Black Rose - An Eternal Secret

di Alex Simon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Black Rose - Tutto ha inizio ***
Capitolo 2: *** Black Rose - Lacrime Di Sangue ***
Capitolo 3: *** Black Rose - Ricerca ***
Capitolo 4: *** Black Rose - Un Angelo ***
Capitolo 5: *** Black Rose - Rivalità ***
Capitolo 6: *** Black Rose - Ricordi dolorosi ***



Capitolo 1
*** Black Rose - Tutto ha inizio ***


Era una notte gelida e il leggero vento invernale staccava le ultime foglie dagli alberi ormai nudi e senz'anima, il cielo diventato scuro prima del solito non lasciava intravedere nemmeno una stella tra quella coltre di nubi che preannunciava un bel temporale.

In una casa della periferia ordinata e tranquilla Winry Rockbell venuta a Central City da Resembool, girava con aria persa uno stufato ormai pronto da un bel pezzo.

-Winry così lo brucerai...- L'avvertì Alphonse entrando nella stanza silenzioso come un fantasma, non che il suo aspetto fosse diverso da quello di uno spettro: ormai le notti insonni avevano segnato il suo viso di leggere occhiaie ed era perennemente stanco ma non abbastanza per addormentarsi, le rare notti in cui aveva chiuso occhio erano state colme di incubi e ricordi che gli torturavano l'animo.

-Si... scusa- Lei si riprese da quell'incessante rimuginare e spense il fornello portando lo stufato in tavola per riempire i due piatti.

C'era qualcosa in quella casa, qualcosa di forse troppo diverso dal solito... mancava la solita confusione, la gioia, il disordine, la presenza di qualcuno.

-L'hai fatto ancora Win...- Le fece notare ancora che bensì i piatti fossero ricolmi, nella pentola avanzava forse troppo stufato perché loro potessero finirlo.

-Mi dispiace Al... è che...- Trattenne un singhiozzo incapace di terminare la frase.

A Edward piaceva moltissimo lo stufato e quando Winry glie lo preparava era capace di mangiarne tantissimo, in quantità industriale... ma quella sera sarebbe avanzato.

-Lo so... manca molto anche a me- Posò una mano sugli occhi stanchi stropicciandoli in un vano tentativo di mandar via la stanchezza -Non chiudo più occhio da quando non c'è...- Rivolse poi lo sguardo ad una fotografia poco distante che li ritraeva insieme come ai vecchi tempi, tutti e tre stretti in un abbraccio che sarebbe dovuto essere eterno come la loro amicizia. -Perché ti sei fatto ammazzare... stupido- Trattenne le lacrime che per l'ennesima volta a quel ricordo straziante fatto di impotenza e disperazione: Era morto davanti a lui, tra le sue braccia, tra le sue lacrime, tra le sue grida...

-Non essere così duro Al... l'ha fatto per proteggere te... lo sai-

-Si ma al posto suo dovevo esserci io! Non doveva immolarsi al sacrificio come uno stupido eroe per proteggere me!-

Lei con passo debole gli si avvicinò e lo abbracciò tentando di consolarlo, di infondergli la sicurezza che forse nessuno dei due possedeva.

-Lui ha sacrificato la sua vita per te Alphonse... senza esitazioni, perché solo tu eri la sua ragione di vita, lui viveva per te non dimenticarlo-

-Ma ora non c'è... e questo non è giusto-

-Lo so...-



Intanto nel cimitero deserto ed inquietante due soldati facevano il solito giro di controllo tra le lapidi, forse un po' spaventati da quell'atmosfera macabra e tesa, come se qualcuno stesse per attaccarli alle spalle sbucando da dietro un albero.

-Perché il Colonnello ci ha messi a fare la guardia qui...?-

Balbettò Fury visibilmente allarmato mentre si guardava intorno senza sosta.

-E' ancora scosso per quello che è successo al Boss... anche se non lo ammetterà mai-

Rispose con un po' di tristezza nella voce il sottotenente Havoc continuando a camminare con la torcia in mano.

L'altro annuì cercando di nascondere due goccioloni sotto gli occhi pronti a sboccare come un fiume in piena. -Era così giovane...- Piagnucolò -Edwaaard-kuun-.

-Smettila Fury siamo in missione!- Gli diede senza pensarci un sonoro scappellotto dietro la nuca, più che altro per non essere contagiato da quel piagnisteo incessante.

Ad ogni loro passo le foglie che cospargevano il terreno scricchiolavano sinistramente e le sentivano fin troppo bene anche se stranamente loro erano fermi... immobili.

-C'è un rumore da quella parte... shh- Si avvicinarono cautamente, con le mani sulla fondina della pistola pronti per estrarla: Davanti a loro illuminata dal fascio della torcia faceva la sua comparsa una rosa appassita, nera, sulla tomba di... Edward Elric.

-Che razza di scherzo è questo?- Havoc infastidito da quella mancanza di rispetto si avvicinò e la raccolse notando che mancavano persino le spine cosparse a terra insieme a gran parte dei petali. -Che razza di svitato farebbe una cosa del genere...?-.

Aspettò per qualche secondo una risposta dal compagno ma in quel silenzio sentiva soltanto il rumore dei denti di Fury che battevano in preda a chissà quale paura, si voltò e lo vide pietrificato mentre indicava qualcosa tra gli alberi, un'ombra indistinta dai lunghi capelli sciolti sui fianchi.

-Fa qualcosa non stare impalato!- Gli diede un colpetto con il gomito e insieme puntarono i fasci delle torce verso lo sconosciuto ma senza vederlo, perché la luce veni a mancare all'improvviso, misteriosamente.

-Ma che razza...- Borbottò Havoc mentre Fury riprendeva a battere i denti più forte di prima, appena la luna venne in loro soccorso illuminando quella figura nebbiosa.

Qualcosa di impossibile, inquietante... tanto che rimasero di sasso entrambi a balbettare in preda alla confusione: Due stivali neri, pantaloni di pelle aderenti, una maglietta bianca che superava di poco la vita dove arrivavano i capelli biondi sciolti, una giacca di pelle e due occhi dorati che in altre circostanze gli sarebbero stati familiari, ma ora erano diversi, taglienti, crudeli, selvaggi... non una parola usciva da quelle labbra bianche e perfette come quelle del cadavere che dovrebbe essere.

-E-Edward... kun?-

[Angolino Dell'Autrice]

^_^ salveee sono tornata con una nuova fic, premetto che sarà cortina, non ci sono così tanti intrecci... a meno che Miss Ispirazione non mi faccia uno scherzetto u.u... voi che ne pensate? vi faccio un piccolo prologo ne? xD allora, Edward e Alphonse combattevano contro Envy, quando Al stava per essere ucciso... ma Ed si mette in mezzo e si becca una ferita mortale tanto che viene a crearsi un emoraggia irrisolvibile... non fanno in tempo a curarlo e purtroppo muore... ora viene la parte della fic: dopo diversi giorni apro con Alphonse e Winry ovviamente turbati dall'assenza di Edward e anche i militari sono sconvolti... però ecco che durante il giro di controllo al cimitero (idea brillante di mustang) come avete visto Fury e Havoc vedono quello che sembrerebbe essere Edward o.o... è piena di mistero lo so ^^ l'ho scritta poco fa e nn ho potuto trattenermi dal pubblicarla. spero che possa interessarvi.

Ah una cosa xD metto Yaoi così x sicurezza perché chi mi conosce sa che si finisce sempre a quello XD ma non è certo, devo ancora decidere :) a presto ragazzi!!

me lo lasciate un commentino? ^^ mi farebbe piacere sentirvi. Bye!

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Capitolo 2
*** Black Rose - Lacrime Di Sangue ***


-E-Edward... kun?-

Nessuno dei due sapeva spiegarsi ciò che aveva davanti, in teoria Edward Elric dovrebbe essere morto e sepolto con i dovuti onori eppure adesso lo avevano davanti vivo e vegeto, forse troppo bianco per un essere umano, troppo misterioso... ma o quello era Edward Elric o una copia perfetta dello stesso.

