità dalle mani; se non si tengono ben fermi ci si può agevolmente tagliare un dito!! Adriano, mio padre e la nonna erano gli unici a non essere terrorizzati da quei pesci tanto simili a serpenti. Quell’anno era toccato a lui aiutarmi.

“Mantienilo meglio!!” ordinai perentoria

“Mantenerlo? Dobbiamo cambiare pezza!! Questa è più viscida del capitone” replicò mostrando lo straccio

Loredana gli porse un cencio pulito.
“Io vado via” commentò con aria disgustata ”Dopo Marika, ti prego pulisci tutto questo sangue, che fa impressione!! E vedete di sbrigarvi che la cucina serve…e andate a lavarvi prima di mettervi a tavola, perché siete disgustosi”

Effettivamente eravamo sporchissimi!!

“Abbiamo ucciso quasi quattro chili di capitone!!” sbottai

“E poi, sorellina, se vi piace tanto perché non ci date una mano, così finiamo prima!!” aggiunse Adriano

“Quei cosi sono tanto buoni quanto disgustosi!!” argomentò mentre si allontanava

Quanti ne mancano?” squittii esausta

Adriano lasciò cadere il capitone nel lavabo; lo osservai dibattersi nel sangue dei sui predecessori.

“Due” disse controllando nella busta.

Dopo venti minuti, la mattanza era giunta finalmente a termine. Avevamo appena tagliato la testa all’ultimo pesce ed io avevo gia cominciato a rassettare.

“E come si chiama quello con cui esci?” chiese con noncuranza, mentre tagliava a pezzetti l’ultimo capitone.

Stavo sciacquando lo strofinaccio intriso di sangue, mi bloccai mentre lo strizzavo
“Gianni” risposi con un filo di voce.

Mi sentii nuovamente colpevole, proprio come quando da ragazzina stavo per baciare Mario. Ero arrabbiata, per quella stupida reazione.
Mi sarei mai liberata di quella sensazione d’appartenenza?

“Tuo padre dice che è un bravo ragazzo”

Mio padre?

“Lui sta facendo di tutto per allontanarmi da te!! Perché credi che abbiate cambiato casa?!?!” aggiunse; sembrava avermi letto nel pensiero

“Ti sbagli!! Mio padre non vive in nostra funzione.”

“E allora perché mi ha detto di Gianni?”

“Anche tu esci con altre ragazze e tua madre e Loredana alcune volte me lo dicono” ribattei tranquilla.

Ripresi a pulire il lavabo. Eravamo così vicini, la sua vicinanza, il suo calore e quello strano discorso mi rendeva inquieta…mi tremavano le gambe.

“Lo ami?” chiese improvviso

Annuii

“Come ami me?”

“E’ diverso?” risposi titubante

Senza nemmeno ripulirsi dal sangue, mi carezzò il volto
“In che senso diverso?”

“Cosa vuoi sapere?” chiesi irritata

“Sei bellissima!!" replicò fissando i suoi occhi nei miei e scostandomi una ciocca di capelli dal viso.

Bellissima!! Certo...con i capelli a malapena raccolti in un abbozzato chignon; una tuta imbrattata di sangue e viscidume di capitone; senza menzionare il delicato profumo di pesce che ormai impregnava ogni cellula del mio corpo!!

"Non mi sembra il caso di scherzare" replicai divertita

"Non sto scherzando, Marika. Non hai bisogno di truccarti o di essere ben vestita per essere bella. Sei cambiata da quando eri un maschiaccio"

"Non sono cambiata poi tanto" dissi scostando la mano

"Ti amo” aggiunse afferrando la mia mano e stringendola forte

Accostò le sue labbra alle mie.
“Mi manchi”

Accarezzava le mie labbra con le sue
“Voglio stare con te”

Abbassai il capo
“Ti prego, Adriano; non farmi questo” sussurrai

Alzò il mio viso e mi baciò. Non ricambiai il bacio
“Cosa ti prende?” chiese stizzito

“Sono passati tre anni; E’ stato difficile rifarmi una vita, e ora arrivi e mi dici che mi ami e ti manco e che vuoi stare con me; poi mi baci e…cosa vuoi?”

“Voglio te!!”

“Sto con un’altra persona. E mio padre ha ragione, Gianni è un bravo ragazzo. Non merita che lo tradisca con te”

“Tu mi tradisci con lui!!”

“Sei pazzo?”

Mi baciò di nuovo. Non riuscii a rimanere impassibile a quel bacio. Non avevo mai smesso di amare Adriano e mi mancava da impazzire.
Mi staccai; avevo il respiro mozzo.

“Potrebbero vederci” dissi ansimando

"Ormai abbiamo finito" fece senza smettere di baciarmi il viso "Andiamo a fare una passeggiata"

"Non mi sembra una buona idea" guardai l'orologio "sono le cinque e mezzo; ci sono ancora un sacco di cose da fare!!"

Mi scoccò un ultimo bacio sulle labbra
"Mi preparo e ti aspetto giù" si voltò e mentre varcava la porta aggiunse "Bisogna ancora comprare la frutta. Dì che mi hai chiesto di accompagnarti al supermercato"

Rimasi sotto l'acqua finchè quella puzza di pesce non mi abbandonò. Il bagno era saturo di vapore, sembrava una sauna. Mi avvolsi nell'accappatoio e mi sedetti sul pavimento gelido. Non volevo uscire. Ripensai a quanto Adriano fosse cambiato in quegli anni. Ripensai alle voci che giravano nel quartiere su di lui; ma erano solo voci, non potevano riferirsi al mio Adriano.

Ripensai alle parole di mio padre
"Adriano è cambiato. Lui ha fatto scelte diverse dalle tue. Lui ha deciso di seguire le orme di suo padre"

Ripensai a quello che mi aveva detto Marco, l'ultima volta che eravamo usciti tutt'insieme, per rimembrare i tempi passati.
"Adriano per dimostare di essere forte prima o poi schiaccerà chi ama. E tu sei l'unica ragazza che abbia mai amato. Quando saprà di poter controllare il suo cuore, allora tornerà da te!!"

Erano solo parole...parole che non avevano fondamento!!
Mi rialzai. Mi vestii lentamente. Indossai un paio di jeans e un maglione verdone a collo alto. Mi pettinai i capelli, fissai la mia immagine riflessa nello specchio
"Marika, sii forte!! Non lasciare che lui faccia di te ciò che vuole" sbottai alzando la voce, cercando di infondermi coraggio

Quando arrivai in salone, osservai Adriano che giocherellava con le chiavi. Era bellissimo, indossava il maglione bianco che gli avevo regalato il Natale precedente. Mi sorrise con gli occhi e senza proferire alcuna parola si diresse verso l'ingresso. Lo seguii come un cane, proprio come facevo da bambina. Avevo le palpitazioni. Il suo sguardo era di nuovo sereno come lo era da bambino. Era felice e mi sentii felice anch'io.
In macchina non riuscii a parlargli e scrutavo distrattamente fuori dal finestrino. Lungo la strada osservavo gli alberi che sfrecciavano rapidi; i grossi centri commerciali sorgono sempre in periferia.
Rievocai antiche memorie. Io amavo i centri commerciali e amavo i supermercati. Mi piaceva osservare, confrontare i prezzi, comprare le cose più convenieneti. Adriano aveva la mia stessa passione; una passione trasmessa da mio padre. Quando, ancora, stavamo insieme, almeno una volta al mese, il sabato sera verso le sette, ci mettevamo in macchina e restavamo fino alla chiusura. Andavamo per comprare una cosa e rincasavamo carichi di buste.
Mentre la mia mente vagava immersa nel passato, Adriano aveva parcheggiato...otto rosso.
Passammo oltre un'ora a girare per i vari settori. E come al solito eravamo andati per comprare un pò di frutta e avevamo riempito un carrello di ogni ben di dio. Burro di arachidi, pollo, rigaglie per Pallino, melanzane, pomodori, ananas, meloni, noci, fichi, pasta, olio, cozze...mi ero divertita un mondo e per un attimo avevo dimenticato quanto era accaduto nella cucina di zia Amelia.
Mentre facevamo la fila, si allontanò.
Rimasi ad attenderlo vicino alla cassa dove mi aveva lasciata; temevo che se mi fossi allontanata troppo avremmo impiegato tempo per ritrovarci e saremmo arrivati tardi per la cena. Mia madre mi avrebbe uccisa!!! Mentre aspettavo cominciai a parlare con la cassiera, una graziosa e cordiale donna sulla trentina

"Finalmente!!" sbottai quando lo vidi arrivare "pensavo di dover chiamare 'Chi l'ha visto'!!!"

Sorrise.

"Guarda che non c'è da sorridere!! Mi hai mollata qui per..."

"Venticinque minuti" mi venne in soccorso la commessa

"Vedo che hai fatto amicizia!!" replicò sorridente

Quel sorriso da ebete cominciava a darmi sui nervi.
"Sono rimasta qui per tanto di quel tempo che la gente ha cominciato a pensare che facessi parte dell'addobbo!!"

"Hai fatto la brava?"

"Adriano, sei ubriaco?"

"Come si è comportata?" domandò alla cassiera

Mi stava ignorando!!

