Un Patto D'Amore di RaffaLella (/viewuser.php?uid=1837)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo:Anita e Amelia ***
Capitolo 2: *** Marika e Adriano ***
Capitolo 3: *** la verità ***
Capitolo 4: *** la scelta ***
Capitolo 1 *** Prologo:Anita e Amelia ***
PdA1
Non ero molto sicura di pubblicare questa fic originale, soprattutto perchè è
molto difficile cimentarsi con personaggi non noti al grande pubblico!! Una cosa è scrivere
una fic su Harry Potter, Aragon e Tsubasa, una cosa è scrivere di un pinco-pallinno qualsiasi.
Ancor più difficile, almeno per me,
tentare di scrivere una storia sentimentale, visto che mi viene continuamente
rimproverato di non essere per niente "romantica". Però scrivere è anche una sfida, per cui
ho deciso di provare... sperando che non venga fuori un disastro totale.
Spero, comunque, che la storia piaccia a qualcuno!!
Speriamo bene.
Vorrei infine sottolineare che questa storia è frutto della mia
fantasia e che ogni riferimento a fatti o eventi reali è puramente casuale!!!
Buona lettura a tutti
UN PATTO D'AMORE
CapI-Prologo: "Anita e Amelia"
Erano anni che non ci pensavo, ma ora
stringendo fra le braccia il mio piccolo Massimiliano, nato quattro mesi fa, ho
di nuovo ripensato alla mia storia con Adriano.
Sono passati vent’anni; eppure ogni ricordo
legato a lui è ancora vivido nella mia mente, proprio come il primo giorno; ma
prima che il tempo rimuova i particolari e attenui le sfumature, ho deciso di
annotare gli avvenimenti che hanno accompagnato gran parte della mia vita.
Adriano è stato il mio primo amore.
La nostra storia è cominciata prima ancora che noi
nascessimo. Le nostre vite erano indissolubilmente legate da un filo
invisibile; un filo che aveva legato in principio l’infanzia delle nostre
mamme.
*
Anita e Amalia erano indivisibili da
bambine. Giocavano spesso insieme e crescendo si erano legate l’una all’altra
ancora più tenacemente. Forse era stata la loro triste infanzia ad unirle in
un’amicizia da favola, spesso giudicata, come diceva la nonna, “poco normale”;
ma la nonna apparteneva ad una generazione in cui l’amicizia non aveva valore.
Dolore e miseria avevano segnato tutta la sua vita,
trasformandola in una donna arida e incapace di donare amore ai suoi figli e
all’uomo che aveva sposato. Lei e mio nonno si erano sposati solo perché la
nonna era rimasta incinta dopo alcune notti di sesso arrancato!! A diciassette
anni si ritrovarono a giocare ai genitori; ma mio nonno non l’amava, non
l’aveva mai amata, e qualche anno dopo aveva trovato, tra le braccia di
un'altra donna, quell’amore che lei non riusciva a donargli. Questo, in ogni
modo, non lo aveva trattenuto dal compiere i suoi doveri coniugali.
Alla fine di un gioco azzardato si era ritrovato con due
famiglie e undici figli.
Undici infelici.
Mia madre, Anita, era la terza figlia, nata
all’interno del sacro vincolo del matrimonio. Questo avrebbe dovuto rendere la
sua infanzia meno dura…ma non fu così!!! Mio nonno era, comunque agli occhi
della società di quel tempo, un uomo corrotto dal vizio. E poiché un’antica
legge affermava che le colpe dei genitori ricadranno sui figli…anche la sua
numerosa prole fu considerata, dai benpensanti dell’epoca, corrotta dal vizio.
Pertanto mia madre e i suoi numerosi fratelli trascorsero la loro infanzia
affogati nella misera ed emarginati dalla società!!
Ho spesso pensato che la miseria li avrebbe
imbruttiti, se non si fossero amati, come ben poche persone sono capaci di
fare. Ma mia madre e i suoi fratelli erano ammantati da una luce abbagliante,
che solo chi conosce le tenebre più nere può scorgere e bramare.
La loro situazione era ancor più aggravata
da un drammatico e precario status familiare. Mio nonno era un uomo debole e
non brillava certo in acume, per cui aveva ben pensato di far vivere le “sue”
famiglie nel medesimo quartiere. Ciò aveva reso la vita difficile a mia nonna,
la quale ebbe, ogni giorno della sua vita, per ben sessant’anni, davanti agli
occhi il tradimento del marito. Questo l’aveva resa ancora più arida e
arrabbiata e…soprattutto alcolizzata!!
“Avrebbe sempre potuto lasciarlo” ripeteva
spesso mia madre
“Erano tempi in cui lasciarlo, sarebbe
stato più peccaminoso che accettare il compromesso” replicavo, cercando di
giustificare la nonna.
Ho cercato di giustificarla per anni, ma
mia madre non ha mai capito o semplicemente non voleva farlo, altrimenti non
avrebbe più legittimato l’odio nei confronti di sua madre innanzi alla sua
ragione e al suo cuore, lacerato da un sentimento aberrante. Non vidi versare
una sola lacrima sul volto della mamma quando la nonna morì!!
L’odio che provava per la madre, era solo
paragonabile all’amore che nutriva per il padre. Mio nonno era stato un vero
disastro come padre e come marito, tuttavia agli occhi di mia madre, quell’uomo
era scevro da colpe.
Un padre assente, che aveva condannato, lei
e i suoi fratelli, ad una vita di miseria!!
Nonostante lo stato di indigenza in cui
versavano, avendo il nonno un impiego fisso, non avevano mai potuto usufruire
dei sussidi familiari stanziati dallo stato.
Al danno si era aggiunta la beffa!!
Tenuto conto della drammatica condizione economica in cui
imperversava la sua famiglia, mia madre all’età di dodici anni, smise di essere
una ragazzina per diventare una donna; decise, dunque, di andare a lavorare per
non morire di fame.
In quella solitudine e nella fabbrica di
guanti in cui lavorava, un giorno ormai lontanissimo, mia madre ritrovò la sua
migliore amica, Amalia.
“Amalia era una ragazzina rachitica, ma col
volto di un angelo”; erano queste le parole che la mia mamma usava quando da
bambina, mi raccontava del suo incontro con l’amica.
Ho ascoltato questo racconto un numero
infinito volte e lo ho riconsiderato da diverse prospettive. Potrei raccontare
con estrema novizia di particolari ogni attimo della loro vita, ma questa
sarebbe un’altra storia; anche se, per meglio comprendere le radici della mia
storia e le ragioni delle mie scelte, è necessario conoscere parte della loro
vita.
Il padre di Amalia aveva violentato sua
madre quando aveva quattordici anni. I genitori della ragazzina, avevano preteso
un matrimonio riparatore; per cui sua madre aveva dovuto sposare un uomo più
vecchio di lei di quasi dieci anni e che non avrebbe mai potuto amare. Amalia
raccontava spesso ad Anita delle lacrime che la madre versava di notte, quando
pensava che la figlia non potesse ascoltarla.
Per quanto possa sembrare assurdo, a quei tempi le
donne avevano davvero ben poca voce in capitolo e il fatto che una ragazzina
venisse violentata tutte le sere era una minuzia, l’uomo aveva delle esigenze
che la donna aveva il dovere di soddisfare. Alla fine dopo dieci anni di botte,
suo padre le aveva abbandonate per una donna più consenziente. L’incubo
familiare era finito, ma era cominciato quello sociale.
Ed anche Amalia, a soli dieci anni, si era
ritrovata affogata nella povertà ed emarginata dalla società!!
Amalia era l’unica persona con cui mia
madre fosse riuscita ad aprirsi. Ho spesso ringraziato, in silenzio, zia Amalia
per essere stata così vicina a mia madre; per non averle permesso di perdersi
nel dolore e nell’emarginazione in cui la società l’aveva relegata.
"Ci siamo aggrappate l’una all’altra” mi ha
spesso ripetuto zia Amalia “Ma è stata lei ha salvare me. Per quanto possa
sembrarti strano, la sua allegria mi ha strappato dal buio in cui ero immersa.
Tua madre è forte, molto più forte di quanto tu possa immaginare”
Alcuni anni dopo, quando ormai Anita aveva
quindici anni e Amalia diciassette, erano talmente legate l’una all’altra che
mia madre, persa nei suoi sogni di eterna bambina, aveva tentato di dare la sua
amica in sposa a tutti i suoi fratelli.
Amalia era bellissima. Il suo corpo era ben
modellato ed il suo volto era diafano e liscio come quelli di una raffinata
bambola di porcellana, grandi occhi azzurri e lunghissimi capelli biondo cenere
completavano quel capolavoro divino; ma per quanto Amalia fosse bella, zio
Giovanni e zio Salvatore, i fratelli più grandi della mamma, avevano già le
loro fidanzate e zio Peppino era troppo giovane per lei. Dopo qualche mese mia
madre, tenuto conto dei vistosi fallimenti nell’attuazione del suo strampalato
progetto, sembrò averci rinunciato, con grande gioia di tutti, Amalia compresa.
Ma per mia madre la resa era, ed è tutt’oggi, solo una parola di quattro
lettere; quindi ritornò nuovamente alla carica con un’altra delle sue strambe
idee…fidanzarsi con due fratelli!!
Dopo qualche mese era riuscita, non si sa
in quale modo, a realizzare il suo ennesimo sconclusionato piano. Ma mentre la
storia tra Anita e Luca, il ragazzino brufoloso che poi sarebbe diventato mio
padre, proseguiva senza intoppi; quella tra Ettore e Amalia andava malissimo. I
due ragazzi non riuscirono a trovare alcun punto d’incontro, Ettore era un
libertino di prima risma; il suo comportamento contrastava notevolmente con la
rigidità di Amalia. Dopo quindici giorni di liti, si lasciarono in malo modo.
Anita era davvero avvilita, non voleva
lasciare Luca, ma non poteva abbandonare il progetto di legare la sua vita ad
Amalia, con un vincolo di parentela, che per lei era diventato un’ossessione.
In lacrime andò da Amalia a raccontare,
come ormai accadeva da anni, le sue perplessità e dopo alcuni minuti l’amica,
per calmare i suoi singulti, aveva fatto una proposta che fu subito accolta con
estremo entusiasmo da mia madre
“Un giorno, forse, potrebbero sposarsi i
nostri figli?”
Quella proposta principiò a tessere quel
filo invisibile che avrebbe legato la mia vita a quella di Adriano.
Amalia, due anni dopo quella promessa,
sposò Vincenzo. Era stato un frettoloso matrimonio riparatore; quella rigida
donna di ghiaccio era rimasta incinta di Maria.
A mia madre non piaceva molto il marito
dell’amica, ciò che era accaduto era simile a quanto accaduto alla nonna, e
forse in cuor suo temeva che Amalia avrebbe subito la stessa infelice sorte, ma
nonostante le sue paure, Vincenzo, a modo suo, era un gran brav’uomo, e non le
avrebbe fatto mai mancare nulla, soprattutto l‘amore.
A volte credo che a mia madre non sarebbe
piaciuto nessun uomo che si fosse avvicinato all’amica!!
Con la nascita di Maria, Amalia lasciò il
lavoro, e mia madre dopo cinque anni si ritrovò da sola a rifinire guanti su un
lungo bancone di legno; sempre più spesso a fissare forbici, metri, spagnolette
di cotone policromi e pezzi di stoffa di vario colore.
Anche se tutte le sere si rifugiava
nell’accogliente casa dell’amica, sentiva che le cose erano in qualche modo
mutate; in principio il suo cuore ne soffrì enormemente, ma col tempo e la
maturità capì che la loro amicizia aveva solo cambiato veste. Col tempo erano
diventate più tenere e più complici. La loro amicizia era cresciuta con loro,
diventando adulta.
Dopo otto anni nacque Adriano. L’anno
seguente mia madre e mio padre, dopo dieci anni di fidanzamento, convolarono a
giuste nozze. Nove mesi più tardi mia madre diede alla luce, quasi senza
accorgersene, una bambina spelacchiata di tre chili e trecento grammi, a cui avrebbe dato il nome di "Marika". Era
felicissima, nonostante il disappunto di mio padre che avrebbe preferito un
maschio. Anche se non l’ha mai confessato, credo che lei abbia pregato che
nascesse una femmina, durante l’intero periodo di gestazione. Voleva mantenere
la sua promessa.
Mia madre, dopo il matrimonio, per mantenere la propria
autonomia finanziaria, aveva continuato a lavorare, forse proprio per questo
non si era resa conto di oltrepassare la misura; in quattro anni avevano generato quattro figli.
Inoltre mio padre voleva un maschio a tutti i costi e a volte credo che se non fosse nato mio fratello
Salvo, dopo ben tre femmine, sarebbero andati avanti ad
oltranza!!
Tre femmine…forse Dio aveva davvero ascoltato le preghiere disperate
di mia madre. Anche se, le due amiche avevano già scelto me, come “favorita” e
per gli anni successivi avrebbero cercato di legare i nostri cuori in maniera
maldestra e infantile.
Il lavoro assorbiva totalmente mia madre per cui altri si
occupavano di allevare i frutti del suo amore; io fui affidata a zia Amalia.
E anche dopo che la prole dei miei genitori
era arrivata a quota sei, costringendo mia madre a lasciare il lavoro, spesso
restavo a dormire da zia Amalia, per stare vicino ad Adriano.
Ricordo che da bambina lo seguivo come un
cane. Mi piacerebbe dire che lui era dolce e gentile con me, ma mentirei.
Spesso mi picchiava, soprattutto quando zia Amalia non vedeva, mi rubava le
figurine dei calciatori, mi mentiva e mi spaventava con storie orribili e una
volta, quando avevo quattro anni, ha cercato di annegarmi. Lui ha sempre
affermato che voleva farmi lo shampoo, ma su questa storia ho sempre avuto
dubbi!! Secondo me, voleva davvero annegarmi!!
Crescendo diventammo più che amici, ma meno
di fratelli. Una storia tra di noi era tutt’altro che concepibile.
La cosa credo, analizzandola a posteriori,
era cagionata da due fattori fondamentali, che mia madre e zia Amalia, non
avevano preventivato e cioè che io, crescendo insieme con lui, sarei diventata
una specie di maschiaccio, che collezionava figurine dei calciatori, che
giocava a pallone, che si arrampicava sugli alberi e si rotolava sul selciato
delle strade asfaltate; e che lui sarebbe diventato il mio migliore amico.
Probabilmente il mio comportamento poco
femminile, era legato non solo alla vicinanza di Adriano, ma era cagionato
anche dall’invidia che nutrivo nei confronti del rapporto che mio padre aveva
con mio fratello-principe-ereditario Salvo e con i miei fratelli. Mio padre, è
stato un buon padre e ci ha cresciuti in maniera esemplare, ha sempre cercato
di trattare tutti noi equamente, ma c’erano delle piccole differenze che solo i
bambini riescono a scorgere tra le righe, le carezze e le parole; parole che mi
ferivano e mi facevano reagire in quel modo assurdo. Alla fine senza
accorgermene mi ero trasformata in un ragazzino.
Nonostante tutto, mia madre da inguaribile
ottimista, non perdeva le speranze!! E poi eravamo ancora troppo piccoli per
parlare di fidanzamenti o matrimonio. Lei era felice che noi avessimo legato
tanto.
La mia mamma non poteva nemmeno immaginare
quanto fosse stato difficile per me ritagliarmi un posto nella vita di Adriano.
Avevo pianto un milione di lacrime per
entrare a far parte del suo gruppo.
“Siamo solo maschi” mi disse cercando di
convincermi
“Anch’io sono un maschio” replicai tra le
lacrime
“Marika, ieri hai giocato alla moglie e…stiravi!!”
reiterò sarcastico
“Ieri abbiamo giocato a marito e moglie e
ho stirato le tue camicie” obiettai
“I maschi non piangono” disse asciutto
Mi nettai il volto con il bordo della
maglietta, mi soffiai il naso, sempre sul medesimo bordo; lo fissai per qualche
secondo.
“Andiamo” mi disse voltandomi le spalle
Lo seguii come un cagnolino, come ormai
facevo da anni.
Arrivammo davanti ad un edificio diroccato.
I ragazzi del quartiere erano soliti chiamarlo, “La casa dei Drogati”.
Era un vecchio edificio costruito alla fine
degli anni settanta, che avrebbe dovuto ospitare una scuola media. L’edificio
che a quei tempi costituiva la scuola media inferiore del quartiere, era una
specie d’appartamento che consisteva di diverse stanze, tenuta in condizione
precarie. Prendendo in considerazione le difficoltà sofferte da insegnati e
studenti, la regione aveva, ben pensato, di donare una scuola media ai poveri
ragazzi diseredati di un quartiere in miseria. Però, fortuna volle che nell’80
il sud, la Campania in particolare, fosse scosso da un terribile terremoto, che
fece danni ingenti e circa tremila morti. Gli sfollati occuparono tutto ciò che
aveva quattro mura, tra cui la scuola che doveva essere dei loro figli. Quando
agli sfollati furono attribuite le case popolari, ciò che si lasciarono dietro
fu un disastro che non venne più assestato e che in seguito fu il covo di
ragazzi infelici che cercavano in un ago e in una manciata di polverina bianca
la risoluzione a tutti i loro problemi.
Quando giunsi davanti alla scuola ebbi
paura!!
“Perché s’incontravano là?” pensai
fra me intimorita
Adriano mi spinse avanti dicendo
“Lei fa parte del gruppo”
Vidi i loro volti perplessi. Sapevo cosa stavano pensando
prima ancora che lo esternassero.
“E’ troppo piccola” disse un ragazzino con
i capelli castani e arruffati
“E forse non ti sei accorto che è femmina”
sentenziò un ragazzo moro e grassoccio con i pantaloni corti
Non sapevo che fare. Adriano afferrò il
pallone e tenendolo sotto braccio, mi presentò ai suoi amici.
I membri del gruppo erano: Giovanni, detto
Vanni, un ragazzino della mia stessa età, circa nove anni, dai biondi capelli
sottili e lunghi, legati da dietro con un codino (inusuale per quei tempi),
magro come un chiodo e bianco come un cencio. Poi c’era Umberto, il ragazzino
grassoccio che mi aveva offeso chiamandomi femmina. Alessandro, un ragazzo alto
con capelli ed occhi castani, che conoscevo benissimo, in quanto vicino di casa
di Adriano e suo compagno di scuola. Antonio, detto Tonino, aveva capelli
corvini incollati al cranio, spessi occhiali, che nascondevano brillanti occhi
verdi ed era piuttosto minuto, nonostante fosse più grande di me di un anno. Da
bambino Tonino era davvero il prototipo del secchione, ma in seguito il suo
aspetto fisico migliorò notevolmente, e quel ragazzino striminzito si trasformò
nel prototipo del principe azzurro. E infine, Adriano con i capelli biondo
cenere e gli occhi azzurri, era così simile a sua madre, da far quasi spavento.
Adriano lanciò il pallone all’interno della
scuola
“Vallo a prendere” disse secco
Avevo paura, ma soprattutto ero arrabbiata.
Ero più che sicura, che nessuno di loro avesse eseguito una prova di “coraggio”
per entrare a far parte del gruppo; ma io ero “femmina” e il fatto che dicessi
di essere forte e coraggiosa, non era sufficiente.
Per anni mi chiesi se Adriano avesse
lanciato quel pallone per darmi un’opportunità o solo per allontanarmi da lui.
Lui sapeva benissimo che ero terrorizzata da quella scuola distrutta!! I nostri
genitori ci avevano sempre messo in guardia da quel posto.
Senza esitare scavalcai le transenne.
