I will never be a memory

di ribrib20
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 51. Chaos ***
Capitolo 2: *** 53. Disordine ***
Capitolo 3: *** Bonus ***
Capitolo 4: *** Capitolo bonus 2 ***
Capitolo 5: *** 54. Ordine ***
Capitolo 6: *** 52. Anarchia ***
Capitolo 7: *** 55. Libertà - prima parte ***
Capitolo 8: *** 55. Libertà - seconda parte (Prelude) ***
Capitolo 9: *** I will never be a memory - parte 1 ***
Capitolo 10: *** I will never be a memory - parte 2 ***
Capitolo 11: *** I will never be a memory - end (?) ***



Capitolo 1
*** 51. Chaos ***


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Era andato fino al reattore per vedere sua madre, dopo aver finito di leggere tutte quelle informazioni.

Fiumi e fiumi di parole erano entrate nella sua mente creando un vortice di confusione.
E lui, per la prima volta nella sua vita, si era sentito impotente e privo di forze.
Aveva trovato conferme su quello che Genesis gli aveva detto quando l'aveva visto l'ultima volta.
Prima della fine.
Prima dell'inizio di ogni cosa.

Si era portato una mano alla fronte, iniziando a ridere sommessamente.
Era in quel momento che l'aveva sentita la prima volta: una voce profonda e femminile.

« Ti hanno sempre preso in giro, vero? »

Si era girato per vedere se qualcuno fosse entrato nella stanza senza che lui se ne accorgesse.
Una risatina e Sephiroth capì che quella che sentiva era una presenza chiusa dentro di lui.

« Chi sei? »

« L'unica persona che può capire il tuo dolore, Sephiroth, figlio mio. »

« Nessuno può comprendere ciò che provo. » aveva detto lui, voltandosi verso la porta per uscire.

« Ma tua madre si, Sephiroth. »


A quelle parole si era fermato.
Un espressione sorpresa, come di un bambino che vede per la prima volta un regalo di Natale, aveva colto il suo viso sempre così freddo e nei suoi occhi così distaccati era spuntato un nuovo scintillio.
« Tu ... sei mia madre? »

« Si, mio caro figlio. Ma loro... loro mi hanno intrappolata »

« Dobbiamo liberarla. »
« Aiutami figliolo caro! »

Aveva scosso la testa, cercando di scacciare tutte quelle voci insistenti.
Lui non capiva.
Lui non comprendeva.
Voleva solo essere lasciato in pace, libero di pensare a tutte le informazioni che aveva appreso in quel luogo chiuso.

« Su cosa devi riflettere, Sephiroth? Ti hanno usato per i loro scopi subdoli! »

« Stai zitto... » si era stretto le mani sulle orecchie iniziando a scuotere la testa, mentre quelle voci insistevano a tormentarlo, fino a sovrapporsi.

« Sei stato in silenzio per troppo tempo. E' ora di agire! »
« Sephiroth ... ho bisogno di te! »
« Fa vedere a quei patetici umani il frutto delle loro ambizioni! Dimostra loro chi è veramente degno di vivere in questo mondo! »

« Sephiroth ... »


« Sephiroth ... »

« Tu sei il mio bambino. »

« Io sono ... »

« Si, caro. Tu ed io apparteniamo alla stessa famiglia.
E questo mondo ci è stato portato via da loro. »

« Io sono l'eletto. »

E una risata priva di gioia - la folle risata di una persona sopraffatta - aveva riempito il silenzio di quella grande sala.



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Capitolo 2
*** 53. Disordine ***


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Aveva camminato lungo tutta la strada dalla città di Nibelheim fino a giungere al reattore.
Lì, ai piedi della scalinata aveva incontrato quella ragazza che, ferita ed arrabbiata, gli era corsa incontro per attaccarlo: probabilmente voleva vendicare la morte dei suoi cari...

Arrabbiarsi così tanto per delle misere esistenze spezzate via non aveva senso.
Piangere sul corpo senza più vita di quello che era stato un genitore, chiamandolo e parlandogli era inutile.
E stupido.
Loro non avrebbero più risposto.

« Nessuno verrà più venuto a consolarti »

Perchè ogni persona era fondamentalmente sola.

Guardandola appena gli era bastato un movimento del braccio, un fendente della Musamune per respingerla e lasciarla lì per terra.
Tremante.
Umiliata.
L'aveva guardata dall'alto in basso e senza dire nulla aveva ripreso a camminare, entrando nel reattore.
Un patetico essere come quello - così microscopico, così indifeso - non doveva occupare la sua attenzione.