"Un paio di ragazzi hanno fatto i cretini, ma lei si difende abbastanza bene" commentò la cassiera; poi rivolgendosi a me la donna aggiunse "Il tuo ragazzo è simpatico, oltre che molto carino. Ne è valsa la pena aspettare"

"Lui non è..."

Ma prima che avessi il tempo di terminare la frase, Adriano mi aveva zittito con un bacio.
Mi scostai, appropinquandomi verso il carrello, nel quale avevo riposto le buste.

"Andiamo!!" ordinai secca

"Non puoi arrabbiarti così per un pò di ritardo!!" sbottò accigliato

"Sai che non e per questo..." replicai severa. Rivolsi lo sguardo verso la cassiera e cambiando tono soggiunsi "Buon lavoro e Buon Natale"

"Buon Natale anche a voi e...cerca di perdonarlo. Si vede che è pazzo di te!!"

Pazzo di me...purtroppo non era quello il problema!!
Ero arrabbiatissima, perchè chiaramente per lui eravamo ritornati insieme e la mia opinione non contava niente. Era sempre così...lui decideva per entrambi!!
Ero talmente irritata che mi comportavo come un automa. Arrivammo col carrelo fino alla macchina, riponemmo le buste nel bagagliaio e partimmo senza che io me ne rendessi conto. Poi mentre osservavo la strada dal finestrino dell'auto notai che aveva cambiato strada.

"Hai preso una scorciatoia?" chiesi confusa

"No...stiamo andando nel parco dei ciliegi"

"E perchè?" domandai strabuzzando gli occhi

Nel mio quartiere quello era un posto, diciamo pure non "adatto ai minori".
Perchè stavamo andando lì?

"Non preoccuparti, non voglio saltarti addosso. Non l'ho mai fatto...mi pare di ricordare"

"E allora perchè andiamo in quel postaccio!!" sibilai

"E' un buon posto per parlare...lontano da orecchie indiscrete!!"

"E tu che ne sai?" sbottai irritata

"Ho fatto molta esperienza mentre tu non c'eri" replicò tranquillo

Lo scrutai allibita e irritata. Sapevo che in quei tre anni di lontananza aveva avuto delle ragazze, ma che le avesse anche portate lì!! Certo Adriano non era un monaco, però...non mi ci aveva mai portato al parco dei ciliegi in quattro anni di fidanzamento!! E, invece, ci portava delle perfete estranee. IDIOTA!!!
Riaffiorò nuovamente in me quell'antica paura di essere poco desiderabile.
Non era colpa mia se non mi piacevano le gonne, se mi truccavo solo in rarissime occasioni e se ero...piatta.

"Sei gelosa?" aggiunse divertito

"Di te?"

"No, tesoro, di quel tipo nella macchina avanti"

Sentii il volto avvamparmi. Nella macchina avanti si intavedeva una accozzaglia umana di difficile identificazione.
"Ti prego andiamocene!!" implorai

Sorrise; poi il suo volto si fece serio e tirato
“Ok...ma voglio che quando torniamo a casa tu chiami Gianni!!”

"Perchè?"

"Lo devi lasciare!!" ordinò senza accettare repliche

"Perchè dovrei fare una cosa tanto stupida!!"

"Perchè mi ami; e poi, non credo sia giusto tenere legati a se una persona che non si ama"

Non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui. Era come se fossi preda di un incantesimo.
“Non posso lascialro per telefono!!! E poi è Natale?”obiettai debolmente

Mi baciò.

Perché ero così debole con lui?
Perché aveva tutto quell’ascendente su di me?

“Allora? Lo chiami?” ripeté suadente

Silenzio

"Io ti amo e non riesco a vivere pensando che qualcun'altro possa toccarti" continuò implorante

"Adriano..."

"shhh...shhh..." appoggiò la mano sulle mie labbra

Mi baciò di nuovo, il suo corpo premeva contro il mio lasciandomi senza respiro.
Lo allontanai.

"Lo chiami?" ripeté nuovamente

Annuii

Estrasse un pacchettino dalla tasca
"Questo è il mio regalo di Natale".

Mi porse il pacchettino; era verde smeraldo con un fiocchetto rosso.
Lo presi e lo esaminai stranita

"Avrei voluto dartelo a mezzanotte, ma volevo un pò d'intimità"

Non volevo aprirlo.

"Non si apre se lo fissi" aggiunse sorridendo "lo devi scartare usando le mani"

Lo scartai...era un anello...una semplice fascetta d'oro bianco con una piccola pietra luccicante al centro... era un anello di fidanzamento?!!

"Ti sei sempre lamentata che non ti avevo regalato l'anello" soggiuse, togliendolo dall'astuccio e infilandomelo all'anulare. "Sono stato veramente bravo, ho anche azzeccato la misura"

"L'hai preso mentre ero alla cassa" chiesi con la voce spezzata

"Si...questa volta faccio sul serio Marika!! Ci riproviamo?”

Annuii e mi strinsi a lui.
Sapevo che era la scelta sbagliata…eravamo cresciuti; avevamo compiuto scelte diametralmente opposte, che ci avrebbero diviso. Sapevo che il nostro amore era senza futuro, ma, com’era accaduto, quando avevo quattordici anni, vissi quell’amore senza tempo e senza prospettive.

**

Nonostante il disappunto di Adriano decisi, che se voleva stare con me, avrebbe dovuto mantenere in segreto la nostra relazione.
Lui faceva davvero sul serio, l'anello ne era una dimostrazione lampante. Voleva sposarmi...un giorno non troppo lontano, magari!! Ma per me era diverso, in cuor mio sapevo che quelle voci che giravano su di lui avevano un fondo di verità. E quelle voci mi tenevano con i piedi per terra su una relazione senza avvenire. Lo amavo, ma non si impazzisce d'amore...almeno io non lo ero ancora!! Ero appagata dalla sua vicinanza e questo per me era sufficiente.
E appagata di questo nuovo equilibrio un altro anno era trascorso...

Differentemente dalla prima volta...il nostro amore era un amore adulto, complicato dai problemi degli adulti e...dal sesso!!
Il sesso per me era sempre stato un argomento tabù; anche se con le mie amiche ne parlavo con estrema naturalezza, mi sono sempre sentita impacciata e crescendo, in alcune occasioni, mi sono sentita stupida per la mia inesperienza.

“E cosa fate quando state insieme?” chiedevano spesso divertite “vi guardate in faccia?”

Baciarsi andava bene per i quattordicenni e parlare era da vecchi. Gli altri facevano sesso tra un bacio e una chiacchierata. Ma io ero orgogliosa di essere vergine, per cui le loro parole divertite mi scivolavano addosso.
Io e Adriano eravamo stati fidanzati per cinque anni, e non avevamo mai fatto l’amore, o qualcosa che vagamente potesse somigliarci. Da bambini e anche da adulti ci eravamo spesso addormentati l'uno tra le braccia dell'altra; ci perdevamo spesso tra baci e carezze, ma allora, quei baci e quelle carezze sfioravano appena la pelle e le labbra. Finchè eravamo due ragazzini l'argomento "sesso" non era mai stato nemmeno sfiorato, ma eravamo cresciuti...lui aveva venticinque anni ed io ventidue, non poteva l'argomento non venire fuori, questa volta. Le cose erano cambiate, ora ogni bacio sembrava imprimersi sulla mia pelle e le nostre carezze erano sempre più intime, ogni cellula del mio corpo fremeva al solo pensiero che Adriano potesse sfiorarmi, eppure...
Avevamo parlato, discusso, litigato e, alla fine, avevo deciso che non c’era nulla di cui discutere!! Era una mia scelta, lui non poteva impormi nulla!! Sapevo che imporre una mia scelta, limitava la sua libertà, ma ciò che mi era stato insegnato non si poteva cancellare con un colpo di spugna. Forse se Maria, a diciassette anni, non fosse rimasta incinta di un mezzo spiantato e se zia Elena, la sorella di mia madre, non fosse stata la madre di tre figli nati fuori dal sacro vincolo del matrimonio, non sarei stata bombardata da un’infinità di liti e messaggi subliminali che professavano l’importanza della verginità.
Dovevo…volevo meritare l’abito bianco.
La mia inappellabile decisione non cambiò assolutamente l'atteggiamento di Adriano...che continuava a volere fare sesso e quindi a provarci!!! La situazione divenne insostenibile per me. Il fatto che non volessi fare sesso non significava che non lo desiderassi. E bloccarlo diventava sempre più difficile.

"Non faremo nulla che tu non voglia!!" mi ripeteva, mentre ogni volta superava un nuovo limite

Finchè un giorno presi l'irrevocabile decisione di evitare di restare sola con lui!! La cosa andò avanti per un pò. E quando se ne rese conto si arrabbiò per non avergli comunicato la mia nuova decisione.

"AVRESTI ALMENO POTUTO DIRMELO!!" urlò stizzito

"Ilaria sta dormendo, se urli così si sveglierà"

Maria, sua sorella maggiore, mi aveva chiesto di fare compagnia a sua figlia ormai sedicenne, Ilaria. Il marito aveva avuto guai con la legge ed era stato condannato a dodici anni di reclusione in un carcere del nord. E lei era andata a trovarlo. Preferiva che la figlia dormisse a casa sua, piuttosto che a casa di zia Amelia, dove sarebbe stata bombardata di critiche e giudizi su suo padre!!
Mentre preparavamo la cena, bussò la porta. Quando lo vidi ritto sulla soglia, avrei voluto lanciargli una sedia sulla testa!! Con aria serena ci comunicò che sua sorella aveva avuto la brillante idea di chiedergli di passare, per vedere se era tutto apposto!!
Maria era davvero un GENIO!!
La serata trascorse abbastanza rapida e indolore. La tragedia ebbe inizio subito dopo che Ilaria si accomiatò per ritirarsi nella sua stanza!!
Ero accanto al lavabo a sciaquare le ultime posate.