-Non è possibile...- Balbettò Fury, fece un passo avanti per guardarlo meglio anche se tra i due c'era ancora una certa distanza, ma prima che potessero aggiungere altro, com'era venuto quello spettro se ne andò facendo svolazzare i leggeri capelli al vento per poi sparire nella selva con il favore delle tenebre e della foschia.

-Aspetta!!- Gridarono e cercarono in vano di seguirlo... ma di lui rimase soltanto quella rosa appassita, nessun'altra traccia che potesse aiutarli, era sparito nel nulla.

Dopodiché, quando l'alba stava ormai giungendo e la nebbia si dissolveva entrambi si scambiarono uno sguardo sconcertato e non ebbero nessun dubbio: il Colonnello doveva essere informato.

-Smettetela di dire idiozie! Credete forse che io non voglia cancellare quello che è successo? Ma dobbiamo accettare la realtà... Fullmetal non c'è più e voi siete fin troppo superstiziosi, credete di aver visto il suo fantasma o una cosa del genere... ma vi sbagliate, non esistono queste cose-

Come si aspettavano il Colonnello non voleva credere alle loro parole, ma questa volta non guarda le cose dal punto di vista di un uomo di scienza ma come l'uomo a cui era stato tolto un amico, un sottoposto, un ragazzino che era troppo giovane per morire... e la cosa gli rodeva dentro come un fuoco inestinguibile.

-Taisa, non è come la storia del magazzino n° 13! Quella volta ammettiamo di aver sbagliato, eravamo spaventati e non avevamo alcuna luce... ma questa volta è diverso, lo abbiamo visto con i nostri occhi, era reale...-

-Non avete alcuna prova che sia stato veramente lui! Io credo ai miei occhi e a quello che sono certo di aver visto al funerale di Fullmetal... è sepolto a metri sotto terra non se ne va in giro per cimiteri-

-E la rosa allora? E' qui Taisa...- Contenuta in una bustina per le prove, ci hanno messo un po' per raccogliere ogni petalo e qualche spina ma erano certi di dover portare almeno una prova. -Ce l'ha messa lui lì sopra...-.

-Perché dovrebbe mettere una rosa appassita sulla sua tomba...? E' soltanto uno scherzo di pessimo gusto...- Sussurra ma un attimo dopo si ricompone e prende una decisione -D'accordo questa sera verrò con voi, ma solo per beccare quel bastardo che si permette di fare una cosa del genere... non per dare la caccia agli spettri-.

Tanto bastò ai due, perché se il misterioso fantasma tornerà anche quella sera allora il Colonnello Mustang dovrà ricredersi e ammettere che forse c'è qualcosa di veramente strano in tutta questa faccenda.

-Però... non dovremmo dirlo ad Al...?- Iniziò titubante Fury, lui l'aveva visto quel ragazzo ammesso che si sia trattato veramente di Edward, ma supposizioni o no è di suo fratello che si sta parlando e di un mistero irrisolto che è collegato alla sua morte, sarebbe una mancanza di rispetto ancora più grande non informarlo.

-Per ora no, non voglio che soffra ancora con questa assurda storia, se ci saranno dei veri sviluppi lo informerò personalmente ma per ora lasciamo che riposi o almeno che cerchi di farlo-.



La stessa sera il quartiere era silenzioso e deserto, con questo freddo le famiglie non amavano certo uscire quanto piuttosto riunirsi attorno al focolare per riscaldarsi un po' prima di andare a dormire.

Quindi c'era un'atmosfera perfetta per gironzolare indisturbato di casa in casa o più precisamente per introdursi nel giardino di casa Elric e arrampicarsi sull'albero di pesco che dava proprio sulla finestra di Alphonse come un angelo custode o qualcosa di simile.

Questo faceva Edward Elric nascosto tra i rami secchi che gli sarebbero stati più di aiuto se ricolmi di foglie verdi, tanto per mimetizzarsi alla perfezione ma anche così il ragazzo nella sua stanza non faceva particolare attenzione a lui o a cosa provenisse dall'esterno.

Era seduto sul suo letto, in mano un album fotografico vecchio di chissà quanti anni, se non sbagliava al suo interno dovevano esserci foto di famiglia e quelle che loro avevano fatto insieme durante i viaggi.

-Oh Al...- Inutile mentire, a vederlo in quelle condizioni gli si spezzava il cuore... perché nascondere questo segreto si chiedeva, se ciò fa soffrire le persone che più amo al mondo, perché non dire loro la verità e tornare ad essere una famiglia...?

Ma certo, avrebbe potuto metterli in pericolo e questa doveva essere la sua massima priorità, se qualcuno avesse scoperto che persone normali erano coinvolte con un essere come lui... -Tsk...- Strinse i pugni così forte che non si accorse che un rivolo di sangue scorreva ora sulla sua mano. -Al diavolo...- Mollò la presa maledicendosi per l'ennesima volta, quella forza straordinaria non gli apparteneva anche se qualcosa della sua nuova vita gli tornava utile, per esempio non sentire alcun dolore, non soffrire il freddo, essere agile e veloce... però c'erano dei lati oscuri e terribili che detestava con tutto se stesso, all'infuori del non poter vedere la sua famiglia.

-Credimi Al... vorrei dirtelo... ma è più importante la tua incolumità-.

Scese dall'albero in un salto e diede un'occhiata alla ferita che si era già rimarginata lasciando solo una macchietta di sangue secca, dopodiché qualcosa arrivò alle sue orecchie più sensibili che mai, un movimento fin troppo veloce per essere quello di un umano e infatti appena si voltò incontrò due iridi azzurre che lo fissavano da molto, molto vicino con un sorrisetto soddisfatto.

-Ciao Edward...- Lo salutò un ragazzo dai capelli biondi chiari, con indosso una camicia bianca e dei semplici pantaloni, più grande di lui ma non meno pericoloso. -Ti stai divertendo?- Si avvicinò ad un tratto troppo velocemente al suo orecchio tanto da sfiorarlo con le labbra fredde e marmoree.

Il biondo sospirò e in uno scatto d'ira assolutamente non controllato lo prese per la gola atterrandolo così forte che il suolo si crepò, posizionandosi sopra di lui lo guardò con occhi pieni di odio dalle venature nere evidenti che rigavano anche parte delle guance.

-Ti sembro uno che si sta divertendo?! Perché mi hai fatto questo...?- Calmandosi tornò normale ma lo teneva sempre a terra sotto il suo controllo.

-Era un peccato lasciarti morire...- Alzò una mano su quei capelli biondi sciolti al vento che coprivano ora il viso di entrambi e raggiunse il suo proprio all'angolo facendogli una leggera e lenta carezza ma a Edward non parve piacere perché gli afferrò il polso e lo piegò, lo avrebbe sicuramente staccato se il giovane avversario non lo avesse fermato e ribaltato le posizioni: Ora era Edward ad essere sottomesso al suo volere, sopra l'asfalto ancora una volta crepato.

-Sono più vecchio, quindi più forte- Sorrise inchiodandogli i polsi a terra, strano come nessuno dei due sentisse il minimo dolore o fastidio.

-No...- Ma ancora una volta il minore non volle mollare, gli ringhiò contro assestandogli un bel calcio sugli addominali che lo fece volare a metri di distanza e gli permise di rimettersi in piedi a velocità sovrumana. -Sono più determinato quindi più pericoloso-.

-Determinato a cosa?- Si rimise in piedi togliendosi un po' di calcinaccio di dosso ma non osò riaccostarsi.

-A tenerti lontano da me, o chissà ad ucciderti... come hai detto tu le mie emozioni sono amplificate forse cento volte più di quanto lo erano prima, rabbia, tristezza, felicità, collera, sento tutto troppo forte... come i suoni e i sapori e qualsiasi altra cosa che mi stia intorno, il buio... le tenebre... non hanno importanza ormai, la mia forza è incontrollabile...- Finì turbato quasi disperatamente per quella situazione così nuova e incomprensibile per lui.