C’erano solo cocci e siringhe. Come ho fatto a non beccarmi una malattia…non ne
ho assolutamente idea!!! Ero agile; saltai da un coccio all’altro. Dopo alcuni
minuti avevo già ritrovato il pallone, lo afferrai, ma mentre m’incamminavo
verso l’uscita, la mia attenzione fu attirata da un mesto miagolio. Mi avvicinai
circospetta ad un anfratto tra i rottami e trovai un batuffolo di pelo
raggrinzito. Era l’essere più tenero che avessi mai visto; il suo pelo, nero e
bianco, era morbidissimo. Mi chinai, appoggiai il pallone al suolo e presi il
gattino. Era talmente piccolo che riuscivo a tenerlo nelle mie manine da
bambina, senza alcuna difficoltà. Il suo respiro era pesante e sembrava
soffrire. Rimasi lì in quella posizione per una mezz’oretta. Avevo paura di
andarmene, volevo stare lì e…riscaldarlo. Poi la voce di Adriano mi ridestò da
quello strano torpore
“Ero preoccupato, stupida. CHE COSA STAI
FACENDO? VUOI CHE LA MAMMA MI SGRIDI!!!”
Mi girai senza parlare, mostrandogli il
gattino.
Prese il pallone e uscimmo da quel
postaccio portando il micetto con noi. Lo avevamo salvato!!!
Il gattino fu accolto da tutti con
entusiasmo e…anch’io!! Avevo superato brillantemente la prova e oltre al
pallone, avevo portato anche una magnifica mascotte. Decidemmo di adottarlo e
di chiamarlo Pallino. Purtroppo quel magnifico gattino era praticamente in
agonia quando lo trovai e cinque giorni dopo morì; anzi Adriano lo trovò morto
nella scatola di cartone che avevo messo vicino al suo letto. Avevamo impiegato
un tempo infinito a convincere zia Amalia a tenere Pallino, dopo un po’ di urla
e pianti io e Loredana, la sorella più piccola di Adriano,
riuscimmo a convincerla. Adriano lo aveva tenuto sempre
con sé in quei cinque giorni. Lo aveva allattato ed assistito. Il veterinario
ci aveva detto che non c’era nulla da fare, ma nessuno di noi aveva ancora la
consapevolezza della morte. Eravamo ancora troppo giovani per capire che, per
quanto si possa desiderare una cosa non sempre è possibile ottenerla.
La mattina dopo, quando Adriano mi mostrò
il corpo freddo del gattino, rimasi impietrita innanzi alla morte. Mi sentivo
ferita e non riuscivo a capirne le ragioni. Ero arrabbiata e non sapevo come
reagire. Stringevo quel corpo inerme e dentro il mio cuore pregavo, sperando
che Dio gli restituisse la vita. Ero intontita; ricordo ben poco di ciò che
accadde quel giorno. Di quegli istanti rammento solo il corpo freddo di Pallino
e il caldo abbraccio di Adriano. Senza accorgermene il calore di Adriano aveva
cominciato a scaldare il mio cuore di bambina.
**
Da quel giorno passarono molti altri
giorni…mesi…anni. Avevo vissuto i primi quattordici anni della mia vita come un
maschio. I miei nuovi amici, nonostante, i loro dileggi e il loro continuo
rammentarmi che ero “sempre” una femmina, resero quella parentesi della mia
vita leggera e gioviale. Ricordo ancora con estrema tenerezza quell’inusitato
periodo, fatto di sbucciature, cicatrici, scazzottate, partite di pallone e
scambi di figurine. Non ebbi mai paura di cadere o di farmi male o di sporcarmi
il vestitino della festa, e questa cosa mi rese molto più libera di qualsiasi
ragazzina della mia età, anche se avrei pagato con gli interessi quel
privilegio.
Ero contenta di essere un maschio, tanto
contenta che quando mi vennero le mestruazioni piansi per un giorno intero; non
avrei più potuto nascondere che ero una ragazza. Alla fine mi rassegnai e mi
adattai alla nuova condizione in cui imperversava il mio corpo. Un corpo di
bambina che stava lentamente trasformandosi in quello di una giovane donna;
anche se continuavo a desiderare e a ribadire a tutti di essere trattata come un
maschio! Ma le cose cominciavano inesorabilmente a
cambiare…stavamo crescendo!!
Senza alcun preavviso i miei amici,
cominciarono ad apprezzare le ragazze; col tempo quello divenne il loro unico argomento di
conversazione!!! Il tema ragazze, non destava assolutamente i miei interessi.
Seppur cresciuta come un maschio, in mezzo ai maschi, restavo pur sempre una
femmina. Alle medie fungevo spesso da raccordo tra i miei amici e le ragazzine
della mia classe o del quartiere, ma col tempo le cose mutarono radicalmente.
Ero assolutamente intollerante sull’argomento ragazze; quegli apprezzamenti,
nei confronti di altre ragazzine, m’infastidivano. Ero arrabbiata e gelosa!!
Arrabbiata, perché quelle stupide oche mi “sfruttavano” per arrivare ai miei
amici e perché quegli idioti, che avrebbero dovuto essere i miei amici, lo
permettevano senza fare una grinza; ero gelosa perché si stavano allontanando
da me!!
La cosa fu lenta e graduale, e Marco rese
quel cambiamento ancora più tangibile!!!
Il gruppo in quegli anni si era arricchito di
tre nuovi membri. Pallino2, il gattino che Vanni mi aveva regalato due
mesi dopo la morte di Pallino; Nicola, il fratello minore di Umberto; e Marco.
Marco…io odiavo Marco!!! Odiavo i suoi capelli castani, i suoi occhi verdi, i suoi vestiti,
i suoi occhiali, la sua motocicletta, la sua voce...io odiavo tutto ciò
che apparteneva a Marco!!
Per una ragazzina
e forse anche per un adulto, “odio” è una parola piuttosto grossa, ma è l’unica
parola che possa racchiudere in se quel sentimento di raccapriccio e ostilità
che provavo e a volte sento ancora pulsare dentro il mio animo, nei confronti
di quel demone mascherato da messaggero divino. Marco era cattivo!! Ma purtroppo
era grande, aveva diciassette anni, ed era un leader. Divenne il nuovo capo del
gruppo. Adriano era troppo imbelle per poter reggere il confronto, e senza
rendersi conto passò lo scettro a quell’idiota. Le idee di Marco non solo, non
erano in linea con il mio modo di pensare, ma non lo erano assolutamente con
nessuno di loro. Aveva idee inconcepibili e contraddittorie su lavoro,
genitori, donne, sesso, preti, droga, fumo, aborto, politica, scuola; per non
parlare del modo in cui trattava Pallino e gli animali in genere!! Inoltre il suo atteggiamento sciovinista e
spaccone era intollerante per una persona dal forte temperamento come il mio. Passai gran parte della mia adolescenza a
litigare con o per Marco. Eppure, in
barba alla mia strenua opposizione, lui entrò a far parte del gruppo, senza
affrontare alcuna prova di “coraggio”.
Col trascorrere degli anni e l’arrivo di
Marco acquisimmo nuove abitudini, cominciammo a riunirci, quasi sempre a casa
di zia Amalia oppure a casa di Alessandro; e ad uscire di sera. Le nostre uscite,
anzi le mie uscite, erano relegate a fasce orarie molto ristrette. Dalle sei
alle nove. I ragazzi, alle nove precise mi riconsegnavano a mio padre, a zia
Amalia o alla nonna e riuscivano, rincasando a tarda notte.
“Dove andate?” chiesi una volta ad Adriano
Ero talmente curiosa di sapere cosa
potessero fare quando io non c’ero, che quella sera aspettai che ritornasse a
casa. Avevo sonno ed ero stanca.
“Giriamo” replicò voltandomi le spalle
“Si…ma dove andate? Cosa fate?” insistetti
sbadigliando
Si avvicinò e scompigliandomi i capelli mi
augurò la buonanotte.
Le cose stavano davvero cambiando.
Crescendo le differenze tra noi si erano amplificate a dismisura. Spesso
disertavo le riunioni!! Per quanto lo desiderassi non ero un maschio e,
purtroppo, non mi sentivo nemmeno una ragazza!!! Non avevo molte amiche; avevo
una scarsissima considerazione delle ragazze che consideravo “oche giulive e
piagnucolose”. Ma nonostante l’accrescersi delle differenze, loro erano i miei
migliori e unici amici.
L’arrivo di Marco e il mio nuovo
atteggiamento, avevano portato ad una sorta di ridimensionamento dei ruoli
all’interno del gruppo. Io e Nicola eravamo isolati e relegati a ruoli minori.
Preparare da mangiare e ascoltare. Alle riunioni ormai si parlava solo di donne
e sesso e poiché io ero una femmina e Nicola era un bambino di undici anni,
quegli argomenti erano poco adatti alle nostre candide orecchie.
In quegli anni imparai ad origliare. Questo
in seguito divenne il mio peggior difetto; mi capitava spesso di avere capogiri
davanti ad una porta, dietro la quale parlava qualcuno; ciò non era proprio una
cosa di cui andarne fiera, ma era il modo migliore per scoprire cose che
altrimenti non avrei mai saputo. Così seppi dell’esistenza di una certa Grazia
e del perché non piacevo ai ragazzi.
Era un noiosissimo pomeriggio di fine
marzo. L’aria cominciava ad essere frizzante. Finalmente l’inverno aveva
lasciato spazio ad una mite primavera. Eravamo rimasti a casa di Adriano. Per
tentare di riempire la mia giornata, avevo preparato una brocca di the al
limone. Quando entrai in salone calò il silenzio e allora capii che la mia
presenza non era gradita. Appoggiai la brocca sul tavolo di vetro, che era
vicino ai divani.
Sentii i loro sguardi su di me.
“Vado in cucina a preparare da mangiare per
Pallino” comunicai con voce sommessa “Poi vado con Lori a fare spesa!!”
Uscii.
Arrivata in cucina avvertii una terribile
sensazione di isolamento. Nicola era raffreddato, perciò non poteva farmi
compagnia, come sempre. Odiavo la solitudine!! Alla fine, mi feci coraggio e
decisi di andare in salone
“Chi se ne frega; se hanno problemi
possono anche andarsene!!” pensai irritata
A passo svelto arrivai alla porta; la voce melliflua di
Marco fermò la mia mano, ancora appoggiata alla maniglia.
“Sta crescendo; Vanni”
“E’ una bambina” replicò l’amico risoluto
Di chi parlavano?
“Perché non cambiamo argomento?” aggiunse
Tonino
“Perché?” cominciò Marco “Non capisco il
vostro atteggiamento nei confronti di Marika. Ha quattordici anni, la stessa età
della ragazza con cui esci tu, Amico. E’ molto carina e ha un bel
culetto”
Parlavano di me!!…e del mio culetto!!
“Smettila” ribatté Umberto disgustato
Appoggiai l’occhio al buco della chiave. La
visuale era molto ristretta. Vedevo Tonino sul divano beje, con le gambe
incrociate…le scarpe sfioravano appena il tessuto in pelle del sofà; se zia
Amalia lo avesse visto, Tonino avrebbe passato il resto della sua vita a
pulirlo con la lingua. Il viso del ragazzo era rosso e furente!!
“Dai, Umberto, non credi che abbia un bel
culetto?”
“Il suo…non è questo il problema!!! Lei è…”
“Una ragazza” lo interruppe Marco
canzonatorio
“Dobbiamo proteggerla anche da te?” chiese
Vanni
Proteggerla?
“Proteggerla? Non credo sia giusto per
nessuno, soprattutto per lei. E poi non potete tenere lontani i ragazzi, per
sempre!! E forse lei non vuole essere protetta”
Tenere lontani i ragazzi?…per sempre?
“A lei non interessano i ragazzi!!” replicò
Adriano
“Chi te l’ha detto?” domandò Marco scettico
Già!!
Adriano non ribatté. Il silenzio calò come
un masso.
“A lei interessano i ragazzi, come a tutte
le ragazze normali” continuò Marco fendendo il silenzio “E il vostro
comportamento è assurdo!! Lasciate che decida lei con chi stare!!”
“E dovrebbe stare con te?” chiese Adriano
divertito
“Perché no!! Oppure la vuoi per te?”
“Io e Marika siamo come fratello e sorella”
Fratello e sorella…perché quelle due parole
mi trapassavano il cuore…lasciandolo sanguinante.
“Davvero?”
“Si”
“Allora perché non le hai detto di Grazia”
Grazia?
“Perché non so come la prenderebbe. Lo sai
quanto le nostre madri ci tengano che io e lei ci sposiamo…un giorno,
naturalmente. Ci hanno fatto una ‘capa tanta’. Noi due non abbiamo mai parlato
di questa storia. Io non so cosa sente…e non vorrei ferirla!!”
Grazia? Ferirla?
La sua voce malinconica mi ferì!! Tornai in
cucina domandandomi per la prima volta
Cosa sento per lui?
Non mi ero mai posto questa domanda…era
scontato che un giorno sarei diventata sua moglie. Ma non mi ero mai soffermata
a pensare che avrei dovuto anche amarlo!!
Ma lo amavo?
Forse a quattordici anni parlare d’amore
era un po’ irragionevole, non avevo mai pensato all’amore, eppure in
quel momento pensai che volevo Adriano. E per un istante, mi passò davanti agli
occhi come un film, il tempo trascorso con lui. Le sue battutine acide; il suo
continuo prendermi in giro per la mia altezza, anzi per la mia bassezza; il suo
sorriso da eterno bambino; le sue lacrime, mostrate solo a me, per la morte di
sua nonna; quei magnifici occhi turchesi nei quali riuscivo quasi a riflettermi
come in un lago di montagna. Ma soprattutto ciò che più di ogni altro pensiero
si faceva spazio con forza, tra quelle immagini, era lui che si prendeva i miei
rimproveri e le mie botte, lui che mi stringeva forte dopo la morte di Pallino;
lui che in quegli anni era sempre stato pronto a proteggermi…lui, il mio
principe, il mio campione, lui…il mio Adriano!!!
Allora sentii il mio volto attaccaticcio.
Posando la mano sul viso e poi intorno agli occhi mi accorsi che stavo
piangendo!! La voce triste di Adriano mi risuonava nella mente come una eco.
“…Io non so cosa sente…e non vorrei
ferirla!!”
Qualsiasi cosa sentissi per lui, non potevo
costringerlo ad amarmi…e per la prima volta nella mia vita, presi una decisione
adulta.
Scelsi, combattendo contro ogni mia
cellula, di non dirgli nulla di Grazia e di non rivelargli i miei sentimenti.
Non volevo ferirlo…perché in barba a ciò che mostrava a tutti, lui era
sensibile e dolce!!
Ma la storia del proteggerla…quella decisi
di approfondirla!!
NdA: la storia si svolgerà in quattro capitoli... per cui già nel primo
ho lasciato una serie di indizi che serviranno a comprendere meglio la dinamica della storia.
Nonostante sia esclusivamente un racconto su base "romantica", ci saranno negli
ultimi capitoli, una serie di colpi di scena, che cominciano a nascere già in queste pagine!!
Grazie per l'attenzione... alla prossima settimana.
Lella80
EFP |
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Capitolo 2 *** Marika e Adriano ***
PdA2
UN PATTO D'AMORE
CapII: "Marika e Adriano"
L’indomani, dopo aver tradotto una
stupidissima versione di greco su Esopo, mi diressi verso casa di Marco. La sua
casa era a pochi metri dalla mia, praticamente cinque minuti di strada. Ero
talmente irrequieta che non riuscii nemmeno ad attendere l’arrivo
dell’ascensore. Esitai qualche istante davanti alla porta; poi mi risolsi a
bussare. La porta si aprì quasi subito, se si fossero attardati ad aprire,
sarei schizzata via come un razzo.
Mi aprì una ragazza dai capelli rossi, il
suo volto era stracolmo di efelidi, nei suoi occhi verdi riconobbi lo stesso
riflesso di Marco. Forse era sua sorella?!
“Chi sei?” chiese con fare inquisitorio
“Sono Marika; Marco è in casa?”
Mi fissò come se volesse trapassarmi con lo
sguardo, poi si voltò.
Dopo alcuni minuti arrivò Marco. Mi sedetti
sugli scalini invitandolo con una mano a sedersi al mio fianco. Lui chiuse la
porta e si sedette accanto a me. Rimanemmo per qualche istante, tramortiti dal
silenzio
“Allora?” mi spronò Marco
“Voglio che mi spieghi meglio la storia di…proteggermi!!”
sbottai seria
Il ragazzo mi fissò meravigliato e
divertito
“Quale storia?"
Lo squadrai accigliata.
“Io non c’entro è stata una loro decisione”
continuò tormentandosi un brufolo
“Come…in che modo…”
“Piccole cose…” mi interruppe pensoso “…non
so, Adriano che ti viene a prendere a scuola, Vanni che ti accompagna a fare
spesa…piccolezze!! E te lo ricordi a Franzese?”
Franzese?
Era un mio compagno delle medie. Magro,
moro, bassino, con il viso appuntito e gli occhi piccoli…quegli occhi che
quando si posavano su di me mostravano una palese ed irriverente avversione!!
“Si” risposi confusa “E con ciò?”
“Alessandro ci aveva raccontato che uno
strano ragazzino ti stava intorno. E allora Tonino ti venne a prendere fuori
scuola"
“E…allora?” insistetti cercando di capire
dove Marco volesse andare a parare
“Alessandro aveva detto a quel bamboccio,
che Tonino era il tuo ragazzo” disse divertito “e…che era molto, molto, molto
geloso”
“Perché?” chiesi atterrita
“Per proteggerti dai ragazzi. Loro credono
che tu sia ancora troppo giovane per i ragazzi” rispose storcendo il naso “…ma
come ti ho detto io non sono d’accordo!!”
Erano pazzi!!! I miei amici erano pazzi!!
Rimasi silenziosa, cercando di esaminare a
fondo, ogni congiuntura passata.
“Ti pace la mia sorellina?”
Lo scrutai irritata. Sorrideva.
Marco riusciva ad essere sempre
così…inopportuno!! Avevo appena saputo che i miei amici stavano facendo intorno
a me terra bruciata…sua sorella era l’ultimo dei miei pensieri!!
“Mia sorella Grazia”
Grazia?
Non poteva essere la stessa Grazia di Adriano!! Non la
sorella di Marco!!
Sgranai gli occhi. Non avevo rivelato a
Marco com’ero venuta a conoscenza dell’argomento trattato, ma l’introduzione
subitanea della questione “Grazia” mostrava che lui aveva ben chiara la
situazione.
Mi fissava compiaciuto. Detestavo Marco,
proprio per quella sua assurda caratteristica, l’incapacità di comprendere che
ciò che diceva, poteva ferire gli altri. Non riuscivo a capire quel suo
atteggiamento nei miei confronti!! Infondo aveva anche lodato il mio
sederino!!!
“Allora, ti piace? E’ carina vero?”
Mi piace?
Certo che mi piace: come poteva piacermi un
nugolo di scarafaggi che mi camminavano sulla faccia. PIACERMI!! Anche il nome
era orripilante; come poteva piacermi una che si chiamava Grazia!! Come poteva
piacermi la sorella di Marco!! E poi…io ero molto più carina, almeno la mia
faccia non sembrava un inno a “Unisci i puntini e scopri cosa si nasconde”!!
“Io sono molto più carina” bisbigliai a me
stessa
Marco si alzò. Scese un gradino. Si voltò a fissarmi e poi
chinandosi fino a che il suo volto divenne parallelo al mio, mi carezzò il
viso.
“Anch’io lo credo”
Il mio cuore sussultò; non riuscivo a
muovermi.
Sfiorò le mie labbra con il pollice.
Voleva baciarmi?
Accostò il suo volto al mio. Chiusi gli
occhi.
Voleva baciarmi!!
Panico!!
Volevo baciare un ragazzo…ero curiosa di
sapere cosa si provava!! Avrei voluto dare il mio primo bacio ad Adriano, ma se
avessi atteso che lui si fosse innamorato di me, mi sarei fatta vecchia con la
barba!! Ma…Marco!!
Sentii la sua bocca premere contro la mia
e…qualcosa di umido solleticarmi le labbra.
No…non potevo!!
Mi scostai, tenendo la testa china. Mi
sentivo colpevole!!
Perché?
Le grida provenienti da un televisore di
uno degli appartamenti, siti su quel piano, erano gli unici suoni che
scandivano quell’imbarazzante momento.