"Finalmente soli!!" disse Adriano abbracciandomi

"E' tardi" replicai divincolandomi dall'abbraccio e asciugandomi le mani ad uno strofinaccio dalla fantasia scozzese che era appeso accanto al lavabo "Dovresti andare!!"

"Veramente avevo pensato di dormire qui!!"

"Sei impazzito!!" riibattei atterrita

"Cosa c'è hai paura di me?" si avvicinò e cominciò a baciarmi il volto "oppure hai paura di te?"

"E così difficile capire che non voglio farlo!!"

"Marika, tesoro, non faremo nulla che tu..." cominciò mellifluo

"Si...si...nulla che io non voglia!! Finora si è fatto solo ciò che volevi tu!!"

"Abbiamo fatto l'amore e non me ne sono accorto!!" mi sussurrò in un orecchio

Lo scostai.

"Che cosa ti prende ora; non posso nemmeno più baciarti?"

"Tu non sei venuto qui per...baciarmi" cantilenai

"Bene vedo che hai acquisito dei nuovi super-poteri!! Ora sai anche ciò che penso"

"Cosa devo fare per fartelo capire?...nemmeno evitare di stare soli pare sia sufficiente!!!"

"Mi stai evitando di proposito?"

"Certo!!"

"AVRESTI ALMENO POTUTO DIRMELO!!" urlò stizzito

"Ilaria sta dormendo, se urli così si sveglierà"

"Qual'è il problema? Questa volta...sono troppo audace per la santa vergine Marika"

"Non fare l'idiota. Il problema è che non-voglio-fare-sesso!!"

"Perchè?"

"Se rimanessi incinta?" argomentai seria

"Potresti abortire o potremmo sposarci" fece lui con semplicità

"Io non voglio abortire e non voglio sposarti!!" replicai secca

Si avvicinò e mi afferrò le braccia stringendole con forza
"Voglio che tu sia sincera con me"

"Lo sono sempre stata!! E' una delle mie qualità migliori...ricordi?"

"Tu cosa sai di me?"

Avrei voluto dirgli ciò che sapevo, ciò che mi era stato detto, ma...non ero ancora pronta per porre fine alla mia storia con Adriano.
Abbassai lo sguardo e muta fissai il pavimento!!
Mi mollò le braccia e andò a dormire. La mattina successiva non era nella sua stanza e lo rividi solo due settimane dopo a casa di Alessandro.
Ero passata per casa di Marco, sperando di trovarlo lì. Ma Grazia mi aveva detto che erano a casa di Alessandro.
Bussai e aprì Nicola.

C'era anche lui?
Si riunivano senza di me?

"Che ci fai qui?" chiese, sembrava addirittura più sorpreso di me

"Posso entrare?" domandai acida

"Certo" replicò facendomi entrare

"Dov'è Adriano?"

"Aspetta, ora te lo chiamo"

"Tu che ci fai qui?"

"Niente!! Ero di passaggio" rispose evasivo

"CHI E'?" gridò Umberto da un altra stanza

"Anche tuo fratello era di passaggio?" feci canzonatoria

Camminai in direzione della sala da pranzo, quando entrai, li vidi...erano tutti lì. Non mancava nessuno...tranne io naturalmente!! Il silenzio piombò non appena entrai nella stanza, proprio come accadeva quando ero bambina.

"Come mai questo silenzio?"

"Quale silenzio?" chiese Vanni

Lo guardai accigliata.

"Credi che io sia scema?"

"No"

"Allora non trattarmi come una scema!!" replicai stizzita

"Come mai questa riunione...senza di me? Qual'è l'argomento del giorno?"

Li scrutavo in attesa di risposte.
"Allora?" li spronai

"Veramente Adriano ci stava parlando di voi due e del fatto che tu non vuoi fare sesso con lui!!" argomentò Marco rompendo il silenzio.

Strabuzzai gli occhi.
"COSA?"

"Noi parliamo sempre di queste cose tra noi?" aggiunse Umberto cercando di calmarmi

"Voi stavate parlando di me? No di una ragazza qualsiasi!!" sibilai; poi volsi lo sguardo su Adriano "Tu...sei impazzito?"

"Ti stai arrabbiando per niente!!" replicò Adriano

"Adriano...secondo me sei malato!!! Sei ossessionato dal sesso, forse dovresti curarti!!"

"Forse sei tu che dovresti curarti"

"Forse dovreste calmarvi" s'intromise Nicola preoccupato

"Già!!" aggiunse Marco scuotendo la testa

Rimasi per un attimo in silenzio
"Cosa gli hai raccontato?" dissi allarmata

Mio Dio!!
Non sarei più riuscita a guardarli negli occhi!!

"Sei assolutamente melodrammatica" disse Alessandro

"Noi eravamo convinti che lo faceste!!" aggiunse Tonino

"Cosa?" chiesi sbigottita

"Siete adulti. E' normale che ci sia desiderio. Basta solo stare attenti" argomentò Marco

"E poi voi due siete innamorati...non ci sarebbe niente di male!!" commentò Vanni

"L'unico che è d'accordo con te è Nicola!!" aggiunse Umberto

"Io credo che Adriano non dovrebbe forzarti la mano!!" replicò Nicola arrossendo

"Io-non-voglio-fare-sesso!!" dissi rivolgendomi ad Adriano "Se vuoi stare con me...devi fartene una ragione!!"

"E se ti dicessi che io-voglio-farlo e tu devi fartene una ragione!!"

"Non sono ancora pronta!!"

"Marika; il tuo comportamento è antidiluviano. Io non voglio forzarti la mano, ma..."

"Invece a me è sembrato così" lo interruppi angosciata "Mi sono sentita pressata!! E sono entrata nel panico"

"Mi dispiace è che sono entrato nel panico anch'io!!"

"Dammi tempo!!" dissi fissando i suoi occhi gelidi

"Marika...tu cosa..." cominciò esitante

Quella domanda smozzicata rimase nell'aria e non venne più formulata!!
Sapevo cosa voleva chiedermi e il fatto che stava per chiederlo davanti agli altri mi spaventò!! Forse non solo erano vere le voci su Adriano, ma su ognuno di loro!!
I miei amici avevano troppi soldi, macchine, moto e...non avevano un lavoro. Loro si "arrangiavano" ma, come potevano arragiarsi ed avere tutto quel denaro? Molte volte quella domanda aveva lambito la mia mente ed altrettante volte l'avevo scacciata con forza. I miei amici erano bravi ragazzi, eravamo cresciuti insieme, sapevo cosa si celava dentro ogni più piccolo anfratto della loro anima, loro non somigliavano affatto a quei mostri che mio padre e la gente del quartiere descriveva. E poi...erano solo dei ragazzini!!

***

I miei dubbi furono dissipati cinque mesi dopo, quando nel mio cuore comparve la prima crepa!!
Era il giorno del mio compleanno; appresi la notizia dal telegiornale regionale della Rai. TG3R. Nicola era morto. Era stato ucciso; era in macchina e gli avevano sparato in faccia. "Regolamento di conti" aveva detto lo speaker del telegiornale.
Faccende di droga.
Nicola aveva vent'anni!!
Nonostante in cuor mio ero conscia della fondatezza di quelle voci, non potevo crederci. Non riuscivo a capacitarmi di quella nuova terrificante, agghiacciante realtà; perchè avrei anche potuto detestarli per le loro scelte, ma alla loro morte, io...non ero preparata...io...
PERCHE'?
Nicola era morto. Il mio compagno di asilo era morto ed era implicato in quelle faccende di camorra?
Era tutto vero!!!
DIO MIO!!!
I miei amici erano diventati ciò che la società si aspettava!! Di cosa mi meravigliavo? Non avevano terminato gli studi, non avevano un lavoro, eppure avevano soldi per uscire e per fare costosi regali. MALEDETTO DENARO!! Come avevo fatto ad essere tanto cieca; forse se, invece di tenere quei dubbi per me li avessi estrinsecati, Nicola sarebbe ancora vivo!!
Ma nonostante il mio cuore fosse appesantito dal dolore per la scomparsa del mio migliore amico e dal rimorso cagionato dalla mia superficialità, non versai una sola lacrima, perchè...perchè...ero spaventata. Avevo paura, per me, per i miei amici, per Umberto!! La paura era più grande del dolore!!
I funerali si svolsero in forma riservata. Mio padre e Adriano mi proibirono di andare al funerale. Trovai il loro comportamento scioccamente ingiusto. Io fui l'unica del gruppo a non partecipare alle esequie. Il giorno del funerale rimasi chiusa nella mia stanza a pregare.
Ma la tragedia era appena iniziata.
Due mesi dopo trovarono morto anche Umberto, il giorno del secondo anniversario del mio fidanzamento con Adriano. Gli avevano sparato in testa, sotto casa!! Ancora "un regolamento di conti".
Umberto aveva ventidue anni!!
In seguito alla sua morte mi accorsi di non riuscire a provare più dolore. Ero sopraffatta dal terrore. Per anni avevo saputo di persone che venivano uccise, persone del quartiere che conoscevo di vista, ma ora quel dolore stava investendo in pieno le persone che amavo e mi era così vicino che quasi poteva toccarmi.
Tutto il mio essere era completamente astruso dalla realtà. Nella mia mente si affacciavano solo le immagini dei suoi ultimi istanti di vita. Immagini che ancora oggi mi svegliano di notte e mi lasciano muta a contemplare il buio.
Nel quartiere si diceva che lo avevano fatto inginocchiare e che l'assassino gli aveva parlato prima di sparargli. Forse lo conosceva. Umberto si era fatto addosso!! Aveva le mutande sporche di feci.
Sangue e Merda!! Gli unici simboli di quel mondo a cui non volevo appartenere, ma a cui sembravano appartenere tutte le persone che amavo!!

