Black Rose - An Eternal Secret di Alex Simon (/viewuser.php?uid=70548)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Black Rose - Tutto ha inizio ***
Capitolo 2: *** Black Rose - Lacrime Di Sangue ***
Capitolo 3: *** Black Rose - Ricerca ***
Capitolo 4: *** Black Rose - Un Angelo ***
Capitolo 5: *** Black Rose - Rivalità ***
Capitolo 6: *** Black Rose - Ricordi dolorosi ***
Capitolo 1 *** Black Rose - Tutto ha inizio ***
Era una notte gelida e il leggero
vento invernale staccava le ultime foglie dagli alberi ormai nudi e
senz'anima, il cielo diventato scuro prima del solito non lasciava
intravedere nemmeno una stella tra quella coltre di nubi che
preannunciava un bel temporale.
In
una casa della periferia ordinata e
tranquilla Winry Rockbell venuta a Central City da Resembool, girava
con aria persa uno stufato ormai pronto da un bel pezzo.
-Winry
così lo brucerai...- L'avvertì
Alphonse entrando nella stanza silenzioso come un fantasma, non che
il suo aspetto fosse diverso da quello di uno spettro: ormai le notti
insonni avevano segnato il suo viso di leggere occhiaie ed era
perennemente stanco ma non abbastanza per addormentarsi, le rare
notti in cui aveva chiuso occhio erano state colme di incubi e
ricordi che gli torturavano l'animo.
-Si...
scusa- Lei si riprese da
quell'incessante rimuginare e spense il fornello portando lo stufato
in tavola per riempire i due piatti.
C'era
qualcosa in quella casa, qualcosa
di forse troppo diverso dal solito... mancava la solita confusione,
la gioia, il disordine, la presenza di qualcuno.
-L'hai
fatto ancora Win...- Le fece
notare ancora che bensì i piatti fossero ricolmi, nella
pentola
avanzava forse troppo stufato perché loro potessero finirlo.
-Mi
dispiace Al... è che...- Trattenne
un singhiozzo incapace di terminare la frase.
A
Edward piaceva moltissimo lo stufato
e quando Winry glie lo preparava era capace di mangiarne tantissimo,
in quantità industriale... ma quella sera sarebbe avanzato.
-Lo
so... manca molto anche a me- Posò
una mano sugli occhi stanchi stropicciandoli in un vano tentativo di
mandar via la stanchezza -Non chiudo più occhio da quando
non
c'è...- Rivolse poi lo sguardo ad una fotografia poco
distante che
li ritraeva insieme come ai vecchi tempi, tutti e tre stretti in un
abbraccio che sarebbe dovuto essere eterno come la loro amicizia.
-Perché ti sei fatto ammazzare... stupido- Trattenne le
lacrime che
per l'ennesima volta a quel ricordo straziante fatto di impotenza e
disperazione: Era morto davanti a lui, tra le sue braccia, tra le sue
lacrime, tra le sue grida...
-Non
essere così duro Al... l'ha fatto
per proteggere te... lo sai-
-Si
ma al posto suo dovevo esserci io!
Non doveva immolarsi al sacrificio come uno stupido eroe per
proteggere me!-
Lei
con passo debole gli si avvicinò e
lo abbracciò tentando di consolarlo, di infondergli la
sicurezza che
forse nessuno dei due possedeva.
-Lui
ha sacrificato la sua vita per te
Alphonse... senza esitazioni, perché solo tu eri la sua
ragione di
vita, lui viveva per te non dimenticarlo-
-Ma
ora non c'è... e questo non è
giusto-
-Lo
so...-
…
Intanto
nel cimitero deserto ed
inquietante due soldati facevano il solito giro di controllo tra le
lapidi, forse un po' spaventati da quell'atmosfera macabra e tesa,
come se qualcuno stesse per attaccarli alle spalle sbucando da dietro
un albero.
-Perché
il Colonnello ci ha messi a
fare la guardia qui...?-
Balbettò
Fury visibilmente allarmato
mentre si guardava intorno senza sosta.
-E'
ancora scosso per quello che è
successo al Boss... anche se non lo ammetterà mai-
Rispose
con un po' di tristezza nella
voce il sottotenente Havoc continuando a camminare con la torcia in
mano.
L'altro
annuì cercando di nascondere
due goccioloni sotto gli occhi pronti a sboccare come un fiume in
piena. -Era così giovane...- Piagnucolò
-Edwaaard-kuun-.
-Smettila
Fury siamo in missione!- Gli
diede senza pensarci un sonoro scappellotto dietro la nuca,
più che
altro per non essere contagiato da quel piagnisteo incessante.
Ad
ogni loro passo le foglie che
cospargevano il terreno scricchiolavano sinistramente e le sentivano
fin troppo bene anche se stranamente loro erano fermi... immobili.
-C'è
un rumore da quella parte... shh-
Si avvicinarono cautamente, con le mani sulla fondina della pistola
pronti per estrarla: Davanti a loro illuminata dal fascio della
torcia faceva la sua comparsa una rosa appassita, nera, sulla tomba
di... Edward Elric.
-Che
razza di scherzo è questo?- Havoc
infastidito da quella mancanza di rispetto si avvicinò e la
raccolse
notando che mancavano persino le spine cosparse a terra insieme a
gran parte dei petali. -Che razza di svitato farebbe una cosa del
genere...?-.
Aspettò
per qualche secondo una
risposta dal compagno ma in quel silenzio sentiva soltanto il rumore
dei denti di Fury che battevano in preda a chissà quale
paura, si
voltò e lo vide pietrificato mentre indicava qualcosa tra
gli
alberi, un'ombra indistinta dai lunghi capelli sciolti sui fianchi.
-Fa
qualcosa non stare impalato!- Gli
diede un colpetto con il gomito e insieme puntarono i fasci delle
torce verso lo sconosciuto ma senza vederlo, perché la luce
veni a
mancare all'improvviso, misteriosamente.
-Ma
che razza...- Borbottò Havoc
mentre Fury riprendeva a battere i denti più forte di prima,
appena
la luna venne in loro soccorso illuminando quella figura nebbiosa.
Qualcosa
di impossibile, inquietante...
tanto che rimasero di sasso entrambi a balbettare in preda alla
confusione: Due stivali neri, pantaloni di pelle aderenti, una
maglietta bianca che superava di poco la vita dove arrivavano i
capelli biondi sciolti, una giacca di pelle e due occhi dorati che in
altre circostanze gli sarebbero stati familiari, ma ora erano
diversi, taglienti, crudeli, selvaggi... non una parola usciva da
quelle labbra bianche e perfette come quelle del cadavere che
dovrebbe essere.
-E-Edward...
kun?-
[Angolino
Dell'Autrice]
^_^
salveee sono tornata con una nuova fic, premetto che sarà
cortina, non ci sono così tanti intrecci... a meno che Miss
Ispirazione non mi faccia uno scherzetto u.u... voi che ne pensate? vi
faccio un piccolo prologo ne? xD allora, Edward e Alphonse combattevano
contro Envy, quando Al stava per essere ucciso... ma Ed si mette in
mezzo e si becca una ferita mortale tanto che viene a crearsi un
emoraggia irrisolvibile... non fanno in tempo a curarlo e purtroppo
muore... ora viene la parte della fic: dopo diversi giorni apro con
Alphonse e Winry ovviamente turbati dall'assenza di Edward e anche i
militari sono sconvolti... però ecco che durante il giro di
controllo al cimitero (idea brillante di mustang) come avete visto Fury
e Havoc vedono quello che sembrerebbe essere Edward o.o... è
piena di mistero lo so ^^ l'ho scritta poco fa e nn ho potuto
trattenermi dal pubblicarla. spero che possa interessarvi.
Ah
una cosa xD metto Yaoi così x sicurezza perché
chi mi conosce sa che si finisce sempre a quello XD ma non è
certo, devo ancora decidere :) a presto ragazzi!!
me
lo lasciate un commentino? ^^ mi farebbe piacere sentirvi. Bye!
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Capitolo 2 *** Black Rose - Lacrime Di Sangue ***
-E-Edward...
kun?-
Nessuno
dei due sapeva spiegarsi ciò
che aveva davanti, in teoria Edward Elric dovrebbe essere morto e
sepolto con i dovuti onori eppure adesso lo avevano davanti vivo e
vegeto, forse troppo bianco per un essere umano, troppo misterioso...
ma o quello era Edward Elric o una copia perfetta dello stesso.