“Secondo me dovresti metterti con Adriano”
disse Marco interrompendo il silenzio “così ti togli lo sfizio”
Mi alzai e incrociando le braccia al petto
“Io e Adriano siamo come fratelli” affermai
con fermezza
“Ne sei sicura?” mi chiese stringendo gli
occhi
Dovevo salvare quel briciolo di dignità e
orgoglio che ancora mi rimaneva!! Non potevo dire che volevo un ragazzo che non
mi filava nemmeno di striscio!, e soprattutto, non poteva dirlo a Marco…il
fratello di Grazia.
“Quando lo avrai avuto, ti accorgerai che
non ne valeva la pena”
Chiuse la porta prima che potessi
replicare. Mi ritrovai a fissare una porta chiusa
“Idiota!!”
*
Passai i successivi due mesi ad evitare
Marco, a guardare con ostilità i miei presunti amici e a pedinare,
letteralmente, Adriano. Alla fine ero stremata!!
Avevo deciso di non pensare a "Grazia e Adriano", ma era impossibile;
più mi sforzavo di allontanare le loro immagini dalla mia testa, più si affacciavano prepotenti.
Cominciai a temere di impazzire!!!
Dovevo fare qualcosa!!! Ma cosa?
Ormai una sola domanda sembrava lambire la mia mente
"Cos'ha quella stupida che io non ho?"
Certo non ero la quinta essenza della femminilità, ma non ero da buttare.
E poi a Marco piacevano solo le ragazze carine e se gli piacevo...allora anch'io ero carina!!
Forse ad Adriano piacevano le rosse, pallide e un pò bruttine. Infondo io non conoscevo i suoi gusti in fatto di donne!!
In quel caso non avevo alcuna speranza. Io ero mora, dal colorito olivastro e carina...
Forse a lui interessavano le ragazze con i seni prominenti. Anche in quel caso non avevo speranze...io ero
piatta come una tavola...
Forse gli piacevano le "oche giulive" e...alla fine conclusi che se Adriano aveva scelto una come quella
allora non c'era alcuna possibilità che io potessi destare il minimo interesse!!
Dovevo rassegnarmi!!
Poi un barlume di speranza giunse ad allietare il mio spirito inquieto...
Quel giorno, avevo appena finito di
ripetere la terza declinazione greca. Pater-oV. L’indomani avevo l’ultima interrogazione
dell’ultimo semestre e poi finalmente le vacanze estive. Dovevo ripassare tutto
il programma svolto durante il primo anno. Ero talmente spossata, che decisi di
andare in salone a vedere un po’ di televisione.
Erano le 16:30. Era già cominciato Bim Bum
Bam, il programma televisivo che ha accompagnato tutta la mia infanzia.
Anche Adriano era nel salone. Era seduto
sul divano con un libro di matematica appoggiato sulle gambe. Aveva gli occhi
fissi sul testo di matematica, in un atteggiamento di mera concentrazione. Lui
frequentava il terzo anno all’Istituto Tecnico Commerciale ‘Alessandro Volta’ e
anche lui aveva le ultime interrogazioni. Non poteva permettersi di essere
rimandato, ciò avrebbe significato niente vacanze!!!
“Ti dispiace se vedo Creamy?” chiesi
titubante
Alzò gli occhi al cielo.
“Non sei troppo grande per…Creamy”
“Posso vederlo?” replicai irritata
Negli ultimi tempi ero sempre acida e scostante nei suoi
confronti.
“Certo!!” rispose ritornando a leggere e ad
appuntare note su un quaderno dai quadretti stretti.
Accesi la tivù. Giusto in tempo…sullo
schermo blu, era appena comparso il titolo.
“Il primo bacio di Creamy”
Cavoli…che argomento azzeccato!!
I commenti sarcastici e canzonatori di
Adriano, seguiti da fastidiosissime sbuffate, accompagnarono i 20 minuti di
programmazione dell’animè.
“Ma come fai a vedere una sciocchezza del
genere. Extra terrestri con le sembianze di gatti ‘parlanti’, una bambina che
vede un’arca che non esiste e alla quale è concesso di trasformarsi in
un’adulta, per non parlare di un’accozzaglia di episodi senza un senso
apparente. Naturalmente dubito che esista un senso latente!!! E poi…è anche
pesante” esplose, mentre Cristina D’avena scandiva le note della sigla finale.
“Scusa, ma ti ho invitato a guardarlo?”
ribattei scocciata
“No!! Ma mentre sono qui…tutte quelle
storie per uno stupido bacio, proprio non le sopporto. Cosa sarebbe cambiato se
avesse baciato l’attore, invece di quel pidocchio!!”
Era detestabile quando pontificava sulle
mie scelte televisive. Lui vedeva una caterva di sciocchezze, ma io non mi
ergevo su un podio a criticare i suoi programmi preferiti.
“Perché Yu non amava l’attore, ma quel
pidocchio di Toshio!! Per lei era importante” sbottai
“Credi davvero che si possa baciare solo
chi ami?” mi chiese divertito
“Perché tu no?”
“Sei proprio una bambina” replicò con
un’alzata di spalle
Io…una bambina? Chissà se mi avrebbe
giudicata un’adulta se avesse saputo che avevo baciato Marco!!
“Cosa si prova a baciare?” chiesi brusca
Perché era uscita quella insulsa domanda
dalla mia bocca?
“Lo saprai quando sarai più grande”
Giudicai la risposta ancora più insulsa!!
“Quanto grande? Quanti anni? Trenta,
quaranta…credi siano sufficienti” sbottai.
Il mio cuore era ricolmo di rabbia e
frustrazione, accumulata negli ultimi mesi.
“Perché ti arrabbi?” domandò confuso
“Perché vorrei una risposta. E sono stanca
di essere trattata come una bambina!! Sono grande, ormai!!”
Sospirò.
“Quando bacerai qualcuno saprai cosa si
prova!! Non sono in grado di descriverlo. Io non sono bravo con le parole come
te” rispose sereno “Così va bene?”
“Se mi baciassi tu?”
Mi fissò atterrito.
Quel giorno stavo facendo collezione di
scempiaggini. Nel momento in cui pronunciai quelle parole avrei voluto
cancellarle dalla mente di Adriano.
Come potevo uscire da quella situazione
d’imbarazzo?
“Non preoccuparti” continuai, allungandomi
per spegnere il televisore “lo chiederò a qualcun altro. Forse a Marco. Lui ne
sarà contento!!”
In quel momento mi accorsi che non c’era
limite all’insulsaggine e che…ero impazzita!! Le notti insonni a pensare a
Grazia e Adriano avevano leso in maniera irreversibile i miei neuroni, che
dovevano essere in atrofia!! Questa era l’unica spiegazione vagamente sensata
che potevo addurre al mio manifesto delirio.
Adriano si levò dal divano, col volto serio e tirato.
Lo osservai stranita. I suoi gesti erano
talmente lenti che sembravano irreali.
Poggiò il libro sul basso tavolinetto di
vetro e si sedette a gambe incrociate davanti a me.
“Chiudi gli occhi” ordinò deciso
“Perché?”
“Vuoi ancora che ti baci?”
Annuii. Non riuscivo a coordinare bene
pensieri e parole.
Chiusi gli occhi.
Potevo percepire il suo calore. Sentivo il
suo alito che lambiva il mio volto.
Riaprii gli occhi
“Perché?”
“Perché…cosa?” domandò spazientito
“Perché si chiudono gli occhi quando si
bacia?” chiesi con il candore di un bambino
Sorrise.
“Credo, per amplificare le sensazioni”
Richiusi gli occhi
“Stai più rilassata e dischiudi la bocca”
Adriano aveva deciso di farmi morire di
crepacuore. Lo conoscevo troppo bene per non capire che stava esasperandomi di
proposito. Non riuscivo più a sentire il battito del cuore, l’unica percezione
che avevo ancora delle mie membra, era un fastidiosissimo nodo alla gola che
non mi lasciava respirare. Mi aspettava una lenta agonia e poi una morte
prematura per infarto o soffocamento o magari entrambi, tanto per rendere la
mia vita più avventurosa.
Feci quanto mi aveva detto!!
Mi accarezzò il viso e appoggiò le sue
labbra sulle mie. Di nuovo quella sensazione di solletico umidiccio. La sua
lingua che fino a quel momento aveva accarezzato le mie labbra entrò nella mia
bocca. Era una bellissima sensazione d’intimità.
Era piuttosto facile!!
Il cuore ricominciò a pulsare.
Mentre Adriano mi baciava, pensai che era
il mio primo vero bacio; e mi rtrovai a gioire di non aver dato il mio primo bacio a Marco!!
Si scostò.
“Com’è stato?” domandò
Il cuore mi batteva talmente forte che in quel momento temetti che mi volesse uscire dal petto.
Avrei voluto rispondergli
“E’ stato
fantastico…stupendo…meraviglioso…non pensavo che il mio cuore potesse
traboccare di tanta gioia” ma l’unica parola che riuscii a pronunciare in
quel momento fu un laconico
“Bello!!”
“Riproviamo?”
Scossi forte il capo in segno d’assenso
“Cerca di essere un po’ più collaborativa”
disse sorridendo
Ci baciammo fino a che il sole non era
calato ad occidente. Ormai non c’era più luce nella stanza. Ci staccammo solo
quando sentimmo il rumore di una chiave che girava nella serratura. Prima che
la porta si aprisse corsi in bagno, le labbra erano intorpidite e mi
pizzicavano. Specchiandomi mi accorsi che avevo la bocca viola.
Ma ero contenta come una pasqua…era fatta!!
Almeno così pensavo!!
**
Il giorno dopo, infatti, con mia gran
meraviglia, fui totalmente ignorata, dallo stesso ragazzo cui ero attaccata per
le labbra il pomeriggio precedente!!! Anzi fu ignorato il fatto che ci fossimo
baciati!! Tutto come prima!! La qualcosa mi irritò notevolmente!! Naturalmente,
orgogliosa com’ero, decisi di non chiedere spiegazioni, che pur mi erano
dovute. Feci come se niente fosse.
Trascorsero così alcuni giorni. Finché, il
sabato successivo, aprendo la porta di casa mia, mi ritrovai di fronte
quella…Grazia!!
“Loredana, mi ha detto che Adriano è qui!!”
affermò irritata
Lei era irritata, e cosa avrei dovuto dire
io…
“Si” risposi concisa
Rimanemmo sulla porta a scrutarci
sospettose.
“Me lo chiami?” chiese, anche se sembrava
più un ordine.
Senza rispondere, voltai le spalle
Adriano era in cucina con mio fratello
Salvo, gli stava insegnando a giocare a scacchi. Mia madre e zia Amalia stavano
aiutando la nonna a riporre la pasta nella dispensa
“C’è una certa Grazia che ti cerca!!” dissi
sedendomi al suo fianco
“Grazia?” chiese allarmata zia Amalia
“E’ la sorella di Marco” si affrettò a
chiarire Adriano “sarà venuta per…” tentennò, il suo viso era ormai rosso
vermiglio “…riferirmi qualcosa di Marco!!”
“E perché non viene Marco?”
“Ieri non si sentiva bene, forse ha deciso
di non uscire stasera!!” replicai con noncuranza, cercando di toglierlo
dall’imbarazzo.
Zia Amalia non sembrò molto convinta della
mia delucidazione e poi…Adriano era talmente allarmato e rosso in volto, che
lasciava ben pochi dubbi sulla natura della sua amicizia con Grazia. Per la sua
scempiaggine, mi ero anche risolta ad aiutarlo, con mio grande disappunto.
Adriano uscì. Vedendo che non rientrava,
zia Amalia mi chiese di andare a chiamarlo.
“Perché io? Manda Salvo oppure vacci tu!!”
ribattei
Ma, come al solito, zia Amalia non volle
sentire ragioni.
Ora Adriano avrebbe sicuramente pensato che
ero gelosa!! Camminavo talmente lenta che a velocità normale avrei percorso il
corridoio di casa mia almeno tre volte, andata e ritorno.
Aprii la porta e li vidi….si baciavano.
Sentii una pugnalata trafiggermi il petto.
Si baciavano davanti casa mia!!! E se li avessi visti!!. Ma
forse per loro la cosa non era rilevante.
Ero furente, sentii il sangue affluirmi
alla testa.
“Scusate se vi interrompo” cercai di
assumere un’aria indifferente e distaccata e…cordiale, ma non riuscii credibile
“tua madre ti cerca”
Vidi lo sguardo di Grazia rimbalzare come
una pallina di ping-pong da me a lui.
“Davvero?” rispose sarcastica,
avvinghiandosi al suo braccio sinistro
“Certo!!” replicai acida
Lui si scostò.
L’atteggiamento di Adriano aveva inasprito
Grazia, la quale con aria di sfida mi disse
“Lo sai che stiamo insieme, vero?”
Quella vocina arrogante e lo stesso sguardo
tagliente di Marco…che ragazza detestabile!!
“Certo che lo so!!”
“Sai; è bene che certe volte non ci siano
dubbi e che non si faccia confusione!”
Esplicitò quel pensiero con fare talmente
lento e mellifluo…che mi stizzirono.
“Sono d’accordo con te” replicai
provocatoria “Perché non entri e non ti presenti a sua madre? Così per mettere
in chiaro le cose!!” fissai Adriano, che con aria inquietata sembrava
rimproverarmi per il mio atteggiamento.
Entrambi sapevamo che se Grazia si fosse
presentata al cospetto di zia Amalia, ne sarebbe uscita in lacrime. Ed io ci
speravo davvero!!
Grazia entrò. Adriano mi trattenne per un
braccio e me lo strinse con forza
“Cosa stai cercando di fare?” “sibilò
“Mi fai male!!” sbottai cercando di
divincolarmi dalla stretta
“Cosa stai cercando di fare?” ripeté
spazientito
“Prima mi baci e poi mi chiedi cosa voglio
fare?”
Mollò la presa
“Invece di discutere con me, perché non le
stai accanto!! Sai non vorrei che tua madre la strapazzasse troppo”
Mi ritirai in camera mia, non mi andava di
vedere Grazia sconfitta!! Ero stata cattiva, ma lei mi aveva fatto arrabbiare!!
STUPIDA.
Mia sorella Emma, era sul letto a leggere
“Cime Tempestose” di Emily Bronte. La sua professoressa di lettere le aveva
assegnato un riassunto e un commento dell’opera.
“Mi aiuti?” domandò supplichevole
“Hai almeno finito di leggerlo?” le chiesi
buttandomi mollemente sul letto
Mi mostrò il libro che era ancora a metà
“Entro quando devi portare la relazione?”
“Tra due settimane!!! Ti prego; finiscilo
tu?” implorò
“Non esiste proprio” replicai sdegnosa
“finisci di leggerlo e poi ti do una mano per la relazione!!”
“E’ un libro troppo noioso per finirlo!! Se lo leggi potrai chiedermi quello che
vuoi per una settimana” soggiunse disperata
“…”
“Due settimane”
“…”
“Ok; un mese. Non di più”
Agguantai il libro.
“Farai i piatti al mio posto per un mese”
“Cosa?” sgranò gli occhi
“Partendo da oggi!!” aggiunsi sorridendo
Mi strappò il libro dalle mani e sbottò
risentita
“Sei una sanguisuga!!”
“Sono d’accordo con te” assentì una voce
ben nota; Adriano ritto sulla porta, mi squadrava con aria ostile.
“Se n’è già andata?” chiesi tranquilla
“Chi?” domandò Emma curiosa
“Grazia” replicai incurante “la nuova
ragazza di Adriano!!”
“Hai la ragazza?” domandò scettica mia
sorella
“Quindi ora è ufficiale?” m’informai
“Credo che si debba parlare, noi due!!”
“Mi dispiace, ma ora non ho tempo”
“A no, e cosa dovresti fare? Se è lecito
sapere”
“Non sono fatti tuoi!!”
“Emma, ci lasci soli”
Mia sorella lo fissò con aria indagatrice.
“Vorrei ucciderla senza testimoni!!”
sentenziò scrutandomi
“Ma litigate sempre?!?!” sbuffò “io dovrei
studiare, perché non andate via voi?”
“OK” replicò Adriano, poi rivolgendosi a me
“andiamo” ordinò
“No” sbottai seccata
Adriano era di carattere tranquillo, molto
simile a suo padre; ma quando era arrabbiato, non ammetteva un “no” come risposta…in
quei momenti mi ricordava sua madre. Mi prese di peso dal letto; tenendomi
sotto braccio, manco fossi un sacco di patate. Aprì la porta e mi trascinò
fuori al balcone
“Che problema hai?” chiese mollandomi sul
lastricato
Mi rialzai
“Il mio problema sei tu!!”
“Il bacio, vero?” bisbigliò
“Menomale. Allora è successo. Pensavo di
essermelo sognato!!” dissi canzonatoria
“Chi altri lo sa?”
“Tua sorella” risposi confusa
Appoggiò una mano sulla fronte
“Solo lei?” incalzò inquieto
Annuii.
“Perché?”
“Io ho quasi diciassette anni e tu ad
ottobre ne farai quindici”
“E…allora?”
“Siamo troppo giovani!! Capisci?”
“Veramente…No!! E poi se non sbaglio Grazia dovrebbe avere pressappoco la mia età” replicai acida
"Grazia non c'entra niente!!" ribatté accigliato
"Ti piace? Ne sei innamorato?" domandai con la voce rotta dall'angoscia
Ero terrorizzata dalla risposta che avrei ricevuto, ma saperlo era troppo importante.
Infondo qualsiasi responso, avrebbe donato pace al mio cuore tormentato.
“Lei è molto carina" cominciò con voce dolce
Carina?
"Ed è dolce"
Dolce?
Cominciai a pensare che fosse pazzo...pazzo di Grazia!!
"Tu sei..."
"Lo so" lo interruppi amaramente "io sono un maschiaccio, sono bassa, sono brutta e lei è
centomila volte
meglio di me"
"Se fossi sicuro che nessuno ci vedesse ti abbraccerei"
"Non voglio la tua pietà"
"Quale pietà" replicò aggrottando le sopracciglia "E' vero sei un maschiaccio e effettivamente
sei bassa, ma sei bella, sei un milione di volte meglio di Grazia. E mi piaci un sacco.
Da quando ti ho baciato, non faccio che pensare a te e...a noi, ma quella storia delle
nostre mamme!! Metti caso che non funzioni? Per lasciarci dovremmo fare una
domanda in carta bollata. Per non parlare del fatto che siamo più che amici,
siamo cresciuti insieme, praticamente come due fratelli. Se ci lasciassimo
male, butteremmo alle ortiche quindici anni di affetto!!”
Non ci avevo mai pensato. In realtà non
avevo mai pensato che potesse andare male, ma Adriano aveva ragione. Se ci
fossimo lasciati sarebbe stata una tragedia, ma a me non andava di rinunciare
per questo!!
“E se funzionasse?!”
“Fidanzato in casa a manco diciassette
anni!!” replicò angustiato, dubitavo del fatto che mi ascoltasse
“Perché dovremmo fidanzarci in casa?”
“Perché quelle due e tuo padre, non stanno
nei panni per un nostro probabile fidanzamento. Credi si lasceranno sfuggire
l’occasione di ufficializzare la storia!! No…ci sono più probabilità che mia
madre si faccia fare in mille piccoli pezzi e si lasci buttare nel cesso!!”
“Già!!” acconsentii
“Guarda che non mi sei di nessun aiuto”
“Se non glielo dicessimo?” dissi
candidamente
"E se lo scoprissero?"
"Non lo scopriranno!!" replicai sicura
***
L’idea fu accolta con una punta di
scetticismo da parte di Adriano, ma era talmente tanta la voglia di stare
insieme che quella ci sembrò l’unica possibile soluzione.
Seppur giovani, nascondere la nostra
relazione, agli occhi indiscreti dei nostri parenti, fu relativamente semplice.
Tutti erano abituati a vederci sempre insieme fin da bambini; continuavamo a
fare le stesse cose, quindi fu agevole gestire quella nuova condizione, tutte
le altre novità, vennero vissute da entrambi con semplicità e naturalezza. Ero
felice!!! Ero felice, come non pensavo si potesse essere. Stavamo vivendo il
nostro primo amore con la purezza di un bambino, non complicato dai problemi
degli adulti; un amore vissuto senza l’apprensione del domani.