Dopo la morte di Umberto e Nicola mi ritrovai spesso a pensare al tempo trascorso, alle scelte compiute e soprattutto a quando le cose avevano cominciato a cambiare. I primi mutamenti erano sopraggiunti con l'arrivo di Marco, lui li aveva avvicinati ad un mondo in cui eravamo immersi e in cui cercavamo di sopravvivere senza sporcarci. Ma Marco aveva mostrato loro che sporcandosi un pò non si commetteva alcun peccato nè agli occhi del mondo, nè agli occhi di Dio. I loro padri si erano sporcati per concedere ai propri figli una vita migliore. I loro padri non avevano avuto scelta...loro non avevano scelta. Era una catena che io avevo spezzato, un laccio a cui loro avevano deciso di restare legati. Forse per me era stato più semplice, io ero una ragazza, ma io non potevo rimanere legata a quel vincolo di sangue...a quella catena d'illegalita...a Adriano!!
Era giunto il tempo in cui, oltre quell’amore non vidi più nulla, solo il vuoto…e allora ebbi la consapevolezza…che era finita!! E fu allora che commisi un errore di valutazione!!
Adriano era stato il mio primo amore, il mio primo bacio, per lui avevo pianto, riso, odiato, amato, passato notti insonni e sonnacchiose…decisi, quindi, che sarebbe stato il mio primo uomo. Mi sembrava giusto!!! Inevitabile!!
La decisione fu ponderata e valutata con estrema attenzione. Infondo fare sesso con Adriano era pur sempre in linea con le mie convinzioni. Desideravo che l’uomo che mi avrebbe condotta all’altare, sarebbe stato il mio primo uomo. L’uomo che avrei spostato, sarebbe stato colui che avrei amato più di chiunque altro; ma io non avrei amato nessuno come Adriano, ed era giusto fare l’amore con l’unico uomo che avrei mai amato. Con ogni probabilità non mi sarei mai sposata!!!
Quella sera mentre facevamo l’amore, gemevo tra le lacrime.

Perché lo amavo così tanto?
Perché non potevo smettere di amarlo?

Adriano, aveva intuito che quella notte era il mio modo di dirgli addio. Mi conosceva troppo bene!!!
Ci aggrappavamo l’uno all’altra come se non ci fosse un domani, come se quella notte fosse l’ultima per entrambi. Avevo un dolore che mi lacerava dentro…eppure desideravo che lui continuasse senza mai fermarsi. Facemmo l’amore per tutta la notte quasi come a cercare di saziarci, per riuscire a sopravvivere nei lunghi anni di magra, che sarebbero giunti inesorabili!!

“Quel giorno” cominciò Adriano, stringendomi a se “io volevo fare l’amore con te!! E da allora, non ho mai smesso di desiderarti!!”

“Quale giorno?” chiesi curiosa

“Il giorno in cui mia madre ci vide. Il giorno in cui ci siamo fidanzati ufficialmente!!”

“Eravamo due ragazzini!! Non sarebbe successo niente”

“Io avevo diciassette anni, non ero poi tanto piccolo” replicò risentito “Ero molto eccitato!!” concluse secco

Arrossii.
Lui sorrise.
Avevamo appena passato una notte di passione e io arrossivo…ero davvero stupida!!

“Mia madre, vide ciò che tu non avresti compreso. Mentre ti baciavo, mentre ti toccavo, ebbi un erezione!! Non riuscii a controllare il mio corpo”

Avevo sempre pensato di non interessargli…in quel senso!!! Ho sempre pensato di essere poco attraente…quasi eterea ai suoi occhi. Ho sempre temuto di essere troppo fanciullescamente maschio, per interessare gli uomini. Nonostante le mie scelte sessuali fossero chiare nella mia mente, mi feriva che l’uomo che amavo non ci provasse nemmeno. Quando ritornammo nuovamente insieme ed affrontammo per la prima volta l’argomento, mi sentii rinfrancata!! Ma non avrei mai immaginato che lui mi desiderasse da sempre; anche quando ancora ragazzina, il mio corpo era comparabile al corpo di un efebo e non alle armoniose sembianze di una donna.
Poggiai le mie labbra sulle sue; mi addormentai tra le sue braccia, quelle braccia che mia avevano sempre rassicurata da bambina, da adolescente e da adulta e che forse un giorno mi avrebbero confortata da vecchia!!
La notte in cui terminava la nostra storia, dentro di me stava nascendo una nuova vita.

EFP

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Capitolo 4
*** la scelta ***


PdA4

UN PATTO D'AMORE

CapIV-Epilogo: "La scelta"

Due giorni di ritardo ed entrai nel panico.
Il mio ciclo mestruale era sempre stato irregolare. Eppure quel ritardo mi sconquassò l’anima. Ripassai ogni istante di quella sera…Adriano era stato attento. Avevamo sempre usato il preservativo!!
Come era possibile…come CAZZO era successo!!!
Ma poi, come potevo essere così sicura, mi sbagliavo, era il mio solito ritardo; lo stress di quei giorni aveva causato il ritardo…non il sesso.
Avevo fatto sesso per una sola sera, usando sempre il preservativo…tutte le volte. Era STATISTICAMENTE IMPOSSIBILE!!!
E poi, è noto che la quantità di sperma eiaculata da un uomo, diminuisce con il numero di rapporti continuativi effettuati. Erezione…eiaculazione. Erezione…eiaculazione. Erezione…eiaculazione!! Sicuramente Adriano non aveva una riserva infinita di spermatozoi. Era SCIENTIFICAMENTE IMPOSSIBILE!! Cavoli…se non le sapevo io che quelle cose le studiavo!!
Inoltre rimanere incinta è difficilissimo. Una serie d’eventi combinati. La finestra riproduttiva, è in realtà talmente ristretta, che se la gente sapesse non starebbe a pensarci su due volte. Ma…

Avevo paura, perché, forse, la prima volta non avevamo usato il profilattico…
Avevo paura, perché, forse, quella notte erano passati sette o dieci giorni dalla fine del mio ciclo. Ero nel periodo di massima fecondità. Il follicolo ovarico era scoppiato, avevo ovulato; il mio ovulo era nelle tube ad attendere che un solo piccolo invisibile spermatozoo, lo ridestasse, per creare una nuova vita…
Avevo paura perché avrei dovuto scegliere tra la mia vita e la vita di mio figlio…
Avevo paura perché già sapevo quale sarebbe stata la mia scelta…
Avevo paura perché Adriano non me lo avrebbe mai permesso…

Passò una settimana prima che riuscissi ad avere il coraggio di comprare un test di gravidanza, e mi ci vollero quattro giorni per farlo. Nel bagno dell’Università, bagnai quella piccola striscia di carta con alcune gocce della mia urina. Chiamai Maria Rosaria, la mia migliore amica al tempo del laboratorio. La persona che mi è stata più vicina in quella circostanza e in tante altre!! La mia migliore amica da sempre!!
Entrò. Ci sedemmo, sul pavimento ad attendere il responso di quell’oracolo moderno.

Una lineetta, negativo.
Due lineette, positivo.

Avevo il cuore in gola e il respiro corto; ma rammentai una storia, che per un attimo mi fece respirare. La mia professoressa di biologia del liceo mi narrò che un tempo, il test di gravidanza consisteva nel fare pipì sulla testa di una rana…se la rana moriva, allora eri incinta!!! Chissà se era vero!! Mi ritrovai a sorridere.

“Allora?” chiese la mia amica titubante

La voce di Maria Rosaria mi ridestò. Mi accinsi a controllare la striscetta di carta.

Fa che sia una…fa che sia una…fa che sia una…fa che sia una” pregavo con tutta me stessa

Erano due…
…ERO INCINTA!!

Non riuscivo a parlare, mostrai la striscetta alla mia amica
“Devi fare delle analisi!!” sentenziò

“Certo” risposi, ma sapevo che era inutile; quei test avevano dei margini di errore molto bassi

Maria Rosaria insistette per accompagnarmi. Andai dal mio analista di fiducia, non volevo attendere troppo e soprattutto non volevo che la cosa diventasse accessibile ad occhi indiscreti. Conoscevo il dottor Pagani, fin da bambina; Era un amico!!

“E’ suo?” chiese preoccupato

Annuii.
Ebbi le risposte del test di gravidanza in tempi record; ma come immaginavo il risultato non cambiò…continuavo ad essere incinta!!

