The Lightining Strike.

di _marty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Worn Me Down. ***
Capitolo 2: *** Fix You. ***
Capitolo 3: *** Violet Hill. ***
Capitolo 4: *** You Make Me Smile. ***
Capitolo 5: *** Any Other World ***
Capitolo 6: *** My Immortal. ***
Capitolo 7: *** Be The Change You Want To See The World. ***
Capitolo 8: *** Wires. ***



Capitolo 1
*** Worn Me Down. ***



“Lei non c’è.” Urlò con tutta la voce che aveva in gola.
“Lei non c’è.”Lanciò la sacca di sangue, che aveva portato con se per darla a lei, verso il muro. Tutto ciò che aveva sperato, che aveva desiderato, che aveva immaginato se ne era andato via. Lui aveva passato gli ultimi 150 anni della sua eternità a cercare un modo, un’unica via, una piccola speranza che riuscisse a farla tornare. Voleva vedere un’altra volta il suo volto angelico, voleva vedere la donna che amava, voleva rivederla per avere indietro il suo cuore. Lei glielo aveva strappato senza chiedere nulla, senza che lui se ne fosse accorto e lui lo voleva indietro. In quell’istante il cuore, che credeva di non possedere, si spezzò. Una crepa tra i due ventricoli prese forma e lui non riuscì più a respirare. Stefan stava provando a convincerlo in tutti i modi, diceva che non ne valeva la pena ma lui continuava a non ascoltare. Continuava a chiedersi perché lei non fosse lì.
“Non ha senso.” Disse guardandosi intorno, i suoi occhi continuavano a scrutare ogni singolo angolo all’interno di quella maledetta cripta. Lei doveva essere lì.
“Damon, ti prego.” Si girò di colpo verso la persona che aveva pronunciato quelle parole. La voce era uguale a quella di Katherine, ma non era lei. Dannazione, si disse ancora una volta prima di uscire da quella cripta obsoleta. La sua mente riprese a produrre una quantità industriale di pensieri, composti per lo più da domande. Come aveva fatto a uscire? Non riusciva a rispondere a quella domanda perché una parte della sua coscienza continuava a ripetere che forse, dopotutto, lei non c’era mai entrata all’interno di quella cripta. Continuò a ripetersi che lui aveva speso quel suo pezzo di eternità a cercare una soluzione e che lei non era lì. Lei non c’era e Lui stava iniziando a odiarla. Lei aveva creato una realtà che non esisteva, aveva fatto credere di essere stata catturata quando invece non era così. Lei gli aveva fatto credere di amarlo, così tanto da lasciargli bere il suo sangue e poi trasformarlo. Trascorreremo l’eternità insieme, Damon. Lo aveva detto lei, aveva ripetuto quelle parole giurando di dire la verità e lui alla fine aveva ceduto, credendole. Avrebbero vissuto l’eternità insieme ma se lei lo amava perché in tutti quegli anni non lo aveva mai cercato? La mente gli offrì su un piatto d’argento questa domanda insieme ad una lunga e affilata lama a doppio taglio. Solo lui sapeva se conficcarsi quella lama dentro al petto oppure lasciare stare le cose così com’erano. Poteva continuare a vivere nella menzogna, in quella reti di bugie ben costruite che continuava a condizionare la realtà, in cui in un modo o in un altro stava vivendo. Vivere? Ormai non sapeva cosa volesse dire, accompagnava il tempo che passava ma lui non stava vivendo. Lei non lo amava, lei aveva mentito, lei si era presa gioco di lui per la seconda volta. Si ritrovò fuori dalla tomba insieme a tutti quei pensieri e rimase lì a fissare il vuoto. D’un tratto vide la figura di Elena osservarlo, lui incastrò il suo sguardo con quello della ragazza e lei si avvicinò per abbracciarlo. Rimasero vicini per pochi minuti, lei si staccò da lui continuando a guardarlo con quell’espressione, l’espressione che lui non sopportava e che diceva che lei non poteva farci niente a riguardo. In realtà nessuno poteva fare molto riguardo a quella situazione, solo Katherine sarebbe stata capace di dare una spiegazione, quantomeno esaustiva, ma non sapeva se sarebbe stato pronto ad ascoltarla. In quel momento voleva solo non pensare, la delusione era troppo forte e lui sapeva di non riuscire a sostenere quel peso. Si diresse verso casa di Hanna, sentiva che lei sapeva qualcosa. Aggredì sua madre per farle sputare la verità. Katherine e lei erano state amiche per lungo tempo ma le parole che lei continuava a pronunciare erano inutili e inconcludenti. Hanna continuava a strillare affinchè il vampiro liberasse la madre e alla fine Damon lasciò stare la donna.
“Lei sapeva dov’eri.”- disse Hanna, abbracciando la madre, ancora sconvolta dall’ira del vampiro.“Ma non le fregava niente di te.”
Il vampiro spalancò gli occhi, senza dire parole si girò e chiuse dietro di se la porta. La sua domanda aveva avuto una risposta, la lama aveva squarciato il petto e ora stava tagliando a brandelli il suo cuore. L’obiettivo che aveva cercato di raggiungere in tutti quegli anni, il desiderio che aveva di ricongiungersi a lei era del tutto svanito. Lui la odiava, non avrebbe mai più provato amore per quel mostro. Decise di andare a casa e non appena arrivò, prese alla cieca una bottiglia di un forte superalcolico, si versò da bere nel bicchiere e poi ingurgitò il liquido ambrato. L’alcol dopo tutti questi anni continuava a dargli il conforto che cercava, il conforto di cui aveva bisogno. Avrebbe bevuto fino a stordirsi, fino a stare così male da non ricordare niente riguardo a quell’atroce consapevolezza.


Worn me down like a road.
I did everything you told.
Worn me down to my knees.
I did everything to please you.
But you can't stop thinking about her.
No, you can't stop thinking about her
(Worn me Down- Rachel Yamagata)


spazio autrice.
Ciao a coloro che mi leggono! Dato che ho deciso di concludere l'altra FF, soprattutto perchè sono a corto di idee, ho deciso di fare una raccolta di OS. Per questa idea devo dire grazie ad Alys, che mi ha ispirata tantissimo *_* la sua FF su Harry Potter mi ha spinto a scrivere questa raccolta. Mi piace tanto l'idea di scrivere, a turno, dei personaggi e fare parlare i loro pensieri che non vengono ben sottolineati nel telefilm ^^ In questo caso ho scelto Damon, ci troviamo nella 1x14 "Fool me Once" a mio parere, a prescindere dalla scena Delena, è stata una puntata bellissima. Lui che ha fatto così tanto per lei (ho ripreso Worn me Down per come descrive bene il suo stato d'animo) e alla fine Katherine lo ha ingannato. Mi è piaciuto molto scrivere riguardo al suo stato d'animo ma soprattutto perchè lo adoro come personaggio. Spero che vi piaccia e per chi legge spero che facciate un commento, anche se minimo. ^^ Essendo una raccolta che ha i capitoli slegati tra loro e che segue il telefilm non ci sarà bisogno di leggere capitolo dopo capitolo.

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Capitolo 2
*** Fix You. ***



When you try your best, but you don't succeed
.

“Hai mai la sensazione che non ci sia una persona al mondo che ti ami?” posò la mano sinistra sulla testa e continuò a guardare Matt, che stava seduto di fronte a lei.“Vorrei solo che la vita fosse diversa.”
Matt continuò a guardarla con quegli occhi azzurro cielo, così limpidi e profondi e cercò di rassicurarla.“Si pure io.” Fece per andarsene quando Caroline prese la sua mano e lo implorò per farlo rimanere.
“Ti prego non lasciarmi da sola.”

When you get what you want, but not what you need.