-E' normale devi soltanto farci l'abitudine... e tanto per essere sincero, niente mi terrà lontano da te-

-Vedremo, Heiderich...- Spostarono entrambi lo sguardo verso le case che si illuminavano una ad una, gli abitanti forse allarmati da tutto quel casino che stavano facendo avevano deciso di controllare, era ora di andare via... -Sono commosso mi hai chiamato per cognome, è un inizio...- Fece per spostare lo sguardo su Edward ma già era sparito tra le tenebre dileguandosi a velocità record.



Nel frattempo dei soldati si erano appostati sul prato del cimitero, non che fosse un posto adeguato per fare un campeggio ma erano decisi a rivedere lo “spettro” a maggior ragione ora con la presenza di Mustang anche se ci fosse voluta tutta la notte.

Muniti di torce e coraggio girano per le lapidi cercando indizi, qualsiasi cosa che possa portarli a quel misterioso ragazzo, in particolare però non si lasciano sfuggire la tomba di Edward che sembra la sua preferita.

-Io... credo che non verrà se ci siamo noi di guardia, non è mica stupido- Osservò Havoc accendendosi una sigaretta.

-D'accordo allora spegnete le luci e state zitti!- Ordina irritato il Colonnello afferrando la sigaretta del sottoposto per spegnerla a terra con rabbia.

-Proprio con la mia sigaretta deve prendersela?!-

-Zitto Havoc... e stai attento-



Intanto Edward tutto contento di essersi liberato di quello scocciatore passeggiava per i boschi avvicinandosi sempre di più al cimitero, chissà perché ma fare visita alla sua tomba vuota dove tutto ebbe inizio in qualche modo era diventato una specie di rito.

Così tra le foglie, il muschio e la fanghiglia arrivò a destinazione e subito con la sua vista sviluppata notò i militari sdraiati a terra mezzi morti di sonno, l'altro giorno aveva esagerato, non avrebbe dovuto farsi vedere... doveva aspettarselo che Mustang sarebbe subito accorso.

“Se qualcosa va male me la do a gambe...” Fece spallucce e così entrò raggiungendo quella lapide spoglia senza portare però nulla con sé.

Gli dispiaceva sapere che Alphonse veniva a fargli visita e parlava con un mucchio di rocce e una bara vuota nascosta a metri sottoterra, ma non voleva demolire la sua speranza, forse lo rincuorava pensare che in qualche modo, ovunque fosse, riuscisse ad ascoltare i suoi pensieri.

Peccato che però il suo Fratellone non era poi così lontano come immaginava...

-Un pensiero te lo lascio io Al... mi manchi immensamente...-

-E-Edward...?- Si voltò sorpreso verso la figura assonnata del Colonnello che si metteva in piedi cercando di fare meno rumore possibile, aveva intuito dei movimenti ma pensava che si stesse muovendo nel sonno non che fosse sveglio...

-T-taisa...- Sperò soltanto che fosse troppo assonnato per ricordarsi tutto ciò al mattino.

-Allora avevano ragione... eri tu...- Si avvicinò fino ad inginocchiarsi vicino a lui, per sfiorarlo anche se con leggera incredulità. -Sei qui... com'è possibile?-.

-Non lo è...- Sussurrò prendendogli la mano -Torni a dormire Taisa... nulla di tutto ciò è reale-. Dai suoi occhi sgorgarono lacrime di sangue scarlatto che bagnarono la lapide, le loro mani e la terra.

-Edward... dimmi se sei reale, ho bisogno di risposte, sono sicuro di non sognare in questo momento-.

-Non posso dargliele Taisa... è una cosa terribile, che nessuno deve sapere... altrimenti sarete in pericolo...-.

Il Colonnello si chiedeva se quello che aveva davanti era veramente Edward Elric, o se si trattasse di un suo vaneggio notturno, ma le lacrime di sangue e la sua presenza erano fin troppo reali per dubitare della sua sanità mentale in questo momento... stava succedendo qualcosa, qualcosa di grosso che però non poteva essere svelato e l'unica persona che ne sapeva qualcosa era il ragazzo che aveva davanti ma che allo stesso tempo credeva di sognare.

[Angolino Dell'autrice]

Wow oggi sto picchiettando sulla tastiera e sul cellulare più che mai XDDD anche perché ho i messaggi gratis evvivaaaaaaaaaaa *_* ahahahahaha, me felice perché non si annoierà durante il pomeriggio... ma tornando a noi e alla fic!! Spero che questo capitolo vi interessi di più ^^  capisco che il primo era un po' cortino e non tanto chiaro... ma adesso vedrete che tutta la foschia andrà via ùwù

Ringrazio chi mi ha recensito lo scorso chap ^.- mi ha fatto davvero piacere... e spero che qualcuno si aggiunga alla comitiva xDD  Intanto però, per le mie altre fic ci sarà da aspettare, causa ispirazione 0!

Vedrò di inventarmi qualcosa, ma per ora vi lascio ^_^ e ci risentiamo nel prossimo gente!!

Bye Bye!!

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Capitolo 3
*** Black Rose - Ricerca ***


Il mattino seguente quando Edward aprì gli occhi la prima cosa che percepì e di conseguenza accarezzò furono le lenzuola di seta di un rosso appariscente che gli fasciavano il corpo in maniera perfetta, così morbide, delicate e fresche... la seconda fu il sole già alto nel cielo insolitamente azzurro e limpido, i raggi attraversavano per quanto fosse possibile quei rari spiragli tra le tende scure e pesanti illuminando anche il gigantesco tappeto persiano sul pavimento di legno.

Tutto gli diceva che quella mattina non sarebbe potuto uscire fuori, gli uccellini cinguettavano allegramente, nel cielo non c'era traccia di una sola nuvola per cui avrebbe dovuto aspettare la notte o che il cielo improvvisamente si annuvolasse.

La luce era troppo intensa per i suoi occhi e non era abituato a tutto quel percepire in maniera così intensa, gli sarebbe scoppiato il mal di testa come al solito e non ce l'avrebbe fatta a rimanere fuori per più di dieci minuti.

Poco male si disse... non incontrerà il suo solito persecutore a meno che non sia lui a fargli visita, per questo però si era scelto un'abitazione coi fiocchi: Una villa per qualche motivo invenduta nel sottobosco, circondata da alberi da frutto e pini dalle dimensioni enormi, piena di libri e testi antichi appartenenti al precedente proprietario.

Non che lui lo fosse poi... approfittava soltanto della situazione visto che non era poi così attaccato a cimiteri e cripte oscure e puzzolenti.

Sospirando si mise in piedi, i capelli biondi sparsi un po' qua e un po' là ancora tra le lenzuola, si stropicciò quindi un occhio, sbadigliò ed entrò nel bagno della stanza per darsi una sistemata con il sospetto che quella mattina sarebbe stata di una noia mortale...



Nel frattempo anche il Taisa salutava il mattino ma in modo diverso, ossia con un doloroso mal di schiena dovuto al sacco a pelo e al terreno scomodo del cimitero, ma non gli importava poi molto... quegli stupidi corvi potevano ridere di lui quanto volevano con i loro “cra-cra” stonati, ma in fin dai conti quella non era stata una notte spesa in vano.

Da prima pensò che lo strano “colloquio” con il -si credeva- defunto Fullmetal fosse stato frutto di un suo vaneggio notturno o di un incubo dovuto al posto e ai fatti accaduti quel giorno, ma la curiosità lo aveva spinto oltre: infatti ricordò nitidamente le lacrime di sangue scarlatto che sgorgavano dai suoi occhi che tra l'altro avevano macchiato le loro mani, il terreno e anche la lapide. Così pensò di controllare, “Non è possibile che io lo stia facendo” si ripeteva ad ogni passo, ma si vide costretto a spalancare la bocca e a maledirsi per il suo scetticismo quando le vide ancora lì: macchie scarlatte che imbrattavano ancora quel luogo e anche la sua divisa...

In quel momento Roy Mustang ricordò quello strano sogno annebbiato, ricordò le parole di Edward e si convinse che stava succedendo qualcosa a Central City, ma la sua priorità inanzi tutto era ritrovare quel ragazzo e parlargli ancora, scoprire ciò che gli era accaduto, quale terribile segreto manteneva...