Ed ora era lì, finalmente di fronte a sua madre.

« Figlio mio... »

« Finalmente sono qui da te... Ora ti libererò. »

Ma c'era quel vetro maledetto a frapporsi fra loro.
Le labbra fini di Sephiroth si incurvarono appena all'insù: poco male, avrebbe distrutto la struttura.
E insieme a sua madre avrebbe eliminato tutto quel marciume chiamata umanità.
E a quella parola aveva dovuto trattenersi dal ridere: non vi era umanità in gente che non esitava a distruggere la vita altrui per i propri fini personali.

« Ti hanno usato. E a tutti è andato bene così. »
« Loro non pensavano ai tuoi sentimenti, figlio caro. »
« Esseri così non meritano il nostro mondo. »

« Sephiroth! »
Una voce, la stessa che aveva sentito giungere e bisbigliare qualcosa a quella ragazza - a quell'essere inutile - ora lo chiamava.
Ma il momento era troppo importante per lui, non poteva perdere tempo con loro.

« Quegli esseri non devono più avere a disposizione nemmeno un briciolo del tuo tempo.»
« Perchè a loro di te non importa nulla, vero? »

Erano solo piccole formiche.
Piccoli, insulsi, inutili esserini che sporcavano con la loro presenza il mondo.
Quel mondo che spettava a lui e a sua madre Jenova.
Ma presto, molto presto, lo avrebbe ripulito.
Bastava ancora poco, e presto avrebbero eliminato dal pianeta tutto questo marciume, eliminando una volta per tutte i microbi che ne avevano invaso il suolo, partendo dai bassifondi di Midgar.
E avrebbe ricominciato da capo, insieme a sua madre.
Su un nuovo pianeta finalmente pulito da ogni traccia di corruzione e sporcizia.

« Solo dopo tutto questo, potremo finalmente riposare. »

... E avere un luogo da chiamare casa.


--- Note di Rib ---
*cough cough* Dunque... come noterete il prompt usato per questo capitolo è "disordine".
Io ho voluto giocare sul fatto che Sephiroth veda tutte le persone come esseri
inutili, sporchi... tutti esseri che hanno contribuito a sporcare il suo pianeta.
E' a questo che è dovuto il "disordine": la presenza di corruzione ed egiosmo che hanno intaccato l'ordine naturale del suo pianeta.
Ed è proprio questo che vuole Sephiroth: un mondo pulito, privo di tutta quella feccia che secondo lui ha intaccato tutto il suo mondo.
Bhe... spero si sia capito cosa volevo fare xD
Grazie come sempre a chi leggerà e commenterà!


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Capitolo 3
*** Bonus ***


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Lui non capiva.
Aveva passato la sua intera esistenza ad aiutare - a servire - gli altri, senza mai porsi domande quando vedeva i suoi colleghi andare a casa con le famiglie per le vacanze.

Perchè loro, al contrario di me, hanno qualcuno con cui passare il tempo divertendosi?
Forse hanno qualcosa che io non ho?
Per questo non mi considerano niente di più di un soldier fortissimo da mandare in missioni impossibili?

Anche ora, mentre cadeva in quell'abisso oscuro dopo essere stato trafitto dalla spada - la sua fidata lama - che quel tipo con la testa da chocobo aveva impugnato, non poteva fare a meno di pensare.

« L'ha sporcata con il suo tocco impuro. Quando tornerai dovrai lavarla per bene, per togliere tutti i germi »

Lui era nel giusto.
Voleva liberare la madre che quelle persone avevano imprigionato anni fa.
Voleva ripulire il mondo da tutti coloro che l'avevano sporcato con il loro egoismo.
Eppure perchè tutti loro gli si paravano davanti? Urlando quel nome, con la disperazione nella voce?
Per quale motivo cercavano in ogni modo di fermarlo?

Sephiroth aveva aggrottato la fronte, cercando di trovare risposte a tutte le domande che ora, continuando la sua caduta nel vuoto, si poneva.