“Conosco un ginecologo molto bravo, che potrebbe seguirti…” cominciò Pagani

“Non voglio questo bambino!!” lo interruppi brusca

“Lui è un ottimo abortista…uno dei migliori”

“Lui non deve saperlo!!” commentai freddamente

Scosse la testa “non lo saprà!!”

“Spero che questo non le crei problemi!!” replicai tendendogli la mano

“Buona fortuna, piccola” si accomiatò stringendo la mia mano tra le sue grosse e forti

*

Cominciai a stare male!! La mattina vomitavo anche l’anima e qualsiasi odore forte mi dava la nausea. Avevo mal di schiena e da alcuni giorni macchiavo!! Non volevo che il bambino nascesse. Erano passati due mesi dal giorno del concepimento, se avessi abortito spontaneamente avrei evitato l’intervento, e mi sarei liberata di quel peso. Forse sarei stata più onesta se avessi posto fine alle mie sofferenze e a quelle del bambino.
Il ginecologo, mi prescrisse nuove analisi. I risultati erano chiari: avevo una deficienza ormonale. Il mio corpo luteo non produceva sufficiente progesterone per il mantenimento dell’embrione. Ma dopo il terzo mese, la placenta avrebbe cominciato a produrre progesterone ed il feto sarebbe stato fuori pericolo. Dovevo prendere del progesterone esogeno per sopperire alla mia mancanza.

“Mi raccomando…riposo assoluto!!” ordinò il dottore

Ma a dispetto di quanto ordinato continuai a lavorare, a stancarmi e spesso…troppo spesso dimenticavo di assumere progestinici. Eppure il bambino, nonostante tutto, continuava a resistere e ad aggrapparsi ad una vita, che io non potevo concedergli!!

“Devi abortire” disse quasi allo scadere del terzo mese Valeria

“Parli bene, tanto il problema non è il tuo!!” sbottai irritata, mentre miscelavo Tris ed EDTA*.

Valeria era forte e determinata; aveva ricevuto un’educazione completamente diversa dalla mia. Per lei abortire non significava distruggere una vita!! Sapeva ogni cosa di me e di Adriano e sapeva che non avevo scelta!!

“Potrebbe farlo adottare” mi venne in soccorso Maria Rosaria

“E credi che lui lo permetterebbe?” ribatté sarcastica Valeria

“Lui non lo sa!!”

“Certo, magari la pancia non si gonfierà e nessuno si accorgerà di niente. Poi la porteremo in un luogo segreto e la faremo partorire e potrà nascondere il bambino nell’armadio finché non troveremo una famiglia dall’altro capo del mondo, possibilmente”

“Non dire sciocchezze!! Potrebbe sempre andare a Siena dai miei parenti. Ed io potrei accompagnarla”

“Tu non stai pensando a lei” s’intromise Caterina irritata “stai solo pensando al bambino. Lei è tua amica, non il bambino”

“Io la conosco meglio di voi. Lei un giorno si pentirà. Deve avere il bambino”

“Tu cosa vuoi?” replicò Caterina fissandomi

Cosa vuoi? Cosa voglio?

Non avevo mai esternato alle mie amiche ciò che desideravo.
No al sesso. No all’aborto. No al fumo. No all’alcol. No al caffè. NoNoNo…!! Prigioniera dei miei pregiudizi, ostentavo una falsa maschera di liberalità!!
Io non sono d’accordo, ma gli altri possono fare ciò che vogliono!!”
Quanta falsità in quella frase. Io giudice e giuria!! Avevo condannato la mia amica Teresa per aver abortito e lei era appena una bambina, avevo condannato sua madre che invece di fermarla, aveva assecondato i suoi capricci accettando che lei uccidesse suo figlio. Teresa aveva sedici anni.
Avevo condannato mia madre per aver abortito...per aver ucciso i gemelli, i miei fratellini. Mia madre aveva trentanove anni e tre cesarei alle spalle. Rischiava la vita!!
Ma, per me, la vita di nessuna madre era paragonabile a quella di un bambino. Gli adulti possono scegliere, mentre i bambini no. Eppure non vi era dubbio alcuno nel mio cuore, non vi era ombra nella mia mente.

“Io non voglio questo bambino. Voglio abortire”

“Non ti capisco” sentenziò “Se ti avesse violentato avrei compreso, ma tu ami Adriano. Come puoi non amare tuo figlio?”

“Tu non potrai mai capire” argomentai, sedendomi su uno scanno e appoggiando la testa tra le mani “Nessuno può capire. Si, è vero, io amo Adriano, lo amo talmente tanto da essere terrorizzata da quello che potrei provare per questo bambino; perché, se fermandomi scoprissi di amarlo, come amo suo padre, non potrei più essere capace di lasciarlo andare. E alla fine mi ritroverei in un mondo dal quale cerco di svicolare da quando sono nata” la fissai fredda come la neve; dura come la roccia esclamai “Ho paura, Maria Rosaria, di svegliarmi e scoprirmi felice con la mia bella casa, la mia macchina di lusso e i miei tre vizziatissimi figli, giustificando azioni che disprezzo. Ho paura di ritrovarmi a pensare che possa essere ucciso solo chi lo merita, tanto le persone oneste non hanno di che temere!!! Ho paura di cominciare a ritenere ragazzini delle medie schiavi della droga, troppo deboli per sopravvivere e scoprirmi a considerare chi spaccia un selettore naturale. Comico, ma sembra la descrizione di un Dio!!” sorrisi e poi abbassando lo sguardo continuai “Ho paura di giustificare chi ruba, spaccia, uccide, perché al sud lo stato è assente!! Io so che non è così. Sono scuse che si propinano ai fessi, ai ricchi, a chi crede che la degradazione morale sia un peccato, ma non-a-me!!! Conosco persone che hanno lasciato il posto fisso, perché i soldi non gli bastavano mai. E poi ci sono persone che si spaccano la schiena per poche lire, per nutrire i propri figli. Cosa credi che spinga una persona a porre la propria vita, i propri figli, la propria famiglia al di sopra delle altre? Non sono emarginati, sono solo deboli essere umani schiavi del loro egoismo. Sono malvagi, Maria Rosaria. Se questo bambino nascerà io mi ritroverò estranei che scavano nelle mie cose, comincerò a sputare sulla terra su cui camminano i tutori della legge e magari, quando lui crescerà” dissi poggiando la mano sul ventre “dovrò rincorrerlo per impedire che faccia la fine di suo padre oppure dovrò temere per la sua vita. Magari dovrò cominciare a temere per la vita di tutti coloro che mi stanno accanto. So che lui vuole vivere, lo sento” piangevo, potevo sentire il sapore salato delle lacrime “ogni cellula del mio corpo lo rifiuta, eppure lui si sta aggrappando a questa vita con tutta la forza che ha il suo piccolo corpicino; vorrei tanto stringerlo al petto, nutrirlo con il mio latte, scaldarlo con il mio corpo, cullarlo tra le mie braccia e aspettare che si addormenti fissando il suo visino minuto” chiusi gli occhi “ma per troppo tempo ho vissuto tra quelle persone egoiste per non pensare che la mia vita è più importante di quella di un bambino non ancora nato”

Silenzio

“Forse hai ragione” replicò la mia amica rompendo quel pesante silenzio “Io non posso capire, ma posso provarci”

“Noi siamo qui, Marika” aggiunse Caterina abbracciandomi

Mi persi tra le lacrime, riscaldata da quell’amichevole e confortante abbraccio

“E siamo con te” concluse Valeria

Nessuna persona mi era mai stata così vicina come loro e nessuno lo sarebbe più stato. Non avrei mai pensato che da una cosa tanto triste avrebbe potuto nascere qualcosa di così bello e profondo.
Valeria si offri di parlare con sua zia che lavorava in un ospedale dell’alto avellinese. Senza perdere tempo, chiamò sua zia e prendemmo appuntamento per il lunedì successivo, dopo il fine settimana.

Quella notte feci uno strano sogno…un sogno che turbò il mio cuore.
Sognai di essere su una spiaggia, la sabbia era bianca e sottile, come quella dei litorali tropicali. Stringevo il mio ventre gonfio e guardavo l’acqua cristallina. Il rumore delle onde era ipnotico e l’odore salmastro dell’aria era rilassante. Sentii un solletico all’altezza dei seni e chinandomi vidi un bambino bellissimo che si nutriva del mio latte. Poi fui improvvisamente sommersa dalle onde e vidi quel bambino annaspare nelle acque turbinose. Nuotai cercando di raggiungerlo, ma più mi avvicinavo, più la corrente lo allontanava da me. Udii la sua voce dentro di me…mamma…mamma…mamma…
Mi svegliai, inorridita e madida di sudore. Accarezzai il grembo, ancora piatto, e per la prima volta dall’inizio di quella terribile storia, pensai ad un nome da dare a mio figlio.
Valentina, se fosse stata una femmina.
Massimiliano, se fosse nato un maschietto; proprio come mio nonno materno.
Seppur come uomo, marito e padre era stato un gran fallimento, era stato un nonno infallibile. Di quei nonni all’antica, che ti leggono le favolette, che ti raccontano aneddoti, che ti rimboccano le coperte e che ti danno saggi consigli da vecchi…un nonno perfetto. Aveva vissuto una vita intera in attesa di qualcosa che lo facesse sentire accettato, e quando lo trovò fu finalmente felice di essere nato!!
Piansi tutte le lacrime che avevo quando morì e promisi sul suo corpo martoriato dalla malattia, che un giorno mio figlio avrebbe portato il suo nome…per concedergli un'altra possibilità.
Quella stessa notte decisi che mio figlio sarebbe nato. Doveva esserci un'altra soluzione; 10…100…1000 soluzioni che non fossero il sacrificio di mio figlio!! Potevo scappare. Potevo parlare con la mia professoressa e convincerla a mandarmi all’estero, con una borsa di studio o un assegno di ricerca. Lì, avrei allevato mio figlio lontano da tutta quella miseria. Ero, ormai, risoluta.