Sola, quella parola l’accompagnava sempre durante l’arco della giornata.
Sapeva di essere la ragazza più popolare della scuola. Tutti pendevano dalle sue labbra e lei sapeva come comandare a bacchetta ogni singolo individuo del liceo che frequentava. Era sempre circondata da tante persone, rideva e scherzava con chiunque ma ciò non bastava. Lei riusciva a sentirsi sola in mezzo ad una folla di persone. Solo lei riusciva a scavare una voragine attorno a se eliminando totalmente la presenza delle altre persone. Non era un qualità di pochi, continuava a ripetersi. Si diceva quelle parole solo per non cadere in un baratro di tristezza e per non peggiorare lo stato in cui si era ridotta. Quei pensieri la portarono a riflettere sul suo rapporto con Elena e Bonnie. Lei si era sempre sentita il terzo incomodo, se non superflua, in quel rapporto. Se una delle due avesse avuto un problema, di certo, non lo avrebbero raccontato a Caroline. Prima si sarebbero confrontate e poi l’avrebbero resa partecipe, più per compassione che per altro. Lei era la piccola e stupida Caroline. Aveva sempre dato il massimo nei loro confronti ma nulla era mai stato capito, per loro non era mai abbastanza.

When you love someone, but it goes to waste
Could it be worse?


Come avrebbero potuto notare i suoi sforzi se nemmeno la prendevano in considerazione?  Elena aveva sempre la priorità su tutto. Era lei la prima che doveva essere ascoltata. I suoi genitori erano morti, Matt e lei si erano lasciati e Caroline? Suo padre se ne era andato con un uomo, come avrebbe dovuto sentirsi? Non avrebbe avuto nessuna possibilità di vedere la sua famiglia riunita. Non avrebbe più fatto le gite domenicali con i suoi genitori, solo loro tre insieme. Lei come avrebbe dovuto sentirsi? Come?  Non c’era nessuno lì per lei, non c’era nessuno a consolarla. A volte avrebbe voluto semplicemente avere qualcuno, una semplice persona che la facesse sentire al posto giusto, che fosse lì per lei sempre.
Matt, nel frattempo, aveva acconsentito alla supplica della ragazza ubriaca. Scostò le coperte dal corpo di Caroline e si mise vicino a lei circondandola con le sue braccia. La ragazza lo guardò e in quell’attimo realizzò qualcosa che non aveva mai visto. Matt era sempre stato di Elena, era una sua proprietà e quindi Caroline non si era mai avvicinata a lui. In tutti quegli anni, lei non si era mai accorta di quanto fosse bello. Adorava l’espressione cupa che aveva nei suoi occhi, i capelli color grano che stavano spontaneamente all’indietro formando una piccola onda e le labbra color pesca. Lo accarezzò prima di accoccolarsi sul suo petto. Lui poteva essere la sua cura, sarebbe riuscito a guarirla da quella solitudine che sentiva divorarle l’anima ma in cuor suo sapeva che la sua era una mera illusione. Caroline non era Elena. Lui amava Elena e Caroline non sarebbe mai stata come LEI. L’espressione cupa era dovuta ad Elena, non era più riuscita a vederlo sorridere dopo la loro rottura. Aveva la certezza che lui non poteva essere suo, sarebbe sempre appartenuto ad Elena. Elena. Quel nome, per colpa dell’alcool , si fece sempre più spazio all’interno dei suoi pensieri e continuava ad essere incluso in contesti a cui non apparteneva. Lei aveva tutte le attenzioni, lei aveva avuto Stefan, lei riusciva a farsi amare ancora da Matt, lei aveva tutto. Cosa aveva di così speciale rispetto a lei? Cosa? Elena non era poi così diversa dalle altre persone, a tratti era anche odiosa.

Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you
.

 Guardò per un attimo Matt e si rese conto che lei nella realtà non avrebbe detto quelle parole. Non le avrebbe vomitate nella sua mente così, su due piedi. Probabilmente era l’alcool a parlare ma nonostante ciò la verità che, volutamente, aveva tenuto nascosta dentro di se e dentro il suo cuore era venuta fuori. Doveva essere più forte di così, doveva ritrovare la sua sicurezza, doveva essere una Caroline migliore. Scostò lo sguardo da Matt e chiuse gli occhi delicatamente. Riuscì a sentire il battito del cuore del ragazzo e per la prima volta, dopo troppo tempo, sentiva che lui l’avrebbe capita. Si sentiva al sicuro tra quelle braccia, era lì che voleva rimanere.
 
Tears stream down on your face
I promise you I will learn from my mistakes
Tears stream down on your face
And on your face I...
Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you.


spazio autrice-
Ed eccoci alla seconda Os. Mi piace davvero questa idea della raccolta e mi piacciono anche i momenti che sto raccontando. Credo che abbiate capito dove ci troviamo all'interno del Telefilm, ho adorato per la prima volta Caroline. Avrebbe voluto dirle tutte quelle cose ma le ha fatte capire tramite i suoi gesti. ^^
Grazie a chi sta leggendo, chi commenta e chi ha messo la storia tra preferite o tra seguite ^^
Al prossimo capitolo, ora vedo di aggiornare l'altra mia storia, Crystalized (è una long fic per chi volesse leggerla!)^^
ps: grazie a tutte le ragazze del forum che commentano sempre e sono sempre puntuali nella lettura. Vi adoro <3

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Capitolo 3
*** Violet Hill. ***


Attaccò il telefono e rimase in piedi, immobile, a guardare fuori dalla finestra. Quel giorno la pioggia continuava incessante, non aveva smesso nemmeno per un attimo di bagnare le strade di Mystic Falls. Quel giorno avrebbe potuto stare sotto la pioggia a mischiare le sue lacrime a quelle del cielo. Quel giorno anche le nuvole avevano motivo di piangere perché due persone erano state strappate, ingiustamente, al mondo. Una di quelle persone era colei per cui avrebbe dato la vita, colei che aveva amato più di se stessa: sua sorella. Lei era solo una ragazzina che ancora doveva crescere. Sulla carta d’identità aveva un numero diverso rispetto alla maturità che dimostrava. Jenna non era pronta ad accettare quella perdita, sua sorella non poteva essere morta. Si guardò intorno per cercare il suo cellulare e quando lo trovò iniziò a digitare, con violenza, dei numeri sulla tastiera. Il primo squillo andò a vuoto, il secondo pure e il terzo insieme al quarto e al quinto rimbombò nelle sue orecchie. Alla fine qualcuno rispose.
“Miranda”- quel nome le morì in gola. Sentì subito la voce della sorella registrata nella segreteria telefonica. Chiamò una seconda volta, poi una terza e continuò così fin quando non prese la consapevolezza che solo una registrazione robotica avrebbe continuato a rispondere e non la voce soave e fresca della sorella. Una lacrima scese lungo il suo viso, un’altra l’accompagno e poi continuò a piangere senza sosta. Sua sorella era morta e lei doveva solo accettarlo ma non ora, ora lei avrebbe pianto e avrebbe ricordato ogni singolo momento vissuto con lei. Si spostò in cucina, aprì le ante del mobiletto accanto al tavolo della cucina e trovò lì dentro quella pochette color prugna, nello stesso posto in cui l’aveva lasciata, una sigaretta. Lei aveva sempre avuto questo stupido vizio del fumo, vizio che l’aveva accompagnata in tutti i momenti pieni di nervosismo della sua vita. Poi un giorno aveva deciso di smettere, aveva fatto quella promessa a Miranda e ora si stava avviando, di nuovo, in quel tunnel. Un passo e sarebbe rientrata lì dentro. Prese la sigaretta, la posò sulle sue labbra e l’accese. Inspirò la prima boccata,  un misto nauseante tra catrame e nicotina invase prima la gola e poi polmoni. A quel punto, non fece altro che tossire e buttare la sigaretta dentro al lavandino. Non sarebbe ricaduta di nuovo lì dentro e lei sapeva, sapeva che Miranda non avrebbe voluto che lei riprendesse. D’un tratto squillò il telefono, si precipitò a rispondere sperando che fosse la sorella ma una voce maschile le stava parlando dal’altra parte.
“Lei è la signorina Jenna Sommers?”
“Si sono io. Chi parla?”
“Sono l’avvocato di sua sorella. Ho delle importanti questioni di cui devo parlare con lei. Potrebbe venire tra un’ora nel mio ufficio?”
“Certo.” Attaccò il telefono prima che l’uomo potesse salutarla.
E ora? Cosa avrebbe dovuto affrontare? Cosa aveva da dire di così importante quest’uomo? L’ora passò in fretta e Jenna, come al solito, uscì in tremendo ritardo. Notò di avere due calzini diversi solo quando si trovò davanti alla porta dell’avvocato. Bussò timidamente e un segretaria le fece segno di entrare. Si accomodò in pochi minuti e ascoltò ciò che l’avvocato aveva da dirle. La sua vita sarebbe cambiata dall’indomani. Lei, Jenna Sommers, poco più che trentenne, sarebbe diventata tutrice di due adolescenti. Lei, che non sapeva nemmeno badare a se stessa, sarebbe diventata tutrice.  Sgranò gli occhi e firmò delle carte per accettare quella situazione. Sapeva che non ci sarebbe riuscita. Lo sapeva.
“Signorina, ho un’ultima cosa per lei”. L’uomo prese una lettera, rossa scarlatta e la posò sul tavolo. “Sua sorella, voleva che lei l’avesse.” Jenna si stava facendo trascinare dagli eventi , aprì la lettera e iniziò a leggere.