All'ora di pranzo il biondo segregato in quell'immensa villa iniziava tuttavia ad annoiarsi terribilmente, aveva letto interessanti volumi storici sulla fondazione di Central City, aveva letto romanzi appassionanti ma per quanto lo affascinassero rimaneva sempre solo e nulla poteva compensare quel sentimento.

Si avvicinò alla finestra con curiosità, lentamente scostò le tende pesanti sbirciando al di fuori ma se ne pentì subito appena i raggi del sole incontrarono i suoi occhi e in uno scatto le lasciò per tenersi le tempie doloranti -Accidenti...!- gridò inginocchiandosi a terra. Perché tutto quel dolore? Perché i suoi sensi così sviluppati, seppur incredibili avevano dei limiti? Percepire in maniera eccessiva i raggi del sole per occhi sensibili come i suoi diventava un problema e lo costringeva di conseguenza ad evitarli... la cosa gli dava un immenso fastidio.

-Hai provato di nuovo ad esporti al sole... non impari mai-.

Arrivò dall'ingresso una voce a lui purtroppo familiare, un rumore di passi che pian piano si faceva sempre più vicino.

-Non è il mio corpo sono i miei occhi...-

Borbottò in risposta rimettendosi in piedi, anche se, vorrebbe evitare quella conversazione irritante.

-Ti do un consiglio vuoi? Compra degli occhiali da sole potenti... e il gioco è fatto-

Disse quasi derisorio mettendo in mostra i suoi di un nero brillante.

-Non m'interessano i tuoi consigli... io non metterei mai una cosa così brutta sulla mia faccia- Sputò velenosamente voltandogli le spalle per raggiungere il salotto.

-Davvero? Sono dello stesso colore... dei capelli di quell'uomo-

Avvertì possessività e gelosia in quelle parole, mentre vedeva quegli occhiali da sole slittare sul tavolo per fermarsi esattamente sotto il suo sguardo mentre distrattamente giocava con delle bottiglie.

-Ignoriamo il fatto che tu sia riuscito a seguirmi... ma che t'importa?!-

Fu tentato di spaccare in due quelle lenti scure ma poi ricordò che era grazie ad esse che quel fastidioso individuo era arrivato da lui e di conseguenza grazie ad esse lo avrebbe lasciato.

-M'importa invece- Si fece più vicino tutto d'un tratto, un secondo fulmineo e se lo ritrovò davanti a pochi centimetri dal suo viso -Tu mi appartieni-.

-Ma per favore non dire idiozie! Quando se la sarebbe inventata questa il tuo ego gigantesco?-

-Quando ti ho visto versare lacrime per un umano di cui non sapevo nulla-

Gli fu dietro con altrettanta velocità, avvicinò una mano al suo collo per scoprirlo dai lunghi capelli biondi facendoli ricadere solo da una parte e si inebriò del dolce profumo della sua pelle, come se fosse la più irresistibile delle droghe appagando ogni suo desiderio, eccetto uno: quello di posare le labbra su quella perfezione, che gli fu negato bruscamente mentre il soggetto si scostò allontanandosi infastidito.

-E' un caro amico, fatti gli affaracci tuoi e stammi lontano-.



Nel frattempo i soldati ignari di tutto si erano svegliati e assieme ad un Colonnello apparentemente molto turbato avevano preso le loro cose e si erano allontanati velocemente dal cimitero, ma durante il viaggio ognuno non poteva scostare lo sguardo dal superiore che sembrava sempre più strano e pensieroso, anche se, per quanto li riguardasse non erano stati testimoni di un evento straordinario che potesse avere quest'effetto.

-Colonnello... è per caso successo qualcosa?-

Colui che decise di rompere il ghiaccio fu Havoc e tutti non prestarono attenzione alla domanda da lui posta quanto più alla risposta.

-Avevate ragione, questa notte mentre dormivate l'ho visto anche io...- Sussurrò ripensando ancora a quell'insolito incontro, alle parole, ai gesti e alle verità nascoste che non gli era permesso di conoscere ma che tuttavia tormentavano Fullmetal e tanto gli bastava per formulare qualche ipotesi.

-Lo ha visto Taisa?! E... è riuscito a parlargli?- Domandò dando voce anche ai pensieri degli altri, oltre il limite dello stupore.

-Si... c'è sicuramente qualcosa che lo turba profondamente ma che non ha potuto rivelarmi...-

-Quindi lei è sicuro che si trattasse di Ed? Il nostro Fullmetal?-

-Si ma i miei dubbi non sono dovuti alla sua identità... più che altro mi domando cosa gli sia capitato, cosa nasconde di così importante, perché ci ha lasciati nell'ombra...-

-Non voglio fare ipotesi azzardate Taisa... ma non siamo stupidi né tanto meno degli idioti... non lo avremmo mai seppellito vivo... per cui, come ha fatto a...-

-Non lo so Havoc, per questo voglio trovarlo e parlargli ancora una volta ma prima devo fare una cosa- Ci fu una pausa, l'aria era palpabile quanto la tensione e la frustrazione da parte del superiore -Devo informare Alphonse, è giusto che venga messo al corrente di tutto...-.

[Angolino Autrice]

Eccomi qua ^^  che ne pensate di questo capitolo??? *-* spero vi sia piaciuto, e scommetto che aspettate la reazione di Al ^__^ ehehehehehe.

Be' intanto ringrazio infinitamente tutte le persone che mi hanno recensito lo scorso capitolo e le persone che faranno lo stesso con questo *-* ma soprattutto un grazie speciale alla mia Rie onee-san che mi segue in ogni mia pazzìa ^-^ ahahahahhahaha e nn è facile ùwù ne ho una al giorno XDDDD  sei diventata indispensabile per me :) ci sei sempre, e mi rende immensamente felice :D Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee :*

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Capitolo 4
*** Black Rose - Un Angelo ***



In casa Elric regnava il più totale silenzio da quando lui non c'era più, l'aria non era allegra e piena di infantili risate o a volte scossa da quelle grida senza alcun senso, dalle lamentele sciocche che Edward era solito fare, per abitudine più che per vera rabbia.

Alphonse sentiva questa presenza mancante tra quelle mura, tra le fotografie che non riempivano alcun vuoto e l'illusione di vivere soltanto un brutto sogno, un incubo dal quale presto si sarebbe svegliato.

Stava scendendo le scale per aprire la porta al Colonnello Mustang che lo aveva avvertito di una sua visita, doveva parlargli di qualcosa di molto importante che riguardava Edward e per questo ora più che mai lo assalivano milioni di flashback ed emozioni incontrollabili, ma da quando il suo fratellone non c'era più si era sempre ripetuto che poteva farcela, poteva affrontare un giorno dopo l'altro fino a quando finalmente avrebbe accettato questa situazione e avrebbe imparato per lo meno a conviverci, perché no, per Alphonse sarebbe sempre risultato impossibile accettare il fatto che il suo fratellone, la sua unica famiglia, fosse morto.

Dopo il funerale ogni persona con cui veniva in contatto non mancava di chiedergli come si sentisse e di offrirgli il suo aiuto in caso di bisogno, odiava essere la piccola, povera vittima di turno, quelle persone non avrebbero mai realmente compreso ciò che lui si portava dentro, non lo avrebbero mai capito e allora perché mostrarglielo? Da qualche giorno quindi mostrava agli ospiti un falso sorriso sereno, turbato certo per il lutto ma era un sorriso capace di dire “Ehi mi sto riprendendo state tranquilli!” anche se si trattava di una grossa bugia.

Ma quando aprì la porta al Colonnello non sentì il bisogno di innalzare quella barriera, perché essendo una persona fidata, in grado di capire veramente poteva rilassarsi, sicuro che nessuno lo avrebbe compatito o giudicato come il povero Alphonse Elric, rimasto figlio unico troppo velocemente, orfano di madre e praticamente anche di padre, che tra parentesi non si era visto nemmeno al funerale di Ed.

-Colonnello... entri prego- Lo accolse con un debole ma sincero sorriso ed entrambi si sedettero in salotto dove finalmente il minore, forse troppo preso dai suoi pensieri notò l vestiario stropicciato e sporco del maggiore... insolito per il Taisa... pensò ma avrà una buona ragione concluse infine. -Di cosa voleva parlarmi?-.