« Non hai bisogno di pensare tanto. Loro ti hanno sempre usato per i loro fini meschini. Non è un motivo sufficiente per provare rabbia? »

« Mi hanno usato. »

« Esatto. Anche quegli insetti hanno finto di essere tuoi amici, ma guarda! Guarda cosa ti hanno fatto! »

Sì, loro erano come tutti gli altri: gli avevano impedito di aiutare sua madre, Jenova.
Non volevano che lui portasse a termine il suo piano.
Lui desiderava solo provare l'emozione di avere qualcuno che gli sorridesse dicendogli un affettuoso " bentornato a casa".
Senza guardarlo come fosse un oggetto.
Senza trattarlo come uno dei tanti esperimenti di Hojo.

Sephiroth non pensava di chiedere tanto, credeva anzi di meritare anche lui un pò di attenzioni in più.
Era anche lui un essere umano, d'altronde.

« No... tu sei un essere superiore. Ciò che vuoi è giusto: sono loro che non capiscono. »

Un sorriso comparve sulle sue labbra mentre uno scintillio animò i suoi occhi del colore del Mako: già, lui era superiore. Farsi domande del genere era da deboli.
Lui aveva un compito, un desiderio.

Jenova.

Il resto non aveva importanza.

« Io tornerò. »

 

Aveva sempre guardato i suoi colleghi andare a casa con le famiglie per le vacanze.
Era stato a lungo in piedi davanti all'entrata, aspettando invano che qualcuno - chi, se lui non aveva nessuno? - arrivasse.
Ma nessuno l'aveva mai chiamato. Solo Hojo, per le solite cose.

L'unica cosa che desiderava era provare per una volta la gioia di appartenere ad un posto da chiamare casa.
Sephiroth voleva solo questo.



--- Note di Rib ---
Un piccolo capitolo "bonus". Un racconto che esce dal tracciato, dalla raccolta ( che, ricordo, segue dei prompt specifici) senza tuttavia andare a distaccarsi dal corso degli eventi narrati.
Una cosina in più che ho voluto scrivere appositamente per voi, che mi leggete e mi commentate.
Ancora una volta grazie per le vostre continue recensioni. Mi fanno davvero piacere.
Vi anticipo che mentre sto scrivendo queste righe, mi è venuta in mente la struttura dell'ultimo capitolo. Muahahah.

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Capitolo 4
*** Capitolo bonus 2 ***


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Tutti lo odiavano.
Tutti gli volevano impedire di portare a termine il suo più grande desiderio.
Dicevano che lui era crudele, che aveva fatto del male alle persone.
Ma non era questo, ciò al quale lui ambiva. Eppure leggeva nei loro occhi tutto l'astio di cui un individuo era capace.

« Loro non vogliono che tu sia felice... »

Chiuse gli occhi, stringendo al petto la testa che era riuscito a portare con se prima di cadere in quel baratro che sembrava non avere fine. I capelli di platino della creatura si confusero con i suoi, così lunghi, così poco umani.

« Io invece voglio stare con te, figlio mio »

« Lo so. »

« Devi resistere Sephiroth, resisti ancora un poco. E poi finalmente staremo assieme per sempre. »

, lui avrebbe resistito.
Sarebbe arrivato il giorno in cui sarebbe tornato a prendere ciò che gli spettava di diritto.

Si rannicchiò ancora di più, carezzando piano la testa della madre da lui tanto amata.
Avrebbe aspettato ancora.

Da solo.

« Come sempre. »

E intanto una goccia di rugiada cadeva per seguire i contorni della sua guancia bianca, mentre lui spariva nel buio.



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Capitolo 5
*** 54. Ordine ***


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L'ordine era sempre stato al centro della sua esistenza.
Entrando nella sua camera, nel palazzo della shinRa, una qualsiasi persona poteva notare la particolarità di quell'arredamento, decisamente essenziale.
Aveva sempre pensato che andasse bene così: mai più del dovuto, mai più del necessario.
Ben presto aveva assunto quella filosofia di vita, poichè questo era quello che gli avevano sempre chiesto loro.
Obbedienza cieca.
Nessuna domanda, solo ordini da eseguire.
In breve, brevissimo tempo, era diventato il soldier perfetto: la loro marionetta.

Ma ora era stanco.
Era stanco di essere la pedina inerme di quelle persone.
Non voleva più fare il soldato obbediente.
Per una volta da quando era nato, Sephiroth sentiva il desiderio di spezzare quell'ordine così innaturale per un umano e porre domande.
Voleva sentirsi come gli altri. Assaporare la libertà, il gusto della trasgressione che faceva sentire vivo ogni essere vivente del pianeta.