 

“Cara Jenna,
spero che non dovrai mai leggere questa lettera. Spero che potremo passare insieme la nostra vecchiaia, così come dovrebbe essere ma la vita spesso è ingiusta e noi dobbiamo mettere in conto questa impercettibile possibilità. Se dovessi morire, ti affido i miei figli perché io credo in te. Io so che tu ci sarai sempre per loro. Così come io ci sarò sempre per te, anche se non sarò qui fisicamente. Io mi prenderò sempre cura di te.
Ti voglio bene, sorellina mia”.

La giovane donna interruppe le lacrime che, copiose, stavano scendendo dal suo viso e riaffiorò nella sua mente un ricordo, ormai perso nel tempo.

“Jenna, vieni qui!”. Miranda aveva chiamato la sorella per farle vedere la sua creazione.
“Che c’è scritto? Non riesco a leggere”. La sorella maggiore guardò, rattristandosi, Jenna. Lei aveva fatto del suo meglio per scrivere quelle semplici parole ma aveva dimenticato un piccolo particolare: Jenna era troppo piccola. Lei non sapeva ancora leggere.
“Ho scritto: Jenna più Miranda. Per sempre insieme.” Gli occhi, della più piccola delle sorelle , si illuminarono e abbracciò  con delicatezza la sorella.
“Si, sorellona. Per sempre, non mi abbandonare mai”. L’espressione rabbuiata di Miranda era ormai un lontano ricordo dopo quell’abbraccio. Jenna aveva la capacità di fare sorridere chi aveva accanto, ogni volta che inarcava le labbra andando a formare un sorriso e ogni volta che comparivano quelle due fossette sulle sue guancie.
“Te lo prometto Jenna, mi prenderò sempre cura di te.”

Un rumoroso suono di clacson la riportò bruscamente alla realtà, quelle parole riecheggiavano ancora nella sua testa.  Perché aveva rotto quella promessa? Lei non poteva morire in quel modo. Era un modo così stupido per andare via dal mondo, Jenna credeva che solo nei film succedessero quel tipo di cose. Pensava che sua sorella non sarebbe mai potuta morire in un incidente d’auto, ma si sbagliava, quella remotissima possibilità era appena accaduta e ora lei avrebbe dovuto crescere i suoi nipoti. Sola.

 

So if you love me
Why'd you let me go?

spazio per me-

scusate per il tremendo ritardo! Avevo già pronti dei capitoli ma volevo dare un pò di spazio anche a Jenna, a mio parere molto sottovalutata nel telefilm. Ho descritto come ha preso in mano la situazione dopo la morte della sorella e ho voluto creare un forte legame tra le due, che credo che ci sia davvero stato. ^^ E' un pò più lungo rispetto alle altre OS ma ho voluto mettere tanti piccoli particolare in più. L'idea di scrivere di Jenna è partita anche da una domanda fatta alla mia cara Oksy e da lì l'idea si è diramata a dismisura XD ringrazio tutti coloro che mi seguono, che mi hanno aggiunta tra i preferiti e che commentano ogni volta che aggiorno ^^ un grazie enorme ad Alis che mi ha aggiunta tra i suoi autori preferiti, sono davvero onorata *______* ti adoro <3 Questa storia, insieme a Crystalized, ho deciso di pubblicarla anche nel mio forum, creato da poco, FF Italia. Dove troverate anche altre storie, scritte da ragazze che hanno la passione per le Fan Fiction. Al prossimo capitolo :)

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Capitolo 4
*** You Make Me Smile. ***


Titolo: You Make Me Smile
Fandom: The Vampire Diaries (1x08)
Personaggi: Lexi/Stefan
Rating: verde
Conteggio Parole: 964
Prompt: TVG!Fest, Lexi/Stefan "You make me dance like a fool, forget how to breathe Shine like gold, buzz like a bee Just the thought of you can drive me wild Oh, you make me smile" (Smile - Uncle Kracker)




Damon l’aveva uccisa. Aveva ucciso Lexi.
“Io devo ucciderlo”-disse Stefan ad Elena. Cercò di calmare il suo animo vampiresco  ma con pochi risultati, allo stesso tempo Stefan sapeva che se non ci fosse stata Elena lui avrebbe perso il lume della ragione. Sapeva che sarebbe andato dritto dal fratello a strappare via dal petto ciò che lo rendeva ancora vivo ma che non includeva il fatto che potesse essere umano: il suo cuore. Continuò a guardare il motivo per cui non sarebbe andato così oltre: Elena. Non sarebbe arrivato a quel punto di non ritorno, lui era diverso. Stefan era diverso perchè Lexi lo aveva reso diverso. Ma ora che Lexi non c’era più chi avrebbe sottolineato la sua diversità? La sua razionalità lo tradì per la prima volta nella sua intera vita ed i canini, lunghi ed affilati, uscirono fuori dalle sue gengive, gli occhi si fecero sempre più cupi: il sapore della vendetta aveva ormai inondato ogni suo muscolo.
“L’ha uccisa”- sputò quelle parole a denti stretti, se fosse stato umano il suo cuore avrebbe risentito di quella perdita, si sarebbe invecchiato a causa di quella sofferenza.
“Stefan, Stefan, ehi” aveva sussurrato Elena accarezzando il suo volto. Il giovane vampiro ritrasse i canini e una lacrima rigò il suo viso. Iniziò a ricordare il più bel ricordo che aveva di Lexi, il ricordo del suo centesimo compleanno da vampiro.

Lexi non si era più fatta viva dopo l’ultima volta. Gli aveva proposto di andare in Inghilterra ma lui aveva preferito rimanere dov’era. Era un tipo abitudinario e non amava spostarsi da un posto all’altro con poco preavviso. In tutti quegli anni il posto in cui gli era piaciuto più vivere era New York, adorava le foglie arancioni che in autunno ricoprivano le strade, adorava l’odore di cucinato che sentiva quando camminava, la riteneva più adatta ai suoi gusti e più adatta alla sua personalità. Nonostante non avesse avuto notizie di Lexi quell’anno la sentiva sempre vicina, poco prima di partire si erano scambiati un bracciale identico così ogni volta che lo avessero guardato l’uno si sarebbe ricordato dell’altra. In lei riconosceva una colonna portante di cui non avrebbe mai fatto a meno, lei era ciò che lo aveva reso diverso. Quella mattina si trovava ancora a letto quando un postino suonò al citofono della sua piccola casa. Si alzò e quasi si precipitò ad aprire.
“Lei è il signor Salvatore?”- un esile ragazzo lo guardava con lo sguardo perso nel vuoto.
“Si sono io.” Stefan lo guardò, sicuro, sistemandosi i capelli. Era evidente che fosse stato soggiogato.
“Questa lettera è per lei. Devo assicurarmi che la riceva.” Posò la busta color perla sulla mano del vampiro. “Adesso posso andarmene”
Stefan riconobbe subito il modus operandi e riconobbe in quell ragazzino Lexi. Sorrise tra se e se chiudendo la porta dietro le sue spalle. Avrebbe riconosciuto quella calligafria tra migliaia, toccò con le dita la scritta così da sentire Lexi più vicina e annusò la carta che emanava un forte odore di lavanda. Era sicuramente di Lexi. Aprì la lettera e iniziò a leggere.