Gli unici a conoscere la nuova natura del
nostro affetto, furono i nostri amici.
Tonino e Alessandro accolsero la notizia
con estremo entusiasmo, sembravano davvero non aspettare altro. Umberto e Vanni
si mostrarono, invece, un po’ più riflessivi e pensosi di questa nostra scelta.
Gli unici che esternarono il loro disappunto furono Nicola e Marco. Appresa la
notizia, il mio compagno d’esilio, se n’era andato sbattendo la porta.
Immaginavo cosa passasse nella mente di Marco; Adriano aveva dato il ben servito a sua sorella per me,
ma l’atteggiamento di Nicola mi
lasciò perplessa e mi ferì. Col trascorrere dei giorni entrambi si abituarono
all’idea, anche perché non avevano altra scelta, ma Nicola era scostante e
distaccato nei miei confronti e acido e ostile verso Adriano. Era un bambino, a
quell’epoca aveva appena undici anni, e credo, anche se non abbiamo mai
affrontato l’argomento, che il suo comportamento fosse dettato dalla paura di
essere ulteriormente isolato; ma in seguito quella sua paura dovette scemare,
visto che ritornò il bambino allegro e affettuoso di un tempo. Io e Adriano
avevamo sicuramente moltissimi difetti, ma nonostante la forte attrazione e
l’amore che ci legava, non eravamo particolarmente appiccicosi. Tutti, dopo un
po’ si resero conto, che non era cambiato nulla!! Io continuavo a rimanere in
cucina insieme a Nicola.
Poi arrivò l'estate...
Eravamo tutti stati promossi a pieni voti e
tutti avevamo meritato due mesi di vacanza. Solitamente trascorrevamo le
vacanze estive ad Ostia, a Scauri o a Sperlonga; luoghi facilmente
raggiungibili. Gli uomini, infatti, continuavano a lavorare, nei mesi di Luglio
e Agosto, ricongiungendosi alle famiglie solo nei fine settimana, per cui per
comodità venivano scelte zone marittime relativamente vicine.
Le nostre
numerosissime famiglie si riunivano in estate; si può dire che colonizzavamo quei luoghi.
Per comodità e anche per abitudine i nostri genitori erano soliti prendere in fitto, un unico
grosso appartamento di quattro o cinque stanze e cucina, in cui potevano
abitare almeno tre famiglie.
Quell’anno mio padre aveva optato per una
villetta a Scauri su due livelli; che avrebbe ospitato la mia famiglia,
consistente di otto persone; la famiglia di mia zia Elena, la sorella di mia
madre, costituita da quattro membri; mia nonna, i sei membri della famiglia di
Adriano, aumentata frattanto della nascita di Ilaria, la figlia di Maria.
Eravamo una marea di persone, ma infondo non si andava a mare certo per chiudersi in casa; quindi erano
sufficienti solo cinque stanze, per ospitare tutti. Tre camere da
letto per gli adulti e due vere e proprie camerate, una femminile e una
maschile, per noi ragazzi. Ai locatori chiedevamo sempre letti in eccesso;
quelli non bastavano mai!!
Tutti noi aspettavamo l’estate con ansia.
Ricordo con estrema nostalgia quello stralcio della mia vita. Sono ancora
impresse nella mia memoria ombre di ricordi lontani: il mare, le uscite
notturne, che non c’erano mai concesse in città, i cinema all’aperto, le recite
di fine estate che organizzava mia madre per tenerci impegnati; sempre tutti
insieme, i miei fratelli, i miei cugini e tanti nuovi compagni di giochi con
cui fare amicizia. Anche quell’anno sarebbe stato così…tutto come sempre, solo
che io e Adriano eravamo innamorati!!
Quell’estate ci sembrò lunga e infinita.
Non vedevamo l’ora di tornare a casa!! Nascondere ciò che provavamo era stato
difficile. Riuscimmo a rubare solo pochi stralci di tempo per stare insieme.
A volte ci allontanavamo per fare lunghe passeggiate sul bagnasciuga e mentre l'acqua salmastra lambiva
i nostri piedi, noi chiacchieravamo tenendoci per mano. Le persone a volte si voltavano,
fissandoci con stupore, piacere e malinconia. Forse nel vederci così felici,
rammentavano antichi amori perduti o sbiaditi dal tempo e dalle consuetudini domestiche.
Eravamo giovani e innamorati.
Troppo giovani e troppo innamorati...
Quella sera di metà agosto non riuscivo a dormire; mi
rivoltai nel letto per un po’. Faceva troppo caldo!! Ero sudata e appiccicosa.
Ero talmente irritata per tutto quel calore, che
anche il frinire delle cicale proveniente dalle campagne circostanti mi infastidiva.
Alla fine, decisi di alzarmi, restare supina, mi
faceva venir mal di testa e voglia di fare pipì…e poi avevo fame.
Andai in cucina, cercando di non fare
rumore; la maggior parte degli abitanti della casa aveva dai sette anni ai tre
mesi. Se avessi fatto troppo rumore, si sarebbero svegliati anche i nostri
parenti tedeschi che vivevano a Colonia. Accesi la luce; alzai la testa
fissando lo sguardo sull’orologio che era di fronte a me. Erano le tre.
Estrassi una padella dalla dispensa; avevo voglia di una frittata di cipolle.
Ora non mi verrebbe nemmeno in mente una frittata di cipolle alla tre del
mattino, ma allora mi sembrò una buona idea.
Presi una cipolla, dalla busta appesa fuori
al balcone, e due uova dal frigo. Misi un po’ d’olio d’oliva nella padella; e
accesi il gas, per far riscaldare l’olio. Tagliai, con un grosso coltello, la
cipolla in due parti. Una parte l’avvolsi nel cellofan e la conservai nel frigo,
l’altra parte la affettai in striscioline sottili. Quando l’olio fu ben caldo
aggiunsi le cipolle, per farle appassire; rimestavo in continuazione per non
lasciarle bruciare. Quando furono pronte, spensi il gas, le sgocciolai
dall’olio con la schiumarola. Lo stesso olio l’avrei riutilizzato per cuocere
la frittata. Presi un piatto e ruppi le due uova, aggiunsi un pizzico di sale,
un po’ di formaggio e cominciai a sbattere le uova.
In quel momento entrò Adriano. Mi fissava
incuriosito, ritto sulla porta
“Che cavolo stai facendo?” chiese,
sfregandosi gli occhi cisposi
“Sto sbattendo le uova?”
“Scema…” replicò sedendosi su una sedia di
fronte a me
“Sto preparando una frittata di cipolle”
affermai, aggiungendo le cipolle al composto d’uova
“Una frittata di cipolle?” domandò
perplesso
“Ho fame!!” sbottai
“E…una frittata di cipolle alle…” volse lo
sguardo verso l’orologio “…tre e un’quarto del mattino, ti sembra una buona idea?” concluse divertito
“Ho fame” replicai con un filo di voce
Accesi il gas e cominciai a cuocere la
frittata
“Come mai sei sveglio?” chiesi voltandogli
le spalle
“Mi ha svegliato l’odore di cipolla”
Mi voltai fissandolo con gli occhi sgranati
“Davvero?”
Mia madre non apprezzava molto che
cucinassi e mangiassi di notte. Mi sarei presa una ramanzina alle tre del
mattino; davvero un bel modo per cominciare la giornata!!
“Stavo scherzando…non riuscivo a dormire”
Voltai nuovamente le spalle
“Nemmeno io avevo sonno!!” risposi,
voltando la frittata con la schiumarola
“Non vedo l’ora di tornare a casa?”
“Anch’io!!” replicai depressa
Mentre controllavo se la frittata era
cotta, sentii le braccia di Adriano cingermi la vita e avvicinare i nostri
corpi.
Il mio cuore batteva all’impazzata. Mi era
mancato talmente tanto!!
“Posso mettere prima la frittata in un
piatto? Ci ho messo talmente tanto; vorrei mangiarla e non buttarla nella
spazzatura!!”
Mi schioccò un bacio sul collo e si
appoggiò al tavolo.
Spensi il gas; rivoltai la frittata su un
piatto con un tovagliolo di carta e poggiai il piatto sul lavabo.
Mi girai e quasi di corsa mi gettai tra le
sue braccia
“Mi sei mancato talmente tanto” esternai
col cuore in gola
Mi sollevò la testa e mi baciò. Per stare
più comodi, senza smettere di baciarci, mi sollevò di peso, mettendomi a sedere
sul tavolo. Adriano era più alto di me, di quasi venti centimetri, questa era
un’operazione necessaria, se non voleva diventare gobbo e se io non volevo
svegliarmi con un torcicollo. Avevo, sempre per comodità, le gambe aperte e,
poiché ci stavamo baciando, Adriano si strusciava addosso. Non so come, ma mi
ritrovai, senza accorgermene, con la schiena sul tavolo di legno e le mani
tenute in alto, sopra la mia testa, trattenute dalle grandi mani di Adriano.
Per tutto il tempo le mie labbra rimasero serrate a quelle di lui.
Ho cercato per anni di vedere qualcosa di
scabroso in quella scena, senza mai scorgerlo. Eppure, quella sera di vent’anni
fa, mi fecero sentire sporca. Erano quasi due mesi che ci scambiavamo solo baci
frugali e fuggevoli. Era naturale tutto quell’impeto per due giovani anime che
si cercavano come le nostre. Forse sarebbe stato naturale per tutti, ma non per
zia Amalia che rimase sconvolta osservando la scena.
“Che cosa state facendo?” sibilò
Mio Dio!!
Ci staccammo l’uno dall’altra, come percorsi dall’alta
tensione. Scesi dal tavolo
“Possiamo spiegare…” azzardai
“Lo credo bene!!” sbottò lei sgranando gli
occhi
Silenzio
Lasciò la cucina. Sapevo cosa stava per
fare!! Avrebbe sicuramente svegliato mia madre, mio padre e zio Vincenzo;
avrebbe raccontato ciò che aveva visto e poi mi avrebbero chiuso a vita in una
stanza.
Mi voltai, cercando lo sguardo rassicurante di Adriano, ma era scomparso!! Entrai nel panico!!
Quando ritornò ricominciai a respirare.
Mio Dio!!
“Non lasciamoci convincere!!” dissi
voltandomi verso Adriano
“OK!!” acconsentì lui, ancora atterrito
“Non stavamo facendo niente di male!!”
aggiunsi arrabbiata “Ci stavamo solo baciando. Infondo, stiamo realizzando il
loro sogno, dovrebbero ringraziarci in ginocchio”
“Vuoi che ti dica cosa ha visto mia madre?”
sbottò, fissandomi con gli occhi sgranati “Ha visto me e te, mezzi nudi, che ci
strusciavamo su un tavolo, incollati per le labbra alle tre del mattino”
“A parte che non eravamo mezzi nudi!!”
puntualizzai irritata
“Canottiere e pantaloncini…non siamo
nemmeno molto vestiti!!”
“Già...io solitamente ad Agosto dormo con
lo scafandro da palombaro!!"
“Non scherzare!! Non ti rendi conto della
gravità della cosa? Tuo padre mi ucciderà!!”
“Secondo me stai esagerando” replicai
perplessa “Sono stati giovani anche loro!! Vedrai che capiranno” commentai poco
convinta
“Se sono stati giovani…lo hanno dimenticato
sicuramente!!!” argomentò isterico “Ti vorrei ricordare che tuo padre
non tiene in casa animali di sesso diverso per non farvi assistere ad
accoppiamenti immorali; che tua madre non ti ha nemmeno spiegato che le
donne hanno le mestruazioni, perché si vergognava. Per non parlare di mia
madre che, parlando di sesso, disse a te e a Loredana di farsi toccare
dalla testa alla pancia, ma mai dalla pancia in giù, se non volevate portare
guai a casa…come Maria!! Ti è più chiara, ora, la situazione?” concluse secco
Chiara come la luce del sole!! E fu ancor
più chiara, quando in cucina entrò la santa inquisizione!!
Si sedettero di fronte a noi; come fossero,
giudice e giuria. Non sapevo cosa, zia Amalia, avesse raccontato loro. Rimasi
silenziosa in attesa di comprendere la mossa più giusta da operare!!
“Da quanto tempo va avanti questa storia?”
chiese mio padre aspro
Quella domanda mi lasciò interdetta; non
per il quesito in se, ma per l’asperità con la quale era stata pronunciata.
Mio padre era un uomo severo, ma giusto.
Non si era mai rivolto a nessuno dei suoi figli con tono autoritario; non aveva
mai fatto valere la sua autorità paterna. Conoscevo mio padre, come nella vita
si possono conoscere poche persone!! Sapevo che, tutta quell’avversità, era
dettata dalla delusione di avergli tenuto nascosto qualcosa. Non l’avevo mai
fatto!! In vita mia non avevo mai fatto neppure un filone a scuola, perché se
non mi andava di andare a scuola potevo anche non andarci. A scuola ci andavo
perché mi piaceva!! Era questa l’unica regola che seguiva mio padre…lavorare o
studiare per guadagnarsi la minestra!!! Non avevo mai deluso mio padre…e non
pensavo che ingannarlo avrebbe arrecato sofferenza anche alla mia anima.
“Da fine maggio” rispose mesto Adriano,
rompendo il silenzio
“Perché…” cominciò mio padre
“Perché siamo due ragazzini” lo interruppi,
rossa in volto “e non siamo pronti per una storia da adulti. Un fidanzamento in
casa alla nostra età”
“Nessuno di noi vi ha chiesto di fidanzarvi
in casa” disse divertito zio Vincenzo
Zio Vincenzo era l’unica persona
ragionevole, era lì solo per tutelare la pace coniugale!!!
“Davvero?” replicai secca
“Si, davvero. E ti prego di non essere
impertinente!!” aggiunse la madre di Adriano
“Oh, che strano avevo pensato che fossimo
qui per ufficializzare la storia” replicai ironica
Silenzio.
“E voi…cosa avreste intenzione di fare?”
domandò mio padre, il quale era rimasto in silenzio fino a quel momento
Non sapevo cosa rispondere.
“Ora lo sappiamo. Non puoi cambiare le
cose” aggiunse “Se volete continuare a stare insieme…la cosa ora è ufficiale!!”
Aveva ragione, ma piuttosto avrei
rinunciato ad Adriano. E poi quando le acque si fossero calmate avremmo potuto…
“Ok!! Per noi va bene!!” la voce di Adriano
interruppe bruscamente il filo dei miei pensieri
Mi alzai. Lo strusciare stridente della
sedia fendette il silenzio.
“Cosa?” strascicai fissandolo
“Io voglio stare con te”
“Ma come? Se non funzionasse? Per lasciarci
dovremmo fare una domanda in carta bollata. HAI CAMBIATO IDEA?” la mia voce era
salita di tonalità senza che me ne fossi accorta
“Non urlare, Marika” disse supplichevole mia
madre “cerca di calmarti; sveglierai i bambini”
CALMARMI!! Era impossibile. Ero troppo
arrabbiata. Adriano, mi aveva lasciata da sola, a combattere contro la santa
inquisizione al completo. Ed ora con quella sua uscita…sembrava che fossi stata
io a convincere lui a nasconderci. Il mio respiro si fece pesante...dovevo riflettere
Lo fissai indignata.
“Non cambierà nulla” insistette Adriano
“…”
“Funzionerà”
“…”
“Io ti amo”
Era la prima volta che lo diceva…sapevo che
non sarebbe più stato lo stesso.
Ma…
“Anch’io ti amo”
Mi persi nel suo caldo abbraccio, proprio
com’era accaduto, oltre cinque anni prima, dopo la morte di Pallino;
quell’abbraccio che riusciva a dissimulare ogni mia paura.
EFP |
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Capitolo 3 *** la verità ***
PdA3
UN PATTO D'AMORE
CapIII: "La verità"
Adriano ebbe ragione…pressoché su tutto!!
Non cambiò granché inseguito all’ufficializzazione della nostra storia. I
riti che solitamente seguivano un “fidanzamento in casa” erano già da anni
propri delle nostre famiglie.
Trascorrere le feste e le vacanze insieme,
fare regali alla suocera, tentare di fraternizzare con le corrispettive
famiglie…era tutto come prima!! Ma una cosa, non aveva previsto…che saremmo
cresciuti!!! Che avremmo compiuto delle scelte, che col trascorrere del tempo,
avrebbero posto tra noi muri incrollabili. Dopo quattro anni ci lasciammo; lui
mi lasciò!!!
Eravamo a casa sua, erano all'incirca le sette di sera, del 12 settembre. Faceva caldo, anche se pioveva ormai
da tre giorni, ininterrottamente. Eravamo seduti sul divano
a guardare un vecchio film romantico "Via col vento". Io non amavo i film romantici, ma a lui piacevanno
molto. Zia Amelia era in cucina. Sentivo giungere un delicato profumo di basilico nella sala da pranzo. Loredana, invece, era nella sua stanza a studiare.
Avevo già apparecchiato la tavola e stavamo aspettando che zio Vincenzo rincasasse per cominciare a cenare.
Ero tranquilla quella sera; negli ultimi tempi io e Adriano avevamo raggiunto un equilibrio insperato...ma gli equilibri per definizione sono precari!!
Ed io ero ancora troppo legata a lui per capire cosa si celasse dietro quella fittizia tranquillità.
Mi accoccolai al suo fianco; lui cominciò a tormentarmi i capelli con le mani. Le sue dita scivolavano tra
i miei capelli lisci.
“Mi stai troppo addosso!!” disse aspro
Mi scostai subitanea, e lo scrutai sospettosa
"Che ti prende?"
"Forse dovremmo prenderci una pausa!!" disse senza distogliere lo sguardo da me
Già da qualche tempo, avevo presagito una
vaga sensazione di lontananza tra noi. Per quanto la gente immagini, quando sei
veramente innamorato, i sensi si acuiscono fino a sentire l’amore che ti sfugge
dalle mani. Preferii tacere, per paura di accelerare quell’allontanamento
inevitabile!! Non ero pronta; forse non lo sarei mai stata.
Le parole di Adriano, però, mi ridestarono
dal torpore in cui mi ero rifugiata da oltre un anno.
“Non mi ami più?” chiesi, quasi senza
esserne consapevole
“Ti amo, Marika e non amerò nessun'altra come amo te!!”
“E allora, perché?…non riesco a capire!!”
“Voglio essere libero…e tu mi opprimi!!”
Lo fissai stravolta.
“Piccola” continuò, carezzandomi il viso con il dorso della mano sinistra
“Non piangere per me!!”
Piangevo?
“Un giorno forse le cose cambieranno. Un
giorno forse mi mancherai talmente tanto che ti chiederò di amarmi ancora!! E
quel giorno forse tu non vorrai saperne e allora sarò io a piangere per te”
Aveva nuovamente lanciato la palla
oltre quell’edificio diroccato. E ancora una volta, come dieci anni prima, non
riuscivo a comprendere se stesse tentando di allontanarmi o di lasciarmi una
speranza…che mi tenesse legata a lui!!
“Non accadrà mai!! Io ci sarò sempre per
te!!” pensai, ma le parole
mi morirono in gola. Il mio orgoglio le soffocò con tutta la forza che aveva.
Si alzò. Poggiò la mano destra sulla mia testa e poi se ne andò, lasciandomi da sola sul divano.
Mi asciugai le lacrime con le maniche della maglietta e mi raggomitolai stringendo le gambe al petto;
ipnotizzata dallo scroscio della pioggia contro i vetri. Ero disperata!!
I giorni che seguirono furono confusi e carichi di angoscia. Avrei voluto combattere per riconquistarlo;
ma sarebbe stato inutile, Adriano aveva ponderato a lungo qella decisione prima di comunicarmela.
Aveva gia deciso e probabilmente era stato per giorni, settimane e mesi interi a cercare il momento
adatto e le parole giuste per non ferirmi!! Come poteva non ferirmi...lo amavo e il solo fatto che lui mi
lasciasse mi avrebbe ferito. Ma sapevo che non avrei potuto costringerlo a stare con me
e…decisi di lasciarlo andare. Seppur giovane, ero consapevole che per quanto
potessi soffrire, nessun amore, per quanto profondo, poteva
distruggerti…l’avevo imparato proprio, sotto quel tetto cui mia madre mi aveva
affidato.