-Non
è possibile...- Balbettò Fury,
fece un passo avanti per guardarlo meglio anche se tra i due c'era
ancora una certa distanza, ma prima che potessero aggiungere altro,
com'era venuto quello spettro se ne andò facendo svolazzare
i
leggeri capelli al vento per poi sparire nella selva con il favore
delle tenebre e della foschia.
-Aspetta!!-
Gridarono e cercarono in
vano di seguirlo... ma di lui rimase soltanto quella rosa appassita,
nessun'altra traccia che potesse aiutarli, era sparito nel nulla.
Dopodiché,
quando l'alba stava ormai
giungendo e la nebbia si dissolveva entrambi si scambiarono uno
sguardo sconcertato e non ebbero nessun dubbio: il Colonnello doveva
essere informato.
…
-Smettetela
di dire idiozie! Credete
forse che io non voglia cancellare quello che è successo? Ma
dobbiamo accettare la realtà... Fullmetal non c'è
più e voi siete
fin troppo superstiziosi, credete di aver visto il suo fantasma o una
cosa del genere... ma vi sbagliate, non esistono queste cose-
Come
si aspettavano il Colonnello non
voleva credere alle loro parole, ma questa volta non guarda le cose
dal punto di vista di un uomo di scienza ma come l'uomo a cui era
stato tolto un amico, un sottoposto, un ragazzino che era troppo
giovane per morire... e la cosa gli rodeva dentro come un fuoco
inestinguibile.
-Taisa,
non è come la storia del
magazzino n° 13! Quella volta ammettiamo di aver sbagliato,
eravamo
spaventati e non avevamo alcuna luce... ma questa volta è
diverso,
lo abbiamo visto con i nostri occhi, era reale...-
-Non
avete alcuna prova che sia stato
veramente lui! Io credo ai miei occhi e a quello che sono certo di
aver visto al funerale di Fullmetal... è sepolto a metri
sotto terra
non se ne va in giro per cimiteri-
-E
la rosa allora? E' qui Taisa...-
Contenuta in una bustina per le prove, ci hanno messo un po' per
raccogliere ogni petalo e qualche spina ma erano certi di dover
portare almeno una prova. -Ce l'ha messa lui lì sopra...-.
-Perché
dovrebbe mettere una rosa
appassita sulla sua tomba...? E' soltanto uno scherzo di pessimo
gusto...- Sussurra ma un attimo dopo si ricompone e prende una
decisione -D'accordo questa sera verrò con voi, ma solo per
beccare
quel bastardo che si permette di fare una cosa del genere... non per
dare la caccia agli spettri-.
Tanto
bastò ai due, perché se il
misterioso fantasma tornerà anche quella sera allora il
Colonnello
Mustang dovrà ricredersi e ammettere che forse
c'è qualcosa di
veramente strano in tutta questa faccenda.
-Però...
non dovremmo dirlo ad Al...?-
Iniziò titubante Fury, lui l'aveva visto quel ragazzo
ammesso che si
sia trattato veramente di Edward, ma supposizioni o no è di
suo
fratello che si sta parlando e di un mistero irrisolto che è
collegato alla sua morte, sarebbe una mancanza di rispetto ancora
più
grande non informarlo.
-Per
ora no, non voglio che soffra
ancora con questa assurda storia, se ci saranno dei veri sviluppi lo
informerò personalmente ma per ora lasciamo che riposi o
almeno che
cerchi di farlo-.
…
La
stessa sera il quartiere era
silenzioso e deserto, con questo freddo le famiglie non amavano certo
uscire quanto piuttosto riunirsi attorno al focolare per riscaldarsi
un po' prima di andare a dormire.
Quindi
c'era un'atmosfera perfetta per
gironzolare indisturbato di casa in casa o più precisamente
per
introdursi nel giardino di casa Elric e arrampicarsi sull'albero di
pesco che dava proprio sulla finestra di Alphonse come un angelo
custode o qualcosa di simile.
Questo
faceva Edward Elric nascosto tra
i rami secchi che gli sarebbero stati più di aiuto se
ricolmi di
foglie verdi, tanto per mimetizzarsi alla perfezione ma anche
così
il ragazzo nella sua stanza non faceva particolare attenzione a lui o
a cosa provenisse dall'esterno.
Era
seduto sul suo letto, in mano un
album fotografico vecchio di chissà quanti anni, se non
sbagliava al
suo interno dovevano esserci foto di famiglia e quelle che loro
avevano fatto insieme durante i viaggi.
-Oh
Al...- Inutile mentire, a vederlo
in quelle condizioni gli si spezzava il cuore... perché
nascondere
questo segreto si chiedeva, se ciò fa soffrire le persone
che più
amo al mondo, perché non dire loro la verità e
tornare ad essere
una famiglia...?
Ma
certo, avrebbe potuto metterli in
pericolo e questa doveva essere la sua massima priorità, se
qualcuno
avesse scoperto che persone normali erano coinvolte con un essere
come lui... -Tsk...- Strinse i pugni così forte che non si
accorse
che un rivolo di sangue scorreva ora sulla sua mano. -Al diavolo...-
Mollò la presa maledicendosi per l'ennesima volta, quella
forza
straordinaria non gli apparteneva anche se qualcosa della sua nuova
vita gli tornava utile, per esempio non sentire alcun dolore, non
soffrire il freddo, essere agile e veloce... però c'erano
dei lati
oscuri e terribili che detestava con tutto se stesso, all'infuori del
non poter vedere la sua famiglia.
-Credimi
Al... vorrei dirtelo... ma è
più importante la tua incolumità-.
Scese
dall'albero in un salto e diede
un'occhiata alla ferita che si era già rimarginata lasciando
solo
una macchietta di sangue secca, dopodiché qualcosa
arrivò alle sue
orecchie più sensibili che mai, un movimento fin troppo
veloce per
essere quello di un umano e infatti appena si voltò
incontrò due
iridi azzurre che lo fissavano da molto, molto vicino con un
sorrisetto soddisfatto.
-Ciao
Edward...- Lo salutò un ragazzo
dai capelli biondi chiari, con indosso una camicia bianca e dei
semplici pantaloni, più grande di lui ma non meno
pericoloso. -Ti
stai divertendo?- Si avvicinò ad un tratto troppo
velocemente al suo
orecchio tanto da sfiorarlo con le labbra fredde e marmoree.
Il
biondo sospirò e in uno scatto
d'ira assolutamente non controllato lo prese per la gola atterrandolo
così forte che il suolo si crepò, posizionandosi
sopra di lui lo
guardò con occhi pieni di odio dalle venature nere evidenti
che
rigavano anche parte delle guance.
-Ti
sembro uno che si sta divertendo?!
Perché mi hai fatto questo...?- Calmandosi tornò
normale ma lo
teneva sempre a terra sotto il suo controllo.
-Era
un peccato lasciarti morire...-
Alzò una mano su quei capelli biondi sciolti al vento che
coprivano
ora il viso di entrambi e raggiunse il suo proprio all'angolo
facendogli una leggera e lenta carezza ma a Edward non parve piacere
perché gli afferrò il polso e lo
piegò, lo avrebbe sicuramente
staccato se il giovane avversario non lo avesse fermato e ribaltato
le posizioni: Ora era Edward ad essere sottomesso al suo volere,
sopra l'asfalto ancora una volta crepato.
-Sono
più vecchio, quindi più forte-
Sorrise inchiodandogli i polsi a terra, strano come nessuno dei due
sentisse il minimo dolore o fastidio.
-No...-
Ma ancora una volta il minore
non volle mollare, gli ringhiò contro assestandogli un bel
calcio
sugli addominali che lo fece volare a metri di distanza e gli permise
di rimettersi in piedi a velocità sovrumana. -Sono
più determinato
quindi più pericoloso-.
-Determinato
a cosa?- Si rimise in
piedi togliendosi un po' di calcinaccio di dosso ma non osò
riaccostarsi.
-A
tenerti lontano da me, o chissà ad
ucciderti... come hai detto tu le mie emozioni sono amplificate forse
cento volte più di quanto lo erano prima, rabbia, tristezza,
felicità, collera, sento tutto troppo forte... come i suoni
e i
sapori e qualsiasi altra cosa che mi stia intorno, il buio... le
tenebre... non hanno importanza ormai, la mia forza è
incontrollabile...- Finì turbato quasi disperatamente per
quella
situazione così nuova e incomprensibile per lui.