“Non mi sono dimenticata di te e nemmeno del tuo compleanno.
Questo è solo il primo dei dieci biglietti che ti ho scritto. Per il prossimo vai nella sunset avenue”

Stefan sbarrò gli occhi e capì che quella sarebbe stata una caccia al Tesoro. Si vestìì precipitosamente e uscì di casa. Lexi lo fece camminare per metà New York e ripercorse tutti i momenti che aveva vissuto con l’amica. Dalla prima discoteca in cui erano andati a ballare, al bowling dove gli erano rimaste incastrate le dita e infine arrivò al suo locale preferito. Entrò, assaporò l’odore che proveniva dalla cucina e dietro un angolo vide una chioma bionda, i capelli legati in una treccia fluente e l’inconfondibile odore di lavanda. Camminò con passi più veloci e decisi e si sedette di fronte a lei.
“Grazie Lexi.” Lei lo guardò sorseggiando un calice di vino fiorentino e sorrise, impercettibilmente.
“Un giorno avrai modo di ringranziarmi, per bene”. Posò il bicchiere e prese un piccolo pacchetto. Stefan la guardò come se volesse comunicarle che aveva fatto già  abbastanza e che quell regalo era troppo per lui ma lei si limitò a metterglielo ancora più vicino.
Lesse prima il biglietto.
Per la prossima umana di cui ti innamorerai. Affinchè il vostro amore sia reale.
Aprì il pacchetto e trovò un ciondolo.
“Lì dentro c’è la verbena.” - disse la vampira. Stefan si limitò a sorridere.
 
You make me dance like a fool,
forget how to breathe
Shine like gold, buzz like a bee
Just the thought of you can drive me wild
Oh, you make me smile
 
I ricordi gli stavano mangiando l’anima,c ontinuò a fissare per lunghi minuti il medaglione di Elena, lo stesso che Lexi gli aveva regalato 62 anni prima.
“Avevi ragione a stare lontano da me.” - disse ad Elena prima di scomparire con la sua velocità vampiresca tornare a casa. Salì rapido le scale e cercò Damon. Iniziò a guardarlo con un tono di sfida che non apparteneva al carattere di Stefan.
“L’ho fatto per noi” - disse il vampiro più vecchio al fratello.
“Tu non fai niente per noi. Fai tutto per te stesso.”
Disse quelle poche parole prima di attaccarlo, sferrando dei pugni decisi in faccia e continuando così per molti minuti. Poi Stefan prese un paletto di legno, cercò la forza di conficcarlo nel cuore del fratello ma non la trovò perchè il ricordo di un sorriso gli assalì la mente. Il sorriso della sua migliore amica, che al suo posto lo avrebbe risparmiato. Quel momento fu decisivo per fargli capire che Lexi non sarebbe tornata indietro se Damon fosse morto. La donna che lo aveva fatto di nuovo sorridere non sarebbe tornata.


spazio autrice-
ho utilizzato un prompt per una nuova one shot della mia raccolta, come sempre l'idea va al vampiregeometry. ^^ Ho adorato tantissimo Lexi e Stefan, il loro rapporto è da invidiare a tutti quanti ^^ non so su chi sarà la prossima oneshot e non so nemmeno quando la scriverò XD devo trovare il tempo tra un esame e un altro. Però mi piacerebbe che voi, in quanto lettori, mi diceste su chi vorreste leggere ^^ Volevo ricordarvi che potete trovare questa Fan Fiction sul forum che ho creato da poco. Potresti anche presentarvi e pubblicare le vostre opere. Vi lascio il link per chi volesse dare un'occhiata: FanFiction Italia. Finisco di portarmi la testa dicendo grazie a tutti coloro che ogni volta leggono e attraverso i loro commenti mi fanno capire che sto andando nella giusta direzione. GRAZIE.

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Capitolo 5
*** Any Other World ***



“Questa stanza contiene tutti i ricordi che giudico abbastanza importanti da dover ricordare.”
“Tanti ricordi.”
Lui la stava circondando con le sue braccia, sentiva un’emozione fortissima racchiusa nel suo cuore. Non provava tutte quelle emozioni da tanto tempo, da troppo tempo. Il momento era perfetto ed Elena lo aveva reso ancora più bello di quanto già non fosse. Lei lo guardò negli occhi irradiando una felicità mai vista.
“Hai sete?” sorrise Stefan.
“Un po’ e tu?” Elena buttò una risposta di getto come se stesse parlando con un umano qualsiasi, realizzò l’assurdità di quella sua affermazione non appena ritornò sui suoi occhi. Sorrise, imbarazzata. Stefan ricambiò il suo sorriso e poi si decise a rispondere.
“Sto bene.”- continuò a toccare le mani della ragazza, così calde, così umane- “Vado a prendere qualcosa da bere, ok?”
“Grazie” rispose Elena, si incontrarono in un dolce bacio e poco dopo lei si spostò per fare scender il vampiro da quel letto.

Smile like you mean it
And let youreself let go


Abbracciò il suo cuscino, sentendo ancora l’odore del loro amore che si era appena consumato e poi iniziò a guardarsi intorno. La camera di Stefan aveva qualcosa di speciale, di magico, osservò i libri riposti ordinatamente nella libreria antica e poi odorò inondando prima le narici e poi i suoi polmoni di quell’odore di cannella, emanato da una candela posta sopra un tavolo. Non si era mai sentita così bene, non dopo l’incidente dei suoi genitori. Avrebbe voluto chiudere quel ricordo in un cassetto e custodirne, gelosamente, la chiave così che nessuno avrebbe potuto sentire le sue stesse emozioni. Avrebbe voluto far durare quei momenti per un tempo indeterminato, per un tempo così lungo da giudicarlo eterno. Giurò a se stessa che avrebbe mantenuto il ricordo della loro prima volta intatto, qualsiasi cosa sarebbe successa. Sentiva di amare Stefan e che lui non le avrebbe mai fatto del male. Lui non l’avrebbe mai ferita. I suoi pensieri la portarono a pensare ad una sfera di vetro, dove Stefan e lei si trovavano. Così perfetta, così bella ma allo stesso tempo così fragile. Un minimo urto sarebbe stato capace di romperla ma lei era sicura che ora, dopo che lei aveva saputo tutta la verità, nulla sarebbe mai stato in grado di fare ciò. Si passò le mani sulle guance e notò che ancora emanavano calore, dovuto alla passione di prima. Si sentiva così bene, continuò a dirsi, scostò i capelli davanti agli occhi e li portò dietro l’orecchio. Spostò lo sguardo dalla candela al tavolo e vide un’immagine familiare. Vide lei stessa in una foto e poi vide la scritta sotto la foto. Katherine, 1864. Era lei Katherine? Come poteva essere uguale a lei? Erano identiche. Continuò a guardare la foto, immobile. Non sapeva cosa pensare. D’un tratto ricordò ciò che Stefan le aveva detto,poco prima : Questa stanza contiene tutti i ricordi che giudico abbastanza importanti da dover ricordare. Si sentì mancare il fiato, lui diceva di averla dimenticata, di essere andato avanti ma non era così. Perché teneva ancora la sua foto sul tavolo della sua camera da letto. Allontanò dalla sua vista la foto e la posò sul tavolino.