-Alphonse... non voglio allarmarti né infierire sul tuo stato d'animo... ma c'è una cosa che devi sapere e riguarda Edward-.

Il minore a quelle parole si fece coraggio, prese un lungo respiro e si preparò all'ascolto, cercando di reprimere quella stupida e dolorosa voragine che ogni volta cercava di strappargli il cuore appena udiva il nome di suo fratello.



Edward nel frattempo aspettava pazientemente che il sole calasse ormai giunto al tramonto, impaziente di poter uscire e girare liberamente senza essere costretto a rimanere dentro casa con quell'insulso ed irritante individuo che non voleva lasciarlo solo neanche per un attimo, come se poi fosse davvero una sua proprietà.

Ignaro del discorso che stavano facendo in quel momento il Colonnello e suo fratello pensava di tornare al cimitero come ogni sera, per riflettere e stare un po' da solo approfittando del fatto che almeno in quel luogo, la cara palla al piede che lo seguiva costantemente avrebbe avuto il rispetto di lasciarlo in pace.

Ma forse chissà, il suo cuore desiderava altro che semplice tranquillità, forse sperava che facendo ritorno in quel luogo ogni sera avrebbe potuto incontrare suo fratello... anche se non avrebbe potuto parlargli per non metterlo in pericolo, altra restrizione costretta dal solito individuo irritante che lo seguiva.

Qualche giorno lo sapeva, gli avrebbe dato un pugno così forte che lo avrebbe sentito in ogni caso, natura sovrumana o meno per avere la soddisfazione di farlo tacere e togliergli quel sorrisetto dalla faccia.

-Perché continui a seguirmi nonostante io palesi il mio odio sconfinato nei tuoi confronti?!- Chiese sentendo quell'asfissiante presenza già alle sue spalle.

-Che c'è di male, ti faccio un po' di compagnia- Risponde invece lui alzando poco le spalle con un sorriso tranquillo.

-Io non la voglio questa compagnia quindi vattene-

-Non vorrai maltrattarmi come l'altra volta spero... sai in quel quartiere non riescono a spiegarsi quelle deliziose crepe che tu hai fatto sull'asfalto-

-Tecnicamente è stata la tua testa a farle e non sarebbe successo niente se tu non mi avessi provocato-

-Provocato... così?- Si avvicinò sempre fulmineamente per paura di prendersi un bel pugno e posò le labbra sul suo collo candido e freddo, il risultato non fu dei più rosei perché Edward dopo aver superato la sorpresa iniziale fu preso dalla rabbia e lo afferrò per il colletto della camicia voltandosi per guardarlo negli occhi in malo modo ed avvertirlo di non continuare altrimenti sarebbero stati affari suoi.

-Esattamente... “non ti avvicinare a me”, come te lo devo spiegare questo concetto?!-

-In ogni modo che conosci...- Sussurrò con un che di malizioso, dove però la malizia non c'entrava niente.

-Bene...- Sibilò mentre i suoi occhi venivano segnati ancora dalle solite venature minacciose che solcavano anche le guance, per dargli un'aria pericolosa e crudele.

Infatti rimanendo fedele a ciò improvvisamente lo scaraventò oltre la veranda facendolo atterrare su di un pino bello alto, peccato che però i rami di questo iniziarono a spezzarsi facendogli fare una bella caduta a terra.

Edward in un attimo fu davanti a lui con una lancia di legno che chissà da dove aveva ricavato, la puntava all'altezza del suo collo sopra la camicia sporca di terra e la pelle scoperta a causa di qualche strappo causato dai rami con cui si era scontrato.

-”Stammi lontano” ora è così difficile da capire?-

-No, le tue tecniche di persuasione hanno dato i loro frutti, ora se vuoi scusarmi...- Scansò la punta della lancia delicatamente e si rialzò in piedi ripulendo la camicia come meglio poteva ma con scarsi risultati. -Vado a darmi una sistemata...-.

-Ecco bravo, fuori dai piedi-.

Appena se ne fu andato si calmò e tornò normale, sospirò chiedendosi in che cosa si stava trasformando... in un essere incapace di trattenere i propri istinti, qualcuno che non è vivo ma nemmeno morto, un esistenza sconosciuta agli occhi del mondo compresa a quelli di suo fratello e dei suoi più cari amici...



-Lei è davvero sicuro che non si trattasse di Envy...?-.

Alphonse aveva pazientemente ascoltato la storia del Colonnello senza intervenire nemmeno una volta su quanto la considerasse assurda o improbabile, ma man mano che andava avanti anche lui iniziava a convincersi che forse un fondamento di verità c'era... se lo diceva il Colonnello, che è un uomo di scienza non doveva proprio considerarla una bugia, vivendo in un mondo dove esistono homunculus, chimere e via dicendo come potrebbe non considerare una cosa simile dopotutto?

Annuì alla fine del racconto cercando di mantenere una visuale razionale ed oggettiva della situazione, però essendo un essere umano che prova dei sentimenti gli fu difficile ignorare quelli che iniziavano a farsi strada nel suo cuore, che invadevano e scalciavano nel suo petto: la speranza ritrovata in un racconto del tutto assurdo ma nonostante ciò veritiero, la tristezza che lentamente iniziava ad abbandonarlo perché forse c'era ancora una speranza, forse avrebbe potuto rivedere il suo fratellone e parlargli e capire -seguendo la storia del maggiore- ciò che lo affliggeva, non si sarebbe più sentito in colpa per essere stato inutile al momento del bisogno, anche se Edward avrebbe smentito questa sua teoria lui la pensava lo stesso così, perché la persona che più amava al mondo stava morendo tra le sue braccia e non era stato in grado di aiutarlo.

Ma sarebbe cambiato tutto...

-Sono sicurissimo Alphonse, dovevi vederlo... non poteva assolutamente trattarsi di Envy, torna al cimitero ogni notte e secondo me lo fa perché vorrebbe dirti qualcosa che non può... ti cerca e sente la tua mancanza come tu senti la sua-

Non era arrabbiato perché Edward non li aveva messi al corrente di questa situazione, ma in qualche modo lo capiva e sentiva di volerlo aiutare, si era commosso vedendo quelle lacrime seppur fossero davvero insolite e sapeva che non era colpa sua...

-Avete già un piano per riuscire a rintracciarlo ancora?-

-la mia priorità è stata quella di informarti... ma pensavo di tornare al cimitero se saremo fortunati potrebbe tornare, se invece non fosse così sospetto comunque che si trovi nelle vicinanze altrimenti non sparirebbe così velocemente-.

-Allora proviamo a cercarlo lì e semmai nelle vicinanze, voglio vederci di più in questa storia-.



Poche ore più tardi i due arrivarono al cimitero dove Alphonse ebbe modo di notare le macchie rosse sulla tomba del fratello, o meglio come le aveva descritte il Colonnello: Le lacrime di sangue che aveva versato la notte scorsa.

Si guardarono a lungo intorno fino a che decisero che forse era meglio dividersi e setacciare anche la zona intorno per ottenere maggiori risultati, almeno si sperava...

Fu a questo punto che accadde qualcosa, mentre Alphonse camminava nel bosco silenzioso stando tuttavia attento a non perdere di vista il sentiero s'imbatté in alcune rovine: colonne e scalinate di pietra logorate dal tempo e dai rampicanti che iniziavano a circondarle e stringerle come in una morsa.

Al centro di uno spiazzo vi era una tomba anch'essa di pietra, priva di incisione o identità ma ciò che contava era la persona che era seduta su essa: apparì come un angelo davanti ai suoi occhi scioccati, un ragazzo dai lunghi capelli biondi gli dava le spalle, i suoi lineamenti seppur poco visibili erano illuminati dai flebili raggi lunari che facevano sembrare la sua pelle fatta di porcellana delicata e morbida anche se sicuramente fredda... visto che in quella notte gelata non era un gran che coperto, indossava soltanto un giubbotto di pelle nero, come i pantaloni e gli stivali.

Era diverso da come se lo ricordava, non che fosse passato così tanto tempo ma aveva qualcosa a lui estraneo come aveva detto il Taisa.