-E'
normale devi soltanto farci
l'abitudine... e tanto per essere sincero, niente mi terrà
lontano
da te-
-Vedremo,
Heiderich...- Spostarono
entrambi lo sguardo verso le case che si illuminavano una ad una, gli
abitanti forse allarmati da tutto quel casino che stavano facendo
avevano deciso di controllare, era ora di andare via... -Sono
commosso mi hai chiamato per cognome, è un inizio...- Fece
per
spostare lo sguardo su Edward ma già era sparito tra le
tenebre
dileguandosi a velocità record.
…
Nel
frattempo dei soldati si erano
appostati sul prato del cimitero, non che fosse un posto adeguato per
fare un campeggio ma erano decisi a rivedere lo
“spettro” a
maggior ragione ora con la presenza di Mustang anche se ci fosse
voluta tutta la notte.
Muniti
di torce e coraggio girano per
le lapidi cercando indizi, qualsiasi cosa che possa portarli a quel
misterioso ragazzo, in particolare però non si lasciano
sfuggire la
tomba di Edward che sembra la sua preferita.
-Io...
credo che non verrà se ci siamo
noi di guardia, non è mica stupido- Osservò Havoc
accendendosi una
sigaretta.
-D'accordo
allora spegnete le luci e
state zitti!- Ordina irritato il Colonnello afferrando la sigaretta
del sottoposto per spegnerla a terra con rabbia.
-Proprio
con la mia sigaretta deve
prendersela?!-
-Zitto
Havoc... e stai attento-
…
Intanto
Edward tutto contento di
essersi liberato di quello scocciatore passeggiava per i boschi
avvicinandosi sempre di più al cimitero, chissà
perché ma fare
visita alla sua tomba vuota dove tutto ebbe inizio in qualche modo
era diventato una specie di rito.
Così
tra le foglie, il muschio e la
fanghiglia arrivò a destinazione e subito con la sua vista
sviluppata notò i militari sdraiati a terra mezzi morti di
sonno,
l'altro giorno aveva esagerato, non avrebbe dovuto farsi vedere...
doveva aspettarselo che Mustang sarebbe subito accorso.
“Se
qualcosa va male me la do a
gambe...” Fece spallucce e così entrò
raggiungendo quella lapide
spoglia senza portare però nulla con sé.
Gli
dispiaceva sapere che Alphonse
veniva a fargli visita e parlava con un mucchio di rocce e una bara
vuota nascosta a metri sottoterra, ma non voleva demolire la sua
speranza, forse lo rincuorava pensare che in qualche modo, ovunque
fosse, riuscisse ad ascoltare i suoi pensieri.
Peccato
che però il suo Fratellone non
era poi così lontano come immaginava...
-Un
pensiero te lo lascio io Al... mi
manchi immensamente...-
-E-Edward...?-
Si voltò sorpreso verso
la figura assonnata del Colonnello che si metteva in piedi cercando
di fare meno rumore possibile, aveva intuito dei movimenti ma pensava
che si stesse muovendo nel sonno non che fosse sveglio...
-T-taisa...-
Sperò soltanto che fosse
troppo assonnato per ricordarsi tutto ciò al mattino.
-Allora
avevano ragione... eri tu...-
Si avvicinò fino ad inginocchiarsi vicino a lui, per
sfiorarlo anche
se con leggera incredulità. -Sei qui... com'è
possibile?-.
-Non
lo è...- Sussurrò prendendogli
la mano -Torni a dormire Taisa... nulla di tutto ciò
è reale-. Dai
suoi occhi sgorgarono lacrime di sangue scarlatto che bagnarono la
lapide, le loro mani e la terra.
-Edward...
dimmi se sei reale, ho
bisogno di risposte, sono sicuro di non sognare in questo momento-.
-Non
posso dargliele Taisa... è una
cosa terribile, che nessuno deve sapere... altrimenti sarete in
pericolo...-.
Il
Colonnello si chiedeva se quello che
aveva davanti era veramente Edward Elric, o se si trattasse di un suo
vaneggio notturno, ma le lacrime di sangue e la sua presenza erano
fin troppo reali per dubitare della sua sanità mentale in
questo
momento... stava succedendo qualcosa, qualcosa di grosso che
però
non poteva essere svelato e l'unica persona che ne sapeva qualcosa
era il ragazzo che aveva davanti ma che allo stesso tempo credeva di
sognare.
[Angolino
Dell'autrice]
Wow
oggi sto picchiettando sulla tastiera e sul cellulare più
che mai XDDD anche perché ho i messaggi gratis
evvivaaaaaaaaaaa *_* ahahahahaha, me felice perché non si
annoierà durante il pomeriggio... ma tornando a noi e alla
fic!! Spero che questo capitolo vi interessi di più ^^
capisco che il primo era un po' cortino e non tanto chiaro...
ma adesso vedrete che tutta la foschia andrà via
ùwù
Ringrazio
chi mi ha recensito lo scorso chap ^.- mi ha fatto davvero piacere... e
spero che qualcuno si aggiunga alla comitiva xDD Intanto
però, per le mie altre fic ci sarà da aspettare,
causa ispirazione 0!
Vedrò
di inventarmi qualcosa, ma per ora vi lascio ^_^ e ci risentiamo nel
prossimo gente!!
Bye
Bye!!
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Capitolo 3 *** Black Rose - Ricerca ***
Il
mattino seguente quando Edward aprì
gli occhi la prima cosa che percepì e di conseguenza
accarezzò
furono le lenzuola di seta di un rosso appariscente che gli
fasciavano il corpo in maniera perfetta, così morbide,
delicate e
fresche... la seconda fu il sole già alto nel cielo
insolitamente
azzurro e limpido, i raggi attraversavano per quanto fosse possibile
quei rari spiragli tra le tende scure e pesanti illuminando anche il
gigantesco tappeto persiano sul pavimento di legno.
Tutto
gli diceva che quella mattina non
sarebbe potuto uscire fuori, gli uccellini cinguettavano
allegramente, nel cielo non c'era traccia di una sola nuvola per cui
avrebbe dovuto aspettare la notte o che il cielo improvvisamente si
annuvolasse.
La
luce era troppo intensa per i suoi
occhi e non era abituato a tutto quel percepire in maniera
così
intensa, gli sarebbe scoppiato il mal di testa come al solito e non
ce l'avrebbe fatta a rimanere fuori per più di dieci minuti.
Poco
male si disse... non incontrerà
il suo solito persecutore a meno che non sia lui a fargli visita, per
questo però si era scelto un'abitazione coi fiocchi: Una
villa per
qualche motivo invenduta nel sottobosco, circondata da alberi da
frutto e pini dalle dimensioni enormi, piena di libri e testi antichi
appartenenti al precedente proprietario.
Non
che lui lo fosse poi...
approfittava soltanto della situazione visto che non era poi
così
attaccato a cimiteri e cripte oscure e puzzolenti.
Sospirando
si mise in piedi, i capelli
biondi sparsi un po' qua e un po' là ancora tra le lenzuola,
si
stropicciò quindi un occhio, sbadigliò ed
entrò nel bagno della
stanza per darsi una sistemata con il sospetto che quella mattina
sarebbe stata di una noia mortale...
…
Nel
frattempo anche il Taisa salutava
il mattino ma in modo diverso, ossia con un doloroso mal di schiena
dovuto al sacco a pelo e al terreno scomodo del cimitero, ma non gli
importava poi molto... quegli stupidi corvi potevano ridere di lui
quanto volevano con i loro “cra-cra” stonati, ma in
fin dai conti
quella non era stata una notte spesa in vano.
Da
prima pensò che lo strano
“colloquio” con il -si credeva- defunto Fullmetal
fosse stato
frutto di un suo vaneggio notturno o di un incubo dovuto al posto e
ai fatti accaduti quel giorno, ma la curiosità lo aveva
spinto
oltre: infatti ricordò nitidamente le lacrime di sangue
scarlatto
che sgorgavano dai suoi occhi che tra l'altro avevano macchiato le
loro mani, il terreno e anche la lapide. Così
pensò di controllare,
“Non è possibile che io lo stia facendo”
si ripeteva ad ogni
passo, ma si vide costretto a spalancare la bocca e a maledirsi per
il suo scetticismo quando le vide ancora lì: macchie
scarlatte che
imbrattavano ancora quel luogo e anche la sua divisa...
In
quel momento Roy Mustang ricordò
quello strano sogno annebbiato, ricordò le parole di Edward
e si
convinse che stava succedendo qualcosa a Central City, ma la sua
priorità inanzi tutto era ritrovare quel ragazzo e parlargli
ancora,
scoprire ciò che gli era accaduto, quale terribile segreto
manteneva...