So human as I am
I had to give up my defences

Si rivestì velocemente e lasciò la camera così com’era eccetto che per un unico particolare. Elena aveva tolto la collana con la verbena e l’aveva posata sopra la foto. La sfera di vetro in cui si trovava si era rotta, non sarebbero bastate delle spiegazioni esaudenti a chiarire la situazione. Le piccole schegge di vetro si erano conficcate all’interno del suo cuore, non sapeva se essere più arrabbiata per la somiglianza o perché lui teneva ancora la sua foto. Travolta da quei pensieri si ritrovò in macchina. Le lacrime solcavano il suo viso e lei non aveva idea di dove sarebbe andata, voleva solo fuggire andare lontano. Lontano dove lui non l’avrebbe potuta raggiungere. Più camminava e più quella foto, sbiadita dal tempo, tormentava i suoi pensieri. Katherine. Lei era uguale a Katherine. Altre lacrime scesero giù dal suo volto, tenne una mano ancora salda al volante e con l’altra si massaggiò le tempie. Tutto successe in pochi attimi, un uomo vestito di nero attraversò la strada e si fermò proprio al centro. Elena gridò nella sua testa dicendo all’uomo di spostarsi ma lui rimase lì, immobile. Lei cercò di evitarlo ma la macchina finì per fare un giro su se stessa per poi capovolgersi. Non riusciva a spiegarsi come era riuscita a sopravvivere, respirava a fatica ma i suoi pensieri andavano a quell’uomo, guardò oltre i vetri rotti della macchina e vide l’uomo a terra: lo aveva investito. Chiuse gli occhi per un attimo, per cancellare il suo senso di colpa , per non pensare che lei avesse commesso quel crimine ma quando li riaprì non vide più nessuno, vide solo due gambe muoversi verso di lei. In quel momento capì, capì che quello non era un uomo qualsiasi, capì che il suo senso di colpa doveva cessare subito: quell’uomo era un vampiro. Si dimenò dentro quell’auto, cercò di alzarsi da quella macchina nonostante fosse capovolta ma rimase ancora più incastrata lì dentro, come avrebbe potuto spostate quel macigno se lei era solo un’umana? 
Poggiò le mani al soffitto della macchina, spinse a più non posso per non pensare che da lì a poco sarebbe morta, dissanguata nel migliore dei casi, ma alla fine si soffermò a guardare quelle due gambe, che sempre più veloci si stavano avvicinando a lei. D’un tratto si irrigidì, non riusciva più a pensare a niente eccetto che a quello che era successo prima di salire in macchina. Katherine. Katherine. Guardò quel vampiro senza vederlo davvero, si avvicinò a lei ma d’un tratto altri passi veloci calpestarono l’asfalto. Il vampiro scomparve e un altro vampiro si affacciò al finestrino ormai rotto.
“Damon”- la ragazza riuscì a dire quelle parole sebbene ancora in preda allo shock. Il vampiro la fece uscire dall’abitacolo della macchina ormai non più funzionante e la prese in braccio. Lei continuava ad avere gli occhi socchiusi e lui doveva assicurarsi che stesse bene.
“Elena, guardami. Concentrati. Stai bene?”
“Assomiglio a lei”. Quelle furono le ultime parole pronunciate prima di svenire. Sebbene Damon non avesse capito il perché di quelle parole, doveva portarla via da lì con l’unica certezza: Elena non era come lei.



Say goodbye to the world
You thought you lived in
Take a bow
Play the part
Of a lonely lonely heart


spazio per l'autrice-
Lo so, lo so. Ormai metto più del dovuto a scrivere, è passato quasi un mese anche dall'aggiornamento di Crystalized. Ho le cose pronte ma non ho il tempo per rivederle e pubblicarle. Allora, da dove posso iniziare? Sappiamo benissimo che scena è, la prima in cui Damon mostra un briciolo di umanità e l'ho voluta scrivere e descrivere così perchè io al posto di Elena mi sarei sentita così. Molto fragile. Scrivendo la scena Stelena sono andata molto ma molto oltre i miei principi XD sono team Delena ma ho dovuto descrivere quel pezzo per poi passare alla seconda parte della one shot. Non so ancora su chi verterà il prossimo capitolo ma forse ho una mezza idea. Se vorreste leggere su qualcuno in particolare non esitate a dirlo, sono sempre aperta a tutti
i vostri consigli/critiche e quant'altro ^^ Come scrivo ormai da molti capitoli, XD, questa raccolta di One Shot la trovate anche sul mio Forum di Fan Fiction siamo nati da poco e magari chi legge potrebbe far conoscere le proprie fan fiction anche lì ^^ Ora vi saluto, grazie come sempre a chi legge, chi recensisce e chi mette tra preferiti, seguite e quant'altro ^^ alla prossima (:

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Capitolo 6
*** My Immortal. ***


Guardò per l’ultima volta Lexi prima di scomparire nel buio, chiudendo quella porta dietro di se stava lasciando il suo mondo da umano, stava lasciando i suoi affetti, la sua casa e Stefan. Ora che Katherine era dentro quella cripta non aveva più un motivo valido per rimanere. Continuò a camminare tenendo salda tra le mani la valigia di cartone, che usava disfare e rifare ogni volta che andava e tornava dal fronte. La sua vita da vampiro era ormai iniziata e lui doveva andare avanti, rifarsi una vita poiché ne aveva la possibilità. Mystic Falls di notte era la cosa più bella che avesse mai visto, alzò gli occhi per guardare il cielo stellato ma d’un tratto dei ricordi, dei momenti che non credeva di aver mai vissuto gli balzarono in faccia come un mare in tempesta, come delle onde che violente si infrangevano sulla scogliera.

These wounds won't seem to heal
This pain is just too real
There's just too much that
time cannot erase
 

“Non voglio andare Katherine. Ti prego fammi rimanere, almeno per stasera. Dormiamo insieme per una volta.”
La vampira lo guardò e si limitò a sorridere. Si avvicinò vertiginosamente a lui, Damon le guardò le labbra per farle capire quanta era la voglia che lui avesse di lei ma lei si limitò a guardarlo fisso in quegli occhi color cielo.
“Tu non puoi rimanere qui, signor Salvatore. Tra poco è il turno di Stefan ma tu crederai sempre che io ami solo e solo te.” Katherine rise divertita.
“Che vuol dire?” chiese Damon, ingenuamente.
“Niente”- continuò la vampira, poi iniziò a soggiogarlo- “ora dimenticherai tutto quello che ti ho detto e andrai via”. Concluse con quelle parole quel discorso, girò le spalle e vide attraverso il riflesso dello specchio Damon che andava via con un’aria inebetita.

You used to captivate me
By your resonating light


Una fitta si impadronì del cuore del giovane vampiro, barcollò per le vie di quella città come se fosse ubriaco e la valigia toccò l’asfalto aprendosi e spargendo il suo contenuto per strada. Emily lo aveva detto, sapeva che avrebbe ricordato a poco a poco tutti quei momenti che Katherine gli aveva fatto dimenticare  ma non credeva che gli avrebbero procurato tutto quel dolore. Credeva che gli avesse fatto dimenticare cose inutili, cose stupide e che non influivano con l’amore che lei provava per lui. Ma si poteva ancora parlare di amore? Si chinò a terra e prese tutto ciò che si era riversato sulla strada. Innumerevoli camicie, dei calzini e un farfallino di seta. Il tocco con quel tessuto, così soffice, così morbido, lo fece trasalire. Un nuovo ricordo si stava facendo strada, sempre più prepotente, nei suoi pensieri.

Katherine, sempre lei, gli sistemava quel farfallino.
“Ecco, così stai meglio. Però stasera non ballerò con te ma con Stefan.”
Damon fece un’espressione alquanto infelice e quasi la supplicò con i suoi occhi. La vampira lo soggiogò congedandolo con poche parole: “Non ti voglio tra i piedi, non stasera.” Ancora una volta Damon si vede con la faccia pallida e sconvolta uscire da quella stanza.

Il vampiro aveva il fiato corto, non riusciva a respirare. Sbottonò il primo bottone della camicia ma il respiro continuava a mancargli. Quei ricordi, quei singoli frammenti gli avevano tolto l’aria, lo avevano maledetto per il resto della sua esistenza. Erano passati due mesi da quando Katherine era stata messa dentro la cripta e lui in quel miserevole tempo, rispetto all’ eternità che era prossimo a passare, era rimasto a pensarla. Ricordava chiaro, come il cielo sgombro di agosto, il sapore del loro ultimo bacio. Le labbra di Katherine avevano sempre avuto quel sapore dolciastro, quel sapore di vaniglia che non avrebbe dimenticato e che il mondo circostante non avrebbe aiutato a farglielo dimenticare.