Eppure...
Come aveva potuto lasciarmi, se continuava ad amarmi?
Il dolore che provavo ogni qualvolta il mio cuore era sfiorato da quella lancinante e penetrante domanda
era indescrivibile. Cercando una risposta che potesse lenire il mio dolore, rimasi per due settimane
chiusa in casa; non avevo più voglia di uscire, di vedere gente, di mangiare. Se Nicola non fosse giunto in mio
soccorso sarei ancora a languire nella mia cameretta color verde pastello.
Quando mia madre disse che Nicola era venuto a farmi visita, mi arrabbiai con lei per averlo fatto entrare.
Lei mi supplicò di riceverlo, poi stremata dalla mia infantile testardaggine.
"Marika. Io lo faccio entrare, se vuoi che Nicola vada via, sarai tu a cacciarlo" sbottò, fissandomi
intenerita
Mi levai mollemente dal letto e mi sedetti fissando la porta. Nicola entrò e posò il suo sguardo carico
di dolcezza su di me.
"Che ti prende?" chiese aggrottando le sopracciglia
"Niente" ribattei laconica, scrutando il pavimento
"Non è da te abbatterti per..." rammutolì
"Come fai a saperlo?" domandai con un filo di voce
"Adriano era preoccupato e..."
"Prima mi molla e poi si preoccupa!! Quel ragazzo è una vera disperazione. Un controsenso vivente!!"
"Idiota" sussurrò Nicola
"Non sono un idiota!!" ribattei offesa
"Certo che no. Stavo parlando di Adriano. Io non ti avrei mai lasciata" aggiunse arrossendo
Lo fissai sorridendo.
"Quando smetterai di piangere per lui" continuò chinando la testa "Quando sarò cresciuto e quando sarò
diventato ricco io...ti sposerò!! Se nessuno ti vorrà, naturalmente"
Nicola aveva quidici anni, era ancora un ragazzino eppure a suo modo stava tentando di tirarmi su.
Lo abbracciai sussurrando un "grazie infinite" alla sua mite e dolcissima anima.
*
Furono necessari due mesi prima che trovassi il coraggio di confessare a me stessa e agli altri che Adriano aveva
posto fine alla nostra storia.Fu difficile abituarmi
all’idea che non stessimo più insieme e ancor più difficile fu
convincere le nostre famiglie che era tutto finito!! Credo che zia Amalia e mio
fratello Salvo abbiano pianto più di me. Mio padre, invece, con mia gran
meraviglia, sembrò abbastanza sollevato dalla nostra decisione.
La cosa più difficile del periodo trascorso
senza di lui, fu vedere il suo volto, ascoltare l’eco delle sue risate, sentire
il suo delicato profumo, ogni giorno e accettare che non fosse più mio. Non c’eravamo
mai realmente divisi, non avremmo mai potuto; anche volendo. Avevamo amici in
comune, una famiglia in comune e una vita in comune…stare lontana da lui era
come stare lontana da me stessa. Averlo ogni giorno accanto a me e saperlo di
qualcun'altra mi tormentava l’anima; Adriano era un bel ragazzo e sicuramente
dopo di me ci sarebbero state altre donne. Inizialmente temevo ogni ragazza con cui usciva,
poi col trascorrere del tempo, cominciai a temere che si innamorasse, perchè questo mi avrebbe
strappato ogni speranza di una possibile riconciliazione. Annotavo nella mia mente nomi e date; tremavo
tutte le volte che una ragazza superava i tre mesi, perchè temevo che sarebbe stata quella che mi avrebbe
sostituita nel suo cuore.
Fu veramente dura ricominciare, e credevo di esserci riuscita...ma
purtroppo ci sono amori, così immensi e radicati, che ti restano dentro fino
alla fine dei giorni; amori che ti riscaldano nelle notti di solitudine; amori
che ti accompagnano all’altare; amori che si ritrovano in ogni volto. Questi
amori ti lasciano libera, solo quando ti spezzano il cuore.
Avrei preferito, con il mio ultimo alito di
vita, invocare Adriano; ma lui decise di rendermi libera, spezzandomi il cuore.
Dopo alcuni anni di lontananza lui ritornò.
Ritornò quando avevo un lavoro, un ragazzo
e delle amiche. Ritornò quando non avevo bisogno di lui…quando pensavo di
essere libera da quelle catene che, per troppo tempo, mi avevano legato l’anima
e il cuore!! Eppure quando lui tornò; io ero lì; come se per anni non
avessi aspettato altro…che lui tornasse!!!
Ricordo ogni particolare di quel giorno,
come se fosse accaduto ieri. Gli odori, i colori, le sensazioni, le angosce e
il turbamento che provai nel sentirlo nuovamente mio, sono ancora vivi dentro
di me. Erano passati tre anni dacché mi aveva lasciata. Avevo compiuto da poco
ventun’anni ed era la vigilia di Natale. Nonostante ci fossimo lasciati Adriano
e la sua famiglia continuarono a trascorrere le feste con la mia numerosissima
famiglia. La perpetuazione di questo rito aveva per tre anni rovinato tutti i
miei Natali, le mie Pasque e le mie vacanze estive; ma nessuno sembrava farci
caso, nemmeno Adriano!!
Eravamo a casa di zia Amalia. Stavo pulendo
il capitone e Adriano, come sempre mi aiutava a mantenerlo fermo. I capitoni
sono dei pesci serpentiformi particolarmente difficili da uccidere, sono
viscidi e svicolano con estrema facilità dalle mani; se non si tengono ben
fermi ci si può agevolmente tagliare un dito!! Adriano, mio padre e la nonna erano
gli unici a non essere terrorizzati da quei pesci tanto simili a serpenti.
Quell’anno era toccato a lui aiutarmi.
“Mantienilo meglio!!” ordinai perentoria
“Mantenerlo? Dobbiamo cambiare pezza!!
Questa è più viscida del capitone” replicò mostrando lo straccio
Loredana gli porse un cencio pulito.
“Io vado via” commentò con aria disgustata
”Dopo Marika, ti prego pulisci tutto questo sangue, che fa impressione!! E
vedete di sbrigarvi che la cucina serve…e andate a lavarvi prima di mettervi a
tavola, perché siete disgustosi”
Effettivamente eravamo sporchissimi!!
“Abbiamo ucciso quasi quattro chili di
capitone!!” sbottai
“E poi, sorellina, se vi piace tanto perché
non ci date una mano, così finiamo prima!!” aggiunse Adriano
“Quei cosi sono tanto buoni quanto disgustosi!!”
argomentò mentre si allontanava
“Quanti ne mancano?” squittii
esausta
Adriano lasciò cadere il capitone nel lavabo; lo osservai
dibattersi nel sangue dei sui predecessori.
“Due” disse controllando nella busta.
Dopo venti minuti, la mattanza era giunta
finalmente a termine. Avevamo appena tagliato la testa all’ultimo pesce ed io
avevo gia cominciato a rassettare.
“E come si chiama quello con cui esci?”
chiese con noncuranza, mentre tagliava a pezzetti l’ultimo capitone.
Stavo sciacquando lo strofinaccio intriso
di sangue, mi bloccai mentre lo strizzavo
“Gianni” risposi con un filo di voce.
Mi sentii nuovamente colpevole, proprio
come quando da ragazzina stavo per baciare Mario. Ero arrabbiata, per quella
stupida reazione.
Mi sarei mai liberata di quella sensazione d’appartenenza?
“Tuo padre dice che è un bravo ragazzo”
Mio padre?
“Lui sta facendo di tutto per allontanarmi
da te!! Perché credi che abbiate cambiato casa?!?!” aggiunse; sembrava avermi
letto nel pensiero
“Ti sbagli!! Mio padre non vive in nostra
funzione.”
“E allora perché mi ha detto di Gianni?”
“Anche tu esci con altre ragazze e tua
madre e Loredana alcune volte me lo dicono” ribattei tranquilla.
Ripresi a pulire il lavabo. Eravamo così
vicini, la sua vicinanza, il suo calore e quello strano discorso mi rendeva
inquieta…mi tremavano le gambe.
“Lo ami?” chiese improvviso
Annuii
“Come ami me?”
“E’ diverso?” risposi titubante
Senza nemmeno ripulirsi dal sangue, mi
carezzò il volto
“In che senso diverso?”
“Cosa vuoi sapere?” chiesi irritata
“Sei bellissima!!" replicò fissando i suoi occhi nei miei e scostandomi una ciocca di capelli
dal viso.
Bellissima!! Certo...con i capelli a malapena raccolti in un abbozzato chignon;
una tuta imbrattata di sangue e viscidume di capitone; senza menzionare il delicato profumo
di pesce che ormai impregnava ogni cellula del mio corpo!!
"Non mi sembra il caso di scherzare" replicai divertita
"Non sto scherzando, Marika. Non hai bisogno di truccarti o di essere ben vestita per essere bella.
Sei cambiata da quando eri un maschiaccio"
"Non sono cambiata poi tanto" dissi scostando la mano
"Ti amo” aggiunse afferrando la mia mano e stringendola forte
Accostò le sue labbra alle mie.
“Mi manchi”
Accarezzava le mie labbra con le sue
“Voglio stare con te”
Abbassai il capo
“Ti prego, Adriano; non farmi questo”
sussurrai
Alzò il mio viso e mi baciò. Non ricambiai
il bacio
“Cosa ti prende?” chiese stizzito
“Sono passati tre anni; E’ stato difficile
rifarmi una vita, e ora arrivi e mi dici che mi ami e ti manco e che vuoi stare
con me; poi mi baci e…cosa vuoi?”
“Voglio te!!”
“Sto con un’altra persona. E mio padre ha
ragione, Gianni è un bravo ragazzo. Non merita che lo tradisca con te”
“Tu mi tradisci con lui!!”
“Sei pazzo?”
Mi baciò di nuovo. Non riuscii a rimanere
impassibile a quel bacio. Non avevo mai smesso di amare Adriano e mi mancava da
impazzire.
Mi staccai; avevo il respiro mozzo.
“Potrebbero vederci” dissi ansimando
"Ormai abbiamo finito" fece senza smettere di baciarmi il viso "Andiamo a fare una passeggiata"
"Non mi sembra una buona idea" guardai l'orologio "sono le cinque e mezzo;
ci sono ancora un sacco di cose da fare!!"
Mi scoccò un ultimo bacio sulle labbra
"Mi preparo e ti aspetto giù" si voltò e mentre varcava la porta aggiunse "Bisogna ancora comprare
la frutta. Dì che mi hai chiesto di accompagnarti al supermercato"
Rimasi sotto l'acqua finchè quella puzza di pesce non mi abbandonò. Il bagno era saturo di vapore,
sembrava una sauna. Mi avvolsi nell'accappatoio e mi sedetti sul pavimento gelido. Non volevo uscire.
Ripensai a quanto Adriano fosse cambiato in quegli anni. Ripensai alle voci che giravano nel quartiere su di lui;
ma erano solo voci, non potevano riferirsi al mio Adriano.
Ripensai alle parole di mio padre
"Adriano è cambiato. Lui ha fatto scelte diverse dalle tue. Lui ha deciso di seguire le orme di suo padre"
Ripensai a quello che mi aveva detto Marco, l'ultima
volta che eravamo usciti tutt'insieme, per rimembrare i tempi passati.
"Adriano per dimostare di essere forte prima o poi schiaccerà chi ama. E tu sei l'unica ragazza
che abbia mai amato. Quando saprà di poter controllare il suo cuore, allora tornerà da te!!"
Erano solo parole...parole che non avevano fondamento!!
Mi rialzai. Mi vestii lentamente. Indossai un paio di jeans e un maglione verdone a collo alto.
Mi pettinai i capelli, fissai la mia immagine riflessa nello specchio
"Marika, sii forte!! Non lasciare che lui faccia di te ciò che vuole" sbottai alzando la voce, cercando di infondermi coraggio
Quando arrivai in salone, osservai Adriano che giocherellava con le chiavi. Era bellissimo, indossava il maglione bianco
che gli avevo regalato il Natale precedente. Mi sorrise con gli occhi e senza proferire alcuna parola si diresse verso l'ingresso.
Lo seguii come un cane, proprio come facevo da bambina. Avevo le palpitazioni. Il suo sguardo era di nuovo
sereno come lo era da bambino. Era felice e mi sentii felice anch'io.
In macchina non riuscii a parlargli e scrutavo distrattamente fuori dal finestrino. Lungo la strada osservavo gli alberi che sfrecciavano rapidi; i grossi centri commerciali sorgono sempre
in periferia.
Rievocai antiche memorie. Io amavo i centri commerciali e amavo
i supermercati. Mi piaceva osservare, confrontare i prezzi, comprare le cose più convenieneti. Adriano aveva la mia stessa passione; una passione
trasmessa da mio padre. Quando, ancora, stavamo insieme, almeno una volta al mese, il sabato sera verso le sette, ci mettevamo in macchina e restavamo fino alla chiusura.
Andavamo per comprare una cosa e rincasavamo carichi di buste.
Mentre la mia mente vagava immersa nel passato, Adriano aveva parcheggiato...otto rosso.
Passammo oltre un'ora a girare per i vari settori. E come al solito eravamo andati per comprare un pò
di frutta e avevamo riempito un carrello di ogni ben di dio. Burro di arachidi, pollo, rigaglie per Pallino,
melanzane, pomodori, ananas, meloni, noci, fichi, pasta, olio, cozze...mi ero divertita un mondo e per un attimo
avevo dimenticato quanto era accaduto nella cucina di zia Amelia.
Mentre facevamo la fila, si allontanò.
Rimasi ad attenderlo vicino alla cassa dove mi aveva lasciata; temevo che se mi fossi allontanata troppo
avremmo impiegato tempo per ritrovarci e saremmo arrivati tardi per la cena. Mia madre
mi avrebbe uccisa!!! Mentre aspettavo cominciai a parlare con la cassiera, una graziosa e cordiale donna sulla trentina
"Finalmente!!" sbottai quando lo vidi arrivare "pensavo di dover chiamare 'Chi l'ha visto'!!!"
Sorrise.
"Guarda che non c'è da sorridere!! Mi hai mollata qui per..."
"Venticinque minuti" mi venne in soccorso la commessa
"Vedo che hai fatto amicizia!!" replicò sorridente
Quel sorriso da ebete cominciava a darmi sui nervi.
"Sono rimasta qui per tanto di quel tempo che la gente ha cominciato a pensare che facessi parte dell'addobbo!!"
"Hai fatto la brava?"
"Adriano, sei ubriaco?"
"Come si è comportata?" domandò alla cassiera
Mi stava ignorando!!
"Un paio di ragazzi hanno fatto i cretini, ma lei si difende abbastanza bene" commentò la cassiera; poi
rivolgendosi a me la donna aggiunse "Il tuo ragazzo è simpatico, oltre che molto carino. Ne è valsa la pena aspettare"
"Lui non è..."
Ma prima che avessi il tempo di terminare la frase, Adriano mi aveva zittito con un bacio.
Mi scostai, appropinquandomi verso il carrello, nel quale avevo riposto le buste.
"Andiamo!!" ordinai secca
"Non puoi arrabbiarti così per un pò di ritardo!!" sbottò accigliato
"Sai che non e per questo..." replicai severa. Rivolsi lo sguardo verso la cassiera e cambiando tono soggiunsi
"Buon lavoro e Buon Natale"
"Buon Natale anche a voi e...cerca di perdonarlo. Si vede che è pazzo di te!!"
Pazzo di me...purtroppo non era quello il problema!!
Ero arrabbiatissima, perchè chiaramente per lui eravamo ritornati insieme e la mia opinione non contava niente.
Era sempre così...lui decideva per entrambi!!
Ero talmente irritata che mi comportavo come un automa. Arrivammo col carrelo fino alla macchina,
riponemmo le buste nel bagagliaio e partimmo senza che io me ne rendessi conto. Poi mentre osservavo
la strada dal finestrino dell'auto notai che aveva cambiato strada.
"Hai preso una scorciatoia?" chiesi confusa
"No...stiamo andando nel parco dei ciliegi"
"E perchè?" domandai strabuzzando gli occhi
Nel mio quartiere quello era un posto, diciamo pure non "adatto ai minori".
Perchè stavamo andando lì?
"Non preoccuparti, non voglio saltarti addosso. Non l'ho mai fatto...mi pare di ricordare"
"E allora perchè andiamo in quel postaccio!!" sibilai
"E' un buon posto per parlare...lontano da orecchie indiscrete!!"
"E tu che ne sai?" sbottai irritata
"Ho fatto molta esperienza mentre tu non c'eri" replicò tranquillo
Lo scrutai allibita e irritata. Sapevo che in quei tre anni di lontananza aveva avuto delle ragazze,
ma che le avesse anche portate lì!! Certo Adriano non era un monaco, però...non mi ci aveva mai portato al
parco dei ciliegi in quattro anni di fidanzamento!! E, invece, ci portava delle perfete estranee. IDIOTA!!!
Riaffiorò nuovamente in me quell'antica paura di essere poco desiderabile.
Non era colpa mia se non mi piacevano le gonne, se mi truccavo solo in rarissime occasioni e se ero...piatta.
"Sei gelosa?" aggiunse divertito
"Di te?"
"No, tesoro, di quel tipo nella macchina avanti"
Sentii il volto avvamparmi. Nella macchina avanti si intavedeva una accozzaglia umana
di difficile identificazione.
"Ti prego andiamocene!!" implorai
Sorrise; poi il suo volto si fece serio e tirato
“Ok...ma voglio che quando torniamo a casa tu chiami Gianni!!”
"Perchè?"
"Lo devi lasciare!!" ordinò senza accettare repliche
"Perchè dovrei fare una cosa tanto stupida!!"
"Perchè mi ami; e poi, non credo sia giusto tenere legati a se una persona che non si ama"
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da lui. Era come se fossi preda di un incantesimo.
“Non posso lascialro per telefono!!! E poi è Natale?”obiettai debolmente
Mi baciò.
Perché ero così debole con lui?
Perché aveva tutto quell’ascendente su di
me?
“Allora? Lo chiami?” ripeté suadente
Silenzio
"Io ti amo e non riesco a vivere pensando che qualcun'altro possa toccarti" continuò implorante
"Adriano..."
"shhh...shhh..." appoggiò la mano sulle mie labbra
Mi baciò di nuovo, il suo corpo premeva contro il mio lasciandomi senza respiro.
Lo allontanai.
"Lo chiami?" ripeté nuovamente
Annuii
Estrasse un pacchettino dalla tasca
"Questo è il mio regalo di Natale".
Mi porse il pacchettino; era verde smeraldo con un fiocchetto rosso.
Lo presi e lo esaminai stranita
"Avrei voluto dartelo a mezzanotte, ma volevo un pò d'intimità"
Non volevo aprirlo.
"Non si apre se lo fissi" aggiunse sorridendo "lo devi scartare usando le mani"
Lo scartai...era un anello...una semplice fascetta d'oro bianco con una piccola pietra luccicante al centro...
era un anello di fidanzamento?!!
"Ti sei sempre lamentata che non ti avevo regalato l'anello" soggiuse, togliendolo
dall'astuccio e infilandomelo all'anulare.
"Sono stato veramente bravo, ho anche azzeccato la misura"
"L'hai preso mentre ero alla cassa" chiesi con la voce spezzata
"Si...questa volta faccio sul serio Marika!! Ci riproviamo?”
Annuii e mi strinsi a lui.
Sapevo che era la scelta sbagliata…eravamo
cresciuti; avevamo compiuto scelte diametralmente opposte, che ci avrebbero
diviso. Sapevo che il nostro amore era senza futuro, ma, com’era accaduto,
quando avevo quattordici anni, vissi quell’amore senza tempo e senza
prospettive.