…
All'ora
di pranzo il biondo segregato
in quell'immensa villa iniziava tuttavia ad annoiarsi terribilmente,
aveva letto interessanti volumi storici sulla fondazione di Central
City, aveva letto romanzi appassionanti ma per quanto lo
affascinassero rimaneva sempre solo e nulla poteva compensare quel
sentimento.
Si
avvicinò alla finestra con
curiosità, lentamente scostò le tende pesanti
sbirciando al di
fuori ma se ne pentì subito appena i raggi del sole
incontrarono i
suoi occhi e in uno scatto le lasciò per tenersi le tempie
doloranti
-Accidenti...!- gridò inginocchiandosi a terra.
Perché tutto quel
dolore? Perché i suoi sensi così sviluppati,
seppur incredibili
avevano dei limiti? Percepire in maniera eccessiva i raggi del sole
per occhi sensibili come i suoi diventava un problema e lo
costringeva di conseguenza ad evitarli... la cosa gli dava un immenso
fastidio.
-Hai
provato di nuovo ad esporti al
sole... non impari mai-.
Arrivò
dall'ingresso una voce a lui
purtroppo familiare, un rumore di passi che pian piano si faceva
sempre più vicino.
-Non
è il mio corpo sono i miei
occhi...-
Borbottò
in risposta rimettendosi in
piedi, anche se, vorrebbe evitare quella conversazione irritante.
-Ti
do un consiglio vuoi? Compra degli
occhiali da sole potenti... e il gioco è fatto-
Disse
quasi derisorio mettendo in
mostra i suoi di un nero brillante.
-Non
m'interessano i tuoi consigli...
io non metterei mai una cosa così brutta sulla mia faccia-
Sputò
velenosamente voltandogli le spalle per raggiungere il salotto.
-Davvero?
Sono dello stesso colore...
dei capelli di quell'uomo-
Avvertì
possessività e gelosia in
quelle parole, mentre vedeva quegli occhiali da sole slittare sul
tavolo per fermarsi esattamente sotto il suo sguardo mentre
distrattamente giocava con delle bottiglie.
-Ignoriamo
il fatto che tu sia riuscito
a seguirmi... ma che t'importa?!-
Fu
tentato di spaccare in due quelle
lenti scure ma poi ricordò che era grazie ad esse che quel
fastidioso individuo era arrivato da lui e di conseguenza grazie ad
esse lo avrebbe lasciato.
-M'importa
invece- Si fece più vicino
tutto d'un tratto, un secondo fulmineo e se lo ritrovò
davanti a
pochi centimetri dal suo viso -Tu mi appartieni-.
-Ma
per favore non dire idiozie! Quando
se la sarebbe inventata questa il tuo ego gigantesco?-
-Quando
ti ho visto versare lacrime per
un umano di cui non sapevo nulla-
Gli
fu dietro con altrettanta velocità,
avvicinò una mano al suo collo per scoprirlo dai lunghi
capelli
biondi facendoli ricadere solo da una parte e si inebriò del
dolce
profumo della sua pelle, come se fosse la più irresistibile
delle
droghe appagando ogni suo desiderio, eccetto uno: quello di posare le
labbra su quella perfezione, che gli fu negato bruscamente mentre il
soggetto si scostò allontanandosi infastidito.
-E'
un caro amico, fatti gli affaracci
tuoi e stammi lontano-.
…
Nel
frattempo i soldati ignari di tutto
si erano svegliati e assieme ad un Colonnello apparentemente molto
turbato avevano preso le loro cose e si erano allontanati velocemente
dal cimitero, ma durante il viaggio ognuno non poteva scostare lo
sguardo dal superiore che sembrava sempre più strano e
pensieroso,
anche se, per quanto li riguardasse non erano stati testimoni di un
evento straordinario che potesse avere quest'effetto.
-Colonnello...
è per caso successo
qualcosa?-
Colui
che decise di rompere il ghiaccio
fu Havoc e tutti non prestarono attenzione alla domanda da lui posta
quanto più alla risposta.
-Avevate
ragione, questa notte mentre
dormivate l'ho visto anche io...- Sussurrò ripensando ancora
a
quell'insolito incontro, alle parole, ai gesti e alle verità
nascoste che non gli era permesso di conoscere ma che tuttavia
tormentavano Fullmetal e tanto gli bastava per formulare qualche
ipotesi.
-Lo
ha visto Taisa?! E... è riuscito a
parlargli?- Domandò dando voce anche ai pensieri degli
altri, oltre
il limite dello stupore.
-Si...
c'è sicuramente qualcosa che lo
turba profondamente ma che non ha potuto rivelarmi...-
-Quindi
lei è sicuro che si trattasse
di Ed? Il nostro Fullmetal?-
-Si
ma i miei dubbi non sono dovuti
alla sua identità... più che altro mi domando
cosa gli sia
capitato, cosa nasconde di così importante,
perché ci ha lasciati
nell'ombra...-
-Non
voglio fare ipotesi azzardate
Taisa... ma non siamo stupidi né tanto meno degli idioti...
non lo
avremmo mai seppellito vivo... per cui, come ha fatto a...-
-Non
lo so Havoc, per questo voglio
trovarlo e parlargli ancora una volta ma prima devo fare una cosa- Ci
fu una pausa, l'aria era palpabile quanto la tensione e la
frustrazione da parte del superiore -Devo informare Alphonse,
è
giusto che venga messo al corrente di tutto...-.
[Angolino
Autrice]
Eccomi
qua ^^ che ne pensate di questo capitolo??? *-* spero vi sia
piaciuto, e scommetto che aspettate la reazione di Al ^__^ ehehehehehe.
Be'
intanto ringrazio infinitamente tutte le persone che mi hanno recensito
lo scorso capitolo e le persone che faranno lo stesso con questo *-* ma
soprattutto un grazie speciale alla mia Rie onee-san che mi segue in
ogni mia pazzìa ^-^ ahahahahhahaha e nn è facile
ùwù ne ho una al giorno XDDDD sei
diventata indispensabile per me :) ci sei sempre, e mi rende
immensamente felice :D Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee :*
|
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Capitolo 4 *** Black Rose - Un Angelo ***
In
casa Elric regnava il più totale
silenzio da quando lui non c'era più, l'aria non era allegra
e piena
di infantili risate o a volte scossa da quelle grida senza alcun
senso, dalle lamentele sciocche che Edward era solito fare, per
abitudine più che per vera rabbia.
Alphonse
sentiva questa presenza
mancante tra quelle mura, tra le fotografie che non riempivano alcun
vuoto e l'illusione di vivere soltanto un brutto sogno, un incubo dal
quale presto si sarebbe svegliato.
Stava
scendendo le scale per aprire la
porta al Colonnello Mustang che lo aveva avvertito di una sua visita,
doveva parlargli di qualcosa di molto importante che riguardava
Edward e per questo ora più che mai lo assalivano milioni di
flashback ed emozioni incontrollabili, ma da quando il suo fratellone
non c'era più si era sempre ripetuto che poteva farcela,
poteva
affrontare un giorno dopo l'altro fino a quando finalmente avrebbe
accettato questa situazione e avrebbe imparato per lo meno a
conviverci, perché no, per Alphonse sarebbe sempre risultato
impossibile accettare il fatto che il suo fratellone, la sua unica
famiglia, fosse morto.
Dopo
il funerale ogni persona con cui
veniva in contatto non mancava di chiedergli come si sentisse e di
offrirgli il suo aiuto in caso di bisogno, odiava essere la piccola,
povera vittima di turno, quelle persone non avrebbero mai realmente
compreso ciò che lui si portava dentro, non lo avrebbero mai
capito
e allora perché mostrarglielo? Da qualche giorno quindi
mostrava
agli ospiti un falso sorriso sereno, turbato certo per il lutto ma
era un sorriso capace di dire “Ehi mi sto riprendendo state
tranquilli!” anche se si trattava di una grossa bugia.
Ma
quando aprì la porta al Colonnello
non sentì il bisogno di innalzare quella barriera,
perché essendo
una persona fidata, in grado di capire veramente poteva rilassarsi,
sicuro che nessuno lo avrebbe compatito o giudicato come il povero
Alphonse Elric, rimasto figlio unico troppo velocemente, orfano di
madre e praticamente anche di padre, che tra parentesi non si era
visto nemmeno al funerale di Ed.
-Colonnello...
entri prego- Lo accolse
con un debole ma sincero sorriso ed entrambi si sedettero in salotto
dove finalmente il minore, forse troppo preso dai suoi pensieri
notò
l vestiario stropicciato e sporco del maggiore... insolito per il
Taisa... pensò ma avrà una buona ragione concluse
infine. -Di cosa
voleva parlarmi?-.