Your face it haunts
My once pleasant dreams
Your voice it chased away
All the sanity in me

 
Ora in quanto vampiro riusciva a percepire odori nascosti, odori impercettibili all’uomo, l’odore delle nuvole e l’odore del vento che spostava gli oggetti, tutto più vicino di quanto non fosse. D’un tratto vide un giardino, riuscì a riconoscere delle panchine e si diresse verso uno di essa. Si sarebbe seduto momentaneamente lì, avrebbe ripreso le forze e poi sarebbe partito alla volta di un nuova città. Posò delicatamente la borsa accanto a se e dopo aver poggiato i gomiti alle sue gambe si tenne il viso cercando di contenere il pianto ma una lacrima, solitaria, uscì da quegli occhi che avevano amato, sperato e chiesto affetto alla donna sbagliata. La domanda che continuava a torturarlo era il perché Katherine sembrava aver sempre preferito Stefan. Cosa aveva lui in più di lei? Cosa? Un misto di gelosia e rabbia si impadronì del cuore di Damon e poco dopo si asciugò gli occhi e ricacciò indietro le altre lacrime. Prese la borsa, sperando di non dover più fronteggiare con quei ricordi ma un cigolio, un misero cigolio di un altalena lì vicino lo immerse in un nuovo ricordo, in un nuovo frammento della sua memoria che era stato volutamente cancellato. I ricordi della prima volta che aveva fatto l’amore con Katherine erano appena stati risvegliati.
“Ti amo Katherine” aveva detto sorridendo verso di lei. “Sono così felice che potrei morire” continuò il ragazzo.
La vampira si limitò a ricambiare il sorriso e a fingere che fosse davvero così, nonostante lei non volesse lui da quella parte del letto.
“Non dire sciocchezze Damon, ho in mente tante cose. Per me, per te e per St..” Non ebbe il tempo di finire la frase che si sentì bussare alla porta.
“Katherine posso entrare?”. Una voce inconfondibile pronunciò quelle parole. La vampira si mise subito a sedere e iniziò a fare dei gesti a Damon ma il ragazzo non capì nulla.
“Damon se non vuoi essere scoperto da tuo fratello, devi andare lì dentro.” Le sussurrò piano indicandogli l’armadio che occupava una parete di quella camera.
“Ma..”Katherine portò la stessa mano che prima indicava l’oggetto in legno sulle labbra del ragazzo e gli fece cenno di stare zitto.
“Katherine?” continuò Stefan, bussando un’altra volta.
“Un momento Stefan.” Rispose tempestivamente lei guardando prima la porta e poi, di nuovo, Damon. Lo guardò dentro le iridi azzurre e lo soggiogò, per l’ennesima volta.
“Stammi a sentire. Vai dentro quell’armadio e non uscire fin quando non te lo dico io.” Il ragazzo annuì e con una asciugamano avvolta attorno alla vita si precipitò lì dentro. Per sua sfortuna l’armadio aveva un buco che gli permise di vedere tutta la scena che si sarebbe consumata da lì a poco.
“Entra pure Stefan.” Gli fece cenno di entrare con la sua mano e poi richiuse,delicatamente, la porta dietro di se.
“Grazie Katherine.” Stefan avanzò fino al centro della stanza guardandosi intorno.
“C’è qualcosa che volevi dirmi?” Katherine sorrise.
“In effetti si”- prese un foglio di carta piegato in quattro parti e lo posò sulla mano della vampira-“Sono lusingato che tu provi amore nei miei confronti ma temo di non provare lo stesso.”
Katherine scosse la testa e lo guardò.
“Cosa?”
“Scusami ma io non posso.” Stefan fece per andarsene dalla camera ma Katherine gli bloccò un braccio con estrema velocità e potenza.
“Non volevo arrivare a tanto ma tu devi amarmi.” Si avvicinò a lui, gli prese il volto tra le mani e iniziò a soggiogarlo.
“Fin quando sarai umano tu mi amerai.”
“Si Katherine. Io ti amo.” La vampira lo guardò compiaciuta e lo baciò timidamente sulle labbra rosee.
“Anche io Stefan più di quanto immagini”
Passarono ore e Damon si trovava ancora dentro quell’armadio. Aveva sentito ogni singola parola, aveva visto tutta quella passione consumarsi sopra quel letto e aveva pianto singhiozzando piano dentro quell’abitacolo di legno. Le lacrime non avevano mai smesso di cadere dai suoi occhi, nemmeno per un attimo. Alla fine vide Stefan lasciare la camera e Katherine dirigersi verso il bagno, così si decise ad uscire.
“Non voglio vederti più Katherine, mai più.” Fece per uscire dalla camera ma Katherine lo bloccò.
“Quando non vorrai vedermi più lo deciderò io e quel giorno non è ancora arrivato.” Prese, anche, il suo volto tra le mani e gli sussurrò poche parole prima di soggiogarlo.
“Dimenticati di ciò che hai visto stasera, di me e di Stefan insieme. Non lo ricorderai mai.”

There's just too much that
time cannot erase


Damon si vide ancora una volta soggiogato e si vide uscire da quella porta con la solita faccia sconvolta. Aveva vissuto dentro una bugia ed era tutta colpa del fratello, lei amava Stefan e non lui, lei aveva soggiogato Stefan per farsi amare perché Stefan la aveva rifiutata. Stefan non la amava ma doveva amarla perché Katherine aveva deciso così. Il muscolo a forma di pugno che giaceva tra i due polmoni smise di battere. Il motivo per cui era diventato vampiro era Stefan. Se non fosse stato per lui, lui si sarebbe fatto una vita. Avrebbe amato ancora, si sarebbe fatto una famiglia, avrebbe potuto avere dei figli con gli stessi suoi occhi cerulei e soprattutto non avrebbe mai dovuto rivivere gli attimi più miseri della sua vita come umano. Ma a Damon non era stato possibile scegliere, Stefan aveva scelto per lui e lui non lo avrebbe mai perdonato. Mai.

spazio per l'autrice.
questa volta ho aggiornato prima ^^ mi sentivo particolarmente ispirata e ho scelto un prompt del the vampire geometry fest. (
Damon/Katherine "Your face it haunts my once pleasant dreams/Your voice it chased away all the sanity in me" (My Immortal - Evanescence))
Bhè non so cosa dire XD allora questo missing moment è ambientato dopo una puntata della seconda stagione in cui Damon decide di andare via da Mystic Falls e saluta Lexi che si sta predendo cura del fratello, durante la sua fase ripper (e quando mai?xD). Ho voluto immaginare che i ricordi con Katherine non fossero stati tutti ricordati nel momento in cui lui si è risvegliato vampiro e che gli sarebbe tornato tutto a poco a poco. Bhè spero che possa essere una FanFiction che piace e che vada bene per i vostri gusti ^^ grazie mille per chi ogni volta commenta e colgo l'occasione per dirvi che questa storia, insieme alle altre, potete trovarla nel mio forum di FanFiction. Bene, ho finito con l'annoiarvi alla prossima ^^

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Capitolo 7
*** Be The Change You Want To See The World. ***


Sangue, lei aveva bisogno di sangue. Un sorso l’avrebbe salvata dall’oblio che da lì a poco l’avrebbe risucchiata. Sentì un dolore tremendo alle gengive, sapeva che c’era qualcosa che non andava in lei. Non si era mai sentita così, non aveva mai provato quel tumulto di sensazioni. Prese, nuovamente, la sacca di sangue e iniziò a succhiare avidamente il contenuto vermiglio. Non appena finì si guardò in quello specchio di ospedale dove migliaia di persone avevano fatto la stessa azione. Non vide la piccola Caroline ma un mostro. Un mostro che si cibava di sangue umano, un mostro che non aveva ancora placato la sua fame e un mostro che sentì un sentimento di malessere farsi spazio nel suo animo. Era odio, odio per se stessa. Continuò a specchiarsi e vide delle crepe formarsi attorno ai suoi occhi, crepe che rispecchiavano la sua voglia: il sangue. Le gengive continuarono a procurarle un dolore inaudito, così forte da farla gridare. Cercò di soffocare i lamenti con le mani ma poi i suoi due canini si trasformarono, diventarono più lunghi del dovuto e lei ricordò un pezzo di vita che non ricordava di aver vissuto.