Ma il mattino dopo, il campanello diede fine a tutta la mia risolutezza e nuovamente vacillai.

“Tua sorella sta ancora dormendo?”

Era la voce di Adriano!!
Cosa voleva?

“Non è un po’ presto?” esclamò acida mia sorella

“Svegliala!!” ordinò

Era troppo arrabbiato!! Sapeva tutto!!!
Ma come?

“Non credo che tu possa comandare in questa casa?” replico Emma risentita

“Emma...Svegliala!!”

Mi alzai e in pigiama andai alla porta; anche mia madre e mio padre erano lì. Il volto di mio padre era serio e tirato e decisamente preoccupato.

“Una riunione di famiglia” disse ironicamente Adriano “non mi fate entrare?”

“Non sei gradito in questa casa!! Credo di avertelo già detto!!” ribatté mio padre

“Le situazioni cambiano!!” fece lui fissando lo sguardo su di me

Mio padre lo scrutò aggrottando le sopracciglia.
Il mio cuore sussultò.
Conoscevo Adriano, sapevo che non vedeva l’ora di spiattellare sulla faccia integerrima di mio padre che la sua casta figlia era in attesa di un bambino…suo!! Stava giocando al gatto col topo!! E stava godendo di quel sottile piacere!!

“Vedo che non l’hai detto a nessuno” aggiunse scrutandomi con i suoi gelidi occhi azzurri “Lo sanno solo le tue amiche?…”

"Come..."

"Come faccio a saperlo?" mi interruppe irritato "Credi davvero che possa sfuggirmi qualcosa?" sorrise "Sei davvero ingenua piccola, ma io ti amo anche per questo!! Ma questa volta mi hai deluso!! Come hai potuto solo pensare che..."

“Ti prego” lo interruppi brusca “Parliamone da soli!!”

“Da soli? Non vuoi che loro sappiano che stai per diventare mamma?”

Mio padre sbiancò e mia madre e mia sorella si portarono istintivamente le mani alla bocca. Chiusi gli occhi.

“Si; aspettiamo un bambino!!” continuò divertito

“Io non voglio questo bambino!!”

“Credo che dovremmo parlarne, visto che il bambino che aspetti è anche mio!!”

“Lei non lo vuole!!” soggiunse mio padre, che sembrava essersi ripreso dopo un primo momento di smarrimento.

“Andiamo”

Andare? Andare, dove?” esclamai angosciata

“A casa mia!! Non vorrei che tu domani possa compiere qualcosa di cui poi ti pentiresti!!” osservò pungente

“Non puoi fermarmi!!”

“Ti sto già fermando!!” mi afferrò la mano e accostando le labbra al mio orecchio destro sussurrò “Ti consiglio, vivamente, di non fare storie. Io non voglio creare problemi alla tua famiglia” mi scoccò un bacio sulla guancia.

Si scostò.
Rimasi interdetta per alcuni secondi.
Sapevo cosa intendeva, e soprattutto sapevo che ne sarebbe stato capace. Temevo che mio padre potesse farlo arrabbiare.

“Aspettami giù!!”

“Vedo che ora cominci a ragionare”

“DOVE CREDI DI…” irruppe mio padre

“Non sono più una bambina!! Non mi hai impedito di fare sesso e ora non puoi impedirmi di andare con lui!!”

Adriano scese ad aspettarmi come gli avevo ordinato ed io andai a vestirmi.
Mio padre, mia sorella e la mamma rimasero ritti nell'ingresso, sembravano imbalsamati!! Quando uscii dalla mia stanza, erano ancora lì

"Andrà tutto bene" dissi

"Lo credo anch'io!!" esplicitò mia madre serena

L'abbracciai e raggiunsi Adriano. La sua macchina era appena fuori dal portone di casa mia. Entrai in macchina. Chiusi la portiera.

“Io ho gia deciso!!”

“LE TUE DECISIONI NON CONTANO UN CAZZO” urlò “Nel caso tu non avessi compreso, cercherò di spiegartelo con calma. Il bambino nascerà, anche se dovessi tenerti legata ad un letto per i prossimi sette mesi. E ci sposeremo, naturalmente, perché io ti amo”

Per la prima volta in vita mia ebbi paura, fissando il volto furente di Adriano!!
La macchina partì.

**

Rimasi in quell’immenso appartamento per tutta la giornata. Quella casa, che per gran parte della mia vita era stata come un castello, era diventata la mia prigione. Potevo girare per casa, ma mi era stato proibito di uscire.

“NON PUOI FARLE QUESTO” gridò disperata Loredana “SEI IMPAZZITO!!”

“E’ LEI AD ESSERE IMPAZZITA” replicò adirato Adriano

Udivo le loro grida fino alla stanza in fondo al corridoio in cui mi ero rifugiata.

“NON PUOI FARLE QUESTO!! NON A LEI!!”

“SONO FATTI MIEI…E POI STIAMO PARLANDO DI MIO FIGLIO!!”

Poi d’improvviso, le voci si attenuarono. Per quanto mi sforzassi, non riuscivo a percepire più alcun suono. Alla fine esausta e avvilita mi buttai sul letto. Mi addormentai.
Erano le sette quando i miei occhi si riaprirono. Un tenue raggio di sole faceva capolino tra le tendine della stanza di Loredana. Mi voltai, ma lei non dormiva nella stanza. Forse era già sveglia, forse era già uscita, forse non aveva dormito in casa…non ne avevo la più pallida idea!!
Mi levai dal letto. Sul comodino c’era del latte con molto caffè e del pane con la Nutella. Era la mia colazione. Appoggiai la mano al bicchiere; era ancora caldo. Ne bevvi qualche sorso, ma non avevo fame. Non mi piaceva l’idea di essere prigioniera.
Restai chiusa in stanza per tutto il pomeriggio, speravo che Loredana venisse a trovarmi e mi aiutasse ad evadere; ma le mie speranze furono vane.
Rifiutai il cibo e la compagnia di zia Amalia, che sembrava alquanto compiaciuta per la bravata del figlio. Ero furente, per la sua desueta condotta.

Dopo una giornata rintanata tra quattro mura, decisi che dovevo assolutamente fare qualcosa. Arrendermi senza combattere non era da me, inoltre era deleterio per la mia salute fisica e mentale quello stato di apatia. Non dovevo dargliela vinta così facilmente, dovevo cercare di reagire e, soprattutto, dovevo cercare di parlare con zio Vincenzo, l’unica persona ragionevole di quella famiglia.

Quando arrivai in salone c’erano zia Amalia e Adriano, che stavano cenando.

“Hai deciso di cenare?” disse ansiosa la donna, quando si accorse della mia presenza

“Voglio parlare con zio Vincenzo”

“Vuoi pietire…” cominciò freddamente Adriano

“Voglio parlagli” lo interruppi furente “perché lui è molto più ragionevole di voi”

“E cosa dovresti dirgli?”

“Che voglio andarmene”

“Per uccidere mio nipote?” replicò sprezzante zia Amalia

“Io non voglio questo bambino, se potessi lo strapperei io stessa dal mio ventre”

“Pensavo di aver fatto un lavoro migliore con te”

“Non sono tua figlia. Io ho già una madre!! E poi non hai fatto un buon lavoro nemmeno con i tuoi figli”

“Da bambina eri molto più ragionevole”

“Cosa dovrei fare per essere ragionevole. Tenere un figlio che non voglio e sposare un uomo che non…”

“Tu ami mio figlio e un giorno ci ringrazierai per averti impedito di compiere una sciocchezza” concluse perentoria

Ringraziare…
Decidevano della mia vita, come se io fossi una stupida bambola di porcellana. Serrai i pugni.

“Io voglio abortire”

“Mi sembra di averti già detto che ciò che tu vuoi non ha alcuna importanza!!” soggiunse irritato Adriano

“Vorresti davvero tenermi legata ad un letto?”

“Se mi costringerai”

“Perché mi fate questo?” chiesi implorante

“Ci dovevi pensare prima” fece zia Amalia ironica

“Hai ragione, non avrei mai dovuto concedere la mia prima volta all’uomo che amavo” replicai, fissando lo sguardo su Adriano “Perché il mio unico peccato e stato quello di amarti più di me stessa”

“Se mi amassi non tenteresti di uccidere nostro figlio!!”

“SE TU MI AMASSI NON MI FARESTI QUESTO!! COME PUOI NON CAPIRE CHE NON VOGLIO QUESTO BAMBINO E CHE NON VOGLIO TE!!!” urlai disperata, volsi lo sguardo su zia Amalia cercando nei suoi gelidi occhi azzurri, come quelli del figlio un briciolo di comprensione “VUOI FARMI DIVENTARE COME TUA MADRE?”