-Edward...- Uscì come un sussurro dalle sue labbra tremanti, ma fu udito perfettamente dall'altro ragazzo che si voltò sorpreso facendo svolazzare i lunghi capelli per aria, mostrando i suoi grandi occhi dorati a quella luce suggestiva.

Come in un film i loro sguardi si incontrarono, l'angelo e l'essere umano che non poteva credere ai propri occhi ma aveva il cuore traboccante di ingenua felicità.

Le labbra perfette del biondo erano ancora schiuse in attesa che il cervello gli suggerisse qualcosa da dire, ma non trovava le parole per quella circostanza e non accennava nemmeno un movimento aspettando che fosse l'altro a parlare e rompere quell'imbarazzante silenzio.

-Nii-san...-

[Angolino Autrice]

Eccomi qui ^_^ come vedete finalmente Alphonse è stato messo al corrente degli ultimi sconvolgenti avvenimenti, e non ha perso tempo XD I due fratellini si sono come dire... "Riuniti" anche se nelle tenebre giace ancora qualche segreto o.o... che Edward non è morto ma neppure vivo ormai si sa... 

Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo,  Ringrazio come sempre Rie onee-san :3 che mi ha recensita con tutto il suo entuasiasmo *-* anche se vorrei sentire anche qualcun'altro eh!

Me lo lasciate un commentino? ^^

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Capitolo 5
*** Black Rose - Rivalità ***



Nel bosco tra quelle rovine distrutte dal tempo e dalle intemperie, due fratelli continuavano a fissarsi con sguardi pieni di stupore e altre mille emozioni, per chi felicità, speranza e per chi paura, ansia... timore.

Ancora non usciva una parola dalla labbra fredde e perfette del maggiore che si interrogava sul da farsi, se scappare per non mettere in pericolo suo fratello o seguire il proprio cuore forse ormai gelido, ma desideroso di un abbraccio, di un dialogo, di qualsiasi cosa che potesse dargli almeno l'illusione di avere ancora un rapporto normale con quell'essere umano delicato che era il suo fratellino.

-Fratellone... dimmi qualcosa... dimmi che non sto sognando...-

Sussurrò muovendo qualche passo sulle foglie umide e a volte scricchiolanti, sul fango scuro, sugli scalini distrutti e pericolanti, fino ad arrivare davanti a quella tomba in pietra, davanti a quel ragazzo che al solo sguardo gli faceva sciogliere il cuore.

-No... non stai sognando Al...-

Aveva davanti quello che doveva essere -almeno in teoria- un fantasma, ma era lì davanti a lui, gli stava parlando e gli aveva appena dato la certezza che tutto quello che stava vivendo al momento non fosse solo un suo sogno, o il risultato di un vaneggio notturno creato dalla sua mente malata per compensare quell'assenza lacerante.

Per essere più sicuro, alzò la mano tremolante e la posò su quel gelido volto saggiandone la morbidezza sulle guance bianche, il contatto ruvido all'altezza del mento segno forse del primo accenno di barba.

Era proprio bello il suo Fratellone e soprattutto reale, aveva così tante cose da chiedergli, una sete immensa di conoscenza da saziare con le sue parole.

-Ma... ma tu... non respiravi ed eri cadaverico e io... sono stato impotente fratellone, non ho potuto fare niente per aiutarti...-

Sentiva gli occhi bruciare così forte che non ce la fece più, lasciò andare giù per le guance lacrime bollenti di frustrazione, a quel brutto ricordo che aveva la certezza fosse vero e nitido ancora nella sua mente tormentata da quelle immagini: Edward stava morendo tra le sue braccia, il sangue non smetteva di scorrere e non c'era verso di fermarlo, lo vide diventare bianco poco a poco e chiudere gli occhi come se si stesse addormentando, serenamente come aveva fatto sua madre.

Eppure era lì davanti a lui...

-Al non piangere... non è stata colpa tua-

Edward lo abbracciò tenendolo stretto sul suo petto, mentre gli accarezzava i capelli per rassicurarlo e gli sussurrava dolcemente parole di conforto.

-Dovevo essere io... perché ti sei messo in mezzo?!-

Strinse convulsamente i pugni sulla sua maglia per non lasciarlo andare affogando le lacrime tra le sue carezze e il suo abbraccio freddo ma confortevole.

-No no no non dire così Al... per te darei qualsiasi cosa lo sai- Gli posò un bacio sulla fronte asciugando le lacrime con i pollici e gli sorrise guardandolo negli occhi.

-Ma non doveva essere la tua vita...-

Tirò su col naso stringendolo ancora, suo fratello... l'unica certezza in carne ed ossa che aveva.

-Io sono qui Al... non posso spiegarti come ma ho bisogno che tu abbia fiducia in me, sono qui con te...- Lo strinse infondendogli fiducia, il minore si aggrappò a quelle parole come fa un disperato in cerca di un appiglio per la salvezza.

-Ma come faccio a sapere che non andrai via di nuovo...?-

Al solo pensiero aveva una stretta al cuore, non voleva rimanere solo ancora a combattere l'angoscia e la disperazione di aver perso ogni cosa.

Edward ebbe un lampo di genio, lo scostò per un istante e frugò nelle tasche per poi estrarne un ciondolo più precisamente uno zaffiro del blu più intenso che avesse mai visto, attaccato ad una catenella d'argento.

-Tienilo tu... è molto importante non farlo prendere a nessuno, ne vale della mia vita capito Al?-.

-Ne vale... della tua vita...?-

-Finché ce l'hai tu hai la certezza che io esisto e che ti sono vicino, non ne fare parola con nessuno Al deve essere il nostro segreto...-

-Si d'accordo... ma tornerai vero?-

Gli strinse un polso come si fa per fermare qualcuno che sta per andare via.

-A patto che tu non entri più in questo bosco, è pericoloso e non puoi immaginare cosa si nasconde nelle ombre... resta al sicuro a casa verrò io da te-

-Si lo prometto...-

Strinse quel ciondolo al petto, dopodiché lo indossò nascondendolo sotto la maglietta.

-Ora torna a casa, fa freddo e rischi di ammalarti...- Come un galantuomo si tolse la giacca di pelle posandola sulle spalle del fratello.

-D'accordo...- Sussurrò accondiscendente anche se avrebbe tanto voluto rimanere con lui, stretto in quell'abbraccio, ma capiva che c'erano cose che non poteva sapere ma che con il tempo sarebbero state più chiare... per ora voleva godersi quella gioia, curarla come un gattino randagio e legarla a sé per non lasciarla fuggire.

Dopo aver salutato affettuosamente il suo Fratellone s'incamminò verso casa, si voltò soltanto una volta ma Edward era già sparito...

Il tutto però stava diventando positivo, la voragine nel suo petto aveva smesso di pulsare e fargli male, si stava delicatamente ricomponendo riempita dalla presenza di quell'angelo... ed era tutto vero, quella giacca che teneva sulle spalle aveva il suo odore, che respirava a pieni polmoni e il ciondolo che teneva al petto era una prova più che sufficiente.

Il mattino seguente Alphonse Elric avrebbe smesso di mostrare quel falso sorriso alle persone, si stava riprendendo veramente e non perché avesse accettato quel tragico lutto.

Ma per via di un segreto che dalle sue labbra non sarebbe mai sfuggito perché solo ed unicamente lui era il custode dell'anima di Edward.



Intanto il Colonnello Mustang aveva completamente perso le traccie di Alphonse che si era addentrato forse troppo nel bosco, ma sicuramente era già andato via vista l'ora.

Lui invece aveva deciso di trattenersi ancora un po' e non perdere la speranza di un altro incontro, anche se i risultati erano piuttosto deludenti... aveva avuto fortuna la prima volta ma chissà se l'interessato voleva rivederlo oppure no e si teneva a debita distanza.

Ad un certo punto però ebbe l'impressione di vederlo, lì tra le lapidi davanti a lui... era solo un ombra indistinta ma chi altri poteva intrufolarsi così nel cimitero se non lui?