Si rivide con una lampada in mano, Damon davanti a lei che le diceva di stare ferma ma come sempre lei aveva fatto di testa sua. Diede un primo colpo deciso ma il ragazzo sembrò non farsi niente. In pochi secondi Caroline gettò la lampada a terra e prese un altro oggetto, non ricordò nemmeno cosa fosse in quanto lo scaraventò subito addosso a quella strana creatura che non provava dolore. Damon continuava a fare cennò di no con il dito come per confermare che qualsiasi cosa lei facesse era inutile e alla fine Caroline optò per  spingerlo e scappare via dalla sua casa che ora la rendeva prigioniera. Lui non si spostò di un millimetro anzi la gettò sul letto, la ragazza prese in mano l’ultimo oggetto che poteva lanciare, il suo cuscino, e poi lo buttò a Damon, il ragazzo non fece altro che prenderlo al volo e odorare a pieni polmoni il sangue versato la notte precedente dalla ragazza.  La guardò un ultima volta prima che i suoi occhi si trasformassero e i canini si allungassero facendosi sempre più affilati. Damon era un vampiro e da lì a poco l’avrebbe divorata.

Quei ricordi la facevano star male, lei non ricordava assolutamente niente di quei momenti, aveva una paura tremenda di cosa sarebbe stata costretta a ricordare nel corso del tempo perché aveva la sensazione che Damon non si fosse limitato a cibarsi, ingiustamente, di lei. Si massaggiò le tempie per aiutare se stessa a ricordare qualcosa in più, qualche altro dettaglio di quella vita che non le apparteneva ma quel tentativo fallì miseramente. Le sue orecchie si fecero più sensibili e rumori, che prima non avrebbe mai percepito, si fecero strada nel suo condotto uditivo. Sentì l’infrangersi di una goccia d’acqua sul lavabo, sentì una canzone rimbombarle nelle orecchie ma non capiva da dove provenisse. Fece un giro su se stessa analizzando ogni singolo oggetto vicino a lei ma poi si soffermò a guardare oltre la finestra e vide una ragazzina ballare saltando sopra il suo letto e con un buffo microfono di pelo in mano.  Era davvero un vampiro? Non ebbe il tempo di riflettere su quella consapevolezza, che piano piano si stava facendo strada su di lei, poichè un’ infermiera irruppe nella sua stanza.  I minuti che si susseguirono furono fin troppo veloci, imitò solo ciò che Damon faceva nei suoi ricordi. La guardò dritto negli occhi pregandola di non urlare e poco dopo affondò i canini sulla giugulare, pulsante di vita e di sangue, con la consapevolezza che quell’azione fosse del tutto sbagliata. Avrebbe preso solo la quantità che le bastava né una goccia di più e nemmeno una di meno. I minuti in cui Caroline rimase attaccata a quella donna sembrarono eterni, non avrebbe voluto staccarsi dato che quel sangue era particolarmente dolce ma poi una festa piena di mille colori le si presentò davanti. Si staccò dalla donna e la soggiogò un’altra volta affinché potesse farla dimettere la sera stessa. La signora si limitò a fare un cenno con la testa e Caroline si ritrovò fuori vestita di tutto punto, la festa della sua cittadina la aspettava, dopotutto era lei l’organizzatrice. Pochi minuti la separavano per arrivare al liceo di Mystic Falls e si decise a parlare con Damon, voleva dimostrargli che la persona di cui si era cibato non era più lei, adesso era diversa. Non fu difficile trovarlo, lo vide prima parlare con Stefan e poi dirigersi verso la palestra. Lo segui e si ritrovarono lungo il corridoio. Iniziò a seguirlo e poco dopo Damon si girò.
“Ciao biondina”- la salutò con il suo solito sorriso sfottente- “Ti hanno dimesso.”
Non c’era niente da ridere, lui si era cibato di lei, lui si comportava come se non fosse mai successo niente tra loro ma non era così. Caroline prese il coraggio nascosto in fondo al suo cuore, non sarebbe mai più stata la piccola e indifesa Caroline, lei avrebbe pensato a se stessa, avrebbe pensato a difendersi da tutti quei mostri che si trovavano lì fuori nel mondo.
“Ricordo tutto.” Attimi di silenzio si susseguirono prima che il vampiro centenario si girasse verso di lei.
“Cosa ricordi?”
Caroline aumentò la sua dose di coraggio e disse quelle parole che prima non le sarebbero mai uscite dalla bocca.
“Ricordo come mi hai manipolata”. Le parole e i ricordi si fecero spazio nella sua mente. Ricordò di come lui l’aveva costretta a portarlo a casa sua e ricordò che lui le aveva “gentilmente” detto di andare a casa di Elena alla cena con Stefan. La ragazza, ora vampira, fece dei passi più decisi verso di lui.
“Mi hai comandata a bacchetta, hai abusato di me..”- fece una piccola pausa ricordando quei momenti con disprezzo e sottolineò con i suoi occhi quel concetto. Damon continuava con quel sorriso sprezzante, come se volesse prenderla in giro.
“Hai cancellato i miei ricordi. Ti sei nutrito di me.”
“Sei pazza”- si limitò a rispondergli.
“I miei ricordi stanno riaffiorando”- Caroline lasciò la frase a metà perché voleva leggere una qualche reazione sul viso del vampiro e poi concluse- “a pezzi”.
Damon si girò di nuovo verso di lei.
“Non puoi ricordare. E’ impossibile. A meno che tu non stia diventando..”- il vampiro centenario lasciò intendere cosa volesse dire con la consapevolezza che lei, proprio lei, non poteva essere una vampira. La guardò fissa attraverso le iridi azzurre aspettando una risposta, la ragazza sorrise e Damon non riuscì quasi a deglutire. Non poteva essere vero, Elena non lo avrebbe mai perdonato se fosse successa una cosa del genere. Lui le aveva dato il suo sangue per salvarla non per farla diventare vampira. Mille pensieri si mescolarono confusi nella sua mente e si chiese chi avesse trasformato Caroline in quel mostro.
“Ho un messaggio da Katherine.”
Damon ebbe la risposta che cercava servita su un piatto d’argento. La ragazza si avvicinò più a lui e continuò il discorso: “ha detto «che i giochi abbiano inizio» ”. Scandì bene quelle parole quasi sillabandole prima di voltarsi. Il vampiro cambiò espressione sentendo quel nome, bloccò il braccio di Caroline e le chiese di aspettare. Caroline prese tutta la forza che aveva, tutto la rabbia, tutta la delusione, tutto il dolore che lui gli aveva provocato e li confluì in un unico gesto: spinse Damon a terra. Lo guardò fissò ancora una volta e poi con le poche energie che le erano rimaste gli sputò in faccia ciò che pensava di lui.
“Fai schifo.” Lo squadrò con disprezzo un’ultima volta prima di andare via e lasciarsi lui alle spalle. Con quel gesto si era lasciata alle spalle la vecchia Caroline e il suo vecchio mondo. Non sarebbe più stata quella ragazza, non più.


Il cambiamento non ci piace. Ci fa paura. Ma non possiamo impedirgli di arrivare. O ci adattiamo al cambiamento o rimaniamo indietro. Crescere è doloroso. Chiunque dica il contrario mente. Ma ecco la verità: a volte più le cose cambiano, più rimangono le stesse. E a volte..oh, a volte cambiare è una cosa buona. A volte cambiare è tutto.