“Mia madre era una povera donna vittima di una società ingiusta e incapace di punire chi stuprava le donne. Lei era vittima dell’ignoranza dei suoi genitori. Tu invece sei una puttana!!” disse freddamente zia Amalia

Rimasi sorpresa da quelle parole. Lei, che mi aveva cresciuto come una figlia; lei mi aveva dato della sgualdrina.

“Ti è piaciuto fare sesso con mio figlio, ed ora figliola devi pagarne le conseguenze”

“Hai ragione, forse sono una puttana, ma sono la puttana di tuo figlio. Quindi credo di meritare rispetto!!” replicai, riprendendo il controllo.

Urlare non serviva a niente!!
Cosa dovevo fare?

“Il mio rispetto te lo devi guadagnare”

“Si desidera il rispetto di chi si rispetta!! E tu non hai fatto mai niente per meritarti il mio”

Si alzò, passandomi davanti. Sentii quel caratteristico olezzo di gelsomino che lasciava sempre quando ti passava accanto. Quell’odore che ti penetra nelle narici, che ti impregna le carni, fino a diventare anche il tuo. Quella casa era satura del suo profumo.
Le afferrai il braccio, quasi senza rendermene conto. Ero inviperita per il trattamento che mi era stato riservato; non lo trovavo giusto!! Quella sera diedi fine ad una reazione di eventi a catena cominciata oltre trent’anni prima, nella quale ero stata coinvolta inconsapevolmente.

“Dove credi di andare?” dissi con voce melensa

Potevo quasi udire un’altra vocina dentro di me che mi supplicava di non parlare, ma ormai la decisione era presa. Avevo deciso che sarei andata fino infondo e mi sarei liberata per sempre di quel dolore perfetto.

“Sono stanca di ascoltarti!!” replicò svincolandosi dalla mia stretta

“Io non ho ancora finito!!”

“Siamo tutti stanchi, forse è ora di andare a letto” fece Adriano mestamente

“E in quale letto devo dormire? Zia Amalia”

“Smettila, Marika” ordinò Adriano

“Perché? Sono ventitre anni che mi ordinate cosa fare!!” argomentai “Tua madre ha preparato il nostro talamo per oltre vent’anni. Ormai sono incinta, quale altro danno potremmo fare?" poi rivolgendo il mio sguardo freddo su sua madre proseguii "Se io sono una puttana tu sei una ruffiana; se non fossi rimasta incinta di tuo figlio mi avresti drogata e messa nel suo letto. Perché noi due, dovevamo realizzare il tuo sogno”

“Smettila” ripetè Adriano

C’era angoscia nella sua voce. Aveva sicuramente capito ciò che volevo dire. Anche zia Amalia aveva sicuramente intuito quanto stavo per esporre, perché smise di parlare e i suoi occhi si velarono.

“Io non sono la mamma e Adriano non sei tu!!”

“Non capisco di cosa parli!!” disse con voce tremante

Non farlo.
Non ferirla.

Quella voce mi pulsava intensamente nella testa come un martello pneumatico.

Non sono una persona cattiva, ma spesso nella rabbia mi capita di non riuscire a fermare ciò che si agita nella mente, che in un turbinio di rabbia fuoriesce dalla mia bocca con la stessa forza di un uragano. Senza paura di fare del male, di ferire, senza avere conto di chiunque mi stia di fronte, fosse anche Dio in persona. Maggiore è la rabbia, maggiore è il tempo d’incubazione e maggiore è la cattiveria con cui l’uragano esplode e maggiore è la calma con cui la espongo.
Quella sera diedi il meglio di me!!

“Davvero non capisci. Ho ascoltato la storia della tua amicizia con la mamma per anni, da diverse angolazioni. Dalla mamma, dalla tua, da quella della nonna, dalle sorelle e dai fratelli della mamma, da tua madre. Vuoi che ti racconti la versione senza tagli e censure della storia” illustrai melliflua e serafica

Tremava.

“Questa cosa non c’entra con noi due” esplicitò Adriano fermamente

“Invece c’entra e per quella storia che ora siamo qui” sentenziai “Non possiamo negare che tua madre abbia fomentato quest’amore dalla nascita. Forse tu non lo ricordi, ma io ricordo benissimo tutte le volte che si è parlato di matrimonio e di figli. E lo ricordo da sempre. Era ovvio che ci saremmo sposati. Noi ci amiamo, ma forse quest’amore non sarebbe mai esistito se loro non lo avessero cullato nei nostri cuori e se non lo avessero posto tutte le sere nei nostri lettini”

“Cosa credi che cambierebbe?”

“Forse nulla, ma non mi importa più!!”

Ormai per me contava solo ferirla e umiliarla.

“Le lacrime di tua madre” cominciai fissando quella donna immobile come una statua “le sue lamentele sugli uomini, su tuo padre. Non amavi gli uomini, li trovavi insulsi; vero, zia Amalia? Poi il comportamento di tua madre…quando tuo padre vi lasciò. Altri uomini sono entrati nel suo letto, altri uomini insulsi. Uomini sciocchi che vi mantenevano. Mia madre deve essere stata l’unica cosa bella che ti sia capitata, con la sua allegria, la sua luce, la sua forza. Come te, aveva avuto una vita difficile, ma non si sentiva sporca. Perché era mia madre quella forte, quella che ti ha salvata”

Zia Amalia, si accostò al tavolo e si sedette

“Tu l’amavi!! L’amavi in maniera ‘anormale’; proprio come diceva quella ‘stupida’ della nonna. Perché tu l’amavi come una donna dovrebbe amare un uomo, e non un'altra donna. Mia madre voleva darti ai suoi fratelli, voleva che sposaste due fratelli, ma a te sarebbe bastato che lei ti avesse amato!!”

Sentivo i suoi singhiozzi.

“Quando lei s’innamorò di mio padre, ti si spezzò il cuore; forse dentro di te avevi sempre sperato che col tempo lei avrebbe ricambiato il tuo amore, oppure che non si sarebbe mai innamorata di nessuno e sareste state per sempre tu e lei e nessun’altro. Ma mia madre amava mio padre e sapevi di non poter competere con quel tipo d’amore. Fu allora che incontrasti zio Vincenzo, fu allora che decidesti di scoprire cosa si provava…”

“Ti prego…smettila” esclamò tra i singhiozzi

“Anch’io ti ho supplicata!!…decidesti di provare cosa significava stare con un uomo. Ma la tua eccessiva inesperienza ti portò all’altare. Non amavi zio Vincenzo, ma col tempo ti sei affezionata a lui. Dopo il matrimonio provasti ad allontanarti dalla mamma, ma lei non ti permise nemmeno quello. Quanto era egoista, vero? Non capiva che l’amavi e che non potevi più starle accanto senza soffrire. Ma eri tu quella debole, non potevi stare senza i suoi sorrisi, senza le sue lacrime, senza le sue chiacchiere e allora, ancora una volta cedesti ai suoi desideri. Poi quello strano patto…quel patto d’amore. I nostri figli potrebbero sposarsi. Quella proposta infantile per lenire il dolore di mia madre, ma un’altra possibilità!!  Il vostro amore sarebbe rinato nei nostri gesti, nei nostri baci. Il vostro sangue si sarebbe indirettamente mescolato, per dare vita ad una nuova vita. Perché no? Cosa c’era di male? Non ci sarebbe stato nulla di male se non aveste giocato con la vita di due persone, dei vostri figli”

Adriano si era avvicinato alla madre e le carezzava i lunghi capelli biondi.

“Cosa credi di aver concluso!!” sentenziò il figlio fissandomi

“Perché vorrei che capisse come mi sento!!” volsi il mio sguardo freddo su di lei “Vorrei che mio figlio vivesse in un mondo di persone libere e non schiave di sangue, soldi e polverine bianche. Mio padre ha combattuto per farci studiare e per tenerci lontane da quel mondo sporco in cui siamo immersi. Io sono stanca di tutta questa miseria, della miseria dell’anima di cui sembra essere pregno lo spirito di tuo figlio. Adriano è stupendo con me e so che sarebbe un padre fantastico, ma la sua anima è nera come la pece ed io non potrei sopravvivere accanto ad un uomo che accarezza i suoi figli con le mani sporche del sangue di gente che, magari, conosco!”

Alzò lo sguardo su di me. I suoi occhi erano gonfi e rossi e il suo volto sembrava essere invecchiato di colpo.

“Potresti crescere il bambino da sola”

Le mie labbra si contorsero in un sorriso amaro.

“Io amo Adriano, zia Lia. Lo amo con la stessa intensità con cui tu hai amato mia madre. Noi siamo la luce della speranza e voi il buio della disperazione. La luce e il buio si cercano e si anelano, come un assetato desidera l’acqua, come un ceco desidera la luce, come un sordo desidera i suoni. Questo bambino mi terrebbe legata a lui e a questo amore. Un amore che col tempo ci distruggerebbe”

Mi avvicinai e l’abbracciai

“Credimi non ti ho mai giudicato, nessuno di noi l’ha mai fatto, ma se ti fosse stato concesso di decidere; se mia madre ti avesse concesso la possibilità di allontanarti da lei; se tu avessi potuto vivere senza che il cuore ti pesasse come un macigno nel petto ogni volta che pensi di doverla vedere…cosa avresti fatto?”