Si avvicinò di corsa speranzoso ma al suo arrivo rimase piuttosto deluso... nel vedere un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri, alto, bianco come un lenzuolo, in piedi a fissare il vuoto.

-Ehi ragazzo, ti sei forse perso...?-

Il biondo sconosciuto si voltò e appena incontrò il suo sguardo lo vide mutare, da disinteressato ad irritato come se lo avesse in qualche modo insultato.

-No lei si è perso...-

Dal tono della voce sembrava molto ostile nei suoi confronti anche se non ricordava di averlo già incontrato in qualche occasione, eppure continuava a fulminarlo con rabbia.

-A quest'ora non dovresti essere a casa?-

-E lei? Perché non si fa gli affari suoi e se ne torna da dove è venuto?-

-Sempre più scontroso... sono un militare ragazzo non essere così ostile, torna a casa dai-

-Non volevo ricorrere alla violenza ma la sua presenza mi altera particolarmente, in più non ho alcuna paura di un insignificante essere umano-

Vide in un lampo gli occhi di quel ragazzo farsi venati di nero, minacciosi e fin troppo simili a quelli di un animale ed istintivamente indossò i suoi guanti alchemici.

-Che cavolo sei tu?-

-Non deve importarti... l'unica cosa che voglio da te è che tu te ne vada e lasci stare questa faccenda, stanne fuori-

-Altrimenti...?-

Erano forse queste le creature di cui Edward aveva paura? Era da lui che voleva proteggerli...? O da qualcosa di ancora più grande?

In uno scatto fulmineo si vide costretto contro la corteccia di un albero, le dita forti e dure come la pietra di quell'individuo strette intorno al suo collo e il suo viso a pochi centimetri dall'altro.

-Ti toglierò di mezzo personalmente...-

-Lo stesso farò io...- Schioccò le dita e con una sfiammata ricreò le distanze tra loro osservando però che la pelle ustionata dell'avversario aveva un incredibile potere di guarigione accelerata, quasi come quella degli homunculus.

-Devi lasciarlo in pace...- Ringhiò ancora una volta, i canini affilati come quelli di un'animale selvaggio e rabbioso, i capelli quasi ritti come il pelo di un gatto... chi era quell'indivi... no, chi era quell'essere?

Stava per scagliarsi ancora su di lui troppo sicuro di sé, convinto che le fiamme dell'alchimista non l'avrebbero mai ferito, convinto di poter vincere quella battaglia ad occhi chiusi, ma qualcosa lo fermo o per meglio dire qualcuno.

Seppe solo che in un istante vide il suo avversario a terra bloccato da un'altra persona che si era posizionata sopra di lui e con le mani delicate ma tuttavia forti gli teneva il collo.

Quando il polverone che si era venuto a creare si affievolì riuscì a guardare il suo salvatore... il mondo sembrò tuttavia fermarsi in un istante.

Aveva gli occhi rossi come il sangue, venature identiche a quelle del suo nemico solcavano le delicate guance bianche come il latte, i lunghi capelli biondi sciolti e scompigliati per la corsa... aveva davanti Edward Elric eppure stentava a crederci, prima che potesse dire qualcosa il biondo si alzò e si voltò verso di lui tirando indietro i capelli che in parte gli coprivano il volto, mentre questo tornava normale.

-Non volevo mi vedessi così... ma non mi hai dato scelta, non potevo permetterti di morire- I grandi occhi ora dorati e lucidi lo guardavano angosciati, iniziavano a pizzicare e infatti piccole lacrime rosse stavano per sgorgare ma gli fu impedito dalla forza di volontà del loro padrone.

-Ed... che hai fatto...?- Si avvicinò a grandi falcate posando le mani su quelle esili spalle per guardarlo in volto.

-Non importa perché adesso penserai che sono come lui...- Sussurrò con voce rotta.

-No... non lo penso: mi hai salvato- Scansò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio del più giovane -Non mi importa Edward, mi spiegherai ogni cosa... ma ciò che voglio è starti vicino, non sparire ancora, non un altra volta... non potrei sopportarlo-.

Lo strinse al petto accarezzandogli la schiena, come se fosse un uccellino desideroso di volare via...

-Sono qui... non sparirò ancora-.

[Angolino Autrice]

Saaaaaaaaaaaalve ^_^ eccomi qui con un nuovo capitolo, dovete scusare il mio ritardo ma il pc è andato un pochino in tilt e ha cancellato alcuni documenti che avevo preparato per gli aggiornamenti... per cui ho dovuto riscrivere il tutto ^^' Lo stesso vale per la mia nuova fic, Due Uomini e Un cane xD avevo preparato un altro capitolo e purtroppo è andato perso... mi occuperò anche di quello ^__^ non temete. Spero che questo vi piaccia ^-^ e che mi diciate che ne pensate *-* xke a mio parere si notano diverse coppie o.O non ho resistito XD sorry. Bé ci becchiamo nel prossimo gente!!!!!!!!!!!!

Vi ringrazio con tutto il cuore per i commenti *-* e se avete delle domande non esitate a farle :) 

Bye and Kiss To All :3

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Capitolo 6
*** Black Rose - Ricordi dolorosi ***


L’aria notturna attorno a loro era gelida, il cielo tuttavia mostrava la sua immensità sopra le loro teste, una miriade di stelle e un immensa luna piena facevano da sfondo a quel magico momento.

Il Colonnello Mustang lasciò il corpo all’apparenza fragile di Edward Elric che gli sorrise dopo avergli promesso che non sarebbe più sparito, quella promessa che forse non avrebbe potuto mantenere ma ora come ora non voleva smontare la felicità dell’altro, non se la sentiva di distruggere i suoi sogni.

-Che facciamo con lui…?-

Il moro indicò il ragazzo ancora steso a terra, ma Edward non fece nemmeno in tempo a girarsi che subito sparì alla velocità della luce, senza lasciare traccia.

Non voleva nemmeno corrergli dietro, sarebbe stato solo tempo sprecato, in fondo nemmeno gli piaceva la sua asfissiante compagnia e non ci teneva certo ad approfittarne.

-Lasciamolo andare, ci penserò dopo-

Non era sicuramente scappato con la coda tra le gambe, si sarebbe fatto nuovamente vivo, se non con lui, con il Taisa… ormai non era un segreto la sua gelosia nei confronti di ogni umano gli stesse a canto, soprattutto verso il suo ex superiore.

-Sai chi è?-

-Taisa ci sono un bel po’ di cose che devo spiegarle… ma ora dobbiamo allontanarci-

Specchiandosi in quei bellissimi occhi dorati ebbe tutte le certezze di cui aveva bisogno, per niente al mondo avrebbe perduto ancora quel ragazzo, per nulla al mondo voleva rivivere ciò che aveva passato quel fatidico giorno quando gli era stato detto che il Fullmetal era stato gravemente ferito in battaglia e aveva perso i sensi tra le braccia di suo fratello, spegnendosi del tutto.

Era arrivato troppo tardi, per allontanare l’homunculus che in seguito era fuggito come un codardo ma soddisfatto di ciò che aveva fatto.

Lo avevano portato in ospedale urgentemente, quasi completamente coperto di sangue, che era stato fermato con della stoffa per fermare l’emorragia ma non era stato sufficiente… il medico aveva fatto tutto ciò che era in suo potere ma Edward non riprendeva conoscenza e quando uscì dalla sala operatoria per dare la notizia ai suoi amici che erano arrivati da ogni dove per stargli vicino, nel cuore di tutti si creò una voragine profonda come un buco nero.

Edward Elric, il ragazzo testardo, impulsivo, a volte rumoroso ma con un grandissimo cuore, spirito d’amicizia e altruismo era morto… non sembrava possibile, nessuno voleva credere che una cosa simile fosse vera.

Lui che doveva restare al fianco del suo fratellino per sempre, che aveva dato ogni cosa per riaverlo con sé… e che ancora, per l’ultima volta, aveva dato tutto per lui, ma la sua vita sembrava davvero un prezzo troppo alto.

FlashBack.

C’era molta polvere intorno a loro, che man mano si alzava mentre la battaglia andava avanti: Era un testa a testa, Edward e Alphonse contro l’homunculus Envy, furioso più che mai per la morte di Lust e ben intenzionato a vendicarla.