 

spazio per l'autrice-
si è un secolo che non aggiorno lo so. Diciamo che ho avuto quello che si chiama "blocco dello scrittore" e non sono riuscita a buttare giù nulla. Ci troviamo già alla seconda stagione, alla trasformazione di Caroline. Io adoro assolutamente il suo personaggio e non potevo non scrivere riguardo alla sua trasformazione ^^ perchè ha significato un cambiamento, lei adesso è completamente diversa rispetto a prima e lo si nota dai due diversi approcci nei confronti di Damon. Prima cerca di ferirlo con una lampada, ora sicura di se lo disprezza e insulta.   Prima della messa in onda della terza stagione scriverò qualcos'altro per poi riprendere con la nuova. Volevo dirvi, come sempre, che trovate questa e moltre altre fan fiction sul forum: Fanfiction Italia . Infine,  e finalmente non rompo più le palle, per scrivere questa fanfiction mi sono ispirata ad un prompt presente in una  nostra iniziativa : "
Caroline /Damon (TVD): "Ricordo Tutto."". Potete trovare altri e numerosi prompt cliccando su questa immagine e sapendo in cosa consiste questa iniziativa ^^

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Capitolo 8
*** Wires. ***


You got wires, going in
You got wires, coming out of your skin


“Klaus vuole il mio sangue per spezzare la maledizione”- gridò Caterina a Trevor. Lui gli passò l’indice e il medio sulle labbra color pesca per farla calmare e poi le bloccò le mani. “Ti aiuterò io, te lo prometto”.
“Non è vero”- iniziò a dimenarsi, cercando di scappare dalla forte stretta del vampiro- “non è vero Trevor”. Una lacrima amara uscì dagli occhi della ragazza e poi si susseguirono numerosi singhiozzi.
“Caterina, ti do mezz’ora di vantaggio per riuscire lasciare il palazzo poi sarò io stesso a dire ad Elijah che sei scappata”- continuò a fissarla dritto negli occhi e poggiò le labbra fredde sulla fronte inondata di sudore della ragazzina- “tu corri.”
“Va bene”- continuò a fissarlo con gli occhi colmi di lacrime e panico.


You got tears, making tracks
I got tears, that are scared of the facts


Lasciò il palazzo quasi subito e iniziò a correre come mai aveva fatto nella sua vita, avrebbe avuto tempo di riposarsi ma quello non era il momento. Oltrepassò la fitta boscaglia che si estendeva lungo tutta la tenuta di Klaus e si ritrovò nella foresta più oscura che avesse mai percorso. Non era prudente uscire a quell’ora della notte per una ragazza della sua età ma lei doveva continuare, si guardò intorno credendo di aver sentito un flebile rumore ma poi riprendendo la corsa cadde a terra a faccia in giù. Sentì odore di sangue, si passò una mano sulla tempia e vide le dite intrise di quel liquido rossastro che l’avrebbe fatta sicuramente catturare da Klaus o da chi per lui la stava cercando. Il rumore percepito prima si fece sempre più vicino e riconobbe una voce: Elijah.
“E’ qui. Caterina, so che sei qui.”- fece una pausa- “Sento l’odore del tuo sangue. E’ inutile che ti nascondi: Klaus ti troverà ovunque tu sia.” Un nuovo vampiro si era aggiunto al gruppo, la ragazza lo aveva appena avvertito.
“Da quella parte, c’è più sangue laggiù.” Riconobbe la voce di Trevor che, ancora una volta, l’avrebbe salvata. Elijah d’altronde non avrebbe mai dubitato di lui, era stato Trevor a consegnarla a lui, era stato lui a darla in pasto a quel covo di vampiri ma poi l’amore aveva fatto la sua parte, lo aveva fatto pentire, gli aveva fatto cambiare la sua natura. Aspettò che i vampiri se ne fossero andati per alzarsi e continuare la sua fuga, poco prima si guardò intorno e Trevor intervenne, un’altra volta.


Running, down corridoors through, automatic doors
Got to get to you, got to see this through


“Dirigiti a est. Non potrò distrarli ancora per molto.”
“Non ce la faccio più a correre”- disse Caterina con la poca forza che aveva in corpo.
“Non devi”- la rassicurò Trevor- “C’è un cottage. Là sarai al sicuro.” Le accarezzò la testa. “Ora vai. Vai.” La guardò per l’ultima volta con gli occhi di chi sapeva di amare ma non sapeva che  tenendola al sicuro avrebbe firmato la sua condanna a morte.

Le persone non scappano da Klaus. Chi ci ha provato
è tornato sotto le sue grinfie e i complici sono morti.


Caterina rigirava quelle parole su e giù per la sua mente. Sapeva che Rose avesse ragione, sapeva che lei non avesse più nessuna speranza ma doveva scappare per rimanere viva, doveva farlo nonostante sapesse che con quell’azione sarebbe stata una fuggiasca per il resto della sua vita. Rimase in quella stanza con i suoi pensieri, illuminata solo da una debole candela, fino al crepuscolo ma lei aveva un piano, lei aveva sempre un piano. Non le importava che altri ci sarebbero andati di mezzo, l’importante è che lei fosse rimasta viva. Rose aprì la porta con la stessa intenzione che aveva quando, poco prima, l’aveva chiusa lì dentro: portarla da Klaus.
“Quando te lo sei fatto?”-  la vampira guardò con gli occhi sbarrati la ferita che la ragazza si era arrecata al fianco.
“Nel bosco, sono inciampata”- rispose Caterina.
“Menti, ne avrei sentito l’odore”
“Preferirei morire piuttosto che tornare da Klaus quindi lasciami morire.”- rispose la ragazza cercando di convincerla. Quello era solo il primo passo per mettere in atto il suo piano, sapeva che Rose la voleva viva e sapeva che voleva riportarla da Klaus. Rose con i canini si lacerò il polso e porse il sangue a Caterina.
“No. No.”- finse di non voler bere quel sangue ma sapeva che quella era la chiave per la vita eterna. Sapeva che il sangue l’avrebbe resa finalmente libera.
Trevor arrivò in quella stanza e l’amica lo portò via cercando di farlo ragionare in qualche modo. Il piano stava procedendo così come lei voleva: sarebbe diventata vampira da lì a poco. Caterina si guardò intorno cercando un modo per uccidersi, aveva poco tempo per farlo poiché una volta espulso il sangue di vampiro sarebbe morta, per sempre. Guardò il pugnale che aveva usato poco prima per ferirsi e poi optò per impiccarsi. Avrebbe sentito solo il rumore disgustoso del suo collo spezzarsi ed era decisamente meglio di una morte agonizzante nel dolore. Sistemò con cura le corde e poi salì sopra una sedia. Ricordò solo pochi momenti della sua vita da umana, momenti che avrebbe voluto portare con se se fosse diventata vampira. Immaginò il volto della figlia, che aveva dato alla luce, pur non avendola mai vista e ricordò l’ultimo abbraccio che diede alla madre prima di recarsi da Klaus e le ultime parole della madre che erano state dirette e concise: Stai attenta. La sua mente la tradì facendole ricordare il sentimento, che aveva cercato di eliminare, l’amore per Klaus. Il loro primo incontro, il primo bacio. Scosse la testa e realizzò che l’uomo che diceva di amarla, ora, la voleva uccidere per spezzare una stupida maledizione. Rose era stata chiara: o si torna da lui o si muore. Lei sarebbe morta perché da vampira non avrebbe avuto nessuna utilità a Klaus, sarebbe stata libera dall’incantesimo legato al suo stesso sangue e sarebbe morta per fare un dispetto allo stesso uomo che l’aveva usata per i suoi scopi personali: quella era la sua vendetta. Fissò ancora una volta la corda che l’avrebbe uccisa, prese le forze per porre fine alla sua vita da umana e le ultime parole che sentì furono dette da Trevor. “La amo, Rose”.



First night of your life, curled up on your own
Looking at you now, you would never know
(Wires- Athlete)


spazio autrice-
eccoci con una nuova oneshot di questa raccolta. Dedicata interamente alla nostra Katherine pochi minuti prima di trasformarsi, questa qui mi è venuta così XD prima volevo scrivere di lei e di Stefan ma poi ho optato per questa. Quella oneshot verrà pubblicata ma non ora XD spero proprio che vi stia piacendo il corso di questa raccolta, manca poco alla terza stagione ma vedrete che scriverò anche su quella ^^ come sempre grazie per il supporto e grazie a tutte le ragazze che leggono e commentano sempre con tanto affetto.  Vi ricordo che questa insieme a tante altre fanfiction potete trovarla sul mio forum di fanfiction : Fanfiction Italia. Bene, alla prossima ^^

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