Mi osservò inebetita, poi volgendo lo sguardo vacuo verso il figlio
“Tu lo sapevi?”

Adriano abbassò lo sguardo.
Mi allontanai, era una questione tra madre e figlio. Non c’era alcun ruolo per me!!!

***

Quella stessa sera, mentre supina sul letto fissavo il soffitto bianco, Adriano entrò nella stanza.

“Potevi almeno bussare!!” esclamai irritata, girandomi su un fianco

“Non sono qui per litigare”

Sentii il materasso cedere al peso del suo corpo.

“Io ti amo, e non ti farei mai del male, a dispetto di quanto tutto il mondo possa credere, di quanto tu stessa possa credere; perché tu sei l’essere più importante di tutta la mia vita”

Non risposi, non perché non volessi, ma perché non riuscivo ad articolare alcun pensiero di senso compiuto. In quel momento nella mia testa vorticavano un turbinio di parole e nel mio cuore si affollavano una miriade di sensazioni, entrambe si affrettavano verso la gola, serrandola in una morsa, ma poi mi morivano sulle labbra.

“Ti amo da sempre, e vorrei non dover rinunciare a te; ti prego concedimi un’altra opportunità” continuò in una specie di nenia “Io potrei…”

“…cambiare…” lo interruppi levandomi dal letto e sedendomi accanto a lui

“Si; per te potrei cambiare!!!”

Lo guardai intenerita e accigliata.

“Lo credi davvero?”

Non rispose. Non poteva rispondere. Sapeva che non sarebbe mai cambiato, perché sapeva che le persone non mutano la loro vita per compiacere i desideri di coloro che amano, ma solo se lo desiderano davvero e se lo desiderano per se stessi; ma lui desiderava il potere, il denaro, il rispetto, cose che aveva guadagnato col terrore!! Era molto fiero di ciò che aveva ottenuto e del modo in cui aveva raggiunto i propri fini. In lui non c’era dubbio alcuno e senza il dubbio non c’è cambiamento!! Solo nelle persone con il cuore incrinato dal dubbio, è possibile l’insinuarsi del tarlo della metamorfosi, e il cuore di Adriano era intatto e racchiuso in un drappo di amianto, che nessun cambiamento avrebbe mai potuto scalfire.
La mia mente fu improvvisamente lambita da un vecchio e doloroso ricordo

“Un giorno forse le cose cambieranno. Un giorno forse mi mancherai talmente tanto che ti chiederò di amarmi ancora!! E quel giorno forse tu non vorrai saperne e allora sarò io a piangere per te”

Quelle parole mi ritornarono alla mente, aprendo il mio cuore e schiudendo le mie labbra

“Io ti amo, Adriano” cominciai, rompendo quel terribile silenzio “Ma l’amore non basta, sono necessarie altre cose, che tu non potrai mai offrirmi. Forse dieci anni fa non avremmo mai dovuto rompere la nostra amicizia. Sono stata una sciocca ragazzina superficiale!!”

“Sarei morto cercandoti!! Almeno sarò tra i pochi fortunati che potranno dire di aver incontrato e amato l’altra metà della loro anima”

Appoggiai la testa sulla sua spalla; desideravo con tutto il cuore che il tempo si fermasse in quel momento.

“Perché non chiami quella tua amica e prendi un nuovo appuntamento!?!”

Chiusi gli occhi e respirai profondamente.
Ero libera.
Si alzò.

“Grazie” sussurrai

“Vorrei venire con te, se non è un problema!!”

Anuii

"Adriano..." lo chiamai con la voce rotta

Si voltò.

Avrei voluto chiedergli
"Sei stato tu?"
Era passato un anno dalla morte di Umberto e Nicola. E in tutto quel tempo, questa domanda, mi aveva tormentato il cuore e la mente. Era stata quella domanda martellante a spingermi a lasciarlo.
Le parole di Marco mi erano ritornate alla mente subito dopo la morte dei due fratelli

"Adriano per dimostare di essere forte prima o poi schiaccerà chi ama. E tu sei l'unica ragazza che abbia mai amato. Quando saprà di poter controllare il suo cuore, allora tornerà da te!!"

Nella mia mente si fece spazio l'idea che fosse stato lui a commettere quell'atto di ignominia nei confronti dei due fratelli. C'era stato qualcosa che li aveva divisi e resi invisi agli occhi di Adriano. Poi era stata decisa la loro eliminazione; forse era stato lui, forse gli era stato ordinato!! Ma la scelta delle date dell'esecuzione, quelle non potevano essere una pura coincidenza...il giorno del mio compleanno, il giorno del nostro anniversario!! Lui aveva scelto quei giorni...o forse qualcuno voleva colpirlo e aveva eliminato i suoi amici in giorni per lui importanti?!?!
Non sapevo quale fosse la verità.
Ma alzando lo sguardo, vidi il volto di Adriano rigato dalle lacrime.
E allora quella domanda mi morì in gola.
Avrei voluto asciugare le lacrime che colavano sul suo bellissimo viso, avrei voluto saltargli al collo e stringerlo al mio corpo per alleviare il suo dolore. Ma quel dolore era anche mio; come potevo confortare il suo cuore se anche il mio lacrimava sangue?
Decisi che non volevo conoscere quella verità.
Quella fu l’ultima volta che avrei ascoltato la voce dell’uomo più importante della mia vita.
Tre giorni dopo era tutto finito. Adriano, come aveva manifestato, mi aveva accompagnata, ma non mi rivolse la parola, né in macchina, né in ospedale. Mi aveva accompagnato solo per distruggere l’amore che ancora provava per me. Uccidere suo figlio era un buon motivo per smettere di amarmi.
Quel giorno ebbe fine la mia storia infinita con Adriano, un’amicizia durata quasi quarant’anni e quel gioco di luce e ombra che aveva da sempre caratterizzato l’amicizia tra le nostre famiglie.

****

Pensavo, dopo tutto quel dolore, che non mi sarei più ripresa. L’aborto aveva segnato il mio cuore più di quanto non avesse fatto Adriano. Amavo quel bambino e in cuor mio, sapevo che sarebbe nato un maschietto. Massimiliano. Gli avevo dato un volto e un nome, per cui quell’aborto per me fu una vera e propria esecuzione. Avevo dovuto scegliere tra me e lui, ed egoisticamente avevo scelto me!!
La mia anima era lacerata e il mio cuore era frantumato in mille piccoli pezzi, che più nessuno avrebbe potuto riattaccare. Non avrei più amato nessuno come avevo amato Adriano, questa era la mia unica consapevolezza. Perché avevo amato Adriano come non si dovrebbe amare nessun uomo!! Con la mente e con il cuore. Bisogna sempre amare solo con il cuore, in maniera tale che la ragione possa accusare il cuore per gli errori e le ferite. O solo con la ragione in modo che il cuore lo possa accusare di freddezza e calcolo. Ma quando si ama con entrambi, non si possono addossare colpe e si vive con l’amara consapevolezza che seppur si tornasse indietro si ripercorrerebbero le stesse vie, commettendo i medesimi errori.
Non avevo tutti i torti, non ho più amato nessuno come ho amato lui, ma col tempo ho imparato che esistono diverse forme d’amore, e seppure alcuni amori sono irripetibili e unici; essi non sono mai gli ultimi.

Dieci anni dopo Nello mi ha fatto riscoprire la dolcezza di essere innamorata. Mi ha mostrato la bellezza di un amore delicato ed equilibrato. Grazie a lui oggi ho una famiglia e posso stringere tra le braccia il mio piccolo Massimiliano.
Sono le vicende passate che c’insegnano che dopo un’eruzione, il terreno diventa più fertile; dopo i terremoti, le case si ricostruiscono più belle; dopo le grandi rivoluzioni, nascono le grandi repubbliche. Anche, sopra la scuola dei drogati del mio quartiere, l’anno in cui nacque mio figlio venne ricostruita una nuova scuola, una nuova speranza in un quartiere di miserie.

Perché sopra le macerie può sempre nascere qualcosa di bello!!




*sostanze chimiche utilizzate per la produzione di TE, un tampone impiegato per numerosi tipi di esperimenti biologici

NdA: Vorrei ringraziare Petronilla per aver letto la bozza di questa storia. E vorrei, inoltre, ringraziarla per i suggerimenti, che mi hanno permesso di rendere maggiormente comprensibili alcune parti di essa!! Infine vorrei ringraziare Antheameiko, per aver commentato la storia con le sue mail. Soprattutto perchè critiche e commenti servono per migliorare. Altrimenti non ci sarebbe funzionalità in un sito come EFP. Magari dai nostri commenti può venir fuori un grande scrittore oppure evitare che quache altro cane, faccia scempio della nostra letteratura. Per cui cercate sempre di lasciare un commento alle storie (via mail sarebbe meglio, perchè così c'è confronto!!).

Credo che scrivere abbia sopratutto un valore sociale, per cui ho deciso di immergere la mia storia romantica in uno sfondo abbastanza cruento e attuale. Spero comunque che la mia storia sia stata gradevole e grazie a tutti per averla letta...baci Lella80

EFP

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