**
Nonostante il disappunto di Adriano decisi, che se voleva stare
con me, avrebbe dovuto mantenere in segreto la nostra relazione. Lui faceva davvero sul serio,
l'anello ne era una dimostrazione lampante. Voleva sposarmi...un giorno non troppo lontano, magari!!
Ma per me era diverso, in cuor mio sapevo che quelle voci che giravano su di lui avevano un fondo di verità.
E quelle voci mi tenevano con i piedi per terra su una relazione senza avvenire. Lo amavo, ma non si
impazzisce d'amore...almeno io non lo ero ancora!! Ero appagata dalla sua vicinanza e
questo per me era sufficiente.
E appagata di questo nuovo equilibrio un altro anno era trascorso...
Differentemente dalla prima volta...il nostro amore era un amore adulto, complicato dai problemi degli adulti e...dal sesso!!
Il sesso per me era sempre stato un argomento
tabù; anche se con le mie amiche ne parlavo con
estrema naturalezza, mi sono sempre sentita impacciata
e crescendo, in alcune occasioni, mi sono sentita stupida per la mia
inesperienza.
“E cosa fate quando state insieme?”
chiedevano spesso divertite “vi guardate in faccia?”
Baciarsi andava bene per i quattordicenni e
parlare era da vecchi. Gli altri facevano sesso tra un bacio e una
chiacchierata. Ma io ero orgogliosa di essere vergine, per cui le loro parole
divertite mi scivolavano addosso.
Io e Adriano eravamo stati fidanzati per cinque anni, e non avevamo mai fatto l’amore, o
qualcosa che vagamente potesse somigliarci. Da bambini e anche da adulti
ci eravamo spesso addormentati l'uno tra le braccia dell'altra; ci perdevamo
spesso tra baci e carezze, ma allora, quei baci e quelle carezze sfioravano appena la pelle e le labbra.
Finchè eravamo due ragazzini l'argomento "sesso" non era mai stato nemmeno
sfiorato, ma eravamo cresciuti...lui aveva venticinque anni ed io ventidue, non poteva l'argomento
non venire fuori, questa volta. Le cose erano cambiate, ora ogni bacio sembrava imprimersi sulla mia pelle e le nostre carezze
erano sempre più intime, ogni cellula del mio corpo fremeva al solo pensiero che Adriano potesse sfiorarmi, eppure...
Avevamo parlato, discusso, litigato
e, alla fine, avevo deciso che non c’era nulla di cui discutere!! Era una mia
scelta, lui non poteva impormi nulla!! Sapevo che imporre una mia scelta,
limitava la sua libertà, ma ciò che mi era stato insegnato non si poteva
cancellare con un colpo di spugna. Forse se Maria, a diciassette anni, non
fosse rimasta incinta di un mezzo spiantato e se zia Elena, la sorella di mia
madre, non fosse stata la madre di tre figli nati fuori dal sacro vincolo del
matrimonio, non sarei stata bombardata da un’infinità di liti e messaggi
subliminali che professavano l’importanza della verginità.
Dovevo…volevo
meritare l’abito bianco.
La mia inappellabile decisione non cambiò assolutamente l'atteggiamento di Adriano...che
continuava a volere fare sesso e quindi a provarci!!! La situazione divenne insostenibile per me. Il
fatto che non volessi fare sesso non significava che non lo desiderassi. E bloccarlo diventava sempre più difficile.
"Non faremo nulla che tu non voglia!!" mi ripeteva, mentre ogni volta superava un nuovo limite
Finchè un giorno presi l'irrevocabile decisione di evitare di restare sola con lui!!
La cosa andò avanti per un pò. E quando se ne rese conto si arrabbiò per non avergli comunicato
la mia nuova decisione.
"AVRESTI ALMENO POTUTO DIRMELO!!" urlò stizzito
"Ilaria sta dormendo, se urli così si sveglierà"
Maria, sua sorella maggiore, mi aveva chiesto di fare compagnia a sua figlia ormai sedicenne, Ilaria. Il marito aveva
avuto guai con la legge ed era stato condannato a dodici anni di reclusione in un carcere del nord. E lei
era andata a trovarlo. Preferiva che la figlia dormisse a casa sua, piuttosto che a casa di zia Amelia,
dove sarebbe stata bombardata di critiche e giudizi su suo padre!!
Mentre preparavamo la cena, bussò la porta. Quando lo vidi ritto sulla soglia, avrei voluto lanciargli una sedia sulla testa!!
Con aria serena ci comunicò che sua sorella aveva avuto la brillante idea di chiedergli di passare, per vedere se era tutto apposto!!
Maria era davvero un GENIO!!
La serata trascorse abbastanza rapida e indolore. La tragedia ebbe inizio subito dopo che Ilaria si accomiatò
per ritirarsi nella sua stanza!!
Ero accanto al lavabo a sciaquare le ultime posate.
"Finalmente soli!!" disse Adriano abbracciandomi
"E' tardi" replicai divincolandomi dall'abbraccio e asciugandomi le mani ad uno strofinaccio dalla
fantasia scozzese che era appeso accanto al lavabo "Dovresti andare!!"
"Veramente avevo pensato di dormire qui!!"
"Sei impazzito!!" riibattei atterrita
"Cosa c'è hai paura di me?" si avvicinò e cominciò a baciarmi il volto "oppure hai paura di te?"
"E così difficile capire che non voglio farlo!!"
"Marika, tesoro, non faremo nulla che tu..." cominciò mellifluo
"Si...si...nulla che io non voglia!! Finora si è fatto solo ciò che volevi tu!!"
"Abbiamo fatto l'amore e non me ne sono accorto!!" mi sussurrò in un orecchio
Lo scostai.
"Che cosa ti prende ora; non posso nemmeno più baciarti?"
"Tu non sei venuto qui per...baciarmi" cantilenai
"Bene vedo che hai acquisito dei nuovi super-poteri!! Ora sai anche ciò che penso"
"Cosa devo fare per fartelo capire?...nemmeno evitare di stare soli pare sia sufficiente!!!"
"Mi stai evitando di proposito?"
"Certo!!"
"AVRESTI ALMENO POTUTO DIRMELO!!" urlò stizzito
"Ilaria sta dormendo, se urli così si sveglierà"
"Qual'è il problema? Questa volta...sono troppo audace per la santa vergine Marika"
"Non fare l'idiota. Il problema è che non-voglio-fare-sesso!!"
"Perchè?"
"Se rimanessi incinta?" argomentai seria
"Potresti abortire o potremmo sposarci" fece lui con semplicità
"Io non voglio abortire e non voglio sposarti!!" replicai secca
Si avvicinò e mi afferrò le braccia stringendole con forza
"Voglio che tu sia sincera con me"
"Lo sono sempre stata!! E' una delle mie qualità migliori...ricordi?"
"Tu cosa sai di me?"
Avrei voluto dirgli ciò che sapevo, ciò che mi era stato detto, ma...non ero ancora pronta per porre fine
alla mia storia con Adriano.
Abbassai lo sguardo e muta fissai il pavimento!!
Mi mollò le braccia e andò a dormire. La mattina successiva non era nella sua stanza e lo rividi solo due
settimane dopo a casa di Alessandro.
Ero passata per casa di Marco, sperando di trovarlo lì. Ma Grazia mi aveva detto che erano a
casa di Alessandro.
Bussai e aprì Nicola.
C'era anche lui?
Si riunivano senza di me?
"Che ci fai qui?" chiese, sembrava addirittura più sorpreso di me
"Posso entrare?" domandai acida
"Certo" replicò facendomi entrare
"Dov'è Adriano?"
"Aspetta, ora te lo chiamo"
"Tu che ci fai qui?"
"Niente!! Ero di passaggio" rispose evasivo
"CHI E'?" gridò Umberto da un altra stanza
"Anche tuo fratello era di passaggio?" feci canzonatoria
Camminai in direzione della sala da pranzo, quando entrai, li vidi...erano tutti lì. Non mancava nessuno...tranne
io naturalmente!! Il silenzio piombò non appena entrai nella stanza, proprio come accadeva quando
ero bambina.
"Come mai questo silenzio?"
"Quale silenzio?" chiese Vanni
Lo guardai accigliata.
"Credi che io sia scema?"
"No"
"Allora non trattarmi come una scema!!" replicai stizzita
"Come mai questa riunione...senza di me? Qual'è l'argomento del giorno?"
Li scrutavo in attesa di risposte.
"Allora?" li spronai
"Veramente Adriano ci stava parlando di voi due e del fatto che tu non vuoi fare sesso con lui!!" argomentò
Marco rompendo il silenzio.
Strabuzzai gli occhi.
"COSA?"
"Noi parliamo sempre di queste cose tra noi?" aggiunse Umberto cercando di calmarmi
"Voi stavate parlando di me? No di una ragazza qualsiasi!!" sibilai; poi volsi lo sguardo su Adriano
"Tu...sei impazzito?"
"Ti stai arrabbiando per niente!!" replicò Adriano
"Adriano...secondo me sei malato!!! Sei ossessionato dal sesso, forse dovresti curarti!!"
"Forse sei tu che dovresti curarti"
"Forse dovreste calmarvi" s'intromise Nicola preoccupato
"Già!!" aggiunse Marco scuotendo la testa
Rimasi per un attimo in silenzio
"Cosa gli hai raccontato?" dissi allarmata
Mio Dio!!
Non sarei più riuscita a guardarli negli occhi!!
"Sei assolutamente melodrammatica" disse Alessandro
"Noi eravamo convinti che lo faceste!!" aggiunse Tonino
"Cosa?" chiesi sbigottita
"Siete adulti. E' normale che ci sia desiderio. Basta solo stare attenti" argomentò Marco
"E poi voi due siete innamorati...non ci sarebbe niente di male!!" commentò Vanni
"L'unico che è d'accordo con te è Nicola!!" aggiunse Umberto
"Io credo che Adriano non dovrebbe forzarti la mano!!" replicò Nicola arrossendo
"Io-non-voglio-fare-sesso!!" dissi rivolgendomi ad Adriano "Se vuoi stare con me...devi fartene una ragione!!"
"E se ti dicessi che io-voglio-farlo e tu devi fartene una ragione!!"
"Non sono ancora pronta!!"
"Marika; il tuo comportamento è antidiluviano. Io non voglio forzarti la mano, ma..."
"Invece a me è sembrato così" lo interruppi angosciata "Mi sono sentita pressata!! E sono entrata nel panico"
"Mi dispiace è che sono entrato nel panico anch'io!!"
"Dammi tempo!!" dissi fissando i suoi occhi gelidi
"Marika...tu cosa..." cominciò esitante
Quella domanda smozzicata rimase nell'aria e non venne più formulata!!
Sapevo cosa voleva chiedermi e il fatto che stava per chiederlo davanti agli altri mi spaventò!!
Forse non solo erano vere le voci su Adriano, ma su ognuno di loro!!
I miei amici avevano troppi soldi, macchine, moto e...non avevano un lavoro. Loro si "arrangiavano"
ma, come potevano arragiarsi ed avere tutto quel denaro? Molte volte quella domanda aveva lambito la mia mente ed
altrettante volte l'avevo scacciata con forza. I miei amici erano bravi ragazzi, eravamo cresciuti insieme,
sapevo cosa si celava dentro ogni più piccolo anfratto della loro anima, loro non somigliavano affatto a
quei mostri che mio padre e la gente del quartiere descriveva.
E poi...erano solo dei ragazzini!!
***
I miei dubbi furono dissipati cinque mesi dopo, quando nel mio cuore comparve la prima crepa!!
Era il giorno del mio compleanno; appresi la notizia dal telegiornale regionale della Rai. TG3R.
Nicola era morto. Era stato ucciso; era in macchina e gli avevano sparato in faccia.
"Regolamento di conti" aveva detto lo speaker del telegiornale.
Faccende di droga.
Nicola aveva vent'anni!!
Nonostante in cuor mio ero conscia della fondatezza di quelle voci, non potevo crederci.
Non riuscivo a capacitarmi di quella nuova terrificante, agghiacciante realtà; perchè avrei anche potuto detestarli
per le loro scelte, ma alla loro morte, io...non ero preparata...io...
PERCHE'?
Nicola era morto. Il mio compagno di asilo era morto ed era implicato in quelle faccende di camorra?
Era tutto vero!!!
DIO MIO!!!
I miei amici erano diventati ciò che la società si aspettava!! Di cosa mi meravigliavo? Non avevano
terminato gli studi, non avevano un lavoro, eppure avevano soldi per uscire e per
fare costosi regali. MALEDETTO DENARO!! Come avevo fatto ad essere tanto cieca; forse se, invece di tenere quei dubbi per me
li avessi estrinsecati, Nicola sarebbe ancora vivo!!
Ma nonostante il mio cuore fosse appesantito
dal dolore per la scomparsa del mio migliore amico e dal rimorso cagionato dalla mia
superficialità, non versai una sola lacrima, perchè...perchè...ero spaventata. Avevo paura, per me, per i miei amici,
per Umberto!! La paura era più grande del dolore!!
I funerali si svolsero in forma riservata. Mio padre e Adriano mi proibirono di andare al funerale.
Trovai il loro comportamento scioccamente ingiusto. Io fui l'unica del gruppo a non partecipare alle esequie. Il giorno del funerale rimasi chiusa nella mia stanza a pregare.
Ma la tragedia era appena iniziata.
Due mesi dopo trovarono morto anche Umberto, il giorno del secondo anniversario del mio fidanzamento con Adriano.
Gli avevano sparato in testa, sotto casa!! Ancora "un regolamento di conti".
Umberto aveva ventidue anni!!
In seguito alla sua morte mi accorsi di non riuscire a provare più dolore. Ero sopraffatta dal terrore.
Per anni avevo saputo di persone che venivano uccise, persone del quartiere che conoscevo di vista, ma ora quel dolore
stava investendo in pieno le persone che amavo e mi era così vicino che quasi poteva toccarmi.
Tutto il mio essere era completamente astruso dalla realtà. Nella
mia mente si affacciavano solo le immagini dei suoi ultimi istanti di vita. Immagini che ancora oggi mi svegliano
di notte e mi lasciano muta a contemplare il buio.
Nel quartiere si diceva che lo avevano
fatto inginocchiare e che l'assassino gli aveva parlato prima di sparargli. Forse lo conosceva. Umberto si era fatto addosso!!
Aveva le mutande sporche di feci.
Sangue e Merda!! Gli unici simboli di quel mondo a cui
non volevo appartenere, ma a cui sembravano appartenere tutte le persone che amavo!!
Dopo la morte di Umberto e Nicola mi ritrovai spesso a pensare al tempo trascorso, alle scelte compiute e
soprattutto a quando le cose avevano cominciato a cambiare. I primi mutamenti erano sopraggiunti con l'arrivo
di Marco, lui li aveva avvicinati ad un mondo in cui eravamo immersi e in cui cercavamo di sopravvivere senza
sporcarci. Ma Marco aveva mostrato loro che sporcandosi un pò non si commetteva alcun peccato nè agli
occhi del mondo, nè agli occhi di Dio. I loro padri si erano sporcati per concedere
ai propri figli una vita migliore. I loro padri non avevano avuto scelta...loro non avevano scelta.
Era una catena che io avevo spezzato, un laccio a cui loro avevano deciso di restare legati.
Forse per me era stato più
semplice, io ero una ragazza, ma io non potevo rimanere legata a quel vincolo di sangue...a quella catena
d'illegalita...a Adriano!!
Era giunto il tempo in cui, oltre quell’amore non vidi più
nulla, solo il vuoto…e allora ebbi la consapevolezza…che era finita!! E fu
allora che commisi un errore di valutazione!!
Adriano era stato il mio primo amore, il
mio primo bacio, per lui avevo pianto, riso, odiato, amato, passato notti
insonni e sonnacchiose…decisi, quindi, che sarebbe stato il mio primo uomo. Mi
sembrava giusto!!! Inevitabile!!
La decisione fu ponderata e valutata con
estrema attenzione. Infondo fare sesso con Adriano era pur sempre in linea con
le mie convinzioni. Desideravo che l’uomo che mi avrebbe condotta all’altare,
sarebbe stato il mio primo uomo. L’uomo che avrei spostato, sarebbe stato colui
che avrei amato più di chiunque altro; ma io non avrei amato nessuno come
Adriano, ed era giusto fare l’amore con l’unico uomo che avrei mai amato. Con
ogni probabilità non mi sarei mai sposata!!!
Quella sera mentre facevamo l’amore, gemevo
tra le lacrime.
Perché lo amavo così tanto?
Perché non potevo smettere di amarlo?
Adriano, aveva intuito che quella notte era il mio modo di
dirgli addio. Mi conosceva troppo bene!!!
Ci aggrappavamo l’uno all’altra come se non ci fosse un
domani, come se quella notte fosse l’ultima per entrambi. Avevo un dolore che
mi lacerava dentro…eppure desideravo che lui continuasse senza mai fermarsi.
Facemmo l’amore per tutta la notte quasi come a cercare di saziarci, per
riuscire a sopravvivere nei lunghi anni di magra, che sarebbero giunti
inesorabili!!
“Quel giorno” cominciò Adriano, stringendomi a se “io
volevo fare l’amore con te!! E da allora, non ho mai smesso di desiderarti!!”
“Quale giorno?” chiesi curiosa
“Il giorno in cui mia madre ci vide. Il giorno in cui ci
siamo fidanzati ufficialmente!!”
“Eravamo due ragazzini!! Non sarebbe successo niente”
“Io avevo diciassette anni, non ero poi tanto piccolo”
replicò risentito “Ero molto eccitato!!” concluse secco
Arrossii.
Lui sorrise.
Avevamo appena passato una notte di passione e io
arrossivo…ero davvero stupida!!
“Mia madre, vide ciò che tu non avresti compreso. Mentre
ti baciavo, mentre ti toccavo, ebbi un erezione!! Non riuscii a controllare il
mio corpo”
Avevo sempre pensato di non interessargli…in quel senso!!!
Ho sempre pensato di essere poco attraente…quasi eterea ai suoi occhi. Ho
sempre temuto di essere troppo fanciullescamente maschio, per interessare gli
uomini. Nonostante le mie scelte sessuali fossero chiare nella mia mente, mi
feriva che l’uomo che amavo non ci provasse nemmeno. Quando ritornammo
nuovamente insieme ed affrontammo per la prima volta l’argomento, mi sentii
rinfrancata!! Ma non avrei mai immaginato che lui mi desiderasse da sempre;
anche quando ancora ragazzina, il mio corpo era comparabile al corpo di un
efebo e non alle armoniose sembianze di una donna.
Poggiai le mie labbra sulle sue; mi addormentai tra le sue
braccia, quelle braccia che mia avevano sempre rassicurata da bambina, da
adolescente e da adulta e che forse un giorno mi avrebbero confortata da
vecchia!!
La notte in cui terminava la nostra storia, dentro di me
stava nascendo una nuova vita.
EFP
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Capitolo 4 *** la scelta ***
PdA4
UN PATTO D'AMORE
CapIV-Epilogo: "La scelta"
Due giorni di ritardo ed entrai nel panico.
Il mio ciclo mestruale era sempre stato irregolare. Eppure
quel ritardo mi sconquassò l’anima. Ripassai ogni istante di quella
sera…Adriano era stato attento. Avevamo sempre usato il preservativo!!
Come era possibile…come CAZZO era successo!!!
Ma poi, come potevo essere così sicura, mi sbagliavo, era
il mio solito ritardo; lo stress di quei giorni aveva causato il ritardo…non il
sesso.
Avevo fatto sesso per una sola sera, usando sempre il
preservativo…tutte le volte. Era STATISTICAMENTE IMPOSSIBILE!!!
E poi, è noto che la quantità di sperma eiaculata da un
uomo, diminuisce con il numero di rapporti continuativi effettuati.
Erezione…eiaculazione. Erezione…eiaculazione. Erezione…eiaculazione!!
Sicuramente Adriano non aveva una riserva infinita di spermatozoi. Era
SCIENTIFICAMENTE IMPOSSIBILE!! Cavoli…se non le sapevo io che quelle cose le studiavo!!