-Alphonse...
non voglio allarmarti né
infierire sul tuo stato d'animo... ma c'è una cosa che devi
sapere e
riguarda Edward-.
Il
minore a quelle parole si fece
coraggio, prese un lungo respiro e si preparò all'ascolto,
cercando
di reprimere quella stupida e dolorosa voragine che ogni volta
cercava di strappargli il cuore appena udiva il nome di suo fratello.
…
Edward
nel frattempo aspettava
pazientemente che il sole calasse ormai giunto al tramonto,
impaziente di poter uscire e girare liberamente senza essere
costretto a rimanere dentro casa con quell'insulso ed irritante
individuo che non voleva lasciarlo solo neanche per un attimo, come
se poi fosse davvero una sua proprietà.
Ignaro
del discorso che stavano facendo
in quel momento il Colonnello e suo fratello pensava di tornare al
cimitero come ogni sera, per riflettere e stare un po' da solo
approfittando del fatto che almeno in quel luogo, la cara palla al
piede che lo seguiva costantemente avrebbe avuto il rispetto di
lasciarlo in pace.
Ma
forse chissà, il suo cuore
desiderava altro che semplice tranquillità, forse sperava
che
facendo ritorno in quel luogo ogni sera avrebbe potuto incontrare suo
fratello... anche se non avrebbe potuto parlargli per non metterlo in
pericolo, altra restrizione costretta dal solito individuo irritante
che lo seguiva.
Qualche
giorno lo sapeva, gli avrebbe
dato un pugno così forte che lo avrebbe sentito in ogni
caso, natura
sovrumana o meno per avere la soddisfazione di farlo tacere e
togliergli quel sorrisetto dalla faccia.
-Perché
continui a seguirmi nonostante
io palesi il mio odio sconfinato nei tuoi confronti?!- Chiese
sentendo quell'asfissiante presenza già alle sue spalle.
-Che
c'è di male, ti faccio un po' di
compagnia- Risponde invece lui alzando poco le spalle con un sorriso
tranquillo.
-Io
non la voglio questa compagnia
quindi vattene-
-Non
vorrai maltrattarmi come l'altra
volta spero... sai in quel quartiere non riescono a spiegarsi quelle
deliziose crepe che tu hai fatto sull'asfalto-
-Tecnicamente
è stata la tua testa a
farle e non sarebbe successo niente se tu non mi avessi provocato-
-Provocato...
così?- Si avvicinò
sempre fulmineamente per paura di prendersi un bel pugno e
posò le
labbra sul suo collo candido e freddo, il risultato non fu dei
più
rosei perché Edward dopo aver superato la sorpresa iniziale
fu preso
dalla rabbia e lo afferrò per il colletto della camicia
voltandosi
per guardarlo negli occhi in malo modo ed avvertirlo di non
continuare altrimenti sarebbero stati affari suoi.
-Esattamente...
“non ti avvicinare a
me”, come te lo devo spiegare questo concetto?!-
-In
ogni modo che conosci...- Sussurrò
con un che di malizioso, dove però la malizia non c'entrava
niente.
-Bene...-
Sibilò mentre i suoi occhi
venivano segnati ancora dalle solite venature minacciose che
solcavano anche le guance, per dargli un'aria pericolosa e crudele.
Infatti
rimanendo fedele a ciò
improvvisamente lo scaraventò oltre la veranda facendolo
atterrare
su di un pino bello alto, peccato che però i rami di questo
iniziarono a spezzarsi facendogli fare una bella caduta a terra.
Edward
in un attimo fu davanti a lui
con una lancia di legno che chissà da dove aveva ricavato,
la
puntava all'altezza del suo collo sopra la camicia sporca di terra e
la pelle scoperta a causa di qualche strappo causato dai rami con cui
si era scontrato.
-”Stammi
lontano” ora è così
difficile da capire?-
-No,
le tue tecniche di persuasione
hanno dato i loro frutti, ora se vuoi scusarmi...- Scansò la
punta
della lancia delicatamente e si rialzò in piedi ripulendo la
camicia
come meglio poteva ma con scarsi risultati. -Vado a darmi una
sistemata...-.
-Ecco
bravo, fuori dai piedi-.
Appena
se ne fu andato si calmò e
tornò normale, sospirò chiedendosi in che cosa si
stava
trasformando... in un essere incapace di trattenere i propri istinti,
qualcuno che non è vivo ma nemmeno morto, un esistenza
sconosciuta
agli occhi del mondo compresa a quelli di suo fratello e dei suoi
più
cari amici...
…
-Lei
è davvero sicuro che non si
trattasse di Envy...?-.
Alphonse
aveva pazientemente ascoltato
la storia del Colonnello senza intervenire nemmeno una volta su
quanto la considerasse assurda o improbabile, ma man mano che andava
avanti anche lui iniziava a convincersi che forse un fondamento di
verità c'era... se lo diceva il Colonnello, che è
un uomo di
scienza non doveva proprio considerarla una bugia, vivendo in un
mondo dove esistono homunculus, chimere e via dicendo come potrebbe
non considerare una cosa simile dopotutto?
Annuì
alla fine del racconto cercando
di mantenere una visuale razionale ed oggettiva della situazione,
però essendo un essere umano che prova dei sentimenti gli fu
difficile ignorare quelli che iniziavano a farsi strada nel suo
cuore, che invadevano e scalciavano nel suo petto: la speranza
ritrovata in un racconto del tutto assurdo ma nonostante ciò
veritiero, la tristezza che lentamente iniziava ad abbandonarlo
perché forse c'era ancora una speranza, forse avrebbe potuto
rivedere il suo fratellone e parlargli e capire -seguendo la storia
del maggiore- ciò che lo affliggeva, non si sarebbe
più sentito in
colpa per essere stato inutile al momento del bisogno, anche se
Edward avrebbe smentito questa sua teoria lui la pensava lo stesso
così, perché la persona che più amava
al mondo stava morendo tra
le sue braccia e non era stato in grado di aiutarlo.
Ma
sarebbe cambiato tutto...
-Sono
sicurissimo Alphonse, dovevi
vederlo... non poteva assolutamente trattarsi di Envy, torna al
cimitero ogni notte e secondo me lo fa perché vorrebbe dirti
qualcosa che non può... ti cerca e sente la tua mancanza
come tu
senti la sua-
Non
era arrabbiato perché Edward non
li aveva messi al corrente di questa situazione, ma in qualche modo
lo capiva e sentiva di volerlo aiutare, si era commosso vedendo
quelle lacrime seppur fossero davvero insolite e sapeva che non era
colpa sua...
-Avete
già un piano per riuscire a
rintracciarlo ancora?-
-la
mia priorità è stata quella di
informarti... ma pensavo di tornare al cimitero se saremo fortunati
potrebbe tornare, se invece non fosse così sospetto comunque
che si
trovi nelle vicinanze altrimenti non sparirebbe così
velocemente-.
-Allora
proviamo a cercarlo lì e
semmai nelle vicinanze, voglio vederci di più in questa
storia-.
…
Poche
ore più tardi i due arrivarono
al cimitero dove Alphonse ebbe modo di notare le macchie rosse sulla
tomba del fratello, o meglio come le aveva descritte il Colonnello:
Le lacrime di sangue che aveva versato la notte scorsa.
Si
guardarono a lungo intorno fino a
che decisero che forse era meglio dividersi e setacciare anche la
zona intorno per ottenere maggiori risultati, almeno si sperava...
Fu
a questo punto che accadde qualcosa,
mentre Alphonse camminava nel bosco silenzioso stando tuttavia
attento a non perdere di vista il sentiero s'imbatté in
alcune
rovine: colonne e scalinate di pietra logorate dal tempo e dai
rampicanti che iniziavano a circondarle e stringerle come in una
morsa.
Al
centro di uno spiazzo vi era una
tomba anch'essa di pietra, priva di incisione o identità ma
ciò che
contava era la persona che era seduta su essa: apparì come
un angelo
davanti ai suoi occhi scioccati, un ragazzo dai lunghi capelli biondi
gli dava le spalle, i suoi lineamenti seppur poco visibili erano
illuminati dai flebili raggi lunari che facevano sembrare la sua
pelle fatta di porcellana delicata e morbida anche se sicuramente
fredda... visto che in quella notte gelata non era un gran che
coperto, indossava soltanto un giubbotto di pelle nero, come i
pantaloni e gli stivali.
Era
diverso da come se lo ricordava,
non che fosse passato così tanto tempo ma aveva qualcosa a
lui
estraneo come aveva detto il Taisa.