Aveva preso in ostaggio Winry per condurli in una trappola e sperava nell’arrivo di Mustang, così la sua vendetta sarebbe stata completa… anche se accecato dalla furia aveva dimenticato il ruolo dei fratelli nel piano del Padre.

Repentinamente si lanciò contro il minore dei due, il braccio trasformato in una lama affilata ma qualcosa andò storto poiché il bersaglio cambiò e non per sua volontà, ma perché si era volontariamente messo in mezzo prendendosi il colpo.

Aveva trafitto Acciaio, quell’idiota che eroicamente e prontamente si sacrificava come un martire a suo dire, ci rimase sconvolto e solo allora mise a fuoco la situazione ritirando la lama con la bocca spalancata: Il suo intento era togliere di mezzo Alphonse Elric che aveva protetto il Tenente Hawkeye quel giorno, facendo perdere tempo a Lust con i suoi discorsi inutili, non voleva ferire Edward, contro di lui non aveva nulla se non la normale antipatia che si portavano i nemici.

-NII-SAN!!!- Aveva gridato il minore prendendo il corpo del fratello tra le braccia quando stava per cadere.

Winry che assisteva alla battaglia in disparte, spalancò gli occhi che subito si inondarono di lacrime, voleva strillare, le gambe si facevano molli ma trovò la forza di correre dai due e finalmente lasciarsi cadere a terra affianco al corpo tremante del biondo che per un breve istante sputò sangue scarlatto.

-Edward… fammi vedere Al spostati!-

Voleva aiutarlo, non poteva aspettare e sentirsi impotente, aspettare che la morte sopraggiungesse senza che lei avesse fatto qualcosa.

Vide l’emorragia che buttava sangue su sangue spaventosamente e immediatamente strappando il cappotto rosso di Ed la fermò facendo un nodo stretto che tuttavia non sarebbe durato.

-Nii-san non chiudere gli occhi…-

Vedeva le mani tremanti di Alphonse cosparse di sangue, il colorito di Edward diventava lentamente cadaverico, quasi cianotico e i capelli biondi come il sole che perdevano forza e volume, stava morendo eppure sorrideva.

-Al… stai bene-

-Zitto idiota non dovevi metterti in mezzo per me! Adesso risparmia le forze, perché ti portiamo via e guarirai, non ti azzardare a morire!-

Tuttavia inconsciamente il più grande socchiudeva gli occhi come se un’immensa stanchezza si stesse appropriando del suo corpo, non aveva la forza di restare sveglio e chiudere gli occhi e abbandonarsi a quel buio totalizzante sembrava piacevole, il suo cervello si sarebbe spento lasciandolo riposare, i muscoli non facevano più male e non sentiva nemmeno più il dolore della ferita, tutto si stava spegnendo: I suoni, le voci, le sensazioni sulla pelle, ogni parte del suo corpo lo stava abbandonando.

L’ultima ad andare via fu la vista quando chiuse gli occhi troppo stanco per lottare ancora.

-Ed!- Winry lo chiamò più e più volte ma non riceveva alcun segno –Ed! Edward apri gli occhi! Guardami!-

Arrivò di corsa il Colonnello accaldato e affaticato, quando vide Envy schioccò le dita senza pensarci due volte concentrando le fiamme e il calore esclusivamente su di lui, avvertito da un gruppo di militari che risiedeva lì vicino dell’accaduto, si era precipitato ma non era stato informato che la situazione era così grave.

Quando le fiamme si diradarono per sua distrazione l’homunculus riuscì a scappare, guardava soltanto i tre ragazzi ma soprattutto Acciaio.

-Fullmetal!-

Gridò avvicinandosi, sentì la sua pelle gelida, vide la ferita e i suoi occhi chiusi… no, non poteva morire in quel modo, assolutamente, non a diciassette anni con tutta una vita ancora davanti!

-Fullmetal rispondimi! Guardami! Sono qui…- Sentiva gli occhi pizzicare ma non era questo il momento, doveva agire e anche in fretta prima che fosse troppo tardi per salvarlo, lo issò a sedere per prenderlo in braccio, era morbido ma freddo, i muscoli non esercitavano alcuna pressione e questo era male.

-Andiamo!-

Fortunatamente la sua macchina non era molto distante, corsero all’ospedale benedicendo la strada deserta che gli permise di arrivare presto e il medico che appena li vide li fece subito entrare in sala operatoria, ma nessuno aveva il coraggio di assistere così aspettarono fuori sperando per il meglio…

Nel frattempo arrivarono anche i suoi sottoposti: Havoc, Hawkeye, Fallman, Fury, Breda e anche il Maggiore Armstrong e la maestra Izumi che si trovava in città e aveva pensato di andare a trovarli, ma nessuno aveva mai solo osato pensare ad una cosa simile.

-Come è successo Alphonse?- Chiese molto irritata la maestra parlando in disparte con il più giovane che si stava torturando il cervello con chissà quale ipotesi di colpa, ma potevano benissimo sentire tutti.

-Si è messo davanti… Envy voleva colpire me, lui non c’entrava niente-

-Edward Elric…- Mugugnava il Maggiore in un angolo, elogiando ancora una volta il suo grande cuore e spirito di sacrificio.

-Non morirà, non può morire…- Sussurrava Havoc accigliato e frustrato.

-Edward-kun… sii forte…- Aggiunse Fury.

Ma il Colonnello Mustang, Alphonse e Winry, che avevano visto in che condizioni era speravano solo in un miracolo.

-Sono sempre l’anello debole maestra…- Alphonse teneva i denti stretti mentre parlava cercando di non piangere –Tanti anni fa sacrificò i suoi arti per riportarmi qui, ha sacrificato anche l’alchimia per restituirmi un corpo, si è sempre caricato di tutte le colpe ed ora ha sacrificato persino la sua vita per proteggere la mia-

-Non dire questo Alphonse… sai che ti ama più di qualsiasi altra cosa, sei sempre stato il suo primo pensiero-

-L’aveva promesso alla zia Trisha …- Gli ricordò Winry in un flebile sussurro, anche gli altri capirono di cosa stesse parlando.

Edward aveva promesso a sua madre di prendersi sempre cura del fratellino, lui che era l’uomo di casa, il primogenito.

Dopo quasi un’ora di ansia e tensione, il dottore uscì dalla sala e subito venne circondato dai militari, visibilmente preoccupati ed impazienti.

-Ho fatto tutto il possibile… ma non ce l’ha fatta, mi dispiace-

Furono parole durissime, un colpo inferto a sangue freddo sul cuore.

Non volevano crederci, lui non poteva essere morto, dopo tutto ciò che aveva fatto, le esperienze e le avventure vissute, non poteva finire così, era ingiusto.

Fineflashback.

Ed ora era davanti a lui, di nuovo come in un sogno ad occhi aperti.

Raramente veniva concessa una seconda possibilità, lui ce l’aveva e non l’avrebbe certo sprecata, questa volta non lo avrebbe lasciato solo, lo avrebbe protetto.

Non sarebbe sparito ancora… non di nuovo.

[Angolino Autrice]

Salve bella genteeee ;) eccomi qua tornata dopo il guasto al mio stupido pc ** 

Finalmente riesco ad aggiornare qualcosa! ^_^

Questo capitolo è davvero tanto triste ç___ç ma è stato più che altro un capitolo di passaggio, un approfondimento se così si può definire per farvi capire le emozioni struggenti che hanno provato i nostri amati eroi alla notizia della morte di Ed, e cosa possono provare ora nel riaverlo vicino. 

Tuttavia durerà questa condizione? O verranno ancora separati? 

Cercherò di rispondere a tutte le domande nel prossimo capitolo ^_^

Per ora ringrazio infinitamente chi mi ha recensita lo scorso chap:

MXI
Chiby Rie_chan

E anche chi segue, preferisce, ricorda o solo legge.

:) Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, anche se molto triste... al prossimo ci sarà anche la reazione di Heiderich v.v vedrò di renderlo emozionante *-*
Vi lascio gente, bacione grande a tuttiiiiii <3

 

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