Inoltre rimanere incinta è difficilissimo. Una serie
d’eventi combinati. La finestra riproduttiva, è in realtà talmente ristretta,
che se la gente sapesse non starebbe a pensarci su due volte. Ma…
Avevo paura, perché, forse, la prima volta
non avevamo usato il profilattico…
Avevo paura, perché, forse, quella notte
erano passati sette o dieci giorni dalla fine del mio ciclo. Ero nel periodo di
massima fecondità. Il follicolo ovarico era scoppiato, avevo ovulato; il mio
ovulo era nelle tube ad attendere che un solo piccolo invisibile spermatozoo,
lo ridestasse, per creare una nuova vita…
Avevo paura perché avrei dovuto scegliere tra la
mia vita e la vita di mio figlio…
Avevo paura perché già sapevo quale sarebbe stata
la mia scelta…
Avevo paura perché Adriano non me lo avrebbe mai
permesso…
Passò una settimana prima che riuscissi ad avere il
coraggio di comprare un test di gravidanza, e mi ci vollero quattro giorni per
farlo. Nel bagno dell’Università, bagnai quella piccola striscia di carta con
alcune gocce della mia urina. Chiamai Maria Rosaria, la mia migliore amica al
tempo del laboratorio. La persona che mi è stata più vicina in quella
circostanza e in tante altre!! La mia migliore amica da sempre!!
Entrò. Ci sedemmo, sul pavimento ad attendere il responso
di quell’oracolo moderno.
Una lineetta, negativo.
Due lineette, positivo.
Avevo il cuore in gola e il respiro corto; ma rammentai
una storia, che per un attimo mi fece respirare. La mia professoressa di
biologia del liceo mi narrò che un tempo, il test di gravidanza consisteva nel
fare pipì sulla testa di una rana…se la rana moriva, allora eri incinta!!!
Chissà se era vero!! Mi ritrovai a sorridere.
“Allora?” chiese la mia amica titubante
La voce di Maria Rosaria mi ridestò. Mi accinsi a controllare
la striscetta di carta.
“Fa che sia una…fa che sia una…fa che sia una…fa che
sia una” pregavo con tutta me stessa
Erano due…
…ERO INCINTA!!
Non riuscivo a parlare, mostrai la striscetta alla mia amica
“Devi fare delle analisi!!” sentenziò
“Certo” risposi, ma sapevo che era inutile; quei test
avevano dei margini di errore molto bassi
Maria Rosaria insistette per accompagnarmi. Andai dal mio
analista di fiducia, non volevo attendere troppo e soprattutto non volevo che
la cosa diventasse accessibile ad occhi indiscreti. Conoscevo il dottor Pagani,
fin da bambina; Era un amico!!
“E’ suo?” chiese preoccupato
Annuii.
Ebbi le risposte del test di gravidanza in tempi record;
ma come immaginavo il risultato non cambiò…continuavo ad essere incinta!!
“Conosco un ginecologo molto bravo, che potrebbe
seguirti…” cominciò Pagani
“Non voglio questo bambino!!” lo interruppi brusca
“Lui è un ottimo abortista…uno dei migliori”
“Lui non deve saperlo!!” commentai freddamente
Scosse la testa “non lo saprà!!”
“Spero che questo non le crei problemi!!” replicai
tendendogli la mano
“Buona fortuna, piccola” si accomiatò stringendo la mia
mano tra le sue grosse e forti
*
Cominciai a stare male!! La mattina vomitavo anche l’anima
e qualsiasi odore forte mi dava la nausea. Avevo mal di schiena e da alcuni
giorni macchiavo!! Non volevo che il bambino nascesse. Erano passati due mesi
dal giorno del concepimento, se avessi abortito spontaneamente avrei evitato
l’intervento, e mi sarei liberata di quel peso. Forse sarei stata più onesta se
avessi posto fine alle mie sofferenze e a quelle del bambino.
Il ginecologo, mi prescrisse nuove analisi. I risultati
erano chiari: avevo una deficienza ormonale. Il mio corpo luteo non produceva
sufficiente progesterone per il mantenimento dell’embrione. Ma dopo il terzo
mese, la placenta avrebbe cominciato a produrre progesterone ed il feto sarebbe
stato fuori pericolo. Dovevo prendere del progesterone esogeno per sopperire
alla mia mancanza.
“Mi raccomando…riposo assoluto!!” ordinò il dottore
Ma a dispetto di quanto ordinato continuai a lavorare, a
stancarmi e spesso…troppo spesso dimenticavo di assumere progestinici. Eppure
il bambino, nonostante tutto, continuava a resistere e ad aggrapparsi ad una
vita, che io non potevo concedergli!!
“Devi abortire” disse quasi allo scadere del terzo mese
Valeria
“Parli bene, tanto il problema non è il tuo!!” sbottai
irritata, mentre miscelavo Tris ed EDTA*.
Valeria era forte e determinata; aveva ricevuto un’educazione
completamente diversa dalla mia. Per lei abortire non significava distruggere
una vita!! Sapeva ogni cosa di me e di Adriano e sapeva che non avevo scelta!!
“Potrebbe farlo adottare” mi venne in soccorso Maria
Rosaria
“E credi che lui lo permetterebbe?” ribatté sarcastica
Valeria
“Lui non lo sa!!”
“Certo, magari la pancia non si gonfierà e nessuno si
accorgerà di niente. Poi la porteremo in un luogo segreto e la faremo partorire
e potrà nascondere il bambino nell’armadio finché non troveremo una famiglia
dall’altro capo del mondo, possibilmente”
“Non dire sciocchezze!! Potrebbe sempre andare a Siena dai
miei parenti. Ed io potrei accompagnarla”
“Tu non stai pensando a lei” s’intromise Caterina irritata
“stai solo pensando al bambino. Lei è tua amica, non il bambino”
“Io la conosco meglio di voi. Lei un giorno si pentirà.
Deve avere il bambino”
“Tu cosa vuoi?” replicò Caterina fissandomi
Cosa vuoi? Cosa voglio?
Non avevo mai esternato alle mie amiche ciò che
desideravo.
No al sesso. No all’aborto. No al
fumo. No all’alcol. No al caffè. No…No…No…!!
Prigioniera dei miei pregiudizi, ostentavo una falsa maschera di liberalità!!
“Io non sono d’accordo, ma gli altri possono fare ciò
che vogliono!!”
Quanta falsità in quella frase. Io giudice e giuria!!
Avevo condannato la mia amica Teresa per aver abortito e lei era appena una
bambina, avevo condannato sua madre che invece di fermarla, aveva assecondato i
suoi capricci accettando che lei uccidesse suo figlio. Teresa aveva sedici
anni.
Avevo condannato mia madre per aver abortito...per aver ucciso i gemelli, i
miei fratellini. Mia madre aveva trentanove anni e tre cesarei alle spalle.
Rischiava la vita!!
Ma, per me, la vita di nessuna madre era paragonabile a
quella di un bambino. Gli adulti possono scegliere, mentre i bambini no. Eppure
non vi era dubbio alcuno nel mio cuore, non vi era ombra nella mia mente.
“Io non voglio questo bambino. Voglio abortire”
“Non ti capisco” sentenziò “Se ti avesse violentato avrei
compreso, ma tu ami Adriano. Come puoi non amare tuo figlio?”
“Tu non potrai mai capire” argomentai, sedendomi su uno
scanno e appoggiando la testa tra le mani “Nessuno può capire. Si, è vero, io
amo Adriano, lo amo talmente tanto da essere terrorizzata da quello che potrei
provare per questo bambino; perché, se fermandomi scoprissi di amarlo, come amo
suo padre, non potrei più essere capace di lasciarlo andare. E alla fine mi
ritroverei in un mondo dal quale cerco di svicolare da quando sono nata” la
fissai fredda come la neve; dura come la roccia esclamai “Ho paura, Maria
Rosaria, di svegliarmi e scoprirmi felice con la mia bella casa, la mia
macchina di lusso e i miei tre vizziatissimi figli, giustificando azioni che
disprezzo. Ho paura di ritrovarmi a pensare che possa essere ucciso solo chi lo
merita, tanto le persone oneste non hanno di che temere!!! Ho paura di
cominciare a ritenere ragazzini delle medie schiavi della droga, troppo deboli
per sopravvivere e scoprirmi a considerare chi spaccia un selettore naturale.
Comico, ma sembra la descrizione di un Dio!!” sorrisi e poi abbassando lo
sguardo continuai “Ho paura di giustificare chi ruba, spaccia, uccide, perché
al sud lo stato è assente!! Io so che non è così. Sono scuse che si propinano
ai fessi, ai ricchi, a chi crede che la degradazione morale sia un peccato, ma
non-a-me!!! Conosco persone che hanno lasciato il posto fisso, perché i soldi
non gli bastavano mai. E poi ci sono persone che si spaccano la
schiena per poche lire, per nutrire i propri figli. Cosa
credi che spinga una persona a porre la propria vita, i propri figli, la
propria famiglia al di sopra delle altre? Non sono emarginati, sono solo deboli
essere umani schiavi del loro egoismo. Sono malvagi, Maria Rosaria. Se questo
bambino nascerà io mi ritroverò estranei che scavano nelle mie cose, comincerò
a sputare sulla terra su cui camminano i tutori della legge e magari, quando
lui crescerà” dissi poggiando la mano sul ventre “dovrò rincorrerlo per
impedire che faccia la fine di suo padre oppure dovrò temere per la sua vita.
Magari dovrò cominciare a temere per la vita di tutti coloro che mi stanno
accanto. So che lui vuole vivere, lo sento” piangevo, potevo sentire il sapore
salato delle lacrime “ogni cellula del mio corpo lo rifiuta, eppure lui si sta
aggrappando a questa vita con tutta la forza che ha il suo piccolo corpicino;
vorrei tanto stringerlo al petto, nutrirlo con il mio latte, scaldarlo con il
mio corpo, cullarlo tra le mie braccia e aspettare che si addormenti fissando
il suo visino minuto” chiusi gli occhi “ma per troppo tempo ho vissuto tra quelle
persone egoiste per non pensare che la mia vita è più importante di quella di
un bambino non ancora nato”
Silenzio
“Forse hai ragione” replicò la mia amica rompendo quel
pesante silenzio “Io non posso capire, ma posso provarci”
“Noi siamo qui, Marika” aggiunse Caterina abbracciandomi
Mi persi tra le lacrime, riscaldata da quell’amichevole e
confortante abbraccio
“E siamo con te” concluse Valeria
Nessuna persona mi era mai stata così vicina come loro e
nessuno lo sarebbe più stato. Non avrei mai pensato che da una cosa tanto
triste avrebbe potuto nascere qualcosa di così bello e profondo.
Valeria si offri di parlare con sua zia che lavorava in un
ospedale dell’alto avellinese. Senza perdere tempo, chiamò sua zia e prendemmo
appuntamento per il lunedì successivo, dopo il fine settimana.
Quella notte feci uno strano sogno…un sogno che turbò il
mio cuore.
Sognai di essere su una spiaggia, la sabbia era bianca e
sottile, come quella dei litorali tropicali. Stringevo il mio ventre gonfio e
guardavo l’acqua cristallina. Il rumore delle onde era ipnotico e l’odore
salmastro dell’aria era rilassante. Sentii un solletico all’altezza dei seni e
chinandomi vidi un bambino bellissimo che si nutriva del mio latte. Poi fui
improvvisamente sommersa dalle onde e vidi quel bambino annaspare nelle acque
turbinose. Nuotai cercando di raggiungerlo, ma più mi avvicinavo, più la
corrente lo allontanava da me. Udii la sua voce dentro di me…mamma…mamma…mamma…
Mi svegliai, inorridita e madida di sudore. Accarezzai
il grembo, ancora piatto, e per la prima volta dall’inizio di quella terribile
storia, pensai ad un nome da dare a mio figlio.
Valentina, se fosse stata una femmina.
Massimiliano, se fosse nato un maschietto; proprio come
mio nonno materno.
Seppur come uomo, marito e padre era stato un gran
fallimento, era stato un nonno infallibile. Di quei nonni all’antica, che ti
leggono le favolette, che ti raccontano aneddoti, che ti rimboccano le coperte
e che ti danno saggi consigli da vecchi…un nonno perfetto. Aveva vissuto una
vita intera in attesa di qualcosa che lo facesse sentire accettato, e quando lo
trovò fu finalmente felice di essere nato!!
Piansi tutte le lacrime che avevo quando morì e promisi
sul suo corpo martoriato dalla malattia, che un giorno mio figlio avrebbe
portato il suo nome…per concedergli un'altra possibilità.
Quella stessa notte decisi che mio figlio sarebbe nato.
Doveva esserci un'altra soluzione; 10…100…1000 soluzioni che non fossero il
sacrificio di mio figlio!! Potevo scappare. Potevo parlare con la mia
professoressa e convincerla a mandarmi all’estero, con una borsa di studio o un
assegno di ricerca. Lì, avrei allevato mio figlio lontano da tutta quella
miseria. Ero, ormai, risoluta.
Ma il mattino dopo, il campanello diede fine a tutta la
mia risolutezza e nuovamente vacillai.
“Tua sorella sta ancora dormendo?”
Era la voce di Adriano!!
Cosa voleva?
“Non è un po’ presto?” esclamò acida mia sorella
“Svegliala!!” ordinò
Era troppo arrabbiato!! Sapeva tutto!!!
Ma come?
“Non credo che tu possa comandare in questa casa?” replico
Emma risentita
“Emma...Svegliala!!”
Mi alzai e in pigiama andai alla porta; anche mia madre e
mio padre erano lì. Il volto di mio padre era serio e tirato e decisamente
preoccupato.
“Una riunione di famiglia” disse ironicamente Adriano “non
mi fate entrare?”
“Non sei gradito in questa casa!! Credo di avertelo già detto!!”
ribatté mio padre
“Le situazioni cambiano!!” fece lui fissando lo sguardo su
di me
Mio padre lo scrutò aggrottando le sopracciglia.
Il mio cuore sussultò.
Conoscevo Adriano, sapevo che non vedeva l’ora di
spiattellare sulla faccia integerrima di mio padre che la sua casta figlia era
in attesa di un bambino…suo!! Stava giocando al gatto col topo!! E stava
godendo di quel sottile piacere!!
“Vedo che non l’hai detto a nessuno” aggiunse scrutandomi
con i suoi gelidi occhi azzurri “Lo sanno solo le tue amiche?…”
"Come..."
"Come faccio a saperlo?" mi interruppe irritato "Credi davvero che possa sfuggirmi qualcosa?" sorrise "Sei
davvero ingenua piccola, ma io ti amo anche per questo!! Ma questa volta mi hai deluso!! Come hai potuto solo pensare
che..."
“Ti prego” lo interruppi brusca “Parliamone da soli!!”
“Da soli? Non vuoi che loro sappiano che stai per
diventare mamma?”
Mio padre sbiancò e mia madre e mia sorella si portarono
istintivamente le mani alla bocca. Chiusi gli occhi.
“Si; aspettiamo un bambino!!” continuò divertito
“Io non voglio questo bambino!!”
“Credo che dovremmo parlarne, visto che il bambino che
aspetti è anche mio!!”
“Lei non lo vuole!!” soggiunse mio padre, che sembrava
essersi ripreso dopo un primo momento di smarrimento.
“Andiamo”
“Andare? Andare, dove?” esclamai angosciata
“A casa mia!! Non vorrei che tu domani possa compiere
qualcosa di cui poi ti pentiresti!!” osservò pungente
“Non puoi fermarmi!!”
“Ti sto già fermando!!” mi afferrò la mano e accostando le
labbra al mio orecchio destro sussurrò “Ti consiglio, vivamente, di non fare
storie. Io non voglio creare problemi alla tua famiglia” mi scoccò un bacio
sulla guancia.
Si scostò.
Rimasi interdetta per alcuni secondi.
Sapevo cosa intendeva, e soprattutto sapevo che ne sarebbe
stato capace. Temevo che mio padre potesse farlo arrabbiare.
“Aspettami giù!!”
“Vedo che ora cominci a ragionare”
“DOVE CREDI DI…” irruppe mio padre
“Non sono più una bambina!! Non mi hai impedito di fare
sesso e ora non puoi impedirmi di andare con lui!!”
Adriano scese ad aspettarmi come gli avevo ordinato ed io
andai a vestirmi.
Mio padre, mia sorella e la mamma rimasero ritti
nell'ingresso, sembravano imbalsamati!! Quando uscii dalla mia stanza, erano ancora lì
"Andrà tutto bene" dissi
"Lo credo anch'io!!" esplicitò mia madre serena
L'abbracciai e raggiunsi Adriano. La sua macchina era appena fuori dal portone di
casa mia. Entrai in macchina. Chiusi la portiera.
“Io ho gia deciso!!”
“LE TUE DECISIONI NON CONTANO UN CAZZO” urlò “Nel caso tu
non avessi compreso, cercherò di spiegartelo con calma. Il bambino nascerà,
anche se dovessi tenerti legata ad un letto per i prossimi sette mesi. E ci
sposeremo, naturalmente, perché io ti amo”
Per la prima volta in vita mia ebbi paura, fissando il
volto furente di Adriano!!
La macchina partì.
**
Rimasi in quell’immenso appartamento per tutta la
giornata. Quella casa, che per gran parte della mia vita era stata come un
castello, era diventata la mia prigione. Potevo girare per casa, ma mi era
stato proibito di uscire.
“NON PUOI FARLE QUESTO” gridò disperata Loredana “SEI
IMPAZZITO!!”
“E’ LEI AD ESSERE IMPAZZITA” replicò adirato Adriano
Udivo le loro grida fino alla stanza in fondo al corridoio
in cui mi ero rifugiata.
“NON PUOI FARLE QUESTO!! NON A LEI!!”
“SONO FATTI MIEI…E POI STIAMO PARLANDO DI MIO FIGLIO!!”
Poi d’improvviso, le voci si attenuarono. Per quanto mi
sforzassi, non riuscivo a percepire più alcun suono. Alla fine esausta e
avvilita mi buttai sul letto. Mi addormentai.
Erano le sette quando i miei occhi si riaprirono. Un tenue
raggio di sole faceva capolino tra le tendine della stanza di Loredana. Mi
voltai, ma lei non dormiva nella stanza. Forse era già sveglia, forse era già
uscita, forse non aveva dormito in casa…non ne avevo la più pallida idea!!
Mi levai dal letto. Sul comodino c’era del latte con molto
caffè e del pane con la Nutella. Era la mia colazione. Appoggiai la mano al
bicchiere; era ancora caldo. Ne bevvi qualche sorso, ma non avevo fame. Non mi
piaceva l’idea di essere prigioniera.
Restai chiusa in stanza per tutto il pomeriggio, speravo
che Loredana venisse a trovarmi e mi aiutasse ad evadere; ma le mie speranze
furono vane.
Rifiutai il cibo e la compagnia di zia Amalia, che
sembrava alquanto compiaciuta per la bravata del figlio. Ero furente, per la
sua desueta condotta.
Dopo una giornata rintanata tra quattro mura, decisi che
dovevo assolutamente fare qualcosa. Arrendermi senza combattere non era
da me, inoltre era deleterio per la mia salute fisica e mentale quello stato di
apatia. Non dovevo dargliela vinta così facilmente, dovevo cercare di reagire
e, soprattutto, dovevo cercare di parlare con zio Vincenzo, l’unica persona
ragionevole di quella famiglia.
Quando arrivai in salone c’erano zia Amalia e Adriano, che
stavano cenando.
“Hai deciso di cenare?” disse ansiosa la donna, quando si
accorse della mia presenza
“Voglio parlare con zio Vincenzo”
“Vuoi pietire…” cominciò freddamente Adriano
“Voglio parlagli” lo interruppi furente “perché lui è molto
più ragionevole di voi”
“E cosa dovresti dirgli?”