-Edward...-
Uscì come un sussurro
dalle sue labbra tremanti, ma fu udito perfettamente dall'altro
ragazzo che si voltò sorpreso facendo svolazzare i lunghi
capelli
per aria, mostrando i suoi grandi occhi dorati a quella luce
suggestiva.
Come
in un film i loro sguardi si
incontrarono, l'angelo e l'essere umano che non poteva credere ai
propri occhi ma aveva il cuore traboccante di ingenua
felicità.
Le
labbra perfette del biondo erano
ancora schiuse in attesa che il cervello gli suggerisse qualcosa da
dire, ma non trovava le parole per quella circostanza e non accennava
nemmeno un movimento aspettando che fosse l'altro a parlare e rompere
quell'imbarazzante silenzio.
-Nii-san...-
[Angolino
Autrice]
Eccomi
qui ^_^ come vedete finalmente Alphonse è stato messo al
corrente degli ultimi sconvolgenti avvenimenti, e non ha perso tempo XD
I due fratellini si sono come dire... "Riuniti" anche se nelle tenebre
giace ancora qualche segreto o.o... che Edward non è morto
ma neppure vivo ormai si sa...
Spero
vi sia piaciuto anche questo capitolo, Ringrazio come sempre
Rie onee-san :3 che mi ha recensita con tutto il suo entuasiasmo *-*
anche se vorrei sentire anche qualcun'altro eh!
Me lo lasciate un
commentino? ^^
|
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Capitolo 5 *** Black Rose - Rivalità ***
Nel
bosco tra quelle rovine distrutte
dal tempo e dalle intemperie, due fratelli continuavano a fissarsi
con sguardi pieni di stupore e altre mille emozioni, per chi
felicità, speranza e per chi paura, ansia... timore.
Ancora
non usciva una parola dalla
labbra fredde e perfette del maggiore che si interrogava sul da
farsi, se scappare per non mettere in pericolo suo fratello o seguire
il proprio cuore forse ormai gelido, ma desideroso di un abbraccio,
di un dialogo, di qualsiasi cosa che potesse dargli almeno
l'illusione di avere ancora un rapporto normale con quell'essere
umano delicato che era il suo fratellino.
-Fratellone...
dimmi qualcosa... dimmi
che non sto sognando...-
Sussurrò
muovendo qualche passo sulle
foglie umide e a volte scricchiolanti, sul fango scuro, sugli scalini
distrutti e pericolanti, fino ad arrivare davanti a quella tomba in
pietra, davanti a quel ragazzo che al solo sguardo gli faceva
sciogliere il cuore.
-No...
non stai sognando Al...-
Aveva
davanti quello che doveva essere
-almeno in teoria- un fantasma, ma era lì davanti a lui, gli
stava
parlando e gli aveva appena dato la certezza che tutto quello che
stava vivendo al momento non fosse solo un suo sogno, o il risultato
di un vaneggio notturno creato dalla sua mente malata per compensare
quell'assenza lacerante.
Per
essere più sicuro, alzò la mano
tremolante e la posò su quel gelido volto saggiandone la
morbidezza
sulle guance bianche, il contatto ruvido all'altezza del mento segno
forse del primo accenno di barba.
Era
proprio bello il suo Fratellone e
soprattutto reale, aveva così tante cose da chiedergli, una
sete
immensa di conoscenza da saziare con le sue parole.
-Ma...
ma tu... non respiravi ed eri
cadaverico e io... sono stato impotente fratellone, non ho potuto
fare niente per aiutarti...-
Sentiva
gli occhi bruciare così forte
che non ce la fece più, lasciò andare
giù per le guance lacrime
bollenti di frustrazione, a quel brutto ricordo che aveva la certezza
fosse vero e nitido ancora nella sua mente tormentata da quelle
immagini: Edward stava morendo tra le sue braccia, il sangue non
smetteva di scorrere e non c'era verso di fermarlo, lo vide diventare
bianco poco a poco e chiudere gli occhi come se si stesse
addormentando, serenamente come aveva fatto sua madre.
Eppure
era lì davanti a lui...
-Al
non piangere... non è stata colpa
tua-
Edward
lo abbracciò tenendolo stretto
sul suo petto, mentre gli accarezzava i capelli per rassicurarlo e
gli sussurrava dolcemente parole di conforto.
-Dovevo
essere io... perché ti sei
messo in mezzo?!-
Strinse
convulsamente i pugni sulla sua
maglia per non lasciarlo andare affogando le lacrime tra le sue
carezze e il suo abbraccio freddo ma confortevole.
-No
no no non dire così Al... per te
darei qualsiasi cosa lo sai- Gli posò un bacio sulla fronte
asciugando le lacrime con i pollici e gli sorrise guardandolo negli
occhi.
-Ma
non doveva essere la tua vita...-
Tirò
su col naso stringendolo ancora,
suo fratello... l'unica certezza in carne ed ossa che aveva.
-Io
sono qui Al... non posso spiegarti
come ma ho bisogno che tu abbia fiducia in me, sono qui con te...- Lo
strinse infondendogli fiducia, il minore si aggrappò a
quelle parole
come fa un disperato in cerca di un appiglio per la salvezza.
-Ma
come faccio a sapere che non andrai
via di nuovo...?-
Al
solo pensiero aveva una stretta al
cuore, non voleva rimanere solo ancora a combattere l'angoscia e la
disperazione di aver perso ogni cosa.
Edward
ebbe un lampo di genio, lo
scostò per un istante e frugò nelle tasche per
poi estrarne un
ciondolo più precisamente uno zaffiro del blu più
intenso che
avesse mai visto, attaccato ad una catenella d'argento.
-Tienilo
tu... è molto importante non
farlo prendere a nessuno, ne vale della mia vita capito Al?-.
-Ne
vale... della tua vita...?-
-Finché
ce l'hai tu hai la certezza
che io esisto e che ti sono vicino, non ne fare parola con nessuno Al
deve essere il nostro segreto...-
-Si
d'accordo... ma tornerai vero?-
Gli
strinse un polso come si fa per
fermare qualcuno che sta per andare via.
-A
patto che tu non entri più in
questo bosco, è pericoloso e non puoi immaginare cosa si
nasconde
nelle ombre... resta al sicuro a casa verrò io da te-
-Si
lo prometto...-
Strinse
quel ciondolo al petto,
dopodiché lo indossò nascondendolo sotto la
maglietta.
-Ora
torna a casa, fa freddo e rischi
di ammalarti...- Come un galantuomo si tolse la giacca di pelle
posandola sulle spalle del fratello.
-D'accordo...-
Sussurrò
accondiscendente anche se avrebbe tanto voluto rimanere con lui,
stretto in quell'abbraccio, ma capiva che c'erano cose che non poteva
sapere ma che con il tempo sarebbero state più chiare... per
ora
voleva godersi quella gioia, curarla come un gattino randagio e
legarla a sé per non lasciarla fuggire.
Dopo
aver salutato affettuosamente il
suo Fratellone s'incamminò verso casa, si voltò
soltanto una volta
ma Edward era già sparito...
Il
tutto però stava diventando
positivo, la voragine nel suo petto aveva smesso di pulsare e fargli
male, si stava delicatamente ricomponendo riempita dalla presenza di
quell'angelo... ed era tutto vero, quella giacca che teneva sulle
spalle aveva il suo odore, che respirava a pieni polmoni e il
ciondolo che teneva al petto era una prova più che
sufficiente.
Il
mattino seguente Alphonse Elric
avrebbe smesso di mostrare quel falso sorriso alle persone, si stava
riprendendo veramente e non perché avesse accettato quel
tragico
lutto.
Ma
per via di un segreto che dalle sue
labbra non sarebbe mai sfuggito perché solo ed unicamente
lui era il
custode dell'anima di Edward.
…
Intanto
il Colonnello Mustang aveva
completamente perso le traccie di Alphonse che si era addentrato
forse troppo nel bosco, ma sicuramente era già andato via
vista
l'ora.
Lui
invece aveva deciso di trattenersi
ancora un po' e non perdere la speranza di un altro incontro, anche
se i risultati erano piuttosto deludenti... aveva avuto fortuna la
prima volta ma chissà se l'interessato voleva rivederlo
oppure no e
si teneva a debita distanza.
Ad
un certo punto però ebbe
l'impressione di vederlo, lì tra le lapidi davanti a lui...
era solo
un ombra indistinta ma chi altri poteva intrufolarsi così
nel
cimitero se non lui?