« Taglia i fili che per troppo tempo ti hanno legato a quella vita, figlio mio! »

« Ma era davvero vita, quella? »

« No, non lo era. »

E la rabbia e l'odio presero presto il sopravvento in lui, mentre una domanda continuava a riempirgli
la mente, attendendo la risposta da ormai troppo tempo: « Perchè loro sì e io no? »

E intanto la caduta continuava e lui stringeva ancor di più la testa di Jenova, sua madre, al petto.

Ma non si rendeva conto, Sephiroth, che i fili argentei cingevano ancora i suoi polsi.
Non era ancora libero.

« E' davvero vita, questa? »




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Capitolo 6
*** 52. Anarchia ***


Untitled Document

« Tu sei una di quelle persone che, nonostante tutto, continueranno a seguire ciecamente il loro padrone. »

Alzò la testa, osservando quell'uomo spregevole che aveva la faccia tosta di definirsi suo padre e che aveva interrotto quell'innaturale - ma per lui così piacevole - silenzio con una frase del genere.
"Perchè non sta zitto e non pensa a fare quello che deve?" si chiese, facendo vagare lo sguardo da quell'orrendo viso fino al suo braccio scoperto, dal quale spiccava una siringa contenente del liquido rosso.
Sangue.
Il suo sangue.

« Chissà per quali altri inquietanti studi gli servirà, eh? »

A quella frase, Sephiroth aggrottò un poco le ciglia, cercando mentalmente la migliore risposta a quell'affermazione.
Una risposta programmata.
Come tutta la sua vita.

Chiuse gli occhi, concentrandosi su quelle poche parole: una vita programmata. Ecco ciò che era in verità la sua intera esistenza.
« In fondo, cosa ci si potrebbe aspettare da un perfetto risultato come te? » la gracchiante voce di quel tipo cominciava ad infartidirlo: se non poteva uscire da quel posto, tanto valeva rispondergli.

« No. »

Si decise a dire, sperando che quella semplice negazione ponesse fine alla voce irritante.
« No? » rispose quella, « No cosa? Tu devi dire solo sì » insistette.
Ma no, questa volta, lui non avrebbe fatto quello che gli veniva ordinato.
Aveva finito di obbedire alla cieca.

« No. »


Ripetè, stavolta con più convinzione.

E da quel momento, nella mente di Sephiroth iniziò a svilupparsi una nuova idea.
Nessuno gli avrebbe mai più detto cosa fare. Nessuno.




--- Note di rib ---

Eccoci qua! Pensavate che me ne fossi dimenticata o non aggiornassi più eh? xD E invece ecco un nuovo capitolo (il penultimo, sigh) di questa raccolta.
Spero sia chiaro il concetto di Anarchia che si sviluppa in quest'uomo (perde litri di bava pensando a Sephiroth).
Ahem... spero vi sia piaciuto!


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Capitolo 7
*** 55. Libertà - prima parte ***


Untitled Document Le senti?

Le urla delle persone dilaniano il silenzio che era calato su Midgar. Osserva il cielo, seguendo attento i movimenti delle creature evocate mentre volteggiano finalmente libere, distruggendo tutto ciò che incontrano.

« Figlio mio... »

Un ghigno attraversa le sue labbra sottili, mentre volta le spalle a quello spettacolo meraviglioso: non è più tempo di osservare.

« Madre... »

« Finalmente ci rivedremo. E staremo insieme per sempre! »Sussurra mentre si incammina per le strade piene di persone che urlano inutilmente mentre cercano riparo.

Sciocchi, patetici umani.

« Anche tu lo eri, un tempo. »

Chiude gli occhi felini mentre scuote la testa, come a voler scacciare quel pensiero: « no » sembra voler dire « non lo sono mai stato. Non per loro, almeno. »

« Solo la mamma ci ama, vero? »

Kadaj annuisce lentamente.

« Presto la rivedremo. »



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Capitolo 8
*** 55. Libertà - seconda parte (Prelude) ***


« Mamma... »
Kadaj abbracciò la scatola di metallo, stringendola al petto. Poteva sentire, nella caduta, il cuore di sua madre battere, all'unisono con il suo.
Non capiva perché nessuno volesse lasciarlo in pace.
Non comprendeva perché gli impedissero di riunirsi alla sua famiglia.
Lui, semplicemente non capiva perché ci fosse rabbia e odio e disperazione nello sguardo di tutti.
 