“Che voglio andarmene”
“Per uccidere mio nipote?” replicò sprezzante zia Amalia
“Io non voglio questo bambino, se potessi lo strapperei io
stessa dal mio ventre”
“Pensavo di aver fatto un lavoro migliore con te”
“Non sono tua figlia. Io ho già una madre!! E poi non hai
fatto un buon lavoro nemmeno con i tuoi figli”
“Da bambina eri molto più ragionevole”
“Cosa dovrei fare per essere ragionevole. Tenere un
figlio che non voglio e sposare un uomo che non…”
“Tu ami mio figlio e un giorno ci ringrazierai per averti
impedito di compiere una sciocchezza” concluse perentoria
Ringraziare…
Decidevano della mia vita, come se io fossi una stupida
bambola di porcellana. Serrai i pugni.
“Io voglio abortire”
“Mi sembra di averti già detto che ciò che tu vuoi non ha
alcuna importanza!!” soggiunse irritato Adriano
“Vorresti davvero tenermi legata ad un letto?”
“Se mi costringerai”
“Perché mi fate questo?” chiesi implorante
“Ci dovevi pensare prima” fece zia Amalia ironica
“Hai ragione, non avrei mai dovuto concedere la mia prima
volta all’uomo che amavo” replicai, fissando lo sguardo su Adriano “Perché il
mio unico peccato e stato quello di amarti più di me stessa”
“Se mi amassi non tenteresti di uccidere nostro figlio!!”
“SE TU MI AMASSI NON MI FARESTI QUESTO!! COME PUOI NON
CAPIRE CHE NON VOGLIO QUESTO BAMBINO E CHE NON VOGLIO TE!!!” urlai disperata,
volsi lo sguardo su zia Amalia cercando nei suoi gelidi occhi azzurri, come
quelli del figlio un briciolo di comprensione “VUOI FARMI DIVENTARE COME TUA
MADRE?”
“Mia madre era una povera donna vittima di una società
ingiusta e incapace di punire chi stuprava le donne. Lei era vittima
dell’ignoranza dei suoi genitori. Tu invece sei una puttana!!” disse
freddamente zia Amalia
Rimasi sorpresa da quelle parole. Lei, che mi aveva
cresciuto come una figlia; lei mi aveva dato della sgualdrina.
“Ti è piaciuto fare sesso con mio figlio, ed ora figliola
devi pagarne le conseguenze”
“Hai ragione, forse sono una puttana, ma sono la puttana
di tuo figlio. Quindi credo di meritare rispetto!!” replicai, riprendendo il
controllo.
Urlare non serviva a niente!!
Cosa dovevo fare?
“Il mio rispetto te lo devi guadagnare”
“Si desidera il rispetto di chi si rispetta!! E tu non hai
fatto mai niente per meritarti il mio”
Si alzò, passandomi davanti. Sentii quel caratteristico
olezzo di gelsomino che lasciava sempre quando ti passava accanto. Quell’odore
che ti penetra nelle narici, che ti impregna le carni, fino a diventare anche
il tuo. Quella casa era satura del suo profumo.
Le afferrai il braccio, quasi senza rendermene conto. Ero
inviperita per il trattamento che mi era stato riservato; non lo trovavo
giusto!! Quella sera diedi fine ad una reazione di eventi a catena cominciata
oltre trent’anni prima, nella quale ero stata coinvolta inconsapevolmente.
“Dove credi di andare?” dissi con voce melensa
Potevo quasi udire un’altra vocina dentro di me che mi
supplicava di non parlare, ma ormai la decisione era presa. Avevo deciso che
sarei andata fino infondo e mi sarei liberata per sempre di quel dolore
perfetto.
“Sono stanca di ascoltarti!!” replicò svincolandosi dalla
mia stretta
“Io non ho ancora finito!!”
“Siamo tutti stanchi, forse è ora di andare a letto” fece
Adriano mestamente
“E in quale letto devo dormire? Zia Amalia”
“Smettila, Marika” ordinò Adriano
“Perché? Sono ventitre anni che mi ordinate cosa fare!!”
argomentai “Tua madre ha preparato il nostro talamo per oltre vent’anni. Ormai
sono incinta, quale altro danno potremmo fare?" poi rivolgendo il mio sguardo freddo
su sua madre proseguii "Se io sono una puttana tu sei
una ruffiana; se non fossi rimasta incinta di tuo figlio mi avresti drogata e
messa nel suo letto. Perché noi due, dovevamo realizzare il tuo sogno”
“Smettila” ripetè Adriano
C’era angoscia nella sua voce. Aveva sicuramente capito
ciò che volevo dire. Anche zia Amalia aveva sicuramente intuito quanto stavo
per esporre, perché smise di parlare e i suoi occhi si velarono.
“Io non sono la mamma e Adriano non sei tu!!”
“Non capisco di cosa parli!!” disse con voce tremante
Non farlo.
Non ferirla.
Quella voce mi pulsava intensamente nella testa come un
martello pneumatico.
Non sono una persona cattiva, ma spesso nella rabbia mi
capita di non riuscire a fermare ciò che si agita nella mente, che in un
turbinio di rabbia fuoriesce dalla mia bocca con la stessa forza di un uragano.
Senza paura di fare del male, di ferire, senza avere conto di chiunque mi stia
di fronte, fosse anche Dio in persona. Maggiore è la rabbia, maggiore è il
tempo d’incubazione e maggiore è la cattiveria con cui l’uragano esplode e
maggiore è la calma con cui la espongo.
Quella sera diedi il meglio di me!!
“Davvero non capisci. Ho ascoltato la storia della tua
amicizia con la mamma per anni, da diverse angolazioni. Dalla mamma, dalla tua,
da quella della nonna, dalle sorelle e dai fratelli della mamma, da tua madre.
Vuoi che ti racconti la versione senza tagli e censure della storia” illustrai
melliflua e serafica
Tremava.
“Questa cosa non c’entra con noi due” esplicitò Adriano
fermamente
“Invece c’entra e per quella storia che ora siamo qui”
sentenziai “Non possiamo negare che tua madre abbia fomentato quest’amore dalla
nascita. Forse tu non lo ricordi, ma io ricordo benissimo tutte le volte che si
è parlato di matrimonio e di figli. E lo ricordo da sempre. Era ovvio
che ci saremmo sposati. Noi ci amiamo, ma forse quest’amore non sarebbe mai
esistito se loro non lo avessero cullato nei nostri cuori e se non lo avessero
posto tutte le sere nei nostri lettini”
“Cosa credi che cambierebbe?”
“Forse nulla, ma non mi importa più!!”
Ormai per me contava solo ferirla e umiliarla.
“Le lacrime di tua madre” cominciai fissando quella donna
immobile come una statua “le sue lamentele sugli uomini, su tuo padre. Non
amavi gli uomini, li trovavi insulsi; vero, zia Amalia? Poi il
comportamento di tua madre…quando tuo padre vi lasciò. Altri uomini sono
entrati nel suo letto, altri uomini insulsi. Uomini sciocchi che vi
mantenevano. Mia madre deve essere stata l’unica cosa bella che ti sia
capitata, con la sua allegria, la sua luce, la sua forza. Come te, aveva avuto
una vita difficile, ma non si sentiva sporca. Perché era mia madre quella
forte, quella che ti ha salvata”
Zia Amalia, si accostò al tavolo e si sedette
“Tu l’amavi!! L’amavi in maniera ‘anormale’; proprio come
diceva quella ‘stupida’ della nonna. Perché tu l’amavi come una donna dovrebbe
amare un uomo, e non un'altra donna. Mia madre voleva darti ai suoi fratelli,
voleva che sposaste due fratelli, ma a te sarebbe bastato che lei ti avesse
amato!!”
Sentivo i suoi singhiozzi.
“Quando lei s’innamorò di mio padre, ti si spezzò il
cuore; forse dentro di te avevi sempre sperato che col tempo lei avrebbe
ricambiato il tuo amore, oppure che non si sarebbe mai innamorata di nessuno e
sareste state per sempre tu e lei e nessun’altro. Ma mia madre amava mio padre
e sapevi di non poter competere con quel tipo d’amore. Fu allora che
incontrasti zio Vincenzo, fu allora che decidesti di scoprire cosa si provava…”
“Ti prego…smettila” esclamò tra i singhiozzi
“Anch’io ti ho supplicata!!…decidesti di provare cosa
significava stare con un uomo. Ma la tua eccessiva inesperienza ti portò
all’altare. Non amavi zio Vincenzo, ma col tempo ti sei affezionata a lui. Dopo
il matrimonio provasti ad allontanarti dalla mamma, ma lei non ti permise
nemmeno quello. Quanto era egoista, vero? Non capiva che l’amavi e che non
potevi più starle accanto senza soffrire. Ma eri tu quella debole, non potevi
stare senza i suoi sorrisi, senza le sue lacrime, senza le sue chiacchiere e
allora, ancora una volta cedesti ai suoi desideri. Poi quello strano patto…quel
patto d’amore. I nostri figli potrebbero sposarsi. Quella proposta
infantile per lenire il dolore di mia madre, ma un’altra possibilità!! Il vostro amore sarebbe rinato nei nostri
gesti, nei nostri baci. Il vostro sangue si sarebbe indirettamente mescolato,
per dare vita ad una nuova vita. Perché no? Cosa c’era di male? Non ci sarebbe
stato nulla di male se non aveste giocato con la vita di due persone, dei
vostri figli”
Adriano si era avvicinato alla madre e le carezzava i
lunghi capelli biondi.
“Cosa credi di aver concluso!!” sentenziò il figlio
fissandomi
“Perché vorrei che capisse come mi sento!!” volsi il mio
sguardo freddo su di lei “Vorrei che mio figlio vivesse in un mondo di persone
libere e non schiave di sangue, soldi e polverine bianche. Mio padre ha
combattuto per farci studiare e per tenerci lontane da quel mondo sporco in cui
siamo immersi. Io sono stanca di tutta questa miseria, della miseria
dell’anima di cui sembra essere pregno lo spirito di tuo figlio. Adriano è
stupendo con me e so che sarebbe un padre fantastico, ma la sua anima è nera
come la pece ed io non potrei sopravvivere accanto ad un uomo che accarezza i
suoi figli con le mani sporche del sangue di gente che, magari, conosco!”
Alzò lo sguardo su di me. I suoi occhi erano gonfi e rossi
e il suo volto sembrava essere invecchiato di colpo.
“Potresti crescere il bambino da sola”
Le mie labbra si contorsero in un sorriso amaro.
“Io amo Adriano, zia Lia. Lo amo con la stessa intensità
con cui tu hai amato mia madre. Noi siamo la luce della speranza e voi il buio
della disperazione. La luce e il buio si cercano e si anelano, come un assetato
desidera l’acqua, come un ceco desidera la luce, come un sordo desidera i suoni.
Questo bambino mi terrebbe legata a lui e a questo amore. Un amore che col
tempo ci distruggerebbe”
Mi avvicinai e l’abbracciai
“Credimi non ti ho mai giudicato, nessuno di noi l’ha mai
fatto, ma se ti fosse stato concesso di decidere; se mia madre ti avesse
concesso la possibilità di allontanarti da lei; se tu avessi potuto vivere
senza che il cuore ti pesasse come un macigno nel petto ogni volta che pensi di
doverla vedere…cosa avresti fatto?”
Mi osservò inebetita, poi volgendo lo sguardo vacuo verso
il figlio
“Tu lo sapevi?”
Adriano abbassò lo sguardo.
Mi allontanai, era una questione tra madre e figlio. Non
c’era alcun ruolo per me!!!
***
Quella stessa sera, mentre supina sul letto fissavo il
soffitto bianco, Adriano entrò nella stanza.
“Potevi almeno bussare!!” esclamai irritata, girandomi su
un fianco
“Non sono qui per litigare”
Sentii il materasso cedere al peso del suo corpo.
“Io ti amo, e non ti farei mai del male, a dispetto di
quanto tutto il mondo possa credere, di quanto tu stessa possa credere; perché
tu sei l’essere più importante di tutta la mia vita”
Non risposi, non perché non volessi, ma perché non
riuscivo ad articolare alcun pensiero di senso compiuto. In quel momento nella
mia testa vorticavano un turbinio di parole e nel mio cuore si affollavano una
miriade di sensazioni, entrambe si affrettavano verso la gola, serrandola in
una morsa, ma poi mi morivano sulle labbra.
“Ti amo da sempre, e vorrei non dover rinunciare a te; ti
prego concedimi un’altra opportunità” continuò in una specie di nenia “Io
potrei…”
“…cambiare…” lo interruppi levandomi dal letto e sedendomi
accanto a lui
“Si; per te potrei cambiare!!!”
Lo guardai intenerita e accigliata.
“Lo credi davvero?”
Non rispose. Non poteva rispondere. Sapeva che non sarebbe
mai cambiato, perché sapeva che le persone non mutano la loro vita per
compiacere i desideri di coloro che amano, ma solo se lo desiderano davvero e
se lo desiderano per se stessi; ma lui desiderava il potere, il denaro, il
rispetto, cose che aveva guadagnato col terrore!! Era molto fiero di ciò che
aveva ottenuto e del modo in cui aveva raggiunto i propri fini. In lui non
c’era dubbio alcuno e senza il dubbio
non c’è cambiamento!! Solo nelle persone con il cuore incrinato dal dubbio, è
possibile l’insinuarsi del tarlo della metamorfosi, e il cuore di Adriano era
intatto e racchiuso in un drappo di amianto, che nessun cambiamento avrebbe mai
potuto scalfire.
La mia mente fu improvvisamente lambita da un vecchio e
doloroso ricordo
“Un giorno forse le cose cambieranno. Un giorno forse
mi mancherai talmente tanto che ti chiederò di amarmi ancora!! E quel giorno
forse tu non vorrai saperne e allora sarò io a piangere per te”
Quelle parole mi ritornarono alla mente, aprendo il mio
cuore e schiudendo le mie labbra
“Io ti amo, Adriano” cominciai, rompendo quel terribile silenzio
“Ma l’amore non basta, sono necessarie altre cose, che tu non potrai mai
offrirmi. Forse dieci anni fa non avremmo mai dovuto rompere la nostra
amicizia. Sono stata una sciocca ragazzina superficiale!!”
“Sarei morto cercandoti!! Almeno sarò tra i pochi
fortunati che potranno dire di aver incontrato e amato l’altra metà della loro
anima”
Appoggiai la testa sulla sua spalla; desideravo con tutto
il cuore che il tempo si fermasse in quel momento.
“Perché non chiami quella tua amica e prendi un nuovo
appuntamento!?!”
Chiusi gli occhi e respirai profondamente.
Ero libera.
Si alzò.
“Grazie” sussurrai
“Vorrei venire con te, se non è un problema!!”
Anuii
"Adriano..." lo chiamai con la voce rotta
Si voltò.
Avrei voluto chiedergli
"Sei stato tu?"
Era passato un anno dalla morte di Umberto e Nicola. E in tutto quel tempo, questa domanda,
mi aveva tormentato il cuore e la mente. Era stata quella
domanda martellante a spingermi a lasciarlo. Le parole di Marco mi erano ritornate alla mente subito dopo
la morte dei due fratelli
"Adriano per dimostare di essere forte prima o poi schiaccerà chi ama. E tu sei l'unica ragazza
che abbia mai amato. Quando saprà di poter controllare il suo cuore, allora tornerà da te!!"
Nella mia mente si fece spazio l'idea che fosse stato lui a commettere quell'atto di ignominia nei confronti
dei due fratelli. C'era stato qualcosa che li aveva divisi e resi invisi agli occhi di Adriano. Poi
era stata decisa la loro eliminazione; forse era stato lui, forse gli era stato ordinato!! Ma la scelta
delle date dell'esecuzione, quelle non potevano essere una pura coincidenza...il giorno del mio compleanno, il
giorno del nostro anniversario!! Lui aveva scelto quei giorni...o forse qualcuno voleva colpirlo e
aveva eliminato i suoi amici in giorni per lui importanti?!?!
Non sapevo quale fosse la verità.
Ma alzando lo sguardo, vidi il volto di Adriano rigato dalle lacrime.
E allora quella domanda mi morì in gola.
Avrei voluto asciugare le lacrime che colavano sul suo
bellissimo viso, avrei voluto saltargli al collo e stringerlo al mio corpo per
alleviare il suo dolore. Ma quel dolore era anche mio; come potevo confortare
il suo cuore se anche il mio lacrimava sangue?
Decisi che non volevo conoscere quella verità.
Quella fu l’ultima volta che avrei ascoltato la voce
dell’uomo più importante della mia vita.
Tre giorni dopo era tutto finito. Adriano, come aveva
manifestato, mi aveva accompagnata, ma non mi rivolse la parola, né in
macchina, né in ospedale. Mi aveva accompagnato solo per distruggere l’amore
che ancora provava per me. Uccidere suo figlio era un buon motivo per smettere
di amarmi.
Quel giorno ebbe fine la mia storia infinita con Adriano,
un’amicizia durata quasi quarant’anni e quel gioco di luce e ombra che aveva da
sempre caratterizzato l’amicizia tra le nostre famiglie.
****
Pensavo, dopo tutto quel dolore, che non mi sarei più
ripresa. L’aborto aveva segnato il mio cuore più di quanto non avesse fatto
Adriano. Amavo quel bambino e in cuor mio, sapevo che sarebbe nato un
maschietto. Massimiliano. Gli avevo dato un volto e un nome, per cui
quell’aborto per me fu una vera e propria esecuzione. Avevo dovuto scegliere
tra me e lui, ed egoisticamente avevo scelto me!!
La mia anima era lacerata e il mio cuore era frantumato in
mille piccoli pezzi, che più nessuno avrebbe potuto riattaccare. Non avrei più
amato nessuno come avevo amato Adriano, questa era la mia unica consapevolezza.
Perché avevo amato Adriano come non si dovrebbe amare nessun uomo!! Con la
mente e con il cuore. Bisogna sempre amare solo con il cuore, in maniera
tale che la ragione possa accusare il cuore per gli errori e le ferite. O solo
con la ragione in modo che il cuore lo possa accusare di freddezza e calcolo.
Ma quando si ama con entrambi, non si possono addossare colpe e si vive con
l’amara consapevolezza che seppur si tornasse indietro si ripercorrerebbero le
stesse vie, commettendo i medesimi errori.
Non avevo tutti i torti, non ho più amato nessuno come ho
amato lui, ma col tempo ho imparato che esistono diverse forme d’amore, e
seppure alcuni amori sono irripetibili e unici; essi non sono mai gli ultimi.
Dieci anni dopo Nello mi ha fatto riscoprire la dolcezza
di essere innamorata. Mi ha mostrato la bellezza di un amore delicato ed
equilibrato. Grazie a lui oggi ho una famiglia e posso stringere tra le braccia
il mio piccolo Massimiliano.
Sono le vicende passate che c’insegnano che dopo
un’eruzione, il terreno diventa più fertile; dopo i terremoti, le case si ricostruiscono
più belle; dopo le grandi rivoluzioni, nascono le grandi repubbliche. Anche,
sopra la scuola dei drogati del mio quartiere, l’anno in cui nacque mio figlio
venne ricostruita una nuova scuola, una nuova speranza in un quartiere di
miserie.
Perché sopra le macerie può sempre nascere qualcosa di
bello!!
*sostanze chimiche utilizzate per la produzione di TE,
un tampone impiegato per numerosi tipi di esperimenti biologici
NdA: Vorrei ringraziare Petronilla per aver letto la bozza di questa storia. E vorrei,
inoltre, ringraziarla per i suggerimenti, che mi hanno permesso di rendere maggiormente comprensibili
alcune parti di essa!! Infine vorrei ringraziare Antheameiko, per aver commentato la storia con le sue mail.
Soprattutto perchè critiche e commenti servono per migliorare. Altrimenti non ci sarebbe funzionalità in un
sito come EFP. Magari dai nostri commenti può venir fuori un grande scrittore oppure evitare che quache altro cane, faccia
scempio della nostra letteratura. Per cui cercate sempre di lasciare un commento alle storie (via mail sarebbe meglio,
perchè così c'è confronto!!).
Credo che scrivere abbia sopratutto un valore sociale, per cui ho deciso di immergere la mia storia romantica
in uno sfondo abbastanza cruento e attuale.
Spero comunque che la mia storia sia stata gradevole e grazie a tutti per averla letta...baci Lella80
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