Si
avvicinò di corsa speranzoso ma al
suo arrivo rimase piuttosto deluso... nel vedere un ragazzo dai
capelli biondi e gli occhi azzurri, alto, bianco come un lenzuolo, in
piedi a fissare il vuoto.
-Ehi
ragazzo, ti sei forse perso...?-
Il
biondo sconosciuto si voltò e
appena incontrò il suo sguardo lo vide mutare, da
disinteressato ad
irritato come se lo avesse in qualche modo insultato.
-No
lei si è perso...-
Dal
tono della voce sembrava molto
ostile nei suoi confronti anche se non ricordava di averlo
già
incontrato in qualche occasione, eppure continuava a fulminarlo con
rabbia.
-A
quest'ora non dovresti essere a
casa?-
-E
lei? Perché non si fa gli affari
suoi e se ne torna da dove è venuto?-
-Sempre
più scontroso... sono un
militare ragazzo non essere così ostile, torna a casa dai-
-Non
volevo ricorrere alla violenza ma
la sua presenza mi altera particolarmente, in più non ho
alcuna
paura di un insignificante essere umano-
Vide
in un lampo gli occhi di quel
ragazzo farsi venati di nero, minacciosi e fin troppo simili a quelli
di un animale ed istintivamente indossò i suoi guanti
alchemici.
-Che
cavolo sei tu?-
-Non
deve importarti... l'unica cosa
che voglio da te è che tu te ne vada e lasci stare questa
faccenda,
stanne fuori-
-Altrimenti...?-
Erano
forse queste le creature di cui
Edward aveva paura? Era da lui che voleva proteggerli...? O da
qualcosa di ancora più grande?
In
uno scatto fulmineo si vide
costretto contro la corteccia di un albero, le dita forti e dure come
la pietra di quell'individuo strette intorno al suo collo e il suo
viso a pochi centimetri dall'altro.
-Ti
toglierò di mezzo
personalmente...-
-Lo
stesso farò io...- Schioccò le
dita e con una sfiammata ricreò le distanze tra loro
osservando però
che la pelle ustionata dell'avversario aveva un incredibile potere di
guarigione accelerata, quasi come quella degli homunculus.
-Devi
lasciarlo in pace...- Ringhiò
ancora una volta, i canini affilati come quelli di un'animale
selvaggio e rabbioso, i capelli quasi ritti come il pelo di un
gatto... chi era quell'indivi... no, chi era quell'essere?
Stava
per scagliarsi ancora su di lui
troppo sicuro di sé, convinto che le fiamme dell'alchimista
non
l'avrebbero mai ferito, convinto di poter vincere quella battaglia ad
occhi chiusi, ma qualcosa lo fermo o per meglio dire qualcuno.
Seppe
solo che in un istante vide il
suo avversario a terra bloccato da un'altra persona che si era
posizionata sopra di lui e con le mani delicate ma tuttavia forti gli
teneva il collo.
Quando
il polverone che si era venuto a
creare si affievolì riuscì a guardare il suo
salvatore... il mondo
sembrò tuttavia fermarsi in un istante.
Aveva
gli occhi rossi come il sangue,
venature identiche a quelle del suo nemico solcavano le delicate
guance bianche come il latte, i lunghi capelli biondi sciolti e
scompigliati per la corsa... aveva davanti Edward Elric eppure
stentava a crederci, prima che potesse dire qualcosa il biondo si
alzò e si voltò verso di lui tirando indietro i
capelli che in
parte gli coprivano il volto, mentre questo tornava normale.
-Non
volevo mi vedessi così... ma non
mi hai dato scelta, non potevo permetterti di morire- I grandi occhi
ora dorati e lucidi lo guardavano angosciati, iniziavano a pizzicare
e infatti piccole lacrime rosse stavano per sgorgare ma gli fu
impedito dalla forza di volontà del loro padrone.
-Ed...
che hai fatto...?- Si avvicinò
a grandi falcate posando le mani su quelle esili spalle per guardarlo
in volto.
-Non
importa perché adesso penserai
che sono come lui...- Sussurrò con voce rotta.
-No...
non lo penso: mi hai salvato-
Scansò una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio del
più
giovane -Non mi importa Edward, mi spiegherai ogni cosa... ma
ciò
che voglio è starti vicino, non sparire ancora, non un altra
volta... non potrei sopportarlo-.
Lo
strinse al petto accarezzandogli la
schiena, come se fosse un uccellino desideroso di volare via...
-Sono
qui... non sparirò ancora-.
[Angolino
Autrice]
Saaaaaaaaaaaalve
^_^ eccomi qui con un nuovo capitolo, dovete scusare il mio ritardo ma
il pc è andato un pochino in tilt e ha cancellato alcuni
documenti che avevo preparato per gli aggiornamenti... per cui ho
dovuto riscrivere il tutto ^^' Lo stesso vale per la mia nuova fic, Due
Uomini e Un cane xD avevo preparato un altro capitolo e purtroppo
è andato perso... mi occuperò anche di quello
^__^ non temete. Spero che questo vi piaccia ^-^ e che mi diciate che
ne pensate *-* xke a mio parere si notano diverse coppie o.O non ho
resistito XD sorry. Bé ci becchiamo nel prossimo
gente!!!!!!!!!!!!
Vi
ringrazio con tutto il cuore per i commenti *-* e se avete delle
domande non esitate a farle :)
Bye
and Kiss To All :3
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Capitolo 6 *** Black Rose - Ricordi dolorosi ***
L’aria
notturna attorno a loro era gelida, il cielo
tuttavia mostrava la sua immensità sopra le loro teste, una
miriade di stelle e
un immensa luna piena facevano da sfondo a quel magico momento.
Il Colonnello Mustang
lasciò il corpo all’apparenza fragile
di Edward Elric che gli sorrise dopo avergli promesso che non sarebbe
più
sparito, quella promessa che forse non avrebbe potuto mantenere ma ora
come ora
non voleva smontare la felicità dell’altro, non se
la sentiva di distruggere i
suoi sogni.
-Che facciamo con
lui…?-
Il moro
indicò il ragazzo ancora steso a terra, ma Edward
non fece nemmeno in tempo a girarsi che subito sparì alla
velocità della luce,
senza lasciare traccia.
Non voleva nemmeno
corrergli dietro, sarebbe stato solo
tempo sprecato, in fondo nemmeno gli piaceva la sua asfissiante
compagnia e non
ci teneva certo ad approfittarne.
-Lasciamolo andare,
ci penserò dopo-
Non era sicuramente
scappato con la coda tra le gambe, si
sarebbe fatto nuovamente vivo, se non con lui, con il Taisa…
ormai non era un
segreto la sua gelosia nei confronti di ogni umano gli stesse a canto,
soprattutto verso il suo ex superiore.
-Sai chi
è?-
-Taisa ci sono un bel
po’ di cose che devo spiegarle… ma
ora dobbiamo allontanarci-
Specchiandosi in quei
bellissimi occhi dorati ebbe tutte le
certezze di cui aveva bisogno, per niente al mondo avrebbe perduto
ancora quel
ragazzo, per nulla al mondo voleva rivivere ciò che aveva
passato quel fatidico
giorno quando gli era stato detto che il Fullmetal era stato gravemente
ferito
in battaglia e aveva perso i sensi tra le braccia di suo fratello,
spegnendosi
del tutto.
Era arrivato troppo
tardi, per allontanare l’homunculus che
in seguito era fuggito come un codardo ma soddisfatto di ciò
che aveva fatto.
Lo avevano portato in
ospedale urgentemente, quasi
completamente coperto di sangue, che era stato fermato con della stoffa
per
fermare l’emorragia ma non era stato sufficiente…
il medico aveva fatto tutto
ciò che era in suo potere ma Edward non riprendeva
conoscenza e quando uscì
dalla sala operatoria per dare la notizia ai suoi amici che erano
arrivati da
ogni dove per stargli vicino, nel cuore di tutti si creò una
voragine profonda
come un buco nero.
Edward Elric, il
ragazzo testardo, impulsivo, a volte
rumoroso ma con un grandissimo cuore, spirito d’amicizia e
altruismo era morto…
non sembrava possibile, nessuno voleva credere che una cosa simile
fosse vera.
Lui che doveva
restare al fianco del suo fratellino per
sempre, che aveva dato ogni cosa per riaverlo con
sé… e che ancora, per l’ultima
volta, aveva dato tutto per lui, ma la sua vita sembrava davvero un
prezzo
troppo alto.
FlashBack.
C’era molta
polvere intorno a loro, che man mano si alzava
mentre la battaglia andava avanti: Era un testa a testa, Edward e
Alphonse
contro l’homunculus Envy, furioso più che mai per
la morte di Lust e ben
intenzionato a vendicarla.