Non era forse un suo diritto, ricercare la felicità? 
Non era forse ciò che tutti gli esseri umani facevano, dall'alba dei tempi?
Eppure... eppure a lui non era concesso.
Si rannicchiò ancora di più contro la scatola, e la presenza di sua madre lo rassenerò: « Sento il tuo cuore, mamma. »
 
Finalmente saremo di nuovo insieme.
 
Il sogno proibito di un bimbo che non aveva mai ricevuto amore.
 
« Ora finalmente non sarò più solo. »
« Sì. Figlio mio... »
 
 
 
 
E poi la caduta.
Quando Cloud lo raggiunse, gli parve di sentire il rumore del suo animo frantumarsi in tanti piccoli pezzetti.
Non poteva essere vero.
 
« É da un po' di tempo che non ci vediamo Cloud...»



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Capitolo 9
*** I will never be a memory - parte 1 ***


C'era qualcosa di tremendamente innaturale in tutto quello che stava succedendo.
Credeva che le lunghe battaglie fossero finite, permettendo a lui e agli altri un meritato riposo.

Quanto avevano sofferto?
Quante lacrime miste a sangue avevano bruciato i loro occhi, ferito il loro animo?
Questo è solo un brutto incubo.
Non può essere vero.

Non era Sephiroth quello contro cui aveva nuovamente combattuto?

«Tornatene tra i miei ricordi!»
Un sorriso di scherno.
«Io non sarò mai un mero ricordo Cloud.»

No, era tutto dannatamente vero.
La stanchezza, i tagli e le nuvole a oscurare il cielo.
E le piume, nere come le tenebre che cadevano a terra seguendo il moto del vento.

Osservò il ragazzo che ora aveva tra le braccia... non era forse l'ennesima pedina di Jenova?

Chiuse per un secondo gli occhi, stanco di tutto.
Quando li riaprì, vide l'essere che era stato Kadaj allungare la mano al cielo e dissolversi.
Trasse un profondo respiro.
Adesso era tutto finito.

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Capitolo 10
*** I will never be a memory - parte 2 ***


Dove aveva sbagliato?
Kadaj voleva solo la felicità.
Desiderava stare con sua madre, Jenova.
Solo questo.
Eppure aveva fallito, ritrovandosi di fronte una barriera umana che lo trattava come se lui fosse il cattivo.
Dove ho sbagliato mamma?
Solo il silenzio a rispondere.
Mamma?
Jenova non c'era più.
Un senso di abbandono pervase tutto il suo essere.

E per un attimo Kadaj non c'era più.
Esisteva solo Sephiroth e il nulla attorno a lui.

« Madre, dove sei? Tuo figlio è qui. Sei così cieca da non vedere? »

Era di nuovo solo.

Lacrime invisibili si persero nel vuoto assieme a piume nere.

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Capitolo 11
*** I will never be a memory - end (?) ***


« Piangi? »
La piccola ragazza incrociò le dita delle mani dietro la schiena e si chinò in avanti, lasciando scivolare la lunga treccia sulla spalla.
Sephiroth la guardò, anche se i suoi occhi felini parvero non vederla per davvero.
Chi era?
Non ne ricordava il nome, ma la sua voce - così limpida e dolce - gli postava alla mente ricordi ormai sepolti.
« Tu sei sempre stato tanto triste, vero? »
Aggrottò la fronte. Ma che diamine voleva quella donna da lui?
La guardò allungare la mano verso il suo viso e istintivamente si ritrasse.
« Povero Sephiroth. »
« Non voglio la tua compassione, donna! »
« Proprio non ti ricordi di me, vero? »
Silenzio.
Sì, lui sapeva chi gli stava di fronte. Ricordava i capelli castani raccolti in una lunga treccia, gli occhi verdi, il sorriso...
E il sangue.

Sephiroth chiuse gli occhi.
Quella ragazza era lì per ricordargli quanto male aveva fatto?
Quante persone aveva fatto soffrire?

Anche lui aveva un peso sul cuore, così pressante da non lasciarlo respirare, ma nessuno si era mai preoccupato di chiedergli come stesse.

« Sephiroth... » ancora lei. Così dolce, così calma.
« Sephiroth... » Una seconda voce, con una tonalità più bassa.
Riaprì gli occhi.
Ora accanto a lei c'era un ragazzo con gli occhi del colore del cielo estivo e i capelli neri.
Anche lui sorrideva, tendendogli la mano.

« Andiamo a casa Sephiroth. »
« Sì. »

Forse ora, quella presa così dolorosa si sarebbe allentata un po'.

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