Aveva preso in
ostaggio Winry per condurli in una trappola
e sperava nell’arrivo di Mustang, così la sua
vendetta sarebbe stata completa…
anche se accecato dalla furia aveva dimenticato il ruolo dei fratelli
nel piano
del Padre.
Repentinamente si
lanciò contro il minore dei due, il
braccio trasformato in una lama affilata ma qualcosa andò
storto poiché il
bersaglio cambiò e non per sua volontà, ma
perché si era volontariamente messo
in mezzo prendendosi il colpo.
Aveva trafitto
Acciaio, quell’idiota che eroicamente e
prontamente si sacrificava come un martire a suo dire, ci rimase
sconvolto e
solo allora mise a fuoco la situazione ritirando la lama con la bocca
spalancata: Il suo intento era togliere di mezzo Alphonse Elric che
aveva
protetto il Tenente Hawkeye quel giorno, facendo perdere tempo a Lust
con i
suoi discorsi inutili, non voleva ferire Edward, contro di lui non
aveva nulla
se non la normale antipatia che si portavano i nemici.
-NII-SAN!!!- Aveva
gridato il minore prendendo il corpo del
fratello tra le braccia quando stava per cadere.
Winry che assisteva
alla battaglia in disparte, spalancò
gli occhi che subito si inondarono di lacrime, voleva strillare, le
gambe si
facevano molli ma trovò la forza di correre dai due e
finalmente lasciarsi
cadere a terra affianco al corpo tremante del biondo che per un breve
istante
sputò sangue scarlatto.
-Edward…
fammi vedere Al spostati!-
Voleva aiutarlo, non
poteva aspettare e sentirsi impotente,
aspettare che la morte sopraggiungesse senza che lei avesse fatto
qualcosa.
Vide
l’emorragia che buttava sangue su sangue
spaventosamente e immediatamente strappando il cappotto rosso di Ed la
fermò
facendo un nodo stretto che tuttavia non sarebbe durato.
-Nii-san non chiudere
gli occhi…-
Vedeva le mani
tremanti di Alphonse cosparse di sangue, il
colorito di Edward diventava lentamente cadaverico, quasi cianotico e i
capelli
biondi come il sole che perdevano forza e volume, stava morendo eppure
sorrideva.
-Al… stai
bene-
-Zitto idiota non
dovevi metterti in mezzo per me! Adesso
risparmia le forze, perché ti portiamo via e guarirai, non
ti azzardare a
morire!-
Tuttavia
inconsciamente il più grande socchiudeva gli occhi
come se un’immensa stanchezza si stesse appropriando del suo
corpo, non aveva
la forza di restare sveglio e chiudere gli occhi e abbandonarsi a quel
buio
totalizzante sembrava piacevole, il suo cervello si sarebbe spento
lasciandolo
riposare, i muscoli non facevano più male e non sentiva
nemmeno più il dolore
della ferita, tutto si stava spegnendo: I suoni, le voci, le sensazioni
sulla
pelle, ogni parte del suo corpo lo stava abbandonando.
L’ultima ad
andare via fu la vista quando chiuse gli occhi
troppo stanco per lottare ancora.
-Ed!- Winry lo
chiamò più e più volte ma non riceveva
alcun
segno –Ed! Edward apri gli occhi! Guardami!-
Arrivò di
corsa il Colonnello accaldato e affaticato,
quando vide Envy schioccò le dita senza pensarci due volte
concentrando le
fiamme e il calore esclusivamente su di lui, avvertito da un gruppo di
militari
che risiedeva lì vicino dell’accaduto, si era
precipitato ma non era stato
informato che la situazione era così grave.
Quando le fiamme si
diradarono per sua distrazione l’homunculus
riuscì a scappare, guardava soltanto i tre ragazzi ma
soprattutto Acciaio.
-Fullmetal!-
Gridò
avvicinandosi, sentì la sua pelle gelida, vide la
ferita e i suoi occhi chiusi… no, non poteva morire in quel
modo,
assolutamente, non a diciassette anni con tutta una vita ancora davanti!
-Fullmetal
rispondimi! Guardami! Sono qui…- Sentiva gli
occhi pizzicare ma non era questo il momento, doveva agire e anche in
fretta
prima che fosse troppo tardi per salvarlo, lo issò a sedere
per prenderlo in
braccio, era morbido ma freddo, i muscoli non esercitavano alcuna
pressione e
questo era male.
-Andiamo!-
Fortunatamente la sua
macchina non era molto distante,
corsero all’ospedale benedicendo la strada deserta che gli
permise di arrivare
presto e il medico che appena li vide li fece subito entrare in sala
operatoria, ma nessuno aveva il coraggio di assistere così
aspettarono fuori
sperando per il meglio…
Nel frattempo
arrivarono anche i suoi sottoposti: Havoc,
Hawkeye, Fallman, Fury, Breda e anche il Maggiore Armstrong e la
maestra Izumi
che si trovava in città e aveva pensato di andare a
trovarli, ma nessuno aveva
mai solo osato pensare ad una cosa simile.
-Come è
successo Alphonse?- Chiese molto irritata la
maestra parlando in disparte con il più giovane che si stava
torturando il
cervello con chissà quale ipotesi di colpa, ma potevano
benissimo sentire
tutti.
-Si è
messo davanti… Envy voleva colpire me, lui non
c’entrava
niente-
-Edward
Elric…- Mugugnava il Maggiore in un angolo,
elogiando ancora una volta il suo grande cuore e spirito di sacrificio.
-Non
morirà, non può morire…- Sussurrava
Havoc accigliato e
frustrato.
-Edward-kun…
sii forte…- Aggiunse Fury.
Ma il Colonnello
Mustang, Alphonse e Winry, che avevano
visto in che condizioni era speravano solo in un miracolo.
-Sono sempre
l’anello debole maestra…- Alphonse teneva i
denti stretti mentre parlava cercando di non piangere –Tanti
anni fa sacrificò
i suoi arti per riportarmi qui, ha sacrificato anche
l’alchimia per restituirmi
un corpo, si è sempre caricato di tutte le colpe ed ora ha
sacrificato persino
la sua vita per proteggere la mia-
-Non dire questo
Alphonse… sai che ti ama più di qualsiasi
altra cosa, sei sempre stato il suo primo pensiero-
-L’aveva
promesso alla zia Trisha …- Gli ricordò Winry in
un flebile sussurro, anche gli altri capirono di cosa stesse parlando.
Edward aveva promesso
a sua madre di prendersi sempre cura
del fratellino, lui che era l’uomo di casa, il primogenito.
Dopo quasi
un’ora di ansia e tensione, il dottore uscì
dalla sala e subito venne circondato dai militari, visibilmente
preoccupati ed
impazienti.
-Ho fatto tutto il
possibile… ma non ce l’ha fatta, mi
dispiace-
Furono parole
durissime, un colpo inferto a sangue freddo
sul cuore.
Non volevano
crederci, lui non poteva essere morto, dopo
tutto ciò che aveva fatto, le esperienze e le avventure
vissute, non poteva
finire così, era ingiusto.
Fineflashback.
Ed ora era davanti a
lui, di nuovo come in un sogno ad
occhi aperti.
Raramente veniva
concessa una seconda possibilità, lui ce l’aveva
e non l’avrebbe certo sprecata, questa volta non lo avrebbe
lasciato solo, lo
avrebbe protetto.
Non sarebbe sparito
ancora… non di nuovo.
[Angolino Autrice]
Salve bella genteeee
;) eccomi qua tornata dopo il guasto al mio stupido pc **
Finalmente riesco ad
aggiornare qualcosa! ^_^
Questo capitolo
è davvero tanto triste ç___ç ma
è stato più che altro un capitolo di passaggio,
un approfondimento se così si può definire per
farvi capire le emozioni struggenti che hanno provato i nostri amati
eroi alla notizia della morte di Ed, e cosa possono provare ora nel
riaverlo vicino.
Tuttavia
durerà questa condizione? O verranno ancora
separati?
Cercherò di
rispondere a tutte le domande nel prossimo capitolo ^_^
Per ora ringrazio
infinitamente chi mi ha recensita lo scorso chap:
MXI
Chiby Rie_chan
E anche chi segue, preferisce, ricorda o solo legge.
:) Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, anche se molto triste...
al prossimo ci sarà anche la reazione di Heiderich v.v
vedrò di renderlo emozionante *-*
Vi lascio gente, bacione grande a tuttiiiiii <3
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